PERIODICO MENSILE DEI COOPERATORI DI DON BOSCO
ANNO XL - N. 2 1 FEBBRAIO 1916
SOMMARIO
Cooperazione Salesiana -- Una parola ai genitori. Tra giornali e riviste.
Ai piccoli amici di Don Bosco.
Il VII Congresso Internazionale dei Cooperatori Salesiani.
Echi delle Feste Centenarie: Dagli Stati Uniti - Per una lapide a Don Bosco in Chieri --- Per la pace.
Vita dei Veni Don Bosco - Capo VII: Si avvia agli studi.
Un autorevole giudizio sulle Missioni Salesiane (P. G. Grisar S. J.).
Il Culto di Maria Ausiliatrice : Il 24 del mese - Grazie e graziati.
Riconoscenza al Ven. Don Bosco.
Pel tempio votivo in onore di Maria Ausiliatrice ai Becchi di Castelnuovo d'Asti.
Note e Corrispondenze: Un Supplemento al "Bollettino" -- Una parola ai Cooperatori -- L'Em.mo Card. Cagliero --- Notizie varie - Necrologio.
REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE - VIA COTTOLENGO. 32 -TORINO
Una parola ai genitori: - „Vegliate!"
Nel riprendere queste note sulla Cooperazione Salesiana gioverà ricordare l'ordine che ci prefiggemmo nella trattazione.
Nella Ia parte (1), in linea generale e a modo d'introduzione, si disse chi sono e che cosa fanno i Cooperatori Salesiani e si accennò alla loro organizzazione.
Nella IIa parte ci siam proposti di tracciare una guida pratica di cooperazione individuale e collettiva, col suggerire brevi
norme e consigli per le categorie più comuni dei Cooperatori (i genitori, gli educatori, gli insegnanti, i Professionisti, gli operai, ecc.) e col dare altre norme e consigli circa lo sviluppo di quell'azione religioso-sociale che i Cooperatori debbono compiere nelle proprie parrocchie, città e diocesi.
Nella IIIa parte accenneremo ai mezzi più facili, con i quali si può efficacemente cooperare all'incremento delle Opere Salesiane.
In ultimo tratteremo anche di una più ampia cooperazione, cioè della cooperazione generosamente rivolta all'impianto di nuove opere secondo lo spirito di D. Bosco.
Venendo al punto al quale ci siamo fermati, ricorderanno i lettori, come prima di scendere alle accennate Norme e consigli, ci sembrò cosa utile e doverosa illustrar l'ammonimento che il Ven. Don Bosco diede indistintamente a tutti i Cooperatori allorché disse: « Scopo fondamentali dei Cooperatori Salesiani si è di fare del bene a a se stessi » (1); e replicatamente insistemmo sul mezzo piú efficace al proprio profitto individuale, cioè sul ritiro mensile o esercizio della Buona Morte (2)
Ciò posto, senza alcuna pretesa di dir cose nuove, ma solo nel desiderio di ricordare cose utili, incominciamo la serie delle brevi norme e consigli piú acconci a varie categorie dei Cooperatori con una parola ai genitori.
Una parola ai genitori.
Parlando a genitori, chiunque, per poca esperienza che abbia della vita, vede a un tratto affacciarglisi alla mente mille importanti raccomandazioni. Noi però, non volendo stendere un trattato sui doveri dei genitori cristiani, né sul metodo della cristiana educazione della figliuolanza (3), ci limitiamo a un consiglio solo che . può rendere i genitori... veri Cooperatori Salesiani, nello stesso santuario domestico.
Il consiglio è questo: Genitori, vegliate ! vegliate! ... seguite nell'educazione dei figli quello stesso metodo educativo che Don Bosco usò con i suoi alunni.
Questo gran Servo di Dio, il quale, come si esprime il Decreto per l'introduzione della stia Causa di Beatificazione e Canonizzazione, « seguendo fedelmente le orme di quegli uominì santi, quali furono Giuseppe Calasanzio, Vincenzo de' Paoli, Giovanni Battista la Salle e altri simiglianti, con la Pia Società Salesiana da lui istituita e varie altre opere si consacrò interamente a procurare la salvezza delle anime, e specialmente ad educare la gioventú nella pietà e nelle lettere e nelle arti, facendosi tutto a tutti»; « nell'educare i giovanetti usò - osserva il Decreto - un metodo di continua attività preventiva, fatta di vigilanza e carità... ».
Su queste parole vogliamo richiamare l'attenzione dei genitori, e poichè forse tornano un po' dicffiili ad alcunì, le spiegheremo brevemente.
Il metodo di D. Bosco.
Il metodo educativo di Don Bosco richiede:
I° Un'azione o attività continua.
Il Ven. Don Bosco portò nell'educare un'azione indefessa, un'attività perseverante. L'opera sua non fu momentanea, nè a sbalzi, ma continuata, progressiva, costante : difatti non solo la volle estesa all'insegnamento religioso ma anche a quello professionale e scientifico e letterario, e ad ogni cosa la volse, preparando al giovane con mirabile affettuosità paterna tutto l'ambiente suo, restandogli continuamente al fianco dal mattino alla sera, dalla sera al mattino, senza un minuto d'interruzione.
II° Un'attività preventiva.
L'accennata sua perseveranza eroica rivestì, al lume della ragione e della religione, un carattere costantemente preventivo, non solo colla parola ammonitrice, ma anche coll'esempio; poiché la carità lo fece quasi compagno e l'infimo dei suoi giovanetti; di fatti si abbassò a ciascun dì loro e visse la loro vita, per aprire e additare ad essi la via da percorrere, sgombra d'ogni pericolo e resa soave e attraente.
III° Vigilanza e carità.
Questo suo zelo squisitamente paterno, attinto direttamente al Cuore di Gesú e agli insegnamenti del Vangelo, ebbe due aspetti e coefficienti caratteristici: l'assidua vigilanza e l'inesauribile carità.
« L'educatore - scrìve il Venerabile (1) - è un individuo consacrato al bene dei suoi allievi » e « ragione e religione sono gli strumenti di cui deve costantemente far uso... insegnarli, egli stesso praticarli, se vuol essere ubbidito e ottenere il suo fine ». La ragione suggerisce e vuole l'assidua vigilanza; la relìgìone inspira ed alimenta la carità.
Tale è il sistema educativo di Don Bosco, detto da lui semplicemente preventivo.
Pertanto, secondo Don Bosco, prevenire non vuol dire solamente impedire il male e molto meno arrestarlo quando sta per scoppiare; ma significa lavorar senza posa vigilando amorosamente, in modo che il giovane conosca e compia tutto intero il suo dovere.
In poche parole il sistema del Ven. Don Bosco è una vigilanza continua, guidata e sorretta dall'amore. Chi ama, veglìa senza posa. Iddio veglia sempre su noi, perché ci ama; e l'occhio dei genitori dev'essere sempre aperto come l'occhio di Dio.
(1) Ved. Boll. Sal. anno 1915, pag. 34, 66, 133, 194
(1) Ivi, pag. 289.
(2) Ivi, pag. 321, 360.
(3) Tra i buoni libri che svolgono minutamente quest'argomento additiamo « Il Vademecum dei genitori per l'educazione religiosa e morale dei loro figli - del Can. Uberto- Cattaneo », del quale si sono diffuse in breve tempo due edizioni. È un libro d'oro e ci piacerebbe vederlo in tutte le famiglie cristiane. Lo stile piano e attraente e il metodo dialogico lo rendono assai famigliare, mentre la sana dottrina e le nuove e pratiche osservazioni muovono efficacemente il lettore a far tesoro di tanta sapienza condensata nel prezioso volume. Si può avere dalla Tip. Sociale Editrice di Rovigo o dalle Librerie della S.A.I.D. Buona Stampa, a 5o centesimi.
Assommati i doveri dei genitori a un'assidua e amorevole vigilanza, viene spontanea un'osservazione.
« Troppo spesso - ammonisce Don Bosco - l'educazione cristiana non risponde al suo scopo, ispirando ai fanciulli un timore esagerato della presenza di Dio. Questo Dio di bontà si dipinge loro come una specie di spauracchio, buono a tenerli in soggezione (2) ». Ben diversa era l'idea di Dio che dava il Venerabile. Iddio, egli insegnava ai suoi alunni, è per ciascuno di noi il migliore, il più generoso dei padri, il suo amore ci ha donato tutto ed egli non vuole altro da noi se non che gli siamo riconoscenti coll'amore. Il dover nostro è dunque di amarlo e obbedirlo; e per Lui dobbiamo amare e ubbidire anche quelli che ne fanno le veci; poiché egli detesta la disubbidienza. D'altra parte Egli è presente dappertutto, vede tutto, vede anche i nostri pensieri piú segreti. Egli tien fisso continuamente il suo sguardo sopra di noi, ma non per coglierci in fallo e punirci, il che fa sempre a malincuore, ma per amarci, per incoraggiarci colla sua presenza a far del nostro meglio affine di essergli graditi, e per soccorrerci al bisogno.
Tale dev'essere la vigilanza dei genitori. L'occhio loro deve sempre rimanere aperto sui figli per provveder a tutte le loro necessità, tanto dell'anima come del corpo, per premunirli da ogni pericolo, per aiutarli in ogni bisogno, per incoraggiarli in ogni difficoltà; e tutto questo ad ottenere due cose: spronarli incessantemente al bene e impedire che commettano il male.
Per riuscire a tanto è necessario ad essi un grande spirito di fede; occorre che sieno persuasi del dovere gravissimo che loro incombe d'educare seriamente i figliuoli; bisogna che sieno convinti che primo loro dovere è quest'educazione tutt'intera, religiosa e civile, e convinti che chi non crede in Dio non può essere onesto, pongano a prima base di ogni altro insegnamento e di ogni altra educazione l'insegnamento e la pratica della religione.
(1) Ved. LEMOYNE, Vita del Ven. Giovanni Bosco, Vol. II, pag. 231.
(2) Ivi, pag. 309.
Leggete come il Ven. Don Bosco, in una di quelle umili ma auree operette educative che sparse a piene mani fra il popolo e la gioventù, descrive le cure di una madre cristiana (1).
«... Per correggere e nobilitare gli ammaestramenti del marito (il marito era di tutt'altro stampo), la virtuosa madre andava spesso ripetendo al suo Valentino:
» - Mio figlio, ricòrdati che Dio vede tutto. Egli benedice i giovanetti virtuosi nella vita presente e li premia nell'eternità; al contrario maledice gli empi, loro abbrevia la vita, e li punisce nell'altro mondo con un supplizio eterno.
» Ogni mattina lo prendeva per mano, lo conduceva in chiesa, gli dava l'acqua benedetta, gli additava il modo di far bene il segno della croce; lo faceva mettere ginocchioni accanto a lei; gli apriva il libro di devozione e segnava le preghiere utili per accompagnar bene la Santa Messa. Nei giorni festivi poi l'aveva sempre seco alla Messa, al Catechismo, all'istruzione e alla benedizione... »
(1) Valentino, ossia una vocazione impedita.
Oh! il valore che acquistano gli ammonimenti dei genitori quando sono avvalorati dall'esempio! Don Bosco non dimenticò mai, neppur nella tarda età, le parole sante e i sapienti consigli della virtuosissima sua madre. Di lei così scrive nelle sue Memorie (1):
« ... Sua massima cura fu d'istruire i suoi figli nella Religione, avviarli all'ubbidienza ed occuparli in cose compatibili a quella età. Finché era piccolino, mi insegnò ella stessa le preghiere: appena divenuto capace di associarmi co' miei fratelli, mi faceva mettere con loro ginocchioni mattino e sera, e tutti insieme recitavamo le preghiere in comune colla terza parte del Rosario. Mi ricordo che ella stessa mi preparò alla prima confessione, mi accompagnò in chiesa; cominciò a confessarsi ella stessa, mi raccomandò al confessore, dopo mi aiutò a fare il ringraziamento. Ella continuò a prestarmi tale assistenza fino a tanto che mi giudicò capace di fare degnamente da solo la confessione ... ».
E come l'aveva preparato al Sacramento della penitenza, Mamma Margherita lo preparò anche a quello della S. Comunione.
« Io era all'età di anni undici, quando fui ammesso alla prima comunione; sapeva tutto il piccolo catechismo; ma per lo piú niuno era ammesso alla comunione se non ai dodici anni. Io poi, per la lontananza dalla chiesa, era sconosciuto al parroco e doveva quasi esclusivamente limitarmi alla istruzione religiosa della buona genitrice. Desiderando di non, lasciarmi avanzare nell'età, senza farmi praticare quel grande atto di nostra Santa Religione, si adoperò ella stessa a prepararmi come meglio poteva e sapeva. Lungo la quaresima mi inviò ogni giorno al catechismo, di poi fui esaminato e promosso, e sì era fissato il giorno in cui tutti i fanciulli dovevano fare Pasqua... Mia madre studiò di assistermi più giorni: mi aveva condotto tre volte a confessarmi lungo la quaresima... A casa mi faceva pregare, leggere un buon libro, e davami quei consigli che una madre industrìosa sa trovare opportuni pei suoi figliuoli. Quel mattino non un lasciò parlare con nissuno, mi accompagnò alla sacra mensa, e fece meco la preparazione ed il ringraziamento... In quella giornata non volle che mi occupassi in alcun lavoro materiale, ma tutto l'adoperassi a leggere e a pregare » e gli dié i piú saggi consigli:....
Il Venerabile non dimenticò mai nessuno dei consigli che gli diede la madre. Il giorno che entrò in seminario « i miei parenti - scrive - eran tutti contenti: io piú di loro. Mia madre soltanto stava in pensiero e mi teneva tuttora lo sguardo addosso come volesse dirmi qualche cosa. La sera precedente la partenza, ella mi chiamò a sé e mi fece questo memorando discorso:
» - Giovanni mio, tu hai vestito l'abito ecclesiastico; io ne provo tutta la consolazione che una madre può provare per la fortuna di suo figlio. Ma ricòrdati che non è l'abito che onora il tuo stato, è la pratica della virtù. Se mai tu venissi a dubitare di tua vocazione, ah per carità! non disonorare quest'abito. Depònilo tosto. Amo meglio di aver un povero contadino, che un figlio prete, trascurato ne' suoi doveri. Quando sei venuto al mondo, ti ho consacrato alla Beata Vergine: quando hai cominciato i tuoi studi, ti ho raccomandato la divozione a questa nostra Madre: ora ti raccomando di essere tutto suo: ama i compagni divoti di Maria; e se diverrai sacerdote, raccomanda e propaga mai sempre la divozione di Maria.
» Nel terminare queste parole, mia madre era commossa: io piangeva: - Madre, le risposi, vi ringrazio di tutto quello che avete detto e fatto per me: queste vostre parole non saranno dette invano e ne farò tesoro in tutta la mia vita! ».
Bastano questi pochi rilievi a dimostrare con quanta ragione tutti gli scrittori della vita di Don Bosco sciolgano un inno di ammirazione e di lode alla virtuosissima Margherita. Scrive il Lemoyne (1):
« Giovannì... che meditava in cuor suo ogni parola della madre e stampava in mente la memoria di ogni sua azione, faceva suo, quasi senza accorgersene, questo sistema di buon esempio, di amorevolezza, di sacrifizio e di continua vigilanza nell'educare ».
(1) Ved. Boll. Sal. di agosto 1916.
Noi quindi ripetiamo ai Cooperatori che hanno e sentono il grave còmpito della paternità e della maternità: - Imitate Don Bosco, imitate sua madre, date buon esempio ai vostri figli precedendoli sulla via del dovere, largheggiate con essi di ammonimenti, ma soprattutto, con amore e a costo di qualunque sacrifizio, vegliate ! vegliate!...
Vegliate con cura sull'indole d'ognun di loro per correggerne a tempo i difetti e sviluppare nelle loro anime i germi preziosi delle virtù cristiane.
Vegliate sull'adempimento dei loro doveri religiosi, ed esemplarmente unitevi ad essi nelle preghiere del mattino e della sera, nella frequenza dei Sacramenti e nella santificazione dei giorni festivi.
Vegliate perché si abituino fin da fanciulli all'unione frequente con Gesú Sacramentato ed alla divozione alla Beata Vergine, due mezzi infallibili e indispensabili per vivere vita cristiana.
Vegliate sulla loro istruzione religiosa: fate che non manchino mai al catechismo, all'Oratorio festivo, alla scuola di Religione.
Vegliate sui loro doveri scolastici e professionali: giorno per giorno osservate se si applicano, se approfittino, se mettono a frutto i talenti che han ricevuto dal Signore.
Vegliate sull'ambiente che viene necessariamente a circondarli quando, per ragion di studio o di ufficio o di mestiere, vanno fuori di casa. Allontanateli da ogni pernicioso contatto: premuniteli dalle cattive compagnie, liberateli dai discorsi empi e libertini, dalle letture e stampe perverse. Purtroppo l'aria stessa che oggi si respira è talmente ammorbata che è un miracolo non risentirne qualche danno, ma il miracolo lo farete voi, o genitori che vi gloriate di essere cooperatori salesiani, e vi riuscirete senza dubbio se nell'educazione dei vostri figli ricopierete questa perseverante attività preventiva, che è simultaneamente frutto e fonte di vigilanza e di carità.
(1) Vol. I. Parte I, capo II, La scuola materna, pag. 29.
Il citato Decreto, dopo aver ritratto, come abbiam visto, il sistema educativo di Don Bosco, soggiunge che il Venerabile « dispose altresí che interrotte a quando a quando le occupazioni, i giovanetti sollevassero il loro animo con onesti divertimenti ». È un avvertimento importantissimo. Non dobbiamo pretendere che la fanciullezza e la gioventú conducano vita da certosini. Chi troppo vuole, nulla stringe; e poi è innaturale e illogico. Guardate il brio che Don Bosco ha voluto nei suoi oratori e istituti. Le ricreazioni frequenti e clamorose, le splendore delle feste solenni, le rappresentazioni amene ed educative, gli esercizi ginnastici, i saggi di musica vocale e istrumentale, quanto può allettare e divertire onestamente la gioventú, tutto egli ha introdotto e prescritto nei suoi istituti. In essi i divertimenti trovano un limite solo, quello innalzato dal dovere, dall'igiene e dalla morale. Ritenete dunque che la vostra vigilanza, o cari Cooperatori, si deve estendere anche a questo.
Cosí non avrete bisogno di castighi e insieme praticherete quell'altro insegnamento di Don Bosco: Cercate di farvi amare, se volete farvi temere.
Un giornale italiano e il decennio di un nostro Collegio di America. - « La Vita Coloniale e, settimanale italiano di Cordoba (Repubblica Argentina), ha pubblicato quest'articolo su i dieci anni del Collegio Pio X, che trascriviamo letteralmente:« Compie di questi giorni il decimo anniversario da che i Padri Salesiani sono stabiliti in questa città (1).
» Volgendo addietro lo sguardo, c'è motivo per noi a una ammirazione che ha della meraviglia c'è motivo per i Figli di Don Bosco aduna serena allegrezza che ha dell'umile soddisfazione.
» Dieci anni fa il Padre Gherra, quegli stesso che oggi amministra e dirige il grandioso edificio della calle 9 de Julio, compartiva coi pochi compagni una scranna pericolante, e all'ombra di un tisico albero selvaggio mangiava un tozzo di pan nero, attorniato dai primi fanciulli sottratti alle strade non pulite di Cordoba.
» Quando fu egli piú grande? Quando solo lo sosteneva la fede in Dio e la promessa dell'Apostolo di Torino e tutto intorno era deserto, miseria, vuoto? oppure oggi che le preoccupazioni gli incombono di far progredire sempre piú un'opera rivelatasi miracolosa nel suo sviluppo?
» Ecco qua, o italiani, un prodigio della nostra laboriosità, della sobrietà infaticabile della razza, applicata ad un apostolato di redenzione della gioventú povera ed abbandonata! Il Collegio Pio X è un orgoglio italiano.
» Ecco, o uomini di fede, un magnifico esempio di virtú evangelica. Quanti erano i collegi religiosi, quante le scuole, quanti gli asili anche priora che giungessero a Cordoba i Padri Salesiani!
» Eppure il Collegio Pio X rigurgita di fanciulli che a centinaia accorrono dalla piazza, dal trivio ove si trastullavano, inconsci del vizio che li attendeva in agguato. Il Collegio Pio X è un orgoglio cristiano.
» Ed ecco, o cittadini preoccupati del divenire sociale di fronte alle piaghe che infestano la gioventú, un eccellente rimedio, una soluzione efficacissima per avviare a buon termine l'estinzione della delinquenza minorile, la tutela dell'infanzia abbandonata, l'istruzione del fanciullo su base pratica e tecnica, l'educazione di buoni padri di famiglia.
» Congratuliamoci dunque tutti, senza distinzione di fedi; e sia il civile, religioso e patriottico apostolato dei Padri Salesiani in questa città solennemente proclamato in questa circostanza, fausta per Cordoba, faustissima negli annali della Congregazione di Don Bosco.
» Al Padre Giambattista Gherra, e ai suoi virtuosi confratelli non daremo applausi poiché la loro modestia li farebbe confusi, ma inviamo loro i più sinceri auguri di una messe moltiplicata che compensi le apostoliche fatiche per la religione e la patria ».
(1) In America si dà il titolo di Padre, invece del Don, a tutti i Sacerdoti.
Riconoscenza.
Si dice che esista una tribú di selvaggi che non ha una parola per indicare « ti ringrazio ». Quando a questi selvaggi vien data qualche cosa, dicono cosa: « Questo ci è utile ». A voi forse sembrerà impossibile che vi siano degli uomini, i quali manchino della parola e del sentimento cosí gentile che noi chiamiamo riconoscenza. E avete ragione, perché la riconoscenza è uno dei migliori segni di un buon cuore. Udite le parole di un esperto educatore, molto pratico di ragazzi: « Io non ho mai visto fare una cosa buona da un giovane ingrato », In generale, però, i ragazzi non sono ingrati; ma sogliono mostrare la riconoscenza solo per i benefizi fatti a loro individualmente e personalmente, dimenticando quelli che ricevono in comune nell'educazione ed istruzione collegiale e scolastica. Si comportano coi benefizi come si comportano colle sgridate: un rimprovero fatto a tutti non li offende, mentre s'irritano per un rimprovero personale. Ora, cari ragazzi, dovete fare il possibile per non meritarvi il rimprovero contenuto in questo proverbio: « Ingrato come un beneficato ».
Voi dovete, però, pensare che non sarete riconoscenti finché non diverrete umili. Che cosa è infatti la riconoscenza? È un riconoscere che io non ho tutti i beni in me stesso, e che ho bisogno che altri m'insegni, mi educhi e in generale mi aiuti. Vi sarete accorti certamente che i superbi sono sempre ingrati; dimodoché avete un indizio sicurissimo per scoprire se voi siete superbi: osservate se siete, o no, riconoscenti ai vostri benefattori.
Vi è però fra tutti un benefattore, Iddio, a cui dobbiamo la massima riconoscenza. Eppure molti sono riconoscenti agli uomini e ingrati verso Dio. Chi sono costoro? Sono tutti coloro i quali non pensano che Dio ha cura di noi, che vuole essere il nostro migliore amico, e che tutti i beni di cui godiamo, sono altrettanti favori personali che Dio ci fa. Ho detto favori personali perché Iddio non sparge i suoi benefizi cosí alla rinfusa, come quando un superiore getta in mezzo a voi un pugno di caramelle. Iddio conosce di quanti doni ognuno è capace, e per ciascuno ha speciali favori. Iddio stesso desidera che siamo verso di Lui riconoscenti, tanto che, quando uno sente nel cuore gratitudine verso di Lui, può dire d'incominciare a trovare Iddio.
Uno scrittore satirico disse che la riconoscenza è una viva aspettazione di futuri favori, e cita in proposito il seguente episodio. Un signore aveva portato una bella scatola di dolci a un bambino; la madre, presente, volendo invitare il piccino a ringraziare, gli disse: « Che cosa si dice al signore che ti ha portato questi dolci cosí squisiti? » E il bambino pronto: « Che me ne porti molti altri! » Che ne dite? Vi sembra proprio che la vera riconoscenza sia cosí interessata? No; chi ha provato nel suo cuore il gentile sentimento della gratitudine preferisce questa definizione: « La riconoscenza è un vivo timore di rendersi indegni di altri lavori ».
Infatti chi sente profondamente la riconoscenza, sente in se stesso, anche di non meritare d'essere trattato troppo bene, di ricevere troppe gentilezze. Tale era il sentimento dei profeta Davide: « Chi sono io, o Signore? Io sono troppo piccolo per i tuoi benefizi » (1).
Accade spesso che chi si mostra poco riconoscente verso Dio, in gioventú, piú tardi, col crescere dell'età, apre meglio gli occhi e dice a se stesso: « Che gran bestia sono mai stato io! Ho ricevuto da Dio tanti favori, durante tutto questo tempo, e non ho mai pensato a ringraziarlo ».
Questo sentimento si chiama contrizione, cioè dolore dei propri peccati. Dimodoché abbiamo scoperto che la vera riconoscenza suole andare unita, nei cuori amanti di Dio, con due buoni sentimenti: con l'umiltà e col dolore dei peccati.
E ora io vi domando: Quante delle vostre preghiere sono fatte per ringraziare Iddio? Siete capaci di ricordare tutte le cose che in una settimana vi sono andate bene e che potevano molto facilmente andarvi male? Vi scorgete dentro il dito di Dio? Oppure prendete tutti quei prosperi successi con quell'indifferenza con cui li prenderebbe un selvaggio qualunque di quella tribù ricordata, dicendo con egoismo: ciò ani sarà utile? Persuadetevi di questo: il sentire riconoscenza verso Dio è il segno migliore di avere una salute spirituale, perché un'anima piena di gratitudine è piena di bontà. Se poi uno giunge a tal punto da ringraziare il Signore anche per gl'insuccessi, per le disgrazie, per i dolori, allora costui è molto avanti nella strada della santità.... (2).
Ricevo, carissimo dono, il Libro della bontà. Da alcune pagine, che ho potuto leggere, mi apparirebbe un tesoro ! Benedetto chi lo diffonderà.
21 Gennaio 1916.
P. Card. Maffi.
(1) Secondo Libro dei Re, VII, 18-19.
(2) Da « Il libro della bontà » di JosPH RICKABY S. J. Letture pei giovani. Prima edizione italiana autorizzata sulla terza inglese, con aggiunta d'esempi a cura del Dott. Antonio Cojazzi. L. 1,5o. È un nuovo libro edito or ora dalla S. A. 1. D. Buona Stampa di Torino.
S. Paolo (Brasile), dicembre 1915.
Preparato da due Comitati, uno di distinti personaggi del Clero e del laicato cattolico, l'altro di nobili dame e cooperatrici, il VII Congresso Internazionale dei Cooperatori Salesiani si svolse a San Paolo del Brasile nei giorni 28, 29 e 30 ottobre, coronato da una solenne commemorazione di Don Bosco la sera del 31.
Imperiose circostanze avevano impedito che il solenne Congresso avesse luogo l'anno precedente, in quasi identica data. A differirlo contribuí assai lo scoppio della guerra europea col conseguente squilibrio di finanze, causato dall'immane disastro: ma non si sciolsero né rimasero inerti i due Comitati, perché con alto sentimento di carità si occuparono nel venire in soccorso ai poveri che si moltiplicavano nella crisi crescente.
Tornata a poco a poco la calma, tornò pure a giganteggiare il desiderio, mai spento, di onorare Don Bosco nel suo Centenario a mezzo d'un Congresso; e si decise di celebrarlo prima che spirasse il 1915; che se rimarrà memorabile per i noti straordinarii avvenimenti, a noi ricorderà sempre il 1° Centenario della nascita di Don Bosco e della istituzione della festa di Maria SS. Ausiliatrice.
Ed ecco una succinta memoria di quanto si disse, e si fece in quei giorni, veramente memorandi per concorso di Ecc.mi Vescovi e frequenza di congressisti, e pel numero di adesioni che giunsero da tutte parti.
Il naufragio della barca « Settima ».
Una prova ben dolorosa era però riserbata ai poveri Salesiani del Brasile ed ai loro Cooperatori alla vigilia del Congresso. I giovani collegiali dell'Istituto Santa Rosa di Nictheroy il 26 di ottobre si erano recati a Rio de Janeiro, per prestar omaggio al venerando Cardinale Arcivescovo nella fausta ricorrenza delle episcopali sue nozze d'argento. I 330 giovani con i professori, assistenti e invitati, su di un ferry-boat, conosciuto col nome di « Barca Setima », adibito al servizio regolare di passeggeri fra Rio e Nictheroy, nel breve tragitto di sei chilometri, quanti distano fra loro l'e due città, allegri, rumorosi e trionfanti, giacchè avevano dato di sé il miglior esempio di disciplina e d'struzione nelle evoluzioni e nella passeggiata eseguita nelle vie principali della capitale, si abbandonavano all'espansione propria dell'età, accresciuta dall'incantevole paesaggio che si gode attraverso la meravigliosa baia di Rio de Janeiro. Ma l'inavvedutezza del pilota trasformò quella gioia in un'immensa sventura... Battendo in uno scoglio, il battello squarciò la chiglia e andò a sommergersi poco piú avanti, in un batter d'occhio; in quattro minuti esso colava a picco nel Canale di Moncagné, ad una profondità di quasi venti metri!...
La notizia corse in un baleno tutto il Brasile, poiché la sventura ha l'ali veloci; e due ore dopo anche qui a San Paolo la redazione di un giornale amico ci avvisava del disastro aggiungendo che forse quasi tutti eran periti! E cosí sarebbe avvenuto se non fosse accorsa in aiuto la Vergine Ausiliatrice, mediante il pronto salvataggio organizzato dai bravi marinai della squadra mobile, ancorata là vicino, e i miracoli d'eroica abnegazione compiuti da tutti i Superiori e dagli stessi giovani più grandicelli. Non è il caso di estenderci in particolari. Dapprima si era incerti sul numero preciso delle vittime e in fine si constatò che esse erano 28, tra cui un salesiano.
Indescrivibile fu lo scompiglio delle nostre idee. Quando ci giunse la triste notizia si lavorava ad ornare i cortili di bandiere e festoni e fiori per ricevere degnamente i Congressisti!... Avremmo voluto rimandare ogni seduta; ma l'Arcivescovo non volle e ci consigliò a proseguire.
Apertura del Congresso.
Dal programma fu eliminata la parte festiva, specie le matinées, organizzate allo scopo di trattenimento ricreativo; il resto dei lavori fu conservato intatto e tutto andò regolarmente e ciò, lo lo ripetiamo, va a lode dei nostro venerato Arcivescovo, Presidente d'onore del Congresso.
La mattina dunque del 28, colla messa de Spiritu Sancto nel Santuario del Sacro Cuore di Gesú, si aperse la serie delle adunanze che dovevano riuscire una solenne testimonianza di amore a Maria Ausiliatrice e al nostro Ven. Padre Don Bosco.
Celebrò la messa Mons. Dr. Benedicto Paulo Alves de Souza, Vicario Generale dell'Archidiocesi, presidente effettivo del Congresso, la Schola Cantorum del Collegio esegui mottetti liturgici, e infine fu intonato il Veni Creator Spiritus, seguito dall'Oremus dello Spirito Santo.
L'arrivo dei Vescovi.
Alle 9 vi fu il ricevimento dei Prelati che venivano dalla Capitale Federale. Si era ancor tutti sotto la profonda impressione del naufragio; e ancor piú impressionati erano i Vescovi, che a lato del Cardinale avendo visto i baldi collegiali di S. Rosa sfilare disciplinati, composti, li avevano applauditi e si eran sentiti innondare il cuore di gioia, vedendo i frutti copiosi dell'educazione cristiana compiuta sotto l'egida dell'Episcopato.
Nella stazione « La Luz » regnava il piú alto silenzio, non ostante il grande concorso; e sentivasi come un'atmosfera di simpatia attorno la figura dell'ispettore D. Rota, pallido e pieno di emozione. Con lui arrivarono l'Ecc.mo Mons. Duarte Leopoldo e Silva, nostro amatissimo Arcivescovo, e gli Eccellentissimi Mons. Agostino Benassi, Vescovo di Nictheroy, Mons. Giovanili Nery, Vescovo di Campinas, Mons. Alberto Gonçalves, Vescovo di Ribeirào Preto, Mons. Giuseppe Homèm de Mello, Vescovo di San Carlo do Pinhal, Mons. Lucio Antunes de Souza, Vescovo di Botucatú, Mons. Francesco d'Aquino Correa, Vescovo Ausiliare dell'Archidiocesi di Cuvabà. Noi avemmo la felicità d'ospitare Mons. Beasassi e Mons. d'Aquino Correa, nostro amatissimo confratello, che portò a tutte le discussioni e a tutte le adunanze una nota simpaticissima di vero spirito saelsiano.
Le adunanze di sezione.
A mezzodí s'inaugurarono insieme le varie sezioni. Tutti i congressisti si riunirono nel salone teatro del Collegio, ov'ascoltarono una parola di Mons. D'Aquino, che benedisse i lavori: indi, divise le sezioni, si attese per alcune ore allo studio e alla discussione delle tesi, non sénza porre in tutti i verbali un voto di profonda condoglianza pel disastro della « Barca Settima ».
Non occorre dire che tutte le discussioni riuscirono animatissime e nel vivo desiderio di consolidare sempre più l'opera del Ven. Don Bosco. Tutti . i relatori ebbero sommamente a cuore l'assunto loro affidato; e furono cosí compiti e pratici che s'imposero efficacemente alle adunanze, riscuotendone i piú vivi applausi. Fra essi ricordiamo il Prof. Giovanni Lomenco della Scuola Normale di San Paolo, colla bella relazione sulle Scuole primarie e secondarie ; il Dr. Aroldo di Amaral, dotto giornalista cattolico, che parlò della Stampa Salesiana; il Dott. Teodoro Sampaio col suo pregevole studio sulle Scuole Professionali.
Le funzioni religiose.
Sull'imbrunire si svolse nella nostra chiesa del Sacro Cuore di Gesú una solenne cerimonia religiosa. Parlò l'Ecc.mo Mons. Agostino Benassi sulle glorie di Maria Ausiliatrice nell'Opera Salesiana, e tra suoni e canti liturgici impartí la trina benedizione col Divinissimo il nostro Mons. d'Aquino.
La funzione si rinnovò nelle tre sere, con crescente concorso di popolo ed eguale splendore. Il 29 disse le lodi di Maria Ausiliatrice l'Ecc.mo Vescovo di Botucatú, e impartí la benedizione il Vescovo di Ribeirão Preto ; il 30 predicò il chiaro Mons. Homem de Mello, Vescovo di San Carlo, e pontificò alla benedizione Mons. Vescovo di Campinas.
E qui ci pare il caso di dire una parola sulla musica liturgica, eseguita mattino e sera dalla valente scuola di canto del Lyceu. A detta di tutti, non sarebbero state cosí solenni e ben riuscite, né le funzioni di chiesa, nè le sedute plenarie del Congresso, senza il concorso cosí efficace e impeccabile dei piccoli cantori, noti ed apprezzati in tutta San Paolo. Tanto piú che ebbero a superare non poche difficoltà, con un ampio programma, in un tempo piú che limitato.
La prima adunanza solenne.
La sera del giorno 28, nel salone-teatro del Liceo del Sacro Cuore, una delle sale piú vaste e capaci della città, messa a festa con discreta profusione di fiori, festoni, verdura e tappeti, ebbe luogo la prima seduta solenne. Alle ore 2o precise fece il suo ingresso nell'aula l'Arcivescovo di San Paolo, Presidente d'onore, seguito dagli altri Ecc.mi Vescovi, accolti dalla Presidenza effettiva, dai rappresentanti del Capitolo e del Clero secolare e regolare, e delle Autorità civili e militari. Il Presidente dello Stato si fece personalmente rappresentare, e in tribune speciali vedevansi il Presidente della Camera dei Deputati, il Ministro degli Interni, con vari Senatori e i Rappresentanti del Municipio. L'assemblea non poteva essere piú scelta, nè a questa nè alle altre adunanze solenni. La seduta si aperse coll'Inno Nazionale Brasiliano. cui segui l'Inno Pontificio, religiosamente ascoltato in piedi da tutta l'assemblea.
Quindi prese la parola l'Arcivescovo. Non si può ridire quello che egli disse ; tutti ne rimasero fortemente impressionati. Rievocò la catastrofe che lanciava nel lutto tanti madri e la famiglia salesiana, e aggiunse testualmente : « Noi, Cooperatori Salesiani, presentiamo alle famiglie le nostre condoglianze, e ai figli di Don Bosco l'espressione della nostra simpatia. Io li aveva visti e ammirati quei baldi giovani... e mi dico orgoglioso di essere brasiliano, quando penso che uno di essi, nobile fanciullo e grande patriota, si lanciò fra le onde per salvare la bandiera del suo battaglione ; quel giovane eroe era cresciuto all'ombra della bandiera di Don Bosco. Son questi i frutti del suo sistema educativo! Faccio voti che anche il Congresso faccia suo lo spirito di D. Bosco ».
Fini col dichiarare sospesa l'adunanza, in segno di lutto, e si ritirò seguito dai Prelati.
Il Signore, che anche dal male sa cavare il bene, dispose elle dal grave disastro maggiori simpatie raccogliesse l'Opera di Don Bosco e che con maggior enfasi e convinzione venissero pubblicamente professate.
Dopo un quarto d'ora il Presidente effettivo del Congresso Mons. Benedicto Paulo Alves de Souza, col Vice-Presidente Don Rota, ispettore, col 1° e 2° segretario D. Aroldo d'Amaral e D. Carlos Moraes de Andrade, prese nuovamente posto al tavolo della presidenza, e rientrarono i Vescovi.
E parla il Presidente effettivo per ringraziare i Prelati, in modo tutto particolare l'Arcivescovo di S. Paolo e Mons. D'Aquino Correa, il primo Vescovo Salesiano del Brasile; manda un saluto al S. P. Benedetto XV, cui protesta venerazione filiale; termina con un saluto alla Patria Brasiliana che accoglie il VII Congresso Internazionale dei Cooperatori Salesani.
La scuola di canto eseguisce parte del Laudate pueri del Capocci, in modo inappuntabile, e sale alla tribuna il Comm. Tibertino Mondin Pestana a parlare dei Cooperatori Salesiani. La sua piccola figura, che impone coi suoi occhi brillanti e colla viva parola, riscuote sincere felicitazioni pel suo pratico studio sui doveri e sull'organizzazione dei Cooperatori.
Dopo un intervallo, in cui i segretari leggono le adesioni, i telegrammi e le risoluzioni del giorno, dopo l'altra parte del Laudate Pueri del Capocci, sale alla tribuna il giovane dottor Lucio do Santos, cui ogni elogio sarebbe inferiore al merito; basti dire che il principe dei giornalisti brasiliani lo chiamò l'uomo più erudito del paese. Tale in vero egli si affermò nel suo discorso sopra la stampa. Dotto, ampio, analitico, con brillantissimi tocchi di siatesi storica, il discorso del Dott. Lucio do Santos rimarrà memorando negli atti del Congresso.
In seguito vengono lette adesioni e programmi pei giorni seguenti, e pratiche risoluzioni per l'organizzazione dell'azione popolare salesiana; infine l'Arcivescovo invita Mons. D'Aquino a chiudere l'adunanza. Nelle poche frasi che questi profferí, seppe mirabilmente toccare la nota salesiana e patriottica; e la fece risuonare in un timbro cosí simpatico, che conquistò immediatamente il cuore dei presenti. Era la prima volta che parlava, ma le sue parole sorridenti furono tanto efficaci, che l'aula proruppe diverse volte in voci di ammirazione.
L'adunanza del 29 ottobre.
Collo stesso apparato il 29 ottobre si ripeté l'entusiasmo del giorno innanzi.
Aperta la seduta, furor lette le adesioni di Cardinali, Arcivescovi e Vescovi d'Italia e di illustri campioni del laicato italiano, tra cui applauditissime quelle del Marchese Crispolti e del deputato Meda; poi fu data la parola al Dott. Teodoro Sampaio, uno dei piú antichi cooperatori, rappresen tante al Congresso i Cooperatori Salesiani dello Staro di Bahia « Attraverso le discussioni del Congresso, egli esordi, io penso all'avvenire. Questo sarà della scienza cristiana, della carità evangelica, della luce religiosa. Cosí fu detto in un Congresso Italiano; cosí io ripeto nel presente Congresso ». E lesse il suo lavoro sopra le Scuole Professionali e Agricole. Non ripeteremo i suoi concetti, elevati e perfettamente consoni all'opera nostra. Vogliamo solo rilevare che seppe talmente conquistare l'uditorio, che un quotidiano di questa città non esitò a classificare quel discorso un « finissimo lavoro letterario ».
Dopo il coro del « Mosé » del Rossini: « Dal tuo stellato soglio » Mons. Benedicto presentò all'assemblea i delegati argentini, e la banda musicale intonò l'Inno Nazionale Argentino.
Don Stèfano Pagliere, Direttore del nostro Collegio di Almagro a Buenos Aires, recò il saluto dell'Argentina, disse la sua meraviglia nel vedere lo svolgimento dell'Opera Salesiana nel Brasile, e dopo belle considerazioni conchiuse: - Quando, tornato all'Argentina, gli amici mi domanderanno che ho visto in Brasile, risponderò - Ho visto Don Bosco, vivente nei suoi figli e nei Cooperatori Salesiani ».
Mons. Benedicto annunzia quindi la delegazione uruguaya. Al suono dell'Inno Orientale, si presenta il rev.mo D. Riccardo Pittini, delegato di quella Repubblica. Insinuante, chiaro, e festevolissimo, ricorda i vincoli che legano il Brasile e l'Uruguay nel nome di D. Bosco. Rievoca la figura di Mons. Lasagna e dei primi Salesiani partiti da Montevideo alla volta del Brasile. Ricorda la statua del Sacro Cuore, che torreggia sulla facciata del vicino Santuario ed alza le mani e benedice, come aveva sognato Don Bosco. Termina presentando un ordine del giorno approvato per acclamazione, col quale il Congresso fa voti per il prossimo ristabilimento della pace mondiale e per un maggiore svolgimento dell'opera di Don Bosco.
Dopo l'«Ave Maria » di Carlos Gomes nell'opera « Il Guarany », si presenta alla tribuna il Can. Dott. Benedicto Marínho, nostro antico alunno, dell'Archidiocesi di Rio de Janeiro, che tratta l'importantissimo tema: « Il sistema educativo di Don Bosco ». Ex-alunno, egli nutre una grande venerazione pei suoi educatori, conosce il sistema e sa farlo intendere ai presenti. Di una foga oratoria irresistibile, ad ogni istante è interrotto da battimani. Le sue asserzioni, corroborate da frequenti citazioni di nomi e fatti, lasciano in tutti una traccia profonda. Dopo lui prende la parola il Dott. Solarenga, e in fine si alza il Vescovo di Campinas, Mons. Giovanni Nery, per il discorso finale. Egli non potrebbe parlare, i medici gli hanno prescritto il silenzio; ma in quel momento non può assolutamente tacere e... dice tutto l'affetto e tutta l'ammirazione che il suo cuore di Vescovo e di Cooperatore Salesiano ha per Don Bosco e per l'Opera sua.
L'ultima adunanza.
Era nel desiderio di tutti i Congressisti che venissero continuate a lungo cosí belle riunioni, ma si era già al termine. Nell'ultima adunanza, come i Vescovi e i Congressisti ebbero occupati i loro posti, il Presidente effettivo, Mons. Benedicto, chiamò quel giorno doppiamente caro : in primo luogo, perché era l'anniversario dell'ordinazione sacerdotale dell'Ecc.mo Metropolita. A un tratto l'assemblea scatta in piedi e lancia un entusiastico, imponente evviva al Pastore saggio e illuminato, che ringrazia commosso. Poi il Presidente annuncia ai Congressisti di aver ricevuto un lungo telegramma dal Santo Padre, pieno di ammirazione per Don Bosco, e lo legge all'assemblea. Nuovi evviva echeggiarono nell'aula all'indirizzo della Santità di N. S. Papa Benedetto XV, mentre la banda intona l'Inno Pontificio. Lo sguardo di tutti è fisso al grande ritratto del Pontefice che domina l'aula, e il pensiero vola commosso oltre l'oceano, alla sua diletta Italia, a Roma, al Vaticano.
Tornato il silenzio, sale alla tribuna il nostro Mons. Francisco Thomas d'Aquino Corréa, Vescovo Ausiliare di Cuyabà, che parla applauditissimo sulle Missioni Salesiane.
Avrebbe dovuto parlare anche l'Ecc.mo signor Parsos Miranda, deputato alla Camera Federale, ma all'ultim'ora fu impedito.
Dopo la lettura di nuove adesioni, delle deliberazioni e dei verbali delle adunanze, venne ripe tuto dai giovani cantori il « Laudate Pueri » del Capocci, e per ultimo prese la parola Sua Ecc. Rev.ma Mons. Duarte e Silva, Arcivescovo di S. Paolo, Presidente Onorario del Congresso.
Ricordò come di recente, essendo morto il Direttore diocesano dei Cooperatori, aveva voluto per sé quell'ufficio... quindi i Salesiani contassero su tutto il prestigio morale che egli possiede, perché lo metteva tutto a loro disposizione. Noi sapevamo che il buon pastore ci ansava, ma non avevamo mai creduto, dobbiamo confessarlo, che egli avesse nel suo cuore tanta stima e tanta deferenza per l'Opera di Don Bosco.
Il Pontificale solenne.
La domenica 31 ottobre, alle 9, il Santuario del Sacro Cuore di Gesù si allietò di una solennissima funzione liturgica. Assunti i paramenti in una sala contigua, l'Arcivescovo e i rev.mi Canonici della Cattedrale, tutti in piviale verde, fecero la loro entrata nel tempio, mentre il coro di 120 cantori intonava l' Ecce Sacerdos Magnus a 4 voci del M.° Foschini. Assistevano, in rocchetto e mantelletta, tutti i vescovi sunnominati, in appositi scanni in cor epistolae, mentre in cornu evangelii sorgeva la cattedra dell'Ordinario.
Non avevamo mai veduto egual solennità nel nostro Santuario; e lo splendore delle sacre funzioni fu tale da impressionare gli stessi prelati che n'ebbero parole di vivo elogio. A ciò contribuí efficacemente la scuola di canto. Le parti variabili furono eseguite in falsi bordoni e nel più puro gregoriano. La grandiosa Messa a 4 voci del M° Albergoni, egregio lavoro di armonia e di contrapunto, con frequenti spunti melodici, piacque immensamente.
Alla sera s'intonò un solenne Te Deum per ringraziare il Signore. Pontificò nuovamente l'Arcivescovo; Mons. d'Aquino Correa disse il discorso. Il tempio era gremito.
« Don Bosco fanciullo ».
Finita la funzione religiosa, S. E. Mons. Arcivescovo e tutti gli Ecc.mi Vescovi, con le autorità, i rappresentanti del Presidente dello Stato, i delegati stranieri e la turba dei congressisti, si recarono al salone-teatro per assistere alla commemorazione di Don Bosco. Si rappresentò il melodramma « Don Bosco fanciullo » del nostro D. Garlaschi, con accompagnamento di sceltissima orchestra.
Poche parole lo precedettero, insieme con la lettura di un lungo e affettuoso telegramma di adesione dell'Em.mo Cardinale Gioachino Arcoverde Cavalcanti, Arcivescovo di Rio Janeiro. Ed erano appena cessati gli applausi agli inni nazionale e pontificio, quando, essendo arrivato il Regio Console Generale Italiano, Conte Dall'Arte Brandolin, la banda intonò la Marcia Reale Italiana.
Ancora un intermezzo dell'orchestra, quindi si alza il telone per la rappresentazione, che fu di universale soddisfazione. Piacque specialmente il secondo atto. Vivo, vario, attraente, maestoso, coi suoi eccellenti cori finali, destò vero entusiasmo.
Cosí si chiuse il VII Congresso Internazionale dei Cooperatori Salesiani, tenutosi a San Paolo del Brasile... Come fu degna commemorazione del 1° Centenario della Nascita di Don Bosco e dell'istituzione della Festa di Maria Ausiliatrice, cosí possa il suo ricordo, con la pratica delle sue deliberazioni, tener sempre vivo nel cuore di tutti i Cooperatori Brasiliani lo spirito di Don Bosco, in modo da veder quanto prima in questa vastissima nazione tutto quello sviluppo dell'Opera Salesiana, che con alto sentimento di gratitudine alla bontà del Signore predisse il Padre Venerabile.
Alla relazione, inviataci da quei cari confratelli, aggiungiamo i pii vivi ringraziamenti e rallegramenti a quanti contribuirono all'esito felice del Congresso, e un grazie specialissimo per l'eminente Arcivescovo Mons. Duarte e Silva.
« Ascolti, scriveva l'ispettore D. Rota a D. Albera, ascolti una bella prova di affetto dell'Arcivescovo di S.. Paolo.
Pochi giorni fa gli proposi la nomina di un nuovo Direttore Diocesano dei Cooperatori Salesiani in sostituzione del compianto Mons. Francesco di Paola Rodriguez. Mi domandò se questa carica dava molto lavoro: e gli risposi di no, perché il fine principale è quello d'essere l'intermediario tra l'Autorità diocesana e la Pia Unione e di dare a a questa nonne e indirizzo per l'azione salesiana in diocesi. Allora egli replicò:
- E non potrebbe farlo l'Ordinario?
- Eccellenza, gli risposi sorridendo, credo non vi sia incompatibilità: come V. E. può nominare un altro, potrà nominare se stesso.
Sorrise l'Arcivescovo dicendo:
- Ebbene, voglio dare quest'altra pubblica prova del mio affetto e della mia stima alla Pia Società Salesiana: io stesso sarò il direttore dei Cooperatori... ».
La catastrofe della barca « Settima ».
Alle notizie riguardanti la dolorosa catastrofe aggiungiamo le seguenti
Il salesiano perito fu il sig. Ottacilio Nunes, brasiliano. Contava 28 anni ed era assistente dei giovani pii grandicelli e insegnante. Dopo aver salvato cinque alunni, si slanciò nuovamente in mare per continuar l'opera pietosa, e disgraziatamente venne travolto dalle onde, vittima della sua carità!
Tra gli alunni periti, ve ne furono dei più piccoli e dei più grandicelli : uno di questi, appartenente allo stato maggiore del battaglione scolastico, fu impedito dalla sciabola a raggiungere una barca di salvataggio! Altri rimasero annegati, perchè si trovavano sotto coperta.
La scena raccapricciante si svolse sotto lo sguardo di molte famiglie degli alunni, che avendo accompagnato i loro figli al mare, erano rimaste a salutarli sul lido con affettuosa esultanza!
Il dolore fu tanto più vivo, quanto inatteso : e grande, sentito e universale fu il rimpianto. Noi rinnoviamo a tutti quelli che piansero per cosí luttuoso incidente l'espressione commossa delle piú vive condoglianze!
STATI UNITI N. A. Solenne cerimonia nella Cattedrale di New York con intervento dell'Em.mo Card. Farley.
Il 12 dicembre i Salesiani di New York commemorarono in modo veramente solenne e degno di Don Bosco, il suo primo Centenario. « Ci facciamo un dovere - scrive L'Italiano in America - di farne memoria sul nostro giornale, specialmente perché abbiam notato, con grande soddisfazione, la parte attiva ed interessata che gli Americani hanno preso in questa commemorazione. Questo è segno che il grande educatore italiano si è loro imposto come un modello da seguirsi nel difficile problema della educazione della gioventú. Don Bosco è una illustrazione della patria nostra, e noi Italiani non possiamo che mostrarci altamente onorati per gli onori resi a lui in questa grande Repubblica che ci ospita. La commemorazione ebbe doppio carattere, religioso e civile, e si nell'uno come nell'altro, nella tinta sua popolare, ebbe un effetto smagliante in cui la figura di Don Bosco si delineò nel vasto campo delle sue opere, come quella di uno dei piú eminenti benefattori delle classi operaie e di un provvidenziale coefficiente del benessere religioso e civile della società ».
« Le feste commemorative di Don Dosco - rileva un altro giornale italiano - sono riuscite degne dell'Uomo, che in vita fu la perfetta sintesi dell'Apostolo della Fede e dell'Angelo della Carità cristiana. Esse vennero ispirate soprattutto all'idea di far conoscere agli Americani, che ci ospitano, il Grande scomparso, e mettere nella sua piena luce tutta l'opera benefica da lui compiuta e dai suoi discepoli maravigliosamente continuata».
A questo fine nelle chiese salesiane di New York si tennero nella mattinata varie funzioni con imponenti Comunioni generali e brevi conferenze sull'Opera di Don Bosco.
Nella Cattedrale di S. Patrizio celebrò la Messa solenne l'ispettore Don Coppo, con assistenza pontificale di Sua Eminenza l'Arcivescovo Card. Farley. Il magnifico e vastissimo tempio era gremito di popolo, fra cui si distinguevano illustri personalità del clero e del laicato di New York, e tra esse il Cav. Fara Forni Console Generale d'Italia e il Cav. Antonio Pisani, Commissario della Pubblica Istruzione in quella grande Metropoli.
Predicò in inglese il rev.mo P. Giovanni O'Rourke della Compagnia di Gesú. Impossibile compendiare lo smagliante discorso. Il valente oratore illustrò Don Bosco come un divinatore dei tempi che preludevano il risveglio delle masse operaie. Don Bosco presenti prossimi gli eventi e volle prepararvi le giovani generazioni, affinché nel fascino delle nuove conquiste esse serbassero quello spirito cristiano di giustizia e di equità che formano l'operaio, sobrio ed onesto cittadino. Il rev.mo P. O'Rourke svolse il suo tema con tatto di osservatore che conosce il popolo, e sa di che lagrime grondi e di che sangue la questione operaia.
Alle 3 p. in. si tenne una commemorazione civile nella vasta Webster Hall, che per l'occasione era sfarzosamente addobbata e decorata con bandiere italiane, papali, americane ed irlandesi. Presiedeva Sua Eminenza il Cardinale di New York. Vi assisteva il rev.mo Mgr. McDonnell, Vescovo di Brooklyn, il rev.mo Mgr. Lavelle, Vicario Gen. di New York e molte notabilità del Clero e del laicato cattolico di New York e di città vicine. Fungeva da chairman il Giudice Freschi che è una vera illustrazione italiana della Corte e del Foro di New York.
Sul palco scenico si vedeva il famoso coro di Belmont diretto dal rev. Dott. Magliocco. La sala e le gallerie eran zeppe di amici dei Salesiani. L'oratore ufficiale fu il rev.mo Padre Chidwick, Rettore del Seminario di New York, che per molti anni fu cappellano della marina americana, ed era in servizio sulla famosa corazzata Maine allorché venne affondata nel porto di Havana. « Non si poteva scegliere - scrive l'Italiano in America - un miglior espositore della lotta gigante che Don Bosco iniziò e portò a gloriosa mèta, quando contro tutto e tutti si diede anima e corpo alla rigenerazione, istruzione ed elevazione della gioventú operaia. Nel Padre Chidwick si sentiva l'uomo che conosce la lotta, che vide cento volte l'oceano in tempesta ed i marosi accavallarsi sulla nave, e poi succedere la calma, spianarsi le onde e tra le nuvole sbrancate dei cielo affacciarsi il sole. Egli ci mostrò Don Bosco come una figura eroica, a cui la vittoria arride forse tardi ma sicura, perché aveva fede in Dio, nei suoi ideali e nella riuscita delle sue imprese. Le sue parole stimolavano tutti a seguirlo ed i figli suoi non conobbero ostacoli. Noi, disse, abbiamo bisogno in New York di almeno dieci Istituti come quelli di Torino, ed allora solo vedremo la delinquenza giovanile scemare, l'operaio ritornare religioso, lo studente professarsi credente. La parola sua squillava nella sala, il pensiero incalzava il pensiero, la frase si modellava continuamente sotto la logica della sua maschia eloquenza e l'assemblea prorompeva in applausi appassionati. La magnifica conferenza durò circa 75 minuti. Speriamo che la medesima sarà data alle stampe e potrà cosí esser gustata anche da quelli che non poterono esser presenti... ».
La chiusura della solenne celebrazione centenaria ebbe luogo a notte nelle due chiese salesiane, quando il rev. Dott. Grivetti, Direttore dell'Italica Gens, nella chiesa della Trasfigurazione riassunse eloquentemente in lingua italiana quello che il Padre O'Rourke ed il P. Chiwick avevano diffusamente spiegato in lingua in glese; ed il rev.mo Mons. Lavelle Vicario generale prese parte nella chiesa di Maria SS. Ausiliatrice alla solenne funzione ed impartí la benedizione del SS. Sacramento alla folla d'Italiani accorsi per onorare la Vergine Immacolata, che fu sempre la Patrona del Ven. Don Bosco.
Cosí terminarono le feste che i Salesiani di New York avevano preparato in onore del loro Venerabile Fondatore; il frutto delle medesime durerà a perpetua memoria del memorando evento.
I giornali della Metropoli, non solo i cattolici, come il Catholic News, il Register e America, ma pure gli altri grandi quotidiani, come il World, il Sun ed il Times e la Voce del Popolo, parlarono del « grande italiano » che « anche morto continua ad esser gloria verace della Patria e della Religione nostra. »
***
Sua Ecc. Rev.ma Mons. Giovanni Bonzano, Delegato Apostolico, mandava da Washington, in data 5 dicembre, all'ispettore Don Coppo questa nobilissima adesione
Impedito da precedenti impegni a prender parte personalmente alla solenne commemorazione del 1° Centenario della Nascita del Ven. Don Bosco, che avrà luogo in New York il 12 corrente, io mando in iscritto la mia adesione, assicurandola che sarò presente in ispirito.
Giacché quattro Continenti hanno esperimentato gli effetti della benefica influenza di Don Bosco, è troppo giusto che la sua memoria sia solennemente ricordata in tutte le regioni e in tutte le lingue. I confini del suo nativo Piemonte e dell'Italia eran troppo angusti per la piena manifestazione della sua attività, e quindi il suo ardente e soave zelo lo spingeva a cercare la salvezza delle anime al di là dei monti e a traverso i mari. Legioni di preti e suore, i suoi figli e figlie spirituali, animati dal suo zelo ed esempio, si sono sparsi in tutto il mondo, moltiplicando i suoi prodigi di carità, tanto nei villaggi che nelle città, nell'Africa e nella Patagonia, non meno che nei paesi civili. Chiese, collegi, scuole agricole ed industriali, case per i poveri, e missioni per la conversione degli infedeli, hanno formato il vasto campo del loro lavoro.
Sarebbe, pressochè impossibile l'enumerare tutte le opere di carità compiute dal Ven. Don Bosco e dal suoi Figli spirituali. Infatti, queste non si possono spiegare, se noi non ravvisiamo in esse la mano di Dio, e una singolare protezione della B. Vergine, che fu la sua amabile patrona sotto il titolo di Maria Ausiliatrice. Chiesa e Stato sono debitori a Lui oltre misura; mentre la storia dovrebbe scolpire sulla sua memoria il famoso epitaffio : « Tanto homini nullum par elogium » , nessun elogio è adeguato a tanto nome.
Io mi congratulo sinceramente con Lei e coi suoi fratelli in Religione per la bella sorte di avere avuto un Fondatore e Padre cosí santo, e per il successo col quale Ella ha stabilito la sua opera benefica negli Stati Uniti. Le auguro una felice e gioconda celebrazione, e benedico di gran cuore Lei e tutti coloro che l'assistono nel mantenimento e nella continuazione di un'opera cosi nobile.
Il P. A.. Ferrato, S. J., nel Faro di Chieri (ved. i numeri del gennaio u. s.) ha pubblicato un'affettuosa e diligente memoria sui dieci anni passati da Don Bosco in quella città, chiudendo il suo studio con queste parole:
« A noi non resta che fare un voto, cioè che un monumento od una lapide commemorativa sia eretta in qualcuna delle località abitate dal Venerabile, od anche nella tanto da lui frequentata chiesa di S. Antonio, che ricordi i suoi dieci anni che passò in Chieri, sia come studente esterno del Collegio ed operaio indefesso e guida dei compagni, sia come fervente Seminarista di Filosofia e Teologia.
» Certo un soggiorno di dieci anni, passati da lui con tanto vantaggio della città di Chieri, in onore della quale e del suo sindaco ebbe ad intessere due accademie (Lemoyne, I, pag. 133), gli dà un giusto diritto di cittadinanza chierese.
» Questo onore certamente si deve a colui che, messo sulla carriera ecclesiastica dal chierese Don Calosso, ebbe in Chieri tutta la sua formazione intellettuale, spirituale e sacerdotale, per la quale divenne poi l'apostolo della gioventú con l'ammirazione del mondo intero ».
Ci pare che la bella idea abbia a incontrar il favore degli alunni e delle alunne degli Oratori festivi e dei numerosi Cooperatori di Chieri.
Per la pace.
Un zelante Cooperatore di Venezia ci scrive:
« I buoni pregano, pregano tanto per la pace, il nostro Pontefice ordina preghiere continue, i Vescovi eccitano ciascuno a pregare perché cessino queste stragi, e Gesú nella sua infinita bontà e misericordia ci darà la Pace. Sí! noi però possiamo e dobbiamo sollecitarla. Quando a Venezia il colèra mieteva vittime a migliaia, la gloriosa repubblica fece voto d'innalzare un tempio alla cessazione del flagello. Il colèra fini subito ed il tempio alla « Madonna della Salute » fu subito eretto. In altro secolo Venezia fu colpita dalla peste e la fidente repubblica coni altro voto implorava misericordia. Cessò subito la peste e Palladio costruí il tempio votivo al « Divin Redentore ». In altri tempi e in altri luoghi ordinariamente furon sempre i voti, le promesse, che ottennero le grazie desiderate. Sollecitiamo anche ora la cessazione del flagello che desola l'Europa, l'Italia. Promettiamo a Gesú, al e Re della Pace », di edificare una grande opera cattolica nazionale o internazionale, e dedichiamola al «Cuore Adorabile di Gesù » o a Maria Santissima sotto il titolo di « Ausiliatrice ». Facciamo questo voto e fin d'ora concorriamo tutti tutti....»
Noi rammentiamo che il devoto Santuario che si sta erigendo in onore di Maria Ausiliatrice nella borgata ove nacque Don Bosco, ai Becchi di Castelnuovo d'Asti, è precisamente un voto per la pace delle Nazioni.
CAPO VI (1).
Si avvia agli studi.
La morte del venerando Don Calosso era venuta a troncare bruscamente i primi studi di Giovanni ; ma la madre, che aveva deciso di assecondare la sua vocazione a costo di qualunque sacrifizio, verso il Natale del 1830 ottenne che fosse ammesso alle pubbliche scuole di Castelnuovo, ove, a lato delle classi elementari, si era aperto, da poco, un corso di lingua latina. Giovanni ebbe a superare qualche difficoltà per mettersi a livello degli altri, ma presto vi riuscì, sebbene dovesse perdere gran tempo per la via. Tornando a casa anche sul mezzodì, eran circa venti chilometri che egli doveva fare ogni giorno e d'inverno, e bene spesso a piedi scalzi, chè, per non sciupare le scarpe, quando le vie eran fangose, se le cavava coraggiosamente.
Mamma Margherita, che per ragioni di economia gli aveva permesso quelle camminate, non tardò a riconoscere la necessità di trovargli un alloggio a Castelnuovo e difatti lo collocò presso un sarto, Giovanni Roberto, buon dilettante di canto gregoriano e di musica vocale. Ve l'accompagnò, ella stessa e nel lasciarvelo gli diede un avviso dei piú preziosi:
- Sii divoto della Madonna!
La scuola di lingua latina, istituita da poco tempo, era unica e quindi accoglieva tutti i giovani appartenenti alle varie classi di ginnasio, sotto la direzione di un solo professore, che era D. Emanuele Virano da Castelnuovo d'Asti, uomo di molta scienza e di rara abilità nel comunicarla, e di grande ascendente sugli scolari.
Anche i progressi di Giovanni furon tali da attirare l'ammirazione del maestro. Un giorno fu dato per tema di componimento il fatto di Eleazaro, che preferisce morire piuttosto che dare scandalo col mangiar carne vietata; e Giovanni lo svolse in modo che nessuno poteva credere che l'avesse fatto lui. Si fece passare la pagina anche agli altri maestri, e tutti ne facevano le meraviglie. Venne presentata a Don Moglia, e questi conchiuse che era impossibile l'avesse scritta uno studentello dei Becchi! Povero Giovanni, la prova non era finita!
Margherita andava a trovarlo ogni settimana per portargli una provvista di pane che doveva bastargli sette giorni. Godeva nel rivedere il figliuolo prediletto e nell'udire come all'esatto adempimento de' doveri scolastici unisse il piú devoto contegno in chiesa e un'assiduità costante alle sacre funzioni, tanto che il Prevosto Don Dassano l'aveva messo come assistente in una classe durante i catechismi quaresimali.
Alla virtú però non mancano mai insidiatori. Alcuni compagni volevano condurlo a giuocare in tempo di scuola, e... per schermirsene Giovanni rispose di non aver danaro, ma quelli gli suggerirono il modo di procurarsene rubando al padrone o alla madre. A così perfido suggerimento Giovanni disse al compagno
- Come? e non dici tu ogni giorno nelle preghiere: Settimo: non rubare? E non è questo un comandamento della legge di Dio? ... Chi ruba è ladro, e i ladri fanno trista fine...
Questa risposta passò dall'uno all'altro e piú nessuno osò fargli indegne proposte; anzi andò fino all'orecchio del professore che gli pose maggior affezione, e degli stessi parenti dei compagni, che presero ad esortare i figli ad andare con lui e ad imitarne gli esempi. Per tal modo poté farsi una scelta di amici che lo amavano ed obbedivano come quelli di Murialdo e di Moncucco, che non mancavano di quando in quando di andargli a far qualche visita. Pei suoi piccoli amici, aveva sempre nuove industrie. Recandosi a passare qualche giorno di vacanza alla casa materna soleva portarne della frutta per dividerla con loro, che godevan moltissimo di quell'amabile generosità, mentre egli ne prendeva occasione per parlar di cose di religione e raccomandar caldamente la divozione alla Madonna. Una speciale attrattiva aveva per lui la chiesa del Castello, posta sul punto piú culminante del colle, ove saliva ora da solo, ora accompagnato dagli amici, per dare alla Vergine benedetta il tributo della sua devozione filiale.
In mezzo a questa felicità aveva un'acuta spina in cuore: quella di non poter contrarre alcuna famigliarità coi preti del paese. Il parroco D. Bartolomeo Dassano, sacerdote santo, dotto, caritatevole, esatto in tutti i suoi doveri, teneva un contegno sostenuto e poco accessibile ai giovani. Gli altri sacerdoti usavano anch'essi lo stesso riserbo. Ed egli, che fin d'allora capiva il bisogno che ha la gioventú di un sostegno amorevole:
- Se io fossi prete, vorrei fare diversamente - andava ripetendo sovente a sé e ad altri - mi avvicinerei ai fanciulli, li chiamerei a me, vorrei amarli, farmi amare, dir loro delle buone parole, dar loro dei buoni consigli e consacrarmi tutto alla loro eterna salute. Quanto sarei felice se potessi discorrere un poco col mio prevosto! Questo conforto l'ebbi con D. Calosso; con altri nol potrò piú avere?
Specialmente colla madre sfogava questi suoi pensieri; e Margherita, desiderosa di sentire tutt'intero il suo pensiero:
- E che vuoi farci? - gli diceva. Sono uomini pieni di scienza, pieni di pensieri serii, e non sanno adattarsi a parlare con un ragazzo!
-- Ma cosa costerebbe il dirmi una buona parola, il fermarsi un minuto con me?
- E che. cosa vorresti che ti dicessero? .
- Qualche pensiero che faccia bene all'anima mia.
- Ma non vedi che han tanto da fare nel confessionale, sul pulpito, e nelle altre cure della parrocchia!
- E noi giovani non siamo anche le loro pecorelle?
- Sì, ma non han tempo da perdere!
- E Gesù perdeva tempo, quando s'intratteneva coi fanciulli, quando sgridava gli Apostoli che volevano tenerli lontani, e diceva che li lasciassero andar vicino a lui, perché di essi è il regno de' cieli?
- Non ti do torto, anzi ti do ragione; ma che cosa vuoi farci?
- Io?!... oh vedrete! se potrò farmi prete, voglio consacrare tutta la mia vita per i fanciulli: e non mi vedranno mai serio serio, ma sarò sempre io il primo a parlare con loro!
Gli studi di Giovanni prendevano buona piega, allorché il professore Don Virano fu nominato parroco di Mondonio d'Asti, paesello vicinissimo a Castelnuovo; e così nell'aprile di quell'anno 1831 si ritirava dalla scuola. Fu incaricato di supplirlo Don Moglia, sacerdote caritatevole e pio, ma incapace di dominare piú gruppi di giovani vivacissimi e diversi per età, istruzione e sviluppo d'intelligenza. Il nuovo maestro, quantunque avesse conosciuto Giovanni e avesse udito parlarne con gran lode dai propri parenti alla cascina Moglia, purtroppo erasi fitto in capo che, essendo dei Becchi, non potesse essere che un ignorante, di buon conto se volete, ma sempre un ignorante. L'età stessa avanzata nei sedici anni era per lui una ragione d'incapacità.
Un giorno egli diede il lavoro cosí detto dei posti, in base al quale si davano in classe i posti di preminenza, e Giovanni chiese in grazia di fare il còmpito assegnato a quelli di terza. Don Moglia diede in una risata, e:
- Che pretendi tu... tu dei Becchi? che cosa vuoi sieno capaci di fare que' dei Becchi? Lascia, lascia di studiare il latino... non ne capirai niente. Tu va' per funghi e per nidiate!
Giovanni, senza dar segno di essere offeso, ripeté la sua domanda, e il maestro replicò caricando la dose: ma siccome l'alunno insisteva d'essere ammesso a quella prova, gli disse di scegliere quel còmpito che meglio gli piacesse. Questi scelse quello di terza ; e in breve, com'ebbe finito, presentò la pagina al professore il quale la prese e, senza guardarla, la pose sul tavolino sorridendo in atto di compassione. Giovanni insisteva:
- La prego, osservi la mia pagina e me ne corregga gli errori.
Anche altri scolari insistettero
- Sí, si, legga la pagina: anche noi vogliamo sentire gli spropositi di Bosco.
Il maestro, solito a cedere innanzi alla scolaresca, prese la pagina e le diede uno sguardo: la traduzione era esatta. Ma tosto, riponendola sul tavolino, disse:
- L'ho detto che Bosco è buono a niente!? l'ha copiata da qualche compagno... evidentemente l'ha copiata!
Chi stava vicin di posto a Giovanni, avendo veduto com'egli avesse lavorato senza ricorrere ad altri o a libri, s'alzò a prenderne le difese.
- Ma che cosa vuoi saperne tu? replicò il maestro. Non hai inteso che que' dei Becchi non son buoni a nulla?
E non ci fu verso di persuaderlo.
Sotto la guida di un tal maestro si può immaginare qual profitto poté fare Giovanni nel rimanente dell'anno, ma in compenso la Divina Provvidenza continuava a prepararlo alla sua vocazione.
Giovanni Roberto era il capo-cantore della parrocchia, e Giovanni, essendo fornito di buona voce, fin dal principio dell'anno si era dato con amore all'arte musicale; e non solo imparò il canto fermo, ma in breve poté salire sull'orchestra ed eseguire parti obbligate in musica con buon successo. Contemporaneamente incominciò a esercitarsi nel suono del violino, e a provarsi sopra un vecchio cembalo o spinetta per accompagnare qualche volta all'organo.
Il buon Roberto era entusiasmato del suo allievo, e, senza saperlo, cooperava colle sue lezioni ai disegni di Dio. La sua casa fu l'unica scuola, nella quale il Venerabile poté imparare con qualche regolarità il canto. Se non avesse passato quell'anno a Castelnuovo, con tutta probabilità egli sarebbe rimasto privo di cosí preziosa istruzione, mentr'era necessario che in lui si sviluppasse l'amore e la cognizione di quest'arte, che doveva esser coltivata con tanto amore nei suoi istituti.
Ma lo studio ed il canto non bastavano ad esaurire l'attività di Giovanni, il quale, desiderando di occupare tutto il tempo utilmente, si pose ad imparare anche il mestiere del sarto; e ciò che aveva incominciato per ricreazione, dovette in quell'anno continuare per necessità: poiché la divisione dei beni di famiglia e le esigenze di Antonio non permettevano alla madre di provvedergli quant'era necessario per pagar la pensione.
Inoltre, sulla fin dell'anno, sempre a compenso dello scarso profitto negli studi, frequentando la bottega di un fabbro ferraio, certo Evasio Savio, apprese anche» il modo di lavorare alla forgia e di usare la mazza e la lima; e, fino osservatore qual era, ne acquistò una sufficente teoria.
Chi pose nel cuore di un contadinello una propensione così dichiarata a tanti mestieri? Chi lo mise provvidenzialmente in tali circostanze, che l'occuparsene fu talora per lui una necessità? Senza dubbio Colui, che agendolo dèstinato a fondatore di Oratori festivi e di Colonie agricole, lo voleva anche fondatore di Ospizi per artigianelli.
Ma il Venerabile avrebbe anche dovuto pensare a mantener tanti giovani senza alcun reddito, fidato unicamente sulla Divina Provvidenza; perché se al Cottolengo, come ad altri santi, pensava ordinariamente Iddio a mandar elemosine, Iddio volle che il nostro Giovanni andasse egli stesso a chiedere in suo nome la carità a costo di qualunque sacrifizio ed umiliazione. E tale fu la sua palestra fin da fanciullo. Ai Becchi aveva usato mille industrie a fine di procurarsi il necessario per attirare coi giuochi la gente; ed ora, finché non sarà chierico, egli dovrà provvedere a se stesso quanto gli farà di bisogno alla vita, e per ciò ricorrerà a mille industrie.
Nel paese di Montafia si celebrava una gran festa, e in mezzo alla piazza, altissimo, era stato innalzato l'albero della cuccagna, che in cima a un cerchio aveva appesi vari oggetti di premio. Una folla curiosa assisteva allo spettacolo. I giovanotti del paese, gli uni dopo gli altri, avvicinavansi all'albero e, data un'occhiata alla sua altezza, ne tentavan la salita, giungendo chi a un terzo, chi a metà, poi sdrucciolavano a terra. Le grida del popolo che animavano i piú coraggiosi e i fischi ai piú deboli che non sapevan reggersi affatto su quel palo, liscio ed unto, andavano alle stelle. Giovanni osservò che tutti i contendenti incominciavano con rapidità ed affanno, senza prender fiato, e, arrivati a un certo punto, non potendo piú proseguire, eran trascinati a terra dal proprio peso. Egli volle provare un po' diversamente e fece, né piú né meno, come fece poi nelle grandi imprese della sua vita. Si presentò risoluto,, ma con calma, in mezzo allo spazio lasciato vuoto dalla folla, e prese ad arrampicarsi lentamente. Il popolo, che non intendeva sulle prime il perché di quella manovra, rideva a piú non posso, aspettandosi da un momento all'altro di vederlo scivolare. Però, guadagnando egli sempre maggior altezza, si fece un silenzio generale; ed allorché Giovanni fu vicino alla punta dell'albero, che dondolava assai per essere molto sottile, frenetici applausi si levarono da tutte le parti al giovane vincitore, che stesa la mano, prese una borsa con venti lire, un salsicciotto ed un fazzoletto, lasciando gli oggetti di minor importanza perché si potesse continuar il giuoco, e disceso si confuse rapidamente tra la folla.
Finito con poca soddisfazione l'anno scolastico, per ciò che riguardava gli studi, sempre rassegnato ma sempre incerto dell'avvenire, tornò in famiglia. Nel frattempo Margherita e il fratello Giuseppe, che aveva omai diciott'anni, stretta società con un proprietario del paese, erano entrati in mezzadria nel podere detto il Sussambrino, che stendesi su d'una collina circa a metà via tra i Becchi e Castelnuovo, sopra la fontana detta la Renenta, ed allora era proprietà Matta e fu comprato dopo alcuni anni dal cav. Pescarmona. Giuseppe prese stanza nella casa colonica, avendo il socio cascina e terreni confinanti col Sussambrino; e Margherita alternava la sua residenza, ora in questa nuova abitazione, ora ai Becchi, secondo il bisogno.
Giovanni prese alloggio presso il fratello, che lo amava sinceramente, ed ebbe la libertà di darsi interamente a' suoi libri. Ma non volendo essergli di peso, tolse per sé l'ufficio di condurre due vacche al pascolo nella valle sottostante; e talvolta dava anche una mano nella coltivazione del podere; o in un angolo della casa, ove s'era formato un piccolo laboratorio, andava rappezzando gli abiti suoi e quelli di Giuseppe; o sopra un fornello riattava gli strumenti agricoli che avessero bisogno di facile riparazione.
A Castelnuovo egli aveva stretto relazione con un compagno, di nome Giuseppe Turco, il quale gli aveva fatto far conoscenza colla propria famiglia, cui apparteneva una vigna, posta sopra la Renenta, confinante col podere del Sussambrino. Spesso là ritiravasi Giovanni come in luogo piú lontano dalla strada e piú tranquillo; e di là senz'esser veduto faceva la guardia alle due vigne con un libro in mano. Il padre di Giuseppe un giorno lo vide corrergli incontro tutto allegro.
- Che hai, Giovannino?
- Buone nuove! buone nuove! Stanotte ho fatto un sogno, nel quale ho visto che continuerò gli studi, mi farò prete e sarò a capo di molti giovanetti della cui educazione mi occuperò pel resto della mia vita.
- Ma ciò non è che un sogno, osservò il buon Turco; e dal dire al fare c'è un gran mare.
- Oh il resto è nulla ! conchiuse Giovanni. Sí, mi farò prete, sarò alla testa di tanti e tanti giovanetti, cui farò molto bene. - E cosí dicendo raggiante se ne tornò in vedetta.
All'indomani, tornando dalla parrocchia, si recò a visitare la famiglia Turco: e ripeté che aveva fatto un bel sogno. Pregato a raccontarlo, disse di aver visto venire verso di sé una Signora che conduceva un numerosissimo gregge, la quale gli aveva detto:
- Ecco, Giovannino, tutto questo gregge lo affido alle tue cure.
Ed egli:
- Come farò ad aver cura di tante pecore e di tanti agnelletti? Ove li condurrò a pascolare?
La Signora gli rispose: - Non temere; io ti assisterò. - E disparve.
Questa narrazione ci venne fatta dallo stesso signor Giuseppe Turco, e pienamente armonizza con una linea delle memorie di Giovanni, nella quale si leggono queste semplici parole: A 16 anni ho fatto un altro sogno.
Margherita, dolente che il figlio avesse già perduto tanto tempo, venne nella risoluzione di mandarlo a Chieri e d'inscriverlo alle pubbliche scuole per l'imminente anno scolastico, Col solito sorriso glie ne diede il lieto annunzio e cominciò a preparargli il corredo.
Giovanni, accortosi che le strettezze famigliari la mettevano in qualche imbarazzo, le disse:
- Se siete contenta, io prendo due sacchi e mi presento ad ogni famiglia della borgata per fare una colletta.
Margherita acconsenti. Chiedere la carità per sé era per Giovanni un sacrifizio ben duro; ma egli rammentava l'intimazione del sogno
Rènditi umile ». Andò pertanto a bussare a tutte le porte dei Becchi e di Murialdo; espose il bisogno nel quale si trovava e raccolse pane, formaggio, meliga e un po' di grano.
Tuttavia la scarsa provvista non poteva bastare, e una buona donna espose le sue necessità al Prevosto, il quale parlò con alcuni signori, e messa insieme una certa somma, la mandò alla mamma che la ricevette con viva riconoscenza e se ne servi per comprare alcuni capi di vestiario che ancor mancavano al povero giovanetto.
Margherita intanto gli trovò alloggio presso una donna di Castelnuovo, Lucia Matta, che si recava a Chieri per vegliare sul figlio studente e fissò la pensione a ventuna lira al mese; ma siccome non poteva pagare l'intera somma, convenne che Giovanni avrebbe compensato il restante col farle qualche servizio.
Compiuti i pochi preparativi, il giorno dopo la Commemorazione dei Defunti dell'anno 1831, Margherita consegnava al figlio circa mezzo ettolitro di grano e dodici litri di miglio, perché con ciò cominciasse a pagarsi la pensione: e un compaesano, desideroso di dare al caro amico una prova del suo affetto, non avendo cosa alcuna da donargli, andò a caricargli col suo carro il baule del povero corredo e quel po' di grano e di miglio, e glielo condusse a Chieri.
Il dí seguente, posto sulle spalle del figlio un sacchetto di farina e uno di granturco per venderli sul mercato di Castelnuovo e così far qualche soldo per comprar carta, libri e penne, anche la generosa madre parti con lui mentre il fratello Giuseppe auguravagli buona fortuna.
A Castelnuovo si incontrarono col giovane Giovanni Filippello, e Margherita, dovendo sbrigare in paese alcuni affari, lo pregò ad accompagnare il figlio sino a Chieri, dove essa non avrebbe tardato a raggiungerli. Filippello acconsenti, e, ricevuti pochi soldi, si mise in viaggio con Giovanni.
Dopo metà cammino, giunti ad Arignano, sedettero alquanto. Giovanni parlava al compagno degli studi fatti e delle belle cose imparate assistendo alle prediche, alle istruzioni e ai catechismi; gli proponeva opere di carità da praticare, e gli raccontava fatti edificanti. Filippello lo interruppe dicendo:
- Vai appena ora a studiare al collegio e sai già tante cose? Presto sarai parroco!
Giovanni fissandolo attentamente in volto:
- Parroco? Sai tu che cosa voglia dire essere parroco? Sai quali sieno i suoi obblighi? Quando egli s'alza dal pranzo o dalla cena, deve riflettere: io ho mangiato, ma... e le mie pecorelle avranno avuto tutte da sfamarsi? Ciò che possiede oltre il bisogno, egli deve darlo ai poveri. E quante altre e gravissime responsabilità! Ah! caro Filippello, io non mi farò parroco...
Vado a studiare, perché voglio consecrare la mia vita ai giovanetti.
Ciò detto, si rimisero in viaggio, e Filippello restò sempre assorto nel pensiero dello spirito di carità che animava il compagno.
La madre non tardò a raggiungerlo, e nel presentarlo alla signora Lucia Matta, deposti innanzi a lei i pochi cereali:
- Qui c'è mio figlio, disse, e qui c'è la pensione. Io ho fatto la mia parte : egli farà la sua ; spero che non sarete malcontenti di lui.
(Continua).
un INTERESSANTE GIUDIZIO sulle Missioni Salesiane.
PATAGONIA; PAMPA E TERRA DEL FUOCO
(Continuazione - Vedi numero di gennaio u. s.).
Molte circostanze simili a quelle del Vicariato apostolico della Patagonia settentrionale presenta anche la Prefettura della Patagonia meridionale. Come là, anche qui abitano numerosissimi coloni e indii; come colà, anche qui una scarsa popolazione è dispersa in un vasto territorio. La Patagonia del Sud e la Terra del Fuoco, che corrispondono nella loro estensione presso a poco alla Prussia, contano soltanto 25.000 abitanti, dei quali circa 12.000 abitano Punta Arenas. Finalmente qui pure incontriamo un progresso simile a quello della Patagonia Settentrionale...
Basti il dire che la Società Salesiana nel 1911 vi possedeva stabili stazioni in 7 luoghi, dirette specialmente alla cura delle anime dei coloni, nelle quali lavoravano circa 20 sacerdoti e 25 coadiutori. Le figlie di Maria Ausiliatrice avevano 6 case con 35 suore. Delle case salesiane 4 sono in terra ferma, una nelle isole Falkland, le altre nella Terra del Fuoco. Anche qui le condizioni religiose sono simili a quelle della Patagonia settentrionale: dove è possibile una cura d'anime regolare si nota un gran zelo religioso ; ma i singoli coloni sparsi per le campagne e i luoghi che non hanno chiesa, cadono facilmente nella tiepidezza. Una fiorente vita cattolica si manifesta a Punta Arenas, che Mons. Fagnano, primo prefetto apostolico, recatosi colà nel 1886, con acutezza di vedute scelse come punto centrale della missione. Per esempio nell'anno 1910 vennero amministrate 40000 Comunioni. Il Collegio Salesiano di San Giuseppe conta presentemente 200 alunni. Anche le scuole professionali sono tenute in alta considerazione. In tutto sono 8 sacerdoti, 15 coadiutori e 24 suore che lavorano nella città.
Gli indii che abitano la terra ferma sono della stirpe degli Tehuelches e finora vengono solo a quando a quando visitati dai missionari. Essi, quantunque siano per la maggior parte battezzati, sono profondamente attaccati alle susperstizioni e ai vizii, alcuni dei quali purtroppo hanno imparato a conoscerli dagli Europei.
Ben meglio si provvide per le varie razze degli indii, che occupano l'arcipelago Fueghino. Mons. Fagnano ed i suoi coadiutori hanno avuto sufficiente occasione per conoscere le miserie corporali e spirituali degli Indii nei viaggi da loro fatti. Coll'arrivo dei colonizzatori, la condizione degli indii della Terra del fuoco divenne ancor piú triste. Le malattie importate rapirono un gran numero di selvaggi. Inoltre i forestieri occuparono i migliori terreni da pascolo, che erano fino a quel tempo i campi piú adatti alla caccia degli Indii Onas. Gli indigeni si videro costretti a morire di fante e però si attentarono a rapire le bestie dei colonizzatori; e questi, spinti dalla brama di vendetta, si abbandonarono a vituperevoli eccessi contro gli indi. Si diedero vere cacce agli Indii; si sparava contro di loro, uccidendo uomini, donne e fanciulli senza distinzione. Si offerse una taglia per la testa d'ogni indigeno. È facile capire che essi si difendevano contro gli oppressori e li danneggiavano dovunque potevano, ma colle lance e colle frecce certo non potevano vincere le armi da fuoco dei colonizzatori. Se i Missionari non si fossero presa cura di loro, sarebbero stati distrutti fino all'ultimo.
Don Fagnano stabili di raccogliere in riduzioni, o colonie, gli Indii divisi secondo la loro stirpe...
Nell'anno 1889 s'incominciò cogli Alacalufi, che abitano all'occidente della Terra del Fuoco; come pasto per la loro colonia si scelse, dopo lungo cercare, l'isola disabitata di Dawson. Essa sembrava particolarmente acconcia allo scopo, per i suoi magnifici boschi e per le sue praterie adatte all'allevamento del bestiame. Il Chile dopo lunghe trattative cedé, per vent'anni, ai Salesiani tutta l'isola, che ha una estensione di circa 133.000 ettari. Nel febbraio 1889 D. Fagnano vi sbarcò con un altro sacerdote, un coadiutore e sette operai e subito si cominciò nella incantevole baia di Harris a costrurre capanne di legno pei missionari e per gli Indii. Non era ancora passata la prima settimana, quando si presentarono 17 indi, i quali, malgrado gli amichevoli inviti, si rifiutarono di occupare le casette loro destinate ; ed eressero, presso la spiaggia, le loro tende con pelli di foche. Solo dopo alcuni mesi si lasciarono indurre a entrare nelle capanne, cui si dovettero togliere porte e finestre; in mezzo alle capanne accesero i loro fuochi e coprirono le pareti delle medesime con paglia e pelli.
Benché da principio loro non fosse dato alcun lavoro e ricevessero carne in abbondanza, tuttavia rimanevano taciturni e sospettosi. Un giorno, essendosi allontanata una parte del personale, armati di coltello si avventarono contro i missionari rimasti e ferirono leggermente un sacerdote e gravemente un coadiutore, poi fuggirono sul mare.... Era il battesimo di sangue della missione. Da quel giorno la missione, detta di San Raffaele, prese un consolante sviluppo. I Missionari, nei loro viaggi per l'arcipelago, davano a tutti i selvaggi che incontravano l'invito di rivederli a Dawson, e molti li seguirono....
Oltre gli Alacalufi furono accolti a S. Raffaele anche gli Onas, i quali colla violenza erano stati trascinati dai bianchi dalla Terra del Fuoco a Punta Arenas; e il Governo vi mandò anche quelli elle erano stati fatti prigionieri a causa di pretesi atti di violenza. Così bisognava continuamente ingrandire con nuove casette il villaggio che aveva già una bella chiesuola e grandi scuole.
Nel 1898 essendo ormai piú di 400 gli Indii che dimoravano nella colonia, si risolse di costrurre un'altra stazione a 25 chilometri da quella di San Raffaele, e fu chiamata la Missione del Buon Pastore. Anche questa stazione giace in magnifica località alla riva di un piccolo lago, chiuso attorno da prati e fitte boscaglie. Queste due stazioni di Dawson, nel tempo della loro floridezza, contavano piú di 500 abitanti. In vent'anni vi furono ricoverati circa 1200 Indii.
Dopo aver provveduto agli Alacalufi, il Prefetto Apostolico si mise all'opera per fondare un villagio per gli Onas. Questo venne aperto nel 1893 nella Terra del Fuoco presso il Rio Grande, e prese il nome di Missione della Candelara, o della Purificazione. I Missionari e le Suore ebbero molto a soffrire nel rigido inverno che precedette questa fondazione. Come a Dawson, cosí anche qui, si fabbricarono dapprima alcune casette di legno pei Missionari, per le Suore e i selvaggi, poscia si eresse una chiesa spaziosa che poteva contenere 1ooo persone, e due scuole. E già erano accolti oltre 200 Indii alla Candelara, allorché il 12 dicembre 1896 scoppiò un incendio che in poche ore distrusse tutto ciò che i Missionari avevano fatto con indicibili stenti. Nulla si poté salvare. Il solo danno materiale importava oltre 400.000 franchi. Ben presto il valoroso Prefetto Apostolico si trovò sul posto con nuovi mezzi e infuse coraggio ai missionari. La stazione venne rifabbricata in una posizione piú favorevole.
Piú tardi i Salesiani crearono due altre piccole stazioni per ricevere gli Onas, l'una presso il lago Fagnano, l'altra al Capo Ines. A quanto pare nelle due stazioni arrivarono solo pochi Indii. Alla Candelara fino all'anno 1908 si erano presentati circa 8oo indigeni....
* *
Le riduzioni (o villaggi) dei Salesiani raggiunsero pienamente il fine proposto colla loro fondazione: furono un sicuro rifugio per gli Indii crudelmente perseguitati....
Gli indigeni vivevano in un'ammirabile concordia insieme coi Missionari e colle Suore, come in una grande famiglia. Tutto ciò di cui avevano bisogno l'avevano dai Missionari : vestiti, utensili, alimenti. Ogni giorno ciascuna famiglia riceveva un grande e nutritivo pezzo di carne, il che forma il principale sostentamento degli Indii, e di piú verdura, riso e pane. Gli Indii, per parte loro, cercavano di contribuire al mantenimento della colonia col proprio lavoro. Non era facile il procurar lavoro a tanta gente, poiché ai più, a causa della loro debole costituzione, non si poteva imporre un lavoro faticoso, e il terreno, a motivo del clima freddo, era inadatto all'agricoltura. Una gran parte degli uomini venne incaricata della custodia del bestiame della missione, che pel considerevole consumo di carne si era obbligati a mantenere. Gli Indii piú forti vennero impiegati a Dawson per utilizzare il legname delle estese boscaglie. Sotto la direzione dei coadiutori salesiani gli uni abbattevano gli alberi del bosco, altri portavano i tronchi nella segheria a vapore, aperta dalla missione, per debitamente prepararli per la spedizione. Le donne imparavano dalle suore i lavori domestici. In Dawson si aperse pure una considerevole tessitura di lana, nella quale le indie, sotto la direzione delle Figlie di Maria Ausiliatrice, apparecchiavano con abilità il panno per i vestiti del personale della colonia. I fanciulli e le fanciulle erano istruiti nelle scuole con grande cura dai Salesiani e dalle Suore: i piú intelligenti anche nella musica. Dopo lunghe fatiche i Salesiani riuscirono a mettere insieme un concerto di piccoli Indii dell'isola di Dawson, che al suo presentarsi a Punta Arenas raccolse i piú grandi applausi.
In nessun luogo mancarono le lodi ai Salesiani per la loro opera civilizzatrice. Il Presidente della Repubblica del Chilí visitò Dawson personalmente ed espresse ai Salesiani la sua piena riconoscenza. Il noto esploratore degli Indii E. Nordenskiold scrisse in uno de' suoi viaggi di studio sull'arcipelago della Terra del Fuoco: « Gli unici luoghi dove al presente nel continuo progresso della civilizzazione si possono ancor conservare gli Indii, senza che sieno costretti a un modo di vivere troppo diverso da quello da loro usato fin qui, sono le Stazioni Salesiane nell'isola Dawson e presso il Rio Grande... Dopo aver visitate quelle missioni, tanto io come i miei compagni siamo di parere - e questa è l'opinione anche di altri esploratori, che contemporaneamente hanno visitato queste regioni - che l'opera dei Salesiani è una delle piú umanitarie.... ».
Ma una ricompensa migliore delle lodi degli uomini era, pei Salesiani e per le Suore, la vita veramente cristiana dei loro protetti....
Purtroppo la riunione di questi Indii e la loro conversione per mezzo dei Salesiani coincide col loro pacifico tramonto; la luce è giunta verso il fine a questi poveri popoli, la cui storia è una lunga serie di sventure. Neppure i Salesiani, malgrado le cure piú sollecite, non possono arrestare la continua mortalità degli Indii....
Un viaggiatore recente cosí esprime le sue compressioni sulla Missione: « Chi visita lassú sull'altura il cimitero di S. Raffaele e pensa agli Indii che dormono colà sotto le croci, si sente preso da una secreta malinconia e da un'indicibile compassione. Ma chi ha sentito narrare la loro morte veramente cristiana, loda nel suo cuore le vie della Provvidenza, la quale fece risplendere la magnificenza della nostra Santa Fede a questa povera gente per mezzo dei figli di Don Bosco ».
(Continua).
P. GIUSEPPE GRISAR S. J.
NEL SANTUARIO. Il 24 di ogni mese, si ripetono, mattino e sera, devote, funzioni in onore di Maria Ausiliatrice. Al mattino, alle 6,30, ha luogo la messa della Comunione Generale, seguita dalla Benedizione col SS. Sacramento. Alla sera, alle ore 19,30, si compie in forma solenne l'adorazione pubblica innanzi al SS. Sacramento.
Vogliano i benemeriti Cooperatori e le pie Cooperatrici unirsi in ispirito a queste sacre funzioni mensili, le quali hanno ora due fini principali: pregare secondo le intenzioni del Santo Padre e implorare il ristabilimento della pace fra le nazioni.
Ogni sera alla benedizione col SS. Sacramento si continua sempre a far pubbliche preghiere per la pace. Il Signore, nella sua infinita clemenza, per intercessione di Maria SS. Ausiliatrice, le esaudisca, a sollievo di tutti i popoli della terra.
GRAZIE E FAVORI(*)
Gloria a Maria Ausiliatrice !
Tre volte fummo quest'anno minacciate dalle inondazioni del Rio Negro e tre volte Maria SS.ma Ausiliatrice ha salvato la sua casa e la sua cappella.
Quando il pericolo ci minacciò per la prima volta, s'era nel mese di maggio. Cominciammo, insieme con le nostre alunne, una novena a Maria Ausiliatrice e subito scemò notevolmente il livello delle acque. Il fiume straripò per la seconda volta in giugno, allagando i sobborghi di questa capitale: nuove preghiere, e le acque si fermarono a 15 isolati del Collegio. Il 19 luglio ci minacciò un terzo straripamento, più grave di quello che devastò queste contrade nel 1899. Cominciammo un'altra novena e dopo tre giorni d'inondazione le acque si arrestarono a due isolati dalla nostra casa ! Parve che un potere invisibile le avesse arrestate ! Era la mano di Maria Ausiliatrice !
In segno di riconoscenza accludo un'offerta pei restauri del Santuario, con un'altra di persona graziata, perchè anche qui Maria SS. Ausiliatrice moltiplica le sue grazie, temporali e spirituali.
Viedma (Rio Negro) dicembre 1915.
La Direttrice del Collegio M. A.
Roma.- Da cinque anni soffrivo dolori atrocissimi allo stomaco, e sebbene avessi qualche giorno di minori sofferenze, tuttavia il male era gravisssimo, perché quando ero assalita dai dolori avevo anche uno sforzo di vomito continuo che mi durava per otto o dieci ore circa.
Fui visitata da vari medici, ma nessuno poté indovinare che male fosse finché si giudicò necessaria un'operazione. In questo frangente mi rivolsi con fede a Maria Ausiliatrice promettendo di far pubblica la grazia se almeno dopo l'operazione fossi guarita perfettamente. E Maria esaudí le mie preghiere e quelle delle mie consorelle. L'operazione riuscí felicemente ed ora da circa tre anni sono perfettamente guarita e non risento piú nessuna traccia del male sofferto. In fede,
Gennaio 1916.
Suor M. C.
Diano d'Alba. - Trovandomi in dolorosissime condizioni di salute che m'obbligarono a interrompere i miei studi e a ritornare in famiglia con grave rischio di perdere un anno, mi rivolsi con fede, unitamente al babbo e alla mamma mia, alla Vergine Ausiliatrice. Con grande stupore del dottore curante, in breve scomparvero tutti i sintomi del male sicché non solo potei riprendere il corso dei miei studi, ma riportarne un esito felicissimo. Ne sia lode a Maria SS. nostro aiuto e conforto.
Gennaio 1916.
IRENE MARENGO, dell'Istituto M. A. a Nizza Monf.
Catania. - Ad onore della nostra fede, mi è dolce far noto a tutti i cristiani la grazia ottenuta dalla SS. Vergine Ausiliatrice nel mese di giugno dell'anno passato. Da tre anni ero afflitta da un gonfiore al collo, al posto della tiroide sinistra. A nulla valsero medicine, iniezioni. Sperava un miglioramento mediante un'operazione chirurgica, ma un valente medico di Catania mi dichiarò che non potevo sostenerla. Mi rivolsi fidente alla Madonna e in pochi giorni ottenni la grazia di guarire completamente senza intervento chirurgico. Sia sempre invocata la tua materna tenerezza, o Maria Ausiliatrice.
Gennaio 1916.
TERESA MURSIA, ex-allièva.
Catania. - Io Agata Avola, avendo ottenute indegnamente dalla Vergine Ausiliatrice due grazie, la prima nel 1914, la seconda nel 1915, sento il dovere di pubblicarle.
Soffrivo immensamente nel vedere una mia conoscente disancorata delle pratiche religiose; in lei non s'era estinta la fede; era felice allorché i suoi figli frequentavano i Sacramenti, anzi li accompagnava ella stessa, ma non ne seguiva l'esempio per semplice spensieratezza. Pregai molto la Vergine Ausiliatrice a volermi esaudire, e finalmente il 18 settembre 1914 ebbi con mia sorpresa la gioia di accompagnarla ai SS. Sacramenti. Ora è divenuta la signora fervorosa d'una volta e si accosta spesso alla S. Comunione.
Io poi ho ricevuto dalla Vergine Ausiliatrice una grazia segnalatissima che mi stava tanto a cuore. Sia ella benedetta in eterno.
Gennaio 1916.
A. AVOLA, ex-allieva.
Incisa Belbo. - Albenga Rachele, zelante presidente delle ex-Allieve d'Incisa, infermatasi gravemente di tifo, venne spedita dai medici. Raccomandatasi a Maria Ausiliatrice, promise l'obolo di L. io, se otteneva la salute primiera. Sia benedetta la nostra Madre Celeste che l'ha esaudita: la buona Rachele compie con gioia la sua promessa.
Gennaio 1916.
La Direttrice delle F. di Maria Ausiliatrice.
Cuyabà. - Essendo crudelmente presa da nevrastenia, conducevo una vita cosí vuota, che solo provavo un po' di consolazione abbandonandomi al pianto. Trovandomi in questo stato, venni consigliata a fare una novena alla Vergine di Don Bosco, promettendo un'elemosina se fossi esaudita. Oh! bontà di Maria! non appena la pregai fui esaudita ed oggi compio la mia promessa.
Dicembre 1915.
L. SERRANO.
Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice e alcuni pieni di riconoscenza inviarono offerte per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, o per le Missioni Salesiane, o per le altre Opere di Don Bosco, i seguenti :
A) - Abbiate Pierina, i - Acquistapane Pietro - Albenga Rachele, io - Alberti Rosa, 2 - Alberzoni Giovanna, 5 - Aliati Massimo, 7 - Alirosi Gaudenzio, 2 - Altavilla Caterina, i - Unici Teresa, io - Andretta Alma, 5 - Anfossi Cristina, 5 - Appunti Adele, 3 - Ardito Camillo Ved. Cornaglia - Arezzo Giuseppe fu Carmelo - Audenino Anna, 2 - Aymonod Geremia, 5.
B) B. C., di Torino, 6 - B. L. di Saluggia, 5 - B. S. di Desana - Bacchi Rachele in Piga, 5 - Bagli Francesca, 2 - Balbiano Carolina, 5 - Balegno Maria, 2 - Balestrini Maria - Banfi Giovannina, i - Barcella Pietro, 5 - Barbieri Ida, 5 - Barbieri Pia, 5 - Basti Rocco, I,o5 - Bastianelli Carolina, 3 - Begali Paolina, 5 - Bellasio Giuseppe, 5 - Bellinazzi Adelaide, io - Bellora Albina, 5 - Benedetti F., 5 - Benni Maria, 5 - Bensi Dante, 2 - Bernardi Maria, 5 - Bertelli Caterina, 2 - Bertolin Adamo, 3 - Bertolo Luisa, 2 - Bertora Adele maestra, 15 - Bianchi Teresa, 2 - Bivasci Editta, 2 - Bielli Michele, 2 - Birolo Luigi - Bisio Carlotta, i - Biusa Angela, 2 - Bo Matilde, 2,50 - Bodeschi Teresina, 3 - Boeriti Michele, 6 - Boerio Augusta, 1,50 - Boitano Adele, io - Bologna R. Coop. Sal., 5 - Bonabello Vincenza, 5 - Bonaccorso Cecilia, 2 - Bonit Teresa, 5 - Bordogni Angela, io - Bordone Sac. G., ioo - Bordone Maria, 20 - Borgogno Teresa, 8,50 - Bosio Agnesina 2 - Botta Rosa, 2,50 - Bregali Giovanni, 5 - Brentana Ottavia, 5 - Bria Domenico, 2 - Bucca Vitina, 5 - Buffolo Andrea, 8 - Burdese Cesira, 5 - Buzzetti Maria moglie di Angelo, io.
C) - C. M. di Torino, 2 - Cabutto Chiara, io - Calvi Ercolina, i - Camusso Luisa Maria, io - Canovaro Evelina, 5 - Capo Teresa, io - Capra Luisa, 5 - Caratti Maria, 5 - Carbone Teresa, 5 - C. Giuseppino, offre a Maria Ausiliatrice i suoi primi guadagni in L. 2,40, sciogliendo con riconoscenza una devota promessa - Castellani Giovannina, 7 - Cavalli Maria, 20 - Cavanna Mario, 2 - Caviggia Maria, 4 - Ceccato Antonio, i - Celli Giuseppina, 6,50 - Censini Ida, 5 - Cescutti Lucia, 5 - Cilleni Emma, i - Cimone D. Michele, 5 - Cirrito Pierina, i - Clara Bonifacio, 3 - Clara Rosa, 2-Clotto Giuseppe, 1.40 - Colla Chiarina, 4,50 - Collini Rosa, 5 --Colombatto Antonietta, 2 - Colombo Adelaide, 2 - Comitini Suor Teresa, 8 - Cooperatrice Salesiana Pavese, 25 - Coraglio Michele, 5 - Cordoni Caterina, 2 - Cosmelli Luisa, i o - Cova D. Giuseppe, 5 - Cretier Gedeone, 1,95
D) - D. G. di Malegno, 2 - De Bello Regina, io - De Bernardini Tullia, i5 - De Cet Domenico (Menon) Coop. Sales., 50 - Degiovanni Margherita, 3 - Della Ferrera Antonio, 5 --Della Valle Maria, 3 - Del Piombo Alfonso, io - Dei Savio Maria, io - De Mattei Maria, 4 - Dettori Maria in Murgia, 2 - Dezzutti Giuseppe, 3 - Domenighini D. Andrea, 5 - Dolziano C., io - Donnini Annita, io - Drappero Maddalena e Ignazio coniugi, Cooperatori Salesiani- Drocco Giuseppe, 12 - Duca Mariangela in Tedoldi, io.
E) - E. A. G. di Torino - E. R. di Padova, 2, 50.
F) - Falselli Gallerina, 3 - Falsina Angelica, 20 - Famiglia Agosto - Famiglia Baroero - Famiglia Bozzetti Silvio, 4 - Famiglia Burlotto, 5 - Famiglia Caranti, 5 - Famiglia Demichelis, 5 - Famiglia Ferrero, io - Famiglia R. di Alessandria, io - Famiglia Tommasi, 13 - Famiglia Villasco Luigi, 5 - Famiglia Zambotti, 2 - Farinetti Biagio, 20 - Fasano Margherita, io - Falsino Caterina, io - Ferrari Gio. Batt., 20 - Fer rari Paola, 40 - Festa Antonietta, 2 - Filiberti Teresa Ved. Bacchini, 5 - Filipponi D. Alessandro, 6 - Fioravanti Michele, 5 - Fiorina Vittoria, io - Flandin Maddalena e Rosa, z - Fobbia Giovanni, 3 - Formia Domenica in Gignetto - Fontana Paolina, 2 - Forni Annita, 5 - Forno Maria, 5 - Forzani Giuseppe, 5 - Fracasetto Giulia, 3 Francescato Vittoria, 2 -- Francesconi Luigia 5 - Fratelli Ottolina, 5 - Fratelli Pasquini, 2,50 - Fucile Silvestro, 5 - Furlani Giocondo, 1o.
G) - G. A. di Fobello Sesia - G. G. B. di Maddalene di Fossano, 5 - G. M. di Padova, 2,50 - Gabrieli Laura, 3 - Gacci Pietro, 3 - Gaito Francesco, 2 - Gallini Pietro, 2 - Gallini Maria, 5 - Gallo Caterina, i_5 - Gallo Ermelinda, 3 - Gambetta Bartolomeo, 5 - Garrione Luigia, 5 - Gasparini Suor Luisa, 3 - Gastaldi Adelina, 2 - Gavioso Riccardo, 5 - Gazzola Maria, 2.50 - Gemignani Mariuccio, 5 - Gera Nobile Giuseppina, 5 - Gérard Giuseppe, z - Ghiotto Amabile, 3 - Giacomini Nazzarena, 5 = Giordano Emilio, i i - Giordano Lucia, 4 - Giordano Rosetta, 5 - Girardi Maria, io - Giudice Fanny Ved. Mazzoletti, io - Giuliani Jemira, 2 - Gozza Francesco, 4 - Gravier Emilia, 50 - Graziani Luigi, zo - Greco Consiglia, 5 - Guaglino Antonio, 3 - Guidetti Giovannina, - i - Guenzani Annita in Forni, 5 - Guerini B. G., io - Gurgo Cristina, 2.
I) - Iaccione Can. D. Nicola, 5 - Ians Teresa, 20 - Istituto Orsoline, io - Ivaldi Celestina, 25.
L) - Lanaro D. Gio. Batt., Arciprete, 15 - Lanza Lazzaro, 6 - Lanziani Monica, 5 - Lasi D. Gio. Batt. Arciprete, 17 - Leidi Giovanni, 5 - Lelli D. Giuseppe, io - Leopardi Giusepp,e io - Lepora Feldesta, 3 - Lista Augusto, i5 - Lombardi D. Luigi, 5 - Lorello Teresa, i - Lucchesi Cliuia, 6 - Lupo D. Giuseppe, 31,25.
M) - Macdonald Elena, 5 - Malacchini Germano, 15 - Manera Maria, 3 - Mangilli Marci. Orsola Zoo, a mezzo del soldato Luigi Perotti - Marchisio Carolina, 5 - Maretti Dott. Luigi, 25 - Marino Antonio, io -- Marocco Paolo, io - Martignone Eleonora, 2 - Martinolo Angelica, 3 - Masoero Margherita, 5 - Massolino Camilla, 2 - Matta Teresa, 3 - Mattacchini Maria, 5 - Mattioli Domenica, 5 - Meliga Domenico - Mensi D. Luigi, io - Mesoira Angelo - Mezzano Giovanni Maria, 15 - Migliori Maria, io - Mignone Catterina, 8 - Molle Maddalena, 5 - Montagna Agostino, 5 - Montagner Lucia, 4 - Montalbetti Achille, 5 - Montanaro Caterina, 2 - Monti Jlariantonia, 2 - Morgante Paola, io - Moroni Virginia, 3 - Mulas Luigia, 5.
N) - N. N. di Bologna, 5 - N. N. di Cariati, 13 - N. N. di Carrú, 5 - N. N. di Malta, 50 - N. N. di Meda, i - N. N. di Oleggio, 5 - N. N. di Prata di Pordenóne, 15 - N. N. di Rocca di Canavese, io - N. N. di Tarantasca, 20 - N. N. Terranova Sicula, 2 -N. N. da Torino, i -N. N. di id., 50 - N. N. di Voghera, io - N. Maddalena Angiola, 2 - Navone Maria, io - Navone Virginia, 20 - Nenis Carolina, 6 -- Nicolini Luigina, 12 Nistri Giuseppina, io -- Novo Giovanna, 4.
O) - O. R. di Ovada, 12 - Obluton Antonio, io - Occhiena Eugenia - Offredi Matilde, 5 - Oppedisano Carolina, z - Ortolano Ferdinanda - Osella D. Alessandro, 25.
P) - P. F. di Padova, 5o-id., P. E., 55-id. . P. M., io -- id. G. P., ioo - P. L. fu Rocco di Valtournanche, 20 - Pagani V. Enrico, 3 - Pagliotti Caterina, i - Passari Albina, io - Passino Maria, io - Pastore Giovanna Ved. Rabbino, 5 - Patané Mariannina, 5 - Patelli Vincenzo, 3 - Panciera D. Domenico, 2,50 - Peila Adelaide - Peira Giuseppina - Perora Luigi, 5 - Penna Angelina in Provera, io - Pennela Arturo, 3 - Pennasso Pietro - Perico Angela, 5 - Perin Luigi ed Emilia, io - Perin Dott. Pietro, 15 - Peroni Antonietta, 7 - Pessein Fiorentino, 5 - Pezzani Bambina, 3 -- Piacentini Luigia, io - Pianta Ludovica - Piccine Michelina, Arturo, 5 - Piemontesi Antonio, 7 - Pieropan Angelina in Repele, 3 - Pierucci Maddalena - Pinelli Anna, 6,20 - Pioco Maria, 5 - Pizzorno Maddalena - Platamone Enrico, 20 - Poggi Carinilia, 5 - Pomà Giuseppina, 2 - Pontini Lucia, 5 - Porro Maria, 5 - Pretto Carolina, 25 - Proffogli Caterina, io - Puglisi Carmelo, 5.
O) - Q. L. di Aosta - Quarello Pietronilla, 3.
R) - Rabezzano Lucia - Ramponi Maria, io - Randi Francesca, i - Ratto Maria in Barbero, 5 - Ravagnan Adolfo, 5 - Rebagliati Teresa in Mussi, 5 - Rebaglietti Elena, 7 - Reggio Enrica - Reynaud Maria, io - Rigamonti Giovanni, io - Righetti Caterina, 20 - Righetti Anna, 3 - Rizzo Rosa, 2 - Rizzotto Govauni, 15 - Rocca Can. D. Giuseppe, 15 -Roccia Antonina, 5 - Roffinello Caterina - Roncerio D. Carlo, 5 -- Ronchi Giuseppina, 17 - Rongetti Clementina, 5 - Rosso Tersilla - Rovina Felice, 25 -- Ruggeri Giuseppina, 5.
S) - Salvatori Iginia, 42 - Scagliotti Teresa, 5 - Scandola Margherita, 5 - Scaraffia Luigi, 5 - - Scarpetta Rosario, 5 - Schellino Maria, 2 - Scoffone Albina, 5 -- Sconfietti T., 5 - Secondini Luigi, 20 - Selvini Giuditta, 4 - Semino Giuseppe, 2 - Sides Teresina - Sidoti Capuana, 3 Smaniato Antonio, 15 - Sollicano Corradino, io - Sorelle Barberis, 2 - Sorelle Cavalleri, 2-Sorelle Pasquini, 2,50 - Sorelle Re, io - Spampinato Alfonso, 2 - Spinucci Stefania, 3 - Spizzirri Orsola, 5 - Stara Vincenza, 5 - Strade Lorenzo, 2 - Suore Luigina e Vincenza Strevi, ed una pia persona, 3,50 - Suor Candida, 25 - Surri Maria, io.
T) - T. C. di Volvera, io - Tasini Giovanni, 2 - Teia Vittoria, i - Testa Maria, 5 - Thermes Annetta, io - Toffolon Anna, io - Tommasi Matilde, 5 - Tomé Maria, 3 - Tonone Giuseppe, 5 - Travani Leonardo della zona di guerra - 5 - Traversa Francesco Maria Coop. Salesiano - Trespioli Teresa, 5 - Trevisan Crescenzia, io - Trincucci Adele, 5.
U) - Ulla Giuseppe, z.
V) - V. Berardo di Torino, io - V. T. di San Gillio Torinese, 1,50 - Vacca Maria in Muscas, 25 - Valente Maria, 2o - Valenza Attilio - Valle Antonio, 20 - Vanni Terzilla - Vandoni Battista, 14 - Vaquez Marietta, 5 - Vassallo D. Paolo, 2 - Veggi Caterina, 5 - Vellano Angela, 2 - Veriturino Ambrogio, 1,5o - Veronesi Giacomo Luigi, 5 - Vevey Annetta, 5 - Vietti Angela, 5 - Vigana Teresina in Giusano, 5 - Viganò Scolastica, 5 - Vigna Margherita fu Secondo - Vignato Domitilla, io - Villardi Elvira, io - Visibelli Giuseppina, 3.
Z) - Zandigiacomo Giannina, 12 - Zanella D. Crocifisso, 5 - Sanetti Filomena, 5 - Zani Pietro, 5 - Zanicari E., 5 - Zanni Cristina, 5 - Zatnpieri Quirino, 5 - Zilli Felice, io - Zubani Carolina, 20 - Zucca Angelo.
Tutte queste persone rendono pubbliche grazie alla Vergine Ausiliatrice per soddisfare alle loro promesse e nella fiducia di meglio impetrare- dalla Benedetta Madre di Dio nuove grazie e nuovi favori.
Esse appartengono ai paesi seguenti:
PIEMONTE: Alba, Alessandria, Alfiano d'Asti, Alice Belcolle, Alice Castello, Aosta, Asti, Bardonecchia, Borgomanero, Borgo Vercelli, Boscomarengo, Bosconero, Bra, Caluso, Camino Monferrato, Carrú, Casale Monferrato, Casorzo Monf., Castagnito d'Alba, Caslelnuovo Calcea, Castelrocchero, Cavour, Chiusa di Pesio, Condove, Cortemilia, Cuneo, Desana, Dogliani, Finero, Fobello Sesia, Fossano (Maddalene), Gassino, Incisa Belbo, Ivrea, La Morra, Lanzo Torinese, La Salle, Lenta Vercellese, Lillianes, Marano Novarese, Moncalvo, Monforte d'Alba, Montà, Montale Celle, Montalenghe, Montanaro, Morano sul Po, Narzole, Novara, Novi Ligure, Oddalengo, Oleggio, Orsara Bormida, Ovada, Pasturana, Pessinetto Fuori, Pinerolo, Poirino, Pont St. Martin, Ponzone d'Acqui, Pralormo, Quarto d'Asti, Rivarolo Canavese, Rocca Canavese, Rodello, Saluggia, Saluzzo, Saint Marcel, San Germano Vercellese, San Gillio Torinese, S. Raffaele Torinese, S. Sebastiano Po, Serralunga d'Alba, Somano, Strambino, Stroppiana, Susa, Tarantasca, Tonengo Canavese, Torino, Tortona, Trecate, Trisobbio, Trino Vercellese, Valle Sauglio, Valtournanche, Varengo Monferrato, Verduno, Verrés, Vesime, Viarigi, Vigliano d'Asti, Villadeati, Volvera.
LOMBARDIA: Alfianello, Arena Po, Bagnatica, Barlassina, Bergamo, Berna di Valtellina, Besana di Brianza, Breno, Brescia, Broni, Calcinate, Canegrate, Carpenedolo, Castellucchio, Chiari, Cocquio, Como, Confienza, Cuveglio di Valcuvia, Gallarate, Lambrate, Lecco, Legnano, Lodi Vecchio, Lovero di Valtellina, Malegno, Marmentino, Meda di Lomellina, Meda Milanese, Milano, Montichiari, Parabiago, Pavia, Ranica, Ranzanico, Rivanazzano, Roggeno, Rovegno, S. Albano di Lombardia, S. Pellegrino di Bergamo, Saronno, Sedrina Bergamasco, Se pino, Sesto Calende, Sondrio, Tagliuno, Talamona, Torre Palavicin a, Varese Lombardo, Venegono; Vertova, Vho Cremonese, Vigevano, Visano, Vobarno, Voghera, Zibino Pavese.
VENETO: Bassano Vicentino, Butta pietra, Campomolino, Casarza della Delizia, Chiesanuova del Bosco, Ciconico, Cividale del Friuli, Conegliano Veneto, Cordovado, Costalunga di Monteforte, Faedis, Fumane, Gambellara, Gemona, Meolo Vicentino, Mirano, Monte Vicentino, Montorso Vicentino, Muzzana del Turgnano, Negrar, Ovaro, Paderno d'Asolo, Padova, Parona sull'Adige, Pasians di Udine, Porcen, Pove, Prata di Pordenone, Rive d'Arcano, Rivignano, Sacile, S. Domi di Piave, S. Daniele nel Friuli, S. Nicolò Comelico, S. Pietro Incariano, S. Stefano del Cadore, Silvette, Soave Veronese, Soligo, Stra, Treviso, Venezia, Verona, Vestenanova, Vicenza.
LIGURIA: Alassio, Arenzano, Arnasco, Bannio, Ch-iavari, Finalmarina, Genova, Pogli d'Ortovero Pogli Genovese, Savona, Spezia, Stella S. Martino. EMILIA: Bologna, Borgo S. Donnino, Casola. Valsenio, Castel S. Pietro dell'Emilia, Faenza, Fontanellato, Forlí, Granarolo, Guastalla, Medolla, Modena., Mondaino, Montombraro, Piacenza, Poggio di Romagna, Portomaggiore, Reno, Villa Verucchio.
TOSCANA: Firenze, Pisa, Prato in Toscana., Rio Marina, S. Frecciano, San Pietro a Vico, Tredozio. MARCHE: Ancona, Montale d'Arcevia, Montecesare, Senigallia.
UMBRIA: Todi. LAZIO: Anzio, Roma.
ABRUZZI: Fiumata, Montesilvano, Ortona Mare, Sepino.
CAMPANIA: Casamicciola, Itri, Morcone di Benevento, Napoli.
CALABRIE: Cariati, Mileto, Roccella Jonica. PUGLIE: Martina Franca, Troia.
SARDEGNA: Ales, Bosa, Cagliari, Isili, Nuraminis, Santulussurgiu, Teulada.
SICILIA: Caltavuturo, Isnello, Mazzara del Vallo, Mazzarino, Mineo, Mistretta, Monte S. Giuliano, Nicosia, Noto, Nunziata Mascali, Palma Montechiaro, Pantellaria (I.), Piazza Armerina, Ragusa Inferiore, S. Gregorio di Catania, Terranova Sicula, Trapani, Valguarnera Caropepe.
NB. - Per l'Estero ci limitiamo a notare i paesi, donde giunsero relazioni inviate da italiani. AMERICA: New York, Paterson. MALTA: La Valletta. SVIZZERA (C. T.): Biogno, Someo.
In questi e in tutti gli altri paesi, fiorisca e si diffonda sempre più, in aiuto del popolo cristiano la divozione alla nostra dolcissima Madre Celeste!
Santuario di Maria Ausiliatrice TORINO-VALDOCCO
Ogni giorno, celebrazione di una santa messa esclusivamente secondo l'intenzione di tutti quelli che in qualunque modo e misura hanno concorso o concorreranno a beneficare il Santuario o l'annesso Oratorio Salesiano. Per ogni corrispondenza in proposito, come anche per Messe o novene, o tridui di Benedizioni col SS. Sacramento, scrivere all'indirizzo del Soc. Paolo Albera, Via Cottolengo, 32, Torino.
Ogni sabato, alle 7.15 speciali preghiere per gli associati all'Arciconfraternita di Maria SS. Ausiliatrice.
Dal 10 febbraio al 10 marzo
17 febbraio. - Comincia il mese in preparazione alla Solenne Commemorazione di S. Giuseppe.
24 febbraio. - Commemorazione mensile di Maria Ausiliatrice.
6 marzo. - Primo venerdì del mese. --- Ad onore del S. Cuore, esposizione del SS. Sacramento.
Nello svolgere questa rubrica, torniamo a protestare solennemente che non intendiamo contravvenire in nessun modo alle disposizioni Pontificie in proposito, non volendo dare ad alcun fatto un'autorità superiore a quella che merita una semplice testimonianza umana , né prevenire il giudizio della Chiesa, della quale - sull'esempio di D. Bosco - ci gloriamo di essere ubbidientissimi figli.
Da varie settimane soffriva di grave malessere, il quale, ove fosse perdurato, mi avrebbe portato alla tomba. Mi rivolsi al Venerabile Don Bosco, dinanzi alla cui immagine volli tenere accesa una lampada, implorando la grazia. Inutilmente. Ripetei con piú fervore la preghiera il giorno centenario della sua nascita ed eccomi in pochi istanti libero perfettamente dal grave disturbo che mi tormentava.
Mando riconoscente lire cinque: tre per le Missioni Salesiane e due per il Santuario di Maria Ausiliatrice in costruzione ai Becchi, presso la casetta ove nacque il Venerabile.
Campora, 24 settembre 1915.
PIERINO NAVONE.
Il nostro babbo settantenne cadde gravemente infermo di peritonite. Il caso era disperato; il medico non ci dava speranza alcuna e l'operazione si faceva difficile ed impossibile per l'avanzata età dell'ammalato. Ci rivolgemmo a Maria Ausiliatrice, supplicandola per intercessione del Ven. Don Bosco ad ascoltare le nostre suppliche ed a ridonarci il nostro povero genitore.
Oh potenza di Maria! Proprio il giorno 16 di agosto, centenario della nascita del Venerabile, quando il medico assistente ci proponeva come ultimo ricorso l'operazione chirurgica cessano di repente i vomiti e l'infermo si trova fuori di pericolo, con meraviglia di tutti gli astanti.
Di questo segnalatissimo favore diamo grazie a Te, o sovrana Ausiliatrice, alla cui potenza non invano abbiamo ricorso; e per noi ti ringrazi il Venerabile tuo fedele Servo ed apostolo, che si è degnato intercedere per noi.
Buenos Aires, dicembre 1915.
IDA e LETIZIA SEROCCO LOJACONO, ex-allieve delle Figlie di M. Ausiliatrice.
Nel settembre scorso mio fratello Emilio, richiamalo sotto le armi, fu mandato al fronte. Colà venne colpito al capo da una scheggia di granata che gli produsse la frattura del cranio con larga e profonda ferita; e fu trasportato all'ospedale di Modena in istato gravissimo. Ricevuta la dolorosa notizia, ci recammo a visitarlo. A stento egli ci conobbe pei continui vaneggiamenti, causati dalla debolezza del cervello offeso dal colpo grave. I medici, constatata la gravezza dei caso, dubitavano della sua guarigione e dell'operazione che si decidevano a fare. In tale angoscia animai il fratello a pregare ed egli mi rispose che ogni giorno invocava la Madonna. Fiducioso nell'aiuto del Ven. Don Bosco gli posi sul capo un'immagine sua colla reliquia, dicendo: « Don Bosco fate voi... da voi attendo la grazia », e tosto incominciai la novena e alle mie preghiere si univano quelle dei miei confratelli, dei giovani del collegio e di molte pie persone. Due giorni dopo ricevemmo notizia di riti suo peggioramento, avendo rotta la base del cranio. Forti nella potenza di Don Bosco, non ci perdemmo d'animo e, pochi giorni dopo, prima che finisse la novena ci giunse notizia di un miglioramento meraviglioso e inaspettato, tanto che i medici lo giudicarono fuori pericolo senza subire operazione e gli permisero di recarsi in patria. Ora egli va sempre migliorando, sebbene ci vorrà ancor tempo prima che la guarigione sia perfetta. Ma la grazia è venuta e il caro Don Bosco volle consolarci doppiamente, ottenendo una perfetta guarigione al bimbo del fratello, infermo da molti mesi e più volte disperato dai medici.
Sieno rese grazie al Venerabile, dal quale attendo il coronamento della grazia.
Biella, gennaio 1916.
Sac. COSTANTINO CASALE, Sales.
Il bambino Pietro Gacci, di circa cinque anni, mio nipote, soffriva già da due mesi di tosse convulsa, e la notte del 28 agosto 1915 fu assalito da violento attacco crupale, tanto che si temeva di perderlo.
Mentre il nonno era sul punto di uscire per sollecitare la venuta d'un medico, io, confidando solo nell'aiuto del cielo, applicai sulla gola dei piccolo malato l'immagine di Don Bosco e di Maria Ausiliatrice: e chiesi alla Madonna che mi salvasse il bambino per l'intercessione del Venerabile.
In un subito cessò l'agitazione e il soffocamento straziante, che quasi toglieva il respiro al piccolo malato, che poté tranquillamente riposare tutta la notte.
Il mattino appresso il medico constatò, dal viso ancor gonfio e dalla voce ancor velata, che il bambino era stato assalito da terribile attacco crupale, superando con gran fortuna il pericolo.
Il Ven. Don Bosco, potente intercessore presso Maria Ausiliatrice, protegga d'ora in poi fino al paradiso il piccolo graziato e tutti i suoi cari! Egli unisce, riconoscente, a una mia passata offerta al tempio di Valdocco un povero obolo a suo nome, per la costruzione del tempio votivo di Castelnuovo d'Asti.
Anzio (Roma), gennaio 1916.
GIUSEPPE GALLINI.
Torniamo a raccomandare la costruzione del Tempio votivo in onore di Maria Ausiliatrice ai Becchi di Castelnuovo d'Asti. Esso - scrive il rev.mo Don Albera - non sarà solo un ricordo permanente del 1° Centenario della Festa di Maria Ausiliatrice e della nascita di Don Bosco, ma com'è ora un caldissimo voto, cosí sarà poi un incessante ringraziamento a Maria SS. Ausiliatrice per la pace universale. Vorrei che vi concorressero colla propaganda e coll'opera tutti i nostri Cooperatori. Sarà quindi ottima cosa il promuovere collette a tal fine nelle nostre Conferenze e in tutte le nostre Chiese e Cappelle, particolarmente fra l'infanzia. Il sacrifizio di qualche giocattolo o leccornia, liberamente accettato da cuori innocenti per cooperare alla costruzione di questo tempio votivo, e le offerte dei genitori e degli educatori cristiani al medesimo fine nel desiderio di meglio attirare sull'infanzia e sulla gioventú affidata alle loro cure le benedizioni della Madre di Dio, mi pare che debbano tornare un omaggio ben accetto all'Ausiliatrice dei Cristiani e tale che valga anch'esso ad affrettare il ritorno della pace sulla terra.
Rose e Gigli.
L'Asilo Salvetti-Bicocca di S. Maria della Bicocca (Novara) col voto di felice ritorno di tutti i loro cari che si trovano in guerra, L. 6,6o. - Il Signore che amava tanto i piccini, ci benedica dalle braccia di Maria Ausiliatrice!
I bimbi dell'Asilo Maria Ausiliatrice all'Arenella di Palermo inviano L. 10 invocando per i loro cari le benedizioni di Colei, cui s'innalza il nuovo graziosissimo tempio.
I bimbi dall'Asilo di Borgomasino, cui si associano le allieve della Scuola, tornano ad inviare il loro secondo obolo di L. 7,5o per l'erigendo santuario affinché la Vergine Ausiliatrice copra col suo manto di Madre i loro cari sul campo di battaglia e li salvi.
Anche i bimbi dell'Asilo di Trofarello, uniti alle scolarette, inviano di gran cuore il piccolo obolo di L. 10 invocando per sé e padri lontani ogni benedizione.
L'Asilo infantile di Cogno manda L. 6; quello di Perosa Argentina L. 7, perché la Madonna di Don Bosco « faccia crescere buoni i piccoli alunni ».
L'Asilo e l'Oratorio di S. Stefano Magra consacrano alla Vergine Ausiliatrice i piccoli alunni e le pie fanciulle con l'offerta di L. 10.
Ecco, o Vergine Ausiliatrice, un piccolo obolo di L. 5 pel tuo Santuario ; Ti supplichiamo a benedire noi e le nostre famiglie. - I bambini dell'Asilo di Scandeluzza.
Il Giardino d'infanzia di Paullo Lodigiano concorre all'erezione del tempio votivo ai Becchi col tenue obolo di L. 6 per ottenere celesti benedizioni alle famiglie dei suoi bambini.
I bimbi dell'Asilo di Lomello (Pavia) pel nuovo Tempio votivo, perché Maria Ausiliatrice li tenga tutti sotto la sua protezione, L. 15.
L'Asilo di Casalmonferrato pone fidente i suoi angioletti sotto il manto dell'Ausiliatrice, pregandola a benedirli per tutta la vita, L. 20.
I bambini dell'Asilo di Riva di Chieri, chiedendo a Maria Ausiliatrice di crescere buoni come il loro compatriota Domenico Savio, L. 5.
I bimbi dell'Asilo di Ottobiano (Pavia) offrono L. 10, per cooperare al tempio votivo di Castelnuovo d'Asti.
I bimbi dell'Asilo S. Giuseppe di Fenegrò per l'erezione del. nuovo Tempio votivo alla Vergine Ausiliatrice di Don Bosco, L. 5.
I bimbi dell'Asilo e le fanciulle dell'Oratorio festivo diretto dalle Suore di Sant'Anna, in Castelfidardo, spandano una prima offerta di L. 10, per il tempio votivo ai Becchi, implorando da Maria SS. Ausiliatrice, per l'intercessione del Ven. Don Bosco, una grazia importantissima e la protezione sui loro cari combattenti.
Pii giovanetti e giovanette.
O Vergine potente, Tu che già più volte sul campo di battaglia, proteggesti il mio padre diletto, tòrnalo salvo fra le mie braccia, L. 10. - A. Boselli.
Un gruppo di giovanette di Ancona, associate alla guardia d'onore del S. Cuore di Gesú, offrono il modesto obolo di L. 10 per l'erigenda chiesa a Maria Ausiliatrice nella patria di Don Bosco... e ne sperano in compenso una grazia sospirata.
Nel giorno a Te sacro, o Immacolata Ausiliatrice, le umili tue figliuole C. M., M. M. C. si mettono sotto il manto tuo materno, e nel porgerti in L. 5 un candido fiore pel nuovo altare dei Becchi, Ti supplicano a voler far sorgere nel loro paesello la nuova Pia Unione delle tuo Figlie predilette.
Raccolsero e inviarono piccole offerte pel nuovo Santuario:
A. Avanzi, E. Guarneri, G. Cenni, M. Pirutti, T. Galliani, L. 4, per ottenere una grazia spirituale; e R. Cremonesi, A. Alba, M. Bogogna, L. 15, pregando Maria Ausiliatrice a conceder loro una grazia tanto desiderata; le sorelle Corradi e A. Vachetti, R. Cominetti, G. Maggi M. -Vecchio, M. Bottura, C. Joli, G. Sacchi, M. Grossi, A. Alba, A. Dognini, A. Cattaneo, C. Macalli L. 7,35 per la conversione di persona cara;
R. Facchini; C. Sacchi, M. Pola, M. Vei, M. Clerici, I. Moriggia, C. Cucchi, E. Boltri, A. Gnemmni, R. Julita, M. Dossena, A. e E. Joli, P. Biancolti, R. Sacco, C. e M. Julita, G. Tosi, M. Dedò, G. Belfanti, E. e R. Sacchi, R. Martinotti, V. Monti, D. Pretti, e le sorelle Borelli, L. 11,2o, raccomandando alla Madonna di Don Bosco i bisogni delle loro famiglie ; per intenzione speciale ; T. Lanzi, M. Marchini, C. Macalli, L. Belluti, C. Molaschi, I. e A. Varani, L. Contini, M. Rossi L. 4,20 - R. Garrone L. 5 - E. Andretta, E. Cipelletti, A. Lo-Schiavo L. 5; implorando una grazia desideratissima; M. Curti, M. Vanini, M. Dondoni, M. Coppaloni, A. Borgogni, E. Cavalloni, R. Julita, R. Manduchi, L. Calamari, e le sorelle Fusavi L. 5 - A. Pretti, E. Bertolino, L. Manna, L. Bosetti, E. Guarneri, L. 2,30 - E. Bornengo L. 5; per ottenere il ritorno dei loro cari dal fronte M. Bogogna L. 5 - R. Cominetti, A. Pretti, R. Oldani, M. Facchini, A. Fiorati, M. Cenni, E. Lanzi L. 5 - L. Arrobio, A. Pretti, R. Sacchi, R. Julita, A. Dognini, M. Bogogna, R. Sacchi, Anselmo, G. Monti, G. Tosi, R. Sacchi, Anselmo, G. Curai. E. e A. Joli, G. Bacchetta L. 6,65.
Preci e ringraziamenti.
Prego Maria Ausiliatrice a darmi la salute che mi manca. - Maria Bogogna, L. 5.
Sciolgo l'inno del ringraziamento per grazia ricevuta. -Maria Bozzini, L. 2.
Una pia signora di Gravellona perché i nipoti crescano sotto lo sguardo della Madonna L. 5.
Perché Maria Ausiliatrice accolga sotto la speciale sua protezione il piccolo mio Carlo, e lo faccia crescere buono e studioso, offro con gioia L. 3 pel nuovo Santuario dei Becchi. - M. Carona di Cavoretto.
Margherita Boero di Sant'Ambrogio Torinese offre L. 10 pel Santuario dei Becchi, perché Maria Ausiliatrice prenda sotto la sua speciale protezione il marito partito per la guerra.
Rosa Pentore invia L. 4. per l'erezione del tempio votivo ai Becchi, implorando per sé e per la famiglia una speciale benedizione di Maria Ausiliatrice.
Alunne e pie persone di Palagonia (Catania) offrono la piccola somma di L. 10 per l'erigenda chiesa dei Becchi, affinché la Vergine Ausiliatrice faccia ritornare sani e salvi i loro cari lontani.
Dono anch'io il piccolo contributo di L. 1 all'erigendo Santuario, pregando la Vergine Ausiliatrice ad essermi larga di aiuto e conforto. - Ida Peretti di Borgomasino.
Adele Piantanida di Cardano al Campo offre L. 15 per ottenere speciali benedizioni ai due nipotini Enzo ed Elda.
Invocando dalla Vergine Santa aiuto e benedizione per i miei due nipoti Giovanni ed Alosno, ora soldati, offro L. 5 per l'erezione della chiesa dei Becchi. - Carolina Ved. Musso.
Implorando l'aiuto potente della Vergine per me e per tutti i miei cari, offro L. 5 per l'erigenda chiesa dei Becchi. -- Peretti Lucia di Borgomasino.
La famiglia di Gallo Francesco di Borgomasino, invia L. 3 per la nuova chiesa, implorando dalla Vergine Santa una particolare benedizione.
Per ottenere una grazia tanto desiderata offro a Maria Ausiliatrice pel nuovo suo tempio ai Becchi di Castelnnovo, L. 50. - Giustina Ayrola.
Col voto più vivo di perenni benedizioni sulla nuova opera iniziata dalle Figlie di Maria Ausiliatrice, umilio alla loro Madre Celeste la modestissima offerta di L. 5o pel nuovo Trono di grazie nella patria dell'amato Don Bosco. - Contessina Maria della Chiesa di Cervignasco.
La famiglia Bechis, pel nuovo santuario dei Becchi, in segno di amore a Don Bosco e a Maria Ausiliatrice, L. 5.
Mamme e insegnanti devote.
Una madre desolata offre L. 5. alla Madonna di Don Bosco per la sua chiesa ai Becchi pregandola per la salvezza dell'amato figlio, esposto al fronte a mille pericoli.
Benedetto Maddalena di Borgomasino manda L. 1 alla Vergine Ausiliatrice pregandola a benedire tutti i suoi cari.
Altre mamme e pie persone di Borgomasino implorano la benedizione di Maria e offrono per la nuova chiesa l'obolo loro : Tagliante Teresa Ved. Robatto; Benedetto Mareitta; Aimino Anna; Fescia. Teresa; Gallo Angela; Oglietti Margherita; Aimino
Maria di Giacomo ; Pretis Francesco ; Bellardi Maria; Fontana Anna; Gastaldo Mareetta; Cattaneo Teresa; Follis Caterina; Robatto Felicita; Pellerino Teresa. - L. 6,8o.
È una mamma angosciata e sofferente che mentre ti porge l'umile obolo di L. 5 pel nuovo tuo tempio, ti prega e ti scongiura a volgere il tuo sguardo materno sulle sue povere figlie Ada e Maria, colpite entrambe da triste malore. Salvale, o Madre Celeste, ed io farò nota a tutti la mia eterna riconoscenza. - Ersilia Cozzani Pontremoli di Spezia.
Perché la Vergine Ausiliatrice mi sia larga di sua protezione e mi faccia crescere buona le mie tre bambine. - Fontana Angela di Borgomasino, L. 2.
Accetta, o Vergine Ausiliatrice, il tenue obolo di L. 2 e veglia sul mio Giusppe, orfano di padre : cresca buono e virtuoso! - Zublena Marietta di Borgomasino.
Offro L. 1 alla Madonna di Don Bosco per la nuova chiesa votiva, perché mi faccia buona la mia piccina e vegli sul mio Domenico che è in zona di guerra. - Tosasso Teresa di Borgomasino.
Costa Angela di Borgomasino offre L. 1, implorando dalla Vergine Santa per tutti i suoi grazie e benedizioni.
Maria Ausiliatrice, salva dai pericoli i miei figli che sono in zona di guerra e li tieni sotto il manto! - Domenica Remotti, L. 5.
Poggio Rosa e consorte da Nizza Monferrato offrono alla Vergine Ausiliatrice pel nuovo Tempio, la tenue offerta di L. 5 perché la Madonna benedica i loro figli e guarisca il piccolo nipotino.
La suddetta R. Poggio è lieta di unire altre offerte allo stesso santo scopo : L. 1 a nome di V. Sardi, L. 3 di F. Sachero, L. 2 di G. Riccio, L. i di O. Riccio, L. 1 di C. Giordano.
Piccoli amici di D. Bosco e Maria Ausiliatrice.
I giovinetti della collina e dei borghi vicino al Po, che si raccolgono ogni domenica presso le venerate tombe di Don Bosco e di Don Rua nel Seminario delle Missioni Estere in Valsalice, e si considerano come i rappresentanti presso il Padre di tutti gli oratoriani, celebravano la festa del S. Natale con una Comunione generale, offerta a Gesú Bambino, per impetrare, secondo i desideri del Papa, la sospirata pace. E passando col pensiero e col cuore dal Presepio di Gesú alla povera casetta, dove nacque il Ven. Don Bosco, desiderarono di concorrere all'erezione del tempietto dei Becchi, sacro a Maria Ausiliatrice. La gentile gara dei piccoli e grandi che, circondando la Tomba, pensavano con tenero affetto alla culla del soave amico dei fanciulli, fruttò L. 10, dovute a tante offerte di uno o due soldi.
Anche i Collegi...
Dalla lontana America, prostrateci in ispirito nel Santuario di Valdocco, voliamo con gioia alla patria di Don Bosco deponendo l'umile offerta di L. 10 pii nuovo tempio all'Ausiliatrice. - Le ascritte all'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice in Bernal (Rep. Argentina).
... e i Convitti operai.
Le ragazze del Convitto Borghi di Legnano, inviano la tenue offerta di L. 10 per la chiesa di Maria Ausiliatrice ai Becchi di Castelnuovo d'Asti; sicure che la potente Ausiliatrice dei cristiani esaudirà le loro preghiere.
Le convittrici di Rossiglione alla celeste Madre Immacolata e Ausiliatrice, dopo essersi consacrate e Lei, offrono coi loro cuori una prima offerta di L. 5o pel Santuario dei Becchi, perché la Vergine potente stenda il suo scettro a difesa de' loro cari fratelli che combattono per la patria.
Le Convittrici dell'« Unione Manifatture » d'Intra, riconoscenti al Ven. Don Bosco e a Maria Ausiliatrice pel bene che ricevono dalle sue Figlie predilette, le Suore di Maria Ausiliatrice, colla promessa di corrispondere sempre meglio alle premure materne delle vigilanti educatrici, inviano pel Santuario dei Becchi la somma di L. 55.
... e gli Oratori festivi.
Le Oratoriane di Riva di Chieri per avere una speciale protezione da Maria Ausiliatrice implorando, anche ad intercessione di Domenico Savio, la pace tanto sospirata, L. 10.
Le giovani dell'Oratorio di Borgomasino offrono anch'esse con affetto il loro contributo in L. 4,70 pel nuovo Santuario di Maria Ausiliatrice.
I Cooperatori Salesiani, i quali confessati e comunicati divotamente visiteranno qualche Chiesa o pubblica Cappella, o se viventi in comunità la propria Cappella privata, e quivi pregheranno secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, possono lucrare Indulgenza plenaria:
ogni mese:
1) in un giorno scelto ad arbitrio di ciascuno; 2) nel giorno dell'esercizio della Buona Morte;
3) nel giorno in cui si radunino in conferenza;
dal 10 febbraio al 25 marzo.
1) il 22 febbraio, Cattedra di S. Pietro in Antiochia ;
2) il 25 marzo, Annunciazione di Maria SSma.
Inoltre: ogni volta che essendo in grazia di Dio (senza bisogno di accostarsi ai SS. Sacramenti o di visita a qualche chiesa) reciteranno 5 Pater, Ave e Gloria Patri per il benessere della cristianità e un altro Pater , Ave e Gloria Palai secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, lucreranno tutte le indulgenze delle Stazioni di Roma, della Porziuncola, di Gerusalemme e di S. Giacomo di Compostella.
Un Supplemento al „Bollettino".
Il Bollettino Salesiano, nel mese u. s. iniziò la pubblicazione di un supplemento pei Cooperatori sacerdoti, che in Italia son più di quindicimila. Il supplemento esce tre volte all'anno. Il primo fascicolo , oltre vari articoli interessanti, contiene una predica inedita di D. Bosco; tracce di conferenze salesiane e fervorìni pel 24 del mese, che vien consacrato a Maria Ausiliatrice; e un praticissimo riassunto di tutti i documenti pubblicati dagli « Acta apostolicae Sedis » nell'ultimo quadrimestre.
I sacerdoti cooperatori, che casualmente non avessero ricevuto il fascicolo, ne facciano domanda all'ufficio del Bollettino Salesiano e lo riceveranno prontamente.
Una parola ai Cooperatori.
Molti, nelle loro lettere, ci chiedono se e come possiamo anche in questi difficili tempi continuare a fare del bene.
Grazie a Dio, del bene se n'è fatto anche l'anno scorso e se ne continua, a fare, e ciò sia detto a vostra lode e conforto, o benemeriti Cooperatori! Ma quanto se ne potrebbe fare di più! e qual bisogno ce ne sarebbe!.... Gli orfanelli si moltiplicano di giorno in giorno, e la vita che conducono, mezz'abbandonati e nella miseria e in una stazione cosí difficile, commuove il cuore!
Deh! non dimenticate il padre di molti orfanelli, il Successore di Don Bosco. Egli riceverà con riconoscenza, qualunque offerta, che sarà sempre preziosa nell'ora presente, ed accoglierà con egual gratitudine oggetti di biancheria e di vestiario, che andranno subito a coprire e a scaldare qualche poverissimo orfanelli.
Ancora una parola speciale alle buone Cooperatrici, che hanno figliuoli sotto le armi. Non dubitino le buone mamme; noi preghiamo per loro. In tutte le nostre Case ogni giorno le ricordiamo al Signore, e Lo preghiamo ad ascoltare i loro voti, ad esaudire le loro Preghiere.
Il nuovo Ausiliare di Torino.
Essendo stato l'Ecc.mo Mons. Angelo Bortolomasi, già Ausiliare dell'Em.mo Card. Arcivescovo di Torino, chiamato all'alta e laboriosa carica di Vescovo Castrense, l'Em.mo Card. Richelmy ha ottenuto dalla bontà del S. Padre un nuovo Ausiliare nella persona del rev.mo Mons. Gio. Battista Pinardi, giovane e zelante Curato di San Secondo nella nostra città.
« Mons. Pinardi - scrive il Momento - è nato a Castagnole Piemonte il 15 agosto 188o. Egli quindi conta poco piú di 35 anni di età; sarà perciò senza dubbio uno dei vescovi piú giovani d'Italia. Cori; pinti gli studi ginnasiali a Borgo S. Martino in quel Collegio Salesiano, fece i corsi di filosofia e di teologia nei seminari diocesani e fu ordinato sacerdote il 28 giugno del 1903.
» Destinato a vice-curato nella cospicua parrocchia di Carignano, ebbe agio di esercitarvi largamente il saio zelo e di spiegare quella prudenza illuminata, quel tatto, quella pietà schietta e modesta che distinguono il nuovo Prelato e che egli già ebbe campo di confermare nel nuovo e importante ufficio al quale tre anni fa veniva chiamato colla sua nomina a Curato di San Secondo.
» Il migliore commento alla scelta del nuovo Ausiliare nella persona del teol. Pinardi noi lo vediamo nella concorde prontezza con cui tra le file del clero torinese tutti hanno fatto il suo nome non appena si seppe che la nomina del nuovo Ausiliare era avvenuta, senza che se ne conoscesse il titolare, e nel consenso veramente unanime di plauso che essa ha suscitato in tutti, non appena fu nota ».
Al nuovo Presule, che per sua bontà si gloria di aver passati sei anni della sua giovinezza nel Collegio San Carlo di Borgo San Martino, l'espressione devoti dei più cari e cordiali voti augurali di un lungo e fruttuoso apostolato!
L'Em.mo Card. Cagliero.
Non si possono enumerare le lettere inviate all'Em.mo Card. Cagliero da ogni parte del mondo in occasione della sua elevazione alla Sacra Porpora. Dal Sud America, che fu il campo del suo lungo e glorioso apostolato, e dal Centro America, ove passò otto anni quale Delegato Apostolico e Inviato Straordinario della S. Sede presso quelle cinque Repubbliche, pervennero all'Eminentissimo attestati di stima e di congratulazione da ogni categoria di persone. I Presidenti, i Ministri, gli Arcivescovi e Vescovi di quegli Stati col rispettivo Clero, e un numero incredibile di Cooperatori e Cooperatrici Salesiane, e di amici e ammiratori, inviarono al nuovo Principe della Chiesa telegrammi, lettere e indirizzi, esprimenti il giubilo piú cordiale per la sua elevazione alla Sacra Porpora.
Anche dall'Italia ebbe molte affettuose dimostrazioni ; e in Roma stessa molti Prelati e tutti gli Emn.mi Cardinali e lo stesso Sommo Pontefice ripetutamente gli manifestarono il loro intimo compiacimento per il plauso universale che incontrò la sua elevazione.
Di essa parlarono pure con grandi elogi del Cardinale Salesiano tutti i giornali di ogni partito, che noi abbian raccolto diligentemente e custodiremo nel nostro Archivio. Ciò che questi han detto sintetizzato nei pensieri che pubblicò il Momento di Torino del 26 ottobre, cioè non appena si diffuse la prima notizia.
Ecco le belle parole dell'egregio foglio torinese
La notizia che Mons. Cagliero è stato elevato alla dignità della Porpora Cardinalizia è appresa con gioia grande, specialmente in questo nostro Piemonte, che si gloria di avere nel grande vescovo salesiano uno dei figli che piú nobilmente onorano la patria.
La figura del Card. Cagliero è una di quelle che sono destinate a grandeggiare, per la profonda bontà, per l'operosità infaticabile, per l'idealità fortissima che egli ha diffuso continuamente intorno a sé. La dignità della Porpora è il riconoscimento, per parte del Santo Padre, del bene grande che egli seppe compiere. Di lui parleremo piú distesamente (1). Per ora ricordiamo l'umile figlio di Castelnuovo d'Asti, che fu inviato dal Ven. Maestro a continuare l'opera sua di là dai mari, nell'America, e ricordiamo che Don Bosco gli predisse che sarebbe stato insignito della dignità vescovile.
Nell'America del Sud egli con zelo mirabile compié l'opera che gli era stata affidata. Fu missionario in mezzo a popolazioni selvagge, seppe farsi amare da quelli che avevano l'odio contro gli Europei e i civilizzati, riuscí con nulle mezzi a portare la religione e la civiltà da per tutto dove poté giungere.
In mezzo al fervore del suo apostolato, percorrendo la Pampa, attraversando le Ande, sopra carrettelle o a piedi, non poteva dimenticare il suo genio di italiano; e mentre era popolare il suo nome nell'America per l'incremento meraviglioso dato alle missioni, per le scuole aperte, per gli ospedali fatti costrurre, per le cure paterne prodigate agli emigranti, non era meno popolare anche in mezzo a noi per le sue composizioni musicali, semplici e geniali : ricordiamo certi canti, come quello dello Spazzacamino ; ricordiamo la sua musica sacra.
Viaggiatore, missionario, e artista; sacerdote e patriotta; cercato dal povero, cercato dai potenti; egli è una delle piú simpatiche affermazioni del tipo geniale italiano. Quando tornava in mezzo a noi, era cosí nostro, nel parlare, nel trattare, nel ricordare persone e cose, che a tutti pareva fosse sempre stato al nostro fianco. Quest'anno doveva essere a Torino per i festeggiamenti che i Salesiani avevano pensato in onore del Ven. Don Bosco; ma prima ancora che la guerra scoppiasse, egli aveva scritto che con suo grande dolore non avrebbe potuto lasciare l'America. Era difatti occupato in delicatissime trattative diplomatiche in mezzo a popolazioni a lui care; e l'opera sua era preziosa e indispensabile.
L'onore della Porpora va cosí, e la cosa è significativa, ad un vescovo che è nel tempo stesso una gloria dell'Italia nostra. E noi mandiamo commossi un rallegramento alla Pia Società Salesiana, che è onorata tutta nel Card. Cagliero; perché essa vede nell'Eminente Presule impersonata nel modo piú perfetto l'opera di educazione sociale quale Don Bosco l'aveva sognata, l'avea tracciata, e l'aveva a lui affidata in modo speciale.
*
Anche l'Osservatore Romano l'11 gennaio u. c. ricordando come a l'Em.mo Card. Cagliero in una mirabile prontezza di spirito e in una fresca vigoria di salute e, compisse i suoi 78 anni, pubblicava un lungo articolo sull'opera apostolica compiuta dal degno Figlio di Don Bosco nella inesplorata Patagonia.
* *
Fra le festose dimostrazioni, rese all'Eminentissimo, merita cenno speciale quella dell'Unione degli ex-Allievi di Roma. Il Consiglio Direttivo, al completo, si è trovato al ricevimento ed alle visite di calore, e appena gli fu possibile, chiese ed ottenne un'udienza per tutta l'Unione, che ebbe luogo il 19 dicembre.
Sebbene la comunicazione venisse fatta soltanto due giorni prima (perché il giorno venne fissato all'ultimo momento e non si volle procrastinare la cosa, desiderandosi vivamente che vi fosse presente anche il sig. Don Albera), i soci presenti furono oltre 50. Il Cardinale li ricevette nella sala del trono; il Presidente Cav. Arturo Poesio lesse un nobile indirizzo anche a nome degli ex-Allievi di tutta la Federazione, e gli umiliò a nome dell'Unione di Roma un artistico dono.
Questa però (ci sia lecito rilevarlo) era già stata preceduta da... un gran numero di ex-Allievi dell'Oratorio di Torino, che con lettere riboccanti di affetto per Don Bosco e l'Opera Salesiana si erano immediatamente rallegrati dell'onore concesso a un loro antico superiore.
Tanto è l'amore, la stima e la venerazione che circonda l'Em.mo Card. Cagliero !
Il ritiro mensile.
Lo scorso mese le conferenze del ritiro mensile ai Cooperatori e alle Cooperatrici di Torino ebbero luogo con accresciuto concorso. La prima domenica parlò ad essi nel Santuario di Maria Ausiliatrice il Sac. Stefano Trione, e il primo venerdí, alle ore 15,30, rivolse loro la parola il rev.mo sig. Don Albera nella chiesa interna dell'Oratorio dedicata a San Francesco di Sales. L'amatissimo superiore parlò delle pene e delle gioie dell'Anno Centenario di Don Bosco e di Maria Ausiliatrice, rievocando i bei giorni passati a Roma a fianco dell'Em.mo Cagliero e i felici istanti trascorsi ai piedi del S. Padre, il quale benedice con effusione quanti Cooperatori e Cooperatrici compiranno ogni mese l'Esercizio della Buona Morte.
Avremmo caro di sapere se l'esempio dei Cooperatori di Torino è qua e là imitato.
(1) Ved. il lungo articolo del ch.mo teol. Berta nel n° del 4 dicembre.
meritato alle iniziative e all'attività del Consiglio Direttivo e alle fatiche non lievi dei Salesiani.
Seguì l'esecuzione chi uno scelto programma e la distribuzione dei premi: ben 15o alunni furono elogiati e ricompensati della loro buona volontà e diligenza.
Con molta opportunità e senso pratico il Comitato stabili quest'anno come premi non solo orologi, ma in sovrabbondanza, indumenti, tagli d'abito, maglie, cravatte di lana, ben considerando che per i figli del popolo un oggetto attraente e ricco può essere, al presente, meno gradito di un altro più utile, anzi necessario.
L'organizzazione della riuscitissima accademia, che si può davvero dire un gran'Albero di Natale anticipato, di cui fu anima l'egregia signora Luisa Piccaluga-Traverso, fu preparata e compiuta coi fondi del Comitato, cui si aggiunse la somma di circa lire 300 proveniente da una festa all'uopo svoltasi la scorsa estate fra la Colonia bagnante.
TORINO=VALDOCCO - « L'Albero di Natale ». preparato con cura sollecita e zelo indefesso da benemerite patronesse, di cui è anima la presidente signora Benedetta Pavia, e dall'egregio suo consorte cav. Luigi, all'Oratorio festivo di Don Bosco in Valdocco ebbe luogo la prima domenica dell'anno.
Presiedeva il rev.mo sig. Don Albera, cui faceva corona il Comitato delle signore patronesse dell'Oratorio al completo e numeroso pubblico. Il Dott. Primo Baldi disse un caro discorso inneggiando a D. Bosco e all'Opera provvidenziale degli Oratori festivi, al Successore di lui, ai Salesiani tutti che ne continuano fedelmente il nobile apostolaro; alle zelanti patronesse, elle quali madri pietose provvedono con tanta cura ai figli del popolo di questo numeroso Oratorio; all'indimenticabile Don Pavia, il cui spirito vivo aleggia tuttora tra i suoi ragazzi, continuatore di opere così sapientemente iniziate e sostenute con zelo d'apostolo nei lunghi anni del suo fecondo direttorato. Le ferventi parole dell'egregio ex-allievo furono coronate da unanimi applausi.
Segui la distribuzione dei doni ai figli dei richiamati e ai giovani più bisognosi dell'Oratorio. E furono ben 150 i giovanetti che poterono avere la strenna di Gesú Bambino, una trentina di essi un vestito su misura, e gli altri più capi di vestiario, coli loro grande contento.
Il sig. Don Albera in fine ebbe parole di riconoscenza per le signore patronesse e per i benefattori dell'Oratorio e paterne parole d'incoraggiamento per gli alunni.
ROMA. - Dall'Osservatore Romano del 7 gennaio: « Il tradizionale albero di Natale pei giovanetti del Ricreatorio Salesiano Marcantonio Borghese al Testaccio assunse quest'anno un'importanza speraggiungere per la cifra di circa ottocento, tutti premiati, e la presenza di S. E. Rev.ma il Card. Cagliero. La bella festa della carità si è svolta nella magnifica sala Clemson. I doni o premi in tagli di vestito, camicie, maglie, ecc., oltre a ninnoli e gingilli, erano ordinatamente disposti intorno all'albero che campeggiava in mezzo alla sala.
ALASSIO - Premiazione solenne. - Ammirevole per l'esito artistico riuscì l'accademia musicoletteraria che si svolse la domenica 12 dicembre nell'elegante teatrino del Collegio Civico in occasione della distribuzione dei premi ai giovani che piú si distinsero per condotta, diligenza e assiduità al fiorente Oratorio festivo. Un pubblico veramente imponente stipava il simpatico ritrovo splendidamente addobbato per la bella festa, resa piú solenne dall'intervento delle Autorità Ecclesiastiche, militari e cittadine, presiedute dal Vescovo di Albenga, S. E. Rev.ma Mons. Angelo Cambiaso, circondato dai Parroci di Alassio e Laigueglia, dal capitano medico Accame, direttore dell'ospedale militare, del capitano Ragazzoni, reduce dal fronte, dal tenente medico dott. Conti, dal tenente contabile Di Rosa, dagli assessori comunali cav. Boschetti e sig. Oliveri e da molte cospicue famiglie alassine. Disse il discorso di circostanza il tenente cappellano Don G. Calcagno, il quale sul tema « La Premiazione » dilucidò il vero significato morale del premio che va oltre il materiale valore e che deve essere sprone a bene operare e non fine unico e diretto degli sforzi del giovane che vi aspira.
Segui un breve saggio musico-letterario, poi la distribuzione dei numerosi premi che trasformò il palco in un inesauribile pozzo di S. Patrizio, e in fine si alzò a parlare Mons. Cambiaso, il che, in una lucida e felice improvvisazione trattò della capitale importanza dell'educazione morale dei giovani, cui, egli disse, con tanto intelletto d'amore e spirito d'abnegazione attendono i Salesiani.
VARAZZE - Premiazione all'Oratorio « B. Giacomo ». - Ci scrivono : - Per vari motivi, non
esclusi i tempi critici, la festa della premiazione ai ragazzi dell'Oratorio festivo ha subito questo anno un po' di ritardo, che valse d'altro canto a dare alla solennità una migliore preparazione e una riuscita tanto piú completa e gradita quanto piú vivamente attesa da lungo tempo. La cerimonia si svolse la domenica 19 dicembre nel teatro dell'Oratorio, davanti a un foltissimo ed eletto pubblico e presenti le piú distinte notabilità cittadine, civili ed ecclesiastiche.
Il direttore dell'Oratorio apre l'accademia commemorando con pare piene di commosso affetto e di viva ammirazione due benemeriti estinti, il Sac. Don Carlo Maria Viglietti, già direttore del Collegio e fondatore dell'istituzione, pel quale pochi giorni prima si era celebrato un solennissimo funerale di trigesima con intevento di tutte le autorità locali; e il sig. Cav. Vincenzo Carli, la cui memoria congiunta all'esempio delle preclare virtù di uomo, di cittadino, e sopratutto di benefattore, debbono restare e resteranno impresse nel cuore dei Varazzesi col sigillo della piú profonda riconoscenza. L'oratore espose quindi l'opera finora svoltasi, rilevandone i copiosi frutti, premio
Prima che le buone signore e signorine (presiedute da Donna Maria Antonietta Cingolani Spinola, la « mamma » dei poveri del Testaccio) cominciassero la distribuzione, il salesiano Sac. Dott. Luigi Olivares, parroco locale, con parole elevate, sgorganti dal cuore, presentò a S. Em. gli ottocento giovanetti dell'Oratorio, le rappresentanze delle Associazioni parrocchiali, e le gentili persone benefattrici intervenute. Scroscianti applausi lo interruppero quando disse: «Eminenza, quando, proprio un mese fa, mi toccò l'onore di baciarvi il sacro anello per la prima volta dopo che il Vicario di Gesù Cristo Vi ebbe innalzato alla dignità cardinalizia, Voi mi ricordaste che al Testaccio, alcuni anni or sono, dei fanciulli avevano attentato alla Vostra incolumità, lanciandovi sassi. La Madre Celeste Maria, Regina del Testaccio, e il Ven. Don Bosco dal cielo hanno coltivato il terreno: oggi ottocento fanciulli del Testaccio vi offrono non sassi, ma fiori, fiori di virtú, di docilità, di riverenza, di affetto filiale ».
Sua Eminenza, vero Padre tra i figli, ne era visibilmente commosso.
Al Parroco successe il Dott. Mario Cingolani: sempre felice, con parole alate ricordò il passato di Sua Eminenza, rilevando che egli nella molteplice sua attività apostolica sintetizza l'Opera Salesiana di diffusione della Dottrina di Gesù Cristo nel inondo: opera sommamente benefica, perché solo in Gesú Cristo la società può trovare salvezza. Il magnifico discorso fu interrotto piú volte e coronato da applausi vivissimi.
Il concerto S. Maria Liberatrice esegui scelti pezzi musicali e la scuola di musica vocale si produsse con cori e assoli di magnifico effetto: non mancarono declamazioni e dialoghi. Il Circolo giovanile e la squadra ginnastica Excelsior fecero servizio d'onore.
Tra i presenti, oltre i Salesiani Dott. D. Arturo Conelli, Ispettore, cav. D. Rubino, cappellano militare, e D. Giovanili Balzola, l'apostolo dei Bororos del Matto Grosso, abbiamo notato l'on. Montresor, il conte Dalla Torre, il rev. Parroco di S. Paolo, il P. Gori, il comm. Martinucci, l'avv. Battú, l'avv. Clarini, il cav. prof. Zanetti, il sig. Boreggio, il cav. Santini, il dott. Antonacci, il prof. Evangelisti, il sig. Raimondi, la marchesa Poggiuoli Rospigliosi, la contessa Pasolini, le presidenze delle Associazioni locali e una larga schiera di altri nobili signori, signore e signorine, di cui ci riesce impossibile dare il nome.
Tutti ebbero campo di ammirare i frutti del lavoro dei bravi figli di Don Bosco, che coll'elevatezza dei sentimenti che è loro proria, esplicano sorprendenti energie al bene morale e materiale del povero popolo del Testaccio. Nessuno può misurare i sacrifici d'ogni genere a cui si sobbarcano: nulla però li arresta e li indebolisce. A chi, pieno di meraviglia, rivolge loro parole di congratulazione, rispondono: « Siamo Salesiani, e dobbiamo fare quel che possiamo per questo popolo: del resto, quanto bene rimane ancora a fare! ». Degni figli di un tanto padre!
Fin qui l'Osservatore Romano.
NEGLI ISTITUTI DELLE FIGLIE DI MARIA AUSILIATRICE
ALESSANDRIA - Istituto per gli orfani dei caduti in guerra. - La Stampa di Torino del giorno . 3 dicembre aveva questa notizia da Alessandria,, « Fra le tante provvidenze escogitate dalla pubblica carità per attenuare i disagi e le miserie della guerra, una lacuna rimaneva a colmare; raccogliere i bambini orfani dei militari che trovarono gloriosa morte sul campo di battaglia e provvederli di tutta l'assistenza materiale e morale di cui sono bisognosi. Le Suore di Maria Ausiliatrice della nostra città hanno constatata la lacuna ed hanno chiesto alla Casa-madre il personale occorrente per l'Istituto erigendo. Abbisognava un locale ove l'Istituto potesse sorgere e funzionare. Rispose all'appello la generosità della signora Donna Rosa Borsalino, che mise a disposizione dell'Istituto i magnifici locali della già Colonia agricola in via XX Settembre. Occorrevano lettini per i poveri. orfanelli e l'avv. Cagnoli, presidente dell'Ospedaletto infantile, convocò l'amministrazione e rispose alle Suore mettendo a disposizione 30 lettini ».
E, il nuovo istituto venne inaugurato il 6 gennaio u. s. grazie alla gara di carità, pubblica e privata, che rispose all'appello delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Che essa non venga meno, ma invece vigoreggi in mezzo ad ogni ceto di persone per moltiplicare il numero dei ricoverati!
ROMA. -- Suffragi. - Per iniziativa della Presidente dell'Unione Margherita Bosco, nella cappella dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, in Via Marghera, 65, si è celebrata una funzione di suffragio per i defunti delle Ex-Allieve, appartenenti all'Associazione. Alla S. Comunione il celebrante invitò alla preghiera per i defunti, la quale acquista grande efficacia, quando viene fatta in unione con Gesú; e ravvivò in tutte il pensiero di pregar anche per i soldati. - Scuola di Religione. - Lo stesso giorno si inaugurò il quarto anno di vita del Corso di Religione per signorine, maestre e studenti, tenuto dal rev. Don A. Gianferrari. L'intervento alla prima conferenza fu di buon augurio, poiché oltre settanta signorine furono presenti, e le parole del conferenziere ebbero per iscopo d'incoraggiare sempre piú l'intervento a questo corso di Religione. Egli dimostrò l'assoluta necessità dello studio della Religione per rendere completa la coltura profana.
TORINO=SASSI - Convitto per signore. - Nel l'amena e deliziosa altura di Sassi, sulla via che da Torino conduce a Superga, in bei locali con giardino annesso, le Figlie di Maria Ausiliatrice hanno aperto un convitto per accogliere Vedove e Nubili di civil condizione, che desiderano passare i loro giorni nella quiete e nella pietà, sotto gli auspici di Don Bosco. Il Convitto è posto sotto la protezione di Maria SS. Ausiliatrice. Nella cappella interna le signore convittrici hanno comodità di assistere ogni giorno alla S. Messa, e loro nulla manca di ciò che può contribuire alla quiete piú serena. E un convitto che i nostri Cooperatori e le pie Cooperatrici debbono conoscere e far conoscere all'occorrenza, colla certezza di compiere un'opera buona.
NOTIZIE VARIE
MODICA - Festa annuale dei premi - Ebbe lungo il 14 novembre, nel teatrino dell'Oratorio Don Bosco, gremito delle piú spiccate personalità cittadine. Dopo un inno di occasione e un bel discorso pronunziato dal Direttore sulla necessità dell'istruzione religiosa della gioventú, seguirono un saggio musico-letterario-drammatico, assai gustato dall'eletto uditorio, quindi la premiazione. Il primo premio fu assegnato ad un ottimo giovane ragioniere, al quale tennero dietro numerosissimi altri giovani nell'onore ben meritato.
Cordiali rallegramenti all'attivo Comitato di Patronesse, che zela con vero entusiasmo l'incremento di quell'Oratorio.
TANJORE (India). - Il 9 ottobre 1915 resterà memorando negli annali dell'Opera di Don Bosco nell'India. I suoi figli prendevano possesso della parrocchia di Tanjore, già retta per 22 anni con vero zelo sacerdotale dal rev.mo D. Coelho. È una vasta parrocchia che estende la sua giurisdizione a 30 villaggi, i quali vennero fin qui visitati una volta all'anno, per dar comodità ai cristiani di fare la S. Pasqua.
Noi preghiamo il Signore a benedire quei cari, confratelli, troppo pochi pel vastissimo campo, in modo che possano continuare a sviluppare le opere incominciate. Alcuni di essi parlano già bene il tamul e tutti, per la propaganda dei piccoli allievi dell'Orfanotrofio, sono assai amati e stimati nel vasto distretto. I un nuovo campo che si apre all'attività salesiana e che ha urgente bisogno di nuovo personale. Susciti il Signore nuove e forti vocazioni all'apostolato!
RAMSEY (New York). -Istituto Polacco. - Negli Stati Uniti, ove si trovano quattro milioni di polacchi, non vi erano fino a ieri che due scuole cattoliche, appositamente aperte per i loro figli: il Seminario polacco a Detroit e l'Istituto dei PP. Resurrezionisti a Chicago. A queste se n'è, aggiunta nell'anno scorso una terza, per opera dei Salesiani, che destinarono il loro istituto di Ramsey a scuola media classica per i Polacchi. In essa, lateralmente al programma delle Scuole degli Stati Uniti, si segue il programma assegnato alle nostre scuole per le vocazioni degli adulti allo stato ecclesiastico. Nell'insegnamento la lingua polacca è ufficiale per quasi tutte le materie, tranne quelle delle scienze esatte, in cui si parla l'inglese. L'istituto s'inaugurò con tre classi, alle quali quest'anno si aggiungerà un 4° corso. La nuova scuola cattolica polacca degli Stati Uniti è aperta per tutti i giovani che desiderano incamminarsi allo stato ecclesiastico.
Dando uno guardo agli elenchi dei Cooperatori defunti nall'anno passato, chiediamo per tutti un devoto suffragio e raccomandiamo a speciali preghiere i seguenti:
Baronessa Emma De' Seppi.
Passò all'eterno riposo nel pomeriggio del 26 dicembre 1915.
Patrona del nostro Istituto di Via dell'Istria in Trieste, per esso, dalla sua fondazione profuse con nobilissimo affetto la sua azione intelligente, l'aiuto pecuniario, l'appoggio morale, così da contribuire in modo mirabile al progressivo e quasi prodigioso sviluppo di quell'Oratorio; il quale, in pochi anni sali fra i primi, mantenendo, anche per l'energia di Lei, quella fisionomia spiccatamente popolare, che è caratteristica dell'Opera di Don bosco. Come godeva di stare tra i poveri ragazzi, ai quali profondeva sorrisi, confetti e limosine !
Attiva propagandista dello spirito salesiano, valendosi de' suoi rapporti d'amicizia, seppe trasfonderlo in altri ; ed il suo splendido palazzo ed il parco incantevole aperse più volte alla ricca società triestina, che chiamava a ricevimenti, festini e fiere, fruttanti somme cospicue pel suo caro Oratorio. Presso tutti i salesiani la memoria della illustre e benefica Donna rimarrà in benedizione.
Mons. Andrea Baldi.
Canonico Prevosto del Capitolo Metropolitano di Ferrara, spirava, dopo lunga e tormentosa malattia, la mattina del 7 dicembre u. s.
Pieno di curè e di affetto per la gioventú, specie per quella inclinata allo stato ecclesiastico, fondò un istituto od ospizio pei Chierici poveri, annesso alla Chiesa delle Stimmate. In seguito, sentendosi in Ferrara il bisogno di un collegio-convitto per famiglie civili, si accinse all'ardua impresa, e acquistò il Palazzo Beltramini in via Brasavola, « e scrive la Domenica dell'Operaio - volle aggiungere alle tante benemerenze quella di cedere il Collegio S. Carlo, che egli aveva istituito, alla Pia Società dei Salesiani, che così poterono stabilirsi fra noi e continuare, con tanto vantaggio delle famiglie cittadine, l'opera benefica ».
Sacerdote pio, zelante, di vita esemplare, munifico nell'esercizio della carità, egli ha lasciato largo compianto fra quanti poterono apprezzarne le virtú.
Mons. Michele Costamagna.
Mori il 24 ottobre u. s. Nato a Cherasco, fu parroco di varie importanti parrocchie, poi Canonico:, primicerio della Cattedrale di Pontremoli. Da vari anni dimorava a Chiavari, ove sperava di trovar un sollievo, una sosta al male cardiaco che lo travagliava: ma dovette cedere alla sua violenza e si è spento in ancor buona età, piú pieno di opere che di anni.
Mons. Severino Pisoni.
Arciprete della Cattedrale di Lugano, e già Vicario Generale della diocesi, si spense dolcemente a 78 anni il 3 ottobre u. s. « Fu un dotto e santo prete!» tale è lo splendido elogio che si può fare di lui. Pio, mite, angelico, veramente edificante in tutta la sua condotta, fu uno di quei sacerdoti che passano su questa terra, nascosti sotto il velo della loro modestia, ma dopo avere, veri amici del popolo, compiuto in mezzo alle anime un ministero fecondissimo di conforto e di elevazione spirituale, lasciando in esse un solco perenne di santità e di benedizione.
Vero Cooperatore Salesiano, amò le Opere di Don Bosco d'intenso affetto. Trovava le sue delizie tra i giovani dell'Oratorio. Susciti il Signore nuovi apostoli che ne rinnovino lo spirito!
Mons. Andrea Scotton.
Cosí scrisse di lui il Bollettino della Diocesi di Vicenza: « Soldato di Cristo, -- Miles Christi della « Riscossa » - mori coll'arma in pugno: l'ultimo numero del suo periodico portava un suo articolo... Con Mons. Andrea Scotton sparisce di mezzo a noi la gemma piú fulgida del nostro Clero, sibbene egli non è veramente incerto. I suoi molteplici e sapienti scritti ci restano documenti solenni del come si debbano amare e servire le sante cause del sacerdozio cattolico. Dire chi lui a' suoi confratelli vicentini sarebbe far loro un torto. Ricordiamolo piuttosto ed imitiamolo. Il suo spirito, mentre lo raccomandiamo al Padre della Misericordia, resti con noi, e ci ottenga da Dio di essere suoi commilitoni qui in terra, per essergli dappoi compartecipi della gloria lassú in cielo ».
Mons. Andrea Scotton fu pure dei primi cooperatori salesiani.
Mons. Beniamino Scaiano.
Monsignor Giuseppe Beniamino Scaiano, Canonico di Livorno e già per varii anni parroco esemplare di Nugola (frazione del Comune di Collesalvetti) rendeva la sua bell'anima a Dio, in età di 75 anni il 4 maggio u. s. Nella sua lunga e penosa malattia fu piú volte visitato dal Vescovo Mons. Gialli che gli amministrò tutti i conforti religiosi. Padre Beniamino, cosí era popolarmente chiamato, si distinse nell'esercizio esemplare d'ogni sacerdotale virtú, e nel campo dell'azione cattolica, portando ovunque aiuto di consiglio e di operosità.
Sincero e costante amico dell'Opera Salesiana, si adoperò efficacemente per l'apertura del nostro Collegio-Convitto di Collesalvetti.
Prof. Pietro Palladino,
Ex-allievo dell'Oratorio Salesiano di Torino, si era assai distinto per l'ingegno pronto, vivace e buono. Laureatosi con onore in matematica e in chimica, era da una ventina d'anni direttore delle farmacie dei civici Ospedali e aveva conseguito il titolo di Dottore aggregato alla R. Università, in Genova. Scrisse parecchie opere, tra cui un Trattato di Merciologia e importanti monografie.
Ma se questi furono i suoi titoli di gloria terrena, maggiori furono i suoi meriti di virtú e di azione cattolica: e piena, franca e inconcussa fu la costante professione sua della Religione. Noi ricordiamo ancora la sua parola riboccante di fede, al Congresso internazionale degli Ex-allievi, tenutosi a Torino nel 1911.
Maddalena Bosio.
Volò al premio celeste da Coassolo Torinese-S. Pietro. Umile ma zelante cooperatrice, coltivò sempre tre amori: il Papa, le Opere Salesiane, la sua famiglia. Nell'ultima malattia quando seppe che il figlio aveva chiesto per lei una speciale benedizione del S. Padre, parve migliorare. Gioiva sempre delle nostre gioie, come prendeva parte ai nostri dolori. Col lavoro delle sue mani, priva di beni di fortuna, riuscí ad avviare al sacerdozio due dei suoi figli ed oh! come esultava quando li vedeva ascendere l'altare. Fu questo il continuo conforto degli ultimi anni della sua vita.
Donna Rita di Bella.
Questa virtuosa cooperatrice volò al cielo il 5 luglio u. s. da S. Gregorio di Catania, in età di 83 anni. Sorella del Cav. Raimondo, beneficò largamente l'opera salesiana, lasciando tra quei nostri confratelli la piú cara memoria. Il Signore le doni il premio dovuto alle sue virtú, specialmente alla sua pietà, alla sua carità e all'eroica pazienza, con la quale sopportò per parecchi anni inaudite sofferenze. Noi non la dimenticheremo nei nostri suffragi!
Giulia Somano n. Milano.
Spirava a Ticineto Monferrato. Sposa esemplare, passò la sua vita nel lavoro e nella ritiratezza, non dimenticando negli affetti coniugali l'amore alla madre e ai fratelli. Benefica, soccorse i poveri; e lasciò vivo desiderio di sé.
Maria Cereghino.
Spirò improvvisamente in età di 56 anni, a San Francisco di California. Buon per lei, che, ricca di pietà e di carità, era sempre preparata al grapasso. Infatti era cattolica esemplare, madre modello, cooperatrice fervente, che seppe far buon uso delle sostanze e della vita.