LA FESTA DEL NOSTRO PATRONO E LA PRESCRITTA CONFERENZA . pag. 1
LETTERA DEL REV. D. MICHELE RUA ai Cooperatori ed alle Cooperatrici Salesiane . » 2
IL GIUBILEO MAGGIORE E L'OMAGGIO AL REDENTORE » 11
LE LETTURE CATTOLICHE DI TORINO nel 48 anno di vita » 15
MISSIONI: - PATAGONIA: Relazione di S. Ecc. Rev.ma Mons. G. Cagliero al Presidente dell'Opera della Propagazione della Fede in Lione. - COLOMBIA: Ancora al lazzaretto di Contratacion. - In fascio » 17
GRAZIE DI MARIA AUSILIATRICE . . . » 24
NECROLOGIA: Il Can. Carlo Morozzo della Rocca di Torino - Mons. Adriano Camanzi di Ferrara - D. Antonio Gianelli di Rapallo . . » 26
NOTIZIE VARIE: - La nuova Cattedra Pontificale della Metropolitana di Torino - Una fiera di beneficenza per l'Opera Salesiana a Trieste - Degni di imitazione - Due altre Conferenze Salesiane - Inaugurazione solenne dell'Oratorio festivo di Ferrara » 27
COOPERATORI DEFUNTI . » 31
ILLUSTRAZIONI: La S Famiglia, (riproduzione di un quadro ad olio di Vincenzo Gutierrez), pag. 5 - Pasqua agli infermi di Falagante (Chilì), 9 - Il corpo di S. Fausto Martire a Bernal (Argentina). 13 - I primi alunni del Collegio di Corumbà (Matto Grosso), 19 - La nuova Cattedra Pontificale della Metropolitana di Torino, 29.
Appello ai Direttori, Decurioni e Zelatori Salesiani
RIcordiamo alla pietà dei Cooperatori e delle Cooperatrici, Salesiane che al 29 del corrente mese cade la festa di S. Francesco di Sales, Patrono della nostra Pia Unione.
Non è necessario spendere parole per raccomandare a tutti di celebrarla nel miglior modo possibile, perchè al Santo della dolcezza, della mansuetudine e dell'affabilità con tatti si sente purtroppo il bisogno di far ricorso in questi tempi di freddo egoismo che tutto avvizzisce.
Peró non possiamo non rammentare ette per detto giorno o ne' seguenti (se pur le circostanze non suggeriscono di trasportarla in altro tempo) il Regolamento prescrive urta CoNFERENzA SALESIANA ai Cooperatori per animarsi reciprocamente a continuare alacri nell'operare il bene.
Perciò noi supplichiamo ogni Direttore, ogni Decurione, Zelatore e Zelatrice a volersi impegnare per l'adempimento di questo statuto, sia tenendo essi medesimi la Conferenza, sia invitando qualche Conferenziere, secondo che crederanno opportuno per il maggior bene delle anime. Appena fatta la Conferenza, abbiano poi premura di inviarne alta direzione del Bollettino un. breve cenno, notando eziandio a comune edificazione le offerte raccolte.
Per quanto è possibile non si tralasci mai questa Conferenza, e, se non si può diversamente, si faccia in una qualche domenica invece della solita predica, pregando a tal uopo, se il Parroco non è il Direttore dei Cooperatori, a volersi egli stesso gentilmente prestare. I C operatori intervenendo alle prescritte Conferenze possono lucrare l'ìndulgenza plenaria (quest'anno però applicabile solo a suffragio dei defunti). Il bene che produrrà sarà immenso. Preghiamo dunque e lavoriamo con cristiana e generosa alacrità. -
AI COOPERATORI ED ALLE COOPERATRICI SALESIANE
Benemeriti Cooperatorì,
SECONDO il costume degli anni scorsi e a norma del Regolamento della nostra Pia Unione sono oltremodo lieto di potervi indirizzare, o benemeriti Cooperatori e pie Cooperatrici, questa lettera proprio sul principio dell'Anno Santo, perchè in questa propizia circostanza posso con più fiducia invocare sopra di voi le benedizioni della divina grazia ed animarvi a compiere nuove buone opere. Intendo perciò di mettervi anzitutto a parte delle prove, a cui Iddio misericordioso, nei suoi imperscrutabili giudizi, sottopose noi e le opere nostre, e poi mi sarà dolce presentare a voi, che durante lo scorso anno siete stati colla vostra cooperazione gli strumenti della divina Provvidenza per i poveri Salesiani, i frutti della vostra carità, affinchè possiate con noi gustare un po' di quella purissima gioia che si prova al riflesso del bene operato per Dìo e per il prossimo, nella speranza della ricompensa celeste.
L'anno testè passato piacque a Dio di sensibilmente visitarci più volte col crogiuolo della tribolazione sia togliendoci alcuni valorosi operai, come affliggendo in molti modì le Missioni affidate dal Sommo Pontefice alla nostra Pia Società.
Voi, o Benemeriti Cooperatori e Cooperatrici, già conoscete le dolorose perdite, a cui voglio alludere, e, prendendo viva parte al nostro cordoglio, avete certo fatto pii suffragi per l'anima degli indimenticabili operai del Signore D. Luigi Calcagno e D. Cesare Cagliero, caduti sul campo del lavoro in ancor fiorente età.
D. Luigi Calcagno, l'intrepido capo dei nostri Missionari anni sono esiliati fra mille stenti dall'Equatore, morto a S. Salvador nel Centro America, fu una gravissima perdita per la nostra Pia Società, ma sopratutto per le nostre Missioni, le quali con lui vennero a mancare di una mente eletta e di un cuor magnanimo a tutta prova. La sua morte mi addolorò tanto più profondamente in quanto che laggiù nella Repubblica di S. Salvador era estremo il bisogno di personale per potere convenientemente compiere gli assunti impegni.
Più sensibile ancora e dolorosissima fu la quasi improvvisa dipartita del, nostro Procuratore Generale a Roma D. Cesare Cagliero, tanto benemerito della Società Salesiana e della Pia Unione dei nostri Cooperatori. Anzi posso attestare che amava con predilezione questa Pia Unione, poichè in tutto il tempo che fu Procuratore seppe colle sue belle ed attraenti qualità arricchirla di numerosi insigni Cooperatori e Cooperatrici della più alta condizione sociale, e con le sagaci sue industrie farla dotare dal Sommo Pontefice di singolari favori e privilegi spirituali. Però nella perdita di questi due ottimi Salesiani mi fu di grande conforto il rimpianto universale, che lasciarono dopo di loro, e gli imponenti e devoti funerali, con cui spontaneamente furono onorati. Io rendo qui le più vive grazie a quanti concorsero in qualche modo a lenire la mia afflizione, tanto più perchè la morte ha fatto in mezzo a noi anche altre vittime in tanta scarsità di persomi al e.
Passando ad altre visite fatteci l'anno scorso dal Signore, avrei da presentarvi in un gran quadro le nuove sventure e tribolazioni toccate alle nostre Missioni della Patagonia e Terra del Fuoco; ma siccome avrete gìà letto sul Bollettino Salesiano varie relazioni in proposito e siccome buona parte di voi ha già risposto alla mia circolare del 24 ottobre scorso, io non farò che richiamare le cose principali alla vostra mente ed al vostro cuore.
Dal giorno in cui il venerando ed. indimenticabile nostro Padre D. Bosco iniziava le Missioni Salesiane nell'America del Sud, sono appena trascorsi 25 anni, ma in questi cinque lustri, mercè la vostra costante carità, o benemeriti Cooperatori e Cooperatrici, quanto bene hanno potuto operare i poveri figli di D. Bosco in quelle remote contrade, specie della Patagonia e Terra del Fuoco! Non intendo parlarvi di questo bene, e d'altronde quand'anche ne avessi l'intenzione, mi sarebbe impossibile, nel breve giro di una lettera, darvene anche solo un indice. D. Bosco, mettendo in pratica la sentenza evangelica, che, cioè, è buona cosa veggano gli uomini le nostre opere buone, affinché, siano mossi a dar gloria a Dio, volle che si scrivesse ad edificazione di tutti il bene operato volta per volta dai nostri Missionari ; ed ìl Bollettino Salesiano già da 24 anni mensilmente compie questo suo nobile uffizio, sempre letto con avidità dai nostri amici e Benefattori. A voi quindi, o miei buoni Cooperatori e Cooperatrici, son noti i copiosi frutti che Iddio già da anni degnossi concedere alle vostre elemosine generose e poi alle fatiche, alle lagrime ed al sangue versato laggiù dai Missionari Salesiani. Ma ora il corso regolare di questi ottimi frutti nella Patagonia e Terra del Fuoco venne d'improvviso arrestato; speriamo però non sia per molto tempo. Una tremenda bufera si è scatenata contro le vergini piante che annualmente li producevano, sradicandone e strascinandone seco parte nel suo viaggio desolatore e rendendo le altre inerti e senza vita! Quanto fiorenti erano, o benemeriti Cooperatori e Cooperatrici, sei mesi fa, le nostre Case di Viedma, Patagones, Pringles, Conesa, Roca, Chos-Malal, Junin de los Andes e Rawson! Esse tutte, quali rigogliose piante, elevavano al cielo le loro palme cariche di copiosi frutti di santità e di carità a pro delle povere anime dei Patagoni; ma ora più non sono e quelle che in parte ancor sussistono sono squallide e sfrondate d'ogni lor frutto! Il Signore ha visitato le nostre Missioni di Patagonia colle terribili inondazioni del Rio Limay, del Neuquen, Colorado, Chubut e Rio Negro: sia anche in questa amarissima circostanza benedetta la sua visita! È vero che insieme alle onde impetuose dei fiumi scorsero pure in quei giorni rivi di lagrime, ma le lagrime sparse dai nostri Missionari al vedersi privati dei mezzi necessari ad operare il maggior bene, in lor muto linguaggio, benedicevano sempre la visita, del signore.
Anche la remota Terra del Fuoco, abitata Ball' infelice razza Onas, fu pure l'anno scorso visitata dal Signore, e quelle nostre Missioni passarono un'altra volta per il crogiuolo di gravissime tribolazioni. Nell'Isola Dawson un furioso incendio distrusse i magazzini dov'erano le somministranze per l'alimentazione di quei selvaggi, e fiere burrasche nello Stretto di Magellano recarono gravi danni alle imbarcazioni che recavano i soccorsi alla Missione della Candelara. L'inverno poi, che colà cade in giugno, luglio, agosto, nel passato anno fu straordinariamente freddo, e, contro il solito, cadde gran quantità di neve. Ciò fece che gli armenti, i quali colà son sempre dispersi per la campagna, non solo ne soffersero, ma varie migliaia di capi di bestiame miseramente perirono. Eppure queste erano le principali risorse di quei selvaggi, e Mons. Fagnano, capo di quelle Missioni, non sa più da che parte voltarsi per avere i soccorsi necessari onde mantenere tanta gente.
Iddio però, che non cessa di amarci anche quando ci visita colla tribolazione e sa trarre il bene dal male, sottoponendo a sì grandi prove queste nostre Missioni, vuole per ciò stesso far ogni giorno divenire più viva la nostra fiducia nella sua Provvidenza ed aprire un più vasto campo alla carità vostra, o benemeriti Cooperatori e Cooperatrici, cui sono affidate in modo particolare dette Missioni.
Volgendo ora un rapido sguardo sulle altre Missioni ed Opere confidate alle nostre cure nelle diverse parti del mondo, posso asserire che tutte nel decorso anno presero maggior sviluppo e consistenza. E' questo uno dei più bei frutti della vostra carità, o benemeriti Cooperatori e Cooperatrici, perchè, come ben sapete, i nostri Oratori, Ospizi, Collegi, Laboratorii e Colonie Agricole, tutte insomma le opere affidateci vivono unicamente di carità ed è alla carità costante dei Cooperatori e delle Cooperatrici che debbono la loro sussistenza. Quel giorno in cui questa carità venisse meno, tutte le opere nostre, senza un qualche speciale intervento della Provvidenza, cesserebbero di esistere. E qui permettetemi vi apra l'animo mio e compia un sacro dovere. Visitando l'anno scorso i nostri Istituti del mezzodì della Francia, tutti quelli della Spagna, del Portogallo, dell'Algeria e molti anche d'Italia, coi miei propri occhi ho potuto vedere da per tutto i frutti della vostra carità. Alla vista dell'affetto sincero, che i Cooperatori delle diverse città e paesi da me visitati nutrono verso i poveri Salesiani, e dell'efficace cooperazione, con cui sostengono le nostre opere assistenti presso di loro, ne rimasi profondamente commosso. Dal fondo del cuore benedicendo al buon Dio ed alla nostra cara Madre Maria SS. per averci da per tutto circondati di tanti buoni amici, sempre pronti ad aiutarci, implorai in quei giorni su tutti copiosissime le celesti benedizioni, il cento per uno della loro carità e la felicità eterna nell'altra vita. Ora poi colgo la propizia occasione per di nuovo ringraziare con tutta l'anima mia quei zelanti Cooperatori e Cooperatrici che, durante il mio viaggio, incontrai così solleciti e pieni di zelo per le Opere Salesiane. Nel mio cuore avrò dì loro imperituro soave ricordo e la mia umile preghiera, unita a quella dei giovanetti ricoverati nelle Case da essi sostenute, sforzerà il Signore a rimunerarli degnamente di tutto.
Altri frutti della vostra carità, o Cooperatori e Cooperatrici, sono le nuove opere che l'anno scorso si poterono iniziare presso diverse nazioni a vantaggio della gioventù.
In Italia si cominciarono Oratori festivi a Carmagnola di Piemonte, a Ferrara, a Comacchio, a Chioggia presso Venezia, a Figline in Toscana e a Forlì, dove insieme all'Oratorio festivo si assunse pure la direzione di alcuni laboratorii. Anche a Pallanzano nella diocesi di Parma si aprì un Oratorio festivo, tanto desiderato dal defunto Parroco che ne somministrò i mezzi; e a Milano ne venne inaugurato solennemente un secondo accanto all'Istituto S. Ambrogio in via Copernico.
A Fossano dietro le vive insistenze di quell'Onorevole Consiglio Comunale si dovette assumere l'importante direzione del Collegio Convitto Civico. E ciò nell'intento di provvedere sempre più alla sana educazione civile e morale dei giovinetti di civil condizione, che intendono frequentare le Regie Scuole Ginnasiali, Tecniche ed Elementari Comunali annesse al medesimo Convitto.
Nella città di Roma, nella regione denominata Testaccio, si cominciàrono le scuole elementari private per quello sciame di poveri fanciulli che colà vanno formicolando.
In varie altre città d'Italia furono pure gettati i semi, che, germogliando, produrranno copiosi frutti di carità. Così a Spezia i lavori della Chiesa della Madonna della Neve progredirono con mirabile celerità, tanto che si ha fiducia di aprirla presto al divin culto. A Savona, lo scorso febbraio, per opera di un Comitato locale sotto la presidenza effettiva di Mons. Giuseppe Salvatore Scatti Vescovo (cui umilio qui vivissime grazie per l'efficace sua cooperazione all'opera nostra), si benedìsse solennemente la prima pietra del nuovo Oratorio Salesiano di N. S. della Misericordia di Savona.
Lo stesso fecesi ad Ancona nel passato agosto. Colà per mezzo della Pia Opera di S. Luigi si deve erigere al Piano S. Lazzaro un grande Istituto con annessa Chiesa pubblica, che verrà affidato ai Salesiani. L'E.mo Vescovo Cardinale Achille Manara volle egli stesso benedire la prima pietra di questo nostro futuro Istituto. Degnisi Sua Eminenza gradire i miei ossequii e ringraziamenti.
La Francia, sempre generosa, volle pure aumentato il suo patrimonio salesiano con la fondazione ed apertura di una bella Casa a Mordreux destinata a raccogliere gli adulti che desiderano abbracciare lo stato ecclesiastico. Questa nuova Casa è un bel frutto dell'Opera di Maria Ausiliatrice, Opera che, non sarà mai raccomandata abbastanza alla carità di tutti.
A Verviers, nel vicino Belgio , sorse eziandio un grazioso Oratorio ed Orfanotrofio per i fanciulli poveri di quella popolosa città.
Facendo grandi sacrifizi, perchè fiduciosi nella carità dei nostri buoni Cooperatori, abbiamo accettato in Svizzera un'altra Missione a favore degli Operai Italìani, che in quella industriosa Repubblica non sono meno di 100.000. Con questa nuova missione stabilita a Briga nel Vallese per gli operai addetti al traforo del Sempione, unita all'altra di Zurigo, iniziata due anni fa e l'anno scorso aumentata di personale, i Salesiani di D. Bosco fanno di tutto per coadiuvare alla conservazione della fede nel cuore degli Italiani colà emigrati.
In riguardo alla Spagna mi è dolce ricordare ora che, mercè la generosità di varie persone di quella cattolica nazione, le Opere Salesiane si sviluppano in modo mirabile. Nell'anno passato venne aperta una terza Casa a Siviglia con Chiesa pubblica, Oratorio festivo e Scuole diurne e serali; un'altra in Mortilla nella Provincia di Cordoba; un nuovo Oratorio a Vigo in un quartiere sprovvisto di Chiese; ed il 18 ottobre scorso si stabili pure una piccola Casa in Madrid. Di più si assunse la direzione dell'Oratorio ed Orfanotrofio San Francesco di Sales, fondato alcuni anni fa dallo zelante Sacerdote D. Pareja a Ciudadela nell'isola Minorca.
Il Portogallo vide i Salesiani ad O'Pinheiro presso Lisbona aprire l' Oratorio festivo; e a mezzo dell'illustre Marchese di Liveri si ebbe in dono un vasto terreno per fabbricare un grande Orfanotrofio con Scuole e Laboratori nella sua stessa capitale.
Anche in Inghilterra fu affidata ai Salesiani la cura spirituale d'una prigione con annesso Ospedale ed Orfanotrofio.
La vostra carità nelle nostre Missioni.
La vostra carità nel 1899, o benemeriti Cooperatori e pie Cooperatrici, non si restrinse solo alle nostre Case dell' Antico Continente, ma valicando gli Oceani, scese sopra le nostre Missioni qual ru giada benefica e fecondatrice. Quindi degnatevi di accettare ancora, raccolti in un mazzetto, i preziosi frutti della vostra carità nelle nostre Missioni.
Fu la vostra carità che permise alle Mostre Missioni d'Africa di fabbricare in La Marsa (Tunisi) una nuova Casa a lato dell'Istituto Perret già da parecchi anni affidato alle nostre cure; ed a quelle di Palestina somministrò mezzi per poter ricoverare e mantenere un maggior numero di figliuoli abbandonati.
Ma per non dilungarmi troppo, passo subito all'America. Colà, a Buenos Aires nell'Argentina si aprì il nuovo Collegio Italo-Argentino presso la Chiesa della Madonna della Misericordia.
Nell'Uruguay, si iniziò una Colonia Agricola in un terreno provvisto dalla generosità di quei Benefattori presso Montevideo.
Il Brasile ebbe pure la fortuna di una nuova Casa Salesiana a Bahia (detta anche volgarmente .Bahia Negra per distinguerla da Bahia Blanca dell'Argentina), città popolatissima ed estremamente bisognosa di aiuti spirituali; ed il Matto Grosso, mentre varii nostri Missionari lo percorrono evangelizzandolo, si arricchì di un nuovo Collegio di scuole primarie e secondarie a Corumbà.
La capitale della, Colombia vide sorgere la nostra Casa di S. Vicente - la quarta in Bogotà -- ed un'altra si sta costruendo nella vicina città di Bosa per la formazione di maestri di schola e mestieri. Intanto D. Rabagliati, l'apostolo dei poveri lebbrosi, continuò l'anno scorso le sue scorrerie attraverso l'immensa Repubblica onde eccitare gli animi ad una vera crociata per impedire lo sviluppo della lebbra e cercare luoghi convenienti per raccogliere gli infelici lebbrosi. Egli nel maggio 1899, trovato il terreno conveniente, in una vasta foresta a quattro giornate di viaggio da Pamplona, incideva sulla corteccia d'un albero una croce e sii di un altro tronco le parole: Lazzaretto Don Bosco, Maggio 1899. Faccia
Iddio che presto si compia il vatìcinìo scolpito su quell'albero e sarà questo mi altro fragrante frutto della carità dei nostri Cooperatori.
Ad Arequipa nel Perù si sta fabbricando con ardore una vasta Chiesa pubblica in onore di Maria Ausiliatrice, annessa all'Istituto Salesiano, e si spera poterla aprire al culto durante il corrente anno come Omaggio a Gesù Redentore in sul fluire del secolo.
A Concezione del Chilì la nostra Casa, la quale negli ultimi anni corse pericolo di esserci tolta per i molti aggravi e debiti che la opprimevano, potè riaprire le porte delle sue scuole e l'Oratorio festivo ai fanciulli del vicinato, dando nuovamente ospitalità a parecchi orfanelli.
Nella Repubblica S. Salvador del Centro America fu iniziata a S. Tecla una Casa d'istruzione elementare e secondaria, ultima fondazione del compianto D. Calcagno che ivi morì.
Anche l'America del Nord, alle due Case Salesiane già esistenti a S. Francisco di California, aggiunse a Nuova Jork una piccola Parrocchia per gli Italiani colà dimoranti.
Preziosi frutti della vostra carità sono eziandio, o benemeriti Cooperatori e Cooperatrici, i tanti poveri Indii della Terra del Fuoco e della Patagonia, del Matto Grosso nel Brasile e delle foreste Orientali dell'Equatore, vestiti e mantenuti colle vostre generose offerte; gli infelici lebbrosi di Agua de Dios e Contratacion, cui voi rendete meno dolorosa la vita colle industrie del Missionario che, sostenuto dalla vostra carità, laggiù in quei recinti del dolore e della morte si seppellisce per salvare almeno le anime di quelli che sono condannati a vedere coi loro occhi la distruzione del proprio essere; le cure spirituali e pur corporali prestate l'anno scorso dai Salesiani ai superstiti del vajuolo che desolò la Venezuela; ed infine frutti della vostra carità sono pure le nuove fondazioni fatte dalle Suore di Maria Ausiliatrice, delle quali darò alcuni brevi cenni.
Le Figlie di Maria Ausiliatrice o Suore di D. Bosco costituiscono il secondo ramo dell'albero salesiano, e le loro opere si dilatano anche ogni dì più a vantaggio delle fanciulle. Infatti esse. non cessando di ampliare le Case già esistenti, assunsero la direzione di un Istituto educativo ad Ascoli Piceno, ed apersero Asili d'infanzia, Scuole, Laboratori cd Oratori festivi a Barcellona Pozzo di Gotto nella Provincia di Messina; a Gioia dei Marsi negli Abruzzi; a La Torretta presso Livorno nella Toscana; a Gattico nel Novarese; in Cardano al Campo ed una seconda Casa a Castellanza in Lombardia; a Mirabello di Monferrato e a Tigliole d'Asti. Di più, sempre in Italia, stabilirono a Roma una Casa di probandato per le Suore di Maria Ausiliatrice; e a Sassi presso Torino trasportarono il Pensionato iniziato a Giaveno per le Signore, che non avendo alcun legame nel mondo, oppure essendosi rese libere dai pensieri e dalle cure della famiglia, desiderano finire il loro mortal pellegrinaggio in dolce ritiro nell'esercizio delle opere di pietà e carità. Si sentiva profondamente la necessità di trasferire una simile istituzione, già tanto desiderata dal nostro buon Padre Don Bosco, in sito più vasto ed opportuno; ed io ben volontieri l'annunzio a tutte le esimie Cooperatrìci Salesiane, le quali possono anche farla conoscere alle loro parenti ed amiche.
In Italia le Suore di Maria Ausiliatrice furono pur chiamate a prestar l'opera loro ad un' istituzione, che per la sua importanza merita di esser in modo speciale ricordata. Intendo parlare dei Convitti per le Operaie, che, incominciati alcuni anni fa, diedero tosto ottimi frutti. Questi Convitti vengono aperti dai proprietarì di grandi fabbriche, nelle quali si suole impiegare la mano della donna. Essi sono una vera provvidenza per tante zitelle, che, per apprendere un mestiere o piuttosto per guadagnarsi ii pane col sudore della propria fronte, sono costrette ad allontanarsi dallo sguardo materno e stabilire la loro dìmora nelle vicinanze delle fabbrìche. Facilmente si comprende di quanto pericolo sia alle giovanette questa dura condizione di cose. Ora se v'è chi le raccolga, chi loro faccia le veci della madre, compie opera sommamente commendevole; e questo fanno le Suore di Maria Ausiliatrice, le quali l'anno scorso furono chiamate a dirigere altri due Convitti, il primo ad Intra sul Lago Maggiore e l'altro a Grignasco nella Provincia dì Novara.
Opera somigliante nello scopo e pur sommamente vantaggiosa fecero parimenti le Figlie di Maria Ausiliatrice di Barcellona (Spagna) coll'aprire nella loro Casa un Pensionato per le giovani che frequentano le Scuole Normali, per cui debbono allontanarsi dalle loro famiglie.
Altre fondazioni fecero eziandio in America, tra cui ricordo quella di La Plata nell'Argentina, di Manga nell'Uruguay, dove aprirono Collegio, Laboratorio ed Oratorio festivo. A Puntarenas nella Terra del Fuoco assunsero la direzione dell'Ospedale, e a Junin de los Andes nella Patagonia avevano stabilito le Scuole, il Laboratorio e l'Oratorio festivo, che subirono la sorte di tutte le nostre Case laggiù inondate.
Non sarebbe compiuta questa mia rassegna dei frutti della vostra carità, se nulla dicessi di quello che, auspice la stampa cattolica, avete voluto far sorgere proprio presso la venerata tomba del comun Padre D. Bosco, quale Omaggio Internazionale alla cara sua memoria. Il Museo delle Missioni Salesiane e la bella Chiesa dedicata al nostro Patrono San Francesco di Sales , una volta compiuti in Valsalice, saranno pure il monumento bello della carità vostra, la quale l'anno passato fece molto per quest' Omaggio , ma non bastò a tener fronte alle spese pei lavori di detto monumento, che si spera poter inaugurare, entro l'anno, se continuerete generosamente ad aiutare il Comitato Promotore di esso, sia raccogliendo ancora offerte a questo scopo, sia con acquistare qualcuno degli oggetti che verranno raccomandati alla carità degli oblatori. Dal canto mio rinnovo ora le più vive grazie al Comitato Promotore dell'Omaggio, a quello delle zelanti Dame Patronesse ed ai molteplici altri Comitati locali sorti in più luoghi nel decorso anno, per quanto si è fatto finora e del molto più che si farà nell'anno testò incominciato, in cui oltre ìl grave debito già incontrato che rimane da soddisfare, sonvi ancora molti lavori da compiere.
In quest'Anno del Giubileo Maggiore la vostra carità deve venirci ìn aiuto a sviluppare e rassodare le Case già fondate a sempre maggior vantaggio della religione e del buon costume, secondo lo scopi della nostra Istituzione. Per questo era mio vivo desiderio di non aprire in quest'Anno Santo nuove Case o Missioni, ma l'urgente necessità e gli impegni assunti per l'anno testè trascorso, che allora non fu possibile mantenere, mi obbligheranno a metter mano anche nel corrente anno a nuove imprese. Quindi la vostra carità, o benemeriti Coopera tori e Cooperatrici, in quest'anno deve raccogliere i suoi frutti primieramente in mezzo alle migliaia di giovanetti ospitati nelle Case Salesiane, ai quali, perchè poveri , dovrà provvedere vitto , vestito , maestri, libri , strumenti d'arte e simili, affinchè abbiano l'istruzione richiesta ed imparino una professione, con cui in avvenire possano procacciarsi onoratamente il pane e far del bene a se stessi ed ai loro simili. In secondo luogo olezzanti frutti deve pure raccogliere la carità vostra in mezzo alle centinaia di giovani Chierici e di Figli di Maria avviati alla carriera ecclesiastica, ancor essi da mantenere, da vestire, da aiutare nei loro studii, affinchè non ci vengano a mancare i Sacerdoti e i Missionari, i Maestri e gli Assistenti, con cui sostituire i defunti e gli infermi, anzi, affinchè si accresca ogni anno il numero dei nostri coadiutori e col mezzo loro possiamo distendere maggiormente il regno di Gesù Cristo sulla terra. Di qui ne viene che la vostra carità avrà, anche nell'Anno Santo, da mietere copiosi frutti nelle nostre Missioni, specie in quelle tanto tribolate della Patagonia e Terra del Fuoco, dove si può dire che il terreno, purificato dalle acque desolatrici, è ritornato vergine e altissimo ad esser di nuovo coltivato dalle mani benefiche dei Cooperatori e delle Cooperatrici Salesiane. I Missionari Salesiani, come ben sapete, sono laggiù in quelle remote contrade non in cerca di oro, ma di anime, non nell'agiatezza, ma negli stenti , e quindi abbisognano continuamente, ma in particolar modo quest'anno, dei vostri aiuti. materiali, sia per mantenersi in vita, sia per provvedere gli abiti e vestiti a se medesimi e agli Indii, sia per procurare strumenti a questi, onde addestrarli a coltivare la terra, sia per ricostruire le Cappelle, in cui radunare i convertiti dinanzi. all'altare, sia per rifabbricare le Case di carità, nelle quali ricoverare i figliuoletti degli Indii, educarli cristianamente, istruirli secondo il bisogno, a fine di giovarsi un giorno dell'opera loro per incivilire e salvare i loro connazionali. Quali preziosi manipoli di fiori e frutti sono additati al vostro zelo in tutte queste varie opere da sostenere e perfezionare! Ma non basta. Nel. corrente anno una nuova Missione si aggiungerà alle altre, e sul grande istmo del Panama, nella Repubblica di Nicaragua, matureranno presto nuovi frutti di carità per tutti quelli che ne coadiuveranno il buon esito.
In quest'anno occorre poi il così detto Giubileo d'Argento per le nostre Missioni d'America, cioè si compie il 25° anno dacchè si fece la prima spedizione dei Missionari Salesiani. In vista degli immensi benefizi largitici dal Signore durante questo periodo di tempo e specialmente della rapida diffusione delle Opere di D. Bosco in quei paesi, i nostri Confratelli Missionari desiderano renderne a Dio pubbliche grazie con particolari festeggiamenti, dei quali spero che il Bollettino ve ne darà a suo tempo relazione. A me basta ora darvene l'annunzio, affinchè voi pure vi uniate in quest'anno con noi e coi nostri cari Missionari nel ringraziare di cuore il Signore di tanta sua bontà verso di noi ed implorare nuove copiose benedizioni sulle nostre Missioni e su tutte le Opere nostre.
Come vedete, miei buoni Cooperatori e buone Cooperatrici, il campo aperto alla vostra carità per l'Anno Santo non è piccolo, nè sterile: irrigatelo di quando in quando colla rugiada della beneficenza e sarete saturati dall'abbondanza de' suoi frutti. Dinanzi al quadro di un tanto bene da operare, io spero che voi mi vorrete dare un benigno compatimento, quando mi udirete ad implorare il soccorso della vostra cooperazione; anzi confido che voi, ancorchè da me non sollecitati, mi verrete nondimeno in aiuto, spinti dallo zelo della gloria di Dio e della salute delle anime, tanto più perchè l'Anno Giubilare eccita tutti ad arricchirsi di nuovi meriti con l'esercizio più assiduo delle opere di misericordia. In modo speciale esorto caldamente coloro, che non avessero ancor risposto alla mia lettera circolare dell'ottobre scorso , affinchè non lascino di procurarsi anch'essi le consolazioni della carità ed i grandi meriti davanti a Dio col soccorrere le molteplici opere di beneficenza affidate ai Salesiani ed ai loro Cooperatori.
E qui permettetemi una piccola digressione. Il Giubileo celebravasi già nell'antica legge, e Iddio, che è tutta carità, nell'istituirlo voleva che il popolo ebreo si abituasse ad essere benigno e mìsericordioso verso il prossimo. Perciò nell'anno giubilare erano rimessi i debiti; quelli che avevano venduto od impegnato case, vigne, campi od altre cose, riprendevano il tutto come primieri padroni ; gli esiliati facevano ritorno alla loro patria e gli schiavi erano lasciati in libertà senza alcun riscatto. Inoltre il popolo doveva cessare dalle occupazioni temporali ed occuparsi un anno intiero nelle cose riguardanti il divin culto, unendosì ricchi e poveri, padroni e servi in un cuor solo ed in un'anima sola a benedire e ringraziare il Signore dei benefizi ricevuti.
Ma tutte le cose che accadevano nella legge antica, dice S. Paolo, erano una figura di cose molto più sublimi che succedere dovevano nella legge nuova, e il Giubileo ebraico prefigurava il Giubileo cristiano, che è il vero anno della retribuzione , l'anno gradevole, in cui spiritualmente si avvera quanto materialmente avveniva presso gli Ebrei. Che se sotto la legge della grazia non è più possibile e però non ci viene comandato che le terre ritornino agli antichi proprietari, certo è però chc il Signore vuole che chi è favorito di maggior abbondanza di beni. temporali allarghi la mano in favore dei poverelli , degli orfani , delle vedove e delle opere di pubblica beneficenza. Per questo dissi in principio della presente che in quest'anno con più fiducia avrei potuto bussare alle vostre porte , onde animarvi a compiere nuove buone opere. Poichè ben so che voi, o benemeriti Cooperatori e pie Cooperatrici, mettete ogni studio nell'adempiere le condizioni prescritte per l' acquisto delle indulgenze giubilari , tra cui una delle più importanti è la limosina o le opere di carità verso il nostro prossimo. Ora i Cooperatori e le Cooperatrici Salesiane possono compiere questa condizione sovvenendo le opere affidate, alla loro carità in quest'anno, con più abbondanti limosine, meritandosi così tutti i vantaggi del Giubileo e quclli ancora proprii della nostra
Non avete bisogno ch'io vi ricordi quali siano questi vantaggi, ma solo vi dico che essi si compendiano nella ricompensa che il Signore tiene preparata ai frutti, cioè alle opere di carità. Nostro Signore Gesù Cristo durante la sua vita lasciò in eredità ai suoi segnaci varie sentenze - Date, Egli dice , e sarà dato a voi Date et dabitur vobis. - Misura giusta e pigiata e scossa e colma sarà versata in seno a voi : Mensuram bonam, et confertam, et coagitatam et supereffluentem dabunt in sinum vestrum. - E in altro luogo dice: - Beati i misericordiosi, perchè questi troveranno misericordia: Beati misericordes, quoniam ipsi misericordiam consequentur. - È dunque parola di Dio, aggiungeva il nostro buon Padre D. Bosco dopo aver riferite queste sentenze, che coloro, i quali fanno la carità agli altri e mostrano viscere di compassione nel sollevare, aiutare e consolare gli afflitti e miserabili, troveranno essi pure carità e misericordia. E promessa di Dio e non falla. Non possiamo sapere come, dove, in quale maniera Dio manterrà questa sua promessa; ma è di fede che Egli la manterrà. Talora Iddio la mantiene col risparmiare un fallimento alle persone caritatevoli, o coll'allontanare, un disastro dalle loro campagne o dal loro bestiame; altre volte Egli la mantiene coll'impedire o col troncare una lite dispendiosa; talaltra la mantiene col conservare o ridurre nel sentiero della virtù una persona cara: non di rado la mantiene col dare la grazia di vincere una forte passione e superare una grave tentazione: spesso la mantiene colla sanità o col liberare da una penosa malattia e in mille altre guise.
Prendiamo dunque le nostre misure, o miei buoni Cooperatori e virtuose Cooperatrici; e siccome ad ogni istante e per casi. imprevisti possiamo avere urgente bisogno della carità e della misericordia di Dio, così colle opere nostre di carità e di misericordia verso il prossimo rendiamocelo debitore e mettiamo questo ricco e onnipotente Signore nella dolce necessità di serbare la sua promessa con noi pel corpo e per l'anima, in vita ed in morte, nel tempo e nella eternità. Oh! no di certo, Iddio non si lascia vincere in amore e tu generosità; e se noi daremo per Lui come uno, Egli darà a noi come cento. Darà a noi come cento anche in questo mondo, e infine ci darà la grande ricompensa che tutte le comprende, cioè la stessa sua gloria nella vita eterna: Centuplum accipietis et vitam aeternam possidebitis.
Io non posso terminare questa mia lettera, senza una parola di cordiale ringraziamento per quanto avete fatto e farete ancora in avvenire per le Opere Salesiane. Vi ringrazio tutti con gratitudine e riconoscenza profonda, perchè mercè lo zelo vostro non vennero mai meno le Opere affidate ai Salesiani , e godo assicurarvi che tutti i Salesiani in quest'Anno Santo pregheranno più fervorosamente per voi e per ie vostre famiglie. Per voi pregheranno le Suore di Maria Ausiliatrice piegheranno i giovanetti ricoverati nelle nostre Case, rendendovi così il contraccambio di quella carità, che loro fate colle vostre limosine ed oblazioni; pregheranno per voi anche i disgraziati Patagoni e Fueghini, mercè vostra tolti dalle vie della perdizione, dalle tenebre dell'idolatria e richiamati nell' ammirabile lume della fede. Per voi tutti mi farò dovere di pregare ogni giorno nella santa Messa; pregherò che Dio vi prosperi nelle cose spirituali e nelle cose temporali: tenga lontana da voi e dai vostri cari ogni sorta di disgrazia ; vi conceda ancora molti anni di vita felice, e quando giunga per voi il tempo di partire per l' eternità , Maria, la nostra celeste benefattrice, vi assista, vi conforti e vi accompagni al possedimento di quei veri beni, con cui Iddio clemente premia la carità dei suoi fedeli.
Infine il mio ultimo pensiero sia per le anime sante del Purgatorio. Ogni anno una gran moltitudine di Cooperatori e Cooperatrici Salesiane passano all'eternità. I Salesiani e le Suore di Maria Ausiliatrice con tutti i loro dipendenti innalzano al cielo ogni giorno preghiere particolari in loro suffragio, ma non posso omettere di raccomandarli calorosamente anche ai suffragi vostri. Preghiamo che Dio si degni di. accogliere quelle anime nel regno della gloria, nè mai dimentichiamole nelle nostre preghiere e nelle comuni opere di carità che faremo nel corso di quest'Anno Santo.
Raccomandando pure me, i miei Confratelli, le Suore di M. A. e i nostri giovanetti al valido sussidio delle vostre preghiere, con gratitudine somma mi professo in Nostro Signore Gesù Cristo
Di Voi, Benemeriti Cooperatori e Benemerite Cooperatrici,
Torino, 1 Gennaio 1900.
Obbligatissimo Servitore
Sac. MICHELE RUA.
Non potendo riprendere la Rivista Bibliografica, accenniamo per ora ai nostri lettori, specie ecclesiastici, due nuove pubblicazioni. La 1a è il nuovo periodico mensile di sacra eloquenza « IL CrisosTOMO » edito a Roma dalla Libreria Pontificia di F. Pustet. Abb. annuo L. 3,00, con supplemento francese L. 4, 50. - La 2a sono i QUADRI CATEchistici per l'insegnamento della dottrina cristiana pubblicati per cura del Sac. Vincenzo Minetti. È opera stupenda. Chi manda al detto Sacerdote in Rivarolo Ligure L. 15, riceverà nel corso di 16 mesi 50 quadri murali rappresentanti tutto il Catechismo.
L'ANNO che unisce il secolo ventesimo ai suoi diciannove fratelli, trasportati dalla vertiginosa ruota del tempo in seno alla misteriosa eternità, è già apparso sull'orizzonte della nostra terrestre esistenza cinto della duplice aureola del Giubileo Maggiore e dell'Omaggio uni,-versale al Redentore; e noi per non venir meno al còmpito nostro diremo alcune poche parole intorno a questi due avvenimenti, tanto più che essi, mentre della loro luce fanno brillare più vivamente questo nuovo anno, allietano di insolito giubilo bitta la gran famiglia del comun Padre e Redentore Gesù Cristo, cui noi tutti ci gloriamo di appartenere.
Anno Giubilare si dice quello, in cui la Chiesa ha per costume di accordare dopo un certo numero d'anni una plenaria indulgenza a tatti i fedeli sparsi sopra la faccia della terra, al fine di richiamare sui cristiani speciali benedizioni da Dio e grazie particolari sia a chi governa come a chi è governato nella grande famiglia cattolica, che ha Gesù Crìsto per capo invisibile ciel cielo e per capo visibile in terra il Romano Pontefice.
Sonvi due specie principali di Giubileo: il maggiore od ordinario, il minore o straordinario. Il Giubileo Maggiore è quello che viene regolarmente ogni 25 anni e comunemente si chiama Anno santo, ed è di natura sua generale, perché, viene concesso a tutto il mondo cattolico. Dura per un anno intiero in Roma , cioè dai primi vespri della Natività di N. S. G. C. sino ai primi vespri della stessa solennità dell' anno successivo. Solamente dopo trascorso quest'anno, si suol concedere alle altre nazioni del mondo cattolico per lo spazio di sei mesi.
Ma la disciplina della sua ricorrenza e della sua durata suole essere mutabile, come chiaramente ce ne ammaestra la storia. Diffatti questo Giubileo non fu stabilito in forma solenne che nell'anno 1300 dal Pontefice Bonifacio VIII. Prima di tal epoca ve ne furono però molti altri, dei quali fa anche menzione la storia della Chiesa, ma che non è qui il caso di ricordare.
Da principio l'Anno Santo si solennizzava solo ogni cento anni. Clemente VI lo ridusse ad ogni cinquanta., Urbano VI lo ridusse ad ogni 33 anni, e a tale intervallo fu celebrato una sol volta dal suo successore Bonifacio IX. Niccolò V fece ritornare l'Anno Santo al cinquantesimo e lo celebrò nel 1450. Paolo II lo restrinse a 25 anni, ordinando che fosse celebrato nel 1475. Ma venuto a morte, fu festeggiato dal suo successore, Sisto IV in detto anno. D'allora in poi fu solennizzato ogni 25 anni. E dal 1475 in poi quattordici sono gli Anni Santi celebrati; l'ultimo avvenne nel 1875 sotto il glorioso Pontificato dell'Angelico Pio IX.
Questo intervallo di 25 anni non si avverò sempre, poichè dall'Anno Santo celebrato da Pio VI nel 1775 non vi fu che quello solennizzato nel 1825 da Leone XII; e così pure nel 1850, in cui sarebbe avvenuto l'altro Anno Santo, non potè esser celebrato dal Sommo Pontefice Pio IX, il quale, assendo lontano dalla sua Roma e dal possesso dei suoi dominii temporali, e trovando l'Europa ancora sconvolta per le note vicende del 1848 e 1849, non credè prudente ed opportuno celebrarlo.
Il Giubileo dell' Anno Santo s' inizia e si termina coll' apparato solenne di molti riti, tra cui antichissimo è quello dell'apertura e chiusura della Porta Santa. Questo rito venne omesso da Pio IX nel 1875, sicchè la Porta Santa di S. Pietro (come pure quelle della Basilica Lateranese, di San Paolo in via Ostiense e della Basilica Liberiana), non è stata più aperta dal 1825 in poi. Ma il sapientissimo Leone XIII, iniziando nella Vigilia di Natale dell'anno scorso il solenne Giubileo del 1900, volle si compisse il simbolico e solenne rito dell'apertura delle Porte Sante nelle suddette quattro basiliche. In quella vigilia il Papa stesso in S. Pietro ed i suoi Legati a latere nelle altre tre Basiliche, al canto delle preci rituali Aperite portas iustitiae diedero i primi colpi di martello per demolire il muro che chiude ordinariamente quelle porte; e nel venturo dicembre, nello stesso giorno, ugualmente con rito solenne, il Papa ed i suoi Legati distenderanno con la cazzuola i primi strati di calce per ricostruire il muro che deve rinchiudere quelle Porte sino al successivo Anno Santo.
Durante l'Anno Giubilare restano sospese tutte le indulgenze, ad eccezione di quelle in articulo mortis, dell'Angelus Domini, delle Qua rant'Ore, dell'accompagnamento del Santo Viatico agli infermi, della Porziuncola (questa però da lucrarsi solo in Assisi), degli altari privilegiati per i fedeli defunti e le altre similmente concesse per i soli defunti; così pure quelle concesse ai vivi, ma per questo sol fine che possano applicarsi ai defunti a modo di suffragio diretto. Sono pure eccettuate dalla sospensione le indulgenze che sogliono largire i Cardinali Legati a latere della S. R. C., i Nunzii Apostolici e così pure i Vescovi nell'uso dei Pontificali, nell' impartire la benedizione o in altra delle solite forme. E la ragione della sospensione delle indulgenze sta in questo, che è quanto mai congruente colla dignità e cogli uffici divinamente stabiliti dell'alma città che la solennità dell'Anno Santo si svolga peculiarmente in Roma. Essa è infatti, dice il documento pontificio relativo alla sospensione, la patria comune di quanti cristiani sono sparsi per ogni dove : essa è la prima sede del sacro potere, essa medesima l'eterna custode della dottrina rivelata da Dio: di qui come da Unico augustissimo capo per tutte le vene della repubblica cristiana si propaga con perenne comunicazione la vita. Niente quindi più opportuno del convenire di tempo in tempo, dietro invito della Santa Sede, di tutti i cattolici a Roma, per cercarvi insieme i rimedii e disporre le anime a constatare di presenza l'autorità romana.
Inoltre, in occasione dell'Anno Santo, si concede ai confessori una facoltà di assolvere dai peccati e dalle censure riservate più ampia dell'ordinaria.
Infine a lucrare questo Giubileo s'impone sempre l'obbligo della Confessione e Comunione e la visita delle Basiliche patriarcali per un dato numero di volte da determinarsi. Per quest'ultimo giubileo indetto da Leone XIII nel corrente anno sono prescritte venti visite. È bene richiamare alla mente le parole della Bolla di promulgazione dell'11 maggio dell'anno scorso: « Durante quest' anno del Giubileo Noi concediamo e impartiamo misericordiosamente nel Signore pienissima indulgenza, remissione e perdono dei peccati a tutti i fedeli cristiani dell'uno e dell'altro sesso veramente pentiti, confessati e comunicati, i quali abbiano divotamente visitato le basiliche di Roma dei beati Pietro e Paolo, di S. Giovanni in Laterano e di Santa Maria Maggiore una volta al giorno per venti giorni continui o interrotti sia naturali sia ecclesiastici, da computarsi cioè dai primi vespri di ciascun giorno a tutto il crepuscolo del giorno seguente, se i fedeli abbiano fermo domicilio in Roma, siano essi romani, o no: se poi vi saranno venuti come pellegrini, almeno per dieci di siffatti giorni, pregando e gli uni o gli altri divotamente Iddio per la esaltazione della Chiesa, per la estirpazione delle eresie, per la concordia dei principi cristiani e per la salute del popolo cristiano. E perchè può accadere a molti che con tutta la buona volontà o punto non possano o possano soltanto in parte eseguire le sopradette prescrizioni, per esserne o in Roma o durante il viaggio impediti da malattia o da altra legittima causa, Noi, stante il loro buon volere, per quanto nel Signore possiamo, quando e' siano veramente pentiti e nel debito modo confessati e comunicati, concediamo che partecipino della sopradetta indulgenza e remissione dei peccati come se avessero realmente visitato le rammentate basiliche nei giorni da Noi definiti. »
Il Giubileo minore invece o straordinario suol concedersi dai Sommi Pontefici o in occasione della loro esaltazione al trono pontificio o per altre circostanze, come sarebbero per ringraziare Iddio per i favori ottenuti,, o implorare il suo intervento straordinario a guarire i mali che temporaneamente possono travagliare la Chiesa e la società. Anche questo Giubileo è talvolta generale. In questo caso prima sì suol celebrare in Roma per la durata di quindici giorni ed anche un mese, e poi si estende a tutto il mondo cattolico; ma. anche in ciò la disciplina è variabile. Nel Giubileo minore non hanno luogo tutte le cerimonie del maggiore; più ristretta è la facoltà dei confessori di assolvere; per guadagnare l' indulgenza, oltre la Confessione e Comunione, si suole aggiungere anche l'obbligo del digiuno e dell'elemosina.
Bastano questi brevi cenni per far comprendere ad ognuno in quale e quanto pregio si debba tenere una tale pia costumanza., quale immenso vantaggio spirituale e temporale se ne possa ritrarre e dalla Chiesa in corpo e da ogni singolo cattolico celebrando l'Anno Santo con quella pietà, con quella divozione e con quel fervore, che sono richiesti affine di ottenere da Dio sì grandi benefizi e sì straordinarie grazie. Da ciò si vede ancora che l'Anno Santo è un anno di vera grazia, di grandissima grazia e dì grazia peculiare, in cui, a così dire, la Chiesa di G. C. riunisce tutti i suoi figli in un solo spirito e in un solo intendimento per presentarsi tutti congiunti ed uniti al cospetto di Dio, il quale, come ben sappiamo per fede e per esperienza, non resiste giammai alle preghiere della sua Chiesa, alla quale ha promessa la sua assistenza sino alla consumazione dei secoli.
Sotto la legge ebraica aveva luogo quest'anno giubilare, e la Chiesa Cattolica lo ha istituito appunto in memoria e ad imitazione di quello. Nell' anno giubilare degli Ebrei, che veniva ogni cinquant'anni, ogni cosa era ricondotta al primiero padrone, e cioè gli schiavi riacquistavano la libertà e gli averi venduti ritornavano dai compratori all'originario possessore.
Nell'Anno Santo della Chiesa Cattolica può dirsi che avviene lo stesso, ma in modo più elevato, perche al tutto religioso e spirituale. Anche nell'Anno Santo gli schiavi riacquistano la libertà, perche gli schiavi del peccato e del demonio, mercè la penitenza e le sante indulgenze, si emancìpano dal dominio del demonio e riprendono la libertà dei figliuoli di Dio. Anche nell'Anno Santo gli averi venduti ritornano in potere dell'originario possessore, in quanto che chi ha ceduto, dato e venduto la proprìa anima allo spirito infernale, la riacquista in suo dominio assoluto, e può ritenerla per poi restituirla a quel Dio, da cui l'ebbe ricevuta. Anche nell'Anno Santo tutto ritorna a suo posto, giacché l'uomo ritorna nel suo posto di ubbidienza a Dio, e Dio è riconosciuto dall'uomo per suo Signore, Padrone e Padre. Anche nell'Anno Santo finalmente si compie la grande e generale amicizia, essendo che i cristiani fatti nemici di Dio pel peccato, a lui si riconciliano e ne divengono per ciò stesso amici cordialiì e figli devoti.
Quale cosa adunque può la Chiesa offrire ùi più santo, di più fecondo. di più efficace, di più consolante ai suoi figli quanto lo stabilire un'epoca, un anno, nel quale, per così esprimerci, tace la giustizia e solo parla la misericordia, ìn cui il cristiano può, se vuole, rimediare il passato e provvedere all'avvenire, assicurandosi fin d'ora. la salute eterna dell'anima sua? Oh ! quanto è mai dolce, quanto è mai amorosa, quanto è sollecita pel nostro bene spirituale e temporale eziandio quella Chiesa di G. C., nella quale per somma ventura avemmo la bella sorte di nascere e di essere allevati ! Con tal mezzo la Santa
Chiesa ci solleva dalla morte spirituale e ci ridona a vita novella. È l'eccesso della bontà e della misericordia ! Benediciamo perciò con tutta l' anima nostra a questa divina Madre delle anime, a questa Sposa Immacolata del Re dei Re, che con bontà e misericordia somma in quest'anno ci porge materno invito a stendere le mani e a prendere senza risparmio quanto ci bisogna, quanto ci aggrada dal tesoro affidatole dal divin suo Sposo, che è inesauribile, essendo il tesoro delle misericordie divine, il tesoro dei patimenti del suo divin Capo, e delle espiazioni dei suoi Santi. Ma in pari tempo pensiamo a bene usare di questa bella opportunità, acciò non cadano invano le divine misericordie. I buoni. ci pensino, affine di raccogliere nuove forze a mantenersi e progredire nella buona via i tiepidi ci pensino, a riaccendersi nel fuoco della carità; i malvagi, cui non è morta la fede, entrino in questo gran pensiero, per riscuotersi dalla ebbrezza e dallo stupido sonno dei sensi. Coloro, nei quali per le abbominazioni dell'orgoglio la fede è morta, non ci penseranno a questo grande avvenimento rideranno anzi ed esulteranno nelle cose pessime. E per questi noi preghiamo in quest'Anno Santo : nel gemito amaro del cuore preghiamo : abbracciati ai piedi piagati e sanguinosi di Gesù in croce, preghiamo e scongiuriamo per la salute di questi nostri infelici fratelli. Non pensiamo se ci hanno dato e ci danno molestia: pensiamo alla carità che ci ha redenti e che tutti siamo figliuoli di questa Carità stessa.
In quest'Anno Santo è di estrema necessità mondare la coscienza dalle opere morte, sacrificare sacrifizi di giustizia, far frutti degni di penitenza e seminar con lagrime per mietere con cantici di allegrezza. La Chiesa, questa madre santa delle anime nostre, vede in questo Giubileo Maggiore un potente richiamo di tutti i cristiani a riformare il loro cuore, un risveglio della libertà morale, uno sprone al vero progresso per la santa emulazione del bene, uria dìffusione di amore più vivo verso i fratelli e un conforto per tutti gli oppressi ed i diseredati della terra. Chi mira la campagna durante il rigido inverno, la vede simile ad un deserto, dove tutto è squallore e morte. Ma al giungere della primavera la scena si cambia: la terra apre il suo seno fecondo, le messi spuntano, i prati. verdeggiano, i fiori spiegano ai raggì del sole l'iride dei loro colori, e le erbe, le piante e gli animali tutti rinati a nuova vita, tramutano quel deserto invernale in un vago giardino, che ci narra le bellezze di Dio. E' questa una bella immagine del morale rinnovamento, che in virtù del presente Anno Santo la Chiesa si ripromette in tutta la società cristiana, se ciascuno individualmente corrisponderà alle sue materne premure. Imperocchè è indubitabile che il Giubileo ha in sè la forza e la virtù di creare dentro di noi un nuovo spirito e santamente trasfigurare la faccia della terra.
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Ma quest'anno s'allieta ancora di un altro fausto avvenimento, il quale, mentre rende l'Anno Santo unico fra i già passati , riceve in pari tempo dal Giubileo Maggiore un carattere più solenne e salutare. Accenniamo all'Omaggio solenne a Gesù Cristo Redentore e al sito Augusto Vicario al compiersi del presente e al sorgere del futuro secolo, ideato e promosso da un grande Comitato Internazionale. Questo solenne Omaggio, come bellamente scrive Filippo Tolli nel Cosmos Catholicus, non è un centenario propriamente detto, quantunque il secolo paganeggiante, che fa guerra a Cristo, sia obbligato a contare gli anni dalla incarnazione di lui. Cristo, Dio come il Padre, senza principio e senza fine, ne possiede gli identici attributi ed ha di per se stesso coeterna ed infinita la gloria, coeterno ed invariato l'onore. L' umanità per altro, da Lui redenta, non ha sempre corrisposto, nè sempre corrisponde, quale è suo dovere, a quei sublimi tratti di amore, che il Nazareno misericordioso ci ha dato dal Presepio al Calvario e nelle fonti saluberrime dei Sacramenti. L' Omaggio quindi ha per base anzitutto il rimpianto dei traviamenti del secolo che muore, e tende a preparare una generazione novella, la quale, nell'entrante secolo, con la scienza e con la fede, con la carità e con lo zelo, faccia suo vanto di rendere a Cristo il debito culto, respingendo gli errori sacrilegamente commessi dai moderni increduli, eretici e settarii.
Tali intendimenti si ebbero i promotori del solenne Omaggio, da Leone XIII primieramente incoraggiati con lettera pontificia e poscia coll'Apostolica Bolla che indice l'Anno Santo, dove il Sovrano Pontefice, con bontà senza pari, degnossi di parlare a lungo su la prelodata iniziativa.
Le parole del Papa furono accolte con plauso indescrivibile dall'universo, tanto che quasi tutti gli Ecc.mi Vescovi, chiarissimi personaggi laici, religiose comunità, cattoliche associazioni, famiglie ed individui preparano per la fausta circostanza quanto di meglio sa e può produrre l'ingegno e la pietà.
Non vi è nazione, non diocesi, nè parrocchia, in cui manchino Comitati o soci corrispondenti allo scopo di effettuare i deliberati della Commissione internazionale, oltre le peculiari iniziative da svolgersi nelle singole regioni. Dovunque si fanno preparativi di numerosi pellegrinaggi, in molti luoghi si allestiscono Congressi scientifici e religiosi ; da ogni parte la beneficenza cristiana va escogitando mezzi per sollevare il povero, la vedova ed il derelitto. Là si bandiscono concorsi di croci, di medaglie e di ceramiche commemorative; qua si lavorano statue, pitture, disegni ed oleografie religiose; altrove nobiltà e borghesia stendonsi la mano, perchè istituzioni permanenti rammentino ai posteri il lieto avvenimento; mentre dal Comitato Locale Romano si sono alzati gli occhi su 19 fra le più alte montagne d'Italia per proporvi la erezione di altrettanti monumentali ricordi quanti sono i secoli dell'era volgare.
Così il sullodato pubblicista espone il concetto grandioso del solenne Omaggio al Redentore, concetto che irraggia sull'Anno Santo, testè iniziato con tanta pompa ed entusiasmo, raggi di luce nuova e potente a purificare la società attuale dai pestiferi miasmi del morente secolo, prima che faccia la sua entrata nel secolo XX, se ciascun membro di essa si lascierà illuminare dai vivi splendori, che il vero sole di giustizia Gesù Cristo diffonde su quanti col cuore e colle opere lo acclamano Re dei Re e Dominatore dei dominanti.
Ben a ragione perciò il S. Padre Leone XIII invitò tutti a celebrare con speciale fervore l'inizio dell'Anno Santo nella mezzanotte del 31 dicembre, cioè nel passaggio dal 1899 al 1900, come pure stabilì che a suo tempo si celebri il principio del secolo XX nella mezzanotte di passaggio dal 31 dicembre 1900 al 1° gennaio 1901.
Il decreto Urbis et Orbis della Sacra Congregazione dei Riti, in cui si contengono le venerato disposizioni e concessioni pontificie, è già a cognizione di tutti; tuttavia lo riproduciamo nella sua integrità, perchè è un documento unico nella storia e di massima importanza per tutti. Eccolo
Decreto universale.
È quanto mai conveniente che coloro, che celebreranno fra poco l' aprirsi dell'Anno Santo felicemente indetto dal Beatissimo Padre e Signor Nostro Leone XIII, sorgendo nel cuor della notte si accostino all'Autore del tempo, si prostrino ai suoi altari, offrano la più accetta delle vittime che è l'Agnello immacolato, partecipino alla Sacra Mensa, alfine di poter trovare poi al momento più opportuno aiuto di grazia e di misericordia : Ora è vicina la salvezza. Ecco questo è il tempo favorevole; ecco questo è il giorno della salute. Se infatti il regno dei cieli, cioè la Chiesa su questa terra, ci appare simile alle dieci vergini che muovono nel cuor della notte all' incontro dello sposo , nella presente fausta solennità più che mai si conviene che ciascuno rivolga e consideri nella sua mente quelle sacre parole : Approntate le vostre lampade; ecco arriva lo sposo, uscitegli incontro.
Inoltre chiudendosi alla mezzanotte dell'ultimo giorno di dicembre dell' anno prossimo il secolo presente ed incominciandosene un nuovo, appare convenientissimo che con qualche pia e solenne funzione a Dio si rendano grazie per i benefici ricevuti nel secolo trascorso e se ne impetrino dei maggiori secondo richiedono l' angustie dei tempi, per incominciare sotto buoni auspici il secolo nuovo.
Pertanto, affinchè l'anno 1900 s'inauguri e felicemente si compia con l' invocazione del soccorso di Dio e dell' Unigenito suo Figlio e Redentore nostro, dischiudendo, come giova sperare, una più felice età, il Santissimo Signor Nostro Leone XIII benignamente concede che nel giorno 31 del mese di dicembre tanto del'anno che tramonta, quanto del futuro, alla mezzanotte, nelle chiese e negli oratorii in cui si conserva, giusta il rito, la SS. Eucaristia, secondo il prudente arbitrio dell'Ordinario di ogni luogo, possa esporsi all' adorazione l' Augustissimo Sacramento, col permesso di leggere o cantare alla stessa ora, col Sacramento esposto , un'unica messa della festa della Circoncisione del Signore e ottava della Natività, ed ai fedeli di ricevere, per grazia speciale, la santa Comunione, sia durante sia fuori della Messa: osservato quant'è per il rimanente da osservarsi.
E ciò rimossa qualsiasi contrarietà - 13 novembre 1899.
Card. MAZZELLA, Vescovo di Palestrina, Prefetto della S. Congregazione dei Riti. PANICI, Segretario.
Con santo entusiasmo adunque facciamo tutti nel corso di quest'anno tesoro dei tanti favori largiti a bene delle anime nostre e dell' intiera società dalla Santa Madre Chiesa; profittiamo di tutte queste grazie così segnalate, con cui essa viene in aiuto alla nostra debolezza. Con tutta ragione si può dire che quest'anno è il tempo accettevole , che i suoi giorni sono giorni di salute per l' individuo e per la società. Il Giubileo Maggiore e l'Omaggio al Redentore sono due vaste miniere, dove tutti possiamo attingere gran copia di preziose ricchezze spirituali e temporali; sta però nell'abilità di ciascuno l'arricchirsi più o meno. Il Redentore divino inspiri le nostre menti , accenda i nostri cuori e cori un tratto di quell'inesauribile misericordia, che santifica tutti gli uomini, unisca tutti nello zelo attivo del bene in una sola divota famiglia', nell' unico ovile dell' unico Pastore, che ha in sè il segreto della vita eterna.
Non v'ha cosa più utile a promuovere ed infiammare la carità del popolo.
Pio IX.
TRA le molteplici opere, a cui si estese lo zelo provvidenziale di D. Bosco, non ultime per certo vanno annoverate le Letture Cattoliche. Scorgendo egli serpeggìare di giorno in gìorno l'errore, massime del protestantesimo e dì altre sétte perniciose, che cospiravano con nuove teoriche ad illudere le coscienze ed a scalzare, fosse possibile, l'edifizio della Religione, non pago di deplorare questa guerra mìcidiale, insorse sulla breccia. Insorse, e brandì le armì da quel campìone che eglì era; e noi sappiamo quanto abbia lottato , quanti stenti e contrastì e persecuzioni e perfino attentati alla prezìosa sua esistenza abbia dovuto sostenere per lo stabìlimento delle Letture Cattoliche. Ma pur riusciva a diffonderle, ed il Signore ben tosto ne lo compensava col bene di tanti lettorì, coll'appoggìo dei buoni, colle commendatizie dell'Episcopato e colla benedìzìone dello stesso Santo Padre Pio IX di sempre cara memoria.
Eglì, sebbene oppresso da una folla di ìncombenze ; pure accudiva con tanto amore alla loro pubblicazione, e seppe farle fiorìre dii sempre crescente vigore. È bello leggere ciò che scriveva dei buoni libri : « Diffondete, se vi è possibile, buoni libri tra le persone vostre conoscenti od amiche. Un buon libro entra persino nelle case dove non può entrare il sacerdote, ed è tollerato anche dai cattivi come memoria o regalo. Presentandosi, non arrossisce; trascurato, non s'inquieta; letto, insegna la verità con calma; disprezzato, non si lagna, e lascia il rimorso che talora accende il desiderio di conoscere la verità, mentre esso è sempre pronto ad insegnarla. - Un buon libro regalato rimane talora polveroso sopra un tavolino. Nessuno pensa a lui. Ma viene l'ora della solitudine o della mestizia o del dolore, e questo amico fedele depone la sua polvere, apre i suoi fogli e si rinnovano le mirabili conversioni di S. Agostino, del Beato Colombino e di S. Ignazio. - Quante anime furono salvate dai libri buoni , quante preservate dall' errore, quante incoraggiate nel bene! Chi dona un libro buono, non avesse altro merito che destare un pensiero di Dio, ha già acquistato un merito incomparabile presso Dio. Eppure quanto di meglio si ottiene ! Un libro in una famiglia, se non è letto da colui cui è destinato o donato, è letto dal figlio o dalla figlia, o dall'amico o dal vicino; talora a il giro del paese, e Dio solo conosce quanto bene produca. »
Ma ora il buon Padre non è più, ed affidava la cura delle Letture Cattoliche a' suoi figli, che , secondando il suo spìrito e coadiuvati da quanti zelano la buona stampa , ìntendono assìcurare stabilità e prosperità alla loro propagazione.
Dall'epoca della loro fondazione (1853), cioè pel corso di 47 anni , si conciliarono singolare favore e simpatia , spargendosi tra il popolo e disseminando le sane massìme della morale cristiana sotto la piacevole forma ora di istruzìoni, ora dì biografie, talvolta di vìaggi , spesso di ameni racconti. Anche la parte tìpografica, massime in questi ultimì anni . concorse ad accrescerne ìl pregìo estetico colla maggior eleganza. Sono 564 i fascicolì pubblicati dal gennaio 1853 al dicembre 1899, con una tiratura ciascuno di pressoché 15000 copie. Così , non calcolando le numerose ristampe occorse per una gran parte ,di talì operette, siamo lieti di poter senza esagerazione partecipare che la Direzìone ha dìffuso tra il popolo la consolante cìfra di NOVE MILIONI CENT'OTTANTAMiLA Letture Cattoliche. Ne sia benedetto ìl Signore!
Il successo ottenuto in Italìa ebbe la sua eco all'estero, ove se ne imprese la pubblicazione in lingua francese, spagnuola e portoghese: a Marsiglia (Francia) dal 1896 ; a Sarrià (Spagna) dal 1893; a Buenos Aìres (Argentina) dal 1883; a Nìctheroy (Brasìle) dal 1890; a, Bogotà (Colombia) dal 1896; e se ne contìnua tuttora la diffusìone con grande soddisfazione e vantaggìo dì quelle popolazioni. Siamo quindi certi che glì Italianì alla loro volta proseguìranno ad accogliere benevolmente questa pubblicazione così utile e di tutta attualità, che ìn questo mese ha iniziato il suo 48° anno dì vita, e l'aiuteranno efficacemente nel sormontare le difficoltà che inevìtabilmente ìnsorgono in ogni opera buona.
Il mìglìor modo di favorire e sostenere le Letture Cattoliche consìste nell'aumentare ìl numero degli associatì. E per aumentarne il numero è duopo farle conoscere , e questo spetta in modo particolare ai nostri Cooperatori e Cooperatrici Ciascuno, mandando il proprìo abbonamento, si adoperi presso l'amico, i conoscentì, i subalterni, insomma presso quantì può affinchè essi pure si associno. I RR. Sigg. Parroci specialmente avranno ancor più facìlità per questa propaganda presso i loro parrocchiani, nei Comitati e nelle persone più influenti e specialmente pìù pie, che non mancano mai in ogni parrocchia. Anzi avranno ancora maggior merito se , a tenore del programma , si faranno centro degli abbonati . come gìà usano parecchi zelanti ecclesiastici ed altre benemerite persone, facendosì spedire i fascicoli tutti al proprio indirizzo ed incaricandosi essi poi di distrìbuirli ai destinatarìi. A questi benemeriti la Dìrezìone riserva speciali agevolezze ed altri favorì a tìtolo di lode e dì riconoscenza.
Occorrendo programmi da diffondere , si spediscono dietro semplìce richiesta. Il mezzo pìù conveniente per avere l' abbonamento è, all' atto pratico , dì recarsì all' Ufficio Postale , domandare una Cartolina-Vaglia di L. 2,25, e, scrittovì il proprio indìrizzo, inviarla all'Ufficio delle Letture Cattoliche, Via Cottolengo , N. 32 - Torìno.
Il provento di queste Letture è tutto devoluto a pro delle Missionì ed Opere di D. Bosco.
Molti ci scrivono per far cambiare il loro indirizzo, senza unirvi la fascetta con cui lo ricevono. La mancanza della fascetta nella moltitudine di nomi omonimi ci rende molte volte quasi impossibile il compimento della loro commissione. Preghiamo perciò tutti, quando desiderano mutare indirizzo, di unirvi una delle fascette, con cui lo ricevono già. Così pure in caso di morte, i parenti che desiderano raccomandare alle preghiere dei Cooperatori il loro defunto-già Cooperatore Salesiano, sono pregati di farcene avvisati, non tenendo noi calcolo dei Bollettini Salesiani che ritornano indietro con la parola morto.
I giornali cattolici, o quotidiani o settimanali o mensili, che hanno la bontà di favorirci il cambio, lo inviino direttamente alla Redazione del Bollettino Salesiano, Via Cottolengo, 32 - Torino, per evitare il pericolo di esser dimenticati di corrispondenze od altro, e caldamente li preghiamo che vogliano di quando in quando riportare gli annunzi e le notizie più importanti che reca il nostro Bollettino. assicurandoli da parte nostra che faremo altrettanto in loro favore tutte le volte che lo spirito del nostro periodico lo permette.
PATAGONIA
Relazione di S. Ecc. Rev.ma Mons. Gio. Cagliero al Presidente dell'Opera della Propagazione della Fede in Lione. ILL'mo E BENEMERITO SIGNORE,
IL nostro veneratissimo Rettor Maggiore Signor Don Michele Rua mi scriveva nel luglio passato che il Consiglio Centrale della Propagazione della Fede aveva, come gli anni scorsi, stabilito il solito assegno per le nostre Missioni della Patagonia. Questo soccorso mi giunse proprio a tempo e mi arrecò non poca consolazione in mezzo al dolore, da cui era oppresso ìl mio cuore.
Le nostre Missioni procedevano, col favore di Dio, di bene in meglio: le scuole erano ripìene di vispi giovanetti, buoni e studiosi : i nostri Missionari, protetti dalle Autorità, ricorrevano il deserto per centinaia e centinaia di leghe, riportandone copiosi frutti: la erezione di una nuova, ancorche piccola, Cattedrale da dedicarsi a Gesù Redentore pel nuovo secolo : la costruzione di una colossale rete ferroviaria: lo studio di celebri tecnici per canalizzare queste aride valli e convertirle in fertilì campagne, facevano presagire una nuova éra per la Patagonia e ci promettevano un avvenire florido e prospero sia morale, sia sociale, che la convertirebbe in una Mesopotamia !... quando ci accadde addosso un cataclisma, mai visto da secoli, che solo la Fede spiega e persuade a sopportare in pace ed a conformarsi al volere di Dio.
Lo sgelo delle nevi e le straordinarie pioggie di maggio e giugno sopra le alte cime delle Cordigliere cagionarono lo straripamento dei cinque principali fiumi della Patagonia, avvolgendo tra i vortici di impetuose acque, per una estensione di oltre centomila chilometri quadrati, le valli del Rio Limay, Neuquen, Colorado, Chubut e Rio Negro, ove precisamente sono stabilite le nostre pìù importanti Case della Missione.
Non meno di trentamila abitanti si videro costretti a fuggire e coi loro numerosi armenti salvarsi nelle vicine alture, soffrendo ogni sorta di privazioni e perdendo numeroso bestiame ed averi.
Le popolazioni di Junin e Chosmalal alle falde delle Ande e quelle del centro Conesa, Pringles e Patagones furono gravemente danneggiate, e rimasero completamente distrutte quelle di Gaiman e Rawson, capitale del Chubut, Viedma., Capitale del Rio Negro, e Roca, centro delle forze militari Andine.
Ed avvi da ringraziare il Signore che non permise vi fossero a lamentare vittime umane, essendo le acque venute in tre riprese, le prime delle quali avvisarono le popolazioni a mettersi in salvo.
Ma tutte le abitazioni delle valli, delle colonie, stabilimenti agricoli, le nostre Case, Chiese , Cappelle, Collegi e Scuole furono preda delle acque, che se le ingoiarono.
La Missione del Chubut, che ci costò otto anni di lavoro e sacrificii e dove esisteva una fiorente popolazione cattolica, fu ridotta a un mucchio di macerie, ed i nostri orfanelli indigeni dovettero parte restituirsi presso i loro parenti tuttora indii nel deserto e parte imbarcarsi per Buenos Aires e ricoverarsi nella nostra Casa di Almagro, morendo però due di loro per lo strapazzo e delicata salute, appena giunti alla capitale.
Da Roca, ove caddero la Chiesa principale e le due nostre Case, ben settanta fanciulli. facendo un cammino di cinquecento e più chilometri, discesero a Bahia Blanca, ove furono alloggiati nei nostri Collegi di quella, città.
Dalla Casa Centrale poi e Residenza del Vicariato, che è Viedma, uscirono con barche di salvataggio e passarono le vertiginose e furenti acque del Rìo Negro oltre a mille abitanti e trecento dei nostri, tra cui duecento fanciulletti, per rifugiarsi nel vicine paese di Carmen de Patagones, con quanto spavento e disagio di questi poveri bambini ognuno se lo può figurare !
Intanto però che le acque avevano già distrutte cinquecento e più case, compresi gli edifici pubblici e la residenza dello stesso Governatore, la Divina Provvidenza vegliava sopra di noi e la nostra Casa, spallata da due alte torri, resisteva alle onde divoratrici ed ai gelidi venti che infuriavano dal vicino polo, e, quale Arca di Noè, sorgeva maestosa e gigantesca, sfidando le ire del nuovo mare, che si era formato nella sommersa e vasta valle del Rio Negro.
Le acque invasero la Chiesa parrocchiale, le due Cappelle interne, scuole, laboratorii, cucine, refettori, cortìli dei giovani, i saloni, le stanze e i giardini dell'Ospedale, farmacia e letti degli ammalati, che trasportarono all'altra sponda del fiume ; ma rispettarono i dormitori del secondo e terzo piano e fu salva per la protezione di Dio ed in grazia della sua colossale e forte costruzione.
Tre giorni Viedma stette sotto le acque, che si dìvorarono tutto quanto trovarono al loro passaggio, riducendola ad un mucchio di rovine, e furono il 26, 27 e 28 del passato luglio, stagione per noi invernale, nuda e quasi sempre percossa dai freddi e furiosi venti della vicina zona glaciale. Dopo si ritirarono, ritornando nel proprio letto fatto da secoli e lasciando in secco l'Area di Noè, che trovarono abitata da ogni classe di animali che in essa cercarono rìfugio e salvezza; ma furono necessarii ben 40 giorni e 50 persone per togliere il fango, lavare, pulire, seccare, aggiustare e riparare i molti danni arrecati da questo diluvio parziale, il quale, se ci rispettò la Casa, ci distrusse però il vicino podere di 18 ettari, che era la principale risorsa e fondo di manutenzione per noi e per i poveri del paese.
Ripulita la Casa, che abbraccia l' area di circa dodicimila metri quadrati, a piccole frotte discesero dall'alta collina di Patagones, ove sorgono due dei nostri Collegi, e ritornarono i nostri Missionari, Maestri, Catechisti , coi loro alunni e le Suore di Maria Ausiliatrice con le loro orfanelle al caro nido di Viedma, ringraziando la Divina Provvidenza e Maria Ausìliatrice, che proclamammo Regina della Patagonia, per averci salvata, ili mezzo alla universale distruzione, la Casa, le Scuole e le due Cappelle interne, ove poter cantare le lodi dell'Altissimo, pregare per i nostri Benefattori e ricevere i SS. Sacramenti.
Queste lodi e queste preghiere che partono dal mezzo del deserto e dal cuore di più di trecento anime infantili, molte delle quali ancora innocenti, oh ! voglio sperare otterranno misericordia presso il Signore e convertiranno i loro genitori o non ancora cristiani o poco osservanti delle massime del Santo Vangelo. Avranno il potere di riparare poi anche i danni materiali della innondazione, la rovina spirituale di tanti civilizzati per nulla curantisi della loro eterna salvezza e daranno ai Missionari nuova forza e vigore per ricominciare il lavoro della rigenerazione della Patagonia.
Voglia il Sìgnore esaudire le nostre suppliche e ricolmi di benedizioni V. S. Illustrissima e gli Associati alla Opera della Propagazione della Fede per i beneficii ricevuti e per quelli che speriamo di ricevere in questa più che luttuosa situazione, nella quale si trovano le nostre Missioni e le sorti di tante anime che sperano la salvezza dallo zelo apostolico dei Missionari Salesiani e dalle materne sollecitudini delle Suore di Maria Ausiliatrice.
Con distinta stima godo professarmi di V. S. Illustrissima
Viedma, 24 Ottobre 1899.
+ Gio. CAGLIERO Vescovo titolare di Magida.
COLOMBIA Ancora al lazzaretto di Contratacion. (Relazione di D. Evasio Rabagliati) (Seguito del Bollettino di Ottobre e Novembre 1899)
VENERATISSIM0 PADRE D. RUA, Contratacion, 3 Giugno 1899.
IERI l'altro, solennità del Corpus Domini, si fece la chiusura della missione in questo lazzaretto, ed assistei a tale spettacolo di fede, che ben vale la pena che ne faccia una succinta relazione come supplemento alle anteriori.
Il giorno precedente alla gran festa fu tutto consacrato alle confessioni; e malgrado che i tre sacerdoti restassimo al nostro posto fino alle 10 di notte, non fu possibile terminare. Era questo il mio timore; percìò avvisai il pubblico che non si affannasse caso mai non arrivassero tutti a confessarsi, perchè avrebbero avuto comodità di farlo durante la novena solenne del Sacro Cuore di Gesù, che avremmo fatto seguire in ringraziamento per la salute ricuperata del loro Parroco e Cappellano Don Garbari. Il che si sta facendo con grande slancio ed entusiasmo per parte di tutta questa popolazione, che vuole un gran bene al primo Sacerdote Salesiano che venne a fissare la sua dimora fra loro. E così si possono raccogliere tutti i frutti prodotti dalla missione, che forse sarebbero andati perduti senza di questa santa industria. Per completare l'opera si pensò di confessare pur tutti quelli, che per la gravità del male non poterono prendere parte alla missione. Questo si fece oggi stesso, e domani domenica sarà la Comunione solenne per tutti loro.
Tornando alla nostra festa di chiusura, dirò che la Comunione generale fu solennissima, essendo durata quasi un'ora, malgrado fossero due i Sacerdoti che la distribuivano.
Alle 8 1/2 si cantò la Messa solenne, con esposizione del SS. Sacramento , che poi restò esposto tutta la giornata.
Fu precisamente in quel giorno che s'inaugurò l'Associazione dell'Adorazione Perpetua fra i poveri lebbrosi ; e come era bello vederli di tratto in tratto, prima gli uomini, poi le donne, succedersi e passare la loro mezz'ora, accompagnando, adorando Nostro Signore Sacramentato ! Perchè tutto procedesse con ordine, si era provveduto un orologio a pendolo che suonasse le ore e le mezze ore: in pari tempo si era determinato che un ammalato colla campana della Chiesa ripetesse le ore a misura che le suonava l'orologio in Chiesa, per i cambi opportuni delle persone che dovevano concorrere all'adorazione. Di qui ne venne un altro vantaggio a questa popolazione, che d'ora innanzi godrà del benefizio di un orologio pubblico, senza le spese per procurarselo.
Dopo la Messa solenne, cominciò sulla piazza pubblica un lavorio che stordiva chi ne era spettatore; divisi in varìi gruppi, uomini, donne, fanciullì, fanciulle, preparavano gli altari e gli archi per la processione della sera. Su 24 anni di America che conto già, non mi era mai avvenuto di vedere uno spettacolo uguale. Ogni altare era un piccolo museo di storia naturale, e lo era pure ogni arco. Tutti i frutti che si producono in questo terre erano rappresentati ; i fiori pure; non mancavano gli uccelli o vivi o morti; e vi era una gara fra tutti i gruppi per sorprendere il pubblico con maggior copia di frutta, di fiori, di animali. L'arco vicino all'entrata della Chiesa era toccato ai fanciulli della scuola, e divertiva proprio vedere quei 60 bambini, molti sani, alcuni già tocchi dal male, con alla testa il loro Maestro, il Chierico Angelo M.a Cuenca Salesiano, gareggiare coì grandi, per fare la loro bella figura ; e chi usciva con un bel grappolo di platanos, un altro con ananàs, un terzo con yuca ed altri con uova, nidi di passeri, colombi vivi, mararai e cento e cento altre cose che avevano potuto provvedersi in casa o nei vicini boschi. Volevano farsi onore, e se lo fecero davvero. Gli altari erano quattro ed altrettanti gli archi : uniti fra loro per mezzo di viali, fatti con grossi rami di alberi ; e così era marcata la via che doveva percorrere la processione.
Questa cominciò verso le tre del pomeriggio. Tutta la popolazione si era riversata nelle vicinanze del tempio, che si riempì in pochi momenti, restando tutti gli altri sulla piazza. Alle due migliaia di persone del laz zaretto , se n'era aggiunto almeno un altro migliaio venuto dalle borgate vicine. L'ordine della processione era il seguente. Prima i bambini delle scuole, ai quali se n'erano aggiunti molti altri; in tutto un 130, portando essi un bello stendardo. Poi le bambine della scuola, seguite dalle Figlie di Maria e di una dozzina di bambinette vestite da angeli ; esse pure avevano il loro stendardo coll'immagine della Madonna. Quindi i chierichetti con turiboli, che ad ogni dieci passi, s'inginocchiavano davanti al SS., portato dal Sacerdote, per incensarlo. Seguivano i tre Sacerdoti sotto un baldacchino portato da sei lebbrosi. Ai fianchi del baldacchino, in due lunghe file, camminavano 34 uomini armati di fucile, in attitudine di presentare le armi. Dietro ai Sacerdoti tutto un popolo di sani, di ammalati composti a divozione pregando sommessamente. Gli storpi, i più aggravati dal male, formavano una fila speciale intorno alla piazza, gli uni seduti, gli altri sdraiati, altri pochi a ginocchi, adorando nel miglior modo possibile il SS. Sacramento, mentre passava loro d' innanzi. Questo spettacolo mi faceva ricordare le scene pietose e commoventi di Lourdes, quando Gesù in Sacramento è portato per quelle vie a benedire le centinaia e migliaia di ammalati colà portati da tutte le parti d'Europa, colla speranza di ottenere la guarigione. Mentre le bambine accompagnate dalle Suora cantavano inni sacri celebrando il Mistero del giorno, dal centro e dai quattro angoli della piazza, gruppi di uomini lanciavano in aria una gran quantità di razzi, che scoppiando in alto, facevano un fracasso da assordare. Arrivati i Sacerdoti ad un altare, tutti si fermavano, si mettevano ginocchioni colla faccia volta a quella parte, e servendoci di un piccolo harmonium si cantava un Tantum Ergo in musica; finito il quale si dava la benedizione col Santissimo su quelle centinaia di fronti curve. In quel mentre si sentiva un grido militare : uno, due, tre ; e da quelle 34 bocche di fucile uscivano, ad uno stesso tempo, 34 colpi gettati all' aria. In quante forme si manifesta la divozione in questa gente semplice e piena di fede ! Così si andò da un altare all'altro, passando sotto gli archi, fiancheggiati da frondosi rami, finchè si fe' ritorno alla Chiesa. Mezza dozzina di guardie, tutti lebbrosi, erano là sulla porta, per impedìre che il popolo vi penetrasse prima dei Sacerdoti; fu allora che si lasciò libero l'accesso al tempio, che in un batter d'occhio si trovò pieno zeppo, vedendosi obbligati i più a restarsene fuori.
L'oratore in quel momento, dopo venti giorni di predicazione, era quasi senza voce, tanto più che il tanfo ed il fetore erano veramente insopportabili. Ad ogni modo fece tutti gli sforzi possibili per cacciar fuori quel po' di voce che gli restava in gola, e ringraziò tutti della bellissima dimostrazione di fede che avevano dato a Nostro Signore nel Sacramento dell'Eucaristia in quell'ora del suo trionfo... e poi s' intrattenne alquanto nel chiedere loro qualche cosa in cambio del molto che in quei giorni di missione avevano ricevuto da Nostro Signore. - Quante benedìzioni avete ricevuto voi in questi giorni dal Signore ; prese a dire. Una vera pioggia di grazie è caduta su voi tutti. Quante cose vi ha detto Egli per bocca de' suoi ambasciatori, i Sacri Ministri, e quanto convenienti per voi ! Poi venne l'ora del perdono generale dei vostri peccati per mezzo della confessione ben fatta ; e così di poveri schiavi che eravate, siete tornati liberi; di figli di ira, figli di benedizione Oggi poi nella Comunione del mattino, vi ha dato tutto quello che poteva darvi di meglio, vi ha dato tutto se stesso, senza nessuna riserva. Oh che regalo prezioso è una Comunione per il cristiano che ha la fede, la speranza e la carità nel cuore....! Or ora finalmente con questa processione vi ha dato una novella prova di affetto. Non foste voi che l'avete onorato, accompagnandolo devotamente per le vie pubbliche; fu piuttosto Lui che onorò voi, lasciando il suo tabernacolo, per benedire le vostre case, i vostri figli, i vostri ammalati, e invitarvi tutti amorosamente. Quante grazie e quanto belle sono tutte quelle che avete ricevuto in questi giorni dalla mano prodiga del Signore ! E voi che darete a questo benedetto Signore in contraccambio del moltissimo che da Lui avete ricevuto? Quid retribuam Domino, pro omnibus quae retribuit mihi? - Praebe, fili mi, cor tuum mihi; ecco quello che da voi desidera; figlio, dammi il tuo cuore; ma dateglielo adesso subito, bello della sua grazia, che è la divisa, la livrea dei suoi figli amanti; dateglielo tutto intiero senza riserva di sorta, senza restrizioni, perchè Egli è un Signore geloso, Deus zelotes; dateglielo per sempre; non sarebbe contento se lo faceste padrone del vostro cuore per qualche settimana o per qualche mese solamente; lo vuole tutto e lo vuole per sempre; dateglielo infine abbellito dai propositi che avete fatto in questi santi giorni, principalmente da quelli che avete fatto nell'ora della confessione e nel momento della S. Comunione; rinnovateli in questo istante e giurate tutti qui ai suoi piedi, che non l'offenderete più mai, che l'amerete sempre, che sarete suoi. nel tempo e nell'eternità. Egli in contraccambio vi darà tutto il suo amore , col quale potrete ancora sentirvi felici in questo mondo, malgrado il vostro stato presente, ma principalmente assicurarvi la felicità eterna in sua compagnia nel bel Paradiso. - La commovente funzione finì colla benedizione del Santissimo, mentre il concitato suono delle campane, i continui spari di fucili e dei razzi avvisavano tutti, anche i più lontani, che la funzione era terminata. Non si cancellerà però mai fra questa buona gente il ricordo di così cara festa.
Terminata la funzione religiosa, i padroni degli altari e degli archi li disfecero tranquillamente, per godersi insieme tutto quel ben di Dio, che aveva servito per onorare il Divin Redentore. I ragazzi poi fra tutti caricarono sulle loro spalle il proprio arco coperto di frutta, e se lo portarono al prato che loro serve di Oratorio festivo, perchè il maestro ne facesse una conveniente ripartizione..
Al giorno dopo, primo venerdì del mese, il Sacro Cuore di Gesù si ebbe un'altra magnifica dimostrazione di fede e di amore, ricevendolo nella S. Comunione non meno di 400 lebbrosi.
Faccia il Signore che il fervore di questi poveri lebbrosi continui e si mantenga vivo per molto tempo a sua maggior gloria ed a salvezza di queste care anime
Sac. EVASIO RABAGLIATI.
PUNTA ARENAS (PATAGONIA MERIDIONALE.) - Consacrazione al Cuor di Gesù della Patagonia Meridionale e Terra del Fuoco. - Da Punta Arenas in data 15 settembre 1899 il Missionario D. Maggiorino Borgatello scrive al nostro Superiore la seguente consolante notizia : « La voce del Sommo Pontefice, che esortava tutto il mondo a consacrarsi al Cuore dolcissimo di Gesù, si ripercosse fino in queste ultime estremità della terra. Il suo pio desiderio, che per noi Missionari è un sacro comando, venne tosto e seguito, e tanto più spontaneamente in quantochè la nostra Chiesa Parrocchiale (forse la più remota del mondo) è, appunto dedicata al Sacro Cuore di Gesù.
» Dopo un solenne triduo di preparazione con l'esposizione del SS.mo Sacramento durante la mattinata, il giorno 10 corrente, festa del SS.mo Nome di Maria, alla presenza di numerosissimo popolo, ebbe luogo la Consacrazione di noi tutti, della città e paesi circonvicini, di tutta la Patagonia Meridionale e Terra del Fuoco all'amabilissimo Cuore di Gesù. Alla Messa solenne, dinanzi al SS. Sacramento esposto su trono fra molti lumi, dopo il Vangelo, Mons. Fagnano, fatto un eloquente fervorino, pronunciò forte la formola prescritta dal Papa tradotta in ispagnuolo, ripetendola parola per parola tutto il popolo. In quell'istante tutte le campane suonarono a festa quasi per annunziare ai lontani l'atto grande che allora compievasi e per invitarli ad associarsi pur essi al giubilo universale dedicandosi al Cuore di Gesù. Fu un momento solenne e di grande emozione per tutti. Molti piangevano di tenerezza. Dopo la Messa si cantarono le Litanie del Sacro Cuore di Gesù e si impartì la benedizione col SS.mo Sacramento. Questa bella funzione farà epoca in questo paese. Si videro molte persone accostarsi ai Santi Sacramenti, che da molti anni non erano più usi di farlo. Durante il triduo e la festa si fecero più di quattrocento Comunioni, che per Punta Arenas vuoi dir molto.
» Gesù Benedetto voglia davvero regnare in tutto il mondo, ma in particolar modo in questa povera città ed in tutte queste remote contrade, che fino a poco tempo fa giacevano nell'ombra di morte ed erano sotto il tirannico dominio del demonio. Conoscano una volta tutti i popoli quanto sia dolce e soave il giogo di Gesù Cristo e quanto si trovino felici coloro che si lasciano governare dal suo Cuore mansuetissimo ed umilissimo!»
TERRA DEL FUOCO. - Ampliamento della nostra Missione della Candelaria. - La Camera dei Senatori dell'Argentina durante la sua 37° Sessione ordinaria del 29 agosto 1899, sotto la presidenza del Signor Igarzàbal, approvava il progetto del Potere Esecutivo riguardante la cessione di una superficie di terreno, per l'ampliamento della nostra Missione della Candelaria. Il terreno ceduto a Mons. Giuseppe Fagnano, rappresentante dei Missionari Salesiani della Terra del Fuoco, misura 19.454 ettari e deve esser destinato allo stabilimento degli indigeni del Territorio, sulla base dell'attuale Missione di Candelaria. La cessione dura dieci anni, dopo i quali se il Governo non proroga il diritto di uso ai Salesiani, gli edifizi costrutti da essi o dagli indigeni rimarranno proprietà dei medesimi, mentre le scuole, gli ospedali, le case per gli indigeni e tutti gli edifizi di carattere pubblico verranno in potere dello Stato, il quale però non potrà destinarli ad altro scopo da quello, per cui furono fabbricati. Noi ci auguriamo che in questo frattempo possa sorgere colà un fiorente paese di indigeni civilizzati, ed allora siamo sicuri che il Governo non solo non negherà la proroga della presente benevola cessione, ma andrà superbo dell'opera dei Missionari. Gli illustri Senatori Argentini e la Commissione del Potere Esecutivo abbiansi le nostre più vive grazie e felicitazioni per il munifico atto proposto ed approvato a favore delle nostre Missioni!
VIEDMA (PATAGONIA). --- Escursione pastorale. - Lo scorso luglio il Confratello D. Domenico Anselmo mandava alcuni cenni sulla missione data da lui nei mesi di marzo, aprile e maggio.
Per 20 giorni, così egli, visitai la costa del Rio Negro fino al punto detto Castre, dando alle varie popolazioni comodità di adempiere al precetto pasquale. Arrivato a Conesa, volle l'ubbidienza che accompagnassi D. Boido in missione a Valcheta. In questa missione toccai con mano la protezione della nostra buona Madre Ausiliatrice. Il demonio fece di tutto per impedirci questa missione. Dapprima ci rovinò il veicolo; poscia nel fare la travesia (1) in una discesa ripida impennò un cavallo e poco mancò non si finisse in fondo al precipizio. « Il demonio è furioso, disse D. Boido, lavora per farne una delle sue, ma v'è chi è più potente di lui, Maria ! » Arrivati a Valcheta si amministrarono subito vari Battesimi, istruendo e amministrando gli altri Sacramenti. Lo stesso si fece a Pajalta, Chanquin, Neulguiñeo, Coral Chico, Treinguiñeo, Marquincheo e Trequetrele. In tutti questi punti si riunivano gli Indi, venendo da lontano chi 60, 70 ed anche 80 Km. e famiglie intere per essere battezzate. Trovammo buonissima accoglienza presso tutte le autorità. Si fecero 230 Battesimi e 60 Matrimoni. In quanto ai Matrimoni il Giudice di pace, Signor Britto, come incaricato del Registro civile ci volle sempre accompagnare. In due mesi abbiamo fatto oltre 2000 Km. ritornando a Conesa per il 24 maggio, festa della nostra Patrona. Nel ritorno avemmo varie peripezie, tra cui va notata quella di essere stati tutti rovesciati dal veicolo senza farci alcun male. È la mano di Maria che ci ha salvati ! »
(1) Fare la travesia altro non significa se non attraversare forzatamente una distesa deserta e senz'acqua. La travesia è un vasto tratto di terra o meglio alto piano sparso d'arbusti squallidi, oscuri, spinosi, ordinariamente brulli e tristi da qualunque lato si riguardino, dal ruvido loro tronco fino ai ritorti ed intrecciati rami, fra i quali sporgono fuori i carnosi, lunghi e spinosi loro bracci, le cactacee ed ópuntiacee volgarmente chiamate tunas. Ciò che più sconforta in tutte le travesias è la scarsità di vegetazione erbacea, la mancanza totale d'acqua, la secchezza dell'aria ed il calore soffocante nell'estate, tra quegli arbusti per cui serpeggia il cammino, la solitudine, il silenzio e un indefinibile timore si impongono al viaggiatore appena vi è penetrato.
CHOSMALAL (TERRITORIO DEL NEuQuEN).Un nuovo mazzetto di frutti. - Il caro nostro Catechista Serafino Sambernardo, scrivendo a D. Rua in data 21 settembre scorso, narra come egli abbia avuto la fortuna di poter accompagnare il Missionario D. Gavotto in una bella missione sul Barranca, affluente del Colorado. Egli scrive: Era già più di un anno che non mi moveva di casa; può quindi pensare se andai contento, tanto più che in missione si ha occasione di occuparsi in cose più conformi al nostro spirito, qual è il catechizzare la povera gente, rude sì, ma molto avida della divina parola. Mi duole solo di non poter accompagnare il Missionario più di frequente, perchè finora sono io il solo salesiano coadiutore in questa remota Casa e quindi ritenuto da molteplici lavori. Partimmo dalla nostra stazione ai primi di settembre alla volta del paese Barranca sulle sponde del fiume omonimo, ma per il cattivo tempo invece di uno impiegammo due giorni e mezzo. Si figuri, Sig. D. Rua, nello scender la valle del Barranca ci si scatenò contro un vento così furioso e continuo che lo stesso D Gavotto, che pur ha già percorso in tutti i sensi questa Cordigliera, confessa di non aver mai provato l'uguale. Noi eravamo involti in una densa nube di polvere: l'arena, o per meglio dire le pietruzze, lanciate dal vento che avevamo di fronte, ci tempestavano, potente grandine, tutta la faccia. Non era possibile seguire il sentiero e più volte si dovette ritornare sui nostri passi a rintracciarlo. Gli stessi cavalli si rifiutavano di proseguire, avviliti da quel continuato insulto del mobil elemento; e dire che si doveva fare ancor più di sei leghe in quella condizione, perchè su tutta questa distesa non v'è neppur una casa o capanna! Finalmente in sull'imbrunire del secondo giorno arrivammo a destinazione.
Barranca è poco popolata. Quantunque la nostra venuta fosse stata improvvisa, perchè non era giunto a tempo l'avviso che avevamo inviato, pure la missione a Barranca, come eziandio quella di Bota Ranguil (paesello posto fra il monte Tromen ed il fiume Colorado) riuscirono con soddisfazione di tutti. Io le scrivo questo, Signor Don Rua, per dirle che si continua a far del bene e che mi ricordo della sua festa onomastica, con augurarle ogni bene dal cielo e la protezione dell'Arcangelo S. Michele. D. Gavotto m'incarica di umiliare ai piedi di lei, amatissimo Padre, un mazzetto di frutti Chosmalalini, raccolti da aprile ad oggi. Questi frutti sono le missioni e le sante Comunioni amministrate. Quest'ultime sono così distribuite: 200 S. Comunioni al Curileo; 40 ad Huyngamo; 45 a Nireco; 200 a Las ovejas ; 48 a Callanta; 75 a Mallin de las yeguas; 130 a Fortin Guañaco; 145 a Barranca e 75 a Bota-Ranquil. Di queste sante Comunioni 40 furono prime. »
TERRITORIO DEL CHUBUT - Notizie multiple. - Il Missionario D. Nicolao Carrena manda queste interessanti notizie intorno alla sua missione sulla Cordigliera ed intorno allo stato di Rawson inondata. Tre mesi durò il mio lungo viaggio a cavallo: percorsi circa 400 leghe argentine o 2000 e più Km. tra le nevi ed un freddo intenso; però fui sempre contento e sano. Da Teuca a Choique Nilahue visitai i coloni, gli indii araucani, i pampas ed i tehuelches al Sud nella vallata del Senguer. Premesse le dovute istruzioni e catechismi, amministrai molti Santi Battesimi, per non parlare delle moltissime Confessioni e Comunioni.
Dopo venti giorni di indefesso lavoro, il tempo nevoso mi obbligò a lasciare le falde delle alte cime, il 16 di maggio. Il ritorno fu pessimo a causa della inondazione del fiume Chubut e le grandi nevicate. Arrivai a Rawson il 2 di luglio tutto lacero nella veste, con lunga barba ed il capello da secolare, perchè il mio lo ha voluto una volpe affamata. Il 28 di luglio alla mattina le grandi innondazioni che io vidi nel cammino, giunsero pure a Rawson , di cui già si conosce la rovina. Tutto il paese fu diroccato. Il Direttore col primo vapore condusse i ragazzi e le Suore a Buenos Aires, lasciandomi incaricato di salvare quel poco che le acque non potevano distruggere. Pazienza ! adesso viviamo in una casetta di legno con due o tre ragazzi che abbiamo tenuto qui per farci aiutare nel salvataggio.
La capitale fu decretata a Trelew e noi stiamo qui sulla collina aspettando gli ordini. Dio che non manca di aiutarci sempre, ci salvò da tutti i pericoli e malattie in mezzo ad un lavoro da facchini e nell'acqua fino alle ginocchia. Maria Ausiliatrice si è mostrata vera Madre nostra!
CHILI. - missione in Falagante ed il SS. Viatico agli inferni. - Il caro confratello D. Pietro Dinale ci scrive da Santiago in data 7 ottobre scorso : « Le mando brevi notizie delle fatiche apostoliche del nostro Vescovo Mons. Costamagna, unendovi una fotografia rappresentante la fede assai viva dei guazo chileni accompagnanti il SS. Viatico nei campi della vasta parrocchia di Falagante. La commovente funzione fu preceduta da una breve missione data da Monsignore e dallo zelante Parroco di Falagante Don Luigi Escobar, nostro ottimo Cooperatore. Il Sig. Francesco Andurraga prestò volentieri la sua cappella campestre e tutta la sua villeggiatura per radunarvi i campagnuoli tutti di quel paese. L'esito della missione, durante la quale Monsignore impartì pure il Sacramento della Cresima, lasciò nulla a desiderare.
» Monsignore in quest'anno, aiutato dai nostri Confratelli ha dato pure altre missioni riuscitissime quanto quella di Falagante, in S. Francesco al Monte, in S. Francesco del Mostazal , in S. Alfonso di Nos, in Curicó, in la Chagra Francescana, in Colina, ecc. Lungo sarebbe il descrivere il bene che si è fatto con queste missioni e le religiose feste celebrate in tali occasioni da quei buoni popolani, che hanno ancora nei loro cuori vivissima fede. Alla Chagra ed in Colina specialmente la gente accolse Monsignore con molti archi di trionfo, pioggia di fiori e con svariati fuochi artificiali. Ma ciò che più lo consolò fu il numero stragrande di Cresime date a persone già inoltrate negli anni e fino allora rimaste da Dio alquanto lontane. Oltre queste missioni e Cresime, Monsignore predicò pure gli Esercizi spirituali in varie Case di Religiosi e Religiose ed in Collegi d' ambi i sessi ; nonchè novene in varie Chiese e Parroc chie di Santiago e Valparaiso. Consacrò altari e chiese, diede ordinazioni sacerdotali in assenza dei Vescovi locali in Santiago, in Chillan, in Concepcion, a Francescani , Redentoristi, Salesiani, ai religiosi di Picpus, ecc.
» Ciò non ostante non lasciò di accudire le Case Salesiane tutte del Vicariato sul Pacifico. Fra poche settimane, appena compiutasi la consacrazione episcopale di Mons. Astorga, egli partirà per Bolivia e Perù a visitare anche quelle Case, che lo attendono ansiosamente. Gli conceda Iddio un felice viaggio!»
Noi abbiamo voluto riprodurre la bellissima fotografia rappresentante l' accompagnamento del S. Viatico nei campi della Parrocchia di Falamante. Una moltitudine sterminata di Chileni, uomini, donne, fanciulli , chi a piedi , chi a cavallo, con numerosissimi stendardi , bandiere e gonfaloni, accompagnano il Dio dell' Eucarestia, il Pane della vita alla capanna degli infermi. È uno spettacolo commovente e l'inno più bello di quelle ferventi popolazioni a Gesù Redentore in questa fin di secolo.
BERNAL, (ARGENTINA). -. Il corpo di S. Fausto Martire in America. - Nella Chiesa del nostro Collegio Convitto della S. Famiglia in Bernal lo scorso marzo ebbe luogo la solenne dedicazione di un nuovo altare a S. Fausto Martire, il cui corpo sacro fu ottenuto quasi per miracolo dall'Ispettore D. Giuseppe Vespignani nella sua visita che fece l'anno precedente a Roma. « Dire la gioia di paradiso che nel dì memorando dell'11 marzo si vedeva dipinta sui volti di tutti gli abitanti di questa Casa (così scriveci quel Direttore) è cosa impossibile. Mons. Francesco Alberti, Vicario della Diocesi di La Plata, ci onorò di sua presenza e compì il rito sacro. Fu una giornata indimenticabile, perchè nel corpo di S. Fausto abbiamo un vero tesoro ed i nostri giovani come ne sono divoti e quante grazie ottengono già da lui!
» Il 25 maggio poi tutti gli alunni del nostro Collegio di Almagro vennero in pellegrinaggio a Bernal per venerare le sacre reliquie di S. Fausto e se ne partirono con le più care impressioni. Per noi Bernalini questo Santo Martire è sorgente di ineffabili favori.
» Grazie infinite siano rese a quanti si interessarono per ottenerci un tanto tesoro! E faccia Iddio che noi possiamo sempre meritarci la protezione di un tanto Martire!
» Frattanto ad perpetuam rei memoriam custodiamo pure la lettera latina, che ci scrisse da Roma il nostro Procuratore Generale D. Cesare Cagliero (d. v. m.) intorno al Santo Martire, di cui trasmetto copia conforme. Eccola:
CAESAR CAGLIERO
Confratribus, Novitiis, Tironibusque Collegii Sacrae Familiae, BERNAL, s. d.
Pergratae mihi fuerunt litterae de sacris exuviis B. M. Fausti, quas accepi ad vos integras pervenisse. Al gaudeo quia fovetur pietas et diuturna deprecatio coram, ossibus ven. Martyris Christi. Quis me felicem non appellabit, si licuit, praesertim in adolescentioribus, animum excitare non tantum ad preces, sed ad fortitudinem in omnibus tolerandis amore Christi?
Non vos inanet, credo, passio dolorosissima martyriumque pro fide; al Soci religiosi vita, diuturna luetatio con tra carnem et sanguinem, martyriumque spiritus et voluntatis est. Praeterea magna fiele, marimaque spiritus sensuumque exteriorum mortificalione opus est, ne mondo impio corruptoque vincamur. Quare bene faeitis cum exuvias B. Màrtyris, plagis confessionis insignitas, intuemini, ad virtutem, imitationemque excitandanz; at, cuna nihil ex nobis possimus, si gratia Omnipotentis desit, orate, sine intermissione orate, interiecta B. M. Fausti intercessione. Qui cum vobiscum sit, elegeritque vestram veluti suam domum, hanc, omnesque habitantes in ea, totis viribus defensurum, dubitari haud fas est. Valete.
Romae Pr. Idus Aprilis A. P. C. MDCCCXCIX.
CORUMBA (MATTO GROSSO-BRASILE). -Consolanti progressi. -- Il caro confratello Don Angelo Cavatorta mandò a D. Rua il gruppo fotografico dei giovani del Collegio Santa Teresa, apertosi l'anno scorso sotto la sua direzione. Noi lo riproduciamo sul Bollettino, perchè ci pare la più bella prova per dimostrare i consolanti progressi fatti da quel Collegio in meno d'un anno. Bisogna però notare che i giovarti ritrattati, che sono 107, non rappresentano il totale di quelli che frequentano il Collegio, mancando tutti quelli delle scuole serali e molti anche delle scuole diurne che per giusti motivi non poterono trovarsi presenti.
IL nostro Bollettino con questo numero entra nel 24° anno di vita. Simile al granello di senapa, andò crescendo di anno in anno ed oggi la sua diffusione si può dir mondiale. Redatto e stampato in sei lingue, italiana, francese, spagnola, inglese c, polacca, la sua tiratura mensile supera le 200,000 copie, le quali sparse nelle diverse nazioni, sono l'eco fedele detto spirito di Don Bosco: lavorare alla diffusione del regno di, Gesù Cristo, salvando la gioventù. Questo spirito di tanti cuori ne forma un solo, cuore grande, nobile e magnanimo in tutte le sante imprese della fede e della carità.
Come i nostri lettoni ben sanno, il Bollettino Salesiano non è posto sotto l'egida dell'annuo abbonamento, ma ciò non toglie che noi diciamo francamente a tutti: Veniteci in aiuto nel sostenere le gravi spese di carta e spedizione, che ogni mese dobbiamo incontrare per questa grande pubblicazione. Per la carta e per L'abbonamento postale di ciascun Bollettino, spendiamo annualmente circa L. 3,00. Sia quindi impegno di tutti coloro che lo ricevono mandareí almeno una corrispondente offerta. Il titolo di Cooperatore, la diffusione della buona stampa, gli importanti argomenti trattati nel periodico e la carità del prossimo vi spingano a mettervi in diretta comunicazione con la Direzione, sia per fare la propria offerta, come per tenerla informata di quei vostri conoscenti che desiderassero ascriversi alla nostra Pia Unione.
GRAZIE di Maria Ausiliatrice
La medaglia di Maria Ausiliatrice al letto d'un moribondo.
Il Sig. X... cristiano solo di nome, giaceva da oltre sei mesi in letto consunto da lenta tisi. I medici, dichiaratolo incurabile, lo avevano già abbandonato ed il poveretto si trovava omai in fin di vita. I parenti ed amici ne erano addoloratissimi, sopratutto percbè l'infermo non volea saperne di pensare alla salvezza dell'anima sua e ricevere i SS. Sacramenti. Alle insistenti preghiere dei parenti in proposito egli si rifiutava ostinatamente, quantunque ben si accorgesse di esser proprio alle porte dell'eternità.
Stavano le cose in questi termini, quando una caritatevole persona, mossa a compassione dell'infelice, venne a pregarmi di andare a trovarlo al fine di ridurlo a migliori sentimenti.
Cominciai tosto le mie visite all'ammalato facendo uso di tutti i mezzi suggeritimi dalla carità e dall'opportunità per cattivarmelo ed inspirargli confidenza. Quantunque egli mi ricevesse sempre con indifferenza e freddezza, pure mi parve un giorno che, essendo colui meglio disposto, avrei potuto far breccia sul suo cuore, e perciò bellamente lo pregai ancor io a voler pensare all'anima sua aggiustando le partite di sua coscienza con una buona confessione. Feci appello a tutti gli argomenti della fede e della ragione, ma io parlava ad un sordo; che anzi, stizzito egli della mia insistenza, mi dichiarò apertamente che era inutile tentassi persuaderlo a ciò, che non andassi più a trovarlo con tua tal fine, perchè non si sarebbe mai disposto a confessarsi, nulla importandogli morire senza ricevere i SS. Sacramenti. Intanto aggravandosi ogni giorno più il male, non vi era tempo da perdere. Non potendo rassegnarmi a lasciar andar perduta per sempre l'anima di quell'infelice, pregai Mons. Fagnano a voler egli pure fargli una visita, sperando che forse le sue esortazioni sarebbero state più efficaci. Ma neanche Monsignore ottenne lo scopo.
La vittoria su quella riottosa anima era riservata alla nostra cara Madonna Maria Ausiliatrice, a cui, visto inutili tutti gli sforzi umani, pensai di raccomandarlo mettendolo sotto la sua potente protezione. Perciò in una visita pregai l'ammalato di voler almeno accettare una medaglia di Maria SS. ed il suo santo scapolare del Carmelo, e quegli per deferenza acconsentì. Si lasciò mettere al collo il sacro abitino e, cosa nuova, fu tanto accondiscendente che recitò meco l'Ave Maria. Questo succedeva al mattino. La sera di quello stesso giorno l'ammalato spontaneamente mi fece chiamare e chiese con istanza di confessarsi; il che fece con segni di tanta compunzione, che io ne rimasi altamente meravigliato, come pure quanti sapevano la sua ostinazione nel rifiutare questo Sacramento. Gli amministrai subito dopo l'Estrema Unzione, non potendo ricevere il SS. Viatico per i frequenti vomiti, e gli impartii la benedizione papale. Durante la sua agonia pregò sempre con molta divozione, baciando il Crocifisso e la medaglia di Maria Ausiliatrice.
Tutti attribuirono questo suo repentino e straordinario cambiamento ad una vera grazia di Maria Ausiliatrice, nè poteva esser altrimenti, se si tien calcolo ancora che un'ora dopo era già cadavere! Quanto è vero che non sì ricorre mai invano alla Madonna di Don Bosco !
Puntarenas, 8 Settembre 1899.
Sac. MAGGIORINO BORGATELLO
Missionario Salesiano.
Maria Ausiliatrice esaudì la mia promessa.
Il mio cuore era fortemente angosciato, perchè trovandosi colpiti da malattia mortale tutti i membri della mia famiglia ed anche la mia nuora, temeva che qualcuno dovesse morire senza poter ricevere i conforti di nostra Santa Religione. Il pericolo cresceva. Disgraziatamente nella nostra Colonia di San Gennaro non v'era sacerdote. In tale frangente inviai subito un telegramma al R. P. Francesco Comini, Parroco di Diaz, che si degnasse venire in nostro aiuto. Ma come fare? Da Diaz a San Gennaro ci sono circa 33 kilometri di distanza, e per di più in quei giorni una grandissima inondazione, causata da una pioggia dirotta e continuata, aveva distrutto quasi una intera Colonia, allagando la via a più di un metro e mezzo di altezza, e distruggendo nell'impetuosa sua corrente in molte parti il terrapieno della strada carrozzabile, che conduce da S. Gennaro a Diaz, rendendola così impraticabile.
Un uomo pratico, che io aveva spedito per ricevere il Parroco, dovette tornare con rammarico dicendo che era impossibile traversare. Il mio cuore si spezzava dal dolore. Mi rassegnavo alla perdita dei miei cari, ma non poteva soffrire di vederli morire senza i Santi Sacramenti. In tale angustia mi venne alla mente un santo pensiero, frutto della lettura della Vita di Don Bosco e delle tante grazie che il Bollettino Salesiano racconta ottenute per Maria Ausiliatrice.
Faccio subito una promessa di largire una elemosina generosa per i poveri ragazzi del Collegio di Don Bosco nella città di Rosario e di far collocare nella Chiesa di questa Colonia una bella immagine di Maria Ausiliatrice, se arriva il sacerdote prima che muoiano gli ammalatì.
Nel tempo stesso invio un telegramma al Signor Direttore del suddetto Collegio, perchè faccia pregare i fanciulli ricoverati secondo la mia intenzione. La risposta telegrafica del Direttore diceva: « Preghiamo e facciam pregare ». Madre pietosa ! Giammai cesserò di ringraziarti!
La mia fiducia in Maria Ausiliatrice non fu delusa. Il zelante Parroco di Diaz, affrontando la morte, attraversò a cavallo il pericolosissimo terrapieno coperto e solcato dalle acque, e tutto coperto di fango e bagnato da capo a piedi arrivò in tempo per amministrare agli ammalati gli ultimi soccorsi di Santa Madre Chiesa.
La presenza di un Angelo non mi avrebbe rallegrato il cuore come quella di questo buon sacerdote. Accettai rassegnato la morte di un mio figlio e della mia nuora: ma ringrazio il Signore, perchè ambedue spirarono nel suo bacio e perchè mi risanò gli altri tre figliuoli.
Sarei ben lieto che questa mia relazione servisse per accrescere la divozione alla sempre cara e benedetta Vergine di Don Bosco Maria Ausiliatrice.
Colonia di S. Gennaro (Prov. di Santa Fe') Rep. Argentina, 1899.
JOSÉ MARCONETTO.
Lo stesso Signor Marconetto in una seconda lettera ringrazia la Vergine SS. Ausiliatrice per un'altra grazia ottenuta.
Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice, e pieni di riconoscenza inviarono offerte al santuario di Torino o per la celebrazione di
S. Messe di ringraziamento, o per le Missioni Salesiane, o per le altre Opere di D. Bosco, i seguenti:
A*) - Alba: Eletta ed Alina Porro, L. 35. - Alcamo: Una pia persona a mezzo di Giuseppe Manno, 2. - Ambrì (Canton Ticino): Agnese Guscetti, Maestra. - Ancona: Francesco Ing. Nardi, 5. - Arzengio: Don Antonio Pallino, 5. - Assisi: Maria Bartolini-Rossi, 7.
B) - Babano (Imola): Pio Piffari, 5. - Bagolino (Brescia): Carlo Fusi per la guarigione del nipote Stefano e della moglie, 12. - Barone Canavese: Don Domenico Deandrea, 5 per Messa. - Bellinzago Novarese : Carolina Carnaghi, 2 per Messa. - Bolsena Can. Agostino Battaglini, 25 per Messe e 20 per le Missioni. - Borgotaro : Domenico Baruffati. - Bosa (Cagliari): Una pia persona a mezzo di Francesca. Solinas-Piras, 5, - Botticino Sera (Brescia): Angela Borsetti, per quattro segualatissime grazie, 30. ---Buenos Aires (America): Geronima Nattero, 3.
C) - Cantavenna: Carolina Brusasca. - Carignano: Teresa Bellino, 10. - Carmagnola: Catterina Abrate. - Castellanza: Giovannina Colombo. - Castellanzo Serralunga: Ernestina Monti, Maestra, 5. - Chioggia: D. Francesco Zennaro a nome di Luigi Dall'Acqua, 10. - Chiusa S. Michele: Luigia Borello, 1. - Cividate: Elisabetta Vielmi a mezzo del Sac. M. Isonni, Arciprete, 5 per Messa. - Cordovado (Udine): Giovanni Fanzio, 10 per Messa. - Cremona: Erminia Cerioli, 5 per Messa. - Crescentino: Bonaventura Quaglia, 5 per le Missioni. - Cngnasco (Canton Ticino): N. N., 5. - Cuneo: Michele Galfrè, 5. D) - Diano d'Alba: Federico Avallo, 2 per Messa.
F) - Falicetto: Andrea Barale, 5 a mezzo della Sig.a Carino Ved. Einaudi. - Farigliano : Teresa Cappa, 10. - Ferrere d'Asti: Leonilde Balla-Viale, 5 ed un lenzuolo. - Fetti (Dronero): Antonio Agnesotti, Maestro, 5. - Firenze: Cesira Romanelli, 5. - Fonte (Treviso): Antonietta Conte-Gardini, 5. -Forino (Avellino): D. Giovanni Bruno, 5.
G) - Genoni (Cagliari): Battista Tola, 100. - Genova: Rosa Maria Alberti, 5 per Messa; Avv. Stefano Pig none, 15 per Messa. - Ghilarza (Cagliari): Don Salvatore Marras, Parroco, 3. - Giardini (Messina): Elena Corvaja fu Pietro, 5 per Messe. - Grana Monferrato: Ch. Maggiorino Maggiora, offerta per Messa. - Grignasco: G. M. F., Maestra, 5. - Grinzane (Cuneo): Francesca Polissero, .2 per Messa.
I) - Isola della Scala: Angela Zecchetto, 20 per una Messa e le Opere di Don Bosco.
L) - Lercara: Francesco Sangiorgio, 5. - Loreto Aprutino: N. N. - Lovere (Bergamo): Olga Peruzzi, 4,50. - Lovero Valtellina (Sondrio): Rosa Giordani-Zam-patti, 12.
M) -- Madonna-Lonigo : Gio. Battista Soso, 12 per la guarigione della sorella. - Marzano-Pavese: La Famiglia Ricotti a mezzo del Suc. Emilio Basi, Parroco, 5. - Masserano: Can. Giuseppe De-Nicola, 5 per Messa.- Mendrisio (Svizzera): Virginia Nessi, 20. - Messina: Fanny Keller, 10. - Mignanego (Genova): Domenico Favareto, 3. - Milano: Ch. Aldo Maria Bossi; Aida Bertani, 6,50 a nome suo ed a nome di Maria Terenzi Gusberti. - Modica: Pietro Civello per la buona riuscita di un'operazione chirurgica a suo fratello, 25 per Messa. - Mombercelli: DomenicoRoggero, 3. - Mondacce-Tenero (Canton Ticino): Maria Balenii, 10. - Montemagno Monferrato: Sebastiano Zola, 1,50 per Messa. - Monteviale (Vicenza): Angusta. Pinard-Cappellari, 5 per due Messe.
N) - Nizza Monferrato: Luigi Torelli d'anni 77, che ringrazia la Vergine per il buon esito di una difficile operazione chirurgica. Una Suora dell'Istituto S. Giuseppe.
O) - Oakland (California): Maria Martino per la guarigione di una sua nipote, 10. - Orni (Cagliari): Giuseppina Porceddu, 1.20 per Messa. - Orsago (Tre viso): Angola Zanin-Licini, 5 per esser stata preservata dalla grandine. - Ospitaletto (Brescia): Giovanni Assalini, 2.
17) - Padova: Arscn Rolinet, 2 - Parona all'Adige: Una Maestra. - Patria: Ch. Luigi Vigotti, 2; Adele Carena-Baggiani, 10 per le Missioni.- Pelatto (Cuneo): Maddalena Buttiero, 5,80. - Pietra Gavina: D. Luigi Chiesa, 7,50.
Q) - Quart (Aosta): Ortensia Rosset, 5.
R) - Racconigi: Una pia persona, 20 per nove Messe di ringraziamento. - Raveo (Udine): Giustina Ved. Ariis, 4. - Rodello: Pietro Cagnasso. - Roma: Maria Fantinato, poi buon esito negli esami di suo figlio, 2. - Roeeseala: Carolina Ricordi, 2.
S) - S. Giovanni Montebello (Catania) : Agat:ina Caraffe per la guarigione della mamma, 10. - 8. Afa rigo (Vicenza): Giovanna Baggiotti-Cavalli, 5 per due Messe. - S. Michele Extra: Gelmino Giuliari,5, 50 per Messa. - S. Miniato: D. Virgilio Monti, 7. - S. Nicola La Strada (Caserta): Anna Laudando in Re. - S. Pier d'Arena: Angela Chiappori, 5 per Messa. - S. Vittoria d'Alba: Alessandrina Caterina Cogito, 5. - Santuario: Una pia persona a mezzo del Sac. D. Bortolo Mereani, 2. - Saronno: Lauro Vago, 10 per le Missioni. - Sesto al Regheno (Udine): Teresa Tiziano, 3. - Sicilia : Un volontario di un anno nel 73° Fanteria ringrazia per l'assistenza avuta da Maria nelle manovre di campagna. - Someo ( Valle Maggia-Canton Ticino): Giacomo e Candida Badasci, 5. - Starzo di Mineo (Catania): Suor Margherita Cocuzza, 2.
T) - Torino: Filomena Gambarino, offerta per Messa; Giovanni Anselmino, offerta per Messa; Margherita Massa; Delfina Rolle-Abbene, 5; la Maestra N. R. C., 2; la Cooperatrice P. M. - Torrevilla: Luigia Valsecchi-Carrera, 5. - Torricella (Canton Ticino): Giuseppe Bernasconi, 20.
V) - Valletta (Malta): Suor M. Ursula Mamo, Cooperatrice Salesiana, 10 scellini per Mossa di ringraziamento. - Varazze: Maria Vallarino per il miglioramento della madre. - Venans: Pietro Rossetto, 15. - Venezia: D. Cesare Pugnalin a nome del big. Moroni, 5 per Messa. - Vignale: Teresa Beccaria, 4 per Messa.
X) - Battista Ablatico, 2 per Messa. - Una pia persona che ottenne da Maria la conversione e la guarigione d'un parente in età avanzata. - Luigia Prato. - Nobil Donna Pina Marenco Cenano per l'ottenuta guarigione di persona cara. - Innocenza Scettrini, 10.
Il Can. Carlo Morozzo della Rocca della Metropolitana di Torino.
DISCENDENTE da una illustre ed antichissima famiglia piemontese, in cui era ereditaria la pietà e la grandezza, egli, il buon Canonico, lasciando ogni idea di fasto , si consacrò ancora in giovane età allo stato ecclesiastico , e tutto volle vivere nelle occupazioni della sua sacra missione. Mentre frequentava l'Università di Torino, sentì la voce di Dio, ed alla scuola di quel virtuoso sacerdote , che D. Bosco trovò nel principio dell'opera sua, cioè il Teol. G. B. Borel, egli si risolse di entrare nella carriera ecclesiastica. Ancor chierico , per suggerimento del pio Teol. Borel , cominciò a frequentare il nostro Oratorio di S. Luigi. Colà egli faceva volentieri il catechismo, si intratteneva con amorevolezza in mezzo a quei buoni figli del lavoro, e trovava gran piacere. Lungo la settimana, quasi a riposo degli studii , andava a quello stupendo asilo di ogni miseria, come era già allora l'Opera del Cottolengo, e passava le lunghe ore nei più bassi uffizi di carità. Ci raccontava come molte volte s'industriava di far divertire quei poveri infelici, e copie il Signore l'andava via beneficando.
Ancorche volesse essere solamente e tutto di Dio, Tuttavia il mondo lo veniva a cercare. Nel dì stesso che celebrò la prima volta la santa Messa, e per amore di raccoglimento si era allontanato da Torino, il Re Carlo Alberto gli mandò nna splendida decorazione ed il titolo di suo Elemosiniere. Ma più che gli splendori della Corte, egli ornava i suoi poveri. Ogni giorno non mancò di andare alla Casa del Cottolengo a confessare, a fare catechismi ed a consolare gli afflitti. Una volta sola , se bene ci ricordiamo, andò a compiere il suo ministero di gran Cappellano militare; e fu nel 1859 , quando allo scoppiar della guerra il Re Vittorio Emmanuele II lo volle al suo fianco. Ci raccontava come quel Re gli diceva : « Caro Abate, se mi vedesse in pericolo, mi benedica e mi assolva. » Tra gli altri dolori di quel tempo annoverò l'annunzio che suo fratello generale era stato mortalmente ferito, mentre alla testa del reggimento guardava le mosse dell'esercito.
Un'anima così candida ed amante della carità non poteva ignorare D Bosco e le sue Opere. Quindi dopo l'Oratorio di S. Luigi, di quando in quando veniva a quello di S. Francesco in Valdocco, e prendeva parte allo sviluppo prodigioso delle Opere Salesiane. Nei giorni di maggior prova per D. Bosco, il buon Canonico non mancava di consolare il nostro Padre e versar balsamo nel suo cuore e porgergli quei soccorsi che gli potevano rimanere dalle molteplici opere di carità. Quando si cominciò il processo diocesano per la Causa di D. Bosco, accettò volentieri la carica di giudice e vi si mostrò appassionato e fervoroso. E le due affezioni più care al suo cuore, il ven. Cottolengo e D. Bosco, furono anche quelle che lo accompagnarono sino alla tomba. L' ultimo giorno che uscì di casa, si fece condurre al Cottolengo e poi al nostro Oratorio. Consolato al letto di morte dalla benedizione del S. Padre, dalla visita del nostro Ven. Cardinale Arcivescovo, tranquillo e sereno, col santo Rosario in mano, ed accompagnato dalla riconoscenza di tutti i suoi beneficati, rendeva la sua anima al Signore nel giorno 22 novembre 1899. Sia pace all'anima sua !
Posi il nostro mesto fiore sulla tomba di questo benemerito Vice Direttore dei nostri Cooperatori di Ferrara. e ridica ai posteri la grande eredità di affetto da lui lasciata ai figli di D. Bosco! Rapito il 1° dicembre scorso da improvviso malore nel fior degli anni , poichè ne contava appena 46, Monsignor Adriano Camanzi lasciò dietro di sè nobilissimi esempi ed universale compianto in mezzo alla popolazione ferrarese. Davanti alla sua fredda salma il Conte Comm. Giovanni Grosoli così delineò la vita attiva di questo santo sacerdote
« Fu breve la sua vita, fu troncata nel fiore degli anni e della vigoria, ma i suoi giorni furono pieni, ed egli lascia un'orma assai più profonda di tanti uomini che lunghi anni rimasero sulla terra. I molti talenti ricevuti da Dio egli non seppellì, ma tutto spese a lustro della scienza, a bene del prossimo e sopratutto ad incremento di quelle opere, che mirano a far rifiorire lo spirito cristiano negli individui, nella famiglia e nella società. Colla niente acuta, col cuore generoso Mons. Camanzi comprese e desiderò la restaurazione sociale di Cristo e a questo nobilissimo scopo consacrò l' ingegno , la dottrina , lo zelo, l'energia, in tutte le nostre associazioni Cattoliche »
E l'ottimo periodico settimana le La Domenica dell'Operaio di Ferrara (1), di cui Mons. Camanzi era fondatore e direttore, ci dà questo caratteristivo ritratto: « L'uomo fu schietto, cordiale, popolarissimo. Singolare all'aspetto, alla figura, all'andatura . fu anche singolare, anzi uomo raro pei doni molteplici ond'era privilegiato. Buon cuore. bell'ingegno, spirito e semplicità, coraggio e umiltà, gaiezza e forza fisica , riuniva in se tante doti e sì varie, che ben difficilmente potranno ancora riassumersi , armonizzate così , in un altro individuo.
» La forza sovrabbondavagli in ogni cosa e orni cosa faceva e compiva con impeto e con godimento. Piacevagli , sopratutto, di far lui e avrebbe portato da sé quel grappolo della terra promessa che gravava le spalle a dieci uomini, per il piacere stesso dello sforzo e del trionfo, poichè egli solo valeva certamente per dieci. Nelle incombenze, nelle adunanze, nelle festività moltiplicavasi : l'occhio attento, il comando preciso, il consiglio illuminato.
» Al povero , al pitocco, allo sconsolato , non disse mai di no nè col labbro, né colla borsa, nè con il conforto del proprio ministero, ma prontamente e cordialmente soccorreva, consolava, riparava. Di sè e del suo fu prodigo co' suoi, con gli altri, con tutti. Della famiglia e della madre amorosissimo, a lei sola pensava nei tristi momenti delle accuse e delle denuncie... »
A noi , che durante il Congresso Cattolico tenutosi l'anno scorso a Ferrara abbiamo avuto la fortuna di avvicinarlo e di osservarlo in tutta la sua attività, questo ritratto ce lo richiama vivo vivo alla mente, mentre al nostro orecchio risuona ancora la sua calda e fluida parola sempre piena di affetto per l' Opera di Don Bosco. Per lui i Salesiani in Ferrara divennero più conosciuti, il Collegio S. Carlo fu ampliato, ed i nostri confratelli di quella città poterono aprire pure l'Oratorio festivo. Salesiano di mente e di cuore, coadiuvò anche materialmente, secondo le sue forze , le opere nostre. A quest'ora il buon Dio l'ha già premiato esuberantemente di quanto lui operato; ma a noi la gratitudine c' impone il mesto ricordo e la fervida prece per lui. Arrivederci in Dio.
(1) Per abbonamenti rivolgersi alla Direzione in via Cairoli, 24. Ferrara. L. 2 annue.
Col 1 scorso dicembre spirava nel bacio del Signore e da santo come era vissuto il Sac. Antonio Gianelli, nostro buon Cooperatore, in età di anni 79. Pieno di zelo consumò tutta la sua vita nel far il bene prendendo parte ad ogni opera buona. Cinque anni or sono, quando sorse l'idea di fondare un Oratorio Salesiano in Rapallo, egli se ne fece entusiasta promotore raccogliendo le migliori offerte e adesioni. Ricordava con affetto Doti Bosco, con cui aveva avuto occasione di parlare, e tante altre conoscenze antiche di Salesiani. Purtroppo alcune difficoltà sorte all'effettuazione dell'accennata Opera, mentre lo addoloravano molto, lo facevano esclamare: Se fossi più giovane, quanto lavorerei volentieri per quest'Opera! E con tale speranza chiuse i suoi giorni, lasciando non ricchezze, perché tutto diede per gli altri, ma un largo retaggio di santa memoria e buone opere.
LA NUOVA CATTEDRA PONTIFICALE della Metropolitana di Torino (*)
Nella magnifica pubblicazione dell'illustre avvocato Ferdinando Rondolino riguardante i monumenti della nostra Metropolitana, edita nel 1898 , si leggono le seguenti espressioni : « La calma serena, la purezza delle linee e la grazia schiva, che fanno così bello l'esterno del duomo, hanno perfetto riscontro nell' interno di esso, che leva alto la mente e invita a raccogliersi ed a meditare. »
Ricordiamo queste parole nel parlare più ampiamente di quanto già si è fatto altre volte in questo giornale l'Italia Reale-Corriere Nazionale intorno alla nuova Cattedra Pontificale della Metropolitana , elevata qual decoroso omaggio a S. Em. il Cardinale, l'amatissimo nostro Arcivescovo di Torino Agostino Richelmv.
Non facile impresa era la costruzione di un tale mobile , se dovevasi rispettare quella calma e quella grazia, che sono pregio del nostro duomo, al quale non si addiceva un lavoro troppo ardito per forme, o troppo pomposo per ornamenti. Accresceva la difficoltà dell'opera, il posto dove si aveva ad elevare la Cattedra, posto limitato per spazio, in causa della vicinanza al grande prospetto marmoreo della scalinata alla Cappella della SS. Sindone e di quella dell'ingresso laterale nel Sancta Sanctorum.
Tutto consigliava ad affidare a provetto artista la esecuzione della Cattedra: fu invece provvedimento di mente gentile e coraggiosa quello, per cui tale impresa venne data ai figli di D. Bosco. Infatti alla Scuola professionale di S. Benigno Canavese, diretta dai RR. Salesiani , fu affidata l'esecuzione della Cattedra Pontificale, lasciando liberi i giovani artisti sul tema delle decorazioni.
Preoccupati delle difficoltà, che accompagnavano l'incarico assunto, stabilirono i Salesiani di studiare prima d'ogni altra cosa un disegno che si adattasse allo stile dominante della Chiesa, quale stile spicca sopratutto nelle porte marmoree del prospetto, scolpite da celebrati autori toscani. Stabilirono poscia che il lavoro fosse tutto eseguito in noce, e affinchè nessuna parte di esso apparisse troppo vistosa si abbandonò l' idea di indorature o coloriture.
Ogni particolare fu modellato prima di scolpirlo, e fu inviato l'insieme del disegno a Roma per avere la certezza che il lavoro corrispondesse alle prescrizioni del rito e per ottenere l' approvazione ecclesiastica.
Preparati tutti i particolari, avuta l'approvazione di Roma, in pochi mesi con applicazione febbrile ed incessante le tenere mani di giovani artisti giunsero a compiere un'opera, che farebbe onore ad un esperimentato artista, tanto è finita in ogni sua parte. Il minuto esame di ciascuna di esse porta a credere che il tempo necessario per compiere il tutto fosse appena bastevole quello d'un anno, mentre con meraviglia di tutti fu eseguito a regola d'arte in pochi mesi.
Il visitatore che entrasse frettoloso nel duomo per vedere qualche cosa che lo colpisca ed arresti, passerà facilmente innanzi alla Cattedra senza quasi vederla. Ma colui invece che calmo e tranquillo esamina nei suoi particolari il duomo, è costretto a dire : « La Cattedra Pontificale è opera di squisito scalpello. » Ora eccone una succinta descrizione.
La Sedia Pontificale si appoggia ad uno schienale diviso in tre scomparti o specchi quasi uguali fra loro. Questi senza fregi e sculture sono portati da una base ricca di modanature, e coronati da una trabeazione finamente scolpita.
L'assenza di sculture nei tre specchi dello schienale, permetto non solamente l'appoggio della Sedia Pontificale e di quelle laterali degli assistenti il celebrante, ma eziandio permette l'applicazione di drapperie, portanti il colore del rito prescritto per determinate funzioni.
Quattro parastre fiancheggiano i tre specchi. Addossate alle parastre centrali si elevano due colonne.
Al disopra delle parastre e delle colonne adornano la trabeazione teste di Santi, quali S. Giovanni Battista, i Martiri S. Solutore, S. Avventore, S. Ottavio, soldati della legione tebea, Patroni della città e Metropoli ; S. Massimo , Sant'Eusebio, S. Agostino Vescovo, S. Pio V Papa, il B. Sebastiano Valfrè e Giovanni Gersen Vercellese che si ritiene l'autore del gran libro l'Imitazione di Cristo.
I conoscitori della Storia ecclesiastica piemontese non potranno fare a meno di complimentare la scelta dei personaggi rappresentati in queste sculture.
A partire dalla cornice dello schienale, che corona la trabeazione, si distaccano sulla linea delle colonne due modiglioni graziosamente involuti da foglie d' acanto che sorreggono il « dossello » o baldacchino.
L'arma cardinalizia di S. Em. Monsignor Agostino Richelmy è scolpita nello specchio del dossello in prosecuzione dello schienale. La parete esteriore della Cattedra prospiciente la Cappella del SS. Sacramento non porta lavoro di scalpello e la semplicità e purezza delle linee s' armonizzano bellamente mercè le parastre con la grandiosità della fronte.
Nelle parti in rilievo non vi sono rapporti, essendo gli ornamenti e le teste ricavati dal legno massiccio, merito questo al giorno d'oggi non comune.
I motivi delle sculture, come l' insieme del disegno, son presi dagli ornati del duomo e così
I tondini, gli ovali e le gole della cornice, come i caulicoli, le foglie, i fiori dei capitelli sono tratti dalle sculture delle porte.
È da notarsi come i capitelli delle tre porte esterne del duomo dal Rondolino si fanno derivare dal corinzio, ma più precisamente sono di ordine composito, cioè fra l'jonio ed il corinzio.
Le sculture esterne del duomo per quanto siano opera di classica mano toscana, tuttavia si risentono ancora dell'epoca (1470) e così esse presentano capitelli che diversificano l' uno dall' altro.
In uno si veggono invece dei caulicoli corpi di delfini, in altri teste di cavallo, baccelli accartocciati in un terzo, infine corna di capretto rivolti in su in un altro
Il viticcio che scolpito delicatamente s' aggira, attorno le due colonne laterali alla Cattedra, trova esso pure il riscontro negli stipiti delle porte marmoree, come nei dipinti del duomo.
I fogliami d'acanto delle mensole, delle parastre, parimenti sono motivi ricavati dalla facciata della Chiesa.
Infine le teste dei Santi, che si trovano nel fregio al disopra dei capitelli delle colonne e parastre, danno vita al lavoro ed al complesso della Cattedra con spirito moderno, nella stessa guisa che nell'archivolto del Portone Principale danno vita all'insieme gli angeli con strumenti musicali e la figura di S. Giovanni Battista.
In una parola il duomo si è arricchito d'un gioiello di più, che mentre è un omaggio a Sua Emin. il Cardinale Richelmy, risponde per il suo assieme alla modestia di chi deve accogliere nelle grandi funzioni, per i suoi pregi artistici rispecchia poi in un certo modo i meriti del nostro amatissimo Arcivescovo , il quale si conforma in tutto allo spirito che ebbero i Santi, le cui teste adornano la sua Cattedra.
Un elogio ben meritato spetta a chi, ordinando i lavori, diede la preferenza ad un Istituto, quale è la Scuola Professionale di S. Benigno. E ciò sia di sprone a chi bramasse avere lavori di scultura in legno; egli troverebbe in quel paesello operai che risponderebbero a tutte le esigenze moderne.
La scuola abbonda di modelli ed è diretta da bravi ed intelligenti capi, essi pure Salesiani, che non lasciano mai mancare quanto occorre per corrispondere alle commissioni.
Nè solamente per lavori sacri, ma eziandio per lavori civili si presta la Scuola d'Arti e Mestieri di S. Benigno Canavese.
Questa Scuola fu premiata con medaglia d'oro all'Esposizione Sacra in Torino nel 1898 pei suoi lavori di Libreria, Tipografia, Legatoria.
Da essa escono bravi fabbri e meccanici, falegnami, stipettai, ebanisti, sarti, calzolai.
E se ciascuno di questi rami d'industria è capace, nel suo genere, come si ritiene, di dare un lavoro così perfetto, come quello che uscì dal ramo della scultura, i Cooperatori di D. Bosco e delle sue Opere diano l'impulso ad esse non solamente con l'obolo, ma eziandio con delle ordinazioni. Così facendo oltre al concorrere alla prosperità degli Istituti Salesiani procureranno lavoro e onesto guadagno ad operai, che seguendo l'educazione dei figli di D. Bosco sapranno tenere alto ed onorato il nome della nostra Italia.
Certo è che l'abbazia di Fruttuaria di San Benigno, già sede di scuole per le scienze e per le arti sotto la direzione di S. Guglielmo benedettino, ora per Divina Provvidenza ceduta a Don Bosco, nulla ha da invidiare ai tempi antichi. E i duecento giovani che ivi si educano perfezionandosi nella religione e nell'arte sostituiscono degnamente gli allievi ed i discepoli di S. Guglielmo.
Del che una nuova prova diretta si ha nello splendido lavoro dei giovani di S. Benigno che adorna la Metropolitana. Esso lavoro infine risveglia nella mente un concetto : nella storia della Religione si veggono sempre ripetere i fatti dei primi tempi, e come G. C. N. S. era acclamato dalle voci infantili al suo seguito, così i successori degli Apostoli, i Pastori di Cristo , amanti essi pure della gioventà, sono acclamati non solamente colle parole, ma coll'opera delle loro mani, a maggior decoro della Chiesa e degli altari. VINCENZO DEMORRA.
(*) Questo articolo dell'Illustrissimo Sign. Ingegnere Vin.cenzo Demorra venne pubblicato nel N. 318 dell' Italia RealeCorriere Nazionale di Torino. da cui noi lo rileviamo.
UNA FIERA PER L'OPERA SALESIANA A TRIESTE.
Lo scorso novembre ebbe luogo in Trieste una bellissima e riuscitissima fiera a favore dell'Opera nostra stabilita in quella città. Non essendoci stato possibile parlarne lo scorso mese per l'abbondanza di notizie intorno all'inondazione delle nostre Missioni di Patagonia, ne diamo un cenno ora a perpetua memoria del faustissimo avvenimento.
Il bazar di beneficenza a vantaggio dell'Opera nostra venne inaugurato il 13 novembre nella grande sala dell'edifizio di Borsa. In quel giorno l'Osservatore Triestino scriveva intorno alla fiera questi apprezzanlenti : « Diciamolo subito che il successo è grandioso, trionfale, degno in tutto dell'alto e sublime scopo di carità, cui è dedicato tutto quel sontuoso e splendido apparecchio. La cittadinanza dimostra di sapere degnamente apprezzare i grandi, ammirabili risultati ottenuti nel breve periodo di tempo dall'azione veramente evangelica e redentrice dei Salesiani, i seguaci di quell'Apostolo di carità che fu D. Bosco. La fiera è riuscitissima, copiosa di oggetti di ogni fatta, fornita dalla gentilezza muliebre. La sala offre un aspetto incantevole, fantastico, di bellissimo effetto, parato con drapperie , con trofei di bandiere e ricchi padiglioni... Numerosissima era l'affluenza di signori e signore o ben si può dire che tutta la società più eletta si era dato convegno alla fiera.
Vi erano le Loro Eccellenze il signor Luogotenente Conte Goëss e la Consorte, Mons. Vescovo Sterk, l' illustrissimo Podestà Dr. Dompieri, le Loro Eccellenze il Barone e la Baronessa Rinaldini, il Direttore di polizia Consigliere aulico Busich, il Preposto Capitolare Mons. Petronio, parecchi altri Monsignori e numerosi ragguardevoli personaggi. All'entrare di Sua Eccellenza il Luogotenente nella sala, echeggiarono i concenti dell'inno popolare, eseguito dalla banda.
La Presidente del Comitato, la signora Enenkel , tenne un discorso forbitissimo , con voce chiara vigorosa e con tale accento , da destare vera ammirazione. La prestantissimna signora accennò all' opera eccellente e santa dei Salesiani ed alla necessità di estenderla quanto è possibile, ch'è lo scopo appunto cui tende la fiera. Tributò calde parole di ringraziamento ai convenuti ed a quanti contribuirono al felice successo di tale impresa di carità. Calorosi applausi accolsero le parole della dama.
» Rispose con un discorso Monsignor Vescovo, ripetendo che la missione caritatevole di D. Bosco si è dimostrata, in tutta la sua importanza coll'u stendersi in Italia , in Francia , nella Spagna, Svizzera, Belgio, Inghilterra, e persino oltre l'Oceano. Espresse la sua soddisfazione che sia giunta anche fra noi ad apportare i vantaggiosi ed ottimi suoi frutti. Disse di avere potuto convincersi personalmente degli ammirabili risultati ottenuti in sì breve tempo nel Ricreatorio, ed espresse l'augurio che l'opera dei buoni Salesiani si allarghi nella città nostra, come n'è il bisogno. Concluse ringraziando il Luogotenente ed il Podestà per l'appoggio accordato all' opera encomiabilissima e santa ed invocò l'azione concorde anche per l'avvenire. Vivi applausi fecero eco alle parole di Monsignore.
Gli illustri personaggi quindi fecero il giro dei banchi ed incominciò la pioggia delle largizioni per lo scopo benefico del bazar, mentre la banda suonava l'inno di San Giusto.
E quella banda, ottimamente istruita e disciplinata, che faceva echeggiare vigorosamente gli armoniosi concenti nella sala, era la banda del Ricreatorio Salesiano, la banda numerosa, formata dai ragazzi che pochi mesi addietro non sapevano ancora che cosa fosse musica e loro occupazione erano le imprese monellesche sulle vie. Crediamo che ciò basti a dimostrare quello che valga l'opera redentrice dei bravi Salesiani! »
Così il sullodato giornale descrive l'inaugurazione di questa fiera che costituì per Trieste un vero avvenimento. Non citiamo la cronaca degli altri giorni, perchè non ce lo permette lo spazio; ma per dir tutto in poco aggiungiamo solo che la gaia fiera nei brevi giorni di sua esistenza invogliò tutti i Triestini a visitarla con le sue attrattive, sopratatto con la saletta dei quadri che era tutta una collezione di lavori di artisti triestini acquistati da una cospicua dama per dedicarli a pregni della lotteria. Questa lotteria (1) crediamo rimanga ancora aperta, perchè ha 300 quadri per premi tutti bellissimi. Sono dipinti di Lonza, Tominz, Barison, Scomparini, Rietti, Flumiani, Cambon, Veruda, Carati, Garzolini, Beda, Pogna, Croci, Arniani, Grimani, Sigon, Zangrando, Ballarini, Hess, Agniari, Enenkel, Rota, Pecenco, Maras e, qualche altro.
Noi intanto interpreti della gratitudine di quei nostri confratelli porgiamo le più vive congratulazioni e grazie al Comitato Promotore di questa, fiera, alle esimie Dame Patronesse e a quanti cooperarono coll'opera, coll'obolo e col consiglio al felice esito di essa.
(1) Ogni numero della lotteria costa una corona austriaca (L. 1,10). I biglietti si possono ritirare anche presso il Ricreatorio Salesiano, inviando un vaglia postale in Via dell'Istria 29, Trieste.
DEGNI DI IMITAZIONE.
Carissimo D. Giulivo,
Veniamo a te con tutta cofidenza, ancorchè tu da lungo tempo non ci venga più a rallegrare con lo tue edificanti parole. Ora ti diciamo subito chi siamo e per quale scopo abbiamo presa la risoluzione di scriverti. Abbiano letto con assai pena la disgrazia dei nostri piccoli amici di Viedma, che sopraffatti dall'inondazione, colle loro manine sotto le ginocchia, andavano raccomandandosi a Gesù Buono, che li volesse salvare. Le loro parole, la loro sorte, le loro disgrazie, ci fecero tanta pena, che alla voce del nostro superiore ci siamo raccolti, ed abbiamo fatta una piccola somma che ora vogliamo mandare a te, perchè sii tanto cortese di inviare laggiù, con la raccomandazione che preghino per noi, affinchè siamo docili, studiosi, ed abbiamo sempre sentimenti di pietà verso i poverelli. Sono lire ottantasei (86) che ti mandiamo, e sebbene in Collegio siamo soli 75, quanti possiamo starci, ti avremmo mandato molto di più, se i nostri superiori non ci avessero rattenuti. E questa strenua, che mettiamo ai piedi di Gesù Bambino per gli orfanelli della Patagonia, sia semenza che frutti le centinaia di migliaia di lire, quante sono necessarie per riparare le fatali conseguenze di quella inondazione.
Anche a te, caro D. Giulivo, con preghiera di farti di nuovo sentire, mille cose dal cielo, mentre ci ripetiamo con particolare riconoscenza Novena del S. Natale 1899.
Tuoi Aff. amici
I COLLEGIALI DI INTRA.
NB. - Se D. Giulivo non si fece più vivo da parecchi mesi, la colpa non è sua, ma delle abbondanti notizie sulle Missioni, che necessitavano di esser pubblicate. Ciò non ostante egli, nella speranza di poter quanto prima continuare la sua rubrica, ringrazia vivamente i Collegiali di Intra e si dirà ben fortunato se tutti i Collegi ed Istituti ne vorranno imitare il nobile esempio.
DUE ALTRE CONFERENZE SALESIANE in Valpolicella nel Veneto.
Non avendo potuto lo scorso mese per abbondanza di materia accennare a queste due altre conferenze tenute da un nostro conferenziere lo scorso ottobre, a S. Floriano ed a Marano, la gratitudine vivissima che nutriamo verso quelle buone popolazioni vuole che ora le rammentiamo, riferendo almeno quanto dissero i giornali locali.
Un popolo immenso, scrive l'ottima Verona Fedele del 24 ottobre scorso, sì nell'una che nell'altra borgata accorse ad ascoltare il racconto delle meraviglie che la Provvidenza ha operato ed opera tuttora per D. Bosco e l'Opera sua. Queste buone e ferventi popolazioni corrispondono con slancio a tutto cio che ha per iscopo la carità a pro dei poveri fanciulli abbandonati e delle missioni fra i selvaggi. In Valpolicella queste Conferenze fanno un gran bene, e noi ci auguriamo che altre ancora ne abbia a tenere l'egregio conferenziere, perchè i Pastori di queste Parrocchie, ad imitazione di D. Cesare Biasi e di D. Luigi Scartozzoni, sono tutti grandi ammiratori di D. Bosco e dell'Opera sua mirabile.
Noi porgiamo a tutti le nostre più vive grazie e preghiamo la nostra buona Madre Maria Ausiliatrice a voler ricompensare degnamente in questa, ma più di tutto nell'altra vita, quanti rispondendo all'appello del conferenziere vengono in aiuto alle Opere nostre.
INAUGURAZIONE SOLENNE dell'Oratorio festivo di Ferrara.
Come abbiamo già annunziato nel numero di novembre, in Ferrara, per opera di un Comitato di egregie persone, si era iniziato fin dallo scorso settembre l'Oratorio festivo salesiano, ed ora siamo lieti di far sapere che l'8 dicembre passato venne solennemente inaugurato. L'egregia "Domenica dell' Operaio" ci dà la seguente relazione del fausto avvenimento.
La mattina dell'otto dicembre, Sua Eminenza il nostro Cardinale Arcivescovo celebrò la Messa nella nuova cappella, e nel pomeriggio assista ad una breve accademia musico-letteraria che si aprì con un elevato e brillante discorso del Prof. Luigi Cattaneo di Venezia, il quale dimostrò la benefica influenza dell'Opera salesiana, come essa sia una di quelle tante manifestazioni della vita intelligente e operosa della Chiesa. Cattolica, tanto più necessaria nei tempi nostri, in cui si cerca d'allontanare la gioventù da tutto quello che sa di cristiano, conducendola a certa ed irreparabile rovina! Dopo la declamazione di alcune poesie, ed alcuni cori e scelti pezzi d'opera, il Dott. Don Giuseppe Allavena, Direttore dell'Oratorio, ringraziò commosso gl' intervenuti; e chiuse la simpatica festa l'E.m° Cardinale Arcivescovo con paterne esortazioni.
Noi nutriamo viva fiducia che tutti i cattolici ferraresi si interesseranno di questa nuova istituzione, la quale - benedetta dal Santo Padre e dai nostri Pastori - tanti buoni frutti ha già dato in altre città e porteranno ad essa il loro appoggio, il loro aiuto.
1. Accossato Avv. Secondo - Lau- riano (Torino).
2. Adorni D. Luigi-S. Vitale (Parma). 3. Aldrighetti Mons. Sante - Verona. 4. Alfieri Luigi - Milano. 5. Anfossi Raimondina - Taggia (P. Maurizio).
6. Arrigo Calcagno Donna Luisa - Torino.
7. Audisio Adriana n. Vaira - Cardè (Cuneo).
8. Audisio Margherita fu Bartolomeo Cardè (Cuneo).
9. Barberis Annetta in Chionio - Caselle (Torino).
10. Basso Geronima Ved. Biga - Alassio (Genova).
11. Benna Cav. Francesco Maurizio - P. Maurizio
12. Borrati Zaveria - Chieri (Torino). 13. Bertolissi D. Eugenio - Nogardo (Udine).
14. Bettega Orsola - Torchiedo (Como). 15. Bonatti Caterina - San Benedetto (Genova).
16. Brunetti Prof. Lodovico - Padova. 17. Bruno Cav. Carlo - Pontestura (Alessandria).
18. Bruno Mons. Giorgio, Vicario - Mondovì (Cuneo).
19. Buglia Marianna Ved. MercantiFrascati (Roma).
20. Bussotti Padre Ippolito, Gesuita - Saluzzo (Cuneo).
21. Buzzi D Giuseppe, Rettore - Bagnato (Novara).
22. Camanzi Prof. Mons. Adriano - Ferrara.
23. Campostrini Benvenuta - Parona (Verona).
24. Cantella D. Vito, Canonico - Vizzini (Catania).
25. Carminati Costantino - Carceri (Padova).
26. Casale Maria - Verolengo (Torino). 27. Cattaneo Angolo - Presezzo (Bergamo).
28. Cecconi D. Antonio, Rett. - Pugliano (Massa Carrara).
29. Cecconi Rosa - Pugliano (Massa Carrara).
30. Colombo Paola - Garlate (Como). 31. Cometto D. Alessandro. Provento Vc. For. - Castelletto Stura (Cuneo).
32. Costa Giacomo - Sestri Levante (Genova).
33. D'Adda Suor M. Beatrice - Ferrara.
34. D'Alberti Maria - Stabio (SvizzeraTic. )
35. Dal Cantone Antonio - Alasso (Belluno).
36. De Franchi Marchese Mons. Girolamo - Genova.
37. Deluchi D. Paolo - Genova.
38. De Marchi G. B. fu Chiaffredo - Cardò (Cuneo).
39. Facciotto Nicola - Chieri (Torino).
40. Falcetti Teresa - Reggio Emilia.
41. Felizzati Ing. Edoardo - Torino.
42. Feltrinelli Giulia - Lucca.
43. Ferrero Maria n. Albera - Torino.
44. Follesa D Francesco - Lanusei (Cagliari).
45. Forneris Caterina Ved. Bertola - Marene (Cuneo).
46. Caletto Margherita n. Culasso - Cardò (Cuneo).
47. Gallo Gio. Battista- Carmagnola.
48. Gastaldi D. Coriolano - Quistello (Mantova).
49. Gazzaniga Margherita - Ponte S. Pietro (Bergamo).
50. Gentile Margherita Ved. Alesso - Marello (Cuneo).
51. Ghelfi Bosi Elisa - Trecasali (Parma).
52. Giacopini Angela - Pescantina (Verona).
53. Gola Giovanna - Saluzzo (Cuneo).
54. Grasseni Luigi - Rossiate (Bergamo).
55. Gruber Giovanni - Rovere della Luna (Trentino).
56. Guasco-Gallarato dei March. di Bisio D. Luigi. - Torino.
57. Guarneri Giovanna - Serradifalco (Caltanisetta).
58. Guazzo Mons. Angelo, Arciprete - Schio (Vicenza).
59. Inghieri Francesco, Accolito - Comiso (Siracusa).
60. Livrea D. Raffaele - Misciano (Avellino).
61. Malfatto Antonietta - Sassello (Genova)
62. Marco D. Pietro, Prevosto - Baio (l'orino).
63. Mazzucchelli Comm. Avv. Ferdinando - Torino.
64. Merlini Contardo - Broni (Pavia).
65. Mischia Tommaso - Negrar (Verona).
66. Mistro Don Antonio, Arciprete - Trevignano (Treviso).
67. Monti Mons. Gaetano, Arcidiacono. Parroco - Lozzo di Cadore (Belluno).
68. Moratti Carolina - Bergamo.
69. Moretti Antonietta Ved. Ricci - Sassello (Genova).
70. Moriconi Cesare - Cecalocco (Perugia).
71. Morozzo Della Rocca D. Carlo, Can.. Teol. - Torino.
72. Mussino D. Lorenzo, Teol. - Alpignano - (Torino).
73. Negroni Domenica Ved. Comissetti - Pianezza (Torino).
74. Organo Maddalena - Montecchio Magg. (Vicenza).
75. Orsini Domenica fu Giovanni - Boario (Bergamo).
76. Padoan D. Filippo - Chioggia (Venezia),
77. Pamfilio Elena - S. Pietro Inca-riano (Verona).
78. Piazza Giovanni fu Vincenzo - Lorenzago (Belluno).
79 Pinna Ignazio - Buggera (Cagliari).
80. Pironti Don Alfonso - Atterana (Avellino).
81. Pirotta Rosa - Inzago (Milano). 82. Pozzo Nina - Genova. 83. Pozzo Paolo - Genova.
84. Pratissoli Fulloni Penelope - S. Vittoria (Reggio Emilia).
85. Preghenella Luigia - Rovere della Luna (Trentino).
86. Quarella Angela Ved. Ganassini - Pescantina (Verona).
87. Ravelli D. Pietro, Prevosto Can. della Collegiata - Varallo (Novara).
88. Righini di S. Giorgio Barone Paolo - Fossano (Cuneo).
89. Romanin Osvaldo - Cordenons (Udine).
90. Rosso Luigi - Torino.
91. Rovasenda di Rovasenda e del Mole Conta Vittoria n. de Grenaud de Cristophe - Borgo S. Dalmazzo (Cuneo),
92. Salvini Maria Ved. Gora - Fiorenzuola d'Arda (Piacenza).
93. Sanguinetti Clotilde Ved. GambaroPignone - Genova.
94. Savio Pietro - Nizza Monf. (Alessandria ).