PERIODICO MENSILE PER I COOPERATORI DELLE OPERE E MISSIONI DI DON BOSCO
ANNO XLIX. TORINO, APRILE 1925 NUMERO 4.
REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE: VIA COTTOLENGO. 32 - TORINO (9)
SOMMARIO: Le prossime Beatificazioni e Canonizzazioni. - Il culto e l'invocazione dei Santi. - Il Beato Giuseppe Cafasso nelle memorie del Ven. Don Bosco. - L'Opera della Santa Infanzia nell'India. - La cassetta per le Missioni presso ogni fonte battesimale. - Per i restauri della chiesa di Gauhati. - La Missione della vallata del Bramaputra. - Le feste di Natale nel Cuantung. - L'Orfanotrofio di Ho-Si (Cina): II) Cento nuovi catecumeni. - Quaranta giorni di escursioni nella regione di Indanza. - Le meraviglie di Maria Ausiliatrice. - Azione salesiana. - Notizie varie dall'Italia e dall'Estero. - Cooperatori defunti.
In quest'Anno Santo 1925 verranno ascritti al catalogo dei Santi e dei Beati vari Servi di Dio, e nel ciclo delle solenni apoteosi liturgiche è inclusa la Beatificazione del Ven. Cafasso, fissata alla domenica 3 Maggio p. v.
Il Ven. Giuseppe Cafasso di Castelnuovo d'Asti (1811-186o), Rettore del Convitto Ecclesiastico di Torino, fu maestro di spirito del nostro Venerabile Fondatore, il quale, a sua volta, fu il più autorevole divulgatore della santità del Maestro.
Quando il Ven. Don Cafasso morì, il nostro buon Padre lo pianse intimamente, ed ebbe insieme il conforto della certezza che era volato al cielo; e, senz'indugio, con la voce e con gli scritti divenne il primo banditore dell'eroismo delle virtù del santo sacerdote, fino a paragonarlo a S. Luigi « Per innocenza e purità di costumi », a San Francesco di Sales « per mansuetudine, Pazienza e carità », a San Vincenzo de' Paoli « per la grande carità che egli usò con ogni sorta d'infelici », a San Carlo Borromeo « per le rigidezze della vita e per le austerità usate con sè medesimo », a S. Alfonso Maria de' Liguori e per dolcezza, accondiscendenza e bontà » e per divozione alla Madonna.
« Se uso espressioni convenienti ai Santi dalla Chiesa riconosciuti, io non intendo prevenire i giudizi di essa » protestava Don Bosco fin dal 186o a più di 3oo sacerdoti accorsi da tutta l'archidiocesi e ad un popolo devoto che stipava la chiesa di San Francesco d'Assisi ai funerali di Don Cafasso; e non esitava a descrivere il suo ingresso trionfale in paradiso. « Adoriamo i decreti di Dio - esclamava Don Bosco - che ci privò di un tanto padre delle anime nostre, ma in mezzo alle lagrime ed ai sospiri, ringraziamo la divina bontà che abbia sublimato un nostro fratello a tanta gloria in cielo!... »
Ed ecco, dopo 65 anni dalla morte del Servo di Dio, che la Chiesa, col decretarne la solenne Beatificazione, dà la più autorevole conferma al giudizio proferito dal nostro Fondatore. E, quindi, facile comprendere la nostra esultanza nel veder giunto il giorno sopirato!
Per la fausta occasione, e da Torino e dal Piemonte un bel numero di pellegrini si recherà a Roma, e tra essi molti nostri Cooperatori e Cooperatrici.
Ce ne rallegriamo nel Signore!
Le solennità delle nuove Beatificazioni e Canonizzazioni costituiscono una delle caratteristiche più belle dell'Anno Santo.
I nuovi Servi e le nuove Serve di Dio, che dal Vicario di Gesù Cristo verranno proposti alla venerazione ed all'imitazione dei fedeli, sono nuovi modelli di perfezione cristiana, che spirano un incanto affascinante; sono una nuova serie di proiezioni luminose sull'orizzonte della Chiesa!...
Non sarà sterile la loro esaltazione: « Seguiteci - essi diranno a tutti - seguiteci nella via che noi abbiamo percorso, ed avrete voi pure, fratelli, la pace ed ogni consolazione in terra, e, un giorno, il premio in Cielo! »
* *
A coltivare codesti sentimenti ci paiono opportuni alcuni pensieri del Ven. Don Bosco sul culto dei Santi.
Scrive il Ven. Don Bosco:
Ecco qual'è la dottrina della Chiesa Cattolica su questa materia: I Santi, riconosciuti come tali dalla Chiesa, si possono venerare ed invocare in nostro aiuto.
I Protestanti, che non ebbero mai, nè presentemente hanno alcun santo, e nemmeno vi fu mai tra di loro chi abbia operato alcun miracolo, ricusano di conoscere i Santi della Chiesa Cattolica e di più accusano i Cattolici, quasi fossero idolatri, di prestare ai Santi un culto di cui, dicono essi, non àvvi traccia nella Sacra Scrittura e nei primitivi tempi della Chiesa.
Poichè i Protestanti hanno sempre in bocca la Bibbia, noi faremo vedere quanto male essi leggano la Bibbia...
Ed ecco la semplice e chiara argomentazione del Venerabile:
Leggiamo... (Salmo XCVIII, 5.) che fu raccomandato particolare onore all'Arca dell'Alleanza, in cui erano racchiuse le tavole della Divina Legge: Adorate scabellum pedum eius, quoniam sanctum est. Ora se si può prestare un culto all'Arca, perchè non si potrà prestare agli Angeli ed ai Santi?
Altrove leggiamo (Num. XXII, 31) come Balaamo, avendo veduto un Angelo che stava avanti a lui in mezzo alla strada, pieno di rispetto si chinò fino a terra per venerarlo: Balaam... vidit Angelum stantem in via... adoravitque eum pronus in terram.
Giosuè, essendosi accorto che gli era apparso il principe dell'esercito del Signore, cadde prostrato e lo adorò: Cecidit... pronus in terram; et adorans... (Ios. V, 15).
Il re Saulle, appena si accorse che eragli comparsa l'anima di Samuele, chinò la sua faccia fino a terra per adorarlo: Intellexit Saul, quod Samuel esset, et inclinavit se super faciem suam in terra et adoravit (1 Reg. XXVIII, 14).
In questi sacri testi si usa il verbo « adorare » non in senso di « Latria », che è il culto dovuto solo a Dio come supremo Creatore e Padrone di tutte le cose; ma in senso di « Dulia », che è il culto che si presta ai Santi, come creature eccellenti, amici di Dio e gloriosi in cielo.
Si possono, forse, avere parole più chiare di queste, che dimostrino come gli Angeli ed i Santi sieno stati tenuti in grande venerazione? Dicono dunque il falso i Protestanti, quando asseriscono che la venerazione ai Santi è contraria alla Sacra Bibbia.
*
È parimenti dottrina della Chiesa che gli Angeli ed i Santi non solo si possono onorare, ma eziandio si possono con frutto invocare, da coloro che vivono sulla terra, non già per avere da essi medesimi le grazie che dimandiamo, ma affinchè preghino Iddio per noi, e da Lui ci ottengano le cose dimandate. Questa dottrina è pure contenuta nella Bibbia.
Il Patriarca Giacobbe fu da un Angelo liberato da varie sciagure, e infine invitò quell'Angelo medesimo a benedire i figliuoli di Giuseppe: « Quell'Angelo, - egli diceva, - che mi liberò da tutti i mali, a cui sono stato esposto nella mia vita, benedica ora questi fanciulli»: Angelus, qui eruit me de cunctis malis, benedicat pueris istis (Gen. XXVIII, 16).
Mosè, per muovere Dio ad esaudirlo nelle sue preghiere, interpose i meriti di Abramo, Isacco e Giacobbe, che erano stati fedeli servi di Dio: « Ricordatevi, o gran Dio, ricordatevi di Abramo, di Isacco e di Israele, vostri servi fedeli »: Recordare Abraham, Isaac et Israél, servorum tuorum (Ex. XXXII, 13).
Gli Israeliti, trovandosi in pericolo di cadere nelle mani dei Filistei, ricorsero al profeta Samuele con queste parole: « Deh! non cessare di pregare il Signor nostro Iddio per noi, affinchè ci salvi dalle mani dei Filistei »: Ne cesses pro nobis clamare ad Dominum Deum nostrum, ut salvet nos de manu Philisthinorum (1 Reg. VII, 8.).
Iddio medesimo del Santo Giobbe disse: « Giobbe, mio servo, pregherà per voi »: Iob... servus mens, orabit pro vobis (Iob. XLII, 8).
L'Apostolo San Paolo, quel grande Apostolo che ha tanto faticato nella predicazione del Vangelo e che per la sua santità meritò che Iddio gli facesse gustare la gloria del cielo mentre viveva ancora mortale, quel grande Apostolo, dico, chiudeva quasi tutte le sue lettere raccomandandosi alle preghiere dei Cristiani a cui scriveva. « Vi prego, egli scrive ai Romani, vi prego d'intercedere per me colle vostre preghiere presso il Signore Iddio»: Obsecro... vos, fratres..., ut adjuvetis me in orationibus vestris pro me ad Deum (Rom. XV, 30).
Ora, se è permesso d'invocare gli amici di Dio e interessarli a nostro vantaggio mentre vivono in questa vita mortale, perchè non sarà più permesso d'invocarli, quando regnano con Dio in cielo?
Forsechè quei Santi, che diedero vita e sostanze per carità, non vorranno più ascoltare chi li supplica, ora che sono beati in cielo? Ma la carità loro è assai più grande di quel che fosse quando vivevano in terra.
Forsechè non potranno aiutarci? Ma se potevano aiutare quando erano mortali, perchè non potranno vieppiù adesso che sono gloriosi ed immortali?
Forsechè non possono sapere le nostre preghiere? Se non sanno le nostre preghiere, come possono sapere la penitenza dei peccatori e fare gran festa ogni volta che alcuno si converte a Dio, come dice il Vangelo? (Luc. XV, 7. )
Si vorrà forse dire che si faccia ingiuria a Dio, invocando altri fuor di Lui solo? oppure che si fa torto ai meriti di Gesù Cristo e alla sua divina mediazione, confidando nelle preghiere e nei meriti dei Santi? Ma se non si fa questa ingiuria e questo torto invocando o confidando nelle anime giuste della terra (e ce ne assicura la Bibbia), come mai si farà ingiuria o torto invocando le anime sante del Paradiso e confidando nella loro intercessione?
Queste non sono che insane pretese dei Protestanti, ingannati o ingannatori.
Potrei addurre molti altri fatti o detti della Bibbia, come pure riferire la tradizione e la pratica costante della Chiesa in tutti i tempi, e l'uso universale di tutti i buoni di raccomandarsi alle preghiere l'un dell'altro. Ma io voglio appellarmi ai Protestanti medesimi. Essi, mentre rigettano l'invocazione dei Santi, leggendo quanto in tal proposito si dice nella Bibbia, non solo invocano la protezione dei Santi, ma si raccomandano ai medesimi viventi. Quei Protestanti, che pretendono di professare maggior pietà, sogliono richiedere gli aiuti spirituali degli amici, e nelle loro lettere per lo più si raccomandano sempre alle preghiere di colui, cui scrivono: Intanto preghiamo l'un per l'altro, acciocchè Iddio ci faccia la grazia di trovarci insieme per tutta l'eternità davanti al divin trono.
Ecco, dunque, provate due cose: cioè il culto e l'invocazione dei santi, basata sopra fatti e sentenze registrate nella Bibbia (1)...
(1) Dalla Vita di S. Martino Vescovo di Tours per cura del Sac. Giovanni Bosco. 2a edizione, Torino 1856, - Tipografia e Libreria Salesiana: pag. 85-93.
Il 23 giugno 186o volgeva alla metà del suo corso, quando si sparse la notizia della morte del sacerdote Cafasso. Quest'uomo, che fino allora visse quasi sconosciuto al mondo, cominciò ad apparire grande. Tu avresti veduto, come accade alla morte dei santi, accorrere mesta alla funebre stanza del sacerdote una folla sempre crescente di persone, che cercava un lenimento al dolore nel vedere quell'aria di paradiso spirante dal suo volto, nel baciar quelle mani, ministre di tante consolazioni spirituali e temporali, nel tagliuzzare degli abiti, dei panni, dei capelli, nel far toccare il suo corpo con oggetti per questo contatto divenuti preziosi...
La mattina del 25, chiuso nella cassa, era trasportato nella chiesa di San Francesco...
Giunta l'ora fissata per la sepoltura, sfilarono varie compagnie religiose, la corporazione de' Francescani e, da ultimo, una lunga fila di sacerdoti... Questo decoroso accompagnamento, che pur era imponente, acquistava un'insolita pompa pel concorso di migliaia e migliaia di persone, che lungo le vie attendevano coll'eloquente loro' presenza a dare un tributo di onore e di ossequio alla salma del defunto. E chi faceva parte di questa funzione, udiva a destra e a sinistra spontanei elogi della santità, dello zelo, della generosità del venerando sacerdote, e vedeva le lagrime di tutti spargersi miste alla preghiera, interrotta dai singhiozzi...
Nella prima giovinezza.
Don Cafasso nacque nel gennaio 1811 in Castelnuovo d'Asti da onesti contadini. La docilità, l'ubbidienza, la ritiratezza, l'amore allo studio ed alla pietà... fecero si che egli presto divenìsse l'oggetto della compiacenza dei genitori e de' suoi maestri. La cosa caratteristica fin da quella giovanile età era la stia ritiratezza, congiunta ad una propensione quasi irresistibile a far del bene al prossimo: stimava giorno per lui il più felice, quando poteva dare un buon consiglio e riusciva a promuovere un bene o ad impedire un male...
Primo incontro con Don Bosco.
Era l'anno 1827, ed in Murialdo, borgata di Castelnuovo d'Asti, si festeggiava la maternità di Maria SS. Ognuno era in faccende per le cose di casa o di chiesa, mentre altri erano spettatori o prendevano parte a giuochi o a trastulli diversi. Un solo io vidi lungi da ogni spettacolo; ed era un chierico, piccolo nella persona, occhi scintillanti, aria affabile, volto angelico... appoggiato alla porta della chiesa. Fui come rapito dai suo sembiante, e sebbene io toccassi soltanto l'età di dodici anni, tuttavia mosso dal desiderio di parlargli, mi avvicinai e gli indirizzai queste parole:
- Signor abate, desiderate di vedere qualche spettacolo della nostra festa? io vi condurrò di buon grado dove desiderate.
Egli mi fe' grazioso cenno di avvicinarmi, e prese ad interrogarmi sulla mia età, sullo studio, se io ero già stato promosso alla Santa Comunione, con che frequenza andava a confessarmi, ove andava al Catechismo e simili. Io rimasi come incantato a quelle edificanti maniere di parlare; risposi volentieri ad ogni domanda; di poi, quasi per ringraziarlo della sua affabilità, ripetei l'offerta di accompagnarlo a visitare qualche spettacolo o qualche novità.
- Mio caro amico, egli ripigliò, gli spettacoli dei preti sono le funzioni di chiesa...
Mi feci animo a continuare il discorso e soggiunsi:
- È vero quanto mi dite, ma v'è tempo per tutto; tempo per andare in chiesa e tempo per ricrearci.
Egli si pose a ridere e conchiuse con queste memorande parole, che furono come il programma delle azioni di tutta la sua vita: « Colui che abbraccia lo stato ecclesiastico si vende al Signore; e di quanto àvvi nel mondo, nulla più deve stargli a cuore se non quello che può tornar a maggior gloria di Dio e a vantaggio delle anime ».
Tutto meravigliato volli sapere il nome di quel chierico, le cui parole e il cui contegno cotanto manifestavano lo spirito del Signore. Seppi che era il chierico Giuseppe Cafasso...
Il modello dei sacerdoti.
Ma chi sei tu, io dimando a me stesso, che pretendi esporre le meravigliose gesta di quest'eroe?...
Il suo zelo, la sua facilità nell'esporre la parola di Dio, il buon successo delle sue prediche lo facevano cercare da tutte parti per dettar tridui, novene, esercizi spirituali, e missioni al popolo di varii paesi. Coraggioso facevasi tutto a tutti per guadagnare tutti a Gesù Cristo: ma dopo alcuni anni, non potendo più reggere a così gravi e continue fatiche, dovette limitarsi a predicare al clero, che pareva la porzione dell'umana società in modo speciale dalla Divina Provvidenza a lui affidata.
E chi può enumerare il gran bene che ha fatto cogli esercizi spirituali... la sollecitudine che egli prendevasi specialmente dei poveri giovinetti... le intere giornate che passava nelle carceri a predicare, confortare, catechizzare quegli infelici detenuti, ed ascoltarne le confessioni?...
Il consolatore dei condannati...
Aveva il dono di cangiare la disperazione in viva speranza ed infiammato amor di Dio. Avvenendo che taluno volesse darsi alla disperazione ed anche uccidersi, dopo aver parlato col santo sacerdote, era tutto gioia e solo desiderava di consegnare la vita in mano ai carnefici per farne offerta a Dio in penitenza de' suoi peccati.
Non di rado fu veduto, e lo vide tutta Torino, in sul mattino uscire dalle carceri. E che c'è? C'è un carro fatale, sopra cui è tratto un infelice che va a pagare il fio de' suoi delitti. La campana col lugubre suono dà segno dell'imminente esecuzione. Il condannato è sul carro; avanti a lui il Crocifisso, da un canto la scarnata immagine della morte; attorno i caritatevoli confratelli della Misericordia colla faccia velata accrescono il terrore. Niuno dice parola di conforto a quell'infelice? Ah! vedete, accanto a lui è un sacerdote che gli terge le lagrime, lo incoraggia, lo consola con la speranza di un bene che non si perderà mai più; egli è Don Cafasso, che col Crocifisso in mano va dicendo: « Questo è un amico che non vi spaventa, nè vi abbandona, sperate in Lui e il paradiso è vostro ».
Lo spirito di fede e di speranza che D. Cafasso infondeva negli altri, faceva sì che non di rado i pazienti montavano con gioia la scala fatale, e ridendo accoglievano il colpo di morte, a segno che un carnefice ebbe ad esclamare: « Alla presenza di Don Cafasso la morte non è più morte, ma è una gioia, un conforto, un piacere ».
Meravigliosa attività.
Il rimanente della vita pubblica di D. Cafasso lo vengano a raccontare quei molti, sacerdoti e borghesi, ricchi e poveri, che a lui sono debitori, chi della scienza, chi dei mezzi di acquistarla, chi dell'impiego, o della felicità che gode in famiglia, chi del mestiere che esercita, e del pane che mangia... quei molti infermi da lui confortati, i moribondi da lui assistiti, le lunghe schiere di penitenti d'ogni età e condizione che in ogni giorno e in ogni ora del giorno trovavano in lui un pio, dotto e prudente direttore delle loro coscienze... Oh! se il paradiso venisse a raccontarci la vita pubblica di Don Cafasso, sarebbero, io credo, a migliaia a migliaia, le anime che ad alta voce direbbero: « Se noi siamo salvi, se noi godiamo la gloria del cielo, ne siano debitori alla carità, allo zelo, alle fatiche di Don Cafasso ».
Nel leggere la vita dei Santi, le cui azioni virtuose formano i fasti della Chiesa, avete voi in essi trovato un complesso di azioni così diverse, svariate, ma radunate, praticate da un uomo solo? Io non so quale sia per essere la vostra risposta; dal canto mio posso dirvi che ho trovato molti che risplendettero in modo eroico chi in questa, chi in quell'altra virtù, ma credo che sia cosa veramente rara trovare chi abbia unito nella stessa persona tanta sapienza, tanta pratica delle cose umane, tanta prudenza, fortezza, temperanza, tanto zelo per le cose che tendono a promuovere la gloria di Dio e la salute delle anime, come noi ravvisiamo nella persona del Sacerdote Cafasso... « Egli consumò in breve la sua vita, ma operò come se fosse pervenuto ad una tarda vecchiaia ».
Il segreto.
Sebbene questa meravigliosa quantità di azioni disparate, che compieva quasi contemporaneamente, sieno attribuite ad un prodigio di carità, tuttavia in certo modo si debbono eziandio attribuire ad un'arte, o meglio ad alcuni segreti, propri di Don Cafasso...
Il primo fu la costante sua tranquillità. Aveva familiare il detto di Santa Teresa: « Niente ti turbi ». Perciò con aria sempre ridente, sempre cortese, colla dolcezza propria delle anime sante, disimpegnava con energia ogni affare anche prolungato, difficile, e seminato talvolta di spinose difficoltà. Ma ciò senza affannarsi, senza che la moltitudine o la gravezza delle cose gli recassero il minimo turbamento...
Il secondo segreto è la lunga pratica degli affari congiunta ad una grande confidenza in Dio... I dubbi, le difficoltà, le dimande più complicate dinanzi a lui scomparivano. Fattagli una questione, comprendevala al solo annunziarla, quindi, alzato un istante il suo cuore a Dio, rispondeva con prontezza e giustezza tale, che una lunga riflessione non avrebbe fatto pronunziare miglior giudizio.
Il terzo segreto per fare molte cose era l'e satta e costante occupazione del tempo. Nella spazio di 3o e più anni che lo conobbi, non mi ricordo di averlo veduto a passare un istante che potesse dirsi ozioso. Terminato un affare, tosto ne intraprendeva un altro. Quante volte fu veduto rimanere cinque ed anche sei ore al confessionale, e poi andare in camera, ove tosto cominciava la solita udienza che durava più ore...
Il quarto segreto è la sua temperanza, che meglio chiameremo la sua rigida, penitenza. Fin da giovinetto fu così sobrio nel mangiare e nel bere, che dopo il cibo egli era in grado di intraprendere qualsiasi occupazione scientifica e letteraria. Più tardi depose l'uso della piccola colezione del mattino, di poi omise la cena, e ridusse così il suo alimento ad un solo pasto...
Finalmente Don Cafasso guadagnò tempo nella parsimonia del riposo. L'unico sollievo che dava lungo il giorno al debole suo corpo erano tre quarti d'ora dopo il pranzo, in cui, chiuso in camera, per lo più pregava, meditava o trattenevasi in qualche pratica speciale di pietà. La sera poi era sempre l'ultimo a coricarsi, e al mattino sempre il primo a levarsi. La durata del riposo notturno non eccedeva mai le cinque ore, spesso erano quattro e talvolta soltanto tre...
Parecchi, i quali ebbero lunga e piena conoscenza di Don Cafasso, furono cortesi di farne verbale o scritta relazione, e tutti convengono che la sua vita sacerdotale si può appellare piuttosto quella di un angelo, che di un uomo...
" Vivrà in eterno".
Tra le ultime parole di Don Cafasso sono le seguenti... veramente degne di eterna ricordanza. « Quando sarò disceso nel sepolcro, desidero e prego il Signore di far perire sulla terra la mia memoria, sicchè mai più nessuno abbia a pensare a me fuori di quei fedeli che nella loro carità vorranno, come spero, pregare per l'anima mia ».
Caro Don Cafasso, questa vostra preghiera non sarà esaudita. Voi desideravate di umiliarvi in modo che la vostra gloria andasse con voi nella tomba. Ma Dio vuole altrimenti. Dio vuole che la grande vostra umiltà sia esaltata, e voi siate coronato di gloria in cielo. La vostra memoria è quella del giusto che durerà in eterno!...
Ven. GIOVANNI Bosco (1).
(1) Questi pensieri sono tolti ad litteram da due discorsi detti dal Ven. Don Bosco in morte del novello Beato, il primo il 10 luglio 186o nella chiesa di San Francesco di Sales, il secondo il 30 agosto nella chiesa di San Francesco d'Assisi in Torino, e dalle notizie che li accompagnano.
(1) Verso la fine del mese sarà pronta la ristampa di tutte le memorie lasciate dal Ven. Don Bosco sul novello Beato.
Anche nell'India, un bel numero di piccole anime deve la sua salvezza all'opera della Santa Infanzia, che vi ha una nuova sede affidata alle Figlie di Maria Ausiliatrice.
Si tratta - ci scrivono - di poveri bambini che, venduti dai parenti, trovano rifugio e salvezza presso di noi. Alcuni ce li portano in tali condizioni di salute, che presto se ne volano in Paradiso.
Fa rabbrividire il pensiero che genitori possano vendere, con tanta indifferenza, i loro figli: ed è ancor più raccappricciante ìl fatto che molti, per sbrogliarsene più presto, li facciano morire. E ciò è facilissimo qui, dove non si consegnano i figli al Comune, nè quando nascono, nè quando muoiono; dove nessun dottore si presenta a constatarne la vita o la morte. Muore un piccino? Si fa una buca all'aperto e lo si butta dentro, due palmi di terra sopra il cadavere e tutto è finito!
L'Orfanotrofio e l'Ambulatorio.
Le orfane aumentano di giorno in giorno. Ne abbiamo accolta una, sfinita dal digiuno. Senza madre, viveva col babbo, il quale, dopo l'amputazione di una gamba, guadagnava soltanto due rupie al mese (circa 10 lire della nostra moneta).
Quindi cresce il numero delle poverine... ma come fare altrimenti? Non solo non si ha l'animo di respingerle, ma le accettiamo volentieri, sperando ed aspettando tutto dalla Divina Provvidenza.
Anche l'Ambulatorio « Madre Mazzarello » continua a lavorar molto. Son più di cinquanta i malati, che vengono a farsi curare. Molti sono affetti da piaghe schifose causate dalla sporcizia morale e materiale. Anche la lebbra fa le sue vittime, che non si trovano chiuse in apposito lazzaretto, ma vagano liberamente per le vie.
Nel cuore dei paganesimo.
Tanjore è proprio nel cuore del paganesimo. Bisogna far due passi per le vie, per sentirsi stringere il cuore al vedere tanta gente coi segni della divinità che adora, sulla fronte, sulle braccia, sul petto: per lo più forche disegnate in rosso e in bianco. Questa gente vive, purtroppo, come i bruti, inconscia di avere un'anima immortale.
Un giorno, rientrando a Tanjore al ritorno da un villaggio, vedemmo una folla di gente che faceva strepito dietro un idolo di legno. Io precedeva un elefante con bardature rosse, su cui era seduto un uomo, che sorseggiava un liquore; e dietro veniva la divinità sotto un baldacchino ornato di fiori freschi e, accanto a lei, due piccole bramine, vestite di rosso con la faccia dipinta color rosa. In seguito venivano due uomini, i quali, quasi non bastasse il nero naturale della pelle, si erano tinta di nero tutta la persona e si erano adornati con fregi di color giallo oro lucente. Tenevano in mano una specie di falce lunga circa due metri, e danzavano al suono di un tamburo. Avanti e dietro era un popolo immenso. Dove andava tutta quella gente? Verso un prato, dove ardeva un fuoco per i sacrifizi...
Oh! come è triste veder tanti idolatri! Preghiamo il buon Dio ad illuminare questi poveri ciechi!...
Ci scrive un zelante Cooperatore del Veneto:
LA CASSETTA PER LE MISSIONI, posta in chiesa presso il Fonte Battesimale, introdotta qui da noi e che ormai va divulgandosi in tante parrocchie, approvata e raccomandata nei Convegni Missionari del Clero, sarà una goccia dal lato materiale, ma è un sacro richiamo eloquentissimo!... .
Oh se in tutte le ventimila Chiese parrocchiali d'Italia, presso il Fonte Battesimale vi fosse una bella cassettina per l'Opera della S. Infanzia, e all'atto del Battesimo i genitori iscrivessero il loro bambino nella schiera dei benefattori e dei salvatori dei poveri bambini pagani! Qual vantaggio materiale e spirituale! E chi, apprezzando la bellezza dell'Opera, rifiuterà la sua moneta, in qualche altro giorno dell'anno. Converrebbe che l'idea fosse divulgata a mezzo della stampa missionaria. Fra le varie industrie per la grande causa delle Missioni questa è una... delle più industriose: semplice, e proficua.
Ci auguriamo che la bell'idea venga attuata n ogni parrocchia, in Italia e fuori.
La Missione della vallata del Bramaputra.
(Lettera e relazione del Missionario Salesiano Don Giuseppe M. Gil al Sig. D. Rinaldi).
Gauhati, 26 novembre 1924.
Amatissimo Signor Don Rinaldi,
Lei sa che questa città di Gauhati è una specie di città sacra dell'hinduismo. Il tempio di Khalì, una dea uguale alla Venere dei Greci e dei Romani, si eleva maestoso su una verde collinetta che si alza sopra il Bramaputra. È un tempio, al quale accorrono non solo i pellegrini di Assam, ma di tutta l'India.
Dall'altra parte del fiume c'è il tempio di Krishna, incarnazione di Vishnù: in mezzo al fiume la luccicante cupola di un tempietto corona la verde isola del Peacock e del Pavone, e nella stessa città vi sono altri templi bellissimi dedicati a tutte le divinità dell'hinduismo.
Anche i Maomettani posseggono tre o quattro belle moschee, i protestanti battisti vi hanno una grande e buona chiesa, gli anglicani un'artistica cappelletta, insomma tutti i dei e le dee vi hanno un tempio, belli e appariscenti; solo l'unico e vero Dio vi ha una dimora meschinissima, simile più ad un magazzino che ad una cappella, sebbene, esternamente, faccia un po' di figura.
Con tetti e pareti di lastre di semplice composizione a base di cemento, lasciava passare il caldo... in modo che era impossibile entrarvi dalle otto del mattino in poi. Nel soffitto di tela, imbiancata con calce, nidificavano tutte le specie di uccelli; nè solo gli uccelli, ma anche i topi ed i pipistrelli, che disturbavano le sacre funzioni. L'invasione di topi arrivò a tal punto che, ultimamente, mangiarono persino i registri di un nuovo armonium, e neppure i sacri paramenti eran sicuri in nuovi armadi.
Era dunque necessario pensare ad una riparazione; e poichè si doveva campiare il sistema di mura e alzare il tetto, che era troppo basso (appena quattro metri), col permesso del nostro rev.mo Prefetto Apostolico, abbiamo cominciato i lavori di rinnovamento, come il rispetto alla presenza reale di Gesù Sacramentato e il numero crescente dei cristiani imperiosamente reclamano.
Ed i mezzi per queste spese? I mezzi, amatissimo Padre, sono nei tesori della Provvidenza e nel fecondo ed operativo amore che i lettori del Bollettino nutrono per Gesù Cristo e pel decoro della sua Casa. Ed è appunto per questo che premetto all'unita relazione queste parole, che lei, se lo crede opportuno, farà arrivare a notizia dei benemeriti Cooperatori. Le nostre aspirazioni sono modeste. Il preventivo delle spese è di un trentacinquemila lire italiane. Se la generosità dei lettori oltrepasserà questa cifra, anche le nostre aspirazioni s'ingrandirebbero, e faremmo cambiare il pavimento, attualmente di un tenue strato di cemento sopra uno strato di carbone, in qualche cosa di più conveniente.
Così il Signore, anche qui in Gauhati, dove impera potente il culto degli idoli del demonio, avrebbe una chiesetta meno indegna...
Mi benedica, amatissimo Padre, e mi creda sempre suo aff. figlio in G. C.
Sac. GIUSEPPE M. GiL Missionario Salesiano.
N. d. R. - Il rev.mo Sig. Don Rinaldi addita la domanda del Missionario di GAUHATI alle anime pie e generose, che seguono con particolare interesse il fiorire della nostra Missione Assamese. Si tratta di un'opera urgente e necessaria, e le benedizioni del Signore scenderanno copiose su quelli che si affretteranno ad assicurarne il compimento.
La Missione nella vallata del Bramaputra.
Questa Missione, con residenza missionaria a Gauhati, è la più antica dell'Assam, essendo stata fondata nel 1872, quando Monsignor Vescovo di Krishnagar, dal quale dipendeva fin dal 1870 in cui fu separata dal Bengala Orientale, inviò qui il zelante Padre De Broy, delle Missioni di Milano, che stabili a Gauhati il suo centro d'azione, dedicandosi quasi esclusivamente ai cattolici europei ed eurasiani di tutta l'Assam, allora molto più numerosi che non adesso.
Inizi della Missione.
Eretta l'Assam in Prefettura Apostolica indipendente ed affidata ai Reverendi Padri Salvatoriani, questi, sul principio, concentrarono le loro forze e la loro azione in Shillong e nelle montagne Khassì, ritenendole un campo più fecondo per il loro apostolato: e la Missione di questa vallata restò in seconda linea per molto tempo, e così si spiega come la statistica durante i primi anni dei Padri Salvatoriani offra lacune e si mostri stazionaria, anzi con tendenza a diminuzioni.
Il 1907 segnò l'inizio del suo sviluppo. In quell'anno un giovane Missionario, pieno di entusiasmo e di zelo, il Padre Rudolf Fontaine, venne destinato a questo distretto, e fu tanta la sua attività che si può chiamare il vero fondatore di questa Missione.
Fin dal primo anno il numero dei cattolici si vide duplicato, grazie all'instancabile zelo del giovane Missionario che si diede a percorrere i giardini di thé ed i villaggi dei cristiani che qui erano sparsi e che nessuno conosceva. Così, coll'opera personale e coll'aiuto dei catechisti che moltiplicò dappertutto, nei sette anni che vi rimase, potè vedere questa cristianità salire da 442 a 2252 cattolici.
La grande diminuzione che si notò dal 1909 al 1913 si spiega coll'apertura della residenza di Dibrugarh di cui fu incaricato il sullodato Padre Rudolf, che vi rimase per tre anni.
Il 9 luglio 1915 i Padri Salvatoriani vennero obbligati a lasciare la Missione a causa della guerra, e furono immediatamente sostituiti dai benemeriti Padri Gesuiti, della Missione del Bengala.
Incaricato di questo distretto fu il rev. Padre Stanislao Carbery, che si adoperò a tutto potere per sostituire i tre Missionari che lavoravano in Gauhati e Dibrugarh, e vi riuscì, compiendo prodigi di sacrificio e di abnegazione.
Conoscendo a perfezione, oltre l'inglese, il munda, l'ouraon e l'hindi, le principali lingue parlate da coolies dei giardini di thé, spiegò un apostolato attivissimo e riuscì ad amministrare 1015 battesimi.
Dopo l'arrivo dei Salesiani.
Il 1° marzo del 1922, venne destinato a prendere il posto del benemerito Gesuita, che in fine di gennaio ebbe la disgrazia di rompersi una gamba, l'umile sottoscritto, che vi restò solo, fino al dicembre dello stesso anno, quando giunse il confratello don Leone Piasecki a dividere i lavori di questa vasta Missione.
In due anni e mezzo, abbiamo avuto la consolazione di amministrare 76o battesimi.
Abbiamo iniziato l'evangelizzazione della tribù dei Garo, che attualmente conta 9o battezzati e un centinaio di catecumeni.
Abbiamo fondate tre nuove cristianità in tre villaggi della vallata, e abbiamo costrutte sette nuove cappellette, in diversi paesi ed aperte tre scuole nelle montagne Garo.
Nel dicembre del 1923 vennero a Gauhati anche le benemerite Figlie di Maria Ausiliatrice a prestarci il valido aiuto della loro operosità, i cui frutti cominciano a vedersi. Nel febbraio del 1924 iniziarono l'Oratorio festivo, molto frequentato, ed il 19 marzo, festa di San Giuseppe, patrono di questa Missione, aprivano un Orfanotrofio femminile che conta attualmente circa trenta ragazze.
I vari gruppi di Cattolici.
I cattolici compresi in questa Missione possono dividersi in cinque gruppi: Europei ed Anglo-Indiani, - Assamesi, - del Chotta Nagpur, divisi in Munda, Ouraon e Kharia, - piccoli gruppi di Nepalesi, Oriya, Bengalesi e Cachari, - e Garo,
Gli Europei ed Anglo Indiani son poco più di un centinaio ed il loro numero diminuisce di continuo: quello degli Europei per la diminuizione dell'emigrazione inglese, quello degli Anglo-Indiani. perche, impiegati nelle ferrovie e nei servizi dello Stato, si vedono soppiantati dagli indigeni, ai quali il Governo ha cominciato a dar la preferenza, sia perchè il loro servizio è più economico, sia come misura politica.
I cattolici Assamesi, propriamente detti, sono in numero insignificante; qualche dozzina, donne la maggior parte, che si son fatte cattoliche per sposare qualche Europeo od Anglo-Indiano cattolico.
Il gruppo più numeroso, e che forma il vero nucleo cattolico in questa regione, è quello dei coolies del Chotta Nagpur, che è un distretto appartenente alla Missione del Bengala, retta dai PP. Gesuiti del Belgio, dove, da parecchi anni, si nota un gran movimento verso il cattolicesimo. Paesi in massa domandano di essere battezzati, e i zelanti Missionari vedono aumentare i neofiti a migliaia. Ma il terreno della regione è piuttosto povero, e la mancanza di pioggia produce in molti anni la miseria e farne, di modo che gli abitanti sono obbligati ad emigrare in altre regioni, in cerca del loro vitto; e i giardini di thé dell'Assam attrasse molta di quella gente fin dal principio di queste coltivazioni, cosicchè oggi i nativi del Chotta-Nagpur costituiscono quasi la totale popolazione lavoratrice dei Tea-Gardens.
Ci son anche dei piccoli gruppi di Nepalesi, Bengalesi, Oriya e finalmente i Garo, fra i quali noi abbiam cominciato a lavorare nel 1923.
Da questa succinta esposizione appare la varietà di popoli qui riuniti. Causa, infatti, grande meraviglia la diversità di tipi in qualunque luogo di pubblico ritrovo, nelle stazioni, nei vapori, ecc... ma sopratutto nella stazione di Gauhati, dove s'incontrano tutti i tipi tutte le razze e di colori: - la razza turana dei primitivi abitanti dell'India, rappresentata dagli Ouraon e Munda, dalle forme rotonde e di color nero; la razza Kharia, che soppiantò quella rappresentata specialmente dai Bengalesi ed assamesi, di colore bianco-giallastro e dalle forme ovali e regolari; la razza mongolica e tibetana di colore giallo dagli occhi obliqui e dalla faccia piana, rappresentata dai Nepalesi e da quasi tutte le tribù delle montagne di Assam.
E bisogna notare che queste razze o questi popoli diversi giammai si amalgamano. Vivono nello stesso paese, lavorano nello stesso campo, ma fomano sempre un gruppo a parte, conservando ognuno la propria lingua, religione, costumi, ecc.
In gran parte del Bengala ci sono dei paesi misti, composti di Garo e Bengali, ed a prima vista si può distinguere dove vive una famiglia e dove un'altra. I Garo fabbricano sempre le loro case sopra dei pali alti un metro, divise in due parti, veranda e dormitorio, che è cucina nello stesso tempo. I Bengalesi, invece, le fabbricano col pavimento a terra e col tetto diviso in quattro parti uguali e un po' concavo. Non accade mai che i Garo facciano le loro case nello stile dei Bengali, nè questi in stile Garo. E lo stesso accade nel vestito e in tutto.
Liete speranze che offre la Missione.
L'opera di evangelizzazione fra la razza assamese è molto difficile, com'è difficile dovunque regna l'hinduismo colle sue caste, e l'istruzione limitata alla casta dei bramini e la sistematica ignoranza in che sono lasciate le caste basse.
Questa difficoltà è ancora più grave a Gauhati, che è una specie di città sacra dell'hinduismo in Assam. I Templi dedicati alla moltitudine degli Dei Hindu, come dicono la maggior parte, e alle diverse manifestazioni di Brahama, il solo ed unico dio, come dicono ì più istruiti, che avendo avuto relazione cogli europei non vogliono passare per idolatri, sono innumerevoli. Il più famoso è quello di Khalì, la sposa di Shiva, che nelle attribuzioni in cui è venerata, corrisponderebbe alla Venere dei Romani. Il tempio di questa nefanda divinità domina tutta Gauhati da una collinetta, dalla quale si gode un panorama meraviglioso, con il maestoso Bramaputra, la città, la campagna, coperta di aranci e piante di thé.
A questo tempio accorrono pellegrinaggi da tutte le parti dell'India; pochi mesi fa furono più di tre mila i pellegrini, alcuni dei quali avevano fatto il voto di salire la collina in ginocchio ed altri di far a piedi la strada da Gauhati, e son parecchi chilometri, sebbene il treno arrivi e si fermi alla salita della montagna.
Una graziosa isoletta in mezzo al Bramaputra, chiamata del Peacock e del Pavone, è anch'essa coronata dalla luccicante cupola di un tempietto, dedicato a un dio che si fece scimmia per salvare gli uomini, ed in memoria del quale si conserva nell'isola un certo numero di questi animali, che alle volte fanno un chiasso tutt'altro che gradito.
E dunque Gauhati una specie di piccola Mecca Assamese dell'hinduismo, ed è perciò un improbo lavoro la sua conversione... Ma se fra gli Assamesi della città è così difficile l'introduzione del Vangelo, non lo è tanto fra quei dei villaggi, dove si è cominciato a fare qualche cosa, specialmente per mezzo delle nostre Suore, che, allo scopo di medicar gli ammalati, s'introducono nelle case e son bene ricevute dappertutto, divenendo veri araldi del Missionario.
Dove il Missionario ha un campo promettentissimo di messe abbondante è tra le Hill tribes (tribù di montagna) Narra, Cachari, Mikir, Dufla e Garo, che abbondano in questo distretto, e persino nei paesi vicino alla stessa Gauhati.
Fra questi i Battisti Americani hanno ottenuto numerose conversioni, ed è certo che anche i Missionari cattolici le otterranno, il giorno che in numero sufficiente possano occuparsi intensamente di loro, il che per adesso è un pio desiderio.
Queste tribù di montagna, sebbene alcune, come i Naga, assolutamente selvatiche, tuttavia sono molto semplici e primitive. Non hanno avuto contatto nè con hindu, nè con maomettani. Non hanno una vera religione alla quale siano attaccati e che debbano abbandonare col diventare cristiani, e perciò la loro conversione non è così difficile. Quando si espone loro il dogma cattolico, non hanno difficoltà di crederlo. Naturalmente hanno difficoltà ad abbracciarlo a causa della purezza della morale cattolica, che è in lotta con le loro passioni e le loro usanze e tradizioni in fatto di matrimonio, ecc... Ma i giovani, specialmente, propendono a farsi cattolici, come abbiamo veduto tra i Garo, dove quasi tutti i convertiti sono precisamente giovani pieni di entusiasmo. E bisogna vedere come pensano continuamente a conferenze ed adunanze per introdurre il cattolicismo fra i loro connazionali, per conservare la loro morale, per combattere l'immodestia delle donne, ecc...
Queste tribù, quando non hanno ancora avuto contatto coi protestanti, sono disinteressate. Dico quando non hanno ancora avuto contatto con i protestanti, perchè questi col loro sistema di comperarli, nel vero senso della parola, fanno della religione una questione di denaro, che li rende interessati; e infatti, dopo aver sentito che se si fanno protestanti avranno la tal somma, non riescono a persuadersi che il Missionario Cattolico non abbia nessuna idea di lucro nell'interessarsi di loro. Quando l'attuale nostro primo catechista Garo lasciò i Battisti per farsi Cattolico, i suoi antichi correligionari gli domandavano: - Quanto ti han dato i cattolici? Quanto hai ricevuto? - Nei paesi dove sono i Battisti, riceviamo delle confidenze che molti, e quasi tutti, si farebbero cattolici, se dessimo loro del terreno per coltivare il riso!
Le tribù, tanto della montagna, come quelle della pianura, hanno un gran sentimento religioso: tutto sta nel dirigere bene questo sentimento al retto fine, al vero Dio, Uno e Trino... e non quattrino...
«Nessuno ce l'ha detto!... »
È proprio il caso di ripetere anche qui: Da mihi animas, coetera tolle; e Messis quidem multa: operarii autem pauci! C'è bisogno di operai che coltivino un campo così vasto!
Oh! come fa compassione incontrare questi poveretti, fermarsi un momento con loro, accennare all'esistenza di un Dio unico, tre volte santo e infinitamente buono, che li ama, che ha dato per loro fin l'ultima goccia del suo sangue, al quale dovrebbero prestare il loro culto e non al demonio, e sentirli rispondere con tutta schiettezza:
- Ma noi non ne sappiamo nulla! nessuno ce lo ha detto!...
Oh! vengano all'Assam ancor molti dei nostri compagni, laici e sacerdoti, giovani e zelanti..., e si occupino di questa povera gente! Saranno, ogni anno, migliaia e migliaia di anime, che, detestando l'errore nel quale giacciono, si solleveranno alla conoscenza e all'amore del vero Dio e del suo unico Figlio, il nostro divin Salvatore Gesù Cristo!
Sac. GIUSEPPE M. GiL Missionario Salesiano.
Siamo lieti di poter dare alcune notizie sulle ultime feste di Natale celebratesi nel Vicariato Apostolico di Shiu-Chow nel Cuantung in Cina. Sono notizie intime, proprio di famiglia, che abbiamo spigolato dalle lettere inviate dai Missionari al signor don Rinaldi o a Mons. Versiglia, le quali riflettono assai bene la vita di lavoro e di fervore che si vive nelle singole residenze.
34 Battesimi ad Ho-Si (Cina).
Il Missionario Don Vincenzo Barberis scrive al sig. D. Rinaldi:
Coll'animo innondato dalla più viva gioia le annuncio che a Natale potei rigenerare colle acque battesimali trentaquattro persone: ventotto capi famiglia, quattro ragazzi, due bambini. Quale consolazione veder prostrati sul sagrato della bellissima chiesa di San Giuseppe di Ho Sì a recitare il Pater e munire più volte col segno di nostra Santa Redenzione chi per molto tempo aveva curvata la fronte fino a terra e piegate ambo le ginocchia e accese le candelette agli dei falsi e bugiardi, e venerate le tabelle degli antenati.
Mi coadiuvava il caro signor Don Lareno, con gli aspiranti missionari, i quali, in preda alle più dolci emozioni, vestiti di cotta assistevano divotamente alla funzione come accoliti, porgendo il sale, gli olii, l'acqua, e tutto l'occorrente. Non mancava la folla folta degli spettatori, in mezzo ai quali distinguevansi le nostre Suore.
Oh momenti ineffabili ed indimenticabili!
Il punto più soave per me fu l'entrata nella santa Chiesa di Dio... Addio, idoli! Vade retro, Satana!... Che bel regalo a Gesù, sorridente dalla sua culla, tutta illuminata, proprio nel giorno della sua nascita! O meglio, quale prezioso regalo Egli si degnò concedere a noi in sì fausto giorno!...
10 Battesimi a Ki Tam.
... Ad Yeong Shan il Natale venne preceduto da un triduo di preparazione, cui intervennero molti cristiani. A mezzanotte Don Parisi celebrò la S. Messa; io feci un fervorino, ed esposto il SS. recitai l'atto di consecrazione a Maria SS. ed impartii la Benedizione.
Alle cinque del mattino Don Parisi si recò a Gni Teu Soei per celebrare il S. Natale anche con quei cristiani, che tutti si accostarono ai SS. Sacramenti. Io, intanto, celebrai a Ki Tam la prima e seconda Messa verso le 8 ed ebbi la consolazione di amministrare io battesimi, tra cui a cinque donne avanzate in età. Le sante Comunioni furono 7o. Alle 11 1/2 celebrai la terza Messa, si rinnovò la consecrazione alla Vergine, e quindi la Benedizione di Gesù scese su tutti...
Così don Beniamino Ronchi.
1000 persone a Yan Fa.
Consolantissima la festa di Natale: 66 cristiani si .accostarono ai SS. Sacramenti e credo che per Kong Khe sia il numero massimo. Anche la festa esteriore riuscì bene. Addobbi, fiere, musiche, giuochi e spari sine fine. Dopo la Messa di mezzanotte 20o fucili continuarono a sparare più di mezz'ora, tanto che a Yan Fa e paesi vicini fu un accorrere di gente a vedere la festa. Calcolo a 1000 le persone venute. Quello che fece più meraviglia fu la partecipazione di tutte le autorità della città e dintorni. Il Ton Chong dei Tien Kiun scrisse anche un encomio per la missione, che fu affisso alla porta. Mancava solo il Mandarino, che era a Shiu Chow.
Ma, a sera, mentre si discorreva nella sala, ecco una donna, ansante, e: - Shin Fu, a poca distanza ci sono i pirati!...
Si spengono i lumi per non attirare l'attenzione, si chiudono le porte... e, spiando, vediamo, in distanza, una quindicina di lumi, che lentamente procedono e si avvicinano... Ma qual non è la meraviglia di tutti nel vedere il Mandarino in persona, in portantina, accompagnato da 2o soldati! Si riaprono le porte, si riaccendono i lumi, si sparano petardi. Tornato da Shiu Chow ed arrivato a Yan Fa, volle salire a rendere omaggio a Gesù. Entrato, io voleva accompagnarlo nella saletta, ma egli mi . disse: « No, no, prima andiamo in chiesa ». Si accendono le candele al presepio, e il mandarino, seguito dai soldati, dai cristiani e da tutti quelli che erano in casa, si avvia all'altar maggiore e fa una genuflessione e tre inchini; poi si alza e ripète tre volte la genuflessione col triplice inchino. È l'atto di massima riverenza.
In fretta gli si allestì una cenetta, ed alle 9 1/2 tornò a Yan Fa, accompagnato dai 20 soldati e da 30 cristiani, ai quali regalò cinque dollari.
S'immagini l'impressione prodotta in tutti, specie in quei di Fu Khe e Chong Kong. A dire il vero l'atto gentile e le circostanze che l'accompagnarono e il venire, allora allora, da Shiu Chow a Yan Fa, dopo 10 ore di marcia, e di notte, commossero anche me: - scrive don Cucchiara.
13 Battesimi a Chi Hing.
Fin dai giorni precedenti, nei piccoli centri di catecumeni (Wong Thu Sham, Wang Leang, Pa Shing) fu un vero fervore a studiare, ripassare, declamare ad alta voce la dottrina. Il 18 - dice don Munda - fui anch'io sul posto; e i candidati, franchi, si avanzano all'esame. Tredici, tra cui tre donne, son invitati a preparar i fagotti per recarsi in città e disporsi convenientemente al S. Battesimo. Gli altri rimangono un po' afflitti ed invidiano la sorte dei predestinati. Io torno alla residenza e cerco di preparare il posto ai tredici e per gli altri più numerosi che verranno alla vigilia.
Tre giorni prima di Natale esco ad incontrarli e li vedo venire tutti, insieme con la Ku Neong e il catechista.
Giunti a casa, assegnato il posto, dètto l'orario, quello s'intende del catecumenato, e subito catechista e Ku Neong si mettono in attività per istruirli alla vita cristiana.
Alla vigilia muovo incontro alle carovane che han promesso di venire infallantemente. Appena passato il villaggio di Kau Chongha, vedo avanzarsi una bandiera. Mi viene il dubbio che siano soldati, ma presto mi accorgo che è la nostra bandiera. Cordiale il saluto tra le due parti. Ma nella carovana c'è un prigioniero, fatto dai soldati. Parlo a questi con calma, e riesco a liberarlo.
La lunga fila di una quarantina di persone, col suo procedere tranquillo, in un giorno in cui non s'incontrava anima viva per le vie, fece grande meraviglia ai pagani.
Arrivati a casa, tornai sui miei passi ad incontrare la carovana di Pa Shing e dei villaggi adiacenti; e, giunti, animo tutti a passar bene la festa del Bambino Gesù, e riparto per Tam Nyen a celebrare la Messa della mezzanotte. Quarantotto furono quelli che si accostarono alla Santa Comunione, tra cui sette per la prima volta. Gesù Bambino fu certamente contento di quella dimostrazione.
All'alba sello il cavallo, e via di tutta corsa in città. C'è da passare il fiume, e barche di trasbordo non se ne vedono, per paura dei soldati... Senza paura, a cavallo, passo prima a guado, poi a nuoto, arrivando a casa tutto bagnato. Pazienza! Anche quell'incidente per aurore del Bambino Gesù è poco!
Cambiatomi, mi faccio in dieci a togliere i battenti e le assi che dividono la cappella dalla sala di' riunione, e a trasportare le travi e gli assi che serviranno da panchetto.
Messo tutto all'ordine, vado ad incontrare la terza carovana di Tam Nyen, Shin Tiun, Shae Khiau Theu. Son più di cento, allegri e contenti.
Giunti in casa, amministro il S. Battesimo ai tredici fortunati, e comincio la S. Messa, presenti più di 250 persone. A detta di tutti il concorso superò gli antecedenti; e notisi che dai villaggi occidentali di Chi Hing pochissimi furono gli intervenuti, per paura di essere presi dai soldati a portare il tam. Durante la S. Messa altri venticinque s'accostarono alla Santa Mensa: in tutto 13 battesimi e 73 Comunioni...
54 Comunioni a Lien Chow.
.,. Han superato la mia aspettazione - scrive don Pasotti - il devoto intervento di tutti i cristiani, e l'allegria gioconda e lo slancio e il cuore che dimostrarono i giovani delle nostre scuole. La veglia di mezzanotte fu piena di luce; le S. Comunioni furono 54, quante se ne possono avere nelle piccole comunità di quassù. Ma il momento più solenne fu nel pomeriggio: la cappella era gremita; c'era tanta gente quanta non ce n'è stata mai (così dicono i vecchi cristiani) da diecine di anni in qua. La preghiera di consecrazione alla Vergine fu spiegata parola per parola. Poi, esposto solennemente il SS. Sacramento, fu ripetuta frase per frase con slancio ed amore, da cristiani e da pagani, giovani e vecchi, in una mirabile armonia di voci. Appariva chiaro che c'era coscienza dell'atto che si compiva e che l'invocare le benedizioni di Maria sulla Cina che lagrima e gronda sangue, destava in tutti un'intima corrispondenza di consensi e di speranze.
Una lode all'Ausiliatrice ed il Tantum Ergo cantato dalla giovinezza delle due scuole maschili e femminili precedettero la benedizione di Gesù che suggellò la bella giornata...
Più di 150 Comunioni a Nam Yung.
...Grande entusiasmo -scrive don Umberto Dalmasso - alla messa di mezzanotte. La consecrazione a Maria SS. si compì fra il più vivo fervore. Le Sante Comunioni sommarono, tra le due cristianità, a più di 150!
Alle 8 del mattino, alla seconda Messa, fu un pienone, chè vari, per malanni ed età, non avevano potuto prender parte alla funzione di mezzanotte. Appena libero da questa funzione, mi recai per la terza messa in città, al Yong Leu, che i cristiani e catecumeni avevano preparato in modo degno della solennità. Circa 20o persone erano presenti, e non pochi di Li Heu Kiau. La Messa veniva cantata con devozione e con grazia dalle Figlie di Maria, ed entusiasmò molti pagani, accorsi solo per la novità del canto.
Colsi l'occasione per fare una calda esortazione a tante animi semplici, di decidersi ad adorare il Redentore Divino, fattosi uomo per noi 1925 anni or sono. Molti, ad ogni frase, annuivano con cenni del capo, promettendo seriamente di voler credere.
Dopo la funzione, con edificante fervore, ricevette il S. Battesimo un signore del Fu Kien, padrone d'un grande magazzino da tabacco, stabilitosi da anni a Nam Yung e da due anni serio catecumeno. La folla seguì con attenzione le auguste cerimonie, e molti si decisero a studiare con più impegno la dottrina cristiana...
.., è la parola dell'evangelizzazione e della civilizzazione nella virtù del Vangelo:.. dell'apostolato vivente, per il quale il piccolo libro degli Atti degli Apostoli appare non chiuso, ma continuato fino ad oggi, come continuerà ancora in appresso, finchè vi sarà un'anima che abbia bisogno di essere chiamata alla salvezza...
PIO XI
(Relazione del Missionario Don Carlo Braga al Sig. Don Rinaldi).
II (Ved. Boll. di Febbraio u. s.).
Più di cento nuovi catecumeni.
Usciti in cortile, mentre molti si congratulavano coi prescelti e si felicitavano con essi, mi avvicino ad uno dei più melanconici e gli chiedo:
- Perchè non sei contento?
Mi rispose singhiozzando:
- Tu non ci vuoi battezzare. Anche noi siamo della tua scuola. Io credo in Dio, non faccio superstizioni, so tutto il catechismo, canto tutte le preghiere, non son mai mancato alla spiegazione della dottrina. Se non ci battezzi, è segno che non ci ami !...
E scappò via piangendo.
Fui tanto contento di quelle parole e confortato da quelle lagrime: non avevamo lavorato invano; il seme, gettato in ottimo terreno, cestiva e verdeggiava al sole: a luglio l'avremmo raccolto tra il frumento degli eletti.
Il farli cristiani era brama viva del mio cuore: avevo lavorato e pregato tanto! ma non osavo sperare di vedermi esaudito così presto. Vedevo ogni mattina gli alunni esterni intervenire alla S. Messa, recitare in comune le orazioni, li trovavo spesso in chiesa a pregare: erano essi i paggi di Maria che portavan fiori e ne ornavano l'altare; ma pensavo che la loro pietà fosse frutto dell'ambiente e non prodotto di maturata riflessione, non provenisse da intima persuasione della mente e dalla calda partecipazione del cuore.
All'attuazione del comune desiderio c'era una difficoltà assai grande. Nelle case di questi bravi bimbi, nei loro cascinali non s'erano ancora distrutti gli idoli; non s'erano ancora abbandonate le superstizioni e si temeva che essi, giovanissimi e soli, dovessero, nelle tantissime occasioni, vedere e partecipare a riti pagani e venissero, se non a naufragar nella fede, almeno a mortificarla di troppo.
Li trovai il mattino dopo radunati in crocchio senza la solita espansività, senza la fresca loro gioia. Avvicinatomi ad essi raccontai loro una barzelletta, ma il loro riso era stentato, era tronco, mancava della spontaneità, che regna in un cuore contento.
- Ho una bella notizia da dirvi - dissi loro tra il lieto ed il serio.
- Quale? quale?
- Che vi battezzerò!...
Non aveva finita la frase, che tutti cominciarono a saltarmi intorno, a gridare contenti, a dirmi un mondo di grazie e si misero alle mosse di partire per annunziare agli amici la grande loro felicità.
- Man, man! (piano, piano): sì, vi battezzerò, ma prima ho bisogno che otteniate dalla Madonna una grazia, da cui dipende il vostro Battesimo.
- Quale grazia? una grazia sola? siamo in parecchi e se abbisogni di più grazie, una per ciascuno, te le otterremo tutte!... Qual'è questa grazia?
- Per ora non ve la posso dire; vi basti il sapere che interessa voi, le vostre famiglie e tutto il villaggio di Ho-Si.
E la grazia e il dono di Maria era questo: che nel giorno della sua festa potessimo, dopo averla proclamata regina dei nostri cuori ed aiuto dei cristiani, esaltare vincitrice dell'eresia, trionfatrice dell'errore, potessimo collocare la sua venerata effigie al posto degli idoli falsi e bugiardi, proclamarla Regina e Patrona del nostro villaggio.
Non credetti opportuno spiegare la cosa a quei buoni figliuoli, perchè temevo, e con fondatezza, che entusiasmati e convinti com'erano della loro fede, colta l'occasione propizia asportassero dai loro altari le tavolette degli avi, e con un atto di zelo indiscreto rovinassero tutto il lento lavoro di convinzione che si andava operando. Difatti eran essi che mi avevano portato gli idoli da bruciare, essi che durante una passeggiata, penetrati in una pagoda ne avevano asportati parecchi pupazzi e li avevan gettati in uno stagno gridando: - Phu-sat, hao-sei sin: (O idoli, è bene prendiate un bagno!).
Li invitai adunque ad aumentare il fervore nelle loro preghiere e ad evitare ogni peccato. Ebbi poi opportunità di prenderli e di ragionarli in disparte, uno ad uno, e di sondare meglio i loro sentimenti ed i loro propositi, di accenderli di santo entusiasmo e di farli apostoli, catechisti, salvatori dei loro parenti. E la risposta dei più fu questa: Se babbo e mamma vogliono andare all'inferno, noi vogliamo andare in paradiso! - ed io di rimando: - No, stareste male soli in paradiso! dovete condurvi tutta la famiglia, dovete trapiantare la vostra casa in cielo!
- Ma se essi non vogliono - insistevano con accento di desolazione.
- Voi!... lo potete per loro.
- Come?! come?! -e sgranavano i nerissimi loro occhi.
- Pregando il Signore, invocando lo Spirito Santo, supplicando Maria Ausiliatrice a convertire i vostri cari.
Alle preghiere degli interessati avevo unito quelle dei giovani cristiani, e li vedevo impegnati tutti ad ottenere la sospirata grazia.
Fuori del nostro recinto la guerra infuriava, la trepidazione per l'incerto domani era vivissima in tutti: ed anche noi avevamo mobilizzate le nostre forze e s'era aperta una guerra, non per conquista di terreno, per umiliazione di nemici, ma per il possesso di cuori, per far convinte le menti e rette le volontà.
Il 22 maggio la guerra fratricida, che da anni lacera una delle più ricche province della vasta Cina, mutava improvvisamente d'aspetto. Un forte esercito partigiano, assoldato dal dottore Sun-Jat-Tsen, aveva, di punto in bianco, cambiato bandiera e si era dichiarato pel suo antagonista Cin-Kuen-Min. Sparsasi la notizia, cessò subito lo stato di depressione, di paura, di scoramento, e i nostri protetti in poche ore disertarono la casa, lasciando però in nostra custodia le loro cose. Mentre partivano, ripetevo le più calde raccomandazioni perchè non dimenticassero le promesse fatte alla Madonna e venissero tutti a ringraziarla nel giorno della sua solennità. Com'era stata buona Maria! aveva confermato la nostra fiducia ed alimentato la fede in tanti cuori, dandoci la pace, proprio nel tempo designato.
Il 24 maggio si fece un poco di festa nella nostra cappelletta e, nonostante fosse giorno d'importanti ed intensi lavori, molti vennero ad unirsi alle nostre preci ed alle nostre lodi in onore della Madonna. Si era al tramonto ed io non mi sentivo gran che soddisfatto; mi pareva che mancasse qualcosa, che la giornata si dovesse chiudere con una manifestazione della potenza e della misericordia di Maria.
Eravamo appena usciti dalla visita a Gesù Sacramentato, fatta con tutti i ragazzi dopo cena, e si stava per iniziare una numerosa sfida a bararrotta, quando vidi avanzarsi, dall'entrata principale, a passo franco e con un viso illuminato da insolita gioia, tre cristiani e un ragazzetto esterno. Fattosi largo tra la turba irrequieta dei giovani, dopo un'affrettata genuflessione e una specie di riverenza, mi prendono per le mani, mi tirano per la veste, e:
- Padre, grandi cose! grandi avvenimenti! e ridevano socchiudendo, nel modo caratteristico e loro proprio, gli occhi a mandorla. Che avessero delle grosse novità da comunicarmi me ne ero accorto dal vestito insolitamente elegante, dal cappello europeo, che il contadino cinese porta solo in occasioni straordinarie, al capo d'anno e pel matrimonio.
Fattili sedere in un salottino, che serve da parlatorio, da direzione, da infermeria, da scuola, ed offerta loro la tradizionale tazza di thé:
- Padre, - incomincia uno, e tira un sospirone, mentre gli altri a testa bassa attendevano, che facesse la sua perorazione per alzarmi gli occhi in viso e gridarmi un mondo di: « hao! hao! ».
- Padre, siamo venuti, noi straccioni, noi poveri meschini, noi uomini inutili, noi ignoranti, noi senza galateo, noi spogli di meriti, noi cattivi cristiani, noi grandi peccatori, noi perpetui disturbatori della tua quiete, noi indegni di stare alla tua presenza - e le litanie dell'umiltà cinese (non sempre farisaiche) sarebbero continuate con la medesima foga, se il ragazzo, nonostante un'occhiata furibonda e terribile del primo interlocutore, non avesse detto improvvisamente e tutto d'un fiato: - Padre, siamo venuti a pregarti di venire! - e qui alla voce del fanciullo si unirono a coro, con ansia premurosa, le altre: - Siamo venuti perchè tu distrugga gli idoli e le superstizioni nelle nostre case!
L'annunzio era dato! Gli occhi studiatamente tenuti fissi al suolo scattarono, alti e sereni, e s'appuntarono nel mio; e, trovandolo pieno di gioia, incominciarono a battere le mani e ad infilzare un mondo di parole liete tanto che i giovani che mi aspettavano, impazienti per la partita, si unirono ai loro applausi, e il cortile risuonò di « evviva! », proprio come fa il vento, che d'improvviso e d'un soffio solo ravviva ed anima tutte le foglie di un'annosa quercia. Ma gli « evviva » e la gioia dei giovani non ebbero più limiti, quando comunicai loro la lieta notizia: - Un altro fuoco di idoli; più di cento nuovi catecumeni! - In un attimo tutti furono in chiesa a render grazie alla Madonna.
Mentre essi pregavano, io appurava, chiariva e vagliava la notizia: e preso un contegno tra l'indifferente e l'incredulo, feci loro un mondo di difficoltà. Ma essi, ad ogni mio argomento, un coro di proteste, di affermazioni, di chiarimenti...
- Temo che il vostro sia fuoco di paglia, e frutto dell'entusiasmo del momento; poi non ne sarà più nulla. E la paura dei soldati, è la speranza di protezione! Anche due anni fa avevate fatte le stesse promesse e non le avete mantenute! E pensate seriamente ai nuovi doveri che importa il battesimo, la pratica della nostra fede?
A certe mie punzecchiate chinavano il capo, riconoscevan i loro torti, e promettevano energica emendazione.
- E poi che siete? Tutti e tre mettete insieme i peli della mia per quanto rada barba! - e volevo dire: - A nome di chi venite? con quale autorità parlate? i vostri vecchi come la pensano? sono tutti d'accordo? vogliono tutti la distruzione degli idoli? il vostro parentado che sentimenti nutre? Quante famiglie hanno concorso alla costruzione dell'altare degli antenati? Io so positivamente che almeno tre famiglie non ne vogliono sapere; hanno dette male parole e fatte minaccie. Col Signore non si scherza! Non vorrei che, collocata Maria Ausiliatrice patrona della vostra casa, venendo i vostri lontani parenti per le superstizioni di capo d'anno, avessero ad insultare e spregiare la Madre di Dio!
Quest'ultime considerazioni furono una doccia fredda sul loro entusiasmo:
- Già, già, già! come facciamo? come facciamo? È vero, alcuni nostri parenti non sono d'accordo; sono apertamente contrari... - E tacquero tristi e pensierosi.
Li lasciai meditare e riflettere un poco, poi li racconsolai e li rimisi di buon umore: - Uomini di poca fede? E chi è padrone dei cuori? Chi può mutare i pensieri ed i voleri degli uomini? Io?... Voi?... T'ien Chu!... Sin Mu!... (il
Signore! la Madonna!) All'opera dunque; pregate; parlate, convincete, ragionate la vostra gente, e non dubitate dell'aiuto di Maria Ausiliatrice;. essa farà più e meglio di noi!... Ma prima di darvi la parola definitiva, invitate i capi di famiglia a venirmi a trovare: è con loro che combinerò la cosa.
(Continua)
Sac. CARLO BRAGA
Missionario Salesiano.
«Se sapeste quante anime Maria Ausiliatrice vuol guadagnare al Cielo per mezzo dei Salesiani! »
Ven. GIOVANNI Bosco.
Vari buoni Cooperatori ci hanno domandato se possono, tranquillamente, cioè senza pericolo che sia mutata la loro intenzione, lasciare un legato o far testamento a beneficio delle Missioni Salesiane. Abbiamo, risposto di sì, purchè, senza far nomi particolari, si attengano a questa indicazione generale: « Istituto Salesiano per le Missioni»: null'altro. Ad esempio: « Lascio un legato di.... all'Istituto Salesiano per le Missioni»; oppure: « Lascio mio erede universale l'Istituto Salesiano per le Missioni».
Faccia il Signore, che molti e molti abbiano a ricordarsi delle Missioni Salesiane, prima di partire per l'eternità. La loro carità sarà particolarmente benedetta da Dio anche in punto di morte.
(Relazione del Missionario Salesiano Don Carlo Crespi al Sig. Don Rinaldi (Vedi Boll. di marzo u. s.).
Questa volta pure mi volle accompagnare Don Plà e con grande sorpresa cinque robusti Kibaros, in alta tenuta, con una Kibaretta, incaricata di portare la cesta della mandioca e del banano: tre di essi erano i famosi traditori che nell'ultima escursione ci avevano abbandonati nel più fitto della foresta con pericolo della vita.
Ci raggiunsero lungo il cammino con la più innocente faccia tosta: come nulla fosse succeduto, belli nei loro ornamenti e nelle slanciate fattezze del corpo.
Quando il selvaggio vuole, ha le ali ai piedi, e non c'è europeo che possa tenergli dietro. Non volli trascurare l'occasione di fare loro un po' di bene, e lasciando indietro il mio compagno coi peones, caricati del bagaglio, decisi di seguirli, tenendo vari discorsi sulla morale cristiana e sulla necessità di viver bene.
Alle tre già eravamo alla Kibaria di Antonio e mentre gli adulti, gridando come ossessi, si intrattenevano nei loro saluti rituali, io avevo radunati tutti i bambini, in vestito adamitico, per il catechismo.
Dopo due ore mi vedo giungere i Peones senza Don Plà. Conscio del grave pericolo, mando subito alcuni veloci Kibaretti ad incontrarlo, ma dopo un'ora, quando l'ultimo crepuscolo mestamente illuminava l'immensa foresta, ridendo, sghignazzando, ritornano dicendo che non avevano incontrato nessuno.
Sentiero errato.
La notte si era fatta oscurissima ed era incominciata l'incomposta sinfonia di insetti e di batraci. Che fare? Non rimaneva che raccomandarlo alla Vergine Ausiliatrice!
Il povero confratello nella bella età di 5o anni, inconscio delle gravi difficoltà dei sentieri Kibari, aveva creduto di poter giungere alla casa selvaggia da solo; invece la varietà delle vie aperte per la caccia lo condusse nel cuore della foresta oscura ed impenetrabile, senza una coperta per ripararsi dal freddo, senza un zolfanello, senza un'arma per difendersi.
Da buon Missionario, rassegnato a tutto, si appiattò ai piedi di un albero gigantesco, e pose al suolo una medaglia della potente Ausiliatrice come sentinella e custode della sua vita.
A peggiorare le condizioni venne una pioggia noiosa; forse qualche serpente velenoso gli passò appresso, forse qualche puma o tigre affamato da lontano avrà spiata la preda, ma vegliava, invocata con la miracolosa medaglia, la Vergine.
Se il povero Don Plà passò la notte vegliando con il Rosario, io pure non potei chiudere un occhio. Verso le 4 al primo canto del gallo inviai abili guide in cerca di lui, e ritornarono, dopo un'ora, sconsolate.
Intanto avevo celebrata la Santa Messa con un fervore specialissimo e, fatto un po' di catechismo, mi accingeva a continuare l'escursione ad altre Kibarie. Dopo un'ora un Kibaretto mi raggiunge:
- É arrivato il Padre! E arrivato il Padre!...
Felicissimo gli mando indietro l'altare portatile e il vino per la S. Messa, ben nascosto, affinchè il Kibaro, ghiottissimo, non se lo beva tutto, e alcuni metri di tela, affinchè le donne gli dessero tutto quello che era necessario per rifarsi dalla terribile nottata.
Circondato da 60 minacciosi selvaggi.
Continuai la difficile marcia sotto i dardi di una pioggia torrenziale noiosissima, e dopo 5 ore arrivai alla Kibaria di Raimondo, sulla via del Santiago.
All'entrata un urlo furibondo mi accolse. Erano circa 6o selvaggi robustissimi, armati fino ai denti, venuti dal Pongo, sospettosi, guerrieri, pronti a far la festa a qualunque straniero.
Con le mie buone maniere procuro di insinuarmi, e per tutta risposta non ho che parole insolenti o risate sgangherate. Mi avvicino ad uno di essi, che pareva dei migliori e teneva al collo un bell'ornamento.
- Che vuoi, gli dico, per regalarlo a me?
- Che hai, forestiero? - mi risponde con alterigia.
- Ho specchi, coltelli, aghi, machetes, polvere da schioppo, munizioni.
- Dammi la polvere!
- Quanta? - gli dico, mostrandogliene un pacco.
- Tutta...
Dalla risposta insolente capii che era impossibile qualunque trattativa. Estrassi la bellissima macchina fotografica da un cassone e tentai invitarli a posare innanzi alla medesima. Non l'avessi mai fatto! Un urlo compatto di protesta mi fece agghiacciare il sangue.
Può immaginare, amatissimo Padre, che sconforto, fare 12 ore di cammino a piedi, sotto un'acqua torrenziale, per poter portare la parola di pace e di amore ed essere ricevuti in un modo così brutale?
L'ora della morte
Quando però sembrava fallita la mia missione odo una voce tremula, dolorante!
- Padre, tu devi avere il rimedio infallibile!
Mi volto, mi accosto e vedo steso sopra un letto un povero Kibaro ischeletrito, con gli occhi infossati ed agonizzanti e col corpo negro come se fosse affetto da terribile malattia.
Non lo riconoscevo più, però egli me lo disse chiaramente:
- Tu sei il Padre buono, che quando sono uscito a Gualaceo mi hai dati molti denari per comprare ciccia, grani e cibi per il viaggio. Ora sto per morire. Mi duole lo stomaco. Tu nel cassone devi avere il rimedio infallibile: tu lo hai perchè sei buono!
Esaminai lo stato di salute del povero infelice. Gli occhi annunciavano lo stato preagonico: una terribile febbre colerica lo aveva prostrato in un modo tale che sembrava un cadavere. Umanamente parlando, la morte era vicinissima, nessun rimedio avrebbe potuto salvarlo.
Innanzi ad un fatto così tragico, e per dare ai terribili selvaggi che lo circondavano un esempio della potenza del Dio dei Missionari, avrei desiderato da Don Bosco un miracolo, strepitoso, di primissimo ordine. Giudicai invece, più prudente, raccomandargli l'anima, incoraggiarlo a pregare il buon Padre Iddio, affinchè non lo gettasse in braccio del demonio, ma l'accogliesse in paradiso
Il poveretto, ricaduto tra gli orrori dell'agonia, continuava a mormorare con gli occhi fuori dall'orbita:
- Il rimedio infallibile, il rimedio infallibile: alla Missione lo hai!
- Subito viene, mio fratello.
- Va',... corri... pòrtamelo per non morire!...
E così dicendo cadde altra volta come morto, mentre le donne innalzavano le lugubri e raccappriccianti note di un funebre canto.
Raccomandai per l'ultima volta l'anima a Dio; gli diedi l'assoluzione sub conditione, essendo battezzato, e tra le urla dei 60 Kibaros radunati, ripresi la via del ritorno con il fratello del moribondo.
Dopo cinque ore di marcia forzata, ci raggiun sero nella foresta i cinque Kibaros amici, avvisandoci che il moribondo già si era spento. Li fermai e li invitai tutti a ripetere con me la preghiera a Dio, affinchè l'accogliesse in paradiso.
I loro discorsi, però, erano tutt'altro che di paradiso. Sembravano furie d'infermo, spiranti odio, vendetta, morte.
Succede sempre così! Qualunque morte avvenga, questi selvaggi l'attribuiscono a stregoneria, e tutta la loro preoccupazione sta nello scoprire il preteso stregone per assassinarlo.
Al cadere del sole raggiungevo il carissimo Don Plà, che mi narrava la poco lieta avventura: e recitato il S. Rosario ed altre preghiere, ed ingoiati alcuni banani, ci gettammo in braccio a Morfeo.
Brutalità selvaggia.
Al mattino, presto, si riunirono tutti i Kibaros dei dintorni per la S. Messa. Un kibaro però della valle di Tzararabiza non partecipò, e quindi credei opportuno andarlo a trovare a casa sua. Mentre Don Plà s'intratteneva coi kibaretti del luogo, m'internai nella foresta, malgrado il tempo sempre piovoso ed i sentieri orribilmente sdrucciolevoli.
Dopo tre ore di marcia dolorosissima, arrivai alla kibaria prefissa, di Gioachino Ramón. E, questo uno dei kibari di Gualaquiza, superbo, feroce, cercato a morte nell'antica Missione. Mi accolse però cortesemente ad un mio desiderio radunò i 13 figli e figlie per un po' di catechismo, almeno per imparare il segno della Santa Croce.
Dopo mezz'ora i vispi marmocchietti erano stanchi. Regalai a tutti degli aghi grossi da sacco, assai graditi, ed alle donne uno specchio. Li invitai, quindi, a posare innanzi alla macchina fotografica.
- Non voglio io, e neppure mia moglie - mi rispose seccamente; - i ragazzi però sì che poseranno volentieri.
Intanto la pioggia era cessata, e, usciti nel magnifico orto, indicai il luogo ove avrei desiderato che si mettessero prima i fanciulli e di poi le fanciulle. Coi ragazzi ce la passammo facilmente; le bambine si trovarono un po' impacciate e non volevano uscir di casa. Senza tanti complimenti il barbaro, ripetute alcune parole come colpi di martello, afferrò per l'abbondante capigliatura le tenere creaturine e le trasportò, come fossero quattro pannocchie di granturco, al posto indicato, innalzandole da terra un mezzo metro.
All'atto inumano rabbrividii, ed avrei voluto reagire con una filippica; ma, appena accennai di parlare, mi troncò la parola:
- Tu non sei kibaro, tu non sai miente! I kibari fanno così! Piglia subito la fotografia, chè le bambine sono pronte.
La serpe avvelenatrice X, (echis).
Presa la fotografia ed invitati i ragazzi, di una bontà eccezionale, a passare alla Missione, m'indirizzai all'azienda del Tappia, ove verso notte giungevo con Don Plà.
I coloni erano già stati avvisati alcuni giorni prima, e felicissimi si radunarono tutti per accogliere le grazia di Dio.
Terminato il rosario e la predica, si confessarono colla massima divozione e, alloggiati alla bell'e meglio, passammo la notte.
Al mattino, nella miserabile capanna di due piani celebrammo la S. Messa.
Tre giorni prima il giovanetto custode, tagliando le canne da zucchero, aveva ucciso un serpentaccio velenosissimo, chiamato echis, « X », dal disegno a forma di X, che porta sulla testa. L'avevo pregato di estrarre la pelle con la massima diligenza, e per porla a seccare l'aveva appesa alla bassissima soffitta della catapecchia.
La mattina seguente, all'aurora, nel miserabile tugurio si celebra la S. Messa e può immaginare, amatissimo Padre, l'impressione profonda, da me provata, quando alzando all'adorazione dei fedeli il Re del Cielo,.., l'Ostia Santa, ... il Santo Echis della Redenzione si incontrò coll'emblema del serpente infernale, coll'echis appeso all'umilissima soffitta sopra la mia testa con la bocca aperta in atto minaccioso. I due emblemi opposti, l'eterno nemico dei kibaros ed il mansueto Agnello della Redenzione!...
Un freddo gelido m'invase tutte le membra, ed inalzando il Sacro Calice del Sangue preziosissimo di Cristo, mentre due piccoli selvaggetti con profonda divozione s'inchinavano ad adorare, oh sì che, senza interrompere la soave liturgia delle parole liturgiche, non potei fare a meno d'invocare dalla potente Ausiliatrice la morte di tutti i serpenti demoniaci, che col loro mortifero veleno rendono impossibili i generosi sforzi degli operai dì Cristo.
Terminate le due messe, impartiti gli ultimi ricordi, ci mettemmo in viaggio per giungere all'ultima azienda detta di Peña Blanca.
Attraversammo la bella valle percorsa dal fiume S. Antonio, arricchendo la collezione botanica di alcune specie di felci singolarissime, assolutamente mai viste in tutto l'Oriente.
(Continua)
Sac. Prof. CARIO CRESPI Missionario Salesiano.
Il 23 corrente comincia il mese in onore di Maria SS. Ausiliatrice. Nel Santuario si compiono tre funzioni ogni giorno: - al mattino, dopo la Messa degli alunni artigiani - alle 17 per la Sezione studenti - e alle ore 20, particolarmente per i divoti di Maria Ausiliatrice.
I nostri Cooperatori e quanti, al par di noi, sentono vivo il bisogno degli aiuti del cielo, si associno alle nostre preghiere per impetrare da quella «Benedetta che fu in ogni tempo l'aiuto dei Cristiani» le grazie di cui abbisognano la Chiesa e la Civile Società, secondo i desideri del Sommo Pontefice e di tutto il popolo cristiano !
Volete grazie da Maria Ausiliatrice?
* In primo luogo abbiate fede, PREGATE! Pregate Gesù in Sacramento, che è il centro di tutte le grazie, e Maria SS., che ne è la dispensatrice. Recitate PER NOVE GIORNI 3 PATER, AVE e GLORIA a Gesù Sacramentato, cori la giaculatoria Sia lodato e ringraziato ogni momento il santissimo e divinissimo Sacramento, e 3 SALVE REGINA alla Madonna con la giaculatoria Maria, Auxilium Christianorum, ora pro nobis.
In secondo luogo promettete di viver sempre in grazia di Dio, e nei giorni in cui fate le accennate preghiere accostatevi - una volta almeno - AI SS. SACRAMENTI DELLA CONFESSIONE e CoMuNIONE.
* In terzo luogo ricordate la parola del Divin Salvatore: - Date e vi sarà dato. - Voi volete una grazia? Fate anche voi un'elemosina a vantaggio delle opere suscitate da Maria Ausiliatrice per l'educazione cristiana della gioventù e per la conversione di tanti popoli idolatri, SOCCORRETE LE OPERE SALESIANE.
Intenzioni di preghiere per il mese di Maria Ausiliatrice.
Durante il mese di Maria Ausiliatrice, ogni giorno i benemeriti Cooperatori e le pie e zelanti Cooperatrici vogliano espressamente ricordare nelle loro preghiere le intenzioni seguenti:
DAL 23 AL 26 APRILE. - I bisogni particolari di tutte le Nazioni.
DAL 27 APRILE AL 3 MAGGIO. - Le Missioni Cattoliche, particolarmente le Missioni Salesiane.
DAL 4 AL 10 MAGGIO. - Il Sommo Pontefice e i bisogni di S. Chiesa.
DALL' 11 AL 17 MAGGIO. - Le nostre opere giovanili e la vita cristiana dei nostri giovani.
DAL 18 MAGGIO AL 24 MAGGIO. - LA CAUSA DI BEATIFICAZIONE DEL VEN. DON Bosco.
IL 25 MAGGIO. - I Cooperatori Salesiani e i Devoti di Maria Ausiliatrice defunti.
N.B. - Dovendosi quest'anno - e precisamente il 3o giugno - tenere a Roma la Congregazione Antipreparatoria sull'esame delle virtù del nostro Ven. Fondatore, avremmo caro che gli amici e i devoti del Venerabile facessero OGNI GIORNO per il buon esito della Causa una preghiera speciale.
GRAZIE E FAVORI (*)
Ci ha salvato due volte il nostro bambino!
A causa di un forte spavento il nostro piccolo Edoardo venne preso da convulsioni con pericolosi svenimenti, che si ripetevano ad ogni ora. I medici consultati, e furono molti tra i migliori, dichiaravano trattarsi di convulsioni epilettiche. Le cure prescritte, però, non giovavano, e neppur le preghiere e i voti fatti a parecchi Santuari. Passammo così ben 18 mesi fra le più terribili ansie per lo stato infelice del bambino, quando un giorno lo vide una zelante signora del paese, e, mossa a compassione delle sue sofferenze, ci animò a far ricorso a Maria SS. Ausiliatrice, con la novena suggerita dal Ven. Don Bosco. Mettemmo l'immagine dell'Ausiliatrice addosso al piccino, e al principio della novena facemmo un'offerta per le Missioni Salesiane. Le convulsioni e gli svenimenti andarono gradatamente diminuendo durante la 1a novena, ed alla 2a cessarono affatto. La grazia era fatta e la nostra felicità durava già da 17 mesi, quando un'altra terribile disgrazia minacciò il nostro Edoardo.
Un suo fratellino, inavvertitamente, nel giuoco, gli gettò negli occhi della calce viva, bruciandoglieli tutti e due da togliergli la vista. Il dottore, mentre praticava d'urgenza la prima medicazione, ci disse che il caso era grave e la cura, lunga, dolorosa, occorrendo anche l'intervento dello specialista.
Tre giorni dopo questi fatti, capitò da noi la signora suddetta, la quale non sapeva nulla della nuova disgrazia. Al vedere il bimbo tutto bendato e sofferente estrasse una medaglia benedetta dell'Ausiliatrice e glie la pose sopra le bende, pregando e facendo pregare il bambino e noi pure, con gran fede, per l'istantanea guarigione di quegli occhi. Oh! potenza di Maria SS. Ausiliatrice! Non era trascorsa un'ora da quella preghiera che il bambino sentì negli occhi un non so che lo costrinse a strapparsi le bende e vide, subito, distintamente come prima.
In riconoscenza il 24 dello scorso maggio siam venuti al Santuario di Valdocco a sciogliere i nostri voti ed il nostro Edoardo in quel dì solenne, dinanzi alla venerata immagine di Maria Ausiliatrice, s'accostò per la 1a volta insieme con noi alla SS. Comunione.
Che la cara Madonna di Don Bosco continui a proteggerlo ed a crescerlo tutto suo!
Visone d'Acqui, 15 gennaio 1925.
SILVIo Bosco e consorte.
AFFETTO DA ENTERITE SANGUIGNA un mio caro nipotino omai non dava più speranza di guarigione. Pieni di confidenza si ricorre a Maria SS. Ausiliatrice e al Ven. Padre Don Bosco; e con meraviglia del dottore specialista, cui il bimbo era stato presentato, dopo pochissimi giorni, più non mostrava alcuna traccia del terribile male. Ora, perfettamente guarito, egli non cessa di ripetere: « Viva Don Bosco! »
Ivrea, 28 febbraio 1925.
Ch. ANTONIO M. ToiGo, Salesiano.
MI AMMALAI GRAVEMENTE DI BRONCO-POLMONITE, quand'era prossima a diventar madre; e mi rivolsi fiduciosa a Maria SS. Ausiliatrice pregandola di salvarmi. Fui esaudita, e, riconoscente, sciolgo il voto, inviando una piccola offerta per le Missioni Salesiane.
Parma, 24 febbraio 1925.
E. SECONDO.
Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice e alcuni, pieni di riconoscenza, inviarono offerte per la celebrazione di Sante Messe di ringraziamento, per il Tempio erigendo a Gesù Adolescente e alla Sacra Famiglia, per le Missioni Salesiane, o per altre opere di
Don Bosco, i seguenti.
A) - A. B., A. M., Accini M. in Massa, Accordino T., Agosti M., Agostini contessa Veneroni della Seta M., Aira M., Alciati M., Alessandri M., Alfeo G., Allavena G., Allia ing. G., Alliod R., Allione C., Altieri S., Angeloni N., Angioni M., Anita M., Annioni C. in Bizzezzero, Anselmi R., Ardemagni A., Arena M. in Mazzullo, Arena S. in Plumari, Armigliato A., Arnoldi C., Artavelli M. in Manzoni, Artisi G., Aschieri avv. D., Assereto L., Avidano B., Avidano C., Avon E.
B) - B. M., B. V., Bagini M., Bailo A., Balbi C.,. Baldi A., Bana G. in Panseri, Bani L., Barera d. A., Batzeila E., Banchero G. in Garibaldi, Bellagamba G., Belli P., Bellingieri L., Bellintani I., Bellone C. in Bassetti, Bellonzieri M., Beltrando M., Bencuzzi A., Bergamini M., Bernardi I., Bernardotti A., Bertone L., Bertone T., Besenval C., Bevilacqua G., Bianco M., Biffi A., Bigotti G., Bizzanelli L., Bianco S., Bogliolo G., Boglione A., Bollo M, in Braccio, Bonelli G., Bonetti O., Bonfanti C., Bonino G., Bono D., Bonamini A., Borgarello V.,. Bortolotto L., Bottazzi A., Bottero M. in Pronzato, Bratamini M., Brembilla L., Bresciani A., Bresciani d. I., Bresciani L.,. Bresson M., Brozzo G., Erunelli A., Brunelli E., Brunelli M., Brunetti O., Bruno C., Bruno G. in Giaccardi, Bruschini L., Brussino E., Buccheri L., Bucelli c A., Buffa M., Bugliani D., Burri F., Bnscaglione G., Bussolini A., Buzzolan G.
C) - C. E., C. R., Caffa G. in Quaglia, Cai M., Cairoli A., Callani G., Callegari G., Caizinari d. F., Camera O. in Chiappino, Campione F., Canchini d. M., Candelo. C., Canepa D. in Moccagatta, Canepa E., Canevari M., Canteri R., Cappello E., Carboni d. A., Carena E., Carcera M., Carina R., Carissano F., Casalone E., Casetta A. in Pavesio, Cassamagnago E., Cassellari M., Castagnero M. in Ghigo, Catanzaro G., Cavagnis L., Cavaliere E., Cavallasca A., Cavalli L., Cavallo T.; Cavallotto M.,. Cazzola D., Ceci M., Celoria M., Cencio G., Cera A., Cervetto A., Cespa E., Chiabrando T., Chiapello M.,. Chiari m. L., Chiarot M., Chiaverini L., Chibbaro A. G., Chinigò prof. A., Ciano C., Cicardini T., Cis E., Ciuffo m. T. in Dessy, Còm. M., Coco T., Coletti A., Colombo E., Colombo d. L., Colombo M., Conibo R., Colonnese C., Colucci A., Cominelli M. in Peliegrinelli, Condina P., Condotta d. F., Consigliere G. in Maresco, Consiglio S.; Coniugi Giacomuzzi, Morandi, Regazzoui, Rolando;_ Rossi-Omodei, Cooperatrice di Biella, Corino G., Corsanego avv. C., Corsini A., Cortesi G., Cosentino L., Costantino D., Craviotto M., Cristiani V., Crosazzo A.,. Cucchi E., Cuccotto T., Cusinato A.
D) - D. C. T., Dall'Acqua M., Dalmasso L., Damian R., Damonte M. in Damele,.Darbesio M., Dasso D., Dai vito S., Del Bosco M., Del Pio M., Del Rio M. in Da Cas, Deltetto S., De Carlo M., De Giusti F. in Fabbro, De Luigi A., Della Pietra L., Della Porta C. e P., Della Rocca C., D'Abbraccio V., Di Benedetto M., Dibino L., Di Leone G. in Garofalo, Donati S., Dorato M., Dorigo R., Doriguzzi L.
E) - E. B., E. R., Emiliani rag. P., Ex-educanda dell'Istituto Immacolata di Novara, Ex-Figlia di Maria
F) - Fabbri prof. E., Faggiano d. E., Falco L., Falco N., Falconer G., Famiglie Barberis, Boano, Mascarino, Morbelli, Perutelli, Ramello, Remotti, Rossi, Spiandorello, Fazio cav. G., Ferranti d. C., Ferrara m. C., Ferrari C. in Mantovani, Ferrari D., Ferraris M., Ferraro I. in Garrone, Ferrati M. in Bobba, Ferrero G., Ferrero L., Ferrini F , Ferro d. P., Fesi G., Fiasconaro G., Fichera M. in Marletta, Fioretti A., Fontana V., Foresto. L., Forlani D. in Ferie, Formia D., Fornara C. in Colombo, Fortina P., Forzani G., Franchi A., Franco G.,. Frosina A.
G) - Gadda A., Gaino G., Galli d. G., Gallizioli A., Gallo E., Gallo L., Gallo T., Galperti I., Gambiasio P., Gasperini M., Gastaldo M., Gatti G., Gaudio M., Gelosi I., Gentis V.. Gerardini C. in Lot, Ghiani B., Ghirardotti G., Giallanella G., Giordano T., Giorgi M., Giovanelli M., Girardini d. A., Girando M., Girelli A. in Ganassini, Giudice F., Gonzino Q., Grasso V. in Pappalardo, Grattarola M. G., Graziano G. in Buttiglieri, Guasta E. vedova Gatti, Guela G., Guglielmi A., Guisci E., Gurgo C.
I) - I. C., Ivaldi M., Ivaldi V.
L) - L. A. G. C., Lamendola A., Laudi L. in Geratti, Lanza L., Lattuada A., Lenzi A., Leone D., Libra R.,. Lindiri cav. N., Locatelli T., Lombardo L. ved. Rossi, Lorenzo M., Lucca A., Luraghi C.
M) - M. M., Macconi C., Maffei D. in Borletti, Maissano M., Malfatto A., Malatesta R., Manfrin A., Mangeri M. in Orlando, Marchetti N., Marchi C., Marciani R., Marello A., Marengo A., Marenzi L. in Schiavi, Marini d. P., Marsicano M., Marzi G., Masrherin avv. G., Masprone R., Massidda P., Mauro B., Mazza M., Mazzolani can G., Mazzarano C., Melano C. in Pretto, Mele M. A. in Etzo, Melis F., Mencarelli F., Menossi N., Merin M., Mettica A., Micca m. A., Migliardi C. in Mascarino, Misiano T., Modica R., Mogavero L., Moglia R., Molinari G., Molinari T., Molino m. T. in Balbo, Mombelli R., Monferrino m. B., Mongini E., Montufia L., Montanelli A., Montresoro A., Moreschetti Catterina in Zalfagni, Moretti M., Moresi M., Morivi D. in Balzi, Morsiani C., Moschino A. in Nai, Mossano O., Motta C., Multi C., Mura cav. R.
N) - N. N. di Borgo S. Martino, Navoni E., Negri V., Neuroni C., Noussau O.
O) - Occhipinti E. in Blunda, Oliveri A., Olivero D., Olivieri A. in Rossi, Orio G., Orio M., Osella T., Ossola Fanny.
P) - Paisan A., Palladini c.ssa A., Pallanzona G., Patii M., Parodi M., Pasini A., Pastorelli A., Patrucco R., Pellegrini V., Pelleri C., Perdomo F., Perelli G., Peresotti E., Perfumo A., Pennelli A., Perino T., Pertile G , I'eruzzini O., Petralli E., Petrina L., Peverati I., Piatti A., Picena d. G., Pighetti G., Pintus R„ Piras G., Piroddi F. in Corias, Pirovano G., Pisu A. in Olla, Pizzolante A. in Stuardi, Poggi R. in Santinoli, Poggio M., Poletti A., Ponchiroli can. L., Pontoni E , Porello M. in Vico, Porro T., Porta A. in Zavattaro, Porta L., Poverini A., Pozzi M. in Gadda, Pozzo E., Prandi C. in Giordano, Puppi A.
Q) - Quagliotti D., Quartino T.
R) - R. Q., Rabtglino F., Raimondi F., Ramponi M. G., Rapetti G., Rapetti N., Reinaud G., Riba G. B., Ricca I., Riccardi L., Rigamonti I'., Rigola M. in Alluzzati, Rinaldi F., Rinaudo G., Rinaudo P., Rio S., Rizzolo E., Roasio S., Roccia M., Rognoni A., Rolfo G., Rolla C., Ronco T., Rossi L., Rossi C.
S) - Sacchetto M., Sala C., Sampietro F., Sanguinetti L., Santacaterina E., Santini L., Santocono R., Sartoriggi M., Savio C., Scandolari A., Scandura d. R., Scavarda M., Schiaffino suor M. V., Scolari M,, Cabelli F., Scotti L. in Rolla, Selva M. in Corti, Semino F., Siccardi C., Sisto M., Solaro A., Sorelle Cavedi, Martinez M. A., Sottimano V., Splendori d. G., Stefani d. C., Sterpi G., Storani C., Suor Egidia M., Suardi A.
T) - T. P., Tambutto D., Tami L., Tib mi T., Tiboni C., Tiscossi avv. L., T ognocchi C., Torazza G., Torregrossa L., forres E., Tortorelle A., Tosini cari. F., Traini B., Travani L., Travaglianti V., Tropea A.
U) - Urbani B.,, Uroda E.
V) - V. A., Vacca R., Vacchino M., Vacchino P. in Comotto, Valle L. in Novella, Vallory M., Vannello M., Vanni E., Vanni G., Vanotti C., Variara G. ed M., Vassallo E., Vassallo M., Vendrame S., Vercelli D., Verzi V., Vezzoli M. in Belli, Vezzolli B. in Mazzotti, Vietto G , Vig anotti V., Viglino C., Vittorio E., Volpato C., Volpi L., Vuillermet A.
Z) - Zaccheo E., Zafferoni T., Zanini L., Zanucchi contessa A., Zearo G., Zeduri -Diotallevi, Zehl A., Zerbino G. in Vallenzasca, Zoia M.
Basilica di Maria SS. Ausiliatrice
TORINO-VALDOCCO.
Durante il mese di Maria Ausiliatrice, a partire dal 23 corrente, nella Basilica avranno luogo le seguenti funzioni:
Giorni feriali
Ore 6: Messa, breve discorso del Rev. prof.
Don Ernesto Carletti, Salesiano, Benedizione. Ore 17: Canto di una lode, discorso e Benediz. Ore 20: Rosario, discorso del Rev.mo Don Giov.
Battista Zerollo, Benedizione.
Giorni festivi
Ore 15: Vespri, discorso e Benedizione.
Ore 17: Vespri, discorso (Rev. Don G. B. Zerollo) e Benedizione solenne.
Ogni giorno fate vostra l'intenzione assegnata agli ascritti all'Apostolato della Preghiera e il 1° venerdì del mese, sacro al Cuore di Gesù, e il 24 sacro a Maria SS. Ausiliatrice, raccomandate anche l'intenzione speciale da noi proposta.
INTENZIONI PER IL MESE DI APRILE.
Intenzione quotidiana. « L'APOSTOLATO DELLA DONNA NELLE OPERE CATTOLICHE ».
La guerra ha aumentato il cumulo di rovine che travolgono ogni ordinamento sociale, civile ed economico: e soltanto la Chiesa potrà salvare la società. È necessario restaurare ogni cosa in Cristo. Per onesta restaurazione tutti debbono compiere un intenso apostolato, alla dipendenza dei sacri Pastori, nell'azione cattolica. Se le donne comprendessero questo dovere e si accingessero a compierlo nel nome di Dio, con l'influenza loro propria, presto vedremmo fiorire l'azione cattolica e delinearsi sull'orizzonte l'invocata restaurazione d'ogni cosa in Cristo.
Per il 1° venerdì e il 24 del mese. « LA POVERA MISSIONE DEI KIVARI ».
Il Vicariato Apostolico di Mendez e Gualaquiza affidato ai Salesiani fin dal 1894, è un campo di missione refrattario, sterile, difficilissimo. Se mettiamo a confronto il grande lavoro e i sacrifizi compititi in tanti anni ed i miseri frutti raccolti, ci sarebbe da scoraggiarsi... Ma non la pensano così quei cari Missionari, che invocano il nostro aiuto, e, in primo luogo, le nostre preghiere. Essi dicono che per svolgere un'azione efficace, c'è bisogno, della grazia di Dio: e noi «aiutiamo la povera Missione dei Kivari » con insistenti preghiere.
INTENZIONI PER IL MESE DI MAGGIO.
Intenzione quotidiana:
« LA PRATICA DELLA COMUNIONE FREQUENTE ».
È desiderio di Gesù, - ci ripete la Chiesa, - che ci accostiamo alla Mensa Eucaristica OGNI GIORNO! E per la Comunione quotidiana non si richiede miglior preparazione di quanta ne esiga la Comunione annuale; perchè, oltre l'esser digiuni, si richiedono e bastano due cose: a) non aver l'anima in stato di colpa grave; b) accostarvisi con retta intenzione, cioè per corrispondere al fine di così Augusto Sacramento, che è dare perseveranza ai giusti, fervore ai tiepidi, ravvedimento ai peccatori, e a tutti l'amor di Dio in questa vita e il paradiso nell'altra.
Per il 1° venerdì e il 24 del mese.
« IL VICARIATO APOSTOLICO DI SHiu-CHOW ».
La guerriglia, che da più anni tiene in armi e in allarme quelle popolazioni, è sempre un impedimento all'espansione della missione e all'attività di quei nostri Confratelli, i quali, tuttavia, vedono crescere il numero dei nuovi cristiani per grazia di Dio. Domandiamola più abbondante la grazia del Signore, in questo mese consacrato alla Patrona delle Missioni Salesiane.
Ai Cooperatori torinesi.
L'anno scorso, nelle feste di Maria SS. Ausiliatrice, nel primo cortile dell'Oratorio Salesiano - Via Cottolengo, 32 - si tenne un Banco di Beneficenza « pro Missioni Salesiane », che si ripeterà quest'anno negli stessi giorni.
Perchè i benemeriti Cooperatori e le benemerite Cooperatrici torinesi Possano convenientemente aiutarci, come dice al loro cuore e l'affetto per le Opere di Don Bosco e lo zelo per l'evangelizzazione dei popoli infedeli, ne diamo fin d'ora l'annunzio, pregando tutti vivamente di preparare ed inviare, in Via Cottolengo 32, qualché oggetto o dono allo scopo indicato.
Quanto più numerosi saranno i doni, tanto sarà più facile evidentemente raccoglierne un utile maggiore; e quanto prima è annunziato il bisogno, tanto più facile è l'assecondarlo...
Un grazie e l'assicurazione di speciali preghiere a coloro che ascolteranno l'umile invito!
Se qualcuno desidera che si provveda al ritiro dei doni a domicilio, non ha che notificarcelo.
ITALIA
TREVIGLIO. - LA COMMEMORAZIONE DI MONS. RAINONI ALL'ISTITUTO SALESIANO. - Domenica 22 febbraio, sotto l'ampio portico del Collegio Salesiano si è solennemente svolta la cerimonia dell'inaugurazione di una bella lapide a Mons. Rainoni, alla presenza di S. Ecc. Mons. Pompeo Ghezzi, Vescovo di Borgo S. Sepolcro, di tutto il Clero cittadino cori a capo Mons. Speroni, della rappresentanza del Comune, e dei parenti, amici ed ammiratori del Commemorato.
Il dott. Don Fedele Giraudi, Economo Generale dei Salesiani, rievocò l'opera svolta dal compianto Curato Rainoni nella società, nella scuola, per la fondazione del Collegio Salesiano, per la creazione delle scuole parrocchiali, per l'ampliamento grandioso del Santuario della Vergine delle Lagrime.
Quindi prese la parola Mons. Speroni; e l'ispettore Don Festini si chiamò felice di prendere in consegna la lapide. In rappresentanza del Sindaco parlò il cav. uff. Piazzoli.
Chiuse la cerimonia la paterna parola di Mons. Ghezzi, che esortò tutti ad imitare le virtù del Curato Rainoni, specialmente la preghiera e la carità.
Ispiratrice dell'omaggio che perpetuerà nel Collegio Salesiano di Treviglio la memoria del suo I° Benefattore, fu, due anni or sono, la parola del nostro Rettor Maggiore Don Rinaldi, il quale si era augurato di veder tra quelle mura un segno visibile della riconoscenza che vive e vivrà eterna nel nostro cuore per così illustre Benefattore.
PORTO RECANATI - L'ORATORIO SALESIANO. - È appena un anno che i Salesiani, chiamati dalla benemerita famiglia dei Conti Lucangeli, aprivano in Porto Recanati un Oratorio quotidiano. L'inaugurazione avvenne il 25 marzo 1924 e si vedono già i lieti frutti del nostro lavoro in mezzo ai figli di quei laboriosi pescatori.
L'Oratorio sorge all'ombra della Chiesa del Preziosissimo Sangue, ed ha comodi locali per le riunioni, un bel teatrino e un ampio cortile. I giovinetti assidui vanno crescendo, e si ha già il consolante spettacolo di vederne molti assistere ogni giorno alla Santa Messa e fare la Santa Comunione. I più grandicelli, una sessantina, formano il circolo « Piero Del Piano », con la sua brava sezione filodrammatica.
E se il cuore si rallegra nel veder fiorire le varie sezioni dell'Oratorio, non è meno consolante il constatare il bene che si fa nella Chiesa pubblica, frequentatissima, dove i nostri hanno già introdotto la divozione a Maria Ausiliatrice, che vi ha una sua bella statua, provveduta con le offerte della popolazione, e dove l'Associazione dei suoi divoti conta un buon numero d'iscritti. Oh! Maria Ausiliatrice faccia scendere copiose le sue benedizioni sul nuovo centro di attività salesiana e della sua divozione.
ISOLE BALEARI.
DUE FATTI, DEGNI DI PARTICOLARE RILIEVO, si svolsero a Ciudadela, nelle Baleari, a corona dei festeggiamenti per il XXV° dell'Istituto Salesiano, l'8 febbraio u. s.
VIA DoN Bosco. - In primo luogo venne intitolata una via a Don Bosco per decreto del Comune: giova riferire il decreto:
« La Commissione Municipale permanente dell'Eccellentissima Giunta di questa città, desiderando dare, nella celebrazione delle nozze d'argento del Collegio Salesiano, una prova affettuosa di gratitudine ai Salesiani, fondati dal Ven. Don Giovanni Bosco, che nei venticinque anni di permanenza in mezzo a noi, non hanno risparmiato nè sacrifizi nè fatiche per instillare nella mente dei numerosissimi allievi i principi educativi ed istruttivi secondo il sistema del Ven. Don Bosco, nella pubblica adunanza tenutasi il 31 dicembre 1924 a perpetuare la loro memoria fu unanime nell'intitolare « VIA DON GioVANNI Bosco » l'attuale « Via della Croce » di questa città. - Ciudadela, 7 febbraio 1925.
SEBASTIANO FEBRER, Segretario.
MONUMENTO A DOMENICO SAVIO. - Nella stessa festiva circostanza veniva inaugurato, nel cortile d'ingresso del Collegio Salesiano, con elargizioni popolari, un monumento al Servo di Dio Domenico Savio, alunno del Venerabile, come omaggio riconoscente al sistema educativo di Don Bosco.
INGHILTERRA.
* A LONDRA, al « WESTMINSTER HALL », presso la Cattedrale di Westminster, il 25 gennaio u. s., sotto la presidenza dell'Ausiliare di Southwark, Mores. Guglielmo Francesco Brown, Vescovo titolare di Pella, si tenne un'Assemblea di Cooperatori Salesiani.
L'Ecc. Lord Mayor, non potendo intervenirvi per indisposizione, si fece rappresentare dai due Sherifs, che insieme col Lord Mayor son le tre prime Autorità civili di Londra, e, per caso singolare dopo la Riforma, tre ferventi cattolici.
Aprì l'adunanza Mons. Brown; il nostro Direttore illustrò le date particolarmente care per la famiglia salesiana, ricorrenti quest'anno; e l'egregio sig. P. Y. Hand, direttore di uno dei principali collegi della capitale, illustrò l'azione di Don Bosco, come precursore dell'educazione cattolica moderna, delle pubblicazioni periodiche popolari, dell'azione che il laicato cattolico deve svolgere in unione col sacerdozio.
L'Em. Card. Bourne giunse a tempo per leggere un affettuoso telegramma del S. Padre, e salutare e benedire gli adunati con i quali si gloriò di essere il primo Cooperatore Salesiano d'Inghilterra, essendo stato inscritto alla Pia Unione quarant'anni or sono dallo stesso Ven. Don Bosco.
Un telegramma del S. Padre fu accolto con entusiastici applausi, e destò nuovo fervore anche il saluto inviato dal nostro Rettor Maggiore.
BRASILE.
LA NUOVA CATTEDRALE DI PETROLINA. - Il 2 febbraio u. s. venne posta la prima pietra della, nuova cattedrale di Petrolina in Brasile, dal nostro Mons. Malan, Vescovo di quella diocesi. Il nuovo tempio verrà dedicato al S. Cuore di Gesù, sotto gli auspici della Beata Maddalena Sofia Barat, Fondatrice delle Religiose del S. Cuore.
Secondo il costume brasiliano fecero da padrini alla solenne cerimonia numerosissimi personaggi tra cui le famiglie dei Conti Hermano da Silva Ramos e Prado Pereira Pinto, residenti a Parigi, e le famiglie francesi dei Baroni de Thenard Combaud e de la Serraz.
Il Santo Padre inviò questo telegramma: « Mons. Malan, Vescovo Petrolina (Brazil). -Roma, 1-21925. - Santo Padre, compiacendosi consolante notizia benedizione pietra fondamentale nuova maestosa cattedrale, benedice di gran cuore V. S., clero, fedeli, augurando che presto sorga novello tempio gloria Dio, centro abbondanti sue grazie. - Card. Gasparri ».
Il Municipio di Petrolina con decreto 31 gennaio u. s., in segno di riconoscenza per le benemerenze già acquistate dal suo Vescovo, dava il nome di Mons. Malan alla Piazza Martin junior, tra il plauso della cittadinanza.
* NELLA CHIESA MADRE DI SAO JOAO D'EL REY, l'11 febbraio u. s. si compì la consecrazione episcopale di Mons. Antonio de Almeida Lustosa, salesiano, vescovo eletto di Uberaba nello Stato di Minas (Brasile). Consacrante fu S. E. Rev.ma Mons. Elvezio Gomes de Oliveira, arcivescovo di Marianna, salesiano, assistito dalle LL. EE. Monsignor Emanuele Gomes de Oliveira, egli pure salesiano, vescovo di Goyaz, e Mons. Benedetto Paolo Alves de Souza, vescovo di Victoria. Alla cerimonia erano presenti più di cento sacerdoti e una gran folla di fedeli. La diocesi di Uberaba era rappresentata da vari membri del Clero secolare e regolare e del laicato.
ARGENTINA.
ECHI DELL'ESPOSIZIONE DIDATTICO-PROFESSIONALE SALESIANA DI BUENOS AIRES. - Finalmente abbiamo potuto avere tra usano un album di fotografie dell'Esposizione didattico-professionale, che si tenne in Buenos Aires dall'11 al 25 ottobre u. s., in Calle Florida, 275, nello stabilimento gentilmente concesso dalla Casa Bullrich, per commemorare il 50° anniversario dell'Opera di D. Bosco nell'Argentina; e dall'album abbiamo scelto le illustrazioni di questo numero. Da esse i lettori possono farsi un'idea della grandiosità della mostra, alla quale presero parte tutti i Collegi per studenti e le varie Scuole professionali ed agricole, che i Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice dal 1875 al 1925 hanno aperto nelle più importanti città della Repubblica e nei territori della Pampa e della Patagonia.
JUGOSLAVIA.
* LA NUOVA FONDAZIONE SALESIANA DI MURSKA SoBOTA (Jugoslavia) dà le più liete speranze. Compiutasi mercè lo zelo dell'On. Don Giuseppe Klekl, l'apostolo del Prekmurje (l'antica Ungheria Slava), venne intitolata a San Martino, il grande Vescovo di Tours, nato precisamente in quei pressi, nell'antica Pannonia, dove riscuote la più grande venerazione. Ottimo, auspicio, questo, per il fine che si prefigge il nuovo Istituto, che è di dare alla Chiesa molte vocazioni sacerdotali. E sommano già ad una cinquantina gli alunni, desiderosi di avviarsi allo stato ecclesiastico; come alto è l'entusiasmo per triplicarne il numero. A questo fine si stanno già raccogliendo i mezzi necessari per metter mano quanto prima alla costruzione di un bell'istituto, capace di contenere almeno 15o di codesti giovani volonterosi, perché, per il momento, l'opera s'è iniziata in un vecchio albergo.
Mons. DOMENICO MURIANA. - Spirò santamente il 17 febbraio u. s. Nato a Pinerolo nel 1844 attese agli studi ginnasiali nella città nativa; e l'ultimo anno di ginnasio fu alunno dell'Oratorio Salesiano di Torino, acquistandosi, fin d'allora, speciale stima per il carattere buono e mite e per l'aperta intelligenza, specialmente da parte del Ven. Don Bosco. In seguito fu chierico di Corte, poi professore nel Seminario di Mondovì e di Bra, e buon oratore, finchè nel 1884, rimasta vacante la Parrocchia di Santa Teresa in Torino, ne fu eletto parroco e vi restò per oltre quarant'anni, dedicando al ministero pastorale le sue egregie doti di prudenza, di austerità e di bontà.
Il « Corriere » di Torino, nell'ampio cenno necrologico del compianto Monsignore, ricordava un incoraggiamento singolare che aveva ricevuto dal Ven. Don Bosco. Noi ne abbiamo relazione autografa del defunto, e non mancheremo di farla conoscere ai lettori. Intanto eleviamo una prece per lui, che ebbe sempre caro di professar il più grande affetto al Venerabile e profonda stima per l'Opera Salesiana.
TAMAGNA Don CARLO. - Prevosto di S. Maria Canale a Tortona, pio e caritatevole, fu un degno ministro del Signore, che mostrò per le Opere e Missioni Salesiane speciale affetto in vita e in morte. Il Signore, ad intercessione di Maria Ausiliatrice, gliene renda il centuplo in cielo!
Maestro LUIGI BOTTAZZO. - Si spense il 29 dicembre. Ancor la domenica prima si attardava nella composizione del Gloria di una Messa, noncurante di un'insidiosa paralisi. Nato a Presina, diocesi di Vicenza, perdette il dono prezioso della vista all'età di nove anni. A undici venne accolto nell'Istituto Configliacchi per i Ciechi di Padova, e a diciannove era già insegnante effettivo di Armonia, Contrappunto e Organo nell'istituto stesso. Noi dobbiamo al compianto maestro particolare riconoscenza. Affezionatissimo ai Salesiani, scrisse varie opere sacre anche pel Santuario di Maria Ausiliatrice, ed ogni volta che veniva a Torino, scendeva a V allocco. Ci piace ricordare come recentemente volle dedicati un bozzetto sacro sul Natale al nostro Rettor Maggiore, Don Rinaldi, e un Magnificat al M° Cav. Dogliani.
BRUNO Rizzi. - Studente d'ingegneria, allievo nostro di Legnago e zelante cooperatore, spirò a Padova. Più giovani gli sono debitori della perseveranza nel bene, poiche il caro Bruno con lo sguardo dolce e l'anima serena ammoniva, incoraggiava, spronava soavemente al bene, anche nelle aule universitarie. Divotissimo di Domenico Savio, si studiò di ricopiarne la pietà, la carità e l'innocenza della vita. Ottimo catechista, socio attivo delle Conferenze di San Vincenzo de' Paoli, lavoratore instancabile nei Circoli giovanili, sarebbe divenuto un campione di azione cattolica: ma, anche morendo a 2o anni, consummatus in brevi, explevit-tempora multa!
Maestro ANTONIO CARLI, - Insegnante diligentissimo delle Scuole Comunali di Breganze, e di profondo sentire cristiano, praticò la religione con esemplarità edificante. Era un nostro affezionato zelatore.
BISCARA TERESINA. -Spirò a Solduno (Svizzera), venticinquenne. Ansante delle Opere Salesiane, nutriva una tenera divozione per Maria Ausiliatrice, e fece una morte invidiabile.
ANTONIO STEvANONI. - Mirabile esempio di quella fede profonda, che è il vanto più bello delle famiglie lombarde, fu padre esemplare di 13 figli, ed ebbe la consolazione di vederli ricevere la sua ultima benedizione, testimoniando, così, l'efficace educazione cristiana, in cui li aveva allevati. Ammiratore del Ven. Don Bosco, godeva di sentirne parlare, di leggerne la vita e raccontarla ad altri, e si chiamava felice quando poteva venire in aiuto alle Missioni Salesiane.
Can. Pro!. ANTONIO BEDESCHI. - Onore del clero faentino, valente insegnante del R. Ginnasio E. Torricelli, amico ed ammiratore delle Opere del Ven. Don Bosco, anche in morte volle ricordarsi delle Missioni Salesiane. Possa il suo esempio trovare numerosi imitatori.
ANRO' AGOSTINO. - Per molti anni maestro comunale in Torino e benemerito zelatore dell'Oratorio Salesiano di S. Luigi, fu padre e cristiano esemplare. Spirò nella veneranda età di 84 anni, sinceramente compianto.
FACELLI Suor Teresa, da Roccavignale (Genova) † a Nizza Monferrato il 1o agosto 1924, in età di anni 66.
Colta dal vaiuolo, mentre era postulante a Nizza Monferrato, si sentì dire da Madre Mazzarello: « No, no: questa figliola non morrà di questa malattia: deve diventar vecchia ». E guarì difatti, e passò nel 1892 in Francia e nel 1901 nel Belgio, sempre instancabile, umile e nascosta. Durante la guerra europea, per lo spavento di tante stragi e l'umidità di lui sotterraneo, ove dovette rifugiarsi, e mille strapazzi, perdette la salute e tornò in Italia, dove continuò a pregare e a lavorare sino alla fine!
LAMBERTI Suor Caterina, Da Vallecrosia (Porto Maurizio), † ai Piani di Vallecrosia, il 14 ottobre in età di anni 50.
Afflitta da un male agli occhi, ribelle a tutte le cure, e, perciò, isolata, sbrigava da sè tutto il lavoro dell'orto e le incombenze più faticose e umili della casa, esercitando, in pari tempo, una di quelle assistenze, assidue e prudenti, che impediscono tanti mali e sventano tanti pericoli.
MAGLIA Suor Teresa, da Esino (Como), † il 3o novembre 1924, in età di anni 62.
Delle ultime che ebbero la fortuna di ricevere l'abito religioso dalle mani del Venerabile Don Bosco, fu a Chieri, a Lugo di Romagna, in Sicilia, a Napoli, a Bettona, e finalmente a Roma dove passò 12 anni, ammirata per il suo spirito di sacrificio e l'amore al nascondimento. Colta nel settembre u. s. dal male che la trasse alla tomba, appena migliorò un tantino, domandò da rattoppare della biancheria dell'Ospizio del Sacro Cuore, desiderando impiegare le sue ultime forze per i figli e gli orfanelli di D. Bosco. Lavorò fino al 29 novembre..., e il 30, come chi sa di aver ben compiuta la sua giornata, tornò serena al Signore.
MARQuEZ Suor M. Leopoldina, da S. Pablo (Colombia), † in Bogotà (Colombia) il 7 novembre 1924, in età di anni 30.
Benche d'indole timida, ma insieme allegra e piacevolissima, prediligeva il silenzio e il raccoglimento, felice della gioia che provava nel pieno amor di Dio; e in silenzio, colta da fiera polmonite, morì, di sincope cardiaca, cordialmente compianta.
PIOVANO Suor Giovannina, da Vinovo (Torino), †,a Catania l'8 giugno 1924 in età di anni 62.
Visse tutta la vita religiosa in Sicilia, dove fu direttrice per circa 27 anni. « Era una suora dell'antico stampo - scrive la sua Ispettrice, - una vera colomba senza fiele. Ma vale la pena di far qualche sacrificio e vivere santamente, per fare una morte così bella, come la sua! ».
PINTO Suor M. Lourdes, da San Paolo (Brasile), † a Riberào Preto (Brasile), l'8 ottobre 1924, in età di anni 24.
Compì la sua missione, non appena discesa sul campo del lavoro. Ottima maestra ed assistente assidua e premurosa, avrebbe fatto un gran bene; e il Signore si accontentò del suo desiderio.
PREDA Suor Clara, da Pomaro Monferrato, † a Torino-Cavoretto, il 19 novembre 1924, in età di anni 70.
Postulante da pochi giorni, vide farsele incontro la Superiora generale la Serva di Dio Maria Mazzarello, che, guardandola, ben bene, le disse: « Guai a te, Clara, se lavorerai per altri che per il Signore. Ricòrdalo bene, sai: tutto e solo per il Signore. Quando sarai vecchia, capirai meglio di adesso la naia raccomandazione ». E questo fu il suo programma in tutta la vita.
QUINTANILLA Suor Ester, da Santiago (Chile), † in Santiago il 16 aprile 1924, in età di anni 41.
Alunna del collegio delle Figlie di Maria Ausiliatrice in Santiago, entrò nell'Istituto a 18 anni, e si dedicò all'insegnamento, bramosa di educare le anime all'amor di Dio, che la spronava nella via della santità. Da un anno costretta a vivere in infermeria, non restò inoperosa, ma passava il tempo nel ricamare arredi sacri e nel pregar per le sorelle.
RODRIGUEZ Suor Laura, da Villa Colon (Uruguay), † a Montevideo (Uruguay) il 18 luglio 1924, in età di anni 68.
Fu la prima americana che diede il nome all'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice; e sino all'ultimo conservò la freschezza di spirito che fece di lei una religiosa entusiasta del bene e della sua vocazione. Abilissima nell'insegnar l'arte di allestire dei fiori, che parevano veri, sapeva elevare le tenere anime, che si alternavano alla sua scuola, all'amor di Gesù e di Maria, che diceva « i più bei fiori apparsi sulla terra».
RuscoNI Suor Maria, da Villo Vigolzone (Piacenza) + in Almagro (Argentina) il 15 aprile 1921, in età di anni 43.
Partita per le Missioni Magellaniche il 9 novembre 1913, lavorò attivamente come suora e come direttrice, finchè una terribile ed ostinata malattia agli occhi le causò una cecità completa. « O Signore - disse allora, - offro la mia cecità, perchè i superbi abbiano la luce della umiltà, senza cui non vi è salvezza, e perchè l'Istituto abbia buone direttrici, che veggano bene la via loro e l'altrui ». E nel desiderio di rendersi utile, ideò una specie di statuto per un'associazione di preghiere e di sacrifici fra le consorelle, costrette, come lei, a lasciar il campo di lavoro, per implorare nuove vocazioni.
SAMPIETRO Suor Maria, da Tonco (Alessandria), † a Bigard (Belgio) il 9 novembre 1924, in età di anni 70.
Delle ultime novizie coltivate da Madre Maria Mazzarello e dalla stessa Serva di Dio accompagnata in Francia, passò poi nel Belgio, dove restò lunghi anni direttrice e conservò l'amore all'osservanza e al dovere, appreso alla scuola della Ia Superiora Generale.
TARONI Suor Cristina, da Solarolo (Ravenna), † a Roma il 1° settembre 1924, in età di anni 52.
Una delle cinque sorelle che la famiglia Taroni diede a Maria Ausiliatrice, fu per 26 anni direttrice nella Ispettoria Romana e Meridionale, pia, retta, sempre col pensiero in Dio, unico e giusto rimuneratore.
TORTA Suor Giuseppina, da Chieri (Torino), † in Alessandria il 9 luglio 1924, in età di anni 67.
Recatasi giovane missionaria nel 1883 nell'Argentina, vi restò fino al 1914, zelando il bene delle popolazioni più bisognose di rigenerazione morale, e legava il suo nonne all'organizzazione delle scuole e dei catechismi a La Boca e alla fondazione di una missione nel Chubut. Quante anione, da lei e per lei salvate, le saranno andate incontro all'eternità!
VELLoso Suor Marcina, da Ouro Preto (Brasile), † a S. Josè dos Campos (Brasile) il 21 luglio 1924, in età di anni 36.
Maestra, desiderosa di far del bene alle anime, offrì al Signore i suoi santi desideri, quando, visitata dalla grippe spagnuola e rimasta debolissima, dovette accontentarsi, con esemplare umiltà, del desiderio di glorificare Iddio.
ViLLAR Suor Cristina, da Jerez de la Frontera, (Spagna), † in Siviglia il 23 maggio 1924, in età di anni 22.
Accolta, orfanella di 4 anni, nel collegio di Jerez., poi trasferita alla casa aperta per giovani operaie, fu l'angelo tutelare di tante povere compagne, che la chiamavano il loro « Domenico Savio ». Divenuta Figlia di Maria Ausiliatrice, si avviava a Ecija, pieno il cuore degli ideali di apostolato, quando per un incidente di viaggio la vigilia di Maria Ausiliatrice volò al Cielo.
ZAvALA Suor Maria Eva, da Lima, (Perù), † a Cuzco, (Perù) il 15 agosto 1924, in età di anni 40.
Spese tutta la vita nel far scuola, da buona Figlia di Maria Ausiliatrice; e questa tenera Madre, nei tre mesi di malattia, le restituì tutta la tenerezza che aveva cercato di darle e farle dare, facendole conoscere il giorno della morte e vedere, attorno il letto, come accorsi per accompagnarla all'eternità, tutti i suoi defunti più cari, irraggiando nelle presenti la gioia che la inondava.
ZULuAGA Suor Flora Rosa, da El Santuario (Colombia), † in Bogotà (Colombia) il 2 aprile 2924, in età di anni 24.
In vita non ebbe che due pensieri: perseverare nella vocazione e santificarsi, oppure morire; e nell'ultima malattia non ebbe che un desiderio: consacrarsi al Signore prima di morire; e spirò felice di veder pago il suo voto.
ZULUAGA Suor Maria de Jesus, da El Santuario (Colombia), † a Bogotà il 13 novembre 1924, in età di anni 32.
Modello di giovane e di maestra cristiana, entrò nell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice ripetendo a tutti che si sarebbe consacrata all'educazione ed all'assistenza delle fanciulle lebbrose nei lazzaretti: e con questo desiderio volò al Cielo, semplice novizia, sei mesi dopo!
ADONDI Giovanni, † Malo (Vicenza).
ALMASIO Paolo, † Solbiate Olona. AMBROSIONE Giovanni, † Branzi (Bergamo) ARIETTI Paolo, + Cuorgné (Torino). ARRIGO Maria, † Lentini (Siracusa). ASPREA Gennaro, † Locco Ameno (Napoli). BALZOLA Antonietta, † Conzano Monferrato. BARBERis D. Stefano, † Orfengo (Novara). BEDON Vincenzo, † Torreselle (Padova). BENEDETTO Cav. D. Felice, † Settimo Rottaro. BERTAGNOLIo Cristina, † Ceresito (Novara). BIANCHINI Angelo, † Sandrigo (Vicenza) BOBONE Ricci Giuseppe, † Savona. BoCCHI FINZI Maria, † Bologna. BOGETTI Lucia, † Torino.
BORDIGA Cav. PIETRO, † Bagolino (Brescia). BOTTINELLI Fabio, † Vedano Olona. CALvI Alessandro, † Torino.
CALvi Gabriella, † Torino.
CAMOSETTI Can. Com. D. G. Batt., † Ciriè (Torino). CARABINI Casimiro, † Verucchio (Forlì). CARANENGHI Angiolina, † Spineto (Alessandria). CARBONE Clotilde, † Cornigliano Ligure (Genova). CAVALETTO Teresa Ved. DEFENDENTF, † Vesignano. CAZZANIGA Maria, † Lesmo (Milano). CERRATI S. Ecc. Mons. Michele, † Roma. CHESTA Lorenzo, † Savigliano (Torino). CHIAPUSSO Luigia, † Novalesa (Torino). CHINA D. Luigi, † Vercelli.
CUccu Salvatore, † Simalo (Cagliari).
CUNEO Avv. Gustavo, † Savona. DALBON Battista, + Darè (Trento). D'AMico Cav. Vincenzo, † Roma.
DANIELI Maria PONTEVECCHIO, † Malo (Vicenza) DELOGÙ Margherita, + Ghilazza (Cagliari). DEMARCHI Maria PANSA, † Torino. DE MICHELI Angelo, † Torino. DEPREDO D. Giovanni, † Cerveno (Brescia). ELIA Eliseo, + Neive (Cuneo). ERBETTA Giovanni, † Cureggio (Novara). FACCA Eleonora, † Cordovado (Udine). FANGASSO Beatrice, † Cavallermaggiore (Cuneo). FERRARI Giovanni, † Cà di David (Verona). FERRO Cesare, † Genova. GAIA D. Michele, † Collegno (Torino). GARAU Maria Antonia, † Tonara (Cagliari). GARRIONE Teol. D. Francesco, † Confienza (Pavia). GARGANICO Prof. Giuseppe, † Lodi (Milano). GIANNANTONIO Antonino, † Limosano (Campob.). GROSSI Ercole, † Scaldasole (Pavia). GUVIANI Elisa PEDRELLI, † Praduso e Sasso (Bol.). HYERACI Cav. Avv. Vinc., † Gioiosa (Reggio Cal.). INVERNIZZI Carlo, † Oggiono (Conio). ISOLA Luigi, † Isola di Rovegno (Pavia). LAURIOL Maurizio, † Torino. LAVINO Lucia, † Carmagnola (Torino). LIOTARD Alberto, † Venezia. LOMBARDI Rosa, † Nave (Brescia). MANGILI Amalia, Besozzo (Milano). MARIANI SINIBALDI Nicolina, † Bassanello (Roma). MAZZOLENI Giovanni, † Morbegno (Sondrio). MINELLA Angiolina, † Torino. . MONZANI Ubaldo, † Pralboino (Brescia). MORÈ D. Ambrogio, † Costa Masnaga (Como). MORTARINO Giovanni, † Vespolate (Novara). Mozzo Domenico, † Fiume Veneto (Udine). OSELLA Giovanni fu Bart. † Carmagnola (Torino). PARONA Nob. D. ROBECCHI Caterina, † Torino. PASI Cav. Gustavo, † Faenza (Ravenna). PANIZZA Genoveffa, † Valle S. Nicolao (Novara). PEDROCCHI Semele, † Clusone (Bergamo). PEZZI Giovanni, † Alessandria d'Egitto. PIA Giovanni, † Montegrosso d'Asti (Alessandria). PORTA Giovanni, † Alessandria. PROMIS Francesco, † Roburent (Cuneo). RACCA MOTTURA Antonia, † Torino. RICCIO Giuseppe, † Agliano d'Asti (Alessandria). ROBANDI Ignazio, † Torino. Roselo Avv. Notaio Francesco, † Locana (Torino). Rosso Giuseppe, † Torino. SANTILLI Antonietta, † Frascati (Roma). SEMERIA Giovanni, † Col di Rodi (Imperia). TAORMINA Eleonora, † Partanna (Trapani). TREVISAN Giuditta, † Nanto (Vicenza). USNELLI Elisa, † Costamagna (Como). VACCANEO Maddalena, † Asti. VISCARDINI Carlotta, † Milano.
N.B. - Nell'elenco del mese scorso fu posto erroneamente il nome dell'avv. Cuneo Felice di Novara in luogo di quello dell'avv. Cuneo Gustavo di Savona. All'avv. Felice ogni miglior augurio!