BS 1930s|1930|Bollettino Salesiano Giugno 1930

Anno LIV.   1° GIUGNO 1930 (VIII)   Numero 6.

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO MENSILE PER I COOPERATORI DELLE OPERE E MISSIONI DI DON BOSCO

SOMMARIO: Belle parole del Papa. - La prima celebrazione della festa del Beato. - Lei non sarebbe mica la Provvidenza? - Il perdono cristiano. - Grazie del Beato Don Bosco. - La Crociata missionaria. - Dalle nostre missioni : I quattro doveri missionari. - li Miracolo della Carità. - Dal Vicariato di Mendez e Gualaquiza. - Dalla nostra Missione del Siam. - Una preziosa lettera di Mons. Versiglia. - Nuove speranze per l'orientamento verso il Cattolicismo del Giappone. - Festeggiamenti in onore del Beato Don Bosco. - Tesoro spirituale. - Culto e Grazie di Maria Ausiliatrice. - Lettera di Don Giulivo ai Giovani. - In dono al Papa. - Un' interessante pubblicazione. - Necrologio.

BELLE PAROLE DEL PAPA.

I. SUL CATECHISMO.

Ricevendo in udienza il 16 marzo i promotori del Congresso Catechistico di Roma, Sua Santità nel discorso loro rivolto tessè un elogio bellissimo del Catechismo. Ecco alcune delle auguste parole nella loro parte sostanziale.

Il re dei libri.

Sua Santità osservava che « non è saputo mai abbastanza come sia importante il Catechismo, questo libro piccolo e grande, che ha sì modesta denominazione, che proprio è di tutti il più bello, e che veramente può definirsi il re dei libri, solo sorpassato dal libro per eccellenza, quello della Sacra Scrittura, che contiene la diretta parola di Dio, così come Egli si è compiaciuto di dirla e di rivelarla. Ma dopo la Sacra Scrittura, viene il Catechismo, anche perchè, in sostanza anch'esso contiene la parola diretta di Dio: contiene i precetti di Dio: le sue verità, la sua legge, e ci indica i rapporti che devono intercedere tra Dio e l'uomo, tra tutto il mondo e Dio ».

Un libro piccolo e grande.

Il Papa rileva quindi un'altra mirabile prerogativa del catechismo: il quale è un libro piccolo e grande.

Incomincia - nota il Santo Padre - con il primo piccolo manuale, e poi man mano si fa sempre più ampio. Però dal piccolo libriccino che i più piccoli studiano con tanto profitto, al più grande, che è nelle mani dei giovinetti, nessuna variazione di sostanza: questa resta sempre la medesima. È ben vero che ciò può dirsi anche dei libri scientifici umani; ma nel Catechismo questo fatto è quanto mai speciale e singolare. Nessun libro, come questo, si amplifica sempre, pur rimanendo il medesimo. Esso è e resta uguale sia nelle piccole nozioni che accennano alle verità principali, alla legge di Dio, alla Chiesa, sia nelle opere immense dei grandi autori, di San Tommaso d'Aquino per esempio, i cui scritti ben possono dirsi non altro se non un Catechismo grande.

Un libro da studiar sempre.

« Da ciò - proseguiva l'Augusto Pontefice - viene come diretta e logica conseguenza che lo studio del Catechismo, il quale impegna in modo così particolare i piccoli e i grandi che vogliono essere fedeli al Signore, deve essere costante e continuato ».

Al qual proposito il Papa soggiungeva:

« Non basta riai lo studio del catechismo: bisogna continuare sempre a studiarlo e sempre più profondamente e largamente. Vi dico la verità vera: anche il Papa studia il catechismo, ed è felice tutte le volte che può studiarlo un poco, e vedere questa divina legge, che diventa sempre più vasta, sempre più lucida e splendida; e veder le conseguenze di queste prime, piccole e semplici verità, e veder come, a poco a poco, esse investono tutta la vita, tutti i pensieri, tutte le attività nostre, tutti i rapporti individuali, domestici e sociali dell'umanità; e del mondo con Dio. Veramente può dirsi che il Catechismo ha una parola per tutte le cose, per tutti i momenti dell'esistenza ».

Un libro da studiare... e praticare.

Per ultimo un riflesso voleva Sua Santità confidare agli intervenuti a quella cara udienza: questo: « Il Catechismo non è un libro di pura erudizione; il Catechismo non è una cosa che si impara solamente per arricchire la mente di bei pensieri o di splendide cognizioni. Il Catechismo richiede un'altra cosa: oltre a essere studiato, vuole essere praticato. Poichè esso dice che cosa siamo noi: dice l'origine della vita, la destinazione della nostra vita stessa, i rapporti nostri con Dio, verso la famiglia, verso la società in tutte le direzioni della vita, in tutte le condizioni e le attività della dignità umana.

Riassumendo, il Catechismo deve essere studiato, ristudiato, sempre più e sempre meglio, sempre più largamente, altamente e, se si vuole anche, sempre più scientificamente, sempre generosamente, anche quando il praticarlo può costare qualche sacrificio».

II. SULLA MISSIONE DEL " MAESTRO ".

Il S. Padre ha ricevuto in udienza il 16 aprile 70o maestri e maestre del Piemonte e 48o maestri e maestre della Lombardia, e rispondendo all'indirizzo che a nome di tutti gli aveva rivolto il maestro Giulio Padoan, tenne loro questo significativo discorso.

Un maestro divino.

Dando il benvenuto a tutti i presenti, Sua Santità volle ricordare che durante la preparazione al suo sacerdozio, era stato maestro anche Lui, ed aveva insegnato alla quarta elementare, applicando tutto il programma che allora era consuetudine attuare. Con indicibile compiacimento Egli rievocava quei giorni, e lo faceva alla presenza di coloro che oggi esplicano quello stesso ministero.

Quindi il Santo Padre magnificava la missione dell'insegnante, e diceva tra l'altro: « Un giorno veramente fatidico per la storia della umanità, ricco di nuova vita per tutto il mondo, risuonò la voce divina e disse: Andate e insegnate. Ora che cosa fanno i maestri se non precisamente l'insegnamento? E dunque anche ad essi diretta quella voce e quel mandato, quella prima voce che doveva salvare il mondo e rinnovare l'umanità. Anche ai maestri arriva tale voce, se pur per altre vie, certo alte e sublimi, sì da ricordare quella sua divina, prima sorgente ».

Mandatari della Famiglia e della Patria.

Sua Santità continuava dicendo che dalla famiglia anzitutto si affidano ai maestri i bambini, i figli, proprio come ad una parte viva ed organica della famiglia stessa: si affidano alle cure degli insegnanti, perchè facciano a quei piccoli ciò che alla immensa maggioranza dei genitori è impossibile di compiere, oggi specialmente in tanto turbinio di vita ed assorbimento di affari. A la famiglia che si rivolge ai maestri e che dice ad essi: nutriteci questi piccoli di quel pane che solo voi potete dare; - come già ebbe a dire la figliuola di Faraone allorchè, sorreggendo il piccolo Mosè salvato dalle acque, ebbe a pregare di averne cura: e il piccolo fu allevato per la salvezza del suo popolo e non soltanto del suo popolo.

A ciascuno dei maestri è dunque ripetuto il divino mandato: andate e insegnate; e non soltanto per mezzo della famiglia. V'è anche la Società, la Patria, lo Stato che ad essi affida quei piccoli: lo Stato che ha negli insegnanti i mezzi e gli ausiliari per compiere quel diritto ed anche per attuare quel dovere di venire in aiuto della famiglia, per la preparazione di buoni cittadini, perchè possano entrare nella vita ben formati e ricchi di tutti i tesori spirituali, perchè siano poi i coefficienti del tranquillo ordine e della prosperità della Società e della Patria.

Ausiliari della Chiesa.

« Andate e insegnate »; è la voce che la Chiesa, Maestra di verità, che Dio ha posto nel centro dei secoli e del mondo. Questa voce deve riscuotere, più altamente e più profondamente che altre mai, consensi e rispondenza. Questa voce infatti ci fa riflettere che non si tratta soltanto dei figli, dei cittadini, ma delle anime salvate col Sangue divino, della loro vita eterna, giacchè per esse la vita presente non è che un episodio.

La Chiesa chiede di educare appunto in vista di quella vita futura, educare secondo i comandamenti di Dio, secondo la legge sua, ad ottener che la grazia divina, per cui vengono sanate le ferite della natura, conforti le giovani esistenze e le aiuti per tutte le elevazioni ed aspirazioni, per tutti i gradi della cristiana santità, trasfigurando questa povera e pur così ricca, misera e pur così grande umanità, mettendo in valore, nell'ordine soprannaturale, i meriti e le ricompense promesse dal Redentore Divino. È quindi per compiere questo mandato che la Chiesa domanda il concorso dei maestri, che è quanto dire per tutta una vera preparazione di bontà e di virtù che essi solo possono dare alle piccole anime.

La prima celebrazione della festa del Beato.

Il triduo e la festa.

Come abbiamo annunziato, si è celebrata per la prima volta la festa del Beato Don Bosco nella Basilica-Santuario di Maria Ausiliatrice.

Il 22 aprile, vigilia del triduo, giunse fra noi, ospite graditissimo, Sua Em. il Card. Hlond, Primate di Polonia, il quale insieme alle Loro Eccellenze Mons. Ernesto Coppo, reduce dall'America del Nord, Mons. Antonio Malan, vescovo diocesano di Petrolina (Brasile) e Mons. Montanelli, arcivescovo di Vercelli, prese attiva parte alle sacre funzioni in onore del Beato.

Coincidendo il triduo con l'apertura del mese consacrato ad onore di Maria Ausiliatrice, la Basilica si rivelò ancora una volta insufficiente a contenere la straordinaria folla di devoti accorsa. « Dal mattino... sino all'imbrunire - scrisse un giornale cittadino (1) - il pellegrinaggio devoto non ha avuto, si può dire, un attimo di sosta. Di ora in ora la folla si è rinnovata, ma sotto le ampie navate del tempio lo spettacolo commovente della folla pigiata dinanzi agli altari si è perpetuato per tutta la giornata, dando luogo a commoventi episodi di viva fede cristiana ».

La sera del 25, dopo i Vespri pontificali e la predica, si svolse nel tempio un rito speciale che fu seguito con molta attenzione dalla folla di devoti: il battesimo di un giovane cinese, venuto recentemente da Shanghai col missionario D. Garelli. Amministrò il battesimo Sua Em. il Card. Hlond: assistevano il battezzando il Conte Alberto Della Chiesa che fungeva da padrino, e il Sig. D. Rinaldi.

È facile comprendere l'intima gioia del buon cinesino, che nel ricevere la grazia, da anni sospirata, era perfettamente conscio della sua particolare fortuna di riceverla alla vigilia della festa di D. Bosco, che egli ama come un padre, e nella chiesa di Maria Ausiliatrice, che conserva la preziosa salma del Beato. Zi-Patzen - così si chiama il cinese battezzato - il dì seguente, sul finire del pranzo, volle esprimere in cinese e in italiano al Sig. D. Rinaldi tutta la riconoscenza del suo cuore per la fortuna che gli aveva procurata di divenire figliuolo di Dio e di poter trascorrere la solenne festa di D. Bosco con l'anima abbellita dalla grazia.

La festa del 26, fu celebrata veramente con religioso entusiasmo. Mattino e sera il grande tempio presentò un magnifico colpo d'occhio durante i pontificali; sempre gremito di fedeli con lo sguardo fisso all'altare seguendo i sacri riti, mentre all'urna altre folle si alternarono ininterrottamente a pregare il Beato, invocandone la protezione sulle loro famiglie e sui loro interessi.

Tre turni di predicazione - una al mattino e due alla sera - furono egregiamente svolti dai predicatori del mese di Maria Ausiliatrice, i Rev.mi D. Angelo Amadei, Sa lesiano, P. Enrico, Francescano della Madonna di Campagna, e D. Benedetto Galbiati di Milano. Alle messe quotidiane, fino a tarda ora, consolantissimo fu sempre il numero di Sante Comunioni.

(1) Gazzetta del Popolo del 27 Aprile.

Le esecuzioni musicali.

Con la consueta perizia le scuole di canto Opera Pia Barolo, Figlie di Maria Ausiliatrice e Alunni dell'Oratorio eseguirono nei giorni del triduo musica dei maestri Bottazzo, Mondo, Pagella, Scarzanella e Thermignon. Il canto dei primi e secondi Vespri e della Messa del giorno 26 fu riservato alle ottime scuole solite a riunirsi in queste circostanze solenni, cioè soprani e contralti dell'Oratorio, tenori e bassi dell'Istituto Internazionale Don Bosco. La consapevolezza tecnica dei componenti le due scuole, vivificata dall'amore verso il Padre glorioso, diede un'esecuzione quale meglio non si poteva desiderare della Messa O quam gloriosum del Victoria e, ai vespri, di musica moderna del Caudana, De Bonis, Dogliani, Donini e Pagella.

Le stesse voci che avevano finemente miniato le delicatissime polifonie del Sanctus e del Benedictus, con solenne grandiosità vibrarono nel Magnificat, musicato dal M° Salesiano D. De Bonis, e con sicurezza di espressione riprodussero nel nuovo Inno Ad regias Agni dapes la felicissima tecnica e la magnifica idea melodica che il M° D. Pagella ha profuso, come sempre, genialmente.

Esecuzioni dunque molto soddisfacenti nelle quali organo e canto gareggiarono nella fusione, nel colorito, nella precisione. Anche la scelta dei brani d'organo assecondò il canto, per cui alla musica di Victoria si alternò quella di Frescobaldi, e agli autori moderni, quella, più adatta, di Bach di Widor, di Vierne.

Benedizione di un altare.

Altre cerimonie molto care e importanti si svolsero nella giornata del 27 aprile come degno coronamento della festa celebrata.

Pur non scemando la folla dei devoti nella Basilica di Maria Ausiliatrice per le consuete funzioni, a Valsalice nelle ore del mattino si raccolse un'altra folla di Cooperatori ed Ex Allievi per assistere alla benedizione dell'altare eretto sul luogo già occupato dalla salma di D. Bosco.

Disegnato dal valente ing. Momo, l'altare, per le sue linee sobrie ma di una purezza ed eleganza incomparabile, è riuscito una vera opera d'arte. Al di sopra di esso è stato murato il bassorilievo che già prima posava sulla tomba del Beato, ed in alto spicca, su d'una lastra di alabastro, una preziosa reliquia di D. Bosco, illuminata da due lampade laterali.

Il Sig. D. Rinaldi, assistito dagli altri membri del Capitolo Superiore, benedisse l'altare e celebrò la prima S. Messa; poi in una forma facile e piana, ma vibrante di commozione, parlò agli intervenuti delle glorie del Beato.

Il busto di Mamma Margherita.

La seconda cerimonia si è svolta invece nel pomeriggio, sotto il porticato del primo cortile dove sorse la prima casetta del Beato, quella che fu il seme del grandioso odierno edificio di Valdocco.

Ivi era stato murato un medaglione in ricordo di Mamma Margherita, la sublime donna che fu la prima ispiratrice e cooperatrice dell'opera del Figlio, e nel pomeriggio dopo le funzioni in Maria Ausiliatrice ne venne fatta l'inaugurazione.

Mentre dal fondo del cortile si innalzavano le note dell'inno a Don Bosco, scritto dal maestro D. Pagella, la signora Francesca Castellino ha fatto cadere il drappo che copriva la lapide e gli sguardi di tutti i presenti si sono concentrati sul volto soffuso di bontà di Mamma Margherita.

Il busto, opera pregevole dello scultore Cellini, è stato molto ammirato. L'artista ha saputo dare al marmo calore di vita e la madre di D. Bosco sorride e sembra stia per pronunciare le parole di gentilezza e di bontà che era solita esprimere in vita.

Sulla lapide è scolpita la seguente epigrafe dettata dal prof. D. Fedele Giraudi, Economo generale della Congregazione Salesiana: Mamma Margherita visse nell'Oratorio dieci anni nel lavoro, nella povertà, nella preghiera, a fianco del figlio, il Beato D. Bosco, prodigando cure e tenerezze materne verso i primi giovanetti ai quali apprestava il cibo, le vesti e insegnava il timore di Dio. - Nata a Capriglio d' Asti il 1° aprile 1788 - morta in questa casa il 25 novembre 1856.

Mons. Malan, indossati i paramenti sacri, e assistito da due chierici, ha iniziata la funzione religiosa. Quindi la signora Castellino ha pronunciato il discorso ufficiale rievocando la figura ideale di Mamma Margherita, e la carità inesauribile di quel cuore e di quell'anima privilegiata.

Alla Prof.ssa Castellino seguì un discorsino di un alunno dell'Oratorio, quindi il Sig. D. Rinaldi chiuse esaltando tra la commozione dei presenti, le virtù materne di colei che visse giorno per giorno la santa fatica creatrice di D. Bosco.

Festa intima al Sen. Conte Eugenio Rebaudengo.

L'ultima cerimonia si svolse nel teatro dell'Oratorio. Cooperatori, Salesiani, Ex Allievi, Allievi si raccolsero intorno all'illustre benefattore Sen. Conte Eugenio Rebaudengo, testè insignito dal regnante Pontefice Pio XI della Gran Croce dell'Ordine Piano.

In presenza dei parenti ed ammiratori, il Sig. D. Rinaldi con parole che il cuore gli dettava esaltò le benemerenze dell'illustre Patrizio a favore delle Missioni e solennemente lo fregiò dell'altissima onorificenza.

Rispose commosso il Conte Rebaudengo, rievocando di essere debitore dell'affetto che nutre per le Opere Salesiane alla sua pia consorte, che a queste Opere aveva rivolto tutta l'azione del suo apostolato di amore e di carità.

Lei, non sarebbe la Provvidenza?

Trovandomi come curato a Stradella ebbi dall'Arciprete D. Domenico Rameri l'incarico di svolger il ministero sacerdotale presso la sig.ra Longhi Luigia ved. Gialdrone, ammalata in casa insieme ad un figlio sacerdote pure gravemente infermo.

Un giorno la signora mi disse:

- Sig. D. Carlo, vorrebbe farmi un gran favore? Desiderei che si recasse a Torino per recapitare queste mie elargizioni ai diversi istituti che ella troverà indicati sui singoli pacchetti che le consegnerò.

- Ben volentieri, risposi, chiederò il consenso al Sig. Arciprete e sarò ai suoi ordini.

Avuto il consenso del mio superiore, presi i vari pacchetti che la pia signora mi consegnò sigillati e il 19 ottobre partii col diretto da Stradella verso le 5 del mattino. Giunto a Torino presi alloggio all'albergo Rocca di Cavour (Hotel Roma) e colla piccola valigia in mano mi diressi tosto al Santuario di Maria Ausiliatrice. Là domandai se si poteva parlare con D. Bosco e senz'altro fui condotto alle camere dove il sant'uomo aveva la sua dimora.

Nell'anticamera vidi alcune signore che attendevano forse che D. Bosco celebrasse la Messa, perchè v'era pronto un grande armadio aperto che presentava l'Altare per il S. Sacrificio. Fui presentato al sacerdote D. Viglietti al quale dissi che desideravo parlare con D. Bosco. Egli andò ad annunziarmi a Don Bosco, il quale alla sua volta pregò di attendere perché era intento a parlare col servo di un padrone, mandato per esigere il pagamento di certi lavori eseguiti.

Qui comincia il mio episodio con D. Bosco.

Dopo un po' di tempo, durante il quale si capiva dalle parole che il servo insisteva per essere pagato e D. Bosco rispondeva che per il momento non poteva soddisfare e che tutto il suo avere consisteva in poche monete che aveva sul tavolo - e che io poi vidi - e di voler riferire al suo padrone che l'avrebbe soddisfatto e forse la Provvidenza si sarebbe manifestata fin da quel giorno, il servo se ne andò contrariato, brontolando tra sè.

D. Bosco allora chiama D. Viglietti e gli comanda di introdurre il sacerdote che poco prima gli aveva annunciato. Così fui ammesso alla presenza di D. Bosco: gli baciai la mano egli mi fissò in viso e mi disse:

- Lei, non sarebbe mica la Provvidenza?!

Rimasi confuso a quelle parole e mi limitai ad esporgli lo scopo per cui ero venuto a Torino; e tratti dalla valigia due pacchetti che erano destinati a lui glieli consegnai, mentre egli mi diceva:

- Vede che lei è mandato dalla Provvidenza ? !

E senz'altro sciolse i due pacchetti sigillati, e mandò subito D. Viglietti a ricercare quel servo che poco prima era uscito. Quando lo ebbe a sè gli consegnò la somma dovuta al suo padrone e gli sussurrò:

- Vedete? La Provvidenza ci ha pensato fin da oggi!

Dopo avergli chiesto una guida che mi accompagnasse nei vari luoghi dove doveva recarmi per consegnare le altre offerte della pia signora, mi accomiatai da D. Bosco, il quale mi domandò dove avessi preso alloggio. Sentendo che ero all'Hotel Roma mi chiese se voleva passare la notte nell'Oratorio: accettai. Celebrata la messa, con il chierico che mi accompagnava sbrigai le mie incombenze e per le 12, dopo essermi licenziato dall'albergo, fui all'Oratorio. D. Francesia si fece premura di condurmi a prendere un po' di ristoro coi chierici. Quando D. Bosco andò a far pranzo, non vedendomi a tavola, domandò subito a D. Rua:

- Dov'è quel sacerdote che fu da me stamattina?

Gli fu risposto che D. Francesia aveva provveduto, e D. Bosco replicò:

- Stassera voglio che sia a cena con noi.

Alla cena fui con D. Bosco e cogli altri superiori. Pernottai all'Oratorio, il mattino seguente celebrai nel Santuario e a mezzogiorno fui a pranzo col Beato. Però dovendo partire mi congedai sul finire della mensa da Don Bosco, il quale ordinò che una carrozza mi conducesse alla stazione. Sorridendo, mentre gli baciavo la mano, mi disse: - Dunque, lei vuol proprio partire? Guardi che non partirà: si fermi... - Io insistevo di voler andare, ed egli a sua volta a ripetermi: - Non partirà oggi, ma domani!

Tuttavia mi licenziai e mi avviai verso la stazione. Mi fu poi riferito che ai superiori Don Bosco ripetè dopo la mia partenza: - Quel buon sacerdote vuol partire, ma... partirà... Non ritornerà subito all'Oratorio per la vergogna di aver perduto il treno, ma stassera sarà qui con noi e partirà domani.

E successe proprio così! Arrivato alla stazione, il bigliettario non vi era più, il personale di sala non mi permise l'entrata perchè sprovvisto di biglietto e, benchè mancassero 10 mimuti alla partenza del treno, tra una discussione e l'altra cogli impiegati il diretto partì ed io rimasi. Per la vergogna non osai ritornare all'Oratorio e andai a Soperga.

Alla sera D. Bosco mi accolse nuovamente ilare e faceto, accordandomi generosa ospitalità. Partii effettivamente il giorno dopo.

Barbianello (Pavia).

Can. D. CARLO VIDALI.

Facciamo noto ai nostri benemeriti Cooperatori che le opere nostre hanno il Conto Corrente postale nel N. 2-1355 (Torino) sotto la denominazione DIREZIONE GENERALE OPERE DI D. BOSCO - Torino. Ognuno può valersene con risparmio di spesa, nell'inviare le proprie offerte, ricorrendo all'ufficio postale locale per il modulo relativo.

IL PERDONO CRISTIANO.

IL PERDONO CRISTIANO è un precetto che s'inquadra nell'orbita del maggiore precetto di amare i proprii nemici, del quale non forma che una pratica conseguenza. Amare coloro che ci fanno del bene, nel nostro interesse, è carità pagana; ma amare quelli che ci odiano, è carità cristiana. Ed è questa anzi la nota caratteristica che distingue il cristiano dall'infedele, l'apice supremo che colloca la religione nostra al di sopra di ogni altra religione e morale filosofica.

Nessuna religione e nessuna scuola antica avrebbero avuto anche il solo coraggio di enunciarlo.

In realtà, varcando i limiti della fragilità umana, si direbbe addirittura assurdo e d'impossibile attuazione, se non ci fosse stato categoricamente imposto. Il gran Dottore Agostino, che con la sua fine arguzia, piacevolmente drammatica, prospetta le solide basi di questo importantissimo argomento, si sente quasi smarrito al considerare l'altezza vertiginosa di un così elevato precetto, tanto da fargli l'impressione d'essere grave, troppo grave. «Tra i grandi e salutevoli precetti, scrive, divini ed altissimi precetti, che diede ai suoi discepoli, sembra troppo grave il comando di amare i proprii nemici » (1).

Eppure i termini con cui è stato proclamato non ammettono equivoco od incertezza di sorta. « Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano e pregate per coloro che vi perseguitano ». Obbligo quindi esplicito, perentorio e sopratutto assolutamente indispensabile a chiunque pretenda aspirare al titolo di vero figlio di Dio. Infatti così prosegue il divino legislatore: « Affinchè, disse, siate figli del vostro Padre che è nei cieli, il quale fa nascere il sole sopra i buoni e sopra i cattivi, e manda la pioggia sopra i giusti e sopra gli ingiusti » (2).

È dunque lo stesso comun Padre che dà per il primo, il solenne esempio di un amore senza confini e senza riserve.

Il fatto è di una evidenza incontrovertibile « Noi lo vediamo, osserva S. Agostino, e non possiamo negarlo. Forsechè è stato ingiunto alle nubi: - Piovete sui campi de' miei devoti e allontanatevi dalle terre di coloro che mi bestemmiano? - È forse stato detto al sole: - Ti vedano soltanto coloro che mi onorano e non ti vedano coloro che mi maledicono? Beneficii del cielo e beneficii della terra! Sgorgano le fonti, i campi s'impinguano, si caricano gli alberi di frutti. E se ne avvantaggiano tutti, tanto i buoni che i cattivi, i riconoscenti come gli ingrati » (1).

Ma se il primo esempio ci viene dato dal Padre celeste, è il Figlio che lo ripete, dopo essersi fatto carne, proclamando la legge del perdono con la bocca di quel corpo a cui si è unito per amore dei suoi nemici: « Poichè venendo al mondo per amore de' suoi nemici, non aveva incontrato neppure un amico » (2).

Cristo però non si è contentato di farsi il banditore dell'amore universale e del perdono ai nemici; ma, ciò che più importa, ha voluto sanzionarlo a spese della propria vita. « Ha praticato così sulla cattedra della croce quanto aveva raccomandato con le parole. Allorquando i Giudei lo circondarono frementi, con la schiuma alla bocca, irosi, sprezzanti, crocifissori: - Padre, disse, perdona perchè non sanno quello che si fanno! - La cecità li crocifiggeva e il crocifisso convertiva in salutare medicina il proprio sangue » (1).

Oh insondabile abisso di bontà divina!

A questo punto il Santo Dottore con logica serrata, non senza una leggera tinta di bonaria canzonatura, previene ed abbatte ad una ad una tutte le difficoltà, che si sogliono accampare per credersi dispensati dallo spinoso comandamento.

« Allorchè alcuni intendono nel Vangelo queste parole dette in croce: - Padre perdona perchè non sanno quello che si fanno. Essi vanno dicendo: - Qual meraviglia! Egli ha pregato per i suoi nemici, perchè è Dio, perchè è il Figlio unico di Dio, perchè sotto il velo della carne c'era sempre la Divinità ; ma si può pretendere che noi facciamo altrettanto ? » (2).

Ma dunque, rincalza S. Agostino, se è impossibile metterlo in pratica, l'autore di un tale precetto si è forse preso gioco di noi ? Ci guardi Dio dal solo pensarlo.

Piuttosto tu credi che sia troppo l'imitare il tuo Signore ?... Ebbene poni mente a S. Stefano che è tuo conservo. Fatto quindi un minuto ed efficace parallelo tra Cristo Dio e Stefano, uomo come tutti gli altri uomini, conclude con una pittoresca e sintetica metafora: - E troppo forte per te, che hai gli occhi ammalati, fissare il sole, contèntati almeno di fissare la lucerna:

Non si creda tuttavia con ciò che si possano agevolmente sbarazzare gli ostacoli che

si frappongono sull'aspro sentiero di un così grave precetto. La stessa magnifica vittoria di Stefano non si può attribuire totalmente alle sue forze. E frutto senza dubbio della grazia, la quale però, una volta richiesta, non viene negata a nessuno.

Ecco in proposito le acute e geniali osservazioni del nostro Dottore: « Se Stefano è riuscito a far tanto, è mercè della grazia di Dio. Ma forse che egli è entrato e a te ha chiuso la porta? Forse che ha varcato il ponte e poi lo ha distrutto? No, no, la fonte non s'è disseccata e continua a zampillare» (1).

Porgere quindi la mano a chi paternamente ce la stende dall'alto, non significa affatto menomare la somma dei meriti individuali, che anzi ne mette meglio in rilievo l'intrinseco valore.

Piuttosto dobbiamo persuaderci che il precetto di amare i nemici, dovesse pure condurci fino all'eroismo, noi non possiamo sottrarcene.

Giacchè, come ha scritto un celebre oratore (2), questo eroismo, ben inteso; non è un semplice consiglio, ma un precetto senza di cui è vano sperare salvezza.

Quanto adunque emerge maggiormente l'obbligo del perdono cristiano, il quale, come su è detto, del massimo precetto non costituisce neppure il comma più difficile!

Non si dimentichi che se vogliamo essere perdonati, siamo astretti al perdono. Diversamente sì risiga di condannarci con le stesse nostre parole, proprio al momento in cui chiediamo venia a Dio dei nostri falli.

Si ascolti ancora una volta il grande Dottore: « Tu vai a pregare la tua preghiera. Sta bene. Ed eccoti al punto di dirgli: Padre nostro, che sei nei cieli; e aggiungi: Rimetti a noi i nostri peccati. E poi? Qui ti voglio. Come noi perdoniamo a coloro che ci hanno offeso. Ebbene è proprio in questo istante in cui il tuo nemico, lo spirito di vendetta, si erge arditamente contro di te, ostruisce il passaggio alla preghiera ed innalza un muro che tu non vali sormontare. Ti resiste, non di fuori, ma all'interno, ed è là che ti fa sentire l'amara rampogna della più stridente contraddizione ».

Venendo alla conclusione, in tempi, tutt'altro che leggiadri, tempi in cui l'odio di razza, triste eredità dell'ultimo ed immane conflitto, dilaga e s'infiltra sempre più fra i popoli di ogni colore, quanto è opportuno, necessario anzi, che il caritatevole richiamo del Protomartire dalla sua tomba torni a risonare in ogni angolo del mondo. È il grido della pacificazione serena dei cuori, il grido alto, fraterno, del Perdono Cristiano.

(1) Sermone IV - Festa di S. Stefano.

(2) MATT., V, 44-45

(1) e (2) Sermone IV - Festa di S. Stefano.

(1) e (2) Sermone IV - Festa di S. Stefano,

(1) Sermone II - Festa di S. Stefano.

(2) BOURDALOUE. Pour la fete de Saint Etienne.

Tesoro spirituale.

Raccomandiamo ai nostri cooperatori ed amici di voler contribuire alla diffusione di questa pia opera, che ha per iscopo di implorare da S. Stefano protomartire e diffondere in mezzo al popolo cristiano la pratica piena della carità anche verso i nemici, per estinguere quella fiamma di odio ancor viva nella povera umanità cristiana ed infedele.

I soci di questa opera godono di molti favori spirituali e di specialissime indulgenze concesse da S. S. Pio XI. Fra queste, è eccezionale quella di 500 giorni ogni volta che diranno, a modo di giaculatoria, le parole dell'Orazione domenicale: Rimetti a noi i nostri debiti siccome noi li rimettiamo ai nostri debitori.

Per essere membri di quest'opera, basta chiederne l'iscrizione, coll'invio di un'offerta, alla Sede Centrale dell'opera che risiede presso il Sepolcro, del Protomartire in BeitgemalGerusalemme (Palestina); oppure, per maggior facilità, al Rettor Maggiore dei Salesiani, via Cottolengo, 32 - Torino 109 - dichiarando espressamente : per l'opera del perdono cristiano: o più brevemente, per Santo Stefano.

Grazie del Beato Don Bosco.

Salvato da morte.

Il nostro Beato D. Bosco, mi salvò dalla morte. Il giorno 29 di dicembre attraversando in ubà il fiume presso le cascate, fui improvvisamente travolto in un vortice. I due Indi che mi accompagnavano mi sostennero, ma per ben tre volte andai al fondo. In questa lotta colla morte mi raccomandai al nostro Beato e mi sentii improvvisamente sollevare, così da battere la testa nella piccola ubà galleggiante, alla quale mi avvinsi e mi potei porre in salvo su una prossima isola. Gli Indi che assistevano, e specialmente i due che mi accompagnavano, fuori de sè esclamarono: Il Signore ti ha salvato.

Ringrazio di cuore il Beato Padre che mi ha salvato.

Yavaretè (Rio Negro). D. Giov. MARCHESE missionario salesiano.

Lo bontà di D. Bosco.

Flora Berardi di Ortona il 24 cadde gravemente ammalata: per avvenuta infiammazione ed un ascesso al rene e anche per lo stato interessante non potè essere operata. Le altissime febbri rendevano più disperato il suo caso e già le era stata approntata la cassa funebre.

Il 6 agosto dalla Superiora dell' ospedale ebbe un'immagine del Beato e cominciò con viva fede a recitare a modo di novena la preghiera ivi stampata. Promise pure, a guarigione avvenuta, un'offerta e di imporre il nome di Giovanni Bosco al neonato.

Il settimo giorno della novena - il 13 agosto - sognò il Beato, a cui chiese di confessarsi, ma egli, aprendo una dopo l'altra due porte, rispose di non poter soffermarsi. L'ultimo giorno della novena cessarono le febbri altissime e l'inferma potè incominciare a nutrirsi. Così riacquistò un po' di forza e potè felicemente dare alla luce un bambino sanissimo a cui fu imposto il nome Giovanni Bosco.

In adempimento alla promessa fatta e in segno di viva gratitudine invia per mezzo mio l'offerta nella speranza di poter recarsi essa medesima costà per ringraziare il Beato.

Ortona.   Sac. A. PuLCINELLA. Liberato dalle convulsioni.

Il nostro piccolo Giancarlo di 10 mesi venne colto improvvisamente da convulsioni, che si ripetevano con impressionante frequenza, tanto da far temere per la sua vita, gettando nella costernazione tutta la nostra famiglia.

Rivoltici fiduciosi al Beato D. Bosco ed iniziato un triduo di preghiere, con la promessa di far pubblicare la grazia sul Bollettino, al terzo giorno ogni male scomparve e fino ad ora non si sono più ripetuti gli accessi. Anzi il nostro piccolo è ritornato sano e vispo più di prima.

Che Maria SS. e il Beato D. Bosco lo protegano sempre!

Bologna, 2 marzo 1930.

Avv. GIov. FRANCHI.

Il Beato D. Bosco mi risana.

Nei primi di luglio fui preso da un attacco fortissimo alla regione renale destra. Il male si acutizzò talmente con gravi complicazioni da impensierire tutti. Il medico consigliò al mio Parroco di farmi trasferire subito all'Ospedale di S. Vincenzo de' Paoli. La sera un sacerdote venne ad amministrarmi tutti i Sacramenti. Ero rassegnato a morire, però invocai il Beato Giovanni Bosco di intercedere presso il Signore, di lasciarmi ancora lavorare nella sua Chiesa. In verità fui esaudito; al mattino mi sentii molto sollevato, la crisi era passata, il male vinto, la grazia concessa.

Ora grazie al Signore sono ritornato in chiesa alle mie consuete fatiche.

New York, ottobre 1929.

Sac. MICHAEL CAMMISA.

Pioggia per grazia del B. D. Bosco.

Le nostre campagne erano minacciate gravemente per la gran siccità che vi dominava. Io e la mia famiglia con gran fede ci rivolgemmo al Beato D. Bosco, e, per ottenere la sua intercessione, incominciammo una fervente novena di preghiere e promettemmo un'offerta per le Opere Salesiane.

La novena terminava il 10 settembre e dopo tre giorni venne la pioggia desideratissima che ci rallegrò tutti, perché ci arrecava un beneficio immenso. Saremo sempre riconoscenti al Beato D. Bosco e sempre lo pregheremo.

Invio frattanto la promessa offerta. Generai Lavalle (Argentina), 8 ottobre 1929.

GIOVANNI VAIROLETTI.

D. Bosco aiuta anche i Bororos.

Nel maggio u. s. nel cuore della notte un asse pesante cadde su un povero Bororo sordomuto, e lo colpì all'osso nasale. Il poveretto urlò pel dolore e si spaventò per la forte emorragia, che non si poteva arrestare. Dopo vari rimedi raccomandai a D. Bosco il giovane colpito: pochi minuti dopo l'emorragia cessava ed egli poteva riprendere sonno e vedersi libero da ogni angustia.

Colonia S. Cuore. SIMONE COSTAMAGNA.

Ritorna la favella...

Il mio figliuolo Isidoro quasi all'improvviso perdette la favella divenendo muto. Medici e specialisti si adoperarono invano per ridare al figlio l'uso della parola. Ricorremmo allora con una fervorosa novena a D. Bosco, al termine della quale il figlio riprese di nuovo a parlare, con grande nostra soddisfazione.

Nervesa.   MANNI ALFONSO.

Da morte a vita.

La pia signora Cordelli Rosina in Costa nello scorso anno venne colpita da fortissima nefrite.

Insigni medici anche a consulto esperirono tutti i mezzi consigliati dall'arte per strappare alla morte la cara ammalata. Consorte, padre, parenti le furono sempre attorno e prodigarono le più amorose cure ed attenzioni; ma l'ammalata sempre più aggravava e si avvicinava alla fine. Ancora poche pulsazioni, immote le pupille, essa sembrava irrigidita, vicina alla morte. Il sacerdote assistente stava per dare alla sofferente l'ultima benedizione, quando vi fu chi, innalzando la mente alla Beata Vergine Ausiliatrice, pregò il Beato D. Bosco perchè ottenesse dalla potente Regina del Cielo la grazia della guarigione, promettendo a grazia ottenuta di far celebrare una messa di ringraziamento, di dare un'offerta alle missioni salesiane.

Oli bontà di Maria! oh potenza dell'intercessione del Beato D. Bosco! Tutto ad un tratto la cara ammalata apre gli occhi, vede, sente, sorride, risponde. In tutti un commosso sospiro, un senso di meraviglia, un'intima convinzione, un grido: è guarita, è miracolosamente guarita!

Era infatti guarita. Le forze le ritornarono, si riebbe; ora attende normalmente a tutte le faccende di famiglia!

Venne subito fatta celebrare la messa di ringraziamento alla quale assistettero parenti, amici e conoscenti. Ora si invia l'offerta per le Missioni Salesiane pregando di pubblicare la grazia ottenuta sul Bollettino a dimostrare la nostra riconoscenza alla Beata Vergine ed al Beato D. Bosco.

Arola, (Parma) 10 novembre 1929 - (VIII).

FERRARI D. GUIDO, arciprete.

D. Bosco protettore dei giovani studenti.

Nostro figlio studente di quinta ginnasiale al Collegio di Spello, si ammalò l'8 gennaio u. s. di appendicite grave con febbri altissime e vomito continuo, che in pochi giorni lo ridussero in tale stato di debolezza da lasciarci poche speranze di salvarlo; ci rivolgemmo per aiuto a D. Bosco, protettore speciale dei giovani studenti. Il figlio fu operato felicemente il 29 gennaio e le sue condizioni migliorarono di giorno in giorno, in modo che il 3 aprile potè rientrare in collegio benchè ancora convalescente. Le nostre preghiere di ringraziamento a D. Bosco non cessarono e gli chiedevamo pure che desse al nostro figliuolo la forza di riprendere gli studi. Il Beato ci esaudì pienamente, ottenendo il figlio una delle migliori promozioni agli esami di Stato in Perugia per l'ammissione alla prima Liceo.

Gannarra.   MARIANNA e SABINO SABINI.

La reliquia del Beato.

La pia signorina Rosina Giustetto di Torino (via Ivrea, N° 2) da ben circa dieci anni sofferente con alternative di varie malattie, in ultimo veniva colpita da altra grave infermità della quale il medico-chirurgo curante, cav. uff. Dott. Silvio Dematteis, rilasciava in seguito la seguente dichiarazione:

«La signorina Rosina Giustetto, affetta da grave augicolocistite calcolosa febbrile, corse il pericolo di perforazione delle vie biliari fra il 17 e 21 novembre scorso.

Oggi all'esame diretto non si riscontra più tumefazione della cistifella e la paziente non accusa più nessun disturbo ».

È da notare che l'infermità era giunta a tale gravità, che l'inferma avrebbe dovuto sottoporsi d'urgenza a operazione chirurgica e già le era stato preparato in tutta fretta un posto all'Ospedale Maggiore S. Giovanni in Torino, ove i chirurgi l'attendevano.

Quand'ecco l'inferma, che assolutamente non si rassegnava alla operazione difficile e pericolosissima, ebbe l'ispirazione di deglutire un frammento d'indumento del Beato D. Bosco, invocando, con intensa fiducia, il Beato stesso. All'improvviso, mentre gli astanti si attendevano il vomito, come accadeva all'inferma quando prendeva qualunque sorta di cibo, si sentì perfettamente guarita. Cessarono come per incanto i dolori, la febbre, il vomito; incominciò da quell'istante a prender liberamente cibo senza difficoltà.

Non invano aveva fatto ricorso al Beato Don Bosco. Fu evitata la operazione chirurgica e ottenuta la salute che da assai tempo veniva invocata core ferventi preghiere al Beato.

Torino, 3o dicembre 1929.

Sac. Teol. PIETRO BERTOLONE, Cerimoniere Arcivescovile.

Esprimono pure la loro riconoscenza al Beato D. Bosco:

ELIO e GIUSEPPINA GIRAMIGNANI (Avellino). Il loro figliuolo Gherardo, colpito da una gravissima malattia, versava in pericolo di vita: si rivolsero fidenti al Beato D. Bosco perché ottenesse dalla divina Madre di Gesù la grazia e quasi immediatamente il loro figliuolo entrava in una fase di miglioramento riconosciuto da tutti opera miracolosa.

CECILIA MAINETTI (Brescia). Avendo pregato con piena confidenza il Beato ottenne una grazia, ben grande che, umanamente, non si sarebbe potuta sperare.

ELVIRA DE GENNARO (Meta). Colpita da assai grave malattia con dolori atrocissimi, si senti affermare da due medici l'urgente necessità di un'operazione costosissima. La difficoltà dell'operazione e l'eccessiva spesa stimolarono l'inferma a raccomandarsi al Beato, mettendo al capezzale un'immagine del Servo di Dio donatale da una pia persona. Il mattino seguente i dolori non ripresero più e l'ammalata rapidamente andò migliorando, lasciando dopo pochi giorni il letto.

GIUSEPPINA GoDIo (Maggiate). Aveva la figlia Clotilde sì gravemente malata che i dottori, quando fu trasportata all'ospedale, le dissero che entro due giorni sarebbe spacciata; invece raccomandatala con una novena al Beato D. Bosco, al termine della stessa, la riaveva fuori pericolo, e quasi guarita.

ARUGA FRANCESCA (Riva di Chieri). Il suo bimbo fu colpito da morbillo e poi da gravissima polmonite. Malgrado le cure affettuose del dottore curante e dei genitori, il bimbo rimase tre mesi tra la vita e la morte. Con varie novene a D. Bosco il male dileguò e in breve il bambino si rimise completamente.

FALCOLA GIOVANNA (Torino). Dopo una visita dei primari professori si dovette decidere a subire una grave operazione. Nei giorni precedenti, essendo molto agitata al pensiero della sua sorte, attinse la pace presso l'urna del Beato e prese la sua decisione. Oggi, convalescente, ringrazia vivamente Don Bosco e lo prega fiduciosa per la completa guarigione.

M. T. B. (Benevagienna). Pregando il Beato, ebbe da lui tranquillità di animo per decidersi ad una operazione, e ricuperare così in breve tempo la salute.

NICOLINA OLIVIERI (Terranova). Ammalata gravemente di bronco polmonite, inghiottendo nel latte una particella della reliquia del Beato cominciò subito a migliorare e il giorno dopo era sfebbrata.

A. R. C. Si raccomandò con novena al Beato e vinse la dolorosa causa che ormai riteneva perduta.

BARBERIS PALMIRA (Oceimiano) per la guarigione della bambina di 9 anni.

PESAVENTO ANTONIETTA (Padova). Piccola orfanella di un anno, spedita da l'arte medica, e per intercessione di D. Bosco conservata all'affetto materno, offre al suo salvatore la prima somma dei suoi piccoli regalucci (L. 25).

R. G. B. Colpito da un male al petto, visitato ai raggi, fu giudicato fuori di combattimento. Angosciato di dover troncare gli studi e veder spezzata la sua vocazione al sacerdozio, ricorse con preghiere a D. Bosco e cominciò a migliorare nel giorno stesso della beatificazione.

S. C. (Torino). Il Dott. N. N. colpito da pleurite secca con complicazioni cominciava a preoccupare. Pie persone iniziarono una novena al Beato per lui: due giorni dopo la febbre, che era stata sempre alta, cadeva e seguiva la guarigione. Il Beato completi ora la grazia convertendo a Dio la persona già tanto favorita.

Guzzo D. BENIAMINO (Enego). Suo padre Natale, colpito da congestione cerebrale il 14 febbraio 1929, e disperato ormai dal dottore curante, veniva dalla famiglia affidato alla protezione del Beato D. Bosco. L'infermo riacquistò subito la conoscenza e, malgrado l'avanzata età di 78 anni, s'avviò rapidamente alla completa guarigione.

NAPOLANO FIORENTINA (Marano). Affetta da reumatismo alle gambe da non poter camminare, pregò il Beato D. Bosco e senza bisogno di medici o di cure risanò in breve tempo.

TESTORE MARIA (Brusasco) per la guarigione della figlia colpita da polmonite.

MENARDI FRANCESCO (Savigliano) per la guarigione del figlio sofferente di nefrite.

Ch. N. N. (Valsalice). Si rivolse al Beato perchè il padre riavesse il suo impiego e si vide esaudito.

FIGLIA DI M. A. (S. Paolo). Nella famiglia del fratello era scoppiata una dolorosa discordia che portò alla separazione dei coniugi. La suora si rivolse al Beato D. Bosco e presto vide il frutto delle sue preghiere in una cristiana riconciliazione.

Sac. LUIGI GOTTARDI (Brez). Battista Rizzi colpito da paralisi e in pericolo di morte, si raccomandò fervorosamente a Don Bosco, del quale teneva l'immagine sotto il cuscino: ora sta bene e può attendere alle sue occupazioni.

ANTONIO ANTELITANO (Roccaforte) per la guarigione del bambino colpito da male all'orecchio e da sordità.

LA CROCIATA MISSIONARIA

IIIa SERIE.

91. Borsa MARIA AUSILIATRICE (22a) fondata da benemerite persone di Finale Ligure.

92. Borsa S. GIUSEPPE (4a) offerta nel mese dedicato al casto Sposo di Maria a mezzo di S. E. Mons. Ernesto Coppo.

93. Borsa Comune di Pamparato offerta dal Rev.mo Sig. Dolis D. Francesco di Valcasotto.

94. Borsa "S. TERESITA DEL NINO JESUS". Un generoso cooperatore salesiano di La Paz (Bolivia) ha offerto questa borsa in onore di S. Teresina del B. G.

95. Borsa Beato D. BOSCO (9a) offerta dai confratelli, alunni e cooperatori della California (Stati Uniti).

96. Borse MONS. G. B. SCALABRINI offerta dal Rev.mo D. Enrico Preti.

97. Borsa MARIA AUSILIATRICE (23a) fondata da N. N. di Tacabea della Plata.

BORSE DA COMPLETARE.

BORSA BEATO D. BOSCO (8a).

Somma precedente: L. 4493.

Fantoli Angiolina, 40 - Finocchio Nicola, So - Pavetto Giuseppa, io - Bellomo Domenico, 15 - Carolina Righetti, 20o - Clelia Pati, 200 - Ing. Ernesto Rodriguez, 5o - Sig. Elisa Rodriguez, 5o - Francesco Munizzi, 5o - Sac. Viganò Pietro, 1oo - Maria Interdonato Briguglio, 100 - Porta Antonio, 2o - N. N. (Roma), 25 - Sala Giovannina, So - Teresa Pernasilico, 20 - Selacchi Caterina, 1oo - Maria Garbolo, 15 - Gesualdo Catalano, 5 - Mariannina Maricotti, 5o-Debora Dominici Neri, 15- Giuseppe Moretti 5oo - Anna Boggiatto, 5o - Masuero Giuseppina, 15 - Bossatis Giuseppina. 5 - Beilis, 10 - Francesco e Antonietta Micono, io- Matilde Dosio, 1o -- Geom. Benedetti, 1o Spino Margherita, 500.

Totale L. 6228.

BORSA D. FRANCESIA (2a).

Somma precedente: L. 6oo.

Rina Marabini, So.

Totale L. 650.

BORSA MARIA ADDOLORATA.

Somma precedente: L. 75.

Francesco Munizzi, 50.

Totale L. 125.

BORSA S. FAMIGLIA.

Somma precedente: L. 205.

Brunetti Carolina, 25.

Totale L. 230.

BORSA PIO X.

Somma precedente: L. 6502.

Bertino Vittoria, 25 - Pia Maschi, So - Berton Teresa, so Buratti Luigi, 20.

Totale L. 66o7.

BORSA MAMMA MARGHERITA.

Somma precedente: L. 9592.

Radice Secondo, z5 - Malugani Scuri, 25 - Maffei Domenica, 25.

Totale L. 9657.

BORSA D. BOSCO EDUCATORE (2a). Somma precedente: L. 55.293.30.

G. B. Pompanin, So - N. N. (Sale), 2o - Rag. Guido Betta, io - Ronco Maria Lunati, 5o - Battistella Nella, 20. Totale L. 15.393.30.

BORSA PIER GIORGIO FRASSATI (2a). Smnnta precedente: L. 1409.

Dott. Aroldo Verdiani, 15 - Dani Nicodemo (2a offerta), io. Totale L. 5434.

BORSA S. ANTONIO. Somma precedente: L. 635. Rina Belli, ioo - Martini Antonio, 2o.

Totale L. 745•

BORSA MONS. MARENCO.

Somma precedente: L. 2286..

Tarditi Margherita, 5 - Offerte per mezzo del Sig. Gigi

Canali, 500.

Totale L. 2795.

BORSA D. RICALDONE (z'). Somma precedente: L. 16503. Gioanola Pio, 5.

Totale L. 26508.

BORSA S. GIUSEPPE (3a) Somma precedente: L. 2935.

Lacchiarella, 25 - Antonietta Fontana, io - Pons Carolina, 20o - Argenta Nora, 5 - Argenta Nilla, 5 - Buscaglia Giuseppina, 40 - Bernardino Davico, 5o.

Totale L. 3270.

BORSA MARTIRI GIAPPONESI.

Somma precedente: L. 7016.

Ida Rossetti, 63,50 - D. Prandi Carlo, 200.

Totale L. 7279,50.

BORSA S. LINO.

Somma precedente: L. 2694,55. Ch. Lino Bargigli, 20.

Totale L. 2714,55.

BORSA ANIME DEL PURGATORIO. Somma precedente: L. 5574,30. Sorelle Vigo, 40.

Totale L. 5614,30.

BORSA S. CUORE DI GESU' CONFIDO IN VOI! Somma precedente: L. 7482;50. Giuseppina Vassallo, io.

Totale L. 7492,50

BORSA MONS. NOGARA.

Somma precedente: L. 3504,75.

Angelo Lanzana, 1o.

Totale L. 3514.75.

BORSA CORTEMILIA.

Somma precedente: L. 50255.

N. N. (Perletto, 1o.

Totale L. 10265.

BORSA S. CUORE DI GESU' SALVATECI! Somma precedente: L. 5455,60. Garbarino Vittoria, 50.

Totale L. 55o1,6o.

BORSA S. TERESA DEL B. G. (10a).

Somma precedente: L. 4997,45.

Finocchio Nicola, 50 - Iosè Nocchi, 10 - Francesco Munizzi, 5o.

Totale L. 5207,45.

BORSA D. MICHELE RUA (2a).

Somma precedente: L. 10820,85.

Berlè Celestino, 25 - Malgora Maria (raccolte), 58,5o - Ines Burroni, io - Pierina Lacqua, 30 - Cuzzotti Francesca, 5o - Famiglia Merli, 25.

Totale L. 10979,35.

BORSA DOMENICO SAVIO (4a)Somma precedente: L. 4403,70. Elvira Pelli ved. Righetti, 5o.

Totale L. 4453,70.

BORSA MARIA AUSILIATRICE (20a).

Somma precedente: L. 9825,70.

Coniugi Giovannini, 157,20 - Gallo Rocco, 25 - Ragliati Mary, 5o - De Matteis Angela, 200 - Vittoria (Sondrio), So - Bianca Viale, 25 - Giuseppina Silombria ved. Cordier, 15 - Pasinetti Mercede, 10 - Francesco Munizzi, 50 - Sac. Viganò Pietro, 1oo-Maria Interdonato Briguglio, Zoo - Bottero Maddalena, 2o - Giuseppe Fusarini, 25 - Teresa Celloni, 1o - Porta Giuseppe, 20.

Totale L. 50652,90.

DALLE NOSTRE MISSIONI

I quattro doveri missionari.

Il desiderio espresso dal S. Padre che ogni cattolico divenga missionario è stato così spiegato dal Delegato Apostolico delle Indie Orientali in una recente visita pastorale nell'Isola di Ceylon.

Tutti i cattolici devono essere apostoli della Propagazione della Fede e se non sono apostoli sono apostati, perchè mancano a quel dovere che persino i mussulmaní sentono e praticano alla loro maniera.

Tutti devono pregare per la diffusione del regno di Dio, perchè l'unica grande preghiera che Gesù ha dettato è questa: « Adveniat regnum tuum! «. Chi non sa tradurre il « Padre nostro » è cristiano di nome e non di fatto.

Tuffi devono fare l'offerta di carità alle missioni, perchè nessuno è più povero e più misero di colui che è privo della fede. Per questo il Papa ha voluto un soldo solo, ma da tutti e costantemente ogni settimana.

Tutti devono seguire e con interesse, specialmente attraverso la stampa, il movimento missionario, Promovendo le vocazioni all'apostolato.

Il Miracolo della Carità.

Il giorno 8 settembre, festa di Maria Bambina, nella nostra cappella di Raliang fece la sua prima Comunione un omicida di cinquant'anni. Alcuni dei presenti, forse, non hanno fatto gran caso dell'avvenimento; io però ne fui assai commosso e ringraziai di cuore la Madonna, come del migliore regalo che potesse fare alla nostra Missione nel giorno della sua festa.

Quell'uomo fu battezzato dalle nostre Suore il 19 marzo, in pericolo di morte, a domicilio, e gli fu imposto il nome Joseph in onore del custode di Gesù. Prima era pagano e lo chiamavano Ram. Gli parlai la prima volta l'anno scorso, mentre mi recavo a. visitare un malato in un vicino villaggio. Ram aveva il bastone e zoppicava. Avendomi salutato molto cortesemente, mi trattenni qualche minuto con lui. Mi disse che alcuni mesi prima, facendo legna colla scure, si era ferito il piede destro ed era stato curato dalle Suore. La ferita era molto grave e le Suore temevano che perdesse il piede, perciò gli dissero:

- Ram, il tuo male è grave e noi peniamo a vederti soffrire; ignoriamo quanto ti potrà aiutare la nostra medicina ma sappiamo che il Signore può tutto; se sei contento preghiamo il nostro Dio per te!

- Oh, sì, pregate il vostro Dio per me, aveva risposto il paziente, e se il vostro Dio mi guarirà, il Dio dei cristiani sarà anche il mio Dio!

La preghiera: e la cura delle Suore salvarono il malato e guadagnarono la sua anima al Signore. Dopo qualche tempo di cura assidua era scomparso ogni pericolo di complicazione e l'ammalato, sorretto dal bastone, faceva la prima visita alla chiesa cattolica.

In questi paesi, dove la maggioranza della popolazione è pagana e protestante, il primo moto di conversione è sovente ostacolato dalle persone che circondano il catecumeno. Ram aveva attorno a sè protestanti e pagani e poteva essere facilmente sviato dal suo buon proposito. Il Signore, però, che sa cavare il bene anche dal male, affrettò la salvezza di quell'anima con una nuova disgrazia.

Ram era appena guarito dalla ferita del piede quando, ai primi di marzo di quest'anno, trovandosi solo in casa, colpito da un accesso di epilessia, cadeva sul fuoco riportando gravissime ustioni alle due gambe, che presentavano larga parte delle ossa scoperte.

Le Suore ricominciarono per lui una nuova e paziente cura accompagnata dalla preghiera. La sua capanna dista un chilometro dalla Missione e per tutto marzo la pioggia scrosciò a torrenti. Le Suore, tuttavia, si recavano due volte al giorno a medicarlo alla sua capanna, e due volte al giorno ritornavano al Convento a cambiarsi le vesti fracide. La malattia fece il suo corso e raggiunse il punto critico il 19 marzo, quando, per l'assenza del Missionario, Ram fu battezzato dalle Suore. Un giorno dopo andai anch'io a visitarlo e lo trovai che batteva i denti e spasimava fortemente pel dolore. Avrei desiderato istruirlo per la Comunione, ma non poteva più prestare attenzione; gli amministrai perciò l'Estrema Unzione. Passati alcuni giorni era scomparso il pericolo della cancrena e il malato stava meglio.

Quando ero libero andavo a vederlo per confortarlo e lasciargli un buon pensiero.

- Stamattina sono venute le Suore a medicarti? gli domandai un giorno.

- Si, sono venute, Padre.

- Anche ieri che pioveva così forte?

- Anche ieri, sì, sempre, due volte al giorno. - Sono molto buone queste Suore che ti curano con tanta sollecitudine!

- Certo, sono molto buone; e se non fosse di loro sarei già morto senza fallo.

- Quanto darai alle Suore per la loro assistenza?

Il malato mi guardò un po' soprapensiero, poi esclamò: - Padre, vorrei dare molto alle Suore; ma anche tu vedi che sono molto povero. Mi hanno portato esse pane, latte, tea durante la malattia, perchè ero sprovvisto di tutto; e ora come potrei pagarle?

- Dunque, pensi tu che le Suore ti assistano proprio per nulla, senza speranza di qualche ricompensa?

- Padre, non so!

- Che cosa è quello che porti al collo? - Un crocifisso che mi hanno messo le Suore.

- Sai che cosa rappresenta quella figura?

- Gesù Cristo, il Dio dei cristiani, che è morto sulla croce per noi.

- Bene, Gesù Cristo, che fu tanto buono per noi, ha comandato ai cristiani di amarsi tutti vicendevolmente e di amare tutti gli uomini; ha comandato alle Suore di assisterti e ha loro promesso una grande ricompensa, come se avessero assistito Lui stesso. Che ti pare di questa religione che insegna ad amare ed aiutare tutti gli uomini, specialmente quelli che soffrono?

- Padre, non so ancora pregare io; prega tu il Signore e ringrazialo, ringrazialo molto per me, perchè mi ha fatto cristiano!

Joseph rimase ancora qualche mese disteso sulla stuoia; poi, aiutato dal bastone, cominciò a ricambiare le visite alle Suore, venendo quotidianamente a farsi medicare; e dal Convento passava alla casa del Missionario per una lezione di Catechismo in preparazione alla sua prima Comunione.

Nei ripetuti colloquii avuti con lui non ho mai osato interrogarlo sul suo passato, per non contristarlo con rimembranze dolorose. Seppi solo da altri che vent'anni fa, in un momento d'ira, commise un delitto esecrando che gli meritò sedici anni di ergastolo, e che doveva far maggiormente risplendere la bontà del Signore per l'anima sua.

Quando ragazzo studiai la religione in Italia, la trovai bella e anche facile; ora che debbo spiegarla ai pagani selvaggi e ignoranti comincio ad accorgermi che la nostra Santa Religione è veramente irta di profondissimi misteri. Pretendere di ottenere molte conversioni tra poveri pagani, parlando solo alla loro scarsa intelligenza, è un'utopia. Per condurre anime a Dio è necessario presentare la nostra religione nella sua forma più bella della carità, come fece nostro Signore, che passò sulla terra facendo del bene e sanando tutti. In Italia, come in tutti i paesi più fortunati di questi, quando uno si ammala ha facilmente l'aiuto del medico, della medicina e, se è necessario, anche dell'ospedale. In tutto questo vasto Distretto missionario, invece per centinaia di villaggi, non c'è nè medico, nè ospedale. Le Suore assistono i malati del nostro villaggio, visitano quelli di villaggi vicini, ma non possono far nulla pei malati dei villaggi lontani, causa i molti corsi d'acqua senza ponte, che sono per esse un grave ostacolo. Così un grande numero di infermi restano abbandonati a se stessi, senza alcun conforto materiale e religioso. Quest'anno le nostre Suore hanno ottenuto un buon numero di conversioni tra i malati assistiti da loro; ma ne otterrebbero assai più, se la loro preziosa assistenza potesse estendersi a un maggior numero di infelici.

A questo scopo da tempo abbiamo pensato di costruire presso la Missione un'infermeria, in cui raccogliere i malati. In questo modo si potrebbe facilitare alle Suore l'assistenza dei malati, alleviare tante pelle e aprire la via al miracolo della conversione tra gli infedeli.

Ma per questo ci vogliono mezzi che sono superiori alle nostre forze e che non possiamo assolutamente trovare in questa povera Missione. Synteng, tra cui ci troviamo, sono molto poveri; sono gli eroi della povertà e non lo sanno. Se qualche anima generosa potesse mandarci aiuti per la loro piccola infermeria, essi sono anche i piccoli, che hanno la promessa di Nostro Signore : In verità vi dico : Ogni volta che avete fatto qualche cosa per uno dei più piccoli di questi fratelli l'avete fatto a me.

I nostri poveri neofiti ricambieranno l'elemosina colla preghiera e daranno a noi la consolazione di poter assicurare ai nostri Benefattori che la carità cristiana continua ad operare miracoli.

D. GIOV. MAZZETTI,

Missionario Salesiano.

Dal Vicariato di Mendez e Gualaquiza

Battezzato "in extremis ".

Nanghité era un kivaro sui 35 anni : robustissimo, cacciatore impareggiabile. Quando, una dozzina d'anni fa, gli assassinarono il padre, egli lasciò la regione di Mendez e andò a vivere sul fiume Morona col fratello maggiore Andiccia. Un giorno si ode improvvisamente il suono del tunduli: stanno in ascolto.

« Caccia alla tigre ! » gridano: impugnano le lancie, sciolgono i cani e corrono in aiuto dei vicini. Sono una ventina di uomini, alcuni armati di schioppo, che si mettono nel più folto del bosco in cerca della fiera. Ben presto i cani la scovano, mentre sta mangiando il porco rubato: un colpo di fucile la fa stramazzare al suolo stordita. Andiccia, dalle forme erculee, in un attimo le è addosso e le vibra un terribile colpo di lancia. La tigre, ruggendo spaventosamente, si alza, si drizza sulle zampe posteriori, si avventa sul kivaro, e coi denti formidabili gli stritola il cranio. L'uomo e la belva strettamente abbracciati cadono a terra.

Così la morte del fratello induce Nanghité a lasciare il Morona per tornare a Mendez presso i fratelli Mascianda e Ungucia.

Egli si fece molto amico dei Missionari, quasi tutti i giorni si recava da loro e ne ascoltava attento le parole, sempre dirette ad istruirlo nel catechismo. Passarono così due anni, e il sacerdote gli propose di ricevere il Battesimo. Si mostrò dapprima titubante, e un giorno si rifiutò recisamente, dicendo che, fatto cristiano, non troverebbe più cacciagione. Strana superstizione! Così andò avanti il poveretto, non pensando certo che anche a lui si avvicinava a grandi passi la morte. Durante una faticosa partita di caccia, si tuffò nelle fresche acque d'un fiumicello. Da allora cominciò un malessere che andò limando poco a poco quella fibra robustissima. Faceva pena quando veniva alla Missione: appoggiato alla parete della casa tossiva, tossiva, al punto da rimanere sfinito. Una mattina comparve sola la moglie di lui.

- E Nanghité?

- E a casa che ti aspetta : vuol parlare con te.

- Perchè non è venuto lui?

- Sta male: ieri sera buttò dalla bocca molto sangue, durante la notte di nuovo, stamattina ancora.

- Ho capito: va pure avanti che vado subito.

Il povero kivaro giaceva sul suo graticcio pallido come un cadavere. Il Missionario lo fece adagiar meglio, col busto ben alto.

- Padre, disse l'infermo, voglio essere battezzato, mi dicono che sono stregato: non so, ma è certo che sto male : voglio morire cristiano.

Dopo un'ultima preparazione, il Missionario, aiutato dal suo catechista, dispose, tutto pel Battesimo, che il poveretto ricevette con una devozione edificante.

- E finita, brontolò Mascianda, ora che ha ricevuto il battesimo, morirà certamente, non c'è rimedio.

- Sarei morto ugualmente, soggiunse Nanghité, ma col Battesimo andrò in cielo. Sentite tutti: quando sarò morto, i miei due ragazzi non li terrete voi altri: li do ai Padre. Tu insegnerai loro a pregare, disse al Missionario, a vivere come i cristiani; e che non vadano coi kivari, tienli sempre nella Missione. Esausto di forze non parlò più. Dopo avergli dato un'ultima benedizione e postogli al collo un Crocifisso, il sacerdote si disponeva a partire. - Padre, vieni a trovarmi domani, disse l'ammalato... - Anzi, stassera, soggiunse il Missionario.

Infatti verso le sei, al tramontar del sole, il sacerdote si inerpicava su pel faticoso sentiero: avvicinandosi alla casa sentì la nenia triste della moglie di Nanghité che piagnucolava. L'ammalato era agli estremi: conobbe il Missionario e con uno sforzo alzò alquanto una mano per salutarlo, ma non poteva più parlare. Ricevette l'Estrema Unzione, e quando il fratello Ungucia si offerse per accompagnare il Padre a casa, l'ammalato diede un'occhiata supplichevole all'amico dell'anima sua.

- Vuoi che stia qui? disse il Missionario. L'infermo fe' cenno di sì col capo.

- Ben volentieri passerò qui la notte: ora noi pregheremo e tu ci accompagnerai col cuore.

Si recitò il S. Rosario da tutti, meno dal Mascianda, che accovacciato vicino al fuoco, pensava forse chi poteva aver stregato il fratello.

Di quando in quando, durante la veglia, il sacerdote si avvicinava all'infermo, il quale, verso la mezzanotte gli strinse per l'ultima volta, debolmente la mano ; baciò ancora il Crocifisso e poco dopo tranquillamente spirava.

Caro Nanghité ! prega per la conversione della tua famiglia e di tutta la tua gente.

Sac. SALv. DURONI, Missionario Salesiano.

Dalla nostra Missione del Siam. La visita di S. E. Mons. Delegato Apostolico alla Casa di Bangnokkhuek.

La celebrazione dell'8° anniversario della esaltazione al Pontificato di S. S. Pio XI ed il primo anniversario della Conciliazione tra la Santa Sede e l'Italia fu per i Salesiani ed i cristiani del Siam più solenne per la presenza del rappresentante stesso del Papa, S. E. Mons. Colombano Dreyer.

Sapemmo del suo arrivo solo tre giorni prima; ma supplì alla mancanza di tempo per i preparativi la buona volontà dei nostri chierici e la colla borazione dei giovani con a capo i loro maestri. Causa la mancanza di piogge (fatto che rende impraticabili i canali) le scuole erano chiuse, ma poteva mancare in una festa ad onore del Papa la partecipazione dei giovani? Anche a questo rimediò l'entusiasmo dei giovani che trovò modo di far giungere la notizia anche alle più lontane capanne.

La domenica mattina 9 febbraio su una gran barca a remi, ornata di fiori, festoni e issante la bandiera pontificia, sacerdoti e i due Sindaci delle borgate che formano la cristianità con i loro Consiglieri, andarono a ricevere S. E. il Delegato e Mons. Perros, Vicario Apostolico di Bangkok, il buon Padre dei Salesiani del Siam.

Sul gran fiume c'era mercato e molti pagani vennero a curiosare e, speriamo, a ricevere una buona impressione.

Davanti alla chiesa, sulla cui facciata era una grande iscrizione in siamese, oltre ai numerosi cristiani, cui si erano aggiunte le rappresentanze delle cristianità vicine, erano allineati gli alunni delle scuole nelle loro multicolori divise.

Accolto dal clero e dai giovani della Compagnia del SS. Sacramento, S. E. fece solenne ingresso, mentre la cantoria dei chierici eseguiva il Sacerdos et Pontifex a 2 voci dell'Andriselli. Dopo le preghiere di rito S. E. disse ai presenti tutta la sua letizia nell'abbracciarli e benedirli a nome del Vicario di Gesù Cristo. Durante la Messa chierici e giovani eseguirono musica sacra, mentre il piccolo clero assolveva con serietà ed esattezza il proprio compito.

Dopo la funzione nel vasto cortile (che con un lungo lavoro e non lieve spesa si e preparato quest'anno) reso più bello da innumerevoli bandiere, fiori, addobbi e sopratutto un gran folla di cristiani e paganti, si svolse l'accademia in onore del Papa, la cui immagine tra un trionfo di fiori sorrideva e benediceva.

Canti in gregoriano e figurato, discorsi, esecuzioni ginnastiche delle tre squadre di Bangnokkhuek, Khokmottanoi, Vatphleng, concerti della banda dei ragazzi di Bangnokkhuek, dissero tutto l'amore che questi cristiani portano al Papa e la gioia di ospitare il suo degno Rappresentante. Furono offerti a S. E. numerosi doni tra cui graditissima una grande reliquia del Beato D. Bosco ed un quadro di Cristo morente lodato lavoro di un nostro confratello.

Mons. Delegato parlò della sua soddisfazione nel constatare quanto i cristiani hanno fatto per il Papa in occasione del suo Giubileo, e si compiacque coi Salesiani per quanto vanno facendo specialmente per la gioventù tanto cara al cuore del Pontefice. « Plaudo alla banda, disse, e al canto: la musica educa alla concordia che è il più bel dono di Dio. Plaudo alla ginnastica; così i Salesiani si rendono benemeriti del Siam educando forti ed addestrati cittadini e sopratutto formando i giovani alla disciplina, all'obbedienza, al sacrifizio ».

Non ostante l'ora tarda ed il caldo soffocante, S. E. ebbe la bontà di ammettere tutti, grandi e piccoli, al bacio dell'anello, e distribuire un'immagine del Santo Padre con opportuna scritta in siamese.

Nella serata visitò la Casa di studentato salesiano e le scuole dei ragazzi manifestando la sua soddisfazione per il materiale didattico, specialmente per il gabinetto di fisica e metereologia e per il già ben avviato museo botanico-zoologico, compiacendosi della pulizia e della... povertà.

Il giorno dopo volle celebrare una Messa per i nostri chierici nella Cappella, che alcuni confratelli hanno con sì delicato senso artistico decorato. I chierici fecero in suo onore un'accademia riuscitissima e per i canti e per le composizioni poliglotte; tra gli altri un italiano parlò in siamese e il nostro caro Kim thai, il primo siamese che, fa parte della famiglia salesiana, espresse i suoi sentimenti in francese.

S. E. volle quindi dare ad ogni salesiano il conforto di riceverlo in privato per portare ai singoli una parola di conforto e di consiglio a nome del Papa.

Passò tra noi facendo del bene. Noi Lo ringraziano e ripetiamo la promessa fatta con le parole dello stesso Beato D. Bosco: i Salesiani sono per il Papa, sempre.

SAC. GIOVANNI. CASETTA,

Salesiano Missionario in Siam.

Ogni fatica tollerata per il Signore è largamente ricompensata. Beato Giovanni Bosco.

Una preziosa lettera di Mons. Versiglia.

La scrisse or è un anno al missionario D. Dalmasso, mentre si trovava prigioniero dei pirati:

Shiu Chow, l'11 giugno 1929. Carissimo D. Dalmasso,

Bisogna bene che siano importanti i disegni del Signore nel permettere a Lei ed a noi una sì grave tribolazione... e noi pur non conoscendo quali essi siano, ci prostriamo dinanzi ai suoi divini voleri e li adoriamo con fiducia e riconoscenza.

Confratelli, alunni di tutti gl'Istituti, e cristiani di tutti i distretti moltiplicano le preghiere e le novene specie al nostro Beato D. Bosco... Vorrà egli lasciarci delusi?...

Frattanto non si manca di fare tutto quello che umanamente ci è possibile, tutti i giorni sono telegrammi e lettere da tutte le parti; il Console anche prende parte attivissima e fu già due o tre volte personalmente dal governo di Canton il quale promette, purtroppo, un po' troppo alla maniera cinese.

Giorni fa mandai D. Bosio su a Nam Young e quest'oggi stesso mandai D. Cucchiara a Chong Kong non molto distante da Kwiyong dove credo debba essere per il momento il quartiere generale dei suoi detentori. D. Cucchiara ha l'incarico di vedere di mettersi i relazione con essi ed anche trattare del riscatto. Egli certamente non mancherà di vedere se vi è mezzo di mettersi in diretta comunicazione anche con Lei.

Coraggio, caro D. Dalmasso; ancor nessuno di noi aveva l'aureola del vero Apostolato, le catene ed i legami di Cristo, il Signore ha scelto Lei, ed io prostrato in ispirito dinanzi a Lei bacio i suoi legami che se mi fosse dato di farlo materialmente forse il mio cuore ne proverebbe almeno una qualche consolazione.

Tutti i confratelli colla più profonda simpatia, ma nello stesso tempo con immenso dolore partecipano alle sue sofferenze, ed ogni giorno chiedono al Signore che aumenti pure la loro sofferenza morale ma che sollevi invece Lei, la consoli, la conforti e la restituisca quanto prima al nostro affetto.

Coraggio adunque, in alto il cuore: il dolore ed anche l'abbattimento che proverà certamente, perchè la natura è sempre fragile, non, diminuiranno di un punto la sua aureola e ricordi anche le parole di S. Paolo: « Sive in vinculis sive in carceribus Domini sumus, et ego stigmata Domini mei porto » lei lo può dire.

Di cuore la benedico; riceva anche il più affettuoso abbraccio da tutti i confratelli, chi tutti col cuore sono vicini a Lei.

Suo affezionatissimo L. VERSIGLIA.

PS. E curioso che i suoi detentori non abbiano ancora mandato una riga per notificare le loro intenzioni...

Di questa lettera ne ho fatte diverse copie alcune delle quali anche manoscritte e le feci spedire per diverse vie sperando che almeno una le possa esser recapitata. Di nuovo coraggio.

Nuove speranze per l'orientamento verso il Cattolicismo del Giappone.

Amat.mo Sig. D. Rinaldi,

Nel mio soggiorno in Italia (che mi diede modo di verificare una volta di più, di quanta simpatia sia circondata la nostra cara missione del Giappone) constatai in quanti parlarono con me il desiderio di conoscere il netto sulla questione « a che punto si trova il pensiero e la coscienza del popolo giapponese in relazione all'orientamento suo verso il Cattolicismo, in altre parole, qual'è il pratico risultato degli sforzi compiuti finora dai missionari per la propagazione della fede cattolica in questa grande nazione? ».

Permetta dunque che per aderire al desiderio di tanti riassuma quanto mi è dato di conoscere al riguardo. Mi sembra così di compiere un dovere di apostolato.

a) per ringraziare quanti aiutano le missioni;

b) per assicurare dell'esito buono del lavoro dell'apostolato, quanti desiderano constatare gli effetti della loro carità;

e) per eccitare tanti e tanti altri allo stesso lavoro, allargando così la clientela degli amanti del trionfo di Dio nelle anime.

Forse tanti desidererebbero che si parlasse di avventure più o meno cavalleresche, in cui si è trepidanti per la vita dei missionari; forse si attenderebbe lo spunto del fatto straordinario che avvinca e scuota... Che vuole? amato Padre, in questa grande terra benedetta da Dio di tante risorse naturali, tormentata (e quanto!) dal pieno parossismo delle forze della natura, abitata da gente che S. Francesco Saverio chiamava delizie dell'anima, e che in poco più di un sessantenio hanno saputo organizzarsi in potenza di prim'ordine, è raro che debba toccare al missionario quanto succede a tanti travagliati confratelli di altre missioni, e quindi è più a riflessioni di altro ordine che ho bisogno di richiamare il pensiero, l'affetto, la cooperazione dei nostri cari confratelli, allievi e zelanti benefattori nostri.

Sono tre le religioni principali sotto cui si schierano gli 8o milioni, che formano la popolazione globale dell'impero giapponese: shintoismo, buddismo e cristianesimo. Le prime due contano il maggior numero di adepti e di luoghi di culto, e si suddividono rispettivamente in numerose sette più o meno rigogliose e promettenti e che per la massima parte possono contare su mezzi di vita e propaganda attivissima in ogni senso. Sono aggregati specialmente alla prima i giapponesi fautori del culto nazionale alla dea del Sole Amaterasu e agli antenati della patria, onorati nei luoghi di culto. Ufficialmente è il culto nazionale e si comprende quindi quali categorie di persone vi siano per necessità di cose legate e come in realtà quando si parla di religione giapponese a questa si debba pensare. Il Consiglio privato di Casa imperiale norma le funzioni del culto shintoista, riprodotto anche ultimamente secondo gli antichi riti pagani nelle cerimonie dell'incoronazione dell'Imperatore.

Notevole importanza ha pure la religione buddista, ben organizzata, con mezzi moderni di propaganda e di formazione dei suoi elementi, e che osservando anche solo quanto avviene nella nostra Missione, viene accentuando sempre più la sua attività.

Le numerose sette protestanti pure lavorano, ed in gran parte sono alle dipendenze di dirigenti giapponesi, che anche in questo campo desiderano fare da sè, emancipandosi dagli stranieri e portando il contributo del loro pensiero e della loro attività in un campo religioso, che permette loro libertà di pensiero, d'interpretazione, e quel che è più... di azione. La religione giapponese colla sua morale (mi pare si possa dire) estetica, che regola tutti i movimenti dell'anima giapponese e ne rende belle tutte le espressioni, con costanza di ritmo, con solidarietà assoluta, dopo tutto domanda ai suoi fedeli tanto poco. È un complesso di tradizioni religiose (ogni giapponese è l'incarnazione del giapponese eterno: deve essere scolpito nel suo cuore l'onore, il sacrificio assoluto dell'individuo alla famiglia, all'imperatore, alla patria) che influiscono a mantenere il culto del passato, il patriottismo, l'anima comune giapponese.

Le varie sette protestanti dal punto di vista morale permettono tutto... e non è difficile ad un pagano adattarsi a un ordine di idee, cui è già abituato. Per cui mi pare che le idee e la pratica del problema religioso facilmente venga compreso dal giapponese, come una delle sue meravigliose vernici, che se anche resistenti, coprono solo (mi lasci dir così), la superficie dell'anima, non penetrano nel midollo.

Ad anime così preparate, come può apparire la verità della morale cattolica? È facile prevedere a che debba mirare il lavoro del missionario e quali ne possano essere i risultati. Non è da meravigliarsi se possa sembrare scarso il rendimento del lavoro apostolico di fronte ad anime corazzate di quanto sopra: non è da meravigliarsi se debba essere lento il lavoro, non di supercostruzione, ma di edificazione ex noto in queste care anime. A che ha servito il lavoro finora fatto dai missionari e dalle congregazioni religiose in Giappone? Oh grazie al Cielo a molto, anche se dalle statistiche possa apparire di non molto rilievo, paragonato ad altre missioni. Eccolo:

1) Migliaia e migliaia di anime redente e salvate;

2) Orientamento indiretto del pagano verso il Cattolicismo. Si comincia a conoscere in Giappone il prete cattolico, come inviato da Roma, dal Papa e ornato (a differenza dei pastori delle sette protestanti) della gemma del celibato. Si sa che la Chiesa cattolica è una nella sua dottrina, nel suo capo, nei suoi riti, nei suoi comandamenti. La nobiltà e la borghesia giapponese non temono di affidare i figli e le figliuole alle congregazioni insegnanti cattoliche, e perchè desiderano siano educate all'europea e perchè si fidano dei cattolici. Molti infine permettono ai loro figli di studiare la religione cattolica, e non è poco.

3) Ma vi ha di più.

L'attuale governo si preoccupa dell'invasione delle idee sovversive, tipo comunistico, bolscevico, che cominciano a spuntare sull'orizzonte giapponese e le vuole combattere con tutti i mezzi. In una recente riunione plenaria dei Direttori dei Licei femminili sotto la presidenza del Ministro della Pubblica educazione, l'attenzione di tutti fu rivolta ai problemi dello spirito ed alla questione religiosa, come mezzo per risolvere l'intricata questione; perchè trovano nella religione una gran forza nel dominio delle idee. Nella discussione e nelle deliberazioni furono assodati principi, cui non era possibile pensare pochi anni fa; e che denotano l'evidente evoluzione del pensiero religioso giapponese sotto l'influsso della religione cattolica, quali ad esempio:

1) Le riverenze fatte davanti ai templi ufficiali per onorare gli antenati della patria si spieghino dai Direttori come atti puramente civili e di riconoscenza, non come atti religiosi, e questo per rispetto alla libertà di coscienza ed alla legge che accorda la libertà di culto e per non mettere in pericolo di fare considerare queste cerimonie ufficiali come superstiziose;

2) Pure rimanendo proibite cerimonie di culto e preghiere collettive nelle scuole, toccando ai genitori condurre i loro figli a quelle Chiese che crederanno conveniente, si è domandato di potere suscitare e mantenere il sentimento religioso delle alunne con tutta benevolenza e delicatezza, non violentando in modo alcuno: dunque si può parlare di religione alle alunne, cosa che finora era proibita. Quando si arriverà ad analogo risultato coi Direttori dei Licei maschili, delle Scuole normali e specialmente delle Scuole elementari? Finora l'insegnamento del missionario cattolico era considerato come in opposizione alle istituzioni nazionali: ma chi non vede il passo in avanti che si prospetta colle suesposte disposizioni? Come per le eleganti disposizioni della Divina Provvidenza piano piano si viene preparando il terreno, che a tempo opportuno permetterà la germogliazione vigorosa del seme sparso a piene mani (e a tanti sembra lavoro inutile!!) dai missionari.

Ed è forse per i criteri larghi di vedute e consoni alla libertà dello spirito dell'attuale governo giapponese, unito insieme ai lavori apostolici dei missionari che si vengono ad esempio realizzando progressi consolanti di conversioni tra le moltitudini di giapponesi emigranti nel Brasile. Credo siano pochi i governi che hanno organizzato con tanta sapiente praticità il problema dell'emigrazione. Un mese prima della partenza agli emigranti riuniti si fanno conferenze illustranti sotto tutti gli aspetti la nuova patria. Un missionario cattolico, ad es., fa le conferenze religiose agli emigranti, gettando un primo seme, che fecondato dalla grazia di Dio e lavorato dai missionari sul posto d'arrivo, produce frutti consolantissimi di conversioni. E così dicasi per gli altri argomenti che interessano la vita nel nuovo ambiente.

Conchiudo la lunga trattazione, ma che apre orizzonti inattesi per l'avvenire del Giappone cattolico, ed allarga il cuore del missionario alle più dolci speranze perchè si comincia:

I) a sentire la necessità e la forza della religione, e che non possono bastare le vecchie idee pagane superstiziose per dare al popolo delle convinzioni, che lo trattengano dal mettersi sulla china delle perverse idee bolsceviche;

2) a ricercare la religione che si accordi col principio di autorità (ed alcuni di loro già additano il Cattolicismo).

Molti, e i più influenti, purtroppo, non sono ancora nettamente orientati verso il Cattolicismo, ma è già molto il cammino fatto.

Amato Padre, anche i figli di D. Bosco, ultimi arrivati, porteranno il contributo a questa colossale e delicata opera di penetrazione, se saranno validamente aiutati con tutti i mezzi dalla carità dei buoni.

È troppo importante l'influenza, che eserciterebbe la conversione del Giappone su tutti i popoli dell'estremo oriente, per disinteressarsi del lavoro di apostolato fra queste anime. Ed è per questo che supplico Lei, amato Padre, affinchè si faccia interprete presso tutti quanti amano lavorare per la salvezza delle anime, perchè ci vengano in aiuto. Il problema prospettato è grave: urge mettere sempre più in valore in tutte le forme il Cattolicismo con missionari ben preparati, con scuole di ogni genere... e questo nel più breve tempo possibile... se no, forse arriveremo irreparabilmente in ritardo o con risultati non proporzionati al grande lavoro. O anime buone, che amate il Signore, dateci abbondantemente i mezzi per farlo amare. Ci benedica tutti.

Suo aff.mo

D. VINCENZO CIMATTI.

PER LA CURA DEI FANGHI DI ACQUI.

Signore e signorine e Cooperatrici Salesiane che desiderano alloggio, e pensione accurata e tranquilla durante la cura alle Terme, possono averla presso l'Istituto Santo Spirito delle Salesiane del Beato D. Bosco. - Per schiarimenti

e programmi rivolgersi a quella Direzione:

ISTITUTO SANTO SPIRITO - ACQUI.

Festeggiamenti in onore del Beato D. Bosco

COASSOLO - S. PIETRO, - La buona popolazione della parrocchia S. Pietro dimostrò il suo affetto e la sua divozione al Beato col triduo solenne del 30 marzo-1° aprile. Vi partecipò anche un'eletta e numerosa rappresentanza del vicino Collegio salesiano di Lanzo, accolta festosamente dalla banda locale e dagli alunni delle scuole, guidati dalle loro insegnanti.

Alla casa parrocchiale si svolse una prima cerimonia: l'offerta fatta dalla gioventù di Coassolo di una bella statua del Beato al Rev. Sig. Prevosto D. Bosio. - Se ci chiamerà ancora birichini - disse il giovane offerente a nome dei compagni - le risponderemo: - Birichini sì, ma di D. Bosco, cioè buoni e virtuosi ! - Un alunno del Collegio salesiano unì pure la sua voce invitando la gioventù di Coassolo ad amare e ad esaltare D. Bosco, che dal Collegio di Lanzo tante volte fissò il suo amorevole sguardo sulla parrocchia di S. Pietro e invocò sui fedeli le benedizioni del cielo. Benedetta dal Direttole del Collegio la statua, fu trionfalmente trasportata in parrocchia, dove venne celebrata la Messa solenne ed eseguita scelta musica dalla Schola salesiana.

Il popolo che gremiva il tempio ascoltò con religiosa attenzione il fervido discorso del Prof. D. Tamburino e partecipò compatto alla solenne processione della sera.

Il triduo, così bene incominciato, proseguì fra l'entusiasmo generale, culminando nel giorno di chiusura in una comunione generale dei buoni parrocchiani, santamente disposti dalla parola affascinante degli oratori D. Turchelli e Teol. Bosio Matteo. I giovani specialmente fissarono quel giorno una stabile relazione di affetto con D. Bosco : anche oggidì, recandosi alla scuola, porgono al Beato il quotidiano omaggio di fiori campestri, simbolo del dono più bello e prezioso della virtù del loro cuore.

VILLA S. GIOVANNI. - Un apposito Comitato di ex allievi e di dirigenti l'Azione Cattolica ha organizzato le solenni feste che in Villa si svolsero dal 6 al 9 febbraio. Triduo e festa riuscirono un omaggio popolare verso il Beato le cui opere sono molto conosciute ed apprezzate dagli abitanti della bella cittadina dello Stretto di Messina. Tutti assistettero alle funzioni religiose e accompagnarono processionalmente la reliquia del Beato alla cappella delle Figlie di Maria Ausiliatrice: e tutti ancora ascoltarono fruttuosamente le conferenze tenute in quella circostanza dal nostro D. Fasulo sull'opera di D. Bosco, accrescendo con nuove iscrizioni il numero dei Cooperatori salesiani.

GROSSETO, - Grandiose e ben riuscite furono le feste celebrate nel Duomo in onore del Beato D. Bosco con triduo il 23, 24, 25 gennaio e chiusura il 26, sotto l'alto patrocinio di S. E. il Vescovo Mons. Gustavo Matteoni e del Rev.mo Capitolo e organizzate dalle ottime Cooperatrici salesiane riunite in comitato. Il concorso della popolazione fu cordiale e numeroso: ottimi l'oratore Sac. Dott. Marco Brunello e il conferenziere Sac. Luigi Pedussia che tratteggiarono magistralmente la figura del Beato.

CAPRIGLIO. - Capriglio d'Asti, la patria di Mamma Margherita, celebrò il 6 aprile u. s. la festa di D. Bosco, riuscita devota e solenne, nella semplicità dei mezzi, e caratteristicamente intonata all'ambiente per la larga parte accordata alla madre nelle onoranze del Figlio.

Il triduo predicato dal Teol. Bottala raccolse ogni sera la popolazione a sentir le glorie del Beato e dispose gli animi alla festività. La domenica fu un trionfo di fede e di entusiasmo per D. Bosco, nel fulgore d'una serena giornata primaverile. Alla prima Messa numerose Comunioni di donne e di uomini, alla Messa cantata affluenza maggiore ancora.

Il paese, ornato di verdi archi trionfali, infiorati di viole e margheritine, tappezzato con diciture inneggianti a D. Bosco e alla sua Madre, presentava l'aspetto delle feste eccezionali mostrando qual vivo amore nutra per D. Bosco.

Nel pomeriggio una grandiosa processione dei paesani, rinforzati da numerosi gruppi di fedeli di Montafia, Bagnasco, Murialdo, ecc. accompagnati dai loro parroci, portò la reliquia del Beato dalla parrocchia alle scuole, dove il Teol. Bottala ricordò ai grandi, e sovratutto ai piccoli, l'esempio di amore all'istruzione dato da D. Bosco, che quella scuola con tanto disagio frequentò. Poi, sempre cantando inni e lodi, accompagnati dalla Banda locale e da quella di Montafia, la processione risalì alla casetta di Mamma Margherita. Quivi il salesiano D. Fracchia disse con calda parola l'elogio della Madre del Beato, presentandola, nella sua fortezza cristiana, nel suo amore alla Chiesa ed alla famiglia, nella saggia educazione dei figli e nell'eroismo dell'aiuto che essa diede al Beato negli inizi della sua Opera.

Una lode al Rev. D. Oddenino, pio prevosto di Capriglio, per la bella riuscita della solennità, che lasciò in tutti un grato ricordo, incitamento al bene.

FAENZA. - La grande simpatia che il popolo faentino ha sempre avuto per l'opera di D. Bosco lasciava facilmente prevedere l'entusiasmo con cui avrebbe celebrato la beatificazione del Servo di Dio. Il corteo imponente che accompagnò la reliquia in Duomo, e la partecipazione del popolo e delle autorità alle varie funzioni del triduo, ben dimostrarono quanta venerazione fosse in tutti per D. Bosco. In Duomo s'alternarono nei solenni pontificali le loro Eccellenze Mons. Mondaini, Vicario apostolico in Cina, Mons. Bovelli e Mons. Antonio Lega, arcivescovo principe di Ravenna, e disse eloquentemente le lodi del Beato il Sac. Dott. Alberto Caviglia. Le solennità di Faenza alle quali parteciparono il Sig. D. Vespignani e il Sig. D. Candela del Capitolo Superiore, si chiusero con una brillante Conferenza di D. Pedussia sul « Soprannaturale di D. Bosco » e con una artistica illuminazione.

SAVONA. - Il Beato D. Bosco ha suscitato un'ondata commovente di entusiasmo religioso in tutta Savona. Bisogna dire che i Savonesi hanno sempre amato D. Bosco e le opere sue almeno da mezzo secolo. Ogni classe di cittadini volle testimoniargli la sua devota ammirazione col pregarlo nel bel Duomo, artisticamente disposto per la festività, e accompagnarne la reliquia quando alla chiusa della giornata del 13 aprile venne trasportata dal Duomo alla cappella dell'Oratorio salesiano. Predicò il triduo il Rev. D. Emilio Traverso di Sampierdarena riportando un magnifico successo con la sua parola espressiva, e nell'ultimo giorno intervenne anche S. E. Mons. Ernesto Coppo, che assistette pontificalmente alle funzioni e disse le lodi del Beato, e il lunedì successivo tenne una conferenza missionaria al Teatro Chiabrera, presenti le autorità civili e religiose con gran folla di popolo. Alla buona riuscita delle feste prestarono la loro valida cooperazione S. E. Mons. Righetti, il Podestà di Savona, il Rev.mo Capitolo della Cattedrale, il Seminario, l'Oratorio salesiano e la Banda Forzano, tutti animati dal medesimo entusiasmo che vibrava nel solerte Comitato cittadino.

INTRA. - La festa del Beato celebratasi al Collegio S. Luigi, riuscì una solenne manifestazione di fede. Fedeli d'ogni ceto, scolaresche cittadine accorsero giulivi a partecipare alle devote funzioni celebrate da S. E. Monsignor Binaschi, vescovo di Pinerolo, che rivolse un affettuoso discorso esortando a onorare il Beato col praticare i suoi mirabili insegnamenti.

Nel pomeriggio S. E. con tutto il Clero dell'insigne Collegiata S. Vittore, portò la sacra reliquia in processione, formata da vari Istituti cittadini e da gran folla di cooperatori e ammi ratori delle Opere salesiane. Indi impartì la Benedizione col Santissimo.

Essendo Mons. Binaschi quasi sulle mosse per raggiungere la sua sede vescovile, insieme col Clero fu invitato a sedere a mensa coi superiori e giovani, i quali con canti e riuscitissime declamazioni esternarono la loro profonda riconoscenza verso la sua persona.

Il cav. Carganico porse gli omaggi degli ex allievi ed il Direttore, a nome del Rettor Maggiore D. Filippo Rinaldi, presentò a S. E. una preziosa Reliquia di D. Bosco e una modesta offerta degli alunni per i poveri di Pinerolo.

PEROSA. - All'Oratorio salesiano e alla chiesa parrocchiale si alternarono le varie funzioni in onore di D. Bosco, tutte devotamente compiute con schietta religiosità dal buon popolo. Alla traslazione della reliquia presero parte con un corteo imponente tutti gli Istituti e Associazioni locali col Clero capitanato dal degnissimo parroco e vicario foraneo, Rev.mo D. Paolasso.

AFRICA.

ORANO. - I Salesiani che da circa 4o anni lavorano ad Orario hanno avuto il conforto di vedere il 26 gennaio una giornata veramente fruttuosa.

Antichi allievi e amici con una settimana di preparazione hanno celebrato una magnifica festa in onore di D. Bosco, caratterizzata da una Comunione generale nella Cattedrale d'Orano. E quanta folla vi partecipò! Alla messa solenne, presente Mons. Durand, disse il panegirico il P. Miel, S. J. e dopo cantato il Te Deum, tutti i partecipanti si recarono ad Eckmuhl in corteo trionfale per assistere ad una illuminazione fantastica e ai fuochi artificiali, accesi a mezzanotte in punto.

BELGIO.

COURTRAI. - Due giorni di feste stupende furono consacrati in onore del Beato D. Bosco, ai primi di marzo, promosse da apposito Comitato a capo del quale era il Borgomastro di Courtrai. Ricordiamo specialmente il Pontificale di Mons. Lamiroy, vescovo ausiliare di Bruges, alla chiesa di S. Martino stipata di giovani e di rappresentanze degli ordini religiosi; e la brillante conferenza del P. Claeys al salone del Collegio St-Amand alla presenza d'uno sceltissimo uditorio. La chiusura delle feste a S. Martino fu fatta dallo stesso Mons. Lamiroy con un magnifico discorso sulla carità del Beato.

ANVERSA. - Sotto la presidenza del Card. Van Roey, arcivescovo di Malines, la Scuola Normale Cattolica di Anversa ha offerto a un pubblico distinto una serie di lavori pedagogici, alternati da splendide funzioni religiose per glorificare il nostro Beato. Di lui parlarono magistralmente l'abate Bergen, direttore della Scuola, il salesiano Van den Bosch. Indi il fratello Germain e H. de Backer lessero due composizioni sulla «Pedagogia » e sull' « Influenza » di D. Bosco e il sig. Geukens presentò un magnifico ritratto di D. Bosco. Questi ultimi lavori ebbero conferito un premio speciale. La seduta fu chiusa da S. Em. il Card. Van Roey che si felicitò di vedere quei futuri educatori ispirarsi alle grandi idee pedagogiche di un santo, che consacrò tutta la sua vita alla gioventù.

FRANCIA.

PARIGI. - Sulla fine di marzo D. Bosco fu solennemente commemorato al Grande Seminario di S. Sulpizio a Parigi. Il nostro D. Auffray parlò del Beato davanti a 450 seminaristi appartenenti a 5o diocesi della Francia ed a regioni straniere.

Un'altra commemorazione tenne pure alla Sede dell'Opera degli Amici dell'Infanzia, ad un numeroso uditorio di piccoli operai: vi assisteva al completo il Consiglio di Amministrazione dell'Opera, tanto benemerita e per un aspetto così prossima all'Opera salesiana.

CAEN. - Nell'antica chiesa di Santo Stefano a Caen splendidamente decorata, ebbero luogo solenni festeggiamenti negli ultimi di gennaio colla partecipazione di Mons. A. de la Villerabel, arcivescovo di Rouen e di Mons. Suhard, vescovo di Bayeux e Lisieux.

Messa solenne e Vespri pontificali attrassero una folla straordinaria di fedeli, ai quali Mons. de la Villerabel parlò stupendamente del Beato D. Bosco, rievocando ricordi personali del suo viaggio a Torino nel 1887, e raccomandando alle simpatie dei buoni l'Istituto salesiano di Caen.,

URUGUAY.

PAYSANDU'. - Il Beato. D. Bosco che recò a Paysandú i benefizi dell'opera sua fin dai primi anni che inviò in America i suoi figli, fu glorificato dall'intera città con un entusiasmo e una devozione speciale. Mons. Camacho, vescovo diocesano, volle con una stupenda pastorale preparare gli animi dei suoi diocesani alla celebrazione, e prestarsi pei solenni pontificali. Un'attivissima cooperazione diede pure Don Bruno Goyeneche, antico amico dei Salesiani, il quale più d'ogni altro potè constatare in questa circostanza quanto sia stato lo sviluppo cristiano operato dall'opera del Beato, da quegli anni in cui egli era quasi l'unico che frequentasse i Sacramenti, ad oggi in cui le comunioni per la festa del Beato furono migliaia e migliaia.

EQUADOR.

QUITO. - Splendide feste si svolsero nella cattedrale di Quito dal 6 al 9 febbraio. Tutte le Comunità religiose della capitale equatoriana parteciparono colle autorità diocesane nel rendere omaggio devoto al Beato. Solennissima la giornata di chiusura con pontificale di Mons. vescovo di Guayaquil al quale parteciparono i Membri diplomatici e la Colonia italiana.

CUBA.

CAMAGUEY. -Le feste in onore del Beato D. Bosco riuscirono commoventi per la larga partecipazione che vi ebbe la gioventù locale. Va ricordato che nel giorno di chiusura alla comunione generale, si ebbero 1611 prime Comunioni: otto sacerdoti aiutarono S. E. l'arcivescovo di Santiago e Mons. vescovo diocesano a distribuire le sacre particole ai comunicandi, preparati dalle zelanti Figlie di Maria Ausil.

SPAGNA.

SIVIGLIA. - Solennissima la festa celebrata a Siviglia in onore di D. Bosco alla metà di febbraio.

Da tutta l'Andalusia sono convenuti a Siviglia alunni e cooperatori dei vari Istituti salesiani. Nella chiesa dei Salesiani il vescovo di Malaga ha celebrato la Messa e distribuito la Comunione generale.

Il Cardinale Ilundain ha celebrato il Pontificale in cattedrale e il vescovo di Malaga ha detto il panegirico del Beato. Sull'altar maggiore era stato posto un quadro del nuovo Beato. Un coro di 1000 fanciulli delle scuole salesiane ha cantato la Messa degli Angeli. Assistevano alla funzione 4000 fanciulli, cooperatori, alunni, figlie di Maria Ausiliatrice e numerosi fedeli.

Nel presbiterio avevano preso posto gli Infanti don Carlos, Luisa, Dolores e Mercedes. Dal coro assisteva il Governatore civile interino signor Favie.

Dopo il Pontificale è stato esposto il Santissimo e cantato il « Te Deum ».

Dopo la funzione religiosa, le scolaresche si sono riunite in corteo e al canto dell'inno in onore del B. D. Bosco hanno sfilato per le vie della città per raccogliersi infine dinanzi al Palazzo arcivescovile, dal cui balcone il Cardinale Ilundain ha impartito la benedizione di chiusura.

STATI UNITI.

Riceviamo da New York consolanti notizie sullo svolgimento di un programma di feste in onore del Beato D. Bosco, per iniziativa delle varie nostre Case, in quella Ispettoria.

Senza scendere a particolari di cronaca per ognuna di esse, crediamo degna di speciale menzione quella celebratasi alla Cattedrale di San Patrizio in New York il 16 di febbraio.

Malgrado il freddo intensissimo di quella mattinata, circa 5000 persone gremivano la navata centrale ed un po' anche le laterali della vasta chiesa gotica durante la Messa solenne in onore del Beato.

Il cardinale Patrizio Hayes assisteva dal suo trono, circondato dei rappresentanti delle diocesi di Buffalo, Albanj, Scranton, Rochester, Trenton. Vi era pure un buon numero di delegati del clero regolare e secolare, il vescovo salesiano Mons. Coppo e vari confratelli.

Musica di D. Perosi e del nostro D. Pagella venne eseguita al grandioso organo inaugurato di recente.

Al vangelo il dotto vescovo di Buffalo, Mons. Guglielmo Turner, tessè un bel panegirico del sistema educativo di D. Bosco, da lui sintetizzato con frase felice: Espressione, non repressione. Amplificatori collocati sul pulpito diffondevano la sua parola per le immense navate, come pure diffusero alla fine della Messa quella del cardinale inneggiante a D. Bosco ed ai suoi figli.

Una settimana dopo la figura e l'opera del Beato furono tratteggiate dinanzi ad un colto uditorio alla Università Cattolica di Washington. La parte centrale oratoria era a carico del nostro confratello D. Patrizio O'Leary, che di D. Bosco aveva tessuto il panegirico in varie chiese ed anche alla nota stazione di radio dei Padri Paolisti in New York.

Chiudiamo questa breve nota di cronaca con una allusione alla magnifica biografia di Don Bosco, scritta per la gioventù americana dal noto gesuita di New York, Don Neil Boyton.

Alfredo E. Smith, questo vero superuomo della vita religiosa e civile negli Stati Uniti, chiude l'introduzione del libro colle seguenti parole: « Come promotore di esercizi fisici, sport ed allegria giovanile in genere, il Beato Don Bosco potrebbe benissimo intitolarsi il santo patrono di queste manifestazioni di vita fisica sì care alla nostra gioventù americana. Ma egli non perdè di vista il regno dello spirito, e seppe infondere spontaneamente e senza pressioni, un soffio di dolce ed attraente vita spirituale nell'anima del fanciullo. Il sistema educativo del Beato D. Bosco ha un avvenire pieno di promesse anche nel nostro paese «.

PATERSON. - Giovinetti, ex allievi e fedeli accorsero numerosi all'invito del Rev. P. Cianci, parroco di San Michele in Paterson, e parteciparono con sentita devozione alle pie funzioni del triduo in onore del Beato.

Lo zelante parroco che fin dal 19o8 ebbe nella parrocchia le Suore di Maria Ausiliatrice, volle in questa occasione che un salesiano, l'Ispettore D. Pittini, parlasse del Beato al numeroso uditorio di giovani e di adulti. Nel giorno di chiusura, 2 febbraio, la bella e grande chiesa parrocchiale era veramente stipata di popolo, che manifestò la sua devozione al Beato nel modo migliore, accostandosi ai SS. Sacramenti e pregando con vivo slancio di fede davanti al quadro di D. Bosco. Dopo le funzioni della sera chiuse col bacio della reliquia, questa venne collocata nel loculo appositamente preparato nell'altare della Vergine Ausiliatrice, che egli tanto fece amare nel mondo.

Così D. Bosco degnamente venerato rimarrà in mezzo a quei buoni fedeli, ispiratore e guida di opere sempre più sante e nobili a salvezza delle anime.

TESORO SPIRITUALE

I Cooperatori salesiani, i quali, confessati e comunicati, divotamente visiteranno qualche chiesa o pubblica cappella, o se viventi in comunità la propria cappella privata, e quivi pregheranno secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, possono lucrare l'indulgenza plenaria (come dal Decreto della Sacra Congregazione delle Indulgenze 2 Ottobre 1904).

L'INDULGENZA PLENARIA

Ogni mese:

1) in un giorno scelto ad arbitrio di ciascuno;

2) nel giorno in cui faranno l'esercizio della Buona Morte; 3) nel giorno in cui si radunino in conferenza.

NELLE FESTIVITA'

Luglio:

1 Preziosissimo Sangue. 2 Visitazione di M. SS. 16 Madonna del Carmine.

Agosto:

6 Trasfigurazione di N. S. 15 Assunzione di M. V. 16 S. Rocco.

RICORDARE:

che ogni giorno, con la sola condizione d'essere in grazia di Dio, i Cooperatori salesiani, che durante il loro lavoro o in mezzo alle loro occupazioni uniranno il loro cuore a Dio per mezzo d'una breve e pia invocazione, possono acquistare:

1) Per una invocazione qualunque a loro scelta, un'indulgenza plenaria.

2) Per tutte le altre, 400 giorni d'indulgenza, ogni volta.

***

NB. - I Cooperatori, impediti per malattia di portarsi alla chiesa, possono acquistare le indulgenze sopraddette, recitando in casa cinque Pater, Ave e Gloria.

CULTO E GRAZIE DI MARIA AUSILIATRICE

La novena di Maria.

La Superiora di questo Asilo Infantile due mesi or sono fu colpita da una bronco polmonite così intensa che pareva fulminante. A detta dei vari dottori il caso era gravissimo e furon amministrati all'inferma tutti i sacramenti. Visti inutili i rimedi umani, suggerii all'ammalata la novena di Maria Ausiliatrice che si cominciò subito dalle Suore presenti e per tre giorni feci anche baciare all'inferma la reliquia del Beato D. Bosco. Passati tre giorni il miglioramento fu così sensibile che da tutti fu reputato grazia di Maria Ausiliatrice, da noi fervidamente invocata.

Borgovercelli.

D. EUSEBIO PALESTRO, pievano. Potenza di Maria Ausiliatrice e del Beato D. Bosco.

Il 2 giugno u. s., giorno benedetto della Beatificazione di D. Bosco, stavo soppressando in fretta alcune cosette prima di scendere alla parrocchia per le mie divozioni e per la S. Messa in onore del Beato. Ad un tratto il ferro da stiro mi rimase attaccato alla mano; in tutto il corpo ebbi una scossa terribile. Un attimo. Il pensiero fu al Beato: strappai il cordone, barcollai, caddi su una sedia: ero salva!

Di una grazia ben grande fu fatta segno la mia famiglia per intercessione di Maria SS. Ausiliatrice e del Beato D. Bosco. Verso la fine di luglio fu colpita da polmonite infettiva mia figlia Lina. Al sesto giorno era agli estremi. Suo marito - medico - le si era dedicato attorno giorno e notte assistito dai più valenti sanitari, ma nonostante tutte le cure, la malattia era invincibile. Dire il nostro schianto? Eravamo inebetiti! Quattro figlioletti ancora giovanissimi avrebbero dunque dovuto restare senza la mamma quando ne avevano ancora tanto bisogno! In quei momenti terribili si pensò di far pregare gli orfani del Beato D. Bosco della Casa Madre di Torino. Quando il professore disse che l'ammalata non avrebbe superato la notte, compresi che dovevo soffocare il pianto e prepararla a ricevere i SS. Sacramenti. Essa già li desiderava poiche, conservando la mente lucidissima, vedeva chiaramente l'approssimarsi della morte. Ella stessa, a piccoli segni, mi fece notare che le estremità s'irrigidivano, le unghie si facevano cianotiche, il respiro superficiale per l'asfissia al polmone; poi il rantolo dell'agonia. Le misi sotto il guanciale le immagini della Vergine Ausiliatrice e del Beato D. Bosco: l'incoraggiai a sperare in loro, giacchè i dottori non potevano più nulla. Accennò lievemente di sì... e in quella notte stessa ebbe una crisi benefica! La malattia fu ancor lunga, formatosi un empiema polmonare, l'ammalata dovette subire la recezione di una costa e passò ancora momenti pericolosi, ma oggi è guarita e attende con ansia il giorno in cui potrà venire con me a Torino a rendere grazie di persona a Maria SS. e al Beato D. Bosco nel bel tempio di Valdocco.

Per ora mi limito a pubblicare la grazia nel Bollettino salesiano perchè la divozione al Beato D. Bosco e alla sua Madonna si diffonda sempre più e le nostre voci possano associarsi commosse festanti all'inno di riconoscenza che da ogni parte della terra sale verso la dolce Madre e il suo glorioso Beato.

Alzano Bergamasco, dicembre 1929.

G. G. B.

Solo un miracolo la poteva salvare.

Mia mamma da parecchi anni è sofferente da indebolimento di cuore e perciò costretta a un riposo assoluto, dato anche la sua età avanzata. Da circa quattro anni, inoltre la poveretta fu colpita da bronco-polmonite con pleurite.

Il nostro dottore dopo tutte le assidue cure che la scienza medica può dare, ci dichiarò che solo un miracolo poteva salvare la mamma. Nella mia angoscia cominciai di vero cuore la novena, consigliata dal Beato D. Bosco, promettendo offerta qualora la mamma fosse guarita

Con meraviglia di tutti, specialmente del dottore, la poveretta è guarita. Una mano divina s'era posata sulla sua persona e l'aveva risanata.

Spineto Scrivia.

M. MADDALENA CANTÙ.

Grazie, o Maria Ausiliatrice.

In seguito a infezione contratta applicando un cerotto ad una piaga di vena varicosa alla gamba sinistra, mi si produsse una risipola localizzata dapprima alla gamba e accompagnata da febbre altissima, ma che poi si estese a tutto il corpo. E avvennero così fatti assai gravi di indebolimento cardiaco, di nefrite, di broncopolmonite, di vomiti, di disappetenza così profonda da rimanere giornate e giornate intere senza alimento alcuno. Si aggiunga, a rendere più preoccupante la triste situazione in cui mi trovava, una depressione morale gravissima prodotta dalla convinzione della inguaribilità della malattia causata dalla persistente stasi e immobilità di quei fatti patologici, depressione che, data anche la mia età di 73 anni, mi faceva desiderare o aspettare la morte come minor male, e si avrà il quadro veritiero della crisi gravissima di corpo e di spirito durata per 47 giorni, dal 12 ottobre al 28 novembre u. s.

Ma un pensiero consolante pur in mezzo alle mie angoscie mortali mi sorregeva ed era la mia fiducia viva e profonda nell'Ausiliatrice.

A Lei cui in altre terribili congiunture altri miei cari non invano erano ricorsi, affidai colla più grande speranza la mia vita e ne ebbi soccorso e aiuto. Potei nutrirmi, mi sollevai nello spirito, poco a poco scomparve ogni disturbo e residuo di malattia ed ora, perfettamente guarita, mi sento piena di vita, di alacrità, di desiderio e di lavoro.

A Maria Ausiliatrice la mia gratitudine.

Cremasco Trescorre (Cremona), 12 gennaio 1930.

MARIA MAGRI ZAVAGLIO. Esprimono pure la loro riconoscenza a Maria Ausiliatrice e al Beato D. Bosco i seguenti:

Prof.ssa NATALIA MARINI (Torino). In pericolo di vita per una grave malattia, ricorse a Maria Ausiliatrice con preghiere e con la promessa di un'offerta per parecchi anni, ricuperando la salute che temeva perduta per sempre.

CIANCIA CARLET FAUSTINA (Caprile) per grazia importante.

V. S. (A. C.) per una grande grazia concessa alla sua famiglia dopo tre anni di lagrime e di preghiere.

RAITERI GIOVANNINA (Casale) per essere guarita senza operazione da un malanno che seriamente la minacciava.

BERGAMO GIUSEPPE (Romano) per la protezione accordata ai suoi figli.

FAMIGLIA MONZA (Torino). Ammalatosi gravemente di esaurimento il capo di famiglia, la pia consorte ricorse con novene alla Madonna Ausiliatrice e al Beato D. Bosco. Nei giorni della Beatificazione cominciò a verificarsi un miglioramento che maturò in una completa guarigione.

MASOTTA MADDALENA è grata a Maria e a D. Bosco per aver disposto un suo figliuolo incurabile ad una santa morte.

M. S. P. (Roma) per veder scongiurato un malanno che la minacciava, senza bisogno di subire operazioni.

DE SANTI GEMMA (Lucca). Chiese a Maria e al Beato la grazia di riavere presso di se il figlio malato, che era all'estero, e fu esaudita.

BOTTAZZI V. SERRA (Genova). Afflitta di vedersi travagliata da mal di cuore senza che nessuna cura gli giovasse, ricorse al Beato e alla Vergine Ausiliatrice, e fu tosto consolata.

M. T. BERGAMO. Straziata al vedere un suo figliuolo per lunghi giorni in preda ad un misterioso malessere che lo rendeva cupo, taciturno e lo faceva deperire nella salute, lo raccomandò alla protezione di Maria Ausiliatrice e del Beato. La sera stessa in cui aveva posto sotto il capezzale del figlio una reliquia di D. Bosco, il figlio si sentì sollevato dal suo malanno e riprese allegro la sua vita abituale.

F. L. per la felice composizione di interessi di famiglia.

N. N. (Torino) per essere stata protetta in un infortunio nel quale poteva perdere la vita.

PIA DELIO CERRATO (Torino) per l'esito felice di un'operazione.

UNA NOVIZIA F. M. A. per aver potuto seguire la sua vocazione dopo 5 anni di lotta.

ADELAIDE STELLINI (Grosseto) per una grazia ricevuta.

MARIA BOTTERO V. PRONZATO (S. Godano). Colpita da violenta bronco polmonite con complicazione di asma, chiese alla Madonna di D. Bosco la guarigione e l'ottenne in tempo abbastanza breve.

AUGUSTA BATTAGLIA per la guarigione del nipotino dal malanno che l'aveva colpito, senza dover ricorrere a temute operazioni.

GARISUGLIA ENRICHETTA (Piobesi) per la protezione ad un suo figlio.

M. D. T. (Torino) invia L. 500 per grazia ricevuta in parte, fidente di ottenere il resto colle preghiere dei nostri alunni.

SETTIMIO SADANO CARDONA (Messina). Nel terribile incendio che in meno di mezz'ora distrusse, alcuni anni fa 200 barracche, ebbe salva la sua per una provvidenziale pioggia. Nel momento del maggior pericolo aveva invocato con fede l'aiuto di Maria Ausiliatrice e non invano.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice o dal Beato D. Bosco, e alcuni, pieni di riconoscenza, inviarono offerte per la celebrazione di Sante Messe di ringraziamento, per le Missioni salesiane o per altre opere di D. Bosco, i seguenti:

Anderegg Angiola, A. M. (Buttigliera Asti), Agus Irene, Alberti Natalina, Angelico Maria, Armas Giuseppe, Anoloni Adele, Arcobelli Moscardini Maria, Acquarone Lorenzo.

Bertelli Vittoria e Teresa, Brignoli Ida, Burroni Edvige. Coniugi Bondone, Belluomo Vincenzina, Bettacci Luigi, Baragiotta Maria, Bonci Ing. Giuseppe, Bonafide Elena, Bidasio Agnese, Bartocci Rossi Maria, Beccari Bice e Rita, Benasedo Rosetta, Busnardi Virginia, Rossi G., Bruno Bice, Bodratti Maria, Basiglio Maddalena, Borio Filippo, Ballardo sorelle, Bellagamba Luigia, Bernardi Teresa, Besso Enrichetta, Rag. Betta Guido, Bimbi Gina, Bisazza Amelia, Boschiero Sofia, Bozzini Antonietta, Brambilla Irene, Brancati Vincenzo, Briccola Giovanna, Brontesi Maria, Bruno Clotilde V. Buffa, Bruno Vincenzo, Buldrini Angelo, Burlina Antonio, Butero Sr. Maria Alberta, Buzzetti Irida.

Cartotti Vincenza, Cappellini Foppiani Luigia, Civran Angela, Caboni Giovanni, Clabassi Sac. Antonio, Civalleri Coniugi, Cati Del Bono Clelia, Canali Angelo, Contardini La Rosa Checchina, Coco Domitilla, Cappelli Maria, Cappellini Carolina, Clarita Carbons, Cardinale in Battiato Maria, Carena . Maddalena, Carlevaro Rosa Scarsi, Carrozzini Maria, Casavola Norina, Casavola Elda, Castagno Maria, Cavazzi Emilio, Caviglia Piera, Challancin Maria, Chier Tommaso Papa, Chiesa Teresina, Girino Lipari Liboria, Clenen Bona, Coccia Giuseppe, Colarizi Gina, Coognato Roma, Colucci Antonio, Comuzzi Luigi, Congiu Michele, Corni Emma Gabriele, Cosolan Virginia.

D. M. (e L. D.), Dosio sorelle, De Mayda Amelia, Desantis Ginevra, Demaria Pierina, De Paoli Elisa Mussi, Dialley Cecilia, Di Stefano Giuseppe, Drago Anna, Duca Maria.

Ex allieva (Gattinara).

Fasano Margherita, F. D., Facchetti Pasquale e Camillo, Faggella Giuseppina, Farfoglia Riccardo, Ferrari Battistina, Ferrari Vincenzo, Ferrero Filippo, Florio Antioco, Fontana Lina, Franceschini Emilia, Franzò Sac. Antonino, Franzoli Lea Lavagna, Freglio Maria Neira, Fiori Anna, Famiglia Pizzagalli Enrico.

Giordanino Renato, Giordano Giovanni, Gallo Angela, Gallotti, Garbolo Maria, Gariglio Maria Luisa, Ghignoni Margherita, Giachello Caterina, Gotti Giovanni, Griffa Giuseppina, Alloisio Grillo Emilia, Grossiacques Thiebat Maria, Gallisai Violante, Gambino Tommaso, Gambero Teresa, Gilli Graglia Rosa, Guglielmina Mariuccia.

Ivaldi Giovanni, Invernizzi Ambrogio.

Leone Rina, Luffi Gemma, Lorenzati Giovanni, L. C. (Borgo S. M.), Lopapa Concetta, Lecca Beniamino, Lorenzi Ottilio, Lovisolo Margherita.

Maiocco Ida, Manero Giuseppina, Mortara Martina, Madre Superiora Ospedale (Montiglio), Maggio Cesarina, Malatesta Rina, Malfer ved. Maria, Manca Sac. Dott. Egidio, Manfredini Caterina, Maratti Leone Teresina, Marcoz Stella, Giuseppe Maretta, Mariani Carolina, Maringoni Lucia, Marini Caterina, Maroni Margherita, Mazzola Emilia, Mazzella Adelaide, Mazzola A., Medure Matteo, Menegolo Almerina, Menietto Antonia, Merli Giovanni, Monti Emma, Mottini Ida, Murino Filomena, Musuraca Francesco, Mori Matteo e Minetta, Magnano Severina, M. A. (Cooperatrice), Monticone Ernesta, Marrale Maria, Maiolatesi Umberto.

Niviri Giacomelli Enrica, Non Venga Linda.

Olita Giuseppina, Orlandi D. Elio, Ottonelli Rina.

Pirola Celestina, Portinaro Emilia, Paffanin Santina, Pais Antonietta, Paoli Almira, Pararisi Giovanni, Patera Ermanna, Peano D. Nicolao, Pece Giuseppina, Peila Teresa, Pellisier Antonio, Perico Clementina, Perrone Giuseppina, Pia Pasqualina, Piredda Pietrina, Pim Pasqua, Ponzano Maria, Pompanin G. B., Pellegrini Gina, Parisi Domenica, Lombardi, P. M. (Borgo S. M.), Paccanoni Elisa, Pavito Caterina, Pautassi Margherita.

Quaglino Maddalena.

Rocca Claudina, Rapetti Giuseppina, Ravizza Angela, Rebuffo Michelina, Rigano Ignazio, Romagna Anna Maria, Rossi Gaspera Torelli, Ruggiero Adele, Riva Teresa, Rolleri Maria, Ramondo Giuseppina, Rizzi Clelia, Rivarono Dott. Modesto, Ruffatto Domenica, Russo Giuseppe, Riportella Marcuzzo Liliana, Regazzoni Carolina, Rocchina Federico, Riposo Rag. Benedetto, Rieto Ved. Maddalena.

Salaroglio Maria Teresa, Serena Teresa, Sacchi Maria, Sacchiero Ginevra, Satta Gina, Sbernini Antonio, Scrocca Pasquale, Soldati Maria, Spanò Cesarina, Stano Ernestino, Simonetti E. Suana, Salussolia Antonio, Sassi Maria.

Tenchini Angelina Pancera, Teobaldi Teresa e Dina, Teruggi Rosa, 'Testa Margherita, Tocci Antioca, Tela Anna Maria, Torneo Domenico, Tosca C. Teresina, Traglio Matilde, Tranzetti Teodolinda, Trevisan Pierina, Tripoli Francesco, Truffi Amalia, Torre Enrico Luigi, Tenati Domenica, Troglio Marina.

Vitale Rosetta, Vallauri Giuseppe, Vercellone Antonio, Vernazza D., Vauterin Ansia, Vallini Luigia, Varini Adele, Vassoney Felicita, Ventrice Teresa, Vigliero Giuseppina, Vedano Carolina, Volpatti Albina.

Zuccon Maria, Zucchini Nerina, Zingali Maccarone Manetta.

Lettera di D. Giulivo ai giovani.

Carissimi,

Un egregio signore mi scrive: « Essendo mio figlio uno dei più affezionati zelatori della divozione e della causa di beatificazione del Servo di Dio Domenico Savio, il nostro Monsignor Parroco gli regalò la vita e l'immaginetta-reliquia di questo angelico giovane, immaginetta che mio figlio espose in un suo altarino.

In quel tempo io versavo in ben tristi condizioni finanziarie, pareva che tutto fosse contro di me.

Avendo letto il libro del caro Domenico Savio e visto quante grazie fa a chi si rivolge a Lui con fede, mi rivolsi pur io con gran fiducia e gli feci una novena.

Dopo pochi giorni, come per prodigio, incominciarono a cambiarsi le cose e a migliorarsi le mie condizioni, togliendomi quei gravi pensieri che mi struggevano.

Finchè avrò vita, non cesserò di ringraziare e pregare questo santo giovane come mio protettore, specialmente su mio figlio che tanto mi sta a cuore ».

Che ne dite, giovani cari? Siate anche voi divoti e zelatori di Domenico Savio e ne proverete la valida protezione.

Addio.   D. GIuLIvo.

In dono dal papa.

Il 16 febbraio Sua Santità riceveva in udienza l'Istitut