BS 1900s|1908|Bollettino Salesiano Dicembre 1908

ANNO XXXII - N. 12.   Torino, Via Cottolengo 32.   DICEMBRE 1908.

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO NELLA PIA UNIONE DEI COOPERATORI SALESIANI DI D. BOSCO

SOMMARIO: Agli egregi nostri Benefattori . .   353 Il Giubileo del Santo Padre

Cenni biografici di S. S. Pio X (III. Dall'Episcopato al Soglio Papale)   . . . . 357

La Consacrazione di S. Maria Liberatrice   . 361

DALLE MISSIONI: Equatore: Liete speranze per l'evangelizzazione dei Jivaros - Matto Grosso La notizia della morte dei tre piccoli Bororos alla Colonia del S. Cuore; scene di rassegnazione e di dolore straziante - Il viaggio dei piccoli Bororos - Colombia: Care notizie da Agua de Dios    262

IL CULTO DI MARIA SS. AUSILIATRICE: Un dono del S. Padre al Santuario di Valdocco - Nuove Chiese e Cappelle - Pellegrinaggio spirituale -

Grazie e graziati

NOTIZIE VARIE: L'Omaggio del Circolo « Giovanni Bosco » - A Valdocco: Partenza di Missionari; Una festa del lavoro, ecc. - In Italia: Ferrara, Roma, S. Pier d'Arena -All'Estero: - Barcellona, Ciudadela, Matarò, Braga, Londra, Wiedma 378 Tesoro spirituale    381

Necrologio e Cooperatori defunti    381

Indice dell'annata    382

Agli egregi nostri Benefattori

CHI studia la vita di D. Bosco per conoscere appieno il suo spirito, non tarda a convincersi che tre virtù furono in Lui straordinariamente giganti : la fede, che ne informò ogni pensiero, ogni parola, ogni azione; la carità onde il suo cuore avvampò per Dio e per le anime ; e l'illimitata fiducia nella Provvidenza, su cui unicamente appoggiato fondò l'Opera sua. Più che in qualsiasi altra luce, in quella splendidissima che proiettano le accennate virtù, a noi sorride, viva e parlante, la dolce figura di Don Bosco.

Ma se la sua carità è celebrata universalmente, poichè assai belli e profumati e molteplici ne furono e ne sono i frutti, non egualmente apprezzate, perchè ignorate dai più, sono la sua fede e sopratutto la sua fiducia in Dio; eppure quella fu l'ispiratrice e questa il sostegno della sua carità. In vero, o Cooperatori amatissimi, chi infuse nel cuor suo sacerdotale quei palpiti sublimi di carìtà per lo stato compassionevole di tanti giovanetti ? soltanto la fede. E chi insieme lo rese così santamente audace da por mano, con una tranquillità che al mondo sembrava imprudenza, a quelle opere colossali, che finirono per destare la meraviglia di tutti? unicamente la fiducia in Dio !

« Coll'aiuto di questa amorosa Divina Provvidenza - egli scrisse ai suoi Salesiani - abbiamo potuto fòndare chiese e case, fornirle di suppellettili e provvedere agli allievi che entro vi sono. »

« Ma di queste opere - protestava assai spesso - D. Bosco non è che umile strumento, artefice n'è Iddio. Or tocca all'artefice e non all'istrumento a provvedere i mezzi di compierle e di mantenerle; a noi tocca solo di mostrarci docili e pieghevoli nelle sue mani. »

Oh! « la sua confidenza in Dio e nella Beata Vergine era portentosa; esclamò Mons. Cagliero. Durante 35 anni che stetti al suo fianco, non mi ricordo averlo veduto un sol momento infastidito, scoraggiato ed inquieto per debiti dei quali era aggravato, eziandio pel sostentamento dei suoi giovanetti. »

No, egli non s'infastidiva mai ne pei quotidiani bisogni nè per l'avvenire dell'Opera sua; pure oh! quante volte ripeteva ai suoi giovani nel sermoncino della sera: - Pregate ! e coloro. che possono facciano la S. Comunione secondo la mia intenzione!... vi assicuro che prego ancor io, anzi prego più di voi... mi trovo in gravi imbarazzi... ho bisogno di una grazia, vi dirò poi quale sia... - e dopo qualche sera raccontava di aver ottenuto qualche grossa elemosina pari ai suoi bisogni, esclamando : « La Madonna Santissima oggi, oggi stesso ci ha òttenuto il segnalato favore; ringraziamola di cuore e continuamo a pregare, che il Signore non ci abbandonerà. »

E la preghiera fu sempre il sostegno e l'aiuto della sua confidenza.

Sul principio del 1858 (poco più di cinquant'anni fa) egli doveva estinguere un grosso debito e non possedeva un centesimo! Il creditore aveva già aspettato un po', ma pel 20 gennaio voleva assolutamente essere soddisfatto. Si era al 12 del mese e nulla era venuto ad accrescere le speranze di Don Bosco. Trovandosi in tali strettezze, egli dice ad alcuni giovani:

Quest'oggi ho bisogno di una grazia particolare ; andrò in Torino e per quel tempo che vi rimarrò procurate che qualcuno di voi sia sempre a pregare in chiesa.

E si recò in città e quei giovani ubbidirono.

Ed ecco che giunto il Venerabile presso la chiesa dei Lazzaristi, gli si avvicina un signore sconosciuto, che lo saluta e gli dice

- D. Bosco! E vero che ha bisogno di denari?

- Altro che bisogno! necessità!

- Se è così, prenda.

E gli presenta una busta nella quale erano più biglietti da mille.

D. Bosco, meravigliato a quel dono, esitava nell'accettarlo, incerto se quel signore facesse da senno o celiasse, per cui gli disse

- Ma a che titolo mi offre cotesta somma?

- Prenda, le ripeto, e se ne giovi per le necessità dei suoi giovani.

- Grazie allora e che la Madonna lo ripaghi!... Se vuole, le farò due righe di ricevuta.

- No, no ! non occorre.

E il Venerabile, prendendo quei biglietti che l'incognito gli porgeva:

- Almeno favorisca dirmi il suo nome, affinché possa conoscere il mio benefattore.

- Non cerchi di più! Il donatore non vuol essere conosciuto, desidera solamente che si preghi per lui... Ella può fare ciò che vuole di questo denaro... e non si curi d'altro.

Ciò detto, quegli si allontanava in fretta; e Don Bosco ringraziando la Divina Provvidenza mandava subito a parare il suo creditore.

L'anno appresso, ossia il 1859, un giorno Egli scese a mezzodì nel refettorio « ma non per mangiare, sibbene con mantellina e cappello in procinto di uscire. Meravigliati - narra Mons. Cagliero - noi dicemmo

Oh ! D. Bosco non mangia oggi con noi?

- Non posso, rispose, pranzar oggi all'ora solita; anzi, ho bisogno che usciti di refettorio vi incarichiate (soggiunse rivolto a D. Alasonatti prefetto, a D. Rua, a me e ad altri chierici) ho bisogno che da quest'ora fino alle tre vi sia sempre alcuno di voi e qualcuno dei nostri fanciulli, scelti tra i migliori per pietà e fervore, dinanzi il SS. Sacramento. Stassera se otterrò la grazia che ci è necessaria, vi spiegherò- il perchè di questa preghiera.

» Eseguimmo i suoi ordini e si pregò fino alle 3. Verso sera arrivò D. Bosco tranquillo e calmo come quando era partito a mezzogiorno, e rispondendo alle nostre importune e curiose domande ci disse:

- « Oggi alle 3 scadeva un compromesso serio col libraio Paravia di diecimila lire: se non l'avessi soddisfatto, ne avrebbe avuto grave danno lui e gravi danni l'Oratorio. Altri debiti urgevano con altri creditori, che non ammettevano più dilazione e questi ammontavano ad altri diecimila franchi. Sono uscito in cerca di provvidenza ma senza sapere dove sarei andato. Giunto alla Consolata entrai e pregai la Vergine SS. a volermi consolare ed a non abbandonarmi in quel frangente ! Uscitone andai di contrada in contrada dal tocco fino alle due, quando giunto in un vicolo presso la chiesa di S. Tommaso, che metteva in via dell'Arsenale, mi si avvicina un uomo, pulitamente vestito, che mi dice

- » Oh ! se non m'inganno lei è Don Bosco.

» Sì, per servirla; risposi.

« Veda; è proprio lei che io cercava e se non l'avessi incontrata avrei dovuto andare fino all'Oratorio : così mi risparmia una passeggiata : ecco, il mio padrone mi ha incaricato di portarle questo plico.

- » E che cosa contiene?

- » Io non lo so; disse quel domestico. - Allora io lo apersi e trovai cartelle del Debito Pubblico: - E da chi provengono queste cartelle? domandai. - Non debbo dirlo... ed ora la mia commissione è fatta. Stia bene. - E senz'altro se n'andò. Io allora mi recai a casa di Paravia ed esaminato il pacco e le cartelle, trovai tanto da pagare a lui diecimila lire per la stampa delle Letture Cattoliche ed anche per soddisfare ad altri urgentissimi impegni! Oh! figliuoli! Come è grande la Divina Provvidenza! Come ci vuol bene! Come dobbiamo esserle riconoscenti Siate sempre buoni ! Amate sempre e e non offendete mai il Signore ed egli non ci lascierà mancare il necessario... »

» Noi vedevamo in quel momento - conchiude Mons. Cagliero - il suo volto più raggiante del solito, udivamo la sua voce più affettuosa e soave, non tanto per la gìoia e per la meraviglia, quanto per la gratitudine e l'amore verso Dio... »

Cooperatori carissimi, questi fatti meravigliosi onde è piena la vita di Don Bosco, ci dicono con quali mezzi Egli abbia posto mano all'Opera sua e come questa abbia potuto diffondersi rapidamente.

Ma il prodigio continua. Ogni anno, che passa, è una prova di più, chiara ed inconfutabile, del meraviglioso intervento dalla Divina Provvidenza nell'Opera di D. Bosco.

E chi son oggi gl'inviati opportuni, i ministri pietosi, gli angeli della Divina Provvidenza?... Oh! lo diciamo con l'animo profondamente commosso

Son molti di Voi, o zelanti cooperatori e benemerite Cooperatrici, ai quali, al chiudersi di un nuovo anno, sentiamo il bisogno non di rammentare la gran mercede che vi tiene in serbo il Signore, ma - in pegno della nostra commossa riconoscenza - di porgere i migliori augurî di ogni eletta felicità e l'assicurazione delle più ferventi preghiere!

IL GIUBILEO DEL S. PADRE

QUANDO un anno fa, una voce autorevole ammoniva i cattolici a sospendere i pellegrinaggi e a celebrare il felice avvenimento nei loro paesi « raccolti nella preghiera e intesi ad opere di morale e materiale sollievo dei loro fratelli » non potevasi certo prevedere che le Feste Giubilari avrebbero assunto egualmente, in Roma e in tutto il mondo, quello splendore e quell'entusiasmo che formano una nuova pagina stupenda nella storia della Chiesa.

A Roma la data auspicatissima veniva già commemorata il 18 settembre, ma quella fu una festa intima e, vorremmo dir privata, per quanto solenne, simpatica e commovente. In quel giorno il Papa scese in S. Pietro e celebrò attorniato dalle schiere giovanili convenute coi loro vessilli ai suoi piedi in pio ed affettuoso omaggio, e per la prima volta alzò al cielo l'aureo calice geminato offertogli dalla Gioventù Cattolica di tutto il mondo.

Ma la celebrazione ufficiale del fausto avvenimento ebbe luogo il 16 u. s. L'effetto che in quel giorno offriva S. Pietro, nei suoi splendidi addobbi in damasco rosso, era imponente. Oltre sessantamila fedeli erano convenuti all'indimenticabile cerimonia, e in apposite tribune avevano preso posto i parenti del S. Padre, Principi e Principesse di sangue reale, tutto il Corpo diplomatico e gli Ordini dei Cavalieri di Malta e del S. Sepolcro.

Il S. Padre, sceso dai suoi appartamenti poco prima delle 9, vesti gli abiti pontificali nella cappella della Pietà, donde mosse all'altare papale. Apriva l'imponente corteo un picchetto di guardie svizzere, quindi venivano tutti i componenti la maestosa Cappella Pontificia. Precedeva il crocifero seguito da sette prelati portanti sette candelieri, dietro cui venivano i penitenzieri della Basilica Vaticana in pianeta, gli abati mitrati, i vescovi e gli arcivescovi (oltre 250) tutti nei paludamenti del proprio rito, quindi il sacro Collegio dei Cardinali, e in fine, circondato dalle guardie nobili e svizzere, dagli ufficiali dei gendarmi e dalla guardia palatina e dai camerieri segreti coi flabelli, il S. Padre in sedia gestatoria. Intanto le trombe d'argento suonavano dalla loggia della benedizione la marcia pontificia. Giunto il corteo all'altare della Confessione, la Cappella Sistina intonò il Tu es Petrus, cui segui il canto di Nona e quindi la Messa Papale. Terminata la messa, Pio X indossò di nuovo il piviale e il triregno e in sedia gestatoria si recò dinanzi all'altare della Confessione, donde, da apposito podio, impartì con voce commossa a quell'immensa moltitudine di fedeli e a tutto il mondo l'Apostolica Benedizione.

Così stupenda solennità, preceduta ed accompagnata da numerosissimi pellegrinaggi, non poteva non avere un'eco giuliva in tutto il mondo cattolico; ovunque, infatti, il 16 novembre o la seguente domenica, in mezzo a ferventi dimostrazioni di religiosa pietà, si cantò a Dio l'inno del ringraziamento.

A Torino la gran festa papale si svolse la domenica 22, nel Tempio Metropolitano preceduta da solennissimo triduo, e si chiuse all'Oratorio. Alla Metropolitana, al mattino vi fu pontificale solenne, con musica della nostra schola cantorum ed assistenza di quasi tutto il Clero e di tutti i Prelati della città, con a capo l'Em.mo Card. Arcivescovo che rivolse alle rappresentanze di tutte le Associazioni Cattoliche e a un popolo immenso una fervida allocuzione. A sera dopo il canto del Te Deum e la benedizione impartita dall'Em.mo Card. Richelmy, tutte le squadre delle società cattoliche sportivo-giovanili si recavano in corteo al teatro dell'Oratorio nostro di Valdocco per una festa geniale, che fu degna corona della solennissima dimostrazione di affettuoso attaccamento, data da Torino cattolica al Vicario di Gesù Cristo. Seduta stante, veniva, fra i più frenetici applausi, proposto e spedito un ossequioso telegramma al Santo Padre.

Consimili dimostrazioni di fede, di devozione e di amore ebbero luogo in tutte le città d'Italia e dell'Estero, offrendo una nuova prova confortante della vitalità della nostra Religione Santissima e un'arra di futuri trionfi.

Il Papato vive, e vivrà vittorioso sino alla fine del mondo, e noi, o Padre Santo, siamo e saremo sempre per Voi !

CENNI BIOGRAFICI di Sua Santità Papa Pio X (1)

È eletto Vescovo.

Era la mattina del 3o agosto 1884, quando il Vescovo di Treviso Mons. Giuseppe Apollonio uomo pio, dotto, rigido (2), fatto venire a sè il cancelliere Mons Sarto, lo condusse nel suo Oratorio privato e gli disse

- Caro Monsignore, inginocchiamoci qui tutti due, dinnanzi a Gesù in Sacramento, perchè abbiamo bisogno di pregare tutti e due per una cosa che ci tocca entrambi.

A queste parole Mons. Sarto rimase altamente sorpreso e pensò subito a qualche disgrazia; pure, senza investigar nulla s'inginocchiò e pregò fervidamente. Dopo qualche minuto il Vescovo sorge e con mano tremante gli consegna una lettera, che egli, più tremante ed agitato, apre e legge. Era la sua nomina a Vescovo di Mantova! Come restasse a quell'annunzio lo possono immaginare quelli che sanno quanta sia sempre stata la sua modestia; si mise subito a piangere, protestandosi insufficiente all'altissimo ufficio. Mons. Apollonio lo confortò con parole paterne, nondimeno egli fe' sentire le sue difficoltà anche a Roma; ma queste non furono accettate e dovette piegare il collo sotto la prima croce che il Signore gli aveva preparato. Quella infatti era la più leggera, la seconda sarebbe stata più pesante, ma la terza avrebbe avuto un peso, che non avrebbe ammesso confronti!

Un profilo dell'Eletto.

È un po' originale ma spontaneo, affettuoso e sincero, e appunto per questo ci piace riportarlo.

Quando si seppe -- leggevasi nella Difesa di Venezia -del 20-21 settembre 1884 - che Monsignor Giuseppe Sarto sarà designato alle sede vescovile di Mantova, chi lo conosce (e non sono pochi anche fuori della sua diocesi) non fece alcuna meraviglia, soltanto si accontentò di dire: « Era da vederla!...» Sicuro, perchè non tutti i bravi, come lui, hanno le qualità, che ha lui per essere un vescovo di garbo, uno di quelli, che, secondo la parola, con cuore di padre hanno occhi da sopraintendere al bene spirituale dei fedeli a loro commessi. Ma che cuore paterno batte in seno a quel Monsignore! Domandatelo a quei di Salzano, dove per quasi due lustri fu arciprete. Son nove anni che fu levato da quella cura, e la memoria di lui resta in quei terrazzani vivissima e cara. Mi ricordo che quando giovane fu fatto arciprete, fu un plauso generale, perchè bravo, dotto, studioso, modesto (non abbiate paura di molti aggettivi, perchè se ne avessi di più ancora, tutti gli starebbero a capello...) fu un plauso adunque perchè si disse: - A fare il cappellano quel giovane si sciupa: ha ingegno da reggere molto bene. - Lo vedevano fin d'allora che doveva salire...

» A farlo salire fu Mons. Zinelli, che d'ingegni s'intendeva, il quale, vedendo che il Sarto gli poteva tenere buon servizio, nel 1875 lo fece canonico della cattedrale di Treviso e suo cancelliere... E di lui cancelliere tutti ne parlarono bene; ne parlarono meglio poi quando, morto Mons. Zinelli, i suoi colleghi canonici lo elessero Vicario Capitolare, come a dire, gli dettero una patente di abilità vescovile...»

E rilevato il preclaro intelletto, il fine discernimento e l'ammirabile affabilità e schiettezza del nuovo Vescovo, l'articolo conchiudeva: « Scommetto che i mantovani, appena l'avranno visto, sentito e praticato, se ne innamoreranno anch'essi. Ma per arrivare a questo, non c'è bisogno di tanto lunga pratica. Basta vederlo con quell aria di viso aperto, gioviale, veneto, sorridente per nativa bontà di cuore; basta sentirlo parlare, dolce, spontaneo, accalorato, oratore sempre, oratore poi celebrato nel pulpito, dove ha un'eloquenza non comune. Chi l'ha udito predicare con quella effusione d'affetto, con quella pienezza di carità, con quella dolcezza di suoni, non crede di far nemmeno un peccato veniale se afferma ritrarre 'la predicazione sua della predicazione di San Francesco di Sales, così effusa, dolce e piena di amore...»

Mons. Giuseppe Sarto venne consacrato il 16 novembre 1884 (IIIa domenica del mese) sacra al Patrocinio di Maria Vergine Incoronata, Patrona della sede vescovile a cui veniva assunto, dall'Em.mo Card. Parocchi nella chiesa di S. Apollinare in Roma. Vescovi consacranti furono gli ecc.mi Berengo e Rota, entrambi già vescovi di Mantova.

Il suo programma.

Appare chiarissimo dalla sua prima Lettera Pastorale: - Per il vantaggio delle anime (egli diceva) non cure, non veglie, non fatiche rispar-

mierò, e niente avrò più a cuore quanto la vostra salute. Forse alcuno si chiederà in che io mi affidi per avvalorare queste mie promesse. Rispondo nella speranza, il cui emblema, l'àncora, scelsi appositamente nel mio scudo; la speranza! che, come è detto nella Scrittura, è l'àncora sicura e ferma dell'anima; la speranza! unica compagna della mia vita, il più grande aiuto nelle dubbiezze, la forza più salda nell'impotenza; la speranza! ma non la speranza negli uomini, la quale là, donde crede trarre maggiore felicità trae invece maggiori sciagure ; ma la speranza di Cristo, che avendo il suo appoggio nelle celesti promesse, anche l'uomo più debole rafforza con la grandezza dell'animo e l'aiuto divino... Oh! speranza, speranza, che unisci me a Dio e Dio a me ! Pur conoscendomi insufficiente al peso, che mi fu addossato, mi consolo tutto nella bella virtù della speranza. »

I nove anni di episcopato.

Chi potrebbe riassumere in poche parole la vita operosissima di Mons. Sarto Vescovo ?

Tutto a tutti, non appena ebbe preso possesso della sua sede, apparve qual era e quale continuò sempre ad essere: indefesso e zelantissimo. Uno dei suoi primi pensieri fu quello di disporre i Mantovani alle feste centenarie di S. Anselmo, loro Patrono, che difatti si celebrarono nel marzo del 1885 con pompa solennissima. Un altro pensiero che richiamò l'indefessa operosità di Mons. Sarto fu il seminario. L'educazione della gioventù era stata sempre una delle cure principali del futuro Pio X; infatti già a Tombolo, a Salzano e a Treviso, egli aveva lasciato splendide tracce di questa sua nobilissima dote. Fatto vescovo, non potè far a meno di dedicare le premure più sollecite e la parte migliore del suo zelo e della sua carità al seminario ; anzi negli ultimi anni volle esserne egli stesso il rettore, e vi insegnò anche canto gregoriano, morale, ed altre discipline.

Monumenti imperituri della sua operosità e del suo zelo apostolico son pure le Visite pastorali compiute; il Sinodo diocesano tenuto nel settembre del 1888, e le Feste centenarie di S. Luigi Gonzaga da lui promosse e celebrate. Il 21 giugno del 1891 cadeva il terzo centenario della morte ,dell'angelico Patrono della gioventù, e per opera di Mons. Sarto il venerato Santuario di Castiglione delle Stiviere non solo fu restaurato e decorato elegantemente, ma vide affollarsi sotto le sue vòlte numerosi pellegrinaggi ; il 21 giugno si calcolarono oltre 25 mila i forestieri accorsi alla chiusura delle solennissime feste. Leone XIII, a dimostrare la sua compiacenza per quanto aveva fatto il Vescovo di Mantova per promuovere, dirigere e condurre ad esito felicissimo dette solennità, lo creò suo Prelato Domestico ed Assistente al Soglio Pontificio.

Similmente, scrupoloso osservatore dell'obbligo di insegnare che incombe sopra tutti al vescovo, non si contentò delle poche volte che gli erano assegnate dalla consuetudine per far sentire la sua parola nella cattedrale, ma coglieva ogni occasione opportuna; e, strenuo difensore e figlio tenerissimo della Chiesa e del Papa, non lasciava mai passare la più piccola occasione senza parlare del Vicario di Gesù Cristo, per difenderne i diritti, raccomandarne l'amore, predicarne la più schietta e completa devozione.

Convinto del bene che può fare un buon giornale, incoraggiò sempre con la parola e con l'opera la stampa cattolica; e ardente com'era del vero bene del popolo, favorì il movimento e gli interessi cattolici d'ogni specie, prendendo parte con compiacenza alle pubbliche sedute ed infiammando con la sua eloquente parola gli astanti.

In breve, ossequente alle autorità costituite, largamente benefico ed amabile col popolo, cortese e dignitoso coi nobili, era l'idolo della diocesi ; anzi la fama del suo zelo, della sua pietà e della sua eloquenza ne aveva varcato i confini, sicchè parecchi erano i prelati che lo volevano a pontificare e predicare nelle loro chiese. Nel febbraio del 1893, insieme col Card. Parecchi e coll'Arcivescovo di Perugia predicò a Roma nella Basilica di S. Lorenzo in Panisperna nella faustissima occasione delle feste del Giubileo Episcopale di Leone XIII; e vi predicò così applaudito che molti degli uditori gli presagirono il cappello cardinalizio. E, come vedremo, così doveva essere realmente.

Cuor di Pastore.

Una domenica di agosto del 1887, il Vescovo Mons. Sarto si trovava a Castelbelforte in visita pastorale, quando sente che nel prossimo mercoledi partivano per l'America, costretti dalla necessità, ben 305 di quei parrocchiani... La notizia lo impressiona vivamente e, tenero alle sventure di tutti, e massimamente a quelle dei poveretti che sono di solito comprese da pochi, chiudendo il catechismo in quella chiesa non potè trattenersi dal versare nel cuore dei fedeli la piena del suo.

« Non s'appartiene a me, carissimi - egli disse - il giudicare se i nostri paesi siano di quelli dove le bocche sono soverchie ai mezzi di sussistenza e troppe le braccia che dimandano il lavoro; ma comunque sia per altri deciso, io, come padre delle anime, devo pur lamentare la partenza di tanti miei figli per luoghi, dove non troveranno che assai di rado e con grande dif-

ficoltà quei soccorsi religiosi, che coll'aiuto di Dio qui ancora non mancano. Lasciare la chiesa dove fummo fatti cristiani, dove abbiamo imparato a pregare, ricevuta la prima Comunione, presa tanta parte alle feste del Signore e sentita la divina parola... per andare in paese dove ci verranno meno questi cari conforti e sarà gran mercè se qualche volta fra l'anno si incontrerà un sacerdote e si potrà assistere alla santa messa... oh è impossibile a questo pensiero non sentire nell'animo il dolore, la pietà, la compassione!... »

E questo fatto lo consigliava a rivolgere al clero una lettera per ricordargli una delle più commendevoli opere di carità e di zelo pastorale verso i propri parocchiani : « Procurate, diceva, di persuaderli a non lasciarsi trasportare da quel facile entusiasmo, a cui segue immediato il pentimento e di pensar seriamente alla determinazione che prendono, e di aggiornare l'esecuzione dei loro progetti; perchè tutta intera la vita non basterebbe forse a riparare le conseguenze di un passo funesto. » E suggeriva ai sacerdoti le norme migliori perchè nel dare l'ultimo saluto ai loro parrocchiani emigranti, li avessero a provvedere di quanto è necessario per conservarsi, anche al di là dei mari, cattolici veri, e farsi riconoscere facilmente come tali.

Patriarca e Cardinale.

Il 24 maggio 1893 giunge a Venezia la notizia che alla sede patriarcale, vacante fin dall'ultimo giorno di dicembre del 1891, il sapientissimo Leone XIII avrebbe designato Mons. Giuseppe Sarto, Vescovo di Mantova. L'eletto, è inutile il dirlo, fece quel che potè per essere esonerato dalla nuova dignità, ma in fine dovè cedere per non recare un grave dispiacere al S. Padre, che tanto lo stimava ed amava. Alla lieta novella, a Venezia, a Treviso, a Riese fu una vera esplosione di gioia; a Mantova si godeva e si piangeva. Ma anche la sua Mantova ebbe presto a rallegrarsi pienamente quando seppe che nel concistoro del 12 giugno anche il suo vescovo, designato Patriarca di Venezia, sarebbe stato creato cardinale.

« Nell'amplissima dignità della sacra porpora - esclamava Leone XIII in quel dì memorando - è significato senza dubbio, ed è, uno splendido premio della virtù ed un aiuto alla Santa Chiesa. Quelli che la conseguono, per fatiche egregie e diuturne la conseguono, compiute a pro' della chiesa; ed essi con vincolo più stretto sono tenuti ad aiutare fedelmente col consiglio e la dottrina, con fortezza e costanza e con qualunque altro modo possono meglio, anche, se occorra, con la effusione della vita, il Romano Pontefice nel governo della Chiesa Cattolica.» E rallegrandosi coi nuovi eletti, rivolto a Mons. Sarto, Papa Leone proseguiva: « Anche con Te ci rallegriamo, diletto figlio nostro, che l'illustre chiesa mantovana tieni degnamente, vero pastor buono del popolo, e che alla patriarcale Sede Veneziana giudicammo doverti promuovere.

Quivi ti aspettano successore Lorenzo Giustiniani ed altri insigni prelati: quivi più ampio ti si aprirà il campo alla tua solerzia e carità, in una regione cioè, dove al pari che in Lombardia, la religione ed ogni buona istituzione hanno vigore e fioriscono assai vivamente. Quivi adunque, da questo stesso onore preclarissimo onde sei insignito, auguriamo che l'opera tua abbia e mostri ubertosissimi frutti!... »

Elogio ed augurio più bello - anche se avesse letto nel futuro - Leone XIII non poteva fare al suo successore.

Il Cardinale a Riese.

E già piccole e grandi città, grosse e doviziose borgate, palazzi sontuosi e vecchie cattedrali della Lombardia e del Veronese, avevano avuto il vanto di accogliere festanti il novello Porporato.... e c'era ancora un umile paesello, e in quel paesello una modesta casetta, e in questa una veneranda vecchierella, cui spettava in particolar maniera l'onore di contemplare, baciare e bagnare di lagrime di tenerezza quella porpora! Designata da gran tempo e protratta da impegni di sacro ministero, venne finalmente la bella giornata, il sabato 14 ottobre 1893. Chi può dire con quali sentimentì attendesse quell'arrivo la buona e modesta Margherita Sanson ved. Sarto ?

Partito da Mantova col diretto e fatta breve sosta a Vicenza, l'Eminentissimo a Cittadella riceveva gli omaggi del parroco e dei parrocchiani di Tombolo che pieni di entusiasmo salutavano famigliarmente l'antico loro cappellano, e, sceso alla stazione di Castelfranco, era ossequiato da una rappresentanza del Vescovo e del Capitolo di Treviso e da tutto il clero e da molti amici, di quell'elegante cittadella, nonchè dalla fabbriceria e dalla giunta municipale di Riese. Sali quindi in carrozza, seguita da molte altre. Al suo passaggio, al suono festoso delle campane, moltissima gente uscì sulla strada, rispettosa e devota. Quali pensieri e quali sentimenti si affollassero allora nella mente e nel cuore del Cardinale, nel recarsi, Principe di S. Chiesa, a quel villaggio e a quella casetta, ove 45 anni prima soleva tornar dalla scuola a piedi, stanco, con le scarpe in spalla, tutto pieno di polvere o di fango, è cosa più facile ad immaginare che a descrivere!

Giunto in patria, scese dinanzi alla chiesa parrocchiale che si gremì di popolo, ed assistette alla Benedizione impartita da quell'arciprete. Quindi, con lo stesso seguito di carrozze, fu con dotto, in mezzo a due fittissime ale di popolo, alla sua modesta casetta. Oh! la scena tenerissima!... Madre e figlio, appena si videro, si abbracciarono e baciarono affettuosissimamente Oh! quante cose non si dissero in quell'abbraccio e con quel bacio!

L'Eminentissimo si fermò a Riese tutta la domenica seguente, festeggiatissimo... La mattina del lunedì per soddisfare ad un vivo desiderio della veneranda sua madre, gentilmente pressato da Mons. Bressan, vesti la porpora cardinalizia e si presentò in quello splendore nella cameretta di lei, ch'era ancora a letto. L'umile e pia vecchierella ne restò sorpresa e, ammirando le vie della divina Provvidenza, non potè trattenere le lagrime. Ma quel giorno per l'ultima volta ella vide il suo Giuseppe, poichè di li a pochi mesi, il 2 febbraio del 1894, la buona Margherita cessava di vivere ad 8o anni compiuti, per marasma senile. Sia pace all'anima sua !

A Venezia.

Ed ora, nemmeno in più pagine, potremmo dire come si conviene degli anni trascorsi dall'Em.mo Card. Sarto a Venezia. Dal 24 novembre 1894, in cui vi fece il suo ingresso che riuscì oltremodo solenne, fino al 26 luglio 1903, in cui morto Leone XIII parti pel conclave, la sua immagine dolce e paterna si andò circondando di un'aureola ognor più soave e risplendente.

Resterà sempre proverbiale nella città delle lagune la bontà e la carità del Card. Sarto, sempre pronta al soccorso in ogni pubblica e privata sventura ; come il suo nome resterà eternamente legato alle imponentissime feste centenarie della Consacrazione della Basilica di S. Marco, al Congresso Eucaristico tenutosi nel 1897, al sinodo diocesano celebrato nel 1898, alle celebri disposizioni sulla Musica sacra, all'istituzione della Facoltà Giuridico-canonica nel Seminario Patriarcale, ed all'influenza sua nell'opera di restaurazione sociale cristiana di quegli anni, e a tanti altri fatti singolari, come ad es. alla posa della prima pietra del nuovo campanile di S. Marco. L'opera pastorale del Card. Sarto, come a Mantova, anche a Venezia si può riassumere in questo motto: Per la gloria di Cristo, per la difesa del Papa, per la salute dei fedeli! Invero l'amor suo per la salvezza delle anime lo portò sempre a vincer tutto e nello stesso tempo a trar profitto da tutto. Quante volte egli scese nelle povere casette o salì nelle soffitte più desolate ad amministrare il sacramento della Cresima a gìovinetti o ad adulti infermi ! E le domeniche, nel tempo della dottrina cristiana, quante volte giungeva improvviso a questa o a quella chiesa, per mostrare con la sua presenza l'importanza ch'egli dava a quell'insegnamento e per accertarsi in pari tempo che questo venisse impartito, ed impartito anche secondo le norme già prescritte nel sinodo! L'ardore poi di soccorrere il prossimo bisognoso, in lui fu sempre superiore al suo potere. « Mi vergogno - scriveva un giorno da Venezia ad un parroco di Mantova, ch'era ricorso a lui per avere qualche aiuto nell'impianto d'un'opera buona - di rispondere al vostro appello con questa miseria, ma devo confessarvi che non posso assolutamente far di più perchè se a Mantova sono stato povero, qui sono divenuto addirittura pitocco ! »

A provare che questa era la verità e non altro che la verità, basti il dire che se il Card. Sarto volle andare al Conclave - dal quale non tornò più alla sua diletta Venezia che non dimenticherà mai i baci che le mandò nel giorno del suo ingresso e nel giorno che l'abbandonò per recarsi a Roma - egli dovette prendere a prestito alcune centinaia di lire!... Pio X, per fare carità impegna anche S. Pietro ! ha detto il popolo. La frase è certo enfatica, ma è l'espressione d'una grande verità!

Papa Pio X !

Ma un prelato cosi attivo e instancabile, un pastore così zelante, un padre così amoroso, tutto dottrina e carità, nei sapientissimi disegni del Signore era chiamato a parlare da un luogo più elevato dell'ambone di S. Marco, cioè ad evangelizzare, non una porzione soltanto per quanto eletta, dell'ovile di Cristo, ma tutto l'ovile, ed a custodire, guidare, correggere, pascere non le solo pecorelle, ma tutti i pastori. Difatti il 4 agosto 1903 l'Eminentissimo signor Cardinal Giuseppe Sarto, Patriarca di Venezia, era eletto Sommo Pontefice e prendeva il nome di Pio X.

« Egli - osserva sapientemente il Marchesan - voleva vivere nascosto, ma il Signore lo trasse sulla vetta più illuminata del monte per mostrarlo a tutte le genti; egli amava l'umiltà e per questo il Signore volle esaltarlo ; egli voleva ubbidire, ed il Signore lo chiamò a comandare elevandolo alla più alta delle dignità cui possa ascendere un uomo, e da quella altezza, comunque lo combatta la sua modestia, oggi deve guardare a tutta la cristianità per dirigerla, consigliarla, correggerla, confortarla. Corone e scettri si piegano oggi riverenti dinanzi al fulgore della sua autorità: egli non è più l'umile figlio del cursore comunale di Riese, ma il Vicario di Gesù Cristo!»

Conclusione.

A conclusione di questi rapidi cenni, in mezzo all'eco dolcissima delle solennità giubilari dell'immortale Pontefice, noi chiediamo ai nostri lettori ancor un omaggio, e l'omaggio è questo: - da figli ossequenti ed affettuosi ascoltiamo la sua parola.

« La suprema consolazione del Papa nel Giubileo Sacerdotale - Egli diceva il 24 settembre ai pellegrini irlandesi - è di sapere tutti i suoi figli disposti ad essere perseveranti nella conservazione e tutela della fede. »

E noi consoliamolo!

Il 12 ottobre ai pellegrini di Toscana soggiungeva

« II mio programma, la mia stella, la mia bandiera fu ognora la stessa: restaurare tutte le cose in Cristo! vale a dire procurare che tutti gli uomini se fosse possibile, ma specialmente tutti i cristiani, vivano a seconda della professione della loro fede, vivano nell'osservanza della santa legge di Gesù Cristo. »

E noi ascoltiamolo !

Finalmente il 13 ottobre ai pellegrini moravi apertamente dichiarava:

« Nessuna cosa è più cara al mio cuore del sapere che i fedeli pregano il Signore perchè renda leggera la croce che pesa sulle mie spalle, che lutti i cattolici di ogni parte del mondo si uniscono al Padre universale per invocare da Dio i doni necessarii affinchè tutti possano camminare speditamente per la via della salute ! »

E noi preghiamo secondo le sue sante intenzioni !

(1) Cont. e fine. Ved. Bollettino di novembre u. s.

(2) Morto Mons. Zinelli era stato creato Vescovo di Treviso Mons. Callegari, e a questi, traslato alla diocesi di Padova, era succeduto Mons. Apollonio.

*

La Consacrazione del nuovo tempio di S. Maria Liberatrice - omaggio dei Salesiani e dei Cooperatori al Santo Padre PIO X nel suo Giubileo Sacerdotale - per imprevisto ed involontario ritardo nell'ultimazione dell'altar maggiore veniva trasferita al 29 novembre, 1a Domenica di Avvento.

Del solennissimo rito e delle feste che lo seguirono, daremo ampio ragguaglio nel prossimo numero.

DALLE MISSIONI

Equatore

Liete speranze per l'evangelizzazione dei Jivaros e per la colonizzazione delle loro terre.

(Lettera del sac. Ciriaco Santinelli).

Cuenca (Ecuador), 29 settembre 19o8. REV.MO SIG. D. RUA.,

Dopo vari mesi che mi trovo in questa missione, oggi, faustissimo giorno del suo Onomastico, ho il piacere di inviarle alcune notizie, che spero torneranno gradite anche ai nostri Cooperatori.

Un viaggio a Quito - Progressi di quella casa salesiana - Festa nazionale per l'inaugurazione della ferrovia QuitoGuayaquil.

Ai primi di giugno fui a Quito. Vi andai per soddisfare il desiderio suo, venerato signor D. Rua, e quello dei cari confratelli dell'Equatore. Oggi, grazie a un bel tratto di ferrovia, chi deve recarsi da Cuenca alla capitale non ha da compiere un viaggio cosi lungo come una volta. I giorni che si hanno a passare a cavallo son ridotti a due : uno da Cuenca a Cañar e un altro da Cañar a Chunchi.

Tuttavia che viaggio il mio! Il primo giorno soffersi tanto, sorpresi come fummo da un vento gelido e da pioggia fortissima per una via piena di fango e di balze scoscese, che il buon confratello Naranjo che mi accompagnava, vedendo il mio volto scolorirsi, temette assai per più ore non si rinnovasse la scena del povero Don Savio che morì alle falde del Chimborazo. Come Dio volle, giunsi a Cañar alle 8.3o di sera. L'indomani, attraversando il famoso Azuai, ci colse una pioggia così dirotta che gli stessi animali non potevano più avanzare, e alla pioggia si aggiunse un vento così gagliardo, che (mi sembra ridicolo il rammentarlo eppure non potei farne a meno) dovetti farmi legare all'animale per non cadere. Oltrepassato, come Dio volle, il vertice della giogaia, incominciammo un'interminabile discesa che durò fino alle 6 di sera. La sera del giorno dopo, da noi passato in treno, giungevamo al nostro Collegio di Riobamba, ove ebbi la consolazione di riabbraciare vari confratelli che non aveva più veduto da circa 15 anni; e ad Atocha, presso Ambato, rividi il carissimo Don Fusarini ispettore delle Case Salesiane dell'Equatore e D. Comin direttore del Collegio Salesiano di Guayaquil. Finalmente il dì appresso, era il 13 giugno, partii in diligenza per Quito.

Al rimetter piede in questa città, dopo trascorsi più di 12 anni dal memorando 23 agosto 1896.... provai un senso di forte mestizia. Al nuovo Collegio della Tola, nessun dei confratelli mi aspettava in quel giorno, per cui maggiore fu la gioia reciproca nel rivederci.

Come è ben organizzato il Collegio Salesiano di Quito! Ammirai l'impianto della luce elettrica, venuta a coronare tanti anni di lavoro e una serie di difficoltà che parevano insormontabili., Giacché, come ella saprà, non si tratta di un semplice impianto, ma di cavar acqua da un fiume vicino, il Machangara, per elevarla all'altezza di 72 e più metri, e quindi dentro un tunnel scavato attraverso l'Ichimbìa per la lunghezza di circa 58o metri, farla correre fino al Collegio! E nondimeno con l'ardore che caratterizza l'Europeo, e (mi sia lecito il dirlo) con lo zelo infaticabile che distingue non pochi figli di D. Bosco e la vera competenza tecnica del nostro Giacinto Pancheri, si ottenne un esito splendido, poichè l'Istituto della Tola oggi possiede acqua cristallina e abbondante, luce elettrica per tutto lo stabilimento e forza motrice pel macchinario delle sue scuole professionali. Di ciò e di tutto lo sviluppo che l'Opera Salesiana ha raggiunto in Quito il merito è da attribuirsi prima a Dio e poi ai buoni Cooperatori ed alle zelanti Cooperatrici della città, che non rifiutano di sobbarcarsi ad ingenti sacrifizi per sostenerla.

Nel mio ritorno a Cuenca ebbi mille prove di cordiale benevolenza dai revv. Parroci di Chunchi, Canay, Biblian ed Azoguez, nonchè dalla famiglia Arce di Cañar, per cui ad essi nuovamente protesto la più viva riconoscenza.

Gli ultimi giorni del mio viaggio coincisero colle solennissime feste celebratesi in tutta la Repubblica pel compimento della linea ferrovia ria che ora unisce Quito a Guayaquil. L'impresa colossale, iniziata da García Moreno, si prolungò a poco a poco fino a Chimbo per una distanza di 64 miglia; ma dal 1897, essendo Presidente il gen. Alfaro, essa ebbe tale impulso da percorrere in ii anni la lunghezza di oltre 225 miglia, attraversando fiumi profondi e per lungo tratto spingendosi fino all'altezza non indifferente di pressoché 4000 metri. Nell'America del Sud vi sono altre linee ferroviarie, è vero, che salgono ad un'altezza anche maggiore (ad esempio quella che va da Mollendo a Puno nel Perù sorpassa i 4000 metri e la via ferrea dell'Oroya, forse la più elevata del mondo, ascende alla strepitosa cifra di cinquemila metri sul livello del mare); ma questa dell'Equatore ha incontrato anche non poche difficoltà a cagione del clima. Era quindi ben giusto che si solennizzasse il fausto avvenimento. Le feste si protrassero dal 25 al 27 giugno e vi parteciparono anche le autorità ecclesiastiche, le quali ordinarono che si suonassero a festa le campane d'ora in ora, per tutto il primo giorno. Tutte poi le città dell'Equatore con medaglie commemorative del valore di 1oo,ooo sucres (un sucre equivale a lire 2.25) ossequiarono il Presidente della Repubblica. Veramente il poter fare adesso in due giorni un viaggio per cui vent'anni fa ne occorrevano non meno di otto (sei a cavallo e due in diligenza) è un gran vantaggio.

Un'ottima zona per immigrazione - Per la colonizzazione di una parte del Vicariato - Liete speranze. `

Creda, amatissimo Padre, quando si siano realizzati altri tronchi ferroviari, principalmente quello che unirà Huigra a Cuenca, non v'è dubbio che anche qui nell'Equatore avremo una forte immigrazione europea, giacché i prodotti di queste terre sono molteplici e rilevanti. Annualmente viene già esportato tanto cacao pel valore di un milione di sucres; ed è pure una cospicua fonte di commercio il marfile vegetale che serve a fare bottoni, il caffè, il carbon fossile di varie specie e la paglia finissima per tessere cappelli che sui mercati europei son detti cappelli di Panamà. E dire che non è ancora colonizzata la ricchissima zona dell'Oriente !

A proposito, Ella ha da sapere che in Guayaquil si è formata una società per la colonizza zione di un tratto del nostro Vicariato, precisamente del punto chiamato Indanza, ove sono stanziati vari gruppi di Jivaros. Indanza trovasi a 12 leghe appena da Gualacco e a 18 da questa città di Cuenca, che è la capitale dell'Azuay e conta 25.000 abitanti e per importanza è la terza città della Repubblica. Gualaceo si trova all'est di Cuenca ed ha 3000 abitanti e un clima delizioso che vi fa prosperare magnifici ortaggi e piantagioni di alberi fruttiferi, avendo anche un terreno quanto mai propizio per l'agricoltura; e presto sarà in comunicazione con Indanza per mezzo di una via carrettiera che sperasi di veder ultimata nell'anno venturo. Ebbi occasione di parlare con il Capo della Società Gualaquilaña di Emigrazione, sig. Giovanni M. Malta Franco, il quale mi disse che per la colonizzazione d'Indanza nutre le più belle speranze. Certo nell'Oriente vi sono estensioni di terreno promettentissime.

Inoltre non lungi da Gualaceo ed a nove leghe da Cuenca s'incontra l'importante popolazione agricola del Sigsig, che dista appena 25 leghe da Gualaquiza, cui è unita da una strada mulattiera. Effettuato il progetto della ferrovia da Guayaquil a Cuenca, in un giorno si potrà giungere dal Pacifico a questa città, donde poi si aprono due splendide vie per la colonizzazione dell'Oriente, l'una pel Sigsig a Gualaquiza con tre giorni di viaggio; l'altra per Gualaceo ad Indanza con un sol giorno di strada. Aperta che sia un'altra via da Indanza a Mendez, l'immigrato in quattro o cinque giorni di viaggio potrà trasportare fin alle coste del Pacifico i prodotti infiniti delle fertilissime regioni dell'Oriente; cui anche per mezzo dei fiumi Santiago e Morona, affluenti delle Amazzoni, e navigabili, è aperta un'altra via di comunicazione alle coste dell'Atlantico.

E poichè sono entrato in questo argomento e so quanto possano interessare anche alcuni lettori del Bollettino queste notizie, permetta rev.mo sig. D. Rua, che in esse m'indugi un stante.

Secondo me, l'Oriente dell'Equatore si presta stupendamente, anche pel clima, come luogo d'immigrazione. La regione amazzonica del basso Morona non supera i 200 metri di altezza, quella del Santiago si trova tra i 300 e i 400, le estesissime vallate del Zamora e del Paute inferiore, come le pianure del Chuchumbleza e del Cuyes in media oscillano dai 400 ai 700 metri. Le splendide giogaie del Condor (benchè non manchino al nord e al sud varie punte che salgono ai 4000 metri) pure ordinariamente si trovano tra i 700 e i 2000 metri sul livello del mare; e gli altipiani del declivio orientale della Cordigliera variano dai 1ooo ai 2800 metri, sebbene le vette più alte superano i 4000, ad es. l'Alcuquiro che arriva a 4500 metri.

Ora è noto che nella zona torrida la temperatura di una regione è in relazione inversa, quasi esclusivamente, con l'altezza assoluta. Cosicchè nel territorio della nostra Missione noi abbiamo un clima ardentissimo nella pianura amazzonica, temperato nelle vallate circonvicine, e rigidissimo nelle alte montagne, dove sono assai frequenti le pioggie. Colà durante la notte la temperatura è sempre sotto zero, le acque si congelano e le piccole cascate si convertono in stalattiti, come, d'inverno, avviene sulle nostre Alpi. Ivi non si distinguono stagioni propriamente dette, ma si hanno due tempi, quello delle secche e quello delle pioggie; quest'ultimo dura 8 mesi. Da ciò si può bene comprendere come in queste regioni equatoriali che si trovano all'altezza di 18oo a 2800 metri regni primavera perpetua, mentre dai 2800 ai 3500 sia perpetuo autunno, ed inverno continuo nelle altitudini maggiori. Voglio pur notare che dei monti appartenenti al territorio di questa nostra Missione nessuno arriva all'altezza delle nevi perpetue, sebbene sia assai frequente, dopo un temporale, il veder molte cime coperte di neve e di grandine, che dura fin due e tre giorni.

Ora con un clima cosi vario anche la vegetazione è svariatissima. Difatti il terreno si presta mirabilmente per piantagioni di canna da zucchero, di cacao, caffè, riso, yucca, banani, ananassi, cotone, vaniglia, ed anche di viti, lino, patate, barbabietole, grano, meliga e di ogni specie di cereali e di ortaggi. Nelle regioni temperate, ove non sia troppo persistente la pioggia, dànno discreto prodotto anche tutti gli alberi fruttiferi di Europa. In breve, tutto il territorio dell'Equatore è letteralmente coperto di vegetazione; e nelle zone della nostra Missione (il Vicariato misura 8o.ooo kmq) c'è tanto terreno fertilissimo, che io credo possa dar lavoro a più di dieci milioni di immigrati, in un clima confacente a tutte le razze, dall'Africano al Norvegese, poichè in un sol giorno a cavallo si può passare da un freddo siberiano ad un caldo tropicale.

Stato della Missione - Prossima apertura di una casa succursale al Sigsig - Una visita a Gualaquiza.

Presentemente i nostri Missionari sono gli unici che attendono alla evangelizzazione dei selvaggi e che aprano vie che, serviranno anche per la colonizzazione di queste regioni.

Nella casa di Cuenca, ove secondo le sue disposizioni deve formarsi il personale per nuove stazioni, stiamo organizzando una scuola d'arti e mestieri. Un Comitato di Signore e di vari Cooperatori s'interessa molto per dare impulso all'opera che è in particolar modo appoggiata da Mons. Emmanuele M. Polit, Vescovo Diocesano. E noi abbiam proprio bisogno che Cuenca diventi per la missione dei Jivaros quello che è Cuvabà per le missioni dei Bororos e ciò che è Puntarenas per tutta la Patagonia Meridionale, cioè il punto di partenza e di appoggio per tutti gli addetti alla Missione.

In gennaio apriremo una scuola succursale nel Sigsig per raccogliervi gli orfanelli pù abbandonati del Vicariato e non mancherò di scriverle in proposito più diffusamente.

Più tardi dovremo por mano alla fondazione di una Colonia Agricola in Gualaceo, ove bisogna formare forti lavoratori che possano aprir una via che ci unisca ad Indanza e a Mendez.

A Gualaquiza intanto, come Ella sa, vi sono mille cristiani, 5oo dei quali sono poveri Jivaros civilizzati, e gli altri tutta brava gente immigrata, ripartita nei piccoli villaggi di Rosario, Aguacate e San josè, dove sorgono due cappelle in cui si celebra frequentemente la S. Messa e si amministrano i Sacramenti.

Nella seconda metà di luglio u. s. ho fatto un secondo viaggio a Gualaquiza. Essendo d'inverno, le vie erano pessime, anche a causa delle continue pioggie. Che vita è quella che vi si fa quando piove!... La vecchia chiesa della missione minacciava rovina, e si dovette atterrare e pensare ad un nuovo tempio, più piccolo sì, ma che speriamo di poter coprire di zinco. Ora si sta coprendo di zinco la casa della missione. Prima, presa anche sotto quest'unico punto di vista, quella dei nostri era una vita troppo sacrificata!... Un buon coadiutore, durante una notte torrenziale, fu costretto per poter chiudere un occhio a correre a rifugiarsi in un armadio della sacrestia ! Altri erano costretti assai spesso ad aprire il parapioggia sopra il loro povero letto!... Ora speriamo che, se non per lunghi anni, almeno per qualche tempo, il tetto di zinco sia per fare miglior servizio del tetto ricoperto di semplice paglia.

Ella però, veneratissimo sig. D. Rua, non creda che per queste ed altre privazioni e sofferenze quotidiane s'infiacchisca l'animo dei suoi figli: no, no! grazie al cielo, il morale è sempre all'altezza del nostro ideale, che è quello di unicamente lavorare per la maggior gloria di Dio e per la salvezza delle anime.

Tuttavia, atteso il numero nostro scarsissimo, la nostra assoluta povertà e le varie opere che abbiamo fra mano, nella prossima spedizione di missionari Ella si ricordi di questa missione, o veneratissimo Superiore e Padre, e a mezzo del carissimo nostro D. Spinelli che avrà già avuto il conforto di baciarle la mano, ci mandi qualche sussidio e un buon rinforzo di personale, Se Ella ci assiste, noi, coll'aiuto di Dio, speriamo di potere fra pochi anni rendere anche questa povera missione di Mendez e Gualaquiza promettente e fiorente.

Intanto ci benedica e ci ricordi tutti nelle sue preghiere, e benedica in modo speciale al

Suo Aff.mo figlio in G. C.

Sac. CIRIACO SANTINELLI Missionario Sal.

N. d. R. - Il sig. D. Rua ha risposto all'appello dell'attuale Superiore della Missione Salesiana tra i Jivaros con l'invio di 4 nuovi missionarii (1 sacerdote, 1 chierico, e 2 catechisti coadiutori) e di 2 aspiranti al sacerdozio, che Partivano in compagnia del missionario D. Gioacchino Spinelli il 1 corrente dicembre.

Ai Cooperatori la viva raccomandazione di ricordare nelle loro preghiere ed anche nelle loro oblazioni quest'importante Missione.

Matto Grosso (Brasile).

La notizia della morte dei tre piccoli Bororos alla Colonia del S. Cuore. Scene di rassegnazione e di dolore straziante. (Lettera del missionario D. G. Balzola).

Rio Janeiro, 29 settembre 19o8.

VENERATISSIMO SIG. D. RuA,

GRAZIE a Dio, son giunto felicemente al termine del mio viaggio da Cuvabà a Rio Janeiro, dopo di aver percorso 15oo km. a cavallo da Cuyabà ad Araguary, e di aver passato 4 giorni in ferrovia da Araguary a Rio, ove son venuto incontro al carissimo D. Malan ed ai nostri piccoli musici, per accompagnarli nel ritorno alle Colonie.

Credeva di non doverla importunare colla relazione del mio viaggio ritenendolo per ripetuto le mille volte, eppure non mi sono mancate novità per cui risolvetti di estenderne succinta narrazione; il che mi è caro di poter compiere in questo giorno del suo onomastico, che le auguro pieno di ogni benedizione ancor per lunghi anni.

Come le accennai in altra mia, nell'intraprendere un viaggio così lungo, mi confortava il il pensiero di poter passare per le nostre Colonie e rivedere i nostri cari confratelli e gli amatissimi indii ; quand'ecco un telegramma di Don Malan che ci dà la triste notizia della morte del musico Vitale avvenuta in S. Paolo!

« Oh! Signore, dissi fra me, che cosa succederà nella Colonia del Sacro Cuore, allorchè darò una simile notizia? »

Trovai conforto nel pensiero che quel caro giovanetto, educato nella Colonia del S. Cuore e morto all'ombra del gran Santuario del Sacro Cuore a S. Paolo, ci avrebbe ottenuto una speciale assistenza dal cielo nel comunicare, almeno senza gravi conseguenze, ai parenti suoi ed agli indii tutti la triste notizia.

Immerso in questi pensieri, partii da Cuyabà il i9 luglio, accompagnato dagli indii Emanuele Murtinho di 23 anni, e Francesco di Sales di 2o.

Nella stazione di Palmeiras, destinata alla formazione di nuovo personale per le colonie, trovai quei nostri futuri confratelli intenti a preparare una bella festa al S. Cuore di Gesù ed una figliale commemorazione del nostro Venerabile Padre D. Bosco. Non so dire quanto insistettero poichè mi fermassi, ma con mio grande rincrescimento non potei annuire ai loro inviti per non ritardare il mio viaggio. Raccomandatomi quindi caldamente alle loro preghiere, partii ed arrivammo il giorno 30 alla Colonia S. Giuseppe, ove aveva stabilito di passare la notte in compagnia del carissimo D. Traversa che quantunque vicino ai 7o anni, tuttavia è sempre gioviale e allegro con tutti, pieno com'è di spirito religioso e raro esempio di rassegnazione ai divini voleri. Il dì seguente stavo già per riprendere il cammino, quando giunge un telegramma del Direttore di Cuyabà, che mi dice di aspettare un avviso prima di proseguire per la Colonia del S. Cuore. Mi fermai, pensando e facendo mille supposizioni su quella comunicazione. Due giorni dopo giunge un altro telegramma, che mi dice di mandargli incontro qualcuno, chè egli stesso veniva per parlarmi.

Mandai l'indio Francesco di Sales ed io aspettai ansioso fino al 10 in cui di buon mattino, salito a cavallo, mossi io pure ad incontrarlo, ritenendo che doveva essere vicino. E difatti, in men di un'ora, ebbi il piacere d'incontrarlo; e non appena lo vidi:

- Ebbene, D. Emmanuele, gli dissi, che c'è di nuovo?

- Nuove liete e tristi, carissimo D. Giovanni. - Per carità mi dica subito: che cosa c'è di nuovo? che cosa è successo?

- Caro D. Balzola, morirono altri due ragazzi! - Oh! notizia straziante!... Deh! mi dica subito chi sono.

- Due dei migliori! ...Michele e Giorgio suo fratello.

Come sia rimasto in quel momento non lo so dire, perchè al dolore che sentii per la morte di due ragazzi, che amavo come figli, si unì il pensiero dello strazio dei loro parenti, della trepidazione degli altri indii, del dolore immenso di D. Malan e degli altri ragazzi. Lì per lì quello a me parve un disastro per la nostra Missione; tutto mi sembrava perduto.

Pure feci subito un atto di rassegnazione alla volontà del Signore al pensiero che, lavorando solo per la gloria sua e pel bene delle anime, noi ben potevamo ritenere essere anche ciò accaduto solo per nostro bene. Questo pensiero mi sollevò il cuore e fu per me un vero balsamo salutare, e mi convinsi che anche quelle morti dovevano essere state provvidenziali, perchè quei tre giovani erano certo volati al cielo per farsi assidui protettori della nostra missione in mezzo ai loro fratelli. A dir vero io mi raccomandai subito anche a loro, affinchè ci aiutassero in così critiche circostanze.

Il caro D. Oliveira mi disse che, anche a Cuyabà, quelle notizie erano state accolte con profondo dolore, nè solo in collegio ma anche fuori, e ciò pure mi fu di conforto. Ma non diminuiva in me la viva trepidazione, pensando a ciò che poteva succedere nella Colonia nel communicare agli indii quelle morti. Quindi il Direttore D. Oliveira con pietoso consiglio si determinò di accompagnarmi fino alla Colonia, ove io avrei dato le dolorose notizie a quegli indii che per ben sei anni furono l'unico oggetto de' miei sacrifici e delle mie speranze.

È inutile che le dica, amatissimo Padre, che i tre giorni di viaggio che ci restavano furono trascorsi in continui pensieri. L'ultimo giorno, celebrando la S. Messa, affidai tutto all'intercessione del nostro Venerabile D. Bosco presso il Sacro Cuore di Gesù e Maria Ausiliatrice, e celebrato che ebbi mi trovai così tranquillo e animato che dovetti dire a D. Oliveira:

- Confortiamoci!.. ho viva speranza che la cosa riesca bene; - e gliene dissi il perchè.

Arrivati verso sera alla Colonia, fummo ricevuti dai confratelli e da tutti gli indii, con tale manifestazione di gioia, che dovemmo far estrema violenza al nostro cuore per poterli accompagnare. Tutti i confratelli vennero ad abbracciarci e gli indii a baciarci la mano, e noi eravamo costretti (Dio vide con qual cuore!) a rivolgere a ciascuno di loro qualche piccola parola di scherzo, come a lor piace. Nel frattempo il capitano Maggiore, padre di Giorgio e di Michele e cognato di Vitale, e il capitano Gioacchino si erario vestiti con abiti nuovi, essendo essi già battezzati e uniti in matrimonio religioso; e vennero a darci il. benvenuto, dicendoci:

- Chiaregoddu magari, Padre Giovanni. Codebà aki arregoddu baikimo! Padre Malan mapà medo pikiriri pà, caibà moguddà! (cioè: - Noi eravamo molto ansiosi di vederti, o Padre Giovanni, e perchè non sei più ritornato alla Colonia?

E il Padre Malan dove si trova e i nostri ragazzi dove sono e come stanno?)

Poveretti ! come ferirono il mio cuore con quelle domande.

- Miei cari, risposi: là a Rio Janeiro, braide bi magari! muore molta gente! ed anche Michele e Giorgio sono molto ammalati, così pure Vitale. Marco (figlio di Gioacchino) sta bene. Don Malan mi mandò a chiamare, affinché andassi a prendere i ragazzi perchè ha paura che muoiano.

Il povero capitano Maggiore rimase triste e pensieroso. Anch'io allora mi lasciai vedere molto triste e addolorato, come era da più giorni. Scambiateci alcune altre parole ci separammo. Ma verso un'ora di notte ecco che viene il povero capitano e con profonda tristezza mi dice: - Padre ! Areda aragoddu magari anaregheddo baikimo (Padre, mia moglie piange molto, e dice che non ha più figli...) Ella può immaginare, venerato sig. D. Rua, come rimasi a quelle parole che non erano un timore, ma una realtà! Però non volli dare la triste notizia di notte, perchè ne sarebbe sorto più grande il lamento: per cui mi ritirai dicendo: - Basta, domani ci parleremo.

Infatti il dì seguente, dopo la S. Messa, andai alle capanne dei due capitani. La madre di Michele, appena mi vide, mi salutò con un mesto sorriso e con le solite espressioni di deferenza, poveretta! Io non poteva far a meno di apparire triste. Chiamai tosto i due capitani e li condussi in casa nostra. Senza dubbio gl'infelici si stavano aspettando qualche triste notizia, ma non così grave.

Preso Gioacchino da parte gli dissi:

- Che cosa vuoi! so che il Maggiore piangerà molto, come già abbiamo pianto e piangeremo di nuovo anche noi, ma bisogna dirglielo.... son morti i due figli Michele e Giorgio e anche il cognato Vitale è molto ammalato e forse è già morto anche lui.

Il povero uomo si mise la mano alla bocca, facendo segno di profondo dolore, e avvicinatosi al Maggiore che stava ansioso di conoscere il austero, gli disse:

Giorubbo anaraghetto bito umanna bito; (l'epidemia ammazzò il figlio piccolo e il grande).

Pover'uomo! così straziante notizia fu come il colpo di un fulmine! Udite quelle quattro parole si mise le mani in testa, afferrandosi i capelli, e diede in pianto e grida così strazianti da commuovere il cuore più duro. Quel pianto e quelle grida si ripercossero in tutta la Colonia, ed in pochi minuti fu un pianto generale, forte, altissimo, straziante.

Il povero padre subito si diresse a casa sua; io lo accompagnava tenendolo per un braccio. La moglie che in quel momento stava per andare in cerca di frutta, si mise anch'essa le mani nei capelli e prese a gridare disperatamente. Povera donna! aveva perduto due figli e il fratellino Vitale. Entrarono disperatamente nella capanna, e subito ruppero archi, frecce, pentole, mettendone i pezzi nel mezzo, ove ammucchiano tutto quello che hanno in casa. Quindi si tolgono i vestiti e con pezzi di vetro incominciano, come di costume, a tagliuzzarsi il corpo. In un istante la casa si riempie di parenti ed amici che si van tutti tagliuzzando il corpo in segno di profondo dolore. Io rimango ad assistere a tale scena, sforzandomi a dire qualche parola di conforto e accarezzando il piccolo Cirillo, di 7 anni, fratellino del caro Michele. Il povero padre, come vide il suo corpo grondante sangue in ogni parte, esce di casa con le mani nei capelli; lo seguo. Egli muove in direzione di casa nostra ed io lo seguo sempre, non riuscendo ad immaginare lo scopo di quei passi.

Il poveretto, entrato nel refettorio dei ragazzi, va a battere le mani sopra la tavola dove avevano il piatto, bagnando quei posti con grosse lagrime e col proprio sangue. Quindi esce e va nella vecchia capanna facendo lo stesso, ricordando con parole smozzate dal pianto, e con cenni di mano: « Qui, qui, stavano un giorno anche i miei figli! » Io l'accompagnai ovunque, perchè era ansioso di vedere come la cosa andasse a finire.

Le donne intanto, sempre immerse nel pianto e in grida strazianti, dopo d'essersi tagliuzzato il corpo, presero a strapparsi i capelli da rimanere con la testa nuda come la palma delle mani.

Ansioso di vedere l'impressione prodotta negli altri indii, specialmente nei loro Baires, andai sul lavoro dove essi stavano e li trovai impressionati sì, ma non alterati. Allora spiegai bene ciò che era successo e come, cioè che a Rio Janeiro moriva molta gente e che anche i tre ragazzi erano morti. Li consolai aggiungendo che gli altri ragazzi stavano bene e che avremmo pregato il Papai grande, affinchè non ne facesse più morire alcuno. I poveretti rimasero molto tristi ma rassegnati, e non dissero una parola contro i missionari. Soggiunsi allora che il dì seguente, 15 agosto, si farebbero fatti dei regali a tutti, essendo noto l'effetto magico di queste promesse sull'animo dei poveri selvaggi.

Ritornato a casa, vedo arrivare i due capitani, che con profonda tristezza mi chiamano qualche vestito dei poveri giovani defunti, per poter fare il Bacururù secondo le loro usanze. Li soddisfeci, ed essi ricevettero quegli oggetti battendovi sopra le mani e piangendo dirottamente. Nel ritirarsi il Maggiore mi diede uno sguardo e poi mi disse:

- Padre questi vestiti li metteremo poi al fuoco!

- Sì, risposi, metteteveli pure.

Quel chiedermi il permesso di bruciare quei vestiti mi animò molto, perchè conobbi che la disgrazia non aveva infiltrato nel loro cuore nessun astio contro di noi.

Dopo mezzodì e durante la notte seguente tutta la Colonia prese parte alle lugubri cerimonie. Il giorno dopo, festa dell'Assunta, ebbe luogo la promessa distribuzione. Don Oliveira che aveva portato espressamente amache, coperte, coltelli, vestiti, ecc. ne fece egli stesso la ripartizione. Prima d'ogni altro furono chiamati i due capitani Maggiore e Gioacchino, ai quali si diede un paio di calzoni, una camicia, una giubba, un cappello, una coperta di lana, quanto insomma doveva sostituire quello che avevan bruciato. Si die' pure una bella amaca a ciascuno e al Maggiore specialmente si diede tutto ciò che desiderava e si promise vitto e vestito pel futuro, di modo che in mezzo a tanto dolore egli trovò un grande lenitivo nella benevolenza manifestatagli. Si vestirono pure e si diede una coperta alla moglie, ai figli e a tutti i parenti. Questo nostro procedere produsse ottima impressione in tutti gli indii.

Si passò quindi a distribuire diversi oggetti a tutti gli altri, uomini, donne, ragazzi e ragazze, di modo che tutti rimasero contenti e soddisfatti. Ma noi, pìù di tutti restammo soddisfatti e pieni di riconoscenza verso il Sacro Cuore di Gesù, Maria SS. Ausiliatrice e D. Bosco, per essere riuscita la cosa in modo meraviglioso e così soddisfacente. D. Oliveira mandò subito un telegramma a D. Malan ed un altro a Cuyabà comunicando il felice risultato.

Il dì seguente, 16 agosto, dato un abbraccio ai carissimi confratelli e salutati gli indii, proseguii il mio viaggio, col cuore pieno di riconoscenza. Nel salutarmi, i due capitani mi pregarono di portar a casa le ossa dei figli, perchè non volevano che rimanessero lontane da loro. Risposi che la nostra gente non le avrebbe date se non dopo sei anni, ma essi potevano rimanere tranquilli che passato questo tempo noi le avremmo mandate a prendere. Il povero Maggiore si uniformò anche in questo, ed io partii ancor più consolato, colla certezza che egli continuerà ad esserci ognor più unito.

Fino alla Colonia dell'Immacolata, ove giunsi verso sera, ebbi la grata compagnia di D. Oli veira che volle visitare anche quei carissimi confratelli, i quali insieme coi loro poveri indii ci accolsero festosamente. Restammo meravigliati del gran progresso di quella seconda Colonia.

Finalmente il 17 ripartii, arrivando il giorno 2o a Registro, piccola popolazione sulle rive dell'Araguaya già più volte ricordata nel Bollettino. Là fummo ospitati e trattati con grande cortesia in casa del telegrafista Emilio. Ebbi pure la ventura d'incontrare il custode della Linea Telegrafica, sig. Umbelino Galvan, grande nostro amico e cattolico praticante. Egli doveva fermarsi ancora qualche giorno in quel luogo ma, dietro mio invito, risolvette di accompagnarmi fino a Goyaz, che dista di là 25o km.

Il giorno 22 pertanto partimmo, ed essendo così ben accompagnato ed avendo molta premura in 5 giorni facemmo il cammino solito a farsi in 7; e noti che dei 250 chilometri accennati, 18o son sempre in mezzo alla foresta. Ma fortunatamente il sentiero segue la linea telegrafica ed è mantenuto dal Governo con una regolare larghezza di 40 metri. La manutenzione di questo passaggio è difficilissima, e la difficoltà è facile a comprendersi se si riflette alla scarsità dei viandanti in quelle parti ed all'ubertà del terreno, essendo il passaggio aperto quasi costantemente nel mezzo di selve immense: eppure la strada è ben mantenuta, e di ciò va lode al prelodato sig. Galvan, cui non so quali ringraziamenti debba porgere per essersi fatto mio compagno di viaggio.

A Goyaz mi fermai due giorni, anche pel riposo degli animali, ospite di quei revv. PP. Domenicani che pei figli di D. Bosco hanno una bontà ed una cordialità più che fraterna.

Pel momento, amatissimo Padre, faccio punto, volendo approfittarmi della venuta in Italia del caro D. Rota, che, insieme con questa mia, le porterà anche a viva voce gli ossequi e gli auguri fervidissimi del suo

Obbl.mo figlio in Corde Jesu

Sac. GIOVANNI BALZOLA, Missionario Salesiano.

Il viaggio dei piccoli Bororos.

Come annunziammo, i piccoli musici della Colonia del S. Cuore, prima di far ritorno alle loro terre, erano ricevuti dal Presidente della Confederazione Brasiliana a Petropolis e partecipavano alla riuscitissima kermesse tenutasi a loro benefizio nella generosissima città di S. Paolo. Ecco questi ed altri particolari.

Dal Presidente della Repubblica.

Dal Jornal do Commercio di Rio Janeiro, del 28 settembre

« La banda musicale dei Bororos, appartenente alle Colonie indigene dello Stato di Matto Grosso, ieri fu al palazzo di Cattete a rendere omaggio al sig. Presidente della Bepubblica. L'accompagnavano i rev.mi D. Malan, superiore della Missione Salesiana di Matto Grosso, D. Giovanni Balzola e D. Elvezio Gomes, suoi aiutanti, e il Dott. Giovanni Da Costa Marques, delegato dello Stato all'Esposizione Nazionale.

I missionari furono ricevuti nell'antica sala della cappella dal sig. Dott. Edmondo da Verga, segretario del sig. Presidente, che li presentò all'ecc.mo sig. dott. Alfonso Penna.

Il signor Presidente, dopo essersi trattenuto coi salesiani sullo stato delle missione, si portò sul terrazzo del palazzo per udir le armonie dei piccoli musici.

Questi l'accolsero al suono dell'inno nazionale ed in seguito eseguirono altri pezzi che piacquero assai.

Quindi l'indio Giacomo lesse un ossequioso indirizzo concludendo con evviva al Presidente ed alla gran Patria Brasiliana.

I piccoli indii offersero in fine all'ecc.mo sig.. Presidente alcuni graziosi oggetti eseguiti da loro e i Salesiani un album di fotografie della Missione.

L'ecc.mo Capo della Repubblica ne fu assai favorevolmente impressionato, ed abbracciò il piccolo Giacomo cui fece alcune interrogazioni_ ricevendone chiare, pronte e spigliate risposte.

All'Esposizione di Rio Janeiro.

Non abbiamo avuto particolari circa la comparsa dei piccoli Bororos all'Esposizione Nazionale. Ci consta solo che essi eseguirono un diligentissimo programma nel padiglione dello Stato di Matto Grosso strappando i più frenetici applausi, che si ripeterono ancor più entusiastici al saluto che uno dei piccoli musici rivolse al pubblico.

Una conferenza di D. Malan.

Il 7 ottobre alla presenza di una numerosa accolta d'illustri personaggi, D. Malan tenne una conferenza, illustrata con proiezioni luminose, sulle nostre missioni del Matto Grosso, nel salane dell'Istituto Geografico di Rio Janeiro. I piccoli musici vi prestarono servizio d'onore e a D. Malan, che fu applauditissimo, venne conferito il diploma di Socio corrispondente dello stesso istituto.

La « Kermesse » tenutasi a S. Paolo.

Tra le dimostrazioni di affetto onde fu fatta segno la squadra musicale dei piccoli Bororos, nel suo viaggio pel Brasile, merita forse il primo posto la gran Kermesse tenutasi a loro benefizio nel jardin da Luz (il Giardino della Luce) nella città di S. Paolo. La splendida e riuscitissima festa si aperse il sabato sera, 10 ottobre, con intervento dell'ecc.mo Mons. Arcivescovo, quale presidente onorario della festa, e dell'ecc.mo sig. Presidente dello Stato; e continuò non solo la domenica, ma si protrasse il lunedi ed anche il martedì e il mercoledi seguente.

La domenica, quantunque il tempo non fosse splendido, l'affluenza fu stragrande. Vi si recò anche l'ecc.mo sig. dott. Albuquerque Lins, Presidente dello Stato, in compagnia della sua famiglia, il quale dopo aver dichiarata aperta la festa, si recò a visitare i numerosissimi chioschi disposti intorno il lago centrale, carichi d'un'infinità di svariatissimi oggetti, inviati da tutta la cittadinanza. L'arrivo di S. E. fu salutato dal suono dell'inno nazionale, eseguito dalla banda dei piccoli Bororos, cui seguì un mirabile concerto che si prolungò fino alle 1o,3o di sera, al quale, come negli ultimi giorni, presero parte ben quattro bande di musica.

Il lunedi, con un tempo splendido, il concorso fu enorme. Corse in automobile pei fanciulli, trattenimenti cinematografici, concerti delle tre squadre della Banda cittadina, e la splendida illuminazione elettrica del giardino con 12 mila lampade, tennero affollati delle migliori famiglie della città gli splendidi viali fino alle 11 di sera.

Il martedì e il mercoledi, corse a premio per fanciulli, serenate sul lago e le lepide attrattive permanenti di Joao Minhoca richiamarono nel Jardin da Luz il fior fiore della città.

Fu in breve tutta quell'illustre città che non solo mostrò in grado eminente gli affettuosi vincoli che naturalmente la stringe ai figli delle patrie foreste, ma volle e seppe anche dimostrare l'alta sua ammirazione riconoscente per chi vive in mezzo a loro, maestro di carità e civiltà, cioè per gli infaticabili Missionarii Salesiani del Matto Grosso.

I nostri migliori ringraziamenti all'infaticabile Comitato Promotore dell'indimenticabile festa, cioè al Rev.mo Mons. Dott. Francesco de Paola Rodrigues, Presidente effettivo, e a tutti i singoli membri.

Prima di tornare alle Colonie.

L'ultima domenica di ottobre, nel Santuario nostro del S. Cuore di Gesù a S. Paolo gremito di fedeli, col rito prescritto per gli adulti, venivano battezzati gli indii Vito, Francesco ed Emmanuele, della giovane squadra musicale.

Alti personaggi (fra cui lo stesso Presidente

della Repubblica, dott. Alfonso Penna, rappresentato dall'illustre senatore Duarte de Azevedo) fecero da padrini alla commovente cerimonia, che si chiuse col canto del Te Deum.

Di quello stesso giorno la simpatica squadra abbandonava S. Paolo alla volta delle Colonie.

Colombia.

Care notizie da Agua de Dios.

(Lettera del Sac. Evasio Rabagliati)

Agua de Dios, 4 luglio 19o8.

VENERATISSIMO PADRE,

SON qui da tre mesi in compagnia di questi carissimi amici, ove fra breve si spera di aver all'ordine un grande ospedale capace di 20o infermi, e si è dato principio alla costruzione di un secondo della stessa ampiezza.

Ora siamo nelle 40 Ore, che qui si fanno due volte l'anno con grande solennità, la prima volta nella chiesa parrocchiale al principio di luglio, la seconda in ottobre nella cappella dell'ospedale, subito dopo la festa di S. Raffaele che ne è il Patrono.

In settembre, precisamente il giorno di N. Signora delle Mercede, si inaugurerà un bell'edifizio di due piani, eretto in gran parte con limosine raccolte in Bogotà dalla Società di San Lazzaro, che da molti anni lavora indefessamente per recare qualche sollievo alla classe più bisognosa di questi poveri infelici, che sono le orfanelle lebbrose. L'edifizio per ora è capace di cento persone, già raccolte alla meglio in altre case, e ne avranno la direzione le benemerite Suore della Carità, che da 17 anni condividono le loro fatiche coi figli di Don Bosco in questo lazzaretto.

Il numero degli orfanelli lebbrosi raccolti nell'Asilo D. Michele Unia, sotto la direzione dei Salesiani, è-di circa settanta. In questi giorni hanno inaugurato i nuovi strumenti di musica giunti da Milano, e si fecero onore quei cari giovanetti. Una banda musicale in questi luoghi è una vera benedizione. Peccato che molti, anche di molto buona volontà e di capacità, non vi possano prendere parte !

Negli ultimi mesi tutte le nostre quattro chiese o cappelle (la Parrocchiale, la Cappella pubblica dell'ospedale, la Cappella semi-pubblica dell'Oratorio Michele Unia, la Cappella privata delle Suore lebbrose dei Sacri Cuori), si abbellirono di preziosissime statue giunte da Barcellona.

Ier l'altro poi, dal vicino porto di Girardot, sopra carri tirati da buoi, giunsero qui cinque campane fatte fondere espressamente negli Stati Uniti. Ormai le due campanelle, che servirono per tanti anni, non bastavano più; la popolazione negli ultimi 16 anni si è moltiplicata estendendosi in un raggio molto vasto; e pare che continuerà ad estendersi per l'avvenire. Era per ciò necessario provvedere alle campane, e pensare ad altro campanile. Ne feci parola in una riunione a questi miei buoni amici, e si convenne amichevolmente che fra tutti si farebbe tutto. I Salesiani provvederebbero le campane e l'orologio, (quest'ultimo si chiederà a Torino) e gli ammalati con piccole quote settimanali o mensili farebbero il campanile, alto, svelto, bello, degno magari di una grossa città; e non vi è dubbio che col tempo Agua de Dios sia per divenire una bella città. Malgrado che si sia già raccolta una bella somma per il campanile e che sieno pronti i piani fatti gratuitamente dal nostro connazionale sig. Cantini, chiarissimo ingegnere, residente in Colombia da molti anni, non si potè ancora dar principio ai lavori di costruzione, per mancanza di persona idonea in materia di ingegneria e di architettura. Ad ogni modo le campane funzionano già e compensano il campanile alcune travi piantate vicino all'atrio della chiesa. Sistema molto primitivo, come vede, ma sufficiente all'uopo, sempre in attesa di meglio.

Dal I° gennaio dell'anno in corso il Governo ha introdotto in questo lazzaretto una moneta fatta coniare espressamente ; era una vera necessità. Quattro sono le monete : da uno, due, cinque e dieci pesos. A pochi passi dal lazzaretto si fa il cambio, che si verifica un giorno della settimana, quello del mercato. I forastieri che vengono a vendere i loro prodotti a questi malati, sono pagati colle monete speciali del lazzaretto, ma non avendo queste valore alcuno se non qui, prima di partire vanno all'ufficio di cambio dove gli impiegati, che sono tutti sani, consegnano l'equivalente in moneta nazionale. Presto si farà altrettanto in Contratación, e si sarà provveduto finalmente ad un inconveniente che si lamentava da molti anni, con immenso vantaggio della pubblica igiene.

Il servizio medico è di molto migliorato negli ultimi mesi. Prima i medici (uno o due) vivevano in un paese vicino, e venivano qui di quando in quando, con pochissimo vantaggio per tanti sofferenti. Ora il Governo fece costruire una bella casa nei pressi di questo lazzaretto ; elevò il numero dei medici sani a tre, obbligandoli a convivere cogli ammalati, colla licenza di uscirne al più due giorni per settimana; e ciò con molta giustizia, essendo tutti e tre padri di famiglia per cui anche essi possono passare periodicamente qualche ora coi loro cari. Missione principale di questi tre medici sani non è tanto l'assistenza dei lebbrosi, quanto lo studio della lebbra, al quale si sono intieramente dedicati. Si arriverà finalmente a curare radicalmente questo terribile male? Lo sperano molti; e noi preghiamo vivamente il Signore che le speranze abbiano presto il loro compimento.

Nell'interno del lazzaretto poi vi son cinque medici aiutanti, quattro dei quali sono lebbrosi, e sono essi che vanno per turno al letto dei più aggravati quando ne sono richiesti, almeno per cercare di sollevarli nelle loro atroci sofferenze. I rimedi sono provvisti dallo stesso Governo, a richiesta del corpo medico di qui, e ne hanno diritto tutti i lebbrosi, provvisti della rispettiva ricetta; i sani non ne hanno punto diritto e debbono pagare le medicine che loro occorrono, il che mi pare ben giusto.

In Contratación i medici sani sono due, ed un solo aiutante, ammalato. La farmacia dipende dalle Figlie di Maria Ausiliatrice, le quali sono un bell'aiuto per i medici, che perciò possono intieramente consecrarsi al sollievo degli infermi. Il Governo, in fatto di assistenza medica, non poteva fare veramente di più ed è degnissimo proprio d'ogni encomio. E lo è pure per la regolarità e precisione matematica, con cui manda settimanalmente al lazzaretti i cento e cinque soldi, in ragione di 15 soldi giornalieri destinati a ogni malato, per la propria manutenzione. Da ben tre anni, questo pagamento si fa con una esattezza veramente ammìrabile!

Nel maggio u. s. il Governo provvide anche il necessario per vestirli tutti con tele nuove, impiegando in questo la somma di circa cinquanta mila lire in oro.

Ora ci vorrà almeno la metà di questa somma per vestire quelli di Contratación, ed ho promessa che tutto sarà pronto per il fine di questo mese, che è l'epoca della mia visita a quel lazzaretto.

Questa sera sarà qui con noi il nostro Visitatore straordinario, D. Michele Borghino, che rivedrò con immenso piacere, dopo 19 anni, e domani sarà l'ultimo giorno delle 40 Ore. Lunedi o martedì, Deo volente, me ne tornerò a Bogotà, per ripartire tosto per Contratación, dove rimarrò, come faccio da anni, tutto il mese di agosto e settembre, per tornarmene qui ad Agua de Dios a passare ottobre e novembre.

Ci benedica tutti, amatissimo Padre, ma in particolare benedica ogni giorno questo suo

Dev.mo ed Um.mo Figlio in Corde Jesu

SaC. EvASIO RABAGLIATI

Cappellano dei lebbrosi della Colombia.

IL CULTO di Maria Ausiliatrice

UN ALTRO PEGNO DELLA BENEVOLENZA DEL S. PADRE AL SANTUARIO DI MARIA AUSILIATRICE

IL Sommo Pontefice Pio X, d'in mezzo alla letizia ed alle feste del suo Gíubileo Sacerdotale, si è degnato di volgere un'altra volta il suo pensiero al Santuario di Valdocco, destinando ed inviando al medesimo un'elegante e ricca pianeta di seta bianca con finissimo ricamo in oro ad alto rilievo.

Il dono ci è giunto tanto più prezioso in quanto che ci è stato comunicato che il S. Padre, avendo stabilito di onorare con detto invio il Santuario di Maria Ausiliatrice, ebbe il delicato pensiero d'indossare Egli stesso per la prima volta detta pianeta celebrando il mattino del 17 ottobre,

Dal profondo del cuore dei nostri lettori sorda, quasi ringraziamento al Vicario di Gesú Cristo, una prece fervidissima per la Sua conservazione.

NUOVE CHIESE E CAPPELLE

MERCEDES (Uruguay). -Si è inaugurata una nuova chiesa presso il collegio S. Michele, dedicata a Maria SS. Ausiliatrice. Il sacro edificio non è ancor del tutto ultimato, ma non se ne potè ritardare la benedizione per soddisfare i voti dei numerosi fedeli che concorsero alla sua costruzione. Il nuovo tempio è un vero gioiello di architettura, in stile gotico puro. La benedizione venne compiuta dal rev. D. Giuseppe Gamba, ispettore dei Salesiani nell'Uruguay; più di 1o.ooo persone presero parte alla solennissima festa.

MOSQUERA (Colombia). - Sette anni or sono si poneva mano ad un nuovo tempio in onore di Maria SS. Ausiliatrice, che ora mercè l'entusiasmo, la pietà e la riconoscenza di quei fedeli è stato solennemente inaugurato.

La benedizione venne compiuta dal rev. D. Antonio Aime, ispettore dei Salesiani in Colombia; dopo di che il rev.mo D. Sierra, Parroco di Funza e Vicario Foraneo, vi trasportò il SS.mo Sacramento dall'antica cappella. Alle solenni funzioni prese parte un'immensa moltitudine di devoti, e ad accrescere letizia alla festa vi accorse anche la musica istrumentale del Collegio Salesiano di Bogotà, che esegui scelti concerti sulla piazza prospiciente il nuovo tempio, ornata di festoni, bandiere, ed archi trionfali.

Pellegrinaggio spirituale pel 24 corrente

INVITIAMO i devoti di Maria SS. Ausiliatrice a pellegrinare in ispirito al Santuario di Valdocco il 24 corrente e ad unirsi alle nostre preghiere.

Oltre le intenzioni particolari dei nostri benefattori, nelle speciali funzioni che si celebreranno nel Santuario avremo anche quest'intenzione generale

Ricorrendo l'8 corrente il 67° Anniversario del principio dell'Opera Salesiana, imploreremo da Maria SS. Ausiliatrice benedizioni e incremento a tutti gli Oratori festivi che continuano la prima e più importante iniziativa del Venerabile Don Bosco.

GRAZIE E FAVORI *)

*) A quanto è riferito in queste relazioni non intendiamo doversi altra fede, da quella in fuori che meritano attendibili testimonianze umane. E ciò protestiamo ancor più espressamente questo mese, in omaggio ai decreti di Urbano VIII e di altri Sommi Pontefici, poichè in alcune relazioni si dice altresì dell'intercessione del Servo di Dio, il Ven. D. Giovanni Bosco, nostro indimenticabile Maestro e Padre.

Salva prodigiosamente 

Una nostra alunna interna, Aurelia Valenti, d'anni 12, venne colta tempo fa da una polmonite cosi violenta che la ridusse ben presto in fin di vita. Il bravo medico curante, dopo aver posto in opera tutti gli espedienti dell'arte, era sul punto di darsi vinto, non riuscendo in alcun modo a rimarginare i focolai polmonari, giacchè al chiudersi dell'uno, se ne apriva tosto un altro. « Salvo un miracolo disse egli, una sera che pareva dovesse essere l'ultima per la cara malata, « salvo un miracolo, questa figliuola è perduta ».

Costernate facemmo pertanto ricorso a Maria SS. Ausiliatrice ed al suo fedel servo Don Bosco con quella fede ardentissima che non ammette ripulse ; ed in ventiquattr'ore la cara Aurelia era dichiarata fuori di pericolo.

Oggi ella è completamente guarita e si unisce a noì nell'esaltare e benedire la bontà dell'Ausiliatrice e del Ven. D. Bosco. -

Lugo (Ravenna), 12 ottobre 19o8.

Suor ANTONIETTA M. Bosco Direttrice Istituto S. Gaetano.

Pregai, sperai, ottenni !

Una domenica del gennaio p. p. fui chiamata in parlatorio dove mi aspettava la mamma, vi andai di corsa come al solito, ma quando mi gettai fra le sue braccia baciandola affettuosamente, ella scoppiò in lacrime desolate. Col cuore stretto, le chiesi la cagione di quel pianto angoscioso e seppi che il babbo era gravemente ammalato, e che si temeva forte per la sua carissìma esistenza.

Oh, lo strazio che mi cagionò tale notizia! Ma a temperarne l'indicibile amarezza intervenne la mia ottima Direttrice, la quale mi consigliò di ricorrere tosto alla potente Ausiliatrice dei Cristiani, implorandone la grazia per intercessione del Ven. Giovanni Bosco. Incominciammo sul momento la novena, che lo stesso Venerabile consigliava pei casi disperati quand'Egli era ancora in vita; ed oh, bontà della pietosa Madonna! il babbo, che la domenica versava in condizioni gravissime, il lunedì sera era libero dalla febbre, e quindici giorni dopo veniva a trovarmi in Collegio.

Sian rese infinite grazie alla dolcissima Ausiliatrice ed al Ven. D. Bosco.

Lugo (Ravenna), ottobre 19o8.

NINA TABANELLI Educanda nell'Istituto S. Gaetano.

Quattro grazie segnalatissime.

Lieta di rendere sempre più manifesta la bontà e la potenza della Celeste nostra Ausiliatrice, compìo un graditissimo incarico affidatomi pubblicando quattro grazie segnalatissime e quasi contemporanee che apersero il cuore della pia popolazione di Santa Maria di La Morra ad una viva fiducia nell'immancabile materno suo aiuto.

I. Il giovane Viberti Domenico, ventenne, durante il servizio militare venne colpito da grave malattia. Operato tre volte, stava per soccombere in seguito alla terza operazione che aveva avuto, come le due precedenti, esito infelicissimo. Ogni umana speranza, anche a dichiarazione dei medici, era perduta e la catastrofe era imminente. A tal punto, la famiglia angosciata cominciò con vivissima fede una novena a Marìa SS. Ausìliatrice, chiedendo un prodigio! E il prodigio si compiva prima che la novena terminasse! Non solo si arrestò la cancrena, ma con indicibile meraviglia di tutti non rimase segno alcuno delle tre difficilissime operazioni con cui erano state asportate sei costole al giovane. Riconoscente la famiglia mandò un'offerta.

II. Alessandria Maria, addoloratissima per la malattia del suo bambino dichiarata mortale dai medici di La Morra e di Alba che lo visitarono, ricorse con una novena a Maria Ausiliatrice, e questa buona Madre non tardò a confortarla con la guarigione completa del piccolo infermo.

III. La fanciulla Maggiorina Alessandria, affetta da un scirro al fianco destro, doveva essere operata. Piena di fiducia nell'aiuto potente della Madonna, la madre sua fece, e fece fare, una novena all'Ausiliatrice dei Cristiani. Prima del tempo stabilito per l'operazione, la fanciulla miracolosamente guarita potè, insieme colla madre, rendere nella viva esultanza del cuore fervide grazie alla Celeste Regina in cui non avevano confidato invano.

IV. Più ancora dei precedenti, serva il seguente fatto a dimostrare quanto Maria Ausiliatrice si valga del suo potere sul Divin Cuore di Gesù per confortare i suoi devoti.

Il giovane Viberti Giuseppe, d'anni ventiquattro, colpito gravemente dal tifo, fu dichiarato agli estremi dai medici chiamati in consulto. Glì furono apprestati i SS. Sacramenti, gli venne impartita la benedizione papale e già il rantolo dell'agonia annunziava imminente l'esalazione dell'ultimo respiro e il moribondo avea perduto ogni conoscenza di persone e di cose, quando un'anima sinceramente divota di Maria Ausiliatrice gli si accostò appressandogli alle labbra la taumaturga immagine della Celeste Madre, e con stupore grandissimo degli astanti l'ammalato la baciò. Pochi momenti dopo, egli stesso fra la commozione e la speranza dei suoi cari, chiese nuovamente di baciarla. E qui la Madonna, invocata con tanta fede, non pose termine al prodigio. Il giovane Viberti a cui più non rimaneva a vista di tutti che dare l'ultimo respiro, rapidamente guarì con stupore degli stessi medici curanti.

Ne sia lode a Lei che con tenerezza materna veglia costantemente sui poveri mortali, e così spesso con grazie portentose si dimostra veramente l'Aiuto dei Cristiani.

Nizza Monferrato, 24 ottobre r9o8.

Suor ELISA RONCALLO. Ricorrete a Maria Ausiliatrice

Avevo un figlio che, dimentico d'ogni principio di cristiana virtù, erasi dato ad una vita scioperata ed indegna del suo stato. Fattosi sordo ad ogni sorta di ammonizioni e rimproveri si rendeva ogni giorno più insopportabile a sè ed agli altri. La famiglia n'era accasciata dal dolore, ed io più di tutti perchè sua madre.

Quante lacrime non versai invano pur pregando continuamente per lui ! Finalmente feci un voto a Maria Ausiliatrice, cioè di mandare cinquanta lire per le Missioni Salesiane e di pubblicare la grazia sul Bollettino quando mio figlio avesse dato segni non dubbii di verace ravvevedimento. Il favore si fece aspettare alquanto, ma quando venne fu totale e completo. Il poveretto tocco dalla grazia si convertì veramente sul serio. Lo stupore che a sì repentino mutamento riempì l'animo di quanti lo conoscevano fu grande, ma grande maggiormente fu la consolazione di cui ci sentimmo innondare il cuore noi della sua famiglia. Prudenza vuole che mi astenga dal dare notizie più dettagliate di questo fatto; dirò solo, che quanti ne ebbero contezza, tutti lo stimarono un vero miracolo. Subito inviai l'offerta promessa riserbandomi di mandare più tardi la relazione da pubblicarsi sul Bollettino a meglio attestare della veracità di siffatta conversione. Ma ora che son trascorsi cinque anni dacchè ricevetti la grazia, eccomi a soddisfare alla seconda parte del voto. Cinque anni passati nel bene mi paiono abbastanza sufficienti per testificare che la conversione di mio figlio fu una vera e segnalatissima grazia di Maria Ausiliatrice.

Genitori, che leggete questa mia relazione, siete forse amareggiati per la condotta di qualche figlio? Raccomandatelo a Maria Ausiliatrice, che senza dubbio ve lo salverà.

M.. .. (Alessandria), 25 ottobre 19o8.

O. P.

Terranova di Sicilia. - Nel febbraio dell'anno scorso io e la mia signora fummo colpiti da una tenace febbre infettiva. Vane furono tutte le cure e sollecitudini. Nel maggio, mentre sembrava migliorare, fui colto da una terribile emorragia. Chiamato il medico, questi giudicò il caso disperato. Noi però, col cuore pieno di grande confidenza, promettemmo di pubblicare la grazia qualora l'avessimo ricevuta e d'inviare un'offerta di lire 1oo al Santuario di Torino, con la promessa di favorire sempre più la Pia Società Salesiana ed i figli del Ven. D. Bosco. Subito mandai un telegramma al rev.mo D. Rua pregandolo a benedirci ed a incominciare una novena per la guarigione mia e della mia signora, ed ebbi in risposta un altro telegramma che mi annunziava la benedizione e che la novena era cominciata. Appena ricevuto il telegramma, l'emorragia cessò ed in pochi giorni io fui totalmente guarito. E sebbene la mia signora rimanesse ancora ammalata per qualche tempo, tuttavia poi anch'essa si rimise in perfetta salute. Riconoscenti adempiamo il nostro dovere per l'immensa grazia ottenuta ringraziando dall'intimo del cuore la nostra celeste Benefattrice.

5 settembre 1908.

Cav. ALESSANDRO ALDISIO CARTIA e GIUSEPPINA A. CULTRERA DI MONTESANO..

Ponzò. - Una povera vedova, guarita da alienazione mentale nel 1898, cadde nuovamente inferma. della medesima malattia dopo dieci anni. Oh, come. soffriva l'infelice! ma non voleva sapere nè di dottore, nè di medicine. Rammentandomi che l'ultima, volta la paziente era stata graziata dalla Madonna. di Don Bosco dopo una novena di preghiere, il giorno 27 aprile 19o8 incominciai una seconda novena come allora, con voto di pubblicare la grazia nel Bollettino se l'inferma fosse guarita. E già si erano fatte le pratiche per mandarla a Quarto, quando il penultimo giorno della novella il dottore constatò il miglioramento. Da quel giorno in poi la graziata fu sempre perfettamente in sè adempiendo con sollecitudine alle non lievi fatiche giornaliere di contadina. Ne siano rese grazie infinite alla Celeste Taumaturga e Benefattrice.

15 ottobre 19o8.

ANNUNZIATA CIUFFARDI.

Diano d'Alba. - Mia nipote Giulia Vignola in Allocco, cadde sul finire dell'aprile u. s. gravissimamente inferma di tifo seguito da peritonite e nefrite. I medici che la curavano non lasciavano più alcuna speranza sulla sua guarigione. Già le erano stati amministrati gli ultimi Sacramenti e, quand'io la visitai, la trovai talmente sfinita che temevo avesse a soccombere di quello stesso giorno. Difatti sua madre che da un mese non s'era più mossa dal suo capezzale aveva già tutto disposto per i funerali. Io la esortai a ricorrere con fiducia a Maria Santissima Ausiliatrice di cui era sempre stata divotissima e ritornato in parrocchia pregai e feci pregare per la sua guarigione. La lasciai il 17 maggio e due giorni dopo mia sorella mi fece sapere che il medico curante aveva notato nell'inferma un leggiero miglioramento, che andò sempre più accentuandosi tanto che il dì della festa di Maria Ausiliatrice con sorpresa di tutti potè lasciare il letto, ed in tempo assai breve riprendere le sue ordinarie occupazioni. La graziata è già stata a Torino per effondere il suo cuore riconoscente ai piedi di Colei da cui riconosce la propria salvezza. Ed ora, per mezzo mio, rende pubblica la grazia ottenuta a maggior gloria dell'Augusta Madre che dal Cielo accoglie sempre le suppliche dei suoi devoti.

8 ottobre 1908.

Sac. Teol. GIUSEPPE FALLeTTI

Arciprete.

Tombeto di Borgotaro (Parma). - In un momento di dolore e di supremo sconforto, essendo stata dichiarata affetta da malattia incurabile la mia diletta consorte, mi rivolsi con fiducia a Maria Santissima Ausiliatrice e Le promisi un'offerta per le

Opere Salesiane di Don Bosco, se me la rendeva guarita. Ciò che desiderai l'ottenni, per cui con grato animo compio di cuore la mia promessa.

Ottobre 1908.

BORELLA GIOVANNI.

Gualdo Tadino. - Alunno di questo collegio caddi malato di morbus maculosus, a cui si aggiunse una peritonite. Disperato dai medici posi tutta la mia confidenza in Maria SS. Ausiliatrice promettendole un'offerta e la pubblicazione della grazia nel Bollettino Salesiano, se avessi ottenuto la guarigione. Contro ogni umana speranza ottenni la grazia, ed ora sciolgo la mia promessa.

Collegio Convitto Salesiano,

29 settembre 1908.

GIANNINO ANGOVI.

Torino. - La signorina Maria Arrighi, di Calcinato (Brescia), veniva il 28 agosto 1907 colta da forte febbre, effetto di gravissima irritazione meningea, la quale in poco tempo raggiunse gli estremi sì da renderne omai, a detta dei medici, disperata ogni guarigione. Si ricorse pertanto pieni di fiducia alla Madonna Ausiliatrice esponendo un quadro di Lei in pubblica chiesa con lampada votiva che ardesse perennemente e facendo celebrare una Messa al suo altare. Ed ecco che contrariamente ad ogni umano giudizio dopo solo pochi mesi detta signorina ricuperava la completa salute sì che oggi in seno alla propria famiglia può esercitare il suo ufficio di maestra senza alcun vestigio della terribile malattia.

23 ottobre 1908.

Sac. ULCELLI GIUSEPPE.

Marsiglia. - La mia povera mamma fu colpita da una terribile nevrastenia che gettò la costernazione in tutta la famiglia. Il fratello sacerdote, nel colmo del dolore mi scrisse una lettera desolante, nella quale mi diceva esser obbligato ad allontanare la mamma dalla famiglia. Straziata, ricorsi a Maria Ausiliatrice, la pregai con fervore, ed Ella, buona, mi esaudì al di là della mia domanda. Non solo guarì perfettamente la mamma, ma salvò anche me da una morte quasi certa per le continue emorragie che da tempo soffriva.

3 ottobre 1908.,

MARIA TERESA GALLO

F. di M. A.

Gombola di Modena. - Il 10 novembre 1907 veniva colpito da terribile pleurite, complicata da altri mali, certo Lenzotti Giuseppe, amico mio fin dall'infanzia; e per quanto l'arte salutare si adoperasse nell'intento di diminuire il male di cui egli era affetto, qualsiasi tentativo riusciva infruttuoso. Fui a visitarlo e, trovatolo agli estremi, sentii che mi disse: « Addio, Fortunato, ci vedremo in cielo » . Chi può immaginare la mia costernazione a tali pa role? Volo tosto col pensiero a Maria Ausiliatrice e lo esorto alla rassegnazione, coi dar principio ad una santa novena. All'ottavo giorno l'infermo sentì uri subitaneo miglioramento, e poco dopo lasciò il letto tornando sano fra gli amici tutti ed ai primitivi lavori. Viva la pietosa Ausiliatrice !

6 ottobre 1908.

ACCI FORTUNATO.

Busalla. - Disgrazia volle che il novembre u. s. cadessi da una scala battendo così malamente la testa che per ventiquattr'ore rimasi come fuori di me; ma passato quel tempo il primo pensiero che ebbi fu quello della medaglia di Maria Ausiliatrice che teneva al collo, e la presi, la baciai e subito dissi : La Madonna mi ha guarita! la Madonna mi ha guarita! e con stupore di tutti gli astanti mi alzai da letto e recitai il S. Rosario inginocchiata, assieme con tutti i miei di casa e coi vicini, compreso l'arciprete della Parrocchia, che tutti commossi piansero di gioia al vedermi così repentinamente guarita, mentre il medico aveva detto che o sarei morta o sarei rimasta demente. Sia ancora una volta benedetta Maria SS. Ausiliatrice, pel cui Santuario invio una piccola offerta.

Valenzona (Busalla), 30 settembre 19o8

IPPOLITA Risso.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice, e alcuni pieni di riconoscenza inviarono offerte al Santuario di Valdocco per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, o per le Missioni Salesiane, o per le altre Opere di Don Bosco, i seguenti

A) - Aci Bonaccorsi (Arcireale): Sac. Mariano Licciardello 5 - Acquaviva delle Fonti (Bari): Canonico Pietro Forte 8 - Agliano d'Asti: Domenica Della Valle - Albo (Novara): Bacciotti D. Gerrolamo 10 - Alice Castello: Massara Celerino 5 - Anguillara Sabazia: Carlotta ved. Piacentin 5.

B) - Bagnara Calabra (Reggio Calabria): Maria Arena 10 - Barengo (Novara): Una pia persona a mezzo di quel rev. Arciprete 5 -- Bellinzago Novarese: Frascisco Maddalena- Bergamo: per la guarigione di una bimba 2 -- Bologna: Erminia Trazi Gasparini 5 - Borgo a Muzzano (Lucca): Vitalina Palagi 4 - Borgo S. Martino: Rota Maria per la guarigione della bambina Teresina Zavattaro 5 - Borgo S. Siro: Papa Teresa 5 - Brescia: Giovannina Bassanesi e Giovannina Albezzoni per aver ottenuto più volte la guarigione 7 - id.: Bandotti Giovannina 2 - id.: Garroni Elvira 2 - Bronte: Suor C. T. per la guarigione insperata del fratello Salvatore - Busano Canavese: Carbonatto D. Pietro - Buscate (Milano): Ballarati D. Stefano 4 - Busto Garolfo (Milano) : Raimondi Samuele a mezzo del sig. Zanzottera Leopoldo 20.

C) - Cagliari: Rita e Rosalia Ley Ballero 5 - id.: Ortano Antioca 5 - Cairo Montenotte (Genova): Lina 5 - Cammarata: Castellanza Pietro 5 - Caramagna (Torino): Castagno Giovanni di Costanzo - Carmagnola: Famiglia Cagliero - Carpineti (Reggio Emilia) : G. Z. 5 - Casalborgone: Roggero Maria - Castelletto Merli (Alessandria): D. Giovanni Meraviglia 5 a nome di Rosmino Caterina - Castelletto Uzzone: Toppia D. Giovanni Parroco - Castelnuovo Bormida (Alessandria): Ferraris 5 - Castroreale (Messina): Giampalo Munanchi e Marietta Giordano di M. 4 -Chatillon (Torino): Garin Giuseppe - Cigliano: G. T. V. cooperatori - Cittadella (Padova): D. G. M. Brotto B. 10 - id.: Iuriti Giuseppe 25 - Cizzolo (_Mantova): Vincenzo Piardi 2 - Codogno (Milano): Belloni Teresa 5 - Cologna Veneta. (Verona): Lancerotto Alfonso 20 - Conegliano Veneto: Marson Giulia 10 - id.: M. G. - id.: A. R. 5 - Corsico (Milano): Rosti Erminia 5 - Cossato (Novara): Mora Secondo io - Cuneo: Una figlia di Maria 3 - Curnasco (Bergamo): Sonzogni Fedele Capelli 2 - Cusano di Zoppola (Udine) : Boreau Vienna 2.

D) - Dogliani: G. M. - Donnaz: Pramotton Filippo 6.

F) - Felizzano: Sac. Bassignana Andrea Prev. Parroco - Fenestrelle: Maria Pasini G. e Antonietta Graziani P. 5 - Fobello (Novara): Ada Giacobini z - Fraveggio (Trentino): D. Carlo Marchel 4 -Fusio (Canton Ticino): Guglielmoni Pietro fu Pietro 5.

G) - Gabiano (Alessandria) : Rosa Grosso 5 per Angela Pagliano - Galliera Veneta: Dott. Giuseppe Andreetti 5 - Garessio (Cuneo): B. P. e C. G. 3.75 - Gavardo (Brescia) : Clementi Maria in Zilioli 5 - Genova: Della Rovere Maria 2 - id.: Antonietta Moscatelli 5 - Genova: Anfossi Ernesto 15 - Gerbonte di Triora: Lanteri Giuseppe - Girgenti: Can. Vincenzo Gentile - Grazzano Monferrato: D. Ligi Beccaris, V. Curato 31.

L) - Laghi di Cittadella (Udine): D. Ernesto Colato Curato 2 - id.: Bizzotto Francesco 2.50 -- La Loggia: Nevissano Margherita - Lainate (Milano): Colombo Rosa 5 - Lanusei (Cagliari): Ibba Rosa fu Antonio Giuseppe 5 - id.: Ibba Pilia Monferrato 5 - Lanzo (Torino): Coniugi G. Carlo e Caterina -- Levigliani (Lucca): Neri Elia 5 - Lingotto (Torino): Pierina Fiorini - Lisignago (Trento): Emanuele Nardon.

M) - Macognano (Udine): Motta Teresa - Magenta: Un'inferma graziata 4, ed una pia persona 4, a mezzo di Suor Natalina F. di M. A. - Malamocco (Venezia): Peninetti Carolina 5 - Martinengo (Bergamo): Famiglia Bergamaschi per abbondante raccolto 15 - Mazzarino (Caltanisetta): Padellaro Antonio 5 - Mendrisio (Canton Ticino): Luiza Conza G. Semini - id.: Locatelli Maria 5 - Mercato Saraceno (Forlì): D. Ricci Massimino 10 id.: Para Catterina 6 - Molteno (Como) Giuseppina Gerola Mina 5 - Messina: Suor Claudina F. M. 10 - Moncestino (Alessandria): Mosagna Ercolina - id.: Brusa Domitilla - Mondovi Piazza (Cuneo): N. N. 1.50 -Montignoso (Massa Carrara): Bicchieri Pietro 1.5o - Montorso (Vicenza): Sele Maddalena 2.10 - Murazzo (Fossano): Sac. Luigi Conti 5.

N) - Negrar (Verona): Campagnola Alessandro 2 - id.: Funazzini Luigi 7 - Nervi (Genova): N. N. 3 - Niscemi (Caltanisetta): Rosaria -Masaracchio Malerba 5 - Nizza Monferrato: Vittoria Benedetti Savio 5 - Nogareto di Prats: Sello Ma-

ria 5 - Noto (Siracusa): S. Tasc. 10 - Nuoro (Sassari): Giuliano Mannu, maestro 2 - Nuranimis (Cagliari): Batzella Antonietta z.

O) - Oleggio (Novara): N. N. 10 - Oristano (Cagliari): L. Marcello Tola seminarista 3.50 - Orsara Bormida: Carozzi Pietro - Ortona (Chieti): Montanaro Adelaide i - Ossona (Milano) : P. Nardi P. 10.

P) - Padola (Belluno): Dell'Ostra Caterina 5 - Passerano (Alessandria): Coniugi Mario e Natalina Garella - Pavia: D. Giovanni Arese, a nome della signora Costa io - Pesaro: Forlani Giocondo 10 - Pescantina (Verona): Givanni Filomena 62 - id.: io - Piazzano di Gastel S. Pietro (Monferrato): Ullio Giovanna 5 - id.: Ullio Giuseppina 6 - Piobbico (Pesaro): Emirene Paroncini - Poggiolo di Montereggio (Piacenza): Basini Antonia 5 - Pontedecimo (Genova): R. S. 8 - Ponzano Romano: Can. D. Armando Bertini 2.1o - Pralungo (Novara): Negro Brigida - Pre (Trentino): G. C:. 5.

R) - Racconigi (Cuneo): R. S. - Rancio Valcuvia: D. Vannetti Giovanni Battista Parroco io, a nome di una pia donna che attribuisce a segnalatissima grazia di Maria Ausiliatrice l'aver potuto salvare da certa morte disgraziata una sua bambina di due anni - Raveo (Udine): Sac. Giov. Battista Luigi Vrizzi 5 - Regalbuto (Catania): Francesco Fichera io - Riccione (Forlì): Fedele Galli 6 - Riva di Chieri: Tamagnone Stefano - Riva di Trento: Maestro Giosuè de Gregori 2o, per la guarigione della figlia Giuseppina - Rivergaro (Piacenza): N. N. 5 - Roana (Vicenza): Zovi Maria Azzolini fu Matteo 10 - Roma: E. Chiesa 20.

S) - Sabbione di Cologna ,Veneta (Verona): Piazza Rosalia 5 - Sale (Alessandria): Brizio Gerolamo - Sale Langhe (Cuneo): G. Delfina per abbondante raccolto 1 - Saluzzo: Ponzi Andrea - San Daniele Friuli: Patriana Emilio 12 - S. Lorenzo al Mare (Porto S. Maurizio): Vincenza Varese i - S. Martino (Genova): Pallotti Francesca 3.50 - S. Sebastiano da Po: Giuseppe Emanuel - S. Croce sull'Arno (Firenze ): Nazzi eh. Pietro i - S. Albano (Pavia): Schiavi Maria 1.5o - S. Lucia di Piave (Treviso): Barozzi Maria ved. Zanetti 2 - S. Margherita Ligure: Angela Barbagelata io - S. Vittoria d'Alba (Cuneo): Viassone Boffa Rosa 5 - Selimo (Bergamo): Pierina Capoferri 5 - Serrenti (Cagliari): Bella Francesco 2.50 - Stradella: L. Javarello Cattaneo per somma grazia - Straburgo: J . Payer 5.

T) - Tassarolo (Alessandria): Fava Nicola 5 - Terranuova di Sicilia: Guglielmina Gioffrè - Tombolo (Padova): Torni Elisa di Serafino - Torrazza di Tromello (Lomellina): Papa Teresa 5 - Torlona (Alessandria): Mongini Eutrosina ved. Ricci - Torino: Prelli Giuseppe - id.: N. N. 10 - id.: C. E. Borga coniugi - id.: Coniugi Tartara 25 - id..N. N. - id.: Oschner Lucia 10 - Tramonti di Sopra (Udine): Una pia persona 5, a mezzo di Maria Bogh. - Trento: Pintarelli Carlotta 22 - Trissino (Vicenza): Antonietta Peruffo 5 - Trivero 'Novara): D. Rey Felice Prev. Vie. Foraneo 5.

V) - Valdidentro (Como): Illini Maria 2.90 -

Val di Ledro (Trentino): Boccagni Riccardo, 4 a nome di Franzinelli Maria e 4 a nome di Celestina Berretta - Valenza (Alessandria): M. S. P. 5 - id.: Lente Giovanna - id.: N. Annaratoni- Valfenera d'Asti: Ferrero Matteo per aver avuto le sue vigne preservate dalla tempesta 5 -id.: Ellena Vincenza - Valgatara (Verona): Antonio Attard 5 - Varallo (Novara): Massimo Mongini 5 - Vayes (Torino): S. G. - Venezia: T. Alexandre 10 - Vercana (Como): N. N. io - Vercelli: N. N. 2 - Verolanuova (Brescia): Maria Minici Savaresi 12 - Verona: B. A. 3.50- Vertona (Bergamo): Lucca Rosolinda 5 - Villafranca di Verona: N. N. - Villamagna (Chieti): Sac. Giovanni de Jannis - Villaverla (Vicenza): P. Luigia 5 - Villeneuve (Aosta): B. C. 3 - Voghera (Pavia): 1\\Iarchese Antonia 5.

Z) - Zevio (Verona): D. G. M. 10.

X) - Delforno Luigi per Gili Pietro 10 - Un. italiano, dagli Stati Uniti del Nord America, 20 per segnalata grazia.

Santuario di Marìa Ausìliatrìce

TORINO

Ogni giorno, celebrazione di una santa messa esclusivamente secondo l'intenzione di tutti quelli che in qualunque modo e misura hanno concorso o concorreranno a beneficare il Santuario o l'annesso Oratorio Salesiano. Per qualsiasi corrispondenza in proposito, rivolgersi al Direttore dell'Oratorio S. Francesco di Sales - Via Cottolengo, 32 - Torino.

Per celebrazione di S. Messe e per novene o tridui di Benedizioni col SS. Sacramento, rivolgersi al Rettore del Santuario.

Ogni sabato, alle 7.30 speciali preghiere per gli associati all'Arciconfraternita di Maria SS. Ausiliatrice.

Dal 10 dicembre al 10 gennaio:

16 dicembre - Novena del Santo Natale - Ore 6, messa, canto delle profezie, predica e benedizione solenne - Ore r9, canto delle profezie, predica e benedizione solenne.

24 dicembre - Solenne commemorazione mensile di Maria Ausiliatrice.

25 dicembre - Solennità del SS. Natale di N. S. - Ore 9.30, messa solenne - Ore 15, Vespro, predica e benedizione.

26 dicembre - Festa di S. Stefano - Predica dopo la messa delle 6 ed alla sera.

31 dicembre - Benedizione dopo la messa delle 6 ed alla sera.

I gennaio - Capo d'Anno e primo venerdì del paese - Esposizione del SS.mo Sacramento dalla messa delle 6 fino alla sera - Ore 10, messa solenne - Ore 16, vespro, discorso, rinnovazione dei voti battesimali, Te Deum e benedizione solenne.

6 gennaio - Epifania di N. S. 6. C. - Ore 9.30, messa solenne - Ore 15, vespro, discorso e benedizione.

NB. - Le due funzioni vespertine della domenica (vespro, istruzione e benedizione) cominciano la 1a alle ore 3 ; - la 2a alle ore 4.30.

NOTIZIE VARIE

L'OMAGGIO promesso dal « Circolo Giovanni Bosco » di Torino.

Il Consiglio Direttivo del Circolo « Giovanni Bosco » di Torino, ha inviato ai Direttori degli Istituti ed Oratori Salesiani ed ai Presidenti delle Associazioni degli Antichi Allievi la seguente notificazione

Il nostro Circolo si faceva, mesi sono, promotore di un Omaggio alla memoria del Ven. Giovanni Bosco nella persona del suo Successore D. Michele Rua, come segno di gratitudine per la civile e cristiana educazione ricevuta e quale protesta contro le calunnie di avversari denigratori verso l'Opera Salesiana.

La presentazione dell'Omaggio verrà fatta il 31 gennaio 1909, giorno anniversario della morte di D. Bosco.

Le adesioni di tutti gli ex-allievi degli Istituti Salesiani, trascritte in apposito Album, saranno presentate in forma solenne unitamente alla somma raccolta come figliale concorso alle spese di Beatificazione del Venerabile D. Bosco.

Raccomandiamo vivamente agli interessati di assecondare ed appoggiare, come meglio possono, la nobile iniziativa; e facciamo anche assegnamento sullo zelo dei Cooperatori, affinché essi, conoscendo che a qualche ex-allievo non fosse perveduto in alcun modo l'invito a concorrere a detto Omaggio, non manchino di farglielo conoscere e di sollecitarne l'adesione.

A Valdocco.

Partenza di Missionari. - Come annunziammo nello scorso numero, una nuova e numerosa schiera di missionari prostravasi la sera del 31 ottobre nel Santuario di Maria Ausiliatrice per implorare le benedizioni del Cielo sulle loro future fatiche. Alla conferenza di circostanza, detta con vivo zelo dal missionario D. Silvestro Rabagliati, direttore del Collegio « Cristoforo Colombo » di Hawthorne negli Stati Uniti, seguì la benedizione eucaristica impartita dall'Em.mo Card. Agostino Richelmv, veneratissimo nostro Pastore, che rivolse ai partenti un soavissimo saluto.

« Siate santi, disse loro Sua Eminenza, se volete raccogliere copiosi manipoli nel campo apostolico, e santi voi sarete senza dubbio se batterete le orme gloriose del Venerabile vostro Padre D. Bosco, che dal Cielo vi benedice! »

La funzione si chiuse coll'abbraccio dato dal veneratissimo D. Rua e dagli altri Superiori a tutti i componenti la generosa schiera, mentre . nel Santuario gremito di fedeli passava un fremito d'intensa commozione.

Una festa dei lavoro. - Con questo titolo l'ottimo giornale cattolico di Torino Il Momento, nel suo numero del 9 novembre, dava un resoconto della lieta festa svoltasi all'Oratorio la 2a domenica di novembre per la solenne distribuzione dei premi agli allievi delle scuole d'arti e mestieri.

« Alla lieta riunione - così il sullodato giornale - a cui concorsero numerosissimi i parenti degli allievi e gli amici delle Opere Salesiane, presiedeva il rev.mo sig. D. Rua accolto al suo apparire da una lunga ovazione, esprimente la generale soddisfazione nel rivederlo rimesso in salute dalla indisposizione che da qualche tempo lo teneva a letto. Fra le personalità che l'attorniavano notavansi specialmente il cav. prof. Pasquale Negri, rappresentante la Camera di Commercio; il sig. Ramello Presidente dell'unione Cattolica Operaia; il sostituto procuratore del Re avv. Giuseppe Cesare Pola; il prof. Garibaldo Marinari delle Scuole di San Carlo; il prof. Blotto degli Artigianelli; il cav. Isidoro Arneodo, per la Scuola tipografica; il rettore del Convitto Nazionale; il presidente della Congregazione di Carità; il rappresentante del Presidente della Cassa di risparmio; la contessa Amalia Capello, per il comitato delle Patronesse delle Opere di Don Bosco; numerosi industriali e capotecnici esaminatori degli allievi.

» Con gentilissime lettere di plauso alle istituzioni salesiane scusarono la loro assenza per impegni delle cariche loro il sindaco sen. Frola ed il questore comm. Carmarino.

» Il direttore Don Secondo Marchisio disse una chiara relazione dell'anno scolastico decorso, dalla quale emerge il grande incremento raggiunto dalle scuole professionali, frequentate da ben 350 giovanetti e talmente avanzate nella stima del pubblico che oltre 16oo dovettero essere le domande d'ammissione respinte per mancanza di posti. Accennò pure all'immenso lavoro che ai superiori costa l'istruzione e l'educazione di tanta gioventù, a cui aggiunse essere consolante compenso la docilità, il buon cuore e la buona volontà dei giovani allievi. E con speciale compiacenza notò che in quest'anno ben diciasette alunni ottennero il diploma di compiuto tirocinio con dieci punti di abilità accordati unanimamente dalla commissione esaminatrice, e fece particolar menzione, fra reiterati applausi, dell'allievo tipografo compositore Leone Dalponte, da un mese soldato nel 19° fanteria, il quale durante i cinque anni passati in collegio ottenne perennemente i 10 voti di merito...

» La distribuzione dei premi fu quindi intercalata da gentili poesie recitate con grazia... e da riuscitissimi saggi corali e istrumentali eseguiti dalla scuola dell'Oratorio sotto la direzione dell'egregio maestro Cav. Dogliani.

» Parlò in fine il cav. prof. Pasquale Negri, a nome della Camera di Commercio, esprimendo la sua ammirazione per l'opera socialmente provvida e sapiente dei Superiori Salesiani e per la continua felice riuscita degli allievi.

» Chiuse la geniale festa la parola paterna del rev.mo superiore generale Don Michele Rua, esprimente tutta la sua soddisfazione per la novella prova di affetto data dai giovani alunni in corrispondenza alle pazienti cure di cui furono circondati ».

Ospiti illustri. - Nella prima quindicina di novembre avemmo l'onore di una visita di Sua Eccellenza Rev.ma Mons. Raffaele Maria Arboleda, Arcivescovo di Popayan in Colombia e, prima, quella egualmente carissima dell'Eccellentissimo Mons. Giovanni Nepomuceno Terreno y Escalada, Vescovo di La Plata nella Repubblica Argentina.

Ai veneratissimi prelati, che recandosi a Roma per rendere omaggio al S. Padre, vollero visitare anche la culla dell'Opera di D. Bosco, rinnoviamo, coi più vivi ringraziamenti, la promessa di perenne affettuosa ricordanza.

In Italia.

FERRARA. - Una simpatica funzione si celebrò il 1° venerdì di novembre nella Cappella del Collegio Salesiano. Augusta e piissima signora si degnò regalare all'Istituto una splendida statua del Sacro Cuore di Gesù, che quei buoni giovanetti vollero far benedire in tal giorno, per incominciare con maggior fervore la pratica salutarissima della Santa Comunione nei primi venerdì di nove mesi consecutivi. Mons. Adamo Borghini, Vicario Generale compì il sacro rito e rivolse ai giovani belle parole di circostanza. Quello che consolò maggiormente fu il veder accostarsi alla Mensa Eucaristica, con edificante pietà, non solo i convittori, ma eziandio una discreta rappresentanza dei giovani più anziani dell'Oratorio.

Dopo la messa una gradita sorpresa aspettava i bravi giovani. L'Em.mo Card. Arcivescovo, non avendo potuto compiere egli stesso la funzione come sarebbe stato suo desiderio, volle con gentile pensiero regalar loro i dolci per la colazione. Quei buoni ragazzi non dimenticheranno mai nè la bella festicciuola, nè la bontà dei loro benefattori.

Il Sacro Cuore di Gesù benedica e ricompensi anche la pia donatrice, il cui nome, per suo espresso volere, rimarrà conosciuto solo da Dio.

ROMA - li Santo Padre, il quale, come è noto, ha riordinato testé con apposita Costituzione Apostolica le Sacre Congregazioni Romane, nell'eleggere i vari consultori delle medesime si è degnato di nominare il rev.mo Procuratore Generale della Pia Società Salesiana, dott. D. GIOVANNI MARENCO, Consultore della Sacra Congregazione del Concilio e di quella dei Religiosi, e il rev.mo segretario del sullodato Procuratore, sac. dott. DANTE MUNERATI, Consultore della S. Congregazione di Propaganda Fide tanto per gli affari di rito latino quanto per quelli ili rito orientale. Le più cordiali congratulazioni.

S. PIER D'ARENA. - A commemorare il Giubileo del Santo Padre si teneva nell'ospizio S. Vincenzo de' Paoli una solennissima accademia prendendo occasione dalla distribuzione dei premi agli alunni dell'anno scolastico u. s. Presiedevano alla cerimonia il rev.mo Mons. Francesco Olcese, degnissimo arciprete di S. :Martino e di S. Maria della Cella, e il rev.mo Dott. D. Giovanni Marenco, Procuratore

Generale della Pia Società Salesiana, già per parecchi anni amatissimo Superiore di quell'Istituto.

« Con un grandioso inno corale al Papa, eseguito da tutti gli alunni con accompagnamento di banda (così il Cittadino di Genova) incominciò la festa. Seguì il discorso d'occasione, letto dal sacerdote prof. Giuseppe Gogioso di Ventimiglia, con cui l'oratore trattò brillantemente della duplice festa del cuore e dell'intelletto. Egli dapprima inneggiò al Papato in genere, fermandosi in particolare sulle benemerenze dell'attuale Pontefice ; rivolse quindi calde parole di congratulazione e d'incoraggiamento ai giovani premiandi, eccitandoli tutti indinstintamente alla riconoscenza verso i loro maestri e capi d'arte, che il cuore, l'intelletto e le migliori energie consacrano all'istruzione ed educazione della gioventù alle loro solerti cure affidata. Il pubblico, che aveva attentamente seguito l'oratore, accolse la fine del bellissimo discorso con calorose e prolungate ovazioni ».

Essendosi inviata al S. Padre notizia del filiale omaggio, Sua Santità ebbe la bontà di rispondere assicurando il suo gradimento ed impartendo ai Superiori, ai Benefattori ed agli alunni dell'Ospizio l'Apostolica Benedizione.

All'Estero.

BARCELLONA. - S. M. Alfonso XIII, Re di Spagna, insieme colla sua Augusta Consorte e in compagnia del Ministro Maura e di altri illustri personaggi, saliva il 23 ottobre al Tibi dabo, ove l'aveva preceduto l'Ecc.mo Governatore di Barcellona. Le LL. Maestà si recarono subito a visitare i lavori del tempio nazionale al S. Cuore di Gesù, la cui cripta sperasi d'inaugurare nel prossimo giugno. Re Alfonso fu lieto di trovare avanzati i lavori e s'interessò vivamente dell'opera, mentre la Regina Vittoria Eugenia veniva ossequiata dal Comitato delle dame Patronesse, di cui era a capo la signora Rosalia Florit de Osorio, sposa al Governatore. La musica delle Scuole Professionali di Sarrià, assai applaudita, prestò, durante la visita, servizio d'onore.

La domenica seguente, gli stessi Augusti Reali passavano in rivista più di ventitremila fanciulli, alunni delle scuole di Barcellona, premiandone i più diligenti e facendo distribuire a tutti un regalo. Anche a quella gentilissima festa ebbe l'onore di prestar servizio la musica sullodata.

CIUDADELA (Menorca). - L'Istituto Salesiano ha pubblicato una stupenda memoria dell'anno scolastico 1907-1908, da cui togliamo questi dati. Gli alunni (tutti esterni) che frequentarono le classi diurne furono 320; quelli delle classi serali 89. Tra quelli

havvi una Schola cantorum fiorentissima ed il circolo sportivo Robur, i cui soci sostennero un match accanito, presenti oltre duemila persone, col Football Club di Mahón. L'opuscolo ha pure una monografia delle singole classi, un elogio stupendo dell'Esposizione scolastico-didattica, e l'album completo dei premiati, con i ritratti degli alunni che riportarono il premio di eccellenza.

MATARÒ (Spagna). - Il Collegio S. Antonio al chiudersi dell'anno scolastico 1907-19o8 ebbe l'onore di vedere tutti promossi, e con una brillantissima graduatoria, gli 86 alunni presentati all'Istituto Generale Tecnico ed alla Scuola Superiore di Commercio di Barcellona. Congratulazioni vivissime a quei nostri confratelli ed ai bravi alunni.

Matarò trovasi nella linea del Mediterraneo a 40 chilometri da Barcellona. Il Collegio S. Antonio abbraccia il corso primario e quelli di Baccellierato, e di Commercio Mercantile; e possiede anche un ottimo Museo di Storia Naturale.

BRAGA (Portogallo). - Nel Collegio degli Orfani, detto di S. Gaetano, quest'anno si celebrò con specialissima pompa la festa dell'angelico San Luigi Gonzaga in unione a quella del S. Cuore di Gesù. L'entusiasmo e la pietà di quei bravi giovani riscossero la più viva ammirazione di quanti vi parteciparono. Tra questi ricordiamo il rev.mo P. Vanz S. J. che vi tenne il discorso di circostanza.

LONDRA. - Durante il Congresso Eucaristico. - Resterà eternamente memoranda la fede profonda mostrata da molte migliaia di cattolici inglesi riuniti nel settembre u. s. in Congresso Eucaristico nell'immenso Alberi Hall, sotto la presidenza dell'Eminentissimo Card. Vincenzo Vannutelli, legato del Papa, presenti altri sette Eminentissimi Cardinali, cento vescovi e più di mille sacerdoti. Quell'imponente convegno eucaristico, sia nel complesso che nelle singole sue manifestazioni - come il commovente corteo dei ventimila fanciulli cattolici che preceduti dal Crocifisso con la scritta Dio converta l'Inghilterra, cantavano per le vie di Londra inni di benedizione al Romano Pontefice - l'imponente sfilata di tutte le associazioni cattoliche, di tutto il Clero, dei Vescovi, dei Cardinali e del Legato Pontificio che aveva ai fianchi il duca di Norfolk ed uno dei primi magistrati del Regno Unito - l'apoteosi dell'Ostia Santa che sulle mani del Legato si levò dalla gran loggia della splendida Cattedra di Westminster a benedire non meno di cento e cinquantamila persone - fu veramente un avvenimento così straordinario che verrà scritto a caratteri d'oro nella Storia della Chiesa.

Alla comune esultanza dei cattolici inglesi presero viva parte anche i 550 alunni esterni e i 200 interni delle nostre Scuole e dell'Istituto nostro del S. Cuore di Gesù in Londra, i quali come già avevano fervidamente pregato pel buon esito del Congresso, così la domenica 12 settembre si accostavano tutti ai SS. Sacramenti e cantavano anch'essi nella parrocchia del Sacro Cuore di Gesù, stipata di fedeli, il Te Deum di ringraziamento pel solenne -trionfo di Gesù Sacramentato.

- Fra gli Alunni interni delle Scuole Professionali fiorisce da vari aiuti il circolo « Football » , anima e vita delle ore di svago. Ai bravi giovani cordiali rallegramenti.

VIEDMA (Repubblica Argentina). - Il « Flores del Campo » del 19 settembre u. s. è uscito in veste di esultanza col fac-simile di un preziosissimo autografo del S. Padre. L'autografo è di questo tenore:

Ai diletti figli, gli scrittori ed i lettori del Periodico Flores del Campo, perchè propaghino sempre i principii cristiani, che sono il fondamento della morale e del vero progresso sociale, e col voto che il Signore largamente li rimeriti, impartiamo con effusione di cuore l'Apostolica Benedizione.

» Dal Vaticano il s° aprile 1907.

Pius PP. X ».

Vivissimi rallegramenti alla Redazione del simpatico foglio ed ai singoli abbonati.

TESORO SPIRTUALE

INDULGENZA PLENARIA:

dal 10 dicembre ai 10 gennaio:

1) il 25 dicembre, solennità del Natale di G. C. 2) il 1° gennaio, Circoncisione di N. S. G. C. 3) il 6 gennaio, Epifania del Signore.

NECROLOGIO

Gli Em.mi Casañas e Mathieu.

La falce inesorabile della morte, nel giro di due giorni, mieteva due vittime nel Sacro Collegio, nelle persone degli

Eminentissimi Cardinali Mathieu e Casañas y Pagés, ambedue cooperatori salesiani.

L'Em.mo Card. Mathieu, membro dell'Accademia di Francia detta degli Immortali, volò al cielo da Londra ove si era recato per rappresentare la Francia al Congresso Eucaristico.

L'Em.mo Card. Casañas y Pagés, era vescovo di Barcellona; tra le molte doti onde fu ricco, spiccò in lui una carità per il prossimo affatto straordinaria. Anche per l'Opera di D. Bosco ebbe, e mostrò anche in modo solenne, una benevolenza speciale.

Pei due Eminentissimi imploriamo dai Cooperatori una fervida prece di suffragio.

S. E. Mons. Federico Foschi.

Eletto Vescovo di Cervia il 2o marzo 1877 dalla santa memoria di Pio IX, morì nella sua sede rimpianto da tutti dopo oltre trent'anni di pontificato. Oratore sacro distintissimo, e pieno di amore per le Opere Salesiane, aveva promesso di venire a predicare la novena di Maria SS. Ausiliatrice nel Santuario di Valdocco, cui con dolore dovette rinunziare per malferma salute.

Egualmente riconoscenti per quella ed altre prove di cordiale benevolenza, preghiamo all'operosissimo Presule il riposo e il premio de' santi.

Il sig. Rossi Giuseppe.

Nelle prime ore del 29 ottobre - così il giornale il Momento - spegnevasi serenamente nell'Oratorio Salesiano di

Valdocco il sig. Giuseppe Rossi da Mezzanabigli, in età di anni 73. Il suo nome - assai noto fino a questi ultimi anni nel mondo commerciale - ricorre sopratutto nei ricordi della Pia Società Salesiana. Giovane, difese più volte la vita insidiata di D. Bosco; fatto adulto fu, nel campo degli affari, uno dei cooperatori più validi e più intelligenti delle imprese di D. Bosco, che lo aveva preposto alla Direzione del magazzino generale delle somministranze salesiane. Si ascrisse alla Società Salesiana nel 186o, quando essa contava poco più di un anno di vita e ne fu il primo socio laico. Egli anzi incarnò in sè il simpatico tipo ideale di religioso laico, che la mente geniale di D. Bosco aveva concepito.»

Dolenti dello scemare continuo del numero di coloro che furono i fortunati testimoni dei prodigi di carità compiuti dal nostro venerabile Fondatore nei primi tempi del suo apostolato, invochiamo la gloria celeste all'indimenticabile estinto, e preghiamo il Signore a moltiplicare il numero di coloro che fedelmente ne seguano le orale virtuose.

Il banchiere Giuseppe Musso di Torino.

Bella e nobile figura di cattolico, volò al Cielo la mattina del 19 novembre.

Nell'adempimento dei doveri cristiani rigido fino allo scrupolo, coi suoi tenerissimo, generoso coi poveri, fu sorpreso dalla morte col sorriso del giusto sul labbro e la pace del credente nel cuore. Fu tra i primissimi a secondare il movimento cattolico torinese e continuò a lavorare per la buona causa fino alla morte; infatti ultimamente egli era stato eletto presidente della nuova « Società Anonima Internazionale per la diffusione della Buona Stampa » di cui nello scorso mese interessammo i nostri lettori. Dal compianto Comm. Barone Antonio Cotta, di sempre cara memoria, aveva appreso a conoscere D. Bosco ed amare l'Opera Salesiana e fu uno dei più zelanti Cooperatori.

Le nostre più vive condoglianze all'addolorata famiglia; ai lettori un caldo invito a suffragare affettuosamente l'anima dell'illustre estinto.

Il sig. Pietro Tacca di Cavaglio.

Non possiamo astenerci dal chiedere un suffragio speciale anche per questo nostro venerando e zelante Cooperatore.

Pieno di carità, egli spese tutta la vita alla maggior gloria di Dio e alla salute delle anime, modello di fervente cattolico. Ebbe una predilezione per gli Oratorii festivi. Pace alla benedetta anima sua!

INDICE

Articoli e documenti.

LETTERA del Rev.mo D. Michele Rua (10 gennaio 1908) pag. i. L'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice nel 1907, pag. 11. L'insegnamento religioso nelle Scuole, 33. Per l'onomastico del S. Padre, 65. Nel ventennio della morte di D. Bosco, 66. Prepariamoci al mese di Maria Ausiliatrice, 97. La divozione a Maria Ausiliatrice, 129. Il cuore, 162.

II Venerabile D. Bosco (nel 1° Anniversario dell'Introduzione della sua causa di Beatificazione e Canonizzazione), 193. Il nuovo Delegato Apostolico di Costarica. 196.

Memorie e ammaestramenti paterni: Una grande parola, 225. Oremus pro Pontifice nostro Pio, 257. Una graziosa offerta per l'obolo di S. Pietro, 258. Oremus pro Pontiffce nostro Pio: Il nostro Omaggio, 289. Cenni biografici di Sua Santità Papa Pio X: - I) dalla nascita

al Sacerdozio, 291 - 11) dal Sacerdozio all'Episcopato, 326

- III) dall'Episcopato al Soglio Papale, 356.

Società Anonima Internazionale per la diffusione della Buona

Stampa, 322, 351.

Un caro ricordo, 315.

Agli egregi nostri benefattori, 353.

Il Giubileo del S. Padre (a Roma e a Torino) 356.

Monografie sull'Opera di D. Bosco.

L'Opera di D. Bosco in Oriente, 26o. L'Opera di D. Bosco in Polonia, 331.

Relazioni varie.

Il sig. D. Rua in Oriente /Lettere del Sac. Clemente Bretto). - I) Da Torino a Costantinopoli, 134 - II) A Smirue, 135 - III) Da Beirut a Nazareth, 138 - IV) A Nazareth, 164 - V) In viaggio per Gerusalemme, 165 - VI) A Betlemme e dintorni, 167 - VII) Al Mar Morto e a Giada, 197 - Vili) Durante la Settimana Santa, 198 - IX) Ad Alessandria d'Egitto, 200 - X) Da Messina a Malta, 201 - XI) In Calabria, 203 - XII) Da Bari a Torino, 204.

Il 24 giugno, 196.

Il solenne ingresso di Mons. Cagliero in San José di Costarica, 316.

Nuove postille

al Decreto della S. Congregazione dei Riti per l'introduzione della Causa di D. Bosco.

D. Bosco apre a Valdocco un Ospizio, 36.

Quanta cura aveva D. Bosco degli artigianelli - Apre le scuole

professionali nell'Oratorio - Gli studenti nell'Oratorio - Le

più fulgide glorie dell'Oratorio, 228.

Fra gli Italiani all'Estero.

Boulogne-sur-Seine, Buenos Aires, Viedma, S. Francisco di California, New York, 76. New York, Hawthorne, 304. Buenos Aires, 334. Per la lingua italiana, 334.

Lettere di famiglia.

DAL BRASILE: I) Una Missione nello Stata di Minas (D. C. Peretto), 43 - II) Da Ponte Nova a Caratinga (id.), 45 - III) Da Caratinga a Cuyethé (id.), 109.

DALL'EQUATORE: L'Asilo Santistevan di Guayaquil in vacanza ad Atocha (D. F. Tallachini) 251.

Oratori festivi. (Lettere agli ansanti della gioventù). Sulla predicazionè ai giovanetti e fanciulli degli oratori festivi, 265.

Tra i figli del popolo. (Cronaca degli oratori festivi).

La « D. Bosco » di Milano, Latra, Buenos Aires, 15.

Ronza, Napoli, Macerata, Smirne, ecc. Impariamo, 40.

l'arma, Borgo S. Martino, Trieste, New York, Torino, ecc. 78. Roma, Firenze, Schio, Loreto, Messina, Torrione di Bordighera,

Caserta, Nizza Monferrato, Treviglio, S. Anna, 174. Catania, Torino, Pisa, Trieste, Spezia, ecc. 206. New York, Biella, Torino, ecc. 233.

Ali Marina, Palermo, S. Severo, S. Benigno Canavese, ecc. 280. Roma- Testaccio, Chieri, Firenze, Smirne, ecc. 300. Ronza, Cagliari, Messina, Barranquilla, 342.

Omaggi al Venerabile Giovanni Bosco.

LA COMMEMORAZIONE all'Oratorio di Torino-Valdocco, 67.

Ut patina florebit: DISCORSO dell'Era. Cari. Pietro Maffi, 63.

Per l'umanità d'uri Santo: CONFERENZA detta dall'Avv. Saverio Fino nella Commemorazione di D. Bosco a Bologna, 294.

Una bella iniziativa del Circolo Giovanni Bosco di Torino, 144 - Adesioni all'omaggio, 162 -- Comunicato, 379.

Torino- Valdocco, Barranquilla, Chieri, Giaveno, La Paz, Nizza Monferrato, Riva di Chieri, Rodeo del Medio, Sanzpierdarena, S. Francisco di California, Sarrid-Barcellona, Vigo, 12.

Agua de Dios, Asuricióri, Beffar, Buenos Aires, Coneepción, Maltebrugge-les-Gand, Oakland, Punta Aren is, S. Nicolas de Los Arroyos, S. Salvador, S. Severo, Torino, Valdivia, 38.

Alessandria, Bologna, Gualdo Tadino, Intra, Livorno, Parma, Perosa Argentina, Ascona, Maroggia, 210.

Este, Fossano, Ivrea, Lanusei, Legnago, Mogliano Veneto, Novara, S. B-:uzcno Canavese, Torino-L'alsalice, 235.

Spagna. Perù, Chili, Brasile, Colombia, 239.

Asti, Borgo S. Martino, Chioggia, Macerata, Messina, Nizza Monferrato, Oulx, Pavia, 263.

Echi degli omaggi: Brigo S. Donnino, Barcellona (album all'Em.mo Card. Vives), 348.

Omaggi al Venerabile Giovannì Bosco

e feste di S. Francesco di Sales.

Acqui, Alassio, Avigliana, Biella, Bob5io, Cagliari, Castelnuovo d'Asti, Catania, Cuneo, Cuorgnè, Faenza, Firenze, Foglizzo Canavese, Fossano, Genova, Genzano di Ronza, Livorno, Loreto, Milano, Messina, Napoli, Novara, Ortona, Penango, Roma, S. Benigno Canavese, 99.

S. Gregorio di Catania, S. Pier d'Arena, S. Severo, Savona,

Spezia, Torino-Valsalice, Torrione di Bordighera, 141. Nizza Marittima, Scutari, Trento, Zurigo, 142.

Bova Marina, Colle Salvetti, Este, Figline, Lanzo Torinese, Lugo,

Milano, Schio, Treviglio, Trino Vercellese, Verona, 171.

Il tempio di S. Maria Liberatrice in Roma.

Comunicati vari, 111, 131, 161, 264, 321, 361.

Monumento-ricordo della consacrazione dell'infanzia al Redentore, 264.

Dalle Missioni.

BRASILE MATTO-GROSSO: Quattro mesi fra i Bororos-Coroados (D. A. Malan) I, 47; II, 112 - Un'altra cara notizia, 115 - Durante l'escursione annuale degli indii (D. A. Colbacchini), 115 - L'opera dei nostri Missionari giudicata da un Deputato federale, 148 - I musici della Colonia dei Sacro Cuore all'Esposizione di Rio Janeiro; due indie uccise dai Cayapós; la messe biondeggia, mancano operai (D. G. Balzola), 177 - Un trionfo del Cristianesimo: impressioni del passaggio della banda musicale della Colonia del S. Cuore: A Montevideo, Buenos Aires, S. Paolo, 241 - I primi matrimoni cristiani fra i Bororos, 270 - Il viaggio dei piccoli Bororos, 271, 306, 339, 369. - La tribù dei Bororos: Studio del Sac. A. Malan, 272 - Una fortunata escursione alle sponde del Rio Vermelho (D. G. Balzola), 3o4 - Per la lingua dei Bororos, 306 - Da Cuyabà alle sponde del Rio Vermelho (D. G. Balzola), 335 - La notizia della morte dei tre piccoli Bororos alla Colonia del S. Cuore (D. G. Balzola) 365.

CINA: Notizie dall'Estremo Oriente (D. G. Fergnani), 52 - Affettuoso omaggio (D. L. Versiglia), 18o.

COLOMBIA : La Missione annuale a Contratación ecc. (D. G. Rebagliati), 17 - Care notizie da Agua de Dios (id.) 370

EQUATORE:Una grand'opera da compiere (D. r.. Santinelli), 145 - La pasqua ai fedeli del Vicariato di Mendez e Gualaquiza (D. G. M. Giner), 244 - Liete speranze per l'evangelizzazione dei Jivaros (D. C. Santinelli) 262.

GIAMAICA: Come vivono i Negri della Giamaica, 339.

INDIA: L'arrivo di un nuovo missionario ed una dolorosa perdita (D. G. Tomatis), ,8 - Altri particolari (id.), 20 - A Tanjore, 245.

MOZAMBICO: Impressioni di viaggio e care notizie (D. M. Recalcati), 181 - Il Battesimo di 4 moretti (id.), 269.

PATAGONIA SETTENTRIONALE: Otto mesi dimissione nell'interno del Territorio del Rio Negro (D. A. Pestarino), 20, 82 - Fruttuosa missione al nord e al sud di Chos-malal (D. G. Genghini), 8, -- Una missione nel Neuquen (D. D. Milanesio), 150 - Progressi del sentimento religioso in Viedma e Patagones (dal Flores del Campo). 307.

PATAGONIA CENTRALE: Al Chuhut (dalla Cruz del Snr), 244 - Prospetto del movimento della Missione dall'aprile 1905 a tutto marzo 1908.

PATAGONIA MERIDIONALE, ISOLA DAWSON e TERRA DEL FUOCO: Porto Stanley, 87 - « Una grand'opera dei figli di D. Bosco w, 1,8 - Credenze religiose degli Alacaluffi e degli Onas (D. M. Borgatello, 213 - Commemorazione del XXI Anniversario dell'arrivo dei Missionari (D. V. Durando), 309.

Il Culto di Maria Ausiliatrice.

Il Santuario di Maria Ausiliatrice aggregato alla Basilica Vaticana, 23.

Comunicati vari in preparazione alla Festa Titolare, 152. Due insigni privilegi al Santuario di Valdocco, 344. Un altro pegno della benevolenza del S. Padre, 372. LA SOLENNITÀ TITOLARE NEL SANTUARIO, 183, 216.

Echi della festa titolare:

IN ITALIA: Torino, Biella, Casale, S. Marzano, Nizza Monferrato, Pero.'a Argentina, Milano, Verona, Venezia, Ferrara, S. Anna, Ronza, Cammarata, Caltanisetta, Cagliari, 216.

Chieri, Novara, Crocefieschi, Genova, Bordighera, Parnio, Mantova, Villa Tagliata, Padova, Brisighella, Portici, S. Gregorio di Catania, Siracusa, Nurallao, 247.

Bobbio, Comacchio, Pavia, Rivalta. 310.

ALL'ESTERO: Ovunque incomparabili trionfi, 311.

Nuove chiese e cappelle.

Rodeo del Medio, Valdivia, Trelew, 55 - Morelia, 88. - Jaboatào, 120 - Mercedes, Mosquera, 372.

Altre feste e date memorande.

Villa Colon, Gualaquil, 88-Bogotà, 120- Valparaiso, La Plata, Salvatierra, 153.

Grazie di Maria Ausiliatrice ed elenchi di graziati.

pag. 25, 56, 89; 120, 153, 186, 219, 247. 275, 313, 345, 372.

Comunicati, omaggi, raccomandazioni.

In riconoscenza, n, 156.

L'Em.mo Card. Maffi all'Oratorio, 35.

L'Em.mo Card. Mariano Rampolla del Tindaro, 6o.

Il Giubileo Sacerdotale del Sommo Pontefice Pio X, 132. A soddisfazione... 17o.

Esercizi spirituali a Nizza Monferrato, 223. Libri di testo per l'anno 1908-1909, 274. Omaggi, 232, 317.

La Consacrazione di S. Maria Liberatrice, 321. Nuovi Misionari, 323, 378.

Notizie varie.

L'Unione Antichi Allievi dell'Oratorio festivo di Valdocco, 29. La festa sociale del Circolo u Giovanni Bosco », 29.

Il Cinquantenario di Domenico Savio, 6o - Per la sua Causa di

Beatificazione e Canonizzazione, 157. Al Congresso di Genova, 189. La Causa di D. Bosco, 253. Feste scolastiche, 282. Pro schola cristiana, 348.

A Valdocco:

Ospiti illustri, 6o, 189, 222, 253, 282, 317, 379.

Due trattenimenti, 189 - In onore di S. Luigi, 222 - Gara catechistica, 253 - Riunione di Antichi allievi, 282 - Premiazioni, 283, 378.

In Italia

Ivrea, 85.

Macerata, 29. Milano, 6r, 222, 254. Parma, 158, 190. Perosa Argentina, 157. Roma, 93, 157, 222, 379. Ravenna, 125, 190.

S. Pier d'Arena, 244, 379. Spezia, 285.

Verona, 30, 157.

Avigliana, 317. Bologna. 93, 125. Bova Marina, 157. Cagliari, 188. Casalmonferrato, 318. Cesarò, 349. Cuorgnè, 61, 283.

Faenza, 93, 318.

Ferrara, 253, 379. Firenze, 125, 253, 284. Fossano, 254..

All'Estero.

Lisbona, 126.

Londra, 381. Matarò, 380. Mellez-lez-Touanai, 349. Oswiecim, 286. Salirne, 28S. Tournai, 61.

Alicante, 30.

Aywaille, 190.

Alessandria d'Egitto, 158, 285. Betlemlne, 51.

Barcellona, 318, 380. Briga, 381. Carabanchel Alto, 349. Ciudadela, 350.

Nelle Americhe.

Bahia, 61.   Patagones, 94.

Bogotà, 158.   Pernambuco, 62. Buenos Aires, 30, 61, 159, 190. Punta Arenas, 94.

Cordoba, 94, 342.   Quito, 319.

Messico, 319.   Rosario, 31.

Montevideo, 6,.   Sucre, 191.

Nictheroy, 31.   Viedma, 381.

Necrologio.

Alarcon Mons. G. B. Prospero, 159 - Balleani conte Aurelio, 223 - Balocco Eusebio, 319 - Bellia D. Giacomo, 255 - Bellino Teresa, 255 - Bianchi dott. Girolamo, 63 - Brandolini Rota Mons. Sigismondo, 62 - Brazioli Pia n. Globotschnig, 191 - Canali Carlo, 319- Casaitas Card. Salvatore, 381 - Cavina cont.a E., 159 - Coppée Francesco, 254 -De Amicis Mare., 127 De Maistre conte Eugenio, 2S6-De ProziberD. Valeriano, 31 - Di Villeneuve-Trans marchese Remo, 254 - Fabrizi can. Giovanni Battista, 1,59 - Foschi Mons. Federico, 360 - Francesia Anna Maria ved. Polla, 95 - Ganora -Mors. Alessandro, 191 - Girino prof. D. Giovanni, 191 - Gay Clotilde, 287 Lanfranchi I). Antonio, 223 - Lupi Mons. Annibale, 223 - Manara Francesca ved. Negrone, 286 - Manzoni Costanza ved. Bianchi, 127 - Mathieu Card. Francesco, 36o -- Moudello cari. Giuseppe Fortunato, 287 -- Morganti Giuseppe, 31 - Musso Giuseppe, 382 - Nessoli Francesco, 191 - Portanova Card. Gennaro, 191 - Ramponi Cesira, 159 - Ribaldone Maria ved. Rota, 319 - Richard Card. Beniamino, 95 - Rossi Giuseppe, salesiano, 300 - Shenz Perla dott. Luigi, 95 - Sciaccaluga Mons. Nicolò, r22 - Soler Mons. Mariano, 349 - Tacca Pietro, 3S2 - Tasciotti D. Candido, 63 - Tosco sac. cav. professore Giovanni, 319 - Vitelleschi marchesa Emilia, 350 - Zanotti D. Carlo, 287.

Cooperatori defunti. Pag. 31, 63, 95, 127, 159, 287.