PERIODICO MENSILE DEI COOPERATORI DI DON BOSCO
ANNO XI - N. 4 I APRILE 1916
SOMMARIO
Proposte e Suggerimenti: - Per l'assistenza della gioventù abbandonata - Per il mese di Maria Ausiliatrice - Mobilitazione d'innocenti.
L'Angelo della Pace : - Documenti.
I voti dei VII Congresso Internazionale e la Pia Unione.
Echi delle Feste Centenarie: Dalla Colombia - Dalla Repubblica Argentina.
L'esultanza della Patagonia pel suo Cardinale - Una Conferenza dell'Em.mo Cagliero.
I prodigi di Maria Ausiliatrice in Cina (Lettera del Missionario D. Luigi Versiglia).
Il Culto di Maria, Ausiliatrice: li 24 del mese - Grazie e graziati.
Riconoscenza al Ven. Don Bosco.
Pel tempio votivo in onore di Maria Ausiliatrice ai Becchi di Castelnuovo d'Asti.
Note e Corrispondenze: Nuova fondazione - Feste e Conferenze - Negli Istituti delle Figlie di Maria Ausiliatrice - Tra gli Emigrati: Dalla „Nuova italia"
Notizie varie - Necrologio e Cooperatori defunti.
REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE - VIA COTTOLENGO, 32 - TORINO
A proposito dell'esortazione rivolta nel mese scorso ai nostri Cooperatori di favorire direttamente e indirettamente i Catechismi quaresimali, ci son pervenuti - ci sia lecito rilevarlo - autorevoli rallegramenti col « consiglio di continuare ogni mese a proporre e a suggerire ai lettori del Bollettino qualche opera buona, la quale tanto più facilmente sarà abbracciata, quanto meglio se ne metterà in luce la necessità e la convenienza ».
Accettando con viva gratitudine il prezioso consiglio come quello che donerà al periodico quella maggior forza eccitante a calcare le orme del Ven. Don Bosco, che fu sempre nel nostro programma - in questo mese additiamo ai zelanti Cooperatori
I) gli urgenti bisogni di tanti veri giovanetti abbandonati,
II) la convenienza e il modo di far bene il mese di Maria Ausiliatrice;
III) l'efficacia particolare che hanno presso Dio e la benedetta sua Madre le preghiere degli innocenti.
Per l'assistenza della gioventú abbandonata.
Il nostro programma e la parte riservata ai Cooperatori.
Col ritorno della buona stagione torna ad accentuarsi il vagabondaggio di numerosa gioventú per le vie, per le piazze, per le campagne. Se ciò avveniva tutti gli anni - e in certe regioni assumeva già proporzioni sinistramente impressionanti or che molti padri di famiglia son sotto le armi e le mamme, le povere mamme, son costrette a lavorare tutto il giorno per far fronte al mantenimento della figliuolanza, è facile comprendere come il doloroso spettacolo ia divenuto e diverrà, ogni dí più, ancor piú vasto e maggiormente desolante. C'è quindi da preoccuparsene.
I Salesiani - quantunque essi pure vedano assai assottigliate le loro file - non mancheranno d'interessarsi di questi poveri fanciulli, secondo lo spirito e gli esempi del Ven. loro Fondatore, e ciò faranno, come l'anno passato, in una maniera ancor più larga ed intensa dopo chiuse le pubbliche scuole.
Ma non si deve attendere fino a quel giorno per prendere quei provvedimenti che sono ora possibili. Quello che si può far subito, dev'essere fatto senza dilazione.
E subito convien anche aver l'occhio a quello che si dovrà e potrà fare prossimamente.
Ecco un problema che riguarda assai da vicino noi e i nostri Cooperatori.
Quattro o cinque conferenze su questo argomento - tra i Salesiani e i Cooperatori locali non saranno né troppe né fuor di luogo per studiare seriamente il modo onde provvedere all'assistenza dei figli dei richiamati e all'educazione degli orfani. Scendiamo in campo tra i primi; mettiamoci subito a lavorare con zelo illuminato, generoso e previdente. Sarà una vittoria di piú per la causa della Religione e della Civile Società.
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Anche nelle città, ove non esistono Case Salesiane, noi vedremo con gioia sorgere Comitati di Cooperatori Salesiani, allo stesso fine e collo stesso programma.
Diciamo di piú. Dev'essere impegno di ogni
Cooperatore Salesiano il fare tutto quel bene che può in questo campo. Potendo, perché non allargare la vigilanza a questo e quel giovanetto, o a questa e quella fanciulla, invitandoli nelle proprie case, associandoli ai propri figliuoli o alle proprie figliuole, prodigando cosí ad essi quelle affettuose sollecitudini che non possono avere dai genitori?
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Noi raccomandiamo caldamente lo studio e la pratica di quest'opera di squisita carità religiosa e patria, e preghiamo i piú illuminati e piú zelanti a suggerirci quello che converrebbe fare nelle campagne, nei piccoli e grossi paesi e nelle grandi città. Ben volentieri, ad ammaestramento di tutti i Cooperatori, pubblicheremo le loro proposte nel prossimo numero.
Per il Mese di Maria Ausiliatrice.
Riflessi e raccomandazioni.
La domenica di Pasqua, 23 corrente, comincia il mese in preparazione alla solennità di Maria Ausiliatrice. Se vi fu un tempo in cui il pensiero della bontà materna di Maria Santissima apparve qual unica e ferma speranza al cuore dei cristiani, è proprio il presente.
Mai come oggi ci sembrano piene di verità, e quasi profetiche, le parole del compianto Pio X: « Noi siamo persuasi che nelle vicende dolorose dei tempi che corrono non ci restano altri conforti che quelli del cielo, e tra questi l'intercessione potente di quella benedetta che fu in ogni tempo l'Aiuto dei Cristiani «.
Mai come oggi - nell'illimitato prolungarsi della guerra - ci paiono solennemente ammonitrici queste altre parole di Papa Benedetto XV:
« Quanto piú buio si presenta l'avvenire, con tanto maggiore fiducia accostiamoci al trono di grazia; affin di ottenere misericordia, e grazia trovare per opportuno sovvenimento (Hebr.
4, 16). E quindi necessario... rivolgere insistenti ed umili preci al Signore, che, com'è padrone ed arbitro sovrano degli eventi umani, cosí può ai suoi infallibili disegni indirizzare Egli solo, per quelle vie che meglio gli piacciono, i voleri degli uomini. Non paia che senza un divino consiglio la pace abbia esulato dal mondo; permette Iddio che le genti umane, le quali avevano posto ogni pensiero nelle cose di questa terra, si puniscano, le une le altre, con mutue stragi, del disprezzo e della noncuranza con che Lo han trattato... Ascolti e secondi i comuni voti della Chiesa la Vergine Santissima, Aiuto dei Cristiani, e colla sua intercessione ottenga dal suo Divino Figlio che, tornate le menti al culto della verità e gli animi a quello della giustizia, la pace di Cristo riapparisca al
Mobilitazione d'innocenti.
Un annunzio e una proposta.
Non è nuova la proposta: l'abbiamo rilevata da altri periodici, ma l'appoggiamo con tutta l'anima e la facciamo nostra. Urge in questa tragica ora di prova, mobilitare anche i bambini: essi non potranno, come i loro fratelli piú adulti, vestire le divise militari e marciare alle varie fronti; possono tuttavia serrarsi in falange invincibile di preghiera, possono circondare un altare dove risiede Gesú Sacramentato, e con le loro voci innocenti far dolce violenza al Cuore di Dio.
Mobilitare i bambini per un'universale crociata di fervide preci, e i bambini di ogni nazionalità, non è sfuggito alla industre e sapiente pietà del S. Padre Benedetto XV nel Breve che accompagnava la sua cosí penetrante preghiera per la pace. I bambini non hanno necessità di offrire ostie prima per i propri delitti... ché i loro Angeli vedono sempre la faccia del Padre celeste, e raccolgono i candidi effluvi del loro cuore per presentarli in odore di soave purezza alla Misericordia Divina.
Or ecco il nostro annunzio.
Nel Santuario di Valdocco ogni giorno del mese alcuni bambini innocenti, guidati dalle Figlie di Maria Ausiliatrice, si accosteranno alla S. Comunione, e una schiera ancor piú numerosa farà ogni giorno una visita devota all'altare dell'Ausiliatrice . dei Cristiani, recitando la preghiera composta dal S. Padre per la pace.
Perché non si potrebbe il bell'esempio imitare da tante buone cooperatrici? Perché non si potrebbe continuare fino a pace conchiusa?
Non v'ha dubbio, le preghiere di tanti cuor innocenti affretterebbero sulla Patria nostra e sul mondo intero le invocate benedizioni.
mondo e, ponga d'ora innanzi stabile sede fra gli uomini ».
Ciò posto, o cari Cooperatori, preghiamo, preghiamo: l'ora è opportuna.
Lasciando alla pietà e all'iniziativa individuale dei RR. Cooperatori Parroci o Rettori di Chiese stabilire le modalità piú acconce a conciliare localmente la maggior frequenza e la maggior divozione al mese mariano, per parte nostra raccomandiamo a tutti i Cooperatori:
I) d'accostarsi in questo mese con maggior frequenza ai SS. Sacramenti;
II) di fare ogni giorno una preghiera speciale secondo le intenzioni del Santo Padre;
III) di recitare ogni giorno la preghiera da Lui composta per implorare la pace ;
IV) di zelare, con opportuni consigli ed inviti, perché anche altri si uniscano nell'affettuoso tributo all'Ausiliatrice dei Cristiani.
Riprendiamo la breve rassegna dei fatti piú caratteristici che saranno scolpiti a caratteri d'oro nella storia del Pontificato di Benedetto XV e della presente guerra europea (1).
Primo - non per ordine di tempo, ma per la sua importanza - è un'altra lettera pontificia, indirizzata all'Em.mo Card. Vicario, nella quale « affine d'impetrare piú facilmente dalla infinita misericordia di Dio la cessazione dell'immane flagello « si esortano i fedeli, non solo di Roma, ma di tutta l'Italia e degli altri paesi belligeranti, a trascorrere la volgente quaresima - e specialmente il 21 corrente, giorno del Venerdí Santo - in una piú fervorosa e assidua preghiera e nella pratica della cristiana mortificazione; - e di adoperarsi in modo speciale a sollievo dei miseri figli di coloro che son morti in questa orribile guerra.
Ecco il prezioso documento;
Al Signor Card. Basilio Pompilj
Nostro Vicario Generale.
Signor Cardinale,
Al tremendo conflitto, che lacera l'Europa, Noi, come Pastore universale delle anime, non potevamo, senza venir meno ai sacri doveri impostiCi dalla sublime missione di pace e di amore da Dio affidataCi, restare indifferenti od assistere silenziosi. E perciò sin dagli inizi del Nostro Pontificato, coll'angoscia, che Ci suscitava nel cuore un cosí atroce spettacolo, Noi Ci adoperammo ripetute volte, con le Nostre esortazioni e coi Nostri consigli, per indurre le Nazioni contendenti a deporre le armi, componendo i propri dissidi nel modo richiesto dalla umana dignità, mediante un'intesa amichevole. GettandoCi, per cosí dire, in mezzo ai popoli belligeranti, come un padre in mezzo ai propri figli in lotta, li abbiamo scongiurati in nome di quel Dio, il Quale è giustizia e carità infinita, a rinunziare al proposito di mutua distruzione, ad esporre una buona volta con chiarezza, in modo diretto od indiretto, i desideri di ciascuna parte, ed a tener conto, nella misura del giusto e del possibile, delle aspirazioni dei popoli, accettando, ove occorra, in favore dell'equità e del bene comune del gran consorzio delle Nazioni, i doverosi e necessari sacrifici di amor proprio e d'interessi particolarì. Questa era ed è l'unica via per risolvere il mostruoso conflitto secondo le norme della giustizia e giungere ad una pace non profittevole ad una sola delle parti, ma a tutte, e quindi giusta e duratura.
Purtroppo la Nostra voce paterna non venne finora ascoltata, e la guerra con tutti i suoi orrori continua furiosa. Ciò non osstante Noi, Signor Cardinale, non possiamo, non dobbiamo tacere. Non è lecito al padre, i cui figli sono in fiera contesa, cessare dall'ammonirli, sol perché essi resistono alle sue preghiere, alle lagrime sue. Ed Ella sa, d'altra parte, che, se il Nostro ripetuto grido di pace non ha raggiunto l'effetto desiderato, ha avuto però un'eco profonda ed è disceso come un balsamo nel cuore dei popoli belligeranti, anzi dei popoli del mondo intero e vi ha suscitato un vivo, acuto desiderio di vedere risolto quanto prima il sanguinoso conflitto. Non Ci è, quindi, possibile astenerCi dal levare ancora una volta la Nostra voce contro questa guerra, la quale Ci appare come il suicidio dell'Europa civile: non dobbiamo trascurare di suggerire o di additare, quando le circostanze Ce lo consentano, qualsiasi mezzo, che possa giovare al raggiungimento del fine bramato.
Propizia occasione Ce ne porgono ora, Signor Cardinale, alcune pie Signore, le quali Ci hanno manifestato l'intenzione di stringersi, nell'imminenza della Sacra Quaresima, in unione spirituale di preghiera e di mortificazione, affine di impetrare piú facilmente dalla infinita misericordia di Dio la cessazione dell'immane flagello. A Noi, che l'assidua orazione e la cristiana penitenza abbiamo spesso inculcate, come unico conforto allo strazio del Nostro e di ogni cuore umano per questa orribile lotta fratricida, e come mezzo efficacissimo per impetrare dal Signore la sospirata pace, non poteva non riuscire accettissimo un tale proposito. Lo abbiamo, quindi, benedetto con tutta l'effusione del paterno Nostro animo, e vogliamo ora pubblicamente lodarlo, desiderando che tutti i fedeli lo facciano proprio. Noi confidiamo dunque che, non solo in Roma, ma in tutta l'Italia e negli altri paesi belligeranti le famiglie cattoliche si raccolgano, specialmente nei prossimi giorni dalla Chiesa consacrati alla penitenza, lungi dagli spettacoli e divertimenti mondani, in una piú fervorosa ed assidua preghiera e nella pratica della cristiana mortifi cazione, la quale rende più accette al Signore le suppliche dei suoi figli, ed apparisce, poi, nelle presenti circostanze oltremodo opportuna e rispondente al cordoglio di ognì animo bennato. Speciale esortazione Noi facciamo a quante sono madri, spose, figlie, sorelle dei combattenti, che nell'animo tenero e gentile, piú vivamente di qualsiasi altra persona, sentono e misurano l'immensa sciagura dell'attuale spaventevole guerra, affinché coll'esempio e col dolce potere da loro esercitato nel focolare domestico inducano tutti i membri delle loro famiglie ad innalzare a Dio in questo tempo accettevole, in questi giorni di salute, una continua e piú fervida prece, ed a presentare al suo Trono Divino una offerta di volontari sacrifici, che ne plachino la giustissima ira. Ci sarebbe, anzi, ben caro, che le medesime famiglie cattoliche di tutte le nazioni combattenti attendessero a tali opere di pietà ìn particolar modo nel giorno sacro alla commemorazione del sublime sacrificio dell'Uomo-Dio, il Quale volle col dolore redimere ed affratellare tutti i figli di Adamo, chiedendo a Lui, in quelle ore rese eternamente memorabili dalla sua infinita carità, - per l'intercessione dell'Addolorata, ma invitta Madre Sua, Regina dei Martiri, - la grazia di sopportare con fortezza e rassegnazione cristiana l'angoscia e le perdite dolorosissime cagionate dalla guerra, e supplicandolo di porre fine ad una prova cosí lunga e terribile.
E poiché anche con le elemosine si redimono i peccati e si placa la giustizia di Dio, Noi desidereremmo che ciascuna famiglia offrisse proporzionatamente ai propri averi, l'obolo della carità, da erogarsi a favore dei poveri e degli infelici, tanto cari a Gesú Redentore, ed in modo speciale a sollievo dei miseri figli di coloro che son morti in questa orribile guerra.
Nella speranza, infine, che a tali opere di cristiana pietà vorranno associarsi, - spinte da un tenero sentimento di umana compassione e, piú fortemente ancora, dalla sovrannaturale carità, che deve unire i figli del medesimo Padre celeste, - anche le famiglie dei paesi neutrali, Noi impartiamo di cuore a Lei, Signor Cardinale, ed alle suddette donne e famiglie cattoliche la Benedizione Apostolica.
Dal Vaticano, 4 marzo 1916.
BENEDETTO PP. XV.
(1) Ved. Boll. di Dicembre u. s.
Vanno sempre meglio attuandosi anche le pietose proposte del Sommo Pontefice per lo scambio dei prigionieri civili fra le nazioni belligeranti. Tali prigionieri sono tutti quei numerosi, che allo scoppiare della guerra furono sorpresi nelle regioni nemiche e vennero poi internati nei campi da concentrazione, dove la vita, anche se si usino i piú convenienti riguardi, non può a meno di riuscire gravosa. La restituzione dei prigionieri civili comprende ora tutti i fanciulli e le donne di qualunque età; quanto agli uomini vigorosi, vengono restituiti soltanto quelli che sono inferiori ai 17 anni e superiori ai 45. I prigionieri civili, che già attraversarono la Svizzera, ai primi di marzo erano 16oo francesi e 3000 tedeschi; e tutti quanti riconoscono le paterne benemerenze del Papa nella loro bramata liberazione.
La riconoscenza della Polonia.
I Vescovi polacchi pubblicavano il 13 gennaio una bellissima Pastorale, diretta ai loro fedeli, nella quale sono ricordati i varii atti di affettuosa e particolare benevolenza, che si degnò compiere Benedetto XV per quel popolo tanto sventurato e tanto bisognoso fra i disastri della presente guerra. I Vescovi di Polonia notano in modo speciale, come il Santo Padre fissò un giorno, cioè il 21 novembre 1915, perché in tutte le chiese del mondo cattolico si facessero preghiere per la Polonia e per essa si raccogliessero elemosine, inviando egli medesimo quel piú cospicuo soccorso, che le strettezze economiche della Sede Apostolica consentivano. Quindi esortano il popolo polacco dicendo:
« Nella tua sventura si sono ricordati di te il tuo Padre ed i tuoi fratelli, perché fai parte della grande e gloriosa famiglia cattolica, ed hai un Padre caritatevole e assai misericordioso. Nella tua fede - dunque - è la tua forza, ed è il tuo avvenire ».
Infine i prelati invitano i cattolici Polacchi a concorrere in un giorno, che sarà determinato, nelle chiese per assistere alla santa Messa, accostarsi alla Santa Comunione e pregare fervidamente per il Papa, retribuendo a lui « cuore per cuore, preghiera per preghiera ».
I medesimi Vescovi inviarono nello stesso giorno 13 gennaio una nobilissima lettera al Santo Padre, in cui esaltano la Divina Provvidenza, dicendo che « nel cuore paterno del Vicario di Gesú Cristo ci ha dischiusa una fonte viva di amore, che è dolce balsamo alle nostre amarezze ed a cui si sono rivolte ognora le nostre speranze, nonché i profondi sospiri dell'infelice Polonia ». Rammentano i Vescovi, come il Papa fissò il 21 novembre dello scorso anno per preghiere ed elemosine nell'intero mondo cattolico a vantaggio della Polonia: accennano ai soccorsi da Lui mandati a tutta la Polonia, e alla lettera inviata all'episcopato della Galizia, nella quale, dice il documento: « Voi vi siete compiaciuto di manifestarci di quanto grande benevolenza ci abbia fatto e continui a farci oggetto il paterno Vostro amore ». Annunziano che fu da loro fissato il giorno 7 maggio p. v., perché si innalzino preci per il Papa in tutta la Polonia, e conchiudono dicendo:
u Come fin dai tempi degli avi nostri un invincibile attaccamento alla Santa Sede fu per le nostre genti faro luminoso, tanto nella prosperità quanto nella sventura, cosí anche oggi questo indefettibile attaccamento costituisce la nostra inespugnabile fortezza, ed è in virtù di esso che, in mezzo ai tristi rivolgimenti della sorte, arride al popolo nostro la speranza di tempi migliori ».
L'interessamento del S. Padre per i prigionieri di guerra.
Dall' « Osservatore Romano » del 27 gennaio.
Demmo già notizia nel nostro numero dell'11 giugno p. p. di una nuova pietosa iniziativa del Santo Padre Benedetto XV a favore dei prigionieri di guerra.
Sua Santità, nella pastorale Sua sollecitudine, si era molto preoccupato della sorte dei prigionieri di guerra feriti o malati dei vari paesi belligeranti, i quali a causa del loro numero non potevano avere tutte quelle cure e quell'assistenza che erano richieste dal loro stato.
A tal uopo Sua Santità rivolgevasi al Governo Svizzero, del quale sono ben noti i sentimenti di ospitalità ed il nobile impegno per attenuare gli orrori del presente conflitto, interessandolo ad accogliere, fino alla loro guarigione, in un pulito del territorio della Confederazione un certo numero di prigionieri feriti o malati, francesi, belgi ed inglesi, ed in un altro punto un numero corrispondente di prigionieri austriaci o tedeschi che si trovassero nelle medesime condizioni.
A rendere piú spedite le pratiche iniziate col Governo svizzero, il Santo Padre inviava in Svizzera il sig. Conte avv. Carlo Santucci, il quale riceveva dal Presidente della Confederazione Elvetica la piú favorevole accoglienza per la nobile proposta di Sua Santità, che sottoposta quindi al Consiglio Federale veniva senz'altro approvata.
Questa pietosa iniziativa del Santo Padre ha avuto ora felicemente un principio di attuazione, e S. E. il sig. Barone von Muehlberg, Ministro di Prussia presso la Salita Sede, si è compiaciuto darne comunicazione a S. E. il signor Cardinale Segretario di Stato col seguente dispaccio:
Em.mo Cardinal Gasparri, Segretario di Stato di Sua Santità,
Lugano, 25 gennaio 1916.
L'ospitalizzazione nella Svizzera dei prigionieri di guerra malati comincia oggi ad andare ad e fletto. Cento prigionieri tedeschi e cento prigionieri francesi, malati di petto, sono stati già installati a Davos ed a Leysin.
In quest'occasione il mio Governo mi incarica di ringraziare vivamente il Santo Padre per la Sala nobile ed' umanitaria proposta, ed io mi permetto indirizzarmi alla, cortesia dell'Eminenza Vostra per far pervenire la riconoscenza e i ringraziamenti del mio Governo al trono di Sua Santità.
VON MUEHLBERG
Ministro di Prussia presso la Santa Sede.
Lo stesso giornale nel numero del 28 gennaio aggiungeva
Ieri pubblicammo un telegramma diretto da S. E. il signor von Muehlberg, Ministro di Prussia presso la Santa Sede, a Sua Eminenza Rev.ma il Cardinale Segretario di Stato, col quale dando ragguaglio del principio della ospitalizzazione in Svizzera dei prigionieri di guerra malati, pregava la Eminenza Sua di far pervenire al Santo Padre i ringraziamenti del suo governo per la nobile ed umanitaria proposta.
Oggi siamo lieti di pubblicare un telegramma in data di ieri 26, col quale gli stessi prigionieri giunti a Davos, per mezzo dell'Ill.mo e Rev.mo monsignor Giorgio Schmid de Gruenek, ringraziano il Santo Padre
Sua Santità Benedetto XV - Vaticano, Roma.
Giunti oggi i primi cento prigionieri convalescenti nella mia Diocesi, a Davos, mi incaricano di esprimere a Vostra Santità i sensi della loro profonda eterna riconoscenza umiliando figliali ossequi.
G. ScHMID, Vescovo di Coira.
Dall' « Osservatore Romano » del 7 febbraio.
« Il Santo Padre che ha dimostrato con le molteplici e benefiche Sue iniziative tanto vivo interessamento per la sorte di tutti indistintamente i prigionieri di guerra, a qualunque delle nazioni belligeranti essi appartengano, non poteva certo rimanere indifferente alla sorte dei Figli a Lui piú vicini, degli Italiani che trovansi prigionieri in Austria.
» Della sua paterna sollecitudine, pertanto, verso di essi, l'Augusto Pontefice ha voluto fosse interprete e degno rappresentante l'Em.mo e Rev.mo sig. Cardinale Scapinelli di Lèguigno, Pro-Nunzio Apostolico a Vienna, incaricandolo all'uopo di recarsi personalmente a visitare il campo di Mauthausen, ove i prigionieri di guerra trovansi concentrati.
» L'Em.mo Porporato si è affrettato ad eseguire il pietoso intendimento di Sua Santità, compiendo fin dal giorno 18 gennaio p. p. la sua visita al detto campo di concentrazione, e dando poi della medesima esatto ragguaglio all'Em.mo signor Cardinale Segretario di Stato » con un rapporto che fu riferito da tutti i giornali.
Serva esso « di conforto alle famiglie trepidanti per la sorte dei loro cari prigionieri », come fu « una nuova dimostrazione all'opera incessante, premurosa, amorevole del Santo Padre Benedetto XV a pro dei prigionieri di guerra, i quali lontani dalla patria e dalla famiglia sanno pur sempre di essere l'oggetto delle Sue vigili, tenerissime cure ».
Dall'Osservatore Romano del 15 febbraio.
Fra i rovi e le spine che ci appresta ogni giorno la cronaca dolorosa della guerra europea, ci è dato oggi di cogliere un fiorellino gentile, di cui ci piace far gustare ai lettori il soave profumo.
È pervenuta al Santo Padre Benedetto XV da Parigi la seguente che riportiamo letteralmente tradotta dal francese.
Beatissimo Padre,
Siamo quattro fanciulli francesi, molto riconoscenti a Vostra Santità dell'iniziativa che ha preso la paterna bontà di prendere a favore dei prigionieri malati. Il nostro padre, dopo 17 mesi di una dura prigionia in Germania, essendo stato colpito da una pleurite, è stato internato in Svizzera.
Siccome è desso il primo ufficiale dell'esercito francese, che vi è stato condotto, noi riteniamo come nostro dovere di ringraziare Vostra Santità di conservarci la vita di nostro Padre.
Nel domandare alla Santità Vostra la benedizione per tutta la nostra famiglia e per la nostra cara Francia, La preghiamo degnarsi di aggradire l'espressione del nostro profondo rispetto e devoto attaccamento.
Parigi, 8 febbraio 1916, 137 Avenue Victor Ugo, Paris XVI.
Giacomo Hollande di anni 17 - Giovanni Hollande di anni 13 - Maria Ghislana Hollande di anni 1o 1/2 - Maria Alice Hollande di anni 2.
Si stanno allestendo gli atti del VII Congresso Internazionale dei Cooperatori Salesiani, tenutosi a Paolo nel Brasile. Da essi, come primizia, siamo in grado di togliere questi voti, la cui importanza non sfuggirà a nessuno dei nostri lettori.
Il VII Con gesso Internazionale dei Cooperatori Salesiani considerando che la Pia Unione dei Cooperatori Salesiani costituisce il punto fondamentale e iniziale dell'Opera di Don Bosco, e che la sua organizzazione risente ancora di molte lacune, atteso il carattere mondiale dell'associazione; rilevando che lo spirito genuino della Pia Unione non è ancora abbastanza conosciuto, il che può facilitare il nome di Cooperatore Salesiano a, persone non aventi i requisiti richiesti dal Regolamento; attesa l'importanza del Bollettino Salesiana, non solo come periodico trasmissore delle iniziatìve e delle necessità delle Opere Salesiane, ma anche quale organo di propaganda della divozione di Maria SS. Ausiliatrice e dei mezzi pratici della rigenerazione religiosa e morale dell'infanzia e della gioventú, cosa che deve stare a cuore a tutti i buoni;
FA VOTI:
I°) il Diploma di Cooperatore Salesiano sia concesso dopo avere constatata l'idoneità morale, religiosa e sociale del candidato, in conformità del Regolamento della Pia Unione;
II°) il Bollettino Salesiano sia diffuso non solo tra i Cooperatori regolarmente inscritti, ma anche fra tutte le persone che simpatizzano per l'Opera di Don Bosco; tra gli ex-allievi; qual premio tra gli alunni dei Collegi Salesiani, e tra la stampa locale, colla domanda della riproduzione di una notizia o del sommario dello stesso; usando i mezzi piú idonei ed efficaci, secondo le necessità locali, per rendere piú regolare e costante la diffusione e la lettura del Bollettino ;
III°) si organizzino i Decurioni e le Zelatrici dei Cooperatori Salesiani, con un Regolamento proprio, formulato in base al Regolamento Generale della Pia Unione, e si traduca dall'italiano il « Manuale Teorico-pratico dei Decurioni e Direttori Diocesani »;
IV°) si solleciti dalla bontà paterna degli Ecc.mi Vescovi la nomina del Direttore Diocesano, e a questi si faccia la piú viva preghiera di riunire i Cooperatori, possibilmente il 24 di ciascun mese, giorno sacro alla Vergine Ausiliatrice, per animarli alla propaganda salesiana;
V°) almeno di due in due anni si tengano Congressi Diocesani o Regionali di Cooperatori Salesiani.
Indulgenza plenaria
1) il 16 aprile, Domenica delle Palme;
2) il 2o aprile, Giovedì Santo;
3) il 23 aprile, Pasqua di Risurrezione;
4) l'8 maggio, Apparizione di S. Michele; 5) il 10 maggio, Solennità di S. Giuseppe.
COLOMBIA.
AFFETTUOSA IMPONENTE DIMOSTRAZIONE
Tenere scene e inaugurazione,di opere sociali nei Lazzaretti. (Relazione dell'Ispettore D. Aime)
Bogotà, 29 gennaio 1916.
Amatissimo Padre,
Voleva inviare a V. S. Rev.ma le relazioni delle Feste Centenarie di Maria Ausiliatrice e del nostro Venerabile Padre Don Bosco di mano in mano che si venivano celebrando nelle nostre case e città di questa Repubblica, ma mi parve meglio farne un'unica relazione, perché Ella ed i nostri amati cooperatori potessero ammirare, come in un sol quadro, tutta l'influenza dell'opera nostra in Colombia. Fu una gara di amore che la Repubblica, con a capo il Senato e Parlamento, - come già pubblicò il caro Bollettino, - e coi suoi principali oratori e poeti, volle dare al Ven. Don Giovanni Bosco, alle sue opere ed ai suoi figli.
BOGOTÀ - Bogotà fu la prima nel cordiale tributo. Il 15 agosto fu destinato a ringraziare il Signore di aver dato al mondo il fondatore di tante opere di preservazione e redenzione sociale. La commemorazione ebbe luogo nella nostra chiesa del Carmine. Alla Comunione generale intervennero i Cooperatori Salesiani, l'Associazione di Maria Ausiliatrice (che conta piú di mille cinquecento inscritti), la congregazione di Maria Riparatrice, le Adoratrici, ed un immenso numero di fedeli, fra cui l'Ecc.ma signora Elvira de Concha, moglie del Presidente della Repubblica.
Alla Messa solenne il nostro buon amico Dott. Teodoro Rosas, tenne un'eloquente conferenza sulle Opere Salesiane, rilevandone l'opportunità e illustrando il dono che con esse la Madonna volle fare al mondo. Sua Ecc. Rev.ma Mons. Alberto Vassallo dei Conti di Torregrossa, Delegato Apostolico, presiedette il canto del Te Deum e diede la benedizione solenne col SS. Sacramento.
Ma l'atto piú memorabile fu l'accademia musico-letteraria celebrata dai nostri cooperatori ed amici il 16 agosto.
Il rev.mo Padre Leza, Rettore dei Gesuiti, mise a disposizione il grandioso cortile del suo collegio che venne cambiato in un'aula imponente.
E quell'immenso salone si gremì di numeroso e scelto pubblico di tutte le classi sociali. Si calcolò che vi fossero presenti non meno di tremila e cinquecento persone. Ricordiamo con riconoscenza gli Eccellentissimi Mons. Bernardo Herrera Restrepo, Arcivescovo di Bogotà e Primate di Colombia; Mons. Soler Atanasio Royo, Vicario Apostolico della Goagira; Mons. Filippo Cortesi, Uditore della Legazione Apostolica; gli Ecc.mi Dott. Giuseppe M. Gonzàlez Valencia, Presidente del Senato il Dott. Raffaele Quijano, Presidente della Camera dei Deputati; il Dott. Michele Abadia Méiidez, Ministro degli Interni; il Dott. Daniele J. Reyes, Ministro delle Finanze; il Dott. Emilio Ferrero, Ministro della Pubblica Istruzione; il sig. Raimondo Lago, Governatore del Dipartimento; il sig. Andrea Marroquín, Sindaco della città; il Generale Salomone Correal, Direttore generale della Polizia; e un'eletta rappresentanza del Clero regolare e secolare, e di Senatori, Deputati, magistrati, professori di Università e di Collegi, cooperatori salesiani, insomma quanto di piú scelto ha la società bogotana.
Spigolo dalla relazione che ne pubblicò l'accreditato periodico « El Mensajero »:
« Gli oratori furono ammirevoli, applauditissimi da un pubblico numerosissimo che li ascoltò avidamente con religiosa attenzione. Carrasquilla, Gomez Restrepo, Marco Fidel, Suàrez e Ferrero sono -nomi che fanno onore alla nostra letteratura e risuonano all'orecchio colombiano come una gloria nazionale.
» Primo ad occupare la tribuna fu il dottissimo segretario dell'Accademia Colombiana della lingua, Dott. Gómez Restrepo, Sottosegretario al Ministero degli Esteri, elle illustrò lo scopo dell'adunanza...
» Il Ministro degli Esteri, Dott. Marco Fidel Suàrez non poté esser presente, perché era ammalato; ma il ch.mo Dott. Teodoro Rosas declamò, con tono eloquente e commosso, il discorso del Ministro su « Don Bosco e l'opera sua ». In esso il Dott. Suàrez dimostrò conio la questione così discussa dell'unione del capitale e del lavoro si risolva soltanto colla dottrina sociale cattolica, come si ammira nell'opera grandiosa fondata da quell'uomo straordinario, che fu Don Bosco, la cui vita fu tutta consacrata al bene del popolo.
» Il Dott. Raffaele Maria Carrasquilla, Canonico della Cattedrale-Basilica, Rettore dell'Università Cattolica del Rosario, e degnissimo Presidente dell'Accademia Colombiana della lingua, ci regalò un altro discorso semplice e insieme grandioso e così delicato e attraente, che affascinò tutti quanti... Egli presentò Don Bosco come apostolo della gioventú povera ed abbandonata.
» Il dott. Emilio Ferrero, Ministro della Pubblica Istruzione, aveva l'incarico di svolgere il tema:
« Le nozze d'argento dell'Opera Salesiana in Colombia - Che cosa essa ha fatto e che cosa fa »; e il suo fu un grande ed eloquente studio di fondo sociale-cristiano, dove raccolse con diligentissima erudizione, tutto ciò che ha di bello, utile e pratico ogni arte e mestiere insegnato nelle scuole salesiane. Uomo di gran cuore, di ardente immaginativa, di fede profonda, di soda istruzione, di parola facile ed elegante, il Ministro Ferrero fu ascoltato con sommo piacere da tutti e applaudito con entusiasmo delirante. Ebbe parole eloquenti anche per l'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, le quali colle loro scuole di buona massaia per ragazze povere, coi collegi per signorine, e coll'assistenza dei lebbrosi nel Lazzaretto di Contratación sono pur esse altamente benemerite.
» In fine occupò la tribuna il giovane Vittorio Lombana, in nome degli antichi alunni, che parlò coli entusiasmo di Don Bosco, e de' suoi antichi educatori.
» I discorsi furono alternati da classiche coniposizioni musicali, eseguite con lodevole precisione dalla Schola Cantorum del Collegio Salesiano beone XIII di questa capitale, e con bellissime poesie composte e declamate dai sigg. Vincenzo Casas C., Diego Uribe ed Annibale Montoya.
» Fu un'assemblea di eterna memoria e di utili ammaestramenti per .tutti ».
Fin qui « El Mensajero ».
AGUA DE DIOS. - Dopo Bogotà venne il turno di Agua de Dios.
Il ricevimento che vi ebbe il sottoscritto fu davvero grandioso. All'entrata del paese lo aspettavano l'Amministratore, i Medici, tutte le Congregazioni religiose della Parrocchia coi loro stendardi, i giovani dell'asilo « Michele Unia » schierati in due battaglioni, in uniforme militare, colla bandiera nazionale spiegata e la banda diretta dal nostro D. Variara, e un gran numero di lebbrosi. Arrivati alla piazza, che era gremita di gente, uno dei piú antichi lebbrosi del Lazzaretto (che ebbe la fortuna di conoscere anche lei, sig. Don Albera, quando nel 1902 visitò queste case), pronunciò un breve ma commovente discorso, cui risposi da cavallo per essere più facilmente udito.
Qui la festa ebbe un carattere speciale: i canti, i discorsi, le poesie furono un riflesso dello stato d'animo di tutta quella popolazione tra cui vivo è l'amore e profonda la gratitudine verso il Venerabile Don Bosco ed i suoi figli, che da ventiquattro aiuti sono per quegli infelici, amici, fratelli e padri che li accompagnano nell'isolamento a cui li ha ridotti il morbo fatale, li consolano nelle loro pene, li visitano nelle loro case e nell'Ospedale, e dànno loro i conforti religiosi, mentre colla musica, col teatrino, col canto, col cinematografo, coll'Oratorio festivo, fanno loro dimenticare il triste isolamento in cui si trovano.
L'antica Madonnina, che Don Unia aveva lasciato al Lazzaretto sarà d'ora innanzi accompagnata dal busto del suo fedel Servo, poiché si scopersero nello stesso giorno il nuovo monumento di Maria Ausiliatrice e quello del Ven. D. Bosco. Come ricordo del Centenario si pose pure la prima pietra dell'edificio che comprenderà il nuovo Oratorio Festivo, il Centro Don Bosco e la chiesa del Cimitero. Cosí il nostro Ven. Padre vivrà per sempre nelle sue opere in mezzo agli infermai di Agua de Dios.
IBAGUÉ. - Il 29 agosto si commemorò il nostro Ven. Padre in Ibagué.
Sua Ecc. Rev.ma Mons. Ismaele Perdono, Vescovo di quella città, celebrò la messa della Comunità nella nostra nuova chiesa del Carmine, ed alla sera tenne un magnifico discorso sull'influenza che la nostra Casa colle scuole di arti e mestieri e d'agricoltura esercita in quei dintorni.
L'adunanza commemorativa fu presieduta dallo stesso Vescovo e dal Governatore, circondato dal Clero e dalle autorità locali. Fra gli oratori e i poeti che presero parte attiva all'accademia, meritano speciale menzione il Dott. D. Raffaele Escobar Roa, direttore di pubblica istruzione del Dipartimento, il Rettore del Collegio Universitario di San Simone, sig. Emmanuele A. Bonilla, il Generale Antonio Pineda, e la signora Sofia de Avran.
BARRANQUILLA. - Il nostro D. Briata, direttore della casa di Barranquilla, che nel mese di maggio aveva già celebrato la festa centenaria di Maria Ausiliatrice con esito straordinario, d'accordo colla giunta organizzatrice delle Feste Centenarie, fissò il 12 ottobre, anniversario dello scoprimento d'America, per ricordare il Centenario del Venerabile, accoppiando i nomi gloriosi di due grandi Italiani: Cristoforo Colombo e Don Bosco.
Il progresso religioso di Barranquilla è in relazione col suo grande sviluppo materiale e commerciale, che in pochi anni la rese uno dei centri più ricchi e industriali della Repubblica; e il nome di Doti Bosco e dei Salesiani v'è popolare come quello di S. Rocco, titolare della grande Parrocchia a noi affidata. Non è quindi a stupire se ad un semplice invito di Don Briata, il Clero, le Autorità civili, le prime famiglie e tutte le classi in generale si unirono per celebrare la faustissima data. Numerosissime le sante comunioni e l'affluenza alla messa solenne e al Te Deum, presenti tutte le associazioni della Parrocchia col rev.mo Don Carlo Valiente, Protonotario Apostolico e Vicario Generale in rappresentanza di S. Ecc. Mons. Arcivescovo di Cartagena, i Parroci della città, i RR. PP. Gesuiti, i Fratelli delle Scuole Cristiane, il Collegio delle Suore della Carità, il Governatore del Dipartimento, Dott. Abele Carbonell, il Direttore della Pubblica Istruzione, il Comandante militare Generale j. Arjona, ed il Console d'Italia Cav. Antonio Pacini.
Dopo la funzione religiosa ebbe luogo nel cortile dell'istituto lo scoprimento di un busto del Venerabile. Al suono dell'inno nazionale cadde il velo che copriva il monumento e il Generale Eparquio Gonzàlez pronunziò il discorso.
Alla sera ebbe luogo nel Teatro Cisneros della città la solenne Commemorazione, con. scelto programma e l'assistenza di piú di 3000 persone. Parlarono eloquentemente di Maria Ausiliatrice il sig. Aureliano Angolo; dell'Opera di Don Bosco il Dott Giulio Palacio e il Generale Aurelio de Castro; il Dott. Giorgio Abello espose i benefici portati a Colombia dall'Opera Salesiana; e il Dott. Francesco Valiente chiuse con un magnifico quadro allegorico rappresentante Don Bosco, circondato dalle scienze e dalle arti, cosí onorate nell'Opera sua.
MEDELLIN. - Sono appena cinque mesi che si fondò questa casa, destinata ad opere di azione e redenzione sociale. Per ora si è cominciato col l'Oratorio Festivo e colle Scuole serali e si organizzò un asilo notturno pei giovani più abbandonati della città, cioè per quelli che sono senza padre, senza madre e senza tetto. Il merito della fondazione è dell'Ecc.mo Arcivescovo Mons. Emanuele Giuseppe de Caizedo.
Grazie all'efficace appoggio del Comitato dei Cooperatori e del Sotto-Comitato delle Cooperatrici Salesiane, quest'opera non solamente è ben avviata, ma fa già sentire i suoi benefici effetti. Quei giovani, che pochi mesi fa avevano fama di male educati, insubordinati e discoli, sono adesso docili, rispettosi ed ubbidienti. Già si è cominciata tra loro una Schola Cantorum; la loro frequenza ai SS. Sacramenti è confortante; insomma l'Oratorio festivo, è nel suo pieno rigoglio.
Questi felici risultati hanno attirato l'ammirazione e l'affetto delle Autorità e della popolazione intera, che vede in essi il risultato pratico del sistema eductivo del Ven. D. Bosco. Non è quindi a stupire, se, trattandosi di celebrare i nostri centenari, tutta Medellin vi prese parte, come se fosse una festa propria. Poche volte si vide tanta pompa e tanto concorso.
Nel triduo di preparazione la gente affluí numerosa ad ascoltare gli esimi oratori, che parlarono della protezione accordata da Maria Ausiliatrice al suo Servo Venerabile.
La sera precedente alla festa quasi tutte le finestre e balconi delle case apparvero illuminate.
All'indomani la distribuzione della S. Comunione fu continua dalle 5 alle 9, quando cominciò la messa solenne pontificata da S. E. Rev.ma l'Arcivescovo, assistito dal Capitolo e dal Seminario.
Il vasto tempio era gremito di popolo presieduto da S. E. il Dott. Pietro Giusto Berrío, Governatore del Dipartimento, dai Generali Antonio Maria Rodríguez, Colonnello del Reggimento « Girardot », Giovanni Vasquez, Comandante della Polizia, e dal Sindaco, Generale Betancourt. Il discorso del ch.mo Padre Luigi Zumalabe, Rettore del Collegio dei Gesuiti, fu un'eloquentissima conferenza salesiana.
La Schola Cantorum del Seminario, la cui direzione S. E. Revma volle affidata al nostro Don Cesare Cesari, direttore di questa casa, esegui a perfezione una messa dell'Haller.
Tutto il giorno fu un succedersi di devoti pellegrinaggi di associazioni e compagnie con i loro vessilli, ai piedi di Maria Ausiliatrice, il cui simulacro maestosamente campeggiava sull'altar maggiore.
Alle 5 pom. si riempi un'altra volta la cattedrale per assistere alla conferenza salesiana tenuta dall'umile scrivente. Parlai dell'azione della Divina Provvidenza nel preparare il Venerabile alla missione che gli volle affidata, del suo sistema educativo e dei risultati con essi ottenuti in ogni parte, non esclusa Medellin.
CONTRATACION. - Le feste centenarie durarono una settimana intera, cioè dal 1 al 9 di ottobre, con uno splendido programma, in cui i nostri confratelli, le Suore di Maria Ausiliatrice e i duemila lebbrosi del Lazzaretto manifestarono il loro vivo affetto a Don Bosco e all'Opera sua.
Ogni giorno vi fu messa solenne e comunione generale, a cui assistettero molti del paese colle autorità locali. Il giorno 5, dopo la messa solenne, ebbe luogo un pranzo offerto ai lebbrosi che fu servito dai nostri confratelli, all'Ospedale Giovanni Bosco. In fine si cantò un Te Deum in ringraziamento. Segui l'inaugurazione di un nuovo acquedotto, con cannelle sulla piazza, nell'Ospedale Giovanni Bosco e nell'Asilo S. Evasio; opera molto importante per questo Lazzaretto, i cui abitanti dovevano provvedersi di acqua da una fonte distante ed incomoda, specialmente nei giorni di pioggia che qui sono assai frequenti, con grande detrimento della loro salute.
Il giorno 6, si fece l'intronizzazione del Sacro Cuore di Gesú nella sede dell'Amministrazione del Lazzaretto, si scoperse il busto del nostro Venerabile nel giardino dell'Ospedale e quivi si inaugurò anche una grande cucina economica, ed uno spazioso e comodo refettorio con un pranzo offerto ai cento piú poveri del Lazzaretto. Questi ebbero in dono anche un vestito ed una limosina in danaro, generosa offerta della signorina Saturnia Samper di Bogotà. Si chiuse la giornata con una accademia commemorativa, in cui parlarono di Don Bosco con entusiasmo e sincera gratitudine il sig. Martinez Lee, il Dott. Giov. Battista Uribe ed il sig. Ruben Barrientos.
La festa del giorno 7 fu presso le Suore di Maria Ausiliatrice, che, dopo la Comunione generale e la messa solenne nella loro cappella , inaugurarono esse pure un busto di Don Bosco nel giardino dell'Ospedale Maria Mazzarello, e tennero un solenne trattenimento drammatico-letterario.
La mattina del giorno 8 ebbero luogo nella pubblica piazza svariati giuochi e nell'Ospedale Maria Mazzarello un pranzo alle 150 lebbrose piú povere, le quali ebbero anche una limosina.
Nel pomeriggio, a ricordo del Centenario, si piantarono alcuni alberi sulla piazza e si chiuse la giornata colla rappresentazione del dramma L'amor filiale, messo in scena dai lebbrosi.
Il 9 ottobre si chiusero le feste con una numerosa comunione ed un solenne funerale in suffragio delle anime dei Cooperatori defunti, e una passeggiata a cui presero parte i 50o ragazzi dell'Asilo e dell'Oratorio festivo.
Tutte le feste furono rallegrate dalla nostra banda e dalla nostra Schola Cantorum, e lasciarono nel cuore di tutti un ricordo imperituro.
MOSQUERA. - I nostri cari novizi e studenti della casa di Mosquera celebrarono essi pure con slancio filiale i due Centenari.
A ricordo di quello di Maria Ausiliatrice celebrato il 23 maggio, io benedissi l'altar maggiore della chiesa pubblica, eretta in onore della nostra celeste Patrona: è bel lavoro della nostra scuola professionale di Bogotà.
Dopo un triduo di preparazione con numerose comunioni, il 21 novembre si ricordò la nascita di Don Bosco con una messa solenne pro gratiarum actione, accompagnata dall'orchestra della casa.
Infra missam il rev.mo Dott. D. Giuseppe Vincenzo Castro, Vice-Retore del Seminario di Bogotà, in una conferenza, piena di amore e venerazione per Don Bosco e per l'Opera sua, dimostrò quanto sia meritoria la missione dei Salesiani.
Dopo messa si cantò solennemente il Te Deum, cui seguí la benedizione del SS. Sacramento.
Subito dopo, numeroso popolo si riversò nell'interno della casa per assistere all'inaugurazione del monumento, che colpe ricordo del centenario si eresse al nostro Venerabile nel cortile principale.
Interpretò i sentimenti di tutti il Dott. Giovanni Antonio Caicedo, inneggiando a Don Bosco e spiegando l'alto significato dell'atto. Un canto popolare pieno di vita e di affetto, composto per la circostanza, pose fine all'indimenticabile cerimonia.
Alle 2 pom. si raccolsero nel nostro teatrino i principali cooperatori del paese e dei dintorni per l'accademia commemorativa. Il Dott. D. Teodoro Rosas, grande ammiratore delle opere nostre, dimostrò in deliziosi quadretti che l'opera di Don Bosco è opera di redenzione sociale. Il sig. D. Camillo Bohorquez, a nome del Consiglio Municipale di Mosquera che prese parte in corpo a tutta la cerimonia, parlò della nostra Pia Società rilevando il bene morale e materiale, che la casa salesiana apportò al paese. Un quadro drammatico « Don Bosco pastorello » richiamò alla nostra niente l'infanzia dell'amato Padre, lasciando in tutti la piú soave impressione.
BOGOTA - Esposizione Salesiana. - Alle 9 del mattino dello stesso giorno, ebbe luogo nella casa di Bogotà l'apertura dell'esposizione didatticoprofessionale. Fu presieduta da S. E. il Dott. Emilio Ferrero, Ministro della Pubblica Istruzione, circondato da una numerosa rappresentanza di Senatori e Deputati.
Il Direttore della casa D. Giacinto Bassignana spiegò l'oggetto ed il criterio tenuto nell'organizzazione dell'esposizione alla quale presero parte gli alunni di tutti i corsi: perciò vi figuravano i lavori semplici dei principianti e quelli sempre piú completi dei corsi superiori, tutti eseguiti secondo il programma del Direttore Generale delle nostre Scuole Professionali. Sua Eccellenza il Ministro nel discorsetto pronunziato al termine della cerimonia fece i piú sinceri auguri al direttore ed ai maestri della scuola, e le assicurò la protezione e l'appoggio del Governo.
- Oratorio festivo del Ven. Giovanni Bosco - Il Direttore del nostro Oratorio Festivo volle celebrare la data centenaria il giorno dell'Immacolata, che ricordava ad un tempo il principio dell'Oratorio di Torino ed il terzo anniversario della fondazione di questo di Bogotà. L'Ecc.mo Mons. Herrera, Arcivescovo di Bogotà e Primate di Colombia, vedendo che la nostra chiesetta di Maria Ausiliatrice era insufficiente per contenere il grandissimo numero di ragazzi che vi accorrono per ricevere i SS. Sacramenti ed assistere alle sacre funzioni, ha permesso di celebrare ogni festa sotto la tettoia del cortile.
Fin dalle prime ore del mattino, la chiesa e il cortile furono invasi da ragazzi e da lui numero immenso di persone di ogni classe.
Toccò a me la bella sorte di celebrare la santa Messa della Comunione Generale. Quanti pensieri! in quell'aperto cortile presto s'innalzerà un tempio grandioso dedicato alla Madonna di Don Bosco, la quale rinnoverà in Bogotà ed in Colombia i suoi tratti d'amore materno.
Alle 9, prima della messa solenne, benedissi una bella statua di Maria Ausiliatrice, opera che fa onore alla nostra scuola di Sarrià, regalata dalla signora Dolores Groot de Rico; e il rev. P. Pueyo, Superiore dei Padri del Sacro Cuore di Maria, tenne un bellissimo discorso sul culto che si deve alle sacre immagini e a Maria Ausiliatrice.
Nel pomeriggio si organizzò una processione che riuscí un trionfo della nostra Madonna, ed alla sera il Circolo drammatico ci rallegrò con un artistico atto letterario; mentre la musica della Polizia Nazionale, gentilmente offerta dalla signora del Presidente della Repubblica, rallegrò la festa colle sue melodie.
Nella certezza, amato Padre, che questa relazione, come tornerà cara al suo cuore, sarà pei nostri benemeriti Cooperatori uno stimolo ad adoperarsi perche altri Missionari Salesiani si spandano per il mondo a zelare la gloria di Dio e la salvezza delle anime, la prego a benedire tutti i suoi figli di questa Ispettoria e a credermi sempre
Della S. V. Rev.ma
Aff.mo in Corde Jesu Sac. ANTONIo ALME.
REP. ARGENTINA.
Un Monumento a Don Bosco nel cuore della Patagonia
(Lettera del Sac. Bernardo Vacchina).
Rawson, 15 dicembre 1915.
Rev.mo e Carino sig. D. Albera.
L'anno centenario del nostro Ven. D. Bosco volge al tramonto, l'eco dolcissima delle sue feste omai si affievolisce, son quasi svaniti i fulgori che si diffusero, e dal nostro Chubut nulla ancora è giunto a V. S. che sveli partecipazione ed armonia nell'universale concerto di lodi a Lui che pure fu della Patagonia, piú che insigne benefattore, padre sollecito ed amantissimo.
Viviamo in ultimis finibus terrae, Ella lo sa, amatissimo Padre, ed ora, per causa di cotesta terribile guerra, piú che mai isolati e solitarii. Una divisione navale inglese solca questi mari, piomba inaspettata sui vapori di bandiera nemica e li cattura, per cui le vie di comunicazione si fanno più rare; difficili e men sicure. E appena un mese che un incrociatore inglese catturò il « Presidente Mitré » bastimento di capitalisti alemanni, che ci portava due lapidi marmoree con epigrafi per un monumento a D. Bosco, e non sappiamo ancora se le potremo ricuperare. Le lapidi ci costano più di duemila lire e corrispondono al monumento. che ne ne potrà valere cinquantamila.
« Cinquantamila lire per un monumento nel Chubut! È una somma favolosa, colla crisi che porta esquilibrio in tutte le fortune e lascierà l'orizzonte finanziario fosco fosco per molto tempo. Quei miei figli del Chubut, stavolta, sono stati spensierati: si lasciarono sedurre dal cuore, rendendo culto alla gratitudine a scapito della prudenza e forse anche della giustizia. E questo, dopo tante e si insistenti raccomandazioni di non fare debiti, non va, non va! »
No, amatissimo Padre, bando a tali pensieri : il monumento è Dio che l'ha voluto, e quando Egli vuole, chi può resistergli? Noi non fummo altre che docili e felici strumenti nelle sue mani; difatti, sorse come per dolce incanto una bella torre, stile rinascimento, alta 18 metri, con doppia terrazza e varie stanzette, sulla principale contrada di questa capitale e di fronte alla maggior piazza della medesima. Sulla facciata in alto, spicca il busto del nostro Ven. D. Bosco, onorato e protetto dalla bellissima bandiera argentina, che agitata dalla brezza del vicino Atlantico, ne accarezza e bacia la fronte serena, quasi nobile e tenera matrona, che riconosce, gradisce e contraccambia l'onore e la benemerenza di questo suo grande e glorioso figlio adottivo.
Il monumento, nel suo complesso, si presta ad un comodo gabinetto meteorologico e si chiama e chiamerà: Observatorio Meteorologico Venerable Padre Juan Bosco. E con ragione; perché Egli, il nostro buon Padre, non contento di scrutare i cieli invisibili di Dio e svelarne ad altri le arcane magnificenze, volle ancora che ci interessassimo dei fenomeni meteorologici, e spesso inabissato nella contemplazione delle maravigliose armonie del cielo visibile, ne ricavava per noi, con tante altre, quelle mirabili lezioni di timore, amore e gratitudine verso il Creatore.
E se l'iniziativa fu e doveva essere nostra, l'esecuzione, in massima parte, è dovuta ad altri. Ad un nostro discreto appello si rispose coll'entusiasmo del cuore, con vero e generale plebiscito senza distinzione di età, nazionalità, religione, politica e condizioni sociali. Si comprese subito che Don Bosco, quantunque degno figlio d'Italia, come appartiene a tutta, cosí ha ben meritato di tutta la gran famiglia umana. E se V. S. ha potuto qualche volta, in questi ultimi mesi, scorrere « La Gruz del Sur se ne sarà accorto e compiaciuto.
Ed era troppo giusto che il cuore della Patagonia (il Chubut forma la Patagonia Centrale) rispondesse al gran cuore di Don Bosco, riconoscendone e ricambiandogli in qualche modo le abnegazioni ed i sacrifizii, tutto quello che ha fatto, ed è moltissimo, per la sua rigenerazione, civilizzazione ed incorporazione alla vita civile e cristiana della grande Nazione Argentina. Quindi, a noi non resta altro che magnificare il potere di Dio e benedirlo, perche abbia voluto, sul nostro, quasi sempre spinoso sentiero, far germogliare questo caro e profumato fiore del cuore.
A questo bel principio, corrispose la solennità dell'inaugurazione, che fu tutta la piú bella festa civile, che io abbia visto nei miei non pochi anni di vita nel Chubut. Tutta la capitale vi partecipò e non mancarono gli accorsi dei paesi circonvicini. Bandiere d'ogni nazione e colore adornavano molte case, fino dalle prime ore del mattino, quantunque il vento veemente le scuotesse fino a sfilacciarle, minacciando di mandare a monte ogni cosa.
Ma non si ebbe timore: musica e sparo di mortaretti, ai primi albori della giornata, fecero avvisati tutti, che la festa si sarebbe fatta ad ogni snodo. Come Dio volle, si fece la calma ed il sole fattosi smagliante di luce e con tepori di primavera, parve volesse cooperare allo splendore della funzione, specialmente all'ora fissata per l'intervento della popolazione.
Primo ad arrivare fu il corpo delle Guardie delle carceri, schierato militarmente a un lato del monumento, come scorta d'onore. Dall'altro lato, simmetricamente, si schierò il gruppo di sport del nostro collegio in divisa, con le bandiere argentina e pontificia spiegate al vento; appresso gli alunni interni, esterni ed oratoriani.
Prima di questi, erano già a posto le numerose alunne delle Figlie di Maria Ausiliatrice, quasi tutte vestite di bianco, colla loro bandiera. La collettività italiana, superba della sua splendida bandiera di seta, la società spagnuola di Ravson, il Circolo Operaio di Belèm, le associazioni di San Luigi e delle Figlie di Maria, colle loro bellissime insegne, si disposero in circolo, presso la tribuna degli oratori.
Intanto la folla si faceva sempre piú numerosa e compatta: fanciulle, signorine, dame e popolane, ragazzi, giovanotti, uomini d'ogni età, tutti in abito da festa, come nelle maggiori occasioni, aspettavano le autorità e la musica stava pronta per il saluto d'onore. Non ne mancò nessuna e non si fecero aspettare.
Presenti S. E. il sig Governatore, il Giudice federale, il Capo della Polizia, i Municipali, i Capi ufficiali, tutti col personale di loro dipendenza, salii su d'uno strato e presi la parola. Non saprei ora ripetere quello che mi sgorgò dal cuore nell'improvvisazione: uni si disse che il mio discorso non fu altro che un inno di gratitudine alla Repubblica Argentina, la quale accolse, protesse, amò generosamente l'Opera di D. Bosco, oramai tanto fiorente qui, come in Italia, sua culla. E non dovette tornare sgradito se debbo credere agli applausi e alle congratulazioni ricevute. In realtà l'Argentina vuole essere generosa e splendida cogli ospiti suoi; e noi, quantunque figli d'una grande patria, sentiamo d'amare, questa seconda che Dio ci diede, di tutto cuore, precisamente come ci predisse Don Bosco.
Premesso questo prologo alla festa, la nostra banda intonò il maestoso inno della Repubblica Argentina... il velo cadde e comparvero le amate sembianze del nostro Padre, salutato dallo sparo dei mortaretti e dagli sguardi riverenti della moltitudine. Fu un momento di profonda emozione, specialmente per noi, suoi figli. Quanta gioia e consolazione, amatissimo Padre!
Per causa della guerra non si poté procurare un busto di marmo, è vero; ma quell'esposto ritrae fedelmente le care fattezze: mancano i marmi colle iscrizioni dorate, sempre in potere degli in glesi e saranno necessarie per l'avvenire; ma non importa; noi il monumento lo portiamo vivo e parlante nel cuore, e le opere di Lui, anche le sole della Patagonia, dicono le sue gloriose benemerenze piú eloquentemente che non le fredde iscrizioni sulla pietra.
Arrivò il turno degli oratori: primi gli alunni e le alunne dell'Opera di Don Bosco: si doveva loro questo privilegio e l'ebbero da tutti volentieri. Belli come fiori di primavera, cari come angioletti, il bellissimo canto della loro riconoscenza commosse ognuno e penso che sia stato per D. Bosco il profumo piú gradito della festa, per Lui che amava tanto il candore dell'innocenza, e si compiaceva cosí intensamente di quei sorrisi d'affetto dei suoi giovani, come di preziose e limpide gocce staccate dall'onda immensa dell'amor di Dio! Oh armatissimo Padre! che torrente di gioconde e commoventi reminiscenze di bei giorni della mia fanciullezza, quando nella gran festa del 24 giugno aprivano il nostro cuore alla sua presenza e a lui, tanto amorevole, gentile e riconoscente!