BS 1890s|1895|Bollettino Salesiano Luglio 1895

ANNO XIX. N. 7 - Esce una volta al mese - LUGLIO 1895

BOLLETTINO SALESIANO

SOMMARIO.

DELIBERAZIONI DEL CONGRESSO DI BOLOGNA    169 MONS. COSTAMAGNA IN UDIENZA DAL S. PADRE    171 ONORANZE AL NUOVO VESCOVO SALESIANO 172 OMAGGIO A D. Bosco E A D. RUA . . . 173 NOTIZIE DEI MISSIONARI DI D. Bosco: - Il Camarujo nella Patagonia (Relazione di Mons. Cagliero)    174 UN NUOVO ISTITUTO per le figlie adulte . 180 EsERCizI SPIRITUALI per Maestre, Signore e Cooperatrici    181 CONSOLANTE MOVIMENTO TRA I COOPERATORI    ivi GRAZIE DI MARIA AUSILIATRICE . . . . 186

NECROLOGIA    188

VARIETÀ    19

BIBLIOGRAFIA    194

COOPERATORI DEFUNTI    195

DELIBERAZIONI DEL CONGRESSO DI BOLOGNA

Dopo aver dato nei numeri precedenti succinta relazione del Congresso di Bologna, ci pare non solo utile, ma indispensabile presentare ora alla considerazione di tutti i nostri benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici le opportunissirne deliberazioni prese da quel solenne Consesso.

Queste deliberazioni, dopo essere state ben studiate e preparate prima sotto la sorveglianza stessa del nostro Rettor Maggiore D. Michele Rua e del nostro Capitolo Superiore, furono poi ampiamente studiate e discusse nella Commissione preparatoria e nelle Sezioni del Congresso, di guisa che, quando vennero presentate secondo il loro turno dai rispettivi relatori alle Adunanze Generali del Congresso, furono subito approvate ed applaudite all'unanimità.

Non le pubblichiamo tutte in una volta sola, perchè lo spazio non ce lo permetterebbe, e poi tutte insieme forse correrebbero pericolo di non essere lette con quella attenzione e ponderatezza che si meritano. Ne pubblicheremo quindi una buona parte per numero, incominciando dal presente.

A comodo poi dei Direttori, Decurioni e Conferenzieri Salesiani sarà presto ultimata l'edizione degli Atti del Congresso, in cui sono raccolte tutte le suddette deliberazioni coi discorsi dei rispettivi relatori e con altri importanti documenti.

Il volume degli Atti, elegantemente illustrato, sarà posto in vendita a modico prezzo, anche pei Cooperatori.

Sistema educativo di D. Bosco. 1° Ordine del Giorno.

Considerando che precipuo studio e lavoro dell'apostolato di D. Bosco, al cui spirito s'informano i Cooperatori, fu l'educazione cristiana della gioventù;

Considerando che oggi specialmente non si ha opera più urgente di questa e che D. Bosco nessuna altra cosa raccomandò più vivamente di questa ai suoi Cooperatori ;

Considerando inoltre che precipuamente nella educazione della gioventù le massime e gli esempi di D. Bosco ci debbono tornare di autorevole ammaestramento, sia pei frutti mirabili che se ne ebbero, sia perchè vengono da uno dei più illuminati maestri nell'educare;

Il Congresso raccomanda:

1° Che i Cooperatori, ove ne abbiano occasione, si consacrino di buon grado e con zelo sinceramente cristiano alla educazione della gioventù;

2° Che nell'esercizio di così nobile e benefico apostolato traggano ammaestramenti e conforto dalle massime e dagli esempi del venerato fondatore D. Bosco.

2° Ordine del Giorno.

Considerando quanto importi che N. S. Gesù Cristo entri nell'anima del fanciullo e ne prenda possesso prima che entri il peccato;

Considerando i divini e mirabili effetti che la frequente Comunione arreca nella educazione della gioventù;

Considerando che oggi, più che mai essendo cresciuti potentemente i pericoli contro la fede ed i costumi, la gioventù non ne sarà salva che da più frequenti e sovrannaturali aiuti;

Il Congresso, seguendo l'esempio di D. Bosco, raccomanda:

1° Che si preparino per tempo i fanciulli alla Prima Comunione;

2° Che si abbia cura d' avviarli con opportune istruzioni ed esortazioni alla Confessione frequente ed anche settimanale ed alla frequente Comunione.

3° Ordine del Giorno.

Considerando il bisogno grande che vi ha oggi di operai evangelici nella vigna del Signore;

Considerando che le vocazioni allo stato ecclesiastico e religioso non mancano tra i giovanetti, ma il più delle volte manca chi se ne prenda conveniente cura;

Considerando che nell' educazione della gioventù è sacro dovere il coltivare questi preziosissimi regali del Cielo;

Il Congresso ricorda con particolare raccomandazione quanto in proposito è detto nel 2° Articolo del Regolamento dei Cooperatori ; cioè:

« Che coloro, i quali ne siano in grado, prendano cura speciale di quei giovanetti ed anche degli adulti, che forniti delle necessarie qualità morali e di attitudine allo studiò, dessero indizio di essere chiamati allo stato ecclesiastico, giovandoli coi loro consigli indirizzandoli a quelle scuole, a quei collegi o a quei piccoli seminarii, in cui possono essere coltivati e diretti a questo fine. »

Catechismi ed Oratorii Festivi. Considerando

a) che tra i mezzi di educazione efficacissimo è quello di raccogliere i giovani a pratiche comuni nei dì festivi, acciocchè lo scambievole esempio sia di vittoria contro l'umano rispetto e di eccitamento a religione ed a pietà;

b) che ottimamente rispondono al doppio scopo gli Oratorii festivi, nei quali con i religiosi esercizi s'infervorano i giovani al bene e con le oneste ricreazioni si trattengono dal male, scostandoli da luoghi e da divertimenti pericolosi;

e) che, dopo la preghiera, l'istruzione sulle verità cristiane è l'occupazione precipua dei giorni santi, nei quali il cibo degli insegnamenti divini si adatta all'età e alla condizione di chi viene a riceverlo;

d) che il Catechismo insegnato nei giorni festivi produrrà frutti migliori e più copiosi,, quando non se ne trascuri lo studio anche negli altri giorni;

Il Congresso, mentre domanda un plauso e un ringraziamento per gli infaticabili Sacerdoti che, eredi dello spirito di D. Giovanni Bosco, continuano il suo apostolato d'istruzione e di salute a vantaggio di tanti giovani, ai quali nei Collegi e negli Oratorii Salesiani si appresta come un porto sicuro di tranquillità e pace, lontano dalle burrasche del mondo,

Propone:

I. che i Cooperatori Salesiani annoverino, tra le principali opere, nelle quali è loro inculcato di esercitarsi, l'insegnamento del Catechismo in famiglia, se genitori ai figliuoli, se padroni ai dipendenti, e agevolino così la intelligenza delle verità, che i Sacerdoti spiegheranno nelle periodiche istruzioni dei giorni festivi;

II. che i Cooperatori Salesiani, ove ne sia d'uopo, procurino con tutto lo zelo di aiutare ì Parroci nell'insegnamento del Catechismo e nella sorveglianza sui giovani negli Oratorii festivi ed ai Catechismi parrocchiali.

III. che i Cooperatori Salesiani, a seconda delle proprie forze, concorrano per il mantenimento e lo sviluppo degli Oratorii festivi, ove esistono, e alla fondazione di altri,. ove se ne abbia il bisogno, specialmente nelle popolose città.

IV. che i Cooperatori Salesiani si facciano impreteribile obbligo di non mandare nè figli, nè dipendenti in giorno festivo a quegli spettacoli, i quali, pur innocui e leciti, si tenessero nelle ore degli Oratorii e dei Catechismi.

Scuole di Religione.

Considerando che ai nostri tempi, essendo maggiormente cresciuti i pericoli contro la Fede, tanto più vivamente è sentito il bisogno d'impartire alla gioventù una più completa istruzione, a fine di premunirla contro tutte le insidie della propaganda anticristiana;

Considerando che in quasi tutte le scuole pubbliche, e specialmente nelle secondarie, l'insegnamento della Religione o vi è del tutto soppresso, ovvero non impartito con quella somma importanza che ad esso spetta nell'educazione intellettuale e morale della gioventù;

Il Congresso loda altamente quanto già si è fatto dalla Pia Società Salesiana, dalle Suore di Maria SS.ma Ausiliatrice e dai Cooperatori per l'impianto e lo sviluppo di Scuole di Religione a pro della gioventù studiosa d'ambo i sessi;

Fa voto che i Cooperatori zelino la fondazione di siffatte Scuole, dove ancora non si trovino impiantate, e ne favoriscano lo sviluppo e la propaganda, curando specialmente di mandarvi i giovani per qualsiasi titolo da loro dipendenti ;

Raccomanda caldamente ai Direttori degli Oratorìi festivi, che non manchino di fondare talì Scuole negli stessi Oratorii, dove già i giovanetti accorrono numerosi, allettati da più argomenti di ricreazione e di diletto, cercando d'attirarvi colà eziandio giovani studenti e quelli che stanno per dedicarsi all'insegnamento.

Mons. COSTAMAGNA in udienza dal S. Padre.

Roma, 20 Giugno 1895.

SoNo stato or ora ricevuto in udienza privata dal S. Padre, che si compiacque intrattenermi da solo a solo per più di un quarto d'ora. Che consolazione fu mai questa per me! Stare per tanto tempo in dolce colloquio col Vicario di N. S. Gesù Cristo! Leone XIII conta 86 anni di età, ma è vegeto ed ha una lucidità di mente a tutta prova. Entrato da solo nella sua camera privata, gli feci la prescritta genuflessione : - Avanti, avanti, mi disse il S. Padre, avanti Monsignor Costamagna; come state? - Gli baciai il sacro piede e l'anello della santa mano, dipoi per ubbidire, mi sedetti vicino a lui. Ma non potei star seduto molto tempo, poichè tanta bontà e maestà mi annichilivano, e dovetti gettarmi a' suoi piedi per rispondere al suo interrogatorio dolcissimo ed amabilissimo.

Volle udir da me mille cose sopra il povero Equatore, attualmente in preda a crudele rivoluzione; poi della mia difficilissima Missione tra gli Jivaros...; ed in seguito ad alcune mie indicazioni, mi interrogò minutamente sopra la Repubblica Argentina, il Sig. Saens Peña (al quale porta tanta stima), il Sig. Uriban (in cui ripone le sue speranze), il futuro Arcivescovo di Buenos-Aires, il Vicario Capitolare Mons. Boneo ed il carissimo Mon. Espinosa. Parimenti volle sapere delle Case Salesiane di tutta l'America e specialmente di quelle della Repubblica Argentina, o rimase molto maravigliato all'udire che in questa Repubblica esse sommano a venti, delle quali nove sono nella sola Buenos Aires. Si trattenne un tantino sopra lo stato lagrimevolo delle Repubbliche Americane del Sud e sopra le difficoltà per le quali passa la Chiesa cattolica in quelle terre, e mentre faceva queste considerazioni la sua fronte si corrugava e melanconico diveniva il suo amabilissimo volto. -- Non è d'uopo ch'io dica quanto raccomandassi al S. Padre il mio Successore nella direzione delle Case Salesiane dell'Argentina, supplicandolo che lo benedicesse e gli ottenesse da Gesù tutta la forza per andar avanti nell'arduo cammino di quella Ispettoria. Anzi, dietro mia domanda, Sua Santità autorizzò questo mio Successore D. Giuseppe Vespignani ad impartire la benedizione papale a ciascuna Casa dei Salesiani e delle Suore di Maria Ausiliatrice dell'Argentina. -In nessun luogo, nè in nessun tempo potrò dimenticarmi di quei cari Salesiani che per tanti anni hanno meco condivise le pene e le gioie di quella Missione e elio io ho sempre amato, più che fratelli, quali figli dilettissimi. E come avrei potuto dimenticarmi ora di loro innanzi al Vicario di N. S. G. C.? Mi pareva di vederli tutti a me dintorno parlando, supplicando, sorridendo e piangendo di consolazione con me dinnanzi a questo miracolo vivo del morente secolo XIX. - Ottenni pure una benedizione speciale per tutti i Cooperatori Salesiani d'America, per Mons. Cagliero, Mons. Lasagna, Mons. Fagnano e per le rispettivo loro Missioni.

Poscia mi permisi di presentare a Sua Santità gli ossequii dell'Em.m° Cardinal di Milano, il quale mi aveva poc'anzi gentilmente ospitato nel suo episcopio in occasione della Conferenza da me tenuta in quella città. Li accolse con molto piacere, e benedisse a questo campione della Religione, al suo Clero, al suo Seminario, al nascente Istituto dei Salesiani e a tutti i Cooperatori Milanesi. La fronte del S. Padre si allietava e dai suoi occhi traspariva un dolce sorriso, quando parlò del riposo festivo recentemente iniziato in Milano, riposo che S. Santità benedisse perchè perseveri ed aumenti sopra tutta la linea. Gli parlai dei preparativi che si stanno facendo nella capitale lombarda per il XIII Congresso Eucaristico da tenersi nel venturo settembre, ed Egli mi chiese se intendeva d'intervenire; e sentito che sì, mi aggiunse parole d'incoraggiamento e di esortazione a non volervi assolutamente mancare. - Ripieno ancora il cuore della gioia e dell'entusiasmo provato in Bologna, durante i giorni del Congresso Salesiano, presso l'amabile e grande figura dell'Em.m° Cardinale Svampa, non potei trattenermi dall'entrare in quest'argomento col S. Padre. Egli si mostrò pienamente informato di tutto, e con espressione di grande consolazione mi andava ripetendo « Ah! lavora molto quel mio caro Cardinale! Sì, a lui si deve lo splendido esito del Congresso, ed a lui anche la vittoria ottenuta dai cattolici bolognesi nelle recenti elezioni amministrative. » - Ed a proposito di elezioni amministrative, il S. Padre stesso continuò a parlare con molta compiacenza dell'altra splendida vittoria or ora ottenuta dai cattolici di Torino. Ebbe parole di grandissimo encomio per il nostro Arcivescovo Mons. Davide dei Conti Riccardi. « È un Arcivescovo provvidenziale, egli disse, Mons. Riccardi, fatto per le necessità della Città e dell'Archidiocesi di Torino. Egli ama molto i suoi diocesani e ne è da tutti riamato, e al medesimo tempo è un buon difensore del Papa e della Chiesa. V'incarico perciò di portargli il mio tenerissimo saluto ed i miei ringraziamenti. »

Terminai col dire al S. Padre che io, dopo la solennità del S. Cuore, sarei ritornato a Torino per la festa commemorativa di D. Bosco e per quella di D. Rua, per il quale chiesi una specialissima benedizione, estensibile a tutti i Salesiani ed i Cooperatori. « Ah D. Rua, D. Rua, esclamò il S. Padre con ineffabile compiacenza, sì, la mia benedizione a lui, ed a tutti buona festa. Nel Nome del P. e del F. e dello Spirito Santo. Quindi benedisse pure mio fratello Luigi, sua famiglia e tutti quei di Caramagna, mio paese nativo. Allora permise che entrasse all'udienza il nostro carissimo Procuratore gen. Dott. D. Cesare Cagliero, e D. Michele Fassio, missionario del Chilì. Ascoltò le loro suppliche, li benedisse e benedisse tutti i giovanetti dell'Ospizio del S. Cuore, i quali, come promise D. Cagliero , avrebbero fatto all'indomani la S. Comunione per Sua Santità. Dopo di che ci licenziò con accenti di tenerezza e di fede affidandoci nell'Onnipotenza e Miséricordia del Signore. Deo et Mariae gratias.

+ GiACOMO, Vescovo Titolare in Armenia.

Onoranze al nuovo Vescovo Salesiano.

Da Caramagna (Piemonte) scrivono all'Italia Reale - Corriere Nazionale di Torino

Questo nobile paese, nel quale regna sempre incrollabile la fede dei nostri padri, che ha educato e va tuttavia educando tanti esimii suoi figli per la carriera ecclesiastica, e che sono lustro ed onore per pietà e scienza non solo del Piemonte, ma eziandio delle Missioni straniere, fu dalla Divina Provvidenza rallegrato da una indimenticabile festa.

Quivi il 29 giugno u. s. giungeva alle 15 e 1/2, accompagnato da quattro membri del Comitato ordinatore di questi festeggiamenti i Rev.mi Canonici della Metropolitana di Torino, Can. Michele Sorasio e Can. Giacomo Camisassa, Don Giorgio Sacco ed il cav. Tesio Borra, presidenti il primo della Congregazione di Carità, il secondo dell'Asilo infantile, Monsig. Giacomo Costamagna, Vescovo titolare di Colonia in Armenia e Vicario Apostolico di Mendez e Gualaquiza.

Venivano pure con lui alcuni superiori e confratelli della Pia Società Salesiana. Era la prima visita che Monsignore faceva al suo paese nativo dopo la consecrazione episcopale. Una fitta moltitudine di compaesani lo attendeva all'entrata di questo, desiderosa di vedere e di salutare un Apostolo che primo fra i Salesiani con fatiche e pericoli inauditi era entrato nella Patagonia, che aveva percorse le lande sterminate delle Pampas in cerca di anime, che fino a Quito nell' Equatore aveva con lunghissimo viaggio spinto le suo escursioni per montagne scoscese, paludi profonde , foreste vergini e pianure brulicanti di serpenti ed abitate da bestie e uomini feroci, e che tante migliaia di fanciulli aveva incamminati per la via del bene in Buenos-Aires.

Disceso dalla vettura il plauso popolare coprì le liete armonie delle campane e della banda cittadina.

Entrato nella vicina, cappella di S. Sebastiano, fece una preghiera, e quindi in mezzo alle turbe di parenti, amici e compatrioti commossi nell' udirsi chiamar per nome da Monsignore, che di nessuno si era dimenticato, si avviò alla piazza di S. Croce.

Quivi i signori del Municipio lo attendevano sotto elegante padiglione appositamente costrutto, e dopo che il sindaco gli ebbe dato il benvenuto con nobilissime parole, si formò il corteo. Le vie e le finestre erano graziosamente tappezzate, e quattro ragazzetti vestiti di bianco e coronati di bianche rose precedevano Monsignore spargendo fiori innanzi ai suoi passi. Alla porta della Parrocchia lo attendeva numeroso Clero, lo zelantissimo e dotto Arciprete , il quale con affettuoso indirizzo ricordò a Mons. Costa magna come in quella chiesa avesse egli ricevuto il santo Battesimo, la Cresima e tutti gli altri celesti carismi che erano stato il fondamento delle sue virtù e della presente dignità; nello stesso tempo lo complimentava a nome del Clero e di tutti i parrocchiani.

La chiesa era parata a festa : Monsignore salì sul pergamo. La sua parola si può definire « una poesia tranquilla del cuore, il canto delle rimembranze della sua fanciullezza. » Rammentò ad uno ad uno gli insigni Sacerdoti di Caramagna che gli furono maestri o nelle chiese o nelle scuole, i buoni esempi che aveva ricevuto dai suoi concittadini, la santa sua madre che tanto erasi adoperata per far di lui un buon cristiano, un buon Sacerdote, un buon Missionario, e che tanto aveva pregato per lui.

Parlò di Don Bosco con l'affetto di un figlio riconoscente, accennò alle Missioni di America, ai pericoli che ivi incorrono gli emigranti, specialmente quello di perdere la fede, ed inculcò ai lavoratori dei campi essere meglio la loro miseria presente colla fede, che una ricchezza lontana e quasi impossibile a conseguirsi, privi di religione. Grande fu la commozione dell'oratore e del numerosissimo uditorio!...

Seguì la benedizione pontificale col Venerabile, e sul far della notte, con magico effetto, furono illuminate con lanterne e palloncini le vie e le piazze. Monsignore, accompagnato dal Clero, dai maggiorenti e dai suoi confratelli salesiani percorse il paese in mezzo ai continui ed affettuosi omaggi della popolazione.

Il 30 giugno, verso le prime ore del giorno il paese risuonava delle liete armonie della banda cittadina, la quale con fraterna amorevolezza moveva incontro a quella dell'Oratorio Salesiano di Torino, venuta per rendere più solenni le funzioni di chiesa.

Alle 10, solenne pontificale. I cantori dell'Oratorio si distinsero, come sempre, per la bellezza delle voci e per l' interpretazione esatta dei migliori pezzi musicali. Numerosi Sacerdoti Caramagnesi erano accorsi dalle loro varie mansioni in Diocesi per far corona al loro amico e compatriota. Un elogio speciale si meritarono i piccoli chierici per la compostezza e precisione nell' eseguire le complicata cerimonie. Sul finire della Messa Monsignore dava al popolo, che gremiva la chiesa, la Benedizione Papale chiesta da lui stesso al Sommo Pontefice per i suoi diletti Caramagnesi.

Verso il mezzogiorno fu servito in casa del fratello di Monsignor Costamagna un geniale e sontuoso banchetto, al quale assistettero, oltre i parenti, il Clero e le Autorità. Al levar delle mense molti e gentili furono i brindisi che inneggiarono a Monsignor Costamagna, all'Arcivescovo di Torino, a Sua Santità Leone XIII, a Don Bosco ed a Don Rua. Troppo lunga cosa sarebbe riferirli tutti.

Di alcuni però non possiamo tacere. Il Sig. Luigi Costamagna notò come il 23 maggio, giorno della consecrazione episcopale di suo fratello, fosse la ricorrenza anniversaria del suo aver messo piede in Patagonia. Il Sig. Can. Sorasio proponeva, e Monsignore accettava, che fosse posto il nome di Caramagna alla prima borgata che venisse stabilita fra i selvaggi Jivaros e che la prima parrocchia fosse dedicata alla Beata Catterina, vissuta e morta in Caramagna, ed a S. Biagio martire, primo patrono di questo stesso paese. « L'amor di patria non si estingue mai nel cuore del Sacerdote ! » Ricordiamo eziandio le parole del Rev.mo Arciprete e del signor Sindaco , la classica e delicata poesia del Professore in belle lettere Don Giacomo Ruffino sui giovani del vecchio e del nuovo mondo educati dal Vescovo novello , gl' ispirati e teneri versi di Don Giovanni Battista Lemoyne intitolati « Il ricordo della madre »

Nel pomeriggio una solenne processione percorreva, dopo i Vespri pontificali, le vie assiepate di popolo, e ritornata alla chiesa, prima della Benedizione del Venerabile, Monsignore non poteva trattenersi dal rivolgere affocate ed eloquentissime parole alla moltitudine.

La musica istrumentale dei Salesiani, che aveva suonato al pranzo ed alla processione, eseguendo un concerto riuscitissimo in piazza di S. Croce pose fine alla bella giornata. Lo scrittore di questo modesto racconto non può terminarlo senza mandare a Monsignor Costamagna un riverente e figliale applauso ed un evviva al paese di Caramagna a niuno secondo nelle manifestazioni di fede e nell' adempimento ai doveri di gentilezza ed ospitalità cittadina.

OMAGGIO A DON BOSCO E A DON RUA.

CHI legge da più anni il nostro Bollettino ben sa che nel nostro Oratorio primario di Torino ogni anno il giorno 24 giugno siam soliti a celebrare l' Onomastico dell'indimenticabile nostro D. Giovanni Bosco e si presentano speciali omaggi al suo successore D. Michele Rua.

Anche quest'anno questi festeggiamenti furono celebrati con somma gioia e cordialità da tutto il nostro Istituto e coll'intervento di molti nostri benefattori e benefattrici specialmente di Torino.

Pervennero lettere ed augurii da mille paesi e città d'Europa e d'altre parti del mondo. Non mancarono svariatissimi doni, tra cui quattro grandi candelieri in metallo offerti dagli antichi allievi di Don Bosco pel santuario di Maria Ausiliatrice; un grande ritratto di D. Rua, lavoro a pennello ed omaggio del carissimo allievo di D. Bosco, il Sig. Rollini ; paramenti sacri per le Chiese Salesiane, abiti e biancheria pei nostri Missionari, ecc.

Numerosissimi furono pure gli omaggi dei Direttori Diocesani dei nostri Cooperatori, parecchi dei quali alle loro cordialissime lettere ebbero la bontà di unire in vaglia generose offerte per le Opere e le Missioni di D. Bosco

Ma ciò che mise il colmo alla gioia nostra fu un particolare augurio pervenuto alla nostra cara festa dal Vicario di Gesù Cristo, dal sapientissimo Leone XIII. Delegava a portarcelo il nostro carissimo neo-Vescovo Mons. Giacomo Costamagna che gìungeva da Roma proprio a tempo per la gioconda occasione. Ne sia lode a Dio e ne sia altamente ringraziato il suo Pontefice Sommo in terra. Agli evviva a D. Bosco ed a D. Rua unimmo più fragorosi ancora gli evviva al Papa.

NOTIZIE DEI MISSIONARI DI D. BOSCO

IL CAMARUJO NELLA PATAGONIA ossia il culto pubblico allo Spirito buono ed il culto privato allo spirito cattivo.

PUBBLICHIAMO volentieri la presente relazione , che ci manda il nostro amatiss.mO Mons. Giovanni Cagliero, Vicario Apostolico della Patagonia. È una descrizione del Camarujo, feste superstiziose degli Indii della Pampa, della Patagonia e del Chili, ma che ora, grazie a Dio, si sono potute impedire per dare luogo alle solennità e riti sacri di nostra santa Religione.

Il Camarujo è il rito religioso, non propriamente idolatrico, ma superstizioso degli Indii Pampas, dei Thehuelches della Patagonia e dei vicini Araucani del Chili. Essi non hanno sacerdozio, nè templi , nè idoli, non dogmi, nè corpo di dottrina morale o religiosa, con cui onorare la Divinità. Non sanno leggere, nè scrivere, e trattano coi civiliizati e cristiani per mezzo degli interpreti, che ciascun Cacico, o Capitanéjo o tribù tiene seco. Non posseggono nè libri , nè scritture pubbliche. Essi sono guidati dai primi dettami della legge naturale, dalle loro leggi tradizionali e da alcune reminiscenze antiche, che si riconoscono per Asiatiche ; e tutta la loro credenza o fede si basa su due principii o dualismo manicheo. Credono ad uno Spirito buono che dispensa tutti i favori e benefizi di che abbisognano, ed allo spirito cattivo (gualicho), autore di tutti i mali , di tutte le infermità e causa della morte.

Gli Indii, senza preoccuparsi molto dello spirito buono, che conoscono poco, pongono ogni loro studio nel placare e scongiurare lo spirito cattivo, che temono assai.

Dopo l'entrata dei Missionarii Salesiani nella Patagonia, dei Francescani nell'Araucania, e dopo il contatto loro coi cristiani, già hanno una qualche nozione di Dio (Dios) e sanno che gualicho (il demonio) è nemico di Dio e dell'uomo. E come non hanno Sacerdoti, ogni tribù ha la sua perimontàn o pitonessa, curatrice di malattie ed indovina.

Culto allo Spirito buono.

Per gli Indii il solo atto di culto pubblico e solenne è il Camarujo, o azione di grazia allo Spirito buono pei benefizi ottenuti; o di domanda e rogazione per grazie o benefizi da ottenere : a questo scopo intervengono tutte le famiglie della tribù, ed alle volte anche quelle delle tribù vicine; ed allora sono a migliaia i convenuti. In mancanza di tempio, scelgono una pianura od una oasi nel deserto, vicino a qualche fiume o a qualche laghetto popolato di verdi salici, e vi si attendono in forma di soldati accampati.

Il Camarujo dura più giorni con canti stonati e grida selvagge; con libazioni di acqua e con l'aspersione del sangue spremuto dal cuore di un vitello sgozzato dal Cacico. Alle grida strepitose succedono danze vertiginose di uomini, di donne, di fanciulli e di fanciulle, formando quattro grandi circoli, separati gli uomini dalle donne ed i fanciulli dalle fanciulle. Dopo le danze vengono le orgie e le dissoluzioni, e le ubbriachezze con beveraggi spiritosi ed alcoolici li fanno dormire per due, tre ed anche più giorni, con quale vantaggio della moralità ognun lo pensi.

Culto a gualicho - La pitonessa.

Il culto a gualicho (il genio malefico) non è così solenne, è anzi privato, e vi prendono parte i pochi di una famiglia che abbia un infermo, ed i vicini che avessero qualche infestazione o malattia epidemica, come il vaiuolo, le febbri tifoidee, ecc. ecc., e con siste negli scongiuri o strani esorcismi che fa la machi o medichessa, che chiamano pure perimontan o pitonessa.

Ed è essa che per intimorire gualicho fa izzare due lancie sopra il toldo o capanna dell'infermo , affinchè non vi possa entrare. E quando la malattia è grave e teme sia già entrato, allora con tizzoni accesi scorrazza attorno alla capanna, e tra grida forsennate, li getta in alto, in basso, a diritta ed a sinistra, mentre due robusti giovanotti da lei chiamati, con le lancie in resta , battono il vento ed infilzano l'aria. Se l'ammalato guarisce, è segno che hanno scacciato gualicho; se l'ammalato muore, è segno che gualicho ha vinto; ed allora abbruciano il toldo ed emigrano da quel luogo fatale abitato dal demonio. E non solo abbruciano la capanna e scappano dal luogo dove credono sia entrato gualicho, ma se per disgrazia dubitano che qualche machi o pitonessa sia posseduta da gualicho e gli ammalati muoiano per causa sua, perchè ossessa, allora, imitando gli antichi costumi orientali, ed anche un poco i nostri occidentali, le danno la caccia, quale strega maliarda, e la uccidono spietatamente.

Visitando di questi giorni le pubbliche carceri di Viedma, Capitale della Patagonia Settentrionale e luogo di nostra residenza, trovai cinque Indii stretti ai ceppi e condannati per aver ucciso barbaramente una machi a quaranta leghe lontano da noi, persuasi che in essa esistesse gualicho ; ed affinchè questo se ne andasse davvero dal corpo di lei, quantunque già cadavere, le saltarono addosso e talmente la maltrattarono da ridurla in un informe ammasso di putrida carne.

Cavalcando pel deserto, non di rado avviene di trovarvi qualche pianta che si innalza sopra gli altri arbusti, carica i rami di brandelli di vesti, stracci di stoffe, pezzi di pelli ed altre bagattelle in segno di voto che gli Indii offrono e consacrano a gualicho. E questa pianta è da loro considerata come sacra , che placa il nemico e lo rende , se non propizio, almeno inoffensivo.

Quando muore alcun capo di famiglia, lo sotterrano avvolto in un cuoio , con al lato la lancia e las boleadoras (lacci per cacciare); se poi è capitanejo o cacico, interrano anche il suo cavallo , affinchè nel lungo viaggio che deve percorrere fino all'eternità abbia mezzo di viaggiare, cacciare e campare la vita. Quindi lo piangono per otto giorni; al levarsi del solo al, mattino, ed al suo tramonto alla sera, rivolta la faccia ad Oriente, gemono e fanno risuonare il deserto di lugubri cantilene e di ululati, come i descritti nei santi libri di Rachele, « plorans filios suos, » che veramente trapassano il cuore e lo feriscono di mestizia e di dolore. Questi ululati li udii io stesso con Don Milanesio, D. Panaro e col Catechista Zanchetta, l'anno 1886, mentre ci trovavamo nella missione di Chichinal , distante cento leghe dalla residenza centrale di Viedma e Patagonos, e nella occasione che era morto il capo di una numerosa parentela di Sayuhueque. E ricordo che quelle lugubri e scompassate cantilene in mezzo al silenzio del deserto producevano nel mio cuore emozioni nuove, che non aveva ancora provato in Europa, udendo le belle ed artistiche armonie dei nostri celebri compositori. Tanto che per otto giorni, mattino e sera, usciva dalla mia capanna e soletto ascoltava la lontana eco del loro pianto e dei loro lamenti.

Camarujo impedito nella tribù di Yancuche, e sciolto in quella del Cacico Sayuhueque.

Fu precisamente in questa missione che abbiamo saputo per la prima volta cosa fosse il Camarujo. Da alcuni mesi ci occupavamo nell'istruire e catechizzare queste due tribù: già si erano battezzati e cresimati tutti i bambini: i ragazzi più grandicelli e le ragazze più adulte avevano pure ricevuto il S. Battesimo : e le donne aspettavano gli uomini che fossero di ritorno dalla caccia del guanaco e dello struzzo patagonico, per ricevere ancor essi la grazia della istruzione e della fede. Infatti giunsero con varie truppe di cavalli carichi di pelli , di piume e di carne seccata al sole e salata colle acque saline, che abbondano in questi deserti.

Si volle perciò in tutte e due le tribù, di Yancuche e Sayuhueque, festeggiare l' arrivo dei loro boleadores e ringraziare il Grande Spirito per l'abbondante caccìa ottenuta e per il fortunato loro ritorno alle proprie famiglie. Quei della tribù di Yancuche, con a capo il buon capitanejo Miguel Yancuche, convertiti e battezzati di fresco in numero di trecento, mi domandarono il permesso di fare la Confession à Dios, ossia la festa del Camarujo ; e sospettando noi che fosse un rito strano e superstizioso, come ora difatti, li persuademmo a desistere da tale progetto, e vi riuscimmo; per cui invece assistettero tutti alla S. Messa da me celebrata in ringraziamento al vero Dio, Padrone del cielo e della terra, e Datore di ogni bene. Non così fece il Cacico Sayuhueque, il quale temendo da me una negativa, come quella data alla tribù di Yancuche, preparò di soppiatto la festa e si riunirono in numero di oltre cinquecento.

Era una domenica del mese di dicembre, che in questo emisfero australe è caldo come il giugno in Italia, e aspettavamo al dopo pranzo i ragazzi e le ragazze alla dottrina cristiana come il solito degli altri giorni, nei quali solevano venire in frotte di trenta, quaranta, ottanta e talvolta cento o duecento.

Vedendo che non comparivano , uscimmo dalla nostra capanna, girammo gli occhi in un orizzonte senza confine, ed - oh spettacolo ! ... in fondo alla valle più vicina, vediamo una estesa macchia tra mezzo ai bianchi riverberi del sole, e tra un nembo di polvere agitarsi da tutte parti una moltitudine di Indii , un guizzar di lancie ed un accorrere di cavalli , di cavalieri e di pedoni. Non sapendo nulla di quella riunione, pregammo a discendere dalla loro cavalcatura tre giovanette, ancor esse dirette verso quella moltitudine, che passavano vicino a noi e che erano delle più assidue al Catechismo, e da loro sapemmo che si faceva la festa del Camarujo.

Mandai subito ad avvisare Sayuhueque che venisse senza indugio alla Casa della Missione, che il Vescovo lo chiamava. Venne infatti accompagnato dai lancieri , da due dei suoi figli e da altri due interpreti. Allora gli domandai perchè radunava tanta gente e faceva delle feste senza invitare il suo amico, il Vescovo. Gli dissi che ciò mi dava a sospettare che quella grande riunione e quella festa fossero una cosa non buona. Gli feci osservare che la sua tribù, essendo istruita e parte già battezzata e parte catecumena, non poteva più partecipare ai riti superstiziosi; e che trattandosi di una riunione a scopo religioso e per ringraziare Dio della abbondante caccia fatta, non era il Cacico, ma il Ministro di Dio , il Vescovo coi suoi Sacerdoti missionari, che doveva presiedere la solennità. Con me stavano D. Milanesio, D. Panaro, il catechista Zanchetta, il Tenente del picchetto e tre Maggiori, arrivati nel giorno stesso dalla vicina guarnigione di Roca. Onde, vedendo il povero Sayuhueque che il Vescovo era circondato da un più nobile e forte stato maggiore che non fosse il suo, depose la naturale sua fierezza, e mi supplicò a permettergli la festa solo per quel giorno e per quella notte. Prevedendo però i disordini che ne succederebbero , stetti fermo e lo pregai a non voler disgustar il suo amico (il Vescovo), che era venuto tanto da lontano per istruire i suoi figliuoli e la sua. gente nella fede cristiana e nella civiltà. - Promise di sciogliere il Camarujo, che già erasi incominciato con danze , suoni e grida selvagge, mentre scorrazzavano le quadriglie dei lancieri a cavallo in forma di torneo. Ma temendo che Sayuhueque o non volesse ascoltarmi o non potesse contenere la turba, diedi ordine di preparare i nostri cavalli, e prese le insegne di Vescovo, montai in sella; con me vennero pure D. Milanesio e D. Panaro, e tutti e tre al galoppo prendemmo la direzione del Camarujo con animo risoluto di scioglierlo.

E fu ventura la nostra , perchè i ragazzini, appena ci videro , tosto scapparono ai loro toldos , le donne sospesero le danze , e Sayuhueque coi suoi lancieri si ritirò , non volendo recar dispiacere al suo amigo el Obispo. Dopo d'allora non si parlò più di questo atto di pubblica superstizione , e le stesse famiglie già desistevano dal chiamare la machi o pitonessa per gli esorcismi contro gualicho.

L' ultimo Camarujo - Principali promotori.

L'anno scorso, nella mia assenza i più vecchi capitanejos e lo stesso Sayuhueque tentarono, dopo otto anni, di risuscitare il Camarujo per implorare dal cielo la pioggia, non più caduta da oltre un anno. E veramente per la Patagonia furono anni di siccità spaventosa, con venti quotidiani che sollevavano nembi di terra e sabbia capaci d'asfissiare i viandanti: si formarono medanos (piccole colline di sabbia), scomparvero amene praterie e morirono milioni di animali !

I più caldi promotori del Camarujo stavolta non furono tanto gli Indii, quanto alcuni rinnegati Europei, negozianti di liquori, unitamente ai capitanejos Payteman e Linares, già cristiani essi e le loro famiglie. Poco istruiti questi due nostri amici, si lasciarono adescare dalla mala fede dei suddetti Europei, i quali non avendo altro Dio all'infuori dell'oro, speravano di vendere cari i loro liquoracci, con danno della salute e della moralità dei poveri Indii e dei vicini coloni.

A tal fine scelsero la pianura di Conesa, bagnata dal Rio Negro, a sole quaranta leghe da Patagones, presso una bellissima laguna, circondata da verdi salici piangenti, e dove stiamo adesso terminando la nostra CasaMissione. Erano in numero di 800 circa, convenuti con solennità straordinaria da tutte parti delle sterminate valli di Balcheta, del Rio Negro e del Rio Colorado. Sayuhueque, il Cacico in passato più potente e più temuto del deserto, ed ora cadente per la vecchiaia e ridotto alla povertà per incontri sostenuti contro le truppe Argentine, volle presiedere la riunione. - Perimontan , donnaccia di circa quarant'anni, con gli occhi guerci e la faccia guastata dal vajuolo, è la maga sacerdotessa, che vede e parla con Dio, al dir degli Indii, i quali dipendono superstiziosamente da essa nella festa del Camarujo come da un essere sovrumano ! Nei giorni del Camarujo vive sobriamente, veste una grande cappa nera, che la copre da capo a piedi, e cinge un grembiale bianco. Essa deve scongiurare gualicho, e domandare allo spirito buono la desiderata pioggia ; inoltre deve presagire l'avvenire, senza però mai indovinarne una. Dà consigli in pubblico ed in privato, fa prediche con minaccie e promesse, secondo le circostanze fa da medichessa nelle loro malattie ed è consultata come oracolo in tutte le calamità. E qui noto come la machi pare sia un essere strano ed indemoniato. Nella Missione data in Chichinal veniva alle istruzioni una machi, assisteva al Catechismo, e prendeva parte alle nostre funzioni, senza però mai volersi convertire. Essa vestiva da donna, ma aveva la voce e la faccia da uomo!... e confesso ingenuamente, in due mesi che stetti nella sua tribù, non potei accertarmi del suo genere se mascolino o femminino; tanto che gli stessi Indii, sotto voce, mi dicevano gli uni : Es hombre; ed altri : No, es mujer! È uomo. No, è donna.

Apertura del Camarujo. 1° giorno.

La perimontan in questa superstiziosa cerimonia del Camarujo sceglie due ragazzi, chiamati durante il loro strano rito pigihueu (scelto), e fanno da mediums o intermediari tra lo Spirito buono e gli uomini. Li rinchiude in una capanna, ove li tiene per alcuni giorni senz'alcuna comunicazione, facendoli servire di cibo tre volte al giorno. Condottili poi fuori, li fa montare l'uno sopra un cavallo rosso e l'altro sopra un cavallo bianco, e li presenta ai convenuti dalle diversa tribù coi loro capi o capitanejos disposti in forma di grande torneo ; cioè al di fuori i lancieri a cavallo, al di dentro per ordine ed in circolo gli uomini, le donne, quindi i fanciulli e le fanciulle.

Al loro avanzarsi s'apre il passo, e la perimontan coi due scelti sono ricevuti a suona di tamburelli, di sonagli e del trutrucco, specie di tromba fatta di canna o di corna di bue, e coll'accompagnamento di strepito indiavolato e di grida selvagge. Perimontan allora, con aria di mistero ed aspetto di strega, presenta alla moltitudine radunata il Cacico che presiede il Camarujo, ed incomincia il rito con dire, che la festa durerà tre giorni e che vi saranno due riunioni al giorno ! Proibisce intanto, con minacce , che nessuno abbandoni il pexum , ossia il luogo della riunione, e comanda che si astengano da ogni classe di bibite. Impone il silenzio, la serietà, la sobrietà, ecc. ecc... Quindi un capo o capitanejo le domanda l'oggetto del Camarujo, e che devono fare per meritarsi la protezione dello Spirito buono (Dios) ; e ne ha in risposta che lo scopo del rito sacro è domandare la pioggia, e che Dio allontanerà le infermità dalle famiglie e la pestilenza dagli animali.

Questa strega era stata tempo addietro in Viedma ed aveva ascoltato le istruzioni e le prediche dei nostri Missionarii fin dal loro primo mettere piede nella Patagonia. Laonde, con un linguaggio misto di paganesimo e di cristianesimo, e come inspirata dice : « Molti si pensano che Dio non ami il povero e l'indio, ma Dio mi disse che ci ama con preferenza e che odia il ricco, che ci ruba e ci maltratta. I cristiani (alludendo ai soldati Argentini ed ai commercianti Europei) sono stati cattivi con noi, ci hanno rubato i nostri animali, ed i nostri figliuoli. » Verità pur troppo amara pei civilizzati ! Nella campagna contro gli Indii nel 1880-81 e 83, i soldati rubarono tutti i loro armenti, e se non ammazzavano, smembravano, contro il diritto naturale, le famiglie, incorporando nell'esercito i figliuoli più grandi e distribuendosi tra loro o regalando a famiglie particolari i più piccoli, cosicchè lasciavano soli il padre e la madre nella desolazione e nel pianto. In Patagones stesso un Indio, vedendosi strappare i figli per mano dai soldati, colpito da furore, prese il suo ultimo bambino e lo sbattè contro le ruote del carro facendone saltare le tenere cervella, gridando: Cristiani infami! questo non me lo prenderete ». Conchiuse poi la perimontan con queste parole: « Ma io vi dico che Dio ama molto i poveri che lavorano e che custodiscono gli averi e gli interessi dei loro padroni. » Questo per l'apertura del Camarujo.

Secondo giorno. Libazioni e preghiera - Bivacco ed orgie.

Nel secondo giorno, allo spuntare del sole, il trutrucco, suona la diana e tutti debbono alzarsi in piedi. Posti in ordine, gli uomini in prima e le donne ed i ragazzi in seconda fila, precede la perimontan con i due scelti o pigihueu : si voltano verso Oriente, di dove si credono oriundi , secondo le loro tradizioni asiatiche ; fanno le libazioni, ed offrono allo Spirito buono quello che hanno tra mano, farina, zuccaro, o erba mathe, mentre la perimontan fa la preghiera seguente che, come si vede, ha molto del cristiano: « Lassù (indicando il cielo) vi sta Dio, al quale gli uomini debbono ubbidire. Egli comanda, perchè è padrone del vento, e della pioggia, e delle infermità, e delle pestilenze, e degli animali. Se l'uomo gli ubbidisce, Egli manda la pioggia e scaccia gualicho. E l'uomo che si ubbriaca , batte la propria moglie e non ha cura dei figliuoli, Dio lo abbandona e lo castiga. »

E siccome l'ubbriacarsi, batter la donna, trascurare la prole è tra loro vizio comune, così ripete la pitonessa sullo stesso tono:« Il buono Spirito manderà la pioggia... ma voi non dovete ubbriacarvi, perchè Dio abborrisce gli ubbriaconi, e coloro che battono la moglie e lasciano i figli abbandonati a sè stessi....! In questo Camarujo non vi è gualicho, perchè tu l' hai scacciato ! O Supremo Spirito, mandaci la pioggia, affinchè ingrassino i nostri animali e possiamo mangiare carne grassa (comer gordo), e crescendo il pascolo, aumentino i nostri armenti. » Quindi offrendogli erba, o farina che ha tra mano, dice : « Grande Amo (padrone), questa è per Voi » e la sparge al vento. «I cristiani ci hanno rubato tutto ; eravamo ricchi, ed ora siamo poveri, non possiamo darti di più. »

Questa cerimonia e questa preghiera si ripete nella riunione del dopo pranzo , che si fa al cadere del sole , e tutti si ritirano ai loro toldos. Quattro pali dritti e con sopra una pelle di vacca o di cavallo è tutta la loro abitazione, senza nemmanco sospettare che il vento, la pioggia o la neve possono penetrarvi dentro ! In tal caso voltano la schiena e sono belli e riparati.

Intanto le donne accendono il fuoco , e preparano il mathe, specie di thè fatto con erbe aromatiche del Paraguay. Gli uomini poi scannano una vacca od un cavallo, del cui sangue si sazia una turba di Indiotti ingordi, ne gettano le carni sul fuoco, ne fanno un asado (arrostito) e se la mangiano saporitamente. Ed è tutto il loro grande e solenne pranzo di circostanza. La strega poi vedendo il desiderio, o meglio la frenesia selvaggia per la danza nei suoi divoti radunati, sbriglia le loro brutali passioni, e vengono le orgie, che sono il finale obbligato delle loro superstiziose radunanze. Allora dimenticando il Camarujo, la pioggia, il Grande Spirito e lo stesso gualicho , e ricuperando tutti i loro brutali istinti e la lor selvaggia indipendenza, si gettano perduti alla danza ed al beveraggio dell'alcool, fin che cadono al suolo ubbriachi fradici !

Nel 1887, stando in Chichinal, non so dire le volte che trovai il Cacico Sayuhueque addormentato a causa delle sbornie che prendeva, fino a dover aspettare giorni e giorni per poterlo vedere e parlargli , ritornato in sè. E valsero a poco le mie esortazioni e le mie stesse riprensioni, perchè non si ubbriacasse più e licenziasse dal suo toldo tre delle quattro mogli che aveva, contentandosi con la prima, conformemente alle leggi cristiane e civili. Si convertirono due dei suoi figliuoli maggiori, e si battezzarono tutti i piccoli. Egli però non volle convertirsi per non lasciare la poligamia. Questa volta però ha avuto il fatto suo dalla medesima pitonessa.

Terzo giorno. Deposizione del Cacico Sayuhueque ed esaltazione di Yancuche.

Passata la notte e dissipati i fumi della ubbriachezza Dei più dei convenuti, all'aurora del terzo dì tutti si radunano di nuovo nella vasta pianura, uomini, donne, ragazzi e fanciulle, quasi tutti senza calzare, sporchi nella faccia e sudici negli abiti.

Al suono dal trutrucco, tamburelli e sonagli, gli uomini montano a cavallo, e si raggruppano in circolo, le donne in prima fila, le ragazze in seconda fila, ed i ragazzi si collocano nel bel mezzo, e lì incomincia il parùn, ossia la danza. I lancieri a cavallo in quadriglie corrono per la circonferenza di un grande circolo, mentre le donne girano attorno l'una dopo l'altra; così le fanciulle ed i ragazzi, in mezzo a grida, schiamazzi selvaggi degli uomini, i quali coli acqua le aspergono e le inzuppano da capo a piedi, col canto strano od inno in lode di qualche Cacico.

Un Europeo, che assista a simile spettacolo, diventa stordito, ci perde l'udito, e si guadagna le vertigini.

Sul fine della danza Sayuhueque, il vecchio re della Pampa ed il Cacico più potente della Patagonia, raccolto il suo giovanile valore, volle parlamentare la sua antica gente e disse: « Io possedeva vastissimi campi, e Dio mandò la siccità; aveva cavalli, e Dio mandò i soldati del Governo Argentino, che nella conquista della Patagonia mi rubarono tutto. Era ricco, ed ora non lo sono più. I venti hanno distrutto i miei toldos, il sole abbruciò la terra, e Sayuhueque si è fatto vecchio, povero ed esiliato lontano lontano! » Ed in ciò dicendo piangeva, non senza però gettare qua e là col gesto e colle parole sentimenti di collera e di vendetta.

La pitonessa (perimontan) allora di rimbecco ed in mezzo allo stupore dell' assemblea, la quale si aspettava tutt'altro, disse:

« Io ho visto Sayuhueque, quando era potente; Dio mi chiamò a giudicarlo:

« Tu hai fatto ingiuria ai tuoi fratelli, Hai pure rubato cavalli ai tuoi compaesani, Ed hai avuto quattro mogli;

« Io t'ho visto, e Dio ti ha castigato. Dio non ama chi si ubbriaca ; Tu sarai sempre povero, perchè ancora ti ubbriachi; Tu non sarai più Cacico. »

Non è a dire quanto rimase atterrato il povero Sayuhueque a tale sentenza della perimontan. Fremette, abbassò il capo, e s'abbandonò nelle braccia dei suoi antichi e più fidi lancieri.

Pel contrario il giovine capo della tribù di Yancuche, che si istruì, e che io stesso battezzai nel 1886 , con tutta la sua famiglia, abbandonò la poligamia, e da buon cristiano non prese parte al Camarujo. E come i selvaggi sanno pure apprezzare la virtù sopra il valore , al giovane capitanejo toccò in quest'ultima adunanza l' inno di lode che cantarono, danzando, gridando e suonando con tale strepito che si udiva alla distanza di più di un miglio.

« Tu sin dalla culla sei stato valoroso; Tuo padre è stato Cacico, tu capitanejo ; Tu sei stato umile coi cristiani: Dio ti ha protetto Tu hai disarmato Sayuhueque; Sayuhueque si è reso alla forza: Perchè Dio vegliava sopra di te: Perchè Dio ti ha dato campo:

» Ha fatto piovere sul tuo campo ; Allontanò la peste dalle tue pecore; Hai fatto perdere il cammino alla tigre:

« E portasti alla tua moglie molti leoni pel capestro;

« Tu sarai Cacico!

« Dio me lo ha detto. »

Come si finisce il Camarujo.

È degno di nota il modo col quale gli Indii conchiudono il Camarujo - Un duecento cavalieri in mezzo alle grida dei compaesani assaltano due tori, uno bianco e l'altro nero, e di tal modo li circondano, che li obbligano ad aggirarsi dentro del circolo improvvisato che va sempre più stringendosi, cosicchè i poveri animali non hanno più scampo, e si trovano circondati dai duecento lancieri che li assediano senza più potersi muovere. Allora, seguendo istintivamente le loro asiatiche ed antiche tradizioni della S. Scrittura, tagliano loro le orecchie, aprono il circolo, e le povere bestie scappano a furia pel deserto, quasi capri emissarii, proibiti tutti di toccarli e cacciarli, perchè portano con sè gualicho con tutti i mali e con tutte le infermità. Con ciò resta tutto terminato, meno la borrachera, ossia la crapola e l'ubbriachezza, che continua negli uomini e nelle donne per più giorni. Così si conchiuse il rito del terzo giorno.

Ma... e la pioggia?

La pitonessa li tenne in vano per otto lunghi giorni in ansia, finchè, stanca ancor essa di chiamare inutilmente nella valle di Conesa la pioggia, come i Sacerdoti di Balaan la chiamarono sul monte Carmelo, disse finalmente che tutti preparassero le loro pelli, perchè nella notte sarebbe caduta la pioggia. Ma disgraziatamente, invece della pioggia cadde terra portata da un impetuoso vento, chiamato tormenta o pampero.

Allora essa, per nulla turbata, disse che pioverebbe soltanto, quando fossero ritornati ai loro lontani toldos. Sei mesi dopo, quando cioè ci siamo messi in tutte le stazioni e Case Salesiane della Missione della Patagonia a domandarla per mezzo di Maria Ausiliatrice, vera e divina interceditrice presso Dio, padrone dei venti e dei mari, allora la desiderata pioggia cadde ed abbondante a refrigerare i campi ed a ridonare la vita agli animali, riconoscendo questi poveri Indii una volta di più che la superstizione deve cedere il luogo alla Religione.

Onde poi evitare la ripetizione di tali riunioni che sono di scandalo a molti di loro già cristiani e ad altri neofiti, e per togliere il disordine e l'immoralità nelle colonie vicine, al mio ritorno dall' Europa ricorsi alle Autorità civili per avere braccio forte, ed ottenni che venissero impedite tali superstizioni inconvenienti in un paese soggetto ad un Governo Cattolico e già conquistato alla religione ed alla civiltà.

Ma più di tutto è da sperare che il Camarujo morto e sepolto, non vorrà più risuscitare ora che gli Indii, assai sparsi e disseminati sulle rive dei fiumi, sulle coste dei laghi e sugli spalti delle cordigliere , sono visitati ed istruiti dai nostri Missionari, educati i loro figli nei nostri Collegi e predicato il S. Vangelo nelle Cappelle, Chiese, o capanne innalzate al divin culto nei tre ultimi lustri, dacché fu eretto questo Vicariato Apostolico.

Se poi, come ho tutto a sperare, i buoni fedeli e specialmente i nostri buoni Cooperatori e Cooperatrici, ci aiuteranno colle loro preghiere e non ci verranno meno con i loro soccorsi materiali e morali, nutriamo fiducia di rigenerare alla Fede, in tempo non lungo, tutta quanta la Patagonia, dove non vi sarà più che una sola credenza, una sola invocazione, un solo culto ed un solo sacrificio al Misericordiosissimo Iddio, vivo e vero, Creatore del Cielo e della Terra.

Viedma, Marzo 1895.

Giovanni Vescovo Vicario Ap.

UN NUOVO ISTITUTO per le giovani adulte in Trino Vercellese

È qualche tempo che da Parroci, Cooperatori e specialmente da Cooperatrici riceviamo. frequenti esortazioni ed inviti ad aprire qualche Casa esclusivamente destinata a ricevere giovani adulte per ammaestrarle nei lavori femminili. In vero avviene spesso di trovare nelle famiglie addette alla agricoltura o all'industria delle figlie di diciotto o venti anni, prossime oramai al loro collocamento, che sono tuttavia prive affatto di quella istruzione nei lavori domestici, senza la quale , non potranno mai essere buone massaie. E facile comprendere come tale mancanza divenga sorgente di non piccolo disagio nelle famiglie. Se la madre di casa sarà abile e usa ai lavori domestici, no starà bene la famiglia, se ne avvantaggerà la salute, la pace ed anche l'economia; ma se la madre di famiglia non avrà abilità, nè uso alla azienda domestica, oltre a dispendii assai gravi , che si potrebbero risparmiare, la casa sarà disordinata, l'igiene trascurata, ne nascerà il malcontento con conseguenze fatali alla famiglia.

Per questi motivi parve cosa buona e al tutto conforme allo spirito di Don Bosco, padre degli operai, di venire in aiuto a questa classe di giovanotto, che hanno bisogno d' un regime e di una istruzione del tutto diversa da quella che si usa colle fanciulle. Si pensò quindi di destinare a questo scopo un vasto locale, con orto e prato attiguo, il quale fu già convento di Carmelitane e che, acquistato da un benemerito Canonico di Trino, viene offerto per iniziarvi un' opera qualunque a vantaggio della gioventù femminile. È vero che detto locale ha bisogno di riparazioni e di speciali adattamenti; ma si faranno man mano che riceveremo aiuti da coloro che sanno apprezzare una simile opera tanto vantaggiosa alle famiglie cristiane.

L'Istituto sarà diretto dalle Figlie di Maria Ausiliatrice, le quali, come è di dovere, avranno cura di unire all'insegnamento dei lavori, l'insegnamento delle massime religiose e delle pratiche di pietà che sono il vero fondamento del benessere delle famiglie.

Diamo qui un riassunto del Programma, con preghiera di portarlo a conoscenza delle persone cui può interessare: .

INSEGNAMENTO.

L'insegnamento si estende a tutti e ai soli lavori occorrenti in una famiglia di ordinaria condizione, cioè : ogni genere di cucito, taglio e confezione di lingerie, camicie, abiti da donna, da fanciulli ed anche da uomo ; ri-

camo, lavori a maglia, all' ago torto, soppressatura, rammendatura di lingerie e abiti; bucato, governo della cucina e modo di apparecchiare cibi ordinarii e sani, di fare il pane, di tenere in assetto camere, di coltivare gli erbaggi e d'aver cura degli animali domestici, ecc.

Siccome l'Istituto non riceve che adulte ed ha per iscopo l' ammaestramento nei lavori di casa, non vi è nessun corso di studi. Si insegnerà tuttavia a leggere, scrivere o tenere i registri di famiglia a quelle convittrici che avessero bisogno di tali nozioni.

CONDIZIONI DI ACCETTAZIONE.

Perchè una giovinetta possa venire ammessa si richiede

1. Fede di nascita e battesimo.

2. Fede di buona condotta e speciale raccomandazione dal proprio Parroco.

3. Età non minore dei 14 e non maggiore dei 20 anni.

4. Esenzione da difetti fisici, indisposizioni o abitudini che potessero nuocere alle compagne.

5. Si paghi una tenue pensione mensuale da convenirsi colla Direttrice dell' Istituto.

ABITI.

Nell' Istituto non vi è uniforme. Ognuna però dovrà avere un velo nero da capo per i casi di uscita e per assistere alle sacre funzioni. Non si richiede neppur un corredo determinato : basta che l'allieva abbia gli abiti necessarii e la lingeria per il letto e per la persona. Ciascuna deve recare con sè il letto fornito del necessario e la sedia. A chi ne fa domanda l'Istituto somministra letto, pagliericcio e sedia, corrispondendo L. 10 annue.

VITTO.

Il vitto sarà sano ed abbondante, ma confacente alla condizione delle convittrici, cioè ordinario e casalingo.

AVVERTENZE.

Nell'Istituto non vi sono vacanze.

Le accettazioni si fanno in qualunque tempo.

Le allieve sono tenute ad osservare il regolamento interno della Casa.

Esse avranno cura di quanto loro spetta di biancheria, di abiti, ecc. D'accordo colla Direttrice esse faranno a proprio carico le spese occorrenti di riparazioni, medicinali, ecc.

I parenti, ovvero coloro che raccomandano all'allieva, dovranno ritirarla dall'Istituto ad un semplice avviso della Direttrice.

Le domande si fanno al R.mo Sign. Don MiCHELE RUA, Via Cottolengo 32, Torino; ovvero alla Direttrice della Sacra Famiglia in Trino Vercellese.

NB. Trino è una delle principali stazioni ferroviarie sulla linea Torino-Casal Monferrato, e un servizio regolare di Tramway a vapore la mette in comunicazione diretta con Vercelli.

ESERCIZI SPIRITUALI PER LE MAESTRE e per altre pie signore e Cooperatrici salesiane

Anche in quest' anno, nell' Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, in Nizza-Monferrato, avranno luogo alcuni giorni di Esercizi Spirituali per le Maestre ed altre pie Signore e Cooperatrici Salesiane, che desiderassero di attendere colla dovuta tranquillità di spirito alle cose dell'anima e dell'eternità.

Un buon numero di esse vi presero parte negli anni scorsi con viva loro soddisfazione; speriamo che altrettanto sia per avvenire nell'anno presente.

Pertanto, imitando l'esempio del compianto Don Bosco, il suo Successore, Sac. Michele Rua, fa loro caldo invito ad intervenire numerose; e qualora non potessero recarsi quelle degli anni passati, egli le prega ad inviarvi le proprie figliuolo o sorelle, oppure indirizzarvi altre pie donne o donzelle del paese, conoscenti od amiche.

La pensione è fissata a L. 20; per le maestre a L. 15.

Gli Esercizi comincieranno la sera del 10 agosto e finiranno il mattino del 19. Essi saranno dettati da Sacerdoti salesiani.

Chi intende di prendervi parte è pregata a significarlo non più tardi del 31 corrente luglio alla Superiora delle Figlie di Maria Ausiliatrice in Nizza-Monferrato , la quale in conferma d'ammissione spedirà un semplice biglietto di visita.

Si pregano le Signore, che intendono fare i santi Esercizi, di non recarsi all' Istituto prima del giorno fissato per il principio de' medesimi.

Per norma di chiunque volesse intervenire, Nizza-Monferrato ha stazione propria sulle linee ferroviarie di Alessandria-Cavallermaggiore e Torino-Asti-Acqui - Ovada-Genova.

CONSOLANTE MOVIMENTO tra i Cooperatori Salesiani

Milano.

Leggiamo nel benemerito Osservatore Cattolico del venerdì 21 giugno scorso:

Conformemente all'avviso da noi replicatamente dato, ebbe luogo per la seconda volta in Milano la festa di Maria Ausiliatrice, una delle prescritte dal Regolamento dei Cooperatori salesiani.

Mons. Giacomo Costamagna, già da 18 anni Missionario a Buenos-Aires ed in Patagonia, eletto e consacrato recentemente Vescovo Titolare di Colonia in Armenia e Vicario Apostolico di Mendez e Gualaquiza nell'Equatore, accogliendo l'invito del nostro Comitato Salesiano, giungeva in città la sera di sabato accolto da un distinto drappello di sacerdoti e laici Cooperatori Salesiani, e da questi condotto presso Sua Eminenza il nostro amatissimo Cardinale, che lo volle con sè d'alloggio, trattandolo con ogni squisitezza e disponendo che fossero con lui a riceverlo Sua Eccellenza Mons. Mantegazza, Mons. Sala Arciprete e Mons. Nardi, che poi sedevano insieme a pranzo, al quale Sua Emin. degnossi ammettere i Sacerdoti Saluzzo e Morganti.

L'indomani alle 7 1/2 Mons. Costamagna celebrava la s. Messa in S. Maria Segreta , amministrando la Comunione ad un grosso drappello di Cooperatori e Cooperatrici, nonché ad una quarantina di giovani dell' Istituto di S. Ambrogio, preziosa primizia dei molti che i figli di D. Bosco si dispongono ad educare con ogni ardore ; commovendosi tutto al dolce spettacolo, che gli dettava poi ispirate parole.

Alle 11 circa, celebrava la s. Messa in canto, accompagnata dall'organo, il degnissimo Proposto locale D. Rodolfo Dossi , ferventissimo Cooperatore salesiano, geloso di volere nella sua splendida chiesa i Salesiani per le loro funzioni e generoso nel sostenerne anche non di rado le spese, di che vuolsi qui ringraziare a nome di S. Ecc. Mons. Costamagna , del Direttore dell'Istituto S. Ambrogio, del Comitato Salesiano e di tutto il corpo dei signori Cooperatori.

Terminata la Messa salì il pergamo il venerando Presule, che al foltissimo uditorio rapì l'attenzione ed il cuore, non che spesso le lagrime. colla eloquenza la più linda, che non ricorre affatto a fronzoli, perchè le basta la verità come anche per non dare in affettazioni, che disdicono in un Apostolo, nel quale piace e si vuole il lin guaggio semplice e verace, come suonava sul labbro di Paolo.

Egli stabilì per proposizione sintetica del discorso il motto del suo stemma medesimo : Tota ratio spei meae Varia; fondamento d' ogni mia speranza è Maria; dimostrando come a Maria debbasi totalmente l' impianto e lo sviluppo delle Missioni Salesiane in America. Le prove da lui recate a sostegno della sua tesi riuscirono curiosissime ed assai convincenti, perche attinte tutte a fatti suoi personali sommamente interessanti, soggiungendo che le avrebbe potute confermare con mille altre avventure mirabilissime accadute ad altri suoi confratelli. Troppo spazio invaderemmo, se volessimo discendere a pur solo toccare certi particolari, che destavano or l'ammirazione per l' eroismo di questi intrepidi campioni del Vangelo, or il ribrezzo per l' efferatezza dei selvaggi, specie degli Jivaros, in mezzo ai quali l'oratore è per istabilirsi definitivamente, e pel satanismo incredibile dei così detti civili di quelle Repubbliche, rotti alle più sfrenate immoralità neppur nominabili da lungi, ed alla bestemmia risuonante senza posa sulle labbra specialmente degli emigrati italiani, che nella sola capitale dell'Argentina ammontano a ben 200000. E chi non doveva tutto commoversi e fremere nel sentir Mons. Costamagna, testimonio oculare, dipingere quei feroci soldati che sgozzano senza alcun motivo un indio, e ne accendono il cadavere ancor palpitante per riscaldarsi nel freddo della notte ? Degni figli di quegli altri, che cuocevano 30 o 40 anni fa i mattoni per fabbricare Bahia Blanca, colla strana legna di carni ed ossa dei poveri indii !

Senza poi ombra di ostentazione, ma sempre mirando a mostrare visibile il braccio e lo scettro della sua cara Madonna Ausiliatrice, egli descrisse le infinite e scabrosissime difficoltà, i pericoli gravissimi anche della vita, superati le tante volte in Buenos Aires, ove tuttavia si aprirono 9 grosse case per migliaia e migliaia di ragazzi e ragazze, in Patagonia, in cui lo stesso oratore metteva primo di tutti il piede, proprio il giorno di Maria Ausiliatrice, ed in tante altre località, quante ebbe a traversarne l' invitto Missionario dalle lande patagoniche sin su alle falde del Chimborazo e nella stessa Quito. Ci pareva di sentire san Paolo quando di sè diceva : « Nei travagli frequentemente in mezzo alle morti... tre volte naufragai, una notte e un giorno stetti nel profondo del mare : spesso in viaggi, tra i pericoli delle fiumane, pericoli degli assassini, pericoli dai miei nazionali, pericoli da gentili, pericoli nelle città, pericoli nella solitudine, pericoli nel mare... nella fatica, nella miseria, nelle molte vigilie, nella fame e nella sete, nei molti digiuni, nel freddo e nella nudità, ecc. » Solo chi non ha udito può credere esagerata questa comparazione.

Alla commozione corrispose la generosità dell'offerta, sicchè senza contare quanto fa consegnato privatamente in mano stessa di Mons. Costamagna, il Comitato aveva il piacere di presentargli L. 300, frutto della colletta, e somma certo ragguardevole se si pensa alle tante collezioni in corso nella nostra città.

Il resto di domenica Mons. Vescovo lo passava visitando alcuni Istituti religiosi, e specialmente quello di Nazareth e l'attiguo della Provvidenza, ove i suoi racconti destarono la grande ammirazione nel cuore di tante giovanette, quali dovettero persuadersi che è sempre il Sacerdote cattolico il vero amico dei poveri e derelitti. Anche lì furono presentate belle offerte a pro delle Missioni dell'Equatore.

Lunedì alle 8 1/2 Mons. Costamagna celebrava la santa Messa nella cappella del nostro Istituto S. Ambrogio, distribuendo la santa Eucaristia ad una bella corona di Cooperatori e Cooperatrici, ai quali di poi nel salone inferiore tornava a parlare di Don Bosco, della sua dimora per quasi 18 anni in America, di tante sue escursioni e specialmente della nuova sua missione tra gli Jivaros dell'Equatore ancor barbari, ed in parte anche cannibali. Si sarebbe stati tutta la giornata ad ascoltarlo, tanto erano attraenti e la materia ed il modo familiarissimo, con cui egli la esponeva.

Raccomandò anche la Casa Salesiana di Milano, molto più sentendo dal Direttore del Comitato che, anche per vivo impulso del veneratissimo Cardinale, si sta pensando all'acquisto di un'area molto più vasta dell' attuale , su cui erigere poi uno stabilimento meglio rispondente ai bisogni di Milano. Ed usando una frase di Don Bosco, assicurò che l'Istituto in questo trasporto ne vantaggerà, al modo stesso che i cavoli trapiantati meglio si sviluppano e vigoreggiano. Anche qui la sua parola fu fecondissima, poichè, appena terminato il famigliare convegno, una signora del Sotto-Comitato già benemerita per altre precedenti sue elargizioni e per lo zelo in raccogliere offerte anche presso altri, presentava al sacerdote P. Morganti la cospicua somma di lire tre mila pel nostro Istituto Salesiano. Altre poi offersero indumenti sacri a Monsignor Costamagna, che si era per questo raccomandato ed ancora si raccomanda.

L'amabilissimo nuovo Vescovo salesiano ci ha davvero giocondati colla sua presenza e conversazione, protestando a sua volta ripetutamente che abbandonava a malincuore Milano e che vi lasciava un brandello del suo gran cuore. Che Iddio lo ricompensi di tanta sua bontà, e ci sia dato rivederlo e magari riudirlo quando, poco prima della sua partenza per l'Equatore, interverrà a condecorare il Congresso Eucaristico.

Un Cooperatore. Genova..

Il giorno 30 p. maggio fu celebrata in Genova la festa di Maria Ausiliatrice e si è tenuta la conferenza dei Cooperatori salesiani. Mons. Arcivescovo si compiacque di benedirla ; e il prevosto di S. Siro, come tutti gli anni, ebbe la bontà di permettere l'uso della mirabile Basilica. Alle ore 11, si cantò in onore di Maria Ausiliatrice, la Messa del Gounod, e, finita, si intonò il Te Deum in ringraziamento della riuscita del primo Congresso salesiano, dopo di che si impartì la benedizione col SS. Sacramento. I buoni Cooperatori Genovesi accorsero in numero consolante, quantunque l'ora fosse per molti incomoda: altri che non poterono assistere alla conferenza mandarono al Rettore Don Tamietti la loro offerta. Bella lode si meritarono i giovanetti dell' Ospizio Salesiano di Sampierdarena, i quali eseguirono il canto della Messa, del Tantum Ergo e Mottetti. Ma sopra tutto piacque lo splendido discorso tenuto infra Missam dal canonico Antonio Boeri.

Pigliava le mosse dal comando che Dio aveva fatto per Mosè al suo popolo : Questo giorno sarà memorabile per voi, e qual dì solenne del Signore lo festeggierete con perpetuo culto nelle venture vostre generazioni : habebitis autem hunc diem in monumentum et celebrabitis cum solemnem Domino in generationibus vestris, cultu sempiterno : la festa di Maria Ausiliatrice è memorabile, dicea l'oratore e degna di essere notata a caratteri d'oro nei fasti della religione e della patria. - Essa dapprima ricorda la protezione della Vergine sul popolo cristiano : lo dimostra la vittoria di Lepanto riportata dall'esercito cristiano sui mussulmani, i quali nel 1570, saccheggiata l'isola di Cipro, minacciavano le contrade cattoliche, specialmente Venezia e Roma, sospirando il momento di piantare la mezzaluna in luogo della Croce del Nazareno : lo dimostra la giornata del 1683, quando l'immortale Giovanni Sobiescki, re di Polonia, aggiungendosi al valoroso Carlo principe di Lorena, con un pugno di prodi riusciva a penetrare in Vienna assediata dai Turchi, e al mattino del 12 settembre dopo aver ascoltata la messa e ricevuto il pane dei forti, sotto la protezione di Maria piombava sull'esercito ottomano, lo costringeva a ritirarsi sull'altra sponda del Danubio, riportando una delle più gloriose vittorie che registrano le istorie, tenuto calcolo ch'erano neppur cinquantamila cristiani che avevano combattuto contro duecentomila Turchi.

La festa di Maria Ausiliatrice è memorabile ancora e degna di essere notata a caratteri d'oro, poichè ricorda il ritorno del grande Pontefice Pio VII alla sua Roma, ritorno quanto meno aspettato altrettanto più glorioso, a ricordanza del quale e in riconoscenza a Maria della materna di Lei protezione, il Pontefice sullodato istituiva la solennità del ventiquattro maggio.

Da queste glorie o da questi trionfi l' oratore passava a celebrare quell'opera che da Maria si può dire inspirata, da Maria diretta e condotta a perfezione, l'opera del grande apostolo della gioventù, Don Giovanni Bosco. Accennava all'umile esordio della Congregazione Salesiana ; tratteggiava a larghe pennellate i passi da giganti dati da essa sulle vie della cristiana beneficenza. Maria lo ha scelto e Maria lo conduce, lo guida, ed egli istituisce scuole primarie, scuole secondarie, scuole di arti e mestieri, collegi, oratorii, ricreatori festivi, colonie agricole. Maria lo guida, ed egli apre case che sono veri asili del sapere e della virtù, non solo in Italia, ma in quasi tutta Europa. Maria lo guida, e forma eruditi e pii Sacerdoti che lo aiutino nell'educazione dei figli del popolo, con una abnegazione ed uno zelo ammirabile; spedisce giovani apostoli, ardenti missionari alle contrade di America, a Montevideo, a Buenos-Aires, alla Patagonia, presso i selvaggi della Terra del Fuoco. Maria lo guida e sotto lo stendardo dell'Ausiliatrice egli va arruolando schiere di donzelle cristiane, le quali si consacrano alle opere della carità evangelica.

Oh! i nostri economisti, i nostri filantropi, esclamava l'oratore, vengano a parlarci di patriottismo ! Noi mostreremo per tutti un umile prete, Giovanni Bosco, il quale non ciancia, ma mostra dei fatti e i fatti luminosi son questi due : la potenza morale che esercitò sulla gioventù, e l'attività materiale. Sono giovinetti raccolti dalla strada e che diverrebbero altrettanti piccoli malfattori; sono monelli dispersi ai quattro angoli della città, biricchini, come ei li chiama, mal cresciuti e ignorantissimi, ed egli li raduna sotto l'ali sue paterne, li cresce alla fede, ai buoni costumi, all'industria: apre opifici ove i mestieri più svariati sono loro insegnati; ad altri impartisce l'istruzione primaria e la secondaria; sceglie fra i più buoni quelli che mostrano vocazione alla via del Santuario, si circonda in una parola di giovani operai, di studenti, di preti, di missionari ; sono centomila e più giovani adunati in duecento case, che prostrano di che sia capace un umile prete quando la mano di Dio e della Vergine lo guida.

Ed or si domandi pure, conchiudeva l'oratore, si domandi pure a che servono i preti! a che servono i in mezzo a questa società, ove da vili epicurei si proclama la legge del piacere, servono a predicare il costume e a mostrare le vie della virtù cristiana. A che servono i preti? servono ad annunciare e mantenere i principii della fede e dell'onestà, primo fondamento d'ogni vivere domestico e civile : servono ad educare questa gioventù, mentre altri la tradiscono : mentre altri predicano dalle cattedre dottrine materialistiche ed atee, mentre altri guastano il cuore di tanta povera gioventù con romanzi, effemeridi, giornali e teatri degni di Sodoma, i preti servono a ricordare che non si può essere degni cittadini, se non si è sinceri credenti. A che servono i preti? mentre i corifei del patriottismo ci hanno formato di questi poveri giovani dei fannulloni che agli studi severi preferiscono i sollazzi ed i piaceri, degli spadaccini che collocano l'onore sulla punta di un brando o nella canna di una rivoltella, i preti servono a formare dei giovani che saranno a un tempo non lontano magistrati incorrotti, valorosi difensori della patria, amministratori integerrimi, ottimi padri di famiglia, onesti trafficanti, uomini insomma di cui la patria potrà andar altera. Quando altre prove luminose mancassero, basterebbe quella del santo prete, Don Giovanni Bosco !

Questa conferenza lasciò cara impressione a quanti vi intervennero : e speriamo sia stata puro di nuovo impulso ad aiutare le Opere salesiane. E noi ringraziamo i Cooperatori genovesi e li preghiamo di non diminuire il loro zelo e la loro carità verso dei poveri figli di D. Bosco.

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Asti.

Per commemorare il fausto avvenimento del V Congresso dei Cooperatori Salesiani, il Direttore Diocesano di Asti D. Secondo Gay volle celebrare nella sua parrocchia di S. Silvestro alcuni giorni di feste ad onor di Maria Ausiliatrice, le quali produssero un bene immenso nei fedeli intervenuti. Si benedisse un grandioso quadro di Maria Ausiliatrice coll'intervento del Vicario Generale della Diocesi; poi una statua della stessa gran Madre di Dio ; quindi si dettò una muta di s. spirituali esercizii, durante i quali Maria si addimostrò vera Ausiliatrice del popolo cristiano liberando quei Parrocchiani da un gravissimo pericolo incorso ed ottenendo la grazia straordinaria del ravvedimento, della rassegnazione e di una buona morte con tutti i conforti religiosi ad un parrocchiano delle più distinte famiglie della città. Si terminarono i solenni festeggiamenti a Maria Ausiliatrice la domenica 26 maggio, con una divota processione per le vie della città ; è la prima volta che il simulacro di Maria Ausiliatrice viene portato in trionfo per Asti ! La conferenza fu tenuta dal curato di S. Secondo D. A. Amerio. Si ascrissero nuovi Cooperatori e si raccolse una tenue elemosina per le Missioni Salesiane.

Bagnacavallo.

In questa città ove sorgono già due Oratorii festivi, l'uno pei fanciulli e l'altro per le fanciulle, a dove i Cooperatori Salesiani vanno sempre crescendo, la festa della nostra celeste Patrona si è celebrata nell'Oratorio dei SS. Apostoli Filippo e Giacomo, volgarmente detta della Misericordia, con grande concorso di fedeli e frequenza ai Sacramenti. Fu preceduta da un solenne triduo. La Messa della Comunione generale, fra il canto di sacri mottetti con accompagnamento d'hàrmonium, e quella solenne in musica furono dette da due ottimi Canonici, affezionatissimi all'Oratorio. Ebbe termine col panegirico fatto da un benemerito Parroco Cooperatore, il canto delle Litanie e del Tantum Ergo in musica e la Benedizione del Santissimo. Onore ai Cooperatori di Bagnacavallo che dimostrarono molta pietà e devozione verso di Maria Ausiliatrice e ad onore di Lei largheggiarono in doni ed offerte ! Benedica Essa il zelante Direttore di quell'Oratorio, organizzatore di questa festa, e tutti quei buoni fedeli e Cooperatori.

Palestro.

Anche a Palestro quel Rev.mo Rettore D. Antonio Daffara tenne una conferenza salesiana nell'occasione che s'inaugurava in quella sua chiesa parrocchiale un quadro di Maria Ausiliatrice regalato da due bravi coniugi. Noi ringraziamo quel zelante Rettore, non solo, ma ben anche quei cari Cooperatori che per suo mezzo c'inviarono l'obolo della loro carità.

Pavia.

Un cenno anche della festa celebratasi a Pavia nella Parrocchia del Carmine. Quell'ottimo nostro amico che è il Can. Prevosto Mariani, Direttore Diocesano dei Cooperatori di colà, ottenne venisse mandato da Torino un nostro prete per disporre il suo popolo alla bella festa con un triduo di predicazione. II giorno 24 di maggio, celebrava la Messa della Comunione generale il Prevosto di S. Francesco, Vice Direttore dei Cooperatori, il quale commosse tutti con un infervorato discorso. Il panegirico della sera, e la conferenza salesiana nel giorno appresso, furono tenuti dal sacerdote salesiano. Generosa fu l'offerta ricavata a vantaggio delle Opero di D. Bosco. Siano ringraziati i Cooperatori e le Cooperatrici di Pavia !

Verona.

Per festeggiare Maria Ausiliatrice nella città di Verona fu invitato Mons. Giacomo Costamagna, il quale rallegrò tanto colla sua presenza i giovanetti di quel nostro Istituto ed ebbe così occasione di conoscere quei nostri cari benefattori. Ebbe un lungo ed affabile colloquio coll'E.m° Cardinal di Canossa, dal quale si partì consolatissimo, e la conferenza da lui tenuta ai Cooperatori Veronesi fu onorata dall'intervento di S. Ecc. R.m. Mons. Bacilieri, Vescovo Coadiutore, che impartì poscia la benedizione di chiusa.

L'esecuzione di un buon consiglio.

Alcuni anni fa ci si scriveva da zelanti ministri di Dio per consigliarci di inviare qua e colà, specialmente dove vi è un dato numero di Cooperatori Salesiani qualche nostro Sacerdote per tenere conferenze salesiane. - È necessario, ci si diceva, che i Salesiani di tratto in tratto si avvicinino ai loro Cooperatori, loro parlino dell'opera veramente provvidenziale che sostengono in mezzo alla presente società, loro facciano conoscere i grandi vantaggi che si possono fruire aiutando quest'opera e ne espongano i varii modi onde si possa apportare quest'aiuto. Per tal modo vi sarà animazione nell'Associazione dei Cooperatori, se ne avvantaggerà la Congregazione di D. Bosco e si promuoverà nel tempo stesso un bene grande nelle nostre popolazioni. - Noi accettammo con riconoscenza la proposta fattaci, ed i nostri lettori già si saranno accorti che, tutte le volte che ci è possibile, la andiamo praticando specialmente con quelle città e paesi che ce ne fanno formale invito. Ed anche ultimamente per questo scopo due nostri Sacerdoti si recarono in parecchie città d'Italia ed anche dell'Austria. Nei due mesi scorsi infatti D. Stefano Trione teneva conferenze a TRENTO ed a PERGINE nell'Austria, a MODENA, TREvIGLIO e BRESCIA ; D. Tommaso Pentore a PAVIA, CREMONA, VICENZA, SCHIO, PADOVA, FELTRE, UDINE, PORTOGRUARO,VITTORIO, MOGLIANO VENETO, FERRARA, CARPI, PARMa E PIACENZA.

Di queste conferenze parlarono molto diffusamente la Voce Cattolica di Trento, il Cittadino di Brescia, la Sentinella di Padova, la Difesa di Venezia e il Cittadino Italiano di Udine. Non potendo per mancanza di spazio riportare qui quanto dissero i suddetti giornali, ci limitiamo a produrre la relazione della Lega Lombarda di Milano intorno alla Conferenza tenutasi nella Chiesa di S. Marcellino in Cremona.

« L'oratore D. Pentore esordì ringraziando l'amato nostro Vescovo, generoso promotore d'ogni opera buona, per aver concessa questa pubblica conferenza ; ringraziando i superiori ed i membri del Comitato per le Opere salesiane nella Diocesi di Cremona, ed i numerosi Cooperatori e Cooperatrici.

» Toccò di poi brevemente dell'opera santa e provvidenziale del venerato D. Bosco, e dei motivi per cui devono rallegrarsi i Cooperatori e le Cooperatrici di partecipare a quest'opera, e dei doveri che loro incombono.

» Dobbiamo rallegrarci noi Cooperatori, ci ci disse, perchè l'immortale nostro Pontefice ci benedice di gran cuore, ci ama ed è molto contento di noi. Oh com'era animato l'oratore nel farci apprezzare il gran bene, ch'è la benevolenza del Vicario di Cristo ! Ci dipinse poi a vivi colori quanti sono i frutti che raccogliamo dal nostro poco bene : quante migliaia di anime sante ed innocenti che, sparse per una gran parte della terra, pregano ogni giorno per noi ; quanti i tesori d'indulgenze, quante le grazie che Maria Ausiliatrice fa ed è pronta a fare a' suoi figli !

» Con molta efficacia e chiarezza mostrò quindi i doveri dei Cooperatori salesiani. Il primo dovere di ogni buon Cooperatore, egli disse, è quello di salvare l'anima propria e quella dei fratelli. In queste semplici e comuni parole quanta sapienza non si asconde ! che sorgente d'opere sante e magnanime.

» Di qui l'oratore felicemente insistette sul dover grande, imprescindibile dei genitori di attender personalmente all'educazione cristiana della prole. Infine ci disse (nè poteva tacersi quest'altro punto tanto necessario nell'opera salesiana) dobbiamo cooperare colla carità all'opera grandiosa di Don Bosco . Oh la mente di Don Bosco ! Guardò egli in faccia al nostro secolo , ne conobbe gl' immensi bisogni ed animato da vivo spirito di carità, volle, per quanto era in lui, soccorrere ad essi, sanare le piaghe di questo grande infermo, che è la società moderna. Istruzione, si grida, larga istruzione ! Ebbene, rispose Don Bosco, noi pure vogliamo la istruzione, ma diversa dalla vostra : la vostra è atea, la nostra è cristiana. Ed ecco le meraviglie dei collegi di Don Bosco in quasi tutte gli Stati del mondo. Che vive pennellate, che accenti di dolore non ebbe l'oratore per descrivere l'inestimabile straziante ruina delle scuole laiche ed atee ! 48 mila minorenni delinquenti condannati al carcere, esclamava l'oratore, nel solo anno 1885, ed ogni anno si aumenta questo numero desolante di diecine di migliaia. Ecco i frutti della scuola senza religione! - Colonizzazione, si grida oggìdì. Ebbene, sì colonizzazione ! risponde Don Bosco, ma le nostre colonie slanciate fino agli estremi confini della terra, portino insieme colla civiltà la Religione di Cristo, essenza e lievito d'ogni vera civiltà. Ed ecco il predigio delle Missioni salesiane, che abbracciano una parte dell'Asia e quasi tutta l'America Meridionale. - Industria, grida il secolo nostro. E industria vogliamo pur noi, risponde Don Bosco, ma non scompagnata dalla Religione e dal santo timor dì Dio. Oh l'industria senza la Religione è socialismo ! il socialismo è la ruina della società. Don Bosco fu il vero socialista cristiano, se è così lecito dire. ecco le sue 300 case : tutto è comune e a tutti si pensa : ma in mezzo a quelle v'è Gesù Cristo, padre, salvatore e fratello di tutti gli uomini. - Stampa ci vuole ! si va gridando. Si, ci vuole la stampa, risponde Don Bosce, ma essa deve servire unicamente alla causa del vero e del bene. Ed ecco le molteplici tipografie salesiane, intente a quest'unico scopo, riportare la palma, con molte medaglie d'oro, sulle altre tipografie italiane. Quante opere ! esclamò l'eloquente oratore, ma quanti mezzi non richiedonsi per sostenere un sì vasto e vario edifizio ! Ecco il bisogno urgente e necessario del vostro aiuto, o Cooperatori , disse in fine con patetico e fraterno accento. Si raccolse quindi l'elemosina che fu abbondante. Per ultimo Don Pentore chiuse l'eloquente discorso mostrando i celesti vantaggi della elemosina.

» La conférenza del giovane oratore salesiano fu come il crepuscolo di un bel mattino di primavera, fu come abbondante rugiada sur una campagna estiva. Iddio benedica copiosamente l'opera di Don Bosco ed i zelanti suoi figli !

Sac. Prof. E. SALA Cooperatore Salesiano.

GRAZIE DI MARIA SS. AUSILIATRICE.

La medaglia di Maria Ausiliatrice. - Pochi giorni sono in questa Parrocchia cadeva ammalata d'angina-difterite una giovanetta d'anni 12 circa, per nome Modesta Cerretto di Giovanni. In breve il caso suo divenne gravissimo, anche a giudizio del medico curante, l'ill.m° Sig. Cav. Dott. Calosso di Castiglione Tinella. Ricevuti con edificazione tutti i conforti di nostra S. Religione, dietro suggerimento del Parroco, la pia giovanetta si appese divotamente al collo la medaglia di Maria Ausiliatrice. Erano le 10, ed il male subito si arresta, in meno d'un'ora ne diminuisce assai la primiera gravità con meraviglia di tutto il vicinato e sorpresa dello stesso sig. Dottore. Finora la giovanetta ha sempre migliorato, e ormai la si può dire pienamente guarita per grazia di Maria SS. Ausiliatrice. Questo in tutta verità e per l'unico fine di sempre maggior gloria di Maria.

Valdivilla, 1 Maggio 1895.

D. LUIGI SOTTIMANO Arciprete.

Grazie a Maria. - Sugli ultimi dello scorso gennaio il mio unico fratello, dopo lunga e complicatissima malattia da non lasciar grande speranza di guarigione, venne colto da congestione cerebrale. I medici lo diedero senz'altro per perduto e pronosticarono che, quand'anche resistesse al nuovo attacco, certo non avrebbe potuto più godere delle sue facoltà mentali. La disgrazia adunque era certa, sia nell'uno che nell'altro caso. Non rimanendo proprio più speranza umana alcuna, con fede più viva mi rivolsi alla Vergine Ausiliatrice, perchè mi volesse ottenere Essa la preziosa salute del fratello. Feci pregare i parenti ed altri che s'unirono alle mie preghiere. E Maria non venne meno; chè nel giorno in cui promisi Le sarei stato riconoscente della grazia, l'infermo si riebbe dall'assopimento, incominciò a rettamente parlare, come da giorni più non facea, e nella quindicina si potè alzare, nonostante la critica stagione e dopo una malattia così seria e di quattro mesi. Ora sta benissimo e gode delle sue facoltà mentali più che innanzi la malattia. I miei ed io non possiamo a meno che render le dovute grazie a Colei, che potente ne' cieli, mai vien menoo a chi La invoca con fede e con confidenza di figlio.

Alassio, 9 Maggio 1895.

D. LORENZO CAPRA.

Maria lo ha salvato ! - Ieri, 26 maggio, mentre eravamo intenti al lavoro in una demolizione, mi precipita un ragazzo d'anni 14 da un'altezza di m. 6,30 sopra i rottami di detta demolizione. Il mio pensiero in quel momento volò tosto alla Vergine SS. Ausiliatrice dei Cristiani, della quale teneva in tasca il rosario. Accorriamo sul luogo, e troviamo l'avventurato giovane in piedi, senza la minima contusione, pronto a salire la fune calata appositamente per trarnelo. L'egregio signor Ing. Ferretti, che si trovava presente sul luogo ci esortò tutti a ringraziare la Vergine SS. che ci ha salvati da una grave disgrazia.

Pontestura, 27 Maggio 1895.

GIUSEPPE STURA capomastro.

Viva Maria Ausiliatrice! - Trovandoci in terribili angustie per un affare mal riuscito, che minacciava le più tristi conseguenze, pregammo e facemmo pregare la SS.— Vergine Auxilium Christianorum per ottenere da Lei il suo valevole patrocinio , e feci in cuor mio promessa che, ottenendo la grazia desiderata, avrei spedito all'Oratorio Salesiano dì Torino la somma di Lire Cento, quale offerta a vantaggio delle Missioni Salesiane. La Vergine SS.ma, la quale mai lascia sconsolati i suoi figli che a Lei ricorrono con confidenza, ha già cominciato a consolarci del suo aiuto, col far si che le cose prendano una buona piega. Allo scopo quindi di commuovere vieppiù il Cuore sempre amoroso di questa buona Madre, e nella piena fiducia che Essa condurrà tutto a buon fine, anticipo la spedizione della somma promessa, e continuando a gridare : Viva sempre Maria SS. Ausiliatrice, non cesserò di rivolgermi a Lei fidente in ogni mia necessita, perciò da Lei sola io spero consolazione e conforto !

Persiceto, 28 Maggio 1895.

GIOVANNI MARCHESELLI.

Riconoscenza a Maria - Avendo sperimentata altra volta la potenza di Maria Ausiliatrice, mi rivolsi nuovamente ad Essa implorando la guarigione di una mia sorella, che una fiera malattia aveva ridotta in fin di vita. Appena diedi principio alla novena si manifestò nell'ammalata un leggiero miglioramento, e dopo non molti giorni il dottor curante dichiarava l'ammalata fuori pericolo. Al presente è completamente ristabilita. Grato e riconoscente alla Vergine Ausiliatrice della grazia concessami, soddisfo al voto fatto, pubblicando il favore ottenuto e facendo celebrare una Messa al suo altare nel bel Santuario che dalla Vergine Ausiliatrice prende il nome.

Torino, festa dei SS. Ap. Pietro e Paolo. GIUSEPPE EMANUELE BAZZANO.

Rendono pure grazie infinite a Maria SS. Ausiliatrice, per favori ottenuti mediante la potentissima sua intercessione i seguenti:

-A. Schutz, maestro, Berndorf-Trier (Prussia Renana) per l'ottenuta guarigione da una postema cancrenosa ad una pia donna in seguito a novena di preghiere a Maria Ausiliatrice e dopo aver indossata una medaglia della Vergine taumaturga. - Teresa Sayno, Milano. - Ch. G. B. Tacchini, Varazze. - Franceschina Fragalà Vecchio, Piedimonte Rtnio. - R. R. con l. 100 per due grazie ricevuto e nella speranza d'ottenerne una terza. - Ernestina Donna, Torino. - Emilio ed Elisa Signorelli, Pallanza. - Isoletta Vitali-Rosati, Roma. - Ch. V. Sacco, Foglizzo. - Clara Bianchi, Sizzano, per l'ottenuta conversione di una persona in punto di morte. - Maria Rasetti, Torino. - Isabella Garetti, Là. - Margherita Vercellotti, Torino. -Quinta Stella, Torino, - Isabella Grossetti, Lu - Francesca Gamberutti, Vigone - Marianna Rigo, Chieri. - Francesca Allerino, S. Bernardo. - Michele Marco, S. Bernardo. - Antonio Abellonio, Priucca. - Paolina Ferrera, S. Stefano Roero - Emilia Boero, Torino - Felicita Crotti, Torino - Bartolomeo Carelli, Castelnuovo Calcea. - Luigi Cauda, Castiglione Torinese. - Gerolamo Marchisio, Caramagna. - Margherita Bonisconti, Torino. - Sac. Prof. Luigi Angeliiii, Venezia. - Catterina Beltrami, Omegna. - Francesco Casolini, Caluso. - Paolina Bangianino, Caluso - Lucia Baratta. - Antonio Miglioro, Pinoli. - Giovanni Cresta, Torino. - Francesca Novo, illontaldo. - Antonino Michele, Saluggia. - Candida Panizza, Signo Alba. - Antonio Sartorio, Torino. - Filomena Calosso, Chi eri -Maria Gianasso, Torino. - Giuseppe Campagno, Torino. -Margherita, Achille e Olimpia Lombardi Varino, None di Pincrolo. - Clara Zurletti, Villafranca Piemonte. - Teresa Bertola, Cardona. - Mattea Pagliasotto, Bosconero. - Laura Ceresio, Casalgrosso - Catterina Mantelli- - Giorgio Sala, Varello. - Ferdinando Bosio, Almese. - Belmondo Emilia., Scalenghe. - Regina Sorasio, Racconigi. - D. Pietro Vaninetti, Berbenno di Valtellina. - Maria Fiorio, Torino. - Gio. Antonio Ghirardi, Catterina Bruno, Domenico.Ferrero, Carmagnola. - Margherita Sartoris, Caramagna - Giovanna Ferrero, Saluzzo. - Giovanni Bramante, Giaveno. - Alessandrina Pignocco , Maria Lasagna, Giovannina Dirutti , Strambino. - Ernesta Giusta, Torino. - Carlo Monticone, Battista Torchio, S. Damiano. - Angela Dcilamula, Mattea Candida, Saluggia. - Felicita Demaria, Torino. - Francesca Bazzano, Pobietto. - Maria Marardo, Vinovo. - Catterina Ferrè. - Antonietta Carcerano, Asti. - Carolina Serratrice, Condove. - Emilia Enrici, Gassino. - Teresa Assom, Villastellone. - Maria Strada, Groppello Cairoli (Pavia). Anna Bussi, Torino - Avvocato Davide Leonardi, Genova. - Peretti Maestra, Moretta. - Francesco Fregonara, Vespolate (Novara). - Lorenzo Fassio, Castelrosso. - Maria Colamuto, Priucca. - Maria Della Ferrara, Isolabella. - Luigia Tappi, Carlo Marchiaro, Torino. - Maddalena Parocchia, Saluzzo. - Camilla Ratti, Alpignano. - Vittoria Gagero, Torino. - Pietro Careggio, Castelrosso. - Catterina Nestarino, Torino. - Carolina Chiappino, Casalborgone. - Chiaffredo Flesia, Cavour. - Teresa Bodoira, Torino. - Giovanna Costamagna, Pancalieri. - D. Domenico Gallo, Caras8one Mondovì - Maria Scalenghi, Volcera, - Maria Delpero, Torino. - Brigida Tapre, Saluggia. - Margherita Ferrero. - Carolina Perratone , Novarese. - Rosa Bertolino. - Benedetta Zaffini, Mazzara. - Filippo Ponzio, Bargerasario. - Antonio Cavalcaro, Trinità. - Sac. Chiatellino Carignano. - Severina Venturino. - Pietro Pullacini, Vicoforte. - Giacomo Isnardi, S. Gius. Castagni. - Benedetta Tacchino, Chiusa di Pesio.-Catterina Griotti, Casa Bianca Riva di Pinerolo. - Catterina Albrioue, Brà. - Petronilla Bagnolo, Teresa Bodoira, Torino. - Maria Momo, Saluggia. -Pietro Griva, Dogliani. - Vittoria Colombo, Pallanza. - Michele Pantasso, Castagnole. - Gaetana Demestre, Carmagnola - Agnese Sacco, Carannagna Pieni. - Camilla Crosio Ved. Sesti, Pavia. - Lucia Ballatore, Saluzzo. - Agnese Villosio, Cardè. - Anna Fasano, Airasca. - Rosa Baruero, Neive. - Giovanni Vittorie, S. Sebastiano. - Marianna Morello, Piubesi. - Giuseppe Raggio, Castelletto Scazzoso, - D. Enrico Piecinino, parroco, Era-n chini. - Catterina Castelli, Macello, (Cavour) - Francesco Barbero, Vigliano d'Asti. - Margherita Mulin.otto, Saluggia. - Anna Fasio, Castelrosso. - Giuseppe Astegiano, Monticolo Alba. - Don Giuseppe Ranguni. - Carlo Ganibarotta, Novi - Luigia 13assetti-.antoguini, Torino, - Giuseppe Grassi, Orbassano. - Clara Ainio, Cuneo. - Maria Davico, Cambiano. - Rosa Tonengo, Chivasso. - Giovanni Demarchi, Buriasco. - Felicita Ferrero, Bianzé. - Alessandro Cena, Chivasso. - Giuseppe Robbiano, Tronzano Vercellese. - Luigia Bossetti, Torino - Margherita Bertone. - Francesca Gamberetti, Vigone. - Edvigo Borletti, Cav. Enrico Belli, Torino. - Giovanni Gallo, Carinagnola. - Francesca Massero, Alice Castello. - Teresa Grella Ved. Bosio, Villanova d'Asti. - Gracchino Maggiore, Cigliano. - Giuseppe Zampotti, Lovaro (Sondrio). Carlo Aghemo, Vinovo. - Pietro Vassia, Strambino. - Maddalena Allemani, Rivoli. - Martinetti Veronica, Montanaro. - Albina Meda, Là. - Rosa Gambino, Torino. - Genoveffa Testa, Cornegliano d'Alba. - Teresa Borgese, Chiusa di S. Michele. - Michele Ghigo, Entraque. - Barbara Amberti Torino. - Virginia Geninati, Giaveno. - Giovanni Borgese, Chiusa di S. Michele.-Rosalia Burello. - Giuseppe Capello, Carignano. - Elisabetta Testa, Alba. - Angela Nassò, Busca. - Antonia Dedennigi, Casale. - Luigia Sansalvadore, Torino. - Domenico Giauoglio, S. Martino Canavese. - Gio. Maria Romano Bertone, S. Martino Canavese. - Luigia Gagliotti, Domenico Ceretti, Casa Bianca.

NECROLOGIA

Il Cav. Vincenzo Tesauro,

Nella storia fossanese è celebre la famiglia Tesauro, perchè antichissima e perchè diede al foro, all'esercito, alla chiesa, specialmente alle lettere molti suoi figli. Uno degli ultimi rampolli di questa famiglia è il testè defunto Cav. Vincenzo Tesauro di Meano che in età d'anni 64 andava a ricevere il premio della sua pietà e delle suo beneficenze. Era figlio di altro Vincenzo che fu sindaco di Fossano. Amante dello studio e della ritiratezza, si applicò alle lettere, avendo nella stessa sua casa un apposite precettore. Quanto profittasse ben potè conoscerlo chi aveva occasione di conversare con lui e di notare il suo fine discernimento, i suoi saggi ragionamenti : e bisogna convenire che egli era dotato di ingegno non comune, benchè per la sua modestia non si rivelasse. Alieno dall'ingerirsi nella cosa pubblica e nelle amministrazioni degli istituti, partecipava però a quanto si riferiva alla pietà e alle opere di religione. Sovrattutto era persona sommamente benefica, e in occasione di infortunii non si ricorreva mai invano a lui. A parecchie famiglie povere provvedeva non solo senza vantarsi, ma occultando fin che poteva le sue liberalità. I poveri hanno perduto il loro più generoso benefattore. Da alcuni anni aveva preso a proteggere e favorire l'istituzione dell'Oratorio festivo affidato ai Salesiani. Egli fece alzare la palazzina che serviva di teatrino, provvide ogni occorrente per divertimenti svariati , promosse la formazione di una banda musicale fra i giovani, sopportò varie volte le spese delle premiazioni, e compiacevasi assai nel vedere quei giovani e nel cooperare alla loro buona riuscita e alla loro cristiana educazione. Chiuse la serie delle sue beneficenze con un altro atto di generosità verso dei Salesiani. In vista di tanti meriti speriamo che Iddio gli avrà già dato di entrare ne' gaudii del Paradiso. Ad ogni modo preghiamo ancora per l'anima sua bella.

La Rev. Suor Antonia NATA MARGHERITA KUPPER.

Dopo una lunga malattia sopportata con ammira- . bile rassegnazione, il dì 7 giugno u. s. all'Ospedale Civico di Colonia in Germania spirava nel bacio del Signore questa veneranda Suora nell'età di 73 anni, de' quali ben 51 passati nella Congregazione delle Suore di Carità sotto la Regola di S. Agostino. Non paga di servire a Dio sacrificandosi intieramente pel bene dell'umanità sofferente, la sua grand'anima zelò eziandio moltissimo la causa dell'Opera Salesiana. Tenera per l'educazione della gioventù povera ed abbandonata, dalla lontana Germania essa ci inviava di tanto in tanto generose offerte per i nostri Oratorii, e specialmente per la Pia Opera del S. Cuore di Gesù in Roma, della quale si rese tanto benemerita ; ossa inoltre procurò un bel numero di amici e Cooperatori in quella regione, i quali a lei sono riconoscenti di aver fatto qualche opera buona. Questa fervente religiosa era un'ottima Cooperatrice Salesiana e noi la proponiamo come modello a tutta la nostra Pia Associazione. Preghiamo Iddio perchè le conceda l'eterna requie, e procuriamo di imitarne gli splendidi esempi che ci ha lasciati.

Il Can. Giuseppe Villanis.

Il Signore ha visitato il Patriarcato Latino di Gerusalemme, chiamando a sè questo zelante Missionario della Palestina, che più volte ci è avvenuto di nominare nel nostro Bollettino. Antico allievo di D. Bosco, egli si è sempre dimostrato affezionatissimo all'Opera nostra, della quale volle essere Cooperatore fino all'ultimo istante di sua vita. Ancor prima di spirare il pio Sacerdote incaricava persona di fiducia a far pervenire al nostro Superiore una sua offerta in memoria della sua qualità di Cooperatore ed in segno della sua riconoscenza per l'educazione ricevuta nel nostro Oratorio. Simili atti di generosità e di affezione discendono al più profondo del cuore, nè il tempo varrà a cancellarli dalla nostra memoria. Gradisca Iddio le fervide preci che per lui innalzammo avanti all'altare di Maria Ansiliatrice, e lo ammetta nel regno de' beati. Requiem aeternam dona ei, Domine, Et lux perpetua luceat ei!

VARIETÀ

Esempi da imitare.

Il Prevosto di Roccaforte di Mondovì, grande ammiratore delle Opere Salesiane, non potendo avere per ora i figli di D. Bosco per un Oratorio festivo nella sua Parrocchia, volle incominciarlo egli stesso colle sole sue forze. Eresse un grazioso vocale con scuole e sala per teatrino e con ampio cortile; lo provvide di tutti quegli onesti divertimenti più atti ad attirare i fanciulli, e la domenica 5 maggio alla presenza di S. E. Rma Mons. Pozzi, Vescovo diocesano, ne venne fatta la solenne inaugurazione. Da Torino era andato qualche giorno innanzi un nostro Sacerdote per coadiuvare lo zelante Parroco nei preparativi e disporre la popolazione al fausto avvenimento. Fu uno spettacolo commoventissimo. Alla presenza di tutto il Municipio e delle altre Amministrazioni locali, fra nugoli di ragazzini e di giovanotti, accorsi anche dai paesi circonvicini, dopo le funzioni nella chiesa parrocchiale, sotto il padiglione appositamente preparato nel cortile dell'Oratorio, Mons. Vescovo pronunciava poche parole di encomio e di incoraggiamento ; poscia benediceva, secondo le prescrizioni del Rituale, ogni parte del bel locale. A tanti padri ed a tante madri cadevano lagrime di consolazione ! - È questo, se non erriamo, il primo Oratorio festivo aperto nella Diocesi di Mondovì. Noi proponiamo questo esempio all'imitazione di tutti i RR. Parroci nostri Cooperatori, come frutto del Congresso Salesiano di Bologna. Da parte nostra ci adopreremo sempre volentieri per coadiuvarli con norme ed avvisi che potessero richiederci. Circostanza provvidenziale! Al mattino di quel giorno giungeva al Prevosto di Roccaforte una circolare che il venerando nostro Superiore D. Rua dirigeva a tutti i RR. Parroci col Regolamento stampato per gli Oratorii festivi. - Intanto all'Oratorio di Roccaforte i nostri più cordiali e felici augurii ed i nostri ringraziamenti a tutta quella popolazione pei modo con cui corrispose alla Conferenza Salesiana fra loro tenuta il lunedì seguente.

Il Pellegrinaggio di Montenero ed il Collegio Salesiano di Collesalvetti.

Nell' Unità Cattolica ed in parecchi giornali di Livorno del maggio p. p., tra i quali il Momento e la Settimana Religiosa, abbiamo trovato bellissimi articoli sull'apertura del Pellegrinaggio Toscano alla Vergine SS. di Montenero e sui Convittori del nuovo Collegio Salesiano di Collesalvetti che vi presero parte. Questo devoto pellegrinaggio fu promosso per iniziativa ed impulso dell'ottimo e M. Reverendo Sig. D. B. Scaiano, Pievano di Nugola, Cooperatore Salesiano, ed accolto dai Livornesi con vero trasporto di gioia. Gli alunni convittori del Collegio di Collesalvetti invitati alla festa di apertura, la sera del 22 maggio, accompagnati dai loro amati Superiori, partirono a piedi per Livorno insieme con una rappresentanza dell'Oratorio festivo. Alla porta della città andarono loro incontro i membri del Comitato del pellegrinaggio, ottimi signori che li ricevettero con isquisita bontà e gentilezza superiore ad ogni elogio. Essi pensarono a ristorarli con un'abbondante cena ed alloggiarli in un bel palazzo, dove avevano fatto preparare brande, materasse e coperte per dormire. La mattina seguente, accompagnati sempre dal Comitato ed in carrozze da questo gentilmente offerte, gli alunni arrivarono assai per tempo al Santuario della Vergine, dove già una moltitudine grandissima di fedeli riempiva la Basilica e la piazza davanti. Entrarono nel tempio cantando l'Ave Maris Stella e quivi ebbero la bella sorte di ascoltar la Messa celebrata da S. Ecc. Rev.ma Mons. Vescovo di Livorno e di ricevere dalle sue mani la S. Comunione, mentre un coro di cantori del Collegio eseguivano il Pastor bone di Mons. Cagliero ed una bellissima Ave Maria di Mozart. Verso le nove preceduti dai loro stendardi ed accompagnati dal loro egregio Pievano in cappa, giunsero i buoni parrocchiani di Nugola, pregando e cantando. Alle 11 il Rev.mO P. Viscardi, Abate di Montenero, cantò la Messa solenne, assistita pontificalmente da Mons. Vescovo di Livorno, ed i cantori del Collegio Salesiano eseguirono in modo ammirabile la Messa di S. Cecilia del Gounod, alla presenza d'immenso popolo, che silenzioso e divoto ascoltava con sentimenti di ammirazione quelle celestiali armonie. Dopo pranzo i giovanetti si dispersero per le colline, e verso sera, salutata prima e ringraziata la Madonna, per Antignano e Ardenza, ritornarono a Livorno in compagnia dei Sigg. Membri del Comitato. Questi li condussero prima alla sede del Comitato stesso, dove, fra gli evviva a Maria, a Livorno, a D. Bosco, usarono loro mille gentilezze; poi li accompagnarono a Porta Fiorentina, dove li aspettavano i legni per riportarli a Collesalvetti. Le campane della vicina Parrocchia suonavano a festa in segno di saluto, e fra gli evviva echeggianti entusiasticamente da tutte parti, dettero l'addio alla gentile Livorno.

Siano dunque grazie vivissime a tutti i Sigg. Membri del Comitato, e specialmente all'ottimo e valoroso Cav. Emanuele d'Achiardi per aver accolto e trattato con tanta benevolenza e carità i nostri cari giovanetti. Maria SS. li ripaghi tutti questi ottimi signori coll' abbondanza delle celesti benedizioni !

Un bel regalo di Maria Ausiliatrice. Cavaglià, 25 Maggio 1895.

La nostra buona Madre e celeste Patrona Maria Ausiliatrice per l'occasione della sua festa ci ha fatto un grazioso regalo. Noi Salesiani di Cavaglià, dopo sette mesi che ci troviamo in questa cara cittadina, eravamo ancora senza Cappella, dove raccoglierci per le nostre particolari pratiche di pietà, e quindi senza altare e senza il nostro caro Sacramentato Signore. Questa era per noi fra le tante altre privazioni, che sempre accompagnano i principii delle nuove Case, la più dura e la più sentita.

Il sig. D. Francesia, nostro caro Ispettore, nella sua visita d'ufficio che ci fece in marzo non poté del tutto nascondere la sua sorpresa e meraviglia trovandoci ancora mancanti di una cosa per noi tanto necessaria ed importante. Unica forse questa Casa fra tutte quelle della sua vasta Ispettoria, in cui non potesse estendere la sua visita canonica alla cappella. Mi esortò pertanto a pensarci ed a provvedere al più presto. Usò poche parole, ma queste erano accompagnate da un sentimento così paterno, che ben indicavano come egli prendeva viva parte alla nostra pena e che quanto era da sè avrebbe voluto render subito soddisfatti i nostri desiderii.

Mi disse di provvedere..., ma qui stava appunto il gran busillis. Come provvedere?..., con quali mezzi .... ? So già per esperienza quante gravi speso importi arredare una cappella per quanto modesta del necessario per potervi celebrare e tenere il SS. Sacramento. Nell' impossibilità pertanto di fare tutto quanto da me, mi rivolsi fiducioso alla nostra buona Mamma e celeste Tesoriera, pregandola di accettare Essa l'incarico di provvedere a tutto e poi di portarci Gesù in casa. Accettò la buona Mamma o provvide subito da pari sua. In meno di due mesi, cosa che ha dello straordinario, mi vennero in casa i paramentali nuovi e bellissimi per tutti i colori liturgici, i candelieri nuovi dorati, tutta la sacra biancheria, due graziose lampade, la seta pel tabernacolo, il calice e la pisside d'argento, le palme a fiori, un messale, un classico grosso crocifisso per la sagrestia ecc... tutto insomma quanto ci occorreva ed anche con certa abbondanza e lusso.

Il grato quanto inaspettato possesso di tanti bei doni mi suggerì il pensiero che valeva la pena farne l'inaugurazione con qualche solennità, e presi gli accordi col Rev.mo nostro sig. Vicario Parroco locale Mons. Giuseppe Vella, fissai per tal fine la vigilia dell'Ascensione, perche vi potesse prender parte anche il sig. conte Olivieri, che allora sarebbe già ritornato da Roma, dove s'era recato pel suo servizio d'onore alla Corte Pontificia. Volli che vi fossero presenti alcune delle più distinte famiglie del paese, che ci sono amiche e s'interessano volontieri dell'opera nostra : vennero quasi tutte e la cappella era al completo. Invitai a compiere la sacra cerimonia il sullodato Vicario, nostro grande amico e padre, il quale, cedendo alle mie istanze e per soddisfare anche al desiderio degli intervenuti, indossò per la circostanza le sue splendide divise prelatizio di Cameriere segreto di S. S., che rendevano più cara e simpatica la sua veneranda canizie. Benedisse prima i sacri arredi, tabernacolo, pisside, ecc. e poi, servito dai due Maestri, celebrò la santa Messa, durante la quale si recitò da tutti insieme gl'intervenuti la terza parte del s. Rosario, guidato da un nobile ed illustre personaggio. Finita la Messa, il pio e dotto prelato rivolse agli astanti un breve, ma concettoso discorso, nel quale addimostrò quanto amore e stima porti a Don Bosco ed ai suoi figli, e quanto gli stia a cuore l'incremento e lo sviluppo di questa Casa per la salvezza della gioventù del paese.

Faccia il Signore che siano presto compiuti i desiderii del venerando Pastore, e ce lo conservi in vita sano e vegeto, affinchè si possa godere ancora per molti anni il sito appoggio morale e materiale tanto necessario ed efficace perche l'opera possa raggiungere quel completo sviluppo, ch'è l'oggetto de' suoi ardenti voti, come anche di quelli dell'intiera popolazione e delle autorità del paese.

La religiosa funzione riuscì tanto divota e piacque a tutti.

Ora i nostri cari biricchini sono pazzi dalla gioia di avere la cappella ed il Signore in casa, e fuori del tempo di scuola non lo lasciano mai solo.

Non avevo dunque ragione di dire che Maria Ausiliatrice ci ha fatto un grazioso regalo per la sua festa l Spero che questa nostra buona Madre vorrà continuarci la sua protezione e mi metterà tosto nella possibilità d'ingrandire ed adattare i locali, perchè rispondano meglio ai bisogni ed allo scopo della Casa; tra i quali bisogni il principale e più urgente è quello dell'impianto completo e formale dell'Oratorio festivo.

Prima di finire credo mio dovere notare qui i nomi delle pie persone che tanto s'interessarono fino adesso per questa Casa, specialmente per l'arredamento della cappella ; esse sono:

Il nobile Sig. conte Olivieri di Vernier , uomo veramente instancabile nel bene, per il che egli godo meritamente qui in paese l'amore, la stima e la venerazione di tutte le persone di buon conto, in particolare dei poveri e dei fanciulli, che trovano sempre in lui un padre benefico, dal cuore tenero e pieno di operosa cristiana carità; la degna sua consorte contessa Gabriella Reviglio della Veneria , che lavorò e fece di sua mano tutti i paramentali, aiutata anche dalle suo sorelle contessa Angelica Rigros e damigella Luigia, nonchè dalle damigelle Isabella Marenco di Moriondo e Teresa Salino, figlia dell'illustre comm. tenente generale Salino , il quale è anche uno dei primi e principali patroni e sostenitori dell' opera nostra; il Rev.mo nostro Mons. Parroco Vicario Teol. Vella; il valoroso Avv. Rondolino : la signora Nava Isabella Salino , sorella al prelodato signor generale ; la signora Eugenia Lossa Doyen, ispettrice delle scuole comunali e le damigelle Flecchia.

Il nome di queste pie persone sarà tosto scritto in apposito quadro che si conserverà in cappella a perenne ricordanza della loro carità, e parteciperanno in modo particolare a tutte le preghiere e comunioni, che vi si faranno. Pregar sempre per loro, raccomandar a Dio i loro bisogni è quanto possiam fare per mostrare la nostra sentita riconoscenza. Iddio no le rimeriti largamente di quanto han fatto e di quello che ancora faranno per i figli di Don Bosco e loro alunni.

Sac. G. B. UsEo Direttore.

Don Rua a Modena.

Nel ritorno da Bologna, il 27 aprile scorso, Don Rua si fermò a Modena per accondiscendere alle vive istanze di quell' Ecc.mo Arcivescovo e del zelante Comitato Salesiano modenese. Parlò ai Cooperatori modenesi nella chiesa di San Carlo, presentato da quel venerando Pastore stesso. Ebbe parole di compiacenza, di encomio e di ringraziamento per i zelanti membri del Comitato Salesiano e per tutti i Cooperatori di quella città, che tanto desiderano d'avere fra di loro i figli di Don Bosco. Visitò i locali destinati pel Collegio salesiano, ed ebbe la consolazione di vedersi presentati gli alunni della Casa S. Giuseppe, i futuri giovanetti dei Salesiani , dei quali uno a nome della Direzione, degli insegnanti e degli alunni stessi lesse un affettuoso indirizzo, che tanto fu gradito dal nostro Superiore. La visita di Don Rua fu accolta dai Modenesi quale un avvenimento, un augurio di buona riuscita alla grande opera, cui si è accinto quel benemerito Comitato Salesiano, al quale mandiamo le nostre più sincere congratulazioni ed i nostri più cordiali ringraziamenti per quanto fa a vantaggio dell'Opera Salesiana,

Spettacoli di fede.

Ogni solenne manifestazione di fede riempie sempre di giubilo il cuore di ogni buon cattolico. - Tale impressione ha lasciato nella città di Vizzini in Sicilia il corpo della musica cittadina che, in seguito alla predicazione quaresimale tenuta da un Sacerdote salesiano, nella Basilica di San Gio. Battista , in grande uniforme si è accostata insieme alla santa Comunione. - Tale l'impressione lasciata dai giovanetti di Savona in tutti i lor concittadini nella festa del Corpus Domini, intervenendo tutti e con un contegno edificantissimo alla solenne processione della cattedrale e tenendone poi un'altra pur solenne nel vasto cortile del loro Oratorio festivo. « Savona, così ci si scriveva a questo proposito, non fa che encomiare il contegno di questi giovani, in massima parte adulti, e benedire Don Bosco che, per mezzo dei suoi figli, fa tanto bene alla gioventù savonese. » - E qui noi aggiungiamo che in questi ultimi mesi di giubilo hanno pur riempito il nostro cuore i giovani degli Oratorii festivi di Torino, diretti dai Salesiani, sotto il titolo di S. Francesco di Sales, S. Luigi, S. Giuseppe e S. Agostino. La festa di san Giuseppe, la Pasqua, la festa di san Luigi Gonzaga, quella di Maria Ausiliatrice ed il centenario di san Filippo Neri furono altrettante occasioni per questi bravi giovani di manifestare la viva fede dei loro cuori e l'ardente amore a Gesù Sacramentato, accostandosi ai SS. Sacramenti della Confessione e della Comunione. Oh ! noi vorremmo vedere ripetersi sovente ed in ogni città d'Italia simili spettacoli di fede. Certamente che, se tutta la nostra gioventù frequentasse questi asili di salvezza che sono gli Oratorii festivi e desse tali consolanti esempi , la società in breve cambierebbe indirizzo !

Il mese di Maggio sotto un portico.

Ci scrivono da Este

Sono, credo, cinque anni che sul Bollettino Salesiano usciva con questo titolo una corrispondenza estense, dove si riferiva di un felice quanto ingegnoso ritrovato di un zelante Cooperatore salesiano - certo A. Marchetti - per promuovere l'onore e la divozione a Maria Santissima nel mese a Lei dedicato ; ritrovato, che rispondendo troppo bene a un bisogno vivissimo di un cuore sinceramente cristiano, non solo attecchì felicemente fin da principio, ma andò via via acquistando sempre maggior incremento e solennità. Cosicchè non mi parrebbe ora fuor di proposito il rinfrescarne brevemente ai lettori del Bollettino la memoria a comune edificazione o ad eccitamento, dove ve ne fosse bisogno, ad imitarne l'esempio.

Il soprannominato Cooperatore, vedendo che molti campagnuoli, o perchè impediti dai lavori campestri, o dalla troppo distanza dalla chiesa, non possono intervenire alla cara funzione del Fioretto Mariano, solito a celebrarsi in tutte le chiese, pensò, nella sua pietà, di supplirvi esso stesso, ed ecco in che modo. Trasforma per tempo in elegante cappella il lungo e vasto portico di casa sua ; vi erige in fondo un grazioso altarino, ricco di fiori e di candele e sormontato dall'immagine della Madonna, e il resto del portico adorna, il meglio che può, di drappi e tappeti.

E là, sotto quell' improvvisata cappella , all'aprirsi del mese di maggio, tu vedi ogni sera un accorrere, un affollarsi, da ogni parte, d'uomini, di donne e di bambini, e in contegno divoto attendere alla commovente funzione del Fioretto Mariano.

Il buon Cooperatore, dall' altare vagamente illuminato, vi dà principio colla recita del santo Rosario, cui rispondono in coro tutti gli astanti ; dà quindi lettura ad alta voce della pratica del giorno col relativo fioretto, cui fa seguire qualche altra preghiera ed infine il canto di una laude sacra in onore di Maria SS.

La religiosa cerimonia dura circa un'ora, e si continua con viemaggior slancio per tutto il mese, che viene poi coronato da una schiusa sempre cara e solenne.

Per l'ultima sera, nulla si risparmia per adornare nel miglior modo possibile l'altare, l'immagine della Madonna e tutta la cappeletta; e tutti quei buoni campagnuoli, chi più chi meno, vogliono concorrere anche col loro obolo per accrescere lo splendore di quella soave festicciuola. In luogo della solita lettura, il buon Alessandro suole ogni anno preparare ai divoti di Maria la grata sorpresa di qualche pio sacerdote, che colla sua parola viva, colla benedizione e col bacio della Reliquia pone il suggello al mese così santificato, come non tralascia eziandio, buon musico quale egli è, di far sentire il canto di qualche mottetto sacro accompagnato dalle gravi note dell'harmonium.

Oh come sarebbe desiderabile che l'esempio di questo Cooperatore avesse a propagarsi largamente per le campagne e trovasse nei lettori del Bollettino Salesiano molti e zelanti imitatori ! Proverebbero certo costoro, fra gli altri grandi benefizii, la visibile protezione di Maria SS., quale la va esperimentando da parecchi anni il sullodato Cooperatore sulle proprie campagne e su tutti gli altri materiali interessi.

Un Cooperatore salesiano. Un Condirettore eletto Vescovo.

Partecipiamo anche noi di gran cuore alla gioia di tutta la città di Bra (Piemonte) e specialmente di quei Cooperatori e Cooperatrici Salesiane, per la elezione fatta a Vescovo di Cuneo del loro Condirettore Diocesano, il Rev.m° Priore Teol. D. Andrea Fiore. Al nuovo Vescovo umiliamo le nostre più cordiali e festose felicitazioni ed auguriamo che viva ad multos annos al bene grandissimo che certo susciterà anche nel nuovo amplissimo campo assegnatogli da Roma. Iddio consoli e ricolmi delle grazie più eletto il nuovo Pastore.

Una solenne Gara Catechistica.

Il giorno 16 giugno u. s. i giovani artigiani del nostro Oratorio interno di Torino, tenevano una solenne Gara Catechistica, a cui prendevano parte 40 gareggianti scelti con preventivo esame fra un gran numero di concorrenti. Non vi si ammisero i vincitori delle gare precedenti ed i nuovi concorrenti non segnalati per buona condotta. La gara si tenne nel teatrino dell'Istituto alla presenza di tutti i giovani artigiani e studenti, di tutti i superiori e di molti signori e signore della città. I gareggianti erano disposti in ordine sul palco scenico, divisi in due schiere, 20 per parte. Nella prima.: calzolai, sarti, fabbri-ferrai e falegnami; nella seconda : scultori, fonditori, compositori, stampatori, legatori e librai. Rispondevano successivamente un dopo l'altro alle rispettive domande che venivano estratte a sorte e loro dirette dal regolatore della gara. Il gareggiante usciva di combattimento al primo sbaglio che commetteva e passava nei banchi designati ai vinti.

Il programma era diviso in quattro parti

PARTE I: Tutto il Catechismo piccolo è parte del Catechismo grande della Diocesi.

PARTE II: Come sopra, più il resto del Catechismo grande.

PARTE III: Domande reciproche a memoria sopra la materia precedente.

PARTE IV : Come la parte terza, più alcuni fatti della storia sacra.

Dopo un lungo gareggiare riuscirono finalmente principali vincitori i seguenti giovani

1° GIANOTTI PIETRO da Borgo d' Ale, scultore, Principe.

2° TORELLO ANGELO da Nizza Monferrato, falegname, 1° Console.

3° BALLARIO GIOVANNI da Cavallermaggiore, falegname, 2° Console.

41 CLARI GIUSEPPE di Asti, fabbro ferraio, legato.

5° BUSSANO CELESTINO da Torino, legatore, Alfiere.

La vittoria veniva salutata dal suono della Marcia Reale e da vivissimi applausi degli spettatori.

Prima della gara e negli intervalli del riposo, si declamarono dialoghi ed altri componimenti analoghi all'occasione e si eseguirono dalla valente banda musicale dell'Istituto scelti pezzi. Il tutto riuscì con grande soddisfazione ed edificazione.

Abbiamo dati questi minuti ragguagli anche per rispondere a vari nostri lettori che ci interrogarono più volte sul modo pratico di tenere Gare Catechistiche, ed avvertiamo in fine che in quei luoghi dove non si potesse pretendere tanto dai gareggianti, il programma potrebbe semplificarsi e limitarsi assai da renderlo accessibile ai fanciulli meno studiosi.

Simile gara catechistica si è pur tenuta con egual solennità nel giorno di Pentecoste nell'Oratorio festivo di S. Francesco di Sales, riuscendovi

Principe il giovane CLAUDIO SAUVAGE; Consoli: ALESSIO MARTOGLIO e PIETRo ACTis; Legato: CARLO BoERIs; e Alfiere: SILVIO SCHIAPPARELLI.

Generosa privazione in favore delle Missioni.

Il Rettor del Seminario di Jesi, Rev.m° Canonico Serafino Palmigiani, scrivendo a Monsignor Costamagna nell' occasione della sua consacrazione episcopale, gli manifestava in questi termini un cordiale atto di privazione di quei cari giovani seminaristi in favore delle Opere Salesiane : « Questi giovani, in numero di cinquanta, insieme con me si uniscono Cooperatori alle Opere dei Salesiani ed in particolare alla Missione dell'Eccellenza Vostra, ed a questo fine facciamo ogni sabato un fioretto alla Madonna con una piccola privazione in refettorio, ed il risparmio che ne ha l'Amministrazione fin d'ora l'offrono alla Congregazione dei Salesiani, cui io spedirò a tempo. Venerdì poi (24 maggio) innanzi all'immagine di Maria Ausiliatrice faremo le nostre devozioni supplicandola che benedica noi in questo proposito e feliciti le Opere Salesiane. La bella immagine che abbiamo acquistata e posta in una magnifica cornice, rimarrà per ricordare a noi tutti la fatta offerta, e la Vergine potente da esso rappresentata ci proteggerà, ne siam sicuri, in vita e ci salverà in eterno ». Oh ! si Maria Ausiliatrice, secondo la parola di D. Bosco, non mancherà certamente di benedire, proteggere, prosperare e salvare tutti questi cari giovani seminaristi che tanta generosità mostrano per le Missioni Salesiane.

Decennio convenientemente celebrato.

Nei giorni 23 e 24 giugno, la banda musicale del primo Oratorio festivo di D. Bosco in Torino celebrava solennemente il decimo anniversario dalla sua fondazione, con l'intervento di tutti gli antichi suoi allievi. La mattina del 24, festa di S. Giovanni Battista, in numero di più che cento cinquanta quei buoni giovanotti col loro maestro Gio. Garbellone si recarono presso la tomba di D. Bosco in Valsalice, dove ascoltarono la S. Messa e si accostarono con tanta divozione alla S. Comunione. Verso sera poi diedero un solenne concerto nel nuovo cortile dell'Oratorio festivo in Valdocco, alla presenza di gran numero di signori e signore e d'un'immensa folla di giovanetti e di popolo. Si calcolano oltre ai quattro mila gli spettatori. Quei bravi allievi parevano altrettanti artisti. Per merito ed incoraggiamento fu distribuito a tutti quegli alunni un elegante diploma d'onore ed ai primi tra loro anche altri attestati di merito con medaglie di varii metalli. - A questa banda musicale di giovani operai, scelti tra gli allievi che frequentano l'Oratorio festivo suddetto, e che sovente sono chiamati alle sacre processioni di Torino e fuori, noi auguriamo che continui floridamente nell'ottima via intrapresa; giacche, mentre da essa trarrà gran profitto l'Oratorio festivo a cui appartiene, servirà di potente mezzo educativo e di attrattiva al bene a tanti giovani e renderà sempre più amato a questi cari figli del popolo il nome del loro grande amico Don Bosco.

Ospite illustre.

Sulla fine di maggio fu di passaggio a Torino e si compiacque ospitare nel nostro Oratorio l'Ecc.mo Mons. Silverio Gomes Pimenta, Vescovo titolare di Comaco, Ausiliare del Vescovo di Marianna nel Brasile. Di qui si recò a Roma, quindi in Terra Santa. Speriamo di rivederlo prima che ritorni in patria.

Nell'Oratorio di Fossano.

Domenica 26 maggio nell' Oratorio Vescovile, diretto dai Salesiani, ebbe luogo una cara e simpatica festa. I vispi giovani che frequentano l'Oratorio, preparati con un triduo dal loro direttore D. Emerico Talice, celebrarono con vero slancio la festa di Maria SS. Ausiliatrice. Il vasto salone, ridotto a chiesa per opera del cavalier Vincenzo. Tesauro di f. m. e preparata con gusto, presentava un bell' aspetto ed invitava al raccoglimento ed alla preghiera. Alle ore 7 1/2 ant. la bella chiesa era ripiena di giovani , che raccolti e devoti , si preparavano alla S. Comunione , mentre fra il canto di graziosi mottetti vi celebrava la santa Messa il M. R. Don Carlo Guarlotti cane. vesc., il quale visibilmente commosso per l'ottimo contegno di quei giovanetti, loro rivolgeva semplici ed inspirate parole. - A fun zione finita, fu a tutti distribuita abbondante colazione. Rallegrava davvero il cuore quella turba di giovani baldi ed allegri, dai cui occhi traspariva l' interna gioia gustata a piedi degli altari.

Nel pomeriggio , dopo svariati divertimenti e giuochi, si raccolsero ancora una volta in chiesa, dove cantati solennemente i Vespri, saliva il pulpito il Rev. Mons. G. A. Masera Vicario Gen. e con parola facile, vivace , persuasiva entusiasmò quella eletta di oltre duecento giovani infervorandoli alla divozione di Maria SS. ed esortandoli a frequentare l'Oratorio che è per loro il luogo più proprio per crescere buoni cristiani ed onorati cittadini.

Si chiuse la cara festa con un breve trattenimento e colla distribuzione dei premi e regali ai più assidui e diligenti.

(Dal Fossanese).

Solenne premiazione.

La sera del 2 maggio, nella chiesa di S. Giovanni di Parma, splendidamente addobbata per la circostanza e rischiarata da potenti lampade elettriche, ebbe luogo la chiusura del VI Anno di quella Scuola di Religione, frequentata da oltre 400 allievi provenienti da Corsi Elementare, Tecnico, Ginnasiale e Liceale, dall'Istituto Tecnico, da quello di belle Arti, dall'Università, dal Conservatorio Musicale, dagli Impieghi e dalla Milizia. Presiedevano l'accademia Mons. Giacomo Costamagna e Mons. Guido Conforti Provicario Generale di Parma. Quest'ultimo dopo aver presentati i saluti e la benedizione di S. Ecc. il Vescovo assente dalla Diocesi per indisposizione, parlò della importanza della Religione, massime ai nostri tempi, ascoltato con attenzione ed applaudito calorosamente alla fine. Parlarono quindi con convinzione i giovani studenti d'Università sig. Pietro Borri ed Antonio Tagliasacchi. Il primo disse brevi ma infuocate parole sul tema: Cristo nelle Scuole, dimostrando che dalla scuola senza Dio esce una gioventù corrotta e corruttrice. Il secondo ricordando con classica semplicità la novelletta di Appelle ed il calzolaio, lanciò il detto dello scrittore ne sutor ultra crepidam in faccia a quei saccentoni che sparlano della Religione senza conoscerla. Il signor Pio Benassi si limitò a render conto dello studio fatto nel corso dell'anno nella 1a sezione. Dopo l'epodo del sig. Zanetti, tra fragorosi ed incessanti applausi, salì alla tribuna il Direttore della Scuola, D. Carlo M. Baratta. Con accento vibrato parlò dello spirito che devesi portare nello studio della Religione. « L'ansia febbrile, diss'egli con frase scultoria, che domina sugli studii del secolo impedisce ordinariamente la calma l'armonia dei dogmi, il nesso logico della morale si conosce meglio al raggio d'una mente serena; la Religione va studiata senz'alleanza col dubbio, senza basso spirito di partito ». Chiuse la festa Mons. Costamagna, salutando Parma città nobile, inviando le sue congratulazioni a Mons. Magani, Angelo della Diocesi, giustamente invidiato per l'indirizzo di questa Scuola, gloria di Parma, e facendo voto perchè i giovani abbiano sempre da corrispondere alle sue cure ed a quelle del loro Direttore. La parte musicale fu sostenuta dalla Schola Cantorum del Collegio Salesiano S. Benedetto, che fu applauditissima dalla numerosa e colta udienza e che meritossi ampi elogi dalla pubblica stampa. La festa riuscì davvero splendida oltre ogni aspettazione.

La premiazione fu munificentissima. I premii in danaro, in seguito al lavoro di concorso sul tema « Perchè io debbo essere cattolico » furono, riportati dai seguenti : Il 1° premio di lire 100 toccò al sig. Francesco Galli, studente di matematica; il 2° di L. 75 al signor Andrea Borri,, studente di giurisprudenza; il 3° di L. 50 al sig. Antonio Bocchi, studente in medicina ; il 4° di L. 25 al sig. Antonio Boselli liceista. Furono dichiarati degni di lode, ma fuori concorso, i lavori dei sigg. Pio Benassi, studente di matematica, Antonio Tagliasacchi di medicina, Pietro Borri di leggi. Seguirono poi numerosi e ricchissimi premi in libri. Ai distinti giovani premiati ed in genere a tutti i bravi alunni della Scuola di Religione di Parma il Bollettino Salesiano si . onora d'inviare le più sincere congratulazioni ed i più caldi ed ardenti augurii che il loro esempio . sia imitato da tutti i giovani studenti non solo di Parma, ma vorrem dire di tutta Italia.

In merito alla Scuola di Religione di Parma facciamo noto ai nostri lettori che il giovane Pio Benassi - assiduo frequentatore di detta scuola - pubblicò di questi giorni un elegante opuscolo, vendibile presso la Libreria Vescovile Fiaccadori di Parma al prezzo di centesimi 25, in cui dopo aver esposta cronologicamente la storia di questa Scuola Superiore di Religione - la prima del genere in Italia - ne analizza il metodo d'insegnamento ed in fine accenna ai benefici effetti ottenuti nella studiosa gioventù della città di Parma.

Slancio giovanile per onorar Maria.

Ci scrivono da Messina: - Nella domenica 2 giugno i giovani dell'Oratorio festivo salesiano di Messina celebrarono per la prima volta anch'essi la festa di Maria SS. Ausiliatrice. Si eran preparati ad essa durante il mese di maggio frequentando numerosissimi le pratiche di pietà in onore di Maria ; ma in quel giorno dimostrarono più del solito la loro divozione alla gran Madre di Dio.

Sin dalla vigilia i giovani erano in grande movimento per preparare gli addobbi della festa ed ornare la cappella ed il cortile. Al mattino della domenica già all' alba si trovavano nell' Oratorio molto numerosi.

Alle 7 1/2 andarono in cappella, bellamente ornata, ed assistettero alla santa Messa. I giovani erano moltissimi e quasi tutti si accostarono alla santa Mensa, fra cui una trentina fecero la loro prima Comunione. Durante la Messa i giovani della scuola di musica dell' Oratorio eseguirono egregiamente alcuni mottetti. La funzione riuscì oltremodo commovente !

Verso le 15 il cortile dell'Oratorio formicolava per più di 500 giovani. L' Oratorio era tutto pavesato con bandiere, stendardi, festoni di fiori, larghe iscrizioni, pitture, palloncini... ed in mezzo a grazioso cortinaggio campeggiava l' immagine di Maria SS. Ausiliatrice, circondata da gigli e rose.

Alle 16 1/2 i giovani assistettero alle funzioni. in cappella, con discorso, Tantum ergo in musica e benedizione solenne. La cappella spaziosa era letteralmente gremita, tanto che molti non poterono entrarvi.

Dopo la benedizione i giovani si riversarono in cortile. La gioia si leggeva sul volto di tutti. Dopo l'ascensione di parecchi palloni areostatici, si diè principio, in cortile stesso, all'Accademia in onore di Maria SS. Ausiliatrice. Intervennero ad essa molti Rev.mi Sacerdoti, molti signori e signore della città, i quali, oltre all' ammirare il rapido sviluppo preso dall' Oratorio in poco tempo, si mostravano lieti nel vedere, in tempi così cattivi, tanti giovani radunati per onorar Maria.

Dopo un bel canto d'introduzione, eseguito dai cantori dell' Oratorio, i giovani cominciarono a leggere cari componimenti in prosa ed in poesia, in italiano, latino, greco, francese, spagnuolo, inglese ed anche in dialetto. Piacquero tutti, specialmente parecchi ragazzini che con la loro vocina si univano anch'essi nell'onorare Maria. Questa recita fu intramezzata da vari canti eseguiti a puntino dai suddetti giovani. Tutti erano commossi a tanto spettacolo di affetto e di devozione a Maria.

Sul finire dell'Accademia il Direttore dell'Oratorio, Don Angelo Lovisolo, disse alcune belle parole di chiusura che coronarono degnamente l'Accademia.

Intanto essendosi già fatta sera si diè principio all'illuminazione del prospetto dell'Oratorio e del cortile. Si fece ancora l' ascensione di altri palloni e si accesero alcuni razzi e fuochi pirotecnici.

Ho assistito a molte feste di Maria ; ma festa così affettuosa, così poeticamente bella non la vidi mai. Quello che più mi colpì fu l'entusiasmo dei giovani. Come erano lieti ! Io credo che questa festa per loro sarà sempre di dolce ricordo e di stimolo al bene. Benedetti i figli di Don Bosco che con tali feste e tali solennità inculcano nei giovani l'amore a Maria e li preparano ad essere col tempo veri cattolici e buoni cittadini.

Un Messinese.

BIBLIOGRAFIA

Vita popolare di San Filippo Neri

del Sac. G. B. FRANCESIA, 21a edizione accresciuta e illustrata. - Torino, Libreria Salesiana 1895 - prezzo L. 2 - (non illustrata C.mi 40).

A celebrare il trecentesimo anno dal trapasso del Santo Fondatore dei Filippini, l'illustre sacerdote G. B. Francesia, dottore in lettere, mandò al pallio la sua 21' edizione della vita di esso in elegante ottavo , con giunte , correzioni e illustrata qui e qua di graziose incisioni. È una pubblicazione fatta a modo, in uno stile che tramezza l'allindato e il popolare, e di cui dobbiamo sapergliene grado e grazia.

L'Autore toglie a svolgere in 45 capitoli la vita di un Santo, il quale di nascimento fiorentino, romano di cittadinanza, fu, come oggi si direbbe, una vera illustrazione del cinquecento.

In un secolo, in cui lo scisma brogliavaci in ogni parte d'attorno, e uomini di studio e lettere chiarissimi sedurre si lasciavano al pestilenziale veleno della eresia calviniana e di Lutero, fu veramente provvidenziale il sorgere di ecclesiastici di vasto sapere e di gran cuore, che, con le loro scritture, e più, collo specchio della vita integerrima, imitabile e santa, iniziassero una salutevole reazione nei varii ceti sociali, e l'autorità rincalzassero della Cattedra di San Pietro da false dottrine, sussidiate dalla stessa filologia e poesia, fatta quasi vacillare.

Ed è cosa degna di osservazione che, mentre da un lato sorgevano i Cristofori Cellarii, i Pomponnazi, gli Erasmo, i Bruno, i Valla, Sarpi e Cardano, dall'altro poderosi di sapere vario e sereni di mente, si presentassero al paese colto ed ignorante dell'Italia i Neri, i Baronii, i due Borromei, i Francesco di Sales, i Felici da Cantalice, a raddrizzare le menti travolte, ad appurare i cuori guasti, infiammandoli di quell'Amore, per cui si aperse il primo Amore, in nuovi amori, e redense il mondo.

Il Neri, fondata nella Vallicella di Roma la sua istituzione, irraggiò in tutta la penisola e fuori, come da fuoco ardente, la sua carità divina ; e noi Piemontesi con orgoglio ricordiamo il nostro matematico e orientalista Tommaso Valperga-Caluso, dal Padre Vincenzo Ungaro indotto a Napoli a vestire l'abito dell'Oratorio ; come non dimentichiamo mai un altro illustre Filippino Giovenale Ancina, lustro della facoltà medica torinese, e poi mitrato Vescovo di Saluzzo.

Il Francesia, versato che è di nostra letteratura, lasciò alquanto in disparte l'uom di lettere e lo scienziato, ma piuttosto ci propose innanzi il suo Santo nel più bell'aspetto immaginabile di sua vita pratica, benefica, incantevole senza paragone.

Se mi dimandate perchè è riuscito nel suo lavoro così bene, vi dirò così in confidenza che esso modellava la sua testa, e panneggiava il suo Santo, ritraendolo dal vero e dal vivo. Aveva cioè dinnanzi ai suoi occhi il venerando D. Giovanni Bosco, fondatore dell'Oratorio Salesiano ; quindi abbozzando e ritoccando il suo studio riuscì, senza addarsene, a ritrarci in san Filippo Neri il nostro Don Bosco maniato.

Mi rincresce di torre con queste parole un poco di originalità alla bella vita scritta dal Francesia. Ma la verità è questa : Don Bosco tutto rassomigliava san Filippo; e l'uno nel cinquecento, nel secolo dei letterati, fece quello che tra noi viventi operò, nella età delle industrie e dei commerci, testè Don Giovanni Bosco.   V. L.

(Dall'Italia Reale-Corriere Nazionale del 10-11 giugno 1895).

Il libro qui sopra annunziato ò molto adattato a far conoscere al popolo e alla gioventù la preziosa vita e le virtù eroiche che adornarono l'animo di quel gran Santo che fu FILIPPO NERI.

È scritta con stile semplice e chiaro, quale a Vita popolare si addice. Con ciò l'illustre Autore ha avuto di mira di escludere ogni cosa che ecceda l'intelligenza del più umile lettore, perchè si desidera di rappresentare senza alcun fiore questo santo, che per se stesso suol raccomandarsi al popolo cristiano,

Noi desidereremmo che questa cara vita corresse per le mani di tutti e fosse letta in special modo dalla gioventù, sicuri che ne ricaveranno gran frutto.

In fine ci auguriamo che tutti in leggendo le amabili virtù di S. Filippo Neri, in queste pagine dal pio Autore sì mirabilmente esposte, siano imitate a bene della Religione e della Società.

È questo l'augurio migliore che noi di cuore facciamo al Rev. dott. Francesia sempre infaticabile per ciò che riguarda l'educazione morale della gioventù e del popolo.

(Dalla Voce delle Marche).

Di una nuova missione del clero dinnanzi alla questione sociale è il titolo di un elegante libretto uscito testè dalla Tipografia Fiaccadori di Parma; un nuovo lavoro succoso, originale, scientifico e pratico insieme del benemeritissimo Sac. Dott. Carlo M. Baratta, Direttore dell' Istituto Salesiano di San Benedetto a Parma.

Fra tanta spaventevole confusione di idee e dichiarate rivolte contro l'ordine divino ed umano in cui versa la società, è cosa confortante lo scorgere quanto il laicato cattolico ed il clero pensino, studino e si adoperino per rimediare ai presenti mali sociali ed a prevenirne di maggiori, sì che se questa vecchia, corrotta e crollante società deve andar salva da un cataclisma, ciò lo dovrà, non ai politicanti del giorno, ma all'attività, alla scienza feconda, alle caritatevoli industrie, che inspirate dalla cristiana carità, il clero ed il laicato cattolico vanno moltiplicando.

E per rimediare appunto ad uno dei mali maggiori sociali, cioè l'abbandono dei campi da parte di tanti contadini per inurbarsi e darsi alla vita industriale, il Rev.mo Direttore dell' Istituto salesiano, togliendo le mosse del suo lavoro da una magnifica pastorale dell' Em. Card. Bourret, di cui cita splendidi fatti, e fondatosi sugli insperati meravigliosi risultati, che perfettamente conosce, scaturenti dall'attuazione dell'induzione dell'azoto atmosferico per mezzo delle leguminose, che abbiano ricevuto una doppia anticipazione dei sali minerali, invita il clero a prendere conoscenza, pur dandone esso una sufficiente cognizione, affinchè coll'istruire i proprii parrocchiani come facilmente duplicare e triplicare i prodotti, possa redimere le plebi cristiane dalla miseria e dalla servitù economica, sottraendole a qualunque tentazione, che possa venire dai banditori di socialismo. Santa e imperiosa opera di misericordia reclamata dai presenti bisogni popolari, ai quali, senza ricorrere ai sogni ed utopie dei socialisti, larghissimamente si provvede coll'attuazione del nuovo principio agrario l'induzione dell' azoto atmosferico:

Che poi il Rev. Don Carlo Baratta si apponga al vero, basti il dire, che il suo bellissimo lavoro è un perfetto riflesso delle opere del Cav. Stanislao Solari - Il progresso dell'agricoltura nell'induzione dell' azoto - Economisti e Sociologi di fronte ali' agricoltura - La natura e gli e fatti dell' errore agricolo nell' odierna questione sociale - tutte opere che il Clero opportunissimamente potrà consultare perchè scritte in senso perfettamente cattolico e pienissimarnente conformi alla scienza e pratica agricola, quali omai tutta Italia riconosce nello scopritore dell'induzione dell'azoto, atmosferico, in quegli che senza alcuna peritanza possiamo nominare il primo agronomo d'Italia, che le alte sfere lasciano in dimenticanza perchè pretto cattolico e non massone, ma che non deve essere obliato dai cattolici. Con vero giubilo vedemmo l'apparizione alla luce del bellissimo libro del Sac. Baratta come una riconferma essere il Clero tra gli antesignani del vero progresso ed il più efficace fattore del benessere delle popolazioni, giacche per sicurissima prova sappiamo, dover ciò risultare da quanto inculca il dotto Direttore dell'Istituto Salesiano di Parma, essendochè il sistema Solari, ovunque in Italia venne applicato, ha fatto splendida e sicurissima riuscita.

Al chiarissimo Autore le nostre cordiali felicitazioni.

P. B. G.

N. B. Rivolgersi alla Tipografia Fiaccadori, Parma (Prezzo centesimi 50).

Cooperatori Salesiani defunti in Maggio e Giugno.

1. Aimone D. Amedeo - Brusnengo (Novara).

2. Ambrosetti Vorcellone Teresa - Sordevolo (Novara).

3. Arionti D. Giuseppe - Milano.

4. Bernardelli D. Giacinto - Ludizzo (Brescia).

5. Bernardi cav. Carlo - Brescia.

6. Bernaschina Gio. Batt. - Arona (Novara).

7. Berardi Virginia Ved. Antolisei - Offida (Ascoli Piceno).

8. Bertotti D. Gio. Batt. - Oleggio (Novara).

9. Bianchi D. Gaetano - Prato Valle (Arezzo).

10. Bigazzi P. G. - Proto Vecchio (Arezzo).

11. Bona Catterina - Strambino (Torino).

12. Bonardi Andrea - Idro (Brescia). 13. Boroli D. Giuseppe - Grignasco (Novara).

14. Borsiglia Anna Ved. Basavi - Reggio-Emilia.

15. Brocchiero Giusoppe-Dronero (Cuneo).

16. Campana D. Gaspare - Miasino (Novara).

17. Campi D. Francesco - Piuzzo (Alessandria).

18. Canderani Catterina - Iuterneppo (Udine).

19. Carli Momina - Ancona.

20. S. E. Carnevalini Monsignor Gio. Batt., Vescovo - Orto (Roma).

21. Cesati Bar. N. Frigerio - Vercelli (Novara).

22. Cestori D. Fabio - Stocchetta (Brescia).

23. Chelo-Meloni Raimondo-Suni (Cagliari).

24. Chier D. Giacomo - S. Anastasio (Treviso).

25. Cicuta Agnolutto Marianna - Arbo (Udine).

26. Cicuto Don Antonio - Bagnarola (Udine).

27. Cola D. Giacomo - Bonate di Sotto (Bergamo).

28. Consoli D. Francesco - Milano. 29. Cortassa Francesco Antonio -Carmagnola (Torino).

30. Cortese D. Gio. Batt. - Valfenera (Alessandria).

31. Degiovanni Luigia - Torino.

32. Del Corona Vittorio - Borgo San Lorenzo in Mugello (Firenze). 33. De Giuli D. Defendente - Premosello (Novara).

34. Del Vesco Pietro - Fonzaso (Belluno).

35. Fabrizio Don Antonio - Oderzo (Treviso).

36. Faga Teresa - Vestignè (Torino).

37. Ferri D. Pietro - Scandriglia (Perugia).

38. Feruglio Don Paolo - Feletto (Udine).

39. Falcherio Luigia - Torino.

40. Farne D. Giuseppe - S. Antonio della Serra (Alessandria).

41. Ganora D. Camillo - Cicengo (Alessandria).

42. Gatta Domenico - Salerano (Torino).

43. Garneri Giuseppe - Torino. 44. Garneri Pietro - Torino.

45. Gerarduz Pietro - Bagnarola (Udine).

46. Giacolino Giacomo - Locana (Torino).

47. Giacoma D. Gio. Batt. - Ronco Canav. (Torino),

48. Giamagli Sobri Conte Giacomo - Rimini (Forlì).

49. Giovanelli D. Giuseppe - Trento. 50. Giustigiani Lucrezia- Verona. 51. Giustiniani Fanny - Genova. 52. Loy Giuseppe - Grottamaro (Ascoli-Piceno)

53. S. E. Malagola Card. Amilcare, Arciv. di Fermo (Ascoli Piceno).

54. S. E. Marello Mons. Giuseppe, Vescovo - Acqui (Alessandria).