PERIODICO MENSILE DEI COOPERATORI DI DON BOSCO
ANNO XIV - N. 5 MAGGIO 1921
SOMMARIO
Splendido esempio di cooperazione salesiana: - Lega di padri di famiglia.
Per la Festa di Maria Ausiliatrice. Per l'azione locale.
La cappella funeraria di Don Rua: - La cerimonia inaugurale. - Il discorso dell'On. Fino. - Le decorazioni della Cappella. - Oratorio "Michele Rua". Associazioni regionali degli Ex-allievi.
Giovani "apostoli".
Date memorande dell'Opera di Don Bosco in Cina: - I) La consacrazione di Mons. Versiglia. - II) Il primo Pontificale e il Giubileo Sacerdotale di Mons. Versiglia a Macao. (Relazioni del Dottor D. Sante Garelli).
Il Culto di Maria SS. Ausiliatrice. - Intenzioni per il mese di maggio. - Grazie e graziati. - Orario della novena e festa di Naria Ausiliatrice.
Tra i figli del popolo: - In un quartiere operaio di Parigi.
Per chi può beneficare.
Note e Corrispondenze: - Esposizione di arredi sacri. - Medaglia d'oro a un Missionario - Alla Scuola Agricola di Beitgemal - Conferenze Salesiane - Notizie varie: in Italia, all'Estero.
Necrologio: Salesiani e Cooperatori defunti.
REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE - VIA COTTOLENGO, 32 - TORINO
Leghe di padri di famiglia.
Tra le norme suggerite dall'8° Congresso Internazionale per l'azione religioso-sociale dei Cooperatori (Cfr. II, A, 2) vi è pur quella di promuovere la formazione di leghe di padri di famiglia. Sapete perchè?
Il mondo va male: la miscredenza, la scostumatezza e lo spirito di ribellione ad ogni autorità divina ed umana dilagano. Ci vuole un rimedio; e il rimedio capace di guarire tutti i mali della società è un solo: lo spirito cristiano, pazientemente diffuso nelle famiglie e, per mezzo delle famiglie, nella società. A questo, più o meno direttamente, mirano le associazioni cattoliche, provvidenzialmente numerose tra la gioventù maschile e femminile, ed anche tra le donne cristiane. Manca però ancora un'associazione cattolica tra gli uomini, che possa, nei tempi nuovi, diffondersi dappertutto per la semplicità del suo organismo e per l'opportunità del suo programma; che valga ad esercitare, oggi, il medesimo apostolato che un tempo esercitavano le numerose Associazioni o Compagnie religiose fiorenti per le singole professioni e corporazioni sociali. Ci vuole, in questi tempi, qualche cosa di semplice e pratico, che raggruppi localmente tutti gli uomini ben pensanti in un'opera di tutela e di sana propaganda, ci vuole un'associazione, una lega tra i padri di famiglia.
Questo voto, lanciato dall'8° Congresso Internazionale dei Cooperatori Salesiani, venne raccolto, con uno zelo veramente apostolico, da un caro Cooperatore, il Dott. Pietro Perin di S. Donà di Piave, che l'ha già messo in pratica con la fondazione di una fiorentissima Lega di padri-famiglia in quel Comune.
« Organizziamoci noi uomini - ha cominciato a dire il Dott. Perin, - La gioventù maschile è già unita in circoli: questo è provvidenziale, perchè si immette ondate di sangue nuovo, fresco e generoso, nelle riarse vene della società e si prepara una generazione nuova più sanamente cristiana.
» Ma se vi è un avvenire lontano, vi è anche un avvenire prossimo, anzi un presente che incombe oscuro e minaccioso, prodotto dagli orrori della guerra e aggravato dalle delusioni della pace, al quale presente bisogna provvedere urgentemente. A ciò l'Unione della Gioventù Cattolica giova, e molto, ma non basta.
» Urge unire coloro che hanno nelle mani le redini della società attuale, cioè gli uomini, e fra gli uomini, coloro che sull'ordinamento e sull'indirizzo della vita familiare e sociale esercitano la maggiore influenza, vale a dire i capi di casa, i padri-famiglia.
» Poichè, amici, noi siamo i padroni del mondo. Non sorridete, ma pensate: io sono padrone nel mio piccolo ambiente familiare; ciascuno di voi è signore del suo piccolo mondo domestico. Ora, dato che la società è la risultante del complesso delle famiglie, noi siamo i padroni del grande ambiente sociale del mondo.
» Ed ecco come la nostra Lega appare essere il mezzo più pratico ed efficace per conservare lo spirito cristiano dove ancora esiste, per risvegliarlo dove è sopito (poiche molti dormono); e per suscitarlo e vifivicarlo dove manca od è spento.
» Quello che vale per il mondo fisico, vale anche pel mondo morale. Archimede diceva: datemi un punto di appoggio, ed io vi sollevo il mondo. Il punto di appoggio per sollevare il mondo morale è questo: Rendere cristiani i capi di casa, i padri di famiglia. In tal maniera saranno cristiane le famiglie e, di conseguenza, la società tutta. Poichè è principio fondamentale, che per risanare in senso cristiano la società, bisogna risanare in senso cristiano le famiglie. Ora è appunto questo a cui tende la nostra lega.
» Il capo di casa per la sua autorità e per il suo prestigio esercita influenza immensa sull'indirizzo e sull'andamento economico materiale e morale della famiglia.
» Come nei bei tempi antichi, dicevasi che regis ad exemplum, totus componitur orbis, - la nazione segue l'esempio del re - a maggior ragione si può dire che la famiglia, si modella sull'esempio del padre. Non è egli di fatto la base dell'edificio familiare, il perno intorno al quale si aggira la vita domestica in tutti i sensi? Quale il tronco, tali i rami, le frondi, i frutti.
» La dolorosa esperienza quotidiana insegna che i figliuoli, specialmente maschi, finchè sono piccoli stanno attaccati alle ginocchia della madre, ne ascoltano i saggi consigli di virtù e di pietà. Ma giunti a una certa età, seguono l'esempio del padre, e se questo è indifferente, o ateo, ubbriacone o scialacquatore, i figli pure battono quella strada, che è la più facile e conforme alle tendenze della corrotta natura.
» Da questo appare chiaramente che la Lega dei capi di casa e dei padri di famiglia è una gran forza morale nella parrocchia, perchè rappresenta la somma delle migliori energie e la fusione delle più salde e temprate volontà ».
Con la divulgazione di questi principi in adunanze pubbliche e private e in conversazioni famigliari, e sopratutto mercè il concorso cordiale, generoso e fattivo di Mons. Cav. Uff. Dott. Luigi Saretta, Arciprete locale, sorgeva a San Donà di Piave, sullo scorcio del 1920 la nuova Léga di Padri di famiglia. Inauguratasi solennemente il 2 gennaio 1921, festa del SS. Nome di Gesù, coll'intervento di Mons. Bertanza di Venezia, prese subito così ampie proporzioni, cha conta già più di 700 soci. La sua organizzazione è la più agile e snella. Ogni frazione della vastissima parrocchia fu divisa in vari quartieri: in ogni quartiere vennero fissati alcuni capi-gruppo: e i capi-gruppo vennero contemporaneamente stabiliti referendari dei singoli soci della propria circoscrizione alla presidenza, e delle comunicazioni della presidenza ai singoli iscritti, chè la società ha una presidenza, un segretario, e un cassiere. Con questo organismo, semplice e pratico, in brevissimo tempo un ordine o un avviso della presidenza è comunicato a tutti gli iscritti, e questi possono, nello stesso modo, essere convocati in brev'ora in adunanza.
Lo splendido esempio di S. Donà di Piave è riguardato con simpatia dai capi di famiglia delle parrocchie dei comuni limitrofi, e, presentemente, il Dott. Perin compie un giro di propaganda per trapiantare la lega in altri paesi.
Eccone lo Statuto.
SCHEMA DI STATUTO PER LA LEGA DEI PADRI DI FAMIGLIA.
E istituita in ... la lega fra i capi di casa e i padri di famiglia allo scopo di:
1° Accrescere e rinsaldare i vincoli di fratellanza e di solidarietà che devono stringere tra loro i principali rappresentanti del paese, come se fossero altrettanti membri di una stessa famiglia.
2° Coltivare e diffondere lo spirito cristiano nell'individuo, nelle famiglie, nella società.
3° Difendere e tutelare, con tutti i mezzi a disposizione e con la forza che viene dall'unione, tutti gli interessi particolari e generali, come cittadini e come cristiani, sviluppando e formando una salda coscienza morale, religiosa e sociale.
4° Cooperare col Parroco in tutte quelle opere e istituzioni che egli credesse compiere per il bene religioso-morale della parrocchia.
LA LEGA È POSTA SOTTO LA PROTEZIONE DI SAN GIUSEPPE, CAPO DELLA SACRA FAMIGLIA.
I Soci della Lega devono:
1° Santificare la festa, ascoltando la S. Messa e intervenendo possibilmente alla Sacre Funzioni.
2° Rispettare i Nomi santi di Dio e della Vergine.
3° Istruire ed educare cristianamente i propri figliuoli.
4° Fuggire l'ubbriachezza.
5° Stare lontani dai maestri dell'errore e della empietà.
In breve, la Lega caldeggiata dal Dott. Perin popolarizza localmente l'incremento dell'ideale cristiano in armonia con i bisogni presenti.
« Noi vogliamo - egli scrive - che il nostro popolo si formi una lucida coscienza dei suoi diritti come dei suoi doveri, sulla base della concezione cristiana della vita. Vogliamo perciò influire in questo senso sull'indirizzo della vita e sull'avvenire del nostro paese. Non siete voi persuasi che se in ogni famiglia vi fosse solamente uno che pensasse, parlasse e operasse cristianamente, il nostro paese, la società sarebbero salvi, specialmente se quest'uno fosse il capo di casa, il padre di famiglia? »
La Lega mette a disposizione del Parroco tutte le migliori energie della parrocchia.
« Essendo un'associazione parrocchiale, il Parroco ne è naturalmente ispiratore e maestro, l'anima. La lega, a sua volta, sarà il suo braccio destro: lo coadiuverà in tutte quelle opere che egli crederà proporre e iniziare al bene morale e religioso del popolo. I padri-famiglia saranno i cooperatori del Parroco.
» La nostra Lega vuol essere centro e focolare di vita cristiana pel nostro paese. Vuol essere un organismo vivo e operante; ma ricordiamoci, amici, che la sua vitalità dipende da ciascheduno di noi, giacchè negli organismi l'equilibrio vitale dipende dalla simultanea e armonica funzione di tutte le parti.
» Destiamoci dunque - conclude il Perin (1) - perchè i nemici non dormono. Mettiamoci volenterosi per il nuovo sentiero alla riscossa per i nostri diritti. Muoviamoci, perchè gli avversari sono audaci; l'ora del coraggio è suonata. Facciamo il nostro dovere, e Iddio farà il resto. Che S. Giuseppe, l'Uomo Giusto, Capo della Divina Famiglia di Nazareth, ci protegga! Dio, il Gran Padre che sta nei cieli, benedica i piccoli padri erranti sulla terra ».
***
Mentre ci congratuliamo vivamente col rev.mo Mons. Arciprete di S. Donà di Piave e col zelante Dott. Perin, per lo splendido esempio di cooperazione salesiana - al quale auguriamo la più larga diffusione - crediamo bene di aggiungere un particolare. Il programma religioso-sociale della nuova Lega è identico a quello che il Ven. Don Bosco ha tracciato per i divoti di Maria Ausiliatrice, ed è appunto Maria Ausiliatrice che ha preparato il terreno per la nuova provvidenziale associazione. Riconoscenti per segnalate grazie ricevute da Lei durante l'invasione nemica, il Dott. Perin provvide una bella statua di Maria Ausiliatrice, e Mons. Arciprete le improvvisò un altare nella chiesa-baracca che sostituisce, provvisoriamente, la bella chiesa distrutta. Quando sarà ultimata la nuova chiesa in costruzione, la nostra Madre Celeste avrà in essa altare e cappella propria, e tutti gli ascritti alla Lega, schierandosi in massa tra i suoi divoti, parteciperanno anche ai numerosi favori spirituali ond'è ricca l'Arciconfraternita di Maria Ausiliatrice.
(1) DOTT. P. PERIN: Vie nuove, mèta vecchia, ovvero Lega dei Padri-Famiglia, Conferenza - Tip. della Società
Ai Direttori, Decurioni e Zelatori, alle Zelatrici e Dame Patronesse, e ai Comitati d'azione salesiana.
Il rev.mo sig. Don Albera desidera e raccomanda che si pensi per tempo a preparare quanto può rendere devoto e solenne l'annuale omaggio alla nostra Celeste Patrona, sopratutto col far sì che la conferenza solita a tenersi nella Festa di Maria Ausiliatrice, riesca pratica e fruttuosa. Or ecco alcuni suggerimenti in proposito:
I) I Direttori delle Case Salesiane e le Direttrici degli Istituti delle Figlie di Maria Ausiliatrice vorranno certo avere il primato nell'accendere il fuoco sacro dell'iniziativa e dello zelo per destare e ravvivare l'entusiasmo e l'ardore dell'operosità salesiana. Ma dove non vi son Case Salesiane o delle Figlie di Maria Ausiliatrice, abbiano cura di prenderne l'iniziativa i Direttori Diocesani, i Decurioni, i Zelatori e le Zelatrici della Pia Unione, insieme con i Comitati costituiti a norma dell'VIII Congresso, in pieno accordo con le Autorità Ecclesiastiche locali, di cui giova sollecitare l'intervento. Dove poi non è ancor costituita la Pia Unione, non manchino di adoperarsi allo stesso scopo i semplici Cooperatori, nelle proporzioni possibili.
II)- Per la Conferenza di Maria Ausiliatrice, in molti luoghi tornerà opportuno interessarne l'oratore del Mese Mariano, pregandolo a dedicarle il discorso del 24 maggio o della domenica seguente.
Le Offerte che si raccoglieranno, come venne dichiarato nelle stesse deliberazioni dell'VIII Congresso, vanno inviate al rev.mo sig. Don Albera, che ha estremo bisogno di aiuto per preparare una nuova spedizione di Missionari.
III) Da ultimo esortiamo tutti: 1) A voler diffondere il pio uso di collocare permanentemente in pubbliche Chiese o Cappelle, alla venerazione dei fedeli, il quadro o la statua di Maria Ausiliatrice; 2) a promuovere l'erezione di qualche nuova Associazione dei suoi divoti, procurandone l'aggregazione all'Arciconfraternita di Torino; 3) a introdurre l'usanza di celebrare al 24 di ogni mese la Commemorazione della nostra Celeste Patrona, compiendo, ove si creda opportuno, nello stesso giorno, l'Esercizio della Buona Morte; 4) infine ad inviare alla Redazione del Bollettino ogni interessante relazione di quanto si farà in onore di Maria Ausiliatrice.
Per l'azione locale.
Le Conferenze Salesiane possono essere organizzate privatamente per i soli membri della Pia Unione, oppure pubblicamente lasciando libero l'intervento a tutti i fedeli, specialmente quando si trattano argomenti utili a tutti. In esse, particolarmente in quelle private, il Direttore, o il Decurione, se non è l'oratore di circostanza, non manchi di prendere opportunamente ed utilmente la parola, non solo per porgere ai convenuti un saluto ed un ringraziamento, ma anche per comunicare quegli avvertimenti e quelle esortazioni che ritiene del caso.
Le Conferenze private sono opportunissime, e, diremmo quasi, necessarie per la trattazione di argomenti speciali, e in primo luogo per l'erezione e il funzionamento dei Comitati d'azione, tanto raccomandati dall'VIII Congresso. Dove questi Comitati non fossero ancor costituiti, si potrebbero lodevolmente costituire in occasione della Festa di Maria Ausiliatrice, radunando preventivamente in una o più conferenze private i Cooperatori più zelanti, per annunziare nella Conferenza pubblica l'erezione e lo scopo del Comitato.
La cerimonia inaugurale.
Semplice, severa, senza sfarzo, ma densa di affetti e di commozione la cerimonia si svolse il 10 aprile, nella intimità dei ricordi, che trasse a Valsalice vecchi e giovani, amici ed ammiratori di Don Rua, e tutti li strinse in una forte comunanza di sentimenti presso la tomba venerata.
Il tempo triste e la pioggia uggiosa, che da vari giorni inzuppava le strade, sebbene non abbia permesso un largo affluire di persone, non ha però impedito che più centinaia di volenterosi partecipassero alla cerimonia.
Erano rappresentate le Case e gli Oratori Salesiani di Torino, gli Istituti nostri di Foglizzo e di Novara; i Circoli Universitari « Cesare Balbo » e «Gaetana Agnesi »; i Circoli « Giovanni Bosco », « XV Maggio, « Michele Rua », Unione Giovani, Fides et Virtus; i Circoli Giovanili e Crocifisso», « Toniolo », « Domenico Savio », « Don Bosco » e « S. Paolo »; l'Unione « Antichi Allievi del 1° Oratorio festivo », l' « Unione Padri di famiglia » di Borgo San Paolo; i Circoli « Domenico Savio » e « Don Bosco » di Chieri, ecc.
Tra la folla devota si notavano distinte personalità, tra le quali il Prof. Perona, Rettor Magnifico della R. Università di Torino, il Prof. Melzi, in rappresentanza del R. Provveditore agli studi, il prof. Gribaudi, in rappresentanza del Municipio, il venerando Avv. Scala, l'avv. Battù, il prof. Arrò, i prof. De Magistris; il conte Tournon in rappresentanza anche dell'ing. Momo, ambedue architetti della Tomba, nonchè i sigg. Alessio, padre e figlio, decoratori della medesima.
Erano presenti anche vari membri di nobili famiglie, come il Cav. Enrico Balbo, la constessa e contessine Boncompagni, il marchese Cantono-Ceva colla consorte.
Notammo pure Mons. Massa, Prefetto Apostolico del Rio Negro, una rappresentanza dell'Istituto delle Figlie di Maia Ausiliatrice, un gruppo di Suore Francescane di Maria, con la loro Ispettrice del Giappone e una schiera di educande; e numerosi altri distinti signori e gentili signore.
Il Collegio di Valsalice, professori, chierici e giovani, è al completo. Fanno servizio d'onore le bande degli Oratori festivi di Monterosa, Martinetto e S. Paolo. Sotto i portici che si allungano innanzi alle due tombe venerate, sorge l'altare, visibile a tutti.
Alle ore 9 il sig. D. Albera inizia la S. Messa. Celebrare così all'aperto, in un'atmosfera piena d'umidità, mentre piove da tre giorni e le candele a stento rimangono accese, e alla sua veneranda età, pare a molti un'imprudenza. Ma lo volle egli stesso, per dare al venerato Predecessore l'omaggio dell'anima sua.
Servono la Messa due antichi allievi: i signori Pretto e Marcheselli, rappresentanti le Unioni regionali subalpina ed emiliana. È una cerimonia intima, edificante. Fa scorta d'onore un nucleo di giovani esploratori del 3° Reparto e le bande suonano melodiosi concenti. Quando le trombe tacciono, s'eleva il canto dei chierici, grave, patetico, pieno di espressione e di sentimento, che scende nel profondo dell'animo: Beati mortai, qui in Domino moriuntur. Alla Comunione una schiera di giovinetti dell'Oratorio festivo di Valsalice s'accosta all'altare per ricevere Gesù Sacramentato. È un momento solenne di religioso silenzio e di preghiera.
Finita la Messa, fra l'attenzione generale, prende la parola l'On. Avv. Saverio Fino, per il discorso commemorativo, di cui diamo un rapido sunto.
Il discorso dell'On. Fino.
Con grande emozione ho risalito questo colle: con grande emozione ricordo quella triste mattinata, in cui facevo questa medesima strada col medico provinciale israelita, per venire a constatare che qui si poteva tumulare la salma di Don Rua.
Torino ha sulle sue colline due monumenti di vittoria. Superga, dall'alto, annuncia la vittoria delle armi per la benedizione di Maria. Valsalice, dal basso, ricorda la vittoria della carità fra gli uomini. Vittoria d'armi, vittoria di cuori; ed oggi che dall'una tendiamo all'altra, veniamo ad una tomba, per sentire l'orgoglio della vita, per sentire che la sola vera vittoria è quella dell'amore. E sia la parola d'oggi, più che la commemorazione d'un morto, un inno all'amore.
Don Rua qui dorme, riposa.
Don Bosco gli aveva predetto, in una divinazione del futuro: « Michelino, noi faremo a metà », ed egli tutto condivise con lui: la vita, l'eroismo delle virtù, le fatiche del governo della Pia Società, l'umiltà e la gloria, là popolarità e la santità. £ - il popolo e la famiglia sua li vollero uniti anche nella tomba.
Rievoco i giorni che tutti i presenti ricordano, rievoco i giorni della sua malattia, quando tutto il mondo s'interessava di lui, e Vescovi, Cardinali, Principi si recavano a visitarlo: rievoco la morte di quest'umile Padre, che ebbe tale trionfo, quale può avere solo un sovrano, che sia vero padre del popolo.
E Don Rua lo hanno detto Sovrano della bontà. I sovrani della bontà non attendono successioni per regnare: al trono della bontà egli sali fin dal giorno che si trovò vicino a Don Bosco.
La vita di Don Rua fu futta un'ascensione, e per oltre 2o anni egli fece rivivere Don Bosco in mezzo ai figli: non diceva mai: Io voglio, io desidero, io credo »; ma « Don Bosco voleva, Don Bosco desiderava, Don Bosco credeva ».
Ebbe, come lui, l'intuito largo della carità, la divinazione dei bisogni sociali, perche Dio è dato ai popoli per mezzo delle sue creature elette.
Don Rua fu il portatore di Dio con la sua fede, che aveva nutrita nell'anima fin dai primi anni come allievo dei Fratelli delle Scuole Cristiane, e fortificata via via all'Oratorio presso il Rifugio, alla scuola del Prof. Bonzanino, all'Oratorio interno, nella vestizione chiericale ai Becchi. La fede egli la esprimeva negli occhi che vedevano Dio, come Savio Domenico con cui fondò la Compagnia dell'Immacolata, e la predicava pregando. Chi ha visto a pregare Don Rua, ha veduto come pregano gli immacolati e gli angeli presso il trono di Dio: era in lui la stessa umiltà e lo stesso fervore, la stessa umiliazione profonda e lo stesso slancio di carità sublime.
Fu il portatore di Dio con la sua speranza, ferma ed immutabile, perchè figlia della fede che gli diede coraggio ed audacia nel tentare opere nuove, e serenità e calma nelle avversità e nei giorni tristissimi. E questa è la virtù dei santi: la fiducia assoluta.
Fu il portatore di Dio con la carità, nella vita privata e nella vita sociale. Don Bosco a lui confidava il primo pensiero della fondazione della Pia Società Salesiana, perchè aveva intuito in lui l'anima e la generosità dei santi: di Benedetto da Norcia e di Francesco d'Assisi, di Francesco di Sales e S. Vincenzo de' Paoli, del Beato Cottolengo e di fra Ludovico da Casoria.
Questa carità rifulse sempre nella sua vita sociale, quando ancor giovane accorreva al letto dei colerosi dimentico di sè, quando apriva le porte dei suoi istituti agli orfani del terremoto. Ed allorche Torino, per la prima volta, vide incrociarsi le braccia dei lavoratori ed acuirsi il dissidio fra capitale e lavoro, fu Don Rua che compose lo sciopero, fu la sua carità sollecitata dagli stessi avversari della nostra fede, dai socialisti guidati da un israelita che esclamava: « Solo Don Rua ci salva ».
Don Rua portò l'amore in tutte le sue opere e ripetè la frase divina della più grande bontà, profumandola di affetto: « Misereor super turbam ». Pellegrino d'ancore visse l'internazionale di Cristo, cercando i poverelli di tutto il mondo per dir loro: « Amatevi come fratelli ». E instancabile percorse più volte la Francia, la Spagna, il Belgio e l'Inghilterra, il Portogallo, la Svizzera, la Germania, il Belgio e l'Olanda, l'Austria, la Polonia, la Palestina, la Turchia, l'Egitto, la Sicilia, la Tunisia; e dovunque portò il sorriso e la pietà, sollevò il dolore e la miseria, sollecitò aiuti, volle essere padre degli orfani, e ai doloranti ed ai sofferenti ripetè la dolce parola: «Amate ». Nei suoi 22 anni di governo nel regno della carità salesiana, fu un conquistatore insaziato. Don Bosco aveva lasciato 64 case, egli le portò a 341, dalla Svizzera al Messico, dalla Francia al Venezuela, dall'Austria alla Colonia del Capo, nelle Indie, nella Cina, nell'Africa Orientale. Per i nostri italiani all'estero, sopratutto per gli emigrati in America, stese una fitta rete di opere, che sono ad essi di valido aiuto, e ricordano ogni giorno il dolce idioma della patria lontana.
Se Egli vivesse ancora, ci direbbe sempre la grande parola che seppero e dissero solo i santi: la parola della semplicità.
Alle tre fiamme dantesche, superbia, invidia ed avarizia, egli contrappose l'umiltà, la cordialità, il disinteresse: e lieto del gran premio e della grande medaglia d'oro che alcune Esposizioni gli offersero per l'Opera Salesiana, ad onorificenze personali oppose il rifiuto di Don Bosco e del Cottolengo.
Gli arrivisti al regno di Dio seguono la strada della semplicità; e Don Rua, vincendo la lussuria, la sfrenata cupidigia, la proterva superbia, coi voti della castità, della povertà, dell'ubbidienza, ricordò coi grandi mistici che solo l'idea di Dio ha in sè il segreto della pace, che ogni questione sociale trova la soluzione quando tutti, davanti alla croce, ci sentiamo fratelli e diciamo col cuore: « Padre nostro, che sei nei cieli ».
Mentre s'aprivano le rose, il serpe entrò nel giardino: si buttò il fango sull'Opera Salesiana. Ricordate Varazze; ricordate il dramma severo dell'anima sua; ricordate l'apostolo ferito e la sua fermezza. Egli portò in sè la ferita, sanguinò negli ultimi anni e andò a piangere dove Cristo aveva pianto. In Palestina cercò il Getsemani, salì il Calvario, visitò la tomba della risurrezione e pensò a questa tomba, e qui desiderò di riposare.
Noi gli portiamo oggi il saluto degli assenti e dei lontani, che sono qui, un cuor solo, un'anima sola, come una sola era la grande famiglia che l'assisteva al letto di morte. Ricordate quegli ultimi istanti. Don Francesia lo pregava di recare alla Chiesa trionfante il saluto della militante, ed egli morì, come un Patriarca, benedicendo. L'ultima sera i ragazzi cantavano sotto la sua cameretta: « Don Bosco, io vengo a te »: ed egli ripeteva mormorando: « Don Bosco, io vengo a te », e tornò a Don Bosco.
Riposa, Don Rua. Noi verremo a te tutte le volte che verremo a Don Bosco. Anche quando verremo a venerare in lui il santo, noi ti troveremo vicino a lui, come lo sei stato nella santità della vita. Riposa, o grande, all'ombra della chiesa, e ti carezzino i canti dei sacerdoti che pensano a portare in tutto il mondo la fede e il nome d'Italia. Noi troviamo qui il tuo cuore, perchè qui nel nome di Don Bosco si preparano i cittadini di tutto il mondo.
Quando l'oratore termina, uno scoppio lunghissimo di applausi corona il discorso. Le trombe squillano, le bande fondono insieme, con i cuori dei presenti, le loro armonie; i nuclei dei giovani si ricompongono, salutano Don Bosco e Don Rua, e sfollano: molta gente s'indugia ancora a visitare le tombe, a mormorare una preghiera, a salutare Don Albera, l'erede dei due Grandi ivi sepolti; poi lentamente, a poco a poco, sfolla e ridiscende la collina, portando nell'animo un'emozione dolcissima, fatta di ricordi santi e propositi generosi. La vita è un gran dono di Dio. Beati coloro che l'impiegano bene, beneficando i propri fratelli! È il pensiero di Don Rua che si legge in un ricordino distribuito a tutti i presenti: « Il far del bene al prossimo ci rende Più che ogni altra cosa simili a Dio».
Le decorazioni della Cappella.
A soddisfare la pietà e l'affetto dei lontani, come abbiam fatto nel 1910 quando s'inaugurarono i restauri e le nuove decorazioni della Tomba di Don Bosco, siamo lieti di pubblicare una dettagliata descrizione dei lavori decorativi compiuti nella Cappella funeraria di Don Rua. L'elaboratissima pagina è del salesiano Melchiorre Marocco, professore nel Liceo Valsalice e solerte Presidente del Comitato per le decorazioni della Cappella Funeraria.
La tomba, ove riposa la salma del grande Apostolo della gioventù, il Venerabile Don Bosco, è un bell'edificio rettangolare a due piani.
L'inferiore ha per atrio un ampio porticato, ed è difeso, dal sottopiano che tutto lo circonda, da opportuna intercapedine: di fronte all'arcata centrale si apre un portone di ferro, che chiude lo scalone, per mezzo del quale si sale alla cripta.
Il piano superiore costituisce la Cappella della Pietà, cui si accede dalla cripta per mezzo di due scaloni a quattro rampe. È circondato da un giardinetto, ed ha di fronte il terrazzo del sottostante portico, ornato di elegante balaustrata.
Il porticato che serve di atrio alla tomba, è costituito da un sistema di nove vòlte a crociera su pianta rettangolare con arconi. I due arconi vicini alla vòlta di mezzo sono binati, e tra essi si. sviluppa un tratto di vòlta a botte. Nello sfondo delle due arcate successive alla vòlta a botte si hanno due porte con cancelli di ferro: quella a sinistra conduce all'intercapedine, che gira tutto intorno al sacro edificio, isolandolo completamente nella parte inferiore del terrapieno sovrastante; quella a destra conduce al loculo, ove fu deposta la salma di Don Dua, il 1° Successore di Don Bosco. Uniti in vita, i due grandi apostoli della gioventù sono provvidenzialmente uniti anche dopo la morte.
La modesta cappella funeraria di Don Rua fa pensare alle catacombe romane. E di forma rettangolare, con vòlta a botte, leggermente arcata.
Nella parete di fronte a chi entra sorge un grazioso altarino in marmo di Saltrio : la mensa poggia su colonnine con capitelli ornati di foglie e cordone ritorto. Il pallio è in un sol pezzo con cornice intagliata, a foglie e fuseruole, e con pannello impiallacciato di onice gialla a macchia rovesciata. Lo schienale del gradino della mensa è di forma triangolare, ornato con croce centrale, circondata da corona e pampini di vite. Su detto schienale si apre una piccola finestra semicircolare con inferriata, formata da gomene in ferro battuto, bellamente incrocicchiate.
Le pareti laterali son divise in due parti da una lesena, che s'innalza presso il gradino dell'altare ed è sormontata da un capitello con modanature intagliate e dentellate, con fuseruole e foglie: dal capitello corre sulla volta un arco. Lesena ed arco servono a far campeggiare meglio l'altarino e a dar l'idea di un piccolo presbitero. I due tratti delle pareti, che fiancheggiano l'altare, hanno all'altezza della mensa un pannello di cipollino verde a macchia rovesciata, incorniciato di fascette in botticino e fasce in Saltrio.
La parete a destra di chi osserva l'altare ha nella parte centrale una splendida decorazione formata da due pannelli con cornici, nei quali sono scolpite due croci in rilievo e due candelabri ornati con rami di vite ed uccelli, e da frontone terminale col monogramma entro bella cornice, ai lati della quale si protendono tralci di vite, ricchi di pampini, grappoli e viticci. Nello sfondo, tra le croci ed i candelabri, è incisa la seguente epigrafe, dettata dall'illustre pedagogo, di pia memoria, Dott. Don Francesco Cerruti, chiamato dallo stesso Ven.
Don Bosco all'importantissimo ufficio di Direttore delle Scuole e della Stampa salesiana.
Michàel Rua,- Sacerdos Taurinensis - Alter Salesianae familiae parens - Venerabilis Joannis Bosco exempla - Pietate, sapientia, opere - Aemulatus - Hic - In pace Christi quiescit. - Obiit Augustae Taurinorum VIII idus apriles anno MCMX - Aetatis suae a. LXXII, m. IX, d. XXVII (1).
La parete sinistra è la più ricca di ornamentazione, poiche dietro ad essa si trova il loculo, in cui riposa la venerata salina di Don Rua. Sopra convenienti zoccolini posano due colonne in un sol pezzo compreso il capitello, ornato con fuseruole, pigna centrale, foglie intagliate sul piano e sulla campana. Fra le due colonne vi è la grata del sarcofago: i due campi laterali sono adornati con cordone intrecciato e traforato; il campo centrale parimente traforato è formato da croci e foglie intagliate. Sulle colonne e sulla grata posa la statua, che è sormontata da un architrave, ornato con rami di vite e con una ricca corona centrale, racchiudente una bella croce, verso la quale fissano il loro sguardo due pavoni: simbolo dell'immortalità. Il resto delle pareti, come pure la porta d'entrata, è rivestito di lastroni lisci di marino di Saltrio.
Il pavimento, tutto intarsiato su lastra marmorea formante il fondo, è composto con marini di varii colori, fra i quali diversi preziosi. Ha un quadrato centrale di marmo giallo, con una corona circolare, contornata di botticino e rosso, ed ornata di quadrelli rossi e mezzi quadrelli rossi e verdi: i quattro angoli sono riempiti con circoli di onice opalina, contornati di rosso, e tangenti ai lati del quadrato ed alla corona circolare. Intorno al quadrato sta una fascia a quadretti di botticino, alternati con altri formati da quattro triangoli di rosso e verde, aventi agli angoli quattro formelle contenenti un cerchio rosso contornati di verde su sfondo di botticino. Ai lati corrispondenti all'interno della cappella ed all'altarino è aggiunta un'altra fascia a scacchiera verde e gialla, contornata di verdone. Il tutto è racchiuso da una larga zona di cipollino verde, filettato di Saltrio.
La statua è un alto rilievo, scavato in un blocco di marmo bianco di Carrara. Don Rua, vestito in camice, stola e piviale, riposa colla testa appoggiata su un guanciale e tiene fra le scarne mani una croce. Nella posizione e nei particolari si scorge una grande morbidezza, congiunta ad una minuta e sapiente modellatura. Particolarmente studiata e finemente lavorata è la testa, che, oltre al pregio della perfetta rassomiglianza dell'ascetica figura di Don Rua, presenta nell'atteggiamento delle labbra e delle guancia lo stato di colui, che sereno e quasi sorridente si addormenta nel bacio del Signore. Il panneggiamento pure è assai curato, ma senza ricercatezza, nell'artistica disposizione delle pieghe e del fine disegno costituito da croci greche di varia dimensione e forma, disseminate geometricamente nell'ampio piviale, il cui orlo è ornato da una fascia a viticci con foglie ed aquile.
Lo stile bizantino, alquanto rammorbidito, a cui è ispirata la parte architettonica e la statua richiedeva che la decorazione del frontone, che sormonta l'altarino della vòlta, fosse eseguita in mosaico: ma i preventivi che ci vennero fatti salivano a prezzi proibitivi: si era quindi deciso di tramandare ad epoca indeterminata siffatta decorazione; quando una pia persona, desiderosa di veder ultimata questa devota cappella ci suggerì di farla eseguire ad encausto; al consiglio unì una generosa offerta; e così si fece.
La volta a botte, a leggera curvatura, è divisa in due parti da un arco, che si imposta sulle lesene, che sorgono presso il gradino dell'altare.
La parte, che si sviluppa dal sarcofago alla parete opposta, è rettangolare: è incorniciata da un doppio corrindietro di color bianco, avente nel mezzo, su fondo verde-scuro, una ininterrotta serie di quadrettini in oro. Alle due estremità attigue relativamente alla porta d'entrata ed all'arca si hanno due fasce ornate di grandi perle. Nel soffitto, su fondo dorato, spiccano motivi a rosoni, a vivi colori ed oro, intrecci a tinta bruno-scura e perle, il tutto disposto in bell'ordine geometrico. Al centro campeggia una ricca croce bizantina su fondo dorato, disseminato di crocettine greche, il tutto circondato da bella cornice ornata di ghirlanda d'alloro.
Sull'arco si sviluppano, contornati da una semplice fascetta, due ricchi vasi contenenti pampini con splendidi grappoli, e fronzuti rami, con frutta di svariata qualità, che vengono bellamente a riunirsi nel centro. I due spessori dell'arco sono ornati da una fascia a dentelli.
La parte della vòlta che si sviluppa al di sopra dell'altare è contornata da una greca di grazioso effetto; sul fondo d'oro si sviluppano, da due opposti cespi di foglie, ricchi e ben composti tralci e viticci, racchiudenti ai due lati due sigle costantiniane.
Il frontone è parimenti diviso in due parti: una parte è costituita da una fascia semicircolare, che contorna la finestra, che sorge sopra l'altarino: l'altra leggermente più aggettata, da un tratto, che unisce la predetta fascia alla volta. Questo tratto è contenuto da una fascetta: sul cui fondo, tutto d'oro, si contemplano due vigorosi tralci di vite, ricchi di foglie e grappoli, recanti qua e là delle candide colombe: essi sorgono da due splendidi vasi e vanno a racchiudere nella parte centrale una geminata croce bizantina. La fascia semicircolare è a ventaglio, d'intonazione verde, arricchita, nel centro e ai due lati, di tre croci bizantine.
Questa decorazione, nell'insieme, è di ricco effetto per la profusione dell'oro, per la vivacità dei colori sapientemente armonizzanti fra loro, per l'accurato studio del diverso grado di luce, da cui le varie parti sono illuminate; e dà risalto e splendore alla parte architettonica per i bei riflessi da cui sono animati i lucidi marmi delle pareti.
Il lavoro fu eseguito non solo con squisito senso artistico ed abilità tecnica, ma anche con affettuosa e paziente diligenza.
La parte architettonica e decorativa fu studiata e disegnata dal valente Ing. Giuseppe Momo, coadiuvato dall'Ing. Conte Adriano Tournon. La statua è esimia opera artistica del Conte Annibale Galateri. Sia gli ingegneri che lo scultore prestarono l'opera loro gratuitamente per l'ammirazione che nutrono verso l'indimenticabile Don Rua e verso tutta l'Opera Salesiana. A loro vada il pubblico ringraziamento del rev.mo sig. D. Albera e di tutta la famiglia salesiana.
L'esecuzione della parte marmorea fu affidata alla pregiata ditta Fratelli Catella di Torino. La decorazione venne eseguita dal bravo artista Giovanni Alessio, coadiuvato dal figlio.
Lode e ringraziamenti sopratutto a quelle pie signore, che per la loro modestia vogliono restare incognite, le quali, non badando a sacrifizi, andarono elemosinando offerte affinchè si potesse rendere il sepolcro di Don Rua meno indegno della salma che racchiude. A tutti, ne siamo certi, benedirà ampiamente dal Cielo il secondo nostro dolcissimo Padre.
Cogliamo volentieri quest'occasione per ripetere ai fortunati che conobbero intimamente D. Rua a volerci inviare copia di ogni sua lettera autografa e breve relazione di quanto credono degno di ricordare circa la sua esemplarissima vita.
Lettere e relazioni «in memoria di Don Rua » sieno inviate al rev.mo sig. D. Albera, od anche alla Redazione del Bollettino Salesiano.
(1) Michele Rua Sacerdote Torinese - Secondo padre della famiglia Salesiana - dopo aver emulato - con la pietà, con la sapienza e con l'operosità - gli esempi del Venerabile Giovanni Bosco - Qui - nella pace di Cristo riposa - Mori a Torino il 6 aprile 1910 - all'età di anni 72, mesi 9, giorni 28.
A Torino s'impongono due opere, che hanno urgente bisogno della carità dei Cooperatori: I) l'erezione del Tempio in onore di Gesù Adolescente e della S. Famiglia in Borgo S. Paolo, presso l'Oratorìo omonimo, aperto nel 1918.
II) l'erezione di una nuova sede all'Oratorio, aperto nella Borgata Monterosa nello stesso anno, che ora verrà intitolato a Michele Rua.
Il sig. Don Albera, mentre confida di poter presto annunziare il giorno in cui si collocherà la prima pietra del Tempio in onore di Gesù Adolescente e della Sacra Famiglia, è lieto di far noto che i lavori del nuovo Oratorio in Borgata Monterosa, sono felicemente avviati, e che il 19 prossimo giugno l'Em.mo sig. Card. AGosTINo RICHELMY collocherà la prima pietra della chiesa annessa al medesimo Oratorio.
Con gioia vivissima vediamo che continua a diffondersi tra i nostri ex-allievi quello schietto ed operoso entusiasmo, che avevamo ammirato nell'ultimo Congresso Internazionale.
In Italia, in omaggio ai deliberati del Congresso, si son già costituite quattro Associazioni Regionali, e precisamente la Piemontese, la LombardoSvizzera, quella delle Tre Venezie e l'Emiliana.
Associazione Subalpina.
In conformità ai voti del II Congresso Internazionale, il 21 novembre u. s. si adunavano nell'Oratorio i presidenti delle Unioni Ex-Allievi regolarmente costituite in Piemonte, sotto la presidenza dell'ispettore Don Lucchelli e del rev.mo sig. Don Rinaldi, per procedere alla formazione dell'Associazione Regionale Subalpina degli ExAllievi di Don Bosco. L'assemblea confermò che il Consiglio Regionale, a complemento dei deliberati del Congresso di maggio (art. 8 dello Statuto federale) pensi a curare l'incremento, lo sviluppo e il funzionamento delle Unioni locali, cioè:
I) promuovere il sorgere di nuove Unioni;
II) visitare le Unioni già esistenti, presenziare i convegni e raccogliere relazioni sull'attività delle singole Unioni;
III) indire un convegno regionale, almeno una volta all'anno;
IV) studiare il modo di fondare una casa di ex-allievi in Torino, centro della regione, allo scopo di costituirvi il ritrovo diurno e serale, con ufficio di collocamento e d'informazioni, assistenza, pensionato, ecc.
Infine l'Assemblea convenne nel concetto che il Consiglio regionale, formato di tutti i Presidenti delle Unioni locali, abbia per organo un Segretariato costituito da poche persone residenti in Torino, e, venendo alle designazioni delle cariche, elesse a presidente del Segretariato l'Avv. Felice Masera dell'Unione di Fossano, a Vice-Presidente l'Avvocato Giuseppe Perlo dell'Unione Giovani ex-allievi di Torino, a Segretario-Cassiere l'Ing. Leone Roero di Monticello dell'Unione Martinetto, a rappresentante dell'Ispettore il Sac. Celso Zortea.
Associazione delle Tre Venezie.
A Verona il 23 gennaio le Unioni ex-Allievi di Don Bosco esistenti nella regione veneta della circoscrizione ispettoriale salesiana si federavano costituendo l'Associazione ex-Allievi di Don Bosco delle Tre Venezie. È questa la seconda associazione regionale sorta in Italia, e comprende le Unioni di Trento, Rovigno, Gorizia, Trieste; e quelle di Este, Legnago, Schio, Mogliano, Chioggia, Venezia, Verona e S. Bonifacio (1).
Il convegno, assurto alla solennità di un piccolo congresso, si svolse in una sala dell'Istituto Salesiano. L'Ispettore prof. D. Giraudi comunicò anzitutto la benedizione e l'augusto compiacimento del Card. Bacilieri; riferì come l'Eminentissimo, informato degl'intendimenti e del programma del convegno, aveva espresso parole di lusinghiero incoraggiamento, lieto che un'eletta schiera di giovani, e di non più giovani, animati dallo spirito di Don Bosco, si organizzassero per opere fattive di vita cristiana.
Seguì la lettura del saluto del rev.mo nostro Rettor Maggiore, Don Albera, e del plauso vibrante di D. Rinaldi, che presiede al movimento degli ex-Allievi e dei Cooperatori.
Nella seduta antimeridiana, durata tre ore, l'Ispettore rifece, con cenni rapidi, la storia di ognuna delle Unioni locali rappresentate, ricordandone le benemerenze, specialmente di quelle della Venezia Giulia e Tridentina, dove gl'Istituti Salesiani furono duramente provati, e tuttavia la forza d'attrazione attorno al nome di D. Bosco si affermò altrettanto vigorosa, quanto il lavoro di dispersione operato dalla guerra.
Quindi, per assicurare a tutte le Unioni di attenersi alle finalità fissate dal 2° Congresso Internazionale con una relativa uniformità di azione - pur essendo lasciato un largo margine all'autonomia dei singoli centri locali - Propose uno statuto, compilato sulla base di quello proposto a Torino e dei singoli statuti in vigore nelle varie unioni.
Nella seduta pomeridiana l'assemblea determinò - molto praticamente - il compito della presidenza, volendo che fosse non tanto il tramite di collegamento tra le Unioni delle tre Venezie, ma anche l'organo motore di nuove energie e d'iniziative proprie.
La giornata fu coronata da una rappresentazione drammatica, data dal Circolo Silvio Pellico dell'Oratorio di Trieste, che raccolse copiosi applausi e cordiali dimostrazioni di simpatia
Associazione Lombardo-Svizzera.
La domenica 2o febbraio nell'Istituto nostro dì Milano convennero le presidenze e numerose rappresentanze degli ex-allievi di Don Bosco dell'Unione di Milano (Istituto); Milano (Oratorio San Agostino); Milano (Oratorio di via Commenda); Treviglio (Istituto); Treviglio (Oratorio S. Carlo); Sondrio, Intra, Iseo, Maroggia, Balerna, Ascona, Lugano, allo scopo di unirsi in federazione e formare l'Associazione Regionale.
In apposita adunanza formata dai Presidenti delle Unioni locali regolarmente costituite, si procedette alla designazione delle cariche per la creazione del Segretariato che risultò così costituito: Presidente signor E. Lignani, dell'Unione di Milano; Vice-presidente cav. M. Ramelli dell'Unione di Treviglio; Segretario-cassiere prof. V. Boretta dell'Unione di Milano; a Rappresentante dell'Ispettore, D. G. B. Antoniol, Direttore dell'Istituto Sant'Ambrogio; Presidente onorario D. A. Rigoli, che per molti anni fu a capo degli ex-allievi della Lombardia.
Seguì l'adunanza regionale cui presero parte, oltre ai Presidenti, le numerose rappresentanze delle singole Unioni locali e i Direttori di tutti gli Istituti ed Oratori Salesiani della Lombardia e della Svizzera.
Associazione Emiliana.
Il 13 marzo, nell'Istituto Salesiano di Bologna i Presidenti delle Unioni ex-allievi di Bologna, Parma, Modena, Borgo S. Donnino, Faenza, Lugo, Ravenna, Ferrara, Comacchio, Finale Emilia, e Montechiarugolo, si adunarono per eleggere l'Ufficio di Presidenza Regionale e costituirsi in Associazione Regionale. L'adunanza fu presieduta dal prof. Giuseppe Montanari, presidente della locale Unione. Furono presi gli accordi necessari per tutto il lavoro di organizzazione e propaganda fra le Unioni ex-allievi, e fu deliberato d'iniziare senza indugio la pubblicazione di una rivista trimestrale che sarà l'organo regionale emiliano, del quale potranno essere collaboratori tutti gli antichi condiscepoli.
La Presidenza risultò così composta: Cav. uff. avv. Francesco Brazioli, presidente effettivo; Tommaso Marcheselli, segretario generale; prof. Giuseppe Montanari cassiere; Don Divina, delegasto íspettoriale.
A presidente onorario fu acclamato ed eletto S. E. l'On. Giuseppe Micheli, attuale Ministro per l'Agricoltura, al quale fu comunicata la proclamazione per telegramma. L'On. Micheli così rispose: « Ringrazio vivamente S. V. e Consiglio Regionale per nomina Presidente Onorario che accetto ben volentieri dagli antichi compagni, cui sono grato benevolo ricordo. Ministro Agricoltura Micheli ».
* *
Ci auguriamo di poter presto registrare anche la Ligure, la Toscana, la Romana, la Napoletana e la Sicula.
(1) A S. Bonifacio, ad iniziativa del sig. Ottorino Ambrosi, si è formato un circolo di ex-Allievi dell'Istituto Don Bosco, come sotto gruppo dell'Unione di Verona. Il 30 gennaio Mons. Vescovo di Vicenza ne benedisse la bandiera tra l'entusiasmo festante della popolazione, che inneggiava a Maria Ausiliatrice, e a Don Bosco.
Formiamo i giovani « apostoli », gli arditi della Fede e dell'azione, che diffondano l'ideale cristiano con l'esempio, con la parola, con la preghiera. L'orizzonte sociale è ancor oscuro, ma il campo delle future competizioni è già delineato, e l'avvenire sarà dei giovani, se dai Circoli, dagli Oratori, dagli Istituti Cattolici, usciranno a schiere gli « apostoli », capaci di portare nelle scuole e nelle officine, nelle famiglie e per le vie e sulle piazze, la professione integra delle loro convinzioni. Formiamo adunque e moltiplichiamo i giovani « apostoli ». E opera santa l'aprire un Circolo, il fondare un Oratorio, l'educare cristianamente la gioventù. Diceva Contardo Ferrini: - Fate che un'anima, senta veramente Dio una volta sola, ed essa non andrà perduta. - Fate amar Dio dai giovani: anche se travieranno, un giorno, forse il più lontano, tornerà a rivivere quel palpito di amore.
Ma tra i giovani spesso se ne incontrano alcuni, talora molti, capaci e bisognosi di un'educazione più forte e vigorosa. Senza ideali sublimi che li animino e li spronino all'apostolato, costoro, più facilmente degli altri, si abbrutirebbero nel vizio, perchè incapaci di fermarsi, apatici, a metà via.
Cerchiamoli codesti giovani, raduniamoli in Circolo scelto, e lavoriamoli. Additiamo loro la missione che li attende tra quelli con cui sono a contatto tutto il giorno, e che, purtroppo, non vivono della nostra vita. Accendiamo nel loro cuore la fiamma dell'apostolato: innestiamo in loro il proposito di estendere il regno dell'amore tra quanti li circondano: ammaestriamoli, pazientemente, a combattere per la Causa di Gesù Cristo, per la Chiesa, per il Papa.
Educhiamoli, come insegnò Contardo Ferrini, sopratutto alla preghiera, e a « riguardare negli altri Cristo ». Convien leggere la vita e gli scritti religiosi di quest'uomo, professore di Università e morto in concetto di santo, che la vita moderna conobbe tutta, e volle, e seppe nobilitare divinamente. È indispensabile per ogni giovane colto che voglia vivere all'altezza della sua missione, e molto più per chi vuol formare gli « apostoli ». Si meditino questi suoi propositi:
« Bella cosa l'apostolato dell'esempio, bello pur arco quello della parola, ma quale più efficace di quello della preghiera?... »
« Io non saprei concepire una vita senza preghiera, uno svegliarsi il mattino senza incontrare il sorriso di Dio, un reclinare la sera il capo, ma non sul petto di Cristo ».
« Che io porti dovunque la fragranza di Cristo nel mondo, che io abbia la mia conversazione nei cieli, che io viva staccato da ogni affetto di terra, che traspaia una purezza angelica, che prorompa dal mio cuore una carità irresistibile, che vorrebbe effondersi colla minima delle creature... ».
« La carità nel bene morale degli altri sarà la mia prima cura, e perciò devo rendermi umile e affabile. Parlando agli altri di Dio, pregherò Lui che compia l'opera colla sua azione ineffabile ».
« Non un saluto senza un sorriso: non un favore chiesto che ottenga ripulsa: non un incontro, da cui un'anima parta meno soddisfatta (1). ».
Tempriamo i giovani, franchi e generosi, a questo spirito, e sorgeranno gli « apostoli ».
(I) Ved. La Vita di Contardo Ferrini, narrata da CARLO PELLEGRINI: Società Editrice Internazionale, Corso Regina Margherita, 174 - Torino: Franco di porto L. 22. - Scritti Religiosi di CONTARDO FERRINI, 3a Ediz., presso la stessa Libreria Editrice Internazionale: Franco di porto L. 7,50.
CINA
Date storiche dell'Opera di Don Bosco in Cina.
(Relazioni del Dott. D. Sante Garelli). I.
La consacrazione di Mons. Versiglia.
« Nove gennaio 1921 a Canton »: data segnata con l'impronta dell'eternità nei fasti della Pia Società Salesiana e specialmente del piccolo gruppo dei figli del Ven. D. Bosco lavoranti nella Cina.
Sotto le arcate gotiche della maestosa cattedrale Cantonese, eretta non è molto dall'oro munifico e dal gusto artistico della Francia cattolica, non solamente era un missionario, che nella commozione di solennissimi riti riceveva l'unzione sacra della pienezza del Sacerdozio, ma erano altresì Istituti, Città, uomini e cose che là si legavano coi più dolci vincoli naturali e soprannaturali, ricevendo dall'alto la consacrazione della unione degli spiriti nella carità cristiana.
« La Chiesa è pronta. La Cina si muove ed avrà la vita ».
L'ampio terreno della Missione Cattolica Francese, su cui sorgono, oltre la Cattedrale, anche il Seminario, l'Orfanotrofio e un fiorente Collegio di cultura, in bell'ordine disposti e separati da viali, boschetti, aiuole variopinte e profumate, quel terreno, qualche anno fa, quando vi si accedeva a traverso un labirinto di viuzze strette, oscure, stipate di gente, di mercanzie e di sudiciume, era quale un paradiso terrestre, al cui primo ingresso l'occhio si apriva alla luce, saliva alle alte guglie della magnifica cattedrale, ed il polmone si dilatava al respiro di un'aria che sembrava discesa dalle balze verdeggianti della lontana terra natia: era una piccola oasi, ma non nel deserto, sibbene in un formicolio di uomini, merci, animali immondi e sporcizia di ogni sorta, e già al primo entrarvi diceva quanta distanza non che soprannaturale, ma terrena, separa la rozza croce di Cristo dal civilissimo codice di Confucio.
Ora l'irrequieto, ma aperto popolo Cantonese si apre pure alla civiltà europea, che è essenzialmente civiltà cristiana.
Abbattute le mura, sostituite da ampia lunghissima via; sventrata la città in varie direzioni, quell'immensa metropoli della Cina del Sud, in un anno, ha cambiata la sua faccia esteriore. Ora si accede alla Cattedrale Cattolica per ampie strade degne della nostra Torino, sulle quali vanno mano mano innalzandosi alti e splendidi edifizi.
« La Cina si incammina a novella ignota vita ». E l'impressione che si prova attraversando ora quelle ampie vie in formazione. « La Chiesa Cattolica attende da un pezzo ed è già pronta ad infondere, nel nome di Cristo, quella vita che sola, nella rinnovazione, può essere sostituita, per rimanere vera fonte di bene temporale ed eterno »: è pur la lieta impressione che ora si prova nel giungere alla maestosa sede della Chiesa Cattolica in Canton. Ed è con questo senso divinatore e pratico ad un tempo di accorta preparazione ad un lavoro, che esige concentrazione e moltiplicazione di forze per l'ora prossima di un più intenso apostolato, che la Società delle Missioni Estere di Parigi rimetteva ben undici distretti dell'interno nelle mani dei Figli del Ven. Don Bosco, dando alla Cina un nuovo Vicariato, alla Chiesa Cattolica ed alla Società Salesiana un Vescovo di più.
« La Chiesa è pronta! La Cina si muove e avrà la vita ». Era l'arcana indefinibile parola di speranza, di gioia, di entusiasmo, che elettrizzava il cuore dei 17 Salesiani di Don Bosco, raccolti attorno al loro novello Unto di Dio, sotto le vòlte di una Cattedrale dallo stile misteriosamente suggestivo, in un'ora solenne di elevazione di incensi, di sacre armonie, di preci venerande, espressioni di un rito che segna l'indefettibile trionfo della Chiesa di Cristo.
E quando Mons. de Guébriant, Vic. Apost. di Canton, assistito dai Vescovi Mons. Pozzoni, Vic. Apost. di Hong-Kong, e da Mons. Rayssac, Vic. Apost. di Swa Tow, alla presenza del Vescovo eletto di Macao, Mons. Nunes, dei Superiori di tutte le varie Missioni e Procure esistenti nel Kuang-Toung, con rispettivo numeroso Clero Francese, Italiano, Portoghese, Americano, Spagnuolo e Cinese, dinanzi ad una folla di fedeli accorsi da ogni parte, tra le intrecciate note di voci virili ed infantili, di Clero e di popolo: quando, in quella divina fusione di nazionalità, di gradi, di età, e di condizioni disparatissime di vita, accentrate tutte in una aspirazione unica suprema di dilatazione del regno di Dio: quando, insomma, il venerando Vescovo consacrante compiva la sacra unzione del novello Successore degli Apostoli, chi, là dentro, in quell'istante non ha sentito nel cuore un orgasmo di indicibili affetti, esprimibili solo in questo grido di amore, di gioia, di speranza « La Chiesa è pronta! muoviti, o vasta Cina, ed avrai la vita? »
In verbo tuo laxabo rete ». - L'imponente cerimonia.
Il novello Pastore, in quell'ora per lui troppo solenne, non udì il canto dell'Ette Sacerdos Magnus, appositamente composto dal caro Don Cimatti, nè della Messa del Maestro Pagella, inappuntabilmente e con assai buon gusto eseguita dalla nostra Schola Cantorum. Il suo spirito era rapito a più divine impressioni, nè valsero a riscuoterlo la voce artisticamente espressiva del baritono Bocassino, nè le delicate modulazioni dei tenori Pasotti e Cucchiara, nè l'ingenua schiettezza delle voci bianche dei cari alunni dell'Orfanotrofio di Macao, pazientemente educati e maestrevolmente diretti da D. Lucas, nè le note dell'organo, esprimente in cento suoni le commozioni di spirito, comunicate dal tocco della mano di D. Braga. Il suo interiore era tutto concentrato al suono di una sola voce, quella del motto da lui prescelto e che esprime fiducia ad un tempo e volontà operosa per la salvezza della Cina: « In Verbo tuo laxabo rete ». Nel nome tuo, nel nome della tua potenza, che ha penetrato la terra impenetrabile, e qui ha congiunto quel che sembrava incongiungibile: nel nome della tua carità, che in questo maestoso tempio ora regna sovrana, legando Istituti, Nazioni, Città, uomini e cose, dalla cima delle più alte guglie, al di fuori, dove sventolano al cielo di Oriente gli affratellati tricolori di Francia e di Italia, giù, alle arcate interne, adorne degli intrecciati vessilli delle sei Nazioni rappresentate attorno al novello Unto di Dio, fino alle ampie navate, stipate di cristiani accorsi da ogni parte degli undici remoti Distretti della novella Missione del Leng Nam Tou, rubando i posti ai fedeli Europei e Cinesi della città, nonchè agli Istituti maschili e femminili, agli amici numerosi accorsi da Macao a da Hong-Kong, per ricevere la prima benedizione del novello Pastore, antico amico e Padre delle anime loro: quell'onda di carità, che chiudeva e stringeva in unità dolcissima tanti cuori, fra loro tanto diversi ed alla quale da ogni parte, dall'alto dei capitelli, di sotto agli archi, di sopra agli artistici portafiori, dai bordi dei vasi sospesi, sorrideva la natura cogli occhi delle mille e mille variopinte corolle, con arte singolarissima stipate, intrecciate nelle forme e negli ornamenti più diversi dall'ingegnosa mano di questo popolo della terra dei fiori; quell'onda viva di carità correva per le vaste navate, raccoglieva i cuori in unità e s'arrestava poi ai piedi dell'altare, per fondersi tutta con la solenne maestà del sacro rito. L'occhio superficiale si fermava appagato alla ricchezza degli indumenti liturgici, luccicanti per il riflesso delle cento e cento luci, alla gravità delle cerimonie ispiranti mistero e divozione, con pietà e mirabile esattezza eseguite dai bravi Seminaristi di Canton: ma chi avesse per un istante solo fissato il volto del venerando Vescovo consacrante, vi avrebbe letto l'intima commozione non già soltanto di un Pontefice che compie un biblico rito, ma di un padre che, in una mistica operazione di divina carità, genera alla vita di un mondo soprannaturale di fede e di grazia il più caro e prediletto dei figli. Ed il raggio d'intima fraterna gioia, che pur nella ieratica maestà di liturgici paludamenti, splendeva in volto ai due non meno venerandi Vescovi assistenti, già legati al Consacrando con antichi vincoli di schietta amicizia, quel vivo raggio compiva e poneva il triplice Apostolico sigillo su quell'onda di sentitissima carità cristiana, che fu tutta l'anima di quel rito memorando.
« Chi ti maledice, sia esso maledetto; chi ti benedice, sia pur esso benedetto »; parole ben più profonde del primo suono, che pronunziate da quel labbro paternamente commosso di Mons. de Guébriand, fecero santamente fremere chi le comprese e legarono indissolubilmente i cuori all'Unto figlio del Ven. D. Bosco.
E quando, compito il S. Sacrificio, la mitra in capo, il pastorale in mano, il primo Vescovo Salesiano della Cina, con voce tremante di indicibili affetti, chiamò da Dio la prima pastorale benedizione, oh! allora, all'occhio velato dal pianto dei Confratelli e figli inginocchiati, disparve la terra, s'aperse il cielo, e fulgida di gloria apparve la figura serena del Venerabile Padre, recante riflessi in volto gli antichi sogni di conquiste di anime nella idolatrica terra del Drago. Una voce benedicente corse fremendo per tutto il vasto tempio: ma i figli assorti intesero per essa risuonare in cuore null'altro che la voce benedicente del loro Padre Don Bsoco, dall'alto scendente quale pegno di un compimento sicuro di lontane profetiche promesse.
Il presente era per un istante sparito : la realtà fece ritorno allo spirito solo quando, caduto il pianto, riasciugato l'occhio, ognuno rivide maestosa e serena a sè dinanzi la figura del Novello Pastore, concretizzante la realtà del presente e le speranze dell'avvenire nella sua ornai Sacra Persona.
Omaggi al nuovo Vescovo.
Il rito è finito: sfila il clero in bell'ordine e si avvia alla porta principale della chiesa: dietro al novello Vescovo si accalca la turba dei fedeli,
La banda musicale dell'Istituto dei Fratelli Maristi fa echeggiare l'aria col suono allegro dei musicali strumenti e si pone in testa alla lunga e ben ordinata processione, la quale, pei viali cinti di verde e di fiori, s'avvia alla magnifica residenza centrale, facendo scorta d'onore all'amatissimo nostro Mons. Versiglia, che, preceduto dai tre Vescovi nei loro preziosi paludamenti, si avanza grave, sereno, ma visibilmente commosso, sotto un ampio baldacchino, tutto intessuto di variopinte corolle di freschissimi fiori, e portato da sei dei più distinti cristiani di Canton e della nuova Missione.
Nell'elegante salottino è tosto ossequiato da molte Autorità e non pochi illustri personaggi, tra cui ricordiamo, a titolo di particolare amicizia, il signor Gonella, a nome del Console Italiano di Hong-Kong.
Il novello Vescovo ha ora un primo non indifferente lavoro a liberarsi dalla calca di popolo che vuol vederlo, baciargli l'anello, ricevere una sua particolare benedizione. Tutti, grandi e piccoli, sentono il bisogno di accrescere col proprio omaggio la gioia dell'amico, del Padre, che a tutti sorridendo risponde, tutti rimandando, come Don Bosco rimandava, col cuore ripieno di santa letizia.
Agape fraterna, presieduta dal Governatore del Kwang-Toung. - I brindisi. Squisita gentilezza di Mons. de Guébriand. - Un gruppo fotografico.
Ed è già l'ora del pranzo. Con pensiero gentile, Mons. Versiglia volle anzitutto recarsi a benedire le mense dei suoi cristiani, discesi a festeggiarlo, venendo taluni con vari giorni di incomodo viaggio dai più lontani Distretti. Poi i convitati si avviano al Seminario, ove, in ampia sala bene adorna a festoni ed arazzi, in mezzo ai quali fa bella mostra di sè l'artistica pergamena lavorata dalla mano maestra di D. Dalmasso, è apparecchiato il banchetto fraterno. Settantacinque sono i coperti: tutte le rappresentanze delle Missioni e Procure del Kuang Toung, Francesi, Italiane, Portoghesi, Americane, Spagnuole e della Diocesi di Macao, i più distinti tra i cristiani, numeroso Clero Cinese, oltre i Salesiani quasi al completo, tutti hanno il loro posto e tutti sono serviti con quell'ordine e puntualità che dimostravano con quanta cura, vorremmo dire materna, il molteplice lavoro di quella giornata fosse stato organizzato dagli ottimi Padri Francesi della Missione Madre, che onorava in quel giorno l'incoronamento della sua figliuola.
Alla tavola d'onore, attorniato dai tre Vicari Apostolici di Canton, Hong-Kong, Swa Tow, dal novello Vicario di Shiu Chow che gli siede a lato, dal Vescovo eletto di Macao, dai Superiori delle varie Missioni e Procure, siede il Governatore di tutto il Kwang-Toung, il Generale Chen Chiung Ming che solo da pochi mesi ha liberato il Kwang-Toung dal dominio del Kwang Si, cacciandone colle armi il vecchio Governatore militare, costretto con tutti i suoi soldati alla fuga.
A lui di fronte siede il sig. Mak, in rappresentanza del Ministro degli Affari Esteri di Canton, ed il sig. generale Wong, Aiutante di campo del Governatore Chen.
Potevano mancare brindisi di occasione?
Degnossi aprirne la serie il Vescovo Consacrante. Dato l'ossequente saluto alla suprema Autorità della Cina del Sud ivi presente, agli eccellentissimi Presuli ed illustri personaggi, come un padre che ringrazia per l'onore reso al suo figliuolo, Mons. de Guébriand non potè fare a meno di tessere l'elogio del festeggiato. Quando disse di lui che con tutta semplicità d'una cosa sola si era preoccupato pur nell'ardente suo zelo, di continuare cioè fedelmente il lavoro iniziato da chi a lui ed ai suoi confratelli affidava una porzione diletta della propria vigna, scattarono allora i Salesiani come un sol uomo in un caldissimo applauso, che sonava sopratutto venerazione, ammirazione profonda pei Padri delle Missioni Straniere, che, in mezzo a gravissime difficoltà, in quelle terre una volta inaccessibili, avevano saputo fondare fiorenti cristianità, ed iniziare movimenti religiosi, che solo invincibili costrizioni di cose non permisero di condurre al pieno sviluppo giustamente sperato.
Ma quando l'illustre Prelato disse del nostro Mons. Versiglia, che la sua elevazione fu tanto naturale, che se si fosse dovuta fare per acclamazione di popolo, fin gli ultimi più teneri bambinelli l'avrebbero acclamato loro Padre e Pastore, chi può ridire il plauso che risuonò per l'ampio salone dei commensali?
Ne godè nel fondo del suo cuore paterno Mons. de Guébriand, che chiuse le nobilissime parole con l'augurio rivolto a tutta la novella Missione: « Soror nostra es, crescas in mille millia! ».
Il nostro D. Canazei portò in perfetto cinese un particolare entusiastico saluto al Capo supremo dello Stato del Sud, che ritto in piedi, alzando il calice, accolse con palese compiacenza le parole di ben meritata lode al suo governo, e di sincero augurio per la sua persona, e immediatamente rispose con lungo discorso, tradotto pensiero per pensiero dall'interprete in lingua francese, e sovente sottolineato da fragorosi battimani. Espressamente disse che quantunque non cristiano, riconosceva però che vita principale dell'uomo è quella dello spirito, alla cui elevazione nulla meglio si presta, che la religione predicata dalla Chiesa Cattolica. A questa Chiesa, nel sincero amore pel vero benessere del suo popolo, egli avrebbe dato tutto il suo appoggio, e intanto faceva voti che la Chiesa Cattolica potesse presto penetrar l'anima di tutto il popolo Cinese.
E noi pure facevamo ardentissimi voti che la luce del Vangelo penetrasse anche la sua anima confuciana, cui per altro non mancano nobilissimi sensi, degni di un governante cristiano.
Parlò pure il Vicario Apostolico di HongKong Mons. Pozzoni, delle Missioni Estere di Milano. La sua fu la semplice, schietta, ma cordialissima parola dell'amico e del compatriota. Già in tempi politicamente burrascosi aveva dato fraterno ricovero a D. Versìglia ed ai suoi confratelli, profughi da Macao: ai Salesiani era unito il suo cuore per personale amicizia, e per calde aspirazioni di collaborazione feconda di bene a vantaggio della gioventù povera del suo gregge. La sua parola fu il riflesso senza veli del suo cuore. Appaghi il Buon Dio i santi desideri di quel venerando Pastore!
Altri ed altri avrebbero voluto parlare, ma la banda dei Fratelli Maristi era impaziente di portare l'ampio suo contributo alla gaiezza della festa: e al suono compatto e sicuro dei suoi strumenti l'eloquenza doveva tacere.
Ultimo parlò Mons. Versiglia dicendo a tutti care parole di ringraziamento. Quantunque fosse l'animo suo da più ore, e diremo meglio, da più giorni, in preda a tante nuove e forti emozioni, calmo tuttavia e chiaramente presente a se stesso, degnamente rappresentando l'umìle e forte serenità di D. Bosco, per tutti ebbe la parola della riconoscenza, della cordiale amicizia, della paterna benevolenza.
In modo speciale fu interprete fedele non solo dei suoi, ma dei sentimenti di tuti i suoi Confratelli, quando rese l'omaggio più esplicito alla generosità veramente apostolica dimostrata dai Padri della Missione di Canton, e quando disse quel giorno memorando degna coronazione dell'opera disinteressata, cordiale, ispirata tutta a cattolica disciplina ed al desiderio della salvezza delle anime, spiegata da tre anni dall'animo nobilissimo di Mons. de Guébriand.
« Soror nostra es », aveva egli detto nella gentilezza del suo elevato linguaggio; ma i Salesiani ivi presenti ben avevano inteso che l'espressione più propria era solo quest'altra « Filia nostra es », e per bocca del loro Vescovo a lui ripetevano riverenti: « Pater noster es », e alla Missione da lui rappresentata: « Mater nostra es » e accoglievano con grato animo il « crescas in mille millia » del suo augurio gentile, nella piena coscienza che la gloria dei figli è pure il più fulgido e degno decoro del padre e della madre che li ha generati alla vita.
Nel pomeriggio l'ecc.mo Governatore Cheng Chiung Ming si compiacque anche di posare per un gruppo fotografico, circondato da tutti i Vescovi presenti, avendo alla destra il novello Vicario Apostolico e tutto attorno numerosa folla di Clero e di distinte persone.
Più tardi, la benedizione col SS. Sacramento, impartita da Mons. Versiglia, chiuse la solennità di quel giorno memorando, le cui dolcissime impressioni ben avremmo voluto saper fissare sulla carta, per farle rivivere creatrici di conforto e di gioia nel cuore degli amati e venerati nostri Superiori di Torino, di tutti i Confratelli del mondo, e di quanti Cooperatori ed amici sentono particolare interesse per questa nostra cara missione.
II.
Il primo Pontificale e il Giubileo Sacerdotale di Mons. Versiglia a Macao.
Per la via di Hong-Kong, dove si trattenne due giorni, ospitato e festeggiato dai Padri Italiani di S. Calogero, Mons. Versiglia discese poi a Macao per celebrare in mezzo ai suoi figli, confratelli ed amici, le sue nozze d'argento sacerdotali col suo primo Pontificale.
Al porto. - All'Orfanotrofio. - I doni.
Lo attendevano al porto il Vicario Capitolare, Vescovo eletto della Diocesi di Macao, Mons. da Costa Nunes, numerose rappresentanze del Clero, Seminario, Cooperatori, ammiratori ed amici, e tutto lo stuolo dei duecentoventi Cinesi, già suoi figli prediletti, nella loro graziosa divisa alla marinara, preceduti dalla squadra ginnastica, ridente di giovinezza e di vita nel suo bei vestito tricolore, e dalla banda musicale dell'Orfanotrofio, che attese ansiosamente il vapore per far tosto risuonare la marina delle sue note festose.
Al primo approdo, il battello fu tosto invaso da molti e molti che si contesero l'onore di essere tra i primissimi ad ossequiare il primo Vescovo di Don Bosco nella Cina. E mentre i numerosi pagani, sbalorditi alla vista di tanta gente, al grido di evviva delle duecento gole giovanili, al suono della musica, al fracasso assordante dei petardi esplodenti a fitta furiosa rincorsa, echeggianti pel mare e sul pendio delle isole opposte, si chiedevano l'un l'altro chi mai fosse l'ospite tanto onorato, già discendeva umile, sereno, sorridente, l'antico Superiore, Padre ed amico. Nella novella sua consacrazione, egli veniva pure a consacrare gli antichi vincoli di affetto a quella terra di dominio Portoghese, sulla quale, quindici anni addietro, aveva posto, con pochi compagni di cui era rimasto superstite, il primo piede, e che alla Società Salesiana aveva in prima dischiuse le porte della Cina.
Salito in automobile coi più distinti personaggi del Clero e del laicato, per le ampie vie della linda cittadina, giunse all'Orfanotrofio, dove per stradicciuole più erte l'avevano già preceduto i Confratelli, i Cooperatori, gli alunni.
Il cortiletto d'ingresso, pavesato a festa dalla mano amorosa dei figli, diceva tosto al Padre quanto avrebbero essi desiderato immediatamente accerchiarlo, godere di lui e dargli la più piena soddisfazione di gustare la gioia della prima famiglia da lui creata.
Ma fu giocoforza di cedere ad altri l'onore ed il piacere: nel salottino dell'Orfanotrofio i Cooperatori di Macao gli davano il primo ben venuto ed obbligavano il cuore di Monsignore a sentirsi tenerissimamente commosso dinnanzi allo spettacolo inatteso.
Mitra, pastorale, croce pettorale ed anelli; vasi sacri, brocchette di argento; paramenti, camici, rocchetti; vestiario, calzature; baldacchino, sedia, inginocchiatoio artisticamente lavorati: tutto quanto può occorrere al primo Pontificale di un Vescovo non di povera incipiente Missione, ma di decorosa Cattedrale Europea, tutto era là disposto, con cura singolarissimamante provveduto o completato dal piccolo, ma zelante gruppo dei Cooperatori Portoghesi e Cinesi di Macao, animati dall'infaticabile D. Lucas.
Se le lacrime non gli uscirono in quell'istante dagli occhi si è perchè con forte violenza le costrinse a discendergli nel cuore, a nutrire di caldo e riconoscente affetto la vivissima stima che già portava agli ottimi Cooperatori della cattolica Macao. Difficilmente poteva esprimersi col labbro un degno grazie alle signore Carolina ed Angelina Basto, Saturnina Nolasco e signorina Angelina Nolasco pel comitato portoghese, e al sig. Heng Kei pel Comitato Cinese, non che al benemerito sig. dottor Simplicio Bomez di Hong-Kong. Quel grazie inesprimibile lo attui dal cielo il Rimuneratore di ogni bene.
A sera giunse pure da Hong-Kong il Vicario Apostolico Mons. Domenico Pozzoni per accrescere splendore, colla sua presenza, alla feste giubilari dell'amico.
Il Pontificale nella Cattedrale. - A mensa. - Saggio ginnastico. - Nell'intimità. La partenza.
Ben sarebbesi voluto celebrar il primo Pontificale nell'intimità della famiglia, nella Cappella dell'Orfanotrofio: ma, oltre alla ristrettezza del locale, si dovette cedere alla cortese insistenza del venerando Capitolo della Cattedrale, che volle ad ogni costo revocato alla sua sede l'onore di quella sacra cerimonia.
Una splendida automobile Fiat, messa a disposizione del gentilissimo Fernando Rodriguez, ed un'altra inviata dal Comitato, portarono i due Vescovi e il loro seguito alla Cattedrale, al cui ingresso furono ricevuti dal Vescovo eletto Mons. Nunes, dal Decano e reverendo Capitolo in cappa magna , dal Clero e dal Seminario, che prestò lodevolissimo devoto servizio a quell'indimenticabile rito, con cui il nostro Superiore, Pastore e Padre chiudeva il venticinquennio di un Sacerdozio fecondo, e apriva, tale era il voto concepito nel cuore di tutti, il venticinquennìo di un ancor più fecondo Episcopato.
Da Schola Cantorum, che diremo salesiana, perchè formata per l'occasione con la partecipazione di tutti i confratelli, fece gustare anche a Macao la seria e delicata musica del Pagella, nonchè il maestoso e soave Ecce Sacerdos di Don Cimatti.
A funzione finita, sulla gradinata della chiesa, insieme cogli eccellentissimi Vescovi posò pure per un gruppo fotografico la gentilissima signora del Governatore di Macao, Donna Maria do Carmo in rappresentanza dell'ecc.mo signor Governatore.
Poscia, nel salone dell'attiguo Episcopio, il Comitato dei Cooperatori offerse un rinfresco ai numerosi intervenuti, in mezzo ai quali Mons. Nunes porse a Mons. Versiglia il quadruplice saluto, a nome della sua personale amicizia, del Clero, del popolo e dei Cooperatori Macaesi, lieto dell'onore toccato ad un benemerito figlio del Ven. Don Bosco, che quindici anni aveva lavorato per il bene di Macao, ed ora da Macao, riprendendo le più gloriose tradizioni italiane iniziate quattro secoli innanzi da Padre Ricci, si inoltrava ad evangelizzare l'interno della Cina.
Rispose Mons. Versiglia inneggiando alle glorie cristiane di Macao, cittadella della Chiesa Cattolica dell'estremo Oriente, e facendo voti che l'indimenticabile Mons. Giovanni Paolino di santa memoria, che primo chiamò in Cina i Salesiani, presto avesse un degno successore nel già preconizzato Mons. De Costa Nunes.
A mensa si raccolsero attorno al nuovo Vescovo, oltre gli Ecc.mi Pozzoni e Nunes, anche i più distinti e benemeriti Sacerdoti e laici della Colonia ed il carissimo amico nostro e compatriota sig. Alessio Benis, maestro della Banda Municipale.
Nei brindisi d'occasione, come non rilevare che il nuovo Vicariato Salesiano, avendo tratto la prima ispirazione dalla casa di Macao che per opera portoghese fu aperta, protetta, soccorsa e sostenuta, e sorgendo a prima vita proprio nel bel mezzo delle feste centenarie della nascita del Ven. Don Bosco, cinquantenarie del Tempio di Maria Ausiliatrice, giubilari per le Nozze d'oro sacerdotali del gran Padre di tutta la Famiglia Salesiana, legava indissolubilmene ai fasti più lietamente memorandi della Pia Società di Don Bosco la nobile nazione portoghese? Bene Monsignor Versiglia augurò che il piccolo, ma glorioso Portogallo, toccasse nei secoli i fastigi della vera grandezza, nella già tradizionale protezione a quella Chiesa Cattolica, che sola è faro sicuro ed indefettibile di civiltà fra le genti.
Nel pomeriggio giunse finalmente il tempo di coloro che più ne avevan diritto, i cari alunni dell'Orfanotrofio. Il vasto cortile era stato dalla loro mano con parecchi giorni di lavoro addobbato ed intrecciato da ogni lato con festoni, archi, bandiere, iscrizioni inneggianti al Vescovo, a Macao, a Don Bosco.
Un dopo l'altro giunsero e sfilarono in bell'ordine, oltre gli allievi del Seminario, gli alunni delle Scuole Cinesi maschili e femminili della città. Quantunque giorno feriale, tuttavia i numerosi posti furono ben presto tutti occupati ed il cortile si trovò gremito di popolo. Sedettero al posto d'onore, con gli Ecc.mi Monsignori Versiglia, Pozzoni e Nunes, anche la gentilissima signora Donna Maria do Carmo e l'Aiutante di Campo del sig. Governatore.
E lì, all'aperto, sotto un cielo che l'amorosa Provvidenza mantenne primaverile in pien gennaio, i duecento e più alunni seppero per ben due ore, trascorse in un baleno, strappare all'elettissima accolta di spettatori, continuati applausi fragorosi della più intima soddisfazione, con un programma semplicemente ginnastico-musicale. Chi non ha visto, non può credere come quelle giovani speranze di una nuova Cina, raccolte tutte in massa compatta o rappresentate dalla simpatica squadra minuscola del paziente nostro Gnavi, o dalla squadra scelta, la Spes, al comando sicuro dell'abile Fantini, seppero esteticamente disciplinare i movimenti del loro corpo nei più graziosi e difficili esercizi individuali e collettivi. Ma è l'anima invisibile, che quel giorno visibilmente apparve nello sprigionarsi armonico della forza fisica della loro giovanile persona. « Chi dà loro tanto brio, sicurezza, gioia ed entusiasmo? » era la domanda che usciva spontanea dalle labbra degli estranei, che contemplando quella balda gioventù in un trionfo d'estetica di mobili estatiche forme, dimenticava quella omai veneranda virilità del Padre là presente, la cui vista elettrizzava d'insolito slancio il cuore dei figli.
Più tardi, a spettacolo finito, lo stesso N. S. Gesù Cristo, dalle mani del novello Pastore, benediceva solennemente quei novelli germogli di vita cristiana, innestati fra le più liete speranze nel vecchio tronco cinese, sospirando il giorno della completa trasformazione degli umori vitali.
Ma quando dopo cena, congedati tutti gli ospiti gentili, Mons. Versiglia potè darsi tutto ai suoi figliuoli, che come un sol uomo l'accolsero con uno spontaneo fortissimo grido d'evviva, al luccichio delle cento e cento lampadine elettriche, che pur dal silenzio dei caratteri scritti a scintillio di luci, inneggiavano a Lui, Pastore e Padre, oh! allora, mentre egli era serrato da ogni parte in dolcissima infrangibile prigionia di cuori, schiettamente riconoscenti, ci venne fatto di domandarci se l'accusa di insensibilità e d'ingratitudine, gettata al popolo cinese, non fosse per caso di sospetta provenienza, merce gratuitamente gettata sulla piazza da cinici sfruttatori che sul cinismo commerciano, interessati a strappare al Missionario pur la fede nel suo lavoro; o se non fosse per caso riservato proprio allo spirito del nostro Venerabile Don Bosco, chiamare da potenza latente, ad atto lietamente operante, quanto di meglio giace in fondo al cuore della gioventù di ogni razza e di ogni paese.
Alla dimane, offrendo Monsignore la prima volta in mezzo a loro il S. Sacrificio, i cari alunni, con una Comunione generale ricevuta dalle sue mani, posero il sigillo della pietà a quei giorni memorandi, in cui, più che la festa del padre, si celebrò la festa dei figli, i quali, nel lieto orgoglio di sentirsi figliuoli e nell'inesperienza della loro giovinezza, della croce godevano a cuore aperto lo splendore dell'oro e delle gemme, immemori dei dolori del sacrificio, che sulla croce si ha sempre da compiere da chi la riceve da Dio.
Alcuni giorni Monsignore rimase ancora a Macao, rubato a gara dalle Suore Canossiane, dal Seminario, dagli ammiratori ed amici. Ma dovette alfine lasciare Macao per l'ingresso solenne nella propria Missione.
L'ultimo addio, dato sul battello da Mons. Nunes, dall'Aiutante di Campo del Governatore, da numeroso stuolo di Clero, Cooperatori, confratelli, alunni ed amici, non fu senza lagrime.
Il vapore si allontanava tra i flutti del mare, ma il cuore di Monsignore restava in tanta parte avvinto a quella piccola, ma gloriosa terra di Macao, le cui nobili anime Portoghesi, emulate dai Cinesi cristiani, non avevano avuto bisogno di clamorose appariscenti parvenze per iscorgere ed apprezzare il valore dell'umile salesiano, che nel nascondimento e nel silenzio di un caritatevole, zelante, infaticabile lavoro speso a prò di tutti, grandi e piccoli, Cinesi ed Europei, aveva passato fra loro ben quindici anni di vita.
D. SANTE GARELLI.
Il 24 Maggio tutti col cuore a Valdocco, ai piedi di Maria SS. Ausiliatrice ! E il giorno del suo trionfo e delle sue misericordie: e noi preghiamola, con un cuor solo ed un'anima sola, per i nostri bisogni spirituali e temporali. Raccomandiamo a lei le intenzioni e i voti del Vicario di Gesù Cristo : supplichiamola ad esaudire le preghiere che s'innalzano da ogni parte della terra e, con affetto filiale, imploriamo tutti una benedizione specialissima sulla "Causa" di Beatificazione del Venerabile Don Bosco, che ci insegnò ad amarla teneramente.
Intenzioni per il mese di Maggio.
Il sig. D. Albera raccomanda ai Cooperatori e ai divoti di Maria SS. Ausiliatrice di aver presenti, nelle loro preghiere, durante il mese di maggio, le seguenti intenzioni:
DAL I° AL 7 MAGGIO: Il Sommo Pontefice e i bisogni di S. Chiesa.
DALL'8 AL 14 MAGGIO: Le Missioni Cattoliche e specialmente le Missioni Salesiane.
DAL 15 AL 21 MAGGIO: Le nostre opere giovanili e, in genere, i bisogni della gioventù.
DAL 22 AL 29 MAGGIO: La Causa di Beatificazione del Ven. Don Bosco.
GRAZIE E FAVORI (*) Ricorrete a Maria Ausiliatrice!
Mio fratello, padre di due bambini, venne colpito da grave malore e si trovava in fin di vita, senza nessuna speranza di poterlo salvare, e ciò confermò il dottore che lo curava.
Io ero nella più grande desolazione, quando improvvisamente venne a trovarmi una pia persona, la quale, visto grave il caso, mi diede la medaglia di Maria SS. Ausiliatrice da mettere al collo dell'ammalato, e mi suggerì d'incominciar subito la novena suggerita dal Ven. Don Bosco, acciò, per intercessione di lui, dèsse la salute al mio caro fratello, colla promessa se avessi ottenuta la grazia, che avrei fatto una piccola offerta al suo Santuario, rendendo grazie sul Bollettino Salesiano.
L'aiuto della Celeste Regina fu pronto ed immediato. Con meraviglia di tutti, l'ammalato subito migliorò ed ora è sano e salvo! Grazie di cuore a Maria SS. Ausiliatrice ed al Ven. Don Bosco per tanto favore! imploro la protezione loro su di me, sulla mia famiglia e su tutti quanti con me si raccomandarono.
Mondovì, febbraio 1921.
LUCIA BoASSO.
S. PIETRO DI CASALE. - I - III - 1921 - Il giorno di S. Stefano, 26 dicembre 1920, disgraziatamente caddi da una scala e ne riportai diversi mali, fra cui la frattura all'ulna e al radio del braccio sinistro. Passati alcuni giorni, mi si manifestò certo dolore alla spina dorsale da non essere capace di muovermi, effetto anche questo della caduta. In mezzo a tale tormento fui ispirata d'invocare l'aiuto del Venerabile Don Bosco, promettendo lire mille per i bisogni delle Opere Salesiane, qualora fossi stata liberata da tanto male.
Infatti fui subito consolata, perchè nel giorno stesso totalmente mi scomparve il male. Ed ora eccomi a sciogliere la promessa, mandando un'offerta per le Opere salesiane.
ANTONIETTA VILLANI insegnante.
GRAZ. - 25 - XII - 1921. - O Madre pietosa, ricevi i più sentiti ringraziamenti, che un tuo figlio ti porge. Da mesi ti pregava, affinchè il calice dell'amarezza passasse da me. Ma tutto sembrava inutile. Dovetti rimaner vittima di un'accusa calunniosa. I giudici non si vollero persuadere della tuia innocenza. Un duro carcere avrei dovuto subire. Già ero rassegnato e con volto raggiante di gioia volli salire il calvario. Al Signore bastò la buona volontà e la potente grazia divina fulminò tra i giudici e d'incanto mutarono opinione e pronunciarono la sentenza liberatoria, e ciò al primo giorno della Novena dell'Immacolata. Sian rese pubbliche lodi a te, o Vergine Santa, che soccorresti un tuo divoto col tuo potente aiuto.
I.S.L.
AGIRA. - 27 - XII - 1920. - Parecchi mesi or sono una sventura minacciava di turbare la mia vita. Mi rivolsi con fede alla Vergine Ausiliatrice; le nere nuvole che si addensavano sul mio capo si dileguarono e tornò il sereno. Ringrazio con animo devoto la Madonna di Don Bosco.
GRECO GIOACHINO.
ROMA. -- III - 1921. -- Il 27 agosto 1920, in Manziana fui colpita da violento tifo, e in pochi giorni ridotta in fin di vita. Mio marito e la mia famiglia implorarono la grazia della mia guarigione da Maria Ausiliatrice, che si degnò esaudirle, ed io sono stata onorata della dolce visione, con la soave voce: ti ho fatto la grazia! Ora che sono perfettamente guarita, ringrazio pubblicamente la nostra grande Madre per la grazia avuta. Con immensa riconoscenza ho offerto un modesto dono nel Santuario di Roma, Via Marsala.
MARIA CECI in RIzziTANO.
TRINO VERCELLESE. - 24 - III - 1921. - Colta da grave malattia, lui vidi agli estremi. Il dolore di lasciar lo sposo e la nostra piccola Lina era grande. Ricorsi con fiducia alla Madonna di Don Bosco; pellegrinai col cuore al venerato Santuario, dove aveva tante volte invocato l'aiuto della Vergine, e fui esaudita. Non ho parole per dire la riconoscenza che sento nell'anitra e che serberò, finchè avrò vita, per questa ed altre insigni grazie ricevute. Evviva Maria Ausiliatrice!
MARIA MONTI - GRAFFI.
MILANO. - 20 - II - 1921. - Residente da poco, a Milano, ammalata di fistola all'occhio sinistro promisi a Maria SS. Ausiliatrice un'offerta ed un attestazione pubblica di riconoscenza se l'operazione chirurgica a cui dovevo sottostare, fosse andata bene. Supplicata così, la Potente Ausiliatrice volle esaudirmi oltre ogni mia speranza. Presentatami al dottore al giorno ed all'ora da lui stesso stabilitami il dì precedente, con sua non poca meraviglia mi trovò guarita, e da quel giorno, il mio occhio non lagrimò più e non si fece più rosso come quando era ammalato.
Adempio alla promessa, piena di riconoscenza alla Potente e Misericordiosa Ausiliatrice.
TERESA FUMIA di Lu Monferrato.
BIANZÈ. - III - 24 - 1921. - Trovandomi in un momento di estrema angoscia per una malattia contratta da mio papà, il quale era in serio pericolo, pensai di ricorrere a Maria Ausiliatrice e a Don Bosco, promettendo di far un'offerta e di pubblicare la grazia sul Bollettino se l'avessi ottenuta. L'ottenni, ed ora adempio alla mia promessa, riconoscente alla cara Vergine.
FIORE EUGENIA.
POCAPAGLIA (Cuneo). - 22 - III - 1921. - Il mio caro padre fu colpito verso la metà dello scorso mese di febbraio da gravissima malattia con minaccia della propria esistenza. Temendo prossima una catastrofe, mi rivolsi con ferma fiducia alla SS.ma Vergine Ausiliatrice con una novena; e la grazia non tardò a segnalarsi in modo che presentemente si trova fuori di pericolo e migliora di giorno in giorno.
Adempio dunque alla promessa e pubblico il presente mio ringraziamento in pegno della mia infinita gratitudine verso la Vergine Ausiliatrice, implorandone ognora la protezione.
ABRATE MARIA di Giovenale.
MASSERANO. - 1 - III - 1921. - Una sciagura stava per piombare sulla mia famiglia. Ricolsi a Maria SS.ma Ausiliatrice facendo la novena consigliata dal Venerabile Don Bosco promettendo un'offerta, ed ecco che il 13 u. s. febbraio ottenni la grazia, e la mia famiglia è tranquilla. Invio l'offerta con preghiera di pubblicazione.
A. A.
Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice e alcuni, pieni di riconoscenza, inviarono offerte per la celebrazione di Sante Messe ai ringraziamento, per il tempio erigendo alla Sacra Famiglia, per le Missioni Salesiane, o per altre opere di Don Bosco, i seguenti.,
A) - A. A Cooperatore Salesiano di Masserano, A. M. di Cuneo, A T. di Pescantina, Abrate Maria. Acerni Rosina. Achil Giocondo, Africh Bruno, Agnesone Lucia in Gambino, Airale Giuseppe - Cristina coniugi, Albergante Luisa, Alfero Giovanni, Alghisi Barberina, Alloa Cristina, Amabile d. luigi, Amenta Tina, Angioi Mara in Obinu, Anselmo Maria in Roba, Aragio Umbertina, Arata Carmelina, Ardissone Lucia, Avenatti Antonio, Averone d. Alfredo, Avesani Giovanna.
8) - Baiardi Adele, Baima Maddalena, Baraffa Caterina, Barella Jeimira, basano Anna, Bellanca Maria, Bellotti Giuseppe, Benna Maria in Chiampo, Benazzato Albino, Berrone Amedeo, Berta Carmelo, Bertanimi Maria, Betti Maria, Bianchi Teresa, Biendrate Margherita in Silva, Bisazza Angela, Boccignone Lidia, Bodrati Giannina, Boglioni Antonia, Bonfanti Maria, Bonissone Maria, Bordoli Antonietta, Borsoi Giuseppe, Borsarellì Iride, Bourlot Maria, Brarda Giovanni Battista, Bressan d. Matteo, Bresson Elena in Abbene, Briata d. Giovanni, Bussi Teresa, Butti Adelaide in Dionisio.
C,) - C. L. di Pedemonte di Gravellona Toce, Caccia Rosa, Cadeddu Teresa, Caligaris Marco. Callian Olimpia, Calzolari Clelia, Campanini Maria in Ferrari, Carnevali Maria e Francesca, Canonica Annetta, Caprioglio Teresa, Caracciolo Teresa, Carpenedo Vittorio, Carraro Emilia, Casale I., Castelletto Maria di Cappella Maggiore, Castelletto Maria di Revello, Cattelan Angelo, Cavallero Rina, Cavanna Rosa in Dacò, Ceci Maria in Rizzitano, Cellerino Alfredo, Chiappa Luigi ed Erminia, Chiavalin Angelo, Chiesa Clementina in Zenone, Ciancia Teodolinda, Ciancio Carolina in Capizzi, Cicottino Linda, Cinato Edvige, Ciprandi Pia, Ciuffardi Annunziata, Clara Rosa, Coletti Alessandro, Comodi Rosa, Conti Amalia, Conti Innocenta, Copetti Giuseppina, Cornaci Cirino, Corradi Maddalena e sorelle, Corsanego Lina, Corsi Giovanna, Cosimano Maria, Costamagna Delfina, Costantini Ida, Cossu Irene in Fadda, Cravino Giacomo e Vincenzo, Craviotto Maria, Crayon Candida, Crippa Andreina, Currò Maria.
D) - Dall'Ongaro Luigia, De Franco Angela, Dellamula Margherita, Dellamula Orsola, Della Rovere Chiara, Dialley Maria, Di Salvo d. Antonino, Doncieux contessa. E) - E. P. di Lugo.
F) - Famiglia Canevali, Farina Giuseppe, Fenoglio Giuseppe, Ferrari Luigina, Ferrero Lucia, Ferrero Luigia, Ferrero Luisa, Ferretti d. Alfonso, Finello Maria, Fiore Eugenia, Fiorenzo Vito, Fisanotti e famiglia, Follis Giovanni Battista, Forastelli Giovanni, Francesetti Emilia, Francia Anselmo, Fratelli Faravelli, Favaro Mirra.
G) - Galfo Antonietta, Galli Lina, Gaoso Antonio, Garneri Giuseppina, Gattoni Ersilia, Geronimi Pietro, Ghiglione Giuditta, Ghitti Pierina, Gerolina Giuliano, Gilardino Caterina, Gimondi Domenica, Gina e Pina, Giorgia Teresa, Giotto Tecla, Giudice Caterina, Gomba Rosa, Grigolini Erminia, Guerinoni Clotilde, Guerra suor Angela, Guidetti Angela.
H) - Herin Regina.
N) - Kratter Maria.
J) - Jaddo Maria, Jeantet Clementina.
I) - Imperadori Ferdinando, Invernizzi Angela, Isella Pietro.
I.) - L. F. P. di Biella, Lanfranchi Palma, Lentini d. Francesco, Loglio Lucia, Logoluso Eva, Lombardo P. Carlo, Lorita Cicero, Lovati Luigina, Lupi d. Antonio.
M) - M. S. di Pinerolo, Malaspina Giusto, Malpezzi Rosa, Manni Giovanna, Manzoni Gina, Marc Maria, Marchetti Dorotea, Marcoz Stella, Mariotti Giuseppina, Marmugi Can. dott. Pietro, Massegnani Maria, Ma-solo Adele in Baralino, Medda Francesco, Menegolo Almerina, Menossi Nicolò, Mocchi Carolina, Monni Peppina, Montanari Rosa, Morandi Antonia, Morello Eugenia, Moreni d. Francesco Moretti Luigia, Mularoni Maria.
N) - N. N di ***, Costa Vescovato, Gussagd, Menzonio (C. T.), Mathi Torinese, Regalbuto, Villadossola, Villanova d'Asti; Nava Silvia in Delù, Nebbia Cesarina, Negrini Elisabetta.
O) - O. E. di Sciolze, O. G. di Cuneo, Olivares Carlotta, Olivari Caterina, Ormezzano Maria, Ossola Maria in Vaglio.
P) - P. F. F. A. di ***, P. G. di Alba, P. A. di Bella, Paderi D., Palazzolo Onorina, Palleschi Maria, Panno Teresa, Pannuti Filomena, Peloso Giorgio, Perlina Prisca, Peroni Orsola, Personè Elena, Personè Tonio, Pession Can. D. Pietro, Piacenti Tommaso, Piagentini Angelo, Piccinin Marianna, Picottino Amedeo, Piombo Maria, Pirovano Adele, Pistilli Elvira, Pizzigatti Maria, Poet Clotilde, Poletti Maria, Porliod Eufrosina, Porru Ester, Preyet Oliva, Provenzano Crocifissa, Provenzano Mariangela in Riggio,
R) - R. D di Vicenza, Razzini A., Re Ines, Reforgiato Cristina, Repetti cav Angelo, Restuccia Luigia, Ricci d. Giuseppe, Righetti Prassede, Rivara Adele in Maragliano, Rivetti Clementina, Roifo Angelina, Rongetti avv. Vittorio, Rossi Rina, Rossi Umberto, Rosso Margherita, Roella Agnese, Rota Giacomo, Ruggeroni Luigia, Ruschena Vittoria.
S) - Sandrone Luigia, Santuz Maria, Santuz Rosina, Saretta Elisa, Saretta Emilia, Scarfo Maria in Bombardieri, Scarfò Maria in Cappriata, Scavarda Antonia, Scotti Duilio Luigi, Secchi Leonarda in Lugas, Seminara Maria, Sereno Maria, Soleri Giuseppe, Sorelle Losa, Sorgato dott. Antonio, Sorgato Maddalena, Spreafico Giovanni, Spriano Adele, Stignani Cleofe in Guggi, Stratta Luisa, Sulo N. M., Sumasi Giuseppina, Suore dei poveri.
T) - T. B. di Pontedassio, T. P. di Brisighella, Taddia Ida, Teobaldi ved. Dalmasso, Temporale Maria in Zilli, Tomasi Maria, Tomasini Andrea, Torriglia Nanny, Tortola Onorina, Trivelli Alberto, Tusa Giuseppe
V) - Variara Celso, Variara Lia e Pierino, Velardita Ardita, Ventura avv. Salvatore, Venturino Chiara, Ver cesi Luigina, Viassone Antonia, Villani Antonietta, Visetti Maria, Vita Tilde, Viti Mariani marchese Paolo.
Z) - Zambelli Maria, Zanchi Mara in Colombo, Zanetti Giuseppe, Zerbi Carlotta, Zille Maria, Zuchet Giuseppina e Paolina.
BASILICA DI MARIA SS. AUSILIATRICE_ Torino - Valdocco.
Continua il Mese di Maria Ausiliatrice col seguente orario: -- Messe dalle ore 5 alle 10. - Ore 6 Messa della Sezione Artigiani, predica del Sac. Luigi Colombo, salesiano, benedizione. -Ore 7.30 Messa della Sezione studenti. - Ore 17 canto di una lode, predica del rev.mo Can. De-Alexandris, e benedizione. - Ore 19.45, Rosario, predica del rev.mo Don G. B. Zerollo, e benedizione.
Nei giorni festivi (1, 5, 8, 15, 22 maggio): Messe dalle ore 5 alle 11.30. - 6, 30 Messa della Sezione artigiani; 7.30 Messa della Sezione studenti. - 9.30 Messa solenne -Ore 15,15, Rosario, Predica del Can. De-Alexandris, e Benedizione - Ore 17, Vespri, predica del rev.mo Don Zevollo, litanie e benedizione solenne.
DOMENICA 1 MAGGIO. - FESTA DEL PAPA quale omaggio della Pia Unione dei Cooperatori Salesiani e dei divoti di Maria Ausiliatrice al S. Padre.
DOMENICA 15 MAGGIO. - Comincia la novena solenne in preparazione alla Festa titolare.
MARTEDI' 17 MAGGIO. - Anniversario della Pontificia Incoronazione di Maria Ausiliatrice. - Alle ore 9, messa solenne in canto gregoriano.
DOMENICA 22 MAGGIO. Orario dei giorni festivi - Ore 8 PELLEGRINAGGIO degli Oratori festivi e Circoli giovanili Salesiani al Santuario. - Ore 15,30 ADORAZIONE PREDICATA per le Figlie di Maria e le giovani Oratoriane delle Figlie di Maria Ausiliatrice.
LUNEDI' 23 MAGGIO. - Vigilia della. Solennità di Maria SS. Ausiliatrice. - Ore 6 Messa, Predica e Benedizione. - Ore 7,15 Messa celebrata da Sua Ece. Rev.ma Mons. Costanzo Castrale, Vescovo tit. di Gaza e Vicario Generale dell'Archidiocesi. - Ore 17 Primi Vespri Pontificali, Discorso e Benedizione solenne. - Ore 20 - Magnificat, Predica e Benedizione solenne. - Illuminazione e concerto.
NB. - Il Santuario rimane aperto per la Veglia Santa. Alle ore 22.30 Ora di adorazione predicata - Alle ore 23.30 Visita ai Sette Altari. - Ore 24 Canto del Magnificai, Supplica a Maria Ausiliatrice, Recita del S. Rosario.
MARTEDI' 24 MAGGIO: SOLENNITÀ DI MARIA SS. AUSILIATRICE. - Messe dalla prima aurora alle ore 13. - Ore 6,30 Messa celebrata dal rev.mo Sig. Don Albera, Rettor Maggiore dei Salesiani.
Ore 7,15 Messa celebrata da Sua Eminenza il Sig. Card. AGOSTINO RICHELMY, Arcivescovo di Torino. - Ore 10 Messa Pontificale di S. E. Rev.ma Mons. QuiRico TRAVAINI, Vescovo di Possano. - Ore 16 Panegirico detto dal rev.mo can. De Alexandris, Benedizione pontificale. - Ore 18 Secondi Vespri Pontificali, Panegirico detto dal rev.mo Don Zerollo - Trina Benedizione col SS. Sacramento, impartita dall'Emmo Card. Arcivescovo. - Illuminazione e concerto.
22-25 MAGGIO.-- CORTE DI MARIA.
MERCOLEDI, 25 MAGGIO. - Le preghiere di questo giorno sono in suffragio degli ascritti all'Arciconfraternita dei divoti di Maria Ausiliatrice e di tutti i benefattori defunti del Santuario.
25-29 MAGGIO. - Mattino e sera Benedizione solenne. - 26, Corpus Domini, Orario festivo.
DOMENICA 29 MAGGIO -- Chiusura delle feste. Ore 7,15 Messa della Comunione Generale - Ore 9.30 Messa solenne - Ore 16,30 Vespri solenni, Conferenza ai Cooperatori tenuta dal rev.mo Don Zerollo. - Te Deum e Benedizione solenne.
In un quartiere operaio di Parigi
Una sera del 1877, reduci da una spedizione benefica, transitavano per le vie di Ménilmontant tre membri della conferenza di S. Vincenzo de' Paoli, i quali, nel rievocare i dolorosi ricordi del sangue fraterno sparso per quei luoghi durante la Comune, vedevano affacciarsi ben triste alla mente la visione della miseria morale, in cui cresceva tanta gioventù.
Il loro zelo e la loro età piena di slanci non permise però lo sterile effondersi in vani lamenti, e, constatato il male, pensarono senz'altro a porvi rimedio. Venne costituita una società, fu comperato un tratto di terreno e un fabbricato, e ai primi di dicembre dello stesso anno venne aperto alla gioventù del borgo l'Oratorio S. Pietro, che non tardò a popolarsi di vivaci frequentatori e a divenire il centro di varie istituzioni benefiche; morali e religiose.
Nel 1883 il Venerabile Don Bosco, recatosi a Parigi, vi destò un'onda di vivissima simpatia, e a lui si pensò di affidare l'opera nascente perchè potesse avere il necessario sviluppo. Don Bosco l'accettò, e l'anno appresso i Salesiani si stabilivano nella grande capitale.
La vita dell'Oratorio di Ménilmontant.
Nutrito da un affetto intenso, in breve, il piccolo focolare di vita cristiana si allietò di un possente risveglio di fede ed irradiava il suo calore benefico con ardore crescente, quando giunsero le prove e i cimenti. Difficoltà di vario genere, fra cui non ultimo lo spirito settario e la persecuzione del 19o2, per ben tre volte ne imposero il trasferimento. Ma passarono le bufere e i giorni di dolore, e l'opera fecondata dalle lacrime di tante anime continua ad esercitare la sua missione e a sprigionare vive e sane energie.
L'Oratorio di Ménilmontant è un piccolo mondo, che accoglie amorevolmente in seno piccoli e grandi, e a tutti procura ore di benessere e di sollievo, appoggio, e vantaggi morali e materiali.
In esso, infatti, sorgono varie associazioni, che bene si addicono ai desideri e bisogni diversi. Dai giuochi infantili si passa alla società ginnastica « Les Ménilmontagnards », al Circolo filodrammatico, e all'orchestrina; poi è la volta dei reduci, che si sono stretti in società, detta « La Fratellanza militare », e degli Ex-Allievi, che ritornano volentieri al nido di tante memorie.
Altre istituzioni importantissime sono: - la Colonia alpina per un'ottantina di bimbi poveri e malaticci, che annualmente, nei mesi caldi, vengono condotti in una amenissima villeggiatura; - la Cassa di risparmio; - la Biblioteca, che difffonde in copia libri di sana ed utile lettura; - la Conferenza di S. Vincenzo de' Paoli, che svolge un'azione veramente encomiabile. E il povero che offre al povero il pane, l'appoggio e la fraternità che scaturisce dall'anima cristiana: sublime carità di cuori semplici, che conoscendo le strettezze le sanno allieviare.
A stringere e riannodare le file di queste associazioni concorre quell'affabilità evangelica, fatta di dolcezza e carità, che Don Bosco volle trasfusa ed impressa nelle sue opere; e molla possente di tutto l'organismo è la pietà, non pesante, ma sentita ed attraente.
Ed è veramente uno spettacolo suggestivo vedere tanta gioventù, piena di brio e di nervi, che in cortile s'agita e si confonde e s'arruffa, riunirsi a un cenno del Direttore nella cappella a recitare le orazioni, a sentire una buona massima, a ricevere la benedizione di Dio.
E quando nella città i lumi s'accendono e il ritmo della vita si accentra nella famiglia, e l'Oratorio via via si sfolla dei piccolini, allora i più grandicelli si riuniscono nelle sale, chi ad apprendere l'arte drammatica e musicale, chi a giuocare al biliardo, chi a leggere ed istruirsi nella biblioteca, chi a discutere in seno alla propria associazione i mezzi di un domani migliore.
In tutti regna e si diffonde un senso di solidarietà e fraternità, e un attaccamento ed affetto sincero all'Opera, alla quale si sentono uniti da un vincolo di tenerezza. All'Oratorio si respira un'aria di famiglia, e piccoli e grandi si sentono fratelli nel nome di Don Bosco.
Se ne ebbero prove commoventi durante e dopo la guerra, quando semplici soldati inviavano periodicamente i loro risparmi per le opere dell'Oratorio, per la Conferenza di S. Vincenzo, per la costituzione dei fondi necessari all'erezione di una lapide ai compagni caduti e alla celebrazione annuale di una Messa funebre per ognuno di essi.
A fomentare e a cementare cotest'unione è indetta ogni anno una festa particolare, la « Festa dei ricordi », alla quale partecipano amici, benefattori, e parenti degli allievi, con molta allegria e cordialità.
Allo stesso scopo si pubblica mensilmente un apposito periodico, che reca a tutti, vicini e lontani, una parola buona ed un ricordo gentile, e vien diffuso anche fra le famiglie, mantenendo in questo modo il contatto e l'affiatamento, e dissipando tante prevenzioni.
Così gli allievi si sentono sempre membri e figli di una grande famiglia, e a poco a poco si formano uomini seri e coscienziosi, che amano la loro fede e la diffondono ovunque e sempre. Poichè l'Oratorio non vuol essere solo una serra in cui si racchiudono e si riparano dal vento le anime tenere e delicate, ma anche, e sopratutto, scuola della vita.
E, realmente, può contare al suo attivo molte vittorie e importanti trasformazioni. Dei suoi gio vani già sei si sono fatti sacerdoti, e sette sono sulla stessa via. E al suo fianco ormai sorge e fermenta uno stuolo di cristiani, la cui preghiera ed azione esemplare solleva lentamente la massa ribelle di Ménilmontant. Il quartiere, a poco a poco, ha rammollito l'antica rabbia contro il prete: la veste nera può ora circolare liberamente per le vie, senza che il suo passaggio desti il solito grido di sprezzo.
Per un più ampio sviluppo.
Ma la via da percorrere è ancor lunga, e la mèta è ancor lontana.
Ménilmontant non dimentica di essere stata la cittadella dei comuninardi del '7o e la roccaforte degli insorti, dove si trascinavano alla fucilazione sacerdoti ed inermi cittadini, mentre la bordaglia faceva scempio delle sue vittime. La ribellione, la miscredenza e l'odio sono stati seminati a larga mano, e la scuola laica ha fatto le sue vittime più sanguinose in quelle coscienze. Il vizio e l'alcool hanno abbrutito tante anime, in molte delle quali non solo si è affievolito, ma si è anche spento il senso di religione. Paolo Bourget, parlando di Ménilmontant, lo paragona a un borgo di selvaggi.
In un terreno così difficile ed aspro, in un ambiente così pieno di ostilità e diffidenze, è perciò quanto mai provvidenziale e necessario che l'Oratorio di Don Bosco possa svolgere ampiamente la sua missione ed estendere i suoi benefizi.
Un dei mezzi più efficaci per l'elevazione morale e religiosa della società è certo l'educazione cristiana dei giovani, perchè sono essi gli uomini di domani e perchè forse solo attraverso l'innocenza e il candore di un cuore di bimbo è possibile far giungere a certi cuori, aiuti e chiusi alla grazia, una parola di fede, un'ispirazione buona, un pensiero d'amore, che più tardi potrà prendere maggior consistenza e segnare il ritorno di un'anima a Dio, e alla via dell'onestà e del lavoro.
L'Oratorio S. Pietro, che è stato per molti anni l'arca di salvezza, il faro luminoso di fede per tante anime giovanili tremanti, sente ora la necessità di un ulteriore sviluppo, di crescere di energia e di azione, di aumentare la sfera di influenza, d'intensificare il lavoro per una trasformazione radicale del suo quartiere, per ricondurre a Dio tante anime.
Ed invero quando cessò la guerra e la pace vi ricondusse tanti giovani reduci, un fremito di vita novella corse per le membra di tutti, e nel piccolo cenacolo di cuori ardenti si concretò un bel programma di azione.
Ottenere che l'attrattiva dell'Oratorio sia più avvincente di quella della piazza: dare impulso maggiore alle opere già esistenti, aumentando il numero dei componenti e trasformandoli in collaboratori attivi ed efficaci: sviluppare nuove forme suggestive di propaganda e nuove associazioni, in cui l'esuberanza giovanile possa espandersi ed indirizzarsi al bene: aumentare i mezzi di istruzione morale e religiosa per estinguere i velenosi effetti della scuola laica e della propaganda di odio: questo fu il programma proposto e concretato. Fare che l'Oratorio possa soddisfarei desideri e i bisogni propri delle varie età, ed accompagni e fiancheggi l'individuo nelle diverse fasi e contingenze della vita, offrendogli gli opportuni aiuti per essere buon cittadino e buon cristiano: ecco la mèta da raggiungere.
Ma un fulmine a ciel sereno minaccia di rovinare ed abbattere il lavoro paziente di tanti anni, e l'opera, che resistette agli assalti passati, ancor una volta è in pericolo di trovarsi sulla pubblica via. Particolari necessità obbligano i proprietari a vendere il terreno, sul quale l'Oratorio si è posto. Si impone il dilemma: o comperare, o pellegrinare altrove. Ma un quarto trasloco, negli attuali momenti, vorrebbe dire la morte, e a 44 anni, tanti ne ha l'Oratorio, si preferisce vivere.
Fu chiesto aiuto e soccorso; il bisogno scosse nel cuore degli allievi, vecchi e giovani, la fibra della riconoscenza e dell'affetto, e fu radunato un terzo della somma necessaria. C'è ancora molto da fare; ma noi speriamo che la generosità e la larghezza dei parigini e di quanti francesi hanno a cuore il bene morale e materiale del popolo, non vorranno negare il loro contributo perchè questa istituzione, visibilmente voluta dalla Divina Provvidenza, viva e, fedele al programma tracciato da Don Bosco, prosegua animosamente nella rigenerazione delle masse popolari.
Per chi può beneficare.
Noi domandiamo sempre ai nostri Benefattori... per i nostri orfanelli... Per nuove chiese, per nuove vocazioni religiose e sacerdotali, per gli Oratorii festivi, per l'assistenza degli emigrati, per l'evangelizzazione di popoli selvaggi, per la buona stampa... e non possiamo far a meno di domandare. I bisogni son tanti, e così gravi, e crescono ogni dì, che è una pena il non potervi provvedere; e ci sentiamo sempre più stimolati a farli conoscere... a chi può beneficare.
Quindi... anche in questo mese domandiamo. Urge, infatti, pensare a una nuova spedizione di Missionari, e perciò provvedere alle enormi spese di spedizione e a fornire i partenti del corredo necessario e degli indispensabili arredi sacri.
Ed oggi tutto costa!... Se prima della guerra, la partenza di 5o nuovi missionarii importava una somma che aggiravisi sulle 1oo.ooo lire, oggi non bisogna calcolarla minore di 500.000!
- MEZZO MiLIONE!?... È presto detto...
Eppure bisogna trovarlo... e si troverà, come in passato, per mezzo delle piccole e grandi offerte dei nostri generosi benefattori e delle zelanti benefattrici nostre, perchè le Opere Salesiane sono particolarmente assistite da Dio e da Maria SS. Ausiliatrice, come affermava Don Bosco.
Per parte nostra, col cuore commosso, anticipiamo un grazie a tutte le anime buone, delle quali si serve la Divina Provvidenza per venire in soccorso al nostro Superiore.
ESPOSIZIONE di Arredi sacri per le Missioni Salesiane.
La Commissione «Arredi Sacri », stabilita in seno al Comitato Centrale delle Dame Patronesse Salesiane delle Opere del Ven. Don Bosco con apposita circolare in data 10 aprile u. s., ha ricordato ai Comitati Dame Patronesse e alle Zelatrici Salesiane la deliberazione presa nel febbraio 192o di promuovere ogni anno un'Esposizione di Arredi Sacri per le Missioni Salesiane, e di favorirla.
« Ogni oggetto - dice la Circolare - verrà scrupolosamente utilizzato, e avremo così la consolazione di poter aiutare le Missioni Salesiane dell'America, dell'Africa e della Cina, contribuendo alla, bellezza di quanto v'ha di più intimo e sacro nella loro esistenza, cioè all'ornamento delle umili Cappelle delle principali residenze dei Missionari, molte delle quali, per il loro continuo aumentare, sono davvero povere ed estremamente bisognose di sacre suppellettili.
» Quest'anno poi ci deve maggiormente animare all'opera, il pensiero, che una parte degli oggetti che si allestiranno verrà destinata al luogo dove riposano le spoglie del Ven. Don Bosco e del suo successore Don Rua: al Seminario delle Missioni Estere Salesiane di Valsalice in Torino, che pur ha urgente bisogno di arredi sacri ».
Abbiamo voluto ricordare il santo proposito a tutte le Cooperatrici, affinchè vogliano allestire qualche oggetto per l'Esposizione, o inviare con cortese premura stoffe di seta, velluto, damasco, tele, pizzi, nastri, fodere, quanto insomma può essere utile per la confezione di arredi sacri, e anche offerte in denaro, ad uno degli indirizzi seguenti:
I) Ill.mo e Rev.rno Sig. Don Albera, Rettore Maggiore dei Salesiani - Via Cottolengo, 32 - TORINO contrassegnando l'invio: - Per gli Arredi Sacri delle Missioni Salesiane.
2) Contessina Lorenzina Mazé de la Roche - Corso Vinzaglio, 25 - TORINO.
3) Contessina Maria Teresa Camerana - Corso Oporto, 23 - TORINO.
Medaglia d'oro a un Missionario.
Da sei anni, il Sac. Don Albino Del Curto, Missionario Salesiano nell'Oriente dell'Equatore, sta lavorando per aprire una strada che metterà in comunicazione El Pan con Santiago de Mendez. Venticinque chilometri di strada sono già compiuti; nel tratto restante è già aperto un comodo sentiero, che Don Albino spera di poter convertire in ampia strada carrozzabile, non appena avrà aiuti dal Governo. Intanto gli otto giorni di cammino, che s'impiegavano per andare da El Pan a Mendez, son ridotti a tre. Al zelante Missionario, che unisce a tanta attività il più acceso zelo apostolico, la città di Cuenca , capitale dell'Azuay, ha reso solenne testimonianza di grata ammirazione, con pubblico encomio e medaglia d'oro.
Alla Scuola agricola di Beitgemal.
Il Messaggere Egiziano di Alessandria ci ha recato la notizia che il Salesiano Don Eugenio Maria Bianchi, direttore della Scuola Agricola di Beitgemal, è stato insignito della decorazione dell'Ordine del Britisch Empire (O. B. E.), e che il R. Console d'Italia in Gerusalemme, sig. V. di Villarey, si affrettò a dargliene comunicazione con una splendida lettera. « Il R. Ministro degli Affari Esteri, dice il Ministro, mi ha fatto pervenire l'unita decorazione dell'Ordine del « Britisch Empire » a Lei destinata. Nell'insignirla di tale onorificenza il Governo Britannico ha voluto dare a Lei ed alla Scuola dei Salesiani di Beitgemal un'attestazione della sua riconoscenza... Era mia intenzione di farle conferire le insegne personalmente da S. E. l'Alto Commissario; varie circostanze l'hanno costretto a rinviare alla prossima primavera la visita che Egli ha l'intenzione di fare alla Scuola Agricola ». Seguivano le più lusinghiere congratulazioni a Don Bianchi e ai Salesiani di Palestina per l'opera loro e per lo spirito che li anima, ed auguri « affinchè la Scuola Agricola di Beitgemal, che occupa un posto così eminente fra le istituzioni analoghe della Palestina e che un così meritato successo riportava nella recente mostra di Gialla, e le altre opere salesiane possano aver sempre maggiore prosperità e portare un contributo sempre maggiore alla grandezza del nome d'Italia ».
CONFERENZE SALESIANE.
L'Istituto Paterno di CASTELNUOVO D'ASTI, festeggiando il 3 marza u. s. S. Francesco di Sales, volle che il gaudio di quel giorno si estendesse anche ai figli già usciti dalla casa paterna e chiamò a fraterno convegno il Consiglio direttivo degli exallievi per un mutuo scambio di idee circa l'epoca e gli argomenti di trattazione del convegno annuale prossimo. Il rev.mo sig. Vicario celebrò la Messa solenne ed il salesiano Don Manfrino ritrasse le amabili caratteristiche di S. Francesco di Sales, rilevando particolarmente le doti che indussero Don Bosco a costituirlo patrono delle sue opere.
La domenica seguente, 6 marzo, tutta Castelnuovo con l'entusiasmo di chi celebra le glorie di famiglia si riversò nel teatrino parrocchiale che la bontà del sig. Vicario aperse a tutti. Il vasto am biente era gremito. Presiedeva l'Ispettore Salesiano del Piemonte, con le Autorità del paese. Tutti vollero essere presenti per riudire cose che sapevano, che si ripetevano, ma che tornano sempre care. E l'oratore Dott. D. Rastello corrispose all'attesa generale, mettendo egregiamente in rilievo le proiezioni dei quadri della vita di Don Bosco. Le persone richiamate sulla tela, le memorie fatte rivivere, i luoghi noti a tutti e il pubblico che riviveva una storia di gloria vissuta, diedero alla commemorazione la dolce sensazione che quella fosse veramente la festa di tutti.
L'appello del sig. D. Albera alla carità dei cooperatori dell'Opera di Don Bosco trovò a Castelnuovo la più generosa corrispondenza: un comitato di cooperatori, zelanti come il loro Don Bosco, ha già raccolte in varie liste i nomi e le offerte di numerosi oblatori che non vogliono essere secondi a nessuno nell'affetto all'Opera che nella patria del Fondatore ha profonde radici.
A NOVARA il 30 gennaio una moltitudine devota, insieme con i Cooperatori, si riversò nel Santuario di Maria Ausiliatrice, a tutte le sacre funzioni celebratesi con vero splendore, per gli alunni interni, per i giovani dell'Oratorio;e per il pubblico. Cantò Messa Mons. Tarletti. Il Dott. D. Pietro Coffano, tenne la conferenza prescritta, presente Mons. Vescovo e molto clero della città, parlando all'uditorio dell'azione salesiana locale e stimolando tutti i Novaresi a concorrere colla preghiera e con tutti i mezzi che sono in loro potere, perchè, anche in questi tristi tempi, i figli di Don Bosco riescano a far tutto quel bene che desiderano e di cui la città abbisogna.
Nella chiesa di S. Giorgio a FosSANO tenne conferenza ai Cooperatori, il 20 febbraio, lo stesso Vescovo diocesano Mons. Travaini. Sua Eccellenza amò intrattenerli su Don Bosco, lumeggiandone la figura, sotto il triplice aspetto - così scrive la Fedeltà - di uomo di Dio, di educatore insigne, di apostolo fervidissimo. Il Ven.le Don Bosco fu l'uomo dei suoi tempi, l'uomo suscitato dalla Divina Provvidenza, perchè a rigenerare la. società dei suoi tempi, agitati come i nostri, era un santo che ci voleva. Sovratutto bisognava conquistare la gioventù, e questa ardua e delicata conquista, specialmente per mezzo degli oratori festivi e di ospizi per la gioventù abbandonata e pericolante, fu la grande impresa, così felicemente compiuta... Il miglior frutto sono i loro antichi allievi che si sentono e sono realmente legati ai loro antichi maestri ed educatori e padri da vincoli di affetto, di gratitudine e di comunanza di lavoro e di intenti. La pia adunanza, alla quale presero parte tutti gli alunni del Collegio Civico, si chiuse con la benedizione eucaristica, impartita dallo stesso eccellentissimo oratore.
A CASALMONFERRATO il 19 febbraio nel Salone Silvio Pellico tenne conferenza con proiezioni luminose sull'opera di Don Bosco il prof. D. Antonio Fasulo; e il dì seguente, il rev.mo Can. D. Luigi Negri, quaresimalista della Cattedrale, ebbe la bontà d'illustrare egli pure, dinanzi un uditorio numerosissimo, l'apostolato salesiano. « Nutriamo fiducia - scrive il Corriere di Casale - che le due conferenze abbiano servito a destare nella nostra città un vivo fervore di cooperazione a tutte le Opere Salesiane e specialmente all'opera grandiosa elle sta sorgendo al nostro Valentino, per la quale ancora una volta domandiamo l'interessamento e l'appoggio di tutte le persone facoltose e buone ».
A FAENZA il 30 gennaio S. E. Mons. Vincenzo Bacchi, Vescovo della città, celebrò alle 7.45 la Messa della Comunione Generale ed alla sera presiedette la Conferenza tenuta ai Cooperatori ed alle Cooperatrici dal rev.mo Sig. D. Dionigio Balza, Priore di Gonzaga, il quale trattò maestrevolmente la figura di Don Bosco come vero precursore di carità sociale.
* *
Dal 6 al 23 s. marzo ad iniziativa di zelanti Cooperatori, Ex-Allievi e benemerite Associazioni Cattoliche, dal nostro .Don Fasulo furono tenute in Valtellina Conferenze sul Ven. Don Bosco e le Missioni Salesiane, allo scopo di raccogliere gli amici dell'Opera nostra, accrescerne il numero ed attuare le norme stabilite nel Congresso Internazionale dello scorso maggio.
Lo scopo venne felicemente raggiunto. Ecco i nomi dei nuovi Decurioni, sotto la cui presidenza si sono costituiti promettenti Comitati di azione salesiana:
Bellano - Stoppani D. Carlo, Prevosto.
Caspoggio - Gatti.D. Giovanni, Arciprete.
Chiavenna -Giacomini D. Beniamino, Arciprete.
Morbegno - Gobbi D. Eugenio, Arciprete.
Ponte in Valtellina. - Civati Parr. D. Leopoldo,
Sondalo - Zubiani D. Giovanni, Parroco.
Teglio -Valli D. Alessandro, Prevosto.
Tirano - Ambrosini Sac. Dott. Giuseppe.
A Sondrio un alacre Comitato si è già reso benemerito del locale Oratorio Festivo, a cui vantaggio organizzò una pesca di beneficenza tenuta con ottimi risultati la prima domenica di marzo.
A quanti promossero ed incoraggiarono le Conferenze ben riuscite, ai generosi che diedero offerte per venire in aiuto alle Missioni ed alle Opere di Don Bosco, il nostro ringraziamento. Ai novelli Decurioni ed ai Comitati da loro diretti l'augurio di fecondo lavoro.
In Italia.
ROMA-TESTACCIO. - UN'IMPONENTE DIMOSTRAZIONE DI FEDE. - Togliamo, con piacere, dall'Eco dei Ritiri Operai di gennaio-febbraio 1921, la relazione di una grande dimostrazione di fede, svòltasi nella parrocchia di S. Maria Liberatrice al Testaccio.
« Erano squadre numerose di autentici e bravi operai, frutto eloquente dei nostri Ritiri che rispondevano alla chiamata per dare una prova di fraterna adesione e concordia verso la Sezione del Testaccio. Ogni rappresentanza era numerosa e composta di uomini di buona volontà, fieri della bandiera della Sezione nei suoi fulgidi e vivi colori, anelanti di mostrarsi ancora una volta in pubblico per render testimonianza di fede e di affetto al loro Re Gesù Cristo
» Man mano che giungevano i vari gruppi rappresentanti le Sezioni, i primi arrivati si affollavano presso i confessionali per disporre le loro anime al banchetto eucaristico, poscia prendevano posto nella navata principale che in breve si trovò occupata totalmente dai nostri operai... nell'attesa dell'Eminentissimo celebrante.
» Alle ore 8,30 giunse infatti in automobile S. E. il Card. Ranuzzi de' Bianchi, ricevuto sul limitare del tempio dal nostro Padre Gori, da Don Francesco Colombo, Parroco della chiesa, dal Comm. Grossi-Gondi e dal Cav. Passamonti. Il venerando porporato, nella maestà della porpora, attraversò la chiesa, benedicendo la devota folla operaia che riverente si segnava.
» Durante la preparazione alla S. Messa sotto le vòlte del maestoso tempio risuonano alte e sonore centinaia di voci che ripetono gli inni dei Ritiri, seguiti dalla recita dell'Officio della Vergine. La preghiera in comune era stata preceduta da un fervoroso discorso del Padre Galloni d. C. d. G., che con la sua anima ardente di apostolo e con la sua convincente parola tenne avvinto l'uditorio...
» Al momento solenne del banchetto eucaristico incominciarono a sfilare, ordinate e raccolte, le schiere dei nostri operai, cui fecero seguito le Associazioni femminili della parrocchia, per cui si vide necessario un altro sacerdote per la distribuzione della comunione che durò per ben mezz'ora, trattandosi di oltre un migliaio di fedeli che si accostarono alla sacra mensa.
» Dopo la S. Messa si ordinò un magnifico corteo formato da due grandi ali costituite dai nostri operai, fra le quali sfilavano i vessilli delle Sezioni, liberi ai venti, che raccoglievano e diffondevano nelle vie del popoloso quartiere gl'inni sacri cantati dai forti e liberi operai cristiani, e le lodi divine in musica dagli allievi del Collegio Germanico, che nella loro divisa di scarlatto portavano una nota accesa e gaia nel corteo, chiuso dal gruppo dei ministri celebranti, che assistevano l'Em.mo Porporato, il quale recava l'Augusto Sacramento sotto il Baldacchino, le cui aste erano sorrette dai capi-gruppi e Presidenti delle Sezioni tra i quali l'On. Cingolani, Deputato al Parlamento.
» La imponente e devota processione attraversò le principali vie del quartiere tra il rispetto e la commozione del popolo che era schierato lungo la via e che gremiva i balconi delle case, alcuni dei quali adorni di drappi in segno di festa e di amore a Cristo Sacramentato, al quale s'inneggiò ripetutamente al grido di « Viva Gesù Sacramentato ».
» La processione ritornò alla chiesa parrocchiale senza il minimo incidente, tra la generale soddisfazione e la più intensa commozione, mentre si levavano al cielo le note dell'inno ambrosiano in rendimento di grazie al buon Dio, che si degna così benedire e coronare di frutti soavi e copiosi la benefica opera dei Ritiri Operai ».
TRIESTE. - IL GEN. PETITTI DI RORETO si è recato a visitare l'Oratorio Salesiano.
Accolto festosamente, a suon di banda e con entusiastici evviva, assistette ad un breve trattenimento elle Superiori e giovani vollero offrirgli quale omaggio di gratitudine e riconoscenza. Il teatro era gremito. Presenziavano la rappresentazione anche S. E. Mons. Bartolomasi, Vescovo Diocesano, il gen. Manduca, i colon. Grossetti e Giungi, il cav. uff. Dott. Cominotti colla sua gentil signora, e molti altri signori e signore.
Dopo un grazioso dialogo di occasione, S. E. il gen. Petitti rivolse ai giovani affettuose e calde parole d'incoraggiamento, accolte da fragorosi applausi.
Parlò poscia, acclamatissimo, S. E. Mons. Vescovo, rivolgendo a tutti un caloroso appello di scolpire in cuore i tre grandi amori a Dio, alla patria e al lavoro.
Il gen. Petitti lasciò l'Oratorio fra gli evviva entusiastici ed unanimi di tutti i giovinetti, che serberanno il più grato ricordo della visita del loro insigne benefattore.
"RIVISTA DEI GIOVANI", il simpatico periodico mensile per la cultura morale e religiosa degli alunni delle scuole medie superiori, apre un abbonamento semestrale, con decorrenza da qualunque mese, al prezzo di L. 6.
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All'Estero.
PARAGUAY. - CENTO GIOVANI ESPLORATORI PARAGUAYANI, nel mese di gennaio u. s. fecero un viaggio d'istruzione fino alle capitali dell'Uruguay e dell'Argentina, accolti dappertutto dalle prime Autorità Governative, civili ed ecclesiastiche, col più vivo entusiasmo. La prima tappa trionfale avvenne a Salto (Uruguay), dove ascoltarono la Santa Messa e fecero la S. Comunione, e lo stesso Mons. Chamacho, Vescovo Diocesano, diede loro il benvenuto. Di là, in carrozzoni di prima classe, offerti gratuitamente dal Governo, in venti ore di viaggio scesero a Montevideo, ospiti dell'Istituto Salesiano. Fin dal primo giorno fecero visita d'omaggio al celebre Poeta Zorrilla de S. Martin, e nei giorni seguenti al Presidente della Repubblica, all'Arcivescovo e alle Case Salesiane del Manga, di Las Piedras e di Villa Colón. Il Presidente della Repubblica, a mezzo del Ministro della Guerra, donò loro una storica bandiera. L'Arcivescovo accolse con entusiasmo il messaggio che il Vescovo di Asunción, Mons. Bogarin, aveva affidato ai giovani esploratori. Tutta la città s'interessò amabilmente ed entusiasticamente della loro presenza, e quando sfilarono al canto dell'inno nazionale uruguayo per le vie principali fino al Palazzo del
Governo; e quando la domenica 16 gennaio, insieme con la Gioventù Cattolica Uruguaya, si recarono alla Metropolitana, dove l'Arcivescovo dispensò a tutti la S. Comunione; e quando offersero al Ministro della Guerra un grandioso saggio ginnastico nel Parco Centrale. Il Governo mise a loro disposizione varie splendide automobili, sulle quali poterono visitare tutti i punti pittoreschi della capitale e dei dintorni.
Da Montevideo passarono a Buenos Aires, dove si ripeterono le stesse entusiastiche dimostrazioni. Ci scrivono infatti da Buenos Aires: « I Giovani Esploratori paraguayani di Don Bosco nella loro ultima escursione fecero visita anche alla nostra città. Giunsero da Montevideo in numero di 1oo accolti con solennità al porto dai nostri esploratori argentini. Le due musiche incrociarono i rispettivi inni nazionali, e si andò al Collegio Santa Caterina pel ricevimento ufficiale. Furono pronunziati discorsi e venne offerto uno spuntino con la massima cordialità. Quindi si formò un grandioso corteo per le vie della città. Durante la loro permanenza, accompagnati dai giovani argentini, visitarono i principali edifici e monumenti della città. Rilevante fu il Convegno generale fatto in Piazza del Congresso. Di là, in colonna, si portarono alla Metropolitana a deporre una corona sulla tomba del generale S. Martin. Gli esploratori paraguayani recarono il loro omaggio a tutte le Autorità nazionali. Monsignor Arcivescovo li volle regalare di un bell'album con una gentile dedica, e si affacciò al suo balcone per salutare la folla dei convenuti ».
Brume Leone Giuseppe, nato a Hòchst (Tirolo), + a S. Nicolàs il 31-8- I92o a 47 anni.
Adempiva, da vari anni, con grande amore, l'ufficio di sacrestano; e la morte lo colse ai piedi dell'altare, presso Gesù in Sacramento.
BONZANIN Antonio, nato a Cembra (Trentino), † a Trento il 7 - 12 - 192o a 5o anni.
Entrò nella Pia Società giovanissimo, e coi lavoro quotidiano si preparò ai gaudi eterni.
BRANDAO TELLES Giuseppe, nato a Marianna (Brasile), † a Cachoeira do Campo il 27 - 1o - 192o a 27 anni.
Di singolare amore all'ubbidienza, perì in tragico modo. Dio gli conceda l'eterno riposo.
BUSINARO Ch. Francesco, nato a Carrara S. Giorgio (Padova), † a Torino il 24 - 1o - 192o a 27 anni.
Ebbe una morte dolorosa, e le andò incontro con grande rassegnazione. « Tutto come Dio vuole », era l'espressione sua abituale.
CoLUSSI Sac. Giovanni Maria, nato a Casarza delle Delizie, t a Roma il 5 - 2 - 1921 a 71 anno.
Parroco, per molti anni, alla Chiesa del Sacro
Cuore in Roma, spiegò una grande carità e uno spirito veramente apostolico. Morì da buon soldato sulla breccia, lasciando quaggiù larga eredità di affetti e meritandosi, come speriamo, una bella corona in cielo.
CIANFROCCA Plinio, nato ad Alatri, † a Macerata il 21 - 3 - 1921 a 22 anni.
Pur giovanissimo, seppe acquistarsi l'affetto e l'ammirazione dei confratelli per la scrupolosa diligenza nei doveri e nelle pratiche di pietà.
CZARNOWSKI Ch. Ladislao, nato a Male Glesno (Polonia), † a Foglizzo Canavese il 20 - 12 - 1920 a 34 anni.
Compì i primi studi nelle Scuole dell'Opera dei figli di Maria, ammirato da superiori e compagni per l'affabilità del carattere.
DELPIANO Domenico, nato a Castelnuovo d'Asti, † a S. Paolo (Brasile) l'8 - 9 - 192o a 76 anni.
Architetto di valore, eresse molte delle nostre chiese e case dell'Uruguay e del Brasile. Solo il grande affetto che nutriva per Don Bosco lo mosse a troncare una carriera che gli si parava, nel mondo, assai promettente e luminosa.
FERNANDEz GUTIERREZ Ch. Riccardo, nato a Baracaldo, † a Carabanchel (Spagna) il 17 - 2 - 1921 a 19 anni.
Piccolo fiore olezzante, venne trapiantato da Maria Ausiliatrice negli eterni giardini del cielo.
FRÉDÉRICK Sac. Enrico, nato a Liegi (Blgio) † a Elisabethville (Congo) il 25 - 2- 1921 a 47 anni.
Missionario nel Congo Belga, seppe acquistarsi l'affetto di quei poveri indigeni, che ne piansero amaramente la perdita. Ci ottenga dal Signore l'invio di altri zelanti operai.
FERRo Sac. Dionisio, nato a Coedo, † a Coedo (Spagna) il 17 - 10 - I92o a 56 anni.
Uomo di lavoro e di fede, nelle avversità e difficoltà, invece di abbattersi, raddoppiava la costanza e lo spirito di sacrifizio.
FÉTY Sac. Giov. Maria, nato a Augan, † a Melles lez-Tournai il 1o - 2 - 1921 a 48 anni.
La nostra Pia Società, Don Bosco e Maria Ausiliatrice, furono i tre amori che il buon confratello nutrì e che cercò. d'infondere anche negli altri.
JAMET Giuseppe, nato a Salon (Provenza), † a Avigliana (Torino) il 30 - 12 - I92o a 68 anni.
Fattosi salesiano in età matura, si fece presto stimare per la sua semplicità e pietà.
MoLINARI Sac. Giuseppe, nato a Frugarolo (Alessandria), † a Oulx il 18 - 2 - 1921 a 37 anni.
Fu Direttore per molti anni in vari nostri Istituti, come a San Pier d'Arena e alla Spezia. Era sua divisa l'umiltà e la laboriosità, da vero figlio di Don Bosco.
RINETTI Sac. Francesco, nato a Montemagno (Alessandria) † a ColleSalvetti il 15 - 3 - 1921 a 64 anni.
Dotato di una pietà amabile e profonda, sapeva trasfonderla, con grande semplicità, nel ministero sacerdotale e nella direzione delle anime, alle quali fece un gran bene.
SACRISTANI Giacomo, nato a Niardo (Brescia) † a Campos do Jordào (Brasile) il 6 - 22 - 1920 a 62 anni.
Emigrato in America, là conobbe la nostra Pia Società, e ammesso a farne parte, lavorò con attività e con zelo.
SERRANO Ch. Giuseppe, nato a S. Salvador, † a Ayagualo il 25 - 8 - I92o a 18 anni.
Semplice ascritto, faceva concepire lusinghiere speranze.
SiCco Sac. Francesco, nato a Montevideo, t a Montevideo il 7 - 3 - I92o a 44 anni.
La debole salute non gli permise di spiegare una grande attività, ma si prestava sempre volentieri a quanto gli era possibile.
SIMONETTI Sac. Pietro, dato a Caorso (Piacenza), † a Portici il 19 - 9 - I92o a 56 anni.
Salesiano secondo il cuore di Don Bosco, attivo e pio, predilesse le virtù della povertà e dell'ubbidienza, docile come un fanciullo.
TAGLIABUE Sac. Giovanni, nato a Meda (Milano), † a Sarrià il 9 - II - 1920 a 61 anno.
Salesiano e direttore esemplare, fu amantissimo di Maria SS. e di Don Bosco. Gran lavoratore, era mortificato e pronto alla rinunzia di sè, di null'altro preoccupato che del bene delle anime.
TANNHUBER Sac. Giuseppe, nato a Wurmanusquik (Baviera), † a Palmeiras (Brasile) il 29 - 8 - 1920 a 4o anni.
Anima bella, lavorò indeffessamente nelle Missioni Salesiane del Matto Grosso, dove perì vittima innocente del piombo omicida di alcuni forsennati.
WEWER Sac. Ermanno, nato a Leoningen (Oldemborgo), † a Mosquera il 20 - I - 1921 a 34 anni. Adorno di rare virtù, aveva un carattere retto e grande rassegnazione nelle prove della vita.
AGAzzi Elisabetta † a Sorisole (Bergamo).
ALBERTI Caterina † a Sulzano (Brescia). ARNEODO Giovanni † a S. Damiano Macra. BALDINELLI Rosa † a Milano. BELLANTE Valentino † a Nave (Belluno). BERNARDINI C. Andrea t a Buti (Pisa). BIANCHI prof. G. B. † a Foligno. BODIO Comm. Senatore Luigi † a Roma. BONDONE Angela † a Viguzzolo. BONI Don Bono † a Piadena. BORDOGNA Antonio † a Camerata Cornelio. BREMBILLA Redegonda † a Bergamo. CARAMELLINO Teresa † a S. Candido (Alessandria). CARLINI Angelo † a Cagliari. CARUSO Bianchina † a Conciso. CECCONI Don Costantino † a Forlì. CHIOLERO-MECCA Emilia † a Torino. CETTERio Angelo † a Triseggio (Milano). CODAZZI Angelo M. † a Schio. CAZERINO Filomena † a Rubiana (Torino). COMAZZI Anna † a Torino.
COSTANTINO prof. Dott. Giov. Antonio † a Torino. CURINA Pietro † a Fano.
DAL MAISTRO (Sorelle) † a Monte di Male (Vicenza). DEL SEPPI avv. Gaetano † a Pisa.
FASANO Giovanni † a Montaldo (Torino). FRACCHIA Don Francesco † a Altavilla. FRANZONI Maria † a Bienno (Brescia). GABETTI Caterina † a Dogliani (Cuneo). GAMBARDELLA Don Placido † a Castellamare Stabia GARASSINI Maddalena † a Serofano (Roma). GAUNA Maria † a Torino. GENOVESIo Luigi † a Bagnolo (Cuneo). GERLETTI Maria † a Margarita (Cuneo). GIORGIO Luigia † a Pecetto (Torino). GIULLA Maria † a Laigueglia (Genova). Gosso Giorgio † a Bagnolo (Cuneo). GOTTINI Giovanni † a Forni di Boggeria GRANDI Vincenza † a Rubiana (Torino). GROSSO Domenica † a Orio Canavese (Torino). JoRIO Carolina † a S. Stefano di Cadore. ISOLA Giuseppe † a Rovegno (Tavia). LADUCA Rosalia † a Valle d'Olmo. LAMPERi Cav. Tito † a Firenze. LANA Pietro † a Cornegliano d'Alba. LODI Carlo † a Lapezze Inferiore. LOCATO Don Riccardo † a Alonte (Vicenza). MARCHISONE Caterina † a Torino. MARENDA Don Giacomo † a Palazzolo sull'Oglio. MARINELLI Maria † a Padova. MARTINELLI Giovanna † a Isolacia (Sondrio). MASSA Vittorio † a Chieri. MASSALONGO Domenico S a S. Mauro Saline. MERCANTI Don Alessandro † a Pontremoli. MICHELI Emma † a Adrara S. Martino. MISTE Augusto † a Valdagno (Vicenza). MORANDO Emmelia † a Verona. MORENO (Coniugi) † a Lombriasco (Torino). MOVARES Contessa Eugenia † a Torino. Mussi-BoNSAGLIA Olimpia † a Torino. Musso Cav. Alberto † a Roddi (Cuneo). Muzio Carolina † a Voghera. NAZZARi Giacomo † a Este (Padova). ORSELLI cav. Giacomo † a Roma. PALLAVICINI Can. D. Angelo † a Serravalle Scrivia. PAOLASSO Can. Don Giuseppe † a Perosa Argent. PASSANI ing. Antonio † a Parma. PIPINO Francesca † a Carmagnola (Torino). PARODI Francesca Maria † a Genova. PARONELLI Carlo † a Gavirate (Como). PELLARIN Cav. Francesco † a Sequals (Udine). PENSATO Lucia † a Bovino (Foggia). PERDONA Padre G. B. † a Verona. PEZzOLi Laura † a Cortenuova (Bergamo). PIANA Don Alfredo † a Candelo. RAIMONDI Luigi t a Rescalda (Milano). RAVIZZOTTI Genesio † a Vaprio d'Agogna. RIVOLTA Erminia † a Sopraponte (Brescia). Rizzi Mons. Ambrogio † a Cremona. RoBASTO Margherita † a Lombriasco (Torino). Rossi Mons. Giuseppe † a Farxien (Malta). Rossi Innocenza † a Lombriasco. Rosso Ferdinando † a Rigutino (Arezzo). ROSTAGNO Balbina † a Torino. RUSCONI Teodolinda † a Canzo (Como). SALA Giuseppe † a Bernazeggio (Milano). SANTAROSSA Giacomo † a Fiume (Udine).