Anno LIII. DICEMBRE 1929 (VIII) Numero 12.
PERIODICO MENSILE PER I COOPERATORI DELLE OPERE E MISSIONI DI DON BOSCO
SOMMARIO: La pagina d'oro. - Siate felici ! - Per la conferenza di San Francesco di Sales. - Un prezioso documento. -- Tesoro spirituale. - Festeggiamenti in onore del Beato Don Bosco. - Dalle nostre Missioni: Nuovi palpiti di attività missionaria in Giappone. - Grazie dei Beato Don Bosco. - Culto e Grazie di Maria Ausiliatrice. - Necrologio. -- Indice dell'annata 1929.
UNA CoRREzIONE: La prima Borsa della III Serie doveva essere: N. 1. BORSA P. DE GIORGIS fondata dal figlio Sig. De Giorgis in memoria del compianto suo papà. - Per uno sbaglio fu omessa: resta quindi spostata la numerazione
22. Borsa Ricordo della Beatificazione di Don Bosco fondata da M. de M (Francia).
23. Borsa Beato D. Bosco (3a) fondata dalla pia signora M. C.
24. Borsa Beato D. Bosco (4a) fondata dal Sig. A. G.
25. Borsa Mons. G. B. Nery fondata dal Liceo M. Ausiliatrice (Campinas) con la cooperazione di una pia signora.
26. Borsa Maria Ausiliatrice (17a) fondata da due pie sorelle.
27. Borsa Fratelli Albano a cura della signora Teresa Ved. Albano invocando sui figli Vincenzo, Gabriele e Salvatore Albano fu Francesco le benedizioni di Dio.
28. Borsa N. S. della Neve (Spezia) fondata da un Benefattore che volle conservare l'anonimo.
29. Borsa D. Stefano Fantini fondata dagli ex allievi e Benefattori della Spezia.
30. Borsa Foglizzo Canavese fondata dai Cooperatori, ex allievi e allievi di Foglizzo.
31. Borsa collegio Manfredini È la prima fondata colle offerte, iniziative e sacrifizi dei bravi alunni di Este.
32. Borsa Ex.mos S.res Carlos de Fontemberta y Dolores de Sentmenat fondata dalle Figlie signore Carmen e Pilar de Fontemberta.
33. Borsa N . S. de las Mercedes fondata dai Cooperatori di Barcellona. 34. Borsa " Tibidabo „
35. Borsa Maria Ausiliatrice (18a) fondata dai Cooperatori Salesiani di Valenza.
36. Borsa Maria E. de Etchegoyhen fondata dalla signora Maria E. de Iribarne in memoria e suffragio della sua mamma (Parrocchia di S. Carlo - Buenos Aires).
37. Borsa B. Teresa Margherita del S. Cuore di G. fondata da una pia persona in riconoscenza di una grazia ricevuta dalla Beata.
38. Borsa D. Raffaele M. Piperni fondata dall'Ispettoria S. Andrea Ap. (California) a ricordo del venerando pioniere che iniziò l'Opera salesiana in California.
39. Borsa Besucco Francesco fondata dalla signora C. M. L.
40. Borsa Don F. Cerruti (2a) fondata dai Salesiani, Cooperatori, ex allievi e allievi del Collegio di Alassio.
41. Borsa S. Cuore di Gesù (2a) fondata dai Salesiani di Liegi.
42. Borsa D. L. Mertens fondata dagli ex allievi del collegio di Liegi.
43. Borsa Maria Ausiliatrice (19a) fondata dagli studenti del collegio di Liegi
44. Borsa Beato D. Bosco (5a) fondata dagli alunni artigiani di Liegi.
BORSE DA COMPLETARE
Borsa Cristo Re (2a).
N. N. 8oo, perchè si dilati sempre più il regno di G. Cristo.
Borsa S. Luigi. Fg. Api, 3000.
Borsa S. Cuore di Gesù salvateci (2a).
Somma precedente: L. 3187,6o - Maddalena Fuse, 18o. Totale L. 3367,60.
Borsa Cardinal Cagliero.
Somma precedente: L. 102.50.
N. N., 5o. Totale L. 152.50.
Borsa G. M. A. e Don Bosco.
Somma precedente: L. 2000.
Antonia Toneguzzo (Columbia), 190 - M. C. (Borg. 3° versamento) 1000. Totale L. 3190.
Borsa Buon Samaritano per missionari alla cura dei lebbrosi. - Almerini Bartolomeo Luigi, 1oo.
Borsa Maria Ausiliatrice (20a).
D. Mariano Clerici, 5o - Coniugi Giovannini, 157,20 -- Carecchio Matilde, 1oo. - Caravario Rosa, 30. - N. N., 1000. Totale L. 1337,20.
Borsa S. Teresa del B. G. (10a).
Somma precedente: L. 350.
Sr. M. Bocciarelli, 30 - Foroni Carolina Boccafoglia, 30 N. N., 6o - Da Santulussurgiu, 621 - Famiglia Chieuruli, 1o. Totale L. 1091.
Borsa Teologo Federico Albert.
Somma precedente: L. 1500.
N. N. (Lanzo) 100. Totale L. 16oo.
Borsa S. Giuseppe (3a).
Somma precedente: L. 216o.
N. N., 10000 - P. F. G., 2oo - B. G. F., 1oo.
Totale L. 12.460.
Borsa Mamma Margherita.
Somma precedente: L. 3727,15.
Anna e Paola Bergese, in memoria della loro Madre, 1oo - Coniugi P. E. M., 5o - Bruno-Quaglia Metilde, 50 - Coniugi N. N., 1oo - Signora R. T. U., 5000.
locale L. 5027,15.
Borsa Beato Don Bosco (6a).
Michele Solito e famiglia, 30 - Vaudagna Carlo (S. Francisco) iooo - Mendoza Vittoria y Vera, 7 - A. A. C., 20 - Clementina Guidi, 15 - Coniugi Carlo e Domenica Breda, 86 - Coniugi Biasori Giuseppe e Antonia, 400 - N. N. (Torino), ioo - M. G. E., ottenuta grazia implorata, sciolgono la promessa fatta in un giorno di grande trepidazione al Beato Don Bosco, iooo - Coniugi Mensi implorando la sua benedizione, iooo - Andrea Binelli, 5oo - D. Att. Molinari, 40 - Comm. Pasquale Ventilj, 100 - A mezzo ingegnere Brandis, 74,80 - N. N., 1o0 - Anna Rebuffo, 5o - N. N., 65 - C. R., zooo - N. N., 500 - Rev. sig. Parroco di Malnate, 40 - A mezzo ingegnere Brandis, 53 più 150, più 64 - L. P. (Oakland), ioo - Coniugi Luigi e Albina Martoni, zooo - Maria Allara, 25 - Caravario Posa, 5o.
Totale L. 9562,8o.
Borsa D. P. Ricaldone (2a).
Somma precedente: L. 98o.
Ing. Angelo Provera, 2000 - Avv. Francesco Provera, 5oo - Cesarina Massa e Avv. Pierino Massa, 5oo - Prof. Gerolamo Ricaldone, 250 - Avv Giovanni Massa, 100 -- Provera Maring Luigia, 200 - Prof. Pietro Sisto, 1oo - Dottor De Abate Candido, 5o - Avv. Frascarolo Giovanni, 50 - Rag. Ugo Rogna e famiglia, 5o - Piccino e Luisa Provera, 400 - Nano Giuseppe (Roma), 5o - Piacentini Giacomo fu Paolo, 5o - Avv. Gatti Vittorio, 50 - Rogna Palrnira, 15 - Rogna Ferdinanda, 15 - Ricaldone Remo, 16 - Ricaldone Francesca n. Porta, so - Ricaldone Angiolina, io - Ricaldone Albina, lo - Ricaldone Adelina, io - Scarrione G. e famiglia, 25 - Ricaldone Fedele, 25 - Falaguerra Pietro fu Carlo, 5 - Gioanola Angelo, 5o - Gasco Domenica, 5 - Dott. Eligio Pasino, 100 -- Pie persone, Si.
Totale, L. 5677.
Borsa S. Margherita da Cortona.
Somma precedente: L. 3647,95.
A mezzo Sig. Valerio Angelo: Bonaccordi Maria, 5 -Melata Anna, 50 - Penteriani Giuseppe, io - Sansoni Bettina, so - Viterbini, 15 - N. N., 4 - Penteriani Emma, 5 - N. N., 5. Totale L. 3751,05.
Borsa S. Lino.
Somma precedente: L. 50.
Dalla Diocesi di Volterra in onore del Vescovo Salesiano Mons. Dante Munerati, 1500 - D. Pedussia, 44.
Totale L. 1594.
Borsa D. Piscetta.
Somma precedente: L. 4787.
Cav. Leandro Francesco, 1oo - M. Canevaro Pozzo, 25 - Valentino Bolzan, 100 - Teol. Cesario Borla, 25 - Celestina Dominici, 5o - N. Sara, 100- Carlo Demichelis, 130 - D. Reyneri, 500. Totale, L. 5717.
Borsa D. Rua.
Somma precedente: L. 5182.
Raccolte dal Sig. Verzocchi, presso varie persone (blocco 52), 6o - Rarrolte dal Sig. Batt. Balestra (blocco 015508), 35,10 - Raccolte dal Sig. G. A. Scaglia, 5 - Raccolte dalla Sig. Giovanna Ravera, 5o - Raccolte dalla Sig. Giuseppina Schiapparelli, 34 - Raccolte dalla Sig. Maria Manzoni, teste defunta, 200,25 - Raccolte dal Sig. E. P. (blocco 40082), 45 - Raccolte dal Sig. Bartolomeo Villa, 84 - Can. Ambrogio Ferrajoli, 8o - Pavesio Giuseppe, 30 - Grattarola D. Giuseppe (Quillota), 1o6 - Raccolte dalle sorelle Giardino, iso - Incardona Pasqualino, 200. Totale, L. 6261,35.
B. S. Cirillo e Metodio.
Dei Cooperatori della Jugoslavia, 420.
Borsa Vercelli.
Can. Orsenigo Riccardo, 1425.
Borsa Domenico Albarello.
Da Campinas (Teofilo De Mello), 1418.
Il 23 ottobre S. A. R. il Principe Ereditario UMBERTO DI SAVOIA, col consenso dei suoi Augusti Genitori, il Re Vittorio Emanuele III e la Regina Elena, si fidanzava con S. A. R. la Principessa MARIA JOSE figlia del Re del Belgio. Un ignobile attentato veniva perpetrato a Bruxelles contro la sua Persona, il 24, mentr'Egli si recava a rendere omaggio alla tomba del Milite Ignoto: ma ne scampò illeso colla protezione di Dio. L'attentato, che ha prodotto la più viva indignazione in Italia e nel mondo, ha accresciuto l'affetto pel giovane Principe, orgoglio e speranza della Nazione: e indimenticabili riuscirono le dimostrazioni di esultanza e di fedeltà che Gli tributarono Milano, Pisa e Torino. Un particolare va ricordato: il 22 ottobre, alle 7 del mattino, poche ore prima di partire per Bruxelles, il Principe si era recato alla Consolata, dove assistette piamente la S. Messa; allo stesso Santuario ritornò, appena terminato il grandioso ricevimento tributatogli da Torino, per ringraziare la Madonna e assistere alla Benedizione Eucaristica.
Voglia Iddio allietare colle più elette benedizioni il prossimo sposalizio e coronare le speranze della Patria nostra.
Borsa D. G. Scaparone.
Provento recita, 2oo - Giuseppe Culot, Ioo - Piccole offerte, 375 - Offerte anonime, 200 - Marini ing. Carlo, so - Dott. Giuseppe Cicuta, So - Rev. Don Pividor, z5 - Anna Falconer, 10o - Luigi Marega, 20 - Rag. Bonettig Adolfo, so - N. N. (Gorizia), 5o - Notaio Lidio Valdini, r0o - Signorina Doliak, 20 - Sartori Carlo, 1 so - Can. Donato Depicolzuane, 100 --- Buzzolan Giovanni, Proc. Reg., 27.50 - Dottor Tomasin Giuseppe, 300 - I3utus Giuseppe, 20 - Dottor Fiorentin Salvatore, 1055 - Prof. Romano, 5o
Don Francesco Spessot, 50 - Avinu D. Sisto, 20 - Don Igino Valdemarin, 200 - Don Velcich, 25 - N. N. (Gorizia), Ioo - Capitano Michele Gaizzi, io - Prof. Giuseppe Bettiol, 25 - Simonetti Santo, 5 - Nalgi Giuseppe, direttore didatt., lo - Ditta Antonio Orzan, z5 - Carlo Crocetti, io - Fedon Aristide, 5 - Rag. Mario Fabbro, 5 - Dei Marco Luciano, io - Delneri Peppina, 5o - lVlalaroda Giuseppe, 50. Totale L. 2632,50.
Borsa Pio X.
Somma precedente: L. 1645.
Anna e Paola Bergese, in memoria del loro padre, Ioo. Totale L. 1745.
Borsa Domenico Savio.
Somma precedente: 2263,70.
Caravario Rosa, 20. Totale L. 2283,70.
Borsa Principessa Clotilde.
Somma precedente: L. so.
A. T., 8ooo. Totale L. 8050.
MARTIRI GIAPPONESI- L. 4804.
DON Bosco EDUCATORE: L. 11.942. DoN RINALDI (3^): L. 7634,85. ANIME DEL PURGATORIO: L. 3139,30S. FRANCESCO DI SALES: L.. 700. GIUBILEO E RICONCILIAZIONE: L. 450. MARTIRI DEL MESSICO: L. 86,So. CAV. GARBELLONF: L. 10.075. S. FAMIGLIA: L. ioo. PICCOLI AMICI DI D. Bosco: 6oo. Pio XI (21): L. 35. REGINA DEL SOGNO: L. 1ooo. BORSA DEL SALENTO: L. 595.
BORSA MADONNA Di LORETO: L. 935,50. BORSA Mons. GIUSEPPE NOGARA: L. 511,40. BORSA PIER GIORGIO FRASSATI: L. 842. BORSA CORTEMILIA: L. 698o. BORSA D. FRANCESCA: L. 9572. BORSA BEATO ODORICO: L. 1100. BORSA DECURIONI S. D'ITALIA: L. 1335 PENNA RICCI - PERUGIA: L. 5395. BORSA STEFANIA MORGATTI: L. 1020. BORSA BUON PASTORE: L. 550. BORSA DELLA CONCILIAZIONE: L. 200. BORSA D. ALBERA (3a): L. 120. BORSA DIVINA PROVVIDENZA: L. 70. BORSA D. V. CIMATTI: L. 121. BORSA D. ANDREA BELTRAMI: L. 100. BORSA S. ANTONIO DA PADOVA: L. 50o. BORSA S. FILOMENA: L. 300. BORSA Avv. STEFANO SCALA: L. 100. BORSA D. FEDELE GIRAUDI: L. 100. BORSA S. FRANCESCO SAVERIO: L. 500.
BORSA S. CUORE DI GESU' CONFIDO IN VOI: L. 1100. BORSA MONS. LASAGNA: L. 6469,70. BORSA DON GUIDAZIO: L. 130. BORSA D. BOSCO FANCIULLO: L. 1oo. BORSA D. STEFANO BOURLOT: L. 4000. BORSA BENEDETTO XV: L. 200. BORSA GENOVESE: L. 2oo. BORSA D. M. NASSÒ: L. 1oo. BORSA S. PIETRO: L. 1330. BORSA CARD. MASSAIA: L. 500. BORSA M. MARINA COPPA: L. 6572. BORSA C. FORTUNA: L. 1000. BORSA MONS. COPPO: L. 1754. BORSA S. COLOMBANO: L. 1000. BORSA S. CUORE DI M.: L. 100. BORSA EUCARISTICA IN PERPETUO: L. 100. BoRsA D. CALCAGNO: L. 1000.
Chi non desidera la felicità? È l'aspirazione di ogni cuore.
Noi l'auguriamo piena, durevole, eterna ai nostri ottimi Cooperatori, agli amici tutti delle Opere Salesiane.
Che cos'è la « felicità » tanto agognata e ricercata in mille modi, con mezzi e vie tanto differenti e, non poche volte, contrastantisi, opposte? S. Agostino (nella Città di Dio) scrive che Terenzio Varrone aveva raccolto ben 288 definizioni diverse della felicità. Non è a stupire se alcuni la cercano negli onori che sfumano, ed altri nelle ricchezze che forzatamente si debbono lasciare, o nei piaceri che avviliscono e infangano l'anima.
Ai nostri amici e a quanti s'interessano delle Opere Salesiane, e lavorano a favore della nostra « Crociata Missionaria » noi desideriamo anzitutto la felicità perfetta, quella cioè che godremo in cielo eternamente, con Dio, in quello stato reso perfetto - al dire di Boezio - dall'insieme di tutti i beni. Ma oltre a questa noi invochiamo da Dio per tutti i cari nostri Cooperatori ed amici anche quella imperfetta, che viene dato di godere quaggiù agli uomini. Felicità che deriva, al dire di S. Agostino, dalla tranquillità della coscienza e della quale nulla havvi di più giocondo, e che lo Spirito Santo paragona a un non interrotto convivio.
Felicità, che S. Tommaso vuole ci procuriamo unendoci intimamente e stabilmente a Dio colla preghiera sopratutto e colla S. Comunione. Felicità che si prova e si gode riversando sul prossimo i tesori di carità e di opere buone.
Provatela !
Chi di voi non ha goduto cotesti istanti di paradiso? Non furono forse le ore più gioconde della vita nostra, quelle consacrate a vantaggio del prossimo, pur compiendo sacrifizi non lievi?
Quante volte ce lo avete scritto e ripetuto, o carissimi amici! E noi e i nostri orfanelli e i missionari nostri, godendo della vostra carità, abbiamo partecipato della vostra gioia, pregando Dio di renderla sempre più completa e duratura.
È la carità che rende felici i giorni della prova e del pellegrinaggio: solo essa strin gendoci a Dio e ai nostri fratelli dissipa le fitte tenebre dell'ora presente e versa balsamo sulle ferite del cammino, e dà ancora l'accrescimento della vita Cristiana che, liberandoci dalla morte del peccato, ci assicura la vita eterna.
Così pensarono, vissero e allietarono la loro esistenza le anime giuste e quelle che, oggi ancora, associandosi all'apostolato del bene nelle più svariate forme per la salvezza del prossimo, si stringono sotto il labaro del Beato Don Bosco e contribuiscono coi suoi Figli all'esito della crociata missionaria.
Palpiti di felicità.
Non altrimenti sapremmo definire gli atti generosi di quelle anime che procurando suffragio ai defunti, o salvezza ai poveri pagani, o conforto ai miseri lebbrosi coll'istituzione di Borse Missionarie sentirono inondato di gioia santa il loro cuore, e quasi godettero un raggio di quella virtù che emana dal Cuore di Dio.
Un fervente Cooperatore inviandoci una Borsa in onore del Beato Don Bosco scriveva:
« Il mio nome deve restare assolutamente sconosciuto. Sarei lieto però se la borsa andasse a favore dei poveri lebbrosi, sperando con ciò di vedermi liberato e preservato dalla lebbra del peccato. Oggi, Primo Venerdì del mese, sacro al Cuore di Gesù Benedetto, prego il B. Don Bosco di voler offrire Lui al Divin Cuore, unitamente alla Vergine SS. Ausiliatrice, questa mia offerta in segno di vero amore e in riparazione di tante colpe mie ed a conforto delle pene infinite di quel Cuore divino lacerato e trafitto per noi miseri e ingrati. Che si estenda il Regno del suo Amore sulle anime e sia dato a me e a tutti i miei luce, fede, perdono, carità ed eterna salvezza nel Signore, ai vivi e ai defunti, nonchè benedizione sulle povere nostre opere e attività ».
Ecco la vera via per procurare a noi e agli altri quella felicità che deriva dalla purezza della vita e dall'operare il bene.
Un'altra generosa persona intitola pure al nostro Fondatore una Borsa e scrive queste bellissime parole: «Unico mio scopo è d'impetrare da Dio, per intercessione del Beato, i favori celesti e le grazie che desidero, cioè la salute corporale in questa vita e la perseveranza finale onde avere nell'altra la gloria eterna ».
È ancora una mamma, che, sollecita della vera felicità dei suoi figli, istituisce una borsa intitolandola ai « Fratelli Vincenzo Ga briele e Salvatore Albano ». Alla mamma generosa e ai figli fortunati i migliori auguri di molti anni felici, coll'assicurazione delle preghiere di tutta la famiglia salesiana.
Due ottime sorelle, che vogliono restare nascoste, intitolano a Maria Ausiliatrice una borsa e noi preghiamo la celeste nostra protettrice di far scendere sulle generose oblatrici tesori di felicità.
Un figlio missionario.
Anche questa grande, sublime felicità è l'aspirazione di tante mamme che sentono profondamente tutta la bellezza della nostra santa religione e del sacerdozio.
Il 2o ottobre celebravasi la giornata missionaria. Mi trovavo a Como. Gruppi di signorine alla porta delle chiese chiedevano l'obolo per le missioni. Sento ancora nell'animo tutta la commozione provata alla vista di una scena tenerissima e sublime nella sua semplicità. Una signora anziana che doveva essere la nonna e un'altra che era la mamma conducevano per mano un bambino dai 4 ai 5 anni. Invitate dalle signorine a dare l'obolo per le missioni, estrassero una moneta e la posero nelle mani del piccino perchè la versasse nella borsa, dicendogli: - Metti l'elemosina e chiedi al Signore la grazia che ti faccia missionario. - Madre e nonna si fissarono negli occhi umidi di pianto e si dissero vicendevolmente: - Se il Signore ci facesse questa grazia, come saremmo felici! E, accarezzarono il piccino che ritornava giubilante per l'onore che gli era stato fatto di offrire l'obolo per le missioni.
Ah! se le madri capissero tutte la grandezza e la soavità di questa gioia!
Missionari, siate santamente orgogliosi delle vostre madri e moltiplicate le preghiere e le opere vostre perche scendano copiose su esse le benedizioni celesti!
Fiori d'arancio.
Gentile il pensiero di una benemerita Cooperatrice: ella propone una Borsa da intitolarsi a S. A. R. la Principessa Maria José del Belgio e al Principe Umberto di Savoia per implorare sugli Augusti sposi tesori di benedizioni. Siamo certi che la nobilissima iniziativa troverà unanimi i cuori di tutti gli Italiani.
I Figli del Beato D. Bosco, i loro Cooperatori ed ex allievi che corsero commossi a intonare ai piedi di Maria Ausiliatrice l'inno del ringraziamento per lo scampato pericolo del nostro amatissimo Principe, inalzeranno nuove fervorose preghiere per gli augusti sposi ai quali augurano che le benedizioni di Dio infiorino di felicità tutti i giorni della loro esistenza.
DIFFIDA.
Ci è stato riferito che nelle vacanze autunnali alcuni individui, spacciandosi per Salesiani, si presentarono a Rev.mi Parroci e Cooperatori a domandare ospitalità.
Mettiamo tutti sull'avviso di non accogliere e di non dar nulla a chiunque si presentasse ancora e non fosse munito di documenti di presentazione rilasciati dal nostro Superiore, il quale - di regola - non autorizza nessuno dei suoi dipendenti a trascorrere le vacanze presso persone estranee.
Si fa viva raccomandazione ai Rev.mi Direttori Diocesani e Decurioni e ai Benemeriti Zelatori e Zelatrici della nostra Pia Unione, che provvedano a tempo alla organizzazione dell'annuale Conferenza di S. Francesco di Sales, che suol tenersi alla fine di gennaio o al principio di febbraio.
In mancanza d'altri, potranno prendere questa iniziativa, col beneplacito del Parroco locale, anche semplici Cooperatrici o Cooperatori, oppure Ex-allievi.
Le offerte che si riceveranno, s'inviino al Rev.mo Sig. D. Rinaldi, e serviranno per le Opere Salesiane più bisognevoli d'aiuto.
S. Francesco di Sales e il B. Don Bosco ricompensino largamente quanti coopereranno a organizzare questa annuale Conferenza che suol sempre riuscire molto edificante, sia per i Cooperatori Salesiani che per gli altri fedeli che vi vogliono assistere; tanto più ora che si può parlare con più slancio di divozione del Fondatore Don Bosco dopo la sua Beatificazione.
Abbiamo dato, a varie riprese, resoconti abbastanza particolareggiati ai nostri lettori intorno alla scoperta del glorioso sepolcro di S. Stefano Protomartire, fatta dai nostri confratelli della casa di Beitgemal. L'argomento, che lumeggia una delle epoche più remote e interessanti della storia ecclesiastica e che tocca così da vicino la pietà di tutti i cristiani, riveste ora un carattere più che mai di attualità dal momento che il S. Padre, si è degnato di accettare, quale omaggio giubilare, la dedica a Lui fatta del « Martyrium », che risorge sulla tomba di S. Stefano (1) e dovrà essere inaugurato il 19 dicembre.
Sono note le conclusioni di uno dei più, spassionati e intelligenti cultori di Palestinologia, il P. Maurizio Gisler, O. S. B., direttore del museo gerosolimitano della « Dormitio ». Il dotto Benedettino, in uno studio sintetico, comparso nel nostro Bollettino del mese di luglio 1924, concludeva in modo perentorio:
« E ben pochi sono pure quelli (Santuari della Palestina) che offrano tanti argomenti in favore, come il «Martyrium» di Beitgemal» (2).
Ciò però che non sembra ugualmente noto è il prezioso documento su cui posa gran parte delle prove della suddetta scoperta, vogliamo dire la LETTERA DI LUCIANO, curato di Cafargamala, con la quale annunziava, in forma enciclica e solenne, a tutto il mondo cristiano il faustissimo rinvenimento delle Reliquie del primo Martire, rimaste nascoste in un sepolcro abbandonato e cadente in rovina, insieme con quelle del Principe Nicodemo, del dottor Gamaliele e suo figlio Abibone, per uno spazio di circa quattro secoli.
Non si può metter in dubbio l'autenticità di un documento così universalmente conosciuto e così minutamente circonstanziato. Esso appartiene al dominio della storia. Lo ammette senza difficoltà la stessa critica protestante.
Scritta in greco da Luciano, fu subito tradotta in latino da Avito, amico del celebre Orosio, e in seguito in altre lingue.
Il Rohbacher assicura che nella più parte degli storici e dei sermoni dei principali Padri di quel secolo si f a menzione dei fatti narrati da Luciano (1).
Si tratta in sostanza di uno di quegli avvenimenti pubblici, clamorosi, che si verificano alla piena luce del giorno, alla presenza di molti e insospettati testimoni, del quale sarebbe affatto irragionevole il menomo dubbio.
Ecco come S. Agostino, contemporaneo di Luciano, ne parla in uno de' suoi molti sermoni composti e detti in onore del Protomartire. « Il suo corpo (di S. Stefano) d'allora era rimasto nascosto; apparve poco fa come sogliono apparire i corpi santi, per rivelazione divina, quando piacque al Creatore. Così alcuni anni or sono, mentre io, ancor giovane, dimoravo a Milano, furono trovati i corpi dei Santi Gervasio e Protasio. Voi non ignorate che Gervasio e Protasio hanno patito molto più tardi del beatissimo Stefano. Perchè dunque quelli furono rivelati prima e questo dopo? Nessuno disputi: la volontà di Dio richiede fede, non disquisizioni. Basta sapere che fu rivelato il vero a colui che mostrò le cose trovate. Infatti il luogo fu fatto conoscere giusta le precedenti indicazioni, e, come fu rivelato, così fu trovato. Molti per la volontà di Dio ebbero delle reliquie, alcune delle quali arrivarono anche a noi » (2).
E tanto più notevole è il caso di questa rivelazione in quanto che non uno, ma due sono i rivelatori, perfettamente identici nel loro racconto, Luciano cioè, e un certo monaco di nome Migezio.
D'altra parte la Lettera di Luciano non poteva essere un ausilio più provvidenziale nelle nostre ricerche archeologiche. Infatti le indicazioni, tramandateci con così scrupolosa precisione in quello scritto, costituirono una norma sicura e una guida infallibile ai fortunati scopritori del sepolcro Stefaniano.
Orbene, le molteplici e minute circostanze di Luciano rispondono esse alle particolarità degli scavi operati nel territorio salesiano di Beitgemal?
In tal caso siamo certi di trovarci alla presenza del glorioso sepolcro di S. Stefano, un'altra volta, dopo un secondo e più lungo periodo di oblio e di abbandono (tredici secoli!) tornato provvidenzialmente alla luce.
I nostri lettori comprendono tutta l'importanza storica e religiosa che risorga uno dei più antichi e più venerati monumenti della prima cristianità. Nondimeno, affinchè essi medesimi se ne facciano un'idea più ampia e più concreta, abbiamo creduto opportuno riprodurre interamente la Lettera di Luciano, segnando in corsivo quanto ci riguarda più da vicino.
(1) Boll. Sales. Agosto 1929, pag. 239-240.
(2) Boll. Sales. Luglio 1924, pag 172-74.
(1) ROHBACHER, Libro 38, pag. 406.
(2) MIGNE. Sermo V, T. 38, pag. 1438.
Luciano, per la misericordia di Dio, povero ed ultimo fra gli uomini, prete della Chiesa di Dio nel villaggio di Cafargàmala, territorio di Gerusalemme, alla Santa Chiesa di tutti i santi in Gesù Cristo nel mondo intero, salute nel nostro Signore.
I. Ho stimato necessario far noto al vostro ancore in Gesù Cristo la triplice visione avuta da parte di Dio, riguardo la rivelazione delle reliquie del beato e glorioso protomartire Stefano, primo diacono di Cristo, di quelle di Nicodemo, del quale si parla nel Vangelo, e di Gamaliele, rammentato negli Alti degli Apostoli
Io l'ho fatto ad istanza, o meglio per ordine di un santo, d'un servo di Dio, il nostro padre, prete Avito.
Obbedisco come figlio al proprio padre, come ho detto, per rispondere alle di lui domande conformi a sicura fede, con tutta verità e semplicità, tale e quale la conosco, senza esitare e senza nulla cambiare.
II. Il giorno dunque della Parasceve, cioè il venerdì 3 Dicembre, sotto il decimo consolato di Onorio e il sesto di Teodosio, Augusti (2), m'ero addormentato, al cader della notte, sul mio letto, nel santo luogo del battistero, dove ero uso riposare per custodire gli oggetti adibiti al ministero.
Alla terza ora di notte, che è il primo quarto di guardia delle veglie, caddi in una specie di estasi, o dormiveglia, e vidi un vegliardo di alta statura, anziano, pieno di dignità, dai capelli bianchi, dalla barba lunga, rivestito d'una stola bianca, ornata di piccole gemme d'oro, segnate da una croce. Teneva in mano un pastorale d'oro. Egli mi si avvicinò, e postosi alla mia destra, mi toccò col pastorale d'oro: poi chiamandomi per nome tre volte: - Luciano, Luciano, Luciano - mi disse in greco: - rècati alla città di Elia, vale a dire Gerusalemme, e dirai al sant'uomo Giovanni, che n'è il vescovo, queste parole: « E fino a quando saremo tenuti rinchiusi e non verrai ad aprirci? Tanto più che durante il tuo ministero sacerdotale noi dobbiamo essere fatti conoscere. Aprici presto la tomba, dove le nostre reliquie giacciono neglette, affinchè per mezzo del nostro Dio, il suo Cristo e lo Spirito Santo aprano la porta della loro clemenza sul mondo, che si trova in pericolo a causa delle sue molte e quotidiane colpe. D'altronde non penso tanto a me stesso quanto a coloro che furono posti meco, uomini santi e degni di ogni onore. -
III. Io gli risposi in questi termini: - Chi sei tu dunque, o signore, e chi sono coloro che sono con te?
Ecco la sua risposta: - Io sono Gamaliele, che ho allevato Paolo, l'Apostolo di Cristo, a cui ho insegnato la legge a Gerusalemme. Colui che è posto vicino a me, nella tomba, dalla parte dell'oriente, è il signore Stefano, che i Principi dei sacerdoti ed i Giudei hanno lapidato a Gerusalemme, per la fede di Cristo, fuori della porta, che è dalla parte del nord (1), sulla via di Cedar, dove restò un giorno e una notte steso per terra, senza sepoltura, perchè diventasse, secondo l'empio ordine dei Principi dei sacerdoti, preda delle bestie selvagge. Ma per volere di Dio nessuna lo toccò, nè belva, nè uccello, nè cane.
Ed io Gamaliele, pieno di compassione per la sorte del ministro di Cristo e sollecito di ricevere il guiderdone e aver parte con quel sant'uomo nella Fede, ho inviato durante la notte tutti gli uomini religiosi (2) che conoscevo credenti in Gesù Cristo, residenti in Gerusalemme, fra i Giudei, e feci loro le più calde raccomandazioni. Diedi tutto ciò ch'era necessario esortandoli a recarsi segretamente sul luogo del supplizio per togliere il corpo e portarlo sopra uno de' miei carri alla mia casa di campagna, chiamata Cafargamala, vale a dire, casa di campagna di Gamaliele, a venti miglia dalla città.
Colà gli feci dei funerali, che durarono quaranta giorni e lo feci deporre nel monumento che avevo fatto fare per me nell'urna orientale e diedi a tutta quella gente quanto era necessario per sopperire a tutte le spese dei funerali. Nell'altra urna fu posto il signor Nicodemo, quello stesso, che andò a trovare Gesù di notte e intese dalla bocca di lui queste parole: « Chi non rinasce nell'acqua e nello Spirito Santo non entrerà nel regno dei cieli», e che fu battezzato dai discepoli di Gesù Cristo dopo il colloquio che ebbe con lui. Quando i Giudei vennero a saperlo, anematizzatolo, lo privarono del suo titolo di principe e lo cacciarono dalla città. Sono io Gamaliele che l'accolsi nella mia proprietà come una vittima della persecuzione per il Cristo. L'ho provveduto di tetto e di vitto sino al termine de' suoi giorni: e alla sua morte l'ho fatto sotterrare con onore accanto al signore Stefano. Avevo un figlio amatissimo, chiamato Abibone (Abibas): egli era stato battezzato con me dalla mano dei discepoli del Signore; morì all'età di venti anni, prima di me e fu deposto nell'urna più alta, ove fui collocato io stesso dopo morte. Quanto a mia moglie Ethna e al mio figlio maggiore Selemias, non avendo voluto esser discepoli di Cristo, furono sotterrati a Cafarsemelia, casa di campagna di mia moglie.
Ed io, povero prete Luciano, feci la seguente domanda a Gamaliele: -- In che posto dobbiamo cercarvi?
Gamaliele rispose: - Nel mezzo della borgata, cioè nel campo vicinissimo alla casa di campagna, chiamato Delagabri, cioè campo degli uomini di Dio. -
IV. In questo mentre mi sono svegliato e ho rivolto questa preghiera al Signore: -Signore Gesù, se questa visione proviene da voi e non è un'illusione, fate che si rinnovi una seconda volta, e una terza, quando vorrete e come a voi piacerà. - Mi sono quindi messo a digiunare e a non nutrirmi che di frutta secche fino al venerdì seguente.
Ed ecco che il signor Gamaliele m'apparve nella stessa guisa con lo stesso aspetto e l'abito medesimo con cui mi apparve la prima volta e mi disse: - Perchè hai trascurato di andare a dire ciò che avevo prescritto al santo vescovo Giovanni? -
Io risposi: - Non ho osato, signore, annunziare ciò che avevo visto subito dopo la prima visione, per timore di essere tenuto come un impostore. Ma ho pregato il Signore, che, s'era Lui che ti mandava da me, tu mi apparissi una seconda volta e una terza volta.
Gamaliele rispose: - Dammi retta, dammi retta, dammi retta - poi aggiunse ancora: - Siccome tu mi hai chiesto riguardo alle reliquie di ciascuno, e come e dove sono poste, porgimi tutta la tua attenzione e nota bene ciò che ti sarà indicato.
- Sì, signore - risposi.
Allora egli portò quattro canestri, dei quali tre di oro e uno di argento. I tre primi erano ripieni di rose: due di essi avevano rose bianche e il terzo rose color sangue, il quarto, ch'era d'argento, era pieno di zafferano che esalava un odore eccellente. Li pose davanti a me.
Io gli dissi : - Che vuol dire ciò, o signore? -
Mi rispose: - Sono le nostre reliquie. Il canestro delle rose rosse è il signor Stefano: è posto nella tomba a destra dalla parte d'Oriente entrando. Il secondo canestro è il signor Nicodemo posto sulla porta. L'unico canestro d'argento è il mio Abibone, nato dal seno della testimonianza, vale a dire molto versato nella legge: ha lasciato questo mondo con l'innocenza immacolata conservata fin da bambino.
Ecco perchè è rappresentato da un canestro d'argento di estrema purezza. Non senti tu lo squisito profumo di zafferano ch'esso racchiude? A unito con me nella stessa urna (canestro) nel luogo più alto, dove ambedue fummo collocati come due gemelli.
Avendo così parlato, disparve dai miei occhi.
V. Quando mi risvegliai, resi grazie a Dio onnipotente e ripresi il solito digiuno, aspettando la terza rivelazione.
Trascorsa la terza settimana, il medesimo giorno e la medesima ora, lo stesso personaggio mi apparve con aspetto minaccioso. e fremente e mi disse: - Perchè hai taciuto fino ad ora e non hai voluto andare a riferire al vescovo Giovanni ciò che ti fu detto e mostrato? Quale sarà la tua scusa davanti a Dio, e che perdono speri per tale disdegno nel dì del giudizio. Non vedi la siccità estrema che desola il mondo e le tribolazioni di cui è pieno? E tu non te ne curi? Non pensi che vi sono nel deserto molti uomini più santi e migliori di te, che noi abbiamo lasciati a parte, perchè è per mezzo tuo che vogliamo esser fatti noti al mondo? Perchè, se noi abbiamo voluto che tu lasciassi un altro villaggio per divenire pastore di questo, è appunto perchè noi fossimo manifestati da te. Lèvati su dunque e va a dire al vescovo di aprirci la porta e di fare un luogo di pre ghiera in questo posto, affinchè per nostra intercessione il Signore abbia pietà del suo popolo.
A tali parole risposi tutto tremando: - Non è stato per negligenza ch'io ho agito così, o signore : ma aspettavo che tu mi comparissi la terza volta. Ma ora senza attendere un sol giorno, eseguirò tutto ciò che voi mi avete comandato.
Poi, mentre se ne stava dinanzi con aspetto corrucciato, mi parve di avere un'altra estasi.
Ero a Gerusalemme in presenza di Giovanni, e gli raccontavo tutta la mia visione. Pareva ascoltarmi, quindi mi disse: - Se le cose stanno come voi dite, e se il Signore vi ha fatto cotesta rivelazione, nel secolo in cui siamo, bisogna che io vada a prendere in cotesta proprietà, il gran bue da lavoro, buono per il carro e per l'aratro, lasciandovi la proprietà con tutto il resto.
Gli risposi: - Signore, che mi importa la proprietà, se mi manca il bue per coltivarla?
Mi disse il vescovo: - Sia così, carissimo, perchè la nostra città va avanti con l'aiuto dei carri, e a noi manca quell'unico bove, capace di tirare il grandissimo carro, quel bove che tu mi dici essere nascosto nella tua possessione. È necessario che stia in una città anzichè in un piccolo podere. Non ti bastano forse gli altri due buoi minori a coltivare la tua terra?
VI. Avendo inteso ciò nell'estasi, cioè nel rapimento, mi svegliai sull'istante, benedissi il Signore e mi recai tosto in città dal vescovo Giovanni. Gli riferii tutta la visione, ma tacqui ciò che aveva relazione al bue e attesi quanto stava per rispondermi. Giacchè avevo ben capito che quel gran bue non era altro che S. Stefano e che i carri di cui si trattava, eran le chiese, mentre che il gran carro era la prima chiesa di Sion. Or siccome il santo vescovo poteva chiedermi le reliquie del beato Stefano, non volli perciò fargli cenno del bue.
A questo racconto il vescovo Giovanni proruppe in lacrime di gioia ed esclamò: - Benedetto sia il Signore Iddio, figlio del Dio vivente! Se Dio, caro amico, vi ha rivelato ciò che voi dite e avete inteso, debbo fare la traslazione delle reliquie del beato Stefano, primo martire e arcidiacono di Cristo, dal luogo dove si trovano a questa città. Ha combattuto per primo le battaglie del Signore contro i Giudei, e sulla terra ha veduto Gesù Cristo ritto in piedi nella sua maestà, mentre egli stesso sembrava un angelo davanti all'assemblea degli uomini.
E tutte queste cose come io ho scritte così si avverarono a puntino.
Il santo vescovo continuò: - Andate, fate degli scavi nel vostro campo e se troverete qualche cosa, mandatemelo a dire.
Allora io dissi: - Ho percorso il campo e ho veduto nel mezzo un mucchio di pietre di piccola dimensione dove io pensai che ci fossero.
Il vescovo insistette: - Vi ho già detto: - Andate, fate degli scavi e se trovate qualche cosa, restate a custodia del luogo, quindi mandatemi un diacono a cercarmi.
Avendo così parlato mi congedò. Quando arrivai al villaggio, mandai dei pubblici banditori ad avvertire gli abitanti del luogo ad alzarsi di buon'ora per scavare il tumulo.
VII. La medesima notte, il signor Gamaliele apparve ad un monaco chiamato Migezio, uomo semplice ed innocente, sotto le medesime sembianze con cui era apparso a me e gli disse: - Va' e di' al prete Luciano: - Tu perdi il tempo a scavare quel tumulo. Noi non ci siamo più, ma siamo stati riposti là, quando piangevano su noi alla maniera degli antichi, per cui elevarono in quel luogo un tumulo in testimonianza del cordoglio fatto per noi. Ma cerca in un altro posto, dalla parte del nord, nel luogo chiamato in siriaco Debatalia, e che noi possiamo dire : degli uomini forti. Spuntata l'alba, alzandomi per il canto degli inni, trovai quel monaco nell'atto già di predicare a tutti i fedeli.
Quando gl'inni furono terminati, io dissi: - Andiamo al tumulo e facciamo gli scavi?
Allora mi fu detto: - Informatevi prima di ciò che racconta il monaco Migezio.
Lo feci chiamare e gli domandai qual visione avesse avuta.
Mi disse tutte le particolarità che io avevo veduto del Signor Gamaliele, e mi raccontò come egli avesse veduto un campo situato al sud, dove si trovava un sepolcro abbandonato e cadente in rovina, nel quale aveva scorto tre letti d'oro, di cui uno più elevato degli altri, sul quale due riposavano insieme: l'uno vecchio e l'altro giovane. Negli altri due letti uno per ciascuno. Ora colui che riposava, sul letto più elevato, mi disse: - Andate a dire al prete Luciano che noi siamo stati i proprietari di questi fondi. Se volete trovare un giusto, un santo, egli è posto nella parte d'oriente.
Sentendo queste parole dalla bocca del monaco, glorificai il Signore d'aver trovato un secondo testimonio della rivelazione.
VIII. Ci dirigemmo dunque verso il tumulo, ma i nostri scavi furono senza alcun risultato.. Allora ci recammo alla tomba che nella stessa notte il nostro monaco aveva veduto in sogno, e dopo aver fatto degli scavi si trovarono tre urne, secondo ciò che m'era apparso sotto forma di canestri.
Trovammo pertanto una pietra che aveva scolpito in grossissime lettere: KEAYEA CELIEL, che vuol dire, Servo di Dio, e ARAAN, DARDAN, che s'interpreta Nicodemo e Gamaliele. Tale è la traduzione che ci diede il vescovo Giovanni, come l'ho appresa io stesso dalla sua bocca. Mi affrettai dunque di andare a darne avviso al vescovo che allora era a Lidda, cioè Diospoli, ove teneva un sinodo (1). Egli prese con sè altri due vescovi, Eustonio di Sebaste, ed Eleuterio di Gerico, e tutti e tre si recarono sul luogo. Quando aprirono l'urna di S. Stefano, la terra tremò, e si sparse una fragranza tanto soave che nessuno ricorda d'averne sentito l'uguale, o d'aver inteso che n'esista della somigliante; talmente che ci credevamo di trovarci nelle delizie del Paradiso. V'era con noi una moltitudine di gente di cui molti affetti da diverse malattie. Nell'istante in cui sentirono quel soave profumo settantatrè di essi ricuperarono la salute. Furono scacciati da alcuni i demoni che li possedevano; in altri si stagnò la perdita di sangue, ed altri guariti di scrofole, foruncoli, fistole, febbre, terzane e quartane. Gli uni furono liberati dalla febbre, gli altri dall'itterizia, qui una cefalgia che disparve e là una emicrania. Molti si videro liberati da interni dolori di visceri; infine si operarono molte altre guarigioni che sarebbe troppo lungo narrare minutamente.
Dopo di aver baciato le Sante Reliquie, le rinchiusero e trasportarono quelle di S. Stefano, cantando salmi ed inni, alla santa chiesa di Sion, dov'era stato consacrato diacono. A noi furono lasciate delle piccole parti delle membra del Santo, ed altre grandissime reliquie, voglio dire la terra e la polvere del luogo, dove tutta la carne del suo corpo s'era consumata; e si trasportò il resto.
IX. Invio adunque alcune di queste reliquie a Vostra Beatitudine (1). Quando le riceverete, pregate per la mia povera persona, affinchè io sia trovato degno agli occhi del Signore, allorchè comparirò dinanzi a lui, con l'aiuto dei meriti del beato martire S. Stefano e delle vostre preghiere.
La traslazione di queste reliquie si è fatta il 26 dicembre (2).
In quest'epoca regnava già da lungo tempo una siccità desolante: ma nel momento stesso della traslazione cadde una pioggia così abbondante che inzuppò la terra (3).
Tutti glorificavano il Signore a motivo del Santo martire Stefano, e per il tesoro celeste di grazia e misericordia che nostro Signore Gesù Cristo si degnava elargire al mondo in pericolo, Egli che vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.
(1) MIGNE, P. L. (2) a. 415
(1) Questo inciso del nord sembra un'aggiunta del copista, perchè non si trova nel testo latino B., non in quello greco, non nell'antico breviario portoghese, ecc., ecc.
(2) Pio I a Giusto, vescovo di Vienna (a. 166) « Cura, dice, i corpi dei Martiri... come gli Apostoli curarono Stefano ». Così Niceta, S Gerolamo... V. CORNEL. A LAPIDE, Cap. VIII, p. 191.
(1) Contro Pelagio,
(1) Probabilmente è questa la versione latina fatta dall'originale greco da Avito, e portata al vescovo Palcomio di Braga dal celebre Orosio.
(2) Nell'antico Breviario di Braga sta scritto: Siccome la festa del Martirio è più degna, così venne trasportata a un altro giorno la festa dell'Invenzione (cioè al 3 di Agosto).
(3) In Palestina le piogge cominciano in novembre o dicembre, e finiscono definitivamente verso Aprile. Nel resto dell'anno non piove mai. È un vero disastro per le campagne se verso Natale non è ancor piovuto.
I Cooperatori Salesiani, i quali, confessati e comunicati, divotamente visiteranno qualche chiesa o pubblica cappella, o se viventi in comunità la propria cappella privata, e quivi pregheranno secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, possono lucrare l'indulgenza plenaria (come dal Decreto della Sacra Congregazione delle Indulgenze 2 Ottobre 19o4).
L'INDULGENZA PLENARIA Ogni mese:
1) in un giorno scelto ad arbitrio di ciascuno;
2) nel giorno in cui faranno l'esercizio della Buona Morte; 3) nel giorno in cui si radunino in conferenza.
NELLE FESTIVITÀ
Gennaio:
2 SS. Nome di Gesù.
6 Epifania.
13 S. Famiglia.
13 Cattedra di S. Pietro in Roma. 23 Sposalizio di M. V. 25 Conversione di S. Paolo. 29 S. Francesco di Sales.
Febbraio:
2 Purificazione di M. V.
22 Cattedra di S. Pietro in Antiochia.
RICORDARE:
che ogni giorno, con la sola condizione d'essere in grazia di Dio, i Cooperatori Salesiani, che durante il loro lavoro o in mezzo alle loro occupazioni uniranno il loro cuore a Dio per prezzo d'una breve e pia invocazione, possono acquistare:
1) Per una invocazione qualunque a loro scelta, un'indulgenza plenaria:
2) Per tutte le altre, 400 giorni d'indulgenza, ogni volta.
NB. - I Cooperatori, impediti per malattia di portarsi alla chiesa, possono acquistare le indulgenze sopra dette, recitando in casa cinque Pater, Ave e Gloria.
Il mese di ottobre segna una ripresa meravigliosa di omaggi al Beato Don Bosco. Nel riferirne la cronaca ci troviamo assai imbarazzati per l'abbondanza di consolanti relazioni che ci giungono da tante parti del mondo, dove il nostro caro Padre venne esaltato con un fervore di tripudio che ben rivela quanto grande sia la fama del suo nome, delle sue virtù, delle sue opere, e quanta divota venerazione il mondo nutra pel novello Beato. Con rammarico siamo costretti a compendiare in poche linee la cronaca di manifestazioni che, pel loro svolgimento e per la loro importanza, meriterebbero relazione più ampia e particolareggiata.
A Como.
Le feste, svoltesi a Como il 18, 19, 20 ottobre nel santuario del S. Cuore di Gesù e promosse dagli ottimi Servi della Carità di Don Guanella, riuscirono solennissime. S. E. Monsignor Adolfo Luigi Pagani con affettuosa lettera indirizzata al Clero e ai fedeli della diocesi, ne predispose gli animi, e all'invito, che egli rivolse, rispose con entusiasmo la folla di devoti che nel triduo solenne gremì il santuario. Oltre a Monsignor Vescovo di Como, presero parte ai festeggiamenti Mons. Alessandro Fontana, vescovo di Ferentino, Mons. Aurelio Bacciarini, Amministratore Apostolico di Lugano, e S. Em. il Card. Schuster, arcivescovo di Milano; e si alternarono nel tessere mattino e sera le lodi del Beato e nei solenni pontificali. E la parola degli Eccellentissimi Prelati e dell'Em.mo Cardinale, ascoltata con vivissima attenzione dai fedeli, rievocò nel modo più attraente le benemerenze di Don Bosco. Tanta solennità di commemorazione valga, come ben desiderava l'Ecc.mo Vescovo di Como, ad ottenere le benedizioni divine su gli Istituti Regi, Comunali e Privati dove si attende all'istruzione e alla educazione dei giovani.
Il nostro venerato Rettor Maggiore delegò, come suo rappresentante ai festeggiamenti di Como, il Sig. D. Ricaldone, il quale fu ben lieto di assistere a così imponente manifestazione e a nome della Famiglia Salesiana e dei Cooperatori Salesiani (rappresentati pur essi dal Rev.mo Direttore Diocesano) ringraziò affettuosamente i Servi della Carità di Don Luigi Guanella che vollero con fraterno pensiero promuovere le solenni onoranze al Beato e testimoniare la riconoscenza loro per l'affetto vivissimo che unì Don Bosco al loro fondatore in un vincolo magnifico di carità e di apostolato per le anime. Ed espresse pure la gratitudine per gli Ecc.mi Vescovi e per S. Em. il Card. Schuster che tanto avevano contribuito alla solennità di quei giorni colla loro partecipazione entusiasticamente attiva.
La sede dei festeggiamenti ispirò agli illustri oratori frequenti accenni alla santa memoria di Don Luigi Guanella che fu carissimo amico del Beato e da lui attinse esperienza e consiglio per le sublimi opere di carità che poi fondò in Como e in varie altre regioni d'Italia. Noi pure cogliamo volentieri l'occasione per dire una parola sulle relazioni che corsero tra il Beato e Don Guanella, relazioni che molto opportunamente già furono rievocate nello splendido numero unico stampato dai Servi della Carità per le feste di Como.
Don Bosco e Don Luigi Guanella.
Queste due anime sante per la loro carità e per la loro vocazione divennero entrambi meritevoli del titolo di Padri degli orfani e Fondatori di famiglie religiose.
Si sa che fra i santi di una stessa epoca vi son sempre dei punti di contatto, delle rassomiglianze: ci furono anche tra il Beato D. Bosco e Don Luigi Guanella.
Il Guanella ammetteva di aver imparato assai alla scuola di D. Bosco e al suo esempio si richiamava assai sovente per imprimere maggior efficacia ai suoi insegnamenti.
Mons. Carlo Salotti, nel suo recente volume intorno al beato Giovanni Bosco, così ha riassunto felicemente i rapporti che con lui ebbe don Guanella : « Un altro apostolo, che fece le sue prime armi a fianco di don Bosco, fu don Luigi Guanella, l'eroe generoso, che nel suo grande cuore di padre seppe raccogliere le sventure più reiette ed i più miserevoli rifiuti della società. Quando don Guanella era tormentato da ansie e da agitazioni profonde, trovò nel nostro Beato, l'amico e la guida che lo diresse e lo sostenne, dandogli campo da lavorare e modo di esplicare quelle energie, di cui era a dovizia dotato. La confidenza intima e cordiale, che passò tra questi due soldati di Cristo, rivela di quanto affetto si amassero scambievolmente. I tre anni, che il futuro fondatore dei Servi della Carità trascorse in mezzo ai Salesiani, furono come un tirocinio di quelle opere provvidenziali, che egli poi con tanto ardimento avrebbe intrapreso ed organizzato a vantaggio delle classi più disgraziate ».
Da chierico prima, poi da sacerdote egli sentì viva ammirazione per D. Bosco e per le opere che il Beato andava compiendo a bene delle anime: a lui si rivolgeva per raccomandargli giovinetti da avviarsi alla carriera ecclesiastica, e nel 1872 collaborava alla Collana delle Letture Cattoliche con un volumetto, dal titolo: Saggio di ammonimenti famigliari per tutti, ma più particolarmente per il popolo di campagna.
Aveva cercato di attrarre nella sua Diocesi l'opera di D. Bosco, e quando vide inutile ogni suo tentativo, sentendosi chiamato a sua volta a divenire strumento di bene per la sua Diocesi, decise di recarsi a Torino presso Don Bosco allo scopo di educarvi lo spirito e di attendere nella preghiera e nel lavoro l'ora di poter, o con l'aiuto di Don Bosco o da sè, dar corpo ai suoi disegni. Rimosse le difficoltà sia da parte dell'Autorità diocesana di Como, sia da parte dell'Ordinario di Torino (che ostacolava in quel tempo l'ingresso di sacerdoti forestieri nell'Oratorio), nel gennaio 1875 partiva per Torino.
a Una sera del gennaio 1875 - lasciò scritto Don Guanella - m'inchinava a baciare la destra di Don Bosco, che aveva appena terminato una conferenza del Consiglio Superiore, dove si era conchiusa una spedizione in America; e mi salutò dicendomi: - Andiamo in America? -- Poco dopo si presentava a' suoi dal palcoscenico del teatro ed esponeva diffusamente l'impresa decisa. Don Bosco l'indomani m'incaricava di scrivere le comunicazioni per l'apertura del Collegio di S. Nicolas de Los Arroyos nella Repubblica Argentina ».
Don Bosco affidava a Don Guanella varii uffici nell'Oratorio di S. Francesco di Sales e nella Basilica dell'Ausiliatrice, impiegandolo in qualche predicazione e nel catechismo ai giovani esterni sopratutto operai. Più tardi lo mandò a dirigere l'Oratorio festivo di S. Luigi, al di là di Porta Nuova dove accorrevano trecento e più giovanetti. Fu applicato anche a qualche predicazione fuor di casa, riuscendovi chiaro ed efficace, anche se una volta (come ricordava sorridendo nella letizia dei buoni ricordi il venerato Rettor Maggiore Don Paolo Albera), nel panegirico dei tre martiri torinesi, Ottavio, Solutore ed Avventore... si dimenticò di uno dei tre; e così nel maggio 1876 predicava quotidianamente il mese della Madonna nella parrocchia di Alassio.
Don Bosco se ne cattivò l'animo porgendogli segni preziosissimi di particolare fiducia: se ne serviva talora per dettargli corrispondenze e memorie riservate, se lo conduceva in brevi visite alle case vicine esponendogli progetti suoi e chiedendone amichevolmente il parere.
Nel pregevole volume (1), pubblicato di recente dal Sac. Angelo Amadei, a pag. 61o e seg, si può leggere l'illustrazione che D. Bosco ebbe in sul principio del 1875 e che gli diede l'idea dell'Opera di Maria Ausiliatrice per le vocazioni degli adulti allo stato ecclesiastico. Di quest'opera D. Bosco ne discorse col Guanella che lo doveva aiutare, e nella Pasqua del 1876 da Roma l'informava dell'udienza pontificia avuta il dì innanzi e della benedizione speciale del S. Padre per l'opera progettata, scrivendo al suo « Don Luigi carissimo » queste parole del grande Pio IX: Ringrazio Dio di aver disposto che fosse iniziata quest'opera. Dite a quei buoni giovani, che li amo molto nel Signore, che conto sopra di loro per guadagnare anime a Dio. Studio, moralità, disprezzo del mondo dev'essere il loro programma. Quanto di cuore li benedico!...
Il Guanella ne riferiva con lettera del 17 giugno 1876 all'Ecc.mo suo Vescovo Mons. Carsana suggerendo un'identica fondazione in Diocesi per sopperire alla scarsezza di clero e soggiungeva: « Il Sig. D. Bosco pel prossimo novembre n'avrebbe già disposti una cinquantina per vestir l'abito chiericale... Studiano con voglia incredibile e sono di una rara bontà». Quei giovani che Don Bosco aveva affidato alle solerti cure del Guanella, l'avevano entusiasmato della bellezza di quest'opera che diede effettivamente ottimi e abbondanti frutti.
Nell ottobre 1876 Don Guanella fu mandato a dirigere un nuovo istituto aperto da D. Bosco a Trinità di Mondovì, ed ivi rimase per un biennio lavorando intensamente nella scuola diurna, nella scuola serale e nell'oratorio festivo. Una predicazione quaresimale nella parrocchia di Trinità andò segnalata per l'ottenuta sospensione d'una commedia parodiante la vita della B Paola Gambara di Benevagienna, paese Vicino Ricordo di quella dimora lasciò Don Guanella più tardi nella biografia pubblicata di certa Francesca Morello di Trinità, un'anima eletta, e strinse relazioni con illustri personaggi che conservarono di lui il più vivo ricordo e la più calda ammirazione.
Don Bosco avrebbe voluto tenere con sè Don Luigi. « Caro Don Luigi - gli scriveva il 2 giugno 1878 - mi aiuti a salvar anime. L'Europa e l'America chiamano evangelici operai. Non mi abbandoni in battaglia, anzi combatta da forte, ed avrà assicurata la corona di gloria... ». E riscrivendogli il 15 luglio successivo, confidava al suo « carissimo Don Luigi... »: « Le dico, che il S. Padre ha dato ordine elle per questo anno si faccia una spedizione di missionari a S. Domingo, dove si tratta di prendere la direzione del piccolo e del grande Seminario, della Cattedrale, della Università. Si sentirebbe, caro Don Luigi, di far parte di questa nuova spedizione e missione di nuovo genere?... ».
Don Guanella stava per finire i suoi voti triennali e meditava seriamente sul suo avvenire. « Il cuore di D. Bosco - scriveva egli - era calamita che traeva, e la sua parola parca e misurata spandeva nella mente bagliori di luce » e un vasto e attraentissimo campo di lavora gli si presentava dinanzi. Doveva tuttavia, con l'agonia in cuore, rispondere a se stesso e al Padre venerato: « Reputo mia grandissima fortuna d'esser venuto con Don Bosco; ma il mio cuore sentirebbe un vuoto per tutta la vita, perche non parrà vero, ma continua in me il pensiero di fabbricare qualche ciabotto (così chiamava Don Bosco le sue fondazioni) in patria ».
Un ordine di S. E. Mons. Vescovo di Como richiamò in Diocesi Don Guanella appena si trovò libero dai voti religiosi, nel settembre 1878.
Egli ricordava più tardi: «Confidai già di non aver patito tanto alla morte del padre e della madre, che - per così dire - mi morirono ambedue nelle braccia, quanto in lasciare Don Bosco, che mi cagionò dolorosissimo strappo al cuore ». E ripetendo altra volta gli stessi sentimenti circa il «dolorosissimo distacco » da « quel Padre e Maestro impareggiabile », aggiungeva: « Tuttavia la speranza, che i germi della fondazione sognata fossero per dare il loro frutto, sosteneva e consolava l'umile seguace del grande apostolo della carità. Ma l'attesa fu lunga, dura, penosissima. Per dieci lunghi anni dovette superare difficoltà di tempi, di persone, di residenza, di denaro... », prima di poter vedere l'opera vagheggiata rassodarsi e cominciare lo sviluppo consolante che oggi la rende stimata e ammirata.
Di Don Bosco, che gli aveva fatto allo spirito e voluto tanto bene e che poi - riconosciutane la vocazione - gli ispirò tutto il coraggio che gli occorreva per durare in mezzo alla diffidenza ancor generale de' suoi superiori ed amici, rilasciandogli poco prima di morire una preziosa e augurante benedizione, potè a buon diritto Don Guanella lasciar scritto ai suoi figliuoli spirituali: «Sia eterna la gratitudine a Don Bosco e alle Case sue! ».
Non solo si mantenne egli fedele Cooperatore Salesiano, e amò incontrarsi in grande letizia di spirito riconoscente con gli antichi confratelli della Pia Società, e s'associò sempre ai lutti e alle gioie di quella Istituzione, esaltandone le benemerenze e raccomandandone a voce e in istampa le varie iniziative e cooperandovi come poteva meglio; ma col ricordo vivo e tenerissimo delle virtù e dei beneficii del novello Beato, ne scolpì la pia e confortante immagine nel cuore dei suoi figli come di altro soavissimo loro Padre.
E essi - l'abbiam visto nelle feste di Como - l'hanno esaltato con uno spirito di affetto e con uno slancio di gioia come se si fosse trattato del Padre loro.
Voglia il Beato D. Bosco, dalla gloria che ha in comune nel cielo col suo Don Luigi, benedire alle opere di lui, che, a somiglianza delle sue, ricercano quaggiù la gloria di Dio prodigando l'inesauribile carità che vi ha trasfuso il loro fondatore.
(1) Sac. ANGELO AMADEI. Don Bosco e il suo apostolato. Torino, Società Editr, Internazionale: L. 20.
Il nome e la figura di D. Bosco hanno suscitato a Venezia un santo ed edificante entusiasmo, così che le feste che si sono celebrate per ricordarne la Beatificazione videro folle numerosissime riempire le chiese e i luoghi destinati a funzioni e conferenze. Venezia si onora di aver ospitato più volte il Beato, qui egli ebbe amicizie preziose fra ecclesiastici e laici, qui sorgono istituzioni fiorenti salesiane.
Tutte le istituzioni scolastiche della Città e della Provincia ebbero conferenze adeguate ai giovani e agli educatori: a Venezia gli scolari delle pubbliche scuole poterono godere della illustrazione della vita di D. Bosco fatta da parte di Don Trione, mentre lo stesso parlò a Maestri e poi a Professori raccolti appositamente dai Direttori e dai Presidi delle varie scuole. Molto si prestò all'uopo la Direzione generale didattica del Comune, presieduta dal Direttore prof. cav. Dusso e il Provveditorato agli studi, retto dal comm. prof. dott. Gasperoni, che molto consigliò e permise affinchè la memoria del novello Beato avesse ad imprimersi bene nella mente di insegnanti e alunni.
Nella concattedrale di Castello, nella chiesa dei Ss. XII Apostoli, nel vasto ed artistico tempio della Madonna del Carmine, al popolare sestiere di Dorsoduro, seguirono i tridui preparatori predicati da Mons. Vianello, da Don Trione e da Don G. de' Biasio. La folla dei devoti invase in modo edificante le tre chiese.
Per volere dell'Em.mo Cardinale Patriarca, le feste solenni si chiusero a S. Marco con un triduo che si svolse alla Basilica Patriarcale.
Tre sono state le Comunioni veramente generali: tre furono i Pontificali celebrati da Monsignor Jeremich, Vescovo Ausiliare di Venezia, da Mons. G. Longhin, Arcivescovo di Patrasso e Vescovo di Treviso, e da S. Em. il Card. Patriarca.
Quest'ultimo seguì la domenica 20 ottobre, con intervento delle Autorità tutte, che accorsero ben volentieri ad onorare il grande Santo italiano. La Basilica alle 10 presentava l'aspetto imponente delle grandi occasioni. Assistevano i Vescovi Mons. Longhin di Treviso, Mons. Jeremich, Mons. Aucher, Abate dei Padri Mechitaristi Armeni, Monsignor Sanfermo, e poi tutti gli Ordini religiosi che attorniavano i Salesiani con a capo il Sig D. Rinaldi.
Le Autorità civili, militari, politiche erano tutte presenti o rappresentate. Numerose le Associazioni cattoliche coi vessilli.
Sua Eminenza dopo il Pontificale tenne omelia con il suo dire piano, efficace e commovente. Egli volle ricordare come grande sia la Provvidenza di Dio che se diede a secoli barbari un Benedetto di Norcia, a secoli lascivi un Francesco d'Assisi, a tempi della riforma un Carlo Borromeo, nelle strettoie del subdolo giansenismo un Francesco di Sales e alla Francia donò i tesori di S. Vincenzo de' Paoli, a noi nell'epoca del positivismo, del razionalismo, del materialismo diede D. Bosco, questo miracolo di carità, questo portento di umiltà, questo grande dell'educazione del popolo e specialmente dei giovani.
Il Cardinale fece una severa e precisa critica delle teorie che deliziarono l'Italia e l'Europa al tempo di D. Bosco e quindi esaminò con profondo concetto la teoria della repressione e quella della prevenzione nel sistema educativo, illustrando quello che è la norma del grande Beato.
Grande il sistema educativo Salesiano! Esso ha una parte remota che consiste nel contatto con la Divinità in cui viene messo il soggetto da educare a mezzo della confessione, dell'amore a Maria e della S. Comunione, e una parte prossima a questa consiste in tante regole di vita, nel saper compatire, nel saper dirigere, nel saper educare « bene ». Da questo sistema educativo si ha il buon fanciullo, il bravo e savio giovane e il buon cittadino: il buon patriotta della terra e del Cielo.
Questo sistema è tatto di D. Bosco, è tutto italiano. Quando in Danimarca un professore tentò il sistema preventivo, vi fu chi in Italia applaudì...; orbene erano cinquanta buoni anni che D. Bosco l'aveva introdotto e perfezionato! C'è proprio da congratularsi con l'Italia che genera santi ed eroi: geni che il mondo invidia!
Sua Eminenza accennò a fatti della vita del Santo, ricordò i grandi che questi amò e dai quali fu amato: il Cafasso, il Cottolengo, il Murialdo e quella sublime donna, povera contadina, ma grande anima e grandissima educatrice, che fu la mamma, la dolcissima e carissima mamma di questo glorioso Beato della Chiesa, di questo grande Italiano elle il mondo onora e rispetta. Da ciò prese spunti per raccomandazioni ai giovani e alle mamme, a tutti anzi, perchè a tutti ha insegnato qualche cosa D. Bosco.
Accennò alle persecuzioni patite dal Beato, a coloro che lo criticarono e a quelli che lo amarono: lo amarono anche persone che pure si accanivano contro le altre Congregazioni religiose, disposizione graziosa e solenne della Provvidenza di Dio! Lo amarono quei Re della Casa Sabauda che il popolo italiano venera e ama e ora il Principe augusto Umberto seguì quella benedetta salma in parte incorrotta chiedendo come tutti luce e grazie!
Ricordato il fiume che bagnò, fecondandola, tutta la terra e la luce che tutto illuminò, come è detto nel Libro di Ester, l'Em.mo Presule spiegò come D. Bosco - il piccolo contadinello di un giorno - abbia diffuso il bene e abbia apportato luce in tutto il mondo.
A Venezia pure guardi benigno il novello Beato. Che la Chiesa lo annoveri presto nel numero dei Santi, che le sue istituzioni si moltiplichino, che i suoi figli nell'operar bene si facciano santi : questi sono i voti che dall'ambone della Basilica d'Oro il Patriarca esprime per D. Bosco e pei Salesiani.
Dopo l'omelia e il ringraziamento della Messa, il Cardinale ricevette al trono l'omaggio delle Autorità e abbracciò con commozione il successore di D. Bosco, bene augurando per i Salesiani.
Nelle tre sere la Basilica fu pure stipata. Tennero i discorsi Mons. Vianello, Mons. Longhin, Mons. Vescovo Ausiliare Jeremich alla chiusura delle feste, cui seguì la benedizione solenne impartita dal pronao della Basilica sulla folla da S. Em. il Card. Patriarca.
Nella serata la folla uscendo dalla Basilica accolse con applausi e ovazioni il Sig. D. Rinaldi, mentre si recava al molo per prender posto nella lancia della R. Marina che lo doveva recare all'Istituto Salesiano.
CHERASCO. - Nella giornata del 22 settembre Cherasco ha tributato un magnifico trionfo al Beato Don Bosco. Era indetta un'adunata di giovani dell'Azione Giovanile Cattolica per quella circostanza, e i giovani furono appunto l'elemento più adatto a imprimere alla festa il carattere di entusiasmo che ebbe. Vi parteciparono Mons. Molino, Vic. Generale, Mons. Alardo, Mons. Falletti, l'Arciprete di S. Martino e parroci dei paesi vicini. Al corteo intervenne il Podestà Avvovocato Comm. Farinetti. La festa fu coronata dalla solennità in onore di Maria Ausiliatrice, celebrata dai Cheraschesi colla consueta vivissima divozione.
UDINE. - Ex allievi e Cooperatori furono gli organizzatori delle splendide feste celebratesi in Udine in onore del Beato. Il triduo in S. Giorgio si è chiuso coll'intervento dei circoli giovanili al solenne pontificale e con una brillante accademia nella quale parlarono applauditissimi Mons. Drigani e Mons. Arcivescovo di Udine.
BUSTO ARSIZIO. - Anche gli ex allievi ed i Cooperatori di Busto hanno organizzato solenni festeggiamenti in onore del Beato. Il triduo predicato dal nostro missionario D. Braga, fu degna preparazione alla chiusa che nella Basilica di S. Giovanni, addobbata sontuosamente, richiamò una folla grandissima e molte personalità, tra cui il Podestà Comm. Ottorino Maderna, il segretario del Fascio Angelo Tuttoilmondo, il Comm. Egidio Legnani, ecc.
La celebrazione si chiuse col Te Deum e lasciò in tutti un lietissimo ricordo e frutti visibili di bene. Un ringraziamento particolare va dato a Monsignor Prevosto per l'affettuosa cooperazione alla buona riuscita della festa.
NOVARA. - La celebrazione della Beatificazione di Don Bosco, fatta nello scorso luglio in Duomo, è riuscita solennissima pei concorso di tutte le Autorità politiche, civili e militari, associazioni cittadine con vessilli e gli Istituti Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Notammo: S. E. il Prefetto Gr. Uff. Cantore, il gen. Spiller, comandante la Divisione Militare, il gen. Bregoli, gli onorevoli Rossini e Fregonara, il segretario federale avv. Calori, il questore comm. Mars, il vice preside avv. Gray e il vive podestà ing. Falcone.
Il triduo solenne venne predicato da Mons. Mantegazza: alla Messa con assistenza pontificale S. E. Mons. Giuseppe Castelli tessé il panegirico del Beato esaltando le mirabili opere compiute da Don Bosco nel mondo. A sera la celebrazione si chiudeva nel Santuario di Maria Ausiliatrice con la benedizione preceduta da una devota processione.
CASTIGLION FIBOCCHI (Arezzo). - I seminaristi in vacanza hanno organizzato pel 1° settembre una festa in onore del Beato, con un triduo di preparazione. Essi vi concorsero col canto degli inni liturgici, col promuovere la comunione generale dei bambini della Dottrina Cristiana, col tessere il panegirico del Beato, e col raccogliere offerte per le opere di D. Bosco. In tutte le loro iniziative furono assecondati dallo zelo del signor Arciprete della parrocchia.
VERCELLI. - Splendidissimi onori ha tributato Vercelli al Beato Don Bosco il 22 settembre nella Parrocchia del Sacro Cuore al Belvedere. La magnifica giornata venne preparata da un triduo solenne che nelle tre sere raccolse ai piedi della statua del Beato un'enorme folla di popolo.
E la giornata si aprì solenne con imponente concorso di balda gioventù alla SS. Comunione distribuita da S. E. Monsignor Arcivescovo, che nella sua pietà e nel suo zelo volle partecipare a tutte le funzioni. La strada che conduce alla Parrocchia del S. Cuore fu per tutto il giorno affollatissima, una continua processione ai piedi della statua del Beato. Alla Messa solenne con assistenza pontificale presenziavano il Podestà conte Tournon ed altre personalità. Il solenne tributo vercellese al Beato Don Bosco ebbe il suo maggior splendore nella imponente processione in cui autorità e popolo uniti in uno slancio meraviglioso di fede seppero dire quanto religiosa sia Vercelli. Dopo i Vespri, S. E. Mons. Arcivescovo con la sua suggestiva parola esaltò la figura di D. Bosco, e poscia la processione sfilò ordinatissima per le vie pavesate del sobborgo, tra file compatte di popolo orante e plaudenti al Beato.
MONZA. - Con la preziosa e affettuosa adesione di S. Eminenza l'Arcivescovo di Milano le feste di Monza in onore di Don Bosco si svolsero in modo veramente meraviglioso. Il Duomo fu predisposto con lussuosità, ornato di preziosi drappi, e illuminato da un'arcata di lampadari: e l'immagine del Beato in gloria sull'altar maggiore - era la stessa che aveva servito per la beatificazione di Roma - ebbe omaggio di fiori e di cuori da oltre 4000 fanciulli delle scuole della città che si recarono a venerarlo e a pregarlo di una benedizione per il nuovo anno scolastico. Con visibile commozione il Rev.mo Arciprete impartì loro la benedizione Eucaristica. Anche una folla straordinaria di popolo accorse ad entusiasmarsi alla parola ardente di D. Trione e di D. Ettore Carnevale; così che la giornata della festa, al termine del triduo, fu veramente giornata di viva pietà per le numerose comunioni, per l'assistenza del popolo al pontificale, durante il quale D. Trione tessi: il panegirico del Beato. Alla sera gioventù e popolo effusero ancora dinanzi all'immagine del Beato il loro tributo di amore che suggellarono coll'inno del Te Deum.
CUNEO. - Il doppio triduo predicato in Cattedrale, al mattino per i giovani studenti, nel pomeriggio per il popolo, valse a preparare intensamente gli animi per la celebrazione della festa del 20 ottobre. Quel giorno la Cattedrale vide tanta folla da non ricordare l'eguale, per le solenni funzioni del mattino. Nel pomeriggio poi un divoto corteo - cui presero parte Mons. Travaini e Mons. Coppo, le Autorità, il Capitolo della Cattedrale, gli Ordini Religiosi e le Associazioni civili e religiose - percorse con la statua del Beato le vie della città con indescrivibile entusiasmo, tra canti e suoni. Il corteo ebbe termine al Civico Collegio, dove, da un altare eretto sulla terrazza, fu impartita da Monsignor Vescovo diocesano la benedizione eucaristica alla folla.
CASTANO. - Popolo, Associazioni giovanili, Autorità di Càstano tributarono con sincero entusiasmo il loro omaggio di ammirazione al grande Maestro della gioventù il 14 luglio.
Al corteo imponente presero parte anche numerose rappresentanze degli Oratori e dette Unioni giovanili di località vicine, della famiglia salesiana, delle Figlie di Maria Ausiliatrice, degli ex allievi ed ex allieve: seguivano il trofeo coll'immagine del Beato il Clero con a capo il Rev.mo signor Prevosto e Monsignor Giobbè, recante la reliquia; indi le Autorità con a capo il Podestà ed il segretario politico, la musica cittadina, circoli e associazioni. Nella chiesa una vibrata commemorazione fatta dal salesiano D. Baldasso e la benedizione chiudevano la bella celebrazione.
GENZANO DI ROMA. - Promosse dai giovanotti del Circolo Cattolico « Fede e lavoro » che prospera in seno all'Oratorio festivo, i festeggiamenti in onore del Beato Don Bosco si svolsero solennissimi ed ebbero una nota spiccatissima di popolarità.
Nella vasta sala del Modernissimo gentilmente concessa dal proprietario Cav. Uff. Tommaso Fagiolo, il Comm. Arturo Poesio, ex allievo salesiano e capo divisione al Ministero delle Finanze, tenne il 22 agosto una applauditissima commemorazione civile del Beato, onorata della presenza di S. Em. il signor Cardinale Lorenzo Lauri, e delle LL. EE. Monsignor Marazzi Giuseppe Ausiliare di Albano e Direttore Diocesano dei Cooperatori salesiani, e Mons. Federico Emanuel, Ausiliare di Salina, il Vescovo Salesiano della Beatificazione di Don Bosco. Erano anche presenti le Autorità cittadine, con a capo il Rev.mo signor Arciprete e il Comm. Prof. Giacinto Fornaca, Podestà di Genzano.
Nei giorni del triduo le funzioni religiose si svolsero nella insigne chiesa Collegiata ricca di luci e di addobbi. Il venerdì fu dedicato ai bambini e alle bambine della Parrocchia che, quale devoto omaggio al novello Beato, furono portati in numero stragrande dalle mamme a ricevere la benedizione di Don Bosco. Tutti avevano al collo la medaglia del Beato, e a nome di Don Bosco, tutti, dopo la caratteristica funzione, ebbero la immancabile... caramella i Il sabato furono le Associazioni Femminili che assieparono la Sacra Mensa, mentre la domenica veniva riservata alle Associazioni Maschili.
In ciascun giorno del triduo vi fu solenne Messa Pontificale, a sera poi, dopo i vespri solenni, un popolo numerosissimo affollò costantemente il vastissimo tempio, per ascoltare le lodi del novello Beato, dette con entusiasmo ed affetto di figlio dal Prof. D. Lorenzo Gaggino, direttore dell'Oratorio salesiano di Tolentino.
Alle feste volle concorrere, con bel gesto, anche il presidente dell'Ente cittadino pei festeggiamenti in Genzano, Cav. Guglielmo Attenni, offrendo a nome dell'Associazione un servizio bandistico e un grandioso spettacolo pirotecnico con lancio di bombe aeree.
Ma significativo oltre ogni dire fu l'omaggio popolare che tutti i cittadini resero al Beato Fondatore dei Salesiani la sera della domenica 25 agosto. allorché, in segno di esultanza, illuminarono a lampioncini le finestre e le porte delle proprie abitazioni.
A Lima.
Nella capitale del Perù le feste ebbero un carattere di straordinaria solennità nel tempio di Maria Ausiliatrice, adorno di fiori, di bandiere e di grandi lampadari a luce elettrica.
S. E. il Nunzio Apostolico celebrò la Messa distribuendo la S. Comunione a oltre 3000 giovani dell'Opera Salesiana e ai numerosi fedeli. Più tardi il tempio accolse i membri del Corpo Diplomatico, il sindaco di Lima, l'Arcivescovo, il capitolo metropolitano con Mons. Drinot y Pierola, Cooperatori e Cooperatrici, rappresentanti di Ordini Religiosi.
Quindi il Presidente della Repubblica accompagnato dal Ministro di Giustizia e dall'aiutante militare.
L'Arcivescovo di Lima celebrò la Messa solenne, dopo la quale le Autorità assistettero alla benedizione della prima pietra della Casa degli Ex allievi salesiani e dello Stadio, compiuta dall'Eccellentissimo Nunzio fungendo come padrini il Presidente della Repubblica e la signora del Ministro d'Italia. Poscia il Nunzio Mons. Cicognani intonò il Te Deum.
Le Autorità ebbero quindi un ricevimento nel salone del Collegio, durante il quale l'Ispettore Salesiano Don Pedemonte espresse un sentito ringraziamento; gli rispose il Presidente della Repubblica, Sig. Leguía, esaltando con fervida parola il fondatore dell'Opera Salesiane della quale auspicò un continuo progresso nel mondo.
A sera si svolse una brillante accademia presieduta dal Nunzio Apostolico, nella quale il Console d'Italia, Cav. Gino Pascualucci, pronunciò uno splendido discorso su D. Bosco esaltando al tempo stesso la conciliazione, da lui tanto desiderata ed oggi compiuta.
In Inghilterra.
Anche in Inghilterra i festeggiamenti per la beatificazione di Don Bosco riuscirono imponentissimi e servirono a far meglio conoscere alcuni tratti affettuosi del Beato verso quella grande nazione.
Il 5 ottobre cominciò il Triduo solenne alla chiesa parrocchiale del S. Cuore di Gesù a Battersea (Londra), con la partecipazione di oltre 6oo alunni delle nostre Scuole Elem. di Londra. Essi procurarono un primo trionfo al Beato con una comunione generale all'altare, su cui spiccava la dolce immagine di Don Bosco, pregevole lavoro dell'artista lughese Sig. Luigi Pasquali.
Al pontificale di Mons. Felice Guerra, rapresentante del Sig. D. Rinaldi alle feste di
Londra, il P. Devas, S. J. parlò della vocazione sacerdotale del Beato e della formazione che essa ebbe dalla pietà materna: anche il celebre domenicano P. Mac Nabb, parlando alla sera, disse dell'influenza di Mamma Margherita ed espresse il voto che una mamma siffatto avesse gli onori degli altari. Sull'imbrunire quattro grandi croci bianche, apparvero visibili per varie miglia all'ingiro sul campanile annunziando l'inizio delle feste salesiane.
Una profezia ?
La parrocchia del S. Cuore di Battersea richiama un ricordo del Beato. Nel 1885-86 la contessa Staekpovle con tutta la sua influenza premeva a Roma perchè la « missione» (ora parrocchia) di Battersea fosse affidata ai Salesiani. Il vescovo di allora, Mons. Butt, non ne era stato consultato e quando si recò a Roma, informatone, e sapendo che vi si trovavano D. Bosco e D. Rua per la consecrazione della Basilica del S. Cuore di Gesù, fu a visitarli. Invano cercò di distogliere D. Bosco dall'idea della fondazione a Battersea col dirgli che il quartiere era povero, che erano pochi i cattolici, che la chiesa era una povera cappella in lamiera di ferro, e il cappellano abitava una piccola casetta di affitto. Che potevano fare i Salesiani colà?
A Londra Monsignore raccontò le sue impressioni: di aver visto un santo, così umile che si era inginocchiato ai suoi piedi, a dispetto degli acciacchi che l'affliggevano, per baciargli l'anello: ma duro nella sua idea di venire a Londra. Don Rua si mostrava più conciliativo: ma D. Bosco insistette e ripetè risoluto: - Andremo a Londra! Quella sarà una grande casa salesiana, con chiesa maestosa, con giardini, cortili e fabbricati. - E Monsignore concludeva: « Io non so dove Don Bosco troverà tutto questo spazio ! Di libero non vi è che i giardini pubblici di Battersea... ».
Don Bosco dal letto di morte benediceva le tre ultime fondazioni di Londra, Liegi e Quito. Oggi vediamo il frutto di quella benedizione: la casa di Londra è un alveare: 6oo studenti esterni, 300 interni, personale docente e impiegati nella tipografia, con la grande chiesa e coi cortili predetti da D. Bosco.
La seconda giornata riempì il vasto tempio di popolo e di cooperatori, accorsi da tutte le parti di Londra.
S. Em. il Card. Bourne, l'ispiratore di questi festeggiamenti a Don Bosco, volle intervenire per celebrare la Messa del Beato, assistere alla Messa pontificale e, in presenza dei varii rappresentanti diplomatici e degli Ordini Religiosi, dire uno smagliante discorso in lode del Beato Don Bosco.
Motivi di gioia.
Tre sono i motivi di gioia in questo giorno - ha detto l'Eminentissimo oratore: - primo, perchè Dio si è degnato di chiamare un altro servo agli onori dell'Altare - secondo, per lo sviluppo meraviglioso che oggi ha l'Opera Salesiana su tutta la terra - terzo, perche in qualunque sfera sociale uno si muova, ha lezioni continue e molto pratiche dalla vita stupenda del Beato D. Bosco.
E sviluppando questi motivi, l'Em.mo Cardinale Bourne rileva quanto sia manifesta, dal numero crescente di santi e dalla vita del nostro Beato, l'opera dello Spirito Santo; persino i suoi sogni, irradiati dal soprannaturale, gli divengono luce e guida nella salvezza delle anime. Esorta a corrispondere come lui alle grazie di Dio e ad avere sempre orrore pel peccato, vero impedimento alla luce divina, e unione con Dio per goderne la guida e l'aiuto.
Nel corso del suo panegirico Sua Eminenza ricordò il suo primo incontro col Beato a S. Sulpizio in Parigi dov'era egli studente, e poscia nel 1885 all'Oratorio di Torino appena ordinato sacerdote. D'allora egli divenne Cooperatore Salesiano e, come promise a D. Bosco, ricevette i primi Salesiani a Battersea, restando con essi ad aiutarli per circa 40 giorni come un loro fratello. - Sono l'unico superstite - diceva con santo orgoglio - di quei primi tempi e di quei poveri inizi: ed esprimeva l immensa soddisfazione per aver conosciuto e trattato col Beato, di cui accettò una preziosa reliquia, inviatagli dal sig. D. Rinaldi.
Alla sera S. E. Mons. Pietro Arrigo, vescovo diocesano, dopo i vespri tratteggiò l'opera del Beato illustrandone il meraviglioso sviluppo e la varietà delle iniziative feconde, e si soffermò ad esprimere un caldo elogio delle Opere Salesiane in Inghilterra specialmente della sua diocesi di Southwark nelle fiorenti case di Battersea, Burwash e Chertsey, dando risalto all'aiuto efficacissimo che esse prestano il clero secolare.
L'ultimo giorno delle feste si concentrarono a Battersea oltre 50o rappresentanti delle diverse case salesiane dell'Inghilterra. Mons. Cotter, vescovo di Portsmouth, pontificò e il Provinciale degli Oblati di M. Immacolata disse le lodi del Beato.
Quindi nella grande aula municipale di Battersea fu servito il pranzo, rallegrato da brindisi e da canti.
Alla funzione serale, dopo uno stupendo discorso del P. Bennett, Passionista, Mons. Brown, vescovo ausiliare, intonò il Te Deum di ringraziamento.
Le feste di Londra ebbero una lieta appendice.
Nel Caxton Hall al centro della metropoli, si ebbe la sera seguente una Conferenza Salesiana, presieduta da 5. Em. il Card. Bourne. Egli si degnò presentare ai Cooperatori, l'Arcivescovo Mons. Guerra, come rappresentante del Rettor Maggiore, e dar lettura del telegramma inviato da S. A. R. la Duchessa d'Aosta alla Contessa Cadogan, presidente del Comitato delle Cooperatrici
« Impossibilitata assistere costà celebrazione salesiana per Beatificazione Don Bosco sarò vicina col cuore dalla città che ne conserva venerande reliquie. Affettuosamente.
« ELENA d'AOSTA ».
Sua Eminenza esordì dicendo le ragioni per cui i Salesiani hanno meritato la gratitudine del popolo inglese: per le scuole secondarie da essi aperte per le classi medie del paese, e per il costante aiuto prestato al Clero secolare. Indi comunicò un nuovo titolo di benemerenza per il nuovo Collegio Missionario testè aperto a SHRIGLEY nel Macclesfield, come ricordo della Beatificazione di Don Bosco, e che già conta una sessantina di alunni aspiranti.
Altri esimii oratori, il P. Arendzen e il Dottor P. J . Sheed, fecero rivivere coli smagliante parola la vita mirabile del Beato e la sua sorprendente attività missionaria, invitando i Cooperatori a sostenere le missioni salesiane.
S. E. Lord Morris, membro della Camera dei Pari, parlò in nome dei Cooperatori ringranziando Sua Eminenza della benevolenza dimostrata verso le Opere Salesiane e raccomandando vivamente a tutti di sviluppare sempre più l'Associazione dei Cooperatori per rafforzare l'opera salesiana nella nazione inglese. Chiuse l'adunanza l'Ispettore Salesiano ringraziando quanti avevano cooperato allo sviluppo dei grandiosi festeggiamenti ed espresse la speranza di veder sostenuta dai buoni a perenne onore del Beato D. Bosco la casa missionaria di Shrigley.
Nella capitale dell'Argentina.
La ristrettezza dello spazio non ci consente ora di riprodurre interamente la bellissima pastorale che l'Arcivescovo di Buenos Aires ha inviato il 24 settembre alla sua diocesi per disporla a festeggiare con gran pompa la Beatificazione di Don Bosco. Questo documento importantissimo mette in bella luce tutto ciò che di bene ha fatto Don Bosco all'Argentina con l'opera sua e colle molteplici iniziative da essa sviluppate nel corso di cinquant'anni.
Le feste svoltesi nella città di Buenos Aires riuscirono di una grandiosità straordinaria. Un telegramma del 7 ottobre al Sig. D. Rinaldi ne dava il primo annuncio nei seguenti termini:
Ieri si celebrarono straordinari festeggiamenti del Beato Don Bosco in Buenos Aires, preparati da una pastorale dell'Arcivescovo e da tre giorni di predicazione di valentissimi oratori.
» Gli ex alunni dell'Opera Salesiana che si accostarono alla Comunione riempirono la Cattedrale Alla Messa solenne pontificò il Nunzio Apostolico, disse il panegirico Mons. De Andrea, vi accorse una massa enorme d'invitati e di popolo.
» Il corteo dei partecipanti al Convegno, che ebbe luogo per l'occasione nel principale Collegio Salesiano « Pio IX », era lungo per oltre
35 isolati (circa 4 chilometri), fiancheggiato da un pubblico fittissimo, sotto una costante pioggia di fiori. Vi parteciparono il Presidente della Repubblica Dott. Irigoyen, il Vice-Presidente e i Ministri del Governo Nazionale, il ViceGovernatore e i Ministri della Provincia di Buenos Aires.
» Fu un solenne trionfo con universale consenso.
»Vice-ammiraglio MONTES ARZENO, BOURDER, Mons. CARRANZA, Donna CARMEN ALVEAR DE PENA, FERREcIO ».
Riservandoci di riparlarne, se sarà necessario, più ampiamente al prossimo numero, riferiamo intanto una nota pubblicata da L'Osservatore Romano dell'11 ottobre:
« ... Nell'America del Sud uno dei suoi grandi pionieri, uno dei più generosi apostoli di progresso, di elevazione, di carità civile che la storia ricordi, riceveva un tributo trionfale di omaggio e di gratitudine.
» Buenos Aires esaltava Don Bosco.
» Cagliero moveva cinquant'anni or sono per quella terra che il Beato avea veduto nei suoi sogni e di cui avea parlato con la passione ardente di un Missionario, e con la precisione scientifica di un geografo. Partiva allora il suo figlio, il suo discepolo prediletto. Ei restava in Patria. Ma si può dire che la sua anima volasse laggiù, e laggiù palpitasse nell'opera immane, miracolosa della missione salesiana, dalla metropoli alle Pampas, dalle Ande alla Patagonia ed alla Terra del Fuoco. La virtù taumaturga di Don Bosco splendeva là nell'Argentina, come nella «terra promessa » della sua pia Società.
» È trascorso mezzo secolo: l'umile prete piemontese è salito all'onor degli altari. Tutto un popolo oltre l'Oceano gli ha eretto un altare nel suo cuore. Don Bosco, nel suo ricordo, è a fianco di tutti i suoi eroi e di tutti i suoi benefattori. La folla che ha veduto passare per le vie della Capitale il corteo commemorativo sotto una pioggia di fiori, ed ha veduto parteciparvi il Capo dello Stato, il Vice-Presidente della Repubblica, il Governo, le autorità cittadine non ha pensato soltanto ad un onore reso ad un Santo benefico, ad un atleta della sua fede e della sua religione, bensì ad un suo concittadino, ad un benefattore della sua vita civile, attraverso l'assistenza e l'educazione di migliaia e migliaia di figli del popolo, lanciati dall'Oratorio, dal Collegio, dalla Scuola nella vita come semente sana e feconda di bene.
» Gli ex-allievi che al mattino si adunarono alla Cattedrale per la Santa Comunione generale, gremivano il tempio. Venivano da tutta la città, da tutta la Repubblica. Quella massa enorme di operai salesiani, di operai di Cristo nel nome di Don Bosco, si stringeva per un istante intorno al Tabernacolo per sciamare poi subito di nuovo a dispensarne i fervori di vita, secondo l'insegnamento e l'esempio del Beato, ovunque pulsa la vita: affermava davanti a Dio ed agli uomini la sua forza, il suo numero, il suo zelo, per poi tornare come colombi viaggiatori di un ideale di fede e di civiltà, ai propri posti avanzati sulla via della fede e della civiltà di un popolo.
» Cinquant'anni ormai! Anche allora si trattava di una visita: non ufficiale è vero, ma di una benefica visita; si trattava di un'intesa spirituale e di una pace. Di una intesa e di una pace, fra un popolo giovane e laborioso e il Signore Iddio.
» Oggi non è la Chiesa soltanto ma è lo Stato, laggiù, che celebra quell'evento come una pia fortuna.
» Poche volte una festa è stata celebrata con tanto trasporto e ardore di fede da tutta una folla disciplinata, mossa da un solo intento: quello di onorare nel Beato Don Bosco il grande educatore della gioventù ».
» L'Opera Salesiana nell'Argentina abbraccia attualmente : 82 oratori - 56 internati - 67 esternati - 12 scuole professionali - 14 collegi incorporati a quelli nazionali, normali, commerciali e industriali - 39 centri di missione (nella Pampa, nella Patagonia e nella Terra del Fuoco) - 3 ospedali - 38 centri federati di ex allievi - 21 battaglioni di esploratori - 4 agenzie di immigrati - 5 Osservatori meteorologici.
Un'opera di tal forza non lascia nell'indifferenza il popolo che ne trae incalcolabili benefizi.
A Marsiglia.
Il Triduo solenne celebratosi nella cappella dell'Oratorio Salesiano, i panegirici detti dall'ab. Flotte e dal Can. Audibert, Superiore del Pensionato del S. Cuore, furono un vero trionfo pel nome di D. Bosco e per l'opera che Egli fondò a Marsiglia 51 anni fa.
D. Bosco contava a "Marsiglia dei buoni amici, nelle famiglie dei quali si sviluppò per tradizione la divozione verso la memoria del Servo di Dio. La sua beatificazione li ha trovati fortunati e fieri di aver conosciuto l'eletto che ora ascende sull'altare.
Mons. Dubourg, vescovo diocesano, nella sua bontà volle dedicare alla gioia dei Figli di D. Bosco quasi l'intera giornata di chiusa: celebrò Messa, conferì il diaconato e gli ordini minori a due Salesiani, poi assistette pontificalmente alla Messa solenne, ai Vespri, al panegirico del Can. Ronsard, alla Benedizione, e alla festa serale. Durante il pranzo Mons. Dubourg nel suo brindisi incitò all'opera di educatori, sull'esempio di D. Bosco, i Salesiani che gli facevano corona.
A Vienna.
Le feste grandiose del 2 giugno in Roma, le feste grandiose e meravigliose di Torino del 9 giugno sono state come l'ouverture di una mirabile sinfonia che va svolgendosi e ripercuotendosi in grandi e piccoli centri, su tutte le terre, sotto tutti i cieli. E una pagina magnifica, motivi superbi di tale sinfonia furono scritti dalla città di Vienna colle feste al Beato Don Bosco che richiamarono quanto la città contiene di più eletto e grandioso in personalità. Il cuore della vecchia e della nuova Vienna pulsò di vita mirabile nell'onorare un santo moderno.
Dal 10 al 13 si svolsero le feste nel maestoso e glorioso Duomo di S. Stefano, che tanta parte ha vissuto della storia d'Austria, e nella grandiosa sala di quella che fu la reggia degli Asburgo. Durante il triduo il Cappuccino P. Dionigi, predicatore del Duomo di Passavia, da quel magnifico gioiello d'arte gotica che è il pulpito di S. Stefano, attirò falangi di devoti e ammiratori di Don Bosco e parlò del Beato, come Padre dei piccoli, apostolo della gioventù, uomo della fiducia in Dio. Non furono discorsi elevati e nebulosi, ma prediche semplici che presentarono D. Bosco imitabile da quanti si occupano della gioventù sia nella famiglia che fuori, e siccome i santi non sono unilaterali, e lo fece rilevare il predicatore stesso, non trascurò gli altri lati della figura e vita ricchissima del Beato.
Il 13 Domenica, al mattino per tempo le vie di Vienna risuonarono degli squilli festosi delle bande delle associazioni e circoli giovanili che dall'Istituto salesiano di Hagenmullergasse si avviavano in corteo ordinato e imponente al Duomo già stipato di fedeli, sicchè quando Sua Eminenza il cardinale Piffl uscì coi ministri dalla sacrestia per recarsi all'altar maggiore per celebrarvi il solenne pontificale, il mazziere che lo precedeva in tricorno e mazza ebbe difficoltà ad aprirgli il varco tra la calca dei fedeli che si assiepavano nei banchi e nelle navate.
La magnifica e notissima messa in Fa bemolle del celebre compositore Bruckner, messa classica, grandiosa, scese nel cuore di tutti e ne sprizzò scintille divine. Subito dopo il pontificale, rimbomba dall'orchestra e si ripercuote per le magnifiche arcate gotiche il maestoso Te Deum di un altro celebre compositore, Gottfried Preyer.
I fedeli e le autorità (abbiamo notato il presidente della Repubblica W. Miklas, parecchi ministri, S. E. Mons. Seipel) sfollano lentamente e nella chiesa silenziosa e vuota pare ancora di sentire le armonie magnifiche suscitate da voci e strumenti.
La cittadinanza viennese che ha fatto ressa al mattino nel Duomo s'accalca pure nel pomeriggio alla grandiosa imponente accademia in onore del Beato Don Bosco che ha luogo, come dicemmo, nel grandioso salone della reggia viennese. Alle 16 giunge puntuale il Presidente della Repubblica W. Miklas, preceduto e seguito da altre grandi personalità civili e religiose: S. Em. il card. Piffi, S. E. il Nunzio Apostolico Arcivescovo Mons. Sibillia, il Dottor Innitzer, già Rettore dell'Università e ora ministro dell'Economia Nazionale; l'ex Presidente ministro Hussarek; il Vescovo ausiliare, ecc., con numerose rappresentanze di prelati e Ordini religiosi. La grandiosa Accademia si apre colla Festmarsch di Riccardo Strauss, e dirige il giovane sacerdote salesiano A. Peninger, già noto negli ambienti musicali e come artista e come compositore. Con sicurezza ed eleganza dirige egli l'orchestra numerosissima della Volksoper.
Il direttore del principale istituto salesiano in Vienna, Dott. Leinfelder saluta con brevi parole le autorità intervenute; quindi segue l'Ouverture dell'« Euryanthe di Weber e poi,... contrasto alla rumorosità e grandiosità della musica si sente la voce esile e sottile di un fanciullo che recita applaudito un breve prologo. La nota giovanile in una Accademia al Padre dei giovani non poteva mancare. Poi i cantori eseguiscono per la prima volta un piccolo Oratorio in onore del B. Don Bosco del celebre compositore Klafsky, su parole del noto letterato Terramare. L'esecuzione brillante sia da parte dell'orchestra, sia da parte dei cantori mette bene in evidenza il valore intrinseco di questa nuova composizione che viene gustata e calorosamente applaudita dal pubblico.
A questo punto il Dott. Federico Mack del Lussemburgo sale al palco in sostituzione di Monsignor Seipel, il famoso ex cancelliere austriaco, cui una infermità sopravvenuta ha impedito di tenere il discorso d'occasione già annunciato da giornali e programmi. E il Dott. Mack corrisponde alle aspettative del colto ed esigente pubblico, e da uomo dotto e profondo, presenta il beato nella vita e nelle opere lumeggiando in lui quello che è veramente caratteristico e che pure viene a sintetizzare in sè lati di altri santi che lo precedettero quali S. Francesco d'Assisi - umiltà, povertà, semplicità, amore - S. Vincenzo de' Paoli, S. Francesco di Sales suo Patrono, e S. Giovanni Battista Lassalle. L'oratore fa poi risaltare in modo speciale il valore e il significato di D. Bosco per la salvezza della società moderna, specialmente delle classi povere ed operaie.
Il discorso nutrito e sodo, che dimostra nell'oratore un conoscitore profondo del Beato, viene ascoltato con viva attenzione e salutato da applausi nutriti e calorosi al termine.
L'orchestra eseguisce quindi una composizione fresca fresca del suo Direttore. r un inno in onore del nuovo Beato, e costituisce una composizione grandiosa in cui orchestra e voci gareggiano a rendere effetti gustatissimi di armonia ed arte, applauditi calorosamente.
S. Em. il card. Piffl sale finalmente il palco e in brevi ed entusiastiche parole esalta l'opera dei Salesiani e fa voti che non solo in Italia e nelle altre nazioni, ma anche in Austria la Congregazione Salesiana fiorisca e si sviluppi sempre più, sicuro che la sua immensa città non gli darà più tanti fastidi spirituali qualora ci sia in ogni distretto un oratorio salesiano.
Alle prime note dell'inno papale del Mittmann l'assemblea balza in piedi, e il Card. Piffl imparte la benedizione e i convenuti si affollano nei corridoi e per gli scaloni marmorei ad ossequiare le autorità che si ritirano.
GINEVRA. - La Colonia Italiana di Ginevra ha voluto ricordare le glorie del Beato Don Bosco e accorse compatta alla chiesa italiana per ascoltare il triduo predicato da Monsignor Rossi, Vescovo di Susa. Nel giorno di chiusa i nostri emigrati diedero una commovente manifestazione di pietà, atto, standosi alla Santa Comunione, partecipando alla Messa solenne con assistenza pontificale e al Te Deum. Nella terra di Calvino non sarà sterile questa manifestazione di pietà con la benedizione del Beato Don Bosco.
GUAYAQUIL (Ecuador). - Anche nella Cattedrale di Guayaquil si svolsero festeggiamenti per celebrare la beatificazione di Don Bosco.
Alle solenni funzioni, cui prese parte gran numero di fedeli, si alternarono per la musica le scuole degli Istituti Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice, e per la parte oratoria i più valenti predicatori, quali P. Gabriele Morillo, il P. José Castelo, il P. Francisco Serrad. Nel giorno di chiusa si ebbero 250 prime comunioni; il Rev.mo Vicario Generale della Diocesi celebrò la Messa solenne a cui intervennero tutte le comunità religiose e disse il panegirico il Dr. forge Garcia esaltando il Beato che diede vita ad opere benefiche per la società.
Da Miyazaki 23-7-29,
Amatissimo Sig. D. Rinaldi.
Mi scrivono dal Giappone notizie consolanti che mi affretto a comunicarle, ben sapendo di qual gioia torni al Padre l'opera di apostolato dei figli lontani.
Festa di Maria Ausiliatrice.
In ogni residenza fu solennizzata con lo slancio proprio dei figli che vogliono onorare la mamma ed assunse particolare svolgimento a Miyazaki per la presenza di M. Roy, prefetto apostolico di Kagoshima e più per i frutti spirituali, davvero miracolosi, ottenuti. Quanto poteva servire a dare intonazione di festa entro e fuori la chiesa, entro e fuori la missione, fu messo fuori. Splendide e ben riuscite le funzioni, ravvivate dalla bella statua di Maria Ausiliatrice che per la prima volta appariva nella nostra chiesa. Lei, amato Padre l'aveva donata ai suoi figli del Giappone. Arrivò, purtroppo sfracellata, ma il paziente lavoro di questi modellatori e coloritori giapponesi la rimisero a nuovo ed oggi tra fiori e ceri e fra la gioia della nostra cristianità appare tra noi a prendere possesso della missione a Lei consecrata. Nel pomeriggio si aprì una modesta esposizione fra cui facevano mostra di sè i quadri della vita di D. Bosco, quadri delle vedute dell'Italia, il grosso atlante del Touring Club, il catechismo illustrato e molti lavori eseguiti dai nostri ragazzi, specialmente paesaggi in cui s'ammirava qualche bello spunto e non mancava il futurismo...
In cortile gare sportive diverse, poi funzioni religiose, coronate con proiezioni luminose, tanto gradite ai nostri cristiani. Il giorno dopo i cristiani con delicato pensiero vollero invocare la protezione dell'Ausiliatrice sui loro morti, ed in massa si recarono al Cimitero cattolico per la funzione di suffragio.
Festa di Don Bosco.
Quanto mente e cuore potevano ideare e quanto le forze e possibilità potevano realizzare, tutto fu messo in opera dagli amati confratelli affinchè il nostro beato D. Bosco potesse essere degnamente venerato, in questa solenne circostanza, col vivo augurio di una festa più completa e solenne nel prossimo anno. L'effigie del Padre è sull'altare. Le mani gentili e più i cuori ardenti delle nostre giovani l'hanno ornata con quel fine gusto giapponese loro caratteristico. Alla loro volta i baldi giovani del Circolo D. Bosco hanno ornato le adiacenze della chiesa. Messa solenne, servita dal piccolo clero al completo, discorso d'occasione, buona frequenza ai SS. Sacramenti, distribuzione di dolci. Alla sera una ben riuscita gara catechistica diede un crescendo di animazione alla festa, fu una viva partecipazione degli adulti, un omaggio spontaneo e sentito della gioventù a D. Bosco « padre e maestro ». Così era stata presentata ed ideata dal nostro bravo D. Cavoli, e con tale intento e sentimento fu eseguita. La sala era letteralmente gremita di grandi e di piccoli spettatori. (Ah! quando la Provvidenza ci invierà i mezzi per la costruzione di una grande sala per riunioni, concerti, teatro?... È davvero indispensabile!) I gareggianti sono 44; i giudici di questa singolare tenzone sotto la presidenza dell'inesorabile D. Margiaria sono inflessibili. Dopo ben combattuta lotta rimangono vincitori uno della compagnia di S. Luigi, 2 del circolo D. Bosco, 2 del circolo femminile, cui fu consegnato tra gli applausi l'assegnato premio in denaro. Il nostro D. Bosco non poteva dal Cielo non benedire, specialmente in quel giorno, a questo slancio, a questa professione di fede, che per lo zelo dei nostri buoni confratelli veniva a radicarsi in quelle anime « vere delizie dell'anima nostra ». Alla benedizione i giovinotti, vestiti in cotta, prestano servizio. L'amato D. Lucioni intona con slancio il Te Deum, e su quel vivente grappolo di gioventù maschile e femminile che gremisce la chiesa e sulla moltitudine dei genitori col volto proteso a D. Bosco, scende la benedizione di Gesù. - P, si conclude la serata in sala con canti e suoni, col discorso ufficiale del nostro D. Margiaria e coll'inaugurazione di un minuscolo cinematografo (che attende ancora la carità di qualche anima buona per essere pagato). Oh! gradisca D. Bosco l'omaggio dei suoi figli lontani e ci aiuti ad attrarre a Lui per condurle a Dio, le masse della gioventù giapponese.
La S. Cresima a Nakatsu. Visita del Vescovo di Fukuoka.
I confratelli di Nakatsu svolsero in unione ai confratelli di Oita un programma comprendente splendide funzioni religiose, giuochi vari, gran concerto, cinematografo, magnifica illuminazione e fuochi artificiali, per glorificare il grande avvenimento della beatificazione di D. Bosco. Diede risalto speciale alla festa, cui convennero molti ragazzi pagani e tutti i loro parenti, la presenza del Ven.mo M. Thiry, Vescovo di Fukuoka, che amministrò la S. Cresima, parlò ai convenuti e volle con questo atto dire ai figli di D. Bosco tutto il suo affetto paterno per l'opera loro.
Amato Padre, come vede, con lentezza, è vero, si procede, si cerca di spargere buona semente fra queste care anime. Per l'intercessione del nostro beato D. Bosco, siamo certi che si riuscirà a propagare sempre più la devozione a Maria A. e ad innestare in queste povere anime nostro Signor Gesù Cristo. Colla preghiera, coll'offerta dei quotidiani sacrifizi, con sussidi di ogni genere, ci aiutino i nostri fratelli, amici e cooperatori. Preghi per i suoi figli lontani. - D. VINCENZO CIMATTI, Salesiano.
Relazione di grazia presunta miracolosa attribuita all'intercessione del Beato D. Bosco.
Rev.mo Sig. Direttore del Bollettino Salesiano.
Nel 1895 emigrai nel Brasile, e giunto che fui mi diressi nella città di Campinas (Stato di S. Paolo).
In quel tempo in detta città infieriva la febbre gialla che faceva grandi vittime. Mi consigliarono di fuggire, ma io non volli. Dopo pochi giorni, fui preso da quella malattia con forte febbre, dolori di testa, stomaco, reni, ecc. e vomito di sangue, e uscita continua di sangue dal naso. Fui d'urgenza portato al lazzaretto. Il Professore Moretti riscontrò il mio caso molto grave e mi isolò, avendo di me ogni cura fraterna. Fui diversi giorni fra la vita e la morte, con l'aiuto di Dio e le cure del Professore dopo molti giorni lasciai il lazzaretto. Il male mi aveva lasciato dei germi, dolori al fegato, milza e stomaco. Fui di nuovo dal Professore Moretti che mi fece fare delle cure, ma a nulla valsero. Passò del tempo; sempre soffrivo. Ricorsi allora al Professore Gatti, Napoletano, residente in Carpinas. Mi ordinò molte cure che non mi diedero che qualche po' di tregua. Non vedendo miglioramento, ricorsi al Professore Conte Clemente de Toffoli (veneto) che mi ordinò molte cure, vi trovai qualche miglioramento, ma non la guarigione. Visto che per me non vi era cura, mi rassegnai alla volontà di Dio.
Mi consigliarono due anni fa, stando a Campinas (Brasile), di fare ritorno in patria. Accettai. Giunto in patria fui visitato da diversi dottori ma a nulla valsero le loro cure. Presi residenza a Terracina, ove tuttora mi trovo. Specialmente di notte in questi ultimi giorni il mio male peggiorava e non mi lasciava dormire.
Il giorno 15 maggio 1929, leggendo il giornale Il Messaggero, mi capitò sott'occhio l'articolo ove si parlava dell'esumazione del corpo del Venerabile Don Bosco e dei suoi miracoli. Io esclamai: « E dire che questo santo uomo io mentre stavo a Roma, frequentando la scuola dei Salesiani al Sacro Cuore di Gesù, l'ho conosciuto, gli baciai la sacra mano molte volte e da lui fui accarezzato e consigliato di essere buono. Io avevo allora 12 anni (ora ne ho 58).
«Il Venerabile Don Bosco ha fatto miracoli, non potrebbe anche esaudire le mie preghiere e farmi guarire da questi gravi incomodi? Io sempre prego ma non vi è persona che mi ascolti ».
Verso notte fui a letto e feci le mie preghiere a Dio e al Beato D. Bosco ma per quanto facessi per prendere sonno, non mi fu possibile; il male quella notte mi tormentava e sentivo forti dolori al fegato, milza e stomaco.
Passai delle ore sveglio. Accesi la luce e guardai l'orologio, erano le 12. Smorzai la luce. Appena smorzata, mi prese un grande malessere e mi addormentai. Mi parve di vedere che la camera s'illuminasse, e nel medesimo istante vidi entrare il Beato D. Bosco che si avvicinò al mio letto. Io vedendolo lo riconobbi ed esclamai: « O Don Bosco! ». - Egli mi rispose: « Erano tanti anni che non ti rivedevo: tu mi hai invocato ed io per opera di Dio sono venuto per guarirti dal tuo male ». Così dicendo alzò gli occhi al cielo e stendendo in avanti la mano destra mi benedisse e sparì, non dandomi tempo di dire una parola. Subito mi svegliai, accesi la luce e guardai l'orologio segnava le 12 1/2 di notte.
Non mi sentivo più nulla di male ed ero impressionato di quanto mi era accaduto. Io ne parlai in famiglia raccontando l'accaduto e la mia guarigione. Mi dissero di aspettare un po' di giorni per vedere come andava la cosa, ed io ho voluto aspettare per assicurarmi se veramente fossi guarito. Io non mi sento più nulla di male, grazie a Dio e al Beato Don Bosco. Debbo confessare che il mio sogno fu una realtà e un miracolo grande del mio venerato e benedetto D. Bosco, che da piccolo mi considerava come uno dei tanti piccoli suoi amici.
Ella può dare pubblicità a questo grande miracolo del Beato D. Bosco, acciocchè tutti possano constatare con fatti la grande potenza che ha presso Dio.
Perdoni il disturbo recatole.
Con ossequio suo dev.mo
Terracina, 7 giugno 1929.
GIOVANNI BIANCONI (da Priverno).
« In seguito alla prima relazione della mia malattia e resoconto, ecc., io debbo aggiungere questo. Io passai, a San Carlo di Pinhal (Estado de San Paulo) Brasile, una visita dal celebre Prof. Sanarelli, che colà si era recato per studiare la febbre gialla; e sperimentare un suo rimedio.
Su 2o malati nell'ultimo stadio della malattia ne guarì 18, 2 decessi, ed ebbe il gran premio dal Governo Brasiliano. Egli mi ordinò molte cure, io trovai sollievo ma non guarigione, però egli mi disse che il morbo lasciava segni fino alla morte, e che solo con un miracolo poteva un ex-malato stare bene. Nel 19o6 per consiglio del prof. Moretti, Brasiliano, io mi recai in Italia e fissai dimora a Roma, Via Celimontana N° 7, e ogni settimana andavo all'Ospedale Umberto I (Policlinico di Roma) per farmi visitare, e lì più volte fui visitato dal celebre Professore Sebastianelli e da una dottoressa.
Per tre o più mesi, passai visite e presi rimedi sopra rimedi (trovavo sollievo ma non guarigione) ; migliorando un po' feci ritorno a Campinas, Brasile, e là rimasi fino al 1927. Nei primi di aprile 1927 m'imbarcai per l'Italia con la famiglia. Giunto a Roma fui dal Professore Masci, Direttore dell'Ospedale Fate-bene-Fratelli. Mi trovò grande infiammazione e indurimento della milza, grande infiammazione dello stomaco e dilatazione. Delle volte, di notte specialmente, quando mi prendevano gravi dolori e punture come tanti colpi di pugnali, io rimanevo per qualche istante privo di vita e solo gemevo, e vomitavo come acqua verde e amara, che era nè più nè meno che il fiele. Ebbi rimedi di sollievo ma non duraturi, e sempre i medesimi dolori.
A Terracina passai un'accurata visita dal Professore De Mattias e mi disse lo stesso del Professore Masci. Io ormai ero abituato a questi malanni, e mi ero rassegnato alla volontà di Dio. Facevo cure, prendevo purganti, ecc., ma senza nessuna fiducia. Mi capitò il Messaggero con l'articolo sul Beato D. Bosco, ed io, come Lei sa, da un'altra lettera, proferii quelle parole. La notte dal 15 al 16 maggio, in seguito a mie preghiere, mi accadde il miracolo.
Grazie al nostro buon Dio e al Beato Don Bosco, che tanto pregò Iddio per me, fui dalla sua sacra mano guarito miracolosamente.
Ora posso dire di stare benne, e di non avere da quel giorno più nessun disturbo nè punture, nè dolori del fegato, nè della milza, nè dello stomaco. Io mangio tutto e bevo meglio senza incomodo. Posso essere contento e felice; e ringraziare Iddio e il Beato Don Bosco che si è degnato di ascoltare le preghiere di un suo indegno figlio.
Terracina, 30-6-1929.
GIOVANNI BIANCONI del fu GAETANO da Priverno.
Un dolce rito e una bella grazia.
La punta Sud dell'Argentera (m. 3297) - la più alta vetta delle nostre Marittime, all'uopo chiamata la Regina delle Marittime - è stata Domenica 15 settembre consacrata alla Madonna di D. Bosco. Con rito altamente significativo e sublime abbiamo murato sull'alta rupe un medaglione della Vergine ed una targa-ricordo così concepita:
-- La Gioventù Cattolica Cuneese - nell'anno giubilare del Papa Alpinista --- questa vetta consacrava alla Vergine Ausiliatrice.
E nel verbale della cerimonia scrivevamo in calce: « Interprete presso la Vergine - delle preghiere invocanti le celeste benedizioni - sopra il Papa Alpinista - nell'anno giubilare e nell'anno fatidico della Conciliazione - sull'Italia tornata a Dio - sulle nostre Associazioni e sulle nostre famiglie - abbiamo chiamato nell'anno della sua assunzione all'onor degli altari - il potente Beato Don Bosco ».
Quindi il Sac. Cesare Sloppa celebrava la S. Messa per la prima volta sulla vetta così consacrata e dieci alpinisti ricevevano il Pane dei forti.
Il mio grande sogno si era compiuto, avevo mantenuta la promessa fatta a D. Bosco, il quale si degnò offrirmi ben tosto la prova della sua possente benevolenza.
Attraversata la cengia che percorre per la sua lunghezza tutta la parete Sud-Est dell'Argentera, io con quattro compagni compivo l'ultima parte dell'interessante ascensione lungo un canalone che sale direttamente alla vetta. Giunti al lastrone terminale, ritenni opportuno cedere il passo ai compagni onde prestar loro aiuto e consiglio atti a facilitante l'ascesa. Tre di essi avevano già raggiunta la vetta, il quarto era alle prese colla roccia, quando mi avverte che io posso salire perchè egli si sente sicuro. Invece, non appena io mi trovo esposto nella manovra di superamento del breve strapiombo, quello improvvisamente scivola e mi colpisce così violentemente al capo cogli scarponi ferrati che io pel dolore svengo, e precipito a mia volta. Rotolai così per una ventina e più di metri balzando di roccia in roccia: ad un tratto un urto violento al capo mi richiama alla vita, appena in tempo per vedermi aprire spaventevole il precipizio nel quale vedo balzare da un'altezza di 15o metri la mia fida piccozza. Ho rapida la visione della fine inevitabile cui nessuna umana forza può ormai sottrarmi. Ed allora lancio un formidabile grido: Don Bosco! Aiutami! - Come se una mano mi avesse agguantato, mi sento rattenere di colpo, fermare quindi sull'estremo limite del terribile a picco.
Ma già Don Bosco vegliava su me, perchè se riportai ferite, anche profonde, in tutto il corpo, non ebbi a lamentare alcuna rottura di membra. Così che, se pur claudicante e sofferente ancora, dopo dodici giorni ho potuto lasciare il letto. Permane la sinovite traumatica al ginocchio sinistro. Ma Don Bosco completerà il miracolo e, ne son certo, mi guarirà ancora da quest'ultima grave conseguenza.
Cuneo. Avv. DINO ANDREIS.
Ora sto benissimo...
Nell'ottobre fui assalita da forti dolori al ventre che mi immobilizzarono nel letto per due mesi. Mi raccomandai alla Madonna con varie novene perchè mi ridonasse guarita alla famiglia, che tanto abbisognava dell'opera mia. Verso l'Epifania cominciavo a star meglio e volli tentare di prender parte agli Esercizi spirituali che si tenevano in chiesa: fui nuovamente assalita dal male che mi tenne in letto per 4 mesi. Finche una religiosa mi consigliò di pregare il Beato D. Bosco: subito attuai il pio suggerimento ed ora sto benissimo...
Continui il Beato a proteggere me e la mia famiglia.
Moncrivello. M. P. C.
Guarita da differite.
Mia figlia Rita colpita gravemente da difterite aveva ricevuta dal medico la sentenza di prossima fine. Allora mi rivolsi a M. A. e al B. Don Bosco, la cui effigie diedi a baciare all'ammalata. La povera figliuola ebbe subito un miglioramento nel respiro e nella parola e prima che io potessi avere le medicine dalla lontana farmacia l'ammalata si rimetteva in salute.
Barge.
ROSA GINOTTA MARCONETTO.
Feci ricorso a Don Bosco e fui esaudita!
Da tre lunghi mesi tenevo il letto senza speranza alcuna di guarigione, poiche l'arte medica aveva già dichiarato il caso perduto e tranquillamente stavo aspettando, ora per ora la mia partenza per l'eternità, quando fui consigliata dalle mie amatissime Superiore di fare una novena al Venerabile Don Bosco, chiedendogli la guarigione.
D'accordo colla volontà del buon Dio, accettai fidente il pio consiglio, ed oh! efficacia della protezione del buon Padre! Al terzo giorno della novena, cominciai a migliorare sensibilmente ed oggi mi trovo bene, continuando a lavorare, con mia grande soddisfazione, nella Casa del Signore.
Grazie infinite siano rese al V. Don Bosco! S. Paolo (Brasile).
Suor TELLER TURIBIA.
Esprimo la più viva riconoscenza al Beato D. Bosco per una segnalatissima grazia spirituale ricevuta: e cioè il ritorno di persona carissima alla pratica fervida della religione dopo che essa aveva letta la vita del Padre Amato.
Torino. M. N.
Un'altra guarigione.
Una mia parente nella primavera scorsa fu colpita da febbri infettive e non bene curata finì coll'impazzire. Costernata per questa sventura mi rivolsi a D. Bosco con una novena. Dopo un mese l'ammalata risanava perfettamente.
Piampaludo. TERESA SIRI.
Le Letture Cattoliche di Torino, sempre fiorenti, furono fondate dal Beato Don Bosco fin dal 1852 e per molti anni sempre da lui stesso dirette. Sono uno dei periodici che contano oggi più lunga esistenza. Escono ogni mese in formato di libro tascabile, da poter aggiungersi alle biblioteche circolanti o regalarsi ad amici. Sono dodici volumetti all'anno, oltre all'ameno Almanacco Il Galantuomo. Prezzo d'abbonamento L. 12,50 all'anno.
Diffondetene l'abbonamento in tutti gl'Istituti, Scuole, Circoli, in ogni Parrocchia. Farete cosa gradita al B. Don Bosco.
I Cooperatori Salesiani dovrebbero abbonarvisi.
Alle Cooperatrici Salesiane.
Il Comitato Centrale delle Patronesse delle Opere del B. Don Bosco continuerà anche a promuovere e organizzare pel prossimo anno 1933 Esposizioni di Arredi e Paramenti Sacri e svariato materiale per le Missioni Salesiane. Raccomanda pertanto, che oltre a quanto si continuerà a fare dei così detti Laboratori Missionari, le singole Zelatrici e Cooperatrici Salesiane lavorino anche a domicilio ognuna per propria iniziativa, inviando poi ogni cosa al Rev.mo Sig. D. Rinaldi a Torino, preferibilmente per l'annuale festa di Maria Ausiliatrice. Questo s'intende per l'Italia. Fuori d'Italia invece si faccia capo agli Ispettori Salesiani locali.
All'opera adunque! Ogni Cooperatrice prepari e mandi il suo contributo.
Infine, ove fosse possibile, sorga qualche Cooperatrice più intraprendente e scriva al suddetto Comitato Centrale offrendosi quale Zelatrice propagandista e riceverà le opportune direttive. Per questo lavoro si faccia capo alla Segretaria Generale dello stesso Comitato, Contessina Maria Teresa Camerana, Corso Oporto N. 23 - Torino.
Facciamo noto ai nostri benemeriti Cooperatori che le opere nostre hanno il conto corrente postale col N. 2-1355 (Torino) sotto la denominazione DIREZIONE GENERALE OPERE DI D. BOSCO - TORINO. Ognuno può valersene con risparmio di spesa, nell'inviare le proprie offerte, ricorrendo all'ufficio postale locale per il modulo relativo.
Quanti c'inviano relazioni di grazie e favori ottenuti da Maria SS. Ausiliatrice, dal Beato Don Bosco e da altri nostri Servi di Dio, per aver fatto promessa di pubblicarli a mezzo del Bollettino, sappiano che non ci è dato di accontentarli tutti come vorremmo, non essendo possibile pubblicare per esteso tutte le relazioni che riceviamo, per mancanza di spazio e perchè talvolta non hanno che un'importanza relativa; e precisamente Per. questo pubblichiamo ogni mese un elenco dei graziati.
Viva Maria Ausiliatrice !
In una sera di agosto un mio fratello in moto si scontrava con un'auto per un'improvvisa deviazione della medesima.
L'urto dei due veicoli fu così violento da sbalzare il fratello alla distanza di alcuni metri. La caduta, che poteva essere mortale, gli cagionò una profonda ferita e due fratture complesse in un medesimo arto, alcuni giorni dopo sopraggiunse anche un gran malore che in breve lo ridusse quasi in fine di vita. Nella speranza di ottenergli con la guarigione del corpo quella più desiderata dell'anima, mi rivolsi a Maria Ausiliatrice con la novena consigliata dal Beato D. Bosco e non fui delusa. Dopo giorni d'invocazione il morbo scompariva e la gamba migliorava, e il convalescente poteva lasciare il letto. La guarigione segnava pure il ritorno di quell'anima a Dio!
Nizza Monf.
Una Figlia di M. Ausiliatrice. La Madonna ci ha esauditi!
L'anno passato, proprio negli inizi del nostro noviziato, il nostro amato Maestro veniva colto da vari disturbi di salute, che, oltre a cagionargli notevoli sofferenze gli impedivano di prendersi di noi quella cura, di cui sentivamo gran bisogno.
Temendo che tale condizione di cose avesse a prolungarsi, ci rivolgemmo con gran fiducia alla nostra Ausiliatrice.
Sempre buona e pietosa la Madonna esaudì le nostre preghiere. Ben presto il nostro caro Superiore si rimise in forze, e in seguito, durante tutto l'anno, potè attendere tranquillamente al suo ufficio, godendo sempre buona salute. Grazie, o Maria!
S. Gregorio.
I novizi dell'anno 1928-29.
Mi guarisce il figlio.
Con l'anima piena della più profonda riconoscenza, ringrazio M. SS. Ausiliatrice e Don Bosco per la grazia concessami della guarigione completa di mio figlio Marcello, ristabilendo in tal modo la gioia e il conforto in seno alla mia famiglia.
Pieve a Nievole. MARIA PACINI Insegnante.
Esprimono pure la loro riconoscenza a Maria Ausiliatrice e al Beato Don Bosco:
GIUSTETTI RosINA (Torino) per essere sensibilmente migliorata - e ora quasi completamente guarita - da un ulcere al fegato, dopo essersi raccomandala al Beato.
CAPRIOLI MARGHERITA (Torino) per essere stata liberata con una novena da acuto dolore alla testa che da molti mesi l'affliggeva e pel quale erano riuscite vane tutte le cure mediche.
RAFFO SILVIA (Genova) per il ritorno del figlio dopo aver avuto molte peripezie in America.
GIUSEPPE Bovo (Venezia) per grazia ottenuta con fiduciose novene.
M. VITTORIA A. (Torino) per lo splendido esito dei suoi esami.
AMALIA FENARESE ORSINI per una grazia importante dopo lunghi mesi di attesa e di preghiere.
Ch. N. N. per grazia ottenuta in una circostanza critica e decisiva.
TERESINA MOTTI (S. Ambrogio) per la guarigione della mamma da malattia intestinale e per l'occupazione avuta.
BORRA MARIA (Savigliano) per essere sfuggita prodigiosamente all'ingranaggio d'una trebbiatrice su cui lavorava e per essere guarita da gravi dolori ad una gamba.
V. T. I. (Riva di Chieri) per guarigione della sorella da bronchite.
DAVOLI GIOVANNA (Torino) per scongiurata operazione chirurgica.
N. N. (Carignano) per ristabilimento della salute da tempo malandata.
FAMIGLIA DUGONE per la protezione sui suoi figli.
N. N. (Torino) per aver conosciuto lo stato di coscienza in forma chiara ed inaspettata, e sentitasi spinta a fare una confessione che le riempi il cuore di pace e di conforto.
ERNESTINA ED EUGENIA AMERIo (S. Marzano) per scampato pericolo invocando con fiducia la Madonna.
LINA LA RoSA (Riposto) per aver potuto ritrovare un oggetto prezioso smarrito.
R. F. per una grazia ottenuta.
BERTAso BUN (Alcenago) per il miglioramento e guarigione del figlio colpito da febbri tifoidee, dopo una novena.
Ottennero pure grazie da Maria Ausiliatrice e dal Beato Don Bosco - e, pieni di riconoscenza, inviarono offerte per la celebrazione di Sante Messe di ringraziamento, per le Missioni Sasiane o per altre opere di Don Bosco, i seguenti:
Adragna Maria, Algozino Salvatore, Anastasi Maria, Andreatta Giuditta, Arata Elena, Arcasi Azelia, Aroldi Arturo, Attinti Lina, Avveduro Amelia, Azzaroni Pia, Azzolini D. Riccardo, Albertazzi Giovannina, Arisio Maddalena, Adamo Oreste, Amateis Giovanni, Amione Maria, Arduino Maria.
Baldassari Gisella, Batigelli Pierina, Belfiori Maria, Belluati Armida, Berbotto Margherita, Bertoni Giuseppina, Biancotto Teresa, Biasutti Carlo, Blandina Matilde, Bei Manca Rosa, Boiras Serra Emilia, Bonjeau Carolina, Borgatti Ada v. Romagnoli, Brema Angelica, Buzzi Antonio, Bracchi Cleofe, B. M. (Breganze), Blua Michele, Baratti Laura, Bavagnoli Carolina, Bianchi Linda, Bracco Luigi, Bruno Marietta, Bertero Bertolè Valentina, Badalla Itala ved. Caio, Brambilla Angelica, Balesio Domenico, Borgatello suor Teresa, Bainotti Gio. Battista (L. 90), Biglino Battista.
Calvetti Bice Luisa, Caracciolo Adele, Carrara Maria, Cajiello Maria, Challanciu Maria, Chiotti Pietro, Cipollone Norina, Cismondi Tina, Civalleri coniugi, Consiglia Antonucci Maria, Corsi Giovanna, Costantini Elisa, Ceschi Luciano, Can. Sebastiano, Carina Giuseppina, Concerto Consalvi, Cristino A., Cavallo Margherita, Coggiola Caterina, Cortassa Maria, Cigersa Maria.
D'Abbraccio Vincenzo, Dalfrè Clara, Damiano D. Michele, Damonti Maria, Della Valle Adele, De Marchi Irene, Dondi Maria, Doriguzzi Gemma, Del Mastro D. Luigi, Domini Francesca, D.T., Denti Giovanni per guarigione del figlio Giulio.
Ferrari Maria, Fochesato Teresa, Ferraris Rosa, Ferrara Natalina, Ferraris Rina.
Garino Massimina, Garatti Bettina, Garbelli Rachele, Gassa Caterina, Gazoppi Elisa, Gianforchetti Agostino, Ginocchio Innocente, Giordano Teresa, Giovine Delfina, Grossi Giuseppe, Guala Gilda, Gioigini Antonietta, G. G., Guarneri Margherita, Goffredo Lucia, Galvagno Concettina, Gazini Albina, G. C., Garassino Giuseppe e Caterina per la guarigione della bambina, Giordana Rosa per la scongiurata operazione ritenuta necessaria dai medici, Guglielmi Lina, Grosso Ines.
Ibba Francesca, Ippoliiti Carolina, Ingegneri Umberto.
Laconi Maria, Lamberti Giuseppina, Lisa Giuseppe, Lizzi Elisa.
Malfer V. Maria, Marceddu Maria, Marchesi Iolanda, Marras Paolina, Meconi Guglielma, Mezzadra Maria, Millo Chemin Palma, M. Muscardin, A. Marinari, Malgrati Maria, Matton Ernesta e figlio, M. S., Merlo Gaudenzio.
Nasolo Giuditta, Nizzo Virginia, Noaro Ida Ronteuroli, Novi Maria, N. N. (Alassio), N. N., (Bisucchio, N. N. (Marene), N. N. (Casale), N. N. (Boves).
Papandrea Giuseppe, Pardini Maria, Parodi Natalina, Pavese Giulia, Pecchio Maddalena, Perri Emilia, Perrone Lovisolo Argentina, Perruchon Anna, Pillon Giuseppina, Poggi Annetta, Poli Speziani Nini, Pollone Santina, Porta Faedo Nella, Pesce Dina, P. A., P. B.
Sarotti Bianca, Scalco Caterina, Scattorelli Giulietta, Scheller Concetta, Scodellaro Norma, Siligato Giuseppina, Spaltini Maria, Squellati Porro Antonietta, Strighini Carmen, Suliani Celestina, Sburlini Sisti, Saracco Ida, Salvetti Salvatore, Savino Luigina, Serra Giuseppina, Suppo Serafina n. Rosso, Stanga Giuseppina.
Tampieri Ada, Tarena Domenica, Tiomo Cera, Tognocchi Iolanda, Turi Felicita, Traverso Maria, Tonda Lucia.
Ussino Umberto.
Valloggia Angela, Vanotti Irma, Voja D. Giuseppe, Valbonesi sorelle, Vercelli Franco, Vanni Giuseppina, Zambelli Maria, Zamboni Lina, Z. G. (Borgo S. Martino).
Agnesotti Antonio, Sampeyre (Cuneo).
Ambrosini Angela, Bizzozero (Varese). Ameglio Carlo, Nizza Monf. (Alessandria). Brighenti D. Domenico, Negrar (Verona). Brunello Domenico, Bessica di Loria (Treviso). Bertone Lina Boario, Torino.
Bernardi D. Giov. Batt., Parroco, Brossasco (Cuneo). Cattoi Vittorio, Lizzana (Trento). Cerrina Ch. Romano, Fubine (Alessandria). Costa Carlotta, Sestri Ponente (Genova). Costa Gaspare, Canazei (Trento). Damilano Giuseppina, Rivarolo Canavese (Aosta). D'Andrea Pietro, Spilimbergo (Udine). Darbesio Pansa Adele, Torino. De Luca Paolo, Aversa (Napoli). Dessi Raffaele, Escolca (Cagliari).
Enrico Catterina ved. De Bernardi, S. Giorgio Canavese (Aosta) Ferandi Luigi, Bibiana (Torino). Ferraro Lucia Pelletta, Montemagno (Alessandria). Franco Rosa, Torino.
Gamba Pasqualina ved. Matta, Passerano (Alessandria). Gentile Antonietta, Catania. Gianasso Giustina m. di Pietro, Mombello (Torino). Gioiggi Teresa, Sacconago (Milano). Guarneri Manetta, Passirano (Brescia). Marchetti Maria, Massa.
Matta Giovanni, Passerano (Alessandria). Muzzoli Teresa, Marchirolo (Varese).
Orizio Orsola ved. Pedrocca, Passirano (Brescia).
Pastega D. Giovanni, Arciprete, Pieve di Castelfranco (Treviso). Pavan Maria ved. Vaccari, Villa di Rosa di Mestre (Venezia).o Pazzani Pietro, Passirano (Brescia). Perosino Margherita Adele, Torino. Pianotti Giuseppe, Fossano (Cuneo). Piantino Carlo, Torino.
Pogliani Artemisia, Isola d'Asti (Alessandria). Preda dott. avv. Giovanni Battista, Bergamo. Quaglia Morta, Falicetto (Cuneo). Rassatti Francesco, Clanzetto (Udine).
Rizzo Teresa ved. Santoro, Campana (Cosenza). Romagnini Nicoletta, Spezia. Sbavatto Francesca, Crova (Vercelli).
Scaglia Carlo, Castellazzo Bormida (Alessandria). Tabacchi Maddalena, Moncalvo (Alessandria).
Tartaglino Giov. Vittorio, S. Damiano d'Asti (Alessandria). Zanello Giuseppina ved. Cerruti, Pontestura (Alessandria).
R. I. P.
Presentiamo vivissime condoglianze alle famiglie, raccomandando ai suffragi dei nostri Cooperatori gli amici defunti.
Teniamo a dichiarare che nel Necrologio mensile facciamo menzione solamente di quei Cooperatori e di quelle Cooperatrici di cui ci vien comunicato il decesso direttamente (per lettera o cartolina postale, o mediante annunzio funebre a stampa), perché non ci pare prudente attenerci alla semplice scritta morto o defunto, che troviamo talvolta in Bollettini respinti.
Lettera dei Sig. D. Rinaldi ai Cooperatori . . . pag. i L'anno Giubilare di S. S. Pio XI i 39
Giubileo straordinario di S. S. Fio XI i 73
Dio all'Italia e l'Italia a Dio i 102 Operare cori Don Bosco . i 10 Ricognizione della salma di D. Andrea Beltrami . . i io6 Cinquantenario delle Missioni in Patagonia . . . », 104 L'opera di Don Bosco al 1° gennaio 1929, . . . , 168
Ella ritorna (poesia) i 174 La Madonnina di Don Bosco . . . i 186 Posa della prima pietra del Tempio di M. A. di
Roma i 2o8
Il Tempio del Perdono Cristiano i 239
Partenza di missionari i 324
Sul sepolcro di S. Stefano a Beitgemal . . . . r 360
PAGINA D'ORO (Borse missionari!): 3, 33, 65, 97, 133, 290, 353
A stimolo e ad esempio, i 9
Profumo di carità i 35
Salviamoli i 69
Immolazioni 100
L'amore nel dolore i 136 Partenza di missionari
La morte e la viti 323
Siate felici i 356
BEATIFICAZIONE DI DON Bosco:
Per la Beatificazione di Don Bosco i 129
Discorsi di Pio XI . . i 130 L'ora di gloria, S. 1 - Decreto sui miracoli, S. 2 - Invito del Sig. D. Rinaldi, S. 4 - Alla tomba di Don Bosco, S. 6.
Don Bosco Beato i 131
La beatificazione di Don Rose i 166
I miracoli di Don Bosco i 169
Cronaca delle feste di Roma i 193
- a Valsalice i 213
- L'apoteosi di Torino i 216
-- Sèguito alle feste di Torino i 229 L'Episcopato per Don Bosco . . . 1 235
Compiacimento di S. S. Pio ::I 257
Tre lettere di Don Bosco i 265 Speciali manifestazioni in onore di Bon Bosco . . . e 326
OMAGGI E FESTE IN ONORE DI DON BOSCO: 185, 224, 248, 271, 283, 310, 311, 315, 339, 366, 368, 371.
RILIEVI ALLA FIGURA DI DON Bosco
Don Bosco e P. Ludovico da Casoria i 142
Il Santo della Conciliazione i 176
Virtù religiose di Don Bosco 178
Don Bosco nella scuola i 179
Il Santo dell'azione 277
Il Santo giornalista i 328
Ricordi di Don Bosco i 329
DA GIORNALI E RIVISTE
Don Bosco e S. Francesco d'Assisi i 156
Un gran Santo italiano i i56 Don Bosco e la Conciliazione . i 158 La missione educatrice della Chiesa e la glorificazione di Don Bosco i 225 S. Benedetto e Don Bosco . i 258
D. Bosco e D. Guanella » 366
SVILUPPI DELL'OPERA SALESIANA
Patronato degli Indi Americani . . i 43 A proposito di un numero unico (Stati Uniti) . . . i 75
Primo decennio dell'Oratorio S. Paolo . . i 76 Il Card. Ceretti visita la Casa Salesiana in Australia . ; 7
Una grande opera tra gli Indi di Puno 294
MISSIONI
Notizie dei missionari in viaggio . . . i 52 Perchè occuparci delle Missioni (Mons. Ercole) . . i 111 Ai confini del mondo (Joergensen) i 262
INDIA: Mons. Méderlet consacrato Arcivescovo di
Madras, 12, 47 -- Conquista nella Vallata del
Bramaputra (D. Piasecki), 20 - Confidenze di
figli (D. Ricaldone), z2 - Nella foresta Synteng (D. Mazzetti), 119 - Opera che versa in strettezze (D. Sauna) pag. 185
SIAM: Notizie dai Siam (D. Pasotti), 116 - Visite
illustri e consolazioni (D. Pasotti), 244 - Dalle
fertili terre del Siam (D. Casetta) » 305
CINA: Prima festa di M. A. ad Hongkong (D. Boccassino), 23 - Bilancio di un anno in Cina (Mons. Versiglia), 50 - Da Shiu Chow al Kiang si (Mo, a. Versiglia), 112 - Dalla reggia alla stalla (D. Garelli), 147 - Sin tung mun (D. Caravario), 306 -Quindici giorni fra i Bolscevici (D. Dalmazzo) . . i 333
GIAPPONE: Riflessi di vita spirituale al Giappone
(D. Cimarti), 18 - Visita a Miyzaki del pruno Vescovo Giapponese (D. Cimatti), 49 - Dopo le feste dell'Incoronazione (D. Cimatti), 87 - Festa nel Giappone (D. Cimatti), 194 -- Le due pietre angolari del futuro Seminario (D. Cimatti), 246 - La prima chiesa costruita in Giappone (1). Cimatti, 308 - Nuevi palpiti (D. Cimato) . . . i 377
ECUADOR: Storia e complicazioni di una vendetta
(Mons. Comin), 82 - Tra i Kivari d'Indanza
(D. Crespi) i 278
Rio NEGRO: Sul Rio Negro e sul Madeira (Mons.
Massa), 16 - Due fratelli Piratapuvas (D. Giacone), 58 - Sugli affluenti del Rio Negro (D. Giacone), 80 i 202
MAGELLANO: Dal Vicariato Magellanico (D. Remoli), 5o - Dalla Patagonia meridionale (D. Al berti) . . .
MATTO GROSSO: Tra i Bororos (Mons. Couturon) . » 55 CIACO: Una visita ai Tobas del Ciaco (D. Farina) . 86
ANIME RICONOSCENTI A DON Bosco: 14, 40, 78, 146
223, 242, 267, 297, 330 i 379
CONFERENZE SALESIANE i 108
LETTERE DI D. GIULIVO: 24, 42, 72, 109, 145, 243 . i 230
GRAZIE DI M. AUSILIATRICE: 25, 57, 89, 121, S. 7,.
189, 254, 281, 318, 348 i 382
NECROLOGIA: 30, 62, 95, 127, 159, 191, 287, 319. • i 351 DA LIBRI E RIVISTE: 29 i 252
TESORO SPIRITUALE: 56, 79 i 365
NELLA FAMIGLIA SALESIANA: Ayagualo, 28 - Barcellona, 27 - Borghetto Borbera, 124 - Cordoba, 28 - Civitavecchia, 6o -- Corteo, 6o - Cadice, 62 - Cairo, 93 - Cuiabà, z85 - Elisabethville, 61 -
Frascati, 6o - Hongkong, 182 - Livorno, 345 La Paz, 347 - Milano, 27, 93, 284 - Mendoza, 62
- Miglianna, 345 - Novoli, 93 - Nizza Monferrato, 344 - Porto Said, 124 - Porosi, 126 - l'arma, 343 - Rosario, 28 - Rio de Janeiro, 286
- Recife, 344 -- Spezia, 27, 61 - Sougné-Remouchamps, 93 - S. Dona di Piave, 124 - Talca,
28 - Tucuman, 93 - Torino 124, 345 - Valdivia
28 - Vignaud i 94