ANNO LVIII NUMERO 3
PERIODICO MENSILE PER I COOPERATORI DELLE OPERE E MISSIONI DI DON BOSCO
MARZO 1934 - (XII)
Sommario: Nell'imminenza della Canonizzazione. - Comunicati. - Le Canonizzazione del Beato Don Bosco Il solennissimo rito. - Crociata Missionaria. - la famiglia. - Culto e Grazie di M. A. - Le Case di formazione per aspiranti missionari. - Dalle nostre Missioni: Venezuela - Matto Grosso - Assam. - Lettera di Don Giulivo ai Giovani. - Per intercessione del Beato D. Bosco. - Necrologio.
IL RETTOR MAGGIORE AI COOPERATORI SALESIANI
Benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici,
Alla vigilia omai del gran giorno della glorificazione del nostro Padre, sento il bisogno di rivolgervi ancora una parola, che vorrei accrescesse la fiducia della vostra speranza e rendesse più pura la vostra gioia.
Mi preme anzitutto dirvi che, con me, l'intera Famiglia Salesiana raddoppia le sue suppliche al nostro Beato Fondatore perché faccia scendere su ciascuno di voi, sulle famiglie e sulle intenzioni vostre, grazie elettissime e copiose, onde i giorni del trionfo del Padre s'allietino anche della gioia riconoscente dei figli.
Vi esorto poi a ricorrere con filiale confidenza al patrocinio del nuovo Santo, sicuri di ottenere dal suo cuore, così sensibile sempre anche al menomo beneficio ed arrendevole ad ogni supplica, quei favori che più abbiano a giovare al vostro bene.
Ed infine vi invito tutti alle feste di Roma e di Torino. Sì: tutti, di presenza o almeno in ispirito, dobbiamo vivere, affratellati dal più soave amore, le giornate indimenticabili della Canonizzazione, che saranno giornate non solo di esultanza, ma di benedizioni per tutti.
E Voi, o Padre dolcissimo, che la Chiesa sta per cingere dell'aureola dei Santi, pregate per noi! Pregate per la Chiesa e pel Sommo Pontefice, per la Patria, per l'umanità tanto travagliata. Pregate per le Famiglie religiose da Voi fondate e per gli allievi e le allieve loro affidate. Pregate particolarmente per le famiglie dei Cooperatori e delle Cooperatrici, per gli ex-allievi, per quanti sostengono con generosità e costanza le Opere vostre e si accingono, con mirabile gara, a innalzarvi un trono degno nella Basilica dell'Ausiliatrice. Fate che la glorificazione vostra sia caparra, anzi l'inizio sicuro di nuovi trionfi a vantaggio delle anime e particolarmente dei giovani a voi tanto cari.
Alzate, o Padre, la vostra mano taumaturga e benediteci, quando si innalzerà da innumeri cuori il grido potente che vi acclamerà e vi invocherà Santo.
Obbl.mo in C. J.
Sac. PIETRO RICALDONE
Ad onore del nuovo Santo.
La grandiosa organizzazione dei pellegrinaggi nelle varie regioni promette una riuscita imponente dei festeggiamenti tanto a Roma che a Torino. Il pellegrinaggio Torinese sarà presieduto dallo stesso Em.mo Card. Arcivescovo Maurilio Fossati, il quale ha dedicato tutta la Pastorale ad illustrare la vita e gli esempi del Beato Don Bosco al Clero ed al popolo dell'Archidiocesi, invitando pastori e fedeli a celebrare col massimo slancio la festa della Canonizzazione.
Altri Em.mi ed Ecc.mi Ordinarii hanno personalmente assunto la presidenza dei Pellegrinaggi delle rispettive diocesi e stanno organizzando tridui e feste solennissime. Ecco intanto l'abbozzo dell'orario dei Tridui di Roma e Torino.
ROMA Basilica del Sacro Cuore. Ogni giorno dalle 5 alle 12: Messe lette.
LUNEDì 2 APRILE. - Ore 7,30: Messa celebrata dal Rev.mo Rettor Maggiore D. Ricaldone. -Ore io: Solenne Pontificale. -Ore 18,30: Rosario - Panegirico - Benedizione impartita da un Em.mo Cardinale.
MARTEDÌ 3 APRILE. - Ore 7,30: Messa celebrata da un Em.mo Cardinale. - Ore 10: Solenne Pontificale. - Ore 18,30: Rosario - Panegirico - Benedizione Eucaristica impartita da un Em.mo Cardinale.
MERCOLEDÌ 4 APRILE. - Ore 7,30: Messa celebrata da un Em.mo Cardinale. - Ore 10: Solenne Pontificale dell'Em. Sig. Card. Francesco Marchetti Selvaggiani, Vicario Generale di S. S. - Ore 18,30: Rosario - Panegirico - Te Deum - Benedizione impartita dall'Em. Sig. Card. Pietro Gasparri, Protettore della Società Salesiana.
TORINO Basilica di Maria SS. Ausiliatrice. Giovedì. Venerdì e Sabato (5, 6, 7 Aprile)
Dalle ore 4 alle 12: Messe lette.
Ore 6,30 - Messa letta celebrata da un Ecc.mo Vescovo.
Ore 7,30 - Messa letta celebrata da un Em.mo Cardinale.
Ore 1o - Messa solenne pontificata da un Em.mo Cardinale.
Ore 17- - Vespri solenni pontificali - Discorso di un Em.mo Cardinale - Trina benedizione impartita da un Em.mo Cardinale.
Ore 20,30 - Funzione popolare: Canto del Magnificat - Discorso di un Ecc.mo Vescovo - Benedizione pontificale.
Em.mi Oratori - Giovedì: Card. A. HLOND, salesiano, Primate di Polonia. Venerdì: Card. A. I. SCHUSTER, Arciv. di Milano. Sabato: Card. E. DALLA COSTA, Arciv. di Firenze.
8 Aprile: GIORNO DELLA FESTA
Dalle ore 4 alle 12: Messe lette.
Ore 6,30 - Messa letta celebrata da un Ecc.mo Vescovo.
Ore 7,30 - Messa letta celebrata da un Eiu.mo Cardinale.
Ore 10 - Messa solenne pontificale ed Omelia dell'Em.mo Card. Maurilio Fossati, Arcivescovo di Torino, con assistenza di Em.mì Cardinali e di Ecc.mi Vescovi.
Ore 15 - Solennissima Processione coll'urna del nuovo Santo - Benedizione pontificale in Basilica, sulla Piazza e in Corso Regina Margherita.
Distintivo della Canonizzazione. L. 1.
Si raccomanda vivamente a tutti i Cooperatori, allievi, ex-allievi di acquistare il Distintivo della Canonizzazione e di portarlo per le Feste del nuovo Santo e nelle manifestazioni Salesiane. Sarà richiesto per l'Udienza Pontificia e per le cerimonie solenni di Roma e di Torino.
Per l'acquisto rivolgersi direttamente, o a mezzo dei Direttori delle case Salesiane e dei Direttori dei Pellegrinaggi Salesiani, al Comitato Festeggiamenti, Via Cottolengo, 32 - Torino (109), anticipando l'importo.
AVVISO IMPORTANTE
Preveniamo i nostri Cooperatori che il Bollettino subirà le seguenti variazioni:
1) Al 1° aprile uscirà il Bollettino di due mesi (aprile-maggio) come NUMERO UNICO omaggio a Don Bosco Santo. Edizione speciale, su carta patinata, bellissime illustrazioni.
2) Quindi nessun Bollettino a maggio.
3) Il numero di giugno sarà tutto dedicato alla cronaca dei festeggiamenti.
4) Perciò non si avrà più nè la cronaca delle Case Salesiane, nè quella delle Missioni, ne l'elenco dei graziati, nè quello delle offerte, nè il necrologio, fino al numero di luglio.
NB. - Del NUMERO UNICO si farà una tiratura abbondante; e le copie in più si venderanno al prezzo di L. 1. Chi desiderasse ordinarne per feste locali, procuri di mandare l'ordinazione entro il 24 marzo. Sconto del 20% a chi ne ordina almeno 50 copie.
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Alcuni nostri Cooperatori ci hanno espresso il desiderio di una sobria descrizione del solennissimo rito con cui verrà canonizzato Don Bosco il prossimo 1° aprile. Mentre ci industriamo di soddisfarli, seguendo le tracce magistrali che ne dà « L'Osservatore Romano », il più autorevole dei quotidiani cattolici del mondo, siamo anche lieti di annunziare che la S.E.I. ha compilato un apposito grazioso fascicoletto (1).
Alla chiusura dell'Anno Santo la Canonizzazione di Don Bosco assumerà un carattere di solennità ancor maggiore che l'ordinaria, e pel palpito fresco della maestosa liturgia pasquale, e pel concorso di innumerevole folla di pellegrini da ogni parte del mondo. Non occorre essere profeti per prevedere la piena di San Pietro e della Piazza omonima...
L'aspetto della Basilica di San Pietro.
Sarà dei più suggestivi. All'esterno, dalla loggia centrale, scenderà l'enorme stendardo raffigurante la glorificazione del nuovo Santo, che verrà scoperto al momento della proclamazione. L'interno sarà tutto un trionfo di luci.
Per la grande navata, la cupola, l'abside, saranno infatti disposti gli artistici lampadari e le mille e mille luci che dànno riflessi di porpora ai preziosi damaschi che decorano i pilastri.
Sulla mensa dell'Altare Papale sfoggeranno quei tesori d'arte che sono i candelieri del Cellini e le statue del Pollaiolo; l'Altare stesso verrà ornato dei due preziosi paliòtti, ricamati in oro, di Benedetto XIV.
Il Trono papale sarà eretto in fondo all'abside in modo che, pur col baldacchino continuato, lasci completamente visibile la Cattedra e le quattro grandi statue bronzee dei Santi Giovanni Grisostomo, Atanasio, Ambrogio ed Agostino. Ai lati del Trono, ed alla stessa altezza, correranno due dosselli con trine dorate, leggermente concavi, che accompagnano e formano tutt'uno col Trono, reggendo gli stemmi del Sommo Pontefice Pio XI.
Presso l'Altare Papale, dalla parte dell'« Epistola », sarà eretto un altro Trono, di dimensioni più piccole e senza baldacchino, ove il Papa si recherà durante il canto di « Terza », ed ove assumerà i paramenti pontificali per la Messa.
Ai lati dell'abside, sempre nel presbiterio, saranno disposte le bancate ricoperte di arazzi per gli Eminentissimi Cardinali; poi quelle ricoperte di droghetto verde, un po' più indietro, per gli Arcivescovi e Vescovi, per i Prelati della Sacra Congregazione dei Riti, per la Prelatura e per i Canonici. A destra della Cattedra avranno posto gli Ecc.mi Patriarchi.
Ancora nell'abside sorgeranno le tribune destinate ai Sovrani, all'Ecc.ma Famiglia di Sua Santità, all'Ecc.mo Corpo Diplomatico, al S. M. Ordine Gerosolimitano di Malta, al Patriziato ed alla Nobiltà Romana, alla Postulazione e alle speciali Rappresentanze e Deputazioni.
Nella navata centrale e nella crociera recinti speciali saranno destinati ai moltissimi invitati ed istituti, ai vari gruppi di Cooperatori e di pellegrini.
Alle logge, dette della Veronica e di Santa Elena, saranno sospesi gli stendardi dei miracoli approvati per la Canonizzazione.
In fondo all'abside, nella splendida raggiera del Bernini, tutta illuminata, risplenderà la figurazione della Santissima Trinità, sorgente, fonte e premio di ogni santità.
(1) Come si svolge una Canonizzazione Lire 0,50. Società Editrice Internazionale - Corso Regina Margherita, 576 - Torino (109).
Il sacro Rito della Canonizzazione, che ,implica l'Infallibilità Pontificia, si aprirà con la solennissima Processione cui partecipano di diritto numerose schiere del Clero Secolare e del Clero Regolare, secondo l'ordine antichissimo e le disposizioni del Prefetto delle Cerimonie Apostoliche S. E. Mons. Respighi.
La magnificenza del Corteo Pontificio non è facile a descriversi.
Il Santo Padre poco dopo le ore 8, uscito dal Suo appartamento, preceduto dalla Croce, accompagnato dalla Sua Nobile Corte, scortato dalla Sua Guardia Nobile, preceduto e seguito dalla Guardia Svizzera, si recherà dapprima nella Cappella Sistina ove Lo attenderanno gli Arcivescovi, Vescovi e Prelati. Assunte le sacre vesti, cioè la « falda», l'amitto, il camice, la stola, il manto papale bianco a ricami d'oro, e la mitra di lamina d'oro, intonerà l'inno Ave, Maris Stella. E tosto l'Em.mo Cardinale Laurenti, Procuratore della Canonizzazione Gli offrirà tre ceri, dei quali il Santo Padre sceglierà il più piccolo, sorreggendolo poi acceso con la mano sinistra. Mentre si recitano le preci rituali, preceduto dagli Eminentissimi Cardinali, dagli Arcivescovi, Vescovi e Prelati, tutti coi ceri accesi, l'Augusto Pontefice si assiderà sulla Sedia Gestatoria per discendere alla Basilica Vaticana.
La Processione, si avvierà alla Basilica per la Scala Regia ed il portico, alla recita di appositi salmi e preci ed alla luce delle candele che tutti i partecipanti recheranno in mano.
Apriranno la Processione, che entrerà nella Basilica Vaticana poco dopo le ore 8, le rappresentanze dei Frati dell'Ordine della Penitenza, degli Agostiniani Scalzi, dei Cappuccini, dei Mercedari, dei Minimi, del Terz'Ordine regolare di San Francesco, dei Minori Conventuali, dei Minori di S. Francesco, degli Eremitani di S. Agostino, dei Carmelitani Calzati, dei Servi di Maria, dei Domenicani, dei Monaci delle Congregazioni Olivetana, Cistercense, Vallombrosana, Camaldolese, Cassinese, dei Canonici Regolari Lateranensi del Santissimo Salvatore.
Dietro ad essi il Clero Secolare preceduto dalla Croce con gli alunni del Seminario Romano e il Collegio dei Parroci; i Canonici e Beneficiati delle Collegiate di S. Anastasia, dei Ss. Celso e Giuliano, di S. Eustachio, di S. Maria in Via Lata, di San Nicola in Carcere, di San Marco e di S. Maria ad Martyres; il Clero delle Basiliche Minori e delle Basiliche Patriarcali, con le proprie Croci, e cioè di San Lorenzo in Lucina, di Santa Maria Regina Coeli, di Santa Maria in Cosmedin, S. Lorenzo in Damaso, di S. Maria in Trastevere, della Basilica Liberiana, della Basilica Vaticana, dell'Arcibasilica Lateranense; Monsignor Viceregente con gli Officiali del Vicariato di Roma; i Consultori della Sacra Congregazione dei Riti, regolari e secolari, e gli Officiali appartenenti a detta Sacra Congregazione; sei sacerdoti in cotta sostenenti torce accese, precedenti lo stendardo del Beato, sorretto da sei confratelli dell'Arciconfraternita del SS.mo Sacramento di San Michele in Borgo, tenendone i cordoni altri quattro sacerdoti in abito talare e manto nero.
La Cappella Pontificia seguirà in quest'ordine: Sergenti della Guardia Svizzera, i Sediari che dovranno dare il turno a quelli che portano la Sedia Gestatoria, il Sotto-Decano di Sala, i Camerieri d'Onore e Segreti di Spada e Cappa soprannumerari, i Procuratori di Collegio, il Confessore della Famiglia Pontificia col Predicatore Apostolico, i Procuratori Generali comuni pontifici recanti i Triregni e le Mitre papali con a sinistra il Custode dei Triregni, i Chierici segreti, l'Avvocato Fiscale, gli Avvocati Concistoriali, i Camerieri d'Onore e Segreti Ecclesiastici, i Cappellani cantori, i Votanti della Segnatura Papale, i Chierici della Rev.da Camera Apostolica, gli Uditori della Sacra Romana Rota col Maestro dei Sacri Palazzi Apostolici, incedente a sinistra dell'Uditore junore, due Cappellani segreti recanti la Tiara preziosa usuale e la Mitra preziosa e usuale del Sommo Pontefice, il Decano del Tribunale della Segnatura recante il turibolo, il Prelato Uditore della Sacra Romana Rota in vesti suddiaconali portando la Croce papale, in mezzo ai sette accoliti Votanti della Segnatura con candelieri con ceri accesi, e, a lui dappresso, due Maestri Ostiari di virga rubea; il Suddiacono Apostolico ministrante e l'Uditore di Sacra Romana Rota, in vesti suddiaconali, avente ai lati il Diacono e il Suddiacono greci; i Penitenzieri preceduti da due Chierici della Basilica, sostenenti le lunghe bacchette ornate di lauro, gli Abati Generali Mitrati, gli Abati nullius, i Vescovi e gli Arcivescovi non Assistenti al Soglio, i Vescovi e gli Arcivescovi Assistenti al Soglio, i Patriarchi e gli Eminentissimi Cardinali.
Poi il Vice-Camerlengo di Santa Romana Chiesa, a destra del Principe Assistente al Soglio; due Protonotari Apostolici di numero e due Uditori di Rota per la falda, gli Eminentissimi Cardinali Diaconi Assistenti, aventi nel mezzo l'Eminentissimo Cardinale Diacono Ministrante; il Prefetto delle Cerimonie Apostoliche; con il vice-Prefetto delle Cerimonie, il Comandante della Guardia Palatina d'Onore, il Comandante della Guardia Svizzera, l'Esente delle Guardie Nobili di servizio, il Sovraintendente Generale alle Poste; tutto un folto gruppo di Prelati, di alti ufficiali, di personalità della Corte del Sovrano Pontefice.
E finalmente il Sommo Pontefice in Sedia Gestatoria, manto papale bianco e mitra di lamina d'oro, la mano sinistra sostenente il cero acceso, e la destra benedicente: Vicario di N. S. Gesù Cristo nella pienezza della Sua maestà. La Sedia Gestatoria sarà sorretta da dodici Sediari in zimarra, e sormontata da un ricchissimo baldacchino, le cui aste sono sostenute da otto Referendari della Segnatura Papale; ai lati della Sedia, i flabelli, sostenuti da Monsignori Camerieri Segreti.
Ai fianchi della Sedia Gestatoria il Foriere Maggiore dei Sacri Palazzi Apostolici, S. E. il Comandante della Guardia Nobile Pontificia, il Cavallerizzo Maggiore di Sua Santità, il Tenente della Guardia Nobile, l'Esente Aiutante Maggiore della Guardia Nobile, gli altri Esenti, ed i Mazzieri Pontifici.
Ai quattro lati gli Svizzeri col morione, la corazza e gli spadoni, rappresentanti i quattro Cantoni Elvetici.
Immediatamente dietro la Sedia Gestatoria, il Decano della Sacra Romana Rota, Ministro per la Mitra, fra i due Camerieri Segreti partecipanti di servizio per la falda, l'Aiutante di Camera, otto Cappellani Cantori, il Decano di Sala, l'Uditore Generale e il Tesoriere della Rev.da Camera Apostolica, i Protonotari Apostolici partecipanti con S. E. Rev.ma Mons. Maestro di Camera, i Protonotari Apostolici soprannumerari e ad instar, il Reggente della Cancelleria Apostolica, i Superiori degli Ordini Mendicanti.
A chiusa del corteo un picchetto della Guardia Palatina d'Onore.
La processione, dalla Cappella Sistina, attraversando la Sala Regia, discenderà per la Scala Regia, ed entrerà nel Portico della Basilica Vaticana per la gran porta dinanzi alla statua di Costantino, proseguendo poi per il vestibolo, all'ingresso del quale il Santo Padre verrà ricevuto dal Rev.mo Capitolo e Clero Vaticano, mentre i Cantori della Basilica intoneranno il Tu es Petrus.
L'immenso Tempio risuonerà di laudi.
Il Corteo Papale farà una prima sosta dinanzi alla Cappella Giulia, sacra all'Immacolata Concezione ove sarà esposto il Santissimo Sacramento. Sua Santità discenderà dalla Sedia Gestatoria e, imitato da tutti gli alti Dignitari presenti, si recherà a genuflettersi in breve adorazione. Quindi il Corteo riprenderà.
Giunto innanzi all'Altare Papale il Santo Padre discenderà nuovamente dalla Sedia Gestatoria e andrà a genuflettersi al faldistorio, e dopo essere rimasto alcun poco a pregare, si recherà al Trono. Ivi riceverà l'obbedienza da parte degli Erninentissimi Cardinali, dei Patriarchi, Arcivescovi, Vescovi e Abati, mentre i Cappellani Cantori pontifici eseguiranno un mottetto.
Tutti riprenderanno poi i loro posti. Sul trono, alla destra ed alla sinistra del Papa, si disporranno i Cardinali Diaconi Assistenti e il Principe Assistente al Soglio. A sinistra, sul ripiano, il Prefetto delle Cerimonie Apostoliche, e sui gradini altri Arcivescovi e Vescovi Assistenti, il Decano della Sacra Romana Rota e i Camerieri Segreti partecipanti di servizio.
Subito avrà inizio il rito della Canonizzazione.
Sedutisi i Cardinali e tutti gli altri, un Maestro delle Cerimonie Pontificie, condurrà innanzi al Soglio Pontificio il Cardinale Prefetto della Sacra Congregazione dei Riti, Em.mo Camillo Laurenti, Procuratore della Canonizzazione, avente alla sua sinistra l'Avvocato Concistoriale, il quale, genuflesso, pregherà il Santo Padre a nome di detto Cardinale Procuratore, instantemente (instanter) perchè si degni ascrivere nel Catalogo dei Santi il Beato Giovanni Bosco.
A tale supplica risponderà, a nome del Santo Padre, il Segretario dei Brevi ad Principes dicendo che l'invocata proclamazione è nei vivi desideri del Sommo Pontefice: Egli però, prima di pronunziare tale grandiosa sentenza, vuole che tutti i presenti si uniscano a Lui nell'invocare il Divino aiuto, per l'intercessione di Maria Santissima e dei Santi. Ricevuta tale risposta il Cardinale Procuratore tornerà al suo posto e il Santo Padre genufletterà al « faldistorio » dinanzi al Trono, mentre i Cantori intoneranno le Litanie dei Santi alternandole con l'Assemblea fino all'Agnus Dei.
Dopo le Litanie, il Santo. Padre si assiderà di nuovo in Trono. Allora il Cardinale Procuratore, col medesimo cerimoniale ed a mezzo dell'Avvocato Concistoriale, rinnoverà l'istanza, aggiungendo alla formola la parola instantius (con maggior insistenza). Monsignor Segretario dei Brevi ad Principes sempre a nome di Sua Santità risponderà invitando ad invocare ancora lo Spirito Santo.
Ritiratosi il Cardinale Procuratore con l'Avvocato Concistoriale, il Papa, deposta la mitra, tornerà al « faldistorio » e il Cardinale assistente alla sinistra del Papa esorterà tutti a pregare dicendo: Orate.
Dopo breve preghiera, fatta da tutti in ginocchio, il Cardinale assistente di destra, alzandosi in piedi, pronunzierà la parola « Levate »; e tutti si alzeranno. Allora il Santo
Padre, servito dai due Vescovi Assistenti, che sorreggeranno il Rituale e la candela, intonerà in piedi il Veni Creator e, genuflesso fino a tutta la prima strofa, sosterà in piedi per tutto il resto dell'inno continuato dai Cappellani Cantori. Terminato questo e cantato il versetto, assistendo due Prelati in officio di Accoliti, coi candelieri, innanzi ai gradini del Trono, Sua Santità canterà l'orazione propria dello Spirito Santo.
Tornato il Santo Padre ad assidersi, il Cardinale Procuratore, sempre assistito dall'Avvocato Concistoriale, farà la terza petizione: instanter, instantius et instantissime (colla massima insistenza).
Risponderà a questa terza domanda il Segretario dei Brevi ad Principes dicendo essere giunta l'ora solenne e tutti invitando ad ascoltare in piedi la voce infallibile del Successore di Pietro.
Proclamazione del nuovo Santo.
Allora, alzatisi in piedi i Cardinali e gli altri del Sacro Consesso, il Sommo Pontefice, tenendo in capo la mitra, dalla Sua Cattedra, nella pienezza del Suo Sacro Magistero, pronunzierà la formula della Canonizzazione:
Ad honorem Sanctae et individuae Trinitatis, ad exaltationem fidei catholicae et christianae Religionis augmentum, auctoritate Domini Nostri lesu Christi, Beatorum Apostolorum Petri et Pauli ac Nostra; matura deliberazione praehabita et divina ope saepius implorata, ac de Venerabilium Fratrum Nostrorum S. R. E. Cardinalium, Patriarcharum, Archiepiscoporum et Episcoporum in Urbe existentium consilio, Beatum Joannem Bosco, Sanctum esse decernimus et definimus, ac Sanctorum catalogo adscribimus; statuentes ab Ecclesia universali eius memoriam quolibet anno, die..., inter Sanctos Confessores non Pontifices pia devotione recoli debere. In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti.
«Ad onore della Santa ed individua Trinità, ad esaltazione della fede cattolica e ad incremento della Religione cristiana, coll'autorità di N. S. Gesù Cristo, dei Santi Apostoli Pietro e Paolo e Nostra; premessa matura deliberazione ed invocato più volte l'aiuto divino, sentito anche il parere dei Nostri Venerabili Fratelli Cardinali di S. R. C., Patriarchi, Arcivescovi e Vescovi residenti in Roma, decretiamo e definiamo che il B. Giovanni Bosco è Santo e lo ascriviamo al Catalogo dei Santi; stabilendo che in tutta la Chiesa si celebri la sua festa ogni anno il giorno ; e che lo si veneri con pia devozione fra i Santi Confessori non Pontefici. Nel nome del Padre, del Figliuolo e dello Spirito Santo! ».
Dopo che il Sommo Pontefice avrà pronunciata la grande sentenza, l'Avvocato Concistoriale renderà, in nome del Cardinale Procuratore, le dovute grazie al Pontefice e umilmente implorerà da Sua Santità che si degni ordinare la spedizione delle Lettere Apostoliche. A questa supplica risponderà lo stesso Sommo Pontefice con la parola: Decernimus! (ordiniamo).
S'appresserà allora al Trono il Cardinale Procuratore e, baciata la mano e il ginocchio al Santo Padre, tornerà ad assidersi al suo posto. L'Avvocato Concistoriale, rivoltosi ai Protonotari Apostolici presenti, farà istanza che, a perpetua memoria, facciano essi uno o più istrumentì dell'Atto solenne della Canonizzazione. A nome di tutti un Protonotario Apostolico risponderà: Confìciemus (lo faremo) e chiamerà in testimonio gli intimi familiari del Papa che stanno intorno al Trono con le parole: Vobis testibus (Voi ci siete testimoni).
Quindi il Sommo Pontefice, levandosi in piedi, intonerà il Te Deum che verrà proseguito dai Cappellani Cantori alternativamente coi presenti nell'abside e col popolo.
Sarà il momento solenne! Fuori della Basilica, alla Loggia esterna verrà scoperto lo stendardo della « Gloria W del nuovo Santo. Le campane, festanti di tutta Roma annuncieranno la nuova letizia della Chiesa di Dio all'Urbe e al mondo.
Tutta la grande famiglia cattolica potrà salutare e venerare San Giovanni Bosco.
Terminato il Te Deum il Cardinale Diacono invocherà pel primo- il Santo Canonizzato e il Sommo Pontefice canterà l'Orazione propria.
Compiuta la cerimonia della Canonizzazione, Sua Santità si recherà al piccolo Trono a cornu evangelii ed ivi intonerà l'Ora di Terza. Dopo le preci Sua Santità assumerà i sacri paramenti per la Messa solenne di Pasqua colla commemorazione del nuovo Santo.
E attesa con grande entusiasmo la messa nuovissima del M° Perosi.
Il Pontificale si svolgerà in tutto lo splendore del Rito Papale.
Dopo il Vangelo, cantato nei due idiomi latino e greco, Sua Santità pronuncerà la « Omelia » sul nuovo Santo.
Al termine di essa il Santo Padre impartirà una seconda Benedizione Papale con la pubblicazione dell'Indulgenza.
Giunta la Messa all'Offertorio, il Postulatore della Causa del nuovo Santo compirà la cerimonia delle Oblazioni al Santo Padre.
Le offerte.
Queste consistono in ceri dipinti con le armi del Sommo Pontefice, dei quali i grandi hanno il peso di trenta libbre romane. Sogliono offrirsene cinque, due grandi e tre piccoli, sormontati da artistici fiocchi inargentati a riparti di più ordini. Le altre oblazioni sono: di due grandi pani; di due bariletti argentati e dorati di vino e d'acqua e di tre gabbie metalliche contenenti rispettivamente due tortorelle, due colombe e uccelletti di varie specie.
La cerimonia delle oblazioni è antichissima nella Chiesa, e contiene mistiche significazioni. I ceri simboleggiano Gesù Cristo; la « cera », infatti, opera della vergine ape, significa Cristo come Uomo, Figlio della Vergine; il « lucignolo » indica la divinità di Lui. E si vuol pertanto indicare che il nuovo Santo ebbe sempre in mira il Redentore per seguirne gli esempi. Il « pane », simbolo d'ogni sorta di cibo, indica che il Santo si nutrì di ogni virtù per giungere al Cielo. Il
vino » indica la Grazia santificante di cui fu abbondantemente adorno il novello Santo. Le « tortore » sono simbolo della « fedeltà » a Dio; le « colombe » indicano la « pace » la carità e la purezza dell'anima sua; i vari uccelletti indicano il distacco dai beni della terra e le aspirazioni di Lui alle cose celesti.
Sebbene il Postulatore sia quello che rassegna le Oblazioni, tuttavia l'onore della presentazione è sempre dovuto a tre Cardinali della S. Congregazione dei Riti: vale a dire ad un Cardinale Vescovo, a un Cardinale Prete e ad un Cardinale Diacono appartenenti a detta Congregazione.
Le oblazioni saranno preparate in antecedenza in apposito luogo presso l'Altare Papale, bellamente disposte sopra tavole ricoperte di tovaglie e custodite dagli incaricati di Mons. Prefetto delle Cerimonie.
Terminate le Oblazioni, durante le quali la Cappella Musicale eseguisce il bellissimo Oremus pro Pontifice del Perosi, verrà ministrato il Lavabo dal Principe Assistente al Soglio.
Proseguirà quindi la Messa, accompagnata dalla Cappella musicale pontificia e il Santo Padre si recherà all'Altare.
All'Elevazione, dall'alto della Cupola verrà suonato dalle Trombe d'argento il Largo del Silveri. Il Santo Padre, facendo il giro completo, presenterà tanto l'Ostia, come il Vino consacreato all'adorazione di tutto il popolo.
La Comunione del Santo Padre.
Dopo l'Agnus Dei il Santo Padre tornerà al Trono, ed ivi attenderà le Sacre Specie: il Cardinale Diacono ministrante, rimasto sull'Altare, consegnerà all'Uditore di Rota, Suddiacono ministrante, l'Ostia Santa, posta sulla patena e fermata con l'« asterisco ». L'Uditore suddiacono allora si dirigerà al Trono, ove si fermerà da un lato.
Quindi il Cardinale Diacono ministrante recherà il Calice.
Il Santo Padre, che avrà atteso le Sacre Specie, in ginocchio, al Trono, si leverà e si comunicherà con parte dell'Ostia e con parte del Sangue Divino, sumendo questo a mezzo della cannula d'oro presentataGli dal Cardinale Vescovo Assistente.
Dopo di ciò il Santo Padre comunicherà, con l'altra parte dell'Ostia, il Cardinale Diacono ministrante e l'Uditore di Rota Suddiacono ministrante.
Tornato all'altare il Cardinale Diacono ministrante, pure a mezzo della cannula, sumerà parte del Sangue Preziosissimo, lasciando l'altra parte al Suddiacono, che Lo sumerà direttamente dal Calice.
Il Santo Padre intanto, sul Trono, prenderà l'« abluzione » che gli verrà presentata in un piccolo calice dal Cardinale Vescovo Assistente.
Dopo di ciò Sua Santità tornerà all'Altare per le orazioni; terminate le quali, impartirà la terza Ap. Benedizione in forma solenne.
Terminato il Pontificale si ricomporrà il Corteo, ma solo nella parte della Famiglia Pontificia e del Sacro Collegio. Essendo giorno di Pasqua, Sua Santità, con in capo il Triregno, in Sedia Gestatoria, salirà alla gran loggia della Basilica per impartire la Benedizione a tutto il mondo, rappresentato nella Piazza da centinaia di migliaia di fedeli. La sera, alle 21 tutta la Basilica brillerà della fantastica illuminazione ad onore del nuovo Santo!...
BORSE COMPLETE
Borsa "DA MIHI ANIMAS" a cura d'un sacerdote, zelante Cooperatore salesiano, che non vuol essere nominato - Somma prec.: 17.500 - Nuova offerta, 2500 - Tot. L. 20.000.
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Borsa S. TERESA DEL BAMBINO GESÙ (11a) - Notaio Dott. Giuseppe Ferrari, Pavia, 3017,20.
Borsa VERSIGLIA E CARAVARIO - Somma prec.: 8466-Giacinto Rossignoli, 1o-Tot. L. 8476.
Borsa VANGELO DI GESU, a cura del Sac. Anzini Abbondio -- Somma prec.: 18411,20 - Strola Guglielmina, io - Ghiglione Carlo, 1oo - Tot. L. 18521,20.
VIRTÙ E GLORIE DI DON BOSCO
Un volume di discorsi raccolti ed ordinati da D. Favini - S. E. I. - Torino - L. 10.
Festa di San Francesco di Sales e Conferenze Salesiane.
La festa di San Francesco di Sales ha assunto ovunque quest'anno una speciale solennità, quasi preludio alle feste della prossima Canonizzazione di Don Bosco, che del santo Vescovo di Ginevra ha ricopiato così fedelmente le virtù caratteristiche della dolcezza ammirabile cogli uomini e dell'unione intima con Dio. Le conferenze ai Cooperatori, prescritte dal Regolamento della Pia Unione , hanno vivamente interessato Cooperatori e Cooperatrici di ogni paese alla glorificazione del nuovo Santo a Roma, a Torino e nei singoli centri in cui si svolge l'azione salesiana. Convegni straordinari di Direttori diocesani, di Decurioni e di Cooperatori hanno organizzato imponenti partecipazioni di rappresentanze da ogni regione d'Italia e dall'Estero alla solenne funzione della Canonizzazione in Roma il 1° aprile ed alle feste di Torino, 5-12 aprile.
Imponentissimi i due Convegni Ispettoriali tenuti in Sicilia, uno per la Sicilia orientale, l'altro per la Sicilia occidentale, convocati dall'Ispettore D. Orto e presieduti: quello di Catania dagli Ecc.mi Arcivescovi di Catania e Siracusa e dai Vescovi di Caltagirone e di Bova; quello di Palermo dall'Em.mo Card. Arc. Luigi Lavitrano coll'Ecc.mo Ausiliare ed il Vescovo di Caltanissetta. Mentre il Bollettino va in macchina giunge notizia del Convegno Ispettoriale di Roma, convocato dall'Ispettore D. Festini e presieduto dall'Em.mo Card. Pietro Gasparri, protettore della Società Salesiana, circondato da varii Ecc.mi Arcivescovi e Vescovi; e del Convegno di Napoli, convocato dall'Ispettore D. Simonetti e presieduto dall'Em.mo Arcivescovo Card. Ascalesi, con altri Ecc.mi Vescovi.
I quattro grandiosi convegni hanno raccolto numerosi Direttori Diocesani, Decurioni e Cooperatori delle diverse regioni e furono abilmente diretti dall'organizzatore D. Fasulo.
Un intenso fervore ha distinto la celebrazione della festa del Santo Patrono all'Oratorio di Torino. Venne a cantare le glorie di San Francesco di Sales, il triduo e la festa, S. E. Rev.ma Mons. Umberto Rossi, Vescovo-Principe di Asti. E la Basilica di Maria Ausiliatrice si è affollata di fedeli ogni mattina alla funzione per la sezione Artigiani, con Messa, fervorino del salesiano prof. D. Pietro Zerbino, e Benedizione Eucaristica; e la sera alla solenne predicazione del piissimo Vescovo di Asti. I Pontificali della vigilia e della festa furono tenuti da S. E. Rev.ma Mons. Ernesto Coppo, vescovo salesiano. Celebrò la Messa della Comunione Generale della Sezione Artigiani il rev.mo sig. D. Giraudi, Economo Generale; e S. E. Mons. Rossi quella della Sezione Studenti. Ai vespri Pontificali, in uno smagliante panegirico, Mons. Rossi chiuse il programma del triduo sul testo evangelico « Coepit facere et docere » rilevando gl'insegnamenti dal Dottore di S. Chiesa.
Il giorno seguente fu tutto un fervore di suffragi pei Cooperatori e le Cooperatrici defunte: Messe, Comunioni e preghiere.
Il 2 febbraio, nella chiesa di San Giovanni Evangelista, il salesiano D. Alessandro Terpin, delle nostre Missioni nel Siam, tenne la Conferenza ufficiale. Cui si coordinarono altre tre conferenze per comodità dei Cooperatori della periferia: il 28 gennaio Don Antonio Cavoli, delle nostre Missioni in Giappone, parlò nell'ampio teatro dell'Oratorio Salesiano di Borgo San Paolo; il 4 febbraio D. Panciatichi dal pulpito di Maria Ausiliatrice; e l'11 febbraio il sig. Don Boccassino, delle nostre Missioni in Cina, nella Chiesa del Rosario all'Oratorio salesiano «Michele Rua », Borgata Monterosa. Così si è vissuta più largamente quell'ora di fervore salesiano in cui ogni anno i Cooperatori si rinnovano nello spirito di San Francesco di Sales e nell'ardore dell'apostolato.
INGHILTERRA - Shrigley. - 150 allievi missionari consacrano a Gesù Adolescente la loro giovinezza. - La prima domenica dopo l'Epifania, in cui la Chiesa ci invita ad onorare í misteri dell'adolescenza di Gesù, i giovani aspiranti missionari del nostro Istituto di Shrigley (Inghilterra), trasportandosi in ispirito al Tempio di Gerusalemme e nella casetta di Nazareth, vollero ritemprarsi nella loro fede e nell'amore a Gesù Adolescente, studiandone i suoi mirabili esempi e rinnovando fervidi propositi di imitazione. Fu infatti nel Tempio, all'età di 12 anni, che Gesù protestò solennemente a Maria ed a Giuseppe lo scopo supremo della sua vita: la cura degli interessi e della gloria del Padre; e fu a Nazareth che Egli si preparò alla sublime missione mediante l'esercizio delle virtù dei forti: l'ubbidienza, la preghiera, il sacrificio. Quanta efficacia adunque di ispirazione nel mistero del Tempio e nei misteri di Nazareth per giovani aspiranti missionari, che, sulle soglie dell'adolescenza, lasciano la casa paterna per condividere con Gesù il grande ideale di consacrare la vita al compimento della volontà del Padre, ed alla estensione del suo Regno sulla terra! La proposta di solennizzare con pompa speciale la ricorrenza liturgica fu fatta dai soci della Compagnia di Gesù Adolescente che fiorisce da qualche anno nell'Istituto. E la riuscita ha coronato il fervore dei cari giovani. Devote le funzioni del mattino e del pomeriggio, ma commovente soprattutto il momento della consacrazione. Dopo la funzione vespertina, al termine della processione e di un appropriato discorso del Direttore, uno dei giovani aspiranti missionari lesse ad alta voce la formola con cui tutti gli aspiranti di Shrigley offrivano a Gesù Adolescente la loro giovinezza, promettendo di conservarla illibata e santa nella imitazione delle divine virtù del Salvatore.
Ricevuta poscia la benedizione eucaristica, tutti si raccolsero nel salone per una bella accademia ad onore di Gesù Adolescente, la cui statua, copia di quella che si trova nella Basilica Salesiana di Nazareth, campeggiava su un grazioso trono in un trionfo di bianchi fiori. Ci auguriamo di gran cuore che l'esempio susciti larga imitazione e che la devozione a Gesù Adolescente, fiorente già a Nazareth, nel Tempio omonimo, all'Oratorio di Borgo San Paolo in Torino ed altrove, si accenda del fervore di Shrigley, ad animare tante giovinezze alle glorie dell'apostolato.
L'Istituto Salesiano Pio XI, in Roma, la vigilia del XLVI anniversario del glorioso transito del B. D. Bosco, 30 gennaio, aveva il sommo onore dell'augusta visita di S. M. la Regina d'Italia, Elena di Savoia. Regale improvvisata! Verso le io del mattino, accompagnata dalla Dama di Corte Duchessa Cito di Torrecuso e dal Gentiluomo di servizio Barone Serventi Cellario, S. M. giungeva quasi all'improvviso all'Istituto ed, ossequiata dal Direttore Don Rotolo, da S. E. Mons. Emanuel, salesiano, Ausiliare di Sabina e dai Superiori, passava ai vari laboratori, ove i 250 alunni, intenti al lavoro, al colmo dell'entusiasmo, prorompevano in filiali dimostrazioni di devozione e di affetto verso l'augusta Sovrana. Con materno interessamento ed ineffabile amorevolezza S. M. indugiavasi per oltre un'ora ad ammirare i magnifici locali, i macchinari, i lavori in corso e l'abilità progressiva degli alunni. I quali, sul finir della visita, si raccolsero in un attimo e in ordine perfetto nell'aula magna per offrire alla Maestà della Regina un omaggio solenne collettivo. Era giunto nel frattempo anche l'Ispettore Don Festini col Direttore de l'Istituto Sacro Cuore. La banda intonò la Marcia Reale ed un alunno, a nome di tutti, espresse all'augusta Visitatrice la gioia, la gratitudine e la devozione non solo dell'Istituto, ma di tutti gli allievi degli Istituti Salesiani che venivano così altamente onorati dalla sovrana degnazione:
Maestà.
La giornata di oggi rimarrà fra le piú memorande della nostra vita, poichè ci ha recato il regalo più bello e più gradito che potessimo desiderare.
La visita di V. Maestà, visita tanto più cara, preziosa e bella quanto inaspettata, ci riempie di tale gioia e di tale entusiasmo che ci par quasi di sognare. Nella profonda e invincibile commozione di quest'ora memoranda, invano andiamo cercando nel nostro cuore e sul nostro labbro le parole più atte ad esprimere i sentimenti dell'animo nostro e preghiamo Vostra Maestà a volercene benevolmente dispensare.
Ma una parola, una sola parola possiamo dirla. I giovani artigiani dell'Istituto Pio XI, alla scuola di D. Bosco e dietro gl'insegnamenti dei loro superiori hanno imparato ad amare Vostra Maestà ed il glorioso Re Vittorio, anche senza mai aver avuto la fortuna di vederli e di conoscerli personalmente. Oggi dopo l'insigne ed invidiabile fortuna avuta, li anseranno anche di più, poichè dalla bocca dei loro educatori sanno e conoscono quanto D. Bosco sia stato devoto ed attaccato alla gloriosa e millenaria Casa Savoia, e conoscono tutti gli innumerevoli benefizi da questa ricevuti.
Grazie, per tanto, e grazie di tutto cuore. La preghiera devota e spontanea che giornalmente eleviamo a Dio e all'Ausiliatrice di D. Bosco per i nostri amati Sovrani, d'oggi in poi sarà ancora più cordiale e sincera. Si, benedica Dio Vostra Maestà e l'Augusto Consorte, e li conservi ancora per innumeri anni al nostro affetto ed alla nostra venerazione, all'affetto di tutti gli Italiani ed alle fortune della nostra bella Patria.
Alle nobili parole del giovinetto seguì il coro suggestivo della « Preghiera per il Re ». S. M. Elena di Savoia espresse la sua materna e regale compiacenza per l'ottima organizzazione e la vasta attività dell'Istituto e si accomiatava verso le 11,30 tra rinnovate dimostrazioni di ossequio e di devozione. La cronaca dell'Istituto scriveva una bella pagina d'oro.
La Pia Casa Arcivescovile dei Sordomuti di Napoli-Tarsia, diretta dai Figli del Beato Don Bosco, ha avuto, quasi negli stessi giorni, l'altissimo onore della presenza di S. A. R. il Principe di Piemonte alla festa annuale della Befana. Ricevuto dall'Em.mo Card. Arcivescovo Alessio Ascalesi, dalle Autorità e dai Superiori, S. A. ha ricolmato di gioia i sordomuti e le sordomute che la Pia Casa ospita ed educa con amorosissime cure. Assistette al discorso ufficiale pronunciato dal Preside della Provincia di Avellino, comm. Giliberti, e si commosse visibilmente alle declamazioni dei piccoli che confermarono ancora una volta il felice successo dei metodi di educazione. Infine, lo stesso augusto Principe, insieme all'Em.mo Card. Arcivescovo si degnò distribuire i doni della Befana generosamente preparati dai benefattori e dalle benefattrici. Un'istantanea che riproduciamo rappresenta il Principe in atto di congratularsi con uno dei declamatori.
Ridona la salute. - Colpito da grave malattia nel gennaio 1932 ebbi la fortuna di superarla ed entrai in convalescenza. Questa però fu molto lenta; e la debolezza mia era tanto grave per i miei 9o anni, che avevo quasi perduto la speranza di ritornare in salute. Mi rivolsi con fede a M. A. e al B. D. Bosco, e ottenni la grazia. Ho ricuperato la salute, che tuttora mi continua in modo prodigioso.
Nizza Monf., 10 - 1 - 1934.
GIUSEPPE RoBUFFo.
Ringraziano ancora Maria SS. Ausiliatrice:
Pagai Angelina (Siena) per l'ottenuto miglioramento di un fratello sofferente di cancro.
Una Figlia di Maria (Bova Marina) per aver ottenuta la conversione di due persone care.
N. N. (Borgo Ticino) per segnalati favori ottenuti.
Capuzzo Carmelina (Pasturana) per l'ottenuta salvezza di un nipote caduto in un pozzo profondo.
Pezzati Rosa (Trebecco) per la guarigione del figlio Daniele colpito da grave affezione polmonare.
Cavallero Carmelita (Rocca de' Giorgi) per una segnalata grazia ricevuta.
Marchesi Fausta e Paolina (Vertova) per l'ottenuta guarigione del nipote Luigi colpito da ascesso polmonare sinistro.
Torlissi Amelia (Roma) per evitata operazione.
Sernagiotto Don Giovanni (Ponzano Veneto) per la guarigione della mamma da grave emorragia nasale.
Lorio Domenica (Torino) per varie grazie ricevute, invocando continua protezione.
S. O. (Torino) per l'ottenuto miglioramento in salute della figlia da esaurimento nervoso.
Una madre di famiglia per l'aiuto e conforto ricevuto.
Mazzoli Spadoni Ida per ottenuto impiego del figlio dopo quindici novene!
Dolci Benedetta per l'aiuto concesso a persona di sua conoscenza.
Barberis Maddalena (Villafranca Piemonte) per aver ottenuto quanto desiderava.
Cattaneo sorelle (Fenegrò) ringraziano per la segnalata grazia ricevuta e ne attendono altre.
B. Fiorinda (Torino) per l'ottenuta guarigione di un bimbo colpito da malattia infettiva.
Nicole G. B. ex-allievo, per l'ottenuto e sospirato impiego.
S. I. (Torino) perchè, scacciata di casa, col marito, da un figlio indegno, e priva d'ogni appoggio, ottenne una decorosa occupazione per sè e pel consorte.
Longo D'Amico Elvira per l'ottenuta guarigione della figlia Agostina da infezione tifoidea.
Micca Margherita (Torino) per l'ottenuta guarigione da grave frattura al braccio destro.
B. M. (Torino) per la felice soluzione di una questione penosa.
Gallo Rina per le grazie segnalate ricevute; invoca continua protezione.
Crova Concetta (Torino) per l'ottenuta guarigione del bimbo Renzo.
Palazzo Piera per l'ottenuta guarigione e invoca benedizioni per sè e famiglia.
Una mamma ringrazia per la guarigione del figlio Domenico.
Grassi Mariuccia (Torino) per l'assistenza materna avuta in momenti di grave sciagura.
G. M. (Torino) per essere stata assistita e confortata in dolorose circostanze della vita.
Grua Maria per l'impiego ottenuto.
Favini D. Guido per una guarigione. subitamente ottenuta.
I Cooperatori, tanto sacerdoti che laici, per godere delle indulgenze e privilegi della Pia Unione devono recitare ogni giorno un Pater, Ave, Gloria secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, coll'aggiunta dell'invocazione: Sancte Francisce Salesi, ora pro nobis. (Decr. 2-X-1904 ).
Beninteso che per le indulgenze plenarie bisogna poi compiere le solite pratiche prescritte dalla Chiesa.
PEL MESE DI MARZO Indulgenza Plenaria:
23 Sette Dolori di Maria SS.
25 Annunciazione di M. Vergine.
Indulgenza Parziale:
Di 25 anni e 25 quarantene:
25 Domenica delle Palme.
Un decennio glorioso.
Il discorso pronunciato dall'Ispettore delle case salesiane degli Stati Uniti dell'Est e Canadà, don Ambrogio Rossi, alla funzione di addio ai Missionari dell'ultima spedizione nella basilica di Maria Ausiliatrice l'8 ottobre 1933, fu una eloquente celebrazione del glorioso decennio di formazione di parecchie centinaia di balde giovinezze all'apostolato missionario; formazione curata in diverse case espressamente destinate ed attrezzate dal Rettor Maggiore a questo santo scopo. L'abbiamo conservato per riportarne su queste colonne i tratti più salienti a documento di un trionfo di fede e di sante audacie per la gloria di Dio e la conversione degli infedeli.
Rilevato come la Congregazione Salesiana, sorta con finalità eminentemente educatrice della gioventù, abbia nel 1875 abbracciato anche l'apostolato missionario, egli, che visse tutto il decennio nelle case di formazione missionaria, documentò la meravigliosa riuscita di una delle più audaci iniziative della famiglia salesiana: questa di lanciare, giovanissimi, a temprarsi alle fatiche dell'apostolato missionario, nelle terre di missione, gli aspiranti dei quali il breve periodo di prova negli aspirandati d'Europa legittima sufficienti speranze. L'impresa a prima vista temeraria, fu assai facilitata dalla fondazione in terra di missione di case regolari di studio e di perfezionamento fino al sacerdozio, ove i missionari del domani possono godere tutte le cure della famiglia e della Chiesa fino al giorno in cui cominceranno davvero la vita di missione.
« Da quando il Beato Don Bosco - esordì l'oratore - aperse allo zelo dei suoi figli le prime missioni della Patagonia, si videro di anno in anno levarsi dalle varie case salesiane, fino a centinaia, confratelli generosi, e, dagli Istituti delle Figlie di Maria Ausiliatrice, intrepide suore a chiedere il duro privilegio della prima linea e della trincea missionaria. Il personale si stremava in patria per consentire le avanzate, talora sanguinose, del Regno di Dio, in terre d'oltremare. Ma il sacrificio di una riduzione continua e progressiva di personale in patria non poteva spingersi oltre limiti pericolosi. Ed ecco la Provvidenza inspirare al Successore di D. Bosco un nuovo piano, ardito e geniale come tutte le opere di Dio.
Nel 1922 all'Altare di Maria Ausiliatrice cantava la sua Messa di diamante un Figlio prediletto del Beato D. Bosco, il primo Missionario Salesiano, il Capo intrepido del primo drappello, il compianto Cardinal Cagliero. Quale omaggio al vegliardo glorioso in quell'ora fausta i Superiori annunciarono il proposito di aprire e di intitolare al suo nome un Istituto che avrebbe raccolto i giovani desiderosi di consacrarsi all'ideale missionario. E l'Istituto d'Ivrea spalancò le sue porte alle prime giovani reclute missionarie che subito salirono ad alcune decine. L'anno seguente, 1923, fu un affluir di domande. Ed allora non più la piccola sezione missionaria a fianco d'altri giovani con idealità diverse, ma tutto l'Istituto d'Ivrea fu invaso dagli ardenti aspiranti missionari e l'Istituto Cardinal Cagliero diventò un vero Cenacolo missionario. Da ogni regione d'Italia decine di giovani, scossi dall'augusta parola del Pontefice delle Missioni, affascinati dal calore dei propagandisti, rapiti dalla bellezza del sacrificio, bussarono alla porta: cento... centocinquanta... duecento!
L'ora delle Missioni era scoccata! Da un capo all'altro d'Italia era tutto un fremito di ardore missionario. Le domande di giovani anelanti all'apostolato fioccavano e l'Istituto fu presto insufficiente. Il direttore si rivolse all'attuale Successore del Beato D. Bosco: «Signor Don Ricaldone, non sappiamo più dove metterli, e tanti, ottimi, picchiano ancora alla porta ». « Stringi i posti, occupa tutti i vani ». « Fatto; ma trenta... quaranta chiedono ancora ». E il venerato Superiore, con ardimento pari alla sua fede: « È la Provvidenza che li manda; non rifiutarli. Per un mese mettili... sul solaio, sul fienile, dove puoi; sarà una prova d'idoneità alla vita missionaria; il preludio di ciò che li aspetta ».
E intanto, con prodigiosa attività fa allestire in meno di un mese un altro Collegio che prima aveva scopo differente; e così nell'ottobre 1925 la Casa di Penango Monferrato diventa il secondo Istituto Missionario e accoglie il primo sciame che si stacca da Ivrea.
Ma nel 1926 eccoci di nuovo in imbarazzo. I due Istituti rigurgitano di giovani e domande su domande piovono veramente dal Cielo ai due Direttori. Chi presiedeva al movimento prodigioso rinnovò l'ordine: «Accettate finchè vi è possibile! » E con rapidità sorprendente preparò una terza sede a Foglizzo Canavese, non soltanto per giovani che aspirassero al Sacerdozio, ma anche per quelli che mirassero ad un apostolato più umile. eppure non meno prezioso e meritorio, cioè pei giovani artigiani bramosi di recarsi in Missione come Capi d'arte o Maestri di laboratorio. Modesti invero i piccoli laboratori di Foglizzo, modesti come tutti gli inizi delle Opere di Dio. Ma gli artigiani accorsero e si moltiplicarono, divennero Coadiutori e salparono per le Missioni. L'inesauribile fecondità di vocazioni nelle meravigliose famiglie cristiane del popolo, negli oratori festivi, nelle Associazioni giovanili di Azione Cattolica, imposero presto al Successore di Don Bosco più ampi orizzonti. E fu la volta dell'Istituto di Cumiana, dove la carità delle Sorelle Flandinet donava alle Missioni di D. Bosco l'ampio terreno e parte dei mezzi per erigere quell'animiratissima Scuola Agricola Missionaria che, mentre è modello nel genere, ha già regalato alle Missioni decine di volonterosi dirigenti di Aziende agricole i quali assicureranno il pane agli Apostoli di Dio e la floridezza dei campi ai loro greggi fedeli. Dopo Cumiana venne l'Istituto di Gaeta; poi quello di Villa Moglia (Chieri); quello di Bagnolo Piemonte; da ultimo, gigante tra i fratelli, l'Istituto Conti Rebaudengo di Torino, sorto per un incanto di cristiana nobilissima munificenza del Presidente dei Cooperatori Salesiani, il Senatore Conte Eugenio Rebaudengo. In quindici mesi, su un'area di trentamila metri quadrati, colossale, armonico, inondati di luce i saloni vastissimi, attrezzati di macchinari perfetti i laboratori tutti sole e gaiezza i porticati, ha fatto esclamare ad un Arcivescovo Americano
Questo è il trionfo della cooperazione salesiana: questo è un solenne monumento della povertà moderna! È il castello maestoso d'un casato che più non muore! ».
In quest'Anno Santo infine è l'ameno e luminoso Colle dei Becchi che s'ingemma d'un'opera nuova: è l'Istituto pei Missionari Catechisti che, nel mese di ottobre, aperse i suoi battenti proprio di fronte alla venerata Betlemme Salesiana, alla piccola ed angusta casetta di D. Bosco. È un decennio di storia recente, è un decennio di gloria non vana per l'attività missionaria della Famiglia di D. Bosco! 1923- 1933: dieci anni, dieci istituti Missionari nella sola nostra Patria!
Mentre dovremmo ricordare anche quello di Shrigley in Inghilterra e quello di Astudillo in Ispagna. Spettacolo meraviglioso che bisognerebbe godere da vicino! Chi entra in questi Istituti Missionari subito s'accorge che vi aleggia uno spirito di purezza celestiale, e scopre facilmente tra quei giovani non pochi piccoli eroi di vocazione vittoriosa: giovani che attesero per anni ed anni, pregando e lavorando, il sospirato consenso paterno; giovani che difesero la loro virtù nell'officina e nella caserma; giovani che, divenuti maggiorenni, fuggirono nottetempo di casa per seguire la vocazione dell'infanzia; giovani che, ai piedi del Tabernacolo, con penitenze e sacrifici, disarmarono i fulmini dell'ira paterna o disciolsero le nebbie, la cecità d'un falso amore materno, che si ergevano davanti al loro ideale. Nè solo figli dei campi o garzoni d'officina, ma seminaristi ferventi, maestri, professori, avvocati, sacerdoti cui la Vergine Ausiliatrice corona della più sublime vocazione, quella dell'apostolato fra gli infedeli! Essa li sceglie, essa li conduce! Essa li mantiene! Si perchè è proprio Maria Ausiliatrice che procura anche il pane materiale agli Aspiranti Missionari. Sbocciati in famiglie modestissime, quasi sempre povere, essi generalmente non possono portare che uno scarso e modesto corredino; e talora neppure questo. Come sono rari i genitori che riescono a corrispondere la retta di una lira al giorno, cioè l'importo della colazione! Ed in un'età in cui l'appetito è formidabile! E poi i libri costano; scarpe ed abiti se ne logorano saltando e giocando. Ebbene l'Ausiliatrice va di famiglia in famiglia, tra i cooperatori salesiani, bussa a tutti i cuori generosi: a questi suggerisce di mandare abiti o biancheria, a quegli frumento o pasta, talvolta persino animali domestici; tal altra invece induce a sacrifici intimi e nobili, come a spogliarsi di ori, di collane, di monili di nozze, per vestire il piccolo apostolo di Dio. E quante sono le anime generose che si obbligano a contribuire mese per mese alla retta d'un aspirante missionario, o saldano mi conto trimestrale, o annullano la nota del panettiere, ch'è sempre la più angustiante! E le Borse Missionarie? Mille ne attendeva il Successore di Don Bosco, perchè più di mille sono qui in Italia gli allievi missionari. In brevi anni se ne raccolsero già trecento. Ma di che eroismi sono frutto alcune e che ricompensa riceveranno da Dio! Un oscuro impiegato aveva posto in serbo un gruzzolo per la sua vecchiaia, ma sentito l'appello angoscioso del Successore di D. Bosco, portò parte dei suoi risparmi al Direttore d'un Istituto Missionario, dicendo: «Eccole una Borsa per un allievo: l'adotterò per figlio». Quel suo figliuolo adottivo ci fu rapito da una polmonite dopo quattro anni di studi. E il bravo signore: « Comprendo che per vedere un allievo divenire missionario, occorre prepararne almeno due. Avevo ancora 20.000 lire e gliele consegno per una seconda Borsa Missionaria: io riprenderò il lavoro, non ostante gli anni e gli acciacchi. Il Cielo mi benedirà! ».
Per avere un Missionario, bisogna mantenere almeno due allievi! Ecco una verità eloquente. Se i giovani che varcarono la soglia dei nostri Istituti Missionari l'avessero poi tutti rivarcata per scendere nel campo dei loro sogni, quanto più numerosi sarebbero oggi gli operai evangelici a lavorare nella mistica vigna!...
Grazie a Dio nessun disertore tradì finora la bandiera di D. Bosco; il metodo salesiano avvinse e trasformò i giovani, spronandoli a una dedizione totale di sè. Tuttavia cento ragioni - di salute, di studi, di carattere - cento difficoltà improvvise, sorsero e costrinsero taluni a volgere le spalle, col pianto nell'anima, alla mèta che splendeva fulgida al loro sguardo. Sono insuccessi che in ogni Istituzione vengono previsti e si verificano con percentuale varia, dovuta a vari fattori.
Se così, molti sacrifici vanno in parte frustrati, il Divino Padrone della Messe consola col moltiplicare gli slanci di chi persevera! Quale sorprendente statistica si potrebbe citare! È la statistica che ogni ottobre si può leggere contando quanti salgono i gradini dell'Altare di Maria Ausiliatrice per ricevere la piccola Crcce delle loro aspirazioni. Il primo Istituto aperto offrì in dieci anni 450 novizi missionari alla Congregazione Salesiana, e l'ultimo aperto -quello dei Conti Rebaudengo - oltre ai 15o aspiranti e ai 24 novizi, ospita già anche una cinquantina di giovani coadiutori professi, frutti suoi, tutti accesi da un ardore incontenibile di realizzare l'idea geniale che D. Bosco accarezzava del coadiutore missionario, del coadiutore apostolo.
Nè a questi vivai, che allietano i Superiori qui vi patria, si limita l'opera svoltasi in un decennio. A questa fiorita di vocazioni corrisponde un prodigioso trapianto in terre lontane. Come già D. Bosco nell'America del Sud, i suoi Successori non si peritarono di lanciare oltre oceano dei manipoli di giovani, alcuni dei quali poco più che quindicenni, per proseguirvi la loro formazione missionaria. Frammisti a uomini già temprati alla vita, nel pieno vigore della virilità, quante facce imberbi di adolescenti coraggiosi che si avanzano con passo franco e chiedere la Croce e fregiarsene il casto petto per partire col ciglio asciutto e col volto irradiato dalla luce d'una visione di sacrificio! Ma la scena più interessante è quella che si svolge nelle singole case verso la metà di luglio: la « scena delle obbedienze! ». Entra il Superiore nell'ampia sala dove tutti attendono col cuore aperto, con la volontà protesa, la voce di Dio. Il Direttore legge un nome, si alza un giovane; e a quel giovane egli assegna la nuova patria spirituale. Il giovane prorompe in un forte « Deo gratias » e i compagni acclamano fra scrosci d'applausi. Ne vanno ormai in ogni Missione del mondo salesiano, dalla Patagonia al Giappone, dalla Cina all'Equatore, dal Siam all'India, alla Palestina, al Matto Grosso, al Rio Negro, dovunque ci sono anime in attesa.
Ed ivi sorsero, in dieci anni, attivissimi centri di preparazione più diretta e specifica all'attività missionaria, ove i cari giovani riproducono il lieto nido degli Istituti da cui provengono, proseguono con ardore gli studi e la formazione religiosa, imparano le lingue, si assuefanno al vitto, al clima, all'ambiente, alle difficoltà locali, rallegrano e confortano i vecchi missionari estenuati dal lavoro e fan tesoro delle loro esperienze; si prodigano con entusiasmo nei piccoli e grandi orfanotrofi, negli oratori col canto e col gioco raccolgono i fanciulli esterni, si forgiano alla dura vita cui anelano. E così giungono attrezzati ed esperti all'ora dell'apostolato più complesso e più arduo.
L'Anno Santo ha già visto salire l'altare le prime schiere nell'Assam, nel Siam e nella Cina. Comincia la catena d'oro che non si romperà più!...».
Vera catena d'oro che getta le ancore in tutti i mari alla salvezza delle anime! Intanto l'iniziativa ha avuto il collaudo di un decennio glorioso, primo di una serie che si perpetuerà nei secoli. È sensibile la benedizione del Padre e la sua protezione.
N. B. - Per l'ammissione di giovani aspiranti missionari rivolgere la domanda ai Direttori dei rispettivi Istituti.
Dalla nuova Missione dell'Alto Orinoco. Ayacucho, primo centro.
IL LUOGO. -- Ayacucho è un nome che sa di gloria. Pronunziandolo, pare che echi lontani portino rulli di tamburi, clamori di trombe, applausi di assalitori e lamenti di feriti; pare che nell'atmosfera si disegni la gagliarda figura di Sucre in groppa al corsiero della fama e coronato di gloria.
Malgrado tanta grandezza che il nome racchiude, Porto Ayacucho è ben poca cosa. Rocce nere bruciate dal sole, lavate dalla pioggia, sferzate e spazzate dal vento, offrono una problematica protezione ad alcune capanne, povere e miserabili, che si appoggiano ai loro selvaggi protettori, piene di rossore e come oppresse da tanta gloria che è loro caduta addosso. Portano un tetto fatto di palma, che scende quasi a baciare il suolo, come se volesse schiacciare questi poveri figli di Adamo, che si raccolgono per cercare un riparo dagli acquazzoni e dai temporali, quotidiani.
In queste povere capanne, che rappresentano la «città capitale del territorio», vivono impiegati e signori. Noi compresi, conta duecento abitanti. La cappella è piccolissima. Al nostro arrivo sonarono le due campane che portano la data del 175o. Trovammo un antico San Giovanni Nepomuceno con vestiti da Cardinale: la statua è di legno e non manca di pregio. Noi vi aggiungemmo le statue di Maria Ausiliatrice e di San Giuseppe e, con un altare portatile, formammo l'altar maggiore. Ogni giorno diciamo tre Messe, cominciando alle cinque e mezzo. Monsignore celebra nella sua residenza ufficiale la Messa della Comunità. Alle cinque e mezzo pomeridiane si recita pubblicamente il S. Rosario e, nelle domeniche e feste, si dà anche la Benedizione col SS. Sacramento.
Alcuni alberi, con scarse foglie, ruvide, rugose, si aprono il cammino - instancabili minatori della natura - fra lastroni e rocce, incontrando, non si sa come, il loro arido nutrimento nelle invisibili screpolature le quali, per il misterioso lavorio delle radici, si allargano e fanno luogo al germogliare di altri arbusti e di altri alberi, che disputano al primitivo padrone la poca umidità così faticosamente conquistata. Fra il selciato e il dirupo cresce una pagliuzza, chiamata «coda di mula », la quale offre un inaterno ricetto a una infinità di zanzare e di simili insetti molesti, che penetrano fin sotto i vestiti, feroci succhiatori di sangue umano, e pongono in grande imbarazzo chi avesse la peregrina idea di indugiarsi e di cercare qualche sollievo al caldo, bagnandosi in una delle tante pozze d'acqua, che si incontrano in questo terreno sommamente irregolare.
Dan vita al paesaggio mandre di vacche che fanno ricordare le vacche magre del sogno di Faraone.
Corona il tutto un monticello, alto un centinaio di metri, dalla cui vetta una sentinella segnala al posto di guardia l'arrivo dei viaggiatori sia dalla parte del fiume, sia da quella della strada. Di qui si vede la foresta magnifica, piena d'incanti misteriosi, ricca di alberi lussureggianti, che dànno infinite tonalità all'immensa distesa di verde che va a confondersi in lontananza con le grigie brume dell'orizzonte e tagliata dal fiume, che nasce rumoroso dalle cascate di Atures e scorre, piegandosi in canali e condotti verso La Urbana, serpeggiando attorno al paesaggio verdeggiante come un nastro d'argento tempestato di smeraldi.
Fino ad oggi ancora non abbiamo visto bestie feroci; abbiamo invece notato dei ciguiri (rosicchianti anfibi) e degli uccelli di diverso colore e grandezza. La maggior parte di questi animali rimane nascosta durante l'inverno.
LA VOSTRA RESIDENZA. - Nel suo stato attuale pare una costruzione intermedia fra la « churuata » degli indi del Rio Negro e la costruzione quaternaria che gli storiografi segnalano come il primo progresso dell'uomo, quando abbandonò la sua vita troglodita. E facile quindi farsi un'idea del come viviamo. E dire che ora stiamo come re!...
Quando arrivammo, ci toccò per dimora un « caney », che aveva servito da caserma a una parte della truppa. E una tettoia di palma, sopra alcuni pali di legno, aperta a tutti i venti, tanto aperta che Eolo, come ci raccontano, se la portò via due volte. Solo nella parte sud aveva una specie di parete di fango, alta un metro e mezzo, la cui utilità si riduceva a privare di luce una parte della costruzione e a dar ricetto a una infinità di insetti.
Questo il « palazzo » del Prefetto Apostolico e del suo personale. E doveva servire per nostra dimora e per magazzino delle provviste della Missione. Risolvemmo il problema alzando delle tende che il vento cercava di portar via ad ogni costo. Ciò che ci ha obbligato a preparare grosse funi e a far delle manovre che avrebbero stupefatto qualunque mozzo degli antichi velieri. -Ma tende e pareti di casse da imballaggio potevano essere cosa transitoria, per cui ci vedemmo costretti a iniziare le costruzioni che, ultimate, dànno alla nostra Missione un aspetto di accampamento preistorico. Il sito probabilmente non sarà definitivo come centro della Missione.
Contemporaneamente ponemmo emano alla costruzione di quattro capanne per un lato e di una per l'altro, che dà all'edificio antico il curioso aspetto di un block-haus circondato da una fascia di protezione. Non per nulla qualcuno di noi è stato ingegnere militare. Distribuimmo queste casette, lasciandone una ad uso refettorio e un'altra ad uso laboratorio. Oggi, grazie a Dio, possiamo vivere, se non comodi, almeno abbastanza sollevati e certamente molto meglio della maggioranza degli abitanti del luogo. La costruzione di queste case è molto celere: si taglia il legno nella foresta, si cercano i vimini nel bosco per unire i pali e le tavole (chiodi e punzoni sono sconosciuti qui), si raccolgono palme per coprire il tetto e... in pochi giorni sorge il « palazzo » abitabile. Un giorno mandammo alcuni uomini al monte, e uno di loro fu morso da una mapanare (serpente velenoso di colore giallo e nero). I suoi compagni ammazzarono il rettile: gli tagliarono la testa, e gli tolsero il cervello e le budella che applicarono sulla ferita del poveretto e poi gli diedero da mangiare parte di questo cervello che, secondo la loro opinione, è famoso rimedio in questi casi. Nessun giovamento però ne ebbe il pover'uomo, che verso sera era più morto che vivo. Allora Monsignore gli fece applicare da Don Burk i rimedi del caso e oggi il paziente è quasi guarito.
Spesso lasciamo funzionare la Radio, e allora viene il Governatore con i suoi dipendenti ad ascoltare le notizie del mondo. A volte verso sera organizziamo trattenimenti, ai quali prendono parte quasi tutti gli uomini del luogo, che vengono così attirati alla Missione e disposti a corrispondere meglio alle cure spirituali.
La temperatura di questo luogo varia dai 34° ai 36° durante il giorno. Ogni sera, dalle tre alle quattro, c'è tempesta con pioggia e un vento indiavolato che scaraventa tutto a terra. Alle otto poi recitiamo le orazioni della sera e quindi andiamo a dormire, lasciando la veglia notturna a Cachana, Caniko e Canelo, i nostri tre cani da guardia.
Benedetta sia la Vergine Ausiliatrice che, nei difficili momenti dell'insediamento, ci ha protetto, preservandoci da infermità e mescolando i nostri disagi con buona dose di franca e sana allegria, la quale conforta e rinforza lo spirito, temprandolo per nuove e più efficaci fatiche.
IL NOSTRO LAVORO - CATHECHÈSI. - Con tutto il trambusto che comporta l'insediamento di una dozzina di persone, non trascurammo però il fine principale per il quale siamo venuti in queste lontane regioni. Appena potemmo avere un po' di respiro, riattivammo il culto della piccola Cappella locale celebrando la S. Messa, e uno di noi ebbe subito l'incarico di visitare tutte le famiglie per informarsi delle necessità spirituali di ciascuna, esortando tutti a frequentare le lezioni di Catechismo che sarebbero incominciate senza fallo la domenica successiva al nostro arrivo.
Questo lavoro diede frutti consolanti, perchè, specialmente le domeniche, abbiamo la cappella gremita di gente e, al Rosario della sera, notiamo con gioia l'intervento di molte persone, avide di ascoltare la parola di Dio, che loro impartiamo sotto la forma di istruzione catechistica e di preparazione alla prima Comunione.
Per la festa di Cristo Re raccogliemmo i primi frutti: 33 Battesimi -- come gli anni del Redentore - e varie prime Comunioni.
SCUOLA SERALE E DIURNA. - Per poter lavorare con più efficacia nella nostra Missione, e fedeli alle tradizioni di Don Bosco, abbiamo aperto una Scuola serale, nella quale gli uomini, insieme con le prime nozioni del sapere, imparano di giorno in giorno il -modo di vivere cristianamente.
Difettando però la popolazione assolutamente di scuole, il Colonnello Jesus Canelon G., degno Governatore del territorio (che non ha lesinato in attenzioni fin dal nostro arrivo), non volle lasciare i bambini senza l'istruzione tanto necessaria al giorno d'oggi e, d'accordo con Monsignore, ci affidò una scuola diurna dedicata a « Ermenegilda de Gomez » in memoria della madre del benemerito Generale Giovanni Vincenzo Gomez, Presidente della Repubblica.
DISPENSARIO MEDICO. - Vera provvidenza non solo per gli abitanti di Ayacucho, ma per quelli di tutto il territorio, è il Dispensario di medicine, delle quali scarseggiano molto queste popolazioni. Però... già son finite le provviste che avevamo portato... E ce n'è tanto bisogno! E questo un mezzo potente per far del bene, più che al corpo, all'anima di tanta gente che vive nell'ignoranza di Dio e della Sua santa Legge. Ed è per questo che noi saremo infinitamente riconoscenti - e Dio e la Vergine SS. le ricompenseranno in questa e nell'altra vita a tutte quelle persone che vorranno beneficare sotto questa forma la Missione.
PRIMO CONTATTO CON GLI INDI. - Abbiamo anche potuto prender contatto con gli indi, i quali ripetutamente son venuti a visitarci. I più numerosi sono gli Uakibi, parecchi dei quali rimasero diversi giorni con noi. Monsignore regalò loro, oltre alla medaglia di Maria Ausiliatrice, capi di vestiario e varie cosette che mostrarono di gradire assai.
Quando vengono, portano i loro prodotti, come cazave (torta fatta con farina di mandioca), manoco (specie di polenta), ceste, ecc., per far cambio con altri prodotti degli abitanti di Porto Ayacucho. Solamente il capo di ogni tribù si fa capire con qualche parola di cattivo spagnuolo e porta calzoni; gli altri indi invece portano appena un pezzo di tela attorno alla cintola. Non pochi hanno le labbra trafitte da spilli e nella narice e nelle orecchie bucate portano delle bacchettine come ornamento. Quello che più ricercano è tabacco, sale, ami, coperte, collane e vestaglie per signore. Sembrano buoni e si interessano molto di tutte le cose nostre.
Abbiamo visto altre varie famiglie della stessa razza ed alcuni Piaroai, i quali sono più bassi di statura, hanno i lineamenti regolari e la particolarità di portare alla narice e al labbro inferiore bucati dei piccoli bastoncini. Di loro parleremo in altra occasione.
Come si vede, il lavoro non manca. Molto, moltissimo c'è da fare per guadagnare a Dio e alla civile società tante anime abbandonate e ignare del bene della Redenzione. Se la preghiera e il soccorso dei buoni non ci mancheranno, noi, con l'aiuto del Cuore Sacratissimo di Gesù e di Maria Ausiliatrice, seguiteremo a lavorare, facendo tutto il possibile perchè si compia il desiderio del Maestro Divino: Ut fiat unum ovile et unus Pastor.
Porto Ayacucho, 28 ottobre 1933.
J. M. B.,
Missionario Salesiano.
Dalla nuova Missione fra i Chavantes del Rio das Mortes.
Amato Padre,
Le mando due fotografie: quella dei giovanissimi giunti dall'Italia per il Noviziato e Studentato Filosofico e quella di alcuni veterani delle Missioni: i confratelli eroici del Rio das Mortes che, isolati dal mondo, in ardite e arrischiatissime esplorazioni per luoghi fino ad oggi ignorati, vanno alla ricerca dei poveri selvaggi, della cui presenza trovano dovunque numerose tracce, ma che sempre fuggono o si nascondono al sopraggiungere del Missionario.
I giovanissimi, arrivati dall'Italia, accolti dovunque trionfalmente dai confratelli della Ispettoria Maria Ausiliatrice, sono pieni di ardore e di entusiasmo; ma, prima di essere in grado di prodursi nel campo del lavoro, dovranno attendere qualche anno. Invece i confratelli di Sangradouro, Merori, Poxoreu e Rio das Mortes tendono le braccia e abbisognano subito di un rinforzo.
Il suo cuore paterno provvederà certo nei limiti del possibile, appena le sia possibile.
Ecco la relazione del Capo-Missione Don Pietro Sacilotti. In essa accenna ad altri due scritti che non giunsero a destinazione. Non mi stupisco, quando penso che, senza posta e senza telegrafo, devono affidare le loro notizie a canoe di passaggio sul fiume, che dev'essere percorso per ottanta leghe (480 chilometri) prima di giungere alla Missione più vicina che è Araguayana.
Riporto alla lettera la relazione di D. Sacilotti:
Rancho S. Teresina (Rio das Mortes), 8-10-33. Rev.mo Signor Ispettore,
Grazie a Dio, a Maria Ausiliatrice e al Beato Don Bosco tutto va bene. Lavoriamo di comune accordo per la gloria di Dio e la salute delle anime. Procuriamo di osservare per quanto è possibile la nostra regola, benchè isolati e come sperduti nell'immenso sertão. Abbiamo però la Cappella col SS. Sacramento in permanenza, e ciò conforta molto l'anima del Missionario, riempie la sua solitudine e dà forza nei momenti di angoscia.
Come le dicevo nell'ultima mia del 25 settembre, intrapresi nel giorno 26 con Pellegrino e due camaradas (un bororo, che è motorista, e un ragazzo), nella lancha a motore Maria Auxiliadora, comprata da D. Fuchs in Belem, una seconda esplorazione lungo il Rio Basso, spinto dalle buone notizie che ci avevano dato alcuni garimpeiros, che affermavano di aver incontrato molte imbarcazioni (balsas) di indi. Partimmo confidando nella protezione di Dio e di S. Teresina, nostra protettrice, e portando con noi oggetti da regalare. Grazie alla marcia regolarissima del motore, facemmo quasi di seguito un cinquanta leghe (300 chilometri) in 15 ore. A un certo punto incontrammo tre balsas e tre pingadas (specie di zatteroni formati di pali tenuti insieme con embiras, cioè corde di corteccia d'albero, manipolata con rara maestria dagli indi). Contenti, ci fermammo e subito vedemmo il luogo o porto in cui essi sostarono per fabbricarsi le suddette balsas e passare dall'altro lato del fiume. Non sappiamo il perchè: forse per celebrare qualche loro rito o per svernare. Sulla riva sinistra trovammo molto tapino (= paglia) calpestato, tronchi spezzati, bastoni appuntiti (non con coltelli, ma con pietre acuminate dette conchas). « Andiamo, dissi un po' deluso per non vedere alcuno, andiamo a cercarli dentro la foresta ». Pellegrino e il ragazzo restarono ad aspettarci, e io col motorista, armati ambedue per difenderci dagli animali feroci, ci internammo nel mato lungo il sentiero tracciato dai Chavantes. Erano passati da poco, a giudicare dalle impronte fresche e dai rami di recente tagliati. Usano fare così per riconoscere, tornando, il cammino percorso. Facemmo parecchie leghe a piedi, sbucando in una radura dove, passando dieci giorni prima, avevamo mangiato un po' di cacciagione. Scoprimmo i residui di una trentina di fuochi, ossa spolpate, una freccia. Procedendo, traversammo un lungo tratto di serrado bruciato di fresco - da essi certamente - e ancora fumante. Il sentiero continuava, ma camminavamo da quattro ore ed era tardi. Ritornammo e, rimontati sulla lancha, facemmo altre venti leghe incontrando altre 11 balsas ancorate in una insenatura. Ma non un'anima viva. Approdammo di nuovo e salimmo su di un monte per vedere di scoprire nella notte qualche fuoco. Nulla. Percorremmo cento leghe (60o chilometri) in nove giorni. A dieci leghe dalla nostra Residenza scoprimmo un solo rio in tutto il viaggio. Il Rio das Mortes forma molte e grandi baie, che erroneamente chiamano laghi o affluenti. Ne visitammo parecchie, percorrendole tutte in giro. Sono infestate da feroci jacarés, enormi pesci, e da gatti selvatici lungo le sponde. Alla più bella demmo il nome di « Baia D. Bosco », come pure battezzammo, in mancanza di indi, parecchie località incantevoli: S. Michele, San Raffaele, S. Cruz, S. Domenico, ecc. Il Rio S. Raffaele, affluente del Rio das Mortes, discende da una sierra, che merita di essere esplorata attentamente, perchè da segni di ospitare degli indi. Dovemmo ritornare per attendere ai lavori della campagna, che va benissimo. La terra, ancora vergine e di una feracità meravigliosa, ci dà verdura, fagiuoli, riso, granturco, mamao, moranga, ecc.
Dopo il raccolto andremo a fare un rancho provvisorio nel luogo dove incontrammo le balsas e che già segnammo con una grande Croce. Altre Croci innalzammo qua e là, lasciando ai piedi oggetti e regali per gli indi. Nella prossima incursione vedremo se hanno rispettato le croci e ritirati gli oggetti. Ho detto che faremo un altro rancho provvisorio, perchè fino ad oggi non potemmo incontrare un luogo ove fermarci stabilmente.
Preghiamo molto perchè il nostro Beato Padre ci illumini e ci guidi.
Abbiamo bisogno di buoni coadiutori. Sui camaradas (impiegati) si può contar poco. In caso di pericolo, si dànno alla fuga, lasciandoci soli. D. Fuchs va migliorando, ma è molto debole: avrebbe bisogno di cibi sostanziosi e di vino generoso. E noi non abbiamo che riso, mandioca e acqua del Rio.
Se Dio ci darà vita e forza, discenderemo in dicembre fino al Mato Verde (a 120 leghe da qui), per fissare un'altra Residenza, forse la definitiva, e prenderci cura di un'altra tribù i Carajas, che hanno là le loro aldeie e tra i quali sono già arrivati i protestanti. Da questo vede, signor Ispettore, la necessità che abbiamo di personale da disseminare qua e là. Nel Mato Verde occorreranno anche le Suore di Maria Ausiliatrice per la cura delle donne e delle bambine.
Preghi per noi a mani giunte il signor Don Ricaldone perchè ci venga in aiuto, ci raccomandi a Don Bosco e a Maria Ausiliatrice.
suo aff.mo Confratello
D. PIETRO SACILOTTI Missionario Salesiano.
Amatissimo signor Don Ricaldone, non aggiungo parole a quelle di Don Sacilotti. Guasterei. Prego solo il Signore che il suo cuore di padre possa soddisfare in pieno l'implorazione dei figli.
Suo aff.mo in C. J.
Sac. ERNESTO CARLETTI Ispettore.
Oratori fra pagani ed acattolici. Amatissimo Padre,
Ogni domenica frotte di fanciulli pagani accorrono, fin dal mattino, alla Missione, dove si sentono come in famiglia: salutano i loro catechisti, girano nei corridoi, si divertono nei cortili che risuonano di Khublei Fhadar, Buongiorno, Padre!
Un giorno, al loro arrivo, era già cominciata la Messa cantata delle nove e il Celebrante spiegava il Vangelo: essi tranquillamente si recarono sull'orchestra e, sembrando loro scortesia non salutare nessuno, uno, a nome di tutti, gridò forte a chi predicava: Khublei Fhadar! Dopo che il Sacerdote ebbe ricambiato sorridendo il saluto: Khublei Petrus!, si sedettero tranquilli e contenti.
L'affezione di questi ragazzi è frutto dell'Oratorio.
Don Cimatti mandò dal Giappone un articolo intorno alla simpatia suscitata dagli Oratori, specialmente tra le classi popolari. Le righe seguenti vorrebbero confortare le sue affermazioni. Si parla qui solo degli Oratori fra pagani ed acattolici, sebbene molto fiorenti siano gli Oratori per cattolici, con le loro sale di riunione, sezioni di aspiranti, circoli, teatrino e banda musicale.
Shillong è una cittadina di trentamila abitanti: la zona centrale è occupata dal Quartiere Europeo; la periferia è formata da parecchi villaggi popolari fittissimi di popolazione. Cinque o sei anni fa ancora, nell'attraversare quei villaggi, il Missionario era accolto con diffidenza e ostilità, era salutato da pochi e talora anche insultato dai ragazzi, aizzati dai settari. Come farsi amici di quella gente? Come attirare tanti e tanti ragazzi? Con l'Oratorio!
IL LUOGO. - Una prima difficoltà fu la scelta del luogo. Non si poteva neanche pensare di allontanare dal rione quei ragazzi, perchè là, con la massima libertà, potevano scorrazzare gran parte del giorno nei prati e boschi vicini. Trovare un locale nel villaggio fu impossibile per l'opposizione generale. Non restava che portarsi dove si divertivano i ragazzi. Così sorsero sei Oratori tra pagani ed acattolici. Non casa, non tettoia; ma un ampio prato lungo un torrente, una conca tra due pinete, uno spianato sopra una collina.
Ecco il luogo che l'amorosissima Provvidenza ha scelto e conserva per centinaia e centinaia di giovanetti. E con vera commozione che l'animo ripensa a tante scene di bontà, di gioia e di fede svoltesi in quei luoghi. Ora l'arrivo dei Catechisti è una festa per quei ragazzi e per le loro famiglie. Ma quante difficoltà non si dovettero vincere! Le prime volte non si trovavano che pochi ragazzi! i più scappavano a divertirsi nei boschi con gli archi e con le frecce, o con delle rustiche lenze al fiume; altri ragazzi erano richiamati in casa dai parenti. Eppure anche quei pochi ci parevano lui gran guadagno. Come si era contenti quando, tornando alla sera, si poteva ripetere: « Abbiamo avuto dieci ragazzi; noi quindici; noi venti! ».
LE RIUNIONI. - Ogni domenica, dopo mezzogiorno, i chierici dello Studentato filosofico e teologico si recano alle varie località, con campanelli, fischietti, foot-balls, cartelloni illustrati di Storia Sacra, ecc. Gruppi di giovani vengono incontro, si fanno consegnare gli oggetti e suonano i campanelli e i fischietti lungo la via, per chiamare i compagni.
Dopo un'ora e mezzo circa di divertimento, si fa la spiegazione di Storia Sacra e di Catechismo: l'insegnamento è alternato con canti ed inni sacri. Quindi si fa l'appello e si segnano le presenze. Ogni mese si tiene la premiazione: capi di vestiario, libri, giocattoli, quadretti ed immagini sono distribuiti a tutti secondo la diligenza. Quella domenica segna una festa per tutto il quartiere: i ragazzi l'aspettano con desiderio; i genitori, i conoscenti, specialmente le madri, si portano sul luogo, e una gran gioia si propaga in tutti. In quel giorno l'istruzione morale è rivolta anche ai parenti, che godono, commovendosi, del bene fatto ai loro figli.
Due volte all'anno poi si tengono riunioni generali alla sede della Missione: la prima, il giorno della festa del Beato Don Bosco; la seconda alla fine dell'anno. Questa festa lascia dei ricordi che durano dei mesi: funzioni religiose, giochi, pranzo, gruppo fotografico, teatrino, lotteria, riempiono tutta la giornata. E, alla sera, i giovani accompagnati dai Chierici ritornano alle loro case in gruppi, cantando, agitando le loro bandiere, così come erano venuti al mattino. Essi amano molto i loro Catechisti, i quali non risparmiano industrie per divertirli.
Nell'ultima riunione generale si inaugurò per tutti un teatrino di burattini, che riuscì, oltre ogni dire, gradito e umoristico.
Gli Oratori domenicali hanno attirato viva simpatia alla Missione: ogni volta che i Salesiani passano per la città sono circondati da ragazzi festanti.
Il bene è evidente: i giovani diventano più docili, lasciano le risse, si fanno ubbidienti e riconoscenti e imparano i principali fatti di Storia Sacra e una parte di Catechismo. Il giorno 8 ottobre ultimo scorso, circa duecento ragazzi degli Oratori presero parte a una gara catechistica, ricevendo in premio diplomi e medaglie. Ma la consolazione più grande sono i Battesimi: ogni anno un gruppo di ragazzi vien battezzato con le proprie famiglie! Degno di nota è anche l'esempio riferitoci da un nostro Missionario di Jowai.
Lei sa, amato Padre, quante opposizioni si dovettero superare per stabilire la Missione in quella popolosa località. Per circa due anni si cercò di tenere la Missione salesiana come isolata dalla popolazione, che per tre quarti appartiene a sétte protestanti. Ma da oltre un anno e mezzo funziona un Oratorio alla Missione: dei settanta che lo frequentano, una cinquantina sono protestanti. E le cose sono cambiate: ora il Missionario può entrare liberamente insieme coi giovani in tutte le famiglie, che si mostrano cortesi e generose con la Missione Cattolica.
Ecco, o amato Padre, notizie dei giovani assamesi. Lei li benedica con tutto il cuore, perchè le vogliono molto bene.
Suo aff.mo
Sac. ALBINO COMBA Missionario Salesiano.
Carissimi,
Il venerabile Domenico Savio nel partire dall'Oratorio Salesiano di Torino per recarsi al suo paesello, Mondonio d'Asti, ove avrebbe chiuso i suoi occhi alla vita, domandò al Beato Don Bosco:
Dal Paradiso potrò vedere i miei compagni dell'Oratorio? ed i miei genitori? ».
- Si, rispose il Beato, dal Paradiso vedrai tutte le vicende dell'Oratorio... vedrai i tuoi genitori, le cose che li riguardano ed altre cose mille volte ancor piú belle.
- Potrò venire a far loro qualche visita?
- Potrai venire, purchè tal cosa torni a maggior gloria di Dio.
E Iddio permise che in un sogno-visione Domenico Savio venisse un giorno a confortare lo stesso Don Bosco e ad illuminarlo su tante cose riguardanti le sue opere e i suoi figliuoli.
Ma in questa visione, come si legge nella vita di Domenico Savio dell'Eccell.mo Mons. Salotti, Do Domenico Savio comparve bello e sfolgorante. di luce come un angelo del Paradiso, a capo di numerose squadre di giovani, tutti fulgenti di gloria celestiale come lui, spiranti gioia e letizia in pieno trionfo di Paradiso. Erano tutti giovani alla cui salute eterna aveva cooperato Don Bosco.
Ora, o Carissimi Giovani, inspiratevi alle virtù di Domenico Savio ed alla santità di D. Bosco, invocate la loro assistenza e protezione, ed essi verrano a voi con saggie ispirazioni, benedizioni e grazie da rendervi santamente felici.
Addio.
D. GIuLIvo.
Affezionatissimo
Una bella grazia ad una bimba pagana.
Durante la novena dell'Immacolata e precisamente il cinque dicembre, quando credevo di aver finita la mia giornata di infermiera, si presenta una povera donna con mia bambina di circa quattro anni, che faceva compassione perchè aveva parte del corpo tutta in una piaga per una scottatura di terzo grado, subita tre giorni avanti cadendo in una pentola di Khao tom. Una febbre altissima complicava le condizioni e lasciava poca speranza di guarigione. Non nascosi alla povera mamma le tristi condizioni della sua piccina e intanto le prestai le cure necessarie.
L'indomani, nonostante le cure, la bambina era grave come il giorno avanti. Il terzo giorno di buon mattino, io aprendo la porta dell'infermeria per far entrare gli ammalati, vidi la mamma e non la bambina. Chiesi subito dove fosse, ma girando gli occhi la vidi che stava raccogliendo fiori. Io sgridai la mamma per l'imprudenza e fatta venire la bambina e messala sul lettino, mi disposi alla pietosa operazione del giorno avanti; ma, fascia, cotone e garza si staccano da soli. E la piaga è guarita. Fuori di me dallo stupore, non sapevo che pensare. Quando la mamma, posando lo sguardo sul quadro di Don Bosco (che appena arrivata in questa cara Missione eleggemmo a Protettore dei nostri cari ammalati) con le lacrime agli occhi, le parole soffocate per la commozione, grida:
« Quello lì, quello lì questa notte è venuto, ha guardato la piaga alla bambina, e mi ha detto: Domani sarà guarita, va dalla Suora e dalle la bambina ». Io credendo di non capir bene, aprii la porta e chiamai una donna (che aspettava essa pure il suo turno per essere curata) e feci ripetere il racconto, e vidi che non più una, ma due persone piangevano. Io pure sentii un'emozione tale che dovetti unire le mie lacrime alle loro. E la graziata? Sul lettino, tranquilla, contemplava il bel quadro delle tre piangenti.
Suor LUIGINA DE-GIORGIS, F. di M. A.
A questa relazione della Suora addetta all'ambulatorio, il Superiore Don Pasotti, fa seguire una descrizione più dettagliata, stesa dal Ch. Prachum siamese, su deposizione della madre della graziata, alla presenza di D. Giovanni Casetta, dei notabili Luen Giov. Batt. e Kim Suen Giuseppe, e del maestro della scuola normale Michele Wen, i quali tutti firmarono lo scritto dopo che la madre ebbe riaffermato che la relazione era conforme a verità. La traduzione italiana è scrupolosamente esatta. Eccola nella sua semplicità:
«Io abito nel canale « Vat Pradu a nel distretto di Amphova, ma per necessità causata dalla crisi, devo portarmi in giro colla barca a barattare mercanzie, quel poco che basti a sostentare la vita giorno per giorno. Io mi chiamo Chom, ho 4o anni compiuti; mio marito si chiama Sin, ha 5o anni, di figlie abbiamo questa sola che adesso conta appena 4 anni. Il tempo in cui successe questo fatto corrisponde al giorno 2 dicembre 1933. Alle 11,25 di notte io e la famiglia avevamo fermato la barca per pernottare, presso la Val Charon Suk (Pagoda presso le chiuse del canale di Bang Nok Khuek) per aver occasione di vendere qualche cosa l'indomani al mercato. In questo tempo mia figlia, la bambina Som, causa la sua irrequietezza infantile, andò a sedersi nella pentola del Khao tom (poco riso cotto in molta acqua) che stava sopra la barca, il che fu causa che le sorgessero delle vesciche in tutta la superficie messa a contatto dell'acqua calda. Io accortami le corsi in aiuto e la estrassi, ma era già tardi: la bimba gemeva da far pietà. Io era sbalordita, non sapevo come fare, e mi stavo seduta come chi non ha nè mezzi, nè sostegno alcuno.
Dovetti lasciare la bimba abbandonata al destino per tre giorni; poi, vedendo che era impossibile rimanere ancora nella barca, chiesi ricovero presso la Signora Chaumlong Busathep, presso la quale, tempo addietro, mio marito era stato a servizio, ed essa mi ricevette contenta e di tutto cuore. Nel tempo che rimasi presso questa donna, la mia bambina gemeva sicchè il veleno dell'acqua calda era causa che quelli del vicinato non potessero dormire tranquilli (vuol dire: La bambina non permetteva che questi dormissero tranquilli a causa delle grida e lamenti che le strappava il male proveniente dalla scottatura d'acqua bollente).
Secondo le indicazioni di lei, la mattina del cinque dicembre condussi la figlia a medicare nel piccolo ambulatorio delle Suore figlie della Madonna nel convento di Bang Nok Khuek. E quando la conducevo, la bimba continuava ancora a gridare, e doveva essere sempre portata in braccio.
Una suora dal cuore benefico aprì le ferite e le curò: la pelle sotto le vesciche apparve tutta marcia ed il sangue usciva continuamente; durante la cura dovevamo tenerla sdraiata tutta penzoloni da fare pietà.
Quando fu fatto in ordine, la presi in braccio e ritornai alla casa dov'ero ricoverata.
La notte di quel giorno, il giorno 7 dicembre, le condizioni della bimba andavano sempre più peggiorando: la febbre alta, sospirava e gridava come il solito fino a notte avanzata. Io dovetti tenerla in braccio, col cuore straziato; ma il tenere gli occhi aperti sorpassava le mie forze, e mi addormentai.
Mentre dormivo, io vidi un uomo di età un po' avanzata, di carnagione bianca; indossava una veste nera molto lunga ed aveva le scarpe ben in ordine. Si avanzò pian piano chinandosi verso di me e la bambina, e sollevando le bende che avvolgevano le sue ferite per scoprirle e vederle. Io rimasi sbigottita, non sapendo chi fosse, perché mai l'avevo incontrato in vita mia. Egli si volse verso me e disse: « Non è niente; la curerò io stesso, ma prima mi devi promettere che quando sarà guarita la porterai a stare con le Suore ». E lo ripetè due volte. Rimasi meravigliata, mi scossi e mi svegliai. E la bimba da quel momento dormi fino al mattino seguente senza interruzioni. Al mattino la bimba si svegliò ed insisteva che la conducessi a trovare le Suore e diceva che sarebbe stata con loro per sempre, e questo accrebbe ancor più la mia meraviglia. Da allora la bimba non disturbò più gridando anzi cominciò a camminare un poco.
Mentre conducevo la bimba a medicare all'ambulatorio, io non credevo gran che, e la portavo in braccio come le altre volte, ma la bimba insisteva che la posassi a terra per camminare da sé, ed io l'assecondai. Giunta all'ambulatorio, c'era molta gente che aspettava per medicarsi e dovetti attendere un poco. Quando non c'era più gente io condussi dentro la bambina, ma, - oh meraviglia! - appena tolte le bende, si videro le ferite completamente asciutte, e non più le vesciche come prima ».
N.B. Tanto la donna come la bambina graziata, sono pagane. La bambina vive ora presso le Suore che la vanno educando caritatevolmente, insieme a tante altre piccine. La mamma, che ha riconosciuto solo nel quadro di D. Bosco la figura del prete apparso in sogno, prima del fatto ignorava Lui e noi.
Bang Nok Khuek, 20 dicembre 1933
Sac. GAETANO PASOTTI, Miss. Sal.
Guarigione insperata. - Ponta Giorgio da Arquata Scrivia di otto anni, affetto da peritonite purulenta diffusa, doveva essere sottoposto ad operazione. Preoccupati dell'esito della medesima, lo si affidò alla potente intercessione del Beato Don Bosco che si invocò pubblicamente anche nella parrocchia di San Rigoroso. Contro ogni umana previsione l'operazione ebbe esito felicissimo. L'infermo quattro mesi dopo l'operazione era perfettamente ristabilito. Reco il certificato medico:
Arquata Scrivia, 21 giugno 1933.
Io sottoscritto dichiaro di avere operato il bambino Ponta Giorgio di Alessandro, di anni otto, residente in Arquata Scrivia, per peritonite purulenta diffusa.
Le condizioni generali del bambino erano assai gravi, e tali da destare vive preoccupazioni per l'esito dell'intervento che fu oltremodo indaginoso.
Il decorso postoperatorio, nei primi giorni, fu
tale da far credere di dovere disperare della riuscita favorevole data la diffusione del processo peritonitico, e quindi la guarigione avvenuta la si deve ascrivere fra i casi che non trovano spiegazioni con i concetti medico chirurgici. In fede
Prof. Dott. EMANUELE ALBERTO DELFINO Chirurgo Primario nell'Ospedale di S. Giacomo.
Guarita da fibroma maligno. - Riconoscentissimo al nostro Beato Don Bosco, sono lieto di poter attestare che mia sorella Giuseppina Pozzi, di anni 50, fin dal 3 settembre 1927 venne operata dal chiarissimo Prof. Fossati di Milano, per fibroma maligno. Ad onor del vero l'operazione riuscì magnificamente; non di meno, da quell'epoca fino al mese di luglio u. sc. ebbe a soffrire insistenti atrocissimi disturbi. Parecchi furono i medici da lei consultati, ma purtroppo senza sollievo di sorta. Per cui, dopo una novena fatta al Beato Don Bosco, il 27 luglio pr. p. si recò a Torino in compagnia di persona amica, sicura che la tanto sospirata grazia le sarebbe stata concessa dal buon Dio per la intercessione di Don Bosco. Ed il Beato ascoltò la sua preghiera, poiché da quel giorno a tutt'oggi le cessò totalmente l'atrocissimo disturbo che durava da ben sei anni. Sicchè ora tra la gioia della famiglia e con soddisfazione anche del medico curante continua felicemente le sue quotidiane faccende domestiche.
S. Giuliano .Monzese, 4-12-1033
D. ANGELO Pozzi ex-allievo.
Guarigione completa. - Il mio bambino di un anno d'età colpito da un male, che i medici non riuscivano a definire, ben presto fu ridotto agli estremi. Piena di fiducia mi rivolsi al B. D. Bosco e feci incominciar nel Santuario di Maria Ausiliatrice una novena per ottenere la guarigione del mio piccino. Appena la novena fu incominciata fu possibile fare la diagnosi esatta della malattia e iniziare la cura che portò alla guarigione completa. Con animo riconoscente assolvo il mio voto e unisco un'offerta per le opere salesiane.
Asti. A. G. S.
Ringraziano ancora il Beato Don Bosco:
Ricotta Calogero (Acquaviva Platani) per l'ottenuta completa guarigione da una ostinata nefrite.
Saracini Trombotto Gina (Milano) per la guarigione da intossicazione al sangue.
Calliano Giovanna (Corneliano d'Alba) per l'ottenuta guarigione del nipote Luigi, di tre anni, colpito da tifo in forma gravissima.
V. A. (Mathi) per l'assistenza ottenuta in momenti di gravi preoccupazioni.
N. N. (Specchio) per segnalata grazia ricevuta.
S. C. C. per un esame felicemente superato.
Comino Teresa (Torino) perché sofferente per una infezione alla gamba, guarì dopo solo due giorni di fervorose preghiere al nostro Beato.
De-Filippi E. (Torino) per il provvido aiuto in critiche condizioni.
A. C. (Voghera) per la paterna assistenza ottenuta in gravi preoccupazioni d'indole finanziaria.
Balestra Don V. G. (Vallecrosia) per l'assistenza paterna prestata al Cav. Uff. Molinari Giuseppe investito colla sua automobile da una tramvia.
Quartero Giuseppina ved. Ferrero (Milano) per essere stata guarita da grave malessere.
Giorgi Terzo (Torino) per il buon esito di grave operazione chirurgica.
Membro Filomena (Villa del Bosco) per ottenuta guarigione.
Castelli F. (Alessandria) per essere stata liberata da una pustola al naso dopo due anni di sofferenze.
Costantini Maria (Porto Tolle) perchè, trovandosi in una grave situazione, ebbe aiuti speciali.
Mussano Tarlino Rosina (Torino) per ottenuta guarigione da flebite.
Ulian Carlo (Nova Trento) per l'ottenuta guarigione della figlia Alfredina.
Dall'Alba Candida (Nova Trento) per la ricuperata salute dopo tre mesi di sofferenze.
Della Togna Luisa per essere stata prodigiosamente guarita da frattura complicata e per l'evitata cecità del figlio colpito da un ferro ad un occhio.
Parato Lana Silvina (Corneliano d'Alba) per essere stata consolata in una grave sofferenza.
Olivelli Maria (Parona) per l'ottenuta guarigione del babbo da emorragia cerebrale.
Simonelli Guidoni Maria Beatrice (Montignoso) per il pronto ristabilimento in salute della mamma colpita da bronco-polmonite doppia.
Todeschini coniugi (Bergamo) per l'ottenuta perfetta guarigione della piccola Carla.
Rinaldi Gaetano (Milano) per la guarigione del fratello Luigi.
L. M. (Aosta) per aver potuto provare la propria innocenza in Tribunale e ottenere riparazioni.
Roveri Agostina per essere stata liberata improvvisamente da gravi dolori alla schiena.
Zuccarello Maria (Motta) per ottenuta guarigione da grave esaurimento nervoso.
Marziani Sacchi Gina (Torreberetti) per la guarigione della bimba Bianca gravemente ustionata.
N. N. (Fiume) per la felice soluzione di grave vertenza giudiziaria.
Taddei Giulia (Pisa) pel felicissimo esito di un'operazione ad un occhio.
Rottazzi Tommaso per essere stato miracolosamente guarito dopo una complicata operazione.
Marrone Bosco Giuseppina per impiego del marito. Taldetta Nina (Canicatti) per aver salvato da naufragio il ferry-boat su cui viaggiava suo marito. B. F. Elena per essere stata consolata ed esaudita ogni volta che ricorse al nostro Beato.
Benincasa Elisa (Cava dei Tirreni) per l'ottenuta guarigione del nipotino operato di appendicite. Della Croce Maria (Torino) per la guarigione della sorella.
G. C. per varie grazie ricevute; ne attende altre. N. N. ringrazia commosso per aiuto e conforto. M. fam.a pel felicissimo esito di un esame. Carboni ch. Alessio (Cremisan - Palestina) perchè afflitto da grave deperimento ottenne la guarigione ingoiando una reliquia del nostro potente Beato. Mogni Emira (Cavour) per essere stata assolta dall'accusa di grave diffamazione.
Diotti fam.a (Castelnuovo D. Bosco) per l'ottenuta guarigione del caro Franceschino.
Romersa coniugi (Torino) per aver ottenuta la guarigione di una bambina.
Magliano Pietro di Teobaldo (Alba) per avere liberato il suo bambino da grave malore.
Guala Maddalena (Masserano) per una segnalata grazia ricevuta e sperandone la continuazione. Minolo Maria ved. Oriolo (Voghera) per le grazie ricevute e invocando continua protezione.
BIGOTTI Don LUIGI BENIAMINO MARIA, sac. da Adolaso di San Lorenzo (Trento) † a S. José dos Campos (Brasile) il 3o-X-1933, a 54 anni di età. Con energia di volontà superiore alle sue forze fisiche consumò gli anni migliori della sua vita in varie case del Brasile, modello di lavoro e di temperanza e di eroico spirito di obbedienza.
RIZZI NATALE, ch. da Monopoli (Bari), † a Piossasco (Torino) il 17-XII-1933, a 24 anni di età. Il male che non perdona stroncò questa promettente giovinezza quando dava le migliori speranze come assistente ed insegnante nelle nostre case.
Dott. Cav. NICOLA DE BELLIS. - Cessava di vivere la notte del 24 dicembre u. a. in Palagianello (Taranto) munito dei conforti religiosi. Era nato a Rutigliano (Bari) nel 1853 da Agostino De Bellis grande e appassionato agricoltore e da Costanza Tateo sorella dei due illustri e generosi patrioti Giuseppe e Vincenzo Tateo. Dal padre con tante altre doti, ereditò l'amore alla terra; dalla madre, quello per la diletta Patria. Studiò agricoltura e si addottorò nella R. Scuola Superiore di Portici (Napoli). Stabilitosi a Palagianello, ogni sua attività spese a vantaggio dell'agricoltura della terra Ionica, prodigando opere ed esempi che rimarranno imperituri. Fondò, per prima cosa, una società fra contadini per inculcare in essi le nuove applicazioni della scienza, per promuovere nuove culture. Fu Consigliere comunale e Commissario durante l'epidimia colerica del 1881. All'inizio della guerra mondiale stabilì la sua dimora in campagna, e non ristava dall'esortare i suoi contadini, che un'insana propaganda minacciava di corrompere, a mantenersi fedeli a Dio, alla patria e alla terra. Conosciute le sue benemerenze, egli schivo e restio, fu invitato ad assumere pubbliche cariche. Tenne con dignità ed accorgimento quella, di Presidente della Commissione granaria del Ionio. Meritò la prima medaglia d'oro nel primo concorso granario.
Per ultimo, sollecito sempre degl'interessi dell'agricoltura, dispose che nel suo latifondo « Virginia » sorgesse una scuola agricola. E tale alta missione affidò ai Salesiani perchè la continuassero anche dopo la sua morte. Poche settimane prima di morire ebbe l'alto onore e la grande gioia di ricevere la visita del Rettor Maggiore dei Salesiani, Rev.mo signor Don Ricaldone, che gli portò la Benedizione del Santo Padre.
Chiuse la sua giornata con l'alta e serena coscienza di aver adempiuto il suo dovere. Lo piange inconsolabile la diletta consorte Virginia Fornari, nipote del grande Vito Fornari, lo piangono il fratello Enrico, la sorella Nicoletta, i nipoti e la cognata Teresa Fornari. Beneficati con tanta munificenza, noi ci uniamo, con animo profondamente grato, al dolore della famiglia suffragando largamente l'anima benedetta.
CAV. DOTT. LUIGI FASCIANELLA, notaio in pensione da San Cataldo (Caltanissetta). Tra i più attivi esponenti dell'Azione Cattolica, fu anche uno dei più munifici sostenitori di ogni opera di carità. Si prodigò per la fondazione di un Orfanotrofio maschile da affidarsi ai Salesiani e beneficò largamente il locale Oratorio Salesiano: La sua memoria vive in benedizione, fulgida di esempi singolari di virtù cristiane, tra i figli di Don Bosco che serbano affettuosa riconoscenza, mentre gli implorano dal Signore, per l'intercessione del Beato Padre, l'eterna ricompensa.
BELLINI ETTORE, da Roveredo di Guà (Verona). Insigne nostro Cooperatore, fu chiamato al Cielo dopo aver compiuto il pio pellegrinaggio giubilare alla Città Eterna, in bicicletta, ospite gradito di vari nostri Istituti che rimasero edificati della sua pietà.
BAINOTTI SALVATORE da Torre San Giorgio (Cuneo). Uomo di gran fede e di rara bontà, fu chiamato al Cielo, mentre il figlio Don Giorgio, salesiano, saliva, novello sacerdote, l'altare del Signore nella nostra Missione del Siam. Pensiamo che il Signore gli abbia voluto applicare i frutti preziosi dei primi Sacrifici Eucaristici offerti coli tanto fervore dal figlio missionario; siamogli larghi tuttavia di pii suffragi.
MATHILDE ALEXIA DU RY van BEEST HOLLE-de KUYPER. Mamma di un nostro confratello era l'anima della cooperazione salesiana in Olanda. Vi si era dedicata con cuore materno e con mirabile generosità. Don Bosco le affretti il premio di tante opere buone.
FERRERO PIETRO da Foglizzo (Torino). Impegnato ancora dal Beato Don Bosco come calzolaio del locale Istituto Salesiano, ha continuato a lavorare pei suoi figli, animato dal vero spirito di Cooperazione.
Contessa GIULIA RADINI-TEDESCHI CASTELLANI, da Piacenza. Anima eletta e spirito apostolico, ebbe cuore per tutte le opere buone e fu nostra generosa Cooperatrice.
PRANDI DON LUIGI Arciprete, Vicario Foraneo di Mosezzo (Novara). Antico allievo di Don Bosco e Cooperatore affezionatissimo, mentre rispecchiava gli esempi del Maestro nel santo ministero, usava pure grande carità coi suoi figli, soccorrendo le Opere salesiane in vita ed in morte.
Nobildonna MARIA DE ADAM, ved. DE FERRARI da Trento. Zelante Cooperatrice, visse i suoi 84 anni facendo del bene.
On. Sen. CESARE NAVA. Fervido ammiratore del Beato Don Bosco, l'illustre scomparso consacrò più volte la sua calda eloquenza alla glorificazione del Santo di domani. Continuandogli così quel tributo di affetto che un giorno gli rendeva, con tanta pietà, servendogli la santa Messa.
ROSA CANINA ved. PENTORE rendeva la bell'ànima a Dio, nella serenità del vero e profondo sentimento cristiano, la sera del 9 gennaio p.p., dopo una lunga ed operosa vita di 96 anni.
Zelante Cooperatrice Salesiana diede generosamente al Signore tre dei suoi figli: due Salesiani e una Figlia di Maria Ausiliatrice.
Fu la « Donna forte » della Scrittura, che visse per Dio e per la famiglia, trasfondendo, nei figli, quel senso di pietà e di dovere, che era la nota caratteristica della sua fisionomia morale.
AYMINI, Don FERNANDO, Ivrea (Aosta).
AMISANO GIUSEPPE, S. Salvatore (Aless.). ARGENTA AGOSTINO, S. Marzanotto (Aless.). ASCHIERI Prof. ToMASO, Torino.
BARGETTO ADELAIDE, Castelnuovo D. B. (Aless.). BARBERIS ISABELLA Ved. RAIMONDI, Rocchetta T. BARUFFALDI prof. ALESSANDRO, Buttigliera d'Asti. BECCHIo MARGHERITA Torino. BELLARDI VIRGINIA, Borgomanero (Novara). BENEDETTO BARIA di Giov., Borgomanero (Novara). BENSO ERMELINDA Ved. NEGRI, Vignale Monf. BERETTA MARIA, Barzanò (Como). BERTOTTO FEDERICO, Bibiana (Torino). BIGNOLI LORENZO, Galliate (Novara). BOLLO Avv. Cav. GIULIANO, Deiva (Spezia). BORTOLOTTI BATTISTA, Molina di Fiemme (Trento). Bosco LUCIA, Chieri (Torino). BoSETTI ERSILIA, Pelugo (Trento). BOTTERO GIUSEPPINA, Campo Ligure (Genova). BUSANA FELICITA, Cinte-Tesino (Trento). CACCIA ITALO, Parona Valpol. (Verona). CAMBIASO FILOMENA, S. Cipriano (Genova). CAPPIO BARTOLOMEO, Biella (Vercelli). CRISTOFANELLI CAROLA, Ancona. CATTOLI ANTONIO, Faenza (Ravenna).
CAVALIERE PIETRO ANTONIO, Sandrigo (Vicenza). CAVALIERE TERESA, Sandrigo (Vicenza). CAVALLO CARLO, Torino.
CAZZAVILLAN ELIA, Padova.
CERRUTI MICLET GUIDO, Soprana (Vercelli). CHIANTORE MARIA Ved. MUSCARELLI, Pinerolo. CHIAPPINO VINCENZO, Castelnuovo D. B. (Aless.). CIPRIAN LUIGI, Gorgo (Volta Latisana) (Friuli), COBBE ANTONIETTA FAVRETTI, Schio (Vicenza). CONTINI MARIA, Castandallo di Montegrino (Como). COSTARDI PIERINA, Palosco (Bergamo). CRIVELLARI MORGANTE AMELIA, Padova. DAGHERO D. LORENZO, Forno Alpi Graie (Torino). DAVANI Can. Sac. ANDREA, Monreale (Palermo).
DELLA TORRE, Dott. RUGGERO, Cividale del Friuli DE MoLLi CLEMENTINA, Casorate Sempione (Milano). DE STEFANO AMGIOLINA, Grottolella (Avellino). Duo Nob. Sig. GIAN BATTISTA, Milano. DI COGGIOLA Nob. Contessa VIALARDI TERESA, S. Benigno (Cuneo).
DIONiSI LUIGIA, Vicenza.
FAITA GIACINTO, Pralboino (Brescia).
FEDERICO GIUSEPPE, Butera (Caltanissetta). FELAPPI PELI MARIA, Pisogne (Brescia). FENOGLIO CATERINA, Pianfei (Cuneo).
FENOLI DOMENICA in BORDIGA, Ponte Caffaro. FILIPPI FRANCESCO, Torino.
FONTANELLA CESIRA, Novara.
GAY ROSA nata CHIRONE, S. Damiano d' Asti (Aless. ). GARDANO ANNA, Trino (Vercelli). GARINO D. CARLO, Torino.
GERARDi ANNA MARIA ved. RAELE, Lagonero. GIACOMINI ANGELA, Sernaglia (Treviso). GIARETTO LUIGIA ved. Bosco, Villanova d'Asti. GIovINE ROSA, Vinchio (Aless.).
GOTTERO MARIA, Carmagnola (Torino). JUVALTA LUIGINA, Teglio (Sondrio). LIVIO NATALE, Cantù (Como).
LORENZI ARTURO, Milano.
LOVERA GIACOMO, Cuneo.
MALUSARDI MERLO ADELE, Novara. MARCONCINI ANGELO, Narti (Pisa). MARENGHI LUISA, Cremona.
MARINO DELLACHÀ ELVIRA, Torino. SIATTEDI ANGELO, Merano (Trento). MONTEVERDE ROSA, Chiavari (Genova). MUSONI MADDALENA ved. NOLLI, Cremona. MUSSI BoRTOLO, Roncone (Trento). NAVA PIATTI AMALIA, Bergamo.
NIGRA GIUSTO, S. Giorgio Canavese (Torino). NOVENTA VIANL DOMENICA, S. Eufema d. Fonte ODDONE ANNA BELLI, Torino.
OMEDÈ FRANCESCO fu VINCENZO, S. Damiano d'Asti ONESTI MARCO, Castelboglione (Aless.). ORTOLANI MASSIMO, Lugo (Ravenna). OSELLA AGOSTINO, Carmagnola (Torino). PACHERA D. LEONE, Fumane (Verona). PADOVAN COSTANTE, Piacenza d'Adige. PESCI MAIOLICA Nob. EMILIA, Roma.
PICCHIO CRISTINA, Certosa Rivarolo Ligure (Genova). PREVOSTO MARIA, Settimo Rottaro (Aosta. PROVERA LUIGIA, Livorno Ferraris, RAVORA PIETRO, Dalmazzi (Cuneo). RENOLDI EMILIO, Saronno (Varese. REPETTI CATERINA ved. BIGLIERI, Cabella Ligure. REPOSSI CORINNA, Milano.
Rossi CASSILDE ved. TERMIENE, Pinerolo (Torino). Rossi ROSA ved. GARBERO, Spigno Monf. (Aless.). Rossi TERESA, Villalvernia (Aless.). SALVI GUALTERONI GIUSEPPINA, Bergamo. SANTAGIULIANA SPERANDIO, Cornedo (Vicenza). SAVUTO BARBARO, Paternò (Catania). SCHIATTI FRANCESCO, Guastalla. (Reggio Emilia). SERRA GIOVANNA PENNAZIO, Riva di Chieri (Torino). SERTORT TERESA, Lanzada (Sondrio). SIBONA TERESA, Torino.
SIMONETTA MARIA, Cazzago Brabbia (Varese). SoLAZZI SERAPIONE, Sabbioneta (Mantova). SORESIO PRATO CAROLINA, Saluzzo (Cuneo). STOPPA MARIA ved. SERVADIO, Cavarzere (Venezia). TARDITO BARTOLOMEO, Alice Belcolle (Aless.). TERRACIANO MARIA MANGANELLI, Caserta (Napoli) TERRONE TERESINA. Trina Vercellese (Vercelli)
TESSARI ROSA IvE, Venezia.
TIEPOLO C.ssa ELISA, Parma.
TINTO GIUSEPPE, S. Stefano Belbo (Cuneo). TIRALTI MADDALENA, Bettina (Perugia). Tosto GIOVANNA, Carmagnola (Torino). Tozzi QUINTILIANA, Maenza (Roma). TROTTI C.ssa LUIGIA SALVAGO, Torino. TURCO CLELIA, Monacizzo (Taranto).
TusINi FERRARI MARIANNA, S. Prospero (Modena). VALERIO TERESA, Moneglia (Genova). VAILORY ANDREA, Oulx (Torino). VANZETTA GIUSEPPE, Ziano (Trento). VERONESE PIETRO, Montagnana (Padova). VIALE FRANCESCO, Genova. VILLA GIOVANNI, Torino. ZAMPARO D. GIACOMO, Codroipo (Udine). ZANELLI DOMENICA, Lodrino (Brescia). ZANFINI CAROIINA, Faenza (Ravenna). ZELLA PAOLO, Bozzole (Aless.). ZENI CARLO, Andalo (Trento). ZOCCA TERESA, Barolo (Cuneo). ZOLA GIOVANNI, Bistagno (Aless.). ZORZI GIULIANO, Ziano (Trento). ZUCCA VITTORIA, Castelnuovo D. Bosco (Aless.).
Ci hanno segnalato grazie ottenute per intercessione di Maria SS. Ausiliatrice o del Beato D. Bosco, e alcuni hanno anche inviato offerte per la celebrazione di Sante Messe di ringraziamento, per le Missioni Salesiane o per altre opere di D. Bosco, i seguenti:
Abbiate Giuseppina, Adriano Luigia, Aimasso Luigi, Albus Maria di Salussia (braccialetto oro), Alessandrini Clemente, Alescandre Maria, Alzona Maria Teresa, Amoretti Ernesto, Angeli De Giorgio Evelina, Angelino Michele, Antonietti Acquistapace Caterina, Arc Eugenio, Arduino Agnese, Arena Battista, Arestio Maria, Armosino Mariannina.
Baccega Don Alessandro, Baccini sor.lle, Balassi Cesarina, Baracco Maria, Baratto Riccardo, Barberi Annetta, Barolo Aquilina, Bassi T., Bazzi Teodolinda, Bellocchi Luigi, Benigni Rosa, Berra Ernesta, Bertola Caterina, Bestelli Pierina, B. F. Biancato Niole, Bianchi Margherita, Bidoni Giovanna, Biffi Maria, B. M., Bocca Maria, Bocchi Gastina, Bodo fama, Boglieri Raffaella, Bona Francesca, Bondini Zaira, Bolli Maria, Bontempi Giovannina, Borghesio Mario, Borghetti Aguesina, Borgogno Rosalia, Borio Alberto, Bortolutti Ofelia, Boschiazzo Carlo, Bosio Teodoro, Botta Maria, Bottero Valfrè, Botti Rina, Branzanti Alfredo e fama, Bugoni Maria, Busnelli Rosa fu Pietro, Bussi Lucia, Butta Margherita.
Caccitto Carolina di Biagio, Calligaris Orsola ved. Rivalta, Canè Ida, Canevali sor.lle, Caola Vigilio Antonietta, Capello Dario, Capello Teresa, Capostazione di Gleno, Carassai Chiara, Carbone Emilia, Carelli fam.a, Carlino Antonio e Brigida, Carlotto Maria, Carneliano D., Casali Sandra, Casolati Raimonda, Castellani Maddalena, Castellino anna, Cavallano Nalbone Graziella, Cavalli Amalia, Cavallo Giuseppe e Luisa, Cavedon Angelo, Cavenago Manfredi Nina, Ceresa Maria, Ceretto Domenico, Cerrato Giacinta, Cervi Bellotti Giuseppina, C. G. di Torino, Chalier Domenico, Chasseur Antonio, Chierichetti Daniele, Cioran Angela, Clerici Giuseppe e Iside, Clivio Antonietta, C. M. di Lanzo, Colombo Enrichetta, Colombo Maria Alessandrina, Colombo sor.lle, Colombo Tarsilla, Coniugi Margherita, Coppa Germano, Coppo Ida, Cornaglia Maria (un paio orecchini oro), Cornaglia Maria, Costantini Cecilia, Cresto di Torino, Crippa Lamburgo Andreina, Croce Veneziano, Cusini Pierino.
D'Agostini Annunziata, D'Alitto Prof. Costantino, Damelino, Damiani, De Carli Dott. Alfredo, De Cecco, De Fabarelli Anna, Defuia Chini Parmigiani, Dell'Oro Agnese, Delsignore Margherita (braccialetto oro), Delcì Consolina, De Marziani Giuseppe, Di Giamatteo, D'Iorio Giuseppe, Dolci Can. Giuseppe, Donati Fabiola D. T. di Montanaro, Durando Arturo, Durat Borai Italia.
E. A. S., Echampe Pietro, Elli Clementina, Emolli Giuditta.
Fabbri Clara, Faccioli Luigia, Falcone Luigina, Farando Maria, Fassio Marianna (orecchini oro), Felletti Claudia, Fenoglio Maria, Ferrara Maria, Ferrara Salvatore, Ferrari Sac. Raffaele, Ferraris Rina, Ferrero Teresina, Ferri Assunta, Focacci Natale, Foglizzo Anna, Foletti Emma, Fosero Anna (anello oro), Fossati Olimpia, Francone Dr. Piero, Frisciane Rina ved. Brochiero, Fuggi Giulia.
Gabbiate Teresa, Gagliano Vincenza, Galati Carmelo, Galati Saviotti Olga, Gallarato Caterina, Galletti Elena, Gallina Giovanni, Gallo Rita, Garetti Ernesta, Garlatti Emma, Garoglio Raimondo, Gaudiano Adele, Gemma Andrea, Ghiselli Enrico, Ghisoli Rota Alice, Giachino Maria, Giannelli Don Giuseppe, Giavoni Giacomo, Gilardi Giovanna, Giliberto Maria, Ginelli Pierina, Giorgini Ines, Giuliano Agnese, Giustetti fam.a, Governatore, Graziani Maria, Griffo Maria, Guasco Massimina, Guercio Luigia, Guerra Maria Grazia, Guglielmotto Antonio.
Jacot Adelina, Jnterlandi Gilda.
Lacroix Silvia, Lago Gio. Batt., Laterza Angela, Lipartiti Tommaso e Maria, Lisa Maddalena e Giuseppina, Lissi Maria, L. L., Lovera Teresa.
Maggioli Don Luigi, Magnani Caterina, Mammalucchi Rosina, Mantellero Paola, Manolini Alfonso, Marangi Rosalba, Marchetto Antonietta, Marino Margherita, Marini Antonietta, Marsan Angelina, Martina Angiolina, Martinassi fam.a, Martinoli Severina, Massucco Spinola Clotilde, Matteis Battista, Mazeron Ninì, Mazza Morosini Gina, Mazzola Achille, Meliga Cesarina, Messina Rosa e Maria, Michelotti Speranza, Migliori Gemma, Miorini Giuseppina, M. M. di Passerano d'Asti, Modica Amore Francesca, Mogni Emira, Monasterolo Francesca, Monti Emma, Monti fam.a, Mori Matteo e Ninetta, Morici Vincenzo, Morlini P., Moro Teresa, Moroni Carolina, Munari Veronese Antonietta, Mura Cav. Raffaele, Mussini Rosa, Musso fam.a, Musuraca Incetti Cecilia.
Nasi Maria, Niccolini Maria Pia, Nicola Anna, N. N., N. N. (un paio orecchini), N. N. di Cavanera, Novara, Taio di Trento, Torino, Nodari Maddalena, Novarese Elisabetta, Noziglia Luigia e Rina.
Ofati Santina, Olivetti Giuseppe, Omodeo Salè Vincenzo, Ontazzo Domitilla, Orecchia Enrico, Ossola Maria Teresa.
Palazzo Piera, Pallavicino Irene, Panello Giovanni, Parisi Domenica, Parma Cav. Mario, Paschetta Agnese (anello oro), Pastorelli Maria e Antonia, Patrucco Lucia, Penna Giacinta e Giovanni, Pennisi Maria fu Giuseppe, Peppana Maria, Peri Gino, Perrier Salvina, Pezzini Broggi Gina, Pianfetta Francesca, Pianta Clara, Picchio Angelichina, Piola Giuseppe, Pizzani Rosa, Platania Calì Angela, Poletti Giulia, Pontiggia Giuseppina, Porcu Belfiori Maria, Porcu Mariangela, Pozzi Don Luigi, Pozzo Luigi, Prati Pasqualino.
Racca Antonietta e figli, Racca Francesca, Ramezzana Maria, Ratti Giovanna, Re Luigi, Repetto Olivieri Gina, Rigatti Maria, Rigo Olimpia, Riva Enrichetta, Riva Michele, Robasto Francesca, Rocci Oliva Maria, Roella Agnese, Rolleri Maria, Romero Francesca, Romero Maria, Ronchi Alberto e Adele, Rondini Luisa, Rossi Maggio e Isa, Rossini Angela, Rosso Giacomo, R. P., R. P. di Vignale M., Russo Sac. Giosuè.
Saccomano Carmela, Salini, Salza Maria, Samaritano Francesca, Santi Mariano, Sapelli Maria, Sargiotti Angiola, Sarteur Battista, Scanegatto Delfina, Scarrone Michele, Scavino Margherita, Schintu Maria Antonia, Scotuzzi Catina, Scozzari Vincenzino, Selvatico Secondina, Sermone Angelina, Sernagiotto Don Giovanni, Sestito Amelia, Sgorbo Eugenia, Signorelli fam.a, Soave Giuseppina, Solari Chiara, Soldato, Mariannina, Spada Checchina, Spagnoli Francesca, Speretto Maria, Spitale Giuseppe, Stella Sciplino Maria, Stilio Aventino, Strasorier Giacomo, Succei Polara Angelina.
Tallia Modesta, Tamiati Maria fu Giuseppe, Tanzi Linda, Tapparello Angelo, Taros Maria, Terraneo Teresa, Terzi Libratti Anna, Terzo Giorgio, Testori Paolo, T. L. (anello oro), Tognetti Rosina, Tolettini Luca, Tomasoni Giovanni, Toneli Cristiani Maria, Torelli Marianna, Torre Borneto Giuseppina, Torrighelli Antonio, Tosi Maria, Tramontana Fina, Tremolada Bice, Trigona Amalia march.a Della Ferla, Trofello Domenico.
Unia Marta, Un'offerente.
Vallega Mariuccia, Valli Dott. Edoardo e Rina, Vanni Andrea, Vanni avv. Galliano, Vanni Teresa, Vaudagnotti E. e N., V. B. di Torino, V. D. B. e M. A. di Gromo, Vercellino Rina, Verga Giuseppina, Vernetti, Voglino Vittorio, Volpi Giuseppe, Vota Anna.
Zannantoni Marianna, Zavattaro Gregorio, Z. N., Zorzoli Battista, Zucchetto Luigia.
In fiduciosa attesa:
Raccomandiamo caldamente alle preghiere di tutti i nostri Cooperatori le seguenti persone e le loro particolari intenzioni:
Alinori Ernesta, Aloatti, Balbizzone Anna Maria, Barbieri Giuseppina, Bellinzona Pietro, Beniti, Bonetto fam.a, Borzione Maria, Cantalupo, Citi Elvira, Croci G., Damonte Rosa, Demichelis Carlo fu Luigi, Falchero, Fantone Lucia, Ferrero Ester, Filippi, Gandino Ester, Giraudi fam.a, Guastelli Federico, Lombardi Sacco Elvira, Maffei Federico, N. N. di Torino, Pianfetti Francesca, Poli Rosaria, Rot Maria, Savino Venezia Maria, Sazernò Gabriella, Sella Giulia, Tagliapietra avv. Luigi, Ughetto Gaudenzio, Urano Maria Nina, Zublena Emilia.