ANNO XXXII - N. 10. Torino, Via Cottolengo 32. OTTOBRE 1908.
PERIODICO DELLA PIA UNIONE DEI COOPERATORI SALESIANI DI D. BOSCO
SOMMARIO: Il nostro omaggio 289 Cenni biografici di S. S. Pio X (I. Dalla nascita al sacerdozio) . . . 290 Per l'umanità d'un santo - CONFERENZA tenuta dall'Avv. Saverio Fino a Bologna . . 294 TRA I FIGLI DEL POPOLO: Cronaca degli Oratori Festivi: Roma- Testaccio,Firenze, Chieri, Smirne - Altre notizie . . . . 300 Fra gli Emigrati: A New York e Hawthorne. . 304 DALLE MISSIONI: Matto Grosso (Brasile): Una fortunata escursione fino alle sponde del Rio Vermelho - Il viaggio dei piccoli Bororos, ecc. - Patagonia Settentrionale: Progressi del sentimento religioso a Viedma e Palagones - Patagonia Centrale : Stato della missione - Patagonia Meridionale: Una festa a Puntarenas . . 305
IL CULTO DI MARIA SS. AUSILIATRICE: Pel 24 corrente - Echi della Festa titolare - Grazie e graziati. . . 310
NOTIZIE VARIE: Omaggio -Notizie di famiglia -A Valdocco - In Italia: Avigliana, Casalmonferrato, Faenza - All'Estero : Barcellona (Spagna), Messico, Quito 316
Necrologio 319
Oremus pro Pontifice nostro Pio!
ALLA metà di novembre, nella viva esultanza del mondo cattolico per la solenne Commemorazione del Giubileo Sacerdotale del S. Padre, il rev.mo D. Michele Rua, Successore del Venerabile D. Giovanni Bosco, avrà l'ineffabile consolazione di prostrarsi ai piedi di Sua Santità, e additando a Pio X l'estremo lembo di Roma verso Porta S. Paolo
- Beatissimo Padre! - gli dirà - il nuovo Tempio di S. Maria Liberatrice, della cui costruzione la Santità Vostra aveva la bontà d'incaricare i Figli di Don Bosco, ecco che apre le porte a tutto un popolo che brama di essere istruito nelle verità della Fede e confermato nella pratica della nostra Religione Santissima. Beatissimo Padre ! gradite l'umile ma devoto Omaggio che l'intera Famiglia Salesiana offre a Vostra Santità al compiersi del Vostro faustissimo Giubileo Sacerdotale!
Al suono di queste parole, dinanzi il pensiero di Papa Pio X non potrà non distendersi nella sua affascinante eloquenza tutta la storia del nuovo Tempio. L'augusto Pontefice rivedrà l'affluenza costante del popolo romano ai piedi di S. Maria Liberatrice nella demolita chiesa al Foro, e, spingendo lo sguardo ancor più addietro, non potrà non sentirsi commosso al contemplare sotto le antichissime vólte di Santa Maria Antiqua i primi solenni omaggi resi alla Vergine Madre di Dio in Roma. Dalla soavità di tali pensieri e dall'estasi a cui l'animo assorge nel riandare le più dolci memorie si scuoterà in un'alba di rosee speranze il Vicario di Gesù Cristo, e volgendosi verso Porta S. Paolo benedirà alla Famiglia Salesiana, alle Nobili Oblate di Tor de' Specchi e a tutti i generosi che da ogni parte del mondo, invitati nel nome del Venerabile Don Bosco, affettuosamente cooperarono al compimento del devoto Omaggio.
- Che il nuovo Tempio - pregherà il Pontefice - veda rifiorire sotto le maestose sue vólte l'antica pietà del popolo di Roma per l'Immacolata Madre di Dio, e proteggendo coll'ombra sua tutto un nuovo quartiere operaio sia per tante anime, avide forse di benessere e di felicità terrene, sorgente viva di quella soavissima pace che è il primo frutto delle benedizioni di Dio. E dal nuovo trono la Vergine Benedetta, come nei tempi antichi fu l'ausiliatrice potente dei Romani Pontefici nel purificare il Foro e l'eterna città dalle superstizioni del paganesimo, così aiuti oggi il Vicario di Gesù a purgar la Chiesa da ogni errore e da ogni vizio, affinchè spunti presto quell'aurora in cui la società intera sia restaurata in Cristo ! (1).
Ancor pochi giorni, o Cooperatori amatissimi, e questo che è ancor semplicemente un disegno, un proposito, un voto, sarà - diciamolo pieni di riconoscenza a Dio che manifestamente predilige la nostra Pia Società - una splendida realtà dolcissima. Qual conforto allora per quelli che potranno esclamare
- Anch'io, colla mia piccola offerta, ho contribuito ad innalzare un tempio così glorioso e così caro alla Benedetta Madre di Dio nell'eterna città, e a dare una grande consolazione al S. Padre !
Le Offerte pervenute, o Cooperatori carissimi, sono ancora insufficienti per l'ultimazione del Tempio, dobbiamo quindi umilmente sì ma non meno premurosamente sollecitar di nuovo la vostra carità, la quale in questi giorni solenni del Giubileo del S. Padre il sig. D. Rua confida che vorrà divenire più generosa ed abbondante.
(1) Il Grisar, nell'opera sua or ora tradotta dal tedesco in
italiano « Roma alla fine del mondo antico » in merito al titolo del nuovo
tempio di Santa Maria Liberatrice (pag. 194 e seguenti, n. 168, in fine)
scrive:
« ...In considerazione della gloriosa sua storia è lecito nondimeno il voto che
al presente il suo nome moderno «Sancta Maria Liberatrix » venga integrato
dall'aggiunto „Antiqua." II titolo direbbe allora che Santa Maria è l'antica e
prima liberatrice del Foro dalla superstizione di Vesta e dal culto idolatrico
in generale. »
Seguendo le orme del nostro Venerabile fondatore, che non lasciava passare alcuna occasione per inculcare rispetto ed obbedienza ai Romani Pontefici e conciliare amore e venerazione alte loro auguste Persone, offriamo queste care notizie ai lettori affinché più viva si faccia in mezzo a loro la devota partecipazione alle feste giubilari del S. Padre. Il luogo natale.
Pio X nacque il 2 giugno 1835 a Riese nel Veneto. Oscuro ed umile fino a ieri, questo paese or è guardato con benevola invidia da tutti i fedeli del mondo! Trovasi nella provincia e diocesi di Treviso, e propriamente a 30 chilometri dalla città, ad occidente, sulla bella strada bianca che fra due lunghi filari di platani s'apre e corre ora diritta ora tortuosa fra ridenti campagne e puliti casolari alla volta di Asolo. Fa parte del distretto di Castelfranco, nel cui duomo Giuseppe Sarto ricevette la consacrazione sacerdotale, ed insieme con le frazioni di Vallà, Poggiana e Spinea forma un comune di 5000 abitanti, dei quali 2800 circa costituiscono la parrocchia o il villaggio di Riese propriamente detto. Non ultimo vanto del villaggio è un caro Santuario della Vergine, il Santuario della Madonna delle Cendrole. E attorno la Madre Celeste che crescono ordinariamente i ministri del suo Divin Figlio.
Il Santuario delle Cendrole.
È una chiesa che s'eleva nella solitudine di un prato, cinto tutto d'intorno da una siepe di verde perenne; e in essa è un bell'altare ricco di doni e di tavolette votive su cui splende un devoto simulacro della Vergine in legno dorato. Pare che esistesse fin dall'anno 972, poichè la prima chiesa battesimale di Riese sorgeva, a quanto si sa, appunto alle Cendrole ed era dedicaca com'oggi alla Vergine Assunta in cielo. Negli ultimi decenni del secolo pur ora passato il Santuario fu decorato ed ampliato con portici e stanze pei sacerdoti e per i pellegrini che vi accorrono numerosissimi in varie circostanze. Ma il devoto Santuario oggi ha un altro vanto; se lo immaginano tutti e i vecchi di Riese lo attestano e lo ripetono ora più che mai: « La Margherita Sanson in Sarto, madre al Pontefice, soleva condurre spesso, come fanno tutte le buone mamme di Riese anche oggidì, i suoi teneri figlioletti a pregare ai piedi dell'altare di Maria in questo Santuario! » E per questo che nè la Basilica d'oro di S. Marco, nè la Basilica gigantesca di S. Pietro poterono far dimenticare a Pio X il modesto, campestre, ma pur tanto caro Santuario delle Cendrole. « Lo sentii io stesso - scrive il Marchesan - sotto le bisantine cupole d'oro del nostro bel San Marco, alludere commosso, nel giorno del suo solenne ingresso nella regina dell'Adriatico, alla sua tenera devozione alla Vergine del Santuario del suo villaggio natale! » E, fatto papa, lo scrisse Egli stesso al buon Parroco di Riese pochi giorni dopo la sua esaltazione pontificale, e cioè il 10 agosto 1903, che inviava a tutti gli abitanti della sua parrocchia l'apostolica benedizione « colla preghiera che ci ricordino nelle loro orazioni specialmente nel Santuario della Madonna delle Cendrole ».
La famîglia.
Era una fredda giornata di febbraio del 1833, e propriamente il mercoledi dopo la domenica di sessagesima, 13 di quel mese. Un allegro scampanio aveva fatto uscire molta gente dalle case a contemplare un modestissimo corteo nuziale. Lo sposo, composto, lieto, disinvolto, veniva innanzi nonostante i suoi quarantanni suonati, diritto e vigoroso come un ragazzo. Lei, pulita ma senza lusso, s'avanzava modesta, serena e vergognosetta nel sorriso dei suoi vent'anni. Lo sposo faceva il cursore del Comune ed era pagato giornalmente con 50 centesimi di svanzica; aveva una casetta, tre campicelli trevisani, pari a 12 pertiche censuarie, una vaccherella, il diritto ad una piccola questua, qualche altro povero incertuccio d'ufficio, e nulla più. Lei faceva la sarta di campagna ed era pronta e atta a qualunque altro lavoro di famiglia. A questa coppia felice Iddio riservava l'onore di chiedere il secondogenito per elevarlo al Supremo Pontificato: quegli sposi infatti erano Giovanni Battista Sarto e Margherita Sanson (1).
All'indomani del giorno delle loro nozze, non viaggi, non visite inutili o passatempi; ma lui subito di nuovo in municipio per il suo ufficio di cursore; e lei in casa a lavorare e a mettere in assetto le sue suppellettili. Chi avrebbe detto allora a Giovanni Battista Sarto e a Margherita che il loro tetto sarebbe stato allietato da 4 figli e da 6 figlie, e che la loro famiglia si sarebbe spenta sul Trono Pontificale? Eppure dei fratelli di Sua Santità due morirono di pochi anni, e del vivente suo fratello Angelo non sopravvive alcun maschio!
Il S. Padre nato, come abbiam detto, il 2 giugno 1835, venne battezzato il dì appresso nella Chiesa Parrocchiale di S. Matteo ed ebbe i nomi di Giuseppe e Melchiorre, ma la famiglia lo chiamò sempre il suo Beppi, come forse fu il primo Papa salito sulla Cattedra di S. Pietro col nome dello Sposo purissimo di Maria.
lo studente di ginnasio.
Contava poco più di 11 anni, quando, compiute le prime due classi elementari in paese e preparato alla prima ginnasiale dal suo buon arciprete, Beppi prese a frequentare regolarmente le scuole ginnasiali di Castelfranco. Nei primi anni vi si recò quasi sempre a piedi; erano 7 chilometri che dovevano misurare quasi ogni giorno quelle povere gambuccie, ancor così tenere. Eppure Beppi li faceva volentieri; nè la polvere della strada, nè il sollione dell'estate, nè le più tempestose giornate d'inverno, nè le strade fangose o coperte di ghiaccio mai lo spinsero a marinare la scuola. « L'ho fatta anch'io per alcuni anni quella vita - scrive il Marchesan - e so purtroppo quanto è gravosa specialmente nella stagione d'inverno, nella quale bisogna partire da casa, mentre ancora è bujo fitto, se si vuole arrivare a tempo opportuno per le lezioni. Beppino faceva volentieri quel sacrifizio, ma ciò però non toglie che esso non fosse un vero sacrifizio per un ragazzo di dodici anni, vestito come a Dio piace, e come a Dio piace nutrito. Egli, come il più grandicello tra i fratelli, capiva le ristrette condizioni della famiglia, e talora, dominato da questo pensiero, appena uscito dal caseggiato, si levava le scarpe, e, legatele insieme se le cacciava su di una spalla, e ciò faceva per non consumarle troppo presto. Questo nuovo modo di far economia ce lo raccontò egli stesso in seminario, parlando di sacrifizi e di stenti che bisogna soffrire ».
L'ultimo anno andò un po' meglio, a Giuseppe si associò il fratello Angelo; ed invece di fare la strada a piedi, la facevano su di un calessino più che modesto, tirato innanzi da un più che modesto asinello che il padre aveva comperato a doppio fine, per un più rapido disbrigo delle facende del suo ufficio di cursore, e perchè i ragazzi non avessero poi, sempre sempre, a fare a piedi quella benedetta strada da Riese a Castelfranco.
Suo profitto negli studi.
Giuseppe Sarto tenne sempre il primo posto fra i condiscepoli. Condotto per tre anni di seguito a sostenere gli esami finali a Treviso, nell'unico istituto regio ed imperiale di tutta la Diocesi che era il Seminario, negli esami dal primo al secondo corso riportò in tutte le materie io decimi; e in quelli dei due corsi seguenti fu il primo non solo dei suoi compagni di Castelfranco, ma di tutti i privatisti. Sulla fine dell'anno scolastico 1849-50 si presentò al celebre Seminario di Padova per sostenere l'esame della 4a ginnasiale ed ebbe là pure 10 decimi in tutte le materie, riuscendo il primo su 43 privatisti. Un giovanetto che per quattro anni di seguito ottiene nei pubblici esami il primo posto fra tutti gli studenti privati della provincia trevigiana meritava di esser preso in considerazione !
Veste l'abito chiericale.
Carissimo a tutti, gioviale, sereno, il giovanetto Sarto era pur caro a Dio che l'invitava ad entrare nella carriera ecclesiastica. Ma come avrebbe potuto seguire la vocazione divina? Cogli anni, le strettezze di famiglia non erano diminuite, ma piuttosto andate crescendo.
Il padre ricorse alla protezione del Card. Jacopo Monico, Patriarca di Venezia, cui spettava la nomina di alcuni posti gratuiti nel Seminario di Padova, avvalorando la supplica con gli attestati scolastici del suo Giuseppe; e l'Eminentissimo, che era nativo di Riese, viste le meravigliose disposizioni del giovane conterraneo fu lietissimo di annuire all'istanza. Per questo il 19 settembre dell'anno 185o, due giorni prima della festa di S. Matteo Apostolo, titolare della chiesa in cui era stato battezzato, con grande contentezza sua, della famiglia e del paese tutto che lo sapeva buono e bravo, vestì l'abito chiericale e glielo benedisse l'ottimo suo arciprete Don Tito Fusarini. Da quel giorno la buona Margherita volle che, per rispetto alla veste sacerdotale che Beppi aveva indossato, tutti i fratelli gli dessero del voi.
Gli otto anni di Seminario.
Otto anni stette il chierico Giuseppe Sarto nel Seminario di Padova ed ogni anno fu il primo tra i suoi condiscepoli.
Nel primo anno (il primo di rettorica) la sua classe era numerosa e tuttavia riportò il primo premio con questo attestato:
Per condotta non è secondo ad alcuno - D'ingegno è svegliatissimo -E di somma memoria - È d'ogni più grande speranza (1).
Nel 4° anno (l'ultimo di filosofia) fu il primo di 39 condiscepoli e così fu giudicato complessivamente dai professori
« Di condotta esemplare; di attenzione intensa e costante in tutte le materie; di diligenza distinta per singolare assiduità ed applicazione in tutte le materie; » e riportò questo attestato particolare
« In Religione: Eminentemente distinto, con sommo interesse in ogni parte dell'insegnamento.
» In Filosofia: Distinto; perchè buon pensatore acquistossi le cognizioni relative in grado sommo, tanto per l'attenzione che per la profondità.
» In Lingua italiana: Eminente per la facilità d'interpretare i classici; correzione di stile, e moltissime cognizioni di Letteratura.
» In Lingua latina: Eminente per acuta interpretazione e traduzione e molta nitidezza di stile.
» In Lingua greca: Distinto per estese cognizioni grammaticali e molta esattezza d'interpretare e tradurre.
» In Geografia e storia: Eminente per estesissime e assai rare cognizioni, intorno ai fatti storici dell'evo moderno ed al loro ordine cronologico.
» In Matematica: distinto per lodevolissima attitudine naturale a questa scienza e per moltissima destrezza nella soluzione dei problemi sì algebrici che geometrici.
» In Fisica e scienze naturali: distinto per chiarezza di idee e per molte precise e ordinate cognizioni, anche nelle prove matematiche».
Nel novembre del 1854, rientrato in Seminario, vi cominciò lo studio quadriennale della Teologia. Vi aveva aspirato da gran tempo; quanto aveva studiato ed imparato finora, non era stato che per addestrarsi ad apprendere più facilmente le verità delle scienze sacre. Difatti il chierico, divenuto Pio X, dirà:
« La scienza è necessaria. Ma delle scienze profane fatene l'uso, che ne faceva S. Tomaso. Egli portava nel suo spirito, come in un serbatoio, tutte le scienze, e se ne serviva per illustrare la vera scienza, la sacra teologia ».
Ed ecco l'insuperabile votazione che il Sarto conseguì nell'ultimo quadriennio dei suoi studi. Non occorrono commenti.
Anno I (1854-55) Studio Biblico: dieci decimi
- Teologia Morale e diritto Canonico: dieci con lode - Storia Ecclesiastica e Patrologia: dieci.
Anno 11 (1855-56): Morale e Diritto Canonico:
dieci con lode - Dogmatica e Storia Ecclesiastica: dieci con lode.
Anno III (1856-57): Morale e Diritto Canonico: dieci con lode - Dogmatica: dieci con lode - Sacra eloquenza: dieci con lode.
Anno IV (1857-58) Dogmatica: dieci con lode
- Sacra eloquenza: dieci con lode - Catechetica e Metodica: dieci con lode.
E come nei primi anni di seminario aveva pur coltivato con tanto amore e profitto la musica da essere preposto nel 1857 alla direzione della capella musicale del seminario medesimo, così durante lo studio della teologia attese pure con particolare trasporto allo studio della Bibbia e dei Santi Padri, di alcuni dei quali, a prezzo di sacrifizi, non mancò di acquistare le opere per renderseli famigliari.
Due date memorande.
Fin dal 2o settembre 1851 Giuseppe Sarto riceveva la tonsura nel duomo di Asolo dal Vescovo di Treviso Giannantonio Farina ; fu questo il primo passo verso la méta che non dovette passar certo inosservato nella sua povera famiglia. Senonchè l'anno dopo seguì una data tristissima: il 4 maggio, l'infaticabile cursore comunale di Riese era chiamato dal Signore all'altra vita e lasciava in questa una povera vedova con nove figliuoli! « Con qual dolore il buon Giuseppe che ebbe sempre in dono dal Signore di vedere le cose schiettamente nella loro realtà abbia ricevuto a Padova la triste notizia della grave malattia del padre, con quale angustia nell'anima sia in fretta corso a Riese, come abbia assistito alla morte di lui, solo lo sa e può comprendere - nota delicatamente il Marchesan - chi ebbe occasione di vedere alla prova, quanto sia tenero e quanto sensibile alle altrui sventure il nobile cuore di Pio X».
È ordinato Sacerdote.
Ma il giorno così spesso affrettato col pensiero e col desiderio, che doveva essere corona di tante aspirazioni santissime, di tante fatiche, di tante privazioni; il giorno che, dopo tante angustie e tanti dolori, doveva portare finalmente un po' di consolazione pura e santa nella casetta della buona e indefessa Margherita e delle laboriosissime sorelle, giunse finalmente.
Ricevuti gli ordini minori nel novembre del 1856 e nel giugno seguente, promosso al suddiaconato il 19 settembre dello stesso anno 1857 e al diaconato il 27 febbraio dell'anno 1858 - dopo di avere nel mese di giugno recitato il panegirico del S. Cuore di Gesù nella parrocchia del suo paese natale - ottenuta da Roma la dispensa di 8 mesi e 16 giorni di età, ecco il carissimo Don Giuseppe muovere la mattina del 18 settembre dalla sua Riese dove era giunto la sera prima, alla volta di Castelfranco nel cui duomo, splendida armonia di opera archittetonica, doveva aver luogo la sua ordinazione sacerdotale. La giornata era un po' nebbiosa. A Treviso la mattina aveva piovuto qualche poco; il resto però fu semisereno. Quante volte il caro D. Beppi aveva fatto quella strada a piedi, e anche scalzo, sotto il sole di luglio, sotto la neve, sotto la pioggia , sotto le bufere invernali, o tutto pieno di polvere o tutto inzaccherato di fango! Eppure il pensiero di quella giornata, che ormai era giunta, sebbene allora assai lontana, misteriosa e quasi perduta in un orizzonte senza confini, era stato il suo conforto perenne.
Il giorno era giunto; ed era giunto come un premio carissimo e vivamente desiderato dopo tante fatiche. Il cavallo trottava; ma in verità quella via non gli era parsa mai tanto lunga come quella mattina, neppure allora che era costretto a farla a piedi. La prima vista delle brune torri del vecchio castello e delle mura coperte di edera gli fece a un tratto sussultare il cuore: trepidò, s'agitò, ma si calmò poi tosto al lieto pensiero: Oggi finalmente sarò sacerdote! Al suo arrivo a Castelfranco trovò già in parte giunti, e in parte che giungevano allora dai loro vari paesi natali, i colleghi d'ordinazione del seminario di Treviso.
Il giorno appresso 19 settembre, in quell'anno terza domenica del mese e sacro quindi alla Vergine Addolorata, assistito dal Parroco, nella comune esultanza dei parenti, degli amici e dei paese tutto, che guardava a quella festa da tante tempo aspettata, come ad una festa affatto di famiglia, D. Giuseppe Sarto cantò la sua prima messa. In quell'ora a Lui certamente sorrise 12 Vergine benedetta dall'antico Santuario delle Cendrole!... Dopo cinquant'anni, a Lui Pontefice Ottimo Massimo, celebrante solennemente la Messa d'Oro nella grande Basilica Vaticana, sorrida ancora dall'indimenticabile Santuario, innondandogli il cuore delle più dolci rimembranze
(Continua).
(*) Questi cenni sono stati raccolti con affettuosa dìligenza dallo splendido Studio Storico del Dott. ANGELO MARCHESAN: Papa Pio X nella sua vita e nella sua parola: Opera illustrata da 720 incisioni, edita ad Einsieldeln (Svizzera) dagli Stabilimenti Benziger & C. vendibile anche presso la nostra Libreria di Torino.
(1) Il capostipite della famiglia Sarto fu un tal Prosdocimo Sartore o Sartor da Este, ricordato in un atto del 6 febbraio 1432.
(conferenza detta dall'Avv. SAVERIO FINO, Consigliere Comunale di Torino, nella Commemorazione di D. Bosco tenutasi nell'istituto Salesiano di BOLOGNA *).
L'ICONOGRAFIA dei Santi ha spesso dimostrato poca fantasia. Nella innumerevole quantità di figure create dall'arte, essa ha voluto affidare ad una piccola serie di pose convenzionali la rivelazione della santità; e nel loro campo arido e breve ha esercitato l'interpretazione dei più grandi sentimenti.
Però essa presenta quasi sempre alle turbe l'immagine del Santo già separato dalla terra, e con affetti che solo infiammati
son nel piacer dello Spirito Santo
e
letizian del suo ordine formati.
Si è così diffuso della santità un concetto mistico, ma si è anche alzata una barriera insormontabile fra la famiglia delle anime elette, e tutta la turba che innanzi a loro si piega nella preghiera. Il santo è stato visto più vicino a Dio, ma si è separato dagli uomini.
È che per noi la sua figura non trova posto se non nei luoghi destinati alla preghiera, e rappresenta l'eroico religioso di una religione ascetica, la quale poggia alla vita d'oltre tomba, e tutta in essa si finisce e si esalta.
Signori, lasciate ch'io lamenti e quella ristrettezza dell'arte e questa ristrettezza delle abitudini nostre. L'una e l'altra nascondono un concetto della religione troppo unilaterale e troppo gelido; perchè restando essa esclusivaniente anelito verso il cielo, cessa in parte di essere raggiera viva che illumini e che riscaldi tutta la vita terrena.
La santità non la dobbiamo vedere solo nell'estasi, ma la vogliamo sentire nella battaglia quotidiana dell'esistenza, fatta nelle contingenze minute tanto più vicina a noi da scoraggiarci meno, da ispirarci e da guidarci di più. Allora essa non aleggerà solo nella preghiera e nel tempio, ma vivrà e ammonirà anche nella vita d'ogni giorno e nelle azioni d'ogni ora.
Se noi stacchiamo gli sguardi dalle tele glorificative per cercare nelle vite dei Santi le loro lotte, i loro meriti, i loro trionfi, noi vediamo essi - ciascuno nella luce del suo secolo - tipici rappresentanti dell'epoca in cui esplicarono la virtù; e constatiamo che non furono solo gli eroi di Dio, ma anche della civiltà umana. E non stupisce allora che d'un santo parli, oltre che il sacerdote dal pergamo, anche il laico in una commemorazione, come di un benemerito di quel progresso sociale al quale è necessario il concorso di tutte le forze e religiose e civili.
Noi troveremo, è vero, un San Simone stilita, che potè essere l'espressione ai suoi tempi della necessità sociale che tormentava gli uomini, la necessità di raccoglimento in mezzo al frastuono di un impero colossale che ruinava, la necessità del salvataggio dell'individuo in mezzo alla dissoluzione dell'elemento collettivo statale. Ma Sant'Agostino, che ha conosciuto le orgie della vita mondana di un periodo di decadenza, si presenta santo filosofo in mezzo ai silloggizzanti dominatori del suo secolo; ma San Francesco viene da Assisi ai partiti che si dilaniano nei comunelli orgogliosi delle loro autonomie, ed è il santo della pacificazione degli animi cittadini. E di Santa Teresa si ricorda l'ascetismo personale, ma si dimenticano troppo le virtù d'amore eroico verso tutto il prossimo, in tempi nei quali l'amore era diventato una cupidigia di godimento sensuale sfrenato; e a San Luigi non pensiamo che quale meditativo chierichetto sul crocifisso, mentre lo dovremmo più spesso ricordare fra gli ospedali di Roma, eroe dell'assistenza pubblica ai poveri ammorbati. Così Don Bosco ci appare non solo il fondatore di nuove associazioni religiose, ma l'onesto e indefesso lavoratore in un secolo manufatturiero, come è stato il secolo XIX, e sarà il santo protettore del secolo XX, che si inalba fra l'urlare degli scioperi, il fischio delle sirene, e il balenio del pensiero oltre gli spazi. Di lui ricordo un ritratto meglio d'ogni altro rappresentativo della sua opera civile.
Lo meditò il Piana sotto le storiche e secolari arcate dell'abbazia di Fruttuaria in San Benigno Canavese. Quando era ancora la barbarie sopra la patria nostra e l'agricoltura vagiva bambina per le pianure incolte, S. Guglielmo, l'operoso figlio di San Benedetto, aveva eretta quell'abbazia, e aveva raccolti in essa i dissodatori della terra, abituandoli ad alternare i lavori dei campi con il culto di quelle belle arti che nei conventi avevano cercato il loro rifugio. Alla distanza di tanti secoli in quelle stesse mura Don Bosco fondò una delle più fiorenti scuole d'arti e mestieri per l'educazione e l'elevazione del popolo lavoratore.
I due benefattori dell'umanità si incontrano nel quadro del Quintino Piana con fraterno saluto, e piegano lo sguardo vivo d'affetto per il figlio della gleba; quel saluto attraverso i secoli è un poema di gloria.
Quale grande evo di storia e di civiltà passa, o Signori, fra l'uno e l'altro, e come tuttavia l'uno appare il continuatore dell'altro puramente e semplicemente; avendo avuto avanti agli occhi un ideale istesso, e nell'anima la stessa fede, e nel cuore quell'eterna unica legge, su cui si eleva la Chiesa di Cristo. Sono i secoli che dicono per la loro bocca, che esaltano con le loro opere la grandezza e la divinità di quella legge e ne constatano la meravigliosa efficacia sociale.
Siamo orgogliosi nel trovare quella constatazione scritta dalla virtù civile dei nostri santi.
Don Bosco nasce, si può dire, con le stigmate della modernità. Di questa nostra vita affannosa e turbolenta, che non conosce se non il vortice e la lotta, egli ha sentito tutto il tempestoso fascino, tutta la irrequieta vivacità ed audacia. E man mano che le idee lampeggiano alla sua mente e prendono consistenza e si ingrandiscono e assumono posizioni e figure gigantesche, l'umile prete sente che gli rafforzano e la volontà direttiva e persino la forza muscolare. Così, essendosi proposta la pacificazione delle anime, egli trovò la potenza di volontà e resistenza di corpo per mantenersi lottatore tenace ed indefesso. E fu lottatore per tutta la vita, sfuggendo per virtù di intuizione, all'ambiente ed alle tradizioni che lo avrebbero dovuto fermare.
Studente al ginnasio di Chieri sfidava il saltimbanco che tratteneva la gente fuori della Chiesa durante le sacre funzioni, e si presentava giocoliere di professione rifacendo gli esercizi equilibristici, per rubare all'altro la piazza. Con lo stesso animo sereno ed audace, lo ritroveranno più tardi farsi scrittore per il popolo e fondare giornali e moltiplicare i libri con prodigiosa facilità e fecondità, dando l'esempio di sapere adattarsi ai tempi moderni e voler usare per le battaglie sociali tutte quelle armi che i nuovi tempi gli offrivano. Egli sapeva il secolo XIX secolo di istruzione; e volle e cercò e divulgò lo studio facendosi autodidatta e dando l'esempio di una coltura guadagnata a strappi mettendo il tempo ad usura. Il buon contadinotto piemontese aveva fibra inglese e sapeva spendere il tempo, dappertutto tesorizzandone i bricioli, cercando di conoscere per quanto poteva il più che gli era possibile dello scibile umano. Il villanello che sulle piazzette dei Becchi o di Murialdo imparava a fare la rondinella e il salto mortale, e camminava sulle mani e riusciva prestidigitatore, o rifaceva le prediche ascoltate, divenuto adulto, per via, sul vapore, in carrozza usufruiva dei ritagli, e sbrigava la corrispondenza nelle anticamere dove lo si faceva attendere, e correggeva le bozze camminando per la strada; e leggeva e studiava e intuiva, e dava alla sua coltura un carattere preciso, per quanto gli era possibile, cosicché non solo coll'avvocato parlava di leggi e col medico di malattie, e coll'agricoltore di coltivazioni, ma una volta fece stupire parlando di navi e di corazzate persino quel celebre scrittore di cose marinaresche che fu Mons. Parodi, e scrisse nel 1856 la Storia d'Italia, per la quale il Governo Subalpino, per mezzo del ministro Lanza, gli decretò il premio promesso al miglior libro di Storia, che si fosse pubblicato in quei tempi; e nel 1887 la Società Geografica di Lione gli decretò una medaglia d'oro per una sua conferenza sulla Patagonia, tanto ne fu apprezzata la perfezione scientifica; mentre egli colle Vite dei Santi, colla Storia Ecclesiastica, colle edizioni dei classici italiani e latini, colle Letture Cattoliche, con innumerevoli altre pubblicazioni per la gioventù e pel popolo faceva nobile concorrenza a tutti gli editori, cercando di diffondere il vero, il bello e il buono, con quel rispetto alla gioventù che dovrebbe essere un dovere per tutti. E quando per la prima volta partendo da Bologna per Roma passò il biondo Tevere, si alzò nel treno a recitare con l'entusiasmo di un umanista del quattrocento la strofa d'Orazio in lode del fatidico fiume. Ora quest'uomo autodidatta, che aveva tanto amore agli studi, non dava allo studio se non il tempo perduto perchè era uomo essenzialmente moderno: era uomo d'azione.
E degli uomini d'azione di questi convulsi tempi nostri aveva lo spirito ricco d'iniziative. Sentiva che nelle lotte odierne l'individuo non avrebbe forza di resistenza e che a collettività bisogna opporre altra collettività. Queste caratteristiche della vita sociale - notiamolo - si trovano tutte già nel rozzo pastorello dei Becchi; questo profilo d'uomo dagli istinti della vita americana è già nell'organizzatore de' compagni i quali raccoglie in una embrionale società battezzata la Società dell'allegria in cui è tutte il sistema educativo che farà poi la forza degli
Oratori festivi e degli Istituti Salesiani. È adunque cosa in lui innata e istintiva lo sforzo continuo che si vede nelle opere sue di penetrare ogni meandro della vita moderna e di discendere in mezzo al popolo scrutandone tutti i bisogni ; nessuna meraviglia perciò se appena sacerdote sentirà il bisogno di uscire dalla cerchia delle ordinarie abitudini e occupazioni del clero, per radunare i ragazzi nei prati e poi man mano di sviluppare in essi il sentimento del cameratismo, e anche meno fa stupire se l'Associazione Salesiana egli se la trovò costituita naturalmente, cosicchè quando sentì il bisogno di darle delle regole, non ebbe che a trascrivere le usanze sulle quali era venuta foggiandosi.
Lo spirito di associazione venne anzi sempre più prendendo in lui forza e consistenza man mano che l'opera sua cresceva; tanto che di fianco alla Società sua finì per lanciare quei vincoli mondiali coi quali si strinse e si volle fortificare, che sono i Cooperatori Salesiani. Geniale istituzione, ma anche significativa di questo, che egli sentì la necessità di ravvivare per quanto gli era possibile tutte le comunicazioni e le relazioni colla società che vive, fuori dei suoi Istituti.
Come l'audace produttore americano, egli tiene l'Istituto per il luogo della lavorazione e della formazione dei caratteri; ma la sua piazza d'operazione è per tutto il mondo. Diverso dagli altri uomini di Dio suoi contemporanei in questo; e sfuggendo anzi gli esempi degli altri in questo.
Perchè mentre Don Bosco si affacciava alla vita ed alla società aveva nella mia Torino dei nobili, dei fulgidi esemplari della carità e della santità. La Marchesa Barolo fiancheggiata da Silvio Pellico e il Ven. Giuseppe Cottolengo sono nomi che non appartengono più soltanto a Torino od al Piemonte. Era naturale che lo spirito di quell'altro grande sacerdote Torinese, che fu direttore spirituale di Don Bosco e pur esso si avvia agli onori degli altari, D. Cafasso, spingesse il giovane levita, desideroso d'operare nella carità, verso di quelle anime sorelle; egli anzi legava il ministero sacerdotale di lui alle opere della Marchesa Barolo. Ma l'istinto di Don Bosco era troppo profondamente diverso, troppo singolarmente moderno: moderno tanto che parve eccentrico, e che si è creduto bene di cercar a lui un altro ritiro: quello del manicomio. Non stupiamo. Era così tradizionalistico l'ambiente piemontese negli anni che precedettero le riscosse patriottiche. Là dove si covava la patria futura, non si viveva che di un piccolo ambiente; e se si sussurrava già il nome d'Italia, e si leggeva nelle poesie che i suoi confini erano dall'Alpi al Lilibeo, e ch'essa era una d'altare,
di lingua e di cor, per quasi tutti però in pratica i confini del Piemonte erano i confini del mondo. Così restò quasi esclusivamente Torinese quella città della carità cristiana che è la Piccola Casa della Divina Provvidenza, nella quale il genio pietoso del Cottolengo ha radunate più di seimila creature che soffrono con serenità tutti i dolori che l'umanità può soffrire; e sono rimasti piemontesi esclusivamente gli istituti delle Baroline dove tante ragazze del popolo trovano lavoro, protezione e istradamento alla vita. Invece Don Bosco sentiva qualche cosa d'altro. Sapeva di essere rappresentante della Chiesa Cattolica nel secolo delle macchine e dell'espansione: epperò lo vediamo moltiplicare le fatiche apostoliche in mezzo ai suoi ragazzi nell'Oratorio ancora piccolo di Valdocco, e già sognare una chiesa capace di raccogliere i pellegrinaggi d'ogni parte e già tener d'occhio la carta geografica non dell'Italia ma dell'America e dell'Asia, studiando il modo di penetrare nella Cina, allora, anche più d'adesso leggendaria. Della carità finirà per essere l'impiegato viaggiatore, percorrendo e l'Italia e la Francia, e la Spagna, correndo in Austria, e mandando i suoi figli oltre l'Oceano.
E oggi, in Valsalice, dove egli finalmente riposa
sente che parlano sovra il suo tumulo e si confondono
tutte favelle; sente che l'anime
del mondo chiamansi sovra il suo tumulo tutte sorelle;
Ei giace, il grande ; dalla tomba il morto
ascolta, e ride nel bel sogno assorto. Questo, Egli mormora, chiesi con umile speranza intrepida per la mia guerra; ch'ogni mio figlio per sua battaglia avesse a termini tutta la terra
e da la tomba, al sogno suo, che vide
crescer, lui vivo, morto pur, sorride.
Ma diverso anche dagli altri, dagli uomini del traffico moderno in altre sue caratteristiche, che ne completano la figura personale.
Perchè - per esempio - egli non sacrificò mai ai suoi utili alcuna parte della verità; e non seppe nè dissimulare nè adulare. Quando il ministro Urbano Rattazzi si permise di fargli una strana domanda: « Mi dica un po', Don Bosco, sono io proprio scomunicato?» l'umile prete gli rispose senza scomporsi : « Mi spiace, Eccellenza, ma non ho ancora trovato alcun teologo che lo salvi. »
Urbano Rattazzi incontrando poi D. Bosco per le vie di Roma qualche anno più tardi, gli andò a stringere la mano e gli disse : « Preghi per me, Don Bosco, faccia pregare i suoi giovani, affinché non abbia da andare all'inferno. Mi sento male, siamo alla fine. » Ed era alla fine davvero.
Altra volta quando l'Oratorio fu perquisito dalle autorità, e il Governo Subalpino pensò bene di colpire Don Bosco egli osò presentarsi al Ministro Farini per difendere l'opera sua con quella schiettezza che gli era solita. E avendo cercato il Ministro di intimorirlo con delle minaccie di prigione egli rispondeva : « Non credo possibile che l'onestà del Commendator Farini si muti in viltà; ma se, contrariamente alla mia opinione ciò avvenisse, se il Signor Ministro mi facesse violenza, manderei cotale infamia alle stampe, invocherei la storia in mio testimonio, e chiamerei la presente e le future generazioni ad essere giudici tra lui e me, e pronunciare sentenza. »
Dovette allora all'intervento di Camillo Cavour - diplomatico e uomo di governo più fine - se fu lasciato in pace. Ma dopo qualche anno trasportata la capitale a Firenze il Barone Bettino Ricasoli mandò a chiamare da Torino Don Bosco per incaricarlo di una missione al Papa circa il richiamo e la nomina dei Vescovi; e allora avendo egli osservato che il Governo nei rapporti suoi col Papa aveva già dato giudizio troppo diverso per poterlo incaricare di una missione a suo nome, il Presidente del Consiglio gli rispondeva che il Governo sapeva tutta la schiettezza e la sincerità di Don Bosco e appunto per questo a lui ricorreva, perchè aveva in quell'occasione bisogno di una persona sincera! La sincerità nella diplomazia ! era evidentemente un trucco.
Non dissimulatore di fronte ai potenti e non adulatore. Nella sua gita a Roma, in mezzo alla Corte Pontificia ed all'aristocrazia , ad un pranzo ebbe vicino a sè Franceschiello II; il Re di Napoli che aveva riparato a Roma dal suo reame. E avendogli il Re chiesto se non potesse mai sperare di rientrare nel possesso del regno, senza alcuna tergiversazione Don Bosco gli disse di - no - che abbandonasse ogni speranza. I Cortigiani stupirono e biasimarono l'indelicatezza del sacerdote; ma il Re spodestato sentì in quel momento forse per la prima volta tutta la verità intiera.
Era forse conseguenza di quella sincerità irremovibile la serenità d'animo di cui egli, godeva?, Anche in questo diverso dall'uomo moderno, che impigliato nelle grandi questioni o nelle piccole, si divincola fra le difficoltà che la Società crea a lui d'intorno e si fa di tutti sospettoso, e di tutto pavido.
Ma Don Bosco persino fra i corridoi dei ministeri, dove più il pericolo si affaccia continuo e vivo e immediato, non sapeva perdere la sua tranquillità d'animo. E quando ricevuto nel gabinetto particolare del Ministro Lanza, l'uomo di Stato cercava di fargli comprendere le mille difficoltà e le sirti e i meandri della vita politica e del bilancio delle Potenze, egli si addormentava con tutta placidità, e riposava in un sonno così tranquillo che il Ministro non osò turbarlo, suonò un campanello, e seguitò a sbrigare le sue faccende; quando Don Bosco si svegliò mortificato e confuso, il Ministro gli disse:
- Quante cose mi ha rivelato la serenità del suo sonno!
Machbet, l'eroina Shaekspeariana diceva nella tormentosa angoscia dei rimorsi pei suoi delitti e pei suoi tradimenti che aveva ucciso il sonno. Don Bosco che poteva riposare anche nel gabinetto particolare del Presidente del Consiglio dei Ministri non doveva avere dei rimorsi.
Ma egli ha una caratteristica sua speciale - che tuttavia anche nella società durerà finchè durerà il Verbo di Cristo - è l'apostolo della carità.
Da piccolo fa il sogno: si trova in mezzo ad una moltitudine di fanciulli, i quali, preso prima l'aspetto di ogni specie d'animali di foresta, vengono quindi mutati in gregge di agnelletti, e una voce misteriosa gli comanda di condurli al pascolo.
Da quel sogno data, o Signori, l'opera di D. Bosco.
La scienza non le ha spiegate ancora queste rivelazioni d'un'anima, d'un programma, d'un ideale, che lampeggiano davanti ad una mente infantile; e che cosa è quella voce misteriosa che parla ad un bambino, ignaro della vita e del mondo e che lo rende l'eroe, e che lo rivela il genio? Chi è che sussurra quei comandi nel sogno, che dovranno dominare poi tutta la vita reale?
Il piccolo Giovanni sente il bisogno di seguire quella voce. E il contadinello inventa i giochi per attirare i compagni, si serve d'ogni mezzuccio per vincerne i cuori, e si fa il giocoliere famoso. Ordinato prete va direttore spirituale dell'Ospedaletto di S. Filomena, fondazione della Marchesa Barolo, ma il sogno del pastorello gli ritorna ammonitore e poiché la Marchesa di Barolo vede mal volentieri che il giovane direttore spirituale spieghi tanta parte del suo zelo a radunare i figli del popolo; e poichè alcuni parroci si lamentano che l'oratorio festivo di D. Bosco distolga una parte dei ragazzi dalla Parrocchia, Don Bosco rinuncia al comodo impiego, affronta i dissapori dei colleghi nel sacerdozio, lascia la comodità personale, accetta contrasti e battaglie pei figli del popolo: ecco la vita che si delinea.
Le rinunzie si verranno poi facendo man mano più gravi, le contrarietà più difficili; vedrà la sua salute rovinata, e presso a morte non avrà premure che pei suoi ragazzi; guarito per miracolo penserà, anziché a riposare, a rendere stabile la sua opera; quando gli offriranno onorificenze egli proporrà e otterrà che la croce da cavaliere sia cambiata in un annuo sussidio; quando Luigi De Sanctis, un prete apostata, sarà fatto bersaglio di sventura, egli lo inviterà al suo Oratorio ed alla sua mensa; e diventato finalmente uomo di fama mondiale egli sfrutterà tutto stesso, in viaggi, in strapazzi, e predicherà sulle piazze e nelle reggie, sul treno e lungo le vie; non avrà per sè mai il più piccolo riguardo, non penserà che al modo di più largamente, di più profondamente attuare il suo programma meraviglioso che morente consegnerà ai suoi figli chiuso nelle parole sublimi: Da mihi animas, caetera tolle. Al secolo della plutocrazia e del positivismo, questa splendida risposta d'idealismo cristiano poteva offrire la Chiesa, col nome e coll'opera di Giovanni Bosco.
E noi possiamo bene a ragione ricordare come per geniale intuizione egli iniziasse così a metà il secolo XIX quella grande opera di elevazione della massa proletaria coll'educazione del popolo, con l'assistenza nei suoi bisogni morali e materiali, con la formazione di coscienze lavoratrici, che la sapienza di un Pontefice saluterà poi col nome di democrazia cristiana.
Don Bosco aveva le stigmate della grandezza. Figlio del popolo, vivendo col popolo sentì il bisogno per questo popolo dell'educazione non solo, ma anche dell'istruzione. Però - ecco i segni della grandezza, ecco l'intuito del genio - in tempi nei quali l'empirismo più teorico impastoiava la didattica, egli presentì che al popolo lavoratore non bastava l'istruzione generica e teorica; che gli studi bisognava indirizzarli verso scopi più pratici, più intimamente collegati col lavoro al quale lo studentello avrebbe poi dovuto associare la vita, sua, per fare dei lavoratori abili e coscienti, per dare agli studi un carattere utile e serio.
Mentre ancora presso di noi era in fasce la grande industria, e una vita piccola, pettegola, politicante, teneva restio il capitale a lanciarsi nelle speculazioni del traffico e delle macchine, quell'uomo già preparava alle generazioni nuove le falangi d'artigiani istruiti nella loro arte elevando a decoro il mestiere; come una professione; e quando erano cose ignote a noi le istituzioni che fiorivano nella Germania specialmente, egli diffondeva quelle scuole professionali, che dovevano all'industria preparare il necessario e valido coefficiente della mano d'opera istruita, onde lanciarla vittoriosa sulle vie del progresso e della grandezza, e rivelare alla patria gli ignorati tesori delle sue forze e delle sue ricchezze, e appianare la strada al proletariato nella sua ascensione e nella sua affermazione.
Di queste intuizioni non stupiamo: sono naturali alla carità.
Perchè malgrado tutte le critiche che uno spirito materialistico ha insinuato nelle discussioni scientifiche sul valore e sui diritti spettanti alla carità, e sulla sua funzione in mezzo alla società contemporanea, noi dobbiamo riconoscere che è pur sempre essa la vera pioniera della civiltà.
I bisogni dell'umanità sono dalla carità sentiti e constatati prima ancora che siano sentiti e constatati dall'umanità stessa come bisogni sociali. Sta in una rivelazione della carità l'origine di tutte le forme dell'elevazione e della difesa sociale. Gli ospedali e le corporazioni, l'assistenza alla delinquenza e il patronato del lavoro, l'igiene e i diritti della donna e del fanciullo nei rapporti con lo sfruttamento delle fatiche quotidiane, e via via tutto quello che oggi ci si presenta come dovere dello Stato verso i cittadini, stretto e codificato da imposizioni legislative, fu prima accennato, sviluppato, presentato dalla carità.
Lo Stato verrà più tardi ad assorbire, a circondare di burocrazia, a irrigidire nei termini dei regolamenti tutta la materia delle opere pie, come col tempo consacrerà con leggi il patronato del lavoro, e tutte quelle altre conquiste che il sentimento moderno di equità va scovando e va concretando.
E tuttavia lo Stato non riuscirà mai completamente ad invadere il campo della carità; e quelli che la combattono, ignorano certamente quale preziosa collaboratrice della civiltà essi vorrebbero spegnere. Oh! lasciate libere le ali a questa esploratrice volontaria ed animosa delle nuove terre del diritto. Lasciatele aperte le vie anche se verrà e dovrà venire più tardi lo Stato a calcare quelle vie, a lavorare quelle terre; anche se essa, la carità, più tardi vedrà limitata l'opera sua nei più modesti confini di equanime pacificatrice dei cuori.
Voi lo vedete, o Signori, la carità è la vestale del progresso, e Don Bosco della carità fu il genio e fu il cavaliere.
Ma l'opera sua non doveva avere appena la vita d'un uomo; era così stata grandiosamente, pensata, così vastamente da lui diffusa che non poteva pesare più oramai sopra un individuo, ed era urgente trovarle più solida base. D'altra parte Don Bosco era spirito troppo moderno per non sentire che un'associazione d'uomini doveva avere un'organizzazione scrupolosamente rispettosa del moderno indirizzo legislativo; e fondò la Società Salesiana.
Pare che ci sia del paradosso, Egli, l'uomo del suo secolo, fonda la sua Società proprio in mezzo allo scatenarsi delle leggi di spogliazione degli ordini religiosi.
Ma che non andase a ritroso dei tempi subito ce lo avverte una circostanza curiosa: che la formula della sua Società gli è suggerita da uno dei Ministri sostenitori delle leggi di eversione e di soppressione: da Urbano Rattazzi. E che non andasse a ritroso dei tempi ce lo afferma la constatazione consolante della vigorosa espansione della Società stessa per tutto il mondo.
Strana affermazione, la Società Salesiana a metà del secolo XIX. Essa ci dice come la Chiesa sappia meravigliosamente adattarsi a tutti i tempi. Gli ordini religiosi, estrinsecazione della intima vita della Chiesa, si evolvono e rappresentano in ogni secolo un bisogno e una spinta alla civiltà. Ecco perchè non li potranno mai sopprimere malgrado ogni iniquità legislativa. Ci sono delle necessità sociali che sono superiori ad ogni violenza di legge.
L'evoluzione degli ordini religiosi segue man mano la vita sociale. Erano monaci i primi religiosi e cioè uomini solitari e contemplativi nella Tebaide, seguendo il fascino meditativo dell'Oriente, ma si vennero via via trasformando: e alla vita ascetica unirono il dissodamento dei terreni e la conservazione della coltura. In mezzo agli orrori delle lotte civiche intestine si fecero frati e cioè fratelli; e si applicarono poi alla diffusione dell'istruzione, penetrando così sempre più nella vita popolare. La Società Salesiana rappresenta l'evoluzione completa: essa è proprio l'opposto del Monachismo dell'Asia e dell'Africa nei primi secoli del Cristianesimo; non solo non sfugge il consorzio civile ma lo cerca, e ad esso non toglie persone, ma in esso le persone adatta ai più impellenti bisogni della vita, distribuendo l'istruzione, e preparando gli uomini a tutte le necessità della lotta quotidiana.
E così che l'opera di Don Bosco è ancora, o Signori, attraverso all'evoluzione dei tempi, la continuazione dell'opera di S. Benedetto.
All'Italia che non aveva la pazienza di dissodare i suoi terreni questo ha dato l'agricoltura, Don Bosco ha dato l'artigiano all'industria. L'uno e l'altro, attraverso ai secoli, guardando al cielo hanno sentito di poter fra. loro collegare gli aneliti dell'anima e gli interessi della Società in mezzo alla quale sono vissuti ; l'uno e l'altro hanno dimostrato che il Santo può e deve essere esaltato non solo nel tempio, ma anche in mezzo alle manifestazioni della vita civile, perchè esso non è solo l'eroe della fede, ma è anche il più delle volte il genio della carità e perciò il pioniere d'una civiltà novella.
Ho nominato il Santo, e non ho parlato ancora di Don Bosco Venerabile. Opera questa più riserbata all'autorevole e unzionata parola del Sacerdote. Ma voi avete visto come, osservata nella vita e commisurata coi tempi, la santità prende un aspetto più largo, più umano, che non l'ascetico aspetto religioso.
Di Don Bosco Venerabile predicheranno le esimie virtù; l'umiltà sua veramente cristiana, non materiata di disprezzo per la propria persona, ma del concetto che il valore della persona non aveva pregio se non in quanto potesse servire all'espansione del sentimento di fraternità universale che lo collegava con l'umanità sofferente. L'umanità quindi sua fu profondamente umana, e per questa umanità appunto essa fu trionfatrice. Perchè essa affratellò gli umili, tenne a rispetto i potenti e seppe imporsi dignitosamente ai Re ed al Papa che dietro tutte le dicerie e le accuse potè vedere il servo fedele e lo benedisse con tutta l'effusione e lo esaltò come figlio prediletto.
L'affermazione più splendida di tale umiltà buona e serena è questa: che quel poderoso e tenace e sincero combattente si ebbe amici sempre anche gli avversari.
E l'omaggio più clamoroso a questa virtù gli venne appunto dai suoi avversari, i quali al difensore e diffonditore dell'idea cristiana portarono il massimo rispetto; sentendo nella sua parola il segreto fascino della verità che non è mai orgogliosa, ma è sempre serena e sicura nella sua forza.
Ebbe così intorno a sè le menti più vaste, che non temettero di impicciolirsi discutendo con lui. Ed a Parigi, nel centro dell'intellettualismo, al vecchio sacerdote tutt'altro che pasta intellettuale nel senso del gergo parigino, si avvicina un vecchio letterato, laureato di gloria e sollevato con entusiasmo universale ai trionfi del genio. Al prete venerando il poeta della Francia rivoluzionaria chiedeva le parole sante che ricordano la vita eterna ed i doveri dell'uomo davanti a Dio. E ritornando più tardi a lui, dopo aver meditate quelle parole, Victor Hugo diceva:
- Vi prego a voler essere mio buon amico. Io credo nel soprannaturale, credo in Dio, e spero di morire assistito da un prete cattolico, che raccomandi il mio spirito al Creatore.
Bello ed eloquente omaggio alla umanità profonda del Cattolicismo, non retrogrado, non oscurantista, non nemico dell'istruzione e del benessere sociale, non intrattabile assolutista.
Don Bosco fu l'esempio più bello di come deve essere l'uomo moderno per rendersi utile alla religione ed alla patria.
Allorché lo vedremo sui nostri altari - quell'uomo che ieri abbiamo avuto amico e compagno e precettore - noi ci sentiremo quasi più vicini al cielo, e sentiremo farsi più uomini, più fratelli, più compagni nostri anche i santi. Come fin d'ora noi vediamo, per la grandezza che riconosciamo in lui che ci è più vicino, anche maggiormente grandeggiare la figura degli altri, che sono da noi più lontani.
Ma noi Torinesi - per questo avete voluto oggi a parlarvi di lui un Torinese - abbiamo dell'umiltà sua e della sua grandezza due monumenti che ce ne serbano la memoria più viva.
Ogni anno, le turbe che salgono in devoto pellegrinaggio alla piccola cameretta al secondo piano nell'Oratorio di Valdocco che fu abitata da Lui, e vedono il lettuccio semplice come quello della povera gente, e notano l'assoluta mancanza d'ogni oggetto che ricordi qualche cosa di più della vita puerile di un collegiale, meravigliano della nuda semplicità evangelica di Colui che espandeva l'anima sua attraverso a tutto il mondo.
E risalendo poi il verde colle di Valsalice, dove fiorisce il collegio delle Missioni, e dove si preparano gli apostoli della fede che debbono varcare gli oceani, la turba deve ripensare ad un piccolo eloquente specchietto di cifre significative: deve ricordare che in Italia i Sacerdoti Salesiani conducono 32 Ospizi di beneficenza per studenti e artigiani, 29 collegi convitti, 19 pensionati e scuole pubbliche, con complessivi 11ooo allievi, e 136oo giovani tengono negli Oratori festivi; fuori d'Italia, nelle regioni civili d'Europa, d'Asia, d'Africa, d'America, 72 istituti curano l'educazione agricola o industriale di 5200 alunni, 1o6 collegi ne radunano altri 6ooo e 95 esternati sono frequentati da 13000, e 115 oratori festivi raccolgono altri 25000 ragazzi.
E a fianco di quest'Opera quel Collegio di Valsalice per le missioni d'America prepara i martiri per le Pampas e le Patagonie, per la Terra del Fuoco e per l'Equatore, pel MattoGrosso e pei lebbrosi della Colombia; e sono così migliaia, migliaia e migliaia di selvaggi, che aprono gli occhi ai primi albori della civiltà nel nome di Don Bosco, il quale riposa lontano, lontano nella sua tomba di Valsalice. Oh ! più che nella Chiesa madre di Maria Ausiliatrice è meglio che Don Bosco dorma in Valsalice, dove più si accalca la vita internazionale dell'opera sua. Quel cuore che trovò angusti i confini della patria e seguì pietoso i fratelli emigranti recando a loro consolazione l'aiuto e la fede, può riposare nel sepolcro che gli ha scelto la riconoscenza di un ministro di Stato, di un profugo siciliano da lui aiutato nelle ore del bisogno, di Francesco Crispi.
Come il buon servo, finito il suo viaggio, egli può posare il bastone e il mantello del pellegrino e dire al padrone: « Ecco l'opera del talento che tu mi hai dato. »
E sentendo come quell'opera metta profonde e salde e proficue radici, sì davvero, ch'egli da la tomba, al sogno suo, che vide
crescer, lui vivo, morto pur, sorride.
Riposa, Apostolo.
Su te curvarono
l'ombra del tempio
ecco i tuoi fidi ; e di lì movono e lì ritornano
affratellandosi da tutti i lidi.
Ascolta, o Grande; è realtà, o Morto,
il sogno bello in cui vivevi assorto.
Manchi tu solo; e sei pure, e ti sentiamo pure presente. Come Eliseo vide Elia nel deserto, noi ti vedemmo scomparire, ma non ti vedemmo morire: raccolto da terra il bordone ed il mantello del profeta, noi ti aspettiamo ancora guardando il cielo; e tu fra di noi presente collo spirito ci sussurri paterno:
« Che più volete se avete con voi l'anima mia? Non ve l'ho forse lisciato per mio testamento : Da mihi animas, caetera tolle ! »
Cronaca degli Oratori festivi. ROMA = Testaccio. - Oratorio S. Maria Liberatrice.
Questo fiorente Oratorio che nel periodo di pochi mesi dà le più lusinghiere speranze di frutti copiosi di pietà cristiana e di rinnovamento morale, la domenica 26 luglio u. s. celebrò colla massima pompa la solennità del Patrono della gioventù, S. Luigi Gonzaga. Il cortile pavesato a festoni dai variopinti colori, preparati dagli stessi giovanetti, lo sventolio delle bandiere dalle finestre, le grida assordanti di gioia e di evviva di quei trecento fanciulli, trassero una folla immensa alla cappella dell'Oratorio, dove Sua Fm. Rev.ma il sig. Card. Casimiro Gennari celebrò la Messa della Comunione, distribuendo í Pane degli Angeli ad una schiera di giovanetti, dei quali una ventina di piuttosto avanzata età per la prima volta si accostavano al banchetto eucaristico. Il caldo opprimente della giornata non trattenne l'Em.mo Principe dal rivolgere la sua parola paterna e affettuosa a quella folla di giovani e di adulti che si pigiava nell'angusta cappella e che ascoltò il venerando Porporato colla massima attenzione. Sua Eminenza amministrò anche la S. Cresima ad un buon numero di giovanetti.
A funzione finita, mentre nell'ampio cortile tutti gli Oratoriani venivano serviti di un'abbondante colazione tra la gioia delle mamme e dei parenti accorsi, nelle sale del nuovo Circolo Giovanile Santa Maria Liberatrice, alla presenza di Sua Eminenza i Soci riconoscenti all'esimio cav. Romeo Santini, presidente della festa, per le tante benemerenze usate all'incipiente istituzione, inauguravano una riuscitissima fotografia, qual modesto ricordo di viva gratitudine.
Nel pomeriggio, dopo le solenni funzioni, un altro lieto avvenimento riversava una folla di gente nel cortile dell'Oratorio. Su d'un trono, dove in alto campeggiava la paterna figura di D. Bosco, siedeva l'Em.mo Card. Martinelli, il quale aveva accettato di presiedere la solenne premiazione degli alunni delle annesse Scuole Pontificie. Apertosi il trattenimento con una briosa marcia della banda dell'Ospizio del S. Cuore, gentilmente concessa, un rullo concorde di varii tamburi, trasse l'attenzione degli intervenuti al fondo del cortile, dove fieri e baldi nella loro elegante divisa di ginnasti, s'avanzavano a far la prima comparsa gli alunni della squadra ginnastica « Excelsior », istituitasi nel maggio scorso fra i giovanetti dell'Oratorio. Uno scroscio di applausi salutò i bravi giovani, pieni di vita e di entusiasmo, che nello svolgimento delle singole parti del loro programma ebbero le più lusinghiere approvazioni di stima e di incoraggiamento.
Il nostro confratello D. Munerati, con parole improntate al più vivo entusiasmo, si congratulò vivamente con quei giovani, che così armonicamente sanno unire lo sviluppo fisico con quello morale, e fermandosi sul motto della nuova squadra elettrizzò tutti gli intervenuti alla festa che accolsero la fine del suo dire con frenetici applausi. Dopo i canti eseguiti dai giovanetti dell'Oratorio ed alcune appropriate declamazioni seguì la premiazione agli alunni delle scuole Pontificie, cui pose fine Sua Eminenza con parole piene di affetto e di incoraggiamento per l'opera di D. Bosco fra i poveri giovanetti di quel nuovo quartiere di Roma.
FIRENZE - La festa dei premi.
L'Unità Cattolica del 21 luglio reca una bella relazione della festa per la distribuzione dei premi ai giovani dell'Oratorio della Sacra Famiglia.
Su di una lunga tavola presso la ribalta del teatrino - scrive il citato giornale - erano esposti in bell'ordine i numerosi premi assegnati a quei bravi giovani. Erano oltre 15o, e consistevano in libri riccamente legati, in libretti di cassa di risparmiò ed in tagli di vestito; accompagnati tutti da attestati di merito o da menzioni onorevoli.
Nei posti d'onore sedevano a presiedere la festa il reverendissimo Abbate Camaldolese Don Ildefonso Sillani di S. Maria degli Angioli, il M. R. Priore di S. Salvi Sac. Gabriello Vettori, il Direttore dell'Istituto Salesiano, nonchè una eletta schiera di signore e signori, che ebbero a sommo onore il poter consegnare di propria mano a quei giovani il meritato guiderdone alla loro virtù, ed al loro impegno per lo studio del Catechismo.
Parlò in principio dello spirito e del fine degli Oratori festivi il Direttore dell'Oratorio medesimo, rilevandone con schietta franchezza la natura ed i vantaggi, il molto belle che in essi si fa alla gioventù, ed il molto più ancora che vi si potrebbe compiere, se i genitori ed i facoltosi li appoggiassero moralmente e materialmente.
Troppo lungo sarebbe il dire convenientemente di ciascuno dei numeri svolti da quei bravi oratoriani. Essi, a giudizio di tutti, dettero saggio ancora una volta del loro avanzamento e nella declamazione e nella musica, e tanto bene condussero il trattenimento da farsi credere piuttosto giovani di colto e ben diretto Collegio, anziché giovani di un Oratorio festivo.
Le gentilissime signore poi, entusiasmate della riuscita della festa, all'uscita dal Teatrino, con gentile pensiero vollero costituirsi in comitato onde offrire all'Oratorio un elegante e ricca bandiera, che i ginnasti recarono a Roma ai piedi del S. Padre.
CHIERI - Nell'Oratorio San Luigi.
Il 23 agosto si celebrò la festa di S. Luigi Gònzaga con intervento del dott. D. Francesco Cerruti Direttore Generale degli studi della Pia Socetà Salesiana. I numerosi giovanetti dell'Oratorio davano prova della loro pietà fin dal mattino accostandosi alla santa Comunione. Al coro devoto dei giovani che pregavano nella cappella festosamente adorna, si univano note toccanti di musica sacra ; era la piccola Schola Cantorum dell'Oratorio, che sebbene incipiente eseguì con sufficiente correttezza alcuni mottetti del Gounod. Dopo la messa venne distribuita una modesta colazione che servì mirabilmente a rendere più animata la ricreazione protratta sino al mezzodì nel cortile imbandierato.
Nel pomeriggio i giovanetti si raccoglievano nuovamente in chiesa, ove udivano il panegirico del Santo, detto dal rev. Teol. Torta che seppe avvincere l'attenzione loro con uno stile pieno di fascino e di famigliarità affettuosa; quindi benedizione solenne con Tantum Ergo in musica del Perosi. Dalla chiesa si passò al teatrino, ove insieme coi giovani un pubblico numeroso assistè ad una bell'accademia per la distribuzione dei premi.
Seguì poscia nel vasto cortile e chiuse la lieta festa il saggio ginnastico offerto dalla squadra Leo.
Al suono di allegre marcie e nella festiva serenità del cielo, i piccoli atleti eseguirono parecchie evoluzioni di plotone, una serie di esercizi a corpo libero, un'altra con i bastoni francesi, una terza con gli appoggi, ed infine alcuni gruppi su le parallele. La precisione, l'elegante spigliatezza e agilità delle membra giovanili moventisi ritmicamente come un sol corpo nella severa intonazione della nuova divisa, raccolsero largamente le simpatie dei numerosi spettatori , che li applaudirono ripetutamente con vero entusiasmo.
SMIRNE - Una gita a Ligia.
Il 27 maggio, oltre 12o alunni dell'Oratorio festivo di Smirne, alla Punta, colla fanfara alla testa, si recavano al porto, donde a bordo di un vaporino venivano trasportati fino a Ligia, a qualche ora fuori di Smirne. Scesero ai famosi bagni di Agamennone, celebre stazione termale, che il proprietario sig. Mille aveva gentilmente messa completamente a loro disposizione. Dopo un po' di ristoro, in compagnia dei loro catechisti i giovani si sparsero per le colline circostanti, a godere dell'incantevole panorama della città lontana col suo castello diroccato, testimonio non dubbio dell'antica potenza italiana a Smirne, degli ameni borghi popolati di ville e di giardini, e dell'immenso golfo, che, col suo forte all'entrata, si distende incantevole a piè delle belle colline.
A sera, risalirono a bordo per tornare in città. Giunti in direzione del collegio imperiale, la fanfara in segno di saluto intonò la marcia imperiale ottomana e ad un tratto una moltitudine di allievi che in quell'ora stavano facendo ricreazione in cortile, diviso dalla spiaggia da una semplice ringhiera di ferro, cominciò a mandar voci di gioia e di saluto, agitando i fazzoletti. I gitanti risposero con entusiasmo, e gli evviva all'Italia e alla Turchia s'intrecciarono più volte da ambo le parti.
Altre Notizie.
- Dall'Osservatore Romano del 28 luglio: « Per assecondare l'augusta volontà del S. Padre e per corrispondere alle sollecitudini della Ven. Arciconfraternita del Pianto, ebbe luogo nella Chiesa Parrochiale di S. Dorotea in Roma la gara fra le giovanette che frequentano il catechismo, sotto la direzione delle benemerite Suore del Ven. D. Bosco. Assistevano il rev.mo Padre Parroco Bonaventura M. Sciarra, il rev.mo Mons. Marmaggi, Deputato della Commissione per la Dottrina Cristiana, i RR. PP. Carmelitani Scalzi della Scala, i Religiosi Carnori Conventuali della Parrocchia, e molti signori e signore. Negli intermezzi della disputa furono recitate alcune belle poesie dalle brave giovanette, e furono anche eseguiti con molto gusto i canti del Sub tuum praesidium, dell'Ave Maria del Gounod, e dell'Antifona Salve Mater Salvatoris. Seguì la distribuzione dei premi alle giovanette delle varie sezioni, che si distinsero nella gara e furono applauditissime. La gara durata per circa tre ore riuscì animatissima; e con grande soddisfazione fu constatato che le giovanette della Parrocchia, per la solerte cura delle degnissime Figlie di Maria Ausiliatrice, si applicano allo studio della Dottrina Cristiana con intelletto d'amore. »
- Il 2 agosto a Cavaglià ebbe luogo la distribuzione dei premi agli allievi delle Scuole Decaroli ed agli assidui all'Oratorio festivo. Disse un forbito discorso di circostanza il rev. D. Michele Cantono dimostrando la necessità dell'istruzione religiosa ai nostri tempi.
- Il Circolo Sportivo Valdocco del 1.° nostro Oratorio festivo di Torino ha riportato al Concorso di Cuneo, tenutosi nell'agosto u. s., il 1° premio di eccellenza.
- Singolarmente lusinghiero è stato anche l'esito avuto da parecchi Circoli e società dei nostri Oratori, che animatamente parteciparono ai vari Concorsi tenutisi in ALBA sul finir di agosto e nella prima settimana di settembre.
Al Concorso ginnastico piemontese partecipò la Valdocco di Torino, le cui squadre furono ambedue premiate con corona d'alloro, mentre collettivamente riportò una medaglia d'argento per disciplina, dono del Ministero della Pubblica Istruzione, e individualmente raccolse molti premi sia nelle gare artistiche come nelle gare speciali. Anche la Leo di Chieri ottenne una corona d'alloro ed una medaglia d'argento per disciplina, dono di Sua Santità PP. Pio X, .
Al Concorso Filodrammatico Nazionale poi (Categoria Adulti) riportò il 2° premio a pari merito colla « Carlo Goldoni » di Cesena l' « Annibal Caro » dell'Oratorio Salesiano di Macerata, che la sera del 6 settembre diede applauditissima una recita d'onore nel Teatrino dell'Oratorio di Torino; il 3° premio fu aggiudicato alla Sezione filodrammatica del Circolo « Giovanni Bosco » di Torino; il 4° premio alla « Don Bosco » dell'Oratorio festivo di S. Pier d'Arena; e il 7° premio alla «Rodolfo Rastelli » delle Scuole Professionali e dell'Oratorio festivo di S. Benigno Canavese.- Varii membri di queste società ottennero anche la più brillante graduatoria nel Concorso individuale: degni di menzione il sig. L. Poggi della « D. Bosco » di S. Pier d'Arena che riportò il 1° premio e il sig. G. Taglione della « Giovanni Bosco » di Torino che ebbe il secondo (1).
La festa di S. Luigi celebratasi il 5 luglio nell'Oratorio di Almagro-Buenos Aires fu - scrive quel Direttore - e una di quelle feste che lasciano nell'animo, i più soavi ricordi ed impressioni, che difficilmente si scancellano dalla memoria. Alle 8 celebrò la S. Messa il rev.mo Ispettore Don Vespignani, il quale, dopo breve fervorino, distribuì la S. Comunione a circa 400 giovani, dei quali 70 la ricevevano per la prima volta. Alle 10 vi fu Messa solenne in canto liturgico eseguito da una trentina di giovanetti di quest'Oratorio. Era la prima volta che si cantava una Messa così solenne nella nostra Cappella e speriamo non sarà l'ultima. Alle 2 1/2 pom. fu portata in processione nel cortile dell'Oratorio la statua di S. Luigi in mezzo ad una moltitudine di circa 1400 giovanetti fra il canto di lodi sacre alternato colle melodie della banda di musica del Collegio Pio IX. La festa terminò con un'artistica illuminazione nella quale spiccava raggiante di luce, dipinta sopra una tela trasparente, l'immagine di S. Luigi.
- Anche a Viedma in Patagonia la festa dell'angelico patrono della gioventù non poteva avere un esito migliore. Preceduta da un triduo solenne servì mirabilmente per destare maggiore entusiasmo nell'animo di tutti. Una vera dimostrazione di pietà giovanile si ebbe nella numerosa affluenza ai SS. Sacramenti e nel contegno divoto durante le sacre funzioni. Alle 1o vi fu messa solenne; e l'incipiente Schola cantorum dell'annesso Collegio diede prova di sua valentia, eseguendo con correttezza la « Missa de Angelis e armonizzata dal M. G. Bas. Nei pomeriggio ebbero luogo i Vespri solenni e quindi la Benedizione col SS. Sacramento. Assai gustato il semplice ma bello Tantum ergo di Haydn, eseguito inappuntabilmente dalla Schola cantorum. Dopo le funzioni religiose, si distribuirono a tutti i giovanetti frutta e dolci, fra le entusiastiche grida di « Viva S. Luigi » ! Quindi si diede principio ad un breve ed intimo trattenimento drammaticomusicale, cui assistette il Governatore del Territorio, sig. Carlo R. Gallardo, altamente benemerito dell'Opera Salesiana in quella capitale ; il signor Gutiérrez, tenente dell'esercito argentino ed alcune altre egregie persone. La giornata si chiuse con un'illuminazione alla veneziana, sparo di bombe, e slancio di palloni fra le comune letizia.
D. SIMPLICIO.
(1) Al Concorso Corale indetto fra i Seminari Piemontesi prese parte anche una squadra dei nostri chierici del Seminario delle Missioni Estere di Valsalice. Tutte le Scuole concorrenti furono con sommo onore dichiarate da competente Giuria degne di egual lode riportando la più brillante graduatoria.
NEW YORK. - Un trimestre del « Segretariato del popolo ». - Il lavoro delle altre istituzioni.
Il Sac. Eucherio Gianetto, segretario di quell'opera provvidenziale che è il Segretariato del Popolo istituito dai nostri confratelli a New York, scrive al sig. D. Rua:
« Mi onoro inviare alla S. V. Rev.ma il resoconto trimestrale di quanto ha potuto fare il Segretariato del Popolo dei Salesiani di New York a favore dei nostri connazionali indigenti, ammalati e disoccupati.
Connazionali che fecero recapito al Segretariato per occupazione nei mesi di Febbraio, Marzo ed Aprile n. 838
Idem occupati » 127 Connazionali poveri ed ammalati aiutati a rimpatriare » 24
Lettere ricevute » 318 Informazioni date per corrispondenza . . » 216
Prigionieri visitati » 2o6 Prigionieri dei quali si ottenne la liberazione perchè condannati ingiustamente . . . » 2 Orfani collocati in istituti cattolici gratuitamente 9 Ammalati visitati negli ospedali . . . . » 115 Emigrati poveri soccorsi con vitto ed alloggio 780
Idem con solo vitto » 304
Idem con solo alloggio . . . . '> 1794 Famiglie povere soccorse a domicilio ogni settimana » 28 Persone componenti tali famiglie. . . . » 190 Dato in buoni convertibili in commestibili L. 1177,25 Dato in contanti per urgenti necessità » 1067,55 Dato per pigioni di casa o per ricovero di viandanti » 663,25
Dato per vesti e scarpe . » 253,25
» A cagione della crisi finanziaria molti sono gli episodi compassionevoli ai quali assistiamo ogni giorno. Spesso più del pane materiale è necessaria un'amichevole parola di conforto e di speranza in un migliore avvenire, se non in questa, almeno nell'altra vita ».
Anche le altre istituzioni iniziate da quei nostri confratelli continuano nel loro lavorio ordinato, benefico, incessante. La Società di S. Vincenzo de' Paoli, che tanto bene ha fatto a più centinaia di poveri Italiani ammalati e disoccupati, specialmente nella recente crisi finanziaria, terrà in questi mesi una gran fiera di beneficenza per mettersi in grado di raddoppiare i subi aiuti provvidenziali. Anche S. M. la Regina Margherita ha inviato a tal fine uno splendido dono.
Il periodico « L'Italiano in America » venne ampiamente benedetto ed incoraggiato da Sua Ecc. Rev.ma Mons. Giovanni M. Farley, Arcivescovo di New York, il quale ha invocato « la cooperazione dei rev.mi rettori delle chiese italiane » esortandoli a raccomandarne vivamente ed efficacemente la lettura ai fedeli, perchè possa avere la più ampia diffusione.
Così le missioni, che periodicamente si dànno ogni anno nelle nostre chiese, non potevano sortire un esito più consolante. La Ia domenica di maggio ebbe termine quella predicata nell'importante Parrocchia di S. Brigida; la chiesa era affollata di italiani, che con assiduità confortante avevano tutti i giorni assistito alle prediche, e che numerosissimi si erano accostati in quei giorni ai Santi Sacramenti.
HAWTHORNE N. Y. - Collegio Italo=Americano " Cristoforo Colombo „ - Esito splendido dell'anno scolastico u. s.
Trascriviamo dal « Bollettino della Sera » di New York.
« Nell'incantevole villaggio di Hawthorne, a brevissima distanza da New York, in una posizione ridente, dove l'azzurro del cielo ed il verde della campagna richiama al pensiero qualche lembo dell'Italia nostra, sorge ampio e splendido l'edificio dove recentemente è stato trasferito da Troy N. Y. il Collegio Italo--Americano dei RR Salesiani.
»L'edilizio è dono generoso del sig. Giovanni McGrane, benefattore della Società Salesiana e benemerito della nostra colonia. Sul fronte di esso e inciso il motto Religione e Patria; e il motto è tutto un programma, la sintesi sublime di ciò che forma la grandezza di un popolo.
» Al nuovo magnifico Collegio venne imposto il nome dell'immortale « Colombo »; nè a nostro giudizio poteva essere migliore la scelta. Il nome di Colui che scoprì questo grande continente ricorderà ai figli dei nostri connazionali la via da battere per giungere alla sua grandezza, rammenterà al popolo che ci ospita a quale grandezza possa giungere chi è nato nel « Bel Paese ».
» L'attivissimo esercito dei Salesiani di D. Bosco sparso per le più remote e inospitali regioni del mondo, nelle cui file hanno combattuto uomini preclari per dottrina ed apostolato religioso, riaccende qui, proprio nel cuore palpitante del gran mondo americano, la fiaccola della carità del natio loco, ridestando lo spirito d'italianità nella nostra colonia. Insieme alla lingua del paese in cui viviamo i RR. Salesiani diffondono la conoscenza del nostro dolce idioma, il solo mezzo che possa riconnetterci con le nostre gloriose tradizioni, col nostro grande passato.
» Auguriamoci quindi che il Collegio Italo-Americano trovi l'incoraggiamento e l'appoggio materiale e morale di tutti gli Italiani di America... »
Fin qui il « Bollettino della Sera». Credendo inutile ogni commento, ci limitiamo a rilevare l'esito consolante dato dal Collegio Italo-Americano nell'anno scolastico u. s. trovandosi ancora in Troy. I giovani furono tutti promossi. Agli esami finali d'italiano assistè l'egregio avv. Baccelli, R. Agente Consolare di Albany, rappresentante il Console Generale Italiano Conte A. Massiglia. L'avv. Baccelli intervenne anche alla distribuzione dei premi, a cui contribuì col dono di una medaglia d'oro.
Matto Grosso (Brasìle).
Una fortunata escursione alle sponde del Rio Vermelho.
(Lettera del Sac. Giovanni Balzola all'Ecc.mo Presidente dello Stato sig. Col. Generoso Paes de Souza Ponce *).
Cuyabà, Scuole Salesiane di Arti e mestieri « S. Gonzalo », 4 luglio 1908.
ECCELLENTISSIMO SIGNOR PRESIDENTE,
CoMPIO il dovere di presentare una breve relazione dell'escursione che per eseguire l'onorevole incarico di V. E. ho compiuto testé alle capanne dei Boróros che dimorano sulle sponde del Rio Vermelho, uno dei più grossi affluenti del S. Lourenço.
In conformità alla comunicazione che a suo tempo dava all'Ecc. Vostra il rev. D. Emmanuele G. d'Oliveira, come rappresentante del rev.mo D. Antonio Malan, ispettore delle Missioni Salesiane di questo Stato, io partii da Cuyabà il 12 maggio u. s. in compagnia del salesiano Secondo Bussi, di Elia Galvào e dell'indio boròro Moraes, da me battezzato ancor piccino nell'anno 1897, del sig. Luigi Rodrigues Esteves come guida, e finalmente di alcune bestie da soma cariche dei donativi favoritimi per ordine di Vostra Eccellenza dal signor Colonnello Enrico Vieira, degnissimo Direttore Generale degli Indii di questo Stato.
A Palmeiras (1) attesi l'arrivo delle mule che dovevano condurci al luogo chiamato Brilhante, ove arrivai il 21 maggio.
In vicinanza di questo luogo che è già ben prosperoso, erasi dato un ultimo attacco ad una turma di indii Boróros, e con profonda amarezza io mi prestai per la sepoltura di tre poveri indii uccisi in quell'investimento.
Consigliai gli abitanti, i quali avuta notizia del mio passaggio erano venuti insieme con noi a ritirare gli oggetti che avevano lasciato in quel punto, a rimanersene tranquilli nella loro bella ed ubertosa proprietà, dando loro le norme più acconcie per evitare futuri conflitti con i selvaggi, facendo sopratutto notare che per incarico di V. E. io mi indirizzava al centro delle aldee per persuadere gli indii della necessità d'una pacificazione leale fra loro e i civilizzati.
Il 22 proseguiremo il nostro viaggio toccando le rovine della Correnteza. Fu qui che ebbe principio il disastroso avvenimento del 23 gennaio 19o8, che si ripetè in Brilhante ai primi di aprile con la morte dei ricordati Boròros (1).
Il 23 guadammo il S. Lourenço con qualche difficoltà, e, attraversando spesse foreste, per vie carreggiabili aperte l'anno scorso da alcuni pacifici e laboriosi abitanti di Goyaz, incontrai sul cammino le tracce del recente passaggio di una turma di indii che avevano piantato le tende presso il ruscello Pogubborereu-Areia.
Il 24 (festa di Maria Ausiliatrice) arrivammo al luogo chiamato Boa-Vista (Belvedere). Il 25 con difficoltà, per mancanza di strade, giungemmo all'aldea o villagio Noidduguru-uarareu, ove parlai con i capitani Candido, Mariano, Barros, Duarte e Rodrigues, cui dissi che il giorno seguente, per tempo, radunassero il maggior numero possibile dei Boròros di quell'aldea. Infatti, il 26, celebrato il S. Sacrifizio della Messa, rivolsi loro la parola in boróro, spiegai loro il motivo della mia comparsa al villaggio, facendo ad essi rilevare che per disposizione di Dio io era giunto fin là per invitarli in nome di Vostra Eccellenza, che molto li stima, a vivere in armonia coi civilizzati i quali d'ora innanzi più non farebbero ad essi alcun male, se essi si comportassero da galantuomini. Insistei perché chiamassero anche il capitano André e la sua turma, essendo questi comunemente ritenuto come capo delle scorrerie, perché si stabilisse definitivamente nell'aldea e cessasse dalle razzie contro i civilizzati del Burity, sotto pena di esser fatto prigioniero dai soldati che sarebbero giunti per ordine del Gran Capitano (il Presidente dello Stato).
Promisero di fare quanto aveva raccomandato; ed io, prima di congedarmi, feci, a nome del Governo, la distribuzione di tele, fazzoletti, coltelli, ami, fili e piombini per la pesca. Contai presenti 130 selvaggi, e seppi che vari drappelli si trovavano in quel mentre alla caccia.
Partito in direzione del Jorigui, guidato da alcuni indii di questa aldea, vi arrivai dopo circa 5o chilometri di picada, cioè di strada compiuta col falcetto alla mano per rendere transitabili i piccoli sentieri dei selvaggi da noi seguiti. Attraversato il Rio Vermelho entrammo nell'aldea, ove contai 22 capanne, che visitai ad una ad una calcolando che potevano essere abitate da 200 selvaggi.
Ebbi un abboccamento con i famosi capitani Perigo (Pericolo) e Piloto (Pilota) cui comunicai con molta importanza il fine della mia Missione e raccomandai che il dì seguente si presentassero con tutti i loro dipendenti per assistere al S. Sacrifizio della Messa. Difatti, l'indomani, in questa circostanza rivolsi a tutti la parola invitandoli a lasciar la vita nomade condotta fin allora e a vivere come i cristiani, e sopratutto a non ripetere più le scorrerie contro i civilizati, rinnovando in fine i consigli e le minacce fatte nell'aldea anteriormente visitata. In questa contai presenti 149 indii fra uomini donne e fanciulli, e seppi che erano assenti più di 5o persone intente alla pesca, alla caccia, ecc. Anche qui distribuii parte dei donativi portati, e tutti gradirono la generosità del Governo dello Stato e del Gran Capitano promettendo di essere fedeli alle istruzioni ricevute.
Nel ritorno incontrai varii drappelli di indii; ad esempio ne contai 27 vicino di Tribuiau, donde proseguimmo per Cogueau e Aroiari. Attraversando il fiumicello Arareiau e la sierra Naboreri, il 31 maggio giungemmo al villaggio Cogueau, ove trovai 21 ranchos (capanne) e un grande Bahito (il capannone delle adunanze). Calcolai che ivi potevano dimorare circa 200 indii. Il I° di giugno visitai il villagio Arojari e agli indii che incontrai feci distribuzione dei doni che ci rimanevano, accompagnando il dono con le stesse raccomandazioni.
Fin qui si estendeva la mia missione fra i centri abitati dai Boróros dell'alto S. Lourenço, alla distanza di circa 420 chilometri da Cuyabà.
Nel ritorno visitai varie persone tra cui l'illustrissimo sig. Sen. Giuseppe Pereira Borges, Sottodelegato di polizia, dimorante nel Burity, e tutti si mostrarono assai riconoscenti per l'interesse che il Governo di Vostra Eccellenza ha anche pel benessere e per la tranquillità di quelle zone fiorenti, cui sorride il più lieto avvenire. Fui di ritorno in Cuyabà. il 15 u. s. dopo di aver percorso in tutto 866 chilometri.
Eccellentissimo Signor Presidente, in questa escursione coronata dalla Divina Provvidenza dell'esito più consolante, ho potuto di leggieri comprendere che i tristi fatti che ultimamente furon causa delle scorrerie degli infelici Boròros nel punto Brilhante e dintorni ebbero la loro causa precipua dalla mancanza di conoscenza in detti abitanti del modo con cui devono essere trattati i poveri selvaggi ; tanto è vero che altri punti abitati da civilizzati, e che trovansi ancor più nell'interno e più vicini alle aldee indigene da me visitate, sono assai fiorenti.
Così pure, Eccellentissimo Signor Presidente, credo conforme alla illuminata e saggia opinione di Vostra Eccellenza essere realmente di assoluta necessità la fondazione di un nuovo centro coloniale, non tanto come garanzia per gli accennati abitanti, ma specialmente per la civilizzazione di quei poveri nostri fratelli della foresta.
In fine, Signor Presidente, debbo ringraziare l'Eccellenza Vostra dell'illimitata confidenza riposta nell'umile figlio del Ven. D. Bosco che da 13 anni lavora in queste missioni e che sinceramente desidera di veder sorgere l'aurora di quel gran giorno in cui il nobile Governo di questo ricco Stato vedrà aperte le porte della civiltà a tutti i Boróros che abitano tanta parte della Regione Matto Grossense !
Iddio benedica e protegga l'Eccellenza Vostra.
Don GIOVANNI BALZOLA Missionario Salesiano.
(*) Dalla Gazeta Official do Estado de Matto-Grosso del 9 luglio u. S.
(1) A Palmeiras venne già aperta una nuova residenza non ancora popolata da indii per mancanza di mezzi e di personale. Trovasi anch'essa, come quella del Sangradouro sul cammino delle Colonie, e precisamente tra la 3a Colonia e Cuyabà, da cui dista circa 125 chilometri.
(1) Di queste lotte tra indii e civilizzati, D. Balzola aveva già degli accenni nella sua lettera del 21 febbraio da noi pubblicata nel mese di giugno. In questa le notizie sono più determinate.
Siamo lieti di poter dare migliori notizie. La squadra dei piccoli Bororos, da Lorena ove venne colpita da un'infezione di rosolia, passò ad una villa signorile presso Guaratinguetà, ove fu fatta segno alle più delicate attenzioni; quindi, completamente ristabilita, si recò nel Collegio di Nictheroy, presso Rio de Janeiro, in attesa di fare la sua comparsa all'Esposizione Nazionale. Ora tutti i piccoli musici godono ottima salute.
Da Lorena però il Signore aveva voluto chiamare a sè, il 28 luglio, un altro angioletto, il terzo della schiera, nella persona dell'innocente Giorgio, fratello di Michele Magone, che da vario tempo educato all'amore della nostra Religione e rigenerato nelle acque battesimali, chiese ed ottenne di poter fare sul letto di morte la prima Comunione! E impossibile il descrivere le dimostrazioni di simpatia e le affettuose condoglianze di tutta la città e diciam pure di tutta la Repubblica pei nostri Missionari. Ciò che più li addolora è lo schianto in cui sarà immersa la povera famiglia cui appartenevano i tre giovani defunti, che noi raccomandiamo vivamente alle comuni preghiere.
Un particolare. I più assidui nostri lettori conoscono l'influenza che i Baires hanno in mezzo agli indii e sanno pure qual dominio abbia lo spirito satanico in mezzo a loro. Ebbene i piccoli musici della Colonia del Sacro Cuore asseriscono che uno dei Baires profetizzò che tre della schiera giovanile non sarebbero più tornati alle Colonie!
Faccia Iddio che dall'essersi compiute le minacciose parole non abbia a consolidarsi l'autorità omai vacillante dei Baires, a danno di quei nuovi cristiani.
Per la lingua dei Boróros.
Abbiamo ricevuto un nitido fascicolo di 66 pagine edito a Cuyabà, contenente la Grammatica della lingua dei Bororós, seguita da un piccolo dizionario. Nello stesso tempo ci vien comunicato che la stessa scuola tipografica intraprenderà quanto prima la pubblicazione di un Libro di Lettura in portoghese e in bororo, ed un Catechismo similmente in portoghese e in bororo, ad uso delle scuole delle nostre Colonie indigene.
Patagonìa Settentrionale.
Progressi del sentimento religioso in Viedma e Patagones.
LORES del Campo è il titolo del foglio settimanale fondato da S. E. Rev.ma Mons. Giovanni Cagliero a Viedma. Nei cinque anni che conta di esistenza, il bene che esso ha operato è rilevante. Le più belle notizie della cara Patagonia, della sua prosperità economica, del suo lieto avvenire, del suo progresso e della sua cultura sociale, e delle apostoliche fatiche dei Missionari rivolte agli interessi religiosi e morali di quelle popolazioni, ecco la materia che settimanalmente somministra il ben redatto periodico. Per esso, più che per le relazioni dei nostri, noi siamo venuti a conoscere tutto il progresso del sentimento religioso in Viedma e in Patagones, dovuto non solo ai Collegi ed Oratori maschili e femminili, ma eziandio ai vari Circoli Cattolici, alle fiorenti Compagnie di S. Luigi, delle Figlie di Maria, dell'Apostolato della Preghiera, di San Giuseppe e di S. Antonio, ed alle Conferenze di S. Vincenzo de' Paoli, che sotto la direzione dei Missionari e dele Figlie di Maria Ausiliatrice esercitano in mezzo alle due popolazioni un vigoroso apostolato.
Tra siffatte associazioni meritano il primo posto i due Circoli Operai Cattolici, riconosciuti come enti giuridici dal Governo della Repubblica, ed aventi scopo di mutuo soccorso materiale e morale. Essi funzionano da varii anni ed è doveroso inviare un plauso alle loro presidenze, che sanno svolgere nel più alto grado benefico e sociale il programma loro tracciato dal regolamento. I soci sono educati alla professione dei doveri di cittadini e di cattolici: i fondi sono amministrati con senno e criterio: gli infermi son curati con scrupolosa diligenza da uno o più medici e provveduti non pur di medicine, ma di quanto può contribuire al loro benessere, incaricandosi i Circoli anche delle operazioni più costose e spesso anche dei viaggi per internarli in casi di evidente convenienza nelle migliori cliniche di Buenos Aires. Quante vite han salvato queste cure pietose! quante lacrime asciugate ! e quante braccia conservate alla prosperità del Territorio ! Sarà sempre inferiore al merito ogni elogio tributato all'azione provvidente di questi Circoli.
Insieme coll'aiuto materiale i Soci ricevono un aiuto morale ed uno sprone alla pratica dei doveri religiosi efficacissimo. Anche in quelle nascenti cittadine (Viedma risorge in questi anni dalle rovine in cui l'aveva ridotta l'innondazione terribile del 19oo) anni sono s'infiltravano dominanti l'indifferenza e l'irreligione. Sorti i circoli, sorse pure il coraggio della professione dei sentimenti religiosi, ed oggi è bello e consolante il vedere non pur nelle chiese , ma anche nelle devote processioni che si svolgono per le vie, serrarsi attorno i sacri vessilli, cantando inni o recitando il Rosario, forti nuclei di operai ascritti a questi Circoli provvidenziali. Singolarmente memoranda ad es. fu la festa del Patrocinio di S. Giuseppe, celebratasi con solennissima pompa il io maggio u. s. dai circoli uniti, il cui ordinato corteo percorrendo le vie e le piazze delle due popolazioni, attirò l'ammirazione e le simpatie di tutti, a segno che lo stesso ill.mo sig. Governatore del Territorio, ing. Carlo R. Gallardo, si tenne onorato di prender parte al banchetto sociale tenutosi nel Collegio Salesiano di Viedma, ove, al levar delle mense, egli inneggiò nello scintillio delle sue frasi smaglianti al lavoro onorato, al vero ancor di patria ed alla forza educatrice della religione.
E questo non è l'unico mezzo con cui si studiano di fare un po' di bene quei figli di D. Bosco. Essi, conoscendo qual forza eserciti sugli animi la carità, si studiano anche di far del bene a tutti per mezzo della conosciuta farmacia e del l'annesso ospedale, ove numerosissimi son gli infermi mensilmente medicati e molti quelli che vi hanno eziandio vitto ed alloggio. Vedendo poi come l'industria e il commercio si faccian strada in mezzo a quelle nuove popolazioni, pur a costo d'ingenti sacrifizi, essi hanno ampliato in Viedma le loro Scuole professionali, che presentemente abbracciano le sezioni dei fabbri, calzolai, falegnami; sarti, lattai e stampatori. Queste loro iniziative furono riconosciute di tanta utilità, che lo stesso Presidente della Repubblica, l'Ecc.mo dott. Figueroa Alcorta, rilevando come le dette Scuole Professionali e la ricordata Farmacia « non abbiano alcun scopo di lucro, ma unicamente mirino a dare un mestiere ai fanciulli poveri ed abbandonati ed a soccorrere gli infermi bisognosi di aiuto speciale » con pubblico decreto in data 9 aprile u. s. esonerò la Missione di Viedma dalle imposte.
E perchè l'educazione degli operai fosse più ampia e possibilmente completa, gli stessi Missionari, non contenti di aver aperto in Patagones nel Collegio della Missione un Corso di studi Commerciali con programmi conformi a quelli delle Scuole congeneri di Buenos Aires, fin dal mese di giugno u. s. intrapresero anche, tanto in Patagones che in Viedma, un corso di scuole serali per l'insegnamento delle più necessarie nozioni di contabilità e delle lingue italiana, francese ed inglese.
Con queste ed altre sante industrie, quei bravi confratelli son riusciti a rialzare in mezzo al popolo il prestigio e l'amore della virtù e l'osservanza dei divini comandamenti.
Patagonìa Centrale.
Prospetto del movimento della Missione dall'aprile 1905 a tutto marzo 19o8.
complemento ed a conferma di quanto abbiamo detto circa il progresso della Missione Salesiana nel Territorio del
Chubut pubblichiamo la seguente statistica.
Anno 19o5 1906 1907 19o8 Totale
Batt. di civ. 58 213 260 236 767 Batt.Indii 16 157 240 190 603 Cresime 170 462 451 526 16o9 Matrimoni 14 28 54 24 120 Comunioni 1121 1611 3238 86o 6830 Alunni 56 70 71 90 287
Oratoriani 64 76 79 118 337
Alunne 70 126 110 172 478 Oratoriane 110 168 16o 166 604 Ammal. osp. 3 20 59 31 113
Si noti:
1) Tutti questi dati sono stati tolti diligentemente dagli appositi registri conservati negli archivi della Missione.
2) Ai battesimi registrati se ne dovrebbero aggiungere altri 250 amministrati da due Salesiani di Viedma e registrati in quella parrocchia.
3) Tra gli indii battezzati si contano cacichi, vecchi, adulti, famiglie intere.
4) Le Cresime, amministrate per delegazione, sono duemila; ma non sono tutte registrate essendosi perduto un registro in una missione nel campo.
5) Nelle 6830 comunioni son computate soltanto quelle distribuite in Rawson a persone secolari nelle feste ed occasioni straordinarie.
6) Gli alunni appartengono al Collegio maschile diretto dai salesiani; le alunne al Collegio femminile diretto dalla figlie di Maria Ausiliatrice; dicasi altrettanto degli Oratoriani e delle Oratoriane. Nel calcolo dell'anno in corso sono compresi non solamente gli alunni e le alunne di Rawson, ma anche quelli e quelle di Trelew.
7) L'ospedale riceve soltanto uomini. Il numero dà il totale degli ammalati annualmente ricoverati; ma la farmacia con la distribuzione delle medicine è a molti altri di gran vantaggio.
8) Convien pur notare che il personale che nel 19o5 era appena di 10 confratelli, nel 19o6 salì a 12, nel 1907 a 13 e nel 1908 a 16 individui. Di questi però solo 4 sono sacerdoti, gli altri sono chierici e coadiutori dei quali uno è passato a miglior vita e due, a causa della scarsa salute, son fuori combattimento.
9) Finalmente le spese sostenute per questa missione in meno di tre anni salirono ad oltre centomila lire (cioè lire 11746.43 nel 19o5 lire 30138,78 nel 19o6; lire 67873.49 nel 19o7).
Fatte le proporzioni, sarà ancor più grande la spesa che risulterà nell'anno corrente...
Patagonìa Merìdìonale.
Commemorazione del XXI° Anniversario dell'arrivo dei Missionari. (Lettera del Sac. Vittorio Durando).
Punta Arenas, 24 luglio 19o8. REV.MO SIG. D. RUA,
SAPENDO che per Lei è cosa gradita avere notizie dei suoi figli e di quanto essi vanno facendo in queste lontane regioni, mi faccio un dovere di narrarle in poche parole la festicciuola con cui abbiamo commemorato il ventesimo primo anniversario del nostro arrivo in Puntarenas.
Si mandarono alcuni inviti alle principali autorità locali ed alle persone più cospicue del Territorio, perchè si degnassero visitare il nostro Collegio di San Giuseppe, colle sue scuole, coi suoi laboratorii e l'annesso Teatrino, Museo ed Osservatorio Meteorologico; e malgrado la copiosa neve che cadeva in quel giorno (era il 21 corrente) i convenuti furono abbastanza numerosi. Erano presenti il signor Federico Chegnan, Governatore del Territorio, l'Ammiraglio signor Basilio Rojas, vari membri del municicipio, i Redattori dei due principali giornali di Puntarenas il « Comercio » ed il « Magallanes », il Rettore del Liceo Fiscale, le autorità scolastiche ed altri notevoli personaggi tutti ammiratori dell'Opera Salesiana. Dopo di avere visitato minutamente il Collegio e le scuole professionali dei falegnami, degli stampatori e dei calzolai, l'Osservatorio metereologico ed il Museo Territoriale, tutti indistintamente fecero i più cordiali ed ampi rallegramenti al nostro caro Ispettore e Prefetto Apostolico Mons. Fagnano per aver egli realizzato in pochi anni ed a costo di tanti sacrificii e privazioni l'ideale del nostro Venerabile Padre don Bosco, vale a dire la civilizzazione di migliaia di indigeni e l'educazione morale ed intellettuale della gioventù puntarenese.
Subito dopo i visitatori passarono al nostro umile refettorio dove li attendeva una frugale colazione per rifocillare le forze che venivano meno pel freddo. Mons. Fagnano prese allora la parola per ricordare le peripezie sostenute dai Salesiani nel corso di 4 lustri e la tristissima situazione in cui si trovava Puntarenas al loro arrivo essendo poco meno che deserta. Disse come Don Bosco medesimo gli avesse suggerito di stabilire la sua residenza principale e il centro di azione in Puntarenas, presagendogli di questa il più brillante avvenire. Terminò sollecitando la cooperazione di tutti in favore dell'Opera di Don Bosco.
Ecco, amatissimo Padre, il breve ragguaglio della festa celebratasi il 21 corrente.
Ci benedica tutti, veneratissimo sig. D. Rua, e preghi il Signore anche pel suo
Obb.mo Figlio in G. e M.
Don VITTORIO DURANDO.
INDULGENZA PLENARIA:
dal 10 ottobre al 10 novembre:
I) l' 11 ottobre, festa della Maternità di Maria SS. 2) il 18 ottobre, festa della Purità di Maria SS.
IL CULTO di Maria Ausiliatrice
Pellegrinaggio spirituale pel 24 corrente
INVITIAMO i devoti di Maria SS. Ausiliatrice a pellegrinare in ispirito al Santuario di Valdocco il 24 corrente e ad unirsi alle nostre preghiere.
Oltre le intenzioni particolari dei nostri benefattori, nelle speciali funzioni che si celebreranno nel Santuario avremo anche quest'intenzione generale
In preparazione alla solenne commemorazione del Giubileo del S. Padre che avrà luogo in Ronza il 16 pr. v. novembre, imploreremo nuovamente le più elette benedizioni della Vergine Ausiliatrice sull'augusto Pastore della Chiesa Universale.
Echi della Festa Titolare
maggior gloria di Dio e della sua e nostra tenerissima Madre offriamo ai lettori questi semplici appunti, che, nonostante la loro brevità e parsimonia, siamo certi varranno ad accrescere nei loro cuori la più tenera divozione per Maria Santissima Ausiliatrice.
In Italia.
Alle relazioni pubblicate (1) dobbiamo aggiungere le seguenti
- A Bobbio, la domenica 12 luglio, nella bella Basilica di S. Colombano, per iniziativa del rev.mo Can. D. Francesco Codebò e dei Cooperatori locali si svolse una devota funzione religiosa. Celebrò la messa della comunione generale Sua Ecc. Rev.ma Mores. Luigi M. Marelli, zelantissimo vescovo diocesano, che dopo la solenne processione compiutasi nel pomeriggio per le vie della città col simulacro della nostra Celeste Patrona, incoronò la festa colla sua parola calda ed eloquente: « Maria Ausiliatrice, egli disse, mi richiama alla mente il Ven. D. Bosco; e questi le sue opere di difesa e di educazione della gioventù cristiana»; opere che sua Eccellenza raccomandò affettuosamente all'affollato uditorio.
- Il 26 luglio festa solennissima nell'Oratorio festivo di Comacchio; più di cento giovanotti, soci in gran parte del Circolo Pio X, si accostarono con profonda pietà ai Saliti Sacramenti.
- Eguale spettacolo commovente diedero i giovani dell'Oratorio festivo e del Circolo Don Giovanni Bosco di Pavia nella Chiesa di S. Teresa, ove accorsero con loro soddisfazione anche molte egregie cooperatrici.
- Nella 1.a domenica di Agosto, la buona popolazione di Rivalta Torinese, seppe dare un nuovo attestato della sua pietà alla nostra gloriosissima Madre. La processione percorse tutto il paese pavesato a festa con drappi e bandiere e tale fu il concorso, la divozione, la compostezza, di tutti, che non pochi ne ebbero a piangere di consolazione. Splendida l'illuminazione e gustatissimo il concerto serale intramezzato dal canto di sacre lodi e dal grido unanime di Viva Maria Ausiliatrice, la cui statua campeggia soavemente sull'umile fronte della Casa Salesiana.
In Europa.
Ovunque son figli di D. Bosco o Cooperatori Salesiani, è celebrata con santo tripudio Maria Ausiliatrice. Non ci è quindi possibile parlare delle singole feste.
- Solennissima fu quella celebratasi a Trento il 6 giugno. A renderla più imponente vi accorse S. E. R. Mons. Gio. Cagliero Arcivescovo tit. di Sebaste non ancora nominato Delegato apostolico di Costarica. Era la prima volta che Mons. Cagliero recavasi a Trento per visitare quel fiorente Istituto Salesiano e l'Orfanotrofio cittadino affidato ai figli di D. Bosco or son 2o anni ; e numerosi amici e Cooperatori dell'Opera Salesiana, con a capo Sua Altezza il Principe Vescovo di Trento, Mons. Celestino Endrici, resero omaggio all'instancabile Apostolo della Patagonia. La festa ebbe luogo il giorno di Pentecoste, in cui Mons. Cagliero distribuì la 1.a Comunione ed amministrò la S. Cresima a parecchi alunni dell'Istituto. Nel pomeriggio, nella Parrocchia di S. Pietro, il Salesiano D. Felice Guerra tenne una Conferenza sulle nostre Missioni di America, specialmente su ciò che fanno i figli di D. Bosco a favore degli -emigrati italiani; quindi Mons. Cagliero aggiunse brevi parole per ringraziare l'affollato, uditorio, ed impartì solennemente la benedizione col SS. Sacramento.
- Nè soltanto nelle Case Salesiane si resero solenni omaggi a Maria Ausiliatrice ; a Strasbourg, ad esempio, nell'Alsazia, il 24 maggio si celebrò una festa commoventissima nella cappella delle Religiose di Maria Riparatrice.
- Nella Spagna, secondo il consueto, le feste furono straordinariamente solenni. A Sarrià-Barcellona la statua di Maria SS. Ausiliatrice percorse trionfalmente fra due fitte ali di popolo lo splendido Paseo D. Bosco, preceduta da numerose associazioni e da varie bande musicali. Solennissime processioni si svolsero anche a Carmona (Sevilla) mercè lo zelo del rev.mo D. Pietro Silva Parroco della R. Chiesa di S. Giacomo; a Malaga ove attirarono l'ammirazione di tutti 105 fanciulli che nel mattino si erano accostati per la prima volta alla S. Comunione; e finalmente a Bejar e in molte altre città e paesi.
- A Lisbona , nel Portogallo, si volle in solennissima accademia intrecciato al nome di Maria; SS. Ausiliatrice quello del suo servo, il Ven. D. Bosco; il discorso di circostanza fu detto con rara competenza dall'ecc.mo sig. Pincheiro Torresi A Braga splendidissima processione; ad Angra do Heroismo, nelle Azzorre, la chiesa dell'Orfanotrofio il 24 Maggio fu costantemente gremita ; Mons. Antonio M. Ferreira vi pontificò alla messa solenne e la sera tenne la prescritta conferenza.
In America.
- Dando uno sguardo al Nuovo Continente, si è profondamente commossi nel rilevare, ovunque, la più profonda pietà e il più tenero amore verso Maria Ausiliatrice. Nel, Brasile a Nictheroy si compirono solennissimi riti ai piedi del celebre monumento. A Bahia, grazie lo zelo del Comitato delle Dame di Maria Ausiliatrice, la festa assurse alla grandezza di un insperato trionfo; in essa cantò le glorie della gloriosa Protettrice lo stesso Ecc.mo Arcivescovo Primate Mons. Girolamo Thomé da Silva. In breve in tutte le case salesiane (comprese quelle del Matto Grosso, ove si svolsero, particolari festeggiamenti a Cujabà, Corumbà ed. a Palmeiras- e dove la Madonna di D. Bosco raccolse quest'anno ancor più solenne e devoto omaggio nelle singole Colonie indigene) ebbero luogo non solo solenni funzioni religiose con. numerose prime comunioni, ma luminarie, accademie e processioni devote.
Anche in molte Colonie Italiane la festa di Maria SS.ma Ausiliatrice diviene popolare... Da Bento Gonçalves presto Caxias, Stato, di Rio Grande do Sul, nel Brasile, un buon Cooperatore ci scrive:
« Eravamo soliti a posticipare ogni anno la cara festa di Maria Ausiliatrice; invece quest'anno l'abbiamo anticipata per celebrarla subito dopo la misione.predicata in questa Chiesa di Maria SS. di Monte Berico dal 10 al 17 maggior da due RR. PP. Cappuccini. Pertanto la sera del 17 numerosi spari di mortaretti invitavano i fedeli per il giorno seguente. La mattina poi del 18 si ripeterono gli spari e numeroso popolo accorse alla festa. La prima messa fu alle ore 7.30; alle 8,30 vi fu la messa della comunione generale, e alle 10 messa solenne in terzo eseguita dai bravi cantori locali. Al vangelo il rev. P. Leonardo disse il panegirico della Madonna di Don Bosco. Dopo la messa vi fu la processione col quadro di Maria Ausiliatrice accompagnato da un grande stuolo di bambine bianco-vestite. Il tempo ci fu favorevole; grande concorso di popolo, e molta frequenza ai SS.. Sacramenti più di tutti gli anni scorsi. » Un bravo di cuore ai nostri cari Italiani!
- L'Uruguay quest'anno si distinse per numerosi pellegrinaggi accorsi al Santuario Nazionale dì Villa Colon, che riscuote sempre maggior venerazione in quella repubblica. Sul principio del mese di Maria Ausiliatrice oltre quattromila giovani, guidati dal Vescovo Mons. Stella, recavansi da Aguada al Santuario.
- La Repubblica Argentina colle solenni funzioni celebratesi nella cripta del nuovo tempio di S. Carlo in Almagro e in altre dodici Chiese e Cappelle di Buenos Aires e in più di sessanta altre chiese e cappelle, sparse nelle Provincie e nei Territori, non poteva rendere miglior omaggio alla celeste Regina. Le prime comunioni che oltrepassarono complessivamente il migliaio, le novene ovunque fervorosamente celebratesi, le messe solenni , le comunioni generali, le pompose processioni che recarono in trionfo l'amabile effige dell'Ausiliatrice dei Cristiani, sono appena un indice del culto tenerissimo che la generosa ed ospitale Repubblica porta alla Madonna di D. Bosco.
- Dal Chili ci è giunta, con altre, una stupenda relazione da Talca, ove il 24 maggio, dopo le sacre funzioni, si svolse ordinatissima per le vie della città una processione straordinaria, alla quale presero parte tutte le associazioni religiose e le confraternite della città. Anche el Mensajero de María Auxiliadora, che si pubblica a Santiago, ci ha recato le più ampie notizie di simiglianti trionfi, tra cui splendidissimo quello che si avverò ad Iquique.
E che dire delle solennissime feste celebratesi nel Perù, specie a Lima e ad Arequipa, e nella BOLIVIA, nell'EQUATORE, nella COLOMBIA, e nel CENTRO e NORD AMERICA?
In tutte le città e paesi dell'Equatore Maria Ausiliatrice è onorata ed invocata; la sua immagine sorride in quasi tutte le chiese ed invita ai suoi piedi moltitudini di devoti. Degna di particolar menzione fu la festa celebratasi ad Esmeraldas per la pietà tenerissima dimostrata da quei cooperatori.
Lo stesso dicasi della Colombia. Da Barranquilla la divozione a Maria SS. Ausiliatrice s'è diffusa a tutti i paesi della Costa Atlantica: cosicchè quest'anno celebraronsi feste grandiose e devote a Cartagena, S. Marta, Riohacha, Sincelyo, Soledad e in molti altri centri. Da. Bogotà lo stesso soavissimo culto si è diffuso, a tutta la repubblica: la festa celebratasi a Bogotà merita un cenno speciale, perchè fu un trionfo insuperabile.
« Alla vigilia della festa, scrive l'ispettore D. Antonio Aime, si trasportò privatamente alla Metropolitana l'artistica statua della nostra Regina che venne collocata sopra un alto trono elegantemente preparato dalle Signore del Sottocomitato dell'Associazione di Maria Ausiliatrice. Verso le sette di sera tutte le case delle vie adiacenti alla nostra Chiesa erano illuminate, mentre sulla piazza davanti le porte della Metropolitana una banda militare, gentilmente mandata da S. E. il Ministro della Guerra, dava una serenata all'Augusta Regina. Il 24 fu un distribuir continuo di comunioni dalle cinque del mattino fino a mezzogiorno; e tale, fu la concorrenza che in certi momenti vi si dovettero dedicare tre sacerdoti. La messa della Comunità venne celebrata dall'ill.mo Mons. Sallustiano Gomez Riaño, Vicario generale dell'Archidiocesi. Alle 9 la Basilica offriva un quadro imponente. Nella nave centrale occupavano posto distinto i Sigg. Ministri dei Lavori Pubblici e degli Esteri, il Segretario Gen. del Distretto della Capitale, il Comandante generale della Polizia Nazionale ed altri eminenti personaggi: venivano quindi le Signore e i Signori Associati all'Arciconfraternita di Maria Ausiliatrice e le Suore dell'Istituto dello stesso nome. Nelle navi laterali occupavano il posto vari collegi diretti da religiosi, religiose e signore particolari. Le cappelle erano occupate da una folla immensa di popolo. Pontificò S. Ecc. R.ma Mons. Francesco Ragonesi Delegato Apostolico ed Inviato Straordinario della S. Sede presso questo Governo. Un coro di cento e più voci della nostra Schola cantorum eseguì la gran messa a quattro voci del M. Meurer con una perfezione inappuntabile. Infra missam il Dr. Raffaele Carrasquilla, canonico e rettore dell'Università del Rosario, pronunziò un panegirico degno della sua fama e pari al suo amore per la Madonna di Don Bosco. L'antifona « Corona aurea» del M. Dogliani, eseguita da 3 cori a distanza richiamò l'attenzione di tutti. Per riportare la statua di Maria Ausiliatrice dalla Metropolitana alla nostra Chiesa osi organizzò una solenne processione per le vie principali della città; e quasi tutti i collegi, le corporazioni religiose, le prime dignità civili e militari, e gli stessi Ministri presero parte attiva a questa dimostrazione, che fu veramente il Trionfo di Maria Ausiliatrice. S. Ecc. il Ministro degli Interni, generale Marcelliano Vargas, si degnò di portare lo stendardo principale in rappresentanza dell'Ecc.mo sig. Presidente della Repubblica, Generale Raffaele Reyes, il quale dal suo palazzo assisteva allo sfilare della processione, inginocchiandosi al passaggio della Statua, mentre la banda suonava l'inno nazionale. Oltre la banda militare, l'ecc.mo sig. Ministro della Guerra, Generale Victor Calderon, degnavasi di mandare un battaglione di soldati in grande uniforme, perchè accompagnasse come scorta d'onore la nostra cara Madonna nel corso, della processione. e
Nel Centro America, nella Repubblica del Salvador si compirono solennissimi riti a Santa Tecla che possiede il 1° Santuario innnalzato a Maria Ausiliatrice in quelle regioni ; a S. Salvador per lo zelo delle prime famiglie della capitale; e a S. Anna ove si svolse una devota processione con intervento dei 20o alunni del Collegio Salesiano di San Giuseppe, delle orfanelle dell'Ospizio Moraga, e di un eletto stuolo di figlie di Maria. Solennissime feste in onore di Maria Ausiliatrice si svolsero anche a Cartago nella Repubblica di Costa Rica per la prima volta, e nella città di Guatemala, capitale della Repubblica omonima, in cui tutto il mese di maggio celebratosi nella chiesa di S. Rosa fu con grande pietà dedicato all'eccelsa nostra Patrona. Le ultime tre domeniche, 17 maggio, anniversario della Pontificia Incoronazione, 24 e 31, furono tre giorni indimenticabili. Ad ogni ora si udì il canto del S. Rosario, che alle 5 pom. veniva solennemente ripetuto con accompagnamento d'orchestra, presente gran numero di cooperatori che portavano la medaglia di Maria Ausiliatrice sul petto. Il 24 non mancò un'entusiastica processione, come in ogni giorno del mese grande fu l'affluenza ai SS. Sacramenti.
- Nel Messico, ove la divozione a Maria Santissima Ausiliatrice è diffusa in modo sorprendente, quest'anno il 24 maggio fu celebrato con tutta la pompa immaginabile nei principali centri della Repubblica. A Messico, Morelia, Puebla e in molti luoghi la solennità fu preceduta da novene e tridui solenni con prediche quotidiane e funzioni ricche di musica, di fiori, di luci. Sacerdoti e laici andarono a gara per tributare degni omaggi alla Vergine di D. Bosco. I Cooperatori di Pachusa vollero stampare gl'inviti alle funzioni religiose sopra raso finissimo e ricamato: splendidi manifesti stamparono pure i Cooperatori di Bacubirito, Salvatierra, Jerez, Aguascalientes ecc. ecc. La vigilia e la festa rivestirono in ogni luogo un carattere straordinariamente solenne. Le funzioni religiose furono preparate con tutto il decoro possibile: si eseguì musica classica in molti luoghi, e ciò in omaggio al motu proprio di S. S. Papa Pio X. Bande, orchestre, fuochi artificiali, spari di mortaretti, suoni ripetuti di campane, illuminazioni, pellegrinaggi pubblici a Santuari di Maria Ausiliatrice, benedizione di statue, di immagini e di altari dedicati a così tenera Madre e cento altre dimostrazioni solennizzarono la gran festa. Se potessimo stampare dettagliatamente le semplici e pie relazioni dei decurioni e delle zelatrici, i nostri lettori ne sarebbero commossi fino alle lacrime. E tutte queste notizie ci vengono ampliamente confermate da un nostro confratello che compì un viaggio di missione attaverso la Repubblica. Ora apprendiamo come le città ed i villaggi messicani ricevessero con tante dimostrazioni di gioia il missionario, e com'egli dovesse passare sotto archi di trionfo per le vie imbandierate, come i Vescovi, i Parrochi, i sacerdoti, il popolo, ricchi e poveri, tutti andassero a gara per salutare il missionario « Auxiliador » come chiamavano il prete salesiano. Ci scrive il detto missionario, che, al suo passaggio, la gente s'inginocchiava per riceverne la benedizione, che gli si voleva baciar la veste ad ogni costo, che dalle montagne e dalle valli più lontane giungevano famiglie intere per confessarsi e ricevere la benedizione dal « figlio di Maria Ausiliatrice!» E ciò durante quattro lunghi mesi, incessantemente ed in tutti i luoghi. Il none di D. Bosco è venerato dalle popolazioni Messicane, e il culto per Maria Ausiliatrice forse non ha un eguale riscontro in tutto il mondo, sia per lo zelo che manifestano i cooperatori, sia per la fede che anima il popolo di quella repubblica.
- Anche d'in mezzo i nostri emigrati negli Stati Uniti del Nord America sorse un inno di riconoscenza alla Immacolata Madre e Regina ! In tutte le nostre parrocchie il panegirico di Maria Ausiliatrice, col ricordo di D. Bosco e dell'Italia lontana, fe' palpitare molte migliaia di cuori. Nella chiesa della Trasfigurazione a New York, Sua Ecc. Rev.ma il Vescovo Cinese Mons. Merel assistè alla messa solenne, pontificò ai vespri e impartì la trina benedizione.
Chiudendo questi rapidi cenni protestiamo la nostra riconoscenza a Dio nel vedere per mezzo del suo servo fedele il nostro Venerabile D. Bosco così diffuso in tutto il mondo il culto a Maria SS.ma sotto il bel titolo di Ausiliatrice dei Cristiani, e preghiamo fervidamente Sua Divina Maestà a voler di anno in anno, mercè l'opera dei suoi figli, moltiplicare tanta pietà e tanto fervore, a maggior gloria di Colei ch'è nostra vita, dolcezza e speranza in quest'esilio e che ci attende tutti sulla soglia della patria celeste. Amen!
GRAZIE E FAVORI
Povero bimbo! *)
Sul finire del mese di giugno mio figlio Paolino, di anni 2, fu preso da una fortissima febbre che degenerò in malattia viscerale e poscia in laringite.
Nel giro di 24 ore il figlio mio era agli estremi, e si aspettava di momento in momento la sua morte in una soffocazione di respiro. Povero bimbo! I dottori avevano pronosticato la sua prossima fine. Ogni mia speranza era perduta. Fu allora che insieme coi miei mi rivolsi a Maria SS. Ausiliatrice, pregando a risanare il caro figlioletto. Ed ecco sul far della mezzanotte che il piccino incomincia ad accalorarsi (si era intieramente raffreddato), l'indomani sta meglio e il terzo giorno è guarito perfettamente con grande stupore dei medici.
Con somma gioia ognuno di noi proclama la potenza, la misericordia di Maria SS. Ausiliatrice, cui ci sentiamo uniti da più profonda devozione.
Randazzo (Catania), 24 luglio 19o8.
CONCETTA TETTO CATANZARO.
Una guarigione meravigliosa.
Da un anno circa soffrivo dolori acutissimi per effetto di calcoli al fegato. Dopo aver sperimentato ogni consiglio dell'arte medica continuai a deperire tanto che i medici non nutrivano più speranza di guarigione. Allora chiesi una novena nel Santuario di Valdocco, cui ci unimmo noi in famiglia per impetrare la grazia da Maria SS. Ausiliatrice. Il 9 settembre u. s. ultimo giorno della novena, sulla mezzanotte, mi sentii sollevato sicchè dissi alle persone che avevo attorno al letto di lasciarmi riposare. La mattina del 10 mi alzai alle cinque, completamente guarito, senza alcuna convalescenza, tanto che ripresi subito le mie occupazioni.
Dopo circa un anno adempio la promessa di rendere pubblica la strepitosa guarigione. Nembro, 24 agosto 19o8.
ZANCHI ZEFFIRO.
Viva Maria Ausiliatrice.
Eterno risuoni l'inno soave della più profonda riconoscenza a Colei, che dall'umanità sofferente vien salutata conforto e balsamo, aiuto e salvezza, cioè a Maria SS.ma Ausiliatrice.
Per ben due volte fui assalito da terribile polmonite, ed attesa l'estrema mia debolezza il medico curante dichiarò trattarsi di cosa grave assai. In sì angoscioso frangente mi sovvenni di Maria, conforto di chi piange, ed a Lei indirizzai una novena di fervide preghiere. Non tardò la pietosa Dispensatrice de' celesti favori ad ascoltare i miei gemiti ed esaudire le umili mie suppliche, ridonandomi quasi per incanto la pristina sanità.. La vita che prodigiosamente mi salvasti, a Te, o Maria, la voglio consacrare ed in tutti i giorni del viver mio esultante magnificherò le tue materne misericordie.
Non meno singolare fu la protezione della Vergine Ausiliatrice verso la diletta mia mamma, la quale cinque anni or sono veniva colpita da noiosa ed ostinata nefrite-cronica, dai medici dichiarata inguaribile. Ognun può immaginare qual fosse l'ambascia della povera paziente, la quale per ben quattro anni e mezzo fu travagliata dal crudo ed inesorabile morbo. Dall'inferma, dallo sposo addolorato e dai figli dolentissimi si piangeva, ma poi fervidamente si innalzarono preghiere a questa benigna ed amica Stella del Cielo, perchè dardeggiasse un vivido raggio di sua materna tenerezza e bontà sopra l'ammalata rimettendola, se così fosse il divino volere, in perfetta salute. Non si mostrò sorda la buona Madre alle incessanti preghiere de' figli suoi, poichè con meraviglia di tutti, la mamma risanò completamente.
Serva tutto questo d'efficace impulso a ricorrere a sì ottima Madre per coloro che gemono sotto il peso della prova e del dolore.
In fede
S. Croce (Bergamo), 3 agosto 19o8.
Sac. QUADRI NATALE.
Lonigo. - Trovavasi la povera mia famiglia già da tempo in molte tribolazioni e sventure, quando l'anno scorso ad accrescere il nostro cordoglio, un mio caro fratello, e precisamente quello che ne era la consolazione e l'unico umano conforto, cadde ammalato ed in pochi mesi, ancora nella verde età di 16 anni, veniva inesorabilmente da terribile tisi portato all'altra vita. Dietro lui, nonostante le precauzioni prese nel curarlo, tranne la mamma ed una sorella, tutti di casa divennero affetti dello stesso male, sicché i medici giudicarono vano ogni umano provvedimento. Che fare in quel frangente? Risolvemmo di fare ricorso a Maria SS. Ausiliatrice di cui fummo sempre divoti. Difatti non appena ebbe principio una novena di preghiere nel caro Santuario di Valdocco, gli ammalati incominciarono tutti a migliorare, ed ora mio padre e mio fratello sono perfettamente guariti. Non possiamo fare a meno di attribuire questa grazia alla bontà di Maria SS. Ausiliatrice, per cui Ella sia benedetta in eterno.
Dal Ricreatorio di S. Giuseppe, 19 agosto 19o8.
Sac. ANGELO BARIANI O. D. P.
Carmagnola. - Mia madre da 15 giorni si trovava a letto con una forte pleurite che sembrava non volesse lasciarla. Noi fidenti in Maria Ausiliatrice ricorremmo subito alla sua intercessione affinché ci ottenesse la grazia da noi tanto desiderata. Ed ecco che subito i dolori lasciarono in pace l'ammalata , la quale in pochi giorni potè lasciare il letto, ed ora grazie a Maria Ausiliatrice si trova in salute.
8 agosto 19o8.
Sorelle C. M. SANDRONE.
Chero di Carpaneto. - Il mio bimbo di tredici mesi alla fine del mese di maggio venne colpito dal morbillo, complicato con altri mali. Poveretto! faceva pena solo a vederlo , tanto pativa. Incominciammo una novena a Maria SS. Ausiliatrice e tosto il bimbo prese a migliorare; ora è perfettamente guarito. Mentre invio un'offerta per una messa di ringraziamento invito tutti a ringraziare con me la Madonna di D. Bosco.
15 luglio 1908.
GASPARINO GIUSEPPINA.
Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice, e alcuni pieni di riconoscenza inviarono offerte al Santuario di Valdocco per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, o per le Missioni Salesiane, o per le altre Opere di Don Bosco, i seguenti
A*) - Airolo (Ticino-Svizzera): Rossi Dazzoni Angela 5 - Albino (Bergamo) : N. N. 3 - idem: D. Cristoforo Rossi 6,3o a nome di pia persona - Alì (Messina): Ungaro Francesco 6 - A lice Belcolle (Alessandria): Savio D. Luigi i - Alice Castello (Novara): Bondonno Caterina i - id.: Caldera Battista i - id.: Magini Carolina 5 - Antignano (Livorno): Acci Fortunato 2 - Arco Bolognano: Morghera Luigi 3 - Arco le (Verona): Senno Amalia 4 - Asti: Laustra G. Francesco fu Carlo 2.
B) - Bagnacavallo (Ravenna): Una Suora Cappuccina 2 - Bagnatica (Bergamo): Fretti Emilia 2 - Bagnaria (Pavia): Ginocchio Luigina 3 - Baldissero Torinese: Capella Vittoria - Barghe: Guerra Antonio fu Giuseppe 5 - Barzio (Como): Selva Giuseppe 3 - Bassano Veneto (Vicenza): Sac. Ganzo Giovanni io - Balledo (Como): Bregoglio Antonio 2,50 - Benevagienna (Cuneo): Panero Innocenzo 15 - Bento Gonçalves (Rio Grande do Sul-Brasile): Roseghi Cesare e consorte; Balbinot Luigi; Fasciuolo Giuseppe; Brun Beniamino; Canei Giovanni; Signori Antonio; Schenato Giovanni; Barp Albina; Giron Alessandro per segnalatissima grazia concessa al figlio Girolamo, fabbro-ferraio; nonché la Frazione di Maria Ausiliatrice (Encantado) e quella di S. Giacomo di Caxias - Ber grado (Pinerolo): M. G. 3 - Bollengo (Torino): N. N. 5 - Bologna, San Giorgio: Lucia Cattani 5 - Bologna: La Superiora delle Salesiane 2 - Borgo Salsasio (Carmagnola): Genti Maria - id.: Aimeri Lucia -Bosisio (Como) Cesana Maria in Pazzoni 5 - Breonio (Verona): Zinelonghi Teresa 2 - Brescia: M. P. - Brignano Curone: Arrighini Delfina - Brugherio (Milano): Motta Luigi 3 - Brusson (Torino): N. N. 5 - Buenos Aires: Sac. Pietro Vespignani a nome di N. N. 13,5o; di Laura Villagra 13,42 - Bunavilla (Udine): Rizzi Pietro 35.
C) - Caltanisetta: Arena Farolina 5 - Caluso: P. S. 10 - Campione (Brescia): Famiglia Botti 5 - Canale: Visconti Teresa 2 - Canale S. Bovo (Trentino-Austria): Rubin Domenica 5 - id.: Maria Loss Rubin 5 - Carignano: M. Chiattone Lucia 10 - Carrè (Vicenza):- Apolloni Domenico - Caspoggio (Sondrio): Bracelli Giovanna ved. Negnini 10 - Castellinaldo: Bordino Rosa - Castello di Roganzuolo (Treviso): De Nardi Liberale 5 - Castelvisconti (Cremona) : Saldi Elena io - Cavaglio di Agogna (Novara): Clara Maria 5 per la guarigione del bambino - Centallo (Cuneo): Allisiardi Angela io - Chioggia (Venezia): M. Ponzo 20 - Cilavegna (Pavia): Famiglia Callegari 2 - Cisterna d'Asti: Palma Andrea Luigia - Cisternino (Bari): L. Lepore 1,20 - Cologna Veneta: Mandato Angelo 5 - Como di Alba : Calisan Anna 5 - Crodo (Novara) Fobelli Giuseppe 5 - Cuorgnè (Torino): Anna Magnino Dina 5.
D) -Diano d'Alba : Cardino Onorato, guarito da gastrite e polmonite gravissima 5 - Dogliani: Gabelli Maria fu Celso.
E) - Ello (Como): N. N. 20 - Enego (Vicenza) Una sposa 25 - Esino (Corno): Nasazzi Giacomina 7 - Este: Gattolin Agapito 6,50.
F) - Faenza: Famiglia Piani 5 - Foglizzo Canavese: Givogri M. 20 - Fossano: Secchi Lucia 7.
G) - Gallicano nel Lazio: (Roma): Igina Aquilani 5 - Giarole (Alessandria): Zanlungo Giusep-
pina 5 - Genova: Boccardo Cristina 2 - id.: Parodi Gio. Battista - id.: G. B. Pratolongo 2 - id.: Antonia Valente 3 - Gonzaga: Ferrari Sinibaldo - Grazzano Monferrato: Cabiale Rosa ved. Piccinine 4 - Gromo (Bergamo): N. N. 3.
I) - Iglesias (Cagliari): A. P. G. i.
L) - Lecco: Giuseppina Bravi - Legna de Caxias (Brasile): Moro Francesca - Lesegno (Cuneo): PI. Teresa 5 - Lingotto (Torino): Cesano Michele - Locarno: A. A. 5 - Lurate Abbate: T. Z. N. i.
M) - Mandas (Cagliari): Bonavia Maria Pisano e Massidda Vincenza 2 - Masone (Genova): Pastorino Tommaso fu Michele io - Miasino: Anna Ramponi 2 - Milano: C. M. Anna Zineroni Casati 5 - Moggio (Corno): Locatelli Elisabetta in Combi 5 - Molare: A. G. Rocca - Moncalvo: Cassore Maria 2 - Monte di Malo (Vicenza): Mondin Giuseppe 2 - Moretta: N. N.
N) - Negrar (Verona): Fedrigo Gaoso Luigia 5 - id.: Tomasi Giacomina, maestra - id.: F. V. 4 - Nibbia-Cesto (Novara): Andenima Maria 10 - Nicosia (Catania): Rosa M. Emanuele 5 - Nizza Marittima: Ghiglione Ambrogio 5 - Nocera Inferiore (Salerno): Giuseppe Anselmo 5 - None: N. T. C. T.B.2.
O) - Oggiono (Como): N. N. 12 - Oleggio (Novara): Mattachini Maria ,5 - Oneglia: A. O. 2,50 - Ossona (Casorezzo): P. Nardi 5 Ovada (Alessandria): Borio Elisa 5 - Oviglio (Alessandria): N. N. 2.
P) - Padova: Ester Ferrari 10 - Parco: Le divote di Maria Ausiliatrice 2 - id.: Lucia Adele 4 - Paesana (Cuneo): Robbione Edgardo - Parma: Giuseppina Aymini Marchesa Lalatta 50 - Parona Valpolicella (Verona): N. N. 5 - Pescantina (Verona): Giacopini Rosa 10 - Piode (Novara): Sac. Leopoldo Merlino, Parroco, 20 - Ponzanello (Genova): Menichinelli Carlotta 3 - Pozzolo Formigaro: Forni Giuseppe 5-Pras (Novara): Rista Secondina 3.
R) - Reggio Emilia: A. G. G. 20 - Rivalta Torinese: L. Q. -Rocchetta Cairo (Cìenova): Calvi Giuseppina 7 - Roana (Vicenza): Zovi Maria fu Matteo - Robecco Pavese: Poggi Maria 5 - Roma: Fernanda Ul. 25 - Rovato (Brescia): Venturi Angela - Rovetta (Bergamo): G. B. Pozzoli 50.
S) - Sabbione: C. M. - Salò (Brescia): Virginia de Paoli 50 - Salto Oriental (Uruguay): Lombardo Carlo 52 - S. Damiano d'Asti: Robba Giovanni 2 -S. Martino d'A lbaro (Genova): Agostina Canepa 7 - S. Marzano Oliveto (Alessandria): P. P. 3 - Santa Vittoria d'Alba: Poro Jardini Tosa a nome di Bongianini Boarino Anna 20 - Sardara (Cagliari): Barbarossa Maria io - Savona: Riccardi Camilla Voglino - Se lino (Bergamo): Tondini Virginia - Serravalle Scrivia: Maria Aragone a nome suo e del nipote D. C. F. riconoscentissima - Sesto al Reghena: Maria Pia S. Brusadini io - Settimo Rottaro (Torino): Bor Luigi 5 - Siddi (Cagliari): Efisio Zatti e Gaetano Garau i - Sinnai (Cagliari): Anedda Giovanni Maria - Sliema-Malta: Sichena Giuseppa 2 - Smirra (Cagli-Marche): Angela Bornaccioni 5 - Soazza (C. Grigioni-Svizzera): Delzepp Carlo 5 - Someo (C. Ticino): Costanza Bonetti 5 - Spezia: La famiglia Bandini - Stallavena (Verona) D. Carlo Harting, Rettore, a nome di Annechini Adele 6 - Stradella (Pavia): Maria Vecchi Gavina io.
T) - Tarcento (Udine): N. N. 2,50 - Teglio Veneto: Sguerri Maria io - Terranova di Sicilia: Cav. Alessandro Aldisio Cartia e Giuseppina A. consorte, 1oo - Tonco Monferrato: G. C. - Torino: A. A. S. -id.: M. A. B. - id.: D'Aquino Rosina 5 - id.: Audisio Libera - id.: G. D. A. - id.: F. G. C. - id.: L. C. - id.:: L. C. i - id.: Pizzorno Maria nata Coriasso - Torre A nnunziata (Napoli): C. M. 2 - Trinità di Mondovì: Margherita Audisio 6 - Turgi (Svizzera): Maria Galli 5.
V) - Valdomino (Milano): Vanoli M. 5 - Val Greghentino (Como): Teutoro Gilardi Teresa 20 - Venezia: Gisella Savinelli 5 - Verona: Prof. A. Baffa 5 - id.: Caterina Bizio de' Stefani 6 - Vervio (Sondrio): Quadrio Domenico io - Vestenanova (Verona): Camponogara G. B. 10 - Vezza d'Alba: N. N. 3 - Villafranca di Verona: Boni Pellegrina 5 - Villar Perosa (Pinerolo): Costabello Amalia 2,60 - Villasimins (Cagliari) : Pitzalis Pasquale 5 - Virle (Piemonte): Martino Antonio fu Guglielmo.
X) - Da un paese del Monferrato: C. V. - N. N. per visibile assistenza materna. - N. N. 2.
Santuario di Maria Ausiliatrice
TORINO
Ogni giorno, celebrazione di una santa messa esclusivamente secondo l'intenzione di tutti quelli che in qualunque modo e misura hanno concorso o concorreranno a beneficare il Santuario o l'annesso Oratorio Salesiano. Per qualsiasi corrispondenza in proposito, rivolgersi al Direttore dell'Oratorio S. Francesco di Sales - Via Cottolengo, 32 - Torino.
Per celebrazione di S. Messe e per novene o tridui di Benedizioni col SS. Sacramento, rivolgersi al Rettore del Santuario.
Ogni sabato, alle 7.30 speciali preghiere per gli associati all'Arciconfraternita di Maria SS. Ausiliatrice.
Dal 10 ottobre al 10 novembre
NB. Dal 1° ottobre al 1° marzo la funzione vespertina nei giorni feriali ha luogo alle ore 17 e nei giorni festivi hanno luogo due funzioni col seguente orario : - Ore 14.30 e 16 vespri, predica e benedizione.
24 ottobre - Solenne commemorazione mensile di Maria Ausiliatrice - La devota funzione si compie alla messa delle 6 e 7.30 ed alle ore 17. - Indulgenza Plenaria.
28, 29, 30 ottobre - Solenni quarant'Ore - Dalle ore 5 alle 1o messe lette - Alle ore 6 messa dell'esposizione - Alle 17 vespri, discorso e benedizione.
1° novembre - Solennità di tutti i Santi - Ore 6 e 7.30, messe della Comunione generale ; ore 9.30 messa solenne; ore 15.30, Vespro dei Santi e dei defunti, discorso e benedizione.
2 novembre - Commemorazione di tutti i fedeli defunti. Ore 7 messa solenne.
6 novembre - Primo venerdi del mese - Ad onore del S. Cuore di Gesù, esposizione del SS.mo Sacramento dalle 6 alle 17 - con benedizione alla messa delle 6 ed alle ore 17.
IL Santo Padre si è degnato di nominare Vescovo di CAGLI e PERGOLA il rev.mo Mons. Ettore Fronzi, Vicario Generale e Direttore Diocesano dei Cooperatori di Sinigaglia. Al giovane Prelato, la cui splendida carriera percorsa è arra di nuovi segnalati servizi a vantaggio delle anime, il fervido voto augurale di lungo e glorioso Pontificato.
- Il 29 agosto, a Santiago nel Chilì, fu consecrato Vescovo tit. di Legione Mons. Michele Claro. Anche a questo insigne Cooperatore, che dimostrò sempre tanto zelo per le Opere Salesiane, auguriamo dal Cielo ogni bramata benedizione.
Notizie di famiglia.
Con questo titolo ci piace comunicare ai lettori l'eco dell'entusiastico ricevimento di Sua Ecc. Rev.ma Monsignor Giovanni Cagliero a Costa Rica.
Trascriviamo dall'Osservatore Romano del 13 settembre u. s.
Il solenne ingresso di Monsignor Cagliero in San José di Costarica.
San José di Costarica, 22 agosto 19o8.
Appena il piroscafo Antonio López che conduceva a Costarica Mons. Cagliero, nuovo Delegato Apostolico, fu messo in libera pratica, salirono a bordo Mons. Giovanni Gaspare Stork, Vescovo di Costarica col suo Segretario, due Canonici in rappresentanza del Capitolo Cattedrale, Mons. Monestel, Prelato domestico di Sua Santità ed il Sottosegretario del Ministero degli Affari Esteri, il quale ultimo diede il benvenuto a Mons. Cagliero a nome del Governo.
Sul molo attendevano il Governatore di Puerto Limón, il Vice-Presidente della Camera dei Deputati, il Governatore della città di Cartago, l'Amministratore della Dogana e numerosi ecclesiastici e laici.
Appena il Delegato Pontificio pose piede sul suolo di Costarica, tutte le campane delle chiese suonarono a festa, mentre la popolazione applaudiva freneticamente.
Era stato preparato un treno speciale, messo a disposizione dal Governo, nel quale, dopo una breve refezione offerta dal Sotto-Segretario del Ministro degli Affari Esteri, prese posto Monsignor Cagliero col suo seguito.
Verso le 12 venne dato l'ordine della partenza alla volta della Capitale.
Per tutti i paesi per i quali passò il treno speciale cogli illustri ospiti, una folla immensa e festante faceva ressa alle stazioni della ferrovia acclamandoli freneticamente.
Verso le 6 della sera Mons. Cagliero, i suoi due segretarii ed il seguito giunsero a San José.
Una massa imponente di popolo attendeva ansiosamente, affine di rendere omaggio all'Inviato del Papa.
A stento, e solo coll'aiuto della truppa, il corteo potè farsi largo, giungendo fino alla carrozza di gala posta a disposizione dal Presidente della Repubblica e che egli usa nelle occasioni solenni.
In essa prese posto, insieme con Mons. Vescovo anche il rappresentante del Governo. In altre vetture prese posto il seguito del Delegato Pontificio.
A passo lento, fra due fitte ale di popolo che davano sfogo al loro entusiasmo ed alla loro fede religiosa con grandi ed unanimi evviva a Gesù Cristo, al Papa, al Delegato Apostolico, si giunse alla Cattedrale rigurgitante di fedeli.
La facciata ed il grande atrio erano gaiamente pavesati con archi di trionfo e con trofei formati di bandiere delle cinque repubbliche del centro d'America, congiunte alla bandiera pontificia.
Giunto il corteo nel Presbiterio, ove erano schierati i Canonici, il Clero e le rappresentanze ufficiali, venne intonato il Te Deum.
Dopo di ciò Mons. Cagliero ascese in trono a destra di Mons. Vescovo, ed il Vicario Generale della Diocesi a nome di tutti gli intervenuti, e del popolo lesse un indirizzo pieno di caldo e rispettoso affetto pel Santo Padre il quale nell'inviare un suo Delegato dava prova di sollecitudine veramente paterna per Costarica.
Rispose il Delegato Mons. Cagliero ringraziando il Clero ed il Governo per la grandiosa accoglienza fatta alla sua persona, rappresentante del Pontefice, nel cui nome diede l'Apostolica Benedizione.
Il giorno seguente il Delegato mandò, come di consueto, al Ministro degli affari esteri l'annuncio del suo arrivo, colla domanda di una udienza affine di concertare il giorno e le moda lità della presentazione delle lettere credenziali.
Poco dopo giunse al Palazzo del Delegato una Nota del Ministero che fissava una udienza per il giorno appresso alle ore 3 pomeridiane.
Difatti all'ora indicata il detto Segretario con la vettura del Presidente accompagnò Mons. Cagliero al palazzo del Governo.
Il colloquio col Ministro fu cordiale quanto mai. Il dì seguente il Ministro venne a salutare il Delegato Pontificio, annunziandogli che pel 18 era stato fissato il ricevimento per la presentazione delle credenziali. Esso ebbe luogo come segue : Il Sotto-Segretario del Ministro degli affari esteri venne con la vettura di gala a prendere il Delegato Pontificio col suo seguito.
Nell'atrio del palazzo presidenziale eravi una una compagnia d'onore, molti alti impiegati nonchè molte altre notabilità.
Giunto Mons. Cagliero nella grande sala dei ricevimenti era ivi atteso dal Presidente della Repubblica circondato dai Ministri, tutti in abito di formalità.
Il Delegato Pontificio lesse quindi un discorso col quale espresse al Presidente la benevolenza del Santo Padre per la repubblica di Costarica.
Rispose il Presidente dicendosi onorato della bontà del Pontefice e ringraziandolo a nome suo e del popolo di Costarica.
Fin qui l' « Osservatore Romano ».
A Valdocco.
Ospiti illustri. - Fra gli eminenti personaggi che avemmo l'onore di ossequiare nell'Oratorio, dobbiamo pur inscrivere il nome di Sua Ecc. Rev.ma Monsignor Filippo Francesco Nakic, Vescovo di Spalato in Dalmazia. Al zelante Prelato, che venne a ripetere le istanze per avere un istituto Salesiano nella sua diocesi, rinnoviamo l'espressione dei più devoti sentimenti.
Sul finir d'agosto avemmo anche il piacere di baciare il sacro anello a Sua Ecc. Rev.ma Mons.
Adolfo Noval, Arcivescovo di S. Domin-o nelle Antille, che nutre per D. Bosco e per le Opere Salesiane la più grande benevolenza.
Finalmente, il 31 agosto, l'Oratorio e il Santuario di Maria Ausiliatrice avevano l'onore di una visita di Sua Ecc. Rev.ma Mons. Gaetano Bisleti, Maggiordomo di Sua Santità e Maestro di Camera. L'eminente Prelato s'intrattenne a lungo col nostro venerando Superiore, e se ne partì assicurandoci amabilmente di portare con sè il più caro ricordo della Casa di D. Bosco.
In Italia.
AVIGLIANA (Torino). - Il Santuario della Madonna dei Laghi, da circa tre lustri affidato alla custodia dei Figli di D. Bosco, abbisognando di urgenti riparazioni, venne nella parte sua più cara, cioè at torno e nella cappella del presbiterio, artisticamente restaurato e decorato. Durante i restauri felicemente si scoperse, assai ben conservato, l'antichissimo affresco della Divina Maternità di Maria Vergine, da cui, per la fecondità di Bona di Borbone sposa al Conte Verde e madre al Conte Rosso, l'anno 1360 ebbe origine il Santuario. Prima di quel tempo altro non esisteva in riva all'amenissimo lago che il modesto pilone, oggi ricostruito nel mezzo del coro e che attende ancora una degna decorazione. Il coro però, il presbiterio e i coretti adiacenti sono completamente restaurati. La cappella della Madonna, ossia il presbiterio, grazie la diligente direzione dell'Ufficio Tecnico Centrale della nostra Pia Società e le artistiche decorazioni del cav. prof. Rodolfo Gambino di Alessandria, divenne un gioiello; e se ne fece l'inaugurazione sul finire dello scorso agosto. La notte del 25 al 26 una folla di popolo devoto compì la sacra veglia innanzi le sante reliquie e la mattina seguente Sua Eminenza Rev.ma il sig. Card. Agostino Richelmy, assistito dal suo cerimoniere il rev.mo teol. Franco, dai Parroci di Avigliana e da altri sacerdoti, consecrò solennemente l'altare ad onore della SS.ma Annunziata, quindi celebrò la S. Messa, e, dopo breve riposo, assistè in cappa alla messa solenne, in fine della quale tenne una soavissima omelia di circostanza ed impartì l'Eucaristica Benedizione. Per l'occasione venne pubblicata un'interessante monografia del Santuario.
Alla festa del 26 seguì un triduo di preparazione alla solennità del 56° anniversario della IIIa Incoronazione della Taumaturga Immagine, in cui le funzioni vennero onorate dalla presenza del rev.mo sig. Don Rua. Nello stesso dì (3o agosto) una piccola Fiera di Beneficenza a vantaggio dei compiuti restauri, rallegrata dalle armonie del corpo musicale dell'Oratorio Festivo di Torino-Valdocco, coronata da illuminazione e da splendidi fuochi artificiali, pose il colmo alla comune letizia. Per la fiera che si ripetè l'8 settembre (in cui con intervento di una rappresentanza di rev.mi PP. Cappuccini si fece la chiusura dei solenni festeggiamenti) inviarono doni l'Em.mo Card. Richelmy, la Nobildonna Corinna Boselli Cambieri, nonchè S. A. R. la Duchessa di Genova, riallacciando così le molteplici ed intime attinenze che l'Augusta Casa di Savoia ebbe, attraverso i secoli, col Santuario della Madonna dei Laghi.
La mattina del 9 finalmente, presenti i bravi giovani dell'Istituto Germanico di Penango Monferrato che validamente ed efficacemente contribuirono alla buona riuscita di tutte le feste, si celebrò un ufficio solenne per tutti i benefattori defunti. Perciò non ci resta che inviare un plauso a tutti i devoti che concorsero alle spese, in parte ancor vive, dei restauri, e un grazie sentito alle gentili signore e signorine che si prestarono con somma cordialità pel buon esito della fiera di beneficenza, coll'augurio che presto - raccolti i mezzi - si possa por mano ai restauri ed alla decorazione del rimanente del Santuario.
CASALE MONFERRATO. - Il Convitto Femminile dei Sacro Cuore in Via Corte d'Appello, oltre di essere Collegio, fin da questo mese diventa anche Convitto-pensionato per le signorine che intendono frequentare le scuole regie o pareggiate della città. Diretto dalle Figlie di Maria Ausiliatrice, che nell'educazione ed istruzione della gioventù sanno così bene corrispondere alle esigenze del tempo, conta al suo attivo quindici anni di brillante riuscita, e, fin dal suo sorgere, vide costantemente crescere il numero delle allieve. I locali ampii, arieggiati e sani, i corridoi e porticati eleganti ed estesi, gli spaziosi e soleggiati cortili, ne formano un collegio modello. L'istruzione, sia ordinaria, sia di ripetizione, è impartita da maestre diplomate ; l'educazione morale e religiosa è inspirata a quei principii che possono formare delle fanciulle perfette donne di casa. Fanno parte dell'educazione anche le arti: il disegno, la pittura e la musica istrumentale e vocale; ed i lavori femminili: dal finissimo ed ingegnoso ricamo in seta ed oro, fino al taglio ed alla cucitura del più Semplice indumento casalingo. Il trattamento è scelto ed abbondante e la retta mensile è abbastanza modesta. La crescente simpatia che avvolge il Collegio, gli splendidi risultati ottenuti l'anno u. s. agli esami pubblici, il corpo direttivo ed insegnante pieno di slancio ed animato dalle migliori intenzioni, e la stessa soddisfazione delle famiglie sono un affidamento sicuro per quei genitori che volessero curare seriamente l'educazione delle loro figliuole. - Per informazioni e schiarimenti chiedere il programma alla Direttrice.
FAENZA. - Geniale convegno di antichi allievi. - Un gran numero di giovani, tutti allievi dell'Istituto Salesiano di Faenza, conveniva la domenica 13 settembre nel caro ritrovo de' suoi primi anni. La festa fraterna, indimenticabile, ebbe l'esito che si aspettava, grande allegria, grande cordialità, grande affiatamento. Alle 9 nelle sale dell'Istituto venne offerto ai convenuti un vermouth d'onore seguito da gentili parole dell'avv. Mazzotti, presidente del Comitato direttivo. Dopo la messa e la benedizione si scopersero solennemente al suono festoso della banda dell'oratorio le lapidi ai benefattori defunti e al compianto Mons. Paolo Taroni. Il Can. Lanzoni e il Parroco Pasi pronunciarono bellissime parole in onore al santo sacerdote che tanta attività d'amore e di carità spiegò per l'opera salesiana. Quindi ebbe luogo una seduta degli intervenuti in cui vennero discusse varie proposte per la formazione di una società o unione di antichi allievi. Alle 13 più di 170 persone parteciparono al banchetto sociale fraternamente cordiale e animato da schietta allegria. Nel pomeriggio, con grande concorso di cittadini nell'ampio cortile si tenne un'accademia musico-letterario-ginnastica nella quale suonarono le bande di Faenza e di Lugo, e la società sportiva « Fert » eseguì bellissimi esercizi; e a notte vi fu un riuscitissimo trattenimento cinematografico.
L'entusiasmo destato maggiormente negl'intervenuti alla simpatica festa fu la presenza cara e gradita dei buoni direttori Prof. D. Rinaldi, e Dottor D. Daghero, i quali unitamente all'attuale Dottor Don Finco largamente cooperarono al risveglio di questo istituto e al bene di tanta gioventù che oggi altamente onora i buoni educatori.
All'Estero.
BARCELLONA (Spagna). - L'opera del Tempio al Sacro Cuore sul vertice del Tibidabo l'8 giugno u. s. ebbe la visita augusta delle LL. AA. RR. Maria Teresa e Fernando di Baviera. Accolti al suono della marcia reale gli Augusti Principi visitarono minutamente la fabbrica, ed oltremodo lieti nell'udire che l'artistico tempio avrebbe avuto il carattere di Monumento della Spagna Cattolica al S. Cuore, nel partire lasciarono pel medesimo una graziosa offerta.
- Sulla stessa vetta il lunedì di Pentecoste si svolse una solenne cerimonia. Nel 1885 due operai salendo il Tibidabo raccoglievano un ramo fiorito per of frirlo al Sacro Cuore giurando di ripetere l'umile omaggio ogni anno. D. Bosco nel 1886 andava a Barcellona e a lui veniva offerta la vetta del Tibidabo. I Salesiani vi edificarono allora un'umile cappella e presero ad ufficiarla. Dopo d'allora il pellegrinaggio del rango fiorito (la romería del Ram) ebbe ogni anno singolare incremento, sicchè è divenuta una festa religioso-popolare carissima. Quest'anno, celebrata la S. Messa nella parrocchia di S. Giuseppe della Grazia, numerosi pellegrini con in mano il loro ramo fiorito, accompagnati dalla Banda Salesiana di Sarrià, guadagnarono la vetta, recitando il S. Rosario. Il can. dott. Ballester, delegato del Card. Vescovo di Barcellona, fece la presentazione dei pellegrini al S. Cuore; quindi uno dei nostri confratelli celebrò messa all'aperto. Infra missam il can. Portolés disse un discorso su Gesù Cristo Re, a cui onore nel momento dell'elevazione la banda suonò la marcia reale. Alle tre e mezzo il rev. dott. Estebanell arringò nuovamente quell'immensa moltitudine di devoti, quindi il canonico Ballester impartì sempre all'aperto l'Eucaristica Benedizione. Il pellegrinaggio, sceso in bell'ordine fino alla chiesa della Bonanova dove il Parroco gli aveva preparato un imponente ricevimento, si sciolse dopo un'ultima funzione religiosa.
MESSICO. - Nel Collegio Santa Giulia il 24 maggio, sacro a Maria Ausiliatrice, s'inaugurava un Circolo Ginnastico fra i giovanetti artigiani, la cui bandiera dai colori nazionali, recante in bianco l'aquila messicana, veniva benedetta dal nostro Ecc.mo Monsignor Costamagna prima della Messa Pontificale. Destatosi un vivo desiderio di eguale associazione in mezzo agli studenti, il 24 giugno esso era un fatto compiuto. Così nel Collegio S. Giulia sono sorte come per incanto due società sportive fra gli interni, la Virtus per gli studenti, la Robur per gli artigiani e presto se ne inizierà una terza per gli alunni dell'oratorio festivo di quella Capitale, così avidi di brillanti attrattive e di animati divertimenti.
QUITO (Equatore). -.Una festa solenne, che rimarrà meritamente memoranda negli annali della nuova Casa Salesiana di Quito si svolse sul principio del passato agosto. Il sobborgo della Tola, ove trovasi il Collegio Salesiano, sorge sulla parte più elevata della città, per cui questo difettava di acqua. Grazie l'iniziativa del missionario Giacinto Pancheri, con instancabile costanza, poco alla volta, si condusse a termine un tunnel di 58o metri e finalmente attraverso il monte Ichimbía l'acqua cristallina ed abbondante giunse all'Istituto, ove soddisfa a tutti i bisogni dello stabilimento, al quale provvede con apposite dinamo anche luce e forza motrice per tutte le sale e per tutto il macchinario delle Scuole Professionali. La benedizione alle macchine venne impartita la sera del 1° agosto da S. E. Rev.ma Mons. Fr. Giovanni Maria Riera, Vescovo di Portoviejo, e di quella sera con grandioso trattenimento drammatico e l'indomani con solenne accademia svoltasi alla presenza di Sua Eccellenza, del Signor Carlo Uribe, Ministro di Colombia, del sig. A. De Alencar, Incaricato d'affari del Brasile, e di altri nobili signori e signore, distribuendosi nello stesso tempo premi e menzioni agli alunni, si festeggiò il memorando avvenimento. Dopo il direttore dell'istituto, prese anche la parola il sig. Giacomo Radiconcini, R. Agente Consolare d'Italia, il quale dichiarò come italiano, di essere sommamente lieto di vedere ancora una volta trionfare all'Estero la geniale attività e la perseveranza ammirabile degli italiani.
La Sig.ra Maria Ribaldone ved. Rota.
Donna di squisito sentire e di sublime pietà si spense la mattina del sabbato 19 settembre in Torino, quasi all'ombra del Santuario di Maria Ausiliatrice. Sulla sua tomba noi non piangiamo, perchè ci potremmo dir sicuri che l'anima di così eletta cooperatrice sia subito volata al paradiso ; tuttavia, non conoscendo i giusti giudizi di Dio, la raccomandiamo affettuosamente alle comuni preghiere.
Il Sac. Cav. Prof. Giovanni Tosco. Il 13 agosto u. s. spirava nel bacio del Signore in Cambiano presso Torino, confortato della benedizione dell'Em.mo Card. Arcivescovo e nella veneranda età di 84 anni, il Sac. Giovanni Tosco, Cavaliere dei SS. Maurizio e Lazzaro e Professore in Filosofia e Belle Lettere.
Il ven. estinto conobbe ed amò D. Bosco e l'Opera sua fin dai primi anni, e noi ricorderemo sempre con viva riconoscenza com'egli nell'anno 1855 scendesse regolarmente nell'Oratorio di Valdocco per preparare i primi salesiani agli esami pel conseguimento della patente d'insegnamento nelle classi elementari. Una prece, o buoni cooperatori, per questo veterano fra i ministri del Signore.
Il sig. Eusebio Balocco di Torino.
Modello dell'operaio cristiano, la sua memoria vivrà lungamente in benedizione. Cattolico fervente ebbe un'aspirazione unica: Amare Iddio e farlo amare; sposo e padre amorosissimo, consacrò generosamente alla famiglia tutta la sua vita. Anche pel Ven. nostro Fondatore e per le Opere Salesiane ebbe un affetto singolare. Speriamo che Maria SS. Ausiliatrice, cui il caro estinto si adoperò efficacemente perchè di anno in anno fosse reso più solenne tributo di pietà e divozione, gli abbia dischiuso le soglie celesti; tuttavia lo raccomandiamo caldamente alle preghiere di tutti i lettori.
Il sig. Carlo Canali.
Uomo di antico stampo, di pietà ardente e di sentimento profondamente cristiano si acquistò la stima e l'affetto di quanti lo conobbero per la sua onestà e carità verso il prossimo. Ebbe anche una speciale affezione per le opere di D. Bosco.
Morì, preparato, dopo breve malattia, in età di 82 anni. La pace sia con Lui.