AUGURI DI FELICITA'. . . pag. 305 Lo SPIRITO RELIGIOSO NELLE FAMIGLIE CRISTIANE . . » 306 LA PARTENZA DEI NOSTRI MISSIONARI . . » 311 Lo STATO DELLE NOSTRE MISSIONI DI PATAGONIA DURANTE L'INONDAZIONE » 314
GRAZIE Di MARIA AUSILIATRICE . . » 327
NECROLOGIA: Don Cesare Cagliero - Mons. Giacinto Monti - Geronima Basso ved. Biga - Luigi Alfieri di Milano 330
COOPERATORI DEFUNTI . . » 332
ILLUSTRAZIONI: Vista di Patagones inondato, pag. 307 - La Via Roca a Patagones, 311 -- Scuole Salesiane d'Arti e Mestieri a Montevideo, 314 - Viedma inondata, 315 - La Piazza Winter a Vìedma, 319 - Le rovine di Viedma, 323.- D. Cesare Cagliero, 331.
INDICE GENERALE DELL'ANNO 1899 » 333
Per le imminenti Feste Natalizie e prossimo Capo d'Anno, il Sacerdote MICHELE RUA, Superiore della Pia Società di S. Francesco di Sales, anche a nome dei Salesiani, delle Suore di Maria Ausiliatrice, con i giovanetti e le giovanette alle loro cure affidati, dispersi nelle varie Case d'Europa, America, Asia ed Africa, augura ai Benemeriti Cooperatori e zelanti Cooperatrici dal Bambinello Gesù le più elette benedizioni spirituali e temporali con lunghissima, florida vita, ripiena di opere buone e coronata da una santa morte.
Attorno alla Culla del Celeste Infante, che viene misericordiosamente a redimere tutti gli uomini, nasce eziandio l'ANNO SANTO, l'anno della ricchezza dei tesori celesti implorati pel ministero della Chiesa.
Degnisi Gesù buono esaudire le umili preghiere, che, durante tutto questo faustissimo avvenimento del GIUBILEO MAGGIORE, il Successore del Venerando Padre D. Bosco farà innalzare da tutta la Famiglia Salesiana a favore dei suoi numerosi Cooperatori e Cooperatrici, e mostri a tutti la sua benignità e il suo amore, diffondendo copiosamente sopra di loro e sopra le loro famiglie l'abbondanza delle sue misericordie.
Questi voti ardenti i Salesiani ed i loro giovanetti indirizzeranno in particolar modo a Gesù Bambino nella Comunione, che per privilegio pontificio faranno in tutte le loro Chiese nella mezzanotte del S. Natale.
Buone Feste Natalizie !
Buon Fine e Miglior Principio d'Anno!
DIMOSTRATA la necessità dello spirito religioso nelle famiglie cristiane (1), ci rimane ora a dire in qual modo si possa ristatirare nelle nostre famiglie questo spirito, o meglio quali siano gli atti costitutivi del culto domestico ossia della religione praticata in famiglia.
Per quanto è possibile, il culto domestico deve essere una riproduzione fedele di quello pubblico, perché ne è la sorgente, la continuazione, l'ausiliare, e s'inspira ai medesimi sentimenti riguardo a Dio ed agli stessi bisogni dell'anima. Ora nel culto pubblico si può considerare il luogo, dove si esplica, le preghiere, che ne sono la parte essenziale, l'istruzione che l'accompagna, i cantici che lo fanno amare, e i giorni che gli appartengono. Cerchiamo di vedere, in giuste proporzioni, quello che la religione praticata in famiglia può prendere ad imprestito da ciascuna di queste circostanze.
In quanto al luogo non diremo vi sia necessario una parte riservata della casa, perché non tutti possono avere la soddisfazione di possedere, sotto il proprio tetto, un piccolo oratorio, preziosa solitudine, dove di quando in quando si va a prostrarsi ed intenerirsi della presenza di Dio. Quindi in generale è preferibile che il santuario di famiglia non si distingua per nulla da quanto costituisce il domestico focolare, cioè dal luogo ordinario di abitazione, di lavoro, di conversazione, di riposo, di tutti insomma gli atti della giornata, perché è allora veramente che l'abitazione dell'uomo diventa la dimora di Dio. Posto ciò, a qual segno, entrando in una casa, conosceremo che Dio vi abita e che vi riceve i dovuti omaggi ? Quando entriamo in una chiesa, a colpo d'occhio, scorgendo l'altare, sappiamo dove ci troviamo. Nella famiglia qual è il simbolo che deve tenere il posto dell'altare? Il nostro cuore ci risponde subito: un Crocifisso! Ecco il centro del tempio di famiglia, ecco l'altare ! Sì, nel sito più onorifico, meglio lumeggiato e pili in vista di tutti ; nel sito, in cui più spesso si riuniscono i membri della famiglia, deve esservi il Crocifisso, l'immagine del Salvatore, che dall'alto della sua croce, copie da un trono, stendendo le braccia e mostrando le sue piaghe d'amore, presiede a quanto vi succede. È a questo segno che tosto presentiremo una famiglia veramente cristiana. Dal modo con cui il Crocifisso è collocato, dagli oggetti che lo circondano, dai quadretti, dalle immagini che gli fanno corteggio, potremo subito esclamare: Qui si è in mezzo a credenti, qui si vive sotto l'influenza dei dolci misteri della fede, qui, quando vi sono lagrime, si sa dove versarle, qui si porta la speranza d'un celeste destino, qui infine non sarà troppo dura la morte! Quando uno di questi pii discepoli di Gesù Cristo, arriva all'ultimo giorno ed all'ora suprema di sua mortal carriera, il ministro di Dio non sarà imbarazzato nel cercare un Crocifisso da presentargli a baciare, nè un ramo d'olivo benedetto, con cui aspergere l'acqua purificatrice sulla sua agonia! E quando il moribondo per l'ultima volta aprirà gli occhi e li fisserà su quelle pareti, testimoni delle sue lotte e dei suoi meriti, si riposerà dolcemente nel ricordo dell'onnipotente ed amabilissimo Redentore, della Vergine Madre e dei Santi Patroni, in cui confidava. Questi cari e venerati oggetti servirono ad alimentare il suo culto quotidiano, consolarono e santificarono la sua vita, ed ora consolano e santificano la sua morte! Tale deve essere la dimora dei cristiani, per rassomigliare ad un santuario. La ricchezza, il lusso, i capolavori bene spesso frivoli e scandalosi dell'arte profana, possono ben fare un bel salone pagano; ma due bastoni in croce, ma un miserabile straccio di carta, su cui siavi grossamente impressa la divota effigie di Santi Protettori, sono in una famiglia cristiana emblemi mille volte più favoriti e sopratutto un rifugio mille volte più sicuro, perché è il cristianesimo incessantemente presente davanti agli occhi e per gli occhi presente al nostro pensiero ed al cuor nostro.
Ora in questo santuario domestico così disposto sì può ogni giorno contemplare uno dei più commoventi spettacoli. È l'atto per eccellenza del culto domestico e si compie nell'ora
.... che volge il desio
ai naviganti e intenerisco il cuore
lo dì ch'han detto a' dolci amici : addio!
nell'ora della tranquillità e del silenzio che precede la tenebrosa notte. Il fine della giornata ha fatto interrompere ai membri della famiglia i lavori, ed il riposo sta per scendere sulle stanche loro pupille, onde prepararli ai lavori ed alle agitazioni del domani. Ma prima eccoli tutti riuniti ed inginocchiati appìè del domestico altare. Sì, il padre e la madre, i fratelli e le sorelle, i servi e le serve, l'operaio e l'apprendista, l'avo dal bianco crine ed il bimbo dagli occhi angelici sono tutti raccolti in supplice atteggiamento là nel luogo stesso, ove lavorano, ove soffrono, ove alle volte hanno gustato come in sogno la felicità; là ove forse son nati, ove furon cullati e dove un giorno (ohimè!) saranno stesi sulla funerea bara... Ascoltiamo, se è possibile, adesso le voci, che s'innalzano al cielo dal centro di questa riunione. Ora è quella grave del padre, ora la soave e tenera della madre, oppur della figlia maggiore, che pronunzia religiosamente sante preghiere, e poi a brevi intervalli tutte le altre voci rispondono in coro come per dare un unico volo a tutte le loro anime. Quanto armoniosi ed olezzanti il più grato profumo sono gli accenti che escono da tutti quei cuori ! È l'adorazione, che si prostra dinanzi all'Altissimo; è il ringraziamento che scatta in inni di riconoscenza; è l'universale indigenza che domanda il pane del corpo e dell'anima; è la fede, che volando oltre la frontiera di questo mondo, cerca le luminose rive della vita futura; è l'obbedienza che proclama i divini comandamenti per sottomettersi; è il pentimento che confessa le colpe, implora il perdono, e promette fedeltà più attenta; è l'amore prigioniero che impaziente si spiega nell'entusiasmo dei sacrifizi; è la sofferenza che piange e si rassegna; è l'inquietudine che sospira e si tranquillizza... Ma chi può enumerare tutte le voci che salgono da questa preghiera, in cui tutta la famiglia concentra gioie e pene, timori e speranze, desideri e suppliche ? Chi può distinguere tutti gli infocati sospiri che escono da quelle labbra ognor più frementi e che dolcemente vanno a terminare nel cuore di Dio? O Gesù Redentore, e sarà possibile che il vostro tenerissimo Cuore a tal vista non si commova d'una tenerezza infinitamente paterna? Non è forse quivi che si realizzano in tutta la lor pienezza quelle vostre parole si ricche di promesse: Là ove due o tre persone saranno riunite in mio nome, io sarò in mezzo a loro?
Orbene, quanti desiderano in simil modo invocare sulle proprie famiglie il Padre nostro che è nei cieli, quanti bramano esser benedetti del suo amore, privilegiati della sua grazia, siano fedeli a fare ogni giorno la preghiera in famiglia. Essa è il mezzo per far sì, che nessuno tralasci o disimpari di pregare. Padri e madri, che leggete queste linee, siate fedeli a fare ogni giorno la preghiera in famiglia: essa è il mezzo per pregare con fervore, poichè l'esempio è una forza che trascina; e voi diverrete ferventi, quando ai vostri orecchi risuonerà una fervente preghiera. Siate fedeli a fare ogni giorno la preghiera in famiglia: essa è il mezzo per dare alla vostra preghiera l'efficacia che le manca, poichè essa avrà l'efficacia di. tutte le altre, con le quali per la carità forma un' unica supplica. Siate fedeli a fare ogni giorno la preghiera in famiglia! Dessa renderti più inviolabili i sacri legami che vi uniscono, perchè i cuori, che pregano insieme, sono certamente più teneri e più forti in amarsi; e quando vi rialzerete dalla preghiera che precede il riposo, sarà con aumento di mutua affezione che vi scambierete il bacio e l'addio della buona notte. Siate, o genitori, fedeli a fare ogni giorno la preghiera in famiglia! Dessa eserciterà su voi e sopra i vostri un apostolato di zelo, cui non potranno resistere neanche i cuori più indifferenti ed insensibili La preghiera in famiglia è la pratica più eccellente e più facile di tutte nel culto domestico: spetta quindi ai genitori ed ai padroni di officina darle tutta la perfezione possibile.
Alla preghiera in famiglia si consacrino non solo gli ultimi istanti del giorno che muore, ma se possibile, anche le primizie della giornata che incomincia. Ed avendo l'ottima abitudine di pregare insieme uniti mattino e sera, il suono dell'Ave Maria sarà il segnale legittimo che unisce i membri della famiglia per salutare la Vergine Madre di Dio e nostra. E quando tutti i membri si raccolgono a pranzo intorno alla medesima tavola, perchè la benedizione del cibo ed il ringraziamento non saranno pronunziati ad alta voce dal padre o dalla madre ? E quando è tempo di rimettersi tutti al lavoro, perchè non si reciterà insieme un Pater per offrire a Dio i propri sudori e fatiche ? E poi vi sono anche nella famiglia certe circostanze atte a dare alla preghiera in comune un carattere più penetrante di emozione e solennità. Così chi ha un qualche figlio lontano, o allievo in collegio od oltremare, operaio o fors'anche mercenario presso persone straniere, non amerà richiamarlo alla memoria di tutti, rendendolo partecipe di questa preghiera, da cui egli solo è esiliato, col presentar quotidianamente a Dio una fervida supplica in suo favore? E se è la malattia che visita qualche persona cara rendendo tutti crudelmente inquieti, come dal cuore di tutti, ripieno di pietose lagrime, con gli occhi fissi in Dio, uscirà calorosa la prece ! È per il povero padre mio (ohimè) gravemente infermo; è per la sorellina ammalata; è per la buona nonna moribonda, che vi prego, Gesù buono! E se è la morte che visita la famiglia, gettandola in lungo e doloroso lutto, non si proverà forse consolazione grande, nel richiamare, pregando insieme, la memoria della persona diletta defunta e così provarle con l'unanimità dei suffragi, che non è dimenticata? Membri di tutte le famiglie cristiane, voi amate certamente tutto questo, e ben vedete che è cosa. buona, salutare e santa pregare per quelli che si amano! Ebbene, per vostra propria esperienza, ma per un'esperienza piena ed ininterrotta, procurate di gustare tutte le dolcezze e di appropriarvi tutti i vantaggi della preghiera in famiglia.
La terza cosa che abbraccia il culto domestìco è l'istruzione, poichè, quantunque in famiglia non vi sia cattedra, pure la predicazione non deve esserne esente. Come abbiam già detto nell'articolo precedente, per dare al secolo venturo una generazione veramente cristiana, bisogna occuparsi prima di tutto dell'educazione della gioventù. Ma per educare cristianamente i figliuoli basterà forse la predicazione del sacerdote, senza che le venga in aiuto quella della famiglia ? Le madri e quanti ricevono sì teneramente i figliuoli alla loro entrata nel mondo, non debbono forse illuminare i primi raggi della loro intelligenza, guidare i primi balbettamenti della loro lingua, e senza mai stancarsi far progredire in loro, man mano che crescono e si sviluppano, la loro piccola scienza religiosa?
Indi tien dietro il catechismo, e le prime lezioni generalmente debbono esser date in famiglia. Ed anche dopo la prima Comunione, dopo gli anni di scuola, di collegio, nelle famiglie veramente cristiane non si tralascia d'inculcare ai figli lo studio del catechismo, procurando che sia ben compreso e fedelmente conservato nella memoria. Oh! com'è bello in una famiglia vedere il padre che fa di quando in quando il catechismo ai figli ed ai servi, per assicurarsi che nessuno se n'è dimenticato! Oh! come se ne parlerà a lungo tra i suoi ! Qual stima e qual amore si acquisterà anche dopo morte, nel cuore dei suoi figli! « Che buon padre Dio ci aveva donato, diranno sovente: egli stesso ci insegnava e ci spiegava il catechismo ! »
Ma non sta solo in questo la predicazione possibile in famiglia. V'ha ancora la lettura dei buoni libri; e qui accenniamo ad un punto dei più importanti e facili. In famiglia non si ha forse da tutti qualche ora di libertà, di riposo, di conversazione, alla fine dei pasti e fors'anche durante le veglie? È allora che bisogna prendere dal suo scaffale il pio libro e leggerne, pieni di religioso interesse, qualche pagina istruttiva. E quali libri scegliere? Senza dubbio ne possono esser consigliati molti; ma ve n'ha uno che è più bello di tutti, che non stanca mai, che parla come un secondo Vangelo ed un Vangelo tutto in azione, che noi, bamboli ancora, abbiamo imparato ad apprezzare e a leggere sotto la guida paterna: è il libro popolare e sublime delle Vite dei Santi.
Le Vite dei Santi sono una meravigliosa epopea, che contiene tanti poemi commoventi quanti sono i nomi gloriosi, ed altrettanti fatti veritieri quanti sono i poemi. Sono una galleria ricca di innumerevoli quadri, che trasportano il cuore e l'immaginazione a spaziare nelle incantevoli regioni della virtù, della santità e dell'eroismo. Sono un'immensa e voluminosa teologia, in cui tutte le verità della religione ci appaiono in esempi sulla persona di un qualche nostro simile. Oh! felice la famiglia che possedendo l'inestimabile tesoro di qualche grande e genuina storia della vita dei Santi, e seguendo l'esempio dei propri antenati, non tralascia mai dal leggerne quotidianamente qualche pagina e di ascoltarne l'eloquente parola! La madre del venerando nostro fondatore, la buona mamma Margherita deve alle Vite dei Santi, sentite leggere in famiglia durante la sua fanciullezza a Capriglio, quel tesoro di esempi e di riflessioni morali, con cui seppe allevare religiosamente i propri figli non solo, ma ancora dare alla chiesa ed alla società un'impareggiabile apostolo ed eroe. Fortunate adunque le famiglie, che si deliziano nella lettura delle Vite de santi, perchè avranno l'ineffabile consolazione di veder germogliare nel loro seno numerose vocazioni all'apostolato ed alla santità!
In questa piccola biblioteca di famiglia si possono avere pure altre ricchezze, come i Vangeli e la loro spiegazione (1); il librettino tutt'oro dell'Imitazione di Cristo; le Letture Cattoliche (2) e qualche opera di S. Francesco di Sales o d'altri autori sacri. È questa la bella e frequente predicazione, che si può fare in famiglia ed oh! con quanto interesse ed utilità si ascolteranno sì buoni predicatori!
L'ultimo elemento del culto domestico sono i giorni che gli debbono in modo particolare appartenere. Tra questi bisogna contare prima di tutto la domenica, che, quantunque sia per eccellenza il giorno del Signore, pure merita di essere eziandio il giorno proprio di famiglia. E nella domenica infatti che ogni famiglia raduna i suoi membri, per compiere gli stessi doveri, per partecipare al medesimo riposo ed agli stessi onesti divertimenti, per poter meglio gustarne le dolcezze e raffermarne sempre più i vincoli della sua vita intima. Dunque la domenica celebrata in famiglia, passata interamente in famiglia produce l'indispensabile connubio degli altari e dei focolari. Tuttavia la religione praticata in famiglia deve conoscere altri giorni cari e degni di esser in modo speciale solennizzati. Ora è la festa onomastica del padre, ora quella della madre, oppure di un qualche figlio o figlia, e quel dì per tutti è un raggio di gioia nuova e un raddoppiamento di mutua affezìone. E Dio può esser lontano da queste feste? Non sarà forse invocata da tutti con incessanti preghiere la divina bontà sopra la persona, che con voti ed auguri unanimi si festeggia? Altra volta è una data funebre. Che doloroso contrasto! Tanti anni fa in quel giorno si apriva una fossa... Mio Dio ! quante lagrime ancor oggidì! E chi darà alla desolata famiglia consolazione, conforto e speranza, se non la religione, che sull'ali della fede le additerà non lontana la riunione con la persona diletta?... Ora è un giorno di prima Comunione; e se la famiglia è cristiana, vi sarà nel suo seno una felicità, che si diffonderà su tutti i suoi membri e nessuno si rifiuterà di accompagnare il giovinetto o la donzella fortunata alla sacra mensa...
Infine senza designare le altre feste religiose del culto domestico, diremo solo che si deve saper cogliere tutte le circostanze un po' straordinarie che accadono in famiglia, per farle servire alla gloria dell'Altissimo, alla pietà delle nostre anime ed alla gioia dei nostri cuori. Poichè chi potrebbe esprimere tutte le delizie reali, tutte le soddisfazioni meravigliose che si riscontrano nella famiglia cristiana ? La famiglia da una parte, la religione dall'altra sono per certo le due sorgenti più abbondanti e più pure della felicità umana; ed oh! quanta maggior copia di essa si diffonderà nei nostri cuori, se queste due sorgenti saranno unite continuamente per attirarci a Dio! Come armonizzano bellamente tra loro la religione e la famiglia, l'amor sincero a Dio e l'affetto soave a quelle persone, cui dolci catene ci legano ! Vivere d'una sola e medesima vita, soffrire le stesse pene, portare il peso delle stesse fatiche, dividere i medesimi piaceri, camminare insieme, insieme vegliare, sentirsi mutuamente attorniati di devozione a tutta prova è la felicità e bellezza incomparabile di una famiglia dove si ama. Quanto però questa bellezza diventa ancor più incantevole e sopratutto più stabile, se Dio è il centro di quest'intimità, se i membri di essa insieme lo pregano, se vicendevolmente si animano a conoscerlo, amarlo e glorificarlo con le loro opere, se insieme vanno a riceverlo nei loro cuori alla Mensa Eucaristica, se insieme sperano di riunirsi un giorno in cielo. Lassù sì che sarà bello trovarsi in mezzo alle persone amate, senza timore d'esser mai più separati !
Questi sono i frutti della religione praticata in famiglia: e noi ci auguriamo sinceramente che, nel prossimo secolo, conformemente ai vivi desideri del Sommo Pontefice, questi frutti abbiano in realtà ad abbellire tutte le famiglie formanti l'unico ovile di Gesù Cristo sotto la guida e la custodia dell'unico Pastore.
(1) V. Bollettino di Ottobre scorso pag. 250.
(1) La nostra Libreria Editrice di Torino ha dato ultimamente alle stampe il Nuovo Testamento secondo la volgata - traduzione di Mons. Antonio Martini con note. - L'edizione - in formato diamante - è comodissima e porta l'approvazione del Card. Richelmv, Arcivescovo di Torino. È un volumetto nitido di IV-412 pagine, che costa solo L. 0,70 (E)-Legato in tela taglio rosso L. 0,85 (D). In questa nota cogliamo pure l'occasione per raccomandare al venerando Clero, specie ai novelli Sacerdoti e Seminaristi, la nostra edizione del Novum Jesu Christi Testamentum. la 1a, se non erriamo, pubblicata in Italia conforme al nuovo metodo tanto encomiato dai più recenti espositori agiografi, metodo consistente nel dividere i capi non più in versicoli con a linea ad ogni versicolo, ma in tanti punti, i quali abbiano ciascuno il titolo dell'argomento che in essi viene svolto. Questa divisione facilita assai lo studio del Nuovo Testamento, anzi lo rende più piacevole anche come semplice lettura. I candidati al sacerdozio si troveranno così agevolato non poco anche lo studio di tutta la Sacra Scrittura. Il volume di pagine VIII-708 con parecchie illustrazioni si vende presso le nostre librerie al prezzo di L. 1,50 (D).
(2) Accenniamo qui in modo speciale alle Letture Cattoliche fondate da Don Bosco nel 1853 e continuato ora dai Salesiani per il bene delle anime. Contano queste Letture 47 anni di vita, durante i quali si arricchirono di ben 564 fascicoli da 100 a 120 pagine caduno. Gli ultimi tre fascicoli intitolati: I nostri Missionari dell'Equatore del Sac. Prof. G. B. Francesia sono un vero gioiello e commuovono profondamente. È il genuino racconto delle persecuzioni crudeli, che quei nostri confratelli sostennero generosamente per la maggior gloria di Dio. Quivi l'apostolato cattolico rifulge in tutta la sua bellezza, e finitane la lettura, di cui l'argomento non ammette interruzione, le anime gentili si sentono naturalmente disposto a coadiuvare con la preghiera e con le limosine i nostri Missionari.
Questi tre fascicoli si possono avere al prezzo di L. 1,00. - L'abbonamento alle Letture Cattoliche di Torino costa L. 2,25 all'anno.
ARGOMENTO antico per il Bollettino Salesiano, ma sempre nuovo di allegrezza, perche fecondo di generosi pensieri e teneri affetti, è la partenza dei nostri Missionari. Al vedere un drappello di giovani leviti e di candide vergini di G. C. che se ne partono lasciando con tanto sacrifizio il padre e la madre, cui forse non dovranno rivedere più mai, perchè hanno udito la parola del Salvatore: Qui amat patrem aut matrem plus quam me, non est me dignus (Matth. X, 37); che abbandonano anche i fratelli e le sorelle; che dicono addio a quella prospettiva di speranze, che umanamente avrebbero forse potuto avere rimanendosi nella patria dìletta, ogni cuore gentile s'intenerisco profondamente e tocca con mano la divinità della Cattolica Chiesa, fulgida di novella aureola nella perenne sua apostolicità. Anche quest'anno, la vigìlia d'Ognisanti, nel glorioso santuario di Maria Ausiliatrice abbiamo avuto l'invidiabile fortuna di assistere a questo caro avvenimento. All'ora stabilita, mentre le navate del santuario andavano animandosi di numerosi Cooperatori e Cooperatrici torinesi, dei nostri giovanetti e di molto popolo; mentre attorno all'amata effigie della Madonna di D. Bosco si disponevano i fortunati nuovi Missionari e Missionarie; mentre col canto unisono del Veni Creator si invocava sui profetturi la pienezza dei doni del divin Paracleto, noi meditavamo commossi quella magnifica creazione della Chiesa Cattolica, per cui essa si perpetua, cioè l'apostolo. E cogli occhi fissi pur sull'eletto drappello dei nuovi apostoli, dimentichi del canto, dei mottetti e delle meste armonie che nel frattempo si sprigionavano dall'organo, la nostra anima si beava in quella magnifica pagina, con cui uno dei più illustri oratori moderni delineò stupendamente la vita dell'apostolo. Sacrificarsi e sacrificarsi ancora per le anime, ecco la divisa che l'amore ha scolpito sul cuore magnanimo dell'apostolo: Impendam, et superimpendar ipse pro animabus vestris (Il Corinth. XII, 15). Dovunque pertanto vi sono popoli che ignorano il mistero del Figlio di Dio, l'apostolo vi si reca, malgrado gli evidenti pericoli che l'aspettano. Periculis ex genere; pericoli dal lato della sua famiglia, che si scioglie in lagrime, che rompe in singhiozzi, che lacera il suo povero cuore e vorrebbe rattenerlo fra i suoi amplessi desolati: pericoli dal lato del suo popolo, che disconosce il suo sacrifizio e lo reputa una follia. Periculis in mari, pericoli sul mare : via battuta dalle procelle, abisso fecondo di tempeste e di naufragi, sul quale deve navigare lunghi mesi per approdare a mille, duemila, tremila leghe lontano dalla sua patria. Periculis fluminum, pericoli di fiumi , che straripando arrestano di repente i passi dei viaggiatori e coi loro miasmi ingenerano malattie funeste allo straniero. Periculis ex gentibus, pericoli da parte dei gentili popoli barbari o selvaggi, con tutte le radici della natura scaduta, abbarbicati alle vecchie superstizioni, le quali coprono della sacra loro ombra gli istinti depravati e gli infami costumi; popoli barbari o selvaggi, pronti a ribellarsi contro la verità che li condanna e a soffocarla colla morte di colui che l'annuncia. Periculis latronum, pericoli di ladroni: briganti coronati, gelosi del loro potere, minacciati nella loro corruzione, prontamente trasformati in persecutori implacabili : volgari saccheggiatori, imboscati per sorpren dere, assassinare, spogliare, colla speranza di fare ricco bottino. Periculis in civitate, pericoli nella città, dove è necessario nascondere la sua presenza, occultarsi come un cospiratore per non cadere nelle mani di una giustizia, dinanzi alla quale il nome di cristiano è il massimo dei delitti. Periculis in falsis fratribus, pericoli nei falsi fratelli : negozianti di religione, venuti da lontano per fare fortuna e per iscreditare il ministero disinteressato del vero apostolo: neofiti atterriti, apostati venduti, che danno in balìa ai nemici del nome cristiano chi contava sulla fraterna loro protezione. Periculis in solitudine, pericoli nella solitudine, dove le bestie feroci addentano, dove rumoreggiano gli uragani, dove precipitano i torrenti, dove la terra selvaggia e devastata ricusa di dare la vita, dove bisogna soffrire la fame, la sete, la paura ; pericoli dell'isolamento: non un cuore, a cui narrare le proprie pene, in cui deporre le proprie speranze, a cui domandare un conforto e qualche volta una morte abbandonata e sconsolata ! Predicatore dell'Uomo-Dio, è egli vero che l'anima tua generosa non vuole conservare per se sola lo stupendo mistero, nel quale ella crede di vedere la verità? Prudenza ! non camminare alla ventura: bada a ciò che ti sta dinanzi. A che vai tu sfidando tanti pericoli? E tu non tremi? - No, no, no. Lasciatemi partire. Fa mestieri che le ultime spiagge della terra mi odano e rispondano a questo grido della mia fede: Credo in Jesum Christum, Filium Dei unicum! - L'uomo che favella in questa guisa non è una di quelle cose rare, che si veggono comparire a lunghi intervalli nel corso dei secoli. È un fatto contemporaneo dì tutte le generazioni, che si successero dall'origine del Cristianesimo. Quest'uomo noi lo vediamo partire ciascun anno dalle nostre rive, patria della civiltà, alla volta dei paesi barbari ; quest'uomo lanciossi dietro i passi dei conquistatori del nuovo mondo: nel medio evo percorse tutto le vie dell'Antico Continente, e bussò alle porte della Cina: alcuni anni dopo la morte di Cristo l'India udiva la sua voce: e dovunque e sempre la sua vita generosa fu spesa e prodigata, come quella del gran Paolo, per la salute delle anime : impendam et superimpendar ipse pro animabus. Confessiamo, sì, che l'apostolo è ben più d'un uomo che si sacrifica egli è un eroe (1).
Questo magnifico quadro era vivo vivo dinanzi alla nostra mente, quando apparve sul pergamo il Missionario D. Lorenzo Giordano, Direttore del nostro Collegio di Pernambuco, il quale per circa un'ora tenne attentissimo il numeroso uditorio ad ascoltare dalla sua bocca le meraviglie operate da Dio per Don Bosco nelle Missioni. Fu patetico quando descrisse gli Indii del Parà da lui visitati, quei popoli, com'egli disse, reietti dall'umanità, la razza quasi dei paria, senza trovare pietà nè nelle leggi, nè nella civiltà, nè in niuna cosa: popoli posti al bando dall'umano consorzio : ma la voce di quei popoli morenti giunse attraverso il mare all'orecchio di D. Bosco, che per opera dei suoi figli volle esserne apostolo.
Terminato il bellissimo discorso, a cui assisteva in gran cappa nel Sancta Sanctorum l'E.m° Card. Richelmy, cantate le litanie lauretane in musica, l'E.m° impartì solennemente l'Eucaristica benedizione. Riposto il SS. Sacramento, e recitate le preci commoventi dell'itinerario, il Cardinale benedisse tutti i Missionari e Missionarie, e dall'altare diede loro i suoi ricordi di Padre e di Pastore.
Ci è impossibile riassumere l'affettuosissima sua allocuzione : pur tuttavia tentiamo di darne un pallido schema. « Non andrò lontano, egli disse, a cercare il ricordo da lasciare a voi, fratelli e sorelle in G. C., perchè già l'avete con voi ed a me torna assai dolce e soave lasciarvelo. La corona del Rosario, ecco il ricordo che vo' lasciarvi in quest'ultimo giorno di ottobre , consecrato appunto dal vivente Sommo Pontefice alla Vergine del Rosario.
» Voi, fratelli e sorelle, andate in lontani paesi lungi dalla patria diletta, per portare la luce della fede a tanti, che ancor siedono nelle tenebre e nell'ombra di morte, per far conoscere Dio a tanti che ancora non conoscono altro che i loro idoli ed i demoni, per estendere il regno di G. C., per chiamare molti alla libertà dei figli di Dio ed aprire loro la via che conduce al cielo. Certamente è impossibile immaginare una missione più bella, più grande, più sublime. Ma per questo appunto il ricordo che vi lascio è il più opportuno e salutare. Nel Rosario si trova tutto quanto è necessario a voi Missionari e Missionarie laggiù in quelle remote contrade. Voi laggiù, in mezzo a mille pericolì, avete bisogno urgente di mantenervi nella vocazione, a cui il Signore nella sua misericordia degnossi chiamarvi , e di lavorare in essa con tutta energia per fare il maggior bene alle anime. Ma non potete ottenere questo senza preghiera e meditazione. Nel Rosario trovate l'una e l'altra.
» Nel Rosario avete la preghiera per eccellenza, il Pater Noster, insegnato dall'Uomo Dio agli Apostoli, e l'Ave Maria. Recitando il Rosario adunque innalzate a Dio la vostra voce e con santa fiducia lo chiamate col dolce nome di Padre e gli domandate quelle grazie che riguardano la vostra felicità presente e futura: recitando il Rosario innalzate ripetute volte la vostra voce a Maria, ed in questo dolce nome avete la certezza di esser esauditi. Il Rosario è la preghiera più sublime a più cara al cuore dei figli di Maria: amatelo dunque, fratelli e sorelle in G. C., recitatelo, e voi sarete sicuri della perseveranza nella vostra vocazione, sarete certi della vittoria sulle potenze infernali, voi forti della fortezza di Dio salverete l'anima vostra guadagnando molte anime a Dio.
» Ma non basta. Nei luoghi delle vostre missioni non avrete sempre la comodità di possedere dei libri per fare la meditazione, cibo prediletto di tutte le anime religiose, fonte di santità e perfezione. Prendete in mano il Rosario, in esso troverete un vasto campo, in cui pascolare l'anima vostra, ritemprandola così ogni giorno nelle virtù proprie del Missionarìo. Imperocchè il Rosario è un serto di rose multicolori: rose bianche, simboleggianti la purezza ed il candore dell'anima religiosa: rose purpuree, tinte nel Sangue preziosissimo dell'Uomo Dio, simbolo della virtù del sacrifizio: rose auree splendenti nelle vampe dell'amor divino. La corruzione allaga dovunque e nei paesi ove siete incamminati è forse maggiore che altrove, e voi, fratelli e sorelle, per compiere la vostra missione avete bisogno di una gran purezza di cuore. Ora, meditando il Rosario, troverete nei misteri gaudiosi delle rose candidissime, capaci di farvi ognor più amare la purità di cuore. Quivi la purezza rifulge, candida rosa, sulla fronte immacolata della Nazarena, e l'anima meditativa si sente dolcemente invitata a muovere il passo dietro l'olezzo dei suoi profumi; qui, meditando il mistero dell'Annunciazione e dell'Incarnazione, nell'umìltà della Casa di Nazaret e della grotta di Betlemme, si ama viemmaggiormente la purità tanto cara al diletto che si pasce tra i gigli. Vedendo Maria che al tempio si conduce e presenta il suo Divin Figliuolo, imparerete la virtù della mortificazione, senza cui non puossi custodire puro il cuore. È la mortificazione che produce la virtù del sacrifizio, bellamente simboleggiata nelle purpuree rose dei misteri dolorosi. Medìtando la preghiera che nel Getsemani Gesù innalza al Padre, la flagellazione che rassegnato sopporta nel pretorio, la corona di spine, i chiodi, la croce, il Calvario, sentirete l'anima vostra naturalmente disposta ad esercitare in atto la virtù del sacrifizio, virtù regina del Missionario, con cui egli annega la propria volontà, rinunzia alle gioie dell'amicizia ed abbraccia ogni sorta di sofferenze. Nei misteri gloriosi troverete auree rose, che vi trarranno alla perfetta cognizione e fruizione dell'amor di Dio. Nel Rosario meditando la risurrezione di G. C., fortificherete sempre più la vostra fede; la sua salita al cielo rianimerà la vostra speranza; e la discesa in terra dello Spirito Santo alimenterà e perfezionerà la vostra carità. Così pure la meditazione dell'Assunzione ed esaltazione di Maria sopra i cori degli Angeli nel regno della gloria e della beatitudine, rattemprerà la vostra volontà colla vista del premio ineffabile che Dio tien preparato nel cielo ai perseveranti nella propria vocazione e nell'assiduo lavoro della salvezza delle anime. Il Rosario, fratelli e sorelle, ecco il vostro libro, ecco il vostro conforto,, ecco il vostro aiuto, lo scudo della debolezza, la cagion dello zelo e della sete delle anime, il maestro di ogni virtù. Il Rosario vi accompagni nel vostro lungo viaggio, il Rosario vi segua nelle vostre apostoliche peregrinazioni, e voi col Rosario in mano manterrete sempre aperta l'anima vostra alle care speranze del cielo ».
E qui l'Eminentissimo Cardinale, con voce commossa, invocò sui profetturi le celesti benedizioni dell'Ausiliatrice di Don Bosco, li assicurò che egli qual Padre non li avrebbe mai scordati nelle sue preghiere, pregandoli a non voler dal canto loro scordarsi di lui, dell'Archidiocesi affidata alle sue cure e della Pia Società Salesiana, a cui appartengono. Fu un'allocuzione sublime e piena di unzione a noi rimane solo il dispiacere di non averla potuto riassumere, almeno in modo atto a darne una gìusta idea..
La pia funzione terminò con lo scambio degli abbracci e del bacio estremo così descritto dall'Italia Reale-Corriere Nazionale (1).
« Il momento è solenne, converrebbe esser poeta, non cronista, per tradurlo in parole commoventi. D. Rua ed i Superiori ad uno ad uno abbracciano i Missionari, tutti robusti, aitanti della persona, atti a soffrire le avversità degli elementi e degli uomini.
» D. Rua è il primo. Tutti gli occhi si rivolgono specialmente su di lui. Pare trasfigurato D. Rua. Accoglie ad uno ad uno i suoi figliuoli a mani spante, prende loro la testa e la colloca sul seno, intanto che a ciascuno parla a lungo nell'orecchio e trova parole di sommo conforto.
» Essi ascoltano riverenti, poi gli baciano la mano con affetto e si ritirano.
» Lì presso sono ufficiali, superiori dell'esercito e magistrati, ma la patetica scena ha virtù di commuoverli tutti. D. Rua si trova bagnata la mano dalle lagrime furtive dei suoi Missionari. Piangiamo noi pure di gioia, ma di quella gioia così profonda, che trova la vena del pianto e si confonde con quella.
» Oh faccia Maria Ausiliatrice, ai cui piedi si svolgono ogni anno scene che fan riverenti gli Angeli, sia dato a quegli eroi che seminano nel pianto, abbandonando la patria terrena, di raccogliere nella gioia eterna dei Santi ».
(I) Ved. MONSABRÉ. Esposizione del dogma cattolico, Conf. 32a, traduzione di Mons. Bonomelli.
(1) Abbonamento annuo L. 20, semestre L. 11. Direzione: Via Principe Amedeo, N. 26, Torino.
Relazione del Missionario Don Bernardo Vacchina (1)
(1) Questa relazione giunse al R.mo Sig. D. Rua quasi contemporaneamente all'autore stesso, il quale venne in Europa a confermare pur troppo la veridicità dell'immane disastro toccato alle Missioni di Patagonia, o a fare appello alla carità cristiana. Dal R.mo D. Bernardo Vacchina, ci furono pure favorite bellissime fotografie riferentesi all'inondazione e che ben volentieri riproduciamo.
R mo SIG. D. RuA,
Viedma, 5 Settembre 1899.
SEBBENE durino ancora i trambusti dell'inondazione, pure sono in grado di dare alla S. V. R.ma notizie più precise e se vuole anche più consolanti di quelle inviatele, in tutta fretta, nel momento del maggior pericolo e sconforto. Non mi prometto tuttavia di poter nella presento relazione narrarle tutte le cose riguardanti a Viedma con ordine, perchè in quei giorni di trepidazione era tanto il da pensare e da fare, che non mi fu possibile prendere i necessari appunti; degli altri paesi inondati dirò solo quanto mi venne scritto o raccontato da chi si trovò sul luogo e de visu potè constatare ogni cosa.
Cause dell'inondazione - La valle del Rio Negro - Sua fertilità - Desolante trasformazione - Durata della piena - Senza telegrafo - Trepidazione e gioie.
L'inondazione fu prodotta da pioggie torrenziali e dal prematuro squagliamento di nevi nella Cordigliera delle Ande in quest'inverno tanto mite da parere un prolungato autunno. Le acque serpeggiando tra i fianchi delle Cordigliere, divise in grandissimo numero di affluenti, con impetuosa velocità fecero straripare il Rio Neuquen, il quale alla sua volta alimentato dal Limay e formato col Rio Negro una sol cosa, continuò il rumoroso suo cammino verso il mare, abbattendo, rovinando quanto incontrava sul suo passaggio. Il Rio Negro trascorre tutta la parte settentrionale della Patagonia e misura 1200 Km. di lunghezza, formando una valle, vasta quasi come l'Italia, tutta seminata di paeselli in embrione e di stabilimenti pastorili ed agricoli. Qua e là dalle acque del fiume emergono belle, fertilissime isole coperte di esuberante vegetazione, mentre le sue sponde sono ricche di fresche erbe, di salici e di arbusti patagonici. L'esimio Ingegnere romano il Sig. Cipoletti, che nell'estate passato visitò per ordine del Governo questa valle, la chiamò una magnifica futura Mesopotamia ed un nuovo Egitto...
Ma ora (oh! desolazione) questa bellissima valle, per causa dell'inondazione, è pressoché ridotta ad un vero deserto ! Tutta seminata di rovine per un estensione di 500 leghe quadrate, essa in pochi mesi è ritornata indietro più di cent'anni nella via della colonizzazione e civilizzazione
La piena delle acque fu veramente fenomenale e non mai vista. Pareva che il mare, rompendo le naturali barriere, si fosse esteso sino alle superbe montagne per sfidarle in gigantesca battaglia, strascinando ed avvolgendo nelle sue irate onde città, paesi, stabilimenti, case, campi e pascoli con tutti gli armenti e quanto fu dalla mano dell'uomo ivi fabbricato o coltivato. I più anziani del paese si ricordano ancora di una precedente inondazione, un quid simile di questa, avvenuta un cent'anni fa nei primordi di Viedma, la quale distrutta, gli abitanti si trasferirono sulla sponda sinistra del fiume, dando così origine a Carmen di Patagones, ma pochi anni dopo varie famiglie ritornarono sulla sponda destra a riedificare Viedma.
I giorni della disgrazia furono molti. Incominciò l'inondazione negli ultimi giorni di maggio nel territorio del Neuquen, quindi di Roca e successivamente di paese in paese sino a Viedma e Patagones, durando fino ai primi di agosto, due eterni mesi di perdite, pianti, pericoli ed angoscie!
I primi danni e di maggior conseguenza toccarono alle vie di comunicazione: la strada ferrata recentemente costrutta e che doveva inaugurarsi ai primi di giugno fu inondata e resa impraticabile fino a Chil-forò a 30 leghe da Roca, nonostante che il Presidente della Repubblica fosse già partito espressamente dalla capitale per assistere a detta inaugurazione. Colla strada ferrata restò pure inabilitato il telegrafo, la qual cosa ci tolse la possibilità di avere notizie certe dei nostri Confratelli e delle Suore di Maria Ausiliatrice residenti a Roca, Junin de los Andes, Chos-Malal, Conesa, Pringles e Chubut. Quanto trepidi e desolanti furono per noi quei giorni, in cui vedendo sempre crescere la piena delle acque, raccoglievamo dalla voce pubblica le più disparate notizie, ma tutte allarmanti sui nostrì Confratelli ! Lascio pensare a lei, amato Padre, l'ansietà del nostro cuore in tanta incertezza. Da Buenos-Aires, Montevideo e Bahia-Blanca ci tempestavano con affannosi telegrammi sitìbondi di notizie; ma che si poteva da noi rispondere, al pari di loro all'oscuro di ogni cosa? Fu un vero gaudio per tutti quando D. Borghino ci fece sapere che i nostri Confratelli con tutti i loro alunni s'erano salvati sulle colline di fronte a Roca, che s'era inviato loro pronto soccorso e che già si trovavano in viaggio per Bahia, dove con fraterno affetto si stava preparando loro generosa ospitalità. Questa notizia alleviò alquanto il grave incubo che premeva i nostri cuori; il nostro orizzonte parve rischiarato, ed, aumentando la nostra fiducia in Dio, ci mettemmo a lavorare con più lena per prevenire i pericoli.
Ma per tenere un po' d'ordine, prima di parlar d'altro è bene che le trascriva, Signor
D. Rua, tutta la dolorosa storia dei nostri Confratelli di Roca che fu tra le popolazioni distrutte quella che ebbe la peggior sorte. Io non faccio che ricopiare quanto uno dei nostri Confratelli mi scrisse e lascio la parola a lui.
La missione di Roca- I primi regali dell'acqua - Bisogna fermarsi a Chil-forò - Innalzamento di dighe - Triste vaticinio - Si fugge alla Sierra - Il paese inondato - In chiesa.
La nostra Missione di Roca, che era tanto ben avvìata e prometteva così bene, è in lutto. Come la S. V. ben sa, Roca perché più vicina alla confluenza del Limay e Neuquen e con meno tempo per porsi al sicuro, fu la prima a provare il diluvio delle acque. Gli abitanti stavano tranquilli e sicuri per gli spessi terrapieni costrutti dove maggiore era il pericolo, ma questi furono distrutti dall'impeto della piena e in men che non si dica furono allagate le vie, non dando tempo di salvar mobili, mercanzia, ecc. e fu grazia, se tutti gli abitanti nel generale spavento poterono salvarsi alla collina. Questo il fatto generale; ma m'incombe il dovere di darle i particolari delle cose nostre, ed eccoli in breve.
La fiumana del 31 maggio, di cui il telegrafo ebbe appena tempo di far consapevole la S. V. R.ma, arrecò gran danno alla novella nostra Colonia agricola. La piena ha rovinato la bellissima tettoia ed il magazzeno costrutti ultimamente per la scuola agronomica, come pure ci sotterrò sotto un cumulo di macerie due molini col rispettivo motore. Un po' più in là, circondata da fertili terreni coperti di bella ortaglia, s'alzava la casa del mezzadro: la casa cadde e la buona famiglia lombarda del Soda, appena poti, salvarsi. Questo terreno era tutto circondato da forti e bei terrapieni, ma l'acqua li sfondò in più parti portando nel coltivato uno spessissimo strato di arena, che soffocherà per più anni ogni vegetazione. Me ne piange il cuore per la, nostra comunità e specialmente per il povero mezzadro, che ora con la famiglia si trova proprio sul lastrico. Questi i primi regali che ci ha fatto l'acqua impetuosa, la quale altri maggiori ne andava preparando.
Il 1" giugno doveva aver luogo l'inaugurazione della nuova ferrovia Buenos Aires-Roca. Il paese era tutto in festa e numerose bandiere sventolavano in alto nunzie della comune letizia. A presiedere la festa del progresso si aspettavano tutto le autorità locali e lo stesso Presidente della Repubblica, l' Ecc.m° General Roca, con un nobile seguito delle più rispettabili personalità della Nazione. Ma la festa non ebbe luogo e la pubblica gioia fu repentinamente convertita in lutto per il subito straripamento del fiume, le cui acque allagarono non solo tutte le adiacenze del paese, ma le vie e le piazze del medesimo, senza. però distruggerle, rendendo così impossibile l'inaugurazione della strada ferrata tutta coperta di acqua fino a Chil-forò a 150 Krn. da Roca. Colà ebbe luogo la cerimonia dell'inaugurazione, mentre quei di Roca tutti, con alla testa l'autorità municipale ed il comando militare, affine di prevenire un'altra probabile piena, si diedero ad alzare tutt'intorno al paese una diga. E fu provvidenziale questo lavoro, perchè salvò il paese dalla terza inondazione avvenuta il 14 luglio.
Ai 16 di luglio però incominciarono a circolare voci spaventose. Si diceva che al Paso de los Indios, (nel territorio del Neuquen), a 120 miglia da Roca, il fiume era cresciuto ben sette metri sopra il livello ordinario. Per appurare la spaventosa notizia, si volle far uso del telegrafo, ma era interrotta la comunicazione. Allora l'incertezza accrebbe la paura, e tutti , uniti ai soldati del contando militare, s'accinsero a rinforzare le dighe. In questa paurosa aspettativa passarono dite lunghissimi giorni. Tutti andavano dicendo: la piena s'appessa a grandi passi, ma nessuno si moveva. Verso le ore due pom. del 19 ebbi occasione di parlare coll'Ingegnere della divisione militare e lo richiesi della sua opinione:- Padre, mi disse, omai tutto è perduto: è inevitabile una catastrofe. Di Roca non resterà pietra sopra pietra e la catastrofe è imminente. - A sì esplicita dichiarazione si prese subito la risoluzione di fuggire, ed una ora dopo la, nostra comunità abbandonava il suo pacifico asilo per rifugiarsi alla Sierra, catena di colline elevantesi al nord di Roca a due Km. di distanza. Due carri trasportarono i materassi ed alcune altre cose che nella fretta si erano potute riunire. Queste cose succedevano alle tre pom. ed alle quattro l'acqua aveva rotto gli argini e si riversava rovinosa nelle vie, invadendo case, negozi, ogni cosa. Il nostro caro Direttore D. Stefanelli, trovato un cavallo, partì alla volta della collina per preparare i nuovi alloggiamenti, dando ordine a me e ad un altro Confratello Sacerdote di fermarci a consumare il SS. Sacramento, se mai l'acqua minacciasse anche la Chiesa. Intanto l'acqua ingrossava sensibilmente ad ogni istante: in pochi minuti aveva raggiunta l'altezza di 60 centimetri. Cercammo di salvare la, maggior quantità possibile di provvigioni, ma fu ben poco. Vedendo inutile ogni nostro sforzo, corremmo alla Chiesa: non era ancora inondata. L'aprimmo, quindi, vestiti di cotta, esponemmo il Santissimo ed incominciammo a recitare le Litanie dei Santi, della Madonna ed i Salmi penitenziali. Le nostre voci erano di tratto in tratto interrotte dal pauroso fragore delle acque, che già incominciavano ad invadere la Chiesa e dagli urli della gente spaventata che andava cercando scampo.
Allora io col mio compagno, confessatici scambievolmente, dopo breve e fervida orazione, principiammo a consumare le Sante Specie Eucaristiche. Nel frattempo l'acqua era cresciuta, ad un metro e trenta centimetri, ma non temevamo di nulla, perche Dio era con noi ed Ei ci portò fuori a salvamento.
La catastrofe - Lagrime - Non più paeseNella Sierra - Attraverso la travesta - Gli stimoli della fame - Il martirio della sete - In famiglia - Il nostro Angelo Consolatore - Speranza di risorgimento.
Alle ore nove di sera incominciarono a rovinare le case. Dal nostro asilo udivamo il rimbombo che l'eco ripeteva in lontananza e noi lo sentivamo profondamente nel nostro cuore. Fu una scena dolorosa, che durò parecchio tempo. Credevamo che la Chiesa parrocchiale avrebbe resistito all'impeto, ma c'ingannammo, perchè verso la mezzanotte cadde il campanile ed il dì seguente di buona ora anche la Chiesa. Era spaziosa, bella e nuova!... Poco dopo vedemmo sollevarsi intorno una bianca nube di polvere accompagnata da un profondo tonfo: erano scomparsi anche i due Collegi, il nostro e quello dello Suore di Maria Ausiliatrice... Una mano di gelo strinse i nostri cuori, già tanto affranti, al vedere nel breve spazio di un'ora, dispersi i frutti dei penosi sacrifizi e de' tanti sudori di 14 anni, coi quali erasi edificata la santa Casa di Gesù ed il pacifico e salutare asilo dei nostri poveri indietti ed orfanelli! Che farci? Dominus dedit, Dominus abstulit! Sit nomen Domini benedictum ! Ma dai nostri occhi piovevano lacrime di sangue. È vero che ci resta ancora una parte del Collegio nuovo, ma assai deteriorato, e poi che ne faremo d'un edilizio che rimarrà certo isolato dalla nuova Roca costruenda in sito meno esposto alle alluvioni...?
Nei giorni 20, 21 luglio l'acqua raggiunse l'altezza di 1 metro e 50 cent.; nei giorni 21, 22, 23 arrivò a 3 metri, distruggendo eziandio quelle poche case che avevano resistito fino allora. Roca non esiste più : dai bagnati ruderi di questo, giorni sono, ridente paese, emergono ancora cinque case tutte scosse e pressochè inabitabili, e cinque case simili non possono certamente formare un paese...
E noi nella Sierra che cosa abbiamo fatto? Le dirò prima di tutto che la nostra vita colà durò solo 15 giorni, ma parvero mesi... Speravamo di non aver molto a soffrire, perchè già abituati alle penalità inerenti alle Missioni, ma fummo delusi. Non si aveva tende neppur per le Suore: dovevasi pensare al nutrimento per 70 persone e si aveva solo 20 km. di carne per giorno, senza sale, nè altri condimenti: del resto nulla!... Più tardi venne a mancare anche questa misera razione... e la carestia fu assoluta.
Allora il nostro buon Direttore, mal soffrendo di vederci ridotti a questi estremi, cercò quattro carri, pagandoli 100 scudi l'uno, affinchè ci portassero, attraversando per 200 Km. un vasto altipiano detto travesia, fino a Choele-Choel, dove si sarebbe preso il treno per Bahia Bianca.
Divisi i carri tra noi e le Suore, si partì nel nome del Signore. Il viaggio durò sette giorni e fu dolorosissimo. Si viaggiava per strade impraticabili, fra monti senza vegetazione e vestigio alcuno d'abitazione umana, a sbalzi e per di più sprovvisti di cibo e persino d'acqua. Ho dovuto vedere i nostri poveri orfanelli rodere ossa aride come cani affamati, ne ho visto altri colle labbra gonfie per la sete. I carrettieri mandarono bensì uomini con mule per cercarne, ma questi non tornarono più. Noi ci sforzavamo di distrarli col racconto di varie amenità, ma inutilmente, perchè mentre i poveretti si sforzavano di stare attenti, noi vedevamo le loro pupille spingersi avidamente attraverso il deserto in cerca dell'acqua sospirata!... Come vanno mai le cose! Poco prima avevamo l'acqua alta fino alla cintura ed ora si sospirai Non sapendo più a che mezzo appigliarci, incominciammo a pregare S. Giuseppe. Anche Lui, si diceva, avrà dovuto soffrir la sete durante il suo viaggio in Egitto e ci assisterà.... Avevamo appena finita la recita della coroncina in onore dei suoi dolori e delle sue allegrezze, quando vedemmo in lontananza una delle mule col barile dell'acqua. Fu salutata con un grido di gioia e finalmente potemmo dissetarci tutti.
Così come Dio volle, si continuò fino a Choele-Choel dove arrivammo il 7 agosto. Quivi si ebbe la comodità di rifocillarci bene, e poscia per l'ardente desiderio di trovarci in mezzo ai Confratelli, partimmo tosto col treno ed il giorno otto ci trovavamo già in famiglia. Quei nostri Confratelli ci accolsero in trionfo, nè cessano dal colmarci di gentilezze. Le Suore si trovano colle loro sorelle e noi nel nuovo Collegio de la Piedad. Qui abbiamo avuto la fortuna di poter baciare il sacro anello all' amato nostro Monsignore di ritorno da Buenos Aires e versare nel suo cuore tutte le nostre pene. Egli fu veramente il nostro Angelo Consolatore, perchè ci diede speranza per Roca, dove noi in mezzo alle rovine della distrutta Missione abbiamo lasciato il nostro cuore. Perciò noi speriamo, ma si dovrà incominciare da capo ed in altro sito, poichè pare molto improbabile si abbia a riedificare Roca nel medesimo infausto luogo, e quando pure ciò succedesse, solo per riabilitare una parte del Collegio nuovo necessiteranno più di 30,000 franchi, senza tener conto della Casa delle Suore, della Chiesa, della Colonia agricola ecc. La cosa è seria assai, ma i nostri Superiori o meglio la Divina Provvidenza, indicandoci il nuovo lavoro, ci misureranno i mezzi necessari all'uopo.
Quorum magna pars fui ! - Una domandaConesa inondata, - La nostra Casa trasformata in asilo pubblico - Le acque decrescono - Tutto procede a meraviglia.
Queste, Sg. D. Rua, le notizie veritiere sull'infelice sorte di Roca, già paese di circa 900 anime, ed ora un mucchio di rovine; notizie scrittemi da chi può esclamare: quorum magna pars fui, perchè egli, lavoratore solerte di quella poco fa sì fiorente nostra Missione, nell'ora della sventura, di notte e di giorno, fu sollecito di porgere aiuto ai pericolanti, ed ora, desolato piange la bella Chiesa, la Casa e la Colonia agricola, che più solo sussistono impresse nel suo cuore... Forse la S. V. R.ma nel leggere le notizie di Roca domanderà: Ma nessuna autorità si fece viva per aiutare i primi inondati? Sì, le autorità fecero assai ; però era impossibile a quelle lontane far pervenire gli aiuti, essendo interrotte tutte le vie: del resto si prestò assai efficacemente il Comando militare, cui si deve se non si ebbero a lamentare disgrazie umane.
Ed ora, amato Padre, ascolti la seconda pagina della nostra iliade: non è tanto nera come la prima, ma pure v'è abbastanza da dire. Essa parla di Conesa, Pringles e Viedma.
E prima di Conesa. Questo paesello di circa 300 abitanti si trova sulla sponda destra del Rio Negro a 80 miglia da Viedma e 160 da Roca. Colà mi recai, poco dopo l'inondazione, per visitare la nostra Casa e Missione, ma preferisco valermi anche qui delle notizie di un nostro Confratello, il quale, trovandosi sul luogo durante i tristi giorni, mi scrisse dati e circostanze precise.
Il rumore dell'inondazione arrivò qui sui primi di luglio. Il giorno della Madonna del Carmine il Rio Negro cominciò a straripare. L'autorità e la popolazione si diedero subito a scongiurare il pericolo con innalzare qua e là argini di terra. Ella sa che il paese di Conesa è bagnato dal Rio Negro al nord e dal Sanjon al sud: fino al 23 luglio ambedue corsero pienissimi, senza però pregiudicare. Ma sul pomeriggio di quel giorno l'acqua cominciò ad innondare le campagne dalla parte del Sanjon. Vana fu l'opera del Sig. Pietro Lopez, Direttore generale dei telegrafi dell'Argentina, che si prestò con molta intelligenza con tutto il personale del telegrafo ; vana l'opera della popolazione e dei nostri per impedire il corso dell'acqua: in tre ore tutta la parte bassa del paese era inondata e le case vecchie, fabbricate con mattoni crudi e per conseguenza poco solide, incominciarono a rovinare. Taccio dello spavento generale, perchè più presto s'è immaginato che descritto : le dirò solo che noi, avendo le nostre Case in posizione relativamente assai elevata e perciò sperando di esser risparmiati dal terribile elemento, ci demmo premura di offrire asilo ed aiuto agli inondati e pericolanti. La nostra offerta fu tosto accettata, ed in breve il Collegio delle Suore e la nostra residenza si riempì di uomini, donne, fanciulli, bambini e persin di cani e gattí. Intanto l'acqua si faceva ognor più minacciosa: molti che non avevano potuto esser rifugiati presso di noi, erano fuggiti sulle colline prossime a Conesa: ora temevano per noi. Fra questi l'ottimo Sig. Lopez, il quale offerse l'opera sua, le sue tende ed il suo personale per noi e sopratutto per le povere Suore, che inspiravano compassione a tutti. Ma io lo ringraziai dicendogli : Ho fiducia che Maria Ausiliatrice non lascierà rovinare queste Case che ci costano tanti sacrifizi : ad ogni modo di gran cuore accetto la generosa profferta: se ci sarà pericolo, suoneremo la campana a stormo ed allora compirà la sua caritatevole opera.
Poco dopo vennero pure le Suore tutte in lagrìme, a pregarmi che pensassi in tempo alla comune salvezza. Esse erano impressionatissime del fuggi fuggi generale e temevano specialmente per le loro bambine. Feci loro coraggio e per meglio confermarle nella ferma fiducia della divina protezione, recitai in pubblico il Santo Rosario dinanzi al SS. Sacramento esposto, poscia si cantarono le Litanie dei Santi ed il Miserere.
S'immagini lei se nella notte abbiamo potuto prender riposo. Al mattino, 25 giugno, l'acqua, invaso il cortile, il giardino, la lavanderia e la cucina, era già pervenuta alla soglia della nostra Cappella, senza però osare entrarvi. Allora risolvemmo di consumare il SS. Sacramento, per poter convertire la Canpella in dormitorio e prestare aiuto ad un maggior numero di inondati. Celebrò la S. Messa il Direttore D. Beraldi e poscia io. Oh! come pregai di cuore il buon Gesù a non mandare disperso il pusillus grex di Conesa ! E pare che Gesù ci abbia proprio esauditi, poichè il 26 l'acqua cominciò a diminuire fino a lasciarci completamente liberi. Il paese di Conesa fu il meno danneggiato, essendo rovinate poche case e le più vecchie.
Parecchi però nei dintorni subirono la perdita di molto bestiame; ma le praterie promettono bene e gli armenti si conserveranno ed aumenteranno. Alle necessità presenti provvede sufficientemente il Governo e la carità pubblica sollecitata con molto zelo, efficacia ed opportunità dal nostro Governatore il Sig. Tello. Noi dobbiamo ringraziare in modo particolare Maria Ausiliatrice, perchè la nostra Casa, unica fra tutte le altre, non fu inondata, e perciò i rifugiati poterono stare tranquilli con noi, che non abbiamo risparmiato nulla per rendere loro meno doloroso il loro stato. Di tutto sia lode e gratitudine perenne a Dio ed a Maria SS. Ausiliatrice.
Fin qui il caro Confratello; io poi, amato Sig. D. Rua, l'assicuro che nella mia visita colà fatta, poteì toccare con mano come tutto funzioni regolarmente anche in paese, dove il nostro caro D. Beraldi formando parte della Commissione di aiuto attende coi suoi Confratelli a soccorrere le miserie dei poveri danneggiati della campagna.
Pringles perduto - La terza piena - Fatte prigioniere dall'acqua - Salvataggio - « L'HO SALVATO ! L'HO SALVATO ! » - Quanto e buono Gesù - Guanaco - Impazzita - Il futuro Pringles.
Dopo Conesa, Guardia Pringles che ancor si trova tutto allagato. Dista 18 leghe da Viedma e Patagones sulla sponda sinistra del Rio Negro, in una piccola valle fertile e strategica; ma questo paese, che contava già 1500 abitanti, non sarà più abitabile sia per la sua posizione troppo bassa, come per i numerosi torrenti formati dalle acque nelle sue vie e dintorni. Sig. D. Rua, lei sa come noi avevamo colà Collegi per ambi i sessi, una bella Chiesetta e una fiorente Missione: tutto ci fu rapito dalle acque desolatrici! Dalle lettere pervenutemi di là raccolgo i particolari di questo disastro. La piena investì ben tre volte l'infelice Pringles. Nelle prime due i nostri fabbricati, per essere in posizione relativamente più elevata, rimasero illesi materialmente; ma alla terza piena furono pure inondati, con tanto maggior spavento degli abitatori, in quanto chè il Direttore era assente, essendo venuto a Viedma per trattare col Governatore i mezzi opportuni, onde prevenire ulteriori disgrazie in caso di una terza inondazione da lui preveduta come certissima. Si figuri, amato Padre, che tutti gli abitanti di Pringles erano fuggiti alla collina, mentre le Suore di Maria Ausiliatrice con le loro orfanelle non fecero a tempo e si trovarono circondate da tutte parti dall'acqua minacciosa. Però confidavano nella solidità dell'edifizio ed in certi improvvisati tavolati che, fissi con mucchi di mattoni, permettevano il passaggio alle acque senza lasciarsi asportare. Due nostri Confratelli sì fermarono pure per custodire la Casa, la Chiesa e sovvenire in caso estremo alle Suore. Esse ebbero il coraggio di passare ben due giorni e due notti su quel pericolante tavolato, finchè il Direttore, che si trovava a Viedma, noleggiati due carri con sopravi un barca e provvigioni ottenute dal Governo per tutti gli abitanti, non giunse a liberarle.
Mentre però si compiva questo salvataggio e tutte le Suore erano intente a raggiungere la collina, portando fra le mani quanto avevano potuto salvare dalle acque, avvenne una scena degna di essere ricordata. Un'indietta di circa dieci anni, che andava a scuola dalle Suore, vista la Direttrice, si pose a chiamarla per nome e a gridare: L'ho salvato, l'ho salvato ! La Direttrice curiosa di conoscere l'oggetto tanto prezioso, la cui salvezza rendeva così contenta quella bambina, si volse e vide che teneva ed agitava fra le mani un librettino. Era il suo catechismo! Questo fatto, che pure sarebbe bastato per far manifesti i pii sentimenti di una persona adulta, è assai più degno di ammirazione in una bambina figlia del deserto.
Frattanto il Direttore, Preside del Consiglio Municipale, mentre attendeva che tutto procedesse con ordine, non s'accorse che l'acqua entrata in Chiesa, già minacciava di ruinarla, seppellendo sotto le ruine anche il SS. Sacramento. Ma il caro nostro Confratello coadiutore
Antonio Patriarca, visto tanto pericolo e non essendogli possibile far avvertito il Direttore, - l'unico prete che eravi - coraggiosamente, guadando l'acqua ognor crescente, si porta sull'altare, e divotamente aperto il Sacro Ciborio, prende le Sacre Pissidi e seco le trasporta sulla collìna, dove le depone sotto due lastre di zinco, che, combaciandosi nella parte superiore, formavano una specie di capanna. Questa divenne in quel deserto la Casa del Signore, dove il Direttore celebrava la santa Messa ed amministrava i Santi Sacramenti ; ed io pure un mese dopo, visitando le Case inondate, ebbi ad offrire l'incruento Sacrifizio dell' Altare in sì miserabile ara... Ma quanto è buono Gesù, che per abitare con gli uomini si lascia maneggiare da chiunque e porre in ogni luogo!
Un altro episodio raccontatomi a Pringles farà comprendere meglio i terribili giorni che passarono gli abitanti durante l'ultima piena. Un uomo sopranominato Guanaco stette con la sua moglie sopra il tetto della propria capanna, sempre in pericolo di esser asportato dalla corrente, ben tre giorni, al termine dei quali venne salvato; ma la moglie il dì seguente impazzita per lo spavento provato, si tolse miseramente la vita. Del resto non si ebbero a lamentare vittime umane, e di ciò va data meritata lode al Consiglio Municipale. I nostri Collegi e la Chiesa rovinarono o furono resi pressochè inservibili allo scopo, e più non serviranno, perchè Pringles essendo ancor attualmente, come già dissi, circondata da due correnti e la popolazione stentando la vita sulle colline sotto le tende, il Governo ha già deciso di trasportare il paese, incaricando il nostro D. Giovanni Aceto di stenderne il piano.
Una parentesi-Salve, o sventurata Viedma: -Le prime minaccie -La borgata San Javier - Lotta per la vita - Sforzi inutili: - Dalla torre - La piazza della Governazione La domenica - Il Pomona - Salvataggio - La nostra Casa trasformata in Palazzo Governativo.
L'ordine geografico e quello stabilitomi in questa qualsiasi relazione mi porta ora a parlare di Viedma durante quei tristissimi giorni. Ma che le dirò, Sig. D. Rua, se ancor al solo ricordare i tanti pericoli, le ansietà, i timori sofferti, l'animo mio perde la sua calma e la mente quella lucidità che le abbisogna per procedere con un po' d'ordine ? Tanto più che, essendo membro della Commissione Centrale di Presidenza ed Aiuto, non ebbi la comodità di prendere appunti e note in proposito? - Tuttavia, coll'aiuto della nostra cara Madonna, tenterò di ricostruire alla meglio il desolante quadro di Viedma inondata e distrutta.
Diletta Capitale del Rio Negro, amato centro delle nostre Missioni Patagoniche, a te mando il mio mesto saluto prima di assidermi sulle tue stesse rovine a scrivere la tua immane sciagura. Dalla torre del nostro Osservatorio Metercologico io, appena un mese e mezzo fa ti contemplava ancor fiorente di 1400 abitanti, piena di vitalità nelle tue belle vie longitudinali e trasversali, ricca di nuovi edifizi, con le più liete speranze di sempre miglior avvenire; mentre oggi dalla stessa torre il mio occhio ricerca invano la tua antica bellezza e fioridità: non più vita, ma silenzio ferale; non più vie, non più piazze ed edifizi ma solo macerie e fango ! Qual esploratore potrebbe ancor rìtrovare vestigio dell'antico tuo splendore? Oh, quanto sei mutata, diletta Viedma! Eppure io t'amo, benchè così sfrondata d'ogni bella cosa: io t'amo quanto nei giorni di tua prosperità e guardo l'avvenire, fidente in quel Dio che atterra e suscita, che affanna e che consola, perché dopo i giorni della prova Egli dona a' suoi fedeli le consolazioni della vittoria. Salve, o sventurata Viedma, salve! Ma mentre tu attendi l'ora della risurrezione, io scriverò le tue sventure, al pio Successore di Colui, che ti donava i suoi figli, i quali in men di quattro lustri ti avevan già messa all'onor del mondo civile, affinche il cuor paterno di D. Rua ritrovi per te nuove finezze d'amore.
L'inondazione comincia a minacciare seriamente Viedma il 18 luglio. Allora le autorità dispongono che il popolo lavori in far dighe attorno al paese ed anche parte del nostro personale vi presta valida mano. Però i più non credono imminente il pericolo, perche nello spazio di pochi giorni avevano già visto due piene lambire il margine di Viedma senza però recarle danno. I terrapieni procedono tuttavia alacremente al Nord Ovest del paese, specialmente quando cominciano ad arrivare alcune famiglie dalle più lontane isole rionegrine già inondate, essendo ciò indizio certo che la piena s'avanza minacciosa ed inesorabile.
Il giorno 20 ci si annunzia che le acque hanno già distrutta la borgata di San Javier a 25 Km. dalla Capitale e che gli abitanti si sono rifugiati sulle colline Nord e Sud. La Commissione manda tosto soccorsi, ma per l'impetuosità della corrente non possono arrivare che tardi. I ripari continuano da per tutto con l'energia di chi lotta per la vita, pur cullandoci nella dolce speranza di esser risparmiati! Oh! è proprio vero che la speranza è sempre l'ultima a morire!... In sull'imbrunire del 21 l'acqua riesce a rompere le dighe al Nord Ovest, ma vi entra in poca quantità... Tuttavia vedendo più imminente il pericolo, si raddoppiano gli sforzi, e tutte le autorità civili ed ecclesiastiche col rispettivo personale si trovano sul lavoro giorno e notte per consolidare gli argini all'intorno del paese.. Sforzi inutili! La mattina del 22 essendomi recato sull'Osservatorio a spiare lo stato della piena in lontananza, vedo l'acqua rompere di nuovo le dighe ed in men di mezz'ora le vie sono allagate e le carceri misurano due metri d'acqua : però i prigionieri possono essere scortati in tempo dai soldati fino a Carmen di Patagones.
Intanto le autorità, i nostri Confratelli e quanti sono ancora in sè, cercano di far argini per le vie non ancora inondate, ma l'acqua cresce, si estende inesorabile dappertutto e nella piazza della Governazione raggiunge in breve l'altezza di 5 metri. Allora la Commissione comincia a ordinare la partenza della gente: noi cominciamo a inviare le sezioni dei piccoli a Carmen, dove si chiudono le scuole pubbliche per aver i locali necessari. Faceva pietà al vedere quei poveri piccini porre le mani sotto le ginocchia (come avevan visto fare da molti) e in quella dolorosa posizione supplicare il Signore ed i Santi tutti a voler risparmiar la loro Casa, perche, dicevano essi candidamente, di fuori fa troppo freddo
Al 23, quantunque domenica, aumentando l'invasione delle acque, non è certo osservato il riposo festivo, ma lavoranti, Confratelli, giovani, tutti insomma, con febbrile attività continuano chi ad innalzare ripari, chi a portare in salvo le mobilie e gli oggetti delle case pericolanti. Essendo il nostro Collegio il più elevato, diviene il ricettacolo di tutto: pieno è il cortile di mercanzia, pieno il secondo piano, piene tutte le sale che presentano maggior sicurezza.
Il giorno 24 arriva il vapore Pomona con 24 barchette per il salvataggio. Io offro personalmente la nostra Casa alle autorità per rifugiarsi: le autorità vi stabiliscono la loro residenza, ed in breve il nostro Collegio è trasformato in sede del Governatore, del Questore (con relative prigioni e parte dei prigionieri), in uffizio telegrafico, delle Poste ecc. Moltìssime persone vengono pure a rifugiarsi tra noi, in attesa di esser trasportate a Carmen. Durante il salvataggio vari nostri Confratelli pericolano la lor vita, ma la nostra Madonna Ausiliatrice li ha sempre protetti.
La Piazza Winter - Partenza obbligatoria - Pietoso episodio - Atto eroico - Il nostro sacrifizio - A Carmen - Rogazioni - La tormenta - Via Roca - Carità fiorita - Dolorosa scoperta - Appeso ad un ramo - Principio della fine.
Al mattino del 25 noi siamo in una vera isola : l'acqua copre tutta la piazza Winter rimpetto alla Chiesa ed ai nostri Collegi. Questa piazza è il punto più elevato di Viedma e dove si sviluppava l'alto commercio; perciò, inondata questa, rimangono fuor d'acqua più sola la Chiesa e la Casa nostra. Durante questo penosissimo giorno continua affannoso il lavoro per mettere in sicuro le nostre masserizie e quelle affidate alla nostra Casa... Verso l'una del 26 vedendo crescere sensibilmente l'acqua, mi decido a celebrare la S. Messa al fine di consumare le Sacre Particole : gli altrì preti per la strettezza del tempo fanno appena la S. Comunione... Non mi è però possibile consumare tutte le Particole consacrate, perchè ve ne sono ben tre pissidi, state consecrate, secondo il solito, alcuni giorni avanti, senza poter prevedere che le acque avrebbero fatto fuggire gli amici della S. Comunione.
Intanto nella piazza Winter l'acqua misura già 3 metri: le autorità armate obbligano tutti gli abitanti, che vi erano ancora, ad abbandonare il paese, lasciando solo l'ingegner Schieroni con due suoi dipendenti. Perciò su pericolanti zattere vengono trasportate a Carmen anche le Suore di Maria Ausiliatrice e tutti i Confratelli, meno cinque che ritenni meco per i necessari provvedimenti. Il nostro medico D. Garrone, aiutato dagli infermieri, compie pure il salvataggio degli infermi degenti nel nostro Ospedale. La sua immaginazione, amato Padre, più che la mia penna potrà darle un'idea di questa dolorosa operazìone: gli ammalati che, pieni di spavento, con pianti ed alti lai riluttano a lasciarsi calare nelle barchette; il medico e gli infermieri che facendo violenza al loro cuore, si trovano nella dura necessità di mostrarsi insensibili alle alte preghiere dei sofferenti..; è una scena che strappa il cuore: eppure tutto si compie senza gravi inconvenienti.
Mentre avvengono queste cose sotto la direzione del Sig. Governatore, che in mezzo alla piazza Winter, completamente inondata, dava gli ordini opportuni per gli ultimi salvataggi, io dalla torre dell'Osservatorio (dove era salito verso le ore 9 per osservare se vi fossero persone del paese e dei dintorni in pericolo) veggo un uomo lottare affannosamente colle onde ed in evidente pericolo di annegare. Avviso tosto il Governatore Tello, il quale mandò a ricercarlo e condurlo in Casa nostra. Il meschinello stralunati aveva gli occhi, gelide le membra, contorta e piena di spuma la bocca. Non poteva articolar parola alcuna, ma solo emetteva gemiti dall'ansante petto. Condotto vicino al fuoco e fattogli trangugiare alcuni sorsi di acquavite, cominciò a risentire la vita nelle sue membra intirizzite, e dando in uno scoppio di pianto, disse con voce soffocata: - Laggiù, laggiù, la moglie e due figlie - sforzandosi di sollevar la mano quasi per indicar il luogo verso il Sud. Poscia riacquistate intieramente le forze e la parola, manifestò che veniva molto da lontano dentro l'acqua, nuotando e lottando contro la corrente, a cercar soccorsi per salvare la sua moglie e le due sue figlie, che si trovavano ritte sopra cavalli, i quali erano riusciti a salire sopra il tetto di una capanna già allagata.
Il luogo indicato da quest'infelice essendo molto distante, nessuno dei marinai presenti si sentiva in forze, causa la stanchezza delle fatiche diurne e notturne dei giorni antecedenti, di arrischiarsi a quest'impresa d'assai problematico risultato e molto arrischiata. Il povero naufrago piangendo supplicava che si accorresse tosto in aiuto de' suoi cari. Che fare? il Sig. Governatore ed altri si studiano di far capire ai barcaiuoli la necessità che v'è di compiere quest'atto eroico ; ma per quanto si dicesse, nessuno vuol arrischiarsi. In quel mentre ecco passar lì vicino una barchetta del Pomona occupata nel salvataggio al comando del sotto capitano della nave con due marinai. Questi, sentito che ebbero di che si trattava, si offrirono senz'altro ad andare sul luogo del pericolo, ed imbarcato l'infelice sposo se ne partirono. È indescrivibile l'ardito e pericoloso viaggio di quei coraggiosi. Basti il dire che, dopo un faticoso lavoro per sette ore di remi, in cui bisognava sostenere una lotta disperata con la corrente, avendo cura di evitare sia i fili che impedivano il passo, sia i tronchi ed i rottami che seco conducevano le acque, giunsero al luogo indicato, dove trovarono appunto sposa e figlie con le ansie della morte dipinte sul volto e in pericolo più che imminente di rimaner vittime delle acque. Dopo pochi minuti infatti da che erano poste in salvo, la casa, sul cui tetto si trovavano, venne asportata dalla fiumana. Iddio rimeriti i valorosi, che a costo della lor vita, salvarono tre povere creature da certa morte!
Nello stesso giorno, in sulla sera il Sig. Governatore ritirossi a Carmen per alcune ore, costituendo in autorità lo scrivente e l'Ing. Schieroni. L'acqua allagò i sotterranei, il nostro cortile e il pian terreno, ed io dall'alto della torre vidi cadere in pochi minuti ben 27 edifizi, fra cui quelli del Governo Territoriale, del Municipio Dipartimentale, della Pretura, delle Carceri, ecc.
Verso notte il Sig. Governatore da Carmen mi fa avvertito che una staffetta aveva portato la notizia di una nuova piena di altri 6 metri d'acqua alla confluenza del Limay e del. Neuquen, ordinandomi in pari tempo di abbandonare la Casa tutti, meno l'Ing. Schieroni coi suoi due aiutanti, i quali dovevano pernottare in una barca lasciatagli di riserva in mezzo al cortile. Allora chiamato D. Garrone e gli altri quattro Confratelli, comunico pure ad essi il perentorio comando dell'autorità, e non le dico, Sig. D. Rua, con qual animo vien ricevuto... Dover proprio abbandonare questi edifizi della nostra cara Missione, che ci costarono tanti sudori e sacrifizi immensi, che possiam dire, erano vita della nostra vita, centro del nostro cuore, è per tutti uno schianto inesprìmibile... Non si vuol credere neppur dinanzi all'evidenza del pericolo, e dal labbro di tutti esce spontaneamente il grido: non possiamo ubbidire! mentre le nostre pupille emettono copiose lagrime. Quelle lagrime vengono dal fondo del cuore e segnano la grandezza del sacrifizio, che dobbiamo compiere per ubbidire all'autorità. Risoluto salgo sulla torre ad issare la bandiera a mezz'asta e poco dopo appare il Sign. Comandante Albarracin con alcuni marinai per trasportarci a bordo del Vapore Rio Negro, che operava in quei giorni il salvataggio. Io però nel frattempo corro alla Chiesa già in parte allagata, e vestitomi di cotta e stola con un velo del calice assicuro ben bene la Pisside contenente le Sacre Particole e meco con somma divozione la trasporto a Carmen. Lungo il tragitto, il nostro dolore è mitigato dalla presenza di Gesù buono; ma gli occhi fissi in Lui a quando a quando ricercavano lagrimosi in lontananza la Chiesa, i Collegi, l'Ospedale, l'Asilo e la torre alta 33 metri quasi per dire: fiat voluntas tua!
Taccio del nostro arrivo a Carmen: ci vengono incontro i Confratelli di quella Casa che, piangendo con noi la comune disgrazia, ci prodigano le più fratellevoli premure. Carmen di Patagones, così denominata per esser stata dedicata alla Vergine del Carmine, è situato sulla sponda sinistra del Rio Negro a 35 Km. dalla sua bocca, dirimpetto a Viedma, ma più sicura dalle acque, perchè sopra colli arenosi all'altezza di 35 metri dal livello del fiume.
La sua popolazione, compresi anche gli abitanti dei dintorni, ascende a 6000 ed è la più antica della Patagonia, il centro ed emporio del Commercio patagonico. Quivi durante tutti questi giorni vengono fatte pubbliche rogazioni, cui prende parte tutto il popolo, pregando Iddio a perdonare le nostre colpe ed a ricordarsi nell'ira sua della sua misericordia. Deo gratias ! tutte le persone sono in salvo!
Nei giorni 27 e 28 l'acqua invade di nuovo i nostri cortili, irrompe nei saloni e raggiunge l'altezza di due metri. Per di più si solleva un vento furioso, una vera tormenta, che dura ben 48 ore e finisce per abbattere quelle pochissime case che erano rimaste in pìedi. Questa tormenta è pure fatale a Patagones, poichè spingendo le acque in veri cavalloni come in alto mare, le rovescia con fragore spaventoso sulla Via Roca di Carmen (la più vicina al fiume), le cui case, quantunque solidissime, sono in brev'ora distrutte. In detta via noi avevamo anche una Casa che, per la sua posizione centrale, ci tornava assai proficua! Pazienza! ora anche questa non c'è più... Tanta è la forza del vento, che, sollevato un vaporino del salvataggio, lo scaglia, frantumandolo sulle arene di Patagones ! Noi dall'alto della collina dominiamo lo spaventoso panorama, e il tonfo delle case cadenti si ripercuote ogni volta dentro dei nostri cuori, con crescente desolazione... Oh! quanto è triste lo spettacolo di un'inondazione, tanto più quando, diseredati da essa delle cose necessarie, si stenta la vita.
I nostri giorni a Carmen furon pieni di penuria : noi eravam in 300 persone ed abbiam vissuto con 80 Kg. di carne e 50 Kg. di galletta somministratici ogni giorno molto caritatevolmente dalla locale Società delle Dame di S. Vincenzo de' Paoli. Queste zelantissime Dame si abbiano qui le nostre sincere grazie e l'assicurazione di nostra profonda gratitudine. Anche per dormire non si disponeva che di due miseri saloni, dove, agglomerati gli uni agli altri, mancanti di aria, si correva visibile pericolo di qualche perniciosa malattia. Ma grazie a Dio non ne fu nulla.
Al 29 le acque cominciano a scemare. Don Garrone e Massini discendono a Viedma per cercare medicine per gli ammalati e disinfettanti per le case. Essi fanno la dolorosa scoperta che la nostra Casa, durante la notte, era stata visitata dai ladri e privata di gran quantità di biancheria e di tutte le scarpe nuove che si conservavano nel nostro laboratorio.
Al ritorno D. Garrone e Massini, fidandosi di poter ripassare il fiume con una semplice barchetta, sono strascinati dalle onde in una fitta selva di salici e pioppi. La barchetta nell'urto si capovolge, affonda, e D. Garrone ha appena tempo di afferrarsi ad un piccolo ramo di un salice che sporgeva dalle acque, mentre Massini, già trascinato sott'acqua, ritorna a galla e si afferra al piede che D. Garrone tiene apposta piegato a mo' di ramo. Il barcaiuolo, più furbo, salta sulle spalle di Don Garrone; così D. Garrone appeso ad un semplice ramo ha il coraggio di sostenere per non poco tempo fra le acque due persone ! Il vapore Pomona, visto il pericolo, manda tosto una barca, ma la corrente la spinge lontana lontana dal luogo... Fortuna che un'altra barca venne pure lanciata dal vapore Rio Negro, la quale arrivò in tempo a salvarli e a trasportarli a Carmen, dove D. Garrone si ebbe generali congratulazioni per il suo coraggio.
Nei giorni 30 e 31 l'acqua si ritira sempre più, lasciando liberi i saloni del nostro Collegio. Perciò il nostro carissimo Prefetto Don Veneroni con vari altri Confratelli ritornano al Collegio per i primi lavori di ristaurazione.
E qui, amato D. Rua, dovrei descriverle le impressioni provate al primo entrar nella distrutta Viedma, ma siccome so che le fu già scritto in proposito da Mons. Cagliero, aggiungo solo che io in tutta questa luttuosa circostanza ebbi più volte a ringraziare il Signore di avermi chiamato ad esser Salesiano, per i tanti esempi di abnegazione e sacrifizi eroici ricevuti da tutti i miei Confratelli, i quali altamente commendo e ringrazio in questa mia relazione. Prima però di riferire anche i danni del Neuquen e del Chubut, debbo pure dirle una parola intorno all'attività dell'amatissimo nostro Mons. Cagliero. Egli è vero, che non si trovò a Viedma nei giorni dell'inondazione, perchè le sue occupazioni lo avevano chiamato altrove. Come al solito nella stagione invernale suol visitare le nostre Case dell'Argentina, del Brasile, Paraguay, Uruguay, ecc. e quindi era partito da Viedma fin dai 13 di giugno, quantunque il fiume avesse già affacciato le sue pretensioni e fatte suonare le sue minaccie. Perciò Monsignore partì non del tutto tranquillo, anzi si mostrava assai impensierito... Ci lasciò la sua benedizione e l'ordine speciale di tenerlo ben informato di tutto. Pareva presagisse il futuro... fu puntualmente ubbidito. La corrispondenza telegrafica fu attivissima durante tutta l'inondazione, ed i fili telegrafici ripetute volte al giorno comunicavano a Monsignore l'avanzarsi della piena e ci riportavano gli ordini di lui. Se non si recò tra noi ne' momenti di maggior pericolo, fu perché la sua presenza più che utìle era necessaria nella Capitale per chiamare l'attenzione del Governo Federale e svegliare la carità pubblica sulle deplorevoli condizioni di queste vallate. Quindi non scarseggiò di visite ai ministri ed allo stesso Presidente della Repubblica ; diramò circolari tra le famiglie civili e religiose; sollecitò l'aiuto delle istituzioni di beneficenza, meritando tanta confidenza, che i primi aiuti in quelle strettezze ci piovvero da ogni parte con generosa carità non solo per noi, ma per tutti gli inondati. Ogni cosa veniva consegnata a Monsignore, il quale alla sua volta la passava al Sig. Governatore Tello, Presidente della Commissione Centrale di Previdenza e Soccorso, e questi, aiutato dai membri di detta Commissione, soccorreva le famiglie danneggiate.
Sul Neuquen - Chos-Malal - In Missione - Huyngamo - A Fortin Guanaco - Salvi per miracolo - Junin de los Andes - Nel Chubut.
Compiuto questo mio dovere, per non uscir fuori troppo di carreggiata, riprendo la narrazione dei danni che le acque recarono alle nostre Missioni. Roca, Conesa, Guardia Pringles, Viedma e Patagones sulle sponde del Rio Negro già le contarono, Sig. D. Rua, le loro sventure: ora è la volta di Chos-Malal e Junín de los Andes nel territorio del Neuquen, e di Rawson e Gaiman in quello del Chubut.
Chos-Malal, Capitale del territorio del Neuquen, giace ad 80 leghe dalla confluenza del Limay e Neuquen, sulla sponda sinistra di quest'ultimo: conta 550 abitanti e la nostra Missione colà aveva fatto in pochi anni bei progressi. Questo paese ebbe pure a soffrire non indifferenti danni per lo straripamento delle acque. Anche la nostra Chiesetta e gli edifizi della Missione non furono risparmiati. Però non vi sono particolari d'importanza
È bene tuttavia che qui le accenni, come il Confratello D. Gavotto fu sempre in missione anche nei giorni di maggior piena. Come rilevo da una sua lettera, egli partì da ChosMalal il 12 maggio in direzione Ovest. Diede una missione di 6 giorni a Huyngamo, dove distribuì oltre 50 S. Comunioni. Poscia non potendo guadare il Neuquen per esser troppo gonfio di acque, lo costeggiò per ben 4 miglia, dando varie missioni in altri piccoli centri. Il 24 maggio, festa della nostra Ausiliatrice, guadò il Neuquen, molto rapido e torbido, nel luogo stesso dove il dì innanzi era annegato un valente nuotatore. Sulla sponda destra del Neuquen diede varie missioni, frutto delle quali furono circa 300 S. Comunioni. A Fortin Guañaco si fermò, causa le continue pioggie, 35 giorni e poco mancò non perdesse la vita lui ed il suo catechista. Ecco come racconta egli stesso il pericolo incorso : « Il giorno 16 luglio, festa della Madonna del Carmine, circa le 11 antimeridiane incominciò la piena del fiume e andò crescendo tutto il giorno, fino a minacciare Fortin Guañaco. Noi prima di andare a dormire osservammo ben bene se vi fosse pericolo, e tutti credemmo non esservene. Avevamo sbagliato, o meglio, l'acqua non aveva tenuto conto dei nostri calcoli! Verso le tre del mattino, mi sveglio, e sento un mormorio che pareva gocciola d'acqua cadente sul tetto: faccio per accendere un fiammifero, ma fu impossibile perchè tutti bagnati. Allora, svegliai in fretta il mio compagno, e coi soli pantaloni e camicia, prendendo la chiave della Chiesuola, trascinando ciò che potei abbracciare nell'oscurità della notte, scappai in tutta furia, come pure il catechista, dando l'allarme a tre altri uomini che dormivano sodo. Poscia volai alla Chiesa e all'oscuro presi il calice e gli altri ornamenti portandoli al sicuro; quindi tornai a prendere la pietra dell'altare, scappando frettoloso con l'acqua fino allo stomaco. Alcuni istanti dopo la casa era caduta e noi eravamo su d'una collina, tutti inzuppati d'acqua ad aspettare l'alba. »
A Junin de los Andes l'acqua allagò la nostra Casa per circa mezzo metro, ma produsse pochi danni, e perciò passo subito al territorio del Chubut sotto certi aspetti più desolato di quello del Rio Negro. Il territorio del Chubut non ha altre popolazioni che quelle di Rawson con le vicine Colonie Gaiman, Trelew, Madryn e 16 de Octubre. E qui lascio la parola al carissimo D. Giuseppe Vespignani, che, dopo aver ospìtati nella Casa di Buenos Aires i nostri Confratelli salvati dall'inondazione, così descrive nella Voz de la Iglesia dì Buenos Aires le peripezie sostenute da loro come le raccolse dalla bocca stessa degli inondati.
Primi timori - Fatale fiducia - Impetuosa inondazione - Terribile sorpresa - Distrutta la Missione - Lodevole condotta e salutari disposizioni del Governatore - Carità di due buone famiglie italiane.
Il 23 luglio quei di Rawson furono avvisati che era imminente un'inondazione; però, siccome i più vecchi abitanti di questa Capitale ricordavano un'inondazione di 14 anni fa, che fu piuttosto soltanto una piena e arrivò a pochi centimetri di altezza, così la popolazione non si preoccupò di disporsi a partire, ma solo cercò di assicurarsi nell'interno delle proprie case, chiudendo bene le porte e levando da terra gli oggetti. Fu quindi ben terribile sorpresa per quella povera gente quando la mattina del 27, verso le ore 9, vide entrare da tutte le parti l'impetuosa corrente, che in otto ore giunse all'altezza di un metro nell'interno delle case e crebbe in seguito fino ad un metro e mezzo, altezza che conservò per otto giorni. Quando cominciò a diminuire, tutte le case erano diroccate, solo la Chiesa restò in piedi, ma in pessimo stato. Il nostro Collegio quasi intieramente distrutto e quello delle Suore intieramente. Il salvataggio si operò nel modo seguente. I giovani guidati dal Chierico Giacomuzzi, presa in tutta fretta una coperta ciascuno, se ne andarono ad un rialzo vicino, dove una famiglia di Veneti, nostri amici, offerse loro asilo all'aria aperta sopra il fieno. Le Suore andarono metà di là del fiume, nella casa di un buon Genovese, l'altra metà venne ricoverata in una stanza presso la sullodata famiglia veneta. Il signore Genovese, che ospitò le Suore di Maria Ausiliatrice, è il Capitano Manuele Del Piano, e la famiglia Veneta è composta di Magagna Santos, padre, Luigi e Lorenzo, figli, operai attivi e di gran cuore. Il buon Dio li rìmeriti il cento per uno di quanto hanno fatto per noi !
Il Direttore della Missione D. Giovanni Franchini in sul far della sera, dopo aver posto in sicuro i Confratelli e le Suore di Maria Ausiliatrice coi loro orfanelli, andò alla Chiesa per portar via il SS. Sacramento, mentre gli altri Confratelli si incaricarono di portar via gli oggetti sacri.
L'Eccll.m° Governatore del Chubut il Sig. Colonnello O' Donel diè prova di attività e prudenza somma, poichè non contento di dar gli ordini affinché si soccorressero tutte le famiglie, trasportandole tosto con carri e con barche fuor dell'acqua, egli stesso con la sua carrozza andò visitando tutte le case, trasportando seco quanti non potevano da per sè sottrarsi all'inondazione. Grazie a questa prontezza e generosità nelle disposizioni date dall'autorità, si salvarono tutte le persone e le cose più necessarie. Infatti, sulla collina vennero tosto improvvisate tettoie con lastre di zinco; si somministrò il cibo e le cose necessarie a quelli che ne abbisognavano o per la loro povertà, o per mancanza di tempo a portarsele seco. Così quei poveri abitatiti si trovano ancora sopra la collina, aspettando che la carità venga loro in aiuto a riedificare le misere capanne, poichè non hanno alcuna speranza di potersi rifugiare in altri paesi. come quei di Viedma che, per quanto incomodamente, furono ospitati a Patagones.
Gli orfanelli della Missione - Penoso viaggio - Tre giorni a Trelew ed il buon cuore dei protestanti - Generositàa e cure delle autorità di Madryn - Sul vapore Santa Cruz - Gaiman distrutta - Compassionevole stato di quegli abitanti - La voce della carità.
Per questo motivo il Superiore della Missione del Chubut, lasciati due Salesiani con alcuni giovani ricoverati a custodire dalla collina la Chiesa e gli avanzi della distrutta Casa, venne a bussare alla porta dei suoi Confratelli di Almagro (Buenes Aires) per consegnar loro il suo più prezioso deposito, 11 orfanelli. Certo le persone benefiche di Buenos Aires non mancheranno di prestare il soccorso della loro carità. Lo stesso fecero le Suore di Maria Ausiliatrice, rifugiandosi con alcune indigene nel loro Collegio di Almagro. Dal miserabile stato, in cui si trovano questo disgraziate creature, si può formare un'idea di ciò che soffriranno i poveri inondati del Chubut. Tutti, uomini e donne, sono sfiniti che fanno pietà, e due giovani appena giunti in Almagro presero albergo nell'infermeria del Collegio. (Uno di essi anzi, certo Cornelio Imais, se ne morì santamente il 3 settembre).
Il viaggio di questi 20 individui sottratti da quest'inondazione fu lungo e penoso, poichè poterono trovar carri che li menassero a Trelew soltanto quattro giorni dopo che si erano rifugiati sulla collina. Inoltre Trelew dista è vero solo tre leghe da Rawson, ma essi per l'estensione delle acque dovettero fare più di otto leghe. Quivi furono ospitati per ben tre giorni da un signore protestante, il quale coi suoi correligionari usò loro ogni riguardo. Certo che i nostri Confratelli ed orfani si ricorderanno sempre di tanto buon cuore, ed il Signore rimunererà degnamente quei generosi. Dopo tre giorni, per treno fecero 55 Km. di strada fino al porto Madryn del Golfo Nuovo. Nei quattro giorni che dovettero attendere colà prima di imbarcarsi sul vapore Santa Cruz, furono circondati da ogni sorta di gentilezze ed attenzioni dalle autorità ed impiegati della Sotto - Prefettura marittima. Questi poveri inondati porgono lo più vive grazie a quanti usarono finezze e generosità con loro, specialmente agli officiali del Santa Cruz, i quali loro prodigarono tutte le cure ed aiuti fino a cedere le loro camerette e tenere alla loro mensa i poveri indietti, accarezzandoli e regalandoli con somma tenerezza.
L'inondazione piombò sopra il popolo di Gaiman più violentemente che su quel di Rawson. Gaiman è a 12 leghe da quella Capitale nella valle superiore; è centro della Colonia Gallense. Tutta la valle fu inondata per una larghezza di tre leghe, distruggendo l'acqua in men di tre ore tutte le case.
La Cappella di Gaiman, recentemente edificata, cadde insieme con le altre abitazioni, e la popolazione si riparò sulle alture che circondano la valle, senza aver tempo di salvare neppure le cose più necessarie alla vita.
La maggior parte di quei coloni attualmente possiede solo quanto portarono addosso : l'impeto della corrente non permise loro neppure di ritirarsi quel poco denaro, frutto dei loro sudori, che tenevano in serbo. Si calcolano circa a tre mila le persone che si trovano su quelle colline, senza tetto, senza ricovero e senza alimento. Degnisi il Signore commuovere i cuori dei generosi figli di Buenos Aires, affinchè una volta più soccorrano gli sventurati abitanti del Sud, i quali, per mezzo dei poveri orfani ed orfanelle or ora arrivati dal Chubut, vengono a domandare la carità per i loro fratelli!
Le consolazioni della carità. - Doveroso tributo - Gli alunni del nostro Collegio di Bahia Blanca - Commovente indirizzo - L'offerta del fanciullo cristiano - Degno di imitazione - Ringraziamenti - Conclusione.
Amatissimo Sig. D. Rua, qui termina questa relazione tutta cospersa delle lagrime dei suoi figli Missionari in Patagonia; ma non è ancor terminato il compito mio. Se finora ebbi solo a raccontarle sventure, almeno mi sia concesso conchiudere con le consolazioni della carità.
In mezzo a tanti disastri e pene non mancò mai l'astro della carità dal piovere su noi la sua benefica luce, e dovunque potei toccare con mano che la carità regna ancora in mezzo a noi. Vorrei qui poter in lunga litania nominarle tutti i generosi che soccorsero gli. inondati; ma non potendolo, mi limito ad accennarle alcuni di quegli angeli della beneficenza cristiana, che ebbero particolar premura di venir in aiuto a' suoi figli, amato Padre, ed ai loro orfanelli. Tra questi debbo noverare per primo gli esimii Governatori dei vari territori allagati con tutti i loro dipendenti e le diverse autorità locali, perchè tutte, con vero spirito di sacrifizio, furono sempre dove maggiore era il pericolo, dando prova di ammirabile fermezza e lucidità di mente. E qui ricordo coli dolce emozione i nomi dell'impareggiabile Sig. Eugenio Tello, e dei Sig. Nicolao Cuneo, Console Italiano, Elia Romero, Giacomo Albarracin, Marcellino Crespo, Antonio Poinsot, e delle Signore Antonia Molina, Melitona Crespo e tante altre, i cui nomi ora non ricordo.
Sopratutto però mi pare ammirabile e degno di sommo encomio quanto fecero gli alunni delle Scuole Salesiane di Bahia Bianca. Questi, all'udire il racconto della spaventosa inondazione in mezzo agli abitanti del Sud, ebbero il nobilissimo pensiero di aiutare in qualche modo i fanciulli, che erano raccolti nelle nostre Case distrutte dall'acqua. Fecero perciò spontaneamente una sottoscrizione, frutto della quale fu la bella somma di 200 pesos, inviata a Mons. Cagliero con questo commovente indirizzo, che mi piace trascrivere nella sua integrità:
Ill.mo Monsignore,
Le terribili notizie annunzianti le inondazioni del Rio Negro ci commossero profondamente. Noi fummo al sommo afflitti per le disgrazie toccate agli abitanti del Sud: però ciò che strappò le lagrime dai nostri occhi è lo stato dei fanciulli orfani ed abbandonati. Oh! quanto sono sventurati i poveri orfanelli di Viedma, Pringles, Conesa, ChoeleChoel, Cubanea e Roca, che hanno visto le onde devastatrici demolire i Collegi, in cui erano raccolti ed ebbero appena tempo di porsi in salvo con i loro Superiori i Missionari Salesiani ! Noi attorno al nostro focolare godiamo i sorrisi del papà e della mamma; mangiamo allegramente in loro compagnia; possiamo divertirci a nostro talento e dormire tranquillamente i nostri sonni; ma nostri amici del Rio Negro, che hanno perduto la casa, mancano di vestiti e soffrono privazione di alimenti! Poveretti! essi colle lagrime agli occhi ricevono il pane dai loro benefattori o gemono al letto di un compagno infermo, e passano le notti pieni di spavento, alzando le mani per supplicare con inenarrabili gridi pane, tetto e ricovero !
Noi abbiamo riunito le nostre elemosine, ed oggi mandiamo alla S. V. R.ma la somma di 200 pesos. È l'offerta del fanciullo cristiano. I nostri Superiori ci dicono che abbiamo fatto quel che dovevamo, ma però noi non siamo contenti del fatto, e cercheremo di far di più.
Ill.m° Monsignore; supplichiamo l'E. V. R ma a volere, visitando quei poveri fanciulli, dir loro da parte nostra che offriamo questo denaro, non per obbligarli ad esserci riconoscenti, ma solo per compiere un sacro dovere di amicizia. Sì, dica loro che li amiamo affettuosamente e prendiamo viva parte alla loro afflizione; che piangiamo la loro sventura e che non trascureremo di versare nel loro cuore il balsamo della nostra carità; finchè non sapremo che più nulla loro manchi per renderli contenti.
Possano le nostre meschine, ma sincere espressioni di affetto alleviare alquanto le pene indicibili che opprimono il cuore di V. E. Noi, che da Lei abbiamo ricevuto tante prove di Materno affetto, comprendiamo quanto soffre in questo luttuose circostanze. Innalziamo la nostra prece alla Stella del mare, alla dolce Madre di tutti gli orfani ed esclamiamo: O Vergine Santa, Aiuto dei Cristiani, Consolatrice ddegli afflitti, volgi i tuoi occhi a quei poveri fanciulli abbandonati e concedi a colui. che tu donasti loro per padre, quanto ti chiede per farli felici !
Rinnoviamo alla E. V. R.ma le espressioni della nostra gratitudine, e la preghiamo a volerci benedire. Baciandole umilmente quella sacra mano, che deve spandere i benefizi della carità a vantaggio dell'orfano e diseredato, ci professiamo con i sentimenti della più profonda venerazione
Della E. V. R.ma ed Ill.ma
Bahia, 1 Agosto 1899.
Umilissimi Servi
GLi ALUNNI del COLLEGIo D. Bosco.
Bravi ! a voi mando il mio plauso, o fortunati giovanetti di Bahia Bianca, perchè quest'indirizzo è lo specchio del vostro bel cuore. Quando Monsignore me lo consegnò, piangeva di consolazione, ed io vi assicuro che ho visto coi miei propri occhi quante lagrime asciugò la vostra generosa azione. Continuate sempre così, e sarete benedetti dagli uomini e da quel Dio, che vi tien preparato un premio ch'ogni desiderio avanza!
Però la prego, Sig. D. Rua, che faccia conoscere a tutti i giovanetti dei nostri Collegi ed Ospizi questo edificante esempio, perciò son sicuro molti gareggeranno con quelli di Bahia in raccogliere offerte per queste nostre disgraziato Missioni.
Monsignor Cagliero a nome dei Missionari tutti della Patagonia, unitamente alla moltitudine degli indii ed orfanelli beneficati dalla carità dei nostri Cooperatori di tutto il mondo, m'ha incaricato di ringraziare quanti ci vengono in aiuto nella presente circostanza, ed io mi raccomando a Lei, amato Padre, affinche mi renda possibile il compimento di quest'incarico per mezzo del caro nostro Bollettino.
Benedica queste agonizzanti Missioni con tutti i suoi figli, ed in modo speciale lo scrivente, che baciandole la mano si professa
Della S. V. R.ma
Ubbm° Figlio in G. C.
Sac. BERNARDO VACCHINA.
Sieno rese grazie a Maria SS. Ausiliatrice.
Da qualche anno in qua gli affari di mia famiglia volgevano molto male : dissesti finanziari e ripetute malattie mi davano molto a pensare; io non sapeva più come raccappezzarmi. Mi balenava alla mente di lasciare il paese, andare altrove, anche all'estero, pur di guadagnare di che rimettermi, onde non venisse a mancare il pane ai miei cari figliuoli. Pregai per questo, feci pregare in famiglia, ma invano. Finalmente ricordo le moltissime e svariate grazie ottenute dalla cara Madonna di D. Bosco Maria Ausiliatrice. Risolvo quindi di ricorrere a Lei con fiducia, promettendo, se otteneva la tanto sospirata grazia, di farla pubblicare nel Bollettino, farmi ascrivere fra i Cooperatori Salesiani e mandare la tenue offerta di lire dieci, perchè venisse celebrata una Messa al suo altare in ringraziamento. E proprio il 24 maggio, giorno a Lei consecrato, Maria venne in mio soccorso: la grazia è ottenuta e la mia famigliuola ne è pienamente consolata. Prego a volerla pubblicare sul Bollettino ad onore e gloria di Maria SS. Ausiliatrice, ed ascrivermi fra i detti Cooperatori. Riconoscente, invio lire dieci per la celebrazione d'una Messa al suo caro altare.
Crescentino, 4 Agosto 1899.
DOMENICO GRAZIANO.
Evviva Maria SS. Ausiliatrice!
La sottoscritta rende a tutti palese che sul principio del passato ottobre un suo cognato fu colpito da una ematemesi da mettere spavento. A questa, poco dopo, causala cura lattea non tollerata dall'inferno, tenne dietro una gastrite con vomito e violenti dolori di stomaco, che senza posa, per tre dì consecutivi, lo tormentarono e lo ridessero a tale stato da farne temere, anche a giudizio dei medici, vicina la catastrofe. Immersa la sottoscritta nel più profondo dolore, non sapendo in quell'istante a qual partito appigliarsi, fortunatamente le balenò al pensiero di rivolgersi a Maria Ausiliatrice. E tosto il fece: avverte l'infermo di questa sua decisione, il quale annuisce; ne impetra la guarigione e fa voto di pubblicarne la grazia, qualora l'ottenesse.
Mirabile a dirsi!... Dopo pochi istanti, il paziente quasi destandosi da profondo letargo, dice: « La grazia è fatta... ho bisogno di dormire sei ore, e poi son guarito. » Detto fatto... da quel momento si addormentò. I sorveglianti s'impauriscono, ritenendo questa asserzione un deliquio per debolezza, e quindi un imminente pericolo. Ma, la Dio mercè, fu tutt'altra cosa. Destatosi infatti dal sonno, il malato, quantunque fortemente abbattuto di forze, cerca un qualche ristoro, da tre dì non richiesto. Apprestatoglielo, si sente più sollevato, e da momento in momento scompare il pericolo, e poco dopo entra in convalescenza. Questa fa lunghissima, in causa delle forze perdute; ma ora però si trova in abbastanza florida salute.
Piena di riconoscenza per tanta grazia, a maggior gloria di Maria e conforto dei suoi devoti, prega che questa sua relazione venga pubblicata nel Bollettino Salesiano; ed intanto invia la tenue offerta di lire cinque per una Messa all'altar di Maria. Evviva per sempre Maria Ausiliatrice!
Careggine, 6 Agosto 1899.
ELISABETTA PROSPERI in ZERBINI.
Bologna. - Il mio nipotino era già spedito dal medico, e umanamente parlando non si faceti più conto sulla sua esistenza. Furon chieste preghiere dai fanciulli dell'Istituto Salesiano, fu data da un Sacerdote la benedizione di Maria Ausiliatrice al bambino, ed ora egli è sano e salvo con gioia e felicità dei parenti e con gran meraviglia dei medici.
6 Settembre 1899.
BIANCA BONORA CERTACCI.
Castellinaldo (ALBA). - Ho invocato Maria SS. per una grazia grande, disperata da tutti, e Maria me la concesse. Riconoscente e commosso, pubblico tal favore della buona Mamma celeste, a maggior gloria di Maria stessa e a nostro incoraggiamento a ricorrere a Lei con sempre maggiore confidenza. Viva Maria SS!
25 Settembre 1899.
Arciprete LUIGI SIBONA.
Chioggia (VENEZIA). - Negli ultimi del giugno scorso, ammalavasi con forte febbre il mio figlio Vincenzo quattordicenne, che nel volger di pochi giorni lo riduceva in fine di vita. A questo inaspettato, precipitoso aggravamento del male, immaginar si può meglio che descrivere le ansie, il dolore dell'intera famiglia, che presentivasi imminente la catastrofe, ad onta delle affettuose ed intelligenti care del medico curante, tanta era la forza del male ribelle. Nel massimo scoraggiamento, e coll'animo anelante, mi rivolsi fiducioso alla B. V. Maria Ausiliatrice, salute degli infermi, pregandola con fervore della grazia di ridonare la salute al figlio, e Maria Ausiliatrice esaudì la mia preghiera, mio figlio è guarito. Sieno rese infinite grazie con la mia famiglia a questa nostra buona Madre, che sempre esaudisce chi a Lei fiducioso ricorre. Adempio alla promessa di una santa Messa all'altare di Maria Ausiliatrice in Torino, pregando che venga pubblicata intieramente nel Bollettino Salesiano questa segnalata grazia.
11 Ottobre 1899.
FELIcE BAFFO fu ANGELO.
Pontirole. - Appena ebbi ricevuta la gradita lettera del Rev.mo Sig. Don Michele Rua, colla quale mi annunziava che si facevano speciali preghiere e s'incominciava una novena a Maria Ausiliatrice in favore di mia moglie in grave pericolo di vita per tifo, subito si notò in essa un leggier miglioramento, che andò lentamente aumentando, finche la povera inferma si riebbe, superò la crisi gravissima e si avviò alla guarigione. Ed ora, già da parecchi giorni pel complesso delle suo condizioni assai migliorate, si può dire perfettamente guarita, non restandole altro che la conseguente debolezza di forze. E però colla più viva riconoscenza, adempiendo la mia consorte la promessa fatta quando s'avvide d'aggravarsi ed io il mio dovere di gratitudine, rendiamo pubblici ringraziamenti a Maria SS. Ausiliatrice, che sì palesemente venne in nostro soccorso, nonchè al Rev.mo Sig. D. Rua ed a tutta la caritatevole Comunità Salesiana, che colle loro preghiere hanno così efficacemente contribuito ad ottenerci questa segnalatissima guarigione. Voglia la Vergine SS. proteggerci sempre colla sua valida protezione, ed il Sig. D. Rua e la pia Comunità sua continuino a tenerci raccomandati nelle loro orazioni e specialmente nella celebrazione del S. Sacrificio della Messa.
2 Agosto 1899.
GIOVANNI ZOJA.
S. Vittoria (Gualtieri). - Se altri mai ha toccato con mano questa verità, che cioè chi si affida e ricorre all'aiuto potente di Maria nei bisogni più urgenti, non resterà giammai deluso nelle sue speranze, questi certamente sono stato io che l'ho sperimentato nel fatto seguente. Ero già stato nominato Parroco di una piccola villa detta la Tagliata (Diocesi di Guastalla), quando alcuni confratelli di sacerdozio (compresivi anche Superiori Ecclesiastici) mi consigliavano di rinunciare a detta nomina per la impossibilità (dicevano essi) di ottenere il R.° Exequatur dal Governo, in seguito ad un piccolo ed imprevisto incidente avvenuto coll'Autorità civile. Agitato, perplesso, indeciso, più di un mese sono stato fluttuante nell'incertezza di seguire o meno detto consiglio, quando mi balenò alla mente la felice idea di riporre la causa nelle mani di Maria SS. Ausiliatrice, facendole formale promessa, ove ottenessi la grazia, di renderla di pubblica ragione in questo ottimo periodico, più di fare acquisto della sua immagine ed esporla alla venerazione de' miei cari e novelli parrocchiani, cercando di propagarne la divozione col distribuire la venerata di Lei effigie. Il credereste? Dopo tre mesi circa di essere state presentate le mie informazioni, ho la consolazione ora di dire che il mio Exequatur è già stato firmato, e di più che lo tengo in mano. A tutta ragione quindi e pieno di riconoscenza mi è dolce ripetere quanto dissi di sopra, che cioè ch i ripone nelle mani di Maria la soluzione delle cause anche le più difficili e umanamente disperate. finisce per essere consolato coll'esaudimento de' proprii voti. E con ciò si avvera sempre meglio quanto di Lei lasciò scritto un di voto suo servo, che cioè: Ha più desiderio Essa di farci del bene, che non ne abbiamo noi di riceverlo. Plus vult Illa benefacere, quam tu accipere concupiscas. Viva Maria SS. Ausiliatrice !
3 Settembre 1899.
Sac. SECONDO TASCHINO Rettore-Parroco.
Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice, e pieni di riconoscenza inviarono offerte al santuario di Torino o per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, o per le Missioni Salesiane, o per le altre Opere di D. Bosco, i seguenti:
A*) - Acqui: I Coniugi Caligaris, L. 2 per Messa in ringraziamento per la guarigione dell'unico figlinoletto; Giambattista Assandri, 10; Bartolo Sabelli, 10. - Agliano d'Asti: Rosa Appiani. - Alessandria d'Egitto: Una pia Signora a mezzo del Sacerdote Salesiano D. P. Cardano, 3 sterline. - Alzo Novarese: Teresina Buccrotti, 10. - Aosta: Giuseppe Berguet, 10.-Arco (Trentino): Maria Giuliani, 10. - Assolo (Cagliari): Giovanni Saba Orrù, Seg. Coni., per l'istantanea guarigione della sua piccola Antonietta dopo aver fatto ricorso a Maria Ausiliatrice. - Asti: Clara Capra, 10 per essere stata preservata dalla grandine; Rosa Gallo con offerta per Messa; Leonilde Balla, 5.
(*) L'ordine alfabetico qui segnato è quello delle città e paesi, cui appartengono i graziati da Maria Ausiliatrice.
B) - Belforte: Angela Modella, 5. - Biadene: Pietro Armasi, 10. - Borazzo: Emilio Rollone, 10. - Borgonoro (Piacenza): Caterina Civetta, 50 per Messa di ringraziamento. - Bores: Bartolomeo Martini, 20 per dite Messe. - Buriasco: Margherita Strumia, 20; Giuseppe Ramaudi, 7. - Busto Arsizio: Giuseppina Martignoli, 5.
C) - Caltanisetta: Cataldo Giunta, 1. - Canale: Francesca Solerlo, 15. - Canelli: Franchina Capelli, 15. - Caraniagna: Filippo Porlo, 25. - Carmagnola: Sorelle Lupo; Antonio Chiaraviglio, 0,75; Elisabetta Sola, 5; Lucia Cagliero, 5; Catterina Teopini, 2; Maria Rostagno, 10; Marianna Ghirardi, 7. - Casale Monf.: Elvira Piccaluga, 3 per Messa ; Francesco Calliano, 5; Maria Monteverde, 2 per Messa; C. E., 2 per Messa. - Casanova s. Lorenzo : Rosa Faveto, 30. - Cascina Sassa: Andrea Righini, 5. - Casella (Riccò del Goffo-Spezia): Gerolamo Luciardi, 10 per Messa soleune di ringraziamento. - Castagnole: Sorelle Canohio, 5. - Castellinaldo: Arciprete Luigi Sibona, 1,85 per Messa; Catterina Cerato, 1. - Castelnuovo d'Asti: Rosina Bertolo, 5; Lucia Malino, orecchini d'oro. - Castelrosso: Marianna Bogetto, 10; Maria Abluto, 7,50; Maria Carreggio, 7. - Castelvecchio d'Oneglia (Porto Maurizio): Fr. Luigi V. Rossi, Minimo, 2 per Messa. - Cavallerleone: Bartolomeo Panza, 18. - Cavallermaggiore: Angela Genoglio, 5. - Chieri: Emilio Martino, 5. - Chisogno : Delfina Maccari, offerta per Messa. - Chiusa di Pesio: L. D. per due segnalatissimo grazie. - Chiusa S. Michele : Suor Rosalia Boretto - Chivasso: Alessandro Cena, 12. - Cigliano: Giuseppe Vercellone, un ex-voto. - Cisterna d'Asti: Giuseppe Rossotti, 5. - Como-Provincia: E. F. L. offre in ringraziamento i suoi gioielli. - Cornegliano d'Alba: Ermanno Torreri, 5; Annibale Sibone, 5. - Costigliole d'Asti: Giuseppina Campo, 2; Giusto Genta, 2. - Costigliole Saluzzo: Costanzo Marchetti per la miracolosa guarigione della figlinola Catterina. - Crescentino : Domenico Graziano, 8. - Cuorgnè: Annetta Perardi, 1.
D) - Dawson (Isola): Beniamino Motter. - Diano Marina: Rosa Craviotto, 5; D. S., 5. - Domodossola: Giovanni Gatti, 10.
E) - Envie: Luigi Fassini, 10; Clementina Clavina, 5.
F) - Faenza: Una Cooperatrice Salesiana per aver ottenuto un posto da maestra in città all'amatissima sua sorella. - Fasano: Can. Abele Cofano, 5,70. - Faule : Domenico Monticone, 15. - Felino: Aldobrandino Cavatorta Cotti. - Firenze: Cesira Romanelli, 5. - Foglizzo Canavese: Domenico Zanolo, offerta per Messa; Un Cooperatore Salesiano C. G. - b'rasoara: D. Pietro Ricotti, 2. - Fusignano: Giulia Ercolani Morandi, 4, e Serafna l'lacci 5 per grazie ricevute, desiderando d'essere ascritte tra le Cooperatrici Salesiane.
G) - Garessio : Don Francesco Pellerino , 2. - Ghemme: Don Giulio Zerbone, offerta per Messa. - Giais d'Aviario: D. Vincenzo Norio, 10.
L) - Lavagna: Teresa Castagnola, 2.- Lecco: Ch. Carlo Figini, 5. - Licata: Orlando Marsangela fu Antonio, 3. - Londra: Roberto Bernacebi, Cooperatore Salesiano. - Lunata: D. Dionisio Davini, Par roco. 70.
M) - Magenta: M. F., 5. - Magliano: Catterina Zucchi, 5. - Marzano Pavese: La Famiglia Ricotti, 5 a mezzo del Prevosto. - Milano : Maria Gandini, 5; Annunciata Pan zeri, 5 per Messa; P. Carlo Galli, Barnabita, a nome di pia persona graziata, 10 per Messa. - Minuzzo: Margherita Cavallo. - Mogliano Veneto: Eurichetta Busolli Bragadin, 2. - Monasterolo : Francesca Milanesio, 5. - Moncrivello: Mario Arisi, 2. - Mondovì: Maria Rosso per l'ottenuta guarigione di suo marito Pasquale, offerta per Messa; Carlo Bocca, 5. - Montalto : Elisa Allioni, 4 per Messa. - Montanaro: A. G. B., 2. -- Montecrestese: Adelaide Molini, 10 per Messa a nome del Cooperatore Limone Savoja graziato da Maria; Maddalena Giovaninetti in Ceschi, 10 per Messa di ringraziamento. - Morello Vercellese: Battista Olivero, 15.
N) - None: Margherita Colombara 3 per Messe. Noto: Un giovane liceista. - Negrar: N. N., anello d'oro.
O)- Oleggio: Zeffirina Giani. - Ovada: Fortunata C., 1; le Sorelle F. L. M., 5 a mezzo della Cooperatrice Maddalena Ferrando.
P) - Pavia: Antonietta Fattori, 10; certo F. F. - Pavone: Catterina Cubetto, 10. - Pedona: Salvatore Rapisarda, 5. - Pellestrina: Giovanni e Vincenzina Zennaro-Necca per la guarigione del figliuoletto Arturo, 5 per Messa; Antonia Busetto Fissolo. - Peveragno: Antonio Bettoglio, 10. - Piacenza: Anna Corvi, 20. - Pieve di Teco: Giuseppe Levreri, 10 per Messa e triduo di ringraziamento. - Pinerolo: Angela Bonanzé, 10. - Potenza: Giulio Navarra, 2. - Pozzano Vercellese: Francesca Miglietta, 5. - Provezza : Anna Morellini, 2 per Messa.
R) - Racconigi: Serafino Bertola, 0,50; Catterina Ajassa, 5. - Riva di Chieri: Catterina Benedicenda, 5; Margherita Pennazio. - Rivalta Torinese: Ch. Giuseppe Strumia, 5. - Rivera Tor.: Lorenzo Montabone, 3. - Rosario di S. FF (America): Clorinda Corrado, 2.
S) - Salerno : Leonardo Gargano, 1,50 per Messa. - Saluggia: Giovanni Bagnasacco, 2; Orsola Barberis, 40. - Saluzzo: Luigi Rettatore, 5; Giuseppe Zanda, 3. - S. Benedetto (Spezia): Francesco Bonatti, 10 per Messa. - S. Damiano d'Asti: Lorenzo Canta, 15 e Canta Carlo, 4. - S. Germano Vercellese : Giovanna Vietti, 5. - S. Lorenzo di Valvasone: Giovanna Florit, 0,80 a nome di certa Maria Bertia marit. Pasquin di S. Giorgio della Richiuvelda. - S. Pier d'Arena: Maria Testori, 20. - S. Pietro Querciola: D. Pellegrino Pigozzi, 10 a nome di un giovane guarito (la malattia dichiarata disperata dai medici. - Santena: Giovanni 'l'usto, 10; Lucia Villa, 1. - Santhià : Teresa Casanova e Serafina Bianchi, 1. - Sartirana: Battista Foglia ed Angiolina Borganzini, un anello d'oro ciascheduno. - Savignogne: Giambattista Cicardi, 5. - Scalenghe: Lorenzo Vanzetti, 5. - Serra Riccó: Un Cooperatore Salesiano, 6. - Sesto Calende: Maria Ingagnoli, 3. - Sestri Levante: V. S., 5 per Messa di ringraziamento. - Sestri Ponente: La Famiglia Carlavino, 6 per Messa di ringraziamento per la guarigione della mamma. - Sinio: Francesco Coda, 5. - Solbiate Olona: Carlo Bollini; Fruttuoso Lomazzi. - Soria-no: Angelo Franchi, 10. - Spezia: Angela Glendi Ved. Simonelli, 30 per Messa e Missioni: Carolina Aroldi, 2 per Messa. - Stradella: Maria Dacco Ved. Sabbia, 5 per Messa; Carmelita Trinchieri, 4 per Messa.
T) - Terranova Sicula: Due giovanetti del Convitto Salesiano, 5; Pasquale Fontana, 5. - Terruggia Monferrato: Luigi Musso scampato dalla morte per intercessione di Maria Ausiliatrice. - Torino: Teresa Barasso, 10; Angela Contini, 50; Paola Gianti, 25; Egidio Braida, 5; Carlo Ponzio, 1; La Famiglia Ferrero, 100; Gabriella Chiesa, 5; P. G. Croce, con offerta; il giovanetto I. P., Luisa M. e Maria G.; una persona divota di Maria Ausiliatrice per essere stata preservata dalla grandine nelle sue vigne, 20. -Trev-iso : Un giovane studente Cooperatore Salesiano. - Tropea: Prof. Antonio Raponsoli, 5.
V) - Valenza: Giuseppe Cattaneo, 2. - Valfenera: Orsola Lanfranco, 10; Lucia Demarchi, 2 a mezzo di Domenica Arduino per esser stata preservata dalla ,caudine. - Valgoglio: Teresa Lanza, 5. - Valle Giolitti : Carmine Gennaro, 5 per la miracolosa guarigione della cognata. - Varengo: Angelino Battaglino, 8. - Vero lengo-Casabianca : Ambrogio Frola e consorte Florina Fassio, 2,50; Aurelia Albano, 2 per una grazia ricevuta da sua figlia Teresa. -- Pezza d'Alba: Secondo Pastore, 2. - Vigo (Spagna): D. Bernardo M. Corri. - Villadeati: Corinna Boria, 2; Felicita Olivazzo. - Villa di Salò: Una pia persona graziata, 20 a mezzo del Sacerdote Antonio Cipani. - Villafranca d'Asti: Francesca Marocco, 5. - Villanova d'Asti Dmneuico Navone, 4. - Villarbasse: Filomena Cappello, 3. - Villaverguno: Teresa Nicca, 4. - Vinovo: Giovanni Artero, con offerta per la guarigione del figlio Giuseppino ; Maria Benso, 5 ; N. Stardero, 10. - Vodo (Belluno): Agostino Talamini, 25. - Vornera: Giuseppe Arduino, 12.
X) - Teresa Geroni, 15. - Roberto Agosti, 1. - Corto N. N. 127. - Certo N. N., 60. - Clotilde Casali Ved. Giudici, 15 per essere stata preservata dalla grandine nei suoi poderi. - Giuseppina Celoria, 2 per Messa. - Paolina Cortesi, offerta per due Messe. - Una Cooperatrice Salesiana. - Signora Cravero, a mezzo del Rev. D. Rissone. - Celeste Paliso.
D. Cesare Cagliero
Ispettore e Procuratore della Pia Società Salesiana in Roma.
E gramaglie del lutto si sono distese un'altra volta e quasi improvvisamente sulla nostra Pia Società. Don Cesare Cagliero, nostro Ispettore e Procuratore Generale in Roma, è mancato ai vivi nelle prime ore della solennità d'Ognissanti, contando solo 45 anni di vita. È doloroso per noi dover così di frequente commemorare l'attività e lo zelo di Confratelli che in ancor verde età cadono sul campo del lavoro, lasciandoci in retaggio il ricordo della loro simpatica figura illuminata dal vivo splendore delle indefesse loro apostoliche opere.
D. Cesare Cagliero fu davvero una grande e simpatica figura salesiana dalla vita modellata sul prototipo e fondatore nostro, dall'ingegno elevato ed operoso, dalla dottrina profonda e sicura, dalla prudenza rara e dal tatto finissimo nel disbrigo dei più delicati affari. La sua perdita è una sciagura, ed una sciagura inattesa, non ostante che la sua salute fu sempre malferma.
Nato a Castelnuovo d'Asti nel 1854, fu uno di quei numerosi e fragranti fiori che la mano prodigiosa di Don Bosco seppe rapire al suo paese natio per abbellire la nascente sua Congregazione. Alla scuola di Don Bosco il giovane Cesare Cagliero - cugino pure del primo Vescovo Salesiano, l'infaticabile Apostolo delle terre patagoniche - si arricchì di robusto volere e d'ingegno, indirizzò, alla voce del Signore, i suoi passi alla carriera ecclesiastica, in cui doveva operare del gran bene a pro della gioventù abbandonata.
Ordinato sacerdote nel 1877, dispiegò ad Alassio nel Collegio Municipale affidato ai Salesiani tutto quello zelo, di cui semplice chierico aveva già dato bellissima prova nel Collegio di Cherasco (trasportato poscia a Varazze), finche alcuni anni dopo D. Bosco stesso lo chiamò a dirigere il Collegio Convitto di Valsalice, dove s'accaparrò ben presto la stima e la ammirazione non solo dei nobili giovanetti colà educati, ma anche di tutte le più distinte famiglie torinesi. Pochi mesi prima della sua morte D. Bosco, stabilito in Valsalice il Seminario per le Missioni Estere Salesiane, inviava D. Cesare Cagliero a Roma in qualità di Procuratore Generale della nostra Pia Società e Rettore dell'Ospizio annesso alla Parrocchia del Sacro Cuore di Gesù al Castro Pretorio.
In questo sì delicato uffizio D. Cesare Cagliero ebbe campo d'esercitare tutta la sua attività, impiegando i tesori dell'eletto suo ingegno e le preclare doti del suo cuore in tutto le opere che a lui venivano affidate dal successore di D. Bosco. Di lui, Procuratore Generale dei Salesiani, non è cosa facile dire degnamente, tanto fu svariata e molteplice la sua azione, così che difficile riesce delinearne il carattere che fu unico piuttosto che raro. Diremo solamente che colà divenne ben presto in alta estimazione presso tutti, acquistandosi la, simpatia, la fiducia e la stima degli E.mi Cardinali di Santa Romana Chiesa e di tutte le più spiccate notabilità religiose e politiche residenti a Roma. E questa universale estimazione devesi ascrivere tutta alla lunga e vasta esperienza, che delle cose umane seppe farsi nelle varie vicende della sua vita. Lo stesso Sommo Pontefice apprezzava le belle qualità del Procuratore Generale dei Salesiani e più volte ebbe per lui parole di sommo encomio : che anzi, conosciuto il grave stato in cui versava il nostro Procuratore, gli inviò spontanea benedizione e conforti.
La prematura sua morte è una perdita sensibilissima per la nostra Pia Società, la quale a lui va debitrice di molte opere esimie e di grande vantaggio.
I suoi funerali furono una dimostrazione veramente grandiosa e commovente alla memoria del caro estinto: una nuova, splendida prova delle simpatie, della venerazione ch'egli godeva presso tutti, del rimpianto profondo universale cagionato dalla sua dipartita.
I giornali romani ce ne danno la seguente relazione: « Solennissima e vera dimostrazione di meritata stima fu l'accompagno della salma di questo degno figlio di D. Bosco, dall'Ospizio del S. Cuore alla Chiesa omonima al Castro Pretorio, fattosi nel pomeriggio del 2 novembre. Precedevano gli alunni esterni dell'Ospizio stesso, due squadre di giovanetti della Congregazione del Caravita, le parecchie centinaia di alunni interni dell'Ospizio col loro concerto; seguiva numerosissimo clero, veniva poi la salma portata a spalla da quattro Sacerdoti Salesiani. Seguivano il feretro il R.mo D. Giovanni Marenco Salesiano, rappresentante il Superiore Generale, i Superiori e Confratelli dell'Ospizio, e molti amici del defunto, fra cui Mons. Agostino Bartolini, Mons. De Pauw, il coram. Rossi De Gasperis, il comm. Rolla, il cav. Grazioli, il cav. Cucco, ecc. ed i componenti il Comitato Parrocchiale del S. Cuore. Procedevano, quindi una rappresentanza del Seminario-Convitto di Frascati, del Convitto S. Leone Magno diretto dai Fratelli Maristi, le Suore di Maria Ausiliatrice, fondate da Don Bosco, colle numerose alunne, le Suore Dorotee colle educande, le Suore Marcelline e altri Istituti, le Figlie di Maria e le Madri cristiane della Parrocchia, formando così un bellissimo corteo che si estendeva per oltre mezzo chilometro.
» Portata la salma alla Chiesa, e fatte le assoluzioni, il feretro venne accompagnato al cimitero da un lunghissimo corteo di confratelli, alunni. amici, suore, ecc. che destava l'ammirazione di tutti coloro che si erano recati in quel giorno alla visita di Campo Verano.
» Al mattino poi fu cantata la Messa di requie dal predetto signor D. Giovanni Marenco. Monsignor Antonio Sabatucci, Arcivescovo di Antinoe. diede le assoluzioni al tumulo. Oltre gli alunni dell'Ospizio, assistevano numerosi personaggi, tra cui, oltre il lodato Mons. Antonio Sabatucci, Mons. Nicola Camilli Vescovo di Gàdara, il R.mo P. Abate Santini, Generale dei Canonici Lateranensi, Mons. Edmond De Pauw, Monsignor Zonghi, il conte Agostino Antonelli, il comm. Enrico Angelini, il comm. Giuliano Bersani, il comm. Alberto Zuma, il cav. Giacomo Cucco, il cav. Luigi Calata, il cav. Giuseppe Mazzucco, ecc.
» Erano pure presenti moltissimi Procuratori Generali di Ordini Religiosi, i rappresentanti degli Istituti Salesiani dipendenti dal defunto e i Superiori, Confratelli ed alunni dell'Ospizio. La funzione, accompagnata da scelta musica della Scuola di Canto dell'Ospizio del S. Cuore, riuscì oltre ogni dire commovente e degna in tutto del compianto estinto, così benemerito di Roma e delle Opere Cattoliche. »
Noi, deponendo sulla lagrimata tomba dell'egregio nostro Confratello questi mesti, ma cari attestati di tanti amici ed ammiratori delle suo belle doti, porgiamo a tutti i nostri cordiali ringraziamenti , pregandoli di voler continuare con santa gara a suffragarne con preci, elemosine e buone opere l'anima di lui per affrettare il suo ricevimento nel regno della gloria eterna, se mai non vi fosse ancora.
Mons. Gaetano Montì Arcidiacono del Cadore e Parroco di Lozzo.
LA morte ci ha pure rapito questo zelante Decurione dei nostri cari Cooperatori di Lozzo a soli 54 anni di età. Spirò nel bacio del Signore il 23 ottobre scorso, dopo breve, ma complicata malattia, sopportata con cristiana rassegnazione, munito di tutti i conforti della Chiesa, nel vigor della vita, lasciando nella costernazione la madre ottantenne, i fratelli, l'infaticabile e fedele suo coadiutore Don Vincenzo Da Rin, gli amici e l'intero popolo di Lozzo, che per 32 anni lo ebbe a suo venerato Pastore.
Per avere una qualche idea del bene grande operato da questo santo sacerdote, basti il dire che la Giunta Municipale di Lozzo Cadore, considerando la sua perdita un vero lutto cittadino, volle ella stessa compiere il doloroso uffizio di porgere alle Autorità cadorine, agli amici ed ammiratori di lui il doloroso annunzio con quest'elogio: « Sacerdote intemerato, dotto e zelante, strenuo campione della fede, seppe colla parola alta, erudita e facile portare eccellenti frutti nella vigna del Signore. Cortese e buono, di una carità senza limiti, lascia grande eredità di affetti, di gratitudine e di compianto. » Quest'elogio mentre delinea a grandi tratti la figura del Buon Pastore, che tutto sacrifica per le sue pecorelle, ha il merito sommo di essere stato dettato non già da privata persona, ma dall'intiero Corpo Municipale, cosa questa degna di nota in questi tempi, in cui ordinariamente le autorità civili menano piuttosto vanto di astenersi da ogni manifestazione religiosa.
Anzi la sullodata Giunta volle pure dettare l'epigrafe mortuaria, da cui stralciamo questi pensieri : Missionario Apostolico - insignito della croce « Pro Ecclesia et Pontifice » - Gemma del clero cadorino - Sacerdote zelante e pio - Dotto, valente oratore - Fu vero Padre dei poveri - Il Municipio, la Fabbriceria - Lozzo tutto -Sulla lagrimata tombaFiori e preci - Desolati depongono.
Si abbia fl Municipio di Lozzo le nostre sincere congratulazioni per il nobilissimo esempio dato in simile luttuosa circostanza e l'assicurazione della nostra sincera partecipazione a questo lutto cadorino. I Salesiani ed i loro Cooperatori tutti depongono sulla tomba di questo loro attivissimo confratello il mesto fiore delle loro preci espiatorie.
Geronìma Masso Ved. Bìga.
QUESTA piissima signora, nostra benemerita Cooperatrice, spirava l'anima sua nel bacio del Signore la sera del 27 ottobre ad Alassio in età di anni 55. La sua vita fu un continuo tessuto di opere caritatevoli, e, provata al crogiuolo delle tribolazioni, le seppe sopportare con animo forte e sereno. Per Don Bosco e le sue Opere ebbe sempre uno speciale affetto, coadiuvandone l'incremento con tutti i mezzi, di cui poteva disporre. Anzi si stimò fortunata che il suo figlio Domenico si ascrivesse alla nostra Pia Società rendendosi ottimo Salesiano, e quando questi, non ancor quadrilustre, morì nel nostro Collegio di Alassio, il suo amor materno seppe trovare consolazioni grandi all'immenso suo dolore nella morte stessa di lui che fu santa in tutta l'estensione della parola.
Quest'ottima signora nel 1887 scampata miracolosamente dal terremoto, che desolò tutta la Liguria (poiche mentre era in chiesa per la Santa Messa crollò la sua abitazione), stabilì di ritirarsi presso le Suore di Maria Ausiliatrice in Alassio, dove passò il rimanente dei suoi giorni dedita ad opere di pietà e di carità con edificazione di quanti l'avvicinarono. Sopportò pure con esemplare rassegnazione la lunga e penosa malattia che da tempo la travagliava, e rallegrata di tutti i conforti di nostra santa Religione che ricevette con singolare pietà e fervore, la sua morte fu degno compimento della santa sua vita. Imploriamo tuttavia dai nostri Cooperatori e dalle pie Cooperatrici una prece per l'anima sua.
Luìgì Alfierì dì Milano.
BENCHÈ un po' in ritardo, deponiamo pure un umile fiore sulla tomba di questo nostro zelante Cooperatore e membro benemeritissimo del Comitato Salesiano Milanese, volato all'eternità fin dai 15 del passato agosto. L'ottimo periodico il "D. Bosco" ci fornisce questi particolari. Amico e compagno nelle opere di carità al nostro compianto Cav. Lorenzo Rocca, come lui passò tutta la sua vita nel fare il bene secondo lo spirito del Vangelo. Verso gli Istituti di beneficenza fu prodigo ognora di quanto la sua industre attività e lavoro riusciva risparmiare, lieto sempre di poter aiutare col frutto dei suoi risparmi tanti poverelli raccolti dalla carità di Gesù Cristo. Amò ed aiutò efficacemente le opere di D. Bosco, in particolar modo l'Istituto Salesiano di Milano e le Missioni d'America, adoperandosi insieme a cercarne, presso i suoi amici e conoscenti, nuovi benefattori e cooperatori benemeriti. Era d'animo umile, pio, modesto: la sua vita fu ricca di meriti e la sua morte veramente preziosa al cospetto del Signore. R. I. P.
Mentre sta per andare in macchina il Bollettino riceviamo l'annunzio della morte dell'Ab. Comm. Carlo Morozzo della Rocca, Canonico della Metropolitana torinese e nostro grande benefattore. Ne parleremo : intanto suffraghiamone l'anima.
1 Actis-Grosso Giuseppe - Rodano (Torino).
2 Andreatta D. Carlo - Trento.
3 Audisio Ch. Leone - Orbassano (Torino).
4 Auxilia-Minuto Rosa - Torino.
5 Balbo Cont.a Clementina n. Vachetta - Torino.
6 Bariggi Prof. D. Michele, Prevosto - Casteggio Cervino (Pavia).
7 Bernabè Voti. Anna - Trento.
8 Bertoncin-Romanin Maria - Cordenons (Udine).
9 Bonomo D. Antonio - Bertipaglia (Padova).
10 Bontempi Avv. Felice - Darfo (Brescia)
11 Borghesio Margherita - Chivasso (Torino).
12 Borsarelli di Rifreddo Bar. Luigia n. Gabutti di Bestagno - Torino. 13 Bozzoli Antonio - Muro (Brescia). 14 Bues D. Antonio, Prevosto - Castagnole (Torino).
15 Cagnoni Leonetta - Frata Polesine (Rovigo).
16 Cena Giovanna - Chivasso (Torino). 17 Delai D. Bernardo - Monte l\\1alo (Vicenza).
18 Della Valle Carolina - Crescentino (Novara).
19 Delugan Francesco - Panchià (Trentino).
20 De Mari Marchesa Artomisia n. De Mari - Savona (Genova).
21 Dicorrado D. Sebastiano - Buccheri (Siracusa).
22 Dominici D. Giorgio, Teologo - (Torino).
23 Fanti Giuseppina - Montecchio (Reggio Emilia).
24 Faraudi Prof. D. Ignazio - Roccapietra (Novara).
25 Festa Vola Teodorina - Torino.
26 Tramiti Francesco fu Bortolo- Vobarno (Brescia).
27 Fusat Giov. Battista - Porto (Torino).
28 Gautier di Confiengo Co. Edoardo(Torino).
29 Giacobino Maria- Cocconito (Alessandria).
30 Gritti Giacomo - Somardenna (Bergamo).
31 Gustavi Teresa - Desio (Milano). 32 Jannicola Tommaso -Piperno (Roma).
33 Lavetti Luigi - Vobarno (Brescia). 34 Macchi Giuseppina.- Villa Dosia (Milano)
35 Maggi Mons. Vincenzo, Canonico - (Creonona).
36 Malfatti Anna -Spormaggiore (Trentino)
37 Manenti Margherita - Cremona. 38 Maspes Ambrogio - Torino.
39 Milia D. Giuseppe - Caltanisetta. 40 Mocco D. Giovanni - Pobbia (Torino).
41 Monguzzi Suor Michelina, Sup. al Buon Pastore - Milano
42 Naula Anna - Cariguano (Torino). 43 Novo Maria - l'orino.
44 Ottone D. Achille, Can. Cattedrale - Vigovano (Pavia).
45 Pagliero Maria - Fossano (Cuneo). 46 Palma-Manozzi Barbara - Toffia (Perugia).
47 Panna D. Giovanni, Prevosto - Rodiallo (Torino)
48 Parenti D. Giovanni - Pitoglio (Firenze)
49 Pasqualis Ved. Maria in Kutin - Vittorio (Treviso).
50 Pizzorno Suor Maria - Ceva (Cuneo). 51 Redaelli Giuseppe - Lesmo (Milano).
52 Ronaldo Giovanni - Entraque (Cuneo).
53 Renzini Pietro - Pian di Castello (Pesaro).
54 Ronco Margherita - Isolabella (Torino).
55 Rondani Avv. Giov. Achille -Carmagnola (Torino).
56 Rossi Comm. Mons. Giovanni, Dott. in Filos. - Schio (Vicenza). 57 Rovereto-Grossallo Marchesa Caterina - Genova.
58 Rovetti Elisa - Cuorgnè (Torino). 59 Ruggeri Scolastica - Manerbio (Brescia).
60 Sertori Caterina - Caldosasso (Sondrio).
61 Sisto Don Francesco - Mirabello (Alessandria).
62 Suor Maria Veronica della Congregaz. di S. Anna- Torino. 63 Talice-Blesi Vittorio - Ricaldone (Alessandria).
64 Tarditi Margherita - Torino.
65 Toffanetti Ing. Cav. Salvatore - Torino.
66 Vauni Florindo - Filettole (Pisa). 67 Vicari Maria - Invorio Inf. (Novara).
68 Viero Francesca - Lavis (Trentino).
L'Abitante delle rovine. Episodio della Rivoluzione Francese. - Milano. Scuola Tip. Salesiana, 1899. - L. 0,40.
È un grazioso volumetto di oltre 150 pagine ricche di salutari emozioni. Fatto per la gioventù, questo racconto non sarà sterile di buoni frutti, e noi lo raccomandiamo vivamente ai nostri lettori, i quali, diffondendolo tra i loro conoscenti, possono in pari tempo cooperare efficacemente a compiere e sostenere il nostro Istituto di Milano.
Le Menzogne nella Storia. Confutazioni degli errori più popolari in materia storica compilata da tre amici della verità. - 1° traduzione italiana autorizzata sulla 13° edizione tedesca, della Contessa E. d. P. - Elegante volume in-16° di 400 pag. Prezzo L. 2,25. Scuola Tip. Salesiana di Milano, 1899.
La nostra libreria editrice di S. Ambrogio in Milano ha fatto opera veramente egregia pubblicando quest'opera, che in pochi mesi ha già avuto tanto successo. In questi tempi, in cui tutto si può dire una congiura contro la verità, e la gioventù è costretta ad assorbirsi i fatti storici falsificati o per lo meno mistificati per secondi fini, non poteva pubblicarsi libro più opportuno e più vantaggioso_ La maggior parte dei fatti, più importanti travisati e degli uomini mostratici ben altrimenti da quelli che veramente furono; son quivi raccolti e mostratici nella loro verità storica. Per far da se soli questo studio sì richiede tempo, comodità e pazienza grande, condizioni a cui gli studiosi ordinarii non possono sottostare. Sono perciò benemeriti i tre amici della verità e l'esimia traduttrice di quest'opera, che noi raccomandiamo ben di cuore, perchè sicuri che essa farà del gran bene in mezzo alla gioventù. I1 prezzo è modicissimo ed ogni utile è a benefizio dei giovani ricoverati nell'Istituto di S. Ambrogio in Milano.
GENNAIO - La Festa di S. Francesco di Sales e la prescritta Conferenza . . pag. 1 Per l'anniversario di Don Bosco . . . . 2 L'Immacolata e Leone XIII . ivi Lettera del Rev.mo D. Michele Rua ai Cooperatori Salesiani . . 3 Missioni: - Paraguay: Nuova Missione nel Chaco e gli Indii Chaniacocos. - Venezuela: Dai Lazzaretti dei vajuolosi. - In fascio 12 A proposito dei lebbrosi della Norvegia 22 Grazie di Maria Ausiliatrice . . . 23 Ai giovanetti : L'amico dei fanciulli . 25 Illustrazioni : - Villaggio della Missione Salesiana nell'Isola Dawson, pag. 5. - Facciata (anteriore e posteriore) dell'Orfanotrofio S. Gabriele in S. Denis (Fraucia), 9 e 13 - Indii Onas della Terra del Fuoco, 18 e 19 - La Sacra Famiglia (riproduzione d'un quadro ad olio), 26.
FEBBRAIO - Consolazioni di famiglia . 29
Maria SS. Ausiliatrice e D. Bosco (Discorso pronunciato dall'Avo. Rondolino al terzo Congresso Mariano) . 32
Missioni : - Equatore : Nelle foreste orientali dell'Azuay. - Paraguay: Nuovi motivi di conforto e speranza. - Venezuela: Fine del vajuolo e trionfo dei Missionari di Valencia 34
Grazie di Maria Ausiliatrice 44
Ai giovanetti: - Un pensiero ai piccoli lebbrosi . 47
Notizie varie : - i Salesiani a Lannsei in Sardegna - La solenne benedizione della Chiesa Salesiana di Caserta - Un nuovo Oratorio festivo a Messina - L'Arcivescovo di Montevideo e l'Omaggio interuazionale - La Pianeta Artistica delle Suore di M. A. premiata all'Esposizione d'Arte Sacra - Congratulazioni - Una Cappella a M. A. in Genola - Giubileo dell'Oratorio di San Luigi in Torino 48
Rivista Bibliografica 52
Cooperatori defunti . . 56
Illustrazioni:- Valle del Rio Negro (panorama), pag. 37 - Casa della Missione Salesiana di Viedma (Patagonia), 40 - Casa delle Suore di M. A. in Viedma (Patagonia), 49 - Pianeta delle Suore di M. A. premiata all'Esposizione d'Arte Sacra in Torino, 51.
MARZO - Notizie sempre care . . . . 57 L'Omaggio a Gesù Redentore . . . 58 I Cooperatori nelle Missioni Salesiane . 59 L'Opera più cara al cuore di Don Bosco 65 Il futuro Istituto Salesiano di Malta . 66 Per l'Omaggio Internazionale al Celeste Patrono della Stampa Cattolica e dell'Opera di D, Bosco 69 Grazie di Maria Ausiliatrice . . . 81 Notizie varie: - Oratorio festivo a Trieste.
- Arrivo e partenza d'un Missionario. - D. Nicola Daste 83 Illustrazioni: -- S. Giuseppe pag. 60 e 68.
- Gesù alla colonna, 63 (sculture della Scuola Salesiana di Sarrià-Spagna). APRILE - Ai devoti della Madonna di D. Bosco . . . . 85 Vasto campo d'azione salesiana, ossia l'Opera di Maria Ausiliatrice per le vocazioni degli adulti allo stato ecclesiastico . . . 87
Missioni: - Brasile: Una Missione pastorale nel Matto Grosso. Il Collegio Convitto di Cachoeira do Campo (Minas Geraes). - Colombia: Nel Lazzaretto di Contratacion - Perù : Il Delegato Apostolico al Collegio D. Bosco del Callao 93
Grazie di Maria Ausiliatrice . 101
Notizie varie - Benedizione della 1a pietra dell'Oratorio di Savona - I Salesiani a Legnago - Per l'Omaggio internazionale . 106
Rivista Bibliografica 109
Cooperatori defunti . . 111
Illustrazioni: - Gesù risorto, pag. 89. - S. Giovanni Evangelista, 91, e S. Matteo Evangelista, 92 (opere dei laboratorii di Sarrià-Barcellona) - Il Collegio D. Bosco di Cachoeira do Campo, 99 - Nell'atto della benedizione della prima pietra del nuovo edifizio salesiano di Savona, 107.
MAGGIO - La Madonna di Don Bosco . 113
Novena, Conferenza e Festa di Maria Ausiliatrice 117
Per la moralità pubblica . . 119
Il viaggio del ven. nostro Superiore D. Rua 120
Missioni: - Una dolorosa notizia da S. Salvador. -- Brasile: Missione pastorale nel Matto Grosso (seguito) 123
Grazie di Maria Ausiliatrice . . . 127
Notizie varie : Il Giubileo del Card. Svampa. 131
Rivista Bibliografica 134
Cooperatori defuuti . 136
Illustrazioni: - Veduta di Rmuans (Francia) pag. 115 -- Il Sig. I. Chopin, Fondatore della Casa di Romans, 119 - Prospetto generale della Casa Salesiana di Sarrià (Spagna), 121 -- Riparto della stessa Casa destinato per gli studenti, 124 - Riparto per gli artigiani, 128 -- Il dono dei giovanetti dell'Istituto Salesiano di Bologna all'Em.mo Card. Svampa, 132.
GIUGNO - Al veneratissimo Arcivescovo di Torino nella sua elevazione al Cardinalato . 137
Il S. Cuore di Gesù all'alba del Novecento 138
Il fondamento della ristorazione sociale . . 141
Le nostre solennità a Maria Ausiliatrice . 143
Il viaggio del R.m° nostro Superiore D. Rua 145
Missioni: - Brasile: Missione pastorale nel Matto Grosso (seguito e fine). - In favore dei nostri emigrati 148
Grazie di Maria Ausiliatrice . . 156
Notizie varie : - Inaugurazione dell'Oratorio festivo presso l'Istituto S. Ambrogio in Milano - La grandiosa fiera di beneficenza promossa dalle Signore Patronesse Torinesi - L'Istituto Salesiano d'Alessandria e l'Omaggio all'Opera di Don Bosco - Nuova Cappella all'Oratorio festivo S. Agostino in Torino - I Cooperatori di Casal Monferrato 159
Rivista Bibliografica . . . 168
Illustrazioni : - D. Giovanni Bosco (da una fotografia di Spagna), pag. 139 - D. Alichele Rua (pure da una fotografia di Spagna), 147 - Gruppo di Antichi Allievi del Collegio di Sarrià (Spagna), 151 - Istituto di M. A. in Sarrià (Spagna), 154 - Incisioni del dramma In Israele, 161, 163.
LUGLIO - Promulgazione del Giubileo
Universale dell'Anno Santo 1900 . . 165 Enciclica del S. Padre Leone XIII sulla consecrazione al SS. Cuore di Gesù . . . . 169 Le feste di Ronia per la consacrazione al
SS. Cuore di Gesù 172 Il 24 Giugno a Valdocco . . 175 La Madonna Ausiliatrice ed i Cooperatori Salesiani
Elenco dei relatori di 'grazie ottenute da Maria Ausiliatrice . . 185
Necrologia: -D. Luigi Calcagno, Missionario Salesiano - Il Cav. Lorenzo Rocca - Il Can. D. Domenico Tinetti . 186
Notizie varie : - Esercizi Spirituali per Maestre ed altre pie Signore Cooperatrici - L'inaugarazìone solenne dell'Istituto Salesiano di Bologna - Il 50° anno di laurea del Cav. Albertotti 187
Rivista Bibliografica 189
Cooperatori defunti . . 191
Illustrazioni : - La Chiesa Monumentale del SS. Cuore di Gesù in Ronua, pag. 173 - Quadro del S. Cuore che si venera nella Chiesa Salesiana in Roma, 175 - Collegio Convitto Giusto Morg,uido in Cuorgnì+ (Torino), 180 - Il Cav. Lorenzo Bocca, 186 - « Figurine per Album » La risoluzione, 188; il delirio e la villetta del Professor Vincenzo, 190.
AGOSTO-Ai padri ed alle madri di famiglia 193
A Leone XIII nel suo giorno onomastico . 194
Il regno di Gesù Cristo . . . . 195
Il Sacro Volto di N. S. Gesù Cristo . . . 198
La Madonna Ausiliatrice ed i Cooperatori Salesiani 201
Collegi Salesiani ed Educatorii diretti dalle Figlie di Maria Ausiliatrice . 202
Missioni: - Colombia: La grande impresa dei Lazzaretti pei lebbrosi. - Patagonia Meridionale: I due Presidenti pel Chilì ed Argentina alle nostre Missioni. - In fascio 204
Gli Antichi Allievi dell'Oratorio di Torino 210
Grazie di Maria Ausiliatrice . . 211
Notizie varie: -L'Em.m°,Card. Richelmy - I Vescovi Americani al nostro Oratorio di Torino - Sincere congratulazioni - Il XII Congresso Eucaristico internazionale a Lourdes - Ad onor del Sacro Cuore di Gesù - Un vero avvenimento ad Intra , 217
Cooperatori defunti . 219
Illustrazioni : - L'immagine d.i Maria Ausiliatrice che si venera nell'Istituto Salesiano di Barcellona, pag. 203 - Nella Pampa Centrale : benedizione d'una casa di Indii 207
SETTEMBRE - L'inondazione del Rio Negro e le nostre Missioni della Patagonia 221
Un altro prezioso documento sulla divozione al Sacro Cuore di Gesù . 223
La posa della prima pietra dell'Istituto Salesiano di Ancona . . 225
Missioni : - Colombia : La grande impresa dei lazzaretti pci lebbrosi. - Terra del Fuoco: Le vere notizie intorno a Mons. Fagnano, - Patagonia Settentrionale: La Missione delle Ande e dello Pampas Patagoniche. - Africa: Due Battesimi a La Marsa (Tunisi) e la Parrocchia di Manouba 230
Grazie di Maria Ausiliatrice . . 242
Necrologia : - Il Dott. Gio. Batt. Carattini 244
Notizie varie: - L'Istituto S. Benedetto e la Scuola di Religione a Parma - Una nuova Cappella a Maria Ausiliatrice - Esempio da imitare . . 244
Illustrazioni : -- D. Giuseppe Cafasso, p. 226 - Prospetto parziale dell'erigenda Chiesa della S. Famiglia e dell'annesso Istituto Salesiano di Ancona, 229 - La moltiplicazione dei pani (quadro ad olio), 235.
OTTOBRE - I libri di testo per le Scuole Elementari, Normali, Ginnasiali e Liceali 248
Lo spirito religioso nelle famiglie -cristiane 250
La spaventosa inondazione del Rio Negro e le nostre Missioni . . 254
S. E. il Card. Richelmy all'Oratorio di Torino. . 256
Missioni: - Colombia: La grande impresa dei lazzaretti pei lebbrosi. - Africa : L'Opera Salesiana in Orano - Asia: Il Goveruatore della Palestina all'Orfanotrofio di Betleuune. - Colombia: Benedizione della prima pietra d'una nuova Casa . . 259
Grazie di Maria Ausiliatrice 271
Notizie varie: Antico Allievo eletto vescovo. 273
Cooperatori defunti . 275
Illustrazioni: - L'Angelo Custode (quadro ad olio), pag. 267 - Gruppo d'lndii Aimarù. '63 - Portatrici d'acqua di Palestina, 270.
NOVEMBBE - Preghiamo per i nostri defunti 277
La spaventosa inondazione della Patagonia e le nostre Missioni 280
Per D. Michele Unia . 284
Missioni: - Colombia : Al lazzaretto dei lebbrosi di Contratacion. - Africa: L'Opera Salesiana in Orano - In fascio . . . . 285
Grazie di Maria Ausiliatrice . 271
Necrologia: - Mons. Luigi di Giovanni e D. Antonio Grella . 300
Notizie varie : - Due nuovi Oratorii festivi Salesiani (Carmagnola e Ferrara). - Il Collegio Convitto Civico di Fossano ed i Salesiani. - Conferenze per la Chiesa di Valsalice 301
Rivista Bibliografica 302
Illustrazioni : - Giovanetti del Collegio di Utrera (Spagna), pag. 287 - Collegio Salesiano di Utrera, 289 - Una processione nel Brasile, 291 - Alunni del Collegio di Arequipa, 295 - L'edifizio dell'Istituto delle Suore di M. A. di Guaratinguetà . 296
DICEMBRE - Auguri di felicità 305
Lo spirito religioso nelle famiglie cristiane 306
La partenza dei nostri Missionari . 311
Lo stato delle nostre Missioni di Patagonia durante l'inondazione 314
Grazie di Maria Ausiliatrice . . 327
Necrologia: D. Cesare Cagliero. - Mons. Giaciuto Monti. - Geronima Basso ved. Biga. - Luigi Alfieri di Milano 330
Cooperatori defunti . . 332
Illustrazioni: - Vista dí Patagones inondato, pag. 307 - La Via Roca a Patagones, 311 - Scuole Salesiane d'Arti e Mestieri a Montevideo, 314 - Viedma inondata, 315 - La Piazza Winter a Víedma, 319 - Le rovine di Viedma, 323- D. C. Cagliero, 331.
Indice generale dell'anno 1899 339