BS 1900s|1904|Bollettino Salesiano Marzo 1904

BOLLETTINO SALESIANO

Periodico della Pia Unione dei Cooperatori Salesiani di Don Bosco

ANNO XXVIII - N. 3   Esce una volta al mese   MARZO 1904.

SOMMARIO - Nell'Onomastico del S. Padre   65 Della cultura intellettuale nelle Scuole Professionali di D. Bosco    66 L'Enciclica sul Giubileo dell'Immacolata . . . . 69

Pagina intima    73

Gli Oratori festivi    74 Missioni: Matto Grosso: La Missione degli Indi Coroados Bororos    8o

Culto e grazie di Maria Ausiliatrice    84 Notizie compendiate : A Valdocco - In Italia : Il cinquantenario della morte di Silvio Pellico - Dalle Isole Normanne -Dalle Americhe   . 90

Necrologia : D. Giovenale Bonavia - Marchesa Teresa Gropallo-Adorno

Cooperatori defunti   . 95

Illustrazioni : Silvio Pellico, 68 - Arequipa (Perù) : il monte «Misti» e l'Osservatorio Metereologico, 75 - Due divinità dei Coroados-Bordrbs, 82 - Comm. Cristoforo Capone, 9r - Sac. Giovenale Bonavia, 93.

NELL'ONOMASTICO DEL SANTO PADRE

IL mite e soave Pontefice, che a consolarci nella perdita del Grande LEONE ci ha largito la Provvidenza ne ha chiaramente manifestato il suo intento : Ristorare ogni cosa in Gesù Cristo. La riverenza alle Somme Chiavi, l'amore al più tenero dei padri non Ci lasciano indifferenti al santo invito; una a compiere le parti nostre torna indispensabile porre quel fondamento, senza di cui é vano o ogni sforzo che altri faccia per innalzare l'edifizio della vita cristiana. Imparate da me, ha detto Gesù, poichè io sono dolce ed umile di cuore. E se il Dottore delle Genti potea scrivere ai fedeli di Efeso: Siate miei imitatori come io lo sono di Gesù Cristo, l'amabile PIO X, pur non osando nell'incomparabile modestia fare sue le parole dell'Apostolo, a quanti hanno la ventura di appressarsi al suo trono, sa troppo bene nella santità stessa dei suoi modi insegnare le virtù predilette del Nazareno. -

Queste parole con cui l'Eminentissimo Card. Richelmy, nostro venerato Pastore, comincia la sua ammirabile Pastorale per la presente quaresima, ci parvero assai opportune, per rammentare ai lettori nostri l'obbligo che ci stringe nella faustissima ricorrenza.

Il giorno 19 di questo mese ricorre l'onomastico del Vicario di Gesù, del Padre comune dei fedeli, del Sommo Pontefice PIO X. La data solenne risveglierà a tutti quegli stessi sentimenti di gaudio e di riconoscenza a Dio, che invasero il Mondo cattolico all'annunzio della sua elezione ; e in sì gioconda esultanza non debbono restar indietro i Cooperatori e i figli di D. Bosco. Quindi in quel dì specialmente, noi faremo fervide preghiere, affinchè per l'intercessione del suo celeste Patrono, abbia il gran Pontefice, insieme colle grazie più elette, anche le più soavi consolazioni nel governo della Chiesa. A tal fine una santa Comunione, una visita devota al SS. Sacramento, la messa piamente ascoltata e qualunque altra preghiera o pratica devota, saranno indubbiamente offerte gradite al S. Padre.

Ma noi dobbiamo fare di più, o cari Cooperatori. La più bella prova d'amore sono le opere ; cooperiamo all'attuazione dell'alto ideale del Papa. E poiché, come santa sapientemente l'Em.mo Card. Richelmy, per riuscirvi « torna indispensabile porre quel fondamento, senza di cui è vano ogni sforzo che altri faccia per innalzare l'edifìzio della vita cristiana » e questo fondamento è la santa umiltà, stringiamoci tutti, o zelanti Cooperatori, attorno alla Cattedra Apostolica e giuriamo al Vicario di G. Cristo illimitata obbedienza e sottomissione.

Obbediamo non solo ai precetti, ma anche ai consigli di tanto Padre e Pastore ; osserviamo scrupolosamente le prescrizioni emanate dalle sue cure paterne ; lavoriamo con quello spirito, che Egli ha tracciato, pel trionfo della causa cattolica; promoviamo, com'Egli ha sancito, il decoro e la maestà delle sacre funzioni ; avvezziamoci a far nostro ogni suo pensiero ed ogni suo sospiro, e noi avremo affrettato con Lui la ristorazione di Gesù Cristo in ogni cosa.

Oh ! noi che sentiamo di essere fra i suoi figli più amanti, adoperiamoci per ristorare prima nelle anime nostre ed in quelle dei nostri congiunti ed amici il regno del Signore !...

La Pasqua è vicina ! Se ciascuno di noi, o zelanti Cooperatori, nella lieta occasione dell'Onomastico del S. Padre, si proponesse d'indurre all'adempimento del precetto pasquale un solo che da qualche anno viva lontano dal Signore, quale conforto non procureremmo al cuore paterno del mite e soave Pontefice!

Della cultura intellettuale NELLE SCUOLE PROFESSIONALI DI D. BOSCO

LA scienza non è più un monopolio dei dotti : tra le buone esigenze del secolo v'ha pur quella dell'istruzione obbligatoria. Cinquant'anni fa, un onest'uomo qualsiasi, abile a trattar i ferri del suo mestiere, anche senza saper leggere e scrivere, poteva provvedere a se ed alla sua famiglia ed avere un posto onorato in società : oggi ordinariamente non è più così. Anche nell'operaio si ricerca una cultura intellettuale che lo metta al corrente della rapida e progressiva evoluzione moderna e lo mantenga in quel grado di elevazione sociale, in cui oggi lo vuole la Provvidenza. È un fatto, che anche l'operaio abbisogna, ai nostri giorni, d'un'accurata e conveniente istruzione. Per questo sorsero Università popolari, istituironsi scuole industriali e di commercio, e si moltiplicarono scuole serali, quelle praticissime scuole serali, che iniziate da D. Bosco fin dal 1844, vennero ben presto attivate in altri luoghi del nostro paese ed oggi sono largamente promosse e sparse per tutta Italia.

Quanto a noi, è dolce ed onorifico il rilevare, come sin dai primordi delle sue scuole professionali, Don Bosco prevenendo i tempi volle accoppiato al lavoro lo studio: e quando, mercè lo zelo dei suoi primi seguaci, potè dare all'opera sua sviluppo e perfezione, delineò saviamente quell'ammirato programma, che assegnando ai giovani operai un tirocinio professionale di cinque anni, stabilisce per essi anche cinque anni di scuola, affinchè possano conseguire nel medesimo tempo quel corredo di cognizioni letterarie, artistiche e scientifiche che sono loro indispensabili.

Il quinquennio scolastico è diviso in due periodi : il primo si compone di due anni, il secondo di tre. Nel primo periodo, quasi a complemento del corso elementare, giacchè si suppone che i giovani operai, allorchè abbracciano un mestiere, abbiano subìto almeno l'esame di proscioglimento, s'insegnano le seguenti materie: Religione, lingua nazionale, geografia, aritmetica, geometria, galateo ed igiene; nel secondo: religione sempre e poi disegno, storia naturale, fisica, chimica, meccanica, storia, lingua francese, computisteria e sociologia. L'anno scolastico dura nove mesi e la scuola si fa regolarmente tutti i giorni, compresi i festivi. Nei giorni feriali essa dura non meno di un'ora, alla quale si fa sempre precedere o seguire mezz'ora di studio ; nei giorni festivi non dura meno di tre quarti d'ora. Tale è presentemente la realtà delle cose (1).

E qui sarebbe pregio dell'opera discendere ad alcuni particolari, ed anzitutto riportar per esteso il minuto programma. Non v'è punto di qualche importanza che ne sia rimasto escluso, come non v'è prescritta alcuna lezione della quale chiunque non afferri a prima vista la vitale importanza. Ivi, lo studio della Religione non solo abbraccia il catechismo, ma all' ultim'anno (l'anno terzo del II periodo) prescrive un'apologia popolare della medesima, per cui i giovani alunni, vicini a slanciarsi nel mondo, vengono preventivamente a conoscere le calunnie spudorate degli empì, e la vanità e la menzogna di tali vergognose asserzioni. Le Risposte alle obbiezioni più diffuse contro la Religione, di Mons. De Ségur, è il libro di testo.

Mirabile è pure l'indirizzo della Scuola di disegno, ove, premessi i più svariati esercizi a mano libera e cogli strumenti, com'anche un po' di ornato a semplice contorno a matita e a penna o con cenno di ombreggiatura, si viene nell'ultimo anno a compilare una copia di disegni adatti a ciascun'arte o mestiere, e ad esercitare gli alunni in semplici composizioni in proposito.

Nelle lezioni di Storia, che abbracciano i fatti più importanti della Storia civile ed ecclesiastica non si sa veramente, se meglio ammirare la scelta o la pratica utilità degli argomenti; così deve dirsi altrettanto dei singoli punti del ricco programma di fisica, chimica e storia naturale (1).

Meritano però special rilievo le chiare e facili lezioni di sociologia, assegnate agli alunni del 2° periodo. Premesse nel primo anno le nozioni sulla persona umana, sulla sua destinazione, sulla sua dignità, sui suoi diritti e doveri; sull'origine della società, sulla famiglia; sullo Stato e sull'estensione e limiti dei suoi poteri, nonchè sulla Religione, sulla Chiesa e sulle relazioni tra Chiesa e Stato - nel second'anno vengono impartite lezioni sulla proprietà, sul lavoro e sul capitale - e nell'ultim'anno i giovani sono intrattenuti sull'analisi del socialismo contemporaneo. Si pongono loro sott'occhio le cause che l'hanno generato, cioè le false idee sulla natura e destinazione dell'uomo, la negazione di Dio e della Provvidenza e gli errori riguardo al diritto di proprietà, al lavoro e ai poteri dello Stato, nè trascurasi di mettere in luce anche gli errori economici del socialismo e la fallacia delle sue promesse, con quanto vantaggio dei giovani operai, non è chi nol vegga.

Così voleva D. Bosco. Ora, un'osservazione. Convien riconoscere che duplice è lo scopo della scuola: istruire ed educare, cioè porgere alla mente il suo alimento naturale che è la verità e formare il cuore alla virtù. E come l'istruzione ha ragion di mezzo e l'educazione è il fine, e questa visibilmente è da preferirsi a quella, così è chiaro che l'istruzione senza educazione non è più un bene, ma un male gravissimo.

« Un uomo, che non sa leggere ne scrivere, dice Mons. Bonomelli, potrà far male, ma nella sua profonda ignoranza gli faranno difetto i mezzi di fare gran male: per contrario un uomo istruito potrà fare ben peggio, perchè porrà l'ingegno e l'istruzione a servizio del suo perverso volere. Un selvaggio dalla forza erculea, armato della sua lancia, della sua mazza, del suo arco e delle sue frecce , è terribile: ma l' uomo istruito , che sa maneggiare il fucile a ripetizione e usare della dinamite, sarà senza confronto più terribile e non paventerà dieci selvaggi. Lungi da noi il combattere gli asili, le scuole, l'istruzione; l'ignoranza è una piaga e la vogliamo e la dobbiamo curare : Gesù Cristo è il maestro per eccellenza, vuole la luce e ha stabilita la Chiesa per diffonderla. Noi grideremo sempre : - Luce ! luce! Scienza! scienza!... noi sacerdoti del Dio delle scienze. Ma... preferiamo il contadino e l'operaio analfabeti, ma buoni, al contadino, all'operaio, e se si vuole all'avvocato e al notaio istruiti ed anche dottissimi, ma tristi e perversi. » Altrettanto pensava Leone XIII: « Chi nell'istruzione trascura la virtù, e concentra tutti i suoi sforzi sulla cultura dell'intelligenza, muta l'istruzione in un'arma pericolosa in mano dei tristi, perchè è l'argomento della intelligenza, che talvolta si aggiunge alle cattive tendenze della volontà e dà loro una forza alla quale non vi è modo di resistere (1).»

Ma nel molteplice programma di nozioni letterarie, scientifiche e sociali, che vengono regolarmente impartite agli alunni delle Scuole Professionali di D. Bosco, questo appunto è lo scopo finale : condurre il giovane operaio a quel grado di sviluppo intellettuale che da lui richiede la società presente, convergendo però tutti i diversi rami d'istruzione alla formazione del suo carattere, cioè a spogliarlo dei difetti, ornarlo di virtù e soprattutto a prepararlo seriamente alle future battaglie della vita.

(1) Cfr. Programma Scolastico per le Scuole di Artigiani della Pia Società di S. Francesco di Sales. - Torino 1903.

(1) Ecco ad esempio il programma di fisica del 2° anno del Il Periodo : Nozioni sull'elettricità: 1° Calamita - sue proprietà - sue parti - poli - linea neutra - forza - 2° Magnetismo terrestre - ago magnetico - bussola. - 3° Linee di forza - campo magnetico - 4° Elettricità - sorgenti di elettricità - macchine elettriche - condensatori - 5° Pila - sue parti - elettrodi - circuiti e conduttori - isolanti - 6° Principali specie di pile - accumulatori - 7° Modo di misurare le correnti - galvanometro - amperometro. - 8° Resistenza elettrica - reostati - 8° Forza elettromotrice - voltmetro. - 10° Legge di Ohm. - 11° Elettrocalamite - correnti indotte. - 12° Modo di ottenere la corrente in un circuito esterno - collettore - indotto. - 13° Idee delle dinamo - macchine magneticoelettriche. - 14° Applicazioni - il telegrafo - il telefono - l'illuminazione elettrica - i motori elettrici (Cfr. Programma citato, pag. 18). 

(1) Lettera al Card. Vicario del 25 giugno 1828.

L' Enciclica di SS. Papa Pio X pel Giubileo dell'Immacolata

NELLA prima metà di febbraio, il sommo Pontefice PIO X inviava ai Patriarchi, Primati, Arcivescovi , Vescovi e agli altri Ordinarli, aventi pace e comunione con la Sede Apostolica, l'Enciclica : Ad diem illum , sul fautissimo Giubileo della Dommatica Definizione dell'Immacolata Concezione di Maria Santissima. E noi per l'amore vivissimo che portiamo all'Immacolata, e pel figliale affetto che nutriamo pel Sommo Pontefice, non possiamo esimerci dal segnalare ai nostri lettori i passi più importanti dell'ampio documento pontificio.

I. - L'aiuto prestato dalla Vergine alla Chiesa nella seconda metà del secolo decimonono.

Dopo aver ricordato « quel giorno lietissimo, quando cinquant'anni or sono, Pio IX, Pontefice di santa ricordanza, cinto di amplissima corona di cardinali e di vescovi, con l'autorità del magistero infallibile, pronunziò e promulgò essere da Dio rivelato che la beatissima Vergine Maria, nel primo istante di sua concezione, andò ìmmune da ogni macchia di colpa di origine » e la letizia con cui le nazioni tutte della terra accolsero siffatta proclamazione, e « quelle grandi speranze, alle quali non certamente con temerità, per la solenne promulgazione del domma dell'Immacolato Concepimento di Maria, si apriron gli animi e di Pio e di tutti i Vescovi dell'Universo », il regnante Pontefice enumera i segnalali favori concessi alla Chiesa nella seconda metà del secolo decimonono. Infatti, pur tacendo « i doni occulti di grazie, che ad intercessione della Vergine, per tutto questo spazio di tempo, Iddìo ha largito alla sua Chiesa... qual gìudizio, continua il Santo Padre, dovrà farsi del Sinodo Vaticano con tanta opportunità di tempo convocato; o dell'infallibilità pontificia proclamata così acconciamente di fronte agli errori che erano per sorgere; o finalmente del nuovo e mai più veduto fervore di pietà, con che i fedeli di ogni genere e di ogni nazione affluiscono, già da tempo, a venerar di presenza il Vicario di Cristo? O non appare forse ammirabile la provvidenza di Dio nei due Nostri Predecessori, Pio cioè e Leone, i quali, in tempi turbolentissimi, ressero santissimamente la Chiesa con longevità di pontificato a verun altro, prima di loro, concessa? Si aggiunga che, non appena Pio IX ebbe proclamato quale domma della fede cattolica l'esenzìone di Maria dalla macchia di origine, nella terra di Lourdes cominciò la Vergine stessa quelle sue manifestazioni stupende, dietro le quali, con intraprese grandiose e magnifiche sorsero quei due templi all'Immacolata; presso dei quali i prodigi che tuttodi avvengono, ad intercessione della Madre divina, sono splendidi argomenti contro l'incredulità dei nostri giorni. - Testimoni adunque di tanti e così grandi benefici, che, in riguardo della benigna impetrazione della Vergine, venne Dio concedendo nei cinquant'anni che or sono per compiersi, perchè mai non spereremo che la nostra salvezza sia più dappresso di quel che finora credemmo? »

II. - Perchè dobbiamo celebrare il Giubileo di Maria Immacolata?

« La ragione principalissima, scrive il Santo Padre, perchè il quinquagesimo anniversario della proclamazione del domma dell'Immacolata debba nell'animo dei cristiani eccitare un singolare fervore, sta per Noi in quello, che già proponemmo nella prima nostra Lettera enciclica, la restaurazione cioè di ogni cosa in Cristo. Imperocchè chi è che non veda non esservi cammino più sicuro e spedito, fuor di Maria, per unire tutti a Cristo ed ottenere per mezzo di Lui la perfetta adozione dei figli, sì che siamo santi ed immacolati al cospetto di Dìo? » E svolto mirabilmente questo pensiero, così continua: « E come pensare altrimenti ? O non avrebbe potuto Iddio darci in altro modo, che per mezzo della Vergine, il Salvatore dell'uman genere e l'Istitutore della Fede ? Ora, essendo piaciuto alla Provvidenza divina che noi avessimo l'Uomo-Dio per Maria, la quale, feconda di Spirito Santo, lo portò nel suo seno; a noi null'altro resta se non di ricevere Cristo dalle mani di Maria. Di qui nelle sante Scritture, quante volte si parla profeticamente della grazia che tra noi sarebbe apparsa, tante quasi il Salvatore degli uomini ci si presenta unito con la santissima sua Madre...

» Che poi per la Vergine, e per lei più che per verun altro mezzo, ci si porga modo di giungere alla conoscenza di Gesù Cristo, niuno potrà metterlo in dubbio ove pensi ancora che Essa fu la sola fra tutti, con la quale Gesù, come si avviene ad un figlio con la madre, fu congiunto con tratto famigliare e con l'intima consuetudine di trent'anni. A chi, meglio che alla Madre, furono più apertamente svelati gli ammirabili misteri della nascita e della fanciullezza di Cristo, ed il mistero soprattutto della divina Incarnazione, che è principio e fondamento della fede ?...

» Da ciò, come già indicammo, consegue che niuno ancora, più che la Vergine, torna efficace per unire gli uomini a Cristo. Imperocchè, se per sentenza di Cristo medesimo: Or la vita eterna si è : che conoscano te, solo vero Dio, e Gesù Cristo, mandato da te (Ioann. XVII, 3); ottenendo noi per Maria il conoscimento di Cristo, per Maria del pari conseguiamo più agevolmente quella vita, di cui fonte e principio è Cristo.

» Che se ci facciamo alquanto a considerare quante sieno e quanto potenti le cause, per le quali questa Madre santissima è tutto impegno per largirci siffatti preziosi doni ; oh come la nostra speranza se ne troverà dilatata! E non è forse Maria la Madre di Cristo? Adunque Ella è altresì Madre nostra...

» Se adunque la Vergine beatissima è Madre insieme di Dio e degli uomini, chi dubiterà che Ella non si adoperi con ogni studio perchè Cristo, Capo del corpo della Chiesa (Coloss. I, 18.), trasfonda in noi sue membra i doni suoi, e quello innanzi tutto di conoscere Lui e di vivere per

Lui ? » (I. Ioann. IV, 9).

E conclude: « Maria sta alla destra di Lui come Regina, sicurissimo rifugio e fedelissima ausiliatrice di quanti sono in periglio, talchè non sia luogo nè a timore nè a disperazione, ove essa sia guida ed auspice e propizia e difenditrice (Pius IX in Bulla: Ineffabilis). »

« Poste le tali cose... chi non vede aver Noi con ogni ragione affermato che Maria, la quale dalla casa di Nazaret fino al Calvario fu com pagna indivisa a Gesù e più che verun altro conobbe i secreti del Cuore di Lui, ed amministra con quasi materno diritto i tesori dei suoi meriti, sia il precìpuo e più sicuro appoggio per la conoscenza e l'amore di Cristo ? Troppo ciò ci conferma la condizione deplorevole di coloro, i quali, o per inganno diabolico o per pregiudizio, credono di poter far di meno dell'aiuto della Vergine... »

III. - Come dobbiamo celebrare il Giubileo dell'Immacolata.

« Le quali cose essendo così, o Venerabili Fratelli, qua Noi vogliamo che sieno diretti innanzi tutto quei festeggiamenti, che ora si apparecchiano per ogni dove ad onore della Vergine Immacolata. Nessuno ossequio infatti è più desiderabile e più giocondo a Maria quanto il conoscer noi, come si avvìene, ed amare Gesù. Accorrano pertanto numerosi i fedeli nei templi, si faccia pompa di ornamenti, sia pubblìca gìoìa nelle città; tuttociò non è di piccolo giovamento per alimentare la pietà. Però se a sìffatte cose non vada congiunta la volontà, avremo delle esteriorità, che solo dànno parvenza di religione. E la Vergine nel vederle potrà con giusto rimprovero usar con noi le parole di Cristo : Questo popolo mi onora con le labbra, ma il loro cuore è lungi da me (Matth. xv).

» Imperocchè sincera devozione alla Vergine quella è solamente che sgorga dall'animo ; nè in ciò punto vale l'operare esterno del corpo, se sia diviso dall'operare dell'animo. Or questo operar dell'animo fa mestieri che miri unicamente a far si, che noi obbediamo in tutto ai comandi del figlio divino di Maria. Giacchè se quello solo è amor vero, il quale abbia forza di congiungere la volontà ; la volontà nostra e quella di Maria, uopo è che sia una sola, servìre cioè a Cristo Signore...

» Ritenga pertanto ognuno che se la pietà, che egli professa verso la Vergine beatissima, non lo rattiene dalla colpa, nè gl'ispira il proposito di emendare i perversi costumi; essa è pietà fucata ed ingannevole, come quella che manca del frutto proprio e nativo...

» ... Chi potrà negare che il primo dovere, di chiunque brami cattivarsi la Vergine con la sua devozione, sia emendar le viziose e corrotte abitudini e domar le passioni che ci trascinano al male ?

» Che se inoltre si voglia, e tutti dobbiamo volerlo, che la devozione nostra verso Maria sia piena e d'ogni parte perfetta ; fa d'uopo passar più oltre e studiarsi con ogni impegno d'imitar gli esempi di Lei...

» Benchè poi convenga ai figliuoli non trascurare lode alcuna della Madre Santissima senza cercare d'imitarla, Noi nondimeno vogliamo che i fedeli si adoprino innanzi tutto dì rìcopiarne quelle virtù, che sono le prime e quasi i nervi e la robustezza della cristiana sapienza; la fede vogliamo dire, la speranza e la carità verso Dio e verso gli uomini. » E il S. Padre qui passa a dimostrare « quanto grandi ed acconci aiuti ci presta a conservare e convenientemente coltivare queste virtù » l'Immacolato Concepimento di Maria. Quindi rilevando « come acremente e rabbiosamente si persegue ora Gesù Cristo e la Religione Santissima da lui fondata » invita tutti perché « con umile preghiera ed istanza implorino da Dio, per intercessione di Maria, che quei che abbandonarono la verità si ravvedano. Sappìamo infatti per esperienza che una tale preghiera, nata da carità ed appoggiata dalla Vergine, non fu mai vana. Senza dubbio, anche nell'avvenire, mai non si cesserà dì combattere la Chiesa: imperocchè fa d'uopo che vi siano anche delle eresie, affinchè coloro che son provati, si palesino in mezzo a voi (I. Cor. xi, 19.). Ma neppure la Vergine cesserà di soccorrerci nelle nostre angustie, tuttochè gravissime... E affinchè le grazie celesti più abbondantemente del solito ci aiutino a congiungere l'imitazione della Vergine Santissima con gli onori, che in tutto quest'anno più ampli le renderemo e così più facilmente raggiungiamo lo scopo di ristorare ogni cosa in Cristo: seguendo l'esempio datoci dai Nostri predecessori sul cominciare del loro pontificato, abbiamo determinato di concedere al mondo cattolìco un'indulgenza straordinarie in forma di giubileo. »

IV. - Proclamazione e condizioni dell'indulgenz straordinaria, concessa in forma di giubileo.

« Per la qual cosa confidati nella misericordia di Dio onnipotente e nella autorità dei beati apostoli Pietro e Paolo, per quella potestà di legare e di sciogliere che a Noi, benchè indegni, il Signore ha concesso; a tutti e singoli i fedeli di ambo i sessi, dimoranti in quest'alma Nostra città o che in essa verranno, i quali dalla prima Domenica di quaresima, cioè dal 21 febbraio, fino al giorno 2 di giugno inclusivamente, solennità del Santissimo Corpo di Cristo, avranno tre volte visitato una delle quattro basiliche patriarcali ; ed ivi per qualche spazio di tempo avranno pregato Dio per la libertà e l'esaltazione della Chiesa Cattolica e di questa Sede Apostolica, per l'estirpazione delle eresie e la conversione di tutti gli erranti, per la concordia dei Principi cristiani e per la pace ed unità di tutto il popolo fedele, e secondo la Nostra intenzione; e dentro il tempo gìà detto, avranno digiunato una sola volta facendo uso unicamente di cibi di magro, eccettuati i giorni non compresi nell'Indulto quaresimale; ed avendo confessato i loro peccati, riceveranno il Santissimo Sacramento dell'Eucaristìa ; agli altri poi, dovunque essi sieno, dimoranti fuori della detta città i quali nel tempo sopra assegnato o per tre mesi anche non continui da desìgnarsi determinatamente dall'arbitrio degli Ordinari e conforme alla comodità dei fedeli, prima però del giorno 8 dicembre, avranno visitato tre volte la Chiesa Cattedrale se ivi si trovi, o la parrocchiale, o, in mancanza di questa, la principale; ed avranno adempiute devotamente le altre opere mentovate: concediamo ed impartiamo pienìssima indulgenza di tutti i loro peccati ; permettendo insieme che siffatta indulgenza, da lucrarsi una sola volta, possa essere applicata a modo di suffragio alle anime che passarono da questa vita congiunte a Dio con carità.

» Concediamo inoltre che i viaggianti per mare o per terra possano conseguire la stessa indulgenza non appena sieno tornati alle loro case, purchè compiano le opere sopra notate...

» Le quali cose tutte non ostante, Ci piace altresì di concedere che, anche in quest'anno rimanga intero a chicchessia il privilegio di lucrare qualunque altra indulgenza, fosse pure plenaria, concessa da Noi o dai Nostri Antecessori. »

Conclusione.

« E poniamo fine, o Venerabili Fratelli, a queste nostre Lettere, manifestando di nuovo la grande speranza che veramente nutriamo, che, per il dono straordinario di questo Giubileo, da Noi concesso sotto gli auspici della Vergine Immacolata, moltissimi tra coloro, i quali sono miseramente separati da Gesù Cristo, ritornino a Lui, e che l'amore della virtù ed il fervore della pietà rifiorisca in mezzo al popolo cristiano. Cinquant'anni or sono quando Pio Nono proclamò essere articolo di fede la Concezione Immacolata della beatissima Madre di Cristo, parve, come già dicemmo, che una ricchezza incredibile di grazie celesti si riversasse sopra la terra ; e aumentata in tutti la fiducia nella Vergine Madre di Dio, l'antica religione dei popoli ebbe ovunque un grande accrescimento. Ci vieta forse taluno di prometterci per l'avvenire cose ancora più ampie ? È vero, ci troviamo in tempi ben funesti, da poter far nostro il lamento del Profeta: Non è verità e non è misericordia e non è scienza di Dio sulla terra. La bestemmia e la menzogna, e l'omicidio, e il furto, e l'adulterio l'hanno inondata (Os. IV, 1 - 2.). Pur nondimeno in mezzo a questo quasi diluvio di mali, ci sì presenta dinanzi agli occhi a guisa di iride la Vergine clementissima; quasi arbitra di pace tra Dìo e gli uomini. Porrò il mio arco nelle nubi e sarà il segno del patto fra me e la terra (Gen. IX,13). Imperversi pure la procella e s'infoschi il cielo; niuno perciò si sgomenti. Alla vista di Maria si placherà Iddio e perdonerà. E l'arco sarà nelle nubi, ed io lo vedrò, e mi ricorderò del patto sempiterno (Ib. 16). E non verranno Più le acque del diluvio a sterminare tutti i viventi (Ib. 15). O sì, senza dubbio, se confidiamo, come si conviene, in Maria, specialmente ora che con maggiore alacrità di fervore celebreremo il suo immacolato Concepimeuto ; anche ora, noi la riconosceremo per quella Vergine potentissima che con il piede verginale stritolò il capo del serpente (Off. Imm. Conc. B. M. V.).

» Auspice, o Venerabili Fratelli, di queste grazie, a voi ed ai vostri popoli impartiamo con tutta carità nel Signore l'apostolica benedizione.

Dato a Roma, presso San Pietro, addì 2 febbraio 1904, anno primo del Nostro Pontificato. -

PIO PAPA X.

PAGINA INTIMA

Ringraziamenti.

Il Rev.mo Successore di D. Bosco, Sac. MICHELE Rua, coll'animo profondamente commosso ringrazia nuovamente tutti quei benemeriti Cooperatori e quelle zelanti e generose Cooperatrici che risposero caritatevolmente alla sua lettera speciale del 6 dello scorso gennaio. Mentre li assicura della sua vivissima riconoscenza e delle ferventi preghiere che egli innalzerà e farà innalzare ogni dì al Sacratissimo Cuore di Gesù ed a Maria Santissima Ausiliatrice secondo le loro devote intenzioni, osa raccomandarsi ancor una volta a quegli altri che sono in grado di venirgli presentemente in aiuto, di sollecitare benevolmente l'obolo atteso della loro cristiana carità, e a tutti ripete i suoi umili ringraziamenti.

Notizie di famiglia.

Siamo lieti di poter annunziare che il S. Padre, annuendo ad umile preghiera del nostro Rev.mo Superiore , accompagnata dalle commendatizie dell'Ecc.mo Ordinario Diocesano, degnavasi di nominare suo Cameriere d'Onore in abito paonazzo lo zelantissimo nostro Direttore Diocesano di Cuneo, Can. PIERFELicE BIGLIA. Congratulazioni vivissime al novello Monsignore.

Ad Iseo, nei primi giorni dell'anno corrente, fu aperto dai nostri confratelli un nuovo Oratorio festivo, fra il giubilo di quel Rev.mo Parroco e di tutta quella buona popolazione.

Abbiamo ricevuto lettere dai nostri ultimi Missionari partiti verso la fine dell'anno ; ove insieme colle belle notizie del viaggio, innalzano già il grido di aiuto, domandando nuovi compagni. Ma se la messe è molta e il campo immenso, le braccia sono poche! Preghiamo il Signore, o buoni Cooperatori, perchè mandi nuovi operai nella sua vigna.

Un altro Oratorio festivo fu aperto nella città di Alessandria, in via Nuova Legnano, mercè lo zelo di quei nostri confratelli.

Un bell'esempio.

Lo zelantissimo Direttore dei Cooperatori Salesiani di Napoli, Mons. Enrico Mazano, inviava al Direttore dell'Opera Salesiana di Napoli la seguente lettera

« Un piccolo gruppo di anime dedite a quella pietà che tutta si informa e si completa nella carità verso i poverelli del Signore, hanno apparecchiato, in queste 25 camicelle che vi spedisco, un piccolo dono a Gesù nella Sacrosanta notte del suo Natale, ed io vi prego che prima di distribuirle fra i giovanetti più poveri del vostro Oratorio festivo e più promettenti nella cristiana pietà, le presentiate voi stesso al Bambino di Betlem pregandolo a benedire particolarmente e largamente assai le pie lavoratrici »

Ecco un bell'esempio degno di essere imitato, ovunque sorgono Oratori festivi.

Un pensiero di D. Bosco.

Un notabile numero di Cooperatori e Cooperatrici furono nel trascorso anno chiamati all'Eternità. Secondo il prescritto del Capo V° articolo 7 del nostro Regolamento li raccomando di tutto cuore alla carità delle vostre preghiere. Nelle Case nostre i confratelli e i nostri allievi faranno pei medesimi appositi suffragi. all'altare poi di Maria Ausiliatrice in Torino, ogni mattina si celebra la S. Messa e i ragazzi fanno alternativamente la Santa Comunione, recitano il Santissimo Rosario ed altre preghiere per ottenere grazie dal Signore ai Cooperaiori viventi e l'eterno riposo ai Cooperatori defunti, e Dio ci benedica tutti, o dilettissima, e ci conceda la grazia di .fare molto bene mentre ne abbiamo tempo : Dum tempus habemus operemur bonum »

(Dalla lett. ai Coop. del gennaio 1880).

Onoriamo Maria Ausiliatrice

L'esito splendidìssimo , che ebbe nel Santuario di Valdocco l'inaugurazìone delle Solenni commemorazioni mensili di Maria Ausiliatrice e l'amore tenerissimo che sentiamo nel pìù profondo dell'anima per questa taumaturga Regìna, ci spronìno, o pii cooperatori, a consacrare a Lei il giorno 24 di cìascun mese. E' una pratica efficacissima per ottenere ogni sorta di grazie.

Rammentiamo le parole di D. Bosco: "Tempo verrà che ogni buon cristiano, insieme colla dìvozione a Gesù Sacranientato, si farà un vanto di professare una divozione a Maria Ausiliatrìce! "

GLI ORATORI FESTIVI

Lettera aperta agli amanti della gioventù *)

§. VII. Della necessità degli Oratori.

CHI non comprende l'importanza di questo argomento? « Il Catechismo cattolico cogli oratori festivi, diceva D. Bosco, è l'unica tavola di salvezza per la povera gioventù nel pervertimento della società. » E quelli che sai hanno seguito in questa lettera, credo non possano pensare altrimenti. Tuttavia la dolce speranza di accendere in taluno dei Cooperatori di Dio un po' di santo entusiasmo per quest'opera provvidenziale, particolarmente destinata dal Signore alla salvezza delle nuove generazioni, m'induce ad aggiungere una parola esplicita sulla chiarissima necessità degli oratori.

* *

Comincio con una domanda.

Pei giovani delle nostre città o dei nostri paesi son più quelli che santificano la festa o quelli che più non pensano di santificare il giorno festivo ? Voi convenite che la santificazione o la violazione delle feste ci dice tutto. E in mezzo a quest'onda di miscredenza, ognor crescente, voi potete lusingarvi che la marea cali e resti scongiurato il pericolo di veder tanta gioventù sommersa ? Deh ! che il naufragio è compiuto. Ce ne assicura il pervertimento precoce di tanti disgraziati, cui si stringono spensieratamente intorno le anime tenerelle di tanti fanciulli. Ora, persuadiamoci di questa verità. Finchè le cose andranno così, (e chi sa per quanti anni cammineranno così e peggio ancora!) oltrepassati che abbiamo i dieci o dodici anni, voi non vedrete più giovani alla Chiesa, nè per assistere alla S. Messa, nè per ascoltare la parola di Dio, nè per adempiere il precetto pasquale. Siffatti giovani increduli, domani saranno uomini, padri di famiglia, e se gli effetti son sempre proporzionati alle cause, pensate quali saranno i loro figliuoli e quindi la società fra poco... Oh ! che vogliamo proprio chiudere le chiese o rassegnarci a vederle deserte tutti i giorni dell'anno ? Dunque radunate questi giovani in qualche recinto, andate là a par lare loro di religione, ma insieme divertiteli, guadagnatene i cuori e a poco a poco li renderete cristiani : ecco l' Oratorio.

Aggiungo una buona ragione. In sostanza ripeterò un pensiero accennato più addietro, aia non posso farne a meno.

L' Oratorio festivo è imposto dall'indole dei tempi. Il mondo si popola di associazioni. Voi lo vedete. Le associazioni dai mille nomi, e quasi tutte laiche nel peggior senso della parola, si sono moltiplicate anche tra i giovani col pretesto di ricreazione, di sport, di ginnastica ecc. ecc. ma spesso a demolizione dei loro principi religiosi. E necessario opporre armi eguali alle armi accampate dai nemici della fede. E, necessario farsi promotori di quell'azione cattolica, prudente, compatta, vigorosa, che ha in mano i futuri trionfi della Chiesa; poichè, volere o no, il popolo omai sa di essere un'immensa forza collettiva, e questa sua conoscenza, anzichè dileguarsi cogli anni, si renderà di giorno in giorno più profonda, chiara ed universale. Quindi ecco il gran mandato dell'ora presente : Restaurare ogni cosa in Cristo! e a tal fine raccogliere i cristiani vacillanti per santificarli, ridestando in essi il sentimento del dovere e riconducendoli alla pratica aperta della Religione. Son queste le falangi che ci occorrono. E se così stanno le cose, chi non vede la necessità di cominciare questo lavoro attorno i giovani, attorno quei cari giovani, che se non saranno arruolati da voi, verranno assoldati quanto prima sotto le bandiere nemiche ?

Raduniamo pertanto questi poveri figli del popolo nel lieto recinto degli Oratori, per dar loro la conoscenza della loro forza contro quelli che insidiano alla loro fede ed avvezzarli alla vita cristiana e cattolica. Non per nulla Gesù Cristo ha voluto la sua Chiesa in forma di società, non per nulla secondo la sublime dottrina di S. Paolo « di noi tutti volle Gesù fare un corpo solo compatto e connesso nelle varie sue membra, con un sol capo, un solo battesimo, una sola fede ed un solo fine immortale. » E nel sentirci fratelli nei gagliardi legami di quella società mirabile che è la Chiesa Catto lica, che attingeranno la forza invincibile nella lotta ed arriveranno alla vittoria.

E c'è pure un'altra ragione, forte e convincente.

Taluno si potrà cullare - però ancora per pochi anni - nel dolce pensiero che qui e là il diavolo non è poi brutto come si dipinge, chè gli uomini usano ancora alla Chiesa e ai Sacramenti e i fanciulli sono costretti a fare altrettanto, e : « Guai ! aggiungono in aria di trionfo, guai se non facessero così! »

Ebbene, parliamoci da buoni amici. Voi credete che cotesti giovanetti abbiano a riuscire perfetti cristiani ? V'illudete. Generalmente, la pratica della religione nòn può essere in essi il frutto della convìnzione e dell'amore. Se vi pare arrischiata la prima parola, cancellatela; ma voi pure non sostenetemi che siffatti giovani crescano intimamente amanti della Religione. Ve ne saranno alcuni, non posso negarlo, buoni davvero , esemplari, irreprensibili: ma fate che escano da quella calda serra religiosa in cui sono allevati e poi ditemi se non si troveranno a disagio nel mondo, con pericolo anche di loro improvvisa rovina. Quanto ai più, questo è certo, saran di quegli uomini, che si lasciano facilmente trasportar da ogni vento di dottrina, ad oculum servientes, hominibus placentes, di cui sarebbe meglio che si sperdesse la razza da mondo : poichè avvezzi a fare il bene per forza e non per amore, attenderanno la prima opportunità per rompere il freno. Bisogna infondere nei giovanetti il sentimento dei doveri religiosi con cura assidua e speciale, e soprattutto spezzando loro quel pane della divina parola, che è necessario per loro, e che in via ordinaria, tolta la preparazione alla prima Comunione e alla Cresima, essi non hanno e non possono avere fuori degli Oratori festivi.

Che volete che si facciano i giovani di quelle prediche che si fanno al popolo, se non sono adatte per loro? E come non debbono inaridire quelle tenere anime, se non hanno il cibo che è per esse necessario? Se non v'è un luogo speciale per loro, ove essi, ed essi soli ! siano l'oggetto amoroso delle cure affettuose di un sacerdote zelante, presto o tardi, tanti che sarebbero cresciuti orgoglio della religione e della pratica, ne diverranno l'infamia e il terrore. Mai com' oggi l' incauta gioventù fu spinta malignamente sull'orlo del precipizio ! e quindi mai com'oggi si verificò la necessità degli Oratorii festivi !

« Gli Oratori festivi ! esclama Mons. Costamagna, ecco la condizione sine qua non, perchè le città i borghi e i villaggi, dove omai è spenta l'antica fede dei nostri maggiori, possano rigenerarsi e godere d'una nuova e vera vita! Gli Oratori festivi! Oh quante volte, noi, Salesiani d'America, abbiamo benedetto la cara memoria di quel Don Bosco, che verbo et exemplo ci insegnò il modo d'impiantarli e dirigerli! Nell' Argentina dapprima, e poi nell' Uruguay, nel Brasile, nel Chilì, nel Perù, nell'Equatore ecc. noi ci siamo trovati talvolta in mezzo a veri deserti morali e spirituali. Le forze ci mancavano, il coraggio veniva meno, e si rimaneva lì sfiduciati ed accasciati sotto un peso insopportabile. Quand'ecco venir fuori l'oratorio festivo, ed oh! portento ! Era proprio un'oasi spirituale soavissima che spuntava in mezzo al deserto ! Quale metamorfosi producevasi tosto in quei cari giovanetti! (1) »

Animiamoci adunque a zelare la diffusione di quest'opera di necessità suprema, coll' intima convinzione che non potremmo meglio cooperare nell'ora presente al trionfo della Religione ed alla salvezza morale e materiale di tanti fanciulli.

(Continua)

DON SIMPLICIO.

(1) Cfr. Manuale direttivo degli Oratori festivi etc. pag. 25.

DELLA VISITA del Rev Sig D. Albera alle nostre Case d'America

NEL PERU.

A Lima.

Dalla Bolivia, secondo il nostro itinerario, noi dovevamo partire il 26 aprile per l'Equatore. Il sig. D. Albera quindi si affrettò a far visita a S. E. R.ma Mons. Tovar, Arcivescovo di Lima; al Delegato Apostolico, che ci volle a pranzo con lui ; al Ministro d'Italia, buon cattolico, che tanto apprezza l'opera nostra e ci aiutò non poco nella questione col Governo dell'Equatore, causata dall'esilio forzato imposto ai nostri confratelli d'allora e dall'appropriazione dei beni. Gli arbitri nominati daì due Governi, furono a noi favorevoli e mentre io scrivo si sta restituendo a quei confratelli, nuovamente rientrati nell'Equatore, qualche cosa di quanto loro fu tolto. Non dimenticammo una scappata all'ospedale italiano, uno dei migliori che abbiano i nostri connazionali nell'America latina. È costrutto secondo i migliori modelli e con tutte l'esigenze dell'igiene; ne hanno cura valenti medici e chirurgi ìtaliani, che meritamente si sono acquistata la stima di tutto il paese per operazioni difficilissime, eseguite con brillante esito. In giorni determinati, prestano gratuitamente l'opera loro ai poveri. Sette Suore ddi Sant'Anna, italiane anch'esse, attendono con amore ai poveri ammalati. Qui pure si lavora per istituire una scuola esclusivamente pei figli delle famiglie della colonia italiana ; non manca il Banco Italiano, che va ogni giorno più acquistando la fiducia degli azionisti e dei clienti ; tutto questo frutto naturale dell'unione che regna nella colonia, invero non delle più numerose, contando appena 4000 ìtaliani, ma forse la meglio disciplinata. La festa del xx settembre, come si celebra a Lima, potrebbe essere proposta ad esempio. Una commissione speciale passa dai principali capi di famiglia e va raccogliendo fondi da investirsi a beneficio dell'ospedale : l'anno scorso radunarono L. 10.000.

All'accademia in onore del sig. D. Albera, preparata con amore uguale alla riuscita, presero parte un'eletta di cooperàtori e benefattori ; gli fu presentato in dono un acquarello allegorico alla missione affidatagli dal nostro Superior Maggiore ed alla protezione della Vergine Ausiliatrice ; piacque il quadro e fu mandato a Torino, qual ricordo del viaggio se a Dio piacerà ricondurci in Italia. D. Albera nel chiudere l'atto accademico si disse contento della visita a Lima ; dell'edificio esistente ove trovano ricovero circa 200 giovanett divisi nelle due sezioni di studenti ed artigiani; aggiunse che aveva visitato i singoli laboratorii de' compositori, stampatori, legatori, sarti, calzolai ecc. che s'era compiaciuto della incipiente e pur assai promettente colonia agricola ; della modesta cappella, pegno di una più grandiosa, degna di Lima e capace di sopperire ai bisogni sempre crescenti di quel quartiere abbandonato un tempo, ed ora, se non del tutto nel centro della città, certo assai popoloso ed importante.

A S. Rosa di Lima.

Fra tante visite che facemmo a Lima, non dimenticammo davvero S. Rosa. Sarebbe stato com'andare a Roma senza vedere il Papa ! Questa mistica rosa che diede il pìù grato profumo a Dio, agli angeli e agli uomini, intreccio ammirabile di ogni perfezione, primo ornamento del nuovo Mondo, posto nel catalogo dei santi, nacque nel i586. Iddio volle farla risplendere di una purità, penitenza e santità tale da far esclamare a chiunque legge la sua vita, tracciata per sommi capi dallo stesso Papa Clemente X, a Domino factum est istud et est mirabile in oculis nostris. E noi abbiamo potuto vedere la casa ove la santa nacque, che si sta trasformando in un grande e magnifico Santuario; il tugurio che abitava; il giardino che coltivava, testimonio di tanti prodigi ; il pozzo ove, dopo essersi astretta con cilicio a serratura, ne gettava le piccole chiavi ; i chiodi ai quali si sospendeva legandosi colle trecce dei cappelli e tanti e tanti altri istrumenti per tormentare e macerare quel corpicciuolo già estenuato dal continuo digiuno. D. Albera ebbe il piacere di celebrare nell'altare che sta sopra i resti mortali della Santa, e provò una dolce impressione nel vedere la proprietà e pulitezza con cui è tenuta quella chiesa. Oh fossero dappertutto così ben tenute le Case del Signore! quanto vantaggio non ne verrebbe alle anime !

In procinto di partire per l'Equatore.

Le nostre visite erano tosto al loro termine; e stavamo per assestare le poche valigie e dìsporci alla volta dell' Equatore ; ma D. Albera non sapeva comprendere come quei nostri confratelli non avessero risposto alle replicate lettere spedite da varii punti del nostro lungo viaggio, e parve quindi opportuno inviare un telegramma a Riobamba, sede dell'Ispettore, annunziando la nostra prossima partenza. Questi rispose immediatamente sconsigliando il viaggio perchè le vie, diceva, erano impraticabili, causa la pioggia torrenziale, periodica di quei paesi. Faceva seguito una lettera del direttore della Casa di Quito, in cui ripeteva le più calde raccomandazioni acciò non esponessi la vita del Superiore ai pericoli di quei paesi, ove non si può viaggiare quando si vuole, ma solo quando si può, ed aggiungeva : « Immaginati quanto mi costi lo scrivere questa lettera ! dopo due anni di febbrile attesa, bramando e sospirando la visita di D. Albera, ora che si trova vicino alla nostra Casa e sta per picchiare alla porta dobbiamo dirgli che si fermi, che non batta e noi dentro neppure aver la consolazione di vederlo, di... Credi, continuava quel direttore, è cosa che strazia il cuore ; ma per carità non fare che D. Albera parta, toccando solo Guayaquil e continui per Colombia. Ricordati che la mìssione dell'Equatore fu la creazìone dell'ultimo sospiro di D. Bosco ; quel buon Padre ornai cadente ed incapace di reggersi da solo in piedi, volle tuttavia essere portato nel Santuario di Maria Ausiliatrice ; ove non potendo, com'era solito, rivolgere la parola al nuovo drappello, parlò colle lagrime. Ricorda che a noi, sebbene indegni, pei primi nella Congregazione, toccò la sorte di essere per Gesù Cristo fatti prigionieri dapprincipio, esiliati poscia e ad arte inoltrati per vergini foreste acciò rimanessimo vittime delle difficoltà dei luoghi, del clima e delle bestie feroci; e sebbene Iddio per sua misericordia, dopo un mese e mezzo di martirio e d: ansie, volle che, camminando a pìedi per folte foreste, attraversando, alle volte, su deboli travi, con pericolo evidente di vita, impetuosi fiumi e torrenti vortìcosi, volle dico, arrivassimo a Lima, ove cotesta ospitale Repubblica ci aperse le sue porte e i nostri buoni confratelli colla loro carità fraterna, ristorarono le estenuate forze, nondimeno qualche vittima rimase per istrada, altri soccombettero ben presto in causa di quelle fatiche. Iddio però fe' germogliare quel sangue e non allontanò il suo sguardo da quella terra bagnata da tanti sudori... Ricordati che noi non abbiamo ancora avuta visita alcuna ; che Don Calcagno, nostro primo ispettore, non potè penetrare nella missione di Gualaquiza ; che l'attuale superiore D. Fusarini non s'è ancora veduto e la penuria del personale non gli permette un'assenza lunga quale sarebbe necessaria per arrivare sino ai Jivaros ; che lo stesso Mons. Costamagna, Vicario Apostolico di quei luoghi;, sono circa otto anni che picchia inutilmente alle porte dell'Equatore, a lui nominatamente chiuse. Dunque è necessario che un superiore venga, che prenda cognìzione delle cose nostre e riferisca al Rettor Maggiore. Venga e si persuaderà che non per nulla il demonio ha suscitato sì orribili procelle contro i poveri Salesiani dell'Equatore, chiamati dal Sacro Cuore di Gesù, cui questa Repubblica è consacrata, a fare un bene immenso. Vedrete coi vostri occhi che fascino esercita il nome di D. Bosco e qual affetto e simpatia si nutra pei Salesiani : il ritratto di D. Calcagno la più illustre vittima dell'esilio inflittoci dalla rivoluzione, occupa uno dei primi post' nell sale delle pìù illustri famiglie di Quito, e il suo nome passa di bocca in bocca in benedizione...

Noi adunque dovevamo aspettare. Avevamo avuto dei contrattempi, e sapevamo che uscendo dal Chilì sarebbero aumentate le difficoltà, ci sarebbe stato impossibile precisare un itinerario; determinare quando sarebbe finito l'oramai troppo lungo nostro viaggio; tutto questo conoscevamo, eppure debbo confessarlo l'annunzio di quel veto ci attristò non poco. D. Albera chiamò il segretario per sapere che ne pensasse. Che ne pensava ? la pensavamo tutti e due allo stesso modo : bisognava partire ! Chi sa poi quanto tempo ci sarebbe toccato aspettare! Pure essere a poca distanza dall'Equatore e non vedere quei nostri confratelli, molti dei quali indigeni, che dopo tante suppliche per avere la visita di un superiore, sarebbero stati così terribilmente delusi ! Ma e se fossero sorte nuove difficoltà? v'era ancora la Colombia da visitare ed i suoi lazzaretti e là pure da tre anni imperversava la più spietata guerra civile, tanto che ogni comunicazìone era interrotta, morto il commercio e sovrana regnava quasi dappertutto la miseria. Dovevamo recarci al Venezuela, anch'essa, povera Repubblica, in rivoluzione, potrebbesi dire, permanente; dovevamo visitare Giamaica, passare pel centro America, vedere quelle Case e proseguire per Messico ed infine dare un saluto in tutta fretta ai confratelli delle cinque case degli Stati Uniti, prima di far ritorno in Europa. La decisione quindi non era tanto facile a prendersi ; suonò la campana che chiamava alle orazioni della sera, ed il superiore mi licenziò dicendo : Preghiamo che il Signore inspiri ciò che desidera si faccia.

È costume nelle Case salesiane, dette le orazioni, prìma di andare al riposo lasciar un buon pensiero ai giovanì e quella sera il direttore annunzia « che s'incominciava il mese sacro a Maria Ausiliatrice, che tutti dovevano di cuore chiedere una grazia alla Vergine, quella cioè di aver per tutto il mese tra loro il Visitatore, colui che era stato chiamato in Francia il piccolo D. Bosco!» Bastò quello, ancora un mese a Lima!

D. Albera cominciò a pensare a se stesso. Gli parve che l'aver speso, per due anni, quasi le intiere giornate e spesso parte della notte nell'ascoltare e consolare i confratelli, nell'animare al bene e suggerire il modo di sempre più crescere nello spirito di Don Bosco , e il far conferenze e dettare esércizii spirituali fino a dodici corsi in pochi mesi, non fosse sufficiente per dispensarlo dall'annuo ritiro prescritto dalle nostre regole; e per otto giorni l'abbiamo visto raccolto in profonde meditazioni, passare le lunghe ore avanti Gesù Sacramentato, pensando unicamente all'anima sua.

Terminati gli esercizii benedìsse una nuova cappella alle Figlie di Maria Ausìliatrice, che più non bastando la casa che avevano nel centro della città, divisone il personale , vennero ad abitare questo nuovo edificio e a ricevere parte delle tante ragazze che domandavano di essere accolte come interne. La funzione fu preceduta da un triduo, prolungato da D. Albera per meglio preparare alcune postulanti a ricevere l'abito e le novizie ad emettere la professione religiosa. Altrettanto fece coi Salesiani e negli intervalli tra una conferenza e l'altra, parlava particolarmente a ciascuno.

Un'ascensione al Meiggs.

Occupato in questa maniera il tempo passò in fretta e noi ne approfittammo anche per far visita ai PP. Gesuiti, ai Francescani, ai Domenicani, aì Lazzaristi ecc. e tutti accoglievano il rappresentante del sig. D. Rua colla massima cordialità e deferenza, fortunati alcuni di poterlo avere a prendere una refezione con loro.

La società inglese delle strade ferrate, come venne a sapere della presenza del visitatore dei Salesiani, offerse gentilmente tre biglietti per andare a vedere la ferrovia che ascende pìù alto in tutto il mondo, vera meraviglia del Perù, per veder la quale molti accorrono da lontano e realmente vale la pena. In men di 8 ore dal livello del mare si raggiunge l'altezza di 15665 piedi, vale a dire di circa 4775 metri! Quel tronco di ferrovia è degno di ammirazione, specie quando i treni rapidi s'internano sbuffando entro le viscere dei monti, volano sugli argini e sui viadotti e s'affacciano intrepidi sull'abisso e saltano da un monte all'altro descrivendo nelle loro curve e zig-zag come tanti gradini di un'immensa scala ! Peccato ! che la mia pallida descrizione, non basta a darle un' idea. Giunto sotto il tunnel del monte Meiggs, che misura l'altezza di m. 5356,80 il treno si ferma prima di internarsi , una staffetta va ad assicurarsi che sia realmente sgombro il binarìo ed io scendo a prendere un po' di neve per assaggiarla come una rarità nel mese di maggio, tanto più che venivamo da Lima, ove non piove mai in tutto l'anno, a tal segno che il tetto delle case è provvisto non di tegole ma di una terra speciale, ad impedire che i cocenti raggi del sole riscaldino di troppo l'interno delle case. Spingo anche ansioso lo sguardo nella lusinga di scorgervi se non la punta del simpatico Misti, eternamente coperto di neve, almeno le colonne di fumo, giacchè si vociferava fosse proprio in quei gìorni in eruzione. La nostra Casa di Arequipa, coi suoi importanti osservatorìi, sta ai piedi del Mzsci e per quanto terribile sia questo temibile Vulcano, non dimeno non mi pare possa esservi pericolo per la nostra casa. Ed in vero sarebbe un peccato la distruzione di quel rinomato osservatorio e di quella colonia agricola modello, unica nel suo genere in tutto il Perù!

Si era contenti di quel viaggio; ma si sentiva che ci costava. Molti soffrono il vomito, ad altri dà emorragia al naso, assai pericolosa; tutti eravamo accigliati : il mal di capo aveva raggiunto e forse oltrepassati i limiti del suo apogeo. La rarefazione dell'aria a quell'altezza di quasi cinque mila metri, la pioggia che avevamo preso per arrivare a quella specie di Hòtel che ci fu indicato, l'annunzio che forse per mancanza di un luogo decente non avremmo potuto l'indomani celebrar la messa, quell'aria fredda, tutto concorreva al nostro malessere. L'indomani però D. Albera potè celebrare; D. Pane ed io abbiamo fatta la s. comunione e Deo gratias. Presa in tutta fretta una tazza di caffè, accorremmo alla stazione e giù di nuovo verso Lima. Discendendo abbiamo potuto meglio assaporarci gli stupendi panorami. Non sapevo distaccarmi dal finestrino e le sorprese si succedevano ad ogni spuntar di nuovi paeselli, che verso i due mila metri d'altezza s'incontravano frequenti. Sono in posizioni ricercate per villeggiare e consigliate per le malattie di petto. A 800 m. e ad un'ora di treno da Lima, a Chosica, abbiamo visto il sito dove quanto prìma sì spera di aprire la nostra casa di noviziato per le vocazioni peruane. Che Iddio ne mandi molte e buone poichè la messe è copiosa, la simpatia incontrata grande, l'aspettazione superiore ai nostri meriti ; e a Dio tutto è possibile, se saremo istrumenti docili nelle sue manì, anzi l'inettezza del mezzo farà meglio risplendere la sua misericordia.

Conferenza di Mons. Costamagna e festa di Maria Ausiliatrice.

Intanto il mese di maggio volgeva alla fine ; D. Albera predicava ora ai giovani, ora alle Figlie di Maria Ausiliatrice ed a quando a quando al popolo accalcato nella Chiera pubblica del Callao. Pel 25, domenica, si fissò la festa di Maria Ausiliatrice. Da parecchi giornì avevamo con noi Mons. Costamagna che era venuto a raggiungerci qui nel Perù ; si pensò di fare la prescritta conferenza ai cooperatori ; detto fatto : in pochi giorni tutto si combinò, si diramarono avvisi ed inviti ed il 24 maggio nella Chiesa dei PP. Gesuiti, sempre ed ovunque generosi coi figli di D. Bosco, si radunò un'eletta di peruani presieduti da S. E. Rma Mons. Bavona, delegato apostolico, da Mons. Tovar Arcivescovo di Lima e da Mons. Caceres. Dopo breve lettura si presenta al pubblico Mons. Costamagna e con dire castigato, facile ed insinuante, spiega il significato delle parole cooperatore ; dice che si può cooperare colla preghiera, coi buoni consigli, col diffonderne il buon nome, colla limosina. Ricorda come i fratelli separati fanno molto : il superiore dell'Esercìto della Salute indisse una settimana di espiazione e si raccolsero 50.000 sterline. A Londra si fanno lasciti che si prestano assai bene ai commenti. « Vengo direttamente da Santiago , continuava, ove tre mesi fa si lasciarono L. 50.000 pel ricovero dei cani e gatti derelitti ed ammalati, speriamo non li mettano insieme ; ma intanto l'autorità riconobbe il legato. Lima non ha mai smentita la sua fama di caritativa.» Richiama alla memoria il fatto d'Iquique, dove in un mese si misero insieme L. 15.ooo per erigere una casa per le figlie del popolo, affidata alle Suore di Maria Ausiliatrice.

« Qui a Lima è imperiosamente reclamato un Oratorio festivo : aiutateci. Allorchè il pomo è guasto si può ancora salvarlo prendendo il seme, coltivandolo, e più tardi si avranno di nuovo frutti saporiti ; questo seme è la gioventù che domani formerà la società. Quando D. Bosco fu alle carceri dei minorenni alla Generala dì Torino, quei giovanetti andavano dicendo : Se avessimo conoscìuto prima un D. Bosco, noi non saremmo qui. Non tutti possono andare alla scuola diurna, è necessario un oratorio festivo per istruire , togliere dal vizio, salvare tanta gioventù ». E l'Oratorio festivo a Lima sorgerà grazie alla parola infuocata di Mons. Costamagna, parola benedetta dal Signore ; e ce n'è arra l'intervento di tre illustri prelati, che colla loro presenza avvalorarono la proposta e ne caldeggiarono l'effettuazione. Il rappresentante del Papa ha molto a cuore l'apertura di questo Oratorio e ne volle quasi promessa da D. Albera ; lo zelantissimo angelo della diocesi non brama altro.

L'indomani, solennità di Maria Ausìliatrice, Mons. Delegato Apostolico celebrò la messa della comunità ; più tardi vi fu il solenne pontificale e al modesto pranzo presero parte i tre Vescovi colle rappresentanze di quasi tutti gli ordinì religiosì di Lìma. Il Ministro d'Italia , impedito, non potè partecipare al pranzo ; ma venne subito dopo e s'intrattenne lungamente con noi.

Si parte.

Il 26 attendeva D. Albera una grata sorpresa: confratelli e giovani delle tre case di Lima si radunarono nella chiesa del principal collegio assistettero alla messa celebrata del Visitatore, quasi tutti si acccostarono alla mensa eucaristica, offrendo quella comunione a Dio per ottenere speciali favori pel difficoltoso viaggio : novella prova d'affetto ! Udirono, molti per ultima volta, la voce commossa del Padre che ringrazia e non riesce a trattener le lagrime. D. Albera uscì dal collegio ; ma i giovani in corpo lo seguirono alla stazione ; il treno fischiò, si mosse e quei carì ragazzi col beretto in mano in atto di saluto e gli occhi fissi in D. Albera scomparvero. Mezz'ora dopo eravamo al Callao ; anche qui il numero sterminato dei giovani delle nostre due case l'attendevano ; a bordo trovammo la banda del Collegio che colle sue allegre note cercava allontanare la mestizia che a tutti stava scolpita in volto. Mons. Costamagna abbracciò per ultimo D. Albera, permise a me di baciare l'anello e mi sussurrò: « Arrivederci a Guayaquil. » Sarà vero? sperarlo è un conforto, non priviamocene.

(Continua).

MISSIONI

Matto Grosso

La Missione degli Indii Coroados Bororos. Fatiche e sudori dei Missionari, vita e costumi degli Indii.

(Relazione del Sac. D. Ambrogio Turriccia *),

(*) Nota della Redazione. - Poco dopo la lunga relazione di Don Turriccia, giunse al Sig. Don Rua un'altra lunga lettera dal Rmo D. ANTONIO MALAN. Superiore delle Case Salesiane e delle nostre Missioni del Matto Grosso, ove narra anch'egli i prodigi dei nostri Confratelli della Colonia degli Indii CoroadosBororos. Ne sia ringraziato il Signore! D. Malan giunse alla colonia il 17 maggio u. s., cioè nel dì memorando dell'Incoronazione di Maria Ausiliatrice. Il piccolo villaggio era a festa. Palme, rami di fiori, archi di trionfo, spari e luminarie tutto fu posto in opera da quei buoni Confratelli per onorare il loro Superiore. Dopo alcuni giorni Don Malan riparti, ma il Signore consolò quei nostri Missionari con un'altra visita... quella di 140 Indii, che si fermamarono stabilmente con loro, gettando le fondamenta del nuovo villaggio di Barreiro de Araguaya o Colonia del S. Cuore ! I nostri buoni cooperatori continuino a pregare per quella cristianità nascente, che finora dà a tutti le più belle speranze.

Assunzione, 22 Novembre 1903.

Rev. Sig. D. Rua,

Eccomi di ritorno da Cuyabà, dove mi sono recato, come lei sa, per invito del M. R. Sig. Don Antonio Malan, Superiore delle case del Matto Grosso, per accompagnare una seconda spedizione di Missionarii alla Colonia del S. Cuore di Gesù. Mi sembra di essermi formato un'idea giusta del lavoro fatto e dei sacrifizi sofferti da questi abnegati Salesiani, e credo di far cosa gradita a Lei, Rev.mo Padre, coll'inviarle una relazione particolareggiata di quella importante Missione. Mi sprona a questo il pensare che nessuno, tranne Don Malan, sia andato fin ora a visitare quella Missione e quindi abbia conosciuto de visu la spirito di sacrifizio e di carità, che regna nel cuore di quei generosi figli di Don Bosco.

Peripezie del viaggio - Fame e sete - L'ultima notte - Incontro con D. Balzola e cogli Indii.

Anzi tutto, eccole qualche particolare del viaggio, perchè da quanto è succeduto a noi, Ella possa farsi un'idea del molto che hanno dovuto soffrire i primi missionari, che si inoltrarono in quelle terre selvaggie.

La Colonia del S. Cuore di Gesù si trova alla distanza di 80 leghe da Cuyabà, leghe brasilene che contano 666 metri. Il viaggio bisogna farlo in groppa ad un cavallo o ad una mula, e di mule è duopo servirsi per il trasporto dei bagagli. Non si può far uso di carri tirati da buoi, perchè impiegherebbero mesi e mesi per arrivare alla meta, per cui anche un'ampia provvista di viveri verrebbe consumata dai viaggiatori e dagli animali, ancor prima di giungere alla colonia. A cavallo invece, evitati i contrattempi, vi si arriva in quindici giorni. Ma un'altra difficoltà va riconosciuta nelle due stagioni che si succedono in queste regioni, della siccità e delle pioggie. In tempo di siccità non si trova in certi luoghi una goccia d'acqua od un filo d'erba per gli animali ; mentre in tempo di pioggie i terreni si fanno così difficili che non si possono attraversare senza pericoli. Basti l'esempio della prima carovana , che fece il viaggio nella stagione piovosa. Quei nostri poveri missionari v'impiegarono 32 giorni, e rincresce assai che D. Balzola non abbia descritto quanto abbiano dovuto soffrire.

La nostra comitiva, in tutto sette missionari e poche altre persone, intraprese il viaggio nella stagione secca, ma senza portare alcun bagaglio, eccettuato l'altare portatile, e neppure il sufficiente per mangiare. Così leggeri, potemmo cavarcela in dodici giorni, ma le bestie si risentirono tanto di questa rapidità, che al ritorno mostravano le ossa per il grande digiuno e stanchezza. Le assicuro, amato Padre, che nessuno intrapprende questo viaggio per puro piacere, ed anzì, tranne qualche fazendero che vi è costretto, non c'è mai nessuno che si azzardi a farlo. Noi incontrammo un povero uomo, diretto a Goyas, che si trova a 80 leghe più in là della nostra colonia, il quale preso da una forte febbre, aveva rivolto il cavallo verso Cuyabà, ma si unì poi alla nostra carovana. Stringeva il cuore il vederlo dalla mattina alla sera, curvo nel suo cavallo , in uno stato di tanta prostrazione e tristezza.

Noi viaggiammo, come le ho detto, in tempo di siccità ; e quindi non si meraviglierà, se noi pure avemmo a provare la sete. Un giorno, dopo lunghe ore di cammino sotto un sole ardente, non si potè trovare una goccia d'acqua ! Che pena ! Intanto la sera si avanzava e noi dovevamo affrettarci per giungere ai piedi di una montagna, prima che si facesse oscuro, e così evìtare di sbandarci. Eravamo bagnati dal sudore e la sete era divenuta insopportabile. Nondimeno ci facemmo coraggio e all'imbrunire eravamo ai piedi della montagna. Casualmente guardo intorno ad una pianta ed i miei occhi si fermano sopra un po' di acqua, forse residuo di pioggie anteriori. Il buon confratello Gabé, indovinando le mie intenzioni, mi prevenne con savie parole, ma non potei dominarmi e bevetti... Ma pagai la pena della mia imprudenza. Io non saprei dire che avesse quell'acqua, o che avessi io in corpo; il fatto sta, che non appena n'ebbi bevuto fui obbligato a gettarmi bocconi a terra, straziato da dolori atroci. Credetti morire e così la pensavano anche i miei compagni : i quali non sapevano che fare per soccorrermi non avendo nulla con sè ed essendo il luogo intieramente deserto. Il buon confratello Gabé scongiurava che mi gettassi in groppa alla mula per condurmi a qualche rancho, che diceva non essere lontano, ma io non poteva dargli risposta e credeva realmente morire. Ma Iddio ebbe pietà di me, e dopo dolori terribili potei rigettare quell'acqua, e continuare il viaggio. Oh ! quella notte non la dimenticherò giammai !

Nel dì seguente ci separammo da quelle persone che erano costrette a venire più adagio perchè accompagnavano gli animali recanti ì viveri, nello scopo di guadagnar terreno e arrivare per tempo ad un luogo fissato. Ma esse o non capirono di qual luogo si trattasse o non convennero colla nostra opinione, e non arrivavano. Noi avevamo preso un po' di caffè di buon mattino e speravamo di poter pranzare a mezzogiorno al luogo di riunione. Avevamo cavalcato più ore sotto gli ardenti raggì del sole che omai ci stava perpendicolare sulle nostre teste ; si sentiva un'afa insoffribile ; le mule calpestavano, la loro ombra, ma dove fermarci se tutto era sabbia infuocata e non si vedeva un albero? Finalmente verso le quattro e mezzo di sera incontrammo un po' di ombra, rinfrescata da una bella sorgente di acqua. Ci fermiamo a prendere un po' di fiato, poi c'interniamo in un bosco vicino in cerca di un po' di frutta, ma inutilmente. Era il tempo del sollione, e omai pareva che dovessero seccare fin le piante. Era tarda sera, quando giunsero i compagni.

Noi partimmo da Cuyabà il giorno 28 settembre, e, secondo i calcoli fatti, dovevamo arrivare alla colonia il 10 o il 12 di ottobre. Impazienti di giungere alla meta sospirata, arrivati a 25 chilometri dalla colonia, al luogo chiamato Sangrador, azienda del Dott. Santos, eccellente amico dei Salesiani e loro benefattore, lasciammo quanto poteva ritardare il viaggio, e, fornitici del pìù necessario per il vitto, precedemmo nuovamente i compagni. Ed i nostri calcoli sarebbero riusciti ìntieramente, se un piccolo contrattempo non ci avesse fatto perdere qualche ora. La notte che doveva essere l'ultima prima di arrivare alla colonia, lasciammo libere le bestie, le quali si scostarono da noi più di una lega in cerca di pasti migliori ; il ché fu causa che la mattina dovemmo tardare alquanto prima di rimetterci in cammino, sicchè alle 9 1/2 di sera ci trovavamo ancora a due leghe di distanza dalla colonia. La notte era oscura e il frequente succedersi di tuoni e di lampi annunziava vicino un temporale. Temevamo non poter passare il fiume Barreiro, il che sarebber stato assai critico per noi, ormai sforniti di viveri. Ma Iddio non lo permise ; e a poco a poco si fe' chiaro il cielo e la luna ci aiutò a tener d'occhio le nostre cavalcature perchè non si allontanassero un'altra volta. Alle tre e 1/2 di mattina eravamo già in arcioni.. Passato a guado e senza difficoltà il fiume, subito ci arrampicammo su per una cresta dalla quale speravamo discernere i ranchos della colonia. E così avvenne: arrivati alla sommità ci siparò dinanzi un quadro magnifico. Un gruppo di capanne ben ordinate spiccava nel mezzo di un terreno coperto di un verde ammanto e di piante di forma e di colori singolari. In fondo in fondo macchie nere gigantesche davano al quadro maggior bellezza. I raggì del sole nascente cominciavano ad indorare quel bel paesaggio.

Noi non ci fermammo molto tempo a contemplarlo, poichè eravamo ansiosi di anticipare ai nostri amati confratelli la gioia del nostro arrivo. Pertanto istigammo le mule a fare un ultimo sforzo, e dopo di aver camminato un po' di tempo, per un altipiano, incontrammo una larga strada di circa 1200 metri di lunghezza che conduce alla colonia. Un indio ci aveva già scorti e levò un grido. Altre grida si intesero allora ripetutamente , e in un attimo vedemmo correre e rincorrersi cento indii e in mezzo a loro i nostri amati confratelli che agitando il cappello o il fazzoletto ci davano il benvenuto. Intanto le grida aumentavano ed aumentava il movimento. Finalmente apparvero Don Balzola e gli altri Salesiani ! Non le posso descrivere, amato Padre, la piena di affetti che mi sentii in cuore in quel momento ! Lei se li potrà immaginare, pensando alla vita che conducono quei veri apostoli, perduti in un deserto e in mezzo a tribù selvagge.

Vita dei Missionari - Dolori e stenti - Un ricordo di Mons. Lasagna -- Affetto degli indii - Un laboratorio da falegname.

Quando arrivarono i Salesiani, dopo un viaggìo penosissimo, come ho accennato, questo luogo era un vero deserto, ed essi furono obbligati a rifugiarsi per 40 giorni sotto povere tende. Come ho anche notato, quella era la stagione piovosa ; quindi nuove pene e nuovi sacrifizi. Se a tutto questo poi si unisce la scarsissima e alle volte nessuna alimentazione, colla quale vivevano, Ella, amatissimo Padre, potrà avere un'idea della vita di sacrifizio che dovettero condurre. La relazione di D. Balzola che pubblicò il Bollettino, si può dire che non disse niente di quanto dovettero soffrire nei primi sei mesi. Ma ripieni di fede e di confidenza in Dio sopportarono con eroica pazienza quelle prove. Ascolti questo fatto.

La provvista di viveri andava scomparendo e non tornavano coloro che erano stati mandati in cerca di altri a Registro , piccola aldea alla distanza di 10 leghe dalla colonia. Furono quindi obbligati a diminuire le razioni e i più deboli caddero ammalati. Don Balzola non sapeva più che fare: per poco che i viveri avessero ancor tardato avrebbe dovuto soffrire la fame, e per ravvivare la fede e la confidenza in Dio, ripeteva continuamente In te, Domine, speravi!... in te, Domine, speravi! Vi fu chì si sentì tentato di dirgli che la colpa era sua, poichè aveva voluto fondare la colonia nella stagione delle pioggie, ma la vista degli animali che finalmente arrivavano carichi di viveri, gli troncò la frase in bocca. Dio mandava il soccorso ! Ma non si può negare, che l'aver voluto dar principio all'impresa nella stagione piovosa, fu causa di non pochi inconvenienti che vennero ad accrescere le pene e i sacrifizi di quegli amatissimi confratelli. Il coadiutore Stefano Grosso ha nell'orecchio sinistro una visibile cicatrice di un'ulcere orribile : una delle Suore mostra ancora un'altra piaga che le si formò della testa, e tutti ebbero di queste ulceri che non sanno come siano riusciti a curare.

Tuttavia Iddio, che, come dicono i Brasileni, scrive diritto in linee storte, volle da quell'inesperienza far nascere un bene maggiore : poichè sebbene fossero giunti da poco tempo in quel luogo, stante la frequenza delle pioggie, poterono subito raccogliere in abbondanza riso, frumento e fagiuoli, talchè in giugno, quando si avvicinarono i primi indii essi ebbero in mano qualche cosa per loro. Ma Dio solo, ripeto, sa quanto dovettero soffrire quei buoni figli di Don Bosco, i quali vorranno perdonare ad un amico, se osò mettere alla luce del giorno alcuni di queì sacrifizi che essi avevano generosamente offerti al Signore. Sia benedetto Iddio che si è degnato di mandare alla nostra pia Società confratelli di tanto eroismo.

Tuttavia non lasciarono di lavorare con attività straordinaria. Bonificarono una grande estensione di terreno, piantarono ogni sorta dì verdura, e tracciarono un nuovo villaggio, disponendo le case in bell'ordine, e separandole con larghe strade. Oltre a questo, perchè la siccità non abbruciasse le loro coltivazìoni, aprirono un canale che, prendendo l'acqua fresca e cristallina che scaturisce da una fontana a circa mezzo chilometro di distanza, la conduce nel centro della colonia, utilizzandola prima di usarla per irrigare, a dar movimento ad un mortero o macchina per battere il riso. Costrussero due ranchos o capanne di 16m. per 6, che non poterono finire completamente come volevano, stante l'arrivo degli Indii, intorno ai quali si videro costretti ad occupare tutto il tempo. Uno di questi ranchos serve da Oratorio; ma non è tutto adibito a questo fine ; poichè è diviso in due parti e in mezzo s'alza un portico che veramente un omnibus: serve da dormitorio, da refettorio, da sala di studio e di scuola per i piccoli Indii. Quando si fanno le funzioni, si apre una porta e si vede l'altare. L'interiore di questa cappella è quanto si immaginare di più povero ; ma pei nostri contratelli è un tesoro, poichè vi risiede stabilmente Gesù Cristo in Sacramento, l'amico fedele del missionario. Ma un oggetto attirò la mia attenzione e risvegliò nel mio cuore teneri ricordi. Sopra il povero altare posa una statuetta del Sacro Cuore di Gesù. La riconobbi all'istante : era quella che la famiglia Turena di Montevideo donava al compìanto Mons. Lasagna. L'ardente Vescovo la teneva nella sua camera di lavoro , e chissà quante volte, ininnanzi a quella, avrà sfogato tutta la piena del suo cuore, di quel cuore che era tutto ardore per l'apostolato ! Nel congedare i primi missionari per il Matto Grosso, non trovò per loro più prezioso ricordo. Oh come parla al cuore quella statuetta, e quante cose ricorda dell'indimenticabile vescovo, dell'amico degli Indii , di quel grande apostolo del Signore ! E giusto che in questa missione si ripeta ìl nome di Lui, e che tutti imparino a pronunziarlo con riconoscenza.

Il secondo edifizio, separato da un ampio stradale, è la casa delle suore. Le pareti, per ora, sono di paglia, ma saranno quanto prima rifatte con mattoni crudi. È un salone spazioso senza separazioni, cosichè per fare il loro Oratorio dovettero, esse stesse aiutate dagli Indii, alzare un frammezzo con rami di burity. Per rendere un po' più decenti quelle pareti le avevano ornate di tela colorata, ma presto dovettero rimoverla, per coprìrne le piccole indie. Gesù nel discendere sul loro altare ricorderà il presepio di Betlemme.

In mezzo a tanta miseria, prive di ogni comodità, le Figlie di Maria Ausiliatrice sono tuttavia di grande aiuto alla Missione. Oltre all'attendere alla biancheria ed alle vestimenta , si dedicano all'educazione delle indie, alle quali insegnano a leggere, scrivere ed a compiere le faccende di casa, come si usa fra civilizzati. Inoltre son esse le infermiere e le consolatricì delle povere donne, che ad ogni istante vanno ad importunarle colle loro domande o lamenti. E come se questo tutto non bastasse, pensano pur esse a fabbricarsi il sapone, a prepararsi l'amido e la farina. In cambio son trattate dalle indie con singolar rispetto e venerazione, potendo attraversare il villaggio senza alcun timore : financo gli Indii, quando hanno bisogno di presentarsi da loro, prima guardano di vestirsi decentemente.

Anche i Missionari continuano a condurre una vita molto attiva e sacrificata. Oltre l'insegnare ed aiutare gli Indii a costruirsi le case e a coltivar la terra, devono pensar essi a provveder tutto ciò che è indispensabile per gli usi domestici e per il lavoro, poìchè attese le difficoltà dì tra sporto, non si può loro inviare nulla. La prima volta che mangiarono a tavola fu il secondo giorno dopo il mio arrivo. Se vedesse quanto lavoro ! In una piccola capanna impiantarono una bottega da falegname, certo più povera di quella di San Giuseppe. D. Januario e il confratello Minguzzi fanno prodigi, chè tutto il santo giorno son là con una specie di sega in mano, a cavar tavole da tronchi d'albero più duri delle pietre. Prima di mettersi a far mobili, porte e finestre, dovettero vincere un'altra difficoltà. Là non hanno un' officina da fabbro, e per mancanza di personale non possono sperare di averla così presto : ebbene, là ora è la cosa più naturale del mondo il vedere cerniere, serrature e tutto ciò che serve a sostenere i battenti o a chiudere le porte, tutto in legno, con proprietà d'invenzione e molto bene, frutto anche questo della buona volontà di quei Salesiani.

Ma di ciò basti così : mi preme darle un'idea del villaggio e dei costumi degli Indii, che sono oggetto dei mille sacrifizi di quei cari confratelli.

(Continua).

IL CULTO DI Maria Ausiliatrice

Noi siamo persuasi, che nelle vicende dolorose dei tempi che corrono non ci restano altri conforti che quelli del cielo, e tra questi l'intercessione potente di quella benedetta che fu in ogni tempo l'Aiuto dei Cristiani.   Pio PP. X.

Nel Santuario dì Valdocco.

IL pensiero gentile di commemorare i trionfi dell'Ausiliatrice con una funzione speciale nel giorno 24 di ogni mese, cominciò ad attuarsi il 24 gennaio, con una pompa ed un entusiasmo incredibili. L'altar maggiore era a festa, e centotrenta lampade elettriche proiettavano un mare di luce sulla taumaturga Immagine, mentre un'onda di popolo si rinnovava continuamente nel Santuario. Cantò la Messa il Rev.mo sig. D. Rua, che si sentì commosso in fondo all'animo all'udire l'armonioso, perfetto e commovente uníssono degli 800 alunni dell'Oratorio, che eseguivano tutta la Messa in canto gregoriano. Anche ai Vespri molto concorso e molto fervore. Siccome in quel dì la Chiesa festeggiava la S. Famiglia, così i predicatori si fermarono nel dipingere la soave figura della Vergine, che nell'umile casa di Nazareth iniziava la sua missione di Ausiliatrice.

- Il 26 gennaio cominciò il triduo in preparazione alla solennità di S. Francesco di Sales. Al mattino predicò il Rev. D. Maurilio Manassero, Direttore dell'Oratorio Festivo di Carmagnola: alla sera il Rev. D. Dones, Direttore delle Scuole Apostoliche del Martinetto! l'uno e l'altro facili, chiari, eloquenti.

- La Festa di S. Francesco di Sales riuscì splendidissima. Pontificò alla Messa ed ai Vespri S. E. Rev.ma Monsignor Carlo Lorenzo Pampirio, Arcivescovo di Vercelli; e il nostro Rev.mo Parroco, teol. avv. Roberto Gallea, Curato di S. Gioachino, disse l'orazione panegirici, mostrando in S. Francesco il modello dell'Apostolo instancabile, del Vescovo zelante, del pubblicista cattolico e le alte ragioni per cui D. Bosco lo volle patrono della sua pia Società. La Vergine Ausiliatrice, che nei giorni delle onoranze tributate al dolcissimo Santo di Sales, aveva contemplato accostarsi ai SS. Sacramenti un numero grande di fedeli, sembrava che sorridesse con compiacenza materna.

- L'indomani, cioè il 3o gennaio, si cantò una Messa da Requiem pei Benefattori e Cooperatori defunti ed allo stesso fine vennero offerte al Signore tutte le preghiere fatte in quel giorno nel Santuario.

- Il I febbraio, alle ore 10, ebbe luogo la Messa funebre pel XVI Anniversario della morte del Sac. Giovanni Bosco, fondatore del Santuario e della Pia Società Salesiana. Celebrò il Rev.mo suo Successore, e vi assistette pontificalmente S. Ecc. Rev.ma Mons. Gio. Battista Bertagna, Arcivescovo titolare di Claudiopoli. Molti Cooperatori intervennero alla mesta funzione e vollero depositare nelle mani di D. Rua le offerte della loro carità... Spanda su loro la Vergine Ausiliatrice i suoi materni favori.

Nelle altre partì del mondo.

Ci scrivono

In questa Parrocchia di S. Giov. Battista di Ospedaletto Euganeo, nella contrada detta Peagnolla, fin dall'anno 1784 esisteva un capitello dedicato in ex voto a Maria Vergine per grazia ricevuta, come si vede da tavoletta ivi conservata. Sia per vetustà o perchè male costruito,, crollò nell'anno 1893. Subito pensai di edificare nel medesimo posto un Oratorio, dedicato a Maria Ausiliatrice, dove si potesse celebrare anche la S. Messa, purchè vi concorressero quelli della contrada, che desiderava fossero sotto il patrocinio della Madonna.

Maria loro mosse il cuore, concorsero in fatto zelanti e generosi, ed aiutati da altre offerte della Parrocchia, fu ultimato l'Oratorio nel settembre 1895. In questo stesso anno, ottenuto il permesso da S. Em. Rev.ma il Cardinal Vescovo di Padova, nel dì 20 ottobre diedi solennemente la Benedizione prescritta e celebrai la prima Messa all'altare di Maria Ausiliatrice. Al dopo pranzo di quel giorno funzioni sacre e predica nel nuovo Oratorio; grandissimo concorso della Parrocchia, delle limitrofe e di Este che si univano a Peagnolla per visitare Maria Ausiliatrice, la Madonna di D. Bosco. Al di fuori il suono della banda, l'illuminazione e fuochi artificiali, sincera e divota esultanza di tutti i parrocchiani.

Da quel giorno incominciò la divozione a Maria Ausiliatrice e andò sempre più crescendo col miglioramento morale di tutta quella contrada, che in tutti i suoi bisogni ricorre sempre alla Vergine. E Maria non mancò mai della sua intercessione e quanti andarono a Lei furono esauditi. Ne fanno fede gli ex voto appesi al suo altare. Il 21 novembre 1895 Visentin Giovanni di Francesco salvato da emoraggia di sangue. Il 25 maggio 1896 Gusella Rodolfo di Sante, cursore comunale, salvato da una palla di rivoltella che portò via soltanto la matita colla quale stava scrivendo un reale carabiniere, all'osteria. Prima avevano visitato l'Oratorio ed avevano recitato un'Ave Maria, come testificò, il Gusella. Il 14 maggio 1899 Motta Eustachio fu Luigi, padre a cinque bambini, colpito da polmonite doppia, dopo ricevuto il SS. Viatico e l'Olio Santo, fatto voto a Maria Ausiliatrice di far celebrare una S. Messa ogni anno nel suo Oratorio di Peagnolla, facendo la S. Comunione colla sua famiglia, dopo due ore si alza di letto e fa la novena di Maria Ausiliatrice quasi libero da febbre; dopo due giorni era affatto senza febbre. Il 25 agosto 1901 altra grazia spirituale. Il 13 ottobre 1901 una guarigione da febbre tifoidea. Il 29 settembre 1902 altra simile grazia nella stessa famiglia. Il 14 ottobre 1902 una fanciulla anemica, dichiarata perduta dai medici, riacquista la perfetta salute colla novena a Maria Ausiliatrice... Moltissime poi le grazie spirituali. Da ciò l'incremento della divozione e l'istituzione del mese di maggio, ogni anno celebrato con vera pietà da tutta quella contrada nel proprio Oratorio. Viva Maria Ausiliatrice.

D. FRANCESCO MAZZUCCO.

Parroco di Ospedaletto Euganeo.

- Un'altra lettera, proveniente da Valencia (Venezuela) ci annunzia che colà si sta costruendo una nuova chiesa in onore della nostra Ausiliatrice. Il 20 dicembre tennesi in quel nostro istituto una festa solennissima pel Giubileo dell'Immacolata e tutti ne partirono infervorati in questo santo proposito di veder compiuta nell'anno corrente la suddetta chiesa in costruzione, quale omaggio a Maria Ausiliatrice nel giubileo della sua Immacolata Concezione.

- A Chieri si è costituito un comitato di nobili signore per compiere quanto prima le decorazioni della bella chiesa di Maria Ausiliatrice, eretta in quella città; parimente in omaggio a Maria Ausiliatrice nel giubileo della sua Immacolata Concezione.

Orario delle sacre funzioni nel Santuario di Torino-Valdocco.

1 aprile - VENERDÌ SANTO - Ore 6,30, la funzione del mattino; ore 19, solenne Via Crucis e benedizione colla reliquia del santo Legno della Croce.

2 aprile - SABATO SANTO - Ore 6,30, benedizione del fuoco, ecc. Canto delle Profezie e Messa solenne. Ore 19,15, rosario e benedizione solenne.

3 aprile - PASQUA DI RISURREZIONE - Ore 6,30 e 7,30, Messe delle due comunità; ore 10, Messa solenne; ore 15,30, Vespri solenni, discorso e benedizione.

4 aprile - Seconda Festa di Pasqua - Ore 6, Messa, predica e benedizione; ore 19, Vespri, predica e benedizione.

8 aprile - Alla Messa delle 6 ed alla sera alle 5, breve funzione per il Giubileo dell'Immacolata.

23 aprile - Apertura solenne del MESE DI

MARIA SS. AUSILIATRICE INCORONATA - Ogni giorno feriale, ore, 5,30, Messa, predica e benedizione; ore 19,10, lode sacra, predica e benedizione. L'oratore sarà il M. R. sac. D. Luigi Billieni, Salesiano.

24 aprile - Solenne commemorazione mensile di Maria Ausiliatrice - Ore 5,30 e 7,30 Messe delle due comunità; ore io, Messa solenne in canto gregoriano ad ottocento voci; ore 14,30 e 16,30, Vespri solenni, predica e benedizione.

NB. - In tutte le domeniche del mese di Maria Ausiliatrice si terrà il medesimo orario della domenica 24 aprile.

GRAZIE DI MARIA AUSILIATRICE

Oh! Madonna di D. Bosco, quanto sei potente.

Dopo tre anni d'instancabile e noiosa malattia, colta dapprima dall' idropisia, con sete ardente continua, acuti dolori, che mi ridussero in fin di vita, poi da anemia profonda, svenimenti, prostrazione di forze per manco di nutrizione, e insonnia, e pleurite, e vomito, e spaventi, e mal di cuore non riusciva più a reggermi in piedi, e di quando in quando sentiva un soffocamento ed una mancanza di respiro che credeva di morire. Fu in questo misero stato che lessi sul Bollettino Salesiano, le tante grazie che Maria Ausiliatrice concede a chi fiduciosamente a lei ricorre, e mi decisi anch'io di fare altrettanto. Tosto spedii a Torino una tenue offerta per una novena ed una S. Messa, col voto che se la Madonna mi otteneva la grazia l'avrei pubblicata sul Bollettino. Contemporaneamente si diede principio anche in famiglia alla novena, e prima che questa fosse finita sentii un miglioramento tale che mi fece credere di essere guarita; ma dopo qualche tempo eccomi di nuovo ai miei primi malori. « O Maria, esclamai allora col cuore pieno d'ambascia, verrò, oh! si verrò a Torino, mi prostrerò ai tuoi piedi e là compirai la grazia. » E così feci. Andai a Torino, e per bontà di Maria Ausiliatrice ricuperai la sanità da tre anni perduta. Ora mi trovo in perfetta salute. Oh! benedica tutto il mondo la potenza della Madonna di Don Bosco.

Bergamasco (Alessandria), 31 dicembre 1903.

GORRETA FRANCESCA di Giov. Cooperatrice Salesiana.

Grazie a Maria Ausiliatrice!

In sul principio del novembre u. s. alcuni dei nostri alunni ammalarono sì gravemente, che temevasi assai della loro guarigione. Col crescere del numero e della gravità degli ammalati aumentavano anche le nostre sollecitudini e la nostra angoscia. Ci appigliammo a tutte le cure suggeriteci dall'arte, ma il pericolo non cessava. In tanta pena ci rivolgemmo con fiducia a Maria SS. Ausiliatrice con una solenne novena, ed Ella ci esaudi. Contro ogni umana speranza il male andò perdendo la sua fierezza; alcuni guarirono in tempo relativamente breve ; quelli, pei quali il pericolo di morte era più imminente sono in via di guarigione, e nessun altro d'allora in poi ammalò tra noi gravemente. Riconoscenti a Maria SS. Ausiliatrice, rendiamo pubblica la grazia, conforme a promessa fatta, pregandola a continuarci la sua protezione.

Penango, dicembre 1903

D. A. GUADAGNINI Direttore del Collegio Germanico.

Sulle ali del telegrafo ai piedi di Maria Ausiliatrice.

Or son due anni l'Alberto mio era ammalato a morte. Una fierissima linfangioite al braccio destro per flemone al dito medìo della mano si propagò a tutto il corpo, che divenne rovente. La testa sembrava dovesse scoppiargli ad ogni momento: e se l'enfiagione continuava ìl mio povero Alberto era spedito. Che fare? Lontana dalla patria e dai parenti già presentìva tutto lo strazio del colpo fatale, quando mi sovvenni dei prodigi della Madonna di D. Bosco e telegrafai a mio fratello sacerdote, perchè facesse incominciare pel mio consorte una novena nel Santuario di Maria Ausiliatrice. La mattina del 17 dicembre, dopo varie operazioni fatte inutilmente nei giorni precedenti, si doveva procedere all'operazione decisiva. Io era col corpo presso il paziente, ma col pensiero vagava attraverso l'oceano in attesa di qualche conforto. Ed ecco giungermi per telegramma l'annunzio che ai piedi di Maria Ausiliatrice e in vari istituti s'era cominciata una novena pel mio infermo. Era il giorno 17 dicembre, il giorno in cui Alberto cominciò ad uscire di pericolo e a migliorare rapidamente fino a completa guarigione.

Ma non era terminata la convalescenza di Alberto, che già una nuova croce batteva alla nostra porta. Vincenzino, nostro bimbo, che sembrava il ritratto della prosperità e della robustezza, cadde ammalato per curvamento della spina dorsale. Per sei lunghissimi mesi fummo costretti a vederlo in una specie di corsetto fatto apposta per curare questi mali. Feci anche allora promessa di pubblicare la grazia qualora fosse guarito, e la Vergine Ausiliatrice me lo restituì sano e salvo, che è una gioia a vederlo. Piena di riconoscenza sciolgo finalmente il mio voto, ed umilmente invoco la Vergine di D. Bosco, perchè ci continui la sua protezione.

Georgetow (Washington, Nord-America),

8 dicembre 1903.

IRENE LAFRANCHI n. ANZINI.

Torino. - Riconoscente a Maria Ausiliatrice Incoronata per la ricuperata salute dopo fervorose preghiere fatte per me nel caro Santuario di Valdocco, prometto di spendere tutta la mia vita ad onore e gloria di sì tenera madre.

29 gennaio 1904.

Sac. SECONDO MARCHISIO.

Malamocco (VENEZIA). - Mio nipote, Felice Povolato , colpito dal terribile male del tetano, fu condotto all'ospedale di Venezia, ove, aggravandosi rapidamente il pericolo estremo, fu munito degli ultimi Sacramenti. In quella stessa notte io feci ricorso a Maria Ausiliatrice : spedii un'offerta, perchè si celebrasse per lui all'altare maggiore di cotesto Santuario, feci fare altre preghiere e il male si fermò ; dopo alcuni giorni di spasimi strazianti, il povero nipote fu salvo. Mentre ringrazio i Medici curanti e quanti l'assisterono nella dolorosa malattia, sciolgo il più ardente ringraziamento alla Vergine Ausiliatrice.

Settembre 1903.

D. GIOVANNI SCARPA.

S. Carlo Canavese. - Fino dal dicembre 1901 una mia bambina di pochi mesi fu colpita da broncopolmonite, che in breve la ridusse in fin di vita. Vedendola spedita dal medico, mi rivolsi alla protezione di Maria Ausiliatrice, con promessa di una messa al Santuario del Valdocco e di pubblicare la grazia ricevuta, e subito la piccola moribonda si vide più tranquilla fino a completa guarigione con grande stupore di tutti. Ma pur troppo, trasgredendone io la pubblicazione, Maria Ausiliatrice volle risvegliare la mia fede; e il giorno 17 maggio u. s. giorno della sua incoronazione, io fui colpito nella destra dal terribile male del carbonchio. Il caso era disperatissimo, e non vidi altra speranza che in Maria Ausiliatrice. Rinnovai allora la promessa, e fui salvo. Dopo di aver adempiuto alla promessa delle S. Messe , adempio di buon grado a questa della pubblicazione.

2 novembre 1903.

NEPOTE GIUSEPPE.

Cavour. - Colpita da un'ulcera gastrica, oltre il medico curante, un distinto professore, ritenendo inutili tutti i trovati dell'arte, dichiarò il mio caso disperato. Perduta umanamente ogni speranza di salvarmi mi rivolsi con fede alla potente Madonna Ausiliatrice e promisi che se mi guariva, avrei fatto pubblicare la grazia sul Bollettino ed inviato un dono. Da quell'istante incominciò nel mio stato un sensibile miglioramento che andò sempre progredendo portandomi poco a poco ad una felice convalescenza e piena guarigione.

DELFINA BESSONE VIGLIENGO.

Cannara (PERUGIA), - Il mio braccio destro era affetto da senovite fungosa, con gran timore che, pur scomparendo, il male avesse poi nuovamente a ripetersi in altra parte del corpo. Mi raccomandai a Maria Ausiliatrice e il braccio guarì presto e a perfezione. È da un anno che mi trovo perfettamente guarita.

16 dicembre 19o3.

CAROLINA FANI.

Bormio (SoNDRIO). - Il 19 aprile u. s. perdetti affatto la voce, e la mia afonia per cinque lunghi mesi fu totale. Persone amiche fecero intanto celebrare una novena in cotesto Santuario ed ora posso parlare e tener anche in piccoli ambienti qualche discorso. Sia benedetta Maria Ausiliatrice,

Sac. Sosio GERVASIO

Rettore di S. Ignazio.

Ponte Valtellina. - Il babbo della mia consorte, già ottantenne, era in fin di vita e non pensava a ricevere i Sacramenti. Feci voto a Maria Ausiliatrice d'inviare un'offerta al suo Santuario , e prima ancora che costì si desse principio alla novena, il caro infermo già s'era riconciliato con Dio ed aveva ricevuto la S. Comunione. Alla vigilia dell'Immacolata ebbe ancora un momento di piena conoscenza del suo stato, in cui gli si potè amministrare anche l'Estrema Unzione, che egli ricevette con tanta fede da muovere a tenerezza tutti i presenti. Ora non mi resta che raccomandarlo ai suffragi dei divoti di Maria Ausiliatrice, memore dei tempi felici, in cui, costì nel Santuario di Valdocco, insieme con molti altri compagni, pregava anch'io. per i benefattori defunti.

27 dicembre 19o3.

Dott. DANIELE ARNERIO.

Oristano - Un vento freddissimo e salato devastò, nell'aprile dello spirante anno le vigne di quasi tutta l'Isola colpendo in ispeciai modo quelle di questo circondario. I nuovi getti ed i grappolini furono addirittura bruciati. Ogni speranza sembrava ormai persa. Invocai l'aiuto di Maria SS. Ausiliatrice promettendo che se avessi ottenuto qualche prodotto, mercè la nuova potatura che intendeva eseguire, avrei mandato un'offerta per le opere Salesiane. La Santissima Vergine mi ha ottenuto la grazia precisamente nel sito in cui mi trovava quando feci tale promessa. In settembre io fui sorpreso di vedere tal quantità di grappoli quale non aveva mai visto nelle migliori annate, mentre in altri siti ove il danno sembrava minore e la vite aveva dato subito nuovi grappoli, il raccolto fu scarso.

31 dicembre 1903.

Avv. Cav. EFISIO PISCHEDDA

R. Ispettore dei Monumenti e Scavi di Antichità,,

Bassano (VENETO). Contarini Caterina d'anni 16 ricoverata in questo Orfanotrofio femminile fin da bambina , veniva colpita nel p. p. dicembre da grave affezione cardiaca e in pochi giorni, ricevuti i SS. Sacramenti e la Benedizione papale, fu ridotta in fine di vita. In tale estremo l'esortai a chiedere grazia all'Ausiliatrice. Ed eccola, dopo 40 giorni di malattia, rimessa in salute. Con riconoscenza offre l'obolo del povero, ed esorta tutti a confidare nell'Ausiliatrice dei Cristiani.

21 gennaio 1904.

D. BENETTO MULLER, Coop. Salesiano.

La signorina. E. T. di Alessandria da parecchi anni ammalata, offre L. 50 per le missioni salesiane in onore di Maria SS. Ausiliatrice, affinchè questa potente Regina le ottenga da Dio la grazia della sospirata guarigione.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice, e pieni di riconoscenza inviarono offerte al Santuario di Torino, o per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, o per le Missioni Salesiane, o per le altre Opere di Don Bosco, i seguenti:

A) - Abbiategrasso (Milano) : Sorelle Baroni, per offerta di ringraziamento. - Agnadello (Cremona) Raimondi Felicina. Il 24 gennaio 1904 ricevette grazia sospirata, per cui riconoscente alla Vergine SS. Ausiliatrice invia L. 10. - Alassio (Genova) A. C. 2, per una messa di ringraziamento p. g. r. - Alfiano Natta (Alessandria): N. N. 10, per due messe di ringraziamento per guarigione ottenuta. - Angolo (Brescia) : Minimi Maria invia un'offerta p. g. r. - Armino (Corno): Pasquale Paroli 5. per messa di ringraziamento ed offerta a Maria Ausiliatrice. - Avesa (Verona) : Tosi Genoveffa 2, per grazia.

B) - Bandita (Alessandria) : M. O. 5, per ringraziamento di un favore ottenuto da Maria Ausiliatrice. - Bernezzo (Cuneo): Dalmazzo Oggero 2, per grazia ricevuta. - Borgomanero (Novara) : Antonietta Bruni 5, per grazia ricevuta e per domanda di un altro favore. - Borgo S. Martino (Alessandria) : Bergamaschino Emilia 5, pel Santuario, in ringraziamento di grazia ottenuta. - Bra (Cuneo): Abrate Teresa 2, per ottenuta guarigione. - Brescia: Faustino e Laurina Gei, per implorare la protezione di Maria Ausiliatrice sulla figlia Alba e sulla famiglia inviano un'elemosina per una messa nel Santuario. - Broglio S. Matteo (Verona) : Monturi Davide 3, per la guarigione di un bimbo ammalato. - Busto Harolfo (Milano) : D. Giovanni Besana Prevosto 3, alla Vergine SS. Ausiliatrice p. g. r.

C) - Caraglio (Cuneo) : Migliori Virginia 15, per grazia. - Caltanissetta: Teresa Lanza 6,50 per offerta a M. Ausiliatrice ed una messa di ringraziamento per due favori. - Cambiano (Torino) : Michele Vandano 10, in riconoscenza di una grazia ottenuta e per ottenerne un'altra da Maria Ausiliatrice. - Canale (Cuneo) : Teresa Bracco 5, per ottenere una grazia da Maria Ausiliatrice. - Carsi (Genova): Sattui Anna ved.a Medica io, per Messa di ringraziamento per grazia ricevuta. - Casale Monferrato (Alessandria) : N. N. 2. in ringraziamento per una messa all'altare di Maria Ausiliatrice. - M. E. 25, riconoscente a Maria Ausiliatrice, che le consolò una nipote maestra. - Viazzi Marietta 2, per una messa a Maria Ausiliatrice, in riconoscenza della guarigione dell'unico suo bambino. - Un cooperatore del circondario di Casale 2, per grazia ricevuta. - Caserta: D'amico Carofina 5, per' grazia ricevuta. - Casorzo (Alessandria) : Antonietta Casolone 5, per una messa di ringraziamento a M. Ausiliatrice. - Castagnole Lanze (Alessandria) : Boretto Cristina per g, r. - Castellar Ponzano (Alessandria) : M. Polastri per gr. r. - Castelnuovo Calcea (Alessandria) : Nosenghi Orsolina 2, per g. r. - E. A. R. 2, per grazia ricevuta. - Castelnuovo Veronese: Arcadio Vassanello 5, per ottenuta guarigione. - Cevio (Svizzera) : Filomena Filippina io, a Maria Ausiliatrice in rendimento di grazia. - Chivasso (Torino) : N. N. io, per gr. r. - Mensio Maria io, per gr. r. ed un anello d'oro come offerta al Santuario. - Cigliano (Novara) Zublena Giulia, per guarigione da terribile malattia. - Conegliano Veneto : Contarini Elisabetta per la pronta guarigione della mamma. - Cuneo: N. N. della provincia di Cuneo 30, per grazia ricevuta contro ogni umana speranza, nel 1903.

D) - Domaso (Com) : Angela Sambuga per gr. ricevuta.

E) - Eboli (Salerno) : Orsola Scarpa 5, per la guarigione della mamma da pericolosa malattia.

F) - Fare d'Adda (Bergamo) : N. N. 2, per accendere una lampada in segno di ringraziamento, all'altare di Maria Ausiliatrice. - Framura (Genova) : Caboaro Bartolomeo 5, alla Vergine SS. Ausiliatrice per g. r.

G) - Gallarate (Milano) : Lina Crosta Miglierina 5, per la guarigione della sua bambina da grave difterite. - Garrino: Rabino Maddalena io, per gr. r. - Genova: Barabino Lino 2, per gr. r. - Grugliasco (Torino) : Peirani Adele per g. r.

I) - Intra (Novara) : N. N. per vivissimi ringraziamenti per due grazie temporali ottenute da Maria Ausiliatrice. - Ivrea (Torino) : B. M. io, per g. r.

L) - Latisanotta (Udine) : Buffon Antonietta rende vive grazie alla Vergine Ausiliatrice per ottenuta guarigione. - Lentigione (Reggio Emilia) Guerrieri Corinna 2, per messa di ringraziamento per g. r. - Lequio Tanaro (Cuneo) : Muratore Maria Giaccardi ci scrive : Negli ultimi di ottobre. colpita da grave malattia, mandai L. 6 a cotesto santuario per un triduo di preghiere in mio favore. Il primo giorno del triduo cessò la febbre, ed ora sono quasi guarita: appena potrò verrò a ringraziare personalmente Maria Ausiliatrice. - Ligornetto Ticino (Svizzera) : Adelaide Pellegrini, per varie grazie segnalate ricevute da Maria Ausiliatrice. - Limosano (Campobasso) : Covatta Gio. Batta 1o, per una messa di ringraziamento a Maria Ausiliatrice che gli salvò la mamma da una pericolosa caduta. - Lodi (Milano) : Lodigiani Lelia e Giulia Grossi 7, in ringraziamento e per una messa a Maria Ausiliatrice ad implorare il suo aiuto per tutta la vita. Lucento (Torino) : Taglia Ernesto riconoscentissimo a Maria SS. Ausiliatrice per grazia segnalata. - Lugaggia (Canton Ticino) : Quadri Celestina io, in ringraziamento di grazie ricevute. -- Lupia (Vicenza) : Balasso Antonio 2, per ottenuta guarigione.

M) - Mezzoldo (Bergamo) : Balino Geremia 20, per due messe di ringraziamento a M. Ausiliatrice per avergli salvato un figlio ed una figlia da certa morte. - Milano: N. N. un anello d'oro in ringraziamento a M. Ausiliatrice. - L. Z. 5, per gr. ricevuta e per ottenerne altre. - Mondovì Piazza (Cuneo) : Elisa Taravelli per g. r. - Montaldo Pavese: V. S. Cooperatrice salesiana 5, per messa all'altare di M. Ausiliatrice per g. r. - Monteleone di Calabria: Angelo Mantella per g. r.

N) - Napoli: Ing. Antonio Sorrentino 5, e Pasquale Spadacino 5, per g. r. -:Verviano (Milano): Alessandrina Maurelli, ringrazia teneramente Maria SS. Ausiliatrice per triplice grazia ricevuta. - Novi Ligure (Alessandria) : Luigi Cavanna 10, per messa di ringraziamento nel Santuario di M. Ausiliatrice.

O) - Oleggio (Novara) Denza Brambilla 5, in adempimento di voto e in ringraziamento per g. r. - Omegna (Novara) : A. M. 5, per g. r. - Orsara Bormida (Alessandria) : Pietro Perozzi, cooperatore salesiano, 5, per grazia ricevuta.

P) - Pavia : Annunziata Bertuvati Badice 20, per promessa fatta a Maria Ausiliatrice e grazia ottenuta. - Piansano (Roma): 37,82. I parrocchiani riconoscenti a Maria SS. Ausiliatrice per essere stati preservati dalla tempesta nel 1903. - Pianoro (Bologna) : Giuseppe Venturi 5, pel miglioramento di una sua figlia. - Pieve Albignola (Pavia) : Siro Poratti 5, per una grazia ottenuta ad un suo figlio. - Pignattaro Maggiore (Caserta) : Teresina Martone io. guarita da forte palpitazione, per messa di ringraziamento a Maria SS. Ausiliatrice. - Pinerolo (Torino) : N. N. 2, liberata da grave tribolazione, per messa di ringraziamento. - Piobesi di Alba (Cuneo) : N. N. 2, per messa a Maria Ausiliatrice per g. r. - Pont San Martin (Torino) F. C. 4, per grazia ricevuta. - Ponte Chianale (Cuneo) : Broard Pietro maestro 2, per g. r. - Pontestura (Alestandria) : Signorina Angela Baldizzone 2, per una messa di ringraziamento. - Portici (Napoli) : Emilia Gianetti i, in nome del figlio Eugenio e per implorare la completa guarigione della sua povera mamma. - Prato di Pordenone (Udine) : Andrea Puiatti 255, in riconoscenza a Maria SS. Ausiliatrice per grazia ricevuta.

R) - Rino (Brescia) : Bartolomeo Bomelli 5, ringrazia teneramente Maria SS. Ausiliatrice che ottenne al suo povero babbo, dopo giorni di mortale assopimento, la grazia di ricevere i SS. Sacramenti prima di morire. - Riva di Chieri (Torino) : N. N, 2, per messa all'altate di Maria Ausiliatrice per g. r. - Riva sul Garda (Verona): Aurelio e Virginia Fiorelli, per la guarigione della figlia Angelina, colpita da tifo maligno. - Rivarolo Canavese (Torino): una madre ringrazia Maria Ausiliatrice per vani favori. Rocca Preluro (Aquila): Amicarella D. Luigi 5, per messa di ringraziamento per g. r. - Roma : N. N. ringrazia Maria Ausiliatrice per aver ottenuto la speciale sua assistenza negli esami di laurea. - L. A. S. io, per le opere di D. Bosco, implorando una grazia desideratissima da Maria Ausiliatrice.

S) - Salgareda (Aquila) : Corona D. Andrea 25, per molteplici grazie ricevute ed aiuti spirituali. - Saluzzo (Cuneo): la famiglia del Can. Peretti di Saluzzo riconoscente alla Vergine Ausiliatrice per g. r. - Sanfrè (Cuneo) : Apollonia Rossi 1, per ringraziamento. - Samboseto (Parma) : D. Pietro Swich cappellano 15, per una messa all'altare di Maria Ausiliatrice in ringraziamento per implorata guarigione da gravissima malattia. - San Giorgio Canavese (Torino) : N. N. per g. r. - S. Maurizio Canavese (Torino) : Laura Marchini Re 20, guarita d'un forte mal d'orecchio, ringrazia vivamente Maria Ausiliatrice. - S. Maurizio Monferrato (Alessandria): Scagliotti Teresa 3, per g. r. implorando la benedizione di Maria Ausiliatrice. - Scalenghe (Torino): Margherita Bolla ringraziando e invocando la protezione di Maria Ausiliatrice. - Selva (Belluno) : Elisa Sermogiotto Felice 50, per grazia ricevuta per l'intercessione di Maria Ausiliatrice. - Serravalle (Trento): Simonini Maria n. Scarperi 20, per una novena di ringraziamento per ottenuto favore e in adempimento di fatta promessa. - Siena: Niccolò R. R. Forteguerri 10, per le opere salesiane, implorando l'aiuto della Madonna in una sua grave infermità. - Soave (Verona): Attilio Ambrosini 5, per una messa all'altare di Maria Ausiliatrice in ringraziamento di vani favori. - Busello Carolina p, per grazie ricevute e per speciali preghiere all'altare di Maria Ausiliatrice. - Stella (Genova): Scappapietra Antonio 5, per messa di ringraziamento alla Vergine Ausiliatrice per favore ottenuto. - Stradella (Pavia) : Giovanni Riccaro, per una benedizione al SS. Sacramento all'altare di Maria Ausiliatrice in ringraziamento di grazia ricevuta. - Susa (Torino) : Giovanni Bertolo 2, per messa di grazie all'altare di Maria Ausiliatrice.

T) - Terranova (Caltanisetta): Rosina Fozza 5, per grazia ottenuta. - Tirolo Ornannia: N. N. per grazia. - Torre di Bairo (Torino) : Antonio Musso fa celebrare una Messa all'altare di M. Ausiliatrice per grazia ottenuta. - Torino: N. N. una catena d'oro a Maria Ausiliatrice per grazia ricevuta. - Siccardi Maria offriva una tovaglia per l'altare di Maria Ausiliatrice. - F. R. io, per grazia ricevuta da Maria Ausiliatrice implorando l i sua benedizione. - Tortona: P. Antonio Gallarati 5, per messa di grazie. - Tradate (Como): Ghirlanda Serafino 5, per messa di ringraziamento per grazia ricevuta. - Troina (Catania) : Lo Giudice D. Silvestro 5, per una messa di ringraziamento a Maria Ausiliatrice.

U) - Ullassai (Sardegna) : Emilia Montagna 2, per messa all'altare di Maria Ausiliatrice in ringraziamento di un segnalato favore.

V) - Valera (Parma): M. A. 30, per varie grazie da lei e dai suoi cari ricevute e specialmente per essere stata liberata da tormentosa nevrostemia. - Venezia: Brustoloni Marianna 5, per ringraziamento di un ottenuto favore. - Verona: Maddalena Aretti 5, per grazia ricevuta. - Veruno (Novara) Valsevia Angela e Maria e Preti Angela 5, per grazia ricevuta. - Vervio (Sondrio) : Zelinda Sala Tenna per grazia ricevuta. - Viareggio (Lucca) : Biagi Cesira 5, riconoscente per la ricuperata salute del figlio Giacomo, per una messa a Maria Ausiliatrice. - Vidicedo (Cremona): Lava Piva Elisabetta, in riconoscenza a Maria Ausiliatrice, che ottenne al suo figliuolo l'esenzione dal servizio militare. - Vigone (Torino) : Catterina Vaira per grazia ricevuta. - Vittorio di Conegliano (Treviso): Francesco Piovesana, per ricuperata salute. - Volvera (Torino) : Garrone Filippo e Michele 6, per grazia ricevuta.

X) - Genoni Luigi per grazia ricevuta dal suo figlio Alessandro. - Guaraldo Rosa 2, per grazia ricevuta. - Ferri Barbara 5, per una messa di ringraziamento. - Morone Maria 2, per g. r.

NOTIZIE COMPENDIATE

A Valdocco.

La festa di S. Francesco di Sales. - Le dimostrazioni confortanti di cristiana pietà nelle solenni funzioni compiute nel Santuario di Maria Ausiliatrice, la più gioconda letizia dell'Oratorio, furono le note caratteristiche di questa cara solennità. E noi ne abbiamo parlato : per cui non ci resta che far cenno delle altre manifestazioni di soave letizia, che vorremmo dire l'esteriore della festa. Ma come ritrarle? Come ridire quella gioia vivissima che innondava visibilmente il cuore delle mille persone dell'Oratorio disseminate pei vasti cortili, messi a festa, rallegrati dalle note della banda musicale ed onorati dal passaggio di molti illustri e benemeriti ammiratori delle Opere di D. Bosco. e di tanti antichi allievi, felici anch'essi di rivedere quel nido, ove passarono un tempo i giorni più belli della vita ?

L'agape ch'ebbe luogo nella vasta sala della biblioteca riuscì veramente fraterna perchè improntata alla più squisita cordialità. Vi parteciparono Mons. Pampirio, D. Rua con gli altri Superiori, vari amici e benefattori, fra cui egregi ecclesiastici e professionisti della nostra città.

Al terminar della mensa, per cortese invito di Don Rua, presero la parola due redattori del Momento, l'avv. Mondada e il sac. Druetti, i quali con affettuose espressioni brindarono alla prosperità dell'opera dei figli di D. Bosco che in tutte le parti del mondo si studiano di ricopiare nelle proprie istituzioni lo spirito di amorevole operosità del loro Santo Patrono.

Si diede pure lettura di una lettera dell'avvocato Scala, direttore dell'Italia-Corriere. A tutti risposero con dolcezza veramente salesiana Don Rua e Mons. Pampirio.

La giornata ebbe una splendida corona colla rappresentazione della commedia : L'eredità di un figlio ingrato, del nostro amatissimo Don Gio. Battista Lemoyne. I piccoli attori, ci diedero quest'anno una serie eli brillanti rappresentazioni, sostennero mirabilmente quella sera la loro parte.

In Italia.

Altre feste in onore del nostro Patrono e Conferenze Salesiane. - Per non ripeterci e per mancanza di spazio, non potendo pubblicare le singole relazioni delle altre feste celebratesi in Italia ad onore del nostro celeste Patrono, e delle edificanti conferenze, tenutesi in tale occasione in conformità delle prescrizioni del Regolamento, ci limiteremo ad alcune spigolature, chiedendo venia ai nostri benigni corrispondenti.

A Torino la conferenza si tenne il 2 febbraio nella chiesa di S. Giovanni Evangelista. L'Oratore, il

Revmo Can. Condio, trattenne a lungo il suo uditorio illustrando l'opera benefica dell'apostolato cristiano, così modernamente attuato da D. Bosco con la Congregazione Salesiana. Il suo discorso, intonato sovrattutto alla nota affettuosa del cuore, fu una efficace apologia del missionario italiano che in lontane regioni porta la luce civilizzatrice del Vangelo ai popoli barbari e presta il conforto della sua assistenza a tanti nostri fratelli costretti a cercare altrove quel pane che non avevano in patria.

A Genova la conferenza ebbe luogo, al solito, nella vasta basilica di S. Siro, il 4 febbraio. L'oratore, prof. Giovanni Sammorì, dopo aver appena accennato alle molteplici opere suscitate dalla divina Provvidenza per opera di D. Bosco: istituti, collegi, scuole, asili, laboratori, stampa ed altre opere, si fermò a parlare degli ospizi, ove la carità cristiana aduna tanti orfanelli abbandonati, per insegnar loro non solo a guadagnare onestamente il pane, ma anche ad educare il cuore.

Anche nella vicina S. Pier d'Arena, nella nostra parrocchia di S. Gaetano, si celebrò con massima pompa la festa di S. Francesco. L'affluenza del popolo fu grande; il discorso panegirico recitato dal Rev.mo D. Marsano, Arciprete di Rivarolo, suscitò in tutti veri slanci di affetto al nostro Patrono e di sincera ammirazione all'Opera Salesiana.

A Pistoia, la domenica 7 febbraio, nella chiesa della SS. Annunziata si tenne la pubblica Conferenza. Presiedette all'adunanza Mons. Vicario Generale che si degnò con incisive parole raccomandare l'opera nostra, e il giovane sacerdote Eusebio Berni, con parola infuocata e con zelo da apostolo, parlò dell'utilità delle istituzioni salesiane, dell'incremento che queste hanno date alla fede nostra ed alla vera civiltà che emana dal cristianesimo, e della necessità che i buoni cattolici prendano a cuore queste sante istituzioni , siano compresi dei sacrifici immensi, a cui specialmente i poveri missionari vanno soggetti, e quindi vogliano aiutarle con qualsiasi specie di soccorsi. Dopo si fece la questua ed anche i giovanetti dell'Oratorio festivo offersero tutti il loro obolo, dimostrando così la loro schietta riconoscenza. Un ringraziamento sincero agli ottimi PP. Serviti, che svelarono in quella circostanza tutto l'affetto che hanno per l'opera nostra.

A Milano, il 17 febbraio, presente Sua Eminenza il Cardinale, nella cappella dell'Istituto di S. Ambrogio, il direttore Don Lorenzo Saluzzo tenne l'annuale conferenza sulle opere salesiane, mostrando quale sia il compito dei Cooperatori salesiani. Brevi ma efficaci parole rivolse pure ai numerosi intervenuti il Presidente dei Cooperatori salesiani, Monsignor Balconi. A sua volta l'Eminentissimo Cardinale ricordando come in mezzo alla gioventù nostra il male vada spaventosamente dilagandosi, come si tenti di scristianizzarla, rilevò la necessità di concentrare tutte le nostre forze in quelle opere dove sinora non si è impediti di lavorare al bene dei poveri giovani. La benedizione eucaristica, impartita da Mons. Balconi, chiuse l'adunanza. - Il dì precedente, nella chiesa di Santa Maria Segreta, si solennizzò la festa di San Francesco. Pontificò Mons. Balconi, e dalla schola cantorum dell'Istituto venne eseguita la Messa a quattro voci, Maria Redemptoris mater, del maestro Stehle. Disse il Panegirico il M. R. D. Cesare Rolandi, prevosto di San Gioachino.

A Bologna la conferenza si tenne nella chiesa della Santa. Presiedeva l'Eminentissimo Cardinale Arcivescovo. Il Rev.mo D. Roberto Maletti rilevò come D. Bosco fu il precursore dell'apostolato nuovo che è d'uopo compiere pel bene della società. D. Bosco, egli disse, è l'uomo dei nostri tempi, specialmente per due idee fondamentali che egli ha tradotto in atto con l'opera sua ; innanzi tutto egli ha raccolto con un cuore immenso i rifiuti della società o meglio le vittime di tutti i sistemi e di tutte le ingiustizie della società ; e li ha raccolti per farne il lievito stesso - aprendo loro la via a qualunque esplicazione delle più vive energie - delle asccnsioni umane. E a questo fine - che va dalla umile missione dell'operaio nel suo piccolo ambiente al grande compito dell'evangelizzazione e della civilizzazione dei popoli - egli ha istituito anche i Cooperatori salesiani, che sono come l'ultima evoluzione dell'idea grandiosa che Francesco e Domenico attuarono con l'istituzione del Terz'Ordine: questi due vollero il perfezionamento interno dell'individuo, e ciò anche in quanto diceva e doveva dire equilibrio sociale: Don Bosco vuole le opere di carità non semplicemente in quanto dicono cooperazione esterna alla sua opera grandiosa di trasformazione sociale per mezzo di reietti della società, ma in quanto dicono sovrabbondanza, effluvio soave verso i proprii fratelli sgorgante irresistibilmente da quell'interna elevazione di spirito, voluta da quei due primi. Dopo il conferenziere, parlò Sua Eminenza il Cardinale paternamente encomiando e incoraggiando l'opera dei Cooperatori Salesiani.

Anche a Napoli, nella Sapienza ; ad Orvieto, nella chiesa degli Scalzi, e con intervento di Mons. Vescovo Ausiliare : a Lugo , ove degnò recarsi per la circostanza Mons. Baldassarri, Vescovo diocesano ; a Desenzano, all'Oratorio e nella parrocchiale con immenso concorso di popolo ; a Verona, ove si eseguì musica classica e il ch.mo Arciprete della SS. Trinità, D. Angelo Antonini, rilevò lo spirito eminentemente educativo e caritatevole della istituzione di D. Bosco ; a Ferrara, con intervento dell'Em.mo sig. Card. Giulio Boschi ; e in cento altri luoghi si svolsero religiosi festeggiamenti e si tennero private e pubbliche conferenze.

*

Fra queste dovremmo registrare anche quelle promosse in molti luoghi del Piemonte, prima e dopo la festa di S. Francesco, dal nostro D. Stefano Trione e dal missionario D. Domenico Milanesio. A Saluzzo ad esempio, così l'ottimo Sale e Luce, Don Milanesio « per oltre un'ora seppe tener desta l'attenzione del còlto uditorio, raccontando alla buona i risultati delle osservazioni raccolte in 23 anni di missione in mezzo agli indigeni della Patagonia. Descrisse il paese, i costumi di quei popoli, ci fece sentire saggi della loro lingua; raccontò interessanti avventure; parlò dei progressi della fede e del fervore di quei poveri Araucani e Fueghini. Fu un quadro, reso attraente della parola animata e descrittiva del conferenziere, che lasciò in tutti, eziandio nelle persone istruite, la più intellettuale soddisfazione col desiderio di cooperare alle missioni salesiane della lontana America, ove i nostri missionari, i figli di D. Bosco, a prezzo di tante fatiche diffondono la fede e la civiltà. »

Il Cinquantenario della morte di Silvio Pellico. - Il 31 gennaio si compiva l'anno cinquantesimo dalla morte di Silvio Pellico. La data non passò inosservata. In varie città si promossero solenni commemorazioni e in moltissimi istituti educativi si rievocò con solenni accademie la dolce e cara figura dell'autore delle Mie Prigioni. Anche nei nostri collegi si tributarono al gentile poeta speciali onoranze : poichè, possiamo ben dirlo, noi imparammo da Don Bosco ad amare e stimare Silvio Pellico.

Infatti, Don Bosco ce lo proponeva ad esempio quando ne scriveva nobili pagine nella sua Storia d'Italia e ci ricordava d'averlo visto per le vie di Torino camminare adagio come persona stanca, mentre i passeggieri si fermavano a salutarlo ed i padri lo segnavano a dito ai loro figli, dicendo

Questi è Silvio Pellico, non dimenticatelo più!

Don Bosco avvicinò il Pellico in casa della Marchesa di Barolo e l'invitò ad aiutarlo nella sua impresa dell'educazione della gioventù. Dietro sua preghiera, Silvio compose la lode sacra dell'Anima e dell'Angelo Custode. Quando la divozione al Cuore di Maria da Parigi venne da noi, D. Bosco pregò il suo poeta a foggiargli una lode e questi lo compiacque volentieri con un'altra di quelle canzoni che vanno al cuore. Un'altra volta con lo stesso metodo lo pregò a scrivere sull'Inferno e sul Paradiso.

Così anche i primi lavori di Don Bosco, come la Storia Sacra e la prima edizione della Storia Ecclesiastica, li rivide Silvio Pellico, e diede quei cortesi ed amorevoli consigli, che egli poteva con tanta autorità far sentire. Quante volte noi sentimmo D. Bosco a dire : Silvio Pellico mi raccomandò tra le altre cose anche l'uso del vocabolario!... Aveva voluto applicarmi alla lingua francese e quelle prime scritture sapevano troppo di francese nella frase e nelle parole... Ed il buon Silvio ad avvisarmene con bontà ed a raccomandarmi la lettura di qualche libro dí più pura dizione... Se ho cominciato a consultare di più i nostri autori, lo devo a Silvio Pellico... E quando D. Bosco discese in Valdocco per raccogliere i giovanetti dell'Oratorio, sovente vedevasi l'umile e paterna figura di Silvio venire ad aiutare l'opera industriosa del nuovo S. Filippo. Quando, nel 1853, si pubblicò in Torino la sua vita, una copia, con un bel ritratto, venne pure all'Oratorio...

Era quindi ben conveniente che i figli di Don Bosco onorassero anch'essi la memoria del gentil Saluzzese : e noi vorremmo poter riportare per esteso le belle relazioni, che ci furono inviate in proposito, mentre dobbiamo limitarci a ricordare appena, a titolo di speciale encomio, le solennissime accademie commemorative tenute nei collegi di Fossano, di Treviglio e di Borgo S. Martino.

OULX - Una commoventissima funzione si compiva il 21 gennaio nella Chiesa della Badia di Oulx nella ricorrenza del 1° anniversario dalla morte del sacerdote D. Guglielmo Rinaldi. La popolazione di Oulx, che amava e stimava tanto il compianto e benemerito figlio di Don Bosco, coll'essere intervenuta numerosa e divota a questa funzione, diede un'imponente dimostrazione di affetto e di vivissima fede.

Dalle Isole Normanne.

GUERSENEY (ISOLE NORMANNE). - In queste isole, dette anche Isole del Canale, le quali benchè geograficamente appartengano alla Francia, pure politicamente sono dell'Inghilterra, poterono ricoverarsi i poveri Salesiani di Dinan. Il Vescovo di Portsmouth in Inghilterra, sotto la cui giurisdizione trovasi Guerseney, volle fare una visita a quei nostri confratelli, due dei quali, essendo diaconi, furono ordinati sacerdoti in quella circostanza. Fu un'attenzione delicatissima, di cui serberemo la più dolce memoria. L'Arciprete locale, che è il rappresentante di Mons. Vescovo per Guerseney e per Jersey è pure un caldo ammiratore dell'Opera Salesiana. La popolazione è buona; la domenica è osservata da tutti ; la nostra Cappella è insufficiente a contenere quelli che amerebbero frequentarla e non mancano fra questi molti protestanti. Tutto dà a sperare che quei figli di Don Bosco, occupandosi quanto prima dei giovanetti del paese con aprir per loro degli Oratori festivi, possano compensare quei buoni isolani della lieta accoglienza avuta.

Dalle Amerlche.

BERNAL (BueNos AYRES) - Congresso di musica sacra. - Non avendo per ora altri particolari di questo importante avvenimento ideato da un nucleo di Salesiani e Cooperatori di Bernal e di tutta la Repubblica Argentina, ne trascriviamo parte del programma generale, poichè ci pare che dia un'idea adequata della serietà delle future discussioni

I. Canto Gregoriano - Insegnamento pratico. Sua influenza e sua parte nel culto.

II. Musica liturgica - Suoi caratteri essenziali. Distinzione fra musica liturgica propriamente detta e musica religiosa in generale. Repertorio di musica liturgica facile.

III. Strumenti musicali - Loro uso in chiesa. Organo e harmonium. Carattere degli organi liturgici. Uso dell'organo in relazione col canto. Dell'organo in relazione col canto gregoriano e col canto figurato. Organo di accompagnamento.

IV. Canto popolare - Suo uso nelle funzioni liturgiche ed estraliturgiche. Il canto delle lodi sacre nei Collegi Salesiani.

V. Formazione dei cori - Scelta ed educazione delle voci. Metodo d' insegnamento. Accuratezza nelle prove, specialmente delle melodie gregoriane. Mezzi di emulazione nella scuola di canto. Coro di S. Gregorio. Qualità di una Schola cantorum modello.

BOGOTÀ (COLOMBIA) - Festa di famiglia. - L'11 dicembre, dopo un viaggio di 40 giorni, arrivava a Bogotà il Rev.mo D. Antonio Aime, per sollevare nell'ufficio d'Ispettore dei Collegi Salesiani in Colombia il zelantissimo D. Evasio Rabagliati, il quale è continuamente e interamente assorbito dalla cura e dal pensiero dei suoi disgraziati lebbrosi. L'Arcivescovo accolse D. Aime con quella bontà paterna che ha sempre dimostrato coi figli di Don Bosco. L'indomani, nella chiesa del Carmen, officiata dai Salesiani, un solenne Te Deum eruppe da un'onda di popolo, e il nuovo Ispettore, dopo un affettuoso saluto, impartì a tutti i presenti la benedizione apostolica, per benigno indulto del Santo Padre.

BUENOS-AYRES - Onorificenza pontificia. - Sul principio del mese di gennaio un'eletta di signori Cooperatori radunavasi nel Collegio di Almagro, per assistere alla solenne consegna della Croce di Cavaliere pro Ecclesia et Pontifica, inviata dal S. Padre Pio X all'esimio nostro benefattore, il signor Giovanni Frixione, figlio d'Italia e decoro della Repubblica Argentina. Compì la cerimonia, giunto felicemente dall'Europa, lo stesso nostro Monsignor Cagliero. Il sig. Frixione è il quarto Cooperatore salesiano, decorato nel Collegio di Almagro. Il primo fu il sig. Francesco Benitez, al quale Don Bosco aveva ottenuto da Pio IX nel 1877 la croce di Commendatore dell'Ordine di S. Gregorio Magno, e gli altri due furono il compianto Dottore Abele Bazàn e il sig. Governatore del Rio Negro, Dott. Eugenio Tello. Inviamo al neo-cavaliere i nostri festosi rallegramenti.

LORENA (BRASILE) - Pro defunctis. - Ricorderanno i lettori, come il nostro Superiore Maggiore, nella lettera del 1° gennaio, annunziasse con vivo cordoglio, che nel 1903 la febbre gialla era penetrata nelle nostre case del Brasile ed aveva mietute ben nove vittime fra i nostri Missionari. Ora abbiam avuto il pietoso annunzio, che a commemorare i fratelli estinti, si tenne sul finir dell'anno, nel nostro Collegio di Lorena, un'affettuosa e solenne accademia. Grate la musica, severo l'apparato, commoventissimi i discorsi : fu insomma un omaggio delicato e ben condotto. Alla memoria dei nostri si associò pur quella dell' immortale Pontefice Leone XIII e del Vescovo di San Paolo, il compianto Mons. Antonio Candido de Alvarenga. Anche il ricordo di Mons. Lasagna e compagni ricercò le più tenere fibre del cuore a tutti i presenti.

Necrologia

Il Sac. Gìovenale Bonavìa.

QUESTO dotto e pio Missionario Salesiano in Inghilterra , diligente Redattore del nostro Bollettino Inglese, spirava nel bacio del Signore il 23 gennaio u. s.

Nato a Genola il dì 26 ottobre 1865 da pii genitori, fin dai suoi tenerì anni diede chiare prove di una saggezza e bontà superiore all'età sua. Finito il corso ginnasiale, riceveva l'abito clericale da D. Bosco, il 3 novembre 1881, e l'anno seguente faceva la professione religiosa. Chiamato all'Oratorio in qualità di maestro ed assistente, adempì scrupolosamente i suoi doveri, e godette la speciale confidenza di D. Bosco. Ma quivi il Signore lo mise a dura prova, poichè fu colto da quella malattia, che doveva essergli fatale.

Ordinato Sacerdote e mandato a Londra all'aprirsi della prima casa Salesiana affinchè potesse anche ristabilirsi in salute, diede nell'esercizio del suo apostolato, prove di singolare saggezza e si mostrò instancabile per la gloria di Dio e per la salute di quelle anime dal Signore affidategli nella nuova patria. Indole mite e serena, saggio, affettuoso e prudente, fu caro a tutti. Sua Ecc. Rev.ma Mons. Bourne, ora Arcivescovo di Westminster, l'onorava della sua particolare amicizia.

Ma il morbo crudele, contro cui aveva lottato coraggiosamente per quindici anni, e che solo pochi giorni prima di farlo sua vittima riuscì ad allontanarlo dalla scrupolosa osservanza dell'orario della comunità, infieri ad un tratto. E il buon confratello, costretto a rimanersi in camera e prevedendo la sua fine, ivi passò gli ultimi quattro giorni con volto sereno ed in assidua preghiera.

Il di avanti la sua morte domandò se era venerdì o sabato, ed essendogli stato detto che era venerdì : « Quanto è lungo, rispose, questo giorno. » Durante la notte chiese ancora l'ora ed il giorno, ed essendogli risposto che era l'una del sabato : « Bene, bene, soggiunse, fra poco sarò a casa. » Fatto giorno, domandava continuamente dell'ora, e quando finalmente udi che erano le dodici, chiese sorridendo un sorso d'acqua, e placidamente addormentavasi nel Signore, dopo aver ricevuto gli ultimi conforti di nostra Santa Religione.

I funerali, celebratisi il 26 gennaio, riuscirono il più bell'omaggio a questo caro figlio di D. Bosco; come egualmente onorifico riuscì l'accompagnamento della sua salma al cimitero di Burwask, vicino a quella nostra casa che egli particolarmente amava, e dove non meno che a Londra, la sua memoria rimarrà in benedizione. Preghiamo per l'anima sua.

La Marchesa Teresa Gropallo-Adorno Vedova del Marchese Agostino.

QUEST'ESIMIA Cooperatrice Salesiana spegnevasi placidamente in Genova nel dicembre u. s. assistita dall'Eccellentissimo Vescovo di Casalmonferrato, Mons. March. Ludovico Gavotti, suo nipote, e confortata da una speciale benedizione del S. Padre. Visse 77 anni, mostrandosi ognora preclaro esempio di gentildonna, cioè, pia, benefica, cortese e di elevatissimi sensi; ed anche dal letto del suo dolore non cessò un istante di alleviare ogni sorta di sventure, bramosa sempre di restar nascosta.

Lo Spirito Santo ci assicura che le opere buone da noi fatte in vita ci seguiranno al tribunale di Dio. Questo pensiero ci squarcia il velo che avvolge la vita futura, e ci fa vedere la buona Marchesa nell'atto di ricevere in seno a Dio l'eterna ricompensa. Tuttavia, noi abbiamo pregato e pregheremo per l'anima sua, come ora la raccomandiamo ai suffragi di tutti i Cooperatori. Ciò torni di conforto ai nobili suoi generi e nipoti e specialmente alle sue ottime figlie, Marchesa Carolina Durazzo Adorno e Marchesa Viola Cattaneo Adorno, cui rinnoviamo le più sentite condoglianze.

Cooperatori Defunti

dal 15 Settembre al 15 Novembre 1903

1 Accarini Adele - Parma.

2 Agostini D. Sebastiano - Pennabilli, Pesaro Urbino. 3 Allievi D. Angelo Giusto - Vizzola Ticino. Milano. 4 Aldegheri D. Gio. Battista - Vestenanova, Verona.

5 Alvigini D. Gio. Battista, Opera Pia Provvidenza - Garbagna, Alessandria.

6 Ameglio D. Giovanni, C.co Abate - S. Remo, Porto Maurizio.

7 Aniceto D. Gregorio - Roma.

8 Angelino Giuseppe - Occimiano Monferrato, Alessandria.

9 Arcangeli D. Giovanni, Canonico Rettore Seminario Vescovile - Pistoia, Firenze.

10 Arcioni D. Gio. Battista, Teol. Arciprete - Brescia. 11 Arduin Casimiro - Torino. 12 Arnaboldi D Luigi - Novara. 13 Aureli Adele - Rimini, Forlì.

14 Axerio Catterina fu Giulio Canova - Ghemme, Novara.

15 Baccarini D. Arcangelo, Canonico - Civita Lavinia, Roma.

16 Barbagallo Marianna - Nunziata, Catania.

17 Barberis D. Antonio, Cappellano - Villafranca Piemonte, Torino.

18 Barberis D. Chiaffreddo, Teologo - Villafranca Piemonte, Torino.

19 Barberis Giovanni - Saluggia, Novara.

2o Barelli Giuseppe - Lugo, Ravenna.

21 Barera-Pria Andrea - Valsolda, Como.

22 Bartoccini Don Nazzareno, Curato delle Stimmate - Roma.

23 Bastone Margherita - Gattinara, Novara.

24 Bellano Annetta n. Tommasi-Bosso - Modica, Siracusa.

25 Bellega D. Francesco, Parroco - Anzano del Parco, Como.

26 Bellingeri Celsina - Torino.

27 Benetti Maria - Schio, Vicenza.

28 Beorchia-Nigris Francesca - Ampezzo, Udine.

29 Bergamasco Giovanni - S. Damiano d'Asti, Alessandria.

3o Bergesio Maria di Lorenzo -.Veglia di Cherasco, Cuneo.

31 Berlando Domitilla - Marano, Tirolo. 32 Bernardi Cav. Antonio - Bologna.

33 Bertagna Rosa - Gravago di Bardi, Piacenza. 34 Bertocci D. Vincenzo - Casanovole, Arezzo. 35 Bettili Luigi fu Vincenzo - Soave, Verona. 36 Bianchi Angelo - Casalvolone, Novara. 37 Bisotto Bartolomeo - Boves, Cuneo. 38 Bodini Anastasia - Cremona.

39 Bogetti Angelina n. Tarditi - Benevagienna, Cuneo. 4o Boldrini D Bernardo, Parroco - Castello di Porto Valtravaglia, Como.

41 Bonetti D. Giovanni, Priore - Madignano, Cremona. 42 Bongiovanni Maria - Breganze, Vicenza. 43 Bonizzardi D. Francesco - Fiumicello, Brescia. 44 Borga Anna - Mondovì Breo, Cuneo. 45 Borla Lorenzo, Usciere Posta Centrale - Torino. 46 Borra D. Gabriele, Vic. For. - Sarezzo, Brescia. 47 Bosco Rosa - Caserta.

48 Bozzelli-Lebolo Domenica - Campo Canavese, Torino.

49 Bradanini D. Antonio, Teologo - Bormio, Como. 5o Bresciani D. Pietro, Arciprete - Birbesi, Mantova. Si Briani D. Giacomo - Vaccarolo, Brescia. 52 Briccoli Geltrude - Marradi, Firenze. 53 Brilla Francesco - Genova.

54 Brugnoli Marianna, Contessa - Bedizzole, Brescia. 5,5 Brugnoni Anastasia - Oleggio, Novara, 56 Bruseschi Nicolò - Pesariis, Udine.

57 Businuro D. Costante, Arciprete - Polesella, Rovigo. 58 Butta D. Felice, Prevosto - Casalrosso, Novara. 59 Buttignoni Enrico - Trieste, Austria. 6o Cabascia D. Raffaele, Canonico - Morrovalle, Fermo. 61 Caffi D. Giuseppe - Catania. 62 Cagliero Bartolomeo - Torino.

63 Calcagnini Di Guglielmo, Seminario - Pistoia, Firenze.

64 Calcagno Marianna n. G. di S. Giorgio - Cuneo. 65 Callini Contessa Matilde V.a Fortunato - Brescia. 66 Calvetti Giuseppe, Avvocato - Torino. 67 Cambiaso Gaetano - Romairone, Genova.

68 Camera Mons. Pietro, Canonico Penitenziere - Vicenza.

69 Cantono-Ceva Filomena - Bourgen-Bresse, Francia. 70 Capitanio Angela - Sarcedo, Vicenza.

71 Capra Serafina di Giovanni n. Iberti - S. Salvatore Monferrato, Alessandria.

72 Caprotti Virginia - Albiate, Milano.

73 Carbonelli D. Tommaso - Silvano d'Orba, Alessandria.

74 Carletti D. Francesco, Prevosto - Cicognara, Mantova.

75 Carlini Adele - Montecolombo-Croce, Forlì.

76 Carminati D. Ambrogio, Prep. Parroco - Lacchiarella, Milano

77 Carozzo Bartolomeo - Varazze, Genova. 78 Carpani Antonietta - Bosisio, Como.

79 Carpi D. Serafino, Canonico Provicario Generale - Cremona.

8o Carroggio D. Luigi, Priore di S. Fede - Genova. 81 Carrubba Luigi, Avvocato - Siracusa. 82 Casarico Rachele - Como.

83 Casolari D. Giuseppe, Arcip. Vic. For. - Saliceto Panaro, Modena.

84 Cassinis Contessa Marianna - Torino.

85 Castagnari D. Francesco - Vignale, Bologna.

86 Castelli D. Giuseppe, Prevosto - Ostana, Cuneo.

87 Cavallera Cav. Luigi, Direttore orfanotrofio - Alessandria.

88 Cavalli D. Giuseppe, Parroco - Isorella, Brescia. 89 Cavalli-Orlandini Margherita-Carpenedolo, Brescia. 9o Ceruti Angiolina - Torino.

91 Cerutti Chiaberto - Carmagnola, Torino.

92 Cerutti Teodoro - Calosso, Alessandria.

93 Chiancara D. Domenico, Prevosto - Forca di Valle, Teramo.

94 Chiavico Climaco, Falegname - Albaro di Ronco, Verona.

95 Chicca Alfredo - Lucca.

96 Chierego Maria - Pirano, Austria.

97 Ciaralli D. Vincenzo, Canonico - Milano. 98 Ciranna D. Salvatore - Buscemi, Siracusa.

99 Ciriací D. Giuseppe, Parroco - Cesolo, Macerata. 100 Cirio Pietro - Monastero Bormida, Alessandria. 101 Cocchi Bartolo - Capodiponte, Brescia. 102 Cogo Giacinto - Torino.

103 Col Maddalena - Carmagnola, Torino. 104 Colbacchini Anna - Vicenza.

105 Comba Antonia - Cuneo.

106 Comba Giovanni - Cuneo.

107 Conforti D. Raffaele - Lancusi, Salerno.

108 Consolini Lucia - Cloz, Austria.

109 Cori D. Raffaele, Prev. S. Martino - Ascoli Piceno. 11o Corrias Delfino, Studente - Cagliari. 111 Corvino D. Pietro, Parroco - Lanzara, Salerno. 112 Cosci D. Leopoldo, Parroco - Baronto, Firenze. 113 Cottini Maria - Biella, Novara. 114 Crema Francesco Luigi - Montagnana, Padova. 115 Cresto Giacomo - Pessinetto, Torino

116 Crotti Contessa Lucia di S. Pietro - Trento, Austria.

117 Cucchi Maria - Palestro, Pavia.

118 Curtatili Matilde - Pieve d'Olmi, Cremona. 119 Curti D. Agostino - Castellano, Austria. 12o Dalvit D. Pietro - Flavon, Austria. 121 Darbesio Enrico - Torino.

122 Dazzoni Marietta - Faido Levantina, Svizzera Tic. 123 Deaglio Erancesco   Scaria, Como.

124 Deagostini D. Luigi, R. Cappellano - Monte Spluga, Sondrio.

125 De Baroni-Azzopardi Vincenzo - Valletta, Malta. 126 Debernocchi Marietta n. Truffo - Torino. 127 Decaroli Giuseppina n. Cesana - Cuneo. 128 Decarolis Alberto - Bisenti, Teramo.

129 Decinè D. Aniceto, Cappellano - S. Fiora, Grossetto.

13o Defilippi Giacomo di Francesco - Cucceglio, Torino. 131 Degiorgi D. Alessandro, Cappellano - Alessandria. 132 Del Carretto-Bellotti Angela - Varazze, Genova. 133 Delponte Assunta - Bignasco, Svizzera Tic. 134 De Lillo Emilia - Caserta.

135 De Luca D. Felice, Canonico - Cisterna, Roma. 136 Demonte Anna   Cavallermaggiore, Cuneo. 137 Densi Felice Orefice - Cesena, Forlì. 138 Derohden Francesco - Roma.

139 De Toma Pietro, Dottore - Treviglio, Bergamo. 14o Devia D. Angelo, Teologo - Albenga, Genova. 141 Diecine D. Aniceto - Pozzuolo, Perugia.

142 Diodato Nicola di Carlo - Giuliano in Campania, Napoli.

143 Di Santa Croce Baronessa Maria nei Riccinelli - Ancona.

144 Donatelli-Tinelli Luigia - Caprino, Verona.

145 Donaudi Cav. Felice - Torino.

146 Doriguzzi Giacomo - S. Stefano di Cadore, Belluno. 147 Drago Laura - Torino.

148 Drappero Antonio - Pessinetto, Torino.

149 Erbetta Maria, Negoziante in stoffe - Cureggio, Novara.

i5o Falco Margherita - La Morra del Villar, Cuneo.

151 Fanelli D. Pietro, Arciprete Vic. For. - Casalvieri,. Caserta.

152 Fanesi Amabile - Presenaio, Belluno.

153 Fantelli D. Alessandro, Parroco -- Bologna.

154 Fantugini D. Serafino, Chiesa S. Filippo - Pistoia,. Firenze.

155 Fassi D. Giuseppe - Villafranca Piemonte, Torino. 156 Ferrari Costanza - Bologna. 157 Ferrari Costanza - Somma Lombarda, Milano, 158 Ferrari Giuseppe - Treviglio, Bergamo. 159 Ferrari D. Pietro - Alessandria. 16o Ferrario Fiorini - Taverne, Svizzera Tic. 161 Ferrazzi D. Luigi - Valstagna, Vicenza. 162 Ferioli D. Samuele - Cocquio, Como. 163 Ferrua D. Matteo - Trinità, Cuneo. 164 Fogliaceo Stefano - Cavallermaggiore, Cuneo. 165 Foraboschi Mons. Antonio - Cornia, Udine. 166 Forassassi P. Clemente, Rettore - Turicchi, Firenze. 167 Fornello-Rigotti Cristina - Torino. 168 Forzani Michele Felice - Fontanellato, Parma. 169 Foschiera Carlo - Mantova. 17o Franzoni D. Angelo, Cappellano - Belforte, Alessandria.

171 Fra Paolino da S. Pietro a Marsiliano - Levanto, Genova.

172 Fratantonio D. Gaspare, Canonico - Modica, Siracusa.

173 Fugazzi Costantino fu Fedele - Villa, Genova. 174 Gaiaschi Ersilla Emilia - Parma. 175 Galia, Sacerdote - Tassarolo, Alessandria. 176 Galli D. Antonio, Rettore - Mercato, Firenze. 177 Galli-Dunn Sibilla V.a Arpesani - Milano.

178 Gamba Ignazio - Villanova d'Asti, Alessandria. 179 Gambino D. Giovanni, Prevosto Vic. For. - Villafranca Piemonte, Torino.

18o Gandiglio Felicita V.va Giordano - Torino.

181 Garberoglio D. Luigi, Canonico - Asti, Alessandria.

182 Garesio Ciuseppe - Veglia di Cherasco, Cuneo.

183 Gatti Carolina n. Bruna - Casale Monferrato, Alessandria.

184 Gatti D. Ottavio - Sannazzaro, Pavia. 185 Gattinoni Rosa - Milano.

186 Gattinoni Vittoria V.a Rocchetti - Galbiate, Como. 187 Genderini Carlo - Treviglio, Bergamo. 188 Gessi Mons. Angelo - Roma. 189 Gherzi D. Giovanni - Villa Raverio, Milano. 19o Ghigo Bernardino - Entraque, Cuneo.

191 Giacomazzi D. Antonio - Cappelletto di Noale, Venezia.

195 Giacomini D. Antonio, Parroco - Codiverno, Padova.

193 Gialdini Mons. Felice, Arcivescovo di Cirene - Roma. 194 Gianferrari D. Pietro, Cappellano Curato - Brugneto, Reggio Emilia.

195 Giffuni Francesco Saverio - Maratea, Potenza.

186 Giovenale D. Giacomo, Canonico Catt. - Asti, Alessandria.

197 Giusti Maria, - Cogoleto, Genova.

198 Gola-Brugnetti Antonietta -- Treviglio, Bergamo. 199 Gonano Giov. Battista -- Pesariis, Udine. 20o Gorlero Francesco - Trino Vercellese, Novara. 201 Grafigna D. Luigi Canonico - Genova. 202 Grandi D. Callisto, Parroco - S. Agata, Como. 203 Grassilli D. Antonio - Bologna. 204 Grasso Teresa -'Calosso, Alessandria. 205 Grignolo Giuseppe, Dottore - Saliceto, Cuneo. 206 Grololi D. Innocenzo - Faenza, Ravenna. 207 Gropallo-Adorno Marchesa Teresa - Genova. 208 Grotanelli Nob. Cav. Edoardo - Siena. 209 Guala Angelo - Orsara Bormida, Alessandria.

21o Guerreri D. Paolo, Canonico - Mazzarino, Caltanisetta.

211 Guerrini-Martiui Maria - Bagnacavallo, Ravenna. 212 Guidone Rocco - Foggia. 213 Guissani Isidoro, Indoratore - Bra, Cuneo. 114 Guissani Rosa - Cesano Maderno, Milano.

215 Guzzardi Crocefissa n. Giaruffo - Vizzini, Catania.