ANNO VI. N. 9. Esce una volta al mese. SETTEMBRE 1882.
Direzione nell'Oratorio Salesiano. - Via Cottolengo. N. 32. TORINO
SOMMARIO - I Salesiani chiamati al Parà, e appello ai cuori generosi - Grazia di Maria Ausiliatrice - Pietà e studio - Esami annuali nei Collegi Salesiani e lettera di un padre riconoscente - Accademia in onore del Sacro Cuore di Gesù nel Collegio di Alassio - Collegi Salesiani raccomandati ai Cooperatori e Cooperatrici - La Rosa del Carmelo - Giocondo spettacolo di amor figliale e di bontà paterna - Visita pastorale a S. Benigno Canavese Morte di una novella Tabita - Collocamento della prima pietra angolare della Cappella di Maria SS. Ausiliatrice in Almagro (Buenos Aires) - Risposta ad un professore - Esito degli Esercizi spirituali a Nizza Monferrato - Pel VII centenario di S. Francesco d'Assisi - Indulgenze speciali pei Cooperatori e Cooperatrici Salesiani.
Nell'America Meridionale, al Nord dell'immenso impero del Brasile , vi ha una provincia, che, dal fiume Parà che in parte la bagna, dicesi del Parà. La città dello stesso nome è Sede Vescovile, e la Diocesi ha una superficie uguale a dodici volte tutta la Francia !
L'anno scorso l'illustre e zelantissimo Vescovo di così sterminata Diocesi , Antonio De Macedo Costa, scrisse una commovente lettera a D. Bosco, in cui dipingendogli i bisogni della sua greggia lo pregava che volesse inviargli alcuni Salesiani in aiuto. D. Bosco, ringraziando l' egregio Pastore della fiducia riposta nell' umile Società di S. Francesco di Sales , lo assicurava che avrebbe incaricato uno dei nostri Missionarii di Montevideo a portarsi in persona al Parà, per trattare di presenza coli lui. Il Missionario vi si recò di fatto nello scorso giugno, e fu il Sac. D. Luigi Lasagna, Direttore del Collegio di Villa Colon. Quello che egli abbia concertato con Mons. De Macedo, e che sarà da farsi, il pubblicheremo a suo tempo nel Bollettino Salesiano.
Intanto per la retta intelligenza delle cose riferiremo più sotto due lettere dell'esimio Prelato del Parà; l'una scritta a D. Bosco fin dal mese di luglio dell' anno passato ; l'altra nel giugno dell'anno corrente , diretta a Sua Eminenza reverendissima, il sig. Cardinale Luigi Iacobini, Segretario di Stato di Sua Santità, Leone XIII. A queste due un'altra ne faremo seguire della prelodata Eminenza a D. Bosco, colla quale a nome del Santo Padre lo sollecita a soddisfare ai santi desiderii dello zelantissimo Vescovo Brasiliano.
Questi tre documenti , se sono di forte stimolo ai Salesiani , devono in pari tempo tornare di efficace eccitamento ai nostri Cooperatori e alle nostre Cooperatrici a pregare Iddio che ci assista colla sua grazia, che ci conservi e ci fornisca a dovizia persone secondo il cuor suo, che ci renda abili strumenti della sua gloria, e della salute di tante anime , che da tutte parti aspettano la divina misericordia.
Noi siamo veramente confusi delle prove di speciale benevolenza , che ci dà quotidianamente il Signore, e mentre risolviamo di fare quanto è in poter nostro per non venir meno alle grandi opere, che Egli ci prepara nel vecchio e nel nuovo mondo , imploriamo il soccorso dei nostri benefattori. Noi facciamo assegnamento sulla loro generosità.
Padri e madri, conoscenti ed amici, laici ed ecclesiastici, siate generosi, soprattutto col promuovere, o almeno col non impedire le vocazioni al sacro apostolato. Ricordatevi che la conservazione e la propagazione della fede è affidata ai Sacerdoti, particolarmente agli intrepidi Missionarii. Ricordatevi che la Chiesa di Gesù Cristo non abbraccia solo le anime di una famiglia, di una Parocchia, di una Diocesi, ma di tutto il mondo. Ricordatevi che di continuo risuona la divina Voce di Gesù Cristo : Euntes in mundum universum praedicate evangelium omni creaturae: Andate per tutto il mondo , predicate il Vangelo a tutti gli uomini. Siate adunque generosi, e quando avete un figlio, un parente, un amico, che mostra attitudine alla carriera ecclesiastica, soprattutto quando aspira alle sacre Missioni, a battere le orme gloriose dei Zaverii, dei Solani , dei Bertrandi, dei De Las Casas, di cento, di mille altri apostoli passati e presenti, non dissuadetelo, infondetegli anzi coraggio e lena a correre il nobile arringo.
Certo che il privarsi di un soggetto, il quale sarebbe utile tra di noi, è cosa che costa; ma l'apostolato costò sempre, e costerà finchè vi sia una tribù da evangelizzare in sulla terra. All'Eterno Padre ha costato il sacrifizio dell'Unigenito Figlio, sua delizia, sua compiacenza ; a Gesù Cristo ha costata la vita sopra un tronco di croce ; a Maria ha costato lo strazio del proprio cuore. E se costasse anche qualche pena a noi, non sarebbe ella una gloria il rassomigliare in questo a Dio, alla Vergine, al Salvatore del mondo?
Il partire di un Missionario dai nostri paesi, per recarsi tra popoli pagani e barbari, è un atto di virtù eroica, e a fronte del bisogno troppo pochi sono quelli, che lo compiono; ma se noi ne distogliamo ancora questi pochi, mancheranno affatto gli eroi. Ed allora dovrà forse per colpa nostra essere una vana parola quella del Figliuol di Dio : Euntes in mundum universum? Dovranno forse estinguersi le estere Missioni? E potremo noi presentarci ancora tranquilli al tribunale di Dio? E gli Angeli tutelari delle barbare nazioni non chiamerebbero forse sopra di noi le divine vendette, perchè abbiamo sottratto qualche apostolo a quelle genti infelici, alla loro custodia affidate?
Sì, siamo generosi, siamo veramente cattolici, vale a dire universali; siamo degni imitatori di tanti padri e di tante madri , che ancora in questi ultimi anni seppero soffocare la voce della carne e del sangue, e regalarono a Dio ed alla Chiesa i figli loro, anche per le lontane Missioni ; specchiamoci in tanti Sacerdoti, Parrochi e Vescovi, che per distendere maggiormente il regno di Cristo offrono sostanze, persone e vita. Di questi generosi abbisogna oggi la Chiesa e la Società; di questi generosi abbisognano i Salesiani, per correre e coltivare il vastissimo campo, che viene loro offerto dal Padrone evangelico.
Ma ecco le tre mentovate lettere.
Lettera del Vescovo di Parà a Don Bosco.
Parà, 11 luglio 1881.
ONORATISSIMO PADRE IN GESÙ CRISTO,
Io non ho l'onore di conoscerla personalmente, ma la rinomanza delle opere sue ha traversato l'Oceano, ed è giunta in questo nostro paese. Ecco perchè nelle angoscie, in cui mi trovo, mi è nato il pensiero di ricorrere a lei , Padre onoratissimo, per pregarla di venire in mio soccorso. La provincia del Parà e delle Amazzoni , che comprende la immensa e ricca valle irrigata da questo gran fiume e da suoi affluenti, è una contrada che, crescendo ogni giorno più d'importanza, vie maggiormente attira il commercio del mondo.
la fede che fu piantata dai primi nostri Missionarii ora è quasi morta. Questo vasto campo è il teatro delle mie fatiche dappoi vent'anni. Ma che cosa ho io ottenuto? Pur troppo ben poco. Il Clero che ho riuscito a formare è assai scarso. Conto più di 40 parocchie vacanti, e centinaia di tribù selvagge da convertire (1). Le vocazioni si fanno sempre più rare, sia a causa dei tempi disgraziati che corrono, sia per l'organamento ancor difettoso dei miei Seminarii. Non vi ha che una Congregazione Religiosa, la quale possa introdurvi uno spirito profondo di pietà.
Qualche tempo fa ho scritto al Santo Padre, esponendogli la gravità della nostra situazione. Gli diceva che tosto o tardi saremo per soccombere, se non avremo l'aiuto di buoni Preti, e di zelanti Religiosi d'Europa. La fede cattolica non si potrà sostenere in queste regioni, se ci mancherà questo cotanto necessario rinforzo. Abbiamo bisogno di rinvigorirci con nuovo sangue. Gli elementi bastevoli per la grande ristorazione cattolica di queste contrade ci mancano assolutamente.
Non passa giorno che io nel S. Sacrifizio della Messa non chieda con lagrime al Signore, di mandare operai in questa sua vigna. O Padre mio carissimo in Gesù Cristo, voglia consolarmi nella mia desolazione. Le chieggo una sola parola ,che mi rialzi, una parola che m'infonda coraggio. Voglia spedirmi qualcuno dei suoi Preti , qualcuno di quegli apostoli zelanti, ch'ella invia nelle varie parti del mondo. Qui vi hanno a compiere opere magnifiche. I mezzi materiali non le mancheranno. Le do fin d'ora il mio Seminario. Questo è già in possesso di un piccolo patrimonio ; le prometto. che sarà aumentato. Del i! voglia indicarmi ciò che si avrà da fare , che io voglio oltrepassare i suoi desiderii ; mi basta solo che ella voglia consolarmi con questa parola che attendo da lei : Noi andremo al Parà.
In attesa di sua risposta, caro ed onorato Padre in G. C., gradisca l'attestato della mia ammirazione e devozione più sincera in nostro Signore.
Suo Umilissimo Servo ANTONIO DE MACEDO Vescovo di Parà.
(1) Con una Diocesi così vasta, con 40 parrocchie vacanti, con immense tribù selvagge da convertire, il buon Vescovo presentemente non può disporre che di 8 Sacerdoti ! Ed ora che dire di certuni, i quali vorrebbero farci un rimprovero, perchè promuoviamo le Missioni dell'America? Bisogna dire per lo meno che non conoscano le cose.
Lettera del medesimo all'Eminentissimo Cardinale LODOVICO IACOBINI.
EMINENZA,
Il Rev. D. Bosco inviò poc' anzi al Parà uno dei suoi Sacerdoti più distinti, il Rev. D. Lasagna, per trattare con me dell' impiantamento di una grande scuola di agricoltura, d'arti e mestieri, per la istruzione e la educazione dei fanciulli poveri ed abbandonati del Parà.
Il bene immenso, che i venerandi Sacerdoti Salesiani possono fare alla mia Diocesi, Vostra Eminenza nell'alta sua saggezza è in grado di apprezzarlo assai meglio di me. Il Brasile più che ogni altro paese dell'America del Sud ha bisogno di un rinnovellamento religioso. Io l'ho detto alla Santa Sede: bisogna soccorrerlo, e soccorrerlo prontamente ed efficacemente, sotto pena di vedervi spegnersi la fede cattolica. Eminenza, Voi aveste la degnazione di dirmi che il Santo Padre aveva udito con dolorosa impressione e con vivo interesse la voce d'angoscia, che era sfuggita dal mio cuore di Vescovo, e che nella sua benignità apostolica il degno Vicario di Nostro Signor Gesù Cristo prometteva di aiutarci in mezzo alle gravi difficoltà , che ci suscita la setta diabolica , che s'impadronì del povero Brasile. Ebbene, Eminenza, io Vi supplico di volgere in questo momento una parola a D. Bosco, affinchè si decida a fondare un Istituto Salesiano in questa Diocesi. Io so che un desiderio del Santo Padre è una legge per quel Sacerdote. Io mi confesso indegno di ottenere questa grazia ; ma io Ve la dimando a nome delle migliaia di poveri orfanelli , e a nome di una moltitudine di anime, che dimandano di essere istruite e salvate.
La mia riconoscenza, la mia devozione per la Vostra Eminenza e per la Santa Sede Apostolica saranno eterne.
Ricevete, Eminenza, l'omaggio sincerissimo di questi sentimenti, coi quali mi onoro di essere
Di Vostra Eminenza
Parà, il 27 giugno 1882.
Umilissimo Servitore ANTONIO Vescovo di Parà.
Lettera dell'Em m° Cardinale Iacobini a D. Bosco. REV. PADRE,
Avendo ricevuto dall'egregio Vescovo del Parà una lettera, nella quale mostra il più vivo desiderio che V. P. Rev.ma porti a compimento il progetto, pel quale ha inviato in quella Diocesi un suo Religioso, m'affretto a farle tenere qui unita copia della lettera medesima, eccitandola a secondare, nel miglior modo che le sarà possibile, una dimanda , alla quale quel Prelato annette sì grande importanza a vantaggio della Religione nel Brasile.
Reputo superfluo di aggiungerle che il S. Padre vedrebbe con molta soddisfazione che Ella corrispondesse pienamente e sollecitamente ai voti espressi dallo zelante Monsignor De Macedo Costa.
Nella fiducia ch'Ella potrà disporre del personale all' uopo richiesto, passo a dichiararmi con sensi di ben distinta stima
Di V. P. Rev.ma
Roma, il 22 luglio 1882.
A ff. nel Signore
L. Cardinale IaCOBINi.
Per tenere ognor viva la fiducia nella efficace intercessione di Maria Ausiliatrice diamo ragguaglio di una grazia riferitaci e ricevuta da uno dei nostri Missionari dell'Uruguay.
Las Piedras, 25 giugno 1882. REVmo ED AMATmO PADRE IN G. C.
Il giorno 22 del mese corrente la nostra cara Madre , Maria Ausiliatrice, mi fece una grazia così segnalata , che mi credo in dovere di riferirla alla S. V., affinchè si unisca con me per ringraziarla di vivo cuore.
Verso le ore due pomeridiane di quel giorno memorando D. Scavini venne chiamato per recarsi a confessare e dare la Estrema Unzione ad un malato, alla distanza di circa 10 miglia , e m'invitò ad accompagnarvelo. Quale Catechista accettai di buon grado e salii io pure il mio cavallo. Siccome le disgrazie sono molto facili ad accadere a chi va a cavallo, come il povero Missionario, così mi raccomandai di cuore a Maria Ausiliatrice, che mi volesse concedere un viaggio felice , dicendole : Iter para tutum. Il tragitto fu prospero assai e senza alcuno inconveniente ; ma quando meno io vi pensava , eccomi addosso un pericolo di morte.
Giunti sul luogo trovammo da dieci a dodici persone, che ci attendevano ansiosamente. Don Scavini discendeva dal suo cavallo, ed io pure stava per discendere dal mio , quando esso incomincia ad inquietarsi e a girare ; io mi confondo e lascio andare le briglie. Allora il cavallo si spaventa , s'impenna, lancia calci e mi getta a terra ; ma nel cadere mi rimane il piede sinistro imbrogliato nella staffa. Momento terribile ! Il solo ricordarlo mi fa venire i brividi. A quella vista D. Scavini e tutta quella gente diventarono pallidi come la morte ; ma niuno osando avvicinarsi al cavallo per timore di spaventarlo maggiormente, io stava o per ricevere un calcio mortale o per essere trascinato alla ventura dall'indomita bestia.
Ma vegliava sopra di me quella Madre potente e pietosa, alla quale fin da principio io mi era raccomandato; ed Essa mi venne in soccorso in modo , che nessuno si aspettava. La staffa sebbene fortissima si rompe ad un tratto; il cavallo si dà a precipitosa fuga; ed io rimasto libero e fuor di pericolo mi alzo da terra senza aver ricevuto alcun male, eccetto lo spavento.
Il pericolo fu così grave, che mentre io mi trovava come sotto i piedi del cavallo quella buona gente mi teneva ormai come morto, e D. Scavini stava già per alzare la mano e darmi l'assoluzione. Quindi, vedendomi sciolto così maravigliosamente, tutti allargarono il cuore, mi si avvicinarono festosi e l'uno mi diceva : Padre, Usted con razon puede decir que hoy empieza vivir : Padre, V. S. può dire con ragione che oggi incomincia a vivere ; un altro soggiungeva : Si, muy bien puede Usted decir que nació hoy: Sì davvero, ella può dire che oggi è nata ; un terzo assicurava: Si la estribera no se rompia Usted estaba perdido : Se la staffa non si rompeva V. S. era perduta. Insomma più non rifinivano dal congratularsi con me per essere scampato dalla morte. E così fu veramente per intercessione di Maria Ausiliatrice.
Oh ! come è dolce il pensare che abbiamo in Cielo una persona, che può tutto presso Dio, che ci ama, che tiene i suoi occhi materni sopra di noi, per correre in nostro aiuto non appena ci vede in bisogno! E questo uno dei più grandi conforti che possiamo avere su questa terra. Ah ! se tutti amassero Maria, se confidassero in Lei, se la invocassero di cuore, quante grazie, quanti favori di più non riceverebbero dalla sua inesauribile bontà! Inculchi , o amatissimo Padre, inculchi a tutti di volerle bene, di affidarsi a Lei, e d'invocarla sovente.
Intanto si degni, Revmo Padre, di ringraziarla ancor Lei dell'insigne favore che mi ha fatto , e colle sue preghiere mi ottenga anche la grazia che questa vita , la quale Ella mi conservò il 22 di giugno, io la spenda intieramente per la maggior gloria del suo divin Figliuolo Gesù , e per la salute di un più gran numero di anime.
Ch. CARLO PERETTO.
La pietà è utile a tutto, scrive s. Paolo, pietas ad omnia utilis est, utile in particolar modo ai giovanetti per l'acquisto della scienza, a cui sono avviati. Non è questo il luogo, dove si abbia a spiegare tutte e singole le ragioni, per cui la pietà favorisca gli studii, e porga valido aiuto a progredire nella scienza; ma basta il riflettere che la pietà verso Dio importa tra le altre cose la fuga del peccato; importa il tenere la mente ed il cuore scevri da pensieri e da affetti disordinati, i quali distraggono dall'amore e dalla ricerca della verità; importa il buon impiego del tempo; importa l'esatto adempimento dei doveri scolastici. Quindi ognun vede come la ben intesa pietà conduca naturalmente al progresso nello studio, e come un giovanetto pio debba avanzare nella carriera letteraria assai più di un altro, il quale, o per propria colpa, o per colpa dei parenti, o del maestro, o del direttore poco o nulla si curi del suo Creatore e delle sante sue leggi; imperocché chi non ha cuore pel suo Dio, e per le cose che gli appartengono, ben sovente spreca il tempo in futilità, si abbandona all'ozio, a divertimenti, a dissipazioni, trascura i suoi doveri di scuola o li compie senza impegno e senza energia, e per conseguenza fa poco o niun profitto.
Di ciò non ci lascia alcun dubbio la stessa esperienza. Questa in vero ci ammaestra che nelle scuole, nei Collegi, negli Istituti, nei quali gli alunni praticano a tempo e luogo e da buoni cristiani le opere di religiosa pietà, fiorisce in pari tempo una lodevole emulazione per lo studio; in quei luoghi invece, dove di religione non si parla o non si pratica, regnano generalmente la pigrizia, il dissipamento, l'ignoranza, e il più delle volte dominano certi altri malanni, che è bello il tacere, i quali, mentre corrompono il cuore, oscurano la mente, e sono la morte dello studio e della scienza. Gli esami di prova, che hanno luogo alla fine dell' anno, sono ancor essi un argomento ineluttabile della verità delle divine sentenze , che cioè : Il principio della sapienza è il timor di Dio: La sapienza non entrerà in un'anima malevola, nè fisserà il suo onorato seggio in un corpo schiavo del peccato.
Sappiamo che in un certo Collegio, di cui per degni riguardi tacciamo il nome, sopra 105 allievi presentatisi agli esami non ne furono promossi che 18. Di un altro sopra 15, che ne mandò a subire gli esami, ne fu approvato un solo. Ma notiamo che in detti Collegi la pietà vi era così sconosciuta, che nelle scuole non si vedeva neppure l' immagine del Crocifisso. Colà nel corso dell'anno non si celebrarono feste nè di Dio nè di Santi; le sole celebrate furono quelle di Garibaldi.
Molti genitori deplorano spesso di aver gettato il loro danaro in mantenere alle scuole i proprii figliuoli, riusciti stupidi ed ignoranti, e il più delle volte viziosi. Se li avessero coltivati anche nella pietà e nella religione, o collocati in Collegi dai quali questa non fosse sbandita, forse una tale disgrazia non sarebbe loro accaduta.
Un padre, che aveva quest'anno un figlio alla Università di Torino, ci diceva poc'anzi addolorato: - Sono ben due mila lire, che mi ha fatto spendere; io credeva che le somme, che di tratto in tratto mi domandava, fossero richieste pii suoi studii, ed invece quel miserabile le spendeva al giuoco, al caffè, in divertimenti, e alla fine non si presentò neppure agli esami. - Aggiungiamo che quel cotale studente non si vide mai in Chiesa. Una volta sola comparve sulla porta di una per gridare abbasso e morte.
I nostri Cooperatori e le Cooperatrici, che hanno figliuoli alle scuole, abbiano cura che diano il primo posto a Dio, e, se occorre di collocarli in Collegio, vedano di affidarli in qualcuno di quegli Istituti, in cui non si ha vergogna di far conoscere ed amare quel Signore, che è chiamato Dio delle scienze, Deus scientiarum Dominus. Ecco la più sicura guarentigia della buona riuscita dei loro figliuoli. Se il profitto nello studio è la meta, la pietà ne è la via.
Nel mese di agosto ebbero luogo gli esami dell'anno scolastico 1881-82 in tutti i Collegi Salesiani di Europa ; e le notizie sono che riuscirono in modo splendido e consolante. Di 97 alunni poi, che in Italia subirono gli esami per la licenza ginnasiale e liceale in Collegi governativi, 78 furono promossi fin dalla prima prova; gli altri diciannove mancanti solo in qualche materia furono rimandati alla seconda prova, che avrà luogo nel prossimo ottobre.
Di qui si vede che la istruzione religiosa , la pietà , la persuasione , l' amorevolezza non sono punto nocivi, ma molto giovevoli allo studio.
Che questo metodo conduca all'intento, e non tradisca, ma consoli le famiglie, potremmo qui provarlo in molte guise ; ma valga per tutte le prove la lettera seguente scelta tra cento. Chi scrive è il padre di un giovane, uscito poc'anzi da uno dei nostri Collegi , dopo di avere subito felicemente in Torino gli esami per la licenza ginnasiale in un istituto regio.
AL REV. SIG. DIRETTORE,
Poichè impedito dalle mie attribuzioni d'ufficio non potei io stesso venire in Collegio per accompagnare a Torino il mio Carlo, il quale ha ora (grazie a Dio) con felice successo sostenuto gli esami di licenza ginnasiale; profondamente compreso dai sentimenti di riconoscenza e di altissima stima che la buona riuscita del figlio mi ha fatto concepire per la S. V. M. R., sento vivissimo il bisogno di esternarglieli per lettera almeno.
Nel marzo del 1879 io le consegnavo uno scapatello, disamorato dello studio e ritroso alla voce, che lo chiamava al dovere, e, ad onta dei miei sforzi indefessi, avviato sullo sdrucciolo del precipizio.
Colle cure amorevoli, colla vigilanza, collo studio assiduo Ella ha saputo ricuperarlo e farne un giovane, che per le sue doti di mente e di cuore fa ora sperare che possa un giorno essere un uomo quale a buon diritto lo desiderano i genitori, la religione e la società colta e saggia.
Dalle prove avutene mi sono convinto che l'istruzione ricevuta dal mio Carlo è buona, informata ai principii della più solida e sana dottrina, la quale , nel raddrizzare le torte vedute della fanciullezza, ha influito ad un tempo nel suo cuore, conducendolo e raffermandolo nella virtù per una via seminata di rose, trattovi dall' amorevolezza di sapienti precettori, che le spine della educazione sanno spuntare, sanno rimuovere a tempo quegli ostacoli, che potrebbero rallentare i progressi dell' alunno , sanno rendere soave quanto potrebbe tornar ingrato alla mente, vaga di novità e di bellezza.
Io la prego di partecipare ai Sigg. Professori e Superiori, che contribuirono alla istruzione ed educazione di mio figlio, i sentimenti che le ho espressi, e coi quali mi professo di tutti e della S. V. M. R. in particolare
Torino, 21 luglio 1882.
Obblig.m° ed Ossequent.mo Servitore (Segue la firma)
Tempo fa abbiamo ricevuto relazione di un'accademia, celebrata dai giovani del nostro Collegio di Alassio nel mese di luglio ad onore del Sacro Cuore di Gesù. Non avendone potuto far parola in allora, crediamo pregio dell'opera il dirne in questo numero, quasi a conferma di ciò, che abbiamo di sopra provato, che cioè la pietà non tarpa le ali all'ingegno, ma le accresce, fortifica, e giova potentemente allo studio.
Alassio, 12 luglio 1882. M. R. SIG. DIRETTORE,
I nostri giovani del Collegio di Alassio hanno santificati i mesi di maggio e giugno, l'uno sacro a Maria SS., l'altro al divin Cuore di Gesù, in modo così edificante, che mi par degno di particolare menzione. Il mese di maggio fu aperto con un'accademia sacro-letteraria, con canti maestrevolmente eseguiti, e venne chiuso con un'altra. Una corona di Comunioni quotidiane, frequenti e numerose visite in Chiesa a Gesù e a Maria, un aumento sensibile di fervore nel compimento dei proprii doveri lo contraddistinsero.
La pietà si accrebbe nel mese di giugno. La divozione al Sacro Cuore di Gesù è antica e radicata in questo Collegio. Il signor Direttore ne esperimentò in diverse occasioni la grande efficacia pel bene spirituale de' giovani a lui affidati, e non pochi di questi ottennero aiuti speciali nei loro esami e in altri difficili casi della vita. Le più sante industrie furono poste in opera dai Superiori per infervorare tutti i cuori, già per sè ben disposti, e vi riuscirono mirabilmente. Si sparse fra tutti la divozione della coroncina al Cuore di Gesù, e l'altra divota pratica dei 9 cori, semplice in se stessa, ma tutta spirito di vera pietà, ripartita in nove differenti uffizi, che sono tratti in gran parte dai lumi celesti comunicati alla B. M. Alacoque. A tal fine si distribuì un librettino nuovamente ristampato in Monza col titolo: il Sacratissimo Cuore di Gesù onorato da nove persone mediante nove diversi uffici. Le Comunioni si accrebbero di numero e fervore, la visita al SS. Sacramento ed a Maria SS. si fece quasi generale, ed ognora più lodevole la condotta scolastica dei giovanetti.
Tutti intanto si preparavano a solennizzarne con pompa e grandiosità la festa, che per più ragioni si dovette trasferire ai 9 del corrente luglio. Un comitato composto di giovani più grandicelli promosse un' accademia in onore del Sacro Cuore , a cui tutti dovessero parteciparvi e Superiori ed alunni di ogni classe per mezzo di un loro rappresentante. Alla vigilia della festa tutto era già moto e vita insolita nel Collegio. I giovanetti delle classi elementari ci recarono sorpresa graditissima con una loro piccola accademia, ordinata all'insaputa di tutti, quasi in preparazione della maggiore e più solenne, che si sarebbe fatta il giorno dopo. La vivacità e l'espressione, con cui declamarono le loro prose e poesie, ci resterà lungamente impressa. Oh! il Cuore di Gesù mantenga nelle menti e ne' cuori di que' cari e piccoli nostri allievi i sentimenti e gli affetti, manifestati con tanta sincerità e divoto entusiasmo ! Il melodramma, Giovanni il fabbro, musicato dal maestro DeVecchi, ed eseguito con precisione grande e spigliatezza di provetti artisti, pose fine alla giornata, che era come l'aurora della cara ed aspettata Solennità del Sacro Cuore di Gesù.
Qui dovrei innalzare il mio dire, se lo stile semplice d'una lettera me lo permettesse. Al mattino una Comunione veramente generale chiamò sul capo di tutti noi le benedizioni celesti. La Messa ed i Vespri solenni in musica, ed il discorso pieno d'unzione del P. Giacomo della Pieve, eguagliarono non solo, ma superarono la comune aspettazione. Vi fu un momento di profonda commozione religiosa, quando, a mezzo della Benedizione col Venerabile, si fece avanti al SS. Sacramento la solenne consacrazione delle nostre persone al Sacratissimo Cuore di Gesù. molte ciglia erano inumidite dalle lagrime e tutti i cuori inteneriti.
Coronò la cara solennità la sovraccennata accademia preparata da lunga mano, tenuta in mezzo alla generale illuminazione del Collegio. Si diede principio col canto di un inno musicato per la singolare circostanza; indi il signor Direttore in una prosa pura ed elegante parlò del sentimento d'amore nobilitato dal Cristianesimo, e facendosi strada al Sacro Cuore di Gesù ne spiegò i simboli, che lo accompagnano, con sì nobili ed accese parole, che i presenti tutti scoppiarono in fragorosi e prolungati applausi. Dopo lui, giovani di tutte le classi lessero graziosi componimenti in più lingue : in latino, italiano, francese, ed in greco. Per circa due ore vi fu un'animosa gara di musici e poeti, prosatori e letterati a celebrare amorosamente il Sacro Cuore di Gesù, in mezzo ad una splendida illuminazione, che accresceva gli affetti del cuore nello stesso tempo, che eccitava a nobili voli la fantasia. Il grido di Evviva al Sacro Cuore di Gesù, erompente da duecento petti giubilanti mise termine alla festa ed alla giornata. Io faccio voti che la memoria di questa festa rimanga costantemente impressa nella mente e nell'animo de' nostri giovani; poichè non è possibile che al rammemorarla non ritorni ne' loro cuori parte almeno di quel fervore, da cui erano per certo in quel giorno animati.
Il mio compito, sig. D. Bonetti, è finito. Io le ho accennati i tratti più salienti, che possono meritar menzione : a lei ora sta il disporli ed esprimere il tutto in modo degno del Bollettino. Mi ricordi qualche volta al Signore , e mi creda
Suo dev.mo Confratello SaC. CAGLIERO CESARE.
Le famiglie, le quali hanno figli da mettere in educazione, bramano di conoscere gli Istituti, che porgono loro comodità e sicurezza per collocarveli a suo tempo. Per la qual cosa noi diamo qui breve cenno di alcuni Collegi Salesiani in Italia, nei quali si fa quanto occorre per garantire agli allievi moralità, scienza e sanità, e ai quali i nostri Cooperatori e Cooperatrici possono indirizzare con tranquillità di coscienza quei giovanetti, che intendessero di percorrere la carriera degli studi.
Oltre l'Oratorio di S. Francesco di Sales in Torino, l'Ospizio di S. Vincenzo de' Paoli in Sampierdarena, l' Ospizio di S. Pietro in Nizza Marittima, l'Ospizio di S. Croce in Lucca e quello di S. Benigno Canavese , la Colonia agricola di Mogliano (Veneto), vi sono i Collegi di Borgo S. Martino, di Penango, di Lanzo Torinese , di Varazze, di Alassio, di Este, di Magliano-Sabino, di Spezia, di Randazzo in Sicilia e di Valsalice.
In questi Collegi l'insegnamento comprende il Corso Elementare e Ginnasiale, ed è impartito da maestri e professori patentati, e secondo i programmi governativi. Nel Collegio di Alassio e in quello di Valsalice vi è pure il Corso Liceale. In quello di Spezia per quest' anno vi saranno solamente le 4 Elementari , e la prima Classe Ginnasiale.
Borgo S.. Martino è un paesello della Diocesi di Casale Monferrato, sulla linea di Alessandria-Vercelli, con stazione a pochi passi dal Collegio.
Penango è pur esso della Diocesi Casalese , posto sopra amena collina presso Moncalvo, colla stazione propria sulla linea Asti-Mortara.
Lanzo dista dodici miglia da Torino a piè delle Alpi, e vi si va per ferrovia con più corse al giorno.
Varazze, Diocesi di Savona, trovasi sulla linea Genova-Ventimiglia , e si arriva da Genova in un'ora e mezza di ferrovia.
Alassio, Diocesi di Albenga, trovasi sulla stessa linea Genova-Ventimiglia.
Este, città del Veneto, si trova sulla linea ferroviaria di Padova-Bologna.
Magliano-Sabino è sulla ferrovia Roma-Firenze, colla stazione a Borghetto , a due ore dalla Capitale del mondo cattolico.
Spezia, è città notissima della Liguria, sulla linea Genova-Pisa. Il nuovo Collegio Salesiano porta il nome di S. Paolo.
Randazzo, posta sopra un ameno altipiano del monte Etna, è come un centro della rete delle vie provinciali di Messina, Catania, Nicosia, Mistretta. La stazione ferroviaria più vicina a Randazzo è quella di Piedimonte sulla linea Messina-Catania.
Valsalice. Per le persone di signorile condizione v'è pure il Collegio di Valsalice in Torino, distante un quarto d'ora dal ponte di ferro.
In quasi tutti questi Collegi vi sono due gradi di pensione. La prima varia da L. 35 a 40 mensili; la seconda da L. 24 a 30; ma nel Collegio di Valsalice la pensione è di L. 80 pei Corso Liceale, 60 pel Ginnasiale, 40 per l'Elementare.
Per avere i relativi programmi e per le domande di accettazione bisogna dirigersi ai Direttori dei singoli Collegi, oppure al Sac. Giovanni Bosco, via Cottolengo n. 32, Torino.
Oltre ai mentovati Collegi pei giovanetti , vi sono pure 5 Educatorii per le fanciulle, il primo nella città di Chieri sotto il titolo di Santa Teresa, il secondo in Nizza Monferrato sotto il nome della Madonna delle Grazie , il terzo a Bronte in Sicilia, il quarto a Trecastagne presso Catania, il quinto a Mascali, diretti dalle Suore di Maria Ausiliatrice.
Scopo di queste case di educazione si è di dare l'insegnamento scientifico e morale in modo, che lasci nulla a desiderare per una giovanetta di onesta e cristiana famiglia, cioè arricchirne la mente di utili cognizioni , educarne il cuore a sode e cristiane virtù, addestrarla ai lavori femminili , e informarla a quei principii di civiltà , che sono richiesti dalla sua condizione.
L'insegnamento è dato da maestre legalmente approvate. Esso abbraccia le 4 Classi .Elementari, vale a dire: Corso di Lingua Italiana, Calligrafia, Aritmetica, Sistema metrico, e Tenuta dei libri per uso domestico. La Declamazione, ed uno speciale esercizio nello stile epistolare fanno eziandio parte dell'insegnamento. Si danno pure lezioni di disegno, di lingua francese e di piano forte; ma a richiesta e a carico dei parenti delle allieve.
I lavori femminili consistono nel fare gli abiti proprii, secondo la condizione delle allieve, lavori a maglia, calze, camicie, rappezzare, soppressare, far merletto e tutti i lavori più ordinarii di una onesta famiglia.
La pensione mensile è di lire 24, e si paga a trimestri anticipati.
Le domande di accettazione e dei programmi si possono fare alla rispettiva Direttrice, od anche al Sacerdote D. Gio. Bosco, Superiore dell'Oratorio di S. Francesco di Sales, Torino.
La città di Nizza Monferrato è una delle principali stazioni della ferrovia tra Alessandria e Cavallermaggiore.
Quella di Chieri ha comunicazione diretta colla ferrovia Torino-Chieri, e con le linee Torino-Alessandria, Torino-Cuneo, Torino-Savona con fermata a Trofarello.
I Siciliani, ai quali comoda d'inviare le proprie figlie ai due accennati Educatorii, conoscono le belle posizioni di Bronte, di Trecastagne e di Mascali.
Se la cristiana educazione dei ragazzi è ai giorni nostri di massima importanza, non di minor momento si è la buona istituzione delle fanciulle. Una figlia saggiamente istruita, e cristianamente educata riesce una benedizione, un angelo, un sostegno, una sorgente di prosperità e di pace per una famiglia. Guai invece se la giovanetta crescerà incolta ed ignorante , peggio poi se verrà guasta nelle idee e corrotta nel cuore ! Non vi è male peggiore che una donna cattiva.
Lo scopo precipuo dei Salesiani essendo quello della cristiana educazione della gioventù, noi verremmo meno ad una parte del nostro dovere, se non inculcassimo ai nostri Cooperatori e Cooperatrici di aver massima cura delle fanciulle delle proprie famiglie, e di quante altre sono in loro potere.
Perciò cogliamo di buon grado questa propizia occasione per raccomandar loro i soppraddetti Instituti di Chieri e di Nizza, e ai Siciliani quello di Bronte, di Trecastagne e di Mascali. Se qualcuno avesse giovanette da collocare in Casa di educazione, oppure gli venisse il destro di porgere a qualche famiglia un opportuno consiglio, veda di approfittare di questi Educatorii , e farà un'opera da vero Cooperatore Salesiano.
Nel prossimo mese di ottobre occorre il III Centenario della preziosa morte di una gran Santa, cioè di S. Teresa di Gesù, nata in Avila il 28 di marzo del 1515, e morta in Alba di Tormes il 4 di ottobre del 1582. In molte città non solo della Spagna sua patria, ma eziandio dell'Italia, che ne è pure divotissima , si preparano grandiose feste, e si fa di tutto per eccitare ed aiutare i fedeli a celebrare degnamente il fausto avvenimento ad onore di una sì illustre figlia della Chiesa cattolica, la quale colla sua mirabile vita, colle sue opere stupende, co' suoi scritti pieni di celeste dottrina, fece e fa tuttora alle anime un grandissimo bene.
La Tipografia Salesiana volle ancor essa concorrere a rendere più splendida la centenaria Solennità. A questo fine essa diede alla luce una Vita popolare della Santa col titolo: La Rosa del Carmelo, molto acconcia a farla meglio conoscere, amare ed imitare. L' autore che è uno dei nostri Sacerdoti, già noto per altre consimili operette, ti presenta la Santa modello della fanciullezza e della gioventù , modello delle anime cristiane e pie, modello degli stessi Ministri del Santuario.
L' operetta è ricca di bei tratti scelti dagli scritti di S. Teresa ; è infiorata di fatti edificanti ed appropriate osservazioni ; è cospersa di nobili pensieri ed utili insegnamenti ; onde la lettura mentre t'innamora della Serafica Vergine e te ne fa concepire un'altissima idea, t'infiamma a seguirla nella virtù, e te ne spiana la via.
Un capo dell'operetta è consacrato alle maraviglie, che Dio già operò e va tuttora operando nel Cuore della Santa, il quale si conserva in Alba di Tormes separato dal suo corpo. Le maraviglie antiche e nuove sono di fatto cotanto singolari e straordinarie, che il conoscerle torna edificante e giocondo.
Pertanto noi raccomandiamo caldamente la lettura e la diffusione di questo libretto ai nostri Cooperatori e Cooperatrici, assicurandoli che mentre in tal guisa concorreranno efficacemente al felice riuscimento delle feste Centenarie ad onore di Santa Teresa, faranno cosa utilissima a sé stessi ed al loro prossimo.
Si vende nella Libreria Salesiana di S. Pier d'Arena, di Lucca, e di Torino, al prezzo di Cent. 50 la copia , di L. 5 per ogni undici copie, e di L. 40 per ogni cento.
Stampata su carta fina, L. 2 ; legata, L. 3.
Se tutti i Santi qual più qual meno ebbero un cuore simile al Cuor di Gesù, crediamo tuttavia che da 300 anni in qua niun altro cuore mostri una somiglianza più spiccata con quello del divin Salvatore quanto il cuore di Santa Teresa. E per vero, il Cuor di Gesù fu sì avido di patimenti , che ancor sulla croce gridava di averne sete Sitio; e il cuor di Teresa tanto bramava di soffrire travagli e pene, che dessa andava ripetendo O patire o morire: aut patì aut mori. -- Il Cuor di Gesù colpito da una lancia ne mostra la ferita ancor dopo la sua risurrezione ; e il cuor di Teresa piagato pur esso da un angelico dardo manifesta tuttavia dopo tre secoli e più la sua ferita d'amore. - Il Cuor di Gesù venne straziato da un cumulo di dolori in vita ed in morte come da un mazzo di spine ; e il cuor di Teresa fu non solo amareggiato in sua mortale carriera, ma oggidì è cinto da ben 15 spine, che ne germogliano prodigiosamente. - Il Cuor di Gesù è onorato ogni anno con una festa particolare in tutta la Chiesa ; ed il cuor di Teresa è ancor esso celebrato, ai 27 di agosto, in memoria della sua miracolosa ferita, in tutte le Chiese Carmelitane.
Lasciandone a parte più altre, osserviamo che queste rassomiglianze dimostrano che tra il Cuore di Gesù e quello di S. Teresa vi furono sempre delle intime relazioni e specialissime corrispondenze. Laonde non crediamo punto fuori di luogo fare qui una proposta, la quale per una parte concorra ad onorare maggiormente la Santa nel prossimo Centenario della preziosa sua morte, e serva per altro lato a promuovere efficacemente la divozione al Sacratissimo Cuore di Gesù, suo Sposo celeste.
I nostri Cooperatori e Cooperatrici sanno che D. Bosco sta erigendo in Roma una Chiesa al Sacro Cuore di Gesù, affidatagli dallo stesso Santo Padre, Leone XIII. I lavori vanno progredendo di mese in mese ; ma, dobbiamo pur dirlo, di tratto in tratto ci occorre rallentarli, perché scarseggiando le limosine e le offerte ci manca il danaro a sopperire le ingenti spese. Or bene, ecco la nostra proposta.
Ciascun Cooperatore e ciascuna Cooperatrice, nell'occasione del III Centenario di Santa Teresa. si assuma l'impegno di spargere almeno due copie della Vita della Santa di sopra annunziata, ritirandone il prezzo per la costruzione della suddetta Chiesa del Sacro Cuore in Roma. E qual mai dei Cooperatori, quale delle Cooperatrici troverà difficile smerciare tra i suoi conoscenti ed amici due copie di un libretto , che in fin dei conti non costa che 50 centesimi ? Chi di loro non troverà sufficienti parole di consiglio e di esortazione per indurre una o più persone a procacciarsi un libretto, che può recare un grandissimo bene in tutta la famiglia ? Gli stessi fanciulli e le fanciulle di pochi anni sono capaci a spargere due libretti per sì poco costo. Se ne lasci a loro l'incarico, e si vedrà se non diciamo il vero.
La cosa adunque ci pare cotanto facile che noi punto non dubitiamo che i nostri Cooperatori e le nostre Cooperatrici accoglieranno di buon grado questa nostra proposta. Quindi diamo ordine che si stampino molte migliaia di copie della suddetta Vita di Santa Teresa, persuasi che essi ci aiuteranno a diffonderle per tutta l'Italia.
Mettiamoci dunque all'opera. Appena ricevuto il Bollettino, i Cooperatori considerino i vantaggi morali della nostra proposta, ed abbiano la bontà di far tosto dimanda di quel numero di copie, che desiderano di spargere, inviandocene il prezzo o per vaglia postale o per lettera raccomandata.
Gli esecutori dell' accennata proposta produrranno i seguenti beni.
I° Diffonderanno la buona educazione e la riforma dei costumi ; imperocchè un buon libro sviluppa l'intelligenza di chi lo legge, ne ingentilisce il cuore, e lo indirizza alla virtù.
2° Propagheranno la cognizione e l'amore di Dio ; poiché la considerazione delle maraviglie, operate in S. Teresa dalla onnipotenza e bontà divina, ridesta il sentimento della venerazione e dell'amore verso Colui, che è mirabile nei suoi Santi.
3° Glorificheranno il Cuor di Gesù , cooperando alla erezione del suo tempio in Roma, centro della Cristianità e Sede del suo Vicario in terra, e porgendo la mano ad innalzargli tempii vivi e parlanti ; essendochè un libro edificante non può a meno di formare dei Santi.
4° Faranno ancora un gran bene a sé stessi, meritandosi le compiacenze del divin Cuore. La Beata Margherita Alacoque , la prediletta del Cuor di Gesù, rimirava tra le anime predestinate all'eterno amore un buon Libraio di Lione, che si era sobbarcato alle spese di un libretto sul divin Cuore, e scriveva : Con ciò egli si e meritato un posto in quell'adorabile Cuore, il quale sarà suo rifugio nell' ora della morte , e per fermo egli non ha mai fatta cosa , che possa essergli meglio pagata. Essendo così, ognun vede che potrà a sua volta attendersi specialissime grazie dal Cuor di Gesù , diffondendo un libro, che deve pure riuscire a suo onore e gloria ; giacché nella Chiesa, a cui benefizio si vende la Vita di Santa Teresa, il divin Cuore sarà nel corso dei secoli fatto conoscere, amare e lodare da molte generazioni di fedeli.
5° Finalmente gli esecutori della nostra proposta onoreranno Santa Teresa, facendola meglio conoscere , amare , ed imitare tra il popolo. In questo modo eglino se la renderanno propizia ed avvocata presso a quel Dio, il quale, mentre Ella viveva ancora su questa terra, nulla sapeva negarle, e giunse persino a dirle : Io ti voglio si bene, che se avessi ancora da creare il Cielo, ?o creerei per te. Questa illustre ed amabile Santa era riconoscentissima verso di quelli, i quali le prestavano qualche servizio. Essa continuò per molti anni a pregare per una persona , che in uno de' suoi viaggi l'aveva favorita di un bicchier d'acqua. Or quali preghiere non farà, e quali grazie non otterrà Ella a coloro, che le procureranno oggi gloria ed onore?
Per meglio facilitare e le richieste e le spedizioni, sarebbe bene che più Cooperatori o Cooperatrici di un medesimo luogo si concertassero insieme, ed invece di fare domande individuali e di spedire ciascuno la sua piccola somma, vi sia uno od una, che raccolga le offerte di più, e poscia ci spedisca la somma collettiva secondo il numero di copie che abbisognano. Noi spediremo il pacco a chi ci diede la commissione , ed egli ricevutolo distribuirà poscia i libretti a ciascuno dei committenti. In questo modo si risparmiano molti disturbi e spese di posta. Tuttavia chi vuol fare di per sè, scriva pure, e noi ci daremo premura di soddisfarlo anche individualmente. Avvertiamo che chi ci manda L. 5, che è il prezzo di copie 10, ne avrà una gratis.
Pel buon esito di questo affare noi ci raccomandiamo soprattutto ai signori Parroci , ai benemeriti Decurioni , e in modo particolare alle zelanti Cooperatrici, trattandosi di procacciare maggior gloria ad una Santa, che è l' onore del loro sesso, e della quale non poche portano il nome.
Sullo scorcio del passato luglio centinaia di antichi alunni dell'Oratorio di S. Francesco di Sales diedero, come già in altri anni, un giocondo spettacolo di amor figliale. Quantunque dispersi per varie città e paesi, quantunque molti già uomini fatti e taluni colla barba grigia e col capo calvo, quantunque preoccupati da gravi affari o della famiglia o della parrocchia, tuttavia essi non poterono resistere al desiderio di riunirsi nell'antico luogo di loro educazione, per rivedere Don Bosco loro amico, benefattore e padre, e attestargli colla parola e col fatto riconoscenza ed amore. Memori delle affettuose cure che egli prodigò loro negli anni della inesperienza; memori dei sani principii di religione e di morale, di cui imbevette il loro animo nei giorni del pericolo; memori che dopo Dio debbono a lui pure l'onesta posizione sociale , per cui oggidì campano non solo onoratamente la vita, ma possono altresì giovare al loro prossimo, eglino dopo avergli a più riprese date prove non dubbie di loro profonda gratitudine, convennero insieme per esprimergli nuovamente che sono e saranno sempre suoi figli amantissimi. I laici scelsero il giorno 23, perché di Domenica ; i Sacerdoti il 27, giorno feriale, perché meno occupati nel sacro Ministero. Sopra il volto di ognuno traspariva la gioia, di cui era inondato il cuore; taluni guardavano D. Bosco e poi si mettevano a piangere; tutti nel ritornare a fargli corona, come allorquando erano fanciulli, parevano ringiovanire. Era uno spettacolo di una giocondità ineffabile ; quindi spontanee ricorrevano alla mente le parole della divina Scrittura: « Quanto è dolce il trovarsi molti fratelli insieme: Quam bonum habitare fratres in unum. »
Ma se mostravansi lieti e soavemente inteneriti quegli affettuosi nel ritrovarsi sotto gli occhi dell'angelo tutelare di loro giovinezza, non meno contento e commosso si appalesò D. Bosco. Per godere più a lungo di loro compagnia, e per meglio assecondare gli impulsi di sua paterna bontà, egli in quel giorno, come in passato, li tenne a pranzo con sé. Il refettorio nella sua semplicità era parato a festa, e qua e colà sui muri leggevansi iscrizioni esprimenti l'amorevole gara di D. Bosco nel dichiarare gli ospiti suoi quali figli riconoscenti e pii, e di questi nel proclamare lui pel migliore dei padri, e protestando ad un tempo: Noi ti amiamo, o Don Bosco, e saremo sempre degni di te. Il piacere poi, il gusto squisito di assidersi a pranzo con lui, e mangiare nuovamente il suo pane, non lasciava loro badare nè alla scarsità delle portate, nè al vino che veniva più volte battezzato con buoni` pezzi di ghiaccio; onde ciò non ostante alla fine ognuno si trovò così soddisfatto da non desiderare di meglio.
In ambidue i giorni al levare delle mense la banda musicale venne a sposare le sue armonie alla gioia comune, e alla fine di ogni suonata cordiali evviva erompevano da ogni petto, e fragorosi applausi risuonavano per tutta la sala.
Non mancarono poesie e prose, poeti ed oratori ad esternare i sentimenti proprii e di tutti. Il dì 23 , il Cavaliere Raimondo Cugia Delitala declamò belle sestine, ricordando la bontà del padre e lodando la gratitudine dei figli. Il Prof. Alessandro Fabre, venuto da Susa, lesse due magnifici discorsi applauditissimi , l'uno de' quali intitolato: La politica di Don Bosco, meritava ben giustamente di veder in questi giorni la pubblica luce a perpetua memoria del fatto (1). Lessero a loro volta il sig. Alasia Matteo, segretario della Società, e il sig. Fabre Nicolao, giovani di ottimo cuore. Sorse per ultimo il sempre caro e sospirato poeta Carlo Gastini ad esilarare la brigata coi suoi versi piemontesi. Esordì col narrare come poco mancasse che egli non potesse più ritrovarsi all'ambito convegno, perchè la morte lo aveva sbirciato e minacciato. Ma Nostro Signore le disse
Laslou vivi ancora un poc
A fe rii i so amis d' Valdoc.
Passò indi ad inneggiare al comun Benefattore, interpretando fedelmente e da pari suo il cuore di tutti i compagni. In fine mutando lingua ed accento cantò al Sommo Pontefice Leone XIII, declamando alcuni bellissimi versi.
A tutto mise la corona un breve discorso di D. Bosco, la cui sostanza é questa: - Voi non potete immaginarvi, o miei cari figliuoli, il contento che io provo nel rivedervi oggi intorno a me. Mi è sempre dolce il trovarmi in mezzo dei fanciulli, perchè sono la speranza della religione e della società ; ma è una grande ed inesprimibile consolazione per me il trovarmi circondato de' miei figliuoli adulti, perché non sono più solamente la speranza, ma il frutto delle mie fatiche e delle mie sollecitudini. So che vi siete mantenuti e vi mantenete fedeli alle buone massime, le quali vi furono instillate in questo Oratorio; so che vi diportate bene nelle vostre famiglie e nei vostri impieghi ; so che vi adoperate a giovare altresì al vostro prossimo secondo le vostre forze; so che vi regolate da buoni Cristiani, da savi cittadini; so in una parola che avete corrisposto alle mie speranze. Ho dunque ragione di essere contento di rivedervi, di rallegrarmi con voi, e con voi ringraziare il Signore che vi abbia così benedetti. - Intanto io prendo di buon grado questa occasione per esprimervi due pensieri. Alcuni hanno suggerito di risuscitare in mezzo di voi la nostra antica Società di mutuo soecorso, la quale aveva per iscopo di porgere un facile mezzo ai suoi membri di praticare la religione concordi e senza rispetto umano, e di aiutarli in caso di malattia. Io sarei ben lieto se si facesse rivivere detta Società , che fece così bene nei primi anni dell'Oratorio. Ma da quel tempo in poi si sono fondate in quasi tutte le città e paesi le così dette Società degli operai cattolici, le quali sono per questi tempi una vera benedizione. Per la qual cosa io v'invito a farvi inscrivere a qualcuna di dette Società ; e sono persuaso che ne ricaverete grande vantaggio spirituale ed anche materiale. - La seconda cosa che vi raccomando si è che vi manteniate sempre amanti della nostra santa Religione, e che la pratichiate da buoni e coraggiosi Cristiani. Come vedete, il mondo va peggiorando di giorno in giorno. Si sperava che si sarebbe posto pubblicamente un argine alla irreligione ed al mal costume ; ma finora nulla si fece, e il male giganteggia. Bisogna che ciascheduno di voi faccia da sè. Custodite adunque gelosamente il prezioso tesoro della vostra fede; non fatene getto per qualsiasi cosa della terra. Senza la fede, senza la religione, senza la virtù che cosa valgono i piaceri, gli onori, le ricchezze? Un giorno o l'altro di qui bisogna sloggiare, e al di là nulla ci serve, fuorchè la grazia di Dio, e gli atti di virtù, che avremo praticati durante la nostra vita. Lavorate con fedeltà, e la divina Provvidenza non vi lascierà mancare il necessario alla vita; cercate, come dice il Signore, prima il regno di Dio e la sua giustizia, ed Egli vi darà il resto per giunta; dalle materiali vostre occupazioni sollevate di quando in quando la vostra mente, i vostri sguardi a quel luogo di delizie, dove tante volte ci siamo data la parola di trovarci, a quell'ultimo convegno, che non si scioglierà mai più.
Qui D. Bosco sentì intenerirsi il cuore, gonfiarsi di lagrime gli occhi, onde a stento e tra la generale commozione terminò il suo dire con queste ultime parole : - Io mi vo avvicinando alla morte; ma spero che nelle ultime ore della mia vita potrò dire: Signore, io ho fatto quanto ho potuto per istruire, educare, indirizzare a Voi tanti figliuoli ; ora io li lascio, ma confido che essi continueranno anche dopo di me a battere la via della virtù; confido che quelli, i quali hanno formato la mia delizia in terra, verranno ad essere la mia consolazione in Cielo, che mi aspetto dalla infinita vostra misericordia.
Fu quello un momento solenne; tutti gli occhi erano umidi di lagrime; ed ognuno singhiozzando diceva: Che amor di padre! Come ci vuol bene ! Sì, D. Bosco, le saremo fedeli ; saremo buoni, saremo il suo onore, la sua consolazione.
Non meno consolante fu l'adunanza del giorno 27 , composta quasi tutta di Sacerdoti , tra cui varii Parroci della Diocesi di Torino e di altre circonvicine. Erano ancor essi tutti allievi di Don Bosco, i quali nei tempi andati avevano ricevuto la loro educazione ed istruzione nell'Oratorio Salesiano, ed erano stati avviati alla carriera ecclesiastica. Prima della levata di tavola furono recitati discorsi di opportunità, fatti applausi, declamate poesie, tra cui una assai spiritosa in versi martelliani dal prof. D. Francesia, un bel madrigale dal Sac. Pavia, ed un concettoso sonetto dal Cav. Cugia. Tra gli altri dissero pure parole di caldo affetto il M. Rev. Curato di S. Agostino , e quello della Gran Madre di Dio. Don Bosco prendeva poscia la parola e teneva un cordiale e molto acconcio discorso a quella eletta di Sacerdoti, cui egli chiamava suoi cari figliuoli. Dopo di averli ringraziati della prova dì riconoscenza e gratitudine, che gli avevano già dato e gli ripetevano in quel giorno, egli li esortò a mostrarsi sempre ed in ogni luogo Sacerdoti esemplari, sale e luce del popolo ; segnalò la benedizione che apporta un Sacerdote pio, caritatevole e zelante ; e il disastro invece che arreca un Sacerdote di mala o sospetta condotta, od anche solo poco curante del bere delle anime; e notò che appunto per questa ragione il mondo e il demonio tripudiano, quando ne possono guadagnare taluno e trascinarlo dalla loro parte. Ad evitare una tanta sciagura propose loro di tenere ognora l'occhio al Capo dei Sacerdoti, a Gesù Cristo, e ad esempio suo avere per unico oggetto dei loro pensieri, dei loro affetti, delle loro azioni la gloria di Dio, la distruzione del peccato, la salute delle anime. Continuando ei disse: - « In così facendo incontrerete delle traversie, degli ostacoli, delle contraddizioni, e fors'anche delle persecuzioni; ma queste non devono né abbattervi, né scoraggiarvi, né farvi desistere dal bene operare; anzi spronarvi a tirare innanzi con maggior lena ; imperocchè, se le opere vostre hanno per oggetto Iddio e la salute delle anime , eppure sono mal viste e combattute dal mondo, è segno che sono buone e non si devono tralasciare, altrimenti si dovrebbe abbandonare il campo, cedere le armi e permettere che il nemico meni rovina e strage. Che cosa avrebbero fatto gli apostoli, so avessero desistito dal predicare la religione di Gesù Cristo, perchè contraddetti? Noi saremmo ancora pagani come i padri nostri. E per non salire tant'alto , ricordate quello che si disse e si fece contro quello stesso Oratorio, dove siete stati educati. Fu contrariato fin da principio, fu combattuto in appresso, né le contrarietà e battaglie sono finite oggidì; eppure ? Eppure Dio lo benedisse, ed esso tirò e tira innanzi. Sono pochi anni, e voi stessi eravate qui dentro come una piccola nidiata di lapin (1), ed ora vedete meraviglia! Questa nidiata si accrebbe già di tanto, che dai calcoli fatti sono oggidì 150 mila i giovani raccolti, istruiti, educati nelle varie Case Salesiane, aperte nel vecchio e nel nuovo mondo. Questo fatto con molti altri, che taccio, ci deve inspirare una grande fiducia in Dio, ed animarci a lavorare per la sua gloria senza indietreggiare giammai. Il mondo ci copre di villanie ed anche d'ingiurie ? E noi copriamolo di benefizi, lavorando al suo benessere religioso, morale, e, potendo, anche fisico e materiale. Mettiamo in pratica il consiglio di S. Paolo : Noli vinci a malo , sed vince in bono malum: Non voler essere vinto dal male , ma vinci col bene il male; vale a dire colla vostra bontà vincete la malizia e perversità dei votri avversarii , e cercate di guadagnarli a Dio colle vostre opere buone. Sopra tutto attendete a far del bene ai fanciulli, ai poveri, agli infermi, come il divin Maestro, e in tal modo chiuderete la bocca ai tristi, e quel che val meglio attirerete la protezione di Dio sopra di voi e sulle opere del vostro sacro Ministero, e chi è protetto e benedetta da Dio sarà invincibile. Conchiudo, ricordandovi quella sentenza dei Libri Santi , che dice : Et cognovi quod non esset melius nisi laetari , et facere bene in vita .sua; che è quanto dire: Lcetare et benefacere e lasciar cantar le passere. Facciamo così e ci troveremo contenti in vita ed in morte, e ci procacceremo quella immarcescibile corona, che Gesù Cristo ha promesso, e darà a chi avrà combattuto legittimamente sino alla fine. » Fin qui D. Bosco.
La festa aveva termine con una colletta in omaggio del Santo Padre Leone XIII, proposta dal Teol. Andrea Alasia, Arciprete di Aglié, ed accolta con vivissimi applausi (1).
(1) Chi ne desidera copie rivolga domanda a G. BERUTTi, Piazza della Consolata, n. 5, Torino. Il prezzo è di Cent. 20 la copia, e per agevolarne l' acquisto si accettano anche francobolli postali in pagamento.
(1) Lapin, parola piemontese, che indica una specie di piccolo e graziosissimo coniglio.
(1) L'offerta veniva spedita al Direttore dell'Unità Cattolica, che la pubblicava nel suo n. 178 del 2 agosto con queste parole: « Il Teologo Felice Reviglio, parroco di sant'Agostino in Torino, il Teologo Giov. Battista Piano, parroco della Gran Madre di Dio, e il Teologo Andrea Alasia, parroco di Agliò, con un drappello di loro compagni , antichi allievi dell'Oratorio di San Francesco di Sales, da varie città e paesi raccolti per alcune ore presso il loro sempre amatissimo Direttore Don Giovanni Bosco, presentano all'Augusto Vicario di Gesù Cristo il loro povero obolo in L. 102,05, implorando l'apostolica benedizione sopra se stessi, e sopra il provvidenziale loro amico, benefattore e padre.
Sul principio dello scorso agosto Sua Eccellenza Revma Mons. Davide Riccardi, Vescovo d'Ivrea, faceva la visita pastorale in S. Benigno Canavese. Non è facile descrivere con quali segni di gioia e di riverenza sia stato egli ricevuto dalla buona popolazione. Splendide furono veramente le feste; cordiale l'accoglienza che gli fece il Clero ed il Municipio; edificante la frequenza ai santi Sacramenti; solenni e divote le religiose funzioni, rallegrate dalla musica. Fu una dimostrazione fervida e generale. La domenica 6 agosto la Chiesa Parrocchiale, una delle più vaste e più belle Chiese del Piemonte, era affollata di fedeli non solo del paese, ma ancora dei dintorni. Era un amoroso gregge, che giubilava di contemplare ed onorare il suo amato Pastore, il quale per gentilezza di modi, per bontà di cuore, per alta dottrina, per apostolico zelo è una fulgida gemma dell'Episcopato Piemontese. Chi più di ogni altro ebbe a godere in quell' occasione fu il buon Parroco, il Teol. Antonio Benone, venerando vegliardo di 88 anni, il quale vegeto ancora e forte della persona nulla risparmiò per dare al suo degnissimo Superiore ecclesiastico prove di alta stima, di profonda venerazione e di caldissimo affetto.
Sua Eccellenza Revma passava in S. Benigno ben tre giorni ; ed aveva l'alta degnazione e l'insigne bontà di consacrarne uno all'Ospizio, aperto da D. Bosco nel già palazzo abaziale di quel cospicuo Comune. Fin dalla sera del giorno 7, Monsignore pregatone vi assisteva ad un' accademia musico-letteraria, che i giovani e i Chierici loro assistenti diedero ad onor suo. La banda suonò varii pezzi di scelta musica; prosatori e poeti lessero diversi componimenti, encomiando in più lingue l'egregio Pastore; il quale in fine rivolgeva a tutti affettuose parole di ringraziamento, improntate di una bontà ineffabile verso D. Bosco ed i figli suoi.
Al mattino seguente Monsignore celebrava la Messa nella Cappella del Collegio, vi amministrava la s. Comunione a circa 300 giovani, e più tardi assisteva pontificalmente alla Messa solenne. Dopo i Vespri tesseva un eloquente discorso in onore di S. Luigi Gonzaga, che per maggior solennità si festeggiò appunto in quella occasione; e finalmente impartiva la benedizione col SS. Sacramento. La Chiesetta presentava un aspetto imponente.
Mettendo il colmo alla sua gentilezza, Monsignore Riccardi gradiva di rimanere in quel giorno a pranzo in Collegio ; e dopo le sacre funzioni della sera onorava di sua presenza la rappresentazione della commedia intitolata: La Patagonia, composta poc' anzi dal nostro Sac. D. Giovanni Lemoyne. La recita riuscì felicemente, e Monsignore ne fu soddisfattissimo.
Una grandiosa luminaria bellamente disposta sul frontone del palazzo e nel giardino, partenza di razzi, sollevazione di globi areostatici, e fuochi d'artifizio furono la corona di quel giorno solenne. Nelle ultime ore quasi tutto il paese erasi versato in Collegio a bearsi nel dolce spettacolo, ed ognúno ne ripartiva edificato e pieno di entusiasmo.
Gli abitanti di S. Benigno e i giovani dell'Ospizio ricorderanno per tutta la vita la visita dell'esimio loro Pastore. Essi, giova sperarlo, trarranno profitto degli insegnamenti , che ha loro impartiti, e si mostreranno in ogni tempo porzione eletta del suo amatissimo gregge.
Soleva il Pontefice Pio IX, di s. memoria, chiamare con questo bel titolo la signora Susanna Prato vedova Saettone, nata a Celle Ligure, e morta testè in Albissola Marina. La notizia della sua morte, ancorchè da aspettarsi per la sua tarda età di 82 anni, non poteva che arrecare gran dolore al nostro cuore , poiché era un'insigne benefattrice dei poveri giovanetti.
Noi l'abbiamo potuta conoscere direttamente, quando nel 1871 si apriva a Varazze il nostro Collegio-Convitto. Ella, già associata alle Letture Cattoliche fin dal loro nascere (1), era bramosa di conoscerne il fondatore e direttore.
Era la sera del sei di dicembre di quell'anno, quando D. Bosco, noto a Lei solo per lettera , capitava ad Albissola. E impossibile esprimere a parole quanto la buona vecchierella ne andasse lieta , e come considerasse quel giorno come uno de' più belli della sua vita. Quando poi seppe che pochi giorni dopo D. Bosco era caduto ammalato in Varazze, non si tenne dal venire più volte a visitarlo, malgrado la stagione cruda e la sua età, e a dirgli che pregava e faceva pregare per la sua preziosa salute. Le visite della buona Signora furono assai utili a tutti noi, in quei giorni dolorosi , e fin da quel tempo la considerammo come nostra madre amorosa, ed Ella aveva la bontà di chiamarci suoi figli. Ed era gran ventura tura l'essere stimati ed onorati da questa intelligente gente e virtuosa Signora, la quale ebbe una vita, che non fu se non una catena continua di opere buone. Non vi era infelice, che non trovasse nel suo cuore, e nella sua generosità un pronto rimedio. A tutto Ella arrivava colla sua gran mente ed operosità.
Passata in seconde nozze col signor Saettone, agiato commerciante di Albissola Marina , Ella lo considerò sempre più che suo compagno un suo benefattore. Ne parlava con rispetto e con parole di lode, ed ogni volta che recitava l' Angelus , con chiunque si fosse in casa, aveva sempre la premura di soggiungere: « Ancora un De profundis per il Padrone di casa. » E con queste parole intendeva il suo marito defunto. Per esso Ella ebbe comodità e mezzi per secondare gli impulsi del suo cuore, veramente caritatevole e fatto tutto per tutti. La sua casa era sempre aperta ai poverelli, i quali trovavano quanto loro abbisognava.
Aveva poi una speciale affezione per la povera gioventù abbandonata, e non della sola Albissola, ma di assai terre vicine. Se qualche figlia rimaneva orfana, Ella non si dava più pace, finché non fosse allogata sicuramente o presso alcuni buoni parenti o presso qualche Istituto. In ciò era mirabilmente secondata dalla virtuosa fondatrice delle Figlie della Misericordia di Savona, che doveva sovente aprire le porte delle sue case, per ricoverare di tal sorta infelici. Ella poi, diventata madre all'orfanella, pensava al corredo, alle prime spese d'entrata, e ad altri bisogni che sempre nascevano. Morendo qualche poveretto, che colla vedova lasciasse figli da mantenere e da educare, era pur sempre alla pia Signora Susanna che si ricorreva per aiuto e per consiglio. Per Lei alcuni giovanetti poterono essere accolti in varii ospizi, dove, oltre all'essere tolti al vizio, erano avviati ad un'arte, con cui guadagnarsi onestamente il pane ; ed altri anche in Seminarii, per coltivare la loro vocazione e dedicarsi al servizio di Dio. Come poi si legge negli Atti degli Apostoli di quella Tabita di Joppe, risuscitata un giorno per le preghiere di s. Pietro, che quei cittadini mostravano i segni della sua carità, così quanti potrebbero ripetere i favori di questa novella Tabita , che per tanti anni non viveva più per sé, ma solamente per i suoi poveri, ai quali provvedeva pane, vestito, alloggio, e, quel che è ben più, insegnava il santo timore di Dio ! Questo sapeva fare così sapientemente, condirlo con sì bei modi, che non pareva fare ma ricevere il benefizio. Ora erano forastieri di passaggio, ora poveretti di paesi vicini, ora altri infelici, che ricorrevano alla inesauribile sua carità, e tutti se ne partivano contenti.
Mentre era tutta pei poveri, era non solo frugale, ma alcune volte indiscreta, diremo così, verso sè stessa. All'età di settant'anni, Ella digiunava ancora come a trenta e quaranta. Prendeva nei giorni di Quaresima un po' di caffè con acqua fresca ed un pezzettino di pane. Questo solo usava da qualche tempo per debolezza di stomaco ; altrimenti sempre digiuno stretto e rigoroso. A pranzo minestra grossolana e tale, che non osava darla a' suoi di casa; una cosetta sola di compa-. natico, e poi null'altro. Capitava sovente che aveva forastieri invitati ; e mentre s'impegnava di provvedere largamente a loro, per sè non mutava regime. Per questa rigidità cadde nel 1875 gravemente ammalata , e si temeva di perderla ; e riavuta quindi smise la minestra , ma non aggiunse gran cosa di altro a suo posto. E questo era il segreto della sua grande carità.
Religiosa, con mente serena e tranquilla, compiva tutte le opere di pietà cristiana. Era sempre la prima alla Chiesa : anche in questi ultimi giorni il suono dell' Ave Maria la trovava già alle porte della Chiesa, per aspettare che si aprissero. L' ottimo suo domestico , che la riveriva come madre e benefattrice più che padrona, non ebbe da Lei mai altro dispiacere che questo, vederla così trascurante della propria sanità.
Se amava i poverelli , pei quali faceva tanto , non dimenticava di soccorrere sovente all'Augusta povertà di Pio IX, che leggendone il nome, sentendo celebrarne le virtù e le opere, la chiamava col bel titolo di Novella Tabita. Ella riconoscendosene indegna, perchè veramente umile, mentre da una parte non poteva nascondere la sua consolazione nell'essere presente a tanto Pontefice, attribuiva alla bontà del tribolato Pio IX e la memoria per Lei ed il grazioso appellativo.
Ai nostri Missionarii portava un affetto grandissimo. Quando qualcuno prima di partire andava a riverirla, non finiva di farne i ringraziamenti come di un favore straordinario. Ci ricorda, che dicendo uno dei nostri spedito per la Patagonia, che avrebbe chiamato col suo nome la prima indiana, che avesse dovuto battezzare, la buona Susanna prese la mano del Missionario, e poi: Grazie, disse baciandola, grazie ! Che ho fatto io per meritarmi tanta fortuna?
Industriosa nel raccomandarsi alla carità delle preghiere altrui, Ella non voleva che si pregasse per altro fine, che per rare una santa morte. Quando le si diceva che doveva ancor vivere tanto, Ella sorridendo , ripeteva : I giovani possono morire, ma i vecchi devono morire. Obbligata a farsi prendere il ritratto, Ella acconsenti, solo per non dispiacere a chi tanto stimava ; e nell' inviarlo a questo ed a quello, soleva scrivere queste belle parole : Susanna Prato Vedova Saettone, che confida nelle preghiere de' buoni!
E queste preghiere non Le mancarono in vita, e non Le mancheranno dopo morte; ed anche adesso, sebbene noi speriamo, che sia già in luogo di salute , tuttavia la raccomandiamo alla carità de' nostri Cooperatori e Cooperatrici. In Liguria la sua perdita fu lamentata assai, e sentimmo più d'uno a dire che era morta una santa ; ed anche il nostro Oratorio ha perduto in Lei una industriosa ed instancabile benefattrice. E dal letto di morte si ricordò de' figli di D. Bosco, lasciando ad essi una graziosa offerta. - Moriva addì 26 del giugno u. s. in età di 82 anni, confortata da quella Religione, che aveva sì bene praticata nella lunga sua vita. Volle essere sepolta da poverella; ma si oppose la riconoscenza de' suoi terrazzani, che vollero accompagnarla alla sepoltura come le persone più stimate ed onorevoli.
Per noi non è morta, ma ci pare di vederla presso al trono di Dio pregare per il nostro buon Padre e per tanti suoi figli, che Ella aveva adottati. Però, siccome potrebbe ancora aver bisogno delle preghiere de' vivi, così non la dimenticheremo mai presso Dio, certi che Ella ci guarderà sempre dal Cielo con quella stessa benevolenza che ci usava in vita.
(1) Ne aveva ben da 40 a 45 copie, che poi diffondeva tra il popolo.
Dal Bollettino Salesiano d'America riproduciamo quanto segue intorno al collocamento della prima pietra di una nuova Chiesa.
Erano le due pomeridiane ; il cielo velato da leggiero strato di nubi, l'aria calma e tranquilla, la terra spoglia da ogni ornamento e imbevuta d'acqua presentavano uno spettacolo triste e melanconico.
Odonsi d'improvviso i soavi concenti di una numerosa banda , che si dirigeva verso il locale della nuova Cappella, che si sta edificando in questo quartiere.
Seguiva la banda il glorioso vessillo della Croce, al quale teneva dietro una processione di più che 200 fanciulli, allievi della scuola di Arti e Mestieri. Ancora non erano essi passati, quando vedesi apparire serena e maestosa la persona di S. E. Rev.ma Monsignor D.or Federico Aneyros, che, vestito de' sacri paludamenti, ed assistito dai Rev.di Dottori Antonio Espinosa , e Giov. Nepomuceno Terrero, preceduto da numeroso clero in differenti divise religiose, si dirigeva al luogo, della Cappella per benedire e collocare a posto la pietra angolare. Chiudeva la processione un numero considerevole di fedeli, tra i quali distinguevasi la signora Isabella Elostondo, il signor Isidoro Calderon, padrini della nuova Chiesa, il. D.or Carranza, Viamont, la signora Anna Lardapide , con tutto lo stabilimento a lei affidato , le Figlie di Maria Ausiliatrice, il sig. Cazon con la signora sua consorte, Donna M. Antonia, ed altre signore.
Arrivato Monsignore al luogo del Presbitero , il popolo si ordinò lungo le fondamenta, occupando la parte destra tutti i signori ed i giovanetti, e stando alla sinistra le Suore colle fanciulle. - A questo punto lo spettacolo era veramente grandioso. Quelle numerose file di popolo con a capo il legittimo Pastore , che insieme supplicavano l'Eterno a degnarsi di accettare e benedire fin dai principii il nuovo edifizio destinato a tempio ove si offrirà l'Ostia immacolata , e a ricoverare coloro, che raccoglierannosi sotto la sua ombra per satollare colla morale del Vangelo le brame ardenti dell'anima, e a ricevere il peccatore che pentito cadrà ai piedi del Confessore per cercar un dolce lenitivo ai rimorsi della sua coscienza , parlavano molto eloquentemente al cuore.
Quell' umile e divoto atteggiamento ci richiamava alla memoria gli Israeliti che, miracolosamente salvati dalla spada di Faraone, divisi in due cori e capitanati da Mosè loro Duce e Pontefice, elevarono a Dio il cantico d'amore e gratitudine, che formerà sempre l'entusiasmo dei cuori nobili e grati.
Con quella gravità e divozione che lo caratterizzano, assistito dai Dottori Espinoza e Terrero, compì Mons. Arcivescovo tutte le rubriche per simili funzioni prescritte dal Rituale Romano.
Mentre che S. E., con un ramoscello intinto nell' acqua benedetta , girava attorno alle fondamenta, i giovanetti del Collegio Pio IX, con l'accompagnamento della banda, cantarono la devotissima antifona Sancta Maria, succurre miseris, messa in musica da D. Costamagna, il quale seppe esprimere con melodiose note le affettuose suppliche della Chiesa a Maria Ausiliatrice.
Terminata l' aspersione e le altre rubriche prescritte dal Rituale, l'ingegnere Spinedi collocò a suo luogo la pietra benedetta , colla seguente dichiarazione scritta su pergamena.
Verbale.
Al Sud-Ovest della città di Buenos-Aires, nella borgata di S. Carlos (Almagro) luogo mediocremente abitato, tra la via Arti e Circonvallazione, si scavarono le fondamenta di una nuova Casa per le Figlie di Maria Ausiliatrice, con annessa Cappella sotto il titolo di Maria Auxilium Christianorum, onde procurare ai fedeli e specialmente alle fanciulle del borgo la comodità di assistere alle sacre funzioni della Chiesa, e ricevere l'istruzione religiosa adatta all'infantile loro intelligenza.
Previo il consenso dell'Autorità Ecclesiastica, col beneplacito dell'Autorità locale, si incominciò l'edifizio sotto la direzione dell'Ing. Spinedi. Terminate le fondamenta e bene assicurata la loro solidezza, si fissò il giorno 18 di giugno pel collocamento della prima pietra angolare.
Nell'anno 1882 dell'Era Cristiana , occupando il trono Pontificio Sua Santità Leone XIII, tenendo la Presidenza della Repubblica il Generale D. Giulio Roca, e reggendo da 9 anni quest'archidiocesi l'Ecc.m° Mons. Dottor D. Federico Aneyros, facendo da padrino il sig. D. Isidoro Calderon e da madrina Donna Isabella Elostondo; contando il Rev.m° D. Giovanni Bosco Fondatore e Superiore generale della Congregazione Salesiana 67 anni di vita, ed essendo Ispettore dei Salesiani di questa Repubblica il M. R. D. Giacomo Costamagna, essendo Superiora generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice Suor Catterina Daghero, e Superiora provinciale Suor Maria Maddalena Martini, ebbe luogo sulle fondamenta del nuovo tempio la religiosa funzione, con cui, a norma delle prescrizioni del Rituale Romano, Sua Eccellenza Rev.ma Mons. Federico Aneyros collocò la prima pietra angolare del sacro edifizio.
Termine della Funzione e Ringraziamenti.
Ad un cenno del Maestro di Cerimonie, i giovanetti ed i fedeli seguiti dal clero e dall'esimio Prelato si diressero alla Chiesa Parrocchiale di San Carlos, onde colla benedizione del SS. Sacramento coronare la simpatica ed imponente cerimonia.
Sua Eccellenza, assistita sempre dai RR. Dottori Espinoza e Terrero, portossi ai piedi del sacro altare, mentre i cantori e musici si disponevano nel coro pel canto del Tantum ergo.
La divozione dei fedeli , la gravità dei sacri Ministri, l'armonia della musica formarono grata corona al Sacramentato Signore.
Finita la benedizione , i giovani del Collegio Pio IX cantarono un simpatico Addio al Sacro Cuore di Gesù. Questa composizione di D, Costamagna tanto espressiva e sentimentale, eseguita da una voce brillante e sonora, toccava veramente il cuore.
La signora Isabella Elostondo, già ben nota per la sua sincera pietà e generosa carità, in tutta la Repubblica, aveva disposto per i convitati uno squisito rinfresco, che servì di riunione e di saluto ai benemeriti Signori, i quali colla loro presenza ed offerte tanto favoriscono la Congregazione Salesiana.
Grazie pertanto siano a Sua Ecc. Rev.ma Monsignor Arcivescovo per l'esimia bontà, con cui tanti favori ci dispensa, e ci dà non meritate prove di suo affetto e confidenza. Grazie al signor Padrino ed alla signora Madrina; grazie a Mons. Espinoza ed al Dott. Terrero; grazie ai Cooperatori tutti, che benevoli si sono degnati di visitare la nostra Casa, solennizzare la nostra festa, ed onorarci della loro presenza.
I Salesiani non si scorderanno giammai di questi atti di loro bontà, scolpiranno nel cuore i loro nomi benemeriti, e non cesseranno di invocare sopra delle loro famiglie le benedizioni del Cielo. E le Figlie di Maria Ausiliatrice mostrando alle fanciulle, che la divina Provvidenza loro confiderà, la cupola di questa Chiesa, nel mentre che insegneranno loro la via del Cielo, le inviteranno una e mille volte a domandare al Dio delle misericordie e Dispensatore d'ogni bene, che sparga sulle loro persone e sopra quanti proteggono i nostri Istituti le più copiose benedizioni.
Riceviamo or ora un discorso tenuto da un giovane professore in Castellazzo-Bormida, diocesi di Alessandria, e da lui fatto pubblicare per le stampe, coll'intento d'impedire l'impianto di un Collegio di D. Bosco in quel Comune.
A vero dire, per sì poca cosa. non valeva la pena che quel signore menasse tanto rumore ; non faceva mestieri che egli si desse pubblico vanto di eresia e di empietà presso i suoi compaesani ; non occorreva che rompesse una lancia contro quella Religione SS., nella quale lo hanno allevato i suoi genitori, ed a cui s'inchinarono ossequiosi e s'inchinano maestri e dottori di assai più alto grido nel mondo, che egli non goda in Castellazzo sua patria ; non era d'uopo che egli disonorasse la bandiera del liberalismo, dimostrandosi liberale solo a parole, in quanto che vorrebbe sequestrare la libertà per suo conto o per conto di un partito, vituperando e gridando la croce addosso a chi pensa ed opera altrimenti da lui; neppure conveniva che desse malaugurato saggio di inurbanità verso Mons. Vescovo di Alessandria, Prelato di tanta pietà, mitezza e cortesia, amatissimo perciò e riverito da ogni persona, che conosca anche solo e pratichi le norme elementari della convivenza sociale ; infine avrebbe almeno potuto risparmiare ai torchi i loro gemiti, e non costringerli a mettere alla luce un discorso infarcito di sofismi, di periodoni altisonanti ma vuoti di sostanza, pieno di contraddizioni e giudizi falsati, perchè fatti sopra di cose, che per lo meno ei non conosce. Ma via ! La botte dà di quel che ha ; e qual non contiene che vinello non può dare né il Falerno nè il Marsala.
Noi non ci prenderemo la briga di qui rilevare tutti gli errori , nè a confutare per singolo le gratuite asserzioni del sig. professore , perchè non lo riputiamo ancora di tal fama, che possa sulla bilancia della pubblica opinione pesare così, da dare il tracollo alla verità , od anche solo al buon senso della popolazione di Castellazzo. E poi, per quanta autorità si abbia nel mondo, non basta asserire una cosa per avere l'adesione degli esseri intelligenti : l'asserire è comune anche ai cerretani; il dimostrare è proprio dei filosofi; e filosofo non si mostra certamente nel suo sproloquio il sig. professore.
Tuttavia, seguendo il consiglio di quei Libri Santi, che il signor dottore bestemmia da incredulo, noi non lo lascieremo affatto senza risposta, affinchè egli per avventura non si creda sapiente : Responde stulto, dice lo Spirito Santo, juxta stultitiam suam, ne sibi sapiens esse videatur.
Siccome per ottenere il suo fine , il signor Ricagni si fe' lecito di denigrare l'istruzione, che s impartisce nei Collegi di D. Bosco, così per amor di brevità gli rispondiamo con due sole osservazioni.
I. Da 20 e più anni i Collegi di D. Bosco sono ogni anno pieni di alunni , mandativi dai loro parenti da ogni parte d'Italia. Or bene, se l'istruzione e la educazione , che vi s' imparte , non è secondo il bisogno della famiglia e della società, come spiegate voi questa non mai interrotta affluenza di allievi ? E forse possibile che tanti genitori, di sì varie città e paesi, e per sì lungo tratto di tempo, non siansi ancora avveduti dell' inganno, oppure accortisi continuino a gettare il proprio danaro e a tradire le loro speranze ? Signor professore, l' una delle due : O tanti padri e tante madri sono citrulli o snaturati traditori del loro sangue ; oppure voi siete un ingannato od un ingannatore. Di queste due ipotesi, quale vi sembra più naturale e ragionevole? Se per modestia non osate rispondere voi, risponderanno senza difficoltà tutti quelli, che sono di buon conto e di mente sana.
II. Il sig. professore scrive ancora che gli alunni dei Collegi di D. Bosco fanno cattiva prova, quando hanno da subire esami negli Istituti Governativi. - Ed ecco fresca fresca la risposta : Lasciando a parte il fatto degli anni addietro, sappiate, sig. professore, che sopra 97 allievi di 5a ginnasiale e di liceo, appartenenti a varii Collegi, che D. Bosco ha in Italia, e che nel mese di luglio u. s. si presentarono agli esami nei Collegi del Governo , e perciò presso a giudici, secondo voi , competenti ed imparziali , ben 78 uscirono promossi fin dalla prima prova; degli altri diciannove, se avrete pazienza, vi diremo l'esito finale nel prossimo ottobre. Anzi vi aggiungiamo che ad Albenga erano 63 esaminandi del Circondario, e quegli che riuscì il primo tra tutti , compresi gli stessi degli Istituti Governativi, fu appunto un allievo dei Collegi di D. Bosco ; e se volete saperne il nome vi diremo che egli si chiama Giuseppe Palazzo. Questi sono fatti, egregio sig. professore, e contro i fatti cadono spente le grosse bombe di paroloni, che avete lanciato contro dei Collegi di D. Bosco, meno fortunate che non quelle degli Inglesi contro le mura di Alessandria d'Egitto.
Del resto, sig. professore di Castellazzo-Bormida, concludiamo col darvi un consiglio da buoni amici, e col fare una proposta ben degna dei vo stri sentimenti patriottici ed umanitarii. Il consiglio è questo : Quando volete vendere al pubblico mercato qualche derrata , procurate anzi tutto di conoscerne bene la natura, per non mettervi al pericolo di corbellare il prossimo spacciando delle carote.
E finalmente eccovi la proposta: Da certe frasi del vostro discorso pare che voi siate un grande amicone della patria, un sincero umanitario, un insigne filantropo. Ebbene ascoltate: Oltre i molti Collegi , D. Bosco tiene aperti altresì parecchi Ospizi di carità non pure nel regno, ma fin oltre all' Oceano, a benefizio soprattutto delle colonie Italiane. Ivi sono raccolti, mantenuti, ed avviati ad una professione onorata oltre a 100 mila poveri giovanetti od orfani od abbandonati, i quali senza la sua mano benefica sarebbero cresciuti all'ozio, al vizio, al disonore della famiglia, della patria e della società, sarebbero forse caduti nelle mani della giustizia , indi nella prigione. Tutti questi merlotti mangiano molto, sapete, sig. professore, e D. Bosco quantunque danaroso, come voi dite in un luogo, tuttavia ha le finanze piccole e scarse, come voi stesso con aperta contraddizione scrivete in un' altra pagina ; quindi non reggendogli il cuore di far patire la fame, o intirizzire dal freddo , o rigettare nuovamente sulla pubblica via tanti piccoli deseredati della fortuna, va sovente a battere alla porta dei ricchi, dei benestanti, ed anche dei professori, domandando la carità. Or su dunque, sig. professore di Castellazzo, eccovi una propizia occasione di dar prova del vostro amor di patria, e della vostra tenerezza per la misera umanità. Noi vi proponiamo che vi prendiate l'incarico di mantenere, calzare e vestire per un anno un migliaio di questi orfanelli di D. Bosco. Vi pare troppo un migliaio? Mantenetene anche solo un centinaio. E ancor superiore alle vostre forze ? E mantenetene solamente una dozzina. E ancor troppo così ? Or bene, mantenetene anche un solo, facendogli parte del vostro stipendio. Come vedete, siamo molto discreti, noi ; onde, se voi ricusate di dare questa prova di filantropia, avremo il diritto di dirvi che, se non volete e non sapete voi fare del bene ai vostri simili, siate almeno tanto umano e patriota da non incagliare quelli che lo fanno.
Come avevamo annunziato nel Bollettino di luglio, nella_ Casa delle Suore di Maria Ausiliatrice in Nizza Monferrato, ebbero luogo nei primi giorni del passato agosto gli Esercizi spirituali per le signore e per le maestre secolari; e ve ne convennero ben oltre a 140. Vi predicarono il M. R. Sig. D. Olivieri Raimondo, Canonico Arciprete di Acqui, e il Sac. D. Giovanni Cagliero, Direttore Generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Anche D. Bosco vi tenne discorso un giorno, mostrando il modo pratico di fare del bene in mezzo al mondo, cominciando dalla propria famiglia e dalla scuola. I Santi Esercizi terminarono il giorno di S. Lorenzo con piena soddisfazione di tutte.
Prima di separarsi dal luogo del loro raccoglimento quelle buone cristiane diedero una prova della loro devozione al Vicario di Gesù Cristo, mandando un obolo per sopperire ai bisogni dell'augusta sua povertà. Difatto nell' Unità Cattolica del 15 agosto si leggevano queste parole « Le maestre di scuola ed altre signore , che sotto alla direzione delle Suore di Maria Ausiliatrice fecero gli esercizi spirituali nel Santuario della Madonna delle Grazie in Nizza Monferrato, chiedono una speciale benedizione dal Supremo Gerarca della Chiesa, Leone XIII, supplicandolo di gradire la tenue loro offerta di L. 131.»
Tutto il mondo cattolico si appresta a celebrare con solennità il VII Centenario della nascita di quel grande, che fu S. Francesco d' Assisi, decoro della
Chiesa e gloria dell' Italia nostra. Svariatissime sono le proposte per il fausto avvenimento : predicazioni , messe, comunioni, pellegrinaggi, agapi ai poveri, accademie, ecc. Ma per preparare gli animi e disporli
alla gran festa è mestieri far precedere alla solennità una novena di preghiere ed opere buone. Raccomandiamo quindi con piacere un libretto che supplisce a questo bisogno. Esso porta per titolo : Solenne novena di preghiere, suppliche, invocazioni ed opere buone secondo i bisogni dei tempi in preparazione al VII Centenario della nascita del grande Patriarca S. Francesco d' Assisi.
Non solo le Congregazioni e Sodalizii Francescani, ma tutti gli Istituti ed Associazioni cattoliche e le persone facoltose andranno senza dubbio a gara nello spargere quanto più possono questo libretto, per concorrere anche a diffondere in mezzo al popolo lo spirito del Serafino d' Assisi, dal quale il gloriosamente regnante Leone XIII si ripromette la ristorazione sociale. li prezzo è tenuissimo ed alla portata di tutti. Una copia cent. 5, cinquanta copie L 2, 25, cento copie L 4, 00.
Rivolgersi alla Libreria Salesiana a Torino.
Per concessione pontificia, in data del 9 di maggio 1876, ogni Cooperatore ed ogni Cooperatrice può guadagnare tutte le Indulgenze dei Terziarii di S. Francesco di Assisi, tanto plenarie, quanto parziali.
Fra le altre può acquistare Indulgenza plenaria una volta al giorno, da applicarsi alle anime del Purgatorio, recitando la terza parte del Rosario di Maria Vergine avanti al SS. Sacramento, e non potendo avanti al divin Sacramento, recitandola innanzi al Crocefisso.
Indulgenza plenaria ogni volta che si accosta alla santa Comunione.
Può altresì lucrare moltissime Indulgenze nel corso del giorno , mediante la recita di sei Pater, Ave e Gloria, secondo la mente del Sommo Pontefice. E queste indulgenze , applicabili alle anime purganti , le può acquistare toties quoties, ossia tutte le volte che recita i suddetti Pater, Ave e Gloria in qualunque luogo, senza bisogno di Confessione e Comunione, purché sia in grazia di Dio.
Oltre a queste, un'altra Plenaria ne può guadagnare ogni Domenica, e nei giorni qui sotto notati, purché confessato negli otto giorni, e comunicato visiti una qualche Chiesa o pubblico Oratorio, pregandovi secondo la mente del Sommo Pontefice.
1. Solennità del SS. Rosario di Maria Vergine. 2. Santi Angeli Custodi. 4. S. Francesco d'Assisi. 8. Maternità di Maria Vergine. 15. Purità di Maria SS. 19. S. Pietro d'Alcantara.
23. S. Giovanni da Capistrano.
28. Santi Apostoli Simone e Giuda.