BS 1890s|1891|Bollettino Salesiano Ottobre 1891

ANNO XV. - N. 10.   Esce una volta al mese.   OTTOBRE 1891.

BOLLETTINO SALESIANO

DIREZIONE nell'Oratorio Salesiano - Via Cottolengo, N. 32, TORINO

SOMMARIO.

I libri per le Scuole. Il Rosario. Grazie di Maria Ausiliatrice. Un'Esposizione artistica. Notizie dei nostri Missionari : una nuova Casa nell'Argentina - dalla Patagonia - il terzo Centenario di S. Luigi Gonzaga. Il Monumento a D. Bosco. Gli antichi allievi ai Becchi. Per l'accettazione di artigiani e di studenti nelle Case Salesiane Un nuovo Collegio a Fossano. I Pellegrini francesi a Valsalice. Notizie varie. Bibliografia. Cooperatori defunti.

I LIBRI PER LE SCUOLE

Sono ormai trent'anni che la nostra Libreria di Torino s'occupa, con assiduo lavoro, non solamente della diffusione in generale della buona stampa, ma anche in particolare e con intelligente studio attende alla diffusione di tutti i libri per le scuole.

Ad ogni comparire di nuovi programmi risponde con scelta copia di libri di testo, di propria, o di altrui edizione, commendevoli non solo pei meriti intrinseci del lavoro, ma anche per non comuni pregi di stampa e per mitezza di prezzi.

Concorrono in quest'impresa il consiglio e l' opera di egregi professori, l'attività delle nostre tipografie e delle librerie figliali che già in buon numero contiamo in parecchie città, la diretta corrispondenza che abbiamo con le migliori Ditte librarie, ed infine la fiducia di rispettabile clientela che, grazie a Dio, contiamo numerosa, specialmente in seminari, collegi ed altri istituti cattolici ed in molte tra le pubbliche scuole dello Stato.

Affinchè tanto lavoro sortisca effetti sempre più copiosi e salutari, lo raccomandiamo allo zelo dei nostri lettori. Ci mettano essi in relazione con quegli istituti e con quelle scuole, presso le quali non fosse ancor conosciuta quest'opera nostra, e sarà còmpito nostro studiosissimo di rispondere appieno alla fiducia che otterranno a favor nostro.

PS. Si è preparato testè il nostro catalogo scolastico pel 1891-92 e se ne spedirà copia a quanti ce ne faran richiesta.

IL ROSARIO

Il Medio evo nella regione del bene fu inventore di tutto. Inventò scuole e sistemi, eserciti ed ordini, leggi e repubbliche, arti e costumi di un'indole tutta propria.... e, tra le spine della sua non infrequente barbarie, fe' ancor germogliare le mistiche rose della preghiera.

Il ROSARIO, quale oggi l'abbiamo, è veramente una formola d'orazione data da Maria a quei secoli religiosi, la cui fierezza non potevasi temperare che dalla sua stessa pietà.

L'insigne propagatore di questa prece fu l'istitutore dell'Ordine de' Predicatori, a' quali ne legò lo zelo di continuarne l'apostolato. Era bello a quei dì veder la gara di antichi e di recenti Istituti nel diffondere l'una e l'altra delle più amabili divozioni, onde ha vita sensibile il culto della Madre Divina. I Francescani erano gli apostoli del suo immacolato concepimento: i Serviti quelli dei suoi dolori: i Carmelitani del suo scapolare: i Domenicani del suo Rosario.

Tutti i dommi della redenzione, dell'incarnazione, della grazia e della gloria; la vita, la passione, la morte, il trionfo dell'Uomo-Dio; l'elezione, i misteri, le maraviglie, l' esaltamento della sua Genitrice, quanto può offerire di più nobile, di più affettuoso, di più vago e desiderevole la religione, tutto ricorda e contempla nella attenta recita del ROSARIO il pensiero meditabondo.

La prece insegnataci dell'eterna Bontà, il saluto recato in terra alla più aura delle Vergini dal Messaggero celeste, quaranta e più titoli scelti a sua gloria ed invocazione dal mistico giardino delle sue laudi, la Bibbia, i Padri, la Cattolica Liturgia, quanto di più dolce può ripetersi dalla lingua e può ascoltare l'orecchio dei suoi divoti in armonia dei loro affetti per Lei, tutto entra a far parte di questo ossequio, ch'è tanto più caro d'ogni altra preghiera, quanto su tutti i fiori più leggiadra è la rosa.

Lo strumento medesimo su cui si contano i Pater, le Ave ed i Gloria, sembra quasi il germe delle singole rose, onde ci appresentiamo ad inghirlandare Maria. Le salutari benedizioni, le copiose indulgenze, che rendono la corona più preziosa d' ogni eletta cosa, t'invitano ad aprir l'animo e il labbro a que' floridi voti.

Eppure il secolo dismise il Rosario, lo deride, e l' abborre ! Ma guai ai secoli che non pregano! Guai a' secoli che non hanno più fiori per la Gran Madre di Dio! Ed è per questo che il sapientissimo Leone predicò altra volta al mondo il S. Rosario.

Ascoltiamo il Papa, riprendiamo con fede la santa preghiera, ed il mondo altra volta sarà salvo, e lo sarà per il S. Rosario, con cui avremo invocato Maria.

Regina Sacratissimi Rosarii, ora pro nobis.

INDULGENZE concesse a tutti i fedeli cristiani che recitano con cuore almeno contrito e divotamente il

Rosario intiero o la sua terza parte da soli o con altri.

I. Chi dirà il Rosario intiero, cioè di 15 poste, o la terza parte, cioè di 5, usando Corona benedetta da un sacerdote che ne abbia speciale facoltà, guadagna 100 giorni d'indulgenza per ogni Pater noster e 100 per ogni Ave Maria.

II. Indulgenza di 10 anni e di 10 quarantene una volta al giorno a chi ne avrà detta almeno una terza parte con altri fedeli in pubblico od in privato, purchè da uno d'essi tengasi in mano la Corona benedetta come sopra, per regolarne la recita.

III. Indulgenza plenaria una volta all'anno a chi, avendo recitato del detto Rosario almeno la terza parte ogni giorno per lo spazio di un anno, in un giorno a propria scelta, veramente pentito, si confesserà e comunicherà pregando per la concordia tra i Principi cristiani, per la estirpazione delle eresie e per l'esaltazione di S. Madre Chiesa (Benedetto XIII, con Breve del 13 aprile 1726).

IV. Indulgenza plenaria nell'ultima domenica di ciascun mese per chi avrà recitato, come sopra con altri, una terza parte di Rosario almeno tre volte in ciascuna settimana, se veramente pentito, confessato e comunicato visiterà una chiesa od un pubblico Oratorio ed ivi pregherà per qual che spazio di tempo secondo l'intenzione del Sommo Pontefice (Pio IX, con Decreto del 12 maggio 1851).

V. Inoltre nella solennità della Madonna del Rosario (1° domenica d'ottobre) è pure concessa l'Indulgenza Plenaria a tutti i fedeli cristiani toties quoties, ossia ogni volta che, dopo essersi confessati e comunicati, visiteranno divotamente in tal giorno la chiesa dove è eretta la Confraternita del SS. Rosario. Cosí pure l'Indulgenza Plenaria in un giorno dell'ottava del Rosario, alle solite condizioni, di pregare cioè per qualche spazio di tempo secondo l'intenzione del Sommo Pontefice.

NOTA. Si avverta però che simili indulgenze valgono unicamente per la persona per la quale una tal Corona è stata benedetta, od alla quale è stata data per la prima volta; di modo che, quando la persona a cui per la prima volta tale corona fu data , dopo essere stata benedetta, la dia in imprestito a qualche altra, non è che la corona perda le Indulgenze, ma solo è da ritenere che quest'ultima persona non può godere il beneficio delle indulgenze, a meno che non la faccia benedire un'altra volta per sè.

Quando poi la corona ad altri prestata vien nuovamente rimessa nelle mani del suo antico possessore, questo ritorna in possesso di tutti gli spirituali diritti che aveva prima in conseguenza della corona per lui benedetta.

In ultimo le persone idiote incapaci della considerazione dei Misteri, per acquistare le suddette Indulgenze basta che recitino divotamente il S. Rosario (Benedetto XIII colla Costituzione del 12 aprile 1727).

Grazie di Maria Ausiliatrice

Non si ricorre invano a Maria SS. Ausiliatrice. - Un mio piccolo bambino era gravemente ammalato. Per ottenere la guarigione ricorsi a Maria SS. Aiuto dei

Cristiani con preghiere e promessa di un'offerta al di Lei santuario ; e la grazia non si fece aspettare : il mio bambino guarì perfettamente quando meno ce lo aspettavamo. Il dottore stesso attestò la sua meraviglia per sì pronta guarigione.

Adempio ora al mio voto e spedisco la tenue somma di lire 50 per la decorazione del, santuario di Maria Ausiliatrice.

Sampierdarena, 2 maggio 1891.

LUIGIA SERRA.

Dai registri del Santuario. - I. Soagliotti Paolo di Camagna, antico allievo di D. Bosco, nei primi giorni della settimana santa di quest'anno cadde ammalato di polmonite fulminante. Tenutosi un consulto di medici, questi non gli assicurarono più che poche ore di vita, e ne fu avvisato prontamente il parroco per gli ultimi conforti religiosi. L'infermo a cui perviene il nostro Bollettino, avendo letto le molte grazie che la Vergine Ausiliatrice concede a chi con fede in simili frangenti la invoca, prontamente fece a Lei ricorso, promettendo di mandare l'offerta di lire 50 per le decorazioni che si stanno compiendo nel suo santuario e di rendere di pubblica ragione il segnalato favore. La Vergine Ausiliatrice gradì la promessa e premiò la sua viva fede. Al mattino ritornò il medico col timore di trovarlo morto; ma qual non fu la sua meraviglia quando lo vide di molto migliorato? Dopo serio esame rivoltosi all'infermo gli disse: « Ma tu mi fai il giuoco dei bussolotti ! Credevo di trovarti morto ed invece ti veggo guarito ! » Ai primi giorni della settimana di Pasqua abbandonava già il letto, ed al 7 di aprile venne a deporre l'offerta promessa e la relazione del fatto.

II. Cerrato Giuseppina n. Moreno di Breme-Lomellina, nel gennaio del 1890 cadde ammalata di influenza, che poi degenerò in polmonite lenta. Passarono i mesi dell'inverno, vennero quelli dell'estate, ed invece di migliorare peggiorava sempre. Finalmente i medici la dichiararono incurabile. Si cercò di farla entrare nel pubblico Ospedale di Pavia, ma quivi non fu accettata perchè incurabile. Ritornata in famiglia, dal letto del suo dolore stava con santa rassegnazione attendendo il giorno, in cui Dio l'avesse chiamata a sè; quando da una sua nipote, che è suora di Maria Ausiliatrice, riceve una lettera, in cui viene esortata a raccomandarsi a questa buona Madre per ottenere la guarigione, tanto necessaria per l' educazione della figliuolanza. La buona suora la esorta inoltre ad incominciare subito una novena di preghiere, il che avrebbe ella pur fatto in compagnia di alcune sue compagne. Non si pregò invano. Infatti la novena non era per arco finita, che l'ammalata era già in grado di alzarsi e di scendere in cortile. Ora trovasi completamente guarita, e riconoscente alla Vergine Ausiliatrice venne il 18 aprile 1891 a rendergliene grazie nel suo santuario ed a depositarne la relazione perchè sia pubblicata.

Sac. ANTONIO DAMILANO.

Da morte a vita. - Certo Gonella Luigi da Volvera (Piemonte), erasi ammalato gravemente. L'infermità di giorno in giorno peggiorò tanto da non lasciar più speranza di guarigione. Dopo vari consulti e medicamenti riusciti inutili, pensò rivolgersi a Maria SS. Ausiliatrice. Che ne avvenne ? L'infermità scomparve e l'infermo guarì improv visamente. Mi gode ora l'animo di poterne dare io stesso piena testimonianza. L'infermo così miracolosamente guarito offre il regalo promesso, e ringraziando Maria le protesta perenne riconoscenza.

Abbadia Alpina-Pinerolo, 22 maggio 1891. Sac. QUINA SILVINO, prevosto.

Potenza di Maria ! - Mio figlio Francesco, d'anni 16, essendo caduto da un alto albero, si fratturò un braccio e fu così offeso nella persona che parve morire. Il medico dopo averlo ben visitato disse chiaramente che la caduta era stata sì grave, da non lasciar più speranza di vita. Fummo pel sacerdote, che venuto prontamente gli amministrò l'Estrema Unzione; e vedendo il mio grande dolore per la prossima fine del figlio, unico mio sostegno, e conoscendo che tanto dolore era ancora aumentato perchè mio figlio, fuori d'ogni senso, non poteva almeno ricevere gli altri conforti di Santa Religione, mi fece coraggio egli pure e mi disse : « Abbiate fede in Maria Ausiliatrice; a Lei ricorrete con fiducia e vi consolerà. » Ringraziai il buon sacerdote e subito in famiglia si diede principio ad una novena di preghiere ad onore della Vergine Ausiliatrice per impetrare la guarigione del figlio, o la grazia almeno di vederlo morire dopo che avesse potuto ricevere tutti i conforti religiosi. Maria mi esaudì pienamente ! Mio figlio, al terzo giorno che era fuor de' sensi e sempre oppresso da doloroso rantolo, cominciò a riconoscere i circostanti ed a rispondere a qualche interrogazione, e d'allora in poi sempre migliorò, per modo che in un mese riacquistò la sua primiera salute e giovialità.

In mia famiglia non si cesserà più mai di ringraziare la Vergine Ausiliatrice per tanta sua bontà.

Il paese di Pralormo ritenne detta guarigione come miracolosa, quale difatti veramente fu; ed è per questo che, mentre offro al santuario di Maria Ausiliatrice la promessa offerta, avrei caro che detta grazia venisse pubblicata, affinchè tutti conoscessero la grande potenza di Maria Ausiliatrice e la sua bontà in contentare chi a Lei con fiducia ricorre.

Pralormo, 23 aprile 1891.

DASSANo GIACOMO.

Le medaglie di Maria. - Avendo il mio piccolo Carlino molto ammalato, ricorsi al medico, che dichiarò trattarsi di grave caso di menengite. In uno di quei brutti momenti in cui la convulsione pareva volesse rapirmi il mio caro figlio, io angosciato rivolsi alla nostra gran Madre celeste una fervente preghiera. La mia consorte venne al santuario per raccomandare alle orazioni dei Salesiani la salute del bambino. Avendo portato a casa alcune medaglie , volli che tutti in famiglia ne fossero muniti e le portassero con divozione. Il figliuoletto da quel giorno andò migliorando e riebbe presto piena salute. Ne sia ringraziata la Vergine Santissima Ausiliatrice.

Torino, 24 marzo 1891.

AMEDEI FRANCESCO.

Lovere Valcamonica. - Una Cooperatrice salesiana era affetta da sciatica dolorosissima : fece una novena a Maria Ausiliatrice, ed appena terminata la novena il malore incontanente sparì. Per questo manda un tenue obolo per la decorazione del santuario della sua celeste Benefattrice in Torino.

SANGALLI ANGIOLINA.

Torino. - In procinto di rimanere senza impiego e senz'altre risorse per mantenere la mia famiglia, fiducioso mi rivolsi a Maria Ausiliatrice per ottenere il suo aiuto nella mia critica posizione; e questa nostra affettuosa Madre mi fece conseguire provvidenzialmente e prontamente ciò che desideravo. Di cuore quindi la ringrazio e mando al suo santuario la tenue offerta promessa in riconoscenza della grazia ricevuta.

BOTTIGLIENGO LUIGI.

Serravalle Scrivia. - Mando elemosina e prego si celebri una Messa in ringraziamento alla SS. Vergine Ausiliatrice per la grazia avuta nel compimento di un'opera, la quale presentava non pochi pericoli e difficoltà, e si compiè invece senza che sia avvenuto il benchè minimo danno agli operai, nè altro inconveniente.

14 giugno 1891.

C. ARAGONE.

Reggio. - Tempo fa non avendo potuto appigionare un locale a tempo debito, ne era oltremodo dolente. Invocai l'aiuto di Maria Ausiliatrice, e non invano, perchè il giorno dopo, non guardando alla indegnità di chi pregava, non ascoltando che il suo cuore di tenerissima madre, la Madonna mi esaudì. Il locale fu felicemente e prontamente affittato, ed io rendendone grazie alla mia celeste Benefattrice spedisco un'offerta per suo santuario.

9 giugno 1891.

TERESA FALCETTI

Cooperatrice salesiana.

Retorbido. - Colpito da grave male nella gamba sinistra consultai celebri medici, i quali dichiararono essere necessaria l'amputazione della gamba se volevo guarire. Fui consigliato allora da un buon Cooperatore salesiano a far ricorso a Maria Ausiliatrice. Incominciai una novena e ben presto ottenni da Maria la sospirata guarigione. Mi sparì ogni male ed ora cammino liberamente.

29 giugno 1891.

ANTONIO GATTI.

Persiceto. - Un mio amico giaceva gravemente infermo. Si fece per lui una novena nel santuario di Maria Ausiliatrice in Torino ed un'altra in famiglia. La Madre celeste ci esaudì. L'amico entrò in convalescenza e ben presto riebbe piena salute. Mandiamo offerta e relazione in riconoscenza per questa e per altre grazie.

14 maggio 1891.

GIOVANNI MARCHESELLI.

Scilla (Reggio Calabria). - Mando lire 100 pei lavori di ristauro e di decorazione del santuario di Maria Ausiliatrice in ringraziamento delle guarigione ottenuta da mia moglie per intercessione della Gran Madre di Dio.

22 maggio 1891.

FRANCESCO MINASI fu GIACOMO.

Vittorio-Veneto. - Un mio ottimo parrocchiano che trovavasi in gravissime condizioni di salute, si rivolse a Maria SS. Ausiliatrice ed ottenne il miglioramento sospirato. Manda in riconoscenza lire 100 per la decorazione del santuario di Torino.

12 luglio 1891.

D. ENRICO ARDITO, P.

Brendola. - Un mio figliuoletto cadeva da considerevole altezza. Vidi il pericolo ed invocai Maria Ausiliatrice. La Gran Madre di Dio miracolosamente mi salvò il figlio. In riconoscenza mando tenue offerta con preghiera d'una Messa all'altare di Maria.

9 luglio 1891.

MARIETTA Rossi.

UN'ESPOSIZIONE ARTISTICA a San Benigno Canavese

Nella terra già celebre nella Storia per le memorie di quell'Arduino, marchese d'Ivrea e Re d'Italia, che stanco dello scettro e della corona, chiedeva la pace degli ultimi suoi giorni al silenzio ed alla solitudine del chiostro dell'Abbazia di S. Benigno di Fruttuaria, la Domenica 23 Agosto si vide una festa solenne, simpatica, alla quale crediamo che forse mai abbiano assistito i suoi abitanti.

L'Oratorio Salesiano colà esistente, fondato or sono 12 anni dal venerato nostro D. Bosco, apriva i suoi locali ad una Esposizione artistico-professionale , alla quale concorsero con slancio tutti i giovani, che in numero di oltre duecento sono applicati alle varie professioni nell'Oratorio insegnate.

L'Esposizione fu inaugurata alle 5 pom. e, malgrado il tempo cattivo, fu abbastanza numeroso il concorso della popolazione, non solo di San Benigno, ma ancora dei paesi circostanti. Sua Ecc. Rev.ma Monsignor Richelmy, con rara e squisita bontà d'animo, pari all'amore che porta ai Salesiani, degnossi onorare di sua presenza questa festa della Religione e del Lavoro, alla quale intervennero pure il Sindaco, le primarie Autorità del Comune, nonchè la Società Operaia e quella dei Pompieri colle loro rispettive bandiere.

Dopo breve ed applaudito discorso dell'avvocato Dollero, il quale con rara facondia svolse il tema : « Don Bosco il vero educatore dell' Operaio », mostrando com' egli praticamente risolvesse l'agitatissimo problema dei nostri giorni sull'operaio, l'avvocato cav. Miaglia con frasi forbite ed eleganti inneggiò all' alleanza dell' amore di Religione e di Patria, esortando gli operai, nonchè i giovani dell'Oratorio, ad accoppiare ai sentimenti del dovere e del lavoro anche l'educazione del cuore.

Le eloquenti parole del distinto oratore farono salutate con calorosi applausi. In seguito il signor Carlo Gastini, nome già noto ai nostri lettori, con facile poesia esprimeva sentimenti di gratitudine, d'affetto e dì riconoscenza nutriti dagli allievi dell'Oratorio verso Sua Ecc. Rev.ma e verso gli altri benemeriti personaggi, che onoravano la festa.

L'Esposizione venne fatta nei chiostri superiori dell'antica Abbazia, convertiti mercè l'opera artistica del tappezziere sig. Morano di Torino in elegantissimo padiglione. Era divisa in varie sezioni, e venivano per ordine i lavori eseguiti dalle due scuole di dîsegno professionale ed ornamentale, come dai calzolai, sarti, tipografi, legatori, falegnami, scultori, meccanici e fabbri-ferrai.

Sarebbe troppo lungo, e non ci permette lo spazio di soffermarci minutamente sopra i mille e più oggetti esposti; accenniamo di volo agli eleganti disegni di splendide invetriate, fiori, fogliami, fantasie e facciate di negozio, pulpiti, mobili, inferriate, cancelli in ferro, ecc., ecc., eseguiti tutti con perizia non comune dagli alunni di quei laboratori. Due grandi quadri, rappresentanti il primo il Sacro Cuore di Gesù e dedicato a S. E. Rev.ma Mons. Richelmy, il secondo un Ecce Homo offerto al Direttore dell'Istituto, attirarono l'attenzione di tutti, poichè rivelano ingegno non comune, ottimo studio e gusto fino dell'arte.

I vari generi di stivaletti, scarpe, stivali alla scudiera esposti dai calzolai, nulla lasciano a desiderare, vuoi per la bontà del lavoro come per l'eleganza del medesimo. Nella Sezione dei sarti si vedevano abiti bellissimi, dal costume che si addice al fanciullo di famiglia distinta al vestito per l'uomo di società , colle varie specie di abiti portati oggi giorno , fino alla veste talare ed alla divisa militare; talchè possiamo con vero piacere dire, che i lavori eseguiti nei laboratori di San Benigno nulla hanno da in vidiare a quelli che vengono esposti nei più eleganti negozi di una città.

Meritano speciale menzione i lavori della fonderia e stereotipia : fu riuscitissima una fregiatura elzeviriana fusa ed incisa nell'Istituto medesimo , come pure un'altra fiorentina sullo stile del 500. Tra i più bei lavori tipografici notammo un saggio di biglietti di visita, annunzi, carte commerciali, tirati con massima precisione in 14 colori con ricchezza di fregi, disegni e caratteri fusi nell'Istituto; ed una vaga vignetta rappresentante la Parrocchia e l'Oratorio Salesiano di San Benigno eseguita su stereotipia ad undici diversi colori.

Le edizioni di varie opere esposte si distinguono per la nitidezza dei caratteri, per la chiarezza cd eleganza della composizione; e la benemerita tipografia salesiana di San Benigno, già favorevolmente conosciuta per la proprietà e precisione dei suoi lavori, ha acquistato con questa Esposizione un nuovo merito al favore ed alla stima del pubblico colto ed intelligente. I legatori esposero due distinti generi di lavoro, cioè libri legati a macchina ed altri a mano libera. Piacquero specialmente due Messali; uno con calice, placca in rilievo e mosaici sul piano con fogli dorati e cesellati; un altro con croce verde spiccante in campo rosso; bellissima pure una vita di Don Bosco del Despiney col ritratto del venerato nostro Padre irradiato da una stella portante il monogramma di Maria SS.

Gli scultori hanno all'ammirazione del pubblico esposta una bellissima statua in legno dell'Immacolata, colla relativa mensola a fogliami, nonchè varie cornici in stile del 400 e lavoretti di fantasia; così pure i falegnami con diversi elegantissimi mobili, gelosie, finestre e palchetti in legno a disegni diversi; ma il lavoro principale lodatissimo fu un confessionale esposto, tutto noce, per la Chiesa del S. Cuore di Gesù in Roma, lavoro secondo lo stile della Chiesa e fatto con arte squisita.

Vi era pure una segheria a vapore che mette in grado l'Istituto di accettare prontamente qualsiasi commissione. La Sezione meccanica presentava agli sguardi dei visitatori una macchina motrice a vapore della forza di tre cavalli, con regolatore a valvola equilibrata per il funzionamento della macchina stessa, opera speciale del capotecnico di tale sezione, ed un modello di piccolo motore completo con caldaia verticale eseguito nelle ore di ricreazione da un distinto giovinetto.

Degne di speciale riguardo una cancellata in ferro battuto, stile 500 , destinata alla Chiesa del Sacro Cuore in Roma, varie balaustrate esposte dai fabbri-ferrai , nonchè i vari coretti in ferro elegantemente lavorati e destinati alla Chiesa di Maria Ausiliatrice di Torino ed un superbo porta-catino, stile medioevale.

Dalla rapida rassegna fatta noi abbiamo riportato la più favorevole impressione.

Nel lunedì successivo ebbe luogo nell'Oratorio stesso una grande accademia musicoreligiosa in onore del Sacro Cuore, alla quale, oltre Sua Ecc. R.ma Mons. Richelmy ed alle primarie Autorità di San Benigno, intervennero pure distinti personaggi delle vicinanze, fra cui notammo i signori Conte e Barone della Torre; così i giovani allievi che nella Esposizione diedero prova di tanto amore al lavoro , si segnalarono per la bellezza di vari componimenti in prosa, e in poesia, in italiano, piemontese e francese. Verso notte il giardino e la facciata del Collegio si illuminavano come per incanto ed una vera onda di luce convertiva quel luogo quasi in un sito incantato delle Mille ed una Notte; nè è esagerazione la nostra, perchè tutta la popolazione di San Benigno convenuta, esclamava : Non abbiamo mai veduta una festa così bella.

La musica vocale dell'Oratorio in Chiesa nella giornata aveva eseguita con rara maestria una Missa-Brevis del Palestrina con classici mottetti, Vespri e Tantum ergo.

La musica istrumentale rallegrò nei due giorni con le sue scelte sinfonie. Segnaliamo qui la fantasia descrittiva La Notte e il Giorno, del Maestro De-Vecchi, ottimamente eseguita, che meritò all'egregio Autore ed ai suonatori ripetuti applausi.

Nell'Oratorio di S. Benigno adunque preghiera e lavoro si alternano con assidua e febbrile attività , e quei giovani hanno saputo dimostrare che sotto la bandiera Salesiana si combatte per il vero progresso e la vera civiltà.

L'Esposizione stette aperta gratuitamente fino al 2 settembre.

NOTIZIE DEI NOSTRI MISSIONARI

Una nuova Casa in Bahia Bianca, (ARGENTINA).

Bahia Bianca, 3 Maggio 1891.

REV.MO SIGNOR DON RUA,

Sono ormai quasi sei mesi dacchè le Figlie di Maria Ausiliatrice aprirono una Casa in Bahia Bianca.

Era il 22 Ottobre del passato anno, quando, col cuore in lotta tra il dispiacere di abbandonare le care Superiore di Almagro ed il desiderio di prestar l'opera nostra quantunque debolissima ai Salesiani, che già lavoravano in questa città, in compagnia di altre tre Suore, dovetti partire dalla Boca di Buenos Aires, dove era stato per lo spazio di sette anni.

Tristi presentimenti - Felici principii.

Prima però due di noi andammo per la città di Buenos Aires a chiedere limosina, onde poter far fronte alle prime necessità. Dovunque ci dipingevano questa Missione come molto importante, ma allo stesso tempo molto critica. - È questo, ci si diceva, il foco dell'empietà e dell' irreligione. I parenti non vorranno mandarvi le loro ragazze. - Ma, grazie al Signore, ci capitò il contrario : appena arrivate, fu un rallegrarsi universale della nostra venuta. La prima Domenica ci presentammo in Parrocchia, e donne e giovanette venivano a porgerci l'acqua benedetta, volevano baciarci la mano e piangevano di consolazione. Alla mattina di quello stesso dì cominciarono a venirci d'attorno delle ragazze, altre per imparare la Dottrina ed altre per pura curiosità. Le invitammo a ritornare il dopo pranzo con noi alla chiesa ed a condurre seco tutte le loro amiche ; ai Vespri ne avevamo già un centinaio.

Incominciammo pure subito le scuole, quantunque fossero gli ultimi giorni dell'anno scolastico ed il caldo fosse eccessivo.

Fin dal primo giorno contammo trenta alunne, le quali aumentarono poi a sessanta, novanta, cento, e alla fine di Novembre, un mese appena dopo che si era aperta la Casa, facendoci visita S. E. Rev.ma Mons. Cagliero, reduce dal Brasile, le fanciulle inscritte alle nostre scuole gia erano circa duecento. Nessuna Casa dell'Argentina ebbe principiì così felici.

C'era veramente bisogno di una scuola cristiana.. Povere fanciulle ! A venti e più anni non sapevano nemmeno farsi il segno della Santa Croce ! Domandammo se avevano fatta la prima Comunione, se si erano già confessate qualche volta, ma avemmo per risposta che non v'era quest' usanza in Bahia. Ci mettemmo pertanto all'opera, e grazie al Signore trovammo in esse molta docilità ; ci ascoltarono con molto interesse e con giubilo, cosicchè Monsignor Cagliero potè distribuire loro una trentina di prime Comunioni.

La funzione si fece in Parrocchia colla maggior pompa possibile, e destò in più di un cuore vivi sentimenti di religione e di fede.

Durante il mese di Dicembre, insegnammo pure un po' di canto, e nella notte del S. Natale, le nostre ragazze, che in buon numero si comunicarono, poterono già cantare la Messa che si celebrò nella nostra Cappella.

Altre consolazioni.

In varie altre circostanze di quest'anno, abbiamo avuto grandissime consolazioni. Oltre le nostre alunne, vedemmo fare Pasqua parecchi dei loro genitori, cosa che non facevano da quindici, venti, trenta e più anni. Alla festa di S. Giuseppe poi, tra un centinaio di ragazze comunicande, si ammiravano sei maestre dello Stato, che con gran loro giubilo s'apparecchiavano alla prima Comunione. Fu una vera grazia di San Giuseppe ! La nostra Cappella quel giorno era sì gremita di giovanette, che più di 160 delle più piccole dovettero starsene di fuori. Le alunne nostre eseguirono una Messa, un Tantum ergo e vani mottetti in musica.

Dopo le funzioni di chiesa ebbe luogo una piccola accademia, nella quale le ragazze mostrarono l'affetto che ci portano ed il progresso che già fecero nelle nostre scuole. Le signore invitate fecero le loro più alte meraviglie e se ne congratularono assai con noi.

Al Patrocinio avemmo ancor la fortuna di vedere Monsignor Cagliero e di sentire la sua calda parola. Accedendo all'invito del sig. Don Borghino e della. Società degli Operai Cattolici , la maggior parte Italiani , erettasi solo in quest'anno, si degnava venire espressamente dalla Patagonia, per celebrare detta solennità e distribuire la Comunione generale agli alunni delle Scuole Salesiane ed ai detti Operai Cattolici. Il nuovo Collegio dei Missionari Salesiani , aperto or sono appena tre mesi, conta già 160 alunni. Monsignore predicò tre giorni nella Parrocchia, mattina e sera, ad una bella corona di 300 e più tra fanciulli e fanciulle.

La Domenica seguente predicò di nuovo alle ragazze del nostro Collegio , confessò due giorni di seguito e distribuì ben 130 Comunioni, di cui 30 erano prime, ed altre ad un drappello di signore associatesi alla nostra festa.

Presentemente contiamo circa 300 ragazze che frequentano la scuola e l'Oratorio festivo; abbiamo inoltre un laboratorio per giovani zitelle.

Ma già si sa : tanto bene non può piacere al diavolo, il quale arrabbiatissimo già suscitò nemici acerrimi , che ci combattono nei giornali coi titoli più ributtanti e con le più mere calunnie; ma vedremo chi sarà più forte, se essi o Maria Ausiliatrice !

Preghi , Rev.mo Padre , affinché tutte le Suore di Bahia Blanca possiamo corrispondere alla grazia della vocazione , che il Signore ci ha fatto , e perché il buon Dio si degni benedire i nostri deboli sforzi.

La visita di Monsignore ci ha lasciate piene di buona volontà e di coraggio per non disanimarci davanti alle difficoltà che presenta la strettezza e l'incomodità del locale.

Egli vorrebbe cominciare ora stesso ad edificare una Casa nuova, se ne avesse i mezzi, perché ne vede la somma necessità ; ma per ora bisogna proprio prendere alle buone la pazienza....

Si degni, Rev.mo Padre, tenerci presenti nel Santo Sacrifizio della Messa, e benedirci tutte, specialmente l'umile sua figlia in G. C.

Suor GIUSEPPINA TORTA

Direttrice della Casa di Maria Ausiliatrice in Baia Bianca.

Dalla Patagonia

Due perdite gravissime. Viedma, 11 Giugno 1891.

REv.MO SIGNOR DON RUA,

La notizia della morte del nostro carissimo confratello e superiore Don Bonetti ci ferì sensibilmente il cuore e ci immerse in un dolore tanto più profondo, quanto meno era aspettata. Povero Don Bonetti ! essere rapito in un'età così bella di 53 anni ! Poveri noi, che abbiamo perduto un campione sì attivo e sì valoroso in un'epoca tanto critica e tanto importante per la nostra Pia Società. Pazienza ! Fiat voluntas Dei. Diremo anche noi col Santo Giobbe : Egli ce lo ha dato, Egli ce lo ha tolto: sia benedetto il suo santo nome ! Ci conforta il pensiero delle sue belle virtù praticate in vita, per cui giova sperare, che la sua bell'anima sia già volata in cielo.

Le Suore tutte di Maria Ausiliatrice piangono la perdita del loro ottimo Direttore Generale, quelle di Viedma lamentano di più la perdita della loro Vicaria. Oggi stesso, si è portata con gran pompa alla sepoltura la salma di Suor Margherita Cantavena. Era uno dei principali sostegni delle Suore di questa Casa. Il cuore pieno di carità e di spirito di sacrifizio essa s'era fatta tutta a tutti, e specialmente pei poveri, gli infelici e gli Indii, cui spesso visitava portando soccorsi materiali e morali. Dopo lunga infermità sopportata con pazienza e rassegnazione, confortata sovente colla S. Comunione, spirava nel bacio del Signore l'anima sua benedetta. il 9 giugno, quattro giorni dopo la morte del povero D. Bonetti. Cosa notabile! In detto giorno a Patagones celebravasi la festa di Maria Ausiliatrice, e Suor Margherita aveva predetto quindici giorni prima, che sarebbe spirata il giorno stesso in cui le sue consorelle di Patagones avrebbero festeggiata la loro Patrona. Abbiamo quindi motivo a sperare che anche questa bell'anima sia già volata all'amplesso del suo celeste Sposo. Ma essendo imperscrutabili i divini giudizi, io intendo di raccomandarla alle preghiere delle sue consorelle d'Europa.

Apostoliche fatiche benedette.

Che dirò ora della nostra cara Patagonia? Posso assicurarla, signor Don Rua, che Dio benedice le nostre povere fatiche, facendo sì che vada estendendosi ognor più la luce del Vangelo tra questi popoli. Va sempre crescendo la pratica dei SS. Sacramenti nel sesso debole e nei giovanetti affidati alle nostre cure, e si notano pure alcune conquiste negli uomini. Questo movimento, com'è naturale, appare maggiormente nelle parrocchie già stabilite e pur anche nella campagna. Lasciando a parte Malbarco, Viedma, Patagones e Bahia Blanca, dove il profitto spirituale delle anime suol essere più abbondante, dirò che nel solo villaggio di Pringles le comunioni del popolo nell'anno scorso giunsero a novecento. E nell'ultimo mio viaggio di missione sul Rio Negro, oltre a cento battesimi, la maggior parte di indigeni, si contano pure cento cinquanta Comunioni, di cui una cinquantina sono di uomini.

Gran risveglio.

Le nostre scuole aumentano sempre più il numero degli alunni e delle alunne , ed abbiamo motivo di ringraziare Iddio del desiderio che si risveglia in questi popolani di averci tra loro, onde partecipare ai benefizi della Religione. Ci chiamano e ci aspettano con ansietà, perché apriamo nuove Case e nuove parrocchie. Per il che, il nostro carissimo Monsignore, zelantissimo della gloria di Dio e della salute delle anime , accondiscendendo volentieri ai pii desideri di questa gente, determinò impiantare altre due Case, cioè una nella Colonia Conesa e l'altra in Choele-Chel. Per ora vi metterà un Sacerdote, un catechista, e vedrà anche di rimandarvi tre Suore di Maria Ausiliatrice per l'educazione religiosa delle ragazze. Col fine poi di aiutare, almeno in parte, a pagare le spese che vi si richiedono, si è fatto appello ai vicini di quei luoghi, ed essi premurosi si offrirono a pagare una quota mensile durante due anni; ma stante i terribili effetti della crisi finanziaria, che si soffre attualmente in questa Repubblica, per quanto potremo raccogliere, essendo il denaro poco apprezzato e l'opera manuale tanto cara , dovremo senza dubbio alzare le nostre voci e chiedere soccorso ai fratelli d'Europa. Ed a proposito di ciò, dirò che qui si teme che da un giorno all'altro succeda qualche grave sconquasso. Il Governo adoperò tutti i mezzi per iscongiurare la catastrofe, ma inutilmente, forse è già troppo tardi. I lavori diminuiscono, il commercio è paralizzato, geme il povero nella penuria, si lamenta il ricco delle sue perdite, il negoziante de' suoi fallimenti, i banchieri non hanno più fondi per continuare le loro operazioni borsatili ; insomma pare che siamo giunti alla vigilia di molti guai; e se il Signore, nella sua misericordia, non salva questa Repubblica, non sappiamo ove si andrà a finire. Noi confidati in Dio e nella sua Provvidenza, viviamo tranquilli, e speriamo non ci succederà alcuna disgrazia.

Una Scuola di latinità tra i Patagoni. Ancora bisogni personali.

Ora avrei da fare una supplica a Lei, Sig. D. Rua, ma prevedo già la risposta. Tutte le volte che chiediamo aiuti personali dall'Europa, ella insiste che ce ne alleviamo dei locali , che coltiviamo le vocazioni in mezzo agli Indii.

Bell'idea, vagheggiata dal nostro buon Padre Don Bosco ! Ma, oh ! quante difficoltà si incontrano. Riguardo ai Coadiutori, già abbiamo fatto alcune scarse conquiste, quali sono Antonio Forcina, Emilio Ibañez, Emanuele Mendez, Alfonso Ruggioli e Giacomo Torres, che già si ascrissero alla Pia nostra Società e condividono con noi le fatiche dell'Apostolato. Ma in fatto di vocazioni ecclesiastiche, è un problema un po' più difficile. Dapprima i parenti, poi l'interesse, poi l'ignoranza, poi i mali costumi, tutto insomma è impedimento ai poveri giovani che pur sarebbero buoni Missionari tra i loro fratelli. Ciononostante Mons. Cagliero quest'anno, seguendo i desiderii di Don Bosco e di D. Rua, ha fatto incominciare in Viedma una scuola di latinità ad una dozzina di ragazzi, dei quali alcuni danno buone speranze ; tra questi sonvi due cugini, de' quali uno fu già mio catechista l'anno passato in Bahia Blanca. Ma questi giovani intanto richiedono per loro stessi alcuni Missionarii per la loro formazione, e prima che siano ben formati ci vorrà del tempo , ed il nemico dell' uman genere susciterà certo altre mille battaglie. Sicchè per intanto gli aiuti ci debbono ancor venir dall'Europa.

La vasta Patagonia e la Pampa richiedono, per la conversione degli Indi, un numero di operai assai maggiore di quello che attualmente siamo. Nel territorio del Chubut vi sono cinque colonie, che formano altrettanti paeselli ben distanti gli uni dagli altri e non vi è presentemente che un Sacerdote. E la numerosa tribù dei Thuelches sparsi nelle vaste zone di quel territorio, che fa! Aspetta il momento in cui i Missionari vadano a predicarvi il Vangelo, poichè, eccettuati alcuni pochi, gli altri sono tuttavia infedeli. Nelle Ande, territorio del Neuquen, vi sono venti mila abitanti e non hanno che i due sacerdoti Salesiani, che risiedono in Chos-malal. Nella Pampa, si calcolano 40 mila abitanti ; Balcheta ora conta circa 800 Indii; il Rio Negro, il Colorado, più migliaia; ebbene tutti costoro non hanno altro beneficio religìoso, che quello che loro apporta la visita, annuale del Missionario : avrebbero bisogno d'una istruzione più soda e continua, tanto per richiamare alla fede gl'infedeli, quanto per conservarla e fomentarla in quelli che già l'hanno. E ciò non si può conseguire se non si stabiliscono Stazioni nei centri più popolati. Abbiamo bisogno pertanto dell'opera di nuovi zelanti Sacerdoti, Suore, Maestri d'arte e buoni coadiutori. Quindi, signor Don Rua, non ci voglia lasciar soli. Non ci dica di aggiustarci colle vocazioni locali; è cosa impossibile, forse coll'andar del tempo... ma per ora assolutamente impossibile. Nello stabilire spedizioni, si ricordi anche della Patagonia e Terra del Fuoco: abbisognano uomini santi , robusti , capaci delle fatiche del campo....

Benedica, Sig. D. Rua, tutti noi che già ci siamo, ed in modo speciale

Il suo aff.mo figlio in G. e M. Sae. MILANESIO DOMENICO.

IL TERZO CENTENARIO DI S. LUIGI GONZAGA nel Collegio Pio di Villa Colon (Montevideo).

Tre giorni di festa. (Estratto dal Bien) a sera del 25 Giugno s'inaugurarono nel Collegio Pio di Villa Colon le grandiose feste in onore di S. Luigi Gonzaga, il cui terzo centenario il mondo cattolico celebra con un entusiasmo , degno de' migliori secoli della Chiesa. Si diede principio coi Vespri solenni in musica, eseguiti con arte da un. buon coro di professori ed alunni Salesiani, e terminavasi la funzione religiosa con un Tantum ergo a coro e parte obligata. Il Sac. Luigi Lasagna parlò di S. Luigi, rammentando come Don Bosco inculcasse sempre la divozione verso l' illustre figlio di S. Ignazio di Loyola, che la gioventù cattolica invoca quale guida e patrono. La sua parola facile ed ispirata, che rivela l' uomo dal cuor grande e dalla mente elevata, lasciò profonda impressione nell'immenso uditorio.

PRIMO GIORNO:

Il Collegio del Sacro Cuore di Montevideo .

Il 26, il primo de' tre giorni consacrati da' Salesiani a celebrare con pompa straordinaria il Centenario, recaronsi a Colon i Collegi dei Sacro Cuore di Gesù di Montevideo e di Nostra Signora della Pace. I Superiori e gli alunni del Collegio Pio furono a riceverli in corpo colle loro bandiere e colla banda , venuta espressamente dai Talleres Salesianos di Paysandù, per accrescere lo splendore e l'animazione delle feste.

Tutte le funzioni di questo giorno dovevano essere eseguite dal Collegio del Sacro Cuore. Alle 10 antim. incominciò la Messa solenne , eseguita da un coro di quaranta voci bianche, dirette dal Sac. Giacomo Giovannini. Recitò il panegirico del Santo il Sac. Damaso Moreira, Salesiano, che sviluppò il seguente tema : « S. Luigi proposto alla gioventù qual modello di purezza e di nobili ideali, in un'epoca, in cui la materia minaccia soffocare nel cuore e nella mente dei giovani la fede degli avi e le sante aspirazioni dell' uomo naturalmente cristiano. » La brevità di una cronaca non ci permette di accompagnare il giovane oratore nello svolgimento del suo tema. Diremo solo, che chi potè udire il Sac. Moreira, ammirò in lui tutte le doti di un vero oratore sacro.

Dopo le funzioni di Chiesa la giovanile moltitudine diede l'assalto alle tavole, preparate sotto uno degli spaziosi porticati del Collegio. Era uno spettacolo davvero commovente il contemplare quei più di 300 giovanetti facenti bella corona a Don Luigi Lasagna, che doveva tripudiare nel suo cuore contemplando in essi il frutto de' suoi sudori e delle sue fatiche.

Gli alunni del Collegio Pio rallegrarono la sera con una lepida rappresentazione Osti e non Osti , trattenendo così i giovani ospiti fino all'ora in cui dovettero far ritorno alle loro case ripieni il cuore di dolci e soavi memorie.

SECONDO GIORNO: Il Collegio di Las Piedras.

Le funzioni del 27 , secondo giorno delle feste, furono a carico del Collegio Salesiano di Las Piedras. Un scelto coro di soprani, diretti da D. Spreafico, cantò la Messa Sacri Cordis Iesu, di Mons. Cagliero. L'eloquente parola del Sac. Salesiano Bacicalupi, Parroco di Las Piedras, celebrò le glorie del Santo ed intrattenne per buon tratto l' uditorio con pratiche ed opportune riflessioni sulla vita di lui. Verso sera si cantarono i Vespri in musica e si benedì solennemente l'artistica bandiera del Collegio S. Isidoro, nel cui centro leggesi : Ricordo del terzo Centenario. di San Luigi Gonzaga, col motto : Religione e scienza.

Ricevuto con entusiastiche manifestazioni di amore e di rispetto il nostro veneratissimo Vescovo Mgr. Mariano Soler, ebbe principio l'accademia, che i giovani dei Collegio Pio soglion dedicare ogni anno al loro amato

Direttore Don Luigi Lasagna. Prese quest'anno un'importanza ed uno splendore straordinario, poichè tutti i Collegi Salesiani dell'Uruguay e del Brasile, una rappresentanza di antichi alunni del Collegio Pio, e molti illustri Signori, vollero prendervi parte, per solennizzare con canti e belle composizioni l'Angelico S. Luigi, e offrire nello stesso tempo un tributo d'amore al Sacerdote Luigi Lasagna in occasione del suo onomastico. Don Lasagna si mostrò grato a tali dimostrazioni d'affetto e d'adesione, rendendo vive grazie a Mgr. Soler per essersi degnato onorarlo colla sua presenza.

ULTIMO GIORNO: Gli Alunni di Villa Colon.

La domenica, 28, ultimo giorno delle solenni feste centenarie, si celebrò con pompa ancor maggiore.

Alle 10 si cantò la Messa solenne assistita pontificalmente da S. E. Rev.ma Monsignor Soler, e celebrata dal M. R. Don Lasagna. Il coro era formato da' giovani del Collegio Pio e da varii professori di Paysandù e di Las Piedras, con accompagnamento di grande orchestra.

Pronunziò il panegirico del Santo il R. P. Pietro Oyazbehere, antico alunno del Collegio Pio, che con facile ed eloquente parola pose in rìlievo le grandi virtù del Santo. Insufficiente era la Chiesa di S. Rosa a capire l'immenso numero di fedeli, venuti in gran parte assai da lontano per assistere alle funzioni.

Finito il sermone si organizzò la processione, che percorse cinque isolati della via centrale, tutta adorna di bandiere, scudi ed archi d'acacie e di eucaliptus. Apriva la processione la banda del Circolo Cattolico di Colon. Venivano in seguito i soci del Circolo colla loro bandiera , la Compagnia del Sacro Cuore, la Compagnia di S. Luigi del Collegio Pio, l'Oratorio Festivo, le Figlie di Maria, le Suore dell' Orto , quelle di Maria Ausiliatrice , le Cooperatrici Salesiane, le rappresentanze dei Collegi femminili di Montevideo, Canelones, Las Piedras, la Paz e dei Collegi maschili di Paysandù, Las Piedras, Montevideo e La Paz. Nè mancò un gruppo di angioletti, graziosamente vestiti e simboleggianti ciascuno un passo della vita di San Luigi. Seguiva in fine la statua del Santo, portata dalla Commissione organizzatrice delle feste , accompagnata dall'Ill.mo Vescovo di Montevideo, Mons. Soler, da numeroso clero, dal popolo e dalla banda del Collegio di Paysandù.

All'una fu servito il pranzo agli invitati, nel refettorio del Collegio ; presiedeva la tavola Mgr Soler.

Al momento de' brindisi presero la parola i signori Heber Jackson, Uriarte, il Deputato avv. Gallinal, Monsignor Lucchese, i signor Mazzarino ed altri ; si lessero altresì due discorsi da alunni del Collegio.

Il Sac. Don Albanello lesse i telegrammi, coi quali i direttori de' Collegi Salesiani stabiliti in Rio Janeiro, Patagones, Viedma, Buenos Aires, S. Paolo , Lorena e Paysandù , si associavano in questo giorno alle dimostrazioni di stima e di gratitudine verso Don Lasagna. Questo illustre Sacerdote rispose ai brindisi fatti in suo onore, e lo fece con vera eloquenza; e con quell'umiltà, che tutti in lui ammiriamo, depose gli omaggi che gli si tributavano ai piedi del Pastore della Chiesa uruguayana, che chiamò suo maestro e modello nella difficile opera dell'apostolato.

Il suo discorso fu brillante sotto ogni aspetto : di qui gli entusiastici applausi con cui fu più di venti volte interrotto.

Parlò ultimo Mgr Soler, dirigendo brevì ma cordiali parole di plauso alla Pia Società, Salesiana, a Don Lasagna, ai Cooperatori ed alle Cooperatrici. L'illuminazione della sera fu degna dello splendore delle feste.

Ecco a grandi tratti descritte le feste centenarie di S. Luigi nel Collegio Pio. Null'altro ci rimane se non presentare pubblicamente i nostri rispetti a Don Lasagna , facendo voti perchè le opere confidate alla sua direzione sieno coronate d'esito felice per il bene della religione e della patria.

IL MONUMENTO A DON BOSCO

Anche a buon punto trovasi già il difficilissimo lavoro pel completamento dell'Altar Maggiore. Il grande quadro di Maria Ausiliatrice, che misura m. 7 di alt. e 4,24 in larghezza, avrà così una cornice marmorea, tenuta, assieme da un apparato architettonico che serve di sfondo all'altare e che, occupando in larghezza poco più della larghezza dell'altare stesso, si innalza in guisa che il triangolo del frontispizio emerge tutto fuori dal piano superiore del cornicione del tempio. Ricchi sono i marmi e finamente lavorati, severo il disegno e l'effetto dell'assieme riesce solennemente grandioso.

Presso questo trono di grazia verranno a migliaia i divoti da mille paesi e da lontani lidi per invocare l'Ausiliatrice dei Cristiani e la Gran Madre di Dio, benedicendo il popolo dei supplicanti, benedirà quelli che colle loro oblazioni concorsero ad ornarle così riccamente il suo tempio ed il suo altare.

GLI ANTICHI ALLIEVI DI DON BOSCO AI BECCHI.

Chi dei nostri Cooperatori non ha letto quegli ameni racconti, quella serie di svariati e sempre interessanti aneddoti che man mano pubblicammo sotto il titolo di Passeggiate?

Ebbene, domenica, 20 settembre, una eletta comitiva di antichi Allievi , recandosi alla frazione Becchi, presso Castelnuovo d'Asti, ritornava a quei tempi che con giusta definizione furon detti eroici.

Come già annunziammo nell'ultimo numero del Bollettino , quei nostrì buoni Amici , in memoria del primo Cinquantenario dalla fondazione dell' Oratorio, vollero con gentile pensiero sovrapporre alla lapide già incastonata sulla facciata della casa ove D. Bosco passò i suoi primi anni, un'artistica corona bronzata, riuscitissimo lavoro in cemento dei fratelli Borgogno, i qualì, oltrechè far onore alla schiera degli antichi Allievi, seppero collo studio indefesso e paziente acquistarsi bella fama di egregi artisti tanto in patria che fuori. Il 20 settembre fu appunto il giorno stabilito per la solenne cerimonia.

La piccola cappella si vide in quel giorno rivestita a festa, e, cosa non comune, là furono celebrate due messe e più tardi venne anche impartita la benedizione col SS. Sacramento : così con bella alternativa pagando il tributo di riconoscenza e non trascurando i doveri religiosi, celebrano le loro feste i figli di D. Bosco.

Verso il mezzogiorno fu tolto il velo che fino a quell'ora copriva la corona, e un fragoroso battito di mani accompagnato da ripetuti

« Viva D. Bosco » salutò il suo primo apparire. Allora prese la parola il Teologo Prof. Pio Chiaretta di Giaveno. Con voce sensibilmente commossa il modesto quanto valente oratore esordì dolendosi che l'obbligo di parlare improvviso non gli permettesse di fare un discorso degno di quella solenne circostanza quindi parlò di D. Bosco, dell'affetto immenso che nutrì pe' suoi figli, dei sacrifizi che fece per loro : «... è giusto adunque, egli continuò , che noi suoi figli primogeniti gli rendiamo il tributo della riconoscenza, gli offriamo una corona. Il mondo distribuisce esso pure le sue corone : esse custodiscono le memorie di coloro che chiama grandi. onorano le tombe di príncipi e di re. Ma che ricordano mai queste corone? Ricordano , è vero, gloriose imprese felicemente compiute, ma spesso, troppo spesso, esse grondano lagrime e sangue. Non così la corona di D. Bosco: essa ricorda le cure paterne che quell'uomo di Dio ebbe per noi; ricorda infinite lagrime rasciugate, ricorda numerosi ospizi fondati su tutti i punti del globo dove centinaia e migliaia di giovanetti sono educati alla scuola della virtù, del sapere e del lavoro; ricorda un numero pur grande di chiese erette alla gloria di Dio; ricorda in breve le più belle opere di carità cristiana che seppe compiere questo secolo. »

Fra la commozione degli astanti egli pose fine al suo discorso, mentre si rinnovavano gli evviva a D. Bosco.

Al tocco i nostri buoni amici si raccoglievano a lieto banchetto, preparato dal degno nipote del nostro buon Padre, il sig. Francesco Bosco, con quella cordialità che è caratteristica tutta sua propria. Durante il pranzo giunsero telegrammi da Cunico e da Castelnuovo, il primo spedito dal Parroco, il M. Rev. sig. D. Griva, il secondo dal signor Filippello, i quali esprimevano il loro rammarico di non aver potuto prender parte personalmente a quella festa. Non mancarono neppure discorsi di occasione : forbitissimo ed improntato del più caldo affetto per D. Bosco fu quello pronunziato dall'amico Zanetta, ed oltremodo gradito riuscì quello del sempre gioviale Gastini.

Con facile ed elegante parola sorgeva poi il M. Rev. Sac. Dottor Alessandro Luchelli, inviato dai Superiori a rappresentare l'Oratòrio. A nome di questi egli ringraziò gli intervenuti pel concorso prestato alla bella festa ; assicurò che ne riportava la più gradita impressione e che si sarebbe fatto un dovere di darne ampia comunicazione ai Superiori, perchè una volta più risapessero l'affetto grande che gli antichi Allievi serbano al loro amato Padre D. Bosco.

In mezzo a tanta esultanza non si doveva dimenticare il nome venerato e caro di Don Rua; perciò al levar delle mense gli si spediva a Sampierdarena il seguente telegramma:

« Antichi Allievi D. Bosco riuniti presso famiglia Francesco degno nipote tanto uomo per apporre corona ricordo sulla casa ove passò primi anni grande istitutore mandano sinceri auguri suo degno successore perchè sia lungamente serbato comune affetto.

GASTINI. »

Verso le 4 pomeridiane, quasi corollario a quella festa, che rimarrà incancellabile nella mente di quanti vi poterono prender parte, l'antico allievo e valente fotografo Carlo Deasti ritrasse 3 gruppi distinti (1) : uno di tutti insieme i buoni terrazzani di quella frazione, l'altro dei soli Antichi Allievi, il terzo della casetta , ora inabitabile, dove nacque Don Bosco, monumento prezioso agli occhi nostri che ci proponiamo di riprodurre poi nel Bollettino.

(1) Chi desiderasse procurarsi copie di tali gruppi; rivolgasi allo stesso fotografo Deasti, via Garibaldi, 35. - L. 1,25 caduno. Tutti e tre i gruppi L. 3.

PER L'ACCETTAZIONE di artigiani e studenti nelle Case Salesiane.

Ogni anno, specialmente al riaprirsi delle scuole, ci troviamo nella dura, necessità di rispondere negativamente a tanti tra i nostri benefattori, che vorrebbero fossero accolti nei nostri Collegi ed Ospizi giovanetti da loro raccomandati. Per appagar tutti, dovremmo ampliare specialmente gli Oratorii e gli Ospizi, a proporzioni favolose. Pel solo nostro Oratorio di Torino, a mo' d'esempio, sono ogni anno da tre a quattro mila le nuove domande d'accettazione che ci sono dirette, ed in tutta la casa noi non vi possiamo ricoverare che un migliaio d'individui. Che cosa ci rimane a fare? Moltiplicare gli Ospizi e gli Oratorii , cosa che abbiam già fatto da molti anni e tuttora, coll'aiuto di Dio e dei nostri Cooperatori, continuiamo a fare; e per parte dei nostri benefattori, ci vorrà un po' di' pazienza.

Riguardo poi ai nostri Collegi , che sono tuttavia la minor parte delle nostre Case, osserviamo che la pensione prescritta dai rìspettivi programmi è ridotta a tale da bastare appena per le spese di vitto e di alloggio, dandosi anche in questi gratuitamente l'istruzione.

Perciò trattandosi di raccomandar giovani pei detti Collegi, sarebbe a desiderare che non si chiedessero eccezioni ai prescritti programmi.

Osserviamo in ultimo , che per l'accettazione degli artigiani , il tempo stabilito è il mese di Marzo , e meritano di essere preferiti i più bisognosi e derelitti.

IL COLLEGIO -CONVITTO DON BOSCO in Fossano.

Nel gennaio di quest'anno abbiamo parlato di alcuni Salesiani recatisi a Fossano per prendersi cura dell'Oratorio festivo di S. Luigi. Ora ci gode l'animo di poter annunziare che, per assecondare alle continue istanze di quella popolazione e più ancora ai vivi desiderii di S. E. Rev.ma Mons. Manacorda , Vescovo locale , il signor Don Rua, con non poca violenza e non lievi sacrifizi si è deciso di aprirvi colà un Collegio- Convitto per le Scuole Elementari nel palazzo del cessato Convitto degli Oddinotti.

« Da due mesi (così il Fossanese del 15 Agosto) nell'interno di quella Casa ferve il lavoro per dare nuova disposizione e fare i necessari ristauri al fabbricato , per procurare più libera ventilazione , maggior luce alle camere, maggior comodità, per riordinare tutto l'edifizio secondo le più strette regole dell'igiene, onde guarentire un'ottima sanità agli allievi che verranno ad abitarlo.

Due grandi caloriferi si sono impiantati per riscaldare nell'inverno i diversi locali, in cui si fermeranno i convittori, si è moltiplicata la diramazione del gaz-luce, le ampie sale sono tutte, senza eccezione, rimodernate, abbellite. La situazione della Casa, che dalla parte di mezzogiorno riceve, perchè non impedita da alcun fabbricato, la luce del sole quasi dal mattino alla sera, e da cui l'occhio spazia per l'aperta campagna verso le Alpi ; il vasto cortile, gli ampi porticati, tutto è allettevole e presenta quelle comodità che si possono desiderare per simili istituti.

« Il nuovo Collegio-Convitto è intitolato da Don Bosco... Esso, come tutti i Collegi Salesiani, presenta due vantaggi che da molti genitori sono apprezzati. Il primo di questi è di avere le scuole nell'interno, senza che gli allievi possano in nessun modo comunicare cogli esterni, il che toglie ogni pericolo di dissipazione. L'insegnamento per le cinque classi elementari è impartito da maestri interni approvati, e le materie e le discipline scolastiche sono in analogia coi programmi e regolamenti governativi , come in qualsiasi scuola pubblica; ma l'impossibilità di altre relazioni dei giovani fa che molto più agevolmente potrà conservarsi il frutto dell'insegnamento e dell'educazione.

« Il secondo vantaggio consiste nella certezza che l'educazione che ivi si darà sarà schiettamente cristiana, e che all'insegnamento della religione e della morale si concederanno, senza pregiudizio alcuno delle altre materie, le prime parti. L'insegnamento religioso , generalmente parlando , è trascurato, anzi non si dà nelle pubbliche scuole, poichè il mandare a memoria qualche risposta del catechismo nella sera di sabato non può dirsi tale. Non se ne dee dar colpa agli insegnanti, lo concediamo ; ma il fatto è questo ed è innegabile. Ora l'insegnamento religioso, come scriveva nella sua relazione lo stesso ministro Boselli, costituisce un potente mezzo di educazione e una guarentigia di pace e prosperità sociale. E ciò è tanto vero ed è tanto riconosciuto da tutti, che il ministro Villari constatò pochi mesi or sono in Parlamento che, per quanto si voglia gridare contro le scuole dirette dai religiosi, gli stessi liberi pensatori dimostrano nella pratica di dar preferenza ai collegi da quelli diretti. »

Le accettazioni si fanno durante il corrente ottobre.

Chi desiderasse conoscerne il programma, per indirizzarvi proprii figli o conoscenti, può rivolgersi al Direttore del Collegio- Convitto Don Bosco in Fossano , oppure al Sac. Michele Rua, via Cottolengo, 32, Torino.

Fossano trovasi sulla linea ferroviaria Torino-Cuneo e comunica con Mondovì e paesi vicini per mezzo della ferrovia ridotta FossanoMondovì. Il Collegio è situato nella più bella ed elevata posizione della città di Fossano.

LA FRANCIA DEL LAVORO IN ROMA

Il pellegrinaggio operaio sulla tomba di DON BOSCO. I.

Questo doppio titolo dirà ai nostri lettori che noi vogliamo qui registrare, sotto un aspetto nello stesso tempo cattolico e familiare, le grandi cose onde la nostra epoca andrà segnata nella storia della Chiesa. Il movimento soprannaturale che rivolge vieppiù gli animi verso il papato, ha preso, da qualche anno, una forma meravigliosa. Le sollecitudini di Leone XIII per la grande armata del lavoro hanno commosso le masse, e per ben tre volte operai di Francia sono venuti ad attestare la loro gratitudine, la lor venerazione, il loro amore al gran Pontefice, in cui la fede loro rivela un Redentore.

Questo movimento non si è punto fermato, anzi è cresciuto in una misura che rallegra i buoni, sorprende gli indifferenti ed impensierisce i cattivi.

« Per la terza volta la Francia del lavoro sarà rappresentata da' suoi delegati ai piedi del Vicario di Gesù Cristo.

» In quest'anno dell'Enciclica Sulla condizione degli operai, questa manifestazione della riconoscenza popolare prende un carattere speciale ; e, da ogni punto della Francia, i cattolici vorranno rispondere alla magnanima iniziativa del Padre comune dei fedeli.

» Non possiamo noi aggiungere che prepariamo così la salvezza della Francia ? La figlia primogenita della Chiesa andrà a cercare in Roma le benedizioni concesse a colui che onora suo padre.

» E non siamo noi inteneriti nel sentire il commovente appello di Leone XIII ? Non siamo noi pronti a tutti i sacrifizi, per recare al suo cuore la consolazione, per testificare a tutto il mondo la nostra obbedienza alla sua voce? Se si obbietta la spesa, ricordiamo la scena di Maria Maddalena. - Partiam numerosi, andiamo da Gesù

Cristo vivente nel suo Vicario : Esso è che ci salverà colla giustizia e coll' amore » (1).

Si è riconosciuto il linguaggio dell'apostolo dell'officina, il sig. Léon Harmel, il quale dalla sua famiglia operaia è chiamato col dolce nome di buon padre. I tre motivi che egli invocava per mettere in movimento verso Roma la « Francia del lavoro » sono di quelli che le anime veramente francesi sanno comprendere : ne sono prova i pellegrinaggi del 1887 e del 1889. Don Bosco, dimenticando il peso dei suoi acciacchi, volle avere il piacere di benedire il secondo di questi pellegrinaggi. Approfittando dei brevi istanti che gli operai passarono in Torino, si recò, presso di loro, fece le sue più vive congratulazioni e li incaricò di pii messaggi pel Sovrano Pontefice (2).

Nel 1889 Don Bosco era già volato in seno a Dio da quasi due anni, quando gli operai francesi ripresero la strada di Roma. I due mila erano divenuti diecimila. Don Rua., chiamato alla stazione per telegramma, potè benedire un gruppo notevole di questo pellegrinaggio e continuare così una pia tradizione , a cui vanno uniti ed il nome venerato di Don Bosco e il ricordo del suo amore per gli operai.

Narrando ai nostri cari Cooperatori di Fracia questo troppo breve abboccamento (3), noi auguravamo ai pellegrinaggi futuri una fermata , che permettesse loro di salutare Don Bosco e di rispondere ad uno dei suoi ultimi desiderii, pregando cioè per l' anima sua sulla sua tomba.

Gli organizzatori del pellegrinaggio del 1891 hanno tenuto conto, per quanto poterono, di questo pio desiderio.

Il 1° di settembre u. s. il signor Léon Harmel, che tanti legami uniscono alla famiglia di Don Bosco , degnavasi di accordarci alcune ore, passando per Torino. Egli potè così, d'intelligenza con Don Rua , stabilire in modo definitivo e preciso i particolari del pellegrinaggio dei sette treni di Parigi alla tomba di Don Bosco.

I nostri lettori sanno che la salma del nostro venerato Padre riposa nel Seminario delle Missioni Salesiane.

Trovasi questa nostra Casa nell'amena collina di Valsalice (Valle dei Salici) (1), sulla strada vicinale messa da qualche anno in comunicazione diretta col corso Vittorio Emanuele. L'edifizio si eleva su due distinti piani, che lo rendono grandioso e variato ; sul più alto si innalza maestoso il corpo di fabbrica principale, che,. ripiegandosi in due ali, chiude a porticato un'area rettangolare messa a giardino, e questo fu il sito prescelto a riposo della salma del nostro Don Bosco. Prolungansi i due avancorpi di fabbrica in due altri bracci più aperti, in guisa che i primi fronteggiano liberamente e con molto effetto, e sorgendo i secondi dal piano sottostante cingono similmente a porticato un assai più vasto cortile. Desso è ombreggiato da numerosi platani, disposti a lunghi filari, che lo rendono ameno e molto atto a ricreare lo spirito. Chiudono il fronte dell'intiero edifizio giardini, vasche e locali varii, i quali , mentre soddisfano ai bisogni della comunità, conciliano insieme varietà ed eleganza.

Sotto i grandi alberi del cortile inferiore, il cav. Sogno, uno dei principali albergatori di Torino (2), ha organizzato un grazioso refettorio campestre, riparato contro gli ardori del sole e le sorprese del tempo da un largo velarium. Quattro lunghe tavole sono disposte perpendicolarmente alla tomba di Don Bosco, davanti alla quale si vede la tavola d'onore, che occupa tutta la fronte delle quattro file longitudinalì. Presso il nostro amatissimo Padre adunque, e come sotto i suoi occhi, i pellegrini operai prenderanno la loro refezione tra Parigi e Roma.

Infatti, il mausoleo di Don Bosco si compone di due piani, l'inferiore contiene l'urna funeraria e la salma di Don Bosco, il superiore una cappelletta, con l'altare in marmo, arricchita di un affresco sul piccolo abside a semicerchio, che rappresenta una Pietà, opera dell' egregio pittore Giuseppe Rollini, nostro antico alunno.

Un' ampia scala dal portico del cortile sottostante mette adito al piano della tomba, la quale in corrispondenza della nicchia più internata , contenente la salma, porta scolpito sulla faccia anteriore l'effigie del venerato defunto, rivestito degli abiti sacerdotali e disteso come entro si ritrova (1).

Il sig. Léon Harmel, che potè informarsi appuntino delle disposizioni prese per ricevere i pellegrini, si dichiarò assai soddisfatto; e la vigilia stessa del passaggio del primo treno da Parigi il Conte de Mun accompagnato da un suo figlio, essendo andato a Valsalice, rese la medesima testimonianza all'organizzazione definitiva del ricevimento salesiano.

L'alto significato dei pellegrinaggi operai di Francia non è sfuggito a nessuno in Italia. « Il loro arrivo, permanenza in Torino e partenza per Roma fu, per la nostra città, un avvenimento. L'arrivo del Re e dei Ministri non ha tratto mai intorno alla vasta stazione di Torino folla maggiore, nè altrettanto animata da benevola, rispettosa curiosità » (2). L'ottimo giornale cattolico, in cui noi leggiamo queste parole, ha espresso così bene il sentimento generale, che anche la stampa liberale di Torino, nei suoi articoli sulla Francia del lavoro, si è mostrata corretta e cortese. Diciamo, per esempio, che una semplice osservazione di un foglio poco sospetto di clericalismo (3) , bastò per sgombrare il percorso da Po a Valsalice, da una scelta di accattoni venuti per chiedere limosina ai pellegrini. Un altro giornale, del medesimo colore, si esprimeva in questi termini riguardo al primo treno di Parigi : « I pellegrini, che qui passarono ieri, hanno potuto convincersi dal contegno della popolazione torinese che nessuno darà loro la più piccola noia, e che dovunque anzi essi saranno accolti cordialmente, se la loro intenzione non è che di visitare la Chiesa Madre e di rendere omaggio al Capo della Cristianità... E del resto buon viaggio, buon divertimento e felice ritorno a tutti ! » (4).

La stampa non fu sola nel vedere un avvenimento nella venuta dei pellegrini. Il Municipio, che fece bagnare con sollecitudine per ciascheduna carovana la strada che mette dalla stazione a Valsalice; la polizia, il cui tatto e vigilanza hanno prodotta la migliore impressione sopra tutti i nostri cari viaggiatori; l'Ispettore del traffico, il Capo stazione ed i suoi principali agenti, che noi intendiamo di ringraziare delle loro attenzioni e compiacenze usate in una parola tutte le Amministrazioni e le persone che il loro dovere mise in relazione coi pellegrini e coi loro ospiti hanno gareggiato di buona volontà e di riguardi. Noi li preghiamo tutti di voler gradire l'espressione della riconoscenza degli operai di Francia e dei figli di Don Bosco.

La religiosa popolazione di Torino, da parte sua, ha visto nella dimostrazione figliale della Francia del lavoro un avvenimento pieno di promesse per la Chiesa. Perciò il fiore di questa popolazione ha voluto prendere parte attiva al ricevimento del primo treno di Parigi. I Presidenti dell'Unione operaia, della Classe Aspiranti, del Circolo della Gioventù Cattolica e dell' Unione del Coraggio Cattolico, accompagnati da varii Membri di queste Associazioni, si trovavano alla stazione per salutare i loro fratelli di Francia e far loro compagnia alla tomba di Don Bosco.

In fine non tralasceremo di dire che la famiglia salesiana di Torino ha messo tutto l'impegno possibile nei preparativi per questa serie di feste : non tutti i giorni possono radunarsi sulla tomba del venerato nostro Padre tante anime in cui viva l'amore per Don Bosco Non era forse questo dare una forma concreta e provvidenziale all'affezione sì profonda e sì viva, che il nostro amatissimo Padre aveva votata alla Francia amica delle sue opere? Sempre generosa per Don Bosco, già santamente affascinata da questo vegliardo in cui tutto parlava di Dio, la Francia s' è mantenuta fedele alla memoria venerata del Padre degli orfani, dell'Apostolo del lavoro nobilitato e santificato. Nessuno di noi potrebbe perdere di vista questa verità ; ma il Successore di Don Bosco, che ha ereditato tutta la venerazione e la riconoscenza, ha trovato nel pellegrinaggio della Francia operaia alla tomba del nostro amatissimo Padre una propizia occasione, per attestare come noi serbiamo riconoscenti il ricordo dei benefizi.

Don Rua infatti, a nulla badando, non ai gravi obblighi della sua carica, non a viaggi, non al sopraccarico dei lavori che gli porta sempre l' epoca dei nostri esercizi annuali , si è dato largamente ai nostri amici di Francia , ben sicuro di aumentare così la felicità di cui gode presso Dio il nostro amatissimo Padre. Molto tempo prima, egli stesso si volle occupare, e con una sollecitudine affatto paterna, di organizzare il meglio che si poteva un ricevimento degno di Leone XIII e della Francia. E ai 17 di settembre, giorno in cui era atteso il primo treno di Parigi, Don Rua volle interrogare ciascheduno di coloro, ai quali aveva affidato l' esecuzione dei suoi ordini, affine di assicurarsi se nulla si era lasciato al caso. Infine, verso le 2 si recava a Valsalice, ove vide con piacere interpretato appieno tutti i suoi più piccoli desideri. I pellegrìni potevano venire : tutto era pronto per festeggiarli.

(1) La Francia del lavoro in Roma. Delegazioni delle popolazioni agricole ed industriali di Francia. Pellegrinaggio operaio sotto la guida di S. Em. il Card. Langenieux, Arcivescovo di Reims e sotto l'alto patronato dei nostri Em.mi Cardinali e delle LL. EE. gli Arcivescovi e Vescovi di Francia. Circolare n° 2 del 2 di Agosto 1891.

(2) Bollettino di novembre 1887. (3) Id. di gennaio 1890.(1) Noi abbiamo gravi ragioni di credere che codesta etimologia non è punto la vera. Sarebbe ValSales, che bisognerebbe dire, per essere d'accordo colla storia, - Valle di San Francesco di Sales. - Infatti, poco in su del Seminario delle Missioni Salesiane, si trova un fabbricato in forma di cappella, eretto, dice una tradizione autorevole, in ricordo di una fermata di san Francesco di Sales in questo sito preciso. Il Successor di Don Bosco va investigando i documenti dell'epoca per chiarire questa questione e mettere in luce lo scherzo della Provvidenza, che ha posto il Seminario delle nostre Missioni e la tomba del nostro Padre in una valle santificata dalla visita del nostro Beato Patriarca, il dolce e santo Vescovo di Ginevra.

(2) È al Ristorante Sogno, nel Giardino del Valentino, che Don Bosco andò a benedire il pellegrinaggio operaio del 1887. (1) Per ordine di Don Rua si è preparata una fotografia della tomba con sotto la scritta : Ricordo della visita della Francia del lavoro alla tomba di Don Bosco. Ogni pellegrino ne avrà una copia.

(2) Unità Cattolica del 19 settembre 1891.

(3) Gazzetta Piemontese del 18-19 settembre 1891. (4) Gazzetta di Torino del 18 settembre 1891.II.

II.

Essi entrarono nella stazione alle 2,45, ora fissa per l'arrivo in Torino di tutti i treni dei pellegrinaggi che partono da Parigi. Parecchi figli di Don Bosco - sacerdoti e secolari - mandati da Don Rua, danno il benvenuto ai cari viaggiatori, presentando loro le Delegazioni cattoliche, di cui abbiamo parlato più sopra.

Una malintesa obbliga i pellegrini a ritirare nelle sale i bagagli invece di lasciarli nel treno , come si era creduto poter fare, dietro un ordine dato a Parigi (1); ne risulta un po' di confusione e un certo ritardo nell'uscir dalla stazione.

Questo primo gruppo, che conta 464 pellegrini, appartenente specialmente alle Diocesi di Cambrai, .Arras e Amiens, è diretto dal Rev.mo Can. Carlier, Vicario generale di Cambrai, uno dei nostri buoni Cooperatori del Nord della Francia. Usciti dalla stazione si forma un corteo imponente ed in bell'ordine s'avvia verso Valsalice.

Il Corso Vittorio Emanuele II, con la sua grandiosità e pulitezza e con quell'incantevole fondo di colline, sulle quali si succedono, l' una sopra l' altra , un' infinità di eleganti villette, produce sui nostri ospiti la più gradita impressione. I Salesiani, sparsi qua e là tra le file, danno le spiegazioni richieste da ogni sorpresa ; dopo un buon quarto di ora di cammino si arriva al Seminario di Valsalice

Don Rua discende e viene incontro ai pellegrini. Mentre egli ne saluta il Capo, la banda dell' Oratorio di Valdocco , posta a lato della porta del Seminario, dà fiato agli strumenti e suona una bellissima marcia. È una dolce sorpresa, che in un batter d'occhio dal primo si comunica fino all'ultimo dei cari viaggiatori; la gioia irradia ogni volto, pérdono in un istante ogni traccia di stanchezza e con passo frettoloso varcano la soglia della nostra Casa.

Le Delegazioni degli operai cattolici di Torino si assiepano sotto il porticato e accolgono i loro fratelli col duplice grido di Viva la Francia ! Viva Leone XIII!!, a cui rispondono i francesi cogli evviva e coll' agitare dei cappelli.

Riordinati in fila, i pellegrini intuonano il Magnificat e si dirigono verso la cappella. Quivi preso posto, il loro Direttore pronuncia una bellissima allocuzione, prendendo per testo : Gloria a Dio. - Gloria a Dio, il quale ha vegliato sopra i pellegrini e li ha condotti felicemente fino a questo punto,, sulla tomba di Don Bosco. Gloria a Dio, che ha preparato ai suoi operai di Francia una accoglienza tale, che li commuove fino alle lagrime. Gloria a Dio, che continuerà ad as sistere la Francia del lavoro , per farle gustare tutte le gioie della visita a Pietro. Gloria a Dio e felicitazione ai figli di D. Bosco. La festa che questi fanno ai pellegrini indica bene quanto sta loro a cuore di riceverli, come li avrebbe ricevuti Don Bosco stesso, se questa consolazione gli fosse stata concessa. Ringrazia quindi Don Rua, tutti i nostri Superiori e tutta la famiglia salesiana; poi parla del carattere provvidenziale delle opere nostre, della loro estensione ammirabile, dello zelo intelligente de' Cooperatori, il qual zelo, sotto il savio governo di Don Rua , ci assicura la fecondità vieppiù sorprendente dell'apostolato salesiano. Terminando, l'oratore afferma che Don Bosco, padre degli orfani, amico degli operai , protettore dell'umanità, è una gloria cattolica nel vero senso della parola, cioè universale, che non l'Italia solamente, ma ciascuna nazione può chiamar suo. E ricordando che Don Bosco , nel suo testamento ha supplicato tutti i suoi amici che gli fossero larghi di preghiere, conchiude con queste parole : « Noi siamo sulla tomba di Don Bosco, non dobbiamo quindi dimenticarlo. Ma, quando un uomo discende nella tomba, come fece Don Bosco, dopo di una vita spesa intieramente per Dio, ci si sveglia., nella gloria, e per simili anime non si prega. Canteremo adunque tre volte il versetto Beatus qui intelligit super egenum et pauperem ; in die mala liberabit eum Dominus » (Salmo LXVII). E tosto un sacerdote intona detto versetto, e tutti a coro lo cantano per ben tre volte, per rendere alla memoria di Don Bosco l'omaggio . indicato dall'eloquente oratore.

Il canto dell' Ave Maris Stella e del Tantum Ergo sono seguiti dalla benedizione del Santissimo, impartita dallo stesso Direttore del pellegrinaggio, e dal Laudate Dominum. L'onda dei pellegrini discende alla tomba di Don Bosco e tutti fanno una preghiera. Sotto i portici i nostri cari ospiti, in viaggio da 30 ore, trovano comodità di fare un po' di toeletta.

All'invito del loro Direttore in un istante tutti sono a posto nell'ampio refettorio campestre. Sopra la tavola d' onore sta scritto questo saluto :

A la France du travail Les fils de Don Bosco Salut, reconnaissance, respect.

Sotto quest'iscrizione e d'innanzi alla tomba di Don Bosco spiccano le bandiere delle Associazioni cattoliche, di cui già abbiam fatto parola.

All'estremità opposta, di rimpetto alla tavola d'onore, si legge sopra un drappo rosso Viva S. S. Leone XIII! Dagli alberi intrecciate pendono le bandiere del Papa, dell' Italia e della Francia. L' angolo sinistro del cortile è riservato alla banda dell' Oratorio : essa è posta sopra un palchetto artisticamente ornato ed eretto nelle migliori condizioni acustiche.

Il Direttore del pellegrinaggio benedice la mensa. Appena son seduti i commensali, la banda suona un inno a Maria proprio dei cattolici francesi, di bellissimo effetto : O Marie, o Mère chérie ! - Alle prime note un fremito di contentezza percorre l'assemblea, rapita da questa delicata sorpresa , prorompe in fragorosi applausi, e finita la strofa incominciandosi il ritornello da cinquecento petti spontanee escono unissone le voci, che formano un coro sì robusto da impressionare gli spettatori.

Mentre ventiquattro inservienti, diretti dal cav. Sogno, servono con prestezza i pellegrini, e fra questi si è stabilita un'animata conversazione (benchè di varie Diocesi, hanno stretta intima relazione durante il viaggio) ; ecco un colpo di campanello richiama l'attenzione di tutti verso la tavola d'onore. Il loro Direttore si alza in piedi, tutti lo imitano; egli si dichiara commosso della cordiale accoglienza dei figli di Don Bosco. Per caratterizzar meglio quest'accoglienza ei non tralascia la più amabile e la più delicata delle esagerazioni. Volgendosi verso Don Rua, lo presenta con una opportunità incantevole alla riconoscenza degli operai

Aux pèlerins de France il donne la pàture. Ai pellegrin di Francia il vitto appresta.

Parecchie salve d'applausi accolgono quest'allusione, che Don Rua, erede anche delle sante spiritosità di Don Bosco, chiama illusione. Ma i commensali si rimettono a cantare. Questa volta è il Vivat tradizionale della regione del Nord.

Vivat, vivat semper, semper in aeternum.

Qu'il vive, qu'il vive, .qu'il vive à jamais. Répétons sans cesse, san cesse : qu'il vive à jamais.

En santè, en paix.

Ce sont nos souhaits.

I battimani che lo coronano sono anche di rubrica, l'effetto è riuscitissimo. Dopo l'esecuzione di una bellissima sinfonia, un nostro sacerdote dell'Oratorio di Torino, di nazione francese, indirizza ai pellegrini il saluto seguente

« Cari pellegrini,

« Voi siete viaggiatori, non è da dimenticarsi. Volontariamente sottomessi, per amor di Dio, della sua Chiesa, del Papa e della Francia , alle savie tirannie di un itinerario sovente meritorio , voi avete il diritto di non soffrire un lungo discorso.

Ma voi siete pellegrini, cioè uomini del Signore, e Don Bosco ci ha insegnato a salutare gli nomini del Signore. Dell'87, altri cattolici di Francia, operai come voi, compivano l'atto di fede che vi porta a' Roma , ai piedi di G. C., nella persona di Leone XIII. Ricordando ciò che passava tra Don Bosco e la Francia, questi operai vollero esser benedetti dal padre de' poveri e degli abbandonati, dall'Apostolo del lavoro nobilitato e santificato.

Don Bosco, cadente sotto il peso degli anni e degli acciacchi, recossi presso di loro e li benedisse, come sapeva benedire egli. Questa scena commovente restò impressa nel loro cuore e Torino ne serba il ricordo. Se Don Bosco fosse vissuto ancor tra noi, con che gioia non avrebbe salutato, dieci volte più numerosa , la Francia che voi rappresentate, la vera, la sola che conterà in cielo. Questa gioia noi ne abbiamo la figliale fiducia che egli la gusti in questo momento presso a Dio.

Molti di voi sanno quanto il nostro amatissimo Padre, nel suo testamento , abbia raccomandato di pregare per l'anima sua. Voi ve ne ricorderete oggi dinnanzi a ciò che ci resta di lui quaggiù. La sua riconoscenza vi porterà fortuna. Essa vi seguirà in Roma, vi accompagnerà in Francia, come una benedizione annessa a tutte le altre. Alla gratitudine del padre si aggiungerà quella dei figli, per benedirvi di una visita, che è una grazia.

Il successore di Don Bosco , sapendo il potere che voi avete sul cuore del Papa, vi pregherà forse di una parola in favore della famiglia salesiana.

Per me, che una scelta di grazie ha reso cattolico, francese, sacerdote, religioso e figlio di Don Bosco, ho missione per fare, a nome di tutte le anime, che sono qualche cosa di quanto mi largì il Signore, un augurio, la cui realizzazione sarebbe la seconda rigenerazione della Francia.

Dateci, Signore, di veder tosto il giorno in cui dal primo operaio fino all'ultimo, la Francia tutta del lavoro potrà dire : - Fui a Roma per vedere Pietro. »

Queste poche parole furono più volte interrotte da applausi.

A sua volta, il successor di Don Bosco volle pure parlare, ed ebbe tale felicità di espressioni, da commuovere ed entusiasmare il numeroso uditorio. Ci rincresce tanto di non poter dar qui il testo di queste parole singolarmente felici e tutte paterne. - Ricordando che il lavoro e gli operai, considerati sotto il punto di vista cristiano, furono sempre il centro delle preoccupazioni sacerdotali di Dori Bosco, e che divennero la principale ragione di essere della sua Pia Società, Don Rua si rallegra di vedere il fiore degli operai di Francia sulla tomba di Don Bosco. La preghiera di operai, venuti così da lontano, stringerà ancora i legami che uniscono alla Francia Don Bosco e tutte le opere, nelle quali egli lasciò l' impronta della sua fede. Don Rua prega in seguito i pellegrini di umiliare ai piedi del Sovrano Pontefice l'omaggio della profonda venerazione e della divozione senza limiti della Pia Società Salesiana verso della sacra Sua Persona. - Egli termina invocando, presso di loro e dei loro fratelli italiani, il suo titolo di Presidente onorario di una Sezione de' Circoli Cattolici di Torino, per acclamare con tutta l' effusione del cuore : Evviva Leone XIII! Evviva il Papa degli operai !

Indicibile è l' effetto prodotto da queste improvvisate parole del nostro Rettor Maggiore: il suo aspetto e la sua parola lasciarono incancellabile ricordo in tutti i nostri ospiti.

Frattanto la banda aveva ripreso l'inno: O Marie , ó Mère chérie ! Questa volta i pellegrini cantarono dalla prima all'ultima battuta e con tal entusiasmo, che ben manifestava la profonda loro fede e la grande loro divozione alla Vergine Santissima.

La loro contentezza raddoppia quando Don Rua fa distribuire a ciascuno la fotografia della tomba di Don Bosco. Manifestano con effusione la lor gratitudine ai Salesiani, che passano tra le file per distribuire questa cara memoria. E pensando che la Pia nostra Società vive di elemosina, organizzano tra loro una colletta e ne portano il prodotto a Don Rua, seduto alla tavola d'onore, alla destra del Direttore del pellegrinaggio.

Questi frattanto si porta in mezzo al refettorio e porge un brindisi ai figli di Don Bosco, alla stampa cattolica italiana, che combatte in tempi ed in condizioni tanto difficili e della quale Don Rua aveagli poc'anzi presentati i rappresentanti (1) , ed infine alle intrepide Associazioni Cattoliche di Torino. - Don Rua risponde e provoca lunghi e fragorosi applausi. - Infine Don Parodi, l'egregio Direttore dell'Eco d'Italia, saluta per ultimo a nome della stampa cattolica italiana i cari pellegrini « che sono, dice egli, due volte nostri fratelli - per religione e per schiatta - e che sempre, speriamo, saranno con noi d' un cuore e di un' anima sola nella religione, nelle fede e nell'amore al Papa. »

Le acclamazioni ripigliano e non cessano che allorquando si dà il segno della partenza per la stazione.

Sono le 5. La banda suona durante lo sfilare dei pellegrini, i quali fanno una vera ovazione ai nostri giovani artisti. Alla stazione, ciascheduno riprende i suoi bagagli e si accomoda nel treno speciale, che si mette in movimento alle 5,50. I cari viaggiatori, felici della gioia che loro procurò questa fermata di tre ore in Torino e la lor visita a Don Bosco , salutano cordialmente i nostri confratelli che li hanno accompagnati alla stazione. Le grida di Viva Don Bosco, Viva i Salesiani , Viva Torino , escono da tutti i carrozzoni, lasciando anche agli impiegati, ai viaggiatori ordinari ed ai semplici curiosi l'eco dell'allegria di questa giornata benedetta.

(1) I treni dei giorni seguenti non ebbero questo piccolo disturbo. D'intesa col Capo stazione di Torino, Don Rua scelse tre de' nostri coadiutori per sorvegliare, durante le tre ore di fermata, il treno speciale,; nel quale i pellegrini avevano lasciato i bagagli. Aiutavano pure due agenti di polizia urbana.

(1) Don Tinetti, successore dell' illustre teol. Margotti alla direzione dell' Unità Cattolica, il sig. Ghirardi, redattore del Corriere Nazionale, due giornali di Torino, e Don Parodi , direttore dell'Eco d' Italia di Genova.

III.

All'indomani, 18 settembre, la seconda carovana arrivava sotto la guida del Rev.mo Sig. Vallin , Can. onorario della metropolitana di Cambrai. I pellegrini appartenevano quasi tutti alle quattro grandi città industriali del Nord, Lille, Roubaix, Tourcoing e Armentières. L'uscita dalla stazione è fatta con rapidità ; i bagagli sono lasciati nel treno e custoditi da tre dei nostri coadiutori. In capo alla lunga falange si vedono , a fianco del can. Vallin, Mons. De-Péré, Archimandrita e Vicario generale di Sidon (Beyrouth - Siria), e il sig. Barrois, valoroso cristiano, che nella sua profession di fede prometteva di essere « il deputato di Dio. »

L'atteggiamento perfetto dei pellegrini impressiona la folla, che considera con deferente e simpatica curiosità questi giovani operai dall'aspetto intelligenti e vivaci.

A Valsalice si riproducono le scene consolanti del giorno precedente. Questa volta la banda , nascosta in un giardinetto, non è scorta da lontano come ieri. Essa non suona che al momento in cui Don Rua e D. Barberis, Direttore del Seminario, salutano i Capi della carovana. La sorpresa non può esser più gradita.

In chiesa, dopo il Magnificat, il Can. Vallin dà qualche avviso e cede la parola a Mons. De Péré, il quale pronuncia una calda esortazione, in cui il nome di Don Bosco risuona frequentemente. L'andata di D. Bosco nel Nord della Francia è ricordato con delicatezza dal venerato Prelato.

Dopo la benedizione, i 440 operai visitano la tomba di Don Bosco. Questo sepolcro , che per noi è una sorgente di santi pensieri e di generosi propositi, esercita un fascino particolare su questi francesi. « Qualcuno, dice un foglio liberale di Torino, su questa tomba pregò a lungo, anche durante il pranzo » (1). E noi medesimi ne abbiam visto più di uno interrompere la sua refezione per passare qualche momento di più vicino a D. Bosco.

Fa egli d'uopo dire che questa agape rassomigliò a quella del giorno antecedente ?

L'aria - O Marie, o Mère chérie - eccita sempre entusiasmo ; a più riprese i pellegrini, accompagnati dai nostri giovani musici , cantano con slancio quest'inno così magnifico ed imponente.

D. Rua indirizza loro un eloquente ed affettuoso saluto, in cui ricorda i trionfi del viaggio di Don Bosco nel Nord della Francia. Il Can. Vallin risponde con un brindisi delicato e cordiale. Poi quel nostro sacerdote, che aveva parlato ieri, si congratula pure con questi operai sì numerosi, che vanno a trovare G. C. nella persona di Leone XIII.

Infine il sig. Scala, avvocato distinto della nostra città e direttore dell' ottimo giornale il Corriere Nazionale, saluta i pellegrini in nome della stampa cattolica italiana, acclamando a Leone XIII ed al Papato, « sotto la cui bandiera, aggiunge, noi ci troviamo tutti fratelli in un' alleanza nè triplice nè quadruplice, ma universale. »

Il signor Barrois, « il deputato di Dio, » vuole ringraziare tutti coloro che hanno parlato; e lo fa in tali termini, che provoca entusiastici evviva in onore di Leone XIII.

Come ieri, dopo aver ricevuto, verso la fine del pranzo, il ricordo della tomba di Don Bosco, i pellegrini iniziano una colletta a favore dell'opera nostra.

Imponente riesce l' esecuzione del Vivat tradizionale , così caro alle cattoliche popolazioni del Nord, e ripetuto parecchie volte.

La banda è caldamente applaudita durante il pranzo, dopo il quale le ovazioni sono sì prolungate da inquietare i capi gruppi. Ma tosto i più risoluti si avviano e gli altri debbono tener dietro alla stazione, dove trovando, per un' attenzione tutta particolare del Capo stazione, il treno speciale sul primo binario, colla maggior celerità possibile sono a posto.

Alle 5,50 la macchina soffia, il treno parte, mentre i nostri cari viaggiatori lieti mandano evviva di gioia a Don Bosco, ai suoi figli e alla città di Torino.

Ai 23 il pellegrinaggio, numerosissimo, annovera quasi 600 persone. Egli è diretto dall'abate Bonnaire, parroco di Vitry-les-Reims. Parecchie diocesi sono rappresentate : Parigi ha 200 pellegrini, Reims 140, poi Versailles, Laval, Orléans, Sens , Dijon, Beauvais etc. etc. A Valsalice l' abate Bonnaire, dati alcuni avvisi, invita Don Rua a indirizzare alla comitiva, ardente di religioso entusiasmo, alcune parole di edificazione. Il successore di Don Bosco si arrende all' invito, e colla tenera sua parola commuove i cuori, ricordando le splendide accoglienze fatte a Don Bosco dai parigini. Quindi procedono le funzioni come nei giorni precedenti.

Un acquazzone, venuto mentre i pellegrini stavano in chiesa, cessò al momento del pranzo, non turbando l'allegria della refezione nè lo spettacolo incantevole di quella riunione fraterna.

Benedetta la mensa, Don Rua augura buon appetito, dicendo però che, stante l'ora inoltrata (erano le 4), quest' elemento per una buona refezione non può mancare. Applaudono i pellegrini e ringraziano di questa paterna attenzione. La musica aumenta la gioia con tre arie francesi graditissime.

Un giovane diacono salesiano, di nazione francese, professore nel seminario di Valsalice, saluta i nostri ospiti come figlio di Don Bosco. L'indirizzo è quasi tutto un'allusione alle glorie cristiane francesi delle principali diocesi rappresentato dai pellegrini di queste, terza carovana. Quel nostro confratello è più volte calorosamente applaudito. - Il parroco di S. Giuseppe di Parigi strappa le lagrime a più d' uno dei pellegrini colla sua parola infuocata d'amore per gli operai : la sua parrocchia ne conta 70000! - Un altro parroco parla a nome della Diocesi di Reims ed eccita vive acclamazioni al Papa ed al Cardinale degli operai. - Infine un operaio parigino vuol ringraziare i figli di Don Bosco , e a nome de' suoi concittadini operai attesta l'amore che essi portano al Vicario di G. C. Quel medesimo operaio poi si mette alla porta d'uscita del Seminario per fare una colletta pei Salesiani.

Mentre la banda suona la marcia finale, i pellegrini si radunano d'innanzi al palchetto, un parroco sale i gradini e con vibrate parole si congratula col nostro confratello , il maestro Dogliani, e coi suoi giovani artisti.

La partenza per Roma si effettua collo stesso ordine e celerità degli altri giorni.

Il 4° gruppo dei treni di Parigi giunse in Torino il 1° d'ottobre. Sotto la direzione del Can. Contin, Arcidiacono di Saint-Malò, Vicario generale e promotore dell'Archidiocesi di Rennes , del sig. Morlet e del sig. Delalande d' Olce, questo pellegrinaggio rappresenta, oltre tutte le diocesi della Brettagna, quelle di Langres, Nancy , Verdun, Meaux, Beauvais, Séez, Coutances, Orléans etc., etc.

A Valsalice si rinnovano le scene di fede sopra descritte. Notiamo la bellissima allocuzione del Rev.mo Contin. - Tutti cattolici e francesi, ei dice, brettoni in gran numero, i pellegrini annoverano tra loro molti marinai. Ora, quando due navi s'incontrano sull'Oceano, è uso scambiarsi tre domande Chi sei tu ? donde vieni e dove vai ? - La risposta a queste tre domande fatto sulla tomba di Don Bosco fornisce all' oratore un tema commovente. La sua parola affettuosa risveglia tutti i sentimenti che fanno battere i cuori cattolici. La presenza dei pellegrini sulla tomba di Don Bosco è una coincidenza, che mette sulle labbra del venerato Canonico una serie di nobili pensieri. Non è facile il dire l'impressione prodotta da questo discorso sopra tutti coloro che ebbero la fortuna di sentirlo.

Alla tavola d'onore, d'intorno a Don Rua stanno, come nei giorni passati, una ventina di distinti pellegrini. Tra le file si notano altri in blouse ed altri vestiti alla moda dei brettoni ; per istrada questi hanno eccitato, nei torìnesi commovente curiosità.

Al principio del pranzo, D. Rua volge un affettuoso saluto ai pellegrini, inneggiando alla Francia cattolica, ai figli del lavoro che accorrono ad invocare la benedizione del Santo Padre. Fragorose acclamazioni accolgono le sue parole, e gli applausi , durante la mensa, si ripetono alla brava musica che rallegra colle sue armonie il simpatico banchetto. Anzi ad un certo punto il Capo del pellegrinaggio, il Rev.mo Contin, col signor Morlet, si alzano e si avviano al palco della musica e, stringendo la mano all'egregio maestro Dogliani, gli fanno ad alta voce sentite congratulazioni ed encomii. Questo delicato atto produce in tutti lietissima soddisfazione e dalle tavole si rinnovano i plausi con unanime slancio.

Al levar delle mense riprende la parola l' abate Contin per ringraziare Don Rua ed i Salesiani della fraterna accoglienza avuta, e tutti i pellegrini, coi loro applausi, si associano alle espressioni del loro capo. Don Rua fa un brindisi alla Francia del lavoro e i pellegrini rispondono con entusiastici evviva a Leone XIII, ai Salesiani ed all'Italia cattolica.

Il momento della partenza s'avvicina. Con gentile pensiero si erano collocati, sotto il porticato circondante il cortile in cui ebbe luogo la refezione, alcuni tavoli con tutto l'occorrente per la corrispondenza. Sono assediati. Molti ne approfittano per inviare ai parenti ed agli amici le impressioni avute.

Ma siamo all'addio. La banda saluta ancor una volta i pii pellegrini, i quali lasciano Valsalice colla soddisfazione in volto e coll'applauso sulle labbra.

L' ultimo saluto che i ,pellegrini mandano ai Salesiani, mentre il treno si mette in movimento , ha qualche cosa di affettuoso, di cordiale e di cattolico, ed i curiosi e glì indifferenti stessi ne rimangono impressionati.

Noi non possiamo chiuder meglio questo articolo dei nostri ricordi di famiglia che riproducendo un tratto d'una stupenda pagina degli Annali Religiosi della Diocesi d'Orleans.

« Il pellegrinaggio operaio francese costituisce un grande atto religioso e sociale. Se coloro, che hanno dato lo slancio a questo religioso movimento, vedessero i ventimila operai prostrati ai piedi di Leone XIII , terrebbero per certo questa benedizione del Papa alla democrazia operaia come l' incoronamento di un intiero periodo di sforzi e come il punto di partenza di una forma nuova, forse, dell' incivilimento. D'or innanzi, alle soglie del Vaticano il passato dà la mano all'avvenire. All'indomani dell'Enciclica Rerum Novarum , questa rigenerazione della classe operaia, segna una data celebre, visibile, risplendente in lontananza, che s'imporrà a tutti. L'umile e l'ignorante non hanno tutti capito gli insegnamenti misericordiosi ed armonici del documento pontificio, ma tutti capiranno l'eloquenza di questa mànifestazione : « Gli operai e la Chiesa incontrandosi si danno il saluto sulle vette di Roma... » (1).

Mentre noi mettiamo l'ultima mano al presente articolo vogliam sperare che la Provvidenza continui queste splendide dimostrazioni, in cui la fede appare così grande, così sublime, così divina.

(1) Gazzetta di Torino del 19 settembre 1891.

(1) Annales Religieuses d' Orléans del 26 settembre 1891.

NOTIZIE VARIE

ITALIA.

Un Vescovo Cinese a Torino. - Sullo scorcio di Agosto u. s. Monsignore SIMEONE VOLONTERI , Vescovo titolare di Paleopoli e Vicario Apostolico di Ho-nan nella Cina, ritornato di fresco in Europa per affari della sua missione, di passaggio a Torino, degnavasi visitare il nostro Oratorio e recarsi sulla tomba di Don Bosco a Valsalice. La sua missione è una delle tante dipendenti dal Seminario di S. Calocero di Milano. Già comprende un bel numero di cattolici , sparsi però frammezzo a migliaia e migliaia di idolatri. Poveri popoli ! arreticati da mille superstizioni e guidati. nelle vie dell'errore dai ministri degli idoli, cui essi stessi abborrono a morte per gli infami loro costumi, per mancanza di missionarii e per orgoglio nazionale vanno incontro ad eterna perdizione. I generosi missionari milanesi vanno incontro ad enormi fatiche, a sacrifizi inimmaginabili, espongono ben sovente alla morte anche la propria vita, pur di procurare la eterna salute a quegli infelici. L'illustre prelato celebrò la Messa della Comunità nella chiesa di Maria Ausiliatrice, e con vivo nostro rincrescimento dovette nella giornata lasciarci , perchè urgenti affari l'attendevano tosto alla capitale della Lombardia.

Che belle serate! - Una bella artistica illuminazione rallegrava nelle prime sere di settembre l'interno dell'Oratorio di Torino. La gioia più pura brillava sui volti di tutti e specialmente dei nuovi venuti a ripopolare l'Oratorio. Avevamo in mezzo a noi S. E. Rev.ma Mons. Crispolo Uzcàtegui, Arcivescovo di Caracas, capitale della Venezuela, il quale degnossi gradire per più giorni l'umile, ma cordiale ospitalità offertagli da Don Rua. Egli veniva in Italia per trovare il Sommo Pontefice e chiedere di persona Missionari per i numerosi selvaggi, che errano tra le foreste vergini della sua Repubblica. La viva descrizione che fece di questi poveri Indii commosse il cuore di Don Rua, il quale non potè resistere alle reiterate domande e diede parola di mandare presto alcuni Salesiani alla Venezuela. Troppi vincoli legano la nostra Pia Società a questa nobile terra per rifiutare ! Un numero considerevole di Cooperatori caldi di affetto per noi , l'entusiasmo di un zelante Decurione, D. Arteaga, egli pure in Italia ad accompagnare il suo amato Pastore, le amorose cure prodigate da un Don Machado ai primi Salesiani che recavansi alla Colombia, la spoglia mortale di un nostro fratello gelosamente custodita e venerata in quella ospitale terra, tutte sono per noi attrattive per mandarvi un drappello di operai a piantarvi una Casa Salesiana, a vantaggio dei Vene. zuelani e dei selvaggi che vi si annidano. E questo, coll'aiuto di Dio, speriamo di effettuare nel prossimo anno. Nel breve soggiorno Mons. Uzcàtegui degnossi d'assistere ad una piccola accademia e ad un piccolo concerto musicale tenutosi in suo onore, e prima Egli, poi il Don Arteaga rivolsero ai Superiori ed ai giovani eloquenti parole, piene d'affetto e d'entusiasmo per l'Opera Salesiana.

Prima di partire per Roma, visitarono l'Esposizione artistica di S. Benigno, la Cartiera di Mathi, ed altre nostre Case, lasciando dovunque soavi ed incancellabili ricordi.

Doloroso ricordo. - Nello scrivere queste righe ci ricordiamo commossi del CARDINAL ROTELLI... ! Chi avrebbe detto che la morte così presto ce lo avrebbe rapito ?... Preghiamo i Cooperatori e le Cooperatrici di unire le loro alle nostre preci in suffragio della sua bell'anima.

La Chiesa del S. Cuore di Gesù in Roma.

In detta chiesa sono finiti i lavori di ornamento e pittura della grande navata e della crociera. L'affresco della cupola è opera del valente pittore Monti, il quale ha ancor dipinti i bellissimi ornati della navata grande, rappresentanti putti i quali sorreggono gli istrumenti della Passione. I grandi quadri della crociera, che rappresentano gli Apostoli, sono opera del Caroselli, il quale ha anche dipinto a fresco le quattro Sibille degli archi. Dello stesso pittore si ammirano anche i grandi quadri a fresco , con i Profeti. Eseguiti con una maestria insuperabile, questi affreschi rappresentano ciascheduno un episodio più conosciuto della vita dei profeti. L'insieme è notevole tanto più che il soggetto è trattato con semplicità, ma con valentìa e conoscenza profonda dell'antichità e del costume dell'epoca. Non resta ora da dipingersi che l'abside e la parete in fondo all'altare maggiore, la quale forma come un apposito Oratorio per gli orfanelli ricoverati nell'attiguo Ospizio dei Salesiani.

(Dalla Buona Settimana di Torino).

In onore di Don Bosco. Leggiamo nella Lega Lombarda la seguente corrispondenza di Torino

« D'iniziativa dell'Unione degli Operai Cattolici di Torino sarà collocata nella nostra chiesa di S. Francesco d'Assisi una lapide marmorea per ricordare l'origine delle opere religiose dell'immortale Don Bosco.

« Fu infatti in quella chiesa che l'apostolo della gioventù diede principio ai suoi Oratorii, donde nacquero gli Istituti, le Case di lavoro e le Missioni salesiane.

« L'inaugurazione della lapide avverrà nel giorno dell'Immacolata Concezione di questo anno, in cui ricorrerà il cinquantenario dell'Opera di Don Bosco.

« Si spera per quel giorno di convocare in Torino un buon numero di antichi allievi di Don Bosco , tra cui vi sono vescovi , canonici , parroci, avvocati, professori, artisti, operai, capi di famiglia, ecc. »

FRANCIA.

Grazie a Maria! - Ci scrivono dall' Oratorio Salesiano di S. Leone a Marsiglia : - I nostri giovanetti avevano terminati gli esercizi spirituali, soliti a farsi dopo la prima metà dell' anno scolastico. Alla sera la pioggia li obbliga a rinunciare alla passeggiata stabilita. Per impiegare allegramente il tempo, si decide d'improvvisare una rappresentazione, La Perla nascosta, ossia S. Alessio, del Card. Wiseman (l'autore della Fabiola), bel dramma cristiano già rappresentato altra volta. - Gli attori vanno a prepararsi. Nel cortile la ricreazione è animatissima, quando ad un tratto si sente un fracasso spaventevole nel laboratorio dei falegnami. Si accorre; duecento o trecento assi, che per mancanza di spazio si erano dovuto mettere sopra di un soppalco improvvisato , avevano rotto il tavolato. - Sotto v'è il capo, egli dev' essere schiacciato. Le grida dei fanciulli aumentano la costernazione generale. Si chiama: nulla. Bentosto s'odono gemiti, poi una voce, supplica di non toccar nulla; infine, ecco a comparire il povero capo. Una gamba è ancor tra mezzo a due grossi tavoloni , ma dopo alcuni istanti esce, ancor tutto spaventato, dalla stretta prigione, ove poco mancò trovasse la morte. Nè contusioni , nè fratture; le tavole s'erano accontentate di toccargli solamente qua e là l'epidermide. - Appena rimesso dalla paura, il bravo giovanotto corre alla cappella, s'inginocchia davanti l'altare di Maria Ausiliatrice e le rende le più vive grazie. - Venuto il momento di andare a teatro, quando tutti sono a posto, l'ottimo nostro Direttore pure invita a ringraziare la Madonna e S. Giuseppe, per attirare di più le benedizioni del Cielo anche sul divertimento. S'intona tosto una lode, che a coro viene cantata da tutti con vero entusiasmo.

Illustri visitatori. - Questi nostri confratelli di S. Leone in pochi giorni ebbero tre celebri visite.

- Il Vescovo di Vannes, Mons. Bécel, di passaggio a Marsiglia, si degnò accettare l'ospitalità loro. Accolto con entusiasmo da' giovanetti, e da' Salesiani, celebrò la Messa della comunità e indirizzò loro un discorsetto paterno pieno d'amore per le classi del popolo e specie poi fanciulli.

- Altra volta recossi colà incognito il generale Colomb. Conosciutone l'arrivo, i giovani musici corsero a prendere i loro strumenti e lo salutarono all'ingresso dei laboratorii colla più bella marcia del loro repertorio.

- Alcuni dì prima il generale Verrier aveva traversato il cortile dell'Oratorio in uniforme insieme coll'ordinanza, per recarsi alla legatoria. Egli era capitato mentre ferveva la ricreazione; si teneva una animata partita di barra, in cui i chierici assistenti prendevano parte attiva. Il generale stupefatto e contento si ferma; tosto è riconosciuto; non ha tempo di arrivare all'ufficio di Direzione, che i giovani, corsi, così come si trovavano, alla sala di musica, ritornano cogli strumenti e suonano una marcia militare. Il generale, lasciando l'ufficio di legatoria, apparisce sotto il porticato. La sua lieta sorpresa incanta i piccoli suonatori.

- Pochi giorni dopo, l'Oratorio di San Leone si trovava in pieno elemento militare. La Croce Rossa Francese faceva celebrare , nella chiesa di S. Giuseppe, un solenne funerale per i soldati morti per la patria. La cantoria parrocchiale, composta di giovanotti dell'Oratorio di S. Leone, cantarono una messa in musica col concorso del Gruppo La Cecilia. I pezzi in canto fermo furono eseguiti secondo il metodo di Don Pothier.

S. E. il Vescovo, che assisteva alla cerimonia, rimase talmente soddisfatto, che domandò a Don Albera, ispettore delle Case di Francia, di dotare la nuova Cattedrale di una uguale cantoria.

Piccoli risparmi. - È un tratto commovente di generosità verso le nostre opere. Ecco come scrive la sorella d'un nostro confratello parlando di una pia persona della diocesi di Rennes (Brettagna) : - Tu non puoi immaginarti il merito che ella ha per mettere a parte 20 lire. Ella fissa una somma, e t'assicuro che è molto piccola, per le sue spese settimanali. È sul vitto che ella economizza. Invece di mangiar un buon pezzo di carne, spesso la sera non mangia che pane e burro. Ciò le permette di mettere a parte qualche soldo ; ed ecco come a poco a poco arriva a formare un bel marengo, che viene a portarmi tutta contenta per i tuoi piccoli orfanelli. - La Vergine Ausiliatrice ottenga a quest' anima generosa tutte quelle grazie che dal Cielo le prega la giusta nostra riconoscenza.

A Lille.- L'Oratorio S. Gabriele ebbe l'onore d'una visita di Mons. Doutreloux, Vescovo di Liegi, che v'andò ad osservare l'organizzazione della Casa, per l'impianto dell'Opera di Don Bosco a Liegi. L'Orfanotrofio di S. Giovanni Berckmans , a cui si poneva la prima pietra l'8 maggio del 1890, col nuovo anno scolastico comincierà ad aprirsi per i giovani più bisognosi della città del SS. Sacramento.

- Il 24 maggio, festa di Maria Ausiliatrice, trentatrè fanciulli dell'Oratorio facevano la lor prima Comunione. Uno dei fortunati ricevette in quel giorno il S. Battesimo alla Messa solenne.

- Il 5 giugno, festa del S. Cuore di Gesù, nel Passo di Calais , coll'approvazione del Vescovo d'Arras, si apriva una colonia sotto il tìtolo di S. Giuseppe, annessa all'Oratorio di S. Gabriele.

BIBLIOGRAFIA

Il Pater, ovvero Istruzioni sopra l'Orazione Domenicale di Mons. PIETRO ANASTASIO PICHENOT, Arcivescovo di Chambéry. Versione dal francese sulla 2a ediz. del Sac. ANGELO ACQUARONE. Un vol. in-8° pic. di pagine 368.   lire 2,25.

Sono 58 istruzioni, in cui insieme con una giusta brevità s'uniscono, dottrina, unzione, novità di pensieri bellissimi, vivezza di stile ed eleganza di forma da soddisfare i gusti anche dei più pretendenti. L'autore le dettava nella cattedrale di Sens, quando era parroco colà e le pubblicò, ritoccandole, appena fu fatto arcivescovo di Chambéry. La versione riuscì così felicemente che il libro pare dettato da penna italiana. È un bel regalo pei parroci ed uno stupendo libro di lettura pei fedeli.

Vendibile presso tutte le Librerie Salesiane e principali Librai.

I Vangeli delle Domeniche spiegati in forma di omelie, pel Sac. G. B. MoNTERSINO, Arciprete in Cherasco. Un vol. in-16° gr. di pagine 488.   L. 3.

Sul merito di quest'opera gradita e benedetta da S. S. Leone XIII si hanno già favorevolissimi giudizii di insigni prelati e dei più accreditati giornali italiani ; tutti l'elogiarono dicendola opera ben fatta, sia per lo stile semplice, ma ornato, sia per l'erudizione sparsavi con buon gusto , sia per la materia adatta ai tempi, sia perchè nel suo complesso ha il raro segreto di farsi leggero con gusto, contenendo tutte le attrattive di piacevole, famigliare conversazione. Onde non solo torna di somma utilità al clero, ma si presta ancora alle anime pie come libro di edificante lettura e religiosa istruzione. Della copiosa edizione non si hanno più che poche copie.

Erudizioni liturgiche, geografiche, storiche ed etnografiche sopra la maggior parte delle città, paesi, provincie e regni, nonchè sopra altri nomi che si leggono nella santa Messa, ne' Salmi , e nelle lezioni del Breviario Romano, esposte dal Sac. Prof. FRANCESCO Rossi delle Scuole Pie, Dott. in letteratura latina ed italiana, ascritto ad Istituti letterarii e scientifici, già Direttore di Ginnasi ed Economo Parrocchiale. - Torino, Tip. Salesiana 1891 in-8° di pag. 307. Prezzo lire 2.

Facciamo noto ai Sacerdoti ed a coloro che si vengono iniziando nella carriera sacerdotale quest'operetta del Sac. Francesco Rossi delle Scuole Pie. Essa è un buon manuale e di una utilità tutta pratica per chi nella lettura della Messa e del Breviario non voglia restare spesso al buio di quel che legge. Un'occhiata al dizionarietto del Rossi basta per fissar nella mente un paese, un fatto, un popolo , che s'incontrino nei libri liturgici indicati.

(La Civiltà Cattolica. Vol. XI. Quad. 987. 1° Agosto 1891),

Il Ven. COTTOLENGO.

Crediamo far cosa gradita ai nostri Cooperatori annunziando loro essere dì prossima pubblicazione la quarta Edizione della Vita del Ven. Giuseppe Cottolengo fondatore prodigioso della Piccola Casa della Divina Provvidenza in Torino.

La nuova edizione riveduta e largamente ampliata dall'autore, il P. Pietro Paolo Gastaldi degli Oblati di M. V., è in due eleganti volumi in-8° di circa 900 pagine ciascuno.

Elenco dei Cooperatori defunti nel Luglio-Agosto-Settembre.

45. Ganthier cav, Franesco, pittore - Torino.

46. Leonardi D. M., canonico - Lucca. 47. Mandillo D. Giuseppe - Torino. 48. Marchetti D. Pietro, cappellano - Lovaria (Udine).

49. Marchini D. Carlo - Fervente (Novara).

50. Marinotti D. Stefano, curato - Vittorio (Treviso).

51. Marsilli D. Raffaele-Rovereto (Tirolo).

52. Massabò D. Antonio, teologo -San Remo (Porto Maurizio).

53. Mezzadri D. Annibale - Poggio Rusco (Mantova).

54. Mino D. Giuseppe - Biella (Novara).

55. Mogliano Margherita ved. BrunoTorino.

56. Montegrandi D. Giuseppe, cappellano - Oropa (Novara),

57. Montegrandi. D. G. Maria, prevosto - Gattinara (Novara).

58. Musso Francesco - Chivasso.

59. Novellone D. Serafino, prevosto - Corteranzo (Alessandria).

60. Omodei Elisabetta n. Decio - Mango (Cuneo).

61. Patrono Francesco - Terruggia (Alessandria).

62. Peda Sebastiano - Serra Petrona (Padova).

63. Peroni Biego Giuseppina - Vicenza. 64. Peruzzi N. - Cremona.

65. Piccinini D. Giovanni - Villa (Austria).

66. Picco Carlo Felice - Torino.

67. Pini D. Agostino , teologo - Modena.

68. Piugli D. Pellegrino. curato - Fabbrica (Massa Carrara).

69. Polledri D. Paolo - Besozzola (Parma).

70. Porta D. Quinto, parroco - Castagnoteli (Massa Carrara).

71. Pretto D. Gio. Maria parroco - Muzzolone (Vicenza).

72. Peretti P. Eladio - Vigone (Torino).

73. Petrocchi D. Antonio - Manziana (Roma).

74. Provasagliolo D. Giacomo - Moneglia (Genova),

75. Pulcini D. Andrea- Corteneva (Perugia).

76. Quaini Maria - Cremona.

77. Quattrini Angela a. Massari- Verolanuova (Brescia).

78. Raffaghelli Asteria - Tagliolo (Alessandria).

79. Ribaldoni Giovanni (Cascina Martini) - Lu (Alessandria),

80. Rivello Antonia-Livorna(Torino). 81. Rossi Angela di Giacomo - ettebona (Porto Maurizio).

82. Buffoni Francesca - Ieota Superiore (Novara).

83. Schizzi donna Luigia - Cremona. 84. Sensi Benedetto - Terni (Perugia). 85. Servanzi Conte - S. Severino (Macerata).

86. Severi D. Domenico - Savignano (Forlì).

87. Sommariva D. Gerolamo - Sanguinetto (Verona).

88. Tardelli D. Matteo, parroco - Capanne (Massa Carrara).

89. Trabaldi D. Carlo - Portogruaro (Venezia).

90. Traversa Cattorina - Alice (Alessandria).

91. Traversi nob D. Angelo, parroco Biancade (Treviso).

92. Trevisani D. Pietro, cappellano - Sorpello (Udine).

93. Viola D. Emanuele -Mezzolombardo (Tirolo.).

94. Zardini Giulio - Marano Valpolicella (Verona).

95. Zolessi D. Luigi, rettore -- Bozolo (Genova).

96. Zoratti D. Michele , arciprete - Bosagliapeuta (Udine).

1. Alessandria D. Filippo- La Morra (Cuneo).

2. Bacco Luigi,- Calcinato (Brescia). 3. Ballaci Eufrosia - Torino. 4. Bersani D. Stefano -Melegnano (Milano).

5. Bertoni Dom. - Antognano (Massa Carrara).

6 Boiardi cav. D. Giuseppe - Mombaruzzo (Alessandria).

7. Bologna D. Antonio, parroco - Mindino (Cuneo).

8. Bonaventi Beatrice -Pandino (Cremona).

9. Bonelli Caterina - Racconigi (Torino).

10. Borri Adelina - Parma.

11. Bracchi D. Celestino, prevosto - Guardamiglio (Milano).

12. Buschino D. Giovanni, arciprete - Sordevolo (Massa Carrara).

13. Cattaneo Luigi-Mercallo (Milano). 14. Corno cav. Antonio - Torino. 15. Dubreuil Voglizzi Luigia - Ricoverata (Cremona).

16. Ferrero Angela - Torino.

17. Fortis prof. Alfonso - Torino.

18. Franto Agnese - Casabianca (Torino).

19. Frazzo D. G. B., parroco - Deversi (Cuneo).

20. Gambino Maria - Poirino (Torino). 21. Garavaglia D. Gius. - Melegnano (Milano).

22. Garroni Adele - Quiliano (Savona). 23. Giacomuzzi Luigi - Ziano (Svizzera).

24. Griseri Teresa - Mondovì (Cuneo). 25. Guerra Gerolima - Sale (Alessandria).

26. Lazzarino D. Giuseppe, , priore - Mombaruzzo (Alessandria). 27. Manneschi D. Benedetto - Siena. 28. Origoni Giuseppe -Melegnano (Milano).

29. Prato comm. Alessandro, presidente di Sezione d'appello - Torino. 30. Poggi Maria Luigia ved. Borghesi - Faenza (Ravenna).

31. Ratti suor Maria Giuseppe,, Monastero Orsoline - Sesto Calende (Milano).

32. Romero Giuseppe- Saliceto (Cuneo), 33. Rossi D. Amanzio-Monte Castello Vibbio (Perugia).

34. Scuri D. Lorenzo, parroco - Gorle (Bergamo).

35. Tachis Antonio - Poirino (Torino), 36. Tachis Maria - Poirino (Torino). 37. Tortone mons. Gaetano - Torino, 38. Viola Angela - Cavona (Como).