ANNO XIX. N. 5 - Esce una volta al mese - MAGGIO 1895.
SOMMARIO.
IL PRIMO CONGRESSO INTERNAZIONALE DEI COOPERATORI SALESIANI 113 IL CARD. DOMENICO SVAMPA , ARCIVESCOVO DI BOLOGNA 118 I FAUSTISSIMI GIORNI DEL CONGRESSO . . 117 SPLENDIDA ACCADEMIA AD ONOR DEI CONGRESSISTI 135 GRANDIOSO PELLEGRINAGGIO ALLA MADONNA DI SAN LUCA 136
S. FILIPPO NERI ed il suo terzo centenario - (Vita popolare di questo Santo). . . 137
NOVENA E FESTA DI MARIA AUSILIATRICE 139 NECROLOGIA 110
EGLI é col cuore profondamente commosso e ripieno d' immensa gratitudine verso Dio e Maria SS. Ausiliatrice che noi ci accingiamo a parlare del Primo Congresso Internazionale dei Cooperatori Salesiani tenutosi in Bologna dal 23 al 26 dello scorso aprile.
Furono quelli per noi giorni di santa letizia, giorni indimenticabili e che già stanno scritti a caratteri d'oro negli Annali della nostra Pia Società.
Gli Eminentissimi Cardinali , gli Eccellentissimi Arcivescovi e Vescovi, che tanto lustro diedero al Congresso colla loro angusta presenza, le migliaia e migliaia di Cooperatori e di Cooperatrici provenienti da ogni punto del globo per meglio intendersi ed infervorarsi nell' azione salesiana, tutti hanno goduto in Bologna di uno spettacolo consolantissimo di fede, di devozione, di carità.
Era lo Spìrito del Signore che aleggiava in quei giorni nella città di Bologna, nelle chiese, per le vie, sulle piazze, nelle famiglie, e più che tutto, nella vastissima Basilica di S. Domenico, presso le venerande spoglie del grande Fondatore de' Padri Predicatori, e nella elegante aula del Congresso, accanto all'incorrotta salma dell'immortale cittadina bolognese, S. Catterina de' Vigri.
Ammirabile fu l'ordine, la pace, la tranquillità, con cui tutto è proceduto. E di ciò, oltre che agli intelligentissimi ed attivi organizzatori ed alla gentile ed ospitale cittadinanza bolognese tutta quanta, somma lode va data alle pubbliche Autorità, sì politica che civile, le quali, col validissimo appoggio prestato durante tutti quei giorni, hanno dimostrato di ben comprendere lo scopo del Congresso. Quelle migliaia di persone si erano colà adunate, accanto ai Principi ed ai Pastori di S. Chiesa, per intendere, sull'esempio e gli ammaestramenti di Don Bosco, a crescere una generazione di giovani e di operai, non infraliti dal vizio, nè inebetiti dallo scetticismo, ma amanti del lavoro, ricchi di fede e di speranza in Cristo restauratore del civile consorzio. Quale scopo più santo e più umanitario di questo ?
E Bologna , esempio anche ai giorni nostri di nobili e generosi sentimenti, andava lieta ed orgogliosa d'ospitare fra le sue mura un numero sì grande d'illustri Prelati e d'insigni personaggi. Dopo averli accolti con ineffabile cortesia, per tutti quei giorni li ha sempre circondati di tante attenzioni, di tanta simpatia, di tante entusiastiche dimostrazioni, da far esclamare : Quanto tesoro di fede s'accoglie nelle file del popolo bolognese !
Bologna in questa solenne occasione si è davvero ben meritato della Religione e della Patria. A Bologna adunque anzitutto ed all'Eminentissimo suo Padre e Pastore, il sig. Card. Domenico Svampa, che tanto ne è amato ed ascoltato, la nostra più grande ammirazione e la nostra più sentita riconoscenza !
Ammirazione e riconoscenza profondissima noi sentiamo per i Membri tutti del Comitato e Sottocomitato che han promosso e condotto a così felice esito quest'importantissimo Congresso. Ammirazione e riconoscenza per il dotto ed operoso clero bolognese; per i buoni PP. Domenicani e le ottime Suore di Santa Chiara che hanno tanto gentilmente prestate le loro Chiese ai Congressisti. Ammirazione e riconoscenza per i PP. Barnabiti, i Cappuccini, i Francescani, per quel pio Sacerdote che è il D. Neri, e per gli altri Istituti, nonchè per quelle moltissime famiglie che andarono a gara nel voler ospitare e generosamente trattare i Vescovi, gli Oratori, i Figli ed i giovanetti di D. Bosco. Ci duole di non aver spazio per poterle tutte segnalare per nome alla pubblica ammirazione.
Nè dobbiamo tacere la profonda gratitudine che nutriamo in cuore per gli Em.mi Cardinali, gli Ecc.mi Arcivescovi e Vescovi che pur da paesi lontani vollero portarsi a Bologna per condecorare e rendere più solenni le adunanze del Congresso e più maestose le magnifiche funzioni religiose che le accompagnavano. All' imponente e consolante spettacolo che presentavano tanti eccelsi personaggi in uno raccolti per deliberare intorno ai modi più acconci a dilatare l'opera di salvezza morale e materiale da Don Bosco intrapresa e nei paesi civili e tra i popoli barbari ; all'udire le amorevoli e confortanti espressioni ch'essi avevano per le varie istituzioni salesiane, il nostro cuore si sentiva teneramente commosso e a stento potevamo trattenere le lagrime. Li ricompensi Iddio di tanta loro bontà verso di noi, confortandoli colle sue celesti benedizioni nel difficile loro ministero, e dia a noi ed a tutti i nostri cari Cooperatori e Cooperatrici di assecondare i loro caldi voti e i loro santi desiderii.
La benedizione da Dio implorata con tanto affetto dal Sommo Pontefice col Breve inviato al Presidente Onorario del Congresso, discenda copiosa sopra quanti hanno in qualunque modo cooperato alla splendida riuscita di questo Primo Congresso Salesiano e ne fecondi gl'importanti lavori compiuti, sicchè presto possano diventare realtà le liete speranze concepite in sì faustissimi giorni.
PRIMA di passare innanzi a dar relazione del riuscitissimo Primo Congresso Salesiano, crediamo bene far precedere alcuni cenni biografici di colui che, dopo Dio, fu l'inspiratore principale, l'anima e la vita di un tanto avvenimento.
Il Card. Domenico Svampa, del quale torniamo a presentare la simpatica effigie , nacque da ottima ed agiata famiglia a Montegranaro, grosso paese dell'Archidiocesi Fermana, il 13 giugno 1851.
Fanciullo ancora si faceva ammirare per l'intelligenza precocemente svegliata e per una non comune bontà d'animo, ciò che lo distingueva assai dagli altri suoi coetanei : ond'è che gli ottimi genitori, temendo non senza ragione che il contatto mondano avesse ad offuscare, in progresso di tempo, sì rari e nobili pregi, si diedero premura di collocarlo nel ven. Seminario Arcivescovile di Fermo, dove in breve superò gli alunni per la ferventissima pietà, per la soavità dei costumi, pel rapidissimo profitto negli studi.
Non è quindi a meravigliare se, resosi vacante un posto nel Seminario Pio di Roma, una istituzione ove si raccolgano i più eletti ingegni tra coloro che appartenendo alle Provincie Pontificie si incamminano al Sacerdotale Ministero , il giovine Svampa ne fosse il prescelto. Egli vi entrò il 6 novembre 1872, quando era già suddiacono e studente di secondo anno in Sacra Teologia.
Ordinato Sacerdote nell'Aprile del 1874, la scuola e l'altare divennero per lui due nobili palestre, poichè nell'una e nell'altra ebbe agio di far spiccare la elevatezza della mente e la soavità dell'animo raccogliendone consolazioni ed onori.
Dopo aver atteso agli studi nel Liceo di S. Apollinare fino all'anno 1879, dopo essersi splendidamente addottorato in Sacra Teologia ed in ambo le leggi, fece ritorno alla diletta patria, ricco di sapienza e di virtù.
Senonchè quella altissima considerazione , nella quale il sacerdote Svampa era tenuta a Roma, lo segui anche a Fermo, e non gli concesse neppure il ristoro, di un breve quanto meritato riposo. Infatti dovette subito , bella testimonianza di onore , ascendere la Cattedra di Teologia Dogmatica nel Seminario, insegnare Diritto Canonico e prestarsi anche come Esaminatore Pro-Sinodale. Si adoperò poi con ogni possa al ripristinamento della Facoltà Teologica e vi appartenne nella qualita di Dottor Collegiale ; di più ebbe l'incarico di formulare il regolamento dellAccademia Filosofica di S. Tommaso d' Acquino, della quale fu eletto Segretario. Tutto ciò senza nulla togliere ai doveri più diretti del suo stato sacerdotale; poichè , in mezzo a tante e sì svariate occupazioni, trovava tempo di attendere con zelo perseverante ed ognor crescente alla predicazione ed a tribunale di penitenza con grande vantaggio spirituale del clero e del popolo Fermano.
Ma fu per poco ; poichè il Santo Padre, Leone XIII, profondo conoscitore degli uomini, al quale erano ben noti gli altissimi meriti dell'esimio sacerdote, lo richiamò nel 1881 all'alma città conferendogli l'incarico d'insegnare Diritto Civile al Liceo di Sant'Apollinare.
In Roma lo Svampa si rivelò nella cattedra e per la stampa profondo giurista ; e in premio il S. Padre dopo breve tempo lo nominò Cameriere Segreto ad instar participantium e Consultore della S. Congregazione del Concilio. Ma quivi ancora in mezzo agli studi il suo vivo trasporto fu pel sacro ministero, che esercitò colla massima prudenza e sollecitudine sì nel Collegio de Propaganda Fide, dove tenne l'ufficio di Padre Spirituale, sì nel Monastero alla Trinità dei Monti, ove diresse nello spirito le Dame del S. Cuore.
Vacata nel 1887 la sede vescovile di Forlì per la morte di Mons. Trucchi, il S. Padre, cui stava a cuore di affidare ad un Prelato sapiente e pio il governo di quella Diocesi, rivolse il pensiero a Monsignor Svampa. Tentò questi sottrarsi all'onorifico incarico, ma fu mestieri sottomettersi; e quell'anno istesso (assai dolenti gli scolari, i due Istituti, de' quali teneva la cura spirituale, e quanti avevano apprezzato davvicino le rarissime sue qualità di mente e di cuore), abbandonò Roma per recarsi in mezzo a' suoi Forlivesi.
Fin da principio il novello Vescovo seppe conciliarsi stima ed affetto singolarissimo da ogni ceto di persone. Vivamente compreso dell'alta missione che deve esercitare il Clero, tenne ai Sacerdoti della sua Diocesi opportune conferenze mensili, e prese cura specialissima del Seminario, dove condusse a maggior perfezione le scuole. Consacrò la sua Chiesa Cattedrale; istituì la Società dei Missionari mettendola sotto il patrocinio della Madonna del Fuoco, particolare protettrice della città e Diocesi di Forlì ; prese gran cura dei Monasteri, e in modo particolare diè ampio svolgimento all'opera di S. Dorotea, da cui ha ritratto frutti consolantissimi; promosse l'opera dei Santi Tabernacoli; fondò il ricreatorio festivo di San Luigi, che tanto vantaggio reca ai figli degli operai ; e nelle visite pastorali, come nell'esercizio ordinario dell'episcopale ministero, era tutto a tutti colla predicazione, col consiglio, colle sovvenzioni; insomma tanto si adoperò da ravvivare in ogni classe di cittadini il vero spirito cattolico.
Tanti e sì preclari meriti non potevano rimanere nascosti alla vigile oculatezza del Sommo Pontefice, il quale nella vedovanza della illustre Sede di S. Petronio, e non senza divina ispirazione (come il S. Padre si espresse in un suo Breve) volle aprirgli dinnanzi un più vasto campo da coltivare, ascrivendolo inoltre, nel Concistoro segreto del 18 maggio 1894, nel novero dei Principi di S. Romana Chiesa.
L'ingresso in Bologna dell'Em.mo Cardinale Svampa, avvenuto la domenica 30 settembre dell'anno scorso, fu un vero trionfo.
Poche settimane prima, nell'occasione dell'ultimo Congresso Eucaristico, Egli fu a Torino, dove per tre giorni rallegrò di sua dolce presenza l'Oratorio Salesiano. Fu allora che talmente s'invaghì dell'Opera di D. Bosco, cui già conosceva da gran tempo, che venne nella decisione di promuovere questo Primo Congresso dei Cooperatori Salesiani, affine, di viemaggiormente estenderne la loro benefica azione in mezza alla presente società.
23 Aprile.
Ore 8 - Funzione inaugurale del Congresso nella Basilica di S. Domenico con Messa Pontificata dall'Em.mo Cardinale Arcivescovo Domenico Svampa, Presidente Onorario del Congresso, e con l'assistenza di altri tre Cardinali e di circa trenta Vescovi in Mitra e con Pastorale. - Musica « Missa Iste Confessor » di Pier Luigi da Palestrina, eseguita da distinti artisti bolognesi e dalla Schola Cantorum degli allievi del Collegio Salesiano di Parma.
Ore 10, 30 - Prima Adunanza generale nella Chiesa monumentale del Corpus Domini detta della Santa.
» 13 - Adunanza delle Sezioni.
» 15 - Seconda Adunanza generale.
» 17 - Sermone dì un Arcivescovo e Benedizione col SS. Sacramento nella Basilica di S. Domenico.
24 Aprile.
Ore 8 - Messa letta da un Em. Cardinale, con accompagnamento di scelta musica.
» 8.30 - Adunanza delle Sezioni.
» 10 - Terza Adunanza generale.
» 13 - Adunanza delle Sezioni.
» 15 - Quarta Adunanza generale.
» 17 - Sermone e Benedizione, come nel giorno precedente.
25 Aprile.
Ore 8 - Messa letta da un Em.mO Cardinale» 8.30 - Adunanza delle Sezioni.
» 10 - Quinta Adunanza generale.
» 13 - Adunanza delle Sezioni.
» 15 - Sesta Adunanza generale dì chiusura.
» 17 - Funzione di ringraziamento con l'intervento degli E.mi Cardinali, degli Ecc.mi Arcivescovi e Vescovi assistenti al Congresso. » 20,30 - Accademia in onore dei Congressisti nell'Aula stessa del Congresso.
26 Aprile.
Nel mattino del giorno 26 , gran pellegrinaggio al Monte della Guardia per tributare a Nostra Signora di S. Luca l'omaggio della gratitudine, e la preghiera che le deliberazioni del Congresso vengano presto condotte per comune utilità a pratico eseguimento. Messa con Comunione generale distribuita dall'Em.mo Cardinale Svampa, e coll'assistenza di altri Rev.mi Cardinali e Vescovi. Esposizione del SS. Sacramento, canto del Te Deum, Tantum Ergo e Benedizione col Venerabile. Alla sera (ore 16) Rosario, Processione e Benedizione con la santa Immagine.
La Basilica di San Domenico.
Per le solenni funzioni religiose del Congresso, i RR. Padri Predicatori, sempre generosi verso i figli di Don Bosco ed i Cooperatori Salesiani , misero a disposizione de' Congressisti la monumentale Basilica da loro così bene ufficiata in Bologna e che s'intitola dal nome del glorioso loro Fondatore il Patriarca S. Domenico.
Presso all'arca di questo gran Santo era nato il pensiero di un Congresso di Cooperatori in Bologna. Son quasi tre anni e la parola del missionario salesiano D. Lasagna, ora Vescovo nelle missioni dell'Uruguay e del Brasile, gettava dal pergamo di S. Domenico il seme di quest' opera egregia; le conferenze susseguito del Prof. D. Trione fecondavano i germi; e quando la seconda festa di Pasqua lo stesso D. Trione ragionava ancora nell'ampia basilica delle opere cooperatrici, già la sua parola cadeva in monti ed in cuori da tempo disposti a comprenderla.
Quella grandiosa Chiesa, capace di ben quattordicimila persone , addobbata collo sfarzo delle più grandi occasioni, presentava l' aspetto di una splendidezza unica e rara. La ricchezza degli addobbi corrispondeva davvero alla grandiosità dell'esultanza. I serici damaschi rivestivanla tutta del paludamento della gioia; ricchi festoni, scendendo dagli archi del presbiterio, ne formavano quasi un padiglione regale a Colui, che di là avrebbe ascoltate le preci e le benedizioni dei servi suoi; gli altari tutti messi a festa; il Maggiore poi coi suoi magnifici candelabri, colle dorate cornucopie, coi fiori, col palio stupendo, col tappeto ricchissimo attirava gli sguardi e innalzava la mento colla sua magnificenza. Doppio ordine di lumiere disposte da ambo le parti lungo la navata di mezzo andavano a congiungersi armoniosamente quasi al fondo del coro grandioso, formando così corno doppio fascio di luci, che si univano a far corona al Santo dei santi. Contemplando la basilica dalla porta centrale l'avreste detta un'aula dei Paradiso.
Il tempo era stato molto ristretto; ma l'operosità del Comitato, la solerzia instancabile dei religiosi di S. Domenico e specialmente del M. R. P. Priore, membro del Comitato Promotore e presidente della Commissione poi festeggiamenti religiosi, e del P. Sagrestano, e l'attività degli apparatori riuscirono a completare ogni cosa a tempo debito. Sopra la porta maggiore della basilica leggevasi l'iscrizione seguente dettata dal R.mo Dott. Gaiani, parroco a S. Martino in Bologna
ESULTANO LE CENERI SANTE DEL GRAN PATRIARCA DOMENICO AGLI INNI FESTOSI DI LAUDE ALLE CONCORDI VIVISSIME PREGHIERE CHE I COOPERaTORI SALESIANI QUI LA PRIMA VOLTA ADUNATI SOLLEVANO AL TRONO DELL' ALTISSIMO PER IMPETRARE AI PROVVIDI CONSIGLI CONFORTO DI LUCE SUPERNA ALLE OPERE SaLUTARI RIVOLTE AL BENE DELLA TRAVAGLIATA SOCIETÀ IL SOSPIRATISSIMO INCREMENTO.
Nella cappella dell'Altar maggiore era stato eretto a destra il trono per l'Em.m° Cardinale Arcivescovo Domenico Svampa, a sinistra i posti per i tre Eminentissimi Cardinali di Milano, di Ferrara e di Ravenna, e lungo il presbiterio da una parte e dall' altra gli scanni per gli Ecc.mi Arcivescovi e Vescovi , mentre sotto al presbiterio, in uno steccato appositamente costruito, erano stati fissati i posti per i RR. Capitoli della Metropolitana e di S. Petronio, poi Collegio dei RR. Parroci urbani, pei Rappresentanti dei Vescovi e poi RR. PP. Predicatori di Bologna. Poi Seminario Arcivescovile era riservata la Cappella delle S. Reliquie al lato dell' Altar maggiore , mentre la cappella di S. Tommaso a sinistra era lasciata libera per l' ingresso dei Congressisti e dei Vescovi , i quali ultimi entrando dalla porta di questa cappella venivano ricevuti dal R. P. Toselli, Superiore dei Domenicani sullodati.
Pei Congressisti vi era pure un apposito steccato che giungeva fino all' altezza del pulpito; mentre la parte inferiore della chiesa era riservata al pubblico, che poteva libera mente intervenire entrando dalla porta maggiore ed uscendo dalla porta laterale. Pei Congressisti l' ingresso era dalla porta del Convento, dove ora vi sono le Scuole della città.
Durante tutti i giorni del Congresso, nella cappella della S. Croce fu esposto entro ad un artistico Reliquiario il Sacro Capo dell'inclito S. Domenico, che quei buoni Padri lasciavano visitare a tutti i Congressisti.
Solenne funzione d'apertura.
La mattina del 23 aprile, quando le porte della basilica di S. Domenico vengono aperte al popolo, tutti ammirano la grandiosità dello spettacolo.
L'Eminentissimo Card. Mauri dei Predicatori celebra all'altare del glorioso Patriarca, e l'E.mO Galeati, terziario domenicano, all'altare del S. Rosario, ambedue assistiti da religiosi Domenicani, mentre la vastissima basilica rigurgita di una folla densissima di più che diecimila persone.
Nello spazioso recinto riservato, custodito da un plotone di allievi Carabinieri, s'accalcano parecchie migliaia di Congressisti. L' illuminazione copiosa di ben cinquanta lampadari scintillanti sparge miti fasci di luce diffusa sotto quelle maestose vòlte, che tra breve echeggieranno delle tenere e dolcissime armonie palestriniane, eseguite dagli allievi cantori del Collegio Salesiano di Parma e da distinti artisti bolognesi.
Alle 8 l'ampia sagrestia è gremita di chi fa corona ai Cardinali e ai Vescovi, che stanno per dar principio alle solenni funzioni. Poco dopo una lunga processione sfila per la basilica; sono Chierici, Sacerdoti, Parroci della città, Canonici delle due basiliche di S. Petronio e della Metropolitana, il R.mO D. Rua e poi ben ventun tra Vescovi e Arcivescovi in piviale, mitra e pastorale, quindi gli Eminentissimi Cardinali di Ravenna, di Ferrara e di Milano, e da ultimo il Card. Arcivescovo di Bologna, che solennemente dà principio al Pontificale.
Lo spettacolo è imponente. Il colpo d'occhio riempie d'ineffabile giubilo. La musica del Palestrina non potrebbe essere più adatta alla solenne circostanza. Quelle soavi armonie corali senza accompagnamento, in cui le voci di soprani, tenori, baritoni e bassi si fondono insieme in armoniose combinazioni mantenendo sempre il tema liturgico con arte così fine, che meraviglia per la freschezza e l' originalità di colorito , rapiscono gli ascoltatori. E giunta l'elevazione, quando un mare di popolo, unito ad una schiera di insigni Pastori, piega umile la fronte dinnanzi al Dio della gloria, un fremito arcano scuote l'animo e pare di essere ritornati alle inimitabili festività che celebravansi in altri tempi a Roma. La fede aleggia solenne nell'ampia basilica, e il Dio della carità afferma una volta di più il suo impero soave e potente.
Alla Chiesa della Santa!
Appena terminata la surriferita solenne funzione d'apertura in S. Domenico, tutti i Congressisti s'affrettarono a recarsi alla Chiesa del Corpus Domini, posta in via Tagliapietre, e comunemente detta della Santa per il corpo di S. Catterina de' Vigri, che ivi si conserva incorrotto da oltre quattro secoli.
Con felice pensiero ad Aula del Congresso era stata scelta quest' artistica Chiesa generosamente ceduta dalle buone Suore di S. Chiara.
La Commissione degli ingegneri ed artisti che ha presieduto all'opera di adattamento è riuscita davvero a formare di questa chiesa, ricchissima di pitture, marmi, intagli e bassorilievi smaglianti d'oro, una splendidissima aula capace di circa duemila persone.
Sopra l'Altar maggiore era stato costruito un vasto palco, disposto in parecchi ordini di file e decorato con fino gusto, per gli Eminentissimi Cardinali e gli Eccellentissimi Arcivescovi e Vescovi. Sopra di esso, sotto un ampio panneggiamento rosso cupo, sormontato dallo stemma della libera città di Bologna, campeggiava il bianco busto del regnante Pontefice Leone XIII. Ai lati, fra graziosi gruppi di fogliame di felci e giovani palmizi, sorgevano sorridenti le due statue dell'immortal Pio IX e di D. Bosco.
Le quattro cappelle laterali alle estremità della chiesa erano state convertite in ampie tribune, nel fondo delle quali spiccavano varii dipinti raffiguranti S. Francesco di Sales, Patrono dei Cooperatori, Maria Ausiliatrice, inspiratrice e protettrice delle Opere Salesiane, e D. Bosco nella varietà della sua provvidenziale missione. (1).
La prima cappella a destra del palco presidenziale - che è quella della Santa - era riservata per le Signore Cooperatrici, per le quali si era pure costretta un'altra amplissima tribuna al fondo sulla porta della chiesa, donde era facile ammirare tutto l'insieme dell'imponente spettacolo. In quella di fronte, a sinistra, presero posto i Rappresentanti dei Vescovi che non erano pochi, i Membri del Comitato Promotore ed i Salesiani venuti da ogni parte del mondo per riaccendersi di novello vigore nell'opera loro di fede, di carità, di civiltà. Sopra di essa v'è l'orchestra, su cui stavano i giovanetti salesiani della Schola Cantorum di Parma e della Scuola musicale di Faenza. Sotto di queste due tribune, in appositi banchi, sedevano i rappresentanti della stampa nazionale ed estera. Sotto al palco dei Cardinali e dei Vescovi siedeva Don Rua, Presidente effettivo del Congresso, con ai lati i Vice-presidenti e la Segreteria generale. In altri banchi ai lati stavano gli altri Segretari. Tutta la parte centrale della chiesa, come le due altre tribune al fondo, veniva occupata da tutti i Congressisti. Le due piccole cappelle di mezzo erano state chiuse con tele dipinte, su cui leggevansi le seguenti belle epigrafi dettate dal Segretario generale Dott. D. Giacomo Carpanelli:
xxiii - xxiv - xxv Aprile M.D.CCCXCV
BOLOGNA RICONOSCENTE E DEVOTA SALUTA I PRINCIPI DELLA CHIESA ED I VESCOVI QUI CONVENUTI AD AVVALORARE CON LA DIGNITA' ED IL CONSIGLIO GLI STUDI DEI COOPERATORI SALESIANI NEL PRIMO CONGRESSO INTERNAZIONALE PIU' EFFICACEMENTE RIVOLTI A SALVEZZA DELLA GIOVENTU' A BENE DEGLI OPERAI.
xxIII - XXIV - xxv Aprile MDCCCXCV
A VOI CHE DA VICINE E DA LONTANE REGIONI D'UN CUORE SOLO INTENDETE A TORNAR CRISTIANA SU GLI ESEMPI DI D. BOSCO LA GIOVENTU' CHE STUDIA E LAVORA LA CITTA' DI BOLOGNA TRIBUTA CONCORDE AMMIRAZIONE E PLAUSO
Questa era l'aula delle adunanze generali. Le sezioni, nelle quali eravi libera discussione sulle varie proposte, si tennero nei locali annessi alla chiesa alle ore stabilite dal programma.
(1) I due quadri rappresentanti l'apostolato di D. Bosco erano lavori degli esimii Professori Giamb. Baldi e figli Carlo e Giuseppe, residenti in Bologna.
Alle ore 10 1/2 tutti i posti , le tribune e le gallerie dell'Aula sono occupate al completo. Nei palco della presidenza sotto al baldacchino, dove campeggia lo smagliantissimo busto di Leone XIII, prendono posto gli E.mi Cardinali Galeati, Mauri, Ferrari e Svampa, nonchè tutti i Vescovi giunti, che sommano a 21. L' ingresso degli illustri Prelati è salutato da un applauso entusiastico da parte dei Congressisti, mentre dall' alto dell'artistica cantoria il corpo musicale dell'Istituto Salesiano di Faenza , colla Schola Cantorum di Parma, intona il brioso inno d'apertura del Maestro Liviabella di Macerata, rimasto vincitore nel Concorso bandito per l'occasione (1). Anche l'arrivo di D. Michele Rua, Superiore della Congregazione Salesiana e Prendente effettivo del Congresso, è salutato da lungo, clamorosissimo applauso. Il momento è solenne, indescrivibile. Nella Chiesa si accalcano circa due mila Congressisti.
Le parole da mettersi in musica facile e di brillante effetto erano le seguenti
Dall'orto all'occaso - più viva del lampo Rifulge, o D. Bosco, - tua santa bandiera; L'impresa vi splende - Azione e preghiera, Che il Dito del Sommo - Pastore vergò.
Ci accoglie vittrice - intorno al vessillo, Esercito Immenso, - del Ciel la Regina. Siam pronti! Di grazia - già l'ora è vicina. Dei giorni più belli - l'aurora spuntò.
(1) Concorso Musicale e suo esito Furono quaranta e più i lavori pervenuti al Concorso Musicale apertosi per l'Inno Inaugurale e Commemorativo del Primo Congresso dei Cooperatori Salesiani.
Ai banchi della stampa siedono i rappresentanti dei giornali l'Unione, la Gazzetta dell'Emilia, il Resto del Carlino, l'Asso di Bastoni di Bologna, l'Indipendente, il Diritto, l' Unità Cattolica di Firenze, l'Osservatore Cattolico e la Lega Lombarda di Milano, la Discussione e la Libertà Cattolica di Napoli, il Corriere Nazionale, l'Ateneo, la Voce dell'Operaio di Torino, il Secolo e la Sera di Milano, l' Osservatore Romano, la Tribuna, il Corriere di Roma, il Berico di Vicenza, la Verona Fedele, l'Italia Centrale di Reggio, la Difesa di Venezia, il Diritto Cattolico, Mente e Onore, la Giovane Romagna, l'Operaio Cattolico, la Domenica dell'Operaio, Alessandro Manzoni, il Vessillo di S. Eusebio, la Provincia di Parma , il Paese, il Corriere Mercantile, il Caffaro, il Cittadino e l' Eco d'Italia di Genova, il Correo Catalan e la Revista Popular di Barcellona, il Movimiento Catòlico e il Siglo Futuro di Madrid, la Voce Cattolica e l'Amico delle Famiglie di Trento, l' Eco del Litorale di Gorizia, il Popolo di Trieste, il Patriota Ticinese, il Mondo Artistico , The Times Catholic di Liverpool , The Harvest di Manchester, la Croix, l' Univers, le Monde, la Vérité di Parigi, il Theologische praktische Quartalschrift di Linz (Austria), l'Oberschlesische Volkszeitung di Ratibor (Prussia) , il Schwyzer Zeitung di Schwyz (Svizzera), il Schweizerisches Katholisches Sonntagsblatt di Wyl (Svizzera), Studien und Mittheilungen des Benedictiner-und Cistercienser-Ordens di Stift Raigern, bei Brunn, (Austria), ed altri ancora.
Del popolo i figli - ci tendon la mano,
Ci appellan per nome - vetuste nazioni; Tra glebe e officine - fra mille garzoni Apostoli nuovi - ci addita il Signor.
Si muova al trionfo, - si formin le schiere; Dei Presuli nostri - sieri guida le Croci: Si elevino al cielo - dei figli le voci: A Dio sol l'imperio - la gloria, l'onor!
La Commissione Esaminatrice a tal uopo composta, dopo maturo esame, mentre aveva parole di encomio per quasi tutti i lavori presentati, giudicava doversi scegliere quale primo e più rispondente alle condizioni pubblicate pel Concorso, il lavoro dell' esimio Signor Oreste Liviabella, Maestro della Cappella del Duomo di Macerata. Di quest'Inno si è fatta un' elegante edizione tipografica - vendibile presso la Libreria Salesiana di Torino al prezzo netto di L. 1 la partitura e di L. 0,50 lo spartito per solo canto.
Furono poi molto lodati i lavori degli esimii Signori: Alfonso Milani, Maestro della Cappella della Metropolitana di Bologna, - Cav. Geremia Piazzano, Maestro della Cappella della Metropolitana di Vercelli, - Sac. Prof. D. G. B. Urbano, Maestro di Musica nel Collegio Salesiano di Alassio, - Giuseppe Terraboschi di Treviglio, - Agostino Donini di Milano.
Il Comitato, mentre ringraziava con la più viva riconoscenza tutti i Benemeriti Autori che degnaronsi prender parte a questo Concorso, li pregava a voler lasciare il loro ottimo lavoro all'Oratorio Salesiano di Torino, quale dolce ricordo della cortese loro benevolenza verso le Oliere di D. Bosco. Parecchi hanno aderito a questa preghiera. Speriamo quindi che tali lavori potranno essere eseguiti in altre solenni occasioni dalle Scuole Musicali di questo Oratorio.
Cessato l'applauso che ha accompagnato i Vescovi al loro posto, l' E.mo Svampa si alza e pronuncia alcune preghiere d'apertura, alle quali rispondono con commovente unanimità tutti i Congressisti.
Quindi lo stesso E.mo Principe con fluida ed insinuante parola e col dolce sorriso che tutta illumina la maestosa sua figura, pronuncia uno splendido discorso di apertura, del quale diamo un pallidissimo sunto:
« Giocondo e sublime spettacolo si presenta al mio sguardo e l'animo ne rimane così commosso, che non potrebbe il mio labbro esprimere ciò che il cuore sente. Eminentissimi Principi, Venerandi Arcivescovi e Vescovi, Benemeriti Figli di D. Bosco, e Voi specialmente, o caro Padre, che coll'ufficio ne avete ereditato lo spirito, illustri Signori e gentili Dame che qui siete convenuti, ricevete tutti il mio riverente e cordiale saluto. Io vi esprimo la soddisfazione, l'ossequio, la riconoscenza del mio cuore, e vi dico in nome della dotta ed ospitale Bologna che la vostra presenza ci onora grandemente, soavemente ci rallegra e ci riempie l'animo di gratitudine. In Bologna è tradizionale il fervido slancio per le nobili imprese e le grandi iniziative, né ancora è spento quel sacro fuoco che in tempi di barbarie rese Bologna maestra di sapienza e di civiltà cristiana.
» Sono pochi mesi che in alcuni sorse il pensiero di convocare qui in Bologna il Primo Congresso dei Cooperatori Salesiani, pensiero che parve ed era ispirazione di Dio. In men che nol dico, questo pensiero si comunicò, si diffuse, piacque, incontrò le simpatie, suscitò l'entusiasmo generale dei buoni. Egregi signori del clero e del laicato posero il contributo della loro attività alla riuscita del Congresso, e le gentili Signore, sempre pronto a tutto ciò che è grande, cooperarono anch'esse in larga misura con generose offerte e colla loro benevola influenza.
» E come non avrebbe potuto incontrare tutto il favore dei buoni questa nobilissima idea? Nel divisato Congresso s'intendeva di dare un attestato di ammirazione e di plauso a quel benemerito ed insigne benefattore dell'umanità che fu D. Giovanni Bosco, s'intendeva di studiare l'Opera salesiana in tutte le sue manifestazioni, per promuoverne il maggiore sviluppo, s'intendeva di preparare anche qui in Bologna la fondazione di una Casa salesiana. Tutto ciò doveva necessariamente sorridere al pensiero e commuovere il cuore dei cattolici bolognesi. Ed io son lieto ed ho la soddisfazione di dirvi, che, avendo seguito il lungo e difficile lavorio di preparazione, ammirai con esultanza di spirito lo zelo dei figli miei, che vollero preparare le cose in modo da riuscire meno indegne del grande scopo che si avea in vista.
» Per me, mi sia consentito il dirlo, la memoria e la venerazione profonda che sento per D. Bosco e per l'opera sua è antica, perchè si riannoda ai miei primi anni. Incominciò da quando, appena trilustre ebbi la fortuna di incontrarmi con quell'uomo straordinario, ne intesi la calda parola, ricevetti dalle sue mani la S. Eucaristia, la S. Benedizione, e fui regalato di una piccola medaglia che tuttavia porto sul petto. E quando l'anno scorso, ebbi la ventura di prender parte allo splendidissimo Congresso Eucaristico di Torino per l'invito fattomi dallo zelantissimo e venerando Arcivescovo di quella città, non mancai di recarmi a Valsalice, e là m'inginocchiai commosso sulla tomba di D. Bosco, ed alle preci di requie aggiunsi quelle di patrocinio: a lui mi affidai, a lui domandai conforto per l'alto Ministero che stavo per intraprendere.
Ed i miei voti furono soddisfatti, giacchè me ne sta pegno questo Congresso che ho avuto l'onore di convocare e che ora ho la soddisfazione, la letizia di vedere felicemente adunato.
» Le nostre sedute saranno quiete, tranquille, soavi, e l'opera nostra arriverà a splendido fine. Tutta la cittadinanza è con noi e ci circonda di simpatia. Tutte le pubbliche Autorità ci hanno dimostrato tanto favore, che io mi credo in dovere di esprimere a loro la mia più viva, la più sentita riconoscenza (applausi prolungati).
» La cara Santa, presso le cui incorrotte spoglie ci siamo adunati, Essa che ci ha offerta l'ospitalità, Essa dal cielo ove siede in gloria, s'interessa di noi; ed insieme alla preghiera di S. Francesco di Sales e di D. Bosco, la preghiera di S. Catterina de' Vigri ci assicura la protezione e la benedizione di Dio. Dal sacro Monte della Guardia, la Vergine di S. Luca, Protettrice suprema dei Bolognesi, ci guarda e ci sorride. Essa, che fu l' inspiratrice della mente e del cuore di D. Bosco, Essa che ci attende venerdì al suo Santuario per giocondarci di santa letizia. Essa ci assiste e ci guida colla sua materna benedizione.
» Che se mai si volesse altra prova del favore celeste, se non bastasse il suffragio dell'Episcopato che numeroso qui convenne, o qui si fece rappresentare e mandò lettere di piena adesione; mi è grato dirvi che dal Vaticano cì guarda e ci benedice l' immortale Sommo Pontefice Leone XIII (immensi applausi). Egli ha voluto essere qui fra di noi con una lettera, nella quale esterna la sua paterna soddisfazione e ci dà i suoi dolci incoraggiamenti. Quindi come proemio, come discorso veramente preliminare di questo nostro Consesso, desidero e voglio si abbia a dar pubblica lettura di questo splendido Breve Pontificio a me diretto, sì nel testo latino come nella versione italiana ; e mentre prego il Segretario generale a volerne dare subito lettura, esterno anche il mio sentimento che a questa bellissima lettera, novella prova dell'animo soavemente paterno di Leone XIII, si mandi per telegramma l'espressione del nostro ossequio, della nostra devozione e della nostra gratitudine, implorando ancora una volta l'Apostolica benedizione. »
Le parole dell'E.mo Cardinale vengono salutate da uno scrosciante, entusiastico e triplicato applauso da parte dei Congressisti.
Quindi il Segretario generale, Dott. D. Giacomo Carpanelli, sale alla tribuna a leggere il seguente breve che viene rispettosamente ascoltato dall'adunanza alzatasi in piedi, la quale alla fine prorompe in irrefrenate grida al Santo Padre.
LEO PP. XIII Dilecte Fili Noster, salutem et Apostolicam benedictionem. Libenter admodum agnovimus Bononiam, te auspice, catholicorum coetuma eogendum, qui titulo Adiutorum Salesianae Sodalitatis, eadem atque illa fovent studia eiusque operibus provehendis precando agendoque adlaborant. Etenim diuturno constat experimento quam alacres quanmque uberi fructu Sodales Salesiani incumbant in iuventutem rite exeolendam et ad huma-num cultura cum christiana fde ethnicis gentibus inferendum. Quamovrem praeclare de religione ac civitate promereri eos manifestum est, qui Salesianae Familiae coepta ac labores favore utilique opera prosequantur. Qaum igitur Bononiensis huius coetus celebritas huc demum spectet ut catholicorum volantates in id impensius excitentur, de inito consilio gratulamur volentes. Ominamur autem ex animo ut studiis vestris Deus benigne obsecundet quaeque communi sententia decreveritis optato fortunet exitu. Nos interim caelestium gratiarum auspicem praecipuaeque benevolentiae Nostrae testimonium Apostolicam benedietionema tibi, Dilette Fili Noster, universae Salesianae Sodalitati cunctisgate qui coetui adfuturi sunt peramanter in Domino impertimus. Datum Romae apud S. Petrum die 2 Aprilis anno MDCCCXCV Pontificatus Nostri decimo octavo. LEO PP. XIII. Diletto Filio Nostro Domenico Tit. S. Onuphrii S. R. E. Presb. Cardinali Svampa Archiepiscopo .Bononiensi BONONIAM. |
LEONE PAPA XIII Diletto Figlio Nostro, salute ed Apostolica benedizione. Con sommo piacere apprendemmo che a Bologna, sotto i tuoi auspici, si adunerà un Congresso di quei cattolici che, appellati Cooperatori della Congregazione Salesiana, ne hanno comune lo spirito e ne promuovono colla preghiera e coll'azione le opere. Una lunga esperienza ha fatto palese con quanta alacrità e con quanta abbondanza di frutti i Confratelli Salesiani attendano alla buona educazione della gioventù e a diffondere pur tra i popoli pagani la civiltà e la fede cristiana. Onde non è dubbio che chiunque col favore e coll' opera asseconda le imprese e le fatiche della Famiglia Salesiana, si rende in modo luminoso benemerito della religione e della società civile. Giacchè dunque la celebrazione di questo Congresso bolognese è diretta appunto ad eccitare più viva nell'animo de' cattolici questa fiamma, Ci congratuliamo ben di cuore del concepito disegno, e facciamo fervidi voti che Dio riguardi benigno le vostre sollecitudini, e alle comuni vostre deliberazioni faccia rispondere il desiderato successo. Noi intanto a pegno delle grazie celesti e a testimonio della Nostra speciale benevolenza, a te, Diletto Figlio Nostro, a tutta la Congregazione Salesiana e a quanti sono per intervenire al Congresso impartiamo nel Signore con tutto l'affetto l'Apostolica benedizione. Dato in Roma presso S. Pietro il giorno 2 Aprile dell'anno MDCCCXCV, decimo ottavo del Nostro Pontificato. LEONE PP. XIII. Al Diletto Figlio Nostro Domenico del Tit. di S. Onofrio della S. R. C. Prete Cardinale Svampa Arcivescovo di BOLOGNA. |
« Beatissimo Padre,
« Cardinali, Arcivescovi, Vescovi, Prelati, il Sac. Michele Rua, Salesiani e Cooperatori di varie nazioni riuniti a Congresso per diffondere le istituzioni di Don Bosco rivolte alla salvezza morale della gioventù e al bene degli operai, ringraziano dal più profondo del cuore la Santità Vostra per la preziosissima lettera che si è degnata inviarmi.
» Mentre l'eco della parola sapiente e amorosa di Vostra Beatitudine risuona ancora al nostro orecchio , noi tutti vogliamo pervenga al Vostro Trono l'eco dei nostri cuori che vi amano come il più dolce dei Padri, Vi riveriscono Vicario di Gesù Cristo, Maestro Infallibile della Chiesa, Pastore dei principi e dei popoli, vera stella di Giacobbe, in cui si confondono gli splendori di una fede divina coi fulgori della sapienza e della civiltà, le glorie dei secoli passati e i rosei albori di un pacifico avvenire.
» Benediteci di nuovo , Padre Santo, di quelle benedizioni che Voi solo possedete, imperciocchè Voi solo riceveste da Cristo in Pietro la podestà di aprire e chiudere il cielo. »
CARDINALE SVAMPA. »
Terminata la lettura dell'affettuosissimo telegramma surriferito, interrotto più volte o salutato da applausi, prende la parola S. E.
R. Mons. Nicola Zoccoli, Vescovo titolare di Sebaste, Vicario generale di Bologna e Presidente del Comitato Promotore del Congresso.
« In nome del Comitato Promotore del Congresso, così l'Eccellentissimo Prelato, del quale per tratto di cortesia si volle a me affidare la Presidenza, sento il dovere di esprimere le più vivo azioni di grazie, anzitutto all'E.mo e Rev.mo Sig. Card. Arcivescovo Domenico Svampa perchè degnossi non pure d'accettare d'essere Presidente di onore del Primo Congresso dei Cooperatori Salesiani, ma lo ornò e favorì di tutta la sua protezione, profuse a lui tutte le sue sollecitudini, non risparmiò sacrifizi, seppe trasfondere in tutti la sua attività, la sua abnegazione, il suo slancio, il suo zelo sapiente ed illuminato.
» Dopo dirigo i più sentiti ringraziamenti agli altri Eminentissimi Cardinali, agli Eccellentissimi Arcivescovi e Vescovi, i quali con tanta cortesia accolsero e corrisposero all'invito d'intervenire a questo santo convegno. Parimenti rivolgo speciali ringraziamenti a tutti questi benevoli Signori e gentili Signore, che in numero sì grande vollero prendere parte al nostro Congresso.
» Noi non avremmo mai osato sperare che il piccolo seme, gettato quattro mesi or sono, dovesse attecchire sì bene e divenire tanto fruttifero. Se ciò è avvenuto, vuolsi a buon diritto darne gloria a Dio, il quale, coll'aiuto validissimo prestatoci, ha dato a vedere che questo Congresso Egli lo vuole. Infatti questo pensiero che una speciale assistenza ci abbia sostenuti e ci abbia felicemente condotti lino a questo punto, porge fiducia non pure, una inspira sicurezza che questo Congresso otterrà copiosi ed ottimi frutti. E ne e pegno ed auspicio la benedizione e la lettera del Santo Padre.
» Ora non resta che accingerci alacri al lavoro. E questo lavoro otterrà sicuramente consolantissimi frutti, perchè vi contribuiscono insigni Oratori, Eminentissimi ed Eccellentissimi Prelati.
» Compiuto questo ufficio, il Comitato Promotore, benedicendo di tutto cuore il Signore, dirige a tutti i Cardinali, Arcivescovi e Vescovi presenti reverente e grato il suo saluto. »
Anche questo breve discorso è salutato da applausi calorosi. Quindi il segretario annunzia la costituzione dell' ufficio di presidenza, nonchè delle Sezioni in questo modo:
Presidente Onorario : E.mo Card. Domenico Svampa, Arcivescovo di Bologna.
Presidente effettivo : Rev.mo Don Michele Rua, Rettor Maggiore dei Salesiani e dei loro Cooperatori.
Vice - presidenti : Marchese de Villeneuve Trans di Marsiglia (Francia). - Sassóli- Tomba Marchese Comm. Avvocato Achille di Bologna.- Manno Barone Comm. Antonio di Torino. - Crispolti Marchese Tommaso di Bologna. - Cerruti Prof. D. Francesco Salesiano di Torino. De Alber Barone Augusto di Trieste. - De T'Serclaes Mons. Carlo del Belgio.
Segretario generale : - Carpanelli Dott. D. Giacomo Parr. alla SS. Trinità in Bologna.
Segretarii : - Trione Prof. Don Stefano - Berti Ugo - Lucchelli Dott. D. Alessandro - Minghetti Luigi - Dones D. Antonio - Sarti Raimondo - Saluzzo D. Lorenzo.
Presidenti di Sezioni - SEZIONE Ia - Educazione ed istruzione: Marenco Teol. D. Giovanni. - SEZIONI IIa E IIIa RIUNITE - Stampa e Missioni Salesiane : Conelli Teologo Don Arturo. - SEZIONE IV. - Organizzazione dei Cooperatori e proposte varie: -Morganti D. Pasquale di Milano.
Poscia si alza il Presidente effettivo Rev.mo Don Michele Rua. Nella commozione della gioia, la voce gli trema sul labbro e lo sfa, villìo d'un conforto, ineffabile ravviva i suoi scarni e dolci lineamenti.
Incomincia col dichiarare di sentirsi commosso ed in pari tempo confuso nel trovarsi in mezzo a tanti eccelsi personaggi convenuti in uno stesso luogo per prender parte al Primo Congresso Salesiano, e ne ringrazia anzitutto il Signore, dal quale ogni bene e ogni buona ispirazione procede.
Ringrazia inoltre le Autorità locali, le Congregazioni religiose e le famiglie private che si degnarono di favorire il Congresso e dice che tutta la Congregazione Salesiana ne sarà in eterno riconoscente.
Fa osservare l'importanza del Congresso, e dice che tutto ciò che si dirà e discuterà sarà promulgato in tutte le parti del mondo.
Porta un saluto speciale agli illustri Prelati, che collo splendore della loro dignità hanno voluto rendere più solenne il Congresso, e un ringraziamento particolare rivolge all' E.mo Card. Svampa, il cui nome dice tutto l'ardore del suo cuore (applausi entusiastici).
Ricorda le prime glorie della giovinezza del Card. Svampa, che in tenera età esprimeva pubblicamente in versi a Don Giovanni Bosco la sua sentita simpatia, e conclude dicendo che ha ricevuto già domanda per impiantare una Casa Salesiana a Bologna, e che sarà ben lieto se potrà dimostrare tutto l'affetto che lo lega con dolcissimi vincoli all'E.mo Principe ed all'insigne Archidiocesi bolognese. E come primo saggio, chiede umilmente di baciare la mano al. l'E.mo Cardinale Arcivescovo. Tra l'immenso applauso dell'intera assemblea, Don Rua si reca infatti a baciare la mano all' E.mo Svampa, che a sua volta lo abbraccia e lo bacia affettuosamente in volto.
Appena cessato il lungo applauso che accompagnò D. Rua fino al suo assidersi, si alza l'E.mo Svampa e dice di aver ricevuto un nuovo pegno dello sguardo benigno, con cui il Sommo Pontefice mira oggi Bologna; giacchè un telegramma dell' E.mo Card. Rampolla gli annunzia di aver spedito d'ordine del Santo Padre 30 esemplari della Lettera Apostolica al popolo inglese, affinchè siano distribuiti tra i Cardinali e Vescovi presenti. Il grazioso pensiero del Santo Padre è accolto da segni evidentissimi di gradimento da parte dei Congressisti.
Quindi si porta alla tribuna il Segretario generale Dott. D. Carpanelli, il quale, con voce limpida e robusta, legge un eloquente discorso su D. Bosco e l'opera sua; ne tratteggia a grandi linee scultorie l'azione infaticabile nel vecchio e nel nuovo mondo a pro della gioventù e degli operai, descrive il movimento laborioso e sapiente di preparazione della Casa-madre che ha dato alla Chiesa seimila preti e tre Vescovi, e termina inneggiando alla protezione vigilante di Don Bosco che dal cielo guarda l'opera sua, sulla quale veramente, più che sul regno di Carlo V, mai non tramonta il sole.
Il discorso, interrotto spessissimo da applausi formidabili, è accolto alla fine da una vera ovazione.
S. E. R. il Cardinal Svampa legge quindi un telegramma spedito dall' E.mo Card. Sarto, Patriarca di Venezia, a nome dei Vescovi della regione Veneta, riuniti attorno a lui in occasione della festa di S. Marco.
Anche questo telegramma è salutato da applausi.
Il segretario Don Trione dà lettura di numerose adesioni pervenute al Congresso; tra le quali è notevole quella dell'E.mo Card. Parrocchi, Vicario di S. Santità, Protettore dei Salesiani e già Arcivescovo di Bologna. Quindi si alza l' E.mo Card. Mauri, Arciv. di Ferrara, che dicendosi dispiacente di non poter assistere a tutte le adunanze del Congresso, per dover assistere alle feste di San Giorgio, Patrono della sua Diocesi , legge un suo mirabile discorso sui Cooperatori Salesiani.
Ordinata, tersa, sublime e ripiena di elevatissimi concetti è la parola dell'Em.mo Cardinal Mauri.
Egli esordisce coi ringraziamenti al Card. Arcivescovo Svampa pel gentile invito, salutando festevolmente i Congressisti accorsi; dichiara ch' egli non intenda intessere le lodi di D. Bosco , nè dei suoi figli; la lode loro son le loro opere; le quali colla sola enumerazione fanno abbastanza conoscere qual prodigiosa fecondità abbia avuto in sè e trasfuso nel suo Istituto quel santo Sacerdote.
« I Salesiani abbracciano col loro zelo Religione e Civiltà, si stendono in tutto quanto le parti del mondo; hanno cura di tutto le età, di tutte le miserie, da quelle dell'anima a quelle del corpo. Essi pertanto non di panegiristi, ma di cooperatori hanno d'uopo.
» Ed invero alla legge della cooperazione vanno soggette tutte le cose create.
» L'astro si muove in cielo per la cooperazione delle cosmiche forze; il filo d' erba nasce nel campo per la cooperazione di molti e molti naturali influssi; e Dio provvido poneva molte attività in natura, cui trasporta in un baleno da un capo all'altro l' essere sottilissimo.
» Che se passiamo al mondo morale, la legge della cooperazione è più imperiosa e sensibile; qui troviamo ammirabilmente unita la provvidenza del Creatore e della creatura nelle più semplici cose della vita. Il tozzo di pane che sfama il. poverello, i poveri cenci che lo ricoprono, sono il frutto di mille mani e di mille industrie, di mille invenzioni accumulate attraverso i secoli. I beni, che ci. vengono dal Comune, dalla Provincia, dallo Stato non sono se non il lavoro di una cooperazione continua dello forze materiali e intellettuali di popoli e di generazioni intere. Ciascun uomo è debitore dei suoi beni a quasi tutto il genere umano.
» La civiltà pertanto non è in sostanza che svolgimento e armonia di forze cooperatrici; il progresso civile in tutti i suoi rami consiste nel creare, o scoprire tali forze, perfezionarle, collegarle, usarne debitamente. Così crescono l'opere di carità, così fioriscono le nazioni ; così l'industria per le macchine moltiplica la quantità, la perfezione dei manuali lavori; così il vapore ci trasporta celeremente, l' elettricità trasmette come lampo il nostro pensiero, e l'associazione dei capitali rende possibili gigantesche imprese.
» Il bisogno della cooperazione altrui è pertanto legge di ogni forza creata sia libera o no; che tanto più opera quanto più ha cooperatori.
« Pertanto sapientemente fu appellato questo Congresso dei Cooperatori Salesiani. Cooperando infatti a tanto opere buone, quante son quelle animate dalla carità di D. Bosco e dei figli suoi, voi rendete possibile, efficace e fruttuosa l'opera loro. E qual bella e gran cosa! Per la cooperazione vostra voi predicate, evangelizzate, educate i fanciulli, assistete gl'infermi, avviate al bene gli operai ; operate l'opera immensa dei figli di D. Bosco, e con quest' opera lavorate nelle menti e nei cuori il restauro cristiano. Qual consolazione ! Nè vi rattenga il pensiero che non potete fare gran cosa. L'opere grandi si nutrono in gran parte di piccole offerte.
» E non solo di offerte : la preghiera , la parola, i sacrificii, il desiderio stesso , quando si è impotenti all'opera, torna a vantaggio della grande missione dei figli di D. Bosco.
» Facciamo pertanto tutti ciò che possiamo. La nostra cooperazione sarà meritoria innanzi a Dio, efficace, presso gli uomini, e aiuterà mirabilmente i cari Salesiani, che tutti bramiamo vedere moltiplicati e riempire la terra. »
Il discorso termina fra i generali applausi ; dopo di che, recitate alcune preghiere dall'E.mo Cardinal Ferrari, si dà termine all'adunanza.
È mezzogiorno. Per le tredici sono convocate le varie Sezioni pel lavoro tranquillo di disamina ed approvazione delle conclusioni da proporre all' assemblea generale.
Tali conclusioni o deliberazioni erano già state ben preparate prima e stampate per facilitarne la discussione nelle Sezioni.
Sono quattro : la 1a Educazione ed Istruzione, si raduna nell'aula del Congresso ed è molto numerosa ed animata. La 2a e 3a Stampa e Missioni, sono raccolte in un solitario oratorio, adorno d'una interessante mostra delle principali pubblicazioni edite dalle Tipografie Salesiane di tutto il mondo. La 4a Organizzazione de' Cooperatori, riunisce in un modesto salotto una eletta rappresentanza del clero e tutti i Direttori dei Comitati salesiani. Il lavoro delle Sezioni si esaurisce molto rapidamente, mettendosi facilmente d'accordo tutti i membri che le compongono.
La seconda adunanza generale.
Pochi minuti dopo le ore 15 entrano nell'aula gli E.mi Cardinali Galeati, Ferrari e Svampa, accompagnati dagli EE. Vescovi presenti, accolti, come nel mattino, dagli applausi dei Congressisti e dai lieti concenti dei giovanetti musicanti dell'Istituto Salesiano di Faenza.
Aperta l'adunanza colle preci d'uso, sale alla tribuna il chiarissimo Marchese SassoliTomba, Consigliere provinciale di Bologna e Vice-presidente del Congresso.
Egli riferisce sui deliberati della Ia Sezione pel Patronato dei figli del popolo. Dopo aver osservato che il concetto di paternità risponde completamente all'ideale cristiano della funzione sociale che si vuol esercitare sull'infanzia abbandonata materialmente e moralmente, esamina le condizioni nelle quali versano i figli del popolo in grande maggioranza, nei rapporti dell'educazione sì in famiglia che nelle officine.
L'oratore, con considerazioni opportune e interrotte a quando a quando da applausi calorosi, conclude che per risolvere anche questa parte importantissima; della questione sociale è più che necessario il ritorno alla religione; non ad una religione astratta, ma alla religione cattolica interamente tale, alla pratica della preghiera e della carità ed alla santificazione del riposo festivo.
L'oratore applauditissimo dà quindi lettura delle proposte della Sezione sull'argomento, che vengono ratificate dal voto unanime dell'assemblea.
Fra le conclusioni ch'egli comunica è specialmente notata per la sua significante gravità e calorosamente applaudita quella invocante che i Cooperatori salesiani padroni di officine o capi di botteghe diano salutare esempio, nel miglior modo possibile, di rimunerazione degli operai secondo il principio sociale cristiano del salario famigliare, solennemente proclamato nell'Enciclica Rerum Novarum.
Ascendo quindi sulla tribuna il chiarissimo Prof. Luigi Olivi, insegnante di diritto internazionale nell' Università di Modena, che parla sul tema : Collegi ed Ospizi Salesiani, sviscerandone tutta la pratica importanza nell'educazione della gioventù, dimostrandone i vantaggi che presenta una istruzione ed un'educazione a base religiosa e morale. I pensieri elevati e nobilissimi che il simpatico oratore splendidamente incide nella forma geniale e smagliante, commuovono ed affascinano: l'assemblea l'interrompe entusiasta con continui battimani.
Approvato per acclamazione dall'assemblea le conclusioni dell'illustre oratore, si porta alla tribuna il Teol. Giulio Barberis, che incomincia la prima parte di una sua trattazione sulle Missioni Salesiane.
Mons. T'Serclaes, rettore del collegio Belga in Roma, porta il saluto del grande Vescovo di Liegi, Mons. Doutreloux, il Vescovo degli operai e de' suoi connazionali , i Cooperatori del Belgio Il discorso efficace in lingua francese del giovine Prelato è accolto con espressioni di simpatia dall' adunanza che accoglie e ricambia cordialmente il saluto solidale dei cattolici belgi. Quindi il Segretario generale annunzia con sentite parole di ringraziamento il discorso dell' Em. Card. Ferrari.
Appena l' Eminentissimo Arcivescovo di Milano si alza per parlare, l'adunanza prorompe in un unanime, caloroso, interminabile applauso. Tutti s'alzano in piedi plaudendo e gridando evviva. Il Cardinale è commosso dalla spontanea e solenne dimostrazione, ed incomincia col ringraziare dell'invito fattogli di intervenire a questo Congresso e col rallegrarsi cogli intervenuti e coi Salesiani dell'importanza del Congresso medesimo. Quindi continua : « Fra le care soddisfazioni di questo maestoso Congresso io penso all'avvenire. Di chi sarà l'avvenire ? Che cosa di questo avvenire hanno pensato i nemici nostri? I nostri avversari hanno detto che l'avvenire è della scienza, del progresso, della luce, dell'umanità e della fratellanza. ú questo un voto, un vaticinio, una profezia che essi hanno fatto, senza intenderne il senso, ma che si avvererà infatti. Sì, l'avvenire è della scienza; ma non della scienza pretendente, atea e fallace, bensì di quella scienza che parte da Dio. L'avvenire è per il progresso dell'umanità ma per quel progresso che tende verso il proprio miglioramento, non già verso la propria rovina. L'avvenire è della fratellanza; ma non della fratellanza ipocrita, della demagogia rivoluzionaria; bensì della vera fratellanza de' popoli, di quella fratellanza che per esistere ha bisogno della fede. L'avvenire è della luce; ma non della luce di chi grida patria, e rende l' Italia loco d'ogni luce muto; bensì della vera luce che irradia da Dio, dalla Religione. È vero che anche i liberali hanno detto che bisogna ritornare alla Religione, che fa d'uopo ritornare a Dio, ma furono parole vuote di senso, parole che non partivano dal cuore, perchè il loro è un Dio puramente ideale, un Dio astratto, inconcepibile. L' avvenire è della scienza cristiana, della fratellanza evangelica, della luce religiosa.
» È necessaria una restaurazione sociale dell'umanità, ed un buon preludio di quest'opera io la ravviso nell'attuale Congresso Salesiano. L' Opera di Don Bosco, che qui s'intende di promuovere, è veramente provvidenziale, e Dio le riserva una parte importante nella restaurazione dell' umanità. L'apostolo astigiano, in questo secolo che si dice dei lumi, mise veramente il dito nella piaga, additò la gioventù, si volse alle masse lavoratrici: perchè l'una e le altre sono la maggioranza dell' umanità e la maggioranza più circuita ed insidiata dai falsi fratelli. Don Bosco pensò all' adolescente, pensò all' operaio, volle ricondurli a Dio, a quel Dio che non può essere la vaga e nebulosa idealità platonica recente mente invocata, ma il legislatore e reggitore supremo dell'umano consorzio. Don Bosco piglia il fanciullo dall'infanzia e lo educa a quella religione che deve far intendere al popolo la sua vera sovranità cristiana. Don Bosco va fin dove lo spinge la sua costante propaganda.
» Ed è bene che l'opera di rigenerazione parta dall'Italia, perché il mondo sappia che, anche nel secolo della sua maggior apprensione morale e sociale, essa tiene il primato fra tutte le nazioni. È questa opera di vero patriottismo.
» Io ho sempre amato D. Bosco e le Opere sue. Volevo una Casa salesiana nell'antica mia diocesi di Como, ed ora tengo da Don Rua una promessa consolante per quella diocesi a me così cara. Nella diocesi di Milano ho la Casa Salesiana di Treviglio, che ha portato un soffio potente di nuova vita spirituale in quella città. Fra qualche mese avrò la Casa di Busto Arsizio; poi quella di Somma Lombardo, la cui prosperità tanto ìnteressa il cuor mio. Altra ne ho in Milano, che, sorta da modesti inizii, mediante la tradizionale generosità ambrosiana, presto allargherà l'azione sua qual pianta rigogliosa di forze. Queste sono le mie consolazioni, ed io rendo pubblico tributo di ammirazione e riconoscenza ai figli di D. Bosco che me le procurano. Io attendo da essi un bene grandissimo per la mia diocesi : e vagheggio col pensiero il giorno, in cui nella mia Milano, come già tra breve raccoglierò il solenne Congresso Eucaristico, così possa raccogliere un altro Congresso Internazionale Salesiano, che rinnovelli il sublime spettacolo, di cui oggi per la prima volta tanto si onora Bologna. Sarà questo un tributo della mia verace e sentita gratitudine ».
L' entusiasmo è vivissimo. Le ultime parole dell'illustre Successore di Ambrogio e di Carlo sono coperte da uno scroscio di battimani, che accompagnano l'E.mo Porporato nell' uscita della Chiesa. L'adunanza si scioglie fra i più animati commenti.
I Congressisti sfilati dalla Chiesa della Santa, tosto si raccolgono in San Domenico, dove Monsignor Davide de' Conti Riccardi, Arcivescovo di Torino, dirige al popolo un robusto discorso sull'impero della carità.
« Lodare compitamente Don Bosco , ci disse, è ardua cosa: l'opera di .Don Bosco è l'opera dei figli suoi, e quest'opera è immensa. Egli era figlio del popolo e l'amò davvero; crebbe ognora con questo amore; amore ben diverso però da quello predicato ai nostri giorni. Egli volle sollevare davvero il popolo e vi riuscì. Cento anni fa si gridò Dio e popolo; si gridò fratellanza, uguaglianza; ma questo amore finì colla tirannia delle rivoluzioni. Cinquant'anni or sono si tornò a gridare amore al popolo; lo si voleva far_ sovrano, felice; ma questa felicità si è volta in miseria ed affanno. Don Bosco intese qual fosse l'amore del popolo, perchè sapeva che cosa sia l'amore di Dio. Egli volle sollevare il popolo, e più fortunato d' Archimede trovava il punto d'appoggio per la leva, che dovea sollevare il mondo morale; questo punto d'appoggio è Gesù Cristo. Forte nella carità di Gesù Cristo, che amò da fanciullo , da giovinetto, da sacerdote, egli amava il popolo di verace amore; mirò ai fanciulli e con Gesù Cristo li strinse, li educò , li aiutò, li ebbe salvi; mirò gli adulti e colla carità di Gesù Cristo li avvinse e lì protesse ; mirò ai derelitti, agli infermi e li soccorse. Al suo cuore non pose confini l'Italia, che, come patria diletta, ebbesi le prime sue cure; fissò altre terre e dovunque dilatò le fiamme del suo amore. Ecco perchè si parla al popolo delle opere di D. Bosco. Ecco perchè il popolo deve ammirarle, aiutarlo ed esultare. Le opere di D. Bosco e dei figli suoi sono frutti dell'amor santo, che in Gesù Cristo egli ebbe pel popolo. Esulta pertanto, conchiudeva l'oratore, o popolo di Bologna, e inneggia a D. Bosco e l' aiuta. Comprendendo quale e quanta sia l' opera di D. Bosco, tu comprenderai perchè un Vescovo t'invita a cooperare ai figli di lui, e come da questa cooperazione verranno a te innumerabili beni ».
La solenne benedizione venne data dall'Em.mo Cardinal Svampa, in luogo dell'Em.mo° Cardinal Mauri che dovette partire per la sua diocesi della stessa sera. I cantori già nominati eseguirono mirabilmente un Ave Maria, a quattro voci, del Palestrina, il Tantum Ergo, pure a quattro voci, del Beethowen, ed il mottetto O felix anima, a tre voci, del Carissimi.
Non meno splendida riesce la funzione religiosa di questa mane, nella Basilica di S. Domenico. L'Eminentissimo Cardinal Andrea Ferrari, assistito da alcuni Sacerdoti Milanesi, dai Padri Predicatori e dai Chierici di Bologna, celebra Messa bassa pontificale, durante la quale gli allievi dell'Istituto dei Ciechi di Bologna, diretti dal loro rettore Rev.m° D. Pensa, eseguiscono con somma lode l'Ecce Sacerdos Magnus, il Kyrie, l'Offertorio, il Sanctus, il Benedictus e l'Agnus Dei, buonissime composizioni dell'allievo Gedardo Lorenzini, il quale coadiuvato dal compagno cieco Paolo Rinaudi, accompagna all'organo le suddette composizioni. Molti Congressisti si accostano alla Sacra Mensa.
Fuori alla porta della Chiesa il giovanissimo Cardinal di Milano si ha una vera ovazione. Egli entusiasma davvero Bologna, come già ha entusiasmato colla sua persona, con le sue parole, con le sue opere, le tre diocesi di Guastalla, Como e Milano.
L'aula del Congresso è sempre più animata e gremita. Appena scocca l'ora destinata, le porte vengono tosto assaltate dalla folla del popolo che si accalca, non ostante la diga di carabinieri e di guardie che fanno ostacolo. Parecchi sono i nuovi Congressisti arrivati : il Vescovo di Carpi, quello di Matelica e Fabriano, il Marchese di Villeneuve di Marsiglia, che tra gli applausi dell'assemblea va a prender posto al banco della presidenza, la famiglia Uriarte venuta appositamente da Montevideo, l'Avv. Tovini, l'Avv. Casoli, il Conte Balbo di Torino che sono tutti accolti con espressioni di simpatia.
Un segretario del Congresso, il sig. Ugo Berti, presidente dell'operosa Sezione. Giovani di Bologna e redattore dell' Unione, dà lettura dei verbali dello adunanze di ieri, che sono approvati senza osservazioni. Don Rua saluta le nuove notabilità oggi presenti all'adunanza ed il segretario generale Sacerdote Carpanelli comunica molte nuove ed importanti adesioni. Per primo vi ha il seguente telegramma dell'Eminentissimo Cardinal Rampolla
E.mo Card. Svampa Arciv. di Bologna,
Santo Padre, accogliendo con viva compiacenza proteste di devozione ed affetto di tutti i Cooperatori Salesiani costi riuniti, benedice di nuovo con effusione di cuore intero Congresso ed implora assistenza celeste ai lavori di esso e copiosi frutti per la salute delle anime.
Card. RAMPOLLA.
Alla lettura di questo telegramma tutti i Congressisti si alzano in piedi e prorompono in una triplice ovazione. Poi vengono i telegrammi del Card. Goossens, Arcivescovo di Malines, l'illustre protettore della scuola sociale rinnovatrice cristiana del Belgio; del Cardinale Arcivescovo di Siviglia; del Comitato Salesiano di Lione; dei Cooperatori dell' Uruguay e del Vescovo Salesiano Mons. Lasagna, nonche numerosissime adesioni dall'Austria, dalla Svizzera, Francia, Spagna ed America, che vengono accolte con grandissimo plauso dall'unanime Congresso.
Ascende quindi alla tribuna l'Avv. Raimondo Ambrosini, il quale alla sua relazione sulle Scuole Primarie e Secondarie fa precedere un assai elaborato discorso frequentemente interrotto da applausi. Con cuore di padre e con frase sobria ed incisiva tratteggia la necessità dell'istruzione religiosa. - Il fanciullo, ei dice, deve imparare subito a credere e ad amare : nella fede sta ogni concetto di scienza, patria ed umanità. Le nostre leggi non bandiscono l' insegnamento della religione dalle scuole; ma in molti luoghi non vi si impartisce più : bisogna promuovere un'agitazione per riammettere il nome di Dio nelle scuole. È necessario per l'educazione del popolo. E molti che fanno professione d'incredulità, volendo istruire ed educare bene i loro figli, li mandano ai collegi cattolici, ai collegi diretti dai religiosi. - Fa pertanto voti che si procuri l'introduzione nelle pubbliche scuole primarie dell'insegnamento religioso impartito nelle forme e nel modo voluto dalla Chiesa, a norma delle leggi stesse dello Stato; che i genitori procurino la continuazione di tale insegnamento pei giovani studenti delle scuole superiori o secondario, specialmente facendoli frequentare le scuole di religione; e che nella scelta delle scuole private e dei collegi i genitori procedano con criterii e con coscienza inspirati pienamente alla fede ed alla morale cattolica. Alludendo l'oratore ai trionfi dei cattolici milanesi in questa parte, il Congresso applaude all'E.m° Cardinal Ferrari, che commosso ringrazia; come pure si applaude al Cardinale Svampa per la salutare iniziativa felicemente presa di una scuola di religione in Bologna. La vivida parola dell'egregio Avvocato bolognese elettrizza i Congressisti.
Gli succede il Sac. D. Stefano Trione, il quale, colla sua eloquenza calda ed ispirata, descrive brillantemente la partecipazione attiva alle opere di Don Bosco dei Cooperatori Salesiani, che invadono non solo l'umile e triste tugurio, ma ben anche il palazzo e la reggia e preparano dovunque la via alla venuta dei Figli di Don Bosco. L'annuncio di recenti e vistose largizioni per l'erigendo Istituto di Bologna è accolto con entusiasmo.
Il Prof. Don Francesco Cerruti, noto pedagogista, parla della Stampa Scolastica. Invoca l'opera concorde di tutti gli uomini di buona volontà per salvare la scuola, lentamente rosa dalle teorie naturalistiche, narrando colla voce tremula e dolce i sorprendenti risultati ottenuti da Don Bosco e dalla Pia Società Salesiana sia per i testi delle Scuole Secondarie, sia per i libri di educazione popolare e di pietà, avvalorando il suo dire con cifre che fanno meravigliare. Chiude la dotta relazione con un indovinato raffronto fra le crociate medioevali , testò splendidamente commemorate a Piacenza e Clermont, e la crociata moderna per la rigenerazione cristiana della società. Le elaborate conclusioni sono approvato.
D. Trione comunica che, per aderire al desiderio di molte pie Signore, alle ore 13,30 dell'indomani D. Rua dirà due parole alle Dame del Sotto-Comitato bolognese, nonchè alle altre Signore intervenute al Congresso, nella vicina Chiesa del Collegio di S. Luigi dei PP. Barnabiti. Annunzia ancora che nella segreteria presso l'aula è esposta una mostra libraria di ben quindici Tipografie Salesiane e con acconcie parole invita i Congressisti a visitarla. Quindi legge le adesioni dei Vescovi di Mantova, Piacenza, Padova, Assisi, Arezzo, Monopoli, Sermide, Sessa Aurunca, Fossano , Parma, Alessandria, Comacchio, Santander e Malaga e Utrera in Ispagna; di Mons. di Moulins in Francia, di Mons. Mantegazza, Ausiliare del Cardinal di Milano, di Mons. Tarozzi, Segretario di S. S. per le lettere latine; degli Arcivescovi di Urbino, Siena, Perugia, Pisa ; dell'Em.o Arcivescovo di Fermo Card. Malagola, del Cardinal Capecelatro di Capua, del quale una bella lettera, in cui riavvicina D. Bosco a S. Francesco di Assisi e a S. Filippo Neri, riscuote entusiastiche acclamazioni, come pure alcune brevi, ma elevate parole di Mons. Pio Del Corona dei Padri Domenicani, Vescovo Tit. di Darso. Legge pure le adesioni dell'illustre Prof. Augusto Conti di Firenze, del Sig. Simon Mora di Spagna ; del Comitato Promotore del Monumento a D. Bosco in Castelnuovo d'Asti: del Proposto Locatelli Ass. Ecc. del Circolo dei SS. Ambrogio e Carlo di Milano ; dell'Arcidiacono di Bagnacavallo; del Comitato Regionale delle Romagne; della Società della Gioventù Cattolica Italiana; della Federazione Piana delle Società Cattoliche di Roma; dell'Opera dei Congressi Cattolici; nonchè di tutti i Collegi ed Ospizi Salesiani sparsi in ben quattro parti del mondo e di moltissimi insigni Cooperatori Salesiani.
Alfine, presentato dal segretario D. Carpanelli, s'alza S. E. Rev.ma Mons. Davide dei Conti Riccardi, il veneratissimo nostro Arcivescovo di Torino, il quale pronuncia il seguente splendido discorso
« Devo chiudere la seduta. La colpa non è mia, è di quel caro e terribile Salesiano (alludendo a D. Trione), il quale solo basta a provare davvero come i Salesiani siano invadenti.
» Chiuderò la seduta esprimendo la viva gioia mia per l'esito così splendido già assicurato al Congresso Salesiano.
» Io ne godo immensamente e forse più di qualunque altro; ne godo anzitutto come Arcivescovo cattolico, perchè questo Congresso segna un passo ben innanzi nell'azione cattolica. L'azione cattolica alcuni anni fa era incipiente, ed ora già si può dire che s'avvia al suo meriggio.
» Come non consolarsene? Questo Congresso certamente è come una fulgida stella che brillerà nel ciclo dell'azione cattolica.
» Io ne godo assai e penso, penso al Vegliardo del Vaticano che dell'azione cattolica è ispiratore e maestro.
» Penso alla gioia che Egli proverà nell'udire la riuscita del Congresso, ed a questo pensiero si commuove il cuore mio, come certo si commuove il cuore di voi tutti (applausi entusiastici).
» Ma io godo altresì come Arcivescovo di Torino. Mi pare che il Signore, quando chiama alcuno di noi a reggere una Diocesi, c'infonda nel cuore alcunchè, per cui l'anima nostra rimane intimamente avvinta alla Diocesi nostra.
» Ho udito gli splendidi discorsi fin qui detti da illustri oratori , ho uditi gli applausi, e mentre si gridava viva D. Bosco e viva D. Rua, ho sentito una voce che gridava viva Torino, viva Torino ! (applausi).
» Fu a Torino ove D. Bosco incominciò i suoi prodigi, e quindi quale onore per Torino e per la mia Diocesi questo Congresso che è un trionfo salesiano!
» Ma io non godo meno, o signori , appunto pensando alla gioia dei Salesiani.
» È da lunghi anni che li conosco. Da pochi anni sono a Torino, tuttavia personalmente riconosco il bene grande e immenso che fa la Congregazione salesiana, tantochè se una congregazione potesse essere Vescovo ausiliare, farei mio Vescovo ausiliare la Congregazione salesiana (applausi prolungati).
» Intorno ai Salesiani si sono dette delle cose stupende, che sono invadenti, che invadono tutto ; ed io vi dico che invadono specialmente le borse. A qualcuno ciò potrà produrre un effetto non molto grato, ed io dico invece che fanno benissimo e debbono fare così.
» A Torino abbiamo due prodigi: IL CoTTOLENGO (applausi entusiastici) e D. Bosco; l'uno e l'altro hanno il proprio spirito e lo debbono mantenere.
» La Casa della Provvidenza non deve mai domandare niente, e fa benissimo perchè ci pensa la Provvidenza a mandare le migliaia di lire occorrenti a mantenere quotidianamente i 5000 ricoverati. D. Bosco invece fu ispirato a ricorrere alla beneficenza pubblica.
» Guai se il Cottolengo adottasse il sistema di D. Bosco, guai se D. Bosco adottasse il sistema del Cottolengo!
» Io non mi stancherò mai dal ripetere ai Salesiani: - Continuate a domandare, domandate pure, - e spero che se questo Congresso risponderà efficacemente a questa domanda, avrà recato i più splendidi frutti.»
Alla fine del discorso, spesse volte interrotto da calorosi applausi, tutti i Congressisti prorompono in un grido di Viva Torino !
Alle quindici e qualche minuto il Congresso riprende la sua tornata generale, colla solita imponente affluenza di Congressisti.
Il teol. Marenco, presidente della prima Sezione, riferisce con delicatezza squisita di concetti sull'educazione delle fanciulle, e quanto D. Bosco ha fatto per quest'educazione per mezzo delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Sono 55 scuole primarie che dirigono le Figlie di Maria Ausiliatrice, 29 asili d'infanzia, 30 educatorii , 14 scuole superiori, 17 orfanotrofii, 26 scuole per lavori femminili, 5 ospedali, 2 opifici, 11 missioni. Il relatore fa quindi voti che i Cooperatori e le Cooperatrici Salesiane affidino le loro figlie a quegli Istituti dove l'insegnamento religioso è messo come base dell'educazione; che promuovano l'opera dei catechismi parrocchiali per le fanciulle; che facciano valere tutta la loro autorità, perehè nei rispettivi Municipii vengano preferite quelle insegnanti che sono cattoliche ferventi ; che nei centri operai si istituiscano scuole femminili di lavoro per le fanciulle; che s'introducano negli stabilimenti industriali le Suore e che si promuovano finalmente le opere dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice.
Vivi ringraziamenti l'assemblea rivolge, su proposta di Don Trione, al Comitato generale promotore ed alle singole Commissioni ordinatrici che tanto sapientemente prepararono la splendida riuscita del Congresso. Il Congresso saluta poi con applausi calorosissimi il comm. Paganuzzi, il prof. Toniolo e Don Albertario, di cui viene annunciata la presenza. Don Stefano Trione chiude la lettura delle nuove adesioni con affettuose parole di sentita riconoscenza alla stampa cattolica che ha dato valido e fecondo appoggio ai preparativi del riuscitissimo Congresso.
Dopo, fra battimani, accompagnato dal segretario Don Carpanelli, ascende la tribuna Mons. Costamagna, testè nominato Vescovo titolare di Colonia in Armenia. Colla voce piana, velata da un lieve senso di malinconia, parla ascoltatissimo dell'emigrazione italiana nel nuovo mondo e delle missioni americane di Don Bosco. Le rivelazioni delle persecuzioni ferocemente barbare mosse dagli europei emigrati contro i poveri Indios delle foreste, propagatrici di immoralità vergognose, colla minaccia continua del pugnale contro i Missìonari, i loro innocenti alunni e le povere Figlie di Maria Ausiliatrice, mettono nell'assemblea fremiti d'orrore. La pittoresca descrizione delle solenni , poetiche dimostrazioni pubbliche di fede fatte dai credenti dell'Argentina e dell'Uruguay, malgrado tante ostilità, intimamente commuove.
Per la missione fra i popoli selvaggi nell'interno dell'America meridionale, tutto congiura nella natura stessa a renderle pressochè impossibili : costano stenti e sofferenze incredibili, che l'illustre Vescovo col suo racconto semplice e famigliare toccantemente delinea. È una commozione generale che strappa le lagrime.
Il prof. Olivi dell'Università di Modena, presidente del Comitato di S. Raffaele pel patronato degli emigranti veneti, parla pieno di fuoco della tutela che poi poveri paria della terra, esulanti in cerca d'un lavoro meno difficile e meglio rimunerativo, attende dallo spirito di carità dei Salesiani d'America. Don Rua gli risponde con promesse benevoli e consolanti, esprimendo il vivo desiderio suo di aiutare in ogni modo i connazionali : opera altamente patriottica che di tutti merita l'unanime appoggio.
Sua Eccellenza il Vescovo di Colle Val d'Elsa tiene il discorso di chiusura. È un oratore felicissimo. Con profonde osservazioni tocca del disfacimento morale del nostro secolo e dello scristianizzamento delle popolazioni agricole ed operaie. Parla della questione sociale, che agita gli scienziati più illustri, e della parte che hanno le Opere salesiane nello scioglimento della medesima. Volge il pensiero ai bisogni dell'Europa e dice che un tempo era il nuovo mondo che chiedeva aiuto e consiglio all'Europa, ma ora l'Europa tutta disfatta mira al nuovo mondo che procede bello e raggiante di luce nel cammino della civiltà. - Ma non è tutta l'Europa disfatta : c'è un uomo integro, c'è una città che è sempre grande. C'è Roma, o signori , c'è il Papa. Tutti guardano a Roma, tutti tendono l'orecchio alla voce del grande Vegliardo, a Leone XIII, che regna re della fede e ministro divino della rigenerazione dei popoli. E non è questa la prima volta che la Chiesa raccoglie tanto trionfo. - E qui con una sintesi mirabile il dotto Vescovo passa a rassegna tutte le vittorie della Chiesa di Cristo.- Ed un trionfo della Chiesa contemporanea è la Missione di Don Bosco in questo secolo. - E qui perora la causa dei Salesiani con una eloquenza irresistibile. È una chiusa indovinata e degnissima dell'importante seduta.
Il Cardinal Galeati recita le preci d'uso, alle quali rispondono tutti i Congressisti.
Alla Basilica di S. Domenico una folla stragrande. La nuova sparsasi che avrebbe predicato il Cardinal Ferrari, ha richiamato tutta Bologna nell'augusto tempio.
Riesce impossibile ridire in succinto ciò che la parola vibrata, ardente del dotto Porporato ha fatto sentire alle menti e ai cuori; le migliaia e migliaia di persone pendeano dal suo labbro , comprese di quell' ardore, onde Egli era pieno.
« La sontuosità di queste feste, egli diceva, c'invita alla gioia, che si legge su tutti i volti. Qui si tratta del restauro della cristiana libertà , che affranca l' intelletto e il cuore. L' intelletto ha il suo bene nel vero e il cuore nel buono, e qualunque cosa l'uno e l'altro dirige al vero e al bene sapremo dona la verace libertà , quella libertà de' figli di Dio, a cui e' innalzò colla sua passione e morte il Verbo divino fatto Uomo. Il donare tale libertà ai popoli è opera santa, cui han mirato e mirano tuttavia le tante istituzioni sorte nella Chiesa cattolica; ma ai nostri giorni la Provvidenza ebbe suscitata a provvedere in modo speciale alla restaurazione della libertà santa la benemerita Congregazione dell'immortale D. Bosco. Chi ha assistito alle tornate del Congresso ha potuto constatare l' opera grande, immensa di questi Apostoli, che a tutte le età della vita provvedono lo spirito di libertà e di affrancamento dal servaggio dell'intelletto e del cuore. Libertà si grida da tanti in questi giorni, ma è libertà falsa; perchè non è libero chi geme sotto la schiavitù delle passioni, chi ha l'intelletto ottenebrato dall'errore e il cuore corrotto dai mali appetiti. Si grida che la libertà sta nella emancipazione ; ma l' emancipazione da Dio stringe le catene del mondo e del male; chè bisogna a qualcuno l' uomo si assoggetti. Non v'ha libertà vera senza profondo sentimento religioso, che illumina la mente e innalza gli affetti; e perciò chiunque vuol davvero affrancare gl'individui, le famiglie e i popoli, deve anzitutto attendere al rinnovamento del vero spirito religioso. Questo compreso D. Bosco e comprendono i figli suoi, i quali la tenera età di sante cure circondano, affinchè non venga viziata da abiti pestiferi, e si apra alle sante aspirazioni del bene; la gioventù hanno in amore e quell'età, che versa iu tanti e tanti pericoli, presidiano coi conforti della fede e della carità; guardano le officine, dove l'operaio suda le lunghe ore, e le vedono troppo spesso insidiato dai nemiei e fatte centro di corruzione ; e l'operaio chiamano a sè d'intorno, e parlandogli del cielo, asciugano le sue lagrime, e lo innalzano nel sentimento di quella santa libertà che è in questa terra il maggior bene donatoci dal Creatore. In tal guisa questa libertà vigoreggia; nè di tale affrancamento hanno a temere i reggitori delle nazioui, chè il giovine e l'operaio ammaestrati alla verace libertà sanno star soggetti alle autorità costituite. Grande, immensa è a, dunque l'opera di ognuno, che si dedica all' affrancamento morale dei popoli; grande, immensa è l' opera de' figli di D. Bosco, i quali in modo speciale a tale scopo van mirando. Quanti pertanto han verace amore degli individui , della famiglia e dei popoli devono applaudire e cooperare a questa santa impresa, perchò gl' individui in tal guisa diverranuo veri cristiani, sobri operai, virtuosi cittadini; le famiglie vivranno nella pace e nell'amore, e i popoli ossequenti alle autorità e a Dio godranno i beni della vera civiltà. Un inno pertanto dobbiamo tutti stasera al Sacramentato Signore innalzare di ringraziamento, un voto che l' opera dei Cooperatori salesiani dilatandosi dia ai figli di D. Bosco i mezzi per sempre più estendere la loro santa missione; una promessa di concorrenza tutti a quest'impresa sautissima. E frattanto ecco già un frutto di questo Congresso: l' affermazione dei nostri diritti di cattolici, pur troppo conculcati per lungo tempo, e la vittoria di quel rispetto umano, che avvilisce talvolta i cristiani e dà argomento di baldanza ai nemici. La vostra frequenza , o Bolognesi, ci addimostra che la Fede si riafferma , il coraggio rinasce e ci dà lietissime speranze in un prossimo avvenire ».
Il discorso del Card. Ferrari è un vero capolavoro, e tanto più apprezzato, quanto si sa che è improvvisato, avendo sostituito l'Arcivescovo di Vercelli che all'ultima ora non potè recarsi a Bologna.
La benedizione pontificalmente è impartita dall'E.mo Card. Galeati. La Schola cantorum di Parma eseguisce un Peccavimus del Palestrina, a cinque voci, un Tantum ergo del Mozart, a tre voci, ed un Bone Iesu del Palestrina, a quattro voci.
Gli Eminentissimi Cardinali uscendo dalla Basilica sono fatti segno ad entusiastiche dimostrazioni di affetto.
Stamane, alla Basilica di San Domenico, celebra la Messa bassa pontificale l'E.mo Cardinale Galeati, Arcivescovo di Ravenna. La solita festosa accoglienza da parte dei Congressisti e dei Bolognesi accalcantisi alla porta del tempio per baciare la sacra porpora al venerando Cardinale. Nel tempo della Messa, i giovani della Schola cantorum di Parma, cantano pezzi riuscitissimi di buona musica sacra. Incominciano coll' O felix anima del Carissimi, poi l'Adoramus te, Christe, l' O bone Jesu , l'Ave Maria , il Benedictus (Aeterna Christi munera), tutti dell'immortale Palestrina. Gli esecutori di queste mirabili melodie, veramente degne della serietà e maestà del tempio, meritano davvero un grande elogio per l' affiatamento, per l'intonazione e per la difficoltà d'impasto delle voci, superate con molta precisione nel tempo e negli attacchi. L'esecuzione perfetta di questi capolavori dà ragione a coloro che dicono potersi con un esiguo numero di cantori eseguire anche della musica palestriniana.
Alle 10 precise s'incomincia l' adunanza e nel fiero clamore dell'inno-marcia e fra i battimani entrano nell'aula i Cardinali, gli Arcivescovi ed i Vescovi. Dettesi le consuete preci, il segretario Don Carpanelli annunzia la venuta del Vescovo d'Imola e del Vescovo di Radiopoli e dei rappresentanti del Cardinale Celesia e del Card. di Verona.
Ascende la tribuna il Sac. Smrechar che in lingua slovena dà un saluto al Congresso, saluto che poi viene tradotto dal segretario generale. Poi il Marchese Crispolti parla della Stampa popolare cattolica, incominciando dall'influenza benefica del giornalismo cattolico nelle moltitudini e di quanto Don Bosco ha fatto per questo fine con le Letture Cattoliche, con la fondazione di tipografie, di librerie, ecc. Raccomanda caldamente alla carità ed allo zelo dei Cooperatori la stampa salesiana quale un tesoro di famiglia da dispensarsi in larghissima misura. Con un più speciale e vivo interesse raccomanda la lettura e la propagazione del Bollettino Salesiano, pel quale rivive ogni giorno il venerato Don Bosco nelle opere sue. Raccomanda da ultimo che tutti i Congressisti diano vigoroso impulso alla fondazione di Biblioteche circolanti per la gioventù e per il popolo. Fa finalmente ardenti voti, perchè l'azione salesiana anche nell' ambito della stampa continui ed accresca la sua prodigiosa espansione.
Il marchese di Villeneuve, uno dei primi e più attivi Cooperatori salesiani di Francia, simpaticissimo tipo di gentiluomo cristiano, legge brevi ed efficaci parole in lingua francese sulla missione sociale della carità che non conosce differenza di razza, diversità di nazione, e sull'internazionalismo fecondo della beneficenza cristiana. Ricorda ai ricchi ed alle classi dirigenti il dovere morale di adoperarsi pel bene degli infelici e dei non abbienti, ed inneggia vigorosamente all'apostolato mondiale di D. Bosco.
Gli succede il Professore Don Carmagnola,, che fa uno splendido discorso sul Sistema educativo di Don Bosco, dicendo in che consiste e dei mezzi di che Don Bosco si è valso e del fine che si prefigge. Fra i voti che l' oratore propone vi sono questi: che i Cooperatori si consacrino di buon grado e con zelo sinceramente cristiano all'educazione della gioventù; che nell'esercizio di così nobile apostolato traggano ammaestramenti e conforto dalle massime e dagli esempi del venerando Don Bosco ; che si preparino a tempo i fanciulli alla prima Comunione; che s'abbia cura di avviarli con opportuno istruzioni alla Confessione frequente; che vengano in aiuto coi loro consigli a quei giovanetti che abbiano attitudine allo studio e vocazione allo stato ecclesiastico, indirizzandoli a quelle scuole, in cui possono essere diretti a questo fine.
Piglia quindi la parola l'illustre professore Alessi di Padova. L'apparire della sua vivace e poderosa figura sulla verde tribuna è salutato con una calda ovazione. Colla consueta potenza oratoria e profondità di dialettica, improvvisa un elettrizzante discorso sulle Scuole superiori di religione. Un tempo, forse, quando fra lo Stato e la Chiesa, fra la famiglia e la scuola correva un vincolo stretto di amistà, non erano necessarie queste scuole; ma ora che il divorzio fra la Chiesa e lo Stato, fra la famiglia e la scuola s'è avverato, sono necessarie le Scuole di religione. « Il giovane, ei dice, di solito ai giorni nostri prende un bagno di fede nella famiglia e un bagno di incredulità nella scuola. Quindi ne viene lo scetticismo, e da esso lo sfacelo, il pericolo per la società. » Pertanto fa voti che i Cooperatori zelino l'erezione di queste Scuole di Religione, dove ancora non si trovino impiantate, e ne favoriscano lo sviluppo e la propagazione, curando specialmente di mandarvi i giovani per qualsiasi titolo da loro dipendenti. Raccomanda caldamente ai Direttori degli Oratorii festivi, che non manchino di fondare tali Scuole negli stessi Oratorii, dove già i giovanetti accorrono numerosi, attirati da più argomenti di ricreazione e diletto. - Il prof. Alessi è applauditissimo, e chiamato dai Cardinali viene da tutti i tre Porporati congratulato vivamente. L'incontro del dotto Alessi coi tre Principi viene da tutta l' adunanza vivamente applaudito con triplice fragorosissimo applauso.
D. Trione dà succinta e chiara relazione degli studii e delle conclusioni della 1a Sezione sui seguenti argomenti: Catechismi ed Oratorii festivi: Pie Associazioni tra giovanetti: Colonie Agricole Salesiane. L'assemblea approva con plauso. Quindi dà comunicazione di nuove notevoli adesioni di Vescovi ed Associazioni, delle Dame di Barcellona, di Lille, di Montevideo, dei Cooperatori di Braga e Oporto, del Card. di Canossa Arcivescovo di Verona e del Sanfelice di Napoli, dell'Istituto di Saint-Cyr, del Comitato Salesiano Milanese, del P. Zocchi, ecc.
Poscia prende la parola Monsignor Caputo, Vescovo di Aversa.
« Eminenze, Monsignori, Signore, Signori,
» Nulla è mancato a questo singolare Congresso che ci tenne qui radunati nel nome del Signore. Lo dissi singolare, perchè tale è l'opera, il cui sviluppo esso ha inteso promuovere, la Opera cioè singolare e provvidenziale di D. Bosco. Gusto di arte nel disporne la sede, attività febbrile nel benemerito Comitato promotore ed esecutivo, solennità di sacre funzioni, eloquenza di oratori, contegno ammirabile degli intervenuti, squisite delicatezze nelle cose più piccole. Di niente vi è stato difetto. Questo Congresso opportunamente pensato da uno dei migliori amici dei Salesiani, l' illustre vostro E.mo Arcivescovo, da lui fecondato nelle menti di tanti vostri concittadini e gentili signore, passa da oggi glorioso nella vostra storia civile e religiosa e sarà un bel vanto della patria vostra.
» La presenza degli Eminentissimi Cardinali e d'un bel numero di venerandi Prelati ha aggiunto ad esso non solamente maggior lustro, ma la più solenne conferma che' lo scopo pel quale fu radunato è santo ed altamente sociale: imperocchè i Principi della Chiesa ed i primi Pastori delle anime sono i propugnatori nati d' ogni opera buona a vantaggio del civile consorzio.
» Che resta adunque? Interpretando i sentimenti dei venerandi miei confratelli , io dico che rimane a compiere, per conto nostro, un dovere verso i Bolognesi, che ne circondarono di sentita venerazione ed affettuosa stima, e specialmente verso coloro che con isquisita gentilezza ci offrono la più confortante ospitalità. A me come Vescovo , sebbene l'ultimo fra tanti veneratissimi confratelli, è sembrato che essi in questo fatto si dimostrarono sinceramente cattolici ed affermarono il loro carattere senza umani riguardi.
» Nè poteva avvenire altrimenti se si consideri che questa cara Bologna porta scolpita nel suo stemma la magica parola « Libertà » all' ombra però della Croce. Or la libertà della Croce consiste in ciò appunto di non vergognarsi di professare liberamente la propria fede, di non perdere le occasioni di manifestarla a fatti. E questa occasione che vi si è offerta di ospitare i membri dell'Episcopato venuti in mezzo a voi, in quella che può parere un semplice atto di raffinata cortesia, è invece la prova irrefragabile della libertà del vostro carattere religioso. Conciossiachè tutti quelli che hanno aperte le loro case ed i loro palazzi ai Vescovi , non vi hanno introdotto soltanto le loro persone, ma hanno reso un solenne omaggio alla Chiesa da essi rappresentata, ai principii cattolici, di cui essi sono i naturali maestri, all'azione cattolica, alla quale essi infondono anima e vita.
» Ne sia pertanto lode a Dio ed alla vostra Madonna di S. Luca ed onore ai liberi Bolognesi, e siami concesso, dopo aver ringraziato l'impareggiabile vostro Arcivescovo che col suo intelligente sguardo e soave sorriso trae a sè i cuori di tutti, dopo averlo ringraziato della consolazione spirituale procurata a tutti noi onorandoci dell' invito al Congresso, io esprima con l'accento del cuore i comuni ringraziamenti ai nostri gentilissimi ospiti che ci prodigarono le più affettuose cure ed alle rispettive famiglie.
» Questo sentimento del cuore sarà partecipato dai nostri cari popoli, i quali quando al nostro ritorno in mezzo a loro conosceranno ciò che faceste ai loro Pastori, palpiteranno anch'essi di gioia e di riconoscenza per, voi. Ma noi ne prenderemo l' occasione per proporvi ad essi come modelli di cristiana civiltà, e più che il fatto delle gentilezze usateci, ne dichiareremo ad essi l'alto significato religioso sociale: noi diremo loro che la sapiente Bologna, la cui storia si compendia nell'avere sempre insegnato il vero ed il giusto, è tuttavia maestra di civiltà veramente cristiana.
» Infine, carissimi Bolognesi, noi abbiamo la mente ripiena di molteplici gratissimi ricordi che conserveremo indelebili finchè ci basti la vita; ma più che il ricordo delle vostre basiliche, dei vostri rari monumenti, delle vostre storiche torri che anche con l'arditezza delle loro costruzioni accennano bellamente alla vostra indipendenza di carattere, ci accompagnerà il ricordo del vostro cuore, della vostra fede, della civiltà cristiana.
» Lascieremo qui però qualche palpito del nostro cuore che voi pare custodirete come nostro ricordo, ed è il voto che tanto vostro slancio, tanto indefesso lavoro per la riuscita del Congresso venga compiuto dal prossimo installamento in questa Città della Congregazione Salesiana per consolazione del vostro Padre e Pastore, a vantaggio della educazione dei vostri operai , dei vostri figli e dei vostri più tardi nepoti. »
Colle preci consuete si dà termine all'adunanza.
Al tocco e mezzo don Michele Rua , malgrado le non poche e spossanti fatiche che gli costa il Congresso, tiene nella elegante Chiesa del Collegio S. Luigi, diretto dai RR. Padri Barnabiti, una speciale conferenza di occasione per le Signore.
È più breve del solito. Annunciata la presenza del Marchese Carlo Ottavio di Canossa, fratello del Vescovo Cardinale di Verona, D. Trione sale alla tribuna per comunicare le ultime adesioni pervenute al Congresso, quale quella del Cardinal dì Parigi, del Vescovo di Barcellona, di Mons. Cogliere della Patagonia, dei Cooperatori di Buenos-Aires e d'altre lontane regioni; dei Chierici del Seminario di Milano che ripropongono di entrare nella fila operosa dei Cooperatori, ecc. ecc. Dà pure comunicazione della generosa offerta di lire cento raccolta da Don
Davide Albertario fra i Cooperatori milanesi presenti al Congresso, ed accresciuta con una speciale aggiunta di cinquanta lire del Comitato Salesiano di Milano, a tutto favore dell'erigendo Istituto bolognese di D. Bosco. Si chiama insistentemente Don Albertario alla tribuna; ma invano lo si cerca, egli non è ancora intervenuto all' adunanza. Don Trione dà succinta relazione di quanto si studiò e si deliberò dalla quarta Sezione sull' Organizzazione dei Cooperatori Salesiani. L'assemblea approva. Porta quindi nuovamente un sentito ringraziamento alla pubblica stampa, che ha così potentemente contribuito alla buona riuscita del Congresso.
Il segretario dott. Carpanelli con acconcie parole, che suscitano il più schietto entusiasmo, comunica all' assemblea che è stata diretta al Santo Padre una lettera latina firmata da 4 Cardinali, da 4 Arcivescovi e da 25 Vescovi, quanti hanno assistito al Congresso, per informarlo di quanto si è fatto nel Congresso stesso.
Quindi prende la parola il Presidente effettivo Don Michele Rua, il quale con voce tremante per l'emozione, e in forma semplicissima e piana, rivolge uno di quei discorsi che scendono al cuore, appunto perchè scevri affatto di ogni rettorica, ma pieni di affetti soavissimi.
Dopo avere constatato l' esito felice del Congresso dicendolo a Domino factum et mirabile in oculis nostris, ringrazia tutti quanti hanno preso parte al Congresso non dimenticando neppur uno. Ringrazia il Sapientissimo Leone XIII pel Breve inviato al Congresso. Ringrazia i quattro Porporati, i quattro Arcivescovi, i venticinque Vescovi, i Sacerdoti, i laici, i Cooperatori e le Cooperatrici Salesiane che in grandissimo numero sono accorsi a Bologna in questi giorni. Ringrazia il Comitato e Sotto-Comitato Promotore di questo Congresso, e l'Ecc.mo loro Presidente. Ringrazia la cittadinanza, il clero secolare e le famiglie religiose tutte di Bologna per la cordiale e squisita accoglienza fatta ai Salesiani ed ai loro Cooperatori, ed in ispecie i Figli di S. Domenico e le Suore di S. Chiara che offersero le loro chiese. Infine ringrazia cordialmente coll'E.mo Card. Svampa le Autorità politica e civile che così bene hanno contribuito al buon esito del Congresso. Termina col ripetere quanto ha detto nel discorso d' apertura, assicurando che egli e tutta la grande Famiglia Salesiana pregheranno fervorosamente Iddio, perchè voglia apprestare in Paradiso una bella dimora a quelli che ospitarono i Salesiani e cooperarono in qualsiasi modo alla miglior riuscita del Congresso. Chiude il suo discorso dicendo che nella storia della Congregazione Salesiana le date 23, 24 e 25 aprile 1895 saranno segnate a caratteri d'oro, ed in mezzo ad esse brillerà il nome dell'E.mo Cardinale Svampa.
Applausi entusiastici salutano le affettuose parole del veneratissimo nostro Superiore.
Si alza quindi il Vice-presidente marchese Achille Sassoli-Tomba che dice
« A nome dei Cooperatori Salesiani di Bologna, a nome di Bologna Cattolica e del Comitato Promotore , un breve ma sentito ringraziamento agli E.mi Principi, agli Eccellentissimi Vescovi che si sono degnati di prender parte a questo Congresso, del quale furono il più splendido ornamento.
» Un ringraziamento rivolgo con tutto il cuore anche all' illustre successore di Don Bosco, che ha saputo così saggiamente dirigere i nostri lavori ; un ringraziamento altresì ai suoi degni figli Salesiani ed a tutti i Cooperatori che hanno preso parte al Congresso.
» Non mi estendo di più ; soltanto la vostra Presidenza nel ringraziarvi vuol lasciarvi uu ricordo. E il ricordo è questo: Siate perseveranti nell' opera di difesa sociale. Sì, duriamo, o signori, e perseveriamo.
» Bacone ha scritto queste belle parole:
« La religione è un aroma che impedisce alla scienza di corrompersi. » Ebbene la religione sarà ancora l'aroma della nostra opera di rigenerazione sociale, comunicandole qualche cosa della sua immortalità.
» E questo pensiero col quale ci dividiamo, o signori, farà sì che ci troveremo riuniti nel secondo Congresso Internazionale Sàlesiano collo stesso ardore, collo stesso slancio, collo stesso entusiasmo onde inaugurammo questo primo. »
Cessati gli applausi che accolsero le parole del chiarissimo Comm. Sassoli, si alza l' E.mo Card. Svampa, che pronuncia uno dei suoi meravigliosi discorsi, nei quali non si sa se più ammirare l'efficacia dell' arte oratoria, la serena aggiustatezza dei concetti o l'affetto che sgorga limpido e prepotente dalle parole.
Esordisce dicendo che sul cominciare del Congresso l'allegrezza, onde sentiva invaso l' animo suo, era temperata da un senso di preoccupazione; perchè, non ostante le rassicuranti promesse, si temeva che tutto non rispondesse ai desiderii. Ma le preoccupazioni svanirono, e tutti abbiamo esperimentato che il Congresso è riuscito anche meglio di quello che si poteva desiderare.
Sua Eminenza continua dicendo con molto affetto che il senso di contentezza che ora prova « è impallidito da un senti mento di mestizia, perchè questa è l'ultima seduta, perchè dobbiamo staccarci da tante e sì care persone, perchè non udremo più quei discorsi così pratici ed interessanti che animarono la speranza del nostro cuore.
« Oh! perche questi discorsi non sono scolpiti a lettere eterne! Ma la rimembranza sta viva nel cuore di tutti ed è consolante il pensare che di quanto si è detto sarà steso esatto e minuto ragguaglio.
» Del resto è anche una pena pel mio cuore il dovermi sì presto distaccare da persone tanto care, che in questi giorni ci hanno onorato colla loro presenza e tanto contributo hanno porto all'opera dei promotori; da queste persone che ora ci ringraziano dell'ospitalità ricevuta, mentre siamo noi che dobbiamo ringraziarle d'aver aderito al nostro invito: da queste persone che qui hanno trovato tutto buono, perchè hanno il cuor buono.
» Ma mentre la nostra non è che separazione di spazio e di persone, mi conforta il pensiero che avremo altre occasioni di trovarci.
» Mi duole altresì di dover dare l'addio ai miei carissimi Salesiani, e specialmente al mio carissimo D. Rua, l'anima di questo Congresso; ma è per poco, giacchè egli lo ha detto, e la parola di D. Rua non si è mai smentita (applausi entusiastici), è come la firma in una cambiale con data memoranda. E noi li avremo i Salesiani, non come ospiti, li avremo nostri: non di passaggio, ma stabilmente (applausi).
» Non esprimo ringraziamenti, perchè gli oratori che mi hanno preceduto ne hanno profuso in abbondanza: con essi io ringrazio tutti gli ospiti e gli oratori, le Signore del Sotto Comitato ed il Comitato stesso e per tutti il chiarissimo March. Sassoli-Tomba, come pure manifesto un sentito ringraziamento del cuore alle Autorità politica e civile. Esse col loro appoggio hanno porto tale aiuto al Congresso che non dimenticheremo giammai».
L'E.mo Cardinale prosegue a parlare esaminando gl'insegnamenti che tutti gl'intervenuti hanno potuto trarre dal Congresso, e ne trae occasione per dare opportuni ed utilissimi consigli. « Ognuno partendo dal Congresso, tornerà alla propria residenza infiammato di novello ardore per la santa causa del bene. Lavoriamo, sì lavoriamo compatti, cooperiamo tutti uniti. Questa sia la nostra aspirazione. Uniti di fede, dì cuore e di carità, cerchiamo che non entrino mai tra noi i funesti dissidii che uccidono le opere buone. Sappiamo dominare noi stessi ed infreniamo le passioni micidiali dell'orgoglio, dell'ambizione, della vanità.
«Iddio corrobori i santi propositi e li benedica. E la Vergine di S. Luca, che ci ha assistiti e guidati in questo nostro Congresso, domani ci aspetta al suo Santuario della Guardia per benedirci nuovamente. Portiamole i fiori olezzanti della nostra divozione, ed Essa benedirà le nostre opere ora e sempre e farà in modo che, come in questi giorni fummo tanto lietamente raccolti in questa chiesa della Santa , trasformata in nostro cenacolo , così possiamo trovarci allietati nell' ottenere da Dio quell'ospitalità che D. Rua ci augurava e che è il premio riservato ai perseveranti. »
Al termine del magnifico discorso, il pubblico scoppia in un lungo irrefrenabile applauso.
Colle preghiere è chiusa l' adunanza , e coll'adunanza il Congresso. I Congressisti sfollano lentamente dall' aula pieni di entusiasmo per l'esito felicissimo ottenuto dal Congresso, e l'aula risuona delle grida di Viva Don Bosco! viva Maria! viva Bologna! e delle briose note di marcia intuonate dall'alto della cantoria dai giovanetti salesiani di Faenza.
Intorno alle 17, per l'ultima volta i Congressisti, con un' immensa moltitudine di popolo, si raccolgono nell'augusta Basilica di S. Domenico per dischiudere le labbra all'inno di ringraziamento.
Fare un calcolo di quanti sono adunati nel tempio non è cosa la più facile di questo mondo: oltrepassano sicuramente le 14 mila persone. Queste dentro della chiesa; fuori poi vi è tanta gente da riempire un'al-, tra chiesa ancora.
Questi ultimi venuti possono godere della bella festa da lontano solamente, e ciò che più rincresce, sotto l'ingiuria d'una pioggerella fitta fitta, che incominciata la mattina, non ha avuto più tregua.
Esposto il SS. Sacramento, e recitata, come le altre sere, da quelle migliaia di fedeli la preghiera sublime del Santo Rosario, onde il Santo Patriarca Domenico stringeva in un fascio le menti e i cuori dei popoli e delle generazioni, sfila in mezzo alla moltitudine una lunga processione, cui prendono parte i Chierici del Seminario, i religiosi Domenicani, i R.mi Parroci, i Venerabili Capitoli di S. Petronio e di S. Pietro, cui s'aggiunge poscia il R.mo D. Rua, 26 Ecc.mi Vescovi e 3 Em. Porporati in mitra e pastorale. Officiante è l' Em. Ferrari. Tutti disposti in bell' ordine dinanzi all' Altare, su cui sta esposto il SS. Sacramento, fra le centinaia di cerei ardenti, in mezzo allo scintillare dei sacri arredi e dei preziosi parati, è un punto solenne, commovente, quando l'Em. Officiante intona il Te Deum. Un concerto di oltre diecimila voci risponde festante all' inno eucaristico, onde un popolo di credenti benedice al Dio della carità, che ha ispirata, animata, benedetta l' opera di Don Bosco, dei suoi Figli e dei Cooperatori. Tanta manifestazione di fede, di amore, entusiasma, rapisce; là le più alte dignità della Chiesa, là i Ministri del Santuario, là le individualità più spiccate del patriziato cattolico, là un popolo credente, confondono insieme i loro affetti , i loro voti appiè di Colui , che venne a portare la pace e l' amore ai figli di Dio. E quando, curvato a terra tutte le fronti, nell'ammirabile silenzio che inspira la Fede, il Dio dell'amore benediceva i suoi figli, un solo era il voto di quel popolo immenso, che cioè quella benedizione cadendo copiosa sulle opere cooperatrici e sui popoli interi , ritorni lo splendor della Fede, la vigoria dell' amore, che l' Apostolo del secolo XIII profondeva attraverso le generazioni coll' opera sua e con quella de' suoi figli, preludendo così alle meraviglie di carità, onde fa stupire il mondo intero l'Apostolo del secolo che sta per spirare.
Cardinali e Vescovi all'uscire dalla Basilica sono corteggiati da quella sterminata massa di popolo , che fra continui applausi e battimani li accompagna alle loro carrozze.
Alle 20,30 la chiesa della Santa è trasmutata in un' aula splendidissima per l'Accademia d'onore ai Congressisti, la quale si potrebbe senz' esagerazione chiamare un vero avvenimento artistico. Due potenti lampade elettriche ad arco spargono nel vasto ambiente fasci copiosi di bianca luce, fra i quali scintillano in molte oasi luminose i ricchi candelabri pendenti dalla artistica volta. Un pubblico eletto si affolla nel tempio, invadendo ogni spazio disponibile. I Vescovi, una ventina circa, coi tre Cardinali pigliano posto nella cappella di sinistra. L' aspettazione è in tutti viva e stimolante.
L'esecuzione del programma riesce magnifica per la varietà dell'insieme e la finitezza del dettaglio. Le armonie angeliche del canto sacro, la musica delicata e fina del quartetto, le tenere e dolcissime pizzicate dei violini frementi, si susseguono, si incalzano in quell'ambiente, superbo di vita e di luce.
I cori sono eseguiti con una diligenza tutta speciale dalla Schola Cantorum salesiana di Parma e da artisti bolognesi, diretti dai maestri Alfonso Milani e conte Pio Ranuzzi. Il celebre quartetto , gustatissimo per la sua squisita esecuzione, ha valorosi interpreti nei professori Federico Sarti , primo violino, Adolfo Massaretti, secondo violino, Angelo Consolini, viola, e Francesco Serato, violoncello.
Anche la parte letteraria è svolta egregiamente. Meritatissimi applausi riscuote il Can. Prof. Masotti col suo forbito discorso, nel quale nobiltà e novità di concetti, splendore di elogio, arte perfetta di dicitura s' intrecciano bellamente insieme; come pure il Prof. D. Lepori colla sua riuscitissima lode; il Padre Rosati Prov. de' Barnabiti coll' elegante sua elegia ed il Marchese Filippo Crispolti colla sua canzone libera, densa di concetti felici e di toccanti espressioni. - Ecco il programma della veramente bella serata:
PARTE PRIMA.
1. Saluto. - Prosa del Rev.mo Can. Prof. Francesco Masotti.
2. Laude spirituale. - Coro a quattro parti (Anonimo del Sec. XV).
3. L'Epopea di D. Bosco. - Ode del Rev.mo Prof. Dott. Luigi Lepori.
4. Haydn. - Quartetto in Sol minore per due violini , viola e violoncello (Allegro - Largo assai - Minuetto - Allegro con brio).
5. Venite, filii, audite me. - Elegia latina del Rev.mo Prof. P. Pietro Rosati Prov. dei Barnabiti, con versione libera del Rev.mo Can. Prof. F. Masotti.
6. Laude spirituale. - Coro a quattro parti (Anonimo del Sec. XVI).
PARTE SECONDA.
1. Adoramus Te, Christe. - Coro a quattro parti del maestro Perti (Scuola bolognese del Sec. XVIII).
2. Bologna e il Congresso. - Canzone libera dell'ill.mo Sig. Marchese Avv. Filippo Crispolti.
3. Mendelssohn. - Canzonetta (Dal Quartetto Op. 12).
Raff. - Dichiarazione d'amore (Dal Quartetto Op. 192).
Grieg. - Saltarello (Dal Quartetto Op. 27). 4. Super flumina Babylonis. - (Parafrasi) Coro a quattro parti del maestro C. Gounod.
Il pellegrinaggio al Santuario di S. Luca, indotto dall' Em.m° Cardinale Svampa pel giorno di venerdì 26 aprile, è stato lo splendido coronamento del Congresso Salesiano.
Non crediamo di esagerare dicendo che vi hanno preso parte più di 50,000 persone sì alla funzione del mattino che a quella della sera: a detta de' giornali bolognesi, mai si era veduta tanta gente per quella salita; è stata una novella dimostrazione oltremodo imponente e veramente solenne. Fin dal mattino per tempissimo, molti Congressisti e numerosi fedeli , convenuti da ogni parte della Diocesi, stazionavano nei pressi del Meloncello attendendo l'arrivo dell'Eminentissimo Arcivescovo , mentre parecchie brigate, guidate da parroci o cappellani e precedute dal Crocefisso o da altra sacra Immagine, salìvano ciascuna per conto proprio salmodiando. Poco dopo le ore 8, giunse all' arco l' Em.mo Cardinale, accompagnato dagli Ecc.mi Vescovi di Sebaste, di Cesena, di Todi, di Montepulciano, di Forlì, di Ancona, di Aversa, di Amida, di Bobbio, di Fabriano, di Guastalla, di Colle Val d'Elsa, di Osimo e Cingoli, del Canton Ticino, di Montefeltro, di Macerata, di Colonia Armenia, da Mons. Arcivescovo di Modena, dai membri del Comitato Promotore del Congresso e da D. Rua. Il Card. Galeati, che per l' età sua non avrebbe potuto salire a piedi, approfittò d'una specie di carrozza tirata da due buoi e volle anch' egli trovarsi sul monte.
LA MADONNA DI S. LUCA.
Dopo breve sosta alla cappellina del primo Mistero , il corteggio , preceduto di pochi passi dal Tenente dei RR. Carabinieri, dal Delegato di P. S. e dalla banda musicale dell'Istituto Salesiano di Faenza, incominciò l'ascesa del sacro monte.
Sua Eminenza Rev. il Card. Arcivescovo recitava il Santo Rosario, al quale si rispondeva dai Vescovi e dalla massa imponente di popolo che seguiva; il cielo limpido e sereno contribuiva a rendere più splendido e completo il bellissimo spettacolo.
Così il corteo sempre in mezzo ad un popolo fittissimo, che si accalcava riverente lungo il prolungatissimo porticato, giunse alla vetta del monte.
Sua Eminenza venne incontrata al sommo dell'ultima gradinata dai Membri della Fabbriceria ed accompagnato tosto all'Altar Mag giore, sul quale era esposta la taumaturgica Immagine della Vergine di S. Luca passando in mezzo ai fedeli che gremivano in modo straordinario il caro e venerato Santuario, dove avevano potuto entrare solamente quelli ch'erano muniti di tessera.
Dopo breve adorazione al Santissimo, l'E.mo Arcivescovo, indossati i sacri paramenti, celebrò la S. Messa assistendovi tutti gli Ecc.mi Vescovi nominati, nonchè l'E.mo Galeati, e distribuì ai numerosi fedeli la Comunione generale. Poi, finita la celebrazione della Messa, intuonò il cantico del ringraziamento all'Altissimo per l'esito felice ottenuto dal Congresso, ed il popolo vi rispose con commoventissima, imponente unanimità.
La solenne funzione, previa il canto del Tantum Ergo, eseguito dagli allievi della Schola Cantorum di Parma, ebbe termine colla benedizione del SS. Sacramento. Quindi venne esposto sull'Altare Maggiore la preziosa teca offerta lo scorso anno dal Santo Padre, e ridotta saggiamente a reliquiario, contenente alcune reliquie della Vergine, di S. Gioachino, di S. Giuseppe, di S. Anna, di S. Petronio , e di S. Luca. Il reliquiario venne esposto allora per la prima volta, e certo non poteva scegliersi per ciò occasione migliore e più propizia.
Dopo questa prima funzione, i Congressisti e gli altri fedeli furono pregati d'uscire per lasciar entrare una folla immensa che stava sulla piazza. Molti poi rimasero nelle vicinanze a consumare le provvisioni portate con loro; altri invasero trattorie e caffè ; una gran parte scese verso il Meloncello o verso Casalecchio; tutti pensavano a fare un po' di colazione per resistere fino alla funzione della sera. I Cardinali ed i Vescovi furono ospitati dall' ottimo Vicario di S. Luca.
Durante tutta la giornata la chiesa fu sempre affollatissima; all'ora poi della funzione erano di nuovo gremite tutte le adiacenze.
Verso le 16, si recitò il S. Rosario. Poi la Sacra Immagine venne tolta dall' Altar Maggiore e portata con solenne processione, alla quale prese parte pontificalmente l'E.mo Arcivescovo, seguito da molti Vescovi, fino ad un vicino colle, distante più di trecento metri dal santuario, tra una gran folla devota e riverente. La lunga processione, preceduta dalla Congregazione dei Domenichini, da numerosi Frati Cappuccini, da Chierici e Sacerdoti, ritornò tosto sul piazzale della Chiesa, ove, dopo recitate alcune preci, fu impartita ai fedeli la benedizione colla Sacra Immagine.
Il sole che dardeggiava gli ultimi suoi raggi, faceva rifulgere di novello splendore il Venerato Simulacro, ed accresceva singolarmente la poesia che dominava sovrana in quella sì cara ed indimenticabile funzione.
Quindi, fatto ritorno in Chiesa, la Sacra Immagine veniva riposta sull'Altare Maggiore, ove rimase esposta alla venerazione dei fedeli fino alla domenica seguente.
Poco dopo Sua Eminenza, accompagnata dagli Eccellentissimi Vescovi e seguìto da buon numero di persone, faceva, ritorno a piedi fino all'Arco del Meloncello, ove lo attendeva una folla rumorosa, e nel salire in vettura venne fatto segno ad una rispettosa e replicata ovazione.
In tanto affollamento non si è avuto a deplorare il menomo incidente, e questo si deve in gran parte all'opera efficace e solerte dell'Autorità politica e civile, che davvero, nulla ha trascurato in questa faustissima occasione per essere, come si suol dire, all'altezza della sua missione.
È innegabile che con tale funzione si è posto il più splendido suggello al Congresso Salesiano, che, sotto la protezione della Vergine benedetta di S. Luca, non potrà non dare quei frutti salutari che tutti i buoni di vero cuore desiderano.
ERA impossibile, che in questi nostri tempi così facili a festeggiare uomini che si sono resi per qualche merito celebri, si dimenticasse S. Filippo Neri, che in modo così solenne zelò la causa del nostro bel paese, rendendolo chiaro e glorioso, per ogni secolo. Abbiamo quindi ricevuto con piacere l'annunzio, fin dall'anno passato, che Roma, la prima città del mondo ed il campo del suo fecondo apostolato, si preparava a solennizzare il terzo centenario dalla preziosa di lui morte con feste speciali, affine di promuovere in tutta la cristianità una tal quale divozione verso di quest' impareggiabile Santo. Nè il pio desiderio restò inascoltato; perché ogni città d'Italia, dietro il santo esempio di Roma, si prepara a fare tridui, novene, feste, accademie , nelle quali arti, lettere, scienze si uniscano insieme per onorare quel Santo, che nella lunga sua mortale carriera ha saputo renderle umili ancelle alla religione. E noi, mentre applaudiamo di tutto cuore alla generosa iniziativa della città di Roma, non possiamo rimanere estranei, e prendiamo volentieri parte a queste universali onoranze, perchè S. Filippo Neri, passò sulla terra facendo un bene, che tuttora dura perenne nella sua istituzione. Un altro dovere però noi avevamo per assecondare questa iniziativa. L' opera nostra, destinata a benefizio della gioventù povera ed abbandonata, ha sempre considerato S. Filippo Neri come il principale suo protettore. I suoi esempi sempre ci furono raccomandati come modelli da imitare ed il suo zelo come scuola, a cui inspirarci.
Inoltre noi ricordiamo pure con piacere come, in tempi a noi vicini, quando si voleva onorare il nostro Padre e Maestro, si soleva dire che egli era il San Filippo Neri di Torino. Di fatto che faceva D. Bosco in Torino ? Ciò che trecento anni fa San Filippo Neri operava a salvamento dei giovanetti. di Roma. Egli ardeva di desiderio di santificare se stesso, e recatosi a Roma povero e senza mezzi, dopo aver rinunziato ad una vistosa eredità, si vide, come Abramo, chiamato ad essere padre di una infinita famiglia. A nulla egli si risparmia, e docile strumento nelle mani della Divina Provvidenza, riesce a consolare la Chiesa in quei giorni dolorosamente battuta per opera della Germania che si ribellava, e dell'Inghilterra che faceva scisma. E S. Filippo fu il grande inviato a ristorare la Chiesa dei gravi danni ch'essa pativa.
Cominciò la sua missione in mezzo ai poverelli degli ospedali, cui assisteva a ben morire; poi tra coloro che se la godevano in mezzo al secolo ; dicendo a tutti, con la semplicità del bambino « Miei cari figli, salvate l'anima vostra! » Ed il giovane penitente, diventato così ambasciatore di Dio, vedeva correre dietro a sè molta gente avida di begli esempi e desiderosa di praticare la virtù. Risveglia l'amore al bene, l'uso ai Santi Sacramenti, il pensiero d'essere cristiani, e seguaci di un Dio crocifisso; e ancora laico sino all'età di trentun anno si vede come maestro di molti religiosi , che a guisa della campana chiamava all' ombra del santuario rimanendone egli fuori. Nè l'opera sua si limita qui. Il buon giovanetto, salutato Pippo il buono a Firenze, continua la sua missione , ora in mezzo agli schiamazzi della piazza, ed ora nelle botteghe, e perfino entro le bettole, per salvare i miserelli che il demonio tiene a sè incatenati. Egli parla a tutti, egli immacoladevano in mezzo al secolo ; dicendo a tutti, con la semplicità del bambino « Miei cari figli, salvate l'anima vostra! »
Ed il giovane penitente, diventato così ambasciatore di Dio, vedeva correre dietro a sè molta gente avida di begli esempi e desiderosa di praticare la virtù. Risveglia l'amore al bene, l'uso ai Santi Sacramenti, il pensiero d'essere cristiani, e seguaci di un Dio crocifisso; e ancora laico sino all'età di trentun anno si vede come maestro di molti religiosi , che a guisa della campana chiamava all' ombra del santuario rimanendone egli fuori. Nè l'opera sua si limita qui. Il buon giovanetto, salutato Pippo il buono a Firenze, continua la sua missione , ora in mezzo agli schiamazzi della piazza, ed ora nelle botteghe, e perfino entro le bettole, per salvare i miserelli che il demonio tiene a sè incatenati. Egli parla a tutti, egli immacolato e santo, passa in mezzo a tanti scandali senza contaminarsi, e se va con coloro, che ne sono la causa, si e per santificarli e per convertirli a Dio. E Roma sente per opera del virtuoso giovanetto rivivere la virtù de' suoi tempi più belli, s'incorona di nuova santità, e sente a ripetere da ogni parte anche dai miscredenti : « Oh bella agli occhi miei fede latina ! »
Ma la sua missione è quella di insegnare una virtù gioconda, ilare, e più confacente all'indole de' suoi contemporanei. Egli severo con sè, diremmo quasi implacabile, si tira dietro una immensa moltitudine di fanciulli, che alla loro volta fatti missionari si tirano i padri, e tutti formano un solo spirito, una sola voce, quella di mostrarsi cristiani. A nulla pareva estranea quella sua anima, e tutto voleva conquistare al Signore. E la casa del sacerdote , diventata la casa del letterato, del musico, del poeta, dello storico, del filosofo, è una scuola per rivolgere tutte queste scienze alla gloria di Dio ed a sollievo onesto e religioso degli uomini. Ed egli, schivo dalle lodi, trovando tutte quelle che suol dare il mondo a chi più le desidera, solleva il suo pensiero a quella lode che Dio prepara all'uomo giusto dopo morte, ed esclama, davanti al Papa che lo vorrebbe Cardinale : Paradiso ! Paradiso !
E S. Filippo dal Paradiso, da questo luogo di gloria, a cui fu chiamato trecent'anni fa, guardi il suo paese nativo, guardi la sua Roma, ed il glorioso Pontefice che tanta luce spande di virtù e di sapere pel mondo, ed affretti i giorni della vittoria alla Chiesa di Dio, e chiami sul retto sentiero tanti figliuoli erranti, e si compia il gran desiderio di Gesù che si formi un solo pastore ed un solo ovile.
Vita di S. Filippo Neri.
Dappertutto è un moto, uno slancio, un fervore per celebrare degnamente il terzo Centenario di S. Filippo Neri. La nostra Tipografia volle ancor essa concorrere a questa Centenaria solennità. A tal fine diede alla luce una bellissima Vita del Santo scritta dal nostro Sac. Prof. D. G. B. Francesia, in due edizioni, economica l'una, ed elegantemente illustrata l' altra. Della prima - un vol. in-24, di pagine 332, già si sono esaurite ventimila copie, al prezzo di L 0, 40 l' una, e se ne stanno facendo altre edizioni. L' elegante è nn volume in-12 di pagine 324 e contiene 36 finissime incisioni : costa L. 2 la. copia.
Noi raccomandiamo vivamente questa opera non solo come caro ricordo del terzo Centenario di S. Filippo Neri, ma anche per diffondere in mezzo al popolo cristiano gli edificantissimi esempi di chi ha fatto tanto bene alla nostra Italia. L'aurea semplicità dell'Apostolo di Roma in questa vita è assai bene rappresentata anche dallo stile piano, facile, popolare dell'autore. La modicità poi del prezzo dovrebbe stimolare ciascuno de' nostri lettori a provvedersene un esemplare.
Si avvicina a grandi passi la Festa di Maria Ausiliatrice. Nella Chiesa a Lei dedicata in Torino principia la. Novena in preparazione col mercoledì 15 maggio. In ciascun giorno lungo il mattino dalle 4,30 sino alle 11 vi sarà celebrazione di Messe lette e comodità di accostarsi ai santi Sacramenti della Confessione e Comunione.
Nel mattino dei giorni feriali alle 5,30, come nel mese, Messa letta con recita del Santo Rosario, Comunione, canti e preghiere, quindi breve Discorso e Benedizione col SS. Sacramento. Alle 7,30 poi altra Messa letta colla recita del S. Rosario, Comunione ed altre pie pratiche. - Nella sera alle ore 19 (7 pom.) canto di una lode sacra, Predica e Benedizione solenne col Santissimo Sacramento.
Assistendo a queste funzioni si può lucrare, per concessione pontificia, l'indulgenza di tre anni.
Domenica 19 maggio.
Mattino. - Ore 5,30 e 7,30, Messa e Comunione generale. - Alle 10, Messa solenne.
Sera. - Ore 14,30 e 16,30, Vespri solenni, Predica e Benedizione col SS. Sacramento.
Giovedi 23. SOLENNITÀ DELL'ASCENSIONE DI N. S. G. C.
Mattino. - Ore 5,30 e 7, Messa e Comunione generale. - Messe lette ad ogni mezz'ora fino alle 11,30.
Alle ore 9,30, solenne consacrazione di Monsignor GIaCOMO CosTAMAGNA, Vescovo titolare di Colonia nell'Armenia, Vic. Apostolico di Mendez. e Gualaquiza nell'Equatore. Consacrante Sua Ecc. Rev.ma Mons. Davide dei Conti Riccardi, Arcivescovo di Torino, coll'assistenza degli Eccellentissimi Vescovi Monsignor Basilio Leto e Monsignor G. B. Bertagna.
Sera. - Ore 15, 30, primi Vespri solenni, Discorso e Benedizione col SS. Sacramento.
Venerdì 24.
SOLENNITÀ DI MARIA SANTISSIMA Aiuto dei Cristiani.
Mattino. - Ore 5,30 e 7, Messa e Comunione generale con canto di Motetti (Musica di Mons. Cagliero) - Alle 10,30 Messa solenne pontificata da S. E. Rev.ma Monsignor Giacomo Costamagna, Vescovo titolare di Colonia.
Sera. - Ore 18 (6 pom.), Vespri solenni di Maria Ausiliatrice, Panegirico di Sua Ecc. Rev.ma Monsignor Lorenzo Pampirio, Arcivescovo di Vercelli, e Benedizione col SS. Sacramento.
Sabato 25.
Mattino. - Ore 7,30, Messa, Comunione ed altre pratiche di pietà in suffragio delle anime dei defunti Cooperatori, Cooperatrici e Consorelle di Maria Ausiliatrice.
Sera. - Ore 14,30 (2,30 pom). Conferenza ai Cooperatori ed alle Cooperatrici Salesiane e Benedizione col Santissimo Sacramento.
Domenica 26.
Le funzioni tutte come nel giorno di Maria Ausiliatrice, eccetto i Vespri che saranno alle 15,30 (3,30 pom.). Sua Ecc. Rev.ma Monsignor Giacomo Costamagna, Vescovo Titolare di Colonia, terrà assistenza pontificale alla Messa solenne ed ai Vespri.
NB. Come si vede dal programma suesposto, quest'anno la Festa di Maria Ausiliatrice si distingue da tutti gli altri anni per la Consacrazione del terzo Vescovo Salesiano, che pontificherà per la prima volta nel giorno stesso di Maria Ausiliatrice. Questa particolarità attirerà senza dubbio in Valdocco numerosi divoti ed amici dell'Opera Salesiana.
PROGRAMMA DELLA MUSICA.
La musica verrà eseguita dagli Allievi dell'Oratorio col seguente programma:
Giorno 23 (primi Vespri).
AMADEi Cav. RoB. Domine ad adjuvandum. - DURANTE F., Dixit Dominus. - CAGLIERO Mons. Gio., Laudate pueri, Laetatus sum, Nisi Dominus e Lauda Jerusalem. - PALESTRINA P. L. Inno. - CAPPOCCI Cav. G. Magnifcat. - DOGLIANI G. Litanie. -DACCI Cav. G. Tantum ergo.
Giorno 24 (Festa di Maria Ausiliatrice).
PALESTRINA, Missa « Audi Filia » detta « Brevis », così denominata per la nota iniziale del tema. - PALESTRINA, Offertorium, Ave Maria.
SERA (secondi Vespri).
AMADEI, Domine ad adiuvandum corale, Dixit Dominus concertato per basso e coro. - CAPPOCCI, Laudate pueri per tenore e coro di fanciulli. - AMADEI, Laetatus sum per soprano e coro - BASILJ, Nisi Dominus concertato a quattro e coro. - CAGLIERO, Lauda Jerusalem. - PALESTRINA, Inno corale. - CAPPOCCi, Magnificat concertato a quattro e coro. - PALESTRINA, Ave Maria corale. - DACCI Cav. GIUSTO, Tantum ergo concertato a quattro e coro.
Giorno 25 (per la Conferenza). Mottetto e Tantum ergo del PALESTRINA. Giorno 26.
RHEIMBERGER, Missa solemnis in Do; Vespri dei Maestri AMADEI, CAGLIERO e CAPPOCCI. - Tantum ergo del M.° AMADEI.
Confidiamo nello zelo e nella bontà dei nostri Direttori, Condirettori e Decurioni che vorranno celebrare con speciali funzioni questa Festa di Maria Ausiliatrice e tenere anche in tal circostanza la Conferenza che prescrive il nostro Regolamento.
IL CONTE COSTANTINO RADICATI TALICE DI PASSERANO.
Nella veneranda età di 83 anni, dopo una vita esemplarmente cristiana, utile al paese, gloriosa per la famiglia, si è placidamente addormentato nel bacio del Crocifisso, nel dì sacro a S. Giuseppe, e circondato da' suoi cari, il conte Costantino Radicati-Talice di Passerano, Prefetto di Torino in ritiro.
Amoroso consorte, ottimo padre, saggio educatore de' suoi figli, nella vita privata fu modello di cristiano : leale, intelligente, zelante del bene e dell'onesto nella vita pubblica fu modello di cittadino.
Cristiano di fede e di carità operosa, concorse mirabilmente a spianare la via all' amatissimo nostro Padre Don Bosco pel compimento degli straordinari disegni, cui lo eleggeva la Provvidenza, talchè il suo nome rimarrà imperituro nella storia dell' Istituto Salesiano, del quale fu sempre zelantissimo ed efficacissimo Cooperatore.
Semplice di costumi, affabile di modi, mite di animo, dignitoso nell'aspetto venerando, il conte Costantino Radicati era un vero gentiluomo dell'antico stampo piemontese, e di lui si può ripetere, in una memoranda e delicatissima pagina della sua nobile vita , il motto romanamente forte Frangar, non flectar!
Noi Salesiani, memori sempre dell'affetto e della benevolenza che il conte Costantino ci continuò sempre anche dopo la perdita del venerato nostro Fondatore, non possiamo non partecipare al lutto dell'illustre famiglia Radicati e congiunti. Valgano loro di conforto le fervide preci che pel caro estinto innalzammo a Dio subito dopo la sua morte, e quelle che ora per lui chiediamo a tutti i Cooperatori e le Cooperatrici Salesiane.
IL P. MIGNEMI.
Non ostante la ristrettezza dello spazio, ci parve dovere di gratitudine e di carità render nota ai nostri buoni Cooperatori la morte improvvisa d'un altro insigne nostro benefattore il R.mo P. Mignemi, avvenuta il 10 aprile u. s. in S. Gregorio presso Catania. A lui alludeva il nostro venerato Superiore D. Rua quando. nella, lettera diretta ai Cooperatori nel Bollettino di Gennaio, con delicatissime espressioni attestava la più sentita riconoscenzaa ad un Sacerdote che con tanto disinteresse e carità cedeva la sua casa stessa a quei giovani siciliani, che nello studio e nella pietà si formano alla vita Salesiana. Speravamo che nella nuova famiglia che erasi creata, e che lo circondava delle più affettuose cure, il buon P. Mignemi avesse a trascorrere ancora varii anni ; Dio volle altrimenti ; un colpo d'apoplessia rapivalo subitamente all'affetto de' suoi beneficati. Preghiamo perché Iddio lo accolga nella regione del refrigerio, della luce e della pace.