ANNO XV - N. 4. Esce una volta al mese. APRILE 1891.
DIREZIONE nell'Oratorio Salesiano - Via Cottolengo, N. 32, TORINO
Avviso ai Cooperatori ed alle Cooperatrici. Il Mese di Maria e come si celebra all'Oratorio. Grazie di Maria Ausiliatrice. Notizie dei nostri Missionari: Gli Oratorii festivi in America - Visita all'Isola Dawson; un nuovo gruppo d'Indii battezzati. L'Araucania. La parola di un Vescovo sull'emigrazione degli Italiani in America. Conferenze Salesiane. L'adorazione quotidiana universale a Gesù Sacramentato. Notizie varie. Nuovo collegio -convitto femminile diretto dalle Suore di Maria Ausiliatrice in Alì presso Messina. Il Canonico Domenico Bosso, successore del Ven. Cottolengo. Bibliografia. Cooperatori defunti.
Perchè non accada l'inconveniente di altri anni, che tanti, ai quali non giunge il nostro periodico, si muovano da lontani paesi per venire a Torino a vedere la solennità di Maria Ausiliatrice il 24 Maggio e ne restino delusi per essere differita: quest' anno, benché il rito non permetta nè la Messa nè i Vespri della Madonna in detto giorno, cadendo allora la SS. Trinità, tuttavia la Festa pubblica e solenne si celebrerà il giorno in cui cade, 24 Maggio, e con pompa speciale per la ragione che segna anche il cinquantesimo anniversario della Ordinazione Sacerdotale di D. Bosco.
Il mese che precede detta Festa incomincierà quindi il 23 del corrente. Tutti i giorni al mattino alle ore 5 1/2 e alle 7 1/2 vi sarà Messa letta per la Comunità, Rosario e Comunione con canti e preghiere. - Per concessione pontificia ogni fedele assistendo devotamente a tali esercizi di pietà, può lucrare ogni volta l'Indulgenza di tre anni. - Alla sera alle 7 1/2, dopo il canto di una lode, si terrà un breve discorso e si darà la Benedizione col SS. Sacramento. Alle feste poi questo discorso avrà luogo dopo i vespri verso le 4.
Invitiamo caldamente i Cooperatori e le Cooperatrici di Torino a prendervi parte, ed esortiamo tutti gli altri a celebrare con divozione speciale il mese di Maggio, per ottenere dalla SS. Vergine tutte quelle grazie spirituali e temporali che ci sono necessarie.
È il mese di Maggio il più ridente e poetico tra tutti i mesi dell'anno ! La natura si ridesta in un fremito immenso d'amore e risorge a vita novella. Si rabbonacciano le onde, si dileguano le nubi, l'uragano si cangia in zefiro dolce e soave ed il cielo riveste un incantevole splendore. L'aurora è più bella, più raggiante il sole, il tramonto si ammanta di padiglioni dorati e le notti t'appalesano fulgidissime le dovizie del firmamento.
Cantano gli uccelli con festosi gorgheggi sui piani, sui colli e nella solitaria valle. Torna l'erba a rivestire la terra ed i fiori sbucciano a mille per ismaltarla coi loro vivaci colori.
In mezzo a questo primaverile risveglio della natura una voce risuona alle nostre orecchie. È l'invito della Chiesa che c'invita a Maria. Il popolo dei credenti si commuove. Le sacre campane suonano festose; sugli altari di Maria s'intrecciano i fiori; le onde sonore degli organi rispondono ai canti del popolo e tutta la famiglia cristiana loda, canta, invoca Maria.
È un bisogno profondo, arcano, universale che la cristianità sente dell'amore e del ministero della Gran Madre di Dio.
Come nelle distrette della vita umana noi troviamo conforto nel cuor della madre nostra, così nella vita religiosa nostro scampo è Maria. Piena di grazia, fu destinata a parteciparla a tutto il. mondo, dice il mellifluo S. Bernardo. Ella è perdono ai rei, medicina agli infermi, fortezza ai deboli di cuore, consolazione agli afflitti, aiuto ai pericolanti. Reis veniam, medelam aegris, pusillis corde robur, afflictis consolationem, periclitantibus adiutorium, serm. 4 de Assumpt. - Corriamo adunque solleciti a ricoverarci sotto il materno suo manto, ad ornare di fiori il suo altare, a cantare le sue lodi. Ma non sia solo esterno ed a fior di labbra il nostro culto; purifichiamo l'anima nostra da ogni sozzura di colpa; dai cuori purificati nel Sacramento della Penitenza uscirà più armonioso il cantico della nostra fede, più affettuosa la preghiera dei nostri cuori, più gradito l'omaggio della nostra venerazione.
Deh! che Maria non dica di noi in questo mese ciò che il Signore disse per il prevaricato Israello, che con mani impure di delitti offeriva sacrifizi : Populus iste labiis me honorat; cor autem longe est a me ! Lei ricerchi il cuore nelle serene visioni della fede, nei dolci sorrisi delle eterne speranze e nei ferventi palpiti di un sincero amore, ed allora ella sarà presta a compiere verso di noi il pietoso ministero di quella Maternità che non ha ismentita giammai coi miseri figli di Adamo.
Il mese Mariano all'Oratorio.
Ricaviamo il brano seguente dalla Storia dell'Oratorio Salesiano (capitolo XIV della parte seconda).
Essendo tutti i maestri, gli assistenti, i superiori inspirati all'esempio e alle parole di Don Bosco, desiderio e sollecitudine di tutti si era di cercare, promuovere e cogliere tutte le possibili occasioni per conservare o condurre a Dio i giovani dell' Oratorio e salvare le loro anime. Una delle massime più fedelmente praticate era di far passare Iddio nel cuore dei giovani non solo per la porta della chiesa, ma della scuola e dell' officina. E questo essi s' industriavano di conseguire, ma con tanta prudenza e moderazione che i giovani quasi non se ne avvedevano, ma ben sentivano e provavano che era cosa molto più soave essere pii e virtuosi, che non indevoti e malvagi. Riguardavano poi l' Oratorio come la loro casa diletta, ed amavano i superiori come gli amici dell' anima.
Questo lavorìo apostolico, o, se vogliamo così chiamarla, questa caccia e pescagione di anime, venne nell'anno 1861 esercitata in modo specialissimo durante il mese di maggio in ossequio a Maria SS., verso della quale Don Bosco studiavisi d'infonderci una divozìone tenera e soda, ed insegnavaci ad amarla qual Madre amorevole, ed onorarla ed invocarla quale Regina potente. Ci piace di accennare qui le pratiche principali, pubbliche e private, che avevano luogo tra noi in detto mese, tanto caro ai divoti di Maria. Ogni sera, radunati nella chiesa di san Francesco di Sales, cantavisi una lode alla Vergine; indi facevasi la lettura del giorno, in libretto appositamente composto e stampato da Don Bosco; poscia impartivasi la benedizione col SS. Sacramento (1). Al mattino poi il tribunale di penitenza era assiepato da giovani ansiosi di riconciliarsi con Dio, e la Mensa degli Angioli così frequentata, che la Comunione pareva quotidianamente generale. Nel corso delle varie ricreazioni del giorno tu vedevi un continuo affollarsi dì giovanetti in chiesa dinanzi all' altare della Madonna; e non pochi di essi sacrificavano buona parte dei loro trastulli, stando a pregare o a leggere qualche libro, che trattava delle glorie di Lei. I chierici poi ed i giovani più abili, fattasi una raccolta di belli esempi, ne andavano raccontando almeno uno per giorno ora a questo, ora a quell' altro crocchio di compagni, ingegnandosi di far conoscere le prerogative, le virtù e le misericordie della gran Madre di Dio, accrescere il numero dei suoi figli, e accenderli del suo celeste amore.
Dopo cena e prima delle orazioni, raccolti nel cortile e sotto il porticato, molti si ricreavano cantando lodi a Maria, gareggiando così nell' inneggiare a Colei, che dopo Dio occupava in quel mese la nostra mente e il nostro cuore. In tutti poi e studenti e artigiani era una mirabile gara di tenere una condotta ottima in ogni punto, per avere la consolazione ed il vanto di presentare all'Augusta Regina del Cielo, nella fine del mese, una corona intrecciata di dieci.
Come se queste pratiche ancor non bastassero a dare pieno sfogo alla pietà dei giovani verso la dolcissima lor Madre, ogni dormitorio aveva ancora un altarino, sopra cui campeggiava una sua graziosa immagine, circondata di fiori, di lampade e candele. I giovinetti si assumevano l'incarico di sopperire alle spese occorrenti, se artigiani, donando una parte della mancia, che loro toccava alla fine di ogni settimana, se studenti, offrendo danaro od altri oggetti, di cui potevano disporre. Alla sera poi, e dopo le orazioni comuni, in ogni dormitorio, prima che i giovani si mettessero a letto, il chierico assistente li raccoglieva dinanzi all'altarino e alternativamente con essi recitava 7 Ave Maria in memoria delle sette allegrezze o dei sette dolori della Vergine; dopo ciò ognuno, come se avesse dato un figliale saluto e chiesta la benedizione alla propria Madre, se ne andava lietamente a riposo. Nei giorni festivi e nella chiusura del mese un chierico precedentemente incaricato vi teneva eziandio un discorsetto ad onore di Maria, facendo così in una camera le prime prove di predicatore, sotto gli auspizi di Colei , che è chiamata meritamente Regina degli Apostoli, Regina Apostolorum.
Il Signore benedisse queste industrie e questi mezzi di carità e di religione, e li coronò di frutti salutari. Per vero dire non ci ricorda che la pietà e la moralità fiorisse tra di noi meglio che in allora; che i giovani artigiani fossero più attivi e più amanti del lavoro, gli studenti più affezionati ai loro doveri scolastici, e che i maestri e assistenti fossero più amorevolmente assecondati nelle loro fatiche.
Quelle pie usanze non si dimenticarono più nel nostro Oratorio e sono feconde anche oggi dei medesimi- frutti come in quei giorni felici (1).
(1) Il libretto è intitolato: Il Mese di Maggio pel sac. Giovanni Bosco. Libreria Salesiana. Torino.
(1) La Storia dell'Oratorio, qui ricordata, fu già pubblicata anni sono nel Bollettino Salesiano. Ora se ne prepara la ristampa in apposito volume, che speriamo uscirà per l'occasione del cinquantesimo anniversario dei primi inizi dell'Oratorio stesso, che ricorrerà l' 8 dicembre del corrente anno nella solenne festa di Maria SS. Immacolata.
Molti hanno avuto l'idea dì interessare, per così dire, la divina Provvidenza nel buon esito dei loro affari, disponendo una decima delle loro entrate o guadagni in favore delle Case salesiane, ed ordinariamente i risultati hanno sorpassato l'aspettazione. Quando andavan da Don Bosco per qualche grazia, egli soleva raccomandare la pratica di una novena a Maria SS. Ausiliatrice, consistente solo in tre Pater, Ave e Gloria e tre Salve Regina; quindi donava al postulante una medaglia e poi faceva pregare dai suoi fanciulli. Ma quello che egli teneva come il più sicuro mezzo a muovere la misericordia di Dio era l'elemosina; lo abbiamo anzi udito più volte esclamare contro quella specie di diffidenza che promette un'offerta nel caso di un buon successo, e tutto infiammato dire : « Non tocca all'uomo metter delle condizioni al Creatore; bisogna cominciar a donare con larghezza senza riserve, nè restrizioni; allora sì che il Signore apre le sue mani e distribuisce le sue larghezze. Date et dabitur vobis : date, se volete che vi sia dato. L'esperienza (aggiungeva) dimostra che questa è la via migliore per ottenere le grazie più segnalate; io l'ho toccato con mano migliaia di volte. » (Don Bosco pel dott. CARLO DESPINEY, pag. 103)
Una dolorosa operazione scongiurata. - Fin dal 15 dello scorso novembre mi sentiva pel corpo un malessere generale accompagnato da una piccola febbre la quale crebbe di giorno in giorno, finche il 24 dello stesso mese, alzandomi dallo studio, mi sentii tutto a un tratto nel fianco destro presso la spina dorsale, un acuto dolore che si estendeva nella gamba destra fin sotto il ginocchio, talchè non poteva camminare che con difficoltà. Dapprima non vi badai più che tanto, credendo fosse cosa passeggiera; e, quantunque la febbre non cessasse, attesi alle solite mie occupazioni. Ma al sabato (29) sentendo aggravarsi il dolore, fui costretto ad entrare in infermeria e, per ordine del medico, dovetti pormi a letto. Credo inutile il ripetere che la febbre continuò senza posa, come pure, non ostante i rimedii presi, il mìo dolore, che non mi abbandonava mai un istante, e mi fece per non poche notti gemere e gridare. Breve. Ai 16 dicembre il medico di casa ed un altro dottore appositamente chiamato giudicarono che, trattandosi di un ascesso, era necessario recarsi all'ospedale per subire un'operazione.
La dimane (17 dicembre), circa le 9 ant., fui portato all'Ospedal Maggiore di S. Giovanni Battista. Verso sera i medici constatarono che veramente c'era materia depositata, e riputarono indispensabile l'operazione che avrebbero fatto il giorno seguente. Ma che? Alla notte, contro il solito, dormii per più di sei ore, mi si diminuì il dolore e la febbre ; vennero al mattino i medici per l'operazione e constatarono che non era più necessaria. Il miglioramento progredì siffattamente da trovarmi il giorno appresso del tutto libero dalla febbre e dal dolore, sicchè, col consenso del medico, potei discendere da letto.
Ma come andò la cosa? Ecco. Il giorno 11 dicembre aveva incominciato una novena in onore di Maria SS. Ausiliatrice, leggendo tutti i giorni le preghiere apposite del Giovane Provveduto, facendo pure la Comunione a tale scopo. Cosa poi veramente singolare ! Il giorno preciso in cui terminai la novena, cioè venerdì 19 dicembre, fu quello in cui , senza aver subito alcuna dolorosa operazione, ricevetti dal medico licenza di alzarmi e ritornare al Seminario : al 1° gennaio poi mi trovai talmente ristabilito da poter recarmi a piedi da Valsalice alla Chiesa di Maria Ausiliatrice a ringraziare la mia celeste Madre.
Potrà forse opporre alcuno che ciò poteva succedere anche naturalmente senza operazione. Concedo che potesse avvenire ; egli è però certo che così non la pensavano i medici, o almeno non se l'aspettavano, poichè mi dissero che senza quella avrebbe la postema dato in suppurazione, con tutte quelle lungaggini e pericoli che tutti sanno. D'altra parte, quell'ammirabile coincidenza di date pare a me troppo precisa per non dover ricorrere al soprannaturale. Evviva dunque Maria SS. Ausiliatrice !
Valsalice-Torino, 12 gennaio 1891.
Ch. ABBELLONio Gio. MARIO.
Miracolosa guarigione. - I coniugi Giuseppe e Luigia Bassetti-Antognini di Magadino mandano una tenue offerta a compimento di promessa fatta per la completa guarigione d'un loro bambino ridotto a punto disperato da una ostinata bronchite ed ora miracolosamente risanato.
Altra elemosina già avevano mandato nello scorso ottobre pure per mezzo mio.
Vira Gambarogno (Canton Ticino), 12 febbraio 1891. Sac. MANFREDO ORTELLI. Vicario Foraneo.
Un dottore a Maria. - Gravemente infermo , invocai la Vergine sotto il titolo Auxilium Christianorun; ora, completamente guarito, offro tenue segno della mia riconoscenza mandando offerta pel Santuario di Torino.
Dottor V. P.
Ho pregato Maria e fui esaudita ! - Mando l'offerta che promisi al Santuario di Maria Ausiliatrice. Oh quanto è buona Maria ! Come potrò io dimenticarmi di una Madre così provvida e benigna? Viva Maria ! Viva sempre la Potentissima Ausiliatrice !
Fornaci (Brescia), 23 febbraio 1891.
BRAGA MADDALENA.
Salus infirmorum. - La signora Calvi Angela era inferma a morte per acerba polmonite. I medici curanti dichiararono non esservi più scampo nell'arte salutare. L'inferma dopo aver ricevuto i conforti religiosi, dava i sintomi di prossima catastrofe e già pensavasi ai suoi funerali, quando in famiglia s'incominciò, per ottenere la guarigione dell'inferma, una novena a Maria Ausiliatrice. Ne sia ringraziata la Gran Madre di Dio; i sintomi fatali cessarono, manifestossi subito un consolante miglioramento ed in breve andare la guarigione fu completa.
Riconoscente ringrazia pubblicamente la Vergine Ausiliatrice e manda generosa offerta per la decorazione del Santuario di Torino.
Viarigi, 16 febbraio 1891.
GHIDELLA FRANCESCO.
Gli altri moltissimi, che ci scrissero lettere con relazioni di grazie da pubblicare, ci perdonino se non possiamo subito mandar soddisfatti i loro pii desideri. Quod differtur, non aufertur.
Un numero considerevole di siffatte relazioni si pubblicheranno nel fascicolo delle Letture Cattoliche del prossimo mese di viaggio.
Gli Oratorii Festivi in America. REV.m° SIG. D. RUA,
Credo far cosa grata alla S. V. e nel tempo stesso compiere un mio dovere nel darle notizie dell'Oratorio festivo annesso al Collegio di Almagro. Gli Oratorii festivi furono la culla della nostra Pia Società ; essi erano carissimi al nostro amato padre Don Bosco, e lo sono pure a lei, amatissimo signor D. Rua. Ho sempre fisso, nella mente le parole direttemi da V. S. a proposito di detti Oratorii, i consigli, le norme datemi, e per quanto le mie forze lo permettono mi sforzerò di tradurre tutto alla pratica.
Godo parteciparle che questo nostro Oratorio è frequentatissimo, giacchè seicento sono i giovani che vi intervengono. Oh quanto bene si può fare ! Poveri giovani ! Nelle famiglie ordinariamente non si parla di religione, alla chiesa parrocchiale difficilmente vanno, solo l'Oratorio festivo è quello che li deve salvare. Si presentano alla porta in gruppi tirati dalla voce che i Padri trattano bene i ragazzi, che qui ci sono molti giuochi, molti divertimenti, che vi è teatro, ecc., ecc.; e può pensare se non sono accolti a braccia aperte. L'uno conduce l'altro, ed il numero aumenta sempre.
In quanto a religione, fatte pochissime eccezioni, sanno proprio niente. Si domanda loro, se sono grandicelli : - Hai fatto la prima comunione?
- No, padre, rispondono.
- Ti sei confessato qualche volta?
- No, padre.
- Sai pregare, sai fare il segno della croce ? E sempre : - No, padre; no, padre.
- Vuoi farti buono, venir sempre all'Oratorio, imparare ad amare il Signore?
- Sì, padre, rispondono. - E sono di parola, e vengono al catechismo, e lo studiano e fanno bene la loro Prima Comunione e si conservano buoni. Tutte le domeniche abbiamo delle Prime Comunioni e nelle solennità fino a settanta ed ottanta. Continuamente si fa istruzione in preparazione a Prime Comunioni, perchè continuamente si presentano giovani già grandicelli che ancor non l'hanno fatta.
So non ci fosse quest'Oratorio festivo, una turma immensa di ragazzi si sbanderebbe per le contrade, dove il vizio, il mal esempio pur troppo più che in altre città cammina a visiera alzata. L'indole dei giovani è buona;, sono docili, pieghevoli; se diventano cattivi, se insultano alle volte il sacerdote per le vie, non è colpa loro, è perchè non sono cristianamente educati, è perchè il prete fu dipinto loro con neri colori da nemici o da ignoranti.
In Almagro (popolazione di circa 20,000 abitanti) difficilmente si ode gridar contro al sacerdote, anzi al suo passaggio si scuoprono rispettosamente il capo. Quando si esce per la città attorniano , accompagnano per buon tratto, e si posson dir loro buone_ parole. I cattivi fremono, ma che possono fare se non mordersi le labbra? A migliaia a migliaia si strappano le anime dalle fauci di Satanasso, e questo non solo in Almagro, ma in tutti i punti ove hanno collegi i Salesiani. Oh quanto spendono bene i denari quei signori e quelle signore che aiutano le Missioni ! Quante anime lasciano il peccato, quante volano al cielo; anime ch'essi conosceranno un giorno, quando festanti andranno loro incontro in Paradiso, dicendo : - S'io sono salva, è per lei, è per quel Missionario mandato da lei in America. - Ricolmi il Signore delle più elette benedizioni dette anime pietose.
Amatissimo Padre, per parte mia ringrazio il Cielo d'avermi fatta la grazia singolare di chiamarmi in queste regioni a salvargli delle anime ; le sue preghiere mi ottengano di corrispondere alla mia vocazione e poterne salvare un bel numero.
Con tutto il rispetto mi dico di lei
Buenos Aires, 17 dicembre 1890.
Affezionatissimo figlio in G. e M. D. LUIGI COSTAMAGNA.
Visita all'Isola Dawson - Un nuovo gruppo di Indii battezzati.
REv.m° SIG. D. RUA,
Celebrata la festa dell'Immacolata Concezione, mi imbarcai sopra il vapore di Guenca del Chili il Pilcomayo, con D. Pistone , che era venuto a passare un mese con noi a Puntarenas, un chierico e quattro giovani che frequentano l'Oratorio festivo in premio della loro assiduità, per avviarci alla Missione dell'isola Dawson. Venne pure sullo stesso vapore la Superiora delle Suore di Puntarenas, Suor Angela Vallese.
Erano le dieci del mattino del 9 dicembre quando salpavamo dal porto, ed alle cinque pomeridiane entravamo nella Baia Xarris e porto di S. Raffaele. Quivi eravamo aspet tati con impazienza da' confratelli , perchè difettavano di viveri, e dai neofiti desiderosi di ricevere il santo Battesimo. Sulla spiaggia ci attendevano D. Ferrero, D. Delturco attorniati da' loro alunni, co' confratelli Tarable, Forcina, Ibañez addetti tutti a quella Missione. Le due Suore colà residenti con un bel drappello di donne e di ragazze attendevano la loro Superiora.
Appena discesi a terra, tutti, uomini e ragazzi, furono intorno a noi per salutarci. Chi dicevami: Buenas tardes; chi: finalmente è venuto ; chi : l'abbiamo aspettato tanto, non partirà presto, e mill'altre cose; ed a poca distanza io sentiva le giovanili voci delle ragazze che facendo ressa intorno alla Madre Superiora, gridavano: Viva Gesù ! Viva Maria ! Erano scene commoventissime, pensando al passato di quei poveri selvaggi, che sinora s'opposero sempre alla civilizzazione che loro si voleva apportare ed avevano persin paura del solo nome di cristiano. Fatti i convenevoli con quella brava gente e da loro seguiti, ci dirigemmo alla residenza, ove dovemmo subito prenderci un po' di riposo, specialmente D. Pistone che soffre molto il mal di mare.
Visitammo poscia i lavori della nuova Casa e soddisfatti dell'andamento della Missione ci ritirammo a prendere un po' di cena. Dopo la quale, radunati a conferenza i confratelli della Missione, mi fecero il resoconto delle istruzioni date, e con piacere appresi che avevano ben 33 Indii , di cui 28 adulti, preparati per ricevere il santo Battesimo.
Il giorno seguente visitai le scuole e toccai con mano il progresso fatto. I ragazzi sanno tutti a sillabare ed alcuni già a leggere correntemente ; scrivono speditamente sul loro quaderno e sulla lavagna e rispondono adagio, pronunciando bene la lingua spagnuola, ad alcune domande del catechismo imparate a memoria. La disciplina vi è abbastanza osservata, per quanto lo permette l'irrequietezza di quelle creature. Dico questo, perchè mentre io esaminava un ragazzetto molto svegliato, un altro piccolino ancor più svegliato, volendo dar saggio di sua destrezza a' suoi compagni, senz'alcun timore, spiccato un salto dal banco e poggiata la sua testolina a terra, alzò le gambette contro la parete e riuscì a far ridere tutti con una magistrale caduta. - Passato alle scuole delle ragazze, potei convincermi una volta più che le Suore di Maria Ausiliatrice riescono a meraviglia in quelle Missioni. Le giovinette, sempre ben pulite, sanno leggere, scrivere, cucire, lavarsi la propria lingeria, ed hanno già presa l'abitudine di lavarsi le mani e la faccia più volte il giorno e rattopparsi le vesti quando sono stracciate. Di più esse già impararono che vi è un Dio che premia i buoni e castiga i cattivi, che il Figliuol di Dio si è fatto uomo ed è morto sulla croce per amore degli uomini, che non si debbono fare cose cattive, che si deve star lontani dai malvagi, che per vivere bisogna lavorare e molte altre verità e massime cristiane. In sentire queste loro risposte con una santa ingenuità, provava indicibile piacere ed anelava il momento di poterle rigenerare esse pure alla vita cristiana.
Intanto le Suore lavoravano per preparare a tutti i battezzandi un abito nuovo ed uniforme, e D. Ferrero, D. Delturco, a cui s'unì D. Pistone, davano l'ultima mano all'istruzione degli adulti coi quali s'era affaticato tanto il confratello Forcina.
Il giorno dopo, 11 dicembre, era stabilito per la solenne amministrazione del Battesimo. La mattina si spese nel far pulire bene i neofiti e far loro ripetere le verità del catechismo che avevano imparate. Al dopopranzo si radunarono tutti nella cappella non per anco inaugurata.
Per questa funzione io aveva invitato il Comandante del Pilcomayo che intervenisse col suoi ufficiali a fare da padrini ai ragazzi ed agli uomini. Insieme con loro venne pure il signor Rousson, capo d'una Commissione qui inviata dalla Società geografica di Parigi per visitare questi luoghi.
Al nostro entrare i neofiti , alzandosi da alcune banche provvisorie, intonarono a coro una bella lode che il chierico venuto con noi, aveva loro insegnata. Dopo, alternativamente in due cori , ragazzi ed uomini , ragazze e donne, risposero insieme a tutte le domande del catechismo ch'io ad alta voce loro faceva. Quindi si venne alla solenne amministrazione del Sacramento. Mirabile era l'attenzione che ponevano a quelle sublimi cerimonie ; immobili in religioso silenzio tenevano gli occhi fissi fissi sii me e sui chierichetti di servizio. Era uno spettacolo che rallegrava il nostro cuore. Il regno di Dio si dilatava sopra la terra, ed altre anime si guadagnavano pel Paradiso.
La fruizione riuscì alquanto lunghetta, perocchè ad ogni tratto , per maggiore solennità, s'intercalavano canti di sacri mottetti con accompagnamento d'harmonium, ma lasciò in tutti una gioia indescrivibile. I nomi impostì ai novelli cristiani furono quelli dei Superiori di Torino e dei nostri principali Cooperatori e Cooperatrici, sicchè ciascuno ricorda a sè medesimo nn benefattore di queste nostre Missioni, anzi un suo stesso benefattore.
Era bello vedere, dopo la sacra funzione, quel drappello di Indii col sorriso sulle labbra e col contento nel cuore per esser stati rigenerati alla grazia , ripetersi con piacere a vicenda i nuovi nomi ricevuti e correre a me d'intorno per ringraziarmi, e desiderosi che tutti i selvaggi avessero parte a tal grazia, chiedermi che li lasciassi andare alla Terra del Fuoco o solamente alla riva op posta per indurre coloro che là facevano fuoco a venire da me per provare essi pure una sì grande consolazione. Questi desideri, questi slanci portavanmi a diciotto, a diciannove e più secoli addietro, quando gli Apostoli, ricevuto lo Spirito Santo, se n'uscivano dal cenacolo pieni di santo zelo e di magnanimo ardire e spargevansi a predicare fino agli estremi confini del mondo la divina novella ; quando gli antichi cristiani, divenuti alla lor volta missionari, si affrettavano a portare questa buona novella ai lor parenti ed amici. Ed una dolce idea presentavasi alla mia mente : - Saran dessi forse Missionarii ? - Oh! lo voglia Iddio ! Sarebbe questo l'avveramento dell'ideale del nostro amato D. Bosco , salvare i selvaggi per mezzo dei selvaggi medesimi.
A questo fine preghi, o Rev.m° signor Don Rua, e faccia pregare i nostri giovanetti d'Europa, e voglia comunicare a tutti i benemeriti Cooperatori e le pie Cooperatrici Salesiane i più sentiti ringraziamenti dei novelli cristiani di questa Missione, dei Missionari, nonchè di colui che ha l'onore di professarsi
Puntarenas, 15 dicembre 1890.
Suo devotissimo e obbligatissimo figlio D. GIUSEPPE FAGNANO
Prefetto Apostolico.
- Alcuni telegrammi annunziarono sui giornali che il Governo del Chilì cedette per vent' anni ai Missionari Salesiani l' isola Dawson presso lo Stretto di Magellano, dove raccolgono i selvaggi delle varie isole per ridurli alla vita civile e cristiana. Ora ne riceviamo diretta comunicazione dal nostro Prefetto Apostolico. La cessione è fatta al signor José Fagnano, perchè vi innalzi una cappella con scuole ed un ospedale.
È una estensione di ottanta o novanta mila ettare, con quaranta o cinquanta milioni d'alberi d'alto fusto detti fagus antarticus, simili in tutto alla nostra quercia , tranne nella durezza , che servono magnificamente per le costruzioni, e con pascoli capaci di diecimila pecore e quattromila vacche.
In caso di bisogno il Governo suddetto potrebbe rivocare la cessione, con preavviso di due anni ; che se ciò avvenisse prima di dieci anni, deve sottostare, dietro perizia, al pagamento del valore dei lavori fatti. Speriamo però bene nel Signore che non la vorrà ritirare sì presto ; perocchè colà vien assicurata l'opera benefica e civilizzatrice dei poveri Fueghini, i quali, dedicandosi ivi all'agricoltura ed alla pastorizia, lasciano quella vita nomade che frustra ogni fatica del Missionario
L'Araucania è una regione non troppo ancor conosciuta al Sud della Repubblica del Chilì nell'America meridionale. Essa è coperta di foreste vergini, di alte montagne, di terribili vulcani, soggetta a dirotte pioggie per più di sei mesi dell'anno , abitata ancora da numerosi e fieri selvaggi. Chi si occupa in Europa dell'Araucania ? La scienza e la Chiesa. La Chiesa che in ogni tempo, e per mezzo specialmente de' suoi Missionarii, ha reso tanti servigi alla scienza.
E appunto su un libro di recente pubblicazione che tratta delle Missioni dell'Araucania noi chiamiamo l'attenzione dei nostri Cooperatori.
È un libro di 168 pagine, pubblicato in bella edizione dai tipi della Vaticana in Roma, intitolato appunto L'Araucania, ed è una curiosa edificantissima antologia di lettere e relazioni dei Missionarii Cappuccini, i quali fra stenti e fatiche incredibili da più di quarant'anni coltivano per la Chiesa e per la civiltà quei barbari paesi.
Quante cose vi son da imparare in questa collezione di preziose memorie ! Quanti atti di virtù, quanti sacrifizi sconosciuti ! Quanti taciti rimproveri all'accidia , all'indifferenza di tanti cristiani cattolici nati in paesi civili !
A noi Salesiani poi interessa specialmente questa lettura, perchè dimostra con sempre maggior chiarezza le difficoltà alle quali va incontro il Missionario della Patagonia, i cui abitanti sono assai somiglianti agli Araucani per lingua, per costumi, per superstizioni. Anzi questo libro è una riprova della perspicacia del nostro Fondatore e Padre Don Bosco, quando diceva anch'egli, come si legge a pag. 154 di quest'opera : « Tutta la speranza è riposta nella nuova generazione , qualora si educhino i fanciulli d'ambo i sessi in buone scuole di lettere e d'arti. »
Noi applaudiamo vivamente alla pubblicazione di questo edificantissimo libro e raccomandandone caldamente la lettura ai nostri Cooperatori facciam nostre queste parole della sua prefazione: « Al Missionario appartengono le sue virtù personali che deve nascondere e conservar nel suo cuore, e alla Chiesa appartengono le opere esterne del sacro ministero e i loro risultati. »
Sabato, 14 marzo, alle 3 p. ebbe luogo nella Chiesa di S. Filippo in Torino una Conferenza di S. E. Rev.ma Mons. G. B. Scalabrini, Vescovo di Piacenza, intorno agli emigranti italiani (1). Non poteva riuscire nè più splendida e solenne, nè più gradita e simpatica. E coi sensi di riverente ammirazione per l'illustre Conferenziere esprimiamo quelli del più doveroso encomio pel Comitato organizzatore, che dispose egregiamente ogni cosa, e dev'essere lieto del risultato che fu di unanime soddisfazione e plauso.
Un apposito palco addobbato con elegante sobrietà sorgeva di fronte al pulpito. Ivi salì S. E. Rev.ma Mons. Scalabrini, con S. E. Rev.ma Mons. Valfrè Vescovo di Cuneo, e il Rev.mo Mons. Forcheri, Segretario dellE.m° Cardinale Arcivescovo, che si assisero ai suoi fianchi.
La vasta Chiesa era gremita di uditori sia nel presbiterio, riservato ai R.mi Ecclesiastici, sia nei posti assegnati agli invitati, sia nella parte d'ingresso libero per tutto il popolo. L'immenso uditorio, che superava le tre mila persone e in cui si annoverava quanto di più eletto vi ha nella nostra Città, ascoltò con somma attenzione, e visibile interesse e compiacimento, la bellissima Conferenza, che durò circa un'ora.
Qui riassumiamo in poche parole la sostanza del discorso.
Esposti i motivi che lo inducono a pellegrinare per le terre d'Italia, e pôrto un caldo e gentile saluto a Torino, città eminentemente religiosa e civile, l'illustre Prelato entra nell'argomento, considerando l' emigrazione italiana sotto il triplice aspetto economico, religioso e sociale.
Due milioni di emigrati in America - ottantadue mila nella sola New-York.
Confronta l'emigrazione nostra con quella di altri paesi ed espone le seguenti cifre comparative desunte dal Bollettino degli anni 1887-88. L' Italia diede un contingente di 596,402 emigranti.; l'Inghilterra 399,238; la Scozia 70,257; l'Irlanda 73,332; l'Austria 44,975; la Germania 198,295; la Francia 34,509; la Spagna 129,230; la Russia 126,714; il Belgio 28,384; l'Olanda 22,628; la Danimarca 16,460; la Svizzera 15,904.
Queste cifre non hanno d'uopo di commenti e dimostrano che l'emigrazione Italiana quasi raggiunge quella degli altri Stati uniti insieme; è quattro volte maggiore di quella della Russia, ed il triplo di quella della Germania.
È nota inoltre che l'emigrazione nostra si svolge in condizioni ben più gravi di quella degli altri paesi. Gli emigranti delle altre nazioni, anche fuori dei confini della loro patria, trovano una colonia ove sventola la lor bandiera, ove sono in vigore le leggi della patria, ove conservasi la religione dei loro padri, ove parlasi la lingua appresa nella loro infanzia.
Ma i nostri, abbandonati alla loro attività individuale, dopo mille stenti, trovansi al di là dell'Oceano in una condizione peggiore di quella dello schiavo.
Eppure, malgrado i gridi di dolore che pervengono di laggiù dai tanti disillusi, malgrado le restrizioni imposte agli Agenti, l' esodo continua perchè risponde ad un vero bisogno creato dall'aumento della popolazione.
L'Italia è il paese che ha il maggior aumento di popolazione, calcolato in media dal l'11 al 12 per mille, ed è superata soltanto dagli Olandesi, presso i quali l'incremento della popolazione calcolasi dal 13 al 14 per mille. In pochi anni, data la presente proporzione, le nostre contrade avranno raggiunto la massima densità di popolazione.
L'Italia fra un secolo avrà raggiunto i cento milioni, e dato pure un grande sviluppo di colonizzazione interna, avremo sempre da 45 a 50 milioni di italiani che, a sostenere la lotta per la vita, dovranno andar dispersi qua e là quali foglie portate dal turbine.
Abbandonare costoro a se stessi è delitto di lesa religione, è delitto di leso patriottismo.
L'emigrazione quindi che forma un diritto inalienabile può essere un bene od un male a seconda del modo col quale si esplica.
È un bene quando rappresenta una valvola sociale, apre le vie ai commerci ed alle industrie, allarga il concetto della patria e fa sua patria il mondo.
È un male quanda si lascia senza legge, senza freno, senza tutela, qual torrente che straripato dall'alveo, innonda i campi e distrugge le messi.
Da noi come si compie l'emigrazione? Si lascia la patria senza saper ove si vada : è l'America il miraggio e vi si va in cerca di fortuna indifferentemente al Sud o al Nord,, in climi sani o pestiferi, fra terreni sterili o fecondi, in centri popolosi o in regioni deserte; vi si va con contratti firmati in bianco che mettono gli emigranti in balìa di ingordi speculatori, lusingati da mille promesse e poi abbandonati a nuovi raggiri. Come l'ignoranza li ha resi vittima dei sobillatori, la miseria li mette alla mercè degli speculatori. E invece di un lavoro regolarmente retribuito, invece di un nutrimento sano, sono assoggettati a lavori faticosissimi, quando pur ne trovano, e percepiscono una mercede che date le condizioni dei luoghi, non è altro che un'irrisione.
Qui l'oratore passa a descrivere i pericoli morali e religiosi. Privi di ogni assistenza religiosa, una gran parte degli emigranti si danno all'indifferentismo o cadono vittima delle sètte.
Dice che tuttora gli risuona all'orecchio la voce di un contadino venuto dalle valli del Brasile, che con rozzo ma eloquente linguaggio esprimeva lo strazio del non avere un prete al letto dei moribondi che invano lo invocano.
Questo tetro quadro della emigrazione egli può documentarlo con cifre.
E infatti l'oratore esamina alcune delle regioni le meglio coltivate e dimostra che il prodotto medio d'un novennio è inferiore a quello delle nostre terre.
Dà lettura di parecchie lettere che rivelano le miserrime condizioni degli emigranti : là dove credettero trovare il paradiso rinvennero un'iliade di guai, la miseria, la morte a frotte cadono spossati tra quelle foreste dissodate non a loro vantaggio; oppressi dalla nostalgia indarno invocano chi loro parli della Religione avita, che loro lenisca i dolori dell'agonia, che loro dischiuda le speranze dell'avvenire.
Se anche per singolare fortuna possono in qualche luogo avvantaggiarsi di piccoli risparmi , dimenticano la lingua, la patria, cadono nell'indifferentismo, o nei lacci del protestantesimo, perdono infine ogni idea di religione, o se di questa conservano il sentimento, venuti a morte si danno in braccio alla disperazione, non avendo a fianco chi loro parli di Dio e della sua misericordia infinita.
La chiesa cattolica e la patrìa ìtaliana non possono che piangerne. Spetta alle classi dirigenti interessarsi della sorte di tanti disgraziati fratelli.
Nel desiderio di venir loro in aiuto, egli, Mons. Scalabrini, dal campo della teoria scese a quello della pratica e fondò due Società: l'una di sacerdoti, l'altra di laici, l'una che avesse cura del benessere spìrituale degli emigrati, l'altra del loro benessere materiale. Largo soccorso gli prestarono in questo moltissimi del Clero e del laicato. Ricorda con parole di viva riconoscenza il Sommo Pontefice Leone XIII, la Propaganda fide, l'Episcopato d'Italia e degli Stati Uniti (in modo speciale Mons. Corrigan Arcivescovo di NewYork), la benemerita nostra Congregazione Salesiana e l'Associazione Nazionale pei missionari italiani all'estero.
Monsignore passa poi a dare un breve resoconto del suo operato.
Finì ringraziando tutti, e sovra tutti l'Eminentissimo Arcivescovo, pel quale ebbe parole di altissimo encomio.
Noi mentre facciamo plauso cordialissimo allo zelo infaticabile dell'illustre Vescovo di Piacenza, uniamo la nostra debole voce alla sua per far caldo appello a tutti i cattolici di buon volere, affinchè vengano in aiuto coi mezzi morali e materiali per porgere un qualche rimedio a tanta piaga. Parlando poi in particolare ai Cooperatori ed alle Cooperatrici Salesiane, dobbiamo ricordar loro essere immenso il bisogno che i nostri Missionarii sentono in America di forti e pronti aiuti per sovvenire l'emigrante Italiano. Già si fabbricarono chiese e cappello in grandi ed in piccoli centri, si apersero scuole ed ospedali, si visitano periodicamente innumerevoli colonie di Italiani, e vicini e lontani dalle case e dai collegi nostri, ma le braccia mancano ed i mezzi finanziarii ancor di più.
Muova Iddio il cuore dei nostri Cooperatori e Cooperatrici e faccia che presto ci mandino nuovi mezzi affinchè possiamo mandare altri aiuti ai lontani fratelli.
L'ultima parola poi sia ai Missionari nostri d'America. Dicano essi agli Italiani emigrati nella Colombia, nell'Equatore, nel Chili, nell'immenso Brasile, nell'Uruguay, nellArgentina ed anche tra le contrade lontane della Patagonia, della Terra del Fuoco e nelle isole Malvine, dicano che dall'Italia si pensa a loro, per loro si prega, per loro Vescovi e preti, religiosi e laici vivamente s'interessano ed i desiderati aiuti non saranno solo un sospiro, ma un realissimo fatto.
(1) Ci gode l'animo di poter qui ricordare, che il giorno precedente, predicando nella chiesa cattedrale della nostra città, per la solenne commemorazione della S. Sindone, un nostro sacerdote salesiano, ebbe egli l'onorevole incarico di annunziare a quel colto e numeroso uditorio la detta conferenza; il che fece col più caldo affetto e con la più efficace parola, per muo. Vero tutti gli uditori ad accorrervi ed a portar l'obolo della loro carità
Che sono i Cooperatori Salesiani.
I Cooperatori di UTRERA ( Spagna) radunaronsi per la Conferenza prescritta la sera del 31 gennaio scorso.
Aprì la seduta il signor canonico Frate D. Giuseppe con brevi ma sentite parole sopra il dovere che hanno i genitori di educare cristianamente i loro figli , specialmente nei tristi tempi che corriamo. Parlò dipoi il Direttore del Collegio Salesiano Don Ernesto Oberti e fece conoscere che cosa sono i Cooperatori Salesiani.
« Molti credono che l'essere Cooperatore Salesiano voglia dire solo riceverne il Diploma ed il Bollettino. Altri s'immaginano che il Cooperatore debba dare una somma fissa ogni anno. Altri pensano che solamente il ricco può esser Cooperatore. Tutti costoro s'ingannano per bene. Il Cooperatore è per i Salesiani nè più nè meno che un amico, un fratello. Aiuta e coopera colle orazioni, con le opere, con la parola, cogli scritti; in ogni luogo, in ogni circostanza, in ogni tempo il Cooperatore ha di mira la causa dei Salesiani come sua propria : e di essa tratta e per essa s'interessa come degli affari di una stessa famiglia, alla quale Salesiani e Cooperatori appartengono. Così intesa l'opera dei Cooperatori è eminentemente utile alla nostra Pia Società e per conseguenza alla Chiesa di Dio. »
Tal fu, in sunto, il discorso di D. Oberti, che , pronunciato con calore e coll'accento della persuasione, lasciò profondamente impressionato l'uditorio. Terminò la funziona colla Benedizione del Santissimo.
Nel Duomo di Este.
Il Rev.m° Sig. Arciprete di Este D. Antonio Partile, nostro amico e zelante Cooperatore, perchè riuscisse più solenne e di maggior edificazione la Conferenza di quei nostri Cooperatori, si adoperò perché fosse tenuta quest' anno in Duomo il 2 febbraio scorso. Egli venne corrisposto dallo zelo operoso del clero Aestino e dei benemeriti Cooperatori laici e riuscì ad ottenere davvero un concorso imponente. Verso le cinque pom., ora stabilita, era letteralmente pieno di divoti ; e gli alunni del Collegio Manfredini aprivano la Conferenza col canto del Tota Pulcra, Mottetto in musica di Mons. Cagliero. Allora il Molto Rev.do Sac. Dott. Gio. Tamiettì, Direttore del Collegio Manfredini, in brevi e facili parole espose la natura, il carattere e lo scopo della pia Istituzione dei Cooperatori Salesiani; e dopo di lui, a muovere un caldo appello alla carità estense, saliva in pulpito il distinto oratore Rev.m° Sig. D. Apollonio Maggio, di Noventa Vicentina, nostro ottimo Cooperatore. Disse non essere sua intenzione tessere un elaborato discorso , ma esporre quello che gli veniva dettando dentro il cuore, fonte della carità; e la sua parola, animata davvero di un impeto veemente ed acceso di carità, ricercava l'anima di tutti. Raccomandò l'opera dei figli di D. Bosco a tutti quelli che hanno a cuore l' incremento della religione e della civiltà nel mondo nuovo e selvaggio, e la conservazione di questo prezioso patrimonio nella vecchia Europa, ed al suo caldo appello rispose con generosità la carità estense. La funzione si chiuse col canto del Tantum Ergo a quattro voci di Mons. Cagliero detto di S. Cecilia e colla benedizione del SS. Sacramento.
Gran concorso di Fedeli per onorare San Francesco.
Da Bagnarola (S. Vito al Tagliamento), così ne scrive il M. R. Don Antonio Agnolutto
« Lire 27 che mando sono offerte raccolte quasi tutta nell'occasione della Conferenza tenuta nella festa di San Francesco, che anche quest'anno abbiam celebrata con molta solennità e divozione. Vi abbiam fatto precedere una novena , alla quale Cooperatori e non Cooperatori intervennero in numero consolante. La mattina del 29 gennaio per tempo i fedeli accorsero alla chiesa per accostarsi ai SS. Sacramenti ed assistere a tre Sante Messe che si celebrarono prima della solenne, per la quale la Chiesa si riempì totalmente. Alle 3 pomeridiane di nuovo, al suono giulivo delle campane, radunatisi Cooperatori e fedeli anche di paesi vicini, recitammo una terza parte del S. Rosario, dopo di che il povero scrivente dalla balaustra parlò il meglio che potè del glorioso nostro Protettore e del suo grande imitatore, il venerando Don Bosco. Terminata la Conferenza, si fece l'esposizione del Santissimo, dal quale solennemente benedetti uscimmo dalla chiesa col cuore ripieno di una gioia inesprimibile, che non si prova nelle feste mondane. »
I Cooperatori di Pavia.
Raccoltisi secondo il solito nella chiesa prepositurale di San Teodoro, sede della Pia Unione, e aperta l'adunanza coll'invocazione del divino aiuto, il Direttore Canonico Francesco Mariani lesse il verbale e diede il resoconto finanziario dell'ultima Conferenza del Maggio 1890 , comunicando insieme la lettera di ringraziamento ricevuta dal nostro Superiore. Riferendosi poscia alla Circolare, che il signor Don Rua diramava nel passato Dicembre a tutti i Cooperatori, raccomandò caldamente le Missioni d'America. La bella offerta inviataci ci dice quanto bene abbian risposto al nuovo appello quei zelanti Cooperatori; si abbiano pertanto i nostri più sinceri ringraziamenti. Poscia stabilirono di celebrare il 29 gennaio, la festa di S. Francesco nel luogo e modo degli altri anni ; ed infatti non riuscì meno splendida nè meno divota sì per gli apparati, come per il numeroso concorso di fedeli alla S. Messa, accompagnata dall'organo, ed alla S. Comunione.
Una doppia elemosina.
La sera del 2 febbraio scorso il buon Prevosto di CAMO (S. Stefano Belbo), D. Gio. Massa, radunava nella sua chiesa i Cooperatori Salesiani di quel paesello per parlar loro delle opere nostre e specialmente dello nostre Missioni. Dopo aver dimostrato a quei buoni popolani la necessità di aiutare queste missioni ed il bisogno sempre crescente di nuovi operai evangelici, raccomandò loro una doppia elemosina, l' una di preghiere, perchè il Signore voglia mandar nuovi operai nella sua messe, e l' altra pecuniaria per poter sovvenire alle ingenti spese che richiedono dette missioni. Simìli raccomandazioni facciamo noi pure a tutti i nostri benemeriti Cooperatori.
A Settimo Torinese.
Nell'occasione delle solenni Quarant' ore, il predicatore, che era un sacerdote Salesiano dell' Oratorio di Torino, per consiglio di quel Parroco trattò con frutto argomenti di Missione e tenne oltre le solite prediche lungo il giorno, con grandissimo ed immenso concorso di popolo, tre conferenze a tarda sera per i soli uomini.
S' approfittò poi dell'occasione favorevolissima che gli dava un tanto concorso d' uditori, per parlare anche delle opere nostre e raccomandarlo alla, loro carità.
La elemosina per le Missioni Salesiane fu raccolta abbondante alle porte dei tempio dai sacerdoti della parrocchia, nell'atto che si faceva al popolo la distribuzione delle medaglie di Maria Ausiliatrice come ricordo di quei giorni, santificati con tanto slancio di cristiana pietà.
A Cavaglio d'Agogna.
Da questo paesello del Novarese ci scrivono : - Questi abitanti il 31 gennaio correndo il terzo anniversario del non mai abbastanza compianto padre della gioventù, Don Bosco, tutti unanimi si raccolsero nella chiesa parrochiale a pregare per l'anima di questo servo di Dio.
Un chierico, già figlio di D. Bosco, per dimostrare al pubblico la sua riconoscenza e l'amore che nutre verso del suo benefattore e padre, lesse un discorso di circostanza.
Alla Venezuela.
Il molto Rev.do D. Tommaso Monteverde, Cappellano della Chiesa del Carmine a Guaira (Venezuela), ci partecipa che nel gìorno di S. Francesco di Sales i Cooperatori Salesiani di colà nella sua Chiesa hanno celebrata una gran solennità ad onore del nostro e loro santo Patrono.
All'anniversario della morte del nostro Fondatore vi furono solenni funerali con Comunione generale.
Voglia Iddio benedire e rimunerare i buoni Venezuelani della carità che hanno usato l'anno scorso verso dei nostri Missionari diretti alla Colombia e che continuano sempre verso dell'opera nostra.
in riparazione delle continue offese che riceve e dell'abbandono in cui è lasciato.
Appello alle persone di buona volontà.
E generale interessamento destato dal semplice annunzio della costituzione della pia Opera per l'Adorazione quotidiana a Gesù Sacramentato ci consiglia a riassumere, ad eccitamento dei nuovi ed antichi lettori , quanto già ne scrissero i periodici religiosi con a capo la benemerita Unità Cattolica. Quest'Opera eccellente, iniziata in privato da qualche tempo per impulso di due buone Terziarie torinesi , fu resa pubblica sull'esordio del mese di agosto del 1890; e poco dopo ne tenne parola al Congresso Eucaristico di Anversa, a cui con vennero i rappresentanti delle nazioni cattoliche di Europa, lo zelante Padre Sanna Solaro d. C. di G., come abbiamo rilevato dall'ottimo periodico intitolato : Il Regno di Gesù Cristo.
Anche i sacri oratori fecero buon viso alla proposta, e nella sola città di Torino non pochi sacerdoti secolari e regolari. di varii Ordini si benignarono di parlare dal pergamo dell'opportunità di estendere e rendere abitualo fra i cristiani la quotidiana adorazione a Gesù Sacramentato.
Un così bell'inizio, mentre prova che la grazia divina aleggia sopra l'Opera modestamente divulgata, è pegno di abbondanti frutti di vita eterna, che ne scaturiranno in avvenire a gloria di Dio ed a vantaggio delle anime, se i cattolici ferventi e tutte le anime pie seconderanno con zelo le premure del Clero nel diffondere in mezzo al popolo cristiano il sentimento della necessità di placare la Divina Giustizia irritata per le colpe degli uomini, e di riparare - con atti quotidiani di virtù e di pietà - le iniquità d'ogni sorta che allagano e desolano la terra, e specialmente le freddezze, i disprezzi, i sacrilegii, le bestemmie, le profanazioni e gli oltraggi contro Gesù Sacramentato. .
E per meglio agevolare la cosa e dare a tutti una esatta idea del movente dell'Opera, ne esponiamo brevemente, come in un quadro, lo scopo, gli obblighi, i vantaggi e, la facile organizzazione.
SCOPO DELL'OPERA-Scopo precipuo della Adorazione quotidiana universale è quello di ravvivare la fede dei popoli nella divina Eucaristia, centro e sintesi della religione cattolica, offrendo ad ogni classe di persone un mezzo facile e semplice di risarcire, in ogni giorno, Gesù Sacramentato delle continue offese che riceve dagli uomini ingrati in tutti i punti del globo, e dell'abbandono in cui è lasciato per molte ore della giornata nelle chiese, ove egli sta Prigioniero d'amore, senza considerare la pena che Egli prova per tanto abbandono.
Scopo secondario dell'Opera è quello di ricondurre in seno delle famiglie lo spirito cristiano, che l'imperante Massoneria cerca in tutti i modi di sradicare specialmente dal cuore della gioventù. E quindi, collo stesso spirito di fede e di riparazione, gli ascritti all'Adorazione quotidiana fanno promessa di adoperarsi perchè si mantengano o ritornino in fiore nelle famiglie : 1° gli usi cristiani della preghiera del mattino e della sera, dell'Angelus Domini e del segno della croce prima e dopo il cibo ; 2° la consuetudine di chiamare in tempo al letto degli infermi (anche senza che vi sia pericolo di morte) il sacerdote per l'amministrazione dei Sacramenti; 3° di non dimenticare nelle preci quotidiane almeno un requiem in suffragio alle anime del purgatorio.
La santità e l'opportunità di questi scopi, di fronte all'odierno imperversare dell'empietà e del mal costume, è così chiara, così evidente, che ci teniamo dispensati da qualsiasi commento e considerazione per convincerne i lettori.
OBBLIGHI. - Propriamente parlando, gli ascritti all'Opera non si assumono obblighi formali. Non vi sono preghiere fisse, nè tempo determinato per praticare l'adorazione. Ognuno usa quelle preghiere che più gli aggradano. Chi ha tempo disponibile, può scegliersi l'ora che più gli torna comoda. Per tutti gli altri può bastare all'uopo il soffermarsi pochi minuti in chiesa, con un semplice affettuoso saluto a Gesù nascosto sotto ' le specie eucaristiche. L'essenziale è che si faccia strada nei cristiani un santo impegno di non passare avanti le chiese, - anche recandosi al lavoro, alla scuola, al passeggio, ecc., o venendone, - senza entrarvi o rivolgere un saluto di riconoscenza e di amore a Gesù Sacramentato, a quel Gesù che, non contento di essere disceso dal cielo in terra, di aver patito ed essere morto sulla croce , dando fin l'ultima stilla del suo Sangue prezioso per la nostra redenzione, volle, in certo qual modo, esaurire l'onnipotenza del suo amore coll'istituire la Santa Eucaristia, per fermare la sua dimora fra gli uomini e quivi stare come Padre , come Amico , come Fratello, per accogliere a braccia aperte le suppliche dei cristiani e compartir loro in abbondanza le grazie di cui hanno bisogno.
Come si vede, l'adorazione quotidiana è accessibile ad ogni ceto ed età di persone , grandi e piccoli, giovani e vecchi, padroni ed operai, militari e borghesi, maestri e scolari, uomini e donne Chi nel corso della giornata non può disporre almeno di due minuti per così santo fine ?. Non è che questione di buona volontà.
D'altronde; come potrebbe non avere influenza per iscuotere dall'apatia e dal letargo un considerevole numero di anime - il pensiero che molte chiese sono lasciate deserte, mentre riboccano di gente i pubblici ritrovi, i clubs., i caffè, i teatri, gli alberghi, le passeggiate, le vie e le piazze? Forse che gli spassi, ì divertimenti, le cure di questo mondo devono occupare esclusivamente il cuore degli uomini?... ed il buon Gesù, il Re del cielo e della terra, deve star dimenticato ed abbandonato nel suo Sacramento d'amore ?
Trattandosi di cosa così agevole, ogni adoratore può benissimo diventare apostolo dell'Opera presso i membri della sua famiglia e presso i suoi amici e conoscenti, facendone loro apprezzare l'eccellenza, ed inducendoli ad ingrossare le file dei divoti a Gesù Sacramentato e ad adoperarsi, a loro volta, perchè rifioriscano in seno alle famiglie gli usi e le pratiche di cristiana pietà, che tanto bene recano alle anime.
VANTAGGI. - Due sorta di vantaggi scaturiscono naturalmente dall'Adorazione quotidiana, vantaggi diretti ed indiretti. Ci pare utile accennarne alcuni a mo' di saggio.
Vantaggi diretti : Raccogliere ai piedi degli altari in buon numero i fedeli, eliminando così l' increscioso spettacolo che in molti luoghi offrono le chiese, le quali rimangono abbandonate e deserte per buona parte della giornata; attirare sugli individui, sulle famiglie, sulle città e campagne le celesti benedizioni, e stornare dal nostro capo i tremendi castighi che, per comune giudizio degli uomini assennati, stanno sospesi sulla povera umanità, se i cristiani non si scuotono dall'indifferenza e dalla tiepidezza in cui sono piombati , e non riparano con opere espìatorie di fede e di ogni più eletta virtù le bestemmie, i sacrilegii, le nefandità d'ogni sorta che ammorbano la terra.
Vantaggi indiretti : Accrescere la frequenza non solo alle solenni Quarant'Ore, ma anche alle funzioni ed alla parola di Dio nei giorni festivi; disporre gli animi alla pietà e preparare fra gli adoratori più assidui un nucleo di. persone ferventi, che - aspirando a maggior perfezione - passeranno a dare novello impulso alle altre maggiori e più eccelse opere eucaristiche di espiazione, quali: l'assistenza quotidiana alla S. Messa e (dove viene impartita) alla benedizione del SS. Sacramento , l'adorazione notturna, l'adorazione delle nazioni cattoliche, la Lega riparatrice al Cuore trafitto di Gesù, la Guardia d'onore al Cuore di Gesù, i sette uffici del Cuore di Gesù, il Carnevale santificato , ecc., ed in ispecial modo la santa opera della Comunione riparatrice ne' suoi tre gradi di mensile, settimanale e quotidiana. Così pure verranno a ricevere dall'adorazione maggior incremento le opere di fede e di carità, le Associazioni cattoliche, i Sodalizi religiosi e specialmente il Sacro Terz'Ordine, così vivamente raccomandato dal Sommo Pontefice e dall'Episcopato, i quali ne sperano concordi la tanto sospirata ristorazione. E non potrà a meno di ciò verificarsi perchè l'Adorazione quotidiana a Gesù Sacramentato formando - per la sua natura intrinseca e la sua universalità - il più omogeneo legame ed il più adatto anello di congiunzione fra tutte le Opere cattoliche esistenti, lungi dal nuocer loro in qualsiasi modo, concorrerà notevolmente a ravvivarle ed affratellarle sempre più per conseguire più agevolmente, viribus unitis, il santissimo fine per cui tutte furono istituite, cioè : la gloria di Dio, il bene delle anime ed il trionfo della Chiesa.
ORGANIZZAZIONE. - Lo scopo, la semplicità ed i vantaggi dell'adorazione quotidiana non possono lasciar dubbio sulla convenienza ed opportunità di estenderla ìn tutte le chiese.
Laonde noi crediamo che non tarderà a dilatarsi e stabilirsi per ogni dove. I primi frutti, che se ne raccolgono in Torino , ove già l'Opera si è iniziata in alcune chiese ed istituti religiosi ed ormai conta poco meno di 200 ascritti, ce ne sono un pegno sicuro.
Per organizzare l'opera su basi durature, il mezzo più indicato è quello di costituire un primo nucleo di persone volonterose, che si impegnino a fare ripartitamente l'adorazione nelle ore in cui abitualmente la chiesa è più deserta. Ciò non può per nulla essere difficile ad ottenersi specialmente dove già esiste qualche pio Sodalizio, come : la Compagnia del SS. Sacramento, le Figlie di Maria, il Terz'Ordine, i Cooperatori Salesiani, ecc., o qualche Società cattolica, quali l'Opera dei Congressi, di S. Vincenzo , degli Operai Cattolici , della Gioventù Cattolica , ecc. Al primo nucleo, tratte dal buon esempio, non tarderanno ad aggiungersi altre persone - massime se si crederà tenerne parola dal pergamo - ed in allora si potrà agevolmente combinare l'adorazione per l'intiera giornata, tenendo perciò la chiesa aperta anche nelle ore in cui presentemente sta chiusa.
(Dalla CROCIATA, periodico mensile di Torino).
L'ALTARE DI S. GIUSEPPE nel Santuario di Maria Ausiliatrice.
Mentre i lavori pei restauri e per la decorazione del Santuario di Maria Ausiliatrice in Torino intrapresi ed indirizzati come a monumento alla cara memoria di D. Bosco vanno avanti con soddisfacente alacrità , siamo lieti di poter annunziare che tra breve si potranno già inaugurare i lavori dell'altare e della cappella di S. Giuseppe.
Il magnifico quadro del Santo, opera del Lorenzoni, e di cui già pubblicammo l'illustrazione in uno dei passati numeri, si presenterà circondato da ricchi marmi e con il più felice favor di luce da renderne palesi tutti i pregi.
Crediamo pertanto di far cosa gradita ai nostri lettori col pubblicare in questo numero i ritratti in fotozincografia dei preziosi dipinti su vetro infuocato, delle invetriate destinate ai grandi finestroni della detta cappella. Sono opera dell'illustre artista Cav. Sereno. Un bravo di cuore al valente pittore ed un augurio per la felice riuscita degli altri lavori, che ci attendiamo ancora da lui.
(Il laboratorio del Cav. SERENO è in Torino- Via Montebello, N. 21).
LA NOSTRA MISSIONE TRA' PROTESTANTI.
Ricaviamo dal The Universe del 7 febbraio scorso le seguenti sparse notizie
« Domenica scorsa i reverendi Salesiani di Battersea (Londra) festeggiarono con grande solennità il loro Patrono San Francesco di Sales nella chiesa del S. Cuore
« Dacchè i Salesiani presero il governo della parrocchia, le cose sono progredite di molto. Si comprò una proprietà adiacente alla chiesa che serve di abitazione alla Comunità; a questa s'unirono varii giovani aspiranti al sacerdozio, de' quali alcuni furono inviati alla Casa-madre di Torino. Si eresse altra scuola, e tutto fa presagire che presto sarà sostituito all'attuale chiesa in ferro un fabbricato permanente. Per lo zelo dei Salesiani la frequenza alla chiesa crebbe rapidamente e si operarono molte conversioni. Intere famiglie abbracciarono la vera fede , tenendo ora una vita edificante. Lo spirito di Don Bosco è passato ne' suoi figli e le calde esortazioni che quel Parroco, D. Macey, tiene ne' suoi sermoni alla Messa grande ed alla Benedizione portano abbondanti frutti.
«... Il resoconto dell'anno or ora scorso segna un deficit abbastanza rimarchevole, che gravitò tutto sulle spalle di quel buon Parroco « il quale certamente non potè far fronte, se non colle sovvenzioni dei Cooperatori d'altre nazioni. »
La somma spesa per le scuole aumenta ogni anno ed i poveri da soccorrere sono innumerevoli, senza notare mille altre spese cui va soggetta una Parrocchia Missione com'è questa. In alcune parrocchie di Londra si suole fare ogni domenica una colletta nelle case cattoliche per il mantenimento delle scuole; ma Don Macey per ragioni speciali credette bene di non farla « nè crede ancora di farla per l'innanzi per questa sola ragione , che i 2000 e più cattolici di quella Parrocchia sono quasi tutti poverissimi » e però egli soventi si deve trovare a combattere colla miseria.
«... Nella circostanza della Festa di San Francesco, alla Messa solenne il Rev. Padre W. I. Connolly fece l'annuale esortazione a benefizio di quelle scuole, dimostrando il gran bisogno che vi è di sostenere scuole cattoliche in una città come Londra, dove si può dire essere la scuola una cosa stessa colla chiesa, e dalla maggior o minor frequenza di quella dipendere la maggiore o minore frequenza a questa. Quindi chi può contribuire al sostegno della educazione cattolica di quella povera gioventù, lo faccia ben volontieri, persuaso di far opera sommamente umanitaria, di grande favore per la cattolica religione e di molta gloria di Dio. »
In Alì Marina, sull'amenissimo littorale celebre per acque termali , ai cui bagni salutari accorrono nell'estate da tutte parti dell'isola varie specie di malati, è aperto un Collegio per fanciulle.
L'insegnamento è dato secondo gli attuali programmi governativì per le cinque classi elementari, e si addestrano le alunne ad ogni specie di cucito e di ricamo. Si danno pure lezioni di lingua francese e di pianoforte.
Le pensioni sono due : l'una di lire 450 annue, l'altra di lire 350.
L'incantevole e salubre posizione del grandioso fabbricato, che gode dell'amenissimo prospetto dello stretto di Messina, delle Calabrie e del Mar Jonio, la comodità dei bagni di varie specie , la vicinanza della stazione ferroviaria, e più di ogni altra cosa la sana educazione intellettuale, morale e domestica che s'imparte alle alunne, sono potenti stimoli ai parenti per collocarvi le loro figlie.
Par altre dichiarazioni rivolgersi alla Direttrice dell'Istituto medesimo, la quale spedirà copia del programma e le condizioni di accettazione.
NB. Vi si ricevono le alunne in tutti i mesi dell'anno.
terzo Padre della Piccola casa della Divina Provvidenza in Torino.
La notte del 4 al 5 Marzo scorso, col sorriso dei beati sulle labbra, spirava nel bacio del Signore il Canonico Domenico Bosso, Superiore della così detta Piccola Casa della Divina Provvidenza e secondo successore del Venerabile Cottolengo. Fu uomo di grande virtù e di straordinaria fiducia nel Padre celeste.
Egli diede un nuovo sviluppo alle opere fondate dal Venerabile Cottolengo. Edificò un ospedale secondo le pìù rigorose esigenze della scienza, capace di ben 600 infermi, provvedendo così all'insufficienza degli istituti congeneri della città. Impiantò fuori di Torino altre case quali succursali della Piccola Casa, e per ogni parte d'Italia sparse la Suore Vincenzine a maestre negli asili e scuole elementari e ad infermiere negli ospedali.
Cinquemila figli piangono la sua morte; le Autorità civili ed ecclesiastiche con gran folla di cittadini presero parte ai suoi funerali.
Fu una dolorosa perdita per la terra, ma certamente un glorioso acquisto pel cielo.
Era nato in Buttigliera d'Asti il 25 febbraio 1824; il 29 Marzo 1818 entrò nella Piccola Casa, di cui fu eletto Superiore il 1 maggio 1881 essendo allora morto il Venerando Padre Anglesio, primo successore del Venerabile Cottolengo.
Il P. Atanasio Canata, uomo notissimo nel campo delle italiane letterature, lasciava morendo moltissimi scritti inediti. I suoi confratelli di religione, gl'amici suoi, molti e grandi suoi ammiratori, fra cui alcuni si annoverano illustri personaggi, che presentemente onorano di lor virtù e sapere le più alte cariche dello Stato, bramavano di veder un giorno fatte patrimonio comune delle lettere le opere dei loro venerato maestro, amico e fratello. A soddisfare questo nobile e pio lor desiderio si accinse la nostra Tipografia ed in breve essa diede in 4 bellissimi volumi tutte le opere principali del valente scrittore.
Per maggior comodità di coloro che intendessero fare acquisto di alcuni volumi soltanto tanto diremo : Il primo volume, oltre alla Commemorazione dell'Autore scritta dal Padre Luigi Leoncini, contiene bellissime Tragedie, finora inedite, che per la forza del verso, la elevatezza di pensieri, la naturale potenza degli affetti e la grandiosità delle scene sono di mirabile effetto e di salutare ammaestramento.
Il secondo volume si compone quasi interamente di prose, e sono : Il Giovanetto Cristiano rinnovato alla vita del cuore - Della dignità dell'uomo; pensieri ai Giovani Italiani - Della Dottrina di Cristo - La Vera Grandezza - Vita del Giovanetto Angelo Bal.
Il titolo di questi varii componimenti , la nota perizia e la serena pietà del valente Scrittore dicono abbastanza chiaramente quanto sia il pregio di questo secondo volume.
Nel terzo volume, che ha per titolo Versi, sono raccolte poesie serie d'ogni metro e di vario argomento : Canzoni, terzine, sonetti e due poemetti.
Il quarto volume, intitolato Poesie Bernesche, contiene poesie facete. Questo volume potrà somministrare in più di un caso argomento di amena ricreazione a chi, stanco la niente per gravi occupazioni, cerca nelle lettere sollievo e conforto.
I tre primi volumi, cioè : Tragedie, Versi,
Il Giovanetto Cristiano, costano caduno L. 2,50; il quarto volume Poesie Bernesche, costa L. 2. Acquistando tutti i quattro volumi il prezzo si riduce a L. 8 franco di porto.
151. Pe Pietro -Lavone (Brescia). 152. Pelà Angelo - Este (Padova).
153. Pezza De-Pavignano cav. Secondo Gio. caus. coll. - Torino.
154. Piana D. Luigi parroco - Chessio (Omegna).
155. Perugini Teresa Matilde abbadessa - Filostrano (Anconao.
156. Prati 1). Bartolomeo prevosto - Farneta (Modena).
157. Perini D. Giulio parroco -Monte Olimpino (Conio).
158. Prato Rosa baronessa-Mezzo Tedesco (Austria).
159. Raggio Rosa ved. Levrero - Remairone (Genova).
160. Refosco D. Bortolo - Cornedo (Vicenza).
161. Reggio marchesa Maria nata DeFranchi - Torino.
162. Ricci D. Isidoro - Norcia (Perugia).
163. Riva-Pellegrino prevosto - Monto Cavolo (Reggio Emilia).
164. Riva D. Angelo, Cattedrale - Reggio Emilia.
165. Rizzi D. Giuseppe parroco - Oliveto (Bologna).
160. Rocca cav. Carlo colonnello - Torino.
167. Romano Vincenzo regio notaio -Aversi.
168. Romano D. Giuseppe - Villacaceia (Udineo.
169. Romanolli D. Maurizio propostoSIontichielli (Sienao.
170. RoudelliD. Carlo Giorgio vice-parroco - Sulla (Novara).
171. Lesati D. Luigi coad. titol. - Trecato (Novara).
172. Russo D. Francesco canonico - Salerno.
173. RnssoD. Tommaso canonico-Barlotta (Bari).
174. Rioaldone D. Giuseppe-Mirabello (Alessandriao.
175. Salamone D. Giuseppe arcipreteMistrella (Messina).
176. Sauticoli D. Crispino - Mella (Torino).
177. Sapio D. Michele - Accadra (Avellino).
178. Sartori D. Cristiano arciprete - Selvazzano (Padova).
179. Sassarini chierico Domenico -Vernazze (Genova).
180. Sordi D. Giuseppe rettore - Coscia (Firenze).
181. Silvestri Luigi di Donato - Acquila (Abruzzo).
182. Solazzo-Pifari Anna - Loreto (Perugia).
183. Scalvini Maddalena - Bagolino (Brescia).
184. Scipione D. Gioacchino - Spezia (Genova).
185. Spagnolo Dal Lago Cesira - Recoaro.
186. Suetta Giacomo negoziante - Genova.
187. Taricco D. Tommaso arciprete - Levice (Cuneo).
188. Tardiani madre Luigia dama Orsoling - Parma.
189. Tissoni D., Antonio canon. arcid. - Savona (Genova).
190. Tissoni Agnese - Savona (Genova). 191. 'lommasi D. Antonio - Lizzana (Austria).
192. Trebbi D. Gio. canonico arcipr - Spadarolo (Porli).
193. Trussi Teresa -Mezzana-Bigli (Pavia).
194. Vaiasuso D. Giuseppe canonico - Mazzara del Vallo (Trapanio. 195. Vaecarino cav comm. tool. Gius. - Buttigliera d'Asti.
196. Vercelli ved. Teresa - Torino.
197. Vacchetta D. Tommaso, S. Filippo, via Maria Vittoria - Torino.
198. Valduga D. Domenico - Ferragnolo (Austria).
199. Vandoni Gaudenzio - Confienza.
200. Verdelli mons. Luigi parr. vicario foraneo - Rivolta d'Adda (Cremona).
201. Voltau D. Francesco Luigi - Sion (Padova).
1. Alessio Matteo fu Bartolomeo - Caramagna (Cuneo).
2. Armanda Francesco - Torino.
3. Asinari Margherita - Torino.
4. Bacchi D. Giacomo canon. arcid. - Vercelli (Novara).
5. Baldini Giuseppina vedova Rota - Chiari (Brescia).
6. Barbaralo D. Andrea - Salerno.
7. Barcaroli Angelo - Visse (Macerata).
8. Berteletti D. Martino parroco - Pianceri (Novara).
9. Berti D. Giuseppe - Salvaro (Bologna).
10. Bertoldi D. Giacomo curato - Mechel (Austria).
11. Bigatti Bartolomeo - Marsasco (Alessandria).
12. Brignardello Rosa - Genova.
13. Bnechi D. Luigi parroco - Norcia (Perugia).
14. Buttino D. Secondo vie. for. - Dego (Genova).
15. Caletti Massimo -Casteldidone (Cremona).
16. Camisassa Giuseppe fu Giov. Maria - Caramagna (Cuneoo.
17. Cappelli D. Andrea curato - Volciano (Aquila).
18. Carcerori G. B. - Verona. 19. Carena cav. Enrico -. Torino..
20. Casana D. Luigi parroco - Cattaeggio (Sondrio).
21. Cavatorta D. G. B. - Castrignano (Parma).
22. Chiriotti D. Sergio - Castelletto d'Uzzone (Cuneo).
23. Comitini Concetta - Ragusa Infer. (Siracusa).
24. S. E. il Cardinale Carlo Cristofori - Roma.
25. Crollo D. Luigi prevosto - Cerotto Castello (Novara).
26. D'Agliano Galleani Clotilde - Torino.
27. Dalmazio D. Giuseppe rettore - Sanico (Alessandria).
28. Dal Soglio D. Giovanni -- Terrossa (Verona).
29. Do Beni D. Benedetto - Costermano (Verona).
30. Del Modico conte Ercole - Fossola (Carrarao.
31. Di Sant'Alfano nobile Mariannina - Catania.
32. Dovera D. Carlo - Roneaglia di Presto (Sondrio).
33. Faggian D. Antonio curato - Nanto (Vicenza).
34. Fasolio D. Massimo arciprete-Revigliasco (Torino).
35. Feriti D. Davide rettore - Rosara (Padova).
36. Ferrando Luigia ved. Ossolla-Casale Monferrato (Alessandria). 37. Fino Luigi - Torino. 38. Gallenga Lorenzo - Torino. 39. Gallotti Ernesta - Pavia.
40. Garzotti D. Luigi - Ronco Adige (Verona).
41. Padre Gatti - Vertone (Siena).
42. Gialdini D. Lorenzo mansionario - Olmo (Padova).
43. Giaune Chino Angola - Torino. 44. Gilli Dsmouica - Chieri (Torino).
45. Glorio Matteo - Montà (Cuneo). 40. Giudici D. Raffaele - Milano.
47. Grandi mons. Luigi vescovo - Mezzocorona (Austria).
48. Gravier Giuseppina ved. Donati - Torino;
49. Labardo D. Michele-Rocca Cigliò (Cuneoo.
50. Lopresti Vincenzo - Ragusa Infer. (Siracusa).
51. Maffei D. Antonio curato - Bocenago (Trentoo.
52. Maflì D. Giovanni can. - Pia-enma. 53. Maglianì D. Giacomo- Cinquecerri (Reggio Emilia).
54. Magni Vannini P. Angelo - Porrena - (Arezzo).
55. Malhspina D. Giuseppe parroco - SS. Ippolito e Casciano (Massa Carrara).
50. Maroni Giov. - Rovato (Brescia) 57. Martinoli Antonio tenente R. carabinieri in ritiro - Omegna (Novara).
58. Massabo D. Antonio tool. avv. - S. Remo (Porto Mauriziq).
53. Massera Vittoria - Cliis-asso.
60. Mattioli D. Gius. -- Reggio Emilia. 61. Maurelli I). Antonio parroco -Delebio (Sondrioo.
62. Mezzo Margherita - San Damiano (Alessandria).
63. Mocellini D. Angelo - Ezzelino (Vicenza).
64. Molini Giovanni - Roncà (Verona). 65. Montanaro Gandolfo Elisa - Genova.
66. Monteleone prof. D. Lorenzo parroco - Catanzaro.
67. Naldoni Domenico - Marradi (Firenze).
68. Otto bolli D. Marco canonico - Lodi (Milano).
69. Paciarini D. Domenico - S. Severino (Anconao.
70. Palmieri D. Giuseppe arciprete - Riva di Suzzara (Mantova). 71. Parrino Giorgia- Ragusa Inferiore (Siracusao.
72. Pasquale Maria Antonia - Vignole Borbera (Alessandria).
73. Pattarini D. Elia - Vighizzola (Como).
74. Pizzini Litigi - Potute San Pietro (Bergamo).
75. Quattrini Antonio-Montefano (Macerata).
76. Rinetti De Casa Margherita-Moutemagno (Alessandriao.
77. Rossato Beniamino - Male (Vicenza). 78. Rossi Antonio - Cattaeggio (Sondrio).
79. Rossi Doni, - Cattaeggio (Sondrio). 80. Rossini D. Giovanni parroco - Cotignola (Ravenna).
81. Rubinelli Cristina - Verona.
82. Sanga D. Francesco parroco - Marzalengo (Cremona).
83. Scarpari D. Gaetano - Ferrara. 84. Scribbano Maria di Giovanni-Ragasa Inferiore (Siracusa).
85. Sisto Apollonia n. Rota -Mirabello (Cremona).
86. Tachis Giacomo - Poirino (Torino'. 87. Tessera Cleonico - Pavia.
88. Tribastone Emanuela- Ragusa Inferiore (Siracusa).
89. Trivellini D. Egidio - Molina dl Malo (Vicenza).
90. Tusitti D. Domenico arciprete - Zianigo (Veneziao.
91. Vallero D. G. B. cappellano -Pertulio (Torino).
92. Va.)-no Carolina n. Genta - Torino. 93. Verdi Claudia.
94. Zoppilli D. Giovanni - Norcia (Perugia).
95. Zoppis Catterina- Vinovo (Trino)