Ai DEVOTI DELLA MADONNA Di D. Bosco . - Pag 35 VASTO CAMPO D'AZIONE SALESIANA, ossia l'Opera di Maria Ausiliatrice per le vocazioni degli adulti allo stato ecclesiastico MISSIONI: - BRASILE : Una Missione pastorale nel Matto Grosso. Il Collegio Convitto di Cachoeira do Campo (Minas Geraes). - COLOMBIA: Nel Lazzaretto di Contratacion - PERÙ: Il Delegato Apostolico al Collegio D. Bosco del Callao » 101
GRAZIE DI MARIA AUSILIATRICE » 101
NOTIZIE VARIE » 109
RIVISTA BIBLIOGRAFICA » 111
COOPERATORI DEFUNTI 89 ILLUSTRAZIONI: - Gesù risorto, pag.- S. Giovanni Evangelista, 91, e S. Matteo Evangelista, 92, (opere dei laboratori di Sarrià-Barcellona) - Il Collegio D. Bosco di Cachoeira do Campo, 99 - Nell'atto della benedizione della prima pietra del nuovo edifizio salesiano di Savona, 107.
A GRANDI passi si avvicina il mese più bello e più caro pei divoti di Colei, che il popolo, con frase tutta esprimente la parte avuta dal venerato nostro Fondatore nella propagazione del culto alla Vergine Ausiliatrice, suole chiamare col dolce nome di Madonna di Don Bosco. I Salesiani, le Suore di Maria Ausiliatrice, i giovanetti e le giovanette alle loro cure affidate esultano di santa letizia a questo pensiero e già si preparano a tributare alla grande Regina del Cielo e della Terra gli omaggi più sinceri e più fervidi del loro amore, della loro riconoscenza, della verace loro divozione. Come in tutte le altre cose, così in questa annua dimostrazione alla Vergine Ausiliatrice, ai Figli di D. Bosco debbono associarsi tutti i Cooperatori e le Cooperatrici Salesiane. E però a tutti diciamo: Raddoppiamo nel mese consacrato alla nostra Celeste Patrona il fervore nelle nostre divote pratiche, moltiplichiamo il nostro zelo nelle buone opere, aumentiamo la frequenza ai SS. Sacramenti, mettiamo insomma un impegno tutto partìcolare per celebrare santamente il mese di Maria Ausiliatrice. Ed i giorni di questo bel mese siano tutti contraddistinti da qualche particolare ossequio verso della potente Ausiliatrice del Popolo Cristiano. Sarà la recita di qualche preghiera continuata per tutto il mese, sarà la buona lettura di apposito libro, qualche atto di carità corporale o spirituale verso de' nostri simili, la visita a Gesù Sacramentato ed a Maria Santissima, l'assistenza al pio esercizio del Mese Mariano che suolsi celebrare nelle varie chiese delle nostre città e paesi, l'assistenza quotidiana al S. Sacrificio della Messa..., in breve, nessuno lasci passar giorno senza presentare qualche speciale ossequio alla nostra tenerissima Madre Maria.
Nè contentiamoci di praticare noi in particolare questi ossequi verso di Maria Santissima, ma facciamoci zelanti propagatori della sua divozione verso quanti ci stanno d'intorno.
I padri e le madri di famiglia la instillino ne' teneri cuori de' loro figli, facendo ripetere loro, mattino e sera e più altre volte lungo il giorno, il saluto angelico, esortandoli ad invocare sovente il Nome Santo di Maria, associandoli a loro in sull'annottare nella recita del S. Rosario, e parlando loro frequentemente della potenza, bontà e tenerezza di Maria per noi suoi figliuoli, valendosi a tal uopo di tutti quei fatti miracolosi venuti a loro conoscenza mercè la lettura di buoni libri, di buoni periodici ed anche del nostro stesso Bollettino.
Questo nobile compito dei genitori può essere rafforzato e continuato con mirabile efficacia dai Maestri e Maestre nella scuola. Quei vispi fanciulli, dagli occhi scintillanti, dal viso aperto, sorridente, dall'anima ingenua, oh! con che gusto bevono le verità che partono dal labbro de' loro istitutori! Oh! con quanto vantaggio de' teneri cuori e della loro educazione scendono gli accenti del precettore che favella di cose soprannaturali! Parole che sanno di cielo fanno sempre in tutti, ma specialmente ne' giovanetti impressione salutarissima, incancellabile! Rammentino gli educatori i loro anni giovanili, e dalle dolci memorie di quel beati tempi facciano tesoro a benefizio de' loro cari alunni.
I nostri ottimi Direttori, Decurioni, Zelatori e Zelatrici vorranno quest' ultimo anno del millenovecento fare ancora di più per onorare Maria Ausiliatrice. Nella loro pietà e zelo intraprendente, essi troveranno modo di introdurre, ove ancora non si praticasse regolarmente, il pio esercizio del Mese Mariano. Ove non si potesse altro, basterà radunarsi ogni giorno per la recita del S. Rosario, farvi seguire una breve lettura sulla vita e le virtù di Maria SS., estrarre un fioretto da praticarsi nel giorno seguente e conchiudere col canto di qualche laude sacra o delle stesse Litanie Lauretane. Dovunque si procuri che sia esposta alla pubblica venerazione il quadro della Vergine Ausiliatrice che si venera in Torino, come quello che, nella sua viva espressione di tutte le classi e miserie sociali inneggianti a Maria, ha tanta virtù sugli animi d'inspirare fiducia grandissima, nel potere di Maria Ausiliatrice. Si faccia conoscere e si propaghi presso tutti la Confraternita di questo nome, più volte commendata dal regnante Pontefice Leone XIII; si pensi fin d'ora a tenere la prescritta Conferenza Salesiana per Maria Ausiliatrice, invitando all'uopo qualche illustre conferenziere; si preparino gli animi a celebrare a questa nostra celeste Patrona una solennissima festa il 24 maggio prossimo; facciamo insomma di tutto il nostro medio per attirare un numero immenso di anime all'amore ed alla divozìone di Maria SS. Ausiliatrice, la quale dal suo trono di gloria rivolgerà benigno sopra di noi il suo sguardo materno e benedirà a noi, alle nostre famiglie, alle nostre intraprese e si darà premura di prepararci un premio grande lassù nel cielo, giacchè a tutti ripete per bocca dello stesso Spirito Santo: Qui elucidant me, vitam aeternam habebunt: Tutti quanti procureranno di onorarmi, avranno .la vita eterna.
Frattanto per norma di tutti i Cooperatori e le Cooperatrici di Torino, ricordiamo che nel Santuario di Valdocco sidarà principio al bel mese di Maria Ausiliatrice il 23 del corrente aprile, terza domenica dopo Pasqua, festa del Patrocinio di S. Giuseppe.
Assistendo devotamente alle funzioni della comunità che si tengono in detta Chiesa alle ore 5 1/2 ed alle 7 1/2 del mattino, si può acquistare, per concessione pontificia, l'indulgenza di tre anni, e facendo la S. Comunione l'indulgenza plenaria quotidiana.
Nei giorni feriali, al mattino dopo la Messa delle 5 1/2 , ed alla sera alle 7 1/4 dopo il canto d'una lode, si terrà un breve discorso e si darà la benedizione col SS. Sacramento. Nei giorni festivi questi discorsi avranno luogo dopo i Vespri delle 2 1/2 e delle 4 1/2.
ossia l'Opera di Maria Ausiliatrice per le vocazioni degli adulti allo stato ecclesiastico. (Pensieri letti all'adunanza dei nostri Direttori Diocesani del settembre 1898)
SoNO incaricato di parlare a quest'eletta adunanza di un'opera che riguarda non solo il bene della nostra Pia Unione, ma quello di tutta la nostra Santa Madre la Chiesa Cattolica; di un'opera che ha le sue radici nel Cuore di Dio medesimo, che costituisce la porzione eletta di sua eredità, che informa, vivifica ed agguerrisce tutto il suo regno e ne assicura il dominio sulle anime che vengono al mondo. Quest'opera infatti non è altro che l'attuazione pratica di quella divina petizione che, ammaestrati da Gesù Cristo medesimo, quotidianamente innalziamo al Padre nostro celeste: Adveniat regnum tuum! Non è altro che il compimento incessante del motto sacro sculto sopra lo stemma della Famiglia Salesiana: Da mihi animas; motto che i membri tutti di questa gran famiglia hanno nel cuore e sulle labbra per imprimerlo suggello indelebile su tutte le loro azioni.
Sì, o Signore, venga il regno tuo sopra tutte le anime da te create e redente in un'espansione d'amore infinito ! E questa l'aspirazione che prorompe dal cuore di quelli che in Te credono, in Te sperano, Te amano con tutte le loro forze. È questo l'obbligo che a ciascheduno degli uomini ingiunse Iddio con quel comando di aver cura del proprio fratello - unicuique mandavit Deus de proximo suo - essendo il regno di Dio nelle anime, la pace, la prosperità, il vero benessere del nostro prossimo. Ma in modo speciale è l'obbligo che incombe a noi, venerandi Colleghi nel Sacerdozio, per ragione del sacro ministero, a noi, che S. Paolo, rapito d'ammirazione al considerare la sublimità di tanta vocazione, nell'ardenza della sua carità chiamava Cooperatori di Dio medesimo - Dei sumus adjutores.
Orbene, il mezzo con cui meglio e più efficacemente possiamo cooperare alla diffusione del regno di Dio sopra la terra, si è quello di procreare cuori generosi che abbraccino questa stessa missione, vale a dire procurare alla mistica Sposa di Gesù Cristo dei buoni Sacerdoti e zelantì Missionari, affinchè per mezzo loro Gesù Cristo regni, conosciuto ed amato, in tutti i cuori e sopra tutte le nazioni. La qual cosa diverrà assai pratica e di sicuro esito per i Cooperatori Salesiani, se essi concentreranno i loro sforzi e le loro energie intorno a quell'Opera, che D. Bosco, Deo inspirante, creava nel 1876, denominandola da Maria Ausiliatrice, nostra celeste Patrona; opera che ha per iscopo di facilitare la via allo stato ecclesiastico o religioso a quei giovani, i quali già alquanto avanzati negli anni e pur sempre conservando i germi della vocazione, vuoi pel servizio militare, vuoi per difficoltà in famiglia, vuoi infine per mancanza di mezzi, non abbiano ancor potuto seguirla. Quest'opera, benedetta ed approvata da Pio IX il 19 maggio 1876 e da Lui arricchita di numerosìssimi vantaggi spirituali, che già diede in non ancor cinque lustri di vita un numero grandissimo di zelanti Sacerdoti a non poche Diocesi d'Italia e dell'estero e di strenui Missionari a tanti poveri selvaggi, è affidata ai Membri di una speciale Associazione, alla quale tutti possano partecipare, grandi e piccoli, ricchi e poveri: Associazione che, bene organizzata, pare sia chìamata a dare alla Chiesa un numero maggiore di buoni e ferventi Sacerdoti, che vadano qua e là spargendo con mirabile ardore il regno di Gesù Cristo. Poichè, come gia diceva il R.mo nostro Superiore D. Rua nella sua lettera annuale del 1897, Iddio ricco in misericordia, in podestà del quale sono i tempi ed i momenti, ha forse disposto che sia questa l'ora opportuna per lo sviluppo di quest'opera; forse le ha riserbato grazie speciali di salute : anzi pare che Maria SS. Ausiliatrice riserbi favori speciali per coloro che se ne fanno promotori.
Ad animare pertanto tutti i nostri Benemeriti Direttori, Decurioni, Zelatori e Zelatrici ad un'attiva cooperazione per il maggior incremento di questa provvidenziale Opera, ed eccitarli ad una più vasta e meglio regolata organizzazione di essa, esporrò alcuni pensieri atti, a mio credere, a scuotere i cuori di tutti i buoni, ma sopratutto di noi Sacerdoti, che ci siamo interamente consacrati al bene delle anime e della società ed alla gloria dì Dio e della sua Chiesa.
L'Opera di Maria Ausiliatrice per le vocazioni degli adulti allo stato ecclesiastico si raccomanda a tutti per più ragioni. Ed anzitutto per la scarsezza dei Sacerdoti. Ho io forse bisogno di mettervi sott'occhio il triste spettacolo che, press'a poco in tutta la cattolicità, ci offre la diminuzione delle vocazioni ecclesiastiche? Quotidianamente la morte ruba all'armata di G. C. valorosi soldati, senza che altri sorgano a riprendere i posti rimasti vuoti. Sono rarìssime le Diocesi, in cui non si ha a constatare una desolante differenza tra la cifra delle ordinazioni e quella dei decessi. Ora tutti i più grandi pensatori, i veri amanti della patria - la quale senza la religione è utopia - osservando questo fatto doloroso, alzarono la lor voce per invocare il concorso di tutti nell'escogitare i rimedii opportuni.
Il sapientissimo Leone XIII, questo sommo luminare del secolo nostro, già nel 1869 quando era ancora Vescovo di Perugia, in una pastorale al suo clero, dopo di aver detto che negli ultimi dieci anni la statistica deì preti defunti in Diocesi superava di trenta quella delle ordinazioni, aggiungeva: Torna di somma afflizione al nostro cuore il vedere quante parrocchie ci facciano domanda di pastore, senza che glielo possiamo dare: il vedere quante numerose popolazioni implorino da noi il pane della dottrina cristiana ed i soccorsi dei Sacramenti, senza poterle esaudire; e se qui tale stato di cose dovesse perpetuarsi, nulla più varrebbe ad impedire la decadenza e la ruina della religione in mezzo alle popolazioni per mancanza di braccia che coltivino questa porzione del campo del Padre di famìglia.
E questa deficienza di ministri di Dio, questa diminuzione di vocazioni ecclesiastiche continua talmente a farsi sentire in Italia, che i Vescovi tremano per la sorte delle anime loro affidate. Quale sia la causa di questo stato di cose non è difficile arguirla. L'indifferenza religiosa, i sentimenti affatto terreni. della più parte delle famiglie, la funesta educazione, che riceve la gioventù in seno alle famiglie e nelle scuole; le massime irreligiose che una male ìntesa libertà sparge dì per dì a profusione; gli oltraggi, le calunnie, gli insulti, i sarcasmi che incessantemente si lanciano contro i sacerdoti nei libri e nei giornali, nei teatri e nelle pubbliche riunioni; son tutte cause che insieme concorrono a far diminuire sempre più il numero degli apostoli del Signore, a scemare le file dei soldati della Chiesa ed a far sparire i pastori delle anime, le quali allora, pecorelle lasciate in balia di se stesse, seguono i tortuosi sentieri del vizio e vanno a finire nella gola del lupo.
È vero che questa diminuzione di clero, questa mortale deficienza di vocazioni non si sente ugualmente in tutte le Diocesi ; ma se facciamo una media, la cosa si vede luminosamente. Difatti da calcoli esatti risulta che dal 1875 al 1885 l'Italia nostra perdette 10.700 preti, mentre le ordinazioni di nuovi sacerdoti furono appena 4.995, cioè meno della metà.
Se guardiamo alla Francia cattolica, la vediamo tutta allarmata per lo stesso pericolo ed unica è la voce dei suoi Vescovi in gridare: Lavoriamo per guarire questa piaga; la Chiesa ce lo domanda con le lagrime agli occhi, la Chiesa che è la madre delle anime e geme in vedere quante ne vadano perdute per mancanza di pastori, d'apostoli e di dottori.
La Spagna eziandio, questa fiera e tanto travagliata nazione cattolica, continuamente va perdendo l'avita sua fede per mancanza di sacerdoti. Lo stesso si può dire di tutte le altre nazioni europee.
E se dall'Europa passiamo nelle Americhe, più forte ancora si farà sentire la necessità di sacerdoti, ed i Pastori di quelle giovani nazioni gemono tra il vestibolo e l'altare innalzando al cielo lo straziante grido: Da mihi liberos, alioquin moriar! Per prova ci basti quanto il secondo Vescovo Salesiano, l'indimenticabile Mons. Lasagna, martire del Brasile, scriveva nelle sue relazioni intorno a Cuyabà, capitale del Matto Grosso : « La popolazione è di circa 16.000 abitanti. Il Vescovo non ha che tre preti nella capitale ed altri 8 sparsi per le parrocchie, le quali in maggior parte sono senza pastore da anni ed anni. Vi è un seminario da 5 anni diretto da 4 zelanti Missionari Lazzaristi che sono la vera provvidenza del Matto Grosso; ma le vocazìoni riescono sì poco, che in 16 anni il Vescovo non ha potuto ordinare un sol sacerdote. » Ma perche invocare queste testimonianze, se noi stessi possiamo vedere coi nostri proprii occhi questa tanto lamentata penuria di sacerdoti? Le relazioni dei nostri Missionari, pubblicate sul Bollettino, ci dicono con l'irresistibile eloquenza dei fatti assai più di qualsiasi citazione od autorità. Bisognerebbe esser ciechi per negare questa triste realtà di cose, la quale proviene in massima parte dagli ostacoli che s'oppongono allo sviluppo delle vocazioni fra i giovanetti, i quali ostacoli debbono essere un altro forte motivo per eccitarci a cooperare all'incremento dell'Opera, di Maria Ausiliatrice per le vocazioni degli adulti.
Molti cristiani dimenticano facilmente che hanno dei doveri da compiere relativamente alle vocazioni. Se è vero che la vocazione viene da Dio, è altresì certo ch'essa non germoglìa e non fruttifica senza il lavoro dell'uomo. Oggidì gli ostacoli allo sviluppo del Clero e delle Congregazioni sono divenuti tali, che nessun cattolico non può più trascurare la parte che gli compete in quest'opera capitale. Le difficoltà, dell'ora presente danno alla questione un'importanza affatto speciale.
La lotta è di tutti i secoli; ma ben si vede che in questi ultimi anni essa divenne estremamente acuta. Gli avvenimenti precipitano e noi camminiamo a grandi passi verso la rovina delle cose passate e verso la creazione di nuove istituzioni. Qual causa guadagnerà in questo universale dìscioglimento di cose? Quella che possiederà la vita più intensa. L'intensità della vita nella Chiesa Cattolica consiste nella purezza della fede, nella fermezza dei principii, nella vivezza conquistatrice dello zelo non solo, ma anche nella potenza numerica della sua armata. Ecco perchè l'obbligo di suscitare le vocazioni apostoliche non si è mai fatto sentire tanto necessario come in questi tempi. Ma se lo sviluppo delle vocazioni non fu mai così necessario come in questi tempi, dobbiamo pure dire che non fu mai così difficile. Una volta le vocazioni nascevano per incanto e bastava solo aprire le porte del santuario alla moltitudine di quelli che ambivano entrarvi. Oggidì invece più non basta aspettarli; bisogna aiutarli a superare gli ostacoli che li arrestano. Numerosi sono questi ostacoli, nè fa d'uopo enumerarli; tuttavia ne citerò alcuni: i progressi dell'insegnamento laico, la debolezza di temperamento nei nostri fanciulli, il male intellettuale e morale, l'opposizione dei parenti, le insidie delle autorità sociali e le difficoltà della formazione alla vita religiosa, sono ostacoli così generali e forti da soffocare pressochè tutti i germi di vocazione nei fanciulli.
Il nostro venerato Padre Don Bosco nel corso del suo apostolato ha esperimentato tutti questi ostacoli, che furono per lui il germe dell'Opera, di cui parliamo. Ecco come egli stesso si esprime: « Dall'esperienza si potè conoscere come di dieci fanciulli, che cominciano gli studìi con animo di arruolarsi alla milizia di Gesù Cristo, in media appena uno o due giungono al sacerdozio; mentre (notatelo bene) dai più grandicelli, che hanno già ponderata e studiata la loro vocazione, sopra dieci se ne hanno otto. Si osservò pure che in uno spazio di tempo assai più breve, quindi con molto minore spesa, compiono i loro corsi letterarii; perocchè, separati dai piccolini che debbono gradatamente percorrere le loro classi, quelli mercè corsi abbreviati possono assai più presto giungere alla meta. »
Queste poche linee spiegano l'origine non solo, ma pur lo scopo dell'ammirabile e provvidenziale Opera di Maria Ausiliatrice per le vocazioni degli adulti, quale noi l'abbiamo ricevuta dal nostro venerato Fondatore e come la continuiamo a sviluppare sotto la direzione dell'amatissimo suo Successore, il venerato D. Rua.
Don Bosco, con la benedizione e con l'approvazione di Vescovi e del Capo Supremo della Chiesa, ne fece un primo esperimento, raccogliendo nei suoi Oratorii alcuni giovani adulti desiderosi di imprendere i corsi degli studii classici unicamente per consecrarsi a Dio nello stato ecclesiastico. Dio benedisse i suoi deboli sforzi, ed alla fine del primo anno 36 alunni entrarono nel Chiericato. Di questi 20 ritornarono alle loro rispettive Diocesi.: alcuni abbracciarono lo stato religioso e gli altri si consecrarono in diversi Istituti alle Missioni estere. Negli anni seguenti crebbe il numero tanto, che Don Bosco si vide costretto ad aprire apposite Case per questo scopo; ed in 22 anni nella sola Italia oltre 10 furono le Case destinate a questo fine, dalle quali uscirono i migliori nostri Missionari, tra cui nomino sopra tutti quell'anima grande ed eroica di D. Unia, apostolo e martire dei lebbrosi della Colombia, i Seminari d'Italìa si ebbero ottimi istitutori, e le Diocesi distinti Ecclesiastici. Non vi ha bisogno di prova; è cosa che tutti abbiam sott'occhio nelle varie regioni d'Italia; solo osservo che questi felici risultati si hanno nella coltivazione delle vocazioni negli adulti, perchè in essi si ha una vocazione più sicura ed una volontà più energica.
Ma noi Sacerdoti possiamo trovare in noi stessi, nel fondo del nostro cuore, motivi più intimi e più forti per consacrarci corde magno et animo volenti alla coltivazione delle vocazioni che si manifestano negli adulti, all'incremento dell'Opera di Maria Ausiliatrice. Noi amiamo il nostro prossimo, amiamo Dio, le anime, la Chiesa, la patria; ebbene son tutte queste altrettante molle potenti che debbono farei scattare in questo vastissimo campo di azione salesiana.
Quaggiù la vita più felice è quella d'un sacerdote, che, chiamato da Dio, vive in conformità dell'alta sua vocazione; poichè è impossibile che, corrispondendo alla voce del Signore, non provi anche in mezzo alle miserie del mondo ineffabili consolazioni e gioie indicibili. Noi tutti possiamo farne testimonianza. Quindi ci viene spontaneo il pensiero che quest'esistenza piena di tante consolazioni per noi, lo può essere altresì per altri; e se vogliamo analizzare ben bene quanto v'ha di meglio dentro di noi, vedremo facilmente che tutti i moti generosi dei nostri cuori, tutti i nobilì amori, tutte le belle qualità, di cui siamo stati arricchiti dalla natura e dalla grazia, debbono infallibilmente cospirare a produrvi un ardente desiderio di veder sorgere intorno a noi e per mezzo nostro, nella nostra sfera d'azione, numerose vocazioni sacerdotali e religiose. Sì, noi, in virtù della nostra duplice qualità di preti e di educatori della gioventù, ci sentiamo portati a desiderare fortemente che i nostri discepoli camminino sulle nostre orme e rivestano l'abito sacro che ci facciamo un onore ed una gloria di portare. Imperocchè abbiamo una fiera estimazione per la nostra nobile professione sacerdotale ed una tenerezza veramente paterna per i nostri allievi, per i figli dell'anima nostra. Ora da questi due sentimenti uniti insieme sorge spontaneamente l'irresistibile impulso di voler mettere a parte della dignità che godiamo i giovani che crescono sotto la nostra direzione.
Quando un sovrano è padre, nulla ha che gli stia tanto a cuore quanto il trasmettere ai suoi figli, partecipando loro durante la sua vita stessa, il suo impero ed il potere sommo con tutti i suoi vantaggi e le sue grandezze. Anche noi siamo Re e Padri: Re, perché; il Sacerdozio è un vero reame: regale sacerdotium; Padri, perchè l'apostolato è una paternità: filioli mei, quos iterum parturio; quindi il nostro voto più ardente non sarà quello di legare il nostro trono ai nostri figliuoli, o meglio di farli sedere al nostro fianco? Io mi auguro che ogni sacerdote, che ogni religioso, che ogni educatore, possa benedire, raccolti attorno al suo letto di morte, numerosi eredi della sua vocazione.
E se porgiamo orecchio alle voci che ci vengono dalle cose esterne, non sentiamo forse che tutto ci grida di suscitare numerose vocazioni sacerdotali e religiose? Noi amiamo Dio, i suoi interessi ci sono più cari di tutte le cose terrene, e la sua gloria, il suo culto, che è l'unìco bene che possa ricevere l'umanità, ci preoccupa e ci infiamma di santo zelo : Zelus domus tuae comedit me. Ma il culto di Dio esige ministri, ed il sacrifizio, che è l'atto supremo del culto, esige sacrificatori. Epperò in proporzione diretta del numero dei Sacerdoti e delle Messe che si celebrano ogni dì, aumentano o diminuiscono gli omaggi infiniti che l'umanità deve rendere a Dio. - Dopo il sacrifizio della Messa, in cui la Vittima è un Uomo Dio, la più alta espressione del culto è certo la vita religiosa, in cui un uomo sacrifica ed immola al Creatore i suoi beni, il suo corpo, la sua volontà, il suo cuore, tutte le sue azioni, tutta la sua esistenza: un religioso di più o di meno nei chiostri è un grande atto di adorazione offerto o tolto a Dio dall'umanità; e noi che amiamo Dio saremo insensibili a queste considerazioni
Ma ìl nostro cuore ama anche le anime e noi nelle nostre giornaliere meditazioni e pie riflessioni soffriamo pensando che migliaia di esse vanno a perdersi per mancanza di sacerdoti che le mettano sulla via di salute. Ci affliggiamo sopratutto in vedere diminuire sempre più, o per lo meno rimaner stazionario, il numero della milizia sacerdotale ed apostolica, quando appunto vanno aprendosi a gloriose conquiste nuovi e più vasti campi d'attività. Nei grandi centri operai dell'Italia, della Francia e delle altre nazioni sorelle vediamo che le masse popolari cominciano aprire gli occhi sopra la sincerità ed il valore morale dei settari, che le avevano sedotte e sviate, e ne scuotono la loro influenza: non è forse questa una preparazione negativa, ma reale per accettare la nostra influenza? E come potremo noi esercitarla su di essi, se non ci procuriamo forti braccia ed animi generosi che ci vengano in aiuto? Ascoltiamo la voce di queste anime che hanno sete di verità, di morale, di giustizia e di carità, e loro procuriamo gli apostoli atti a soddisfare le loro brame.
Di più noi che amiamo Dio e le anime, non possiamo non amare la Chiesa, e ne diamo seria prova lavorando in prepararle migliaia di fedeli, di cattolici credenti, praticanti e militanti. Ma la Chiesa, che è un'armata, non si può concepire composta unicamente di soldati: abbisogna pure di capitani: la Chiesa, che è un ovile, deve possedere non solo pecorelle, ma anche pastori: sì, la costituzione della Chiesa richiede alla testa del popolo cristiano un clero, perchè essa per necessìtà di natura abbisogna dell'elemento dirigente, che è incontestabilmente più importante alla sua vitalità. Perciò questo è l'elemento che sta più a cuore alla Chiesa, perchè da lui dipendono i suoi trionfi, il suo avvenire, la sua vita. È impossibile amare la Chiesa e non interessarsi dell'incremento del. suo clero. La Chiesa, erede fedele dei pensieri e dell'amore di G. C., si è sempre mostrata inquieta per le reclute dei suoi ministri. La sua missione è di conquistare il mondo, e perciò desidera ardentemente che numerosi soldati s'arruolino ai suoi eserciti. Ciò posto, come possiamo servire la Chiesa e favorire il compimento dei suoi disegni? Senza dubbio, impugnando per lei le armi, per lei versando goccia a goccia e con un lavoro costante tutto il sangue delle nostre vene; ma faremo assai più se, giustamente preoccupati dell' opera delle vocazioni, raduneremo attorno a noi una piccola schiera di soldati che combattano con noi e possano ancora sostener la campagna quando noi saremo caduti sul campo di battaglia.
Dobbiamo quindi ben persuaderci che non possiamo meglio adoperarci colla parola e coll'opera al bene della Chiesa, che procurando ad essa utili ministri! e la Chiesa sa riconoscere lo zelo di quelli che la servono in questa maniera, poichè benedice ed arricchisce di tesori spirituali non solo, ma circonda di amore tenerissimo tutte quelle istituzioni che hanno per iscopo di prepararle i soldati dell'avvenire.
Ed oh ! quanti altri motivi potrei accennare, se prendessi a discorrere di ciò che si aspetta da noi la patria, che pur sempre amiamo di amore forte e costante ! se volessi anche solo sfiorare per sommi capi ciò che significa cooperare alla formazione d'un Sacerdote, che S. Dionigi Areopagita chiamò l'opera più divina di tutte le opere divine! se volessi entrare nel pelago pressoché infinito delle consolazioni, della felicità, della gioia, dell'onore e della gloria promessa a quelli che contribuiscono a fare un buon sacerdote ! Dirò solo con S. Vincenzo de' Paoli: Fratelli, pensiamo pure finchè vorremo e troveremo di non poter contribuire a cosa più grande che a formare un buon Sacerdote !
Quanto v'ha in noi di grande e nobile, quanto ci circonda, cioè Dio, le anime, la Chiesa, la patria, le opere che ci sono imposte dal nostro ministero, tutto, dico, ci spinge a desiderare con ardentissimi voti di far germogliare intorno a noi numerose vocazioni. Ora l'Opera di Maria Ausiliatrice per le vocazioni degli adulti ci si presenta quale mezzo opportunissimo, assai facile e di esito sicuro per attuare questi nostri voti e desiderii.
Quest'Opera, come già dissi, è affidata ad un'Associazione speciale, canonicamente eretta ed arricchita di privilegi dal Grande Pio IX di s. m. Gli associati si distinguono in tre categorie, come si può vedere dalla pagella di sottoscrizione, cioè in Oblatori (1), in Corrispondenti (2) ed in Benefattori (3). Non istarò ora a determinare le condizioni particolari di ciascuna categoria; sol dirò che l'Associazione è stabilita in modo che tutti, anche quelli cui la fortuna fu matrigna, possono cooperare all'opera altissima della formazione d'un Sacerdote, purchè vi sia chi loro faccia conoscere l'eccellenza dell'opera, la facilità di compimento ed i vantaggi inestimabili annessivi. E questa missione di catechizzare a tutti l'Opera di Maria Ausiliatrice per le vocazioni degli adulti, spetta per certo a Voi, o benemeriti Direttori, Decurioni e Zelatori dei nostri Cooperatori, perchè da voi deve aver principio il movimento e la vita di tutte le opere nostre. Voi siete il centro, intorno a cui i nostri Cooperatori si debbono stringere: voi la forza per scuotere ed eccitare tutti i buoni a voler concorrere per consolare la Chiesa: voi la guida per far sì che la cooperazione sia retta, costante e proficua in ogni sua parte. La vostra cooperazione in questo ramo di azione cattolica deve essere continua, ordìnata ed indefessa, perche solo a questa condizione può apportare i desiderati frutti. Bisogna agire continuamente, cioè senza interruzione, se l'opera deve possedere la pienezza della vita nella vostra sfera; ordinatamente, cioè sotto una direzione in unità di principio, affinchè l'opera arrechi sicuri frutti; indefessamente, cioè senza mai perderci d'animo, perchè il coraggio e la buona volontà sono condizioni indispensabili per la durata secolare di qualsiasi opera.
Ora è forse difficile a voi, o Benemeriti Direttori e Decurioni, trovare tra i vostrì proprii conoscenti ed amici dodici persone di buona volontà che diano ciascuna 10 centesimi al mese, oppure una lira all'anno? E queste dodici persone volonterose, istruite dai Direttori e dai Decurioni, non potrebbero cercarsi ciascuna altri 12 Oblatori di 10 centesimi mensili, oppure di una lira annua per un'opera sì santa? E se invece di dodici corrispondenti soli, ogni Direttore e Decurione se ne procurasse a mo' d'esempio venti o trenta, chi non vede quanto facilmente si radunerebbe la somma necessaria per concorrere a dare alla Santa Chiesa un Sacerdote all'anno? In altri termini, è forse cosa impossibile in un paese o parrocchia qualsiasi, a chi è costituito in dìgnità, oppure gode un po' di ascendente sopra i suoi compaesani, trovare 240, 250, 300 persone, le quali si obblighino a versare dieci centesimi mensili od una lira annua allo scopo di concorrere a formare un buon Sacerdote? Oh! no per certo! Dunque basta volere e volere in questo caso vale potere. Molte cose, diceva Seneca, noi non osiamo farle perchè difficili, e sono difficili solo perchè non osiamo farle: multa non audemus, quia dif ficilia sunt, et difficilia sunt, quia non audemus. Intraprendiamo perciò con molto coraggio questa santa crociata, ricordandoci sempre che ciò facendo noi coopereremo alla migliore di tutte le opere che da noi si possono fare e ci procureremo un cumolo immenso di meriti pel Paradiso; gìacchè, come diceva il Santo Curato d'Ars, un buon prete, che per qualsiasi titolo ci è debitore dell'aver potuto seguire la sua vocazione, è il primo anello di una catena di benefizi, che per la gloria di Dio, pel bene e per la salute delle anime si andrauno sempre moltiplicando, attraverso Ai anni fino alla consumazione dei secoli.
Ed ora conchiudo proponendo i seguenti voti alla vostra considerazione e benevolenza.
1° - La 3a Adunanza dei Direttori Diocesani e Decurioni dei Cooperatori Salesiani fa voti che ogni singolo Direttore, Decurione, Parroco o Vice Parroco, per sè o per mezzo d'altri, istituisca presso di sè un centro per le vocazioni degli adulti, tenendo apposito registro e riordinarlo ciascun anno, inviando insieme alle offerte copia conforme dei nuovi Ascritti al R.mo Rettor Maggiore dei Salesiani.
2° - Che ogni anno, scegliendo qualche propizia circostanza, si parli ai Corrispondenti ed Oblatori della grandezza del Sacerdozio Cattolico e della parte che ciascuno può avere nel formare un buon Sacerdote.
3° - Che essendo l'Opera di Maria Ausiliatrice di somma importanza per tutti, nessun Direttore o Decurione manchi dall'inscriverla nella sfera della sua azione e la promuova con tutte le sue forze. A questo fine oltre i mezzi già accennati, può giovare assai il far sottoscrivere anno per anno le pagelle dell'Associazione e ritornarle alla Direzione con l'elenco ,dei defunti.
4° - Infine, che avvenendo d'incontrare giovanotti di buona indole e di mente svegliata, che abbiano ferma volontà di consacrarsi a Dio nello stato ecclesiastico, si aiutino moralmente e materialmente e si indirizzino a quelle Case od Istituti, ove possano assecondare la celeste loro vocazione.
(1) che si obbligano per due soldi al mese, oppure per un franco annuo.
(2) che si fanno capi di una o più dodicine di Oblatori.
(3) che fanno a piacimento qualche offerta in denaro od in natura.
BRASILE Una Missione Pastorale nel Matto Grosso. (Relazione di D. Giuseppe Solari)
REV.m° ED AMATm° SIG. D. RUA, Cuyabà, 10 Dicembre 1898.
DoPo quattro lunghi mesi di assenza mi trovo nuovamente fra i nostri cari confratelli di Cuyabà. Ma perchè la mia missione sia compiuta nel miglior modo a me possibile, m'accingo a dargliene una genuina relazione, nella fiducia che a Lei, Padre diletto, tornerà gradita per quel po' di bene che ho potuto fare alla maggior gloria di Dio e per la salute delle anime.
La Diocesi di Cuyabà - Lettera di Mons. Vescovo,- A bordo del "Rio Verde " - In Corumba - Alla volta della Miranda - Gli Indii Terenas - Missione. - Educazione dei Mirandesi.
La vastissima Diocesi di Cuyabà, che abbraccia tutto lo Stato del Matto Grosso, misura una superficie di circa sei volte l'Italia nostra e, come la S. V. amatissima ben sa, è affidata alle cure di Mons. Carlo Luigi d'Amour, Vescovo di Cuyabà e nostro buon amico ed ammiratore. Egli nel 1886 intraprese la visita pastorale in varii punti di quest'estesissima diocesi ; ma la malferma salute non permettendogli di continuarla, pregò l'amato nostro Direttore D. Antonio Malan a volerla continuare per sè o per mezzo di qualche altro Missionario. La scarsità di personale e la moltiplicità de' lavori, di cui ciascuno di noi era sopraccarico, non permise a D. Malan di accondiscendere alle preghiere del Vescovo. In quest'anno però non reggendoci più il cuore di vedere questo vasto campo evangelico pressochè abbandonato, venni dal Superiore esonerato dalle mie occupazioni e messo a disposizione del Vescovo. Questi annunziò al popolo la Missione Pastorale che stava per intraprendere con la seguente lettera:
« Mons. Carlo Luigi D'Amour, per la grazia di Dio e della Santa Sede Apostolica Vescovo della Diocesi dì Cuyabà, ecc.
» Ai nostri amati Diocesani salute, pace e benedizione in G. C. nostro Signore.
» Per precetto divino essendo noi obbligati a pascolare il gregge dalla divina Maestà affidatoci e non potendo presentemente compiere Noi stessi il grave ministero della predicazione, come facevamo in altri tempi quando godevamo perfetta salute, perchè occupati in più urgenti obbligazioni del nostro pastorale ministero, proviamo sommo rammarico, amatissimi figli, in vedere come già passarono diversi anni senza che a voi venga concessa la consolazione di ascoltare la nostra voce o di qualche missionario, che per speciale delegazione vi annunzi le verità eterne.
» Per questo motivo abbiamo incessantemente supplicato il Signore a volerci inviare zelanti operai evangelici, affinchè ci fossero di aiuto in coltivare questa vigna, annunziandovi la divina parola e purificando le vostre coscienze.
» Benedetto sia il Padre delle misericordie e Dio d'ogni consolazione che, colla sua infinita bontà, degnossi consolarci nella nostra afflizione inviandoci ministrì di tutta confidenza, per esser mandati in queste parrocchie ad annunziarvi in nome di N. S. G. C. la vera pace e con essa ogni sorta di beni spirituali. Questo è l'oggetto principale della loro importante missione. Essi recheranno la pace a chi è santo, perchè si santifichi vieppiù; al peccatore, perche il suo spirito, agitato dai rimorsi di coscienza, riacquisti la calma e la tranquillità mercè l'efficace medicina della penitenza, che serve di lenitivo al dolore e di farmaco alla piaga della colpa.
» Essi vi offrìranno, amati figli, non quella pace menzognera che il mondo ingannatore promette a quelli che lo amano, ma sì quella pace vera che alla nascita del Redentore gli Angioli annunziarono agli uomini di buona volontà e che, secondo il detto dell'Apostolo, eccede ogni senso ed ogni considerazione. Ministri di un Dio, che discese dal cielo in terra in cerca dei peccatori, e che per aprirci le porte del cielo s'immolò sull' ignominioso legno della croce, essi non cercano, nè ambiscono i propri interessi, ma solo le vostre anime; non cercano la propria celebrità, ma la vostra salute; non lavorano per il proprio onore, ma solo per la gloria di Dio, affinchè il suo santo Nome sia conosciuto e lodato da voi e dal mondo intiero.
» Confidati pertanto nel sapere, nella virtù e nello zelo dei RR. Missionari Salesiani, negli ultimi giorni del prossimo Maggio invieremo due Sacerdoti di questa Congregazione per dare una Mìssione Pastorale a queste parrocchie, autorizzandoli, con le licenze e facoltà che colla presente loro concediamo, a fare e predicare le missioni in conformità di quanto è prescritto nelle Bolle Apostoliche. Potranno perciò assolvere dai casi, dalle colpe ed irregolarità a noi riservate, con tutte le altre facoltà che per diritto o per consuetudine loro possiamo dare ; potranno delegare e suddelegare, come pure scegliere i giorni e le ore per fare le dette missioni e le processioni che giudicassero convenienti ; esporre il SS. Sacramento in qualunque funzione religiosa e nei giorni che durante le dette missioni giudicassero opportuno.
» Ordiniamo e comandiamo ai RR. Parroci di ricevere i sullodati Missionari con amore e carità, di non opporsi, né impedire, sotto qualunque pretesto, l'esercizio del loro ministero, di favorirli ed aiutarli, perchè coll'unione, prudenza, carità e buon esempio si conseguisca il santo fine che desideriamo. Facciamo calda preghiera alle autorità locali, perchè aiutino ed accolgano con tutta carità i detti Missionari: la stessa preghiera rivolgiamo a tutte le persone che si trovano in condizione di poter cooperare a questa impresa, affinchè tutti i fedeli, mossi dal loro esempio, accorrano ad udire la divina parola.
» Secondate dunque, amati diocesani, gli impulsi pietosi del vostro religioso cuore aprite gli occhi alla luce celeste che viene ad illuminarvi, considerando questi Missionari come inviati straordinari del nostro Dio. Ascoltate con molta attenzione le loro prediche; con docilità fate tesoro dei loro consigli, praticando con esattezza gli esercizi che vi proporranno. Recatevi alla Chiesa nelle ore stabilite e preparatevi mediante una sincera confessione delle vostre colpe, a ricevere Gesù Sacramentato con cuor puro ed acceso d'amor divino. Così sarà fruttuosa per voi la santa Missione che vi annunziamo ed acquisterete l' Indulgenza Plenaria concessa dal Sommo Pontefice, più quella di 40 giorni che noi concediamo per ciascuno dei singoli atti della stessa missione.
» Non lasciate, figli dilettissimi, passare infruttuosi questi giorni di salute, nè disprezzate questi avvisi spirituali, con cui il Signore vi chiama alla sua amicizia e grazia. Questo è il tempo accettabile; questi sono i giorni di salute per meditare le eterne verità, per fare vero proponimento di vivere sempre in conformità ai voti fatti nel Santo Battesimo. Finalmente esortiamo tutti a fare orazione, affinche il Signore si degni benedire la Santa Missione e ratificare la benedizione che dall' intimo del cuore vi mandiamo nel nome del Padre, del Figliuolo e dello Spirito Santo.
» I RR. Parroci leggano questa nostra Pastorale in tempo della Messa conventuale e lo stesso faranno i Missionari al principio della Missione.
Dato nella nostra residenza vescovile di Cuyabà sotto il nostro sigillo e bollo delle nostre armi, la domenica in Albis, 17 Aprile 1898.
» + CARLO, Vescovo di Cuyabà. »
Le trascrissi, R.m° Sig. D. Rua, questa circolare, perchè è una viva pittura delle sollecitudini che questo Vescovo ha per le anime alle sue cure affidate e perchè dice bellamente la fiducia grande che egli pone nei figli di D. Bosco.
Secondo i desideri di Mons. Vescovo, i Missionari dovevano esser due, sia per ottemperare all'esempio di Gesù che misit illos binos ante faciem suam, sia perchè questa Missione esigeva un immenso lavoro. Ma, se grande era il campo evangelico affidatoci dal Vescovo, troppo, ma troppo ridotto era il numero degli ormai spossati operai. Quindi questa stragrande Missione cadde tutta sulle mie spalle. Ben conoscendo la mia debolezza, avrei voluto potermi esimere od almeno avere un compagno che mi guidasse. Ma la voce dell'ubbidienza mi lanciò in campo senza tener conto di mia debolezza e dei miei voti ed io mi posi al lavoro contento di poter patire almeno qualche cosa per il mio Crocifisso Redentore.
L'undici luglio mi recai da Mons. Vescovo per riverirlo e ricevere la paterna sua benedizione, ed il giorno appresso, recitate le preghiere dei pellegrinanti, accompagnato dal mio carissimo Direttore e da molti buoni Signori di Cuyabà, mi recai a bordo del Rio Verde, che doveva trasportarmi alla piccola città di Corumbà. Non avendo potuto aver per compagno di viaggio alcun Confratello, ne Sacerdote, né Catechista, condussi meco due ex-alunni del nostro Collegio, ottimi giovani, pieni di buona volontà e soci della Compagnia di S. Luigi Gonzaga. Dal porto di Cuyabà salpammo la mattina del 12 luglio e dopo quattro giorni di ininterrotta navigazione sui fiumi Cuyaba, S. Lorenzo e Paraguay, arrivammo a Corumbà la notte del 15. Non avendo al mattino seguente potuto trovare il Parroco - che erasi assentato dalla città per recarsi alla fortezza di Coimbra a celebrare la festa della Madonna del Carmine - decisi di attenderlo, tanto più che doveva aspettare ben 5 giorni prima di poter imbarcarmi per Miranda. D' accordo col Parroco stabilii che la Missione in Corumbà e nel vicino Arsenale di marina del Ladario si sarebbe tenuta nel ritorno.
Quindi la mattina del 20, sull'Elba, piccolo vaporino che fa viaggio da Corumbà a Miranda e di proprietà di un Italiano, continuai il mio itinerario. A bordo, oltre i bagagli ed il personale di servizio, eravamo in 22 passeggieri, numero superiore alla capacità del vaporino. Pigiati e quasi impossibilitati a muoverci per mancanza di spazio, eravamo per di pìù tormentati a morte da un vero esercito di zanzare.
Dopo una notte di navigazione, dal fiume Paraguay entrammo in quello di Aquidanana, sulle cui sponde, ricche di foltìssime selve, vidi più tigri a dissetarsi. Mi fu detto che queste terribili fiere abbondano su quel fiume. Abbondante è pure la caccia di volatili ed altri animali dalla carne gustosissima. Transitata la foce del fiume Vermello e lasciando a sinistra l'Aquidanana, entrammo nella Miranda e la sera del 23 luglio si giunse alla città omonima. dove mi aspettava un solenne ricevimento. Al suono giulivo dei sacri bronzi., annunzianti l'arrivo dell'inviato di Mons. Vescovo, vennero ad incontrarmi a bordo il Colonnello Luigi Generoso da Silva Albuquerque, l'Avvocato Giovanni Augusto da Costa Leite e molti altri dei principali Mirandesi e mi accompagnarono ad una casetta preparata per me.
Miranda è una borgata di circa mille anime, senza contare quelle che abitano l'estesa sua pianura. Il suo nome, dato anche al fiume vicino, trae origine dal presidio militare colà fondato nell'anno 1778. La sua topografia però è di impedimento al suo ingrandimento, poichè Miranda, quantunque situata su terreno abbastanza elevato per esser garantita contro le inondazioni del fiume, è circondata da bassi piani, i quali persino durante la stagione della siccità rimangono allagati dalle semplici pioggie accidentali. L'acqua del fiume, che serve ai bisogni della vita, è piuttosto salata e disgradevole al palato. Le case sono fatte con pali e canne intonacati di fango hanno però i tetti di tegole. Dalle rovine, che qua e colà ancor si scorgono, si capisce facilmente che nei tempi antichi ebbe altre vie ed altre case. Così in piazza grande vi sono ancora le rovine dell'antico quartier militare distrutto durante la guerra col Paraguay. Piccola ed assai meschina è l'unica Chiesa esistente: ha un solo piviale, metà rosso e metà bianco, per servire ai due colori; le pianete sono inservibili e gli oggetti di biancheria appena sufficienti. Nè può esser diversamente, non essendovi neppur un Sacerdote. Questa Chiesa fu edificata un po' fuor della borgata per dar agio alla gente che volesse fabbricare case da quella parte, mentre nel centro del paese si veggono ancora gli avanzi dell'antica parrocchia distrutta dai Paraguayani durante la guerra, che fu fatale a Miranda, perchè d'allora in poi, nonostante il buon volere e la singolare attività ed ospitalità dei suoi abitanti, non potè più riacquistare il pristino suo splendore e sviluppo. Varie sono le tribù degli Indìi abitanti nel territorio di Miranda. Da informazioni assunte gli Indii Terenas sono i migliori fra tutti quelli del Matto Grosso, perchè docili, lavoratori, rispettosi e già mezzo civilizzati. Peccato che non vi sia neppur un Sacerdote zelante che possa interessarsi della loro educazione) Se in Miranda vi fossero almeno due preti, potrebbero, oltre alla parrocchia, attendere alla civilizzazione degli indigeni con aprire apposite scuole. I buoni Mirandesi con caldi voti pregano Iddio perchè mandi loro ferventi Sacerdoti, ed io avrei desiderato che Lei, Sig. D. Rua, si fosse trovato presente a ricevere le suppliche fatte per obbligarmi a promettere loro che mi sarei interessato per realizzare i loro voti) Il dì seguente al mio arrivo un buon numero di Indii Terenas vennero a farmi visita, portandomi in dono mandioca, patate e banani. Io li ricambiai con varie irnmaginette dai multiformi colori e potei persuadermi che facilmente si potrebbe creare in mezzo a loro una fervente cristianità, se vi si recasse un qualche Missionario a catechizzarli. La messe biondeggia, manca solo chi la raccolga e faccia Iddio che sorga presto qualche cuore generoso, acciocchè non vada a male.
Rimasi in Miranda 24 giorni predicando, battezzando e cresimando. Numerose furono pure le Confessioni e Comunioni, nè mancarono i Matrimoni.
Da queste parti molti non frequentano i SS. Sacramenti non tanto per irreligiosità, ma per pura ignoranza e noncuranza. Non essendovi Sacerdoti che li istruìscano, i Mirandesi fanno consistere tutta la loro divozione in venerare qualche divota immagine, la quale tutti conservano con gran cura nel luogo più decente della casa. L' ignoranza domina su vasta scala, e quel poco che conoscono di religione, l'attingono dalla lettura dei romanzi insieme a molti errori e superstizioni.
Senta un fatto fra mille capitatimi in quei di. Un giorno, mentre mi trovava in sacrestia per sbrigare alcune cose di ministero, venne una donna sui trent'anni, e collocavisi dinanzi a me, se ne stava muta ed immobìle. Non sapendo che volesse, le domandai: - Desidera qualche cosa, signora? - ed essa: - Desidera qualche cosa, signora? - Le feci altre domande, ma essa non faceva che ripeterle letteralmente con tutta divozione e compunzione. Non potendo darmi ragione della cosa, chiesi spiegazione alle persone presenti, e venni a sapere che la poverina, dovendo all'indomani ricevere la santa Cresima, voleva prima fare la sua Confessione. Ma della Confessione conosceva solo il nome, per cui essa domandò alle amiche come aveva da fare. Queste, o per ignoranza o per non iscomodarsi più che tanto, le dissero che bastava rispondere semplicemente alle domande del Sacerdote. Ma essa intese che bastava ripetere le parole del Sacerdote, cosa che fece con tutta compunzione. Spiegato l'enigma e vedendo che non ne avrei fatto nulla, pregai un'altra signora, che era in chiesa e che doveva esser la madrina di questa povera ignorante, a volerla preparare ed ajutare a fare l'esame di coscienza. Per esser più sicuro, dissi brevemente alla madrina come doveva fare per compiere quest' incarico. Or senta, amato Padre, che mi accadde. Licenziate le due donne, continuai in sacrestia le mie occupazioni, aspettando che la cresimanda fosse disposta per la Confessione. Non erano ancor trascorsi cinque minati che la madrina ritorna in sacrestia e dinanzi alle altre persone, si mette a dire : - Padre, la donna che m'avete detto di disporre per la confessione, dice di aver commesso questo e questo peccato... - Dovetti imporle tosto silenzio, perchè altrimenti avrebbe continuato chi sa quanto questa confessione di nuovo genere, tanto più che io non poteva consegnare ad essa l'assoluzione per l'altra, che stava tranquilla seduta in Chiesa. Povera gente ! E pensare che i Mirandesi sono di una gentilezza non ordinaria. Le basti il sapere che durante tutta la mia permanenza, mi trattarono con somma stima e venerazione. Essi si meritano tutta la mia gratitudine; in modo speciale però segnalo anche alla riconoscenza di tutti i miei Confratelli il Sig. Colonnello Luigi Generoso da Silva Albuquerque. Questo vero amico e generoso signore, che combattè tutte le campagne contro il Paraguay con sommo valore, mi ospitò in casa sua colmandomi di tutte le gentilezze possibili.
Alla volta di Aquidanana - Sosta a Cutapè ed lpegue - Le rovine di Jerez sul Mondego - Entrata trionfale - Descrizione e meraviglie - Buon cuore della popolazione - Una cappella improvvisata - Processione - Posizione della prima pietra della futura Chiesa.
Già da 24 giorni mi trovava a Miranda ed il 18 agosto ne segnava la partenza. Dopo aver celebrata la Santa Messa, confessai, comunicai, battezzai e cresimai ancora alcuni, e poi, accompagnato da molti Mirandesi, partii coi miei due giovanotti alla volta di Aquidanana. I Mirandesi mi vollero seguire per circa sei chilometri , non parendo loro vero che dovessero di nuovo rimanere senza Sacerdote; anzi il Sig. Tenente Colonnello Giuseppe Alvez Ribeiro e la sua famiglia mi vollero accompagnare fino ad Aquidanana, distante ben due giornate a cavallo. Sulle sponde del fiume Naquidaqui trovammo un villaggio di Indii Terenas, ma stante l'ora tarda tirammo avanti fino alla fazenda del Tenente Colonnello Stefano Alvez Corréa, chiamata Cutapè. Quivi si passò la notte e la dimani mi disposi ad amministrare i SS. Sacramenti del Battesimo e della Cresima: benedissi un matrimonio; confessai e celebrai la Messa, distribuendo la S. Comunione.
Il tempo piovoso non impedì il nostro viaggio; anzi ci parve cosa migliore camminare sotto la pioggia, che sotto la sferza del sole tropicale. Trottammo tutto il dì, e transitato il villaggio Ipegue, in sull'imbrunire si giunse alle sponde del fiume Aquidanana. Quivi passammo la notte distesi nelle nostre reti, ed all'indomani, dopo aver celebrata la Messa ed amministrato un Battesìmo, sopra una canoa, attraversammo il fiume, mentre i nostri cavalli lo passarono a nuoto. Il tempo fu tutto il dì minaccioso: tuttavia non volli tralasciare di visitare le rovine dell'antica e spaziosa città di Jerez, fondata dai Gesuiti che dirigevano le Missioni del Paraguay. Sorgeva sulla sponda destra del fiume Mondego che oggi cambiò il nome in Aquidanana. In quel tempo non esisteva ancora tra la Spagna ed il Portogallo la questione di limiti nelle Colonie americane, e, prima ancora che fosse decisa dalla Santa Sede, gli abitanti di San Paolo piombarono su Jerez, uccidendone gli abitanti e riducendola in cenere. I miseri che colla fuga speravano mettersi in salvo furono tutti presi per via ed uccisi. Solo un Gesuita potè sfuggire, il quale potè recare ad Assunzione del Paraguay la notizia di questo fatto e poscia scrivere preziose memorie intorno alla distrutta città, sotto le cui rovine vennero sepolti oggetti di gran valore, ma finora nessuno si curò di rintracciarli.
Si distava più solo una mezz'ora da Aquidanana, quando un buon numero di signori della città, venuti ad incontrarci, ci diedero per i primi il benvenuto a nome di tutti i cittadini. Il nostro arrivo fu festeggiato nel miglior modo possibile col suono delle campane e sparo di mortaretti ; anzi tanto era l'entusiasmo, che i nostri cavalli s'impennarono lanciandosi l'un contro l'altro. Grazie a Dio, non vi fu però disgrazia alcuna, quantunque uno dei due giovani che mi accompagnavano venisse dalla sua mula lanciato a terra, perchè segnò solo una buona estensione di terreno colle cinque dita. Questo terreno era di proprietà privata ed il padrone protestò bellamente contro quell'illegale occupazione.
Aquidanana è una città nascente. Fondata nel 1893 sulla destra del fiume omonimo , a 21 km. più in su dell'antica Jerez, è in posizione veramente incantevole, sopra una zona riparata dalle inondazioni del fiume e con un clima temperato e sano. Presenta un magnifico panorama: da una parte campi immensi ricchi di pastura, e dall'altra le lontane ed azzurre colline Morro azul, Espigào dos chapeusse ed Espiado do Taboco. Questa nascente popolazione dà tutta la speranza di grande incremento ed importanza pel futuro. Presentemente conta circa 100 case, comprese quelle che sono in costruzione. Gli abitanti hanno cuore eccellente e volevano che scegliessi tosto un pezzo di terreno per innalzarvi un Collegio salesiano. Ma non avendo ordini ed istruzioni in proposito, li accontentai con buone parole. Certo che una Casa salesiana in Aquidanana mi pare molto a proposito, perchè sarebbe nel luogo più centrale del Sud del Matto Grosso. Campo Grande, Vacaria, Nioac, Miranda ed un grandissimo numero di importanti fazendas fanno capo ad Aquidanana ed in tutti questi luoghi nessuno si occupa dell'educazione della gioventù : solo in Miranda si fa un po' di scuola elementare. Quindi credo che fin dal primo anno un Collegio Salesiano potrebbe avere oltre 100 alunni interni.
Io mi fermai due giorni interi, che furono ben occupati nell'esercizio del pastorale ministero. Non essendovi ancor Chiesa, venne improvvisata una Cappella nel centro della piazza per opera specialmente dei due fratelli Giovanni ed Antonio d'Almeida Castro. Questi, come seppero che il Missionario doveva passare colà, con pali e palme innalzarono gratuitamente la mancante Cappella. Il lavoro fu condotto a termine con buon gusto e somma alacrità; ma mentre erano attorno a dargli l'ultima mano, non si sa come, tutto cadde addosso ad Antonio, che si mise a dar gemiti, accusando d'aver rotte tutte due le gambe. Accorso Giovanni in aiuto, constatò tosto che le gambe non erano rotte. Allora si rimisero con più animo di prima all'opera, e lavorando tutta la notte ed il dì seguente, riedificarono ogni cosa. La Cappella misurava 6 metri di larghezza per 20 di lunghezza ed aveva un altare decente. Nonostante il tempo piovigginoso, intervennero alle funzioni religiose molte persone delle vicinanze, sicche la Cappella non poteva capire tutta la moltitudine. Feci molti Battesimi e Cresime; ascoltai molte Confessioni ed in sul far della sera si portò solennemente in processione l'immagine di Maria. Il dì seguente, 22 agosto, sarà memorando nei fasti di Aquidanana, perchè segna la posizione della prima pietra dell'erigenda Chiesa. La funzione fu imponente e Le posso assicurare, Sig. D. Rua, che molti piangevano per la consolazione. Nel tubo memoriale che si rinchiuse nella pietra, oltre l'atto legale, venne posto eziandio il ritratto di Leone XIII, del Vescovo diocesano, di D. Bosco e varie medaglie di Maria Ausiliatrice. Nel mezzo della piazza venne poscia piantata e benedetta una gran croce per rammentare a tutti il fortunato avvenimento.
Di nuovo in marcia - Passaggio strategico d'un fiume Gli addii in un'isoletta. - Nuove tappe ministeriali - La, cordigliera di Amambahy - Panorama-Arrivo a Campo Grande-Topografia e costumi - Il lavoro.
All'indomani, dopo la Santa Messa e l'amministrazione dei SS. Sacramenti, accompagnato per un buon pezzo di strada da quasi tutti gli uomini di Aquidanana, mi posi in viaggio per Campo Grande. Perciò avremmo dovuto ripassare il fiume; ma essendomi stato assicurato che si poteva accorciare la via, continuando sulla medesima sponda, tirammo avanti la bellezza di sette chilometri. Nostra intenzione era trovare un signore che, come si diceva, possedeva una barca e così passare il fiume sopra di essa. Ma giunti al luogo designato non trovammo nè il signore, nè la barca. Che fare? Ritornare indietro fino ad Aquidanana ci rincresceva e guadare il fiume era cosa molto perigliosa. Tuttavia si decise tentare il passaggio. Alcuni giovanotti robusti e coraggiosi coi loro cavalli entrarono primi nelle acque per studiare il guado migliore. Poscia noi pure ci slanciammo dietro di loro, e sdraiati sulla groppa dei nostri cavalli e senza inconvenienti di sorta si pervenne a metà del fiume, dove sorgeva una sabbiosa isoletta. Ma il difficile era l'altra metà del fiume, perchè l'acqua più profonda ed impetuosa assai nel suo corso. I miei giovanotti non videro altro mezzo che quello di spogliarsi ed a nuoto cercare il passaggio migliore. Quelli che da Aquidanana mi avevano accompagnato fin qui credettero conveniente non proseguire. Quindi ci toccò dirci addio in quell'isoletta. Il tenente colonnello Giuseppe Alvez Ribeiro, amico sincero ed ammiratore entusiasta di D. Bosco, con un breve ma accalorato discorso manifestò la sua viva riconoscenza per la buona riuscita della Missione di Aquidanana, ed invitò tutti a mandare un plauso, un evviva a Leone XIII, a Monsignor Vescovo di Cuyabà, a D. Bosco, ed alla nostra santa Religione. Tutti ripetevano viva! col medesimo entusiasmo, e questo evviva ripetuto dall'eco delle vicine foreste mi commosse profondamente. Parlarono altri signori, parlai anch'io ringraziando, e poscia, datoci l'abbraccio fraterno, mi feci il segno della croce e spronato il mio cavallo mi gettai nelle acque, nuotando sulla groppa del mio animale. Due giovanotti nuotando guidavano il mio cavallo e mi sorreggevano per non lasciarmi affogare. Arrivati all'opposta riva questi due bravi nuotatori temendo che il salto del cavallo per uscir fuori d'acqua mi avesse a far cadere, mi levarono sulle spalle e mi trasportarono sulla sponda. Fu provvidenziale questo, perchè, quando il cavallo tentò il salto, sdrucciolando cadde di nuovo nell'acqua.
Il Rubicone era passato, ed io coi miei due giovanotti preceduti da una guida continuai a galoppare verso Campo Grosso. Valicammo colline, guadammo fiumi e torrenti ed a notte avanzata giungemmo presso alcuni casolari dove sostammo. Al mattino amministrai alcuni Battesimi e Cresime ; benedissi un matrimonio, e poi via di nuovo. Cavalcammo quattro giorni senza interruzione per arrivare con le ossa tutte peste in cima alla cordigliera di Amambahy. Uno splendido panorama si offerse al mio sguardo. Un'immensa distesa di i campi verdeggianti d'una bellezza incantevole, il cielo limpidissimo, l' atmosfera pura e le rumoreggianti cristalline acque dei torrenti mi rapivano tutto. Al nostro arrivo vedemmo qua e là fuggire turme di cervi e di struzzi, mentre le vacche ed i buoi rimanevano padroni di tutta la pianura.
Sull'imbrunire entrammo in Campo Grosso inaspettati ; perchè nè la pastorale, nè il mio avviso erano giunti fin là. Il signor Francesco Baìs, toscano, mi ospitò in sua casa, trattandomi, per tutti i nove giorni di mia permanenza, con ogni cura e gentilezza.
Campo Grosso è un paesello di 90 case, ma, tenendo conto degli abitanti della sua estesa campagna, ha una popolazione di più dì 6000 anime, le quali non veggono mai nè Sacerdote, nè funzioni religiose! E pensare che questa popolazione va ogni dì più aumentando per la grande immigrazione che perviene dagli altri Stati del Brasile... bagnato dal fiume Auhanduhv; ha una Cappella miserabile e proprio indegna di questo nome... Ma già nessuno ne ha cura e quindi si comprende che tutto va in dissoluzione. Il terreno, per la grande abbondanza di acqua, è fertilissimo ed una continua primavera. La pastorizia e la creazione di stabilimenti pecuari sono i cespiti della ricchezza in questi, luoghi. Il terreno produce tutto quanto si semina e con fertilità meravigliosa : ma l'agricoltura non è in onore.
Gli abitanti sono un po' grossolani, ma di gran fede. Un uomo entra un dì in chiesa, e col cappello in testa e sigaro in bocca, si inginocchia e si mette a pregare con divozione. Lo avviso di togliersi il cappello ed il sigaro; mi obbedì, ma non senza meraviglia, perchè gli pareva strana la mia osservazione. Quanta ignoranza ! Un altro giorno predìcava sulla piazza a numeroso uditorio, quand'ecco tutti si mettono a fuggire con grande scompiglio. Che cosa era ? Uno per divozione aveva fatto promessa a s. Antonio di disturbare la predica, imbrattandosi il viso di fango e correndo a quattro gambe in mezzo alla gente raccolta.
Sparsasi la notizia dell'arrivo del Missionario, fu un affluire immenso di gente, e se invece d' esser solo avessi avuto meco altri due preti, ci sarebbe stato lavoro per tutti... Da solo non avrei potuto soddisfare a tutti neanche fermandomi un mese. D'altronde avvicinandosi il tempo delle pioggie, non poteva assolutamente fermarmi in Campo Grande oltre il tempo stabilito, senza correr rischio di non poter compiere il mio itinerario e per di più rimanere intercettato da immensi pantani. Doveva dunque affrettarmi inesorabilmente : predicava due volte il giorno, mattino e sera; e per esser la chiesa incapace a contenere la gente, feci innalzare una specie di pulpito sulla piazza stessa. Questa buona gente mi ascoltava con divozione e spesso ne vedeva molti piangere sensibilmente. Durante il giorno mi occupava nell'amministrazione dei santi Sacramenti, Battesimi, Cresime, Confessioni. Comunioni e Matrimoni. Al Sacramento della Cresima premetteva sempre un sermone sopra i doveri dei cresimandi e dei padrini, e così pure prima di ogni Matrimonio faceva una breve allocuzione sui doveri degli sposi. I miei due catechisti preparavano i fanciulli ed i più ignoranti alla Confessione e Comunione. Si era sempre in moto e non si trovava neppure una mezz'ora per rifocillarsi. Anzi l'ultimo giorno non ebbi neppure un momento di riposo dalle quattro del mattino a mezza notte suonata. Si chiuse la Missione con una solenne processione, cui presero parte oltre 2000 persone. Quanto bene si potrebbe fare a queste anime, se vi fosse almeno un Sacerdote !
(Continua).
Collegio-Convitto e Colonia-Agricola « D. Bosco » a Cachoeira do Campo (Minas-Geraes).
Vieni meco, lettore, lasciamo l'atmosfera soffocante di Rio Janeiro, prendiamo la strada ferrata centrale che ci porta verso l'interno del Brasile. Dopo due ore di viaggio, il treno incomincia a salire sulla Serra da Mantiqueira, serpeggiando ora fra alte roccie tagliate a picco, da cui zampilla un'acqua fresca e cristallina, ora all'ombra di foreste tropicali d'una magnificenza senza pari. La brezza della montagna ci ristora e ci rinvigorisce coll'abbondante ossigeno, mentre ci diletta cogli aromatici odori di fiori, legni e resine della foresta. Oh ! come è ingiusto colui che da Rio Janeiro giudica il Brasile !
Eccoci alla Barra do Pirahy; ma via, cambiamo treno e affrettiamoci a penetrare nel simpatico Stato di Minas. Per qualche ora seguiamo il corso del fiume Parahiba, sulle cui sponde sinuose ci trascina la locomotiva con velocità vertiginosa.
Lasciammo la valle ed incominciamo a salire un ramo della Mantiqueira, che è come un immenso gradino dell'altipiano centrale. Dallo sportello del carrozzone assistiamo al superbo paesaggio che come un'immensa tela si svolge dinnanzi al nostro sguardo, cambiando indefinitamente di scena. Ora son campi verdi ed ameni, dove pascolano numerosi bestiami; ora cupe foreste; ora dolci colline; ora neri e grossi macigni, dove le vene di quarzo brillano come diamanti ai vivi raggi del sole.
Dove più spicca natura, l'arte cede ; epperciò nulla v'ha a dire delle città e stazioni, per cui passiamo. Non è però da spregiarsi lo spettacolo che si gode dallo sportello in ogni fermata. È tutto un popolo affaccendato ; voci infantili c'invitano a comprare caffè aromatico, aranci, mele, pesche e l'olezzante ananas. Chi si commiata per partire, chi abbraccia i cari nel suo ritorno ; da ogni volto traspirano i più vivi sentimenti.
Il Mineiro è un essere a parte del Brasile: dal suo aspetto ne conosciamo il carattere, generoso e franco, operoso ed ilare, religioso ed indipendente, ossequioso ed altiero. È da Minas che partì il primo soffio d'indipendenza, come lo spirito conservatore di questo popolo è il più fermo baluardo delle istituzioni. Minas, per le sue ricchezze minerali, è pel Brasile il petto di ferro dal cuor d'oro.
Intanto il treno corre, divora la strada ; poco fa contemplavamo la civiltà, ed ora il bello orribile di una natura selvaggia dà vasto campo alla nostra immaginazione.
Ma un fischio ci annunzia Juiz de Fora, di funebre ricordo; ci si stringe il cuore nel percorso della curva fatale che ricorderà per sempre il martirio del compianto Mons. Lasagna e del suo seguito e dove per un vero miracolo si salvò il nostro amatissimo Direttore Don Domenico Albanello con altri due Confratelli Salesiani. Da quel suolo inzuppato di sangue pare sorga una figura augusta che perdona e sorride, benedicendo il monumento della pietà di un popolo, che pur reagisce contro le malvagie macchinazioni di settari che vorrebbero strappare la fede dal cuore mineiro
Da Miguel Burnier saliamo un'erta fra terreni ricchi di ferro manganese; già siamo sulla vetta della montagna circondati da monti rotondi e verdi. Oh! ecco finalmente la stazione di Henrique Hargreaves. Scendiam dal treno ; i cavalli bell'e pronti; presto in sella e via. La strada, che ci conduce al Collegio, serpeggia su di una vetta spiccando fra l'erba sempre verde ; già lontano, a' pie' di un monticello oscuro, spicca il villaggio di Cachoeira do Campo come per dar vita al superbo panorama. Discendiamo quasi insensibilmente, e circondando le radici di un monte, ad un tratto sbuchiamo in faccia ad una stretta gola fra due montagne, che ci permette di vedere campi e colline, una delle quali ci lascia scorger in parte il bianco edìfizio del Collegio « D. Bosco » ; lo diresti una bianca cicogna, adagiata fra le erbe, specchiandosi nel torrente che serpeggia grazioso nel fondo della valle.
S'ode un frastuono a dritta; in profondo burrone, in mezzo a folta foresta si precipita il torrente, formando una bella cascata di più di 25 metri a piombo.
Lasciamo per ora questa meraviglia e continuiamo il viaggio fra campi ; si attraversa su di un ponte, si circonda una collina e quasi d'improvviso spicca l'imponente edifizio fra le verdi aiuole della Colonia Agricola.
Portati dalla brezza, già si odono gli accordi di una banda istrumentale in un col passerìo di voci infantili, come pulsazioni della vita ed allegria che regna fra quel recinto dall'aspetto austero.
L'edifizio è un gran quadrilatero a due piani, sorto sulle solide mura che anticamente componevano il quartiere d'inverno pei soldati portoghesi qua stazionati per trattenere sotto guanto di ferro queste popolazioni. Nel centro dell'antica facciata ancor si vede lo stemma dell'antica autorità locale colla data del 1779, sovrastato dalla corona di Portogallo.
Semplice, ma elegante è la sala d'ingresso, da cui penetriamo nel gran cortile. Duecentocinquanta vispi giovanetti, divisi per età, si trastullano spensieratamente coll'allegria in volto, specchio di coscienza tranquilla. Ad un tocco di campanella la scena muta subitamente : al fragoroso divertimento succede profondo silenzio. Gli alunni, schierati in diverse file, rientrano allo studio, contenti di proseguire i loro lavori e tutti fidenti di ottenere lo stesso splendido trionfo, che nell'ultimo agosto coronò la schiera di loro compagni presentatisi agli esami governativi in Ouro Preto.
Che radicale trasformazione ! Chi avesse veduto questo luogo alcuni anni fa, stenterebbe ora a riconoscerlo. Invece delle mura annerito e screpolate, coviglio di rettili e pipistrelli, sorge ora un edilfzio austero, ma grandioso ; dove luccicavano le baionette di schierati squadroni, si trastullano innocenti fanciulli; la ferale caverna dei supplizi è ora trasformata in direzione e prefettura che somministra vitto e vestito a future generazioni ; laddove si stiracchiava la pigrizia degli oppressori, dormono gli ingenui fanciulli il sonno degli angeli ; la roccia, dove si annidava l'ingorda arpia, cedette il luogo a mistico giardino, in cui vegetano all'ombra della croce fiori e frutti di pietà, lavoro e patriottismo.
Dalle numerose finestre degli spaziosi dormitorii si respira un'aria vivificante e si ammira per ogni dove un panorama stupendo. Montagne e valli, campi e foreste, dal cui seno si fanno udire di giorno le scimmie e di notte i lupi, ci ricordano che ci troviamo in Brasile, paradiso di natura.
Il terreno tutto intorno è eminentemente minerale ; il gneiss, che è predominante, si scompone sotto il maglio dell'atmosfera ed aprendo le viscere pone a scoperto il ferro oligisto, l'amianto, il quarzo e tutte le varietà di topazi.
Come è poetico vedere al giovedì i giovanetti del Collegio cercar bocconi nella ghiaia del torrente il topazio giallo, rosso, violetto e roseo, che sanno ben distinguere dal quarzo colorato;
Non di rado si trovano queste gemme atte alla lapidazione, ma per lo più i topazi che il torrente strappa dal monte colla ghiaia sao jacados o striati e son per lo più i cristallizzati.
Ma se natura è provvida in questo luogo, l'arte non trascura di mettere a profitto il terreno coltivabile. Epperciò la Colonia Agricola, malgrado il poco tempo dacchè esiste, incomincia a produrre meliga, patate, fagiuoli, zucche ed altre derrate di utilità immediata. Fu già piantata una vigna con viti d'Europa, la quale fa già venir l'acquolina in bocca a più d'uno, nonchè un gran numero di piante fruttifere molto promettenti, cosicche si ha motivo di sperare che tra qualche anno questo, che fu una volta deserto, sia presto trasformato in eden delizioso per maggiore utilità del Collegio e ad esempio di attività perseverante.
La Colonia Agricola tratta pure dell'industria dei latticinii pel consumo del Collegio. Abbondante latte ed eccellente cacio si ottiene da un centinaio di vacche, destinate in maggior parte all'allevamento dei vitelli che devono sostituire i buoi destinati al macello; poiché, sebbene il bestiame consti di 150 teste, pure dev'essere considerevolmente aumentato per poter fornire un bue ogni due giorni al consumo interno della casa.
Ad un chilometro circa dal Collegio, vicino al villaggio di Cachoeira do Campo, esistono le mura di un palazzo, che serviva di villeggiatura ai primitivi governatori generali. Siccome queste rovine si trovano in terreno appartenente ai Salesiani (di un'area di 2,500 ettari), si spera poterle riparare e farne un Collegio per le Suore di Maria SS. Ausiliatrice.
In questo modo sarà più completa la trasformazione, e coloro che conoscono questi luoghi toccheranno proprio con mano come il dito di Dio opera vere meraviglie, trasformando lugubri rovine in Case di educazione.
Sac. NICOLa BADaRIOTTI.
COLOMBIA
Nel lazzaretto di Contratacion.
RIcEVIAMo Consolantissime notizie del bene che operano i nostri Confratelli e le Figlie di Maria Ausiliatrice in questo secondo Lazzaretto Colombiano, già da due anni affidato alle cure dei figli di D. Bosco. Ne sia ringraziato mille volte il Signore, e preghiamolo incessantemente che aiuti i nostri fratelli a compiere il molto che ancor si potrebbe fare a pro di quegli infelici lebbrosi.
Essi hanno bisogno di essere pazientemente assistiti non solo nella malattia corporale, che, sì tremendamente li affligge, ma assai più nello spirito, perche la maggior parte vivono nella più crassa ignoranza delle cose di religione; tanto che anni sono il Lazzaretto di Contratacion era indicato col nomignolo di pequeño infierno (piccolo inferno). E si capisce il perchè. Colà prima dei Salesiani non fuvvi mai sacerdote stabile che si curasse della loro religiosa educazione. Ora, grazie a Dio, tutto è mutato : ogni dì si vede la Chiesa più frequentata ed ognora va aumentando il numero dei devoti che si accostano ai Santi Sacramenti.
Anzi la Chiesa del Lazaretto è ormai incapace di contenere il numero dei fedeli e già si pensò ad ingrandirla. Per ciò occorrono spese non piccole ; però la carità non verrà meno. Gli stessi lebbrosi ammalati si privano d' una parte dei trenta centesimi che loro passa il Governo, per offrirla alla fabbricazione della Chiesa. Nè contenti di ciò, si prestano a qualsiasi lavoro e procurano il materiale, specie legname, necessario per la costruzione. Lo stesso, anzi con più ardore fanno i giovani, e molto volte il nostro carissimo D. Cera (che ci invia queste notizie) potè assistere a scene commoventi e proprio eroiche. Tutto sopportano: fatica, fame caldo; tutto sacrificano, pur di poter concorrere ad ingrandire la loro Chiesa. È questa la più bella prova della generale animazione pel bene delle anime loro; è questa una consolazione grande per i nostri Confratelli e per le Suore di D. Bosco laggiù sacrificati.
Le funzioni religiose in questo Lazzaretto sono sempre imponenti, vuoi per il grande concorso di popolo, vuoi per la classe di gente che vi accorre e vuoi infine per il raccoglimento che in esse si osserva. « È cosa che incanta e commuove, scrive D. Cera, il vedere persone rosicchiate e rese deformi dal morbo fatale, intervenire alle sacre funzioni, strascinarsi alle processioni , trasportare a braccia quelli , cui il malore rese già impotenti al moto. L'afflizione è scolpita sul loro volto, ma quell' afflizione si affratella colla rassegnazione e pare sentire gli Angeli tutelari del Lazzaretto ripetere : qui si prega e si soffre ! È la parte più disgraziata dell' umanità che rende gli onori divini al Creatore dell' universo : è il popolo che, trovandosi come Giobbe oppresso da schifosa malattia, benedice la mano che l' opprime ed offre generosamente le sue pene in espiazione dei peccati che si commettono da coloro che, godendo il benefizio inapprezzabile della salute, dovrebbero essere più grati e riconoscenti verso Dio che lor la concede. Ma ho parlato delle funzioni religiose per ricordarne una, che rimarrà indelebile nella memoria dei lebbrosi : la solenne 1a Comunione di ben 50 giovanetti e fanciulle del Lazzaretto compiutasi lo scorso agosto nel dì solenne e caro dell' Assunzione di Maria SS. al cielo. Tutta la popolazione, prese parte all' Eucaristico Banchetto , reso ancor più solenne dal canto di sacri mottetti e da' fervorini veramente inspirati detti dal direttore D. Garbari. La Messa solenne in canto ed alla sera il solenne trasporto per le vie di Contratacion del simulacro della Vergine coronò la memoranda giornata. Voglia Maria SS. concederci spesso di simili consolazioni. »
PERU Mons. Pietro Gasparri, Delegato Apostolico, al Collegio D. Bosco del Callao.
MEMORaNDA sarà sempre, ci scrive il Direttore di questo Collegio la visita che S. E R.ma Mons. Pietro Gasparri, Delegato Apostolico del Perù, degnossi farci lo scorso settembre. Per questo desidero venga registrata negli annali della nostra Pia Società. Il Rappresentante del Romano Pontefice in queste lontane terre ci fece vivere un giorno di vita romana. Oh ! il Signore ricompensi il degnissimo Prelato ! Egli si recava in mezzo a noi il giorno 8 settembre col primo treno proveniente da Lima. Alla stazione fu ricevuto da tutta la popolazione e da un numerosissimo stuolo di fanciulli, cinquanta dei quali ebbero l' alto onore di essere ammessi da Mons. Delegato Apostolico alla 1a Santa Comunione. Questa funzione religiosa fu commoventissima ed ineffabile : neppur cerco di descriverla.
S. E. divise poscia con noi la frugal mensa volle visitare le Figlie di Maria Ausiliatrice e le Suore di Carità, e prima di far ritorno a Lima onorò di sua presenza il trattenimento musicoletterario preparato dai giovani dei nostro Collegio. Tutto riuscì con generale soddisfazione , e di ciò ne siamo grati in special modo alla buona nostra Mamma Celeste. Per mezzo del Bollettino vorrei inoltre poter rendere le più vive grazie mie, dei miei Confratelli ed alunni a Mons. Gasparri per la bontà e benevolenza addimostrata verso i figli di D. Bosco in questa circostanza. »
La Madonna di D. Bosco nelle Antille Olandesi.
Curacao, già sofferente per notevole diminuzione di commercio per la guerra di Cuba, e più ancora per la rivoluzione ed epidemia Venezuelana, in questi ultimi mesi cominciava a provare pure i desolanti effetti d'una siccità spaventevole. In certe località pozzi profondissimi seccarono; possessioni che prima ostentavano vegetazione tropicale, si videro ridotte a triste squallidezza; il bestiame andava deperendo e la prospettiva si presentava assai terribile per tutti, ma specialmante per la povera gente del campo. Tutta la popolazione dell'Isola, cattolici, protestanti ed israeliti lamentavano ugualmente la penuria d'acqua, e clamavano al Cielo per implorare la pioggia. Intanto arrivò ottobre, il mese del SS. Rosario, ed in tutte le nove parrocchie dell'Isola, con tanto zelo amministrate dai RR. PP. Domenicani della Provincia di Olanda, fu una vera gara per onorare Maria SS. colla maggior divozione e pompa possibile. Tutti i Cattolici, anche i meno praticanti, astretti dalla necessità, accorsero numerosi a prostrarsi ai piedi della Regina del Cielo, onde implorare la pioggia cotanto desiderata. Più volte spingendo lo sguardo sull'estremo orizzonte, ci fu dato, meglio che al servo del profeta Elia, di scorgere nuvole cariche di liquido elemento; ma esse, quasi in aria dì burlarsi di noi, giravanci attorno senza mai refrigerarci , e passò ottobre, generalmente piovoso per quest'isola, ma nella parrocchia di S. Rosa, dove abbiamo la casa, non cadde goccia. In sì grave frangente dissi tra me: Ecco l'occasione più che mai propizia per far conoscere anche qui l'efficacia della divozione alla nostra Celeste Ausiliatrice. Oh! si, Maria SS. stessa s'incaricherà di far conoscere, anche in questi luoghi quanto le piaccia d'essere invocata sotto il titolo di Ausiliatrice.
Memori del modo, con cui il nostro Padre D. Bosco strappava tanto grazie a Maria SS., superiori ed alunni di quest'Orfanotrofio cominciammo con insolito fervore una Novena alla nostra buona Mamma. L'aureo libretto « Novena a Maria Ausiliatrice » scritto con tanta unzione dallo stesso nostro Fondatore, che ristampato più volte pure in ispagnuolo avevo visto popolarizzarsi e fare tanto del bene nella Capitale della Repubblica di Colombia, ci servì mirabilmente. Due giorni dopo, Domenica, il R.mo Parroco Frai A. Frie O. P., vero artista enciclopedico ed eccellente nostro Cooperatore ed amico, dietro mia insinuazione, invitava pure tutta la popolazione a prendere parte ad altra novena a Maria Ausiliatrice, consistente nella recita quotidiana di tre Pater, Ave, Gloria e Salve. Si pregò con fede, ed i nostri voti furono ben tosto accolti ed esauditi meglio di quello che noi speravamo. È proprio il caso di ripetere:
Venit adiutrix pia Virgo caelo Lapsa sereno. (Inno della Chiesa).
Cosa ben singolare! Dopo una sì lunga siccità, tutti i giorni della nostra Novena furono rinfrescati da leggiere pioggie, la qual cosa eccitava nei nostri orfanelli sentimenti di stupore e di gratitudine e li faceva erompere frequentemente nell'espressivo grido di « Viva Maria Auxiliadora! » Ma quelle rugiade erano affatto insufficienti, se non cadevano pure due pioggie abbondantissime proprio a metà d'ambedue le Novene.
Questi isolani non esitano a dichiarare che da anni non caddero in Curaçao pioggie più copiose e benefiche, e riconoscono che sì segnalato benefizio è dovuto alla taumaturga Madonna di D. Bosco. Pertanto, finite le Novene, pro gratiarum actione si celebrò in Parrocchia Messa solenne, cantata dai nostri alunni ed ascoltata da un buon numero di fedeli; e la Domenica seguente il Rev.m° Fr. G. Sanders Carmelitano, Viceparroco del luogo e nostro Cooperatore, eruppe infra Missam in un inno di lode e gratitudine a Maria SS. Ausiliatrice animando tutti a tenerle una vera e figliale divozione ed a ricorrere a Lei in tutte le tribolazioni della vita.
Ecco una nuova prova della bontà e potenza di Maria SS., che giustifica una volta più il glorioso titolo di Auxilium Christianorum, che per gratitudine Le donava un successore del gran Piero. Che sì bella e significante invocazione, tanto cara e famigliare al veneratissimo D. Bosco ed ai suoi figli, risuoni presto dall'orto all' occaso e dall'aquilone al.l'austro in omnem terram, e faccia il cielo che la pubblicità di questo segnalato favore contribuisca vieppiù a diffondere la salutifera divozione della nostra buona e potente Ausiliatrice.
Curaçao, Santa Rosa, 20 Novembre 1898.
Sac. G. M. OLIVAZZO Salesiano.
Riconoscenza a Maria.
Si era ai 16 di novembre, e la nostra famiglia ordinariamente vivendo giammai presagiva la dolorosa catastrofe della notte seguente. Sono le due di notte: che è che non è a mia madre succede un improvviso malore, domanda soccorso, sviene, si, va al suo letto.... oh Dio !... ella giace là esangue colle occhiaie infossate e la pupilla vitrea, impallidita, priva di sensi, fra un pelago di sangue. Si corre pel medico, si vola alla farmacia che è? Le è succeduto un travasamento di sangue dalla vena princìpale dello stomaco propriamente detto: il caso è gravissimo ma un barlume di speranza ancora si manifesta. In mezzo alla più viva trepidazione trascorse quell'infausta notte; il medico alla mattina la trova sensibilmente migliorata ritorna la calma, a poco a poco si dilegua l'angosciosa impressione provata. Così passarono pure gli altri giorni sino al pomeriggio del lunedì 21. Ma verso le ore 20 la si vede cadere in deliquio: di lì a poco si desta e soprafatta dalla febbre alza alte strida da forsennata, finche prostrata di forze sol fa sentire con eco sinistramente doloroso gli ultimi rantoli. Si corre al medico, che poco prima era stato, e sopraggiunge senz'altro. Forse una crisi isterica... ma altri sintomi si manifestano... Ella medesima fra i singhiozzi convulsi scongiura che le si porgano gli ultimi conforti, perchè si sente venir meno, sa di morire e appunto per trovare rassegnazione del sacrifizio di sua vita vuol essere corroborata dal Pane dei forti. Poscia, con sforzo sovrumano benedice per l'ultima volta la famiglia, mentre il medico dopo d'aver constatato le pulsazioni della malata ascnudere sino a ben 130 al minuto 2°, esserisce per quanto la scienza medica glie lo permette che non vi è più speranza alcuna e se ne va dispettosamente addolorato. Ma tutto adungue è perduto 1 Se a nulla più giova la scienza medica, dove ancora potremo trovare speranza? Ma no : nel parossismo dello strazio, in quei momenti incancellabili, il pensiero s'assorge, si leva a Maria. Sì, Maria Ausiliatrice, o Madonna di D. Bosco, noi Te invochiamo, Te Madre nostra celeste per la madre terrena... e unimmo queste parole fra l'angoscìa mortale che ci opprimeva al voto che ora appunto unitamente a questa relazione soddisfiamo. Ed ecco che Maria Ausiliatrice benignamente accoglie la nostra prece figliale... un lampo di celestiale speranza brilla nell' accasciato cuore, e mentre il Sacerdote già dopo averle amministrato l'Olio Santo sta per raccomandarle l'anima, oh portento! dalle sue labbra già contratte e livide esce soavemente il nome di Maria Ausiliatrice. - Maria, la Madonna di D. Bosco m'ha salvata. - E in vero, a poco a poco cessa la crisi, in men di tre giorni è fuor di pericolo, ed ora già convalescente. Io pertanto a nome principalmente di lei, che è appunto Cooperatrice Salesiana, e di tutta la famiglia mi pregio di attestare pubblicamente la nostra vivissima riconoscenza a Maria Ausiliatrice per tale miracoloso favore, pregando a volere inserire il fatto nel Bollettino salesiano.
Cuorgnè, 6 Dicembre 1898.
Ch. COSTANTINO PAGLIOTTI.
Per intercessione di Maria fu risparmiata l'amputazione della gamba.
L'anno 1896, dopo qualche mese di ignoto malessere, ai primi giorni del mese di dicembre si manifestò una tubercolosi al ginocchio destro di un mio fratellino di anni 6, Pagliano Giovanni. I medici condotti del mio paesello di Quaranti Dottor Scalitti e Dottor Ferraro, nonche il Dottor Cav. Grillo di Acqui, mi fecero tosto sapere che si trattava di un male gravissimo e mi consigliarono di condurlo in qualche Ospedale per l'opportuna cura. Credendo al consiglio dei suddetti egregi sanitari, il 28 dello stesso mese di dicembre condussi il fratellino in cotesto Ospedale maggiore di S. Giovanni Battista: quivi l'esimio Dottor Anglesio, dopo aver minutamente visitato il ginocchio infermo, senza reticenze mi disse: « Questo ginocchio è gravissimamente ammalato; e temo molto che abbia a riuscire inutile ogni cura, se non si viene all'amputazione della gamba. » Queste parole del Dottore Anglesio furono un coltello al mio cuore; e scorgendo chiaro che la scienza umana sarebbe stata incapace a guarirmi il caro fratellino, mi rivolsi tosto con tutto il fervore del mio cuore alla Vergine del cielo, pregandola nel suo caro Santuario della Consolata e di Maria Ausiliatrice a volersi mostrare vera Consolatrice di me, della mamma e di tutta la famiglia, che eravamo tanto afflitti. Si provarono i Dottori con qualche operazione ad arrestare il male ; e sul principio e per qualche mese ancora parve che vi fosse un po' di speranza di guarigione. Ma ai 12 di luglio del 1897 ricevetti una lettera dalla Superiora dell'Ospedale di S. Giovanni, Suor Vincenza Pucci, in cui mi diceva che il Dottore non aveva più speranza di guarire il fratellino, se non coll'amputazione della gamba; mi pregava perciò o di autorizzare il Dottore ad eseguire l'amputazione, o in caso contrario di ritirare il piccolo infermo dall' Ospedale, essendo omai esauriti tutti i mezzi di conservazione del membro infermo. Questa notizia ci riempì di costernazione, tanto più che eravamo stati allietati da qualche barlume di speranza, che avevano concepito i Dottori qualche mese addietro. Accompagnato dalle lagrime del papà e della mamma, partii immediatamente per costi per autorizzare il Dottore ad eseguire l'amputazione; perchè il condurre a casa il fratellino era condannarlo, se non ad una prossima, certo ad una inevitabile morte. Si stabilì il giorno 15 luglio, vigilia della Madonna del Carmine, per l'amputazione. Io non so come abbia passato quei dolorosi giorni; e scorgendo che pur troppo si era giunti all'avveramento di quella profezia più volte fattami dai Dottori, raddoppiaì le mie preghiere, e con me si unirono pure le Suore dell'Ospedale di Acqui, le Suore di Quaranti, le mie orfanelle ed orfanelli, la famiglia, e tante altre buone persone, per muovere questa buona Madre ad esaudirmi. Quel giorno, 15 luglio, celebrata con più fervore la S. Messa nel Santuario della Consolata, mi portai prestamente all'Ospedale: trovo il fratellino malinconico, con qualche lagrimetta agli occhi (aveva presentito qualche triste novità per quel giorno) : gli appendo al collo una medaglia della Consolata, e poi recitiamo insieme tre Ave a questa Vergine Consolatrice. Poi raccomandata ancora una volta al Dottor Anglesio la povera gamba del mio fratellino, mi ritiro nella Cappella dell'Ospedale. E là col cuore gonfio pel dolore, come non mi accadde mai in vita mia, innanzi all'immagine di Maria feci il voto : « Che se la Vergine mi otteneva la guarigione del fratellino, senza che si dovesse amputare la gamba, io in segno di riconoscenza ed a suo onore e gloria, avrei fatto pubblicare la grazia sul periodico della Valle di Pompei e sul Bollettino Salesiano, inviando insieme una piccola offerta ai due Santuarii e del Rosario in Pompei e di Maria Ausiliatrice in Torino.» Fatto il voto e recitato il Santo Rosario, mi sentii realmente un conforto al cuore; una voce mi diceva di sperare. Ma quando, dopo due ore, mi decisi di salire alla infermeria, sentii le gambe che mi tremavano pel timore di dover trovare il fratellino senza una gamba; ma mi confortai nuovamente nel Nome di Maria. Ed ecco che, appena giunto in sala, mi si fa incontro la Suora addetta ai bambini, e tutta contenta mi dice: « Sa! non fu tagliata la gamba al suo fratellino : i Dottori (contro il loro parere), fatta l'estrazione di un piccolo ossicino, videro che vi era ancora speranza di guarigione.» A queste parole mi sentii venir meno il cuore per la commozione, e colle lagrime agli occhi non potei dir altro, che questo parole : « Sia ringraziato Iddio e Maria Consolatrice ! » Corro al letto del mio fratellino e lo trovo ancora un po' addormentato dal cloroformio:lo baciai, e ringraziai nel mio cuore la Vergine, che aveva ascoltato le nostre preghiere. La grazia era fatta. Da quel giorno andò sempre migliorando; ai 29 di agosto 1897 lo condussi al paese natio, e quivi lentamente e gradatamente continuò a migliorare: ora cammina senza gruccie e senza bastone, salta ed è allegro come un folletto. Ai 6 di dicembre 1898 lo feci visitare dal Dott. Cav. Grillo, Primario di questo Ospedale, e mi disse che oramai si poteva giudicare guarito, e, trattandosi di un male così maligno, si poteva ben dire miracolosamente guarito.
Compio ora il mio voto inviando a cotesta Direzione questa mia relazione e pregandola a volerla pubblicare nel Bollettino Salesiano in ringraziamento alla Vergine Ausiliatrice ed a suo onore e gloria, affinche a tutti sia nota la grande bontà e potenza di questa eccelsa. Regina del Paradiso. Invio pure colla presente la offerta, che promisi. Sarei ben felice, se queste mie povere parole avessero il potere di invogliare tutti ad amare ed onorare questa Augusta Signora, ed a ricorrere a Lei nei molteplici bisogni, che angustiano questa misera vita. È questo il vivo desiderio del mio cuore e prego la Vergine a volerlo benedire! Rendo intanto pubbliche grazìe alle Suore di questo Ospedale, alle Suore di Quaranti, alle mie care orfanelle ed orfanelli, ed a tutte le buone persone, che si presero a cuore il mio affanno, e colle loro calde preghiere mossero questa buona Madre ad esaudirmi. E rendo pure grazie a cotesta Direzione del favore, che mi vorrà fare pubblicando nel Bollettino Salesiano questa mia relazione, in onore e ringraziamento della comune nostra Madre Maria.
Acqui, 4 Gennaio 1899.
Sac. ANDREA PAGLIANO Rettore dell'Ospedale d'Acqui.
Ave Maria!
Nei giorni tenebrosi e nel travaglio di questa nostra misera esistenza, fidenti ricorriamo a Maria, Madre dei tribolati! Da due e più anni sofferente di neurastenia, con forti crampi allo stomaco, invano avevo consultato le primarie autorità mediche delle mie regioni. L'animo mio era in preda alla disperazione: fedele però e devoto di Maria SS. Ausiliatrice, spesso rivolgevo umile preghiera al trono di tutte le grazie. Ma il male mi travagliava: le più crudeli sofferenze tormentavano la mia vita, e la mia forza e le mie attività tutte erano fallite, ed io ali credevo un uomo perduto, senza salute e senza speranza. Per quanto i lumi della ragione mi assistessero, pure non contribuivano ad altro che a gìttare l'animo mio nello spasimo di una disperazione senza confine. Più volte stanco di vivere, avrei voluto porre termine ai miei giorni, benche la famiglia ed i parenti cercassero di confortarmi. Quella fatale idea di morte, che mi sconvolgeva le fibre, parve un giorno dovesse aver tregua, e fu in quello che io ebbi la fortunata ispirazione di depositare ai fratelli le mie armi. In seguito, sempre afflitto e malato, mentre l'eccitazione nervosa mi portava la mente alla triste idea del pugnale, scrissi a quella bontà di uomo che è D. Michele Rua, chiedendogli un farmaco per il mio male. Egli mi rispose con una medaglina di Maria SS. Ausiliatrice, esortandomi a portarla sempre meco. Ma chi mi ha dato finora la forza di non strapparla contro gli impeti della mia malata volontà? Chi mi ha sostenuto nei pericolosi e gravi momenti, quando lo stato della malattia mi portava alla disperazione di ogni cosa? Chi dal 18 marzo 1898, quando più disperavo e andavo perdendo la fede di ogni cosa, lentamente ristabiliva l'equilibrio delle mie forze, alleggeriva l'oppressione della mia testa e faceva svanire le vampe dello stomaco? Oh ! fu la medaglina di Maria Ausiliatrice ! Essa mi ha salvato! Sì, fu la Madonna Ausiliatrice che mi ha fatto una grazia sì segnalata. Ed io ora gliene rendo pubblici ringraziamenti, protestando di voler nutrire eterna riconoscenza verso di questa amorosissima Madre e professarle fino alla morte una tenerissima divozione invocandola spesso nel corso di mia vita. Ave, Ave Maria!
Dipignano, Dicembre 1898.
SALVATORE VALENTINI fu Ferdinando.
Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice, e pieni di riconoscenza inviarono offerte al santuario di Torino o per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, o per le Missioni Salesiane, o per le altre Opere di D. Bosco, i seguenti
A*) - Alice Belcolle: Virginia Benevolo, L. 20; Carlo Ragazzo, 20; Giuseppe Tardito, 2. - Alice Castello: Bertolo Giuseppe Salussolo, 2. - Alpignano: Agostino Mangiardi, 5. - Altavilla: Rosa Bo, 3,50. - Antignano: Luigi Sardi, 10. - Appia: Ch. Giovanni Costantino, 1. - Arezzo : Vincenzo Giovannini della Casablanca, 1. - Argine (Novara) : Angela Bellinzona, 5. - Arena: Giulia Merlo, 5. -Astesano: Luigi Costa, 5. - Asti: Cristina Camerano, 5.
(*) L'ordine alfabetico qui segnato è quello delle città e paesi, cui appartengono i graziati da Maria Ausiliatrice.
B) -Bagnavavallo (Ravenna): Felice Saporetti, 3. - Bari: Adolfo Pennini, 20. - Bianzè: Orsola Zublena, 5 per Messa; Giuseppe Carlotta, 5; Maria Robiano, 5; Maddalena Vineis, 40. - Bobbio: Elisa Carboni, 5. - Borgo Martno : Francesco Veretti, 25. - Borgo S. Giacomo (Brescia): Domenico Stanzi, 200. - Borgo S. Martino (Alessandria): Rosa Demagistris, 5. Boscontarengo: Barbara Castellari, 15; Clara Fossato, 1. - Bra-Pollenza: Maria Arrigoni, 3. - Braga di Stra della: Giovannina Pizzi, 20. - Branco (Udine): Giuseppe Bernardino, 2 a nome di un suo fratello. - Bronte (Catania): Giuseppe Spedalieri Scanza, 5 per Messa. - Bassignetto: Francesca Manzi, 3. - Buttigl-iera d'Asti: Margherita Maffei, 2.
C) - Calciavacca (Torino): Giorgio Castagneris, 7 per Messa in ringraziamento della guarigione del figlio di Carolina Damiano. - Canelli: Costantina Ghione, 21. - Canton Ticino: Rosa Bacavarini, 2. - Caramagna ; Antonio Gallo, 6,50; Giovanni Alessio, 5; Lodovico Banchio, 5. - Cardè : Francesco Campana, 1.60; Chiaffredo Busso, 20; Bernardino Bolla, 5. - Carenaa: (Pont S. Martin): Maria Catterina Grangia, per una Messa. - Carmagnola: Agostino Chiattone; Giuseppe Chiattone, 10; Lucia Larini, 10. - Carpasio: Giuseppe Pastorello, 3. - Carpignano: Francesca Peivano, 2. - Carsi (Genova): Luigina Rossi. - Cartosio: Giuseppe Bensi, 5. - Casalborgone : Domenico Roggero, 5. - Casale Monferrato: I Coniugi Boetti, 13. - Castagnole Piemonte: Vittorio Bertello, 5; Cristina Prato, 5. - Castelnuovo d'Asti: Michele Triberto, 10. - Castelnuovo Calcea: Giovanni Migliavacca , 5. - Castel de' Ratti (Alessandria): Don Giuseppe Ghezzi, Prevosto, 10. - Castelrosso : Luigi Angelo, 3 ; Pietro Campora, 7; Giuseppe Pezzagna, 8; Giuseppe Lusso, 5; Paolo Lusso, 2,15; Maria Careggio, 6. - Castiglione: Giovanni Rucciolo, 2. - Catania : Giuseppina Rozza, 5. - Cavallermag,giore: Margherita Piasca , 5. - Ceva: Catterina Cardinali, 3. - Chambare: Alfonso Gai, 5. - Chieri: Giuseppe Fiora, 5. - Chivasso: Martellina Bagnasacco, 2; Emilia Vedova Bagnasacco. - Cigliano: Sac. Pietro Zublena , 1 a nome di pia persona; Battista Grazio, 2; Domenico Grazio, 12. - Cittadella (Padova): Lucia Albertocci-Fabris. - Cividate Cam,: L. M. G., un anello d'oro con brillante. - Conca della Campania: Orsola Santangelo, 5 per Messa. - Cuneo: Adelaide Bessone, 2; Pietro Lerda, 5. - Cuorgnè: Sac. Antonio Garlanda, 5 per Messa di ringraziamento a nome di sua mamma.
D) - Dogliani: Carolina Gandolfi, 5.
F) - Faenza: Francesca Bolanti, 10; i Coniugi Monti e Covoni del Borgo Urbecco, 5 per Messa. - Foglizzo: Giuseppina Barbero, 10.
G) - Garino Novarese: Giovanni Calciati, 5. - Gerbido: Maria Peirani, 5. - Ghemme (Novara): Suor Sabina, Direttrice dell'Ospedale, per due grazie ottenute dalla Madonna di D., Bosco, una delle quali veramente straordinaria in favore di una giovane donna da luoghi anni inferma. - Grimaldi: Giuseppina Scassi, 10. - Grondone: Ernestina Caglia, 15.
I) - Isola Bella: Carolina Bertoni, un anello d'oro.
L) - La Loggia (Torino): Michele Ferrero, 7. - Licata (Girgenti): Sorelle Orlando fu Antonio, 2,50. - Lombriasco: Margherita Camisassa, 5.
M) - Mathi Torinese: Antonio Ainardi, 10. - Mazzarine: Francesco Alessi, sarto, un anello d'oro, ex voto per la guarigione da bronchite di sua figlinolotta Rocchina. - Megliadino S. Vitale: Attilio Marchesini per la guarigione da tifoide di una persona a lui carissima. - Melazzo: Bernardo Berti, 25; Stefano Poggio, 35. - Minervino Murge: Sac. Ignazio Bevilacqua. - Monastero Vasco (Cuneo): Giovanni Sappa, 2. - Monasterolo Torinese: Giuseppe Brero. - Monasterolo di Savi,gliano : Angelo Galetti, 3. - lMondovi: Michele Fantini, 30; Maddalena Bongiovanni, 10; Giovanna Porro, un pajo d'orecchini d'oro ; Maria Sarzotti, 10; Catterina Prato, 5. - Montà d'Alba: Domenica Banchio, 2. - Monte Copiolo (Pesaro): N. N. per una Messa. - Monte di Malo (Vicenza): I Coniugi Piazza, 15. - Moretta: Battista Mura, 20. - Mornese: Maddalena Bodratto, 5.
N) - Nizza Monferrato: Suor Maria Armelonghi. -None: Cecilia Cerchio, 5.
O) - Oreno: Maria Laboranti, 2. - Ormea: Maria Brignana n. Demichelis, Priora delle Umiliate, 5, 35.
p) - Padova: Ceruti-Rosoni, 10. - Pallone (Ascoli Piceno): Antonio Sartori, 10. - Pandino: Rosa Cazzulani, 5. - Parma: N. N. devota di Maria Ausiliatrice, che testifica un cumulo di grazie spirituali e temporali a favor suo, di suo padre e d'altre carissime persone. - Peveragno: Giorgio Bongiovanni, 5. - Piano di Sorrento (Napoli): Sac. Eduardo Jaccarino, 50 a nome dell'Avv. Luigi Maresca e famiglia, per la guarigione d'un loro caro bambino che si trovava già in fin di vita. - Pinerolo : Teresa Giustetto, 5. - Piossasco: Olimpia Caselli, 5 per Messa. - Portici: Emilia Giannetti, 2 per Messa. - Possemaggiore (Sassari): Cav. Salvatore Pinna, Segretario Comunale , 20 per due Messe di ringraziamento. - Predazzo (Tirolo): Catterina Guadagnini, 4 per Messa di ringraziamento a mezzo della Signora Maria Costanzi, Maestra Direttrice della I. R. Scuola Industriale di Merletti. - Prina-Strono: Giovanna Damusso, 3. - Priucca: Giovanni Cardero, 5.
R) - Racconigi: Luigi Gambino, 100. - Renno (Parma): Ermelinda Capretti, 2. - Revigliasco Torinese: Maria Aiassa. - Riva di Chiesi: S. G. - Riva di Pinerolo : Margherita Violato, 5. - Rivara: Filomena Gioberti, 5. - Rivarolo Canavese: Maria Gambotti, 5. - Rivarossa Torinese: Maria Balesio, 5. - Rivoli: Maria Carena, 1.-Romagnano(Valsesia): Giuseppe Ramponi, 50. - Rosignano Monf.: Luigi Dagliano, una veste.
S) - Saluzzo: Modesta Garnero, 10; Margherita Caramello, 5; Pompea Gattinati , 5. - San Damiano d'Asti: Giovanni Lano, 5; Lucia Quaglia, 10; Lorenzo Canta, 5. - S. Francesco al Campo: Luigia Valle, 10. - S. Giusto: Margherita Gatto, 2. - Santa Giusta: Gavino Puddn, 10 per due Messe. - S. Pier d'Arena: Rosa Rinaldi, 5. - S. Salvatore Monferrato: Margherita Beassi, 5. - S. Vito di Leguzzano (Vicenza): Anna Pogetta, 1 per accendere in ringraziamento la lampada innanzi al quadro di Maria Ausiliatrice. - Santa Vittoria d'Alba: Teresa Ferrero, 5; Agnese Boffa, 3. - Santhià: Giovanni Calamandri, 3. - Sarzana: Gio. Battista Luciani, 25. - Savigliano: D. Giovanni Ghibaudo, Cappellano alla Cavallotta, 10. - Savigno (Bologna): D. Stefano Tozzi, 10. - Scalenghe: D. Bartolomeo Bonino, 1. - Scansano: Dott. D. Antonio Leoneschi, 5. Scopello: Valentino Anderi, 2,50 a mezzo del Sac. Gaudenzio 'l'adini, V. Parroco. - Siracusa: Ch. Luigi Carfu, 5. - Sondrio: Agostino Bruni, 5 per Messa. - Sana (Novara): Carlo Meschio, 5 per Messa. - Svizzera: Giulia Stefani, 5.
T) - Tiavè: Lorenzo Brongini e famiglia. - Torino: Rosa Pollone Ved. Cominetti per vario segnalatissi.me grazie; la Famiglia bossi; Amalia Prove; Giuseppina Prelli, 5; Anna Canavero, 5; Alberto Alleomo, 1; Teresa Pastore, 3; Gaetano Fresia, 5; Adelaide Ceresole, 5; Rosa Brandel, 5; Luigi Tavano, 10; Carlo Croce, 4; Giuseppina Garetto, 3 ; Paolina Gianotti, 10; Luigia Zucca, 5. - Tortona: B. T. C., 25 per cinque Messe. - Tortuglia: Prospero Arciprete, 10. - 2rabosa Soprana: Lucia Dho, 25 per Messa. -Tremnestieri: Pietro Bonacorsi, 5.
V) - Valbese: Francesca Chiapusso, 10. - Valenza: Ermenegildo Forno, 1. - Valgioioso: Margherita Maritano, 10. - Veneria Reale: Anna Reviglio, mia Messa. - Verolengo.: Giovanni Luasso, 2,50; Giovanni Fontana, 3; Annetta Degiovanui , L - Vercelli : Maria Francese, 20; Una Famiglia del Circondario. - Vicenza: Ch. Gio. Antonio Prosdocimi. - Vico forte: Pietro Pulacini, 8. - Vignale: Luigi Porro, 4. - Villafranca (Piemonte): Agnese Cravero, 5; Elodia Morelli. - Villanova d'Asti: Rosa Bianco, li; Teresa Bossi, 5; Maddalena Grillone, 2. - (Villanova Mondovì): Domenico Bellino, 10. - Villò (Piacenza): Maria Caminati e Maria Ruscoui, 2 per Messa di ringraziamento per una bella conversione ottenuta. - Vinadio: Anna Bagnis, 2. - Viola: Modesto Ruffino, 20. - Voghera: Enrico Bolognesi, 2; Antonio Bassi, 2 - Voirè: Sac. Paolo Strata, Decurione Salesiano, 5 per una Messa a nome di una famiglia.
rinnoviamo la preghiera di tesoreggiare de' francobolli usati, nazionali e stranieri, antichi e recenti, ed inviarli al nostro Oratorio di Torino, perche costituiscono anch'essi un mezzo utilissimo per concorrere all'incremento dell'Opera nostra ed alla maggior propagazione della nostra S. Fede.
BENEDIZIONE DELLA PRIMA PIETRA del nuovo Oratorio Salesiano di N. S. della Misericordia di Savona.
Eran già sei anni che un locale provvisorio e troppo augusto aspettava di essere sostituito da un più degno edifizio. Appena conosciutane la necessità, S. Ecc. R.ma Mons. Giuseppe S. Scatti non volle più frapporre indugio, e, fattosi anima di un nuovo Comitato Salesiano composto di esimii ecclesiastici e distinti signori, sollecitò l'impresa. In breve si fecero le pratiche opportune, si diramarono circolari, si tennero apposite conferenze, si approvò il nuovo disegno del valente e chiarissimo ingegnere Nicolò Campora, ottimo Cooperatore Salesiano ed Assessore Comunale, e sotto la sua direzione si iniziarono i lavori. La festa solenne della benedizione e posa della prima pietra era stata fissata pel 26 febbraio, e Savona, la simpatica città della Madonna della Misericordia, ne fu lietissima. I giovani dei due fiorenti Circoli di S. Giuseppe e di S. Luigi dell' Oratorio stesso, lieti di un avvenimento che compiva uno dei desideri più ardenti del loro cuore, vollero ringraziarne pubblicamente il Signore recandosi in corpo coi piccoli aspiranti del Circolo di San Giovanni Berchmans, colle loro bandiere e colla loro banda, nella parrocchia di S. Giovanni a farvi una Comunione generale. Commosso il Prevosto, Sac. Michele Ratti, di questo pubblico attestato di fede e di pietà, rivolse ai giovani affettuose parole di incoraggiamento e di ringraziamento.
Alle ore 14, ora fissata per la solenne funzione, l'ampio cortile dell'Oratorio vagamente ornato e imbandierato era gremito di gente. Sull'ampio palco delle Signore primeggiavano le illustri nobili donne Marchesa Silvia Multedo, ved. Contessa Naselli Feo e Marchesa Delfina Gavotti, ed in quello destinato alle Autorità pigliavano i posti d'onore l'egregio Sindaco Avv. Cav. G. B. Berlingieri, gli Assessori Naselli, Campora, Zunini, i Consiglieri Lodi, Scaravaglio, Oxilia, Dellepiane Paolo ed altri ragguardevoli cittadini. Scusarono la loro assenza il Sottoprefetto Cav. Facciolati, il Generale della Brigata Forlì, il Presidente della Commissione degli Ospizi, il Cons. Minuti ecc. ecc., tutti augurando che nell'edifizio che sta per sorgere cresca una balda gioventù, che impari ad amare e dia lustro alla nostra cara Patria e alla nostra Religione; e parimenti ringraziando ed augurando mandò una gentilissima lettera il Deputato Comin. P. Boselli.
Ai piè del palco destinato al clero e contenente l'altare della cerimonia erano schierate colle loro bandiere la Società Operaia Cattolica e il Circolo Pio VII, che facevano ala alle bandiere dei tre Circoli dell'Oratorio e allo stendardo dell'Oratorio. Prestavano servizio d'onore gli eleganti giovani del Circolo Universitario Diocesano con a capo il loro egregio presidente Avv. Oxilia; e la banda dell'Oratorio, diretta dall'abile Sig. Cavedaschi, era pronta per allietare la festa con scelti pezzi di musica.
Alle 14,35 entrò Mons. Vescovo con a lato il Rev.mo D. Domenico Belmonte, venuto appositamente da Torino a rappresentare il Rev.m° D. Rua, e seguito da Mons. Emilio Spada, dal Can. Agostino Becchi, dai Parroci di S. Giovanni, di Lavagnola e di Fornaci, dal Provinciale degli Scolopi, dal Rettore degli Scolopi, dal Superiore degli Agostiniani, dal Sig. Morelli Superiore dei Missionari di S. Vincenzo de' Paoli, dal P. Ottavio Turchi d. C. d. G., dal. Cancelliere Vescovile, dal Direttore del Seminario, ecc. ecc. Cantato il Magnificat a coro di popolo, Mons. Vescovo benedisse la prima pietra e il Direttore dell'Oratorio D. Giuseppe Descalzi lesse l'atto della cerimonia steso sopra pergamena
L'anno del Signore mille ottocento novantanove, vigesimo secondo del Pontificato di S. S. Leone XIII e del Regno di S. M. Umberto I e primo del pastorale governo di S. Ecc. Rev.ma Mons. Giuseppe Salvatore Scatti, dodicesimo del Rettorato generale del Successore di D. Bosco il Rev.mo D. Michele Rua e settimo di fondazione dell'Oratorio Festivo Salesiano, auspice il degnissimo compianto Mons. Leopoldo Can. Ponzone della Cattedrale Basilica:
Essendosi costituito sotto la presidenza della prefata Ecc. Rev.ma Mons. Vescovo di Savona un Comitato di Signori Ecclesiastici e Laici allo scopo di vieppiù diffondere ed efficacemente sviluppare l'Opera santa dell'Oratorio festivo a favore della gioventù Savonese consistente nell'erezione di un decoroso edifizio sa disegno del valente Architetto Ing. Nicolò Campora:
Ogqi ventisei febbraio mille ottocento novantanove S. Ecc. Rev.mo Mons. Giuseppe Salvatore Scatti Vescovo di Savona, alla presenza dei sottoscritti Signori e di altri numerosi invitati, ha proceduto nelle forme rituali alla posa e benedizione della prima pietra dell'erigendo edifizio dell'Oratorio Salesiano di N. S. della Misericordia.
Appostevi le firme dai più ragguardevoli cittadini intervenuti, questa pergamena venne unita ad altra pergamena sottoscritta dalle Signore del Sotto Comitato, alle medaglie del SS. Cuore di Gesù, di Maria SS. Ausiliatrice, di N. S. della Misericordia, di S. Giuseppe, di S. S. Leone XIII, ad una moneta d'argento di S. M. Umberto I e ad una moneta di S. S. Pio IX, insigne Cooperatore Salesiano, ed ai ritratti di Don Bosco, di S. S. Leone XIII e S. Ecc. Rev.ma Mons. Scatti; e il tutto suggellato in un doppio tubo di zinco e di cristallo, fu chiuso nella pietra della cerimonia, che tra fragorosissimi applausi venne calata nelle fondamenta.
« A questo punto - così scrive l'ottimo Cittadino di Genova in data del 27 febbraio - l'amatissimo nostro Vescovo volle indirizzare alcune parole di circostanza; e le sue parole furono un caldo elogio alle fatiche dei benemeriti figli di D. Bosco, i quali con cura assidua e provvida zelano la retta educazione della gioventù; un incoraggiamento alle persone facoltose di contribuire con obolo generoso alla costruzione del nuovo edificio, da sei anni ideato, e che ora s'impone per l'esigenze della famiglia salesiana.
« Fra l'attenzione generale accennò che una pia persona, la quale vuole umilmente serbare l'incognito, versò già la somma di L. 5000 e si augura che a questa tengano dietro altri volenterosi : faranno essi cosa degna per la Religione e la Società.
« Dopo il discorso del Vescovo fragorosamente applaudito si formò il corteo religioso per avviarsi alla Cappella dell'Oratorio : dove, dopo il canto del Te Deum e del Tantum Ergo, venne impartita da S. Eccellenza la benedizione col Venerabile.
« Così ebbe termine la bella funzione, riuscita oltremodo solenne sotto ogni rispetto: la storia dell'Oratorio Salesiano di Savona ha scritto ieri una bella pagina nel suo libro d'oro.
« Tocca adesso ai Savonesi, la cui tradizionale carità per le opere buone registra sempre atti generosi, di pensare a che l'edifizio, di cui furono appena gettate le fondamenta, s'innalzi presto a testimoniare il loro affetto ai Salesiani, la fede dei cuori, il sentimento della vera filantropia cittadina ».
I SALESIANI A PORTO LEGNAGO.
L'ottima Verona Fedele del 23 gennaio scorso pubblicava la seguente relazione da Porto Legnago. Noi la riferiamo nella sua integrità, perché, mentre è di non piccola consolazione ai nostri confratelli di Porto, prova ancora una volta la benevolenza grandissima e la fiducia illimitata che i benemeriti nostri Cooperatori portano all'Opera di Don Bosco.
« Chi l'avrebbe detto, due anni or sono, che i Salesiani, dopo una prova di fuoco, dopo tante disdette, potessero acquistarsi tanta simpatia e venerazione da tutta la cittadinanza e popolo limitrofo? Vedere nei giorni festivi una moltitudine di vispi giovanotti, quieti e silenziosi, accompagnati dai bravi figli di D. Bosco nella Chiesa parrocchiale di Porto per assistere alla S. Messa ed alle sacre funzioni del dopo pranzo; vederli, dico, là nella Cappella della Salute raccolti, divoti, ascoltanti parole tutte a loro convenienti?... oh ! ci sfugge un grido di completa ammirazione da dover assolutamente dichiarare i Salesiani veri educatori dei figli del popolo.
» I Salesiani sono uguali dappertutto, non si smentiscono mai. L'anno scorso, il successore di D. Bosco, D. Michele Rua, quando veniva a visitare il neo-Istituto, nella conferenza tenutavi, usciva in queste parole : « I Salesiani a Legnago sono destinati dalla divina Provvidenza a far del gran bene, perchè aspramente combattuti. » Quelle parole furono un oracolo, e sebbene San Cipriano dica che è assai difficile possano avere buon effetto quelle cose che ebbero tristo principio - difficile est ut bono peragantur effectu, quae malo sunt inchoata principio - con tutto il rispetto dei Santo Padre (mi perdoni l'espressione), per i Salesiani in Porto Legnago non è così. Ed io più di tutti posso dire che si sono benissimo incamminati, e che la predizione di D. Rua va ad avverarsi completamente. Non si veggono più nei dì festivi tanti monelli scorrazzare per le piazze e vie, sugli argini, con pericolo fisico e morale, ma raccolti nel cortile dell'Istituto, assistiti continuamente, dove si abbandonano ad onesti divertimenti, assistono a morali rappresentazioni teatrali... Sono ben trecento e più i ragazzi raccolti dai buoni tigli di Don Bosco nel dì festivo. E quanti di più, grandi ancora non accorrerebbero e all'istruzione e alla Messa, se questi zelanti e benemeriti Salesiani avessero annessa all'Istituto una Chiesetta, con Messa ed istruzione, cui non osano andare a ricevere in una Chiesa pubblica?
» Vi sono tante Istituzioni in Legnago abbastanza fiorenti, vi sono facoltosi, tanto a destra che a sinistra d'Adige, che elargiscono in carità, carità che le tante volte è convertita in sbornie e a soddisfazione di vizi, e non si troverà persona che pensi all'Opera dei Salesiani, destinati ad educare i figli del popolo, abbandonati da indifferenti genitori, aiutandoli a fabbricarsi una Chiesa loro ? Nel sogno neppure: altrimenti converrebbe dire che in Legnano non si comprende ciò che dovrebbe essere compreso.
» Fu detto: Che cosa fanno i Salesiani a Legnago? E che poteano fare, privi di tanti mezzi per sviluppare l'Istituto? Le cose a posto. Ora non solo hanno iniziato l'Oratorio festivo, ma hanno aperti laboratorii di intaglio, plastica, indoratura, legatoria di libri, e sartoria, diretti da valenti artisti; hanno scuole elementari e complementari per interni ed esterni. Pel prossimo anno pare che il grandioso fabbricato sarà riempito di convittori.
» Iddio benedica questo buon desiderio, e fecondi l'opera sì bene iniziata e tanto benemerita!
29 Gennaio 1899.
D. C. VIVIANI, Arciprete.
Si abbia il R.mo Sig. Arciprete pubbliche grazie per questa nuova testimonianza d'affetto a nostro riguardo e l'assicurazione che noi non cesseremo dal supplicare la Madonna di Don Bosco a voler esaudire i suoi voti e desideri.
COSTITUZIONE DEL COMITATO CHIERESE per l'Omaggio Internazionale.
Con vera soddisfazione notiamo questo avvenimento. La città di Chieri, che nelle opere di carità non è seconda a qualsiasi altra, volle prendere parte attiva all'Omaggio promosso dalla Stampa Cattolica a S. Francesco di Sales ed all'Opera di D. Bosco, dando la domenica 12 del passato marzo una splendida dimostrazione di affetto e di venerazione al Padre nostro desideratissimo. Quello era il giorno fissato per la Conferenza sull'Omaggio e per la Costituzione del Comitato locale. Il vasto ed artistico Duomo assai tempo prima dell'ora stabilita era gremito di oltre 4000 persone d'ogni ceto e condizione, desiderose di sentire la calda e faconda parola dell'illustre Canonico Prof. Vincenzo Papa. Egli, con il suo meraviglioso magistero della forma, tratteggiò la figura dell'immortale D. Bosco quale Apostolo di fede e di civiltà nei suoi Oratorii, nelle Letture Cattoliche, nelle Missioni, facendo in tutti profonda e soave impressione.
Dopo la solenne benedizione, nei locali dell'Oratorio femminile di S. Teresa l'egregio Avv. Cav. Alloati, parlando specialmente a nome del Comitato per l'Omaggio, fece risaltare le speciali benemerenze del grande castelnovese anche pel bene della patria nostra nelle lontane Americhe. E ricordando quanto egli avesse prediletto il Seminario delle Missioni di Valsalice, i cui locali erano, alla sua morte, in poco buono stato, spiegò l'intento del Comitato di farvi sorgere una Chiesa dedicata al Patrono della Congregazione Salesiana, con modeste quote da una lira e per sottoscrizione popolare.
Parlò in seguito con nobile slancio l'egregio D. Bortolomasi, prof. del Seminario di Chieri, ricordando gli intimi legami tra Don Bosco e la città di Chieri, nel cui Ginnasio egli aveva compiuto i primi studi, e mandando un plauso all'iniziativa del Comitato.
Chiuse la funzione il Rev. Canonico Arciprete Teol. Duvina, augurandosi i migliori frutti dalla gittata semente.
Si è costituito quindi subito il Concitato locale, a cui sperasi di unire anche un Comitato femminile; e noi faccian voti che in questa opera buona tutta
Chieri senza distinzione sia solidale nel tributare omaggio al proprio conterraneo ed alle opere sue. (1)
(1) Il Comitato chierese è per intanto così costituito:
Presidente: M.. R. Can. Teol. Duvina, Arciprete del Capitolo e Rettore del Seminario.
Vice-Presidenti: M. R. Can. D. Michele Tellaro, Curato del Duomo; M. R. Can. D. Giuseppe Olivero, Curato di S. Giorgio.
Tesoriere: M. R. Can. cav. Pompeo Unia, Rettore del CollegioConvitto.
Segretario: M. R. Can. Teol. Giacomo Chiaffrino.
Membri: Ill.mo Conte Balbiano d'Aramengo, Presidente della Società Operaia Cattolica; Sig. Guglielminotti Giacomo. Presidente del circolo cattolico Silvio Pellico.
MESSINA. - Nella Cappella dell' Oratorio festivo S. Luigi di Messina, il giorno 29 gennaio fu celebrata la festa di San Francesco di Sales, resa più solenne dall'intervento dell'Arcivescovo Mons. D'Arrigo Letterio, il quale si degnò di tenere ai Cooperatori ed alle Cooperatrici della città la Conferenza prescritta dal Regolamento della Pia Unione.
La Messa della Comunione generale riuscì oltremodo commovente, perchè vi furono eziandio parecchie prime Comuioni. Così pure la Messa solenne in musica con assistenza pontificale di Mons. Arcivescovo e con l'intervento di moltissimi Cooperatori e Cooperatrici della città e delle vicino Calabrie, nonchè degli alunni dell'Istituto e dei giovani dell'Oratorio festivo.
Al Vangelo Mons. D'Arrigo tenne una splendida Conferenza tutta riboccante di affetto per le Opere di D. Bosco. Esordì col dire quanta è grande la Provvidenza del Signore nel dare ai popoli, nei vari tempi, uomini adatti a far il bene , e come Essa in questo secolo che volge al termine volle suscitare D. Bosco, il quale colla sua opera ha dato mano a salvare la gioventù, unica parte della società, da cui si può sperare un po' di bene per l'avvenire, se è coltivata e guidata col timor di Dio. Disse delle varie forme dell' apostolato di Don Bosco, del suo rapido progresso e sviluppo, e particolarmente si fermò a parlare dell'Unione dei Cooperatori, della loro origine, del bene che possono fare e delle indulgenze che godono. Passò in rassegna gli aiuti che possono dare, ed esortò tutti a cooperare davvero per guidare al bene la gioventù, aiutare le vocazioni, impedire la diffusione del vizio e dell'empietà che si fa nelle scuole atee e protestanti, e con calde parole animando tutti a dare l'obolo della loro carità a favore dell'Opera di Don Bosco, impartì la pastorale benedizione.
La bellissima Conferenza fu ascoltata con vivo interesse, e speriamo produrrà frutti consolanti di santo risveglio per il maggior bene della gioventù.
Col canto dei vespri solenni, il panegirico del Santo e la solenne benedizione del SS. Sacramento, nel pomeriggio si chiuse la bella giornata.
CATANIA. - Sappiamo che anche a Catania, nella bella Chiesa di S. Agostino, si tenne nelle ore antimeridiano del 29 gennaio, alla presenza di S. E. Rev.ma Mons. Antonio Cesareo, Vescovo di Elenopoli e Priore dell'insigne Metropolitana, sempre pronto a correre ove è da soccorrere nobili imprese, del Rev.mo Vicario Generale dell'Archidiocesi Mons. Rosario Riccioli, degno rappresentante dello zelantissimo Arcivescovo Monsignor Francica Nava, Nunzio Apostolico a Madrid, dinnanzi ad un affollato uditorio fu tenuta la consueta Conferenza. L' oratore trattò lungamente degli Oratorii festivi, della loro storia, necessità e forma specie nei tempi che corrono, esortando caldamente a favorire in ogni modo lo sviluppo di quelli già esistenti e fiorenti e l'apertura di nuovi in altri punti popolatissimi della città. Pur in tutte le borgate o piccole città si dovrebbero aprire simili Oratorii, che suppliscono maravigliosamente a quanto non possono fare i Parrochi e Rettori delle Chiese, già troppo occupati negli altri ministeri. I Sacerdoti secolari non altrimenti impegnati e sopratutto i religiosi, se ve ne hanno, sono in grado di operare un bene immenso in siffatta guisa. La funzione terminò colla benedizione del SS. Sacramento impartita dal sunnominato Mons. Cesareo.
PIAZZA ARMERINA. -Il Rev.mo Can. G. Alessi-Batù, Direttore dei nostri Cooperatori della Diocesi di Piazza Armerina, con l'approvazione di Mons. Vescovo, il 28 febbraio nella Chiesa di S. Rocco, nota sotto il nome di Fundrò, celebrò la festa di S. Francesco di Sales con la Conferenza per l'Omaggio recitata dal Can. D. Mario Prof. La Cara. Non avendo ancor avuto informazioni dettagliate, speriamo che tutto sia riuscito secondo i desideri di quel zelante nostro Direttore Diocesano, e ci auguriamo che costituisca quanto prima un Comitato locale per l'Omaggio, il quale lavori alacremente in raccogliere presso tutti nuove adesioni.
TRIESTE. - La Conferenza Salesiana (così scrive l'Amico di Trieste del 5 marzo) venne tenuta sabbato della scorsa settimana nella Chiesa della B. V. del Soccorso dal Canonico di Pirano, M. R. Don Giorgio Maraspin, avanti ad un pubblico numeroso. L'oratore illustrò parecchi fatti della vita di Don Bosco, per dimostrare le amorevoli cure, che questo grande apostolo del nostro secolo si prendeva della gioventù abbandonata, ed il metodo speciale che teneva per educarla, cura e metodo, che passarono in eredità ai suoi figliuoli spirituali, i Salesiani, che si trovano ora felicemente tra di noi, ed esortò tutti ad aiutare l'opera di Don Bosco.
SINCERE CONGRATULAZIONI inviamo al Rev.mo D. Anton Maria Bonito Prof. di Diritto Canonico nel Liceo Arcivescovile di Napoli, per la sua nomina, per Breve, a Vescovo di Cassano. Mons. Bonito, uomo di molto ingegno e forti studii, in Napoli fu caro a tutti , rispettato ed amato per le sue belle qualità, specie per l'ardente suo zelo per tutte le opere buone. Ammiratore sincero del Padre nostro, egli è un ottimo nostro Cooperatore e noi dal Santuario della Madouna di D. Bosco gli mandiamo i nostri rallegramenti ed i migliori auguri. Ad multos annos!
Prof. EUGENIO CERIA. - Il Lelio. Dialogo sull'amicizia di Marco Tullio Cicerone con note. - Torino, 1899. Tip. Salesiana. L. 0. 90 (E).
Già da lunga data conoscevamo la valentia del nostro carissimo confratello di professione, l' egregio Prof. Ceria, ed ora confessiamo che da lui non avremmo potuto aspettarci commenti più felici ed originali. Il commento sul Lelio è fratello germano di quello, sii Catone Maggiore e ci auguriamo che l'autore possa presto dotare le scuole secondarie di altri simili commenti di autori classici.
Egli profondo conoscitore della lingua del Lazio, ma molto più dell'indole e delle necessità dei giovani studenti, li accompagna, li sorregge nello studio del latino; loro insegna a superare gli ostacoli senza annoiarli o stancarli menomamente. Lo studio del latino sotto una guida sì esperta, piace, anzi, siam per dire, diventa una passione, ed il giovane tocca con mano i progressi che fa man mano che procede nello studio, riassunti dei singoli capi, i frequenti rapporti con l'italiano, le osservazioni grammaticali, storiche e stilistiche, quest'ultime forse un po' abbondanti per un semplice scolaro, formano del Lelio di Cicerone un vero gioiello. In Italia s'era pur troppo introdotta la mania di commentare gli autori classici secondo il metodo astruso d'oltralpe, anzi molte volte voltando solo in cattivo italiano i commentarii esteri ed infarcendoli di mille citazioni inutili. Ricondurre perciò alla nativa semplicità nostrana questi commenti è opera sommamente commendevole e noi siamo sicuri che in quest'opera di rivendicazione il Cena tiene un posto assai cospicuo. Faccia il Signore che sorgano presto altri animosi per questa nobile iniziativa ed il servilismo straniero nello studio delle lingue classiche sarà certo condannato a sparire dal nostro bel cielo.
Niccolò MACHIAVELLI. - Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio, con cenni sulla vita ed opere dell'autore e note del Prof. Sac. Tommaso Chiapetto Salesiano. - Ad uso delle scuole. - Un vol. in 16" di pag. xxxix-528. - Libreria Salesiana, Torino. Prezzo L. 1,70 (E). Leg. in tela uso premio L. 2,35 (D).
Cosa ardua è sempre il mettersi a commentare quegli autori, che, divenuti patrimonio d' una letteratura studiata da tutti con amore ed entusiasmo (qual è l'italiana, furono già da secoli fatti segno a commenti ed interpretazioni infinite ed affatto arbitrarie. Tra questi v'ha annoverato il Machiavelli, uno dei più grandi e forse il primo dei nostri prosatori del cinquecento. Le sue opere scritte in istile conciso, serrato, e tutta sostanza, divennero oggetto di stadio non solo per la parte linguistica, ma forse ed assai più pei suo modo errato di giudicare, accarezzante sempre le umane passioni con le sue false ed immorali massime. Commentare quindi una delle più importanti opere di quest'autore tanto poderoso quanto pericoloso, non è per certo facil cosa, perchè si tratta di levare, senza corrompere il testo, ogni pericolo di pervertimento morale. Le massime di Machiavelli sono sempre funeste, ma se ad esse v'ha unito un sodo antidoto nella retta interpretazione, si diminuisce assai il pericolo. Questo crediamo abbia felicemente conseguito il Prof. Chiapello con la presente pubblicazione, che torma il 24° volume della nostra Nuova Collezione nella Biblioteca per la Gioventù Italiana.
Il compilatore con paziente studio ricondusse il testo alla primitiva sincerità di lezione, illustrando nelle copiose note i nomi dei personaggi più importanti, i fatti storici, i costumi e le istituzioni civili, religiose e militari. Per questo commento egli ebbe a guida quello in molte parti eccellente di Giuseppe Piergili e tolse agli altri quanto di meglio trovò già egregiamente fatto. Il suo merito principale però ci pare consista nell' aver dirette tutte le sue forze per conseguire che il commento degli autori nella scuola non perda il suo scopo precipuo, che è di educare cristianamente gli allievi. Quindi egli ebbe cura di non lasciar passare massima, teoria, falsi giudizi storici e dottrina alcuna che sia contraria al recto e cristiano sentire, senza anteporvi almeno una parola di riprovazione e di biasimo valevole in qualche modo a preservare il giovane lettore dal sottoscrivere ciecamento a tutto ciò che l'autore afferma. Noi però non crediamo ciò sufficiente a preservare gli animi giovanili dall'imbeversi delle errate massime Machiavelliane e ben volentieri consigliamo i giovani, che non vi siano obbligati per ragion di studii linguistici, ad astenersi dalla lettura delle opere del Machiavelli finchè non siano premuniti da una seria e soda istruzione religiosa e morale.
Ma poichè chi vuol percorrere la carriera degli studii letterarii dove forzatamente bere a queste pestifere sorgenti, la fatica del Chiapello ci pare oltremodo opportuna, e la raccomandiamo vivamente a quanti sono obbligati a spiegare il Machiavelli alla gioventù, perchè ne avranno grande giovamento morale.
Il formato, la nitidezza dell'edizione e l'esiguità fenomenale del prezzo formano di questo lavoro la più bella raccomandazione presso tutte le scuole cattoliche.
A. v. B. - Arumugan o la costanza d'un Principe indiano (Dagli annali delle Missioni). -
Marone o il giovanetto cristiano del Libano.
Racconti. Versione dal tedesco dell'Avv. Francesco Rappagliosi - 1899. Torino. Libreria S. Giovanni Evangelista, Via Madama Cristina, 1. Prezzo L. 1,00.
« Sono due piacevoli racconti, scrive l'ottimo giornale « L'Eco d'Italia » (1), nel primo de' quali si ha un esempio di mirabile costanza nel superare gli ostacoli clce si oppongono alle divine ispirazioni, e nel secondo quello di eroico coraggio nella professione della fede.
» Formano il vol. 19° della pregevolissima raccolta di Letture amene ed educative, elio contano già tre anni di vita ed escono dalla Libreria Salesiana San Giovanni Evangelista, che le pubblica collo scopo - scopo santo! - di dare « una serie ordinata di libri buoni ed utili, atti a promuovere l'educazione intellettuale e morale de' giovani. »
d» La stampa cattolica è stata larga de' più lusinghieri giudizi e di ben meritate lodi a queste letture. Ogni famiglia dovrebbe associarvisi: n'è tanto esigilo il prezzo! L. 4,50 l'anno: e si hanno 6 vol. in 16.° dalle 250 alle 300 pagine ciascuno, nitidamente stampati. e illustrati con belle incisioni. Un vero gioiello! Inoltre chi vi si associa fa un'opera di carità, perchè nel po' d'utile che se no ritrae è a tutto vantaggio egli istituti fondati da quel santo uomo che fu Dòn Gio. Bosco. »
(1) Direzione: Genova, Via Goito. Abb. L. 16 annuo.
ETTORE FORMENTO. - Nozioni di agraria per le Scuole normali del Regno secondo gli ultimi programmi ministeriali. - Torino. Tip. Salesiana, 1899. 1° e 2° volumi, prezzo complessivo L. 2. 20.
In questi tempi in cui la questione agraria si fa sempre più viva e piena di attualità per il suo intimo collegamento colla questione sociale, l'opera del prof. Formento è destinata a cattivarsi le simpatie ed il plauso di tutti gli amanti della nostra ridente e fertile penisola. La questione agraria è la parte più importante della questione sociale, perchè la classe degli agricoltori supera in numero tutte le altre classi sociali insieme riunite; essa sola, al dire di un eminente sociologo, produce i mezzi indispensabili per l'alimentazione del genero umano e in gran parte la materia greggia dell'industria; essa conserva e rinnova perpetuamente colla sanità e robustezza attinta alla vigoria del suolo e all'indurimento della vita campestre, la freschezza e la forza delle generazioni - e, senza un ceto agricolo ben ordinato è impossibile l'esercito e la disciplina militare. Insegnare quindi ai futuri contadini od a coloro che debbono istruirli il modo pratico di rendere fertili i terreni mediante lo studio della natura, la bonificazione e coltivazione dei terreni e vegetali agricoli nonchè delle industrie che direttamente ne derivano, è uno dei mezzi più efficaci, per cooperare alla soluzione del gran problema sociale dei nostri giorni.
Ora la sullodata opera compilata dal Formento, professore d'agraria nella Scuola normale femminile Domenico Berti a Torino, mentre provvede alla mancanza di libro di testo sui nuovi programmi di tale materia per le scuole normali, tende precisamente a questo scopo. L'autore divide l'opera in tre parti che formeranno tre volumi uno per ciascheduno dei tre corsi: completi nello svolgimento del programma, ne rispettano l'ordine, salvo, come s'esprime l'autore stesso, qualche leggiera variante consigliata dalla pratica dell'insegnamento.
Nel 1° volume tratta dell'agronomia, cioè dà le leggi e le norme generali comuni a tutte le coltivazioni, ed all'uopo si occupa essenzialmente della natura e lavorazione dei terreni e dei concimi. Il 2° volume, che comprende l'agricoltura propriamente detta, si occupa della parte pratica, cioè della coltivazione di ciascheduna pianta agricola, della coltura dei campi e prati, dell'orticoltura, della viticoltura, della frutticoltura, silvicoltura ecc.
Il 3° volume, che vedrà la luce quanto prima, parlerà della diretta coltivazione dei prodotti agricoli, come l'enologia, il caseificio, ecc.
La trattazione è chiara, ordinata, completa e tale, che pur dovendo offrirci una serie di precetti e di nozioni non istanca per monotonia ed aridità. Inoltre non piccolo pregio dei due primi volumi si è quello di dare notizie storiche sui principali istrumenti agricoli e su quanto può avere attinenza col soggetto trattato. Noi lo raccomandiamo perchè sia diffuso e reso popolare non solo nelle Scuole normali d'Italia ma anche nelle numerose scuole serali, commerciali, di perfezionamento, ecc.
Anzi ci auguriamo che l'egregio Autore, continuando il suo lavoro, ci abbia a regalare sull'argomento altri trattati ancor più popolari per il bene maggiore delle nostre popolazioni agricole.
Phaedri Augusti liberti fabularum Aesopiarum Libri quinque. Con prefazione bibliografica e commento del Prof. G. Chiesa. - Torino, 1899. Tip. Salesiana. L. 0.30.
Non è cosa facile nel commento degli autori classici adattarsi alla capacità degli scolari, cui vien destinato. Di solito i commenti sono infarciti di tante notizie grammaticali, statistiche, storiche ecc. che rendono agli scolari il testo più difficile di prima. Si è quindi con vera soddisfazione che abbiamo letto questo commento sii Fedro del Prof. Chiesa, perchè siamo sicuri che ha reso un vero servigio agli scolari. Il suo commento, sobrio e chiaro, è veramente adatto alle classi, in cui il Fedro è obbligatorio. Nulla di superfluo, nulla che aiuti la pigrizia dello studioso, il quale, mentre dal commento riceverà la dilucidazione necessaria per non fraintendere totalmente il testo, dovrà fare uno studio serio per riuscire nella retta versione. Le derivazioni dei verbi più difficili, il martello dei principianti di latino, sono poste in modo che ajutano progressivamente la mente a distrigarsi in questo labirinto, e la nitidezza e correttezza del testo e della stampa rendono il lavoro doppiamente pregevole.
Le Sentenze di Bhartrihari tradotte dal sanscrito dal Dr. Prof. ITALO Pizze della R. Università di Torino. - Torino, Tipografia Salesiana, 1899 - di pagine 97, L. 2,00.
Bhartrihari è un poeta della tarda età della letteratura indiana o sanscrita, forse del X secolo dell'Era Volgare, della cui vita poco o nulla sappiamo. Egli, coi, uno stile molto artificioso ed elaborato, proprio di tutti i poeti sanscriti della più tarda età, ha composto in versi tre centurie di sentenze di contenuto filosofico. Appartiene alla scuola filosofica indiana detta del Vedànta, che, pure accettando e riconoscendo l'autorità dei Vedi che sono i libri sacri indiani, se ne dilunga poi di molto. Le tre centurie s'intitolano all'amore, alla morale, alla rinuncia. La prima, perchè molto erotica, fu lasciata a dietro dal traduttore, mentre le altre due contengono, massime la seconda, assai buone osservazioni; la terza poi è volta a dimostrare la grande vanità delle cose terrene e l'eccellenza della vita ascetica. È detta perciò la Rinuncia. Queste sentenze di Bhartrihari spiegano e mostrano certa finezza ed eleganza di composizione, sebbene non abbiano l'altezza di concetti o la finezza dei Proverbi di Salomone o degli aforismi dei filosofi greci. Fanno anche conoscere una buona parte del pensiero filosofico indiano, quella che risguardi il vedàntismo, poichè Bhartrihari non espone pensieri suoi individuali soltanto, ma sì veramente della scuola filosofica a cui apparteneva. Per dichiarare questo punto, il traduttore, pur rimanendo fedele al testo, ha premesso alla traduzione stia una breve introduzione sua intorno alla filosofia indiana. La traduzione è stata fatta sulle ultime e più accurate edizioni del testo. P, un lavoro di polso e meritevole di esser raccomandato vivamente a tutti gli studiosi.
Dottor ALBERTOTTI GIOVANNI. - Libro unico ed indispensabile per il contadino agricoltore e per l' emigrante. - Tipografia Ferrero e Beccaria, Torino. Prezzo L. 2,50.
Il Cav. Dottor Albertotti, già noto per l'egregia opera Medicina e Salute, ha col presente lavoro provveduto alla più urgente necessità degli operai e dei contadini. Questo libro è un vero catechismo atto ad istruire il contadino in tutti i suoi doveri e bisogni temporali ed è scritto in istile popolare accessibile a tutte le menti. Noi lo raccomandiamo vivamente, perchè siamo persuasi che esso farà risparmiare ai nostri contadini ed agricoltori molte malattie e quel che è più moltissimi denari.
Per l'acquisto rivolgersi all'autore (Via Quartieri, 2. Torino), cui presentiamo le vivissime nostre congratulazioni unitamente all'espressione della nostra più sentita gratitudine per tutto il bene che ci fa, quale medico primario del nostro Oratorio. Degnisi il Signore ricompensarlo adeguatamente.
ANDRFA ACCATINO. - L'Aritmetica insegnata alla IVa e Va Classe ginnasiale, secondo i vigenti programmi. - Parma. Ditta Fiaccadori. Scuola Tip. Sales. 1898. L. 1,00.
Questo trattatello, che sviluppa completamente il programma d'aritmetica del ginnasio superiore, è scritto con chiarezza e precisione, allontanandosi tanto da quelli che contengono l'Aritmetica Ragionale solamente nel frontispizio, coma dagli altri che per Volere ammanire troppo cose a studenti di ancor giovane età, finiscono per non farsi comprendere.
Nella 1a parte formata di xi capi svolge tutto il programma del IV° Corso sorvolando con ragione sulla numerazione parlata e scritta.
Nella 2a parte composta di x capi, svolge interamente il programma del V° Corso.
« È da augurarsi, pei vantaggio della scuola, che questo libro (che ha inoltre il vantaggio della modicità di costo) trovi benevola accoglienza fra gli insegnanti. » Così scrive il Prof. G. Lazzeri nel suo Periodico di Matematica (Anno xiv, Fascicolo IV, Gennaio e Febbraio 1899) e noi siamo lieti di poter dire che questo lavoro, a giudizio degli intelligenti, è proprio ben fatto sotto ogni aspetto. Anche dal lato tipografico non lascia nulla a desiderare, perchè la nostra Scuola Tipografica di Parma (olim tipografia. Fiaccadori) è solita a regalarci delle edizioni correttissime e di formato elegante.
1 Agnelli Michele - S. Agata (Foggia). 1* Allaria Cav. Tool. Felice Giacomo, Can. Arcid. della Cattedrale e Vicario Generale - Alba.
2 Ambrosiani D. Vincenzo - Saronno (Milano).
3 Arnaboldi Dott. Fab. Emilio - Milano.
4 Badano Don Pietro Paolo - Ovada (Alessandria).
5 Benedicenti Luigia Ved. Crema - Cavallermaggiore Cuneo).
6 Bernardi Carlo - Caxias (Brasile). 7 Bertolo D. Grato - Almese (Torino). 8 Bianco Teodoro - Torino.
9 Bolognesi Mons. Salvatore, Vescovo - Belluno.
10 Brizio Giovanni - Bra (Cuneo). 11 Busso Caterina - Canale (Cuneo). 12 Caria Nicolò - Osoli (Cagliari).
13 Cerignaco Felicita - Torino.
14 Coltrinari D. Nazzarcno- Agugliano (Ancona).
15 Cuaeinp (=iati Domenico - Genova (Cuneo).
16 Dall'Arme D. Eugenio - Venezia. 17 Dalla Valle Marchesa Francesca n. di Bagno - Torino.
18 Dalla Vecchia Angela n. Serafini - Encantado (Brasile).
19 De Cecco Michele - Città S. Angelo (Teramo).
20 Del Torchio D. Giuseppe -- Carpugnino (Novara). 21 De Mori Basilio - Serravallo (Treviso).
22 D'Ognibene D. Domenico, Can. Avv. di S. Pietro - Chieri (Torino). 23 Dughera Vittoria - Casalborgone (Torino).
24 D'Urso D. Filippo - Andria (Bari). 25 Falletti Canossini Diomira - Reggio Emilia.
26 Ferraris Giuseppe - Torino.
27 Ferro Ing. Pietro Maria - Genova. 28 Terreni D. Giuseppe - Vago (Verona).
29 Filippello Sebastiano - Castelnuovo d'Asti (Alessandria).
30 Gaggiotti Alessandro - Ancona. 30* Gambaro Francesco - Genova. 31 Giron Teresa - Bento (Brasile).
32 Grioni D. Antonio- Vispo (Illirico). 33 Lesea Giovanni - Arnaz (Torino). 34 Locatelli Mutteroni Maria - Redona (Bergamo).
35 Mazzocchi Margherita - Gandellino (Bergamo).
36 Mazzoglio Angela.- Lu Monferrato (Alessandria).
37 Monti Giuseppina Ved. Tarchetti - Torino.
33 Morasso Rosa - Cogoleto (Genova). 39 Natale D. Giuseppo - Caltanisetta. 40 Nebbiai Tommasina Lodovica, Ref. Domenicana - Marradi (Firenze). 41 Obert Giov. Giacomo-Ayas (Torino). 42 Pizzi Marianni.na - Cagliari.
43 Pozzi Ved. Annunziata n. Papa - Torino.
44 Qualtorto Don Giovanni - Cossombrato (Alessandria).
45 Peano Lucia n. Zucca - Torino. 45* Ricci Avv. Giuseppe - Genova.
46 Righini D. Arrigo - Castiglionello (Firenze).
47 Ronco Filomena - Cogoloto (Genova).
48 Ronco Maddalena - Cogoleto (Genova).
49 Rossi Giovanna - Chivasso (Torino). 50 Rossi Mons. Pietro Giacinto, Vescovo. - Sarzana (Genova).
51 Scihiassi Giuseppina - Oziano (Bologna.).
52 Serale Margarita - Cervara (Cuneo).. 53 Serci Celestina Ved. Ledilo - Cagliari.
54 Signorini Tommaso - Scacciano (Forlì).
55 Spinelli Can. Vincenzo - Ancona. 56 Stefanelli D. Romualdo - Montasico (Bologna).
57 Testorelli Valentina - Cividate (Brescia).
58 Torrero Racca Caterina - S. Vittoria d'Alba (Cuneo). 59 Turco Teresa - Castelnuovo d'Asti (Alessandria).
60 Verrua Elisa - Torino.
61 Vignolo Listati Cav. Luigi Vincenzo - Torino.
62 Zaneboni Antonia - Pandino (Cremona).
63 Zolezzi Federico - Riva Trigoso (Genova).
PATER AVE REQUIEM.