BS 1900s|1908|Bollettino Salesiano Febbraio 1908

ANNO XXXII - N. 2.   Torino, Via Cottolengo 32.   FEBBRAIO 1908.

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO DELLA PIA UNIONE DEI COOPERATORI SALESIANI DI D. BOSCO

SOMMARIO: L'insegnamento religioso nelle Scuole 33 L'Em.mo Card. Maffi all'Oratorio .

Nuove postille al Decreto della S. Congregazione dei

Riti per l'introduzione della Causa di D. Bosco . 36 Omaggi al Venerabile Giovanni Bosco 38 TRA I FIGLI DEL POPOLO: Cronaca degli Oratori festivi: Roma, Napoli, Macerata, Smirne - Altre notizie - Impariamo ! . Lettere di famiglia: Dal Brasile -- L'Opera di

D. Bosco negli Stati di Rio Janeiro e S. Paolo - Una missione nello Stato di Minas    43

DALLE MISSIONI: Matto Grosso (Brasile) : Quattro mesi fra i Bororos-Coroados - Cina: Notizie dall'Estremo Oriente   . . . .   47

IL CULTO DI MARIA SS. AUSILIATRICE: Pellegrinaggio spirituale - Nuove chiese e cappelle ecc. 55

NOTIZIE VARIE Omaggi - Il Cinquantenario di Savio Domenico -- In Italia: Cuorgnè, MilanoAll'Estero: Betlemme, Tournai- Dalle Americhe: Bahia, Buenos Aires, Montevideo, Pernambuco .

Tesoro spirituale

Necrologio e Cooperatori defunti    62

L'insegnamento religioso nelle Scuole

ADOPERARSI perchè l'insegnamento del Catechismo sia conservato e seriamente e convenientemente impartito nelle scuole, e un dovere che onera la coscienza di tutti i cattolici.

« È grande sventura - scriveva trent'anni fa con freschezza tuttora mirabile l'immortale Pontefice Leone XIII - è grande sventura che molti di quelli i quali sentenziano il catechismo ad uscire dalle scuole, abbiano posto in dimenticanza o non considerino quello che dal catechismo appresero nell'età infantile. Altrimenti sarebbe loro assai facile l'intendere come l'insegnare al fanciullo che egli uscì dalle mani di Dio - che tutto quanto si vede è ordinato per lui re e signore del creato - e che egli è sì grande e tanto vale che l'Eterno Figlio di Dio per riscattarlo non isdegnò di prendere la sua carne - è lo stesso che dargli impulsi efficacissimi a custodire la qualità gloriosa di figliuolo di Dio e ad onorarla col virtuoso contegno. Comprenderebbero altresì che è lecito di aspettarsi ogni gran cosa da un fanciullo, il quale nella scuola del catechismo' apprende di essere destinato ad un fine altissimo nella visione e nell'amor di Dio - che viene addestrato ad essere docile e soggetto, imparando a venerare nei genitori l'immagine del Padre che sta nei Cieli, e nel Principe l'autorità che viene da Dio e da Dio prende la ragione di essere e la maestà -- che è tratto a rispettare nei fratelli la divina somiglianza che brilla sopra la stessa sua fronte, ed a conoscere, sotto le misere apparenze del povero, il medesimo Redentore... Finalmente intenderebbero che la morale cattolica, munita del timore del castigo e della certa speranza di altissimi premi, non corre le sorti di quell'etica civile che si vorrebbe sostituire alla religiosa; nè avrebbero mai preso la funesta risoluzione di privare la presente generazione di tanti e sì preziosi vantaggi, col bandire dalle scuole l'insegnamento del catechismo.

« Sperando vantaggi senza dubbio men rilevanti - continuava il venerando Pontefice - si pensò di rendere obbligatoria per legge l'istruzione elementare, costringendo anche con multe i genitori ad inviare i loro figli alla scuola; ed ora come si potrebbe aver cuore di sottrarre ai giovani cattolici l'istruzione religiosa, che indubitatamente è la più salda guarentigia di sapiente e virtuoso indirizzo dato alla vita? Non è crudeltà pretendere che questi fanciulli crescano senza idee e sentimenti di religione, finchè, sopravvenuta la fervida adolescenza, si trovino in faccia a lusinghiere e violente passioni, disarmati, sprovveduti di ogni freno, colla certezza di venire travolti nei lubrici sentieri del vizio (1) ?

Ma non è solo crudeltà, è anche ingiustizia. L'insegnamento religioso dovrebbe essere impartito nella scuola, come ha detto lo stesso Pasquale Villari, almeno per erudizione: i nostri fanciulli imparano chi fu Maometto, Lutero, Wiclefo, Hus; vengono a conoscere gli dei della mitologia, e non conoscono chi è Gesù Cristo. Senonchè non è questione di semplice erudizione.

« È troppo agevol cosa - osserva l'Ecc.mo Vescovo di Cremona (2) - il vedere, che mentre da una parte si è quasi totalmente soppresso l'insegnamento religioso nelle scuole pubbliche, relegandolo nella chiesa; e in quelle in cui si è conservato, non è sempre sano, preciso, autorevole, ne svolto con quell'ampiezza che si richiede, dall'altra parte per molte e gravissime ragioni è cresciuta a dismisura la, necessità di una buona e solida istruzione cristiana, prima e vera base della pubblica e privata moralità. La stampa procace, diffrenata, empia e sotto mille forme larghissimamente diffusa, per la quale non v'ha più nulla di sacro, nè rispettabile, neppure gli stessi principii di fede e di religione naturale; la voga di dottrine equivoche e false; l'arte maligna di svisare e adulterare le vere, o di screditarle presso i deboli e gli ignoranti; principi sovvertitori proclamati dall'alto, e dal basso per ignoranza o depravazione applauditi; le conversazioni pubbliche e private; l'andazzo dei tempi; la perfidia di molti; l'incredibile leggerezza o debolezza dei più; il fiacco indifferentismo; il pratico epicureismo; una istruzione pubblica troppo spesso leggera, che tocca appena la corteccia delle cose, e nulla mai approfondisce, che sembra nata fatta per rendere non dotti, ma presuntuosi coloro che la possiedono, che non si pasce che di ciancie; il giornalismo, vera peste della scienza, delle lettere, della storia, della morale, della politica stessa, di tutto, perchè tutto pretende insegnare a buon mercato, senza fatica e a tutti; la nausea degli studi sodi e gravi; i teatri tramutati in iscuola di irreligione e d'immoralità; la prevalenza acquistata dal senso sulla ragione, dalla forza sul diritto; le menti stordite fino al punto da credere che per gli interessi materiali della patria si possano e si debbano sacrificare gli eterni ed indistruttibili della giustizia; la scarsezza somma di caratteri forti, di virili convinzioni; un misterioso accasciamento onde paiono percossi gli animi; infine la vasta, proteiforme, fiera e sciaguratissima lotta tra le due supreme Autorità, religiosa e civile; tutte queste cause ed altre moltissime... hanno resa a' giorni nostri cento volte più necesssaria, massime nelle scuole, una istruzione cristiana cattolica più larga, più massiccia, che valga a guarire o a preservare le giovani intelligenze dal veleno dell'errore in tanti modi e sì insidiosamente propinato. »

Di qui la necessità di tutte le sagge prescrizioni sancite dal regnante Pontefice Pio X nella sua mirabile Enciclica sull'insegnamento del Catechismo (1), particolarmente dell'istituzione delle Scuole di Religione « destinate ad istruire nelle verità della fede e della pratica della vita cristiana la gioventù che frequenta le pubbliche scuole, dalle quali è bandito ogni insegnamento religioso » e di qui anche la provvidenziale missione degli Oratori festivi secondo la mente di D. Bosco.

« Il Catechismo cattolico cogli Oratori festivi - esclamava Don Bosco - è l'unica tavola di salvezza per la povera gioventù nel pervertimento della società ». E soggiungeva: « I Parroci, i Sacerdoti, sebbene zelanti, non possono trovarsi dappertutto; hanno quindi bisogna che altri li aiuti nell'esercizio di questo santo ministero del catechizzare i parvoli; hanno bisogno che altri li facciano venire alla Chiesa; ne esortino i genitori a mandarli; hanno bisogno che alcuno ne governi, ne istruisca le varie classi con, paterna carità, affinchè il Catechismo si faccia con ordine e profitto. Ecco adunque un campo fertilissimo, dove abbondante è la messe, consolanti e sicuri i frutti (2) ».

Ma i Cooperatori Salesiani non si debbono limitare a promuovere la frequenza all'insegnamento del Catechismo in chiesa; essi debbono pure adoperarsi, perchè siffatto insegnamento sia restaurato anche nella scuola; hanno il dovere di esigerlo in nome della coscienza e della giustizia.

Ed anche per il bene della patria noi cattolici italiani dobbiamo volere il catechismo nella scuola, perchè dobbiamo essere fermamente convinti che la patria non sarà mai grande se non quando sarà profondamente cristiana.

« Per il bene della patria, lo ripetiamo (1), perchè innanzi al dissolversi del senso morale nella gioventù, innanzi alla crescente delinquenza, alla precoce anarchia, al fremito, sordo oggi, domani violento delle passioni trionfanti delle nuove generazioni, è amor di patria studiarne la causa, applicarne i rimedi.

« La causa, l'han detto in coro giuristi, deputati, sociologi anche acattolici, è l'assenza di religione; l'unico rimedio, il restituirla.

« E non creda l'Italia di fare alla religione un atto di soverchia deferenza; non è la religione, giovane ancora dopo 20 secoli, che abbia bisogno dell'Italia, è l'Italia che ha bisogno della religione; essa ha dinnanzi questo bivio: - o Gesù Cristo, o anarchia

(1) Lettera all'Em.mo Cardinal Vicario, in data 28 giugno 1878.

(2) Mons. G. BONOMELLI : Il giovane studente istruito e difeso nella Dottrina Cristiana. - Nella Prefazione.

(1) Enc. Acerbo nimis del 15 aprile 1905.

(2) Cfr. Bollettino Salesiano, anno IV, n. 7, luglio 1880.

(1) Dall'opuscolo prezioso e assai opportuno; Cattolici , agitatevi per il Catechismo nelle scuole ! Bergamo, Tip. S. Alessandro.

L' Em.mo Card. Maffi all' Oratorio,

Un'altra pagina, piena di tenera esultanza filiale, intimamente condivisa da un'illustre eletta di amici ed ammiratori, ce l'offrirà il resoconto della Commemorazione indetta pel 30 gennaio nell'Oratorio di Valdocco in Torino, in occasione del XX° Anniversario della morte di D. Bosco; Commemorazione solennissima alla quale, nell'esimia bontà dell'animo suo, accettava di pronunziare il discorso di circostanza quella fulgida gloria del Sacro Collegio che è l'Eminentissimo Card. Pietro Maffi, arcivescovo di Pisa.

Costretti a rinviare al numero di marzo la relazione di così imponente omaggio, non possiamo tuttavia esimerci dall'umiliare fin d'ora all'Eminentissimo Oratore i nostri più vivi e profondi ringraziamenti.

NUOVE POSTILLE al Decreto della Sacra Congregazione dei Riti

PER L'INTRODUZIONE DELLA CAUSA DI DON BOSCO (1)

D. Bosco apre in Valdocco un Ospizio.

Nell'aprile del 1847, mosso dalla grande miseria e dalle tristi condizioni di alcuni giovanetti, cominciò ad ospitarli volentieri nella casetta che aveva preso a pigione presso il primo Oratorio, dove egli abitava con la madre i e, coll'aiuto di Margherita, loro provvedeva il necessario per l'educazione e pel vitto quotidiano.

UNA sera di aprile del 1847 il Venerabile, essendosi dovuto fermare più a lungo in città presso un ammalato, veniva a casa tardi, passando pei prati, detti in allora i prati della cittadella, coperti oggidì di superbi palazzi. Quando egli fu presso ai quartieri sulla via di Dora grossa (ora via Garibaldi) e a principio di Corso Valdocco, eccoti un crocchio di circa 2o giovinastri di primo pelo, ignari ancora di Don Bosco e dell'Oratorio, i quali, scorto un prete che veniva alla loro volta, cominciarono a gettargli frizzi poco gentili.

- I preti sono tutti avari, diceva uno.

- Sono superbi ed intolleranti, soggiungeva un altro.

- Facciamone la prova con quello lì, gridò un terzo; e via dicendo.

A queste voci poco lusinghiere D. Bosco aveva preso a rallentare il passo; egli avrebbe voluto evitare quel circolo, ma accortosi che non era più in tempo, tirò innanzi e vi s'introdusse coraggiosamente. Non dandosi per inteso di averli uditi:

- Buona sera, cari amici, disse loro: come state?

- Poco bene, signor Teologo, rispose il più audace; abbiamo sete, e non abbiam quattrini. Ci paghi lei una pinta (2).

- Sì, sì, ci paghi una pinta, signor Abate, gridarono tutti gli altri con isquarciata voce: una pinta! una pinta! altrimenti non la lasciamo più andare.

E così dicendo lo accerchiarono fittamente, che era impossibile dare un passo.

- Ben volentieri, disse allora il Venerabile, ben volentieri io ve la pago ; anzi, stante il numero che siete ve ne pagherò anche due ; ma voglio bere anch'io con voi.

- Si figuri, signor Teologo, s'intende. Oh! che buon prete è Lei!... Oh! se tutti fossero così. Andiamo dunque, andiamo all'Albergo delle Alpi qui vicino.

E a D. Bosco fu giuocoforza accompagnarsi con quei disgraziati per evitare maggiori guai, e per vedere se mai gli riuscisse di far loro qualche bene all'anima.

Ognuno può immaginarsi che spettacolo fosse quello : un prete in un albergo, cinto da cotal corona! All'entrare tutti fecero tanto di occhi, ma quanti si trovavano colà presenti non tardarono a sapere chi fosse quel prete e perchè vi fosse, e niuno ne prese scandalo.

Chiamato l'oste, D. Bosco mantenne la data parola, e fece portare una e poi un'altra bottiglia ancora. Quando vide i suoi monelli alquanto esilarati e fatti più mansueti e benevoli, egli disse loro

- Ora voi dovete farmi un piacere.

- Dica, dica, signor D. Bosco (aveva già loro manifestato il proprio nome), dica pure, non solo un piacere, ma due, ma tre glie ne faremo, perchè d'ora innanzi vogliamo essere suoi amici.

- Se volete essere miei amici, voi dovete farmi il piacere di non più bestemmiare il nome di Dio e di Gesù Cristo, come taluni hanno fatto in questa sera.

- Ha ragione, rispose uno dei bestemmiatori, ha ragione, signor D. Bosco. Che vuole? Talora la parola ci scappa senza che cene accorgiamo; ma per l'avvenire non sarà più così e ce ne emenderemo mordendoci la lingue.

Lo stesso promisero gli altri.

- Bene; ve ne ringrazio e me ne parto contento. Domenica poi vi aspetto all'Oratorio. Ora usciamo di qui, e voi da bravi giovanotti recatevi ciascuno alla propria casa.

- Ma io non ho casa, prese a dire uno di loro! - Ed io nemmeno, aggiunse un secondo; - e così parecchi altri.

- Ma dove andavate a dormire alla notte?

- Talvolta presso questo o quell'altro stalliere insieme coi cavalli dell'albergo ; tal'altra al dormitorio pubblico, dove si dorme per quattro soldi ; e qualche notte in casa di un conoscente od amico.

D. Bosco si accorse ben tosto del pericolo di immoralità in cui versavano quei poveretti, la maggior parte forestieri.

- Allora facciamo così: quelli che hanno casa e parenti se ne vadano ; (e intanto li salutò ed essi se ne partirono). Gli altri vengano con me.

Ciò detto, riprese la via di Valdocco, seguito da dieci o dodici di quei meschini, poichè per istrada se ne erano aggiunti altri sei.

Arrivato all'Oratorio, dove la madre lo aspettava omai con ansietà, D. Bosco fece recitare a' suoi ospiti il Pater Noster e l'Ave Maria, che avevano quasi dimenticato, poi per una scala a piuoli li condusse in un fienile, annesso alla modesta abitazione da lui tolta in affitto presso il suo Oratorio; diede a ciascuno un lenzuolo ed una coperta, ed infine raccomandato loro il silenzio ed il buon ordine ed augurata una felice notte, discese di là contento di aver dato principio, come ei si credeva, al divisato Ospizio.

Ma non era di cotal gente che la divina Provvidenza voleva servirsi per gettare le fondamenta di un'opera sì magnifica ; e D. Bosco ebbe a persuadersene fin dall'indomani. Infatti, al mattino, appena giorno, egli esce di camera per vedere i suoi giovanotti, dir loro una buona parola e invitarli a recarsi ciascuno al lavoro presso il proprio padrone. Fattosi nel cortile, egli non ode il minimo rumore. Credendo che fossero tuttora immersi nel sonno, sale per isvegliarli, ma quei bricconi si erano alzati due ore prima e se l'erano chetamente svignata, portando via lenzuola e coperte per andarle a vendere.

Il primo tentativo di un Ospizio andava dunque fallito, ma non falliva la buona volontà di colui, che da Dio n'era incaricato.

Era una sera di maggio (sempre del 1847) in sul tardi; la pioggia cadeva dirotta; D. Bosco e sua madre avevano poc'anzi cenato, quando si presenta loro alla porta un giovanetto sui quindici anni, tutto bagnato da capo a piedi che domandava pane e ricovero. Era stato a loro indirizzato da qualche persona conoscente dell'Oratorio, o meglio dalla Provvidenza di Dio che in quella sera appunto voleva dare incominciamento all'Ospizio di S. Francesco di Sales.

La mamma di D. Bosco, la, buona Margherita, lo accolse amorevolmente in cucina, lo avvicinò al fuoco, e, dopo averlo riscaldato e asciugato, gli porse una fumante minestra e pane.

Ristorato che fu, D. Bosco lo interrogò donde venisse, se aveva parenti e che mestiere esercitasse.

Egli rispose:

- Io sono un povero orfano, venuto poc'anzi da Valsesia per cercarmi lavoro, e fo il muratore. Aveva con me tre lire, ma le ho spese prima di guadagnarne altre; adesso non ho più niente e non sono più di nessuno.

- Sei già promosso alla Comunione? - Non sono ancora promosso. - Hai già ricevuta la Cresima? - Non ancora.

- E a confessarti sei già stato?

- Sì, qualche volta, quando viveva ancora la mia cara mamma.

- E adesso dove vuoi andare?

- Non so: dimando per carità di poter passare la notte in qualche angolo di questa casa.

Ciò detto , egli si mise a piangere. A questa vista la pia Margherita, che aveva un cuore di tenera madre, pianse ancor essa. D. Bosco n'era estremamente commosso. Dopo alcuni istanti egli riprese a dire:

- Se sapessi che tu non sei un ladro, cercherei di aggiustarti in questa casa, ma altri mi portarono via una parte delle coperte, e temo che tu mi porti via il resto.

- No, signore; stia tranquillo; io sono povero,, ma non ho mai rubato niente.

- Se vuoi, domandò a D. Bosco sua madre, io lo accomoderò per questa notte, e domani Iddio provvederà.

- Dove volete metterlo?

- Qui in cucina.

- E se vi portasse via le pentole?

- Procurerò che ciò non succeda.

- Fate pure, che io sono contentissimo.

Allora la madre e il figlio uscirono fuori, e aiutati dall'orfanello raccolsero alcune teste di mattoni, e fecero così quattro pilastrini in mezzo alla cucina; vi adagiarono due o tre assi, e vi sovrapposero il materasso tolto per quella sera dal letto di D. Bosco con due lenzuola ed una coperta.

Questo fu il primo dormitorio dell'Ospizio Salesiano di Torino, che contiene oggidì mille ricoverati! Chi non ravvisa in questo fatto la mano di Dio?

Preparato il letto, la pietosa donna fece al garzoncello un sermoncino sulla necessità del lavoro, della fedeltà e della Religione. Ella senza punto avvedersi, diede così origine ad una pratica, che si mantiene tuttora nell'Oratorio e che anzi venne introdotta in tutte le Case, di volgere cioè alcune cordiali parole ai giovanetti alla sera prima del riposo, pratica feconda di ottimi risultati.

Infine lo invitò a recitare le preghiere.

- Non le so più, rispose egli arrossendo.

- Le reciterai con noi, soggiunse la buona madre. E postisi in ginocchio gliele fecero ripetere parola per parola. Auguratagli la buona notte, D. Bosco e sua madre uscirono di là per portarsi a riposo, e questa , per assicurare le pentole, ebbe la precauzione di chiudere a chiave la cucina e non aprirla più che al mattino. Ma il giovinetto non era punto un furfantello come gli altri e voleva guadagnarsi onestamente il pane; anzi per la sua condotta egli era ben degno di servire di prima pietra fondamentale ad un Istituto, tutto affatto provvidenziale.

Al domani D. Bosco gli cercò un posto ove lavorare. Il fortunato ragazzo continuò a portarsi per mangiare e dormire all'Oratorio fin verso l'inverno, quando, cessando il lavoro, ritornò in sua patria.

D'allora in poi - scriveva già D. Bonetti, vívente ancor D. Bosco, nei suoi Cinque lustri di Storia dell'Oratorio - non se ne ebbe più notizia alcuna, e si ha ragione di credere che egli sia morto poco dopo. Malgrado le molte richerche, non si riuscì mai a scoprire il nome di questo primo ospitato, per la ragione che in quel tempo D. Bosco non teneva ancora registro dei ricoverati, essendo questi soltanto eventuali e come di passaggio. Ma forse così volle disposto il Signore, perchè viemeglio spiccasse il suo intervento in un'Opera ormai cotanto grandiosa, come è l'Ospizio di San Francesco di Sales: il quale - come dice il Decreto - ricoverava nel 1851 trenta, e, ampliata la casa, nel 186o quattrocento e nel 1870 ottocento fanciulli.

(1) Vedi Bollettino, di ottobre u. s.- Anche queste preziosissime notizie son tolte dalle Memorie biografiche di D. Bosco del Sac. BATTISTA LEMOYNE o dai Cinque Lustri di Storia dell'Oratorio del Sac. GIOVANNI BONETTI.

(2) La pinta era una misura piemontese, che conteneva ben più di un litro.

Omaggi al Venerabìle Giovanni Bosco (1)

AGUA DE DIOS (Colombia). -Nel periodico El Imparcial di Zipaquirà (Colombia) del 5 novembre si leggeva uno splendido articolo in omaggio alla memoria di Don Bosco, ivi chiamato il Bene fattore dell'umanità. L'articolo chiudevasi con queste parole: «Fissandolo sguardo sull'amata nostra patria, quante ragioni abbiamo di essere riconoscenti alla memoria di D. Bosco! I nomi di Unia, Rabagliati e di molti altri basterebbero da soli a formare un alto piedestallo di gloria al S. Vincenzo de' Paoli dei nostri tempi. Agua de Dios e Contrataciòn, oh! come esaltano la carità di queste anime infiammate di amor celeste! Quindi, non senza ragione, destò fra noi gran giubilo la notizia che il Successore di S. Pietro decretava l'introduzione della causa di Canonizzazione del gran divoto di Maria Ausiliatrice ». E quest'esultanza ebbe la sua Pubblica manifestazione anche ad Agua de Dios, il 6 ottobre. Tutti i giovanetti dell'asilo Michele Unia fecero la S. Comunione in ringraziamento al Signore, e nella Chiesa del Lazzaretto, con spontaneo e numeroso concorso di quei poveri infermi, si cantò un solenne Te Deum per attestare anche ai figli, coll'omaggio reso al Padre, i sentimenti della più profonda riconoscenza.

ASUNCION (Paraguay). - Fu una festa riuscita. La parte religiosa si svolse nella Cappella di Maria Ausiliatrice, artisticamente apparata. Il P. Superiore dei Francescani tenne con grande eloquenza una brillante dissertazione sopra la vita e le virtù del Venerabile, dopo cui S. E. Rev.ma Monsignor Sinforiano Bogarin, Vescovo diocesano, intonò il Te Deum. Alla sera ebbe luogo una tornata accademica. I cantori e i piccoli declamatori, alunni del Collegio Mons. Lasagna, si fecero onore. Chiuse l'atto Mons. Bogarin con un elevato cd affettuoso discorso su D. Bosco e l'Opera Salesiana. La dimostrazione si compiva il 29 settembre.

BEJAR (Spagna). -Egual festa tenevasi in Bejar il 18 novembre. La funzione religiosa ebbe luogo nella Chiesa parrocchiale del SS. Salvatore, ove si cantò messa solenne, che fu pontificata dall'Ordinario diocesano Ecc.mo Mons. Francesco Jarrin y Moro, Vescovo di Plasencia, con discorso del rev.mo D. Ramón Pérez Crespo. Dopo Messa il Vescovo celebrante intonò il Te Deum e impartì la benedizione col SS. Sacramento. Anche l'accademia che si tenne a notte, e durò tre ore, fu presieduta dall'Ecc.mo Vescovo diocesano. L'assemblea dei convenuti era imponente. Conchiuse Mons. Vescovo rilevando il perchè della commemorazione e il bene che l'opera di D. Bosco compie anche in Bejar, onde trasse argomento per chiedere efficacemente alla medesima l'appoggio di ogni ceto di persone. All'Ecc.mo Mons. Jarrin y Moro, che ricevette da tutta la città di Bejar le più cordiali dimostrazioni di ossequiosa riconoscenza, tornino accetti anche i nostri umili ma sentiti ringraziamenti.

BUENOS AIRES- La domenica 22 settembre, nella chiesa parrocchiale di S. Giovanni Ev. alla Boca, il nostro confratello Don Luigi Pedemonte tenne alla messa solenne un'apposita conferenza ai numerosi fedeli, quasi tutti italiani, i quali, dopo il discorso, cantarono con affettuoso e mirabile slancio l'inno di ringraziamento. Alla sera una gran folla nel teatrino del collegio annesso si raccolse in lieto trattenimento, nel quale in numerose vedute cinematografiche si illustrarono vari punti della vita del Venerabile.

CONCEPCION (Chilì). - Questa città che fu la prima del Chilì ad avere un istituto salesiano (nel 1887, era ancor vivente D. Bosco) il 17 novembre u. s. tributava uno splendido omaggio alla memoria del Venerabile. La dimostrazione cominciò con un atto commovente, cioè coll'accostarsi di più centinaia di cooperatori e di cooperatrici alla Santa Comunione distribuita da Mons. Reinaldo Muñoz, Vicario Generale. Più tardi un'altra numerosa accolta di signore e signori si radunava nella chiesa di Maria Ausiliatrice per assistere ad una messa solenne di ringraziamento cantata dall'ispettore Don Nai, durante la quale tenne il discorso d'occasione il nostro confratello D. Bernardino Simón. Nel pomeriggio vi fu nuovo concorso di tutte le più distinte famiglie della città all'accademia tenutasi nell'ampio porticato dell'Istituto salesiano, ornato splendidamente e ridotto a salone. Presiedeva Mons. Muñoz, circondato da altre autorità ecclesiastiche e civili e dai rappresentanti di tutte le comunità religiose. Il venerando D. Esperidión Herrera ricordò con profonda commozione l'8 dicembre del 1885, in cui egli, essendo segretario del Vescovo Mons. José Hipólito Salas, collocava la prima pietra di quell'istituto, di cui prendevano possesso due anni dopo i figli di D. Bosco.

MALTEBRUGGE-LES-GAND (Belgio). - Gli orfanelli dell'Istituto Salesiano cantarono affettuosamente l'inno del ringraziamento la domenica io novembre. Nel mattino, alla prima messa, fecero tutti la Santa Comunione ed alla seconda eseguirono con grande effetto la messa Te Deum laudamus di Mons. Perosi. Alla festa intervenne anche un gruppo di ex-allievi, felici di poter rivivere un'ora fra le mura di quell'Istituto che li aveva con tante cure educati alla vita.

OAKLAND (California). - Ci scrivono: « Il 1° dicembre abbiamo celebrata, una gran festa di ringraziamento, pel decreto relativo all'introduzione della Causa di Beatificazione del nostro venerato Fondatore. La nostra chiesa di S. Giuseppe in Oa kland era bellamente decorata ed illuminata da candele e luce elettrica. L'abside e l'altare, ristaurati ultimamente con grande profusione di oro, risplendevano con mirabile effetto. Pareva che tutto prendesse parte all'entusiasmo della folla che gremiva per ogni parte la chiesa. Sua Ecc. Rev.ma il Vescovo Portoghese Mons. Enrico Silva, pontificò solennemente, assistito dai Salesiani di Oakland, di San Francisco e da quasi tutti i Parroci e sacerdoti della città. Varie comunità religiose e un fitto popolo d'ogni nazione presero parte alla festa. Dopo il canto del Te Deum e la benedizione col SS. vi fu un'agape fraterna pel Vescovo e i sacerdoti, durante la quale si brindò al Sommo Pontefice, all'Arcivescovo della Diocesi Mons. Riordan, a D. Bosco ed al suo Succcssore D. Rua ed alla prosperità e sviluppo della Pia Società Salesiana. Ognuno parlò nella sua propria lingua, inglese, italiano, portoghese, francese, ecc. con un entusiasmo tale che lasciava vedere il vivo desiderio che tutti sentivano in cuore di veder presto il nome di D. Bosco scritto a caratteri d'oro nel numero dei Beati.

PUNTA ARENAS (Cile-Patagonia Meridionale). -Non abbiamo ricevuto alcuna relazione, ma da un piccolo ricordo di circostanza (uno dei primi lavoretti eseguiti nella tipografia recentemente impiantata nella nostra Casa di Puntarenas) abbiamo potuto rilevare che una pubblica dimostrazione di esultanza aveva luogo il 20 ottobre. Il ricordo porta questa iscrizione:

« Iniziandosi la causa di Beatificazione del Venerabile D. Giovanni Bosco, i suoi figli Salesiani elevano a Dio Onnipotente un inno di gloria e di ringraziamento ».

S. NICOLAS DE LOS ARROYOS (Rep. Arg.)Il 10 novembre anche questa fortunata cittadina alla quale nel 1875 D. Bosco inviava i suoi primi missionari, si associava alla diffusa esultanza per l'onore conseguito dalla venerata memoria di Don Bosco. Il mattino una salve di bombe annunziò a tutta la città ed ai più lontani quinteros il sorgere del giorno faustissimo. Numerose le sante Comunioni distribuite nella chiesa del Collegio, ove un bel numero di fanciulli e di fanciulle vi si accostava per la prima volta; e gran folla alla messa solenne seguita dal Te Deum, nonchè alla Commemorazione accademica.

S. SALVADOR (Centro America). - Indicibile è l'entusiasmo che la cara notizia suscitò anche nella Repubblica del Salvador. L'amatissimo nostro Mons. Costamagna che trovavasi là in quel tempo, a soddisfare i desideri di quell'ecc.mo Vescovo e di tutti i cooperatori, pontificò egli stesso nella Chiesa Cattedrale tenendo infra missam un' allocuzione di circostanza. Assisteva alla cerimonia l'Ecc.mo Mons. Vescovo diocesano col rev.mo Capitolo della Cattedrale, il Clero della Capitale e il Seminario. Anche l'accademia commemorativa fu onorata da un pubblico eletto e numeroso. Disse il discorso di chiusura il prelodato Mons. Costamagna.

SANSEVERO (Puglie). - In quell'Oratorio salesiano, l'8 dicembre, con l'intervento di benemerite Cooperatrici vi fu messa solenne con musica ben eseguita dalla Schola Cantorum dell'Oratorio. Al Vangelo, discorso di circostanza; e, in fine, canto del Te Deum e benedizionecol SS. Sacramento.

Nel pomeriggio rappresentavasi il dramma I due Savoiardi per rendere omaggio a tutti i Cooperatori ed a tutte le Cooperatrici della città, ed in modo speciale alla contessa Donna Assunta Fraccacreta-Masselli che ha disposato un affetto materno per i giovani di quell'Oratorio e Convitto Salesiano e tanto coadiuva i figli di Don Bosco nel promuovere il vero bene della gioventù. Per la fausta circostanza la fanfara dell'oratorio dava il primo saggio nel cortile e nel teatrino.

TORINO. - Riportiamo dal benemerito giornale L'Italia-Corriere del 27 dicembre : - « Oltremodo solenne, simpatica e commovente riuscì, nella Chiesa e all'Istituto Salesiano di S. Giovanni Evangelista, la celebrazione del Venticinquennio dell'apertura della Chiesa, con ringraziamento a Dio per l'avvenuta dichiarazione della Venerabilità di D. Bosco. La Messa solenne, accompagnata da squisita musica, fu celebrata dal rev.mo sig. Don Rua, assistendovi l'Em.mo nostro Cardinale Arcivescovo. All'agape cordialissima che riunì, al mezzogiorno, con parecchi venerandi Superiori Salesiani e loro degni discepoli, molti amici ed ammiratori delle opere di D. Bosco, fu letto, e applauditissimo, il seguente telegramma del primo Rettore di S. Giovanni Evangelista, il rev.mo D. Giovanni Marenco:

» Roma, 27. - Come presenziai inaugurazione, cordialmente partecipo Venticinquennio S. Giovanni. Rendo grazie a Dio e a quanti cooperarono allora e poi opera carissima Venerabile Padre. -

« Riuscitissima, splendida l'accademia serale: la vasta sala era zeppa di invitati. Portò loro eloquentemente il saluto il prof. Don Zublena. Musica e poesia suscitarono poi entusiastici applausi e sopratutto acclamatissima una splendida poesia del rev.mo D. Francesia, che coi suoi 7o anni, fa, col suo brio, invidia ai giovani. Chiuse l'accademia il rev.mo D. Rua, che la presiedeva, con paterne, affettuosissime parole, terminando con un « Evviva all'Em.mo Cardinale Arcivescovo », fra gli applausi vivissimi di tutti i presenti. Un magnifico Numero unico si è pubblicato a ricordo della faustissima circostanza ».

- Anche nell'Oratorio festivo femminile di Santa Angela, che da tanti anni presso il Santuario di Maria Ausiliatrice raccoglie ed educa cristianamente molte figlie del popolo, l'8 dicembre rendevasi omaggio alla memoria di D. Bosco. Alle 50o giovanette che ogni dì festivo si adunano assiduamente in quel pio recinto, si erano unite parecchie ex-oratoriane. La festa dell'Immacolata secondo il consueto era stata preceduta da una solenne novena e coronata da una devotissima comunione generale; il che contribuì non poco al vivo entusiasmo con cui quelle buone giovanette cantarono nel pomeriggio l'inno di ringraziamento. Dopo le funzioni si tenne anche un'accademia riuscitissima, nella quale ai più affettuosi componimenti s'intrecciarono soavissimi canti alla memoria del Venerabile.

VALDIVIA (Cilì), - Questa volta poniam fine a questi brevi appunti di cronaca col registrare l'omaggio reso alla memoria di D. Bosco in Valdivia. Alla gioia dei Salesiani si associavano con fraterna allegrezza le comunità dei RR. PP. Carmelitani e Cappuccini del luogo. Dopo il Te Deum impartiva la benedizione il rev. P. Epifanio, Carmelita. Alla funzione religiosa tenne dietro colà pure un breve trattenimento accademico, onorato dalla presenza di molti cooperatori.

TRA I FIGLI DEL POPOLO

Cronaca degli Oratori festivi.

EGREGIAMENTE ! Il mio desiderio è pienamente soddisfatto. Mi son giunte tante notizie che forse non riuscirò a pubblicarle tutte in questo mese. Comunque cominciamo!

ROMA - L'Albero di Natale al Testaccio.

E mi piace cominciar con Roma, poichè lo sviluppo dell'Oratorio stabilito presso la fabbrica del Tempio di S. Maria Liberatrice nel popoloso quartiere del Testaccio dev'essere molto consolante al cuore del S. Padre, e per ogni buon cristiano è pur una dolce soddisfazione quella di consolare il Vicario di Gesù Cristo.

Adunque « da pochi mesi (badate che trascrivo integralmente dall'Osservatore Romano dell'8 gennaio) mercè l'opera industriosa dei figli di D. Bosco, è sorto colà un Oratorio festivo che promette un caro avvenire. La scorsa domenica fu un giorno di gioia indimenticabile pei giovanetti che frequentano quell'Oratorio. Essi nella mattina si erano radunati nella modesta Cappella per assistere alla S. Messa e prepararsi con la preghiera a ricevere i SS. Sacramenti.

» Verso le 3 pomeridiane stavano tutti raccolti nel cortile, circa 300 tra grandi e piccoli, intenti ai giuochi ed agli innocenti divertimenti, assistiti amorosamente dai Maestri Salesiani, in attesa di entrare nel salone dell'Oratorio, dove li attendeva la bella sorpresa dell'Albero di Natale fatto per loro.

» Disposta ogni cosa, si aprirono le porte del salone, e quei seicento occhietti ammirarono un bello spettacolo; sopra tre grandi tavole, tra piante e fiori, stavano disposti i numerosissimi regali, consistenti in stoffe per vestiti, flanelle, camicie, cravatte, fazzoletti e piccoli cofani con frutta secche, caramelle ed altri svariatissimi gingilli, che il grazioso Bambin Gesù posto in mezzo a tutto questo ben di Dio, donava ai suoi piccoli amici, cioè agli assidui e buoni alunni dell'Oratorio.

» Era pur bello vedere quell'ampio salone stipato di centinaia di testoline dei giovani, collocati per ordine di età in tre distinti compartimenti. A destra dell'entrata, sul palco del piccolo teatrino, eravi la banda musicale dell'Ospizio del S. Cuore, diretta dal suo bravo Maestro Don Antolisei. Di fronte, sotto un baldacchino, ove campeggiava la figura dell'Apostolo della vioventù, il Ven. Giovanni Bosco, sedeva un altro grande amico dei giovani, l'indefesso Apostolo della Patagonia Mons. Giovanni Cagliero, Arcivescovo titolare di Sebaste, circondato dal Procuratore Generale dei Salesiani D. Giovanni Marenco, da parecchi altri sacerdoti e da un numeroso stuolo di nobili Dame, fra le quali le Ecc.me Sorelle di Sua Santità con la gentilissima Nipote. E Mons. Cagliero si trovava realmente al suo posto in mezzo ai fanciulli; e nel suo volto, nelle sue parole e financo nel gesto dava a conoscere che amava tanto confondersi con loro.

» Però l'anima, la regina di quella festa era la Nobil Donna Principessa Giustiniani-Bandini, la grande Mecenate dei fanciulli del Testaccio. Essa, coadiuvata da altre pie e nobili signore, aveva preparato una sorpresa ed una festa sì cara pei bimbi di, quel nuovo rione di Roma.

» La distribuzione dei premii, fatta per ordine di merito, fu alternata non solo da scelti pezzi di musica della banda dell'Ospizio del Sacro Cuore, ma eziandio, dai canti di inni e laudi sacre e dalla declamazione di discorsetti e scelte poesie dette dagli stessi giovani dell'Oratorio. Il simpatico trattenimento durò un'ora e mezzo: e durante questo tempo fu ammirabile il contegno degli oratoriani. Essi, fino a ieri monelli di strada, han saputo dar prova di essere amanti dell'ordine e capaci di rispetto e di gratitudine verso i loro benefattori.

» Pose termine alla festa il venerando Mons. Cagliero, il quale con parole improntate a veracità e semplicità esortò quei bimbi ad essere sempre devoti e grati a Gesù Bambino ed a frequentare l'Oratorio festivo, rendendosi degni delle benedizioni del Signore con una buona condotta. Indi li animò a dimostrare la loro gratitudine verso la nobilissima Principessa Giustiniani-Bandini e verso le altre persone che avevano fatto loro passare un giorno così bello. Ed in fine, traendo argomento dalla presenza delle Ecc.me Sorelle del Santo Padre, invitò tutti a inviare un caloroso saluto a Pio X. Quei trecento giovanetti allora gridarono: Viva Pio X, Viva Gesù Bambino! e fra gli allegri squilli della banda musicale si dispersero pel cortile e corsero a recare alle loro mamme le belle notizie ed i cari frutti della festa di quel giorno. »

Fin qui l'Osservatore Romano.

Ora mi sarebbe lecita una preghiera?

Mi si perdoni... se oso aggiungere che l'Oratorio festivo del Testaccio ha un estremo bisogno di indumenti ed arredi sacri. Pertanto se qualcuno dei lettori potesse fornire quell'Oratorio di qualche pianeta... di qualche camice od amitto.. di qualche cotta... od anche di qualche muta di candelieri, stia certo che farebbe un'opera di carità fiorita.

Fra parentesi, chi sa quanti altri Oratori si trovano nelle stesse condizioni ! Soccorreteli, buoni lettori e pie e zelanti cooperatrici.

L'indirizzo dell'Oratorio del Testaccio è: Via

Marmorata, n° 102 - Roma.

NAPOLI - Liete notizie.

Da Roma a Napoli!... Anche a Napoli, al Vomero, l'Opera di D. Bosco prende a svilupparsi. Si son già gettate le fondamenta di una graziosissima Chiesa, anzi se n'è già compiuta la cripta: e l'annesso Oratorio festivo ha preso uno sviluppo mirabile. Dio ha proprio benedetto le fatiche e le preghiere di varie anime buone, ed ora è consolante il vedere nei dì festivi un bel numero di giovanetti prender parte non solo ai trastulli, ma altresì alle funzioni di chiesa ed adempiere così i loro doveri religiosi. Ivi è pur sorta una Scuola di Religione. L'Em.mo Card. Arcivescovo nello stabilire in vari punti della città alcune Scuole di Religione pei giovani studenti segnatamente per quelli delle scuole medie e superiori, volle istituirne una proprio nell'Oratorio Salesiano al Vomero, affidandone l'insegnamento a quella gemma di sacerdote che, giovanissimo ancora, ha già colto tante palme nelle discipline giuridiche da essere proposto a professore della medesima facoltà, cioè il dott. Giuseppe De Nicola. L'anno scorso egli svolse magistralmente il suo programma con piacere e profitto degli alunni, che in quest'anno, io credo, gli daranno un conforto maggiore.

A premio poi e insieme a gara di emulazione pei giovani frequentanti l'Oratorio e la Scuola di Religione, si son pure istituite scuole di canto, di ginnastica e di declamazione. La scuola di declamazione ha un nuovo e bel teatrino dove non solo vanno a tentare le prime prove i novellini, ma dove si fanno veramente onore quelli che hanno già felicemente affrontato il pubblico. Diedero già delle bellissime rappresentazioni e so che altre più belle ne stanno preparando.

Anche le scuole di musica e di ginnastica, sussidiarie della declamazione e del teatrino, contano già un discreto numero di allievi. Sinceri auguri che aumentino di giorno in giorno, in modo da far veramente onore a quella città, detta per antonomasia: l'Impero dell'armonia!

MACERATA - Festa dei premi e nuovo Circolo.

Il 1° dicembre, nel teatrino dell'Istituto Salesiano di Macerata si compiva la distribuzione de' premi agli alunni dell'Oratorio festivo. Presiedeva, quale rappresentante di Mons. Vescovo, il rev.mo Can. Savio. Esordì il direttore del Collegio, prof. D. Giovanni Simonetti, rilevando il bene che fanno e van facendo in mezzo alla società gli Oratori, fermandosi a descrivere l'incremento notevole che ha preso e va ognor prendendo l'Oratorio di Macerata sotto la guida e l'opera assidua dell'infaticabile D. Baldi. La frequenza dei giovanetti, lo sviluppo che ha preso la Società Ginnastica Robur, gloriosa di aver già riportato diverse medaglie d'oro e d'argento, e la nuova Schola cantorum « Pergolesi » sorta nell'Oratorio stesso, ne sono un'indubbia testimonianza. All'inno di circostanza, musicato dal maestro Liviabella ed eseguito dalla Scuola Pergolesi, tennero dietro applaudite declamazioni e in fine la distribuzione di molti tagli di stoffa, opportunissimo premio per tanti giovanetti.

- Il 22 novembre, alla presenza di Sua Ecc. Rev.ma Mons. Raniero Sarnari, Vescovo Diocesano, e di scelto pubblico, s'inaugurò nel medesimo Oratorio un nuovo Circolo, cioè la Società filodrammatica Annibal Caro, che esordì con una buona rappresentazione.

Auguri sinceri e cordiali rallegramenti a tutti i bravi giovani di quel fiorente Oratorio.

SMIRNE - Distribuzione dei premi.

Un'altra cara festicciola si compì a Smirne nell'Oratorio nostro alla Punta, l'anno scorso. La relazione giunse, a dir vero, un po' troppo in ritardo; ma a dimostrare la buona accoglienza che si farà ad ogni notizia riguardante gli Oratori, eccola egualmente.

« Alla Scuola Popolare Italiana al chiudersi dell'anno scolastico ebbe luogo la distribuzione dei premi agli alunni delle scuole diurne, serali, dell'Oratorio festivo, e dell'annessa scuola di Banda e di fanfara.

» Il cortile sfarzosamente addobbato dal Capo Veliero della R. Nave Garibaldi, con bandiere e trofei della R. Marina, presentava un'incantevole vista. Il trattenimento fu presieduto dall'ill.mo sig. Console Generale d'Italia Cav. Toscani, a cui faceva corona un'eletta di Ufficiali della R. Marina, rappresentanti le 11 navi ancorate in porto, la presidenza del Comitato dell'Associazione Nazionale Italiana, il ViceConsole, i rappresentanti del Clero secolare e regolare ed un gran numero di signore e signori.

» L'accademia apertasi al suono della marcia reale italiana e della marcia imperiale turca, riuscì splendida sotto ogni aspetto: musica e componimenti in italiano, francese e greco, di argomenti religiosi , patriottici e famigliari, meritarono applausi prolungati.

» I premi, consistenti in libri, medaglie ed oggetti d'uso, furono molti, belli e scelti con geniale criterio. Singolare interesse destò la premiazione dell'Oratorio festivo e della banda e fanfara.

» Dell'Oratorio Festivo è il 2° anno che si fa la premiazione solenne. I premi numerosissimi (oltre 60) consistevano tutti in vestiti, scarpe, orologi ed altri utili oggetti, donati in parte dalla benemerita Associazione Nazionale Italiana per soccorrere i Missionari Cattolici, e parte da benemeriti signori della città, pei quali l'Oratorio festivo è una vera rivelazione. »

ALTRE NOTIZIE.

In Italia:

- A Torino, nel Teatrino dell'Oratorio nostro di Valdocco, a cura del Consiglio Regionale Piemontese della Federazione Sportiva Cattolica si tenne il I° dell'anno una riuscitissma Accademia Ginnastica, assai gustata da quanti l'onorarono della loro presenza. Al riuscitissimo saggio presero parte l'Excelsior, la Fides et Robur, la SS. Angeli, la Vittorio Amedeo II ed anche la Valdocco del nostro Oratorio che riscosse anch'essa meritati applausi.

- Nell'Oratorio festivo di Valdocco, la domenica 5 gennaio si svolse con grande soddisfazione di circa 1ooo giovanetti il caro trattenimento dell'Albero di Natale. Presiedeva D. Rua, il quale parlò e le cui parole furono coperte da un subisso di applausi. Si fece la distribuzione di ben 6o vestiti a poveri fanciulli e in fine furono estratti a sorte fra gl'intervenuti pregevoli premi, tra cui una splendida medaglia d'argento inviata dall'Em.mo Card. Richelmy e vari altri preziosi doni offerti da Augusti Principi di Casa Savoia.

- A Fossano, l'8 dicembre, s'inaugurò in quel fiorente oratorio il Circolo sportivo S. Luigi con 40 inscritti; e nella festa dell'Epifania si tenne un bel trattenimento musico-letterario per la circostanza della festa dell'Albero di Natale. Erano 150 i doni provveduti dalla generosità dei cittadini, che apprezzano assai l'opera dell'Oratorio e che in bel numero resero ancor più animata la festa colla loro presenza.

All'Estero:

- A Caracas, nel Venezuela , i giovani dell'Oratorio locale compivano una splendida gita collettiva fino a El Recreo. La carovana, tanto nell'andata quanto nel ritorno, ebbe a sua disposizione un treno speciale perla squisita bontà della egregia consorte del sig. Presidente della Repubblica. Quanto bene di più si potrebbe fare in una città o in paese, se chi può appoggiasse l'Oratorio non solo moralmente ma anche finanziariamente!

- A Buenos Aires, nel Collegio Generai Belgrado, diretto dal prof. Arturo Cardoso, il 21 novembre si tenne una gara catechistica. Due sacerdoti che la presiedettero ebbero parole di vivo encomio per i bravi alunni. Perchè non si potrebbe imitare il bell'esempio più largamente?

- A Montevideo, nell'anno scorso 1907 l'Oratorio ebbe grande sviluppo, nonostante difficoltà locali. Sono 3oo i ragazzi che lo frequentano regolarmente. Il piccolo periodico El amigo de la niñez, edito dai Salesiani di Montevideo e la cui tiratura sorpassa le 6ooo copie settimanali, compie anch'esso un gran bene nel mondo infantile dell'Uruguay. Qui, in Italia, ove fossero diffusi, potrebbero compiere ovunque un gran bene i nostri Foglietti settimanali per la gioventù.

Impariamo!

Il 29 dicembre u. s. tenevasi nell'Ospizio del S. Cuore al Castro Pretorio in Roma un Congresso diocesano delle Associazioni Cattoliche Giovanili, benedetto dal Santo Padre e presieduto dal rev.mo Mons. Francesco Faberi, segretario del Vicariato, e dal Comm. Pericoli. Il Congresso s'inaugurò con la messa celebrata da Mons. Faberi nella Chiesa del S. Cuore; e riuscì imponente; i giovani congressisti furono un cinquecento. Tra i vari ordini del giorno mi piace ricordarne due. Il primo, riguardante l'Organizzazione, è questo:

« In ciascun rione di Roma sorga un circolo giovanile. »

Il secondo, riguardante la Cultura, è il così concepito

« In ogni Circolo sorga una Scuola di Religione». È inutile aggiungere parole a dimostrare l'evidente opportunità di questi voti; piuttosto domando: Quando si ascolteranno in ogni parte? Lavoriamo, lavoriamo alacremente amici carissimi, negli Oratori: e di essi mandate molte belle notizie al vostro

D. SIMPLICIO.

Lettere di famiglia

DAL BRASILE

(Lettere dell'Ispettore D. Carlo Peretto).

I.

L'Opera di D. Bosco negli Stati di Rio Janeiro e S. Paolo. - Una missione nello Stato di Minas.

Cachoeira do Campo, 17 ottobre 19o7.

REV.MO SIG. D. RUA,

PER me è una vera consolazione il poterle inviare consolanti notizie della nostra apostolica escursione nello Stato di Minas Geraes, nella parte più bisognosa dell'archidiocesi di Marianna.

Il Brasile, com'Ella sa, fu una delle terre più vagheggiate dal nostro Venerabile Fondatore. Mi ricordo com'Egli non esitasse di dire che in queste vastissime regioni un giorno i suoi figli avrebbero avuto duecento case. Se non fosse per la scarsità del' personale, stante la proverbiale e incomparabile ospitalità e cordialità di questo paese religioso meritamente chiamato Terra della Santa Croce, la parola del nostro buon Padre sarebbe già un fatto compiuto.

Il Brasile è immenso, misura 8.525.740 kq. di superficie e non ha che una popolazione di circa 25.000.000 di abitanti, prescindendo dagli indigeni che vivono in istato selvaggio o semiselvaggio. Le sue coste hanno nientemeno che una lunghezza di 8.ooo chilometri, cosicchè un vapore che filasse continuamente 40 chilometri all'ora, impiegherebbe ben circa 9 giorni a percorrerle. Questa immensa Confederazione trovasi fra il grado 28° (della zona torrida) e il 10° (della zona temperata) e il 38° di latitudine.

La nostra Ispettoria di Maria Ausiliatrice abbraccia il Distretto federale, lo stato di Rio Janeiro, lo stato di San Paolo e quello di Minas Geraes.

La superficie del Distretto federale è di 1.192 kq. ed ha 45 miglia marittime di circonferenza. Splendida è la sua baia, detta di Guanabara, ove sono disseminate più di 15 isolette, a tutt'oggi quasi disabitate. La città di Rio Janeiro è residenza del Presidente della Repubblica, delle Camere dei Senatori e dei Deputati e del 1° Cardinale dell'America del Sud. È pure uno dei porti più belli e più grandi del mondo. Oggi ha una popolazione di 1.1oo.ooo abitanti. Un tempo era un soggiorno disastroso per gli Italiani a causa della febbre gialla: ora è una delle città più salubri ed anche delle più belle, se non la più bella, di tutta l'America del Sud. Quanto mi sarebbe caro di poterle inviare una completa descrizione di questa Capitale !

Lo Stato di Rio Janeiro (la cui capitale è Nictheroy, sede della prima casa salesiana in Brasile, fondata dall'indimenticabile e sempre compianto Monsignor Lasagna il 14 luglio 1888) ha una popolazione di quasi 1.6oo.ooo abitanti.

Lo Stato di Rio è distinto in due parti: la parte marittima e la parte alta a 750 m. dal livello del mare, la quale gode di clima amenissimo ed è ricca di caffè, zucchero e tabacco.

Il Collegio Santa Rosa di Nictheroy, che educa annualmente circa 400 alunni, ha scuole professionali pei fanciulli poveri ed orfani, e scuole letterarie pareggiate al Ginnasio Nazionale. La buona fama di questo Istituto è estesa in tutta la Confederazione. Il monumento eretto nel 19oo sopra una collina di detto Collegio a ricordo del IV Centenario dalla scoperta del Brasile e in omaggio a Gesù Redentore ed a Maria Ausiliatrice al principio di questo secolo, è una delle mète preferite dalla pietà. dei pellegrini. È pur consolante lo sviluppo dell'Oratorio festivo, qui aperto di fresco anche per l'interessamento di Mons. Bavona, Nunzio Apostolico, che il giorno 8 settembre era felicissimo di già ammettere una piccola squadra di giovani alla prima comunione.

Lo Stato di S. Paolo è il più ricco ed importante di tutto il Brasile. Fertilissimo pel caffè, ne esporta. annualmente più di 8.ooo.ooo di sacchi (cioè 480.000.000 di chilogrammi). È pur lo Stato che possiede più strade ferrate e comodità di mezzi di di trasporto.

La capitale S. Paulo, fondata nel 1554 dal celebre Gesuita il ven. Padre Giuseppe de Anchieta, è dopo la capitale federale la migliore città del Brasile. Sorge a 850 metri di altezza, per cui la sua temperatura media è di 19 gradi, mentre la massisima raramente sale a 26 e 27, e rarissimamente la sorpassa. È unita alla città di Santos, che è il suo porto di mare. La funicolare che unisce le due città, distanti appena 8o chilometri, è incantevole. Dopo quello di Rio de Janeiro, il porto di Santos è il più commerciale del Brasile.

Nello Stato di S. Paolo si riscontra anche il maggior sviluppo raggiunto dall'istruzione in tutta la Confederazione. Su di una superficie di 260.000 kq. son quasi 3.000.000 gli abitanti, dei quali un milione sono italiani. Oltre il Vescovado di S. Paolo, che fra breve verrà elevato ad Arcivescovado, in questo Stato furono recentemente create altre cinque diocesi con sede in Campinas, Taubaté, Ribeirao Preto, Botucatú e S. Carlo do Pinhal.

In Campinas noi abbiamo il Lyceu de Artes y Oficios de N. S. Auxiliadora, dovuto allo zelo dell'instancabile Mons. Gio. Battista Correa Nery, quando era Vescovo dello Stato dello Spirito Santo. Il bell'Istituto è insieme un monumento eloquente della grande generosità e della buona volontà di quei cari Cooperatori e di quelle ottime Cooperatrici; come il Collegio di S. Gioachino in Lorena, quello di S. Giuseppe in Guaratinguetà, quello di S. Giuseppe in Batataes, l'Oratorio festivo di Araras e le case delle Figlie di Maria Ausiliatrice in Lorena, Guaratinguetà, San Paulo, Ypiranga, Araras, Ribeirao Preto e Batataes son prove dell'affetto che riscuote l'Opera di D. Bosco nello Stato di S. Paolo.

Ma se tutti questi Oratori festivi e Collegi fanno un gran bene e dànno molte consolazioni non solo ai nostri amati Superiori, ma anche a tutte le autorità ecclesiastiche e civili, certo il Lyceu do Sagrado Coraçao de Jesus, fondato in S. Paulo nel 1885, occupa tra essi il primo posto, come quello che istruisce annualmente più di 300 alunni interni, 400 esterni e conta più di 800 giovani assidui all'Oratorio festivo. È pur cosa consolante il vedere nel grandioso Santuario, eretto presso l'Istituto, le migliaia di Comunioni che si distribuiscono settimanalmente. La pia pratica del Primo Venerdì del mese e della Guardia d'Onore tanto fra gli uomini come in mezzo alle zelatrici, e il catechismo ivi impartito anche a quasi 1ooo fanciulle nei giorni festivi, devono essere soavi consolazioni al suo cuore paterno ed a quello di tutti i buoni Cooperatori, cui, subito dopo Dio e Maria Ausiliatrice, si deve ascrivere un tanto bene.

Lo Stato di Minas Geraes, che ha una superficie di 574.855 kq. ha una popolazione di quasi 5.000.000 di abitanti, e confina al Nord con Bahia, al Sud con Rio Janeiro e S. Paulo, all'Est con Rio Janeiro e Spirito Santo, all'Ovest con S. Paulo, Goyaz e Matto Grosso. Il clima nella zona alta è molto temperato, lungo i fiumi è un po' umido. È questo di tutti gli Stati del Brasile il più ricco in minerali, ma è assai pur produttivo in caffè, canna di zucchero, tabacco, riso, miglio, ecc., e tiene pur anche in fiore l'allevamento del bestiame. Ne fu capitale Ouro Preto fino al 1897, nel qual anno fu proclamata capitale la città di Bello Horizonte, edificata espressamente a 920 metri sul livello del mare.

Lo Stato di Minas conta l'arcivescovado di Marianna e tre Vescovadi con sede in Diamantina, Pouso Alegre ed Uberaba.

Come le scriveva al principio dell'anno, per soddisfare i vivi desideri dell'arcivescovo Mons. Silveiro Gomes Pimenta, e col suo consenso e benedizione mi decisi di compiere un'escursione fino a Cuyethé. A tal fine l' 11 giugno partiva da Lorena, per assistere in questa casa di Cachoeira do Campo alla solenne distribuzione di premi, che ebbe luogo il 13 dello stesso mese e il 18 passare a Marianna per baciare l'anello a Mons. Arcivescovo e riceverne, insieme con la benedizione, tutte le facoltà necessarie per la nostra missione nel vastissimo Municipio di Caratinga fino al leggendario Cuyethé e quindi nel non meno vasto Municipio di Marchuassú.

Sua Eccellenza ci fu larga di mille gentilezze e, dandoci tutte le facoltà, tornò nuovamente a pregarci di mandargli in aiuto alcuni nostri Missionari per attendere a quelle vastissime parrocchie, poichè, come diceva quel zelante Pastore, solo una Società religiosa potrà prendersi tale impegno e provvedere insieme alla civilizzazione dei numerosi indigeni viventi in istato tuttora semiselvaggio o selvaggio interamente.

Anche il Governo di Minas vorrebbe confidata ai Salesiani siffatta missione, la quale potrebbe avere il suo centro in Natividade, donde con 10 ore di ferrovia si giunge a Vittoria, capitale dello Stato di Spirito Santo, dalla quale con un giorno di viaggio di mare si giunge a Rio Janeiro.

Mi affretterò, appena mi sia possibile, a stendere la relazione dell'escursione apostolica felicemente compiuta: intanto le compiego una fotografia di alcuni indigeni, battezzati, che or vivono in società cogli abitanti di Jahaty. L'indigena, che tiene un pezzo di legno in bocca sopra il labbro inferiore e che si appoggia ad un bambù, chiamasi Maria Tamareca Perereca ed è molto vecchia. Quella che sta dentro la capanna col figliuolino in braccio, chiamasi Maria Gutchum ed è cognata del capo della tribù, Girolamo, il quale pochi anni fa, come mi fu detto, uccise l'altro capo chiamato Zaverio. L'uomo seduto è il marito della giovane donna; prima egli chiamavasi Juquetrino ed ora chiamasi Joaquin Quina, le due fanciulle sono loro figliuole. Ma basti per ora.

Rinnovandole la promessa di inviarle quanto prima l'accennata relazione, la prego, amatissimo Padre, a gradire l'espressione della nostra partecipazione figliale ai dispiaceri che vennero ingiustamente ad addolorare il suo cuore, nonchè l'assicurazione nella nostra indicibile esultanza filiale pel Decreto dell'introduzione della causa di Beatificazione del Venerabile nostro Fondatore.

In ultimo baciandole la mano anche a nome dei miei compagni di viaggio e raccomandando alle sue preghiere tutte le Opere Salesiane di questa Ispettoria, godo professarmi dei suoi figli in G. C.

Dev.mo

Sac. CARLO PERETTO.

II.

Da Ponte Nova a Caratinga.

Lorena, 7 novembre 1907.

REV.MO ED AMATISSIMO PADRE,

VOGLIA gradire la seconda parte della relazione sulla nostra missione.

Dopo aver celebrato il 30 giugno con grande solennità la festa del S. Cuore di Gesù nella cappella della Scuola Normale di Maria SS. Ausiliatrice in Ponte Nova, celebrando la prima messa il nostro compagno di missione D. Giovanni Lorandi, che aveva Padrino della festa l'onorevole sig. Senatore Antonio Martins, principale protettore di quella casa e vero amico dei figli di D. Bosco, il 10 luglio partivamo per la nostra escursione apostolica, mettendo tutta la nostra confidenza nella benedizione avuta da Lei e dalle Autorità Ecclesiastiche, e nelle fervide preci che in tutta l'Ispettoria si facevano al S. Cuore di Gesù e alla nostra buona Madre Maria Ausiliatrice, e nel valido patrocinio del glorioso S. Giuseppe.

Sarei troppo lungo se volessi dire della generosa ospitalità avuta da parte dei nostri cari cooperatori salesiani i dottori Giuseppe e Francesco Vieira Martins, dal dottore Manuele Vieira, dal sig. Francesco Ferreira Martins, dalla signora Francesca Miquelina Martins da Silva, come pure delle liete accoglienze fatteci in tutte le aziende e ricche proprietà agricole o industriali, in cui passammo per giungere a S. Antonio di Gramma. Le delicatezze e finezze erano le stesse che avrebbero usate alle persone più care e più stimate. Lo stesso si dica di tutti gli altri luoghi.

Si predicava ordinariamente la sera ed il mattino, ottenendo sempre molta frequenza ai SS. Sacramenti. Si figuri! Sono luoghi per cui il missionario, quando passa spesso, passa di tre in tre anni o di cinque in cinque; e solo allora quella buona gente può avere il conforto di compiere i doveri di religione.

Il 3 luglio giungemmo a S. Antonio di Gramina. Qual non fu la nostra sorpresa quando mezz'ora prima del nostro ingresso venivamo annunziati con fuochi di gioia ed un buon numero di giovanetti, formando due ali, ci attendevano per darci il ben venuto ed accompagnarci in paese !... Benchè fosse quasi notte ci aspettava in corpo l'Associazione dell'Apostolato della Preghiera e il popolo in massa, con a capo il zelante parroco D. Giovanni Continho, e la banda di musica. Una zelatrice, tenendo in mano le stendardo del S. Cuore di Gesù, pronunziò un discorso, che fu un inno pieno di venerazione pei figli di D. Bosco. Quindi ci accompagnarono in chiesa, ove, dopo breve preghiera, il sottoscritto tenne un discorso, ringraziando quella brava gente per la lieta accoglienza. La missione consistè in una predica al mattino e un'altra alla sera, e, lungo il giorno, nel catechismo ai ragazzi e alle ragazze. Durò soltanto tre giorni, ma ci furono più di cinquecento Comunioni.

Fu pur consolante l'entusiasmo che mostrarono pei figli di D. Bosco in Sant'Anna do Casca ou Bicudos, ove, benchè non fosse stato preavvisato il popolo, facemmo due prediche e si distribuirono 200 Comunioni. Fummo cordialmente festeggiati dal rev.mo Parroco, Cooperatore salesiano, Mons. Giovanni Facundo e dal dottore Giuseppe Copertino, anch'esso Cooperatore salesiano.

Il giorno 8 partimmo per la città di Abre Campo, dov'è parroco il canonico Giovanni Grossi italiano. Siccome l'avviso annunziante il giorno preciso del nostro arrivo non giunse per tempo, il parroco col popolo e le associazioni religiose ci attendeva il giorno innanzi. Passammo silenziosi sotto gli archi trionfali, ma all'entrata nel paese ci vennero nuovamente incontro col popolo i bambini, le Dame di Carità, i soci della Conferenza di S. Vincenzo e dell'Apostolato della Preghiera e la banda di musica. Il sig. Promotore pubblico, dott. Raimondo Brandão ci rivolse un bel discorso ed il figlio del Giudice di Diritto un saluto a nome della gioventù. In Abre Campo sostammo quattro giorni e si ebbe la consolazione di distribuire mille Comunioni.

Avendo tenuto una conferenza il giorno 11, trattando della carità e della necessità di fondare un ospedale, l'idea piacque tanto che nella brama di metterla presto in esecuzione e per avere le Figlie di Maria SS. Ausiliatrice a dirigerlo, decisero solennemente di chiamarlo Ospedale di Maria Ausiliatrice.

Il 12 eravamo a S. João de Matippó, dove si restò fino al 15. Anche qui il frutto della missione fu consolante.

Il 15 giungevamo a S. Elena, ove non potemmo fare gran che, perchè la popolazione ignorava affatto la nostra visita. Tuttavia non si

lasciò di predicare la sera e il mattino. Il 16 partimmo per Vermelho Novo dove fummo accolti dai virtuosi genitori del zelantissimo parroco di Caratinga e per S. Anna do Taboleiro, dove ci attendeva il buon parroco D. Francesco. Sebbene fossimo appena di passaggio in queste due località, e vi avessimo predicato soltanto la sera e il mattino seguente, pure si ebbero molte confessioni e comunioni. Finalmente il 28 giungevamo alla città di Caratinga.

Caratinga si può chiamare la regina dei boschi, per la sua importanza e per la sua posizione.

Descrivere le accoglienze qui avute è troppo difficile. Le scuole maschili e femminili, le confraternite e l'intiera popolazione con la musica e col suo incomparabile parroco erano ad attenderci.

Quale consolazione non fu la nostra al vedere le bambine delle scuole governative dirette ed accompagnate dalle loro maestre, ex-allieve delle Scuole Normali delle Figlie di Maria Ausiliatrice di Ponte Nova! Colà ci fermammo dieci giorni e la missione non poteva riuscire più consolante ; si distribuirono più di mille e quattrocento Comunioni.

Il dì della partenza ci fu messa e Comunione Generale anche nelle carceri. Tutti i prigionieri si riconciliarono, si accostarono alla S. Comunione ed ebbero una predica d'occasione.

Termino qui, amato Padre, la seconda parte della mia relazione: Se piacerà al Signore, prima della fine del mese, le invierò il resto che è pure la parte più importante.

Intanto, baciandole con tutta venerazione la mano, mi dico

Dev.mo Figlio in G. C. Sac. CARLO PERETTO.

DALLE MISSIONI

Matto Grosso (Brasìle)

Quattro mesi fra i Bororos=Coróados. (Lettere dell'Ispettore D. Antonio Malan). I.

Un'esplorazione faticosissima - 26o chilometri attraverso le foreste.

Dalle sponde del Rio Pogubo, 10 agosto 1907. REV.MO SIG. D. RUA,

COME le diceva nell'ultima dell'8 maggio, in cui le comunicai l'imminente mia partenza da Cuyabà per le nostre Colonie fra gl'indigeni di questo Stato, il 17 maggio, accompagnato da D. Agostino Colli, dal confratello Gabet e dal suo vecchio genitore, dal catechista Carlo Schinardi e dal buon amico Epifanio d'Oliveira, ex-alunno del nostro Collegio di Cuyabà partiva per le Colonie, confidando come sempre negli auspici materni della Provvidenza Divina (1). Ed ora le scrivo la presente da un centro popoloso dell'immensa tribù dei Bororos, fra le implacabili carezze di migliaia d'insetti che popolano queste foreste, sopra uno scrittoio improvvisato con alcune bruacas, cioè con valigie di corame greggio, assai in uso nel Brasile come mezzi di trasporto, le quali si collocano penzoloni sul dorso degli animali.

Dopo di aver compiuto il viaggio alla Colonia dell'Immacolata Concezione, a quella del S. Cuore e a quella di S. Giuseppe, partiva da quest'ultima il 1° corrente con D. Balzola, Schinardi, le guide Deodato e Giuseppe Sabino e i capitani Bororos Joaquim e Major e l'indio Ambrosio per un viaggio di 40 leghe dalla Colonia suddetta (circa 260 chilometri) a fine di conoscere le intenzioni degli indii spaventati dalla morte del sig. Melchiorre Borges, che dimorava nel villaggio Burity a 20 leghe dalla capitale, ucciso da un bororo del fiume S. Lorenzo, e insieme visitare un luogo acconcio per un nostro quarto centro di missione.

(1) Cfr. Bollettino di ottobre u. s.

Difficili passaggi - Continui incidenti - Passaggio del Rio « S. Alfonso ».

Il primo giorno, fino alla sera, attraversammo luoghi non troppo difficili. Ma a cominciare dall'indomani, in cui si festeggiava il Patrono di quest'Ispettoria S. Alfonso Maria de'Liguori, continuammo il viaggio guidati interamente dai nostri Bororos, gli unici che conoscessero la direzione del nostro cammino, ma ignari del tutto di ogni passaggio pericoloso per gli animali, del cui aiuto essi non si giovano punto nelle lunghe e penose escursioni attraverso queste selve intricate.

Tuttavia, affidandoci altresì al Patrocinio della Madonna degli Angeli, c'inoltrammo nella paurosa foresta, messa, direi, a lutto, pel devastamento che n'aveva fatto il fuoco... Animo e avanti! Brandiamo i nostri coltellacci di gauchos e col coraggio necessario in simili circostanze, a forza di vigorosi colpi sui rami e sugli alberi che ci sono di ostacolo, ci apriamo il passaggio e sbuchiamo in un incantevole palmeto.

I capitani Joaquim e Major ci precedevano aprendoci il sentiero fra i boschi oscuri, mentre l'indio Ambrosio conduceva un cavallo per la cavezza. Ad un tratto questo affonda in un pantano e a quella vista l'indio si ferma meravigliato e sbalordito. Con grande fatica, servendoci dei pezzi di cuoio che servono a coprire le bruacas e che noi distendemmo come tappeto per terra, a forza di braccia riuscimmo ad estrarnelo. Grazie a Dio, il povero animale n'uscì incolume, liberandoci dalla perdita di circa 700 franchi.

Esaminammo attentamente la pianura, per vedere se ci era dato di trovare un cammino più sicuro, ma non potemmo attraversarla non senza grande difficoltà. Quindi continuammo pel sentiero apertoci dai nostri bravi cacichi.

Dopo pochi passi, ci troviamo alla sponda di un profondo fiumicello. Nuovi incidenti: il carico di un animale cadde nel fiume e le nostre valigie, contenenti quanto è necessario per procurarci un sonno men incommodo durante le notti, rimasero inzuppate di acqua. Meno male! Se ciò fosse avvenuto alle valigie contenenti le munizioni di bocca, la storia del povero mulo carico di spugne della favola di La Fontaine avrebbe avuto una seconda edizione.

Non contando simili piccoli contrattempi, dobbiam dire che fino a quel punto il viaggio non poteva essere migliore. Però ci attendeva ben altro.

Fatti circa sei chilometri incontrammo un altro fiumicello ma assai voluminoso, a segno che in diversi luoghi formava dei veri pozzi, senza contare i molti e pericolosi pantani. Era quella un'altra occasione di mostrarci nuovamente valorosi; quindi mano alle ronche, ai falcetti, alle ascie e alle zappe per aprirci un passaggio meno pericoloso. Scarichiamo i giumenti, obbligandoli ad andare in fila uno dopo l'altro, ma erano tanti gli sforzi che il primo animale faceva per discendere la costa precipitosa, attraversare il guado e guadagnare l'opposta sponda, che il secondo non voleva assolutamente seguire le orme del primo. Veniva per ultimo un povero mulo, chiamato Pachola, eccellente per carichi, perchè straordinariamente robusto, ma che, attese le eminenti qualità proprie di tutti gli animali della sua specie (che per quanto si battano non dànno un passo più presto di quello che vogliono, mentre non cessano di sprangar calci) ci diede molto da fare fin dal giorno che lasciammo Cuyabà, ma sopratutto in quell'occasione. Ci tenne a bada nientemeno che un'ora e mezzo per attraversare quel profondo fiumicello! L'ultimo espediente fu quello del suo pane quotidiano, cioè l'infallibile meliga, attratto dalla quale l'ostinatissima bestia s'indusse a guadagnare l'altra sponda. Grazie a Dio, tutto finì lì. Lo storico fiumicello fu battezzato col nome di S. Alfonso, per averlo scoperto e passato con tanta fatica nella festa di questo Santo.

Nuovi pantani - È impossibile proseguire ! - In cerca di un cammino migliore - Le guide scompaiono ! - Inerti per lunghe ore.

Erano appena le 10 1/2 del mattino ma la carovana era così stanca, come se avesse viaggiato tutto il giorno. Eppure era necessario proseguire il viaggio, e non perdere troppo tempo in riposo, perchè secondo un proverbio di qui: Barco parado não ganha frete (una barca che non si muove non guadagna il nolo).

Ad un'altra lega incontrammo un terreno più paludoso del precedente. Ammaestrati dall'esperienza, scarichiamo di nuovo le bestie, portando noi i carichi sulle spalle dopo di avere improvvisato una specie di strada con coiros (pezzi di cuoio) foglie e tronchi di burity, ecc. Giunti all'altro margine, prendemmo un po' di ristoro, poichè in tanto armeggìo e in mezzo a così faticose vicende eravamo ben disposti a ricevere un po' di cibo. Pertanto diluendo un poco di rapadura (1) in acqua fresca e cristallina, confezionammo la tradizionale jacuba, che ci diè nuove forze per le future peripezie del viaggio.

Fatti infatti duecento metri, c'imbattemmo in una nuova palude il cui passaggio non ci doveva costare minori fatiche delle precedenti. In vista di ciò, stabilimmo di passare là presso la notte, la quale scese a ravvolgere in fitte tenebre la foresta, senza che noi potessimo chiudere un occhio per la moltitudine innumerevole di carrapatos che venivano continuamente a sbattere contro le nostre amache. Il giorno seguente all'alba, passammo quel luogo paludoso sopra una specie di ponte, preparato la sera innanzi, e riprendemmo la nostra direzione.

Credevamo di esser fuori di qualsiasi incidente, quando a pochi passi ci si presentò un bosco foltissimo. Con le ronche e le ascie in pugno, ci spingiamo in esso.

Dopo un'ora di cammino, ci troviamo dinanzi un'immensa estensione di precipizi, valli e altissimi mucchi di pietre e colline. Domandiamo alle guide, se per giungere alla mèta del nostro itinerario dovevamo oltrepassar quelle colline e tener quei tortuosi cammini, e ci rispondono di sì. Facciam loro notare l'impossibilità di far passare gli animali attraverso quelle pericolose e scabrose foreste; ed essi con tutta ingenuità ribattono la nostra obbiezione, dicendo che come per andare a Cuyabà saliamo e scendiamo montagne coi nostri animali, potevamo fare altrettanto anche là... Essi non pensavano che per rendere quei luoghi accessibili alle cavalcature, sarebbero stati necessari dei lavori colossali, enormemente faticosi e che avrebbero richiesto degli anni.

Che fare? La posizione degli aldeamenti era verso il sud; e noi per evitare quei precipizi insormontabili, volgemmo ad essi le spalle, prendendo una cresta che volgeva a nord-est; e avanti!

I nostri bororos, nella loro qualità di guide, ci precedevano abrindo picada (aprendoci il sentiero) e noi li seguivamo perfezionando la via. Ad ogni colpo di scure o di falce ne' rami o nei tronchi degli alberi, era una pioggia abbondante e torrenziale di piccoli carrapatos sopra le nostre persone. Queste legioni di piccolissimi insetti, che sono una vera piaga di tutti questi deserti nell'epoca della siccità, erano così numerose che si, potevano paragonare alle innumerevoli goccie d'acqua allorché piove a catinelle. Ma la differenza era troppo stridente. Quella pioggia di nuovo genere, invece di far piacere, irritavaci la pelle con importune carezze, i cui effetti duravano molte ore.

Il luogo, che attraversavamo, era un bosco fol

tissimo d'ogni luce muto, per l'incredibile numero di tali piccoli insetti; e per giunta l'atmosfera intorno a noi era, interamente piena di dense nuvole di fumo prodotte dai fuochi che le guide facevano sul nostro passaggio per meglio orizzontarsi, seguendo il costume di quanti viaggiano per queste foreste. Ad un tratto i capitani Major e Joaquim scorgono una formidabile anta. L'anta è una caccia da loro prediletta (1). Che fanno? Seguendo l'istinto loro naturale, senza far motto alcuno cessano in sull'istante la picada e scompaiono dietro l'animale. E noi? Ci dovemmo fermare lunghe ore, inerti, senza saper che fare, poichè, oltre d'essere ignari della direzione del cammino, ci spaventava la picada o derrubada, cioè il taglio dei rami e dei tronchi delle piante per fare il primo passaggio. Alla fine vedemmo ricomparire il capitano Joaquim, muto però e triste, per non essere riuscito a colpire colle sue frecce la preda agognata. Racconsolatolo alquanto, ci rimettemmo in cammino ed ecco dopo lo spazio di un'ora, sull'alto di una cresta, scorgiamo l'altro capitano. Ma questi era altezzoso, poichè traeva sulle spalle due quarti di un enorme tamanduà, il quale, benchè vecchio e duro, ci offerse un cibo squisito per la sera e pel giorno seguente. In quelle circostanze quanto rimpiangemmo l'altra metà, lasciata a malincuore dal capitano Major in mezzo alla selva, a cagione del grave peso!

Una notte paurosa - Ostinazione delle guide - Ambrosio è mandato innanzi qual ambasciatore - Scomparsa del capitano Joaquim - Avanti col Rosario in una mano e la ronca nell'altra ! - Un panorama incantevole.

Quella notte alzammo le tende vicino ad una cabeçeira (una punta), che chiamammo dell'Invenzione di S. Stefano, dal titolo della festa del giorno.. Era il 3 corrente. Nel cuor della notte, fummo risvegliati dallo strepito spaventoso che producevano gli alberi in preda alle fiamme, le quali si avanzavano verso di noi, ora da sud a nord, ora da nord a sud, secondo la direzione del vento. Fortunatamente, mentre si avvicinavano al punto ove eravamo, il vento le fece cambiar di direzione. Allora facemmo senza indugio un aceiro, cioè isolammo subito con una radura il nostro accampamento, usando come si costuma il ferro e il fuoco, spingendo. questo contro il fuoco che ci minacciava.

Dopo molto lavoro, sudato per riunire gli animali dispersi dall'orribile crepitar del fuoco investito dal vento, ci attendeva un altro incidente. Una bestia, comprata di fresco, che veniva cavalcata dalla guida Deodato allo scopo di ammansarla, si impennò di repente (non sappiamo il perchè) e con impeto, spezzato il tronco dell'albero al quale stava legata, si diede a precipitosa fuga. Ignoriamo qual direzione abbia preso; ma si noti la coincidenza mirabile e straordinaria! Un identico fatto accadeva sei anni fa, precisamente nello stesso mese, nello stesso giorno e nella stessa ora, ad un mulo appartenente al sig. Pietro Fernandes, nel punto chiamato Pindalyval a 5 leghe da Cuyabà, quando insieme con me egli compiva la prima esplorazioue all'Araguaya per dar principio alla fondazione della Colonia del S. Cuore: quel mulo fu trovato dopo 8 mesi colla sella sotto il ventre! Sarei lieto che ciò avvenisse anche del nostro, tanto più attese le coincidenze notate; altrimenti la nostra povera missione avrebbe una perdita di non meno di quattrocento mila reis, ossia circa 7oo franchi!

Dopo una notte passata in tale apprensione, ci attendeva un'alba assai triste, preludio, senza dubbio, di una giornata peggiore.

I Bororos soliti ad andar diritti alla mèta, senza badare alle difficoltà del terreno, dovevano far continue giravolte affine di facilitare il passaggio agli animali. Ogni volta che ciò era necessario, non volevano saperne e se continuavano ad aprirci il sentiero lo facevano proprio per forza, poichè nei principi di logica loro propri, essi trovavano errato il volger le spalle alla mèta del viaggio, forse perchè non possedendo la bussola temevano di perderla di vista.

Intanto quanto tempo perduto in questi continui andirivieni! Molte volte, solo dopo lunghe ore ci avveniva di prendere la direzione desiderata! E in questi casi le nostre guide non ci abbandonavano, ma invece di andare innanzi, si mettevano alla coda. Noi le chiamavamo:

- Capitano Joaquim, Capitano Major, mata trabaiá ippo! trabaiá auára! (Venite a tagliare i rami, venite ad aprirci la strada).

Ed essi rispondevano a voce bassa:

- Mareu baiquimo! (Non è di là che dobbiamo andare).

In questo giorno, in cui pareva che tutto congiurasse contro una marcia spedita, risolvemmo di separarci dal nostro Ambrosio, per inviarlo ad annunziare il nostro arrivo agli indii del prossimo villaggio, chiamato Poboré. I capitani, colpiti della partenza del loro compagno, volevano accompagnarlo ad ogni costo e lasciarci soli, come diceva Joaquin, solo per un poco, promettendo di venirci incontro con gli indii che formavano lo scopo della nostra escursione. A stento potemmo convincerli, che se ci abbandonavano, noi ci saremmo perduti nel mezzo di quella immensa foresta. Parvero persuasi; infatti Ambrosio affrettò da solo il cammino, e noi continuammo la marcia.

Poco dopo presentavasi alla nostra vista un esteso altipiano, che correva da nord a sud, in direzione precisa degli aldeancenti indigeni. Ci volgemmo naturalmente a quella direzione; ma D. Balzola voleva che prendessimo la direzione contraria per guadagnare una cima che doveva risparmiarci alcuni passi malagevoli.

Il capitano Joaquim, già disgustato per non aver potuto andare innanzi con Ambrosio, trovava assurdo il volger di nuovo le spalle alla mèta dell'arduo cammino, e per questo impegnò una discussione con D. Balzola, il quale, per non irritare l'avversario, desistette dalla propria idea. Ma il capitano, incollerito per la sfiducia mostrata da D. Balzola col sostenere l'opinione contraria, senza dir nulla ci lascia indietro, e noi dopo pochi istanti lo perdiamo di vista. Ove era andato?... Il fatto è che rimanemmo soli col vecchio Major che ci serviva poco o nulla, poichè stante la grave età camminava lentamente, e non conosceva la direzione del cammino.

Ella , amato Padre, può ben comprendere la nostra situazione in quell'ora: sotto il sole canicolare di agosto, che in questi luoghi tropicali è il tempo più caldo nel mezzo delle foreste, esposti a qualsiasi avventura, colle bestie eccessivamente stanche, e quasi ciò non bastasse, nell'incertezza della direzione da seguire! Eppure si doveva continuare!

Era il 4 corrente, IV° Anniversario dell'elezione di Papa Pio X, in cui nome movevamo alla conquista di nuove pecorelle, e festa di S. Domenico, l'apostolo del Rosario, che doveva ispirarci un qualche stratagemma per uscire d'una condizione così perigliosa. Detto fatto! Colla corona del S. Rosario nella sinistra e le ronche nella destra per aprirci la via, camminammo per due ore continue, e in fine ci troviamo sull'alto di una muraglia naturale di circa 300 metri di altezza, tagliata a picco a mo' di anfiteatro, circondante una superficie da dodici a quindici ettari, la cui splendida vista ci fece ricordare l'imponenza del Colosseo Romano. Alberi maestosi che la circondavano da ogni parte, le aggiungevano una bellezza meravigliosa.

Che splendido panorama di là si presentava ai nostri sguardi! Oltre quel quadro senza confronto se ne estendeva un altro, a vista d'occhio, in un'incantevole e splendida graduazione. Erano innumerevoli collinette ondulate, frastornate da punte, muraglie e creste naturali, che s'elevavano in variatissima forma al cielo, in un'atmosfera pregna del fumo degli incendi invasori delle foreste secolari essendo quello il tempo delle secche. Ad una tal vista si poteva applicare tutta una pagina del celebre dott. Alfonso Celso, descrivente le meraviglie delle foreste Brasiliane.

Ci fermammo in quel punto un quarto d'ora per contemplare quelle bellezze delle opere della mano di Dio, lenendo in tal guisa la tristezze che ci opprimeva il cuore.

E proprio così! Allorquando, carico di affanni, un uomo alza gli occhi a quanto lo circonda, al vedere in ogni lato le prove dell'infinita bontà di Dio, si sente subito superiore a tutte le miserie della vita.

Di nuovo in viaggio - « Dio scrive diritto anche su linee storte! » - Ricompare il Capitano Joaquim - Un'altra notte spaventosa.

Nondimeno, con un resto di mestizia nell'anima, noi ci rimettemmo in viaggio dopo il breve riposo, facendo le peggiori ipotesi. Ma, come dice un proverbio brasiliano: Deus escreve direito por linhas tortas (Iddio scrive diritto anche su linee storte); e noi, ricordandoci di essere nel mese del Santo della Divina Provvidenza, sotto il tenero sguardo di questa buona Madre di tutti i mortali, di che cosa potevamo temere? Si Deus Pro nobis, quis contra nos?

E la Divina Provvidenza si mostrò ben presto la nostra tenera Madre! Ci trovavamo dinanzi ad alcune collinette collocate come fra due continenti, che proiettavano la loro ombra nera su valli oscure e profonde. Qual via tenere per la discesa? Dopo di averci pensato ci raccomandammo al nostro buon Angelo, e piegammo a destra. Mentre si scendeva, alcuni della carovana gridavano:

- Da questa parte è impossibile andar avanti; andiamo a provare dall'altra!

Ma non so qual cosa di straordinario ci tenesse fermi a quella parte. Il fatto è che appena arrivati in basso, trovammo, con nostra grande meraviglia un mirabile ponte naturale in pietra, la cui fabbricazione venne dal capitano Major attribuita a Papae Grande, cioè a Dio, quasi volesse dire che, essendo la natura figlia di Dio, anche quella bellezza naturale proveniva da Lui.

Quel ponte naturale è una splendida grotta sotto cui scorre un delizioso ruscello, alle cui acque ci dissetammo, mentre il nostro Schinardi, il fotografo della spedizione, prese di quell'amenissimo luogo una veduta, il cui buon esito è dubbioso a causa della grande oscurità.

Un'ora e mezzo dopo ricomparve Joaquim, il quale, come se nulla fosse successo, ci dice che ci aveva lasciati soli unicamente per esplorare i luoghi e cercare un punto per cui avessero potuto passare anche gli animali; difatti subito riprende l'ascia e si pone a riaprirci il cammino. Povero uomo! Noi, pieni di spavento, facevamo i peggiori giudizi sul conto di lui e lui forse era andato a rischio di rompersi la testa per scoprirci i migliori passaggi, evitando così ogni discussione con D. Balzola e provandoci una volta di più che era uomo di parola.

Arrivammo felicemente ad una bella e ridente vallata, nel cui centro stagnava un'acqua su cui si aggirava una moltitudine di piccoli insetti. Costeggiato quello stagno, ci fermammo a pernottare sull'altra sponda.

Da principio fu questa l'unica noia, rassegnarci alla solita compagnia del deserto, cioè piccoli moscherini e lambe-olhos (i lambiocchi), borrachudos (moscherini d'ogni qualità), e piccoli carrapatos infiniti (1).

Ma alle 10 sopraggiunse un vento che sollevava fiamme fino all'altezza di cinque a dieci metri e le spingeva alla nostra volta, di modo che per tre o quattr'ore noi ci trovammo in uno stato propriamente allarmante, facendo le più orribili supposizioni. Nella fiducia che Dio ci avrebbe liberato da imminenti disgrazie, meditavamo seriamente su quelle fiamme, facendone il parallelo con quelle del purgatorio e dell'inferno.... Nell'ampia oscurità vedevansi quelle grandi vampate, commiste a fumo rossastro, perdersi fremendo nell'orizzonte, aizzate da un vento fortissimo, che rendeva ancor più terribili i cupi rombi del tuono. Passammo la notte alla luce di quelle fiamme, a dir vero, in preda a grande spavento; ma, grazie a Dio, non ci accadde alcuna disgrazia. Prendemmo varie fotografie anche di quel terribile panorama notturno, che non potremo sviluppare se non al nostro ritorno in Cuyabà, e che mi affretterò a rimetterle se saranno riuscite.

All'albeggiare del 5, celebrammo come nei giorni antecedenti la S. Messa, e rompemmo il digiuno con un poco d'arrosto e un avanzo di passoca, che è il cibo più in uso durante i lunghi viaggi attraverso le foreste. In seguito, salimmo a cavallo delle stanche bestie, riprendendo il cammino sotto il patrocinio della Madonna della Neve.

Un giorno felice! - Alle sponde del Rio Pogubo - Ritorna Ambrosio - La notte - Partenza degli indii per gli aldeamenti.

Questa volta glì Indii che ci accompagnavano rimasero oltremodo contenti, perchè prendemmo subito la direzione da loro desiderata. La Beata Vergine ebbe compassione di loro e di noi, donandoci una giornata pienamente felice. Incontrammo cinque fiumicelli, che attraversammo senza alcuna difficoltà, grazie ad alcuni ponti naturali, altrettanti veri capi d'opera della creazione, sovrapposti ai letti vorticosi ; e più volte attraversammo felicemente pericolosi pantani su macigni di pietra disseminati provvidenzialmente fra quelli. Con qual piacere le guide ci aprivano il cammino! Quindi, in condizioni relativamente buone, toccammo le sponde del Rio Pogubo, noto sotto il nome di fiume S. Lorenzo, che corre vorticosamente fra due rocciose morene frontali, alte da quaranta a cinquanta metri.

Erano appena le 2 e 1/z pomeridiane; ma vedendo gli animali stanchi, e noi essendo soddisfatti del cammino già percorso, ci decidemmo di far alto alle sponde del fiume, anche per aver tempo di trattare della soluzione del nuovo problema che ci si imponeva : il passaggio del Rio Pogubo, che in idioma bororo significa fiume che porta molt'acqua.

Mentre studiavamo i mezzi più facili per realizzare il nostro disegno, ci si fa innanzi tutt'a un tratto il caro ambasciatore Ambrosio, che noi credevamo negli aldeamenti degli indii; il quale ci dice che il resto del cammino era impossibile a farsi cogli animali, già sfiniti, e difficoltoso oltre ogni dire anche a farsi a piedi, massime da noi che eravamo senza provvigioni. Tuttavia stavamo per deciderci ad inforcare il cavallo di S. Francesco, allorchè ci dicemmo l'un l'altro:

- Che fare degli animali e degli oggetti che abbiamo portato per gli indi?

Dopo alcuni minuti di riflessione, giudicammo più a proposito d'inviare i tre bororos ai desiderati villaggi, per annunziare agli indii che li aspettavamo in quel luogo.

Accettarono con gioia l'onorifica ambasceria. Però, prima di partire, vollero veder gli oggetti destinati agli indii affine di poterli descrivere più minutamente, e ne vollero anche taluni con sè come in campione e cioè : fazzoletti, coltelli, forbici, aghi, filo, specchi ecc. Ad essi demmo per provvigione tre chili di farina e uno di rapadura.

Durante quella notte essi fecero cuocere un enorme tatú, ucciso dal capitano Joaquim e sull'alba del giorno seguente lo mangiaron tutt'intero, non lasciandone che qualche pezzo del guscio dorsale e ben leccato ! Finito il lauto desinare ci si fanno innanzi allegramente con le loro bronzee facce ridenti, e si accomiatano per recarsi a compiere l'incarico avuto, contando di arrivare prima di notte al primo aldeamento o villaggio.

Mi parve interessante il modo da loro usato nel cuocere il detto animale, che è un piccolo mammifero della famiglia degli sdentati, avendo nella parte superiore del corpo, una crosta somigliante a quella delle tartarughe, ma molto meno spessa. Fecero in terra un buco ovale di circa 6o centimetri di larghezza ed altrettanti di profondità e della lunghezza di circa 90 centimetri. Quindi accesero in questo forno singolare un fuoco; apersero le brage in forma ovale; in mezzo ad esse posero il tatù, tutt'intero come era, dopo di averlo pulito soltanto degli intestini; poi lo copersero di bragia; vi soprapposero un buon strato di terra, e sopra di questo continuarono a far fuoco (1). A dir vero durante la notte, vedendo tanti preparativi, non dubitava che al mattino non ci dovesse attendere una qualche improvvisata; ma quando ci levammo, i tre galantuomini avevano già smaltito per intero il loro arrosto, lasciandone appena i miseri avanzi accennati.

Il 6 agosto - I „Morros da Transfiguraçào" In attesa di una carovana di selvaggi - L'incontro ad un'altra relazione.

Era il 6 corrente, festa della Trasfigurazione di N. S. Gesù Cristo sul Tabor. Celebrando il S. Sacrifizio supplicammo Colui che pieno di celesti carismi alzavamo al cielo fra le nostre mani, affinché volesse nuovamente trasfigurarsi non come sul Tabor memorando ove gli vennero offerte appena tre tende; ma in queste selvagge e incolte regioni spadroneggiate dallo spirito maligno e coperte di numerosi ranchos o palhoças (misere capanne), dove pullulano i dipinti figli delle selve. Che brillino in queste, sorridenti e perenni, i mistici splendori della loro cristiana trasfigurazione! Tali splendori sono un vanto della nostra Santa Religione, nel cui santo grembo queste anime entreranno mediante le acque rigeneratrici del S. Battesimo, la cui salutare influenza le aiuterà a perfezionarsi nelle vie della civiltà e della Fede. È così che queste oscure foreste, dove vivono tanti esseri umani, ancora superstiziosi, idolatri e nemici della società, potranno trasformarsi in centri benedetti di fervorosi cristiani ed utili cittadini.

A questo luogo incantevole, circondato da tre grandi colline, abbiamo dato il nome di Morros da Transfiguraçào (Colli della Trasfigurazione).

Ora siam qui attendendo il risultato dei nostri ambasciatori straordinari. Senonchè invece di essere a parte della visione beatifica come lo furono sul Tabor i tre santi Apostoli, noi dobbiamo lottare con un'afa intollerabile, e con nembi di migliaia dei più volte ricordati insetti !

In queste condizioni passammo i giorni 6, 7 ed 8 corrente. I nostrì animali riposano delle fatiche forzate dei primi antecedenti e pascolano allegramente per rifarsi e riprendere forze pel ritorno; noi invece ci andiamo struggendo sotto il continuo e per nulla amabile succhiare di tante sanguisughe, che ci forano la pelle... E intanto nonostante la frugalità delle nostre refezioni, ogni giorno vedevamo sempre più pulito il fondo delle quattro valigie delle nostre provvigioni, di maniera che prima di smaltire l'ultima cuia di farina di mandioca (1), credemmo prudente di andarci a procurare altro cibo, precisamente quello stesso con cui vedemmo rifocillarsi le nostre guide: come palmitos (i frutti delle palme) guarirobas, cócos (frutti del cocco), ecc. di cui non troveremo penuria. Il miglior condimento è l'appetito, dice il proverbio, e noi ne esperimentammo la verità durante questi pericolosi viaggi attraverso le foreste, dove, se non fossero le promesse della Fede che avvalora e registra per l'eternità i sacrifizi dei missionari, andrebbero a monte, disgraziatamente, le più ridenti speranze e talvolta le vite più preziose.

Alla prima occasione le darò le sorprendenti e ben liete notizie dell'arrivo di una bella carovana di selvaggi, abbigliati, come costumano, all'adamitica, e le descriverò il nostro provvidenziale incontro con essi in luoghi che ispirano poca fiducia.

Intanto, venerato Padre, ci raccomandi ai nostri cari Cooperatori ed alle buone Cooperatrici; benedica alla nostra Missione, e specialmente a questi suoi figli col suo

Dev.mo ed Obbl.mo in G. C. Sac. ANTONIO MALAN.

(1) Rapadura è zucchero di color nero, in forma di mattoni.

(1) L'anta o tapiro (come dicemmo altra volta) detto l'elefante dell'America ( tapirus americanus) è come l'elefante un pachidermo, ma di forme piuttosto simili al cinghiale; è più alto e porta, invece del grugno, una proboscide incipiente che accorcia e prolunga a suo talento.

(1) I carrapatos si cacciano in ogni parte del corpo e vi producono un forte prurito, poi dolori e talora piaghe, - i lambe-olhos seguono continuamente il viso, la bocca e le narici dei viaggiatori.

(1) Il Tatù (Dasipus peba) animale comune e proprio delle foreste del Brasile, alla testa, al dorso e alla coda ha una forte armatura ossea di più strati insieme congiunti.

(1) La cuia è una specie di scodella fatta colla scorza di un frutto dello stesso nome.

Cina.

Notizie dall'Estremo Oriente. (Lettera del Sac. Giovanni Fergnani).

Macao, 21 novembre 1907.

EGREGIO SIG. DIRETTORE,

ELLA mi dice che i lettori del Bollettino gradiscono sempre le notizie delle Missioni, e che in modo speciale sarebbero appetitose quelle riguardanti l'Estremo Oriente; ma noi, a dire il vero, finora non contempliamo altro, si può dire, che le quattro mura della nostra assai modesta casuccia. Comunque, qualche novità non manca in Macao; e di due avvenimenti, i quali si ripetono pressochè ogni anno, le vo' dare qualche particolareggiato appunto.

Il primo, il quale ci riguarda anche più da vicino, come in seguito se ne avvedrà, è il tifone.

Il tifone - Segni precursori - Ore terribili! - L'anno passato in un'ora fece 1o.ooo vittime

I suoi limiti estremi di battaglia sono generalmente fra Manila e l'isola di Haynam; quindi noi pure non siamo esclusi dalle tifonesche carezze. E noto anche come sia prodotto dai rigonfiamenti atmosferici dei calori equatoriali, che, quali voragini immense scavate in mezzo all'oceano, non possono durar molto senza che le correnti fredde vi piombino dentro formidabili, per stabilire l'equilibrio dell'inquieto regno di Eolo.

Ma torniamo ai fatti.

Mentre passeggiavo co' nostri vivaci codinetti lungo la marina, un colpo secco di tuono mi fece levare gli occhi. Strano! non era stato preannunziato dal lampo; ma un gran giro di nubi tirate e sbiadite come tela di raso, si allargava rapidamente a ventaglio da levante a ponente.

Cattivo segno! Da parecchi giorni faceva un caldo insopportabile: sembrava dovessimo morire d'asfissia. Improvvisamente il cielo prese aspetti vaghissimi: varie tinte cariche e ben distinte si accostano, si sovrappongono, si fondono in maniera mirabile. Poco dopo il sole si nascose, e sul mare cadde un velo nebbioso, olivastro, accidioso. I fiotti levarono un bollore borbottante arcanamente, quasi volessero scongiurare una sciagura vicina

Il giorno appresso le nubi chiusero da ogni banda l'orizzonte, elevandosi alte alte, grigie, immobili: una vera cappa di piombo, gravitante un incubo generale, con una quiete insolita, traditrice.

Gli uccelli marini a grandi stormi filavano veloci, mandando strida come di pianto con l'ansia di trovar presto un recesso nelle cave dei monti o nel fitto delle boscaglie.

Tutti predissero:

- Il tifone!

Infatti vedemmo inoltre eserciti di barche di ogni forma e dimensione, come in preda a panico timore, spalancando le loro alacce d'enormi pipistrelli, affrettarsi premurosamente verso un angolo fangoso, dove le acque basse promettevano maggior sicurezza. Quante erano? Passavano il migliaio di certo. Ed anche i grossi vapori da viaggio e da guerra non tardarono a cercare un luogo di salvezza.

Ci siamo!

L'Osservatorio cittadino, levando a vista una grossa palla sospesa a un filo, dette il segnale; tre colpi di cannone partiti da una fortezza avvertirono che l'uragano era imminente e tutti stessero all'erta. La città divenne un deserto. L'unica cura, il solo pensiero che preoccupava gli animi, era di puntellare :e sbarrare porte e finestre, affine d'interdire l'accesso al temuto nemico. Ma questo già la sera del 13 settembre cominciò a mugolare anelando alla preda! Sono ore terribili, o piuttosto giorni interi, in cui si provano le angoscie della morte.

La notte con le sue tenebre aggiungeva qualcosa di più sinistro all'inevitabile disastro. Benedetta l'innocenza!... I nostri fanciulli s'abbandonarono presto al sonno, un sonno alquanto tormentoso, è vero, ma ininterrotto, profondo. Noi vegliavamo però a espiare ogni spiraglio, a rinforzare ogni lato più debole. Ma oh Dio! che cosa si agitava mai fuori delle mura?

E inutile dirle, come tutto ciò ch'è malfermo e non ha forte resistenza, è sbarbicato e spazzato via dal tremendo soffione. Solo gli alberi colossali, detti della pagòda, accettando la sfida, tentavano opporsi all'avversario, mandando ululati e schianti da rabbrividire; finchè erano al tutto divelti dal suolo, oppure, spogli dei fiori, delle fronde e dei rami, non restavano che tronchi nudi e desolati.

Frattanto come non pensare con dolore alla sorte di tanta povera gente, accucciata in misere capanne? Noi per fortuna, non ostante la paurosa violenza del tifone, trovandoci nella villa del Seminario, concessaci amabilmente per alcuni giorni di vacanza, ci potevamo dire abbastanza al riparo. Tuttavia, non esagero, il dormitorio dei ragazzi, più esposto alla rabbia del vento ondulava come scosso da forte terremoto. E noi tremavamo al solo dubbio che il tifone, sfondando qualche finestra, si precipitasse dentro. Il meno male sarebbe stato sollevare di colpo il tetto e raggirarlo chi sa fin dove.

Ah! che infernale bufera! Vedo che non so darne un'idea. Come esprimere l'ansia, la sospensione del nostro cuore, allorchè, maggiormente infuriando essa contro le porte, ci pareva proprio di udire il rimbombo di ripetuti colpi di cannoni? E dappertutto era un arcarsi violento, uno scricchiolare di legno; dappertutto uno stridere, un sibilare acuto, veemente, quasi un lamentio di anime dannate; continuamente urli, sberleffi e sataniche risate, come se la nostra ben solida abitazione fosse divenuta una povera carcassa in balìa dei venti e schiaffeggiata dalle onde del mare.

La violenza dei tifoni arriva al punto da costringere blocchi enormi a lasciare la quiete secolare, rotolando fragorosamente giù pei fianchi dei monti. E tale, che a volte le più grosse navi furono sollevate come leggieri fuscelli e portate di peso a parecchi metri dalla spiaggia del mare. Ma basta per averne un qualche concetto il tifone dell'anno passato a Hong-Kong, il quale nello spazio di un'ora fece diecimila vittime. Eppure la storia di questi luoghi ne ricorda dei ben più formidabili.

Eroico salvataggio.

Nessuno io credo però potrà facilmente figurarsi quale lotta il tifone ingaggi col suo più grande rivale, il mare! perchè nessuno, certo, sarà mai tanto audace d'avvicinarsi a contemplare il terribile spettacolo. Noi ci trovavamo nell'Isola Verde, non molto discosti da quella bassa palude, dove appunto s'erano rifugiate le imbarcazioni summentovate: più che convinti che in quella tremenda nottata fosse accaduto qualcosa di straordinario, davvero!

All'ottimo P. Garaix, gesuita canadese, il quale in quei giorni ci onorava della sua compagnia, e che fu sempre instancabilmente vigilante nel comune pericolo, in sul mattino, fra quel turbinio di lampi, pioggia e vento, parve distinguere delle grida imploranti soccorso. E da uno spiraglio cautamente aperto, intravvide tosto l'agitarsi furioso di barche e d'uomini lottanti con la morte.

La sua risoluzione fu quella d'un animo eroico. - Je vais!

- Ed io corro ; rispondo.

E rimasto qualcuno alla veglia dei ragazzi, tutti gli altri confratelli, dato l'allarme, furono pronti ad arrischiare la propria vita per quella del prossimo. E via, a pugni chiusi, colle braccia tese e la testa china, in avanti a farci strada tra la furia della bufera.

Incredibile! Tutta la vastissima corte s'era trasformata in una palude e la palude in un mare agitato, che buttava i suoi flutti al disopra dell'alto mura di cinta. Quando noi fummo al cancello di ferro, s'impegnò la lotta. Fu aperto; ma il vento e le onde lo sbatterono indietro con rischio di fracassarci la testa. Ahimè! pareva che il vento soffiasse acqua, acqua che dava palmate alla faccia e picchiava gli occhi come gragnuola.

Storditi così dalla furia degli elementi ed immersi nelle onde fino alla gola, non sapevamo come uscire da quel doloroso frangente. Sul serio, la nostra pelle si trovò in un brutto cimento allora. Nondimeno le urla d'una creatura accovacciata come un povero cane contro il muro ed attaccata a una spranga di ferro (chi sa da quante ore e come era salita in quel luogo), e i pianti e gli strilli dei fanciulli, delle donne e degli uomini, più forti del fracasso del mare, ci rimescolarono il sangue, dandoci il coraggio, anzi l'audacia di continuare nella lotta accanita.

Che momenti terribili! Noi ci lanciavamo contro le onde, e le onde c'invadevano furiose, sommergendoci, respingendoci, come una mano feroce, risoluta di compiere il delitto. Un povero disgraziato sopra una piccola barca era trascinato con violenza contro il muro, e dal muro ricacciato indietro: pochi minuti ancora e lui e la barca sarebbero andati in isfacelo. Due o tre altri infelici erano mulinati, battuti sopra una zattera rotta e mezzo affondata. Da un altro lato un'intera famiglia, rifugiatasi per miracolo in un vaporino, nel momento stesso in cui il loro shampan era andato in fascio, mandava urli di disperazione.

Finalmente, dopo non poca freddezza di spirito, e molti stenti superati con incredibile energia, furono tutti tirati in salvo, completamente sfigurati e tremanti ed alcuni anche filando sangue dalle aperte ferite. Qual non fu la loro gioia nel sentirsi al sicuro, ed anzi alloggiati e ristorati per più d'un giorno!

Ma io posso confessare che non minore fu la nostra consolazione nell'aver compiuta l'opera buona. Tra uomini, donne e fanciulli erano una decina, e tutti pagani. Il giorno seguente, calmata la tempesta, andarono mestamente a frugare nei miseri avanzi delle barche spezzate, ed avendovi rinvenuti alcuni idoli, li gettarono con rabbia e disprezzo sulla spiaggia. Voglia Dio che nel loro animo esasperato abbiano riflettuto che val molto meglio la spesa abbracciare quella religione santa che inspira il sacrifizio della stessa vita per la salute del prossimo, anziché prostrarsi ignominiosamente dinnanzi a quei mostricciattoli insulsi e a quelle grintarelle beffarde e gaglioffe.

Per buona sorte il tifone poi cessò. Tuttavia in Macao non poche furono le case malconce. Due o tre crollarono facendo una mezza dozzina di vittime e altrettanti feriti. Ma tutto è passato, ripeto, e a noi non resta che ringraziare il Signore degli scampati pericoli.

Ora io dovrei trattare dell'altro argomento; ma mi accorgo d'aver già trascorsi i limiti della discrezione. Quindi a un'altra volta.

Intanto se la presente non incontra un altro tifone per via, spero arrivi in tempo a recare gli ardenti augurii di buone feste natalizie ai nostri_ Maggiori Superiori, a lei, e a tutta la vasta e benefica famiglia degli ottimi cooperatori e cooperatrici.

Mi creda sempre

Suo aff.mo confratello

D. GIOVANNI FERGNANI.

IL CULTO di Maria Ausiliatrice

Pellegrinaggio spirituale pel 24 corrente.

INVITIAMO i devoti di Maria SS. Ausiliatrice a pellegrinare in ispirito al Santuario di Valdocco il 24 corrente e ad unirsi alle nostre preghiere.

Oltre le intenzioni particolari dei nostri benefattori, nelle speciali funzioni che si celebreranno nel Santuario avremo anche quest'intenzione generale

Pregheremo Maria SS. Ausiliatrice bei bisogni di S. Chiesa nell'ora presente.

NUOVE CHIESE E CAPPELLF.

Rodeo del Medio (Repubblica Argentina). La Virgen de Don Bosco, il nuovo e grazioso periodichino che si propone di uscire il 24 di ogni mese per propagare a Rodeo del Medio il culto di Maria Ausiliatrice ci annunzia che si riprenderanno i lavori del tempio di Maria Ausiliatrice, di cui fu collocata la prima pietra il 22 novembre 1899 da Mons. Cagliero. L'iniziativa dell'impresa è dovuta alla pia signora Lucilla B. de Bombal che contribuì efficacemente a tradurla in effetto. In capo a tre anni, cioè sul finire del 1902, le navate del nuovo tempio si elevavano già ad una altezza considerevole e gli archi interni e la facciata offrivano un aspetto imponente da far comprendere la grandiosità dell'opera a lavori compiuti... quando si dovettero sospendere i lavori. Negli anni seguenti non cessò mai un istante la buona volontà di ultimarli, ma inutilmente. Ora però, con grande consolazione dei numerosi fedeli che frequentano la cappella provvisoria, c'è tutto a sperare che i lavori non avranno più a patire sospensioni di sorta, ma saranno continuati sino al compimento del grandioso edifizio. Sul finir di settembre fu a Rodeo a questo fine l'architetto D. Ernesto Vespignani, Salesiano, autore del disegno del nuovo tempio di Almagro in Buenos Aires.

- Il secondo numero della Virgem de D. Bosco ci dà la consolante notizia che i lavori del bel tempio in costruzione a Rodeo vennero realmente ripresi il 15 dello scorso novembre. Fu un giorno di giubilo e di indicibile entusiasmo per quanti sospiravano da tanto tempo il proseguimento dell'opera. Questa è ardua, in vero, e presenta non poca difficoltà. Speriamo che Maria Ausiliatrice aiuti quei Salesiani a vincere ogni ostacolo, dimostrandosi ancor una volta la Patrona delle Opere di D. Bosco.

Valdivia (Chile). - I nostri confratelli, chiamati or sono due anni alla direzione dell'Istituto Commerciale fondato in Valdivia da S. Ecc. Rev. Mons. Ramón A. Jara, Vescovo di Ancud, hanno intrapreso la costruzione di una nuova Cappella che sarà dedicata a Maria Ausiliatrice. Ne fu solennemente collocata la prima pietra, e un Comitato di signore lavora attivamente per sollecitare il compimento dell'Opera.

Trelew (Territorio del Chubut, Rep. Argentina). - La domenica 6 ottobre, dedicata alla solennità del SS.mo Rosario si è benedetta ed inaugurata una nuova Cappella in onore di Maria SS.ma Ausiliatrice a Trelew nel Chubut in Patagonia. Il sacro edifizio non è dì troppo vaste proporzioni, eppure erano parecchi anni che stava in costruzione poichè difettavano i mezzi. Ma finalmente l'opera è compiuta. L'impresa venne amorosamente curata dal signor Antonio Civitareale, e l'inaugurazione segnò una data memoranda per quella nuova popolazione. Alle 9 1/2 del mattino giunsero da Rawson gli alunni e la banda musicale del Collegio Salesiano che presero parte attiva alla cerimonia, cantando scelti mottetti sì al mattino che alla sera, dando concerto sulla pubblica piazza e radunando le famiglie più cospicue ad una recita di beneficenza a favore dell'ospedale della Missione. Maria Ausiliatrice dal nuovo trono di gloria e di grazie ascolti le preghiere di quanti accorreranno a pregarla, e benedica e prosperi quell'importante Missione.

GRAZIE E FAVORI

L'ultima speranza 1

Un mio nipote cadde gravemente ammalato di morbillo complicatosi tosto con sintomi di bronchite e polmonite che lo ridussero proprio agli estremi. Trascorsero quindici giorni di affanno indicibile; il povero bimbo lottava disperatamente tra la vita e la morte. I dottori lo curavano senza la minima speranza di guarirlo; ed io, delusa da una scienza che nulla poteva ed angosciata da un supremo dolore, ricorsi a Maria SS. Ausiliatrice con diverse promesse, qualora ottenessi la sospirata guarigione. Era quella l'ultima mia speranza ! Ora che il caro bimbo è perfettamente guarito, riconoscentissima alla S. Vergine che ha esaudite le mie fervide preci, adempio le mie promesse.

Magliano d'Alba, 3 gennaio 19o8.

STEFANA OLMO.

La fede di un figlio.

Il mercoledi santo dell'anno scorso cadeva ammalato il mio caro padre di forte polmonite. Il male era ancora più grave stante la sua età di anni 72 ; e infatti si acuì subito tanto che si disperava perfino che potesse ricevere gli ultimi Sacramenti. Fu allora che ricorsi a Maria Ausiliatrice ed Essa mi venne subito in aiuto, difatti dopo due ore l'infermo potè fare la sua confessione e comunione. Pieno di riconoscenza, mi rivolsi allora di nuovo a Maria Ausiliatrice, pregandola che mi lasciasse in vita il babbo ancor per qualche anno. Il male andò tanto crescendo che la notte della seconda festa di Pasqua ce lo vedevamo perduto da un momento all'altro. Benchè cominciassi quasi a disperare, sembrandomi che la Madonna non ascoltasse le mie preghiere, pure continuai ad invocarla con più fervore ; e finalmente, dopo quella notte di delirio, l'infermo parve migliorare. Proprio il nono giorno della novena il babbo amatissimo era dichiarato fuori di pericolo; dopo pochi giorni di convalescenza egli era tornato in piena salute e ora che scrivo lavora come un giovane. Promisi di fare una piccola offerta e di pubblicare la grazia nel Bolleflino; perciò adempio le mie promesse.

Desenzano sul Lago, 6 gennaio 19o8.

AVIGO LUIGI.

Bistagno (Alessandria). - Erano dieci mesi che soffrivo un gran disturbo ; il medico che mi curava diceva che col tempo il male sarebbe scomparso, ma invece andava sempre crescendo, talchè io, poveretta, quando mi avveniva di soffrir tanto, sebbene madre di famiglia e giovine, diceva. « Signore, sia fatta la vostra volontà! » ma nel medesimo tempo mi pregavo la morte. Un bel giorno ricevuto un numero del Bollettino Salesiano, mi viene voglia di leggere le grazie di Maria SS. Ausiliatrice. Com'ebbi terminato di leggerle, cou l'anima tutta contenta mi inginocchiai davanti ad un quadro della Madonna pregandola con tutto il cuore e promettendo che, se guarivo, le avrei fatto un'offerta. Nel medesimo giorno cominciai una novena, alla fine della quale quel gran disturbo era scoriparso. Finchè viva non dimenticherò mai un tanto favore.

28 novembre 1907.

ROSA TESTA.

Colognola ai Colli. - Una pia giovine diciottenne desiderava farsi religiosa, ma quando espresse la sua volontà, mille ostacoli le si schierarono innanzi. Tuttavia non si perdette di coraggio, e fidente in Colei che tutto può, calma e rassegnata aspettava con pazienza. Ma intanto gli anni passavano e la poveretta non vedeva mai aprirsi la via tanto sospirata, quando un giorno le capitò nelle mani il Bollettino Salesiano. Vedendo le tante grazie che elargisce la Madonna di D. Bosco a quelli che in Lei pongono la loro fiducia, incominciò anch'essa una novena a Maria Ausiliatrice, e subito, mirabile a dirsi, appena terminata la novena, tutti gli ostacoli disparvero e fu appianata ogni cosa, sicchè dopo quattro lunghi anni cli accesi desideri ella è oggi felice nel soave recinto di un chiostro. Per mio mezzo spedisce l'offerta promessa e invita tutti a ringraziare la celeste Benefattrice.

1g ottobre 1907.

ROSINA Bovi

Maestra Comunale.

Villanova Torinese. - Era il mese di febbraio del 1903 quando fui presa da sì forte palpitazione di cuore che mi toglieva il respiro per il minimo sforzo che avessi fatto. Non potevo infatti salir più nemmeno una scala di otto o dieci gradini, nè fare più di quaranta o cinquanta passi. Le cure dei medici e le più assidue attenzioni della famiglia a nulla erano valse; il male anzichè diminuire andava ogni giorno crescendo.

Finalmente la mia buona mamma, ispirata, pensò di rivolgersi alla Madonna di D. Bosco, promettendole di condurmi al suo Santuario a piedi e di far celebrare una Messa al suo altare. Era la vigilia del Corpus Domini del 1906, quando con pena, poiché temeva che ancora non reggessi al viaggio, essa m'invitò a recarmi al Santuario della Madonna Ausiliatrice : ed oh meraviglia! potei non solo fare il viaggio, ma anche tornare dello stesso giorno, dopo aver fatto un cammino di circa venti miglia. Dopo d'allora andai sempre migliorando, finchè in breve ripresi anche il mio lavoro di operaia, godendo la più florida sanità.

Grazie adunque infinite siano rese alla Vergine Ausiliatrice, per avermi in un modo sì prodigioso aiutata.

io dicembre 1907.

OLIMPIA FRACASSI.

Pieve d'Olmi Cremonese. - Un mese e mezzo fa io teneva una cara sorella in fin di vita, dopo sette mesi di acutissima malattia di cuore. Viaticata e ricevuta l'Estrema Unzione non che la Benedizione papale, la povera Giuseppina da due giorni avea perduti i sensi e da noi si stava aspettando che desse l'ultimo respiro, quando, invocato l'Aiuto dei poveri infelici, l'Auxilium Christianorum, l'ammalata comincia a riaversi, si rimette a giusti pensieri e parla con profonda riconoscenza di Maria SS. Tutti in famiglia esclamiamo: « Miracolo, miracolo! la nostra inferma è guarita! ». Il medico stesso cinque giorni dopo dovette confessare essere un vero prodigio. La guarita manda L. 5 per la celebrazione d'una Messa all'altare di Maria Ausiliatrice, in ringraziamento del segnalato favore ricevuto e quale segno della ferma

promessa di essere anche in avvenire sempre divota di Maria Auxilium Christianorum. 30 novembre 1907.

ANGELINA GUARNERI.

Mongardino d'Asti - Causa la complicazione di varie malattie la nostra amata Emma fu ben presto ridotta in fin di vita. Spedita da varii medici e perduta ogni speranza nei rimedi umani, ci rivolgemmo fiduciosi alla cara Vergine Ausiliatrice! Si incominciò con fervore una novena e si pose al collo dell'inferma una medaglia. Al fine della novena il pericolo svanì ed in breve la nostra Emma potè riacquistare le forze perdute. Ora è perfettamente guarita e ti ringrazia con noi, o Maria, potente aiuto dei cristiani, con tutta l'effusione dell'anima riconoscente che hai benedetto il pianto di una povera famiglia convertendolo in lacrime di consolazione.

29 dicembre 19o7.

La Famiglia ODDONE.

Montaldo Roero - I miei parrocchiani si rivolsero a Maria Ausiliatrice supplicandola a volerli liberare dalla brina e dalla grandine, promettendo di fare un'offerta sia dei bozzoli come delle uve. Avendo ottenuta la grazia desiderata adempiono al loro dovere e come hanno mandato lire sessanta per i bozzoli, ora spediscono lire cento e venti, offerta per le uve. Ringraziando Maria Ausiliatrice della grazia loro ottenuta, umilmente la supplicano di un'altra molto più grande, cioè di essere liberati dal più gran male del mondo, dal peccato.

3 gennaio 1903.

A. DELLAVALLE, Arciprete.

Orsago (Treviso) - Giungano a Te, o Maria Ausiliatrice, i sentimenti della mia devota riconoscenza per non averti invocata invano. Una insidiosa malattia mi aveva gettata nella più seria e melanconica apprensione; ero costernata e con me tremavano le dilette mie figlie e i cari parenti. Abbiamo fatto fiducioso ricorso a Te e ci hai tosto esauditi. Grazie, o Maria, grazie ora e sempre. Possa questo modesto ma sincero annunzio riuscire di maggior gloria a Te e di sempre crescente fiducia nei fortunati devoti che implorano il tuo materno soccorso.

19 dicembre 1907.

ANGELA ZANIN LICINI.

Pocapaglia (Bra) - Nei primi giorni dello scorso luglio cominciai a sentirmi indosso un certo malessere, cui non feci caso e continuai nei miei lavori campestri; ma negli ultimi giorni di agosto il male crebbe e contro la febbre maligna che mi colpì a nulla valevano le cure più premurose. Non poteva prendere cibo di sorta e quel poco che mi si dava non poteva ritenerlo. In tale condizione rimasi fino alla fine di settembre; quindi mi si sviluppò una forte bronchite accompagnata da una polmonite centrale. In sì tristissime condizioni la duravo già da un mese quando mi risovvenni che la Vergine Santissima Ausiliatrice è proprio il conforto dei tribolati, e unitamente con quei di casa a Lei mi rivolsi con vivissima confidenza... Oh quanto è buona la Madonna di D. Bosco! Subito mi sentii meglio ed in pochi giorni potei alzarmi da letto e in una sola settimana di convalescenza riprendere i pesanti lavori della campagna.

Di cuore, sì! ben di cuore, rendo vivissime grazie a Maria SS. Ausiliatrice per tanta grazia. Novembre 1907.

VARONE ANTONIO.

Pontestura - Un Cooperatore Salesiano m'incarica di pubblicare quanto segue

« Sciolgo il debito mio verso l'Ausiliatrice dei Cristiani facendo pubbliche due grazie da lei ricevute. Stavo lavorando in una fabbrica di calce, il cui pericoloso lavoro fa spesso delle vittime, quando tutto ad un tratto perdendo l'equilibrio caddi come a capo fitto nel precipizio rompendomi un braccio e correndo rischio di rimaner morto sul colpo. Buon per me che nel duro frangente invocai Maria Ausiliatrice che mi ha restituito guarito alla mia povera famiglia. Non cesserò mai d'esaltare la bontà della Madonna di D. Bosco

» Appena tre mesi dopo tale disgrazia, veniva colpito da una gravissima calunnia la quale ferì me nella parte più delicata del cuore e colpiva la mia famiglia in ciò che vi ha di più caro al mondo, dopo Dio, cioè l'onore! Si fece in casa una fervorosa novena alla Madonna di D. Bosco e questa Celeste Regina non tardò a mostrare la sua potenza, poichè in modo insperato la prova finì col pubblico trionfo dell'innocenza. Dall'intimo del cuore sciolgo l'inno della riconoscenza a Colei, che in qualunque necessità ci si mostra Madre misericordiosa ».

In fede,

9 gennaio 1908.

Suor ANGELA BALDIZZONE.

Mazzè - Per otto mesi colto da ostinata malattia, mi vidi ridotto agli estremi. Vedendo inutile ogni rimedio, la mia mamma mi votò a Maria Ausiliatrice, promettendo di recamisi a ringraziarla nel suo Santuario a Torino. Migliorato tutto ad un tratto, in pochi giorni tornai in salute per cui come sono stato a sciogliere il voto ai piedi della Celeste Benefattrice, così son lieto di poter far noto a tutti l'insigne favore ottenuto.

4 gennaio 19o8.

BARENGO VINCENZO.

Torino - Un'ottima famiglia si trovava in gravi angustie finanziarie. Dopo aver tentato inutilmente vari mezzi per venire al felice accomodamento di un affare importantissimo, ricorse al valido patrocinio di Colei che è detta l'Aiuto dei Cristiani e intanto spediva lire dieci al suo Santuario in Torino per una novena di preghiere. E la Vergine di D. Bosco si degnò accogliere la supplica degli umili concedendo la grazia desiderata. Detta famiglia riconoscente per sì segnalato favore, vuole che sia reso di pubblica ragione sul Bollettino, affinchè l'esempio serva di eccitamento a tutti a ricorrere a sì tenera Madre in ogni necessità.

15 dicembre 19o7.

Sac. E. ANTONIOLI.

Udine - Da diversi anni era la mia famiglia costernata ed afflitta a motivo del traviamento di un mio fratello. Le preghiere, gli ammonimenti e le correzioni paterne non valsero punto a mutar quel cuore già tanto pervertito. L'angoscia dei miei genitori era sì forte che non sapevano a qual partito appigliarsi. Non si può dire a parole quanto pregassero la Vergine Ausiliatrice ad interceder dall'Altissimo il ravvedimento del povero fratello. Ma la grazia tardava; si cominciò allora una novena ed ecco che finalmente questa dolcissima Madre esaudì la nostra preghiera in modo che pieni di giubilo tutti di famiglia sciogliamo alla Madonna di D. Bosco il più vivo ringraziamento!

io dicembre 1907.

Una Cooperatrice Salesiana.

(firmata all'originale).

Pontremoli - Adempio alla promessa fatta alla Madonna di D. Bosco con mandare una tenue elemosina per avermi ottenuto un miglioramento nella mia malattia e con la speranza di conseguirlo maggiore in avvenire. Viva Maria Ausiliatrice!

Ottobre 1907.

D. GIOVANNI BELLEGOTTI, Priore.

Sondrio - Nella scorsa primavera mi trovava molto ammalato. Richiesi le preghiere dei buoni Salesiani di questa città, ai quali unii pure le mie; e la cara Madonna di Don Bosco mi ha benignamente guarito dalla lunga e non lieve malattia. Invio un'offerta di ringraziamento al suo Santuario.

29 dicembre 1907.

Dott. ATTILIO TONELLI.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice, e alcuni pieni di riconoscenza inviarono offerte al Santuario di Valdocco per la celebrazione di S.. Messe di ringraziamento, o per le Missioni Salesiane, o per le altre Opere di Don Bosco, i seguenti

A*) - Alba: Un cooperatore salesiano 6 - id.: Le Suore Domenicane riconoscenti per la guarigione della rev.ma loro Madre Priora 10 -- Albissola: (Genova): Siccardi Giuseppina ved. Ciarlo 2 - Airasca (Torino): Vittorio Beltramino - Arsiero Vicenza): Baratto Orsola Zanoni 10.

B) -- Babalon (Stati Uniti): Degiorgis Catterina 5 - Bassano: Maria Ved. Belloni 15 a nome di Rosina Scottoni e Antonia Busnardo e figlia - Bergamo: Rossi Marianna 5 - id.: Gritti Maria 5 - Bistagno: Piazza Rosa io - Bologna: Rossi Bianca - Branzi (Bergamo): Pedretti Maria Ved. Carletti 2,50 - id.: Santina Pedretti 2 - Breganze: Andreetta G. 1 - Budrio: Giovannina Ferretti 5.

C) - Cairo Montenotte: Giovannina Pattetta - Caltanisetta: Avv. Felice Cacciatore 5 - Gaetalupo: D. F. Turrini 5 a nome di Giulia Rossi - Carmagnola: Goletto Maria - id.: G. B. di S. Bernardo - Casa Castaldi: Ginesio Bensi 3 - Casale Monferrato: Ferrini Santina 12 - Casola Valsenio: (Ravenna): D. Lasi Giovanni Battista, arciprete di Buffadi 10 - Castelferro (Alessandria): Pampuro Filippo 20 -Castellaneta (Lecce): Ch. Stefano de Robertis - Castellanza (Milano): Baita Luigia 8 - Castello di Godego (Treviso): Rosina Favrin 5

*) L'ordine alfabetico è quello delle città e dei paesi cui appartengono i graziati di Maria Ausiliatrice.

- Castelnuovo Calcea: Triberti Giovanni Battista - Costigliole d'Asti: Morando Gerolamo - Cavallerleone: Toselli Michele - Gerete(Bergamo): Filisetti Nina 10 - Cetrero (Cosenza): Talamo Salvatore 8 - Claiareno (Treviso): Carrer Pietro fu Alessandro 20 Caresana (Novara): Balocco Catterina 5 - Codogno (Milano): Bergamaschi Marianna 5 -Coiromonte (Novara): Sac. Gaetano Albini 2 - Colonia Vignaud (Rep. Argentina): Albano Tommaso 55 - Como: M. F. 25 - Cordenons (Udine): Romanin Agostino - Corvino S. Quirico: Repossi Paolo.

D) - Desama (Novara): De Giorgis Margherita 3 - Desenzano sul Lago (Brescia): Avigo Luigi .5 - Donato: Rosso Catterina ved. Botalla 3.

F) - Feletto Umberto (Udine): N. N. 40-Fiume: La Famiglia Lotzniker 10 - Fusine: Eugenia Vanini.

G) - Genoni (Cagliari): Tola Gio. Battista io0 - Gemona (Udine): Londero Maria 8 - Genova: N. N. 5 per grazie ricevute nell'anno 1907 - id.: Ivaldi Celestina 5 - id.: Maria Vassallo 5 - id.: Gatti Vittoria io - id.: N. N. 2 - id.: N. N. - id.: Capsoni Margherita 5.

I) Iglesias (Cagliari): Giuseppina Nurchis 12.

L) -- La Loggia (Torino): Griffa Raffaele - Loreto Aprutino (Teramo): Talamonti Giosafat 40 - Lu Monferrato: Boccalatte Giuseppe - Lungavilla: (Pavia): Una pia persona 3.

M) - Mantova: D. A. Marchesi a nome di Adele Bersani 2 - Milano: Avv. Adolfo Valsecchi iooid.: N. N. 5o - Molare (Alessandria): Rossi Bartolomeo 5 - Mondaino: Teresina Cavalli 25 - Mondovì-Piazza: N. N. per guarigione ottenuta 5 - Monfestino (Modena): Nazzarena Torleri 20 - Monza (Milano): Volenteri Virginia io Moretta (Cuneo): Teol. Grosso D. Francesco.

N) -- Napoli: Livia Rosada - Novaretto: P. D. 7 - Novi Ligure (Alessandria): Grosso Ernesto 5 - id.: Sorelle Cavanna 5 - id.: Capelli Carlotta 5 - id.: Barbieri Luigia ved. Groggio 5.

O) - Olginate (Milano): Giuseppina Spreafico 6 - Orgiano (Vicenza): Zeggiato Rosa i - Orio Canavese (Torino): Berola Maria io.

P) - Pagnacco (Udine): N. N. riconoscente e fiducioso 5 - Palermo: Una divota 5 - Patro (Moncalvo): Camurati D. Giuseppe,, Parroco 5 - Piacenza: Ing. Cesare Trenchi 10 - Piazza Armerina: Diac. Giovanni Cascino - Piossasco: Piovano Anna - Poggio Mirteto: Urbani Francesco io - Ponte Chianale: Pietro e Chiaffredo fratelli Broard 4 - Porcellengo (Treviso): Morandin Regina 5 - Pralorno (Torino): Del Mastro Francesco i - Prata di Pordenone: Tolazzi Catterina 10.

Q) - Quarona (Novara): Una divota 5.

R) - Rhémes-Saint-Georges (Aosta): Anselmet Pelagie 5 - Roburent: Negro Pietro 10 - Rogno (Bergamo):G. Bonetti 2 - Roma: D. Arturo Conelli a nome di N. N. 5 - id.: N. N. a mezzo di D.,;Lorenzo Cadolini 5 - Romallo: Teresa Pancheri 30 in due rate, a nome suo e di altre pie persone, e per fini diversi - Roverchiara (Verona): N. N. 15.

S) - S. Briccio di Lavagno (Verona): N. N. 5 - S. Cristoforo (Gavi): Perucchio Luigi Parroco 10 -

S. Daniele del Friuli: Filomena Moretti - S. Giorgio Lomellina: Savini Battista - S. Nicolas de los .Arroyos (Rep. Argentina). Candida, in Arroyo per preservazione da grave disgrazia - S. Pietro Incartano: Sempreboni Carolina a mezzo di D. Arcadio Fasoli 5 - Sannazzaro de' Burgondi (Pavia): Ferretti Camillo 7 - Saronno (Milano): Vaso Lauro Luigi 5 - Santena (Torino): Romano Agostino - Serra S. Bruno: Tedeschi Michelina 5.

T) - Torino: Giovanni Pretonari 5 per grazie ricevute nell'anno 1907 - id.: Agnese Sandrone 2 - id.: Carolina Turello - id.: Una Cooperatrice (V. M. C.) - id.: P. G. - id.: Giovanna Giusiana 5 - id.: Brio Maria - id.: Rosso Luigia - Torri del Benaco (Verona): Monolo Nazzareno 5 - Trento: Angelo Flain 15 - Trino Vercellese: G. E. P. 2 - id.: M. V. - Turrida (Udine): Maria Fabris 5.

U) - Udine: Elena Sabot 5.

V) - Valfenera: Bellocchio Michele 2 - Valpolicella (Verona): Bettinazzi Adele Parona 2 - Varallo Sesia: Monsini Massimo 5 - Varazze: Francesca Pizzorno 5 - id.: Sao, Andrea Fantone - Venezia: Antonio Scarpa 2 - Verona: Niccolini Luigia - Vesime (Alessandria): Brezzo Secondina 10 - Vestenanova (Verona): Fochesato Celestina - Viarigi: Vipiana Giulia 5 - Vignale Monferrato: Preda Annetta di Agostino 2 - Vignole Barbera: Pasquale Ernesta di Giovanni 5 - Villadeati (Alessandria): Demarchis Giuseppina e Farrone Alessandrina - Villanova: Bosco Maria i - id.: N. N. 5 - Vobarno (Brescia): Cadenefli Pietro 2.

X) - Bacciarini Rosa - C. D. G. i - F. A. S. 2 - Pilia Tuccia.

Santuario dì Maria Ausìliatrìce

TORINO

Ogni giorno, celebrazione di una santa messa esclusivamente secondo l'intenzione di tutti quelli che in qualunque anodo e misura hanno concorso o concorreranno a beneficare il Santuario o l'annesso Oratorio Salesiano. Per qualsiasi corrispondenza in proposito, rivolgersi al Direttore dell'Oratorio S. Francesco di Sales - Via Cottolengo, 32 - Torino.

Per celebrazione di S. Messe e per novene o tridui di Benedizioni col SS. Sacramento, rivolgersi al Rettore del Santuario.

Ogni sabato, alle 7.30 speciali preghiere per gli associati all'Arciconfraternita di Maria SS. Ausiliatrice.

Dal 10 febbraio al 10 marzo. 17 febbraio - Comincia il Mese di San Giuseppe:

Speciali pratiche il mattino e la sera.

24 febbraio - Commemorazione di Maria SS. Ausiliatrice.

2 marzo - Da oggi a tutto settembre la Benedizione nei giorni feriali si dà alle ore 19,30.

4, 5, 6 marzo - Corte di Maria: - alle 6 Messa pei giovani artigiani, benedizione solenne ; ore 7.30 Messa della comunione generale per i giovani studenti. - Ore 19.30 benedizione solenne.

6 marzo - Primo Venerdì del mese - ad onore del S. Cuore di Gesù, esposizione del SS. Sacrameuto per tutto il giorno.

13 marzo (così pure tutti i seguenti Venerdì di quaresima) - Ore 17 ed ore 19, Via Crucis e benedizione solenne col SS. Sacramento.

NOTIZIE VARIE

OMAGGI.

IL giorno 8 dicembre l'Em.mo signor Card. Mariano Rampolla del Tindaro, Arciprete della Basilica Vaticana, festeggiava il XXV° Anniversario della sua Consacrazione Episcopale.

L'Em.mo Cardinal Mariano Rampolla del Tindaro, Arciprete della patriarcale Basilica Vaticana, Prefetto della Sacra Congregazione della R. Fabbrica di S. Pietro, Gran Priore commendatario in Roma del sacro e sovrano Ordine militare Gerosolimitano di Malta, nacque il 14 agosto 1843, a Polizzi in Sicilia dai Conti del Tindaro e fece i suoi studii nel Collegio Caprinica, passando poi nell'Accademia dei Nobili Ecclesiastici. Tornato a Roma nel 1877 dalla Nunziatura di Spagna, ove occupò la carica di consigliere, fu successivamente elevato alla carica di Segretario di Propaganda per gli affari di Rito Orientale e Segretario degli affari ecclesiastici straordinarii, ed ebbe anche la nomina di Canonico della Basilica Vaticana. Nel 1882 fu consacrato Arcivescovo titolare di Eraclea ed andò Nunzio in Ispagna, e nel Concistoro del 14 Marzo 1887 fu creato e pubblicato Cardinale dalla s.m. di Leone XIII.

L'Em.mo Rampolla appartiene a varie Congregazioni Ecclesiastiche, è membro della Commissione Pontificia per la riunione delle chiese dissidenti, di quella per gli studii biblici e per l'unificazione e codificazione del Diritto canonico. È protettore inoltre di numerosi istituti religiosi, fra cui il nostro.

Per questo motivo, come già esultammo nella ricorrenza del Giubileo suaccennato, così torniamo ad assicurare l'Em.mo Principe delle nostre quotidiane preghiere nella certezza che alle nostre si uniranno pur quelle dei nostri Cooperatori, affinchè il Signore lungamente lo conservi al nostro affetto ed al bene di tutta la Chiesa.

- Il 1° dell'anno avevamo la fortuna di ossequiare nell'Oratorio l' illustre Dott. Rodrigues Alves, ex-Presidente degli Stati Uniti del Brasile, il quale desiderava di visitare la prima casa di D. Bosco e parlare col nostro Superiore Don Rua. L'illustre signore fu accompagnato a visitare l'Oratorio dal Prefetto Generale D. Filippo Rinaldi, al quale confermò per l'Opera di Don Bosco quell'alta stima, che n'aveva concepito visitando alcuni istituti salesiani del Brasile. Il sig. D. Rua, che in quelle ore trovavasi assente, si affrettava a restituirgli la visita all'Hótel d'Europe, ove era trattenuto dall'ex-Presidente in cordiale colloquio.

Il 22 dicembre visitava l'Oratorio anche Sua Ecc. Rev.ma Mons. Francesco Virgilio Dubillard, già vescovo di Quimper, ora Arcivescovo di Chambery in Francia, che si degnava di sedere anche alla nostra povera mensa e di rivolgerci in sul congedarsi le più amabili parole.

Finalmente il 4 e il 6 gennaio avevamo la sorte di ossequiare Sua Ecc. Rev.ma Mons. Lodovico Nazario Begin, Arcivescovo di Québec nel Canadà. Cedendo amabilmente al nostro invito, la sera dell'Epifania, l'esimio Prelato ebbe la bontà d'intervenire alla rappresentazione che si dava nel nostro teatrino. Il moralissimo dramma «La gerla di papà Martin », messo nuovamente in scena dai soci della Sezione drammatica del Circolo « Giovanni Bosco » fu assai applaudito da Sua Eccellenza, che, la mattina del 7, dopo aver celebrato nella cappelletta di D. Bosco continuava il suo viaggio per Roma.

Agli illustri personaggi, che onorarono la Casa madre delle Opere di D. Bosco colle preziosissime loro visite, rinnoviamo i più vivi ringraziamenti.

Il Cinquantenario di Domenico Savio.

Il 9 del prossimo mese di marzo si chiuderà il ciclo delle Commemorazioni promosse pel Cinquantesimo Anniversario della morte del piissimo alunno di D. Bosco. Ai resoconti già pubblicati delle varie manifestazioni di sempre vivo affetto e di pari riverenza, tributate in ogni parte del mondo alla memoria del pio e caro giovane, dovremmo aggiungerne un altro ben copioso, che riassumeremo in un prossimo numero.

Ora, pregati, ripetiamo ai sigg. Direttori dei Collegi, Istituti ed Oratori festivi questa viva preghiera: - Chi non l'avesse ancor fatto, non indugi maggiormente ad inviare un cenno della

Commemorazione compiuta al Comitato promomotore.

In Italia.

CUORGNE - Dai periodici del Canavese rileviamo queste notizie del Collegio Giusto Morgando di Cuorgnè. Il Collegio è pieno di alunni, che soavizzano l'esatto adempimento dei loro doveri scolastici con deliziose passeggiate nei dintorni e con esercizi e gare ginnastiche ed accademiche. Tre volte ogni mese, nel gran salone di studio, alla presenza di tutto il Convitto si leggono i migliori componimenti scolastici uno per classe, dalle elementari inferiori sino alla quinta ginnasiale; utile trattenimento, che torna di ottima istruzione letteraria e di grande emulazione. Tra gli alunni poi del ginnasio, che prendono parte con molto impegno alle lezioni ordinarie di ginnastica, meritano speciale incoraggiamento quelli che riuniti nel circolo sportivo Cor et ignis, dànno a quando a quando riuscitissimi saggi. All'istituto non manca neppure un concerto musicale. In fine alcuni degli alunni delle classi superiori disimpegnano assai lodevolmente l'ufficio di assistenti all'annesso Osservatorio Meteorologico, e come ne pubblicano le osservazioni giornaliere nell'atrio del Collegio e nella piazza centrale del paese, ne inviano pure il resoconto mensuale al R. Osservatorio di Torino e al R. Ufficio centrale di Roma. Il R. Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio onorava testè quell'Osservatorio Meteorologico di uno speciale sussidio, col quale si provvidero nuovi opportuni strumenti.

MILANO - La sera dei giorno onomastico dell'Em.mo Card. Andrea Ferrari, una rappresentanza dell'Istituto S. Ambrogio di Milano si recava a far omaggio al degno Successore di S. Carlo. Letto un affettuoso indirizzo, due giovanetti offerivano a Sua Eminenza un artistico presente. Era l'effigie del Venerabile nostro Padre, corniciata in pelle con impressioni in oro e con a fronte la facciata della Chiesa di S. Agostino ; lavoro di quella scuola di legatoria che ebbe elogi bellissimi e gran medaglia d'argento nell'esposizione di arti grafiche testè tenutasi in Milano. L'augusto Pastore gradiva con tutto l'affetto del cuore l'omaggio, e rivolgeva parole di plauso e d'incoraggiamento ai Salesiani e a tutti i loro giovanetti, che sì bene sanno corrispondere a quell' educazione soda e religiosa che viene loro impartita. Ricordando quindi le parole di Paolo ai Corinti (II-7) superabundo gaudio in omni tribulatione nostra, osservava che la tristezza e la persecuzione sleale dei giorni passati, nonchè addolorarci avrebbe dovuto riempirci l'animo di consolazione, perchè (diceva Sua Eminenza) tutte le opere che veramente sono di Dio, devono passare pel crogiolo della tribolazione ; il divino Maestro medesimo l'ha detto: « Come hanno perseguitato me, così è necessario che voi pure siate perseguitati », e allora, allora solo, vi potete dire beati: Beati estis cum maledixerint vobis, et persecuti vos fuerint. La chiesa fu perseguitata ne' suoi inizi e si fece grande tra le persecuzioni ; perseguitata trasse al materno suo seno i popoli civili e i popoli barbari, e tra le persecuzioni conquisterà il mondo intero. Che se prima si fosse potuto menomamente dubitare che l'Opera Salesiana, che l'opera del Venerabile D. Bosco non era opera di Dio, ora questo dubbio sparirebbe, perchè Dio l'ha provata.

Sua Eminenza in fine implorava sui presenti, su tutti gli alunni e Superiori dell'Istituto, e sul veneratissimo nostro Superiore D. Rua, l'abbondanza delle celesti benedizioni.

- Il rev.mo Mons. Luigi Marelli, Canonico della Metropolitana e Pro-Vicario Generale di Milano, nel Concistoro del 16 dicembre veniva preconizzato Vescovo di Bobbio. Al novello Pastore, che nutrì e mostrò sempre un grande affetto per l'opera nostra di Milano, i più fervidi voti augurali di un lungo e glorioso Pontificato. Ad multos annos !

All'Estero.

BETLEMME (Palestina) - Ci scrivono: « A succedere al compianto D. Giuseppe Maria De-Carlo in qualità di Direttore Generale per l'Italia dell'Opera della S. Famiglia di Betlemme fu eletto il rev. D. Emilio Battista, arciprete in Civitanova del Sannio, coadiuvato dal rev. can. Giuseppe Maria Trillo De-Carlo di Frosolone ». L'Opera della S. Famiglia di Betlemme è tutta a vantaggio dell'Orfanotrofio cattolico fondato dal compianto can. Belloni ed ora diretto dai Salesiani.

TOUR (Belgio) - Il giorno dell'Immacolata si inaugurarono nuovi locali aggiunti a quell'Istituto Salesiano. Dopo la messa cantata, il rev.mo Canonico Carton, Parroco dei SS. Pietro e Paolo di Lilla, procedette alla benedizione del nuovo corpo di fabbrica, presenti i 200 alunni e molti benefattori. I nuovi locali furono adibiti ad uso scolastico, poichè le vecchie scuole erano divenute insufficienti pel cresciuto numero dei giovani ricoverati. La festa si chiuse con trattenimento drammatico tenutosi dopo le funzioni religiose.

Nelle Americhe.

BAHIA (Brasile) - Nel Lyceu Salesiano del Salvatore il 21 novembre u. s.

ebbe luogo la distribuzione dei premi ai numerosi alunni. Presiedeva l'Em.mo Monsignor Girolamo Thomé da Silva, Arcivescovo e Primate del Brasile, cui facevano corona le più cospicue famiglie della città. La premiazione fu preceduta da un trattenimento drammatico musicale. L'Eccellentissimo sig. Governatore dello Stato era rappresentato dal suo Aiutante di campo.

- Nella stessa città, a ricordo del Giubileo Sacerdotale del S. Padre, si fondava ed inauguravasi con solenne cerimonia il Comitato delle Dame di Maria Ausiliatrice a benefizio di quell'Istituto Salesiano. Cantò messa Mons. Gonçalves da Cruz e nella seduta d'inaugurazione disse un elevato discorso di circostanza Mons. Manfredo Lima, direttore della nuova associazione. A presidente della medesima venne eletta l'esimia signora Maria Costanza da Cunha Góes. A quest'opera, come ad altre dirette allo sviluppo dell'Istituto Salesiano in Bahia, è pur intimamente legato il nome di un'attivissima e colta cooperatrice, la signora Amelia Rodrigues, distinta poetessa, che pubblicò anche un volume di versi a benefizio del Lyceu Salesiano.

BUENOS AIRES - Anche le alunne dei Collegi femminili delle Figlie di Maria Ausiliatrice in Buenos

Aires compivano un devoto pellegrinaggio al Santuario di Lujan. Vi parteciparono i Collegi di Almagro, Boca, Calle Brasil, Maldonado, San Isidro, Morón, Palermo, Barracas e Bernal con un totale di 12oo alunne! Fu uno spettacolo commovente.

- La solennità dell'immacolata celebratasi in Almagro anche quest'anno riuscì un'imponente dimostrazione di fede e di religiosa pietà. Furono duecento i giovanetti e duecento le fanciulle che si ammisero in quella circostanza alla prima comunione. La processione vespertina, mediante il concorso di tutte le associazioni della parrocchia, fu un vero trionfo. Al ritorno della medesima più di quattromila persone presero posto nelle varie parti del nuovo Tempio, di cui si spera di veder presto fissato il giorno della solenne inaugurazione.

MONTEVIDEO (Uruguay) - « Il Mese di Maria (ci scrivono, che qui è il novembre, venne celebrato con gran frutto spirituale. Si è potuto toccar con mano nella solennità dell'Immacolata Concezione, in cui il numero dei fedeli che si accostarono alla Sacra Mensa superò ogni aspettazione. Le prime Comunioni furono numerosissime. Nel Collegio D. Bosco raggiunsero la bella cifra di circa duecento, tra cui 144 fanciulli, preparati al grande atto con un'istruzione catechistica quotidiana per due mesi.

» Si fa pure un gran bene dalla Lega Patriottica Italiana, una società italiana fondata da pochi anni e che conta duecento soci, intimamente affezionata all'Opera di D. Bosco ».

- Il 26 settembre u. s. nella Casa Salesiana di Manga presso Montevideo ebbe luogo un'audizione gregoriana in omaggio al S. Padre Pio X, festeggiandosi il principio del suo Giubileo sacerdotale. L'esecuzione fu molto accurata e incontrò grandi simpatie presso tutti i presenti. Piacquero specialmente l'inno Regnavit Dominus e i pezzi Christus factus est, - Alleluja, Rosa vernans, - Homo quidam, - Puer notes est in Bethlehem. Il salesiano D. Pittini disse il discorso d'introduzione.

PERNAMBUCO (Brasile) - Una cara festicciuola compivasi il 23 dicembre, nella più cordiale intimità di famiglia, nel Collegio del S. Cuore di Pernambuco. Sei ex-allievi di quell'istituto, laureatisi in Diritto, si recavano a rendere omaggio ai loro antichi professori, e questi li trattenevano a mensa con sè, dando poi a ciascuno, prima che si congedassero, il diploma di Cooperatore Salesiano. L'espansione gioconda che regnò durante il banchetto e le feste che ricevettero e che essi fecero ai loro antichi Superiori, ci assicurano che i sei bravi ex-allievi continueranno a far onore alla bandiera di D. Bosco.

TESORO SPIRITUALE

I Cooperatori Salesiani, i quali confessati e comunicati divotamente visiteranno qualche Chiesa o pubblica Cappella o se viventi in comunità la propria Cappella privata, e quivi pregheranno secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, possono lucrare l'INDULGENZA PLENARIA:

ogni mese:

1) in un giorno scelto ad arbitrio di ciascuno;

2) nel giorno in cui faranno l'esercizio della Buona Morte;

3) nel giorno in cui si radunino in conferenza.

dal 10 febbraio al 10 marzo:

il 22 febbraio, festa della Cattedra di S. Pietro in Antiochia.

Inoltre: ogni volta che essendo in grazia di Dio (senza bisogno di accostarsi ai SS. Sacramenti o di visita a qualche Chiesa) reciteranno 5 Pater, Ave e Gloria Patri per il benessere della cristianità ed un altro Pater, Ave e Gloria Patri secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, lucreranno tutte le indulgenze delle Stazioni di Roma, della Porziuncola, di Gerusalemme e di S. Giacomo di Compostella.

Nella domenica poi di Quinquagesima (1 marzo), visitando qualunque chiesa o pubblico oratorio e quivi pregando secondo la niente del Sommo Pontefice, lucreranno l'indulgenza di 3o anni e di 30 quarantene. Nel mercoledì delle Ceneri (4 marzo) di 15 anni e di 15 quarantene. Ogni altro giorno di quaresima fino alla IVa domenica (5-28 marzo) di 10 anni e di 10 quarantene.

NECROLOGIO

Mons. Sigismondo Brandolini Rota.

UN gravissimo lutto ha colpito la diocesi di Ceneda il giorno 8 gennaio, in cui, confortato dalla visita dell'Em.mo Card. Patriarca di Venezia e dalla benedizione del S. Padre spirava il suo amato e santo pastore.

Prima di essere creato Vescovo, Mons. Brandolini spiegò tutto il suo zelo a favore delle parrocchie a lui affidate, a segno che eletto vescovo di Chioggia nel 1878, egli rinunziò; ma accettando per volere, di Leone XIII di essere Còadiutore di Mons. Cavriani, al quale poi successe, non conobbe più limiti nel suo zelo, e la gioventù, i poveri, i chierici, i sacerdoti, tutto insomma il gregge affidato alle sue cure ebbe in lui un pastore amoroso, anzi un benefattore.

Mons. Brandolini nutrì vivo affetto anche alle opere nostre, ed ebbe tanta venerazione per D. Bosco che fe' eziandio domanda di essere accettato fra i suoi figli. Ma il nostro Fondatore, forse divinando i destini cui la Divina Provvidenza riservava il nobile Patrizio Veneto, lo persuase a continuare quella vita di apostolico zelo e di eminente carità che aveva incominciato.

Mons. Brandolini fu pur uno dei Prelati che accrebbero lustro al 3° Congresso dei Cooperatori Salesiani ed alla pontificia Incoronazione di Maria SS. Ausiliatrice nel 1903.

Una fervida prece per l'anima sua!

Conte Carlo Dal Pozzo di Mombello.

LA mattina del 14 dicembre, dopo breve malattia, munito di tutti i conforti religiosi e della benedizione del S. Padre, spirava in Parma questo nobile Cooperatore, Commendatore dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro e Tenente Colonnello in ritiro.

Non appena l'Opera di D. Bosco fu iniziata in quella città, il nobile Conte fu uno dei più caritatevoli benefattori e la sua generosità non venne più merlo. Abbiamo quindi un dovere speciale d'implorare da tutti i lettori un affettuoso suffragio per quell'anima benedetta.

All'addolorata consorte, la Nobile Donna Contessa Zaira dei Conti Liberati, al fratello il sig. Conte Vittorio, e a tutti i congiunti le nostre più vive condoglianze.

Il Dott. Girolamo Bianchi.

SPIRò in età di 72 anni, munito dei conforti religiosi la notte del 29 dicembre u. s. in Mogliano Veneto. Fra un buon Cooperatore; e il Collegio Convitto Astori che per 25 anni lo ebbe medico premuroso, affezionato e zelantissimo, ne pianse amaramente la morte, ne suffragò l'anima ed accompagnò la salma all'ultima dimora. Non sia dunque discaro ai lettori l'innalzare una prece pel compianto estinto.

Don Candido Tasciotti da Roccasecca de' Volsci.

SPIRAVA serenamente Per andare, come egli disse, a fare gran festa in Paradiso, la mattina dell'8 dicembre.

Sacerdote pio, dotto e zelante, occupò dapprima la carica di Rettore del Seminario diocesano, poi, dal 1879, quella di Arciprete e Vicario di Roccagorga; facendosi sempre amare per il suo buon cuore e per la sua carità.

Amò pure Don Bosco con affetto singolare ed eguale amore ebbe per le opere Salesiane. Le sue cure furono pur rivolte a procurare nuovi membri alla nostra Pia Società, alla quale egli manifestò più volte il desiderio di aggregarsi. Ma era assai maggiore il bene che compiva nella sua parrocchia; infatti i suoi funerali riuscirono una prova eloquente del gran bene da lui operato.

Maria SS. Ausiliatrice, di cui era devotissimo, dischiuda all'anima sua le soglie della patria celeste.

FACCIAMO anche particolari suffragi pei seguenti defunti dal 10 dicembre 1907 al 15 gennaio 19o8.

Bacci Casimiro - Castelfiorentino.

Barelli D. Bernardino, parroco - Ponzate, Conto. Battistolo Catterina V.a Lavagnini - Biella. Bellino Clementina - Torino.

Berni Maria - Cavaraggio.

Bevilacqua Catterina n. Gamba - Villanova d'Asti. Boffa Antonietta - Torino.

Bon in Pietro Domenico - Brusson, Torino. Borio Raimondi Catterina - Pegli, «cuoca. Botti Anna V.' Del Rio - Reggio Emilia. Calchi Novati nob. Francesco - Milano. Callegari Maria V.a Mastelot - Bento Gonçalves, Canepari Maria - Barzio, Como.

Carosso Lorenzo - Torino.

Casari Giovanna - Barzio, Como. Castagno Stefano - Torino. Chiariglione Giovanni - Ciriè, Torino. Colli Evasio - Lu, Alessandria. Dannasso Giuseppe - S. Damiano d'Asti. De Amicis Marcello fu Giacomo - Genova. Erba Cesare - Montichiari, Brescia.

Farò Maria V.a di Tomaso - Vinovo, Torino. Fedrighi Maria V.a Rivadassi - Borno, Brescia. Gagliardi Angela - Chiavari. Germano Giovanni, notaio - Biella. Giacon Prosdocimo - Roverchiara, Verona. Gianforchetti Gaetano - Terracina, Roma. Ghigliotto Giacinta - Varazze, Genova. Lazzari Anna n. Bernardi - Bento Gonçalzes. Lombardi Giuseppina - Roma. Magani Mons. Francesco, vescovo - Parma. Mancini Sofia V.a Calvi - Dongo, Como. Manzoni Prudente - Barzio, Como. Marocco Suor Domenica - Torino. Mattone Catterina - Mondovì.

Merlin Giacomo - Bento Gonçalves, R. G. do Sul. Merlo D. Antonio - Pessinetto, Torino. Miglio Angela - Bellinzago, Novara. Moriconi Commendatore Augusto - Roma. Moser Suor Leontina - Encantado. Pagnussat Maddalena n. De-Paoli - Caxias. P. Berthe, redentorista - Roma. P. Pascasio da Barge - Revello, Cuneo. Prunelli ing. Felice - Ancona.

Sbardelot Bernardo - Bento Gonçalves, R. G. do Sul. Selva Maddalena - Barzio, Como. Spandri Teresa - Barzio, Como. Valsecchi Maria V.a Tacchini - Pavia. Vanotti Pietro - Lu, Alessandria.

Vasehetti Maddalena - Borgo S. Giovanni, Carmagnola. Verona Luigi - Bento Gonçalves,- Rio Grande do Sul. Vincenti D. Francesco, prevosto - Scarnafigi, Cuneo.

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Per la gioventù = Foglietti settimanali, morali ed ameni, benedetti dal S. Padre, editi dalla Libreria Salesiana di Torino, indicatissimi per propaganda negli Oratori festivi - Prezzi d'abbonamento: copie 5 sett. L. 2,50;

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(come dice l'autore) preterizione alcuna al titolo ed al favore di

un libro d'attualità » ne ha però tutto il merito pel brillante confronto tra l'inumanità delle dottrine sociologiche della scienza senza

Dio e la dolcezza tutta divina degli insegnamenti evangelici.