PERIODICO MENSILE DEI COOPERATORI DI DON BOSCO
ANNO XLV - N. 11 NOVEMBRE 1921
SOMMARIO
III° Centenario dalla morte di San Francesco di Sales -- Programma dei festeggiamenti.
Cooperazione salesiana: - Per la diffusione della buona stampa - Contro la moda invereconda - Come si può imitare l'Oratorio Festivo.
Singolare esempio d'eroismo morale.
Figure degne di memoria: Mons. Giacomo Costamagna, vescovo titolare di Colonia. Nuovi Missionari.
Preghiere per gli Ex-Allievi.
Cina: Una visita ai distretti del Vicariato di Shiu-Chow (Relazione di Mons. Luigi Versiglia): -- II) A Nam Hong e Chi Heng. - Da Colombo a Shiu-Chow. Dall'Equatore: La via dal Pan a Mendez.
Culto di Maria SS. Ausiliatrice. - Per il 24 corrente - Echi delle Feste titolari - Grazie, e favori. Riconoscenza al Ven. Don Bosco.
Note e Corrispondenze: - A Valdocco - Ai "Becchi" e a Mondonio - Tra le Ex-Allieve - Notizie varie:
In Italia: Torino, Vercelli, Pedara, Frascati, ecc. - All'Estero: Alessandria d'Egitto, Patagones, Viedma, Tanjore, ecc.
Necrologio: Cooperatori e Figlie di Maria Ausiliatrice.
REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE - VIA COTTOLENGO, 32 - TORINO
I Festeggiamenti, indetti dalla Pia Società Salesiana per commemorare l'anno tre volte centenario dalla morte del suo glorioso Patrono e Titolare, saranno ispirati al seguente programma.
I) Parte religiosa.
1) Il 28 dicembre 1921, che segna il sorgere dell'anno trecentenario, sarà festivo in tutti gli Istituti Salesiani, e gli alunni saranno invitati ad una speciale funzione religiosa ad onore del glorioso Patrono per implorare l'abbondanza delle sue benedizioni sull'Opera Salesiana.
2) La festa di S. Francesco di Sales dell'anno 1922 sarà celebrata dalla Triplice Famiglia Salesiana con la massima solennità. In tutte le Case verrà preceduta da una novena o da un triduo di predicazione, e nelle Pubbliche Chiese Salesiane verrà solennizzata per tre giorni consecutivi.
3) Durante l'anno giubilare, ricordando come S. Francesco di Sales fu l'araldo e il precursore della divozione al S. Cuore di Gesù, e al dire di Santa Francesca di Chantal « il figlio prediletto del S. Cuore », si celebrerà con particolar divozione anche il I° venerdì d'ogni mese.
4) Similmente la festa del S. Cuore di Gesù, solita a celebrarsi annualmente nelle Case e Chiese Salesiane, verrà solennizzata con splendore speciale.
5) In fine, il 28 dicembre 1922 - data trecentenaria della morte del Santo, - verrà reso altro devoto e solenne omaggio al glorioso Patrono; e quel giorno - o l'ultimo dell'anno, ove sembri più opportuno - a chiusura dei Festeggiamenti Giubilari verrà cantato in tutte le Chiese Salesiane l'inno del ringraziamento.
II) Parte commemorativa.
1) Gli alunni degli Istituti ed Oratori Salesiani verranno convenientemente preparati alle prossime Feste Giubilari con facili conferenze
adatte alla loro capacità, e quindi invitati a tenere un'accademia musico letteraria, ad illustrazione della vita del Santo, particolarmente del Periodo della sua giovinezza.
2) In ogni Istituto Salesiano, nel giorno che Parrà più opportuno, si terrà anche, una Commemorazione solenne, con larghi inviti a ogni ceto di persone, nella quale verrà civilmente illustrata la figura morale del Santo della bontà e dell'amabilità.
3) In ogni Ispettoria o Casa Salesiana verranno promossi piccoli Congressi giovanili; per animare gli allievi a ricopiare le virtù caratteristiche del Santo, particolarmente quella soave amabilità di carattere congiunta alla vera fortezza, di cui Egli fu luminoso esempio nella stessa gioventù.
4) In ogni Ispettoria Salesiana e nelle Nazioni dove i Salesiani hanno residenze, verranno Promossi Convegni regionali e nazionali di Cooperatori e di ex-Allievi, nei quali, pur trattando i particolari assunti suggeriti dai bisogni della rispettiva organizzazione, si renderà in fine solenne omaggio al comun Titolare con una solenne Commemorazione.
5) A suo tempo saranno indette Adunanze internazionali come sopra, nelle quali verrà illustrata anche la figura del Santo, e particolarmente l'influenza della sua dottrina nella Chiesa e del suo spirito nella Pia Società Salesiana.
6) Il Bollettino Salesiano, durante l'anno giubilare, farà opera di divulgazione e di propaganda dei pensieri e delle massime Più caratteristiche del Santo, e darà conto delle pubblicazioni di circostanza.
1 sigg. Ispettori e Direttori Salesiani procureranno d'integrare questo programma con altre forme di Festeggiamenti che, localmente, sembrino più atte alla solenne commemorazione.
Per la diffusione della buona stampa
Tra i campi in cui ha da svolgere la sua attività il Cooperatore zelante, tra i doveri che gli incombono, tanto nella vita privata come nelle relazioni col pubblico, non ultimo è quello della diffusione della buona stampa.
Don Bosco insisteva tanto su questo obbligo generale per tutti i buoni cristiani, che fin dai primi anni del suo ministero sacerdotale stabiliva una pia Unione allo scopo di porre un argine al dilagare della stampa cattiva. Gli obblighi, che egli aveva tracciato allora ai soci della pia Unione, li assegnava in seguito ai Cooperatori.
Noi, qui, non vogliamo insistere sulla necessità che tutti abbiamo e sentiamo di contrapporre un farmaco potente all'azione velenosa e distruggitrice della stampa cattiva. Ognuno nel proprio ambiente, nella cerchia delle sue conoscenze, può rilevare questo grande dovere, osservando il male che a poco a poco, ma inesorabilmente e con sottile infiltrazione nelle anime, vanno compiendo il libro, il periodico, il giornale cattivo. Questo dovere dobbiamo comprenderlo sopratutto noi, Salesiani e Cooperatori che prendiamo il nome da S. Francesco di Sales, il Patrono generale della Buona Stampa, e buon per noi e per la civile società se lo adempiremo con amore e con coraggio: sarà una splendida maniera di onorar S. Francesco nel suo Centenario.
Qui, noi vogliamo solo richiamar l'attenzione su alcune forme di organizzazione, o di coordinamento dell'azione individuale in questa materia, per conseguire risultati pratici ed efficaci.
Il lavoro per la diffusione della buona, stampa può svolgersi in due campi:
I) in quello minuto e quotidiano, rappresentato dai giornali, periodici, riviste, ecc.
II) in quello più sodo e consistente, rappresentato dai libri e quindi dalle biblioteche.
I). - Il giornale, il periodico, la rivista, cioè gli esibitori e i diffonditori della cultura spicciola, del veleno o contravveleno immediato, alla portata di tutti, hanno il loro effetto e valore nella qualità e nell'insistenza del loro atteggiamento, nel genere delle notizie e dei fatti che raccontano, nella facilità con cui entrano e si diffondono in ogni ceto di persone, in ogni ambiente, in ogni località: e per il contatto facile e quotidiano che ha col popolo, questo genere di stampa dev'essere attentamente vigilato, coltivato, curato.
Ora duplice è l'azione da svolgersi dai Cooperatori: negativa e positiva.
L'azione negativo si compie col far guerra a tutti i giornali cattivi; in primo luogo non leggendoli mai, in secondo luogo non lasciandoli entrare in casa e distruggendoli quando si presenta l'occasione.
Ricordiamo la sentenza dell'E.mo Card. Maffi, molto espressiva e degna di essere meditata:
« Chi prende il giornale liberale, dà denari a Giuda. »
Ma questo non basta: bisogna anche far opera positiva, diffondendo la stampa buona, sorreggendola, aiutandola coi mezzi finanziari, che ognuno ha a disposizione, sopratutto moltiplicando e favorendo gli abbonamenti.
Quindi il buon Cooperatore si darà attorno per far disdire ai suoi amici e conoscenti gli abbonamenti ai giornali cattivi o meno buoni; e insieme studierà il loro carattere, i bisogni e i gusti, per consigliare e far giungere ad essi il giornale o il periodico adatto, utile, piacevole. Così, per i fanciulli, in cui è calda la fantasia e la brama di avventure, potrà consigliare periodici d'indole missionaria, e ai giovani più formati e seri non mancherà d'offrire riviste di cultura (1).
È pure noto che alcune categorie di persone prendono questo e quel periodico perchè hanno una parte, che le interessa in modo particolare, ben redatta. Ebbene: si procuri il periodico buono, che abbia gli stessi meriti e vantaggi. Non sarà troppo difficile trovarlo, informandosi, al caso, da persone competenti.
Una forma di propaganda spicciola è quella di richiedere insistentemente nelle edicole il giornale o il periodico buono, e procurare che esso si trovi a disposizione di tutti nei luoghi di ritrovo, negli alberghi, nei caffè, nelle barbierie, nei circoli, ecc.
Può anche tornar utile organizzare un nucleo di giovani che, spargendosi per le vie in ore opportune del mattino e della sera, a seconda delle edizioni, annuncino il giornale buono, e ne diffondano così la conoscenza, e ne offrano e facilitino l'acquisto. Qualche piccolo premio ai collaboratori in quest'opera, umile si, ma copiosamente fruttifera, ne incoraggerà il buon volere, e servirà a togliere loro quel po' di rispetto umano e di timidezza, che sulle prime potrebbe invadere i loro animi.
Altro mezzo di propaganda che, se ben usato, può avere buoni effetti, è quello di stabilire nei paesi e nelle città vari recapiti, ben noti e conosciuti, in cui sia possibile leggere il giornale gratuitamente. Chi ha letto il proprio e non se ne serve più, voglia inviarlo a codesti recapiti, dove andrà a disposizione di tutti. Io stesso dicasi per i periodici e le riviste. Non mancheranno buone persone, che aprano il loro negozio a questa propaganda salutare.
In tutte queste forme l'azione individuale è utilissima, ma spesso le iniziative personali possono arenare contro difficoltà di vario genere. È perciò conveniente stringersi in Comitati, in cui ogni socio sia sorretto e incoraggiato dall'azione stimolatrice e assecondatrice degli altri.
In fine, in molte diocesi, se non in tutte, si son stabiliti i Segretariati diocesani per la diffusione della buona stampa, dipendenti dalle Giunte diocesane. È necessario coordinare la propria azione colle direttive che detti segretariati impartiscono, e tenersi in relazione e stretta corrispondenza con essi, per moltiplicare i mezzi, i consigli, i fogli e i libri. di propaganda adatti e utili alle singole regioni: che abbiano cioè quel colorito e quell'impronta di praticità, immediata ed efficace, richiesta dai bisogni locali.
II) Il secondo campo di azione è la diffusione di buoni libri: azione meno immediata, ma non meno benefica e seria, che si compendia nella costituzione di buone Biblioteche circolanti.
A questo scopo è necessario, prima d'ogni altra cosa, costituire un Comitato di persone competenti che voglia curarne la fondazione, perchè, qui sopratutto, l'azione individuale, così facile a smarrirsi nelle difficoltà, ha bisogno di aiuto e sostegno per non naufragare.
Formato il Comitato, il primo lavoro sia quello di cercare i mezzi finanziari per la fondazione e la vita della Biblioteca. Potrà risolversi rivolgendosi direttamente alle persone pie e facoltose del luogo; ovvero ricorrendo ai soliti espedienti della pubblica beneficenza collettiva, come lotterie, recite, sottoscrizioni, banchi e pesche di beneficenza, e cento altri mezzi che la carità industriosa sa trovare.
Ottenuti i fondi, si ha da pensare all'acquisto dei libri; e a quest'opera, così piena di responsabilità, devono attendere persone colte, che abbiano una certa conoscenza di autori e di volumi. Se i libri non si conoscono, non si comprino senza aver chiesto consiglio a persona competente.
La compera sia varia: secondo la classe dei lettori cui sono destinate le Biblioteche, si scelgano letture religiose ed ascetiche, letture sociali, letture morali, manuali di agricoltura o di industria, ed anche racconti e romanzi che dilettino e facciano del bene (1).
La Biblioteca potrà sorgere presso la sede del Circolo Cattolico, o presso la casa parrocchiale, e anche presso qualche gentile ed ospitale persona, a seconda che le convenienze locali e la prudenza consiglieranno.
In fine, alla distribuzione dei libri provvedano persone non solo pie, ma anche colte, dotate di intuito, che sappiano dare con precauzione, secondo i caratteri e i bisogni morali.
Per il prestito, se è il caso, si stabilisca una piccola offerta, come contributo al funzionamento e alla rinnovazione ed espansione della Biblioteca.
Quando poi la Biblioteca sia ben costituita e assodata, vi sia anche chi scenda ad incontrare le anime assetate e bisognose di verità e di luce, con cuore e fede fraterna, con generosità e con amore, come faceva Don Bosco, che si abbassò, si umiliò; che non attese, ma cercò con tenerezza profonda.
Iddio non, mancherà di fecondare e benedire la nostra azione volonterosa, disinteressata, fatta solo per il bene: e noi, con la diffusione della buona stampa, contribuiremo efficacemente all'espansione della verità e alla formazione di coscienze oneste e sane.
Persuadiamoci, o zelanti Cooperatori e volenterose Cooperatrici, che la diffusione della buona stampa, è una forma di apostolato moderno necessaria per convertire molte anime, per impedire che altre non cadano nell'errore, e per mantenerne un numero ancor più grande nella vivezza della vita cristiana.
(1) Torniamo a raccomandare per tutti i giovani delle Scuole Medie superiori e dei Corsi Universitari la Rivista dei Giovani, edita dalla Società Editrice internazionale di Torino. Chi le procurerà un nuovo abbonamento, farà una duplice opera buona: metterà il periodico in grado di diventare sempre migliore, e fornirà a un'altr'anima un pascolo salutare.
(1) Per la scelta dei libri può tornar utilissimo il Manuale di Letture del CASATI, o, trattandosi di biblioteche di cultura, la preziosa Guida bibliografica di cultura cattolica del Sac. Dott. GIUSEPPE MONTI (L. 5,oo presso la Società Editrice Internazionale di Torino). Consigliamo anche l'abbonamento mensile a La rivista di Letture, Bollettino della Federazione Italiana delle Biblioteche Cattoliche, Via Unione, 7, Milano.
Nel recente Convegno delle ex-allieve delle Figlie di Maria Ausiliatrice, tenutosi in Roma, suscitò vero entusiasmo una lettera di S. E. il Card. Gasparri, Segretario di Stato di Sua Santità, in cui si diceva che il S. Padre si riprometteva dalle partecipanti al convegno « articolarmente un'efficace azione contro la moda invereconda, che porla tanto danno al buon costume ed alla morale cristiana ».
Il desiderio del Sommo Pontefice venne fatto oggetto di speciale trattazione, e noi lo rileviamo di proposito nella fiducia che tutte le Cooperatrici, e sopratutto le aderenti alle Unioni Ex-allieve, si uniscano in una santa lega per combattere energicamente lo sconcio lamentato.
La moda - diceva la relazione - oggi è parola che vuol dire scandalo.
Passeggiando per la città, noi scorgiamo signore e signorine mascherate, come se ci trovassimo sempre in pieno carnevale, in concorrenza ai selvaggi delle Pampas e della Terra del Fuoco. E questo sconcio che i generosi Missionari cercano di riparare con inauditi sacrifizi, nei nostri paesi trionfa unicamente, perchè... è moda. La moda e il lusso riducono tante e tante famiglie in tristi condizioni morali e materiali.... e perchè? Per andare alla moda.
La donna, la società che cosa sono? La donna, la madre, in questi tempi fraintende spesso la missione sublime e crede aver adempiuto bastantemente al suo compilo di sacerdotessa del focolare domestico, quando, tra le molteplici occupazioni di « toilettes », visite, feste, ricevimenti, teatri, ha dato ordine ai domestici che adornino con eleganza le sale; oppure ha trovato un po' di tempo per fare una visitina al « bebè », che vive di continuo colla « bonne » e l'istitutrice, cui ama forse più della madre, perchè ne riceve le cure.
Gli uomini di tutti i tempi hanno ammirato la donna nella sua serietà, hanno riconosciuto la grandezza e importanza della missione femminile, e basti ricordare, tra le altre, le parole di Napoleone I: « L'avvenire delle nazioni si forma sulle ginocchia delle madri. »
La corruzione in una nazione può avvenire dalla eccessiva ricchezza e potenza, ma sopratutto dal lusso, dalla mollezza, dalla moda, cose tutte che snervano e portano alla decadenza, alla morte.
Come frutto di questo Congresso, facciamo il proposito santo di combattere questa moda indecente; e questa nostra crociata non sia di sole parole, ma fattiva di nobile esempio. E poichè la parola « moda ed esempio » trascina, non accontentiamoci di buone esortazioni, ma a imitazione delle nostre sorelle d'America e di Nizza, formi amo delle leghe per combattere questa moda indecorosa. Combattiamo, non solo con sante esortazioni, ma col nobile esempio di quella vera modestia, che non conosce simulazioni e adattamenti. L'abito che portiamo al passeggio non subisca alcun adattamento dinnanzi alle nostre amate Superiore; nessuna scollatura sia momentaneamente riformata collo spillo; nessuna sbracciatura modificata col guanto. Come andiamo alla Sacra Mensa, come ci presentiamo all'antico Istituto, vantiamoci di comparire nella scuola, negli uffici, in società, portando ovunque, senza aver timore del ghigno beffardo di chi ha perduto ogni riserbo e pudore cristiano, il soave profumo della verecondia cristiana, che non scandalizza l'occhio puro e non accende vampe malvage.
A questa lotta, santa uniamo l'azione non meno vigorosa per combattere il lusso sfrenato, che sperpera i meschini guadagni di tante giovani operaie e professioniste, che gareggiano con l'alta aristocrazia nella pompa sfarzosa di abiti e cappelli, vergognandosi di rincasare nell'umile abitazione popolare, e di presentarsi al pubblico a fianco dei propri genitori!...
Come si può imitare l'Oratorio Festivo.
Un sacerdote genovese, in data 8 ottobre u. s., scriveva al sig. Don Albera: « Nel BOLLETTINO SALESIANO di ottobre vedo additato un modo assai pratico per imitare l'Oratorio Festivo in molti paesi, dove purtroppo non ne esiste affatto la conoscenza e l'efficacia. Due sarebbero le proposte che sottopongo al suo autorevole ed ispirato giudizio: - inviare a tutti i Parroci delle Diocesi del Piemonte e della Liguria un estratto di detto articolo stampato in foglio separato - oppure inviare il BOLLETTINO stesso, se ne rimangono copie sufficienti, con un'indicazione speciale di richiamo a detto articolo. Sia nel primo, come nel secondo caso, contribuirei volentieri alle spese... ».
Ringraziando il benevolo e zelante Cooperatore, osserviamo che quasi tutti i Parroci del Piemonte e della Liguria (almeno 85 per cento) ricevono già il Bollettino Salesiano; e quindi ci sembra sufficiente richiamar l'attenzione sull'articolo e ripeterne la sostanza.
Dicevamo adunque così:
Durante l'anno scolastico, settimanalmente, e precisamente il giovedí, che è giorno di vacanza, ad ora fissa e comoda secondo le stagioni, si raccolgano gli alunni delle scuole elementari in chiesa:
1° per assistere alla Santa Messa celebrata appositamente per loro, nella quale ascoltino per quattro o cinque minuti una buona parola.
2° per fare ad essi, subito dopo, divisi per classe, un po' di catechismo.
Una volta al mese poi, e precisamente il primo giovedì, siano invitati alla Santa Comunione.
Ripetiamo: Noi siamo convinti che questa è la via per giungere, in breve, a far molto anche là dove pare impossibile ogni lavoro, e per rigenerare intere generazioni.
E ci tornerà caro il conoscere se il nostro appello sarà accolto, dove, da chi, e con qual frutto. Non mancheremo, a comune incoraggiamento, di pubblicare le relazioni che ci perverranno.
Il 26 corrente il Belgio, la Compagnia di Gesù, e molte chiese del inondo cattolico celebreranno con particolare divozione la festa di S. GIOVANNI BERCHMANS, per la ricorrenza tre volte centenaria dalla sua morte. E un'occasione propizia per illustrare la figura del santo giovane e proporla all'amirazione della gioventù. L'Episcopato del Belgio, coli a capo l'E.mo Card. Mercier, ha diramato una splendida Lettera Pastorale per la data memoranda, rivolgendosi appunto particolarmente ai giovani.
Giovanni Berckmans - dice la Lettera - realizzò la forma superiore dell'eroismo morale. Cari giovani, contemplate questo ideale: è degno di voi. All'età in cui vi fate grandi, ciascuno, di voi sente germogliare in se stesso delle energie che domandano di essere spese; sente l'ambizione di dare la sua parte allo sport, all'azione, allo studio. Custoditela quest'ambizione, coltivatela, ma nei limiti del rispetto alla morale che parla chiaramente alla vostra coscienza ogniqualvolta la interrogate con sincerità; ma con sfiducia di voi stessi, della vostra inesperienza, del ribollimento delle vostre passioni sensuali e orgogliose, e con la fiducia invece nell'onnipotenza della grazia, che voi continuerete a possedere, finche pregherete e riceverete i Sacramenti.
» Nobili giovani, le vostre anime trasaliscono al pensiero della gloria che corona gli eroi! Sappiate che non v'è grandezza morale che possa eguagliare la santità. « Che un uomo trascorra la vita senza alcun peccato mortale, dice. Benedetto XIV, è il più alto grado dell'eroismo. Per questo giustamente s'ammirano i Santi, che arrivarono a custodire la loro anitra senza macchia, a dispetto degli inganni di satana e dell'infermità della carne ». Il gran Papa aggiunge: « Il numero di questi eroi è piccolo ». Sì, secondo, ogni probabilità, le vite senza cadute sono rare. Ma la misericordia di Dio ha pure provveduto alla debolezza umana. Essa ha messo a nostra disposizione il Sacramento della penitenza, per cui con una confessione sincera, con tiri pentimento profondo e un proposito generoso di non cadere più nelle colpe passate, noi ci rimettiamo nello stato d'innocenza e ci armiamo di coraggio e di forza morale per riprendere la lotta.
» Cari giovani, ve ne scongiuriano, non rimanete ventiquattro ore nello stato di peccato mortale...
» Il Cristianesimo è vita: e chi dice vita, dice attività continua, sotto la spinta di un principio interno di sviluppo e di progresso.
» Anche voi sull'esempio di San Giovanni Berchmans, dovete coltivare l'ambizione di esser ogni giorno più fedeli ai vostri doveri, di crescere senza interruzione, con l'aiuto del nostro Divin Salvatore e di Maria, Madre di Gesù e Madre nostra, nell'amore di Dio e del prossimo.
» Al principio dell'agosto 1621, Giovanni Berchmans dovette mettersi a letto: la sua fine era vicina, ed egli ne aveva piena coscienza. In una delle sue ultime notti fu alle prese con una tentazione violenta. Il giovane agonizzante s'agitava, si dibatteva, smaniava, ma. la sua anima ardente, attaccata profondamente alla fede e all'amore, teneva fermo. I confratelli che lo vegliavano lo sentivano ripetere con una voce nella quale s'appalesava tutta la sua energia: « No, non lo farò... Io offendervi, Signore? Maria, avrei io forse l'ardire di offendere vostro Figlio? No! Indietro!... lungi da me, non lo farò. Meglio morire mille volte, un milione di volte, che offenderVi... ». A poco a poco il volto del morente riprese la sua serenità e il Santo disse al suo infermiere: « Datemi le mie armi, il mio Crocifisso, il mio Rosario, il mio manuale delle regole della Comunità ». Gli furono presentate. « Sì, disse, queste sono le mie armi: Haec sunt arma mea ». Gli ultimi sguardi si posavano a turno su ciascuna piaga del suo Gesù: teneva in mano il Crocefisso, il libro delle regole di S. Ignazio, intrecciati col Rosario, e premeva fra le mani, sulle labbra e sul cuore, il fardello prezioso delle sue armi spirituali.
» Dilettissimi giovani, la santità non è solo per gli eroi che la Chiesa beatifica e santifica, non è solo per i religiosi e per i preti; essa è per tutti, per ognuno di voi. Sceglietevi anche voi le vostre armi; i comandamenti di Dio e della Chiesa, la fedeltà ai doveri del vostro stato, la devozione confidente a Nostro Signore Gesù Cristo, al suo Sacro Cuore, l'ancor figliale a Maria, nostra vita, nostra dolcezza, speranza nostra.
» Giovani carissimi, dopo il rilassamento dei pubblici costumi, sofferto da tutti i popoli all'indomani dei grandi disastri che li hanno buttati . nello squilibrio, noi dobbiamo risollevarci. L'abbandono ha durato troppo: rialzatevi e mettetevi in cammino con passo più fermo nella via dell'onestà. E la virtù di S. Giovanni Berchmans sia uno stimolo per la vostra, la sua docilità vi richiami al rispetto dell'autorità nella famiglia, nello stato, nella chiesa. Amatevi gli uni gli altri, amate Iddio sopra ogni cosa; non ponete limiti alla volontà di essere uomini onesti e rispettosi cittadini; dovete ritenere come un onore prezioso il vivere nella sua pienezza la vita di cristiani, di battezzati, di figli di Dio e della Chiesa. Voi non troverete certo una formola che riassuma i vostri impegni meglio della seguente, nella quale è ristretto il programma della vita di San Giovanni Berchmans, nostro Patrono: « Io voglio diventare un santo, in poco tempo, con l'aiuto di Dio: Ego volo fieri sanctus, brevi tempore, cum gratia Dei (1) ».
(1) La Società Editrice Internazionale di Torino ha pubblicato una splendida biografia del Santo: Vita di S. Giovanni Berchmans nella compagnia di Gesù, scritta dal P. Cros e tradotta dal P. Testore, ambedue della stessa Compagnia. È un libro di 48o pag. con numerose illustrazioni, che si fa leggere tutto d'un fiato, perchè scritto con tanta grazia, e chiarezza, e precisione, che vi par di diventare contemporanei e quasi compagni del giovane eroe. (L. 15, presso la Libreria Editrice Internazionale di Torino).
Mons. GIACOMO COSTAMAGNA Vescovo titolare di Colonia.
Morì nel Seminario Salesiano di Bernal (Buenos Aires) il 9 settembre u. s., di una morte placida e serena, resa più soave dal conforto di continue aspirazioni al cielo, addolcita dalle melodie della musica liturgica e dagli ultimi palpiti di una mistica poesia, e allietata dalla visibile protezione di Maria Ausiliatrice. La morte santa di Mons. Costamagna fu degna corona alla vita eroica di lavoro e di sacrifizio dell'insigne educatore salesiano, del Vescovo Missionario di quasi tutta l'America del Sud, del Figlio amatissimo di Don Bosco, del Vicario di D. Rua in tutte le Ispettorie del Pacifico, del Padre e Direttore di tante anime religiose, dell'Apostolo dei Jivaros, del Maestro di tanti Sacerdoti Salesiani e di tante Figlie di Maria Ausiliatrice, che oggi raccolgono ed educano migliaia e migliaia di fanciulli e fanciulle nelle immense repubbliche americane. Basta un semplice sguardo a questa vita laboriosissima: sono 53 anni di sacerdozio, 44 anni di missione, 26 anni di episcopato, spesi nell'attività píù energica, senza un istante di riposo, senza un momento di tregua, inculcando a tutti il lavoro, spronando e dirigendo l'operosità di quanti lo avvicinarono fino all'ultimo momento; e tanto lavoro subordinato e disciplinato dalla vita religiosa, nel ministero più zelante, in conformità all'azione educatrice e sulle orme e secondo gli insegnamenti dell'Apostolo della gioventù, il Ven. Don Bosco.
All'estinto, da quando arrivò all'Argentina fino all'ultimo istante della vita, fu sempre ripetuta la stessa raccomandazione: «Non lavori troppo! »: così gli diceva, il buon Rettore del Seminario di Buenos Aires, fin dal 1878; così gli ripetevano i discepoli che lo avvicinavano ansiosi nell'ultima infermità. Ed egli a tutti rispondeva col Venerabile Don Bosco: « Lavoro, lavoro, lavoro! Riposeremo poi in Paradiso! ».
I Salesiani di Almagro furono testimoni più di quelli degli altri paesi, in cui Mons. Costamagna esercitò il suo ministero sacerdotale ed episcopale. dei frutti del suo zelo meraviglioso.
Giova ricordare la preziosa e lunga rassegna delle fondazioni salesiane compiute e delle vocazioni sacerdotali e religiose coltivate da Monsignore.
Cinquantotto case salesiane della Repubblica Argentina sono oggi, nella maggior parte, rette da personale educato alla scuola dell'indimenticabile Ispettore Don Giacomo Costamagna; e una pleiade di ex-allievi sparsi per tutte le città e paesi della stessa repubblica riconoscono la loro formazione e la loro posizione sociale dalla saggia dirzione di quest'illustre discepolo di D. Bosco. Lo stesso si potrebbe ripetere dei 35 collegi delle Figlie di Maria Ausiliatrice, delle numerose sezioni di ex-allieve, e di tante ottime famiglie fondate sulla base dell'educazione cristiana, ricevuta nella prima e nella seconda Famiglia di D. Bosco. Raramente si è vista una corona funebre formata di sì svariati e profumati fiori di tanti Istituti e giardini di educazione, sparsi per l'Argentina, il Cile, l'Uruguay, la Bolivia, il Perù, l'Equatore il Messico, il Salvador, ecc., dove maestri ed allievi ricevettero l'educazione salesiana sotto la direzione di questo infaticabile Salesiano.
Mons. Francesco Alberti, Ausiliare dell'Arcivescovo di Buenos Aires e nominato Vescovo di La Piata, antico allievo del Collegio «Mater Misericordiae » sotto la direzione spirituale di Mons. Costamagna, nell'elogio funebre detto a Bernal prima della tumulazione della salma di Monsignore, pronunziò un autorevole giudizio sulla dolcezza, prudenza e pazienza, con cui questi attendeva agli alunni e ai fedeli, che gli confidavano i segreti della loro coscienza, e seguivano i suoi consigli di saggio e sperimentato pastore e padre delle anime.
Mons. Costamagna aveva tempra di apostolo, che sotto una corteccia, forse un pò dura, e un'apparenza di severità, nascondeva un cuore di madre: bastava mettersi in diretto contatto con lui per gustare tutta la dolcezza e la delicatezza dei suoi modi, e la sicurezza ed esattezza dei suoi criteri dottrinari e morali.
Un particolare eloquente. Chi non riprova l'in decenza delle mode e delle scollature, che oggi profanano il tempio e giungono fino all'altare, seminando la voluttà più schifosa e ripugnante anche nel luogo sacro? E sacro dovere di un missionario e di un missionario Vescovo il riprendere tali abusi, sempre e dovunque; come è dovere di un sacerdote educatore il gridare davanti alla gioventù, che si perverte e si scandalizza, contro questo nuovissimo mezzo di corruzione, che pervade tutti gli ambienti della famiglia, della scuola, società. Ebbene Mons. Costamagna non seppe e non volle mai tacere a questo proposito; e la sua insistenza e intransigenza ebbe un'eco salutare nel sentimento dei cittadini onesti e gelosi della purezza dei costumi della gioventù.
L'amato Monsignore insegnava e praticava: quello che esigeva da altri, lo imponeva prima a sè stesso. Era zelante e rigido nel compimento dei doveri ecclesiastici e nell'osservanza religiosa; esigeva che i sacri riti, le cerimonie dei culto, il canto ecclesiastico, le funzioni religiose, l'ornamento degli altari, i paramenti sacerdotali, tutto quello che si riferisce a Dio e alla Chiesa, fosse ben curato, preparato ed eseguito a dovere. Sapeva incoraggiare e riprendere secondo i casi: e sempre raddolciva l'ammonimento, quando vedeva la buona volontà di osservare le prescrizioni ecclesiastiche. Così i suoi ultimi lavori furono: Il Tesoro liturgico e i Canti sacri pel mese di Maria, e un nuovo Mese di Maria, la cui revisione e pubblicazione gli causarono gli ultimi attacchi al cuore per la preoccupazione, l'esattezza e l'affanno con cui volle correggerli per offrirli prontamente agli ecclesiastici, ai religiosi e alle persone pie.
Noi non entreremo in dettagli sopra le altre produzioni della sua vasta erudizione ecclesiastica e mistica. Le Conferenze ai religiosi e alle religiose, il suo ricco e svariato repertorio di musica sacra e di canti educativi, le sue belle e interessanti relazioni di viaggi e missioni apostoliche nella Patagonia, nelle Pampas, nella Bolivia, nel Perù, nell'Equatore, nel Messico, ecc., che formano un tesoro prezioso di notizie storiche e geografiche, e sono una prova del suo infaticabile zelo e dell'attitudine sua all'evangelizzazione dei popoli (vedansi le annate del Bollettino Salesiano dal 1877 al 1917); tutto questo, unito ad una diligente corrispondenza epistolare coi numerosi che si tenevano in amichevole e spirituale relazione con lui, ci dà un'idea dell'immenso lavoro e della meravigliosa fecondità spirituale di quest'uomo apostolico.
Alla fine anch'egli dovette arrendersi, perchè il suo corpo affranto e il suo cuore esausto dissero più volte alla ferrea volontà: « Non ne possiamo più »
Allora diè uno sguardo al cammino percorso per scegliere il luogo di tranquillità spirituale in preparazione alla morte. Umiliò al Santo Padre la rinunzia al Vicariato Apostolico di Mendez e Gualaquiza, e abbandonò quelle alture incompatibili colla infiacchita salute e i suoi cari Indi Jivaros, per cui aveva vissuto 25 anni di dura missione, pur continuando ad inviare ad essi l'obolo della carità che perveniva alle sue mani. « Io sèguito, scriveva al sig. Don Albera in una delle sue ultime lettere, io seguito sempre a mandare a Mons. Comin, (come promisi al Santo Padre), tutti i risparmi ed offerte che posso raccogliere, predicando Esercizi, tridui ecc. e in altre parti del S. Ministero ».
E, libero da ogni responsabilità, andò, com'egli diceva, a prepararsi alla morte nell'amato Collegio di Buenos Aires-Almagro e nel prediletto Bernal, che per lui rappresentavano Valdocco e Valsalice di Torino.
Quest'ultimo periodo della sua vita s'iniziava coli le sue Nozze d'Oro sacerdotali, cui seguiva il XXV° anno d'Episcopato; e fin da quei giorni intonò il Nunc dimittis.
Aveva soddisfatti tutti i suoi desideri: si vedeva circondato da due generazioni di figli spirituali, nei quali aveva generosamente trasfuso l'amore a Don Bosco, alla Pia Società, alla vocazione religiosa, facendoli gli eredi del suo spirito e i continuatori della sua missione. Era un Patriarca che passava dall'una all'altra Famiglia di Don Bosco, senza poter più contare i figli e le figlie del suo fruttuoso apostolato. Le sue delizie, come attesta la nuova edizione del « Compelle intrare », erano il predicare sulla Santa Eucarestia, il promuovere la Santa Comunione quotidiana, e il cantare le lodi di Maria Ausiliatrice.
Ma il suo cuore - scrisse egregiamente l'Ispettore Don Giuseppe Vespignani - si sfogava specialmente nelle Meditazioni e nelle Istruzioni degli esercizi spirituali ai chierici e ai coadiutori della Pia Società. Era impossibile non andar ammirati e non sentirsi profondamente commuovere allo spirito di fede, di pietà e di santo timor di Dio, che traluceva nella sua vibrante eloquenza, che teneva alquanto di S. Vincenzo Ferreri, di S. Leonardo e di S. Alfonso. Qualcuno diceva che tuonava, come il figlio del tuono, l'Apostolo S. Giacomo, di cui portava il norme: ma tuonava bene e opportunamente, perchè nelle coscienze di tutti cadeva abbondante la pioggia della grazia e, in fine, splendeva l'arcobaleno.
Gli ultimi giorni di Monsignore furono una continua aspirazione al Cielo: e tutto era musica e canto celestiale nel piccolo appartamento, ove morì, presso la cappella del Seminario Salesiano di Bernal. Desiderò che i chierici che l'assistevano, alternandosi giorno e notte, gli cantassero lodi della Vergine, inni eucaristici, canti liturgici; e, superando la delicatezza d'uno dei cantori, ottenne che gli cantasse in gregoriano tutta la Messa dei defunti, con invitatorio, i responsori e le antifone dell'Ufficio relativo, per poter ancor una volta meditare e assaporare spiritualmente quella sacra liturgia. A mezzanotte cessava il canto, e incominciava la preparazione alla Santa Comunione, con aspirazioni e orazioni, intercalate da ferventi giaculatorie.
Il giorno della Nativita di Maria Vergine, 8 settembre, dopo la Santa Comunione, i buoni chierici di Filosofia, riuniti sotto la sua cameretta, cantarono la « Salve Regina » che egli diceva d'aver udito cantare dalla sua buona mamma quand'era piccino, e che egli stesso aveva loro insegnato. Il morente, all'udire quel canto ange lico in un giorno di tanti ricordi, si commosse e credette realmente che la S. Vergine lo invitasse al cielo. Passò allegramente tutto il giorno, in cui ebbe il conforto di ricevere la prima copia del suo ultimo lavoro, il nuovo Mese di Maggio; e riposò la notte fino alle due del riattino. Poi chiese di alzarsi e vinse la resistenza dell'assistente, dicendo che arche il suo grande, aulico, Mons. Terrero, era morto in piedi.
E un'ora dopo, al primo muoversi, parve d'un tratto esalare lo spirito; infatti, di lì a qualche minuto, si addormentò nel bacio del Signore!...
Così passano da questa valle dì lacrime i servi fedeli del Signore. Contava 76 anni, interamente spesi alla salvezza delle anime, al bene della gioventù e della civile società.
Mons. Costamagna riteneva l'Argentina come seconda patria, alla maniera di tanti altri missionari, che preferiscono la patria spirituale del loro apostolato all'altra naturale che li vide nascere. E, nell'Argentina preferì Almagro, perchè gli rappresentava tutta quanta l'Opera di D. Bosco, e finì i suoi giorni a Bernal, dove cresce il nuovo personale salesiano, perché dove si forma 10 spirito dei nuovi salesiani aveva caro di aver riposo il gran figlio di Don Bosco.
Si ottenne, infatti, il permesso di tumularlo nella cappella di quel Seminario. Sopra la lapide che copre il suo sepolcro, verrà scolpita l'iscrizione biblica: - Haec requies mea! Hic habitabo, quoniam elegi eam! Quivi sarà il mio riposo... qui abiterò, perché questo luogo ho scelto! » - Così le sue spoglie mortali parleranno in perpetuo alle nuove reclute salesiane dell'Argentina, spronandole efficacemente a seguire le sue orme d'instancabile laboriosità per Dio e per le anime.
Mons. Giacomo Costamagna era nato a Caramagna di Piemonte il 23 marzo del 1846. Entrò nell'Oratorio l'8 dicembre 1858. Ordinato Sacerdote nel settembre del 1868, venne inviato da Don Bosco in America nel 1877 con la 3a spedizione di Missionari.
Addetto al servizio religioso della Cappella Italiana Mater Misericordiae, attese con gran zelo al bene dei numerosi italiani colà emigrati.
Nel 1878 tentò di penetrare in Patagonia; e nel '79; quando il Gen. Giulio Roca iniziò la Conquista del Deserto, si offrì volontariamente ad accompagnare l'Ecc.mo Mons. Espinosa, in compagnia del chierico Luigi Botta, pure salesiano, per aiutar a civilizzare e battezzare gli Indi della Patagonia, rinunziando, in seguito, al premio in leghe di terreno, che il Governo concesse a tutti quelli che avevano preso parte alla spedizione. Rinunciò, perchè risuonava al suo orecchio il consiglio di Don Bosco: « Cercate anime e non denari ».
Nominato Ispettore Salesiano dell'Argentina, promosse l'impianto di numerosi istituti di educazione e di beneficenza; e, in seguito, visitò più volte allo stesso fine il Chili, il Perù, la Bolivia, l'Equatore, il Centro e il Nord America.
Preconizzato Vicario Apostolico di Mendez e Gualaquiza ed eletto Vescovo Titolare di Colonia da Papa Leone XIII il 18 marzo 1895, rivolse tosto la niente ai feroci Jivaros affidati alle sue sollecitudini; e sebbene impedito di potersi dedicare personalmente alla loro evangelizzazione, seppe egualmente promuoverne l'incivilîmento e dare sviluppo a quella difficile missione. Per suo impulso vennero aperte le nuove stazioni di Santiago di Mendez e d'Indanza.
La sua attività, manifestatasi, come abbiamo accennato, in continui viaggi apostolici, congiunta a uno zelo singolare, non conobbe mai riposo; e, dovunque si è affermata, ha lasciato il più soave ricordo, che torna di vivo onore alla Chiesa Cattolica e all'Italia.
« La scomparsa di questo prelato, insigne per pietà, zelo apostolico, e fervido amore del prossimo, sentito nella forma più nobile ed eletta, come quella che tendeva alla, redenzione spirituale, e all'elevazione morale di genti cui non era ancor giunto barlume di civiltà, - scrisse la Patria degli Italiani di Buenos Aires, - la morte di questo missionario, soldato disciplinatissimo, prima, delle milizie di Don Bosco, poi duce accorto e fortunato, cui non poco devono l'Argentina e le Repubbliche Sud-Americane, segna un lutto non solo per la Pia Società Salesiana, lascia un vuoto non solo fra quelle schiere benemerite della civiltà e dell'italianità, ma si ripercuoterà dolorosamente in quanti hanno ancora culto poi bene, per la virtù, per gli alti sensi di filantropia che in Monsignor Costamagna avevano sì eletta personificazione ».
La salute di Mons. Costamagna cominciò a declinare in giugno: « Ora pro me, scriveva al signor Don Albera, che sto sotto la fèrula dell'influenza... » Parve rimettersi bene, quando, verso la fin del mese, fu colpito da un attacco al cuore. I medici giudicarono che sarebbe guarito e che, usandosi un po' di riguardo, avrebbe ancor potuto vivere a lungo. Senonchè, non appena ebbe ripreso un po' di forze, l'indefesso lavoratore riprese le antiche abitudini, attendendo febbrilmente alla stampa del suo Mese di Maria, e tornando ad esercitare il sacro ministero anche in funzioni solenni. Pontificò ancora il giorno di S. Alfonso. E sembrava pienamente guarito quando la notte del 21 agosto ebbe un secondo attacco. Non si diè per vinto neppur questa volta, e non appena potè, tornò a lavorare: e uscì, e volle recarsi fino a Bernal, dove fece assistenza pontificale il 30, giorno di S. Rosa; ma la notte dal 3o al 31 agosto ebbe il terzo attacco, dal quale più non si riebbe.
I funerali dì Mons. Costamagna riuscirono un imponente plebiscito di stima e di affetto, non solo per l'estinto, ma per tutta l'Opera Salesiana. Tutti i giornali ne fecero i più deferenti elogi.
L'Arcivescovo ordinò che per mezz'ora tutte le campane della città suonassero a morto. Mons. Alberti, nell'elogio che pronunziò a Bernal prima della tumulazione, fece piangere tutti i presenti. Al solenne funerale di settima celebratos iin San Carlo, il 16 settembre, il Presidente stesso della Repubblica volle essere rappresentato da un Ministro; e vi accorse il fior fiore della cittadinanza e tutto il Clero della Capitale. Il Tempio era gremito.
* *
Sentiamo il dovere di rinnovare cordiali ringraziamenti a quanti ebbero la bontà d'inviare al Sig. Don Albera le loro affettuose condoglianze. Tra queste meritano di esser segnalate quelle del Comune di Caramagna, patria del defunto Prelato.
COMUNE DI CARAMAGNA PIEMONTE.
Ill.mo Sig. D. Albera Superiore Casa Salesiana, Santuario Maria Ausiliatrice,
TORINO. Caramagna, 15 settembre 1921.
In ottemperanza all'incarico ricevuto dall'Onorevole Giunta Municipale, con sua deliberazione ii corrente, trasmetto alla S. V. Rev.ma copia del manifesto pubblicato in Caramagna Piemonte per la morte del compianto Mons. Giacomo Costamagna, benemerito ed illustre concittadino Caramagnese.
Voglia la S. V. Rev.ma, duale degnissimo Superiore della Casa Salesiana, gradire le sincere condoglianze dell'Amministrazione Comunale e della Popolazione Caramagnese.
Con la massima stima
Il Sindaco
GIUSEPPE PAUTRIERO.
MUNICIPIO DI CARAMAGNA PIEMONTE.
Concittadini,
La vostra Giunta Municipale ha appreso con vivo rammarico la morte di Monsignor GIACOMO COSTAMAGNA
Vescovo titolare di Colonia, nostro benemerito concittadino.
Sicura d'interpretare i sentimenti dell'intera popolazione Caramagnese, che in Monsignor Costamagna ammirava l'eletto ingegno e la mente elevatissima di educatore provetto e di apportatore di civiltà nella forma più sana e sublime, a nome dell'Amministrazione Comunale e della popolazione tutta, esprime le più vive condoglianze e prende parte vivissima al cordoglio originato da tanta perdita.
Caramagna Piemonte, 11 settembre 1921.
Il Sindaco
GIUSEPPE PAUTRIERO.
Nel Santuario di Maria Ausiliatrice in Torino vennero indetti solenni suffragi per il 27 u. s. con messa ed esequie pontificali di S. E. R. Mons. Filippo Perno, Vicario Apostolico del Kenya, ed elogio funebre del Salesiano Dott. Don Eusebio Vismara.
Il 23 ottobre una nuova schiera di Missionari Salesiani si prostrava ai piedi di Maria SS. Ausiliatrice per ricevere, insieme coll'abbraccio dei Superiori, il S. Crocefisso, e partire per terre lontane.
Il nucleo più numeroso era destinato alla vastissima Missione dell'Assam, la grande Prefettura Apostolica in Asia, recentemente affidata dalla S. Congregazione di Propaganda alla Pia Società Salesiana.
E non è il nostro primo drappello, che parta di quest'anno per le Missioni. Dopo quello che accompagnò Mons. Massa alla Prefettura Apostolica del Rio Negro, altri ne salparono per l'Oriente, per il Vicariato Apostolico di Shiu-Chow in Cina, per il Messico, e per il Nord-America.
Solo per il Nord-America furono 24 i generosi che diedero l'addio alla patria, e accompagnati dall'Ispettore Salesiano si recarono in quella vastissima nazione per dedicarsi all'istruzione e all'assistenza dei numerosi figli d'Italiani colà immigrati.
In tutto, nell'anno 1921, sono quasi cento i Salesiani che partirono per le Missioni Estere dalla Basilica di Maria Ausiliatrice!
Mentre invochiamo su essi le più ampie benedizioni celesti, non possiamo non raccomandarli alle preghiere e anche alla carità dei Cooperatori.
Nel prossimo numero daremo i particolari della cerimonia d'addio all'ultimo drappello.
Nel secondo Congresso Internazionale degli Ex-Allievi era stato espresso il desiderio che nelle quotidiane preghiere che si recitano nei Collegi Salesiani vi fosse un ricordo particolare anche per gli Ex-Allievi, come per i Cooperatori. Il voto tornò assai caro al nostro Superiore Don Albera, il quale, disponeva perchè i Salesiani, nella formola di consacrazione che ripetono ogni mattino a Maria Ausiliatrice, aggiungessero anche « gli Ex-Allievi » fra le categorie di persone su cui invocano speciali benedizioni. E il S. Padre si compiacque della deliberazione, e confermò e ampliò le indulgenze concesse all'accennata orazione.
Poco dopo venne ripetuta al sig. don Albera una nuova calorosa istanza, perchè, anche nelle preghiere degli alunni, fossero ricordati ogni giorno gli ex-allievi. E il sig. don Albera dispose che a questo fine si aggiungesse un'Ave Maria nelle preghiere della sera.
Così, ogni giorno, in tutte le Case Salesiane, dagli educatori e dagli educandi son ricordati affettuosamente mattino e sera tutti gli ex-allievi,
CINA
Uni visita ai distretti del Vicariato di Shiu-chow.
(Relazione di Mons. Luigi Versiglia) (Continuazione della IIa parte: Nam Hong e Chi Heng. - Ved. num. di ottobre u. s. ).
Una visita a Chi Heng. - Mutano i tempi, ma non diminuiscono le difficoltà.
Da solo discesi a Chi Heng, dove, secondo i calcoli, avrei dovuto ritrovare di ritorno don Guarona, come avvenne.
A Chi Heng nulla di nuovo: sarebbe un ottimo campo da esplorare. Il nome del T'in Tchue Tong (chiesa cattolica) non è ancora molto conosciuto. Vi è tuttavia una bella residenza, e se il buon Padre Lucas, che l'ha costruita, ed il bravo Padre Peric, che l'ha ampliata, avessero potuto continuare a lavorarvi per qualche tempo, non avrebbero certamente mancato di raccogliere buoni frutti.
Impiegammo un giorno nel visitare un poco la città, anche per dare agli abitanti l'impressione della presenza di due missionari cattolici. Strada facendo, pensavamo tra noi: - Come sono mutati i tempi! Una volta, anche solo vent'anni fa, il missionario si doveva travestire, nascondere, pena la vita, se riconosciuto quale straniero. Per penetrare qua si doveva accovacciare dentro qualche ripostiglio di una barca e, arrivato al porto, coprirsi interamente come persona gravemente ammalata. Quindi, pagando profumatamente qualche individuo, si faceva trasportare sulle spalle, alla casa di qualche antico, conosciuto precedentemente, o di qualche altro pagato perchè albergasse il forestiero, senza denunciarlo alle autorità.
E quando, anche a forza di stenti, era riuscito a guadagnarsi alcuni neofiti, quanta fatica per prepararli ed accudirli! Alla notte soltanto poteva radunarli, o se di giorno, doveva stare ben in guardia per non destare sospetti. Era insomma una rinnovazione delle scene che succedevano anticamente nelle catacombe.
Ora i tempi son cambiati; si può andare e venire impunemente, e anche quando si passa in luoghi sconosciuti, si è generalmente sicuri di ottenere ospitalità, almeno per una notte, presso qualsiasi famiglia, pur di adattarsi alle usanze.
Sarà, per questo, divenuto più facile il compito del missionario? Materialmente sì, ma dal lato della disposizione degli animi, possiamo dire che se non vi è più tanta ripugnanza, nè odio per lo straniero. vi è però subentrata una grave dose di indifferentismo, e direi quasi di materialismo.
A Chi Heng visitammo il Coung-Kuan, o palazzo comunale. Tutte le città di primo, secondo e terzo ordine lo possiedono, e serve per ricevere gli ospiti illustri, ed anche come luogo di svago alle autorità locali. Di solito è fabbricato in luogo ameno, in campagna, nei dintorni della città, con architettura bizzarra, tira non priva di una certa eleganza e sopratutto di comodità.
Un poemetto cinese del secolo XI a. C.: « Amore e sospiro alla Sapienza »
Esiste un piccolo poema cinese, che ci dà la descrizione di uno di questi luoghi di ritrovo. È del Zse-Ma-Kouan, primo ministro dell'impero sotto la dinastia dei Song, verso la fine del secolo undecimo a. C.
Credo che verrà letto con piacere, ed eccolo tradotto quasi alla lettera.
Altri costruisca palazzi, per rinchiudervi le sue pene e i suoi travagli, altri faccia sfoggio della sua vanità. Io invece mi sono preparato una solitudine per ricreare i miei ozii e conversare coi miei amici.
Venti mao di terreno (il mao è 76o m. q.) bastarono al mio scopo. È centro di tutto una sala assai vasta, in cui la mia mano ha radunato cinquemila volumi, per interrogare la saggezza e conversare coll'antichità.
Dalla parte di mezzodì, un grande salone di sfogo è situato in mezzo alle acque, condotte da un piccolo torrente, che discende dalla collina dell'ovest; le acque formano un bacino profondo che si espande con cinque braccia, come le cinque zanne del leopardo; in queste innumerevoli cigni nuotano, girano, si rincorrono e si raggiungono da ogni lato.
Sulla spiaggia del primo braccio, che si precipita di cascata in cascata, si eleva uno scoglio scosceso, la cui cima, ricurva e protesa come la tromba dell'elefante, sostiene in alto uno chalet, aperto da ogni lato per respirare il fresco balsamico e contemplare i rubini, di cui l'aurora corona il sole al suo spuntare.
Il secondo braccio si suddivide, dopo qualche passo, in due canali che vanno serpeggiando intorno ad una galleria, circondata da un doppio terrazzo a festoni, a cui le siepi di rose e di melagrani fanno da balcone.
Il braccio dell'ovest si ripiega ad arco verso il nord di un portico solitario e forma una piccola isola, le cui spiagge sono coperte di sabbie, di conchiglie e di pietruzze di differenti colori; una parte è coperta di alberi sempre verdi, l'altra è ornata di capanne di paglia e di bambù, come quelle dei pescatori.
Le altre due braccia sembrano talora rincorrersi, talora fuggirsi, seguendo la pendenza di una prateria smaltata di fiori, della cui freschezza sono alimentatrici. In certi punti escono dai loro letti, per formare piccoli specchi di acqua, inquadrati dall'erba tenera e fresca. In seguito abbandonano il livello della prateria per discendere in stretti e precipitosi canali, infrangendosi contro un labirinto di rocce che loro disputano il passaggio e le fanno muggire e stremprare in bianca spuma, raccogliendosi poi in onde argentine fuggenti attraverso le tortuose giravolte, per cui sono obbligate a passare.
A nord della grande sala vi sono diversi piccoli chioschi disposti in ordine sparso; gli uni sopra un monticello, gli altri in piano, altri accoccolati sopra un pendio di una collinetta, altri ancora in piccole insenature della collina e appena visibili a metà. Tutto all'intorno sono ombreggiati da boschetti di folti bambù, dove il sole non penetra mai e intersecati da sentieri ricoperti di finissima sabbia. Dalla parte di oriente si estende una piccola pianura, divisa in diverse aiuole quadrate ed ovali, che un bosco di antichi cedri difende dal freddo aquilone. Tutte queste aiuole sono riempite di piante odorifere, di erbe medicinali, di fiori e di arbusti. La primavera non abbandona giammai questo luogo di delizie. Una foresta di melagrani, aranci e li tuoni, continuamente carichi di fiori e di frutti, limita la vista all'orizzonte. Nel mezzo vi è un chiosco formato di verzura, al quale si ascende per mezzo di una rampa insensibile, che più volte vi fa il giro attorno, a mo' di chiocciola. I bordi della rampa sono tappezzati di erba verde e, di quando in quando, si elevano a forma di sedile, per invitare chi sale a sostare ed ammirare da tutti i lati la bellezza di questo ritrovo. All'occidente un bel viale di salici piangenti conduce alla riva di un largo ruscello, precipitantesi da un'alta roccia, coperta di edera e di erbe selvatiche di diversi colori.
I dintorni del lago sono delineati da una barriera di rocce acuminate e bizzarramente raggruppate, che si elevano a guisa di anfiteatro, orrido e selvaggio, ai piedi del quale si trova una grotta profonda, che va allargandosi a poco a poco in forma di salone irregolare. La vòlta è fatta a cupola, e la luce vi penetra dall'alto per una larga apertura. Questo ritrovo è un asilo contro i calori della canicola.
Pietre sparse qua e là e alcuni rialzi sporgenti dalla parete formano le sedie. Una piccola fontana zampilla da un lato e, dopo aver riempito il cavo dì una pietra, si riversa in piccoli zampilli sul pavimento, e va tutta a riunirsi in un serbatoio destinato per il bagno. Questo serbatoio si trova sotto una vòlta, che si interna nella roccia e forma subito un gomito per nascondere chi si bagna dagli occhi di qualsiasi curioso. Dal bagno, infine, l'acqua va a scaricarsi in uno stagno situato ai piedi della grotta. L'unica via per discendervi è uno stretto sentiero entro le rocce informi e bizzarramente ammonticchiate, che formano il bacino allo stesso lago. Al fondo un esercito di conigli trasfonde sugli innumerevoli pesci dello stagno quello spavento, che voi incutete ad essi col vostro arrivo.
Oh come è bella questa solitudine! questo vasto tappeto di acqua, seminato da piccole isolette, coperte di bambù e popolate di miriadi di uccelli di ogni specie e grandezza! Si passa facilmente dall'una all'altra isoletta posando il piede su enormi pietre che sporgono a fior d'acqua, o mediante piccoli ponti di pietra o di legno collocati gli uni ad arco, gli altri a zig-zag, gli altri diritti, a seconda dello spazio che devono riempire.
Quando i nenufar, che tutta circondano la periferia dello stagno, sono in fiore, esso sembra coronato di porpora, come il mare del mezzodì all'arrivo del sole.
Bisogna ritornare sui propri passi per uscire da questa solitudine e salire le catene di acute rocce che coronano il lago da ogni parte. Si ascende su queste specie di bastioni mediante una stretta e ripida scaletta, scavata a forza di scalpello nel vivo masso, che ancora vi mostra le tracce del piccone. Il chiosco che incontrate alla sommità non ha nulla di particolare, ma è reso bastantemente ameno dalla vista di un'immensa pianura, dove serpeggia il gran fiume che fugge tra i villaggi e le risaie, dando ospitalità ad innumerevoli barche. La vista dei numerosi viaggiatori lungo la via riempie di animazione l'incantevole paesaggio. Le montagne di color azzurro, che lo inquadrano all'orizzonte, riposano l'occhio e lo ricreano.
Quando mi sento affaticato per lo scrivere o per il comporre, mi abbandono su di una barchetta che mi piace guidare di mia mano, e vado a chiedere un po' di sollievo al mio giardino. Talora approdo all'isola della pesca e, protetto il capo contro gli ardori del sole con un grande cappello di paglia, mi diverto adescando i pesci che si aggruppano nelle acque cristalline, e studio le nostre passioni nelle loro abbaglianti apparenze.
Altra volta, la faretra sulle spalle e l'arco alla mano, mi arrampico sulle rocce e, di là, spiando i timidi conigli, li trapasso colle mie frecce all'entrata dei loro sotterranei. Più saggi però di me, essi ornai mi conoscono, e, se si accorgono del mio arrivo, non osano più farsi vedere.
Quando passeggio fra le aiuole, raccolgo le piante medicinali e le metto in serbo. Se un fiore mi piace, lo colgo e lo odoro. Se un altro soffre di arsura, lo annaffio, e i vicini ne approfittano. Quante volte un frutto ben maturo mi ridona l'appetito che la moltitudine degli intingoli mi aveva rubato! Le mie melagrane e le mie pesche non sono certamente migliori pel fatto di esser còlte di mia mano; ad ogni modo le trovo più gustose, e gli amici a cui le mando in dono si stimano onorati. Vedo un giovane bambù che voglio lasciar crescere: lo poto e lo raddrizzo e lo intreccio con i rami degli altri, affinchè non ingombri la strada, Le rive dell'acqua, il folto di un bosco, la punta di una roccia tutto mi viene a proposito quando voglio sedermi. Entro in un chiosco per contemplare una cicogna che dà la caccia ai pesci, ed appena entrato mi dimentico dello scopo per cui ero venuto, metto mano al mio kin, (specie di violino), e provoco gli uccelli dei dintorni.
Gli ultimi raggi del sole mi sorprendono talora mentre considero in silenzio le tenere inquietudini di una rondinella per i suoi piccoli, o le giravolte di un falco per sorprendere la sua preda. La luna è già alzata ed io sono ancora là assiso. È anche questo un piacere di più. Il dolce mormorio delle acque, il fruscìo delle foglie agitate dal vento, la bellezza del cielo mi gettano in una dolce e profonda visione. Tutta la natura parla all'anima mia, io mi perdo in ascoltarla: la notte è già a metà del suo corso, ed io ho appena varcata la soglia della mia casa.
I miei amici vengono sovente ad interrompere la mia solitudine, a leggermi le loro composizioni ed ascoltare le mie, ed io li faccio partecipi dei miei divertimenti.
Il vino rende gai i nostri pasti frugali: la filosofia li condisce, e mentre la Corte cerca la voluttà, accarezza la calunnia, e forgia delle armi e tende delle insidie, noi invochiamo la sapienza e le offriamo il nostro cuore.
I miei occhi le sono di continuo rivolti, ma, povero me! i suoi raggi non mi arrivano che attraverso a mille dense nuvole. Oh! se esse si dissipassero un giorno!... fosse anche per mezzo di un'impetuosa tempesta!
Per me il mio giardino sarà sempre il tempio della mia pace.
Ma che dico? Io sono padre, sposo, . cittadino e letterato, e, come tale, legato a mille doveri. La mia vita non è per me. Addio, mio caro giardino, addio. L'amore del sangue e della patria mi chiama alla città. Ma tu conserva intatti tutti i tuoi piaceri, per dissipare di nuovo, quanto prima, le mie pene e fortificar di nuovo la mia virtù insidiata!
Fin qui il classico poeta cinese.
Che animo delicato ed appassionato per le bellezze della natura! Ben si potrebbe dire di lui: Non est longe a regno Dei. Se un raggio solo di quella luce, che illumina ogni uomo che viene in questo mondo, avesse potuto giungere fino a lui, tanto assetato della sapienza, quale tempra di cristiano sarebbe divenuto e, forse, quale ardente Apostolo!
Il palazzo municipale di Chi Heng. - Paesaggio pittoresco.
Il Coung-Kuan di Chi Heng certo non avrebbe offerto tutte le comodità descritte dalla classica penna del Zse-Ma-Kouan, specie ora che è ridotto ad un mucchio di rovine, essendo stato trasformato in caserma e luogo di tappa pei soldati. Tuttavia mostra ancora grandiosi avanzi dell'antica venustà, tanto nella costruzione, quanto negli ornamenti.
Sono conservate al piano nobile alcune sale, che formavano gli appartamenti privati, disposte con certo gusto architettonico e di una freschezza deliziosa anche durante i più grandi calori dell'estate.
Si arriva alla gran sala, che doveva servire di biblioteca, per mezzo di due scalette di marmo rosso, collocate parallelamente, separate l'una dall'altra mediante un grande bassorilievo, pur di marmo rosso, che rappresenta i tre dragoni intrecciati, lo stemma degli imperatori. Esso è là per indicare che l'edificio si considerava come il palazzo imperiale. Difatti l'imperatore lo abitava quando, per caso, passava per quei luoghi, e lo poneva a disposizione degli ospiti illustri che transitavano di là.
Detto stemma è posto in modo da formare un piano leggermente inclinato, seguente le due scale. Al primo vederlo verrebbe naturalmente la voglia di passarvi sopra per salire più comodamente; ma, allora, ciò sarebbe stato un delitto di lesa maestà, punito certamente colla morte. Ora vi passano sopra non solo i monelli che vanno al pascolo, ma anche le vacche ed i bufali, senza che nessuno ne faccia caso.
Da Chi Heng partimmo il giorno seguente per Fong Tong, dove risiede ora Don Dalmasso. Facemmo in sedia la prima metà assai monotona della via, passando del continuo in mezzo alle risaie. Invece la seconda metà è incantevole, perchè costeggia sempre un piccolo torrente, il quale si apre il passo in mezzo alle rocce e serpeggia intorno alle montagne capricciosamente addossate le une alle altre, e talora si perde in un profondo burrone sotto il verde dei folti alberi e non ci si accorge della sua presenza, se non dal cupo e profondo muggire delle acque, mentre ad un tratto il fragore si fa più chiare e distinto e si vede il torrentello balzare dall'alto di uno scoglio precipitando in svariate cascatelle, che vanno a formare, dopo pochi passi, specchi tersissimi di acqua limpida e cristallina.
Le montagne, da un lato e dall'altro, ora presentano massi rocciosi tagliati a picco sul torrente, ora immensi boschi di pini altissimi e snelli, che, per essere troppo fitti, sembrano volersi contendere la luce e l'aria; e talora anche foreste di alti e grossi bambù (ne ho notati alcuni di circa 2o centimetri di diametro e di 15 e più metri di altezza) oppure di bambù filiformi, molto ricercati come ornamenti dei giardini. Altrove, invece, degradano in colline più morbide, ricoperte con ampi tappeti di erbe fresche, delicate ed odorose; ma è tutta una bellezza inanimata, chè non s'incontrano nè le mandre di vacche, nè gli armenti di capretti e di pecore, che popolano le nostre prealpi. Di quando in quando piccole spianate a scaglioni son colti vate dai montanari come campi, seminati di riso e di altri cereali. Il tono dei colori di quella vegetazione lussureggiante passa quasi improvvisamente per le gradazioni più svariate: dal verde cupo e vellutato al verde chiaro quasi giallognolo; dal giallo delle acacie al rosso vivo del glicine arborescente.
Ad un dato punto il sentiero è tagliato tra due rocce ed è così stretto da non lasciare il passaggio che per una sola persona; e subito dopo si affaccia in tutta la sua varietà ed imponenza il panorama, già percorso con otto ore di viaggio: lontan lontano la pianura di Chi Heng, nel centro il grande e fertilissimo altipiano di Lo Pa, vicino la catena di monti degradanti fino al fiume, che alimentato da diversi affluenti va ad ingrossare quello di Nam Yung.
Benchè la salita durasse per ben cinque ore ed io l'avessi percorsa altre volte, fu tuttavia così interessante, che il tempo passò senza accorgercene e ci trovammo quasi senza stanchezza alla cosidetta porta del paese, la quale non è che uno stretto passaggio in mezzo a due rocce, formate l'una dalla montagna tagliata a picco, l'altra da un masso staccatosi da quella e fermatosi sull'orlo del sottostante precipizio, in modo da lasciare appena il piccolo varco sopraccennato.
Sulle rovine di Fong Tong - Un colmo di pirateria. - Dolorosa istoria. - «Cerchiamo la nonna!... La nonna, la nonna!».
Passata la porta, ci troviamo subito nell'amena valletta di Fong Tong. Cinque minuti ancora di cammino e si arriva al ponte sul torrente, che con perseveranza ci ha accompagnato durante tutta l'ascesa. Il ponte è in legno e coperto con tegole, e sarebbe un magnifico ritrovo per il fresco, se il continuo passaggio dei bufali e di altri animali non lo riducesse in uno stato di sporcizia insopportabile. Saputosi il nostro arrivo un'ora prima, risolti cristiani, insieme con D. Dalmasso, erano ad attenderci all'entrata del paese e, tra lo sparo dei petardi e con segni di festa, ci accompagnarono fino alla chiesa. Ma qual doloroso contrasto faceva la loro gioia con lo straziante spettacolo del luogo, che presentava ancor fresche le tracce della terribile disgrazia toccata pochi mesi prima! Le poche case rifatte erano ricoperte di corteccia di alberi; le altre erano ancora semidiroccate coi travi bruciati e la più squallida desolazione all'intorno. Che cosa era avvenuto? Una squadra di pirati non solo aveva derubati quei poveri abitanti di quanto avevano, ma, consumato il delitto, aveva appiccato il fuoco alle case.
E qui lascio la penna al nostro confratello, allora missionario del paese, il carissimo Don Guarona, che così mi scriveva in quella dolorosa circostanza:
« Questa nostra povera missione, che fino ad un anno fa era la più tranquilla del KwangToung, sembra ora divenuta centro di guerre e di piraterie le più spietate, per dire solo di quanto toccò da vicino anche noi.
L'anno scorso fu la città di Nam Yungh, che, distrutta quasi interamente dal fuoco e dalla. vendetta dell'esercito nordista, coinvolgeva nelle sue rovine anche la fiorente nostra cristianità di Li Hiu Kioa.
I cristiani di là si trovano ancor oggi senza casa e senza tetto, ed implorano del continuo aiuto e soccorso dal missionario, il quale, non più fortunato di loro, vi perdette la casa, la cappella e tutte le cose sue.
Quest'anno, purtroppo, è la volta del mio distretto. Già da diversi mesi . una squadra di malfattori si dirigeva per le diverse importanti località, disseminando saccheggi, rovine e morte. Il 23 giugno 1920 toccò alla mia cristianità di Fong Tong. Le scrivo colle lagrime agli occhi, circondato dai lamenti dei miei cari cristiani, che unicamente da noi sperano qualche sollievo alle loro miserie. Lei sa che questa era la principale cristianità del mio distretto. Più di cinquecento cristiani vivevano in questo paese sperduto sui monti; la povertà era l'unico loro retaggio e il lavoro la loro ricchezza. La fede semplice e radicata non permetteva che i pagani potessero prendere stabile dimora in mezzo a loro, temendone il triste influsso. Di cuore e di animo uniti col missionario, formavano un piccolo regno di felicità. Ora tutto è ridotto ad un mucchio di rovine. L'attacco dei pirati avvenne in pien meriggio; un grido di allarme, verso le dieci del mattino, sparse lo spavento nella quieta popolazione. Fu come un fulmine a ciel sereno, cui tennero dietro grida di confusione e di terrore. Le donne, i bimbi e i vecchi presero subito la fuga, salvandosi nel folto dei boschi, mentre gli uomini più coraggiosi tentarono di organizzare una difesa, decisi di disputare all'avversario, fino all'ultimo, i loro pochi averi. L'urto fu violento e sostenuto con ardore per qualche ora; ma sopraffatti dalla superiorità del numero e delle armi, i poveri cristiani dovettero cedere e darsi alla fuga, nascondendosi nei cespugli delle alture circostanti; due dei valorosi difensori rimasero gravemente feriti.
I vincitori, esasperati ancor più dalla resistenza inaspettata, avuto libero il passo, si lanciarono furibondi sul paese. Ogni porta venne abbattuta, scassinata ogni serratura, sfondato ogni ripostiglio, e nulla rimase che potesse avere qualche valore. Raccolto in fretta il bottino, appiccarono il fuoco a ogni casa e, mentre le fiamme alte avvolgevano tutto il villaggio e completavano la nefanda opera di distruzione, i pirati si ritiravano in fila serrata verso le montagne.
I pochi cristiani nascosti accorsero al salvataggio; ma solo la residenza del missionario, la cappella, la casa della catechista e poche altre abitazioni poste al principio del paese, poterono essere salve.
Avvisato, mentre io mi trovava in visita ad una cristianità a poche ore di distanza, corsi immediatamente; ma purtroppo non arrivai che a constatare la rovina e la distruzione della mia povera cristianità.
Quale scena straziante! Tutti quegli infelici si strinsero intorno a me. Chi singhiozzava, chi sospirava, chi piangeva, chi implorava, come se tutti aspettassero da me solo un rimedio a tanta rovina. Come mi sentii piccolo ed impotente in mezzo a tanto dolore ed agli urgenti bisogni suscitatisi in un istante! Era unanime il lamento: « Padre, noi moriremo di fame e di stenti; più nulla ci rimane; non una manata di riso, non una coperta, non una stuoia su cui dormire, non un vestito per cambiarci, non un tetto per ripararci. Tutto fu rubato, o distrutto dal fuoco».
Passai subito con alcuni di loro per le diverse vie del paese, e dovetti constatare che il fuoco non solo aveva distrutto i tetti e le masserizie delle case, ma aveva danneggiato talmente le stesse mura da renderle praticamente inservibili. Qua e là uscivano ancora vampe di fuoco e fumo grasso e nauseabondo, segno evidente che qualche animale era ancora in preda alle fiamme; i bufali infatti, i suini ed il pollame, che formavano la ricchezza di quella povera gente, erano periti in mezzo alla distruzione.
Quante scene di dolore!... Gli uni stavano come impietriti a contemplare le rovine della loro povera abitazione; altri con uno strumento qualsiasi si davano a scavare tra le macerie per trovare qualche avanzo sfuggito all'ira del fuoco; ma ciò che riempì il nostro animo di profonda esecrazione contro gli autori di tanta rovina fu la vista di due poveri bambini. Fratello e sorella, stravolti dal dolore, i meschini stavano scavando nelle rovine della loro casa e lavoravano con tale affanno, che non si avvidero neppure della gente che si affollava intorno a loro.
- Che cosa cercate, poveri bimbi? domandai. Quasi scossi da un letargo, alzando la testolina spaurita:
- Cerchiamo la nonna, risposero con accento accorato e, ripigliando il lavoro: - La nonna! la nonna!...
- La nonna?. ma non era fuggita con voi?
- No, no, la nonna è qui... - E scoppiarono in pianto dirotto. Compresi subito la terribile realtà. La povera vecchia da qualche giorno era ammalata, e al sopraggiungere dei pirati, non avendo potuto fuggire, rimase vittima delle fiamme. Demmo tosto mano per rimuovere le macerie; ma, purtroppo, non ci venne fatto che di trovare poche ossa carbonizzate.
Condussi i due piccini alla residenza; consegnai la bimba alla catechista e tenni con me il fanciullo. Essi, già privi dei genitori, ora non hanno che il missionario e forse qualche anima buona, che li voglia soccorrere. Li interrogai in seguito come mai fossero fuggiti, abbandonando sola la nonna. Mi risposero che volevano condurla seco e avevano insistito perchè andasse con loro, ma essa aveva assolutamente ricusato dicendo: - Io sono vecchia e inferma, i pirati non si cureranno di me. D'altra parte seguendo voi, ritarderei la vostra fuga, e voi sareste in pericolo. Andate, andate, miei figliuoli, che il Signore vi aiuti. - Così piangendo e a malincuore si separarono, non pensando alla inesorabilità delle fiamme.
Presentemente la mia residenza, rimasta per la maggior parte intatta, è divenuta l'albergo di molti di questi poveretti. La casa della catechista e anche la cappella son piene di donne e di bambini. Anch'io sono stato derubato del poco denaro che trovarono in casa, dei viveri e di quanto vi era di prezioso: potei tuttavia farmi prestare un po' di denaro da qualche amico del vicino mercato, con cui provvedere alle prime necessità di questa povera gente; ed ora sto dirigendo gli indispensabili lavori di adattamento. Ma che cosa potrò fare? Si tratta di un centinaio di famiglie gettate sul lastrico. Ricorsi subito anche alle autorità; ma se pure si decidessero di venire in aiuto, del che dubito assai, chissà quando ciò potai essere? Veda lei se può soccorrerci; ci mandi subito tutto quello di cui può disporre al momento, e intanto ci ottenga generosi aiuti dai benefattori. Se i soccorsi non verranno in tempo ed in misura proporzionata ai bisogni, temo un guaio ancora peggiore: e cioè, che non potendo più tenere raggruppati questi poveri infelici nel loro piccolo centro, essi vadano sparsi qua e là in mezzo ai pagani, con grave pericolo della loro fede, e così si perda una cristianità, che conta omai oltre due secoli di esistenza. »
Fin qui il caro Don Guarona.
Rincresce il dirlo, ma le autorità se ne disinteressarono, e, pur conoscendo chiaramente i nomi dei principali colpevoli, a stento fecero pagar loro una piccola e insufficiente indennità per i danni sofferti dal missionario
Carità di missionario e fermezza di neofita: « Tagliami il collo, ma non andrò mai in isposa ad un pagano!».
Il missionario invece fece prodigi di carità per sollevare i suoi cristiani. Per un paio di mesi la casa della missione fu albergo per i più poveri. Si industriò a provvedere riso, abiti e coperte a quelli che ne avevano bisogno, e non badò a viaggi ed incommodi per ottenere soccorsi, cedendo loro anche buona parte di quella misera indennità che le autorità cinesi gli avevano accordato. E mentre provvedeva a tante necessità materiali, con maggior sollecitudine attendeva al morale dei suoi cristiani e coglieva ogni occasione per aggiustare diverse irregolarità infiltratesi nella loro condotta, per spingerli alla pratica dei Sacramenti, alla preghiera, ecc. Sicchè si può dire che la disgrazia materiale si volse in un bene incalcolabile per la vita cristiana di quel centro.
Tuttavia il dissesto fu tremendo, e ci vorrà ancora molto tempo prima che quella povera gente possa rimettersene. Amatissimo Padre, creda, abbiamo urgente bisogno di aiuti!...
La residenza di Fong Ton; sarebbe una vera stazione climatica, se vi fosse un poco più di comodità per l'approvvigionamento. Tutto all'intorno girano colline e montagne con boschi e foreste, ripiene di selvaggina per chi ama la caccia; un torrentello forma di quando in quando larghi specchi di acque profonde, veri vivai di pesci per chi preferisce divertirsi alla pesca; ad ogni passo zampillano sorgenti di acqua freschissima, nè mancano le acque minerali; l'aria poi è balsamica e fresca anche d'estate.
La cristianità è di antica data, tutta discendente da un solo stipite di cognome Ho, gente montanara, di fede grossa, ma sicura, difficile a persuadersi, ma che, convinta di una cosa, si lascerebbe fare a pezzi piuttosto che mancare.
Mi raccontava Don Guarona che, di quei giorni stessi, stava aggiustando un matrimonio, il quale per molto tempo aveva messo sossopra due famiglie. Una ragazza di quindici anni era stata promessa in isposa, contro ogni buona regola cristiana, a un pagano di un altro paese. La ragazza cristiana, ma ignorante delle leggi ecclesiastiche, aveva essa pure acconsentito alla promessa. Ma venuto il tempo in cui si doveva preparare alla Cresima, assistendo al catechismo, capì il suo pericolo e ne tremò. Ricevuto il Sacramento della Confermazione e fattasi coraggiosa, disse risolutamente al babbo che non voleva più saperne di quelle nozze.
- Ma tu pure vi hai acconsentito, rispose il babbo. Come si fa ora a mancare alla promessa? Già abbiamo ricevuto i doni che la rendono indissolubile.
- Ah! sì, io ho acconsentito, rispose la fanciulla, ma allora non conosceva ancora il mio e il tuo dovere. Ora lo conosco, e perciò guarda:
(ed abbassava il capo verso il babbo) tagliami il collo, uccidimi se vuoi, ma non andrò mai in isposa ad un pagano!
La questione si protrasse per molto tempo; le due famiglie fecero diversi tentativi, sia per indurre il pretendente a desistere dalla sua richiesta, sia per indurre la fanciulla a cedere; ma le due parti rimasero irremovibili fino a tanto che il futuro sposo, che aveva preso a stimare ancor più la fanciulla per la sua risolutezza, decise di farsi egli pure cristiano.
Da cinque mesi studia la dottrina, e benchè lontano quattro ore di cammino, viene sovente alla domenica per assistere alle funzioni, e si spera in breve di battezzarlo; dopo di che il matrimonio sarà concluso.
Peccato che non tutti quei bravi montanari usino sempre la loro fermezza per la buona causa, e siano un po' troppo proclivi e tenaci nella vendetta!
Dopo due giorni di deliziosa permanenza su quelle amene alture di Fong Tong, discesi di nuovo con Don Guarona, lasciando Don Dalmasso a godersi col suo gusto artistico quelle bellezze di natura; e a dirozzare col suo zelo gli animi rudi di quei montanari.
(Continua)
LUIGi VERSIGLIA, Vesc. tit. di Caristo, Vic. Ap. di Shiu-Chow.
Da Colombo a Shiu-Chow.
Il missionario Don Vincenzo Munda, in data 28 agosto u. s., c'invia da Macao queste notizie sul viaggio degli ultimi Missionari, partiti di quest'anno per l'estremo Oriente:
... Da Colombo a Singapore il viaggio cominciò a migliorare di giorno .in giorno e mentre prima era stato un po' disastroso per tutti, ad eccezione di uno, nessun altro soffrì più il mare.
A Singapore potevamo dire di esserci rifatti. Alla banchina si trovò Padre Cardoso, dei padri portoghesi, che ci venne incontro e ci condusse in automobile alla sua residenza.
Non potevamo neppur sognarci un'accoglienza così cordiale, e la nostra sorpresa crebbe di più quando, dopo il pranzo, ci fece visitare in lungo e in largo, e sempre in automobile, la villa e la città dì Singapore.
Quel giorno e l'indomani si passò così in lieta e santa compagnia; quindi ritornammo sul vapore, la cui partenza però non si effettuò che un giorno e mezzo dopo. Ci riprese il malessere e il mal di mare, a cui ci abituammo.
Timori vani si impadronirono dell'animo nostro per eventuali tifoni, che, per nostra fortuna e per visibile protezione della Madonna di Don Bosco, (a questo scopo avevo celebrato una Santa Messa) non si fecero mai sentire, nonostante i quotidiani allarmi e i continui segnali di tifoni sviluppatisi e propagatisi in altre regioni.
Il giorno dell'Assunzione di Maria SS. l'abbiamo celebrato a bordo con una certa solennità, esponendo nel salone di ricevimento l'immagine di Maria Ausiliatrice.
La sera dopo, 106° anniversario della nascita di Don Bosco, alle 23, entravamo nel porto di Hong-Kong. Al mattino D. Bernardini ed. altri confratelli di Macao ci vennero incontro sul piroscafo. Discesi, ci recammo in episcopio, dove il venerando Mons. Pozzoni ci aspettava, e il giorno dopo eravamo a Macao. I confratelli ci vollero ricevere solennemente, con sparo di fuochi pirotecnici, come si usa in Cina. In Chiesa si cantò il Te Deum.
Dopo tre giorni partimmo alla volta di ShiuChow, ove ci attendeva con ansia Mons. Versiglia.
DALL'EQUATORE. Ancora la via da Pan a Mendez.
Il compianto Mons. Costamagna, pochi giorni prima di morire, inviava al sig. Don Albera una lettera ricevuta dall'Equatore, dal carissimo nostro missionario Don Albino Del Curto, dalla quale togliamo queste notizie:
... Lo scorso gennaio fui chiamato, dal mio lavoro presso il Schiru, a Quito. Mons. Comin desiderava un'informazione orale sulle necessità della Missione di Mendez e sulla via che stiamo aprendo. Per disgrazia l'avviso tardò in Cuenca, e seppi che, Monsignore stanco d'aspettarvi, era già partito per Riobamba. Ma il Dottor Parodi, capo del Sindacato Italiano, aveva ottenuto da lui il permesso che io accompagnassi l'ingegnere di mine Dott. Masi, alla regione del Napo. Quindi al 28 febbraio entrai, per la vie Papallacta-BaezaArchidona; ed alla fine di aprile uscii pel Puyoanos-Ambato, percorrendo, quasi tutta, a piedi una linea di 400 chilometri; 20o da Quito al Napo, altri 2oo da Napo ad Ambato pel Tungurahua. Bellissime tenute con ogni ben di Dio, lavorate dalla paziente mano del « yumbo » (che è l'abitatore di quei boschi) si estendono nelle sponde di quel fiume gigantesco.
Non e, in verità, grande impresa spargere le messi in quei boschi: sia pure così grande la distanza e la viabilità nulla o impossibile. L'agricoltura vi è facile, perchè il « yumbo » è servo di natura; e di « yumbos » ce ne sono a migliaia. Ma fa piangere il cuore vedere quella povera razza così mite e ben preparata pel Vangelo, sfruttata dalla cupidigia del padrone ed abbandonata nella più completa ignoranza religiosa.
Questo lungo viaggio penoso, che (se non fosse stato imposto dall'ubbidienza e dalla necessità di compiacere il suindicato) dovrebbe chiamarsi una vera pazzia, mi allontanò per tre mesi dal nostro lavoro, dico dalla via che, stiamo aprendo tra le foreste di Pan e di Mendez, e perciò riparto subito alla volta di Mendez, benchè arrivato or ora. Urge il ponte sul terribile fiume Mamangosa.
Nel Santuario, il 24 del mese,
si compiono, mattina e sera, devote funzioni in onore di Maria Ausiliatrice. Al mattino ha luogo la messa della Comunione generale, seguìta dalla Benedizione Eucaristica - alla sera, alle 20, un'ora di adorazione predicata: e sono particolarmente i divoti di Valdocco, con le associazioni della Parrocchia, che con vivissima fede accorrono alla devota funzione.
Vogliano i buoni Cooperatori e le pie Cooperatrici unirsi, ad essi, in spirito.
Echi delle Feste Titolari. All'Estero.
Baracaldo (Bilbao) è il centro metallurgico più importante della Spagna a cagione dei suoi alti forni per la fusione dei minerali di ferro. Migliaia e migliaia di operai si alternano notte e giorno al lavoro, tra il fumo delle officine e lo stridore dei metalli. Ebbene, in mezzo a quella gigantesca fucina, Maria Ausiliatrice possiede un trono e un altare, da cui riceve gli omaggi sinceri ed entusiasti di quei lavoratori cristiani. Il mese e la novena in suo onore si fecero con grande fervore e divozione, e numerosissime furori le sante comnnione distribuite. Il giovedì del Corpus Domini, davanti ad un altare improvvisato all'aperto, settecento fanciulli si consacrarono alla gloriosa Regina, la cui statua venne portata in trionfo per le vie della città.
Ciudadela, nell'isola di Minorca (Baleari), come ricorderanno i lettori, è consacrata a Maria Ausiliatrice. Questa divozione vi è realmente profonda, e si può dire che la nostra celeste Patrona vi impera sovrana. Non v'ha dimostrazione in suo onore, che non raggiunga una grandiosità solenne per intervento di popolo: per questo il Santuario era divenuto troppo angusto ai bisogni. E quest'anno i buoni abitanti di Ciudadela ebbero la consolazione d'inaugurare per la festa titolare gli ampliamenti del tempio della loro Regina, dove tutti poterono contemplar la statua di Maria Ausiliatrice benedicente dall'alto.
* *
Solennissima fu la festa titolare a Madrid, dove la popolazione del quartiere circostante il Santuario considera il 24 maggio come festa di famiglia. Aggiunse maggior splendore e grandiosità la presenza di S. E. il Card. Ragonesi, che volle assistere pontificalmente alle funzioni e intrattenersi amorevolmente tutto il giorno coi Salesiani.
Si trovava in quei giorni a Madrid la Schola cantorum della Cappella Sistina, e gli esimi artisti, come omaggio alla Vergine e all'Opera di D. Bosco, vollero eseguire tutte le parti del canto, dando alla solennità una sontuosità inaspettata.
Salamanca, la città spagnuola illustre per la sua celebre ed antica università, è un altro centro, in cui è sovrano il culto di Maria Ausiliatrice. Numerose vi sono le chiese dedicate da antichissimo tempo alla Madonna, ma il titolo e l'invocazione di Maria Ausiliatrice sono i più ripetuti da sani ed ammalati per le grazie ch'Ella elargisce. Tutti i giorni il suo altare è circondato da devoti, e ceri votivi ardono di continuo dinanzi la sua immagine. Il mese e la novena in preparazione alla solennità titolare si celebrano con pompa solenne. Alla festa e processione assistono il Vescovo, il Prefetto della città, il Sindaco coi consiglieri, il clero coi seminaristi, e le stesse autorità militari, cosicchè si può dire che la festa di Maria Ausiliatrice è divenuta la festa più devota di Salamanca.
A Cordoba la festa di Maria Ausiliatrice fu sopratutto festa di gioventù, e di cuori generosi e ardenti, tanto che l'Ecc.mo Vescovo che pontificava, dinnanzi allo spettacolo sublime di una moltitudine di giovani rinvigorita dal Pane dei forti e devotamente prostrata in preghiera, si sentì commosso; e colle lagrime agli occhi, benedicendo alla santa memoria di Don Bosco, esclamò: - « Questo giorno lo scriverò a caratteri indelebili nella storia del mio pontificato, perchè fu per sue un giorno di paradiso ».
* *
Nel Perù, alle feste di Maria Ausiliatrice hanno partecipato con edificante buon esempio anche le autorità civili e politiche.
A Lima presenziarono la festa titolare il Capo dello Stato, l'Ecc.mo sig. Legufa, S. E. Mons. Lauri, Nunzio Apostolico, i Ministri dell'Istruzione pubblica, degli Affari Esteri, i Ministri d'Italia, di Spagna, di Cuba, due Vescovi e altre dignità ecclesiastiche. L'Ispettore Salesiano Don Salaberry colse l'occasione per invitare gli illustri personaggi a fare una visita all'istituto, ad inau gurarvi un ampliamento di locale, che, al dire del giornale « La Cronica », «per la sua :modernità ed igiene è senza dubbio la migliore delle costruzioni scolastiche della repubblica ».
A Farma, pure nel Perù, venne collocato alcuni mesi fa nella chiesa parrocchiale un quadro di Maria Ausiliatrice: e la divozione alla Vergine SS. vi prese così grande incremento che, in breve, per iniziativa del parroco e coll'aiuto di pie persone, le venne pure innalzato un altare, innanzi al quale la popolazione si prostra con fervore e confidenza. Maria Ausiliatrice, non appena è esposta al pubblico, trionfa in ogni paese.
A Quito, nell'Equatore, la festa di Maria Ausiliatrice è trascorsa tra l'entusiasmo e il fervore. Fin dalla vigilia i vespri solenni e i fuochi artificiali avevano preparato gli animi alla solennità. All'indomani una comunione generale iniziò il giorno sacro alla Vergine SS., che, dalla sua statua, avvolta in miriadi di luci e fiori, pareva sorridere alla folla devota. Alle 10 vi fu Messa solenne e l'eloquente Canonico Dott. Baquero pronunciò il panegirico, illustrando le opere compiute da Don Bosco col favore della sua celeste Ausiliatrice. Nel pomeriggio varie dimostrazioni di giubilo coronarono il giorno solenne per tutta la città.
GRAZIE E FAVORI (*) Quanto è buona Maria Ausiliatrice!
Il 26 settembre del 1919, due anni or sono, la mia carissima Giulietta che ora conta nove anni, fu colpita da una gravissima e terribile malattia. Vane riuscirono tutte le cure: dopo otto giorni di orribilissime sofferenze la povera piccina era ridotta ad uno scheletrino morente, e le si portò il S. Viatico.
Inutile descrivere la desolazione mia e di mio marito nel vederci mancare questo solo tesoro di bimba.
La catastrofe la si attendeva da un momento all'altro. Esaurite tutte le speranze, non sentendomi più coraggio, disperata, abbandonai il letticciuolo. In quel momento di estremo sconforto mi ricordai di aver letto nel Bollettino Salesiano che la Madonna di Don Bosco ha consolato molti in tale circostanza. Piena di dolore e di fede, mi rivolsi a Lei, facendoLe voto che, se mi avesse ridata la figlia, l'avrei condotta insieme col babbo a piè del suo altare in Torino a ringraziarla, Le avrei fatto un'offerta, e di più avrei fatto pubblicare la grazia. Incoraggiata dalla fiducia che avevo riposto in Maria Ausiliatrice, tornai presso la mia piccola morente. Di lì a poco la mia carissima Giulietta aperse gli occhi, mi chiese da mangiare, volle mettersi a sedere sopra il letto, e si mise tranquillamente a giocare. Maria Ausiliatrice mi aveva esaudita; la grazia era ottenuta, la guarigione fu istantanea.
Per motivi che prima impedirono di sciogliere il nostro voto, oggi ci troviamo qui, ai piedi della Vergine Santa, a mantenere la promessa, e a ringraziarla con tutto il cuore d'averci si miracolosamente salvata la figlia.
Torino, 2 ottobre 1921.
ANNA CALDANA SCARAZZATO di Povegliano di Villafranca (Verona).
Ricorrete a Maria Ausiliatrice.
Un'artrite terribile, lenta e deformante, mi straziò per sette anni, durante i quali fui costretta per qualche tempo a trascinarmi sulle braccia dei domestici, quindi sulle grucce, e in fine a mettermi a letto, dove rimasi più anni, spasimando, inchiodata, senz'alcuna speranza di guarire.
La scienza aveva escluso ogni possibilità di miglioramento. Leggendo la Vita di Don Bosco, fui colpita dalle numerose guarigioni operate dal Venerabile ad intercessione di Maria Ausiliatrice, e volli esperimentarne anch'io la bontà, ricorrendo con gran fervore a Lei con la novena preferita. N'ebbi subito un miglioramento. Ripetei più volte la novena, e sempre crebbe in me la speranza di guarire, e difatti andava sempre migliorando, finchè mi venne il pensiero di promettere un pellegrinaggio al Santuario di Valdocco e un'offerta. Intrapresi ancora una novena, e, oh! bontà di Dio, cominciai ad alzarmi, ed ora eccomi qui, ai piedi della Beata Vergine, a sciogliere la promessa.
O Maria Ausiliatrice, continuate ad essere la mia avvocata presso il Signore!
Torino, 18 settembre 1921.
TERSILLA VERGNANO di Cambiano.
S. NIcoLO' FERRARESI;. - 24 - IX - 1921. - Con l'animo profondamente commosso sento il dovere di manifestare pubblicamente la mia infinita riconoscenza a Maria SS. Ausiliatrice, che mi ha miracolosamente guarita.
Da qualche tempo ero indisposta e a mala pena poteva compiere i miei doveri. Il 17 gennaio u. s. al mattino, mentre stavo per alzarmi da letto, mi colpì un improvviso malore generale, e, non reggendomi in piedi, tornai a coricarmi. Accorsero le mie consorelle, e si chiamò il medico che giudicò gravissimo il mio stato, ordinò la massima calma e la totale immobilizzazione. In continua alternativa tra la vita e la morte passarono quindici giorni. Chiamati espressamente a consulto, due professori di Ferrara furono concordi nel giudicare la gravità del male; ma trattandosi di un ulcere allo stomaco, data la mia debolezza, non potevano assolutamente operarmi.
Ricorsi subito a Maria Ausiliatrice, ponendo in essa ogni fiducia e promettendo di pubblicare la grazia, appena l'avessi ricevuta.
La sorella suora, accorsa al mio cappezzale e le mie consorelle s'unirono a me nelle preghiere e in una novena speciale a Maria SS. Ausiliatrice, dopo la quale incominciai a star meglio. Giudicata fuori di pericolo potei essere trasportata da San Nicolò Ferrarese a Milano, ove passai altre visite da altri professori che, constatando il miglioramento, dichiararono non esservi più bisogno d'operazione.
Ora, completamente guarita, rendo vive grazie a Maria Ausiliatrice e, incitando tutti a ricorrere a questa potentissima Madre, invio la tenue offerta, che i miei genitori quale pegno d'affetto offrono.
Suor ROSA LANDONI Figlia di Maria Ausiliatrice.
TUNG HEUNG (Cina) - 5 - III - 1921. - Tormentato da tre giorni da terribili dolori viscerali, quali non avevo mai sofferto in vita mia, ricorsi con fiducia all'Ausiliatrice, dicendole : « Avrai ben pietà d'un povero missionario, così lontano dalla sua città, in cui Tu risiedi Regina! Se mi fai la grazia, l'invierò al Bollettino ».
Le cose volsero subito in meglio ed ora attendo altre specialissime grazie spirituali da Madre sì benigna!
Sac. VINCENZO BARBERIS Missionario salesiano.
TORINO. - V - 1921. - Il 18 marzo ultimo scorso mio marito fu colpito da polmonite e il Dottore curante lo dichiarò inguaribile. Nel dolore profondo che provavo al pensiero che forse presto sarei rimasta sola con due teneri bimbi, seguii il consiglio della signora Rusconi, graziata in simile circostanza dalla cara Madonna di Don Bosco. Feci con fervore e con fede, unita ai bimbi, la novena suggerita dal Venerabile, e, oh! bontà della Vergine! Fui esaudita! Con animo grato sciolgo il mio voto: grazie, o Maria, aiuto valido e potente di chi T'invoca!
BORIA MARIA.
ARENZANO. - 19 - IX - 1921. - La mia vita era compromessa da un grave malore. A detta dei medici, urgeva una operazione dolorosa, di cui essi non assicuravano l'esito. Che fare?
Mi raccomandai a Maria Ausiliatrice; feci pregare mio marito e i miei bambini, e mi abbandonai alle cure del professore.
Mi si fece l'operazione; ma, con sorpresa degli stessi medici, il male non era più quello temuto: era assai meno pericoloso per cui, dopo parecchi giorni, potei tornarmene guarita alla mia diletta famiglia.
Sciolgo la mia promessa alla .Madonna di Don Bosco, pubblicando la grazia e mandando una tenue offerta.
ANTONIETTA ANSELMO-VALLARINO.
DERVIO. - 3 IX - 1921. - Grazie, Maria Ausisiliatrice, tu mi salvasti da certa morte.
Il giorno 14 agosto trovandomi in montagna, mi scivolò un piede, e caddi in una valle pericolosissima. Conoscendo il precipizio in cui cadevo, invocai con fede Maria Ausiliatrice, ed essa lui venne in aiuto. I miei parenti, che erano presenti, credevano raccogliermi morta e in vece con gran meraviglia mi riscontrarono solo alcune contusioni dalla parte sinistra, in modo che in 15 giorni fui presto guarita.
A tutti, o gran Vergine, faccio conoscere la potenza del tuo aiuto.
SILvETTi TERESA.
LU MONFERRATO - 24 - IX - 1921. - Varie persone si dichiarano riconoscenti a Maria Ausiliatrice per insigni favori. La signora Carolina Mesti in Barbano attesta di aver veduto guarire perfettamente il suo figlio Albino, di cinque anni, senza grave operazione ritenuta necessaria, e, piena di riconoscenza, fa celebrare una messa di ringraziamento.
La signora Margherita Trisoglio per due segnalatissime grazie innalza a Maria Ausiliatrice l'inno del ringraziamento. Una sua figliuola cadde ammalata, e la scienza dichiarò necessaria una grave e pericolosissima operazione. Si raccomandò a Maria Ausiliatrice e la vide, senz'altro, perfettamente guarita. Un doloroso frangente minacciava la vita della sua cara nuora Giuditta: ricorse a Maria Ausiliatrice, e venne egualmente esaudita. Invia, per l'una e per l'altra grazia, l'offerta promessa, invitando i devoti a unirsi a lei nel magnificare la bontà della Madonna di Don Bosco.
La quindicenne Luigina Rinaldi era ridotta agli estremi per meningite complicata e conseguenti acutissimi dolori cerebro-spinali, perdita dei sensi, e indurimento degli arti, particolarmente della spina dorsale. Il medico, alla famiglia dolorante, toglieva ogni speranza con queste parole: « Ci vorrebbe il miracolo!... » E tu, o Maria, sì, Tu l'operasti il miracolo! chè appunto dopo tali parole, la famiglia rinvigorendo la fede, malgrado che alla paziente fossero stati amministrati gli ultimi sacramenti, incominciò a Te una novena, interponendo la mediazione di Suor Maria Mazzarello; e al fine della novena la Luigina, dichiarata in piena convalescenza, era già in piedi, e in pochi giorni riprendeva le forze primiere in modo da far stupire l'intiero paese. Dalla grazia ricevuta in febbraio sono trascorsi parecchi mesi e la Luigina continua con tale vigorìa di forze, come se non fosse stata mai malata.
O Maria Ausiliatrice, sii benedetta e da tutti conosciuta, amata ed invocata!
La Direttrice delle Figlie di Maria Ausiliatrice.
Ottenevo pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice e alcuni, pieni di riconoscenza, inviarono offerte per la celebrazione di Sante Messe di ringraziamento, per il tempio erigendo alla Sacra Famiglia, per le Missioni Salesiane, o per altre opere di Don Bosco, i seguenti.
A) - A. C. di Piana Criscia, A. D. di Torre Pellice, Abbati Teresa, Africh Bruno, Albini Adele, Albini Emilia, Aldieri Maria, Alessi Can. Luigi, Alexandre Giovanna, Aliprandini Giulia, Alloi Famiglia, Anselmo Vallarino Antonietta, Altieri Everardo e Dino, Amigoni Rosaria, Audenna Luigi, Anelli Clara, Angeli Caterina in Favagrossa, Armas Pierino, Arnolfo Maria, Artero Rosa vedova Tallone, Alzeni Giulietta.
B) - B. T. di Mollese di Ceva, B. T. di Scaldasole, Bacci Maria Virginia, Baccolla chierico Silvio, Bagolini contessa A.ma, Barboni don Amerigo, Barocelli Giovannina, Baronchelli Luigi, Baudino Francesco, Bazzocchi prof. Antonio, Bellone Candida, Belotti Brigida, Bembo Fina, Beretta Adelaide, Bersano Antonietta, Besenval Cesarina, Bertazzoni Caterina, Bertolino Caterina, Bezza Giuseppe, Bianco Teresa, Biandrate Margherita, Biasizzo Leonardo, Birocco Giovanna, Boccardo Paola, Bombace Filippo, Bonavera Secondina, Bonetti Camilla, Borcan Antonio, Borla Maria, Bosco doti Giuseppe, Bosco Maria, Borri Annunziata, Bottero don Domenico, Botti Angela in Tornari, Bovio Maria in Gino, Bovo Giuseppe, Brambilia Giovanna in Arzani, Brasso Maria, Brugnolì Maria, Brusco Francesco, Brusco Giovanni, Buffatti Maria in Cecchini, Buffòlo Andrea, Buzzetto Frida.
C) - C. C. G. di Roccabianca, C. N. di Ancona, C. T. di ***, Calabria Quinto, Caldana mons. Attilio, Caldirola Adele, Calizzano Teresa, Camurato Edoardo, Cappelli Pietro, Capra Celestina, Caprini Marina ed Anna, Carcassi Margherita, Carera Giovanni, Carpoca Maria, Carraro Emilia, Casadei Giacomina, Castellaro Clotilde, Castelli Orsola, Castelli Piera, Cavallero Giuseppina, Cavallero Margherita, Ceccato Marina, Cellai Faustma, Celiai Maria, Cerati Elena, Cerato Giuseppe, Cherchi Giovanni, Chiattone Lucia, Ciboldi Adriana, Coco Maria, Codeglia Francesco, Coggiola Giacomina, Coletto Alessandro, Comazzi Lino, Combiaso Filomena, Cominazzini mous., Confalonieri Adele, Congiu Caterina in Binn, Cooperatrici Salesiane di Azzago e Parigi, Cortesi Gilda, Costanzo Marta, Cristina Teresa, Culotti Marina in Zucchiatti.
D) - D. C. L. di Santo Stefano Cadore, Daglio Francesco, Dagna Rosa, Dalla Villa Domenica, Dal Ri Fanny, Danese Alessandra, Dante Elena, Darbesio Maria, De Blasi Cesario, De Carli Antonio, De Ferrari Vittoria, De Filippi Notizia, De Nasi Angiola, Denegri Caterina, Depaoli Zita, De Sanctis Concetta, Destefanis Annunzio, Di Cola Angelo, Direttrice Figlie di Maria Ausiliatrice di Lu Monferrato, Donati don Bartolomeo.
P) - Fabbri Maria, Fabricio Francesco, Pacchetti don Giovanni, Facchini Maria, Faini Maria, Faldo Giuditta, Famiglie Aloi, Elia, Franco, Palmeri, Pietrasanta, Villa, Fanouz Maria, Faraco Automa, Farinetti Emilia, Farina Suor Maria, Fava Ilda, Fava Caterina m. Canziani, Fazio Teresa, Ferrando Oreste, Ferraris Chiaffredo, Fei reco Luigi, Filippini Angela, Fiocchi Giovanna, Fontana Maria in Morniroli, Foresto Chiara ved. Petitti, Forni Letizia, Franchini Angelo, Franci Santi, Fratelli Boasso, Friguccio Caterina, Froggio Sofia, Fumagalli Barbara, Furlani Giannina.
G) - G. C. di Alba, Gagliardi Rosa, Gallarati Michelina, Gallo Albina, Gallo Ermelinda, Gallo Luigia, Gallo Margherita, Galzenati Ettore, Garatti Paolo, Garbi Palmira, Garella Domenico, Garrione Giuseppe, Gavignone Teresa, Gavinelli Primo, Gazoppi Rosa, Gennari Giuseppina, Giachino Elvira, Giamperetti Angelina, Giannola Vincenzina, Giordano Rodolfo, Giovannini Olivero, Ginesi Teresa, Girelli Maria, Gollo Rosetta, Gottardi Liduina, Gregori Maria, Grella Teresa ved. Bosio, Grimaldi Giosuè, Griso Rosa, Grosso Annetta, Grosso Giovanna.
I) - Ians Rosalia, Impellizzeri Clara.
L) - Landoni Suor Rosa, Lagorio Amelia, Lanfranco Maria, Lanfredi Santa, Lanzetti Martina, Lazzaroni Caterina, Leonelli Maria, Lettis Erminia, Lisa Errresta, Lojacono Sabellina, Lombardi Teresa, Lo Monaco ved. Longhi Luigia, Lo Verde don Lorenzo; Lozza Rina, Lugari Palmina, Luppi Lidia, Lusso Maria.
M) - M. B. di Cerrina Monferrato, M. M. di Cozzuolo, Maccagnan Regina, Maggioni Giuseppina, Mainardi Cesarina, Mainas Anna, Malvotti Adele, Manera Teobaldo, Manfredi Francesca, Manna: Evasia in Esu, Marata Daniele, Marchetti Anna in Mistè, Marchisio Faustina, Marini Battista, Marino Giovanna, Marocco Maria, Martines Angelina, Marzilli Felicetta, Marzocchi don Alessandro, Massa Francesco, Mastrovito Addolorata, Maverna Giuseppe, Messina Rosa, Michichin Alba, Migliavacca Giacomo, Miglio Pietro, Minozzi Silvio, Moioli Maria, Monetti Lina, Morello Giuseppe, Morra Maria, Morsiani Ines in Ferrari, Motta Luigi.
N) - N. N. Figlia di Maria Ausiliatrice, N. N. di Bellinzago Novarese, Belpasso, Brusson, Bussoleno, Cerreto Biellese, Chieri, Iglesias, Ravenna, Torino, Tradate; Negri Giuseppina, Negrini Antonietta in Fantin, Novelli Maria.
0) - Orru Belanna..
P) - P. Annetta, Pagani Carmela, Palmas Laura, Pancalli Ada, Panora Orsola, Parisi doti Calogero, Parisi Savina, Parrocchia di S. Pietro in Zoppè, Parrinello Antonio, Pasquino Giuseppe, Pavia Luigi, Pelleri Rosa, Pellegrin Anna, Penna Prassede in Cavailero, Pepe professore Salvatore, Pericoli Luigi, Pericoli Teresa, Perusi Domenico, Pescada Pellegrina, Pession don Giuseppe, Pia Pasqualina, Piazza Vincenza, Piccaluga Caterina, Pignolo Secondina, Pinna Elena, Pinna Emilia in Perella, Pistoni Luisa, Pioggio Cristina, Pitruzzella Giuseppina, Piva Maria, Pizzini Eleonora, Plardone Nella, Poaudinini Nunziata, Pocchiesa Teresa, Polesel Sigifrelo, Polimeni Giuseppina, Pollam Caterina, Giacomo e Battista, Poltroneri Giovanni, Porta Vittoria in Blotto, Prina Iùurelia, Puxeddu Adelaiide, Puxeddu Antonia in Farris, Prevedello Fioravante.
0) -- Quattrocchi don Calogero, Queirazzi Eugenia in Ranchelli, Quirico Cecilia.
R) - R. C. inviando un'offerta per le Missioni Salesiane della Cina, R. F. G. di ***, Ramponi Eugenia, Rangoni Rosa in Pagella, Rapetti Edoardo, Rendace don Angelo, Reta Ludovica, Reta Teresa, Ricci Francesca, Rigo Maria, Risso Teresa, Riva Marietta, Romano Clara, Rocco Clara, Rossetto don Luigi, Rossini chier. Domenico, Rota Margherita, Rovaì Maria, Rovati Angelo, Rovedini Filomena, Rubatto Teresa, Ruggeri Luigina, Ruspa Giuseppina.
S) - S. T. di ***, Sabotti Angelina, Sacchi Pia in Maioni, Saluzzo Francesco, Sani Guglielma, Sanio Anna, Sancito Teresa. Sartori Mario, Scaglione Adelaide, Scalabrin Anna, Scalia Vincenzina in Arugo, Scapini Maria, Scarrone Giovannina, Seirè-Cocuzza doti Giuseppe, Sciretto Maria in Minetto, Scortegagna Lucia, Selva Emilio, Selva Giuseppina, Serrari Giuseppa in Orrù, Silvetti Teresa, Solinas Lucia, Sella Giuseppe, Somà j B., Sosio don Giuseppe, Sorelle Ascheri, Conti, Mazzoli, penna, Sondez Maria, Spaini don Emilio, Spanna Giuseppina, Spinelli Giuseppe, Splendori don Giuseppe, Sirena Ada, Stroppiana Margherita in Musso, Stuardi Caterina, Suor Angela Teresa del S. Cuore di Gesù Agostiniana, Suor Dorotea Scolari, Suor Clotilde Suoch, Suor Rosa Stofiers.
T) - Tagliaferri Orsolina, Tagliavini Elena, Tantagnone Biagio, Tamborini Lucia, Tiroin Maria, Togna re li Enrico, Tognarelli Marina, Tognoli Maria, Tomasi Teresa, Tonelli Evelina, Tonolla Chiara, Tosi Marcella in Pissavini, Toto chier. Giacomo, Traverso Giuseppina in Busseti, Treves Elena, Trinchero Rosa.
U) - Ulla Cecilia.
V) - Valenti Maria, Valenti Rosa, Valleise chierico Giovanni Pietro, Vallenzasca Giuseppina, Vassoney Antonietta, Vico Angela, Vigano Giulia, Vincenti Ernesta, Visentini Maria in Daddi, Vogliano Teresa in Ricorda, Volpe Gaetano, Volta Maria.
Z) - Zamperetti Angelina, Zanetta Celestina, Zavarise Elisa in Battista, Zorzan ing. Adolfo.
Nel parlar di Don Bosco, compiamo il dovere di protestare solennemente che non vogliam contravvenire in niun modo alle pontificie disposizioni in proposito, non intendendo dare ad alcun fatto un'autorità superiore a quella che merita una semplice testimonianza umana, nè di prevenire il giudizio della Chiesa, della quale - sull'esempio di Don Bosco - ci gloriamo d'essere ubbidientissimi figli.
Leggendo la «Vita di Don Bosco ».
Era l'anno 1918 quando il signor Pietro Cravera, d'anni 84, fu colto da forte emorragia della protide, in seguito ad infiammazione della vescica.
Chiamato il dottore prof. Lombardi, questi giudicò il Cravera in pericolo di vita, tanto più che era minacciato da arterio-sclerosi.
Per desiderio del malato, tosto gli vennero portati i conforti religiosi. Tra i parerti accorsi per dargli l'ultima prova di stima e d'affetto, venni pure io, quale suo genero.
Prestai l'opera mia per vari giorni, assistendolo ininterrottamente; e nei momenti, che mi era possibile, leggevo la Vita di Don Bosco, e raccontavo al malato i vari fatti miracolosi da Lui compiuti.
Meravigliato io stesso di tali prodigi, mi venne naturale il desiderio di constatare - de visu - uno di tali fatti, dichiarando in cuor mio che avrei ritenuto colpe grazia di Don Bosco la guarigione dello suocero.
L'indomani l'invitai a scendere dal letto, ciò ché fece con grande reticenza, ma trovandosi abbastanza in forze, fece alcuni passi; il giorno dopo andammo alla Consolata, ed in capo a pochi giorni, arrivammo a Rivoli; ciò che fece meravigliare il dottor curante, che non riteneva ancora capace li malato di alzarsi.
Oltre questi miglioramenti così repentini, contro l'aspettativa del dottore e di tutti i famigliari, il malato ne ebbe degli altri; e ciò ritenni come grazia ricevuta ad intercessione del Veri. Don Bosco, e sono lieto di poterlo pubblicamente attestare.
5 aprile 1921.
Teol. D. GIUSEPPE RUELLA. Da morte a vita.
Il 2 febbraio scorsomi colse un improvviso malore, che mi ridusse in breve tempo quasi in fin di vita.
In quella dolorosa situazione, impotente a fare il minimo movimento, e vedendo che le cure affettuose delle mie Sorelle valevano per nulla a sollevarmi, mi rivolsi con fiducia al Ven. Don Bosco, e l'invocai tre volte pregandolo di ottenermi dalla Vergine Ausiliatrice la grazia grande della guarigione. Oh! bonta di sì gran Padre! All'improvviso migliorai, e in poche ore io fui libera da quel gran male, cui, se fosse durato qualche ora ancora, avrei dovuto soccombere. Promisi al Ven. Padre, che se non fossi stata più attaccata, avrei fatta pubblicare sul Bollettino la grazia ad onore e gloria sua.
Il tempo che mi prefissi è scaduto, e siccome sto molto bene e non ebbi più nessun attacco, adempio la mia promessa, grata e riconoscente finchè vivrò al Ven. Don Bosco e alla Vergine Ausiliatrice.
Borgomasino, 24 agosto 1921.
Suor EMILIA PICHINo. Ricorrete a Don Bosco!
Il 13 agosto 192o la mia diletta consorte cadde inferma. Il Dottor curante dichiarò trattarsi di grave difterite con minaccia di paralisi al cuore. Infatti la notte del 16 agosto la meschina si sentì mancare la vita. Si può immaginare la costernazione mia e di tutta la famiglia. Esorto la poveretta a confidare in Maria Ausiliatrice, ad intercessione del Ven. Don Bosco. Facciamo tutti una breve preghiera, e la crisi tremenda è superata.
Ma la malattia segue il suo corso in forma sempre gravissima, e il Dottore dichiara che si è manifestato l'avvelenamento del sangue. Ed eccola colpita da paralisi progressiva in tutta la persona, che la rende affatto immobile, incapace di muovere un dito, e l'affligge specialmente alla gola ed agli occhi, sicchè non può più leggere neanche l'intestazione di un giornale, e non può inghiottire che qualche goccia.
Una notte dei primi di ottobre - un anno fa - credeva veramente di perderla. Attendo che si faccia giorno e vado a Torino presso mia sorella. Figlia di Maria Ausiliatrice, per raccomandarmi alle preghiere sue e della Comunità. Mi esorta ad aver fiducia nella Madonna, mi. dice che Maria Ausiliatrice ad intercessione di Don Bosco ci concedera la guarigione, m'invita a cominciare la novena suggerita dal Venerabile, e lui consegna anche una sua reliquia per applicarla alla gola e agli occhi della paziente.
Pieno il cuore di fiducia e di speranza, entro nel Santuario di Valdocco, vi faccio celebrare una Messa, e prometto di pubblicare la grazia, di fare un'offerta per le Missioni Salesiane, e di recarmi in seguito ogni anno, nel mese di Maria Ausiliatrice, a farvi celebrare una messa e a ripetere un'offerta secondo le mie forze, finchè il Signore mi concederà di vivere al fianco della consorte; e torno rasserenato a casa. Di quello stesso giorno, verso le quattro, la morente tutt'a un tratto mi chiede da mangiare. Depongo meravigliato un giornale sul letto, ed essa con quel fil di voce che aveva ancora, mi dice che vede e legge anche le parole più piccole. Ma non può ancora mangiare. Alla sera raduno la famiglia, incominciamo la novena, e nel tempo della preghiera le applico la reliquia di Don Bosco alla gola. Oh prodigio! comincia subito a migliorare anche alla gola, e il nono giorno nuovamente mi chiede da mangiare, e, cosa mirabile, mentre prima non prendeva più che poche gocce, in quel giorno si rimette a mangiar carne, e subito continua a migliorare fino a guarigione completa, con grande meraviglia del dottore e di tutti noi.
Come potrò ringraziare il Ven. Don Bosco? Protesto che fino a quando il Signore mi darà vita, non cesserò mai dal ringraziarlo.
Moncalieri, 10 ottobre 1921.
MORANO NATALE.
Una novena al Venerabile.
Una sorella suora mi scrive e mi prega di pubblicare:
Era da parecchi mesi che mi sentivo presa da un malessere strano, del quale non sapevo la causa. La prima visita del dottore portò che il male non esisteva; ma essendosi in seguito questo manifestato e con un piccolo tumore, fu creduto necessario un breve taglio. Nell'eseguire l'operazione si scoperse che il male era più internato di quello che si credeva e che bisognava operare nelle costole: era una cosa grave. Quando i ferri - era il 27-9-1920, data per me dolorosissima - cessarono di torturarmi, fui assalita da una febbre tanto alta che il medico curante disperò allora della mia salvezza. Il sacerdote, chiamato d'urgenza, m'impartì la benedizione colla reliquia del Venerabile Don Bosco e mi suggerì che confidassi e pregassi molto; quando, a una cert'ora, vidi radunarsi nella mia celletta le consorelle per fare una novena a Maria Ausiliatrice interponendo l'intercessione del Ven. Don Bosco. Fin dal principio della novena la febbre cominciò a diminuire, e al termine di questa scomparve.
Debbo ai meriti del Ven. Don Bosco la grazia ricevuta.
Cento (Ferrara), 13 agosto 1921.
Suor ANGELA TERESA del S Cuore di Gesù, Agostiniana.
A Valdocco.
Il 5 ottobre è tornato a Roma l'E.mo CARD. CAGLIERO, dopo d'essere stato nostro ospite sin dalla fine di giugno. Al venerando Porporato, che col volger degli anni manifesta sempre più viva riconoscenza e sempre più tenero amore al comun Padre don Bosco, rinnoviamo l'espressione della più profonda riconoscenza con ogni santo augurio.
Dal 27 settembre è ospite dell'Oratorio S. E. Rev.ma Mons. GIOVANNI MARENGO, Arcivescovo Tit. di Edessa e Internunzio Apostolico delle Repubbliche del Centro America.
Il venerando Prelato Salesiano è tornato in mezzo a noi nella speranza di poter rinfrancare l'esausta sanità, ma, purtroppo, è in gravi condizioni. Il 18 ottobre ricevette il S. Viatico, in forma solenne, per mano dei rev.mo sig. D. Albera. I medici non dànno più alcuna speranza di guarigione. L'accompagnino quotidianamente, insieme con le preghiere e i voti nostri, le preghiere dei suoi numerosi amici ed ammiratori.
ai "Becchi" e a Mondonio.
La tradizionale festa della Madonna del S. Rosario presso la casa natìa del Ven. Don Bosco in Castelnuovo d'Asti fu celebrata, anche quest'anno, con devota solennità e affluenza di popolo. V'intervennero dall'Oratorio Salesiano di Torino uno suolo di cantori e la banda musicale interna.
Il tempio, votivo di Maria Ausiliatrice, ormai finito anche nelle sue splendide decorazioni, parve meraviglioso ai divoti pellegrini.
*
Il dì seguente i cantori e la banda musicale si recarono a Mondonio d'Asti per l'omaggio annuale al Servo di Dio Domenico Savio. Accolti dalle autorità e dal popolo, salirono alla casa ove morì il Servo di Dio e circondarono festanti il monumento del prediletto allievo del Ven. Don Bosco.
Il signor Prevosto pronunciò, con mirabile eloquenza e sentimenti opportunissimi, un breve discorso, a cui rispose il nostro D. Trione. La banda musicale, diretta dai cav. Dogliani, diede breve concerto. Poscia s'inaugurò il piccolo Museo Domenico Savio, in cui si raccolsero, insieme con artistici quadri illustranti la vita del Servo di Dio, le memorie di feste celebratesi in suo omaggio in molte parti del inondo, le fotografie di monumenti a lui già eretti in parecchie città, e altri preziosi ricordi.
TRA LE EX=ALLIEVE
Convegni regionali.
La domenica, 4 settembre, in Milano, nell'Istituto di Via Bonvesin de la Riva, si tenne il primo Convegno Regionale lombardo-veneto-emiliano delle ex-allieve delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Numerose le convenute, onorate da preziose lettare di congratulazione e d'incoraggiamento di S. E. il Card. Cagliero, del sig. Don Albera, e della rev.ma Superiora Generale Suor Caterina Daghero. L'Ispettore Salesiano D. Fedele Giraudi presiedette l'adunanza del mattino, in cui furono svolti i temi: Istituzione di scuole serali - Mezzi per coltivare la pietà nelle giovinette - Comunione mensile dei fanciulli. Nel pomeriggio, riempì di giubilo le convenute un telegrammma del Santo Padre. Quindi si venne alla votazione per l'elezione del Comitato Regionale e furono proclamate a Presidente la sig.ra Maria Varvelli in Moizio e a segretaria la sig.na Arcangela Fabbri. Quante accorsero al Convegno, prima di lasciarsi, tributarono una cordiale dimostrazione di affetto alle loro Superiore, e, rinnovando i propositi di bene, si recarono tutte in cappella a ricevere la benedizione di Gesù Sacramentato.
L'8 settembre all'Istituto di Maria Ausiliatrice di via Marghera in Roma convennero pure in numeroso stuolo le ex-allieve dell'Ispettoria Romana. Dopo la S. Comunione, le congressiste si radunarono nel teatro, dove venne data lettura di una splendida lettera del venerato nostro Protettore, l'Em.mo Cardinal Gasparri, e di altre della rev.ma Superiora Generale e del sig. Don Albera. Cessati gli applausi ed aperta così l'adunanza, si passò alla trattazione e discussione dei temi. Fra i voti che si formularono meritano particolare rilievo il proposito di intensificare l'insegnamento catechistico parrocchiale, e di propagare l'iniziativa della comunione mensile alle fanciulle delle scuole elementari. Festeggiatissima fu pure la proposta di un pellegrinaggio a Valdocco nell'anno venturo, per celebrare il cinquantesimo di fondazione dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice.
Ma l'anima della trattazione fu la deliberazione unanime che in tutte le sezioni delle ExAllieve sorga una santa crociata che combatta la moda indecorosa, non tanto a parole, quanto colla forza dell'esempio, dato permanentemente, non solo nelle funzioni religiose, ma abitualmente, in ogni circostanza del viver civile.
Chiusa l'assemblea, le congressiste si avviarono al Vaticano, dove, accompagnate dalla rev.ma Madre Eulalia Bosco, vennero ricevute in particolare udienza dal S. Padre. L'Augusto Pontefice, lieto di vedere una schiera così numerosa di figlie devote, animate dal desiderio di propagare nella società gli insegnamenti della vita cristiana, le animò amabilmente alla divozione ed all'amore alla Vergine SS., «sotto la bella invocazione di Ausiliatrice dei Cristiani, che compendia e riassume tutte le altre ». « Oh! invocatela sovente questa celeste Madre - disse il Santo Padre - predicatene, propagatene la divozione ad imitazione di quel grande apostolo della gioventù che fu il Ven. Don Bosco, alla scuola di queste Religiose che dalla Vergine Augusta traggono il nome e dall'immortale Fondatore lo spirito. E non sorga e non pieghi il giorno a sera, senza che, ripetutamente abbiate invocato l'aiuto di Maria Ausiliatrice: Maria, Auxilium Christianorum, ora pro nobis ».
Confortate dalla parola e dalla benedizione del Vicario di Gesù Cristo, le ex-allieve si recarono all'Istituto S. Giuseppe in via della Lungara, ove ebbe luogo il pranzo sociale, e poi, in pio pellegrinaggio, alle Basiliche di S. Maria in Trastevere e di Santa Cecilia: in fine si raccolsero tutte all'Istituto S. Cecilia.
A sera la Benedizione di Gesù Sacramentato scese sulle 60o convenute ad accrescere la letizia di quel giorno soave e a confermare il proposito di cooperare, secondo le proprie forze, alla cristiana ristorazione della famiglia e della società.
In Italia.
TORINO. -AD INIZIATIVA DI UN GRUPPO DI Ex-ALLIEVI DEL I° ORATORIO FESTIVO DI DON Bosco è sorta da vari mesi la società musicale di mutuo soccorso « Giovanni Cagliero », che la domenica 25 settembre, colla partecipazione di altre associazioni cattoliche, ebbe benedetto il vessillo sociale nella Basilica di Maria Ausiliatrice.
Compì la cerimonia lo stesso Eminentissimo Card. Cagliero, che indirizzò ai musici e ai numerosi divoti che affollavano la Basilica, un forte discorso, incitandoli ad essere sempre fedeli ai doveri cristiani, e a ricordare che sotto nessun altro vessillo si combatte e si vince gloriosamente come sotto la bandiera di Cristo.
Dopo la Messa solenne, seguì il pranzo sociale e un concerto, dato nel cortile dell'Oratorio, unitamente alla banda dei dipendenti municipali. La sera della domenica seguente coronò i festeggiamenti un trattenimento di gala in onore dell'E.mo titolare, il Card. Caglierò.
VERCELLI. - RIUSCITISSIMA LA TESTA, con cui furono inaugurati i nuovi locali dell'Asilo della Parrocchia del S. Cuore al Belvedere, intitolato dal munifico benefattore Comm. Felice Lombardi. La cerimonia si compì alla presenza di Mons. Arcivescovo, della consorte del prelodato Commendatore, dell'Ing. Comm. Canetti, che rimodernò i locali, e di altri illustri personaggi della città e numerosi borghigiani. Notevole l'adesione del Sindaco, che, trattenuto altrove, inviò cordiali rallegramenti e auguri per il sorgere e lo sviluppo dell'istituzione.
Il Parroco rievocò la genesi dell'asilo e il lavoro compiuto per portarlo alla condizione attuale. I fanciulli e le fanciulle dei due Oratori annessi alla parrocchia intrecciarono canti, poesie, complimenti; e, come intermezzo, con geniale improvvisata, furono fatti avanzare sul palco i piccini dell'asilo, nella loro linda divisa, che diedero un applaudito saggio di declamazione e di ginnastica, attirandosi le simpatie generali.
La festa si chiuse colla visita del pubblico agli ampi locali, ben puliti ed arieggiati, e con un'abbondante colazione ai bambini.
Pur a Vercelli, il 24 ottobre, si teneva un Convegno dei Cooperatori della città e paesi limitrofi. Ne daremo, prossimamente, più ampie notizie.
PEDARA (Sicilia). - IL 5 GIUGNO U. S. per l'Oratorio festivo di Pedara fu una data memoranda, essendosi benedetto il nuovo vessillo del Circolo Giovanile S. Giuseppe. Con pietà e fervore tutti i soci si accostarono alla S. Comunione, che fu loro distribuita da S. E. Rev.ma Mons. Emilio Ferrais. Ad essi, nel pomeriggio, si pulirono le rappresentanze degli Oratori e Circoli giovanili circonvicini con bandiere, e da tutti, in corteo, colla banda in testa e cantando inni, si andò alla chiesa parrocchiale per la benedizione della nuova bandiera. Il rito venne compiuto da Mons. Ferrais, che rivolse ai giovani paterne e opportune parole. Dopo la benedizione solenne col SS. Sacramento, si formò nuovamente il corteo per accompagnare il vessillo all'Oratorio.
Nel cortile affollatissimo l'ex-allievo avv. Giuseppe Barbagallo tenne un applaudito discorso sul tema « Fede e Lavoro ». In fine, dopo brevi parole del Direttore, con la benedizione di Mons. Vescovo si chiuse la cara e ben riuscita cerimonia.
FRASCATI. - Togliamo dal «Corriere d'Italia »: - Una benemerita istituzione troppo poco conosciuta: LA SCUOLA NORMALE PAREGGIATA DI FRASCATI. - Tra i grandi problemi da risolvere in questo agitato periodo di ricostruzione sociale non ultimo è l'elevamento morale della scuola primaria, in cui i figli del popolo ricevono la prima educazione e istruzione. E non è senza altissimo significato il fatto che, oggi più che pel passato, uomini pubblici e privati cittadini, giornalisti e scrittori, associazioni e partiti, si sono vivamente occupati della questione e ne han fatto oggetto, fin nelle aule politiche, delle più accese discussioni, sul modo di tradurla in pratica.
» Ma vi è un punto sul quale non si potrà non essere tutti d'accordo; che cioè la scuola non potrà dare un migliore rendimento, se i maestri delle nuove generazioni non saranno essi stessi più coscienti del grande compito loro affidato, se oltre a una soda cultura, acquistata negli anni di tirocinio, non si saranno allenati allo spirito di sacrificio, che dovrà rendere feconda la loro nobilissima missione.
» I figli di Don Bosco, che la loro vita hanno dedicato alla educazione dei fanciulli del popolo, più che discutere il problema della formazione di buoni maestri per le scuole primarie, si son proposti di risolverlo praticamente, e a Frascati hanno fondato fin dal 1912 una scuola normale, unica maschile esistente in tutto il Lazio.
» Sorge questa in sito amenissimo e incantevole, cui fanno lieta corona i colli feraci che digradano fino all'Agro di Roma; ed è tra gli edifizi scolastici della provincia che meglio risponde alle più moderne esigenze di igiene e di comodità, con aule spaziose e ben arieggiate, fornite di convenienti suppellettili scolastiche e di ogni altro sussidio per l'insegnamento.
» Fin dal 1915 essa gode per R. D. del diritto di pareggio alle scuole regie d'Italia, per anodo che i titoli che fornisce agli allievi che la frequentano hanno valore legale.
» Molti genitori, che han cercato forse invano per i loro figli desiderosi di dedicarsi alla carriera magistrale una scuola che fosse lungi dalle distrazioni della città, o dai pericoli che porta con sè la promiscuità dei sessi, troveranno sicuramente a Frascati quella che meglio risponde ai loro fini.
» Facciamo voti che questa benemerita scuola sia sempre più conosciuta, perchè possa dare alla nostra patria un maggior numero di maestri, formati ai santi principi del Vangelo e della pedagogia cristiana ».
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A Bologna, in settembre, si tenne un imponente Congresso del Terz'Ordine domenicano Il Salesiano don Ghibaudo venne invitato a commemorare il terziario capitano Guido Negri, e il Presidente del Congresso colse l'occasione per pronunciare parole, di vivo entusiasmo per Don Bosco e le opere sue. Noi seguiamo codeste solenni adunanze con gaudio fraterno e con vivo desiderio d'imparare.
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A Napoli una fiera di beneficenza per la gioventù povera del Vomero ebbe un esito soddisfacente. Si distinguevamo in bella mostra i premi di S. S. Benedetto XV, del Duca e Duchessa d'Aosta, del ministro Rodinò, del Sig. Don Albera e di molte altre nobili ed umili persone, unite in un fervido slancio di generosità a sollievo dei poveri e dei derelitti.
Il Principe Ereditario del Giappone Hiro Hito, nella sua visita fatta a Napoli, lasciò una cospicua somma da elargirsi agli istituti di beneficenza: e all'Istituto dei Sordo-muti di Via Avellino a Tarsia furon devolute Lire mille. In questa casa si sta impiantando una scuola tipografica poi giovani ricoverati. Concorrere generosamente, efficacemente, a questa iniziativa, è un'opera altamente meritoria verso gli infelici. Chi offre più di lire mille, avrà il proprio nome inciso in apposita lapide, a ricordo perenne del suo buon cuore.
All'Estero.
ALESSANDRIA D'EGITTO. - LA CoMMEMORAZIONE DANTESCA, tenuta nell'Istituto D. Bosco, raccolse per. alcune ore di gaudio intellettuale i personaggi più illustri della colonia italiana. Presenziavano il rappresentante del R. Console Generale, il Gran Rabbino, il Comandante della « Nino Bixio » con altri ufficiali di bordo, il Preside delle RR. Scuole Medie, il Presidente dei Comitato della Dante Alighieri, il Procuratore del Banco di Roma, le Superiore ed alunne della Scuola Maria Ausiliatrice e numerosissime altre personalità del clero e del laicato. Va ricordato in modo speciale il Prof. G. Alessandrini per il busto del Divino Poeta, da lui donato all'Istituto.
Prestavano servizio d'onore i Giovani Esploratori Cattolici. Il sig. Atanasio Catraro tenne i discorso commemorativo, parlando di Dante come poeta cattolico e come italiano.
Si declamarono prose e poesie in onore del sommo poeta e si eseguirono scelti pezzi di musica per banda e per canto, tra cui gustosissimo il « Padre Nostro » di Dante. La brillante accademia lasciò un grato ricordo in tutti gli intervenuti.
PATAGONES. - IN ONORE DI DANTE. - A commemorare il 6° centenario dantesco, anche a Patagones (Argentina), per iniziativa degli ex-allievi, si è tenuta una splendida serata in onore del sommo poeta. La colonia italiana sedeva in posti distinti, con l'Agente Consolare Italiano e le altre autorità.
Versi e prose, inni e canti e suoni allietarono la riuscita festa commemorativa, la cui parte più importante venne costituita dalla conferenza che un sacerdote salesiano tenne sull'Enciclica pubblicata dal Santo Padre per quest'occasione. Il trattenimento gustatissimo si risolse in una grande dimostrazione di simpatia, a cui parteciparono con entusiasmo italiani, argentini e membri di altre nazioni presenti a Patagones.
VIEDMA. - Ci scrivono: LA COMMEMORAZIONE DI DANTE ALIGHIERI, celebratasi l' 11 settembre nel teatro del collegio « San Francesco di Sales », per iniziativa dei Salesiani e dei loro ex-allievi, riuscì solenne ed indimenticabile. Vi partecipò un pubblico eletto e numerosissimo, tra cui il rappresentante del Governo Italiano, sig. Luigi P. Semino.
Il Dott. Francesco Pietrafraccia, direttore e medico primario dell'Ospedale « San Giuseppe», fondato da S. E. il Card. Cagliero, pronunciò il discorso di circostanza sottolineato frequentemente da vivi applausi.
Due ex-allievi, uno spagnuolo, e l'altro nato tra i monti « de los Andes » della Patagonia, Giuseppe Freisca e Samuele Olivares, che nelle scuole salesiane appresero il dolce idioma dell'immortale Poeta, declamarono rispettivamente, con arte e sentimento non comune, gli episodi di « Caronte » e del « Conte Ugolino ».
Tra i presenti si distribuirono più di trecento opuscoli della vita dell'Alighieri, scritta da Stefano Ignudi, bellamente tradotta in ispagnolo.
Nello stesso giorno si celebrò nella chiesa parrocchiale, cori il concorso di tutte le associazioni religiose, la « Festa del Papa » che riuscì solennissima per il grande affetto e la profonda venerazione, che il S. Padre riscuote dai buoni cattolici viedmensi.
- Il 14 settembre, con un solenne funerale, si suffragò l'anima del compianto Vescovo titolare di Colonia ed ex Vicario Apostolico di Mendez e Gualaquiza, S. E. Rev.ma Mons. Giacomo Costamagna, primo missionario salesiano della Patagonia e già cappellano dell'esercito « Expedicionario del Desierto ». Ben possiamo affermare che tutto il popolo di Viedma accompagnò i Figli di Don Bosco nella mesta cerimonia.
TANJORE (India). - IL CIRCOLO DoMENICo SAVIO. -- La Missione Salesiana dell'India, che ebbe principio quattordici anni fa con un Orfanotrofio e una piccola Scuola industriale, comincia a raccogliere frutti assai consolanti anche nel campo del lavoro sociale. Alcuni ex-allievi, che fin dal 1914 avevano formato un circolo di ritrovo e di lettura nell'antica scuola, l'anno scorso si organizzarono in Circolo parrocchiale con sede propria, e presero a svolgere la loro azione pel bene religioso e sociale della popolazione cattolica e idolatra. Il gruppo che pubblichiamo venne preso in occasione della visita fatta all'Opera Salesiana di Tanjore da S. E. Rev.ma Mons. Pietro Pisani, Delegato Apostolico delle Indie Orientali. Il Circolo è intitolato a Domenico Savio, e Sua Eccellenza nel nobile discorso rivolto ai giovani diceva benevolmente com'egli debba la sua vocazione sacerdotale alla lettura della vita di Savio Domeniso, scritta dal Ven. Don Bosco, e alla sua speciale intercessione. Gli inscritti sono più di sessanta, alcuni impiegati governativi nella città di Tanjore, altri impiegati ferroviari, e tutti giovani dì casta, e appartenenti a una buona classe sociale.
Nei sobborghi della città di Tanjore vi è un altro Circolo per giovani appartenenti alla casta dei paria o casta bassa, allo scopo di sviluppare lo spirito religioso tra quegli operai e per l'elevazione della loro condizione.
- Anche il movimento scoutista va prendendo piede nel misterioso continente indiano, e vi è accolto con vero entusiasmo, tanto nelle scuole pagane che mussulmane, come in quelle tenute dai Missionari. La nostra Scuola fu una delle prime a valersene per attirare i giovani e instillare anche nei pagani lo spirito scientifico: e presentemente conta una compagnia di 48 esploratori, divisi in 6 plotoni, di 8 ciascuno, con una banda composta di 24 musici. Alla compagnia appartengono cristiani, pagani e maomettani, senza distinzione di casta: cosicche felicemente si riesce a instillare, a poco a poco, nel cuore di tutti i giovani le massime che sono il più bel frutto della Dottrina di Gesù Cristo, che è dottrina di carità e di ancore, nonche il controllo personale e lo spirito di sacrificio, in una parola, tutto ciò che si oppone all'inveterato egoismo pagano della religione braminica dell'India.
Nel gennaio scorso Sir Baden Powell, l'organizzatore del movimento scoutista mondiale, fece un giro di propaganda in India. A Madras si radunavano tutte le associazioni, una cinquantina, del Sud-India: e anche la nostra Scuola Industriale e Tecnica di Tanjore vi mandò i suoi rappresentanti capitanati dalla banda composta tutta di boys-scouts indiani, i quali squillarono non una, ma mille note di gaiezza ed entusiasmo giovanile fra la massa dei giovani Esploratori, attirandosi le attenzioni e le simpatie dì S. E. il Governatore di Madras e della sua Signora, nonché del Generale in capo degli Scouts, Sir Baden Powell, che invitò la banda a Londra per un prossimo Rally scoutista, promettendo di pagare le spese del viaggio. Abbiamo dunque la speranza di sentire l'anno venturo i vispi indianetti a Torino a squillare le loro note di gioia e riconoscenza davanti al monumento di Don Bosco.
A Buenos Aires alla partenza per l'Italia del R. Ministro Comm. Vittore Cobianchi, i Salesiani, insieme con alcune compagnie di esploratori e bandiere e musiche, si recarono alla darsena schierandosi lungo la banchina: quindi un salesiano e un giovane salirono sulla nave e presentarono al Ministro gli omaggi e gli auguri dei figli di Don Bosco e dei loro alunni. S. E. gradì vivamente l'atto gentile, e disse parole di alta ammirazione per l'Opera di Don Bosco, per il bene che compie in Argentina a favore degli emigrati.
A Buenos Aires il 15 giugno u. s. venne inaugurato il grandioso monumento a Cristoforo Colombo, eretto dalla collettività italiana, su disegno dello scultore Zocchi. Anche i Salesiani parteciparono alla cerimonia cogli alunni del Collegio « Pio IX », e nella rivista mensile « Albores » illustrarono la vita del celebre italiano.
« L'amico della Colonia » è il titolo di un piccolo periodico, edito per cura della Parrocchia italiana di Santiago del Cile, che vien diffuso tra i nostri connazionali. Gli auguriamo di cuore la migliore accoglienza, per il bene degli emigrati.
Nel mese dei defunti, diamo generosamente l'atteso conforto di devoti suffragi a tutte le anime che ebbero con noi comunanza di Fede, e con maggiori istanze raccomandiamo alla bontà del Signore quelle che ebbero cari, come noi, gli ideali del Venerabile Don Bosco,.
Conte STANISLAO MEDOLAGO ALBANI. - Pari alla nobiltà dei natali fu lo splendore delle sue virtù e la copia dei frutti raccolti con l'alto ingegno e con l'attività. Preside dell'Istituto Pontificio di Scienze sociali, rese segnalati servizi alla Chiesa e alla Patria. Nessun breve elogio varrebbe pur ad accennarli. Raccomandiamo l'anima eletta alle preghiere di tutti i Cooperatori e in modo particolare l'additiamo all'ammirazione e alla riconoscenza delle nuove generazioni.
Marchesa GUASCO DI BISIO. - Figlia dei marchese Alessandro Scozia di Calliano e della marchesa Adele nata Andreis di Cimella, ebbe cuore aperto ad ogni idea generosa, ed anima ardente di azione. Visse infatti una vita semplice, pia ed operosa, tutta dedita alle cure della famiglia, e alla pratica delle più belle virtù.
Grand' Uff. ADOLFO ROSSI, R. Console Generale d'Italia a Buenos Aires. - Moriva improvvisamente la sera del I9 luglio u. s.. Al sentimento unanime di rimpianto che destò la repentina scomparsa, si associarono cordialmente i nostri confratelli, onorandone la memoria col visitare la cappella ardente e partecipando ai funerali con alcuni plotoni di Giovani Esploratori.
MARIA CALANDRA ved. ANDREIS. - Visse costantemente una vita di pietà, di sacrifizio e di lavoro. I suoi occhi non videro le vanità della terra. Passò silenziosa e raccolta fra la casa che per lei fu un santuario privato di santificazione e la Chiesa che era la sua delizia; fra i doveri di madre e di vedova, e quelli della religione profondamente sentiti, lieta di poter offrire a Dio due figliuole nello stato religioso. - Morì a Saluzzo, in età di 75 anni.
CLORINDA MOMO. - Compì, in giovane età, il terrestre pellegrinaggio, e tornò a Dio ricca di meriti, lasciando ai congiunti e agli amici il più soave ricordo. Era cugina del nostro caro Missionario Don Balzola, al quale inviamo fraterne condoglianze.
GALLUZZO Ing. SALVATORE. - Sottotenente del 3° Genio Radio-Telegrafisti, educato alla Scuola di Don Bosco, amò con affetto purissimo la Religione, la Famiglia, la Patria. Pieno d'ingegno, e fiorente di giovinezza, nessuno pensava che avrebbe avuto una fine così immatura: si è spento a 24 anni.
CATERINA BECCARO SUTTO. - Come i giusti rese a Dio la sua anima in Acqui. Sorella dei compianti Padre Leopoldo e Padre Gerardo Beccaro, Carmelitani, amò anch'essa tanto il Venerabile Don Bosco, lieta di aprire sovente la casa sua ospitale ai Figli di Lui. - Una prece.
Baronessa GIACINTA DALMASSO DI GARZEGNA, nata Contessa Canoubi di Tourettas. - Con una lunga e penosa malattia chiuse una vita spesa interamente per il bene, lasciando i più belli esempi di fervente pietà e di carità generosa. Anima delicata, sensibile a tutte le forme delle sofferenze umane, diede sempre il suo appoggio ad ogni iniziativa che mirasse ad addolcirle. La Vita del Ven. Don Bosco era una delle sue letture predilette; e come a Don Bosco faceva ricorso in tutte le difficoltà, così s'ispirava ai suoi esempi per fare del bene.
Nobil Donna. ELISA MONTANARI ved. FANTINATO, di Padova. - Profondamente pia, sorretta dalla fede, trovò sempre nell'anima nobilissima parole di amore ed aiuti preziosi per ogni opera buona. I suoi funerali riuscirono solenni per largo concorso di ammiratori e di beneficati. Vi partecipò anche uno stuolo di alunne dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice.
LUIGIA CAIRE QUAGLIA. - Fu una bella figura di donna cattolica. A Casale Monferrato ha legato la sua memoria a quasi tutte le opere cattoliche. Fondatrice della Compagnia della Consolata fin dal 1847, direttrice per molti anni alla Scuola Femminile di Religione, fu pure una zelante Cooperatrice. Morì nella veneranda età. di 93 anni.
MATILDE CERETTI CROPPI. - Esimia Cooperatrice nostra, amò sinceramente le Opere Salesiane, interessandosi di continuo con cuor generoso dei loro bisogni e pregando per il loro incremento. Al marito, ing. Vittore, e a tutti i congiunti, l'assicurazione di devoti suffragi.
SALVATORE CRISTAUDO. - Del Consiglio Direttivo dell'Unione Allievi di Don Bosco di Catania, e Vice Presidente del fiorente Circolo Giovanni Bosco di quell'Oratorio, tenne ognora l'Oratorio come sua seconda famiglia, pur vivendo tutta la vita cattolica cittadina, come Don Bosco desiderava che facessero i suoi allievi e Cooperatori.
LUIGI CAVASIN. - Moriva a Carpenedo di Mestre il 6 settembre u. s. nella bella età di 9i arino, circondato da numerosi figli, nipoti e pronipoti. Ha dato un figlio e un nipote alla nostra Pia Società e una figlia e due pronipoti all'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Riposi in pace l'anima pia e veneranda.
MARIA RANDI ved. GNESOTTO. - Zelante Cooperatrice, nutrì sempre una grande ammirazione per le Opere di Don Bosco, e, morendo, caldamente raccomandò anche ai figli, Prof. Attilio del R. Liceo di Padova e Prof. Tullio di quella R. Università, di voler continuare ad esse la sua benevolenza generosa. Non la dimenticheremo mai nelle nostre preghiere.
BASSO Suor Edvige, nata a Finalpia (Genova), † a Gand (Belgio) il 16 luglio, in età di anni 42.
Passò la vita religiosa in umili occupazioni e la sua morte fu un commovente, lungo bacio al S. Crocifisso.
BOLLONI Suor Giuseppina, nata a Genova, † a Bahia Blanca (Argentina) il 25 maggio, in età di anni 65.
Era la semplicità, il candore, la pietà e la bontà personificata. Visse 32 anni nelle missioni, di cui 30 come Maestra delle Novizie.
Bosio Suor M. Antonia; nata a Bari, † a Roppolo Castello (Novara) il 27 maggio, in età di anni 57.
Nutriva uno specialissimo amore a Don Bosco, e largamente lo diffuse coll'esempio e coll'azione a Lugo di Romagna, ove trascorse quasi tutta la sua vita.
DENTI Suor Maddalena, nata a Bellano (Corno), † a Cannobio (Novara) il 12 luglio in età di anni 46.
Entusiasta sempre dell'Istituto a cui apparteneva, fu apostola zelante nell'Oratorio di Torino, e ovunque lavoratrice indefessa.
FARIAS Suor Maria, nata in S. Pedro (Chile), † a Bernal (Argentina) il 12 maggio, a 23 anni.
Aveva fatto il sacrificio della patria per la sua migliore formazione religiosa; ma appena dopo tre mesi di Noviziato riceveva il premio de' suoi santi ideali.
FERRARIS Suor Maddalena, nata a Viarigi (Alessandria), † a Nizza Monferrato il 26 luglio, in età di anni 38.
Il male ne affinò lo spirito così che, negli ultimi giorni, pregava che non le si offrissero rimedi costosi, ritenendoli disdicevoli alla povertà religiosa; e moriva col sorriso del pellegrino che raggiunge la Patria.
FRANCHI Suor Francesca, nata a Valenza (Alessandria), † in Alì Marina (Messina) il 25 settembre, in età di anni 65.
Educatrice valente nel secolo e nella religione, lascia memorie di quella santa attività che, accompagnandola fino alla tomba, le meritò la morte dei giusti.
GAY Suor Orsolina 2a nata a Torino, † a Perosa. Argentina (Torino) il 1° settembre, in età di anni 33.
Antica Oratoriana di Torino, nutriva una divozione tenerissima per la Madonna di Don Bosco; l'ultima sua mezz'ora di vita fu tutta un colloquio con questa dolce Madre.
PASTERIS Suor Maria, nata a Cigliano (Novara), † a Campione (Conto) il 1° giugno a 42 anni.
Il Signore la chiamò presto a sè; ma era così ben preparata da poter rispondere serenamente: « Signore, eccomi! »
SORESI Suor Elena, nata a Piacenza, † a Buenos Aires (Argentina) il 13 agosto, in età di anni 63.
Missionaria dal 1893, fu una di quelle anime umili e grandi, che in Cielo risplenderanno luminose nel coro dei Martiri.
TOMASELLI Suor Agatina, nata a Catania, † a Catania il 23 settembre, in età di anni 5I.
Intelligente e colta, fu a Catania zelatrice indefessa dell'insegnamento catechistico nelle parrocchie, spendendo, così, tutte le sue energie spirituali nel dilatare il regno di Gesù Cristo.
ABATE DAGA Petronilla † a Cavour.
ALARBI Dott. Marcello, t a Verona.
ALBENGA Giuseppina ved. BATTAGLIA, † a Asti. ARCORACI D. Giuseppe, + a Pozzo di Gotto. Azzi Elisabetta, † a Lovere. BELTRAMI Pietro, † a Gazzaniga.BERTOI,oTTI Giuditta, † a Garlasco. BIANCHETTA Domenico, † a Salassa. BIFFI Anna ved. BELENGHI, + a Faenza. BOLOGNA Pietro, † a Serra. BONATTI Antonio, † a Pont Canavese. Bosco Cav. Bartolomeo, † a Torino. BRASCHI Domenico, † a Trujillo. BROTTO Can. Dott. D. Pietro, † a Padova. BUSCATO Santa, + a Noventa di Piave. BUSSA VARIARA Livia., † a Viarigi. CALVANI Litigi, † a Negrar.
CAMPORA Comm. Bartolomeo, † a Capriata d'Orba. CAPELLO Carlo, † a Salto Canavese. CASALo Cav. Antonio, † a Padova. CASTELLO Angelo, † a Salassa (Torino). CAVALLI Angelaiza ved. CAVINA, † a Faenza. CLARA Giovanni fu Mattia, † a Montanaro. CODARINI D. Giacomo, † a Castion di Strada. CUssINO Caterina, † a Monasterolo di Savigliano. DALLA VALLA prof. D. Antonio, † a Este (Padova). DAL Ri Fanny, † a Riva (Trento). DAL Ri Suor Maria Luigia, † a Trento. ELIA Domenico, Teol., † a Torino. ELLERO D. Francesco, † a Galliera Veneta. FATO Antonio, † a Bari.
FERRONI Maria, † a Cannara.
FORNARI Maria n. GERARDI, † a Rocca di Papa.
Arcivescovo tit. di Edessa, Internunzio Apostolico del Centro America, moriva santamente la mattina del 22 ottobre, confortato da una speciale benedizione del S. Padre. Non avremmo mai pensato che il carissimo Monsignore ci avrebbe lasciato così presto!
Di lui, dell'amabilità del suo carattere, dell'opera premurosamente prestata alla nostra Pia Società e alla Chiesa Cattolica, diremo nel prossimo numero. Intanto imploriamo affettuosamente per l'anima sua devoti suffragi.