ANNO VI. N. 12. Esce una volta al mese. DICEMBRE 1882.
Direzione nell'Oratorio Salesiano. - Via Cottolengo. N. 32, TORINO
SOMMARIO. I Terziari di S. Francesco d'Assisi e i Cooperatori Salesiani - La immagine di S. Francesco di Sales - Il Bollettino Salesiano - La cattiva stampa e mezzi per combatterla - Grazia di Maria Ausiliatrice e grati ricordi di un antico allievo dell'Oratorio - La Vergine delle vergini - La prima Suora di Maria. Ausiliatrice morta in Sicilia - Consacrazione della Chiesa di S. Gioachino nella città di Torino - Colonia agricola in Mogliano Veneto - Augurii di felicità - Per un altro numero -Indulgenze speciali pei Cooperatori Salesiani - Indice del Bollettino dell'annata 1882.
Il divin Salvatore nel mirabile discorso fatto sul monte delle beatitudini chiamò i suoi discepoli luce del mondo e sale della terra : Vos estis lux mundi : Vos estis sal terrae. Luce, cogli esempi dì azioni preclare; sale, colla predicazione della parola divina. Fu infatti al celeste chiarore di questa luce, fu alla santa vita degli Apostoli e dei primi cristiani, che a poco a poco si dissiparono nel mondo le dense tenebre dei più esiziali errori; fu al divino sapore del Vangelo, da loro predicato e sparso colla parola e coll' esempio, che si disseccarono sulla terra le fonti dell' immoralità e della corruttela, e germogliate si conservarono tra gli uomini le più belle e sublimi virtù.
E questa luce e questo sale produssero sempre e producono ancora gli stessi meravigliosi effetti. Diffondono poi questa luce e spargono questo sale i Sacerdoti virtuosi e zelanti in mezzo alle popolazioni cristiane e alle tribù selvaggie ; diffondono questa luce e spargono questo sale i Vescovi venerandi, collocati dallo Spirito Santo al governo delle diocesi; diffonde questa luce e sparge questo sale sopratutto il Vicario di Gesù Cristo, il Romano Pontefice , il Vescovo dei Vescovi, il Capo supremo della Chiesa Cattolica, che oggidì é il Papa Leone XIII , il quale alla dote di una santissima vita congiunge il corredo di una sapienza profonda ed illuminata. Ai successori adunque degli Apostoli, agli eredi di S. Pietro si deve il vanto e la gloria di essere stati in ogni tempo e di essere tuttora colle opere e colla parola la luce del mondo, il sale dei popoli.
Ma se i più vividi raggi di questa luce, se il più gradito sapore di questo sale, se i vantaggi che ne derivarono vanno attribuiti precipuamente al Corpo insegnante della Chiesa di Gesù Cristo, è d'uopo ammettere che luce e sale furono eziandio in tutti i tempi, e sono pure oggidì molti semplici ed esemplari fedeli dell'uno e dell'altro sesso; luce e sale furono e sono specialmente quei cristiani e quelle cristiane, che, o raccolti nelle Comunità religiose o sparsi nelle domestiche famiglie, professano altamente e con perfezione le verità e le massime del Vangelo , e si adoperano a farle conoscere e praticare dagli altri; luce e sale, che illuminando le menti nella ricerca della verità, e conservando i cuori nella pratica della virtù propagano efficacemente sulla terra la gloria di Dio, promuovono il benessere della civile società, procacciano a sé ed al prossimo il conseguimento della eterna salute.
Oltre la storia e la quotidiana esperienza, di tanto ne assicurò poc' anzi l' infallibile Oracolo del Vaticano, il Papa Leone XIII, per mezzo della stupenda sua Lettera Enciclica, in data del 17 Settembre scorso, la quale incomincia colle parole : Auspicato concessum. In questo importante documento, che fece brillare per tutta la Chiesa uno sprazzo di vivissima luce, il Vicario di Gesù Cristo cantò le glorie di S. Francesco d'Assisi , della cui nascita al mondo si celebrò in quest'anno il VII Centenario; descrisse i frutti ubertosissimi , prodotti dalle istituzioni francescane; e raccomandò la diffusione del Terz' Ordine, fondato dal Santo medesimo, a fine di ricevervi cristiani di ogni età, sesso e condizione.
Scopo precipuo del Santo Padre fu di mostrare quanto bene facessero già al mondo nei passati secoli i Terziarii di S. Francesco d'Assisi ; scopo suo fu di promuoverne viemmeglio la propagazione, onde dall'esempio loro averne possente aiuto nel ridonare più facilmente alla sconvolta società la tranquillità e la pace. Giova qui ripetere alcuni passi del pontificio documento sull'origine ed utilità del Terz' Ordine. - « Eccede ogni meraviglia, così il Santo Padre, quel che le storie ricordano dell' entusiasmo che rapiva i popoli dietro a Francesco. Intere borgate e città eziandio popolose traevano a lui dovunque passasse, e sovente il supplicavano di volerli tutti indìstintamente ammettere alla professione della sua Regola. - Per la qual cosa giudicò il Santo di dover venire , come fece, alla fondazione del Terz'Ordine, che, senza rompere i vincoli della famiglia e delle cose domestiche, potesse ricevere persone di ogni condizione, di ogni età, d'ogni sesso. Imperocchè saviamente egli il volle regolato, non tanto con particolari statuti , quanto con l'applicazione delle leggi generali del Vangelo, delle quali niun cristiano ha ragione di sgomentarsi; cioè osservare i comandamenti di Dio e della Chiesa; evitare fazioni e risse; nulla frodare; non brandire armi, se non in difesa della Religione e della patria ; essere temperanti nel vitto, modesti nel vestito ; guardarsi dal lusso ; fuggire le seduzioni di balli e di spettacoli pericolosi. - Utìlità grandi , è agevole il comprenderlo, dovettero scaturire da siffatta istituzione, salutare in sè stessa e mirabilmente opportuna a quei tempi. - Della quale opportunità questo stesso fa fede, che altre Associazioni somiglianti germogliarono e dalla famiglia Domenicana, e da altri Ordini Religiosi. - I Terziarii, continua a dire il Papa , nel difendere la Religione Cattolica fecero belle prove di pietà e di fortezza : e se per cagione di queste virtù si attirarono l'ira dei tristi, ben ebbero ognora di che consolarsene nel più onorevole e più desiderabile dei conforti, che è l'approvazione dei savi e degli onesti. Che anzi Gregorio IX , Nostro Predecessore , encomiandone pubblicamente la fede ed il coraggio, non si peritò di far loro scudo della propria autorità e di chiamarli , a grande onore : Milizia di Cristo, nuovi Maccabei. - Nè era immeritata lode. Imperocchè poderoso aiuto al pubblico benessere veniva da quel ceto di persone, che, tenendo fisso lo sguardo alle virtù ed alle leggi del loro fondatore, si adoperavano al possibile di far rifiorire in seno alle corrotte città i pregi della vita cristiana. Certo, grazie all'opera e all'esempio dei Terziarii, si videro spesso estinte o mitigate le discordie di parte: tolte di mano ai faziosi le armi: allontanate le cagioni di litigi e contese: procacciati sollievi agli indigenti, ai derelitti: frenato il lusso divoratore delle sostanze, corrompitore dei costumi. Onde, la domestica pace e la tranquillità pubblica, l'integrità e la mansuetudine, il retto uso e la tutela della proprietà, che sono i migliori elementi di civiltà e di benessere, rampollano, come da propria radice, dal Terz'Ordine. » Fin qui il Sommo Pontefice, il quale passa indi a descrivere i mali, per cui è oggi inferma la civile società, e a proporre un efficace rimedio nella diffusione dei Terziarii, che colla esemplarissima loro vita sarebbero appunto sale e luce nel mondo.
Ma i beni religiosi e morali, che il Santo Padre segnala siccome provenuti , e che possono ancora provenire dal Terz'Ordine Francescano, possiamo dire proceduti e tuttavia poter procedere pressochè dai Terziarii di tutti gli Ordini Religiosi, fondati sull'esempio di quello. Per la qual cosa colla prelodata sua Enciclica il Supremo Gerarca della Chiesa incoraggia e raccomanda i Terziarii di tutto il mondo ; i Terziarii Francescani, i Terziarii Domenicani, i Terziarii Carmelitani e quanti altri esistono ; imperocchè accolti pur essi sotto la protezione della Santa Sede, tutti qual più qual meno furono e sono tuttora benemeriti della Religione e della civile società , e fonti per essa di tranquillità e di pace.
In questa pontificia raccomandazione sono pure compresi i Cooperatori e le Cooperatrici Salesiane; onde l'Enciclica, Auspicato concessum , riesce loro di stimolo a praticare fedelmente le opere di carità e di religione, prescritte dal Regolamento, e a noi ed ai signori Decurioni di caldo eccitamento a fare vieppiù conoscere tra il popolo la Pia Associazione, ed aggregarvi quelle persone, le quali abbiano le qualità richieste, e possano giovare a se stesse ed al prossimo loro.
Quanto opportuna ed utile alla moderna società sia l' azione dei Cooperatori Salesiani niuno per certo v' ha che nol veda. Sfrenata, senza religione e senza morale, cresce oggidì nelle famiglie , nelle scuole e nelle officine la gioventù , preparando così una generazione malaugurata e trista; ed i Cooperatori e le Cooperatrici per ovviare ad un tanto disordine mirano di proposito a saviamente educare i fanciulli di ambo i sessi, istruirli nella fede, allontanarli dai pericoli, avviarli alle sacre funzioni, industriandosi caritatevolmente, onde formarne buoni cristiani, e per conseguenza savii cittadini. -- Oggidì in tutte le parti si deplora una grande penuria di vocazioni allo stato ecclesiastico e religioso , onde scarseggiano ormai i Sacerdoti alle popolazioni cattoliche, e languiscono le estere Missioni per mancanza di operai evangelici ; e i Cooperatori e le Cooperatrici per proprio istituto attendono a promuovere le sacre vocazioni, e perciò si prendono cura speciale di quelli o tra i fanciulli o tra gli adulti, che forniti delle necessarie qualità morali e di attitudine allo studio danno indizio di riuscire buoni Ministri del Signore, li giovano coi consigli, li indirizzano a quelle scuole, a quei Collegi o a quei Piccoli Seminarii, ove possano essere coltivati e diretti alla nobile meta. - Oggidì un'empia e spudorata stampa irrompe come un torrente limaccioso, e trasporta ovunque una colluvie di libri, di fogli, di giornali, pieni di eresie e di bestemmie, luridi ed osceni, a pervertire le menti, a corrompere i cuori; e i Cooperatori e le Cooperatrici alla malvagia oppongono la stampa buona; quindi a proprie spese diffondono libri divoti, pagelle, foglietti, periodici di sani principii, e ne promuovono la lettura presso parenti, conoscenti ed amici , a fine di premunirli contro i serpeggianti errori, mantenerli saldi nella fede, costanti nella virtù. - Che più? Centinaia di giovinetti, o perché orfani, o perché poveri ed abbandonati, giacciono oggidì in tanta miseria, che se non fossero raccolti in qualche ospizio di carità, ed avviati allo studio o all'apprendimento di un'arte o mestiere, crescerebbero al vizio, al delitto ed alla prigione, scompigliando la famiglia, sconvolgendo la società. Or che avviene? I Salesiani tengono aperti Collegi , Ospizi e Laboratorii ; vi ricevono migliaia di fanciulli pericolanti ; li ammaestrano, li istruiscono , li assistono ; e i Cooperatori e le Cooperatrici dal seno delle loro famiglie, dalle loro città e dai loro villaggi , che fanno? Ad esempio dei primitivi cristiani essi mettono in serbo una parte di loro sostanze, le consacrano al mantenimento dei ricoverati, e per tal guisa cooperano alla loro educazione, ne formano dei buoni cattolici , e ne diventano cosi salvatori nel corpo e nell' anima, pel tempo e per la eternità. - E tutti questi ed altri, che per brevità passiamo sotto silenzio , non sono forse beni desideratissimi? E non è egli vero che procurandoli i Cooperatori e le Cooperatrici si fanno dal canto loro della Religione, della famiglia e della società altamente benemeriti? Si propaghi adunque nei debiti modi la Società dei Cooperatori e delle Cooperatrici di S. Francesco di Sales, se ne facciano promotori tutti i buoni Cattolici, e si otterrà la maggior gloria di Dio e la salute d'innumerevoli anime.
Appunto perché questa Pia Unione prendesse ogni dì maggiore incremento, l' immortale Pontefice Pio IX, di santa e veneranda Memoria, aperse ai suoi membri i tesori celesti, e loro comunicò tutti i favori, le grazie spirituali e le Indulgenze, concesse già ai Religiosi Salesiani. Anzi di ciò non pago elargì loro in perpetuo le Indulgenze tutte, che i Romani Pontefici, nel corso di più secoli, hanno doviziosamente accumulate sui Terziarii di S. Francesco d'Assisi, senza punto obbligarli a tutte le opere di pietà e di penitenza, a questi ultimi imposte. Ecco tra le altre le preziose parole, che si leggono nel Breve di Pio IX , in data del 9 di Maggio 1876: - Inoltre, volendo Noi dare un segno di speciale benevolenza ai sovradetti Soci, elargiamo loro tutte le Indulgenze tanto Plenarie quanto Parziali, che i Terziarii di S. Francesco d'Assisi possono conseguire; e coll'Autorità Nostra Apostolica concediamo, che essi lecitamente e liberamente possano ottenere nelle feste di S. Francesco di Sales e nelle Chiese dei Preti della Congregazione Salesiana tutte le Indulgenze, che i Terziarii possono guadagnare nelle feste e nelle Chiese di San Francesco d'Assisi, purché compiano a dovere nel Signore le opere di pietà, che sono ingiunte per lucrare tali indulgenze. Non . pone ostacolo a questo qualsiasi cosa, che gli sia contraria. Le presenti Lettere hanno vigore per tutto il tempo avvenire in perpetuo.
Le parole dei due gloriosi Pontefici, sopra ricordate , ci siano di conforto, o zelanti Cooperatori e Cooperatrici, e c'infiammino di un santo ardore nel bene operare. E onde riuscire a fare il maggior bene ed impedire il maggior male possibile, siamo uniti tra di noi co' vincoli di una santa carità. Preghiamo ogni giorno gli uni per gli altri; aiutiamoci e difendiamoci nei comuni assalti. Se in ogni tempo la unione tra i buoni cristiani, unione di mente, di cuore e di mano , fu necessaria per resistere al male e per propagare il bene , oggi è più che mai indispensabile. Vedete come uniti e compatti lavorano i tristi a distruggere tra il popolo ogni principio di religione e di morale; mirate come uniti e compatti corebattono colle stampe, colle scuole, colle plateali dimostrazioni le verità più sacrosante; udite come uniti e compatti gridano contro le pratiche più salutari, contro le persone più venerande, contro il Papa, anzi contro lo stesso Gesù Cristo, contro Dio medesimo; ed appunto perchè uniti, sebben pochi, riescono a menare grandi rovine. Deh ! non lasciamo che gli empii tentino impunemente dischiantare la Religione dai nostri paesi. Strappiamo, o almeno spuntiamo loro le armi in mano, affinchè non menino tra di noi cotanta strage di anime. Ad esempio loro, o meglio ad esempio di tanti intrepidi Cattolici, sorgiamo animosi, e, se siamo disgiunti di corpo, uniti però sempre di spirito, combattiamo alla difesa della nostra santa Religione, alla difesa del buon costume nelle nostre famiglie e nelle nostre popolazioni, alla difesa di tanti nostri fratelli o fanciulli od adulti. Che più? Marciamo alla difesa di Gesù Cristo, alla difesa di Dio, che gli empi ci vorrebbero strappare dalla mente e dal cuore. Chi vede oggidì le rovine già fatte dall'eresia e dall'empietà; chi vede il trionfo della ingiustizia e dello scandalo; chi vede il tradimento , la seduzione, la perdita di tante anime incaute, e nutre ad un tempo una scintilla di amor di Dio e del prossimo in petto, deve sentirsi scuotere, deve esclamare col prode Giuda Maccabeo ai suoi fratelli e commilitoni : « Arenatevi e siate uomini di valore e in ordine di battaglia, a fin di pugnare contro queste genti riunite contro di noi, per distruggere noi e le cose nostre sante : Meglio è per noi il morire in battaglia , che vedere lo sterminio del nostro popolo e delle cose sante : Accingimini, et estote fui potentes, et estote parati in mane, ut pugnetis adversus nationes has, quae convenerunt adversus nos disperdere nos, et sancta nostra: Quoniam melius est nos mori in bello, quam videre mala gentis nostrae , et sanctorum (1). » E quali armi impugneremo noi? Quelle, che ci sono additate dal nostro Regolamento ; armi , che non verseranno sangue, ma che pur ci metteranno in mano la palma della vittoria.
(1) 1 MAC. 111, 58, 59.
Il Santo Pàdre Leone XIII, nella prelodata Enciclica, dopo di aver inculcato la diffusione dei Terziaria, aggiunse queste rilevanti parole: « Quello che raccomandiamo sopratutto si è che chi piglia i sacri segni della Penitenza, debba tenere la mente all'immagine del Santo fondatore, e sforzarsi di modellare su quella se stesso: senza di che non sarebbe quinci sperabile punto di belle. »
Queste savie parola propongono un mezzo, di cui debbono pur valersi i Cooperatori e le Cooperatrici, per riuscire efficacemente allo scopo, per cui furono fondati, e dalla Santa Chiesa arricchiti di spirituali favori. Essi debbono tenere la mente al Santo, di cui pigliano il nome, e sforzarsi d'imitarne le virtù e le opere. Or quali furono le virtù più caratteristiche di San Francesco di Sales. nostro glorioso Patrono ? Quali le opere, a cui Eglì pose la mano, e che i Cooperatori possono più o meno imitare? Noi ne ricorderemo qui alcune delle principali , dipingendo a* sommi tratti l'immagine del nostro Santo carissimo.
Fra le virtù caratteristiche di S. Francesco di Sales, viene prima di tutte uno zelo ardentissimo per la salute delle anime. Per queste egli rifiutò la dignità di senatore nel sovrano senato di Sciamberì, offertagli dal Duca di Savoia Carlo Emanuele I ; per queste rifiutò di contrarre nozze terrene propostegli dal padre, e le contrasse coll'Agnello senza macchia, facendosi Sacerdote; per queste egli, solo tra molti membri del Clero della vasta Diocesi di Ginevra, si offerse di andare, anzi pregò di essere inviato Missionario nella provincia del Sciablese, abitata da ostinati e protervi Calvinisti; per queste si strappò dalle braccia del padre e della madre, i quali, pel timore che egli venisse da quegli eretici trucidato, facevano ogni sforzo per dissuaderlo da quella Missione pericolosissima, gridando colle lagrime agli occhi che gli avevano bensì accordato che fosse confessore, ma che non potevano consentirgli che divenisse un martire ; per queste egli rimase circa sei anni fra quel popolo nemico, assoggettandosi ad angustie, a disprezzi, a sofferenze indicibili, a minacce pur anche, ed attentati alla vita; per queste egli quasi un triennio continuo, e pressochè ogni giorno, vi predicò a non più di otto o nove persone, talora a due o tre, ed anche ad una sola vecchierella, ma riuscì finalmente a guadagnare quel popolo a Dio, a richiamare in seno della Chiesa Cattolica 64 parrocchie, e 72 mila eretici.
Virtù caratteristica di S. Francesco di Sales fu la premura di rischiarare gli erranti sulla via della verita, di confermare i Cattolici nella loro fede, di promuovere la pietà nelle persone divote, e ciò col mezzo di stampe e di libri di poca mole, e a modico prezzo, e collo spargerli a larga mano per tutte le parti. Così egli fece nello Sciablese da prima con un breve scritto, in cui espose la vera dottrina della Chiesa sopra gli articoli della fede più dibattuti cogli eretici, e poscia con varii opuscoletti di controversia. A proposito di questi il Santo diceva agli eretici, i quali ricusavano di andarlo ad ascoltare : Così, se voi non volete venire a me, questi libri andranno a voi, e vi porteranno in casa quello, che da noi non, volete prendere. Niuno poi v'ha che ignori i libri preziosi, che il nostro Santo scrisse e divulgò in tutto il mondo per rassodare nella fede i Cattolici, e per eccitarli alla pietà. Sono a tutti noti tra gli altri, Lo Stendardo della Santa Croce, il Teotimo o Trattato dell'amor di Dio, e sopra tutti la Filotea o Introduzione alla vita divota.
Virtù pur degna di essere rilevata nel nostro Santo si fu la sollecitudine che si dava per la religiosa istruzione dei fanciulli , e per la buona educazione della gioventù pericolante, studente ed operaia. Già Vescovo scendeva nella Cattedrale a fare il Catechismo ai piccoli, e colle più belle maniere cercava d'istruirli nella religione, innamorarli della virtù, conservarli o ricondurli a Dio. Ma una prova irrefragabile della sua sollecitudine a pro della gioventù dei tempi suoi fu la fondazione della Santa Casa in Tonone, centro del paese novellamente convertito. Non eravì in quei contorni luogo alcuno, dove i giovani Cattolici potessero imparare le scienze o le arti liberali, e perciò erano costretti di recarsi o a Ginevra o a Losanna piene di eretici, con grave rischio di perdervi la fede. Or che fece Francesco per ovviare a sconcio siffatto? Cercatosi l'appoggio, che gli occorreva, avuto il soccorso di persone potenti e caritatevoli, egli fondò un grande Collegio, che chiamò appunto Santa Casa, e vi raccolse da ogni parte giovani dai 9 ai 20 anni, e di preferenza i neofiti o di fresco convertiti, ed ivi li faceva istruire nelle scienze e nelle arti, e in pari tempo coltivare e confortare nella religione e nella pietà.
Ma una virtù commendevolissima del nostro Santo, e meritevole di venire in modo particolare considerata in questi tempi, si è il sommo rispetto e la profonda venerazione, che egli professava al Romano Pontefice. Di questa Francesco diede molte e luminose prove e prima e dopo che fu Vescovo. Nell'esame, che ebbe a subire davanti a Papa Clemente VIII per la sua elezione al Vescovato di `Ginevra, gli avvenne, in una certa questione, di difendere una sentenza contraria a quella, che professava il Pontefice, onde questo gli disse: Mio figlio, Noi non la intendiamo così. Udite queste parole, Francesco, sebbene avesse validi argomenti per sostenere il suo sentimento, tuttavia con sommessione degna di un vero ed ubbidiente figlio della Chiesa, replicò tosto : Beatissimo Padre, se Vostra Santità non la intende così, nemmeno io la intenderò così per l'avvenire. - In altra occasione disputando i suoi Canonici, sé dovessero fare certe cose imposte dal Papa, ed allegando varie ragioni per dispensarsene, il Santo disse loro francamente: Che bisogno v'ha di disputare, dove conviene ubbidire? Il Sommo Pontefice comanda, e tanto basta. - Per meglio inspirare ai fedeli riverenza e sottomissione verso il Papa egli dai Concilii e dai santi Padri raccolse in un'operetta cinquanta titoli o prerogative a lui assegnate, e la pubblicò dimostrando sapientemente la grande stima, che deve farsi della Autorità Papale. - Soffriva poi grandemente quando udiva a parlare con poco rispetto del Sommo Pontefice, ed ancorchè i detrattori fossero persone autorevoli ed amiche, egli ne prendeva arditamente le difese contro di loro. In una lettera ad un signore, che gli aveva inviato un suo libro, nel quale non trattava il Papa come egli avrebbe desiderato, espose con franchezza i suoi sentimenti opposti, e poi soggiunse: « Nemmeno ho ritrovati a mio genio certi scritti d'un santo ed eccellente Prelato, nei quali ha parlato della potestà indiretta del Papa sopra i principi; non già perchè in abbia giudicato, se questo è o non è, ma perché nell'età presente, essendovi tanti nemici al di fuori, io penso che noi non dobbiamo muovere cosa alcuna al di dentro. La gallina, che ci tiene come suoi pulcini sotto le ali, stenta già assai nel difenderci dall'avoltoio, senza che noi ci diamo beccate gli uni contro gli altri, e le cagioniamo doglie e tormenti. » Che belle parole ! E come opportune ai giorni nostri !
Più altre pennellate noi dovremmo dare ancora, a fine di rappresentare, in tutta la sua maestà, la cara figura di S. Francesco di Sales; ma queste poche bastino per metterci sotto gli occhi almeno i principali lineamenti.
Ed ora, confratelli amatissimi, sforziamoci, giusta l'avviso del Santo Padre, a ricopiarli in noi stessi, onde possiamo ottenere il nobile scopo, che ci siamo proposto, quale è il giovare al buon costume ed alla civile società.
In una privata udienza, accordata a D. Bosco il 16 marzo 1878, il regnante Pontefice Leone XIII, umilmente da lui pregato che volesse gradire che l'augusto suo nome fosse scritto sul registro dei Cooperatori Salesiani, benignamente accondiscese, e in segno d'alta benevolenza proferì queste preziose parole : « Non solo Cooperatore, ma sarò primo Operatore Salesiano. Come Capo della Chiesa io debbo essere il promotore naturale di ogni pia e caritatevole istituzione; e perciò come potrei non far parte ad un' Opera si bella e si santa? (1). »
Noi abbiamo adunque per nostro Capo il Principe Supremo di tutta la Chiesa Cattolica. Coraggio , o fratelli e sorelle in Gesù Cristo. Uno sguardo a S. Francesco di Sales, ed un altro al
Papa, e tiriamo innanzi animosi, consacrando pensieri, sostanze e vita alla gloria di Dio, a vantaggio della religione, a salvezza di tante povere anime, che vanno oggidì miseramente perdute.
(1) Vedi il primo articolo del Bollettino del mese di Aprile dell'anno 1878.
Nel prossimo anno 1883 il Bollettino Salesiano continuerà ad essere pubblicato in italiano, in francese ed in spagnuolo, e spedito ai Cooperatori e alle Cooperatrici, quelli eccettuati, i quali lo abbiano rifiutato o per averne già copia in famiglia, o per altro ragionevole motivo.
Noi non tralascieremo d' inviarlo a coloro stessi, che non hanno pagata la tangente fissata in L. 3 per ogni anno; poiché può accadere che o siansi dimenticati, o attendano qualche propizia occasione, onde soddisfare per tutti gli anni, come molti fecero già e vanno ogni giorno facendo.
Qui notiamo solo che per pubblicare il Bollettino e per mezzo suo fare un po' di bene sopra una più vasta estensione, occorrono spese di carta, di stampa, e dì posta, le quali peraltro sarebbero tutte coperte, se ciascun Cooperatore e ciascuna Cooperatrice soddisfacesse per la parte sua. Molti lo hanno già fatto ; anzi ad onor del vero e a lode dei benemeriti la maggior parte di loro non si limitò alla quota di L. 3, ma nel desiderio di cooperare davvero coi Salesiani a fare del bene a tanti poveri fanciulli tra di noi e nelle lontane Missioni, offrirono anche di più.
Comunque sia quelli che a questo proposito non fecero ancor nulla, sappiano che la loro offerta ci sarebbe in questo tempo una squisita carità. Dio li inspiri a porgerci questo aiuto, e li benedica.
Disastrosi oltre ogni dire sono i mali, che cagiona oggidì la stampa cattiva , colla quale più che con ogni altro mezzo i nemici di Dio seminano tra il popolo rovina e morte; rovina e morte nelle scuole, nelle officine, nelle famiglie, nelle campagne, nelle città, nei palazzi dei ricchi, e persino nei tugurii dei poveri. Colla stampa, con libri e giornali malvagi, essi spargono dubbii di fede, negano verità rivelate, versano lo sfregio ed il ridicolo sulle pratiche di pietà, contraffanno la storia , diffondono menzogne contro la
Chiesa ed i suoi ministri, avviliscono i buoni, esaltano e portano a Cielo gli uomini più empii e scellerati. Colla stampa, con libri e giornali esecrandi, combattono la virtù, difendono il vizio, predicano la ingiustizia, divulgano scandali, spacciano massime immorali e sovvertitrici, insegnano la malizia, scaldano le passioni, incitano ad ogni ribalderia. Di quest'arma micidiale, della mala stampa, si servono gli increduli per propalare le loro bestemmie, gli eretici per ispargere il veleno dei loro errori, i romanzieri per ismerciare le loro corruttele , i politicastri per sostenere una politica malaugurata , i comunisti ed i socialisti per muovere i poveri contro i ricchi, i servi contro i padroni , i sudditi contro i Sovrani ; quest'arma insomma impugnano tutti i malfattori del mondo per distruggere in sulla terra il regno di Gesù Cristo, e per istabilirvi quello di Satana.
Chi conosce alquanto il mondo, chi pratica anche per poco la presente società non ignora i danni , che già ha menato e va tuttora menando la stampa cattiva, dalle leggi licenziata a mettere fuori, come mare spumante , tutta la melma dei suoi bassi fondi. I Sacerdoti cattolici del mondo intiero non varrebbero a piangere abbastanza tra il vestibolo e l'altare il numero di anime strappate a Dio e donate al demonio per mezzo della mala stampa ; i sospiri , le strida di tutte le madri più amorevoli non varrebbero a lamentare a dovere le fallite speranze di tanti figli e di tante figlie , stati pervertiti dalla mala stampa ; le grida di duecento e più milioni di Cattolici non varrebbero a deplorare a mezzo il male dalla mala stampa arrecato agli individui, alle famiglie, alla passata ed alla presente società. Che più ? Le lagrime di oltre a mille e 400 milioni di uomini, che popolano la terra, non sarebbero bastevoli a lavare tutte le iniquità commesse e fatte commettere dalla stampa empia e spudorata.
Davvero la mala stampa colle moltiplicate e varie sue produzioni è divenuta ai nostri giorni quello, che al tempo di Mosè fu l'ottava piaga, che flagellò l'Egitto ; è divenuta tra noi quale un esercito di locuste, che dove passa rode ogni fiore, consuma ogni germoglio, si porta ogni frutto. La mala stampa è divenuta per noi quello , che furono le recenti inondazioni per le città, pei villaggi, per le campagne del desolato Veneto, i cui disastri sono troppo noti, perchè ce la passiamo dal qui descriverli. La mala stampa è quale una vasta società di avvelenatori , i cui membri si disperdono per ogni parte a spargere il veleno più micidiale alla mente ed al cuore. La mala stampa è quale un'armata di barbari, provveduta di cannoni a mitraglia, che ad ogni sparo vomitano tra la moltitudine migliaia di proiettili a ferire ed uccidere. La mala stampa è quale un forte, o meglio è quale una catena di forti, che bombardano una città , mandandovi per tutte le direzioni bombe incendiarie, che portano in ogni angolo fuoco , distruzione e morte. Le persone stesse più pacifiche e più lontane dal pericolo hanno motivo a temere di essere colte e ferite ; hanno motivo a temere di vedersi le abitazioni andare in fiamme ; hanno motivo a temere per la
vita dei loro più cari. Difatto in tanta colluvie di libercolacci e di giornali scellerati chi può oggidì stare sicuro che qualche copia non ne cada nelle mani dei suoi figli, non penetri in casa o nella scuola a recare tra i suoi parenti, tra i suoi allievi il pervertimento, l'irreligione, l'immoralità, lo scandalo ? Talvolta basta la lettura di una sola pagina , di un solo articolo , per gettare lo scompiglio in un'anima, seminandovi l'errore, infiammandone la fantasia, in quella guisa che basta una scintilla per suscitare un grande incendio, il tonfo di una pietra per intorbidare la più limpida fonte, una goccia di veleno per togliere la vita all'uomo più robusto e forte.
Con mano maestra descrisse i danni della mala stampa il sapiente Pontefice Leone XIII nella sua Enciclica, Etsi nos, in data del 15 febbraio dell'anno corrente, ai Vescovi d'Italia. « Coloro, egli dice, che avversano con mortale odio la Chiesa han preso in costume di combattere coi pubblici scritti e di adoperarli come armi acconcissime a far danno. Quindi una pestifera colluvie di libri, quindi effemeridi sediziose e funeste, i cui furiosi assalti né le leggi raffrenano, né il pudore trattiene. Sostengono come ben fatto tutto ciò, che in questi ultimi anni fu fatto per via di sedizioni e di tumulti; coprono o falsano la verità; scagliano tuttodì brutalmente calunnie contro la Chiesa ed il supremo Gerarca ; né v'ha alcuna sorta di dottrine assurde e pestilenziali, che non si affatichino di spandere per ogni dove. » Così il Maestro delle genti.
Ma lasciando di segnalare d'avvantaggio i danni della mala stampa, che ben sono a tutti noti, veniamo a dire delle armi per combatterla o scemarne almeno le forze. Quali sono i mezzi da usarsi , onde cacciare da noi questo nemico così formidabile, od impedirgli almeno di nuocere? Eccone alcuni, che preghiamo i lettori a ben ponderare e mettere in pratica. Li divideremo in negativi e positivi.
Mezzi negativi od armi difensive. I.
Primo mezzo , mezzo anzi che da solo basterebbe per tutti , quello sarebbe di una legge , la quale infrenasse la mala stampa , e la impedisse di mettere in luce dottrine e massime nocive e pericolose. Una legge siffatta è reclamata dal diritto naturale e dal diritto divino. La ragione naturale dice che la società ha diritto alla propria conservazione, e quindi, a mo' d'esempio, se nei dintorni corrono voci sinistre di pestilenza, che cosa fa qualsiasi Governo? Impartisce divieti d'importare nello Stato merci provenienti dai luoghi infestati ; anzi si ordinano le quarantene nei porti e stazioni marittime; si appostano guardie ai confini, che respingano il viaggiatore forastiero. Ma non è questo , dirà taluno, non è questo un frodare la libertà dell'uomo, e il libero transito ed il commercio delle nazioni ? Sia pure, si risponde, ma la sanità pubblica è ragione suprema, e la società ha il diritto di usare tutte le cautele per la propria difesa. Or se il contagio, che invade , non è fisico, ma morale; se i pestiferi miasmi, che si avanzano minacciosi , portano lo sterminio ai costumi ed alle anime; se la fede, se la morale, se l' ordine, se la virtù ne sono scosse ; se ammorbate ne restano le coscienze, in questo caso il diritto naturale non detterà egli il voluto riparo ? Sì , che lo detta ; ed è per questo diritto che presso gli Spartani, popolo pagano, fu vietato di leggere o ritenere gli osceni libri di Archiloco ; fu per questo diritto che presso gli Ateniesi per decreto del Senato fu esiliato Protagora e si bruciarono i suoi libri ; fu per questo diritto che presso i Romani il Senato decretò che si distruggessero alla presenza del popolo alcuni libri di Numa Pompilio, scoperti nell'urna sepolcrale, perchè creduti avversi alla cosa pubblica ; fu per questo diritto che l'Imperatore Augusto fece in Roma bruciare più di due mila libri, perché non convenienti al ben pubblico, anzi vietò la lettura di certe composizioni del poeta Ovidio e ne cacciò l'autore in esilio. - Né solo il diritto naturale, ma il divino reclama una legge che infreni la mala stampa. La verità e la virtù sono figlie di Dio; l'errore ed il vizio sono figli del diavolo. Dunque la verità e la virtù sole hanno il diritto di regnare su questa terra, che è di Dio, e di godere la piena libertà ; tale diritto non possono vantare l'errore ed il vizio. Come in un regno ben ordinato non si dà ai nemici del Principe la libertà, che si concede ai figli ed ai buoni sudditi suoi, così non si deve concedere ai nemici di Dio e della sua Casa la stessa libertà, che ai suoi figli , difensori ed amici. Onde Gesù Cristo, che colla sua morte ha cacciato il demonio da questo mondo e lo ha legato, affinchè non nuocesse cotanto , ha pur comandato di non rimetterlo in libertà, ha pur comandato di non permettere ai suoi satelliti, che seducano le genti, predicando la menzogna, eccitando alla iniquità, stabilendo il suo regno. Pur troppo su questa terra vi furono e vi saranno sempre degli scandali ; ma tocca a chi ha il potere in mano l'impedirli per quanto è possibile, o almeno a non favorirli giammai. Una legge dunque, che infreni la mala stampa, è reclamata dal diritto naturale e divino; questa legge oggi non v'è ; ma se non siamo ancor giunti alla fine del mondo, se non è già vicina l'ultima sua catastrofe, se la presente società deve ancora ritornare a principii di ordine, di prosperità e di vita, una tal legge o tardi o tosto sarà fatta.
II.
Siccome il valido mezzo di una legge non dipende da noi, e pel momento è follia l' invocarla, così per combattere la mala stampa è d'uopo oggidì ricorrere ad altre armi, che ci sono in pronto. Prima di queste è l' abbandonare , e il disdire qualsiasi associazione a libri, a periodici, a giornali , che non rispettano la Religione Cattolica , le sue pratiche, le sue massime. Persuadiamoci pure che molti scrittori, stampatori, venditori di libri e fogli empii ed immorali si sostengono oggidì per causa dei Cattolici. Se questi in massa proponessero di non più associarsi a tali produzioni e non comprassero più tali opere, noi vedremmo in poco tempo molti scrittori scellerati a deporre la loro penna, od intingerla in un inchiostro meno nero o meno sanguigno contro la Religione e la virtù ; noi vedremmo molti librai a chiudere bottega, o a provvedere di buoni libri i loro scaffali ; noi vedremmo molti spacciatori di empii e luridi fogliacci a venirci innanzi con giornali onesti e sani. Sì, se tutti i Cattolici si mettessero d'accordo su questa astensione, una buona parte della mala stampa farebbe fallimento. Fratelli e sorelle in Gesù Cristo , rinnoviamo il fatto della plebe romana ai tempi della repubblica : stanca di soffrire violenze dai Patrizi , la maggior parte del popolo uscì di Roma e si ritirò sopra un monte vicino a fare da sè. Questo ritiro lasciò i signori nel più grave affanno, perché non avevano più chi li servisse ; onde vennero a patti e a più sani consigli.
III.
Non compriamo mai un libro od anche solo un giornale di cattivo spirito. Nè si dica che pochi soldi, od anche un soldo solo non fa crescere di un gran che le finanze degli spacciatori; questa non è buona ragione. Tutti dicono così, e intanto con un soldo dell'uno, e con un soldo dell'altro gli autori della mala stampa tirano innanzi a seminar rovine. Il solo punto d' onore ci farebbe astenere dal porre in mano una moneta qualunque a chi se ne servisse per denigrare il nostro padre, la nostra madre, o qualcuno dei nostri carie perché questo punto d' onore non ci farebbe astenere dal mettere fosse ben anco un centesimo in mano di chi scriva, stampa e grida contro Dio nostro Padre e Sovrano, contro Gesù Cristo nostro Redentore , contro la Chiesa stia Sposa e Madre nostra, contro quei Sacerdoti, che si prendono cura di noi e dei figli nostri dalla culla alla morte e sin oltre al sepolcro?
IV.
Se mai per ragione d' Uffizio , o per combattere la mala stampa, ci occorre, colla dovuta licenza , di leggere libri o fogli cattivi , usiamo la cautela di non farlo mai in pubblico , nè in presenza di chi può prendere ansa ed esempio da noi a provvedersi e a leggere quei libri o fogli medesimi. Parimenti, letti che sono, o si chiudano, o si distruggano, affinché non abbiano mai a cadere nelle mani di qualcuno, a stuzzicarne la curiosità di leggerli, e a recare un danno forse irreparabile a qualche anima. Una nostra savia Cooperatrice estende questa prudenza sino a distruggere quei fogli cattivi, onde si servono talora i venditori a ravvolgere gli oggetti. - Chi sa, ci diceva un giorno, che questo giornalaccio, unto e bisunto, non mi porti la peste in casa ! E perciò lo dava tosto alle fiamme , affinché le sue empie ed immorali colonne non avessero a cadere sotto gli occhi dei suoi cari. Pur troppo per mancanza di questo riguardo molte persone ed anche molti figli e molte figlie trovarono già e trovano la propria rovina presso i loro padroni, anzi presso i loro stessi genitori. Qual conto terribile ne renderanno mai costoro al Giudice Supremo !
V.
Quando sappiamo che qualcuno dei nostri congiunti od amici è associato a qualche periodico o giornale cattivo, usiamo il più grande zelo, studiamo le più amorevoli industrie per fargliene disdire l'associazione, suggerendogliene un' altra cattolica e morale, e descrivendogliene la bontà, l'utilità e la eccellenza. Se riusciamo nell' intento noi potremo dire allora di aver fatta una buona giornata, migliore di colui, che avesse tolto dal pranzo o dalla cena di una famiglia una vivanda avvelenata. Se quel congiunto od amico non ce ne saprà grado, non ci lascierà senza ricompensa quel Dio, che, avendo promesso di premiare chi porge al suo prossimo un bicchiere d'acqua fresca, ben farà in questo e nell'altro mondo sfoggio di sua bontà e misericordia a pro di colui , che tolse dal labbro del suo simile una tazza di veleno.
VI.
Ricordiamo poi a noi e ad altri le solenni proibizioni della Chiesa, emanate in proposito. Il Papa in più occasioni ha vietato sotto colpa grave di attendere o di prestare favore alle cattive letture; e noi siamo obbligati di obbedirgli. Di proibirci le letture perniciose la Chiesa ed il suo Capo hanno il diritto e il dovere. Al Papa Gesù Cristo comandò di pascolare i suoi agnelli e le sue pecore : Pasce agnos, pasce oves. Or siccome un buon pastore è tenuto ed ha il diritto di menare il proprio gregge a pascoli sani, ed allontanarlo dai pascoli nocivi e mortiferi, così egualmente il Sommo Pontefice, e con lui i Vescovi ed i Parrochi. E che? Non sarà concesso ai Capi della Chiesa, e pei bene delle anime, quello che è concesso ad ogni padre e ad ogni madre di famiglia, pel benessere corporale dei loro figliuoli? - La Chiesa sa che l'errore attecchisce ben più facile che la verità, sicché se un buon libro converte e salva un'anima, il libro malvagio ne perde cento; ella sa che ad appiccare il fuoco basta un tizzone acceso ed ogni mascalzone della strada può ben riuscirvi, ma molte braccia e molt'acqua vuolsi ad ispegnerlo, e spesso non si riesce. Bastò lo sciocco Erostrato ad incendiare il famoso tempio di Diana in Efeso, e ci vollero poi due secoli a rifabbricarlo a spese di tutta l' Asia; bastò il tizzone acceso di un soldato di Tito per distruggere il tempio di Gerusalemme, e niuna forza umana potè riuscire ad impedirne l'incendio. Basta un sol libro per contaminare l'indole più bella, a lasciare in mente una macchia, che sta lì sozza sino al sepolcro. La Chiesa, il Papa, i Vescovi sanno tutto questo, e meritamente ci vietano le cattive stampe. Ubbidiamo adunque per la nostra salute. - A nostro conforto rammentiamo il bell'esempio dato dai Cristiani di Efeso ai tempi di S. Paolo. Avendo udito dall'Apostolo che non dovevano più leggere libri perversi, essi obbedienti li portarono tutti ai suoi piedi, e ne fecero un gran falò in mezzo ad una pubblica piazza. Fatto poi il conto del valore dei libri bruciati si trovò che equivalevano a 70 mila lire. Quei Cristiani bruciarono i libri per obbedire alla Chiesa, e per non andare a bruciare essi medesimi nell'inferno.
Udiamo la parola del Santo Padre nella precitata sua Enciclica : « Conviene, egli dice, con tutta severità e rigore indurre il popolo a prendersene guardia al possibile, e a voler usare sempre scrupolosamente nelle cose da leggere il più prudente discernimento. » Chi poi non sa discernere e dubita se una lettura sia buona o cattiva, ne consulti prima o il Parroco, o il Confessore o qualche persona dotta e pia, e non si cimenti ad un pericolo, che potrebbe essergli fatale.
Mezzi positivi od armi offensive.
Questi mezzi sono certamente efficaci per combattere la mala stampa , ma non bastano: essi costituiscono , come si dice, le armi difensiva ; ma in una guerra, contro un esercito nemico occorrono eziandio le armi offensive, armi con cui offendere, ferire, debellare. Or le armi offensive sono la stampa buona, sono i libri, i periodici, i giornali diretti a combattere gli errori , le menzogne , le turpitudini della stampa cattiva. Gli scrittori , gli stampatori , i librai cattolici , che consacrano i loro talenti, la loro scienza, la loro azione a vergare, a pubblicare, a smerciare libri , periodici , giornali di buono spirito, sono i soldati della verità, che combattono in prima fila. A questi campioni di Dio e della Chiesa rivolge di tratto in tratto i suoi pensieri, i suoi consigli il nostro supremo Duce, il Vicario di Gesù Cristo ; e forse non v'ha scrittore cattolico, non v'ha periodico, non v'ha giornale di buona lega , che non abbia o dall'immortale Pio IX o dall' invitto suo Successore ricevute parole d'incoraggiamento e di conforto a proseguire costante nella nobile e gloriosa battaglia. Ma a che giova che scrittori, tipografi e librai ci diano dei buoni libri e degli onesti giornali , se poi questi non si leggono e non si diffondono , affinché siano letti ? Sarebbe come se in un arsenale si sudasse giorno e notte a preparare cannoni e fucili, polvere e palle, e intanto scoppiata la guerra non si distribuissero ai soldati , o questi non li adoperassero contro i nemici. A combattere dunque la mala stampa, a scemarne almeno i cattivi effetti, torna della massima importanza che i Cattolici si adoprino a diffondere la stampa buona ; e questo devono fare sia perchè gli scrittori, i tipografi e librai possano, col provento che ne ritraggono , continuare l' opera loro , sia perché quest' opera medesima produca tra il popolo il desiderato frutto di rigenerazione e di vita.
A questo proposito giova qui riprodurre le preziose parole della Enciclica, Etsi Nos, colle quali il Santo Padre Leone XIII raccomanda la buona stampa. - « Rileva assaissimo , dice il Vicario di Gesù Cristo, che si vada largamente diffondendo la buona stampa.... Si vuole contrapporre scritto a scritto, affinché lo stesso mezzo, che tanto può a rovina, sia rivolto a salute e beneficio dei mortali, e di là appunto vengano in pronto i rimedii, d'onde si procacciano micidiali veleni, » - Quindi dopo di aver accennate le cose, a cui devono avere in mira di promuovere gli scrittori cattolici , e definite le loro doti, il Sommo Pontefice s'indirizza a tutti i fedeli e prosegue così: « Tutti gli altri poi, che desiderano realmente di cuore che le cose sì sacre come civili siano da valenti scrittori efficacemente difese e fioriscano, cerchino di favorire in essi colla propria liberalità i frutti delle lettere e dell'ingegno ; e quanto più uno é dovizioso, tanto più colle sue facoltà e co' suoi averi li sostenga. Imperciocché a tali scrittori devesi ad ogni modo prestare una tal maniera di soccorso ; tolto il quale, o non avrà alcun successo la loro solerzia, o lo avrà incerto ed assai tenue. Nelle quali cose tutte, se ai nostri si presenta alcun che di disagio, osino con tutto ciò di affrontarlo , non avendo il cristiano niuna causa più giusta di andare incontro a molestie e fatiche che questa, di non sopportare che venga malmenata dagli empi la Religione. Ché certamente la Chiesa e generò ed allevò i figli non a condizione che, quando il tempo o la necessità lo richiedesse, ella non dovesse aspettarsi da loro alcun aiuto, ma perche ognuno alla propria tranquillità e ai privati interessi anteponesse la salute delle anime e la incolumità degli interessi religiosi. » Parole, di cui tutti dobbiamo fare tesoro.
Ciò posto, accenniamo alcuni mezzi positivi, od armi offensive, onde combattere la mala stampa e scemarne almeno le disastrose conseguenze.
I.
Anzi tutto persuadiamoci che sovente un buon libro od un giornale di spirito cristiano è l'unico mezzo per raddrizzare le più storte idee in fatto di Religione e di morale, e per ricondurre a retti pensieri e a santi affetti le menti ed i cuori più traviati ; onde a buon diritto si può dire che un buon libro é un ottimo amico, è un santo predicatore. Oggidì si vedono pur troppo molti cristiani che non si curano più di andare ad ascoltare la parola di Dio in Chiesa, a ciò indotti dalle cattive letture. Or come potrà pervenire a queste anime disgraziate la voce della verità e della giustizia , se non per mezzo della buona stampa? E di costoro non ne abbiamo noi forse nelle proprie famiglie? Non ne abbiamo tra i più cari conoscenti ed amici ? E non tenteremo noi la prova di salvarli ? E poi si sa che la voce eloquente di sant'Ambrogio non bastò per la conquista di Agostino, e fu d' uopo che questi leggesse. Fu un libro, che convertì sant'Ignazio di Lojola e trasse a Dio il beato Giovanni Colombini ; come pure furono i buoni libri, che aiutarono s. Teresa di Gesù a sciogliersi da ogni terreno impaccio, e a divenire una Serafina d'amore.
II.
Pertanto chi ha bisogno o brama di leggere giornali, si associ esclusivamente ai buoni. Se le sue finanze non gli permettono la intiera spesa dell'abbonamento, cerchi altre persone di sua conoscenza, che la dividano con lui.
III.
I Capi di amministrazione, gli industriali, gli uomini di negozi , tutti quelli che abbisognano di fare inserire qualche annunzio si servano dei giornali buoni, e non mai dei cattivi.
IV.
Gli esercenti caffè , alberghi o simili non introducano nei loro stabilimenti che i giornali di buono spirito.
V.
Trovandoci in viaggio , alle stazioni , alle bacheche , domandiamo sempre il giornale cattolico, e se non c'è non si compri l'altro. Il venditore, udendo or questo or quello a domandargli il giornale cattolico, sarà dal proprio interesse indotto a provvederselo, con vantaggio della buona stampa e della buona causa.
VI.
Dopo letto il buon giornale non distruggiamolo , ma facciamolo circolare gratuitamente ad altre persone, soprattutto nei luoghi di convegno, nelle botteghe, o nelle famiglie, dove sappiamo tornare utile a qualche individuo.
VII.
Oltre a ciò si aiutino i buoni giornali coll'encomiarli nelle conversazioni , e col raccomandarne l'associazione e la lettura ogni qualvolta se ne presenta l'opportunità.
E questo basti per quanto spetta ai giornali. Or veniamo ai buoni libri e soprattutto alle pubblicazioni periodiche.
VIII.
Riguardo ai libri , e specialmente alle pubblicazioni periodiche, ogni padre o madre di famiglia, ogni capo d'istituto o di comunità sappia mettere in serbo qualche moneta ciascun anno per abbonarsi a qualche associazione, onde avere di tratto in tratto in casa qualche buon libretto da leggere e da far leggere ai suoi soggetti. Questa lettura bandirà facilmente le letture di libri pericolosi, somministrerà utili cognizioni, rassoderà nella fede, infiammerà alla virtù, rendendo i membri della famiglia ognor più forti contro gli eventuali assalti dei nemici di Dio e della Religione.
IX.
I signori e le signore , e quelli tutti che non sono scarsi di facoltà ed averi , si mostrino colla buona stampa più generosi ; non si contentino di comperare qualche libretto per sè e per la famiglia ; ma pensino eziandio al loro prossimo. Quindi si associno per più copie ad una stessa pubblicazione di buoni libri, oppure per una copia a parecchie pubblicazioni, a fine d'incoraggiarle tutte , o se meglio loro aggrada si provvedano di quando in quando, lungo l'anno, di una buona quantità di opuscoletti , e poi, sì quelli come questi li diffondano tra il popolo , or imprestandoli, or regalandoli a chi più ne abbisogna; soprattutto alle scuole, ai catechismi , agli Oratorii festivi, agli operai e via dicendo.
X.
Chi ha qualche influenza introduca nei ritrovi, nelle conversazioni , nelle veglie invernali la bella abitudine di fare ad alta voce la lettura di un libro ameno ed istruttivo ; la introduca almeno nei giorni festivi in seno alla propria famiglia.
Più altri suggerimenti vi sarebbero ancora a dare, specialmente per la fondazione delle biblioteche circolanti. Ma di questo un'altra volta.
Conclusione.
Noi non crediamo di meglio terminare questo articolo che colle parole commoventi , onde il fu Can. Giovanni Battista Giordano poneva fine ad una predica sull'abuso della stampa e suoi danni. « Fratelli miei, io finisco, diceva il valoroso oratore Torinese a più migliaia di uditori, commossi come lui sino alle lagrime. Ho versato il mio cuore: questo cuore grondava lagrime di dolore ; per questo ho rifiutato ogni vezzo, e la mia parola uscì rozza e squallida e derelitta, quale si conviene ad un uomo che non cerca di piacere, ma di salvare chi lo ascolta. Deh ! vi commova il mio zelo e la trepida sollecitudine, che io sento pel vostro bene; non leggete malvage cose ed indegne. Padri , toglietele a' figli ; giova dare a Dio questa gloria, agli Angeli questa gioia , a' miei sudori questa mercede ; ritirate, struggete, immolate a Dio quest'olocausto. Alfine, o cari, ho trattato una causa più vostra che mia : io son solo, non ho famiglia , nè figli , e un pane per isfamarmi lo avrò pur sempre : ma voi, voi aspettano i costumi dei figli, la fedeltà della sposa, .e le sociali rovine daran pensiero all'avvenire della vecchiaia. Pensateci ; chi invece di pensarci se ne ride, questi ha già sugli occhi la benda della vittima. »
Avendo di sopra raccomandata la diffusione della buona stampa noi, come a compimento dell'opera, ricordiamo ai Cooperatori ed alle Cooperatrici l'Associazione alle Letture Cattoliche, che da 30 anni si pubblicano in Torino per cura di D. Bosco. Esce ogni mese un fascicolo di 100 e più pagine ; e l'abbonamento non costa che L. 2,25 all'anno, comprese le spese di posta.
Nel prossimo anno 1883 si compiono appunto sei lustri, dacchè ebbe principio questa periodica pubblicazione ; e il caso vuole che nei primi mesi ricomparisca un' operetta , uscita appunto trent'anni sono sotto il titolo di Cattolico Istruito.
Fu quest'operetta, che meritò a D. Bosco le ire dei nemici di Dio e della sua Chiesa , sino al punto che attentarono più volte alla sua vita per farlo desistere da quella pubblicazione, come venne narrato nella Storia dell'Oratorio.
L'opera verrà in luce col titolo: Il Cattolico nel secolo. Per la sua materia e pel modo, con cui questa viene trattata , il libro riesce oggidì di massima utilità. Persona che lo prese ad esame di questi giorni ebbe a dire che un Cattolico che lo legga concepirà sì alta stima e sì forte amore alla sua Religione , e si rassoderà siffattamente nella fede, che niuno errore, niuno assalto varrà a scuoterlo più mai ; ed un eretico, un scismatico, ed anche un ebreo di buon conto, leggendolo, prenderà in tale spregio la sua setta, che l'abbandonerebbe senza dubbio per farsi Cattolico.
Vogliano dunque i Cooperatori e le Cooperatrici rinnovare o prendere l'Associazione a queste Letture Cattoliche ; anzi abbiano la bontà di farle conoscere ad altri eziandio, e promuoverne l'abbonamento con tutto lo zelo, di cui sono capaci. Così facendo essi aiuteranno efficacemente la buona stampa , alla quale i Salesiani consacrano le loro sollecitudini per vantaggio della Religione e della società, ed a salute eterna delle anime. Di una tale pubblicazione l'immortale Pontefice Pio IX scriveva : Nulla vi ha di più utile, nulla di più eccellente per promuovere ed infiammare la pietà del popolo ; e dava ordine che venisse raccomandata e diffusa in tutto lo Stato Pontificio.
NB. Alle famiglie che hanno giovani alle scuole, ai Direttori di collegi ed ai Presidi dei licei , ricordiamo in pari tempo l' altra nostra pubblicazione, che é la Biblioteca della gioventù italiana. L'Associazione costa 6 lire all'anno, e si dispensano dodici volumi , uno per ogni mese , delle migliori opere in prosa o in poesia dei classici italiani, purgati da ogni macchia. A proposito di questa pubblicazione il celebre Pietro Fanfani scriveva : « Non si può avere a più buon mercato una biblioteca di tal genere ; e raramente si vedono i classici pubblicati con tanta diligenza e perizia. » Indirizzo : Al Direttore della Libreria Salesiana, Via Cottolengo, n° 32 - Torino.
Presentiamo qui ai nostri lettori la seguente lettera di un antico allievo del nostro Oratorio , oggidì impiegato in Francia.
Callian, 11 settembre 1882. M. Rev. SIGNOR D. RUA,
Anzitutto ringrazio infinitamente Lei ed il signor D. Angelo Lago, della loro affezionatissima lettera del 17 agosto scorso, che mi arrecò molta consolazione. Dunque grazie e grazie molte.
Abbiamo recitate in famiglia le preghiere prescritteci, e grazie a Gesù nel SS. Sacramento, alla Beata Vergine Ausiliatrice, alle potenti preghiere del nostro sempre amatissimo Padre D. Bosco, ed a quelle di voi altri tutti, siamo stati consolati. La mia cara consorte ha preso a migliorare ed ha potuto andare alla Messa il bel giorno della Natività di Maria Santissima. Ecco perciò una piccola offerta in ringraziamento, che Ella impiegherà secondo il suo buon volere.
Una volta Don Bosco mi scriveva in Savoia
Conservati nel santo timor di Dio, amami sempre nel Signore, e se, in qualche cosa ti potrò servire , mi troverai sempre affezionatissima amico.
Ed io l'ho sempre amato il carissimo D. Bosco; non ho mai dimenticato l'Oratorio, nè i miei cari compagni, e ricordo tuttora con gioia le canzoncine del tempo che fu.
Mille volte benedetto
Sia il nostro Padre eletto, Nostra gioia e nostro amor. Ah ! Ah ! per te,
Cui sostegno il Ciel ne diè, Cresceremo alle virtudi, Diligenti negli studi Ed assidui nel lavor.
Se vicino a noi t'assidi Amoroso a noi sorridi.
Noi siam figli del tuo amor. Ah! Ah! per te Sotto le ali della fe' Questa schiera insieme unita Passerà gioconda vita Nei contenti del Signor.
Di vivo giubilo Tutti esultanti Da noi si canti Inno d'amor
Pel nostro amabile Caro Pastor.
Viva Don Bosco,
Che ci conduce Sempre alla luce Della virtù,
Che in lui men lucida Giammai non fu.
Addio, Sig. D. Rua, addio a tutti i miei cari compagni ed amici. Preghino tanto per me, per mia moglie , per i miei figli ; e a rivederci un giorno nella patria dei Beati.
Mi creda sempre
suo affmO
COMBA ANTONIO.
Con nostro rincrescimento noi non possiamo dare sul Bollettino la bibliografia di tutti i libri, che molti cortesi Cooperatori ed altre persone ci mandano in dono, come sarebbe loro e pur nostro desiderio. A mala pena lo spazio ci permette di annunziare le opere stampate e vendute presso di noi.
Tuttavia la prossima festa di Maria Immacolata ci suggerisce di fare per questa volta un'eccezione a pro di un'opera, ricevuta poc'anzi dalla città di Marsala , col titolo : La Vergine delle Vergini, ossia la perpetua verginità di Maria, lavoro pregevolissimo del Sacerdote D. Giuseppe Maria Galfano, Canonico in quella città.
Ad onore di Maria Immacolata, siamo lieti di poter asserire che il libro è siccome un arsenale, ove il pio e dotto autore ha raccolto tutte le armi necessarie a combattere trionfalmente i nemici della perpetua verginità della gran Madre di Dio ; nemici che sono molti anche oggidì, tra cui si annoverano quegli stessi Protestanti, i quali pur si vantano di credere al Vangelo di Gesù Cristo.
Il Canonico Galfano tratta il suo argomento con molta diligenza, dottrina ed affetto ; onde l'opera sua arricchita da proprii pensieri, da verità lucide e grandi, da robusti ragionamenti, tolti dalla Sacra Scrittura, dai santi Padri e da forti ed eloquenti scrittori cattolici antichi e moderni, offre un tesoro d'idee e di dottrine, che dovrebb'essere in mano tanto agli ecclesiastici che ai secolari; per gli ecclesiastici come argomento predicabile ed apologetico, per tutti come un sacro e consolante oggetto di pietà filiale verso Maria.
Leggendo la bell'opera ci sovviene di aver trovato che il pio scrittore paragona i santi Padri ad un coro di Angeli, che in sulla terra gareggino a congiungere le proprie voci al coro dei Beati, per cantare lodi perenni alla Vergine delle Vergini. D' ora innanzi tra questi Angeli terrestri si potrà annoverare anche il Canonico Galfano di Marsala, sì bello è l'inno che ancor egli compose a Maria Immacolata.
Facciamo voti che l' opera sua si diffonda non solo per tutta la Sicilia, ma per tutta Italia, e che non vi sia biblioteca, la quale non se ne adorni. Si vende presso l'autore al prezzo di L. 6.
NB. Un altro bel libro riceviamo in questo momento, scritto ad onor di Maria dalla peritissima penna del Padre Raffaele Ballerini della Compagnia di Gesù e di Monsignor L,C. Angeloni , Canonico penitenziere in Velletri. E la storia del Santuario della Beatissima Vergine delle Grazie, che si venera nella Basilica Cattedrale di quella divota città. La lettura di quest'opera è ben acconcia ad inspirare nei fedeli divozione e fiducia verso Maria SS., non senza ragione appellata dalla Chiesa, Mater gratiae.
Velletri - Tipografia Busnengo, 1882.
Lo Sposo celeste chiamò a sé una delle Figlie di Maria Ausiliatrice, nella nostra casa di Bronte in Sicilia. Colla sua carità, col suo zelo ed amorevolezza verso le allieve ella aveva suscitato un grande entusiasmo nel Reclusorio Carcaci in Catania , nel Conservatorio di Trecastagni, e finalmente nel Collegio di Maria in Bronte. Caduta malata sofferse con mirabile rassegnazione le sue pene , e vide appressarsi il giorno di sua morte colla gioia di una sposa, che mira vicino il dì delle sue nozze. Veniva chiamata a presentarsi a Dio nella festa della Presentazione di Maria. Vergine al tempio, circostanza soavissima per una Suora di Maria Ausiliatrice di soli 26 anni. A comune edificazione pubblichiamo la seguente lettera, che ci dà l' annunzio di sua morte e de' suoi funerali, a cui presero parte ben 10 mila persone in segno di stima e di venerazione.
Bronte, 22 novembre 1882.
MIO CAriss.mo D. CAGLIERO,
Coll'animo vivamente commosso le comunico la dolorosa notizia della morte di Suor Rita Cevenini, avvenuta ieri mattina verso le sette. La vigilia della festa della Presentazione vedendosi più aggravata mi richiese di esser confessata e munita del SS. Viatico e dell'Olio Santo, quali io le amministrai nel pomeriggio di quell'istesso giorno, ed essa ricevette con un' angelica compostezza e con santa ilarità. La dimane , giorno sacro alla Presentazione della Vergine SS., dopo recitate le ultime preci dei moribondi placidamente consegnava l'anima sua al divino suo Sposo.
Ieri appunto era il giorno designato per la premiazione delle alunne, e, trovandosi fatto l'invito di molte persone, dovette tenersi celata la di lei dipartita sin anco alle Suore del Collegio, meno della Madre e di altre due, che trovavansi presenti. Stamattina il cadavere fu trasportato dalla chiesa dei Cappuccini a quella del Rosario in associazione di tutto il Revm° Clero. Si cantò l'ufficio dei morti e la solenne messa da Requiem e la benedizione al tumulo. Il concorso di tutta la cittadinanza fu indescrivibile in tutto il tempo della sacra funzione. Alle 3 pom. si fissò il trasporto del cadavere al Camposanto , e , cosa inaspettata! tutto il popolo fu dietro alla porta della chiesa, e tutti domandavano di volere anche un'altra volta vedere quella sacra spoglia, che lungi dall'ispirare orrore, infondeva amore e venerazione. Si aprirono le porte e tutto il popolo, che ingombrava la vasta piazza, si riversò dentro la chiesa attorno al cadavere, il quale non mandava alcun cattivo odore e non era per nulla contraffatto.
Indi accompagnato da tutto il Clero , da gran parte dei notabili della città, dalla banda musicale e da immenso popolo, fu accompagnato sino al Camposanto, che dista più di un miglio dal paese.
Anche le maestre esterne colle loro allieve vestite di bianco e con velo di lutto vollero accompagnare il cadavere. Arrivato al Camposanto Padre Felice disse poche parole, che mossero fino alle lagrime noi tutti. Lo spettacolo fu tale che Bronte non ricorda il consimile
Sia gloria a Dio che, nell'aver chiamato a sé questa santa Figlia di Maria Ausiliatrice, ha voluto mostrare quanta stima i Brontesi facciano delle Religiose di D. Bosco, e quanto affetto abbiano alle loro opere di santificazione.
Mi benedica nel Signore e mi abbia presente nel divin Sacrifizio, mentre ìo colla solita stima e col più profondo rispetto me le ripeto
Di V. Sig. Rev.ma
Umil.mo dev.mo servo in G. C.
Sac. GIUSEPPE Di BELLA
Vic. For.
Il 7 corrente, vigilia della festa della Immacolata Concezione di Maria Vergine, sarà in Torino consacrata a Dio una nuova Chiesa ; la Chiesa parrocchiale di Borgo Dora , innalzata ad onore del Patriarca S. Gioachino, padre fortunatissimo della Gran Madre di Dio.
E questa la terza Chiesa , che in quest' anno viene aperta al divin culto nella città del SS. Sacramento ; è questa la terza volta che il popolo Torinese porge splendido spettacolo di viva fede, ed inalterabile attaccamento alla Religione cattolica ; è questo un nuovo ed eloquente argomento a provare che indarno i nemici di Dio si arrabattano ad allontanare da Gesù Cristo e dalla sua Chiesa quel divotissimo popolo.
Non possiamo dare ragguaglio delle feste, perchè mentre scriviamo sono ancora da celebrarsi; ma tutto lascia sperare che non saranno meno imponenti di quelle celebrate nelle Chiese di San Secondo e di S. Giovanni Evangelista.
La Chiesa di S. Gioachino per vastità, per architettura, per ricchezza di marmi è uno dei sacri monumenti più maestosi, che sorgano oggidi in Torino. D'ora innanzi niuno potrà emettere un adequato giudizio intorno alle Chiese, che adornano questa città, senza aver prima visitata quella del Santo Patriarca.
Noi vorremmo qui segnalare più cose a lode dell'esimio Conte Carlo Ceppi, che ne diede il disegno, e ne curò la esecuzione da abile ed appassionato artista ; ma siamo costretti a lasciare ad altri questo compito. Non dobbiamo tuttavia passare sotto silenzio che dopo Dio il merito principale di opera sì bella va attribuito allo zelante Sacerdote D. Giovanni Cairola, Curato di Borgo Dora, il quale non solamente vi profuse tutto il suo patrimonio , ma con una sollecitudine superiore ad ogni elogio seppe muovere la carità de' suoi parrocchiani e de' suoi concittadini a prestargli la mano nell'ardua impresa , da riuscirvi felicemente contro ostacoli che parevano insuperabili, e contro ogni umana speranza. Dio solo conosce i sacrifizi, le angustie, le pene , le fatiche del degno Curato, ed Egli solo può dargliene il meritato guiderdone.
Il nostro Oratorio di San Francesco di Sales, trovandosi nel distretto della mentovata parrocchia, non solo condivide la gioia di sì fausto avvenimento, ma è lieto di poter prestare la debole opera sua alla celebrazione delle solennissime feste.
Pertanto i nostri giovanetti vi eseguiranno la musica nelle sacre funzioni dei tre giorni solenni ; anzi nella festa di Maria Immacolata, non potendo dividere i nostri cantanti in più cori, ommetteremo la musica nella nostra Chiesa di S. Giovanni Evangelista e in quella stessa di Maria Ausiliatrice, per non privarne la nuova Chiesa di S. Gioachino.
Abbiamo la più grande fiducia di fare con ciò stesso una cosa gradita a Dio, trattandosi di onorare vie maggiormente il Santo Genitore di Colei, che è la Delizia degli Angeli, l'Amore dei Santi, la Speranza nostra dolcissima.
Una benemerita e caritatevole nostra Cooperatrice di Venezia , la signora Elisabetta Astori , desiderando di consacrare le sue sostanze a benefizio della povera gioventù, c'impegnò anni sono a darle parola di prendere la direzione di una colonia agricola nel paese di Mogliano Veneto. A questo fine ella con una generosità degna di eterna ricordanza ci fece fabbricare a tutte sue spese una casa capace di 100 giovanetti, regalò un buon tratto di terreno da coltivare, onde avviare i giovani all'arte dell'agricoltura, e si adoperò con ammirabile zelo, affinchè noi nei andassimo al possesso e dessimo principio ali opera. Noi liberammo testè la nostra parola, soddisfacendo al desiderio della pia signora. La nuova Casa Salesiana fu inaugurata il 18 dello scorso novembre. Riserbandoci di parlarne più in lungo, pubblichiamo per ora la seguente lettera, che ci dà notizia dell'arrivo colà del personale dirigente, e della benevola accoglienza, che gli venne fatta.
Mogliano Veneto, 19 novembre 1882.
CARISSm° SIG. D. RUA,
Ieri mattina circa alle ore 5 siamo giunti sani e salvi alla stazione di Mestre, donde le vetture della signora Elisabetta ci portarono alla parrocchia di Mogliano. Ivi abbiamo celebrata la santa Messa ; poscia D. Ebenkofler ed il carissimo sig. Arciprete ci condussero in Canonica , e ci trattarono con grande benevolenza e cordialità.
Dalla Canonica ci recammo alla nostra Colonia. Passando pel paese fumino testimonii del giubilo, che provavano i buoni Moglianesi nel vederci entrare nella Casa, che è per essi e pei figli loro di ben liete speranze.
Il novello Direttore, D. Mosè Veronesi , trovò la Casa senza mobiglia , è vero , ma fu contento nondimeno per averla veduta fabbricata nel modo più acconcio e da servire pienamente allo scopo; lo riempì soprattutto di gioia la graziosa Cappella dedicata a Maria Ausiliatrice, che gli parve un gioiello.
La signora Elisabetta, il sig. Ingegnere Saccardo, il sig. Forlaneto ed altri rispettabili signori fecero ai Salesiani le più cordiali congratulazioni, e alla nuova Colonia i più felici augurii.
In quel giorno memorando la benemerita signora Astori ci volle a pranzo presso di sé, e quindi ci mandò a prendere colle sue vetture, e ci fece menare alla sua villeggiatura di Marocco, dove ci trattò con bontà di madre. Colà trovossi altresì l'egregio sig. Dott. Ingegnere Pietro Saccardo, al quale non tralasciai di fare i più vivi ringraziamenti per la diligenza somma, pel disinteresse e per la carità commendevolissima , onde tracciò il disegno della Casa e ne accudì la perfetta esecuzione.
Ora la Casa c' è ; c' è il nido , per così dire ; speriamo che verranno ad occuparlo anche gli uccelli , cioè i giovanetti. Siccome a questi non basta il nido , ma occorre eziandio il necessario cibo per mantenerli, così noi andremo accettandone di mano in mano che la beneficenza di caritatevoli persone ci somministrerà i mezzi, onde non abbiano a patir di fame.
Gradisca i miei saluti, e quelli di D. Veronesi, di D. Bozzo e degli altri tutti, estensivi al nostro comun Padre, D. Bosco ; al quale favorisca di dire ancora che la signora Astori, il signor Saccardo, D. Ebenkofler e Forlaneto lo riveriscono per mezzo mio con pienezza di stima e di venerazione.
In quanto a me non so per anco quando potrò essere di ritorno a Torino. Spero sul principio della novena di Maria Immacolata , o nel corso della medesima.
Preghi intanto per me e mi creda nel Signore
Suo aff.mo
SaC. ANTONIO SALA.
D. Bosco ed i Salesiani, memori della benevolenza e carità, che molti Cooperatori e molte Cooperatrici dimostrarono ad essi ed ai poveri giovanetti raccolti nelle Case Salesiane, prendono con giubilo questa propizia occasione per augurare a tutti i loro Benefattori e alle loro Benefattrici liete le prossime Feste Natalizie, un buon fine e capo d'anno, con ogni felicità temporale ed eterna.
Affinché il Bollettino non oltrepassi il peso di 40 grammi, entro cui deve rimanere per non accrescere la spesa di posta, siamo costretti a rimandare ad un altro numero parecchie materie. Fra queste vi ha la relazione degli otto giorni della dedicazione della Chiesa di S. Giovanni Evangelista, la storia dell' Oratorio di S. Francesco di Sales , la continuazione della biografia del compianto D. Carlo Cays conte di Giletta e di Casellette, e l'elenco dei Cooperatori e delle Cooperatrici chiamati all'altra vita nel corso dello spirante anno.
Per concessione pontificia in data dei 9 di maggio 1876 ogni Cooperatore ed ogni Cooperatrice può guadagnare tutte le indulgenze dei Terziarii di S. Francesco di Assisi, tanto plenarie quanto parziali.
Fra le altre può acquistare Indulgenza plenaria una volta al giorno, da applicarsi alle anime del Purgatorio, recitando la terza parte del Rosario di Maria Vergine avanti al SS. Sacramento, e non potendo avanti al divin Sacramento, recitandola innanzi al Crocefisso.
Indulgenza plenaria ogni volta che si accosta alla santa Comunione.
Può altresì lucrare moltissime Indulgenze plenarie nel corso del giorno mediante la recita di sei Pater, Ave e Gloria, secondo la mente del Sommo Pontefice. E queste Indulgenze applicabili alle anime purganti, le può acquistare toties quoties, ossia tutte le volte che recita i suddetti Pater, Ave e Gloria in qualunque luogo senza bisogno di Confessione e Comunione purché sia in grazia di Dio.
Oltre a queste, un'altra Plenaria ne può guadagnare ogni domenica , e nei giorni qui sotto notati, purché confessato negli otto giorni, e comunicato visiti una qualche chiesa , pregandovi secondo l'intenzione del Sommo Pontefice.
1 Circoncisione di N. S. G. C.
6 Epifania.
14 Festa del SS. Nome di Gesù. 18 Cattedra di S. Pietro in Roma. 23 Sposalizio della Beata Vergine. 25 Conversione di S. Paolo. 29 S. Francesco di Sales.
In questo giorno l'indulgenza plenaria si può lucrare da tutti i fedeli cristiani, purché confessati e comunicati visitino una Chiesa o pubblico Oratorio della Congregazione Salesiana.
Gennaio.
Il Sac. Gio. Bosco a'suoi Cooperatori e sue Cooperatrici 1 Conferenza dei Cooperatori in Torino e partenza di nuovi Missionari per l'America . . » 5 Benedizione del Santo Padre ai suddetti Missionari . . » 7 La conferenza e la festa di S. Francesco di Sales » ivi Lettera della Patagonia » ivi Una Casa Salesiana nella città di Faenza » 8 Solenne Benedizione delle campane per la Chiesa di San Giovanni Evangelista in Torino . » 9 L' innocenza vendicata . . . . » 10 Un libro vendibile a Roma a vantaggio della Chiesa del Sacro Cuore di Gesù . » ivi Storia dell'Oratorio di S. Francesco di Sales » I l D. Gaudenzio . . . » 14 La visita dei Pellegrini Francesi all' Oratorio di S. Francesco di Sales in Torino » 17 Una gradita visita d'illustri Americani . » 20 L'indice del Bollettino » ivi
Febbraio.
Mons. Antonio Espinoza nell'Oratorio di S. Francesco di Sales . » 21 Lettera dell'Arcivescovo di Buenos Aires a Don Gio. Bosco » 23 Il nuovo Vescovo di Montevideo . . » ivi Il IV anniversario della elezione di Leone XIII » 24 I naviganti Missionari Salesiani ai loro confratelli » 25 Partenza di Missionari da Milano . » 27 Offerte per la Chiesa del Sacro Cuore di Gesù in Roma 28 La Sacra Congregazione dell' indice e i libri proibiti e i libri dimessi . 29 Storia dell'Oratorio di S. Francesco di Sales » 30 Le case maledette, ossia i teatri . . . . » 34 Necrologia 36 Cooperatori e Cooperatrici defunti nell'anno 1881 » ivi Conversioni al Cattolicismo » 40 Bibliografia » ivi
Marzo.
Relazione sulla festa di. S. Francesco di Sales e sulle conferenze dei Cooperatori . . . . » 41 D. Bosco a Tolosa . . » ivi Lavori compiutisi nella Chiesa del Sacro Cuore fino all' ultimo passato Dicembre » 43 Per la prossima apertura della Chiesa di S. Giovanni Evangelista » 45 Premiazione pel Catechismo a Roma . . » ivi - Una festa nell' Oratorio di S. Croce a Lucca » 46 Scuole gratuite in Montevideo dirette dai Salesiani » ivi Giubileo Parrocchiale . 47 La Chiesa del Sacro Cuore e la diocesi di Trento » 48 Suor Maria Mazzarello . . . » 50 Storia dell'Oratorio di S. Francesco di Sales » 52 Una disgrazia 54 Società apostolica istruttiva » 55 La povertà ricca d' opere generose . . » ivi Disegno della Chiesa del Sacro Cuore » 56
Aprile.
La parola del Papa e come ascoltarla . » 57 Enciclica di Leone XIII agli Arcivescovi , Vescovi ed altri Ordinariaì d'Italia . . » 59 Grazia di Maria SS. Ausiliatrice . . » 64 Il mese di Maria e pratiche per ben celebrarlo » 65 Il mese di Maria Ausiliatrice nel suo santuario in Torino » ivi Lettera Patagonica . » 66 Arrivo dei Missionari Salesiani in America » 67 Il Santo Padre Leone XIII e i Salesiani della Spezia » 69 Prima conferenza dei Cooperatori in Genova » 70 La Patagonia e le terre australi del Continente americano . . . . » 73 L'educazione dell'operaio per mezzo della buona stampa , » 75
Maggio.
La prossima novena e festa di Maria Ausiliatrice » 75 Motivi di fiducia in Maria aiuto dei Cristiani » 79 La conferenza dei Cooperatori in occasione della festa di Maria Ausiliatrice . . . . » 79 Conferenza dei Cooperatori in Lucca . » 80 Un'eccezione alla regola e la politica dei Salesiani . . . » 82 Un nobile esempio ai figli ed ai padri . . » 84 Un po' di storia sulla Chiesa di S. Secondo in Torino » 85 Un' Accademia letteraria nel Collegio di Valsalice in Torino . . . » 86 Storia dell'Oratorio di S. Francesco di Sales » 87 Il Nuntius Romnanus . . . » 91 Morte di Benefattori e Benefattrici. . . » ivi
Giugno.
Festa di Maria Ausiliatrice in Torino e sue particolarità . . . » 93 La festa di Maria Ausiliatrice in Genova . » 98 Conferenza dei Cooperatori in Roma e discorso dell'Eminentissimo Cardinale Alimonda . » 99 Altre Conferenze » 101 Lettera dell' Uruguay . » 102 Il Vescovo di Cartagena nell'Oratorio Salesiano » ivi Disegno della Chiesa ed Ospizio di S. Giovanni e della statua di Pio IX . . » 103 Risposte della Sacra Congregazione dei riti e la nostra Chiesa di San Giovanni . . . . » 104 Domanda e risposta » ivi Suor Maria Mazzarello . . . . » 105 Ricordo di Giubileo Parrocchiale . . . . » 107 Casi che non son casi . . . . » 108 Conferenza dei Cooperatori a Vicenza . . » ivi
Luglio.
Risposta ad una cortese osservazione sull' obbligo e misura della elemosina . pag. 110 Grazie di Maria Ausiliatrice nel mese di giugno » 116 Esercizi spirituali per le signore in Nizza Monferrato . . . . » ivi Domande per nuove missioni nella terra Argentina » ivi Notizie della Patagonia . . . . » 117 Annunzio di un viaggio al Brasile . . » 118 Notizie sull' Oratorio di Maria Immacolata e conferenza dei Cooperatori in Firenze . » 119 La festa di S. Luigi ed un Giubileo Episcopale » 121 La festa onomastica di D. Bosco . . » 122 Una grave perdita, ossia la morte di Vincenzo Provera » 123 D. Gaudenzio . . . . . . » 124 Una grazia del Sacro Cuore di Gesù . . . » 128
Agosto.
Nel giorno onomastico di Sua Santità Papa Leone XIII . . . . » 129 Una madre ed un figlio che pregano pel Papa » 130 Grazie ottenute per intercessione di Maria Ausiliatrice » 131 Lettera Brasiliana . . . » 132 Notizie sugli organi in generale e collaudazione dell'organo della Chiesa di S. Giovanni Evangelista in Torino . . . . » 135 Verbale del collocamento della statua di Pio IX nella Chiesa di S. Giovanni Evangelista . » 139 Notizie varie » 140
Settembre.
I Salesiani chiamati al Parà e appello ai cuori generosi » 141 Grazia di Maria Ausiliatrice . . . » 143 Pietà e studio . . » 144 Esami annuali nei Collegi Salesiani e lettera di un padre riconoscente » 145 Accademia in onore del Sacro Cuore di Gesù nel Collegio di Alassio . » ivi Collegi Salesiani raccomandati ai Cooperatori e alle Cooperatrici » 146 La Rosa del Carmelo . » 147 Giocondo spettacolo di amor figliale e di bontà paterna » 149 Visita pastorale a S. Benigno Canavese . » 151 Morte di una novella Tabita . » 152 Collocamento della prima pietra angolare della Cappella di Maria SS. Ausiliatrice in Almagro (Buenos Aires) » 153 Risposta ad un professore » 154 Esito degli Esercizi spirituali a Nizza Monferrato » 150 Pel VII centenario di S. Francesco d'Assisi » 156
Ottobre.
Dionigi il tiranno e i maestri irreligiosi . pag. 157 Lugubre fatto recente . » 158 L'Arcivescovo di Napoli e le scuole elementari » 159 La Rosa del Carmelo nelle mani del S. Padre » 160 La Rosa del Carmelo e l'Unità Cattolica . » 161 Un regalo appropriato per la prossima festa di Santa Teresa . . » 162 L' Apostolo S. Giovanni e ra Chiesa primitiva » ivi La Chiesa di S. Giovanni Evangelista descritta dall' Ingegnere Alberto Buffa . . . . » 163 Le inondazh ni . . . » ivi Il LXVII natalizio di Don Bosco e un brindisi del Prof. Vincenzo Lanfranchi . . . . » 164 Lettera Americana . . . . » 165 Storia dell'Oratorio di S. Francesco di Sales » 166 Bibliografia » 172
Novembre.
Consacrazione della Chiesa di S. Giovanni Evangelista in Torino . . » 173 Il Conte Carlo Reviglio della Veneria . . » 176 Il Conte D. Carlo Cays di Giletta » ivi Apertura di un Collegio Convitto per fanciulle di civile condizione . . » 179 Storia dell'Oratorio di S. Francesco di Sales » ivi Il Collegio Valsalice agli inondati di Verona » 182 Collaudazione di organo . . . » 183 Un Vescovo Cinese nell'Oratorio di S. Francesco di Sales . » ivi Conferenza religiosa in Torino sulla missione cattolica dell'Ho-nan in Cina . » 184 Solennità del Catechismo nella Parrocchia del Sacro Cuore a Roma » 185 Distribuzione dei premi nell'Oratorio di S. Croce in Lucca » ivi Oratorii festivi » 186 I Pellegrini francesi in Torino » 188
Dicembre.
I Terziarii di S. Francesco d'Assisi e i Cooperatori Salesiani » 189 La immagine di San Francesco di Sales . » 192 La cattiva stampa e mezzi per combatterla. » 194 Grazia di Maria Ausiliatrice e grati ricordi di un antico allievo dell' Oratorio. . . . » 199 La Vergine delle Vergini . . . » ivi La prima Suora di Maria Ausiliatrice morta in Sicilia » 200 Consecrazione della Chiesa di S. Gioachino nella città di Torino » 201 Colonia Agricola in Mogliano Veneto . . » ivi Augurii di felicità » 202 Per un altro numero » ivi