BS 1890s|1895|Bollettino Salesiano Aprile 1895

ANNO XIX. N. 4 - Esce una volta al mese - APRILE 1895.

BOLLETTINO SALESIANO

SOMMARIO.

UNA FAUSTA NOTIZIA    85

ALLA VIGILIA DEL CONGRESSO    86 COME PROCEDONO I LAVORI DEL CONGRESSO: Funzioni religiose. -Corrispondenti Diocesani

BOLOGNA AI CONGRESSISTI ED UN SALUTO DI TORINO A BOLOGNA   . 91

ONORIAM MARIA nel Mese a Lei dedicato. 93 NOTIZIE DEI MISSIONARI DI DON Bosco: - Per l'Argentina. - Otto mesi nel Vicariato di Mendez e Gualaquiza. - Lettera di Mons. Lasagna intorno agli Indii Kainguà - L'operosità dei Salesiani nel Brasile - Viaggio degli ultimi Missionari al Messico    95

GRAZIE DI MARIA AUSILIATRICE . . . . 103

NECROLOGIA : Il Sac. Salesiano Francesco Dalmazzo e Mons. Carini   105

VARIETÀ    107

BIBLIOGRAFIA    110

COOPERATORI DEFUNTI    111

UNA FAUSTA NOTIZIA

FIN dall'8 febbraio del 1893, il S. Padre Leone XIII per mezzo della S. Congregazione degli Affari Ecclesiastici Straordinarii stendeva il Decreto d'erezione del nuovo Vicariato di Mendez e Gualaquiza per l'evangelizzazione dei poveri selvaggi Jivaros dell' Equatore, affidandolo alla Pia Società Salesiana nei faustissimi giorni del suo Giubileo Episcopale. Pochi mesi dopo, i nostri Missionari si inoltrarono in mezzo a quelle foreste, e vi poterono impiantare una residenza a Gualaquiza, dove già esisteva una vecchia Cappella e intorno alla quale vi si trovavano parecchi gruppi di cristiani abbandonati. È vero che quella prima stazione nello scorso dicembre venne incendiata; ma, per la buona volontà di quei cristiani e dei poveri selvaggi, tosto un'altra ne sorse in pochi giorni - misera s'intende come la prima - la quale tuttavia comprende l'alloggio pei Missionari , l'Ospizio per una ventina di fanciulli indii e le scuole esterne.

Ora ci arriva da Roma la bella e consolante notizia che, nel Concistoro segreto del giorno 18 marzo u. s. il gloriosamente regnante Sommo Pontefice Leone XIII provvide a quel Vicariato Apostolico nella persona del nostro Missionario Don Giacomo Costamagna, preconizzandolo Vescovo Titolare di Colonia nell'Armenia.

Questa scelta torna assai gradita a quanti conoscono i meriti di Monsignor Giacomo Costamagna. Sono diciott'anni passati in un apostolato difficile, scabroso, pieno di pericoli, ma fecondo di grandissimi frutti per la gloria di Dio e la salvezza delle anime. Più volte l'infernal nemico ha tentato d'opporsi furibondo agli ardimentosi suoi disegni; ma, coll'aiuto di Dio e la protezione di Maria Ausiliatrice, egli n'è sempre uscito incolume e vincitore. La Patagonia lo ha visto pel primo posare il piede sulle sue zolle per impiantarvi la Croce di Cristo ; l'Argentina lo ha ammirato per tanti anni nel suo zelo instancabile, sempre intraprendente, e s'allieta di una moltitudine infinita di benefiche opere della sua sacerdotale attività in favore degli emigrati, a vantaggio del povero popolo e dell'abbandonata gioventù; ed ora l'Equatore si consola, perchè in Monsignor Costamagna saluta il tanto desiderato Vicario di Mendez e Gualaquiza, l'Apostolo degli infelici Jivaros, l'inviato del Sommo Pontefice.

Grazie adunque siano rese al sapientissimo Leone XIII!

ALLA VIGILIA DEL CONGRESSO

A BOLOGNA! A Bologna !

Ancora pochi giorni e la città, che da secoli ha scritto il suo nome nella storia della civiltà classica, ospiterà gli amici dell'Opera di Don Bosco, di questo gran servo di Dio, il quale con la sapienza dei Santi ha intuito il bisogno del suo secolo e vi apportò il rimedio efficace con l'operosità dell'agricoltore evangelico.

Noi, figli del vero amico del popolo, salutiamo commossi e con gli occhi bagnati di lagrime coloro che, non solo dalle varie contrade della nostra Penisola, ma anche da regioni straniere si dànno convegno in Bologna, per ispendervi é consecrarvi, a vantaggio dell'Opera Salesiana, quanto hanno di meglio, i consigli di una illuminata intelligenza e gli affetti di un cuore profondamente cristiano.

Quantunque avvezzi da lunghi anni ad ammirare lo slancio dei cattolici verso dell'Oratorio Salesiano, e testimonii, ogni giorno, di atti generosi, che vogliono restar nel silenzio e nell' oscurità per essere più largamente premiati in cielo ; tuttavia non ci saremmo aspettati che un simile avvenimento giungesse così presto a rallegrarci, a infonderci nuova alacrità, nuova lena nelle quotidiane fatiche per la diffusione del bene, per la salvezza dei nostri cari giovani.

È senza dubbio un commovente spettacolo. Il Pastore Eminentissimo della Chiesa Bolognese , che ama l'Oratorio Salesiano come la pupilla degli occhi suoi, incoraggia, promuove il Congresso; è, per così dire, alla testa di quello straordinario movimento, che lo prepara. Gli Eccellentissimi Presuli , d'Italia e fuori, mandando la propria adesione, hanno parole, che noi sappiamo di non meritare e dobbiamo unicamente attribuire alla loro bontà. Personaggi cospicui del Clero e del Laicato promettono di parteciparvi; la stampa cattolica è unanime nel diffonderne la notizia... Oh , davvero è il Signore, che ci vuol confortati in mezzo alle amarezze e alle tribolazioni inseparabili dal nostro apostolato. Sia benedetto il Signore !

E quali frutti non dovremo noi aspettarci dall' imminente Congresso ? Ah, il cuore che stavolta non c' inganna, il cuore ne dice, che i frutti del Primo Congresso Internazionale Salesiano saranno copiosi. E lo deduciamo non solo dallo zelo intelligente e operoso di coloro, che prenderanno parte alle adunanze, ma dagli argomenti inoltre, tutti pratici ed importanti, che vi saranno discussi.

L'educazione e l'istruzione. Fu il merito precipuo di Don Giovanni Bosco l'aver accoppiato l'una e l'altra per modo, che non possano dividersi, come oggi si tenta, purtroppo, da molti, i quali si limitano a formare la mente senza formare il cuore, a illuminar l'intelletto senza correggere la volontà. E qui fosse tutto ; chè, per male più grave, anche l' istruzione rassomiglia a corso d'acqua limacciosa e putrida, piuttosto che a dolce e limpida vena di ruscelletto tranquillo. Educare ed istruire , ecco il grande segreto e il solo mezzo per formare l'uomo; o se vuolsi, istruire cristianamente, perchè nell'istruzione veracemente cristiana è implicita l' educazione. Così educati per noi sono gli operai non meno degli studiosi nel vero e proprio senso della parola; perchè nella santificazione de' giorni del Signore, nella fuga della bestemmia, della crapula, della disonestà, a dir breve, nella pratica del bene e nell' astensione dal male sta la educazione quale fu sem pre intesa dai buoni e quale volle che fosse e riuscì ad ottenerla Don Giovanni Bosco.

Ma l'anima sua, infiammata come il sole e vasta come l'oceano, non si limitò alle contrade ove la fede è languida; sospirò a quelle eziandio dov'è morta, o, a meglio esprimerci, non ancora nata.

Ed ecco le Missioni salesiane nella lontana America e nelle altre parti del globo, argomento del quale pure si occuperà il Congresso di Bologna. Esso avviserà a' mezzi, con i quali si possa venir in soccorso dei nostri confratelli missionari, e mostrerà quanti e quanto urgenti sieno i loro bisogni, dacchè varcano ogni giorno nuove foreste e odono il sospiro di nuovi popoli sedenti ancora nelle tenebre e nell'ombra di morte.

E la stampa? non è anch'essa un apostolato? Anzi l' universalità dell' apostolato di un libro non è eguagliata da nessun altro. Il libro in migliaia e migliaia di copie si sparge ovunque ; penetra e rimane sia nei palazzi dei ricchi, sia nei tugurii dei poveri; non richiede fatica per esser letto. E, quando il suo autore non è più, il libro continua ad esercitare la sua influenza per anni e per secoli. Ebbene, D. Bosco, prima di dare la croce a' suoi sacerdoti missionari, divenn'egli apostolo e missionario della penna. Bollettini , giornaletti, letture cattoliche, biblioteche circolanti, volumi apologetici, edizioni purgate de' classici, antologie, drammi, racconti, che cosa mai non è uscito dalle officine di Don Bosco, di qua e di là dell'Atlantico ?

E tuttavia può dirsi un ruscelletto di fronte al mare immenso della stampa rea! I Congressisti di Bologna discuteranno dunque anche questo capitalissimo problema e faranno in modo che le edizioni salesiane spandansi , come fiocchi di neve, a ricoprire di un bianco manto la terra.

Ma la creazione al tutto nuova di Don Bosco, per la quale ebbe elogi, incoraggiamenti, favori spirituali dal S. Padre Pio IX, di venerata memoria, si è la Pia Unione dei Cooperatori Salesiani, di questo Terz'Ordine, come ci piacerebbe chiamarlo , dell'Oratorio, per il quale all'egoismo del secolo fu contrapposto il vero spirito della cristiana carità e chiamati i fedeli d'ogni condizione, luogo ed età a cooperar più direttamente ed efficacemente nelle sante industrie per il trionfo degli ideali cristiani. E il quarto argomento, del quale si tratterà nel Congresso, e quello da cui molto noi ci aspettiamo, perchè nel numero e nel fervore dei Cooperatori sono risposte, dopo che in Dio e in Maria SS. Ausiliatrice, tutte le nostre speranze.

Che cosa dobbiamo pertanto fare? In questi pochi giorni, che ancora ci sepa rano dal Congresso, preghiamo e preghiamo fervorosamente Iddio, affinchè illumini, guidi ed assista i membri della Santa Adunanza a conoscere e deliberar quello, che possa tornar maggiormente a gloria di lui, a incremento dell' Opera Salesiana, a bene della società moderna.

Noi, da parte nostra, e con noi tutti i giovani delle Case Salesiane innalzeremo al dator d'ogni grazia supplici voti, affinchè delle sue benedizioni consoli quelli che tanto ci amano.

E il nostro buon Padre, le ceneri del quale esulteranno di santa allegrezza là nella quiete- poetica di Valsalice, oh ! anch'Egli unirà in Cielo le sue alle nostre preghiere, e dalla Vergine SS. Ausiliatrice otterrà che tutti li accolga sotto il suo manto con particolare protezione, che li prosperi nelle loro famiglie , li appaghi nei loro desiderii e , quel che più importa, li faccia ricchi di meriti per il regno, dove la ricompensa è eterna.

Come procedono i lavori del Congresso.

Le cinque Commissioni, costituite per la preparazione del Congresso, dispiegano alacrità e costanza nel disimpegno degli ufficii ad esse affidati dal Comitato Promotore.

La Commissione del Tesoro

ha già ricevuto parecchie oblazioni; e comincia ad essere notevole il numero delle persone che hanno data l'offerta per essere Congressisti. Finora sulle varie classi di Congressisti da 5, da 10, da 15, è minore il numero degli ascritti alla prima. È evidente che dai più si comprende l'alta e salutare importanza di quest'Assemblea di uomini di buona volontà che intendono riunirsi unicamente per far del bene. Perciò le si vogliono apprestare i mezzi atti a raggiungere il fine, a cui essa mira. La suddetta Commissione spera che i buoni, cui il Signore fu largo di dovizie, l' aiuteranno con altre oblazioni straordinarie.

La medesima Commissione ha già ottenuto il ribasso del cinquanta per cento sui prezzi di viaggio in ferrovia. I relativi biglietti saranno validi per 13 giorni, e cioè dal 18 al 30 aprile inchiusi.

È vivo desiderio dei componenti questa Commissione che i Direttori Diocesani e i

Delegati Vescovili mandino il più presto che potranno all'Ufficio di Segreteria (Via Altabella, N. 6, lett. B., Bologna) l'elenco e le offerte di quelli che intendono costituirsi Congressisti. L'ufficio di Segreteria, rilascierà una ricevuta provvisoria da tramutare cinque giorni prima dell'apertura del Congresso nella tessera di ammissione, che sarà personale, e insieme alla ricevuta spedirà il Certificato o Carta di riconoscimento necessario a conseguire il ribasso ferroviario.

La Commissione Tecnica

composta di cinque distinti ingegneri, dopo avere visitati più locali ed esaminatili con perizia ed accuratezza, ha scelto per aula del Congresso la monumental chiesa del Corpus Domini, detta anche della Santa, perchè fondata da S. Catterina de' Vigri, dove si ammirano i dipinti del Franceschini , del Quaini e dell'Hafner, i pregevolissimi lavori di scultura del Mazza e d'altri celebri artisti.

La Commissione per gli Alloggi

incaricata di provvedere di alloggio conveniente gli Eminentissimi signori Cardinali, Arcivescovi, Vescovi, Rappresentanti di Vescovi , che interverranno al Congresso , alcuni dei più distinti Oratori, parecchi Sacerdoti Salesiani, nonche i giovani componenti la Schola cantorum degli Istituti Salesiani di Faenza, Parma, Torino e gli altri della Banda Musicale che eseguirà l' inno del Congresso, ha già ricevuto parecchie offerte di alloggi, ed altre ne spera ancora.

Gli Em.mi Cardinali che onoreranno di loro augusta presenza il Congresso sono già quattro e se ne spera un altro o due. Più di venti saranno i Vescovi che interverranno di persona. Altri dieci o dodici manderanno un rappresentante.

I membri di questa Commissione hanno inoltre intrapreso un giro per i principali alberghi della città, affine di stabilire con i proprietarii un prezzo equo, sia per l'alloggio che per il vitto. Presidente di questa Commissione è il signor Duca Dottor Lamberto Bevilacqua, Via d'Azeglio, N. 31, Bologna, al quale si potranno rivolgere quelli che fuori di Bologna desiderino, arrivandovi, di trovare alloggio sicuro, ed a prezzo giusto. Anzi questa Commissione porgerà ai Congressisti a mano a mano che usciranno dalla stazione della ferrovia, una scheda indicante gli alberghi e i prezzi.

La Commissione per la stampa

intende a divulgare per mezzo di giornali l'annunzio del Congresso, la sua importanza, e i grandi vantaggi sociali e religiosi che se ne ripromettono i promotori di esso.

Anzi di questa Commissione è bene si sappia, che sta preparando due numeri così detti unici, con illustrazioni, da diffondere prima del Congresso in tutta Italia, e peculiarmente nelle regioni vicine a Bologna, a qualche distanza di tempo l'uno dall'altro.

La Commissiono per le funzioni religiose e i festeggiamenti a Bologna

ha prescelto per le funzioni religiose la Basilica di S. Domenico, ove riposano le ossa del grande e santo fondatore dell' ordine dei PP. Predicatori, e che è ricca delle opere del pennello di Guido Reni, dello scalpello di Michelangiolo e di altri sommi artisti. In quel vasto presbiterio si collocheranno convenevolmente gli E.mi Cardinali, e gli Ecc.mi Arcivescovi e Vescovi.

Due saranno le principali funzioni, l'una di apertura, l'altra di chiusura del Congresso. La prima consisterà in una Messa De Spiritu Sancto pontificata da un Cardinale, ed accompagnata da musica del Palestrina, eseguita dalla Schola Cantorum dei giovanetti Salesiani insieme ad artisti bolognesi. La seconda consisterà nell'Esposizione del SS.mo Sacramento, con analoghi mottetti musicali, il canto dell'Inno Ambrosiano a voce di popolo, il Tantum Ergo e qualche altro mottetto finale in musica.

Nelle sere dei giorni del Congresso avrà luogo un'altra funzione religiosa con la Trina Benedizione impartita da un Vescovo, e forse con un sermone al popolo.

In onore dei Congressisti sarà data una accademia di canto e poscia di suono. Sappiamo che anche il Quartetto Bolognese contribuirà ad accrescere a quell' Accademia splendore (1).

Il Sotto-Comitato Femminile

costituito per rappresentare le Cooperatrici Salesiane, e per raccogliere offerte con cui sopperire alle spese del Congresso, risponde largamente al mandato ricevuto. Il Direttore di esso, Sig. Dott. D. Giacomo Carpanelli, Parroco alla SS. Trinità, è grandemente consolato più che dalla somma rilevante di oltre tre mila lire che le signore Bolognesi gli hanno mandato, dal modo pio e gentile con cui gli si ritornano i moduli della sottoscrizione.

Di fatto : quasi tutte si dichiarano dolenti di non avere potuto raccogliere una somma maggiore ; il che denota come esse siano altamente penetrate della importanza di questo Congresso, e come desiderino che approdi a felice risaltato. La pietà ha saputo suggerir loro industrie ammirabili per moltiplicare le offerte. Alcune signore hanno posto in capo alle schede, che veramente non erano poche, una offerta non piccola con queste parole: per incoraggiamento. Altre vi hanno scritto sopra: per i giovanetti operai. Altre hanno sfidata la pessima stagione, e si sono recate dalle amiche e conoscenti per spillar loro una offerta. Una ha consegnato alla sua sartrice un salvadenaro, pregandola à chiedere agli accorrenti in quel laboratorio un soldo per il Congresso. Una buona cameriera ha raccolto 90 lire. Una illustre dama ha dato 300 lire: un'altra 100: chi 50, chi 30 e via discorrendo.

Che se la somma di tre mila lire si è superata con la raccolta effettuata da neppure duecento sopra quattrocento signore, alle quali fu mandata la lettera di invito, è da ritenersi con fondamento che l' anzidetta somma di tre mila lire si raddoppierà. Avanti adunque, o signore, con generosità e co stanza. Chi non ha per anco inviata la sua raccolta, la compia con sollecitudine, e la trasmetta al Parroco della SS. Trinità nel suo domicilio in via S. Stefano, N. 87, Bologna, ovvero, se torna più comodo, all'ufficio di Segreteria del Congresso presso la Tipografia Arcivescovile, dove egli risiede tutti i giorni non festivi, dalle 12 alle 14.

A questo punto erano giunti i lavori preparatorii pel Congresso in Bologna al 25 dello scorso Marzo. Consolante è poi l'entusiasmo suscitato per questo Congresso dalla pubblica stampa non pure italiana, ma ben anche estera. L'egregia Unione di Bologna ogni giorno interessa i suoi lettori con opportuni articoli e documenti. Altri ottimi giornali di tutte le principali città d'Italia escono a quando a quando con norme , avvisi e comunicati. Parecchi giornali tedeschi , francesi, spagnuoli ed inglesi poi trattano del nostro Congresso con molto amore, e sovente taluni anche diffusamente. Essi lo chiamano il Congresso della educazione della gioventù, e se ne ripromettono frutti consolantissimi. Vi si faranno rappresentare e ne pubblicheranno poi anch'essi ampie relazioni. Di tutto sia lode e gloria a Dio !

(1) V. più avanti il programma in disteso di questi festeggiamenti.

LE FUNZIONI RELIGIOSE.

Il giorno di martedì 23 aprile, giorno d'apertura del Congresso, alle ore 7 1/2, nell'ampia Basilica di S. Domenico, capace di quattordici mila fedeli, che sarà per la fausta circostanza splendidamente parata come nelle solenni circostanze, avrà luogo la Messa solenne, pontificàta da un E.mo Cardinale Arcivescovo. Vi si canterà la Messa Iste Confessor del Palestrina.

A questa Messa, la cui esecuzione musicale è affidata agli allievi salesiani della Schola Cantorum di Parma, colla cooperazione di artisti bolognesi, assisteranno in mitra tutti gli Ecc.mi Vescovi che interverranno al Congresso, e che al 25 di marzo sommavano a trenta circa.

Nelle sere dei giorni 23 e 24 avrà luogo una funzione religiosa, durante la quale un E.mo Arcivescovo terrà discorso al popolo e che sarà chiusa dalla benedizione impartita da un Eminentissimo Cardinale.

Nelle mattine dei giorni 24 e 25 la Messa sarà celebrata da Sua Eminenza il Cardinale Arcivescovo Domenico Svampa, accompagnata da mottetti di stile classico eseguiti dalla predetta Schola Cantorum dell'Istituto Salesiano di Parma.

La sera del 25, giorno di chiusura del Congresso, dopo l'Esposizione del Santissimo, si canterà il Te Deum a voce di popolo, alcuni mottetti classici, Tantum Ergo, dandosi termine colla Trina Benedizione del Venerabile impartita da un E.mo Cardinale.

Questo per quel che riguarda le funzioni religiose che accompagneranno il Congresso Salesiano.

La sera poi del 25, giorno di chiusura del Congresso, nel locale del Congresso medesimo, che, come si è detto, sarà nella chiesa monumentale detta della Santa , illuminato a luce elettrica , avrà luogo un' accademia letteraria e musicale, alla quale prenderanno parte oltre gli alunni citati della Schola Cantorum, distintissimi artisti bolognesi, nonchè il Quartetto della stessa città.

Dopo i saluti d'uso, si reciteranno poesie di circostanza, quindi si eseguiranno il Super Flumina Babylonis del compianto Gounod, l'Adoramus te Christe del maestro bolognese Perti, che fu maestro del celebre P. Martini, nonchè due laudi spirituali del 400 e 500.

Tutto induce a credere che il Congresso riuscirà splendidamente, quale cioè è nei voti dei promotori, e che apporterà quei frutti salutari che tutti i buoni si ripromettono.

Ai Corrispondenti Diocesani.

Lettera di S. Ecc. R.ma Mons. ZOCCOLI.

REVERENDISSIMO SIGNORE, Bologna, 26 Febbraio 1895.

SE in ogni tempo le opere di Religione e di carità ebbero mestieri dell' aiuto dei buoni per mantenersi e prosperare, più ne abbisognano ora che la Chiesa impoverita non può sostenerle col patrimonio affidatole dall'avita pietà. Questo bisogno poi cresce a dismisura, quando si consideri che quelle opere per quanto si moltiplichino e dilatino, non sono mai pari alle supreme necessità in cui versa la società presente.

Il perchè seguendo un impulso che ci parve disceso dall'alto, noi divisammo renderci promotori di un Congresso dei Cooperatori Salesiani di D. Bosco, da tenersi il 23, 24, 25 aprile p. v. in questa città, il quale ispirandosi dalla carità del benemerito Sacerdote, e studiando i mezzi di introdurre le opere da lui istituite nei luoghi ove mancano, e di ampliarle colà dove esistono, apprestasse al civile consorzio un validissimo mezzo di miglioramento morale.

Affinchè però dal concepito disegno scaturiscano i frutti che noi vagheggiamo, è indispensabile che tutti i Cooperatori Salesiani ci porgano il loro aiuto. Il perchè ci rivolgiamo alla S. V. che già appartiene al novero dei Cooperatori, e in mezzo ad essi o sostiene l'ufficio di Direttore Diocesano, od è stato designato a noi dal suo Rev.mo Ordinario, per supplicarla a volere

I. radunare il più presto che Le è dato i Cooperatori Salesiani di codesta Diocesi, e dar loro conoscenza della circolare di invito del Comitato Promotore e del programma del Congresso (1).

II. esortare i medesimi Cooperatori ad innalzare a Dio , sì in comune che in privato, fervide preghiere pel buon esito del Congresso ;

III. invitarli ad intervenire al Congresso, e indicarci il più presto che potrà il numero approssimativo dei Cooperatori che verranno di persona, affinchè possiamo a tempo opportuno trasmettere a Lei le rispettive tessere ;

IV. inviarci un saluto fraterno da comunicarsi al Congresso, e un atto di adesione alle deliberazioni del medesimo, accompagnandoli di un' offerta anche tenue raccolta fra quelli che non potranno intervenire.

Lo zelo che la S. V. nutre per la Religione, e l'affetto vivissimo che porta alla venerata memoria di D. Bosco ed alle sue istituzioni, ci stanno mallevadori che la S. V. corrisponderà con sollecitudine e ardore alla preghiera che Le abbiamo indirizzato.

In questa dolce fiducia ci è caro porgerle in anticipazione le migliori azioni di grazie, e professarci

Di Lei, Rev.mo Signore,

Devotissimo

Pel Comitato Promotore

Il Presidente

NICOLA, Vescovo di Sebaste, Vic. Gen.

Il Segretario Parroco GIACOMO CARPANELLI.

BOLOGNA AI CONGRESSISTI

SuL finire dell'aprile prossimo, e precisamente nei giorni 23, 24, 25, converranno a Bologna, non pure dall'Italia, ma dalla Francia, dal Belgio, dalla Spagna, dall'Austria, dall'Inghilterra, dalla Germania, dalla Svizzera e fors'anche dalle Americhe, molti dei Cooperatori Salesiani di Don Bosco, parecchi dei quali ragguardevolissimi o per la dignità di cui sono insigniti, o per l'altezza dell'ufficio che sostengono, tutti poi illustri per meriti preclari di virtù e di dottrina. Mi basti accennare al Card. Capecelatro, Arcivescovo di Capua ; al Card. Galeati, Arcivescovo di Ravenna ; al Card. Egidio Mauri , Arcivescovo di Ferrara ; al Card, Ferrari, Arcivescovo di Milano ; a Mons. dei Conti Riccardi , Arcivescovo di Torino ; all' Arcivescovo di Modena ed a quello di Chieti : al Vescovo di Liegi , Monsignor Doutreloux , chiamato il Vescovo degli operai ; al Vescovo di Montpellier ; a quello del Canton Ticino ; a quello di Fano, Faenza, Colle d'Elsa, Todi, Montepulciano, Fossano, Guastalla. Montefeltro, Ancona, Gallipoli, Fabriano e Matelica ; al prof. Augusto Conti di Firenze, filosofo e letterato di fama europea ; all'avvocato Baroni di Lodi ecc. ecc. Nè questi sono i soli che abbiano data parola di intervenire. Da molti altri ancora attendiamo la promessa di loro presenza.

In quei giorni Bologna vedrà accrescersi sulle piazze, sotto i suoi portici, dentro le sue chiese, davanti ai suoi monumenti il movimento, la vita, la letizia.

Però nell'incontrarsi dei nostri con i volti di tanti in prima non veduti , non ci accadrà di doverli giudicare per istranieri. No : noi Bolognesi fisseremo in loro lo sguardo quasi se da lunga pezza conosciutici, da lungo tempo non ci fossimo veduti; perocchè essi sono a noi più che amici , fratelli ; fratelli per quel vincolo soprannaturale di fede che ci accomuna in una famiglia sola, vasta quanto la terra , malgrado le barriere dei confini naturali e politici, la diversità della stirpe e del linguaggio. Fratelli per quel sentimento altissimo di carità cristiana, onde l'uno muove al soccorso dell'altro, e tutti a vicenda ci confortiamo di consigli e di lumi ; fratelli che moltiplicando con l'unione le forze , cospiriamo insieme a rendere cristiana la gioventù, virtuoso l'operaio, e per ciò a preparare un rinnovamento sociale, di cui si vantaggeranno ad un tempo la patria celeste e la terrena.

Quei nostri fratelli, d'oltr'alpe e d'oltre mare, verranno a noi con l'ulivo della pace tra le mani, e noi muoveremo loro incontro, dicendo : Benedetto chi viene nel nome del Signore!

Saranno quei tre giorni del Congresso in Bologna quasi un'oasi nel deserto della vita quotidiana reso arido dagli odii , dalle inimicizie, dalle ambizioni, dalle prepotenze, dai fremiti di rivolta, dall'egoismo, brutta parola che racchiude concetto più brutto ancora. In quell'oasi ci riposeremo all'ombra del grande albero del bene, che è la carità del Nostro Signore Gesù Cristo ; e ne staccheremo i frutti soavissimi che ne pendono per darne parte a tutti , anche ai nemici nostri, a cui pure vogliamo giovare, sinceramente, grandemente.

Quel Congresso, a cui certo benedirà Colui che è adiutor in opportunitatibus, in tribulatione, riescirà a decoro e lustro dell'ospitale e dotta città nostra, e per alcuni giorni, anche a suo vantaggio finanziario.

Da queste considerazioni rampolla la sicurezza che Bologna adempirà con suprema cortesia i sacri doveri di ospitalità che le incombono. Le migliaia di persone che prenderanno parte al Congresso, tornate in patria , narreranno agli amici ed ai congiunti, che Bologna, la quale accolse nel Medio Evo i rappresentanti di tutte le nazioni per erudirle nella scienza del diritto, e nel 1888 ne festeggiò i discendenti venuti a congratularsi con lei dell'ottavo centenario del suo studio, anche nell'anno che corre, li accolse festosa per animarli a compiere le opere di carità e di rinnovamento sociale, sotto le insegne, gli esempi e la guida di Don Bosco !

DOTT. D. GIACOMO CARPANELLI.

(1) V. nel nostro numero precedente.

La città del primo Congresso Salesiano

Bologna chiamata felsina degli Etruschi, è una delle più antiche e ragguardevoli città d'Italia: grande sontuosa e tale da poter disputare sotto i più onorevoli rapporti il primato alle antiche capitali.

Situata a pie' dell'Appennino, è bagnata dalle acque che da quel monte discendono.

I Romani la costituirono principale delle Colonie della Gallia togata. Fu insignita di privilegi da Ottaviano Augusto imperatore e dai successori di lui.

Le fu predicata la fede da S. Apollinare, mandatovi da S. Pietro stesso. A quell'epoca risalgono i gloriosi martiri Bolognesi Ermete, Aggeo, Caio, Vitale ed Agricola.

Il primo Vescovo di Bologna, di cui si serbi memoria, fu S. Zama, inviatovi e consacrato dal Pontefice S.Dionisio, l'anno 270.

Nel 430 il Papa S. Celestino I eleggeva Vescovo di Bologna S. Petronio, figlio di Petronio , prefetto del pretorio , siccome celebre per pietà ed eloquenza. Questi fu uno dei più grandi benefattori e ristoratori della sua città vescovile, e ben a ragione ne fu dichiarato Patrono ed i Bolognesi dedicarono una monumentale Basilica al glorioso di lui nome.

L'università di Bologna, che risale ai tempi di S. Petronio, fu in sì alla fama, che da tutte le nazioni per varii secoli vi concorsero quanti vi erano spiriti desiderosi di civiltà e dottrina. Vi si contarono talvolta 12,000 studenti.

Tra i Vescovi che ressero la città di Bologna, sette ascesero al soglio Pontificio, e gli ultimi due erano di nascita bolognesi, vogliam dire Gregorio XIII e Benedetto XIV di gloriosa memoria.

Vi si ammirano in copia preziosi monumenti e sacri e profani che attirano gran numero di visitatori.

Conservasi in Bologna la gloriosa tomba di San Domenico nella vasta Basilica a lui dedicata e la salma incorrotta di S. Catterina dei Vigri, illustre concittadina.

Fuori di Porta Saragozza corre un porticato di 666 archi che conduce fino al Santuario della Madonna di S. Luca, che sorge sul vicino colle detto della Guardia. Vi si venera una miracolosa immagine di Maria SS., la quale per tradizione vuolsi dipinta dall'Evangelista S. Luca.

Un saluto di Torino a Bologna

ALLA vetusta Felsina dei tempi eroici, alla dotta Bonomia del Medio Evo che, fra il tramonto di un'era agonizzante nel selvaggio amplesso di brutali invasori, e l'aurora di un'età nascente resse invitta lo scettro della scienza, irradiando le gesti nella sublime luce del vero, alla vaga Bologna capitale delle forti Romagne, il saluto di Torino italiana e cattolica !

I figli dell'immortale D. Bosco, del grande apostolo di Cristo, che dall'arida miscredenza del nostro secolo seppe far germogliare all'alito della fide i fiori dolcissimi della carità che vivifica, allieta e rinnova popoli e nazioni nel bacio divino della fratellanza cristiana, hanno chiesto l' ospitalità di Bologna per celebrarvi il solenne adularsi del Primo Congresso dei Cooperatori Salesiani. E Bologna, che, pari all' amore indomabile di libertà, seppe ognora serbare ardente il culto di quella religione ch'è sacro palladio di vera e nobile indipendenza, rispose all'invito collo slancio delle sue altissime tradizioni.

L'illustre suo Presule, l'eminentissimo Cardinale Domenico Svampa, che nel fatidico nome ricorda lo splendore della fiammante porpora romana e prelude insieme alla suprema vittoria della Chiesa cattolica su tutta la terra nell'ignis ardens di S. Domenico, diede pel primo l'inclito esempio, assumendo la Presidenza Onoraria del futuro Congresso che, nelle cupe tenebre dell'ora tempestosa che ci affanna, sarà un mistico raggio di sole nell'azzurro del cielo sereno.

Ossequenti al suo alto volere ed all' impulso generoso del cuore, egregi patrizi e venerandi prelati si unirono in zelante Comitato Promotore. Nè bastò ancora, poichè, al caldo invito d'un facondo oratore salesìano, le pie signore, le gentilissime dame, le nobili matrone bolognesi si radunarono esse pure in Comitato di preparazione al futuro Congresso per ispianargli la via nelle anime e nelle coscienze ; per favorirne il successo colle quotidiane preghiere; per promuoverne il decoro e le feste con generose oblazioni.

Così quest'eletta di signore, che portano degnamente i più celebri nomi del patriziato italiano, ha, coll'intuito squisitamente sensibile e sagace della donna, compreso la grandissima importanza dello straordinario avvenimento, che si compierà costì in aprile, tra gli ultimi profumi delle viole e i primi olezzi delle rose, e vi dona il suo valoroso aiuto di fede e di azione efficacissimo.

Per vero infatti l'opera mondiale della Cooperazione Salesiana realizza mirabilmente l' ideale della fratellanza evangelica, e, di contro alle insane utopie del socialismo, innalza la vittoriosa bandiera dell'unione perfetta di anima e di cuore fra milioni di credenti sparsi per tutto il mondo, diversi fra loro di paese, di lingua, di classe, di costumi, di stirpe, ma tutti avvinti in una sola fede, in un solo altissimo scopo di rigenerare la società col crescere oneste, laboriose e cristiane le generazioni del popolo, e di civilizzare i selvaggi nel verbo redentore del Vangelo.

Bellissima e santa idea che fa riguardare la Cooperazione Salesiana come il Terz' Ordine del secolo XIX !

Nell'opera provvidenziale di Don Bosco trovò spiegazione la parabola del granello di senapa, narrata dal Nazareno, che si spande e prospera e fruttifera per tutta la terra ; poichè dal nulla egli, povero ed umile sacerdote, senza risorse di fortuna, senz'appoggio di potenti, edificò quattrocento case d'istruzione, di educazione, di lavoro poi derelitti figli della plebe, ed allato ai laboratori istituì scuole, aperse chiese, fondò collegi, inaugurò seminari, edificò monasteri, poi quando l'Europa gli parve angusta all'eccesso del suo zelo di apostolo che al magnanimo coraggio di un Saverio univa la mite, angelica dolcezza di un Francesco di Sales, mandò i suoi figli ad affrontare i marosi dell'oceano, gli ardori del tropico, i ghiacci del polo, le insidie degli empi, il contagio dei lebbrosi, la ferocia dei barbari per salvare le anime nel motto sublime Da mihi animas coetera tolle!

Quindi è che dalle ricche metropoli della colta Europa, dalle vergini foreste della giovane America, dalle immense pianure dell'Asia, dagli scogli della remota Oceania, da tutte le parti ove il nome di Don Bosco risuonò benedetto nell' eroismo dei suoi missionari, nell'abnegazione dei suoi sacerdoti, nella virtù delle sue vergini, inspirando ammirazione, riconoscenza e simpatia, converranno costì i Cooperatori e le Cooperatrici Salesiane all' appello del venerando successor suo.

E voi sarete pronti a riceverli ed ospitarli con quelle accoglienze oneste e liete che son proverbiali nella città del sapere e della cortesia, voi, o egregi signori ; voi, o piissime gentildonne, il cui fervido entusiasmo per la santa causa è ripetuto colla gran voce della stampa in tutte le nazioni che vi rendono omaggio di vivissimo encomio.

Noi ci uniamo quindi ben di cuore a queste meritatissime lodi, acclamando all'illustre Cardinale Arcivescovo, ed a quanti concorrono col senno, coll'obolo, colla mano, coll' ingegno alla splendida riuscita del venturo Congresso che segnerà una data memoranda nel risveglio cattolico di questi fortunosi tempi o nella storia religiosa di questo secolo che tramonta.

Torino, la città del Sacramento, della Sindone e della Consolata che, accanto ai prodigi del Cottolengo, vide nascere e giganteggiare tra le sue mura l'opera mondiale di Don Bosco, Torino ha il diritto e il dovere di essere prima fra le città italiche a tributare elogio alla valorosa, fedele sorella.

Onore e plauso alla cara energia, alla carità eperosa della cattolica Bologna!

Plauso ed onore a voi, esimio gentildonne, che ci siete luminoso esempio di fede e di azione !

Le nazioni civili che i Salesiani hanno stretto in vincoli nuovi di fraterno affetto, vi guardano e vi ammirano.

I popoli remoti che i Salesiani hanno conquistato al labaro di Cristo vi guardano e vi benedicono.

Le donne torinesi vi salutano a festa, bene augurandosi che, mercè vostra, la cattolica Chiesa possa nelle gloriose sue pagine segnare un novello trionfo !

C. ROSA FORNELLI.

Onoriam Maria nel Mese a Lei dedicato,

Il 23 del corrente Aprile, giorno in cui a Bologna s'aprirà il solenne Congresso internazionale dei Cooperatori Salesiani, a Torino nella Chiesa di Maria Ausiliatrice si darà principio al bel Mese dedicato alla divozione della gran Madre di Dio e Madre nostra Maria.

Al mattino dei giorni feriali, dopo la Messa delle ore 5 1/2, ed alla sera alle 19 dopo il canto d'una lode, si terrà un breve discorso e si darà la Benedizione col SS. Sacramento. Nei giorni festivi questi discorsi avranno luogo dopo i Vespri delle ore 14 1/2 e delle 16 1/2.

Invitiamo caldamente i Cooperatori e lo Cooperatrici di Torino a prendere parte a queste funzioni; ed esortiamo tutti gli altri a volersi unire con noi in ispirito a celebrare con divozione speciale il prossimo Mese di Maggio, il quale, siccome mese dei fiori, è dedicato ad onore e gloria di Maria, che, dopo Gesù Cristo suo Divin Figliuolo, è il più vago che sia sbocciato nei giardini di Dio, è la mistica rosa che ovunque spande il profumo delle più soavi virtù, è la creatura più bella e più amabile che innamora il cielo e la terra.

Onoriam tutti Maria col recitare ogni giorno o in casa o in chiesa qualche speciale preghiera. Se ci è possibile, assistiamo ogni mattino alla S. Messa e prendiamo parte alle funzioni che ad onore di Lei si celebrano in questa od in quella chiesa. Se non ci fosse possibile recarci in chiesa, imitiamo l'esempio di quei buoni cristiani, che espongono in luogo decente della casa o sotto a qualche porticato il quadro o la statua della Madonna, in forma di altarino, e lo adornano come meglio possono di luci e di fiori, e poscia alla sera, prima o dopo cena, vi si raccolgono in comune con tutta la famiglia e magari con tutto il vicinato, cantano una lode, recitano il Santo Rosario, fanno breve lettura in apposito libro pel Mese Mariano, estraggono a sorte un fioretto per il domani, cantano le Litanie Lauretane e finiscono con una breve preghiera per le Anime Sante del Purgatorio. Se in casa vi sono dei fanciulli e delle giovanette, sarebbe ottima cosa incaricare or l'uno or l'altro di essi di aggiustare l'altarino e di ornarlo di fiori; quest'ossequio mentre tornerebbe assai gradito alla Beata Vergine, gioverebbe altresì a piamente educare i teneri cuori e per tempo indirizzarli a Lei, che quale amorosa Madre va dicendo : Si quis est parvulus, veniat ad me: Chi è piccolo, venga a me e troverà vita e salute: Et inveniet vitam et hauriet salutem a Domino.

Ma ricordiamoci che non potremo piacere alla Madre offendendo il suo Divin Figlio; quindi primo ossequio da presentarsi a Maria in questo bel Mese sia la fuga del peccato mortale ed anche del veniale deliberato. Facciam fermo proposito di bandire dal nostro cuore e dalle nostre famiglie l'offesa di Dio, ed accostiamoci con frequenza ai SS. Sacramenti della Confessione e della Comunione.

In questo modo praticato, il Mese di Maria sarà una divozione salutare, come intende la Chiesa, una divozione atta a conservare ed accrescere la pietà cristiana, una divozione che condurrà negli individui, nelle famiglie, nelle popolazioni la riforma dei costumi, alla maggior gloria di Dio, a salvezza delle anime, a, vantaggio della civile società.

Come stimolo a ben celebrare questo Mese, notiamo che Papa Pio VII di santa, memoria, con suo Decreto 21 Marzo 1815 concesse le seguenti indulgenze:

1.° 300 giorni d'indulgenza per ogni giorno a tutti quelli che in pubblico o in privato fanno qualche pratica di pietà, in onore di Maria Santissima.

2.° Indulgenza plenaria nel giorno della chiusura o in qualsiasi giorno di detto mese, in cui si faccia la Confessione e la Comunione.

I Cooperatori Salesiani nel mese di Maggio quest'anno possono inoltre acquistarne molte altre, com'è facile vedere nel libro d'iscrizione a loro spedito. Notiamo solamente le plenarie che possono lucrare nella festa dei SS. Apostoli Filippo e Giacomo, 1 Maggio, nel Patrocinio di S. Giuseppe, quest'anno al 5 Maggio, nella solennità dell'Ascensione di Nostro Signore, 23 Maggio - e per tutti quelli che interverranno, confessati e comunicati, alla solennità di Maria Ausiliatrice, 24 Maggio.

Raccomandiamo poi sin d'ora ai Direttori, Decurioni, Comitati, Cooperatori o Cooperatrici che vedano d'organizzare per tempo la Conferenza prescritta dal Rego lamento per la festa di Maria Ausiliatrice. Nell'occasione della festa di S. Francesco si è dimostrato un vero slancio generale per tenere la prima Conferenza ; non venga questo meno, ma aumenti per la festa della nostra Signora e Madre Maria Ausiliatrice.

NOTIZIE DEI MISSIONARI DI D. BOSCO

Per la Repubblica Argentina.

Il giorno 22 febbraio scorso, dopo aver dato l'addio in forma tutto privata ai loro Superiori e Confratelli, salpavano dal porto di Genova quattro nuovi Missionarii Salesiani, guidati da D. Pietro Milano che ritornava alla sua residenza di S. Nicolas de los Arroyos, e destinati ad accrescere il personale delle Case dell'Argentina, le quali pel grande loro sviluppo ne risentivano troppo il bisogno. Noi li abbiamo accompagnati con le nostre preghiere, ed a giorni speriamo di ricevere l'annunzio che sono giunti felicemente sul campo del lavoro.

EQUATORE Otto mesi nel Vicariato di Mendez e Gualaquiza

Da un manoscritto del Missionario D. Francesco Mattana togliamo le seguenti notizie che sono la cronaca fedele ed esatta della Missione Salesiana di Gualaquiza dall'Aprile al Dicembre u. s.

1 APRILE 1894. - Fin da questo primo anno abbiamo potuto celebrare nella vecchia cappelletta tutte le funzioni della settimana santa , alle quali presero parte con molta pietà e divozione i pochi cristiani e parecchi Jivaros. Fuvvi l'adorazione del S. Sepolcro, la solenne processione, la lavanda dei piedi, la benedizione del Fonte battesimale, parecchi sermoncini e si finì con un bel numero di S. Comunioni che devono certamente aver rallegrato il Cuore Sacratissimo di Gesù. - La Domenica di Pasqua ho dovuto celebrare due volte per dar comodità a tutti di ascoltare la S. Messa, essendo andato D. Spinelli a S. Josè a celebrare la S. Pasqua con quella popolazione. - Lunedì poi è partito anche il caro Pancheri per intraprendere una lunga e difficile escursione verso Mendez (1). Sono quindi rimasto solo col confratello Jurado e con otto giovanetti bianchi che ci stanno in casa come interni. - Un bel numero di giovanetti Jivaros che vanno e vengono quando e come loro talenta, già impararono il Segno della Croce , il Pater noster , l' Ave Maria, il Gloria Patri e le lettere dell' alfabeto castigliano. - Indicibile è l'amore e la stima che hanno per noi i selvaggi, i quali accorrono a noi da ogni parte, perchè in tutto l' oriente si è sparsa la voce che a Gualaquiza sono arrivati Padri molto buoni, molto affabili e che sono tutto cuore per gli Indii.

16 APRILE.. - Da Pasqua a questa parte ho potuto battezzare parecchi bambini di Jivaros : il maggiore dì essi tocca i dieci anni. - Ieri si è solennizzato anche qui il Patrocinio di S. Giuseppe. Si cantò Messa in canto fermo con accompagnamento d' harmonium, si tenne discorso, processione colla statua del Santo, ed era consolante vedere un gran numero di Jivaros mettersi in fila anch'essi frammezzo ai cristiani. Fu ieri la prima volta che si suonò l'harmonium, e gli Jivaros meravigliati di quelle note ci chiedevano se entro vi fossero dei piccoli cantori.

20 APRILE. - Ho visitate parecchie famiglie di Jivaros ed ho avuto buone speranze di conversioni. Un venerando vecchiotto di circa cento anni, colui che fa da sacerdote dei selvaggi, mi ha promesso che prima di morire anch' egli vuol farsi battezzare. Voglia il Cielo che sia presto, perchè il suo esempio sarà seguito da tantissimi altri.

Un giorno, mentre mi recava a far queste visite, m'imbattei nelle ossa di una povera India che era stata uccisa poco tempo prima da una tribù di Jivaros nemici. Scesi da cavallo, le raccolsi, le portai alla Missione e due giorni dopo le seppellimmo nel Cimitero. Gli Jivaros cristiani sapendo che la poveretta era cercata a morte dai loro nemici, pensarono di versarle l'acqua in testa, come qui dicono, per battezzarla. La sua uccisione avvenne due giorni dopo questa funzione: speriamo quindi che l' anima sua sia in Paradiso.

30 APRILE. - Il Missionario deve fare anche da medico. Una mattina della scorsa settimana, appena finita la Messa, arrivarono di gran corsa alla Missione alcuni Jivaros chiedendomi per un ammalato. Insellai tosto la mula, e via di corsa con loro. Dopo aver camminato parecchie ore e non sempre a cavallo, tra boschi, balzi e dirupi, arrivai al tambo del povero infermo. Se ne stava costui sdraiato sopra di un tavolone, formato di grossa corteccia d'albero, rivoltolandosi continuamente in preda ai suoi dolori e gridando come un disperato. Lo attorniavano un gran numero di Indii e Indie per compassionarlo. Al mio arrivo scattarono tutti in grida di gioia e di allegrezza e saltandomi intorno : Padre Francisco, dicevanmi, pronto pronto remedio, que ya moriendo estando nuestro Mascho. Cessate le grida, l'infermo mi volle abbracciare e baciare la mano con grande espressione d'affetto, mentre andava egli pure ripetendo

Padre, pronto tomando remedio no tomando remedio, moriendo -

Padre , presto , presto la medicina, perchè senza di essa io muoio. - Lo interrogo, lo esamino bene e m'accorgo che ha bisogno più che tutto di potenti fregazioni. Gli faccio bere una pozione calda e poi mi metto all'opera pei massaggi nelle varie parti del corpo, specialmente dove più forti erano i dolori. In un momento questi scompaiono, l'infermo comincia a sorridere, a ringraziarmi, e la desolante scena di prima si cambia in una festa allegra e cordiale per quella famiglia e per tutti i vicini che vanno gridando: Il Padre Francesco ha guarito il nostro Mascho. In mezzo a questa festa vidi un Jivaro che se ne stava rincantucciato da solo e tutto mesto. Era il povero brujo o medico, che non essendo riuscito con tutte le sue stregonerie a diminuire i dolori di Mascho, aveva osservato con grande curiosità quanto aveva praticato io coll'ammalato, e poi vedutolo guarito, si teneva molto umiliato.

5 MAGGIO. - Fra qualche giorno partirò alla volta di Cuenca per trattare affari di questa Missione, e poi per intraprendere una predicazione a Sigsig, dietro preghiera di quell'ottimo Vicario Foraneo, sig. D. Josè Piedra, e visitare tutti gli abitanti cristiani della nostra Parrocchia.

15 MAGGIO. - Mercoledì scorso, 9 corrente, lasciato a Gualaquizza D. Spinelli coi confratelli Pancheri e Jurado, sono partito alla volta di Cuenca , dove sono arrivato oggi alle 9 1/2 antimeridiane. Mi ha accompagnato il primo alunno che è entrato in casa, certo Michele Romero, e tre Jivaros due dei quali già cristiani.

Abbiamo avuto un cattivo viaggio. La prima notte la dovemmo passare in riva al fiume S. Josè, riparati solamente da una grossa pietra, per essere questo fiume sì gonfio da non poterlo traghettare a cavallo. All'indomani le acque erano diminuite un poco, ma non tanto da non correr pericolo di essere travolti col cavallo; tuttavia ci siam fatti animo, e, grazie a Dio ed a Maria Ausiliatrice, l'abbiam attraversato felicemente e potei arrivare a Cuchipamba a dir Messa , dopo della quale battezzai un bambino. - Anche a Chiguinda ebbi ad esercitare il sacro ministero. - A Sigsig ed a S. Bartolomeo esperimentammo ancora la cortese ospitalità dei due Parroci Sigg. Fratelli Piedra. -

A Sant'Anna dovemmo dormire per terra e coperti dai nostri abiti tutti inzuppati della pioggia presa lungo la giornata : fu gran fortuna che abbiam trovato una casa per ripararci dai venti.

23 MAGGIO. - Scopo della mia andata a Cuenca fu di trattare alcuni affari riguardanti la nostra Missione di Gualaquiza con le Autorità Ecclesiastiche e Civili, pagare alcuni debiti e farne dei nuovi più grossi dei primi. Io ne sono partito molto soddisfatto. L'alunno che mi accompagnava ebbe una graziosa moneta e belle parole di consolazione e d'incoraggiamento dall'Ecc.m° Vescovo, ed i tre Jivaros furono l'ammirazione dei Cuencani per la grande docilità addimostrata. Questi ultimi si fermarono a Cuenca tre giorni soli, dopo cui, carichi di donativi e fuor di sè per le cose vedute nella città, ripresero il cammino per ritornare; io la domenica 20 già mi trovava a Gualaceo per alla volta di Sigsig. Anche a Gualaceo ho trovato due anime care nel Parroco e nel suo Coadiutore.

2 GIUGNO. - Ieri colla festa del Sacro Cuore finii a Sigsig l'ottava del Corpus Domini che nella Diocesi di Cuenca si suol celebrare con grandissima solennità. Quel Rev. Vicario per otto giorni consecutivi lasciò a mia discrezione la parrocchia. Ogni giorno v'era esposizione del SS. Sacramento, Messa cantata, predica, vespri e benedizione solenne, sempre con un concorso straordinario di popolo. Che slancio vi fu per accostarsi ai SS. Sacramenti! Alla sera fino alle 11 bisognava star nel confessionale. Gli infermi anche i più lontani ebbero la consolazione d'essere visitati e di ricevere il S. Viatico. Furono quelli veramente giorni ripieni, e impossibile mi riesce esprimere le soavi emozioni che il Signore mi ha fatto provare.

Alla metà di quest'ottavario ricevetti una lettera di Pancheri, colla quale m'annunziava come il povero D. Spinelli s'era gravemente ammalato, aveva dovuto cessare di celebrare la S. Messa e dava molto a temere di sua vita; quindi mi affrettassi io a ritornare. A tale annunzio mi gettai ai piedi di Gesù Sacramentato e lo scongiurai che pel bene della nostra Missione ci risparmiasse una grave disgrazia e volesse guarire il mio caro confratello. Alla vigilia della festa del S. Cuore altra lettera mi annunziava che, grazie al Cielo, erano cessate le forti febbri a D. Spinelli, e che si era quindi ristabilito alquanto. Mi tranquillizzai anch'io e nel ritorno verso Gualaquiza pensai di visitare quasi tutta la gente che appartiene alla nostra Parrocchia vasta come una volta e mezzo il Piemonte.

12 GIUGNO. - Sono arrivato ieri a Gualaquiza e non dico quanto era aspettato. Partito da Sigsig, visitai le popolazioni di Chiguinda, Rosario, Cuchipamba, S. Josè e Aguacate, dando in ciascun luogo comodità a tutti di accostarsi ai SS. Sacramenti della

Confessione e della Comunione e sentire la S. Messa e la parola di Dio. Visitai tutti gli infermi che vi sono, feci alcuni battesimi e benedissi qualche matrimonio.

1 LUGLIO. - L'altro giorno ho ritirato da alcuni Jivaros una testa umana che portavano come in trionfo in segno di vittoria ritornando da una di quelle guerre che tra loro non mancano mai. L'ho seppellita in terra non consacrata, non essendo stato battezzato quel povero Indio.

Il numero dei nostri alunni va aumentando. Ne abbiamo venti interni, parte bianchi e parte Jivaros, ed alcuni vengono a pigliar lezioni come esterni. - L'educazione delle ragazze per ora l'abbiam affidata ad una buona donna, in aspettativa delle Suore.

15 LUGLio. - Dopo il mio ritorno, Pancheri è partito alla volta di Quito, chiamatovi da D. Calcagno per informare il Congresso di quanto si è fatto finora in questa Missione. E noi da cinque giorni ci troviamo senza viveri, non abbiam più nemmeno un chicco di meliga in casa, ed ogni giorno per sostentarci stiamo aspettando quanto la Provvidenza ci manda per mezzo dei poveri Jivaros. Ora stiamo facendo una novena a S. Giuseppe; speriamo che S. Giuseppe continuerà ad essere il nostro provvido dispensiere.

10 AGOSTO. - Ricevo poco buone notizie da Quito. Il caro Pancheri che è colà andato ad petendam pecuniam per questa poverissima Missione, mi scrive che anche quei nostri poveri confratellli si trovano in cattive acque e che per ora non può aver niente. Mi aggiunge che il povero D. Calcagno, per gravi dispiaceri avuti in questi mesi da gente nemica dell'opera moralizzatrice dei Missionari cattolici, si trova in uno stato compassionevole di salute. Preghiamo per lui, e intanto noi aumentiamo la nostra confidenza in Dio che non vorrà certo abbandonarci.

20 SETTEMBRE. - La Domenica scorsa, 16 corrente, si è tenuto, per la prima volta in questo paese, la distribuzione dei premii agli alunni ed alunne che frequentarono le Scuole della Missione in questo primo anno, con una esposizione dei lavori eseguiti dai medesimi e con una solenne accademia commemorativa del nostro caro fondatore D. Bosco. I lavori esposti erano i seguenti : uno scrittoio, alcune sedie, attaccapanni, tavole e panche per parte dei falegnami; un lavatoio, lancie, compassi e varie ferramenta d'arte per parte dei fabbri ; abiti interi , giubbe, giubbetti, calzoni, berretti, camicie ecc. per parte dei sarti; le ragazze poi esposero fazzoletti bianchi e coprialtare bellamente ricamati. I canti ed i suoni e le varie declamazioni eseguite dagli stessi giovanetti e giovanette indii e bianchi, esterni ed interni, riscossero grande ammirazione e ci guadagnarono vieppiù l'affezione di questi cristiani e degli Jivaros , i quali accorrono a lavorarci la terra, nella speranza che aumenterà il numero dei Missionarii che vengano ad occuparsi del bene loro e dei loro figli. I premii distribuiti furono sedici sia per l' istruzione religiosa e letteraria, come per la condotta e pel profitto nei varii mestieri o lavori donneschi e nella musica vocale. All'indomani molti altri fanciulli dimandarono di essere accolti nell'internato o di frequentare le nostre scuole. Quest' aumento richiede un maggior numero di personale e maggiori mezzi materiali. Abbiamo incominciata una nuova chiesa, essendo l'attuale una vera choza (capanna), aperta a tutti i venti e dentro alla quale piove da ogni parte. Abbiamo pure dato principio ad un'altra casa, perchè nell'attuale capannone sovente anche di notte fa d'uopo servirci dei parapioggia se non vogliamo trovarci tutti bagnati nel nostro giaciglio; ma ora ci troviamo arenati per mancanza di mezzi. Venga la Provvidenza in nostro aiuto, e così continueremo i lavori ed aumenteremo il numero dei giovanetti, e quindi il bene in mezzo a questa povera gente.

20 NOVEMBRE. -Verso la metà di questo mese mi accadde una grave disgrazia, della quale però mi sono tosto riavuto per un vero miracolo. Ritornando in sul meriggio dalle solite visite alle Jivarie , accompagnato da cinque o sei Jivaros, appena attraversato il fiume Gualaquiza, si rompe il sottopancia alla mia orgogliosa mula, la quale d'un tratto mi sbatte contro il tronco d'un albero tagliato a 30 centim. sopra terra: ma, avendo io i piedi ancor imbrogliati nella montura, la grossa e smaniosa bestia mi cade addosso, e per liberarsene tira calci a destra ed a sinistra che qual grandine finiscono sopra della mia persona. Gli Jivaros che mi accompagnano ne sono storditi; gridano, piangono, ed io vedendomi la morte vicina, vado invocando l' aiuto di Dio e di Maria Ausiliatrice... Finalmente, come a Dio piacque, scioltasi dalla montura, la mula s'alzò lasciandomi mezzo morto. Tentai rizzarmi anch'io, ma la spina dorsale non mi poteva più reggere e caddi nuovamente per terra, inmerso in acuti dolori e con difficoltà di respiro. Dopo un po' di tempo, tentai altra volta rizzarmi coll'aiuto degli Jivaros e quantunque con spasimi e dolori potei tenermi seduto. Si cercò in una casetta poco distante un'altra montura, mi collocarono di bel nuovo sulla mia mula, e pian piano ci incamminammo a casa. Ogni passo della mula però tornava una martellata per tutto il mio corpo. Oh ! quanto ho sofferto prima di arrivare alla Missione ! Che febbre ardente mi aveva preso! E che dolori nella spina dorsale, nello stomaco, nel ventre ! Non ne poteva proprio più; dovetti gettarmi tosto sul letto e senza speranza di poterlo lasciare tanto presto.

Dando la buona sera ai miei cari confratelli, per non iscoraggiarli di troppo, dissi loro che sarei presto guarito, che era cosa da poco...; ma ben sentiva io altrimenti.., i dolori continuavano sempre più atroci. Mi rivolsi quindi con fiducia a Dio, a Maria Ausiliatrice, ed all'intercessione di un Santo, a cui ho sempre avuto particolar affezione , ed oh ! miracolo, appena fatta una speciale preghiera, appena toccata una reliquia del Santo, mi scomparvero tutti i dolori, ed io potei discendere da letto subito per rassicurarmi che era guarito davvero. Non posso esprimere la. gioia, la riconoscenza ch'io provai in quella notte. Più volte discesi all'inginocchiatoio per innalzare preci di ringraziamento a Dio, a Maria Ausiliatrice ! Ed all'indomani mattina, con meraviglia di tutti, mi potei presentare pel primo in piedi ad invitare tutta la comunità a ringraziare meco il Signore e la nostra Mamma Ausiliatrice.... dell'ottenuta guarigione istantanea.

1 DICEMBRE. - È scoppiata una guerra tra gli Jivaros : guerra atroce, guerra a sangue. Già vi sono feriti e morti ed io son chiamato a prestare il sacerdotal ministero. Sono pronti i cavalli e le mule, e mi aspettano per accompagnarmi alcuni coraggiosi cristiani ed una moltitudine di Jivaros. Per noi Missionari pare non vi sia alcun pericolo; anzi pare che tocchi a noi avanzarci prudentemente colla Croce e pacificarli.

Iddio e Maria Ausiliatrice siano con noi!

(1) V. Relazione di quest' escursione nel Bollettino di Gennaio di quest'anno.

BRASILE

Lettera di S. Ecc. Rev.ma Mons. Lasagna intorno agli Indii Kainguà.

X (1).

A bordo del Centuaro, 31 Luglio 1894.

LA domenica 22 di Luglio fui accompagnato da una gran folla di gente fino al fiume e mi imbarcava sul vapore Pingo per scendere verso la Capitale del Paraguay. Molte canoe piene di Indii Lenguas, giravano intorno al vapore e mi guatavano non so se più curiosi o scorati. Io partiva adunque, ma colla brama ardente di ritornare presto in quei luoghi e lasciare dei Missionarii.

Tanto più che al l'Est di Concezione, dalla parte opposta al Chaco, vi sono altre tribù di Indii, più degli altri degni di compassione e di soccorso. Essi sono i Kainguà, volgarmente detti anche Caimoà. Dalle lontane montagne di Amambay e di Maracayìi molti di loro si sono già avanzati nelle pianure e sulle colline prossime a Concezione. Sono selvaggi che conservano tradizioni di ordine, di moralità e di lavoro, che li rendono superiori agli altri. Si notano tra loro molto evidenti i vestigi del Vangelo predicato agli avi loro dai Gesuiti. Infatti all'apparire di uno straniero, in segno di pace essi subito gli porgono in alto una rozza croce.

Tutte le sere al tramontar del sole il Cacico raduna la sua tribù, e colle mani in alto intona un cantico, che poi ripetono ancora tutti insieme allo spuntar dell'alba, e si è scoperto che questo cantico è il Pater tradotto nell'antica lingua Guaranitica, oggidì sconosciuta, perchè quella che si parla in tutto il Paraguay dal volgo è un Guaranì degenerato, un dialetto che non ha quasi più somiglianza veruna coll'antica lingua delle Missioni Gesuitiche.

I Kainguà sono pacifici, di buon cuore e di una moralità che reca meraviglia. Eccone una prova. Durante la guerra che il sanguinario tiranno Lopez sostenne colle potenze alleate del Brasile, Uruguay ed Argentina, non contento di far fucilare e sgozzare i personaggi che per futili ragioni gli parevano sospetti, ne pigliava le donne e le figliuole e le faceva cacciare ne' deserti lontani, condannandole a morir di fame. Nell'anno 1869, in una volta sola ne cacciò più di mille. Scalze, mal coperte, con ai fianchi la punta delle lancia di vili scherani, erano obbligate a camminare duecento e più leghe senza riposo, senza cibo, e poi erano lasciate tra i folti boschi, abbandonate a se stesse, perchè morissero di fame. Le poverine per qualche tempo si sfamavano con radici d'erba e con frutti silvestri e specialmente con certi aranci acerbissimi, che crescono da sè nei monti. Dormivano sul nudo suolo, esposte ai venti, alle pioggia torrenziali, ed in pericolo di essere sbranate dalle fiere. E guai se qualcuna di loro avesse tentato volgersi indietro ! V'era un cordone di soldati in agguato che le colpivano spietatamente con fucilate. Molte soccombettero di stenti e di fame, molte si lasciarono morire per disperazione, ma molte, chi il crederebbe? furono poi salvate dai selvaggi. I Kainguà dalle giogaie lontane, avuto sentore di ciò che pativano quelle creature infelici, venivano cautamente con qualche cacciagione o frutta buona, e poi pigliandone seco una cinquantina per volta, per non destare sospetto nelle crudeli sentinelle del tiranno, le trafugavano attraverso le boscaglie, e con lunghi, interminabili viaggi le conducevano all'accampamento dell'esercito nemico, che loro dava ricetto e viveri nelle tende. Così questi Indi Kainguà o Caimoà, ne salvarono quasi la metà, ed io stesso parlai più volte ed a lungo colle Damigelle Bedoja e colla vedova dell' ex-presidente Gil, che furono appunto di quelle poche fortunate, scampate da certa morte dalla pietà dei selvaggi. Ed esse mi assicurarono commosse fino alle lagrime, che nel tratto di quegl'Indii, in cui potere stettero più di due mesi, avevano ammirato tanta carità e tanta modestia da restarne stupite. Quindi è facile indovinare con che istanze, con che accenti esse mi supplicassero di mandar loro qualche Salesiano per battezzare quei poveri Indii e premiarli così col tesoro della fede della gran carità verso di esse usata.

Verso sera il vapore Pingo gettava l'àncora in faccia ad alcune casuccie nascoste tra gli alberi, dove si doveva caricare legna per la macchina. Io m'era affacciato sul cassero per osservare un numeroso gruppo di Indii che stavano accosciati nudi all' ombra di un grand'albero. Il padrone che è un argentino della Provincia di Cordova, avendoci veduti, corse dal maggiordomo del vapore , certo Domenico Savio, Genovese, pregandolo che intercedesse presso di noi e gli battezzassimo un bambino di sei mesi. Subito accondiscesi, e D. Balzola preparò tutto l'occorrente all'uopo dentro un salotto. Vennero le donne, vennero i curiosi e la funzione incominciò. Allora si staccò dal gruppo degli Indii un grande omaccione, ignudo, tutto lucido, e colla lunga capigliatura scarmigliata, ascese le scale di bordo, ed avvicinandosi a' me, mi fece capire che anch'egli ed i suoi tutti volevano esser cristiani, che volevano il battesimo. Povero Indio ! Seppi che era anch'egli uno dei Cacichi della tribù dei Lenguas, così numerosi nel Chaco. Gli feci intendere che prima avrei dovuto istruirlo, prepararlo bene, e che, mancandomi il tempo allora, sarei ritornato un'altra volta. Anche il mio segretario si provò con segni e con gesticolazioni a fargli un po' di Catechismo , e comunicargli l'idea di Dio, che dal cielo governa il mondo e che provvederà anche a loro. Ei parve aver capito, e contento de' regalucci che gli demmo, scese a terra, dove subito i suoi lo circondarono per udire l'esito della sua ambasciata, e noi partimmo.

Prima però di congedarsi da noi, in segno della sua gratitudine, quell'Indio gigante si era staccato dalle orecchie l'ornamento più bello che aveva e lo consegnò come reliquia a D. Balzola. E che cosa era mai quella? Un pezzo di bastone rotondo e leggiero, della lunghezza di sei centimetri e del diametro di cinque, che egli portava attraverso un enorme buco fatto nella parte inferiore dell'orecchio. Altro che il piccolo foro che usano le nostre donne in Italia per gli orecchini ! Quello era uno squarcio spaventoso! Eppure quei meschini se lo tengono come un adorno, come una bellezza, e tutti vanno a gara a chi porta più grosso nelle orecchie dilacerate quel rozzo pezzo di legno. Ed anche questo bell'arnese lo manderemo a Torino pel nostro museo di Valsalice.

Ma io non la finirei più, amato Padre, se volessi darle anche solo qualche cenno delle numerose tribù selvaggia che aspettano da secoli un Missionario, che li tragga fuori dalla loro abbiezione, dal loro abbrutimento. Sono razze così sventurate, così decaduto, così degradate per l'ignoranza e per la superstizione, che molti civilizzati snaturati credono poter giustificare gli assassinii e le infamie che si commettono contro di loro , col dire che non sono uomini, che non sono esseri della nostra specie ! Oh ! se sapesse quanti errori, quante nefandezze esecrande si commettono con queste sciocche ragioni !

Fu celebre la spedizione di Crevaux, il quale nel 1882 esplorando il fiume Pilcomaio, ed ascendendo le sue acque attraverso tutto il Chaco fino alle montagne di Bolivia , quando fu giunto ad una grande distanza, venne orribilmente trucidato in una imboscata dagli Indi Tobas, insieme con tutta la sua scorta e tutti i suoi compagni, de' quali neppur uno potè salvarsi. Ma quale fu la cagione? L'ingegnere Verniaud, che da solo si avventurò in mezzo a quegli Indii ed in mezzo a loro stette come perduto per nove mesi consecutivi affine di riscattare almeno il cadavere dell'esploratore Crevaux, mi disse egli stesso che i fieri Tobas avevano con quell'eccidio vendicato l'onore delle loro donne e delle lor figlie, oltraggiate spudoratamente dall'audace esploratore e dalle sue genti.

Non parlo dei Guayaquis, dei Matacos, dei Guaycurus e di altri ancora ; verrà il tempo in cui i nostri Missionari potranno mandare più minuto e più consolanti relazioni. Io mi sento angosciato alla vista di tante miserie, cui non posso, come vorrei, portare soccorso. Ne ho il cuore così gonfio, che non ho coraggio di proseguire più oltre per quest'anno le mie esplorazioni.

Tanto più che all'Assunzione avrei dovuto intendermi con un nuovo Governo e con lui prendere nuove misure pel lungo e pericoloso viaggio, già prima concertato. Poichè una rivolta militare ha gettato a terra il Governo del Sig. Gonzales , esiliando lui ed i principali suoi partigiani. Anche la mia salute in mezzo a tante acque stagnanti ha peggiorato assai, e v'è a temere che i miei dolori reumatici mi lascino un di o l'altro prostrato senza movimento in qualche angolo ignoto di queste lontanissime terre.

Oltracciò mi è giunta per telegramma all'Assunzione la dolorosa notizia della morte inaspettata del nostro caro confratello D. Carlo Cipriano, uomo di molta esperienza e prudenza, che governava in mia vece durante i miei viaggi le Case tutte dell'Uruguay. Oh ! quanto dolore ne provai, che terribile schianto al cuore !

Anche da Nictheroy e da S. Paolo mi giunsero notizie così gravi , che mi fanno sollecitare il mio ritorno. Tutto ben pesato, decisi di rimandare ad altra epoca le mie escursioni attraverso al Paraguay, all'Alto Paranà, ed all'Alto Uruguay, e risolvetti d'affrettare il mio ritorno a Montevideo per dare assetto alle cose di quella Missione e ripartire quanto prima per Rio Janeiro.

Giunto quindi all'Assunzione, ordinai due nuovi Sacerdoti Paraguayani nella cattedrale, amministrai ancora la Cresima, riannodai in fretta le trattative col nuovo Governo per la futura fondazione delle nostre Missioni, e congedatomi da Monsig. Bogarin, Vescovo eletto del Paraguay (1), da Monsig. Arrua e da tanti altri amici che mi vollero accompagnare fino a bordo del Centauro, il giorno 29 di questo mese (luglio) io salpava dal Paraguay, per rifare il viaggio direttamente sino a Montevideo, dove spero arrivare il 5 di agosto.

Oh! sia benedetto Iddio, che mi riconduce salvo in mezzo ai cari confratelli, dopo d'aver toccato con mano quanto siano profonde le piaghe di queste povere popolazioni dell'Alto Paraguay e del Matto Grosso ! A questa vista desolante, oh! come nasce spontaneo un grido di riconoscenza al Signore, che mi fece, la grazia di sortire i natali non tra gl'infedeli, ma in Italia, terra classica della religione e della civiltà, culla d'ogni arte bella e d'ogni scienza verace ; terra privilegiata, dove rifulge di splendori immortali la Cattedra di S. Pietro, dove il Papato irradia in ogni città, in ogni villaggio, in ogni angolo più oscuro della patria nostra tanta luce di verità, tanto calore di vita e di virtù cristiane ; dove a migliaia son già sorti gli eroi ed i santi per lasciare a noi una preziosa eredità di esempi immortali e di glorie imperiture.

A queste enormi distanze, circondati dalla barbarie e dalla solitudine, oppressi dalle privazioni, oh ! se sapesse, o Padre, con che santo amore il Missionario ricorda la diletta patria, la cara Italia nostra ! se sapesse con che ardore l'anima nostra si volge a Dio riconoscente ed implora cento volte al giorno sulla patria lontana, sui cari amici e benefattori tutti le tenere benedizioni del Cielo l

E lei dica a tutti i buoni che non si scordino di questi poveri Missionarii, sparsi ad enormi distanze su questo sconfinato continente Americano per guadagnare anime a Dio ed allargare i confini della cristiana civiltà; dica loro che preghino per noi, elle ci soccorrano, e che si associno colla loro carità alle nostre apostoliche fatiche, alle nostre imprese civilizzatrici.

Suo Aff.mo figlio in G. C. + LUIGI

Vescovo Titolare di Tripoli.

(1) Lettera IX pag. 68 del Bollettino di Marzo.

(1) Questo novello Prelato dell'Assunzione del Paraguay veniva poi consacrato Vescovo dallo stesso Mons. Lasagna la domenica 3 febbraio di quest'anno. Alla solenne funzione assistevano il Presidente della Repubblica, i Ministri e tutto il corpo diplomatico.

L'operosità dei Salesiani nel Brasile.

Con questo titolo leggiamo nel primo numero di Marzo, quaderno 1073, della Civiltà Cattolica quanto segue

« Da una corrispondenza sullo sviluppo che prende la religione cattolica nel Brasile, ed in particolare nello Stato di S. Paolo, togliamo il passo seguente che si riferisce all' operosità della Congregazione dei Salesiani coronata di consolantissimi risultati. Ivi il corrispondente, dopo aver detto delle istituzioni cattoliche, che tanto promettono di bene sotto la zelante ed intelligente direzione del nuovo Vescovo Mons. Arcoverde Cavalcanti , da cui quasi tutte ebbero vita, passa a parlare di un'opera che in S. Paolo può dirsi la più feconda. È l'opera del liceo salesiano di arti ed ufficii sorta da dieci anni per opera di alcuni zelanti cattolici , fra i quali meritano speciale menzione il Reverendissimo Arcid. Francesco de Paula Rodriguez ed il D.r Saladino. È come una pianta rigogliosa che abbonda di bei frutti. Sono circa 400 i giovanetti di tutte le classi sociali che in quel collegio ricevono una religiosa educazione e sono addestrati nelle arti o preparati agli studii superiori. Oltre ad essi circa 600 altri giovanetti frequentano l'Oratorio del Collegio nei giorni di festa, con quel vantaggio morale che è facile immaginare.

» Chi vuole avere un'idea di quanto è capace la carità cristiana, entri in quell'Istituto Salesiano , e resterà maravigliato al vedere quello sciame di fanciulli così bene disciplinati, e tutti intesi ai loro studii e lavori. L'attività di quei buoni padri, che per scarsezza del numero debbono moltiplicarsi ed attendere ad un medesimo tempo ai bisogni del Collegio e ai ministeri della Chiesa, è tale, che sembra incredibile come possano accudire a tutto ed ottenere quell'ordine, quella disciplina, e quei progressi che in quella casa fioriscono. Le varie officine e la tipografia portata all'ultima perfezione , offrono uno spettacolo nuovo , e che parrebbe impossibile ad effettuarsi con soli fanciulli dai 10 ai 18 anni di età. La musica vocale e istrumentale vi è pur coltivata, , e con esito così felice, che quella dei giovani del liceo salesiano è tenuta la miglior banda musicale di San Paolo. La Chiesa poi è veramente degna della Congregazione Salesiana e della Capitale dello Stato di S. Paolo. È dedicata al S. Cuore di Gesù; di architettura molto corretta e di un aspetto maestoso. Il buon D. Lorenzo Giordano può star ben contento di avere coronato con quell' opera grandiosa otto anni di industrie e di zelo per compierla. A lui pure si deve, alla sua costanza, alla sua fede , la costruzione di quel grande Collegio che può bastare a 600 giovanetti interni, ed è fornito di ampii cortili e di vasto giardino. Quando a lui venne consegnata quella casa, non ne era costruita che la quarta parte della presente, e per di più sopraccarica di debiti.

» Non si può dire a parole quanto benefica per la città e per lo Stato di S. Paolo sia quella Istituzione, che coltiva nella religione e nelle arti ed industrie i figli del popolo, i quali sono destinati a rifondere nella grande arteria della società paoliniana il puro sangue della fede e della morale cattolica.

» Il nostro corrispondente, che fu fin dal principio testimone di quella santa opera, e che vide le gravi difficoltà colle quali ell'ebbe a lottare, e come sorse tuttavia vigorosa e raggiunse il più felice sviluppo , riconosce in quella una grande opera di Dio, diretta alla rigenerazione di quel popolo, e una delle più benefiche istituzioni di quella città di S. Paolo, non solo per la buona educazione della gioventù, onde la morale e civile prosperità di un popolo dipende, ma si ancora per la missione cattolica, che compiono i Salesiani in quella Chiesa del Sacro Cuore a vantaggio di tanti nazionali che vi accorrono, e di tanti coloni italiani, i quali in quella Chiesa e per opera di quei buoni padri, ricevono i conforti di Dio , il pane della divina parola e la vita dei santi sacramenti. Sia lode all'opera di D. Bosco in quella inportante città così bene rappresentata ! Oltre poi il suddetto Collegio , hanno i Salesiani altra casa di studi a Lorena nello stesso Stato e Diocesi di S. Paolo, dove si stanno preparando i soggetti per la erezione di altre case ed istituti, per alcuni dei quali sono già iniziate le trattative. »

MESSICO

Viaggio dei Missionarii al Messico.

AMATISSIMO PADRE,

Puebla, 9 Gennaio 1895.

Sia benedetto il Signore ! Eccoci finalmente giunti alla meta del nostro lungo viaggio. Lasciata Torino, come Ella sa , la sera del 27 Novembre dell' anno testè spirato , intraprendemmo il nostro tragitto attraverso la Francia : giunti a Grenoble , approfittammo del poco tempo che ci rimaneva prima di ripartire per recarci a fare una visita in casa delle Signore Jarrin, esimie Benefattrici e benemerite Cooperatrici della nostra Pia Società. Quelle buone signore ci accolsero con isquisita cortesia, e con sollecita cura ci prepararono un poco di déjeúner; avrebbero voluto fare assai di più, ma il poco tempo non lo permetteva ; e se noi eravamo contentissimi , non furono però soddisfatte esse, e prima di partire ci regalarono due marenghi d' oro. Quasi non bastasse tutto ciò che già avevano fatto, ci fecero preparare una vettura con cui fummo condotti alla stazione; le ricompensi il Signore di tanta loro carità !

Ripreso il viaggio, giungemmo il giorno 29 a Barcellona , e ci fermammo per parecchi giorni nella nostra Casa di Sarrià. Il giorno 5 Dicembre ci imbarcammo sul Cataluña, bellissimo ed elegante bastimento della Compagnia Transatlantica, ed incominciammo il nostro viaggio per mare : il Presidente della detta Compagnia fu tanto caritatevolo da accordarci per le spese del viaggio la riduzione del cinquanta per cento. Questo bravo benefattore è il Marchese De-Comillas Claudio Lopez , benemerito Cooperatore Salesiano. II giorno 7 eravamo a Malaga: dove discesero due nostri compagni, un sacerdote ed un coadiutore, che si fermarono in quella città per aprirvi una nuova Casa Salesiana. Alle 4,20 pom. lasciavamo anche il porto di Malaga, ed alle 8 incirca del giorno seguente entravamo in quello di Cadice , ove il vapore rimase ancorato più di due giorni. Verso le 2,30 pom. del 10 un colpo di can none partito dal bastimento annunziava la partenza; già ci avanzavamo nell'immenso oceano.

Sino a Cadice il vapore aveva viaggiato in modo che uno stando in cabina non si sarebbe punto accorto del moto di esso ; ma ora cominciava la ridda spaventosa che ballano i vapori in balia delle onde dell'oceano , e maggior parte dei viaggiatori già ne risentivano i dolorosi effetti: non c' era però gran male ; era solamente il mare che reclamava i suoi diritti , e così dal più al meno si continuò per quasi dieci giorni, finchè all'alba del giorno 20 apparve lontano lontano un oscuro profilo della terra che già tanto si sospirava. Poco dopo il mezzodì eravamo fermi a Portorico; il giorno dopo di buon'ora lasciammo anche quell'isola per dirigerci verso Cuba, e giungevamo ad Avana la vigilia del S. Natale.

Qui ci toccò rimanere fermi in porto per una settimana intera : il Santo Natale lo passammo nella città, ove avemmo la bella occasione di visitare nella Cattedrale il sarcofago, come qui si crede, del grande Colombo : sopra di un marmo riposto nel muro in cornu evangelii dell'altar maggiore si vede scolpita l'effigie del valoroso viaggiatore genovese, e sotto di essa si leggono i versi seguenti « O Restos é Imagen del Grande Colon ! - Mil siglos durad guardados en la Orna-Y en la remembranza de Nuestra Nacion ».

Dopo il mezzodì del giorno 30 cambiavamo vapore, e coi nostri bagagli passavamo sul Ciudad Condal, altro bastimento della medesima Compagnia Transatlantica; poco dopo si levavano le àncore, mentre un forte colpo di cannone andava ad echeggiare contro le mura di Avana. Il primo giorno del nuovo anno lo passammo fermi nelle acque di Progresso , ed il 3 evavamo a Veracruz , la meta del nostro viaggio di mare.

Era quasi un mese passato in balia delle onde dell'Atlantico : eppure in così lungo tragitto non si dovette lamentare nessuna disgrazia ; non un'ombra di tempesta o di vento contrario : sia benedetta la Stella del mare che si degnò di guidarci colla sua protezione durante l'intero viaggio ! Sul vapor Cataluña eravamo benvoluti e stimati da tutti, di modo che tenevamo lieta compagnia e coi passeggieri e cogli ufficiali che ci trattavano assai cortesemente , e merita speciale encomio la cortesia affettuosa del capitano e del cappellano.

A Veracruz stavamo impensieriti del come condurci a Puebla ; quando d'improvviso ecco avvicinarsi al vapore una barchetta, in cui scorgemmo il M. R. Sig. D. Piccono, Direttore della Casa di Messico, con altri due soci di quella Casa. Non potrei esprimere la gioia che provammo a tal vista ! Ci passò d' un tratto il malumore ed il mal di capo che avevamo per una reliquia di mal di mare che ancora sentivamo. Discesi a terra, passammo quel dì visitando la città e riposando alquanto ; finchè verso le 6 della mattina seguente partivamo per Messico. Noi facevamo conto di andare direttamente a Puebla : invece dovemmo seguire D. Piccono alla sua Casa di Messico. Per recarci colà salimmo sopra un carrozzone di 1a classe : i posti erano già stati pagati da un buon Cooperatore di Messico. , Il Signore lo ricompensi di tanta sua carità !

Appena giunti alla porta del collegio di Messico, i piccoli musici di quella Casa ci suonarono una bella marcia ; quindi ci recammo alla Cappella, ove si cantò il Te Deum in rendimento di grazie pel felice, viaggio che il Cielo ci concesse.

Indicibili sono poi le feste fatteci a Puebla dove siam venuti a stabilirci tre della nostra carovana. Canto, musica, illuminazione, accademie, ecc. tutta fu messo in opera per accogliere tre fratelli. Anche qui si cantò un solenne Te Deum e si diede la benedizione col SS. Sacramento.

Ora abbiamo ringraziato il Signore, perchè siamo arrivati sul campo del nostro lavoro. Se, coll' aiuto di Dio , potremo raccogliere abbondanti manipoli , oh! con qual gioia intuoneremo quest'inno di ringraziamento in quel solennissimo giorno, in cui ci sarà dato di entrare nella gloria de' Cieli. Le sue preghiere , o padre amato , invocheranno su di noi le celesti benedizioni a quest'uopo : si ricordi perciò spesso di noi, che sebbene lontani col corpo, sempre la serbiamo presente nella nostra mente e nel nostro cuore.

Riceva i saluti di noi tutti, e si degni infine di impartire a' suoi figli la sua benedizione, che a nome di tutti di cuore a Lei la chiede

Il suo Aff.mo Figlio in G. e M.

Ch.° GIUSEPPE VILLANI.

Per mancanza di spazio tramandiamo la relazione del viaggio che il nostro amatissimo Superiore Don Rua ha fatto negli scorsi mesi di Gennaio, Febbraio e Marzo al mezzodì della Francia e nella Palestina.

Col favor del cielo, egli è felicemente ritornato a Torino per celebrare con noi le sacre funzioni della Settimana Santa e le solennissime feste di Pasqua.

GRAZIE DI MARIA AUSILIATRICE

Da morte a vita. - Nell'ottobre u. s. la bambina Luigia Enrietto di Pracorsano, dell'età d'anni 5, cadeva gravemente inferma di scarlattina, ed in breve l' infermità la ridusse a tale, che il medico curante ne la diede per disperata. Furon chiamati parecchi altri medici, ma non fecero che confermare quanto il primo aveva asserito. Non rimaneva adunque a quella desolata famiglia che rassegnarsi alla imminente morte della povera Luigia. Il padre della bambina, antico e fervente Cooperatore Salesiano, confidò nell' intercessione di Maria Ausiliatrice. La sua fede fu messa a dura prova , ma alla fine trionfò. Furon fatte due novene di preghiere e la bambina non dava segno di miglioramento. Finalmente con tante suppliche e voti la piccola inferma, dopo ventun giorni di continua agonia , superò il gravissimo pericolo e si avviò a completa guarigione. Stamane venne con una sorella e col padre sig. Giovanni Enrietto a rendere grazie all'altare di Maria SS. Ausiliatrice ed a riferire il celeste favore ottenuto.

Torino, 25 Febbraio 1895.

Sao. STEFANO TRIONE.

Prendi e leggi. - Travagliato l'estate scorsa da una di quelle afflizioni morali, che sono peggiori dei mali fisici, poichè lentamente s'insinuano nell'animo abbattendolo e debilitandolo, ed in preda agli assalti più strazianti della disperazione che non mi lasciavano pace un momento, quantunque parenti ed amici facessero del loro meglio per distrarmi e quietarmi, riuscendo vani i loro sforzi, già disperavano essi pure della sorte mia. Quando, per volere di Dio, mi capitò fra mani il Bollettino Salesiano , e apertolo mi trovai sotto gli occhi questa stessa rubrica : « Grazie di Maria Ausiliatrice ». D'un tratto m'invogliai di pregare questa nostra Madre Celeste, alla quale feci voto di fare celebrare per un anno intiero alla fine di ogni mese una S. Messa , con l'obbligo di assistere alla prima, e possibilmente anche alle altre. Altre preghiere feci in quel giorno, e qual vero miracolo la sera stessa mi sentii assai calmo ed abbastanza forte, calma che sempre andò man mano crescendo fino a divenire completa serenità, guarendomi anche da alcuni mali fisici che contemporaneamente mi dilaniavano. Ed ora, alla sanità e contentezza, aggiungo il giubilo di sentire e di veder sorpresi quegli stessi che già disperavano di me ed a quest'ora mi avrebbero creduto fors' anche nella tomba. Di tutto ne siano rese grazie infinite all' Ausiliatrice dei Cristiani !

CARLO VISTOLI.

Evviva Maria ! - I giorni ultimi dell'anno 1894 volgevano tremendamente tristi per noi ! Un unico nostro bambino, colpito da fiero morbo, trovavasi in imminente pericolo di vita. Nel colmo del nostro dolore ci rivolgemmo con novena e piccola offerta a Maria SS. Ausiliatrice , ed oh ! potenza di questa gran Madre ! il bambinello, dopo esser stato più giorni tra la vita e la morte, con meraviglia di tutti e del medico stesso, principiò a migliorare in guisa da trovarsi in breve fuori d'ogni pericolo. Evviva dunque Maria Ausiliatrice !

Bassano, 19 Febbraio 1895.

I Coniugi

ALBERTO PERATONER E MARIA PERATONER - FISCHER.

Una famiglia consolata. - Ai tanti motivi di gratitudine che già mi obbligavano verso la nostra buona Madre Maria Ausiliatrice, nella quale ho sempre avuto speciale confidenza, uno più recente se ne aggiunse, e fu la guarigione sospiratissima di mio padre, colpito il 10 gennaio scorso da grave polmonite, nell'avanzata età di 74 anni. Per vari giorni ci sopraffece il timore, ma non mai ci mancò la speranza, che le preghiere domandate ai figli di D. Bosco unite alle nostre avrebbero attirato lo sguardo benevolo a nostro favore dalla più buona delle Madri. Non ne fummo delusi, ed una voce di gratitudine alziamo a Colei che tanto ci volle consolare, col ridare sano e salvo il nostro padre amatissimo. - In quel frattempo anch'io fui tribolato da interno malore ed ebbi per lungo tempo malferma salute; quindi anche per me supplicai Maria SS. Ausiliatrice, ed ora, pressochè ristabilito, piucchè mai nutrirò verso la Celeste Benefattrice tutto l'affetto e la gratitudine possibile.

Peveragno, 23 Febbaio 1895.

MATTEO CIVALLERI.

In ogni difficoltà rivolgetevi a Maria. - Il signor Francesco Ausenda, nostro buon Cooperatore di Treviglio, da parecchi anni si trovava implicato in una lunga é dolorosa lite, da cui non trovava modo di uscirne. Tentati indarno gli altri mezzi per venire ad una soluzione, si rivolse con fiducia alla Vergine Ausiliatrice promettendo con voto una offerta in aiuto dell'Opera Salesiana di questa città. Maria non fu sorda alle preghiere del suo divoto, e pochi giorni dopo, questo buon Signore tutto racconsolato si portava al nostro Istituto per compiere la sua promessa , mostrando desiderio che la grazia fosse pubblicata a consolazione dei divoti ed a gloria della Vergine SS. Aiuto dei Cristiani.

Treviglio, 15 Marzo 1895.

Sac. FRANCESCO COTTRINO

Direttore.

Riconoscenza a Maria. - Il telegramma che ho spedito invocando preghiere per la giovine Teresina Astolfo, è stato fortunatissimo. La povera inferma si trovava in fin di vita, era questione di ora. Ma la Vergine taumaturga invocata accorse tosto in suo soccorso. Ora la graziata desidera si faccia cenno nel Bollettino di questo miracoloso avvenimento, come tributo di gratitudine e di ringraziamento suo pel repentino miglioramento ottenuto.

Motta di Livenza, 8 Marzo 1895.

Fra AUGUSTO VASCELLARI

M. O.

Rendono pure grazie a Maria Ausiliatrice i seguenti

D. Quinto Cantono Vic. For., Chiavazza, per una sua parrocchiana scampata da certa morte. - Sara Mengoli, Bologna-Bentivoglio. - Rosa Terenghi, Olginate - Guglielmina Egloff , Lugano. - Carlo Perucca e consorte Catterina Dutto, Cuneo - Maria M., Corteno. - S. G. P. Finalmarina - Una Bergamasca di Treviglio che ottenne due grazie, una per sè e l'altra pel fratello. - Ferdinando Delfino, Torino - Giovanni De Lauro, S. Benigno Canavese. - Luigi Bosio, Torino. - Una devota Ticinese di Mendrisio. - Clara Zurletti, Villafranca Piemonte - Giacinta Borelli-Marchino, Torino. - Virginia e Giuseppe Privileggi, Parenzo. - I Coniugi Carissimo Martini, Oria. - Luigia Marchisio-Rattone, Torino. - Giovanna Manassero, Torino.

Il Sac. FRANCESCO DALMAZZO

Il giorno 27 dello scorso febbraio, una gravissima disgrazia veniva a piombare nella desolazione e nel lutto più profondo l'intiera Società Salesiana con un gran numero di amici , Cooperatori e Cooperatrici. Il telegrafo ci arrecava il ferale annunzio che il nostro carissimo confratello D. Francesco Dalmazzo , ultimamente Rettore del Seminario Vescovile di Catanzaro nelle Calabrie, vittima del proprio dovere, quella sera cadeva mortalmente ferito con un colpo di rivoltella sparatogli contro da mano assassina. Indicibile è lo schianto prodotto da tale annunzio in tutti i suoi confratelli, ne' suoi congiunti ed in quanti avevano il bene di conoscerlo ! Pareva rimanesse un raggio di speranza per salvarlo : ci affrettammo tutti ad innalzare a Dio ed a Maria Ausiliatrice fervide suppliche, perchè si degnassero risparmiarci un'esistenza così preziosa. Ma la ferita era fatale, ed in seguito ad una violenta emorragia il povero D. Dalmazzo rendeva a Dio lo spirito suo alle ore 13,30 del 10 marzo u. s. Le sue prime parole, dopo ricevuto il fatal colpo, furono di perdono per il suo assassino: è questo un segno che Iddio l'abbia accolto nella sua misericordia.

D. Francesco Dalmazzo era nato a Cavour in Piemonte il 18 luglio 1845. Giovanetto venne accolto nell'Oratorio di Torino per frequentare l' ultimo anno di ginnasio, nel qual frattempo, testimone delle meraviglie che andavano operandosi intorno a D. Bosco, s'invogliò di fermarsi con lui per apportare anch'egli il suo sassolino alla grande opera che l'uomo di Dio aveva ideato. E la sua cooperazione non fu certo di poco momento. Giacchè, aperto d'ingegno come era, fin da quando studiava filosofia e teologia, egli sosteneva con onore le cariche di Maestro elementare e di Professore di Ginnasio inferiore e superiore e si preparava agli esami di Magistero e di Professore, di modo che nel 1868, quando venne ordinato Sacerdote, già aveva conseguite parecchie patenti e diplomi che gli davano diritto all'insegnamento, e di poi ottenne splendidamente la laurea in belle lettere. Nel 1872 venne designato Direttore del Collegio Convitto di Valsalice, dove stette fino al 1880; dall'80 all'87 fu mandato a far da Direttore e Parroco del S. Cuore di Gesù e Procuratore Generale della Pia Società Salesiana in Roma; sulla fine dell' 87 inviato speciale a Londra per la fondazione di quella Casa Salesiana; dall' 88 al 94 Rettore della Chiesa di San Giovanni Evangelista in Torino, e dovunque riscuoteva ammirazione e simpatia per parte di quanti lo avvicinavano. Durante tutto questo tempo, sia lungo l'anno scolastico , come nelle vacanze autunnali egli dava, or nei Collegi Salesiani ed or nelle Parrocchie dov' era chiamato , Missioni ed Esercizi Spirituali con gran frutto delle anime. Ultimamente poi per accondiscendere ai desiderii dell'Eccellentissimo Vescovo di Catanzaro, con altri Salesiani era stato colà mandato a prendere la direzione di quel Venerando Seminario, a cui in pochi mesi era riuscito ad aggiungere un piccolo Convitto Ginnasio, e dove lo aspettava una tragica fine.

Povero D. Dalmazzo! Quanti hanno conosciute le tue belle doti di mente e di cuore, piangono ora inconsolabilmente la tua perdita. Ti piangono migliaia di allievi che da te appresero le fonti del sapere; ti piangono un infinito numero di amici e di anime pie che in te trovavano il buon amico, il saggio consigliere, l'esperto direttore, il padre amantissimo; ma piucchè tutti ti piangono i tuoi congiunti, i tuoi Confratelli, la Pia Società Salesiana, che in te ravvisavano un fratello carissimo, un zelante Ministro di Dio, un Superiore amantissimo.

Oh! deh ! dal Cielo dove noi ti crediamo, rivolgi uno sguardo quaggiù per consolarci della perdita che di te abbiam fatto !

A lenire un poco il nostro cordoglio per questa gravissima perdita giunsero al nostro Superiore parecchie lettere d'insigni personaggi, ai quali tutti porgiamo vivissimi ringraziamenti. Tra le tante vogliamo qui riportare quella dell'Arcivescovo di Rossano, come quella che maggior conforto ci ha arrecato in questa dolorosissima occasione.

Rev.m° D. Rua,

Il sacrilego attentato compiuto contro uno dei suoi più cari figli, e che finiva in dolorosa sfatale catastrofe, mi commuove profondamente l' animo , sicchè la penna non si presta ad esprimerle i sentimenti. Adorabili giudizii di Dio ! Ci voleva un battesimo di sangue, perchè la Calabria imparasse a conoscere la Famiglia Salesiana. Ma quanto è crudele questo colpo, quanto deve essere stato amaro al cuore della S. V.!

Il buon Don Dalmazzo, giova sperarlo, è in Cielo, martire del suo dovere e della sua carità. La sua rassegnazione nella morte, il perdono dato al suo uccisore, gli avranno aperte le porte del Paradiso. Ma, ahimè! quanto più grande brilla la sua virtù nel sacrificio, tanto più orrenda apparisce l' iniquità di colui, che ha osato recidere il filo della sua vita, e tanto è più profondo il nostro dolore di averlo perduto. - Dio usi la sua misericordia all'infelice omicida, e conforti la S. V., i desolati Confratelli dell' Estinto, e quanti con loro lo piangono.

Accolga, Rev.mo Padre, l'espressione del mio cordoglio come un segno di quell'ammirabile affetto che da gran tempo mi lega alla S. V., a tutta la Famiglia Salesiana, ed in ispecie al carissimo D. Dalmazzo ora volato al Cielo, e la cui memoria eternamente è impressa nell'animo mio.

Rossano, 14 Marzo 1895.

Devotissimo nel Signore +. DONATO M. DELL'OLIO

ARCIVESCOVO.

Ci riuscirono pure di grande conforto i solenni suffragi a Dio innalzati in molti luoghi per l'anima di questo nostro carissimo confratello.

Anzitutto oltremodo solenni ed imponenti furono gli onori resigli in Catanzaro. Deposta la salma nella Cappella del Seminario, venne suffragata da continue preghiere anche la notte. La mattina del giorno 11 v'intervenne il Capitolo della Cattedrale coi Parroci della città a cantare la Messa, presente cadavere, dopo la quale vi fu il trasporto funebre. Vi presero parte spontaneamente il Sindaco con alcuni Assessori, il Preside del Liceo, il Direttore delle Scuole tecniche, varii Professori ed un gran numero di alunni, essendosi per la circostanza chiuse le scuole. Tenevano i cordoni della bara due Parroci, due Professori del Seminario e due Sacerdoti Salesiani. Dopo, secondo l'uso di quei paesi, veniva un'urna dorata, di cui tenevano i cordoni il Preside del liceo ed altri signori. Una folla faceva ala lungo il prolungatissimo percorso fino alla porta della città, ove il corteo si sciolse e la bara fu posta in un carro funebre e condotta al Camposanto, seguita da gran numero di carrozze. La salma venne posta in apposita nicchia fatta preparare per ordine di S. Ecc. Rev.ma Mons. Bernardo Maria De Riso, Vescovo di Catanzaro. Questa insigne città non poteva in modo più cordiale e solenne onorare il nostro caro estinto.

Al giorno di settima, 16 marzo, si celebrarono solenni suffragi in Torino per l'anima del povero D. Dalmazzo. La chiesa di S. Giovanni Evangelista, di cui egli è stato Rettore per molti anni, parata a lutto con drappi neri a frange dorato ed inargentate, metteva nell'anima mestizia somma, la quale a mille doppi accresceva il cordoglio che già provavamo per una tanta perdita. Nel mezzo sorgeva un magnifico catafalco, ricco di ceri e di motti scritturali, sormontati dal vessillo di nostra S. Religione. Sopra la porta d'entrata leggevasi l'epigrafe seguente : Profondamente addolorati - per l'immatura perdita - del dotto e pio SacerdoteProf. D. Francesco Dalmazzo - già Rettore zelante di questa Chiesa - morto a Catanzaro - Martire del proprio dovere - i Salesiani - con questi solenni suffragi gli pregano la pace eterna. R.I.P. Numerosissimo fu il concorso del clero, della nobiltà e del popolo torinese intervenuto a pregare la pace dei giusti per chi avevano sì bene conosciuto e tanto amato. Vi era un'eletta rappresentanza de' suoi compagni, nè mancava quella degli antichi suoi discepoli. Alle 8 vi fu Messa con Comunione generale, ed alle 10 Messa pontificale. Intorno al catafalco, nei posti riservati eranvi i parenti del defunto, le rappresentanze de' nostri Superiori, de' varii Collegi Salesiani di Torino e del Circolo di S. Luigi Gonzaga con il proprio vessillo abbrunato. I cantori dell'Oratorio eseguirono la grandiosa Messa funebre del Maestro romano Pietro Terziani.

Anche al S. Cuore di Gesù in Roma si fecero pubbliche preci per colui che ne era stato il primo Parroco. I Salesiani ed i varii Circoli e Compagnie parrocchiali vollero rendergli una solenne testimonianza d'affetto e di riconoscenza, mentre ricordavano quanto D. Dalmazzo si era adoperato per migliorare le condizioni di quel rione, e per dirigere a bene i lavori di quella maestosa chiesa.

Gli amici ed i parenti fecero pur celebrare altri solenni funerali: accenniamo solo quello di Testona (Moncalieri) e l'altro della Chiesa di S. Carlo in Torino. Accolga Iddio tutti i suffragi che da ogni parte s'innalzano per questo nostro amatissimo confratello e superiore, e faccia sì che, adorando noi ora e sempre i suoi imperscrutabili disegni, possiamo un giorno unirci con D. Dalmazzo e con D. Bosco a baciare quella sacra mano che ora abbatte ed ora consola.

MONS. ISIDORO CARINI.

Nel nostro Bollettino dello scorso gennaio raccomandavamo ai suffragi dei nostri buoni Cooperatori l'anima dell'illustre Padre Denza. Ora , benchè un po' in ritardo, rinnoviamo una simile raccomandazione per un altro insigne nostro Cooperatore rapitoci, a breve distanza di tempo, da un improvviso malore, vogliamo dire Monsignor ISIDORO CARINI, la morte del quale produsse in quanti lo conoscevano un'impressione profonda, inesprimibile; poichè l'attività intellettuale, l'energia di questo dottissimo Prelato era nel suo rigoglio e faceva sperare ancor ben altre glorie per la Chiesa, per la società, per la scienza. Monsignor Isidoro Carini, figlio del generale Giacinto Carini, nacque in Palermo il 7 gennaio 1843. Fece gli studi letterarii e filosofici nel Collegio dei Gesuiti e nel Seminario Arcivescovile. Era ancora al Seminario quando fondò il giornale L'amico della Religione; nel 1866 venne ordinato Sacerdote. Nel 1868 fondò un nuovo giornale, L'Ape Iblea, che si trasformò quindi nella Sicilia Cattolica. Scrisse anche in altri due giornali, la Santa Eucarestia, Le Letture domenicali, organo dell'associazione di S. Francesco di Sales per la diffusione della buona stampa, a cui il Carini apparteneva, e di cui fu sempre uno_ dei più indefessi promotori. Fu fondatore e promotore della società per gli interessi cattolici in Palermo, mentre era Assistente ecclesiastico del Circolo della gioventù Cattolica Palermitana. L'illustre Cardinal Celesia, Arcivescovo di Palermo, creava il Carini Canonico della Cattedrale, e conferivagli la nomina di Casista ed esaminatore prosinodale. Nel 1877 venne eletto professore di Paleografia e di Diplomatica nell'Archivio di Stato, e poi alla Cattedra Universitaria di Palermo, quando S. Santità Leone XIII° lo chiamò al Vaticano a fondarvi una fiorente scuola delle medesime scienze e creandolo suo Prelato Domestico, Canonico della Patriarcale Basilica Vaticana e primo Custode della Biblioteca Apostolica. Colà proseguì la serie delle sue eruditissime pubblicazioni, e fin pure i giornali cittadini, i periodici, i numeri unici, accoglievano a gara gli articoli del Carini; e le più dotte Accademie dell' eterna Città ascoltarono spesso le sue dissertazioni ricchissime sempre di notizie sulle nuove scoperte ch'egli faceva. Fu carissimo ai più insigni personaggi dell'uno e dell'altro ceto, ma sopratutto al regnante Pontefice Leone XIII° che l'avea in grandissima stima, e che provò un ben doloroso colpo nel vederselo così repentinamente rapito.

Anche i figli di D. Bosco erano da lui con particolar benevolenza amati ed aiutati specialmente nella loro propaganda della buona stampa, di cui fu sempre strenuo campione. Quale Presidente della Società per gli studi biblici in Roma, ci porse valido incoraggiamento ed appoggio per la pubblicazione dell'edizione italiana della voluminosa opera del Manuale Biblico, per la quale egli ci scriveva ancora ultimamente che « avremmo secondato nel modo più serio ed efficace l'impulso dato dal Santo Padre agli studi biblici colla sua ammirabile Enciclica Providentissimus Deus. ». Anzi a rendere più prezioso il nostro lavoro e più completo, nonostante le sue innumerevoli cure e studi che lo tenevano occupato, ebbe la degnazione di stendere a bella posta un non breve lavoro sulle versioni della Bibbia in volgare italiano da inserire nel Manuale stesso, lavoro meritamente encomiato da tutti i dotti d'Italia. Scrivendoci in questi ultimi mesi ricordava con piacere il nostro venerato Padre D. Bosco di santa memoria ch'egli aveva conosciuto a Roma, e c'incoraggiava a continuarne con slancio sempre più crescente l'apostolato della buona stampa. Noi Salesiani mentre ricordiamo i suoi incoraggiamenti ed i suoi benefizi, non possiamo non raccomandare ai nostri Cooperatori e Cooperatrici che si vogliano unire a noi nel suffragare la sua bell'anima onde accelerarle, se fa d'uopo, i gaudii del cielo.

VARIETÀ

Il primo anniversario della morte di D. Bosco in Milano.

Leggiamo nell'Osservatore Cattolico di Milano del 5 febbraio quanto segue:

« Giovedì, 31 gennaio, come era stato annunziato, si celebrò con solennità in Milano il primo anniversario della morte di D. Bosco, l'Apostolo della gioventù del nostro secolo. Malgrado l'imperversare del tempo accorsero numerosi Coopetori e Cooperatrici a render pietoso omaggio alla memoria di Colui che li volle così santamente unire per dilatare sempre meglio coll'opera loro la carità di Cristo.

» Il Rev. D. Pasquale Morganti, l'affezionatissimo allievo di Don Bosco, assistito da altri antichi e cari allievi, cantò la Messa, alla quale prese parte una eletta rappresentanza del Clero di S. Calimero e dell'Ospedal Maggiore. Fu consolante il pensiero di questi ottimi sacerdoti, dai quali i figli di Don Bosco avranno ognora un luminoso esempio della carità che tutti ne avvince e lega al Signore.

» Dopo le esequie il M. R. D. Luigi Bignami tenne uno splendido discorso sulle Opere di Don Bosco. Non possiamo qui riassumere quanto l'egregio oratore con nobile e franca parola, con elevati concetti informati a squisito sentire e ad intelligente ardore, seppe presentarci vera ed intieramente esatta la gigantesca figura di questo Sacerdote, che forte della carità di Cristo imprende a rigenerare la moderna società, ritornandola ai principii del Vangelo, al cui lume le addita il suo vero progesso civile e religioso, cercando insieme di renderne santamente cristiane le sue varie tendenze e le sue aspirazioni.

» La cappella dell'Oratorio parata a lutto risuonava in quell'istante dei sospiri più affettuosi e la soave pietà di quanti ascoltavano la parola rapida ed infuocata dell'oratore era vieppiù accesa di venerazione per l'immortale fondatore e padre della grande famiglia Salesiana. I suoi figli e le Suore di Maria Ausiliatrice presenti a tant'imponente testimonianza d'affetto, ringraziano di cuore l'oratore, le cui parole saranno loro di continuo richiamo a mostrarsi degni d'un tanto padre e da farne rifiorire ognora lo spirito in questa illustre città da lui tanto amata : ringraziano il Comitato ed il Sotto-comitato, sempre pronti ad assecondarli colla carità più fiorita, unitamente a tutti i Cooperatori e le Cooperatrici Milanesi. »

Le scuole parrocchiali di Treviglio.

Da un discorso dell'egregio Teol. Portaluppi di Treviglio, tenuto la domenica 27 gennaio scorso nell'adunanza plenaria di tutte le Associazioni cattoliche, stralciamo i seguenti brani riguardanti quelle scuole parrocchiali che formano la gloria più bella e la consolazione più dolce di quel Reverendissimo Prevosto:

« ... Il lavoro più efficace del signor Proposto (così l'oratore) e che egli compiva anche quando il movimento cattolico delle Società per ragioni particolari pareva rallentato, fu quello delle scuole parrocchiali. Da otto anni, con esempio forse unico in Italia, egli pensò opporre alle scuole comunali ove non si intendeva l'educazione cristianamente, le scuole parrocchiali, e fece aprire di punto in bianco cinque classi elementari con cinque docenti patentati. Quell'istituzione ebbe il più ampio successo : ogni anno era necessario allargarsi ed i locali non erano sufficienti alle domande sempre cerscenti. Alle elementari si sentì il bisogno di aggiungere il ginnasio, alle scuole il convitto, fabbricarvi un ampio locale e affidare l'istituto alla Congregazione dei Salesiani.

» Le scuole del signor Proposto intanto sono entrate nell'opinione, nella stima pubblica di Treviglio; anche quelli che si mostrano meno penetranti nel rilevare le conseguenze dei principii liberali in altre manifestazioni esteriori, ben le capiscono però nell'educazione. I figliuoli caparbi, discoli, e magari bruttamente viziosi non piacciono a nessuno, e le scuole del signor Proposto sono perciò preferite anche da genitori che meno lo si crederebbe. Ma intanto cosa avviene? Noi assistiamo in Treviglio ad un lavorìo salutare a rovescio; invece di essere i genitori ad infondere nei figli i buoni sentimenti, sono bene spesso i cari alunni delle scuole della Sacra Famiglia, che, docili e buoni come crescono, fanno riflettere alquanto i loro genitori, che senza avvedersene rinsaviscono e apprendono ad amare la pratica della vita cristiana. Così le scuole parrocchiali ottengono in modo efficacissimo lo scopo, al quale deve appunto tendere il Comitato e tutta l'azione cattolica, quello di far rifiorire la vita cristiana negli individui, nelle famiglie e nella società. »

Padroni ed operai.

Una simpatica festicciuola che lascierà dolcissimo ricordo nell'animo di un'eletta porzione del popolo di Mathi ebbe luogo la Domenica di Settuagesima alla Cartiera Salesiana. I figli di D. Bosco che ne sono alla Direzione vagheggiavano da tempo l'idea di secondare nel miglior modo possibile le istruzioni del S. Padre riguardanti le relazioni che devono esistere fra padroni ed operai. Divisarono pertanto di invitare in detto giorno a modesta agape fraterna tutti i lavoratori della loro Cartiera.

Il pranzo, con intervento di tre Superiori maggiori dell'Oratorio di Torino e delle Autorità ecclesiastiche e civili del paese, ben poteva dirsi con ragione una vera festa di famiglia. Compitissimo e di comune soddisfazione riuscì il servizio di tavola ; nè meno correttamente si deportarono (e ciò sia detto a loro lode) tutti e singoli gli invitati.

Sul finire della refezione leggeva uno stupendo discorso d'occasione un amico carissimo dei Salesiani, dimostrando con argomenti irrefutabili come la religione soltanto sia capace di risolvere la questione operaia. Invitatovi dagli altri Superiori, parlò D. Costamagna, degno figlio di Don Bosco, Missionario nell'Argentina da circa vent'anni, ed ora eletto Vicario Apostolico dell'Equatore. Parlò da pari suo e spontanei e cordialissimi applausi suggellarono il suo discorso tutto improntato a sentimenti nobili e veramente cristiani. Dopo brevi e sugose parole pronunziate da altri due Superiori, prendeva finalmente la parola D. Belmonte, rappresentante il sig. D. Rua. Dopo aver persuasi che i Salesiani intendono di aver comuni i proprii interessi con quelli dei loro operai, che la Cartiera è patrimonio comune di tutti , e che non altra relazione deve esistere perciò fra di essi, se non quella che passa tra i membri di una sola e medesima famiglia, accennava in buon punto come il fatto del giorno ne fosse una splendida conferma. Ed i ripetuti applausi, con cui egli fu salutato in sul finire , applausi sgorganti da cuori commossi ed appassionati, dimostravano a chiare note come noi fossimo intimamente convinti che non era sua intenzione il pascerci di vane parole.

A completare la festa si volle pure procurarci verso sera un onesto trattenimento drammatico musicale, il quale riuscì a coronar l'opera in modo da superare l'aspettazione degli invitati come degli invitanti.

Se tutti i padroni degli stabilimenti industriali e commerciali imitassero l'esempio che diedero in questa circostanza i figli di Don Bosco, si farebbe certo un gran passo verso lo scioglimento di una questione tanto dibattuta ai giorni nostri, la questione operaia.

(Un corrispondente di Mathi all'Italia Leale).

Ad onor di S. Francesco di Sales.

Fu pur celebrato, per parte dei Cooperatori e delle Cooperatrici , una solennissima festa a Bobbio ed a Castellamare di Stabia. Da questa città abbiam ricevuta una bella relazione della Domenica dell'Operaio di Napoli, e da Bobbio ce ne trasmise un bel cenno quel Rev.mo Can. Francesco Codebò. Anche ai Cooperatori ed alle Cooperatrìci di queste due città mandiamo le nostre sincere congratulazioni.

Il Cardinal Goossens all'Oratorio.

Il Venerdì 8 Marzo fu di passaggio per Torino S. Em. Ill.ma e Rev.ma il Card. Goossens, Arcivescovo di Malines nel Belgio. Si recò al nostro Oratorio , ove volle visitare i laboratorii o scuole d'arti e mestieri e se ne dimostrò lietissimo. L'Eminentissimo Porporato ritornava da Roma e ripartiva dello stesso giorno alla volta di Parigi

Una splendida usanza.

Nel Consiglio Municipale di Amsterdam, per una tradizione di molti secoli vi è ancora la bella usanza di aprire la seduta colla recita del Pater noster. Alcuni consiglieri chiesero l' abolizione di questa preghiera, ma il borgomastro rispose che, se venisse abolita, si potrebbe credere che Amsterdam non fosse più una città cristiana. Messa ai voti la proposta, venne respinta a grandissima maggioranza.

Fatti meravigliosi.

A crescere la fiducia in Maria Santissima nei pericoli della vita ed a maggior incremento della divozione verso di Lei non crediamo inutile riferire, togliendoli dall'accreditato e dottissimo periodico La Civiltà Cattolica, i fatti seguenti che, salvo il giudizio della Chiesa, sembrano avere i caratteri di vero e strepitoso miracolo.

Tutti sanno della luttuosa disgrazia che ha incolto nel passato autunno la bassa Italia, vo gliamo dire del terremoto. Ora è appunto in quella sventurata parte d'Italia, che è la Calabria, e prima del terremoto che accaddero due fatti prodigiosi. Ne parlarono particolarmente la Fede e Civiltà di Reggio e il Piccolo di Palmi. Si tratta di cose meravigliose che pare si scostino dalle leggi naturali, e ci sembra bene che ne resti memoria. Non se ne meraviglino i troppo riservati, accusandoci di credulità. Noi qui non affermiamo la verità filosofica (ossia, che i fatti avvenuti sono miracoli), lasciandola discutere ai lettori, se credono; ma ci atteniamo alla verità storica (ossia, che i fatti sono realmente avvenuti). Essi accaddero a Radicena e a Palmi. E la relazione di essi la facciamo coll'inserire qui parte d'una lettera che il degno e dotto Prelato di Nicotera e Tropea, Mons. Taccone Gallucci, ci ha spedito il 28 novembre. « Già in altri secoli (egli scrive) Maria SS.ma con apparizioni e movimenti degli occhi dalle sue sacre immagini avvertiva i Calabresi de' tremuoti orribili che sarebbero occorsi, affinchè ne avessero preparati gli animi, e si fossero convertiti dai loro peccati. La Madonna della Romania, apparsa prodigiosamente al Vescovo di Tropea prima del tremuoto famoso del 1638, e quella sotto il titolo del Piliero in Cosenza nell'altro memorando flagello del 1783 (per tacere d'altro) ne sono una pruova ; e gli storici e cronisti, conforme ad una non alterata tradizione popolare, non passarono sotto silenzio tali incidenti. Ed ecco in questi ultimi mesi dell'anno corrente ripetuto in modo sensibilissimo e potente un prodigioso avvenimento, ehe atterrisce e nello stesso tempo consola il popolo calabrese. In Radicena, piccola e culta città, si celebra annualmente in settembre la festa in onore di Maria Santissima della Montagna, ossia di Aspromonte, presso ai cui piedi giace Radicena. Questo è il titolo, che dall'epoca degli Iconoclasti si diè alla Vergine Madre di Dio, allorchè prodigiosamente apparve ai pastori d'Aspromonte ; e il suo culto è universale nella Calabria Reggina. La sera del 9 settembre di questo anno era ancora esposta in chiesa la statua della Madonna e stavano intorno ad essa genuflessi i più fervidi devoti, quando (riferiscono testimoni degnissimi di fede), come se in quella statua fosse allora discesa una vita divina, si veggono muovere le pupille, e si osserva un leggiero abbassarsi e rialzarsi delle palpebre. Ed ecco tosto accorrere un innumerevole popolo non solo della città, ma dai vicini paesi; un mare, un vero mare di persone d'ogni età, d'ogni sesso, d'ogni condizione. Momenti solenni ! Il fenomeno continua a giocondare il cuore di tutti : lacrime di tenerezza scorrono da tutti gli occhi : nobili sentimenti di pietà informano tutti i petti ; inni di benedizione e di lode rompono da ogni labbro : la fede dei primi tempi del Cristianesimo torna a brillare sulle nostre terre. S'improvvisa una solenne processione notturna, che dura lunghe ore, in mezzo a canti ed a preghiere di persone innumerevoli, entusiastiche. In cielo si scorge come una croce, che non pare potesse essere effetto del grande alone, che in quella notte incoronava la luna. Poscia tutti in chiesa, fino al giorno seguente ; quindi pellegrinaggi, conversioni d'induriti peccatori. Si toglie qualsiasi dubbio, per minuti e diligenti esami, di illusione ottica, d'allucinazione, di neuropatia, di meccanismo, di frodi per questo veramente mirabile muovere d'occhi. I più ostinati increduli, i più ostili alla nostra sacrosanta Religione, i giornali, a noi contrari per sistema, confermarono la verità di questi fatti ; anzi accusavano l'autorità ecclesiastica come negligente, ovvero non curante di cose tanto importanti e straordinarie. Ma la sapienza della Chiesa cattolica tanto richiede, quando trattasi di sentenziare se un'opera o un fatto sia superiore o contrario all'ordine stabilito dall'Autore della natura !

» Tolta alla pubblica esposizione la sacra effigie in Radicena, la nostra pietosissima Madre dà nuovi segni prodigiosi e stupendi nell'altra sua vetusta effigie in Palini, capoluogo del Circondario. La Vergine SS.ma, sotto il titolo di Monte Carmelo, che si venera in chiesa propria, in quella popolata città, al mattino del 31 ottobre, mese consacrato alla potentissima Regina delle vittorie, dopo la Messa, si fa scorgere dai fedeli presenti come con viso pallido e con gli occhi quasi di donna svenuta. In un istante si diffonde la notizia : tutto il popolo, gli ufficiali pubblici, il clero veggono le colonne dell' altare, le mura della chiesa, il volto della Madonna che grondano acqua. Poscia la gran Vergine chiude gli occhi, che riapre spesso, mutando la tinta del volto, ora come di pallore, ora come di gioia. Che pianti, che preghiere , che pensieri in quella moltitudine stupefatta e commossa! Ecco come da Palmi al proposito ci scriveva il nostro dilettissimo fratello, Barone Nicola Taccone Gallucci : « Ed ora vi dico due parole sul fatto avvenuto qui a Palmi sin da mercoledì passato. La Madonna del Carmine chiude ed apre gli occhi mirabilmente ! La prodigiosa scena cominciò a vedersi mercoledì mattina, e molte persone l'assicuravano; ma dalla maggioranza, e specie dai Sacerdoti, si cercava smentire. Però il fatto era vero, verissimo. Ieri al giorno (2 novembre) volli entrare anche io in chiesa; ed osservai che le palpebre parevano socchiuse e poi gradatamente si aprivano. Ieri sera il fatto si è ripetuto molte e molte volte più spiccato; e si vide per un momento la Madonna cogli occhi chiusi, che poscia riaprì lanciando un fulgore e colorandosi di parvenza.

Allora si diede il segno colle campane; ed a quello squillo oltre a diecimila persone si slanciarono nelle strade, entrarono in chiesa, e per forza condussero nelle vie della città la statua, che girò dalle 8 alle 11. ore p. in. in mezzo al reboante grido di Viva Maria ! Tutt'i palazzi in un momento s'illuminarono; e vi fu uno scatto di fede indicibile. Questa mane il muover degli occhi è stato osservato da mia suocera ecc. e da altre persone, avvocati, professori, impiegati. Essi l'hanno visto ; e non si può più mettere in dubbio. Sarei incapace di descrivervi la serata di ieri : qualche cosa di tenero e di sublime ! Si era scossi, e si piangeva di tenerezza; non un capo rimase coperto, tutti col cappello in mano, agitando i fazzoletti ed acclamando. Ho creduto di riferirvi tale avvenimento, affinchè possiate anche voi ripetere il grido trionfante : Viva Maria! » Il devoto pellegrinaggio proseguì per molti giorni ; ed i due egregi Monsignori, l'Arcivescovo di Reggio e il Vescovo di Mileto, nella cui diocesi sono Radicena e Palmi, ne presero parte. La stampa locale se ne occupò ; e nessuno osa negare il meraviglioso avvenimento, in aspettativa ansiosa di flagelli o morali o fisici. Ma ecco che per tutto il fatale giorno 16 novembre l'augusto volto della immagine di Maria SS.ma del Carmelo in Palmi si scorge commosso; non posa un momento i suoi occhi, e quando sta per appressarsi l'ora fatale, quasi parla coll'accelerato movimento delle sue pupille. Il popolo prende la venerata statua, e la gira per le vie della minacciata città. Più che due terzi, tra quindici mila anime, son riversati nelle strade, e seguono la processione. E quando essa è all'estremità del paese, lontana dagli alti edifizi, un terribile rombo sotterraneo, un moto cupo e vorticoso, con immane violenza, manifesta la indignazione giusta di Dio, che risparmia la vita agli uomini, ma li castiga nelle sostanze e nel corpo. In un minuto la florida e ricca Palmi è rovinata e resa inabitabile ; nella vicina illustre città di Seminara altre ruine, e la morte del suo buon Curato Arcidiacono : danni immensi a S. Eufemia, S. Procopio, Bagnara, a Reggio, a Messina, e Mileto, nostra cara patria, e in altre città e villaggi di questa contrada, ove la pietosissima nostra Madre e Regina ci ha manifestato la divina misericordia, la quale in modo meraviglioso impedì che vi fossero quelle migliaia di vittime, che nei celebri tremuoti di Calabria del 1638 e 1783 ebbero a deplorarsi. » Così Mons. Taccone Gallucci, il quale nel riferirci tali notizie, intende di riferir « fatti, di cui nessuno ha dubbio » (com'egli afferma) e di parlare come privato.

BIBLIOGRAFIA

VITA DI S. FRANCESCO DI SALES, scritta dal Sac. Teol Giulio Barberis.

È uscita or ora la 3a edizione, alla quale l'autore ha aggiunta la quarta parte, che tratta delle virtù del Santo. Contiene pure quest'edizione il ritratto autentico di S. Francesco, quale si trova nel monastero della Visitazione in Torino, ritratto eseguito quattro anni prima della sua morte. -Noi brameremmo vedere questa cara vita in mano di tutti i Cooperatori e le Cooperatrici Salesiane. Nessuno dovrebbe esser privo della vita del proprio Patrono. (Prezzo L. 2,60).

TEOLOGIAE MORALIS UNIVERSAE MANUALE, auctore D. Bonacina Aloysio, Sac. Mediolanensi, olim Professore. Vendibile presso l'autore in Oggiono (prov. di Como) al prezzo di L. 5 franco di posta.

Da pochi giorni la benemerita Tipografia Salesiana ha compita la stampa di questo piccolo Manuale dedicato alla Eminenza del Card. Ferrari Arcivescovo di Milano.

È difficile assai trovare un Compendio di Teologia Morale più perfetto e commendevole, sia per la materia che abbraccia, sia per la sicurezza della dottrina, sia per le doti che lo abbelliscono.

Quanto alla materia, essa comprende non solo tutte le questioni solite a trattarsi nei migliori Compendii, come il Gury, il Marc, il Sabetti, il Lemkuhl etc. etc. ma anche altre , o sfuggite a quegli autori, o sollevate più recentemente.

Quanto alla sicurezza della dottrina, basti dire che non vi è sentenza che non sia appoggiata o alla autorità di Teologi probati, o a ragione veramente grave; cosicchè ogni Confessore le può seguire per sè ed applicare agli altri.

Quanto alle doti, esse sono esterne ed interne. Le esterne sono : la comodità del formato, la nitidezza della carta , la eleganza dei tipi elzeviriani , la esecuzione perfetta della stampa. Le interne sono: la chiarezza, mirabile in tanta sobrietà, ottenuta per lo stile piano e facile, e l'ordine sempre logico - l'aver connumerato, nella rispettiva classe, tutte le censure, o implicitamente comprese nella costituzione Ap. Sedis, oppure emanate più tardi; - l'averle richiamate nel posto ove è menzione del peccato a cui sono inflitte ; - l'aver tenuto conto, e con molta diligenza, in ogni trattato, delle disposizioni del Codice Civile vigente in Italia; - e, per finire, l'aver dato, in fine al libro, un Indice copiosissimo, di quasi 800 citazioni ; cosicchè ognuno può con tutta facilità trovare la soluzione di qualsiasi questione.

Ci auguriamo che questo ottimo libro diventi il Vade-mecum, l'amico di ogni Sacerdote, la guida dei giovani studenti di Teologia e si compia così il piissimo desiderio del Ch.° Autore.

A. P. M.

UN'UTILISSIMA PUBBLICAZIONE.

È quella che annunzia l'egregio Ateneo di Torino nel suo N°. 3 del 20 Gennaio 1895: « Annunciamo con piacere (così il sullodato periodico) che la Congregazione Salesiana ha disposto perche vengano raccolti e pubblicati in un volume a parte tutti gli articoli intitolati La ragione guida alla Fede, che si vanno stampando da quattro anni in poi nelle colonne del nostro Ateneo; e dispose inoltre che l'autore di essi, il quale è un distinto Teologo Salesiano , docente in quelle scuole , smetta finalmente l'anonimo e firmi da oggi in poi ciascun articolo col suo vero nome, che è Teologo Francesco Paglia. L'opera è già in corso di stampa alla Tipografia di D. Bosco e sarà pubblicata per intiero per la fine del prossimo mese di Agosto quando si terrà in Torino il XIII Congresso Cattolico Italiano. Questi due provvedimenti, cedendo a onore non solo dell'egregio Teologo Paglia , ma anche dell'Ateneo, di cui esso è attivissimo e distintissimo collaboratore, nostro dovere è di porgerne i più sentiti ringraziamenti alla esimia Congregazione Salesiana e in ispecie al R.mo Sac. D. Michele Rua, erede degnissimo dello spirito e dell'apostolato di quell'uomo di Dio che fu D. Giovanni Bosco ».

Noi confermiamo la notizia data dall' Ateneo ed aggiungiamo che l'opera completa sarà in due bei volumi e sarà molto utile per le odierne Scuole di Religione. Per la fine del corrente Aprile, in cui si terrà il Congresso Salesiano a Bologna, si spera di pubblicare il primo volume, e l'opera intiera pel futuro Settembre, quando in Torino si terrà il XIII Congresso Cattolico Italiano.

Modo pratico per diffondere la buona stampa.

Un modo semplice, pratico, alla portata di tutti per diffondere le buone letture è certamente quello proposto dalla Pia Associazione della Buona Stampa d'Asti, con cui si può avere gratis qualsiasi periodico cattolico. Basta farsi centro di quell'Associazione inscrivendo in apposite schede tanti soci aderenti, che pagano una volta per sempre una lira, oppure cinque centesimi all'anno, godendo questi ascritti l'applicazione di una Messa al primo mercoledì d'ogni mese, ed i promotori e zelatori di sì bell'opera, che fanno inscrivere tanti soci, potranno avere libri e periodici a seconda delle offerte raccolte. Per avere queste schede assieme all'Organo della Buona Stampa, rivolgersi con cartolina doppia al Parroco di S. Silvestro in Asti. Per tal modo ogni Cooperatore potrebbe con una santa industria avere le opere della nostra Tipografia e segnatamente le Letture Cattoliche tanto raccomandate dal nostro veneratissimo D. Bosco.

Cooperatori Salesiani defunti in Gennaio, Febbraio e Marzo 1895.

134. Quartara D. Nicolò Can. - Alassio (Genova).

135. Re D. Domenico - Rocchietta (Cuneo ).

136. Rivara Marina - Cremona.

137. Rizzardi Comm. Ercole, Ten. Gen. - Milano.

138. Rocca Bernardo - Torino.

139. Rosetti Enrica - Vigo Meano (Trento)

140. Rossi. D. Michele, Arciprete - Caravonico (Porto Maurizio).

141. Rossini-Tosoni Domenico - Quinzano d'Oglio (Brescia).

142. Rota D. Giuseppe - Piazzolo (Bergamo).

143. Rovatino D. Domenico - Frabosa Soprana (Cuneo).

144. Salò Giuseppa Maria - Torino. 145. Salomoni D. Giovanni - Fieseo Umbertiano (Rovigo).

146. Sanesi Gaudaglio Catterina - Quinzano d'Oglio (Brescia).

147. Scalabrini D. Francesco - Valdobbiadene (Treviso).

148. Schiappalla Elisabetta - Varago (Treviso).

149. Schiappapietra D. Angelo - Ellera (Genova).

150. Simondetti Domenica - Racconigi (Cuneo).

151. Solieri Giuseppe - Cotignola (Ravenna).

152. Sorge D. Calogero - Mossomeli (Cal t anisetta).

153. Spandri Pietro - Cortenova(Como). 154. Strafforello Anna - Porto Maurizio.

155. Toffoletti D. Giovanni Battista - Tarcento (Cuneo).

156. Tommasoli Giuseppe - S. Angelo in Vado.

157. Ugazio D. Francesco - Villarboit (Novara).

158. Vaccari Ch. Marcellino - Bassano (Vicenza).

159. Valsesia D. Luigi - Craveggia (Novara).

160. Vassallo D. Nicola - Rovella (Salerno).

161. Venerus Giovanni - Udine.

162. Venturelli Angola -Gala (Genova). 163. Verdi Maria Teresa vedova Painpirio - Boscomarengo (Alessandria).

164. Verna Marietta vedova Patria - Fresonara (Alessandria).

165. Vestivo D. Calogero- Caltanisetta. 166. Viaggio D. Agostino, Arciprete - Vendono (Albenga).

167. Villa Conta. Emilia - Torino.

168. Vivoli Can. Prof. Dott. D. Antonio - Bologna.

1. Alberti Can. D. Giovanni - Casale Monferrato (Alessandria).

2. Bado D. Felice - Genova.

3. Barberis Giuseppe - Torino.

4. Benedetti Romano - Corniglio (Parma).

5. Bianco Contessa Maria Teresa Ved. Franchi Verney della Valletta - Torino.

6. Biletta D. Giuseppe - Serralunga di Crea (Alessandria).

7. Bisacca Anna Ved. Trione - Cuorgnè (Torino).

8. Bollarini Margherita - Torino.

9. Borelli Giov. Battista - Villatalla (Porto Maurizio).

10. Brusasca Can. D. Francesco - Balzola (Alessandria)

11. Buresti D. Luigi - Candellara (Pesaro)

12. Cantù C. Cesare - Milano.

13. Cappelletti Giulia nata Micheletti - Cigole (Brescia).

14. Castelli Caterina - Cusino (Come). 15. Ceccarelli Giulia nata Pearson - Pisa.

16. Chiabraudi Guglielmo - Pinerolo (Torino).

17. Cicuto Teresa - Arba (Udine). 18. Collarotti D. Carlo - Vanzone (Novara).

19. Conte Angola - Mussolente (Vicenza)

20. Contin Luigi - Monteforte d'Alpone (Salerno).

21. Coraci Francesca - Alcamo (Trapani).

22. Cremascoli Carlo - Lodi (Milano). 23. Curelli D. Rocco - Grognardo (Alessandria).

24. Dal Toso Angela - Villanova del Ghebbo (Rovigo).

25. Dal Vesto Dott. Pietro - Castelfranco Veneto (Treviso).

26. David Cecilia - Arba (Udine). 27. Do Crescenzo Carmela - Salerno. 28. Dejme Don Francesco - Novalesa (Torino).

29. Devenuta Luigia nata Ratti - Alpignano (Torino).

30. Di Giuliano Domenico - Arba (Udine).

31. Disgrazia D. Paolo - Calascibetta (Caltanisetta).

32. Donadei Teresa - Dogliani (Cuneo). 33. Farina Giuseppina Ved. - Robbio (Pavia).

34. Ferraro Eugenia - Mussolente (Pavia).

35. Fontana Giovanni - Monasterolo (Cuneo).

36. Fossati D. Carlo - Moncalvo (Alessandria).

37. Fracchia Don Celeste - Altavilla (Alessandria).

38. Frinzi Carlotta nata Cristani - Porto Legnago (Verona).

39. Gandolfi D. Pietro, Rettore - Dogliani (Cuneo)

40. Garbiglio Giacinta - Torino.

41. Gaspari Federico - Cavajon (Verona).

42. Gastaldi Andrea - Torino.

43. Gazzolo Comm. Giov. Batta Console Rep. Argentina - Savona (Genova).

44. Ghezzi D. Luigi - Storo (Austria -Tirolo).

45. Ghione Pio - Casale (Alessandria). 46. Grandi Domitilla - Torino.

47. Lanzoni Evangelista- Faenza (Ravenna).

48. Maffei D. Francesco - Genova. 49. Maiocchi Giuseppe-Lodi (Milano). 50. Marchetti Stefano - Castelfondo (Austria-Tirolo).

51. Marchisa Cristoforo - Casale (Alessandria).

52. Marcussi Angelo - Cargnacco (Udine).

53. Mascarone Giuseppe - Torino.

54. Mascotto Angela - Mussolente (Vicenza).

55. Mazzola Angola - Grana Monferr. (Alessandria).

56. Mesturini D. Emanuele -Ticinetto (Alessandria).

57. Montebruno Don Francesco - Genova.

58. Montiglio Evasio - Casale (Alessandria).

59. Nicola Giulia - Ochieppo Inferiore (Novara).

60. Parravicini Rosa Mangilli - Calolzio (Bergamo).

61. Pavesio Antonio - Piossasco (Torino). 62. Pedrotta D. Pietro, zelante Decurione dei Cooperatori e Parroco, Gerra Gambarogno (Svizzera C. Tic.).

63. Pesetti Secondina - Torino.

64. Petrina Franco - Linguaglossa (Catania).

65. Petrini D. Francesco - Oddalengo Grande (Alessandria).

66. Piacentini Lucia - Monteforte di Alpone (Salerno).

67. Picca-so Cornelia Ved. Bianchetti - Genova.

68. Piccioli Veronica - Spoleto (Perugia).

69. Pireida D. Antonio - Thiesi (Saasas i).

70. Pompili Don Bartolomeo - Acuto (Roma).

71. Pontirolli Rosa Bolla -Monteforte d'Alpone (Salerno).

72. Porcedda D. Francesco - Gonnostramazza (Cagliari).

73. Quaranta-Rizzo Giovannina - Salerno.

74. Reduano Luigia - Sampierdarena (Genova).

75. Riccomagno Giuseppina - Torino. 76. Rossi Margherita - Mazzo Valtellina (Sondrio).

77. Rota D. Antonio - Cellamonte (Alessandria)

78. Scamuzzi D. Giuseppe- Roncaglia (Alessandria).

79. Scarrone Francesco fu Lorenzo - Mombaruzzo (Alessandria). 80. Sgroi Vincenzo - Francavilla (Messina).

81. Siccardi Maria - Torino.

82. Silvagni Maria- Faenza (Ravenna). 83. Sina Mons. Can. Prof. Leonardo - Concordia (Venezia).

84. Sonetto Luigi - Torino.

85. Stappo Giuliari-Gianfilippi Teresa„ Verona.

86. Tenta Antonio - Cusino (Como).. 87. Testa Marianna - Torino.

88. Tomasoli Giuseppe - S. Angelo in Vado (Pesaro).

89. Tonani Giuseppe - Lodi (Milano). 90. Turba Giovanna in Nosari - Gandino (Bergamo).

91. Turla D. Giov. Maria Por. Gen. - Brescia.

92. Valerico Albano - Torino.

93. Vidali Gio. Batta - Forni Avoltri (Udine).

94. Visini Martino - Mazzo Valtellina (Sondrio).