ANNO XV - N. 3. Esce una volta al mese. MARZO 1891.
DIREZIONE nell'Oratorio Salesiano -Via Cottolengo, N. 32, TORINO
L'Addio dei Missionarii Salesiani. In occasione della festa di S. Francesco di Sales. Il terzo anniversario della morte di D. Bosco. Notizie dei nostri Missionarii. - Alcuni episodii dell'ultima missione di D. Milanesio. - A Puntarenas. Conferenze Salesiane. Grazie di Maria Ausiliatrice. Notizie varie. Cecilia Bussi. Calendario sinottico gregoriano. Bibliografia. Cooperatori defunti.
e le grandezze dell'apostolato cattolico.
Alla festa di S. Francesco di Sales e alla commemorazione funebre di D. Bosco, celebrate l'una e l'altra con l'usata splendida pompa da' figli dell'immortal Fondatore de' Salesiani, teneva dietro, ultima, una di quelle funzioni, che, pur ripetute le molte volte , fanno sempre sul cuor dell'uomo la più potente e soave impressione. Parliamo della funzione per la nuova partenza de' Missionari Salesiani, che ebbe luogo mercoledì 4 febbraio nella chiesa di Maria Ausiliatrice.
Cantati i Vespri , saliva il pulpito D. Rabagliati Evasio, direttore della Casa di Bogotà, capitale della Colombia, e capo della schiera diretta a quella Repubblica. Con parola facile e affettuosa, vibrata senza durezza, eloquente senza affettazione, parlò anzitutto del Missionario cattolico in genere, passando quindi a trattare del Missionario Salesiano in ispecie. Come ci si presentava grande, come santamente bella la figura di quest' inviato di Dio, cui non muove orgoglio di conquista, non avidità di traffici, non bramosia di novità, non sedicente scientifico tentativo d'impugnar l'unità della specie umana; di lui che varca l' Oceano, sale le disastrose alture di Quito e di Bogotà, scende fra le tribù della Patagonia, percorre le Pampas, penetra le Isole del Fuoco colla sola santa ambizione di dilatar il regno di Gesù Cristo, e guadagnar anime alla fede e alla civiltà.
Terminato il discorso, accolto con religioso entusiasmo dalla numerosa folla di uditori, i giovani cantori dell' Oratorio fecero sentire le loro sempre carissime voci col mottetto : Veni, dulcis Iesu, di mons. Cagliero, e col Tantum Ergo del Falconara nella Benedizione col Santissimo Sacramento, impartita da S. E. MONSIGNOR MANACORDA. Il pio e dotto Vescovo di Fossano rivolse pur egli alcune parole, colle quali, tratteggiato bellamente il contrasto de' due amori, terreno l' uno, spirituale l'altro nella lotta del momento, pose in vaga mostra la potenza e l'amabilità della carìtà cristiana, che muove al sacrifizio per Dio e pel prossimo. Ma il punto più commovente, diremo anche il più sublime, fu l' addio e l' abbraccio de' giovani Mìssionari , preceduto dalle divine parole della Chiesa sui pellegrinanti e seguito dall' entusìasmo di una onda di popolo che si accalcava a contemplare, a baciare per l' ultima volta i generosi banditori della fede di G. C. L questo un tale spettacolo che ha del sovrumano e del divino.
E sovrumana e divina è di fatto la missione dell'Apostolato cattolico, a cui si informa, si anima la vita del Missionario. Il secolo XIX, che volge al tramonto, lo si direbbe divorato dalla febbre coloniale. Non vi ha omai nazione incivilita di Europa che non agogni a fondar colonie nelle più lontane regioni ; la colonia è divenuta una necessità, un bisogno prepotente della società moderna. Ma anche ora, come in passato, i nuovi fondatori han bisogno di chi li preceda; la civiltà materiale non si fa strada se non fra i sudori. e il sangue degli eroi del Cristianesimo, sudori e sangue troppo spesso soffocati dalla brutalità delle conquiste o dall' ingordigia di un traffico intonano. Ebbene, questi precursori, questi eroi sono i Missionari; fioriera dell'incivilimento, che arriva tra i selvaggi, è la Croce. La Chiesa di G. C. par che non senta le amarezze, le minaccie, le persecuzioni onde è ogni dì oppressa fra noi da figli snaturati ; nell'immensità del suo cuor di madre non vede che figli da salvare, e questi figli infelici li va a cercare anche tra le più remote e inospitali contrade.
Gioberti, pur ne' momenti del suo maggior traviamento, vedeva nel mondo attuale come un vasto regno disertato dai barbari e s'inchinava riverente ad una cittadella che si erge sola e maestosa fra tanti orrori, serbando intatti tutti i germi della civiltà ed accogliendo in sè tutti quelli che vogliono campare da quel furore. Questa cittadella inespugnabile, continua il filosofo torinese, è la chiesa cattolica. Essa contiene il palladio della civiltà moderna, il sacro ,fuoco, i pegni della salute e della protezione celeste, come il Campidoglio di Roma preso da' Galli. Roma attuale (Roma papale) è il Campidoglio del mondo (Della Riforma Cattolica, § LIv).
Figlio di questa Chiesa, D. Bosco stende anch'egli le braccia nella vastità del suo cuore sino al di là dell' Oceano e tra i più infelici abitatori della terra. Il Papa glie ne dà la missione, ed egli con la benedizione del Vicario di Gesù Cristo dà principio nel 1875 a quell'impresa che nel giro di pochi anni va abbracciando tutta quanta l'America del Sud. Egli ricorda la biblica parola che a Cristo son date dal Padre le genti in eredità; ricorda la parola del Vangelo che la Chiesa deve dilatar le pacifiche sue conquiste così da formar un solo ovile ed un sol pastore. Fiat, fiat, esclama egli nell'entusiasmo della fede più viva, nella vampa d'una carità la più ardente. Vengano i selvaggi, si convertano i barbari. II tempio mondiale al S. Cuore di Gesù, ch'egli innalza suì ruderi pagani di Castro Pretorio, dovrà un giorno nella sublimità dei suoi concetti accogliere senza distinzione alcuna l' inno della riconoscenza e del ringraziamento di tutto quanto il genere umano.
E l' opera continua, e la benedizione del Vicario di Gesù Cristo scende anche questa volta a confortare, ad avvalorare la novella numerosa schiera di Missionari Salesiani. Seguite animosi e fidenti la vostra via, o eroi di Cristo; la voce del Palpi, l'assistenza dal cielo del compianto vostro fondatore e padre vi saranno conforto ne' dolori, sicurezza nei pericoli. Noi vi terrem dietro coll'affetto, vi accompagneremo amici e fratelli colla preghiera, finchè l'alloro dell' eternità coroni le vostre fronti. (Dall' Unità Cattolica).
Il S. Padre e i Missionarii Salesiani.
Ai 2 febbraio il nostro Procuratore generale a Roma, D. Cesare Cagliero, portava al S. Padre il cero di uso ed aveva un'accoglienza veramente benevola.
Baciato il piede e la mano di S. S., D.Cagliero gli disse:-Padre Santo, il mio Superiore supplica la Santità Vostra di una speciale benedizione per un buon numero di Missionarii Salesiani che partiranno a giorni...
- E per dove? domandò vivamente S. S.
- Parte per la Colombia, parte pel Chili e parte per la Terra del Fuoco.
- Oh! per la Colombia! riprese il Papa. E come vanno le vostre cose nella Colombia ?
- La Casa di Bogotà, oggetto di tanta benevolenza per parte della S. V., prospera assai e dà speranza di abbondanti frutti per l'avvenire.
- Oh ! vedete! esclamò allora il S. Padre; prima facevate tante difficoltà ad andarvi, ed ora ne siete contenti! Per spingervi abbiano dovuto mettere in mezzo la Nostra Autorità. - Intanto sorrideva con amorevolezza; e poi rivoltosi alla sua nobile Corte: - Il Governo Colombiano, disse, ha dato ai buoni Salesiani una bella Casa, e li ha accolti come gente mandata da Dio. - Quindi volgendo di nuovo la parola al nostro Procuratore. - Il Presidente della Repubblica è contento di voi; Mons. Arcivescovo di Bogotà pure e la popolazione contentissima, perchè fate dei bene,. Oh! dunque bisogna che facciate un'altra spedizione per la Colombia in egual numero che la prima volta.
Benedisse i Missionari e tutti con effusione di cuore. Vi erano presenti le loro EE. Mons. Ruffo Scilla, Cassella, Della Volpe, Pifferi, Mazzolini ed altri Prelati e gentiluomini di Corte, e varii Procuratori e Superiori di Ordini Religiosi.
I Missionarii Salesiani dal Cardinale Alimonda.
Le squadre di Missionari Salesiani che hanno lasciato l' altro mese la nostra città, prima di partire ebbero la consolazione di essere ricevute in udienza dal nostro Cardinale Arcivescovo.
Giunti all'Arcivescovado (ed eran le 4 e 1/4 p. m.), sentirono con piacere che l'E.mo era uscito a fare una scarrozzata. Con piacere diciamo, dacchè era la prima uscita che Egli faceva dopo quattro mesi di malattia - Il segretario accolse gentilmente i Missionarii promettendo che Sua Eminenza sarebbe presto di ritorno. Tornò infatti alle 4 e mezzo e parve a tutti in buona via di guarigione. Don Rua e Don Barberis, dopo aver ossequiato il Cardinale, lo pregarono a benedire la giovine schiera composta di 45 fra Sacerdoti, laici e Suore di Maria Ausiliatrice. Il ricevimento ebbe luogo nella vasta sala vicina allo studio dell' Arcivescovo. Sua Eminenza parve si elettrizzasse alla presenza di quei valorosi Missionarii, volle sedessero, e con amorevolezza di Padre si piacque rivolgere ad essi alquante parole.
Mostrò come dovessero benedire Iddio per la grazia singolarissima della vocazione, e come sia sublime l'apostolato in mezzo a' selvaggi che vivono nelle ombre della morte spirituale.
Non temessero i pericoli, giacchè l'aiuto di Dio non poteva ad essi mancare mai. « Io mi esalto al contatto di questi egregi giovani » soggiunse: « invidio l'ardore delle loro anime, piene d'amor cristiano e di moral sacrifizio; vorrei poterli imitare. » Ed aggiunse cosa che rallegrò tutti
« Stamane, sì proprio stamane ebbi graziosa lettera di Monsignor Cagliero. Mi scrive in data 6 Gennaio da Patagones e si unisce ai Torinesi rallegrandosi della mia ricuperata salute. Mi giunge dunque il suo caro foglio mentre io sto per benedire a quei fratelli e figliuoli, ch'egli ansiosamente aspetta là nelle foreste di Patagonia. Qual circostanza singolare e bella! E qual caparra di lieto avvenire!
« - Partiranno tutti assieme i missionarii?» chiese l'E.mo Principe al Rev.do Don Rua.
« - Eminenza , no. La squadra destinata all'Isola Dawson ed al Chili salperà dal porto di Bordeaux , e la squadra diretta alla Colombia salperà da Marsiglia.
« -E andranno presto?
« - Prestissimo. Posdomani avremo la Conferenza dei Cooperatori a Valdocco. La presiederà Monsignor Vescovo di Fossano. E là, sotto al manto della nostra cara Madonna Ausiliatrice pregheremo insieme e con più espansione; ci saluteremo ancora una volta; così il distacco, addolcito dai conforti religiosi, sarà meno amaro: quella sera stessa i Missionarii prenderanno la via di Francia, e addio. Noi li accompagneremo coi nostri voti. »
Il Cardinale era visibilmente commosso. Strinse la mano ai sacerdoti ed ai laici, raccomandandosi alle preghiere loro. Poi rivolse conforti ed esortazioni allo stuolo delle Suore di Maria Ausiliatrice che gli vennero presentate dalla Superiora generale.
Infine benedisse a tutti.
Conferenza di Don Evasio Rabagliati.
Daremo qui il sunto della Conferenza che D. Evasio Rabagliati teneva prima della partenza, nel santuario di Maria Ausiliatrice. Nelle parole che riportiamo, non v'ha che una pallida idea di quanto disse il facondo nostro Missionario, che tenne rapito in attenzione vivissima tutto l'uditorio per un'ora ed un quarto.
La penna non potè seguire la velocità della lingua, perciò ci limitiamo ai seguenti brani
- Siamo in tempi di conquiste. Ne ha la scienza, ne ha il commercio; vanta le sue conquiste l'industria, ne vantano le arti e le lettere, l'economia e la politica. Una febbre di conquista invade gl'ìndividui ed i popoli; gli antichi confini paiono ristretti, fa d'uopo estenderli.
La religione non disapprova siffatte conquiste, anzi le benedice ed aiuta, sempre che non ne vada lesa la giustizia.
Ma le più belle son sempre le conquiste della fede.
Enumeratele se potete. Dacchè Gesù Cristo disse agli Apostoli: Euntes, docete omnes gentes, la fede incominciò l'opera delle sue conquiste e quest'opera ferve oggi di feconda operosità, come nei primi giorni della predicazione evangelica. Tutti i secoli ebbero i banditori della fede e ne avranno i secoli futuri. Prima che ai lontani popoli giungano i missionari della scienza, corrono i Missionari della Croce. Quanto vedete voi nella nostra partenza non è che la continuazione delle missioni cattoliche, le cui conquiste gloriose cerchiamo anche noi di estendere e moltiplicare,
Ascoltatemi, o benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatricì, e vi dirò che sia il Missionario cattolico e che facciano i Missionari Salesiani.
- Il Missionario è il messo di Dio. È Iddio che lo manda a disseminare pel mondo la parola evangelica e ad estendere i confini del suo regno sulla terra. Possono essi con verità dire : Dei adiutores sumus. Siamo cooperatori di Dio nella nobilissima impresa della salvazione delle anime. Contemplato a questa luce il Missionario è via, verità e vita per l'individuo, la famiglia, la società. Via, perchè dischiude alle anime il cammino della virtù, il cammino del Cielo; verità, perchè apre nuovi orizzonti all'intelletto umano e gli fa conoscere Dio e gli eterni veri ; vita, perchè coi Sacramenti rigenera le anime e le unisce guai tralci novelli alla vite vera, a Gesù Cristo. La prima lezione, la più gran lezione, che rigenerò il mondo è quella che il Missionario cattolico dà al selvaggio : Gesù Crocifisso.
Molta scienza vanta il secolo, ma intanto non basta la sua luce per dar pace ai popoli, per rasserenare la fronte ai re. Scienza, che bene spesso muove atroce guerra alla fede ed alla virtù , scienza , che , invece di preparare l'uomo al pallio della vera grandezza, lo trascina all'odio a Dio, alla ribellione contro le autorità, al vestibolo dell'inforno.
Venga il Missionario cattolico e con lui verranno pace e nobili aspirazioni, verità e virtù, religione e civiltà, vera grandezza ed avviamento alla gloria del Cielo. Nobile è la missione del Cristiano, perchè soldato di
Cristo, ma nobilissima è quella del Missionario cattolico, perchè duce della cristiana milizia, perchè la sua missione è di impiantare il regno di Cristo.
Qui l'oratore descrive al vivo la lotta del Missionario contro il demonio che domina i popoli e le terre, ove non giunse ancora il regno della fede e mostra che il Missionario è un soldato della fede.
Quanto costano i primi sudori in quell'arringo ! Il Missionario è un glorioso soldato, ei, se occorre, muore ai piedi della croce. Non ci sconforta la morte dei prodi capitani del nostro esercito; perchè è sempre vero che il sangue dei martiri è semenza di Cristiani. Il nostro sacrificio apporta sconfitta al demonio, e salvezza alle anime.
Ci duole non poter qui riprodurre lo stupendo svolgimento, che l'oratore fece di questi ultimi pensieri, ed il tratto bellissimo che quindi recitava, in cui dimostrò come la missione del missionario cattolico sia identica alla missione stessa di Cristo.
Vos Dii estis, disse Gesù Cristo ai Missionarii. Contemplatelo quell'uomo, vi pare come gli altri, ma ha qualche cosa più dell'uomo. Ciò che Gesù Cristo aveva per natura, egli lo ha per grazia. Così Iddio amò il mondo da dare moltiplicato in tutte le contrade, per tutti i popoli, il suo Unigenito Figlio.
-Ma voi v'aspettate qualche altra parola ancora da me.
Sì, vi parlerò in particolare dei Missionari Salesiani.
Ne sia lodato e ringraziato il Cielo; le nostre Missioni furono benedette in modo particolarissimo. Io ebbi la fortuna di visitare in persona, mesi sono, le Case Salesiane dell'Argentina, dell'Uruguay, del Chili e della Colombia; ebbi relazione epistolare dalle Case del Brasile, dalla Patagonia e dalla Terra del Fuoco, e posso assicurarvi che vi si operarono e si operano prodigi ben degni di essere spettacolo al mondo, agli angeli ed agli uomini. Non è orgoglio il dir ciò, perchè nel Vangelo sta scritto : ut videant opera vestra bona et glorificent Patrem vestrum qui in coelis est. Osan dir tanto i nemici nostri e taceremo noi ? Quanta gioventù, quante anime va salvando la Società Salesiana in quei paesi! Tutti vogliono i Salesiani. Autorità ecclesiastiche e governative, personaggi pubblici e privati. Ogni anno ne partono di qua in buon numero e non bastano mai. Nel solo anno 1889 sbarcarono nell'Argentina ben 108 tra Salesiani e Suore di Maria Ausiliatrice, e non erano peranco disseminati nelle diverse Missioni e collegi, che già se ne chiedevan altri. Più ne giungono in quel vastissimo campo e più se ne sente il bisogno, poichè la semenza gettata dai Missionarii nasce e cresce tosto a dismisura. Campo vasto presentano gli stranieri che vanno a cercar fortuna. Lungi dalla Chiesa e dal Sacerdote le centinaia di chilometri, li raggiunge il Missionario Salesiano e li richiama a Dio. Campo vasto è la gioventù dei grandi centri popolosi; sarebbero figli allevati per la galera e per l'inferno, ed invece cogli Oratorii festivi, colle scuole diurne e serali, con gli Ospizi... si trasformano in giovani crìstiani, sostegno della società e vanto della religione. Vasto campo è la Patagonia. Che erano 15 anni fa quelle terre? Voi lo sapete, perchè più volte ne vedeste il ritratto nel Bollettino Salesiano. Che sono oggi? La Patagonia non era conosciuta, che come immensa e sconfinata provincia selvaggia; ma non è lontano il giorno in cui si potrà chiamare, a trionfo della fede, provincia cristiana. Che diremo poi della Terra del Fuoco e dell'Isola Dawson? Colà i Salesiani sparsero sangue ed uno già per la fede morì; questo è l'argomento di consolanti speranze. Anzi, solo ieri giungevano lettere da quei lontani lidi, e ci annunziavano nuovi battesimi di Indii adulti e lo più liete notizie del progresso di quelle Missioni.
Fatta cristiana la Terra del Fuoco, non vi saranno più Indii a convertire? Ne conta un numero grande l'Araucania, ne conta 500,000 la Colombia, 200,000 l'Equatore, migliaia di migliaia altri Stati, e milioni ne conta il solo Brasile. Tutta Europa si commosse poco fa all'appello per gli schiavi Africani, e fece bene ; ma e per quegli schiavi di Satana non dovrà venire il giorno della liberazione? Dio lo vuole ; andiamo avanti animosi e la grande missione si compirà.
Di tutto il bene che ho ricordato e di tutto quello che avrei ancora a ricordare come frutto delle Missioni Salesiane in primo luogo sia lode e si rendano infinite grazie al Supremo Dator d'ogni bene.
Dopo Dio noi dobbiamo ringraziar voi, o signori Cooperatori e pie Cooperatrici; dopo Dio siete voi che ci aiutate a sostenere le grandi imprese, a cui abbiam consacrato la vita; siete voi che fate prosperare le nostre Missioni colla preghiera e colla elemosina ; senza di questa cooperazione che potremmo far noi? Che valgo io senza la vostra carità, che valgono i miei fratelli ? Siate ringraziati adunque e mille volte benedetti, o cari Benefattori. I vostri nomi saranno scritta dall'Angelo del Signore nel libro della vita. Anzi quando compariranno stampati tra i defunti nel Bollettino Salesiano, saranno presi dai Missionari e dati in eredità ai nuovi battezzati, ai quali oltre al nome di Battesimo saranno anche dati i vostri cognomi di famiglia, e vivranno così a perpetuo e parlante monumento della vostra carità. Gli Angeli Custodi di quelle contrade non vi dimenticheranno più mai, perchè siete voi che colla vostra carità venite in loro aiuto per salvar quelle anime, che formano l'oggetto delle perenni loro cure. Vi ringrazii e vi benedica il Signore, o cari nostri Collaboratori, e vi renda il centuplo in questa vita e l'eterno premio nell'altra pei bene che fate alle nostre Missioni.
- Ora siamo all'ultima parola, siamo all'addio. Spiritus promptus est, caro autem infirma. Lo spirito è pronto, ma il cuore soffre nell'allontanarci dall'Italia, dalla patria, da questo sacro tempio. Il cuore soffre nel dar l'addio ai cari Superiori per forse non rivederli mai più su questa terra. Sì, costa tanto a questo cuore il dare l'addio ai parenti, agli amici e conoscenti, che ci circondano con tanto affetto. Eppure partiamo volentieri. L'obbedienza non è violenza per noi, anzi non è altro che corona e suggello alla nostra volontà. Quell'euntes dettoci dai Superiori è un regalo che sospirammo noi con tutta libertà, eppure il cuore ora si commuove nel dirvi addio.
Ma la benedizione del Cielo ci accompagni colà ove ci attende la nostra missione. Amati Superiori, Benemeriti Cooperatori e Pie Cooperatrici, unitevi tutti a noi per implorare questa divina benedizione.
O Gesù, siamo pronti alla partenza e rinnoviamo qui la nostra promessa di abbandonar tutto per seguire voi e lavorare con indefessa costanza, perchè si estenda il vostro regno. Dimostrateci che siete con noi col difenderci dai pericoli e. benedire le nostre fatiche. Mane nobiscum, Domine. Deh ! siate sempre con noi, o Gesù. O Santo Spirito, discendete sopra di noi coi vostri doni, come un dì sugli Apostoli, e fate che, usciti noi da questo nuovo cenacolo, possiamo operar bene immenso a pro delle anime.
O Maria Ausiliatrice, il Missionario Salesiano parte in nome vostro. Deh ! Madre dolcissima, accoglieteci nel vostro cuore, nel quale noi vogliam vivere e morire. O Rifugio degli sconsolati, sorridete a noi ed ai cari nostri; Aiuto dei cristiani, stendete il vostro scettro sopra le opere nostro ; Stella del mare, guidateci incolumi al porto della missione. Andate, ci diceva D. Bosco, oh quante anime vi prepara la Madonna! Da mihi animas, caetera tolle. Dateci delle anime, o Maria, dateci delle anime.
S. Francesco di Sales, nostro soavissimo Patrono , riempite i nostri cuori di quello zelo che ardeva in voi così portentoso a conforto dei giusti, a salute dei peccatori, a difesa della verità ed alla estirpazione dell'errore.
Angeli Custodi siate i nostri custodi e difensori tra i pericoli che ci attendono. Angeli benedetti, che vegliate sui campi ai quali moviamo il passo, sollecitate il nostro viaggio ed implorateci da Dio quella santità e forza richieste, perchè possiam consolarvi con ubertosi frutti.
E tu, o D. Bosco, il cui spirito aleggia benefico sopra di noi, o Padre carissimo, benedici i tuoi figli ed Europei ed Americani, benedici le Missioni ed i Missionari.
E tu, o Pastore della Chiesa Fossanese, o venerando amico di Don Bosco e dei figli suoi, nostro illustre Benefattore, accedi all'altare e solleva colle tue sacre mani sopra di noi il Sacramentato Gesù, per implorare sopra di noi quella benedizione che è il sospiro dei nostri cuori prima della partenza.
Il saluto del Missionario è pur diretto a te, o illustre Presule, o voi, o Superiori e Confratelli amatissimi, a voi, o signori Cooperatori e Signore Cooperatrici, ed infine a voì, o giovani, che in sì gran numero siete raccolti nel Santuario di Maria, future speranze delle Missioni, della Chiesa.
Noi partiamo; addio. A rivederci un giorno nella patria beata in seno a Dio, sotto il manto di Maria, nel consorzio degli Angeli e dei Santi.
L'immenso campo de' Missionarii Salesiani.
« Il campo d'azione nel quale sudano i Salesiani (così il Corriere Nazionale) è di un'ampiezza portentosa... Essi lavorano da indefessi apostoli nella Colombia, nell' Equatore, nel Chilì, nel Brasile, nell' Uruguay. Nella immensa Patagonia innalzarono già le loro tende nei punti più importanti : Patagones, Viedma, Chosmalal, Pringles, Roca, Bahia Blanca ecc. ; e presso la Terra del Fuoco, presso lo Stretto di Magellano l' intrepido Prefetto Apostolico D. Giuseppe Fagnano, con un discreto numero di altri Salesiani, attende alle missioni di Puntarenas, S. Croce e Gallegos, S. Raffaele ecc. nonchè alla missione di Falkland nelle Isole Malvine. »
I figli di D. Bosco al loro Glorioso Patrono.
Oltremodo devota e solenne riusciva, giovedì 29 Gennaio, la festa che i figli di D. Bosco celebrarono in onore del loro glorioso Patrono S. Francesco di Sales, nel Santuario di Maria Ausiliatrice in Valdocco. Ogni volta che assistiamo a siffatte grandiose solennità in quel sacro tempio, l'animo nostro vola ad anni non molto lontani , ai giorni primi dell' opera di D. Bosco, e con un facile raffronto tra il nulla da cui incominciò a quanto vediamo oggi, ci sentiamo costretti ad esclamare : Ecco quanto ha fatto un prete, un povero figlio del popolo, in cui avvampò la carità di Gesù Cristo.
Come nelle più grandi solennità vi fu anche in questa molta affluenza di fedeli e specialmente ai SS. Sacramenti. La comunione generale che si dovette amministrare da tre Sacerdoti contemporaneamente fu numerosissima.
Alla Messa cantata ed alle sacre funzioni del pomeriggio vi fu Pontificale di S. E. Monsignor di Fossano.
La musica scelta diede grandioso effetto, e l' esecuzione ci convinse ognor più della paziente severità e perfezione, colla quale vengono educate quelle voci giovanili e quelle poderose masse coralì. Sedeva all' organo il Cav. Remondi da Brescia, che seppe trarre dal grandioso istrumento, opera del Lingiardi e del Bernasconi, mirabili effetti.
Diceva il panegirico il facondo oratore Monsignor Omodei Zorini, lustro del pulpito italiano. La sua parola dotta, vibrata, ed elegante, uscì quale un fiume di peregrine bellezze, e maestrevolmente rapì l'affollatissimo uditorio alla contemplazione ed alla devozione del santo Patrono di cui cantava le lodi. (Dal Corriere Nazionale.)
A Roma pure, nella Chiesa del S. Cuore al Castro Pretorio, solennnissima riuscì la festa del nostro patrono, S. Francesco di Sales. Numeroso il concorso dei fedeli alle sacre funzioni e alla Mensa Eucaristica. MONS. SATOLLI, Arcivescovo di Lepanto, celebrò la Messa della Comunione generale, e MONs. CAPORALI, Arcivescovo di Otranto, pontificò alla Messa solenne. La sera il Teologo Carlo Lombardi tenne un forbito discorso sulla vita , virtù ed opere del Santo , e MONS. Grossi, Vescovo di Tripoli, impartì la Benedizione col SS. Sacramento. Anche quei nostri giovanetti eseguirono scelta musica,
Un corrispondente dell' Unione di Bologna scrive in data 3 febbraio
« È sempre per me cosa commovente l'assistere a qualche festa ove l' animo possa nella sua completa libertà godere, capire quanto internamente si manifesta nel proprio cuore.
» Ieri appunto mi fu dato colla massima soddisfazione di prendere parte alla festività di S. Francesco di Sales nell'Istituto dei Salesiani in Faenza, protratta per convenienza. Quella bella chiesa era completamente piena di giovani convittori e di esterni che contavano circa il numero di 500. Tutti col massimo raccoglimento assistevano al santo Sacrifizio della Messa della Comunità celebrata dal M. R. D. Vincenzo Baccarini, degno Parroco di S. Agostino.
» Non posso descrivere il commovente effetto che produsse al momento della Santa Comunione, quando all'addobbo della Chiesa, al tocco dell'organo, ai dolci e soavi mottetti cantati da voci angeliche, l'animo tutto non poteva contenersi in sè a sì sublimi e santi misteri.
» Splendida la musica della Messa delle ore 10 cantata dal Reverendissimo sig. Canonico Filippo Lanzoni.
» La frugale agape che il Direttore offriva a diversi invitati, fu veramente un regalo; furono quelli momenti di vera fraternità e della più santa concordia. Graziosi e molto spiritosi i brindisi fatti dal Rev. Can. Lanzoni. Il Prefetto dell'Istituto fece leggere ìn onore di S. Francesco di Sales un'Ode proprio bellina che piacque a tutti. Il sig. professore Giuseppe Mazzoni indirizzò al Direttore dell'Istituto versi di così alti concetti e di tanta eleganza di stile , che strapparono applausi prolungatissimi a tutti.
» Una bella lode va diretta all' Ill.m° Sacerdote Sig. prof. Gio. Batt. Rinaldi, Direttore dell'Istituto, che seppe col suo ingegno e colla sua fervida carità rendere questo Istituto un modello di casa di educazione che forma un vero decoro per la città di Faenza.»
Così fu in tutte le altre Case ed Oratorii Salesiani. Dove non si è potuto celebrare detta festa nel giorno in cui cadeva, come prescrive il nostro Regolamento, si è differita alle domeniche seguenti, ma dappertutto si è dimostrato molt'impegno, molta divozione verso il nostro S. Patrono. Parecchi de' Cooperatori poterono essi pure partecipare a queste care feste del santo Vescovo di Ginevra e ne furono contenti.
S. Francesco di Sales e la buona stampa.
Il 1° Febbraio scorso nella chiesa di S. Giovanni Evangelista in Torino festeggiavano il loro Patrono gli scrittori Cattolici della Città.
Al mattino alle 8 ebbe luogo una Comunione generale numerosissima, alla quale parteciparono anche le rappresentanze di varie Società cattoliche, e si notavano specialmente il Presidente regionale dell' Opera dei Congressi e Comitati cattolici, Conte di Viancino, il Marchese Garassini, Presidente del Circolo della Gioventù Cattolica, ed il notajo Borelli, Presidente delle Società cattoliche operaie di Torino. Durante la Messa si cantarono vari mottetti di eccellente effetto.
Nella Messa solenne pontificava MONSIGNOR MANACORDA, e la musica venne eseguita con perfezione sotto la direzione dell' ottimo D. Ottonello. Accompagnava benissimo il canto il Maestro dell' Oratorio, sig. Dogliani, ed il Prof. Cav. Remondi improvvisò una marcia bellissima, mostrando quanta franchezza possiede nel maneggio dell'organo.
La sera ai vespri facevano buon effetto î salmi in canto fermo armonizzati. Dopo di cui salì in pulpito il Canonico Cinquemani e pronunziò un eloquente discorso del quale diamo il seguente sunto.
L'oratore prese a testo del suo discorso le parole del Salmista : Labor est ante me, donec intrem in Sanctuarium. Esordì col magnificare il dono della fede. Quando la fede è in pericolo, il difenderla e risuscitarla è il còmpito dei forti e dei generosi. Uno fra essi fu san Francesco di Sales, il quale la risuscitò nel Chiablese. Ora, che è in pericolo in Italia, tocca a noi difenderla. I suoi esempi sieno modello della nostra operosità. E qui il Cinquemani dimostrò come il Vescovo di Ginevra santamente desse opere a formarsi all'apostolato, a compierlo, a diffonderlo e perpetuarlo.
Sin da giovanetto il Santo infatti attese alla propria santificazione. Le scienze umane gli servono di preparazione per farne un valente cultore delle scienze sacre e un apostolo del Signore. Il campo in cui operare gli è indicato, ed egli vi si slancia con sacrifizio, instancabile nel promuovere in ogni modo la gloria del Signore e il bene delle anime. L'apostolato di S. Francesco fu splendidamente descritto dall' oratore, il quale parlò quindi del dovere che incombe a noi ora di difendere la fede e ristaurarla nella terra sacra d'Italia. Dalla vetta del Vaticano il primo Pastore d'Italia segnalava testè i pericoli della fede. Primo uffizio dell'operosità dei cristiani sia incoraggiare, difendere, sostenere la buona stampa; anzichè organo di corruzione, di menzogna, dobbiamo costituirla mezzo di perfezionamento sociale e di verità; di organo dell'incredulità e della bestemmia attingiamo da essa il balsamo delle ferite e l'antidoto della morte.
Pur troppo i cattolici non hanno aperto abbastanza gli occhi per convincersi del gran danno che il nemico loro arreca introducendo in mezzo ad essi la cattiva stampa e gli altri mezzi di perdizione di cui dispone. È tempo di rinsavire e non farsi complice di tutte le rovìne morali, religiose e sociali, che lamenta in Italia il Vicario di G. C. e che senza difficoltà riconoscono coloro stessi, che le cumularono. Cooperiamo alla buona stampa, che è il primo movente di ogni impresa, il cemento di ogni associazione, il teatro della lotta, il mezzo del trionfo. Solo a tal patto salveremo la patria e saremo accolti nel gaudio del Signore.
Grandioso, al solito, ed imponente era l'aspetto che presentava sabbato, 31 gennaio, il vasto tempio di Maria Ausiliatrice in Valdocco, dove i degni figli di Don Bosco coi loro alunni commemoravano il terzo anniversario della dipartita da questa terra dell'Apostolo della carità nel nostro secolo. Quantunque le riparazioni e gli abbellimenti che si stanno facendo al Santuario non permettessero sfoggio di arte nella decorazione del medesimo, tuttavia abbiamo osservato con interesse la non ordinaria abilità, con cui l'amore di figli al Padre seppe comporre attorno e sopra il grandioso catafalco l'addobbo funebre con maestria e buon gusto.
Pontificò S. E. Mons. EMILIANO MANACORDA, Vescovo di Fossano, e venne eseguita per la prima volta colla solita abilità e precisione che distingue i cantori di Don Bosco, la seconda Messa funebre di Monsignor Cagliero, che egli con pensiero delicato e pio scrisse dedicando alla memoria della madre, che più che ottuagenaria moriva in Torino, dopo aver assistito alla sua consacrazione episcopale, ed ora veniva eseguita per Colui che gli fu in tutta la sua vita più che padre.
Assistevano oltre gli allievi dell'Oratorio ed i Superiori della Pia Società Salesiana in appositi banchi, le Suore di Maria Ausiliatrice, rappresentanze di vari Collegi Salesiani e di Associazioni varie e buon numero di Signori e Signore della primaria nobiltà torinese, venuti a rendere questo tributo di amore e riconoscenza a chi seppe insegnare al nobile e ricco il vero e cristiano uso della nobiltà e ricchezza, nel venire in soccorso del povero e dell'orfanello.
Spiccavano fra le altro attorno al catafalco 3 grandiose corone di finissimo lavoro, in una delle quali leggevasi : A su Padre los Salesianos y los Cooperadores de Bogotà Colombia; nella seconda : A D. Bosco gli alunni del Collegio Manfredini di Este. La terza era dono dell'Educatorio femminile che le Figlie di Maria Ausiliatrice dirigono in Nizza Monferrato.
Abbiamo insomma potuto confermarci una volta di più nel pensìero che l'affetto e la venerazione del mondo intiero a Colui che il Times di Londra chiamò , a ragione , il Vincenzo de' Paolì dell'età nostra, non sarà mai per venir meno, essendo profondamente radicato ne' cuori di quanti sono giusti ed onesti. (Dal Corriere .Nazionale).
Alla Messa solenne da Requiem cantata lo stesso giorno in suffragio dell'anima di Don Bosco nella Chiesa del S. Cuore a Roma, MONS. SYLVA, Vescovo eletto di Goias nel Brasile e nostro grande amico, volle darci un attestato della sua benevolenza col pontificare e fare le Assoluzioni al tumulo. Si eseguì dai giovani dell'Ospizio la grandiosa Messa funebre a quattro voci del Maestro Pietro Terziani.
La mattina del 3 febbraio, per cura del zelante clero di Este, in quel Duomo celebravasi una Messa solenne da Requiem, in suffragio dell'anima del nostro venerato fondatore e dei Cooperatori defunti. Gli alunni del Collegio Manfredini, sotto la direzione dei Salesiani, eseguivano lodevolmente la Messa in mi bemolle a quattro voci del Cherubini. Il concorso premuroso e zelante dei benemeriti Cooperatori e di numerosi divoti, mentre: accresceva solennità alla funzione, era pur opera di squisita carità verso le anime di quei poveri defunti.
Simili suffragi per D. Bosco e per i Cooperatori defunti si celebrarono, con grande intervento di popolo, in tutte le altre Case Salesiane, ed in molti paesi e città, per opera di Cooperatori e Cooperatrici Salesiane. Noi non possiamo che professare la nostra gratitudine verso di queste pie persone, che con piacere si ricordano e pregano per il nostro buon Padre e per coloro che tanto aiutarono le Opere Salesiane. Iddio saprà trovar per loro la meritata ricompensa.
Ad onor del nostro amato Padre vogliamo consacrare ancora alcune colonne, riproducendo un bell'articolo dell' Unità Cattolica che verrà letto, speriamo , con piacere , dagli amici ed ammiratori di Don Bosco
D. Bosco ha ben meritato della patria, la quale non potrà certamente disconoscere l'opera altamente educativa di quest'umile ed amoroso intelletto, di questo santo e forte volere (1). Queste parole, che leggemmo poco fa in una recentissima opera dell'illustre Alfani, ci tornano alla mente oggi sopratutto che ricorre il terzo anniversario della morte dell'umile prete di Valdocco. Benedetto Don Bosco, che parla anche morto, come se morto non fosse, e parla con quello spirito di continuità e di efficacia che Dio impresse alle opere sue. Sarebbe cosa troppo lunga riandare, anche per sommi capi, la vita del San Vincenzo de' Paoli del secolo XIX, come il Times chiamò Don Bosco. Mentre i suoi figli, discepoli ed ammiratori, sparsi nei due mondi, rinnovano sulla sua tomba l'annuo tributo delle loro lacrime e delle loro preghiere, noi ci restringeremo ad un lato solo della sua operosissima vita, a quello cioè la cui soluzione tiene a' giorni nostri in tremenda apprensione quanti hanno a cuore gl'interessi dell'umanità e della patria, e che, come dicesi ora con frase forestiera, palpita di attualità. Parliamo della questione operaia.
Che questa questione si presenti sotto un aspetto ogni dì più pauroso, è cosa notissima a tutti. Basta, a convincersene, rìflettere allo sgomento portato dalle delìberazioni del recente Congresso socialistico di Capolago e alle grandi precauzioni che van pigliando fin d'ora i Governi, in quella pure che fingono di non preoccuparsene. Tant'è è una questione che s'impone in tutta la sua formidabile potenza. Questo rombo cupo, come di vicino terremoto, va facendosi ogni dì più intenso e spaventoso, e minaccia da un momento all'altro di scoppiare e scagliare in rottami non una città, una provincia, un regno, o repubblica che vogliate dire , ma tutto quanto l'edificio sociale.
Or che fa Don Bosco di fronte a questo vicino uragano? Il nostro secolo grida: lavoro, lavoro ! ecco le ali, con cui vola e pretende di signoreggiare dalla terra al cielo. E lavoro , risponde Don Bosco ; sicuro, bisogna guadagnarsi il pane col sudore della fronte, insegna a' suoi fanciulli. L'Eden fu pur bella e santa cosa, ma esso non è più; in causa del peccato l'uomo ne fu cacciato per andar ad abitare la terra, vita di triboli e di spine. E i fanciulli, mossi da questo parlare, si danno volenterosi al lavoro, e il lavoro diventa la bandiera dell'Oratorio di D. Bosco. E ne escono i sarti , calzolai , falegnami, fabbri, litografi, tipografi, fonditori di caratteri, scultori, disegnatori, legatori di libri ed altrettali. Perfin la stampa esce su carta di propria cartiera, mentre la tipografia di Don Bosco conseguisce le più splendide onorificenze alle Esposizioni Vaticana di Roma, Internazionale di Bruxelles, Universale di Barcellona, Italiana di Londra e Internazionale di Colonia.
L'Esposizione Nazionale di Torino del 1884 vide una nuova grandiosa macchina per la fabbricazione della carta : era la macchina Escher-Wyss di Don Bosco, mandata poi alla Cartiera Salesiana di Mathi, e colà stesso ancora ampliata e perfezionata. Ed era bello, osserva qui un recente scrittore, era consolante nella sua splendida realtà vedere accanto alle memorie sulle antiche carte fabbrianesi del canonico, ora Vescovo , Zonghi , la macchina perfezionata del nostro Bon Bosco; i primi albori cartacei del teologo e canonista fabbrianese e l'elevatezza artistica presentata dall'umile prete di Valdocco ; l'alfa e l'omega, per così esprimermi, dell'industria cartaria (1).
Ma il lavoro , separato dalla fede , asservisce, disonora, imbestia ; l'operaio, che più non guarda al cielo , nè più ha in faccia il sorriso confortatore dell'eternità, cade stanco, ìnfrunito, schiavo della materia, delirante nella voluttà del giuoco, del vino, della sensualità , vittima quindi anima e corpo del demagogo e del socialista, che lo sfrutta pe' suoi luridi ideali.
Non così l'operaio di Don Bosco, il quale, avendo imparato che sei giorni impiegò Dio alla creazione del mondo e nel settimo si riposò, riposa anch'egli in questo giorno, santifica la festa , alza gli occhi al cielo , frequenta i Sacramenti, ritempra la sua dignità personale nella preghiera. E la preghiera si assorella al lavoro, e l'una e l'altro completano indissolubilmente uniti la bandiera dell'Oratorio di Don Bosco.
Che dipendenza, che gerarchia, grida all'operaio il secolo socialista; siam tutti uguali, liberissimi, indipendenti. E l'operaio, tradito alla voce del serpente, s'inalbera contro il padrone , fa lo sciopero, insanisce alle declamazioni de' tribuni, spreca quel poco, che con tanti stenti ha sparagnato, nel sensualismo il più ributtante, piantando moglie e figli nella desolazione e nella miseria. Non così fa Don Bosco; egli predica ad un tempo a' suoi operai l'uguaglianza innanzi a Dio e il dovere della sottomissione alle potestà della terra; in questo mondo ci ha ricchi e poveri, padroni e servi ; gli uni e gli altri hanno la loro parte di doveri e diritti; guai al padrone inumano, guai all'operaio superbo. Ed i giovanetti del Prete di Valdocco si fan docili, modesti, ubbidienti al padrone nell'officina, che alla sua volta è tratto come irresistibilmente ad amarli , a stimarli questi cari operai.
Nè queste le son parole soltanto. Guardato lo sviluppo immenso che in pochi anni ha pigliato l'opera di Don Bosco e continua tuttora dopo la sua morte. La si direbbe cosa favolosa, eppure è vera, verissima nella sua irrepugnabile realtà. Ma essa trae tutta la sua forza, la sua perpetuità da' divini principii del Cristianesimo, a quel modo che dall'unione con Dio trasse D. Bosco quell'animo costantemente quieto e incrollabile, che fu la ragione e la sorgente di quel prodigioso èmpito, impresso alle sue varie Associazioni. Qui sta per Don Bosco il Primo Immobile di Aristotile che genera il movimento.
Noi perciò, mentre rinnoviamo le manifestazioni del nostro affetto e della nostra stima sulla tomba di chi fu così grande agli occhi di Dio e degli uomini, perchè amò molto, invitiamo quanti sono filantropi e pensatori di buona volontà a risolvere la questione operaia alla scuola di Don Bosco. Colà nell'Oratorio Salesiano fra quelle mura, dove vive tuttora calda e perenne la memoria e l'affetto del soavissimo dominatore di-tanti cuori, impareranno come i diritti del padrone si conciliino coi doveri dell' operaio , come l'agiatezza del ricco si accordi coi disagi del povero, come il superiore armonizzi coll'inferiore; come infine la lotta tra il capitale e il lavoro abbia la sua sola e vera soluzione nelle massime del Vangelo di Gesù Cristo.
(1) Battaglie e vittorie, Firenze, 1890.
(1) CERRUTI. La StOrìa della Carta. Tipografia Salesiana. Torino, 1890.
Alcuni episodi dell'ultima missione di Don Milanesio
Alla colonia Tornquinst.-Una Messa cantata.-La Sierra Ventana.-_Una scena inaspettata. - Una notte al sicuro.
Circa l' ultima missione di Don Milanesio ricaviamo ancora i seguenti brani da alcune sue lettere
« In Tornquinst mi alloggiai in casa del signor amministratore della Colonia, D. Rodolfo Funke, di nazione alemanno , il quale , sebbene protestante, mi usò ogni sorta di cortesia durante i dieci giorni di mia permanenza in quel sito. Di più dispose del più bel salone del suo appartamento, perchè vi celebrassi la Messa ed amministrassi i SS. Sacramenti. Quella colonia forma un nucleo di circa mille anime di nazione differenti. Vi sono Russi, italiani, Spagnuoli e Svizzeri. In quanto a religione, tolti i Russi, che hanno una fede a tutta prova ed alcune famiglie d'Italiani e Spagnuoli, gli altri o sono indifferenti o protestanti.
« Per due domeniche consecutive il salone si riempì di gente, ed i Russi, ferventi cattolici, invidiavano la sorte degli Italiani, che con divoto contegno s'accostavano ai SS. Sacramenti. Imperocchè ne erano privi per non intendere io la loro lingua, nè sapendo essi parlare altro idioma.
Ciò non di meno vollero dare prova della loro cattolicità con un divoto contegno e col cantar la Messa in canto gregoriano. Io, che da dieci anni non aveva più udito le melodie del canto gregoriano, sperimentai una viva sensazione, e trasportato da entusiasmo univa la mia alla lor voce, e mentre si cantavano le lodi di Dio, era tale la gioia degli ascoltanti, che alcuni ne piangevano dì consolazione. Era per tutti causa di edificazione vedere il buon esempio, che davano quei bravi campagnuoli che venivano da più leghe, con ducendo le loro famiglie sopra carri, in una stagione tanto fredda, essendo nel. rigor del verno. Oh santa Fede! come sei feconda di buone lezioni, per chi ti ha per compagnia!!
« Nei giorni vacanti fra la settimana andava ricorrendo a cavallo la campagna, visitando le varie famiglie, che vivono nel seno e al piede di una catena di collìne, che prende il nome di Sierra Ventana (finestra), così detta a causa di un grosso buco che porta nella sua più alta cima colla figura dì una finestra. Anche là vi è gente di varie nazioni e di religioni differenti, addetta all' agricoltura. Alcune famiglie cattoliche accorsero con gioia ed approfittarono di questa bella occasione per fare la loro confessione. Era questa la prima volta che quelle terre venivano visitate da un sacerdote cattolico, sebbene più volte dal ministro protestante.
« Le case costrutte sul fianco della collina sono di pietra e quelle più discoste di mattoni, oppure di legno. Io alloggiava in casa di un proprietario svizzero educato nel protestantesimo, che più tardi abiurò a quella setta indotto più per motivi di guadagno che non di religione. Voleva egli unirsi in matrimonio con una vedova cattolica, virtuosa e benestante; ma siccome ella non vi acconsentiva se non a condiziona che si facesse cattolico, abiurò perciò l'eresia. Orbene con siffatta conversione non è a stupire che vivesse tuttora con pregiudizi contro la Chiesa cattolica, del che è una chiara prova il fatto seguente.
« Un giorno celebrata la S. Messa, secondo il costume, volsi la parola a' miei uditori parlando loro del dispregio dei beni temporali, animandoli ad amare Dio e praticare la vìrtù, e con ciò assicurarsi la vita eterna. A dimostrare la vanìtà delle cose di questo mondo, addussi per esempio l'imperator Guglielmo di Allemagna, il quale, benchè padrone d'un vasto impero colla morte allora fresca dovette abbandonare tutto. Non l'avessi mai detto! terminata la predica, quell' uomo, che durante il Santo Sacrifizio avevasi bevuto una buona bottiglia di vino, ritirando la cortina, che lo separava dal nucleo dei divoti cristiani, si avanzò verso me con un aspetto minaccioso ed infuriato, dicendo che con quell'esempio aveva fatto un insulto alla corona di Alemagna ed al protestantesimo. Gli astanti impallidirono e temevano che dopo sì strani preludii succedesse alcun sinistro avvenimento. Ma la pia sua consorte, appena se ne accorse, si alzò, lo trattenne e lo ridusse al sìlenzio. Dopo alcun tempo passatogli alquanto il bollor del vino, conobbe la sua colpa e mi dimandò perdóno, protestando non pertanto, essere stato ferito dalla mia predica e sopratutto dall' esempio addotto. Che follia!
Il grande imperatore andando all'altro mondo ha forse portato con sè qualche parte del suo impero?
« Dopo un fatto cotanto singolare ed inaspettato, avrei voluto andarmene sul momento, se non che le istanze della buona donna e di altri ferventi cristiani mi trattennero un giorno di più per celebrarvi altra Messa l'indomani, e dare comodità a coloro che non si erano ancora confessati, di compiere il precetto pasquale. Ma per distrarci, io ed il mio giovane catechista, fatti insellare i cavalli, andammo in giro a visitare alcune famiglie di quei dintorni. Tornati sul far della notte a quella casa benedetta, la moglie di quel frenetico ci ricevette con segni di benevolenza e ci invitò a cenare. Ma due buoni cattolici, uno svizzero e l'altro italiano del Tirolo , mi consigliarono a non passare la notte colà, per varie cagioni, offrendomi per alloggio la loro casa. Così feci, sebbene con gravissimo disgusto di quella padrona, alla quale, poverina, rincresceva molto che noi ci allontanassimo per suo marito.
« L'indomani mattina vi ritornai e trovai quel signore abbastanza mortificato. Avendo in seguito uditi in confessione alcuni penitenti, vi celebrai la S. Messa, distribuendo, come il giorno prima , la S. Comunione ad un piccolo gruppo di buoni cristiani. Nella predica mi guardai bene dal citare alcun esempio di protestanti, per non ferire la suscettibilità di quell'uomo, contentandomi di addurne altri di persone cattoliche. Pel che quel tale si diede per soddisfatto e volle mostrarsi generoso col farci mettere nella valigia quattro bottiglie con alcuni salciccioni, che durante il viaggio ci fecero ottimo servizio. Di più diede ordine di attaccare i cavalli al suo breck, e ci fece condurre da un suo dipendente fino a Tornquinst luogo di residenza di quella Missione. Meno male che seppe riparare il fatto con la generosità !...
medici di acqua fredda.
« Tanto nel paese, come in campagna, ho trovato-praticata una novella superstizione, propagata, come dicono , dagli spiritisti. Essi spacciano, quale rimedio infallibile ad ognì sorta d'infermità, tre sorsi di acqua fredda, presi l'un dopo l'altro in nome della SS. Trinità, con la recita di qualche Padre nostro detto con alcuna modificazione. Costoro, a voler dar fede a ciò che si dice, negano, se non tutti, la maggior parte dei Sacramenti; vogliono abolito il culto dei Santi e rigettano gli ultimi articoli del Credo , cominciando da quelle parole : Credo la Santa Chiesa e quanto segue sino al fine. Alcune donne di mala vita, per tranquillizzare la loro coscienza, si consigliarono con questi maestri dell'errore, e ne ebbero in risposta che potevano stare tranquille, che Dio non gliene dimanderebbe conto nessuno. Oh che bella moralità!? ciò in quanto alla loro dottrina. Che diremo poi della loro scienza medica ? Si può dare cosa più ridicola ? Credere che tre sorsi di acqua fredda (e non calda) presi in nome di Dio, possano dare la guarigione a un infermo, qualunque sia la sua infermità? Io nonlasciai di confutare uno a uno i loro errori, tanto nelle prediche com nelle conversazioni famigliari, e spero che la semenza della parola di Dio darà più tardi il suo frutto completo , mentre al presente ha già fatto ravvedere alcuni incauti.
Indii del Chili. - Il Fortin Merced. - Il gauchos del Colorado.
« Finita la Missione nel Sauce grande e Sauce piccolo , fiumicelli nei dintorni di Bahia Bianca, ne intrapresi un'altra verso il Sud nel distretto Villarino e Rio Colorado. In mezzo a quel vasto deserto ho fatto una sola fermata in casa dell'Alcalde, signor Angel Bufil, il quale ci trattò per otto giorni con molta cortesia. Egli da buon cattolico, mandò avviso agli abitanti di sua giurisdizione, e ne vennero un buon numero, chi per far battezzare i loro bambini, dei quali alcuni contavano da otto a dieci anni, e chi per ricevere la benedizione coniugale. Quivi battezzai pure due piccoli gruppi d'indigeni provenienti dal Chili. Costoro percorrono 200 e più leghe a cavallo, recando sulla schiena dei loro giumenti tessuti di lana di svariatissima forma; sbrigatisi del loro negozio , sogliono dimorarvi alcuni mesi e talvolta anche anni interi a lavorare per guadagnare alcuni quattrini, e quindi ritornarsene alla loro patria con un buon branco di cavalli e vacche. Da quanto pare nel Chilì sono tuttora numerosi gl'infedeli nelle provincie del sud, poichè dall'esperienza di più anni ho potuto assicurarmi che ogni gruppo di 10 a 15 individui , appena due o tre hanno già ricevuto il battesimo. Ma quelli che si recano da queste parti sono generalmente i più selvaggi e più lontani dai centri civilizzati, epperciò più ritrosi a riceverne la istruzione cristiana, affidata ai zelantissimi PP. Francescani, che attendono alle Missioni di colà.
« Terminata la Missione in Villarino e licenziati dal nostro buon ospite, in mancanza di cavalli, prendemmo la diligenza e ci trasferimmo sulle rive del Rio Colorado. Quivi ci fermammo alcuni giorni al Fortin Merced, dove battezzai alcuni bambini e distribuii la Comunione a una decina di persone. Questo Fortin, che suona fortezza, è situato sulla riva sinistra del Rio Colorado, a circa 13 leghe dalla sua foce. Esso non è altro che un aggregato di quattro case, costrutte di fango o mattoni crudi e mezz' in ruina , e che danno ricetto a attualmente a quattro famiglie, cioè a quella dell' albergatore, del commissario di polizia con alcuni soldati, dell'impiegato del Telegrafo e ad una famiglia particolare. Sopra un piccolo colle e accanto le macerie dell'antica fortezza, sorse la cappelletta, di cui ebbi occasione di parlar altre volte, dedicata alla Vergine della Mercede , capace di una mezza dozzina di persone. In questo punto, per mancanza di altra casa più adatta, mi alloggiai nell'albergo, dove fui, come altre volte, trattato col rispetto dovuto al grado sacerdotale dal signor Giovanni Lacoste e dalla sua consorte.
« Non passava giorno senza che venissero i devoti del dio Bacco. Giungevano da varie parti del campo , ed io approfittando dell'occasione diceva loro qualche buona parola. Eccettuata una sola famiglia che mancava mai alla santa Messa ed al Rosario, mandando pure i figli alla dottrina, gli altri se ne stavano indifferenti continuando talvolta i loro giuochi durante le sacre funzioni. Saranno costoro selvaggi od infedeli? Oh volesse Iddio che lo fossero ! In questo caso ci darebbero meno lavoro per convertirli. Essi sono , ad eccezione di poche famiglie religiose, una razza di gente battezzata, ma ignorante, ambulante e girovaga, grossolana e corrotta, conosciuta col nome di gau chos (mandriani), gente senza cuore e senza aspirazioni, nemica del matrimonio religioso padri di molti figli, pigri e dati all'ubbriachezza.
Missione alle Isletas. Istruzione in tre lingue.
« Il giorno 13 di settembre u. s., fatto fagotto, in carrozza ci traslocammo alle Isletas. Da un punto all'altro non essendovi che 30 miglia, vi giungemmo verso sera, non senza una buona dose di scuotimento, che ci aiutò a maraviglia a digerire l'asado di castrato, che un buon vecchierello ci diede pel cammino. Giunti allo Stabilimento de Las Isletas, fummo ricevuti dal maggiordomo , il quale ci assegnò una modesta cameretta, che per otto giorni ci servì di cappella e di alloggio. In quanto al mangiare andavamo al refettorio comune col detto maggiordomo e coi principali impiegati della Casa. Las Isletas si trovano all'imboccatura del Rio Colorado e comprende un gruppo di casupole di fango ed imbiancate, con due grandi magazzini per deposito dei frutti del campo e della lana. Sono proprietà di una ricca famiglia, il cui capo fu Pietro Luro, che venuto povero da Europa, fece una fortuna così grande, da essere uno dei più ricchi di questa repubblica. Fra le altre grandi, possessioni sue si annovera quella delle Isletas, in cui sono occupati più di 200 individui , i quali hanno sotto la loro custodia la bagattella di 120 mila pecore e 60 mìla vacche. Oltre agli animali vi si coltivano le vigne, dando un felice esito l'agricoltura. Vi si raccoglie in abbondanza fieno, grano, meliga, patate, zucche, meloni ed altre varie classi di verdura. L'amena ed estesa pianura sul fianco di un braccio del fiume Colorado , il buon clima , il bel porto naturale, a due leghe di distaza sull'Atlantico, detto il chara (branco di struzzi) sono circostanze che fanno presagire che Las Isletas saranno più tardi un paese e forse una gran città.
« In questo punto, come altrove , mi occupai dei bianchi e degli Indi. Ma con quelle premesse che ho fatto nel punto precedente riguardo ai gauchos, è facile intendete il poco e nessun frutto che si può ricavare da loro. Ogni sera nell' occasione della recita del santo Rosario, ne radunava un buon numero, di modo chè la cameretta ne era zeppa. Dopo il Rosario faceva loro un po' d'istruzione; e siccome alcuni de' miei uditori erano Indi, altri gauchos, altri spagnuoli ed altri italiani, certe verità più difficili doveva dirle nei tre distinti idiomi, cioè in indio, spagnuolo ed italiano. Ciò era per tutti causa di eccitamento ed onesta diversione , per cui alcuni più svogliati ed indifferenti, mossi più dalla curiosità che dal desìderio di far del bene all'anima propria, se ne venivano ed udivano queste terribili verità, che forse più tardi faranno buon frutto nel loro indurito cuore.
« Per allora corrisposero soltanto alcuni italiani ed una decina d'indigeni, tuttora infedeli, i quali meritarono di essere rigenerati alla grazia col santo Battesimo ed ammessi alla sacra mensa. In quanto ai gauchos ed altri stranieri, sebbene convenissero con me in fatto di dottrina, niuno si animò a far la sua confessione e convertirsi a Dio. Oh quanto sono degni di essere compatiti questi poveri disgraziati ! ! »
Risveglio di fede e di devozione verso Maria SS. a Puntarenas.
REV.mo SIG. D. RUA,
In questo momento mi trovo padrone della Casa Salesiana di Puntarenas. Sono solo soletto, tutti i cari confratelli se ne partirono oggi per diverse missioni.
Il nostro signor Prefetto D. Fagnano, con D. Pistone ed un Chierico, stamane partì sul Pilcomayo alla volta dell'isola Dawson, con disegno di benedire la nuova cappella colà eretta in onore di S. Raffaele e battezzare gli Indii che saran disposti. - D. Beauvoir, sulla goletta Iulieta, partì per Puntacarra a dettar una missione colà, e nel ritorno toccherà egli pure una punta dell'Isola Dawson, dove abbiamo una Casa succursale con uomini che custodiscono gli animali, e a loro pure darà una missione di otto o dieci giorni, di modo che possiam contare di non averlo più fra noi per almeno un mese.
Ieri trovandoci in Casa quattro Sacerdoti col nostro Rev.mo D. Fagnano ed un Chierico, abbiamo celebrato con pompa straordinaria la festa della Purissima, come qui chiamano Maria Immacolata, e la chiusura del Mese Mariano che da noi suolsi fare a quest'epoca.
La chiesa era bellamente addobbata con un arco trionfale all' ingresso. La vigilia, giorno di Domenica, si confessarono i fanciulli e le ragazze, ed il giorno della festa gli adulti. La Comunione generale fu una cosa consolantissima. Alle dieci si cantò Messa solenne con accompagnamento d'harmonium e con numeroso clero.
D. Fagnano aveva avvisato, che, se il tempo l'avesse permesso, alle 2 1/2 pom. si sarebbe fatta la processione colla statua di Maria Santissima, ed aveva anzi fatto invito all'Ecc.mo Governatore interino, sig. Edoardo Moreno, col suo seguito ed il Corpo dei pompieri. L'Eccellentissimo non solo accettò l'invito, ma diede ancora ordine al Capitano che ei pure intervenisse col corpo militare e con tre batterie di cannoni di campagna e relativo servizìo.
All'ora indicata cominciò a sfilare la processione. Precedeva la croce astile cogli accoliti, quindi i ragazzi del Collegio Salesiano, le ragazze delle Suore di Maria Ausìliatrice, le Confraternite delle Figlie di Mania e del Cuore di Gesù e numerosissimo clero con quattro Sacerdoti. Due ragazzetti bianco-vestiti spargevano di fiori il suolo per cui veniva maestosamente portata dalle Figlie di Maria la bella statua della Madonna; la seguiva l'Ecc. Governatore accompagnato dal suo Segretario, dall'Ingegnere della Governazione, dal Maestro di scuola, dal Medico del territorio , dal Capitano e dal Tenente della Guardia nazionale, tutti in grande tenuta, e da immenso popolo. Serrava le file la marcia militare ed il pìcchetto dei cannonieri, trascinando tre nuovi luccicanti cannoni, i quali facevano la lor prima comparsa in questa solennità di Maria, che a buon diritto è la patrona dell'esercito chileno.
Quale spettacolo presentava la Via Magallanes con tanto corteggio e tutti a capo scoperto ! Si recitava il S. Rosario e ad ogni decina s'intonava una lode ad onore di Maria e tutta la popolazione in corpo rispondeva con vero entusiasmo. Era quello un risveglio di fede, una espansione della, devozione alla Madonna in un paese di molti protestanti. Ne sia ringraziato Iddio che così premia i sacrifizi dei Missionari !
Al ritorno della processione, vedendo che tutta quella moltitudine non avrebbe potuto entrare in Chiesa, D. Fagnano fece sostare alla porta, donde diresse alcune infuocate parole d'occasione animando tutti ad amare sì buona Mamma qual' è Maria, alla quale dobbiamo la nostra rigenerazione ed a cui l'esercito chileno deve la vittoria ottenuta nell'ultima guerra, e ringraziando infine le Autorità e la popolazione di essere concorse a rendere più splendido questo trionfo della Madonna..
Il tempo, molto incostante in questi paesi, che aveva piovuto tutta la notte precedente ed il mattino stesso, dalle 2 alle 4 pom. si mantenne sì bello, con un sole risplendentissimo, da far meravigliare tutti e dire - È Dio che vuol si onori la Madre sua.-Terminata la funzione, s'oscurò nuovamente il cielo e cadde tale un acquazzone, che pareva l'inferno si volesse vendicare del bene fattosi.
La Compagnia delle Figlie di Maria si era inaugurata in questa fausta circostanza, benedicendo prima della processione le loro medaglie e facendone la solenne consacrazione alla presenza di tutto il popolo. Si desiderava d'inaugurare pur quella di S. Luigi per i ragazzi , ma non si potè effettuare; speriamo di non ritardar molto a stabilirla per poter più facilmente fare un po' di bene. - L'Associazione del S. Cuore di Gesù, sì bene organizzata da un anno, produce già abbondanti frutti fra le donne, le quali vengono regolarmente il primo venerdì d'ogni mese ad accostarsi ai SS. Sacramenti.
Preghi, o Sig- D. Rua, e faccia pregare per noi, che possiamo con queste ed altre Associazioni rendere buona tutta la popolazione cattolica di questi paesi, e convertire al cattolicismo anche quei protestanti che qui framezzo vi sono.
Mi creda con tutto il rispetto
Suo Ubb. Aff. figlio in G. C.
SAc. BORGATELLO MAGGIORINO Puntarenas, 9 Dicembre 1890.
Illustri personaggi presiedono alle Conferenze Salesiane.
A Roma l'annuale Conferenza Salesiana si tenne il 27 p. p. gennaio nella Chiesa del Sacro Cuore di Gesù. La cerimonia riuscì « pietosa, edificante, consolantissima » come scrive un corrispondente dell'Osservatore Cattolico di Milano.
« Vi assisteva l' esimio porporato Em.mo Cardinale Apolloni (continua lo stesso corrispondente) e vari altri prelati. Faceano nobile corona a costoro un'eletta schiera di Cooperatori e di Cooperatrici , ed un numero ben grande dei giovinetti che trovano nei Salesiani gli angeli tutelari della sventura , la fiaccola che illumina l'intelletto ed il balsamo che medica le ferite del cuore anche le più cangrenose, porgendo anche un preservativo salutare per tutta la vita e che sarà di tanto facile applicazione, che basterà ricordarlo perchè si applichi da sè e se ne senta l'efficacia. Il M. R. D. Francesco Cagnoli, curato di quella Chiesa, avea intanto salito il pergamo, e dopo aver annunziato che non a lui aspettava la parola, ma ad un esimio porporato che non potè tenerla a cagione di malattia, si diè a far l'apologia di quella sì pia e sì santa istituzione.
» La sua voce argentina, chiara, insinuante, spoglia di ornamenti profani, ma cosparsa di una soavissima unzione celeste scendeva nei cuori degli uditori a guisa di rugiada al cespite di un fiore che s'era ìnaridito ai cocenti raggi del sollione. Una franchezza apostolica, mista ad una sconfinata speranza in quel Dio che nutre i passerì che non seminano e che veste ì gigli che non filano, ecco, ecco l'argomento ed insieme le doti del discorso; e premio ed effetto fu una vera commozione, un entusiasmo sentito che traspariva anche dal volto degli uditori , che attenti e compunti, prendevamo parte alle gioie ed ai dolori che andava accennando. E sì, dolori e gioie; gioie e dolori ; è la sintesi di tutte le cose umane, ed anche quest'istituto è sottoposto ad una legge così inesorabile.
» E certo, era una commozione a sentire le strettezze in cui spesso versa l'Istituto in questi tempi, che a muovere i cuori intorpiditi, atrofizzati, ci vogliono gole che trillino e stinchi che si agitino. Ed è commovente l'aneddoto che mi raccontava al ritorno il marchese Patrizi, tanto benemerito di quell'istituto e di altri, ed uno di quelli in cui nel suo più bello splendore brilla quella nobiltà romana; modello di abnegazione quando si tratta di opere che riescono a maggior gloria di Dio e della sua sposa divina la Chiesa.
» Mentre dunque il pio Don Bosco una volta era perquisito dai questurini, per non saprei quali motivi, si notò che mentre non fece nessun ostacolo ad una operazione così odiosa, pure cercava di sottrarre alle loro ricerche una piccola cassetta. Parve a costoro di aver trovato il morto, e l'abbrancarono con gioia. Il pio sacerdote rosso in viso disse che gli risparmiassero una mortificazione grande coll'aprirla. Ciò fece che si aprisse con più fretta. Gli avidi sguardi si trovarono su carte che segnavano i debiti contratti da Don Bosco e che ancora i suoi miracoli di carità non erano riusciti a saldare ed eran molti. Perchè cercare di nascondere queste carte? dissero delusi, scornati e meravigliati insieme i perquisitori : ed egli franco e schietto : Perchè non volea che si sapesse che noi li abbiamo questi debiti !
« Qui l'oratore fece palese che più d'una volta furono alle prese colla necessità e colla miseria, ma la munifica Provvidenza non mancò mai di trarli da tale stato in maniere sempre nuove e sempre meravigliose, miracolose.
« Alcuni aneddoti di giovani trovati da lui a Roma e che ignoravano completamente che ci fosse Dio e catechismo , esposti senza ostentazione e con semplicità, non poteano certo che commuovere , e questi aneddoti furon vari. Ma fu anche consolante il sapere come in sì breve tempo i Cooperatori e le Cooperatrici Salesiane abbiano salvati tanti e tanti bambini all'ignoranza, alla miseria, all'empietà. Sono già trecentomila i giovani che vengono educati dai figli di Don Bosco nelle diverse parti del mondo, e fra costoro vi sono trecento sacerdoti che vanno sempre pescando anime a Cristo ed aumentando l'olio mistico in quelle fiaccole che minacciano di spegnersi e che ai dì nostri sono tante ! Sono Case, sono chiese che sorgono in Italia., in Francia, in tutt'Europa, ed in America
« E qui l'oratore accennò alle Opere sorte nel 1890 ed a quelle proposte pel 1891, e siccome son cose che non si fanno da sè, così che ha cuore in petto e può, soccorra, aiuti opera sì santa, e come diceva l'esimio oratore, ne avrà non un interesse dubbio ed incerto di 5 fino a 10 per cento, ma il cento par uno anche in questa vita, insieme colla soddisfazione, il piacere, e la felicità, che non si paga, , e che si sente al cuore, e quella corona immarcescibile che chiuderà il varco ad ogni brama, ad ogni desiderio e per sempre. Lavori ognuno come può e il Signore gliene renda il merito dovuto. Dante parlando dei miracoli disse:
Se il mondo si converse al Cristianesmo, Dissi io, senza miracoli, quest'uno È tal, che gli altri non sono un centesmo; ed io dico che, se i milioni spesi da D. Bosco a profitto di tanti poverelli, non sono effetti di un miracolo, io non saprei più dove trovarne. E chi non crede venga solo a vedere la Chiesa qui a Roma e neghi se può: è un miracolo vivo e parlante e per molti riguardi. Dopo il discorso l'Em.mo porporato impartì la Benedizione del SS. Sacramento. Possa tale Benedizione convertirsi in rugiada celeste che continui a schiudere altri fiori degni del Paradiso !
G. SENES. »
A Caravaggio, mediante lo zelo indefesso del Decurione sig. D. Massimiliano Gandini, anche quest'anno un'eletta schiera di giovani Cooperatrici celebrarono una modesta festicciuola ad onore di S. Francesco di Sales. Fu preceduta da otto giorni di santi spirituali esercizii, dettati dall'esimio Sacerdote D. Giovanni Elena, nostro amico, che venne più volte a predicarci il Mese Mariano nel tempio di Maria Ausiliatrice. Il dì della festa il sullodato D. Gandini Arciprete tenne la prescritta conferenza parlando del compianto nostro padre D. Bosco e delle opere salesiane, specie delle Missioni d' America, facendo cenno della funzione che in Torino si faceva per la partenza di nuovi Missionari e di Suore di M. A. per la Colombia, pel Chili e per la Terra del Fuoco.
Queste notizie, a confessione dello stesso Arciprete, giovano assai a spronare quelle giovani nell' adoprarsi a vantaggio di tanti. miserabili che oggidì si perdono anche nei nostri paesi cattolici. Difatti quella schiera di giovani Cooperatrici formano come il braccio destro di quel buon Decurione nel far del bene alle anime alla sua cura affidate, sì col loro buon esempio, come anche coll'istruzione religiosa dei fanciulli.
Si abbiano i nostri encomii ed i nostri più sentiti ringraziamenti per l'offerta inviataci.
Alla parrocchia di Pugliano (Nassa).
Il giorno 29 febbraio scorso i Cooperatori e le Cooperatrici di Antognano e dintorni radunavansi col popolo di Pugliano (Massa) nella Chiesa Parrocchiale di quest' ultimo per celebrare una festicciuola ad onor di S. Francesco di Sales. Celebrata con pompa speciale la Messa solenne, il M. R. D. Giovanni Cecconi , fratello del Parroco locale, tenne un breve ma eloquente discorso intorno alla nostra Pia Sòcietà. La funzione terminò colla benedizione del Santissimo.
La Missíone di D. Bosco nel secolo XIX.
Da Cuorgnè nel Canavese scrivono al Corriere Nazionale di Torino
« Domenica 1 febbraio abbiamo avuto in Cuorgnè una solenne Conferenza Salesiana. Convenivano nella chiesa parrocchiale non solo i Cooperatori Salesiani del luogo, ma anche quelli di altri borghi e villaggi del Canavese ed un popolo affollatissimo. Alle ore 3 1/2 pom. dopo il canto dei vespri, saliva in pulpito un sacerdote salesiano, il quale con parola spontanea, chiara e vibrata, intratteneva l'immenso uditorio per oltre un'ora ed un quarto sovra l'interessante argomento La missione di D. Bosco e dei suoi figli nel secolo XIX. Intrecciò il suo dire con ameni ed ammirabili racconti, ed ebbe tratti commoventissimi. L'uditorio non poteva manifestare più viva ed universale attenzione.
« Sappiamo che l'elemosina che l'oratore raccomandò per i Missionari Salesiani raggiunse una somma rilevante.
« È consolantissimo il vedere come questa prima conferenza sia riuscita così imponente e solenne ed abbia incontrato tanto favore e plauso nel nostro paese.
« Don Bosco ed i suoi figli non saran più dimenticati in questo borgo e qualunque volta vi si tenga Conferenza Salesiana sarà sempre unanime e cordiale l'interesse che vi prenderà il popolo di Cuorgnè. »
Ogni famiglia un Cooperatore.
A Sanico (Alfiano), piccolo paesello del Monferrato, ove ogni festa recasi un Sacerdote Salesiano dei Collegi vicini per aiutare quel buon Parroco, i Cooperatori Salesiani, già numerosi anche quest'anno desideravano avere una Conferenza così detta Salesiana. Si tenne questa il 2 Febbraio scorso.
L'ottimo conferenziere parlò dell'origine, dello scopo, dei mezzi e dei vantaggi di questa Cooperazione : fece intendere che chiunque abbia a cuore il bene delle anime e specialmente mente della gioventù, può prendervi parte, senza grave sacrifizio.
Il suo dire semplice e chiaro lasciò in tutti i presenti soavi impressioni. Ridestò la buona volontà di far del bene in quelli che già erano Cooperatori, e vivo desiderio negli altri di appartenere a quest' Associazione, sicchè può dirsi che ogni famiglia di quel paesello conta un Cooperatore Salesiano.
In occasione di Quarant'Ore.
Mentre il delirio carnovalesco ammorbava le città ed intorbidava il sereno de' cieli, la fede e la pietà affollava il popolo di Corio nel Canavese intorno a Gesù in Sacramento per la solenne adorazione delle Quarant'Ore. Furono come tre giorni di esercizii spirituali per quella, popolazione. Il predicatore l'ultimo giorno tenne pure una Conferenza Salesiana parlando delle opere nostre e specialmente delle nostre Missioni. I bei fatti che intercalava al suo dire lasciarono in tutti salutari impressioni.
Gli Oratori della quaresima e le Conferenze Salesiane
Anche in quest'anno, come per lo passato, i Decurioni Salesiani, i Cooperatori e le Cooperatrici, in molte città e paesi, potrebbero invitare alcuno degli Oratori della quaresima a fare un sermone di carità o conferenza a vantaggio delle opere nostre e specialmente delle nostre Missioni estere.
Qualora questi Benemeriti Oratori bramassero libri che potessero loro giovare in proposito, come per esempio: -Cenni sulla Pia Società Salesiana - La vita di D. Bosco ecc. - non hanno che da farne domanda alla Direzione del Bollettino Salesiano , e saranno loro spediti prontamente e gratuitamente.
Ove non si potesse tenere apposita Conferenza Salesiana secondo il regolamento dei Cooperatori Salesiani, la intelligente carità dei detti Oratori saprà tuttavia trovar modo per far conoscere le opere Salesiane e raccomandarle alla carità dei fedeli.
La Vergine Ausiliatrice non cessa di far risplendere la sua potenza in favore di chi non dimentica nè i fanciulli, nè i Missionari di Don Bosco. Ma chi non fosse mosso a soccorrer l'Opera Salesiana da sentimenti di fede e di carità, direi quasi che si dovrebbe muovere per utilità personale, tanto è infallibile la ricompensa. Centies tantum, nunc in tempore hoc... et in saeculo futuro vitam aeternam. Il centuplo ora, nel tempo presente, e nel futuro la vita eterna (MARC. x, 30). Questi ottengono favori materiali, quelli grazie di ordine più elevato : guarigioni e conversioni; ora una cara esistenza scampa da morte, ora un infermo ricupera la sanità, un'anima turbata la pace... (V. pag. 102 della Vita di Don Bosco del Dott. DESPINEY, reperibile presso le Librerie Salesiane).
Una grazia di Maria in Puntarenas. - Nei mesi di settembre e ottobre serpeggiava in questi paesi una grave pestilenza fra i bambini. La morte faceva ogni giorno molte vittime. Una povera donna del campo avendo l'unico suo figliuoletto di due anni già prossimo a morte, fece lungo viaggio per farlo benedire, confidando solo in Dio ed in Maria SS.
Dopo di averlo io stesso benedetto, esortai la madre a far alcune preghiere per tre giorni a Maria Ausiliatrice. La donna recitò con fede le orazioni indette e promise alla Vergine di dar al suo Santuario in Puntarenas una limosina di 5 pesi o piastre se fosse guarito. Passati i tre giorni, il bambino già era fuori di ogni pericolo, ed essa venne subito a compiere la sua promessa (condusse seco il bambino che io stesso potei vedere in florida salute) , fuori di sè dall'allegria-e benedicendo Maria, saluto degli infermi ed aiuto dei cristiani. Quanto è buona la nostra Madre Maria !
Sac. MAGGIORINO BORGATELLO. Puntarenas, 15 dicembre 1890.
« Profer lumen caecis. » - Maria Santissima Ausiliatrice è sempre nostra buonissima Mamma, e mi gode l'animo di poter attestare questa sua bontà rendendo di pubblica ragione un fatto del tutto inesplicabile per chi volesse in quello negare una grazia speciale della Vergine SS. Ausiliatrice. Quattordici anni or sono, afflitto da mal d'occhi, mi sottoposi ad una cura medica, ma disgraziatamente il risultato fu la completa perdita dell'occhio destro. Passarono 12 anni in questo frattempo più volte replicai i tentativi, sottoponendomi alla cura di celebri medici oftalmici, ma dopo aver subito varie operazioni, dovetti in fine persuadermi che l'occhio era irremissibilmente perduto. L'anno 1889 volgea al suo termine, quando ad intercessione di Maria SS. il Signore mi fe' sentire le sua voce che mi chiamava tra i Salesiani. Maria SS. qui non cessò la protezione sua. Fatta con particolar fervore una novena ed invocata con fede la buona Madre celeste, il mio occhio destro miracolosamente si riaprì. Oh Maria, accorrano a te quanti sono infermi, che tu, qual Madre pietosa, tutti li consolerai. Maria Auxilium Christianorum, ora pro nobis.
Torino, 13 gennaio 1891.
Ch. PEANO BARTOLOMEO.
Un allievo di Don Bosco. - Mando la tenue offerta di lire trenta in ringraziamento a Maria Ausiliatrice per una grazia ricevuta., e lire settanta come offerte di parecchi Cooperatori e Cooperatrici di questa parrocchia.
Orsara Bormida, 19 gennaio 1891.
D. ANGELO CASSINI, Prev, Allievo Salesiano.
Ringraziano pure Maria Ausil. i seguenti:
Sac. Branghini Pietro, Piacenza d'Adige (Padova) - Luigia Maumont, Arnières - Anna Maria Wezyk, Mroezen R. B. Posen - Berto Rosa, Torino - Sac. Caretta Stefano - Losanna Teresa, Pinerolo - Marengo Bartolomeo, S. Vittore (Fossano) -- Biglino Serafina, Alba - Cantamessa Luigia, Alba - Siliano Margherita, Cuneo - Merlo aria,-Cuneo - Gherra Giuseppe, Torino - Sac. Ant. profess. De Angelo, direttore della Difesa -- Perra D. Francesco Segui, Carloforte - Panero Francesco, Massaro al Baligio (Fossano) - Adela Piera Marata, Sarricii - Raffaele Mclloni, S. Pietro in Casale - Caribone Francesco, Bra - Laureti Luigi, Acquasparta - Crosta Valentina, Rosasco - L. Bilbille, Angers (Maine et Loire) - Vandoni Pietro, Torino - Can. Giuseppe Pons, Pinerolo - G. Batt. Pompanin, Cortina d'A?nperso (Austria) - Aimo Sac. Bartolomeo, Nucetto-Villa - Rapetti Sebastiano, Orsara Bormida - Adele Dazzoni Brentini, Faido (Svizzera) - Giov. Canonico Stella, Venezia - Mongini Teol. E., Cavagliano Novarese - Piano Luigi, Costigliole d'Asti- Rio Gio. Batt., Cavour - Gospari Federico, Corderigo Veronese - Frattini Francesca, Bellinzano Y,varese - Porcellana Rosa, Asti - Vallarino Bartolomeo, Arenzano -- Ghibaudi Andrea, Chieri - Pilati Teodolinda, Bologna - Hermans F. M., Curé, Wamont (Landen Belgique) - Fochesato D. Giovanni, Verona - Bollario Maria, Savigliano - Briscioli Cristoforo, Capo di Ponte - D. Carlo Valle, Mornese - Bonzano Clementina, S. Salvatore (Alessandria) - Sac. Gio. Batt. Rizzolo, Cagliari - Germano Dott. Apollonio, Pica - Omodei Secondo, Cascina Cavalli (Vigevano).
La casa di Santa Rosa in Moncrivello.
Il Signore benedice in modo evidente la Casa delle Suore di Don Bosco aperta in Moncrivello, per la generosità di una pia Cooperatrice , e sostenuta dalla carità cristiana.
Non ostante la crisi bancaria degli anni scorsi, per cui alcuni ricchi benefattori dovettero , a malincuore, sospendere o diminuire il loro generoso concorso per l'Asilo infàntile privato, esso ricoverò tuttavia in quest'anno quasi egual numero di bambini che negli anni passati, contenti i parenti di sobbarcarsi tutta intiera la retta mensile, pur.' di vedere i loro fanciulli sotto la direzione delle Suore di Maria Ausiliatrice, già da parecchi anni conosciute ed ammirate per intelligenza ed affetto nell'istruzione ed educazione della tenera gioventù.
Ma una benedizione speciale aveva pur anche riservata il Signore alle figlie adulte dell'Oratorio festivo; poichè ottenuto dalla Direttrice della Casa, Suor Eulalia Bosco, l'altare portatile sul quale celebrava la santa Messa il venerato suo zio Don Bosco e, collocatolo, quale sua cara memoria nell'aula del l'lstituto che serve alle adunanze delle figlie di Maria, si fece di questa una cappella. Qui si diede poscia un corso di brevi Spirituali Esercizi alle figlie del paese, onde avviarle meglio alla pratica di quelle virtù, che le rendono, a suo tempo, la benedizione delle famiglie e del paese, essendo la virtù sola che può far compiere con esito felice la grave ed importante missione della madre cristiana.
Essi infatti ebbero luogo nel gennaio u. s. per cura del M. R. Don Dalmazzo Francesco, Salesiano e Rettore della chiesa di San Giovanni Evangelista in Torino. La sua parola facile e piana, unita ad una non comune erudizione, per ben tre volte ogni giorno si ascoltava da oltre a duecento (200) zitelle col massimo diletto e religioso ardore.
Fu grande la religiosa commozione, quando nel giorno di chiusa tutto il piccolo drappello delle figliuole, simili alle Vergini prudenti del Vangelo, sedettero, radianti di purezza e santo amore, al convito del Celeste Sposo , convito reso ancor più soave per le armonie dei sacri cantici , che il maestro organista locarle seppe insegnare ed accompagnare sull'harmonium.
La neve caduta nella notte precedente, ed il cattivo tempo che vi seguì, come non potè al mattino trattenere dalla Comunione generale alcuna delle figliuole anche lontane dall'Oratorio, così non mancò alcuna per udire, nel pomeriggio, l'ultima volta la voce dell'inviato dal Signore, e ricevere dalla sua bocca quei ricordi, che sotto gli auspizii di Maria Ausiliatrice lasciò pur stampati, onde conservare il frutto degli esercizii , e continuare ad essere quelle vere spose di Gesù Cristo, che coll'obbedienza e purezza di vita abbiano un dì a cantar in Cielo l'inno che ai soli vergini è riservato, oppure divenire per le famiglie quegli angeli di virtù e di concordia che troppo rari si riscontrano fra le madri educate alle massime del mondo e senza Dio.
Felici quei paesi, che possono godere dì sì utili istituzioni, e più felice ancora la nostra egregia signora Persico, che seppe rendersi, colla sua generosa carità, eternamente benemerita dei Moncrivellesi, ed assicurarsi una ricompensa che gli uomini non ponno dare, e molti, purtroppo, non sanno neppur apprezzare.
Chi scrive, spinto dal vero amor patrio, e convinto dalla fatta esperienza, più che mai moltiplica i suoi voti, perchè e la tenera gioventù nell'Asilo e nelle scuole, e le figlie dell'Oratorio abbiano a sentire sempre crescente la benefica influenza del pio istituto e delle ottime Suore di Don Bosco, le quali con tanta saviezza e pari sacrifizio lo dirigono, e trovino sempre generosi benefattori che le aiutino nella santa impresa di quella educazione tanto necessaria alla crescente generazione, e tanto sospirata da tutti i ben pensanti di questa popolazione.
UN COOPERATORE SALESIANO.
Un bel Venerdì di Gennaio scorso radunavansi nelle nuove Scuole del S. Cuore a Battersea, in Londra, bellamente ornate, quattrocento e nove ragazzetti, per una festicciuola natalizia in onore delle Sigg. H. e N. Whiting, insigni benefattrici di quella nostra Missione.
Il trattenimento musico-letterario dato dai vispi ragazzetti, sì per la precisione delle cantate, come per la franchezza e disinvoltura nelle declamazioni riuscì con meraviglia e piena soddisfazione delle due buone Signore, le quali fecero apprestare a quella moltitudine di giovanetti una tazza di eccellente thè e gran copia di confetti. La gioia che brillava su que' giovani volti, l'allegria universale consolava vieppiù le pie Signore, che s'affaccendavano nel servire a tavola quei pargoletti.
Terminò la festa col teatrino che trasse le risa da tutti per più di un'ora. Fu una lieta serata che non sarà sì presto dimenticata dai giovanetti di Battersea.
Verso la fine dello scorso anno si spegneva in Genova una cara e preziosa esistenza, vol dire la pia signora Cecilia Bussi. Ella, ad imitazione di S. Catterina da Genova, per circa 40 anni fu perseverante nel visitare ed assistere con altre piissime danne i poveri malati dei vari. ospedali di quella città. Non v'era orfanello, vedova o povera madre di famiglia, che, ricorrendo a lei, non ricevesse quei soccorsi che era in potere di dare. Anche i nostri poveri giovanetti dell'Ospizio di S. Vincenzo de'Paoli in S. Pier d'Arena ebbero a provare gli amorevoli tratti di sua squisita carità, e piansero in lei una madre. una benefattrice. Essi con animo riconoscente subito dopo la sua morte fecero speciali preghiere e continueranno a pregare per l'anima sua, la quale speriamo sia già giunta a godere la pace e il sempiterno gaudio del suo Signore, il quale premia come fatta a sè la carità usata verso i poverelli.
Fra i tanti. argomenti, che provano essere sempre stata la Chiesa cattolica suprema maestra della vera scienza e fautrice del verace progresso, uno per certo validissimo è la riforma del calendario, ordinata da Papa Gregorio XIII nell'anno 1582, e detto perciò da lui Gregorìano.
È questo un ingegnosissimo modo che la Chiesa ci ha somministrato a misurare i tempi e calcolare le età, in sostituzione a quello di Giulio Cesare già riconosciuto imperfetto ed erroneo. Compievasi, or fanno otto anni, il terzo centenario dalla sua promulgazione, e rimane tuttodì costante e perfetto : oggetto della più alta ammirazione fra i dotti. Spettava alla rivoluzione francese, sul finire dello scorso secolo, la sostituzione del calendario così detto Repubblicano, il quale dopo soli tredici anni veniva abolito da Napoleone I come inservibile per insufficienza ed inesattezza.
Ma se il Calendario Gregoriano è veramente così perfetto e si mostra a noi così ammirabile negli ingegnosi trovati de' suoi Numeri d'oro, delle Epatte, Lettere Domenicali, Indizione Romana e Tabelle Pasquali, non è men vero che essi, questi trovati, riescono ignoti a molti, quasi altrettanti enigmi o veri nodi gordiani.
Il trovare dunque modo di render pratico l'uso di tal Calendario, l'averlo tale che si presenti tutto a colpo d'occhio col giro di parecchi secoli, e possa così servire al calendarista, al liturgico non meno che al criminalista, allo storico, al. letterato ed al popolo stesso, che quasi per istinto ama tanto di almanaccare , crediamo sia reclamato da un vero bisogno al quale fino ad ora non si è per arco provveduto.
Ciò è quanto ci ha deliberati di pubblicare questo Calendario studiosamente combinato e prodotto in forma sinottica assai chiara ed estetica dal Rev. Sac. Stefano Giacomelli da Brescia. Oltre al merito della popolarità e chiarezza per le dimostrazioni inserite nello stesso quadro, ci hanno anche più persuasi della sua peregrina bontà gli encomii ricevuti alla pubblica Mostra Vaticana. Noi quindi ci teniamo certi dì aver contribuito per tal lavoro alla gloria della Religione e al vantaggio d'ogni classe di persone, potendo tal Calendario stare appeso meritamente come quadro decorativo da sala o come quadro murale d'ufficio per chiesa, per scuola, pel foro o per privata abitazione , tanto insomma per uso sacro quanto per uso civile e privato.
Si vende presso le Librerie Salesiane in un sol foglio del formato di m. 0,90 per in. 0,60 con bel fregio contornante, al prezzo di L. 1,80
Storia di un Operaio. Racconto contemporaneo, pel sacerdote CARLO M. VIGLIETTI. Tipografia e Libreria Salesiana. Prezzo, lire 1.00.
Un buon giovinetto, rimasto orfano di padre in segnito ad un'orribile catastrofe ferroviaria, viene accolto per le pietose cure del suo Parroco, nell'Oratorio di Don Bosco, che lo ama da padre e n'è da lui riamato con affetto di figlio e con quell'intensità che solo può appieno comprendere chi ha conosciuto il buon Servo di Dio.
Ma lo vacanze, i compagni, i cattivi consigli sviano il povero Gino (chè tale è il nome del giovinetto) di un così promettente avvenire e lo trabalzano di abissi in abisso fino a rendersi strumento omicida sotto il giogo della Massoneria. Ma qui appunto lo salva miracolosamente Maria Ausiliatrice e la memoria di D. Bosco.
Tale, in poche parole, è l'orditura del nuovo racconto che presenta il sac. Viglietti, già rinomato per altre lodate pubblicazioni (1), racconto che splende per bontà di lingua, disinvoltura e grazia di modi, vivacità di stile, e, quei che è più, per isquisita delicatezza morale e sanità di massimo religiose. Noi lo raccomandiamo caldamente; vorremmo anzi che penetrasse in tutte le famiglie e in tutti gli Istituti d'educazione sicuri che sarà letto con cara avidità e farà molto del bene, soprattutto alla gioventù.
(Dell' Unità Cattolica.)
(1) La Vocazione tradita -Studenti di liceo-Avventure di una spedizione alla Colombia.
1. Agnoletti D. Pietro parroco - Ponzano (Treviso).
2. Aicardi Agostino chierico-Piove di Teco (Porto Maurizio).
3. Alleano D. Pasquale - Salerno. 4. Allemagna contessa Chiara Bassi - Milano.
5. Amarotto D. Carlo prevosto - Corniolo (Casale).
6. ArnaldiconteFrancesco-Vicenza. 7. Arreghini D. Giov. Batt. - Coamaggiore (Venezia).
8. Baccis ved. Teresa - Val di Nievole (Lucca).
9. Baccini D. Alessandro - Galliera (Padova).
10. Barani D. Angelo rettore - Vivente (Pavia).
11. Barbieri D. Giuseppe priore - Montefostino (Modena).
12. Barberis Pietro ufficiale R. Poste - Torino.
13. Barberis Carolina - Torino.
14. Basati Teresa - Mezzana-Bigli (Pavia).
15. Battaglino Antonio - Castagnito d'Alba.
16. Battisti Giuseppe - Gubbio (Perugia).
17. Razzi D. Gaetano segretario vescovile - Cremona.
18. Bellingeri dottor Colso - Torino. 19, Benincà Giacomo - Valmarena (Verona).
20. Ressa Anna - Chivasso (Torinoo. 21. Berti D. Tobia-RavennaiFaenza). 22. Biondi D. Michele canonico Cattedrale - Lodi (Milano).
23. Bonaccino canonico D. Buggero - Barletta (Bari).
24. Bottami barone Michele - Aquila (Abbruz'ol.
25. Botti Teresa - Torino.
56. Bonivento 1). Luigi (-an. Cattedrale - Chioggia (Venezia).
27. Bonizzardi Pietro - Goglione Sopra (Brescia).
28. Boghean D. Felice canonico - Adria (Rovigo).
29. Bognetti D. Giovanni parroco - Milane.
30. Borgatello Teresa-Recingo (Alessandria).
31. Bottanolli Maria ved. Zintilini - Pescarzo di Cemmo (Brescia). 82. Borgomaneri D. Giuseppe parroco - Canzo (Como).
33. BorroniCattorina-LottinoVeneto, 34. Borserini D. Amos professore - Orvieto (Perugia).
85. Morsi suor Maria Luigia - Parma. 36. Bosisio Rita di Montevecchio - Milano.
37. Brogante D. Antonio cappellano - Genova.
38. Gretti Pietro Vittorio - Caluso (Torino).
39. BuccelliD.Odoardo conte-Romea. 40. Buffa D. Alessandro - Sezzò. 41. Canuedda D. Giuseppe parroco - Setza (Cagliari,..
42. Campi Valdomiro conte - Modena. 43. Campioli Eusebio chierico - Modena.
44 Cane D. Angelo professore - Moncrivello (Novara).
45. Candiani Teresa fu Luigi - Mezzana-Bigli (Pavia).
46. Capelli Luigia - Cremona.
47. Capurro D. Giovanni canonico - Vigne (Genova).
48. Caprotti D. Giovanni direttore Sp. Seminario - Monza (Milano).
49. Cara De-Canonico Giuseppina - Carignano (Torino).
50. Carena Adelaide nata Capella - Torino
51. Carobolante Giuseppe - S. Maria di l'eletto (Treviso).
52. Carolella D. Pietro benof. metrop. - Palermo.
53. Catterini D. Giacomo arciprete - Carbonera (Trevisoo.
54. Cavalcanti D. Ferdinando benef. metrop. - Palermo.
55. Cavedoni Luigia - Modena.
56. Cei Seralina- Mezzana-Gigli (Pavia).
57. Coi Margherita - Mezzana-Bigli (Pavia).
58. Cena Teresa - Chivasso (Torino).
59. Cominotti D. Osvaldo parroco - Fagnana (Udine).
60. Cocito D. Gian Giacomo prevosto vie. for. - Baldichieri (Alessandria).
61. Coccodrilli D. Giuseppe parroco - Petazzano (Perugia).
62. Coda D. Pietro canonico - Benna (Novara).
63. Cossanna D. Pietro canonico - Nessi (Roma).
64. Cugia nobil donna Maria Rita ved. Pilo-Manca - Alghero (Sassari).
65. Cuzzi D. Carlo canonico parroco - Intra (Novara).
66. Creazzo Chiara - Lonigo Veneto (Vicenzao.
67. Cremaro Giuseppe - Cologna Veneta (Treviso).
68. Da Col Carolina maestra - Venaz (Bellunoo.
69. D'Ambrosio Leonardo - Castions di Strada (Udine).
70. Dallera Rosa - Mezzana-Biglia (Pavia).
71. Dalpiaz Sisimio-Cloz (Tirolo Austriao.
72. Dalmazzo Clara-Riva (Pinerolo).
73. De-Ben-ci D. Rocco - Guardalfiera (Campobasso).
74. Dogano D. Giuseppe - Povoletto e Salt. (Udine).
75. Degauis D. Giovanni - Villacaeeia (Udine).
76. Dolvecchio D. Giuseppe canonica - Barletta )Bari).
77. Do-Simone mens. Giuseppe canonico - Barletta (Bari).
78. De-Singlan Isabella nata Valdrè - Roma.
79. Dorissa D. Luigi cappellano -Fielis (Udine).
80. Doro 1). Paolo teol. rett. di S. M. della piove -Savigliano (Cuneo).
81. Dufuis AAicela -'rovino.
82. Llia Piacenza - Torino.
83. Fabiaui Catterina fu Giov. -Diorico (Udine).
84. Fantoni Candido conte - Viglieno (Novarao.
85. Ferrari D. Giovanni - Firenze.
86. Fervere Giuseppe - Torino.
87. Fiore D. Matteo teol. amo.- Cavallermaggiore (Cuneo).
88. Foglio Annuuziata-Bagolino (Brescia).
89. Forcellini-Sartori Giovanna-Quero (Belluno).
90. Frà Bernardo da Cagliari laico .eappuccino - Cagliari.
91. Galbiati D. Giuseppe duet. canos. - Traglato (Como).
92. Galcasso Lui gi-Orbassano(Torinoo.
93. Gamera Zaira ved. Lari - Livorno.
94. Gariglio Vincenzo-Moncalieri (Torino).
95. Gaspari D. Francesco rettore - Cologna Veneta (Vicenza}.
96. Germani D. Francesco prov. vie. for. - Guastalla (Reggio Emilia).
97. Gerenzani Marietta - Scaldassole (Pavia).
98. Gervasi Alberto - Casola (Massa Carrara).
99, Gigliucci conte Gaetano - Ferino.
100. Giuliani Maria - Mezzana-Gigli (Pavia).
101. Giuntini D. Costantino rettore - Vado (Firenze).
102. Gorisio Giuseppina nobile Oliverio - Salò (Brescia).
103. Ghignone Agnese - Iaolabella (Torinoo.
104. Icardi Giuseppe - Cassinelle (Alessandria).
105. Lambruschi D. Modesto- Monselice (Padova).
106. Lace Del-Pozzo comm. Eugenio medico - Torino.
107. Lagorio Maddalena - Genova. 108. Lebboroni P. Venanzio parroco - Sarnano (Macerata).
109. Listani D. Giuseppe arcipr. vic. for. -Sant'Angelo in Arnola (Pesaro Urbinoo.
110. Locci cav. Francesco - Serranti (Cagliari).
111. Lo-Re D. Paolo buf. metrop. - Palermo.
112. Losa D. Giacomo parroco - Lissago (Como).
113. Lo-Verro Giuseppe canon. metrop. - Palermo.
114. Lucciardi D. Giovanni arciprete - Scogna (Genova e Sarzana). 115. MagnarOsvaldo-Picono(Potenza). 116. Malpaga Enrico - Strigno (Austria).
117. Mar,arita mons. Luigi vescovo di Orio (Lecce).
118. Mancini Jiarianna - Torino.
119. Mari can. Pietro can. dell'Emin.mo Cardinal. Vicario - Roma. 120. Marchetti Catterina-Rudiano(Brescia).
121. Marchetti avv. Giovanni - Torino. 122. Massera Vittoria - Chivasso (Torino).
123. Masserano Rosina - Biella (Novara).
124. Masino di Valperga contessa Sofia nata Brichanteau - Torino.' 125. Marzoeea D. Ruggero canonico - B:u'lettn (.Sari).
126. Meneghetti mons. Francesco- Proposte (Padova).
127. Mitighi Giovanni fu Pietro -Mezzana-Bigli (Padova).
128. Menghi Teresa - Mezzana-Bigli (Padova).
129. Miliani coram. Giuseppo-I"abriano (Ancona).
130. Michieli Maria superiora del Collegio-convitto Zanotti - Treviso. 131. Minetti - Rossiglione Ligure (Genova).
132. Mucchi- 7avarnelli Vittoria - Ottabiano (Pavia).
133. Montanaro Antonietta - S. Francesco d'Albaro (Genova).
134. Moragliano Luigia-Voghera (Paviao.
135. Morassutti Pietro fu Antonio - S. Vito al Tagliamento.
136. Moriondo Carlo- Canale (Cuneo). 137. Motta Ambrogio di G. B. - Silvano d'Orba (Torino).
138. Nato D. Stefano arciprete - Canicossa (Mantova).
139. Firmi Luigi - S. Severino Marche (Macerata).
140. Feltro cav. Zaverio notaio - Savigliano (Cuneo)
141. Notte Rosa-Marostica (Vicenza). 142. Olgiati damigella Melania (dei conti) - Vercelli (Novara).
143. Oggero D. Giuseppe prevosto-Certosa Rivarolo (Genova).
144. Pagliaroli Carlotta nata Giannini Genzano (Roana).
145. Panebianco 1), Ilariano-Acireale (Catania).
146. Pauizza-Juama Giovanna - Taio (Austria).
147. Passero mors.. Tommaso vescovo - Troia (Foggia).
148. Pastinè D. Cristoforo curato-Bonassola (Genova).
149. Pasqualetti Carolina - Sarnano (Macerata).
150. P. Larroca generale dei Domenicani - Roma.