BS 1920s|1921|Bollettino Salesiano Settembre 1921

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO MENSILE DEI COOPERATORI DI DON BOSCO

ANNO XLV - N. 9   SETTEMBRE 1921

SOMMARIO

Bravi, giovani!... avanti!

I Cooperatori Salesiani e la loro azione nelle parrocchie. "Perchè io ammiro e venero D. Bosco".

I° Convegno dei Cooperatori della Valtellina: Le deliberazioni: I) Per la diffusione e l'organizzazione della Pia Unione: II) L'azione salesiana nella Valtellina. In onore di Savio Domenico.

L'Opera di Don Bosco a La Plata. Preghiamo per i Missionari.

La Preghiera dei Santo Padre per la pacificazione degli animi in Italia.

Nuovo campo d'azione affidato ai Salesiani.

Tra le rovine della Mecca Peruana.

Una visita ai distretti del Vicariato di Shiu-Chow (Relazione di Mons. Luigi Versiglia) --- I) Nel distretto di Yan Fa.

Non bastano i Missionari!

Culto di Maria SS. Ausiliatrice. - Per il 24 corrente - Echi delle Feste titolari - Grazie e favori.

Note e Corrispondenze: - Un insigne benefattore - A benefizio delle Missioni - Notizie varie: In Italia:

Roma - Ravenna - Genzano di Roma -- All'Estero: Ensford - Alessandria - Gerusalemme - Generai Piràn. Necrologio e Cooperatori defunti.

REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE - VIA COTTOLENGO. 32 - TORINO

Bravi, giovani!... avanti!

Con alta soddisfazione cristiana salutiamo le migliaia di giovani che in questi giorni, dal 3 al 10 settembre, convenuti da ogni terra d'Italia e dell' Estero, allietano con la loro gentile gaiezza e con festosi cortei le vie di Roma, e con la loro fede e pietà rendono ancor più sacri i luoghi venerandi della Metropoli del Cattolicismo.

Noi che abbiam veduto l'anima dei 10.ooo giovani della città e dell'archidiocesi di Torino, adunati il re giugno attorno al Monumento di Don Bosco, possiamo comprendere di quali fiamme avvampi il petto della Gioventù Cattolica, raccolta in questi giorni a Roma attorno il Vicario di Gesù Cristo!

A uno spettacolo nuovo, grandioso, significante, di cui vorremmo che fossero spettatori tutti gli amanti della gioventù e quelli che la dovrebbero amare: - quelli cioè, che posti dalla Provvidenza in doviziosa posizione devono cooperare efficacemente allo sviluppo dell'apostolato giovanile - quelli che lavorano silenziosamente in mezzo ai giovani nelle città e nelle umili borgate quelli che talora s'accasciano, se non vedono, d'un tratto, spuntar i fiori e maturar i frutti - quelli altresì, che per inerzia o amore di tranquillità se ne sono stati fino ad oggi inoperosi, paghi, a ogni istante, a levar lamentele sulla tristezza e malvagità dei tempi.

Osservate! Lo spettacolo odierno è più solenne ed espressivo di quelli che diedero Milano, Torino, Firenze, Genova, Bologna e altre grandi città d'Italia.

Un tempo erano i vecchi e gli adulti, che negli anni del Giubileo e in altre date solenni per la cristianità, a schiere pellegrinavano a Roma, riportandone insigni tesori spirituali per le loro anime e nuova lena per la causa della Religione nelle loro Patrie più lontane!

Oggi sono i giovani, i giovani d'Italia e di tutto il mondo, che a commemorare solennemente il cinquantenario della Società della Gioventù Cattolica Italiana, si son raccolti a Roma per stringersi in una Federazione Internazionale, che sarà la miglior espressione dell'eterna giovinezza della Chiesa di Gesù Cristo.

Nei cinquant'anni decorsi, pur in mezzo a e difficoltà enormi, anche nella nostra Italia, si è lavorato molto per i giovani: oggi se ne ammirano i frutti!

Esultiamo ed impariamo!

Codest'accolta imponente d'ogni paese fra le storiche mura del Vaticano, che, dopo essersi cibata del Pane Eucaristico sulla Tomba del Principe degli Apostoli e nell'Anfiteatro ancor rosseggiante del sangue dei Martiri, con docilità di discepoli e con amore di figli prenderà la parola d'ordine dal Maestro e dal Padre dei Cristiani e di tutta l'umanità, è un vaticinio.

Essa ci dice che, pari agli infortuni degli anni passati e ai presenti disagi sociali, sono le rosee speranze di un prossimo rinnovamento di tutto il mondo in Cristo.

Amanti della gioventù, in alto i cuori!

L'avvenire è dei giovani! Lavoriamo per loro e con loro! Raduniamoli in schiere disciplinate e coscienti: e guidiamoli! Nessun ideale è capace d'infiammare fino all'eroismo le menti giovanili, come gli ideali di Cristo.

Voli intanto il nostro plauso - benchè umilissimo - al Pellegrinaggio della Gioventù Cattolica a Roma, da cui ci verranno norme, e luce, e orientamenti nuovi : - e ai singoli giovani pellegrini, che si aduneranno pur nell'Ospizio e nella Basilica del S. Cuore di Gesù al Castro Pretorio, vada, insieme col cordiale saluto del venerando Successore di Don Bosco, la certezza che il nostro Venerabile Fondatore e Padre sorriderà a ciascun di loro benevolmente dal Paradiso, come a ogni giovane paternamente soleva sorridere quaggiù sulla terra!

I Cooperatori, Salesiani e la loro azione nelle parrocchie

L'educazione morale e religiosa un tempo era trasmessa di padre in figlio, custodita fedelmente per spirito di conservazione e quasi per forza di inerzia e non gravemente minacciata dall'ambiente. Oggi l'ambiente è andato peggiorando... anche nei più piccoli e dissiti paesi della Valtellina! Il servizio militare, e anche la lunga guerra, le comunicazioni più facili, l'emigrazione, l'immigrazione, il giornale, la smania di novità, la sete di godere e lo spirito d'indipendenza e d'indisciplinatezza son altrettante cause e occasioni del rilassamento morale e religioso, che deploriamo. Bisogna reagire o, meglio, bisogna preservare e prevenire. È infinitamente più facile conservare la salute con un buon regime che non riacquistarla con medicine quando sia perduta. Noi dovremmo tendere a purificare e ad elevare, col lavoro propriamente parrocchiale e con lo sviluppo dell'azione cattolica, l'atmosfera morale della famiglia, della scuola, dell'officina, della vita pubblica; ma sopratutto bisogna che noi ci preoccupiamo dei fanciulli che non sono ancor toccati dal male; bisogna che noi li salviamo al divino Amante della fanciullezza, Gesù Cristo.

Di qui il primo e il più importante compito, a cui sono chiamati i Cooperatori Salesiani.

Insegnamento del Catechismo.

Don Bosco, ricordiamolo, fu, prima di tutto e sopra tutto, un catechista. Non è possibile esagerar l'importanza dell'istruzione ed educazione religiosa dei fanciulli. È il fondamento e il presupposto di ogni lavoro parrocchiale, di ogni azione cattolica, degna di questo nome. I Cooperatori Salesiani, preti o laici, devono proporsi di far funzionare in ogni parrocchia la Scuola di Catechismo nel modo più serio, più regolare, più efficace possibile. E come?

Mi si permetta di scendere a qualche particolare. Per una buona scuola di Catechismo, come del resto per ogni scuola sono necessarie almeno tre cose: - I maestri: Gli alunni: - L'organizzazione

I) Dobbiamo tendere ad ottenere la presenza alla scuola di Catechismo di tutti i ragazzi

(1) Dalla relazione del Rev. Don Giov. Gatti, Parroco di Caspoggio, al Convegno dei Cooperatori Salesiani della Valtellina, tenutosi in Sondrio il 18 luglio u. s.

inscritti alle scuole elementari. Una statistica esatta della percentuale di assenti abitualmente e per lunghi mesi dal Catechismo, sarebbe molto utile e sarebbe anche, pur troppo, dolorosa. Tra questi piccoli disertori bisogna cercare, di qui a pochi anni, i teppisti, gli scandalosi, i bestemmiatori, i candidati alla delinquenza e al disonore.

Bisogna adunque spingere i giovani al catechismo. I Cooperatori Salesiani devono essere i migliori zelatori della frequenza al catechismo. I genitori, anche indisposti, anche cattivi, sono facilmente persuasi. Più difficile è indurre i piccoli birìchini, i già vìziati, gli abituati al vagabondaggio, i più grandi, i più indocili, e, qualche volta, i più vergognosi. Ci vorrà non solo zelo, ma arte, ma pazienza, ma studio dell'ambiente e dell'individuo, sacrificio della borsa e di persona, e, sopratutto, perseveranza e santa ostinazione.

Ma si otterrà; si deve poter ottenere. C'è da noi, d'estate, la difficoltà dell'alpeggio, ma il Cooperatore salesiano potrà, d'accordo col Parroco che gli fornirà libri, programmi e direttive, salir ogni domenica, o una volta alla settimana, a trovare questi piccoli pastori, a portar loro il pane dell'intelligenza, il cibo dell'anima, con la buona parola di ammonimento e di esortazione. Ricordiamo il fulgido esempio di Don Bosco, che, ancor fanciullo, si fa apostolo e chiama i suoi coetanei al catechismo e, per ottenere e attirar il maggior numero di ragazzi, si fa saltimbanco, cantastorie e giocoliere. Ricordiamo il Venerabile quando era già prete e aveva fondato l'Oratorio per raccogliere e catechizzare i ragazzi abbandonati. Andava egli stesso in cerca dei giovani per le vie e per le piazze, entrava nelle botteghe e nelle locande, saliva persino sui ponti delle case in costruzione.

Dove c'è un gruppo di Cooperatori intelligenti e attivi, il catechismo bisogna che sia frequentato regolarmente dalla totalità dei fanciulli della parrocchia. Sarà questa frequenza - a parte tutto il resto - già un gran vantaggio e un gran merito.

II) Poi occorrono i maestri. Il sacerdote, per vocazione e per ufficio, e per studi fatti, sarà sempre il miglior catechista e, se avrà lo spirito di Don Bosco, saprà dedicare a questo compito la parte migliore della sua attività.

Ma da solo, in via ordinaria, non basterà; gli occorrono dei collaboratori laici. E dove trovarli migliori, che tra gli aderenti alla famiglia salesiana? Perchè la bontà di un catechista non è solo nella sua intelligenza e coltura, ma anche, e sopratutto, nella sua anima, o come si dice nella sua personalità.

L'efficacia educativa del catechismo, che non vuol fare dei ripetitori meccanici di formule più o meno compresse, ma dei veri cristiani nel pensiero e nell'azione, viene dal catechista. Zelo, pazienza, serenità, padronanza di sè, imparzialità, amore dei fanciulli, amor di Dio, sono le doti principali del maestro di religione e del vero Cooperatore salesiano.

Don Bosco è il modello insuperato. Egli amava i fanciulli e ne era amato. Si interessava di loro, e li interessava: « La mia delizia, scrive egli stesso dei primi anni di sacerdozio, era fare il catechismo ai fanciulli, trattenermi con loro, parlar con loro. Dovunque io mi recassi, era sempre attorniato dai miei piccoli amici che mi festeggiavano ».

Così dev'essere il catechista: amante e amato, simpatico, cordiale, vorrei dire, gioviale, perchè i piccoli alunni stiano volentieri con lui, e ascoltino con gioia la sua parola.

Che peccato invece e che miseria che il Gesù del « Sinite parvulos venire ad me » sia presentato ai fanciulli da un aspetto burbero, da una voce irata, da una persona bisbetica, rude e bizzosa! Si può aver tutta la scienza del teologo e riuscire, in tal modo, pessimi catechisti.

Forse, e senza forse, lo scarso e forzato intervento dei nostri fanciulli al Catechismo dipende dalla mancanza nel catechista di queste doti di dolcezza e di bontà, che sono la caratteristica dello spirito salesiano, perchè furono le virtù particolari di Francesco di Sales e del suo grande e devoto imitatore, il Venerabile Don Bosco.

III) Trovati i Catechisti, bisogna pensare ad organizzare il catechismo. Voglio dire che se si vuole che l'istruzione e l'educazione religiosa diano tutti i risultati che abbiam diritto di attenderci, è indispensabile vi sia, in ogni parrocchia, una vera scuola di catechismo. Chi dice scuola, dice locali, classi, programmi, metodi, orari, esami.

Io sono massimalista su questo punto; non ho mai potuto capire perchè non si debbano applicare, per l'insegnamento religioso, che è più importante e più difficile, gli ordinamenti che ogni pedagogista dichiara utili e necessari per la scuola in genere.

Una difficoltà: mancano i mezzi. Rispondo: mancano gli uomini, e mancano le convinzioni. I mezzi per le opere che si ritengono necessarie, si trovano sempre. Le nostre chiese son

ben fornite di paramenti e di statue. Perchè i catechismi devono essere sforniti di locali e suppellettili? Le nostre fabbricerie e le nostre confraternite pensano alle campane, alle candele e alle feste dei Patroni. Perchè non potrebbesi trovare chi pensi alle spese della premiazione o alla festa del Catechismo? Quale campo allo zelo e all'attività dei Cooperatori! Essi devono poter dire al Parroco: - Lei ordini, noi ubbidiremo. Lei comperi e ci presenti i conti, e noi penseremo a saldarli!

E se la perfezione non sarà raggiunta d'un tratto, almeno per opera di tutti i buoni Cooperatori, sacerdoti e laici, deve cessare l'attuale anarchia. Bisogna che i Cooperatori, d'accordo col Parroco, organizzino in modo serio e permanente la Scuola di Catechismo, che si provveda alle spese dei locali, delle premiazioni, delle feste, ai controlli, a quanto può essere opportuno, perchè essa non solo viva e prosperi ma sia anche in grado di sostener il paragone con la scuola dello Stato.

Con ciò ho accennato (anche troppo forse per il tema proposto, ma non abbastanza per lumeggiar bene l'argomento vitalissimo) appena al primo compito a cui sono chiamati i Cooperatori: favorire in ogni modo, di persona o di borsa, l'opera del Catechismo parrocchiale. Ma tutto ciò basterà oggi? Potremmo dire di aver salvato il ragazzo dalla corruzione e dalla irreligione, che ammorbano l'atmosfera morale contemporanea, quando l'abbandonassimo, a dodici anni, sia pure ben istruito e ben educato? Si potrebbe proprio ripetere del fanciullo; che entra nell'adolescenza, il verso dantesco:

Ora incominciar le dolenti note.

Il nuovo e malsano ambiente in cui viene a trovarsi il giovanetto, sia che prosegua gli studi, sia che impari un mestiere, le passioni che si destano e fra i quattordici e i venti anni ingagliardiscono, l'esempio degli adulti e dei coetanei, il rispetto umano fortissimo in lui che si preoccupa sopratutto di parer un uomo, tutto concorre ad allontanarlo dalle pure gioie delle pratiche cristiane e dall'umile deferenza verso i genitori e verso il parroco. Son molti (quanti!...) i figliuoli prodighi che abbandonano la casa paterna per desiderio di novità, di libertà, di divertimento; e non tutti, pur troppo, ritornano, e se ritornano, è dopo la rovina e lo sfacelo. Una delle piaghe più dolorose della nostra epoca è l'apostasia pratica della gioventù da Dio e dalla Chiesa.

È possibile rimediare a tanto male? Quando si consideri su quali giovani esercitò il suo primo apostolato Don Bosco - i monelli e i teppisti di una grande città, come Torino: giovani abbandonati, senza parrocchia, senza famiglia, senza stabile dimora, candidati alla mala vita e alla prigione - e quali meravigliosi risultati di rieducazione civile e religiosa ne ottenne, bisogna dire che allo zelo industrioso, prudente e amoroso, cui non è mai negata la benedizione di Dio, nulla è impossibile.

Circoli Giovanili.

Ma se è da tentare la redenzione dei traviati, a più forte ragione bisognerà far di tutto per conservare e preservare i giovani che escono ancor buoni dalle Scuole di Catechismo.

Essi devono esser seguiti, guidati e accompagnati con altre provvidenze che valgano a portare la loro istruzione religiosa al livello delle esigenze della più aperta intelligenza e, se sono studenti, della loro nuova cultura, che valgano a far loro capire, amare e praticare la religione, con sincerità, con coraggio e con orgoglio.

A questo scopo tendono i Circoli giovanili che, attraverso i loro organi parrocchiali, diocesani e centrali, si ricongiungono e s'inquadrano nell'anione Popolare tra i Cattolici d'Italia.

Quale è il compito dei Cooperatori Salesiani? Tra di noi c'è tutto da fare, si può dire, in questo campo. Mentre a Milano, a Bergamo e in molte altre diocesi, il movimento giovanile è un movimento d'avanguardia e precede, in ordine di tempo e d'importanza, tutti gli altri, qui, per un complesso di circostanze, che sarebbe utile ma ora non è possibile esaminare, i giovani furon purtroppo per lungo tempo abbandonati, e, com'era fatale, furon travolti in buona parte dalla corrente della irreligione e dell'indifferentismo. Tanto che noi parroci, noi dirigenti dell'Unione Cattolica, ci andiamo domandando sgomenti: che avverrà della tradizionale vita religiosa di questi nostri paesi, quando saranno scomparsi i buoni padri e i buoni vecchi d'oggi, e al loro posto saranno subentrati i nostri giovincelli che sanno, sì, fumare, bestemmiare e insudiciarsi, ma non sanno quasi altro, e pare abbiano perduto il gusto delle cose belle e dei sacri entusiasmi che fecero la gioia e la poesia della nostra gioventù?

Benedetti i Cooperatori Salesiani se, con la loro fede e in forza di quella virtù di speciale attrattiva e simpatia, che essi hanno verso i giovani e che è frutto dell'imitazione e, credo, della protezione del loro grande modello Don Bosco, sapranno scuotere gl'inerti, riunire i dispersi, infervorare i tiepidi, e istituire e far funzionare fruttosamente i circoli della Gioventù Cattolica dell'uno e dell'altro sesso, in ogni anche più piccola parrocchia.

Norme? Si potrebbe darne una sola, la più generale e comprensiva per i Cooperatori Salesiani: - Ispirarsi agli esempi e ai metodi del Venerabile Don Bosco. - Si eviterebbero cosi i due eccessi, egualmente dannosi: il rigorismo ed il lassismo.

I giovani, dai 12 anni in su, non si possono tenere come i ragazzi della Dottrina. Devono essere istruiti; ma l'istruzione dev'essere data più in forma di conversazione che di lezione, e richiede brevità, interesse, varietà, attualità. Via i formalismi e la parola cattedratica! Devono frequentare i Sacramenti e le funzioni religiose; ma per amor di Dio, che non vi si sentano forzati da un'autorità esteriore. La pietà diventi per loro una gioia, anzi un bisogno; e non si sentano umiliati da un controllo, quasi poliziesco, che dice diffidenza e disistima. Oh il grande Maestro, vorrei dire il grande artista, che fu Don Bosco! Seppe dominare e piegare al suo giogo (che era il soave giogo di Cristo) le centinaia e le migliaia di giovani della più diversa indole, di opposte origini, di ogni età, di ogni condizione, tra i quali erano degli exdelinquenti, e nessuno di quei suoi vinti ebbe mai l'impressione di essere alle dipendenze di un padrone o alla scuola d'un maestro troppo esigente. Mi pare di poter riassumere tutto il metodo di Don Bosco in tre parole, o concetti: Amare, sacrificarsi, e piegarsi.

I) -- AMARE. -- Cito tre detti di Don Bosco, che valgono parecchi trattati di pedagogia: « Bisogna amare per farsi amare ». «Bisogna che i giovani non solo siano amati, ma che essi stessi sappiano di essere amati ». - Chi è amato, ottiene tutto ciò che vuole dai giovani».

II) - SACRIFICARSI. - Chi dirige o assiste un circolo, dev'essere fornito abbondantemente di spirito di sacrifizio. Don Bosco fu un martire sotto questo aspetto. Gli rubavano il breve sonno, gli interrompevano i frugalissimi pasti, lo assediavano di continue richieste, lo disturbavano per i più futili motivi, lo rintronavano col chiasso più indiavolato. Egli sempre calmo e imperturbabile: tutti ascoltava, a tutti aveva da dare il suo aiuto o da dire la sua parola: per tutti era il protettore, l'amico, il confidente. Un ex-allievo, il Can. Ballesio, scrisse: « Quello che la storia di Don Bosco non potrà dire appieno, quello che non riuscirà a far ben comprendere, è la sua vita intinta, il suo sacrificio continuo, invisibile ed eroico, il suo studio, il suo grande amore per noi suoi figli ».

III) -- Terza parola, che caratterizza il metodo salesiano: PIEGARSI. Don Bosco soleva ripetere: « Bisogna entrare dalla loro e uscire dalla nostra ». E voleva dire: I giovani bisogna prenderli per il loro verso, bisogna adattarsi ai loro gusti, partecipare ai loro giuochi, tollerare qualche volta i loro difetti per poter poi... uscire dalla nostra, cioè far loro entrare la nostra idea e piegarli alla disciplina e al bene.

Aggiungo tre altri suoi preziosi aforismi: «Bisogna accostarsi ai giovani, bisogna farsi simili a loro». -- « Senza famigliarità, non si dimostra affetto, e senza questa dimostrazione non vi può essere confidenza ». - «La Religione, che è eterna e immutabile in sè, contiene una legge così perfetta, che sa piegarsi alle vicende dei tempi e adattarsi all'indole diversa di tutti gli uomini». Don Bosco, infatti, per poter interessare, aiutare e divertire i giovani, imparò ed esercitò i più diversi mestieri, dal ciabattino al saltimbanco, dal legatore di libri al prestigiatore, e introdusse nei suoi Oratori il canto, la ginnastica, la musica, il teatro, le accademie, le passeggiate, le scuole professionali e le biblioteche.

Altre opere.

Toccherò appena il terzo compito dei Cooperatori Salesiani: le opere buone, le altre opere utili in una Parrocchia, che son molte e possono variare a seconda dei mezzi che si hanno a disposizione e a seconda delle esigenze locali. Ne accenno di volo qualcuna, che i Cooperatori Salesiani potranno più facilmente istituire od aiutare.

Oltre l'aiuto alle Missioni Salesiane, doveroso e necessario, anche perchè è un nobilissimo esercizio di fede e di carità, - vi sono le leghe dei padri e madri di famiglia, che possono proporsi come fine l'esatto adempimento dei doveri speciali degli inscritti ed una lotta assidua ed illuminata contro la bestemmia, contro il turpiloquio, contro la profanazione della festa, contro l'intemperanza della moda, contro l'alcoolismo ecc. - la cura delle vocazioni ecclesiastiche e religiose, così reclamate dai bisogni presenti, - la diffusione della buona stampa, mediante buone biblioteche popolari, ecc. ecc.

Come si vede, il lavoro non manca e tuttodì si moltiplicano i bisogni. Lavorino adunque e si moltiplichino i Cooperatori Salesiani, e siano davvero, come era nell'intenzione del Venerabile Fondatore, l'aiuto e il braccio destro dei parroci, facendosi apostoli dell'azione cattolica che vuole, oggi, lavoratori. intraprendenti, entusiasti, generosi!

" Perchè io ammiro e venero D. Bosco "

« Rivista dei giovani » - il pensato periodico edito dalla Società Editrice Internazionale di Torino, che offre mensilmente ai giovani un buon corredo di cognizioni, e, ciò che è meglio, li conforta a vivere più virtuosamente (1) - nell'ultimo numero ha un articolo su Salvatore Gotta, il forte romanziere canavesano, il quale è forse lo scrittore più rappresentativo, tra noi, di quel bisogno di ricostruzione spirituale che si sente nella letteratura del dopo guerra. Nell'ultimo romanzo, tra l'altro, il Gotta scrive:

« Noi dobbiamo poter vedere con gli occhi di San Francesco: due santi moderni, Don Bosco e Cottolengo, ci insegnano a sopportare. L'idea nostra è l'idea cristiana che trascende i confini delle nazioni, ma ristabilisce i confini delle tradizioni; demolisce le barriere delle classi, tua ricrea l'individuo e la famiglia, distrugge le vaste e infernali organizzazioni economiche create dalle democrazie, ma rimette in vigore le libere iniziative per corporazioni e per regionalismi ».

Interrogato il Gotta da un nostro confratello il professor Don Eugenio Ceria, direttore del Collegio di Lanusei, - come si fosse fatto un concetto su Don Bosco, diede questa significativa risposta:

« Lei, pio Sacerdote, mi domanda per quali « fatti e considerazioni io abbia manifestata, nel romanzo « Tre mondi » la mia ammirazione per il Ven. Don Bosco. I « fatti e le considerazioni » che mi inducono a tale ammirazione sconfinata sono gli stessi, suppongo, che inducono Lei a servire con entusiasmo e con fede la causa di Don Bosco. Che è - per me - la più grande e bella figura morale e religiosa del «Secolo Materialista ».

» Da oltre cento anni - i più tristi dell'umanità - la maggioranza degli uomini, traviati da tormentosa superbia, convinti che la propria Ragione basti ad elevarli su gli altri animali, crede di giustificare e glorificare la propria miseria, decapitando Iddio.

» Ma, noi della generazione nuova, usciti dall'angoscia della più immane calamità umana, siamo già in grado di vedere, oggi, con occhi limpidi, che Iddio non ha dimenticato nemmeno gli uomini del secolo più triste ed ha dato ad essi superbi il Santo dell'Umiltà, ad essi tormentati il Santo della Semplicità, ad essi torvi il Santo del Sorriso bonario.

» Don Bosco è il contravveleno di tutti i veleni che i moderni filosofici han fatto ingoiare: la Grazia, di cui Egli è tocco, persuade veramente assai più che i tómi arzigogolati dei materialisti, dei razionalisti e dei pragmatisti. Nel secolo delle organizzazioni sociali, Egli ha costruito la più vasta e possente delle organizzazioni. Nel secolo della libertà, ha liberato gli schiavi; e mentre in Europa

i fautori della fraternità e dell'uguaglianza inventavano la ghigliottina, l'odio di classe e la dittatura del proletariato, in tutto il mondo, nelle più desolate regioni del mondo, Egli raccoglieva intorno a sè falangi innumeri di fratelli abbandonati, e li persuadeva alla dolcezza della eterna legge cristiana.

» Ecco, in poche parole, perchè io ammiro e venero Don Bosco... »

(1) Abbonamento semestrale, con decorrenza da qua lunque mese, L. 6, presso la Società Editrice Internazionale, Corso Regina Margherita, 174, Torino.

I° Convegno dei Cooperatori della Valtellina.

Si tenne in Sondrio, il 18 luglio, ad iniziativa del Direttore dell'Istituto Salesiano locale, ed è stato il primo convegno regionale di Cooperatori, tenutosi in Italia dopo l'invito del Consiglio Centrale della Pia Unione. Merita quindi che ne diciamo un po' largamente.

Spigoliamo dai giornali che ne parlarono.

Quando si apersero i battenti del salone-teatro, annesso all'istituto - così l'Ordine di Como - il vasto locale si riempì d'una folla varia e vivace, venuta dalle diverse regioni della Valtellina con un'unica volontà di bene.

Sul palco prendono posto le autorità e i relatori. Tiene la presidenza monsignor Olivares, vescovo di Nepi e Sutri, circondato dai rev.mi Arcipreti di Sondrio, Morbegno, Chiavenna; dal Prefetto Gen. della Pia Società Salesiana, don Rinaldi; dall'Ispettore regionale don Giraudi, dal redattore del «Bollettino Salesiano », dal condirettore diocesano dei Cooperatori Salesiani don Vaninetti e dai relatori don Trione e don Giovanni Gatti. Il clero della Valle è largamente rappresentato. Sono presenti, oltre ai sacerdoti della parrocchia e vicariato di Sondrio, i parroci di Montagna, Pendolasco, Faedo, Piateda, Berbenno, Traona, Tirano, Castione sup., Baruffini, Ravoledo, Rodolo: don Fabani, don, Bonnetti, don Merizzi, don Luraschi; in tutto una trentina di sacerdoti. Moltissimi i laici, fra cui l'ing. Vitali, il prof. Baserfa, il dott. Amerio, il ragioniere Tirinzoni, il capitano Pedretti, ed altre personalità di cui ci sfugge il nonne: nè manca una larga rappresentanza femminile, specie del Tiranese, guidata da parecchie suore.

« Perchè ci siamo radunati ? »

Aperta l'adunanza colle preci di rito, prende la parola il prefetto generale don Rinaldi, che manda il primo saluto a mons. Vescovo di Como, il quale ha dato la sua approvazione e la sua benedizione all'attuale convegno; saluta pure S. E. mons. Olivares, venuto così da lontano a portare una nota di solennità; ringrazia mons. Arciprete di Sondrio; il condirettore dioc. dei Cooperatori salesiani don Vaninetti; né può dimenticare quei buoni Parroci, che durante i mesi scorsi hanno accolto nella loro parrocchia il conferenziere salesiano don Fasulo, circondandolo di squisite attenzioni. Inneggia alla Valtellina, che segue con tanta simpatia l'Opera Salesiana e celebra oggi il suo primo Congresso dei cooperatori. A questo Congresso l'oratore si dice lieto di porgere il saluto di don Albera, rettor maggiore, dal quale ebbe affidamento di rappresentarlo e di portare la sua parola d'incoraggiamento all'azione. « Perchè non a parlare ci siamo radunati, esclama don Rinaldi, ma ad agire. E in quale azione? Nel 1876 il ven. Don Bosco domandava al Pontefice Pio IX l'approvazione del regolamento dei Cooperatori salesiani, e ne ebbe non solo l'approvazione, ma l'impulso a renderlo pratico. Con quest'opera D. Bosco intendeva di riunire tutti buoni, in tutto il mondo, perchè facessero nella società quello che i salesiani intendono fare nelle loro Case: cioè salvare la gioventù. Ecco, conclude l'oratore, l'azione che si impone, e la convinzione che ognuno dovrebbe formarsi nell'animo proprio, come frutto pratico dell'attuale convegno ».

Diffusione e organizzazione dell'Unione.

Prende la parola il sac. Stefano Trione, salesiano, relatore del I° Tema all'ordine del giorno: «Per la diffusione e la organizzazione della P. Unione dei cooperatori salesiani ». Prima di entrare in argomento egli propone l'invio d'un telegramma al S. Padre, al Vescovo diocesano mons. Archi, e a don Albera; e ne dà lettura all'assemblea, che approva fra grandi applausi.

Don Trione tratta quindi, colla competenza che gli viene dalla lunga esperienza e dall'infaticato zelo, il suo tema, dando opportune norme e schiarimenti sulla organizzazione e sulla funzione dei Cooperatori salesiani, e annuncia che, col consenso del Prefetto generale, si è stabilito in Sondrio un condirettore diocesano, la cui sfera d'azione si estende a tutta la Valtellina. L'esposizione dell'oratore è così chiara che il tema viene approvato senza discussione; e si passa al secondo:

L'azione salesiana nella Valtellina.

Ne è relatore il sac. don Gatti, parroco di Caspoggio, il quale esordisce dicendo di provare davanti all'assemblea quella peritanza che provava l'autore dei « Promessi Sposi » nel riferire il colloquio del card. Federico con don Abbondio: trovando anch'egli un non so che di... strano nel mettere in campo, come pare, con sì poca fatica, tanti bei precetti; tuttavia si scusa col dire di non aver potuto resistere all'abilissimo promotore del Convegno e al desiderio di rinfrescare lo spirito sacerdotale, alle pure fonti della famiglia salesiana, e quindi prende animo a parlare.

Non farà il torto ai presenti di volerli convincere sulle necessità di formare cristianamente la gioventù; ne accenna le cause del decadimento da tutti deplorato, e ricorda il dovere che incombe a tutti di preservare la gioventù e di prevenire il suo pervertimento, giacche è più utile e più facile prevenire un malanno che guarirlo.

Bisogna cominciare dall'infanzia e cominciare col Catechismo; questo è il compito più urgente e più santo dei cooperatori salesiani, i quali devono fare ogni sforzo perchè in ogni parrocchia funzioni la scuola di Catechismo nel modo più regolare.

E legge le belle pagine che noi abbiamo pubblicato in capo a questo numero, e calorosi applausi coronano le parole del relatore.

Son già trascorse le 12 e il Presidente dichiara sospesa la seduta, rinviando la discussione della relazione di don Gatti al pomeriggio.

In famiglia.

Sotto gli ampi portici dell'Istituto son disposte le mense per un'agape fraterna alla quale partecipano tutti i congressisti, fraternizzando nella più schietta allegria: ottimo il trattamento e numerosi i brindisi intonati al significato della giornata. Don Giacometti declama una bella ode saffica e brindano don Nardi, direttore dell'Istituto e promotore del Convegno, il prevosto di Bellano, il prof. Gobbi, don Giacomini, don Trione, don Gatti, don Vaninetti, il rag. Tirinzoni e chiude la serie mons. Olivares.

La seduta pomeridiana.

Sono ormai le 3 e si dà il segnale della seduta pomeridiana. L'adunanza appare ancor più numerosa che al mattino. Don Rinaldi dichiara aperta la discussione sulla relazione del parroco di Caspoggio.

La discussione procede calma, serrata, interessante. Le conclusioni del relatore, approvate all'unanimità, dànno luogo alla ricerca dei mezzi onde provvedere agli speciali bisogni in cui versa la numerosa gioventù che frequenta le Scuole Medie Superiori di Sondrio, e si stabilisce di aprire, nel prossimo anno scolastico, un'apposita scuola di Religione nell'Istituto Salesiano.

Proposte varie sono quindi avanzate da Don Giacomini, che raccomanda l'istituzione d'un' altra Scuola per la formazione delle Maestre di Catechismo, sull'esempio di quella fiorente che funziona presso le Canossiane di Como.

Don Nardi caldeggia la costituzione d'una Lega di Padri di famiglia, tanto utile specialmente ove si tratti di rivendicare i diritti della coscienza dei propri figli.

Don Trione raccomanda le opere parrocchiali, la scuola professionale serale, e quella della buona massaia.

Don Rinaldi chiude la discussione e prega il Vescovo presente a dare ai convenuti la sua benedizione e a dire una parola che coroni i propositi comuni.

Mons. Olivares plaude cordialmente ai Cooperatori valtellinesi che hanno dato sì bella prova d'operosità e di zelo, e incoraggia tutti a perseverare, animati da un santo ottimismo, perche il bene non va mai perduto.

I Congressisti si riversano quindi in chiesa, dove la benedizione col Ss.mo, impartita da mons. Vescovo di Sutri, chiude l'indimenticabile giornata.

La benedizione del S. Padre.

Il Santo Padre si degnava rispondere, al devoto omaggio inviatogli dal Convegno, con questo telegramma:

Don Rinaldi Salesiani, - Sondrio.

Augusto Pontefice benedice con paterno affetto Cooperatori Salesiani Valtellina riuniti Congresso sotto presidenza S. Vostra, e li ringrazia devoto filiale omaggio, augurando loro fecondo apostolato cristiana educazione goiventù sulle tracce gloriose di Don Bosco. - Card. GASPARRI.

LE DELIBERAZIONI.

Ci par conveniente, come hanno fatto vari periodici locali - cui, per il benevolo appoggio porgiamo i più vivi ringraziamenti - di riferire per intero le deliberazioni prese nel Convegno, a stintolo e ammaestramento comune.

1° Tema - Per la diffusione e l'organizzazione della Pia Unione.

I Cooperatori Salesiani della Valtellina, radunati a Convegno in Sondrio il 18 luglio 1921,

CONSIDERANDO

quanto valga per la maggior diffusione dei Cooperatori Salesiani e la loro salda Organizzazione

(condizione indispensabile perchè la loro attività si esplichi efficacemente) determinare metodi pratici da seguire, secondo le norme tracciate dalla Direzione Generale e secondo le esigenze locali;

DELIBERANO A) Per l'organizzazione

a) Si istituisca in Sondrio un Direttore Provinciale, col nome di Condirettore Diocesano, col rispettivo Comitato di azione salesiana, il quale sia come il centro del movimento salesiano della Valtellina;

b) In ogni centro più importante della Valtellina vi sia un decurione, e in ogni Parrocchia almeno un zelatore o una zelatrice con un rispettivo gruppo di aiutanti, che costituiscano il locale Comitato d'azione salesiana;

B) Per la diffusione

a) Si tengano presso ogni Comitato, a cura di un membro espressamente incaricato, ben aggiornati gli elenchi dei Cooperatori, e si procuri che venga recapitato ai destinatari il Bollettino Salesiano, notificando con diligenza gli eventuali mutamenti di indirizzo, i decessi, le nuove iscrizioni alla Direzione del Bollettino stesso;

b) Nelle adunanze dei Comitati, da farsi più volte nell'anno, o almeno all'approssimarsi delle feste di S. Francesco di Sales (29 gennaio) e di Maria Ausiliatrice (24 maggio), si esamini quali persone possano aggregarsi alla Pia Unione e si deleghi qualcuno del Comitato a rivolgere loro analogo invito;

c) Nelle pubbliche Conferenze Salesiane si faccia sempre propaganda della Unione, spiegandone la natura, lo scopo, i vantaggi e i requisiti voluti per farne parte;

d) I Comitati, collettivamente, e i singoli Cooperatori siano zelanti nel diffondere in larga copia foglietti e opuscoli di propaganda che si possono avere dalla Direzione Generale di Torino, o dal Comitato provinciale di Sondrio.

Z° Tema - L'Azione Salesiana nella Valtellina.

I Cooperatori Salesiani della Valtellina, radunati a Convegno in Sondrio il 18 luglio 1921,

CONSIDERANDO

che l'opera più necessaria e più urgente per lo sviluppo della vita parrocchiale e dell'azione cattolica è la formazione cristiana della gioventù;

che lo spirito del Ven. D. Bosco, fatto di dolcezza e di zelo, di ortodossia e di modernità, di larghezza e di prudenza, è il più proprio, moralmente e pedagogicamente, al miglior esito del difficile lavoro educativo;

che l'azione salesiana per il suo fine e per i suoi metodi riesce di aiuto prezioso ai curatori d'anime e ai dirigenti le associazioni cattoliche giovanili;

FANNO VOTI

che in tutta la provincia di Sondrio s'intensifichi la propaganda scritta e orale per la migliore e più diffusa comprensione dello spirito e delle opere del Grande Educatore;

E DELIBERANO

di assegnare ai Comitati d'Azione Salesiana, da costituirsi in ogni parrocchia della Valtellina, come programma minimo di immediata attuazione, i seguenti còmpiti:

a) dare tutto l'appoggio morale e materiale all'insegnamento del Catechismo, che dovrà assumere, appena le condizioni locali lo permettano, ordinamento e forma di vera scuola;

b) favorire l'istituzione e lo sviluppo di Circoli o Unioni Giovanili, che verranno ad allinearsi nei quadri dell'Unione Cattolici Valtellinesi;

c) curare il funzionamento o l'incremento di una o altra delle svariate opere di carattere ricreativo, culturale, religioso-sociale, elle a giudizio del parroco, e tenuto calcolo delle condizioni delle singole parrocchie, si ritenessero utili a fiancheggiare ogni lavoro, vòlto alla difesa, alla conservazione e allo sviluppo della vita cristiana nel popolo, particolarmente nella gioventù.

In onore di Domenico Savio.

Ad onore del giovane Servo di Dio Domenico Savio, alunno del Ven. Don Bosco nell'Oratorio di Torino, la domenica 3 aprile venne inaugurato un graziosissimo monumento nel Collegio Salesiano di Siviglia. Alle funzioni religiose del mattino presero parte 70o giovani. Alla sera, in presenza dell'E.mo Card. Enrico Almaraz y Santos, Arcivescovo di Toledo e Primate di Spagna, circondato da illustri personaggi e da numeroso clero, ebbe luogo la imponente cerimonia. L'ispettore D. Guglielmo Viñas disse un breve saluto di circostanza. Il can. D. Bartolomeo Gago, oratore insigne, pronunziò il discorso ufficiale. L'E.mo Cardinal Arcivescovo di Toledo aggiunse belle parole per animare i giovani ad esser degni custodi del Monumento, studiandosi di ricopiare le virtù elle santificarono il piissimo alunno dell'Oratorio di Torino, per divenire altrettanti monumenti vivi di lui, che, alla scuola del Ven. don Bosco, con la pratica eroica delle più elette virtù, seppe arricchire l'attraente amabilità della sua giovinezza.

Il Monumento, di cui diamo la fotografia, è opera gentile dello scultore Antonio del Castillo.

La cerimonia inaugurale riuscì imponente pel concorso di tutte le Comunità religiose e di tutta la gioventù di Siviglia. Insieme con i PP. Francescani e con i PP. Scolopi, accompagnati dai loro alunni, v'intervennero anche i Fratelli delle Scuole Cristiane e di S. Giovanni di Dio, i Collegi di S. Ramòn, di S. Luigi, di S. Enrico, e di San Francesco di Paola, i rappresentanti delle Case Salesiane di Cadice, Utrera, Cordoba, Alcalà, Malaga, S. Benito, Ronda e Carmona, e il Seminario al completo, cioè professori e alunni.

La dolce figura dell'angelo di Mondonio suscita ognor più viva ed affettuosa ammirazione in ogni parte del mondo.

L'OPERA DI DON BOSCO A LA PLATA

Il Collegio Salesiano del Sacro Cuore di Gesù a La Plata, nella Repubblica Argentina, celebrando il XXV anno di fondazione, pubblicava ed offriva ai proprii benefattori una monografia di 56 pagine, più ricche di cifre, che di parole (1).

Perchè i nostri lettori si facciano un'idea del bene che può compiere un istituto di D. Bosco quando è sorretto dalla carità dei buoni, ci piace spigolare, pazientemente, i dati più espressivi della citata monografia, col voto che abbiano a moltiplicarsi, ad illustrazione e propaganda delle più importanti opere nostre locali, consimili monografie.

1) INIZI E SVILUPPO DELL'ISTITUTO.

L'Opera di D. Bosco a La Plata venne fondata per iniziativa e sotto gli auspici dell'ora E.mo, Card. Giovanni Cagliero, di Mons. Giacomo Costamagna e di Mons. Giuseppe Fagnano.

L'Istituto, che porta il nome del Sacro Cuore di Gesù, venne aperto il 21 agosto 1886, e i suoi primordi furono quanto mai umili e modesti.

Piccolo il numero dei Salesiani, scarsi i mezzi, vasto il programma.

Una cappella di legno, una casupola pure di legno, divisa in due parti, una lavagna di legno mal verniciato, eran tutta la dotazione di questa casa incipiente. Le scuole si tenevano quasi sempre all'aperto, e l'insegnamento veniva impartito in forma ricreativa. Gli allievi nel primo anno furono 68; - 2o frequentavano la prima classe, 15 la seconda, 15 la terza, 18 la quarta.

Nel 1887 il direttore D. Felice Caprioglio, con una delegazione di alunni, si presentò al Presidente del Consiglio Scolastico e ottenne i mobili necessari per due classi e una sovvenzione di 27 pesos mensili per pagare un maestro supplente. E gli alunni, in quell'anno, salirono a 85.

Intanto, col valido e generoso aiuto di benemeriti cooperatori, tra cui meritano di essere ricordati il Dott. Gioachino Cullen e il Dott. Michele Esteves, venne comperato il tratto di terreno offerto dai Governo Argentino; e il piccolo seme, benedetto da Dio, germogliò e produsse frutti meravigliosi. A poco a poco, invece dell'antica cappella, venne eretta un'ampia ed artistica chiesa, e, in luogo della primitiva casupola di legno, sorse lui vasto collegio che si popolò di centinaia di giovinetti, addetti ai corsi elementari e a quelli secondari commerciali.

Nel 1896 gli alunni erano 202, nel ,19o6 salivano a 257, nel 1916 a 455, nel 1920 toccarono la cifra di 56o.

In complesso sommano a 8433 i giovani passati per le aule salesiane del Collegio del Sacro Cuore di La Plata.

2) PROFITTO INTELLETTUALE DEGLI ALUNNI.

Gli alunni inscritti ai corsi elementari sommano a 7619. Di essi 84 su cento subirono gli esami, e vennero approvati, a primo scrutinio, l'8o e 1/2 per cento, ed a secondo scrutinio il 13 per cento. I rimandati costituiscono appena il 6 e 1/2 per cento.

Gli iscritti ai corsi commerciali, iniziati nel 1914, sono 254. Ne vennero esaminati 2o1; e ne furono promossi 170 al primo scrutinio, 26 al secondo: 5 appena furono i ritenuti.

Dinnanzi a questi risultati positivi, affluirono gli attestati di stima e d'ammirazione, anche da parte di alte autorità, civili e governative. Le scuole vennero pareggiate, e nel marzo del 1919 al Senato di Buenos Ayres la voce autorevole del senatore Pavón ne fece quest'elogio:

Nella larga pratica del magistero ho potuto toccar con mano l'azione civilizzatrice delle scuole salesiane: posso dire che gli alunni provenienti da esse, e passati per le scuole da me dirette, possedevano un corredo di cognizioni, veramente invidiabile dalle migliori scuole pubbliche. Questa è la verità, e non si può far a meno di riconoscerla ».

3) BENEFICENZA.

Secondo lo spirito e l'esempio del Ven. D. Bosco, anche a La Plata, l'azione dei nostri è diretta sopratutto a favore della gioventù povera; quindi la beneficenza è esercitata su vasta scala. Dal 1886 al 1919, sopra un totale di 7873 alunni, quelli che hanno pagato completamente la pensione sono 2506, mentre 3294 furor quelli tenuti a pensione ridotta, e 2073 gli accolti e mantenuti gratuitamente. I beneficati rappresentano quindi il 68 e la somma, spesa dal collegio in favore dei fanciulli bisognosi, raggiunge la cifra di 339.030 pesos.

Un particolare interessante va rivelato: ed è che la maggioranza relativa dei beneficati è rappresentata dai figli di Italiani, colà immigrati da più o meno tempo. L'assistenza morale e materiale ai nostri emigrati è sempre stata un compito caro ai nostri confratelli dimoranti all'Estero, e sono ben 4446 questi giovani, che a La Plata hanno imparato a conoscere e amare la patria lontana e a parlarne il dolce idioma.

Ma la stessa Repubblica Argentina ebbe a godere notevoli vantaggi, mercè la florida vita del medesimo Istituto. Citiamo dati e non parole. La Provincia spende per ogni alunno delle scuole pubbliche elementari pesos 64.89 all'anno: - moltiplicando questa cifra per 8098, cioè per il numero dei ragazzi dei corsi elementari educati nel Collegio, fino al 1920 compreso, si ha un totale di pesos 525.479, che furono risparmiati all'erario della Provincia.

Similmente per ogni alunno interno dei Patronati governativi, il Governo spende pesos 83.50 al mese, cioè 1002 pesos all'anno. Calcolando il numero degli alunni mantenuti gratuitamente in Collegio a 2613, si ha la somma di 2.618.226 pesos che furono risparmiati al Governo.

Totale: - il Collegio Salesiano di La Plata, con la sua beneficenza, ha realizzato in favore del pubblico erario un'economia di oltre TRE MILIONI DI pesos e precisamente 3.143.705 (1)4)

FONTI DEI SOCCORSI.

A sopperire a queste spese ingenti ha pensato la Divina Provvidenza, la quale, come fu sempre generosa con Don Bosco, anche a La Plata suscitò generosi Cooperatori e Cooperatrici, tra cui è esemplarmente in fiore l'uso di privarsi d'un divertimento, o di fare una piccola economia, che è detta e la percentuale di Don Bosco», e in questo modo inviano ogni mese al Collegio 10 ed anche 15 pesos d'offerta.

Vi è pure un Comitato di Dame Patronesse, che non si limitano a raccogliere dalla strada questo o quel povero fanciullo, ma s'industriano anche a procurar soccorsi e mettere insieme la somma necessaria per pagare la pensione agli orfanelli dei quali s'interessano.

Inoltre, quando le strettezze sono gravi e i bisogni urgenti, i superiori non hanno difficoltà, nè si vergognano di salire le scale dei palazzi, come faceva Don Bosco, per bussare alle porte e chieder elemosina per i giovani ricoverati.

La stessa Camera dei Deputati nazionali provvede a far pervenire una sovvenzione di 488 pesos trimestrali, con obbligo di accettare dei fanciulli in ragione di 5o pesos mensili. Anche il Governo della Provincia elargì per alcuni anni un sussidio, regolarmente sancito, ma poi soppresso.

Altra fonte di mezzi di sostentamento è l'organizzazione di banchi e fiere di beneficenza, e lotterie, alle quali partecipano tutti gli amici del collegio, generosamente.

Con queste industrie fu possibile trovare gli aiuti indispensabili, e dobbiamo, invero, sciogliere un inno alla Divina Provvidenza, che non ha mai lasciato mancare all'Istituto il necessario per l'educazione di tanti poveri giovinetti.

5) CoM'È PRATICATA LA BENEFICENZA.

Anche a La Plata, come in tutti i Collegi di Don Bosco, noli v'è distinzione alcuna fra gli alunni che pagano la loro pensione, e quelli che vengono totalmente beneficati. Così il povero non ha da arrossire, nè il ricco da insuperbire: anima e vita dell'educazione è la carità cristiana, che affratella tutti quanti. Tutti siedono sugli stessi banchi e alla stessa mensa; e la vera nobiltà riconosciuta è quella della virtù e del lavoro.

Così i giovani crescono liberi da invidie, dannose e sobillatrici, ed imparano ad apprezzare maggiormente le qualità morali, che le condizioni finanziarie.

6) L'UNIONE EX-ALLIEVI.

Il sistema educativo, che si segue nelle Case Salesiane, s'impossessa talmente del cuore dell'alunno, che ne resta padrone per tutta la vita. Di qui la spontanea fioritura di Circoli ed Associazioni di Ex-Allievi presso ogni collegio, uniti in grandi Associazioni Nazionali e in una Federazione Internazionale.

A La Plata l'Unione degli Ex-Allievi conta 380 soci, e si caratterizza per la molteplice attività che l'anima e la bontà del programma che la informa. Eccone le Sezioni:

Mutuo soccorso, Società operaia, Scuole serale commerciale, Scuola serale di musica, Beneficenza e Conferenza di S. Vincenzo de' Paoli, Biblioteca e Rivista, Catechismi, Scuola drammatica, Segreteria commerciale, Sport, Sezione Giovani, Propaganda, Cassa sociale.

I bilanci degli ultimi quattro anni attestano che gli ex-allievi hanno speso, per cultura morale e patriottica e in azione sociale, la somma di ben 20.295 pesos.

La sola Conferenza di S. Vincenzo de' Paoli, fondata nel 1913, conta al suo attivo un gran numero di opere buone. La media dei soci si aggira ogni anno sui 22; - in sette anni le famiglie assistite sommano a 112, - a 2858 i pesos spesi per razioni di pane, o di latte e di altri commestibili somministrati, - a 602 i buoni per vestiti ed affitti - a 74 le persone cui venne procurata un'occupazione, - a 148 i fanciulli assistiti ed alloggiati 20 gli infermi collocati in ospedali.

7) ESPLORAZIONI CATECHISTICHE.

Per iniziativa degli ex-allievi si è pure organizzata un'altra opera, veramente degna di encomio e di plauso: le esplorazioni catechistiche.

Nei giorni di festa e di vacanza questi bravi giovani, con apposita automobile girano pei quartieri più popolosi ed anche più pericolosi della città e, ricopiando quanto faceva D. Bosco coi birichini di Torino, cercano di cattivarsi l'animo dei fanciulli sparsi per le strade e d'indirizzarli sulla via del bene, radunandoli e conducendoli agli Oratori salesiani od alla chiesa più vicina.

Religione e patriottismo, istruzione ed igiene sorto le linee informative e l'anima del loro programma, che svolgono e diffondono con nobile slancio, in istruzioni e conferenze popolari, costituendo una specie di cattedra cristiana ambulante, che meriterebbe d'esser imitata in ogni città e nei grossi borghi operai.

8) ORATORI FESTIVI.

L'Oratorio festivo è il luogo dove l'anima salesiana si trova a diretto contatto col popolo, e dove il bene che si compie, cresce gradatamente con una sicura penetrazione e diffusione di spirito cristiano: non per nulla l'Oratorio festivo fu la pupilla del Ven. D. Bosco.

Sottrarre i fanciulli dai pericoli della strada, intrattenerli in onesti divertimenti e con belle maniere, istruirli negli elementi della Dottrina Cristiana, abituarli alle pratiche di pietà ed all'osservanza dei divini Comandamenti per formarne dei veri cristiani coi mezzi più semplici e naturali, ecco l'opera benedetta dell'Oratorio festivo, il quale completa e, talvolta, sostituisce i genitori nell'educazione dei figli.

A La Plata, per impulso dei Salesiani addetti al Collegio, sorsero quattro Oratori Festivi, nei quali il numero degli inscritti oltrepassò gli 8400.

Il primo, e più frequentato, è intitolato a « Domenico Savio », presso il Collegio del Sacro Cuore. Dalla sua fondazione, avvenuta nel 1887, conta un totale di 6820 inscritti, a cui favore vennero spesi 9697.75 pesos. Si sostiene con le offerte di alcuni protettori, costituiti in società, dal titolo « Pro cultura infantile », e con gli aiuti del collegio. Gli alunni, divisi in varie classi, partecipano alle funzioni religiose con molta pietà. La festa principale è quella di S. Luigi, alla quale, da anni, assiste più di un migliaio di giovani, provvisti di giuochi e divertimenti di ogni genere.

Nello stesso Oratorio v'è un Comitato di Mutua Protezione, che si incarica del collocamento e dell'impiego degli Oratoriani - nonchè la Conferenza di S. Vincenzo, che attende specialmente alle famiglie degli alunni più poveri: - durante la guerra mondiale si svolse anche un'Opera di soccorso e beneficenza in favore dei figli dei richiamati e degli orfani di guerra, col provento di feste, rappresentazioni, lotterie, ecc.

Altro Oratorio è quello di « Michele Magone », sorto nel 1914 per iniziativa degli Ex-Allievi, con sede nell'antica cappella di legno, che vide il sorgere dell'Opera Salesiana a La Plata. Anch'esso è abbastanza frequentato ed ha un attivissima Compagnia di S. Luigi, allo scopo di formare dei bravi catechisti.

Il terzo, detto di « S. Francesco di Sales », sorge nella località detta «Le mille case», e si sostiene con elemosine raccolte durante la Messa. Sebbene recente, si è distinto per alcune missioni catechistiche e per opere di beneficenza.

In ultimo, presso la Chiesa del Sacro Cuore, è sorto l'Oratorio « D. Bosco », pur esso fiorente, dove tutte le domeniche assistono alle funzioni religiose da 15o a 200 fanciulli. A aperto dalle 13 alle 16 soltanto: è diretto da sei o sette signore e signorine, che hanno molto a cuore le prime Comunioni dei fanciulli e anche delle fanciulle, alle quali, se son povere, provvedono un vestito decente per il più bel giorno della vita.

9) BATTAGLIONE ESPLORATORI.

L'Opera Salesiana nell'Argentina conta molti battaglioni di Esploratori di Don Bosco, che sono gran parte della vita, varia ed attraente, dei Collegi e degli Oratori. Il 10° Battaglione è quello fiorente nel Collegio S. Cuore di La Plata, con le sue brave Sezioni di Croce Rossa, Trombettieri e Fanteria, con tre ufficiali e dieci classi, ed una Scuola drammatica. Partecipa, ammiratissimo, con contegno superiore a ogni elogio, a manifestazioni civili e religiose, e promette grande sviluppo.

10) LA CHIESA DEL SACRO CUORE.

A un vasto ed artistico tempio, di cui si gettarono le fondamenta nel 1898, su disegno del compianto architetto S. Delpiano, e che dopo dieci anni venne solennemente benedetto. In esso fioriscono varie associazioni : l'Apostolato della preghiera, la Corte d'onore, la Conferenza di S. Vincenzo, l'Associazione dei divoti di Maria Ausiliatricee, l'Opera di S. Antonio per il pane dei poveri, la Compagnia del Carmine, ecc. ecc.

* *

Questa, nel suo complesso, è l'Opera di Don Bosco a La Plata, alla quale non mancheranno, nemmeno in avvenire, lieti e copiosi manipoli, se i Cooperatori continueranno ad essere gli Angeli della Provvidenza, e i Figli di Don Bosco a camminare sulle orme del Fondatore e dei fratelli che li precedettero nel santo apostolato.

(1) La Obra de Don Bosco en La Plata: A nuestros bienhechores (Buenos Aires 1920, Escuela Tipográfica del Colegio Salesiano « León XIII » Calle Dorrego 2120).

(1) A La Plata l'Opera di Don Bosco estende la sua benefica azione anche alle fanciulle, col Collegio aperto nel 1898 dalle Figlie di Maria Ausiliatrice, e con vari oratori festivi, fiorenti di varie associazioni, e con scuole serali operaie. Fino ad oggi sommano a 602 le alunne interne, di cui 99 gratuitamente; 4651 le esterne, di cui 866 gratuitamente; 38 le semi-convittrici: 584 quelle delle scuole serali; e 4656 le oratoriane. Complessivamente sono 10531 le fanciulle educate dalle Figlie di Maria Ausiliatrice alla Plata, con una spesa, per le gratuite, di 84.210 pesos a conto dell'Istituto.

Preghiamo per i missionari.

In parecchi Istituti nostri e delle Figlie di Maria Ausiliatrice si fanno ogni giorno particolari preghiere per i Missionari. Sono gli stessi alunni ed alunne, che offrono le loro Sante Comunioni, le Messe bene ascoltate, le Visite al SS.mo Sacramento ed altre pratiche divote, e particolari atti virtù, secondo le intenzioni particolari dei Missionari e con l'intenzione generale che Iddio li benedica e li conforti nelle apostoliche loro fatiche con la raccolta d'una elesse abbondante. Chi non vede la bellezza di quest'Apostolato dell'Innocenza?

Da ALI' MARINA le educande delle Figlie di Maria Ausiliatrice ci fanno sapere che, nell'anno scolastico or ora decorso, esse hanno offerto al Signore a codesto santissimo scopo, 36.498 S. Messe - 36.750 S. Comunioni - 35, 848 Corone del S. Rosario - 18. 18o Esercizi della Via Crucis - 21.742

Visite al SS. Sacramento - 593.542 preghiere varie - e 73. 330 fiori di virtù. - Chi non vede, da un lato, il gran vantaggio che ne ridonda alla causa dell'Apostolato, e, dall'altro, le sante e salutari impressioni che una così santa abitudine deve lasciare in modo duraturo nelle tenere anime così educate?

Ci auguriamo, per la causa delle Missioni e per il maggior bene di tanta gioventù, che il bell'esempio si divulghi e si affermi, con copiosi frutti, in tutti i buoni Istituti di educazione.

LA PREGHIERA DEL S. PADRE per la pacificazione degli animi in Italia.

In occasione della festa di San Giacono, Onomastico di Sua Santità, l'E.mo Sig. Cardinale Vannutelli, umiliando al trono pontificio gli auguri del Sacro Collegio, pregò il Santo Padre che si degnasse, nella grande tristezza dell'ora presente, di esprimere una sua augusta parola per la pacificazione degli animi.

Sua Santità, nel rispondere all'E.mo Cardinale, manifestava il grande cordoglio del Suo cuore di Padre per le lotte che cruentano l'Italia, ed aggiungeva che nelle presenti circostanze, in cui gli animi sono esacerbati dalle passioni di parte, credeva più efficace di rivolgere la sua parola di Pontefice, non agli uomini, ma a Dio.

Questa risposta fece profonda impressione nei presenti, e tutti compresero che il Santo Padre, sollecito di compiere ancor una volta la missione pacificatrice, affidatagli dalla Provvidenza, stava maturando da tempo un suo particolare disegno.

Ed infatti, a due giorni di distanza dalle parole auguste, pronunziate dinanzi al Sacro Collegio, veniva pubblicata la seguente preghiera, arricchita di preziose indulgenze, con la quale tutti i fedeli potranno unirsi al supremo Pastore in una santa crociata di suppliche per implorare da Dio la grazia della vera pace.

« O Dio di bontà e di perdono, col cuore trafitto ci stringiamo intorno ai Vostri altari e imploriamo misericordia.

» Dopo gli orrori della guerra, il flagello più grande è quest'odio feroce, per cui gli uomini d'una stessa famiglia s'inseguono e si uccidono per fazioni di parte. La terra, in cui più ha sorriso la pietà cristiana e che è stata la culla di ogni gentilezza, sta per divenire un campo cruente di lotte civili.

» Misericordia, o Signore! Voi che avete rivelato nella legge nuova il perdono delle offese e l'amore dei nemici, fate che si riabbraccino coloro che non sono nemici, ma fratelli; fate che, deposte le armi che sanguinano, tutti possano ripetere nella dolce lingua comune la preghiera che ci avete insegnato; - Padre nostro, che sei nei Cieli - e che, vedendo il Vostro Figlio aprire il cuore e le braccia ai suoi crocifissori, sentano inondarsi l'anima della carità più viva per ripetere con umile confidenza:

- Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori.

» Vergine Immacolata, Regina dei cuori, scendete in mezzo ai Vostri figli e fate sentire la Vostra voce di Madre; Voi sola potete, con la Vostra intercessione, riconciliarli con Dio e riconciliarli tra loro; Voi sola potete far loro gustare la dolcezza di quella pace, che è preludio della vita eterna. E così sia ».

Concediamo ai fedeli per ogni volta che reciteranno la presente preghiera l'indulgenza di 300 giorni, e a quelli che l'avranno recitata ogni giorno, la plenaria una volta al mese, alle consuete condizioni.

Dal Vaticano, nel giorno del Nostro onomastico, 25 luglio 1921.

BENEDICTUS PP. XV.

Nuovo campo d'azione affidato ai Salesiani.

Nel luglio u. s., il rev.mo nostro Superiore Generale Don Albera, cedendo ai reiterati e commoventi inviti della S. Congregazione di Propaganda, accettava un nuovo estesissimo campo di lavoro per i figli di Don Bosco, nel centro dell'Asia, cioè la Prefettura Apostolica dell'Assam.

L'Assam è una vasta provincia dell'Impero Anglo-Indiano, nella presidenza del Bengala, di 120.o0o Kmq., con più di 7.000.000 di abitanti, che parlano più di 6o lingue diverse.

Profondamente commossi di fronte allo sviluppo sempre crescente della nostra Pia Società, sulla quale evidentemente vegliano dall'alto, insieme con Maria SS. Ausiliatrice, i nostri venerati Padri Don Bosco e Don Rua, noi ci sentiamo intimamente animati a raddoppiare le nostre energie per corrispondere, nel miglior modo possibile, all'aspettazione della Chiesa e del Vicario di Gesù Cristo. Consci però della debolezza nostra, e riconoscendoci bisognosi, oltre modo, di nuove menti e nuovi cuori che accorrano volenterosi a lavorare sotto la bandiera del Venerabile Don Bosco, imploriamo, con tutta l'anima e da tutti i Cooperatori, un fervido ricordo quotidiano a questo fine.

Della nuova estesissima Missione, alla quale dovranno presto recarsi i Salesiani, diremo largamente nei prossimi numeri.

« La parola illuminata del S. Padre - dice un appello della Giunta Diocesana di Roma - elevandosi ancora una volta al disopra del tumulto di odi e di passioni prorompenti nelle più pericolose forme di contrasti sociali, si è diretta in amorevole e paterno ammaestramento ai devoti figli della Chiesa, a tutti i veri fedeli di Cristo, additando loro la sicura via da seguire in quest'ora triste per la nostra Patria. Nel tumulto incomposto di lotte fratricide non agli uomini il Romano Pontefice. ci esorta a rivolgerci perchè il funesto ripetersi di atroci violenze, in cui gli uomini di una stessa famiglia si inseguono e si uccidono per fazioni di parte, abbia a cessare, ma a Dio, a quel Dio che muove i voleri umani e guida i supremi destini delle Nazioni.

» Docili all'invito così pieno di amorevole sollecitudine di S. Santità, stringiamoci tutti intorno ai nostri Altari, nelle nostre Chiese, e dal Dio della Misericordia imploriamo, con le parole stesse del Suo Vicario in terra, la cessazione delle crudeli lotte che insanguinano le città e le campagne della diletta patria nostra, sì che nella concordia degli animi tutte le sane forze del nostro paese possano finalmente attendere a più feconde opere di bene sociale. »

Tra le rovine della Mecca Peruana

(Da una lettera del sig. Vittorio Alvarez, salesiano, inviata al reverendissimo sig. Don Albera, da Lima).

Lei sa, Veneratissimo Padre, come sia sorprendente e mirabile, la storia di questo paese, prima ancora della scoperta, per lo splendore di civiltà dell'Impero degli Incas, per la sua progredita cultura e per la sua meravigliosa organizzazione politica, tanto che fu la principale e più importante collettività sociale dell'America del Sud.

Ebbene, ancora anteriormente a questa civiltà incaica, - che cominciò verso il secolo X, - fu celebre in questi siti il tempio di Pachacamacc, di cui, a 45 km. da Lima, sulla sponda del Pacifico, si ammirano ancora le rovine, che invitano alle loro tombe vetuste non solo gli uomini della scienza, ma anche tutti coloro che si dilettano delle antichità, sia per curiosità, che per brama d'istruzione. Noi eravamo di quest'ultima categoria. « Tutti imparano meglio cogli occhi, che cogli orecchi » disse un distinto pensatore; perchè è più facile e utile vedere, che non gettarsi su d'una lettura. Quindi utilissima cosa, soprattutto trattandosi di giovinetti, ci parve l'esame di questi ruderi, testimoni efficaci e fedeli di passate grandezze e d'interessarti tradizioni di storia patria.

Grazie alla generosità del Ministero dell'Industria, l'escursione si potè combinare colla passeggiata generale che si suol fare tutti gli anni, al termine degli Esercizi Spirituali.

Alle 6 del mattino, dopo le pratiche di pietà, partiva la lieta brigata di 25o alunni interni del Collegio di Lima, nella loro elegante uniforme di Esploratori Peruviani di Don Bosco, col bastone in spalla; e, preceduta dalla fanfara degli Esploratori e dalla banda del Collegio, marciava verso la stazione, detta di Viterbo, ove si prese il treno.

Dopo due ore di viaggio, prima tra campagne in festa, poi tra pianure aride e brulle, si giunse alla vallata di Lurin. Di lì cominciò la gita, a piedi, fino alle rovine,.

Le origini del Tempio famoso. - Il dio Kon e Pachacamacc suo figlio. - Lo stile del tempio. Le rovine.

Pachacamacc, ove sorse l'antico paese, è ora una piccola lingua di terra silenziosa, sterile, deserta. Solamente nei ciglioni che la fiancheggiano si vede qualche segno di vegetazione che fa vivo contrasto coll'aridità di questo luogo, ove pose il suo regno la morte.

È probabile, come vogliono illustri archeologi, che la costruzione di questo Tempio famoso risalga ai primi abitanti di queste regioni, cioè a qualche secolo prima dell'èra cristiana.

Raccontavano gli Indiani che Kon, il Dio supremo, era comparso dal settentrione, creando gli uomini. Questi erano felici, ignoravano il dolore e la morte, ma, essendo stati ingrati, e, essendosi dimenticati di Kon e datisi ai vizi, Egli li castigò, convertendoli in gattoni e animali mostruosi. Allora Pachacamacc, Figlio di Kon, s'intenerì della sorte degli uomini e venne a restituire loro la felicità, ad una condizione: quella del lavoro.

Fu per questo che, riconoscenti, gli uomini dedicarono a codesto Dio buono un Tempio, nello stesso luogo in cui, secondo la leggenda, Pachacamacc dava loro le sue dottrine: è un punto incantevole che domina le valli circostanti e l'immensità dell'oceano.

Da questa leggenda la critica storica è indotta ad ammettere, in epoche remote, il fatto di varie immigrazioni che si succedettero sulla costa peruana, recando una religione monoteista, già sviluppata, ed un culto già progredito, superiore senza dubbio al feticismo e politeismo dei tempi più remoti.

Donde saranno venute codeste immigrazioni al Perù? Il quesito non è ancora risolto, nè è facile il risolverlo. Gli uni ritengono siano venute dall'America centrale; gli altri sostengono che provengano direttamente dall'Asia.

Qualcosa si ricava dallo stile dell'edificio.

Il maestoso Tempio di Pachacamacc, sorgente a 120 metri sul mare, era circondato da sei immense spianate artificiali, sostenute da ampli muraglioni di terra battuta. La maggiore di cinque di queste spianate, misurata dal P. Barnaba Cobo nel 1626, era di 6oo piedi di lunghezza e 50o di larghezza, occupando una superficie totale di trecentomila piedi quadrati. Sull'ultima spianata s'innalzava la cappella del Dio.

Ora, a detta del Dott. Urteaga, professore all'Università di Lima ed eminente storiografo peruano, « tale disposizione architettonica indica il genuino stile assiro del monumento, di cui si trova un tipo nel palazzo di Sargon in Korsabad, presso Ninive. Era della forma degli antichi palazzi assiri, e la sua pianta di proie zione aveva la forma di rettagoni concentrici ».

Oggi non vi son che i ruderi dei primi quattro muri. Il vento e l'umidità, e, più che tutto, i secoli e l'abbandono, hanno fatto delle spianate superiori un monticello irregolare: e non restano che pochi residui della grande scalinata, che saliva di terrapieno in terrapieno, e che al dire di uno scrittore spagnuolo del tempo della scoperta, « era di pietra rustica senza cemento, con gli scalini così bassi che, ancorchè fosse molto lunga, si saliva senza fatica».

I nostri piccoli Esploratori vi si arrampicarono come meglio poterono, facendo a gara a chi toccasse primo la sommità.

Certamente non potè non impressionarli, sopra tutto in principio, l'incontro ad ogni passo di qualche cranio o scheletro, di tombe semiaperte, di avanzi di funebri drappi in cui erano state involte le salvie, di reti ed altri oggetti funerari.

Naturalmente l'animo si sente invaso da un macabro senso di orrore e si sta attenti a non calpestare tanti avanzi di esseri umani, che non poterono riposare in pace, come avrebbero bramato e com'ebbero speranza, presso la loro divinità.

Vicende umane!

La Mecca, o la gran Necropoli Peruana - Come si trasformò l'antico culto di Pachacamacc e in fine si spense.

La celebrità di questo tempio si estese per tutto il litorale peruano e penetrò nell'interno, e si dice che vi accorressero turme di pellegrini fino dalla distanza di seicento leghe. Era la Mecca del Perù.

Ivi Pachacamacc aveva culto ininterrottamente e con tanta venerazione universale che, come dice Cieza de León, al quale lo assicurarono autorevoli indiani del suo tempo, « i pellegrini potevano transitare - indisturbati anche fra province in guerra fra loro, senza altra condizione che di procedere alla spicciolata e disarmati; ciò bastava perchè avessero ospitalità e sostentamento dappertutto, secondo la reciproca loro convenzione ».

Era quindi continua l'affluenza dei pellegrini; e, se molti erano mossi dal desiderio religioso di adorare e pregare Pachacamacc, una buona parte vi andava specialmente coll'intento di passare colà gli ultimi giorni e aver sepoltura all'ombra del tempio, in luogo sacro, sotto la protezione della divinità venerata. Era questo come l'ultimo ideale e chissà forse non avessero, connessa a questo, la fede nella loro suprema felicità. Era dunque questo luogo anche la gran necropoli dei Peruani, la dimora della pace, del riposo, della morte.

Per gli antichi Peruani, dell'epoca anteriore agl'Incas, Pachacamacc fu un dio invisibile, che trovavasi dappertutto e involgeva tutto, presso a poco come l'atmosfera che si respira. Perciò nel tempio primitivo non lo si rappresentò mai con forme esteriori; e la cappella, che sorgeva nella parte più alta, aveva una sola entrata, i muri eran foderati di lastre d'oro e avevano delle aperture, per dove, soffiando, penetrava il vento. Ivi si figuravano d'essere ascoltati da Pachacamacc e averne i responsi, che venivano interpretati dai sacerdoti, addetti al santuario, chiamati Cushipatas.

Più tardi, verso il secolo XV, le soldatesche vittoriose dell'Inca Pachacutec si presentarono pure in questo paese ed il dominio di Pachacamacc dovette sottomettersi al potere dei forti Figli del Sole, non senza averne avuto concessioni favorevoli al culto e alla libertà religiosa. L'Inca, con una politica abile ed astuta, rispettò il culto del Dio unico, come faceva con tutte le religioni dei popoli sottomessi, per guadagnarsene gli animi e rinforzare il suo prestigio. Tuttavia impose che si innalzasse, accanto, un tempio al Sole, la divinità degl'Incas e padre di Pachacamacc e di tutte le divinità; e lo circondò di fasto e ricchezza; i sacerdoti del Sole vi celebravano le loro feste con un solenne e grandioso apparato, in sommo contrasto colla semplicità di Pachacamacc. Allora i Cushipatas, temendo di perdere i pellegrinaggi al proprio santuario, diedero la forma di un idolo di legno, grottesco e deforme, a Pachacamacc, e presero ad offrirgli delle vittime.

Quest'idolo fu quello che ritrovarono gli Spagnuoli nel 1532 e che fu fatto atterrare da Fernando Pizzarro, fratello del Conquistatore. Nè gl'Indiani, ancorchè presi da terrore, si ribellarono al vedere quell'atto, perchè s'immaginavano che i conquistatori, colle loro facce bianche e lunghe barbe, e coi loro agili cavalli e le brillanti loro armature, fossero anch'essi figli del Sole. Ma il culto di Pachacamacc andò scomparendo e, essendo venuta meno la generazione dei credenti, s'estinse pure la casta dei Cushipatas, e là presero stabile dimora la desolazione e la morte, e del gran tempio più non rimase che un ammasso di muri sozzi ed avanzi funebri, circondati da leggende e tradizioni più o pieno significanti, rivelatrici del sentimento e delle credenze delle passate generazioni.

Verso levante, su di una piccola altura, si vedono ancora gli avanzi del tempio del Sole, del Palazzo dell'Inca, e della casa delle Mamaconas, cioè delle vergini dedicate al Sole.

LETTERE DEI MISSIONARI

CINA

Una visita ai distretti del Vicariato di Shiu-Chow.

(Relazione di Mons. Luigi Versiglia).

Shiu Chow, 24 dicembre 1920.

Reverendissimo ed Amatissimo Padre,

Anche i nove confratelli, da poco arrivati, sono a posto; ma, nonostante questo considerevole rinforzo, ci sentiamo ancor molto isolati e insufficienti ai bisogni. Il territorio assegnatoci è così vasto da poter somministrar lavoro immediato per un centinaio ancora!

Per ora; sono tutti occupati in un'impresa che moverebbe al riso, se non fosse per altra parte così faticosa: stanno cioè martellandosi il cervello e logorandosi i polmoni, nonchè gli organi vocali, intorno a quella lingua, che ognuno ostinasi a chiamar benedetta. E credo che lei pure sorriderebbe un poco nel vedere i suoi figliuoli già adulti, sacerdoti da diversi anni, chi, fatto con la mano padiglione all'orecchio, la bocca aperta, il mento proteso in avanti, si sforza di afferrare l'inafferabile tono: chi, invece, contorce la bocca in mille guise per imitar le smorfie del maestro, non escluse quelle che non han nulla a che fare colla retta pronunzia: mentre un altro, più ardito e fortunato, arriva perfino a fare la diagnosi musicale ed anatomica dei suoni, obbligando il paziente ed arrendevole maestro a spalancare le ganasce nei modi più ridicoli per render possibile lo studio analitico al più che diligente e fervido discepolo.

I. Nel Distretto di Yan Fa.

Mentre i nuovi confratelli son cosi, variamente, ma tutti per uno stesso scopo occupati, me n'approfitto per far una visita a diversi Distretti.

Diressi la prima parte del mio viaggio a Yan Fa, il distretto più vicino, dove Don Lareno lavora da più di un anno. Egli si è già acclimatato e promette di dare una buona mano di inverniciatura cinese anche a D. Fochesato.

Partii verso la fine di gennaio, nel tempo migliore per viaggiare in questi paesi. La prima tappa si dovette fare a piedi, perchè, al timor di una guerra che stava per scoppiare, tutti gli uomini si erano nascosti, per paura di essere reclutati a portar le munizioni e i bagagli dei soldati; quindi non mi fu possibile trovare nè una sedia, nè un portatore. Si trattava di sette ore di viaggio (45 km.) e, raccomandatomi al Signore, partii di buon mattino, arrivando felicemente a passar la. notte nella nostra residenza di Toung Tong. Don Lareno era venuto ad attendermi. Il mattino seguente ripigliammo insieme il cammino, e dopo tre ore di viaggio eravamo a Kong-Ke.

Come si vive nelle cristianità. - Un ripetitore pagano. - Ricordando: un assalto alla Missione.

Kong-Ke è la principale cristianità del Distretto. I battezzati sono una settantina, tutti raggruppati intorno alla chiesa, sicchè la vita cristiana vi si svolge, come in un collegio. Al mattino si alzano tutti al primo segnale dato dalla chiesa; e, al secondo segnale, tutti quelli che possono, vanno ad ascoltar la S. Messa; dopo di che attendono alle loro occupazioni, finchè il tocco del mezzogiorno li richiama per l'Angelus. Alla sera, dopo cena, gli uomini prendono il loro divertimento nella casa del Missionario, chiacchierando, finchè non venga l'ora delle orazioni. Le bambine invece e le donne, le quali, poverette, han dovuto sostenere davvero il pondus diei, occupate dall'alba al tramonto, come tante bestie da soma, (la donna della classe lavoratrice in Cina è purtroppo destinata a questa sorte), si radunano presso la Ku Neon (religiosa indigena che fa da maestra) ed approfittano di questo tempo per apprendere il catechismo ed esercitarsi nel cucire, nel far le scarpe di tela, e in altri piccoli lavori femminili.

I bimbi sono a tutte le ore nella residenza del Missionario, come se fossero a casa loro, e una bella scoletta forma le sollecitudini dei nostri. Don bareno stesso, quando può, spiega il catechismo, e. insegna un po' di aritmetica e di geografia, materie ancor poco conosciute nelle scuole cinesi; e benchè non ancor troppo forte nella lingua, è ascoltato volentieri, non solo dagli alunni cristiani, ma anche dai pagani.

Uno di questi, il più diligente della scuola, viste le difficoltà del Missionario per spiegarsi in certe cose, gli si è offerto, nei tempi di svago, per aiutarlo a preparare le lezioni. E come sta attento a suggerirgli le espressioni, le frasi, le parole atte a manifestar meglio il pensiero! Al contrario, come si affligge quando, in certi argomenti che richiedono la pratica cognizione della dottrina cristiana, non riesce a dare al Missionario una spiegazione soddisfacente! Allora, per completare la lezione, corre a chiamar qualche condiscepolo cristiano; ma, geloso del suo mestiere, appena questi ha fatto l'ufficio suo, l'invita bellamente ad andarsene. Io gli domandai: - Perchè non ti fai cristiano? - Tutto mortificato mi rispose: - Lo vorrei bene, ma i genitori non me lo permettono. Quando sarò più grande, lo farò. Sa magnificamente il Catechismo, e non manca di pregar con gli altri al principio e alla fine delle lezioni.

In quella cristianità regna la vera vita di famiglia, e ci stanno a conservarla negli orari, nelle usanze, in tutto.

Cotesta vita metodica diede già, purtroppo, buon giuoco a certi malfattori.

Si era nei primi anni dell'istituzione della Repubblica; le autorità non avevano più nessun potere, ed ognuno difendevasi dai pirati o dai ladri, come meglio poteva. I nostri cristiani si unirono con gli altri del paese in lega difensiva. Per turno, a gruppi, dovevano mutar di guardia la notte e prestar tutti i servigi che presta un corpo di polizia. Contrariamente però al parere del Missionario, posero la loro sede in una sala poco distante dalla cappella. Fu un'imprudenza, perchè gli estranei confusero la cappella colla caserma, i cristiani coi soldati, e così tutte le odiosità caddero, indistintamente, sopra questi.

Era successo un delitto, per cui i vigili avevano dovuto arrestare due individui del villaggio vicino, e tradurli in mandarinato. Gli abitanti del paese, montatasi la testa, ne giurarono vendetta; e una sera, saputo che il Missionario non era presente, verso l'ora in cui i cristiani si radunavano per la preghiera, non appena sentirono elevarsi il loro canto melodioso, sbucarono dai boschi vicini, dove si erano nascosti, e assalirono i cristiani nella cappella, sparando fucilate all'impazzata dalle porte e dalle finestre. Fortunatamente non colpirono nessuno. Ai primi colpi, tutti, spaventati, pensavano di salvarsi, ma quei forsennati entrarono in un attimo, e a colpi di ascia e di coltelli ne ferirono vari. Il capo dei cristiani e un altro furono i più malconci e certamente sarebbero rimasti vittima di tanta ferocia, se, al rumore, non fossero accorsi a liberarli i pochi che eran di guardia quel giorno, aiutati dai più animosi dei cristiani, che, armatisi, ritornarono in loro aiuto. Uno dei due disgraziati morì dopo pochi giorni; l'altro ne porta tuttora le conseguenze. Sono pur visibili, nella porticina del tabernacolo e nei gradini dell'altare, i buchi delle pallottole.

I cristiani rimasero talmente impressionati di questo fatto, che, ancor oggi, ne parlano con spavento; ed ogni qualvolta, durante la notte, sentono un cane ad abbaiare in modo un po' insolito, i più coraggiosi si alzano, e, armati di fucile, vanno a vedere di che si tratti.

La nuova residenza di Kong-Ke. - Come si svolgono le visite alle residenze. - Il Missionario é anche conciliatore. - Uno spettacolo emozionante.

A Kong-Ke s'era già messa mano alla costruzione di una residenza pel Missionario, che, a conti finiti, venne a costare in nostra moneta, dico in moneta italiana, circa 18.ooo lire. Par troppo? Eppure è una casa umilissima, ed era indispensabile. Più di un Missionario si era qui rovinata la salute, per mancanza d'una conveniente abitazione.

Ma le difficoltà maggiori nel condurre a compimento quell'opera, non vennero dal lato finanziario. Don Lareno, quando vi si accinse, era quasi solo, e con cognizioni di lingua ancora scarse, a dirigere una massa di operai, ignari affatto dei nostri modi di costruzione. Grazie però alla tenacia del buon confratello, la casa è finita, ed è riuscita graziosa e comoda.

Don Lareno e il suo compagno Don Fochesato, mentre attendevano ai lavori, della costruzione e dell'accrescimento del loro corredo linguistico, non mancarono di prender completa cognizione del distretto e di provvederne ai bisogni. Hanno già, infatti, forniti i principali centri di maestri e maestre, e contano dappertutto un bel numero di scolari, nonchè di catecumeni.

Passai a Kong-Ke, due giorni. Quando si arriva in una cristianità, la prima cosa è di avvisare tutti i cristiani dei dintorni, e, mentre questi si radunano, il Missionario occupa il tempo nel visitare le scuole e nell'esaminare gli alunni sul progresso fatto nel catechismo, aggiungendovi quelle spiegazioni che non sempre il maestro è in grado di dare.

Alla sera poi, quando i cristiani son radunati, si fa un po' di istruzione anche per loro, si esaminano i catecumeni per constatare il loro impegno nell'apprendere la dottrina, e quello dei catechisti nell'insegnarla; ad ora conveniente si recitano le orazioni; e, dopo, si ascoltano le confessioni. Queste, quando si tratta di neofiti o cristiani ancor ignoranti, diventano, per forza,. un'altra serie di istruzioni private, sia sulle disposizioni per ben ricevere il sacramento, sia sui più importanti obblighi della vita cristiana. Con tal lavoro, anche nelle cristianità piccole, la veglia si protrae di solito oltre le dieci, le undici, e la mezzanotte. E non vi è altro tempo migliore perchè, occupati come sono dal lavoro, questa povera gente, difficilmente troverebbe modo di venire alla chiesa durante il giorno. E tuttavia, al mattino, la Messa deve esser celebrata per tempissimo.

Se si passano più giorni in una cristianità, le serate si occupano intrattenendosi con i cristiani, nell'istruire i più ignoranti e, talvolta, anche nel trattare certi affari, che i cristiani e i pagani portano al tribunale del missionario, sicuri di trovare il giudice imparziale.

Di quei giorni mi capitò di dover comporre una questione tra due individui, di cui uno, per comprarsi due porci, aveva ipotecata la sorella, cioè aveva inscritto la sorella come pegno del danaro che avrebbe dovuto rendere alla vendita dei porci. La cosa, in Cina, è comune. Ora i porci erano morti e l'ipotecario esigeva egualmente il suo danaro dall'ipotecante, minacciandolo di vendergli la sorella. Questa era cristiana e l'altro pagano; quindi bisognava trovare una via di uscita per impedire che la giovane andasse in mano a pagani. La via fu facilmente trovata. L'ipotecario condonò gli interessi, ed io sborsai il capitale, riservandomi il diritto di rifarmi del danaro, sul prezzo che sborserebbe il futuro marito, quando la fanciulla si sarebbe sposata. Così essa non potrà maritarsi senza il permesso del missionario, il quale, si comprende, si serve di questo diritto per impedire che si unisca a un pagano. Tra i Cinesi ...bisogna fare alla Cinese.

Da Kong-Ke si ritornò a Toung-Tong. La cristianità di questo villaggio si direbbe la più disperata del Distretto, ma è anche la più radicata nella fede. Però intendono un po' a modo loro le regole della Chiesa; e quando il missionario non permette una cosa, aspettano che egli non ci sia per metterla egualmente in esecuzione, pronti poi, quando ritorna, a gettarsi ai suoi piedi e chiedergli perdono, disposti a qualsiasi penitenza. Il missionario li può sgridare acerbamente; occorrendo, può anche sospenderli dai Sacramenti; non perdono per questo l'affezione al loro Padre, nè lasciano di venire alla chiesa, e di chiedere instantemente di poter fare le loro devozioni, e di confessarsi. Una volta che un dei nostri, in principio della Messa, aveva tralasciato una piccola usanza, solita a praticarsi dagli antecessori, si presentarono all'altro Padre e gli domandarono: - Chi ha detto messa stamattina, dopo di lei, è cattolico o no? - Meravigliato questi, alla domanda: E perchè no? rispose. Perchè non dice la Messa come gli altri. Se non fosse cattolico, noi non vorremmo aver nulla a che fare con lui

Il giorno seguente, da Toung-Tong, in due ore di cammino, arrivammo a Chong-Fun, dove, siccome da qualche mese non era più passato il missionario, ci fermammo due giorni.

La prima sera, occupati nei dolci lavori del ministero, andammo a letto a ora molto tarda. Ma non eravamo ancora addormentati, che la nostra finestra s'illumina d'un vivo bagliore, e un crepitìo di fiamme giunge al nostro orecchio. Balzati di letto, corriamo alla finestra e vediamo la montagna di rimpetto, tutta in fiamme. Per la distrazione forse di un passante, che, nell'accender la pipa, aveva lasciato cadere il zolfanello acceso in mezzo alle erbe quasi secche, il fuoco, covato per qualche tempo, divampò al soffio di un leggero venticello, e, in men che non si dice, si propagò in modo che sarebbe stato impossibile il dominarlo. In un momento, la montagna parve un sol fuoco; le pianticelle tenere cigolavano sotto l'ondata del calore, e finivano col dar anch'esse alimento alle fiamme. Gli alberi, colle folte chiome travolte dall'incendio, sembravano pennacchi di fuoco che si elevavano al cielo. Era uno spettacolo davvero imponente: e noi rimanemmo per un bel pezzo a contemplarlo, mentre i nostri Cinesi dormivano saporitamente. Essi non sentono molto il fascino che viene dall'orrido o dal maestoso; d'altra parte simili spettacoli sono, per loro, comuni. Essi stessi, molte volte, di proposito mettono fuoco alle foreste e alle montagne per liberarle dall'erba, e più ancora, dalla tigre, che facilmente vi si annida. Non è molto, una povera vecchia, ad ora già avanzata, tornava dal pascolo colla sua vaccherella, che improvvisamente fu assalita dalla belva. La povera donna si fece innanzi per difendere l'animale, ma venne miseramente sbranata dalla fiera. Per questo la popolazione s'è davvero impressionata, e alla sera nessuno si arrischia ad allontanarsi dall'abitato, se non in compagnia e tutti armati e provvisti di molti lumi, perchè la tigre teme il bagliore dei lumi e difficilmente osa avvicinarsi. Nei paesi però non entra che raramente, e di notte; proprio quand'è spinta dalla fame. I cani sono i primi ad accorgersene; dapprima guaiscono come in preda a convulsioni, poi, ad un tratto, ammutoliscono, e vanno ad appiattarsi nei nascondigli più remoti. La gente, impaurita, spranga ben bene le porte e cerca di mettere al sicuro gli animali domestici, specialmente le vacche e i porci; e la belva gira finchè non abbia afferrata qualche preda, quindi se ne torna alla tana.

Splendido panorama. - Villaggio modello. - Vergini zelanti. - Cristiani esemplari.

Da Chong-Fun riprendemmo la marcia per Tong-Heong, residenza ordinaria di Don Barberis e di Don Bardelli. La via passa in mezzo ad una valle, che segna i confini tra il Distretto di Van Fa e quello di Lok Chong, e si arrampica sui fianchi delle montagne, ai piedi delle quali mugge l'acqua del torrente, che, discendendo di balza in balza, va ad infrangersi contro le rocce che tentano qua e là d'interrompergli il passo. Per un'ora circa si sale all'ombra di piante foltissime, che costeggiano, da ambo i lati, il sentiero; e, tutt'a un tratto, il panorama si apre in una specie di anfiteatro circondato da alte montagne, coperto di vegetazione lussureggiante d'una varietà incantevole, resa ancora più deliziosa da sorgenti d'acqua freschissima, che è una provvidenza nella stagione calda. Poi la strada gira improvvisamente ed offre alla vista tutta la fertilissima pianura di Lok Chong, col fiume che serpeggia in mezzo agli innumerevoli villaggi, ai quali è apportatore di vita e di benestere. Dal fiume infatti proviene la fertilità straordinaria di quei luoghi, e lungo il suo corso si sviluppa tutto il commercio, che ascende sino al Fu Narra e discende sino a Canton. Seguendo il suo corso gli antichi Missionari si recavano fino al centro della Cina, su fino a Pekino. Per questa via passò il celebre P. Ricci, dopo aver evangelizzato per circa 6 anni i dintorni di Shiu Chow.

Discesi appena dalla montagna, entrammo nel piccolo villaggio di Pak Shan, lindo e grazioso, posto sopra una collina, circondato da foltissimi alberi. Le case sono disposte in bell'ordine e tenute con una certa proprietà, che non si direbbe d'un villaggio cinese.

E che siamo in un posto ben diverso da tutti gli altri, ve ne accorgete subito dalla gente che mostra un'aria aperta e semplice, non priva di una certa eleganza: dai bambini che non fuggono impauriti, ma vi circondano garbati e festosi: insomma è un villaggetto dove tutti son cristiani e, quel che è più, buoni cristiani. Quel senso di proprietà che domina in tutto, è certamente un effetto del cristianesimo che v'impera da qualche secolo.

Tra le fanciulle, molte ve ne sono che posponendo le nozze terrene a quelle dell'Agnello Immacolato, si dedicano alla verginità, pur vivendo tra le cure domestiche. In forza della stima che si ha in Cina per la verginità, queste buone spose di Gesù sono diventate come le arbitre della loro gente. Son esse che tengono viva la luce della Fede, che accendono il fuoco della carità, che compongono le piccole discordie, che dirigono in comune gli atti quotidiani di pietà. Son esse che educano la gioventù nello spirito cristiano, ed è una bellezza il sentire i bambini di pochi anni cantare le preghiere e recitare il catechismo! E che il lavoro di quelle buone figliuole venga benedetto dal Signore, ne son pegno le numerose e buone vocazioni, già date da quel minuscolo paesello. Presentemente tra i sette alunni studenti di latino, che abbiamo nel nostro piccolo seminario, tre vengono da Pak Shan.

Oh non è difficile al Missionario accudire simili cristianità; son le vere oasi che egli trova nel deserto della Missione, nelle quali può ristorare santamente lo spirito!   (Continua).

Non bastano i Missionari !

... Vi sono eserciti di missionari e di suore, che ad ogni lido salgono, in ogni terra penetrano a portarvi il nome di Gesù? benedetto il Signore! Vi sono stuolo numerosi di eretici, di scismatici, di infedeli, che accolgono l'invito del Pastore e vengono all'ovile di Gesù? benedetto il Signore! Consola quest'onda, che il vento della grazia ha fatto alta e rapida verso la Chiesa; questo rigoglio di apostolato, questa primavera che in tante e sì disparate plaghe fiorisce e si profuma per Gesù? benedetto il Signore! il Signore, che così ci conforta e ci rinsalda nella nostra fede, e che, coll'abbondanza del frutto, invita e sollecita ad entrare al lavoro.

Ma non dimentichiamolo però che al di là di questo giardino si distende squallido, opprimente, ancora infinito il deserto; e che se 320 milioni sono i cattolici, più di 400 milioni sono gli scismatici, i protestanti e gli ebrei, vicini a noi, ma non con noi; e che poi più di un miliardo sono ancora gli infedeli, gl'infelicissimi fratelli per i quali non ha Angeli il Natale, non campane la Pasqua; non onde lustrali la nascita, non croce la tomba; non consolazioni la vita, non speranze la morte; non sole il dì della letizia, non stelle la notte del dolore! Pensiamoci a questo miliardo di anime, sulle quali un cielo s'incurva, ov'esse non vedono un Padre, non una Madre, non angeli, non santi... pensiamoci! E, grati della grazia, che, per una privilegiata pietà a noi è venuta; e lieti per la grazia che copiosamente a molti arriva, per questi altri, che ancora agonizzano e van gemendo e brancicando nelle tenebre, interroghiamoci risolutamente: Che cosa dobbiamo, che cosa risolviamo di fare?

Non difficile ci sarà il conoscere ciò che dovremo fare per contribuire alla conversione degli infedeli e al ritorno degli eretici e dei scismatici, se, innanzi di formular proposte e progetti, esamineremo ciò che hanno già fatto gli altri, primi i Sommi Pontefici, poi quelli, che o preparando o correndo alle missioni, sull'opera loro hanno veduto la rugiada del cielo discendere copiosa a frutti qualche volta tardivi, sempre però altamente consolanti.

PIETRO CARD. MAFFI.

IL CULTO DI MARIA AUSILIATRICE

Nel Santuario, il 24 del mese, si compiono, mattina e sera, devote funzioni in onore di Maria Ausiliatrice. Al mattino ha luogo la messa della Comunione generale, seguìta dalla Benedizione Eucaristica - alla sera, alle 20, un'ora di adorazione predicata: e sono particolarmente i divoti di Valdocco, con le associazioni della parrocchia, che con vivissima fede accorrono alla devota funzione.

Vogliano i buoni Cooperatori e le pie Cooperatrici unirsi, ad essi, in ispirito.

Echi delle Feste titolari.

A Rivalta Torinese la festa in onore di Maria Ausiliatrice ebbe luogo anche quest'anno, la la domenica di agosto, con splendore veramente solenne in mezzo a grande entusiasmo. Le funzioni religiose, e segnatamente la processione, sortirono esito insperato fra musiche, canti e suoni, per le vie adorne di gonfaloni e pavesate a festa, tra la più schietta gioia e la più edificante pietà. Nel pomeriggio i Circoli giovanili di Rivoli, di Orbassano, di Beinasco, di Bruino, convenuti coi loro vessilli, unitamente ai giovani, alle società civili ed alle compagnie religiose di Rivalta, tennero un riuscito convegno, in cui parlarono il nostro D. Vismara, oratore del triduo, il prof. Ferrero per la Federazione Giovanile e il Circolo Stella Maris di Rivoli, ed il prof. Gino Bernocco. Prima dell'illuminazione e del concerto musicale si svolse un saggio ginnastico, dato dai giovani dell'Auxilium di Torino. Era presente il rev. dott. D. Francesia, in rappresentanza del Rettor Maggiore dei Salesiani. La domenica dopo, il prof. Bernocco tenne una conferenza di attualità con scelte proiezioni luminose, a chiusura di queste dimostrazioni religiose e civili, che da 17 anni allietano l'ameno paesello.

- Ad Este, nel collegio Manfredini, la cara festa di Maria Ausiliatrice fu rallegrata, fin dalla vigilia, dalla banda dell'Oratorio Salesiano S. Giusto di Chioggia, formata tutta di ragazzetti dai 12 ai 15 anni, educati magistralmente e simpaticissimi nella loro ingenuità chiassosa. Dopo le consuete funzioni del mattino, ebbe luogo, verso sera, la solenne processione, tra canti e marcie religiose. Ad onta del tempo piovigginoso si svolse anche il saggio ginnastico collettivo e, quindi, nel salone centrale, un'accademia musico letteraria, davanti a numeroso pubblico di cooperatori ed amici. Il prof. D. Giuseppe Andreotti, della R. Università di Padova, tenne una bellissima conferenza sulla provvidenziale materna protezione di Maria Santissima nelle opere di Don Bosco, suscitando, con l'affetto e la nitidezza dell'eloquio, vivissimi applausi. Dopo cena i piccoli bandisti improvvisarono un grazioso concerto tra le vive dimostrazioni di simpatia degli alunni; mentre gli spari di mortaretti, i fuochi di bengala, il lancio di razzi e comete bellissime s'alternarono col canto di lodi fino ad ora tarda.

- Pochi giorni prima nello stesso collegio, che ha già cristianamente educato molte schiere giovanili, ebbe luogo un lieto convegno di ex-allievi presieduto dal rev.mo prof. don Bartolomeo Fascie, direttore Generale delle Scuole Salesiane.

A Lu Monferrato, nel giorno dell'Ascensione, dopo le funzioni del pomeriggio, fu portata nella nicchia di un pilone recentemente ristorato e posto sovra uno degli incantevoli colli che circondano il paese, una statua di Maria Ausiliatrice, a cura delle stesse Figlie di Maria Ausiliatrice del luogo.

Nessuno avrebbe immaginato che tale semplice fatto avrebbe preso proporzioni così straordinarie da costituire un avvenimento di primissimo ordine per quella buona popolazione. Non si pensava che si trattava di Maria Ausiliatrice che tutto sa fare grandeggiare intorno a sè, e di un popolo che, nella divozione a Maria, a nessuno vuol essere secondo.

Difatti beli più di tre mila persone presero parte al corteo che lungo, imponente, silenzioso, preceduto dalla banda locale intramezzante le sue melodiose note ai canti religiosi sfilò dalla parrocchia di S. Nazzaro per accompagnare Maria SS. alla nuova sede. Era letteralmente tutto il paese che, dimentico per un'ora di tutti i partiti, non ostante l'intensa preparazione alle elezioni politiche, volle trovarsi tutto unito, tutto concorde in un pensiero, in un affetto solo; il pensiero di Maria,. l'amore a Maria, che, in mezzo alla fittissima calca di quel fiume umano, pareva sorridere di materna compiacenza a quella spontanea, stupenda, magnifica dimostrazione.

E, fra tanta moltitudine, non una voce discordante, non il più piccolo disordine, ma tutti intenti ad ascoltare in un profondo e religioso silenzio la parola calda di commozione dell'Arciprete Don Quartero, che affidava a Maria la custodia degli interessi spirituali e materiali di quel popolo esultante; ed affidava al popolo la, custodia del simulacro mariano, che è restato lassù all'aperta campagna, sicuro che sempre l'avrebbe custodito con rispetto e con amore!

GRAZIE E FAVORI (*) Regina Pacis, ora pro nobis.

Una fervorosa socia dell'Opera di Maria Ausiliatrice in questa nostra chiesa di S. Caterina V. e M. in questa città, educata alla divozione di Maria in una chiesa salesiana di Vigo-Spagna, recatasi in America con tutta la famiglia, prese stanza in Bahia Bianca, e, senza saperlo, si trovò vicina a una chiesa di Maria Ausiliatrice. Più tardi, dovendo venire con la sua famiglia a vivere in questa metropoli, senza saperlo, trovò abitazione in faccia alla nostra chiesa. Da varii anni vive in questo luogo serena, senza conoscere altro che la sua casa, ove compie tutti i suoi doveri di madre cristiana, e la nostra chiesa, ove tutti i giorni espande il suo cuore davanti al SS.mo Sacramento ed ai piedi della nostra classica statua di Maria Ausiliatrice.

L'anno scorso il nemico, che non dorme, tentò introdurre nella sua cristiana famiglia il demonio della discordia. Che fa la buona madre per iscongiurare il pericolo? La Madonna di Vigo, l'Aiuto di Bahia-Blanca, il Soccorso di Buenos Ayres venga presto in nostro aiuto! Si fa con fervore la novena a Maria Ausiliatrice e a Don Bosco e, ai primi giorni di essa, si allontana totalmente il grave pericolo. Maria le ha conservato il massimo dei beni, la pace. Regina Pacis, ora pro nobis.

Buenos Aires, 1 maggio 1921.

Sac. BARTOLOMEO MOLINARI.

BELLUNO VERONESE. - 6-VI-1921. - Con l'animo profondamente commosso sento il dovere di manifestare pubblicamente la mia gratitudine, per una grazia grande ottenuta da Maria SS. Ausiliatrice ad intercessione del Ven. Don Bosco. Una mia nipotina, un caro angioletto, gioia e delizia di noi tutti, di soli pochi giorni, ammalò tanto gravemente, che tre distinti sanitari la dichiararono perduta. E già l'ala sinistra della morte stava per sfiorare quella culla. Ma io non disperai. Quando la scienza umana è impotente ad arrestare il male, si ricorra a quel farmaco celeste, al quale mai si ricorre invano! Posi sul cuore della mia angioletta una medaglia di Maria SS. Ausiliatrice e del Ven. Don Bosco, ed incominciai subito con fede grande la novena da Lui suggerita. Cominciò subito un lieve miglioramento, ed al nono giorno ogni pericolo era scomparso.

Ora la cara piccola, con meraviglia di tutti coloro che la videro quasi agonizzante, è florida e robusta. Vergine Santa e Ven. Don Bosco, vi ringrazio!

P. L., Cooperatrice Salesiana.

BRESCIA. - 3-vI-1921. - Non ho proprio parole per esprimere la riconoscenza che sento verso la cara Madonna Ausiliatrice, che, misericordiosamente potente, nell'ora dello sconforto e dell'angustia, mi consolò e mi protesse. Oh! Madre, chi non ti sa invocare nell'affanno, non può conoscere quanto sei buona!

Io avevo estremo bisogno di Te, T'invocai e Tu mi venisti in aiuto. Oh! tutti quelli che in questa valle di pianto, necessitano d'un cuore materno, che li comprenda e li consoli, vengano a Te che sei la Madre di misericordia. Io ero afflitto e Tu mi fosti larga di conforto. Grazie, o Madre! Accogli, materna, la tenue offerta, umile tributo della mia filiale devozione; mentre, a perpetuare i sentimenti di gratitudine, chiedo d'essere inscritto tra i Tuoi fervidi Cooperatori Salesiani.

GIULIo PAGLIA.

VILLATA. - VII-1921 - In conseguenza d'una gravissima malattia sofferta, ero rimasta debolissima di forze e sovente soggetta a vari incomodi di salute, che mi impedivano di attendere ai miei doveri di casa e di scuola. Provai molte cure per riacquistare la buona salute, ma invano.

Nel settembre 1919 visitai il santuario di Maria Ausiliatrice in Torino, e là domandai alla Madonna la grazia di guarire bene, promettendole che, se lui avesse esaudita, avrei resa pubblica la grazia sul Bollettino, ed avrei pure inviato un'offerta per una messa di ringraziamento e per la causa di beatificazione del Ven. Don Bosco. Feci a tal fine parecchie novene, e infatti la Madonna e il Suo gran Servo mi ascoltarono e mi esaudirono.

Provai una nuova cura che mi fece assai bene, cominciai perciò a migliorare e, se non riacquistai la salute di un tempo, ottenni però un miglioramento tale, che mi permise di riprendere le mie occupazioni a scuola e a casa nell'ottobre 1919, e continuarle fino a oggi.

Quanto è buona Maria Ausiliatrice! E quanto è potente l'intercessione del Ven. don Bosco! Adempio ora la promessa fatta, pubblicando sul Bollettino la grazia ricevuta, mando la mia offerta, e dico un sincero grazie a Maria Ausiliatrice e al Ven. Don Bosco, e nuovamente li prego a volermi continuare il loro potente aiuto di cui tanto abbisogno.

ANTONIETTA GALLANTE, Cooperatrice Salesiana.

TESTONA-MONCALIERI. - 10-VII-1921. - Da più di un anno la mia buona mamma, Maddalena Berruto, Ved. Bosso, soffriva acutissimi dolori ad un piede, che oltre impedirle d'occuparsi delle faccende domestiche, la tenevano di continuo tappata in casa, e quasi tutta la giornata la costringevano a stare in letto. Riconosciuti poco men che inutili tutti i rimedi umani, lui rivolsi con fiducia ai divini, e consigliata dal mio direttore spirituale incominciai l'efficace novena a Gesù Sacramentato ed a Maria Ausiliatrice, suggerita dal Venerabile D. Giovanni Bosco. Dopo la prima feci una seconda e poi una terza novena. Finalmente la grazia mi venite concessa, e la mia cara mamma si trovò perfettamente guarita; guarigione che oggi ancora, dopo un anno, continua a godere, con sua e mia consolazione. Adempio quindi la promessa fatta di pubblicare l'ottenuto insperato favore e invito tutti a ricorrere in ogni necessità all'Ausiliatrice dei Cristiani e al suo fedel Servo il Venerabile D. Bosco, affrettando con la preghiera il giorno non lontano, in cui questi verrà esaltato all'onore degli altari. La riconoscentissima

Bosso CELESTINA.

BORDIGHERA. - 24 - II - 1921. - Sotto il peso di grave immeritata accusa, che colpiva uno lei miei figli, mi rivolsi fiduciosa a Maria Ausiliatrice di cui altre volte avevo sperimentato il potente patrocinio. Maria sventò le trame dei malevoli ed una sentenza riparatrice restituì l'onore e la pace alla mia famiglia.

TEOBALDI ved. DALMASSO.

SEPINO. - 12 - III - 1921. - Ero impegnato in un concorso per esami difficilissimo, resomi quasi insuperabile dalle gravi occupazioni di ufficio, che mi consentivano una limitatissima libertà, e mal sorretto dalle mie forze fisiche; ma mi assistè, durante i lunghi mesi di sacrifizio, di ansia, una fede vivissima nell'aiuto celeste della nostra buona mamma Ausiliatrice, che mi portò alla sperata vittoria. Ne rendo a Lei ed al Venerabile Don Bosco, che ha' interceduto al Suo trono, devote, pubbliche, profondissime grazie.

Avv. VITTORIO RONGETTI.

LANZO. - 5 - II - 1921. - Ebbi a provare anch'io lo schianto più crudele nei momenti più terribile della guerra, quando le notizie più assillanti gettavano lo sgomento in tanti cuori. Il mio caro marito si trovava al fronte, lo sapevo continuamente al pericolo e lo affidai alla potente Ausiliatrice e cominciai la novella dal Venerabile Don Bosco indicata, promettendo di far pubblica la grazia sul Bollettino. Mille, mille volte grazie alla potente Ausiliatrice, che non solo si accontentò di salvare trio marito, ma mi rese continuamente conforto, e più volte mi asciugò le lacrime, e pareva che mi dicesse sempre: tuo marito è salvo.

Riconoscente per la grazia ottenuta, adempio la duplice promessa e grido alla celeste Protettrice: « Grazie, o Maria, spero che continuerai ad assistere la mia famiglia! »

A. M.

ARENZANO. - 6 - III - 1921. - Tormentata da un male terribile, dopo aver consultati medici e professori, non mi fu riconosciuto il male che minacciava la mia stessa esistenza. In ultimo, riconosciuto il male, fui riconosciuta in pericolo di vita se non sottostavo ad una difficile operazione. Mi rassegnai invocando il Ven. Don Bosco perchè mi ottenesse dalla Vergine la sospirata guarigione promettendo di esserne sempre riconoscente e di rendere pubblica la grazia ricevuta. Adempio oggi alla mia promessa, perchè felicemente guarita.

ANSELMO MARIA in ROBA.

CASTELLANZA. - 2o-1-1921. - L'anno scorso il mio piccolo bambino s'ammalò gravemente di gonelite alla gambina destra. I medici di Milano diedero poche speranze, e già si parlava di amputargli la gambina. A questa dichiarazione mi sentii morire e, senz'altro, decisi di ritornare a casa col bambino sofferente... La Vergine SS., che si serve di tutti per condurre a Lei le anime afflitte fece sì che m'incontrassi con la Direttrice dell'Asilo Cantani, la quale seppe ravvivare la mia fede col ricorso a Maria SS. Ausiliatrice mediante la divota novena inculcata dal Ven. Don Bosco, e fui sicura di ricevere la grazia. Difatti, insieme col marito e la piccola Maria, cominciammo la novena, ed ecco il dottore curante al nono giorno trovò un miglioramento ed ora il figliuolo è guarito. Quanto sei buona, o Maria... In ringraziamento di sì strepitosa grazia mi faccio Cooperatrice e prometto di aiutare sempre le Missioni Salesiane. ERMELINDA REFRASCHINI.

Ottenero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice e alcuni, pieni di riconoscenza, inviarono offerte per la celebrazione di Sante Messe di ringraziamento, per il tempio erigendo alla Sacra Famiglia, per le Missioni Salesiane, o per altre opere di Don Bosco, i seguenti:

A) - A. G. cooperatrice salesiana di ***, Abbate Concetta in Rizzo, Ajachini Adele, Albo Michelina, Allovio Consolina, Alongi Anna, Ameno Maria, Amisano Eugenia, Anedda Erminia, Angioletta B., Antonioni Elvira, Anzalone Rosario, Aquilina Battista, Asietti Luigi, Atzeni Marianna, Avanzino Paola, Averi Maria.

B) - B. Lina da Borgomanero, Baglietto Adele, Balbiano Gemma, Baldo Francesco, Balestro Terenzio in Falolo, Balla Leonilda in Viale, Ballero Giuseppina in Rossi, Ballestra Domenico, Barnod Apollonia, Bassi Rosina, Bau Virginia, Beccorelli Violante, Belli Teresa in Orseingher, Bentivegna d. Gaspare, Bergonzi Mario, Berníni d. Ambrogio, Berrino ch. Rocco, Bertolani Alfonso, Bertolin Elisa, Betti Amabile, Bianchi Rosa, Bianco Jolanda, Biglia Felicina, Bignamini Francesca, Boccaccino Maria, Boccaccio Guido, Bodratti Maria in Mossi, Boi Lussoria in Congiu, Bombara Genoveffa, Bombarda Rosa in Marubbi, Bonanno Teresa in De Marchi, Bonelli Margherita, Bonomi Angiolina, Bordignon d. Giosué, Borello Maria, Bosco Adele, Bosio Teresa, Bosso Celestina, Bozzelli Ida, Briante Orsolina, Brichetti Enrichetta, Brustolon Bianca, Bugada Fiorina, Buseghini Silvia, Bussi Carolina.

C) - C. G. S. di Torino, Cadario Alinda, Calvetti Clotilde, Canalis Michele, Canali Rosa, Canaro Emilia, Cannata Rosina, Cantarutti ved. Giulia, Cantono Lucia, Cariola Alfio, Carignano Ida, Carletti Maria in Pinzanti, Carneglia Erasmo, Carozzo Clementina, Casanelli Marone, Gasati Maria, Castagnotti d. Fiorenzo, Castelli Giuseppe, Cattaneo Domenico, Cavallera Agnese, Cavallo Anna, Cavallo Michele, Celada Carolina, Celli Giuseppina in Pardo, Cena Luigi, Chiari Giuseppina, Chiarle Marcellina, Cicli Pierino, Clemente Ermelinda, Cocco Avv. Andrea, Colombo Giuseppina, Comba Virginia, Corando Piero, Corradini Giovanni, Corradini Virgilio, Cortevesio Alhna, Cotelloni Ester, Cotti Crispino, Cozzio Catterina, Craveri Maria Maddalena, Craviotto Maria, Cristofori Francesco, Crosiglia Eufrosina, Curioni Pietro.

D) - D. C. di Carmagnola, Daglio Maria, D'Alberto Augusto, Dalla Vecchia Pietro, Dal Pozzolo D. Luciano, Dalzani d. Giuseppe, D'Antona d. Giuseppe, D'Antoni Venera, De Bastiani Fortunato, De Bernardi Felicina, De Felice Anna, De Gregori Giuseppe, De Mori Eugenia, De Russis Caterina, De Serpi Giuseppina, Di Stefano Serafina, Dellavalle Teresa, Del Bello Domenico, Dispensa Rosaria, Duvina Teresa.

R) - Factis Giuseppina, Famiglie Bezzati, Santi, Scanzio, Fenato Angelina, Fenini Paolo, Ferrara, Ferrari Livia, Ferrari Margherita in Fioretta, Ferraro Innocenza, Ferrero Eugenia in Fusina, Ferrero Lucia, Ferrettini Amelia, Ferrini Giuseppina, Ferro ch. Giovanni, Floris Ing. Francesco, Foco Maria, Forneri Fortunata in Bianchi, Forneris Teresa in Cerrutti, Forti Carolina, Fortuna Giacinta, Foschi Alfredo, Francescato Vittoria, Franceschini Ester, Franchini Antonietta ved. Gambigliani, Francone Giuseppina, Fratelli Minelli, Fugazza Gildo, Furfaro Ina.

G) - G. B. di Torino, G. P. di Trino Vercellese Gaino Giuliano, Gallante Antonietta, Galli Vittoria vedRaschio, Gamba Ignazio, Garetti Maria, Ganglio Luisa` Gaspardino Teresa, Gastaldi Adele, Gavosto Margherita, Gelmetti Norina, Ghiotto Teresa, Ghione Franchina, Giacometti Caterina, Giongardi Salvatore, Giovannini Famiglia. Giolitti Giovanni, Gonella Maddalena, Goria Pierina maestra, Graziano Adele, Gregori Vincenzo, Grilli Nazzareno, Grinzato Francesco, Grosso Maria, Guadagnino Rosalia; Guazzi Matilde, Guerra Teresa.

J) - Jngaranio Andrea.

L) - Laboranti Maria, Lagazzi Bice in Mora, Lanfranchi Vincenzo, Lanza Lazzaro, Lanzaritto Luigi farmacista, Limouta Carolina, Lombardo Elisa, Lo Monaco Concettina, Lorenzelli d. Enrico, Loss Amabile d. Lucani, Luglio Carmela in Goioso,

M) - M. A. F. di Mezzoldo, M. C. di Pontestura, M. R. di Vestiené, M. Z. C. di Losone (C. T.), Maccagai Giuseppina, Magnetti Nino, Magnano Luigi, Maino Teresa, Maria N., Marchet Vittoria, Marconi Famiglia, Marinucci Giulia, Martinelli Ernesto, Martinelli Maria, Martinet Maria, Massa Edoardo, Massarutto Luigia; Matteoli Matilde, Mazzucchi Francesca, Menga Nicola, Mina Andrea, Minoli Maria, Moizo Francesca, Molinari Angiolina, Montagnoli Teddoro, Montana Gerardo, Monti Serafino, Morbello Maddaiena, Morbio i Linda, Morello Margherita, Morello Natalina in Bussa, Moretto d. Loreto, Moricca dott. Giuseppe, Morivo Generina, Moccio Santina, Mularoni Vincenzo, Musoni Ernesta, Musmeci d. Giovanni.

N) - N. N. di Borgo S. Martino, Brusson, Canicatti, Casurate Sempione, Gardolo, Milano, Pisa, Pontedassio, Rovigo, Santo, Soave, Torino, Valduggia, Voltri, Nai Francesca in Ruscone, Narri Erminia, Necco Luisa, Negro Caterina, Nemesio Giovanna, Nicolazzi Marco, Noli Caterina, Nolli Maddalena, Nolo Giuseppina.

O) - Oggero Vittoria, Oldani Luigi, Olla Amàlia, Orsingher Giacobbe, Ottonello Pasquale.

P) - P. L. di Belluno Veronese, P. M. di Torino, Parodi Ernesta, Paruzzi Teresa, Pasi Luisa, Pasquali d. Carlo, Pasquini Giuseppina in Mazzoni, Pellegrini Anna, Pellegrino Angela in Perino, Pensa Giovanna, Pepe Giuseppina, Perelli Piera, Perret Albina, Pesce Carolina, Pession Elia, Pezzana Maria, Philippod Silvia, Piantanida Giovannina, Piantoni Giacomo, Picchetta Luigi, Piccinelli Margherita, Piccinin Arminio, Piovani Giuseppina, Pitasi Carmelina, Policardo ch. Giuseppe, Pollina ch. Vincenzo, Ponzone suor Margherita, Porzi Veronica, Potentini Raniero, Prando Caterina, Provenzano Mariangela, Provolo Regina, Puligheddu Giovanna.

Q) - Q. V. di Perugia, Quarto Maria.

R) - R. C. di Ceva, R. C. G. di Montafia, R. T. di Torino, Raffaglia Angela, Rampini Bice, Rapelli Carlo, Ravaglia Prospero, Razzoli Dodicina, Rebasti Fausta, Regazzi Antonia, Rigano Ignazio, Riva Redenta, Rizzi Luigia in Rossi, Rizzo Rosa, Reati Adele, Romano Agostino, Romoli Elisabetta, Rossi Elvira, Rossi Rosa, Rosso

Giuseppina, Rossotto Antonietta, Rota Luigia.

S) - S. T. V. di Bobbio Lomellina, Salice Marianna, Salmoria d. Scipione, Santa Margherita, Santuz Antonio e Maria, Savoia Elisa, Scaglia Carolina, Scardani la Francesca, Sciavarello Sebastiano, Selva Isidoro, Semini Carmela, Semini Giuseppina, Serra Anna, Sertino Maria, Scozia Laura, Siobaldi Savina, Soffietti Caterina, Sorelle Bourgeois, Gallo, Giustetto, Moglia, N. N. di Teulada, Piccone, Sorrentino Cecilia in Messina, Sticca famiglia, Suor Gabriella C. Figlia della Carità, Suor Leontina Macchi.

T) - Tagliabue ch. Giuseppe, Tamburini Severino, Tampellini Maria in Nizzi, Tanda Nicoliuo, Taroni Giovannina, Tebaldeschi, Tenaglia Rosa, Testa Giovanni, Tomassoni Giovanni, Torazzo Domenico. Torelli Teresa, Torti Giuseppina, Tosco Giovanni, Tosini d. Giacomo, Trivelli Alcide. Tronci Luigia, Tropea Angelina, Tucci Maria, Turchi Rosa, Turchi Vincenzo, Turotti Battista.

V) - V. R. di Salerai, Vaia d. Giuseppe, Vallet Isolina, Valvassore Pierina, Vanzetto Marcolina, Vassallo Adealide, Vassallo Maria, Veglio Teresa, Verri Elena in Sericano, Vesco Antonietta, Vezzoli Bianca in Mazzotti, Vicopury Maria, Villa Margherita, Vitalini Serafina, Viola Lydia, Vignuzzi Elisabetta e Giuseppina, Vuillermet Augusta, Vuillermin Antonietta.

Z) - Zaffaroni Giuseppina, Zenari Gildo, Zenoni Maria, Zille Maria, Zorzo Roma, Zublena Luigi, Zucchelli d. Guglielmo.

NOTE E CORRISPONDENZE

Un insigne benefattore.

A Tucumàn nell'Argentina venne fondato nel 1916 un Collegio Salesiano, che, in breve, prese il più consolante sviluppo. In occasione del centenario della morte del Gen. Belgrano, celebratosi nel 192o, si stabilì di gettare le fondamenta di un istituto più ampio e, a lato, di una bella chiesa. Ma per le nuove costruzioni mancavano i mezzi e il direttore si moltiplicava nello scrivere domande di aiuto. Ed ecco il sig. Manuel Garcia Fernandez, grand'industriale della città, con una semplicissima lettera, scritta dal figlio ingegnere, rispondere al direttore che metteva a disposizione la somma occorrente per l'intera costruzione del Collegio, coli preghiera di potervi poi educare alcuni orfanelli, e ciò in memoria del figlio Tullio, morto in Europa. Il nuovo Collegio che, per riconoscenza, sarà intitolato a « Tullio Garcia Fernandez, » sorgerà su disegni del sacerdote salesiano don Ernesto Vespignani, sotto la direzione dell'egregio ing. Giovanni B. Tinivella. professore della locale Università Nazionale.

« L'esempio dato dal Signor Garcia scrive la Patria degli Italiani di Buenos Aires, del 22 giugno - è oggetto di tutti i discorsi.

« Come complemento del grande atto d'altruismo, la sig.ra Serafina R. in Nougues, ha donato una manzana di terreno, dove verrà edificato il collegio.

» Presentiamo al signor Garcia Fernandez l'espressione della nostra ammirazione, additandolo ad esempio ai tanti milionari di questa provincia, della Repubblica e di ogni dove, perchè essi, in quest'ora d'incertezze e di rivolgimenti delle coscienze, sappiano apportare un lenitivo alle tante sofferenze delle creature umane e rivolgere la loro opera di bene a chi non ebbe fortuna, a chi non ebbe amore materno, ai derelitti, ai sofferenti.

» E giunga fino a lui, alla sua degnissima consorte ed ai suoi figli l'augurio di trovare, nel bene che fanno, il conforto pel dolore sonno della perdita del figlio e del fratello prediletto. »

A benefizio delle Missioni.

Ci scrivono da Alvito:

Per rispondere all'appello del rev.mo signor Don Albera in favore delle Missioni Salesiane i Cooperatori e le Cooperatrici di Alvito pensarono di fare una lotteria di beneficenza.

Sì costituì, all'uopo, un Comitato di azione, Composto dalla Nobildonna Maria Castrucci dei Marchesi Campanari, Presidente, dalla signorina Elda Mazzenga Vice-Presidente e dalle Zelatrici Donna Maria Carmen Razzitti. Molti bellissimi oggetti furono da esse radunati, grazie alla loro solerzia ed alla carità di tante benevoli persone. La domenica 5 giugno si fece la estrazione dei biglietti, presieduta dal R. Commissario della città. L'incasso, circa lire duemila, fu mandato direttamente a Mons. Luigi Versiglia, Vicario Apostolico delle Missioni Salesiane in Cina.

Una parola di plauso alle infaticabili Dame del Comitato .e a tutti quelli che, o con offerta di oggetti, o l'acquisto di biglietti, concorsero a questst'opera di squisita carità cristiana.

NOTIZIE VARIE

In Italia.

ROMA. - GRANDE ADUNATA DEI GIOVANI CATTOLICI ROMANI. - Nel vasto cortile del Collegio

Salesiano al Castro Pretorio ebbe luogo, la domenica 17 luglio, una grande adunata dei giovani cattolici romani. Più di tremila giovani accorsero all'appello della Federazione di Roma e con il loro entusiasmo fecero echeggiare le belle arcate del collegio delle grida di evviva e, canti della gioventù cattolica italiana. Aperse l'adunata il presidente della Federazione Romana avv. Cesare Ossicini, il quale, con viva e smagliante parola, dopo aver ringraziato gli intervenuti della loro sollecitudine, pronunziò applauditissimo un breve discorso in cui faceva appello ai giovani a stringersi intorno alla fiorente organizzazione, per aiutare la Presidenza nell'arduo compito di degnamente ricevere le decine di migliaia di fratelli, che da ogni parte d'Italia sarebbero accorsi a Roma per celebrare il cinquantenario della Federazione della gioventù cattolica italiana. Accolto dalle grida ormai consuete di « Viva Papà Pericoli », il Presidente Generale pronunziò poche parole, che risentivano, nel timbro e nel significato, le commosse vibrazioni del suo cuore veramente paterno. Egli si rivolse sopratutto alla tradizionale ospitalità di Roma, onde si potessero degnamente accogliere i giovani pellegrini accorrenti al Santuario della Cristianità a portarvi il loro contributo d'amore. Dopo le parole del commendator Pericoli, il concerto del Sacro Cuore intonò il nuovo inno della gioventù cattolica, composto dal Maestro Antolisei, ed i giovani a gran voce ne cantarono le significative parole. In fine l'onorevole Cingolani pronunziò un vibrato discorso, in cui ricordò come in occasione delle feste cin quantenarie, non solo da tutte le singole provincie d'Italia, ma anche dall'Estero, sarebbero accorse numerose rappresentanze dei giovani cattolici .di tutte le Nazioni, a render più solenne la celebrazione della ricorrenza, e concluse con ardenti parole inspirate al più alto spirito cristiano. Così ebbe termine la grandiosa adunata, attestazione sincera della volontà di tutti i giovani romani di cooperare nobilmente alle feste ideate.

RAVENNA. - UNA NUOVA CAPPELLA DEDICATA A MARIA AUSILIATRICE. - Ci Scrivono: -

Il 29 maggio p. p. con straordinaria solennità fu celebrata la festa della nostra Madonna nella vetusta Basilica di S. Apollinare. La sera precedente il vasto tempio era letteralmente stipato di popolo accorso da ogni parte della città ad assistere alla benedizione della nuova Cappella e della pregevole statua di Maria Ausiliatrice, dovute l'una e l'altra alla bontà del Cav. D. Andrea De Stefanis, Rettore della Basilica, instancabile nel conservarne l'artistico splendore, e nel promuovere quanto può attirarvi la pietà e divozione dei fedeli.

Compì la sacra cerimonia il Vicario Generale dell'Arcidiocesi, Monsignor Dott. Andrea Casati, assistito d a numeroso clero e da tutto il Seminario Metropolitano. Dopo aver egli, con voce eloquente e commossa, inneggiato a Maria Aiuto dei Cristiani, lieto che anche in Ravenna fosse esposta alla pubblica venerazione, ripromettendosene i più copiosi frutti di rigenerazione cristiana per la città ed Arcidiocesi, clero e popolo sfilò in devota e maestosa processione lungo le navate bizantine della Basilica, uscendo col simulacro della Vergine portato dagli ex-allievi dell'Istituto sulla pubblica via, tra il lieto suono della nostra banda musicale, sotto l'abile direzione del Maestro Morri.

Rientrata la processione in chiesa, fu impartita solennemente la Benedizione Eucaristica, presente l'amatissimo Arcivescovo, che, tuttavia in condizioni gravi di salute, volle ad ogni costo trovarsi col suo popolo ad onorare Colei, di cui fu sempre colla parola e con gli scritti ferventissimo Apostolo, certo che la potente Vergine vorrà, ora più che mai, consolare il suo cuore paterno e confortarne i trepidi ed angosciosi momenti, che, con lui e per lui, sostengono i suoi figli affezionati.

Il giorno dopo, alla Messa della Comunione Generale, più centinaia di fedeli si accostarono devotamente alla mensa Eucaristica e numerosissimo popolo assistette alla Messa solenne, duraste la quale la «Schola Cantorum» dell'Istituto eseguì con mirabile perfezione la Messa « Salve Regina» dello Stelè.

Alle funzioni della sera la Basilica era nuovamente affollata di fedeli, a cui l'oratore del mese Mariano, Can.co Tommaso Nediani, con fervida alata parola rievocò le glorie di Maria Ausiliatrice, dimostrandole tuttavia rifulgenti di amore e di carità nell'Opera di Don Bosco, provvidenziale per i bisogni attuali della Religione e della Patria.

Tra finissime esecuzioni di scelta musica sacra, di cui i nostri giovinetti coi seminaristi e con distinti cantori della rinomata Scuola di S. Cecilia facevano risuonare la millenaria Basilica, tutta in quell'ora sfavillante nell'oro dei suoi vetusti mosaici, scendeva nei cuori, più commossa e sentita, la benedizione di Gesù in Sacramento a riaffermarli ognora nello spirito di fede e di carità per la Religione e per la Società.

Un cordiale ringraziamento a quanti si prestarono perche la festa riuscisse oltremodo solenne e grandiosa; ringraziamento che dobbiamo in vero sentito ai Cooperatori e alle Cooperatrici di Ravenna per il continuo benevolo aiuto con cui ci diedero modo di riaprire e sviluppare le nostre Scuole Professionali in quella città a vantaggio di molti poveri giovinetti.

- DEGNA DI PARTICOLAR MENZIONI?, è la scuola del libro per le pregevoli pubblicazioni illustrate del Bollettino Dantesco e del Centenario Domenicano, ovunque meritamente apprezzate, a cui fa nobil corona l'Albo Dantesco, uscito di questi giorni, che va riscuotendo i più larghi ed autorevoli encomii per l'alto concetto che lo ispira; e per l'arte tipografica che ne fa un attraente e prezioso ricordo del VI Centenario della morte del Divino Poeta (1).

(1) Albo dantesco. edito a cura del Bollettino « Il Vi Centenario Dantesco » di Ravenna, compilato dal Sac. Prof. GIOVANNI MESINI, direttore del Bollettino. Splendido volume di 230 pagine in-4°, stampato su vera carta americana, con copertina decorata con disegno a colori e 246 splendide illustrazioni. È un volume che, meglio di ogni altro, può esser divulgato e tenuto alla mano per ravvivare idee e impressioni intorno al Divino Poeta. Le incisioni, assai numerose e ricche, ne formano la parte più attraente. Il testo illustrativo, scritto seconde i più recenti studi danteschi, è intrammezzato da pagine sui più vari argomenti intorno alla vita e all'opera del Divino Poeta, scritte da esimi scrittori. L'Albo è riuscito diviso in tre parti: la prima riguarda i ritratti di Dante: la seconda i luoghi dove il Poeta visse e che visitò, e traccia così la vita di Lui in patria e nell'esilio: la terza riguarda la Divina Commedia e presenta un saggio di quanto l'arte d'ogni tempo produsse sotto l'ispirazione del Poema. E un volume superbo, che non dovrebbe inarcare in nessuna biblioteca, in nessun collegio e istituto di studi. - Prezzo di vendita L. 35. - Rivolgersi alle varie Librerie della Società Editrice Internazionale a Torino, Milano, Parma, Catania, e a tutte le Librerie Salesiane.

GENZANO DI ROMA. - SOLENNI FESTE per il 25° dell'ISTITUTO SALESIANO. Ebbero inizio il 29 maggio u. s. con l'intervento di S. Em.za il Card. Cagliero, e perchè anche la popolazione Genzanese avesse possibilità di intervenire alle sacre funzioni, si tennero nella Chiesa collegiata. Il bel tempio seicentesco, in cui si venera sin dal 1821 una miracolosa effigie della Vergine sotto il titolo « Auxilium Christianorum », accolse fin dalle prime ore un popolo numeroso, e al completo era la Unione locale dei Cooperatori con i suoi 754 iscritti! Numero certo rilevantissimo in una cittadina che non raggiunge i dieci mila abitanti, e prova irrefragabile della benevolenza e della simpatia che suscita in essi l'Opera Salesiana. Alle 7,3o precise, ricevuto alla porta maggiore del tempio dall'Arciprete Rev.mo D. Nazario Galieti e dal Capitolo, giunse l'Eminentissimo che, tra una fitta ala di popolo, si avviò al'altare. Nello spazioso presbiterio presero posto l'Istituto Salesiano, i membri della « Società Catt. Operaia », i circoli «Vede e Lavoro » e « Domenico Savio».

La squadra ginnastica « Cynthianum » si schierò ai lati dell'altare in servizio d'onore. Dopo una Comunione numerosissima, Sua Eminenza volle rivolgere la sua calda parola di compiacenza ai giovani e ai Genzanesi. Ricordò le memorande parole che il Ven. Don Bosco gli lasciava come programma nell'atto di partire per le lontane Americhe: -- « Promovete la divozione al. SS. Sacramento e a Maria SS. e vedrete che cosa sono i miracoli ». - « E noi, esclama con vibrato accento il Cardinale, li abbiamo davvero veduti i miracoli; perche al magico propagarsi di questa divozione, abbiamo veduto farsi buoni, pii e morigerati, i giovani e i vecchi ». Diede quindi come ricordo, sopratutto ai giovani, la divozione alla Madonna SS. accoppiata alla pratica delle virtù cristiane. « Siete di Genzano, cioè gens sana! Ecco il vostro motto: sani sotto ogni rispetto! » e termina impartendo a tutti l'apostolica benedizione.

Alle 10.30 si celebrò un solennissimo pontificale da Monsignor Pietro Cisterna, nostro insigne amico e benefattore, con l'assistenza dell'Eminentissimo.

Nel pomeriggio, alle 18, terminato il canto dei Vespri, saliva in pulpito il rev. Don Brancati, quindi Sua Eminenza impartì la Benedizione col Venerabile. Una dimostrazione entusiastica attendeva all'uscire della Collegiata il Cardinale, che ne fu profondamente commosso.

Le feste, così solennemente iniziate, si chiusero il 5 giugno u. s. Tutta Genzano venne invitata a festeggiare le nozze d'argento dei Salesiani con il paese. Dopo una bellissima processione con la statua della Vergine Ausiliatrice ed altre funzioni religiose, che si conclusero in una suggestiva benedizione all'aperto, la folla - molte centinaia di persone - fu ammessa nel vasto recinto, dove cominciò ad ammirare una meravigliosa « Infiorata», tappeto vaghissimo e pur troppo effimero, fatta dalle abili mani dei chierici, nel quale, in ben 100 metri quadrati di petali e di foglioline olezzanti, erano riprodotti molti ottimi motivi decorativi di splendido effetto. Ma la parte più interessante della festa fu il saggio ginnastico, al quale prese parte la squadra meravigliosamente addestrata, la « Cynthianum ».

A notte l'illuminazione dei giardini, il lancio di globi aereostatici e finalmente il classico fuoco d' artifizio (eseguito da piroctenici ex-allievi dell'Oratorio) chiusero la festa, che non poteva riuscire più decorosa e solenne.

All'Estero.

ENSFORD (Baviera). - SOLENNI FESTE CENTENARIE. - Ci scrivono in data 17 luglio u. S.

Il 22 maggio abbiamo festeggiato colla più grande solennità l' ottavo centenario della fondazione del vasto chiostro, anticamente abitato da Benedettini e dal settembre 1920 casa di formazione del personale per l'ispettoria salesiana tedesca-ungherese.

Per iniziativa di questo benemerito signor Parroco Geistlicher Rat Schmids, grande ammiratore e amico delle opere salesiane, la festa riuscì una degna manifestazione di fede cattolica e di riconoscenza pel gran bene qui operato dai figli di S. Benedetto nel corso di tanti secoli. Il giorno solenne fu, preceduto da un triduo di predicazione mattino e sera. Il nostro Direttore Dott. Don Lechermann, con l'eloquenza persuasiva che gli è propria, ha saputo far penetrare nel cuore dei numerosi uditori la persuasione che il miglior modo di celebrare l'ottavo centenario di una istituzione, la quale contribuì, come fattore principale, all'educazione cristiana di tante generazioni, era appunto quello di risvegliare nei cuori i più vivi sentimenti di fede, insieme col proposito di una nuova vita. Ciò fu provato dalle moltissime S. Comunioni distribuite.

A rendere maggiormente solenne la festa vi convennero anche i due Reverendissimi Abati dei Benedettini di Plankstetten e di Mettan. Il primo celebrò pontificalmente il venerdì e l'altro il sabbato, con grande assistenza, nella vasta, antica chiesa, artisticamente ornata a festa, come la maggior varte del paese. La domenica, pontificò il nostro amatissimo Vescovo diocesano di Ratisbona, Sua Ecc. Mons. Antonio V. Henle. Una parte dei chierici si era preparata con gran cura alle cerimonie delle funzioni pontificali, che furono eseguite con precisione liturgica; gli altri cantarono con maestria la messa del M. Mitterer, eseguendo in perfetto gregoriano le parti variabili.

Questo religioso spettacolo, non più visto da due secoli, unito alla promulgazione fatta dal pulpito di un Breve per cui il Santo Padre concedeva a tutti i partecipanti alla festa l'Apostolica benedizione e l'indulgenza plenaria alle ordinarie condizioni, produsse un'indescrivibile impressione di pietà e di fede nella moltitudine che gremiva il il magnico sacro tempio.

Nel pomeriggio si tenne, in una delle nostre più grandi sale, un'interessantissima riunione, onorata dalla presenza di Sua E .cc. Mons. Vescovo e d'illustri personaggi. Il Rev.mo Geistlicher Rat. Blòkner, dopo aver esposto con rara eloquenza un sunto della storia e dei benefizi del Monastero otto volte secolare, espresse ai suoi nuovi abitanti, ai figli di Don Bosco, i migliori auguri per lo sviluppo dell'opera del loro Venerabile Padre, destinata a beneficare anche la gioventù di Germania.

I chierici, dopo di aver rallegrato l'assistenza con un'operetta comica, approfittarono della fortuna d'avere in mezzo di loro il veneratissimo Vescovo per presentargli i più fervidi auguri in occasione del suo settantesimo compleanno, e l'espressione della più viva riconoscenza per aver messo a loro disposizione questa casa che si presta così bene alla loro formazione per l'apostolato in favore della gioventù. Le paterne parole colle quali Sua Eccellenza si degnò rispondere all'omaggio furono una nuova prova della sua grande benevolenza verso i poveri figli di Don Bosco, che non dimenticheranno mai le salutari impressioni di quei giorni memorabili.

ALESSANDRIA (Egitto). - CARE NOTIZIE ci giungono d'Alessandria di Egitto. Il mese di giugno fu un succedersi di cordialissime feste all'istituto Salesiano, Dapprima fu la visita di S. E. Rev.ma Mons. Andrea Cassulo, delegato Apostolico d'Egitto e d'Arabia, il quale, si recò ad amministrare la Cresima a uno stuolo di convittori, e nell'andare e nel tornare era scortato da un numeroso gruppo di ciclisti del Corpo Esploratori Cattolici. Poi la visita del Comandante e di vari Ufficiali della R. Nave « Nino Bixio », che espressero il più alto compiacimento per l'accoglienza cordiale e la minutissima visita benevolmente compiuta. Poi una riuscitissima Commemorazione Dantesca, alla quale intervenne la parte più eletta della fiorente Colonia Italiana. Poi il Convegno degli Ex-Allievi, che segnò un'altra data, profondamente, intimamente memoranda. Ma la festa, che riuscì più solenne d'ogni altra, fu la Festa del Papa, celebratasi il giorno di S. Pietro, con intervento di numerose rappresentanze di tutto il Clero Secolare e Regolare, del Vicario della Delegazione Apostolica, di Mons. Murad, Vescovo Greco-cattolico, e dello stesso Delegato Apostolico S. E. Mons. Cassulo, che sentì il bisogno di ringraziare quei nostri Confratelli per la nobile iniziativa. Mons. Cassulo conosce e apprezza il sistema educativo di Don Bosco, e ha detto che sarebbe felice, se tutti i giovani di Egitto potessero essere educati in istituti eguali agli istituti salesiani.

E l'anno scolastico ebbe degna corona con una duplice constatazione del profitto degli alunni, cioè con una ammiratissima mostra didattico-professionale, che ebbe l'onore di essere visitata, coli vero interesse, da tutta la Colonia Italiana, e con la solennissima festa della distribuzione dei premi, svoltasi il 19 luglio.

- Anche alla Scarola femminile «Maria Ausiliatrice », diretta dalle Figlie di Maria Ausiliatrice e frequentata da 25o alunne, il 6 luglio u. s, ebbe luogo un riuscitissimo trattenimento musico-letterario, in onore di S. E. R. Mons. Andrea Cassulo, Delegato apostolico. L'istituto celebrava in quel giorno la « Festa del Papa », e fu ben felice di esternare i suoi devoti sentimenti al degno Rappresentante del Vicario di G. C.

GERUSALEMME. - ALLA SCUOLA ITALIANA. - Il 10 luglio ebbe luogo nel locale della Scuola Italiana Maschile di Gerusalemme l'annua distribuzione dei premi,

Presenziavano la festa le LL. LE. Mons. Luigi Barlassina, Patriarca di Gerusalemme, il R. Console d'Italia Rey Conte di Villarev, il Governatore della città Stors, Mons. Francesco Fellinger, Protonotario Apostolico, Mons. Giuseppe Momgian, Prelato Domestico di SS. e Vicario Patriarcale Armeno Cattolico; Don Salvatore Puddu, Ispettore delle Case Salesiane d'Oriente: il rappresentante del Rev.mo Padre Custode, il Direttore del Banco di Roma, sig. Giovanni Spagnuolo, molti membri della Colonia Italiana di Gerusalemme, una rappresentanza delle molteplici Comunità religiose, i RR. Canonici del Patriarcato Latino, altri distinte signore e signori, e i parenti degli allievi.

Il trattenimento s'iniziò col suono della Marcia Reale, seguita dall'Inno Inglese. Subito dopo un giovinetto armeno, in buon accento italiano, lesse un omaggio agli intervenuti. Seguirono varie composizioni in italiano, arabo, inglese e francese; alcuni saggi di ginnastica sulle parallele e tre quadri plastici, che strapparono applausi prolungati.

Il trattenimento, breve e ben interpretato dagli allievi, riuscì gradito agli spettatori. Piacque molto e fu ben gustato il terzo canto dell'Inferno di Dante, declamato con maestria da un giovinetto romano; bene interpretata e ben eseguita l'Arte Musicale del Pedrolini; ma ciò che più attirò la simpatia degli spettatori fu la ginnastica, in cui si distinse un piccolo armeno di otto anni, tanto che il sig. Console volle regalargli un premio speciale.

GENERAL PIRÀN (Rep. Argentina). - DALLA NUOVA CASA SALESIANA, aperta sul principio dell'anno a General Piràn, riceviamo, in data 16 giugno, queste notizie:

« Questa popolazione raggiunge i 3ooo ab. e la Parrocchia, affidataci insieme colla Scuola Agricola, si estende da 9 leghe in un senso per oltre 6 leghe in un altro; ma il nucleo della popolazione è proprio vicino alla nostra Scuola. C'è molto da fare, ed abbiamo incominciato con l'attirare i giovanetti all'Oratorio, che ormai si aggirano intorno al centinaio, nella speranza che vengano poi dietro a loro i genitori. Questa gente, piuttosto dedita agli affari, non pensa molto a frequentar la Chiesa. Nei primi giorni di quaresima c'è stata una piccola missione, di risultato non straordinario, ma soddisfacente. Abbiamo fatto quanto potevamo per introdurre la divozione alla nostra dolcissima Madre Ausiliatrice: abbian celebrato il suo mese, rammentando le bellezze del bel mese mariano di costì; le R.R. Figlie di Maria Ausiliatrice procurarono una bella statua della nostra Celeste Regina, ed iniziammo anche l'Associazione dei Divoti di Maria Ausiliatrice. Il giorno della festa le Comunioni oltrepassarono il centinaio: sembrerà un numero piccolo; ma per qui è un numero più che straordinario.

» Adesso lavoriamo perche il Sacro Cuore di Gesù continui a trionfare, e sembra che la benedizione di Dio, adagino' se si vuole, ma davvero, scenda su tante anime, che da parecchio tempo s'erano quasi dimenticate dei loro doveri religiosi.

» Gli alunni, tra esterni e interni, oltrepassano la sessantina: in generale son buoni, e speriamo di poter far loro molto bene. La popolazione vede con piacere il lavoro che si fa e, a poco a poco, ci avvicina. Voglia il Signore che si decidano una buona volta, sicchè possiamo contare anche qui un bel nucleo di cristiani, non solo di nome, ma praticanti.

» Nei cinque presi di nostra residenza già abbiano motivi eloquentissimi per ringraziare la Madonna del lavorio che la Divina Grazia ha fatto e seguita a fare, e nutriamo fiducia che il bene sarà maggiore in avvenire ».

NECROLOGIO

Cav. Carlo Faà, R. Notaio.

Si è spento, quasi improvvisamente, la mattina del 4 agosto, in Torino, a 72 anni.

Era appena tornato dai bagni di mare, in floridissima salute, quando, colto da fiera polmonite, fu tratto in tre giorni al sepolcro. Fece una morte edificante. La pietà, la carità, la rettitudine e le altre virtù che l'avevan reso caro e universalmente stimato in vita, splendettero anche negli estremi momenti. Era ex allievo di Don Bosco nell'Oratorio, e fu sempre all'opera nostra affezionatissimo. Una prece per l'anima sua, e vivissime condoglianze alla veneranda consorte e congiunti.

Preghiamo anche per:

MINGONE Maria fu Giacomo, t Attimis (Udine) MORANDI Rachele fu Gian Antonio, † Berzesto PALLOTTi Don Giuseppe, † Gliancaldo (M. Carrara) PELLARIA Angiolina, + Solimbergo (Udine) PIOLI Don Antonio, † Serrapetrona (Macerata) PIANI Giovannina ved. FORIL, + Pallanza (Novara) SACCAROLO ved. Teresa t Schio (Vicenza) SANTACATTERINA Pietro, † Schio (Vicenza) SANTACATTERINA Teresa, † Schio (Vicenza) SANTARONI Adele, † Paiciano (Perugia) SAPPINO Marina, † Torino

SARACCO Catterina, † Moncalvo (Alessandria)

SIRI Francesco, † Martina Alta (Genova) TALIN Mercede, + Schio (Vicenza) TRAVANI Ch.co Raffaele, † Udine VAGI,IANI Angela ved., † Intra (Novara) VENTURELLI Maria Luigia, † Monfettino (Modena) ZALTRON DEL SANTO Paesana, † Schio (Vicenza).

ANGIUS Monferrata, † a Lanusei.

ANSELMO Antonio, + aMonasterolo Casotto (Cuneo). ANSELMO Giov., + a Monasterolo Casotto (Cuneo. BELLOTTI Santina, † a Pedrengo (Bergamo). BELTRAMI-GIOVANOLI Anna, † a Genova. BENA Olga, † a Rovigo.

BoRTOLoTTo Giulia, † a Quinto Vicentino. BoVIo Carlo, † a Bellinzago.

BURGIO Cav. Nicasio, + a Mazzara del Vallo. BUTTA Adele † a Palazzago.

CABIDDO Maria, † a Alice Castello CABIDDU Maria, † a Lanusei.

CALDERA Battista, † a Alice Castello. CANTAMESSA Luigia, † a Agliano d'Asti. CARENA Domenico, † a Carmagnola. CARIE Teol. D. Giuseppe, † a Fossano. CASTELLI Augusto, + a Selci Sabina (Perugia). CHRISTILLE Severina, † a Nus (Torino). CIRESA Rosina, † a Milano.

Cocco Fortunato, † a Altissimo (Vicenza).

COLOMBO Carlo, † a S. Biagio di Garlasco (Pavia)

COLOMBO Santina, † a S. Biagio di Garlasco (Pavia).

CUSANI Gemma., † a Torino. DEMURTAS-MARONGIU Anna Giuseppa, † a Lanusei. DE PIN D. Bortolo, † a Ceggia (Venezia). DONATO Domenica, a Cornegliano d'Alba. DRESCO Anna † a Crodo (Novara). FAscIE Cav. Vincenzo, † a Roma. FERRI D. Pietro, † a Gambolò (Pavia). FOLLIS Pietro, † a Alice Castello. FROLA D. Vincenzo, † a Montanaro. GALIMBERTI Giuditta, † a Carugo (Como). GALLINA Vincenza, † a Pinerolo. GHERARDINI D. Giuseppe, + a Busana. GIORDANO Onesimo, + a Roma. GIOVANARDi D. Paolo, † a Pianzo (Reggio Emilia). GIOVANELLI Francesca, † a Lenta. GOMBOSO D. Leonardo, † a S. M. di Sclaunico. GRACI Arcangelo, + a S. Cataldo. GRAVA Eugenio, † a Alice Castello.

GRIVA PAVONE Giovanna, † a Cumiana (Torino) LAZZERi-DERIGHETTI Caterina, † a Ludiano. LEONORI Angelo, † a Montemarciano. LONGO Giuseppa, † a Recanati. LoTTo Agostina, † a Lanusei. Lusso Luigi, † a Torino. MARCHIONI Matilde, † a Agordo (Belluno). MARIET Teresina, † a Alice Castello. MERLI Giulia, † a Stenico (Trentino). MESCHIA Prof. Domenico, † a Vigevano. MiccicHÈ Grazia, † a Favara. M0LINARI Maria, † a Pavia. MONACO Carmela, + a Satriano.

MONTEGROSSO Margherita, † a Scopa (Novara). MONTI Adalgisa, † a Vignale Monferrato. MOSCATO D. Giovanni, + a- Siculiana. MULAS-VARGIN Maria, † a Lanusei. MuSiu MONNI Antonio, † a Selargius (Cagliari). NAGGI Giovannina, † a Buscate. NECCO-QUAGLIA Teresa, † a Rocchetta Tanaro. NEGRONI Lidia, † a Novi Ligure. OMODEI VANNONI Giuseppe, † a Cilavegna (Pavia). PASQUALE Domenico, † a Sapri. PODIO Vittorio, † a Torino. Pozzi Mons. D. Gaetano, † a Milano. RABINO Geom. Alberto, + a Gorrino (Cuneo). ROGGIERY-BOETTI Lucia, † a Revello (Cuneo). RUFFINI DAPOZZO Rosa, † a Spezia. RUGGERO Giuseppe, † a Torino. SALUMEGLIO Giuseppe, + a Alice Castello. SAMBO Clotilde, † a Cona (Venezia). SCIALANGA G.B. † a Roma. SORGATO Angela, † a Schio. TANOGLIA Angiolina, † a Borgo S. Donnino. TOTO D. Nicola, † a Scampitella (Avellino) TRAVERSA Giuseppe, † a Castagnole Lanze. TRAVERSI Luigi, † a Cortemiglia. TURCO Vittorio, † a Castelnuovo d'Asti. VIOLI D. Mansueto, † Carpineti (Reggio Emilia). VISENTINI Barbara, + a Roma. ZADRA Maria, † a Fonzaso. ZICHE Amelia, + a Thiene.