BS 1920s|1925|Bollettino Salesiano Gennaio 1925

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO MENSILE PER I COOPERATORI DELLE. OPERE E MISSIONI DI DON BOSCO

ANNO XLIX.   TORINO, GENNAIO 1925   NUMERO 1.

REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE: VIA COTTOLENGO, 32 TORINO (9)

SOMMARIO: Il Sac. Filippo Rinaldi ai Cooperatori ed alle Cooperatrici Salesiane.- Ricordando il Ven. Don Bosco: « Adesso siamo amici!... ». - L'Opera di Don Bosco pro immigrati nell'Argentina. - Per la festa di S. Francesco di Sales. - Le Missioni Salesiane: I Missionari partiti per Sciang-hai. - Da Genova a Shillong. - Gravi notizie dal Matto Grosso. - « Aiutate la povera Missione dei Kivari ». - L'ultima Pasqua tra i Bororos del Brasile. - Le Figlie di Maria Ausiliatrice nell'Assam. - Le meraviglie di Maria Ausiliatrice. - A gloria del S. Cuore! - Azione Salesiana. - Nuovi Istituti. - Notizie varie. - Cooperatori defunti.

IL SAC. FILIPPO RINALDI ai Cooperatori ed alle Cooperatrici Salesiane.

Torino, 1° gennaio 1925. Benemeriti Cooperatori,

Benemerite Cooperatrici,

Saluto con intima gioia il sorgere del 1925, che ci apporterà in gran copia le benedizioni del cielo.

In ogni terra sarà un nuovo fervore di vita cristiana e di zelo per la gloria di Dio e la salvezza delle anime: e i Cooperatori Salesiani, in conformità dello scopo e della fiducia che Don Bosco ebbe nell'istituirli, certo non saranno gli ultimi nell'assecondare lo spirito della Chiesa. Numerosi pellegrinaggi si recheranno a Roma anche dai lidi più lontani per l'acquisto del Santo Giubileo, ed alcuni avranno la fortuna di assistere ai riti solenni della Beatificazione o Canonizzazione di vari Servi di Dio. È già viva, per queste imponenti cerimonie, l'aspettazione dei fedeli, ed aumenterà ancor più, con quali vantaggi religiosi e sociali, non è chi nol vegga!

Ne sia benedetto il Signore!

Un'aurora sospirata.

A noi salesiani è particolarmente caro il pensare che tra i Servi di Dio che saranno elevati all'onore degli altari è il Venerabile GIusEPPE CAFASSO, conterraneo, amico, benefattore e direttore di spirito del nostro Venerabile Fondatore. Oh! come sarebbe desiderabile che fossero molti anche i Cooperatori, i quali, decisi di pellegrinare a Roma per l'acquisto della straordinaria Indulgenza, vi si recassero nei giorni in cui avverrà l'esaltazione di questo gran Servo di Dio. Il Venerabile Don Bosco vide quel giorno, e n'esultò; e diffondendo con vivo zelo la fama delle eroiche virtù e della santità del Cafasso, cooperò, forse più di ogni altro, ad affrettarlo. Noi, quindi, faremo cosa carissima a Don Bosco, se preferiremo di assistere al rito solenne della Beatificazione del Cafasso, e se, durante l'anno, ci impegneremo di celebrare nel miglior modo il triduo ad onore del nuovo Beato.

Il Giubileo d'oro delle Missioni Salesiane.

Abbiamo tanto bisogno delle benedizioni di Dio! Il 1925 è anche il Cinquantenario delle nostre Missioni, e precisamente l'11 novembre p. v. si compiranno i cinquant'anni dalla benedizione e dall'addio che Don Bosco dava ai suoi primi missionari all'altare di Maria SS. Ausiliatrice.

Nella Repubblica Argentina, dove essi, capitanati dal Teol. Don Giovanni Cagliero, oggi Cardinale di Santa Chiesa, iniziavano il più fecondo apostolato prima di scendere nella Patagonia, si volle con imponentissime feste prevenire il sorgere della data memoranda. A Torino, invece, in Italia e in ogni altro luogo dove sono Salesiani, ne verrà solennemente festeggiato il compimento.

Avrei caro, a questo proposito, che procurassimo di raddoppiare lo zelo che, da qualche anno, per grazia di Dio, va largamente diffondendosi specie tra i giovani e in vari istituti e comunità religiose, ed anche tra le popolazioni. La miglior celebrazione del nostro Cinquantenario deve consistere nell'arruolare molte vocazioni missionarie alla Famiglia Salesiana, e nel trovare i mezzi necessari per sostenere le mille opere che svolgono i nostri missionari.

L'anno scorso più di 100 - e precisamente 127 - furono i generosi, missionari ed aspiranti missionari, che abbandonarono patria, parenti, amici, per recarsi in terra di missione, sotto la bandiera di Don Bosco; e nel prossimo novembre, per esaudire, almeno in parte, le incessanti richieste di nuovi evangelici operai, dovremo allestire una spedizione ancor più numerosa.

Questa spedizione straordinaria, congiunta al proposito di continuare un'attiva propaganda a favore delle Missioni Salesiane, dovrebb'essere la più bella .celebrazione del Cinquantenario: ed io spero, con l'assistenza del Signore e mercè l'aiuto vostro, o cari Cooperatori e zelanti Cooperatrici, di realizzare, nel prossimo novembre, la solenne cerimonia.

Intimi conforti.

Mi conforta a sperare nel compimento di così grande impresa il ricordo delle benedizioni accordate dal Signore all'Opera di Don Bosco nell'anno trascorso. Purtroppo! un gran numero dei più cari Cooperatori è passato all'eternità; ed Egli ce ne ha mandati provvidenzialmente degli altri, cosicchè non solo vedemmo giungere gli aiuti indispensabili per continuare tutte le opere antecedentemente iniziate, ma potemmo anche dar piano ad opere nuove.

Mi conforta fermamente a credere che il Signore non lascierà mai mancare il necessario all'Opera Salesiana l'ammirazione entusiastica che le va suscitando sempre più largamente. Ne abbiamo avuto belle prove all'VIII Congresso Nazionale di Educazione Religiosa, o degli Oratori Festivi e Scuole di Religione, celebratosi a Venezia - al Congresso Mariano di Lubjana ai Congressi svoltisi ad onore del Sacro Cuore di Gesù a Pernambuco nel Brasile e a Santiago nel Cile - al I Congresso Spaguolo per l'educazione Cattolica, che si celebrò a Madrid - e, in modo particolarissimo, al IX Congresso Generale dei Cooperatori, tenutosi nello scorso ottobre a Buenos Aires. Ho ancor viva nell'animo tutta la riconoscenza che l'Opera di Don Bosco deve alla generosa ed ospitale Repubblica. Oh! il Signore, ad intercessione di Maria SS. Ausiliatrice, non manchi di accogliere i fervidi voti che noi faremo sempre per la sua prosperità.

Mi fu poi d'ineffabile conforto la bontà con la quale, nel giugno u s., mi accolse il Santo Padre Pio XI, l'affettuoso interessamento che mostrò per l'Opera Salesiana, l'alto concetto in cui tiene il Venerabile Don Bosco, e il vivo desiderio di veder tutti i suoi figli ed ammiratori calcare fedelmente le sue orme gloriose.

Le fondazioni del 1924.

Altra prova, più tangibile, delle benedizioni di Dio furono le numerose fondazioni, che i Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice poterono compiere l'anno passato.

a) Fondazioni Salesiane.

La Società Salesiana vide sorgere nuove case in ogni parte. - Quattro in ITALIA, e assai promettenti: - il Collegio « Opera Pia Gazzera Magliano » a Benevagienna (Cuneo), -l'Istituto Salesiano a Antonio Sperti » a Belluno, - il Collegio e Don Bosco » a Pordenone nel Veneto, - e l'Oratorio, con annessa chiesa pubblica, a S. Cataldo in Sicilia, - non contando la fondazione di Porto Recanati, perchè un trasferimento della casa di Loreto.

Altre undici fondazioni si ebbero in EUROPA, e, precisamente, in Austria la nuova residenza di Wien 1, a pro' degli emigrati Italiani, - in Ungheria l'Ospizio con scuole professionali ed Oratori festivi di Rákospalota, - in Jugoslavia il convitto di Mursha Sobota, - in Cecoslovacchia l'Istituto per le vocazioni degli adulti allo stato ecclesiastico e la parrocchia di Sastin, - in Polonia il collegio di Wilno, - in Germania un ospizio con scuole elementari, professionali ed agricole, a Marienhausen, - nel Belgio l'orfanotrofio e le scuole professionali di Woluwe, - e nella Spagna i collegi di Pamplona, Allariz (Orense) e Astudillo (Palencia), e le scuole popolari con Oratorio Festivo nel sobborgo Cuatro Caminos di Madrid.

E qui debbo anche ricordare la fondazione di Porto Said; - e vorrei pure accennare alle nuove opere presso Case antecedentemente fondate, come l'Oratorio festivo con chiesa pubblica aperto presso l'Istituto Teologico Internazionale di Torino; - ma mi terrò pago dell'elenco delle fondazioni propriamente dette.

L'AMERICA vide i figli di Don Bosco assumere nuove parrocchie ad Albany e North Haledon negli Stati- Uniti - a Toronto nel Canadà - a Tres Lagoas nel Matto Grosso, in Brasile; - e li vide aprire i collegi della Divina Provvidenza di La Teja (Montevideo) nell'Uruguay - di S. Felipe nel Cile - e di Masaya nel Centro America.

Oltre queste fondazioni in terre civili, altre ne ebbero le nostre TERRE DI MISSIONE: come la colonia indigena di Taracuà tra i Tucanos, nella Prefettura Apostolica del Rio Negro in Brasile; - le residenze di Carnawon e Lombadina nel Vicariato Apostolico del Kimberlev in Australia, e la colonia agricola di Diamond, presso Melbourne, come centro di appoggio per i Missionari dello stesso Vicariato; - gli importanti istituti per la formazione degli aspiranti Missionari a Shillong nella Prefettura Apostolica dell'Assam e a Ho-Shi nel Vicariato Apostolico di Shiu-Chow; - e il grande ospizio con scuole professionali a Sciang-hai in Cina.

In breve, pur tralasciando quella di Porto Recanati, sommano a 30 le nuove case salesiane aperte nel 1924.

b) Delle Figlie di Maria Ausiliatrice.

E per bontà della Divina Provvidenza, quasi altrettante furono le nuove case delle Figlie di Maria Ausiliatrice, nonostante la perdita della loro Madre, Suor Caterina Daghero, e i quattro mesi che trascorsero prima che esse riavessero in Suor Luigina Vaschetti la nuova Superiora Generale.

Le fondazioni delle Figlie di Maria Ausiliatrice sommano a quindici in ITALIA, tra cui primeggiano quelle di Torino e di Arignano.

A Torino apersero la « Casa Maria Mazzarello », - grande, benchè non finita, e perciò bisognosa della carità dei buoni, - dove funzionano già una scuola di lavoro, una scuola professionale, un numeroso asilo infantile, un doposcuola e un oratorio assai promettente.

Ad Arignano nel locale già adibito a casa di formazione, ora trasportata al Pessione (Chieri), inaugurarono l'Istituto « Caterina Daghero » per le giovani aspiranti alla vita missionaria - un nuovo vivaio di vocazioni missionarie, che, fidando nella Divina Provvidenza, accoglie volentieri tutte le giovani, anche povere, se ricche di amor di Dio e delle anime, bramose di consacrarsi all'apostolato delle Missioni Estere tra le Figlie di Maria Ausiliatrice.

A queste son d'aggiungere l'Istituto « Opere Parrocchiali » presso la nostra Chiesa di S. Agostino in Milano, - l'Istituto « Principi Ruffo » a Scaletta di Messina, - un Orfanotrono alla Spezia, - il Laboratorio « Associazione Mezzogiorno » a Reggio Calabria, - nuovi Oratori e Laboratori a Montoggio (Genova) e ad Atri (Roma), - una « Casa di cura » al Lido di Venezia, - la « Casa del Sacro Cuore » a Ravanusa (Girgenti); - la direzione di Convitti Operai a Roè (Brescia), Legnano, e Cesano Maderno - e l'assistenza domestica del Pensionato Salesiano di Asti e dell'Istituto « Orfani di Guerra » di Monte Oliveto a Pinerolo.

All'Estero ebbero tre nuove Case in Europa e sei in America.

In EUROPA l'Orfanotrofio di Wilno, in Polonia, - l'Orfanotrofio di Eschelbach in Germania, - ed una casa per la formazione di nuovo personale, con annesse scuole parrocchiali, a Crowel in Inghilterra.

In AMERICA assunsero la direzione della « Scuola parrocchiale » per i figli d'Italiani, presso la Chiesa Salesiana della Trasfigurazione a New York -- e apersero un collegio a Peñarol nell'Uruguay, - un istituto a Fortin Mercedes nell'Argentina, - l'Orfanotrofio « S. Cuore di Maria » a Guarantiguetà, - l' «Asilo dei poveri » a Lorena, - e la « Scuola parrocchiale > per la Colonia Italiana di Rio dos Cedros, in Brasile.

Uno sguardo consolante.

Sommano, così, a ventiquattro le fondazioni compiute dalle Figlie di Maria Ausiliatrice nell'anno 1924, che, unite alle trenta dei Salesiani, dànno un totale di CINQUANTAQUATTRO nuove case - istituti, oratori, orfanotrofi, parrocchie, opere e scuole parrocchiali, laboratori e residenze di Missione - iniziate nel nome di Don Bosco e sotto l'egida di Maria SS. Ausiliatrice in un anno! Come non vedere in quest'espansione, in questi cinquantaquattro nuovi centri di educazione cristiana della gioventù, di assistenza religioso-sociale a migliaia di emigrati e di evangelizzazione di tribù e popoli idolatri, la mano della Divina Provvidenza?

Se a questi nuovi centri di azione, voi aggiungete, o cari Cooperatori, le 90o e più case già aperte in ogni parte del mondo, non potete non esultare alla vista dei frutti della vostra carità verso le Opere di Don Bosco, se « essa, - come scriveva il Venerabile Fondatore, - serve a raccogliere dalle vie tanti poveri giovanetti, a dar loro col pane della vita il cibo dell'anima, istruirli nella religione, avviarli ad un mestiere o a qualche carriera onorata, a formarne dei buoni figliuoli di famiglia e dei savii cittadini; serve a dare alla civile società dei membri utili, alla Chiesa dei cattolici virtuosi, al cielo dei fortunati abitatori; serve a creare per la gioventù dei maestri dabbene, per le popolazioni cristiane dei zelanti sacerdoti, pei popoli selvaggi dei coraggiosi Missionari; serve ad innalzare sacri edifizi per radunarvi i fedeli ed ammaestrarli nella religione, confortarli coi Sacramenti e farli benedire Iddio, onde risarcirlo delle orrende bestemmie, con cui lo maledicono gli empi; serve a pubblicare e diffondere migliaia di buoni libri, per seminare nel mondo sani principi, combattere gli errori, raffermare le ,anime nella fede, richiamare sul buon sentiero gli erranti e rassodarli nella virtù; serve insomma ad ampliare il regno di Dio sulla terra, e far regnare Gesù Cristo negli individui, nelle famiglie, nelle città, nelle nazioni, e farlo conoscere ed amare, se dato ci fosse, da un capo all'altro del mondo, onde si compia la profezia che dice: - DOMINABITUR A MARI USQUE AD MARE! »

E non è questo un pensiero consolante? non è questo un dolce spettacolo che si offre al vostro sguardo, considerando i frutti del vostro zelo e del vostro buon cuore?

Proposte per il 1925.

La conseguenza che dobbiamo trarne è evidente: - Metterci in grado di proseguire ed aumentare queste opere, che hanno di mira unicamente la gloria divina e la salvezza delle anime.

Le domande di nuove fondazioni, o cari Cooperatori, sono continue; ma, purtroppo, alla maggior parte si deve rispondere negativamente per mancanza di mezzi e personale. Volete voi esser veri Cooperatori, ossia altrettanti Salesiani e altrettante Figlie di Maria Ausiliatrice? Ecco, secondo Don Bosco, i mezzi che dovete usare: « Pregate, operate, date! »

1) PREGATE. - Sì, pregate che il Signore benedica le nostre case; pregate che renda efficaci le nostre parole in pubblico e in privato, nel cuore dei piccoli e dei grandi, dei fanciulli e degli adulti; pregate che l'Autore di ogni bene ci conceda lumi speciali nei dubbi e nelle incertezze, e conforto nelle contrarietà ed amarezze della vita.

Credetelo: talvolta un direttore, un missionario, un maestro, un capo, d'arte, sente tutto il peso del suo ufficio. Abbiamo proprio bisogno che Dio ci assista di continuo con la sua grazia, e questo favore Egli ce lo concede talora più volentieri alle preghiere altrui, che non alle preghiere nostre, perchè si compiace di dare agli uni il premio delle fatiche e agli altri il premio della carità fraterna. Quindi, pregate! è questo il primo mezzo per esser veri Cooperatori.

II) OPERATE. - Non basta pregare, bisogna anche operare. Non contentatevi di lamentare i mali dell'ora presente; ma tutti, nella pro-

pria sfera, adoperatevi a diminuirli e a portarvi rimedio. Il dare un buon consiglio, il persuadere un'opera di carità, il dissuadere e l'impedire una cattiva azione, il promuovere i catechismi e la frequenza agli Oratori Festivi, alla Chiesa e ai Santi Sacramenti, il prendersi cura dei fanciulli e delle fanciulle pericolanti, e, potendo, pagar loro la pensione per farli ritirare in qualche casa di buona educazione, il favorire nei giovinetti la vocazione allo stato ecclesiastico, religioso e missionario: ecco tante opere buone, che vi rendono davvero, o cari Cooperatori e pie Cooperatrici, altrettanti Salesiani e altrettante Figlie di Maria Ausiliatrice in mezzo al mondo.

III) DATE. - Il fare elemosina secondo la propria possibilità, diceva il Venerabile Don Bosco, è un obbligo imposto da Dio.

e Dividi il tuo pane col famelico, da' ricetto al povero e all'abbandonato, provvedi di vestito chi è mal coperto » (Is. LVIII, 7).

« Non dire al tuo prossimo: - Va', e ritorna, te la darò domani, - se quella cosa l'hai presso di te! » (Prov. III, 28.).

« Sii misericordioso in quel modo che puoi: se hai molto, da' molto; se hai poco, da' poco; ma questo poco stùdiati di darlo volentieri » (Tob. IV, 8-9.).

Questi pensieri, frequentemente inculcati dal Venerabile, li udii ripetere nella Chiesa di San Giovanni Evangelista in Torino nel 1886, nella conferenza tenuta ai Cooperatori la vigilia della festa di San Francesco di Sales, e Don Bosco stesso li volle inculcati nel « Bollettino » (1), ed io li ripeto e raccomando a voi, come mezzi opportunissimi per celebrare degnamente l'Anno Santo e il Giubileo d'oro delle Missioni Salesiane.

Un'altra data memoranda.

Prima di por fine a questa mia, mi è caro, o buoni Cooperatori e Cooperatrici, accennarvi un'altra data, per noi, figli e amici di Don Bosco, particolarmente memoranda.

Voi sapete che sin dall'infanzia il nostro Venerabile Fondatore venne preparato, in modo meraviglioso, alla missione che l'attendeva. Era nell'età di nove anni circa, quando il Signore cominciò ad illuminarlo con « sogni » prodigiosi, che più esattamente si possono chiamare illustrazioni celesti. Nel primo egli vide una turba di fanciulli che giuocavano e bestemmiavano; subito si lanciò in mezzo a loro per farli tacere con pugni e con rimproveri ; e un Uomo venerando lo ammoni: - Non con le percosse, ma con la mansuetudine e la carità dovrai guadagnare questi tuoi amici. Mèttiti immediatamente a far loro un'istruzione sulla bruttezza del peccato e sulla preziosità della virtù... - Egli rimase confuso, e una Donna, di maestoso aspetto, vedendo la sua confusione, gli disse: - Guarda! - Ed una moltitudine di capri, cani, gatti, orsi ed altri animali gli si para dinanzi; e la Signora prosegue: - Ecco il tuo campo, ecco dove devi lavorare... Rènditi umile, forte, robusto; e ciò che in questo momento vedi succedere di questi animali, tu dovrai farlo pei figli miei - e, in un attimo, in cambio di quegli animali, compaiono altrettanti agnelli, che, saltellando e belando, corrono a festa verso quell'Uomo e quella Signora.

Più tardi, per contando del Santo Padre Pio IX, Don Bosco scrisse questi « sogni » meravigliosi, incominciando dal primo, nel quale gli era stato chiaramente additato, insieme col primo campo dell'azione salesiana - l'Oratorio festivo, - il metodo educativo che doveva seguire e che fece mirabilmente suo e lasciò come cara eredità ai suoi figli.

Ma non appena avuta l'illustrazione celeste, cioè fanciullo ancora di nove in dieci anni, egli iniziò la missione tracciatagli, prese a raccogliere i compagni e a divertirli, e insieme ad istruirli nella religione, ripetendo loro le prediche udite nella chiesa rurale di Murialdo.

Il manoscritto di Don Bosco, che comincia con questo « sogno », è intitolato « Memorie dell'Oratorio dal 1825 al 1855. Esclusivamente per i Soci Salesiani... ». Compiono adunque cent'anni, proprio in questi mesi del 1925 - da gennaio ad agosto - del singolare avvenimento, - ed io vorrei che si desse molta importanza a un fatto così eloquente ed istruttivo, che ci addita precisamente:

1°) la missione di Don Bosco e, quindi, anche la nostra;

2°) la categoria dei giovani, ai quali dobbiamo dare di preferenza le nostre cure: i più bisognosi;

3°) il metodo che dobbiamo tenere per ricondurli o conservarli sul sentiero della virtù.

Dappertutto l'Opera Salesiana deve mirare ai giovani più poveri e bisognosi della Società, e deve usar con loro i mille mezzi che ispira la carità che previene. Don Bosco piangeva al vedere tanta gioventù crescere corrotta e miscredente; ed avrebbe voluto poter estendere le sue cure -- vigilando, ammonendo, istruendo in una parola, prevenendo, - a tutti i giovani del mondo per conservarli agnelli, cioè puri, intelligenti e cari figli di Dio. Per questo nell'accettazione di nuove fondazioni dava la preferenza a quei luoghi dove la gioventù si guastava per l'abbandono, e, cori tutti, voleva usato lo stesso metodo educativo, cioè la carità congiunta alle buone maniere. Carità e buone maniere con i discoli per aiutarli a riabilitarsi; carità e buone maniere con gli agnelli, per conservarli degni figli del Signore.

E non vi sembra, cari Cooperatori, che questo apostolato e questo metodo meritino di essere sempre meglio conosciuti, studiati e seguiti da tutti? ... Oh! se sapeste come addolora il sentire che vi sono ancora dei luoghi dove si dice altamente: « Qui non è possibile seguire il metodo di Don Bosco!... » Credete, che se vi è luogo, dove il metodo educativo del Venerabile può e deve essere assolutamente e utilmente preferito, è precisamente là, dove ogni altro metodo riesce inapplicabile o inefficace.

Ebbene, pregate, o cari Cooperatori, perchè il Signore ci assista sempre - particolarmente noi salesiani - nella pratica piena e costante delle idee e dei mezzi educativi del nostro veneratissimo Padre. Sarà pur questa, per lo studio e i sacrifici che impone, una degna celebrazione dell'Anno Santo e, per i frutti preziosi, una conveniente preparazione alla celebrazione del Giubileo d'Oro delle Missioni Salesiane. Quanti nuovi ammiratori e benefattori procureremo all'Opera di Don Bosco, se saremo diligenti nel seguire queste sagge direttive!

Un'ultima raccomandazione.

E perchè il Signore ci assista a calcare le orme paterne, vorrei che nell'Anno Santo 1925, che è anche il Centenario dell'accennata illustrazione celeste, potessimo dedicare ed aprire al Divin Culto il Tempio che stiamo erigendo a Torino, ad onore di Gesù Adolescente e della S. Famiglia. Sarà l'omaggio ufficiale al Divin Salvatore della Società Salesiana, che nel dì della solenne dedicazione consacrerà a Lui tutta la gioventù crescente nei suoi Oratori ed Istituti e tutta la vostra cara figliuolanza, o benemeriti Cooperatori.

Aiutatemi, adunque, a condurre a termine anche la fabbrica di questo tempio e le necessarie decorazioni: e vi assicuro che faremo opera altamente cara al Cuore di Gesù, il quale colmerà di benedizioni noi, le nostre famiglie, i nostri paesi, la Chiesa e la civile Società.

A questo fine prega ogni giorno, insieme con tutti i figli ed alunni di Don Bosco, chi ha il bene di professarsi

di Voi, Benemeriti Cooperatori e Benemerite Cooperatrici,

Umil.mo e dev.mo servitore

Sac. FILIPPO RINALDI.

(1) Cfr. Bollettino Salesiano, anno 1886, mese di marzo e aprile.

Ricordando il Venerabile Don Bosco.

Il 31 di questo mese Lo ricorderemo tutti Salesiani e Cooperatori - quanti avemmo la fortuna di conoscerlo, udirne la Parola, ammirarne le virtù e le opere sante, e quanti confidano di vederlo in Cielo.

Sono già 37 anni che Egli è salito al premio; e l'immagine sua è sempre viva, come è sempre splendente il fulgore delle sue virtù, e ci suona sempre al cuore l'eco delle sue ultime Parole:

Colle opere di carità ci chiudiamo le porte dell'inferno e ci apriamo il Paradiso!

Lavoro, lavoro! Adoperatevi sempre e indefessamente a salvare le anime...

La nostra Società è condotta da Dio e protetta da Maria Ausiliatrice...

Facciamo sempre del bene a tutti; del male a nessuno...

Quelli che desiderano grazie da Maria SS. Ausiliatrice aiutino le nostre Missioni, e saranno sicuri di ottenerle.

Se sapeste quante anime Maria Ausiliatrice vuoi guadagnare al cielo per mezzo dei Salesiani!

In fine della vita si raccoglie il frutto delle opere buone...

« Adesso siamo amici!... ».

Una sera di maggio del 1887, alla ricreazione delle cinque, mentre usciva dalla cappella dell'Istituto Salesiano di Faenza, il sig. Don Giovanni B. Rinaldi, mio compianto Direttore, mi fermò, e indicandomi un giovane che devotamente pregava nei primi banchi, mi disse: - Se per la fine dell'anno avrai un voto di condotta come quel giovane là, ti condurrò a Torino a vedere Don Bosco. - Quella promessa mi avrebbe spronato a qualunque sacrificio, e di balzo accettai.

Giunto il tempo di andare a Torino, dovetti chiedere il permesso alla mamma che mi aspettava a casa, e la mamma mi rispose:

- C'è una difficoltà: se tu vai a Torino, Don Bosco ti farà salesiano, mentre io conto su te, se i tuoi fratelli mi lascieran sola.

- Oh no, no, mamma, Don Bosco non mi piglierà nella rete; sta' sicura!

- Ebbene, allora va', e raccomanda alle sue preghiere me ed i tuoi fratelli.

Ed eccomi in treno per Torino con due altri alunni di Faenza, Primo Angelini e Pio Piffari, accompagnati del caro Paolino Bassignana.

Trovammo il Venerabile Don Bosco a Valsalice, ove attendeva ad un corso di Esercizi Spirituali per numerosi sacerdoti: e dopo pranzo, quando essi sfilarono fuori del refettorio, il sig. Don G. B. Rinaldi, nostro Direttore, aperse la porta vicina alla tavola dove sedeva il Venerabile, e introdusse i suoi tre alunni.

Essendo io il più piccolo ed il più irrequieto, mi caccio avanti per vedere Don Bosco e prendergli la destra che stendeva verso noi; ma egli mi fissa in volto, ritira la mano e, serio serio, mi dice:

Noi non siamo amici!

Il suo sguardo mi penetrò nel profondo dell'anima. Chinai la testa e mi ritirai. Ed egli diede la mano ai miei amici e li salutò benevolmente. In un attimo balzai fuori dal corridoio: avevo il cuore spezzato e il volto bagnato di pianto.

Il direttore, sorpreso, mi domandò:

- Di che piangi, figliuolo?

- Non ha sentito quello che il signor Don Bosco mi ha detto?

- Ma via! egli scherzava!...

- Ah no! - dissi fra me - Don Bosco non ischerza.

E i suoi occhi mi eran sempre dinanzi, vivi come due stelle.

I miei compagni attesero anch'essi a un corso di Esercizi Spirituali come aspiranti alla Società Salesiana; ed io, tanto per non restar solo, feci loro compagnia. Ma un pensiero mi stava sempre dinanzi: « Perchè io non sono amico di Don Bosco? »

Pregai tanto e mi accostai alla S. Comunione tutti i giorni implorando una soluzione, finchè, d'un tratto, mi balenò alla mente la parola data alla mamma, e sentii una voce che mi diceva di rompere la promessa che le avevo fatta, se volevo divenir amico di Don Bosco.

- Ma, prima, voglio vedere ancora Don Bosco! - dissi tra me - voglio una parola rassicurante!

Ma come poterlo di nuovo avvicinare? Era assai difficile, essendo già cadente ed infermiccio. Tuttavia Don Viglietti, suo segretario, cedette alle mie insistenze giovanili e il mattino dopo - era un lunedì - fui riammesso alla presenza di Don Bosco, in camera sua, a Valsalice. I miei amici vollero accompagnarmi, ma, naturalmente, anche questa volta, l'ansietà mi spinse ad entrare per il primo.

Che avvenne?... Amorevolmente Don Bosco porgeva la sua mano verso di noi, io l'afferro e la bacio, ed egli sorridente mi dice:

- Adesso siamo amici!

E, mettendomi la destra sulla spalla, soggiunse:

- E tu non andrai mai via da Don Bosco!...

Il mio cuore s'inondò subito di gioia, mentre gli occhi osservavano attentamente il buon Padre e quanto aveva d'attorno. Stava scrivendo a larghi caratteri all'Arcivescovo di Rio Janeiro e, vicino al calamaio, aveva una scatoletta di medaglie di Maria SS. Ausiliatrice. Ne prese tre e me le diede, a una a una, dicendo:

- Questa è per tua madre, questa è per tua sorella, e questa è per te...

Pensai:

- Ecco come Don Bosco vuole aggiustarla

con mia madre: con una medaglia!

I miei amici si avvicinano anch'essi per avere un ricordo, e il buon Padre esclama:

- Tozzi vi deve dar lui le medaglie!

E presentandosi Angelini, me ne consegna, una per volta, dicendo:

- Questa è per suo papà; questa è per suo fratello;... e questa è per lui.

Venne anche Piffari e mi porse altre medaglie, sempre indicandone la destinazione:

- Questa è per suo papà; questa per sua madre;... e questa per lui.

Sorpreso a tanta bontà, prima di licenziarmi, mi feci coraggio e gli dissi:

- Mamma mi ha detto di raccomandarla, insieme con i miei fratelli, alle sue preghiere.

Il buon Padre, fissando gli occhi al Cielo: - Pregherò! pregherò! - rispose, come se volesse dire che avendo poco tempo da restare su questa terra, avrebbe pregato per noi dal Cielo.

Venne per me il tempo della prova o delle difficoltà per seguire la vocazione che avevo in diversi modi conosciuta, e scrissi sul mio taccuino tutti i passi per cui il Signore mi aveva condotto fino a quel punto.

Don Bosco come poteva conoscere che io aveva ancora la mamma (il babbo era già morto), ed una sorella che sarebbe stata lieta di avere una medaglia benedetta da lui? Come poteva sapere che Angelini aveva il babbo ed un unico fratello, e che Piffari, invece, aveva ancora ambedue i genitori? Così vecchio e con tante cure egli non poteva essersi informato di tali particolarità: e se indovinava tutto questo, se due volte mi aveva letto nel cuore, doveva pur sapere perchè mi diceva:

- E tu non andrai mai via da Don Bosco!

E rimasi con lui anche nel tempo della prova, e ne ringrazio il Signore.

Quindici anni fa, avendo narrato questo fatto al venerando Don Rua, volle che lo ripetessi in un discorsino agli Artigiani dell'Oratorio, dopo le preghiere, e m'ingiunse di scrivere il tutto accuratamente e di consegnarlo per la vita di Don Bosco. Compio solo ora, ma con affetto sempre più riconoscente, il mio dovere.

Claremont (Cape Colony, S. Africa) 24 novembre 1924.

Sac. ENEA M. Tozzi Salesiano.

L'Opera di Don Bosco pro immigrati nell'Argentina.

(Relazione del Sac. Stefano Trione).

Tucumàn (Argentina), 1° novembre 1921. AMATissIMO Sic. DON RINALDI,

Una prima scintilla, donde partì il meraviglioso sviluppo dell'Opera del Ven. Don Bosco in Argentina dal 1875 a tutt'oggi, fu, come Ella sa, il pensiero che ebbe il nostro ven. Fondatore, di venire in aiuto agli emigranti italiani, che numerosi già fin d'allora si dirigevano a questa ospitale e ubertosa terra.

Il compianto Mons. Aneiros, degnissimo Arcivescovo di Buenos Aires in quel tempo, e gl'immigrati italiani stessi, sia di Buenos Aires che dell'intero della Repubblica, tempestavano di domande e suppliche il Ven. Don Bosco.

Ora, dopo circa cinquant'anni, è consolante il vedere, quanto anche in questa provvidenziale Opera di assistenza agl'immigrati abbiano fatto e stiano qui facendo i Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice, nel tempo stesso in cui svolgono con febbrile attività e largamente tutte le altre Opere del programma salesiano, dall'Oratorio Festivo, cioè, ai grandi Collegi per studenti e per artigiani; dalle Chiese modeste ai grandi Santuari; dalle due Parrocchie Salesiane della Capitale Federale con cento mila anime ognuna, alle Missioni e nuove Vicarie Foranee in tutta la Patagonia!

A Buenos Aires.

Il centro principale di quest'Opera Salesiana di assistenza agli immigrati in Argentina è sempre presso la Chiesa degli Italiani « Mater Misericordiae » in Buenos Aires; che il Card. Cagliero accettò di ufficiare fin dal primo por piede dei Salesiani in terra americana; e che andò sempre abbellendosi via via, da essere ora uno dei più graziosi Santuari della Capitale.

Questa Chiesa è sempre ufficiata all'italiana, vi si predica in lingua italiana, e ogni domenica si cantano i vespri come in Italia, con edificante frequenza di cantori pel gruppo del coro, a cui risponde bene il popolo, con accompagnamento d'organo.

Oltre all'antica Confraternita vi fiorisce da molti anni mia Società Italiana d'indole sociale e mutuo soccorso, la quale prende a quando a quando delle nobili iniziative, tra cui l'annuale pellegrinaggio italiano al gran Santuario Nazionale Argentino della Madonna di Lujan, che dista 70 chilometri da Buenos Aires, pellegrinaggio omai imponentissimo, quasi sempre di circa ventimila Italiani.

E accanto sorge un Collegio di Don Bosco col Segretariato Salesiano centrale dell'italica Gens per gli immigrati, siano italiani o di qualunque altra nazionalità; e da questo Segretariato dipendono i numerosi Segretariati filiali presso le ottanta e più case Salesiane dell'Argentina e gli altri Segretariati che si van promovendo e federando in molte parrocchie, sia del clero secolare che regolare, nelle varie città e campagne in tutta la Repubblica.

Negli altri istituti.

Alla Chiesa « Mater Misericordiae », all'annesso Collegio Don Bosco e a tutte le Chiese e Case Salesiane dell'Argentina, come presso i Salesiani di tutte le altre parti del mondo, gli immigrati italiani accorrono come a un lembo della loro Patria, specialmente quando hanno bisogno di aiuto, consiglio, appoggio, e raccomandazioni, impieghi esimili, e quando hanno figli da avviare alle Scuole e collegi-convitti, sia per studenti che per artigiani ed agricoltori, aperti dai Salesiani e dalle Figlie di Maria Ausiliatrice.

Oh! il gran bene che compiono questi collegiconvitti nella Capitale Federale e nelle principali città e paesi della Repubblica.

Nella immensa campagna, ove innumerevoli famiglie dei coloni attendono all'agricoltura e all'allevamento del bestiame a diecine e centinaia di chilometri dalle chiese, i loro figli, istruivi ed educati dai Salesiani e dalle Figlie di Maria Ausiliatrice, tornando in famiglia portano un prezioso patrimonio di religione e di moralità e lo diffondono salutarmente.

Altri figli d'Italiani, dai Collegi di Provincia passano ai corsi superiori di Baccellierato, Scuola Normale e Commerciale in altri Collegi Salesiani, seguitando così la loro educazione presso i figli di Don Bosco, fino a laurearsi nelle Università di Buenos Aires, Còrdoba, La Plata, ecc. ecc., dove è già un Pensionato Universitario. Così i nostri coloni arrivano, mediante l'opera di Don Bosco, ad avere i loro Medici, Avvocati, ingegneri, ecc. formati moralmente dalla Società Salesiana; e cosa parallela a questa compiono le Figlie di Maria Ausiliatrice con le loro Scuole Normali, CollegiConvitti e Pensionati.

Ad accrescere così ampio lavoro di penetrazione religioso-morale in tutte le famiglie d'immigrati, si aggiungono periodici settimanali e mensili, che Case e Chiese Salesiane sogliono pubblicare ed inviare generosamente a quanti più indirizzi possono avere, senza controllo di abbonamento, ma con preziosi frutti religiosi e morali. E questi periodici sono organi assai attivi anche delle varie Compagnie Religiose e Società Cattoliche, istituite dai Salesiani stessi tra gli immigrati.

Il "giorno del Colono".

A tutto questo lavorio di cristiano apostolato viene simpaticamente aggiunta l'annuale celebrazione del così detto « Giorno del Colono ».

Due domeniche or sono fui al Collegio Convitto Salesiano di Rosario di Santa Fé per una di tali celebrazioni. Vi erano accorsi i coloni in gran numero e, tra essi, specialmente gli agenti e propagandisti del periodico settimanale Salesiano « Cristoforo Colombo » che invade le grandi provincie di Santa Fé e di Córdoba, ove specialmente abbondano i Piemontesi. I coloni vennero, come al solito, da grandi distanze e furono ospiti, gli uomini dei Salesiani, le donne delle Figlie di Maria Ausiliatrice.

Essendo in massima parte Piemontesi o figli di Piemontesi, io predicai loro in buon torinese: e ne furono assai contenti; parecchi avevano le lagrime agli occhi per la gioia. Era con noi in quel giorno anche il carissimo nostro visitatore generale D. Giuseppe Vespignani, che aggiunse la sua calda parola, accolta con generale entusiasmo di venerazione e riconoscenza. Fu una specie di congresso.

Da Rosario a Tucuman.

Tra i voti che si fecero vi fu quello di concorrere all'erezione del già ideato grandioso Santuario di Maria Ausiliatrice presso lo stesso Istituto Salesiano. Il settimanale « Cristoforo Colombo », che tiene viva la fede e l'organizzazione cattolica in quella Colonia, sarà l'organo del tempio erigendo.

Dopo Rosario, feci una fruttuosissima visita a Córdoba, ove anche si erigerà un maestoso Santuario A Maria Ausiliatrice, desideratissimo da tutta la città e dalle vicine colonie d'immigrati.

Da Córdoba andai a predicare una breve Missione al Santuario Salesiano Parrocchiale del Sacro Cuore di Gesù ed annesso Istituto di D. Bosco in Vignaud (Prov. di Córdoba). Questo santuario che attira i devoti fin dalla distanza di cento cinquanta chilometri, è un bellissimo tempio a tre navate, ampio come S. Giovanni Evangelista di Torino, e con un gran concerto di campane identiche a quelle di Maria Ausiliatrice in Valdocco.

Da questo santuario, più volte all'anno, parte il così detto « Camion Missionario », portante una squadra di giovanotti dell'annesso Istituto; conferenzieri, musici e teatranti, per fare un attiva propaganda nelle Parrocchie della campagna in giorno di domenica.

La propaganda, debitamente preannunziata le domeniche precedenti, incomincia con servizio di clero e musica alla messa parrocchiale, e segue in piazza, ove si dà concerto musicale, s'improvvisa un po' di teatro, e negl'intermezzi i giovinotti stessi pronunciano con molta enfasi sacri discorsi a uso predica, con molta edificazione del popolo presente. Come ne godono quei buoni coloni, quelli sopratutto, che vedono, fra quegli improvvisati missionari, i propri figliuoli!

Questa settimana rasi spinsi fino a Salta, a 36, ore di treno da Buenos Aires, a 1200 metri sul livello del rasare, quasi ai confini can la Bolivia: ed ora sono a Tucuman, ove, per la magnificenza di un generoso Cooperatore, su disegno del nostro architetto Don Ernesto Vespignani, si sta erigendo un nuovo Collegio, che riuscirà uno dei più splendidi. Sarà capace di 500 convittori, 600 esterni e 400 oratoriani, ed avrà anche scuole serali. Secondo l'idea geniale del Ven. Don Bosco; ospiterà, raccolti insieme, in due distinti reparti, studenti e artigianelli, affratellando così nella stessa famiglia, gli studenti e gli artigiani.

Accanto al Collegio sorgerà pure un gran Santuario di Maria Ausiliatrice, qual fiore di riconoscenza alla Madonna di Don Bosco, in questo Cinquantenario della venuta dei Salesiani nella Repubblica.

Per un più ampio lavoro.

Anche in tutte le Capitali di Provincia, Córdoba, Salta, Tucuman, Mendoza, ecc., i Salesiani van facendo buona opera di penetrazione nella Colonie. Italiana cittadina. Per questo, ieri sera. ebbi la fortuna di tenere una conferenza nell'elegante salone della Società Italiana di questa città.

Riguardo poi ai nostri Segretariati « pro immigrati», ne ritoccammo gli Statuti nell'adunanza tenutasi recentemente in Buenos Aires con gli Ispettori Salesiani dell'Argentina, Chile, Uruguay, Paraguay e Brasile, e ne inviammo copia a tutte le Case Salesiane d'America. Il nostro Segretariato Centrale ne farà largo invio anche al Clero Secolare e Regolare dell'Argentina, per caldeggiare la fondazione di eguali fondazioni, ed altrettanto si farà in altre Repubbliche di questo immenso Continente.

Come vede, Amatissimo Padre, quantunque i Salesiani non abbiano qui giurisdizione parrocchiale diretta su tutti gli Italiani della Repubblica, come nel Cile, nel Perù e nella Bolivia, quantunque non abbiano speciali parrocchie distintamente per Italiani, Polacchi, Portoghesi e Cinesi, come negli Stati Uniti, tuttavia fanno un gran bene religioso, morale, sociale e materiale agl'immigrati italiani e di, altre nazionalità.

Gradisca i miei cordiali ossequi, mi raccomandi a Signore e mi benedica.

Della P. V. Rev.ma,

Umil.mo figlio

Sac. STEFANO TRIONE.

Per la Festa di S. Francesco di Sales.

Ci permettiamo di ricordare ai Revv. Sigg. Direttori e Condirettori Diocesani, Decurioni, Zelatori e Zelatrici, di provvedere a tempo per la miglior celebrazione della solennità del nostro Titolare e della Conferenza Salesiana prescritta dal Regolamento dell'Unione.

L'argomento della Conferenza potrà essere ispirato dalla lettera del nostro Rettor Maggiore (Cfr. le prime pagine di questo numero del Bollettino) ed aggirarsi su questi temi:

1°) Cinquantenario delle Missioni Salesiane;

2°) Metodo educativo del Venerabile D. Bosco;

3°) Tre mezzi di pratica cooperazione: PREGATE, LAVORATE, DATE, inculcati dal Venerabile Fondatore.

LE MISSIONI SALESIANE

Dall'Oriente e dall'Occidente...

I Missionari partiti per Shiang-hai.

Abbiamo ricevuto da Porto Said queste prime notizie dei Missionari e degli aspiranti missionari, partiti per Sciang-hai:

Il 22 novembre siamo a Venezia. Dalla nostra regina dei mari d'Oriente ci prepariamo a salpare per l'Oriente estremo: e nei confratelli dell'Istituto Coletti diamo l'ultimo saluto ai confratelli tutti d'Europa.

A sera saliamo a bordo e, precisamente, del « Venezia »: e troviamo cabine comode e spaziose, attigue l'una all'altra, a due, a tre, a quattro letti, e così siamo tutti ottimamente allogati e nello stesso tempo riuniti.

Il piroscafo partì intorno alle due dopo mezzanotte. I più curiosi balzarono di letto per assistere alla partenza, che aveva del fantastico tra le mille luci rispecchiantisi nella tremula laguna: ma i più... sonnacchiosi, pensarono che c'è tempo per tutto, anche per aprire gli occhi, e aspettarono il mattino. Allo spuntare dell'alba erano tutti sul ponte a godersi la brezza mattutina e lo spettacolo maestoso del mare...

Udita la S. Messa, e fatta la colazione, bisogna vedere i nostri laici aspiranti missionari, che, snelli come caprioli, saltano e corrono da un capo all'altro della nave, con la spensierata felicità della giovinezza, cui sta a fianco l'Angelo Custode!

A Venezia erano saliti alcuni Cinesi: a Brindisi si aggiunse un gruppo di Arabi: e gli aspiranti missionari vorrebbero già slanciarsi all'apostolato, ma si accorgono che c'è in mezzo la torre di Babele.

Si direbbe che i Cinesi e gli Arabi debbano essere il principale oggetto di curiosità da parte delle persone di bordo: ed invece gli occhi sotto rivolti proprio sopra di noi.

- A che questi giovani artigiani sono missionari? E dove vanno? E che cosa vanno a fare? E come in così fresca età?

Ed io rispondo che la prima missione sulla terra fu compiuta da due artigiani: l'artigiano Giuseppe, e l'artigiano Gesù: che la prima predicazione del Vangelo fu fatta da un giovinetto, il dodicenne giovinetto Gesù: che il primo strumento di evangelizzazione è la parola, e la parola si apprende soprattutto in gioventù.

Chi mi ascolta dapprima rimane sorpreso, poi riflette, poi dice: - È giusto, ha ragione! - Ed uno sguardo di compiacenza dall'occhio dei miei interlocutori si posa sui nostri giovani, mentre essi, ignari di quel che si dice di loro, appoggiati al parapetto del ponte di prua, Latrofa e Merenda all'estrema cinta, Raviola, Matteri e Francesia accanto all'àncora, lanciano lo sguardo al di là del mare sconfinato, vedendo con la fantasia la terra lontana. Un'improvvisa folata di vento strappa via il berretto di Francesia e lo regala alle onde. Un grido festoso s'innalza dalle bocche di tutti: il mare presente, che dolcemente ci culla, e la terra lontana, che ci aspetta per l'apostolato, ricevono un clamoroso e riverente saluto

Da Genova a Shillong.

Dalla corrispondenza di un chierico aspirante missionario nell'Assam:

... Partiti da Genova il 15 ottobre, alle 10, sul piroscafo Aquileia, vedemmo scomparire poco alla volta al nostro sguardo le montagne d'Italia, e ci trovammo in alto mare. Vidi Porto Said, ove con il mio compagno ebbi la fortuna d'incontrare i Salesiani, provvisoriamente alloggiati dai Padri Gesuiti, in attesa di aprire una scuola governativa nella città, e c'intrattenemmo. con essi alcune ore.

Dopo un giorno di navigazione passai il canale di Suez tagliato interamente nella sabbia del deserto; un lavoro colossale, attorno al quale lavorano continuamente migliaia di operai.

Che aspetto brullo presentano le rive! Non più le fertili colline piemontesi, non più lo sfondo ameno delle Alpi, ma una sterminata pianura di sabbia, tutta a dune, battuta dal sole. Non un filo d'erba, e, appena qua e là, qualche capanna: solo lungo il canale una vegetazione lussureggiante; cento metri più in là, più nulla.

Arrivammo ad Aden di notte, e dopo poche ore ripartimmo, costeggiando per un buon tratto la terra, finchè verso il mattino del dì seguente prendemmo il largo. Durò cinque giorni la traversata dell'Oceano Indiano e la compimmo ottimamente, con lui mare tranquillo come l'olio e con un calore assai più mite che nel Mar Rosso, ove si fece sentire assai per due o tre giorni.

Finalmente scendemmo dall'Aquileia... augurandogli di portare tutti gli anni all'Assam falangi di aspiranti missionari.

A Bombay fummo per un giorno ospiti dei PP. Gesuiti, che ci ricolmarono di gentilezze e ci accompagnarono a visitare la città. A tutta prima rimasi come stordito; ero in un mondo nuovo.

Per le vie un brulichio di. gente d'ogni colore, d'ogni razza; quali vestiti all'europea, quali seminudi; e chi gridava, chi correva; mentre le vetture, le automobili, i tramvai e le biciclette s'incrociavano, sgusciando quasi in mezzo alla calca, e in alto si aggiravano nugoli di corvi e di sparvieri, uccelli comunissimi nell'India.

Non parlo dei palazzi che son vere meraviglie; alcuni tutti in pietra, senza calce, adorni di sculture e bassorilievi, ad esempio la Victoria Station, donde partì il Mail che fu appunto il treno, che, ad una velocità vertiginosa, attraverso fertili pianure e risaie pullulanti di uccelli e selvaggina, ci condusse in pochi giorni a Calculta, ove fummo nuovamente ospiti del Collegio San Francesco Saverio dei PP. Gesuiti, che ci prodigarono mille attenzioni.

Da Calcutta, città quanto mai popolosa, ove le vie paiono per la gente un formicaio, ove tutto si agita tra il commercio ed il lavoro febbrile, dopo un giorno ancora di ferrovia giungemmo finalmente a Gauhati, ed avemmo la gioia d'incontrarvi Mons. Mathias, venuto ad attendere i suoi chierici.

Ci fermammo un giorno presso l'Orfanotrofio delle Suore e l'indomani, in automobile, partimmo con Monsignore per Shillong, distante circa quattro buone ore.

Il ricevimento non poteva essere più commovente e cordiale, e quel che ci commosse di più si fu il sentir ripetere in italiano e in piemontese, da quei birichini Khassì, le medesime canzoni che cantavamo ad Ivrea!

Son già quattro giorni che ci troviamo in missione e la nostra felicità è piena. Maria Ausiliatrice non poteva farci una grazia maggiore.

Come è bella questa Missione di Shillong! Son diversi edifizi, tutti su d'una collinetta; e, davvero, tra Sant'Antonio, le Suore, la Parrocchia, i laboratori e la casa di formazione e il grande edificio per lo studentato, che è in costruzione, è un piccolo paese.

Ieri abbiano fatto la prima passeggiata con i compagni, ed andammo in un villaggio completamente protestante, nei dintorni di Shillong. Appena si accorsero del nostro arrivo, frotte di ragazzi uscirono dalle capanne, e cominciarono a venirci attorno e a domandarci delle immagini, per le quali vanno matti. Noi li accontentammo e c'intrattenemmo un poco con loro insegnando una canzoncina. Oh! come era bello il vedere quel gruppetto di marmocchi, tutti attenti a ripetere le strofe, accompagnandole cogli occhi e col muover del capo, mentre uno di noi fungeva da maestro di musica. Poveri fanciulli! Venga presto anche per loro l'ora della redenzione!...

Il regalo di Natale.

Il caro Don Fergnani ci scrive dall'Assam:

Volete sapere che regalo si degnò farmi il Bambino Gesù l'anno scorso (1923), prima del suo Natale? Per comprenderne meglio il valore conviene anzitutto che si rifletta come la conversione dei pagani alla Fede non è affatto opera umana. Sono convinto, in seguito a lunga esperienza, che l'uomo più savio di questo mondo, anche se lavorasse la vita intera, non riuscirebbe a convertire un infedele; solo una speciale e gratuita illustrazione dell'alto riesce a insinuarsi nel cuore umano.

E dire come la grazia del Signore, lampada del Cielo, abbia acceso la prima favilla in quell'anima non è possibile. Mistero! Forse quell'Ave Maria, quella Sacra Comunione, quella mortificazione... di quella pia fanciulla, o di quel buon figliuolo, a beneficio di questi infelici popoli, recate sull'ali degli Angeli al trono di Dio, sono state il primo messaggio, che ha aperto il cammino alla salvezza.

Corsi dunque al capezzale di un poveretto aggravatissimo. Appoggiando i gomiti con gran grande fatica sul letto (era stato ricoverato nell'Ospedale civile di Haflong) si alzò a sedere, travagliato da un grande affanno. Arruffati i capelli come un cespuglio di spine, mi dètte uno sguardo affettuoso. Aveva dichiarato il buon uomo, invitandomi, che la faccia del Missionario gli avrebbe recato consolazione. Poi, tra sospiri profondi, interrotti dal martello della tosse, mi raccomandò la sua famigliuola: la moglie con tre creature. Oramai distrutto da una malattia che non perdona, parlava della morte come di un fatto inevitabile; ma che almeno non fosse seppellito come un cane...

-- Non ti angustiare, si provvederà a tutto. Ora non pensare che all'anima, la quale per virtù del battesimo si farà degna di salire al Cielo!

Un raggio di felicità si diffuse e circolò per le cavità paonazze di quel volto emaciato, non mai rallegrato da una speranza così alta:

- In Cielo?!... E con te, non è vero, Padre?

- E con tutti i tuoi, se si faranno anch'essi cristiani.

Si guardò d'intorno, li cercò con un amore che non si può esprimere a parole, e assentì con una rozza scossa dell'arco dorsale.

Strascicandosi a stento, arrivò alla sponda del giaciglio, piegando la fronte.

- Stefano! - gridai. Oh! come in quel momento il mio pensiero volava a Beitgemal, sulla tomba del Protomartire, a cui volevo dare un segno di affezione nel primo pagano di questi paesi, guadagnato alla fede.

- Stefano, io ti battezzo nel nome del Padre, del Figliuolo e dello Spirito Santo.

Quel volto si rialzò meno truce e gli occhi gli brillarono di una luce nuova. E bevve con divozione i rivoli di acqua benedetta, tra cui avevo versato alcune goccie d'acqua del Giordano, che gli eran corsi attraverso i solchi rugosi del viso...

Fu questo il prezioso regalo del Bambino Gesù: un'anima di più guadagnata al Paradiso!

Gravi notizie dal Matto Grosso.

Dal « Piccolo Messaggero » di Cuiabà (Matto Grosso, Brasile), del settembre u. s., giuntoci, indirettamente, il 10 dicembre, togliamo queste notizie: Il 22 agosto un telegramma dalla Colonia indigena del Sacro Cuore ci annunziava che un gravissimo incendio ha causato forti perdite di materiale e di macchinario, e che gli indii Caiamos devastavano la residenza di Meruri.

In seguito - per lettera - si ebbero questi particolari sul duplice triste episodio.

Prese fuoco una delle capanne del villaggio: e le fiamme, alimentate da un vento fortissimo, ben presto distrussero metà del villaggio. Il forte incendio si estese anche alle case della Missione. Tre furono distrutte, compresa quella che serviva di laboratorio dei fabbri-meccanici e dei falegnami e di deposito del macchinario. Nulla si è potuto salvare. I Bororos furono amirevoli per l'aiuto che prestarono ai Missionari nel cercare di circoscrivere l'incendio e salvare qualche cosa.

Lo stato della Colonia è attualmente misero e ridotto in pietose condizioni. Non è esagerato il dire che bisogna rifar tutto da capo.

Ma preoccupazioni più gravi si hanno da parte dei Caiamos. Un gruppo di questi feroci selvaggi si spinse presso la Colonia, poi devastava la residenza di Meruri, dove abbiamo le piantagioni ed i depositi di viveri, incendiando tutta la canna da zucchero.

Fortunatamente i nostri Bororos, avendo terminati i loro lavori, erano di già ritornati alla Colonia, evitando così un incontro coi terribili indi, dai quali potevano essere trucidati.

La situazione è gravissima, perchè ci troviamo esposti, ad ogni momento, a qualche sgradevole sorpresa da parte dei Caiamos...

Un "grazie„ ed una preghiera.

Il « Grazie » più cordiale alle Redazioni dei giornali e periodici che ci concedono il cambio, ed una parola di scusa ad alcune che, l'anno passato, non ricevettero regolarmente il « Bollettino ». Abbiamo già provveduto perchè col nuovo anno l'invio si compia regolarmente.

Un « Grazie » speciale alle Redazioni che si dànno premura di pubblicare il Sommario del « Bollettino »; è pur questo un modo di cooperazione salesiana.

Una preghiera, poi, ai Redattori dei vari periodici delle nostre case. Per dare un notiziario completo e sollecito delle cose nostre, abbiamo bisogno che tutti, anche dall'Estero, anzi specialmente dall'Estero, inviino direttamente e regolarmente copia dei foglietti e periodici locali alla REDAZIONE DEL BOLLETTINO SALESIANO, VIA COTTOLENGO N. 32, TORINO.

"Aiutate la povera Missione dei Kivari,,.

(Lettera del Vicario Apostolico Mons. Domenico Comin al sig. Don Rinaldi).

Amatissimo e veneratissimo Padre,

Son passati due anni dacchè venni ad implorare la causa di questi poveri Kivari e tornai fra loro, seguito da alcuni missionari e dalle elemosine di amici d'Italia e d'Europa.

Del lavoro se n'è fatto, e molto con l'aiuto di Dio; ma per svolgere il programma di preparazione necessaria per un'azione efficace, in modo di potere, con la grazia di Dio, influire stabilmente sul cuore di questa gente, sento il bisogno di far nuovo appello alla carità sua e a quella dei Cooperatori.

Molto si è scritto, ultimamente, intorno a questi selvaggi; ma non è ancor ben compresa l'eccezionale difficoltà, che presenta la loro evangelizzazione per il carattere loro e per le loro abitudini.

Mi permetta che torni su questo.

Egoisti e diffidenti.

Il Kivaro è un egoista. L'arrivo del missionario e molto più del Vescovo è sempre una festa nelle kivarie; ma bisogna andar armati di un'enorme dose di pazienza e d'ogni sorta di regali, per corrispondere alle esigenze di tutti. Antonio Pacunda è un kivaro dell'altra sponda del Rio Indanza, che si mostrò risentito con tue, perchè, essendo vescovo, non gli regalava tutto ciò che voleva. Altri kivari venuti dal Zarambiza, a un giorno di distanza, non ricevendo il fucile che si aspettavano, si mostrarono assai di malumore.

Generalmente questa gente è mossa solo dall'interesse, ed ha poca gratitudine anche per chi la visita. Ma l'ospitalità è praticata tra loro, ed alcuni si mostrano onorati di ospitare il missionario. Nel 1917, giunsi alla casa del vecchio Tzere e notai immediatamente dei preparativi straordinari. Ebbe luogo anche una danza in onore del Padre Capitano, e lo stesso Tzere ballò con la figlia, con tanto rispetto che i ballerini restarono sempre a più di tre metri di distanza l'uno dall'altro.

Ma quasi tutti nutrono una certa ripugnanza verso gli Apaches (i bianchi), sopratutto se non li conoscono. In un'escursione fatta a Santiago i nostri dovettero passare 24 ore poco meno che digiuni, perchè il kivaro Cageka non voleva cedere alimenti a nessun costo; si sentiva signore della sua casa e si mostrò disgustato della visita. E il giorno seguente nel vedere tante cosette... polvere, tele, filo, ecc..., tutte le sue prevenzioni svanirono.

Tutto per interesse, quindi, necessario che i Missionari sieno sempre provvisti non solo di zelo e di carità, ma anche di oggetti per accontentarli: e sono incontentabili. Ma i regali sono un mezzo efficacissimo per attirarli. Se si promette qualche regalo, sono puntuali anche al Catechismo; il regalo, per loro che non si dàn conto del bene che ricevono, è sempre il movente principale.

Kasenda mi diceva che non aveva difficoltà alcuna a venire alla Messa, pur di ricevere qualche cosa in compenso, perche: « A che scopo sentir Messa, nulla ricevendo? »

Non hanno, nella loro lingua, una parola che corrisponda al nostro « grazie »! Quando si fa loro un regalo, se piace, dicono: -Tu sei buono!... - Questo va bene!... - Non sei avaro! e basta, se non piace, lo rifiutano, come se dovessero sborsare chi sa che cosa per comperarlo.

Qualcuno domanderà: « E i Missionari non potrebbero introdurre almeno una forma primitiva di commercio? ad es. con lo scambio di generi alimentari? » Rispondo che, almeno per il momento, dobbiamo assolutamente lasciar questo commercio primitivo agli esploratori e ai cercatori di metalli. Se vogliamo guadagnare le anime dei Kivari, noi dobbiamo cercare unicamente queste, e lasciare e donar loro tutto il resto. Qui è il caso di applicare scrupolosamente il motto del nostro stemma, che è il programma d'azione impresso dal Ven. Don Bosco all'opera salesiana: « Da mihi animas, coetera tolle ». Guai! se non facessimo così. Anzi, proprio per questo, vediamo l'assoluto bisogno di mettere le nostre residenze nella condizione di non dover ricorrere agli indi nemmeno per la yuca e il banano.

Crediamo utile, tuttavia, dar loro tarachis e puchiros (tele per vestiti e camicie), come ricompensa. Apprezzano di più un oggetto che è loro costato qualche cosa, che non uno regalato, anche se di maggior valore.

Sdegnano il lavoro. - "Io son Caballero!".

Nemmeno quei pochi che si fermano nelle nostre residenze, non fanno nulla gratuitamente; ed è difficile farli lavorare anche con una retribuzione. Ritengono un disonore il compiere lavori manuali, e portano questa ragione come l'unica scusa della loro oziosità: « Son forse una bestia io Per lavorare? Io sono un CABALLERO!... (sono un gentiluomo!) » Tuttavia nelle residenze ne abbiamo parecchi che, a poco a poco, vanno abituandosi al lavoro. A Mendez, a Indanza, e altrove, abbiamo ottenuto che per un buon fucile - l'hanno tutti per la caccia - disboscassero un tratto di foresta vergine.

Le unisco, amato Padre, la fotografia di tre kivaretti. Sono nella Missione di Gualaquiza. Stanno mondando il riso. Lavorano, ma preferiscono di andare a caccia dei passeri con la cerbottana; e, creda, bisogna che studiamo il momento per poter far loro un po' di catechismo e d'istruzione sulle verità della Fede. Se il loro stomaco non trova nella Missione quello che aveva a casa loro, manifestano subito il desiderio di andarsene a procurare, e bisogna accontentarli, accontentandoci noi della speranza che torneranno. Non si può far loro la minima pressione; non rinunciano ad una bricciola di libertà, nemmeno i piccoli.

Le mando un'altra istantanea... Sono altri tre kivaretti di Gualaquiza, intenti al lavoro nell'orto della Missione. Questi lavorano con piacere; ma se sentono suonare il campanello della portieria, gettano subito gli strumenti agricoli che hanno in mano e corrono via... Non è la curiosità di andare a vedere chi ha suonato e viene a visitare i Missionari, ma il timore che sia qualche kivaro, che li veda a lavorare come gli indi Incas, che essi guardano dall'alto in basso. Perchè accade che venendo qualche kivaro alla Missione, e vedendo altri kivari a lavorare la terra, scagli i frizzi più mordaci contro questi!... Per loro il lavoro dei campi è un lavoro umiliante, e proprio degli Incas. Nei loro orti lavorano le donne; gli uomini tagliano gli alberi per preparare il terreno, ma il lavoro è riservato alle donne, considerate come povere schiave. Nella residenza di Mendez, Macas e Indanza ne abbiamo altri che lavorano di più, perchè un po' più umili di quei di Gualaquiza.

In genere, sanno fare splendidamente il proprio interesse. Sono molto astuti. Quando si avvicinano a qualche nostra residenza, nascondono a breve distanza tutto ciò che hanno, persino il cibo portato per il viaggio, e si presentano simulando stanchezza, fame, ecc... ecc... ed esigono da mangiar bene, e chiedono un'infimità di oggetti. In compenso vi offrono in vendita qualche inezia, come uccelli disseccati, frammenti di ali, coleotteri, piume e altri gingilli.

(Continua)

DOMENICO COMIN Vescovo Titolare di Obba, Vic. Ap. di Mendez e di Gualaquiza..

L'ultima Pasqua tra i Bororos del Brasile.

Un tempo i Bororos del Matto Grosso (Brasile) erano classificati, e non ingiustamente, tra i più feroci abitatori delle immense zone sud-americane, non ancor civilizzate.

Oggi sono cristiani, e il loro cuore si apre a sentimenti di bontà di gratitudine e di religioso fervore, in modo commovente. Eccone una prova nelle note che ci manda il nostro Missionario Don Francesco Congiu sulla partenza e sul ritorno del direttore della Colonia del S. Cuore, Don Antonio Colbacchini, e sull'ultima festa di Pasqua celebratasi tra quelle selve.

La partenza del Missionario.

...Nitida mi sta nella memoria la sera del 23 aprile 1923. Quella mattina accompagnammo il nostro direttore D. Colbacchini, fin sull'alto del Monte S. Croce, donde i nostri sguardi lo videro sparire in direzione di Cuiabà. Mille erano stati gli ostacoli che gli indi avevano frapposti prima di quella data, allo scopo di impedire la partenza del loro padre. Invano ripeteva loro: - Mi assenterò solo per pochi mesi, non abbiate paura!...

Tutti ripetevano sfiduciati:

- Se tu vai, promettici di ritornare, perchè un triste presentimento ci accascia, perchè ci opprime il dubbio ché non abbia più a venire fra noi. Noi temiano che le bellezze delle tue terre ti attireranno tanto, che le nostre foreste cesseranno di essere il tuo ideale.

E il buon direttore a consolarli, dicendo che sarebbe certamente ritornato e a raccomandare di non dimenticare gli insegnamenti ricevuti, per il loro bene.

All'ultimo momento vidi scorrere su quei volti, dal colore del bronzo, stille di pianto: e tutti gli baciarono la mano, poi stettero a guardarlo, finchè lo poterono vedere... infine ridiscesero il monte quasi in silenzio. Solo qualcuno, più accorato degli altri, esprimeva sommessamente i suoi timori al vicino.

Quella sera l'arringa fu solenne. In mezzo alla piazza del villaggio si radunarono tutti gli uomini, come sempre, mentre le donne stavano accoccolate sul limitare delle capanne. E il Cacico, con voce alta e sonora, e con la consueta cadenza ancor più spiccata, cominciò ad enumerare i travagli passati dalla tribù, le guerriglie sostenute contro gli usurpatori del loro territorio, le vittime patite, la vita, per necessità, perennemente nomade.

- E tutto ciò - diceva - prima che noi conoscessimo colui che oggi si è allontanato da noi. Ma appena conosciuto questo nostro padre e fratello maggiore, le cose cambiarono. I giorni di angoscia si mutarono in giorni di gioia; le apprensioni, i timori, in vera tranquillità. Un tempo il numero dei nostri si andava continuamente dirandando per le morti immature, causate il più delle volte da proiettili micidiali; ed ora vediamo crescere la nostra prole florida e bella, e resistiamo alle fatiche per l'esistenza.

» Ricordatevi che, appunto per queste cose, lo eleggemmo concordi nel numero dei nostri Capi. Oh! con quanto ardore egli si prese cura di noi!... Egli difese sempre la nostra causa, come se fosse la sua; e ci colmò di benefizi...

» Ma tacete, tacete!... Non rattristatemi, perchè alle vostre voci si aggiunge quella del mio pensiero e non voglio che neppur si affacci alla mia mente l'ombra del dubbio che egli non abbia a tornare... ».

E tacque. L'emozione lo aveva vinto, e non potè più parlare. Altri cacichi avrebbero voluto dire qualche parola, ma non aggiunsero sillaba. Era la prima notte dopo la partenza... e passò triste, triste...

Ansiosa aspettativa...

I giorni trascorrevano, ed ai Bororos parvero eterni. Il loro pensiero era sempre fisso nell'ansiosa aspettativa del giorno ardentemente bramato: il giorno del ritorno dell'amato padre. L'ansia era tale, che, non era ancor giunto in Italia, ed essi venivano a chiedere se il merir' icu batarùgi (la Parola del filo di ferro=telegramma) non avesse per caso già data la notizia del ritorno.

Alla risposta di pazientare ancora, poichè ancor non poteva essere arrivato in patria, si ritiravano scuotendo dolorosamente il capo, come se la risposta fosse un ripiego per celare la verità...

Il ritorno.

Spuntò finalmente il giorno sospirato. Il telegrafo portò dapprima la notizia che era sbarcato in terra brasiliana e dopo pochi giorni ci annunziava l'imminente arrivo, precisandone la data.

Assistemmo allora alla gara più commovente per rendere più solenne che fosse possibile il giorno tanto desiderato.

Archi di palme e di fiori, addobbi, bandiere..., tutto è pronto. Ornai non si attende che il segnale convenuto: e ad un tratto rimbomba un gioioso colpo di fuoco, sparato dalla vedetta spedita sulla cima del Monte S. Croce.

-- Pàgi Megèra aregòdö... Padre Gocu-ruri aregòdö! - grida ogni voce.

E tutti si avviano verso l'alto. L'avevano promesso; gli sarebbero andati incontro fino alle sponde del Barreiro.

Guadato il fiume, il buon padre fu nelle braccia di tutti, che non si staccavano più da lui. Uno dei piccoli figli del Cacico gli diede il benvenuto e poi, banda in testa, s'incamminarono verso la Colonia, ove ad accrescere la gioia si aggiunsero le Figlie di Maria Ausiliatrice, con le loro alunne e i bambini dell'Asilo...

La domenica seguente si rinnovò in forma ancor più solenne la dimostrazione di esultanza, e il festeggiato non potè a meno di confermare, con le lagrime agli occhi, com'egli, durante l'assenza avesse continuamente sentito la nostalgia e il fascino della foresta, anche nel frastuono e tra le attrattive e l'incanto delle più grandi città.

Fervore edificante.

- Cercheremo di fare una bella festa di Pasqua! - aveva promesso il Direttore.

L'invito non fu gettato al vento. Il Giovedi Santo i cari indi assisterono tutti al Santo Sacrificio, e si accostarono con avido desiderio alla Sacra Mensa. A sera ebbero una bella sorpresa, che fece sgranare a tutti tanto d'occhi: l'inaugurazione di un'artistica Via Crucis. Chi può dire come le figure della divina tragedia attirarono la curiosità e destarono la meraviglia e la commozione?! Bisognava sentire i commenti dinanzi quei quadri grandi ed espressivi! Erano sguardi di compassione per Gesù martoriato e per Maria dolente; erano gesti d'ira contro i manigoldi. Ah! se questi si fossero trovati in quel momento fra di loro! Fu un via vai continuo e un commento accorato che si protrasse fino a sera.

Il Venerdì Santo presero parte alla funzione e, con quanta pietà, scoperta la Croce, sfilarono tutti a baciare le piaghe del Salvatore! Le mamme le facevano baciare, delicatamente, anche dai loro pargoletti!...

Il Sabato Santo vollero nuovamente ricevere Gesù nel loro cuore: e certo fu il modo migliore per prepararsi alla Pasqua. Quando, al canto solenne del « Gloria », squillarono le nuove campane portate dall'Italia, fu un trionfo di gioia e di fede. Gesù è risorto, e lo splendore dell'aureola della sua Risurrezione brillava anche nella foresta, nell'anima di questi selvaggi che rimasero estasiati nell'ammirare un grande Crocifisso, un tabernacolo dorato, sormontato da un artistico tronetto, e i nuovi candelieri, e tutto il nuovissimo apparato dell'altare!

A sera confessioni in gran numero, e proprio accurate: «Domani è gran festa!... domani!... domani!... » era sul labbro di tutti.

E di buon mattino, non appena dato il segno della sveglia, s'ode, squillante, la vocina di un bimbo che chiama tutti i capi di famiglia, dicendo che è l'ora di abbandonare il sonno. E un figlio dei cacico, tutti rispondono all'appello..

Quel giorno si doveva amministrare il Battesimo ad un adulto, che avrebbe, poi, ricevuto la benedizione del suo matrimonio: e quattro giovani coppie si sarebbero anch'esse accostate all'altare per aver benedetta la loro unione.

Grande era l'aspettativa; tutti erano ansiosi di vedere le spose, che uscirono bianco vestite dalla casa delle Suore, vere madri per tutte le fanciulle.

Si cominciò con l'amministrazione del Santo Battesimo. Il momento è davvero solenne. Tutti assistono con religiosa attenzione alla cerimonia, finchè l'acqua rigeneratrice scorre sul capo del fortunato. In seguito vengono benedette le coppie degli sposi, fra lo splendore dei paramenti dell'altare, che fanno contrasto con la povertà della Cappella.

La pietà, il fervore, l'intimo raccoglimento che in quel giorno si vide in tutti alle funzioni religiose, ebbero degno riscontro con l'allegrezza esteriore, prodotta da una distribuzione generale di doni, tutti di un certo valore e adatti alla persona e ai bisogni di ciascuno. Erano vestiti completi ed oggetti domestici, ed attrezzi da cucina o pei lavori del canapo, misero il colmo alla gioia. Bisognava vedere come ogni occhio scintillava di riconoscenza.

Anche il « fuoco di stelle! ».

E perchè l'allegrezza fosse completa e ancor più impressa restasse nel cuore di tutti la bontà dei Missionari, a notte si accesero alcuni fuochi artificiali. Era la prima volta! Se n'era parlato in antecedenza: si era detto che erano belli, meravigliosi e strepitosi, che facevano un fracasso più assordante del tuono!... e tutti aspettavano ansiosi lo spettacolo meraviglioso e fantastico, ripetendosi a quando a quando a vicenda:

- Questa sera i « goru eniége! », il fuoco di stelle!

E salì in aria vivissimo il primo razzo! Fu un oh! generale e un moto di esultanza che durò vari minuti. Ma allo scoppio della prima bomba assordante, tutti scapparono gridando dentro e dietro le capanne, spaventati, più d'uno ripetendo: - Maria Ausiliatrice, pregate per noi!

Ma la curiosità naturale, e la voce e la gioconda serenità dei Missionari, li richiamò e li radunò nuovamente a godere lo spettacolo, nuovo per quelle selve, che si svolse nella letizia più viva e tra le esclamazioni più infuocate di ammirazione e di riconoscenza. Un giorno di letizia indimenticabile!

Sac. FRANCESCO CONGIU Missionario Salesiano.

Le Figlie di Maria Ausiliatrice nell'Assam.

(Lettera del Prefetto Apostolico Mons. Luigi Mathias al sig. Don Rinaldi).

Gauhati, 25 settembre 1924. Amatissimo Padre,

Eccomi a Gauhati per alcuni giorni e son certo Le tornerà gradita urta breve relazione del lavoro fatto quest'anno in questa cara residenza, dove anche le Figlie di Maria SS. Ausiliatrice cominciarono la loro opera da pochi mesi.

Quanto il Signore gradisse l'arrivo delle nostre suore in Gauhati appare da questo fatto.

Viveva in Gauhati un povero eurasiano, apostata, che, sposatosi con una protestante dinnanzi al ministro protestante molti anni fa, avendo lasciato che i figli fossero battezzati dallo stesso ministro, non praticava più nè frequentava la nostra chiesa. Giunte che furono le nostre suore si credette bene di organizzare un po' di festa, e si invitarono tutti gli europei e anglo-indiani del paese. Egli e la sua signora v'intervennero, e si affezionarono tanto alle suore che la signora fu ben lieta di mettere a loro disposizione la sua macchina da cucire, ed essa stessa si recò da loro più volte a lavorare. Ed anche il povero uomo, tocco dalla grazia divina, ricominciò a frequentare la chiesa intrattenendov si a lungo a pregare, e un giorno si decise a presentarsi a Don Gil ad esporgli la sua dolorosa situazione, le difficoltà che incontrava da parte della consorte per rimettersi in grazia di Dio, e l'ardente desiderio di sistemare le cose dell'anima sua al più presto possibile, e anche subito. Il buon Missionario lo incoraggiò assicurandolo di tutto il suo appoggio, ma gli fece notare che nulla si sarebbe concluso, se non si disponeva a far battezzare anche i figli nella Chiesa Cattolica.

Il buon uomo corse dalla consorte, mentre da noi si pregava e, pochi istanti dopo, tornò assicurando che anche la moglie ben volentieri permetteva che i figliuoli fossero cattolici e all'osservazione di Don Gil che si sarebbe regolata la situazione in pochi giorni: `

- Per carità, osservò il poveretto, sia fatto subito, e di stassera stessa se è possibile. Monsignore è qua, può dare tutte le dispense. E se morissi questa notte ?!

E ante e sì calorose furono le insistenze, che, chiamatomi, credetti bene di aggiustare subito l'affare, se realmente fosse possibile. La moglie venne all'istante, i testimoni furon presto trovati, l'abiura fatta, e il matrimonio legittimato; tutto si conchiuse, grazie alla bontà di Maria Ausiliatrice, nella serata.

Vuol crederlo, amato Padre? Due giorni dopo quell'uomo si metteva a letto, colpito da tisi galoppante, e assistito per alcuni giorni dalle nostre suore e da don Gil, in meno di otto giorni passava all'eternità! Anche i figli furono regolarizzati. La misericordia del Signore apparve così palese a tutti che non si cancellerà tanto presto dalla memoria.

Gauhati.

Questa residenza è sulla riva del Bramaputra, in una cittadina incantevole, ma se la natura arride al missionario, le difficoltà che ostacolano l'esercizio del ministero sono gravi. Gauhati è in pianura e le pianure presentano difficoltà che non si trovano sui monti. Il popolo, diviso in caste innumerevoli, l'ignoranza secolare, l'attaccamento agli idoli ed alle superstizioni inveterate, l'impossibilità di avvicinare la donna, rendono l'opera del missionario difficilissima, se non impossibile. Questo centro della nostra missione è preferito più per il lavoro da fare tra le piantagioni di the, che in Gauhati stesso, dove difficilmente si potrà avere un vero e grande risultato. Luogo abbastanza centrale per i giardini e specie per i basti, o villaggi nativi, con facile comunicazione con Shillong, residenza centrale della Missione, si spera di aver a Gauhati due grandi orfanotrofi, maschil e femminile, che ci regaleranno fra qualche anno buoni catechisti ed apostoli per la pianura e le piantagioni.

Ma i mezzi scarseggiano, e bisogna bene che io bussi al cuore e alla borsa dei nostri benemeriti e caritatevoli cooperatori, supplicandoli di venirci al più presto in aiuto, adottando nn orfano od un'orfanella.

Le nostre suore al loro arrivo apersero subito un orfanotrofio, che avrà, prima dell'8 dicembre, Io anniversario del loro arrivo in Assam, almeno 24 orfane; e il numero delle ragazze potrebbe raggiungere anche il... migliaio, se vi fossero locali e mezzi. Noi metteremo in azione tutte le nostre energie, i nostri buoni cooperatori ci diano l'aiuto che possono, la Divina Provvidenza farà il resto! (1).

Le Figlie di Maria Ausiliatrice giunte a Gauhati si misero allo studio dell'inglese e dell'industani; ma lo zelo delle buone suore ed il desiderio d'iniziare subito il lavoro apostolico le spinse a mettersi presto nell'azione, persuase che, gettandosi nell'acqua... s'impara più facilmente a nuotare!

Ed ora hanno già aperto l'oratorio festivo con una squadra ginnastica capitanata da Suor Giulia, e il numero delle inscritte sorpassa la quarantina.

In febbraio si diè inizio all'Orfanotrofio « Caterina Daghero », con il reparto scuola e la sezione ricamo e lavori manuali; e mentre scrivo si dà principio alla tessitura con macchinari moderni, recentemente acquistati, che assicureranno alle ragazze una bella posizione.

Abbiamo affidato alle Figlie di Maria Ausiliatrice anche un distributorio di ricette e medicine ed altri aiuti materiali, e la visita agli ospedali della città, con grande consolazione e edificazione dei nativi e, per loro, con la soddisfazione di amministrare qualche battesimo; e contano già:

Battesimi in articulo mortis negli ospedali 22 Visite agli ospedali 120 Medicine somministrate 684 Ricette preparate e somministrate   342

Hanno anche intrapreso le visite ai villaggi nei dintorni e distribuiti più di 400 oggetti, tra capi di vestiario ed altri indumenti, attirando, così, molti alla Missione.

Vede adunque, amato Padre, come anche questo centro nel primo anno di lavoro ha dato frutti consolanti. Se le difficoltà incontrate nei primi momenti per l'acclimatazione e la lingua, ed altre difficoltà, inerenti alla vita missionaria, non si affacceranno più, l'anno venturo le promettiamo un bel numero di battesimi e di opere sante, che dal cielo il nostro Ven. Don Bosco accoglierà come regalo dei suoi figli e delle sue figlie dell'Assam nel Cinquantenario delle Missioni Salesiane.

Prima di chiudere questa mia, certo di farle piacere, le dirò anche che le nostre Suore hanno già una brava ragazza khassì, che le aiuta assai in questo anno e che vuole avere il vanto di essere la prima aspirante Assamese delle Suore di Don Bosco.

Ci benedica, tutti, amatissimo Padre, ed ai piedi della nostra potente Ausiliatrice faccia una pericolare preghiera per chi sente la responsabilità crescente di questa cara missione, il suo devotissimo figlio in G. C:

Sec. LuiGi MATHIAs Prefetto Apostolico.

(1) Le offerte sieno inviate al Rev.mo sig. Don Filippo Rinaldi - Via Cottolengo, 32 - Torino 9 .

Sec. MAGGioRiNo BORGATELLo: Nella Terra del Fuoco. Memorie di un Missionario Salesiano. Vol. in 8° di 474 pagine, Torino, Società Editrice Internazionale, 1924. L. 16.

Togliamo dall'Osservatore Romano del 3 dicembre u. S.:

Il libro è diviso in tre parti. La prima contiene notizie geografiche, fisiche, storiche ed etnografiche delle località e tribù indiane della Terra del Fuoco e della Patagonia, con la descrizione dei loro costumi, delle loro credenze, ecc.; la seconda parte tratta dell'opera dei Missionari per civilizzare questi indi, e la terza parla dell'opera svolta dai Missionari, a favore degli immigrati europei in quelle terre lontane.

L'E.mo Card. Maffi inviava all'Autore questa letterina:

Rev.mo e carissimo confratello,

Preparandomi alla commemorazione di Don Rua quante belle pagine io aveva dovuto leggere sulle Missioni Salesiane in codeste terre estreme e quante altre poti ne aveva lette per dire con maggior effusione il mio saluto all'E.mo Cagliero. Ed ora il suo volume, così denso - e me lo lasci ripetere - così denso! E quanto interessanti, sopra la già interessantissima natura, le pagine delle narrazioni delle meraviglie della grazia e delle perfidie continuate del demonio! Ho letto e ho benedetto il Signore.

Al quale Ella terrà raccomandato il suo aff.mo

P. Card. MAFFI

Pisa, 24 - XI - 1924.

Le meraviglie di Maria Ausiliatrice

Nuoni centri di culto. S. Sebastiano Po.

Il rev. Don Giuseppe Boschi, Prevosto di San Sebastiano Po, ci scrive:

« Quando nel 1915 dalla fiducia dei miei superiori venni mandato a reggere questa Parrocchia, al vedere la Chiesa Parrocchiale non solo tua anche le altre Chiese-cappelle in tanto desolato abbandono, provai quasi una specie di sgomento e una stretta al cuore all'assumermi una tanta responsabilità! Ma poi al vedere nella Chiesa Parrocchiale un bellissimo quadro di Maria SS. Ausiliatrice, fedelissima riproduzione di quello venerato in Valdocco, oh! allora mi sentii rinascere in cuore una grande speranza ed un grande conforto; intesi allora che avrei potuto contare su di un valido e potente aiuto. Incominciai fidente l'opera mia... ed osservai che attorno a quel divoto quadro v'era un bel gruppo di persone pie e devote, pusillus grex, ma sicuro e fedele; ed ora la festa di Maria SS.ma Ausiliatrice si fa ogni anno in questa nostra parrocchia, con pietà e devozione.

Villa Muñoz (Uruguay).

A Villa Mañoz nell'Uruguay è sorta una nuova Chiesa ad onore di Maria SS. Ausiliatrice presso il locale istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, su disegno dell'architetto Orazio Terra Aroceno. Il nuovo tempio, con febbrile lavoro, fu ultimato in men di un anno; e venne benedetto, con grata sorpresa, da S. Ecc. Mons. Giovanni Francesco Aragone, Arcivescovo di Montevideo. L'ispettore Don Pittini ebbe parole di vivissima riconoscenza pei generosi che ne resero possibile la costruzione; e già lo straordinario concorso di fedeli fa credere che il nuovo tempio sarà presto insufficiente a contenerli.

GRAZIE E FAVORI (*)

"Meglio missionario che morto! „

Or son due anni, ritornato dal Seminario d'Ivrea per passare le vacanze in famiglia a Foglizzo, la mattina del 3 settembre cadeva improvvisamente ammalato. Il medico mi dichiarava affetto d'infezione intestinale, ma ciò che più lo lasciò sopra pensiero fu qualche sintomo nervoso, foriero di una complicazione terribile. La febbre per ben dieci giorni oscillò tra i 4o e i 41 gradi centigradi, e la crisi si risolse nella temuta complicazione. Il dottore, allora, credette bene di non far più misteri ai genitori: m'aveva riscontrato con meningite. Il mattino del 15 peggiorai repentinamente, si dètte il caso per disperato, e verso le nove mi si amministravano il SS. Viatico e l'Estrema Unzione. Mi sentivo morire... Mia madre, desolata, mi stava al capezzale e il suo sguardo correva ora a me, ora ad una immagine dell'Ausiliatrice, appesa alla parete della stanza. D'un tratto, come scossa da una vece invisibile, stringendomi fortemente le mani: « Senti, Giuseppe, mi disse, hai ancora intenzione di farti salesiano e di andare in Missione?... Io ti lascio seguire liberamente la tua vocazione se così vuole Iddio!... meglio Missionario che morto! ».

L'essere un giorno salesiano e missionario era stato sempre il mio ideale, ma, contrariato, aveva rimesso interamente la causa a Maria SS., e già da un anno, vestito l'abito chiericale, m'ero recato al Seminario diocesano; e Maria SS.ma Ausiliatrice m'otteneva il sospirato consenso.

Alla domanda della mamma trasalii di gioia, e più cogli occhi che colla voce accennai affermativamente. « Facciamo dunque voto, se vuoi... »; ed io, rivoltomi allora all'immagine dell'Ausiliatrice: « O Maria, supplicai, se è volontà di Dio, fatemi guarire!... Mi farò salesiano... Partirò per le Missioni!... Renderò nota la grazia ».

Potenza e benignità dell'Ausiliatrice! Ricaduto sui guanciali, m'assopiva... riposava per la prima volta, e verso le tre pomeridiane il medico, meravigliato e quasi non credendo ai proprii occhi, mi dichiarava fuori di pericolo!

La convalescenza fu breve: l'11 novembre, neppure a due mesi di distanza, partivo per le Missioni d'America: e oggi, salesiano, col cuore riboccante dalla più viva riconoscenza per questa e per altre grazie segnalate, ottenute dalla mia famiglia ad intercessione dell'Ausiliatrice, completo la promessa.

Lavrinhas (S. Paulo), 5 agosto 1924.

Ch. GiUsEPPE GIoGA.

ERA AGLI ESTREMI! - Un mio parente affetto, - da cistite prostatica, che da tempo gli causava indicibili sofferenze, nel settembre dello scorso anno, anche per la sopravvenuta persistente febbre, era ridotto proprio agli estremi. Illustri professori che l'ebbero in cura, di fronte alla gravità del male, non celarono ai famigliari dell'infermo, il timore che esso avesse a soccombere.

In tale frangente, avendogli fatto una visita, cercai di fargli coraggio, esortandolo a rivolgersi con fiducia a Maria Ausiliatrice che l'avrebbe guarito; e anch'io feci pregare i miei bambini la cara Madonna di Don Bosco.

Da quel giorno, fra la gioia della famiglia e la meraviglia degli stessi sanitari, l'ammalato cominciò a migliorare ed è guarito, e riconoscente ringrazia la celeste Madre e invia un'offerta per il suo culto.

Strappa (Genova), 11 - XI - 1924. ERNESTO BAGLIANO Cooperatore Salesiano.

UNA NOSTRA BAMBINA, DI TRE MESI, CADDE MALAMENTE, e battè con violenza la testa, in modo che questa, deformatasi spaventosamente, dava l'impressione che la povera creaturina dovesse da un momento all'altro soccombere, o quanto meno rimanere per sempre infelice. Erano anche i medici di questo parere. Ci rivolgemmo alla Vergine SS. Ausiliatrice, promettendo un'offerta e la pubblicazione della grazia, se ci avesse salvata la bimba. Dopo poche ore ogni deformazione sparì e improvvisamente ogni pericolo cessò. La piccina è ora sana e robusta, e non ha nessunissima traccia della tremenda caduta.

Quasi nel medesimo tempo, per intercessione della SS. Vergine guarì da un'otite acuta e mastoidite, per la quale si minacciava una operazione estremamente pericolosa, l'altro nostro bimbo di otto anni.

Per queste ed altre grazie spirituali concesseci, sentiamo la più viva riconoscenza per Colei, che ha esaudite le nostre fervide preghiere, nè mancheremo di corrispondere all'adempimento delle nostre promesse.

Mònte Varchi (Arezzo), 1 dicembre 1924. ALFREDO e MARINA VASARRI.

MIA SORELLA ERA GRAVEMENTE AMMALATA ed in istato tale da doversi ritenere, secondo il parere medico, prossima la fine. Mi rivolsi allora, unitamente ad altre persone amiche, con la novena di Don Bosco a Maria Ausiliatrice, che esaudì le nostre preghiere; e l'ammalata fu salva.

In segno di gratitudine prego sia questa dichiarazione pubblicata nel Bollettino Salesiano, mentre rimetto un'offerta per le Opere di Don Bosco.

Fiume, 20 ottobre 1924.

Avvocato Dott. SILVESTRO PALLUA.

VIVA MARIA AUSILIATRICE! - In ogni pena e in ogni bisogno più difficile ricorrete a Maria Ausiliatrice, e sarete consolati. Da parecchi anni chiedevo a questa tenera Madre la grazia del santo Battesimo a due mie nipotine, cui mio cognato, per idee antireligiose, l'aveva negato. Mia sorella, disgraziatamente condivideva le stesse idee. Ma, alla fine, Maria SS. Ausiliatrice si degnò di esaudirtisi in modo del tutto inaspettato, cambiandole il cuore; ed il 24 agosto dello scorso anno ebbi la dolce consolazione di far da madrina al sacro fonte alle mie due nipotine, l'una di tredici, l'altra di cinque anni.

Maggio 1924.

Una Figlia di Maria Ausiliatrice.

LA MIA FAMIGLIA, COLPITA NELL'AFFETTO PIÙ FORTE e nei più gravi interessi per la morte quasi improvvisa del suo capo e sostegno, col dolore sentì la minaccia della miseria. Noi però non t'invocammo invano, o Maria, e tu hai dato a tue e ai miei figli quel lavoro e quel pane che ti chiedevamo col pianto in cuore, in quei tristi momenti di prova. La mia umile offerta Ti dica, in qualche modo anch'essa, la mia gratitudine e quella dei miei figli.

Castelnuovo d'Asti, 24 ottobre 1924.

Una Cooperatrice Salesiana.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice e alcuni, pieni di riconoscenza, inviarono offerte per la celebrazione di Sante Messe di ringraziamento, per il Tempio erigendo a Gesù Adolescente e alla Sacra Famiglia, per le Missioni Salesiane, o per altre opere di Don Bosco, i seguenti:

A) - A. C., A. D., A. M. L., A. V., Abbate G., Adam A., Adamo G., Adanti E., Agazzi C , Agosti M., Agricola A , Airoldi R., Alberto F.. Ancorani S., Ande rmach G., Antonetti L., Antonini M , Appendino G. B., Arca G. M. in Deiala, Ariotti O., Arlunno R , Armati R. in Colussi, Associazione Antoniana di Souza Queiraz ( Brasile).

B) - B. A. in Z., B. A. C., B. L. ved. Arrigo, B. P., Badino G., Saga G., Baghino E., Baldi M. ved. Cagliardi, Balzanetti geom. A., Barabino S.r R., Baravaile L., Barufati G., Banducco J., Bella d. B., Beneduci A., Bernani M., Bernardi L., Serrino G., Bertone M. ins., Besenval C., Besso E., Bethaz A., Biancani dr. F., Bianchi E., Bidalì L., Bionaz S., Blandino B., Bò C., Bocale T., Bona M. in Rovere, Bonfatti R., Sono L. in Novasio, Bordone R., Boridan sac. G., Bortolani A., Bosco F., Botteon P., Bradanini R., Biiata d. G., Brichetto M., Brusa G., Buetto R., Bussola M.

G) - C. L., C. M. riconoscentissima per la buona riuscita del figlio, Cagnin d. G., Calaci E., Calzavara T., Carni A., Canapa D., Canavera G., Cantamessa C., Cantarnessa R., Canti A. in Mazza., Canziani C. in Fava, Cappelletti A., Capra E., Caputo-Nicolosi, Carbone I., Cardini F., Carloggi A., Carosio G , Carozzi C., Carrero A. in Mortara, Carpene A. in Costanzi, Casalone M., Castellani T., Castelli M., Castrovinci S., Ceccaroli O., Cerotti L., Cervero M., Chanoux A., Chesi V., Cielo A., Cini C., Corilovo A. M., Coggiola A., Cola G. in Pelizzari, Colombo G., Colombo M., Combi E., Com's conte L., Comodi R., Concato G., Coniugi Barbero, Cooperatori Salesiani di Bova Marina e Cuorgnè, Corbella C., Cornero A., Cortesi C., Cortevesio C., Crippa A., Cristolfi N., Crovato M., Curan A.

D) - Daghero A., Damilano E., Dani P., De Albero d. G., Deganutti O., De Giusti T., Dell'Orbo V., De Martin Denaro I., De Piazzi I. in Lovero, De Vai E. in Porlied, Diana M., Di Lavore ved. Cremona, Donelli C., Duca A.

E) - Emma V., Erbetta G.

F) - F. C., Falcone D., Falchi F., Famiglie Bonavia, Bozzini, Brancalion, Elena, Fabbiano, Fancassani, Nicola; Fava M., Ferrero G., Ferrero R. in Scevola, Ferrini A., Figlia di Maria Ausiliatrice di Tremestieri, Foresti G., Forlain M. in Dedi, Fossa G., Fossati T., Francesco C., Francioni G., Franciosi M., Franco Ch. V., Fratelli Altieri, Frattini C., Fungazza G. e G.,

G) - G. B., G. M., G. P., G. R., G. S., G. T., Gay M. in Cavallo, Galimberti C., Gambardella G., Gallo L. in Santi, Gandolfo A., Garabugio L„ Gariasso M., Gariglio M., Castaldi L., Gaviano S., Gavinelli G., Gazzoppi E., Gentili E., Geraci S., Germaguano D. in Macellaro, Ghezzi V., Ghisletti V., Giangrasso R.. Giraudi E., Girelli A. in Ganazzini, Giuffrida M., Glena M., Gobbo dr. G., Gontier C., Graziani d M., Guglielmotti C., Guala A., Guassardo M., Guichardaz M.

H) - Hinterntan A.

I) - Indelicato A.

J) - Jacopo E.

L) - Largura G., Lasagno V., Lattuca-Livatino ing. a r. G., lauro G., Lentini A. in Franceschi, Levi P., Limonta E.. Locatelli M., Longhini A., Loss L. Lovisola R. in Boido, Luchi T., Lumini M. riconoscente per l'assistenza ai suoi figliuoli.

M) - M. C., M. D. Z., M. A. G., Maggia L. in Fiori, Malano L., Malarino A., Menassero C., Manzini F., Maquetti A., Marchet P., Marini M., Marotta A., Martinelli G., Martinetti M., ved. Rossini, Massidda n. ci. C., Massidda C., Massidda V., Matta R., Mazzini M., Mazzotti C., Migazzi F. M., Miguemi prof. G. Mizza G., Monaci N., Monti E , Monticone E., Morelco E., Moretti M., Morglien E., Morini L. in Bertella, Moriscotti P., Moro T., Mortarotti C., Moscone M., Matta M., Murari M. in Piero, Mura C., Mus C., Musmeci M.

N) - N. N. C., Nani I in Semprini, Negro P., Neuro P., Negroni C., Nepi A., Nicola avv. A., Novo F.

O) - Oberti C., Obiun C., Oddone G., Oggero C., Olivieri A., Omarini C., Onnis B., Operti B., Ossola F.

P) - P. A., P. B. C., Pagnucco T. in Casalatti, Paioletti V., Palladini A., Palamini A., Palma C., Pausa C., Panzeri C., Paolini G., Paponi C., Papalardo G., Parona C., Paroncini G., Pasini L., Passuello A., Pastorelli M., Patacci G. ved. Giacobino, Pavese N., Pecetto M., Peireni S., Pellanda M., Perasso E., Perazzi A., Perinciolo C., Pernice cav. G., Perrod D., Perrod S., Perotti C., Petroni E., Perron A., Pes A. in Obino, Picotti A., Pilato dr. P., Pivelli Prof.a A., Pirazzi A. in Maffiolo, Pirazzi G. in Maffioli, Pirazzi R., Piuma R., Pizzi A., Flussi sr. M. A., Podestà A., Pontorno L., Porta P., Pozzali A., Pozzi C., Prado P., Probes C., Puiatti M., Purpura D., Pustir C.

Q) - Q. A., Quaranta d. L., Queretto L.

R) - Rabino M., Raffaghello F., Ragazzo A., Ragazzo G, Ranza G., Ravera M., Razzoli D., Renotti A , Repetti S., Revessi A., Ricotti T., Righetti G., Righetto L., Righi V., Riggio M., Rivetti E., Rizzo A., Rizzoli T., Rizzolo E. in Negro, Robello A., Rocca M., Rocchetti N., Rocco B., Rolfo A., Rolla D , Romagnolo C., Rombai A. ed A., Ronco E., Rondano G., Ronga d. F., R )ssato M., Rosselli E., Rossetti A., Rossi A., Rossi C., Russi G , Rossi L., Rossi M., Rossi P., Rossi S., Rous G., Rovato C., Rovere L., Rovere R., Rovetta M., Rubin E. Ruffino E., Rustichelli sr. I., Rustici F.

S) - S. C., S. D., S. N., Saccardo L., Saffirio A., Sala G. in Aliprandi, Sandri L., Sandri M., Sante R., Santuz M., Santina S., Sartorio P., Sategna F., Savinelli G., Scirè R. in Costa, Scagliotti A., Serpero D., Settembrini L., Sgarbato Papaglio P., Sibona, Silvestri G., Simondi E., Socio Pia, Somaria R., Soperra M.; Sorelle Ciati, Fabbiano, Piasco, Trinchero; Sotii V. Spina R., Spina E., Straorengo S., Stefani C., Suppi P.

T) - T. C., T. G., T. P., T. U., Tabbò L., Tacca M. in Cressa, Tatuasi A., Tami L., Tampierí L , Tassi L., Tertuzza G., Tessari A., Thea N., Thellung L., Tita L. in Corvaia, Tombolini G., Tommoselli d. E., Tosi M. A., Travani L , Trinchero F., Tronconi E., Tucci M., Tullio A. in Pigoni, Turotti B.

V) - V. C., V. D., V. M., V. P., Vacca G., Vaccari M., Vaglini Z., Vagnozzi L. in Cattaneo, Valente A., Vallera M., Vallerini P., Vallino O., Varese S. in Troglio, Vascellari F., Vasari A. ed M., Vasia M., Vazzoler C., Veltroni L., Ventura M., Vercelli T., Verga M., Vernetti R. in Giubasso, Viano T., Viganò d. P., Viganò P., Viganotti V., Villa G., Villata C , Viora A., Visenda C , Vittiman I., Voiello V.

Z) - Zacchi L., Zacco G.. Zaglio A., Zambon S., Zambrenti A., Zampieri G.; Zana L., Zanchi P., Zandolo d. A., Zanello E., Zanini L., Zanni D., Zamuri A., Zapelloni G. e figlie, Zauli G., Zecchi M., Zeduri D., Zotttci A., Zoppis E.

A GLORIA DEL S. CUORE!

Ogni giorno fate vostra l'intenzione assegnata agli ascritti all'Apostolato della Preghiera e il 1° venerdì del mese, sacro al Cuore di Gesù, e il 24, sacro a Maria SS. Ausiliatrice, raccomandate anche l'intenzione speciale da noi proposta.

INTENZIONI PER IL MESE DI GENNAIO.

Intenzione quotidiana:

« L'ORGANAMENTO E LA COORDINAZIONE DELLE OPERE CATTOLICHE ».

È spuntato l'Anno Santo, ed ogni buon cattolico deve sentire il dovere di renderlo tale in sè stesso e negli altri, con la santità dei propositi e della vita e col ferrore più intenso nelle preghiere. Il primo scopo, verso cui siamo invitati a pregare collettivamente, risponde ad un grave bisogno dei tempi e cioè che dovunque possano mettersi su solida base ed unirsi in amichevoli rapporti le molteplici opere cattoliche, antiche e recenti, le quali allietano di speranze e di promesse la Chiesa. A questo fine offriamo al Sacro Cuore di Gesù, cui per statuto è consacrata l'azione cattolica italiana, la prima intenzione generale dell'Anno Santo.

Per il 1° venerdì e il 24 del mese.

L'Anno Santo 1925 è anche il Cinquantenario delle Missioni Salesiane, ed ogni mese raccomanderemo uno dei campi evangelici ove lavorano i figli di Don Bosco.

Il 24 gennaio ricorderemo in modo speciale la Patagonia, la prima terra affidata ai Missionari Salesiani, raccomandando al Signore tutte le opere religiose in esse fiorenti e l'impianto delle nuove opere reclamate dai bisogni di quei nuovi cristiani, degli immigrati e degli indigeni che debbono ancora ricevere il S. Battesimo.

INTENZIONI PER IL MESE DI FEBBRAIO.

Intenzione quotidiana.

« I DIRITTI DELLA CHIESA NEI LUOGHI SANTI ».

Volgendo lo sguardo al a Paese di Gesù », si resta accorati non scorgendo in quella terra, come vorrebbero Fede e Giustizia, trionfanti più che in ogni altro lido i diritti di Gesù e della Chiesa. E noi preghiamo perchè la Palestina intera diventi il più fiorente dei campi evangelici.

Per il 1° venerdì e il 24 del mese.

Questo vasto territorio della Repubblica Argentina, a nord della Patagonia, affidato ai Salesiani, scarseggia di Missionari e di Suore per l'assistenza religiosa dei centri civili, per l'educazione della gioventù e per l'evangelizzazione di parecchie migliaia di gauchos.

Preghiamo la Vergine Ausiliatrice a benedire l'intenso lavoro dei pochi Missionari, e a suscitare ed inviare alla Pampa nuove vocazioni.

AZIONE SALESIANA

Nuovi Istituti.

Istituto Internazionale "Don Bosco".

A Torino il 1° ottobre 1923 si apriva l'Istituto Internazionale Don Bosco con 12o alunni, chierici studenti di teologia, appartenenti a dieci nazioni di Europa: (Italia, Spagna, Belgio, Inghilterra, Germania, Polonia, Cecoslovacchia, Ungheria, Austria, Jugoslavia), e a sette nazioni di America: (Argentina, Chile, Uraguay, Paraguay, Brasile, Colombia e Messico).

Ci piace registrare le date più importanti del I° anno di cotesto Istituto.

Il nuovo Studentato Teologico Salesiano inaugurò il suo corso di studi il 7 marzo u. s., con solenni cerimonie ad onore di S. Tommaso d'Aquino.

Il giorno dell'Ascensione, 29 maggio, apriva al pubblico una graziosa chiesetta, dove si celebrano regolarmente 4 messe festive e 2 quotidiane, frequentatissime, come frequentatissime soli le funzioni festive serali, e quelle del 1° Venerdì e del 24 di ogni mese, contrassegnate da un gran numero di sante Comunioni.

Il 5 giugno, solennità di Pentecoste, cominciò a radunare i giovani dei dintorni, che vi accorsero fin da quel giorno in numero di 106, e salirono ad una media costante di 200.

Il 20 luglio, tutti i chierici alunni dello Studentato vennero ammessi agli Ordini Sacri, conferiti dal nuovo Arcivescovo di Torino, S. E. Mons. Giuseppe Gamba, nella Basilica di Maria Ausiliatrice. La maggior parte, insieme con la tonsura, ricevette gli ordini minori; altri il Suddiaconato; altri il Diaconato; e 27 di diverse nazioni, il Sacerdozio. Questi son già tornati ai propri paesi.

L'Istituto Internazionale Don Bosco inaugurò il secondo anno scolastico con 129 chierici delle nazioni elencate, pieno il Cile, più la Francia, l'Equatore e il Salvador; e il 7 dicembre 1924 aperse anche, in forma ufficiale, l'Oratorio festivo. Quel giorno il numero dei giovani salì a 356 e le Sante Comunioni a 320: e piena di schietto entusiasmo fu l'adunata nel nuovo salone-teatro, dove il sig. Don Rinaldi rivolse a tutti - chierici ed oratoriani - i suoi paterni rallegramenti e i più cari auguri.

Orfanotrofio "Sperti„ a Belluno.

L'accoglienza che ebbero i primi Salesiani giunti a Belluno il 23 ottobre u. s. per assumere la direzione dell'Orfanotrofio « Sperti », non poteva essere nè più cordiale, nè più solenne. Vi accorsero tutte le autorità: il Prefetto, il Commissario Prefettizio, i Rappresentanti della Provincia, del Comando del Presidio e del Distretto, l'Ispettore Scolastico, il Direttore Didattico, i Presidi del Ginnasio-Liceo, dell'Istituto Magistrale, delle Scuole Complementari, i Presidenti di tutte le Associazioni Cattoliche e tutte le più spiccate personalità cittadine.

La cerimonia iniziale si svolse nella Chiesa di San Rocco, annessa all'Orfanotrofio ed affidata anch'essa ai Salesiani, con una cara allocuzione di Monsignor Vescovo, che disse delle sue vecchie relazioni con Don Bosco e con i Salesiani, dell'ammirazione che ebbe sempre per l'opera del Venerabile, del suo ardente desiderio di avere i Salesiani a Belluno, delle lunghe pratiche fatte, e dell'accoglimento della domanda, mercè l'autorevole interessamento dello stesso S. Padre Pio XI e le continuate istanze di Monsignor d'Incà.

Alla cerimonia religiosa tenne dietro la presentazione dei Salesiani alle Autorità.

Il fondatore dell'Orfanotrofio, il bellunese D. Antonio Sperti, fin dal 1878 si volgeva al Venerabile Don Bosco per affidargli la sua opera. Desiderava, prima di morire, lasciare l'Orfanotrofio in mani sicure, e insistè ripetutamente presso Don Bosco e Don Rua, con lettere commoventissime, dicendosi disposto a farsi egli stesso salesiano e chiamando il giorno più bello della sua vita quello in cui avrebbe visto i Salesiani prender possesso dell'Orfanotrofio; allora avrebbe intonato il Nunc dimittis e sarebbe morto contento. In alcune lettere si firmava suo devotissimo figlio salesiano.

L'andata dei Salesiani all'Orfanotrofio Sperti non fu, quindi, che l'adempimento del voto più ardente del fondatore, dei Vescovi che ne appoggiarono e caldeggiarono la domanda, in modo speciale dell'attuale, Sua Eccellenza Mons. Giosuè Cattarossi, a cui va anche il merito principale della costruzione del nuovo edificio, annesso all'Orfanotrofio, che verrà inaugurato per il Convitto e per l'Oratorio, di cui si sente tanto bisogno, al principio di un nuovo anno scolastico.

Collegio "Don Bosco" a Pordenone.

Pordenone, altra città del Veneto, nella provincia di Udine, ebbe anch'essa, l'anno scorso, una nuova casa salesiana: il « Collegio Don Bosco ». I nostri ne presero possesso il 26 agosto, accolti alla stazione dal rev.mo Don G. Marin, instancabile fautore dell'opera, e dal rev. Don A. Giordani, in rappresentanza dei Cooperatori e degli Ex allievi. Nel collegio, tutto in fervida opera di trasformazione, si recò a dar loro il benvenuto S. E. Monsi gnor Vescovo Paulini, accompagnato dal direttore dei lavori, Comm. Prof. Rupolo.

L'Istituto ha già un bel numero di alunni delle classi elementari, ginnasiali e complementari.

Oratorio Maria Ausiliatrice a Milano.

A Milano, nel mese scorso, si è aperta la nuova casa, sorta a fianco della Parrocchia di Sant'Agostino, per le opere giovanili femminili.

Il nuovo Oratorio accoglieva il 6 dicembre il Comitato delle Dame Patronesse, le quali, dopo breve adunanza, inauguravano nel Salone-Teatro un banco di beneficenza.

Il 7, festa patronale del vicino Istituto S. Ambrogio, accompagnato dal dott. Don Fedele Giraudi, nuovo Economo Generale dei Salesiani e già Ispettore del Lombardo-Veneto, giungeva a Milano il rev.mo sig. Don Rinaldi.

L'indomani, solennità dell'Immacolata, il nostro Rettor Maggiore celebrò la Messa della Comunione Generale nella bella Chiesa di Sant'Agostino; dove, alle 10, giunse S. Eminenza Rev.ma il Cardinal Eugenio Tosi per il pontificale, che si svolse con tutta la solennità del rito ambrosiano, accompagnato da musica classica della Schola Cantorum. L'Eminentissimo ebbe anche la bontà di rivolgere agli alunni ed ai fedeli, che si assiepavano nel tempio, una fervorosa allocuzione.

Nel pomeriggio, preceduto da lungo corteo dei nostri alunni e di tutte le Associazioni Parrocchiali, S. Eminenza si recò al nuovo Oratorio, accolto a festa dalle figlie del popolo, impartì ai locali la benedizione rituale e gradì omaggi cordiali e ringraziamenti.

Il giorno dopo, il sig. Don Rinaldi celebrava la prima Messa nella nuova cappella.

Auguri di ampio e fruttuoso apostolato al nuovo centro di opere giovanili.

NOTIZIE VARIE

ITALIA.

* L'ISTITUTO SALESIANO DI CHIOGGIA, con solennissime feste, promosse da un Concitato cittadino, sorto ad iniziativa dei Parroci Urbani, ha celebrato il XXV di fondazione. Sua Eccellenza Mons. Luigi Olivares, Vescovo di Nepi e Sutri, predicò il triduo di preparazione, e Sua Eccellenza Mons. Domenico Mezzadri, Vescovo diocesano, assistito dal Rev.mo Capitolo, pontificò la Messa solenne. Nel pomeriggio, presenti una folla stragrande e tutte le Autorità Ecclesiastiche e Civili, Monsignor Vescovo, il Sottoprefetto, il Sindaco, i Parroci della città, ebbe luogo lo scoprimento di un busto di Don Bosco in cortile, a cura degli Ex allievi. Illustrò egregiamente la vita e l'opera del Venerabile l'Avv. Calmetto di Vicenza: quindi prese la parola Monsignor Vescovo, auspicando un rifiorimento di attività ed un maggior campo d'azione per l'Opera Salesiana di Chioggia.

* A ROMA, IL 6 NOVEMBRE, nella Basilica del S. Cuore di Gesù al Castro Pretorio, si celebrò un funerale solenne per il 25 anniversario della morte di D. Cesare Cagliero, cugino dell'E.mo Card. Cagliero, procuratore dei Salesiani, Ispettore e Rettore dell'Ospizio del S. Cuore di Gesù, morto il primo novembre 1899, a soli 45 anni. In dodici anni di vita trascorsi in Roma, D. Cesare Cagliero seppe imprimere all'Opera Salesiana quella febbrile attività di bene e di zelante carità a pro' dei giovani, appresa alla scuola vivente del Venerabile D. Bosco, di cui era conterraneo ed era stato allievo carissimo, e la trasmise come fermento di energie ancor maggiori ai suoi successori, i compianti Mons. Marenco e Don Conelli, morti anch'essi sulla breccia.

* NELL'ORATORIO SAN FRANCESCO DI SALES IN TORINO, il 23 novembre ebbe luogo l'annuale distribuzione dei premi agli alunni, studenti ed artigiani.

Attorno al sig. D. Rinaldi erano i rappresentanti del R. Prefetto della città e del Commissario Prefettizio, il Comm. U. Renda, Regio Provveditore agli Studi, e, con altre eminenti persone, l'ing. prof. Modesto Panetti del R. Politecnico, il quale tenne il discorso di circostanza.

L'oratore esordì col rilevare il carattere famigliare della festa e ricordare ai giovani il significato della premiazione.

L'ideale dei giovani studenti non deve essere la sola ambizione del premio, non il solo desiderio della distinzione nel numero dei compagni, ma lo sprone e il proposito di continuare il cammino intrapreso. Il giovane, oggi, ha dinanzi due vie ben distinte: ma se vuole vivere secondo i precetti della vita cristiana, non ha che una scelta: formarsi una salda coscienza, sorretta dalle virtù morali. E per giunger a questo grado di forza e di perfezione deve abbandonare l'altra via, quella che, purtroppo, la maggioranza dei giovani segue per debolezza e per incoscienza.

Anche i giovani delle scuole professionali hanno un'aspra e difficile battaglia da combattere. L'officina, la fabbrica, lo stabilimento è il luogo della loro lotta quotidiana, perché i maggiori pericoli si accumulano precisamente negli stanzoni degli opifici. E per resistere e vincere questa battaglia occorre molta e molta energia di volontà e di forza dì carattere: e questi mezzi, per essere veramente efficaci, hanno bisogno di essere vivificati e continuamente rinnovati dalla Fede.

L'Oratore esalta, in fine, l'educazione sana e completa che i giovani ricevono presso i figli di Don Bosco, e li esorta a seguire la via della virtù, la via maestra alla quale siamo stati tutti avviati dalla Provvidenza Divina.

Compiuta la distribuzione dei premi, prese la parola il sig. Don Rinaldi: «Io ritengo - disse - che non solo gli alunni che hanno ricevuto il premio sieno degni di lode, ma che tutti gli alunni della prima casa di Don Bosco, per buona condotta e per impegno nel compiere il proprio dovere, meritino lode e premi! » E ricordando che si era alla vigilia del 24 del mese, da noi consacrato ad onore di Maria Ausiliatrice, invitava tutti gli alunni a portarsi all'altare di Maria SS. Ausiliatrice per offrire a Lei i premi e le promozioni e per consacrare a Lei il nuovo anno, perche la benedizione materna lo rendesse proficuo e consolante per tutti.

* L'ORATORIO SALESIANO Di TRIESTE, con l'aiuto di ottimi Cooperatori e Cooperatrici, continua a vivere la vita più fiorente, a vantaggio di molti figli del popolo, con intima gioia del nuovo Vescovo Mons. Fogar. Ne fu splendida prova anche la divotissima festa dell'Immacolata, preceduta da novena di preparazione e celebrata con intervento di Mons. prof. Luciani.

L'Oratorio ebbe recentemente una preziosa visita di S. A. R. Elena d'Orléans, Duchessa d'Aosta. Benche fosse giorno feriale, insieme con varie centinaia di oratoriani anche tutte le sezioni degli adulti si trovarono presenti per dar il benvenuto a S. A.; e cioè il gruppo delle Donne Cattoliche, l'U. B. Quercia, gli Ex allievi del Circolo Don Bosco, e il corpo bandistico. Prestavano servizio d'onore il gruppo Esploratori, i ginnasti e i cantori nelle loro simpatiche divise.

Parecchie ore prima, due fitte ali di popolo prese a fermarsi davanti all'Oratorio e lungo la via dell'Istria. All'arrivo di Sua Altezza squillò la Marcia Reale, e si avanzarono ad ossequiarla, insieme col direttore dell'Oratorio, Sua Eccellenza Monsignor Vescovo, il Sindaco Senatore Pitacco, i Comandanti la divisione e il Corpo d'Armata e molti altri autorevoli personaggi.

Fatte le presentazioni delle Sezioni adulte, maschili e femminili, Sua Altezza ascoltò un complimento letto da un bimbo e gradì un mazzo di fiori e una copia del numero unico stampato per il 25° di fondazione dell'Oratorio.

Compiuta la visita dei locali, Sua Altezza si recò in chiesa e poi con cordiali accenti espresse il suo compiacimento per il bene che i Salesiani compiono a Trieste e per l'organizzazione dell'Oratorio, dicendosi assai contenta di aver visitato un istituto del Venerabile Don Bosco, che Ella, da. fanciulla, ebbe la consolazione di conoscere.

BRASILE.

A CURA DEI SALEsIANI Di RECiFE dall'11 al 14 agosto u. s. si tenne il IV Congresso Salesiano ad onore del S. Cuore.

Alle varie sezioni particolari presero parte le LL. Ecc. Rever.me gli Arcivescovi di Olinda, Recife, Parahyba, Maceió, e i Vescovi di Cajaseiras, Pesqueira, Garanhuns e Natal con un gran numero di sacerdoti, e vari Deputati. Le sedute plenarie si tennero nel Collegio Salesiano. Numerose le adesioni da ogni parte della Repubblica.

Negli stessi giorni, mattino e sera, ebbero luogo solenni funzioni pontificali. Il S. Padre mandò, per telegramma, una speciale Benedizione.

A corona degli studi e delle solenni cerimonie religiose del Congresso, si tenne un'imponentissima processione, nella quale sfilarono 2o mila fedeli, i quali in fine, ripeterono tutti, la formola di consacrazione al S. Cuore di Gesù e intonarono l'inno « Queremus Deus »: « Noi vogliam Dio!... ».

CILE.

A SANTIAGO NEL CILE, dal 24 al 26 ottobre, si tenne un altro Congresso Salesiano (e fu il V) ad onore del Sacro Cuore di Gesù.

Le adunanze parziali culminarono con funzioni di chiusura e consecrazione al S. Cuore nel tempio votivo della « Gratitud Nacional », alle quali presero parte tutte le compagnie dell'Istituto locale e di S. José e di Macul, e i delegati delle compagnie degli Istituti Salesiani della Repubblica.

L'ultimo giorno celebrò la Messa della Comunione Generale Mons. Raffaele Edwards, e pontificò alla Messa solenne il Nunzio Apostolico Mons. Benedetto Aloisi Masella. Il Vescovo di Ancud, Mons. Antonio Castro, tenne un caro discorso sull'amore di Gesù. Imponentissima per l'intervento di numerosi Ex-allievi l'adunanza di chiususa al circolo Camillo Ortuzar.

PERÙ

* MONS. OTTAVIO ORTIZ, salesiano, Vescovo di Chachapoyas, ha compiuto la visita pastorale al dipartimento di S. Martin, che abbraccia sette estesissime' parrocchie, tre affidate a sacerdoti secolari e quattro ai Revv. PP. Passionisti. Da molti anni quella regione non era stata visitata; alcuni paesi non avevano mai veduto un vescovo. L'arrivo di Mons. Ortiz destò un vero entusiasmo, coronato da frutti consolanti, anche in località, dove; per la lontananza, la vita cristiana era molto rilassata. Senza badare a disagi e a privazioni, Monsignore visitò più di 6o paesi, percorrendo per acqua e per terra, in barca o a cavallo, 1655 chilometri, amministrando 597 battesimi, 11072 confessioni, 8279 comunioni, 12818 cresime e 367 matrimoni.

Della vasta Diocesi rimanevano ancora da visitare cinque parrocchie con un complessivo di 32 paesi appartenenti al dipartimento delle Amazzoni; e, mentre scriviamo, anche quest'ultima parte deve già aver avuto la visita del zelante Pastore.

HONDURAS.

* I SALESIANI di COMAYAGUELA sono in gravi difficoltà per mancanza di pace, turbata da moti politici: ma, con l'aiuto di Dio, continuano a lavorare. « Noi lavoriamo - ci scrivono - e molto; il collegio continua la sua missione regolarmente. Abbiamo cominciato ad organizzare i Cooperatori; le Cooperatrici ci hanno fatto ingrandire la cappella; ed abbiamo un buon nucleo di Ex-allievi che ci aiutano ed altri circoli giovanili fiorentissimi di sport, musica e drammatica; e bisogna dire che sono di buono spirito. Recentemente venne a celebrare per loro S. E. Mons. Arcivescovo, e quasi tutti si accostarono alla Santa Comunione. Col permesso del Municipio ora stiamo preparando un gran campo di sport, per attrarre un maggior numero di giovani. Tocchiamo con mano l'aiuto di Dio e la protezione della Madonna!... ».

NECROLOGIO

Avv. MICHELANGELO REVELLi. - Il 25 settembre u. s., a Torino e a Bessolo, vennero celebrati solenni suffragi per questo caro ammiratore delle Opere Salesiane, che insieme con la degna consorte fondò l'asilo di Bessolo; vi stabili una distribuzione di minestre gratuite, e volle le Figlie di Maria Ausiliatrice a dirigere la l'istituzione. La sua bontà, insigne verso tutti, era maggiore verso i piccoli e quanti ricorrevano a lui per aiuto e consiglio. Fu un uomo grande, retto, saggio, virtuosissimo.

PICCINI DORILLA ved. VALLARO. - Modello di bontà e carità, volava al cielo da Trino Vercellese il 24 settembre u. s., giorno sempre caro per lei, divotissima di Maria SS. Ausiliatrice. Spirò dopo penosa malattia, sopportata con rassegnazione esemplare. Ricordiamo la pia Cooperatrice nei nostri suffragi.

Suor MARIA GIUSEPPINA DI SALES GATTI. - Ammiratrice entusiasta delle opere di Don Bosco, pia e degna religiosa del Monastero della Visitazione in Portici, anelò costantemente alla perfezione, sempre intenta ad un'unione più intima con N. Signore Gesù Cristo, che aveva sempre presente confitto in croce e perpetuante il sacrifizio della croce nella S. Messa; e nello studio di conoscere ed amare Gesù Crocifisso e Gesù in Sacramento, trascorse la vita. Doni Iddio all'anima sua la gloria dei giusti!

CONTESSA MARIA DE MORI PELLEGRINI. - Questa piissima Nobildonna spirò il 9 dicembre u. s. a Venezia, tra il compianto universale. L'Eminentissimo Card. Patriarca, che prese parte ai funerali, ne fece quest'elogio. «Tutte le ore che le cure della casa la lasciavano libera, le impiegò al dilatamento del regno di Cristo, nel quale vedeva il risorgimento e la salvezza dell'umana società. Rischiarata dalle teorie del suo illustre congiunto, il conte G. B. Paganuzzi, di santa memoria, ed animata dalle esortazioni e dagli esempi di lui, tutta consacrò l'opera propria alla Chiesa, divenendo così per lunga serie d'anni e finchè la salute glielo consentì, l'anima delle associazioni cattoliche femminili della città, che si imperniavano in essa. Nel quale ufficio mentre era operosa, solerte, tenace, diveniva. come una fanciulla al cospetto delle Autorità Ecclesiastiche, dalle quali in tutto voleva dipendere, chiedendo consigli, direttive ed ordini, da lei scrupolosamente eseguiti. E non amava la luce pubblica; agiva in pubblico, perche così comportavano le cariche affidatele »

Can. Don ALESSANDRO BOSI. - Una fervida prece per il zelantissimo cooperatore, che nel 1897 otteneva dal venerato Don Rua la fondazione di un istituto salesiano in Jesi, al quale dedicò tutte le sue sostanze e tutto il suo affetto e le più premurose sollecitudini. Ed era quello, a. parer di tutti, l'ideale degli Oratori festivi, avendo raccolto tra le sue mura anche varie scuole professionali, gestite a cura di buoni e bravi operai, che accettavano per l'apprendissaggio solo quei giovanetti che freguentavano assiduamente ed esemplarmente l'Oratorio, su proposta o raccomandazione del Direttore. Per vari anni l'Oratorio di Jesi stampò anche un caro periodichetto bimensile: l'Eco di Don Bosco, che aveva un bel numero di lettori. Peccato che particolari difficoltà, prima fra tutte la scarsezza di personale, ci abbia costretti a chiudere, in seguito, quell'Istituto, pel quale Don Rua ebbe una particolare affezione. Lo provano le sue lettere scritte al compianto can. Bosi, per cui rinnoviamo la preghiera di particolari suffragi.

Donna GIOVANNA PITTATORE. - Spirò santaniente in Fossano il mese scorso, ed ebbe solenni funerali con intervento di tutte le autorità civili ed ecclesiastiche, del Seminario, delle più cospicue famiglie e pii istituti. Le virtù preclare, che accompagnarono l'esistenza della veneranda estinta, accrebbero il compianto della sua dipartita. Ella fu, davvero, una nobildonna che passò facendo del bene. Noi, memori della sua benevolenza verso Don Bosco e l'Opera Salesiana, abbiam pregato e continueremo a pregare, anche per la desolata famiglia.

Preghiamo anche per:

AGNOLI Giov. Batt., † Tai di Cadore (Belluno). ARNEODO D. Pietro, † Briga Marittima (Cuneo). BERARDi Elena Ved. VOLPI, † Bergamo. BERTA Giustina, † Savona (Genova). BORGHINO Carlo, + Torino.

Bosco D. Cesare, † Campospinoso (Pavia). BOSEGGIA Giovannii † Sobral Pinto (Brasile). CALLIGARO Maria DENEL, † Lozzo Cadore (Bell.). CARRERO Carlo, + Genova.

CASTELLI D. Vincenzo, † Offida (Ascoli Piceno). CHIAVARINO Angela, † S. Benedetto Belbo (Cuneo). CORDERO Pietro, † Torino.

DEMARCHI Giovanni, † Buriasco (Torino).

FASSIU Luigi, † Antegnate (Bergamo). GALLARDO Mons. Giuseppe Leone, † Roma. GALLO Enrichetta, † Castelnuovo Calcea (Aless.). GHISLANDI M. Ved. GIACOMETTI, † Prembate S. GIDONI Caterina, t Venezia.

GIORGIS Francesco, † Torino.

GRADELLA Giuseppe, † Castelnuovo d'Asti (Aless.). INVERNIZZI Bettina, † Novara.

MASCAZZINi Benigno, † Buscate (Milano). MATERA Maria, † S. Marco in Lamis (Foggia). MEDICI Innocenta, † Mendrisio (Svizzera). MELEGARI Antonietta, † Quinzano d'Oglio (Brescia). MENSO Teresa, † Poirino (Torino). MISTRORIGO Giuseppina, † Lonigo (Vicenza). MONTI Contessa Silvia, † Pesaro.

NALON Pietro, † Sobral Pinto (Brasile). NERI Luigi, † Serravezza (Pisa).

NERI Sandrina, † Levigliani (Pisa).

ORRIGo Catterina, † Alba (Cuneo).

OZSIGHER Daniele, † Canale S. Bovo (Trento). PEIRAN Felicita, † Torino. PIAZZA Vincenza, † Vallelunga Pratameno (Calt.) PIGNATTA D. Bartoloreco, † Caramagna Piemonte RAMBELLI Salvatore, † Russi (Ravenna). RAVASENGA Maria, † Trino Vercellese (Novara). RoATTI Luigi, † Volpiano (Torino). RUBINI Luigia, † Malo (Vicenza). SANTECCHI Giulio, † Bettona (Perugia). SCARCIOTTA Fratelli, -i- S. Cataldo (Caltanisetta). SOTTA Pietro, † Malesco (Novara). SPILMANN Clotilde, † Torino. STERLI Maddalena, † Artogne (Brescia). SUPERCHI Liduina, † Brescia. LE TA Domenlca, † Vellego (Genova). LREVISAN Crescenzia, † Codognè (Treviso). VALENTI Rosa, † Firenze. VALOTTi Teresina, † Quinzano d'Oglio (Brescia). VARALDA Giovanni, † Trino Vercellese (Novara). VOLPI Avv. Luigi, † Bergamo. ZECCHIN Luigi, † Malo (Vicenza).

Conoscendo per esperienza in qual conto i benemeriti Cooperatori tengano le cose nostre, e desiderosi e convinti di compiere un'opera buona, torniamo a raccomandare i periodici mensili, che, senza tante parole, ma con tutta l'anima, abbiamo raccomandato il mese scorso:

LE «LETTURE CATTOLICHE »

fondate dal Ven. Don Bosco nel 1853, indicatissime per tutte le famiglie cristiane:

Anno 730 (1853-1925) - Pubblicazione mensile in fascicoli di 100 e più pagine.

PREZZO D'ABBONAMENTO: Italia e Colonie: Anno: L. 10 - Semestre: L. 6 - Trimestre: 1,. 3 - Estero: (Unione postale) Anno: L. 13

« GIOVENTÙ MISSIONARIA »

riccamente illustrata, che ha lo scopo di destare nei giovanetti la più fruttuosa ammirazione per l'apostolato missionario:

Anno 3° - Esce il 24 d'ogni mese in fascicoli illustrati di 16 pagine.

PREZZI D'ABBONAMENTO: Italia e Colonie L. 5 - Estero L. 8.

«RIVISTA DEI GIOVANI»

indispensabile per la cultura e la vita cristiana degli studenti delle scuole medie e superiori:

Anno 60 - Esce il 15 d'ogni mese.

PREZZI D'ABBONAMENTO: Italia e Colonie Anno: L. 12 - Semestre: L. 6 - Trimestre: L. 3 - Estero

(Unione postale) Anno: L. 15.

Ogni fascicolo separato, di pagine 64: L. 1,5o.