PERIODICO MENSILE PER I COOPERATORI DELLE OPERE E MISSIONI DI DON BOSCO
ANNO XLIX. TORINO, FEBBRAIO 1925 NUMERO 2.
REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE: VIA COTTOLENGO, 32 - TORINO (9)
SOMMARIO: Il Cinquantenario dell'Opera di Don Bosco nell'Argentina (Relazione del Sac. Giuseppe Vespignani). - Ricordando il Ven. Don Bosco: La sua calma: Com'era amato. - Unione «Don Bosco» tra insegnanti. - I Missionari partiti per Shanghai. -- Come si viaggia nel Kimberley. - Passeggiate apostoliche. - Istituto « Caterina Daghero » per aspiranti missionarie. - Esposizione Missionaria Vaticana. - «Aiutate la povera Missione dei Kivari ! » - Dalla Missione di Kiniama. - I miei viaggi nella Terra del Fuoco. -- Nell'Orfanotrofio di Ho-Si (Cina): 1) Cento nuovi ospiti. - Le meraviglie di Maria Ausiliatrice. - Cooperazione Missionaria. - Notizie varie.
Finalmente possiamo offrire ai lettori un'accurata relazione dei festeggiamenti con i quali si celebrò il sorgere del Cinquantenario dell'Opera di Don Bosco nell'Argentina.
In vista dell'Anno Santo, questi ebbero luogo sul finire del 1924, per non distrarre in alcun modo l'animo dei fedeli dal centro della Chiesa Cattolica, da Roma: e difatti un bel nucleo di Argentini partirono da Buenos Aires subito dopo le nostre feste per trovarsi in Roma al principio del Giubileo Universale.
A Torino, e altrove, la data memoranda della Ia Spedizione di Missionari Salesiani, compiuta da Don Bosco nel novembre del 1875, verrà commemorata alla fine di quest'anno e nell'anno venturo.
Ma ecco la relazione delle feste di Buenos Aires, inviataci dal venerando Don GIUSEPPE VEsPiGNANI, Direttore Generale delle Scuole Professionali e delle Colonie Agricole Salesiane, rappresentante il III° Successore di Don Bosco alla solenne celebrazione.
Ci spiace di non poterla accompagnare con le fotografie che ci vennero promesse... e non ci sono ancora arrivate.
Buenos Aires, 6 dicembre 1924.
La celebrazione delle Feste Cinquantenarie dell'Opera di Don Bosco nell'Argentina è terminata: domani si canterà nella chiesa di Mater Misericordiae ancora un Te Deum per l'arrivo dei dieci primi Missionari guidati dall'Eminentissimo Cardinal Cagliero; e in quella Chiesa degli Italiani, che fu la prima nostra residenza, si riuniranno le rappresentanze di tutte le Case della Capitale Argentina e limitrofe, dieci di Salesiani e dieci di Figlie di Maria Ausiliatrice, e dei Cooperatori e Cooperatrici, Ex Allievi ed Ex Allieve, con relative squadre di alunni e di alunne degli Oratori e di « Esploradores de Don Bosco ».
Le feste religiose iniziate nella Metropolitana continuarono nelle Basiliche di Nostra Signora della Mercede e di San Francesco d'Assisi, e nel nostro bel tempio votivo del Sacro Cuore e di Maria Ausiliatrice in Almagro, eretto come omaggio del 2° Congresso nel 1900. E dappertutto si elevò da valenti oratori un inno di lode e di ringraziamento al Signore per le opere compiute a favore della gioventù povera ed abbandonata; dappertutto s'inneggiò a Maria Ausiliatrice, Ispiratrice e Maestra del Venerabile Don Basco, ed al S. Cuore di Gesù, Ispiratore ed Autore del sistema preventivo della carità pura e paziente che il Venerabile insegnò ai suoi figli; dappertutto si gustò scelta musica sacra dei nostri alunni, mentre molti altri circondavano il santo altare vestiti da chierichetti. Pareva che Valdocco si fosse trasferito a Buenos Aires con tutta la sontuosità delle belle funzioni e la stessa espressione di viva pietà che regna nell'Oratorio di Torino. E questa fu la più bella manifestazione e la migliore esposizione dell'Opera di Don Bosco nell'Argentina, e una splendida preparazione per gli altri atti solenni: cioè per il Congresso Internazionale degli Ex Allievi, per il IX° Congresso generale dei Cooperatori, per la grande Esposizione Professionale didattica e finalmente per l'imponente Corteo di dodici mila allievi, rappresentanti i Collegi e tutte le Opere di Don Bosco in Argentina.
Il Congresso Internazionale degli Ex-Allievi.
Si tenne nelle sere del 25-26-27 e 28 settembre, e fu una grandiosa e simpatica riunione di gioventù ardente ed amante del Ven. Don Bosco e dell'Opera sua.
Due furono le grandi discussioni: sull'organizzazione e sulla pratica del Regolamento, o Statuto delle Associazioni.
Si volle anche intensificare l'azione di mutuo soccorso, mediante un segretariato di collocamento d'informazione per i soci disoccupati di qualunque nazione; e si trattò lungamente l'importante tema di stringere sempre più fraternamente le relazioni internazionali, con visite reciproche e scambio di corrispondenza sopra iniziative di interesse religioso, morale e sociale, secondo i fini dell'Associazione.
Interessantissima ed amena per curiosi incidenti, la discussione sopra la così detta Casa dell'Ex Allievo. Tutti convennero che la vera Basa dell'Ex - Allievo Salesiano è in generale tutta l'Opera di Don Bosco, ossia qualunque Casa Salesiana, specialmente il Collegio dove è stato educato: è là che trova il suo antico maestro e direttore, il consigliere e l'amico dell'anima sua, ed è là che troverà sempre, meglio che altrove, l'aiuto necessario per sostenersi nella buona via, se vuol profittare dei consigli e della paterna direzione dei Figli di Don Bosco. Tuttavia si riconobbe la necessità di un luogo di speciale ritrovo, con tutte le attrattive e le comodità necessarie per assecondare le molteplici attività fisiche, morali, intellettuali della gioventù e conservarla forte, morale e religiosa. E si decise la costruzione della Casa dell'Ex Allievo di Don Bosco, la quale avrà anche un ampio Pensionato Universitario, che formerà, con direttore ed assistenti ad hoc, il nucleo stabile di buoni Ex - Allievi, nuovamente allievi in certo modo, scelti fra quelli che, avendo sempre goduto la confidenza dei Superiori nel corso del « Baccellierato », amassero stare in pensione coi Salesiani, piuttosto che andare liberamente vagando, lontani dalle loro famiglie, in quest'immensa capitale. Così si otterrà il duplice scopo; - offrire un luogo di convegno a tutti gli Ex-Allievi, e una dimora buona ed economica agli studenti universitari di questa Repubblica e delle limitrofe.
Il tema era proprio internazionale, e molte famiglie ci mandarono le più ferventi congratulazioni ed i voti più ardenti per la pronta realizzazione di questa grande opera; e un buon padre di famiglia, italiano, volle subito concorrere con un'azione di cento pesos, iniziando così la sottoscrizione. Dio voglia che il grandioso progetto possa esser presto realizzato!
Il luogo scelto per la costruzione di questa Casa dell'Ex-Allievo è l'angolo del terreno dell'Oratorio di San Francesco di Sales (Calle Belgrano y Yapeyú), perchè il locale e l'opera verranno annessi a quell'Oratorio sotto la stessa direzione.
Degna conclusione di questo Congresso fu il pellegrinaggio di mille e duecento Ex-Allievi al Santuario di Lujàn, dove quasi tutti i Congressisti con la S. Comunione e con la loro consacrazione a Maria SS. posero il suggello della fede e della pietà cristiana alle loro risoluzioni, dando un'eloquentissima lezione ed uno splendido esempio a tutta la gioventù Argentina!
In preparazione al IX Congresso dei Cooperatori,
Splendida preparazione al IX Congresso Generale dei Cooperatori Salesiani non fu soltanto l'ottima riuscita del Congresso degli Ex-Allievi, ma anche le laboriose adunanze del Comitato direttivo e delle varie Commissioni, e, sopratutto, due assemblee, la prima dei Professori e degli Insegnanti dell'Argentina, la seconda degli Industriali e delle Ditte Commerciali, in omaggio a Don Bosco e all'Opera sua.
L'adesione degli Insegnanti.
L'adesione splendidissima degli Insegnanti e Professori Argentini, che ebbe luogo il 25 settembre, presieduta dall'Ecc.mo Ministro dell'Istruzione Pubblica, fu un solenne omaggio letterario e pedagogico al sistema educativo del Venerabile Don Bosco. Gli oratori non ebbero timore di fare seri confronti tra gli Istituti laici e ufficiali e l'Opera Salesiana, e di dichiarare i grandi vantaggi e i trionfi educativi che si ottengono col sistema di Don Bosco.
E fu proprio bello il vedere studiato ed esaltato questo sistema in tutti i suoi particolari da personaggi che esercitarono con gran prestigio il magistero e diressero istituti professionali e letterari, di ogni genere, anche universitari. Tutti gli oratori dichiararono di aver imparato più nel leggere la vita del nostro Fon datore, nel visitare i suoi istituti e nel trattare coi suoi antichi discepoli, che nella lettura delle opere dei più celebri educatori antichi e moderni.
Si elogiò persino la magica efficacia del discorsino della « buona notte », che Don Bosco volle in tutte le sue Case; si ponderò l'espansione delle ricreazioni, la confidenza degli allievi coi Superiori, la sana e dolce affettuosità che Don Bosco vuole tra maestri ed alunni, in modo da formare una vera famiglia, dove regna la felicità e dove si torna sempre con piacere, per avere conforto, consiglio e ristoro in ogni caso della vita.
Quest'adesione del Magistero e del Professorato Argentino prese realmente l'aspetto e l'importanza di un vero Congresso Pedagogico e fu un'apoteosi del Ven. Don Bosco e dell'Opera sua, in cui l'elemento laico e governativo si affratellò coi Salesiani e loro Cooperatori come se volesse proporre a tutti gli stabilimenti ufficiali e ai loro direttori i principi educativi del Venerabile, senza escludere l'istruzione e l'educazione a base di religione, che fu esplicitamente elogiata e dichiarata indispensabile ed insostituibile.
L'adesione degli Industriali.
Anche l'adesione degli Industriali, svoltasi la domenica 29 settembre, nella quale si pronunziarono pure importanti discorsi, fu un atto di somma importanza e inaspettato. Vi figuravano le Ditte commerciali ed industriali più rinomate, e gli oratori vollero rilevare il gran servigio che hanno portato le Scuole Professionali di Don Bosco a tutti gli Stabilimenti, somministrando intelligenti impiegati, uomini d'ordine, e giovinotti pieni di forza morale e buona volontà.
Sta il fatto che tutte le imprese simpatizzarono con l'Opera di Don Bosco, si dissero disposte a preferire il nostro elemento ad ogni altro, e promisero di appoggiare tutti i nostri alunni che, a tirocinio compiuto, uscendo dalle nostre Scuole Professionali, verranno loro raccomandati.
Il IX Congresso Generale dei Cooperatori Salesiani.
Le assemblee particolari o di studio si svolsero dal 1° al 4 ottobre, e le plenarie dal 5 al 9, nel salone della Lega Argentina delle Dame Cattoliche; quelle con ampia discussione, pratiche e pensate; queste in forma solennissima, con discorsi di eminenti oratori e scelte esecuzioni musicali.
Ciò che, a parer mio, merita di essere particolarmente rilevato fu l'entusiasmo unanime dei Congressisti nell'ammirare l'Opera di Don Bosco nel riconoscerne i frutti meravigliosi, e nel sentire la necessità di concorrere a renderla sempre più prospera ed estesa.
I discorsi furono un inno di lode e un'illustrazione attraentissima di tutte le opere particolarmente svolte dai Salesiani Oratori festivi, Scuole di Religione, Scuole Professionali di Arti e Mestieri e di Agricoltura Collegi d'Insegnamento d ogni grado; diligentemente di ciascuna si rilevarono le caratteristiche, e si dimostrò come tutte concorrano alla grande Opera di perseveranza, che è l'Associazione degli Ex-Allievi con i suoi Centri organizzati permanentemente in « gruppi » o sezioni catechistiche, di mutuo soccorso, di studi d'azione sociale, di sport, ecc.
Il discorso magistrale del Deputato dottor avv. Arturo Bas, Presidente effettivo del Congresso, fu la nota culminante, e fu, di fatto, una sintesi chiara e vorrei dire perfetta, di tutta l'Opera di Don Bosco nell'Argentina. di cui analizzò l'essenza, i mezzi efficacissimi ed i frutti copiosi pel bene sociale.
Anche l'On. dott. Bas si dichiarò felice dl aver potuto, con uno studio attento della vita di Don Bosco e di vari suoi scritti, conoscere ed apprezzare tutta la grandezza dell'Opera, che disse «provvidenziale nell'epoca presente ».
Le visite, poi, all'Esposizione ed ai singoli Collegi, che in quei giorni fecero i Congressisti, tutte le Autorità e un'onda di popolo, servirono ad illustrare mirabilmente i discorsi.
Quest'umile rappresentante del sig. Don Rinaldi, nell'omaggio di adesione, o meglio nell'assemblea dei Professori, invitato a dire una parola, presentò il saluto del III° Successore di Don Bosco colle sue stesse parole, scrittegli in data 14 luglio u. s.
« Sento che Don Bosco dal Cielo deve compiacersi assai dell'Opera dell'Argentina, ed i sentimenti di Don Bosco voglio che tutti sieno miei! È mia la sua riconoscenza verso i nostri Cooperatori e Benefattori: è mio il suo affetto per tutti i buoni Confratelli, per i bravi Ex-Allievi e per i cari nostri allievi: è mio quel suo attaccamento per tutta l'Argentina. Il Signore aiuti Lei a fare con la sua presenza tanto bene: noi saremo uniti con la preghiera e col cuore! »
E nell'ultima seduta del Congresso credette conveniente dare un consiglio: « Visto il grande entusiasmo che è sorto in queste Assemblee, specialmente per lo studio del metodo educatico di Don Bosco, e per l'opportunità provvidenziale dell'Opera sua, sorge luminosa la necessità di rinnovare frequentemente queste riunioni: e perciò invito i Direttori dei Cooperatori, e i Cooperatori stessi, a studiare quegli otto capitoli del Regolamento della Pia Unione, dove Don Bosco ha tracciato tutto un programma di azione sociale cristiana, che, bene svolta, basterebbe davvero per promuovere il buon costume ed assicurare la salvezza della società! ».
Esposizione professionale-didattica.
Artisticamente allestita da vari Salesiani, maestri d'arte delle nostre Scuole Professionali (1), e in locali spaziosi, nella Calle Florida, la più aristocratica e frequentata della Capitale, ebbe un'eco d'ammirazione in tutta la Repubblica. Non dirò nulla delle feste inaugurali, murate dalla presenza dell'Ecc.mo Presidente della Repubblica e dei Ministri; nè della benedizione impartita dall'Ecc.mo Sig. Nunzio Apostolico, nè delle feste di chiusura, svoltesi in un'accesa dimostrazione di unanime simpatia, son eloquenti discorsi ad esaltazione di Don Bosco.
Preferisco diffondermi, un po', sull'Esposizione stessa.
Tutta l'Opera di Don Bosco, col suo speciale sistema di educazione professionale, era bellamente rappresentata al vivo ed in movimento, perchè molti motori elettrici muovevano circolarmente, o a ventaglio, le belle collezioni di fotografie di ogni collegio, di ogni Missione, di tutti i laboratori, davanti i grandi panorami fissi sulle pareti.
Le arti grafiche poi, cioè « il Libro », aveva la sua sezione completa e mostrava svolto tutto l'apprendimento, dalla fondita dei caratteri alla linotipia, alla stamperia e alla litografia. i nostri bravi giovani lavoravano alacremente e distribuivano, belli e freschi, egregi lavori tipografici e litografici, riferentisi alla beneficenza salesiana, alla vita del nostro Ven. Fondatore, ed alla storia della sua Opera e delle sue Missioni.
Ogni Scuola di Arti e Mestieri aveva esposto qualche ramo caratteristico delle sue industrie, uscendo dalle antiche e fondamentali linee dei falegnami, dei ferrai-meccanici, ecc.; e si vedevano, in bell'ordine, vasellami, argentati e dorati, d'ogni sorta (per refettorio, per fiori, ed anche vasi sacri, ecc. ecc.) del Collegio « León XIII » o « Huerfanitos de Don Bosco », il « garage » per automobili e modelli minuscoli per fanciulli - ed anche i pianoforti fabbricati nello stesso Collegio « León XIII ».
Il Collegio « Pio IX », conservando la sua antica preminenza, come prima scuola di Arti e Mestieri dell'Argentina (riconosciuta come tale anche in vari atti del Parlamento e da alcuni Presidenti della Repubblica) aveva la sua Sezione principale nelle Arti Decorative, impiegate a rappresentare svariate scene degli antichi Cacichi della Patagonia, della Pampa e della Terra del Fuoco, splendide collezioni di tipi storici, che furono richiesti per adornare alcuni Musei della Capitale.
Anche le Scuole di Cordoba, di Tucumán, di Salta, di Rosario, di Viedma, di Bahia Blanca, avevano delle curiosità artistiche ed industriali che le caratterizzavano.
Una sezione importante era pur quella delle Suore di Maria Ausiliatrice, che chiamava l'attenzione delle signore, per i ricami, tessuti e lavori femminili d'ogni genere, tanto dei Collegi della Capitale e della Provincie, come delle Missioni.
Le bande di musica del Collegio « Pio IX » e della Scuola « de los Huerfanitos de Don Bosco » si alternavano ogni giorno, nelle ore di maggior concorso per dare concerti musicali, che attiravano ed intrattenevano una grande moltitudine; mentre i nostri Ex-Allievi (oratori popolari per le vie, che compiono abitualmente una così bella missione sociale cattolica in questa Capitale) si alternavano in varie ore del mattino e della sera, pronunciando entusiastici discorsi sull'Opera di Don Bosco, narrando le gesta del Ven. Fondatore e spiegando tutto quell'interesse di antefatti, che si ammiravano nell'Esposizione, come esponente e prodotto dell'educazione salesiana. C'era, davvero, da commuoversi e da edificarsi, al vedere lo zelo di questi giovani oratori, che peroravano la causa di Don Bosco e la salvezza della gioventù povera ed abbandonata, additando sè stessi come Ex-Allievi Studenti, Artigiani ed Oratoriani, perchè meglio apparissero davanti a tutti le prerogative dell'educazione ricevuta.
I Professori e le Professoresse ebbero un'interessante sezione da studiare: « il metodo scolastico salesiano », che occupava un'estesissima galleria, dove si vedevano le grandi ripartizioni della Scuola di Don Bosco nell'Argentina:
1°) Corsi secondari: « Colegio Nacional » (che comprende il Ginnasio ed il Liceo): con i lavori più belli e caratteristici degli alunni: quaderni di letteratura, di scienze matematiche e naturali, grafici murali illustranti la geografia e la storia dell'Argentina e delle altre nazioni.
2°) Corsi Normali, coi loro 4 anni, classificati da speciali lavori pedagogici, disegni, carte geografiche (anche in relazione con l'Opera di Don Bosco in tutto il mondo), e lavori manuali, grafici educativi, ecc. ecc.
3°) Corsi commerciali, con lavori relativi alla ricchezza del suolo americano, alle industrie ed ai prodotti commerciali, con le sue sezioni di disegno, ecc. ecc.
4°) Finalmente si scorgevano in bella mostra tutti i lavori delle Scuole Preparatorie o Elementari.
Notevoli, qui, i quaderni di Religione, coll'esposizione dei Vangeli domenicali, e quelli che si riferivano alla Dottrina Cristiana, secondo le prescrizioni dell'Enciclica « Acerbo nimis » del S. Padre Pio X, del nostro quadriennio catechistico: una vera scuola normale di catechismo-apologetico in quattro anni, dopo i quali, i migliori ottengono dalla Curia Arcivescovile il diploma di Maestri o Ausiliari Catechisti, mentre il primo, annualmente, è proclamato Principe o Imperatore, e precisamente colui che riesce vincitore sia nell'esercizio dell'intelligenza (esame scritto), come in quello della memoria (esame orale).
Altra bella caratteristica delle nostre Scuole era il Cuaderno de honor di ogni classe (sono sei le classi nei corsi elementari) contenente i migliori dei singoli lavori scolastici, eseguiti in classe, sotto gli occhi dell'insegnante, in base al programma governativo; dimodochè quei quaderni erano il migliore esponente della competenza del maestro e della diligenza dei suoi alunni.
Il Collegio « Don Bosco » di Buenos Aires Calle Solis potè metter in mostra la serie dei tuoi « cuadernos de honor » di ben 15 anni, corrispondenti ai sei corsi e, nell'ultimo quinquennio, anche ai 3 anni delle scuole commerciali!
E fra questi lavori, dopo la Religione e accanto alla letteratura spagnuola ed alla storia argentina, figuravano i temi e i lavori in lingua latina ed in lingua italiana, come Don Bosco ci ha insegnato per diffondere la lingua della Chiesa e quella del Papa e di Dante in tutti i paesi del mondo!
Dovrei far anche un cenno speciale di un reparto caratteristico, proprio di questo paese, e cioè la splendida mostra di agricoltura, di vitivinicoltura e floricoltura, ecc. ecc...: della fabbricazione di formaggi, burro e vini scelti di Rodeo del Medio e dei primi frutti di Piràn e di altre Scuole Agricole del sud: di tutte le specialità, insomma, del fertile suolo argentino, che ebbero premi speciali.
Il corteo di 12.000 alunni ed alunne dell'Opera di Don Bosco.
Non bastò agli organizzatori delle Feste Cinquantenarie far conoscere lo spirito, la potenzialità e lo svolgimento dell'Opera di Don Bosco nelle sue Scuole di Arti e Mestieri e di Agricoltura, nei suoi Collegi di Studi Superiori ed Elementari, ma vollero anche offrire, in un colpo d'occhio, come si dice, tutta l'importanza numerica degli alunni e delle alunne, nelle loro varie e caratteristiche divise, di squadre ginnastiche, di reparti di Esploratori di Don Bosco, di scuole di musica. Che imponente spettacolo! I dodicimila alunni procedevano tutti al passo ritmico delle bande, che precedevano le varie sezioni: ed ogni collegio aveva la sua bella bandiera, preceduta da un forte alfiere che portava inalberato in lettere cubitali il nome del collegio e della città a cui apparteneva..
Oltre i collegi della capitale e limitrofi che sommano a 20 (dieci salesiani e dieci di Maria Ausiliatrice) presero parte a questa sfilata numerose rappresentanze delle provincie e dei territori della Repubblica, e tutti animati a far bella figura, nel passo marziale, nelle divise, e nella correttezza del canto, e nell'esibizione dell'insieme; una dimostrazione magnifica!
Per noi, vecchi, fu un'invasione di soavi trasporti, di ricordi dolcissimi, e di gratitudine verso la bontà divina, che ha tanto benedetta la semente gettata da Don Bosco in così fertile e ben disposto terreno.
Quello che ci fece maggior impressione fu il sentire gli apprezzamenti del popolo schierato nelle due grandi piazze del « Congreso » e di « Mayo » e lungo tutto il percorso dell'Avenida de Mayo e di Calle San Martin. Per certo non mancavano le famiglie dei giovinetti della capitale e contorni; ma anche sul palco d'onore si ripetevano queste parole: « Ecco le speranze della Patria, e, più ancora, della Religione dei nostri Padri! » Ed anche: « Questa è tutta gioventù bella e pura, perchè è gioventù eucaristica, come la voleva Don Bosco! » Ecco il frutto dell'educazione salesiana: ecco quello che ha potuto fare un santo sacerdote, ispirato e guidato dalla Madonna!
Giunte le schiere giovanili davanti al Palazzo del Governo in Plaza Mayo, dove sui balconi della « Casa Rosada » si vedevano l'Ecc.mo dott. Marcello F. de Alvear, Presidente della Repubblica, che volle alla destra l'umile Rappresentante del sia. Don Rinaldi ed alla sinistra l'On. Dott. Arturo Bas, Presidente effettivo del Congresso Salesiano, e insieme tutti i Ministri, e la stessa Signora del Presidente e le Darne del Comitato delle Cooperatrici..., si staccarono dai Ginnasti e dagli Esploratori tre giovanetti, uno dei quali, - il più vispo - doveva recitare un discorsetto allo stesso Presidente a nome dei compagni, per ringraziare il Capo della Nazione della sua benevolenza verso l'Opera di Don Bosco e per chiedere la sua protezione sopra un'opera nuova che sorgerà come ricordo di questo Cinquantenario in Buenos Aires.
Il fanciullo, di 10 anni, disse con grande espressione il suo discorsetto, fino a commuovere il Presidente, che rispose con queste parole: « Io non guardo tanto al passalo ed al presente della Repubblica, ma piuttosto mi compiaccio di spingere il mio sguardo nell'avvenire: ed il Prospero avvenire del nostro Paese ci si presenta oggi in questo stuolo, in questa falange di sana e bella gioventù che si educa nei Collegi, nelle Officine e negli Oratori Festivi di Don Bosco ».
E stese la mano a quei tre fanciulli e baciò in fronte l'ambasciatore degli altri compagni.
Quindi si presentarono tre fanciulle con mazzi di fiori e anche una di esse pronunciò un rispettuoso saluto, ricordando le relazioni caritatevoli dell'illustre famiglia Alvear coll'Opera di Don Bosco (si alludeva alla benemerita Sig.ra Teodolinda F. de Alvear, Presidente Onoraria del Comitato delle Dame Cooperatrici); e il sig. Presidente si compiacque del ricordo e colmò di carezze quelle anime innocenti.
L'impressione magica del corteo perdura in tutta la Capitale e si ridesta nuovamente, come accennai da principio, colle feste di « Mater Misericordiae » e colla solenne commemorazione celebrata in San Nicolàs de los Arroyos, le due prime fondazioni salesiane in America.
Sac. GIUSEPPE VESPIGNANI.
(1) Sotto la direzione saggia ed esperta del comm. Don Ernesto Vespignani, salesiano, fratello dello scrivente (N. d. R.).
Alla mostra degli Orfani di Guerra, organizzata a Roma, al Palazzo dell'Esposizione di Via Nazionale, figuravano tre albums, due dei quali eran già stati all'Esposizione di Gand, al medesimo fine, cioè a documento dell'azione svolta dall'« Opera del Venerabile Don Bosco » a favore degli Orfani di Guerra italiani durante e dopo la guerra mondiale fino al marzo u. s.
Il 1° album contiene l'esatta statistica dei ricoverati dal principio fino ad ora, e la statistica dice questo: che in CINQUANTOTTO ISTITUTI sono stati ricoverati ben 2476 ORFANI per un numero complessivo di 1.636.659 GIORNATE.
Il II° album riproduce le fotografie degli orfani che dimorano ancora nei cinquantotto istituti.
Il III° album illustra l'Opera di Don Bosco al Castro Pretorio, in Roma, specie riguardo alle Scuole Professionali e della Scuola Pratica di Agricoltura per i figli dei contadini morti in guerra. Una serie di magnifiche fotografie mostra i laboratori dell'Ospizio del Sacro Cuore e le classi degli alunni falegnami ebanisti, sarti, calzolai, legatori di libri, tipografi, le quali, colte nella loro semplicità, rivelano anche quelle note di caratteristica intimità proprie della vita quotidiana degli istituti di Don Bosco: come la visita improvvisa, cordiale, piena di confidente affabilità, dei superiori.
L'album dice anche la storia della scuola pratica di Agricoltura del Mandrione - dovuta alla genialità e alla volontà sopratutto del compianto Don Conelli - dove i ragazzi, educati ad una scuola di lavoro e di pulitezza e di proprietà nella persona, nei vestiti che indossano, nei locali che abitano, negli strumenti che adoperano, nei campi che coltivano, negli animali che governano, scuola di igiene insomma nel senso più vasto e più moderno e più educativo della parola, si preparano a diffondere progresso e civiltà nell'agricoltura, quando, fatti grandi, saranno chiamati a maestrare nei tenimenti.
Più modesta, ma non meno eloquente, è la relazione dell'Opera delle Figlie di Maria Ausiliatrice, sempre a vantaggio degli « Orfani di Guerra », da loro compiuta a Torino e in molti altri centri, da Alessandria a Caserta, da Trento a Corigliano d'Otranto, da Palermo a Catania e a Lanusei...
... Nessun uomo onesto non potrà non sentire vergogna dell'esiziale progredire [della bestemmiai nelle Nazioni civili, massimamente in alcuni ceti del popolo in cui l'ignoranza, la cattiva educazione e il traviamento della mente e del cuore ne apron più facilmente la via. E quale italiano in particolare non si dorrà che i più puri sorrisi del suo cielo, le bellezze sovrane e i miracoli dell'arte di cui la viva Fede dei suoi padri arricchì ogni angolo di questa terra privilegiata, le soavi e dolcissime armonie di un idioma universalmente ammirato ed invidiato, sieno bruttate ed offese dal tremendo vizio?
Ma molto più intollerabile appare tale disordine alla luce della dottrina cattolica, in quanto che la bestemmia, misconosce la Bontà divina, nel modo più ingiurioso, opponendosi alla professione stessa della Fede, e non solo contiene in sè tutta la gravità dell'apostasia, ma l'aggrava enormemente con la detestazione del cuore e con l'imprecazione della bocca. La bestemmia, quando è pienamente consapevole e deliberata, per la sua intrinseca malizia di insulto diretto a Dio, autore di ogni legge, e di implicita negazione della Fede, costituisce il più grave dei peccati, anche se per gli effetti estrinseci dei danno non appaia.
Che se l'ignoranza, l'inconsideratezza e l'impeto della passione scemano la gravità della colpa e la maggiore frequenza diminuisce l'orrore, ciò non toglie la responsabilità dell'abito peccaminoso e quella del pari dannosissima, del pubblico scandalo...
Non solo dunque fa opera la più benefica alla santità della religione, ma alla dignità pure della convivenza civile ed alla prosperità dei popoli, chiunque si adopera a sradicare di mezzo alla società l'enorme delitto.
L'Anno Santo, anno di grazia e di perdono, segnerà opportunamente il generale infervorarsi di una lotta che può ben dirsi una crociata santa, la più cara e benedetta da Dio, per la religione e per la civiltà,..
PIO PAPA XI.
Abbiam parlato più volte e torniamo a parlare di proposito di quest'e Unione tra insegnanti », che per la semplicità della struttura e l'importanza delle finalità che si prefigge è destinata a diffondersi e a far un gran bene.
Il primo gruppo, sorto a Torino l'8 dicembre 1923 tra molti insegnanti di Scuole superiori, medie ed elementari (del quale è presidente l'ing. Bianchi, Preside del R. Liceo Gioberti) incontrò subito ampie simpatie in Italia ed all'Estero, specie nel Trentino, nel Veneto, e in Sicilia.
L'ideale degli aderenti è un solo: imitare Don Bosco nella carità verso i giovani e precisamente nel suo metodo educativo, per compiere un'azione educativa più intima e più efficace.
A conveniente richiamo a questo proposito, e a rendere il proposito sempre più saggio ed illuminato, l' « Unione » si propone di raccogliere gli aderenti tre volte all'anno ad una conferenza sul metodo educativo di Don Bosco. Nessuna tassa d'iscrizione; nessun altro impegno.
Ecco l'appello di fondazione:
« Perchè l'omaggio degli Educatori (10 Maggio 1923, Torino-Valsalice) all'Educatore mirabile della nostra terra e dei nostri tempi, DON Bosco, abbia una fruttuosa continuazione a bene della Scuola cristiana, è costituita in Torino, Corso Regina Margherita 178, un'UNioNE DON Bosco FRA INSEGNANTI, che s'ispira ai principi educativi del grande Apostolo della gioventù.
» Vi possono prender parte tutti gli Educatori indistintamente, senz'altro obbligo nè legame da quello in fuori di giovare alla scuola, portando in essa l'applicazione pratica del sistema educativo di Don Bosco, additato dalle ultime dispizioni ministeriali a modello dei Maestri.
» Non vi è obbligo di tassa: alle spese di posta e di segreteria provvederanno le libere offerte degli aderenti.
» Le adunanze saranno tre all'anno; potranno però tenersene delle straordinarie per una maggiore, più intima e pratica conoscenza del sistema educativo di Don Bosco e dei mezzi più adatti per applicarlo nella propria scuola... ».
Eguali sono i concetti informativi del brevissimo Statuto, approvato recentemente.
1° - È costituita in Torino, con sede in
Corso Regina Margherita 178, una Unione fra insegnanti, sotto il titolo di « Unione Don Bosco ».
2° - L'Unione è apolitica e non fa, quindi, alcuna distinzione nell'accettazione degl'Insegnanti.
3° - L'Unione ha per iscopo la formazione
morale e religiosa degli associali; in modo particolare con la conoscenza e, sopratutto, con la pratica del sistema preventivo nell'assistenza e nella cura degli alunni.
4° -- Per essere ammessi a far parte di quest'Unione è necessario mandare l'adesione alla locale Presidenza.
5° - Non vi è obbligo di tassa; alle spese di posta e di cancelleria provvederanno le libere offerte degli Aderenti.
6° L'Unione è retta da un consiglio nominato, ogni anno, dagli associati. Il numero dei Membri non può essere inferiore a cinque, nè superiore a nove, e ciascuno di essi potrà sempre essere rieletto
A Torino la prima adunanza dell'anno scolastico 1924-25 si tenne il 13 dicembre nella sede di Corso Regina Margherita, 178.
Al cordiale benvenuto del Vice-Presidente, Prof. Perucca, seguì la lettura, dello Statuto, e si riconfermò il Consiglio Direttivo per acclamazione.
Quindi l'egregio conferenziere, Dott. Don Bartolomeo Fascie, tratteggiò la figura di Don Bosco, nel secondo periodo della sua vita, tra il 9° e il 26° anno, quello cioè in cui, attraverso duri e molti sacrifici, la sua vocazione all'apostolato giovanile si precisa, si matura e si prepara a divenire la grande formatrice d'intelligenze e di anime sopratutto. Alla quale Don Bosco si dispone con un lavoro tutto intimo di virtù e d'eroismo che prende tutta la sua giovinezza, dall'umile infanzia alla casa colonica e tra i colli nativi, per arrivare alla fioritura meravigliosa della sua vita di Maestra e di Apostolo. Egli è, in molta parte, l'artefice di se stesso, del suo cuore educato alla carità, della sua volontà piegata al sacrificio. Ma lo conforta, nei « sogni », la parola di Colei che spanderà più tardi le sue benedizioni copiose sulle fatiche dell'umile sacerdote di Valdocco, e sarà l'Ausiliatrice, come la Guida di tutte le opere sue!...
***
Lieti di vedere anche altre associazioni magistrali fregiarsi del nome del nostro Venerabile
Fondatore e Maestro, noi facciamo sempre più fervidi voti che gli insegnanti, Cooperatori Salesiani, si facciano dappertutto promotori delle accennate « Unioni Don Bosco ».
È questo il voto della Presidenza dell'Unione Centrale, la quale, per mezzo nostro, « raccomanda la formazione di sezioni locali, e nei grandi centri e nei piccoli paesi; e si tiene a disposizione per tutte le informazioni del caso, grata a quanti vorranno collaborare all'estensione dell'Unione medesima, che tanto frutto si ripromette nel campo educativo ».
La sua calma.
Per suggerimento avuto da persona degnissima, assai affezionata all'Istituto Salesiano, offro ai raccoglitori delle memorie di Don Bosco la relazione della conoscenza che feci del Venerabile a Roma, l'unica volta che in vita mia ebbi occasione di vederlo e di parlargli.
Non mi ricordo con precisione la data dell'incontro. Avvenne, però, quando, essendo segretario di Stato di Leone XIII il Card. Nina, Don Bosco per la prima volta si recò a visitarlo e a raccomandargli il suo Istituto. Non saprei se Don Bosco avesse già avuta udienza dal Santo Padre, o se, prima di chiederla, si presentasse allora al Cardinale...
Mi trovavo, dunque, una mattina in anticamera del Cardinale per accogliere e introdurre le persone che chiedevano udienza, nel quale incarico sostituivo spesso il Maestro di Camera.
Quella mattina l'anticamera era già piena di visitatori, quando vidi comparire, insieme, due ecclesiastici per avere udienza. Furono, come gli altri, invitati a sedere per aspettare il loro turno. Io, che di tutti i visitatori scrutavo un po' la fisonomia, rimasi subito colpito dall'aria di singolare modestia, serenità e raccoglimento che spirava dai loro volti, specialmente da quello del più maturo d'età, che era per l'appunto Don Bosco.
Durante la lunga attesa del turno di udienza lo tenni d'occhio e rimasi ammirato dalla calma con la quale, senza dar alcun segno di preoccupazione, ora si mostrava assorto in gravi pensieri, ora intento a leggere e tracciare note sopra un taccuino.
Intanto il tempo fissato per le udienze si avvicinava al termine. Per la frequenza dei visitatori in quella piattina si prevedeva che molti sarebbero partiti senza averla: e, tra questi, Don Bosco, arrivato piuttosto in ritardo. Egli, però, senza farmi premure per essere ammesso, aspettava sempre al suo posto, egualmente tranquillo. Mai avevo veduto in simili circostanze tanta tranquillità in visitatori in attesa, sul finire delle udienze; e conchiusi, dentro di me, che Don Bosco doveva essere un uomo di Dio, un'anima santa, perchè la sua calma singolare, o era frutto di un'inalterabile quiete e dolcezza, o gli era ispirata dall'essere certo dell'udienza, per lume superiore.
Compreso, così, di venerazione e di ammirazione, decisi di fargli avere ad ogni costo l'udienza. E chiuse che furono queste, nel partirsi di altri visitatori non ricevuti, dissi a Don Bosco di attendere, andai dal Cardinale, e caldamente lo pregai a dargli udienza, riferendo la grande impressione che mi aveva fatto di uomo santo.
Il Cardinale acconsentì. Don Bosco andò all'udienza, e vi si trattenne discretamente. Quando uscì, capii che aveva ricevuto un'accoglienza favorevole, e mi fermai a domandargli quelle notizie che mi poteva dare sul suo conto. E Don Bosco, amabilmente, mi parlò del suo Istituto, che non conoscevo affatto, e dei suoi Cooperatori, tra i quali mi accettò con molto piacere.
Ricordo un altro particolare... Don Bosco, licenziatosi da me, nel traversare la prima sala d'ingresso, lasciò una mancia ai servitori del Cardinale, che accettarono ben volentieri. A mio avviso volle così compensarli dell'averli fatti aspettare oltre l'ora di chiusura delle udienze; e anche questo particolare mi rivelò in lui l'uomo di Dio, che usava per gli altri le più delicate attenzioni.
Quanto fin qui ho riferito attesto che è pienamente conforme alla verità, e che, perciò, di quell'incontro spesso ho parlato, conservandone la più cara memoria.
Spezia-Brugnato, 1° dicembre 1924
P. RAFFAELE DEL CUORE DI GESÙ, Sacerdote Passionista.
Abitava nel Seminario di Ventimiglia, quando un giorno sento suonare il campanello; apro la porta, e vedo Don Bosco, che mi dice:
- Vengo dall'Episcopio; e mi fu detto che Mons. Vescovo è in Seminario; desidererei parlargli.
L'accompagno alla camera del Vescovo e picchio:
- Avanti!
- Eccellenza, c'è qui il rev. Don Bosco che desidera parlare
Il Vescovo, d'un tratto, si alza, e viene verso la porta, incontro a Don Bosco. Questi fa cenno d'inginocchiarsi e baciargli l'anello; ma il Vescovo lo trattiene per le braccia, e gli dice:
Sono io che devo inginocchiarmi a Lei, caro mio Don Bosco.
Atto commovente ed indimenticabile per me, che tengo registrato nei miei scritti.
Il Vescovo d'allora Mons. Reggio, poi Arcivescovo di Genova, aveva del Venerabile Fondatore dei Salesiani una grande venerazione.
Montaldo Ligure.
FRANCESCO BARILARO.
I Missionari partiti per Shanghai.
Da don Garelli, col timbro postale di Colombo nel Ceilan, in data 21 dicembre u. s., riceviamo queste altre note di viaggio.
Entriamo nell'ampio porto di Alessandria d'Egitto; e restiamo sorpresi di passare innanzi alle bocche di cannone di tre superbi incrociatori inglesi, allineati in ordine di battaglia. In conseguenza dell'assassinio di Sir Lee Stack, Governatore del Sudan, gli Inglesi hanno da tre giorni occupato militarmente il porto di Alessandria. Per noi però non ha altra conseguenza, se non un maggior rigore nelle ispezioni. La faccia di Latrofa parve tanto sospetta che un poliziotto non voleva lasciarlo scendere a terra; ed alla visita ulteriore pareva non sapessero persuadersi che dentro la scatola di fiammiferi che aveva servito per accendere le candele dell'altare, non vi fosse per caso qualche poco di dinamite!... Si temeva qualche agitazione da parte degli Arabi, ma in realtà tutto fu in pace.
Nel pomeriggio giungemmo tra i nostri Confratelli dell'Istituto Don Bosco. Quanto eravamo inattesi, altrettanto fummo cordialmente ricevuti da tutti. Due giorni interi fummo ospiti lietissimi. Qualche apprensione ci cagionò il secondo giorno il non veder giungere con gli altri Latrofa. Che cosa era accaduto? Questa volta non più la scatola dei fiammiferi, ma il binocolo era stato trovato assai sospetto nelle sue mani: poteva scorgere chi sa quali accampamenti nemici! Dovette rassegnarsi a tornare indietro, per lasciar sul piroscafo quell'arena terribile.
Nel pomeriggio avvenne un'improvvisata assai dolce pel nostro cuore di Salesiani. L'antico allievo di Valdocco, Cav. Maumary, volle averci ospiti nel suo grazioso villino in un sobborgo di Alessandria. Come si resta confortati al trovare antichi allievi così affezionati, e che sanno così bene onorare la scuola di Don Bosco da cui uscirono!
Anche i giovani dell'Istituto vollero in quei due giorni farci festa. Ebbi occasione di rivolger loro poche parole. Al mattino seguente più d'uno di quei frugolini venne a dirmi tutto ridente: « Padre, questa mattina ho fatto la Comunione per Lei ».
Qualche altro gridava: « Io, io, verrò in Cina ».
Quando, prima di uscire attraversai il cortile passando innanzi al refettorio, ne vidi molti, che non avevano ancor finita la colazione, saltar fuori, e, lasciata la tazza a metà, correre a darmi l'addio.
Cari fanciulli! Il Signore maturi tanti entusiasmi per il bene.
La sera precedente era giunto l'Ispettore Don Puddu, che insieme col direttore Don Biondi volle fraternamente accompagnarci al piroscafo per salutarci proprio sul mare. Ma il difficile per essi era il salire a bordo: il poliziotto di guardia aveva ordini severi: solo i viaggiatori potevano entrare. Ma anche questa volta trovammo pronta la gentilezza d'un ex-allievo, che era stato in collegio proprio sotto Don Puddu, ed ora aveva l'ufficio di sorveglianza sui piroscafi del Lloyd Triestino. Le difficoltà si mutarono in segni di festa e di rispetto.
Il mattino giungevamo a Porto Said, dove Don Rubino ci trattenne un paio d'ore con cuore di fratello e gentilezza di cavaliere: e noi potemmo congratularci di cuore con lui pel buon avviamento della Scuola Italiana, di cui aveva allora allora assunta la direzione.
A notte, tra mille luci, infilammo il canale di Suez. All'entrata avevamo contemplato la statua di Lesseps, che con la destra distesa addita il cammino e par che dica: « Questa è la via... la via. alle comunicazioni, al commercio, alla ricchezza! ». Così dice alla mente dell'uomo di mondo. Ma il Missionario legge in quel gesto: « Questa è la via all'apostolato, alla conquista delle anime, al trionfo del regno di Dio! «.
E così sentivamo nel cuore, percorrendo per 18 ore il lungo canale di circa 16o Km.
A Suez, all'uscita del canale, restammo poche ore: sufficienti per un lieto pronostico. Da bordo era stato gettato l'amo. Improvvisamente sento un grido, e vedo ufficiali, marinai e passeggeri precipitarsi al parapetto. Mi corse un brivido per le ossa, tenendo fosse avvenuta qualche disgrazia!
Corsi e mi protesi anch'io col cuore in trepidazione: e vidi, invece, un grosso pesce-cane preso all'amo. Un piccolo vaporetto s'accostò veloce, un marinaio lanciò il cappio, e il terribile mostro, legato alla coda ed al collo, venne sollevato a bordo, a forza di gru. Quell'ampia bocca a sette fila di denti, quella coda, con cui dava colpi spaventosi, teneva tutti a rispettosa distanza. Ma la scure con ripetuti colpi lo privò della coda: e un grosso coltellaccio gli aperse il ventre, donde uscì un gatto intero e scatole di sardine ancora intatte.
Si temeva di trovare anche qualche gamba d'uomo, cosa non rara in simili casi.
- Un pesce-cane finalmente è sparito! - disse qualcuno.
- Troppi però ce ne sono ancora dentro e fuori d'acqua! - soggiunse qualche altro.
Ed io pensavo che il più terribile dei pesce-cani è tuttavia il demonio, che in questo vasto Oriente divora intere tante anime pagane. Oh! se la distruzione di quell'uno fosse stata presago della fine di quell'altro e quasi un simbolo della Provvidenza salvatrice di Dio!...
Da una lettera del Salesiano don Sciara:
Il Vic. Apostolico Mons. Coppo mi affidava il compito di aver cura della stazione Missionaria di Lombadina a 20o Krn. da Broome.
Cominciai subito i preparativi, piuttosto fastidiosi, perche qui non c'è il treno, che vi conduce in poche ore a destinazione. Qui le ferrovie mancano e, benchè vi siano gli automobili, è pericoloso servirsene per avventurarsi nei boschi sabbiosi e senza strade. Per ora, il miglior mezzo di trasporto è il cavallo, o il mulo, che è più resistente al clima tropicale.
In Europa difficilmente si può immaginare il calore del Kimberley: basti ricordare una leggenda notissima a Wyndham - una piccola cittadina del N. E., esposta in special modo ai raggi solari - e cioè che alcuni abitanti, i quali avevano avuto la disgrazia di andare all'inferno, dopo breve tempo ricomparvero a Wyndham... chiedendo alcune coperte, perchè non potevano resistere... al freddo di laggiù!...
Ed allora era appunto il tempo dei più forti calori. Quindi partii di buon mattino, in compagnia di un giovane indigeno cristiano, di nome Isacco.
Dopo 7 ore e mezzo di cavalcata, facemmo alt sino alle quattro del mattino seguente, presso una capanna che serve di rifugio ai pastori durante le pioggie. Preferii distendermi ai piedi di un albero, sopra uno strato di foglie secche. E come dormii bene, nella calma della boscaglia, sotto la vólta spaziosa del cielo, all'aperto!
Dopo due altri giorni di cavalcata arrivai a Beagle Bay, dov'è una residenza dei PP. Pallottini, che ci accolsero a festa con 300 cristiani indigeni, curiosi di vedere il nuovo Ibal Salesiano (il nuovo Padre Salesiano). M'invitarono a fermarmi qualche giorno tra loro e accettai di buon grado, ammirando gli sforzi di quei buoni religiosi per portare la Missione ad uno stato così fiorente.
Una sera vollero fare un po' di festa per il mio passaggio, e fui commosso nell'udirli cantare in perfetto italiano la lode: Lodate Maria, o lingue fedeli. L'avevano imparata per la visita del Delegato Apostolico, Mons. Cattaneo; e nei giorni seguenti io stesso insegnai loro altre lodi in italiano e in altre lingue; e le appresero con tutta facilità. Quando li salutai per rimettermi in cammino, non finivano di ripetermi.
- Ibal, resta con noi... Insègnaci altre lodi... Pàrlaci di quel buon Ibal Don Bosco che amava tanto i ragazzi; pàrlaci della Madonna di cui ci hai dato la bella immagine... Anche noi ti ameremo tanto!
Partii colla promessa che sarei passato a rivederli altre volte.
E via!... Settanta chilometri mi dividevano ancora da Lombadina. Di quella sera giunsi alla Baia di Pendez - larga 3 chilometri - che si può facilmente guadare nella bassa marea.. Isacco, che conosceva poco le leggi della bassa e dell'alta marea e meno ancora conosceva il passo, mi assicurò che potevamo guadare: quindi senza perder tempo c'inoltrammo di corsa nell'acqua, ed eravamo omai vicini all'altra riva, quando due dei muli scomparvero e il mio cavallo sprofondò fino al collo e cominciò a indietreggiare, nuotando, trascinato dalla corrente. Mi raccomandai al Signore, in quel gravissimo rischio... e ad un tratto mi accorsi che la corrente era meno violenta e potei rivolgere il cavallo verso la riva e giungere in salvo! La guida, che sapeva nuotare, si buttò in acqua, e, tenendo in mano le redini del cavallo, attraversò con facilità il punto pericoloso... E Deo gratias!
Purtroppo l'acqua ci rovinò quasi tutto il bagaglio e quel poco di farina che doveva servirci di cibo pel resto del viaggio! Quindi affrettammo il viaggio verso Lombadina, dove giunsi il giorno dopo, accolto con tanta cordialità da una cinquantina di aborigeni, che mi fece dimenticare i disagi e i pericoli incontrati...
Sono quelle che hanno iniziate i chierici aspiranti missionari dell'Assam, a Sorryukan.
« Andammo recentemente, - ci scrive uno di loro - per celebrarvi una giornata di propaganda, insieme con vari alunni dell'Orfanotrofio. Ci recammo alla cappella-scuola, e subito fummo circondati da tutta la popolazione. Don Ferrando salì all'Altare e, infra Missam, spiegò il Vangelo con un discorsetto in lingua Khassy. Era bello vedere tutti quei volti, rozzi e neri, pendere dal suo labbro, quando diceva che è tempo di sorgere e di prepararsi a ricevere il Messia. Poveri cuori, chissà quanto Lo sospirano, senza conoscerlo!
Dopo la S. Messa organizzammo alcuni giuochi con gli orfani di S. Antonio, mentre alcuni di noi., facendosi strada con quel poco di Khassy che possediamo, giravano tra la folla, distribuendo immagini, medaglie e fogli di propaganda.
Tutta Sorryukan era là radunata!
Dopo pranzo, ci recammo di nuovo alla cappella-scuola, ove ci aveva preceduti molta gente, e si tenne il caratteristico convegno, cioè una riunione per parlare di cose di fede. Fra l'alternarsi di alcuni canti italiani e Khassy presero la parola Don Ferrando, due Khassy del luogo e due alunni dell'Orfanotrofio. Questi discorsetti fecero del gran bene. Quando, alla fine, salutammo quella brava gente, pareva non ci volesse lasciar partire.
- Siamo lieti di annunciare che anche le Figlie di Maria Ausiliatrice per Provvedere ai gravi ed urgenti bisogni delle loro Case nelle Missioni Estere, hanno stabilito un istituto, presentemente quello di ARIGNANO (Torino), per accogliere giovani aspiranti all'apostolato missionario.
L'Istituto, che s'intitola dal nome della loro IIa Superiora Generale Madre CATERINA DAGHERO, è una vera casa di formazione missionaria che svolgerà e maturerà il buon seme, dePosto dal Signore nel cuore di tante giovani, secondo le esigenze della vita alla quale vogliono consacrarsi, e lo spirito del Ven. Don Bosco che inculcò di preferire, anche nelle Missioni Estere, le opere a prò della gioventù per giungere efficacemente alla conversione dei genitori e degli adulti.
Fidente nella Divina Provvidenza, il nuovo Istituto non determina nel Programma alcuna retta, pago di quel tanto, di cui ogni aspirante Potrà disporre.
L'età delle giovani aspiranti dev'essere di 16 o 15 anni compiuti, e la loro istruzione, quella, almeno, delle classi elementari.
Per domande di accettazione o di programmi ed ogni chiarimento in proposito, rivolgersi alla Superiora Generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice, Collegio N. S. delle Grazie, NIZZAMONFERRATO - o alla Direttrice dell'Istituto « Caterina Daghero » - ARIGNANO (Torino).
Una particolarità; tutta propria di questo Anno Santo 1925, è l'Esposizione Missionaria Vaticana, ideata e voluta dal Santo Padre Pio XI, e dallo stesso S. Padre solennemente inaugurata la domenica 21 dicembre.
Noi ne parleremo un po' diffusamente in seguito, sia per illustrare la parte che ci riguarda, sia per rilevare gli alti ammaestramenti che offre la sua vista generale, e, così, cooperare a moltiplicare quei frutti che ne spera il S. Padre, che l'ha ritenuta « il modo migliore per promuovere l'Opera delle Missioni e renderla più famigliare e più cara fra i cattolici »; « affinchè vedendo conoscano, conoscendo ammirino, conoscendo ed ammirando sempre Più generosamente aiutino, FATTISI COOPERATORI DI Dio STESSO, l'Opera, che la grazia divina, la divina ispirazione, i divini carismi mantengono e manterranno sempre più viva e feconda nella Chiesa sua ».
(Lettera del Vicario Apostolico Mons. Domenico Comin al sig. Don Rinaldi).
Astuti e superstiziosi (1).
Inclinati all'acquavite, se ne procurano e ne bevono avidamente; ma temono che porti loro del danno. Un jivaro, chiamato Tibima, venne a visitarmi in compagnia di altri: aveva sul petto l'enorme cicatrice d'un colpo di lancia, ricevuto da un nemico senza poter compiere la vendetta, e si mostrava sospettoso, poichè era la prima volta che mi vedeva. Per guadagnarmi la confidenza, gli offersi un bicchierino d'acquavite. Non l'accettò, sebbene ne mostrasse in viso il più vivo desiderio, e in fine dichiarò che se ne asteneva per timore che il maiz, da poco seminato, non gli producesse un buon raccolto.
Sono molto superstiziosi: in ciò credo che non abbiano eguali. Una volta li vidi far gran conto di un tacchino selvatico, che avevano cacciato nel viaggio. Ne raccoglievano con cura le ossa che non potevano spezzare sotto le poderose mandibole, e tenevano d'occhio il cane! Seppi qual era il pericolo che evitavano. Se il cane avesse mangiato quelle ossa, il fucile avrebbe perduto ogni mira e sarebbe divenuto inutile per la caccia.
Spiegano tutto con la volontà del brujo o dello stregone. La stessa morte naturale non è ammessa, se non per stregoneria di qualcuno, o per qualche vendetta insoddisfatta. Noi cerchiamo continuamente di combattere queste superstizioni, facendone risaltare tutta la ridicolaggine, ma per sradicarle bisognerebbe cambiar d'un tratto la loro indole: il che si otterrà solo col tempo, con un gran lavoro e con la pazienza, e sopratutto con la grazia di Dio.
Fu precisamente nell'assistere a questi episodi che li ammonii a non credere a tali sciocchezze, essendo gli stregoni tutti fattucchieri e ingannatori. Il più anziano mi rispose:
- Cristiani non sapere... stregone molto cattivo, stregare tutto... stregare raccolto, stregare porci, stregare yuca; e tutti morire, morire!...
E lo diceva tremando, per la convinzione con cui parlava.
Gli stregoni.
Gli stregoni sono i più furbi di tutti e godono di un immenso prestigio, appoggiato unicamente sulla paura che incutono. Veri ciurmadori di prim'ordine, che hanno appreso per tradizione alcune cerimonie ridicole, con cui pretendono di guarire le infermità od allontanare i mali dalle famiglie e dagli individui, direi che nutrono istinti più sanguinari, perchè con tutta leggerezza additano alla più truce vendetta qualsiasi innocente.
Non ci sarebbe da meravigliarsi che talvolta abbiano, realmente, qualche relazione con lo spirito maligno. Il famoso stregone Xerembo assicurava di parlar direttamente con Passuka (il diavolo), e si trasformava in modo e compiva cose, che non si potevano spiegare. E noi sappiamo che dove non regna Gesù Cristo, Satana gode maggior intimità coi suoi adepti.
Un tal Cugush mi diceva che gli stregoni del Napo sono i più terribili, perche insegnano la malizia agli altri, e sol con un'occhiata possono lanciare aghi e spilli, che vanno a conficcarsi in qualsiasi parte del corpo, anche nelle vene e persin nel cuore, e causano malattie.
La stregoneria è un ufficio facile e comodo. Gli stregoni, senza lavorare, hanno tarachis, porci grassi, galline, ecc., e quanto loro aggrada, perchè nessuno rifiuta loro nulla, per paura!
Tra questi disgraziati, in cui il capo di casa è il re della kivaria, l'uno teme l'altro; quindi non vivono sicuri neppur quelli della stessa casa, ma stanno sempre in guardia per difendersi in caso di attacco. Ognuno vale quanto valgono le proprie armi, perchè, per loro, non esiste altro valore morale che quello della forza bruta; e sono audacissimi quando il numero e la sicurezza dell'impresa stanno in loro favore. Ed è certo che nessuno è più temuto dello stregone, da cui, secondo loro, non è possibile difendersi, essendone sconosciuti i metodi.
Conoscono il bene e il male, ma sono terribilmente vendicativi.
Però l'idea della bontà o malizia delle proprie azioni infusa da Dio nell'anima umana, è anche nell'anima dei kivari più feroci.
Certo comprendono che il furto è un male. Un selvaggio diceva a me: « Non bisogna prender la roba altrui: sciocco, molto sciocco, essendo colui che ruba... ». Ma è chiaro che al Missionario ripetono ciò che hanno udito dal Missionario. Parlano anche di paradiso e d'inferno, come luoghi di premio e di castigo; ma non comprendono la nobiltà del perdono, e la vendetta è per loro un titolo d'onore, e, oserei dire, una necessità sociale; perciò la ritengono come l'unica norma del loro codice. Per loro togliere la vita al nemico è la cosa più naturale, è un esercizio di diritto, è un atto di giustizia, riconosciuto dagli stessi parenti della vittima.
Un kivaro, come tanti altri, avendo assassinato a Gualaquiza il suo nemico, portò con sè, come bottino di guerra, un figlioletto della vittima, il quale crebbe in casa di Machurabra, e ora lo serve e lo rispetta come fosse suo padre, benchè sappia la tragica fine del babbo. Navicha è il nome di un kivaro, che fu assassinato con gran parte della sua famiglia, or son due anni. Si salvarono dalla strage due giovani, che vivono ora alla Missione, e la loro madre. Questa, rassegnata alla sua sorte, passò al servizio dell'assassino dello sposo, e venne insieme con lui a visitare me e i suoi figli. Certo si notava in lei, nell'attitudine melanconica, il ricordo doloroso della notte fatale della sua sventura, ma anche una certa rassegnazione. I suoi figliuoletti, Ramòn e Mariano Navicha, stanno nella casa della Missione, sanno la Dottrina e sono battezzati. A poco a poco si è loro insegnato che la vendetta del cristiano è il perdono, ed han promesso che non vorranno esser cattivi come gli altri kivari.
Quando gli assassini se ne andarono, Mariano mi disse: - Monsignore, ben mi ricordo! quelli son gli uccisori di mio padre: ma io non voglio essere come loro... - e gli si riempirono gli occhi di pianto.
Bisogna educare i fanciulli.
Da noi, intanto, si lavora. Raccogliere i fanciulli nelle residenze, come interni, per meglio educarli, è uno dei disegni più cari, a cui vogliamo dar la preferenza, senza badare a spese e a sacrifizi. A Indanza e a Mendez abbiamo già un gruppo di fanciulli che vivono coi Missionari, ricevendo istruzione e, sopratutto, abituandosi all'ordine e alla virtù. Certo ci vuole pazienza e grande pazienza. Ogni giorno, ripeto, bisogna concedere loro il tempo, perchè con la cerbottana vadano nei boschi a prender lo svago preferito: la caccia. Mariano Navicha è uno di questi Kivaretti, e mi produsse una gradita sorpresa, quando, con grande raccoglimento e pronunciando esattamente le parole, mi servì la S. Messa. Un altro un giorno tardò a ritornare alla Missione, e giunse quando eravamo a metà pranzo. Dopo avermi salutato, andò al suo posto in refettorio; ma, prima di sedersi, fece il segno della Croce e recitò a mani giunte l'Ave Maria.
Questi esempi influiscono molto sugli altri, sopratutto sugli altri fanciulli, che, nel vederli vestiti con decenza e circondati di cure, desiderano di entrare nel numero dei fortunati. In
una delle tante visite, un kivaretto, per fermarsi alla Missione, usò l'astuzia di nascondersi, mentre suo padre tornava a casa.
I Kivari sono molto affezionati ai loro figli, e per nulla al mondo li cederebbero se si volesse toglierli alla foresta. Ma per affidarli alla Missione, tanto vicina e dove possono continuamenti visitarli, non si oppongono, ed alcuni sono disposti a mandarceli, perchè apprendano a parlare e a leggere come i cristiani.
In fondo in fondo i cristiani li stimano; perchè si sentono inferiori ad essi, sapendoli costruttori dei loro fucili, vestiti, specchi, aghi, ecc. ecc. Uno, osservando la campagna attraverso gli occhiali, cercava di afferrare con la mano gli oggetti che le lenti avvicinavano. E mirava e rimirava lo strumento, e alla fine esclamò:
- Ecco che cosa fanno i bianchi! E noi nulla!
Ma ci sono mille difficoltà!
Amatissime Padre, l'opera nostra è più ardua di quello che si creda, ed ha bisogno dell'aiuto di tutti.
I lavori in cui siamo impegnati, sono complessi e difficili. Noi con le nostre forze possiamo far poco o nulla: ed abbiamo assoluto bisogno della cooperazione dei buoni, di molte preghiere, di molte elemosine per soddisfare alle ingenti spese che esigono le residenze del Vicariato.
Per me son pienamente convinto che l'evangelizzazione di questi selvaggi è, in modo particolarissimo, opera del Signore.
Oh! se il Bollettino scrivesse a grandi caratteri: « AIUTATE LA POVERA MISSIONE DEI KIVARI!... ».
Rammentino tutti che l'opera non si circoscrive al campo religioso, ma si estende contemporaneamente alla conquista di questa tribù alla civiltà, conquista assai difficile per l'indole e per abitudini cattive, contratte da secoli.
Voglia, amatissimo Padre, perdonare la mia insistenza, e ricordare nelle sue preghiere tutti i Missionari e i Cristiani del Vicariato di Mendez e di Gualaquiza, come noi preghiamo per Lei, oggi specialmente che segna il principio del Giubileo d'Oro delle Missioni del Ven. Don Bosco!
Cuenca, 11 novembre 1924
Suo aff.mo Figlio in G. C.
+ DOMENICO COMIN Vescovo Titolare di Obba, Vic. Ap. di Mendez e di Gualaquiza.
N. d. R. - Nel prossimo numero cominceremo a pubblicare una splendida relazione del nostro attivissimo missionario Don Carlo Crespi: « Quaranta giorni di esplorazione nella regione d'Indanza ».
(1) Ved. Boll. di gennaio u. s.
(Lettera del Missionario Salesiano Don Renato Van Heusden al Sig. Don Rinaldi).
Missione Salesiana S. Giovanni Ev., Kiniama (Katanga, Congo Belga), 24 ottobre 1924.
Amatissimo Padre,
Ecco un suo figlio che da questo lontano paese desidera avvicinarsi un po' a Lei e intrattenerla dei suoi umili lavori.
Una setta protestante è venuta in questi ultimi tempi ad invadere silenziosamente la parte settentrionale del nostro territorio e in un sol mese ha costruito due scuole e guadagnato alla propria causa un intero gruppo di villaggi, a circa 6o Km, di qui.
Nonostante le gravi difficoltà di accesso a quella regione, non ho esitato un secondo a contrastarle il campo. E con la preghiera e con la perseveranza, siamo riusciti - in tre mesi - a riconquistare al Cattolicismo quei poveri indigeni che, sorpresi dall'errore ed attirati dal denaro, s'erano lasciati inscrivere alla sètta protestante. Questo lavoro m'è costato, però, molte inquietudini e molte fatiche, poichè ho dovuto fondare tre o quattro nuovi posti di missione in più, di quanto avevo prestabilito per quest'anno.
Ora questi centri sono dotati di una bella costruzione ad uso di Cappella e scuola, e di un catechista indigeno.
In seguito, per tema che l'errore potesse infiltrarsi dal Sud, ho fondato altri due posti importanti, a circa 82 Km. da Kiniama, sul fiume Luapula. Vi si giunge attraversando un paese montagnoso, interrotto da pianure interminabili, dove la vegetazione altissima soffoca il viaggiatore e dove, nella stagione delle piogge, è impossibile passare a piedi. In tali epoche sono costretto a valermi delle piroghe indigene.
In complesso, dunque, abbiano qui d'intorno 15 centri di missione, con Cappella-scuola, e cinque intermedi senza Cappella, tutti diretti da un catechista, il quale svolge l'opera sua anche néi villaggi circostanti.
Finora son riuscito a visitare tutti questi posti una volta al mese, concedendomi soltanto 3 o al più 4 giorni di riposo a Kiniama tra l'una e l'altra visita alle opposte parti della regione; e la salute, grazie a Dio, m'ha sempre assistito; ma si rende ormai necessaria, nell'interesse stesso dell'opera, la presenza di un altro missionario sacerdote, là dove il catechista indigeno non può esserci d'aiuto.
A Kiniama stesso avevamo, fino a poco tempo fa, due scuole dove 54 ragazzi venivano ogni giorno a ricevere l'istruzione primaria, seguendo un programma regolare e assai esteso, e di là passavano alla scuola speciale di Kafubu o alla scuola professionale di Elisabethville, oppure rimanevano nel paese e crescevano all'ombra della Missione per esserci poi d'aiuto in avvenire.
Sventuratamente! quindici giorni fa le due scuole di Kiniama sono state completamente distrutte da un incendio. Tutto è andato perduto, così che siamo stati costretti a rimandare tutti gli alunni ai loro villaggi, in attesa che gli edifici siano ricostruiti. Si lavora a tale scopo alacremente, nella speranza di poterli ultima re entro il mese prossimo; ma bisognerà, certo, accontentarsi di materiale scolastico primitivo: in mancanza dei banchi gli scolari siederanno per terra, appoggiando la loro lavagnetta a sasso e il loro quaderno ad una cassetta, a mo' di leggio; i calamai staranno anch'essi per terra e, quanto alla macchina da cucire, aspetteremo che la Provvidenza ce ne mandi un'altra!
In mezzo a tante difficoltà, la missione di Kiniama mon può, naturalmente, dedicarsi molto alla cultura della terra e all'allevamento del bestiame, sebbene necessarie. Le coltivazioni si limitano ad un giardino, od orto che dir si voglia, ad un frutteto costituito da sole piante indigene, e a una piantagione - di pochi ettari - di granturco e di sorgo, cioè all'indispensabile per mantenere i nostri alunni, che sono tutti interni. L'anno passato, però, la coltivazione non riuscì e fummo costretti a mandar i nostri ragazzi a questuare nei villaggi vicini, per più di sei settimane.
L'allevamento del bestiame è anch'esso pressochè impossibile, in questa regione; e dobbiamo accontentarci di qualche capra e pochi polli e conigli, che ci permettano almeno di non mangiare sempre di magro, giacchè di selvaggina non se ne vede nemmeno l'ombra!
Il mese passato abbiamo avuta una grande novità. Mercè un canale irrigatore, scavato l'anno scorso, si è riusciti a mettere in moto una ruota idraulica di 3 metri di diametro, la quale, a sua volta, farà girare la macina di un mulino, e così eviterà ai nostri allievi più anziani l'improba fatica di macinare ogni giorno la propria razione di farina di granturco o di sorgo.
E chissà che, in giorno non lontano, questa ruota non possa animare una dinamo per darci la luce elettrica, visto che il petrolio costa qui nientemeno che 6 e 75 al litro!
Con tale augurio chiudo questa mia, scritta
in un momento di riposo, ancora convalescente da una febbre di malaria che mi sono presa qualche tempo fa, ma già pronto a riprendere i miei viaggi da un capo all'altro della missione per portare a tatti la parola di Dio e cooperare così, con tanti altri missionari Salesiani, alla propagazione della nostra Santa Fede nel mondo intero
Raccomando la nostra missione alle sue preghiere e Le chiedo una benedizione per me
Suo umil.mo figlio in G. C. Sac. RENATO VAN HEUSDEN.
ALBERTO M. D£ AGOSTINI, missionario salesiano. - I miei viaggi nella Terra del Fuoco, Con 407 vedute e panorami da fotografie originali dell'autore e 3 carte geografiche, Torino (17), Cartografia Fratelli De Agostini 1923, 4° gr., 294 pagine L. 125.
Al magnifico album La natura nelle Ande della Patagonia settentrionale, il rev. D. Alberto M. De Agostini, missionario salesiano, ardente e ardita anima di apostolo, di esploratore e di artista, fa eseguire questo magnifico volume de' suoi viaggi nella Terra del Fuoco, che meglio si direbbe la Terra del Freddo.
Descrive con agile e veloce penna quanto ha visto e visitato, scalato e superato, scandagliate e osservato: monti e laghi, ghiacciai e morene, cime e abissi, isole e labirinti di valli e canali, foreste e coste deserte, flora e fauna, calme e e vaste borgate civili e capanne selvagge, plaghe già note, e regioni e luoghi ignoti e novellamente da lui battezzati.
Di qui sicure correzioni ad errori geografici, a notizie d'altri esploratori, a favole diffuse, a false induzioni; e, per giunta, un nuovo disegno di più esatta carta geografica, di più definiti limiti delle coste, di più sicure quote di altezza, e di più accertata direzione di valli e correnti: solenne contributo, anche se non in tutti i dati completo, alla conoscenza di quelle glaciali e meravigliose regioni e delle famiglie selvagge che le abitano, campo dell'azione civilizzatrice e rnis sionaria dei magnanimi figli di Don Bosco, che già vi piantarono profondi semi di vita sociale e civile.
Tutto il volume è infiorato di splendide e numerose illustrazioni, di nitidezza incomparabile, delle quali 35 a colori, oltre 3 carte geografiche; corredo di bellezza, che dimostra tanto il finissimo senso artistico di Don Alberto, il suo zelo e la perfetta sua arte fotografica, quanto la diligenza e la perfezione, a cui è giunta la benemerita novella Cartografia Torinese dei Fratelli De-Agostini, già fondatori dell'Istituto Geografico che in Novara porta il loro nome.
(Dalla CIVILTÀ CATTOLICA dei 3 maggio u. S.).
(Lettera di Mons. Matthias al Sig. D. Rinaldi).
Shillong, 2o novembre 1924. Amatissimo Padre,
Nel maggio scorso, come le fu già scritto, in occasione della festa di Maria Ausiliatrice si pensò di radunare un piccolo congresso di cattolici Khassi, per agevolare la diffusione dell'istruzione religioso-catechistica. Avevamo terminato allora allora, di stampare un nuovo e completo « PICCOLO CATECHISMO » in lingua Khassi, che meglio rispondesse ai bisogni del popolo.
Non le dico quanto sia riuscito consolante e come tutti, Missionari e fedeli, ne sieno usciti pieni di entusiasmo. Ci parve di essere ai primi tempi della Chiesa, quando tutti, pastori e fedeli, formando un cuor solo ed un'anima sola, si eccitavano al bene nelle frequenti riunioni e prendevano tutti la parola, esprimendo con semplicità e candore tutta l'anima loro.
Uno dei temi maggiormente discussi fu la gara catechistica: e si decise che in ogni paese i catechisti avrebbero indetto gare generali e che tutti i premiati dei vari villaggi si sarebbero recati ogni anno a Shillong, in occasione della Processione del Corpus Domini, che qui si fa in ottobre o in novembre, per prender parte ad una gara generale sotto la presidenza del Prefetto Apostolico, e tutti avrebbero ricevuto un premio ed uno specialissimo chi sarebbe riuscito primo o Principe della gara.
Vuol crederlo? Presero parte alla prima gara padri e madri di famiglia coi loro figliuoli, e gli stessi catecumeni: ed era, in vero, commovente vedere sugli stessi banchi famiglie intere, dai genitori ai bambini di otto anni, e tutti, rispondere con franchezza e sicurezza da strappare gli applausi. Ciò che fu più sorprendente si è che si dovette chiudere la gara, senza poter proclamare nessun « Principe ». Una trentina sapevano così bene tutto il catechismo che non si riuscì a dividerli.
Tra questi vi furono molti dei nostri orfani, e orfane, ed anche due bimbi della Santa Infanzia, un maschietto e una ragazzina che sapevano la loro parte a meraviglia. Le unisco la fotografia dei premiati a pari merito, dove vedrà anche delle madri di famiglia con i loro figli, e dove son anche parecchi catecumeni, che saranno battezzati in dicembre.
Un altro punto che si discusse al Congresso fu l'organizzazione dei Cooperatori Salesiani tra i Khassì. L'idea è tutta speciale e il mezzo di effettuarla alquanto nuovo, ma vogliamo che in Assam si avveri presto il detto di Don Bosco: « Verrà giorno in cui il nome di cooperatore salesiano sarà sinonimo di buon cattolico! »
Ecco le linee o direttive principali:
I) Tutti i cristiani saranno arruolati tra i Cooperatori.
2) Tutti avranno il regolamento della Pia Unione, e, sotto la guida del catechista nei villaggi e dei Missionari nei centri, compiranno nel miglior modo che sarà possibile le pratiche consigliate, l'esercizio di buona morte, ecc. ecc.
3) Tutti saranno apostoli e catechisti, ed aiuteranno il Missionario secondo i vari bisogni.
4) Organo di movimento e di direzione sarà il periodico: « Ka ling Khristan » (La famiglia cristiana).
5) Propagheranno l'amore all'Ausiliatrice e la divozione ai SS. Sacramento.
Ci siam già messi al lavoro, non tanto facile, ma con la grazia di Dio speriamo di arrivare a qualche cosa. A questa associazione verranno ad innestarsi le varie Compagnie religiose per la parte spirituale e tutte le associazioni per quella materiale, come cooperative, banche, ecc.
Non Le pare consolante, amatissimo Padre? Ebbene faccia pregar molto, anzi moltissimo, e chiegga ai buoni di aiutarci anche materialmente, perchè anche questo genere di apostolato ha bisogno di molti mezzi materiali per esser sostenuto convenientemente. Il suo
aff.mo figlio in C. J.
Sac. LUIGI MATTHIAS Prefetto Apostolico.
L'Istituto «Cardinal Cagliero», fondato allo scopo di provvedere nuovo personale per le Missioni Estere Salesiane, ha iniziato, fin dall'anno scolastico 1922-23, appositi corsi di preparazione e di studi per giovani aspiranti allo stato ecclesiastico e missionario, o a quello di coadiutori dei sacerdoti missionari, nella CASA SALESIANA di IVREA (Torino).
Le accettazioni sono gratuite.
Le domande, accompagnate da una dichiarazione del Parroco che attesti della buona condotta degli aspiranti e dell'inclinazione e capacità loro alla vita missionaria, vanno dirette al Rev.mo D. FILIPPO RINALDI, Via Cottolengo, 32 - TORINO (9).
(Relazione del Missionario Don Carlo Braga al Sig. Don Rinaldi).
Rev.mo Sig Don Rinaldi,
Avrei dovuto scriverle man mano, che il buon Dio ci apriva i tesori delle sue grazie e maturava qualche frutto, man mano che Don Bosco, colla visibile sua assistenza, col trionfo del suo metodo, alimentava la nostra fede, vivificava la nostra speranza, accendeva il nostro amore.
Non l'ho fatto per mancanza di tempo: quando si hanno sul cuore e sulla borsa cento cinesini a cui far da padre, da mamma, da medico, da infermiere, da cuoco, da barbiere,... a cui si deve provvedere ogni cosa, dal pennello da scrivere al vestito,... e si hanno case e chiese in costruzione, cristiani da accudire, catecumeni da evangelizzare, davvero non si ha tempo per scrivere...
E scrivo ora, benchè molto in ritardo e con grande sacrifizio, per pagar il debito di gratitudine a tanti benefattori, che ci hanno, con cuore di fratelli, assistiti e aiutati nella difficile impresa.
Il Signore ha benedette le nostre fatiche, ha mutate in lagrime di gioia le nostre tristezze: talora ci ha lasciati nell'ansietà dell'attesa, ma per renderci più vivo l'entusiasmo della riuscita.
I. Cento nuovi ospiti.
Mi rifaccio al maggio 1922, per seguire un certo ordine cronologico ed incominciare ogni impresa da Maria.
Proprio il 1° giorno del suo mese, Maria Ausiliatrice apriva i tesori delle sue grazie. Ricorda, amatissimo Padre, quel giovanotto che ero riuscito, con due frasi in piemontese, a strappare dalle mani dei soldati inferociti?... La Madonna non lasciò l'impresa a metà: mi aiutò a liberarlo dai lacci di satana. La sera stessa della sua liberazione l'avevo condotto ai piedi di Maria, perchè la ringraziasse del favore accordatogli, ed Essa gli accendesse in cuore la fede. Non sapendo pregare, gli feci ripetere, parola per parola, alcune invocazioni nel suo aspro e gutturale dialetto. E fu assiduo alla chiesa ogni domenica e sovente anche i giorni feriali, finchè gli durò la paura ed il ricordo del beneficio; poi, e non proprio per tutta sua cattiva volontà, si raffreddò e visse come uccel di bosco, come un estraneo. Aveva trovato lavoro e riso presso un contadino in una borgata distante un paio d'ore dalla nostra casa e la domenica gli pareva troppo grave fatica mettersi in strada. Di quando in quando faceva capolino e non si adombrava per i miei dolci rimproveri. Finiva colla scusa: « Padre, ho da guadagnarmi il riso », e la crudezza della frase nascondeva un mondo di difficoltà.
Una sera mi viene a trovare ed era così mutato che non lo riconobbi che al suono della voce, per quanto si fosse fatta cavernosa e tetra. Pochi cenci nascondevano il corpo floscio ed angoloso: - « Padre, aiutami, muoio! »
Non morì quella sera, visse ancora una settimana, aiutato dalla nostra carità, che gli provvide vitto, medicine, conforto di parole e di sacri riti: lo preparammo convenientemente al battesimo e, lavato appena dall'acqua lustrale, al sorgere dell'aurora del 1° maggio, ripetuta la giaculatoria: Maria, Auxilium Christianorum, ora pro me! spirò come un bimbo che s'addormenta sul cuore della madre.
La domenica 7 maggio, mentre nel Santuario di Valdocco e in tutto il mondo salesiano si iniziava, ad invito del Bollettino, la settimana universale di preghiere e di opere buone ad impetrare grazie e benedizioni ai Missionari, ne sentimmo un'immediata ripercussione in questa lontanissima Cina. Proprio la sera della domenica più di cento uomini, in meno di mezz'ora, si rifugiarono entro le nostre mura, per il riaccendersi improvviso e bestiale della caccia ai portatori, dello svaligiamento delle case e dei pollai. Non nascondo che quell'inaspettato anniento di inquilini, era un disturbo grandissimo. Il numero degli orfanelli era più che sufficiente a tenerci in moto dall'alba al tramonto; e solo quell'averli sempre tra i piedi, quel trovarli ovunque (chè il contadino cinese si mette in casa vostra come padrone e si ficca dappertutto e vuol vedere tutto e vuol spiegazione di tutto) voleva dire assisterli con occhio vigilante. Altra difficoltà era trovare un posto ove tenerli nascosti e riguardati. Non ostante tante difficoltà ed il gravame di lavoro e di vigilanza e di cure, li accolsi come un dono di Dio, come se Maria Ausiliatrice stessa avesse raccolto lo sparso suo gregge. La lingua mi si cominciava a snodare ed al posto dei sorrisi, dei complimenti, dei: « Hao, hao, hao » del primo anno, potevo dire ragioni esporre argomenti e compiere opera di formazione. Come non leggere chiaro ch'era quella la volontà della Madonna?
Alle cinque li radunai tutti nella cappella, ormai insufficiente ai collegiali. Chi non trovò posto, si adattò in una scuola dalle cui finestre si potevano seguire i sacri riti ed udire chiaramente la voce del sacerdote.
Al vedermi tanta gente attorno, leggendo nel volto di tutti, non la solita indifferenza e la noncuranza sistematica delle cose dell'anima, ma un'ansia nuova, un desiderio vivo d'istruirsi, di capire, di ascoltare, non potei celare la mia commozione, e, non sapendo alzare lo stile, alzai la voce e cercai di comunicare all'auditorio un poco del mio entusiasmo e della mia letizia. E quando Gesù si alzò nell'Ostia Santa a benedirli, lo supplicai che frangesse loro il pane e nutrisse i loro cuori.
Chi più divise la mia gioia e capì l'importanza della nuova occasione che si aveva di fare un poco di bene a quelle anime, furono i nostri alunni, che, appena usciti di chiesa, mi improvvisarono una dimostrazione: « Padre, predica sempre così! »
« Sì e volentieri, purchè siate tanto buoni ed ubbidienti da risparmiarmi voce e fiato e freschezza di mente fino a quest'ora ». E l'entusiasmo e la gioia ed il fervore non furono di quella sola volta. Si ripetè tutti i giorni, tanto più che avevo promesso a tutti, cristiani e non, di condurli, alla fine del mese, in città per fare la festa di Maria Ausiliatrice. La Madonna, che per quel giorno ci avrebbe data la pace, ci donava quotidianamente prove della speciale sua protezione: nessuno ebbe a subire angherie nè soprusi di sorta; e confermava l'incipiente fede con un tratto speciale della sua misericordia.
La domenica 15 maggio avevo appena organizzato una specie di servizio di guardia alla porta, che uno dei rifugiati, un giovanottone ridacchione e bonario, tarchiato come un portatore, si aggregò di suo capriccio, e senza il prescritto distintivo, alla difesa della porta. Tornando da un giro di perlustrazione dalle case dei cristiani, per confortare ed animare i pochi rimasti ad accudire alle risaie e gli orti, trovatolo seduto sui gradini dell'entrata, lo invitai a tenersi nascosto, a non mettere troppo in vista le sue spalle erculee e il suo quadrato petto. Da buon cinese mi lasciò dire, ripetè una decina di: « Hei-loo! Hei-loo! » e non si mosse. Non avevo ancora posto piede in casa, che mi sento chiamare disperatamente: « Sin-fu! Sin-fu.l... ». Mi volto e vedo il disubbidiente guardiano correre verso di me inseguito da un soldato sguainante al sole un lungo pugnale, che vibrava tratto tratto come per colpire il fuggiasco. Ritorno di corsa verso la porta; il soldato, vedendomi, frena la sua furia, rimane come interdetto, e poi fa per slanciarsi sull'inerme sua preda. Con mossa fulminea lo afferro per le maniche ed uso tutte le parole buone per calmarlo, ma egli s'inferociva sempre più ed urlava a perdifiato. Vennero in mio aiuto tre suoi commilitoni, più prudenti ed assennati di lui; lo trascinarono fuori del collegio e lo per suasero a rimettere il pugnale nella guaina e a non fare scenate. Io l'accompagnai sino all'uscio e ci lasciammo con gli inchini di etichetta. I numerosi rifugiati avevano assistito alla rapida scena, guardando tra gli scuri delle persiane e, quando tornai fra loro, non ebbi il coraggio di sgridare l'imprudente, tanto era lo spavento, l'affanno e l'angoscia che lo scotevano in tutta la persona. Era una voce sola: « Ringrazia la Madonna che l'hai scampata bella! È proprio il Signore che t'ha salvato! »
I giovani esterni col riso e con la verdura poi parenti rifugiati portavano molti fiori e l'altare era tutta una fioritura; tutti, poi, gli alunni, nelle ore libere dalle occupazioni, assiepavano l'altare di Maria.
I cantori si impegnavano per la Messa solenne, i musici per la banda, il piccolo clero per il servizio decoroso all'altare.
Oltre i fiori freschi, che ogni giorno olezzavano innanzi all'immagine di Maria, andavo lentamente preparando altri fiori, a Maria certamente più graditi, perchè colti dal suo giardino: sei alunni per il Santo Battesimo; fiori nati nel padule della risaia, tra i miasmi di una vita senza Dio, trapiantati e cresciuti nella terra sana e feconda del nostro orfanotrofio, erano tra i più assidui agli omaggi di preghiere e di lodi alla Madonna. La Vergine mostrò di gradire l'offerta e nell'immenso suo amore ci maturava un'improvvisa letizia.
A muovere i neobattezzati ad abbracciare il cristianesimo non ebbi necessità di invitarli, di spingerli, non trovai difficoltà nella loro mente e ostacoli nel loro cuore. Vivendo nell'ambiente saturo di cristianesimo praticamente vissuto, non trovarono che un'equa soluzione alla loro vita, non s'imposero che un problema: diventare figli di Dio, membri della sua Chiesa.
E li rivedo ancora i piccoli catecumeni moltiplicare le cure, le attenzioni, per evitare il peccato, prolungare le preghiere, rendere più frequenti e fervorose le preghiere a Maria; ricordo la loro sete d'istruzione catechistica, ricordo le domande, le trepidazioni ingenue e delicate della loro infanzia spirituale, la loro gioia per esser presto ammessi a cibarsi di Gesù.
Per dare maggior importanza alla cerimonia e per animarli ad una più efficace preparazione, una sera dopo la predica, lessi il nome dei prescelti per il santo Battesimo, e li invitai ad uscire dai loro-posti e presentarsi innanzi all'immagine di Maria Ausiliatrice, domandando a Lei tanta grazia.
C'era tra i presenti alla breve cerimonia un gruppo di allievi esterni, i più assidui ed i più birichini, e vidi passare sui loro volti un senso di profonda tristezza, che non mi seppi subite spiegare.
(Continua)
Sac. CARLO BRAGA Missionario Salesiano.
Nel Santuario di Torino,
il 24 del mese, si compiono speciali funzioni in onore di Maria Ausiliatrice. Al mattino ha luogo la messa della Comunione generale, seguita dalla Benedizione Eucaristica - alla sera, alle 20, un'ora di adorazione predicata, e sono particolarmente i divoti di Valdocco che con vivissima fede accorrono alle devote funzioni. Vogliano i buoni Cooperatori e le pie Cooperatrici unirvisi in ispirito.
GRAZIE E FAVORI (*)
"Aiutino le Missioni
Da parecchi mesi desideravo ottenere una grazia segnalatissima. Ne affidai l'esito favorevole al Sacro Cuore di Gesù per intercessione di Maria Ausiliatrice e del Ven. Don Bosco. Il 7 novembre, primo venerdì del mese, ebbi la precisa sensazione che sarei stato esaudito, mentre risuonarono con grande fiducia nell'animo mio le parole del Ven. Don Bosco: « Quelli che desiderano grazie da Maria Ausiliatrice, aiutino le Missioni e saranno sicuri di ottenerle ». Oggi, a grazia completa, col cuore ripieno di gioia adempio la promessa di mandare ogni anno, vita naturale durante, una determinata somma, nota al rev.mo Sig. Don Rinaldi, per le Missioni Estere. Se questa pubblicazione varrà ad animare tutti nel porgere aiuto costante alle Missioni Salesiane, di cui nell'Anno Santo e della splendida esposizione missionaria ricorre la celebrazione del Cinquantenario, ed a confidare nell'infallibile protezione di Maria SS. e del Ven. D. Bosco, onde s'affretti la glorificazione dell'Apostolo della Gioventù e délle Missioni, non avrò che a ringraziarne il Signore pel bene delle anime.
Genova, 19 novembre 1924.
D. P. F.
ASSAI ANGUSTIATA per la malattia di persona a me carissima, ricorsi alla Vergine SS. Ausiliatrice, promettendoLe, se me la guariva, di far pubblicare la grazia ottenuta nel suo Bollettino e di far un'offerta per le Missioni Salesiane. Adempio ora con profonda, vivissima riconoscenza la mia promessa.
CARMEN VICARETTI DI SALUZZO.
GRAZIE, O MARIA AUSILIATRICE! - La mia sorella, già da lungo tempo affetta da un grave male di stomaco tanto da non poter nulla digerire, nel mese di agosto di quest'anno, era ridotta in uno stato da far pietà. Il medico, dopo aver esperimentato tutte le medicine, aveva giudicato il male orinai cronico e quasi incurabile, quando fummo ispirati di rivolgerci a Maria Ausiliatrice con una Novena, promettendo un'offerta e la pubblicazione della grazia sul Bollettino Salesiano. Ora, sebbene non si possa dire ancora perfettamente guarita, si trova molto, ma molto migliorata; ed io riconoscendo in questo miglioramento una grazia di Maria Ausiliatrice adempio alla mia promessa, mandando la piccola offerta.
Verona, 22 novembre 1924.
Sac. GAETANO MASOTTO.
MARIA SS. AUSILIATRICE CI HA ESAUDITI! - - Erano più anni che una mia sorella era colpita da grave malore, ed i medici non lasciavano alcuna speranza di guarigione. Dopo aver provato tante cure, disperando omai che la scienza umana potesse recarci un sollievo, ci affidammo piena mente alla potenza di Maria Ausiliatrice. Incominciai delle preghiere, e promisi di pubblicare la grazia e di fare un'offerta per le Missioni. L'ammalata incominciò a star meglio e dopo poco tempo, tra la meraviglia di tutti coloro che se ne erano pietosamente interessati, potè riprendere le sue abituali occupazioni.
Per noi ogni giorno che passa è una nuova prova che la Vergine Santa ci ha esauditi.
Essendo già più di sei mesi che l'ammalata non accusa più nessun malessere, sento l'obbligo di adempiere alla mia promessa, proclamando la nostra riconoscenza a Maria SS. Ausiliatrice.
General Roca (Rio Negro, Patagonia)
23 giugno 1924.
MAURIZIO SADA.
SIA RINGRAZIATA LA VERGINE! - Una persona a noi cara, lontana da Dio e dai Sacramenti da oltre venti anni, formava la nostra angoscia più grande. Ma l'Ausiliatrice, pregata a lungo con fede, trionfò su quel cuore e la grazia sospirata fece tornare la calma serena in famiglia. Sicuri della benedizione di Dio, ci conforta la speranza di una fedele perseveranza nel bene e della salvezza dell'anima di noi tutti.
Sia ringraziata la Vergine! In segno di riconoscenza, abbiamo inviata un'offerta e vogliamo sia resa nota a tutti la potenza della Madonna di D. Bosco.
18 novembre 1924
N. N. (1).
(1) Per norma dei lettori, non pubblichiamo alcuna relazione che ci pervenga anonima, ma tacciamo e nome e cognome, quando, per motivi di prudenza, ne siamo richiesti.
Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice e alcuni, pieni di riconoscenza, inviarono offerte per la celebrazione di Sante Messe di ringraziamento, per il Tempio erigendo a Gesù Adolescente e alla Sacra Famiglia, per le Missioni Salesiane, o per altre opere di Don Bosco, i seguenti:
A) - A. P., Actis Maria in Oreglia, Albarelli Maria, Almici Giulia, Alpiago Antonio, Amato Concettina, Anabiglia Candida, Ancorani Santina, Andermach Giulia, Andreani Olga, Anelli Clara, Antoniazzo Antonio, Antonietti Luigia, Antonini Maria, Antonino Giuseppe, Appendino Giov. Battista, Arlunno Rosina, Arman Rosa in Colussi, Azzolini Rosa in Girardi.
B) - B. A. C., Badino Giovanni, Baga Giuseppe, Baldi Maria ved. Gagliardi, Barani Irene in Curti, Baratto Maria, Barba Maria, Barbero Carolina, Barufatti Maria, Bassanino Caterina, Basso Giuseppina, Belletti .Palmira, Bellino Caterina, Beltrami Gina, Bernardi Emilio, Bertolino Carolina, Bettelli Domenica, Bibelini Jole, Binello Maria, Bologna Domenica in Vercelli, Boltroceli Maria, Bonanomi Luigi, Bongera Agostino, Bonini Ambrogina, Bonzano Eugenio, Borghetti Enrico, Bortolani Adele, Boselli Maddalena, Bossini Francesca, Bottaro Rita in Celio, Brambilla Anna, Brancato Sorina, Braschi Gina, Brigatti Erminia, Brollo Maria, Brovia Carlo, Bruni Lilly, Bruno Anna, Bruno Maria, Brusasco Marcella, Buletti Salvatore, Bussi Carolina, Busso Caterina, Bussatti Maria, Bussola Maria, Bussolino Luigia, Butti Maria.
C) - C. G. C., Cadenelli Pietro, Caiazzo Michele, Catino Olga, Cancri Teresa, Cannizzo Maria, Capra Maria, Capra Margherita, Carbogno Tonina, Carbone Lina, Cardito Giuseppe, Cardelicchia Pasquale, Carena Angiolina, Carena Clara, Carmana Domenico, Carniglia cav. Paolo, Casale D. Costantino, Castellotti suor Cesarina per le giovani operaie di Strambino, Castiglia Agata, Cavagna d. Giuseppe, Cavallero Maria, Cecilio Agnese, Cera Felicita, Cerca Assunta, Ceretti Martina, Cerrato Maria, Cesio d. Pietro, Chounoux Anna, Chiarlone Margherita, Chicco Angela, Chiola Gina, Civalere Giulia, Coggiola Giuseppe, Colombo Agnese, Colonnetti Mary in Gastaldi, Coniugi T. R.; Graglia; Cooperatrici Salesiane di Genova, Ivrea, Moncalieri (Borgata Moriondo), Murisengo, Pietrabissara Corà Paolina, Carbone Anna, Carbone Maria, Corrente Palma, Corino Teresa, Cornalino Francesco, Corneti Maria in Mongardi, Corradini Angelo, Corti Clelia, Cotelli Marina, Craviotto Maria, Cremonini Clotilde in Rocchi.
D) - D. P. F., Dabbene Giovanna, Dall'Acqua Giuseppe, Dall'Ora Maria, Da Via Luigia, De Giorgis Carletta, Degiovanni Eva, De Lai Antonia ved. Longara, Deleidi Giuseppe, Del Pup Teresina, Demartini Giuseppina, De Rossi Maria, Dessi Giuseppina, D'Alberto Augusta, D'Ottavi Ruggero, Di Benedetto Giuseppe, Di Stefano Serafina.
B) - E. F., E. R., Ex alunna dell'Istituto S. Cuore a Casale Monferrato.
F) - Falcioni Vincenzo, Falconer Giovanni, Faldella Clotilde; Famiglie Ballottrini, Bana, Barberis, Boggio,, Castagnotti, Garelli, Lagostena, Poletti, Farini, Maria, Fasano Caterina, Favero Carlotta, Ferrando Lodovica, Ferrarella Giuseppina, Ferrari Luigi, Ferrero Caterina, Ferrero Maria. Filotea Benedetto, Formica d. Francesco, Franceschini Mario, Fratelli Pasquini, Frattini Carlo.
G) - G. R., Gagliano Caterina, Gagliardi Assunta, Gattarà Anna, Gallinoni Lina in Lampugnani, Gallione Francesca, Galli Antonio, Gallo Caterina, Gallo Emedma, Gamba Giuseppina, Gancia Maria in Bruno, Garbolo Marietta, Garetto Giovanni, Gasperi Margherita, Gelmetti Luigi, Genestroni Clara, Ghelfi Carolina, Ghilardi Maddalena, Ghinetti Dina, Ghione Rosina, Ghisletti Virginia, Giacomuzzi Pietro, Giannoni Cav. uff. Gilberto, Giansiracusa Jole, Giardini A., Giocarelli Agape, Giorda Margherita e Maria, Giussani Maria, Goba Giuseppe, Gorgellino Ignazio, Granata Emma, Guala Antonio, Guarnieri Elisa, Guizzetti Orsolina.
H) - Herbet Vittorina.
J) - Jardini Paolina.
I) -- I. M., Incarbone Grazia, Indovina Caterina.
L) - Lagnaghi Giuseppina, Lale Valeria, Lana Antonietta, Lege Margherita, Locastro Giuseppa, Locastro Rosa, Lo Giudice Ventura, Lo Jacono Salvatore, Lombardi Attilio e Famiglia, Lombardi Ferruccio, Lombardi Marianna, Longhi Luigia, Longo Carmelina, Loratin Raimondo, Lottero Lucia, Lotti Teresa in Dal Colle, Luciani Teresa, Lusano Lorenza.
M) - M. A., M. C., M. L., M. G., Maggi Lína e Rita, Maini Silvia ved. Mazzoletti, Maino Maria in Caccia, Manfredotti Giovanni, Marino Domenica, Marsili Fortunata, Marzilli Felicetta, Masio Giuseppe, Masotto don Gaetano, Massa Andreina, Massa Giuseppina, Mastrangelo Maria, Mattei Anna, Meardi Luigi, Milanese Maria, Monay Lucia e Anna Maria, Mondino Teresa, Monticone Ernesta, Mordiglia Antonietta, Moresco Eva, Moretti Mansueta, Morghen Emilia, Morini Lucia in Bertella, Moriscotti Pietro, Moro Antonio, Moro Teresa, Mortarotti Caterina Moscone Maria, Mura cav. Raffaele, Musmeci Maria.
M) - N. N. di Caselle Torinese, Nani Ida in Semprini, Negro Maddalena, Neri Santina, Nicolello Romeo, Nicosia Caterina, Nodari Colomba.
O) — Oberti Carolina, Obini Caterina, Odisio Pierina, Oddone Giacomo, Oggero Clelia, Ognano d. Vincenzo, Ottelio conte Settimio.
P) P. B. C., Pagnucco Teresa in Casalatti, Palamivi Angiolina, Palladini Anna, Pausa Clara, Panzeri Corinna, Paioletti Vincenzo, Paolini Grazia, Paruzzi Giuseppe, Pauteri Carolina, Patriarca Luigia, Pelosi Evelina, Peres Maria, Pezzoli Alessandro, Pietra Giuseppina, Poggi Eugenia, Poli Benvenuta, Porotti Ester in Biella, Prizzi Ninetta, Pulcini Ercolina.
Q) - Quaglia Maddalena, Quaglia Margherita, Quarello Ottavio.
R) R. C., Raineri Annetta, Rainero Giuseppina, Rastellino Angelina, Razzoli Dodicina, Ricci Antonio, Riccio Anacleto, Richard Gina, Riconda Giovanni, Riggio Mariannina, Rizzo Caterina, Robuffo cav. Giuseppe, Rosati Maria, Ruggeri Concgttina, Ruggero Domenico, Ru u Massidda.
S) - S. A., Salgotti Metilde, Salva Giuseppina, Salvetti Marcello, Sammut Maria, Santamaria Cristina e famiglia, Savio Ida, Schilirò Nunziata, Sciara Gerlanda, Sciartino Rosina, Scuri Mary, Selva Maria, Siccardi Margherita, Signorini Italo; Sorelle Clerici, Mattis, Palazzo, Pasquini, Roveda; Steilino Francesco, Stilla Rosa, Succo Rita ed Erminio, Suozzi Candida.
T) - T. C., T. G., Tabacco Palmira, Tacca Maria in Cressa, Tallone Luigi, Tanti Luigi, Tampieri Luisa, Tassi Letizia, Teghillo Maria, Tessari Angelo, Thea Natalina, Thellung Laura, Tirrito Salvatore, Tira Elisa in Corvaja, Todeschini Marco, Tofanin Italia, Togni Angelina, Tognoceli Jolanda, Tommaselli d. Edmondo, Toniolo Olga, Tosi Maria Angela, Travani Leonardo, Traversa Maddalena, Pravo Giovanni, Trecosti Teresina, Tacci Maria, Trinchero Francesco, Tronconi Ernesta.
V) - V. C., V. D., V. M., Vachino Fusa in Boglia, Vallerini Pia, Vallino Orsola, Valsangiovanni Adele, Vatachetto Domenica, Vasia Maria, Vedova Eusella, Ventura Adriana, Vercelli Adele, Vercelli Giuseppe, Vergani Paola, Vianello Maria in Varagnolo, Viano Terza, Viarengo Cecilia, Vicarelli Carmen in Di Saluzzo, Vico Rosa, Viganò Palmira, Vigitello Rosa, Vignolo suor Felicita, Villa Giovanni, Villauri Angela, Vojello Vincenzo.
S) - Zacchi Lucia, Zoccola Francesca, Zoli Carolina, Zolin Angelo, Zoppis Elisa.
Ogni giorno fate vostra l'intenzione assegnata agli ascritti all'Apostolato della Preghiera e il I° venerdì del mese, sacro al Cuore di Gesù, e il 24, sacro a Maria SS. Ausiliatrice, raccomandate anche l'intenzione speciale da noi proposta.
INTENZIONI PER IL MESE DI FEBBRAIO.
intenzione quotidiana: « I DIRITTI DELLA CHIESA NEI LUOGHI SANTI »
Nei luoghi dove nacque Gesù - dove visse e predicò la « Buona Novella » - dove compì col martirio del Golgota l'opera della Divina Incarnazione -dove sorse la Chiesa e donde partirono gli Apostoli per evangelizzare il mondo - è nulla, o quasi nulla, l'autorità del Vicario di Gesù Cristo. Non è solo un'onta, ma un danno incalcolabile. Preghiamo il mite Cuore di Gesù perchè, nella sua bontà ed onnipotenza divina, faccia - com'è dovere - trionfare i diritti della Chiesa nei Luoghi Santi.
Per il 1° venerdì e il 24 del mese,
« LA PAMPA ARGENTINA ».
È un territorio immenso, dove vivono ancora varie migliaia di gauchos non battezzati e tutta una popolazione d'indigeni ed immigrati, estremamente bisognoso d'assistenza spirituale. È interamente affidato ai Salesiani e attende molti e molti Missionari. Imploriamo su di esso le benedizioni del Cuore di Gesù e di Maria « Aiuto dei Cristiani ».
INTENZIONI PER IL MESE DI MARZO.
Intenzione quotidiana.
LA PUREZZA E LA DIGNITÀ DEI COSTUMI
Comprendi, o cristiano la tua dignità: e deificato come fosti od elevato all'altezza della natura divina, non tornare, con una vita indegna, all'antica abbiezione. Questo il dovere. In pratica qual è la vita della maggior parte dei cristiani? Quali le loro preoccupazioni, i pensieri, gli affetti, i costumi? Preghiamo il Sacro Cuore di Gesù, per la purificazione di tanti individui e di tutta la società cristiana, che è il suo Corpo mistico. È indecoroso che sotto un Capo coronato di spine, vi sieno delle membra assetate di turpi piaceri!...
Per il 1° venerdì e il 24 del mese.
« IL VICARIATO APOSTOLICO DI MAGELLANO »
A un piccolo numero sono ridotti i superstiti delle antiche tribù delle Terre Magellaniche, ma il loro tramonto è allietato dalla parola evangelica e dei conforti della religione. « Propagate la divozione a.Maria Ausiliatrice nella Terra del Fuoco »: disse Don Bosco morente; e Maria Ausiliatrice e il Sacro Cuore di Gesù hanno, tra le poverissime genti, compiute innumerevoli meraviglie. Si narrano e avvengono ancora, alla morte di quegli indii, le scene più edificanti Preghiamo per loro e per i numerosi immigrati... d'ogni paese, e d'ogni religione, e senz'alcuna religione, che vanno ora popolando quelle terre...
Cooperazione Missionaria.
Ci consola il vedere, dai piccoli periodici di alcune Case, lo slancio che si accende in mezzo ai nostri giovani a favore delle Missioni. Faccia Iddio che abbia a destarsi dappertutto, anche tra gli ex-allievi ed i Cooperatori.
Segnaliamo, intanto, una bella iniziativa del COMITATO CENTRALE DELLE DAME PATRONESSE DELLE OPERE DEL VENERABILE DON Bosco, le quali hanno ripreso, presso l'Istituto Salesiano di S. Giovanni Evangelista, Via Madama Cristina N. 1. Torino, la loro svariata attività per provvedere di arredi sacri, medicinali ed indumenti, le Missioni Salesiane.
« Il nostro lavoro - dice un recentissimo appello, diramato dalla Presidenza alle singole Dame - sarà di esempio e di sprone a molti, perchè figurerà nell'Esposizione che si terrà a Torino in Valdocco sul finire del 1925, quando, dopo l'Esposizione Vaticana delle Missioni, qui si trasporterà quanto colà fu ammirato del bene operato dai numerosi figli di Don Bosco nel mondo intero...
» Oltre gli arredi sacri, che siam soliti a preparare, quest'anno il nostro lavoro vorremmo che assumesse un'impronta particolare, poichè dietro le indicazioni di zelanti Missionari, urge e necessita un nuovo tipo di casette - Altari portatili, cioè le CASSETTE-CAPPELLE, le quali, oltre l'occorrente per la celebrazione della Santa Messa, contenessero pure quanto occorre per il SS. Sacramento e per dare l'Eucaristica Benedizione.
» Tali CASSETTE-CAPPELLE verrebbero lasciate in quei centri di cristianità più designati, affinchè al suo passaggio il Missionario trovi disposta ogni cosa per esercitare il suo Divin Ministero, mentre nella sua assenza ìl Catechista del centro cristiano possa continuare d'innanzi all'Altarino quelle pie pratiche che manterranno viva la fede in quei buoni fedeli... »
N. d. R.- L'iniziativa delle nobili DAME PATRONESSE TORINESI merita di essere largamente drusa e imitata. Chi può assumersi, in tutto o in parte, la spesa di una CASSETTA CAPPELLA (di cui diamo la distinta) non manchi di farlo. Toccherà con mano quanto sia gradita a Dio la sua carità.
Cassetta=Cappella
a cui si apporrà in una targa Il nome della persona o delle persone offerenti.
Cassetta in legno con Tabernacolo . . . L. 350 Piviale e velo onerale » 255 2 Pianete a doppio indiritto e stola . » 300
Camice, cingolo e rocchetto . . » 65
3 tovaglie di tela lino » 30 Piccola biancheria per la Santa Messa . » 25
Pietra sacra » 15
Calice coppa d'argento » 9o. Pisside e teca pel SS. Sacramento . . . » 67 Raggio per la Benedizione . . . . » 7o
Turibolo e navicella » 75
Vasetto per olio Santo » 30 Crocifisso, candellieri, ampolline . . » 20 Asperges, scatola ostie, cartegloria . . . » 25 Messalino e porta messale . . . . » 55
Lampadina e campanello » 20
Totale L. 1492
N. B. - Le nobili Dame Patronesse Torinesi sanno a chi debbono rivolgersi per il recapito delle offerte. I Cooperatori e le Cooperatrici d'Italia e dell'Estero abbiano la bontà di lare ogni invio sempre allo stesso indirizzo: rev.mo Sig. DON FILIPPO RINALDI, Via Cottolengo, 32 Torino, 9.
II Santo Padre e la "Rivista dei Giovani,,.
Il Santo Padre si è degnato far pervenire al Salesiano Prof. Don Antonio Cojazzi, direttore della « Rivista dei Giovani » a Torino, questa preziosa lettera.
SEGRETERIA DI STATO DI SUA SANTITÀ
- Dal Vaticano, 2o Dic. 1924 N. 37324.
Rev.mo Signore,
Sono lieto di comunicare alla S. V. Rev.ma che il Santo Padre ha gradito l'invio dei fascicoli raccolti in volume della Rivista dei Giovani da Lei egregiamente diretta.
L'Augusto Pontefice si è vivamente compiaciuto nel vedere come già in questi suoi primi anni di vita il periodico abbia saputo guadagnarsi la simpatia di numerosi giovani lettori, ai quali con zelo sapiente e illuminato va metodicamente apprestando il sano nutrimento di letture piacevoli e di solidi studi.
Così proseguendo sempre più efficacemente a formare nelle giovani schiere dei nostri studenti un
forte pensiero e una retta coscienza cristiana, la Rivista verrà rendendosi altamente benemerita di quella auspicata restaurazione sociale che è nei voti di tutti e che deve muovere anzitutto dalla sana educazione della gioventù.
Il Santo Padre, pertanto, di cuore benedice a V. S., ai suoi cooperatori ed a tutti gli associati e lettori, ben lieto di attestarle insieme il Suo plauso ed incoraggiamento paterno.
Io poi, profittando dell'incontro, godo raffermarmi con sensi di sincera stima
Di V. S. Rev.ma
aff.mo per servirla P. C. GASPARRI.
Convegni di Decurioni.
A cura del nostro propagandista dott. Don Antonio Fasulo, presso le Case Salesiane di Biella, Novara e Casale Monferrato si raccolsero i decurioni delle rispettive diocesi per trattare dell'azione Salesiana. Nonostante il tempo poco opportuno numerosi e pieni di cordialità riuscirono i tre convegni. Quelli di Biella e di Novara furono presieduti dal rev.mo Don Ricaldone, Prefetto Generale; quello di Casal Monferrato dal rev.mo D. Rinaldi. In linea generale ovunque si approvarono queste deliberazioni:
1° - Da Torino verrà inviato a ciascun Decurione l'elenco dei Cooperatori. del paese, sopratutto perchè possa regolarmente informare l'Amministrazione Generale di ogni cessazione o correzione di indirizzo.
2° - Annualmente procureranno di tenere ai Cooperatori e alle Cooperatrici la conferenza prescritta nella festa di San Francesco di Sales e di Maria Ausiliatrice, inviandone ragguaglio al Bollettino Salesiano o all'Ufficio Centrale dei Cooperatori a Torino.
3° - Zeleranno la pia pratica del 24 di ogni mese ad onore di Maria SS. Ausiliatrice.
4° - A ricordo del 50° delle Missioni Salesiane promuoveranno la fondazione di borse di studio per aspiranti missionari salesiani.
5° - Torneranno ad adunarsi a convegno ogni anno, nel giorno ritenuto più conveniente per le singole località.
ITALIA.
* L'E.Mo CARD. CAGLIERO il 7 dicembre u. s. celebrava il 40° anniversario della Consacrazione Episcopale. I suoi diocesani parteciparono numerosi all'imponente dimostrazione, svoltasi per la circostanza a Frascati, nella « Sala Francesco di Paola Cassetta », interamente restaurata dall'Apostolo della Patagonia, al quale giunsero devote felicitazioni anche dall'Estero.
All'Eminentissimo - gloria vivente delle Missioni Cattoliche che l' 11 gennaio u. s. compiva 87 anni, col più fervido affetto: « In multos annos!»
EGITTO.
* Abbiamo da Porto Said: - S. A. R. IL DUCA Di SPoLETo, declinando parecchi gentilissimi inviti, trascorse le feste di Natale a bordo della R. Torpediniera Cassiopea, trai marinai, con i quali la piattina del 25 dicembre assistè alla solenne cerimonia religiosa, celebrata a bordo dal direttore della R. Scuola Maschile Italiana, il nostro Don Rubino. L'Augusto Principe restò l'intera giornata a bordo, e nel pomeriggio fu promotore di un'intima festa per l'Albero di Natale, che volle adorno di ricchi doni di grande valore, tra i quali primeggiavano oggetti d'oro e d'argento, al cui acquisto, con gentile pensiero, concorse S. A. R. la Duchessa d'Aosta, la quale, prima che partisse, consegnava all'Augusto figlio una bella somma al caritatevole scopo.
FILIPPINE.
DA MANILA, dov'è Delegato Apostolico il nostro amatissimo Mons. Piani, ci era giunta la notizia che era riapparso, spaventoso e devastatore, il tifone: e l'« Osservatore Romano » del 28 dicembre dava questi particolari:
* Mentre scrivo - così il Vescovo di Nuova Segovia a Mons. Piani, in data 10 ottobre u. s., - ho avuto notizia di 19 edifici ecclesiastici, chiese e case parrocchiali, che si possono dire senza tetto, Ho visto già personalmente diversi edifici danneggiati. Dico la verità che sentii una stretta al cuore. Tra gli edifici in rovina si trova la più bella chiesa che avevamo al nord di Dagupan, che per alcuni rispetti supera le chiese di Dagupan, Binmaley e Lingayen. E la chiesa che i PP. Domenicani mai non mancano di ricordare nelle loro relazioni sui monumenti religiosi. Che dolorosa impressione nel vederla! non ho potuto trattenere le lagrime!... È duro, duro sopra ogni dire!... Grazie a Dio, qui in Vigan, soltanto la Chiesa del Camposanto ha ceduto alla violenza del temporale. Come a farci comprendere quel che di peggio ci poteva toccare, un albero che si credeva il più grande in questi dintorni, ergentesi tra la Cattedrale e l'Episcopio, protetto ai due lati da grandi edifici, fu questa volta sorpreso dal turbine atmosferico. La chioma alta e superba fu giochetto dell'infuriato elemento; e ad un metro circa di altezza dal suolo, il tronco (di un metro di diametro) si spezzò, copie una canna, con un fragore che si fece sentire al disopra del rovinoso tifone... »
E il Vescovo di Tuguegarao il 16 ottobre scriveva: « Arrivammo ieri in Aparri. Le chiese e case parrocchiali dei paesi di Alcalà, Amulong, Iguig, Buguey e Solana sono completamente distrutte. Molte altre chiese soffrirono gravi darmi...! ».
Di quei giorni il Santo Padre inviava a quelle diocesi un generoso soccorso, che commosse il cuore di tutti i buoni Filippini.
REPUBBLICA ARGENTINA.
AL SORGERE DEL CINQUANTENARIO DELLE MISSIONI SALESIANE, assai opportunamente venne promosso un pellegrinaggio al Santuario innalzato in onore di Maria Ausiliatrice in Patagonia, a Fortin Mercedes, sulle sponde del Rio Colorado.
Il numero dei pellegrini sorpassò i 2ooo: più di 20o dei dintorni, e 18oo accorsi, con treno speciale, da Bahia Blanca. Imponente il corteo dalla stazione al Santuario; splendide tutte le funzioni sacre.
Nel Santuario di Fortin Mercedes è venerata l'immagine di Maria Ausiliatrice, dipinta dal Rollini, benedetta e consegnata dal Ven. Don Bosco ai suoi primi Missionari: e numerosi e segnalati sono i favori che la benedetta Madre di Dio dispensa da quel nuovo centro di grazie e di misericordie.
CECO-SLOVACCHIA .
* L'8 SETTEMBRE 1924 - aderendo ai vivi desideri dell'Episcopato Slovacco, e particolarmente dell'Amministratore Apostolico di Trynava; i Salesiani prendevano possesso di mia nuova casa in Slovacchia, e precisamente a Sástin, un paese di oltre 4.000 abitanti, con uno splendido Santuario dedicato alla Vergine Addolorata, patrona della Regione. È loro interamente affidata la cura spirituale del paese, ed hanno anche un'istituto con 55 giovani aspiranti allo stato ecclesiastico e un Oratorio incipiente, già frequentato da 15o ragazzi, con una fiorente sezione sportiva.
S. E. IL Card. ORESTE GIORGI, Penitenziere Maggiore. - Si spense dopo brevissima malattia, il 30 dicembre u. s. La vigilia di Natale aveva assistito il S. Padre nella solenne cerimonia per l'apertura della Porta Santa a S. Pietro in Vaticano.
Aveva 68 anni.
Compì gli studi nel Pontificio Seminario Romano e fu sacerdote ordinato nel dicembre 1878, il giorno stesso nel quale riceveva la sacra ordinazione Giacomo della Chiesa, poi Papa Benedetto XV.
Conseguita la laurea in diritto, ricoperse delicati uffici nella Curia Romana, rifulgendo per operosità, per ingegno e per bontà e modestia, e da Benedetto XV, nel dicembre 1916, fu creato Cardinale Diacono, e, in seguito, nominato Penitenziere Maggiore.
Il 27 aprile u. s., prima del suo viaggio in Terra Santa - dove, con tanta bontà, si degnò visitare anche le nostre case - ricevette la consecrazione episcopale per le mani del Sommo Pontefice Pio XI.
Per l'anima del virtuosissimo Principe della Chiesa particolari suffragi.
Mons. FRANCESCO SIDOLI, Arcivescovo di Genova.
- Essendo Mons. Scalabrini in visita pastorale a Cereseto (Prov. di Parma), portatosi nelle classi di catechismo, notava la prontezza, l'esattezza e la perspicacia con cui rispondeva alle domande un ragazzetto, che il buon Vescovo invitò a salire sopra uno sgabello, perchè meglio fosse intese non solo dai compagni, ma da tutta la popolazione, alla quale volle additarlo ad esempio, conchiudendo il suo dire con queste memorabili parole:
« Questo fanciullo deve avere una buona madre! ».
Era Francesco Sidoli, che compì a Bedonia il corso ginnasiale e il liceo e la teologia nel fiorente Collegio Alberoni, presso Piacenza, diretto dai Figli di San Vincenzo de' Paoli.
Ordinato Sacerdote dallo stesso Mons. Scalabrini, e, nel 1916, da Papa Benedetto XV nominato Vescovo di Rieti, Mons. Francesco Sidoli preferì sempre usare nei suoi pontificali il pastorale, che la s. m. di Pio IX aveva donato a Mons. Scalabrini, e che il venerando Vescovo aveva lasciato all'alunno diletto. Su quel pastorale, pervenuto a Pio IX come ricordo del grande Arcivescovo di Torino, Mons. Fransoni, stanno incise le parole: « Charitatis potestas «: e fu coll'impero della carità che a Rieti e a Genova il compianto Mons. Sidoli era divenuto il re dei cuori. Pace all'anima sua!...
Comm. Ing. VALENTINO RAVIZZA. - Confortato da speciale benedizione del S. Padre spirava santamente all'alba del 7 dicembre in Milano, lasciando memoria di una vita intemerata, di specchiata rettitudine e di schietta innata bontà, che lo rendeva generoso in soccorrere quanti facevano appello al suo buon cuore. Tutte le istituzioni benefiche milanesi l'annoverarono tra i più costanti benefattori. L'Opera nostra, fin dai suoi inizi, ebbe in lui un amico affezionato. La sua casa fu sempre aperta ai figli di Don Bosco; e più volte, e con devozione profonda, il defunto ingegnere vi ebbe ospite il venerato Don Rua - che lo volle compagno di viaggio nel 1901 fino ad Oswiecim in Polonia - dove l'egregio signore aveva curato l'impianto di riscaldamento in quell'istituto salesiano. Ed ebbe sempre, tra i più cari ricordi, quel lungo viaggio, riconoscentissimo alle finezze di bontà, ricevute dal primo Successore di Don Bosco.
I funerali, imponenti per concorso di amici, colleghi e beneficati, furono una bella dimostrazione di quanta stima ed affetto godesse il venerato estinto, che era anche decano degli ingegneri del Politecnico Milanese, dove si recava ogni giorno quale Presidente dell'Associazione.
Noi serberemo grata memoria del compianto amico e benefattore, e ne raccomanderemo ogni giorno l'anima a Dio.
Don GIUSEPPE AMISANO. - Arciprete di Fubine Monferrato, pio, buono e caritatevole, nulla l'afflisse tanto gli ultimi giorni, come il morir lontano dai suoi parrocchiani. Bisognoso di cure, al principio dell'anno crasi recato a Torino, all'Ospedale Mauriziano; e al sorgere del 14 gennaio il Signore lo chiamava all'eternità. Era nostro decurione zelante. Una prece.
TEOBALDO SINISTERo di Diano d'Alba. -- Uomo egregio e intraprendente, fu sopratutto cristiano convinto, che educò la famiglia col buon esempio, con la S. Comunione quotidiana e coll'amore più cordiale a Maria Ausiliatrice; ed ebbe il conforto di veder uno dei figli, entrare tra i Salesiani e salire al sacerdozio, e tre figlie farsi suore di Maria Ausiliatrice. Lo raccomandiamo alle preghiere di quanti amano don Bosco e sentono ammirazione per i generosi che donano a lui la propria famiglia.
CARLOTTA CAMPODONICO Ved. SANTAMARIA. - Spirò, dopo lunghe sofferenze, in Genova. Cooperatrice zelante, ricca di virtù e di virile fortezza, visse non solo per il bene dei figli, ma anche della società, impartendo per oltre quarant'anni, sana istruzione e morale educazione ai figliuoli dei suoi concittadini, come insegnante e direttrice delle Civiche Scuole. Torni di conforto ai figli dolenti il pensiero che l'anima sua, generosa e caritatevole, è salita alla pace dei giusti!
FIGLIE DI MARIA AUSILIATRICE DEFUNTE. Suor Petronilla Mazzarello.
In primo luogo una parola speciale dì Suoi PETRONILLA MAZZARELLO, una delle prime 14 Figlie di Maria Ausiliatrice, che iniziarono l'Istituto. Nata a Mornese il 10 agosto 1838, morì a Nizza Monferrato il 7 gennaio u. s.
Da qualche tempo i suoi 86 anni le riuscivano pesanti; e la si vedeva ogni giorno più incurvarsi; ma il suo sorriso era sempre lo stesso e le labbra sempre pronte a dar avvisi e far raccomandazioni, specie alle educande, alle oratoriane ed alle suore giovani, e a pregar tanto per gli altri, implorando per sè sante Comunioni e una santa morte.
Ed ebbe la S. Comunione sino all'ultimo giorno e fece la morte del giusto.
La mite figura di suor Petronilla Mazzarello aleggi sempre nelle Case dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice per ricordare l'umiltà delle origini, da cui la grandezza alla quale il Signore lo destinava; e ricordi sopratutto che l'umile osservanza del proprio dovere è arra di vita serena e di morte invidiabile.
AMAT Suor Antonietta da Sarrià (Spagna), † in Sarrià il 14 agosto 1924, in età di anni 48.
Pia, intelligente, diede tutte le sue attività all'Istituto, del quale desiderava tanto lo sviluppo. Ebbe e diffuse anche negli altri un particolar affetto verso le Superiore; e un premio invocava: venir talvolta dalla sua Spagna in Italia, alla Casa Madre e a Torino, da lei chiamati i dolci nidi, « materno » e « paterno ».
BOLLA Suor Venesia, da Cravanzana (Cuneo) † a Penango Monferrato il io dicembre 1924, in età di anni 63.
Infermiera, consolava le malate con la mitezza del carattere e col più schietto sorriso. Stanca ella stessa, si ritirò nella quiete di un laboratorio, sempre indefessa; e quando il . male le impedì anche questo, visse nel silenzio più tranquillo, edificando fino all'ultimo istante.
CHAPELLIN Suor Amelia, da Caracas (Venezuela), † in Barcellona il 19 giugno 1924, in età di anni 58.
Di grande attività, semplice religiosa e direttrice, non ebbe altro pensiero che di guadagnar anime a Dio: e morì per via, mentre da Barcellona si recava a Sarrià per un affare urgente, colta da improvviso malore.
CROTTI Suor Annetta, da Dorno (Pavia), † a Torino-Cavoretto il 4 settembre 1924, in età di anni 52.
Ammalata da parecchio tempo, non perdette mai la giovialità, che le aveva reso facile il lavoro e l'aveva fatta ansar tanto dalle figlie del popolo: e chiuse i suoi giorni, assistita dalle tre sorelle, figlie, come lei, di Maria Ausiliatrice, le quali, recatesi a visitarla, non avevano mai pensato di dovere assistere alla sua morte! Colta dal male in nuova forma, in cinque ore passò alla tomba.
CucCHIETTI Suor Luigina, da Pavone Canavese, † a Livorno (Toscana) l'8 luglio 1924, in età di anni 59.
Di chiara e versatile intelligenza, si diplomò in belle lettere, ma anzichè all'insegnamento, attese alla direzione, prima a Novara e poi a Roma e, per ultimo, a Livorno; dove rimase per ben 23 anni; e dappertutto, direttrice, visitatrice ed ispettrice, diffuse attorno a sè tant'energia di carità a vantaggio delle classi più bisognose di aiuti spirituali e materiali, e a pro' dei catechismi parrocchiali, che il suo nome sarà a lungo ripetuto in benedizione.
D'ANTONI Suor Filippina, da Agira (Catania), + in Acireale (Catania) il 19 ottobre 1924, in età di anni 73.
Non uscì mai dalla Sicilia, e nelle scuole di lavoro, che per lei furono una palestra di educazione religiosa, compì un fecondo apostolato a pro' di folte schiere di figlie del popolo.
DE WACHTER Suor Clemencia, da Londerzeel, a Groot-Bijgarden il 24 dicembre 1924, in età di anni 34.
Sacrestana, addetta agli asili d'infanzia, ed economa, teneva la sacrestia, la cappella e l'altare in uno splendore di nitidezza impressionante; e la gioia di questa cura la riverberava nei bimbi in cui vedeva tante immagini di Gesù, e nelle cure materiali.
FRASSA' Suor Angiolina, da Moncrivello (Alessandria), † a Roppolo (Novara) il 13 dicembre 1924, in età di anni 31.
Spese la vita in lavori domestici, con meravigliosa diligenza e spirito di sacrificio. Ammalatasi, non cure mediche, non sollecitudini fraterne, poterono alleviarne le sofferenze. Dal gennaio del 1924 inchiodata a letto, non poteva muover che la testa e le mani, e sempre pienamente in sè, aspettava con un perpetuo sorriso l'arrivo della morte, o, com'ella diceva « l'arrivo di Gesù », che giunse allo spuntar del giorno sacro a S. Lucia. Oh! si dovette far festa al suo ingresso in cielo!
GALINDO Suor Clotilde, da Puebla (Messico), † in Messico il 15 giugno 1924, in età di anni 53. Conobbe lungamente il sacrificio del lavoro, e, in ultimo, quello assai più duro di vedersi costretta a non poter più lavorare, sempre rassegnata al divin volere in attesa dell'amplesso dello Sposo Celeste.
GIUSSANI Suor Teresa, da Cesano Maderno (Milano), † a Concepción (Paraguay) l'11 settembre 1924, in età di anni 55.
Partita giovanissima per l'America prestò preziosi servigi a Villa Colón, a Las Piedras e a Montevideo. Visitatrice della Missione del Matto Grosso, poi ispettrice a San Paolo, e infine ispettrice dell'Uruguay e Paraguay, predilesse i selvaggi, prima i Bororos, poi gli indii del Ciaco Paraguayo. Questa regione, piena di popolazioni d'indole eccezionalmente buona, la attirava: e nell'ultima sua lettera a Nizza, scriveva: « Sono in viaggio verso il Paraguay; ed ho buone speranze di prepararci la via, perche i cari Indi del Ciaco sieno presto anche nostra porzione di eredità ». E si spense, in modo inatteso, per un malanno preso in quel viaggio apostolico.
GRASSI Suor Annetta, da Alessandria (Torino), † in Buenos Aires il 30 giugno 1924, in età di anni 72.
Non appena vestì l'abito religioso partì missionaria per l'America e fu a Buenos Aires ad Almagro, a Rosario e a S. Isidro, piena di carità e di zelo. Quando, per il peso degli anni, sembrò carità toglierle la direzione, se ne tornò contenta ad Almagro, che l'aveva vista giovane piena di vita, e prese il sua posto in portieria, venerata da quanti frequentavano l'istituto.
GRISOLANO Suor Giuseppina, da Airolo (Canton Ticino), † a la Manouba (Africa) il 26 luglio 1924, in età di anni 47.
Passò i suoi giorni in lavori manuali, amata e benedetta. Per qualche tempo fu a Nizza Monferrato, ove ebbe l'incarico della pulizia delle scuole, venerata dalle trecento e più alunne; e in ultimo, con animo di provvedere alla sua salute fu mandata a La Manouba, ove, in breve, un'emorragia cerebrale la spense. Lei felice che era preparata al gran viaggio!
(Continua)
ABBATE Margherita Ved. GIRINI, † Breme (Pavia). ACTIS Pietro, † Rodallo (Torino). AIROLDI Angelo, + Rancio di Lecco (Como). ALBERTENGO C.ssa Erminia di Monasterolo, † Tor. ANGELINI Irma, † Venezia.
ARISIO Caterina GOTTERO, † Cavour (Torino). AvALLE Giovanna, † Torino.
BARBERO Tommaso, † Castelrosso (Torino). BAUDIN Beniamino, † St. Pierre (Torino). BETHAZ Maurizio, † Nus (Torino).
BETTuzzI Riccardo, † Sassomorello (Modena). BIROLO Carlo, † Savona (Genova). Bossi D. Carlo, † Cremona.
BoTTA Maria, † Brà (Cuneo).
CAILIANO Francesca, † Conegliano d'Alba.
CHIAVARINO Rosina, † Mondovì Piazza.
CORRADI Pietro, † Lugo (Ravenna).
CORTELLAZZI Cav. Ing. Michele, † S. Benedetto Po.. CosTANzo Osvaldo, † Occimiano (Alessandria). DELLEANI Cav. Gaspare, † Torino. DEMO Maria, † Vinovo (Torino). DE VINCENZi Luigina, † Ranzi (Genova). DRESCO Maria, Varzo (Novara). ELENA D. Giuseppe, † Busano (Torino). FLANDIN Rosa Maddalena, † Torino.
GALLERO Francesco, † Incisa Belbo (Alessandria). GARDELLA Bartolomeo, † Neirone (Genova). GIANASSO Margherita LAVISSANO, † Montebello T. GILLARDuzzI Teresa, † Cortina d'Ampezzo. GILLIO Tos Teresa, † Ivrea (Torino). GIOVANETTI Felice. † Tavagnasco (Torino). GROSSO Can. Giov. Batt., † Bra (Cuneo). INNOCENTE Marco, † Treviso. LENTINI Lorenzo, † Castelvetrano (Trapani). LUTTATI Paola, † Valverga (Torino). MAGLIANO Prof. Cav. Stefano, † Torino. MARTINAZZI ALBERTAZZI Ortensia, † Quittengo. MASSAROTTI Luigi e Camilla, † Cairo Montenotte. MERCANDINO Rosa, † Pralungo (Novara). MEZZANO Francesco, † Varengo (Alessandria). MORANDI Battista, † Bergamo. MORANDI Giovanna ARIci, † Barzesto (Bergamo). MORANO Antonia FERRAROTTI, † Trino Vercellese. NONNIS Margherita, † Olzai (Sassari). OLOBARDI M.o Marco, † Terrinco (Lucca). OTTAZZI Francesco, † Alice Belcolle (Alessandria) PANSECCHI Vittorio, † Gamalero (Alessandria). PASSI Conte Giuseppe, † Chiari (Brescia). PASTI FRASSATI Luigia, † Chiari (Brescia). PENCO Carolina, † Cornigliano (Genova).
POGGIO Margherita, † Lequio Berra (Cuneo). POMARES Mons. Pietro, Vescovo, † Foggia. PORPORATI D. Virginio, † Volvera (Torino). PORRINI Francesco, † Milano. RIBOLI D. Evangelista, † Padola (Belluno). ROASENDA Annetta, † Boves (Cuneo). RONCALLO Francesco, † Rivarolo Ligure. Rossi D. Giuseppe, † Pedrengo (Bergamo. ROSSI Nina GARBIN, † Vicenza. RUGGERI Pietro, † Randazzo (Catania). RuscoNI VARISCHI Vittoria, † Milano. SANTARELLI Can. Nullo, † Zenevredo (Pavia). SCHIARI (dei Conti) Camilla, † Torino. SERNAGIOTTO Elisa Ved. ZILLE, † Selva (Treviso). SORANZO (S. E.) Conte, † Cremona. STEFANONI Antonio, † Inveruno (Milano). STISIA Michele, † Palermo. TARTARA Prof. Aless. † Pisa. VACCHETTA Maria Teresa, † Torino. VALLETTI Luigia, † Torino. VALMAGGIA Petronilla, † Gemonio (Como). VEDDA Avv. Eusebio, † Brusnengo (Novara). VERALDI Salvatore, † Borgia (Catanzaro) VERGOTTINI D. Angelo, † Esino (Como). ZABER Luigi, † Valfenera (Alessandria). ZAVATTARO Gius. fu Giov. † Borgo S. Martino (Nov.)