MENSILE DEI COOPERATORI DI DON BOSCO
ANNO XIV - N. 10 OTTOBRE 1921
SOMMARIO
Il III° Centenario dalla morte di San Francesco di Sales - Un'altra data giubilare.
Riaprendosi le scuole - Come si possa imitare d'Oratorio Festivo.
Una nuova chiesa a Maria Ausiliatrice.
Salviamo la gioventù: Il Cinquantenario della Gioventù Cattolica Italiana - Un concorso vinto dall'Opera di Don Bosco - Patronato Internazionale della Giovane. Figure degne di memoria: Don Antonio Aime - Suor Teresa Rota.
La morte di Mons. Giacomo Costamagna.
I Convegni dei Cooperatori: L'imponente adunata di Castelnuovo d'Asti - Convegno di Decurioni.
Azione salesiana: Il Comitato "Dame Patronesse, dell'Oratorio-Salesiano di Malta - Azione femminile. Cina: Una visita ai distretti del Vicariato di Shiu-Chow
(Relazione di Mons. Luigi Versiglia). - II) A Nam Hong e Chi Heng.
Culto di Maria SS. Ausiliatrice. - Per il 24 corrente - Echi delle Feste titolari - Grazie e favori.
Note e Corrispondenze: - Commemorazioni Dantesche Il VI° Centenario di Dante nel Tempio di S. Carlo a Buenos Aires - Tra gli Ex-Allievi - Tra le Ex-Allieve - Notizie varie: In Italia: Frascati - All'Estero: Lisbona, Valparaiso.
Necrologio: Salesiani e Cooperatori defunti.
REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE - VIA COTTOLENGO, 32 - TORINO
Cooperatori e Cooperatrici,
I santi vivono eterni nella memoria degli uomini: gli anni passano anche sui loro sepolcri, ma le loro immagini sfavillano di luce ognor viva e i nomi sono ripetuti con ammirazione da tutte le generazioni. Così, ieri, ebbe onori solenni Francesco d'Assisi al compiersi del VII Centenario della Fondazione del Terz'Ordine e, oggi, Domenico di Guzman nel VII Centenario dalla morte; così, domani, salirà il tributo di straordinarie onoranze a Filippo Neri nel III Centenario dalla Canonizzazione e a Francesco di Sales nel III Centenario della sua fine beata. E sempre dolce e vantaggioso il fissare a quando a quando con maggior affetto l'occhio e l'anima sulle figure e sulle gesta dei Grandi del Cristianesimo !
Cooperatori e Cooperatrici,
L'anno giubilare della morte di S. Francesco di Sales sorge il 28 dicembre p. v. In quel giorno la gioventù degli Istituti ed Oratorii Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice sarà invitata ad una Comunione Generale in onore del Glorioso Patrono per implorarne le benedizioni sull'Opera Salesiana. Dove parrà più opportuno, la solenne cerimonia verrà celebrata il primo del 1922. Cooperatori e Cooperatrici, associatevi compatti al devoto omaggio.
Durante l'anno giubilare continueranno speciali Festeggiamenti, nei quali la nobilissima e simpatica figura del Santo della cortesia, della mansuetudine e della carità, che da tre secoli s'impone all'ammirazione universale, non solo sarà rievocata in tutte le nostre Chiese, ma verrà fatta rivivere anche fuori, in solenni convegni e celebrazioni commemorative.
Il programma particolareggiato al prossimo numero.
Nel 1922 ricorre il III° Centenario dalla morte di San Francesco di Sales, il dolcissimo Santo, Dottore della Chiesa Cattolica, che ha dischiuso nuovi orizzonti e aperto nuove vie alla pietà cristiana. L'Ordine della Visitazione, cioè la religiosa famiglia da Lui istituita, avrà il vanto di festeggiarlo con particolarissima pompa; ma non può non sentirsi mossa a tributargli eguali onoranze anche la Pia Società, che il Ven. Don Bosco volle intitolata da Lui e posta sotto il Suo patrocinio.
Per tredici anni i giovani e i chierici dell'Oratorio vennero chiamati « i ragazzi e i chierici di Don Bosco »; ma non appena il Venerabile ebbe raccolto il primo nucleo dei suoi futuri collaboratori e manifestato a loro il proposito di dar mano alla fondazione d'un nuovo Istituto, essi furono detti Salesiani.
Non è senza gravi ammonimenti questa volontà del Venerabile; essa svela il fermo proposito di tracciar nitidamente ai suoi le linee dell'apostolato. « L'Oratorio, scriveva nel 1847, è posto sotto la protezione di S. Francesco di Sales, perchè coloro che intendono dedicarsi a questo genere di occupazione, devono proporsi questo Santo, per modello nella carità e nelle buone maniere, che son le fonti da cui derivano i frutti che si sperano dall'Opera degli Oratori».
Alla stessa norma fondamentale Don Bosco volle informata la vita dell'opera sua, cioè il sistema educativo.
Nella visione avuta a nove anni, Colei che gli aveva detto di porsi alla testa della gran moltitudine di fanciulli, trastullantisi in amplissimo campo, lo aveva pure ammonito: « Non colle percosse, ma colla mansuetudine e colla carità dovrai guadagnare questi tuoi amici ». Ed egli, memore dell'avviso avuto dall'alto, non solo seppe imitare la dolcezza di S. Francesco di Sales, ma non cessò mai d'inculcare ai suoi: « La carità di quelli che comandano, la carità di quelli che devono ubbidire, faccia regnare tra noi lo spirito di S. Francesco di Sales ».
Tre passi del Vangelo colpirono profondamente l'anima di Don Bosco: - le parole con cui S. Giovanni illustra la missione di Gesù: « Ut filios Dei, qui erant dispersi, congregaret in unum che egli, nel tenerissimo amore per la gioventù, applicò letteralmente ad essa: - il lamento rivolto dal Salvatore agli Apostoli, allorchè cercavano di allontanargli i fanciulli: « Sinite parvulos venire ad me, et ne prohibueritis eos »; - e l'ammonimento sublime, nel quale, anche dopo venti secoli, sembra che palpiti tutta la divina tenerezza del Cuore di Cristo: « Imparate da me ad essere miti ed umili di cuore ».
Il Venerabile Don Bosco era intimamente convinto che per far del bene a tutti, specialmente ai giovani, è necessaria la dolcezza, la mitezza, la carità: e poichè S. Francesco di Sales, al dire di S. Vincenzo de' Paoli, ritrasse meglio d'ogni altro la dolcezza, la mitezza e la carità del Divin Salvatore, egli lo volle nostro Patrono e Titolare.
È dunque evidente, che noi, a celebrare come si conviene il III Centenario della morte di S. Francesco di Sales, dobbiamo approfondire le ragioni che mossero Don Bosco a questa scelta.
I Santì sono soavi modelli che la Chiesa ci propone per aiutarci a ricopiare qualche virtù di Gesù Cristo. Il Verbo di Dio fatto Uomo è modello di perfezione infinita, che nessuna volontà umana potrà riprodurre integralmente. Quando un'anima tende eroicamente alla perfezione e rende in modo luminoso anche una sola virtù dell'Esemplare divino, è già grande. San Francesco di Sales ricopiò da Gesù particolarmente l'amabilità, perchè, maglio di ogni altro, studiò, approfondì, e praticò il sublime ammonimento di Cristo: « Imparate da me ad essere miti ed umili di cuore ». Don Bosco sentì le stesse attrattive per la dolcezza e per l'umiltà di Gesù, perchè, volendosi far piccolo coi piccoli, sentì tutto il bisogno di avere il cuore ripieno di carità, e, perciò, si volse a ricopiare il gran Santo di Sales. Noi dobbiamo fare altrettanto, ed ecco, nell'imminente celebrazione trecentenaria, un invito a compiere siffatto studio con maggior ardore.
Un'altra data giubilare.
Un'altra data giubilare, che nel 1922 muoverà i figli di D. Bosco e i Cooperatori, e segnatamente le figlie di Maria Ausiliatrice a rendere a Dio le più fervide azioni di grazie, è quella del Cinquantenario della Fondazione dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, avvenuta in Mornese il 5 agosto 1872.
Il Ven. Don Bosco nell'intitolare da Maria Ausiliatrice la sua seconda Famiglia, intese che essa fosse un monumento perenne di azioni di grazie a cotesta dolcissima Madre per tutte le benedizioni concesse all'Opera Salesiana. Perciò la faustissima ricorrenza, non solo verrà festeggiata solennemente nelle singole Case del fiorente Istituto, ma spronerà -come è dovere - tutti gli amici di Don Bosco e i devoti della sua Celeste Ispiratrice, a celebrare con maggior devozione il mese di Maria SS. Ausiliatrice e la sua festa nel 1922.
Come si possa imitare l'Oratorio Festivo.
Riaprendosi le scuole, sentiamo il dovere di richiamare l'attenzione e lo zelo dei cooperatori sulla necessità di accudire i fanciulli e di venir in aiuto alla loro istruzione e formazione morale e religiosa. È un bisogno che di anno in anno si rende più forte, perchè non solo gli allettamenti delle piazze e i divertimenti profani, ma l'incuria e anche le preoccupazioni dei genitori per far fronte alla necessità della vita, vanno spaventosamente moltiplicandosi. Dappertutto, specie nei giorni di vacanza, tanto pei paesi, come nelle città, si vedono turbe di fanciulli gironzolare per le strade, dove commettono ogni sorta di monellerie. Sono i piccoli amici dell'ozio, i quali, crescendo senza un buon pensiero, privi di affetto, ignari di ogni principio religioso e morale, divengono disgraziatamente precoci in ogni bruttura. Questo disastro è accentuato in quei luoghi, dove non viene regolarmente impartito, nè in iscuola, nè in chiesa, l'insegnamento religioso, e dove i fanciulli (per colpa di chi ?...) non frequentano l' istruzione catechistica, che si suol tenere nelle parrocchie nei giorni festivi.
Ad ovviare una sciagura tanto dolorosa per le conseguenze che avrà sulla società di domani, a noi sembra che non vi sarebbe miglior rimedio di questo: aprire dappertutto Oratori festivi !
Qualcuno dirà : - Presto detto!... Ci vogliono mezzi, locali, direttori, assistenti...
Ammettiamo che in molti paesi ciò, purtroppo, sia ancora impossibile; ma non è imporsi bile in nessun luogo far qualche cosa che ricopii l'Oratorio e che, avendone in certo modo la sostanza, ne produca, sia pure proporzionalmente, gli effetti salutari.
- Qual è questo mezzo?
Dove non è possibile, per qualunque ragione, aprire e far funzionare come si conviene un Oratorio festivo - ad esempio perchè mancano i mezzi, il locale, il personale, specie dove in paese non c'è che il Parroco o, tutt'al più, anche un Viceparroco, ma l'uno e l'altro, data l'ampiezza della parrocchia e la grande popolazione, stracarichi di lavoro nel sacro ministero - si faccia così:
Durante tutto l'anno scolastico, settimanalmente, e precisamente il giovedì, che è giorno di vacanza, ad ora fissa e comoda secondo le stagioni, si raccolgano gli alunni delle scuole elementari in chiesa:
1° per assistere alla Santa Messa celebrata appositamente per loro, nella quale ascoltino per quattro o cinque minuti, una buona parola.
2° per, fare ad essi, subito dopo, divisi per classe, un po' di catechismo.
Una volta al mese poi, e precisamente il primo giovedì, siano invitati alla Santa Comunione.
Provate e vedrete i mirabili frutti di questa semplicissima proposta.
- Chi deve prenderne l'iniziativa?
Il Parroco cooperatore, che ordinariamente è il Decurione dei nostri cooperatori, non mancherà di riservarla per, sè, chiamando in aiuto alcuni cooperatori o cooperatrici più zelanti.
Dove poi non vi fosse alcun sacerdote cooperatore tocca a voi, o bravi Cooperatori e pie Cooperatrici, il farvene volonterosi iniziatori, anche a costo di qualche sacrifizio. Mettetevi d'accordo in quattro o cinque, presentatevi al Parroco, fategli la proposta, offrendogli di buon animo la vostra cooperazione; e ogni difficoltà sarà superata.
- L'impegno è troppo grave: ogni giovedì!...
Vi pare troppo?... Per lo meno; procurate di rivolgere, agli stessi alunni, il richiamo salutare della comunione mensile.
L'accostare a Gesù Sacramentato le anime tenere fu sempre un mezzo infallibile di preservazione, e fonte copiosa di benedizioni e grazie preziose sulle intere popolazioni. E non si potrà trovare, dappertutto, un gruppo di cooperatori o cooperatrici, - tre, quattro, cinque - che d'accordo col Parroco, si costituiscano in comitato allo scopo di zelare e facilitare la comunione mensile dei fanciulli?
E qui una raccomandazione.
Ad evitare le dimenticanze e i facili sbandamenti dei fanciulli e le possibili lamentele dei maestri per eventuali ritardi nell'intervento alla scuola, ed anche per controllo dei genitori, la funzione mensile si fissi al primo giovedì di ogni mese. La sera innanzi, il mercoledì, all'uscita dalla scuola, si radunino gli alunni in chiesa, si preparino alla confessione, si confessino e si congedino con un buon pensiero e un invito attraente per l'indomani. E, all'indomani, il Parroco celebri la Santa Messa ad ora fissa, per loro, e rivolga loro una buona parola di incoraggiamento e di fede. La funzione, pur nella sua brevità, sarà attraente, se intramezzata da qualche canto e dalla recita delle preghiere.
- E verranno ?...
Provate ! sarebbe cosa utilissima ed ottimo richiamo distribuire a tutti, almeno ai più bisognosi, qualche piccolo, ma opportuno regalo, che, volendo, si può ottenere facilmente dal buon cuore delle persone più zelanti. Il fare regalie è sempre il mezzo più efficace per attirare i fanciulli.
Del resto non bisogna intimorirsi, nè perdersi d'animo ai primi insuccessi; non bisogna scoraggiarsi se la prima volta il numero degli intervenuti sarà esiguo. La frequenza crescerà se sarete perseveranti: tutti sappiamo che non vi è età in cui l'entusiasmo e il desiderio d'imitazione si propaghi più facilmente come nella fanciullezza.
A Torino, nell'Oratorio festivo delle Figlie di Maria Ausiliatrice, si fece l'esperimento della comunione mensile per tutto l'anno scolastico 1920-21. La bella pratica si iniziò il primo giovedì del novembre u. s. Con 24 comunioni, e nel primo giovedì di giugno le sante comunioni ascesero a 460, nonostante che le assidue all'Oratorio superino il mezzo migliaio.
Cooperatori e Cooperatrici, lavorate compatti per la. salvezza della gioventù, e, per prima cosa, procurate di educarla cristianamente. Oh! come gioirà il Cuore adorabile di Gesù se nel nuovo anno scolastico, ovunque è un nucleo di cooperatori, vedrà affettuosamente curate e istruite al suo santo amore le schiere giovanili.
Lasciate che insistiamo ancora una volta: non potete raccogliere la gioventù negli Oratori? non potete renderla assidua ai catechismi parrocchiali nei giorni festivi?
Procurate di radunarla regolarmente in chiesa ogni giovedì, dedicando quell'ora esclusivamente ai fanciulli... o, almeno almeno, invitatela alla Comunione il primo giovedì d'ogni mese... il Signore farà il resto!
Noi siamo convinti che questa è la via per giungere, in breve, a far molto anche là dove pareva impossibile ogni lavoro, e per rigenerare intere generazioni.
Ci tornerà caro il conoscere se il nostro appello sarà accolto, dove, da chi, e con qual frutto. Non mancheremo, a comune incoraggiamento, di comunicare ai lettori le relazioni, che ci perverranno.
A Montevideo venne inaugurata una nuova chiesa, dedicata a Maria Ausiliatrice, presso il Collegio Sacro Cuore di Gesù. Fin dal 1889, cioè dall'anno in cui si fondava il Collegio, potente e continuo fu in molti cuori il desiderio di erigere un tempio che sostituisse l'umile cappelletta, nella quale la Vergine Ausiliatrice riscosse i primi omaggi dai fedeli della città di Montevideo.
Oggi il desiderio è un fatto compiuto. La chiesa, a tre navate, di 40 metri di lunghezza per 16 di larghezza, sorge bella e devota, sopra un terreno acquistato mercè la carità dei benefattori e la generosa attività del Comitato di Dame Patronesse. Gli altari e la balaustrata son in marmo: e artistici candelabri di bronzo, un completo impianto elettrico, e una divota immagine di Maria Ausiliatrice dànno al sacro edifizio, nello stile puro e nel complesso armonico dei dettagli, un aspetto particolare di grandiosità e di bellezza.
Venne compiuta in due anni. La pietra fondamentale era stata posta il 24 maggio 1919 e la cerimonia di inaugurazione si compì il 22 maggio u. s., quando S. E. l'Arcivescovo di Montevideo, Mons. Giovanni Francesco Aragone, vi celebrò la prima Messa, distribuendo la santa comunione a molte centinaia di fedeli. Alle 10 vi fu Messa cantata con discorso inaugurale; alla sera vespri solenni e Benedizione Eucaristica, preceduta dal canto del Te Deum. Per tutto il giorno fu una processione di popolo che accorse a prostrarsi davanti all'Ausiliatrice e a implorare grazie e favori.
Degna di nota la partecipazione attiva degli ex-allievi del collegio, che in apposita riunione stabilirono di collocare nella nuova chiesa una targa commemorativa.
Un altro fatto speciale va segnalato: il pellegrinaggio al nuovo tempio della Gioventù Cattolica di Montevideo.
Quando, alcuni anni or sono, s'iniziò la costituzione e l'organizzazione della Gioventù Cattolica Uruguayana, Maria Ausiliatrice ne venne proclamata Patrona. Era quindi cosa bella e doverosa che i giovani si dessero convegno nel nuovo tempio per una comunione generale ai piedi del nuovo trono della loro Madonna!
Ciò avvenne il 29 maggio. Fin dalle prime ore del mattino essi vi affluirono a centinaia e centinaia, assiepandosi in chiesa con edificante contegno e compostezza. Celebrò Mons. Stella, il quale, coadiuvato da altri quattro sacerdoti, ebbe la consolazione di distribuire a lungo alla moltitudine giovanile il Pane dei forti.
Fu uno spettacolo commovente.
Terminata la divota funzione, cantando inni cattolici, in imponente e maestoso corteo, attraversarono le vie della città e si diressero alle Scuole Professionali Don Bosco per una dimostrazione di affetto e di simpatia.
" Salviamo la gioventù!... "
" Accostiamoci a loro, cerchiamoli, animiamoli a intervenire al catechismi, ma facciamolo prima che il demonio vada a riempir di vizio e di malcostume il cuore di tanti giovanetti, che sono più infelici che poveri. Se avessero avuto una mano benefica, che avesse dato loro il necessario alimento morale, forse non sarebbero costretti di andare vagando ed esclamando: Filii petierunt panem et non erat qui frangerei eis. Io sono intimamente persuaso che se questo pane morale fosse a tempo somministrato alla gioventù, le pecorelle, conoscendo la voce del pastore, o non si allontanerebbero da lui, o si arrenderebbero alla chiamata di lui. Perchè ora tanta indifferenza in fatto di religione? tanto disprezzo delle cose sacre, tanti furti, tante bestemmie, tante discordie? Apriamo i libri santi ed ascoltiamo la voce di Dio: son tutte conseguenze fatali dell'ignoranza in fatto di religione.
Ven. GIOVANNI BOSCO.
Non faremo la cronaca delle solennissime feste celebratesi a Roma per il Cinquantenario della Società della Gioventù Cattolica Italiana: ma non possiamo non riportare le belle parole pronunciate all'imponente Pellegrinaggio Giovanile dal S. Padre, perchè sieno lette e meditate dai giovani e da quanti lavorano in mezzo a loro.
La vostra Società, o dilettissimi figli, deve mirare principalmente alla formazione religiosa e morale delle nuove generazioni. Di questo frutto ci ha rallegrati in addietro; ah! di questo ci allieti in avvenire. Perchè se in ogni tempo fu bella l'aperta professione della propria fede, ai dì nostri il coraggio di proclamarsi cattolici, e di vivere in privato ed in pubblico come la religione cattolica insegna, è tanto più meritevole di plauso, quanto maggiori sono le difficoltà che deve superare chiunque voglia militare sotto il vessillo di Cristo.
Sappiamo che i giovani specialmente possono essere trattenuti dall'aperta professione della loro fede per il timore di essere fatti segno al disprezzo dei compagni o di compromettere il proprio avvenire, non raggiungendo il fine della intrapresa carriera, o vedendosi negato quell'alloro che è concesso a fronti meno degne. Ma il socio della G. C. I. è ammaestrato a vincere il rispetto umano dagli insegnamenti che riceve ogni giorno, dagli esempi dei colleghi, e, vorremmo dire, dall'aura stessa che respira in mezzo alla Associazione. Oh! benedetta la Società che è capace a formare uomini di carattere, in un'epoca in cui nulla tanto umilia l'orgoglio umano quanto la mancanza di energia, quanto il difetto del necessario coraggio per difendere le sane dottrine e i santi principi! Epperò l'augurio che Proprio Ci esce dall'animo in questo inizio della nuova epoca della Società della Gioventù Cattolica Italiana, è questo, che quanti sono gli ascritti alla benemerita Associazione altrettanti sieno, ora e poi, gli individui praticanti la religione cattolica in tutte le sue manifestazioni private e pubbliche.
La stessa forma del Nostro linguaggio fa comPrendere che Noi non consideriamo i giovani solo Per ciò che sono oggi e meno ancora Per ciò che oggi appariscono: li consideriamo per ciò che devono essere ora e poi, perchè appunto nel poi sta il frutto della formazione dell'ora, li consideriamo in tutte le future manifestazioni della loro vita, perchè poco o nulla varrebbe all'onore della Società che li ha formati, se domani continuassero a praticare la religione cattolica fra le domestiche pareti, ma nei pubblici convegni non ardissero levare la voce per propugnare la dottrina cattolica, o per difendere i diritti di Dio e della Chiesa contro gli assalti dei tristi.
All'appagamento del Nostro augurio contribuirà la sincerità dei propositi che, come abbiamo già detto, voi, dilettissimi figli, dovete ora formare più ardente, appunto perchè vi trovate all'inizio di un'epoca nuova per la vostra Società.
Quanto vivi e sinceri sieno questi vecchi propositi, a Noi è facile argomentare dalle notizie che Ci sono state poc'anzi fornite intorno all'ardore con cui, cessato finalmente il flagello della guerra, si è dovunque ripreso il lavoro dei Circoli. Ma la prova più eloquente della sincerità dei vostri propositi l'avete data Voi, o dilettissimi giovani, in questi giorni.
Non la distanza del luogo, non le difficoltà del viaggio, non la sicurezza dei disagi nel cammino e nella dimora, vi hanno trattenuto dall'accorrere a Roma per ravvivare la vostra fede sull'avello del Principe degli Apostoli e Per ritemprare lo spirito della vostra pietà al ricordo dei martiri immolati sulle arene del Colosseo. Oh! perchè non possiamo Noi dunque augurare che i giovani del secolo vigesimo emuleranno i cristiani delle prime età? Vi sarà solo questa differenza, che i nostri giovani non avranno più a nascondersi nelle Catacombe, ma, trovandosi in pubblico anfiteatro, dovranno lottare, non più coi leoni del Colosseo, ma colla belva del rispetto umano.
Sabato, 3 settembre, i Giovani Cattolici accorsi a Roma - scrive l'Osservatore Romano - sono stati ospiti dei Salesiani, nel loro Ospizio del S. Cuore, in via Marsala.
L'ampio cortile è rigurgitante e presenta uno splendido colpo d'occhio. Quando la banda locale dà l'attacco all'inno nazionale, per la cui prova d'insieme la gioventù è chiamata, corre un brivido nella folla. È uno dei tanti momenti che restano impressi indelebilmente nel cuore. Sulla baraonda si levano molte migliaia di voci, e sale al cielo un canto di fede e di battaglia in cui è tutta l'anima cristiana. E superfluo dire che anche una volta il grido di Viva il Papa domina sovra tutti.
Ottenuto un relativo silenzio, sale il palco Don Stile, e rivolge ai convenuti parole di eloquenza vibrante.
Per salvare la società, il primo e più importante lavoro dev'essere rivolto alla gioventù, e opportunamente rievocò la figura e l'Opera del Padre suo, il Venerabile Don Bosco, come il più grande educatore cristiano dei tempi nuovi.
Uno scrosciante applauso dice tutta la riconoscenza della gioventù cattolica italiana alla grande e provvidenziale opera salesiana.
Il mese scorso accennammo all'atto nobilissimo compiuto dal sig. Manuel Garcia Fernandez, col mettere a disposizione dell'Opera di Don Bosco la somma necessaria per l'erezione di un nuovo grandioso istituto salesiano a Tucumàn nell'Argentina; oggi siamo lieti di additare all'ammirazione dei lettori un'altra opera egualmente nobile e generosa.
Un giovane muratore di Spagna, PIETRO VILA Y CODINA, non trovando modo di guadagnare in patria quel pane onorato cui aspirava, emigrò a 25 anni nell'Argentina, dove, con la costanza nel lavoro ed una vita onesta ed economica, riuscì a radunare un vistoso capitale. Mentre andava facendo fortuna, non potè a meno di constatare le difficoltà generalmente insormontabili, in cui si trovano tanti figli del popolo, laboriosi e di buon volere, unicamente per mancanza d'istruzione e di educazione: e, dotato di cuor nobile e generoso, concepì il proposito di procurare conveniente istruzione ed educazione, come glie l'avrebbero permesso le sue sostanze, a molta povera gioventù della sua patria, per toglierla dalle difficoltà che egli era riuscito a superare con le sue doti eccezionali.
Ecco ciò che fece... Legò, per testamento, 1oo.ooo pesos al comune di Alujas, dove era nato; mezzo milione di pesos al circondario di Cervera; mezzo milione di pesos alla provincia di Lerida; un milione di pesos alla Catalogna, e un altro milione a tutta la Spagna.
Il Governo Spagnuolo per compiere il generoso legato bandì due concorsi: uno per 49 posti gratuiti, da destinarsi ai più poveri fanciulli o fanciulle delle 49 provincie del regno, un posto per provincia; l'altro tra gl'istituti che volevano assumere l'istruzione e l'educazione dei prescelti. Il concorso per i 49 posti d'istruzione ed educazione gratuita, bandito a mezzo . dei Prefetti e dei Sindaci in tutto il regno, portò alla scelta di 33 ragazzi e 16 ragazze. L'altro fu vinto dall'Opera di Don Bosco.
Quindi i 33 ragazzi vennero affidati all'Istituto Salesiano di Madrid, dove sono già stati accolti; e le 16 ragazze a quello delle Figlie di Maria Ausiliatrice in Sarrià Barcellona, non avendo ancora l'istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice di Madrid comodità di riceverle.
L'atto, genialissimo e provvidenziale, ha incontrato le maggiori simpatie, tanto che la Commissione Governativa che presiede al Legato d'Istruzione e Beneficenza « Pietro Vila y Codina » venne autorizzata a curare l'aumento del capitale in modo che le sia permesso di mantener perpetuamente 49 ragazzi e 49 ragazze presso i Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice; cioè il ragazzo più povero e la più povera ragazza d'ognuna delle 49 provincie di Spagna.
Rechiamo a conoscenza dei nostri zelanti Cooperatori e Cooperatrici che a Torino le Figlie di Maria Ausiliatrice hanno assunto la Direzione del « Patronato Internazionale delle Giovani » in via Giulio, N. 20.
Nel Patronato possono trovare ospitalità e modesta pensione le signore e signorine di passaggio per qualche giorno a Torino; le giovanette che si fermano in città per impiego o per lavoro: e quelle altresì che intendono iniziare o continuare gli studi gesso le scuole secondarie e superiori.
Le domande d'accettazione implicano assoluta osservanza di quanto è prescritto dal programma dell'Istituto.
Le domande vanno rivolte alla Direttrice delle Figlie di Marìa Ausiliatrice - Patronato Internazionale - Via Giulio 20, Torino.
Un amico del popolo
Don ANTONIO AIME.
Il 10 luglio u. s. giungeva al sig. Don Albera il seguente telegramma spedito dal Ministro degli Esteri della Colombia, sig. L. Garcia Ortiz:
Il reverendo Sac. Antonio Aime è morto mattina sette corrente, di polmonite fulminante, aggravata da antica infernità. Ieri solennissimi funerali nella Cattedrale primaziale, con assistenza del Presidente della Repubblica, maggiori autorità civili ed ecclesiastiche, immensa moltitudine. La Nazione manifesta suo dolore. Tutta la stampa proclama le virtù del benemerito apostolo salesiano. A nome del governo e del popolo colombiano invio codesta santa casa sincere condoglianze ».
Quando tra noi si sparse la triste notizia, si destò in tutti un vivo rimpianto.
Con Don Aime è scomparsa una figura buona, di quelle che profondamente davano l'impronta salesiana e che avevano assimilato in larghe proporzioni lo spirito ed il pensiero del Ven. Don Bosco. Egli fu una figura sopratutto di apostolo, dotato di zelo ardente ed illuminato, di operosità multiforme, di dolcezza affettuosa.
Queste qualità era venuto formandosele in un lavorìo costante, attraverso le varie mansioni affidategli, in campi difficili e nuovi, dove aveva potuto constatare la necessità di tener ben fissi e presenti gli ammaestramenti di Don Bosco.
Nato il 4 luglio 1861 a Cereseto, in provincia di Alessandria, e compiuti lodevolmente gli studi ginnasiali a Borgo S. Martino, vestì l' abito chiericale all'Oratorio. Si ascrisse definitivamente alla Società Salesiana nel 1879; e nel febbraio del 1885 dopo aver superati gli esami teologici fu ordinato sacerdote.
Di quell'anno medesimo venne inviato alla Casa di Sarrià nella Spagna, e vi coprì le cariche di Prefetto e Catechista. Fu quello il suo primo campo di azione, dove prese a manifestare le preziose doti di mente e di cuore, e dove maturò nell'animo quell'amore tenero e fattivo per il figli del popolo, che potè più tardi, effondere in svariate forme di zelo. Infatti, non appena per la generosità di un'insigne cooperatrice in uno dei sobborghi più sovversivi di Barcellona sorse un Istituto Salesiano, venne preposto alla direzione D. Aime. Ed egli mostrò subito un tatto finissimo e delicato, una bontà e un'arte di attrazione veramente mirabile. Scendeva per le vie, sui mercati, nelle piazze, salutato con effusione d'affetto, attorniato da una schiera di monelli, che la sua amabilità e dolcezza attraeva e convertiva. Quante volte con quel suo fare di insinuante affabilità avvicinava operai e carrettieri, faceva con loro un tratto di strada, e, interessandosi dei loro affari temporali, li richiamava bellamente al pensiero delle cose eterne!
Non è esagerazione il dire che, ai suoi tempi, Don Aime era il sacerdote più conosciuto e amato in Barcellona! « Là, scrive un giornale, incominciò a conoscere l'anima spagnuola e la sua lingua, e gli operai di Barcellona giunsero a considerarlo come loro grande benefattore, perchè egli intese, come pochi, le necessità e le aspirazioni legittime dell'operaio moderno e, in questo fuoco del proletariato vendicativo, egli mantenne piena: libertà di movimenti come la salamandra in un incendio, pacificando collere, raddolcendo rancori, e sempre rimediando mali con mezzi pratici ed efficaci. Quando dovette lasciare quel forte c'entro industriale, ebbe una dimostrazione ella non aveva precedenti. Disse perciò egregiamente lo scrittore Blasco Ibanes, (che non può sembrar sospetto di parzialità in questo caso): la tragica settimana di Barcellona non avrebbe avuto luogo, se Don Aime si fosse trovato in mezzo a noi ».
In vero, dal ministero sacerdotale, esercitato nella frequentatissima cappella dell'Istituto, all'organizzazione di circoli e unioni cattoliche da contrapporre al moltiplicarsi funesto delle società sovversive: dalle scuole diurne e serali, a cui accorrevano centinaia e centinaia di giovanetti, e di operai, alle conferenze di propaganda e di incoraggiamento: era tutta una serie di opere buone, cui seppero vivificare, e sostenere la sua operosità, il suo sacrifizio, e il suo amore.
Posto, per queste doti, a capo d'una delle Ispettorie Salesiane di Spagna, la resse per due anni; osservando e studiando i mezzi per l'ulteriore sviluppo dell'Opera di Don Bosco, finchè dalla fiducia dei Superiori venne inviato a continuare l'opera eroica di D. Michele Unia e di D. Evasio Rabagliati in Colombia.
Giunto alla nuova sede nel 1903, mise subito in azione i frutti della sua virtù ed esperienza per dare all'Ispettoria impulso e solidità di opere e personale. Ed anche a Bogotà le sue cure di predilezione furono rivolte ai figli del popolo; lo si vedeva girare per le vie circondato da uno stuolo di piccoli amici ai quali, come agli ammalati, ch'egli avvicinava con cuore di apostolo, ai poveri lebbrosi, al cui sollievo morale e materiale si studiava continuamente di sovvenire in cento guise, anche a costo di gravi sacrifizi personali, profuse i doni più preziosi della sua carità.
Nè la salute cagionevole, nè i disagi dei lunghi viaggi, nè l'orrore delle malattie poterono arrestare l'impulso del suo animo grande, i palpiti del suo cuore generoso. Aveva per tutti un gesto, uno sguardo, una parola di conforto e di speranza, di incoraggiamento e di sollievo.
« Pochi - scrive la rivista illustrata di Bogotà « Cromos » - furono tra noi i Sacerdoti che poterono guadagnarsi tanto rispetto, benevolenza e simpatia, come D. Aime. Pochi, come lui, hanno lavorato con maggior alacrità a benefizio della famiglia Colombiana. Come sacerdote era un'anima cara e misericordiosa; come religioso un uomo di grande discrezione e gentilezza. Il suo nome sarà registrato nella storia, insieme con quello dei figli di Don Bosco che vissero in Colombia, lasciando dietro di sè orme di luce celestiale, D. Michele Unia, e Don Evasio Rabagliati.
» Da venti anni omai, Don Aime si trovava nella nostra patria, e durante tutto questo tempo diede grande impulso all'azione della famiglia Salesiana. Le scuole d'arti e mestieri e gli istituti agronomi furono oggetto delle sue cure, senza dire dell'opera nobilissima, per la quale ogni elogio sarebbe poco e meschino ogni riconoscimento, quella cioè che i Salesiani compiono fra i figli di Colombia, tocchi per natura dal flagello della malattia di S. Lazzaro e che, per la loro disgrazia, vivono confinati in Contratación e in Agua de Dios.
» In Bogotà, in Ibagué, in Barranquilla, le Scuole Salesiane educano centinaia di ragazzi al lavoro onorato, e maestri esperti insegnano ad essi acconci mestieri, armandoli così alla lotta per la vita e rendendoli utili cittadini. Ma l'attuale fiorire di codeste scuole è dovuto in gran parte all'attività e allo zelo di Don Aime. Egli, ad esempio, rese il Collegio Leone XIII di Bogotà, quello che è oggi; egli fece che la casa salesiana di Ibagué, sorta da umili principii, fosse attualmente una grande scuola di arti e un grande istituto di agronomia.
» Don Aime non suscitò passioni, non rancori; la mazza che riduce in cenere le coscienze non fu mai nelle sue mani pure: non aveva in bocca il veleno del cròtalo: nel cuore non aveva altro che giustizia amorosa e cristiana.
» Dall'alto della dignità e della carità seppe compiere splendidamente la sua missione. Volle aiutarci a combattere le battaglie del lavoro e ad esercitare, la misericordia; e cooperò realmente, in forma efficace, al miglioramento delle classi abbandonate mezzane e povere: e non si spinse mai in altro campo di combattimento....
» Più d'una volta furono a molestarlo, e gli frapposero difficoltà diverse, contrastanti l'opera benefica che dirigeva. L'invidia, l'ignoranza, l'odio al bene, tentarono di sbarrare a lui pure la via in varie occasioni; egli seppe vincere ogni ostacolo col talento e colla soavità, e trionfò di qualunque vessazione col suo fare, con la dolce fermezza, e con lo zelo apostolico.
» Don Aime era italiano e morì sotto un cielo che non è quello della sua patria; tuttavia le sue spoglie mortali riposano in una terra che le sarà sempre riconoscente ».
Non è a meravigliare che la morte di un sacerdote, il quale godeva una così alta stima, abbia destato universale rimpianto, da rivestire - al dire d'un foglio quotidiano - « i caratteri di una disgrazia nazionale »; e che il Governo, ufficialmente, abbia reso al degno figlio di Don Bosco solenne tributo di venerazione.
I funerali, celebratisi per disposizione dell'Ecc.mo Arcivescovo nella Cattedrale primaziale, furono imponenti. « Il tributo di affetto e di venerazione che autorità e popolo hanno concesso alla cara memoria dell'indefesso apostolo - dice una corrispondenza dell'Osservatore Romano - ha avuto pochi precedenti, e si è visto in questa luttuosa circostanza come uomini di idee e partiti opposti possano unirsi nell'esaltare la virtù e rendere pubblico omaggio ai meriti dell'esemplare ministro di Dio, che spese la sua vita nell'educazione e sollevazione morale del popolo, nell'asciugare tante lagrime, e nel nobilissimo, quanto penoso, ministero presso i lebbrosi.
» Il popolo colombiano, che sempre si distingue per i suoi squisiti sentimenti religiosi e per profonda bontà di cuore, ha rimpianto l'esimio discepolo di Don Bosco con una manifestazione di cordoglio che rivela l'alta ammirazione che nutriva per lui e la riconoscenza verso il benefattore delle classi popolari.
» Il Presidente della Repubblica ed il Ministro degli Affari Esteri più d'una volta si recarono ad informarsi personamente delle condizioni di salute di Don Aime e ne onorarono poi con la loro presenza i funerali, a cui presero parte anche il Ministro d'Italia presso il Governo Colombiano, il Governatore del Dipartimento di Cundinamarca, e varie altre cospicue autorità civili e militari: mentre i rappresentanti del Clero secolare e regolare e numeroso popolo riempiva completamente le vaste navi della Basilica.
» Terminata la mesta cerimonia, il Presidente della Repubblica si compiacque accompagnare il feretro fino alla stazione ferroviaria, da cui questo venne condotto alla vicina cittadina di Mosquera, sede di una Casa Salesiana, dov'ebbe sepoltura ».
Ed ecco il decreto emanato dal Presidente della Repubblica, stampato in larghi manifesti ed affisso per le vie della capitale.
» Il Presidente della Repubblica, valendosi delle sue facoltà, per rendere alla memoria del Reverendo Don Antonio Aime, Sacerdote della Congregazione Salesiana del Venerabile Giovanni Bosco, il tributo di amore e di gratitudine dovutogli per il servizii che rese alla Colombia con il suo fervente zelo rivolto alla formazione della gioventù e alla riforma dei costumi, con i servizii prestati nell'opera di carità negli ospedali dei lebbrosi, con l'attività e l'intelligenza messe nella direzione delle opere salesiane a vantaggio dello Stato e della Chiesa, con il suo tratto pieno di bontà e benevolenza paterna,
DECRETA:
Il Governo della Repubblica, interpretando i sentimenti della gratitudine nazionale, deplora la perdita dell'egregio sacerdote Don Antonio Aime, Superiore in Colombia della Congregazione Salesiana; - riconoscente per le sue benemerenze verso lo Stato,, la Chiesa, la gioventù, e i poveri, addita la sua chiara memoria e l'imitazione delle sue virtù alla Società Colombiana - e presenta l'espressione del suo profondo dolore ai colleghi e agli illustri discepoli del reverendo Don Aime, ben sicuro che proseguiranno nelle loro opere per il bene comune e la glorificazione del nome di Don Bosco....
Una copia di questo decreto sarà presentata al reverendo Superiore della Comunità Salesiana ».
MARCO FIDEL SUAREZ.
(Seguono le firme dei Ministri).
« Il popolo - aggiunge lo stesso corrispondente - coli la sua affluenza alle onoranze, ha dimostrato quanto fossero meritate le onoranze decretate dal Governo all'illustre e lacrimato scomparso ».
A completare il profilo del caro Don Aime riferiamo dal giornale colombiano « El tiempo » alcuni apprezzamenti del citato sig. L. Garcia Ortiz, attuale Ministro degli Esteri in Colonbia.
Don Aime, fedele agli esempi e agli ammaestramenti di Don Bosco, non faceva mai della politica. e Quando, lui presente, si parlava dei partiti politici della Colombia e si desiderava in proposito la sua opinione, rispondeva invariabilmente press'a poco con queste parole testuali: - Qui in Colombia, io non vedo nè liberali, ne conservatori, ma, in tutti i partiti, vedo dei figli di Gesù Cristo, che amo e desidero servire. La mia vocazione è di unire gli uni agli altri, non di separarli, anche per il fatto semplicissimo, che se mi unissi agli uni, mi separerei dagli altri, e allora nascerebbero le difficoltà che si opporrebbero alla mia missione di pace e di amore. Se i fautori della politica vogliono disputare tra loro, padronissimi; io non posso mettere da un lato Gesù Cristo perche riceva colpi da un altro, mentre Egli dev'essere preferito da tutti e avere il primo posto. Il mio unico impegno, il mio unico dovere e di predicare, con la parola e con l'esempio, la dottrina di Gesù Cristo, che è carità e insegna a tutti la vera via. Tutto il resto lasciamolo a Dio, che sa ciò che deve fare. Io non parteggio nè per Tizio, nè per Caio; sono un povero prete Salesiano, che per obblighi generali ha tutti i doveri del cristiano e per obblighi speciali il dare educazione cristiana e un utile lavoro alla gioventù, in modo speciale ai figli del popolo, e, qui, deve anche pensare ai lebbrosi. Io sono del partito di Dio ».
Così, « questo operaio del bene, sfinito innanzi tempo da un lavoro superiore alle forze che lo andava consumando, mentre un regime di vita più accurata e tranquilla avrebbe potuto arrestare il male, percorreva il paese visitando i lebbrosi, le case di educazione e le Scuole Professionali Salesiane, senza un momento di riposo ». Era in moto continuo.
Ed era un gran lavoratore che intuiva mirabilmente i bisogni locali. « Questo nobilissimo italiano, il quale consacrò buona parte della sua vita a benefizio dei ragazzi e degli infermi colombiani, giunse ad essere colombiano di cuore, lealissimo alla sua nuova patria. Si preoccupava egualmente del suo apostolato, come delle necessità del nostro paese e del suo progresso nazionale. Poche ore prima di morire, già col rantolo della morte e con un fil di voce mi parlò dell'opera ferroviaria di Cúcuta a Tamalameque, come di una necessità urgente per la redenzione di quelle benemerite popolazioni del nord di Santander ».
Ma, sopratutto, Don Aime era un sacerdote esemplare.
In Don Aime « lo spirito comandava alla natura. Attraverso alla sua rara affabilità per tutti e alla sua grande tenerezza per i bambini e gli inferni, egli lasciava trasparire dalla fronte l'alto e serio proposito che governava la sua vita.
» La sua fede, l'unzione evangelica si rivelavano anche nella sua attività, nei suoi modi, nella sua voce, quando pregava o celebrava i misteri della santa religione, fino al punto di scuotere anche gl'indifferenti. Un amico mio, molto lontano dalla religione, per un dovere sociale assistette ad una cerimonia cattolica, in cui celebrava Don Aime; Nell'uscire, molto pensieroso, mì prese il braccio e mi disse: « Vedere e sentir pregare questo sacerdote, edifica più di una predica ».
Pace all'anima eletta!
Suor TERESA ROTA
Suor Teresa Rota, uscita da una famiglia cristiana di Borgo S. Martino, si consacrò al Signore in età di 24 anni nell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice e si accese del desiderio di dedicarsi a lenire i dolori degli esseri, umanamente parlando, più disgraziati quaggiù, i lebbrosi.
Giunse a Contratación nel 1903 come Superiora del Lazzaretto, e fino al 3 dicembre 1920 si dedicò a sollevare le miserie fisiche e morali di quegli infelici. Fondò asili per le figlie ancor sane dei lebbrosi, e, dappertutto, a Contrataciòn, a Guadalajara (Santander), a Medellin, fu l'angelo conso latore dei miseri. Senonche nel 1916, quest'angelo del dolore, cadde vittima ella pure della crudele infermità, e la sopportò con pazienza mirabile per amor di Dio, come per amor di Dio si era consacrata nella fiorente giovinezza all'assistenza dei miseri. Il suo eroismo non restò occulto. Ai funerali il Dottor Gregorio Consuegra, a nome del corpo medico del lazzaretto, pronunziò un commovente discorso:
« Là, nella sua terra bella e ridente, sotto le volte sonanti, nei vaghi giardini, nelle splendide feste, Suor Teresa poteva realmente gustare la felicità, cui le davan diritto la sua gioventù, la sua elevatezza e la sua grazia. Ma in fondo al cuore le giunse la voce soave di Dio, inspiratrice degli slanci benefici, la quale le chiedeva la sua anima bella e ardente, non per brillare nelle feste, in cui canta la gioia, ma per risplendere nella tristezza che inonda i luoghi del dolore.
» Ella ascoltò la voce che le parlava in cuore con accenti divini: abbandonò tutto ciò che di mondano sorrideva ai suoi teneri anni, ai suoi sogni giovanili: e corse ad accendere lo spirito alla fiamma generosa di San Francesco di Sales, ravvivata dal soffio cordiale del Ven. Don Bosco. E pose la sua giovinezza rigogliosa, il suo cuore fervente, la sua vita intera, a servizio del santo e dolce apostolato della carità.
» Poco dopo attraversava serenamente il mare infido, risaliva i fiumi vasti e pericolosi, valicava i picchi alti e quasi inaccessibili delle Ande, non per estrarre dalla terra le ricchezze, ma per cercare quelli che soffrono e comunicar loro i tesori della sua bontà.
» Della vita, qui trascorsa, dice eloquentemente questo omaggio d'affetto. La conoscete voi meglio di me, per averla sperimentata da molto tempo. Martirizzata dal morbo crudele, le sue labbra non si abbandonarono all'amarezza del rimpianto, ma fiorivano di sorrisi per il conforto ineffabile della preghiera. Quando m'accorsi che la sua esistenza si andava dolcemente spegnendo in una beatitudine celestiale, m'inchinai di fronte alla sua vita, e davanti ai miei occhi di profano passò con splendori ideali la silenziosa oblazione delle sue sofferenze e dei suoi sacrifizi. Ecco perche Suor Teresa fu un aiuto efficacissimo al servizio medico, e a quanti son qui venuti per lavorare nella lotta contro il dolore: ella aveva attinto alle fonti del Maestro Divino il fascino potente della bontà, il segreto prezioso della sorridente speranza, che porta la vita anche dove nulla può il farmaco, debole e impotente.
» Per questo i miei colleghi dei servizio sanitario, che comprendono il vostro dolore e sentono le vostre pene con affetto di fratelli, che pongono tutto l'ardore della loro anima nel combattere il male che v'insidia, hanno chiesto di associarsi all'omaggio del vostro cuore, con queste sincere parole, in cui io ho cercato di trasfondere tutta la passione di un'anima che s'interessa dei sofferenti, e il fervore di un cuore che adora Iddio ed anela di raggiungere, come Suor Teresa, il soave afflato della sua grazia, per poter recare un conforto ad ogni ferita e un raggio di speranza a ogni cuore che sanguina ».
Tutte le pupille s'imperlarono di lagrime: anche i poveri lebbrosi ebbero nel giorno dei funerali di Suor Teresa più d'una lagrima; ma il loro dolore era mitigato dalla speranza, anzi dalla certezza, che un'anima così generosa aveva già ricevuto il premio eterno della sua carità, e che, di lassù, come li aveva amati in terra, non avrebbe lasciato mai di mitigare e raddolcire le loro sofferenze.
Un telegramma da Buenos Aires in data 9 settembre, ci annunzia la morte di Mons. Giacomo Costamagna, Vescovo titolare di Colonia, già Vicario Apostolico di Mendez e Gualaquiza.
Notizie recenti ci avevano informato che il venerando Monsignore era stato colpito da febbre spagnuola, ma che si era quasi completamente ristabilito.
Monsignor Costamagna fu promosso alla dignità vescovile nel 1895 da Leone XIII: e fu il 3° Vescovo Salesiano. Nel 1918 celebrò la sua Messa d'Oro, onorato di un'affettuosissima Lettera di SS. Papa Benedetto XV. Aveva compiuto 76 anni nel mese di gennaio.
Diremo altra volta di lui, come è dovere. Intanto imploriamo affettuosi suffragi per l'anima sua.
L'imponente adunata di Castelnuovo d'Asti.
Il 14 u. S. Castelnuovo d'Asti si allietò di un convegno di Cooperatori Salesiani che superò le più lusinghiere aspettative dell'attivissimo Comitato Promotore. C'era, a dir vero, anche tanto di altamente suggestivo nel semplice invito di Castelnuovo: - « Visitare la Patria di Don Bosco e pellegrinare al Becchi per veder l'umile tugurio, ov'egli ebbe i natali.... di più, lo stesso Em.mo Card. Cagliero avrebbe presieduto l'adunanza ».
Ai piedi del Monumento di D. Bosco.
E numerosissimi furono i Cooperatori convenuti da varie città e da più di trenta paesi: e precisamente da Asti, Chieri, Moncalieri e Torino, e da Albugnano, Andezeno, Arignano, Bersano, Buttigliera, Camerano, Capriglio, Casalborgone, Casasco, Castellero, Cellarengo, Cerreto, Cortanze, Cunico, Marmorito Alto, Marmorito Basso, Mombello, Moncucco, Mondonio, Montafia, Montechiaro, Moriondo, Palazzolo di Poirino, Passerano, Piea, Pino, Piovà, Portocomaro, Primeglio, Revignano, Riva, Rocca d'Arazzo, Testona, Villadeati e Villa San Secondo; cosicchè, tra quelli di Castelnuovo e dintorni e i forestieri, non meno di ottocento congressisti alle nove del mattino del 14 settembre si trovavano riuniti ai piedi del monumento di Don Bosco, accolti a festa dal Comitato Promotore, e salutati con belle parole dal giovane avv. Renzo Turco di Castelnuovo, e dal nostro Don Trione.
Reso il primo omaggio a Don Bosco, in corteo, preceduto dalla musica cittadina, attraverso le vie pavesate a festa, su su, salirono tutti fin all'Istituto Paterno, dove affollarono l'ombroso cortile, trasformato in splendida sala.
Parla il Card. Cagliero.
L'Em.mo Card. Gio. Cagliero, Vescovo di Frascati, circondato da Mons. Filipello, Vescovo d'Ivrea, dal nostro Superiore Generale Don Albera e dal Prefetto Generale Don Rinaldi, dal Sindaco di Castelnuovo, da tutte le autorità locali, dal Vicario e da oltre settanta sacerdoti, tiene il discorso inaugurale con giovanile eloquenza e commossa efficacia. « L'Opera Salesiana - dice Sua Eminenza - non è solo opera dell'uomo: è anche opera di Dio. Don Bosco fu mandato da Dio. I Pontefici del suo tempo, Pio IX, Leone XIII, l'hanno detto apertamente: il Signore si è servito del pastorello dei Becchi per compiere cose grandi. Quante volte pianse di commozione egli stesso, il nostro Padre, nel vedere l'intervento prodigioso del Signore e della Madonna a sostegno delle sue imprese! L'ho visto piangere anch'io nel 188o, quando abbandonava Marsiglia, che, in pochi giorni, nei giorni della sua visita, era stata il teatro di tanti prodigi: - Quanto è buono il Signore, esclamava, che si serve del pastorello dei Becchi per fare un po' di bene! -- Il Signore fu al fianco di Don Bosco per tutta la vita, perché egli non visse che per la sua gloria. Il Signore sarà anche il nostro aiuto, o bravi Cooperatori, finchè seguiremo le orme di Don Bosco. Dunque al lavoro, con questo programma ».
Anche il Sindaco cav. dott. Filipello, in nome proprio e della Giunta, rivolge un nobile saluto ai presenti, e s'inchina a Don Albera, cittadino onorario di Castelnuovo, e al Card. Cagliero « il forte campione di nostra razza ».
Parla l'avv. Masera.
Detta la preghiera, l'avv. Felice Masera assume la presidenza, e traccia lo scopo del convegno: « Noi siamo qui, non per fare dei discorsi, ma per organizzarci. Oggi ricorre il VI Centenario di Dante. Come a commemorare degnamente il divino Poeta non basta pellegrinare a Ravenna per udire il suono della campana offerta dai Comuni d'Italia, ma a quel suono bisogna piegar la fronte e pregare, come pregavano Dante ed Aroldo... così per essere Cooperatori di Don Bosco non basta ammirarne le opere, ma bisogna penetrare il suo spirito e lavorare coi suoi figli per renderle più efficaci e moltiplicarle. Noi siamo qui per organizzarci. Il luogo stesso è suggestivo. Splende qui tal fiamma, che quanti siamo accorsi dobbiamo diventare gli arditi dell'azione salesiana. Giovani, siate apostoli come Domenico Savio; Madri, imitate Mamma Margherita; Cooperatori, ricopiate Don Bosco ».
E cominciano i lavori. Un dopo l'altro salgono alla tribuna i relatori, con idee chiare e con parola convinta e palpitante di azione.
I temi discussi.
Il rev. Don Giuseppe Matta di Testona, che con grande amore illustra il tema: I Cooperatori Salesiani e la vita Parrocchiale, dichiara di essere stato a posare le sue conclusioni sulle tombe di Don Bosco e di Don Rua perchè Mossero benedette. Il cav. Carlo Vergnano di Chieri tratta con interessante praticità de « I Cooperatori Salesiani e la buona stampa ». La signora Matilde Masera ved. Fasano di Chieri illustra egregiamente l'opera de « I Cooperatori Salesiani e le vocazioni ecclesiastiche ». Infine il giovane avv. Francesco Filipello di Castelnuovo, con franca e convinta parola, parla de « I Cooperatori Salesiani e l'assistenza religiosa e morale della gioventù del proprio paese ».
Tanto le discussioni, seguite col maggior interesse dai Congressisti, specie dai trenta Parroci presenti, alle quali prese parte lo stesso Em.mo Cardinal Cagliero, quanto i voti proposti dei relatori, più volte entusiasticamente acclamati, furono pratici e opportunissimi.
S'insistette:
I) Sul buon esempio di una vita schiettamente cristiana che devono dare tutti i Cooperatori, - sulla cura che devono avere le Cooperatrici per il decoro della Casa di Dio, - sulla formazione di leghe di padri di famiglia per difendere gl'interessi religiosi-sociali del proprio paese, assicurare l'insegnamento del catechismo nelle scuole, tutelare sotto ogni aspetto la bontà e la moralità dell'istruzione primaria, ecc. ecc. - e sul bisogno di promuovere dappertutto la festa del Papa.
II) Sul dovere di arginare, con tutte le forze, la stampa cattiva ed irreligiosa, e di promuovere, con tutti i mezzi, quella morale ed educativa.
III) Sulla cura delle vocazioni religiose ed ecclesiastiche, a favore delle quali s'invocò da tutti ogni appoggio materiale ed una preghiera quotidiana.
IV) Sulla fondazione di scuole di religione e di circoli cattolici e giovanili, e sopratutto d'invitare e spronare i giovani d'oggi, che saranno gli uomini di domani ad entrarvi con amore per formarsi una coscienza intimamente e coraggiosamente cristiana.
Un indirizzo al S. Padre.
L'Avvocato Masera, con frasi scultorie, sintetizza l'operato del Convegno nel proposito d'imitare e ricopiare Don Bosco nel molteplice suo apostolato popolare, specie nell'educare cristianamente la gioventù. In fine dà lettura di un affettuoso indirizzo, spedito al Vaticano, per comunicare al S. Padre Benedetto XV il fervido voto dei Congressisti di promuovere nei proprii paesi la celebrazione della « Festa del Papa ».
« Un altro voto, Beatissimo Padre - proseguiva l'indirizzo - è sgorgato prepotente dall'animo dei Congressisti, qui, dove tutto parla di Don Bosco: qui, dove l'umiltà del tugurio in cui ebbe i natali, ricorda ai visitatori d'Italia e d'oltre Oceano che Iddio non ha bisogno dei grandi palazzi per scegliere e formare a suoi Santi: qui, dove i piani e le pendici ricordano e ricorderanno sempre l'apostolato fecondo di lui, umile pastorello, chierico esemplare e sacerdote di Dio, pienamente distaccato da ogni cosa terrena: qui, dove ebbe inizio l'opera sua, diffusa oggi a bene della Chiesa in tutto il mondo. Essi non possono e non sanno separarsi senza rivolgere a Vostra Santità la più ardente fiduciosa preghiera, perchè venga affrettato il giorno, nel quale il Venerabile Don Bosco sarà elevato agli onori degli altari. Sono i compatrioti del Venerabile, sono tutti i paesi della plaga di Castelnuovo, che umiliano alla Santità Vostra questo voto ardente del cuore. Dalla glorificazione di Don Bosco avrà perpetuo e più efficace impulso il santo Apostolato, di cui Egli, per bontà di Dio, fu araldo e propulsore, e che i membri della sua triplice famiglia, Salesiani, Figlie di Maria Ausiliatrice, Cooperatori, giurano di proseguire con fede immutata agli esempi di Lui, per l'educazione cristiama delle nuove generazioni ».
Con un'entusiastica ovazione al Santo Padre, al Card. Cagliero, a Mons. Filipello e a Don Albera, ebbe termine la laboriosa, interessante seduta, nella quale noi non sapevamo se più ammirare le frasi ardenti che ritraevano al vivo l'opera e l'immortale figura del pastorello dei Becchi, o i nobili propositi d'apostolato che tutti formularono a quella rievocazione.
Dopo il Congresso.
Nell'Istituto stesso, luminoso di luce e caldo di un'atmosfera di giocondità fraterna, quattrocento e più congressisti sedettero alla stessa mensa, attorno l'Em.mo Card. Cagliero e Don Albera. E parve aleggiare ancora quasi visibile lo spirito del Venerabile, perchè palpitava nel cuore di tutti lo stesso palpito santo del suo gran cuore in un ardore di lavoro, anche a costo di sacrifizi.
Sul levar delle mense nella nuova rievocazione che si fece, da molti, delle benemerenze religioso sociali di Don Bosco e dell'opera sua, si rinnovarono al suo nome le più entusiastiche acclamazioni. E non erano soltanto sacerdoti quelli che prendevano la parola, ma laici egrgegi, come il dott. Diotti, l'Avv. Predazzi, l'avv. Orsi e il Pretore Cav. Datta, che fu felicissimo nell'inneggiare alle benemerenze religioso-sociali del grande Cittadino di Castelnuovo.
Pellegrinaggio ai Becchi.
Alle 15,15 nuova adunata generale ai piedi del Monumento di Don Bosco, dove l'Avvocato Masera rivolge ancor un saluto ai Congressisti e ai Castelnuovesi, giurando, a nome di tutti, di voler essere gli arditi della Cooperazione Salesiana.
La musica cittadina eleva anch'essa un ultimo saluto, e l'accolta imponente si dirige alla Borgata dei Becchi, e là, nell'artistico tempio votivo che in onore dell'Ausiliatrice sorge proprio di fronte al tugurio meravigliosamente povero, dove nacque Don Bosco, tutti confermarono e rinnovarono i propositi presi nella mattinata. L'alito quasi soprannaturale che si sente su quell'umile altura, santificata dall'immacolata fanciullezza del Padre, resa sacra dai misteriosi sogni profetici e dalle frequenti apparizioni della Vergine, e l'enorme contrasto che si affaccia subito al pensiero tra la povertà delle origini e la vastità dell'azione e dell'Opera di Don Bosco, sollevarono l'animo dei pellegrini a più serene speranze. La fiamma che ardeva già in ogni cuore, divampò più alta e più luminosa, e non mancherà di accendere in molti paesi nuovo fuoco di bene e nuova luce di fede cristiana.
Un plauso cordiale al Comitato Promotore, segnatamente a Chi lo formò, e instancabile lo diresse per assicurare una così bella riuscita al Convegno.
Convegno di Decurioni.
Il giorno 6 settembre un convegno di venti Parroci, Decurioni Salesiani della regione, si tenne in Cuorgnè, sotto la presidenza onoraria dell'Emo Card. Cagliero e la presidenza effettiva del prevosto locale Can. Teol. D. Giuseppe Gilardi.
Il programma portava i seguenti temi: 1° Come aumentare il numero dei Cooperatori Salesiani e la diffusione del « Bollettino » della Pia Unione. 2° Come iniziare e reclutare i Cooperatori Salesiani a servizio morale e materiale della Parrocchia per le Opere locali dello spirito salesiano e specialmente per l'istruzione, l'educazione e la salvezza della gioventù. 3° Come introdurre nelle Parrocchie la divozione di Maria Ausiliatrice, centro di fervore e benedizione dell'Azione Salesiana.
La trattazione di questo programma sì svolse facilmente, con molta praticità e unanime consentimento di tutti i convenuti; di guisa che l'Emo Card. Cagliero, che aveva preso viva parte alla trattazione, poteva chiudere l'adunanza con sentite parole di congratulazione e di plauso per le ottime deliberazioni prese secondo lo spirito di Ven. Don Bosco e per il voto fatto di tenere ogni anno consimile convegno di Decurioni, in preparazione al Congresso locale dei Cooperatori.
La Casa Salesiana, che accolse il convegno, fu ben onorata di trattenere a mezzodì i convenuti in intima cordialità, ed anche allora continuò spontanea la conversazione su argomenti riguardanti i Cooperatori Salesiani.
Il Comitato "Dame Patronesse" dell'Oratorio Salesiano di Malta.
Dal 19o8, cioè dall'anno in cui il Comm. Alfonso Galea, con vera munificenza, edificò e donò ai Salesiani l'Oratorio festivo di Sliema, un largo consenso di simpatia circondò l'istituzione giovanile.
L'Opera dei Figli di Don Bosco era già molto apprezzata in Malta per la Scuola Industriale San Patrizio, fiorente in Sliema, tra Don Bosco Street e Don Rua Street, fin dal 1903, dove ha formato e forma alla virtù e al lavoro tanta gioventù, la quale, inviata là come corrigenda, vi diventa docile e buona col sistema educativo di Don Bosco.
Non appena aperto, sia per l'indole stessa dell'istituzione, sia pel suo rapido sviluppo, l'Oratorio cominciò subito ad avere un nucleo di benefattori e di benefattrici, uniti dal proposito di aiutarlo efficacemente. Infatti, per opera loro, fu costruita la nuova Cappella, essendo insufficiente la prima; la stessa venne completamente e riccamente arredata; e si cominciarono ad organizzare periodicamente quelle fiere e feste di beneficenza Pro Oratorio, divenute in Malta popolarissime per la partecipazione di persone d'ogni ceto e condizione sociale. Fra le varie forme di beneficenza per l'Oratorio merita, ad esempio, special menzione, quella di una libera sottoscrizione mensile che gli assicura un aiuto costante.
Tanto fervore di carità ebbe nuova affermazione nello scorso novembre, quando le più attive benefattrici, a rendere più efficace l'opera loro, formarono l'Unione delle Dame Patronesse, che contò subito più di ottanta signore e signorine delle più distinte famiglie, tra le quali si costituì contemporaneamente il Gruppo di azione, che è l'anima di ogni loro iniziativa.
Il lavoro è tracciato in adunanze plenarie, a cui intervengono tutte le Dame Patronesse, e nelle adunanze del gruppo di azione vien diviso il lavoro, se ne stabiliscono i dettagli, e se ne cura l'esecuzione.
Inoltre le singole adunanze non sono semplicemente intese a studiare il modo di aiutare l'Oratorio e l'Opera Salesiana in Malta, ma con opportuni riflessi, proposti dal Direttore, l'attività delle Dame Patronesse è elevata ad un valore di alta spiritualità e di religiosa formazione, poichè la loro Unione non mira soltanto a provvedimenti di ordine materiale, ma cura anche il modo di santificare il proprio lavoro, associando lo studio della perfezione propria al bene che si cerca di fare ali altri. Invero è con tale elevazione spirituale e col pensiero del bene che si compie lavorando pei figli del popolo, che cresce lo zelo infaticato e la costanza di chi lavora.
In questo modo l'Unione è sempre in piena efficienza. Tanto nei mesi invernali, come nelle afose giornate di estate, le dame son sempre attivissime. Accrescere con illuminata propaganda il numero degli aderenti alla sottoscrizione mensile permanente: raccogliere scampoli di stoffe, o tele, per lavorarli, ricamarli, dipingerli artisticamente, e costituire così il materiale delle fiere e degli oggetti di beneficenza; chiedere, di negozio in negozio, doni per le lotterie: andare, di casa in casa, a vendere i biglietti d'ingresso pei trattenimenti Pro Oratorio: preparare i chioschi di vendita o di giuochi: star delle giornate intere al banco di un buffet o di una vendita, e anche sino a tarda sera durante le fiere: ecco il lavoro costante di queste Dame di carità, che, mentre sanno accudire ai proprii doveri famigliari, sanno anche trovare il tempo per altre opere buone.
È superfluo il rilevare come, per la loro azione illuminata, diano efficaci aiuti all'Oratorio tutte le Autorità Ecclesiastiche e civili e le principali Ditte Commerciali dell'Isola. L'unione fa la forza, e l'esempio muove più che la parola.
Durante l'ultima quaresima esse curarono per i giovani dell'Oratorio e le loro famiglie un ciclo di conferenze con proiezioni, e le diapositive, in gran numero, furono gentilmente fornite dal Rettore della Università, e la macchina per le proiezioni dal Direttore Generale delle Scuole Elementari.
Nella grande passeggiata annuale, alla quale presero parte più centinaia di giovinetti, tutte le spese furono sostenute dalla borsa dei benefattori, e la Direzione delle ferrovie di Malta, come quella dei Ferry-Boats, concesse all'uopo grandi facilitazioni.
Tanto zelo e così industriosa carità, raccolgono con la grazia di Dio, frutti assai copiosi e consolanti. In vero, nell'anno catechistico testè decorso, l'Oratorio Salesiano di Sliema vide assurgere la sua attività religiosa a un esponente di vera grandiosità, quale richiede la gran fede dell'Isola e la folla dei giovanetti che frequentano quotidianamente nell'Oratorio la Scuola Catechistica, e le sale dei vari Circoli fondati per loro.
Similmente degne di particolar menzione, oltre le grandi feste solite a celebrarsi in tutti gli Oratorii, furono la festa di S. Sebastiano, patrono della Salesian Boys' Brigade, che in quel giorno si presentò ricostituita, partecipando in corpo alle sacre funzioni e svolgendo a sera un bel programma di ginnastica musicale; - quella di S. Tarcisio, patrono del Piccolo Clero; - quella del Sacro Cuore di Gesù, con spiccata impronta eucaristica, per l'adorazione durata tutto il giorno e per la grande processione, svoltasi nelle vie adiacenti e culminata nella solenne benedizione impartita da apposita tribuna ad immensa fola prostrata nel cortile dell'Oratorio; - e finalmente la festa di S. Luigi, che segnò la chiusura dell'anno catechistico, nella quale alla magnificenza degli adobbi in chiesa e nel cortile fecero riscontro le imponenti funzioni sacre e il grandioso torneo sportivo organizzato dalla Salesian Boys' Brigade, per cui inviarono ricchissimi premi le più spiccate personalità di Malta, primo fra tutti il sig. Robertson, Agente Governatore dell'Isola.
Altra prova della simpatia, da cui è circondato l'Oratorio di Sliema, si ebbe anche nel successo delle accennate fiere e dei concerti di Beneficenza svoltisi a cura delle Dame Patronesse, con la partecipazione di quanto di più eletto vanti l'Isola; e nell'acquisto del Cinematografo, mercè la generosità d'insigni benefattori, alla cui inaugurazione intervenne lo stesso Mons. Caruana, Arcivescovo-Vescovo, che benedisse la macchina.
Nè le zelantissime Dame Patronesse, pensando all'Oratorio, dimenticano altre opere di carità. Nel Sabato Santo e nel giorno di Pasqua organizzarono, nel teatro salesiano della Juventutis Domus, la vendita dell'Uovo di Pasqua, il cui provento fu destinato ai poveri, soccorsi dalla locale Conferenza di S. Vincenzo de' Paoli.
Azione femminile.
Ad Agliano d'Asti, dal 28 agosto al 3 settembre, tre nostri confratelli, invitati da quel zelantissimo prevosto, Teol. D. Sebastiano Ferrero, predicarono un corso di esercizi spirituali alla gioventù femminile di quell'importantissimo centro. Non è il caso di descrivere la profonda pietà, con la quale quelle centinaia di giovinette ascoltarono la parola di Dio. Fu uno spettacolo davvero edificante. Ma non possiamo tacere il frutto spontaneo di quei santi esercizi, cioè la fondazione di un Circolo d'azione femminile, al quale diedero subito il nome 8o giovani, superiori ai 18 anni. La semplicità e la praticità dello Statuto della nuova associazione è tale che ci sembra possa venir ricopiato con frutto in altri centri: lo riferiamo integralmente:
Statuto del Circolo « Auxilium » fondato nella Parrocchia d'Agliano d'Asti il 3 settembre 1921.
1) Nell'Oratorio Femminile di AGLIANO D'AsTI è istituito il Circolo Auxilium, sotto la protezione di Maria SS. Ausiliatrice, al triplice scopo;
a) d'intensificare la vita cristiana delle inscritte con adunanze mensili, sala di convegno e dì lettura, e sopratutto coll'esatta osservanza di questo statuto:
b) di favorire il funzionamento e lo sviluppo degli Oratori locali, con piccoli Comitati, formati dalle inscritte, permanenti o provvisori:
c) di promuovere e sostenere, nello stesso modo e con lavoro assiduo, tutta l'azione religioso-sociale della parrocchia.
2) Il Circolo è sotto l'immediata sorveglianza della Direttrice dell'Oratorio: protesta illimitata ubbidienza alle Superiori Autorità Ecclesiastiche: e aderisce alla Unione femminile della Gioventù Cattolica Italiana.
3) Il Consiglio Direttivo è formato d'una Presidente, una Vice Presidente, una Tesoriera, una Segretaria, ed otto Consigliere. Assistente Ecclesiastico è il rev.mo Prevosto locale.
4) Le componenti il Consiglio Direttivo sono elette al principio d'ogni anno, in adunanza generale, presieduta dall'Assistente Ecclesiastico e dalla Direttrice dell'Oratorio; e possono essere rielette.
5) Le adunanze mensili sono regolate dalla Presidente. La trattazione dei temi all'ordine del giorno è convenientemente distribuita tra la Presidente, la Direttrice dell'Oratorio e l'Assistente Ecclesiastico. Similmente ogni ordine del giorno è preventivamente concordato tra la Presidente, la Direttrice dell'Oratorio e l'Assistente Ecclesiastico.
6) In ogni adunanza si dà conto del lavoro compiuto nel mese precedente e si traccia il programma da svolgersi nel mese successivo.
7) Le socie sono tenute:
a) ad intervenire regolarmente alle adunanze mensili per abilitarsi e animarsi a promuovere sempre meglio lo scopo del Circolo col buon esempio, con la parola e con la preghiera:
b) ad accostarsi alla S. Comunione la prima domenica d'ogni mese, possibilmente in gruppo e col distintivo sociale:
c) a corrispondere una quota d'ingresso di L. 2, e una quota prensile di L. o,50, o L. 6 annue anticipate.
8) Le accettazioni delle nuove socie si fanno dal Consiglio Direttivo, su domanda per iscritto, presentata da una del Consiglio.
9) E in facoltà del Consiglio Direttivo il cancellare dall'elenco delle inscritte quelle che non
si mostrassero più degne di appartenere all'associazione.
10) Le elezioni del Consiglio Direttivo e le accettazioni e dimissioni delle socie si compiono a voti segreti.
11) Festa sociale del Circolo è fa festa di Maria SS. Ausiliatrice, che sarà solennemente celebrata nella Chiesa parrocchiale e nell'Oratorio, Il giorno dopo si canterà una Messa di suffragio per le socie e le giovani Oratoriane defunte.
12) Alla Direttrice dell'Oratorio è vivamente raccomandata la formazione di un gruppo di aspiranti, scelte tra la giovinette più grandicelle per prepararle ad entrare nel Circolo, a 18 anni compiuti.
(1) Ci facciamo un dovere di scordare ai zelanti Cooperatori della
zona di Castelnuovo che nel Santuario dei Becchi, seguendo l'antica tradizione
del Venerabile, la prima domenica d'ottobre si celebra solennemente la Festa
della Madonna del Rosario, preceduta da novena con predicazione. Alla
devotissima solennità prende parte anche un drappello di musici dell'Oratorio
di Torino.
Nello stesso Santuario si ha comodità di accostarsi ai S. Sacramenti ogni
giorno, particolarmente il 24 del mese e tutte le feste, nelle quali, come in
tutte le nostre chiese, ha luogo anche la funzione pomeridiana con vespro,
predica, e Benedizione Eucaristica.
Per celebrazione di Sante Messe o Tridui di Benedizioni rivolgersi - al Rettore
del Santuario di Maria Ausiliatrice, Castelnuovo d'Asti per Murialdo.
CINA
Una visita ai distretti dal Vicariato di Shiu-Chow.
(Relazione di Mons. Luigi Versiglia). (1)
Il nostro arrivo suscitò una grande animazione e avrebbero voluto trattenerci con loro quella, sera; ma, per diversi motivi, ci premeva di raggiungere subito i nostri confratelli, sicchè, dopo breve sosta, continuammo il cammino per Tong Heong.
Indicibile fu la gioia di Don Barberis e di Don Bardelli nel rivederci e anche la nostra nel trovarli tutti e due in ottima salute. Vidi con piacere che avevano già saputo insinuarsi nell'animo dei cristiani. Le buone maniere e la soavità di S. Francesco di Sales avevano trionfato su alcuni animi ritrosi, che, pur essendo cristiani, da qualche tempo non frequentavano la chiesa. La gente nota con soddisfazione che i nuovi Missionari hanno una preferenza per i fanciulli. Don Bosco si fa strada!...
Passai appena un giorno a Tong Heong e, di là, con tre ore di cammino, fummo a Pak Heong (il famoso Pe Sion, o Pe Chion, o Pet Chong), dove i confratelli della spedizione del 1918 fecero le prime scaramuccie colla lingua cinese. Rividi con gioia quei buoni cristiani, che s'erano mostrati così gentili coi nostri confratelli, visitai la bella scoletta, che i cristiani stessi hanno voluto rimettere al fianco della chiesa. Era piena di alunni e vi si studiava il catechismo con molto impegno. Constatai il crescere della frequenza ai Sacramenti, e che il ravvicinamento al Missionario, già cominciato sotto i nostri antecessori, non solo non è diminuito, ma va sempre più accentuandosi. Bastò che il nostro Don Barberis accennasse al desiderio di avere una campanella sulla fronte della bella chiesetta, che segretamente essi fecero una sottoscrizione e per le feste del S. Natale gli fecero trovare la campana già collocata a posto, con spesa non indifferente, essendo arrivata a circa 1ooo lire. Il Signore li benedica, li ispiri a ben usare della loro agiatezza, e li aiuti anche ad estirpare alcuni inconvenienti, che sogliono infiltrarsi nelle cristianità, quando, per qualsiasi ragione, il Missionario deve restare, per qualche tempo, assente. Ora però la presenza di due Missionari nello stesso Distretto darà loro comodità di ritemprarsi nello spirito di Fede e nell'attaccamento alla nostra S. Religione.
Essendo i cristiani di qui di una condizione più che agiata, le fanciulle possono avere la comodità di studiare, e molte di esse si consacrano al Signore e si prendono sollecita cura dei bambini. Già varie di queste brave maestre si son messe a disposizione della Missione, pronte a recarsi a catechizzare ovunque il bisogno lo richieda. Non occorre il dire come, in mancanza di suore, esse sieno una vera provvidenza: e, indubbiamente, le Figlie di Maria Ausiliatrice, quando arriveranno in questo promettentissimo campo, troveranno nelle buone figliuole, non solo un valido aiuto, ma delle zelatrici operose.
Manca ancora in quella cristianità un buon maestro per le classi superiori, di modo che i giovani, arrivati a una certa età, per continuare i loro studi son obbligati a frequentare le scuole pagane, con gran pericolo della loro Fede e dei loro costumi. Per provvedere ad una tal necessità la Missione dovrebbe poter concorrere almeno con 20o dollari all'anno (3600 lire). Aspettiamo la Provvidenza...
Passati due giorni a Pak Heong, mi disposi a ridiscendere a Shiu Chow per riprendere la visita in altra direzione.
II. Narra Hong e Chi Heng.
Tornato da Lok Chong e passati ancora alcuni giorni a Shiu Chow, mi disponevo a riprendere il mio viaggio per Lin Chow, ma gli avvenimenti mi obbligarono a mutar itinerario.
La rivoluzione. - Il pericolo corso da due Missionari.
Purtroppo la provincia del Kouang Toung si trova in questi momenti in preda al parossismo della rivoluzione. Fu essa quasi la prima nel 1911 ad innalzare la bandiera della rivolta contro la dinastia di Manciu, allora regnante, e subito dopo ricominciava la lotta per l'assoluta indipendenza anche dal nuovo governo repubblicano di Pekino. A questo intento, vistasi nell'assoluta necessità di rafforzarsi contro l'odiato do minio del Nord, si creò un governo proprio, un governo militare, o meglio un governo composto di capitani di ventura. Ognuno di questi ha reclutati un certo numero di soldati, che egli stesso continua a pagare, e quindi non riconoscono altro padrone che lui; sicchè, nonostante la divisione fittizia dei poteri, ognuno di fatto vi partecipa in proporzione della forza militare che ha saputo raccogliere attorno a sè.
La dieta ha un bel far delle leggi, fulminar decreti, scaraventare minaccie: quei signori, se credono ubbidire, si sottomettono; diversamente innalzano la bandiera della rivolta, e i soldati sono con loro. Si comprende da ciò, come le ambizioni, le mene, gli intrighi, i tradimenti e, frequentemente, anche la guerra aperta, siano all'ordine del giorno.
Accennai i timori di guerra che avevano invaso questa popolazione già dal tempo della mia visita al Yan Fa. ed eccone la storia.
In tutto il territorio della nostra Missione comandava un Yunnanese, che vi spradoneggiava a piacimento. Il Generalissimo Yunnanese decide perciò di cambiarlo e vi manda un altro colle sue rispettive truppe; ma il primo, spalleggiato dal Governatore militare di Canton, rifiuta d'obbedire; si scambiano ordini e contrordini e si finisce col venir alle mani. La battaglia si svolse in tre punti, l'uno a piccola distanza da Canton : l'altro a Nord Est della nostra Missione, tra Nam Yong e Chi Heng: il terzo al Nord ovest, tra Yeomg Shan e Lin Chow.
I nostri due confratelli Don Guarona e Don Dalmasso furono a un pelo d' esperimentarne le conseguenze. Ecco quanto scriveva quest'ultimo in data 30 marzo: « Partivamo giusto allora da Kam Kong per recarci al nostro Distretto di Chi Heng. Arrivati a Nam Yong, cominciammo a veder turbe di profughi che abbandonavano la città; le case e le botteghe tutte chiuse; fuori di città, sul sentiero, carovane di soldati e di civili, tutti in mal arnese e carichi dei loro bagagli; tutt'intorno la campagna interamente deserta, nonostante sia il tempo dei lavori più urgenti. Più innanzi troviamo ancora alcuni plotoni di soldati; chi mantiene la posizione accovacciato sulla collina; chi, invece, se ne torna alla città. Tutti ci osservano meravigliati di vederci continuare innanzi così disinvolti. Dopo tre ore di cammino facciamo sosta a Ku Toh; e, mentre i portatori fanno la loro fumatina di oppio, facciamo una visita al paese. Non vi troviamo anima viva; le case aperte, ma vuote di quanto possa interessare la rapina; ci sembra di essere in un deserto. Risaliti in sedia e, fatti pochi passi, sibila un primo colpo di fucile così vicino, che l'avresti detto sparato contro di noi; sostiamo incerti un momento, poi pensiamo di continuare; ma, tutt'a un tratto, le fucilate si moltiplicano, e noi sentiamo distintamente i fischi delle pallottole che ci passano sul capo. La zona è tutta una serie di collinette adattatissime ad una guerriglia d'imboscate. Don Guarona, che precede, agita il berretto per segnalazioni di neutralità, mentre io, dall'alto della mia sedia, mi domando se essa non fosse per mutarsi in catafalco, visto che ne ha tutte le apparenze, tanto nella forma, che nel color del telone.
» A dirla in breve, noi eravamo entrati nella zona del combattimento (è solo in Cina che ciò può succedere senza che nessuno lo impedisca); ed intanto le pallottole fioccavano. Ma era il dì dell'annunziata, e Maria SS. ci protesse benignamente. Gli stessi portatori andavano avanti tranquilli, e, benchè pagani, ripetevano: - Tien ciu po yau, sinfù (Padre, il Signore ci protegga!) - e fummo salvi. Dopo un centinaio di. metri il sentiero girava dietro un cocuzzolo e noi ci trovammo, senza avvedercene, in mezzo all'esercito di Chi Heng, nel mentre che quello di Nani Yong si dava alla fuga. Il generale stesso ci manda a chiamare e vuol parlarci: è un giovanotto in borghese, armato appena d'un frustino: voleva notizie di Nam Yong: rispondemmo evasivamente. Ci trattò con molta affabilità e ci pregò di rimettere al Generalissimo di Chi Heng un breve comunicato che, egli stesso, scrisse sul mio biglietto di visita. Lo salutiamo, e via per Chi Heng, ringraziando di cuore la Madonna per lo scampato pericolo ».
Fin qui Don Dalmasso.
Intanto la parte vinta dovette ritirarsi da Nam Yong. Tutti i funzionari e tutti gli ufficiali scapparono. Due di questi che avevano numerosa famiglia, non fidandosi di condurla seco, la fecero rifugiare nella casa della nostra missione, a un'ora di distanza della città. Ricordavano molto bene che, due anni addietro, detta casa era stata per molti asilo sicuro contro la selvaggia ferocia dei loro stessi soldati.
Gentilezze inaspettate. - Un'opera di carità
Passati alcuni giorni da questi fatti, due individui, scortati da numeroso seguito di soldati, si presentano alla nostra residenza di Shiu Chow e, per prima cosa, ci offrono alcuni doni. Ammirato di tanta cortesia, ne domando la spiegazione, e un di essi, con un certo sussiego. incomincia: - Nonostanté che voi non siate Cinesi, tuttavia noi abbiamo riconosciuto che anche voi siete uomini dabbene (il complimento era lusinghiero...). Noi ne abbiamo una prova evidente nell'ospitalità che i vostri Missionari di Nam Yong hanno concesso alle nostre famiglie. - Sta bene, risposi sorridendo, ora che vi trovate a mal partito, ricorrete a quella Chiesa Cattolica che fino a ieri volentieri disprezzavate... - Put szi, Put szi! si affrettò a dire quel messere (non è, non è); noi siamo tutti fratelli; noi sappiamo che la Chiesa Cattolica ha per fine di guidare gli uomini al bene; anch'io credo alla Dottrina Cattolica e adoro un Sheong Tai (il nome che i protestanti dànno a Dio); ma siccome ho male ai piedi, non posso inginocchiarmi e pregare come fate voi; però sta' sicuro, che, appena ci vedremo liberi da questa difficoltà, adoreremo anche noi il tuo Dio. - Questa è cosa che Dio aspetta da voi, risposi; ma ditemi senz'altro che cosa desiderate.
- Vedi, ripiglia, la mia moglie ed i miei figli stanno al sicuro nella casa della Missione e a me rincresce di doverli togliere di là dove stanno così bene. - Padronissimo! - Noi dobbiamo partire pel Sud, e vorremmo condurre le nostre famiglie con noi... - Da parte mia son ben contento. - Sì, ma le strade sono guardate dai soldati della fazione del Li Li Kun (Il vincitore), e se, ci arrischiassimo a passare, saremmo presi e fucilati. - E allora?! - Vorremmo pregarti che tu venissi con noi; noi ti compenseremo.
- Ma, anche venendo io con voi, nel caso vi cogliessero, non correreste lo stesso rischio?... - Put szi, Put szi! (no, no), perchè noi verremmo come gente del tuo seguito. - Ho capito... - E benchè le loro parole non dessero troppa fiducia, tuttavia, trattandosi di restituire le famiglie a due poveri diavoli, pensai che era sempre un'opera di carità. Accondiscesi al loro desiderio; tanto più che per me era indifferente salire prima a Nam Yong; o a Lin Chow. Si fissò il giorno della partenza, ed essi stessi vollero prendersi tutta la cura dei preparativi.
Il mattino stabilito, eccoli pronti. Una sedia a tre portatori per me, due altre molto ordinarie per gli interessati, e cinque soldati travestiti formavano la mia scorta d'onore.
I due ufficiali, vestiti dimessamente come due del volgo, presero posto sulle loro portantine, come se fossero miei domestici. Al vederli così umiliati, confesso che ne sentii pena; poi riflettei che poteva esser salutare e giusto, che qualche volta la loro superbia venisse un po' abbassata innanzi allo straniero, che in cuor loro abborrono e disprezzano. Mi misi in sedia e avanti, affidandomi alle spalle dei miei portatori.
I portatori di palanchino.
I portatori cinesi appartengono di solito alla classe più miserabile, ma son gente meravigliosa per la loro forza, resistenza ed elasticità. Caricatosi sulle spalle il vostro pesante palanchino, camminano con grande rapidità, quasi di corsa; perchè sono persuasi che, correndo, sentono meno il peso, nè si arrestano che di ora in ora per prendere al ristorante un breve rinfresco, una o due tazze di thè bollente, qualche biscottino cinese, una fumatina di tabacco, il tutto per la spesa di quattro o cinque sapeche a testa (tre o quattro centesimi). Consumato il ristoro, si ricaricano sulle spalle la loro macchina, e via trottorellando. Verso il mezzogiorno, si fermano per il pranzo al primo albergo che incontrano: un po' di riso, un po' di verdura cotta all'acqua, qualche scodella di thè, et hic finis. La fermata dura dieci minuti al massimo, e si riparte al trotto. Non v'è passaggio difficile, non via rapida o scoscesa che presenti loro difficoltà; anzi è per loro un punto di onore arrampicarsi come le capre sopra i sentieri rocciosi, varcare i precipizi più spaventevoli, sempre col carico sulle spalle. E se voi volete discendere per alleggerire un po' la loro fatica, a malincuore e difficilmente ve lo permettono. Quante volte nei miei viaggi mi son trovato su quelle due stanghe flessibili di bambù, sospeso sopra un burrone, o sullo strettissimo e vacillante ponte di un largo torrente, le cui acque corrono con tale rapidità da suscitar le vertigini... quante volte, in simili congiunture, mi corsero i brividi per le vene... un piede in fallo d'uno dei portatori ed eccomi precipitato giù nel burrone, o travolto dalla corrente... Ma non v'è da temere; i nostri uomini sono d'una elasticità a tutta prova. « Siao Sim! » è la frase che contiene la loro psicologia di quel momento e vuol dire: « Impicciolisci il cuore, restringilo, concentralo, non lasciarlo vagare, non l'ingrossare con pensare ad altro, poni tutta l'attenzione in quest'unica cosa ». Il cuore è per loro la sede del pensiero, della immaginazione, della diligenza, dell'applicazione, e in parte anche della volontà. « Siao Sim! » e avanti impassibili, freddi, sicuri, veloci. Sanno rannichiarsi e distendersi, allungarsi e piegarsi, elastici come gli acrobati; persino il loro piede sembra abbia la proprietà di aderire e di aggrapparsi alle scabrosità del terreno ed ai travi su cui passano: ha insomma alcunchè di prensile come quello della scimmia.
In tutti i miei viaggi non mi è mai avvenuto nulla di grave. Caddero talora sotto la portantina, ma sempre in pianura, quando, non preoccupati dal cammino, non hanno bisogno di richiarmarsi alla psicologia del « Siao Sim! » e sanno cader bene; appena a terra rimangono immobili finchè la sedia e chi vi sta sopra non siano ben fermi, evitando così d'aggravare l'incidente con movimenti inconsulti. Le prime volte, che vidi una simile manovra, ne rimasi spaventato, temendo che il poveretto fosse rimasto sul colpo; ma appena io misi il piede in terra e saltai fuori dalla sedia, eccolo alzarsi tranquillamente, darsi una palpatina a qualche parte un po' pesta, prendere il ciottolo su cui aveva inciampato, considerarlo un po' filosoficamente, mandargli la solita imprecazione: « Possano impiccare tua madre! » e, pacificamente, metterlo da un lato della strada, affinchè non fosse di inciampo a qualche altro passante; poi riprendere il loro posto, tra le risa e i frizzi dei compagni.
La maggior parte di queste miserabili creature sono fumatori d'oppio: tuttavia si trovano anche delle squadre ben organizzate, che non solo non fumano l'oppio, ma sono d'una gentilezza inappuntabile; i nostri di Shiu Chow sono così. Questi sono anche di una gaiezza singolare, canterellano e scherzano allegramente, anche nei passi più difficili e faticosi. Nudo il corpo fino alla cintola, grondanti di sudore, che corre, a rivoli, sulla schiena, sul petto e sulle braccia; camminano velocissimi, lanciandosi continuamente motti arguti. Se talora si bisticciano per il passo, o per il lato della via mal scelto, è cosa d'un momento: basta una parola faceta da parte vostra per rimetterli d'accordo: « Ecco, dicono, il Sin Fu (il Padre) si prende giuoco di noi»; scoppiano in una risata, e tutto è fiinito. Arrivati ad una fermata, prima di pensare a sè, si fanno un dovere di provvedere a voi. Se andate all'albergo, vi scelgono il posto migliore, vi preparano il letto, vi cucinano il mangiare, vi trattano insomma come un ospite affidato alle loro cure. Se lasciate intendere che portate nella valigia qualche cosa di prezioso, potete esser sicuri del fatto vostro, non la perdono più di vista; anche quando debbono abbandonare il palanchino, la vostra valigia sarà sempre in luogo sicuro; e, giunti a destinazione, vi consegnano per prima cosa il vostro bagaglio, con un sorriso di soddisfazione, quasi per dirvi: « L'ho guardato bene eh!... Dàmmi la mancia! ».
Alla mèta. - Le rovine di una cristianità già fiorente. - La Chiesa riaperta al Divin Culto.
Sulle spalle dei miei portatori feci il viaggio da Shiu Chow fino a Nam Yong. Lungo il cammino nulla d'interessante, se si eccettuano le straordinarie attenzioni, cui a ogni fermata ero fatto oggetto da parte della comitiva, specialmente da parte dei due messeri, a cui troppo premeva dì confermare nei curiosi l'idea che erano gente appartenente al mio seguito, perchè troppo premeva loro di conservar la testa sul collo.
Il primo giorno si fecero dodici leghe. Al principio del secondo giorno accaddero due piccoli incidenti, che potevano aver serie conseguenze: si ruppe ripetutamente un traverso della portantina, e due volte mi vidi a terra; ma, grazie a Dio, nulla di male.
Arrivammo a Nam Chow la mattina del terzo giorno ed i miei bravi amici parvero riprendere un po' della loro padronanza: in città erano conosciuti, quindi il giuoco non poteva più continuare e sarebbe stato troppo umiliante. Appena entrati in città scomparvero, e rimase con me un solo servo. Aspettai alquanto, e, visto che quei signori non ricomparivano; rimontai in sedia deciso di continuare fino alla nostra residenza. Il servo, vedendomi risoluto di partire, corse a chiamare i suoi padroni, che non si fecero attendere e mi accompagnarono fino a Kam Chow.
Il mio arrivo improvviso fu per Don Colombo e per Don Bosio una grata sorpresa, e risparmiò loro l'imbarazzo del ricevimento che, secondo l'uso cinese, avrebbe dovuto esser solenne.
I nostri amici si affrettarono alla foresteria per incontrare i loro cari, e io rimasi con i confratelli.
Credeva che la mia missione fosse compita, ma i due ufficiali, verso sera, vennero a dirmi che senza il Lao Fan (il forestiero) non si arrischiavano a ridiscendere a Shiu Chow, nè valsero a renderli tranquilli la constatazione fatta sulla sicurezza della via. «Se non viene il Sin Fu (il Padre), noi non osiamo ritornar da soli »; era l'unica risposta che davano a tutte le mie osservazioni. A me però premeva rimaner qualche giorno con i confratelli e, per non contrariare i miei ex-domestici, mandai a chiamare Don Guarona dal vicino Distretto.
Don Guarona venne e li accompagnò fino a Shiu Chow; e quelli, prima di partire, mantennero la promessa e regalarono alla Missione 1oo dollari.
A Nam Yong trovai che i due confratelli avevano fatto un sufficente progresso nella lingua cinese. Visitai la scoletta, rigurgitante di alunni cristiani e pagani.
Don Colombo, non potendo ancora slanciarsi nel ministero, mentre attendeva alla lingua, procurava altresì di dirigere la sua attenzione alla parte materiale della missione, riorganizzandone le finanze, riattando residenze, cappelle, scuole, e ripartendo ed eccitando all'azione il suo personale sussidiario. Neppur a dirlo, Don Bosio lo coadiuvava in tutto, con affetto e intelligenza.
Di quei giorni, avevano messo mano alla riparazione della chiesa di S. Giuseppe a Yong Moi Hang, costrutta nella seconda metà del secolo passato. Per diverse vicende essa rimase quasi cinquant'anni abbandonata; ma, non ostante l'inclemenza del tempo e l'opera distruttrice dei pagani, e anche, purtroppo, di qualche apostata, si erge ancora maestosa, sfidando tutti gli avversarii, vero monumento dell'antico stato fiorente di quella cristianità. Infatti le statistiche d'allora ci dànno più di mille cristiani.
La chiesa ha 24 m. e 1/2 di lunghezza, 10 di larghezza, 14 di altezza. La forma è di stile basilicale, a tre navate. La nave centrale è separata dalle altre da trentasei colonne, diciotto per parte, che sostengono grandi archi, sopra i quali sta appoggiata una larga fascia, sovrastata da un altro ordine di 52 svelte colonnine, che delimitano altrettante finestre ad arco, e sostengono il soffitto al di sopra delle due navate laterali, le quali, partendo dal presbiterio, girano tutt'attorno alla chiesa. Le pareti son tutte in mattoni espressamente cotti, e portano la scritta: Seng Tong «S. Joseph Domus ». All'interno ha un intonaco, di stucco bianco, con fregi, pitture e bassorilievi, di cui non rimangono che pochi avanzi, sufficenti però a farne rimpiangere la primitiva bellezza.
Tutto intorno alla chiesa imponenti ruderi fanno comprendere che vi dovevano essere delle abitazioni spaziose e ben costruite. Da un lato, infatti, si trovava la dimora del Missionario con la scuola, le case pei maestri e pei servi, la cucina ecc. Dall'altro lato il convento delle Ku Neong, o religiose indigene, con le Scuole e l'Orfanotrofio.
La storia di questi monumenti non è molto antica. Nel 1879 Padre Augenio Brugnon, della Società des Missions Étrangères, veniva inviato in quella regione a continuarvi l'opera di evangelizzazione dei suoi antecessori. Comprato un piccolo terreno, vi costrusse una cappella con la relativa residenza; quando un giorno, recandosi, a cavallo, per evangelizzare altre località, attraversò il paese di Kong Moi Lao. La superstizione non permetteva che s'attraversasse quel paese nè in sedia nè a cavallo: i mandarini stessi dovevano discendere dal loro palanchino, e passarlo a piedi. Padre Brugnon, o non sapendolo, o perchè non gl'importava, continuò la via a cavallo. Gli abitanti, sovraeccitati da questo creduto atto di profanazione contro la memoria dei loro antenati, cercarono l'occasione di vendicarsi dello straniero, che violava le loro credenze, e lo attesero al ritorno, lo assalirono e lo trascinarono al fiume per ucciderlo e gettarne i resti nell'acqua. Fu provvidenza, che il Mandarino del vicino paese, facesse ancor a tempo per metterlo in salvo presso di sè. Quelle furie però non desistettero dagli insani propositi, e corsero a Yong Moi Hang, dove, dopo aver saccheggiata la cappella e la casa del Missionario vi appiccarono il fuoco e la distrussero.
Istituitosi dalle autorità regolare processo, Padre Brugnon venne completamente indennizzato delle perdite sofferte e delle ingiurie sopportate: ed egli impiegò il denaro della indennizzazione nel costruire la suddetta chiesa colle rispettìve adiacenze.
Nel 1883, essendo i Cinesi oltremodo sovraeccitati contro la Francia per l'occupazione del Tonchino, tutti i sudditi di quella nobile nazione dovettero mettersi in salvo ad Hong Kong e i malevoli approfittarono dell'assenza del Padre per distruggere completamente la sua residenza e quella delle religiose, non risparmiando neppur la chiesa.
Grazie però alla sua solidità e alla sua altezza, non riuscirono che a rovinarne la tribuna, asportarne il pavimento e i parapetti, scoperchiare il tetto d'una delle navate laterali, e levarne tutte le finestre e le porte. Ciò, però, che è peggio, sorse tal odio verso la Chiesa Cattolica, che per molto tempo non fu più possibile ai missionarii rimettervi piede. Quando per la prima volta il nostro Don Olive, di venerata memoria, vi andò e vi rimase per parecchio tempo, non vi trovò che una quindicina di cristiani ed abbastanza freddi; ma con la sua carità e pazienza riuscì a rinfervorali e ad aumentarne il numero, portandolo ad una quarantina. Presentemente vi sono anche nuovi catecumeni e non manca la speranza di ricondurre a Dio molte delle pecorelle smarrite.
Abbiamo fatte le riparazioni più urgenti alla chiesa, quelle che s'imponevano per impedirne la maggior rovina, ed ora è in istato di essere di nuovo adibita al culto divino. Se la cristianità corrisponderà alle ridenti speranze, confidiamo che la Provvidenza non ci lascerà mancare neppur i mezzi necessarii per ritornarla all'antico splendore.
Rimasi circa tre giorni a Nam Yong e mi staccai con pena da quei cari confratelli, quasi presago di qualche disgrazia. Infatti non doveva più rivedere uno di essi, il povero Don Colombo, rapitoci quasi improvvisamente, proprio quando, secondo il nostro modo di vedere, l'opera sua sembrava più necessaria.
(Continua)
LUIGI VERSIGLIA, Vescovo tit. di Caristo, Vic. Ap. di Shiu Chow.
Preghiamo i nostri Direttori a curare l'invio alla Redazione del Bollettino Salesiano, Via Cottolengo 32, Torino, di una copia (possibilmente due) di ogni periodico salesiano, edito in qualunque lingua, sia dai Salesiani, sia dalle associazioni degli Ex-Allievi nostri, o delle Ex-Allieve delle Figlie di Maria Ausiliatrice.
Nel Santuario, il 24 del mese, si compiono, mattina e sera, devote funzioni in onore di Maria Ausiliatrice. Al mattino ha luogo la messa della Comunione generale, seguìta dalla Benedizione Eucaristica - alla sera, alle 20, un'ora di adorazione predicata: e sono particolarmente i divoti di Valdocco, con le associazioni della Parrocchia, che con vivissima fede accorrono alla devota funzione.
Vogliano i buoni Cooperatori e le pie Cooperatrici unirsi, ad essi, in ispirito.
Echi delle Feste Titolari.
TEGLIO. - Riferiamo dal Corriere della Valtellina: «Il Comitato locale dei cooperatori Salesiani, assai numeroso, si è fatto promotore di una festa a Maria Ausiliatrice la domenica 21 agosto, riuscita solennissima.
» Alla mattina molti uomini e donne si accostarono alla S. Comunione. Al Vangelo della Messa cantata, con parola piana ed elegante tessè il panegirico della B. V. di Don Bosco il reverendissimo dott. Don Alfonso Nardi, Direttore del Collegio Salesiano di Sondrio, il quale ai vespri parlò di nuovo al popolo dell'opera salesiana e dei cooperatori. Letteralmente tutto il popolo ha partecipato alla festa e ne rimase soddisfattissimo ».
GRAZIE E FAVORI (*)
A Te l'omaggio della nostra gratitudine!
E trascorso un anno di nostra vita di missione nella capitale della Siria, e riandando col pensiero al cumulo- di favori da Te ricevuti sentiamo il dovere di rendere pubblico il grazie della nostra figliale riconoscenza, quantunque il dovere di brevità ci permetta solo pochi accenni.
O Maria Ausiliatrice, nel nostro viaggio verso la Missione, tra aridi deserti e foreste selvagge, ci erario preparati orrori e vendette, ma Tu ci portasti a termine felice!... Che sarebbe stato di di noi, se poche ore prima fossero avvenuti i fatti? Rabbrividisce lo spirito al pensarci, e dal cuore s'alza l'inno di ringraziamento a Te!...
Le questioni politiche vennero più tardi ad agitare questi popoli, la nostra situazione minacciava di farsi pericolosa ed allarmante: la nostra fiducia, in Te sola era riposta, perciò fregiando il tricolore di Tua medaglia benedetta attendevano all'ombra sua che gli avvenimenti si compissero. E grazie alla forza che ci venne dal Tuo valido aiuto passarono le ore di trepidazione e di ansie, quasi visibilmente da Te sorrette e confortate!
Per avere l'opera nostra un duplice scopo - Ospedale e Scuole - occorrevano due locali distinti, adatti e convenienti. Pel primo si era provveduto, ma per le seconde non si sapeva come provvedere. Cinque mesi d'inutili ricerche ci lasciarono nel più sconfortante scoraggiamento. Però la confidenza in Te non venne pieno, e contro ogni speranza speravamo ancora. E tu, Madre pietosa, proprio allo spirare del tempo utile per l'apertura delle Scuole e per via d'inesplicabili fatti, di avventure misteriose, di lotte e contrasti d'ogni genere, tu, Avvocata potente, ci donasti il locale desiderato e secondo gli ardentissimi nostri voti. Questo fatto ebbe per noi del miracoloso, e non possiamo non vedere in esso un tratto particolare di Tua materna bontà alla quale ci eravamo totalmente affidate, con promessa di festeggiarti solennemente il 24 maggio del p. v. 1921.
Ma la Tua potenza materna ebbe ben presto a manifestarsi ancora in tutta la sua potenza. Una notte, tra le più tranquille e serene, proprio alla vigilia della novena della Tua Immacolata Concezione, alcuni ladri penetrarono nei nostri locali e precisamente in dormitorio. Dire lo spavento di ognuna sarebbe impossibile; misurare il pericolo in cui siamo corse, dati i particolari raccapriccianti, conosciuti in seguito, non è da pensarci!... Ringraziare Te, Madre pietosa, che nel terribile cimento permettesti il solo danno di pochi oggetti derubati, fu e sarà sempre il nostro particolare dovere!
A chiusura pertanto di un anno di particolarissimi favori da Te ricevuti, era ben giusto che venisse data da noi pubblica gloria, che si sciogliesse la nostra promessa, ed ecco dedicata a Te la prima Accademia della nostra Scuola.
Il programma si svolse in un ampio salone del medesimo locale, addobbato per la circostanza. La celeste figura tua, Vergine Ausiliatrice, campeggiava su ricco trono.
L'entusiasmo delle alunne per la festa della Madonna che dai Mussulmani è chiamata « Sit-na Maria » non può esser descritto.. Qual emozione!
Erano cori soavi di gaie turchette, che nell'entusiasmo del loro cuore, semplice ancora, inneggiavano a Te!... Erano distinte signorine Mussulmane, che andavano a gara nel far risuonare l'aria delle più gioconde melodie... Erano personalità autorevoli, che godevano colle loro figliuole la pura letizia di quel carissimo giorno... Erano lingue, erano cuori, che inconsciamente infedeli, glorificavano, coi pochi fedeli, la Regina del Cielo!
Rappresentavano il R. Console Gen. Ministro Marchese di Paternò (in Italia per la elezioni politiche) la degnissima sua consorte, Marchesa Emilia di Paternò e il Cav. Uff. Vincenzo Speranza Vice Cons. Gen. Presenziavano le più distinte personalità della Colonia Italiana, tra cui il Prof. Dott. Ercole Serra, direttore dell'Ospedale Italiano, il direttore della Scuola Maschile Italiana R. P. Dott. Giovanni Bovi dei Minori Conventuali, il sig. Migurschi direttore delle Società Elettriche, il sig. Curtafago V. direttore del Banco Ottomano, illustri Prelati dei diversi Riti, tra cui S. E. Mons Giuseppe Habra Vic. Arc. Siriano, e parecchie notabilità e autorità Mussulmane.
Aggiunsero pregio alla festa due sante prime Comunioni, che, fatte in solennissima forma, presenziate dalle Autorità Consolari, da rispettabili famiglie cristiane, ci fecero dimenticare per qualche istante di trovarci tra i seguaci di Maometto.
A Te, o Maria Ausiliatrice, l'omaggio sincero della nostra gratitudine! Valgano i deboli nostri sforzi a promuovere in qualche modo la maggior gloria di Dio e il bene delle anime!...
Damasco, 24 luglio 1921.
SUOR MARIA Bosio Figlia di Maria Ausiliatrice.
Grazie, o Vergine Ausiliatrice!
Dal cuore commosso e riconoscente salga a Te l'epressione della nostra eterna gratitudine, l'inno del ringraziamento nostro perenne e sentito. Tu ci esaudisti, o dolce Ausiliatrice! Tu, invocata per l'intercessione del Ven. Tuo Servo Don Bosco, ascoltasti le preghiere nostre, colmasti le nostre ansie, facesti paghi i nostri voti. Tu, o Maria, sempre, ci fosti tesoriera di grazie squisite a beneficio del corpo, a sollievo dell'anima.
Deh! ci continua la materna Tua protezione o Vergine, mentre lieti sciogliamo oggi la promessa fatta e inviamo l'offerta e promessa.
Motta de' Conti, 24-VIII-1921.
Famiglia Cabrino Giuseppe.
ROMA. - 22 - agosto - 1921. - Mancava tutto in casa nostra, a principiar dal pane e, questo, da diversi giorni. Cosa fare? L'idea mi venne di andare dalla nostra Madre Ausiliatrice, nella Basilica del Sacro Cuore al Castro Pretorio. Là, piena di fede, supplicai la nostra Protettrice di soccorrerci; promisi un voto al suo altare e la pubblicazione della grazia se mi procurava un aiuto immediato; ma come? Esco di chiesa... mi avvio verso la Piazza dell'Indipendenza, senza sapere dove andavo. In via S. Martino mi passa vicino una signora seriamente ed elegantenente vestita. Le do uno sguardo, che Essa mi ricambia... ha un'aria così buona, così affabile, che mi viene l'ispirazione di dirigermi a Lei, l'accosto, non c'era quasi nessuno per la via, e le dico che una povera famiglia ha bisogno di aiuto, se la volesse soccorrere. Con una amabilità che non dimenticherò arai, mi domanda se conosco bene questa famiglia.. si discorre un momento e mi dà 20 lire, spiacente di non avere con sè altri spiccioli; poi come aveva principiato continua affabilmente a discorrere come se fossimo vecchie conoscenze, ed io le racconto che il padrone di casa stava per mandar via questa famiglia per una gran somma, ma che avrebbe accettato anche un acconto. Essa s'interessa al fatto, dice che in quel momento non può dare più di 200 lire per evitare tanta disgrazia: vado con lei a casa sua e quest'angelo di donna me le dà immediatamente. Quando penso a questo fatto, mi pare di aver sognato: non è quasi un miracolo? Grazie, cara Ausiliatrice! Madonna mia, benedite la nostra benefattrice, e vogliate continuare ad aiutarci, come tanto ne abbiamo bisogno.
M. B. A.
LANZO - 1 - VII - 1921. - Mio figlio Ambrogino, colpito all'occhio sinistro da una pallottola di flobert, ne riportò una terribile contusione. Parecchi professori gli prestarono le migliori cure, ma invano. Non trovando nell'arte medica alcun miglioramento, mi volsi con fiducia alla celeste nostra Madre Maria Ausiliatrice, affinchè mi ottenesse dal Signore la guarigione del mio angioletto. Oh! bontà e potenza di Maria Ausiliatrice: Con meraviglia mia e dei dottori curanti s'iniziò subito il desiderato miglioramento. Con l'animo pieno di riconoscente affetto invio la mia modesta offerta in ringraziamento a Maria Ausiliatrice per il segnalato prodigio. Oh! Maria, Madre di misericordia, a Te affido, ora e sempre, questo mio caro bambino e tutta la mia famiglia.
ZAFFERONI ROSA nata LAVAUT.
NOVARA - VII - 1921. - Ho messo sotto la protezione di Maria Ausiliatrice gli studii di mio figlio, ed ora che, mercè l'intercessione Sua, mio figlio ha superate tutte le difficoltà conseguendo la laurea, gliene rendo infinite grazie.
Riconoscentissima, adempio la promessa, implorando la tua benedizione, o cara Ausiliatrice, ora e sempre sulla mia famiglia.
E. D.
TORINO - 25 - VII - 1921. - Compio la mia promessa, o Vergine Santa, e Vi ringrazio pubblicamente della grazia che vi degnaste concedermi. Le tristi condizioni di mia famiglia hanno finalmente commosso il Vostro Cuore di Madre e mi avete stesa la Mano benedetta. Grazie! mio marito ha trovato lavoro, dopo un anno di stenti e tribolazioni! Vi ringraziamo tutti di cuore, e Vi preghiamo a volerci continuare la Vostra Santa protezione e ad aiutarci; e noi, riconoscenti, cercheremo di prostrarci degni della Vostra bontà.
LAZZARINI COSTANTINA.
Ottenero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice e alcuni, pieni di riconoscenza, inviarono offerte per la celebrazione di Sante Messe di ringraziamento, per il tempio erigendo alla Sacra Famiglia, per le Missioni Salesiane, o per altre opere di Don Bosco, i seguenti:
A) - A. A. M. di ***, Abbo Caterina, Agosto Annetta, Aibarelli Francesco, Allais Giacomo, Alliod Celestina, Ambrosini Savina, Antonelli Vincenzo, Antonino Giuseppe, Ariata Natalina, Asteggiano Maddalena, Audisio Angela, Azori Salvatore, Azzolini d. Riccardo.
B) - Bacchetta Rosa, Bacile Vito, Balbi Teresa, Baldanelli Ditta, Ballarati Carmela, Baraffa Caterina, Baralis Maddalena, Basile avv. Emanuele, Battiston Maria, Berri Pietro, Beretta Maria in Pandini, Bernasconi Lucia, Bersano Antonietta in Marra, Betti Maria, Bertamini Dorotea, Berti Luigia, Bertoni d. Celestino, Bescenal Cesarina, Bianchi Cristina, Bianchi Erminia, Bignamini Francesco, Bignardi Ciro, Boano Maria, Boido Giuseppe, Bonanoni Carlo, Bonfanti Rosa in Dlompiani, Bonino Maria, Bononti Lucia, Borghetti Enrico, Borgoviri Caterina, Borra Maria, Bosca Teresa, Botta Agnese, Bottari Giovannina, Bracco Serafina, Bragardo Domenica, Brio Francesca, Brioschi Bambina, Broggi Giovannina, Busseti don Giovanni.
C) - C. A. di ***, C. A. di Oliva (Rep. Arg.), C. P. di Trino Vercellese, Cabras Maria, Cagliero Angela, Callerio Gerolamo, Calliari Pietro, Calzolari Clelia, Campagna Alessandro, Cambieri Maddalena, Cammarata ch. Giovanni Mario, Campo Giuseppe, Canale Gaspàre, Cancian, Luigia, Cane Francesca, Cannonero Rosetta, Capitolo Livia, Caponetto Nerina, Cappellari Maria, Capra Agnese, Caputo-Nicolosi Giuseppe, Carmelino Ernesta, Carollo Antonio, C gozzi Clementina, Casale d. F., Catellani d. Enrico, Cavazzini Francesco, Cavoli d. Odoardo, Celaschi Rosetta, Celesia Luigi, Cella Luigia, Celii Giuseppina in Pardo, Chiaudero Carlotta, Chosico Hiligiocontio, Ciancia Teodolinda, Cicardini Maria in Sala, Cicardini Teresa, Cimo Felice, Cini Enrichetta, Ciprandi Pia, Civettini Erminia, Cocuzza Antonietta in Bosio, Codero. Margherita, Composta Giuditta in Pasetto, Conte avv. Giannetto, Conjugi Agus, Cooperatrice Salesiana di ***, Cooperatrice Salesiana di Torino, Corbella Marietta, Corradi Brigida, Corradi Maddalena e sorelle, Corselli Antouina, Corsi Giovanna, Cortese Vincenza, Corti Maddalena, Cosenza Filippo, Costa Marcellina, Costamagna Giuseppe, Cravero Clara, Crespi Anna, Cresti suor Tomasina, Cucchietti Margherita, Cum Giovanni, Cuninatti Giuseppina.
D) - Dall'Acqua Orsola, Dall'Ongaro Luigia, Danielo Giovanni, Darò Giuseppina, De Ambrogio Celestina in Girino, De Bonis Giuseppe ed Eugenio, De Franco Angela, Del Pino Lucia, De Mario Marianna, De Martini Sofia, De Mitri nob. Elvira, De Petris Giuseppe, De Pieri Angelo, De Simone Francesco, Destefanis Adelina, Devota di Maria Aus. di Cumiana, Devoto Gilinda, Diletti don Domenico, Direttrice Convitto Pariani di Gravellona Toce, Di Stefano don Antimo, Dolazza ing. Giuseppe, Donato Evelina in Monzeglio, Dondero Agostino, Donini Leopoldo, Dutto don Spirito, Del Botto Esilda.
E) - E. Maria Paci, Ellena Antonio, Ellena Fiorenzo, Empinotti Massimo, Erbetta Francesco, Erculiani Dora.
R) - Facchinardi Giuseppina, Falcione Orsolina, Falconer Giovanni, Famiglia F. M. di Torino, Famiglie Fiorini, P. di Torino, Rita, Zanobelli, Fangazio Rosa, Fanutti Carolina, Fassano Caterina, Ferrari Giacinto, Ferrari Luigina, Ferrari Regina, Ferretti Claudia, Ferretti don Alfonso, Filomeno Giovanni, Fiorenzo Vito, Fontana P., Fontana Romilda, Formica Anna, Fortini Eulalia, Fortina Flaminia, Franceschini Leonilda, Fratta c.ssa Maria, Fugazza Maria, Fugazzi Ida, Furero Maria.
G) - G. G. di Mongrando, G. N. di Verolengo, Gabutti e famiglia, Gadaleta doti Giuseppe, Gagliolo Felicita, Gaia Maria, Gallorini Ilda, Gandolfi Carola in Lorobardi, Gavinelli Giuseppina, Gazzini Emma, Gebbia Eleonora, Gedda don Martino, Gerlotto Rina, Gessi Francesca in Paderi, Gheda Lavinia, Ghitti Pierina, Giannoni rag. Gioberto, Gibellino don Alessandro, Gillando Giuseppa, Giovanetti Maria in Canevari, Giovannini Vittorio e Giuseppe, Girardi don Massimino arciprete, Girardini (don) parroco, Giudice Caterina, Giudici Giovanna, Gnocchi Angela in Bignami, Gamba Rosa, Grandinetti Maria Antonia, Grossa Luigi, Guarnaccia Agatina, Guerra suor Angela, Guglielmo don Pietro, Guiglia Alfonsa, Gusmeroli Annita.
I) - Imperadori Ferdinando, Imperiale Chiarina, Inverardi Giovanni.
1) - Jaia Maria in Torrisi, Jaccod Isolina, Janin Lelia.
K) - Kulac don Jaros.ao.
L) - L. C. F. di Torino, L. F. P. di Biella, Lafranchi Vittore, maestro, Lamberti Teresa, Lanzarini Edoardo, Lari Luigina, Legè Margherita, Leone Orsola, Lia Carmela, Lingua Carlo, Liuzzo Concettina, Lolli Maria, Lo Monaco Concettina, Longari Alfiolo, Lo Porto Giuseppe, Losio Matilde, Lovisolo Carlo, Lunghi Giuseppina.
M)- M. Benedetto di Torino, M. P. di Torino, Magnano Pietro, Maino Maria, Malatesta Rina, Malgaroli Maria, Malugani Caterina in Invernizzí, Marneli Carlotta in Satina, Mandelli don Carlo, Mangione don Salvatore, Mangola Cecilia, Mannai Maria in Gallus, Marini Celeste, Mariucci Padola, Martin Valentino, Marzocchi don Alessandro, Mazzoleni Teresa, Mazzonis Irene in Marengo, Mazzotti Adele in Zannoni, Melandri Santina, Menchetti doti Pietro, Merano Vittoria, Micheli Anna in Zignoni, Minus-Verzieri, Miori Emma, Mò Giuseppina, Molino Antonio, Monetti Eugenio ed Antonietta, Montaldi Maria, Monti Armando, Montrucchio Caterina, Moravero Francesca, Mozzanica don Carlo, Munaretto Giuseppe, Mulattieri Giovanni Battista.
N) - N. N. di Agliano d'Asti, Albino, Arona, Borgo San Martino, Brusasco, Bussuleno, Cerrina Monferrato, Cigliano Vercellese, Diano Marina, Grava, Porpetto, Prun, San Giorgio Lomellina, Negri Luigia Ludovica.
O) - Oldano Stefano Pietro, Oliviero don Sisto, Orta Palmira.
P) - P. A. di Pieve Albignola, Paderi Giuseppina, Paganin Maria, Pambianco doti Michele, Pantellini Italo, Panvini Odolo Giuseppe, Papa Maria, Pasquale Luigia, Pavan Elisa, Paxis Giovanni, Pedrelli Augusta, Pedrotti Maria, Pelizzari Stefano, Pellerino Rosa, Pellizzari avvocato Valentino, Peloso Emma, Penasca Nella, Perosino Carolina in Marello, Perotto Delfina, Perria Giuseppina, Petitjacquel Elisa in Rousset, Pezzano Bartolomeo, Pibiri Maria in Caredda, Pinnone Maria Giovanna, Pio Maddalena, Piras Maria in Secchi, Pirovano Adele, Piscitello Marianna, Pizzigatti Maria, Poeta Margherita, Poletti Caterina, Poli Gina, Pontera Lucia in Loreto, Porru Ester, Preda Vincenzo, Preyet Oliva, Proserpio Rina, Prado Antonio.
Q) - Quartiero Lucia.
R) - R. A. di Borgomasino, Raspina Teresa e famiglia, Razzoli Dodicina,-Re Angiolina e Ioe, Re Ines, Redaelli Cesare, Regge-Ravazzin, Reversi Maria vedova Serenaguitizio, Riba Andrea, Riboni Edoardo, Ricci don Giuseppe, Rigamonti Pia, Rtgazio Anna, Righetti Prassede, Riva Maria, Rivetti Elisa, Rivoira Anna, Rizzo Giovanna, Robin Antonietta, Roggero Giustina, Romera Angela, Rossi don Bartolomeo, Rossi Francesco fu Giacomo, Rossi Giovanni, Rossi Pasquina, Rosso Emerenziana, Rosso Caterina in Cadetto, Rosso Giovanna, Rota Giacomo, Rottaro Nunziata, Rubin Rafaella.
S) - Sacco ch. Pio, Sambri Amalia, Sandri Agnese in Sampò, Santuz Maria, Sapini Eufrasia, Savio Maria, Scandola Pietro,- Scapinelli Ines in Bortolotti, Schepis Olga, Secco Valentino, Semino Francesco, Sigismondi cav. Vittorio, Sinico Demetria, Sometti Anna in Pennelli, Sorelle Agostino, Botto, Dalmasso, Luzzi, Pirali, Spagnol Marina in Ghirano, Speziari Maria in Puritani, Cooperatrice Salesiana, Sterla Giuseppina, Strumia Matteo, Suor Mariani Margherita, Figlia di Maria Ausiliatrice.
T) - Tamburini rag. Giuseppe, Tardelli Serafica, Tarditi Delfina, Targhetta Maddalena, Tarresi Ermin a in Mattei, Teja Paolo, Teso Ester, Testa Giuseppe, Tidone Ludovica, Tiozzo Emilia, Todeschini Giuseppe, Tomasi Maria, Torregrossa Luigi, Tramontin Maria, Travaglia Luigi, Traverso Nicolò, Trespidi Angela.
V) - V. R. di Montemagno, Vacchero Giuseppina, Vacchina Giov. Battista, Valsiga Andrea, Vannetti Paolana, Vasina doti Severino, Vazzoler Caterina, Ve grano Matilde, Vesentin Olimpia, Vico Teresa, Vignato Giuseppe, Villa Germana, Volante Prudentina, Vernazza Maria.
Z) - Zaccone Lillina, Zafferoni Rosa in Savant, Zanettin Stefano, Zenti Bianca, Ziliani don Luigi, Zonca Maria, Zuccato Giuseppa, Zucchiatti Mario, Zucchi don Antonio.
COMMEMORAZIONI DANTESCHE IL VI CENTENARIO DI DANTE nel Tempio di S. Carlo = Buenos Aires.
I Salesiani di Buenos Aires si fecero iniziatori del solenne atto inaugurale di un ciclo di glorificazioni a Dante nel sesto centenario di sua morte, con un gran concerto sinfonico vocale, che ebbe luogo il 3 luglio nella chiesa di S. Carlo in omaggio all'altissimo Poeta, e fu una vera festa artistica, adattata all'artistico tempio, che mai sfolgorò tanto colla sua impronta di italianità nell'arditezza delle linee e del colorito, coi suoi dipinti di classico pennello, coi suoi marmi di Verona e di Carrara, cogli artistici lampadari di cristallo di Murano e coi suoi mosaici veneziani, come in quell'atto solenne, col suo poderoso organo della Ditta Bossi di Torino. Il sacro edifizio. venne stipato, fin nelle spaziose gallerie, da numerose famiglie della Colonia italiana, presenti le autorità diplomatiche e consolari, ed altre che vollero aderire all'atto inaugurale del solenne Omaggio a Dante, tra cui si notavano distinti ecclesiastici, alcuni Vescovi e S. E. il Nunzio Apostolico Mons. Vassallo di Torregrossa col suo Uditore Mons. Silvani.
Nell'atrio posava, su di un piedestallo, un gran busto dell'Alighieri, adorno di lauro e di palme, col tricolore intrecciato alla bandiera argentina. All'omaggio presero parte attiva la Società Italiana di concerti, presieduta dal Cav. Luigi Cuesta e diretta dal Cav. Ferruccio Cattelani; i cori degli istituti salesiani, « l'Accademia Cardinale Cagliero », e il Cav. Ulisse Matthey, organista della Basilica di Loreto, a cui carico era il complesso programma organistico.
Esordì il Sac. Dottor Andrea Calcagno con una magnifica prolusione, nella quale illustrò l'iniziativa della festa da parte dell'Istituzione Salesiana. Lo splendido discorso fu degno preludio all'artistico trattenimento.
Il Matthey ne iniziò subito la prima parte riempiendo di un'onda di suoni le navate del tempio, svelando tutti i segreti del magnifico organo con la maestria dominatrice di un musicista pari suo, prima nel Preludio e fuga del classico ferrarese Frescobaldi; poi nel maestoso Corale di Edoardo Fornarini; quindi nello studio sinfonico di Marco Enrico Bossi, finche il preludio di Ildebrando Fornarini per violino e organo e la classica « Giaccona », piena di fuoco e di energia settecentista di Anton Tomaso Vitali bolognese, porsero il destro all'egregio maestro Ferruccio Cattelani, violinista, di dividere meritatamente un duplice esito col Matthey.
Pregio speciale del programma fu la prima audizione del mottetto del M. Giuseppe Gallignani, Veni Sponsa Christi a quattro voci, ben degno di precedere il coro di cinque voci disuguali del Palestrina, che fece onore alla scuola musicale del Collegio Pio IX e fu ammiratissimo per le difficoltà foniche egregiamente superate. E tornò a sedere all'organo il Matthey, che avrebbe fatto scoppiare un'entusiasta ovazione eseguendo la « Contemplazione » del celebre rimpianto maestro romano Filippo Capocci, se la magnifica audizione non fosse avvenuta in un tempio. Chiuse la prima parte del concerto una « Preghiera » per organo ed archi.
La seconda parte si iniziò dando al concerto una significazione più spiccata di commemorazione e di omaggio a Dante, con l'esecuzione delle « Laude alla Vergine Maria » dell'ultimo canto del Paradiso, coro a quattro voci bianche del Verdi, affidato alla scuola dell'Istituto Salesiano di La Plata, che risultò imponente e meraviglioso L'uditorio apprezzò assai anche la esecuzione di un Concerto per organo e orchestra, diretta anche questa dal cav. Cattelani, per cui non era poca l'aspettativa, e in fine l'Aria di chiesa dello Stradella e l'Ingemisco di Verdi per canto ed organo. Degna chiusura dell'atto solenne fu il superbo « Benedicamus » finale del celebre Oratorio del Perosi, dove realmente si dispiegarono con forza tutti gli elementi organistici, orchestrali e corali.
Fu un concerto memorabile, che fece onore alla Associazione Italiana, all'Accademia « Cardenal Cagliero », al Cav. Ulisse Matthey, il noto Maestro torinese a cui si deve tanta parte del felice esito, e al Maestro Cattelani che potè, coll'ispettore Don Giuseppe Vespignani, condividere le congratulazioni dell'Eccellentissimo Nunzio Apostolico, di Sua Eccellenza il Ministro, del Regio Console, e dei più eminenti membri della Colonia Italiana, nonchè della Dame Patronesse dell'Opera di Don Bosco, e di quanti intelligenti dell'arte furon presenti.
TRA GLI EX=ALLIEVI
Il movimento di organizzazione e di lavoro fra gli ex-allievi va ognor intensificandosi in un crescendo consolante. Frequentissimi sono i convegni, che lasciano un'impressione e un ricordo salutare.
Ne vanno segnalati alcuni, per lo spirito di praticità e fattività da cui furono animati.
A Torino, nella festa sociale della Sezione Giovani Ex-Allievi dell'Oratorio di San Francesco di Sales si stabilì d'allargare l'influenza e l'azione dell'Ufficio di collocamento, che funziona già con soddisfazione degli interessati.
A S. Benigno Canavese la riunione culminò nel deliberato proposito di voler essere salesiani di spirito e di opere, diffondendo la buona stampa, coadiuvando l'opera degli Oratori festivi, curando le vocazioni. Come opera permanente venne fondata una borsa per mantenere un orfano in un istituto salesiano.
Anche a Mogliano Veneto, nel convegno per costituire l'Unione locale, si deliberò di fondare una borsa di studio per un orfanello.
A Gorizia, il convegno fu improntato al ricordo dei numerosi ex-allievi - ben 6o - caduti sui campi di battaglia, e si stabilì di esporre i loro nomi in un gran quadro nella cappella del Convitto; simbolo di perenne unione fraterna tra i vivi e i morti, in Dio.
A Savona, per iniziativa spontanea, venne raccolta una cospicua somma per la banda dell'Oratorio festivo.
Il convegno di Ferrara riaffermò, per bocca dell'ex-allievo On. Adolfo Negretti, il proposito di voler essere cristiani tutti d'un pezzo, per il bene della chiesa e della società.
TRA LE EX=ALLIEVE
ORGANIZZAZIONE. - Segnaliamo, con piacere, la costituzione delle seguenti Associazioni Regionali delle Ex-Allieve delle Figlie di Maria Ausiliatrice:
Piemontese - Sede a Torino, 9 - Via Maria Ausiliatrice, 1.
Monferrino-Ligure - Sede a Nizza Monferrato - Via Vittorio Emanuele, 45.
Romano-Umbra-Napoletana - Sede a Roma, 21 - Via Marghera, 65.
Lombardo-Veneta-Emiliana - Sede a Milano - Via Bonvesin de la Riva, 12.
Novarese - Sede a Novara - Via Paolo Gallasti; 4.
Calabro-Sicula - Sede a Catania - Via Caronda, 200.
L'Argentina ha proclamato il Consiglio Nazionale delle Ex-Allieve con sede a Buenos Ayres-Almagro, 132, - Via Yapeyù, fiorente di 24 Sezioni.
Roma. - Al « Testaccio » per iniziativa e cura delle ex-allieve si sono compiute le seguenti opere di bene: Scuola settimanale di religione, scuola professionale di taglio, sartoria, ricamo; confezione, e riparazione di indumenti per la Parrocchia; Preparazione di bambine alla prima Comunione; gara catechistica; sottocrizioni per i solenni ,festeggiamenti per l'elevazione a Basilica della Chiesa del Sacro Cuore.
Alla « Lungara » per il patronato delle giovani artiste ed operaie ebbe luogo una pesca di beneficenza, encomiata da parecchi giornali. « Il Tempo», fra gli altri, scrisse: «... La folla aveva voluto intervenire non solo per tentare la fortuna, ma sopratutto per testimoniare alle benemerite Figlie di Maria Ausiliatrice del Ven. Don Bosco tutta la loro riconoscenza per l'opera altamente morale e cristiana che vanno svolgendo a favore della gioventù femminile del Trastevere ».
A Nizza Monferrato si svolse l'11 agosto u.s., un ben riuscito convegno regionale dell'Unione Monferrino-Ligure. Numerose le convenute, vivo lo spirito di fraternità e di azione. Presiedeva Sua Em. Rev.ma il Card. Cagliero, avente a lato il rev.mo sig. D. Filippo Rinaldi, il quale comunicò il telegramma di benedizione e d'augurio del Santo Padre e portò l'adesione del sig. D. Albera. In seguito, dopo aver accennato al futuro Congresso del 1922 - data d'oro per l'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, che segnerà l'anno cinquantesimo di fondazione - passò a spiegare lo scopo del cordiale Convegno, e invitò le presenti a formare in seno ad ogni sezione i Comitati di azione locale costituiti di pochi membri, cioè di minimi nuclei nei singoli centri, ma attivi collaboratori del- parroco e focolai di ogni buona iniziativa a seconda dei luoghi, poichè tutte le opere buone, dirette alla salvezza delle anime, entrano nel programma di Don Bosco.
Aperto così il Convegno, furori trattati e discussi i temi proposti: Scuola di Religione - Scuola popolare di francese - Buona stampa e biblioteca - Educazione fisica - Drammatica e scuola di canto.
La discussione fu viva e animata, con partecipazione generale, impreziosita da opportune osservazioni e da utili e pratici ammaestramenti del Card. Cagliero e di D. Rinaldi.
Nel pomeriggio si venne all'elezione della Presidente e della Segretaria regionale: riuscirono la sig.ra Galansino Giuseppina Torello e la sig.na Annita Balestrino.
Argentina. - Dal Centro Brasil (Buenos Ayres) scrivono: « Una delle più care deliberazioni prese nell'ultima adunanza delle ex-allieve, fu la elezione di parecchie madrine a protettrici delle povere fanciulle dell'Oratorio festivo. Le elette, munite di biglietto di presentazione della Direttrice, ricorsero a fabbriche, a ditte, a negozi, a laboratori, magazzeni, ecc., per avere in dono vestiti, biancheria, scarpe, calzette, ecc. per la premiazione delle Oratoriane. La festa fu bellissima e molto ricca riuscì la premiazione, ma più bella e più ricca fu l'animazione a lavorare per proteggere e favorire le figliuole dell'oratorio festivo ».
Da Buenos Ayres la Presidente del Consiglio Nazionale scrive:
« Nella scorsa estate sono stata catechista ai poveri fanciulli di una parrocchia. Molti abitano in campagne molto lontane e crescono ignari della religione. Radunai i fanciulli e fanciulle dai 13 ai 16 anni; e, quando furono sufficientemente pre parati, invitai il parroco ad esaminarli. Venne e rimase contentissimo. Erano una trentina e furono tutti ammessi alla S. Comunione. Com'erano raccolti, poveri innocenti ! Pregarono con singolare divozione la Vergine Ausiliatrice; e, prima di tornare, ebbero in dono qualche capo di vestiario».
In Italia.
FRASCATI. - I RESTAURI AL SANTUARIO DI CAPOCROCE. - Abbiamo già accennato a lavori di restauro e decorazione compiuti nel devoto Santuario; ecco di che si tratta. Per ovviare ai danni prodotti dall'umidità alle artistiche pitture e decorazioni del soffitto e delle cappelle, si è voluto riparare il tetto e abbattere un ambiente addossato al medesimo che era causa di gravi inconvenienti. Inoltre furono fatte ritoccare dal prof. Adami le famose decorazioni del P. Pozzi, e dal prof. comm. Virginio Monti dell'Accademia di Belle Arti di Roma venne fatto restaurare il magnifico quadro centrale -del soffitto, rappresentante la liberazione di Frascati dalle orde vandaliche di Filiberto l'Orange: e si volle anche che il prof. Monti abbellisse il tempio con lavori suoi originali che, per ora, sono tre: un dipinto a tempera nella parete centrale dell'altare maggiore e due tele sulle arcate degli altari laterali.
Sul timpano dell'altare maggiore - scriveva il Corriere d'Italia - il Monti ha rappresentato una bellissima scena di Paradiso. Nella gloria dei Cieli, tra angeli osannanti e in devoto atteggiamento di adorazione, l'Eterno Padre pare si compiaccia di aver creato la purissima creatura che doveva essere la corredentrice del genere umano.
Sull'arcata dell'altare laterale di S. Andrea si ammira il quadro dell'Annunciazione. Dal balcone, fiorito di rose e gigli, si ha il panorama della città e la visione di un cielo meraviglioso di cobalto. La Vergine, che attendeva ai lavori donneschi del fuso e della rocca, è prostrata davanti all'Angelo:
... che venne in terra col decreto della molt'anni lagrimata pace,
mentre un fascio di luce l'investe tutta dall'alto. Ora il Comm. Monti metterà mano al terzo quadro sulla parete dell'orchestra, il più grandioso, che dovrà rappresentare una delle scene più incantevoli della vita di Maria SS... E sarebbe un vero peccato, se per mancanza di mezzi non si potesse fare anche il restauro della gradinata d'accesso, della facciata e del timpano, su cui il benemerito Comitato si propone di far dipingere, al luogo dell'affresco esistente assai sbiadito, una immagine di Maria col Bambino fra Angeli proteggenti Frascati, il cui bozzetto riuscitissimo venne esposto al pubblico.
Anche l'egregia Amministrazione Comunale ha voluto mostrare il suo compiacimento della bella opera e portare il suo contributo, col far rimettere in ordine la piazzetta e ricostruire il muricciuolo di difesa. E quindi da augurare, che il già fatto sia un forte stimolo per tutte le anime generose, affinchè secondino questa nobile e santa iniziativa, proponendosi il Comitato nient'altro che di rendere il Santuario di Capocroce un monumento insigne della pietà, della fede, della riconoscenza di Frascati verso Colei che fu sempre la sua valida Patrona e Ausiliatrice.
All'Estero.
LISBONA. - RIPRENDENDO IL LAVORO. - Ci scrivono dalla capitale del Portogallo : L'Opera Salesiana va risorgendo a nuova vita. L'anno scorso, appena libero l'Istituto (era stato requisito per ospedale militare), ed appena si poterono fare le più urgenti riparazioni, si riapersero le scuole esterne, che, ben presto, furono popolate da più di 13o ragazzini. Questo numero poteva essere più che raddoppiato, se non fossero mancate le cose necessarie.
L'anno imminente, piacendo a Dio, senza trascurare gli esterni, si pensa di riaprire l'internato coi vari laboratori.
Le difficoltà non son poche, ma i buoni Cooperatori, che già dimostrarono tanta simpatia alla benefica opera di Don Bosco, non mancheranno d'assisterla anche in avvenire, aiutandola a trionfare di ogni ostacolo.
VALPARAISO (Cile). - LA TESTA DELLO STATUTO. - « La prima domenica di giugno - scrive l'Italia di Valparaiso - la Parrocchia Italiana del Collegio Salesiano, si affollava di connazionali per la commemorazione dello Statuto.
» Oltre al nostro Regio Console ed Incaricato d'affari Cav. Uff. Dott. Attilio Carneluti, ed alla di lui gentile signora, erano presenti quasi tutti i Presidenti rappresentanti delle diverse Società o Sodalizi italiani locali, senza distinzione d'idee o di fede. Numerosissime le signore e signorine, ed addirittura al completo le Dame del Comitato Italica Gens.
» Durante la Messa, il Rev. Parroco, Don Francesco Andrighetti, parlò ai presenti del significato che ha per gli italiani la Festa dello Statuto.
» Terminata la messa, ebbe principio uno spettacolo commoventissimo: la distribuzione di commestibili, indumenti ed oggetti utili ai bimbi poveri della Colonia, fatta dalle gentili signore e signorine del Comitato Italica Gens. Solamente in cuori gentili di donne, e di donne italiane, poteva nascere questo bel fiore della carità che sboccia nei giorni più belli e santi delle ricorrenze patriottiche. Ai bimbi poveri della Colonia; specialmente a quelli che la sventura ha privato dei padri, non deve mancare, nei giorni cari agli italiani, quello che la loro miseria reclama: anche per essi dev'esser festa. Ed a questo provvede il Comitato Italica Gens, che periodicamente raccoglie fra le gentili Dame che lo compongono, ed in parte ricorrendo alla generosità dei connazionali, quanto suggerisce un senso fine e delicato, e poscia lo distribuisce fra i bisognosi. »
L'Emo. Card. Giorgio Gusmini.
Spirò santamente, in Bologna, la mattina del 24 agosto.
Le qualità del compianto Porporato, le sue elettissime doti di niente e di cuore, la sua attività e lo zelo apostolico, e, sopratutto la semplicità della sua vita e l'amore portato alle organizzazioni cattoliche, in particolar modo alle giovanili, hanno reso l'immatura sua perdita particolarmente grave e dolorosa per l'Archidiocesi di Bologna, che ha reso al defunto Pastore solenni e commoventi onoranze.
I funerali raccolsero intorno alle venerate spoglie tutti i cittadini e un'enorme quantità di forestieri recatisi appositamente in città dai centri maggiori e minori della provincia. Tutti i partiti, tutte le classi, vi erano rappresentate. Fu l'apoteosi dell'uomo pio, che passò beneficando e ha lasciato di sè un ricordo incancellabile.
Memori della bontà che l'Em.mo Card. Gusmini ebbe sempre per l'opera nostra, ci uniamo con affetto aì nostri Confratelli di Bologna a pregar pace per l'anima sua, certi che anche i lettori non mancheranno di suffragarla copiosamente.
Baronessa Azelia Ricci des Ferres.
La mattina del 7 settembre u. s. compiva la sua mortale carriera la baronessa Azelia Ricci des Ferres, nata Fassati Roero di San Severino.
La nobile estinta, per la cui morte prendono il lutto molte famiglie della più alta nobiltà piemontese, fu veramente la « donna forte » quale è descritta nei libri santi: e il nostro Ven. Padre, amico di famiglia, collaborò efficacemente alla formazione della .sua coscienza profondamente cristiana. Mentre ci riserviamo di parlare di lei diffusamente, vogliamo ora rilevare come nella casa silenziosa di via Bogino la compianta nobildonna trascorse una vita ricca di bellezze cristiane, dispensando ai congiunti e ai poveri tutto il bene che albergava la sua anima eletta, e tutte le virtù d'una coscienza che si era affinata - non negli agi di casa illustre - ma nell'esercizio della preghìera e nel raccoglimento.
Al Barone Carlo Rìcci des Ferres e ai nobili congiunti, più ancora dei suffragi che per l'estinta innalzano al Signore quanti che ne hanno apprezzato le virtù o goduto i benefici, sia di conforto la certezza che Ella deve aver già raccolto dalla divina bontà il premio che si meritò con la santa vita.
Conte Francesco Deciani.
Spirò santamente il 15 giugno 1921 nell'avita casa di Martignacco, dov'era nato nell'agosto 1844. Il conte Deciani fu cristiano fervente, che seppe tener alto il prestigio della fede in tutta la vita, privata e pubblica. Era un ornamento del Friuli. Cattolico cosciente e praticante, rese eminenti prodigi alla patria, col forte e versatile ingegno, sempre rivolto ad una propaganda convinta di buon esempio e di opere buone. Non ebbe figli, ma amò tutti come fratelli in Cristo. Alla consorte e ai congiunti desolati vive condoglianze.
Giuseppe Ghiddi.
Morì a Patrignacco, in provincia di Modena, il 9 agosto u. s. Zelante cooperatore, eresse a proprie spese un altare marmoreo nella chiesa parrocchiale, ad onore di Maria Ausiliatrice, di cui era divotissimo. L'accolga il Signore nel regno dei Santi!
AIME Sac. Antonio, nato a Cereseto (Alessandria), a Bogotà (Colombia) il 7 - 7 - 1921 a 6o anni.
Di lui diciamo ampiamente in altra parte del Bollettino.
AsPEsi Giovanni, nato a Busto Arsizio, † a Torino il 15 - 6 - 1921 a 59 anni.
Morì per un infortunio occorsogli in via, sopportando con edificante rassegnazione i non lievi dolori, adorando la volontà di Dio.
BESToNZO Sac. Antonio, nato a S. Benigno Canavese † alla Spezia il 23 - 7- 1921 a 52 anni.
Ebbe sommamente caro il decoro delle sacre funzioni, al quale contribuì efficacemente, ammaestrando con intelletto d'amore la Schola cantorum delle Scuole S. Paolo. Il Signore gli conceda il gaudio delle divine armonie!
CORNELIO Giov. Battista, nato a Morano sul Po (Alessandria), + a Collesalvetti (Pisa) il 20 - 4 1921 a.69 anni.
Prodigò per molti anni la sua attività nelle missioni. Tornato in Italia, per ragioni di salute, continuò ad edificare i confratelli con la sua laboriosità, pietà e mitezza.
GALVEZ Ch. Orellana, nato a Guacarhue (Cile), † a Santiago del Cile il 10 - 4 - 1921 a 24 anni.
Ebbe non comune rassegnazione e pazienza nel sopportare i dolori di lunga malattia.
GIORDANO Sav. Felice, nato a Monteleone (Catanzaro), † a S. Pier d'Arena il 22 - 5 - 1921 a 33 anni.
Maestro esemplare ed educatore affabile, sapeva cattivarsi l'affetto degli alunni con la sua bontà e dolcezza.
LAVAGNO Evasio, nato a Rosignano Monferrato, † a Canelli (Alessandria) il 18 - 6 - 1921 a 61 anno.
La sua vita si compendiò nel motto: « Lavoro e preghiera ». Era davvero edificante il vedere questo caro salesiano consumare la propria esistenza in assiduo lavoro, e accompagnare le continue fatiche con una preghiera incessante.
MoJoN Riccardo, nato a Santa Tecla de Abeleda (Spagna), + a Sarrià l'8 - 7 - 1921 a 44 anni.
Pio, affabile, zelante, fece una di quelle morti che pur in mezzo alla pena naturale della separazione, lasciano un'impressione dolce e soave, e rammentano il detto di S. Bernardo: « Facilis est via de cella ad caelum ».
PAVAN Sac. Emilio, nato a Canale di Scadossa (Padova), † a Torino il 12 - 6 - 1921 a 53 anni.
Per parte di madre, discendeva dalla famiglia di Niccolò Macchiavelli. Emigrato giovinetto in America, vi conobbe i Salesiani e si ascrisse alla nostra Pia Società. Lavorò per vari anni con zelo ed abnegazione, specialmente nell'istruzione e nell'assistenza degli alunni più piccoli, finchè non lo colpì una terribile epilessia che lo travagliò per lunghi anni fino alla morte. Si spense nella Piccola Casa della Divina Provvidenza, dove era stato caritatevolmente accolto con quella pietà per le umane sventure che non conosce limite.
PONS Sac. Alessandro, nato a Ceva (Piemonte), † a Maroggia (Svizzera) il 12 - 4 - 1921 a 4o anni.
Di carattere vigoroso e buono, ebbe da Dio animo evangelicamente schietto e ingegno versatile. Morì sul lavoro. I suoi funerali, solenni per numero e cordoglio d'intervenuti, palesarono quant'era amato.
PESEL Ch. Enrico, nato a S. Martin (Maribori), † a S. Martin il 25 - 1 - 1921 a 21 anno.
Morì nel fiore degli anni, mentre sospirava il giorno di salire all'altare, senza un lamento e senza rimpianti, irradiato dalla visione del premio celeste.
RODDA Giuseppe, nato a Guarene (Cuneo), † a New Rochelle il 17 - 3 - 1921 a 52 anni.
Umile e laborioso, vide avvicinarsi la morte per una disgrazia. Buon per lui, cui più mesi di angosciose sofferenze, eroicamente sopportate, purificarono l'anima, di null'altro trepida che dell'offesa di Dio, di null'altro ansiosa che di restar fedele alla vocazione fino alla morte.
ROSSETTI Carlo Maria, nato a Chivasso (Torino), † a Viedma (Patagonia) il 20 - 3 - 1921 a 57 anni.
Lavorò per 33 anni nelle missioni, lasciando ovunque soave profumo delle sue virtù. Morì in concetto di santità, sereno, fiducioso, ricco di meriti.
SIKORA Giovanni nato a Miechowitz (Slesia Superiore), † a Candelaria (Terra del Fuoco) il 14 - 5 - 1921 a 64 anni.
Pio e zelante catechista, nell'amore per gli Indi Fueghini aveva posto tutta la sua vita. Il Signore c'invii altri operai, volonterosi come il compianto confratello.
TRUSGNAC Antonio, nato a S. Leonardo (Udine), † a Verona il 24 - 5 - 1921 a 56 anni.
Visse la vita nel lavoro assiduo, nel silenzio e nella preghiera, e fece la morte dei giusti. Come è vero, che il tramonto è come il giorno che si vive!
ALoE Suor Maria Rosa, † a Giojosa Ionica
AMBROSI Mons. Domenico, † a Terracina AMIANO Rosa, † a Pavia. ATTUS MoI Giovanni, † a Isili BERTELLI Domenica, † a Lumezzane Pieve BIANCHI Giuseppe, † a Novara BIGLINO Candido, † a Torino BORDONE Felice, † a Manarola (Genova) BORGNINI Clelio, † a Novara
CANZIANI Giulia ved. CoLoMBo, † a Tradate (Como) CELSI Antonio, † a Moneglia (Genova) CIOTTI Can. D. Mariano, † a Ancona COLOMBO Enrichetta, † a Cassano d'Adda (Milano) CORRADINI Giuseppe, † a Refrontolo (Treviso) COSTA Giuseppe, † a Torino COSTELLi Giuseppe, † a S. Sebastiano (Alessand.) DE CANEVA Davide, † a Liaris (Udine) DELIO avv. Ernesto, † a Novara DEI SIGNORE D. Gio. Batt. Can. Vic. G. † a Novara GALLONE Maria ved. PASQUARO, † a Torino GAMBARO Angelo, † a Mirabello Monf. GASPARELLA Teresa, † a Schio (Vicenza) GHIGLIA Angela, † a Alice Belcolle (Alessandria) GURIN Maria fu Stanislao, † a Semogo (Sondrio) IRIU Anna Maa, † a Oristano (Cagliari) LUSVARDI Geminiano, † a Spilamberto (Modena) MAFFINi Ester ved. ROSSINI, † a Novara MANERA Giovannina, † a Pavia MARGARINI Giulia n. MARITANO, † a Torino MARISCOTTI LUIGI Arc. Vic. For., + a Campoligure, MENINI Eugenio, † a Castelcerino (Verona) MORETTI Elena negli AGNOLOZZI, † a Marradi MULATTERO Giacinta, t a Giaveno (Torino) NEBULONI Luigi, † a Novara PATOIA Antonietta ved. PASSERINI, † a Novara PORATI Chiara, † a Cisliano (Novara) PRANDINI Prof. D. Pietro, † a Trento QUARANTA Giov. Bali., † a Lagnasco (Cuneo) RANIERI Matilde TENTI n. MELBER, † a Livorno Ricci Pietro, † a Acqui (Alessandria) RoMANi Laura, † a Sanazzaro de' Burgondi SATTA ATZORI Donna Efisia, † a Isili SCARSI Angelina n. PERFUMO, † a Roccagrimalda SOLARI D. Giovanni Rettore, † a Maena (Genova) TABONE Rosaria ved. GAUCI, † a Valletta (Malta) TENTO Francesca fu Delend. † a Lu Monf. TIRABOSCHI D. Giovanni, † a Fiorano al Serio Tocco Giuseppe, † a Isili (Cagliari) TOMASI Maria, † a Alcenago (Verona) ToMÈ Annetta, † a Ghirano (Udine)
TOTINO Teresa in SCHIRIPA, † a Gioiosa Ionica VISCA Cav. Natale, † a Savona (Genova) ZAINA D. Giov. Batt. Cappell., † a Castello (Udine) ZORZOLI Geom. Ambrogio, † a Novara