ANNO XV. - N. 11. Esce una volta al mese. NOVEMBRE 1891.
DIREZIONE nell'Oratorio Salesiano -Via Cottolengo, N. 32, TORINO
Il monumento a D. Bosco ed il giubileo delle Opera Salesiane. Programma per le feste giubilari delle Opere di D. Bosco e dei restauri e decorazione del tempio di Maria Ausiliatrice in Torino. Cinque lustri di Storia dell'Oratorio Salesiano. Grazie di Maria Ausiliatrice. I dipinti della Cupola di Maria Ausiliatrice. Opportune rimembranze. Ai Parroci e Rettori di Chiese. L'opera di D. Bosco ed i Congressi Cattolici (Malines). Notizie dei nostri Missionari: Dell'ultima partenza - Un nuovo tempio al S. C. di Gesù nell'Argentina - L'Ospedale Salesiano di Viedma. Mons. Degaudenzi Vescovo di Vigevano. Gli operai cattolici di Torino ed il Sig. Léon Harmel, organizzatore del pellegrinaggio della Francia del Lavoro. Bibliografia. Cooperatori defunti.
Con viva esultanza annunziamo che pel prossimo Dicembre, i grandiosi lavori di ristauro e decorazione del tempio di Maria Ausiliatrice in Torino, iintrapresi or sono quattro anni qual monumento a Don Bosco, saranno terminati e ne potremo fare solenne inaugurazione il di sacro alla Vergine Immacolata, fausto giorno, in cui cade il Cinquantesimo Anniversario delle Opere Salesiane.
Oh giubileo caro, giocondo e desideratissimo ! I figli di Don Bosco , sparsi oggi in tutto il mondo, lo affrettano coi loro sospiri e voti ardenti. Gli innumerevoli amici ed ammiratori lo attendono con santa letizia. Benefattori e Benefattrici lo preparano e lo coronano colle loro largizioni...
Il Santuario di Maria, riccamente e sontuosamente decorato per questa circostanza, si aprirà a folla immensa di devoti, echeggerà delle più soavi melodie ed accoglierà le preci di un popolo di figli che inneggeranno alla Gran Madre Celeste.
Maria! Ecco la prima parola con cui s'iniziarono le Opere di Don Bosco, ecco il supremo suggello che vi pose il compianto nostro fondatore e padre. Cinquant'anni fa l'umile sacerdote, invocando Maria Immacolata gettava il primo seme di frutti, che sarebbe stata follia sperare, ma che ora il mondo intiero ammira. Era Maria che guidava il sant'uomo, Maria che lo consigliava, Maria che lo aiutava.
E Maria, dove ebbero principio le Opere colossali di D. Bosco, volle pure edificarsi la sua Casa. Ipsa aedificavit sibi domum. Chi infatti se non Maria gettava le fondamenta di questo sontuoso tempio qui in Valdocco, dove ricevettero la palma del martirio, nel terzo secolo di Cristo, i prodi campioni della legione Tebea, Solutore, Avventore ed Ottavio ?
L'umile prete, che vi poneva mano, non era che l'istrumento della Celeste Ausiliatrice. D. Bosco, quando s'accingeva a questa grande opera, che da molti anni formava il voto ardente del suo cuore, era povero come Giobbe, di più dovea provvedere il pane quotidiano a centinaia e centinaia di orfanelli. Chi gli dava tanto ardire e gliene mandava gli ingenti mezzi? Era Maria.
Quest'impresa poteva parer impossibile e favolosa, al pari dei primi progetti di Don Bosco, che fecero temere agli amici che il buon prete impazzisse; ma non era pazzia che moveva Don Bosco: era la potenza della divina Ausiliatrice che operava in lui, era Maria. E nel breve corso di tre anni il tempio veniva eretto e consacrato.
Chi può numerare i segnalati favori coi quali Maria ottenne allora l'obolo necessario per l'edificazione del suo tempio ? Chi può dire le grazie infinite concesse in seguito a quanti visitarono il suo santuario, ne sostennero il divin culto ed aiutarono le Missioni Salesiane, che, partendo dal suo altare, si vanno ogni dì più estendendo per tutto il mondo ? Principi e sudditi, prelati e popolo, fedeli d' ogni paese e condizione, col palpito della più viva riconoscenza, cantano l'inno del ringraziamento e ripetono al mondo l'evviva della lor fede alla Celeste Benefattrice.
Ma, se è dolce ricordare le innumerevoli grazie che la Vergine Ausiliatrice da questo suo trono in terra largì al popolo Cristiano, due si impongono solennemente alla nostra memoria: la decorazione del tempio di Maria, che si va terminando in questi ultimi giorni, ed il giubileo che a noi s'appressa.
Esse ci richiamano una grazia immensa, anzi una mirabile catena di grazie. Ci ricordano ben cinquant'anni di benedizioni e di celesti favori. Oh! l'intervento di Maria come lo sentimmo noi! come lo provammo le mille volte, e specialmente in quest'ultimi quattro anni ! Ispiratrice , maestra e guida nelle svariatissime opere, cui Don Bosco ed i figli suoi posero mano , Maria ci fu sempre sostegno, vita, provveditrice e madre tenerissima.
Oh! se ancor vivesse D. Bosco! Oh se giunto a questi desideratissimi giorni, ci parlasse di Maria! D. Bosco, che dalla potenza di Maria ripeteva ogni fatto, ogni incremento delle opere mondiali intraprese; Don Bosco, che a Maria aveva consacrato mente e cuore , vita ed apostolato ; Don Bosco, che per tanti anni ne cantò le glorie colla penna e colla parola ! Nell'effusione del cuore riconoscente, colle lagrime agli occhi, egli esclamerebbe : - Viva Maria Ausiliatrice ! -
Oh ! sì, Viva Maria Ausiliatrice ! e questo nostro grido voli sulle ali dei venti e s'unisca a quello dei fratelli lontani. Dall'Europa all'America, dai nostri lidi a quelli dei Salesiani dell'Asia e dell'Africa risuoni l'armonia dolcissima: - Viva Maria! Viva la Gran Vergine Ausiliatrice !
per le Feste Giubilari delle Opere di D. Bosco e per la inaugurazione dei restauri e delle decorazioni del tempio di Maria Ausiliatrice in Torino.
SOLENNE OTTAVARIO.
Per questa duplice fausta circostanza , nella Chiesa di Maria Ausiliatrice in Torino si celebrerà un solenne Ottavario , comin ciando dal 6-Dicembre, giorno di Domenica, i a tutta la Domenica seguente, 13 stesso mese. Vi prenderanno parte i giovanetti dell'Oratorio di Torino e degli altri Collegi Salesiani vicini, i Cooperatori e le Cooperatrici Salesiane e l'immenso, popolo de' devoti di Maria Ausiliatrice.
Nei giorni 6, 7 ed 8 Dicembre.
Alle ore 7 ant. Messa; letta con Comunione generale.
» 10 » Messa pontificale.
» 3 pom. Vespro, Discorso, Benedizione col SS. Sacramento.
Nei giorni 9, 10 ed 11 Dicembre.
SOLENNI QUARANT'ORE.
Alle ore 7 ant. Messa letta con Comunione generale.
» 8 » Esposizione del SS. Sacramento,
» 3 pom. Vespro, Discorso e Benedizione.
Sabato 12.
Alle ore 7 ant. Messa letta con Comunione generale.
» 10 » Messa funebre pontificale in suffragio delle anime dei Benefattori defunti.
» 3 pom.: Vespro. Discorso perla partenza di Missionari e Benedizione.
Domenica 13, ultimo giorno dell'Ottavario.
Solenni sacre funzioni come nei giorni 6, 7 ed 8.
Nel pomeriggio, prima della Benedizione, si canterà il Te Deum di ringraziamento.
I discorsi saranno detti da illustri oratori e lo sacre funzioni saranno accompagnate da scelta musica vocale, che verrà eseguita dai giovani cantori dell'Oratorio Salesiano di Torino, coadiuvati da allievi di altri Istituti Salesiani e da distinti professori della città.
CINQUE LUSTRI DI STORIA
DELL'ORATORIO SALESIANO Fondato dal sac GIOVANNI BOSCO
Un bel vol. in-16° di pag. XVI-744 L. 3.
Sono pagine stupende, che ritraggono al vivo le scene più belle della vita di Don Bosco, pubblicate per l'occasione del Cinquantesimo Anniversario dell'Oratorio da lui fondato. Si leggono con un gusto ineffabile ed avidità incessante. All'amenità e novità del racconto rispondono lo stile tutto brio, la parola viva e scultoria ed altre doti mirabili elio pongono questo tra i più bei libri dei giorni nostri.
Quanti leggeranno quest' opera, o conobbero Don Bosco, non potranno far a meno che provare sentimenti d'indicibile gioia, di profonda commozione., vedendolo ritratto nel suo amabile candore, nell'ardenza de' suoi primi anni di lavoro , nell'ansietà, nelle tristi e dolorose vicissitudini del suo apostolato, ma sempre mite, amorevole, pazientissimo, ed esclameranno. Ecco Don Bosco! Così veramente diceva! Così veramente conversava ! Quelli poi che non ebbero l'invidiata sorte di conoscerlo, impareranno ad amare, ad ammirare la sua memoria, perché fu grande nelle battaglie che dovette sostenere per continuare l'opera che Dio gli aveva affidato.
Don Bonetti prima di volare alla contemplazione degli eterni splendori, lasciava finito questo suo lavoro, che sarà come prezioso monumento da lui innalzato per tram andare alle generazioni venture le tradizioni, le memorie dell' ammiranda istituzione di D. Bosco ! Nessuno trai figli, Cooperatori ed ammiratori dell' Apostolo della gioventù povera e derelitta deve andar privo di questo caro, soave ricordo ; epperciò, affine di corrispondere al vivo desiderio di tutti, abbiamo fissato un prezzo veramente modico all'elegante volume , in-16° grande, di edizione nitidissima, che tocca quasi le 800 pagine ; speciali facilitazioni faremo poi ancora a tutti quelli che ne prenderanno un determinato numero di copie, ovvero si faranno centro di abbastanza convenienti adesioni per l' acquisto e diffusione dell'opera stessa.
Il libro trovasi vendibile presso la Libreria Salesiana di Torino e presso le altre Librerie Salesiane filiali , al tenue prezzo di L. 3.
A quelli che acquisteranno più copie dell' opera saranno dati i seguenti doni:
Per copie 2, riceveranno soprapiù 1 copia del libro del Card. Alimonda : Giovanni Bosco e il suo secolo. - Per copie 4, riceveranno 1 copia del libro del Card. Alimonda : Giovanni Bosco' e il suo secolo ; 1 copia del libro del Giordani Carità nell'educare; 1 copia del libro del Giordani: La Gioventù e D. Bosco. - Per copie 6, riceveranno 1 copia del libro del Canisio Catechismo (due volumi da L. 6). - Per copie 10, riceveranno 1 copia del libro del Biamonti : Storia Biblica (4 vol. da L. 10).
Alla vigilia dell'Immacolata. - Reverendissimo Don Rua, - Trovandomi, da tre lunghi anni, colta da forti dolori alla spina dorsale e per mesi interi nell'impossibilità di lavorare, non sapeva più a qual rimedio appigliarmi. Il male progrediva ogni giorno, le forze mi mancavano e ben presto temevo di soccombere.
Alla vigilia dell' Immacolata Concezione del 1890 ero nella più triste desolazione. Piacque a Dio che mi venisse alle mani un libro, sotto il titolo di Maria Aiuto dei Cristiani, ed in Essa riposi tutte le mie speranze. In quel giorno stesso incominciai una fervorosa novena in compagnia di mia madre e scrissi a Torino per una Messa nella chiesa di Valdocco Mi raccomandai alle preghiere di lei, Rev.mo D. Rua, ed a quelle de' suoi buoni orfanelli. Sul finire della novena la mia salute era migliorata tanto, che potei riprendere i miei lavori. Avevo promesso alla Gran Madre degli afflitti, che mi sarei recata io stessa a Torino a ringraziarla, a portare una offerta pel santuario e di più di far pubblicare la grazia nel Bollettino Salesiano. Ed oggi compio di gran cuore il mio voto a' piè di Maria Ausiliatrice.
Savigliano, 2 agosto 1891.
BALLARIO MARIA.
Dall'inferno al paradiso. - È una segnalatissima grazia spirituale che ho il bene di annunziare, una conversione che palesa manifestamente l'intervento dell' aiuto di Maria.
Un giorno, verso sera, capitò alla porteria del nostro collegio di Maria Ausiliatrice in Sant'Isidoro una giovane, che dava segni di una incredulità e di un disprezzo alla religione tali da mettere spavento. La suora portinaia fu presto da me. Accorsi alla porteria, e conosciuta meglio la condizione deplorevole di quell'infelice, mi raccomandai a Maria SS., e poi tanto dìssi e feci che la indussi a venire in cappella a recitare tre Ave Maria. S'acquietò allora come per incanto e se ne uscì senza più bestemmiare ed insolentire. Il giorno seguente tornò di buon mattino al collegio e la sua prima parola fu: « Voglio confessarmi ». Condotta nella vicina parrocchia, ebbe la costanza di aspettare più ore, essendo già il confessionale circondato da folla di penitenti , e poscia confessatasi ne partì con le migliori disposizioni. Quel giorno stesso, ritornata da me, ebbe a dirmi tutte le difficoltà erano superate ed avrebbe fatta la santa Comunione la prossima festa. Qual mutamento repentino e radicale !
Venne difatti a fare la santa Comunione il giorno stabilito, e quell'anima, che dapprima pareva indemoniata, si era mutata in una fervente cristiana. Questi sono i trionfi di Maria. Viva Maria Ausiliatrice !
Sant'Isidoro (Repubblica Argentina), 2 giugno 1891. - Suor NAZZÀRINA GALLI.
Conversione edificante. - Un giovane medico, che io aveva tanto raccomandato al santuario di Maria Ausiliatrice e pel quale avevo fatto celebrare una santa Messa all'altare della Beata Vergine, fece una santa morte il 5 p. p., giorno dedicato alla' Madonna della Neve. Non posso far a meno di esclamare : Oh ! quanto è buona la Madonna Santissima ! Oh quanto è potente ! Io l'invocai ed essa mi ha esaudito. - Quel giovane moriva coi conforti della religione, coi sentimenti di un cristiano rassegnato e paziente, col crocifisso tra le mani, al quale dava frequenti baci e rivolgeva ardenti sospiri. Due volte ricevette il SS. Viatico e parecchie volte si confessò. Sia ringraziata adunque e lodata la nostra cara Madre Maria che venne in nostro aiuto !
Sommacampagna, 18 agosto 1891.
BRICOLO D. PRIMO Arciprete.
Un figlio di famiglia a Maria. - Rev.mo Sig. D. Rua. - Mio figlio Lazzaro le manda la tenua somma di L. 10 come offerta a Maria Santissima Ausiliatrice per una segnalatissima grazia rìcevuta. Aveva un grave malore in una mano, per cui soffriva immensamente : i molti medici, da cui si fece visitare, davano nessuna speranza di guarigione, ma bensì tristi presentimenti. Lo consigliammo a rivolgersi a Maria Ausiliatrice ed in pochi giorni egli guarì perfettamente. Riconoscenti anche i genitori desiderano sia pubblicata la grazia.
Arenzano, 16 Settembre 1891. GIAMBATTISTA VALLARINO.
Riconoscenti per grazie ricevute, ringraziano pure Maria Ausiliatrice i seguenti
Alessio Ortano, S. Sebastiano Corona - Davide Lovisolo, Calamandrana - Felicita Olivazzo, Alessandria - Maria Ferrazzi, S. Gervasio Crosciano - Don Luigi Rocca, Alassio - Superiora Religiose Sacro Cuore, Torino - Girino Giovi, Garlasco - Civano Benedetto, Varazze - Morandmi Rizzoli, Predazzo (Austria) - Romanello D. Angelo, Vicenza - Ferrari D. Pietro, arciprete, S. Zaccaria (Pavia) - Resmini Elisabetta, Treviso - Suor Louise Seraphins, S. José (California) - Suor Eugenia Gariboldi, super. Suore Carità Ospizio Giuzé, Alessandria - Coratella Agostino, Adria -Rocca Grimaldo - Nobili Raffaele, Cividate in Casmuro (Brescia) - Calandra Michele, Casozzo - Vaona Benedetto , Ponte S. Marco (Brescia) - Zanotti Isidoro, Plemo (Brescia) - Grossi D. Francesco, parroco di Briosco (Milano) - Mainardi Ch. Francesco, Cavazzere (Venezia) - Ercole Sirtori - Lia Pesce Pescetto, Genova - Madame de Rozeville, Tours - Auguste Obert, Curé a Dientoz - Madama A. M. Le Cozannet, PenvenanCots da Nord - Rogoni Felicita, Mede - Bacci D. Pietro,S. Ronzano M.se de Ribiers, Canet - Zuchman-toniez Angelique Siedlce, Pologne Ruesse - Pensa Caterina, Niella Tanaro - Una povera madre, Martinengo - Boccaglioni Giulia, Vobano (Brescia) - Formenti Lucia, Vobano.(Brescia) - Salomone Teresa, Benevagenna - Madame M. Mazzuron, Mayssac (Corrèze) - Carlarino Antonio, Sestri Ponente - Ciccarelli Marianna Rega - Amalia Cesato, Rispo - Banoncini Margherita, Montese -- Aimo Luigi, Nucetta - Giovanna Villa, Palan - Margherita Manassero, Beinette - Rocca Teresa, Genova - Sauro Giovanni , Torino - Bottigliengo, Torino - Giordano Maddalena, Morello - Della-Rossa Maria, Cavallerleone - Quagliotti Angela, Torino - Casetta Antonio, Monta - Biglino Maria, Alba - Pranotti Teresa, Piscina - Antonio Torazza, Verolengo - Ghilione Rosa, S, Vittore (Fossano) - Canalis Pietro , Carmagnola - Vaudano Teresa, Pecetto - Cominda - Sebastiano, Villa Filletto - Alesso Elisabetta, Racconigi - Leone Giuseppa, Feletto - Marinetti Damiano, S. Damiano d'Asti - Famiglia Origlia, Moncalieri - Gay P., Cremona -- Margherita Badellino , Alba - Luigia Camerano, Poirino - Giuseppina Caldara, Alba - Colombina Caimotti, Alba - Genesio Antonia, Cherasco - Calvi Ambrogio, Gropello - Francesco B giovani, Villanova - Beccario Felice, Savona -qpeonardi Canarina, Cloz - Arnari Pietro, Compreso - Giusiana Antonia, Cervignasco - Biazzi Maria, Cremona - Biazzi Pietro - Costa Palmira - Palli Rosa - Farina Giuseppa - Rini Vittoria - Rosena Carlo - Cologna Giuseppe, Livorno - Bellegatti D. Giov:inni, Vico - Francesco Sartori, Genova - Coccolèsi D. Gaetano, arciprete, Loncordia (Modena) - Francesca Mazzarello, Torino - Mazzali Enrico, Montecatini - Meineri D. Maurizio, ar., Bachetta - Gioia Ermenegilda, Vezza d'Alba - Petitti Anna, Lumbriasco - Bertolo Angela, Rubbiano - Rizzo N., Foglizzo - Alamanno D. Angelo, Cornarolo - Barbiana Maria, Incisa - Giuliano Camillo, Condove - De valle Francesco, Cavallerleone - Monaco Antonio, Torassi - Chiavassa Sebastiano - Foresta Rosa - Alessio Giovanni, Carantagna - Garrone D. Domenico - Mo glia Pietro, Chivasso - Bussa Battista, Bianzè - Romano Adele - Barboto Maria - Bagnati Giov. Battista - Maddalena Millio - Silvagno Maria - Montiglio Luigi - Fogliazzo Teresa, Torino - Marchini Maria aolaro Maria - Elia Luigia - Favara Ignazio, Grassa - Grosso Luigia, Mosso Santa Maria-Zuccoli Giuseppina - Briatta Caterina - Contegni Teresa - Bretto Margherita - Panero Antonio - Sorelle Danero.
AVVISO.
Nell' occasione di questi festeggiamenti Salesiani, nel tempio di M. A. in Torino, si stabilirà l'Adorazione quotidiana universale a Gesù Sacramentato.
Ricaviamo da un libretto che si sta stampando qual ricordo delle feste per i ristauri e le decorazioni del tempio di Maria Ausiliatrice, il seguente capitolo intorno ai dipinti della maestosa cupola del detto tempio
Bisogna dire che il pittore Rollini, già allievo del nostro Oratorio, volle lasciare un lavoro da farci esclamare col poeta: - Qui si parrà la tua nobilitate. - E come fece ? Consultò quel gran libro che è la storia, e trovò che Maria SS. fu veramente in ogni tempo l'Aiuto dei Cristiani : vide che sempre Maria fu quale apparve a S. Bernardo, cioè quella nobile stella nata di Giacobbe , il cui raggio illumina tutto il mondo; il cui splendore rifulge in cielo, penetra nell'inferno, illumina la terra, riscalda più le menti che i corpi, infervora le virtù e toglie i vizi. Stella sfolgorante di menti, illustrante di esempi.
Con tali idee per la mente, il nostro pittore divise il suo ampio lavoro in tre periodi, quali nuove e luminose dimostrazioni dell'aiuto di Maria SS. a vantaggio dei Cristiani.
La forma interna della cupola è regolarmente circolare del diametro di 17 m. con m. 9 d' elevazione, più uno zoccolo d'un metro d'altezza dal cornicione. Su questo, in corrispondenza delle figure che si trovano di sopra, stanno parole della Sacra Scrittura allusive ai fatti rappresentati.
Protagonista della grandiosa composizione è Maria Ausiliatrice. Questa « Vergine bella, che di sol vestita » fu veduta da S. Giovanni Evangelista, sta assisti su trono maestoso, tenendo tra le braccia il suo divin Figlio. La sua figura è di una semplicità pura e celestiale, quale sembra che si addica alla gran Madre di Dio.
Al di sopra, sfolgoreggiante di luce , sta la gloria del Signore, e più in su, quasi annunziante il trionfo di Maria, che fu « umile ed alta più che creatura, » sta, come sospeso sulle ali, un Angelo che ripete le parole del cantico del Magnificat : Fecit mini magna qui potens est ! Una miriade di Angeli sono in tutto il giro del paradiso ; mentre più vicino al suo trono luminoso stanno gli Arcangeli, e fra gli altri, con le caratteristiche bilancia in mano, sta S. Michele.
Alla destra di Maria, estatico di meraviglia, si vede S. Giuseppe, il patrono della Chiesa universale. E poi angeli, arcangeli, serafini, cori, tribù, una moltitudine immensa di beati, stanno come immobili a cantar le lodi di Maria Ausiliatrice.
A sinistra, in un bel gruppo di celesti comprensori, stanno S. Francesco di Sales poi S. Carlo Borromeo, S. Filippo Neri , S. Luigi, S. Basilio, S. Teresa, S. Giovanni Battista ed altri titolari delle principali case Salesiane, che , rivolti a Maria, pare ne invochino la valida intercessione. Questo gruppo che va sfumandosi in lontananza, e confondendosi con figure distribuite in diversi ordini, forma lo sfondo della gloria che circonda il trono di Maria.
Se abbassi l'occhio al corpo inferiore della cupola, alla destra del trono, vedi varie figure che occupano un bel quarto della circonferenza, di tutta la cupola. Questo gruppo rappresenta ciò che potremmo chiamare preparazione.
Vedi quel santo che sta nell'alto colla croce in mano e con una croce rossa sullo scapolare? Egli è Giovanni di Matha il coraggioso istitutore dell'Ordine della SS. Trinità , che , con S. Felice di Valois , che gli sta dappresso, chiamarono un dì il mondo al sacrificio per la lìberazione dei Cristiani fatti schiavi dai corsari di Africa. Mentr'essi, splendenti di luce, ringraziano Maria d'averli scelti alla grand'opera del riscatto , al di sotto si vedono alcuni cristiani riscattati, che sollevano i pezzi di quelle catene che essi avevano dovuto portare da tanto tempo. Pare dicano a Maria : Eia ergo, advocata nostra, illos tuos misericordes oculos ad nos converte. L'opera di S. Giovanni da Matha, dopo quella di S. Pietro Nolasco, strappò l'ammirazione anche dell' empio Voltaire , che disse non trovar nulla nell'antichità da metter in confronto al virtuoso eroismo di questi religiosi.
E subito dopo viene S. Pietro Nolasco , fondatore dei Mercedari. Quest'ordine è opera di Maria, perché apparve a S. Pietro Nolasco e a S. Raimondo da Pennafort , dicendo che essi avrebbero fatto un'opera cara ad essa e al suo divin Figlio Gesù, se avessero cercato di salvare i poveri schiavi di Bar_ beria. - - Al grido di dolore della Vergine SS. si mossero i divoti suoi servi, e raccolte molte somme di danaro, accorsero alla loro liberazione. Era una nuova Crociata, erano altre armi pietose che la carità inventiva del Cristianesimo, illuminata da Maria, adoperava a salute dei popoli. - Il pittore volle collocare una scena viva e vera dei mercati di Cristiani, e là in mezzo, col suo abito ancor logoro, sta contrattando la salute di qualcuno S. Raimondo Nonnato , uno dei primi compagni di S. Pietro Nolasco, che, per salvare un povero fanciullo in pericolo di perdere la fede, finì per rendersi schiavo. Mentre così viveva fra i Saraceni, non cessava dì predicare il suo Redentore, e molti guadagnati dalla sua parola e dall'esempio della sua carità si convertirono al Cristianesimo. La qual cosa eccitò contro di sè l'odio dei Barbari , i quali non lo uccisero solamente per la speranza di ricavarne un più grosso prezzo, ma lo flagellarono, lo tormentarono in molte altre guise, .sino al punto di chiudergli le labbra con un lucchetto che gli si toglieva per dargli un po' di cibo, perchè non morisse di fame. - Il grido de' suoi patimenti , della sua pazienza e carità mosse gli Europei a liberarlo a qualunque costo ; mentre il Pontefice lo eleggeva a Cardinale. Egli è là in mezzo ai Barbari, e mentre alcuni riscatta, altri conforta, a tutti fa rinascere la speranza di prossima liberazione. È una scena pietosa e fa dire, tanta è la vivezza dei colori, la naturalezza delle pose Non vide me' di me chi vide il vero ! E questo pacifico eroismo succedeva a quello più rumoroso delle prime crociate, e continuava quando Luigi di Francia si mosse per liberare il Mediterraneo dalle infestazioni dei corsari della Barberia.
Ma in questo punto tu senti per l' aria un fracasso di suon pien di spavento. » È grido di guerra quello che si ode, che ricorda benissimo quello dei Crociati quando correvano alla guerra in Terra Santa esclamando : Dio lo vuole! Il pittore volle chiamarlo il gruppo della riscossa. Esso trovasì di fronte al trono di Maria Ausiliatrice ed è formato dai Principi cristiani che nel 1571. contribuirono a formare la Lega cristiana che vinse a Lepanto l'armata turca. Il primo fra i molti personaggi viene il Doge di Venezia, Mocenigo, che aiutò potentemente il Santo Padre nel suo bel proponimento di tener lontano dall'Europa il Turco. Viene subito dopo, aitante della persona, e quale doveva essere, il Duca di Savoia, Emmanuel Filiberto, il vincitore di S. Quintino. A lui il papa S. Pio V aveva offerto la direzione della guerra, onore che per varie ragioni credette di dover rifiutare. Mandò tuttavia tre galere, una delle quali fu guidata dal Principe Francesco di Savoia , che eroicamente combattendo lasciò la vita a Lepanto. Emmanuel Filiberto stringe la mano al re Filippo II di Spagna, che mandò alla guerra un gran numero di navi col capitano Gian Andrea Doria. Il re Filippo accenna a D. Giovanni d'Austria, che fu il capo della spedizione. Poi Marc'Antonio Colonna! Egli è il gran capitano mandato dal Papa, e causa prima, dopo Maria SS., della gran vittoria di Lepanto. Grande intelligenza , raro valore, cuore magnanimo , e come dice un suo storico « provveduto d'ogni sua cosa, efficace nel discorso e insieme di maniere tanto affabili e dignitose, quanto non si dsconvenirebbero ad un sovrano.» Gli sta ai fianchi Sebastiano Verniero, generale a nome di Venezia , fatto poi Doge di quella Repubblica. Tra il Verniero e Marc'Antonio sta il Conte Andrea Provana, signore di Leynì, colà mandato come capitan generale dei soldati del Duca Emmanuel Filiberto.
In fine S. Pio V, il principale autore di quella grande Lega de' Cristiani, compare in tutta la sua maestà e decoro, e mentre un paggio, a' suoi piedi, gli annunzia la vittoria, Egli pieno di riconoscenza si volge a Maria ed accenna ai guerrieri che riconoscono da Lei la forza, l'ingegno e la vittoria di quel giorno famoso. - Sopra uno stendardo che gli Angeli, soliti nunzi dei Signore, spiegano all'aria, appare descritta la battaglia di Lepanto.
S. Pio V in memoria di quel fatto volle che il bel titolo di Auxilium Christianorum fosse inserito nelle Litanie Lauretane.
Un secolo dopo, cioè nell'anno 1683, i Cristiani sono chiamati alle armi per salvar Vienna assediata dai Turchi. Essi speravano di vincere, ed alzavano la loro audacia sino a Roma, ove minacciavano di convertire in moschee le Chiese cristiane ed a stalla pei loro cavalli la Basilica di S. Pietro. Ma vegliava a salute della capitale austriaca ed a scampo dei Cristiani il re Sobieski di Polonia. Egli vinse la gran battaglia e con poco più di 20 mila combattentì distrusse l'esercito dei Turchi occupandone alla sera il campo ricco d'immenso bottino. Il pittore ci rappresenta l'eroe che sta sopra il cavallo bianco del gran Visir, il cui ricchissimo fornimento sfolgoreggia d'oro e di gemme orientali. Il cavallo, simboleggiante l'islamismo domato, si sdegna sotto l'ignota mano del suo nuovo cavaliero, batte la terra col piede, morde il freno, digrigna i denti. Sobieski è come rapito d'ammirazione davanti a Maria, e presso di lui il suo vessillifero innalza lo stendardo turco, tolto in guerra, in atto di ossequio alla Grande Ausiliatrice.
Mancherebbe una persona a compiere il quadro, cioè quella d'Innocenzo XI, che con le sue preghiere ottenne la vittoria prima che re Sobieskii co' suoi battaglioni, come appresso diceva il medesimo eroe. Il quale scrivendo al Papa disse con umiltà le parole che Giulio Cesare aveva scritto al Senato di Roma : Veni , vidi et Dominus vicit. Il qual concetto tradusse mirabilmente il Filicaia con quei versi diventati celebri Sì, sì vincesti, campion prode e pio Per Dio vincesti, per te vinse Iddio!
Dopo tal vittoria il Pontefice istituì la Festa del SS. Nome di Maria in atto di ringraziamento a Dio e a Maria, che assistè così provvidamente alle armi cristiane.
Sopra una colonna tronca al vertice sta scritto Savona con la data 1815: Savona ricorda il carcere e quella lunga serie di vessazioni e patimenti che Pio VII ebbe a patire in quella divota città, per opera di Napoleone I. Mentre il Capo della Chiesa gemeva in quella città prigioniero, tutti i fedeli imploravano Colei che è detta Magnum in Ecclesia praesidium. Tornato a Roma libero nel 1814, per rendere perpetua la memoria di quel giorno, istituì la festa di Maria Auxilium Christianorum, da celebrarsi ogni anno ai 24 di Maggio. Il Santo Pontefice è in atto di leggere la Bolla che proclama detta Festa. Prova ed esempio di ciò che deve fare ogni buon Cristiano, e che il Chiabrera fece incidere sul frontone d'una Cappelletta del porto di Savona
In mare irato, in subita procella Invoco te, nostra benigna stella.
L'ultimo quadro rappresenta la Pia Società Salesiana, che sorta per opera di Maria, propagata per sua bontà e intercessione, è posta quivi a dimostrare la sua riconoscenza a questa buona Madre e potentissima Regina del Cielo.
Don Bosco, che riceve i suoi cari Patagoni presentati da Monsignor Cagliero, è al naturale e quale noi l'abbiamo visto in questa umile terra.
Più in là sono le Suore di Maria Ausiliatrice. Quanta pietà dal loro sguardo e nel loro atteggiamento ! Altri missionari stanno in mezzo ai barbari, che rifuggono ancor per poco al benefico raggio della religione. Dall'altra parte, e proprio sotto ai piedi di Maria Ausiliatrice , stanno altri Salesiani. Chi fa scuola, chi assiste nell'officina e chi vede in lontananza vecchi padri e madri vedove che accorrono a trovare un rifugio alla loro figliuolanza. Essi, coi loro diversi atteggiamenti, cercano di dimostrare la gratitudine a chi mandò loro i Missionari a predicarvi la fede e ad annunziare loro la via della salute.
Se bellissima riesce ogni parte del lavoro del Rollini , il tutto insieme s'impone alla più alta meraviglia.
Andiamo perciò lieti di poter qui fare pubblici encomii all'esimio artista e di pregargli da Dio ampia ricompensa.
Dopo le solenni feste, celebratesi nel 1868, per la consacrazione del tempio di Maria Ausiliatrice, che durarono per ben otto giorni, Don Bosco raccoglieva memoria di quanto era accaduto di notevole in quei dì e ne pubblicava un bel fascicolo col titolo di Rimembranza di una solennità in onore di Maria Ausiliatrice (1).
Noi, ad edificazione dei nostri lettori e benefattori, vorremmo ben volontieri riportare molte pagine di quest'aureo libretto e ricordare tante grazie che han l'impronta del miracolo, le quali, ottenutesi in quei giorni, valsero qual divino argomento dell'approvazione del Cielo a quanto s'era fatto in terra per onorare Maria. Ma, per la brevità dello spazio concessoci, ci limiteremo a pubblicare solo alcune rimembranze che possano tornar nuove e rimandiamo pel resto i lettori alla detta operetta.
(1) Vendibile presso le Librerie Salesiane al prezzo di L. 0,25 la copia.
Noi eravamo pressochè alla vigilia della Consacrazione, così D. Bosco, e ci mancavano ancora quasi tutti gli oggetti necessari pel servizio religioso. Ma Dio, che è padrone dei cuori degli uomini, inspirò a più persone di farci avere quanto occorreva.
Senza che ne fosse richiesto, cominciò uno a mandarci un calice veramente elegante. La coppa è di argento, col gambo di bronzo dorato, di notabile altezza, con vari lavori di molto pregio. È questo un dono del dottore Tancioni, professore di medicina e chirurgia all' Università Romana. Per grave malattia trovandosi all'estremo della vita, perduta ogni speranza ne' mezzi umani, venne dagli amici incoraggiato a fare una novena a Maria Ausiliatrice, con promessa di fare qualche dono alla Chiesa di Valdocco, se guariva. Dalla promessa all'esser fuori pericolo passò appena la metà della novena. Compiva fedelmente il suo voto e voleva che, sopra il calice, fosse ricordato il celeste favore, da lui ricevuto, con queste parole: Familiae Tancioni Romanae votum MDCCCLXVIII. Sopra il calice era una elegante e ricca palla, ovvero animetta, coll'immagine del Redentore. Essa è lavoro delle monache del Bambino Gesù in Aix-la-Chapelle, città di Prussia, a spese della contessa Stolberg, moglie del celebre luterano ed ora fervoroso cattolico conte Stolberg Vernigerode, membro ereditario della Camera dei Signori in Prussia.
Ora, o per grazie ricevute o per divozione, sembrava che ci fosse uno che andasse. a significare a ciascuno quanto occorreva per quella solennità,. Una signora francese di alto lignaggio, la Duchessa di ***, inviò a sufficienza camici, cotte , amitti, corporali, tovaglie e tovaglini con alcune pianete. Un signore torinese provvide i candelieri, croci , carte-gloria per tutti gli altari ; di poi volle aggiungervi la cera. Mancavano ancora le candele per due altari, e ci furono inviate da un insigne benefattore di Firenze. Altra signora fiorentina offeriva un elegante incensiere con navicella. Mancavano candele piccole per le messe lette, ed una signora torinese le provvide... O amici, facciamone le maraviglie col Signore. Piviali, tunicelle, pianete, messali, incensiere, navicella, cera, lampade per le solennità, lampade ordinarie, olio per le medesime, campanello per la sacrestia, campanelli per i singoli altari, tovaglie di vario genere, le ampolline e perfino le funi delle campane vennero in breve tempo provvedute, ma in modo e misura che nemmeno un oggetto restò duplicato, senza che neppure uno di essi ci fosse mancato nel bisogno.
Riguardo al campanello della sacrestia avvenne quanto segue.
Un signore torinese, travagliato da male di capo che si estendeva alla nuca con minaccia della stessa spina dorsale, portavasi nel giorno solenne alla novella chiesa per supplicare l'augusta Regina del Cielo a volersegli dimostrare suo aiuto presso Dio. Giunto vicino alla sacrestia, intese che fra le altre cose si difettava ancora di un campanello. « Se ottengo qualche sollievo ne' miei mali, egli disse, provvederò immediatamente tale oggetto. »
Detto questo entrò in chiesa, fece breve preghiera, e con grande sua consolazione si trovò perfettamente guarito. Con trasporto di gioia compiè sull'istante la sua promessa; e con piacere va raccontando a' suoi amici la grazia, che dichiara avere dalla comune Madre celeste ricevuta.
Le maraviglie della bontà del Signore nel provvedere quanto occorreva pel divin culto non vennero meno in tutto ciò che era necessario ad onesto sostentamento di quei giorni.
Molti personaggi, o perchè di remoti paesi, o perchè impegnati nelle sacre funzioni, come i vescovi colle persone che li assistevano nel servizio religioso, non potevano di qui allontanarsi senza grave loro disturbo. Ma la povera nostra condizione ci rendeva incapaci di provvedere quanto era necessario per tanti illustri personaggi. Ecco come fummo provveduti.
Un agiato signore pose a nostra disposizione posate, porcellane e quanto faceva mestieri pel servizio da tavola; altri poi inviarono vino in botti, cassette di bottiglie ; moscato di Strevi, passeretta di Canelli, barbèra e nebiolo d'Asti,, bracchetto di Mombaruzzo, dolcetto di Prasco, bianco di Caluso, malvasia di Monferrato furono vini spontaneamente regalati da varie persone di distanti e diversi paesi. Alcuni altri spedirono mortadelle da Bologna; salati e strachini di Milano, Gorgonzola e Lodi, salami, frutta confezionate, pollastri, uova, pesci e carne non ci mancarono mai. Caffè, cioccolato, zucchero, kiffer, briossi e pani di semola, biscotto fino furono la provvidenza quotidiana. Un giorno avevamo a mensa tre eleganti e grosse focacce giunte poco prima del pranzo. Una proveniva da Milano, l'altra da Genova, la terza da Torino. Un confettiere di questa città somministrò gratuitamente ogni giorno confetti e dolci di ogni genere per tutto l'ottavario. Ma la maraviglia fu che, tra tante offerte fatte da paesi cotanto distanti l'uno dall'altro, non fu mai che un oblatore inviasse cose offerte da altri o cose inutili. Di mano in mano che quelle offerte giungevano, si collocavano immediatamente al loro posto. Quelli stessi che furono testimoni oculari non sapevano darsi ragione di tanto trasporto e di tante opportune oblazioni, senza che si fosse fatta dimanda. Anzi molti oblatori erano affatto sconosciuti e non ebbero mai alcuna relazione collo stabilimento. In questa guisa, guidati dal solo spirito di carità, molti concorsero ad onorare la santa Vergine nella persona di chi si adoperava per promuovere le sue glorie. Un venerando prelato, osservando la provenienza delle cose che imbandivano la nostra mensa, ebbe ad esclamare commosso: Chi dicesse che gli oblatori di tante e svariate offerte, non siano stati mossi dallo spirito del Signore, negherebbe la luce del sole in pieno mezzodí. »
che noi ripetiamo ora di gran cuore a quanti concorsero pei lavori di restauro e di decorazione del tempio di Maria Ausiliatrice,
A voi, o benemeriti Oblatori, (così D. Bosco) che cosa dovrò dire per ringraziarvi della vostra carità? So che a voi basta la ricompensa del cristiano, la contentezza cioè che si prova da chi ha fatto un'opera buona. So parimenti essere paghi i vostri desiderii, perchè la vostra carità consegua l'effetto desiderato col compimento del sacro edilizio. Edifizio consacrato al divin culto, dove ogni giorno sono cantate le lodi al Signore; edilizio dove, coll'aiuto di Dio, si faranno predicazioni, catechismi, saranno celebrate Messe, ascoltate le confessioni dei fedeli.
Queste cose torneranno al vostro cuore della più grande consolazione.
Tuttavia debbo dal canto mio ringraziarvi con tutto il cuore e della fiducia riposta in me e dell'efficace aiuto recatomi, cui mercè l'opera del Signore fu condotta a compimento. Io serberò verso di voi incancellabile gratitudine, e finchè vivrò non cesserò mai d'invocare le benedizioni del Cielo sopra di voi, sopra i vostri parenti ed amici. Ciò farò ogni giorno specialmente nel sacrifizio della santa Messa. Dio vi colmi de' suoi tesori celesti, o gloriosi oblatori, e vi conceda lunghi anni di vita felice; vi conceda il prezioso dono della perseveranza nel bene, e vi accolga tutti un giorno nella Beata Eternità.
Affinchè poi questi auguri siano accolti dalla misericordia del Signore, fu stabilito un servizio religioso, da farsi ogni giorno dell'anno, per tutti coloro che in qualunque modo e misura hanno concorso o concorreranno a beneficare la chiesa o lo stabilimento annesso. Questo esercizio consiste in una serie di preghiere, della corona del Rosario della S. Vergine Maria, comunione sacramentale o spirituale, secondo che uno è preparato, celebrazione della santa Messa. Ciò avrà luogo ogni mattina nella nuova chiesa, con tutti i giovanetti dello stabilimento e con tutti quei fedeli che giudicheranno intervenire prendervi parte. (Vedi detto opuscolo da pag. 30 a 36 e da pag. 92 a 94).
AI PARROCI E RETTORI DI CHIESE specialmente nel mese di novembre.
Il desiderio del Papa è pei cattolici un comando. Un desiderio, che sta tanto a cuore al sapientissimo Leone XIII, è certamente la diffusione amplissima della divozione e della recita del S. Rosario. Ora, qual sarà il mezzo più efficace per invogliarne i fedeli ed ottenere che vi perseverino costantemente ? Personaggi ragguardevoli e venerandi prelati convennero nel suggerire per mezzo efficacissimo a tal uopo il rifiorimento della Confraternita del S. Rosario e l'impianto della medesima in tutte le parrocchie e chiese, in cui ancora non sia stata introdotta. Non occorrono spiegazioni e larghi appelli, per convincere i nostri lettori dell'importanza e dell'efficacia di un tal mezzo , perciò nutriamo fiducia di non aver scritto indarno questo invito.
Rendiamo questo omaggio al desiderio del S. Padre, facciamo questo regalo e questo gran bene al popolo cristiano , il quale vi troverà una miniera di tesori spirituali applicabili alle anime sante del Purgatorio e dimeno così una mano d'aiuto e di sollievo alla Chiesa Purgante, a quelle anime benedette che son tanto care al Cuore di Gesù ed alla Regina del Rosario.
Per avere quanto occorre per la erezione della detta Confraternita del S. Rosario, rivolgersi al Padre Direttore del Rosario , in via Panetteria, n° 51, Roma.
Al Congresso di Malines.
L' illustre giureconsulto belga, Carlo Woeste, antico guardasigilli del 1881 e presidente della sezione del Congresso per le Opere sociali, pose all'ordine del giorno per prima questione « la fondazione di Asili per i giovani vagabondi e i fanciulli abbandonati. » il relatore fu l'avv. Debert, di Mons, il quale descrisse le condizioni di questi ragazzi e i rimedi per migliorarli. Quindi parlò così delle Opere salesiane: « La prevaricazione originale c'insegna che prima di tutto importa riformare i cattivi istinti di questi giovani. Ecco il principio. Nella pratica Don Bosco ci ha fatto vedere che ciò si può ottenere. Era la carità che lo ispirava, ed è egli che ci ha insegnato, come dicea il signor Woeste, « a rigenerare l'infanzia coll'amore. » Egli fu perciò il più grande educatore dell'infanzia: s'indirizzava dapprima al cuore de' suoi allievi, e collocava come colonne dell'edifizio dell'educazione della fede la fede e la carità. L'Opera di Don Bosco è oggidì immensa: essa si rivolge all'infanzia e alla prima gioventù. Essa comprende gli Asili per l'infanzia, le scuole serali per gli adulti, l'insegnamento superiore e il laboratorio salesiano, che forma operai modelli e cittadini rispettosi della legge e dell'ordine.
« A Torino esistono pure scuole professionali di calzoleria, di fonderia, pei sarti, pei fabbri ferrai, che arrecano un bene immenso alla classe operaia. Finalmente l'incoronamento dell'Opera è l'istituzione di Seminari per le Missioni cattoliche. E quali mezzi possedeva egli mai quest'uomo straordinario ? Quasi nulla da principio ; l'Opera s'innalzò col sacrifizio dell'uomo a Dio. Accanto alla sua Opera istessa dovevano sorgere i Cooperatori : istituzione incaricata di stimolare lo zelo dei cattolici e di raccogliere doni per le Opere salesiane. Trecento mila ragazzi frequentano e sono raccolti nei patronati : la Francia ha 14 Case, la Patagonia, l'Argentina, il Chili, il Paraguay e l'Uruguay conoscono le istituzioni salesiane. , » - Così l' Unità Cattolica.
Il Congresso emise quindi i seguenti voti
I. La Carità Cristiana sola può prevenire il vagabondaggio.
II. Per reprimere o restringere nella misura del possibile il vagabondaggio, non basta distribuire soccorsi passeggieri, ma debbonsi creare asili pei ragazzi vagabondi e pei fanciulli abbandonati.
III. L'opera Salesiana è il modello di tali asili. Perciò importa farla conoscere, e sopratutto renderla popolare e proteggerla dappertutto.
I nostri ottimi Cooperatori, che prendono vivo interesse delle nostre Missioni, desidereranno senza dubbio avere contezza degli ultimi Salesiani partiti da Torino il 16 agosto scorso. Alcune ulteriori notizie ci pongono in grado di soddisfarli.
Di questo gruppo giunto a destinazione ci è pervenuta la seguente corrispondenza
Oran, 26 agosto 1891. REv.m° SIG. D. RUA,
Abbiamo lasciato Marsìglia sabbato scorso, 22 corrente, sul transatlantico L a Ville de Rome. Grazie a Dio, la traversata fu assai felice; arrivammo a Oran verso le 9 antim. di lunedì (24 agosto), vigilia di san Luigi, re di Francia, patrono di questa parrocchia.
La nostra prima visita fu a Nostro Signore ed alla sua divina Madre ; Li abbiamo ringraziati di tutto cuore del buon viaggio concessoci ed abbiamo Loro consacrato, mettendo piede su questa terra d'Africa, le nostre povere e deboli persone colla nostra buona volontà
Presentemente quasi tutte le Autorità ecclesiastiche si trovano in Francia per le vacanze. Sua Ecc. Rev.ma il Vescovo , il suo Vicario, il signor Maye, il Rev.mo Parroco della cattedrale ecc. , ecc... ; pazienza ! Del resto ritorneranno qui fra poco per gli esercizi, che incominciano ai primi di settembre.
Il Rev.mo Segretario Generale , il signor Georgel, Mons. Lafuma, i Vice-parroci della cattedrale ci fecero tutti lietissime accoglienze.
Io non dirò nulla della nostra installazione; è in tutto simile alle altre dei Salesiani ; certamente ci mancano molte cose, ma l'unica, indispensabile, la grazia dì Dio, resa sensibile dalla gioia sovrabbondante de' nostri cuori in mezzo alle privazioni, ci fa sopportare tutto con coraggio.
Finora abbiamo sempre celebrato la santa Messa a S. Luigi, e non potremo incominciare e dirla nè conservare il Santissimo nel. l' Oratorìo nostro privato, se non alla Natività della Madonna. Per altro, sin dal primo giorno ci siamo aggiustata una piccola cappelletta, dove campeggiano il Crocifisso e l'immagine di Maria Ausiliatrice.
Noi non ci dimentichiamo dei nostri venerati Superiori. Il giorno della partenza da Marsiglia abbiamo celebrato al santuario di N. S. della Guardia una s. Messa, in fin della quale recitammo speciali preghiere per loro, pei nostri cari Benefattori e per le nostre famiglie.
I nostri umili e figliali rispetti a tutti, e specialmente al signor D. Durando nostro Ispettore, ed a Lei, venerato Padre e Superiore. Benedica i suoi figli di Africa e specialmente
Il più umile di tutti
Sac. CARLO BELLAMY. Via Ménerville, 1.
Una lettera scritta da Panama, in data 19 settembre, ci annunzia come giunsero a Colon felicemente e con quattro giorni di anticipazione. Il 29 settembre poi, Dedicazione dell'Arcangelo S. Michele e giorno onomastico del nostro venerato Superiore D. Rua, verso mezzogiorno ricevemmo il seguente
telegramma dal Presidente della Società di Beneficenza di Lima : - Rua - Torino. Salesiani arrivarono - Salutiamo, auguriamo felice onomastico - CANDAMO. - Un altro telegramma spedito di quei giorni dallo stesso sig. Candamo ad Aix-les-Bains al sig. José Canevaro dice: Arrivarono Salesiani, contento generale.
Anche di questi abbiamo consolanti notizie. Di salute fino a Colon tutti bene. Imbarcatisi a Liverpool sul Floridian, bastimento inglese, con quei diretti al Perù, nei primi giorni trovarono un po' di difficoltà ad adattarsi alla nuova mensa, consistente tutta in carni salate, patate e dolci, esclusa la minestra ed il vino o birra; la ripugnanza però passò presto. Tranne un signore svedese, essi erano i soli viaggiatori del Floridian : quindi la facevano da padroni. Convertirono il sa lonetto dei fumatori in cappelletta e quivi radunavansi per le loro pratiche di pietà senza avere il minimo disturbo. Con tanta tranquillità e libertà di vivere come più piaceva loro, passarono il primo mese di viaggio in santa fratellevole allegria. Speriamo di ricevere presto l'annunzio del loro arrivo alla capitale dell'Equatore.
S. Nicolas de los Arroyos nell'Argentina si necessitava di una chiesa più ampia dell'esistente , che potesse contenere la sempre più crescente religiosa popolazione. La fede opera prodigi. Quei coloni, la maggior parte Genovesi e Piemontesi, nel cui cuore ancor brilla la fiaccola degli avi, trattandosi della Casa di Dio, tosto organizzano tra loro una colletta, comprano un'area di terreno in comoda posizione, e presentandola al Direttore Salesiano di quella nostra prima fondazione d'America, gli dicono: Qui vogliano sia edificata la nuova Casa di Dio. Non basta. Monsignor Cagliero, il 9 novembre del 1890, vi pone la prima pietra, ed essi, con vero slancio, si dànno d'attorno per le fondamenta, e chi provvede la calce, chi l'arena, chi una cosa e chi un'altra, insomma tutti vanno a gara nel concorrere all'erezione della nuova chiesa, che sarà dedicata al S. Cuore di Gesù. Per tal modo ai Salesiani, a' quali spetterà l'officiarla, si lasciò solo che pensassero alla compera dei mattoni e alla mano d'opera. Notiamo qui con piacere i nomi di Mons. Ceccarelli, nostro grande amico, che provvede l'altare del S. Cuore di Gesù, dei fratelli Giacomo e Giovanni Montaldo che s'incaricano della calce e dell' arena per l' intiera fabbrica , de' fratelli Francesco e Carlo Campo e Giuseppe Ponte, tutti insigni cooperatori. Iddio rimuneri questi e tutti gli altri concorrenti alla erezione del nuovo tempio e li ricolmi di sue benedizioni.
Il giorno dopo la benedizione della pietra fondamentale di questa chiesa, Mons. Cagliero, recandosi a visitare alle loro case quei bravi coloni, vede poco discosto dalla nuova fabbrica una casetta non per anco finita. Chiede al padrone, Giacomo Montaldo, che cosa vuol fare di quella casa e sente che intende impiantarvi un negozio. - Ebbene, dice Monsignore, metteremo qui un Collegio per le ragazze di S. Nicolas e dintorni : le Figlie di Maria verranno a prendersene la cura. - Non si sa quello che sia passato in quel momento nel cuore di quell'ottimo Genovese, il quale rispose che il Signore in quel giorno non avrebbe potuto fargli grazia più bella. Tre mesi dopo vi andavano da Buenos-Aires le Suore di Maria Ausiliatrice. Ed ora in S. Nicolas a lato della nuova chiesa del S. Cuore di Gesù havvi pure un Collegio per ragazze diretto dalle Figlie di Maria Ausiliatrice.
REV.m° Sig. D. RUA,
Viedma, 7 agosto 1891.
Spesse volte nel Bollettino Salesiano ho visto riportati alcuni brani di lettere riguardanti l'ospedale nostro di Viedma, nessuno però pare ne abbia parlato proprio di proposito. Se ella è contenta, amatissimo Padre, m'accingerò io stesso, cominciando dagli umili principii che ebbe quest' opera veramente da Dio inspirata a benefizio corporale e spirituale di tanti poveri infelici.
Oggi compie appunto il secondo anniversario, dacchè venne la felice idea a Monsignor Cagliero. Discorrendo io famigliarmente con lui, la sera del 7 agosto 1889, della miseria in cui si trovano certi militari ammalati e dell' abbandono in cui sono lasciati tanti poveri operai venuti quaggiù soli, senza famiglia, e tanti miseri indii, privi di medicine e di religiosi conforti, Monsignore mi incaricò di parlare, nel sermoncino della sera, ai confratelli ed ai giovani, della necessità e del gran bene che si farebbe in un ospedale retto dai Missionari ed amministrato dalle Suore di Maria Ausiliatrice e di esortare tutti a pregare s. Giuseppe, che ce ne aprisse Egli la strada. Monsignore fu obbedito e nella comunità si incominciarono tosto speciali preghiere.
Quattro giorni dopo, l'11 agosto, un fatto assai commovente ci sollecitò a stabilire qualche cosa in proposito. Chiamati presso di un infermo, vi ci recammo D. Garrone ed io. Era un povero pittore, di nazione spagnuola (catalognese), da tempo aggravato da una forte peritonite. La gioia che provò al nostro arrivo è indicibile. Coi termini più commoventi ci descrisse la infelice sua posizione. Uomo di poco regolari costumi, egli aveva sciupato ogni suo avere in bibite e sregolatezze. Caduto ora ammalato , nella miseria e lontano dalla famiglia, egli passava i suoi giorni addolorato e tristo nella solitudine e nell' abbandono. Tranne la poca assistenza che gli poteva prestare un buon operaio, che lavorava nell'arte sua quant' è lunga la giornata e la notte si prendeva il necessario riposo , il povero infermo non uno aveva che gli porgesse le medicine o l' aiutasse nei suoi bisogni. La melanconia quindi si era impossessata del suo cuore e sovente l'assaliva pure la disperazione : il poveretto correva pericolo di morire anzi tempo e di una morte miseranda. La storia era veramente dolorosa e, ancor prima che finisse, prevedevamo quale ne sarebbe stata la conclusione : portarcelo alla nostra residenza e qui usargli quelle cure che la carità cristiana suggerisce. Questa pre ghiera fatta in lamentevoli accenti, con un profluvio di lagrime e da una persona, dal cui volto trasparivano già lunghe sofferenze, ci commosse fino alle lagrime. Lo incoraggiammo alquanto e lo esortammo a sperare che noi ne avremmo parlato a Monsignore e che, quantunque in casa nostra non ci era proprio possibile dargli ricetto, avremmo tuttavia cercato ogni modo di accontentarlo e presto.
La necessità era urgente;. in collegio non si aveva posto neanche per un letto, case vicine da affittare non se ne trovavano. Che fare? Monsignore vede in Vìedma un vecchio casalone, tutto fango, paglia e stercora bovum, fabbricato forse nel secolo scorso,, e da anni ed anni albergo di una numerosa famiglia di topi e ragni e di un'infinità di altri animaletti ; liberato da questa genia, pulito ed ammobiliato del necessario, potrebbe diventare ottima abitazione per quest'infermo e per tanti altri che verrebbero in seguito. Esso appartiene alle Dame della Carità di Buenos-Aires. Si fanno in tutta fretta le pra tiche richieste e volentieri è ceduto a nostro uso. Allora è una gara in tutti, Salesiani e giovani, e chi con carriuole, chi con badili, chi con zappe o picconi e chi con scope, in una parola tutti con ardore e allegramente a snidare quell'esercito di animali, sgombrare quell'antro da ogni immondizia e dargli l'aspetto di umana abitazione. Il nostro Don Garrone coi suoi disinfettanti sparge per tutto l'ambiente una soave fragranza. Mancano le mobilie, ed ecco in un attimo i confratelli a privarsi delle proprie, e chi porta la sua lettiera, chi il pagliericcio, chi il materasso, chi il guanciale, chi le lenzuola, chi una sedia, chi un tavolino, tutto come per incanto è a posto , nel casalone si può trasportare l' ammalato, chè niente gli potrà mancare.
Quattro robusti confratelli volano alla sua meschina abitazione, gli altri co' giovani tutti. tengono dietro per aiutare. È sera oscura. Alcune lanterne precedono segnando la via che deve tenere il mesto corteo. S'avanza l'infermo sopra di una barella coperta di candido lino e lo segue in silenzio un lungo codazzo di giovani e confratelli. All' insolita luminaria ed al prolungato calpestìo di piedi, la gente di Viedma si affaccia alle finestre, corre sulle porte e commossa contempla un nuovo spettacolo. È Gesù Cristo nell' ammalato, che dalle ali della fede vien trasportato nella casa della carità. Sulle soglie del casalone lo attendono ansiose le Suore di Maria Ausiliatrice, le quali gli prestano le prime cure con materna sollecitudine. Il poverino non può parlare, è troppo commosso. Sulla sua fronte però si vede scolpita la tranquillità e la gratitudine; quella tranquillità che nasce dalla confidenza in un avvenire rassicurante, quella gratitudine che sgorga da un cuore scosso da un benefizio non meritato : egli era uno dei nostri più pertinaci calunniatori
Così ebbe principio, l'11 agosto 1889, l'ospedale nostro di Viedma, dedicato a S. Giuseppe, che ne ha sollecitato l'inaugurazione.
Si era incominciato ! Ammalati d'ogni sorta non ne mancarono più mai, e la sollecita carità e l'ardente zelo dei Salesiani da una parte e delle Suore di Maria Ausiliatrice dall'altra trovarono nell'ospedale una via facile e sicura per far del bene anche alle anime. I cuori più induriti qui si commuovono, rientrano in se stessi, pensano ai loro trascorsi, si pentono, ritornano a Dio.
Pochi giorni dopo, il 15 dello stesso mese, festa di Maria Assunta, D. Milanesio, di ritorno da una missione, conduce un povero vecchio argentino, di circa sessant'anni, di nome Giovanni di Dio Serrano. L' aveva trovato in una misera capanna, aperta a tutti i venti ed esposta ad ogni intemperie, e sopra di un lurido lettuccio. Mosso a compassione, lo fece mettere sopra di un carro e condurre a Viedma. Aveva la testa ed il corpo carico di mille schifosi insetti : dalle orecchie gli grondava un puzzolente umore, e le gambe gonfie ed immobili erano torturate da atroce reuma. Le Suore festose lo ricevono come un caro gioiello, lo puliscono da capo a piedi colle più delicate maniere, e Don Garrone pian pianino lo va visitando. L' infermo ha un polipo nelle orecchie ! Poveretto ! quanto deve soffrire ! - Compatendo noi alle sue pene, il carrettiere che l'aveva condotto, con cinica indifferenza « È nulla questo - dice - il birbone si meriterebbe ben di peggio ; a vecchi delitti penitenza nuova ! » Ei lo conosceva e non esagerava. Basti il dire che fu soldato volontario in tempo del Dittatore Rosas e che appartenne ad una società sanguinaria. Egli espiava davvero i suoi delitti ! Stette all' ospedale un mese e venti giorni e se ne partiva guarito nel corpo e con la pace nell'anima. - Presentemente riconoscente e' si diporta da buon cristiano. Serrano fu senza dubbio più disgraziato che colpevole : giacchè nessuno mai ebbe che gl' insegnasse ad essere buono. È questa la più gran disgrazia che abbiano tanti e tanti altri infelici di queste terre.
Nel settembre seguente abbiamo dato ricetto ad un caporale delle Guardie urbane, certo Giovanni Quiros , il quale in riconoscenza ci saluta con segni di speciale venerazione e procura che le guardie di servizio alla porta della chiesa siano delle più pulite e meglio educate. - Abbiam raccolto pure un giovine fiore del deserto, certo Damiano Baltúsar, che nella fresca età di quarant' otto anni, si preparò e fece la sua prima comunione all' ospedale. - Or viene un indio, brontolone di prima risma e di nulla contento, Pedro Domingo, di anni quarantacinque. Quantunque D. Garrone gli usi gran carità, pure egli si lamenta, mormora, è esigentissimo. Così è, se l'indio si accarezza diviene insolente ; bisogna alzar la voce, perchè egli si acqueti e taccia. Per tal modo si contentò e gli si potè parlare di Dio ed insegnargli a pregare. Dopo due mesi fu battezzato e fece la sua prima comunione. I suoi sentimenti e modi sono ottimi. Il fuoco della carità industriosa ammollì questo cuore indocile. Ora egli è in Valcheta, in qualità di caporale delle Guardie. Prima di partire gli raccomandai di condurci molti fanciulli indii, egli promise e speriamo che manterrà la parola.
Anche agli italiani, a questi nostri cari compatrioti, qui nella Patagonia abbiamo il piacere di poter anche giovare coll'ospedale. Un cristianone, proprio di quelli di antica data, di professione muratore, si era lussata una gamba ; fu portato da noi. Egli si chiama Cassullo Giuseppe. In breve guarito, ci innalzò nel mezzo del vecchio casalone un muro che formasse due dipartimenti, uno per le donne e l'altro per gli uomini. Ecco già un miglioramento all'incipiente ospedale.
Siamo sul principio d'ottobre 1889, neanche due mesi dalla inaugurazione. Don Milanesio ritorna da altra Missione con una specie di lettiga portata da quattro uomini. Sopra vi giace raggomitolata una povera india, in sui diciasette anni, inferma di non so che diavoleria. È la più brutta e sporca-creatura che abbia mai visto in vita mia. Le Suore l'accolgono a festa, e, forse perchè di forme più che brutte, le danno il nome di Innocenza. E bisogna vedere con che carità stanno d'attorno alla brutta Innocenza ! Ogni mattina le fanno un'accurata ispezione alla testa. La cavalleria leggiera e pesante, sloggiata dalla troppo facile posizione , di qua , di là, su e giù per le foderette e le lenzuola, fino a che malaugurata capita sotto le inesorabili unghie nemiche. Finita questa operazione ne incomincia un' altra. Innocenza è tutta una piaga, pare una lebbrosa delle isole Sandwick. È necessario con pezzuole inumidite e sovente colle dita stesse tergerne gli umori. Impassibile la suora procede all'esecuzione. Oh ! santa carità quanto sei ammirabile
Innocenza è di ottimo cuore, è penetrata dalle premure della buona sorella. Allora questa le parla di Dio, della sua bontà e la guadagna a Cristo. Un bel giorno Innocenza non vuol più rimedii, ostinatamente si ricusa a tutti. Impaurita dai rimproveri del medico, con un forte gemito : Padre, dice, io non voglio la medicina, ma voglio il paradiso. Era spedita, si trattava solo di prolungarle la vita. Un dì mi fa chiamare al suo letto, vuol riconciliarsi perché ha d'andare al Paradiso. Le si porta il S. Viatico e poi serena in volto chiude gli occhi nella pace del Signore.
Parecchi altri furono accolti nell'anno d'inaugurazione. Oh ! quante sorte di malattie ! Se ne vede una peggiore dell'altra. Cosa consolante si è, che di quanti qui vennero la maggior parte guarì doppiamente, gli altri poterono guadagnarsi il Paradiso. (continua)
Sac. VACCHINA BERNARDO.
« La mattina del 15 ottobre moriva Monsignor Pietro Giuseppe Degaudenzi, Vescovo di Vigevano. I meriti dell'illustre Prelato erano compiti , e il Pastore dei Pastori lo chiamò a se per dargli la dovuta corona. Nato in Langosco, archidiocesi di Vercelli, il 4 giugno 1812, era entrato nell'anno 80° di vita. Il Seminario di Vercelli lo ebbe allievo diligentissimo, e presto fu eletto canonico teologo e quindi arciprete della Metropolitana di S. Eusebio. Mons. D'Angennes, che resse dal 1833 al 1869 l'archidiocesi, lo ebbe carissimo; lo volle esaminatore e giudice sinodale, lo chiamò a dirigere i Fratelli, a cui affidavasi l'Istituto degli Artigianelli, e le Suore di carità sotto la protezione di San Vincenzo de' Paoli, conosciute sotto il nome di Suore bigie. Promosse la devozione al Cuore Sacratissimo di Gesù, al Cuore Immacolato di Maria, a San Giuseppe e fu devotissimo al Santo Padre.
» Nell'ottobre del 1871, Mons. Degaudenzi veniva compreso nella prima provvista di Chiese fatta dal Pontefice, dopo la legge delle guarentigie. Era il 27 di quel mese preconizzato alla sede di Vigevano , da dodici anni priva di Pastore. I venti anni del suo episcopato furono dei più pieni per la Chiesa vigevanese. Il Seminario riscosse le prime sue cure. Ivi introdusse lo studio della filosofia secondo San Tommaso, quindi aprì il piccolo Seminario, che assicura alla diocesi il necessario personale per il servizio delle anime. Accrebbe di cattedre il Seminario, e propagò le dottrine morali di S. Alfonso de' Liguori. Tenne parecchi Sinodi e con lunga serie di Pastorali e provvedimenti pensò alla santificazione del Clero. L'Accademia tomistica da lui istituita ha dato preziosi saggi di dottrina genuinamente attinta alle fonti dell'Aquinate.
» La visita pastorale, rinnovata , fu alla diocesi fonte di benedizioni. Il Catechismo diocesano, mandato alle stampe nel 1877 , propose la dottrina cattolica, massime nei punti più controversi, in modo così chiaro , franco ed esplicito, che il Consiglio provinciale scolastico di Pavia, dove trionfava il liberalismo, lo proibì nelle scuole. Zelò la fede e la pietà nel popolo, e a tal fine non havvi devozione, pia Società ed opera buona che non abbia promossa. L'Apostolato della preghiera e altre pie Associazioni, le Conferenze di S. Vincenzo de' Paoli , le Società cattoliche ebbero in lui un caldo propagatore e un padre amantissimo. L'affetto per il Papa, e per la Santa Chiesa era segnalatissimo. Aggiungasi la sua vita privata : veramente quella di un santo Vescovo: sempre al lavoro : o sul pergamo, o al confessionale, o nello scrivere, o nel provvedere ai bisogni della diocesi; fu infaticabile.
» Ora Dio lo ha chiamato a sè. La Chiesa di Vigevano lo annovererà sempre tra i più benemeriti suoi Pastori, ed ora che l'anima sua benedetta depose l'involucro corporeo e riposa nella divina misericordia, prosegue la sua missione, che fu di carità e di amore , implorando da Dio un novello Pastore che, camminando sulle sue traccie , le sia duce e maestro attraverso i tempi che si preparano. »
Fin qui l' Unità Cattolica di Torino. Noi aggiungiamo che Mons. Degaudenzi fu uno de' più antichi amici di Don Bosco, sostegno e consolatore nelle circostanze più difficili della sua vita. Nella Storia dell'Oratorio, scritta sul nostro Bollettino (1) , si narra come una domenica, mentre Don Bosco abbisognava di catechisti e si martellava il capo per improvvisarne , capitasse all'Oratorio, insieme coll'abate Rosmini, il canonico arciprete D. Giuseppe Degaudenzi di Vercelli, il quale si offrì ben volentieri per fare il catechismo ai giovanetti e per le altre sacre funzioni. E fin d'allora egli divenne un benefattore della nostra Casa. D. Bosco lo ricambiava di tenerissimo affetto e sino all' ultimo suo respiro ce lo ricordava sempre con riconoscente compiacenza. Noi invitiamo i nostri lettori ad unire alle nostre le loro preci a suffragio di quest' anima eletta.
(1) V. Boll. Sal. di marzo 1881.
Organizzatore del Pellegrinaggio della Francia del lavoro
Fratellanza operaia cattolica.
-Una funzione commovente, degna di operai cristiani, aveva luogo l'11 ottobre nel Seminario delle Missioni Salesiane in Valsalice, presso la tomba di Don Bosco.
La sezione degli Operai cattolici della parrocchia della Gran Madre di Dio in Torino, celebrando la loro festa patronale, si riunivano a fraterna agape nel Seminario, in compagnia di Mons. Leto, vescovo di Samaria, del reverendo Don Rua , del conte Cesare Balbo , presidente del Comitato promotore, e del presidente generale e dei presidenti di sezione dell'Unione cattolica operaia torinese.
Al momento dei discorsi, dopo belle e fervorose parole del canonico Cinquemani, sorse il prof. Franchi, il quale - alludendo ai 4 gruppi di pellegrini francesi che erano stati di passaggio, ai 3 gruppi che in settimana dovevano arrivare - disse che il convegno degli operai cattolici piemontesi in quel luogo assumeva il carattere di una riparazione , e, rivolto a Don Rua, lo pregò di esprimere i sensi di fratellanza degli operai italiani all'illustre Leone Harmel, perchè li facesse conoscere alla Francia del lavoro.
Questo felicissimo slancio del cuore suscitò l'entusiasmo della radunanza, che acclamò alla Francia cattolica.
Il Rev. Don Rua sorse immediatamente a ringraziare dei sensi espressi verso i Salesiani, a cui tornavano di grandissimo conforto queste riunioni di popolo operaio e credente; promise di scrivere al signor Harmel per esprimere i generosi sensi degli operai torinesi, legati da fratellanza agli operai francesi.
Parlarono ancora altri oratori, tra i quali il presidente generale, cav. Borelli, che fece conoscere come la bandiera della classe aspiranti degli operai cattolici, portata in Roma nel pellegrinaggio della gioventù, sia stata la prima che il Santo Padre toccò e benedisse in Vaticano, leggendone forte la scritta e augurando incremento all'opera.
Dopo la riunione, gli operai colla musica e colle bandiere presero parte alla processione della parrocchia, che riuscì solenne e divotissima.
Il tempo, maravigliosamente sereno, favorì di tutti i suoi sorrisi la cara solennità.
(Dalla Libertà Cattolica.)
Il Signor Harmel in Torino. - Ecco quello che ne scrive il Corriere Nazionale del 16 Ottobre scorso: - « Giovedì, 15 ottobre, fu di passaggio a Torino l'illustre signor Harmel, che gli operai francesi chiamano meritamente le bon Père, organizzatore ed anima del grande pellegrinaggio degli operai cattolici di Francia al Vaticano. Egli sostò per poche ore presso la Casa-Madre dei Salesiani in Valdocco, e il Rev.m° D. Rua, Superiore della Pia Società Salesiana, alla famigliare mensa invitò , con gentile e delicato pensiero, i Direttori dell' Unità Cattolica e del Corriere Nazionale, teologo Tinetti ed avv. Scala, e i Presidenti della Federazione operaia cattolica piemontese e dell'Unione degli operai cattolici di Torino, conte Balbo e cav. Borelli, che, con parecchi altri esimii personaggì, furono lietissimi di partecipare a sì gentile riunione.
» Il signor Harmel , con quella cordiale spontaneità e schiettezza di eloquio che gli è propria, espresse nobilmente i suoi sentimenti di gratitudine per le bellissime accoglienze fatte dai Salesiani al pellegrinaggio degli operai francesi ; disse che questi giungevano a Roma pieni di riconoscente entusiasmo per le prove di affettuosa fratellanza avute a Valsalice ; notò eziandio con gratitudine il contegno gentilissimo della cittadinanza torinese verso i suoi pellegrini, e i cortesi riguardi avuti loro dalle Autorità , sia nell'uscita dalla stazione al loro arrivo, sia pei viali conducenti a Valsalice. Inneggiò infine alla bontà paterna del Santo Padre Leone XIII ed alla fratellanza cattolica, che non conosce differenze nè di condizioni nè di paesi ; e conchiuse notando che nell'incarnare in opere visibili e sensibili i principii cristiani, giusta le sapientissime esortazioni del Papa, si trova precisamente la soluzione della questione sociale.
» Opportunissime parole furono pure pronunciate dal Rev.mo Don Rua e da parecchi dei signori intervenuti alla geniale riunione; notiamo in particolare due circostanze: l'una la proclamazione fatta, fra il plauso di tutti, dal cav. Borelli, del signor Harmel a socio onorario dell' Unione cattolica operaia di Torino ; l'altra, l'acclamazione dell' ottimo figlio secondogenito del signor Harmel, il cav. Leone, a membro onorario della banda musicale dei Salesiani, acclamazione fattasi con fragorosi applausi quando egli andò a ringraziarla , in lingua italiana, delle sue bellissime suonate, fra cui l'inno generale dei pellegrini operai francesi e quello speciale dell'officina Harmel in Valdes-Bois.
» All'ottima banda e al valente suo direttore M.° Dogliani il signor Harmel volle poi ancora, uscendo, porgere in modo speciale i suoi ringraziamenti e le sue congratulazioni.
» Fra gli applausi e gli evviva universali ed accompagnato fino alle sue carrozze dai Superiori Salesiani e dai rappresentanti della stampa cattolica e delle Associazioni cattoliche operaie, il signor Harmel co' suoi figli, diede affettuosamente a tutti non l'addio , ma l'arrivederci, avendo promesso di tornare e stringere vieppiù i vincoli di cordiale fratellanza degli operai cattolici di Francia colle Opere di Don Bosco e cogli operai cattolici d'Italia. Iddio benedica in tutte le sue imprese, nella sua famiglia e ne' suoi beneficati, l'illustre uomo, vero modello dei padroni cristiani, ottimo ed amatissimo padre degli operai. »
Felicità sconosciute. - Lettere ed esempi sulla vocazione religiosa del sacerdote STEFANO TrIONE. - Un volume in-32° di pagine 110. Edizione economica L. 0,20; altra edizione L. 0,30 (Riduzione agli Istituti). - Presso la Libreria Salesiana di Torino.
Un libro veramente utile e prezioso per indirizzare e mantenere i cuori dal Cielo chiamati nelle vie tanto difficili e spinose della vocazione religiosa è questo appunto, piccolo di mole, ma succoso nella sostanza ; le lettere in esso contenute, scritte con stile famigliare, piene di brio e di vita, si fanno leggere da tutti ; il difficile problema, che desta gli affanni o l'allarme in tante famiglie, è trattato con singolare maestria , cosicchè la forza degli argomenti addotti dissipa i pregiudizi, le menzogne o le insidie che nel secolo si vorrebbero sostituire alla volontà dichiarata, ma circondata pur troppo per ragione d'interesse o di calcolo, di molti giovani. Consigliamo vivamente non solo la lettura , ma la più ampia diffusione possibile dell'inapprezzabile operetta , affinchè siano rassicurate molte coscienze, che tante volte in preda all'esitanza, ovvero al dubbio di qualche momento, potrebbero abbandonare o perdere i frutti d'una pia e religiosa educazione.
(Dal Corriere Nazionale).
Delle lettere che l'autore ricevette intorno alla detta operetta da venerandi Prelati e da altri illustri personaggi , per ristrettezza di spazio, pubblichiamo solo la seguente
Mio CARISSIMO IN G. C.,
Ho avuto il bene di leggere e di gustare il carissimo suo recente lavoretto Lettere ed esempii sulla vocazione allo stato religioso gentilmente inviatomi. È un libro opportuno, fruttuoso di gran bene alla Chiesa ed a tante anime ai nostri tristissimi giorni , e scritto con tale grazia e semplicità attraente da poter riportare , con la benedizione di Dio, bei trionfi nell'animo del giovane lettore
Grazie adunque, mio carissimo ed egregio amico, del regalo ! Iddio benedica questa nuova sua operetta e l'ardente zelo del suo cuore che l'ha ispirata
Dall'Eremo di S. Anna, 25 settembre 1891
Aff.m° in G. C.
+ GERLANDO M. GENNARDI Vescovo di Acireale.
1. Alfieri Maria - Torino.
2. Antonini D.Angelo -Colleponi (Macerata).
3. Apostolo D. Giuseppe, coadiutore - Suno
4. Bolla Salvatore - Sampierdarena (Genova).
5. Bonugli D. Cristoforo - Bassano (Roma).
6. Borghesi D. Raffaele - Castiglione (Massa Carrara).
7. Boschi D. Angelo - Loscove (Arezzo).
8. Sozzi D. Luigi-Zelo Surigone (Milano).
9. Brero Domenica-Druent (Torino). 10. Bressi mons. Salvatore, vescovo - Otranto (Lecco).
11. Buonacossa D. Nicolao - Madonnadell'Olmo (Cuneo).
12. Caldonazzo Marianna - Vicenza. 13. Carbas D. Agostino - Conegliano (Treviso).
14. Colombini Luigi - Caviaga (Milano).
15. Conti D. Armante, arciprete-Russi (Bologna).
16. Defogolari D. Gio. Batt. , canonico Arco (Austria).
17. Della Valle Rosa - Torino.
18. Fedeli D. Giuseppe, canonico - A.piro (Macerata).
19. Ferreri De Gubernatis marchese Emanuele - Torino.
20. Fornaseri Maria - Torino.
21. Garassini march. Giulia - Torino. 22. Grimaldi Virginia - Savona (Genova).
23. Groppo Giovanni fu Antonio -San Luca d'Albaro (Genova).
24. Leidi D. Alberto - Rivanazzano (Voghera).
25. Lenzini D. Augusto -Iddiano (Modena).
26. Maggio D. Andrea - Palermo.
27. Manincor D. Giovanni - Rovereto. 28. Marchia-Perfetti Teresa - Torino29. Marocco Matteo fu Nicolò - Grado (Austria).
30. Marsilli D. Raffaele - Rovereto. 31. Meloni Raffaele-Sinnaì (Cagliari). 32. Minnucci Latini Giovanni - Mogliano (Macerata).
33. Nannetti D. Massimiliano - Monterumicci (Bologna).
34. Piana Matteo- Racconigi (Cuneo). 35. Pontiroli D. Giuseppe, canonico - Mantova.
36. Pulgatti Luigi-Pandino (Cremona ) 37. Pusceddu D. Giovanni - Usellus (Cagliari).
38. Rigo D. Luigi - Pescantina (Verona).
39. S. E. il Cardinale Rotelli - Roma. 40. Ruggeri D. Domenico-S. Severino Marche (Macerata).
41. Selvatici D. Tommaso - Costa di Grassi (Reggio Emilia).
42. Tarami D. Pietro - Borgonovo (Piacenza).
43. Triaca D. Guglielmo - Novate (Sondrio).