Anno LIV. GENNAIO 1930 (VIII) Numero 1.
PERIODICO MENSILE PER I COOPERATORI DELLE OPERE E MISSIONI DI DON BOSCO
SOMMARIO: Lettera annuale del Rev.mo Sig. D. Rinaldi ai Cooperatori e alle Cooperatrice Salesiane. - Le Figlie di M. A. e le Missioni. - La Crociata Missionaria. - Anni felici. - Le prove indirette a favore del sepolcro di S. Stefano. - Dalle nostre Missioni: Da Ratburi a Phuket - Shiu-Chow al B. Don Bosco. - In onore del B. Don Bosco - Grazie. - Culto e Grazie di M. A. - Notizie Salesiane. - Necrologio.
Quest'anno, sul punto di accingermi a scrivervi la lettera consueta, la penna mi corre subito al grande avvenimento, al quale tanti di voi hanno avuto la sorte di assistere da vicino. La Beatificazione di Don Bosco, che ha riempito di giubilo il cuore de' suoi figli, suscita pure nell'animo dei fedeli impeti di ammirazione e fervori di cristiana pietà, sentendosi ormai dappertutto che la gloria di Lui è gloria della Chiesa cattolica e che la sua provvidenziale missione non è circoscritta da limiti di spazio o di tempo, ma presenta caratteri di universalità perenne. Da Roma a Torino, dall'Europa all'America, all'Asia, all'Africa, nelle superbe capitali e negli umili villaggi si sono levati e si levano inni di ringraziamento a Dio, che, sempre mirabile ne' suoi Santi, ha dato al mondo anche nell'età nostra un modello così insigne d'ogni virtù e benefattore così illuminato dell'umanità.
Due cose singolarmente mi sembrano degne di nota nelle pubbliche manifestazioni, che si vanno moltiplicando in onore del nostro Beato: il frutto spirituale delle anime e lo spontaneo consenso generale. Quanti in tali circostanze si accostano ai due Sacramenti, a cui Don Bosco si studiava di addurre con frequenza i fedeli, massime i giovani! E come edifica lo spettacolo di concordia, rinnovantesi dovunque si festeggi il Beato, quasi che le distinzioni di persone e d'idee fossero allora del tutto scomparse! Il Bollettino ve ne rende mese per mese informati; ma quello che l'organo dei Cooperatori può dire è ben poco al confronto delle notizie private che la posta quotidianamente ci reca e che rimarranno nei nostri archivi a testimoniare per la storia quest'ora trionfale del nostro Beato Padre.
Altre cose vi dirà pure il Bollettino. Vi dirà della vita nuova che il Beato Don Bosco ha portato a Valdocco e a Maria Ausiliatrice col suo ritorno glorioso del 9 giugno; vi dirà dei pellegrinaggi, che arrivano da tanti luoghi non solo d'Italia, ma dell'estero. Noi che ne siamo testimoni oculari, comprendiamo sempre meglio i disegni arcani della Provvidenza nella vocazione del povero contadinello di Castelnuovo e sentiamo più imperioso il dovere di corrispondere a siffatti disegni, poiché di essi il Signore nella sua bontà ci ha chiamati a parte.
Il Capitolo Generale.
Io qui e voi dirò piuttosto di un fatto che, mentre contribuì a rendere più solenni le onoranze tributate a Don Bosco nella città che vide nascere l'Opera sua, era destinato a influire potentemente sull'Opera stessa. Parlo del convegno generale dei nostri maggiori Superiori, tenutosi a Valsalice subito dopo le feste della Beatificazione. Dal Canadà alla Terra del Fuoco, dall'Italia al Giappone, dal Capo di Buona Speranza all'Australia, nonchè dai vari Stati europei, ogni nostra Ispettoria e Missione v'inviò i suoi rappresentanti; questi poi, radunati nel nome di Don Bosco, trattarono largamente dei modi e dei mezzi più efficaci per muovere incontro ai bisogni sociali e religiosi sopratutto di tanti giovani operai, desiderosi di conoscere Nostro Signore Gesù Cristo e di vivere vita cristiana, e studiarono le vie più spedite per far giungere la civiltà del Vangelo nei già molti paesi infedeli, che la Santa Sede, sollecita della salvezza di tante anime, ha affidati alle nostre cure.
Non si potè quindi dalla nostra assemblea non rivolgere la mente alla gioventù abbandonata e alla sua cristiana educazione, rilevando anche l'impellente necessità d'introdurre negli edifizi e nelle attrezzature i miglioramenti voluti dal progresso dei tempi; non si potè non toccar con mano il bisogno di sempre più numerose vocazioni, come pure l'urgenza di avere molti e ben formali e istruiti e zelanti Missionari. Tutto ciò ben ponderato, ci è parso indispensabile rallentare notevolmente per qualche tempo l'espansione della nostra attività e intanto far convergere le maggiori sollecitudini alla preparazione del nostro personale.
La Pia Unione dei Cooperatori.
Sono queste cose, che io ho stimato opportuno di recare a vostra conoscenza, o benemeriti Cooperatori, perché voi vi siete assunto il compito meritorio di fiancheggiare la nostra azione. Colse veramente nel segno Don Bosco, quando ideò di costituire la Pia Unione dei Cooperatori e delle Cooperatrici salesiane. I fatti con un crescendo maraviglioso hanno dimostrato, che non senza ispirazione divina Egli s'indusse a circondarsi di sì validi ausiliari, stringendoli in organica associazione, la quale, semplice e agilissima, fosse suscettiva di fecondi sviluppi in ogni tempo e sotto ogni cielo. Voi per la Società Salesiana siete proprio, se così mi è lecito esprimermi, quello che sono i polmoni per l'organismo umano; parti vitali dunque della nostra compagine. Invero il nostro Beato ha detto e scritto ripetute volte che senza i suoi Cooperatori e le sue Cooperatrici nulla Egli avrebbe potuto fare di quanto aveva fatto; Egli medesimo poi ha voluto lasciare in testamento ai Cooperatori una raccomandazione calorosissima, che dopo la sua morte continuassero a fare con i suoi figli come avevano fatto col Padre. Noi certo sperimentiamo ogni giorno più che nulla a pro dei giovani orfani e abbandonati, nulla a pro delle Missioni potremo fare giammai senza la collaborazione vostra, o benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici.
E la ragione è chiara. I nostri poveretti, che, entrando nei nostri ospizi, non possono portar nulla, come tirerebbero avanti senza la vostra carità? D'aria essi non vivono. Nelle terre infedeli poi che cosa aspettare da pagani, da mussulmani, da selvaggi? Ostili o ripugnanti alla nostra religione e civiltà, mai ci fornirebbero mezzi per convertirli. Sopra circa quaranta milioni d'uomini a noi affidali appena qualche migliaio ha la fede, e di questi fedeli la gran massa si compone di poveri, sempre i primi a farsi cristiani. A evangelizzare i poveri manda noi il Signore, come mandò già gli Apostoli; i ricchi vengono dopo. Quindi è che soltanto sui nostri Cooperatori noi possiamo fare assegnamento. Essi che ci vogliono bene, non ci lasceranno delusi nelle nostre speranze.
I Cooperatori e le Missioni.
Del resto, l'esperienza del passato ci sta mallevadrice dell'avvenire. Quante volle bastò esporre candidamente i nostri bisogni, perchè ci si venisse in aiuto! Sempre più dunque si acceleri il moto per le Borse Missionarie, sempre più si moltiplichino i sussidi per battesimi, sempre più affluiscano le elemosine, sicchè ci sia dato di continuare e allargare senza posa l'assistenza a piccoli, a vecchi, a infermi. O Cooperatori e Cooperatrici dell'Argentina, del Brasile, del Chilì, del Perù, della Colombia, dell'Equatore, del Venezuela, del Messico, del Centro America, degli Stati Uniti, del Canadà, dell'Australia, di tutti gli Stati d'Europa, veniteci in aiuto! In ognuno dei vostri paesi stanno aperte Case nostre, che abbisognano della vostra carità; parecchi dei vostri paesi racchiudono nel loro seno vere Missioni, che invocano soccorso dai fratelli. Nè dimenticatevi dell'Africa e dell'Asia, che, redente anch'esse col sangue di Gesù Cristo, giacciono tuttora per la massima parte nelle tenebre e nell'ombra di morte. A questi due popoli il nostro Beato Padre teneva rivolta la mira fin quando da adolescente e poi sacerdote novello, anelava di portarsi colà banditore del Vangelo; più tardi percorreva queste due parti del globo nelle visioni de' suoi sogni, intravedendo con certezza, confermata dagli eventi, che, dov'egli era stato trattenuto dal recarsi in persona, sarebbe arrivato per mezzo de' suoi figli. Nell'ottobre testé decorso abbiamo allestito una spedizione di 174 Missionari e 103 Suore. Dovunque l'obbedienza li sospinga, sentono essi che cuori amici palpitano per loro e che mani benefiche trovano le vie per raggiungerli; in pari tempo sia concesso a noi qui, merci l'ausilio dei nostri Cooperatori, reclutare e addestrare nuove schiere, che succedendosi senza interruzione, accorrano a dilatare per tutta la terra il regno di Dio.
Opere speciali.
Ora la consuetudine porterebbe, che io v'intrattenessi sulle fondazioni eseguitesi nell'anno passato e su altre che si avesse in animo di eseguire nell'anno corrente. Ma questa volta romperò la consuetudine, perché, come vi dicevo poc'anzi, urge presentemente provvedere allo sviluppo normale delle Opere che già esistono, e al serio incremento delle attuali nostre Missioni; urge non meno soprassedere al far di nuovo, per aver agio d'ingrossare le nostre file e di formare come si deve i nuovi venuti.
L'Istituto Pio XI.
Non posso tuttavia omettere di ricordarvi l'Istituto Pio XI, del quale vi parlai a lungo lo scorso anno. La sua erezione procede alacremente, grazie al contributo finanziario di un generoso, che, essendo ricco, si fece povero, ed, essendo libero, si legò all'Opera di Don Bosco, unicamente per cercare il bene delle anime e in particolar modo il bene della gioventù. Quella Scuola di Arti e Mestieri, costruita e attrezzata secondo le esigenze dei tempi nostri, inghiottirà i parecchi milioni, che furono dati con mano liberale. Ma ivi accanto è desiderio espresso del Santo Padre che sorga una chiesa di ampie dimensioni per sopperire ai bisogni religiosi di quella nuova Roma, lontana dal centro antico dove spesseggiano gli edifizi del culto. Lo stesso Sommo Pontefice, per animarci all'impresa ci largì un milione di lire; quello che manca e non è poco, l'aspettiamo fiduciosi dalla carità pubblica, massimamente dai divoti di Maria Ausiliatrice, a cui il tempio sarà dedicato e che sarà così venerata anche nell'Eterna Città.
Gli Oratori festivi.
Detto questo, una cosa importantissima mi preme di raccomandare a tutti: l'Opera degli Oratorii festivi. Gli onori tributati al nostro Beato Padre sarebbero pressoché sterili, se non portassero a un risveglio generale in favore di quest'Opera. Fu la prima Opera di Don Bosco; fu proprio l'Opera del suo cuore; lì è per moltissimi ragazzi l'arca di salute. Chi legge la vita del Beato Don Bosco, è tocco da viva commozione al vedere i lunghi e duri sacrifizi, a cui il buon Padre si sobbarcò per creare, sviluppare e difendere l'Oratorio festivo di Valdocco. Ma non si arrestarono ivi le sue sollecitudini; a immagine dell'Oratorio di Valdocco, nonostante le molteplici difficoltà che gli attraversavano il cammino, tanto ,fece che ne istituì altri in punti eccentrici della città di Torino. Poscia, dovunque mandasse i suoi figli a piantare le tende, l'Oratorio, l'Oratorio voleva che stesse in cinta ai loro pensieri.
E che cosa è l'Oratorio nel concetto di Don Bosco? E' raccogliere dalle strade e dalle piazze i giovanetti nei dì festivi, affezionarli a noi e al luogo con tutte le industrie che la carità cristiana e lo zelo sacerdotale suggerisce, ammaestrarli nelle verità della fede, avvezzarli ad ascoltare la parola di Dio ed a frequentare la confessione e la comunione, tenerci in relazione con essi durante la settimana, assisterli nelle loro necessità spirituali e temporali, irradiare insomma tutt'intorno sulla gioventù il calore di una santa paternità. Non c'è paese del mondo (e io potrei addurre prove su prove anche solo per l'ultimo ventennio), dove si sia fatto come voleva Don Bosco e non ne sia derivato un bene immenso, fra il plauso entusiastico di tutti gli uomini assennati, senza distinzioni di ideologie o di partiti.
Senza dubbio ci vogliono locali adatti, ci vogliono attrattive, ci vuole sopratutto grande spirito di sacrifìzio; ma basta mettercisi con buona volontà, perchè la vista dei risultati centuplichi gl'incoraggiamenti e le forze. Nessuno s'illuda: senza l'Oratorio festivo i ragazzi del popolo nelle grandi città non si abituano più alla vita cristiana. Dove, se non nell'Oratorio, sarà possibile mettere riparo a forme sportive che sono il disastro dell'educazione cristiana? Non è vero che certe forme di sport paganizzano i nostri paesi, allontanando dalla chiesa, dal sacerdote, da Dio tante povere creature, le quali nei giorni del Signore non vedono più nulla fuori del divertimento? Mi diceva il zelante Vescovo di una grande città: - I miei diocesani sono tutti battezzati; ma così fra i ricchi come fra i poveri sono ben rari quelli che sanno chi sia Nostro Signore Gesù Cristo.
No, non c'è via di scampo: bisogna attirare la gioventù alla dottrina cristiana e alla chiesa con l'Opera degli Oratori festivi. Vorrei che la mia voce accorata giungesse all'orecchio di tutti i miei Confratelli, dei nostri cari ex-allievi, dei nostri buoni Cooperatori e amici, per gridar loro: - Oratorii, Oratorii, Oratorii! -
Il Santuario di Maria Ausiliatrice.
Dopo le Missioni, dopo gli Oratorii, avrei ancora una parola da dirvi, o benemeriti Cooperatori e benemeriti Cooperatrici, sulla necessità di escogitare un provvedimento pratico, perchè si possa onorare convenevolmente il nostro Beato nella chiesa da lui eretta in onore di Maria Ausiliatrice. Nella cappellina che si dedicò ai Santi Martiri, Patroni di Torino, Solutore, Avventore e Ottavio, perchè nei sogni la Vergine stessa gli aveva rivelato essere quello il luogo del loro martirio, è da mane a sera una ressa continua di divoti. Ma come tutto ivi appare stretto, come ridotto da quel che dovrebb'essere! Nelle grandi solennità i fedeli, trasportati dalla venerazione, reclamano di poterlo avvicinare meglio e in numero maggiore. Anche per questo motivo il Santuario di Maria Ausiliatrice è a noi causa di seria preoccupazione, tanto si nostra angusto
Che fare dunque? Presentare belle proposte non è cosa difficile; ma la soluzione definitiva dipende dalla spesa. Sappiamo che per la cara Santa Teresa del Bambino Gesù si ha in animo di spendere cinquanta milioni, e si è convinti che non mancheranno. Per il Beato Don Bosco non ce ne vogliono tanti; ma, dati i bisogni delle nostre Missioni e dei nostri orfanelli, ardiremo noi porre mano a un'opera dispendiosa? Le offerte per gli orfanelli e le missioni sono sacre e non si possono distogliere dal loro fine. Che faremo adunque?
La mia risoluzione presentemente è di rimetterci alla carità pubblica. Chi desidera procurare al Beato e a Maria Ausiliatrice una dimora più conveniente, ce ne dia la prova, mandando offerte per questo scopo determinato. Nell'esito del presente appello io vedrò il responso della divina Provvidenza.
Ecco le idee che il povero successore del Beato Don Bosco aveva da esprimervi sul principiare del nuovo anno. In lotte le cose sia fatta la santa volontà di Dio. A noi spetta di prestarci con tutti i mezzi e con tutte le forze a promuovere la gloria sua e il bene delle anime.
Ecco, benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici, con quali propositi noi ci affacciamo al nuovo anno. Salviamo la gioventù educandola cristianamente, in qualunque punto della terra noi ci troviamo. Salviamola con la scuola, con il laboratorio, con l'agricoltura, con la missione, con l'oratorio festivo. Portiamola a Dio, merci la protezione di Maria Ausiliatrice e seguendo l'esempio del Beato Don Bosco.
I nostri giovani, i nostri convertiti, i nostri collaboratori pregheranno la Vergine Ausiliatrice e il Beato Don Bosco, perché ricompensino i nostri Cooperatori e le nostre Cooperatrici, impetrando loro da Dio le migliori benedizioni.
Anche voi, benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici, pregate, perchè tutta la famiglia salesiana corrisponda sempre alla missione ricevuta, calcando fedelmente le orme impresse sul nostro cammino dal nostro Beato Fondatore.
Di voi tutti, benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici, in corde Jesu
Dev.mo e Obbl.mo Sac. F. RINALDI.
È noto ai nostri Lettori l'eroico apostolato che le Figlie di Maria Ausiliatrice hanno svolto e svolgono nelle Missioni. Dal giorno in cui le prime salparono per l'America ed entrarono coraggiosamente nella Patagonia e nella Terra del Fuoco, esse estesero sempre di anno in anno la sfera della loro benefica azione passando nel Matto Grosso, nel Rio Negro e tra i Kivaros dell'Ecuador: nè ebbero timore di varcare più ampie distanze, dirigendosi verso altre mete aspre, difficili ed egualmente bisognose del loro zelo sublime. Penetrarono nell'Africa e nell'Oriente Mediterraneo ; indi si spinsero oltre l'Oceano Indiano.
A noi sembra ora che la Provvidenza dischiuda a queste buone Figlie di Don Bosco campi missionari importantissimi, specialmente nell'Estremo Oriente: in India, in Assam e nella Cina già contano numerose opere benefiche in cui svolgono un'attività meravigliosa: quanto prima porteranno il loro zelo al lontano Giappone e forse anche nell'Indocina e altrove.
Lo sviluppo missionario preso dall'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, ha prospettato alle Superiore la necessità di fondare nuove Case in cui educare e preparare alle missioni le giovinette che si sentissero chiamate da Dio con questa vocazione. Oggi anche l'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice dispone di varie e ben organizzate Case di formazione missionaria.
Crediamo opportuno segnalare ciò ai nostri ottimi Cooperatori, ai Rev.mi Parroci perché all'occorrenza sappiano indirizzare al detto Istituto quelle giovani che avessero vocazione missionaria. Per ogni schiarimento e domanda consigliamo di rivolgersi direttamente o alla Rev.da MADRE LUISA VASCHETTI, Superiora Generale - Piazza Maria Ausiliatrice, N. 1 - TORINO (1o9) o alla DIRETTRICE FIGLIE MARIA AUSILIATRICE - (Torino) Carmagnola per CASANOVA.
IIIa SERIE.
45. Borsa S. C. DI G. VENGA Il REGNO TUO fondata da pia persona della diocesi di Mazzara.
46. Borsa ING. CAV. SALVATORE LENTI fondata dai parenti, amici e ammiratori.
47. Borsa MARCELLO ROSSI per iniziativa del coad. Salesiano Pietro Mariconti e col contributo di amici e ammiratori del zelantissimo portinaio dell'Oratorio.
48. Borsa S. STEFANO RE fondata dai Cooperatori Salesiani dell'Ungheria.
49. Borsa JEANNE E INNOCENTE RIGOLI fondata dalla famiglia Rigoli.
50. Borsa S. RAFFAELE fondata dal Sig. Pietro Cabrera e Sorelle (Pozoblanco - Spagna).
51. Borsa S. TERESA DI GESÙ offerta dalla Sig.ra Teresa Garcia de Sepulveda (PozoblancoSpagna).
52. Borsa SAGRADA FAMILIA fondata dal Sig. Edoardo Guijo e Signora (Pozoblanco - Spagna).
53. Borsa S. EULOGIO fondata dal Sig. Francesco Castro Bianco e Signora (Pozoblanco - Spagna).
34. Borsa S. ANTONIO fondata dal Sig. Cañuelo Antonio in suffragio dei suoi amati genitori.
BORSE DA COMPLETARE.
Borsa D. Bosco Educatore (2a).
Somma precedente: L. 11.942,
Francesco Federico, 50 - Retta rag. Guido, io - Elisa e Colombo Proni, z5 - Raffaele Quadrivi, 15 - Coniugi Taroppio, 25 - Francesco di Rienzo, 500 - N. N. (Aosta), 100 - Teresa Pinton, loo - Cretoz Alessio, Zoo --- Vari Cooperatori (a mezzo Parr. Pransotton), ioo -
Totale L. 12.967.
Borsa Beuto D. Bosco (6a).
Romma precedente: i.. 9490,80.
Giuseppina Garamella, Iooo - Rag. Pompilio Cardini, ioo - Paolina Bento, 109,50 - Colombi Maria Ramati, 25 - -Umberto Mascetti, 25 - Benaglio Martino, 25 - Rosatìa Giacolone, io - D. Albino Danzi, 73,32 - Piccoli amici del Beato (Ragusa), ioo - Lucia Zago, 25 - Mangelli Giuseppe (raccolte), 133,80 - Chelucci Vincenzo, 20 - Ottolini Maria, 20 - Castelli Can. Giuseppe, 500 - Sig. Ruzzenenti, 64 - N. N., zoo- Alberto Benucci, So -- N. N. (San Pier d'Arena), Zoo - Pignatelli Teresa, So - Romagnolo Celestina, 2.5 - Beretta Albina, ioo - N. N. (Udine), 50 - Luzio Luigi, ioo - Famiglia Giacomo Carlevaris, 2000 - Cima Elisabetta, 20 - Rigoletti Giulio, 25. Totale L. 14 441,42.
Borsa D. Fedele Giraudi.
Somma precedente: L. 1oo.
Un discepolo ammiratore e riconoscente, 5oo.
Totale L. 60o.
Borsa S. Cuore di Maria.
Somma precedente: L. 100.
Sorelle Baggini, 25. Totale L. 125.
Borsa S. Giuseppe (3°).
Somma precedente: L. 216o.
Ch. Nunzio Chiaramonte, 5 - Gius. Fusarini, 25 - Totale L. 219o. Borsa Maria Ausiliatrice (2o")
Somma precedente: L. 1337,20.
Contessa Maria Passi, 20 - Paolina Pani, 7,50-D. Pietro Zanotti, 15 - Cardinali Pia, io - Burroni Ines, io - Norese Luigia, u1 - Maria Cassissa, )-Maria Raso, zz -Causa
Salvatore, 5o - Fangareggi rag. Antonio, 25 - Apo, 25 - Savio Antonio, io - Gennarelli Luigi, 5o - Rota Luigia Ninfa, io - Stallo Rosina, 20 - Maria Zaretti Maioli, 5o - Maria Bottini (raccolte), 90 - N. N., 1000.
Totale L. 1866,70.
Borsa Card. Cagliero.
Sommaa precedente: L. 152,50.
N. N., 1ooo. Totale L. 1152,50.
Borsa Savio Domenico.
Sommi precedente: L. 2283,70.
N. N., 1032. Totale L. 3283,70.
Borsa Anime del Purgatorio.
Somma precedente: L. 3t39,30.
D. Francesco Bracaglia, 15 - Elvira Bearzi, 25 - Montanari Carolina, 20 - Coniugi Taroppio, 25 - Quilico D. Sebastiano, 1o - Giovanna Vergari, io - Giulia Bossiner, 250 - Cima Elisabetta, 30. Totale L. 3524,30.
Borsa S. Teresa del B. G. (Ioa).
Somma precedente: L. 1091,
Carolina Piloni, 5 - De Marchi Adelina, 200 - Maria Costa, io -- G. Cristofolini, 100 - Pietro Rabotti, 20 -- Annamaria Gallo, 15 - Brunetti Ester V. Laderchi, 200 -- Lecca Bernardona, 3, Totale L. 1644.
Borsa Cortemilia.
Somma precedente: L. 698o.
N. N., 20 - N. N., so --- N. N, 12o - Zarri Paolina (raccolte), 1355. Totale L. 8525.
Borsa M. Marina Coppa.
Somma precedente: L. 6572 offerta dal Collegio S. Ines di S. 1 cela.
Alunne di S. Ines (S. Tecla), 9oo - Passerini Annetta, 54 - Collegio S. Ines (S. Tecla), 950 - Rina Coppa, 120 -
Totale L. 8596.
Borsa P Giorgio Frassati,
Somma precedente: L. R42.
Ristagno Gustavo, 25. Totale L. 867,
Borsa D. Bosco Fanciullo.
Somma precedente: L. 100,
Dani Nicodemo, io - Lecca Giovanni, 5.
Totale L. 115.
Borsa Divina Provvidenza.
Somma precedente: L. 70.
Giulia Ponticelli, 5o. Totale L. 120.
Borsa S. C. di Gesù confido in Voi.
Somma precedente: L. 11oo,
Paolina Pani, 7,50 - Sig.ne Mainoli ed Ermoli, 40 -- Cappio Fanny, 20 - Nucisore Salvatore, 5 - V. M., 5o - V. C., 5o - Lucas Satti (Argentina), 1ooo. Totale L. 2272,50.
Borsa S. C. di G. salvateci!
Somma precedente: L. 3367,60.
Sorelle Baggini, 25 - Domenica Mocellin, 1oo - N. N., 30.
Totale L. 3522,60.
Borsa Mamma Margherita.
Somma precedente: 5,. 9027.15.
Ilaria Trabucchi, 50. Totale L. 9077,15.
Borsa Decurioni d'Italia.
Somma precedente L. 1335.
Can. Titomanlio Sabino, 25. Totale L. 1360.
Borsa Pio X.
Somma precedente: L. 1745.
Pia Maschi, 2o. Totale L. 1755
Borsa D. P. Ricaldone (2a).
Somma precedente: L. 5677.
Ing. Ang. Provera, 2000 -- Avv. Franc. Provera, 5oo -
Cesarina e. Piero Massa, 5oo - Prof. Gerol, Ricaldone, 250 Avv. Giov. Massa, 6oo - Provera Marinin Luigia, 2oo -
Prof. Pietro Sisto, 100 -- Dott. Candido De Abate, 5o - Avv. Giov. Frascarolo, 5o - Rag. Ugo Rogna e Fam., 5o - Bambini Pierino e Luisa Ing. Provera, 400 -- Giusep. Nano-Ravetto, 5o - Piacentini Giacomo, 5o- Fam. Garbarino Natale, 450 - Avv. Gatti Vitt., 5o -Oddone Mario, 5oo-Ricaldone Pasq. fu Franc., 25o - Fratelli Zavanone Luigi, Felice fu Pietra, zoo - Can. Oddone, 250 - De Amorosi Franc. fu Felice, 5o - Oddone Carlo fu Agost., 5o - Ricaldone Remo fu Delfino, So - Piacentini Pietro fu Giov., 5o - Fratelli Ricaldone Valenzano, 5o - Ing. Tito Bianchi e Rosetta Provera, Soo -Bambini Pierino e Luisa Provera, 500 - Ricaldone Dott. Angelo, Soo -- Guaschino Frane. fu Pietro, So - Ricaldone Fedele fu Vincenzo, So - Rag, Secondino De Ambrosi, 1oo -Fratelli Demetrio e Gius. Danotti, roo - D. De Andrea Biagio, Prevosto, 50 - Prof. Luigi Gabotto, So - Luigi Boerio, io - Ferrero Giovanni, 1o - Ing. Carlo Provera, 2oo - N. N.. per grazia ricevuta, 100 - Guerci Maddalena, io - Miglietta Cecchina, co - Provera Evasio fu Carlo, So - Falaguerra Evasio fu Carlo, So - Giraudi Antonietta, 50 - Dott. Primo Baldi, 500 - Accatino Pietro fu Carlo, 5 -- Gerola Avventino, 25 - Ing. Mario Vanni , 5o - Luisa Pina Miglietta, t5 - Scarione Vinc. di Giov., io - Ricaldone Cesco, fu Delfino, So - N. N., 5o - Dequarti Ved. Zeppa Delfino, 50 - Scarrione Frane. di Giov., io -- Acuto Giov. Mercante, io - Salto Pietro Rag. Fallita C. R., 25 - Rogna Pietro fu Carlo Gardavu, 5o - Acuto Adolfo, So. -- N. N. 236. Totale L. 16.253
Borsa Garbellone.
Somma precedente: L. 10.075.
Antonelli Tina, 150. Totale L. 10.225.
Borsa Principessa Clotilde.
Somma precedente: L. 8o5o.
Studenti medie del Gruppo Parrocchia Gran Madre di Dio, 10. Totale L. 8o6o.
Borsa Martiri Giapponesi.
Somma precedente: L. 4804.
Merlino Vittorina, -- Amisano Ercolina, o. Totale L. 5074.
Borsa D. L. Calcagno.
Somma precedente: L. 1000.
Calcagno Giuseppe, io. Totale L. 101o.
Borsa S. Antonio di Padova.
Somma precedente L. 5oo.
Galli Antonio, 50. Totale L. 55o.
Borsa S. Pietro.
Somma precedente: L. 1330,
Pietro Robaldo, 15. Totale L. 1345
Borsa del Salento.
Somma precedente: L. 595.
D. A. Rinaldi, 6762. Totale L. 7357.
Borsa Regina del sogno.
Somma precedente: L. 1000.
Antonio Vella, 2oo. Totale L. 1200.
Borsa S. Francesco di Sales.
Somma precedente: L. 700.
Lavagno Vincenzina V. Agosto, 300. Totale L. 1ooo.
Borsa D. Rinaldi (3).
Somma precedente: L. 7634,85.
Mens. Luigi Farruggia, 50. Totale L. 7684,85.
Borsa G. M. A. e D. Bosco.
Somma precedente: L. 319o.
Maria Cavallo, cupo - Maria Cavallo, 100o.
Totale L. 619o.
Borsa Infanzia Abbandonata. Merlo Luigi, 105o.
Vi auguriamo, benemeriti Cooperatori, anni felici, fecondi, pieni di pace e allietati dalle benedizioni più elette. Le preghiere nostre e dei nostri giovinetti saliranno più fervorose in questi giorni per Voi al trono dell'Altissimo per impetrarvi grazie copiose che vi accompagnino nel nuovo anno e in tutta la vita.
Il B. Don Bosco, nella lettera testamento, faceva ai Cooperatori la formale promessa di pregar sempre per loro, se avesse avuto la sorte di entrare in Paradiso: ora che la Chiesa elevandolo agli onori degli altari ce lo addita, nel possesso della gloria, per modello e protettore, possiam essere certi che Egli unirà la sua intercessione alle nostre umili suppliche.
Ma permettete che, col linguaggio semplice e schietto del Beato, noi vi ricordiamo che fonte della felicità è l'unione con Dio e col prossimo per mezzo della carità. Ci pare che sopratutto all'inizio di un nuovo anno debbano risuonarci più forti ed efficaci al cuore le parole di S. Paolo: «Facciamo il bene mentre ne abbiamo il tempo ». Verrà pure per noi quell'istante in cui ci sarà detto:
Non v'è più tempo, è per stroncarsi il filo della vita» e a seconda che l'avremo vissuta ne riceveremo premio o castigo eterno.
Noi vi vogliamo felici, o carissimi Cooperatori, non solo nelle brevi ore del tempo, ma soprattutto nell'eternità ed è per ciò che vi esortiamo a rendere sempre più stretta la vostra unione con Dio per mezzo della preghiera e delle opere buone fatte con spirito di carità cristiana. Anzi, se volgendo indietro lo sguardo, sentissimo agitazione nel cuore, ricordiamo che lo Spirito Santo ci esorta a redimere il passato e a santificarlo compiendo il bene.
Il mese di gennaio ci ricorda la morte di D. Bosco. Il 2o di quel mese che fu l'ultimo della sua vita, Don Bosco fu invitato a scrivere qualche pensiero dietro alcune immagini di Maria Ausiliatrice da inviarsi ai benefattori: ed Egli scrisse tra gli altri questi bellissimi pensieri dei quali facciamo omaggio ai cari amici del Bollettino.
- Fate presto opere buone, perchè può mancarvi il tempo e così restare ingannati.
- Chi semina opere buone, raccoglie buon frutto.
Se facciamo bene troveremo bene in questa e nell'altra vita
-- In fine della vita si raccoglie il frutto delle opere buone.
- Date molto ai poveri, se volete diventar ricchi.
- Chi salva l'anima sua, salva tutto : chi perde l'anima sua, perde tutto.
- Chi protegge gli orfanelli, sarà benedetto da Dio nei pericoli della vita e protetto da Maria in morte.
Anzi, oltre alla tenerissima lettera da inviarsi ai Cooperatori dopo la sua morte, volle negli ultimi giorni della sua vita scrivere per loro questi bellissimi ricordi:
-- Se vogliamo far prosperare i nostri interessi spirituali e materiali, procuriamo anzitutto di far prosperare gli interessi di Dio, e promoviamo ai bene spirituale e morale del nostro prossimo col mezzo della limosina.
- Se volete ottenere più facilmente qualche grazia, fate voi la grazia, ossia la limosina agli altri, prima che Dio o la Vergine la facciano a voi.
-- Colle opere di carità ci chiudiamo le porte dell'inferno e ci apriamo il paradiso.
A la vita nostra santificata dalle opere buone. Com'è consolante pensare che tanti cattolici, Cooperatori e Cooperatrici, hanno già nelle loro mani la chiave della loro felicità.
La CROCIATA MISSIONARIA fu e sarà per molti la voce di Dio, un richiamo efficace a pensare seriamente e ad adoperarsi con maggior slancio nel promuovere le opere buone e la salvezza dei nostri fratelli. Le lettere, che ogni giorno ci giungono, sono piene di nobilissimi sentimenti e ci provano che va continuamente aumentando il numero dei cuori generosi che, prima di lasciare questo mondo, vogliono santificare la lor vita con opere di carità, in modo speciale fondando o cooperando alla fondazione di borse missionarie.
Una pia persona della diocesi di Mazzara vuole assicurarsi il premio eterno e fonda una borsa al S. Cuore di Gesù. La mano destra non saprà ciò che opera la sinistra, secondo il precetto di Gesù, ma Iddio che legge nei cuori darà alla generosa oblatrice la ricompensa dei beati.
È ancora viva nella nostra mente l'immagine buona del carissimo Ing. Lenti, amico sincero, costante, generoso dell'Opera Salesiana, che vide con gioia lanciata l'idea della crociata missionaria e si adoperò in tutti i modi per favorirne la riuscita. I nostri Lettori ricorderanno che alla sua morte egli pregò gli amici suoi che in luogo di fiorì facessero elemosine alle Missioni. Ora un gruppo di parenti, amici e ammiratori del caro estinto, ci mandano una borsa da intitolarsi al suo nome, sicuri di rendergli l'omaggio più gradito e più degno. Oh! goda eternamente con Dio chi per Lui e per la sua gloria spese tutta la vita.
Additiamo con piacere all'ammirazione di tutti, l'esempio magnifico dato dai Cooperatori di Pozoblanco che, colle numerose borse da essi fondate, dimostrano praticamente in quale alto concetto siano da essi tenute le opere buone, di cui riceveranno premio abbondante. Questo premio noi auguriamo pure alla generosa persona che vuole noto soltanto a Dio l'omaggio della sua borsa alla memoria di Paolo Pio Perazzo.
Vorremmo pure additare a comune edificazione anche le più umili offerte, ammirabili per l'intenzione e pei sacrifici che le accompagnano. La lettura di certe liste, in cui figurano anche i cinque centesimi, ci commovono profondamente. Ecco per es., ciò che scrive un soldato nell'inviarci un vaglia di L. 300 per iniziare una borsa da intitolarsi a GESÙ BAMBINO:
« La somma è minima, ma le posso assicurare che nella sua piccolezza ha un valore spirituale immensamente grande. E la fusione di tanti piccolissimi sacrifizi: è una modesta somma raccolta da un soldato fra soldati che molto volentieri avrebbero dato cento volte di più, se avessero potuto. Si potrebbe dire che ogni lira ha la sua edificante storia di privazioni e di sacrifizi. Tante volte erano i pochi soldi della decade, altre volte il sacrifizio di un cinema, di una sigaretta, di una bibita, ecc. ».
Bravi questi nostri baldi soldati! I piccoli sacrifizi compiuti oggi per Dio e per la salvezza delle anime ci dicono ciò che essi saprebbero compiere domani per la Patria.
Un altro atto gentile ci viene segnalato dal Direttore dell'Istituto salesiano di Terni: « I fanciulli di queste scuole comunali - egli scrive - per iniziativa dell'egregio Direttore
Prof. Alberto Businelli e degli Insegnanti, offrono il loro obolo per la " Borsa S. FRANcesco " da noi iniziata. Questa offerta, frutto di tanti piccoli sacrifizi, tornerà particolarmente gradita al nostro Beato, come prova della stima e venerazione di cui è circondata la sua memoria tra gli educatori di questa nobile città e dell'entusiasmo che nei figli del popolo suscita il suo nome ».
Ci pare così bello e promettente vedere questi cari giovanetti, all'alba della loro vita, cercare nelle opere buone una caparra di tante altre nobilissime azioni che un giorno essi compiranno a vantaggio loro, della Religione, e della Patria. Voglia Iddio che crescano così le future generazioni: assicureranno all'umanità un avvenire luminoso e confortevole.
Abbiamo dato il testo della Lettera di Luciano, riferentesi alla prima scoperta delle preziose reliquie di Santo Stefano, di S. Gamaliele, di S. Nicodemo e S. Abibone, nel 415. Sopra il sepolcro di quei Santi fu subito innalzato un prezioso Martyrium per onorarne la memoria - distrutto due secoli dopo da Cosroe, re di Persia, nel 613. La distruzione si completò negli anni seguenti col trionfo dell'Islam e il sepolcro dei Santi ebbe un secondo periodo di lungo abbandono e totale smarrimento, finché nel 1922 i nostri Confratelli di Beitgemal ne rimisero in luce gli avanzi.
Forse tedieremmo i Lettori presentando un quadro completo delle concordanze tra le indicazioni della Lettera di Luciano e le particolarità degli scavi eseguiti: diciamo solo che esse risultarono di una mirabile coincidenza e chiarezza, e offersero prove che assicurano l'autenticità della magnifica scoperta. Più interessante riuscirà ai Lettori la collana di « prove indirette » che qui citiamo a favore dell'importantissima scoperta della tomba del protomartire.
Le prove indirette che militano a favore della scoperta del sepolcro di S. Stefano, ritrovato dai nostri Confratelli in Beitgemal, territorio di Terra Santa, se non possono vantare un merito intrinseco, esse giovano tuttavia a dar maggior risalto alla validità inconcussa degli argomenti che sono offerti dalla lettera di Luciano.
E anzitutto va messa in prima linea la tradizione. Perchè, come ben dice il Padre Fiorovich, gesuita: -- Allorquando la tradizione di un luogo santo è riportata di comune accordo dagli abitanti del paese, essa può essere riguardata come certa (1). E a Beitgemal la tradizione non fa difetto. Questo luogo è forse Cafargàmala, a 20 miglia da Gerusalemme, dove secondo « l'antica tradizione cristiana » S. Stefano fu sepolto (2).
La stessa opposizione di Don Marta, canonico del Patriarcato Latino, il quale è morto parecchi anni prima dei nostri scavi, dimostra che preesisteva in Beitgemal la tradizione. Anche il benemerito Sacerdote Antonio Belloni, che acquistò questo villaggio, grazie alla generosità del marchese Bute, non l'ignorava. Alcuni de' suoi più fedeli ed antichi allievi, che da più di 4o anni passano la loro vita lavorando tuttora nei campi di Beitgemal, affermano che sono sempre stati convinti che Beitgemal corrisponde a Cafargàmala. Soltanto mancavano indicazioni sicure e precise.
La scoperta della tomba e della chiesa non fece che confermare la loro ininterrotta convinzione.
A proposito della tradizione ci contenteremo di citare un altro scrittore assai apprezzato e conosciuto: - Durante tutto il corso del sec. XIX, o su per giù, gli esploratori e i sapienti, che si sono occupati della topografia sacra, hanno creduto aver ritrovato la villa di Gamaliele, dove è stato sepolto il Protomartire, nella collina chiamata Beitgemal.
Così Robinson, Smith, Tobler, ClermontGanneau, Victor Guérin, Domm Gatt curato latino di Gaza, il canonico R. di Riess, gli ingegneri del Survey inglese, Conder, Kitchener e molti altri (1).
(1) Il luogo del Martirio di S. Stefano. Tip. Seminario di Padova, pag. 55.
(2) This piace is perhaps the Caphargamala, 20 miles from Jerusalem, where, according to early tradition, St. Stefen, was buried... - Conder, Arch. Research., T. II, pag. 24.
(1) HEIDET. -- Da un manoscritto inedito, deposto nell'archivio di Beitgemal.
Le tradizioni a lor volta trovano quasi sempre un valido appoggio in qualche e Moschea ». La Palestina, che sotto il flagello di Cosroe (a. 613) aveva visto crollare tutti i suoi monumenti sacri, disgraziatamente pochi anni dopo (639) con l'invasione dell'Islam, finiva di perdere anche la fede.
I primi ospiti mussulmani di queste contrade, o forse gli stessi rinnegati cristiani, ebbero per lo meno il pensiero o lo scrupolo di perpetuare il ricordo degli abbattuti santuari con l'erigervi sopra, o nelle adiacenze, qualche moschea. Così è avvenuto a Beitgemal.
Nella impossibilità d'innalzare la moschea sulle rovine ingombranti del Martyrium di S. Stefano, la fecero sorgere a pochi metri dall'abside della chiesa, sopra un grandioso sepolcro, la cui entrata era stata occupata da un albero gigantesco, tenuto in grande venerazione fino a che i Turchi lo tagliarono nell'ultima guerra. La moschea, attualmente in rovina, è dedicata a un certo sceicco Ismain, di cui si ignorano le gesta.
È questo un altro argomento non meno importante dell'antecedente, il quale accusa la presenza del sepolcro di un santo: giacchè è sempre stato considerato come un ambito onore, direi quasi una specie di benedizione particolare per la pace dei defunti, il poter avere il privilegio d'esser sepolto accanto ad una tomba venerata.
La tomba di Rachele, per citare un esempio, sulla via di Betlemme, è attorniata da un vero cimitero, oggetto di fieri contrasti fra Ebrei e Beduini, i quali ultimi non permettono il minimo restauro all'« uèli ». I martiri di Cesarea non chiesero altra grazia, prima di morire, che di essere sepolti presso la cripta di S. Stefano a Gerusalemme.
Non diversamente la tomba di Beitgemal divenne il centro intorno a cui si addensarono molti sepolcri, parecchi dei quali di stile giudaico e bizantino, scavati nella viva pietra, e destinati a personaggi ragguardevoli.
La spianata, dove sorge il maggiore edifizio, non era che un solo cimitero, i cui resti furono pietosamente ammassati in un vasto ossario vicino alla moschea, prima di dar principio ai lavori di costruzione. Ancora pochi anni fa si seppellirono gli ultimi membri del capo del paese Hafiri, del quale resta ancora un figlio, ottimo allievo della Scuola
Ma più delle mute tombe parlano eloquentemente i ricordi cristiani assai numerosi, sparsi nelle rovine dei dintorni di Beitgemal.
A circa un mezzo miglio a sud del sepolcro di S. Stefano, e sui confini di Beitgemal, si ammirano le rovine di un maestoso monastero. In mezzo al cumulo delle sue macerie non è difficile scorgere ancora le linee dei cortili, dei chiostri e la pianta della chiesa. La torre è stata ridotta a moschea, la quale porta il nome biblico e solenne di « Nebi
Bulos » cioè Profeta Paolo. Così pure tutta la vallata, che serpeggia dalla parte di sudovest, ai piedi del Jerimoth e del Cheiscium fino nelle prossimità di Beitsciames, prendendo il nome di battesimo dalla stessa moschea, si chiama « Uadi Bulos », ossia valle di Paolo.
È inutile ricordare le relazioni che corsero fra quei due celebri personaggi. Concluderemo piuttosto col P. Maurizio Gisler: - Ora siccome la memoria di Paolo non può andare disgiunta da quella di Stefano nè da quella di Gamaliele, se il convento della valle era consacrato a S. Paolo, il santuario della collina era quello di S. Stefano e di Gamaliele (1).
Ma già un dotto e non troppo recente topografo inglese, il citato Conder l'aveva intravveduto, scrivendo: - A un mezzo miglio a sud di Beitgemal vi è una moschea intitolata a S. Paolo, la quale può essere connessa con questa tradizione (che cioè Beitgemal corrisponda con l'antica Cafargamala) (2).
Il Santuario era dunque diventato come una potente calamita spirituale, che aveva la forza di attirare intorno a sè molte anime anelanti alla perfezione cristiana. Infatti ancor più vicino di « Nebi Bulos » si trovano le tracce di un altro convento chiamato « Deir-Asfura », nome corrotto di Eufrasia. Le cui reliquie pare siano state trasportate da Daiberto insieme con quelle di Nicodemo, Gamaliele e Abibone, a Pisa, dove i Salesiani officiano, da parecchi anni, una graziosa chiesetta dedicata a quella Santa
In sostanza una vera corona di conventi era sorta ad onorare il tempietto di S. Stefano, come satelliti intorno al loro astro maggiore. Basterebbe accennare ai conventi di Gilgil, Beduie, Deiraban, Beitsciames, ecc.
(1) GISLER, Cafargamala, pag. 20.
(2) CONDER, Arch. Research in Palestina, t. 2, pag. 24.
Non sarà stata certo indifferente per un celebre Dottore della thora la scelta di un luogo conveniente alla sua villa di campagna. D'altronde i colli pittoreschi dello Shafela, dove il clima è più mite, più ricca la campagna e dove l'orizzonte si allarga lontano, fino alla vista del mare, hanno sempre esercitato un'attrattiva speciale nei magnati di Gerusalemme, bramosi di qualche mese di quiete e di riposo. Ne fanno chiara testimonianza le rovine di Cajafa, di Claudia, nonchè le villeggiature del Patriarca latino e greco.
Lasciando a parte l'incanto del paesaggio, il gran Dottore Gamaliele non avrebbe potuto scegliersi una residenza di campagna che fosse più atta a richiamare alla mente e al cuore i ricordi della storia del popolo di Dio. Qui infatti ogni cima di monte, ogni valle si direbbero vere pagine della Bibbia sempre aperte a narrare le gesta più memorande.
Osserviamo: con un semplice sguardo all'ingiro ci è concesso di ammirare il colle rotondeggiante di « Saràa » e tutti i luoghi che furono teatro delle prodezze di Sansone « Beitsciames » con le avventure dell'Arca Santa; la famosa valle del « Terebinto » ove Davide uccise Golia; il monte « Jerimoth » residenza di Faran, uno dei cinque re stritolati da Giosuè; « Azeca », dove cessò la pioggia di pietre; « Um-el-Rus », patria del profeta Michea; « Tell Zacaria » tomba del profeta omonimo; gli ammassi di rovine della importante città di « Zanoe » poi « Natùfati », ecc.
E pensare che tutto questo maraviglioso anfiteatro non doveva essere che l'alone di un punto centrale e più luminoso, le cui zolle raccolsero piamente le membra contuse e bevvero il sangue di un eroe immortale, del primo Martire cristiano, del gran Generale di venti milioni di martiri!
Imperscrutabili disegni di Dio! Eppure un tesoro di valore incalcolabile, quale è il sepolcro del protomartire, dopo un primo periodo di abbandono di circa quattro secoli, ripiomba in un oblio e in un sìlenzio assai più lungo e doloroso. Cause non ultime l'isolamento di Cafargàmala, sequestrata dai principali centri popolati, e l'incendio distruttore delle biblioteche, specie quelle più prossime di Cesarea e di Alessandria d'Egitto, dove perirono documenti preziosi senza numero. Fu un lutto senza rimedio per la storia della Chiesa, in modo speciale.
Gli accenni fuggevoli di Gennadio di Marsiglia, l'Epistola di Severo in cui narra i miracoli di Minorca, quel poco che ne dice Marcellino nella sua cronaca, Basilio di Seleucia, e più di tutti S. Agostino e alcuni altri, benchè non siano trascurabili, non sono tuttavia abbastanza adeguati all'importanza del grande avvenimento, dell'Invenzione cioè delle reliquie di S. Stefano.
Uno storico di buona fama e contemporaneo dei fatti narrati da Luciano, Sozomeno, prometteva circostanze più determinate, intestando il cap. XVII della sua storia col titolo: « Dell'Invenzione del corpo del profeta Zaccaria e di S. Stefano protomartire » (1).
Disgraziatamente quello è anche l'ultimo capitolo del suo libro, perchè, dopo la minuta narrazione dell'invenzione del corpo del profeta Zacaria, proprio in quel punto si arresta mutilato. Ad ogni modo per poco che si rifletta che il villaggio di Zaccaria dista appena tre chilometri da Beitgemal, a nessuno sfuggirà l'importanza dell'accoppiamento di quei due nomi e anche il semplice cenno dell'invenzione del protomartire. Facciamo voti che i sapienti consultatori di biblioteche trovino il resto perduto della storia del celebre scrittore.
Fortunatamente però, come abbiamo visto, la Provvidenza, sempre vigile nel salvare i monumenti santificati da' suoi migliori figli, ci ha conservato la « Lettera di Luciano » documento fondamentale, che ha servito a rivelare con tutta sicurezza, il prezioso segreto, nascosto da tanto tempo.
(1) MIGNE, Patrol. Graecae T. LXVII, pag. 1627.
Ora non ci resta altro che suggellare quanto abbiamo sopra esposto con le autorevoli testimonianze dei non pochi dotti, che si sono occupati della nostra scoperta.
Tralasciando quelli di data più remota, giova ricordare che il Riess, canonico del patriarcato latino, quando ancora non si parlava dei nostri scavi, in un suo pregiato atlante biblico poneva Cafargàmala molto chiaramente al posto di Beitgemal (2).
Il periodico Verbum Dei dopo aver descritto alcune particolarità degli scavi operati nel 1922 a Beitgemal, concludeva: Haec omnia bene quadrant cum iis quae narrat Lucianus de inventis S. Stephani reliquiis (3).
Concordanza armonica e perfetta!
Non di minore portata è quanto ha scritto in quel medesimo anno il notissimo P. A. Mallon, S. J., dell'Istituto biblico pontificio di Gerusalemme. Avendo egli assistito personalmente ai suddetti scavi, scriveva così in « Biblica »: Beitgemal, proposé aussi depuis longtemps, reçoit un sérieux appoint du fail des nouvelles fouilles... Le sanctuaire et la grotte ne saurait mieux s'expliquer que par le souvenir du grand martyr Étienne (1).
Anche il compianto P. Barnabé Meistermann, il noto autore di « Guide de Terre Sainte » ha lasciato scritto: Beitgemal est très probablement le Caphargamala qu'on montrait au IV s. 20 milles de Jerusalem et où habitait Gamaliel, le célèbre membre Sanhédrin, qui déposa dans sa propriété le corps du protomartyr Saint Étienne. Noi dobbiamo aggiungere quanto segue.
L'illustre uomo, superando gli incomodi della tarda età, nel visitare al 30 luglio 1922 gli scavi in compagnia del P. Chesneau d'Orléans, sceso nel sepolcro del protomartire, ringraziava Dio d'avergli serbato la consolazione di vedere assicurato in quella scoperta una delle sue più accarezzate e costanti opinioni. Gl'incresceva soltanto che il ritardo degli scavi non gli avesse permesso di cambiare, nella nuova edizione della sua Guida, già in parte ristampata, la molta probabilità con l'assoluta certezza (2).
Mons. Giorgio Dumet, sopra citato, valoroso orientalista, vicario patriarcale, dei Maroniti, pubblicava nel « Rahib » (nov. 1924), periodico di Gerusalemme, un dotto articolo linguistico, nel quale finiva con le parole seguenti: - Da questi numerosi argomenti, dallo sguardo all'ubicazione della chiesa, costruita nella forma richiesta dall'esistenza del sepolcro, e sopratutto dall'ammirevole concordanza della scoperta fatta coi dettagli anche minimi della Lettera di Luciano, si giunge alla conclusione che a Beitgemal c'è il sepolcro di Gamaliele, nel quale fu tumulato il primo dei martiri (3).
Ci par poi superfluo citare l'autorità del P. Maurizio Gisler, O. S. B., tante volte ricordato. Tutti sanno che l'ottimo benedettino si è specializzato, per così dire, nello studio delle antichità di Beitgemal. Egli merita a buon diritto il titolo di vero glorificatore della tomba del protomartire, il ricostruttore insieme del Martyrium e l'ideatore geniale del Tempio del perdono cristiano.
Noi ci limitiamo a rimandare i lettori alla lettura dell'opuscolo: « Kaphargamala » riccamente illustrato ed edito in varie lingue, nel quale l'illustre palestinologo ha saputo condensare lo stillato di tanta dottrina che altri l'avrebbero stemperato in grossi volumi, a prezzo di catalogo molto elevato.
Valga per tutti il giudizio che un personaggio molto in alto dava di questo altrettanto dotto quanto modesto religioso. Il Santo Padre in una udienza concessa al salesiano D. Alfredo Sacchetti, appena ebbe inteso che il P. Maurizio Gisler s'occupava della scoperta di Beitgemal, interruppe dicendo: - Benissimo, conosco il Gisler, che è un uomo di grande valore in questa materia. Siete davvero in buone mani (1).
Al P. Gisler la famiglia dei Salesiani, ma specie quelli della Palestina, non arriveranno mai a dimostrare neppure una parte della gratitudine che gli è dovuta.
(2) Aus R. RIESS Bibl. Atlas: Herderische Verlashanlungen Freiburg in Breisgau.
(3) Verbum Dei, Voi. 2, Fase. ottobre 1922.
(1) Commentarii editi a Pontif. Istituto biblico. V. Biblica, Fasc. 4, ottobre 1922.
(2) V. FERGNANI, Cafargamala. Tip. Salesiana, Torino, 1923
(3) Rahib, nov. 1924.
(1) V. Boll. Sales., luglio 1923.
(Relazione di un viaggio di Don Giuseppe Pinaffo).
Amatissimo Padre,
Le invio solo ora la relazione di un viaggio compiuto nella prima quindicina di gennaio dell'anno scorso (1929) in compagnia del nostro visitatore D. Gaetano Pasotti. Scopo principale del viaggio era di visitare un gruppo di cristiani di Phuket, che da anni e anni attendevano il missionario: avendo essi saputo del nostro arrivo nel Siam si erano rivolti al Vicario Apostolico Mons. Perros perchè ci interessassimo di loro.
L'occasione era anche buona per conoscere, se non tutti, almeno alcuni dei centri principali della penisola di Malacca che sono pure campo di lavoro affidato ai Salesiani. Ella sa che per ora siamo sottentrati ai Padri delle M. E. di Parigi nei centri di Bang Nok Khuek Watphleng - Khok Mottanoi - Donkrabuang Banpong, Thavà e Thamnang, tutti in provincia di Ratburi. Ma che sono 6 o 7 mila cristiani di fronte a 2 milioni di altre anime ancora pagane?
I giovinetti di Petchaburi.
Il primo centro che s'incontra proseguendo da Ratburi verso il Sud è Petchaburi, distante 5o km., la città santa buddistica della penisola Malese. La città è piena di templi buddistici giganteschi, vecchi e nuovi, ed ha una delle sue vie formata esclusivamente di templi e monasteri: motivo per cui ad ogni passo s'incontrano bonzi vestiti del loro caratteristico abito giallo.
La cittadina conta da 15 a 18 mila abitanti e sorge al piede di pittoresche colline, attraversata da un fiume che fino a pochi anni fa, ha avuto il privilegio di fornire la sua acqua alla Corte reale del Siam. Vicina al mare e congiunta per ferrovia a Bangkok, a Penang, a Singapore, il suo commercio già discretamente attivo va assumendo sempre più vaste proporzioni. Le sue colline di calcare sono popolate di grotte e di caverne ricche di attraente e pittoresca bellezza. Gli indigeni hanno collocato in ognuna delle grotte un numero considerevole di simulacri di Budda nella sua posa caratteristica.
Quando visitammo la città, nel ritornare alla stazione incontrammo un gruppo di ragazzi che si fermarono ad osservare i due Jarang (stranieri): anche noi ci fermammo per rivolgere qualche parola. Poi congedandoci con un Xajò (= viva!) essi pure ci gridarono in coro Xajò... Xajò...
Poveri ragazzi! Hanno indovinato che eravamo loro amici. Quando potremo aprire colà un Oratorio per essi ?
Sulla linea incontriamo presto una stazione civettuola tutta infiorata, dove scende un mondo di gente : è Hua lin, villeggiatura della capitale del Siam, con bella spiaggia e case signorili.
Poi si tocca Prachuab Kirikan, dove sono due o tre famiglie cristiane, ed eccoci a Xumphon.
Nel paese dei nidi di rondine.
Xumphon è il primo distretto dell'estesa provincia di Srithamarat e un centro importantissimo sull'istmo di Krah: di qui parte il tracciato di una strada automobilistica che sbocca a Tap-Lee e a Ranong sulla costa occìdentale e costeggiando la penisola sull'Oceano Indiano porterà a Phuket in brevissimo tempo. Ora però per giungervi è necessario scendere fino a Tungson Junction e a Penang, allungando enormemente la via, o prendere per Kan-tang e di là servirsi degli incomodi battelli costieri.
Disponendo di tempo e amando le avventure si può attraversare l'istmo a dorso di elefante e attraversare le foreste popolate di grossa selvaggina. Multi viaggiatori si arrestano a Xumphon per dedicare qualche giorno alla caccia delle tigri, leopardi, pantere nere, orsi, ecc.
Xumphon è sopratutto famosa per le sue pescherie e pel commercio di nidi di rondini. Non si tratta del nido delle nostre rondini migratorie, ma di quello della salangana, chiamata pure « rondine di mare », che nidifica nei crepacci di una trentina di isolotti che stanno di fronte a Xumphon. Si ricordano ancora certi drammi avvenuti tra i cercatori - dei quali parla pure Monsignor Pallegoix - che, calatisi con corde nei crepacci e rimandato il paniere pieno di nidi ai compagni che li sostenevano dall'alto, si vedevano tagliare improvvisamente la corda e finivano sfracellati tra le rocce in fondo all'abisso. La salangana per comporre il suo nido impiega le secrezioni delle glandole salivali: in una decina di giorni essa ha compiuto il suo lavoro, ma passano i cercatori a rapirle il frutto delle sue fatiche una prima e una seconda volta: l'uccello però non si scoraggia e si mette nuovamente all'opera una terza volta e l'uomo - fine calcolatore - gli permetterà allora di allevare in pace i suoi piccoli. Il maschio, da buon orientale, durante la fabbricazione dei primi nidi, si contenta di contemplare la fatica della sua compagna, ma al secondo disastro interviene a prestare anche lui l'opera sua.
Oltre che a Xumphon, i nidi di rondine abbondano anche a Singora, altra località malese a sud sul Golfo del Siam. A titolo di curiosità si può ricordare che all'Espozizione di Parigi del 1867, il Siam ebbe una menzione onorevole... pei nidi di rondini commestibili, e che i buongustai cinesi continuano a pagarli a peso d'oro.
Divagazioni notturne.
È scesa la notte e i viaggiatori si dispongono il letto per prendere riposo: abbassano una tavola sui due sedili, vi stendono un soffice materassino e un lenzuolo e il letto è pronto.
I vagoni del treno sono ben illuminati e continuamente percorsi da gente di tutte le razze, siamesi, cinesi, malesi, cariani, birmani, indiani, europei, ecc. Si sentono tutte le lingue; si vedono tutte le fogge della moda mondiale. A poco a poco i rumori si affievoliscono e cessano perchè la natura reclama da tutti i suoi diritti, mentre l'Espresso Bangkok-Singapore divora la sua via.
Io non posso dormire. La mia mente, riandando il corso degli anni, mi ripresenta tanti sogni sognati da fanciullo quando sbocciò in me il primo desiderio di essere quello che oggi sono, sacerdote e missionario... Eccomi ora tra una folla di uomini che ignorano i loro destini, ai quali vorrei dire tante cose se non ignorassi la loro lingua. Questo è il cruccio di ogni missionario, il quale non può far di meglio che affidarsi alla Divina Provvidenza.
I Malesi.
Arriviamo a Tungsong Iunction all'alba; ma il treno riprende la corsa infilando gole di meravigliosa bellezza alla base di colline rivestite di folta vegetazione tropicale.
I Malesi, dice Mons. Pallegoix, sono originari dell'isola Sumatra ed emigrati in un'epoca incerta. Le caratteristiche somatiche di questa razza sono : tinta bruno-olivastra, fronte bassa e rotonda, naso largo e pieno, zigomi mediocremente sporgenti, bocca larghissima, mandibola superiore molto sporgente. Sembra una derivazione dalla razza negra e dalla mongola.
Il Malese ha l'aria poco rassicurante, un naturale ipocrita e traditore : è ardito, audace, feroce in guerra, astuto, abile mercante. I Malesi una volta erano temibili pirati. Fanno grande uso di betel e di arec che masticano continuamente. Vivono di riso, di sagu, di pesci, di carne di buffalo, patate e frutta. Tra le coltivazioni dànno la preferenza al banano, alla canna da zucchero e al pepe.
La lingua malese è delle più facili da apprendere e delle più dolci dell'Oriente.
Quanto a religione i malesi professano il maomettismo mescolato a grossolane superstizioni provenienti dal buddismo e dall'animismo. Il cristianesimo fu predicato per la prima volta a Malacca verso il 1546 da S. Francesco Saverio.
Verso Penang.
A mezzogiorno eccoci a Kao-Chown-Tong, donde dirama un tronco per Shrithanmarat, città sulla costa, capoluogo di provincia, che ebbe in passato una grande importanza. Una leggenda, che raccoglie il suffragio di alcuni studiosi, afferma che fu la prima del Siam ad abbracciare il buddismo e l'introdusse poi in tutto il regno. È tuttora città buddistica per eccellenza: conta oltre 2000 pagode sparse nella provincia e una di esse è interamente coperta d'oro.
Qui il treno si sfolla e molta gente scende per spargersi nei vari centri minerari di questa ricchissima regione.
A Patalung un altro tronco volge per Songkla (la Singora degli Inglesi).
Nella Federazione degli Stati Malesi.
Dopo circa 1000 km. di viaggio, a PadangBejar passiamo la frontiera del sud ed entriamo nella Federazione degli Stati Malesi che un tempo appartenevano al Siam sino a Singapore, e che con l'aiuto degli Inglesi se ne staccarono. Alcuni di questi, oltre Singapore e la prov. di Wellesley (cioè Selangor - Perak - Negri Sembilan e Padang) formano gli stati «federati », mentre Perlis, Kelantan, Trenggann, Kedali e Thore non sono federati.
Gli inglesi hanno trasformato queste regioni in un paradiso, mentre, raccontava Mons. Pallegoix, 8o anni fa non era possibile viaggiare per le foreste impenetrabili, per le bestie feroci e i più feroci abitanti: oggi strade asfaltate collegano le varie cittadine moderne, passando attraverso estesissime piantagioni di caucciù.
La civiltà ha fatto passi da giganti; oh! se anche la religione potesse effondere i suoi benefizi in queste anime! Il calendario della diocesi di Malacca, con sede a Singapore, registra una quarantina di sacerdoti delle Missioni Estere di Parigi che lavorano con tanto zelo coi Fratelli di S. Gabriele e con vari ordini di Suore: ma in proporzione dei bisogni delle anime sono assai pochi.
Scendiamo a Prai, per salire sul piroscafo che ci trasporta a Pulo Penang la «perla dell'Oceano Indiano »: il caro P. Adriano Devals, parroco dell'Assunzione, ci attende e ci dà il « benvenuto ». Dopo due giorni di treno finalmente prendiamo un po' di riposo. Pulo Penang significa in malese: L'isola dell'arec; è un luogo meraviglioso con belle strade, superbi edifici, e spiagge incantevoli con giardini. Il clima è piuttosto umido per effetto dei monsoni dell'Oceano Indiano. A Pesnang c'è il seminario filosofico e teologico dell'Indocina che accoglie alunni del Siam, Cocincina, Annam e Cina meridionale...
A Phuket.
Due giorni dopo a bordo del Kelantan salpiamo alla volta di Phuket meta del nostro viaggio. L'oceano ci fu benigno permettendoci di godere una notte deliziosa. Quando il piroscafo gettò l'àncora nella baia di Tongka, capoluogo dell'isola, P. Devals ci presentò un bel giovanotto salito allora a bordo
- Il principe Siridet Moni Chao, figlio minore di S. E. il Governatore della provincia del Phuket.
Era in tenuta di perfetto gentiluomo e spinse la sua cortesia nel mettere a nostra disposizione la sua lancia e la sua villa nella quale ci volle ospiti carissimi durante la nostra permanenza.
Egli era alunno al collegio cattolico di Penang e molto amico di P. Devals.
Prima nostra cura fu di rintracciare i cristiani: sono essi in numero esiguo, due famiglie indigene e alcune famiglie di Europei ed Australiani, impiegati o dirigenti delle miniere. Potemmo raccoglierli tutti una domenica nel salone del Club dove fu celebrata la S. Messa e amministrato un battesimo. Sono essi i virgulti della futura cristianità e meritano che un sacerdote li visiti a quando a quando, o meglio ancora, risieda fra loro, se si vuol veder prosperare la loro vita cristiana. Abbiamo pure visitato il cimitero cattolico ben conservato e la piccola cappella, oggi inservibile. Di essa non restano che le colonne sorreggenti il tetto di zinco, ma non vi sono più le pareti e i dintorni sono convertiti in magazzini di legname: vi è tuttora l'altar maggiore e serviva di riparo ad una chioccia intenta ad allevare un buon numero di pulcini.
Trovammo pure altri cristiani sulla terraferma, impiegati nelle coltivazioni di caucciù: tutti furono lietissimi della nostra visita e ci espressero il vivo desiderio di avere un sacerdote stabile che si prenda cura delle anime loro.
Potremo presto appagare questo desiderio? Mandi qualcuno, amato Padre, ad evangelizzare il popolo di Phuket; inizieremo così il lavoro al centro della penisola e darebbe copiosi frutti.
Ritornammo per la via di Kantan a Ratburi con la gioia di aver confortato quei figli lontani e con la speranza di aiutarli anche meglio in un prossimo avvenire.
Sac. PINAFFO GIUSEPPE Missionario Salesiano.
I primi maestri cristiani.
Lei si domanderà, amatissimo Padre, che cosa han fatto i miei figli della Cina, per onorare il nostro Beato?
- Tutto quello che era possibile in questi paesi ed in questi tempi.
Per la prima volta si ebbe a Shiu-Chow una dimostrazione grandiosa, imponente, suggestiva, sia per il concorso, sia pel significato. Mancanza di comunicazioni, strade impraticabili, distanze impressionanti, vie infestate da pirati, mezzi scarsissimi... tutto fu superato e vinto; anche i timorosi furono mutati in ardenti propagandisti.
Foglietti e proclami sparsero il fermento in tutta la missione ed anche le più minuscole cristianità vollero essere rappresentate, sfidando viaggi e i pericoli... E il 29 giugno tutti giunsero a Shiu Chow.
L'automobile di Lok Chong (gli unici fortunati) ci portò una trentina di pellegrini; altrettanti fecero quasi 100 km. a piedi per discendere da Yan Fa; buon numero da Nam Yung e Chi Hing arrivarono in barca, una squadra in treno di Ying Tak e 25 da Linchow con dieci giorni di barca.
I missionari, tutti presenti coi loro catechisti e Padri cinesi, si occuparono nel mettere a posto i proprii cristiani, ospitati presso il Collegio D. Bosco e presso l'Orfanotrofio San Giuseppe di Ho Shi.
Il Beato accolse tutti col suo amabile sorriso, benedicendo dall'alto dell'altare fra lo splendore degli arazzi artisticamente disposti dalle Suore di Maria Ausiliatrice, che, per l'orcasione, si assunsero i lavori di addobbo, offrendo anche nuovi artistici indumenti.
L'arrivo dei pellegrini, dei cristiani, dei catechisti e dei missionari diede alla casa nostra un'aspetto nuovo, movimentato, allegro, festivo. Mi pareva di trovarmi all'Oratorio nella casa madre di D. Bosco, e la gran confusione di gente mi dava l'impressione di assistere a una festa salesiana torinese.
Il triduo predicato da Mons. Versiglia, veniva chiuso il 30 giugno con spettacoli di fede nuovissimi a Shiu-Chow. Per la prima volta si videro due sacerdoti distribuire contemporaneamente la S. Comunione al numero sterminato di alunni e fedeli stretti da nuovo vincolo di amore e rassodati in quella fede, che si accentua ed accresce nelle solenni dimostrazioni.
Il pontificale svoltosi colla maestà propria del rito colla presenza di tanti sacerdoti, impressionò in modo speciale i pellegrini, nuovi affatto a tali funzioni impossibili ad eseguirsi nelle piccole stazioni.
La ressa di popolo ed i calori equatoriali non mi permisero di dilungarmi nel panegirico del Beato nell'armonico idioma cinese, ma i nostri giovani e cristiani furon maggiormente ammirati ed avvinti al grande Pau di Ko che da anni impararono ad amare.
A notte una riuscitissima accademia, in cui le piccole cieche intramezzarono con graziosi minuetti, i discorsini degli alunni che esposero tutta la vita del Beato, e una geniale luminaria ci lasciava colle più gradite visioni della gloria del Padre, il quale avrà accolto il filiale omaggio e benedirà alla Cina.
Tenne dietro, nei giorni seguenti, un congresso degli uomini cattolici, in cui catechisti e maestri trattarono vari temi sulla propagazione della fede e sull'azione missionaria, mentre i giovani si radunavano in un primo convegno per la fondazione dei Circoli giovanili.
Guerre e rivoluzioni non ci permisero mai un lavoro sistematico ed una possibilità di riunioni generali per legare ed organizzare i nostri cristiani. D. Bosco doveva compiere il miracolo, raccogliendo i più diversi di lingua e di costumi, e come ci aveva liberato D. Dalmasso dalle mani dei pirati comunisti, così ora portava al centro, raccoglieva attorno a sè ed univa tra loro i più lontani e sconosciuti, dando a tutti un senso di forza e di fiducia, potendosi numerare e conoscersi.
Il fatto più saliente però e l'omaggio più caro al Beato sarà stato certamente quello dei nuovi maestri ed artigiani diplomati.
Coincidenza provvidenziale e sintomatica! Anni di lavoro, di lotte, di sacrifizi che toccarono l'eroico nei giorni tristi dell'invasione rossa, nei momenti di angosciosa agonia in cui la sorte delle nostre scuole pendeva da esile filo, avevano ora, nella festa del Beato, ambita ricompensa, premio generoso.
Tra una folla plaudente, alla presenza dei genitori commossi, assistito dal corpo docente delle Scuole D. Bosco, il mandarino ai ShiuChow consegnava i primi diplomi di maestro a dieci normalisti ed a cinque artigiani.
Dieci maestri cristiani e cinque provetti operai che porteranno nella società cinese il nome di D. Bosco, uno spirito nuovo, un soffio di cristianesimo, tra le ventate morbose delle rancide teorie evoluzionistiche, arrivate ora in Cina come oro di zecca. Dieci nuove scuole in cui le anime giovanili saranno condotte nelle vie del sapere e pei sentieri della virtù da questi maestri della Beatificazione, i quali riconoscono da D. Bosco questo beneficio e ne propagheranno la devozione conte mezzo per giungere a Gesù!
Ecco, amato Padre, ciò che han potuto fare i suoi figli della lontana Cina. Questa mia non deve turbare la gioia dei giorni solenni, che hanno portato tutti i nostri pellegrini alle lontane casette, e il santo entusiasmo trasfusosi in tutta la missione; ma non posso tacerle un assillante preoccupazione, un grave timore. Siamo costretti a mantenere un personale enorme di esterni per le Scuole Normali, e ci costa una somma ingente, non facile a trovarsi. Potremo continuare? Ci ottenga il Beato Padre speciali aiuti dalla Provvidenza.
D. GIOVANNI GUARONA Missionario Salesiano.
Lu Monferrato.
Bella e santamente fruttuosa riuscì la celebrazione di Lu, con l'intervento del Rettor Maggiore Sig. D. Rinaldi. Migliaia furono le Comunioni nel giorno di chiusura del triduo e imponentissimo il corteo per ricevere e accompagnare la reliquia alla parrocchia di S. Maria. Il Sig. D. Rinaldi nel pomeriggio, dopo aver dette le lodi del Beato, procedette allo scoprimento di un artistico busto di Don Bosco all'Asilo Infantile, retto dalle figlie di Maria Ausiliatrice, e il Rev.mo Sig. D. Bisoglio disse una stupenda orazione in lode del Beato e delle prodigiose opere da lui compiute.
Mirabello.
Il paese che si fregiò del primo collegio aperto da D. Bosco fuori di Torino e che conservò sempre vivo il ricordo del Beato, volle celebrane la elevazione agli altari con una grande festa popolare. La vigilia accolse con tripudio la reliquia espressamente portata dal Sig. Don Pietro Ricaldone e per bocca del Sig. Prevosto manifestò la sua gratitudine pel prezioso dono. L'indomani, 8 settembre, la festa s'iniziò con migliaia di comunioni. L'entusiastica partecipazione del popolo s'intensificò alla Messa cantata (durante la quale il sig. D. Ricaldone disse il panegirico del Beato) e alla processione della sera. Altre cerimonie furono: un riuscitissimo Convegno all'Oratorio femminile D. Rua, dove il Dott. Primo Baldi e il Prof. Gabotto esaltarono il Beato - e lo scoprimento di una lapide nel locale del primo collegio salesiano. Mirabello - che ha pure dedicato a D. Bosco una delle sue vie - chiuse la festa con un'illuminazione generale di tutte le case.
Asti.
« Onorare D. Bosco è per Asti un dovere e un bisogno del cuore», - scriveva il Cittadino - e la industriosa città onorò degnamente il suo grande conterraneo. Nella Collegiata di S. Secondo, ricca di splendidi addobbi e luminarie, si svolse con straordinario concorso di popolo l'ottavario, predicato dal P. Pietro da Varzi, cappuccino. La presenza dei Vescovi di Casale, di Acqui, di Alessandria e di Monsignor Coppo recò imponenza alle sacre funzioni del triduo e nella solennità di chiusura. Quel giorno particolarmente la bella chiesa - che lo zelante Can.co Cavallero aveva gentilmente messo a disposizione del Comitato - fu affollatissima di popolo che partecipò alle varie funzioni con viva pietà e ascoltò con religiosa attenzione l'omelia che Mons. Spandre disse con cuore esultante di filiale affetto pel Beato. Le Autorità si degnarono pure presenziare allo scoprimento del busto di Don Bosco nell'Oratorio Salesiano.
Cagliari.
La lettera pastorale di S. E. Mons. Piovella, arcivescovo di Cagliari, che pubblicammo mesi or sono sul Bollettino, faceva prevedere una accurata e intensa preparazione pei festeggiamenti che Cagliari avrebbe celebrato in onore di D. Bosco. E la realtà corrispose alla previsione. Le feste solennissime durarono una settimana. Dapprima un ciclo di Conferenze illustrative di D. Bosco, tenute dal Cav. Claudio Villasanta, dal salesiano D. Marcoaldi, dal Prof. Carmelo Scalia dell'Università di Roma, dalla Nobil Donna Cicita Falqui Cao e da S. E. Mons. Miglior, vescovo di Ogliastra -poi seguì una magnifica commemorazione, in presenza di tutte le Autorità civili e militari, fatta dall'avv. comm. Felice Masera - indi ebbe inizio il triduo solenne nella chiesa di S. Anna colla partecipazione delle LL. EE.
Mons. Piovella, Peri ed Olivares. La chiusura dei festeggiamenti (17 novembre) vide nuovamente raccolte tutte le Autorità alle solenni funzioni svoltesi in S. Anna e una folla straordinaria di popolo con lo sguardo fisso nel bel quadro dipinto da Suor Maria della Marina e con la preghiera devota sul labbro: nel pomeriggio Mons. Piovella benedisse la statua del Beato e subito sfilò il corteo per le vie della città addobbate con arazzi e fiori, tra due fittissime ali di spettatori commossi, che salutavano coi più calorosi Evviva la statua del Beato. Grido di fede, di ammirazione, di entusiasmo che mentre commoveva i cinque Vescovi partecipanti al corteo, avrà pure manifestato a D. Bosco la pietà e la bontà di Cagliari e di tutta la grande Isola.
A S. Francesco d'Assisi - Torino.
Alla metà di novembre, dopo una sacra Missione si celebrò in forma solennissima e con gran concorso di popolo un triduo al Beato D. Bosco nella chiesa di S. Francesco d'Assisi in Torino. Sul frontone del tempio leggevasi questa eloquente epigrafe:
TRIDUO SOLENNE DI PREGHIERE E DI DEVOTA ESULTANZA IN ONORE DEL BEATO GIOVANNI BOSCO
CHE IN QUESTO TEMPIO ALLA SAPIENTE PIETÀ E AL FERVIDO ZELO DEL BEATO GIUSEPPE CAFASSO
INIZIÒ IL SUO APOSTOLATO DELLA CRISTIANA EDUCAZIONE DELLA GIOVENTÙ ORA IN TUTTO IL MONDO DIFFUSO E BENEDETTO.
Era ben giusto che in S. Francesco d'Assisi, ove il Beato D. Bosco celebrò la sua prima Messa e non solo iniziò il suo apostolato della gioventù ma passò i primi tre anni di sacerdozio alla scuola del Beato Cafasso, si facesse questa celebrazione. Ne ringraziamo vivamente il degnissimo Rettore Can. Ferdinando Toppino e i suoi Missionari di S. Massimo, che hanno ora colà la sede loro.
Cremona.
Dal 18 al 23 novembre nella Basilica di S. Michele, promosso dallo zelante Mons. Vigna, fu tenuto un corso di predicazione dal nostro missionario D. Pasotti e contemporaneamente una Settimana Sociale sull'« Educazione della gioventù », nella quale esimii oratori laici svolsero l'importante argomento. Il 24, la festa in onore del Beato, grazie alla sapiente preparazione, riuscì veramente splendida e feconda. Il 25 nel Palazzo di Cittanova, gentilmente concesso dal Podestà, ebbe luogo una magnifica commemorazione del Beato, fatta dal Sig. D. Trione, con sceltissima musica del M° Caudana. Così la città, ove ancora vive la generazione che ha visto il santo della gioventù incontrarsi col Vescovo Mons. Bonomelli - il Vescovo dei giovani - ha esaltato il nostro Beato. E vi ha concorso pure la valente pittrice Sig.ra Corsiera Sacchi Cavallina con una pregevole tela nella quale il Beato D. Bosco è ritratto con una espressione di paternità bella e suggestiva.
Borgo S. Paolo (Torino).
La giornata del 10 novembre segnò un nuovo trionfo del Beato a Borgo S. Paolo. Dopo la Messa della Comunione generale un corteo di automobili coli distinte personalità parte per rilevare e scortare le Ss. Reliquie dal Santuario di Maria Ausiliatrice ; ricordiamo la gentile contessa Ceriana (la mamma dell'Oratorio come affettuosamente vien chiamata per esserne stata la prima benefattrice), la marchesina Pallavicini, il Senatore Rebaudengo, Mons. Coppo col neo commendatore Pietro Viola, il cav. Lancia e signora, il sig. Ferreri Bernardo che offerse la sua bella macchina pel trasporto della Reliquia, il sig. Ferreri cav. Giuseppe, presidente onorario dell'Unione Padri di Famiglia e le principali famiglie della Borgata. Sono 42 macchine che partono rombando festosamente per la loro nobile missione.
Le colonne oratoriane si dispongono ai ri spettivi punti di concentramento: migliaia di spettatori gremiscono la Via Villafranca in attesa che ritornino le automobili. Appena appaiono, s'intona l'inno popolare e scoppia un Evviva da tutta la moltitudine, La vettura colla Reliquia procede a passo scortata dalle altre e dalle numerose associazioni, mentre il popolo s'inginocchia e prega riverente.
Al Tempio Mons. Coppo dice l'elogio del Beato e imparte la Benedizione alla folla, che gremisce la chiesa e il piazzale.
A sera D. Bosco fu glorificato dalla Compagnia drammatica con un lavoro di circostanza eseguito con somma maestria e dalla parola viva di due bravi giovani oratoriani: seguì l'Apoteosi di D. Bosco fra un entusiasmo vivissimo del pubblico.
Nella Svizzera.
LUGANO ha commemorato la Beatificazione di D. Bosco il 3 novembre con un solenne pontificale in Cattedrale e con una conferenza tenuta dal missionario D. Cimatti nel salone dell'oratorio. In cattedrale fu commovente l'entusiastica partecipazione delle associazioni giovanili cattoliche, alle quali S. E. Mons. Bacciarini parlò con vero affetto di D. Bosco.
In Palestina.
La casa salesiana di CREMISAN, sulle montagne della Giudea, fra Betlemme e Gerusalemme, ha solennizzato anch'essa il 21 Luglio u. S., l'assunzione di D. Bosco all'onore degli altari.
La funzione religiosa si svolse solenne nella parrocchia di Beit-jala. Lo zelante Parroco, M. R. D. Bonaventura Habese, favorì con entusiasmo la bella iniziativa: addobbò con fasto la chiesa, innalzò festoni sulla piazza e sollecitò l'intervento delle Autorità civili e del popolo che rispose in folla all'invito.
Alla Messa cantata, assisteva pontificalmente S. E. Mons. Fellinger, Vescovo Ausiliare di S. B. il Patriarca Latino di Gerusalemme, e vi parteciparono i chierici del Seminario Patriarcale col loro P. Rettore, dell'ordine di S. Benedetto, i Confratelli della casa di Gerusalemme, una rappresentanza di Beitgemal, lo Studentato filosofico e i giovani dell'Orfanotrofio di Betlemme, una rappresentanza delle Figlie di Maria Ausiliatrice e altre Religiose.
Di D. Bosco Beato parlò ascoltatissimo, per oltre un'ora, in lingua araba, il M. R. P. Marmargi, dei Domenicani. Una breve Accademia chiuse la festa. Ma di essa rimarrà un ricordo perenne - e questo per merito del M. R. Parroco - il quale volle dedicare al novello Beato un altare della sua chiesa, il primo eretto al culto del Beato D. Bosco in Terra Santa.
Nel Centro America.
SANTA TECLA (San Salvador). - I festeggiamenti per la Beatificazione di Don Bosco si svolsero con pompa nella Metropolitana di San Salvador nei giorni 14, 15, 16 giugno: oratori furono il P. Eusebio Frutos, superiore dei Domenicani della capitale - il P. José Manuel Fernàndez, superiore dei Gesuiti di Santa Tecla - il Sac. Dott. Don Francesco Castro: tutti svolsero con oratoria e con unzione il loro compito lasciando nel numeroso uditorio la più viva impressione. La chiusura del triduo riuscì particolarmente solenne: Monsignor Arcivescovo durante l'assistenza pontificale era raggiante di gioia e ancor oggi ne parla come se il trionfo di D. Bosco alla Metropolitana fosse avvenuto ieri.
Il 23 giugno tutto il Collegio di S. Cecilia si portò in corteo al Collegio di Santa Ines delle Figlie di Maria Ausiliatrice per lo scoprimento di un busto marmoreo del Beato. Presiedeva la cerimonia S. E. il Dott. Franc. Martinez Suàrez, ministro della Repubblica, circondato dal Console Gen. d'Italia Comm. Bartolo Daglio, dal Governatore politico Beniamino Arieta Rossi, dal Sindaco Dott. Estrada Colindres, dal Comandante Dipartimentale Militare Gen. Baraona, dall'Ispettore generale delle Scuole Dott. R. Meléndez e da un pubblico sceltissimo. Facevano onore la Banda Militare e quella del Collegio Santa Cecilia.
Scoperto il busto dal Ministro, il Dott. Rogelio Nunes lesse un applaudito discorso su Don Bosco Educatore, cui seguirono esercitazioni ginnastiche e spigliate declamazioni da parte delle alunne; e chiuse il Direttore salesiano con un ringraziamento agli intervenuti e coll'augurio a tutti di copiose grazie dal nuovo Beato.
Nell'Argentina.
L'apoteosi di BUENOS AIRES al Beato sorpassò ogni aspettativa e riuscì veramente una manifestazione espressiva della riconoscenza di tutto un popolo verso Don Bosco. Tutto l'Episcopato Argentino aderì con slancio vivissimo; le Autorità Civili e la stampa diedero il loro spontaneo concorso.
Il triduo si iniziò solennissimo nel tempio di S. Carlo il 3 ottobre: pontificali, predicazioni, musica, benedizioni si avvicendarono con intenso fervore assistendovi migliaia e migliaia di fedeli. Il 6 ottobre, giorno di chiusura, la festa si svolse alla Cattedrale; l'Arcivescovo celebrò la Messa durante la quale 10 sacerdoti distribuirono la S. Comunione - indi S. E. il Nunzio Apostolico tenne il pontificale e Monsignor D'Andrea il panegirico. Nel pomeriggio ebbe luogo il corteo con la statua del Beato a cui assistette, circondato dai ministri e dalle più alte autorità, il Presidente della Repubblica. La radiofonia della Capitale trasmise per 6 giorni consecutivi 12 conferenze e 168 avvisi di propaganda, e lo stupendo discorso di Monsignor D'Andrea, ecc.
Sulle 3135 vetture tramviarie sventolò per tutta la giornata una bandierina bianca col nome « D. Bosco »; e 42 mila permessi di entrata alla Cattedrale risultarono insufficienti. Una folla straordinaria accorse ad ammirare l'artistica illuminazione del tempio di S. Carlo.
CORDOBA. - Grandiosissime feste con unanime partecipazione della cittadinanza si svolsero dal 15 al 22 settembre, alla Cripta del tempio in costruzione di Maria Ausiliatrice e in Cattedrale. Quattro Ecc.mi Vescovi presero parte a tutte le manifestazioni insieme al Governatore, Ministri e Autorità. La festa fu chiusa da una magnifica processione, e dal Te Deum.
ENSENADA. - Avvenuta la Beatificazione di D. Bosco, il Circolo degli Operai di Ensenada lanciò la proposta di battezzare col nome del grande educatore la via denominata « Centro America »: la proposta appoggiata da molte altre Associazioni finì alla segreteria del Consiglio il 22 luglio e fu discussa e approvata il 14 agosto.
Il 29 settembre, celebrandosi le solennissime feste della Madonna della Mercede con intervento del Governatore, Ministri e Autorità, fu scoperta la targa di bronzo che consacra a Don Bosco la bella via: tra i discorsi va segnalato quello del Dott. Alberto Caselli, assessore del Comune, che in nome dell'alto Consiglio rese omaggio ai meriti del Beato, mentre nel cielo volteggiavano gli aeroplani inviati dal Capo della Terza Regione Navale.
TUCUMAN. -- Nell'occasione delle feste di Roma il Vicario Generale della Diocesi inviò al Clero una lettera riboccante di affetto per D. Bosco e per l'opera sua, elogiando l'azione svolta dai due Collegi Salesiani di Tucuman. Nelle feste svoltesi colà dal 29 agosto al 1° Settembre, colla partecipazione di due Ecc.mi Vescovi e delle Autorità, il popolo dimostrò quanta venerazione avesse per D. Bosco. Nel Salone dell'Accademia di Belle Arti ebbe luogo la Commemorazione del Beato, fatta dal Dottor Manuel Lizondo Borda.
ROSARIO. -- Il triduo solenne nella parrocchia matrice, con l'intervento di Mons. Canali Oberti e di tutti i parroci di Rosario, riuscì devoto e magnifico. Nel Teatro « L'Opera » poi ebbe luogo una brillante accademia con un discorso del Dott. Mario Gorostazzu.
RODEO DEL MEDIO. - Dall'11 al 18 agosto si svolse la settimana dedicata a D. Bosco, con un ciclo di opportune conferenze popolari, con triduo solenne e festa alla quale parteciparono tutte le Autorità. Una splendida accademia e la benedizione di un nuovo ampio dormitorio, chiusero le riuscitissime feste.
Nei festeggiamenti, svoltisi a CASTEX (Pampa) il 29 settembre, tutto il popolo tributò un omaggio affettuoso al Beato, partecipando insieme colle Autorità alla benedizione dei nuovi altari della chiesa salesiana destinati al culto di Maria SS. e di Don Bosco, allo scoprimento della targa che consacra al Beato una via principale, al convegno ginnastico, ecc. Va segnalato un discorso inneggiante all'opera meravigliosa di Don Bosco dell'Agente Consolare d'Italia Sig. Emilio Moscardi.
Anche a VIGNAUD triduo e festa si svolsero con grande concorso di devoti, venuti persino da località distanti 3o-4o km. ed ebbero un carattere di solennità straordinaria.
Nel Brasile.
S. PAULO. - Le feste salesiane celebratesi in questa capitale in onore del Beato Don Bosco sono riuscite un'imponente manifestazione di fede. All'Arcivescovo di San Paulo Monsignor Leopoldo Duarte e Silva, che ha partecipato ai solenni festeggiamenti, il salesiano Don Cerrato dopo un eloquentissimo discorso, ha consegnato a nome del Superiore dei Salesiani Don Rinaldi una preziosa reliquia del Beato Don Bosco.
L'Arcivescovo, ringraziando del dono, ha tracciato un quadro suggestivo dell'opera compiuta dalla grande Famiglia Salesiana nello Stato di San Paulo e nei vastissimi territori del Brasile.
Il Beato D. Bosco... ancora prestigiatore.
Nel mese di luglio scorso, recatomi per affari a Pergine, al ritorno mi accorsi di non aver più nella tasca il portafoglio che conteneva buona somma di denaro e documenti importanti e anche la imagine del novello Beato Don Bosco a me tanto cara. Cercai in casa e fuori, rifeci il viaggio appositamente, ritornando per le medesime vie, case e farmacie visitate, ma sempre con esito negativo.
Riuscì pure vana la denuncia ai Reali Carabinieri della Stazione di Pergine. Tornato a Trento nella mia abitazione in Piazza Venezia n. 3, piano 1°, ripresi le ricerche e sempre invano.
La mia figlia dodicenne Itala allora mi disse: - Papà, io accendo il cero e recito un Pater avanti all'imagine di Don Bosco. - Io ero in pensiero, e la vecchia domestica di casa stava ammirando la ingenua devozione della mia figlia;. quando questa si voltò dicendo queste testuali parole: - Papà, sembra che Don Bosco mi sorrida. -
In quell'istante medesimo abbiam sentito lontano da me e dalla donna di casa, dietro le spalle della figlia che stava pregando, un rumore chiaro e distinto di qualcosa che cade per terra. Era il portafoglio intatto.
La bambina fu la prima a voltarsi, e raccoglierlo e consegnarlo nelle mie mani commossa e tremante per la sorpresa.
Non c'era in noi e non c'è tuttora alcun dubbio che tale fatto sorprendente va attribuito unicamente all'intercessione del Beato D. Bosco che fu e sarà sempre da me con fiducia invocato. Si vede che Don Bosco ricorda con affetto i suoi ex-allievi e si diverte nell'accontentarli.
Trento, ottobre 1929.
Tanto per la verità attesto e confermo e mi firmo
SILVIO PASSERINI
Chimico Farmacista delle Università d'Innsbruk e Genova. Don Bosco pei traviati.
Una pia signora, che si occupa con zelo di mettere a posto e avviare per la buona strada le fanciulle traviate, aveva da collocare una disgraziata orfanella, e non riceveva che ripulse da ogni parte.
Pregò il Beato Don Bosco ed ebbe subito l'ispirazione di rivolgersi ad un Istituto di Brunico.
In quella piccola città la Superiora di un Istituto in quei giorni aveva promesso, per ottenere la protezione del Beato, di accettare gratis in suo onore la prima pecorella smarrita che si fosse presentata.
La pia benefattrice, ignara di ciò, parte per Brunico e trova la porta spalancata per la povera figliola della strada e riconosce evidente l'opera mediatrice del Beato.
Trento.
D. Gius. GHIBAUDO Dirett. Sales.
Da morte a vita in un istante.
Da oltre otto anni mi trovavo inferno, soffrendo dolori allo stomaco, insonnie, senza potere quasi prendere alimenti, ed oltre ciò una congestione polmonare. Secondo l'opinione del medico si erano formate piaghe cancrenose nello stomaco. In tale triste stato io comprendevo quanta pena recassi alla mia povera famiglia, essendone io l'unico sostegno.
I medici promettevano di guarirmi e vi riuscivano però momentaneamente, perche poco dopo mi riprendevano dolori indicibili. Le buone Suore di Maria Ausiliatrice, tocche dal mio grave stato, mi suggerirono d'invocare con fede e speranza il Beato Don Bosco, e di incominciare una novena colla promessa della Confessione e Comunione.
Da molto tempo io non frequentava i Ss. Sacramenti e non pensava alle cose dell'anima mia. La Rev.da Superiora, che in quell'epoca doveva intraprendere un viaggio in Europa, mi disse che avrebbe pregato per me sulla tomba di Don Bosco, e mi avrebbe portato al suo ritorno una di lui reliquia.
Promisi che se mi vedessi libero dalla malattia, avrei fatto tutto ciò che ella mi avrebbe suggerito. Provvisoriamente le Suore m'imprestarono una reliquia e me la posi addosso cominciando la Novena, terminata la quale ne intrapresi una seconda. La notte del 15 di settembre fu per me la più angosciosa. Il mattino fui preso da atroci dolori, da sembrarmi di esser giunto alla fine; erano le 7 a. m. quando mia moglie mi chiese il permesso di andare alla cappella delle suore di Maria Ausiliatrice nei pressi della nostra abitazione, ed io, come disperato, le risposi con immensa pena: « Hai il coraggio di lasciarmi in questo stato? Non vedi che sto per morire? ». Essa ristette senza articolare parola; ma io riflettendo, le soggiunsi. « Va' pure e prega per me ». Era questo il momento indicato per la grazia; sentii come una mano invisibile che passasse soavemente sopra la parte del corpo dolorante, lasciandomi completamente guarito.
« Sono guarito; non soffro più nessun dolore ». Al principio mia moglie non prestava fede a quanto le dicevo; però grande fu la sua sorpresa quando vide che io riuscii a prendere gli alimenti come quando ero in perfetta salute.
Grato al Beato Don Bosco porto sempre sul mio petto la sua reliquia; ho compiuto la promessa di confessarmi e comunicarmi, anzi oggi faccio ciò con frequenza, perchè non ho solo ottenuto la salute del corpo ma anche quella dell'anima, Di più una santa allegria regna oggi nel mio focolare, poichè regna quella pace che si ha dall'osservanza della legge divina.
Gli amici che mi compassionavano per il mio triste stato, al vedermi oggi sano, rimangono stupefatti di tanto prodigio ottenuto mediante l'intercessione del Beato Don Bosco.
Villa Munoz (Uruguay), febbraio 1929.
JUAN ROMEO.
(Segue la firma del Medico curante:
Dr. JosÉ TUMARZIN).
Guarito ottimamente.
Mio figlio colpito da grave malanno alla spina verricale era divenuto incapace di qualunque sforzo; neppure poteva reggere i libri che gli occorrevano per la scuola. Nei giorni della Beatificazione di Don Bosco venne raccomandato alla sua protezione, tanto più perchè si rendeva necessario un intervento chirurgico: e Don Bosco tosto lo guarì liberandolo da ogni dolore rendendo inutile ogni operazione chirurgica. Continui ora a proteggerlo e lo renda buono.
Presezzo. PERICO MARIA GAMBIRASI.
" Un piccolo miracolo"
Il dottore aveva detto: - La sua bambina - di pochi giorni - è senza vitalità: vi sono oltre 9o probabilità su cento che abbia a morire: prepari cautamente la madre.
Pochi giorni dopo lo stesso dottore ripeteva: -- C'è un piccolo miracolo! c'è un piccolo miracolo! - Il « miracolo e l'aveva compiuto Don Bosco al quale m'ero rivolto con fiducia in quei giorni in cui il S. Padre l'aveva proclamato Beato. E. C.
ex allievo dell'Oratorio.
Libero da un'infezione.
Mio marito per un'infezione contratta ad un dito si vide in pericolo di aver amputata la mano e i medici non escludevano neppure che avesse a esser vana ogni operazione e che la vita stessa fosse minacciata. Con fervorose preghiere ricorsi al Beato Don Bosco: il dito fu dovuto amputare, ma la mano e la vita del mio caro malato si poterono prodigiosamente salvare.
GISELLA BOTTONI.
Potenza del suo patrocinio.
Mentore del consiglio del Beato di dare l'offerta prima di ricevere la grazia, trovandomi in grandi angustie, feci la mia generosissima offerta e mi raccomandai a lui per aiuto; in quel giorno stesso ebbi a sperimentare la potenza del suo patrocinio. Invio altra offerta per le sue Missioni perchè continui a proteggermi e a benedirmi.
Una cooperatrice salesiana.
Esprimono riconoscenza al B. Don Bosco:
MATILDE MATTIOLI VINARDI riconoscente al Beato Don Bosco per averle salvata la figlia Nicoletta da gravissima malattia mortale.
A R. (Torino) per la guarigione del figlio gravemente malato.
V F. (Torino) per il felice esito degli esami di maturità classica.
AuDiSIO LuiGi da Pieve di Scalenghe raccomandandosi al B. D. Bosco fu libero istantaneamente dalla grippe che l'affliggeva da 15 giorni.
S. P. dopo essersi raccomandato a D. Bosco potè facilmente correggere un errore di ricevuta, cosa che fino allora era stata impossibile per la sospettosità della persona interessata.
ROSA GIORDANI (Pedersano) affiata da un grave malore ad una gamba, si raccomandò al Beato per la guarigione e l'ottenne.
ZANCANARO SEBASTIANO (Incino) per la rapida guarigione dei due figli colpiti da polmonite doppia. OLGA FORTI (Romagnano) per guarigione della sorella.
LEONE MARTA (Costanzana) per grazia ricevuta dal Beato.
PER RELAZIONI DI GRAZIE attribuite all'intercessione del Beato Don Bosco o di uno dei nostri servi di Dio - dei quali siano in corso le Cause di Beatificazione o i Processi Informativi (Savio Domenico - D. Andrea Beltrami -- Sr. Maria Mazzarello - D. Augusto Czartoryski, D. Michele Rua) si raccomanda vivamente:
a) di scriverle più dettagliatamente che si può, e aggiungervi ben chiaro l'indirizzo della persona graziata per poter ottenere all'occorrenza maggiori schiarimenti;
b) di tenere presente che le grazie miracolose per giovare alla Causa di beatificazione o di Canonizzazione debbono essere esclusivamente attribuite al Servo di Dio che si è invocato. Non si devono quindi invocare contemporaneamente più Servi di Dio o far appello all'intercessione di altri Santi; altrimenti anche i maggiori miracoli non serviranno alla Causa.
Bontà di Maria.
Rendiamo omaggio alla bontà di Maria che, invocata per la guarigione del nostro Gino, di 7 anni, colpito da forte polmonite e minacciato da meningite, fu amorosamente sollecita nel consolarci col risanare il piccolo infermo.
Famiglia GEROLLA.
Mi guarisce dal male di occhi.
Causa un improvviso e forte male di occhi mi trovai minacciata di perdere la vista: ma appena ricorsi a Maria Ausiliatrice il male dileguò come per incanto.
Benevagienna. una cooperatrice.
Guarisce mio padre da paralisi.
Nel gennaio scorso mio padre colto da paralisi, era costretto a rimanere quasi immobile nel letto. Mi rivolsi fiduciosa a Maria Ausiliatrice ed al Beato Don Bosco con una novena e promettendo un'offerta per le Missioni, perche il nostro caro infermo potesse venire a camminare anche con le grucce. Il mio ardente desiderio venne più che esaudito. Ora abbiamo il conforto di vedere nostro padre, dopo quattro mesi di immobilità, camminare, salire e scendere le scale col solo appoggio di un bastone. La nostra riconoscenza a Maria Ausiliatrice ed al Beato D. Bosco è immensa.
Asti. B. RAMPONE.
Guarita contro ogni speranza.
Dopo tante preghiere devote a Maria Ausiliatrice ed a Don Bosco ottenni la guarigione dopo che la scienza medica mi aveva abbandonata: e per questa grande grazia esprimo la uria piccola riconoscenza.
CELESTINA LOCARNINI.
Libera da appendicite e peritonite.
Nell'ora più angosciosa della mia esistenza - con due figlie in pericolo di vita, l'una prof.
Carola, operata d'urgenza, per un'ulcera allo stomaco, l'altra prof. Giannina, colpita d'appendicite con peritonite acuta diffusa - mi rivolsi col cuore straziato ma pieno d'ardentissima fede al Beato Don Bosco e alla SS. Vergine Ausiliatrice, che già in altri momenti dolorosi avevano dato segno della loro altissima protezione sulla mia famiglia.
Al termine d'una novena da me iniziata, le mie dilettissime malate erano fuori pericolo.
Torino. CECILIA TORRETTA.
Esprimono pure la loro riconoscenza a Maria Ausiliatrice e al Beato Don Bosco:
MARCHETTI LUCIA che offre un collare.
DE RIGo ANNA (Roma) per la guarigione del suo Italo. GIUSEPPINA COTTA per la protezione del figlio.
MARIA ROSA MONTI per le spese del B. Don losco in riconoscenza dell'aiuto ed assistenza in importanti affari materiali. VIGOLO PIER LUIGI (Cornedo) per la rapida e piena guarigione della figlia Giuseppina.
Avv. Cav. ACHILLE FALIVENE (Piedimonte Al.) per la guarigione addirittura miracolosa del suo piccino.
BUSSA DOMENICO che offre a pro delle missioni L. 400. CASiCCI Ved. MATTIOTTI (Roma) per guarigione da sciatica con complicazioni.
ACAmE TERESA per essere stata in breve risanata da grave male alla bocca.
A. V. L. (Poschiavo) per grazia ottenuta e per ulteriore protezione sul graziato.
BIROLo CLAUDIO per aver ottenuto la guarigione della figlia Evelina, colpita da artrite alle gambe.
A. V. per l'ottenuto impiego del fratello.
Coniugi PERRONE GIOVANNI e DOMENICA ringraziane M. A. e il B. D. Bosco per aver salvato da morte la diletta consorte e allietato il loro matrimonio con un caro angioletto. MARGHERITA ROLANDO (Torino) per la rapida guarigione da una slogatura riportata in una caduta.
PERSICO GIOVANNA raccomandò al Beato la sorella, giovane sposa, nel momento critico della sua maternità e vide scongiurata ogni apprensione.
A. R. GAI (Torino) implora il compimento di una grazia necessaria.
Sr. M. S. DE STEFANI (Palermo) per la guarigione ottenuta di una sorella sofferente di male allo stomaco e ultimamente colpita da febbri paratifiche.
ANNA BRINATTI CHIARA (Torino) per la risoluzione di una grave contusione all'arto inferiore sinistro provocata da caduta.
PAOLO CARANDo DE ANDREIS (Torino) per la prodigiosa guarigione della nipotina.
DIRETTRICE C. O. JUTIiFICIo (Aulla) per la pronta guarigione di una convittrice minacciata da sintomi di tifo.
Sac. GROGNO D'AGOSTINO per avergli scampato da morte il fratello.
ANGELA CHIARENA (Dogliani) per la guarigione del fratello colpito da grave infezione riportata in seguito a graffiature di filo di ferro.
Novo FRANCESCA (Montà d'A.) pel miglioramento ottenuto nella grave malattia che da un anno le impediva di attendere alle occupazioni abituali.
N. N. pel miglioramento della bimba P. Olga.
S. G. (Alessandria) per la guarigione di una persona cara.
Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice o dal B. D. Bosco, e alcuni, pieni di riconoscenza, inviarono offerte per la celebrazione di Sante Messe di ringraziamento, per le Missioni Salesiane o per altre opere di D. Bosco, i seguenti:
Amelotti Margherita, Audisio Fiorentino, Actis Teresa, Auzetti Giovanni, Artuso Luigi, Ardizzone Rosina, Audisio Maria, Alcali Candida, Avigni Luigi.
Bianco Maddalena, Beretta Albina, Brunetti Ester Ved. Laderchi, Bombace Elena, Boniburini Virginia, Briatta Maria Ved. Ivaldi, Bellamali Giovanni, Darlo Vincenza, Broccardo, Berw Angela, Bagot, Biangetti Michele, Beano Emma, Bosio Lucia, Botta Luigina, Boldovin Giovanni, Bona Teresa in Peretti. Brusadelli Giulio, Bovo Fede.
Calissano Maria, Cartano Giovanni, Calligaro Momo Elisabetta, Colorig Adele, Colombi, Chiolcro Luigi, Cassone Lina, Cordero Ceresa, C. Al., Cav. Dott. Colvara Achille, Cavulla Luigia, Cantone Puolina, Cerutti Angela, Cantarini Umberto, Careggio Francesca, Cordero Pierina, Ceritti Angela, Chiera Maria, Colpani Cristina, Ceribelli Giuseppina, Cinsola prof. Teodoro, Covatti Rosa, Caudiani Irma, Cugini Cecilia, Candiani E. A.
Del Signore Rita, Dolci Benedetta, De Meio Angela Siortitta, Devalle Domenica, Damonte Maria, Ved. Della Valle, Del Bono Teresita, De Marchi Adelina, De Zulian Sofia, Dragoni Giulia, Delloro Maria, Avenatti Maria Dighera, De Orsola Severino, Donadio Paola, De Navarquez Teresa, De Rigo Anna Alloatti.
Fatigatti Lina, Fenni Sac. Giovanni Battista, Fesia Teresa, Fioramonti Giovanni e Maria, Frontali Grilli Rina, Ferrari Michela, Ferrero Serafina, Fabbian Giuseppe, F. S., Ferreri Maria, Ferrero Amelia, Francesetti, Fasoglio, Fissone Rosa, Ferrero Giuseppina, Fenoglietto Domenica, Fontana Antonio, Frassi Domenica Romele, Fontaneti Romilda, F. C. E
Giacone Viaria (Treville) p. gr. ric. (L. 40), Granito di Belmonte Anna, Gallarati Michelina, Gazzo Caterina, Gessa Francesca, Giongardi Occhipiutti Salvatore, Garmagliano Tina, Giordanino Giulia, Gambertoglio Angiolina, Garetti C. R., Grillo Caterina, Gennero Francesco, Gennaro Maria, Galizio Caterina, Gallinati Vincenzo, Giocchino Luigi, Garbarino Lucia, Garolio Vittorio, Gonfalone Maria, Giordano Anna, G. A. (Torino), Giavini Michelina, Gindoni Ved. Elisa, Giannocaro Francesco.
Immordino Maria Argenti, Ielva Lai.
Laterza Dott. Vincenzo, Laura Maria, Larese S. Caterina Rina, Lisimerus, Lavisone Maria, Logoluso Eva, Marchesa Litta Cicogna, Lunatti Vittoria Opezzo.
Marchetti Lucia, Mesaglio Maria, Maggio Rosalia Lessona p. gr. ric. (1oo), Moscato Dott. Carmelo, Messina Maria, Micheli Domenica, Monaco Ernesto, Melano Orsola, Montalto Linda Mioni Carmela, Mondino Filippo e Angela, Mulinar Maria, M. A. (Alasio), Maiocchi Clotilde, Milano Teresa, Marocco Giuseppe, Maritano Mozzone Clotilde, Menegozzo Adalgisa, M. G. (Castelnuovo d'Asti), Musso Margherita, Masio Carla, Martin Vittoria, Marini Lino, Mazzorin Francesco, Macciotta Oreste, Meriggi Enrico, Manzoni Luigia, M. Gin.
N. N. di (S. Antioco), N. N. di (Bedonia), Negri Lina, N. N. di (Firenze), N. N., N. N. (Orbassano), N. N., N. N. (Torino), Nebuloni Marina, N. N. (Torino), N. C. C. (Rosignaco), Nateri Rita.
Oliveri Enrichetta, Orsi Rita, Ortelli Maria, Famiglia Orsi, Obilisque Natalino, Ogino Placida.
Petrucci Sac. Martino, Poggi Francesca, P. P., Piccalunga Giuseppe e Verina, Pio. Enrico, Pipito Marina, Paganesi Sac. Luigi, Perini Caterina. Sorelle P. Prando Catterina, Fam. Perle, Pronzato Ernesto, Coniugi Pilotta Rosalia e Salvatore, Piccione Don Francesco, Quirico Franco.
Ruffini Maria, Rossi Silverio, Robbiano Maria, Robaldo Ida, Suor Angelica Radaelli, Rean Luigi, Riccardi Maddalena, Robazza, Rossi A., Ricardi Luigi, Roscetta Antonio, Rigoletti Giulio, Ruffato Atanasia, Rivolti Adele Ved. Baldussi, Rosso Anna.
Spada Maria Ved. Pina, Simonelli Guidoni Maria Beatrice, Santacroce Giuseppina V. Cav. Di Bella, Serrato Elena, Spinelli Chiarina, Stanzani Italia, Sacedelli Luigia, Scalvini Rocco, Soba Erminio, Scaglia Michele, Saccaggi Antonietta, Spreafico Caterina, Spiteri Carmela e Carolina.
Taverna Teresa, Tea Vincenzo, Tocchio Michele, O. Tarasco, Triconi Carolina, Todescan Giulio.
Vacchini Francesca, Vella Antonio, V. P. B., Valero Giovanni, Villa Margherita.
Ullio Giovanna Piazzano p. Santuario (L. 12), Uguccioni Elena Ussai Sassu Rosalia.
Zorgno Arcangela in De Luca p. gr. ric. (L. 30), Zogo Lucia, Zacchero, Zallonato Maria.
Mentre il "Bollettino,, va in macchina apprendiamo l'improvvisa morte dell'Em.mo Card. GIUSEPPE GAMBA, arcivescovo di Torino.
Ci è caro raccomandare alle preghiere dei nostri Cooperatori quest'anima impareggiabile e virtuosa. Al prossimo numero diremo più ampiamente.
Carissimi,
Il S. Padre Pio XI recentemente encomiava la Gioventù Cattolica Italiana perchè in questi ultimi anni da quelle file erano uscite ben cinquemila vocazioni tra religiose, ecclesiastiche e missionarie.
Questo apostolato di così preziose vocazioni era pur quello che stava a cuore al Beato Don Bosco, e che deve interessare anche voi. La scelta della carriera, o vocazione, o via da seguire per lotta la vita, è problema di suprema importanza. Pregate il B. Don Bosco che vi aiuti in questa scelta, e secondo il suo solito consiglio scegliete la via di cui abbiate poi da essere lieti in punto di morte, quando raccoglierete il frutto delle opere buone.
Il Regno di Dio è degli arditi.
Addio.
Don GIULIVO.
In memoria di D. Raffaele Crippa.
Come ricordava un anno fa il Bollettino, dandone la notizia della morte -- D. Raffaele Crippa fu uno tra i più ammirati e benemeriti missionari che per 35 anni ininterrotti dedicò il suo zelo a conforto dei poveri lebbrosi colombiani.
Nell'anniversario della sua morte, il paese natio volle onorare la sua memoria e lo fece nel modo più decoroso e solenne. Un solerte comitato di cui fu mente direttiva il Rev.mo Prevosto di Lissone (Como), corrisposto dalla premurosa condiscendenza del Podestà, sig. Alfredo Fossati, e dal più vivo consenso della popolazione, concretò la glorificazione dell'eroico missionario con alcuni atti, che furono veramente degni dell'anima buona e caritatevole di questo figlio del Beato Don Bosco.
Il 1° settembre, presente una rappresentanza di Salesiani delle Case di Colombia con a capo il Rev.mo Ispettore D. Bertòla, si svolse nella bella parrocchia di Lissone la commemorazione del virtuoso missionario. La fece lo stesso Don Bertòla che conobbe intimamente Don Crippa e la sua parola scese calma, meditata e commossa nell'anima degli uditori, porgendo in rapida sintesi il sublime apostolato compiuto per 35 anni dal pio salesiano tra i lebbrosi. Particolarmente commovente riuscì l'accenno fatto dall'oratore al dolore che provarono i lebbrosi alla morte del missionario, e al tributo di riconoscenza che vollero dare alla sua salma il Governo Colombiano facendo i funerali a spese dello Stato, e l'Arcivescovo di Cartagena dicendo l'elogio funebre del buon sacerdote e dettando l'iscrizione che oggi orna la sua tomba, nel centro della chiesa da lui costruita.
Terminato il discorso, si formò un breve corteo composto dai vessilli, dalle autorità intervenute e dal clero. Il corteo passò dall'altare al fondo della chiesa. Avanti al clero un incaricato portava su un ricco cuscino le due decorazioni colle quali il Governo Italiano e Colombiano avevano onorato Don Crippa in vita. Esse verranno messe sulla lapide a fianco della venerata effigie di D. Raffaele.
Il Rev.mo Sig. Prevosto benedisse la lapide-ricordo, della quale tracciò il disegno lo scultore Prof. Guidotti e su cui è incisa questa bella epigrafe: Alla memoria venerata di - Don Raffaele Crippa - Salesiano - fulgida gloria lissonese - per l'eroica fervente immolazione di 35 anni - nei lebbrosari di Colombia - Nel I anniversario della morte.
A Don Crippa fu pure dedicata una via - « Via Don Raffaele ».
Lissone ha segnato a caratteri d'oro il nome del compianto nostro missionario. Mentre la sua salma riposa onorata nella piccola isoletta di Cano de Loro, baciata dalle onde del mare sconfinato, all'ombra delle fitte palme ricurve, quasi in segno di riverenza, possa il suo spirito, a cui il suffragio dei concittadini accelererà il premio, vegliare propizio anche sulla terra natia, perche sia ricca e feconda di opere sante attinte alla fede e fragranti di carità cristiana.
Il Presidente del San Salvador al Collegio di S. Cecilia.
Il 2 luglio giungeva al nostro Collegio di S. Cecilia in Santa Tecla l'Ecc.mo Sig. Dott. Pio Romero Bosque, Presidente della repubblica di San Salvador, accompagnato da tutti i ministri e sottosegretari di Stato. La Banda Reggimentale e quella del Collegio diedero il benvenuto all'illustre visitatore, il quale nel teatrino ricevette il fervido omaggio degli alunni interni, preceduto dal canto dell'Inno Nazionale.
Cominciò quindi la visita ai laboratori dei sarti, calzolai, tipografi e legatori; e fu così cordiale e piena di soddisfazioni per gli illustri visitatori che nella sala di montaggio dell'ebanisteria il Presidente volle sedersi per rimirare a suo agio i bei mobili preparati per l'Esposizione della città di S. Anna.
Si passò poi alla meccanica e ancora ai vasti cortili dei giuochi collettivi, all'orto sperimentale, e si fece tappa speciale al gabinetto di fisica e chimica per assistere ad interessantissimi esperimenti.
L'Ecc.mo sig. Presidente, i ministri e sottosegretari colla scorta del Governatore, del Sindaco, del Comandante Dipartimentale, del Presidente della Suprema Corte di Giustizia, si degnarono posare davanti al nostro fotografo e gradire un bicchierino di spuntante di Canelli, col quale vollero brindare alla prosperità del Collegio che è un vero semenzaio di futuri e ottimi cittadini.
Prima di partire il Presidente chiese informazioni sulle feste di Beatificazione di Don Bosco ed espresse le sue congratulazioni per la nuova costruzione asismica in cemento armato. E si congedò dicendo al Direttore : - Qui tutto è magnifico, ottimo ! Le rinnovo le mie più vive congratulazioni.
La cattedrale di Petrolina.
Il 15 agosto l'Arcivescovo metropolitano di Bahia, Mons. Miguel de Lima Valverde, presenti le autorità civili ed un buon gruppo di prelati compiva la cerimonia della consacrazione della cattedrale di Petrolina, eretta da Mons. Malan.
Le feste sono continuate il 16 e 17 con pontificali solenni, consacrazione della Diocesi al S. Cuore di Gesù, processione per le vie della città, ecc. e si chiusero il 18.
Mons. Malan è il primo vescovo della diocesi, creata per lui nel 1924, nello Stato di Pernambuco. La cattedrale da lui edificata, costa circa cinque milioni: misura 6o m. di lunghezza su 2o di larghezza e 3o di altezza alla volta e 47 alle due torri che ne fiancheggiano la facciata, e dove sono collocate tre grosse campane. Ha pure 6o grandi vetrate istoriate con scene in cui spiccano Maria Ausiliatrice, Don Bosco e i Santi più celebri, nonchè episodi della conversione dei Bororos del Matto Grosso tanto cari al cuore di Mons. Malan. Il quale ha aggiunto alla cattedrale anche un ospedale, il seminario e l'episcopio.
Egli ha già chiamato a lavorare in Petrolina le Figlie di Maria Ausiliatrice: gli mancano ancora buon numero di preti per provvedere agli spirituali bisogni della popolazione. Maria Ausiliatrice e Don Bosco non mancheranno di suscitarli per il bene di quelle anime.
Partecipazione salesiana all'Esposizione Missionaria di Barcellona.
È noto che si è aperta in Barcellona una Grande Esposizione Internazionale; di essa un bel padiglione è dedicato alle Missioni Cattoliche sparse nel mondo. A quest'ultima sezione della Mostra hanno partecipato anche le nostre Missioni.
Ora leggiamo sulla bellissima Rivista della Esposizione Missionaria questo lusinghiero giudizio che integralmente riportiamo:
I figli di D. Bosco non esauriscono le loro energie nelle numerose e mirabili istituzioni che hanno nei paesi civilizzati, ma hanno esteso ancora la loro influenza tra i popoli infedeli : nè si sono limitati a piccoli territori, ma animati dalla dolcissima carità del loro Fondatore hanno preso di mira vaste regioni da dissodare spiritualmente e spargervi quella semente prolifica che è tutta propria dell'Opera Salesiana - opera quasi di ieri ed oggi già ammirata in tutto il mondo e richiesta per inculcare la soave disciplina del lavoro cristiano in quella densa massa di umili, che costituiscono il nucleo meglio disposto dei popoli pagani.
Tutta la gamma delle istituzioni di carità, che i Salesiani sviluppano nelle loro missioni, si rispecchia fedelmente nei padiglioni eretti all'Esposizione.
Nella sezione dell'AFRICA espongono in gran copia stoffe, ornamenti indigeni e attirano fortemente l'attenzione con un gruppo scultorio di una filatrice nera che lavora mentre vigila il sonno del suo piccino. Il gruppo è di una grazia e di una naturalezza tanto spontanea che incanta le persone di fine gusto artistico. Sono pure esposti attrezzi di lavoro in uso presso queste razze africane tanto sfruttate e così poco curate nei secoli scorsi e così disposte alla redenzione che sanno operare la religione e la pratica ordinata del lavoro.
Nel reparto dell'ORIENTE ASIATICO i Salesiani hanno esposto in diorama la scena di una famiglia cinese: essa ha il merito di una cura speciale per ciò che si riferisce ai caratteri etnici delle figure e alla proprietà assoluta dell'abbigliamento.
In un reparto, riservato alla PATAGONIA, risalta una grande carta murale la migliore senza dubbio che esista nell'Esposizione. Con sommo piacere passeremmo in rassegna gli innumerevoli oggetti, qui esposti, che furono pazientemente raccolti tra le tribù disseminate in quelle immense regioni; ma poichè non si può dedicare a questo reparto e a quello dell'INDIA lo spazio che meritano, ci permetta il Lettore di raccomandargli una visita particolare a questi padiglioni, e a quelli delle Suore Salesiane ove sono rappresentate con fedeltà le opere caritatevoli alle quali si dedicano queste buone religiose nelle Missioni e dove sorprende per il suo straordinario realismo un gruppo raffigurante una Suora intenta a curare un lebbroso... ».
AVVERTENZE.
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Scrivere sul modulo, ben chiaro, a penna (non a lapis), il cognome, nome, indirizzo.
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Il modulo riempito va presentato all'ufficio postale col denaro relativo.
Anniversario della morte del Barone C. M. Gamba.
Nel dicembre u. s. si è compiuto il primo anniversario dacchè il Comm. Barone C. M. Gamba volava al cielo a godere la ricompensa per la generosa carità esercitata durante l'intera vita di fervente cristiano. I Salesiani e le Figlie di M. A. che ebbero nel Barone Gamba uno dei più insigni benefattori, serbano vivissimo il ricordo della sua nobile figura e quotidianamente innalzano preghiere riconoscenti al Signore per la sua anima eletta.
Nel 1922, anno giubilare dell'Istituto delle Figlie di M. A. il compianto Barone donava loro la sua ridente villa di Arignano perchè ne facessero un cenacolo di bene e di preghiera. Le Suore vi iniziavano nel 1924 l'opera delle Aspiranti Missionarie, e la nuova Casa di formazione si inaugurò il 29 aprile 1926, nella bella circostanza in cui Sua Santità Pio XI conferiva al benemerito Barone la Commenda di S. Gregorio Magno. Da quel giorno la Casa di formazione accolse ben 15o ferventi giovinette plasmandole alla virtù e alla conquista delle anime. Di esse 21 sono ora Figlie di M. A. - 12 hanno già raggiunto le lontane missioni e altre 34 vi si preparano a raggiungerle.
Tutte queste anime che per la generosità del Barone Gamba hanno potuto conseguire la loro alta vocazione, quotidianamente invocano da Dio un premio abbondante all'indimenticabile benefattore.
Eva Chierici ved. Menghini.
Il 22 novembre, spirava serenamente, all'età di 89 anni nell'ospedale di Esanatolia. La pietà profonda che animò sempre la sua vita, l'opera indefessa che esplicò fino a pochi anni nella sua professione di ostetrica, con generosità e giocondità di spirito, hanno lasciato nei cuori di quanti la conobbero un caro e perenne ricordo.
Fu pure una zelante cooperatrice salesiana.
Mons. Nazzareno Santori
Vicario Generale.
Moriva in Todi, a 54 anni, lasciando un vuoto immenso in città e diocesi. Sacerdote modello, apostolo dell'azione cattolica, con il consiglio e con l'opera ha validamente animato i Figli di D. Bosco a Todi.
Comm. Angelo M. Cornelio.
Cessava di vivere in Milano il 9 novembre, dopo lunga malattia sopportata cristianamente, benedetto dal S. Padre e confortato dai carismi della religione. Amico di ogni opera buona e di ogni attività nel campo della carità, lavorò fedelmente a questo programma con grande costanza, beneficando tutti. Tra le opere che meritarono la sua particolare benevolenza vi furono quelle di D. Bosco, che egli aiutò largamente con le sue personali oblazioni e con le cospicue relazioni sociali che seppe convergere a bene della nostra Istituzione. Le preghiere nostre e dei nostri amici in suffragio del pio estinto rechino pure conforto all'addolorata consorte Sig.ra Myriam Cornelio Massa e a Mons. Pietro Massa, Prelato del Rio Negro, cui porgiamo le più vive condoglianze.
Demaffeis Emilia ved. cav. Silva.
Spirò in Gassino il 7 novembre, compianta largamente pel ricordo di bontà che aveva accompagnata l'intera sua vita. Religiosissima educò alla pietà la famiglia e fu lieta di offrire all'Istituto delle Figlie di M. A. una sua figlia, morta, anni or sono, nella Casa di Nizza dopo aver compiuto un bell'apostolato per la salvezza delle anime. Vide pure con grande piacere due nipoti entrare nelle congregazioni di D. Bosco e dedicare alle opere da Lei più amate le loro forze e la loro vita.
Don Giovanni Maspero
Primo Parroco di Gaggino.
Sacerdote zelante e instancabile per 5o anni lavorò per Dio, per la Chiesa e per le anime. Ebbe grande amore per D. Bosco e fin dai primi anni del suo apostolato volle erigere fra i primi l'Oratorio, ispirandosi all'opera e ai consigli del Beato. Le piogge glielo abbatterono: desolato ritornò a Torino ad esporre al Beato la sua disgrazia, ma questi gli disse con serenità:
Ritorni subito a casa e ricostruisca di nuovo l'Oratorio; al demonio non bisogna darla vinta: vedrà che i suoi giovani sapranno far miracoli ». Così fece e si trovò contento.
L'amore per Gesù Sacramentato, pel Papa, per la gioventù lo spronarono sempre ad opere belle e a non lievi sacrifizi specialmente quando si trattava di zelare la gloria di Dio.
P. Andrea da Fontaneto Po
(Emmanuele Domenico, Cappuccino).
Si spegneva il 23 ottobre u. s. in Fossano, santamente.
Allievo dell'Oratorio di Torino, conobbe il Beato D. Bosco e serbò sempre vivissimo entusiasmo per l'Opera Salesiana. Destinato dall'obbedienza al Convento di Fossano, dal 1912 in poi fu direttore spirituale dei Salesiani e dei giovani del Civico Convitto.
Luigi Ferrero.
Cooperatore salesiano da molti anni promosse con fervido zelo le opere più care al cuore del Beato D. Bosco. La ricca statua di M. A., acquistata dai Combattenti in ringraziamento alla Vergine per la protezione avuta durante la guerra mondiale e dinanzi alla quale arde perenne una lampada votiva; la celebrazione del 24 del mese colla Messa fondata in perpetuo, sono dovute allo zelo del buon sacrestano di Castelnuovo Calcea, che riuscì pure a portare il numero dei Cooperatori Castelnovesi a oltre 15o.
Colpito da grave malattia che sopportò con ammirabile rassegnazione, dettò al Rev.mo Sig. Parroco il suo testamento spirituale raccomandando ancora una volta la divozione a Maria SS. Ausiliatrice. Spirava santamente a 56 anni il 14 ottobre.
Armandi Maria Ricci, Fusignano, Ravenna.
Avanzini Celestina, Cremona.
Rasolo Lucia, Pont Canavese (Aosta). Bertinetti Tomaso, La Loggia (Torino).
Bertolino Rosalia, Costigliole d'Asti (Alessandria). Bona Giuseppina, Torino. Bonatelli Dott. Adeschi, Padova. Bongiovanni Giuseppe, Casalborgone. Borello Brigida, Rubiana (Torino).
Cadeddu Can. Francesco, Arciprete, Villanova Monteleone (Sassari).
Calzà Giuseppe, Arco (Trento).
Candelori D. Crispiniano, Casoli d'Atri (Teramo). Canteri Oliva, Alcenago (Verona). Cardini Ermelinda, Arezzo. Cha D Bartolomeo, Ranzo (Imperia). Copasso Avv. Eugenio, Torino.
Dematteis Emilia, Ved.. Cav. Silva, assino (Torino). Desirelli Mons. Agostino, Cremona. Durigon Giacomo, Orcenico Inferiore (Udine). Fantin Giovanni, Maestro, Cardè (Cuneo). Forno Francesco fu Martino, Strambino (Torino). Facchini Maria, Atona (Novara). Gabrielli Maria Stefanina, Novara. Gangitano Ernesta Paviato, Canicattì (Agrigento). Gesua Lucia di Santo, Cattolica Eraclea (Agrigento). Giannini Virginia, lesi (Ancona). Griotti Anna, Riva di Pinerolo (Torino). Guillaume D. Gio. Battista, Celle (Torino). Lobba Gaetano, Torino.
Marazzi Enrico, Goggiano (Como).
Marchese Rossi Teresa, Cocconato (Alessandria). Mattighello Pietro, Cesariis (Udine). Mazzolini Luigia, Rodio (Svizzera). Molo Maria fu Lorenzo, Parco (Novara). Montù-Bionda Laura, Torino. Pasotti Marco, Pinarolo Po (Pavia). Pederzini Bernardino, Castellano (Trento). Peyron Ing. Emanuele, Torino. Pesenti Angelina, Germignaza (Milano). Picella Cornelia Ved. Cancani, Roma.
Riccabone Teresa Mignano, Alice Belcolle (Alessandria). Rizzolo Luigi, Torino.
Robatto Domenica, Borgomasino (Aosta). Rossi Giovanni, Cataeggio (Sondrio). Serafini Lucia, Pelago (Trento).
Sordo Pietro, Maestro, Castel Tesino (Trento). Tosatto Dott. Italo, Pissatolo (Rovigo).
Truffa Rosa, .figliano d'Asti (Alessandria). Urraci Raffaele, Ales (Cagliari). Vaglio D. Bernardo, Biella (Vercelli). Varischetti Giovanna, Gorno (Bergamo). Viscardi Celestino, Cravegna (Novara).
Sac. AGUILERA RICCARDO da Tunja (Colombia) di 69 anni. Sac. AMISANO LEANDRO da S. Salvatore Monf. di 26 anni. Sac. BORGATELLO MAGGIORINO da Varengo Monf. di 73 anni. Sac. BOrGHINO MICHELE da Vigone di 74 anni. Coad. BoRZATTA CARLO da Castel Campiano di 55 anni. Ch. Bovo RAFFAELE da Ospedale Euganeo di 26 anni. Ch. BROGGiATo RICCARDO da Lozzo Atestino di 24 anni. Sac. BRUNO BERNARDO da Cigliano di 55 anni. Sac. CASTELLANI GIUSEPPE da Parasacco-S. Biagio di 5o anni. Sac. CAYROCHE GIUSEPPE da Chatel Nouvel (Francia) di 41 anni. Sac. DELLA MULA EMILIO da Saluggia di 6o anni. Sac. DEL TURCO GUGLIELMO da Sequals di 75 anni. Coad. DE PIANTE GIOVANNI da Aviano di 75 anni. Sac. DINI ARNALDO da Mercatello di 63 anni. Coad. FARIAS LouRIVAL da Cachoeira (Brasile) di 34 anni. Sac. FAY RS GIORGIO da Londra (lnghilterra) di 77 anni. Sac. FiLIGURA CARLO da Renate Brianza di 63 anni. Sac. FILIPPA GIOVANNI da Castagnole Pieni. di 67 anni. Coad. GASPARI GIULIO da Pioraro di 57 anni. Sac. GIOIA GIUSEPPE da Foglizzo di 25 anni. Sac. GIOVANDO NICOLA da Foglizzo di 51 anni. Sac. GUALA GIOVANNI da Orsaia Bormida di 39 anni.
Coad. HILL ROLANDO da Uxlridge (Inghilterra) di 41 anni. Ch. JEDRAS GIUSEPPE da Lubocza (Polonia) di 16 anni. Sac. JUANES MATTEO da La Mata de Armuña (Spagna) di 30 anni.
Sac. LATOUR GIACOMO da Bartres (Francia) di 42 anni. Sac. LEPORI GIUSEPPE da Origlio (Svizzera) di 45 anni. Ch. Lo GIUDICE DOMENICO da Centuripe di 24 anni. Coad. MARCHI AUGUSTO da Rodello (Brasile) di 38 anni. Coad. MARICONTI PIETRO da Lodi di 36 anni. Ch. MAZUCH PAOLO da Raschung (Prussia) di 28 anni.
Coad. MELICHER GIUSEPPE da Pobedin (Cecoslovacchia) di 25 anni.
Sac. MINGORANCE AMATORE da Yeguen (Spagna) di 33 anni. Sac. MINGUzzI DoMENIco da Solarolo di 58 anni. Coad. MOSCA ENRico da Canonica Lambro di 3o anni. Sac. MUNARI ANTONIO da Gallio di 68 anni. Coad. NUORO GIACOMO da Barcellona (Spagna) di 53 anni. Sac. OGORKIEWiCZ ALESSANDRO da Garbow (Polonia) di 47 anni. Sac. PALLAORO GIOVANNI da Sant'Orsola, di anni 51. Coad. PEROTTI RAIMONDO da S. Bonifacio di 40 anni. Coad. PFANDNER GIOVANNI da Leitersdorf (Austria) di anni 71. Sac. PIERRE ARTURO da Sannt-Martin (Francia) di 66 anni. Sac. PiTIMADA GIUSEPPE da Gerocarne di 55 anni. Ch. PLESCIA CARLO da Ururi di 25 anni. Coad. PuNZI NICOLA di Cisternino di 2o anni. Ch. RINALDI PAOLO da Lu Monferr. di 19 anni. Sac. RoMoLI SiLvio da Firenze di 6o anni. Coad. SANDOVAL ENRico da Junin de Los Andes (Patagonia) di 17 anni.
Coad. SCARZANELLA ANGELO da Bologna di 46 anni. Sac. SOLARZ Giulio da Borgomanero di 67 anni.
Coad. SoRG GIOVANNI da Uberlingen (Germania) di 64 anni. Coad. SPETTIG GIOVANNI da Jonen (Svizzera) di 53 anni. Sac. SzuLc MiCHELEE da Czeputka (Polonia) di 42 anni. Sac. ULCELLI GIUSEPPE: da Calcinato, di 47 anni. Sac. VERA GIUSEPPE da S. Lucia (Brasile) di 53 anni. Sac. ZAGO GiusEPPE da Curtardo di 43 anni.
ITALIANI 34 - FRANCESI 3 - SPAGNUOLI 3 - POLACCHI 3 - AMERICANI 5 - INGLESI 2 - TEDESCHE z - SvizzERI 2 - AUSTRIACI 1 -CECOSLOVACCHI 1 -TOTALE N. 55 (al 2o Dicembre).
R. I. P.
Presentiamo vivissime condoglianze alle famiglie, raccomandando ai suffragi dei nostri Cooperatori gli amici defunti.