ANNO XXXVI - N. 4 Torino, Via Cottolengo, 32 APRILE 1912
PERIODICO DELLA PIA UNIONE DEI COOPERATORI SALESIANI DI D. BOSCO
SOMMARIO: A S. E. Rev.ma Mons. G. Cagliero 97 Nel II° Anniversario della morte di D. Rua - Il nostro omaggio . . . 98 In onore di S. Francesco di Sales: Feste e conferenze 101 Tesoro spirituale .
LETTERE DI FAMIGLIA: Dalla Colombia: Le Scuole dell'Asilo - Michele Unia . . 104
DALLE MISSIONI : Brasile: Tra i Bororos del Matto Grosso: Macchiette caratteristiche - FIORI E
FRUTTI : II) Una visita al distretto di Hoi-Fong in Cina - 1n fascio: Durante una traversata: Una visita alla Missione della Candelara 105
IL CULTO DI MARIA SS. AUSILIATRICE: Invito pel principio del mese - Pel 24 corrente - Grazie e graziati 117 NOTE E CORRISPONDENZE: A Valdocco - Tra i figli del popolo - Notizie varie: Italia, Estero 122 Necrologio e Cooperatori defunti 126
DELLA PIA SOCIETÀ SALESIANA
ARCIVESCOVO TITOLARE DI SEBASTE - DELEGATO APOSTOLICO ED INVIATO STRAORDINARIO DELLA SANTA SEDE AL CENTRO AMERICA - CHE - IL XIV GIUGNO - SACRO AL CUORE DI GESÙ CRISTO - FESTEGGERÀ LE NOZZE D'ORO SACERDOTALI + PER I SUPPLICI VOTI DELLA FAMIGLIA SALESIANA DELLE ANIME CONQUISTATE ALLA CHIESA ED ALLA CIVILTÀ NELLE MISSIONI DELLA PATAGONIA + E DI QUANTI AMMIRANO IL PREDILETTO FIGLIO DI DON BOSCO - DIO OTTIMO MASSIMO - AUSPICE LA VERGINE AUSILIATRICE - DONI OGNI PIÙ SANTA OGNI PIÙ CARA OGNI DESIDERATA CONSOLAZIONE
AD MULTOS ANNOS!
Sono due anni che la sua spoglia mortale fu composta nella pace del sepolcro in Valsalice; ma la sua memoria, la sua amata figura, il suo sembiante ci sta sempre dìnanzi!
Ci par di vederlo quando nel vigore delle forze raccolse la grande eredità paterna - eredità di abnegazione e di sacrifizi - e sembraci di udir ancora i caldi accenti che ci spronavano a proseguire animosamente sulle orme sante del Fondatore
Lo ricordiamo pure, allorchè acceso di zelo per la gloria del Signore, e quanto austero con sè, altrettanto pieno di compassione per tutti gli infelici, percorreva le Nazioni di Europa e spingevasi in Africa e in Oriente, sempre instancabile, tutto a tutti, sorridente ai figli, ossequioso coi benefattori, invitto nelle prove, umile neì trionfi.
Ma più frequentemente ci torna al pensiero anzi ci è sempre dinanzi - qual fu negli ultimi mesi suoi, coll'esile persona un po' rìcurva, il volto pìù scarno e macilente, l'occhio infossato e lacrimoso, il gesto tremolo, il passo - un tempo sì rapido - divenuto incerto e cadente.
Mesto Egli era in quei giorni ! Chi lo avvicinava per brevi istanti, non poteva certo avvedersene, perchè Egli non tralasciò mai di dimenticar le sue cure, i suoi pensieri e le sue stesse sofferenze per interessarsi - con tutta l'anima - di coluì col quale s'intratteneva, componendo il volto a serietà, a mestizia e fin anche al pianto, ovvero a bontà, a piacevolezza o ad allegria, a seconda delle cose che udiva. Ma chi lo osservava da vicìno e di continuo, non poteva non sorprendere in Lui un senso di mestizia preoccupante. Quali pensieri gli si affacciavano alla mente? Non incertezze o mestizie, ne timori di un passato speso con eroica pienezza d'inflessibile energia alla gloria di Dio, alla salvezza delle anime e agl'ideali di Colui, che scelto fin dall'età dì sette anni a sua guida, ad amico, maestro ed esemplare, aveva sempre illimitatamente amato, ascoltato e ricopiato con l'affetto del figlio più tenero e la venerazione del discepolo più diligente.
Ben altro affliggeva l'affralito Don Rua ! L'indole sua, le sue virtù e gli esempi di D. Bosco l'avevano abituato ad una operosità meravigliosa, il lavoro era divenuto per lui più che un bisogno dell'anima, e solo per questo la sua ferrea volontà ebbe a sostenere una prova dolorosa, quando dovette convincersi che le sue membra più non reggevano alla fatica.
Quella sera del 15 febbraio 191o, quando dovette dire : - Non posso più lavorare ! - ed inviava ad altri la sua corrispondenza, fu la più triste per Lui. Tuttavia non si diede neppure allora per vinto. Benché a letto, finchè i medicì non si opposero formalmente, Egli continuò a ricevere i suoi figli e i suoi cari benefattori; il negare una parola di saluto, di consiglio o di conforto a chi venerava in lui l'amico, il consigliere, il padre, gli pareva una colpa. E volle e s'impose anche un orario e continuò a trattare i negozi più im portanti della Pia Società. Fu dal letto di morte, attorno al quale si radunavano in consiglio gli altri Superiori, che Egli - mirabile esempio di fortezza! - discusse ancora l'accettazione di nuove fondazioni, tra cui la Missione del Congo.
Nè mai si dispensò dall'adempimento de' suoi cari doveri di religione. Finchè potè, volle celebrare la Santa Messa, anche a costo di sofferenze ; e quando questo divino conforto gli fu negato, pregò il suo direttore di spirito a celebrar nell'attigua cappella, mentr'Egli dal letto, col messale sulle ginocchia, seguìva, con un'attenzione e divozione che moveva al pianto, le singole parti del Santo Sacrifizio, non tralasciando un sol giorno di comunicarsi insieme col sacerdote! E dopo la messa, rese per lungo tempo le grazie a Gesù Sacramentato, come se non soffrisse alcun malanno, Egli cominciava la meditazione, che mai non tralasciò al pari delle altre pratiche divote, neppure il 5 aprile, che fu l'ultimo giorno intero della sua vita... Anzi quel mattino, mentre un'ampia corona di figli ne circondano il letto, tremanti al timore di vederlo esalare da un momento all'altro l'ultimo respiro, riapre ad un tratto gli occhi, compone il labbro al sorriso, e vedendo che era sorto il giorno, vuol recitare insieme coi presenti le preghiere quotidiane, e in fine con voce ferma e sonora: Ora, esclama, per far bene tutte le cose, ognuno si rechi alle proprie occupazioni !...
E fu quel giorno estremo che, presentendo la fine, chiede se sia grave il suo stato, se non vi sia più speranza di guarigione, vuol sapere quanto tempo i medici gli diano ancora di vita: e come sente che è questione omai di poche ore, solo allora, Egli che aveva speso tutta la vita pel bene del prossimo, si crede lecito di pensare esclusivamente a sè e propone: - Bene ! ora lasciatemi tranquillo! non introducetemi più nessuno!... mi disporrò a compiere la volontà del Signore !
E da quel punto più non si distoglie dal suo raccoglimento, compreso come era da un sol pensiero, quello stesso pensiero che espressero le ultime sue parole: - Salvar l'anima, è tutto ! ... è tutto!... Salvar l'anima!
Così egli visse e morì !
Don Rua non fu certo favorito da Dio di doni straordinari come Don Bosco. L'Opera Salesiana, voluta dalla Divina Provvidenza, era stata fondata e quindi il tempo dei prodigi manifesti era passato. Ma l'espansione che l'Opera di D. Bosco raggiunse sotto il governo di Don Rua con una progressione non affatto naturale anche ad un'impresa che altamente si raccomandi per intrinseco valore, fu premio alla vita sacrificata di Lui.
In vita Egli non ebbe che un ideale: dilatare l'Opera di D. Bosco! - nulla chiese, nulla cercò per sè ; e il Signore lo ascoltò. Ma non appena morì, eccolo tosto assurgere a quella gloria che tanto più gli era dovuta, quanto era stata maggiore l'umiltà sua e il suo disinteresse.
Non fa d'uopo - a così breve intervallo - rievocare il plebiscito di compianto che si sollevò all'annunzio della sua morte nell'uno e nell'altro emisfero ; ma - oggi - è bene rilevare come quell'onda di ammirazione e di altissimo encomio, anzichè scemare, vada sensibilmente aumentando.
Amato e venerato da chi lo, conobbe, portato a cielo dagli innumerevoli che esperimentarono le finezze della sua carità, ogni dì più Egli va illuminandosi degli splendori di una gloria imperitura. E Dio che esalta il suo Servo
Non passa giorno che il nome di D. Rua non sia ripetuto in benedizione; molti ne esaltano l'intercessione; altri ricorrono a Lui con profonda fiducia; preziose divengono le sue memorie; e da ogni parte si guarda con tenero affetto alla sua tomba
Benediciamone dall'intimo del cuore Iddio, che vigila amorosamente sulla memoria di quelli che lo amano e lo servono fedelmente, e non si contenta di premiarli in cielo ma ama pur esaltarli sopra la terra.
Benediciamolo ! e noi prendiamone argomento di lavoro, di fedeltà e di perseveranza.
UNA splendida prova della vivezza dell'affetto che unisce i cuori alla memoria di D. Rua fu il solenne servizio funebre che si compì nel Santuario di Maria SS. Ausiliatrice, parato interamente a lutto, la mattina del 21 u. s., pel II° Anniversario della sua morte, anticipato dal 6 corr. Sabato Santo.
I Cooperatori e le Cooperatrici Torinesi, invitati alla mesta funzione con lettera circolare del rev.mo sig. D. Albera, gremirono il tempio. Fra essi notammo numerosissimi esimi personaggi del Clero, del Patriziato e del Laicato Cattolico, cui siamo in obbligo di attestare pubblicamente il nostro animo grato.
In posti speciali assistevano alla mesta cerimonia i Membri del Consiglio Superiore della Pia Società Salesiana, con a capo il Rettor Maggiore D. Albera, e gl'Ispettori delle Case Salesiane d'Italia e del Vecchio Continente.
La Santa Messa fu celebrata dal venerando Prof. Don G. B. Francesia, e accompagnata da scelte melodie della nostra Schola Cantorum.
Quanti vi presero parte, ne riportarono la più cara soddisfazione e furono unanimi nel rilevare la solennità e la spontaneità del filiale tributo.
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La medesima sera i nostri Alunni si raccoglievano in breve Accademia commemorativa.
Esordì il Direttore D. Mosè Veronesi umiliando l'affettuoso omaggio alla cara memoria del compianto D. Rua.
L'amatissimo Don Francesia lesse una cara poesia, in cui sintetizzò la vita del suo antico Condiscepolo e compagno di giovinezza e specialmente gli ultimi giorni e l'ultime ore.
Gli alunni eseguirono in massa l'inno di Don Bosco del Maestro Pagella; e, dopo aver gustato non senza commozione le proiezioni cinematografiche dei solenni funerali di D. Rua anch'essi in versi ed in prosa inneggiarono alla sua memoria e non dimenticarono nel loro affetto il sig. D. Albera e gli altri Superiori presenti.
Quindi prese al parola l'ispettore romano Dott. D. Arturo Conelli, ex-allievo dell'Oratorio, che parlò ai giovani come compagno ai compagni con frasi sgorganti dal cuore.
Chiuse l'adunanza il rev.mo sig. D. Albera sciogliendo un inno alla fama di santità che di giorno in giorno va circondando sempre più il primo Successore di D. Bosco.
Alle relazioni pubblicate lo scorso mese, pregati, facciamo seguire queste altre giunteci dall'Italia, chiudendo con esse, per quest'anno, la presente rubrica (1)
AD Acqui nel Santuario della Madonnina tenne la conferenza ai Cooperatori ed alle Cooperatrici il rev.mo Mons. Francesco Negroni, Vicario Generale. V'intervenne un buon numero di Cooperatrici, le quali, dopo la recita della terza parte del Rosario in suffragio dei defunti inscritti alla Pia Unione, ascoltarono la bella conferenza del zelantissimo Direttore Diocesano, seguita dalla benedizione col SS. Sacramento.
Devote le sacre funzioni celebratesi in Alessandria dai giovani dell'Istituto Salesiano e dell'Oratorio Festivo. Questi ultimi, nonostante l'imperversare della neve, vi accorsero assai numerosi, e furono ben compensati dalla fortuna che ebbero di ascoltare le preziose parole loro rivolte dal reverendissimo Mons. Giuseppe Villa, Vicario generale, che disse delle virtù che rifulsero in mirabil modo nella giovinezza del Santo, scelto da D. Bosco a patrono delle sue opere.
Il 28 gennaio nella chiesetta di S. Michele Arcangelo in Foglizzo Canavese si tenne l'annuale conferenza. Oratore fu il Sac. Lorenzo Nigra, che parlò delle Missioni Salesiàne. Fra l'uditorio, insieme con molte pie cooperatrici, vedevasi una bella schiera dei giovani più grandi dell'Oratorio.
Ai Cooperatori di Penango Monferrato parlò il rev.mo prof. D. G. B. Francesia. Spiegato lo scopo delle Conferenze salesiane, passò anch'egli a trattare delle Missioni, additando il gran bene che vi operano i nostri Missionari, a costo di molti sacrifizi; e con opportune riflessioni e col racconto di commoventi episodi animava gli astanti ad apprezzare e a sostenere assiduamente l'opera loro. in fine il venerando oratore rivolse la parola agli alunni dell'Istituto Germanico, quasi tutti aspiranti al sacerdozio, presenti anch'essi alla conferenza, per incoraggiarli a conservare i germi di vocazione che Iddio ha posti nel loro cuore e prepararsi alla sublime missione coll'acquisto della scienza e delle virtù necessarie.
A Milano, il 22 gennaio, teneva una conferenza sulle Opere Salesiane S. E. Rev.ma Mons. Morganti, Arcivescovo di Ravenna. La chiesa di S. Babila era piena di devote e distinte persone, accorse ad udire la parola sempre amabile e persuasiva dell'illustre Prelato. Con l'accento affettuoso e commosso del figlio che parla del padre, e l'accento vibrato dell'ammiratore, disse « del grande Apostolo della gioventù e dell'Opera sua provvidenziale, che si è perpetuata nella Pia Società Salesiana. »
Esordì con le parole del Redentore: e Ex fructibus eorum cognoscetis eos. » Se vogliamo avere una idea di Don Bosco, diamo uno sguardo a quanto egli ha compiuto, alle varie e molteplici manifestazioni di carità vera, non di filantropia chiassosa, sgorgate dal suo cuore
E dato questo rapido sguardo, Mons. Morganti accennò lo sviluppo morale e spirituale di cui è indice il progresso materiale, e venne -- scrive l'Unione - « alla seconda parte della sua conferenza:
Che cosa noi dobbiamo fare per l'opera di Don Bosco.
Il primo aiuto che dobbiamo prestare è quello della preghiera. Purtroppo i cristiani non apprezzano tale mezzo potente di cui possono disporre; e sembra quasi illanguidita la loro fede nelle promesse del Salvatore.
» Dobbiamo in secondo luogo aiutare le opere di Don Bosco con la elemosina. Tutti possono fare elemosina: chi ha molto, dia molto; chi ha poco, dia poco. Anche il povero può concorrere col suo obolo alla carità; anch'egli, alla fine del mese, dell'anno, si accorge di aver spesso inutilmente speso quel soldo che poteva donare ai più poveri di lui, ad opere di pubblica carità. Qui Monsignore accenna alle ingentissime spese cui devono sobbarcarsi i Salesiani per sostenere le opere colossali che hanno tra mano, per cui hanno bisogno della carità del ricco e del povero. »
In fine Mons. Morganti, da buon milanese, raccomanda vivamente l'Opera Salesiana in Milano, che deve essere condotta a termine. Ricorda come debbano i Milanesi essere interessati della erezione del tempio al grande Vescovo d'Ippona, che fu in quella città finalmente conquistato alla grazia. Milano è per Agostino quello che fu Damasco per Paolo. E un bisogno per Milano ed è e nello stesso tempo il ricordo di un fatto storico glorioso, la erezione a lui di un artistico tempio. Si aggiunge che in quella località, presso la nuova stazione, la città si allarga, e si fa quanto mai sentire la necessità di un vasto tempio. E Monsignore fa voti che presto si possano riprendere gl'interrotti lavori della chiesa che ad ognuno deve stare tanto a cuore.
» Dopo la splendida conferenza il preposto Don Rolandi impartì la benedizione col Venerabile.
» Anche noi ci auguriamo - conchiude il citato giornale - che la calda parola dell'ottimo Arcivescovo di Ravenna non sia caduta invano, ma segni la ripresa, grazie alla carità di ogni buon milanese, dei lavori della chiesa di Sant'Agostino ».
Nel pomeriggio del 10 febbraio, a Parma, la vasta sala dell'Episcopio, gentilmente concessa per la circostanza, era letteralmente gremita di famiglie dell'aristocrazia della città accorse per una Conferenza salesiana, indetta dalle Dame Patronesse degli Oratori festivi. L'oratore D. Carlo Orsi, missionario di Palestina, tenne avvinto l'uditorio con una esposizione viva dello sviluppo delle Opere Salesiane nel paese di Gesù, illustrandole con numerose proiezioni luminose. La conferenza fu intercalata da scelte esecuzioni di musica per violino e per canto; e S. E. Mons. Guido M. Conforti, degnissimo Arcivescovo-Vescovo, chiudeva l'adunanza con queste più che affettuose parole:
« Benedetto l'istante fortunato in cui il Ven. Don Bosco ha concepito il pensiero di mandare i suoi figli nella mia Parma. Io lo attesto pubblicamente con sentimento di riconoscenza. Non posso pensare a Don Bosco senza sentirmi ravvivare la fede; la fede in Dio che suscita secondo i bisogni dei tempi gli uomini santi ed operosi. Il granello di senapa è diventato l'albero gigante; tutte le esigenze giuste dei tempi moderni trovano l'appagamento e il compendio nelle opere di D. Bosco: Oratori festivi, orfanotrofi, scuole, officine, missioni, protezioni per gli emigrati nostri...
» Domandava il Ven. D. Bosco, domandano i suoi figli; domandano a tutti colla stessa confidenza e collo stesso diritto, perchè non domandano per sè, ma per l'apostolato più santo, quello della gioventù popolare. Ed io vostro Vescovo non ho rossore di dire : Date ai Salesiani; dando a loro date a Dio; dando ai Salesiani darete a me; lo riterrò fatto a me medesimo quello che avrete fatto ai figli di D. Bosco, che io amo e benedico per il bene che fanno nella mia città ».
A Ravenna, alla presenza di S. E. Rev.ma Mons. Morganti e di molti Cooperatori, il ch.mo Don Trione il 10 febbraio tenne una conferenza con proiezioni luminose sulla vita e sulle opere di Don Bosco, l'« Uomo di Dio » - come diceva il Risveglio - dall' « azione universale, sovranamente ardita », piena « di fede », care è una « benedizione dell'epoca nostra ».
La domenica 11 febbraio nell'Oratorio festivo annesso all'Istituto della B. V. di S. Luca a Bologna si festeggiò S. Francesco e insieme si commemorò il Ven. Don Bosco dai 300 giovanetti inscritti. Alla mattina vi fu la messa della comunione generale con canti di sacri mottetti. Il raccoglimento, la divozione, colla quale quello stuolo di giovanetti si accostò alla mensa eucaristica, fu veramente degno di ammirazione. All'uscita dalla cappella essi ebbero un'abbondante colazione. Nella funzione pomeridiana, composti e devoti, ascoltarono il panegirico detto con enfasi dal rev. D. Orlandi, e ricevuta, la Benedizione solenne si sprigionarono all'aperto, e ripresero i divertimenti. La nuova banda dell'Oratorio svolse uno svariato e scelto programma; e a sera nel teatro stipatissimo di invitati ebbe luogo la solenne commemorazione del 240 anniversario della morte del Ven. D. Bosco, con discorso detto dal Direttore dell'Oratorio, che parlò del gran Padre e dell'Opera sua civilizzatrice. Seguì la declamazione di alcune poesie ed una bella rappresentazione drammatica.
La festa celebratasi nella chiesa di S. Antonio a Soverato, prov. di Catanzaro, fu una festa consolantissima per l'affluenza straordinaria di fedeli. Per la circostanza la sera precedente, dietro invito del rev.mo Arciprete Dott. Antonio Condemi, vi fu la prima riunione dei cooperatori e delle cooperatrici di Soverato Superiore e Soverato Marina. Tenne il discorso di circostanza il direttore D. Angelo Los isolo, il quale disse lo scopo e l'utilità dell'associazione, destando entusiasmo in tutti i fedeli, che, uniti ai cooperatori ed alle cooperatrici, han dato prova della loro fede e di sincero attaccamento all'Opera Salesiana, offrendo il loro obolo per le Missioni.
Al domani convennero numerosi alle sacre funzioni anche i giovanetti dell'Oratorio festivo, ed eseguirono scelte melodie.
La festa ebbe termine con la recita del S. Rosario e la benedizione solenne, impartita dal rev.mo Arciprete, il quale è largo di tutto il suo appoggio all'Oratorio festivo, da cui spera molto vantaggio alla popolazione della sua doppia cura.
A Borgia, similmente in provincia di Catanzaro, l'11 febbraio quei Cooperatori si riunivano per la seconda volta in conferenza, cui intervenne numerosa anche la popolazione, corre alla Messa cantata. Infra missam tessè le lodi del Santo il Direttore della vicina Casa Salesiana di Soverato, che tenne pure la conferenza. La festa fu resa più cara per la benedizione della bandiera del nuovo Circolo e Don Michele Rua » formato da un nucleo di giovani operai del luogo, desiderosi di perfezionare la loro istruzione religiosa e civile.
Ad Acquappesa, in quel di Cosenza, i Cooperatori e le Cooperatrici con numerosi fedeli, rispondendo all'invito del Parroco, D. Giuseppe De Pasquale, il 29 gennaio si radunavano nella Chiesa Madre, per celebrare insieme la festa del celeste Patrono ed ascoltare la conferenza detta dal suddetto benemerito Decurione.
Lo stesso giorno a Melito di Porto Savo, in provincia di Reggio Calabria, dove di recente si è stabilito il culto di Maria Ausiliatrice che va pigliando grande incremento, si celebrò per la prima volta con devota solennità la festa di S. Francesco. Tenne conferenza il Decurione D. Paolo Malavenda.
A Bova Marina la domenica 4 febbraio, nella cappella del Seminario Vescovile disse la Messa della Comunità S. E. Rev.ma Mons. Domenico Pugliatti, che distribuì il Pane degli Angeli a tutti gli alunni. Alla messa cantata, cui si degnò di assistere la prelodata Eccellenza, il Rettore intessè l'elogio del Santo Vescovo di Ginevra, mostrandolo ai giovani Seminaristi come l'esemplare luminoso dello studente cristiano. Alla Conferenza accorse uno scelto uditorio di cooperatori, cooperatrici e ammiratori delle Opere Salesiane, che mostrarono chiaramente l'ammirazione e l'affetto che nutrono per i figli di D. Bosco.
La festa celebratasi nell'Istituto che porta il nome di S. Francesco di Sales in Catania, onorata dalla presenza di Sua Ecc.za Rev.ma Mons. Emilio Ferraris e del rev.mo Teol. Don Giulio Barberis, Direttore Spirituale della Pia Società Salesiana, riuscì singolarmente solenne.
La vigilia, nel nuovo bel salone dell'Istituto il rev.mo Ispettore Dott. D. Bartolomeo Fascie tenne conferenza ai Cooperatori per i quali si era prima celebrato il S. Sacrificio. Notaronsi fra i presenti vari Professori della R. Università e una larga rappresentanza della più eletta aristocrazia catanese. Segui il canto dell'inno salesiano del M.° Pagella, eseguito dalla Schola cantorum dell'Istituto; quindi si lesse l'ultima circolare del sig. D. Albera ai Cooperatori. Chiuse l'Ecc.mo Vescovo, il quale presa occasione dalla lettera-testamento del Ven. Don. Bosco che era stata distribuita ai convenuti, li esortò con calde parole a venir in aiuto al Superiore Generale, nei suoi urgenti bisogni.
Il giorno della festa celebrò la Messa della Comunità il rev.mo D. Barberis, che prima di distribuire la Santa Comunione ai più che 30o alunni rivolse loro un commovente fervorino e alle 10,30 l'Ecc.mo Mons. Ferrais tenne pontificale solenne.
Alla sera si ebbe un trattenimento musico-drammatico, durante il quale rivolsero affettuosi indirizzi al sig. D. Barberis un alunno a nome dell'Istituto, e l'avvocato Domenico Santacroce a nome dei Cooperatori e delle Cooperatrici.
A San Gregorio di Catania, festa solenne nella Chiesa Madre. Al vangelo della messa cantata vi fu l'elogio del Santo e alla sera la conferenza, che il popolo stipante la vasta chiesa seguì con religioso interesse.
A Caltagirone nella Chiesa di S. Nicola, attigua all'Istituto Savio Domenico, ora ufficiata dai Salesiani, la domenica 4 febbraio il direttore diocesano Mons. Mineo Janny celebrò la messa della comunione generale con devoto fervorino; ed alla messa cantata presero parte anche gli alunni dell'Oratorio festivo. La sera nel teatrino dell'Istituto, gremito di Cooperatori, vi fu conferenza con proiezioni luminose tenuta dal rev. D. Antonio Fasulo, dopo la quale prese la parola Mons. Mineo Janny per rievocare le care impressioni provate quando, ospite per più giorni a Valdocco, potè conoscere nella vita intima il Ven. D. Bosco e con calda eloquenza espresse il voto di vederlo presto inalzato agli onori degli altari. Chiuse l'Ecc.mo Vescovo con parole di alto incoraggiamento per l'Istituzione Salesiana, e colla pastorale benedizione ai presenti. Frutto della conferenza fu di stabilire un altare proprio di Maria Ausiliatrice nella chiesa di S. Nicola, per celebrarvi il 24 di ogni mese, come già si usa in molte chiese di Sicilia.
Anche a Randazzo, presieduti dall'Ecc.mo Vescovo Ausiliare del Cardinal Nava, i Cooperatori si raccolsero in conferenza. Questa, illustrata da proiezioni e inframezzata da inni corali eseguiti dagli alunni del Collegio S. Basilio, fu chiusa dall'autorevole parola dell'Ecc.mo Mons. Ferrais, il quale, dichiarandosi Salesiano di spirito e di cuore, ebbe affettuose espressioni di plauso e di incoraggiamento per l'Opera di D. Bosco.
A Palma di Montechiaro, prov. di Girgenti, nella chiesa delle Benedettine, ove è istituita l'Associazione dei devoti di Maria SS. Ausiliatrice, vi fu messa solenne con numerose comunioni. Impartita la benedizione col Santissimo, il Decurione Don
Angelo Lombardo diede lettura della lettera-resoconto del sig. D. Albera in data 1° gennaio e con belle parole di encomio all'Opera di Don Bosco, esortò i presenti a sostenerla con la parola, con l'azione e con la limosina.
Anche a Sciara di Palermo fu solenne il 29 gennaio, nè mancò la conferenza ai Cooperatori. La tenne il rev.mo Arciprete D. Giorgio Giammartino, zelante Decurione.
Noi chiudiamo questi appunti con la festa celebratasi nel Seminario Interdiocesano di Sassari il 4 febbraio.
S. E. Mons. Cassani celebrò la messa della comunità e dopo il Vangelo disse brevi parole sulla vita di S. Francesco, proponendolo a modello ai Chierici e ai convittori. La messa solenne fu celebrata dal reverendissimo Mons. Nicolò Frazioli.
Verso le 16 si cantarono i vespri in musica, quindi ebbe luogo il panegirico del Santo, che il prof. Dott. D. Cristoforo Grixoni disse con facile parola e con arte, facendo acconce riflessioni sulle più spiccate virtù del Santo Vescovo di Ginevra specialmente sulla sua dolcezza e fortezza.
Tanto alla messa come al vespro, la cappella era gremita di signori e signore che vollero onorare di loro presenza e rendere più solenne la bella festa. Degni di encomio i bravi chierici, i quali, eseguirono mattino e sera musica sacra. Sull'imbrunire, perchè la festa fosse completa, vi fu pure un buon trattenimento drammatico, rallegrato da scelta musica.
I Cooperatori Salesiani, i quali confessati e comunicati divotamente visiteranno qualche Chiesa o pubblica Cappella o se viventi in comunità la propria Cappella privata, e quivi pregheranno secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, possono lucrare l'Indulgenza Plenaria:
ogni mese:
1) in un giorno scelto ad arbitrio di ciascuno ;
2) nel giorno in cui faranno l'esercizio della Buona Morte ;
3) nel giorno in cui si radunino in conferenza;
dal 10 aprile al 10 maggio;
1) il 3 maggio, festa dell'invenzione della S. Croce;
2) l'8 maggio, festa dell'Apparizione di S. Michele Arcangelo sul monte Gargano.
Inoltre : ogni volta che essendo in grazia di Dio (senza bisogno di accostarsi ai SS. Sacramenti o di visita a qualche chiesa) reciteranno 5 Pater, Ave e Gloria Patri per il benessere della cristianità ed un altro Pater, Ave e Gloria Patri secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, lucreranno tutte le indulgenze delle Stazioni di Roma, della Porziuncola, di Gerusalemme e di S. Giacomo di Compostella.
Tutte le indulgenze concesse ai Cooperatori sono applicabili alle Anime Sante del Purgatorio; ma pel loro acquisto è richiesta la recita quotidiana di un Pater, Ave e Gloria Patri secondo l'intenzione del Sommo Pontefice coll'invocazione: Sante Francisce Salesi, ora pro nobis. '
DALLA COLOMBIA
Le scuole dell'Asilo « Michele Unia ». Altre care notizie. (Lettera del Sac. Ciriaco Santinelli).
Agua de Dios, 27 dicembre 1911. AMAT.MO E REV.MO SIG. D. ALBERA,
ELLA desidera notizie nostre. Siamo in tempo di vacanza. Nel mese passato, il 20 novembre si chiuse l' anno scolastico con la distribuzione dei premii ai giovanetti dell'Asilo Michele Unia e fu una festa cara, indimenticabile. Gli esami si diedero con molta solennità e perciò credo di comunicarle almeno in parte la relazione che ci rilasciò la Commissione Esaminatrice, affinché Ella veda come il Signore benedica qui pure le fatiche dei poveri figli di D. Bosco.
Dopo di aver detto come gli alunni interni del nostro Asilo sieno 76, distribuiti in quattro classi, e che sebbene ammalati dettero splendidi esami, meritando in gran parte il titolo di soprasaliente, cioè riportarono 10 su 10 in tutte le materie, la relazione continua:
« È noto come il Sistema Salesiano qui unisca allo studio l'insegnamento di un'arte, cioè la sezione dei laboratorii, in modo che i giovanetti dell'Asilo si dedicano al lavoro manuale con alcune ore diurne di scuola. Lo scopo è d'infondere in essi l'abitudine del lavoro, e di dar loro un'educazione cristiana per farne degli uomini onesti e laboriosi.
» I laboratorii che funzionano regolarmente sono sette, quelli dei sarti, falegnami, calzolai, tessitori, fabbricanti di alpargatas, tipografi, legatori ed agricoltori, con classi di disegno e metodo per ogni laboratorio e scuole accessorie di musica vocale e istrumentale.
» Tutti gli alunni presentarono il loro saggio di profitto nell'arte e di applicazione; ed alcune scuole meritarono elogi della Commissione esaminatrice per la precisione del lavoro e l'abilità degli alunni che diedero anche ottimi saggi negli esami di metodo e di disegno che li aiuta assai nell'apprendimento del proprio mestiere.
» - Perchè, domanderà taluno, perché tanto apparato di studio per poveri ragazzi di un Lazzaretto?
» Noi rispondiamo (continua la relazione) che non essendo essi ammalati gravi e potendo perciò lavorare, abbisognano appunto d'istruzione e insieme di assuefarsi al lavoro e d'imparare bene qualche mestiere, affinché quando sieno adulti, non abbiano da passare la vita nell'ozio ma possano provveder da sè alle più urgenti necessità della vita.
» E qui, se fosse altresì compito nostro l'accennare ciò che riguarda lo stato sanitario dei giovani alunni dell'Asilo, noi dovremmo dichiarare tutto il nostro stupore nel vedere il buono stato di salute che essi godono, grazie le sollecitudini dei Superiori per la pulizia e l'igiene, e il metodo ben ordinato di vita, avendo essi diviso il tempo fra il lavoro, una moderata ricreazione e lo studio. A confessione degli stessi medici l'occupazione giornaliera è la miglior medicina per allontanare dal malato un certo malessere, che in generale accompagna certe malattie.
» E doverosa è una parola di lode all'abnegazione ed all'eroismo delle Religiose dei SS. Cuori di Gesù e di Maria che abitano presso l'Asilo, dove hanno la cura della cucina, dell'infermeria e della lavanderia.
» All'interesse poi che i Salesiani hanno per l'educazione degli alunni si aggiunga quello di avviarli all'economia personale ed al piccolo risparmio. Ad ogni ragazzo si assegna mensilmente un tanto per cento in proporzione di ciò che impara. Or questo piccolo premio gli è di sprone a lavorare bene e con attività, e, depositato presso il Superiore, gli è di grande aiuto per far fronte alle spese più indispensabili della vita allorché esce dall'Asilo; mentre insieme lo accostuma a non spendere inutilmente un centesimo e ad apprezzar convenientemente il valore della economia.
» Così nel ramo dell'agricoltura fu per noi una sorpresa il vedere come in così poco tempo siasi innalzata una casa in un punto atto allo scopo. Una parte del terreno è già coltivato, e questo ramo, tanto per gli alunni come per il Lazaretto, il giorno che prenda sviluppo sarà del più lusinghiero avvenire.
» Nel visitare il bellissimo edilizio a due piani che serve di Asilo per gl'interni non si potè far a meno di non ricordare il saggio e intraprendente D. Luigi Variara, Sac. Salesiano, che con tanti sacrifizii e con grande abnegazione innalzò detto edifizio, continuato ultimamente dall'infaticabile e benemerito sacerdote D. Santinelli il quale vi ha aggiunto altri 30 metri di costruzione....
» La sera del 19 novembre ebbe luogo la solenne distribuzione dei premii. La cerimonia risultò magnifica e fu abbellita da una rappresentazione teatrale.... eseguita con precisione, da un gruppo degli alunni dell'Asilo. »
La relazione è firmata dal Presidente della Giunta Esaminatrice sig. Luis S. Walker e dai signori Josè Maria Mormolejo, Elias Parrado, Elè Pinilla.
Ma queste mie notizie sarebbero incomplete, se non ve ne aggiungessi alcune altre, spigolandole dal periodichino locale « La Beneficenza » intorno alla cara Missione spirituale nel Lazzaretto.
La popolazione di Agua de Dios fra ammalati e sani è di un 6ooo abitanti. Vi sono tre Ospedali, uno per le donne, due per gli uomini; e due Asili per ragazzi e ragazze ammalate, quest'ultimo affidato alle Suore della Carità che hanno pure la assistenza degli Ospedali.
Alla Parrocchia sono principalmente addetti due Sacerdoti: il Parroco D. Raffaele Grippa, il quale sono 19 anni (cioè da che morì l'Apostolo del Lazzaretto di Agua de Dios, D. Unia) che vi esercita il sacro ministero. In generale i fedeli sono molto inclinati alla pietà, e dalle relazioni pubblicate nel Bollettino è noto come tra loro sieno bene stabilite le Compagnie delle Figlie di Maria Ausiliatrice e di S. Giuseppe, e le Società di S. Vincenzo de' Paoli e delle Dame di Carità. La frequenza ai Santi Sacramenti è edificante tutto l'anno, e nelle solennità è invero singolare: si è costretti a rimanere in confessionale per giorni e giorni interi. Le Comunioni in dette occasioni si contano a migliaia.
Tolgo dall'accennato periodico questi brevi appunti sulla festa dell'8 dello scorso dicembre.
« La festa della Purissima, al pari della Novena che la precedette, fu molto solenne. L'affluenza alle funzioni fu straordinaria; numerosissime le comunioni, che nel giorno della festa passarono le 3000! La musica istrumentale e vocale corrispose ai desiderii del pubblico; la processione fu solenne e con gran concorso.... Fu un trionfo per la Congregazione delle Figlie di Maria che promosse la festa... ». La festa di Natale fu ancora più solenne. Il P. Daniele Restrepo, della Compagnia di Gesù, predicò gli ultimi tre giorni della novena, e fece un gran bene.
Altro lavoro costante, o dirò meglio, una continuata Missione è l'assistenza agli ammalati. Ma anche in mezzo a tanto lavoro, tutti, grazie a Dio, compreso lo scrivente, godiamo buona salute. Io son felice di essere in Agua de Dios, e benedico Iddio che mi dà modo di qui lavorare per la sua gloria e pel bene delle anime. Dicano queste mie parole tutta la riconoscenza che sento e che vorrei attestare più diffusamente a Maria SS. Ausiliatrice!
Ci benedica, amato Padre, e ci raccomandi tutti al Signore, non escluso il
Suo Obbl.mo figlio in G. C.
Sac. CIRIACO SANTINELLI.
BRASILE
Tra i Bororos del Matto Grosso. Macchiette caratteristiche.
(Lettera del chierico Giuseppe Pessina). Cuiabà, 20 dicembre 1911.
REV.MO SIGNOR D. ALBERA,
SAPPIAMO che i nostri Cooperatori, specialmente gli interessati di notizie riguardanti le Missioni, sono stati delusi più volte nell'aprire il Bollettino e nel cercarvi una relazione del Matto Grosso! L'amatissimo nostro Ispettore, desideroso di annuire alle pressanti richieste ricevute ed impossibilitato a farlo per le molteplici occupazioni, e più ancora per essere attualmente indisposto a cagione del soverchio lavoro, affidò a me questo incarico, avendo avuto la fortuna di accompagnarlo nella sua visita alle Colonie.
Ed io mi accingo con vivo piacere a soddisfarlo, sia pel giubilo che infonde sempre nei poveri Missionari il pensiero d'intrattenersi con gli amati Superiori, sia per lo sprone alla virtù ed allo zelo che noi abbiamo dal ricordo affettuoso dei medesimi.
Una gran promessa - Importante esplorazione pel censimento della tribù - Sarà caduto nel mare! - Ancora una luna ! - Contrattempo - L'annunzio sospirato.
Nella visita fatta l'anno scorso alle Colonie indigene prima di tornare in Europa, avendo trovato gli indi assai ben disposti, il sig. Ispettore prometteva a tutti, se si fossero diportati bene durante la sua lunga assenza con l'assiduo lavoro e con l'obbedienza al missionario, un dono a libera scelta. Non è a dire se la proposta venisse accolta con entusiasmo.
- Padre, dicevano alcuni, ceddoriga kokuare aduyo bittoddu epacce.... non abbiamo il coltellaccio per uccidere il tigre
Altri più pratici e già iniziati alla vita civilizzata soggiungevano:
- Ia paro to mato ce barocce ceuo cenno boepa bu kauricigoddo... Portaci una scure per abbattere il bosco e fare una grande piantagione!
- La nostra camicia, i nostri calzoni, sono già vecchi; portane altri nuovi... - e via di questo passo.
Il signor Ispettore era appena partito e per legge telepatica mille e mille radiogrammi affluivano al battello su cui si trovava, ripetendo le più varie e le più insistenti domande. Ma, ad onor del vero, non si contentarono quei buoni neofiti di almanaccare; pregarono anche, e pregavano ogni giorno e con fervore, augurando all'amatissimo Padre un viaggio felice.
In quel tempo il Governo Brasiliano, alacremente fautore dell'opera della civilizzazione degli indii, aveva intrapreso il censo di tutta la Federazione e manifestava il desiderio che i Salesiani facessero la statistica della tribù dei Bororos.
Tale fu la notizia che ci recò il direttore Don Oliveira, di ritorno in quei giorni da Rio, dove d'intesa col sig. Ispettore era andato per importanti interessi della Missione. Giunto perciò in Cuiabà comunicava a Don Balzola di recarsi alla Capitale pel fine suddetto.
Quindi, sia per soddisfare un desiderio del Governo, sia per estendere il nostro ramo d'azione e più ancora per non desistere dalle visite già iniziate, ritenendo che una escursione al centro della tribù sarebbe riuscita a maggior gloria di Dio ed a vantaggio delle anime, nonchè al maggiore incremento della Missione, subito si pose mano all'opera. Compiuti i preparativi, accompagnato dal Chierico Battista Couturon e da due indii, che ebbero la cura della cucina e degli animali di carica, D. Balzola parti in nomine Domini. Piccola era la comitiva, ma l'accompagnavano le preghiere faterne e quelle dei nostri ragazzi. Molte furono le difficoltà e non pochi i sacrifizi; mancarono talvolta delle cose le più necessarie, ma gli intrepidi Missionarii riuscirono a visitare la maggior parte dei villaggi indigeni; poterono riabbracciare amici e conoscenti di lunga data, meravigliati del loro arrivo a luoghi così rintanati e fuori di via; e colla parola e coll'esempio cercarono di meglio disporre tutti gli indii incontrati alla civilizzazione.
Di molti di essi registrarono il nome e nella zona percorsa, tra i gruppi visitati e quelli che al toro avviso si recavano al luogo fissato, ne contarono fino a 1072, nel qual numero non vanno inclusi quelli residenti nelle Colonie dell'Immacolata, del Sacro Cuore e di S. Giuseppe, nonchè altri che per istrettezza di tempo non fu possibile visitare.
Questa escursione fu provvidenziale, perché iniziò le comunicazioni tra noi e molti gruppi centrali indigeni del Sud, alcuni dei quali ancor prima dell'arrivo dì D. Balzola alla loro residenza vennero a visitarci, stanziando sempre qualche nuova famiglia tra noi; e poi rinnovarono le visite ognor più numerose.
Così il tempo passava ed erano già trascorse cinque o sei lune che agli indii parevano secoli. Presero quindi a interrogare il Missionario, e gli dicevano: - Padre Malan u kanna meric' iku battaruddo ce vogai? il Padre Malan ha già forse fatto parlare il fil di ferro?... - Vale a dire: - E forse arrivato il telegramma di Padre Malan?.... Noi siamo impazienti di sapere del suo arrivo, domanda quindi di lui!
Il Superiore che nulla aveva ricevuto e che egli pure ansioso attendeva, rispondeva al Capo:
- Boe imigera! Capitano! dì alla tua gente che abbia pazienza ancora un poco, intanto mi informerò.
Altre volte, ricevuta una risposta negativa, il bravo Capo prendeva un tono tutto serio, come di chi vuol indagare un secreto, e soggiungeva:
- Sai, Padre?! io credo che sia caduto nel pobba maereu (nel mare) e che i pesci l'abbiano divorato!
E il Missionario:
- Questo poi no, perchè voi, i vostri figli e noi preghiamo acciò non capiti tal cosa; Dio lo proteggerà certamente.
Finalmente arrivò il telegramma annunziante che Don Malan era giunto a Rio Janeiro con una infinità di oggetti; si figuri l'allegria e l'entusiasmo con cui fu accolto dagli indii! Alla sera il discorso del Capo tribù, attorniato da tutti, uomini, donne e bambini, fu sul grande avvenimento e sullo stesso tema si svolsero i commenti.
- Mamma, come sarà bello il mio coltellino! ripeteva un fanciullo; avrà il manico d'osso e luccicherà, non è vero?
- E la mia cintura a vari colori, come sarà bella! soggiungeva un altro.
- Io prenderò un coltellaccio e l'immergerò nel cuore del tigre, che porterò a casa per voi, riprendeva un forte giovinotto ai vecchi genitori... - e così via via secondo il gusto di ciascuno.
All'indomani il Missionario ripeteva a tutti:
- E non vel diceva io, che sarebbe venuto carico di oggetti?
Dopo un mese il signor Ispettore arrivava a Corumbà.
- Ancora una luna! e Padre Malan sarà tra voi - si disse agl'indii. Ma invece egli cadde ammalato e dovette rimanere a Corumbà più di un mese. Ne fu data notizia agli indii con l'invito: - Preghiamo perchè il Signore lo faccia guarir presto e lo conduca presto a noi! - Ed il Buon Dio non mancò di esaudire le preci di quei semplici cuori, perchè alla fine ci veniva annunziato per telegramma che l'Ispettore, ristabilito, proseguiva per Cuiabà, chiamando dalle Colonie numerosi animali di carica per trasportar tutto quello che la generosa carità dei nostri Benefattori e delle nostre Benefattrici gli aveva offerto.
Una visita - Il ricevimento dei nostri - Impressioni -- Come s'insinua e si sviluppa il diritto di proprietà - Carità generosa.
Era una domenica e si stava al termine del catechismo, quand'uno dei ragazzi più vispi, dalla scuola stessa che offre allo sguardo un vasto orizzonte grida:
- Boett'aregoddo!
Una voce risponde all'altra e tutti volgono lo sguardo alla collina prospettante la casa, donde scende una fila di Bororos.
Datasi la benedizione col SS. Sacramento, si esce all'aperto.
- Cedimi, Padre, questo vestito per l'incontro coi miei compagni! - dice uno.
- Anche a noi! - soggiungono altri in coro; - te lo restituiremo questa sera!
E da notare che, grazie a Dio ed alla carità sempre generosa dei nostri Benefattori specialmente d'Europa, possiamo disporre di un vestito festivo per tutti gli indii delle Colonie, conservato però dal Missionario e consegnato solo nei giorni di festa pel dovuto decoro della Casa di Dio. Pertanto il Missionario, dando uno sguardo di compiacenza al gruppo che l'attorniava:
- Va bene, rispose, andate pure a incontrarli; vestiti come siete!
E l'occhio di tutti era là donde s'avanzava la comitiva.
- Possono essere dai venti ai trenta ! - dicono i più giovani, già abbastanza istruiti nell'enumerazione.
- Venti?! trenta?! karega! (brontola stizzito un vecchietto poco o nulla amante di novità!...) magaguragare aimore bò egóe... Venti, trenta, no! Sono moltissimi! così parla la gente!
Erano infatti una trentina, che venivano dai villaggi indigeni Giarudd'ori e Aroe-giari, situati a circa 15 leghe al Sud della Colonia S. José al Sangradouro e precisamente nelle vicinanze del Colle così detto della Trasfigurazione, dove nell'agosto del 19o8 il nostro amato Ispettore, in visita straordinaria ad alcune aldee della tribù, inalberava una Croce.
Ed eccoli in lunga fila entrar nell'aldea e dividersi per le capanne dei parenti. Gli altri passavano d'uno in altro abituro e dopo avere squadrato collo sguardo i nuovi arrivati uscivano all'aperto. L'impressione doveva essere piacevole per loro che si vedevano puliti e ben vestiti, ma umiliante per gli altri che, quantunque abbigliati secondo il loro costume, trovavansi sucidi e senza vesti. Tuttavia essendosi domandato a questi: - Dunque avete veduto i vostri fratelli? - Huh! Sì! - rispondevano tutti, ed uno dei capì continuava:
- Colonia mottu kure getto kegge bó e pemegare (La colonia è bella molto, i Bororos di là sono buoni). T'o boepa kuriciga, koddire tu ghe feijao, tu ghe giù, aroe, takureu kuiadda makaguragare. Il loro campo coltivato è grande, perciò hanno molti fagiuoli molto riso, molta mandioca, canna da zucchero e più ancora - e continuava enumerando i vani prodotti alimentari: - dure cennoguaghe kuricigoddo tu ghegi! e perciò ci fecero star bene!
Tant'è! basta accontentarli nel cibo per guadagnarli.
Poi soggiungevano: - T'o kuddau aroia kurire ; hanno molti vestiti - e ne indicava il numero colle dita: - Edori kare cei, Padre giameddu gettori kare cei : non furono avari con noi, così pure il Padre - e qui numeravano quanto avevano ricevuto.
Difatti la dimani all'ora della partenza vedevansi alcuni con grandi coltelli, altri con scuri, altri con coperte e con vestiti, cose tutte delle quali i nostri avevano fatto loro un presente, sia per la liberalità naturale o comunismo che vige fra la tribù; sia, diciamolo pure, per crescere nella riputazione dei loro fratelli, certi d'altra parte che mediante il lavoro prestato alla Missione avrebbero guadagnato altro denaro per far acquisto di nuovo delle cose regalate.
Però non manca mai, veneratissimo Padre, chi, dopo tali visite, ingenuamente si presenta al Direttore, e:
- Padre, gli dice: ikuddau aroia uou kokuare i pagora giou bokuare : non ho più camicia, non ho calzoni, dammene un paio.
- Ja mak'innai... e che, non tel comprasti ieri l'altro?
- Huh!.... ma... diedi tutto ai Bororos ultimamente venuti.
Che squisita carità! che ingenuità primitiva! In questi casi, e non sono rari, si fa un'eccezione e si compie un'opera di misericordia vestendo gli ignudi.
Però, come Ella saprà, affine di far nascere e sviluppare nell'indio l'amore al lavoro insieme coll'idea della proprietà individuale, si sono aboliti nelle nostre Colonie i donativi gratuiti, che, oltre a non moralizzarlo, rendono l'indio esigente, petulante e pigro; e si adottò il pratico e ben fondato sistema di un equo salario, consistente in monete... di latta, che presentate all'amministrazione della Missione vengono commutate in oggetti di valore equivalenti, a scelta del compratore.
È così che l'indio adulto per mezzo del denaro suddetto si provvede del vitto e vestito necessario per sè e per la famiglia; sicchè colla sua energia, destata dal Missionario e che egli ignorava di possedere, vede il suo tugurio provvedersi di tutto che occorre ad una vita meno infelice e più agiata.
Ciò viene inculcato agli stessi ragazzi, che ricevono settimanalmente le loro brave mancie che accumulano anch'essi e poi cambiano in oggetti di valore equivalenti. I più piccoli, anche qua preferiscono un dolce od una ghiottoneria; per gli adulti però e pei grandicelli la cosa cambia già, con nostra soddisfazione.
V'ha ancora di più. Il Missionario, intraprendente e attivo, ne avviò alcuni all'industria dei cappelli di paglia ; essi li presentano all'Amministrazione e questa li paga loro in denaro od in oggetti desiderati.
Così non solo s'insinua l'idea di proprietà, che era molto confusa in loro, ma ne vien anche l'amore alla fatica, che è d'un'importanza somma per questa razza quasi nomade e di spirito cacciatore, largamente favorita dalla fertilità della terra coll'abbondanza di frutti svariati.
Tuttavia i progressi son lenti e si comprende: radici secolari non possono essere svelte facilmente!
A Cuiabà -- Raccomandazioni ed ipotesi - Ritorno ed arrivo alle Colonie - Avviso della vendita -- Maniera di contare il denaro - Visita alle capanne - « Non andar via, sta' qui con noi! » - « La Gaz. zetta ufficiale » - A caccia?!... Sì; ma...
Intanto si erano allestiti gli animali per il trasporto delle merci e partivasi dalle Colonie alla volta della Capitale. Qui, è doveroso, amatissimo Padre, un elogio ai nostri cari Bororos che tanto nel viaggio con D. Balzola, come in questo specialmente, compirono a meraviglia e quasi da soli l'uffizio di guide e condottieri di circa una quarantina d'animali. Quando stavano per partire, alcuni non si dimenticarono di raccomandare loro più volte:
- Naug he taddu kaba mato au irà doghe keddo tabo; kuri mato cemóróe tabo... amici, non ritornate con queste casse vuote... e venite presto colle cose nostre!
Un vecchiotto, un po' diffidente, avvicinatosi ad uno della comitiva gli fece secretamente:
- Tu che te la intendi brae-bo (coi civilizzati) vedi un po' come vanno là le cose; che questa gente non c'inganni; è molto tempo che stiamo aspettando... e mureh! (che è questo!) - e si lalontanava serio serio dirigendosi alla vecchia capanna.
I nostri davano un'occhiata, facevano un sorriso, ed alzato insieme un grido selvaggio, s'incamminano alla volta della capitale.
Vi giunsero in 15 giorni: e tanto nel cammino, fra una sferzata e l'altra, quanto la sera nel prender riposo sotto il bel cielo brasiliano, il discorso prediletto era sempre quello del loro denaro ammassato e delle compere che avrebbero fatto. S'immagini quindi quali non furono, dopo tanti discorsi, le esclamazioni d'ammirazione allorchè si videro davanti agli occhi tutto quel ben di Dio che tanti cuori generosi avevano loro procurato...
- Huh! fu il grido comune ; diremo ai compagni delle Colonie quanto abbiamo visto!
E preparato il tutto in pochi giorni si rimisero in viaggio insieme coll'Ispettore. Viaggiavano insieme altresì alcune Figlie di Maria Ausiliatrice, le quali si sacrificano tanto nell'educazione delle donne e delle fanciulle: e finalmente dopo altre due settimane di viaggio monotono, sempre a cavallo di un mulo ed esposti ai raggi di un sole tropicale, si giunge alle Colonie. L'arrivo è sospirato da chi compie la visita, ma più ancora da chi l'attende: e questa volta l'ansia era maggiore del solito dall'una e dall'altra parte.
Che momento fu quello!... Gli appartenenti alla comitiva presero a gridare:
- Naughe, ce erdu kore boimoddugi roga, boe akeddu marigu moddu kare; naughe, i rigiore mare; aroia ricio raicigore i kori.... Amici, non vedemmo finora tanta cosa, essa non terminerà così in fretta!...
Uno aggiungeva:
- Compagni, io sono alto, non è vero? Ebbene il mucchio di roba è molto più alto di me. E continuavano in coro:
- Abbiamo veduto calzoni, camicie, coperte, cappelli, ecc. - e dopo d'aver descritto tutto minutamente concludevano: - Tutto è per noi!
Anche per questo gli indii delle Colonie non potevano più comprimere la smania di veder incominciar la distribuzione.
- Quando il Padre ci darà le cose?
- Aspetta solo un poco, vi farà avvisare.
Ma anche gli attempati, che al pari dei fanciulli, quando aspettano qualche cosa, sono impazienti, tornavano tratto tratto a ripetere la stessa domanda.
E finalmente, dopo la competente autorizzazione, il Cacico Maggiore Michele dal largo delle capanne si mise a gridare:
- Padre Malan akoé tu moddu ie boe maku bóett'ai, koddir'akoe ta-dduiago toro tago dinheiro tabo Boroguatto meriri kuddu-kae. Il P. Malan disse che darebbe le cose ai bororos, per ciò disse che andiate domani, al suono della campana, là, col vostro denaro.
L'avviso piacque a tutti, perchè tutti, chi più chi meno, avevano raggruzzolato una somma. E quella sera al chiarore della luna e dell'inseparabile fuoco più d'uno fu visto a misurare ripetutamente il suo denaro.
Ho detto misurare, perchè l'adulto che ignora la numerazione (nella quale il ragazzino che frequenta la scuola se la cava già bene) per mezzo dell'osservazione ha trovato ad es.: che una fila di denari che misuri dalle dita della mano fino al braccio equivale al valore d'una camicia, d'un paio di calzoni o che so io; e sa pure che quanto di maggiore o minor valore è l'oggetto, più o meno lunga deve essere la linea di denaro; anzi alcuni sono già così pratici della detta misura che errano difficilmente anche di poco. Quindi chi misurava sulla gamba, chi sul braccio, chi sulle dita della mano e dei piedi, dando periodicamente in questa esclamazione:
- Innauoli! Ieri boe pugugu! inno dinheiro kurire i modde boe giameddu iroddo. Molto bene! oh ! molto bene ! il mio denaro è molto e comprerò tutto!
Il domani, fin dal primo avviso, ecco puntuali gli uomini a due a due, a tre a tre, presentarsi al luogo- determinato e consegnare ai nostri che li attendono il loro gruzzolo perchè lo contino. Chi lo ha involto in duttili cortecce, chi in foglie di meliga, chi in stracci. Tutti son pronti e ciascuno attende il suo turno.
- Tu che cosa vuoi comperare? - chiede ad uno il Missionario dopo averne contato il denaro.
L'interrogato è un bravo e forte lavoratore, e risponde:
- Voglio una coperta.
- Kagiagu kanna? (rossa forse?)
- Huh! huh! Sì, sì.
Difficilmente si sbaglia indicando quelle di color rosso, poiché ne sono estremamente bramosi.
- E nient'altro?
- Una scure.
- Basta?
- No, ancora una grossa faca.
- Eccola.
- E tu? si domanda a quello che vien dopo.
- Kagia! interrompe il primo; aspetta! ia dinheiro gettu kimore woi it'abo, ho ancora meco altro denaro!
Qui un huh! di meraviglia da parte dei compagni; e l'indio, serio, con altri involucri alla mano:
- I modde au giameddu boe aru koddire dinheiro biegadda tu biegadda tag'ai; Voglio comperare tutto, perciò do poco alla volta.
La distribuzione continua.
Viene un ambiziosetto, che cerca un capello nero e una cintura fiammante. Vuol far figura tra gli altri! e ciò non toglie, se ha il denaro, che egli venga accontentato.
Un altro, un po' tardivo, porge la poca moneta chiedendo un oggetto di alto valore. Visto il gruzzolo, il Missionario gli dice:
- Amico, il denaro è poco, non basta!
- Nub'akore? Che cosa disse? - domanda al vicino, e questi:
- Ako dinheiro biega rogo ie: che il tuo denaro è molto poco! .
Quegli allora un po' risentito:
- Igura remago gi.... io lo misurai ed arrivava sin qui (ed indicava il muscolo del braccio).
Ma non hai altro denaro in tasca? Fruga e rifruga e finalmente:
- Emmaréu, eccolo!
Poverino! si era dimenticato di darlo tutto.
Si conta e s'incontra proprio la somma richiesta per l'oggetto desiderato.
Ai capitani, che si distinsero in assiduità nel lavoro e nel comunicare diligentemente ai compagni gli avvisi dei Direttori, si distribuiscono per soprappiù vari oggetti conforme il merito. Similmente son premiati anche i più assidui in tutto, nonchè quelli che ci permettono d'inviare qualcuno dei loro figli fra gli studenti o gli artigiani del Collegio di Cuiabà, o fra gli agricoltori della Scuola di S. Antonio in Coxipó.
Come vede, Veneratissimo Padre, qui oltre a non esigere nulla per la pensione dei nostri ragazzi, dobbiamo pagar noi i parenti!
Nel giorno della descritta distribuzione si costuma far una visita a ciascuna delle capanne, le quali sia detto ad onor del vero - erano state rifatte con più cura, e ben messe, con pulizia e con ordine.
Entriamo.
Gli uomini, nella maggior parte, si mantengono indifferenti; altri invece che approfittarono già della civilizzazione, ricevono la comitiva con un sorriso.
In una delle capanne l'Ispettore, vedendola ben provvista, dice meravigliato:
- Eh! qui avete molta roba, siete ricchi voialtri!
- Sì! risponde una vecchia, ma sei tu che ce l'hai data, tu sei buono, non andar più via rimani qui con noi!
- Se io non vado, non viene tutto quel che avete.
La vecchia non si dà per intesa, e:
Scrivi, riprende, scrivi sulla carta e manda a chiamare tutto, ma tu resta qui con noi; tu sei buono e ti vogliamo bene.
E costume dei Bororos di annuire sempre col loro huh!... (sì) qualunque cosa si dica, quindi per accontentarla ne imitammo l'uso, proferendo un huh! che equivaleva ad un « non Posso » e si uscì.
Giunse la notte e con essa usciva la Gazzetta Ufficiale... notificando chi aveva comperato più e chi meno, chi aveva fatto le migliori compere e chi le peggiori, scusando questi e lodando quelli.
Questa Gazzetta non è altro che.... un indio buon parlatore, che s'incarica di rendere consapevoli i suoi compagni di quanto occorse nella giornata. L'indio non ha la stampa che gli porga le notizie, ma è acuto osservatore di tutto ciò che gli cade sotto i sensi, e ricorda tutto per riferirlo alla sera.
Questa volta la materia era molta, quindi vi fu pure il supplemento! e doppio supplemento! poichè vari furono i tribuni che intrattennero l'uditorio fino ad alta notte.
Fra essi un Bari, che per essere un po' vecchiotto e per le obbligazioni inerenti al suo uffizio trovandosi in scarsità di denaro non avrebbe potuto comperar molto, ma dalla bontà dell'Ispettore aveva avuto quanto desiderava, prese la parola e gridava con entusiasmo:
- Padre Malan pemegaguragae, okuddu kuricigor' it'abo, kodd'ure aroia kurireu kugiagureu i kuddau iwu geragerareure mak'in'ai, okuddsi bokua leare tag'abo giameddo koddire tag'oroe Iiurire, dubbóe ia ta moddu kare meri o kuada Boroguatto; mare ta mararagoddu modde la iameddo tabo, imi r'ermna karega; i mugu modde tu ik'innoigoddu boa tadda, iwo ta eru bittuddo, gioie re traevo ta iwaitto la iagegghe. - Il Padre Malan è molto buono, fu molto generoso con me, perciò mi regalò una coperta rossa, una camicia di colore... non lo fu meno con voi pure, perciò avete molta roba; perciò nessuno di voi perderà il giorno di domani, ma lavorerete tutti assieme; io però no, io solo starò in casa per spegnere i vostri focolari, affinchè la fiamma non bruci le vostre case durante la vostra assenza.
Furbo! lui, il favorito, si dispensava dal lavoro e consigliava gli altri a lavorare!
Il dì seguente, uno dei capitani venne a riferire le impressioni della gente ed aggiungeva:
- Ora, Padre, la mia gente ha molta roba e non andrà più nuda.
- Così mi piace - rispondeva Don Malan; - se ti ricordi però, io già ti dissi che desidero che conservino il vestito anche quando vanno a caccia.
- Ebbene, domani si caccerà ed io stassera li avviserò.
Ritornò l'indomani, mogio mogio.
- Ebbene, capitano, la tua gente è andata a caccia stamane?
- Sì! - fece spalancando gli occhi; chè lo spalancar degli occhi è per gli indii il modo di affermare. - Ma non vi andarono vestiti, perchè dissero che dalla selva piena di spine sarebbero ritornati cogli abiti tutti a brandelli!
- Ebbene, pazienza; allora li avviserai che depongano e poi rimettano il vestito all'entrata ed all'uscita della selva, non è vero?
- Sì, sì! - rispose.
- Perché, continuò l'Ispettore, vi sono molti buoni civilizzati in questa terra che tu abiti e più in quella da cui son venuto che pensano a te ed a tutta la tua gente. Essi vi amano ed è per questo che mandan tutta questa roba che voi avete e molt'altra che verrà in seguito; ma vogliono che vi facciate buoni e preghiate Dio per loro. È perciò che tu vedi tutti questi ragazzi pregare al mattino ed alla sera: affinchè il buon Dio ci mandi il necessario e rimuneri le anime generose che si ricordano di noi e di voi!
Ma qui, per ora, faccio punto.
Ella, Veneratissimo Padre, voglia ringraziare a nome nostro tutti i Benefattori e tutte le Benefattrici, cui sta a cuore la Missione del Matto Grosso, in modo speciale quelli di Francia, cui tanto devono queste Missioni, e li assicuri delle preghiere nostre e di quelle degli indietti di queste vergini foreste.
Di Lei, amatissimo Padre,
Aff.mo e Obbl.mo Figlio in C. J. Ch. GIUSEPPE PESSINA.
(Dalle memorie dei nostri Missionari)
III.(*)
Una visita al distretto di Hoi=Fong in Cina.
NEL gennaio u. s., durante la nostra dimora ad Hong-Kong, Sua Ecc. Rev.ma Mons. Domenico Pozzoni, Vicario Apostolico, aveva la delicata idea d'invitarmi ad accompagnarlo nella visita ad una delle sue missioni nel distretto dell'Hoi-Fong.
È facile immaginare con qual piacere accettai il gentilissimo invito e la soddisfazione che provai nel passare 15 giorni in compagnia di così zelante Prelato e del rev.mo P. Zamponi, Missionario del luogo.
Le feste di quei buoni cristiani al passaggio di Mons. Vescovo furono cordialissime. Ovunque si arrivava, erano spari di fucili e mortaretti, grida di gioia, e suon di musica e di musica... cinese, s'intende. Cioè?... Un insieme di trombette stridule, simili a zampogne di pastori, alcuni piatti del genere di quelli delle nostre bande ed altri più larghi, a guisa di padelle senza manico, sospesi ad un telaio, portato in due e percossi da un terzo con un mazzuolo ricoperto di stracci; alcuni violini simili a enormi pipe dal manico lungo un mezzo metro, al quale stanno attaccate le corde, e dal bocciòlo di dieci centimetri di diametro, coperto di pelle, che fa da cassa armonica; e finalmente, su d'una portantina, un grosso tamburo, fatto di doghe come un barile, con accanto alcuni altri piccoli tamburi della stessa forma, suonati da uno che sta in piedi in mezzo alle stanghe della portantina, e li va battendo con due bacchette, ritraendone a piacimento le note.
Poiché, a dir tutto, sembra che qua si badi molto poco al numero degli strumenti; sia che vi siano tutti, sia che ne manchi qualcuno, poco importa. Alle volte basta una sola trombetta o un sol violino od anche un tamburo o i piatti per far della musica; certo se son molti è meglio, tanto più che nessuno si cura dell'accordo e della fusione cogli altri, quindi anche le tonalità più disparate vari sempre bene, a patto che tutti vadano d'accordo nel fare... gli stessi intervalli, sicchè si può dire che questa musica altro non è che una melodia eseguita quasi all'unissono. Tale è l'effetto che si ha quando qualcuna delle loro arie viene eseguita con strumenti di banda europea. S'immagini che delizia a sentirli! Eppure interrogateli e interrogatene anche degli istruiti e di quelli che visitano le nazioni straniere, e vi diranno che la musica europea, sì, è bella, ma non supera la loro. Ma basti di ciò.
Nei ricevimenti solenni non mancano mai le bandiere; e per ricevere Monsignore se ne vedevano in mano ai baldi giovanotti di tutte le forme e di tutti i colori. Uno dei loro gusti particolari è appunto il volteggiare queste bandiere alla stessa guisa che i nostri contadini usano la falce fienaia; ma qua ciò è pure il segnale di guerra, con cui s'invitano i nemici all'attacco. C'è quindi da usare molta cautela, perchè un tal segno fatto in vicinanza di un altro paese potrebbe destare delle risse sanguinose; tanto sono eccitabili!
Per ricevere il Vescovo, talora la cristianità gli va incontro in una specie di processione guidata dai loro capi. In un gruppo si avanzano gli uomini, in un altro le donne; ciascuno ha le sue bandiere e innanzi vanno alcune bambine biancovestite con ghirlande di fiori in capo, e alcuni paggetti variamente ornati, ma tutti coi loro bastoncini variopinti; mentre ai lati della schiera alcuni giovanotti corrono innanzi ed indietro sparando i loro fucili per accrescere l'entusiasmo e l'allegria. Ordinariamente questo corteo va fino a qualche collina che s'incontra stilla via dove deve passare il Vescovo, e là aspettano.
Giunto il Vescovo, si avanzano due bambine e gli declamano un complimento, dopo di che lo accompagnano al paese.
Nè manca l'arco trionfale, umile se si vuole, ma indispensabile: unatela lunga tre o quattro metri, che vien tesa in cima a due pali di bambù portati da dite uomini, i quali, arrivati al punto del ricevimento, piantano per terra i pali ed ecco l'arco bell'e fatto. Compiuto il ricevimento, alzano di nuovo i pali e l'arco precede il Vescovo sino alla dimora, lasciandogli dinanzi agli occhi la continua prospettiva del trionfo.
Curiosi e vari sono poi i donativi. Talvolta offrono al Vescovo una lente, simbolo della chiarezza e sincerità delle loro festive dimostrazioni; tal'altra gli offrono un agnello, simbolo della loro ubbidienza e sottomissione; e, non potendo avere l'agnello, si contentano di presentarglielo dipinto, benché non è raro il caso che il povero pittore, invece di dipingere un agnello, riesca a dipingere qualche altro animale... Tanto rari son qua gli agnelli, mentre certe altre mandre sono numerosissime alla campagna! Così pure, invece di dipingere il Vescovo colla mitra, te lo dipingono magari con un triangolo in testa, tanto poco son abituati a veder mitre!
Questo è il cerimoniale ordinario; ma affinchè proceda tutto con ordine si attendono gli ordini del Missionario, il quale, in queste circostanze specialmente, è l'anima di tutto.
Nell'andata di Monsignore capitò che, cavalcando egli il focoso destriero del P. Zamponi, ci precedette di molto e ad un tratto si trovò di fronte al corteo, mentre il P. Zamponi ed io, che venivamo portati a spalle, eravamo ancora abbastanza indietro.
Che fare? Monsignore stava aspettando che cominciassero la cerimonia e la gente si guardava indecisa, quand'ecco si avanza il Sindaco, che fatto con gran sussiego un inchino, scioglie il dubbio dicendo:
- Di solito il Padre deve aspettare il Vescovo! è pur giusto che qualche volta il Vescovo aspetti il
Padre! Popolo mio, aspettiamo che il nostro Padre arrivi!
Non è a dire se l'uscita destasse l'ilarità, ma anche Monsignore, pur ridendo, dovette sottomettersi all'autorità del Sindaco.
Giunti anche noi, si compì il rito e quindi ci avviammo al paese, sempre accompagnati dalla musica, dalle grida e dagli spari.
Ma la cerimonia ufficiale era compiuta, e perciò senza destare nessuna meraviglia Monsignore si scostò con me dal corteo, per farmi visitare il yin-tong; una specie di telegrafo senza fili che esisteva anche qua molti secoli prima di Marconi per mettere in comunicazione le differenti Provincie colla Capitale.
Vidi infatti una vecchia torre con altre sopra piccoli colli alla distanza di circa due miglia l'una dall'altra, nella direzione esatta del centro della Provincia alla Capitale. Ciascuna aveva la sua sentinella permanente con incarico di segnalare, di giorno, mediante il fumo (donde il nome di yin-tong o cammino del fumo), e di notte, col fuoco, qualsiasi importante avvenimento. Così qualsiasi segnale si dava di torre in torre fino alla città di Provincia o alla Capitale, in poco spazio di tempo. Molte di queste torri sono ancora in piedi per intero o in parte.
Fatta questa digressione, tornammo tranquillamente a riunirci al corteo e si giunse alla mèta, cioè al villaggio di S. Giuseppe.
Questo villaggio appartiene interamente alla Missione, da cui fu comprato con offerte di generose persone, e non accoglie che cristiani; pe ciò il missionario n'è come re, che vi determina e stabilisce le leggi fondamentali. Tutte le case furono rifabbricate secondo un piano prestabilito. Non è cinto da mura propriamente dette; ma essendovi una fila di costruzioni tutte in giro, una accanto l'altra e senza porte esterne, è già abbastanza difeso contro i pirati molto frequenti da queste parti. L'ingresso in paese è per una sola porta o arco, che alla notte vien chiuso, e donde parte la via principale che, attraversando una gran piazza nel centro, va direttamente alla chiesa e casa del Missionario. Ai lati di questa strada, e perpendicolarmente alla medesima, si diramano altre vie secondarie in forma semplicissima, ma regolare. Il villaggio oggi conta quasi 4oo abitanti e promette di estendersi assai. Qui intanto ogni due o tre anni si eleggono un sindaco e quattro consiglieri, e bisogna sentire con quale interesse e con che lotte si compiono le elezioni!
Dei consiglieri uno attende alla riscossione delle piccole imposte, un altro all'igiene, il terzo all'istruzione, il quarto ai lavori pubblici. Il Sindaco è come il papà di tutti, che vigila sull'andamento materiale e morale del villaggio corregge e rimprovera i sudditi; ed impone, all'occorrenza, anche piccole ammende, ben inteso nei limiti prestabiliti dal Missionario, cui son sempre riservati tutti gli affari e le decisioni più importanti. Inoltre tre o quattro uomini, eletti mensilmente, fanno servizio di pubblica sicurezza e son mantenuti a spese del Municipio.
Io non vi trovai che una sola mancanza quella dell'ufficio delle poste e telegrafi, che qui non occorre.
Chi vuole mandare una lettera chiama un individuo e stabilisce con lui il prezzo per portarla a destinazione; prezzo che d'ordinario è un centz (mezzo soldo al miglio); e il mittente scrive a tergo della busta:
« Consegnala la lettera con il patto di tanti centz che il destinatario dovrà dare al latore ».
Questi riceve la lettera e marcia per es. per dieci o quindici miglia. Stanco, trova un altro che lo sostituisce; si fa dare da lui la mercede in proporzione allo spazio percorso, ed egli gli cede il diritto di riscossione della somma intera. Questi alla sua volta corre quanto crede, finchè trova un terzo al quale, dopo averne esatto la somma già sborsata e l'altra in proporzione dello spazio da sè percorso, cede egli pure il diritto di riscuotere l'intera somma; e così via via. Solamente l'ultimo, cioè chi arriva a destinazione, riscuote la somma fissata sulla lettera.
Siccome il prezzo stabilito pel corriere è un prezzo giusto e conveniente, si trova con facilità tanto chi incomincia la corsa come chi la continua, ed essendo il prezzo totale pagato solamente al fine, ciascuno è sicuro della retribuzione.
Ora però in molti luoghi della Cina v'è già la posta imperiale, organizzata, presso a poco, come la nostra in Italia.
Ritornando all'argomento, non è a dire come con l'accennato regime, tutti gli abitanti del villaggio si sentano felici, liberi come sono e dalle vessazioni dei pagani e dai soprusi dei mandarini; poichè se a qualcheduno più non piace quel luogo, se ne parte da sè.
Oh quante di queste felici cristianità potrebbero creare i missionarii, se ne avessero i mezzi!... I! buon P. Zamponi ora aspetta i soccorsi per finire la nuova chiesa che è appena ad un metro di fuori delle fondamenta, e ce n'è bisogno!.... Si figuri: durante la permanenza di Monsignore e del Missionario in quel villaggio si dispensò la prima Comunione ad una quarantina di bambini e bambine, la maggior parte tra i sette ed otto anni; ma la folla che in tal circostanza riempì la cappella, proveniente in parte anche da altre cristianità, era tale che non vi poteva più stare e gli stessi neocomunicati per lasciar comodità agli altri di accostarsi alla Mensa Eucaristica dovettero ritirarsi nella sacrestia e far qui il ringraziamento. Ma la sacrestia, proporzionata alla cappella, era più ristretta per quel numero di bambini, che la cappella per l'intiera comunità; e tuttavia trovarono modo di fare il ringraziamento colla faccia prostrata a terra secondo l'uso del luogo. E come? Lo spazio era appena sufficiente perchè vi potessero stare in piedi uno accanto all'altro; con tutto ciò riuscirono - a mettersi in ginocchio, gli uni curva oasi sugli altri, e così rimasero lì tutto il resto della funzione, che non fu breve! Carissima scena! Non si vedevano più nè teste, nè mani, nè piedi ; ma solo i dossi ricurvi delle piccole schiene, e si sentiva la voce cadenzata ed armoniosa di tutti quei quaranta fortunati che ripetevano gli atti del ringraziamento suggeriti da varie buone Suore Cinesi! Spettacolo davvero singolare, che dava un'idea di quella unione sacramentale che Gesù veniva operando nei teneri cuori!
Oh come è sublime la nostra Fede, anche in mezzo alla semplicità la più estrema! e quante volte i missionarii son testimoni di così sublimi manifestazioni che li fanno piangere di santa letizia! È allora che sentonsi anche in questa vita ripagati abbondantemente dei sacrifizii.
Aggiungo che la popolazione di quei distretti è molto gaia ed espansiva e molto amante delle feste. Per la visita del Vescovo, ad esempio, non si accontentano solo di un ricevimento esteriore, ma fanno vera festa, e festa intima e di cuore, per tutti i giorni che il Vescovo rimane tra di loro. Lo dimostrano colla frequenza ai Sacramenti, coll'indossare per tutti quei giorni i migliori abbigliamenti (le donne specialmente, che si pongono in capo graziosi elmetti d'argento e d'oro o dorati) ed anche coi doni spontanei che portano al Missionario.
Neppure nei momenti di riposo si era liberi da tali offerte!... Ora è una povera vecchietta che volendo offrire una mezza dozzina di uova proprio nelle mani di Monsignore, aspetta di vederlo passare per la strada e tutta giuliva gli va incontro colla sua offerta; ora è un'altra con qualche pollo; ora è un caro bambino con un uccelletto colto alla rete, o con alcuni frutti; nè manca chi porta un capretto, o un po' di carne o di vino, cinese s'intende, che non è altro che un fermentato di riso.
Alcuni trattenimenti di lanterna magica, che io aveva portato meco, misero in quei giorni il colmo alla festa!
Piacquero tutti i quadri, ma ciò che destò l'entusiasmo furono certe proiezioni a guisa di ombre cinesi, di certi giuochi ginnastici, che essi chiamano ta-kng-fu, e si comprende. Le cose cinesi son più di loro gusto, le capiscono meglio.
Quanto a me ho potuto apprezzare in questa visita i grandi sacrifizii del Missionario nella Cina e il bisogno che egli ha di aiuti materiali e morali; materiali non per sè, che egli è pronto a tutto, e a sè quasi non pensa neppure, ma per la sua missione, pei poveri, per le scuole, per i catecumenati, per le cappelle, per la S. Infanzia. Nella sola città di Soa Mui per es. il detto P. Zamponi ha eretto un Istituto della S. Infanzia, e salirono a più di 1oo le bambime che scappate alla morte son là affidate a poche buone Suore Canossiane ed alcune Terziarie Cinesi, cui occorrono mensilmente più di 50o franchi per le sole nutrici, senza contare la spesa per tutto il resto dell'Istituto che sale a quasi altrettanto! Le anime che da queste Istituzioni partono pel Cielo, rigenerate di fresco dalle acque battesimali, sono innumerevoli, perchè d'ordinario i genitori consegnano i loro figli solo quando non hanno più speranza di salvarli; di qui il numero insignificante di quelli che sopravvivono, a confronto di quello delle anime che vanno in paradiso.
Ma se abbisogna di aiuti materiali, ogni Missionario Cinese abbisogna ancor più di aiuti morali, specialmente della preghiera. Oh! qui non si ha da fare con un popolo docile e preparato a ricevere la fede, ma con un popolo imbevuto fino ai capelli da pregiudizi contro tutto ciò che è straniero, od esce da bocca straniera. Anche convinto all'evidenza, finisce col rispondervi freddamente: -Voi, stranieri, credete così: noi, cinesi, crediamo diversamente - e sono convinti di avervi dato la risposta più esauriente.
La solitudine poi è ciò che tormenta il povero missionario, il quale, benchè circondato da molte persone, è tale tuttavia il carattere di diffidenza che generalmente incontra in esse, da doversi tenere in disparte; ed una tal posizione è così dolorosa da fargli soffrire delle vere e forti nostalgie. Mi raccontarono diversi missionarii che dopo essere stati qualche mese senza poter vedere alcun europeo, incontrandosi per caso con qualche doganiere o touristes, e persin con ministri protestanti, sentivansi quasi una specie di istinto di abbracciarli, pel piacere di vedere una faccia che non era cinese, vedendo in essi, anche senza conoscerli, un fratello ed un amico. Pare esagerazione, e tale la crederei io pure, se in piccola parte non l'avessi provata e sopra tutto se non mi fosse stata confermata da missionarii serii ed esperimentati.
Per fortuna, anche in mezzo a tanta diffidenza, il Signore riserva sempre ai suoi servi qualche anima privilegiata, che è ad essi di potentissimo aiuto! In ogni luogo dove attecchisce la Fede, il Signore muove sempre qualcuno a riflettere sulle parole del missionario, sulla sua vita, sui suoi sacrifizii, e colla sua grazia ne forma un efficace strumento per la salvezza dei suoi fratelli. Son questi che ricevono il Missionario quando sul principio del suo apostolato non ha dove ritirarsi; che lo avvertono dei pericoli; che talora lo nascondono nelle proprie case, quando lo sanno cercato e perseguitato; e lo difendono a costo della vita. Una di queste anime privilegiate è il vecchio A-Ció, di circa 75 anni, che a Teak-Chai fu sempre il sostegno del missionario, e mantennesi fedele al suo proposito:
- Stare col Padre, ubbidire al Padre, aiutare e difendere il Padre!
Il buon vecchio esultava nel vedere il Vescovo ricevuto con tanta solennità, passare quasi in trionfo anche per mezzo a villaggi in, gran parte pagani, mentre qualche anno prima poteva passarvi appena in incognito. Invitato a lasciarsi fotografare, annuì, ma volle essere ritratto colla sua corona e col libro di preghiere!
Giunto il momento della partenza, egli salutò il Vescovo colle lagrime agli occhi dicendo:
- Torna presto, perchè io sono già vecchio e temo di morire, prima di poterti rivedere!...
Faccia il Signore che possiamo anche noi incontrare uomini simiglianti nella nostra incipiente e difficile missione!
In questa visita ho imparato un'altra cosa. Quand'era piccolo, ricordo che mi raccontavano che in certi paesi si seminava il sale. Ho girato tanto ed ecco finalmente che son capitato anch'io in tali regioni. Sicuro! La maggior parte delle ricchezze di questo distretto dell'Hoi-Fong, proviene dal sale che seminano in vasti campi! Ognuno di questi è diviso in solchi uguali più o meno, che riempiono successivamente di acqua salata che v'è lasciata stagnare; quindi gettano in essa, quasi semente, alcuni piccoli chicchi di sale, i quali diventano il nucleo di una quantità di cristalli salini, che si sovrappongono gli uni agli altri, sicchè, se il tempo è propizio, eccoli crescere come piante, che vengono poi raccolte con rastrelli in mucchi e si fanno asciugare ; ed ecco bell'e pronto il sale che si porta al mercato e si vende per gli usi domestici. Bisognava che venissi in Cina, per vedere i campi di sale!
Le due settimane fissate per la visita passarono come un baleno e ci preparammo al ritorno. I fedeli dell'ultima cristianità visitata ci accompagnarono fino alla distanza di circa tre ore. Quivi entrammo in una grossa barca da pesca, anzi in un vero serbatoio destinato a contenere i pesci, una specie di pozzo largo meno di due metri, dove ci adattammo alla meglio Monsignore, P. Zamponi, io e un seminarista che era venuto con noi...
Dopo qualche poco comincia a piovere piuttosto fortemente e, non essendo possibile chiudere totalmente la bocca del pozzo per non soffocare, dobbiamo goderci la pioggia abbondante. Siamo in un serbatoio di pesci, e quindi non si può protestare.
Ma il guaio è che, a un dato punto, i barcaioli non vogliono andare più avanti:
- Di questa sera non è possibile arrivare a destinazione, bisogna quindi passare la notte ancorati, per ripartire domani mattina.
Avevano ragione, ma perchè non dircelo prima? Erano già le quattro di sera ed eravamo solo con un po' di colazione fatta alle nove del mattino! Si pensò tosto di cambiare direzione per approdare ad una residenza più vicina e i barcaioli cedettero, perchè si trattava di meno lavoro;... tuttavia non vi giungemmo che alle nove, stanchi morti e mezz'affamati. Per buona sorte, prima di partire, un buon cristiano ci aveva ancora regalato una scatola di dolci cinesi; ma sì! ci voleva altro per contentare lo stomaco. Vero sollievo invece fu la vena inesauribile del buon P. Zamponi, che col suo umore faceto ci fe' sembrare quel viaggio, così tormentoso, meno lungo e pesante.
Al mattino, dopo di aver celebrata la S. Messa ci congedammo con un affettuoso abbraccio dall'infaticabile missionario, e montati su di un vaporino proseguimmo alla volta di Hong-Kong, dove ponemmo piede alle 10 di sera.
Questa visita mi riempì di ammirazione pel buono spirito che regna tra quei missionarii e per l'attaccamento cordiale che hanno al loro Vescovo; - di ammirazione per gli splendidi risultati che ottengono le loro fatiche - e infine del più vivo desiderio, che il Signore conceda anche a noi consolazioni simiglianti nella nostra nuova Missione!
Macau, dicembre 1911.
Sac. LUIGI VERSIGLIA.
Durante una traversata. - Il Missionario Don Giuseppe Casazza, partito in novembre con altri confratelli alla volta di Colombia e di Venezuela, scriveva da Curaçao il 2o gennaio al sig. Don Albera:
« Erano a bordo con noi e ci facevano edificante compagnia 12 Fratelli delle Scuole Cristiane, diretti alla Colombia ed all'Equatore, il Segretario di S. E. Mons. Vescovo di Curacao, P. Walhe, nostro grande amico, ed un Eudista, Rettore del Seminario di Pamplona (Colombia).
» Il Comandante del Vapore Cav. A. Poggi fu gentilissimo; mise a nostra disposizione il salone di 1° classe per la celebrazione della S. Messa che avemmo la consolazione di dire tutti i giorni, ad eccezione della vigilia dell'Immacolata, a motivo del mare troppo agitato. Alle domeniche, siccome celebravamo in coperta per dar agio a tutti i passeggieri di ascoltarla, il Comandante non lasciava di dar ordini opportuni affinchè fosse convenientemente preparato ed adornato l'altare.
» Oltremodo edificante fu anche il contegno dei passeggieri, che assistevano quasi tutti alla celebrazione del S. Sacrifizio.
» La 1a domenica, quando mi recai a darne avviso ai passeggeri di 3a classe, aveva una certa apprensione, ma quanto mi ingannai! Moltissimi mi ringraziarono e : - Grazie, grazie ! mi diceva un uomo abbastanza attempato, io non sono mai mancato alla S. Messa!
» L'ultima Domenica poi passata a bordo, col valido aiuto dei buoni Fratelli delle Scuole Cristiane la messa, con gioia di tutti, fu cantata solennemente.
» Nè voglio passare in silenzio un particolare consolante. Un marinaio venne a domandarmi un abitino od una medaglia della Madonna. Lo contentai con molto piacere, e subito cominciarono altri e poi altri a venirci a fare la stessa domanda...
» Alla Guaira scesero i confratelli diretti alla Colombia, ed io il giorno dopo - 22 dicembre - arrivava felicemente a Curaçao »
Una visita alla Missione della Candelara. - II Missionario D. Maggiorino Borgatello in data 11 gennaio scriveva al sig. D. Albera da Punta Arenas:
« Il 6 ottobre ebbi il piacere di accompagnare Mons. Fagnano in una visita alla Missione della Candelara nella Terra del Fuoco. Vi arrivammo il giorno 8, domenica, di buon mattino; e doro la celebrazione della santa messa visitammo la missione, trovando tutti gli indii molto allegri e nessuno ammalato.
» Alcuni. ivi condotti dalla Missione di Dawson vi trovarono dei parenti, chi un fratello, chi una sorella, chi un cognato o uno zio, per cui fecero amicizia fra loro e non sentirono tanto il cambiamento. Qualcuno però abituato a vedere folti boschi in Dawson, fissava pensieroso l'estesissima prateria, senza un arbusto anche il più insignificante, e andava dicendo: - Come faremo a riscaldarci quest'inverno?
» - Il carbon fossile e la legna trasportata supplirà a questa deficienza.
» - Oh! allora, va bene!
» I Confratelli avevano preparato alcuni giovanetti a ricevere il Sacramento della Cresima e le Suore di Maria Ausiliatrice vi avevano disposto alcune giovanette: e Monsignor Fagnano ebbe la consolazione di cresimarli.
» La festicciuola riuscì bella ed edificante. Questi indii sono tutti assai ben istruiti nelle verità di N. S. Religione; ed è bello il vedere il contegno rispettoso e pio con cui quasi tutti si accostano alla santa Comunione nelle principali feste dell'anno. Si vede che sono penetrati dal grande atto che compiono.
» Di ritorno a Punta Arenas visitammo i Confratelli di Uswhaya. Tutto il viaggio fu felicissimo, con mare tranquillo. Il Canale di Beagle è sempre incantevole; le due ali di alti monti che lo fiancheggiano, coronati alla vetta di candidissima neve, le innumerevoli isolette sparse qua e là ora coperte da folti alberi ed ora di sterili macigni, mille insenature le più capricciose le quali ad ogni istante si discoprono, fanno passare il viaggiatore di sorpresa in sorpresa. Alle volte pare che il piroscafo resti per modo bloccato da dover credere non possa più avanzare; ma d'un tratto appare uno svolto, a destra o a sinistra, e maestoso e tranquillo esso continua a solcare il liquido elemento ».
IL 23 corrente ha principio il Mese di Maria SS. Ausiliatrice !... il mese per noi più bello, più caro, più santo! il mese degli slanci più affettuosi e della pietà più soave! il mese d'innumerevoli suppliche quotidiane e d'innumerevolì quotidiane benedizioni!...
Cooperatori carissimi, ricorriamo sempre, ma specialmente in questo mese, a Chi ci può aiutare in tutti i nostri bisogni spirituali e temporali. Lacchè da Gesù, dall'alto della Croce, fu costituita Madre nostra «non si legge - scrive Don Bosco (1) - che nel corso di tanti secoli Maria non sia sempre venuta in aiuto ai cristiani in qualsiasi bisogno. - Oh ! no, esclamano ad una voce S. Agostino e S. Bernardo, nel mondo non si udì giammai che alcuno nella stia necessità abbia con fiducìa fatto ricorso a Maria, e sia stato da lei abbandonato. Svolgi pure le pagine dei libri santi e delle storie tutte, scorri per ogni parte il mondo cristiano, interroga i popoli, i regni, le città, i villaggi, le famiglie, e dimanda se mai fra di loro sia accaduto che Maria abbia mancato di correre in aiuto dei bisognosi suoi figli. Alla tua dimanda tutti con una voce concorde, risponderanno: - No, GIAMMAI !
» Per meglio persuaderti di questa verità, entra, o lettor mio, in qualche Santuario dedicato a Maria, e tu non tarderai a convincerti, che essa è l'Aiuto dei Cristiani nei bisogni della vita. Mira appesi a quei muri consacrati i segni della bontà e potenza di Lei. Colà tu vedi un malato già spedito dai medici, ma che per Maria acquista invece la salute; qui uno dalle febbri, altro dal mal caduco, un terzo dalla cancrena liberato. Altri ancor ne osservi, i quali per sua intercessione scamparono dalle mani degli assassini, o dalle acque, o dagli incendì, o da una caduta, e via dicendo. All'uscire di colà tu non potrai fare a meno che esclamare
» - O Maria, quanto sei Potente e quanto sei buona; quanto è mai vero che Tu Porti aiuto a chi ti invoca nelle necessità della vita!
» Se Maria viene in nostro aiuto nei bisogni temporali, con assai maggior premura ci soccorre nei bisogni spirituali.
» Sarebbe necessario scrivere grossi volumi per tutti enumerare i grandi benefizi che Maria fece ai suoi divoti. S. Bernardo esprime questa verità dicendo:
Iddio volle che ogni bene venisse per mezzo di Maria: totum nos habere voluit per Mariam. E San Bernardino da Siena, soggiunge: Tutte le grazie, che noi riceviamo da Dio, si dispensano per mezzo di Maria, e si dispensano a chi vuole Maria, quando vuole e come vuole Maria...
» Oh! quante vergini devono il verginal candore alla protezione di Lei! Quanti giovani la vittoria delle passioni! Quanti padri, quante madri, la salute dei loro figliuoli ! Si può dire che nella nuova legge non vi è santo, il quale non riconosca la sua santità dall'intercessione di Maria. La storia ci dice che i più insigni di essi furono anche di Maria i più divoti.
» Nè solamente è l'Aiuto dei cristiani in particolare, ma il sostegno della Chiesa Universale. Per l'aiuto di Maria gli Apostoli, i Martiri, la primitiva Chiesa vinsero i persecutori; per l'aiuto di Lei fu debellata l'idolatria; per Lei il vessillo della Croce sventolò per tutto il mondo e trionfa. Per Lei superati i barbari, per Lei confusi gli eretici, per Lei estirpate le eresie. Quindi con ragione S. Giovanni Crisostomo già chiamava Maria il decoro, la gloria, la fermezza della Chiesa: Ecclesiae nostrae decus, gloria, et firmamentum ».
Ecco, o Cooperatori carissimi, Colei che ci invita dolcemente ai piedi de' suoi altari, in cento e cento chiese e cappelle, nel corso di questo mese « Ella - riprende D. Bosco - è la più santa fra tutte le creature, la Madre di Dio, la Madre nostra, Madre potente e pietosa che ardentemente desidera di colmarci di celesti favori. Io, Ella ci dice, io abito nel Più alto dei cieli Per colmare di grazie e di benedizioni i miei devoti (1) ».
(1) Cfr. Nove giorni consacrati all'Augusta Madre del Salvatore sotto il titolo di Maria Ausiliatrice; pag. 10.
(1) Cfr. Il Mese di Maggio: Introd.
Invitiamo i devoti di Maria SS. Ausliatrice a pellegrinare in ispirito al Santuario-Basilica di Val tocco il 24 corrente e ad unirsi alle nostre preghiere.
Oltre le intenzioni particolari dei nostri benefattori, nelle speciali funzioni che si celebreranno nel Santuario avremo questa intenzione generale:
Implorare ogni favore, ogni conforto, ogni bramata benedizione a quanti faranno ricorso a Maria SS. Ausiliatrice nel mese a Lei consacrato.
GRAZIE E FAVORI
Quanto è buona la Madonna !
Un giovane convittore, alunno della seconda classe tecnica, il 22 dello scorso gennaio venne colpito da appendicite. Trasportato d'urgenza all'ospedale si giudicò immediatamente necessaria un'operazione. Ma questa, benchè per sè felicemente riuscita, diè però modo di constatare che, per lo stadio raggiunto dal male e le complicazioni sopravvenute, non vi era più speranza di guarigione.
Il 24 le condizioni dell'ammalato erano gravissime, e tutto faceva temere che tra breve avesse a soccombere Fu allora che e Superiori ed alunni si rivolsero con fiducia a Maria Ausiliatrice, supplicandola a volere in un giorno a lei dedicato dar prova di sua materna bontà.
E Maria ci esaudi. L'ammalato incominciò rapidamente a migliorare e, contro ogni umana speranza, in quindici giorni guarì perfettamente.
Ancora una volta la Vergine Ausiliatrice ha voluto cosi farci conoscere quanto gradisca gli omaggi che Le vengono tributati il 24 del mese, e come in tal giorno quasi non sappia negare alcun favore.
Legnago, Istituto S. Davide, 24 febbraio 1912.
D. ANGELO BOLOGNA
Direttore.
Valletta (Malta). - Il fanciullo Frank, figlio del Dott. Vella, colto da gastro-enterite acuta, era in imminente pericolo di morte, malgrado le più intelligenti cure dei medici e dello stesso padre.
Appena cominciata una fervorosa novena a Maria SS. Ausiliatrice, e posta al capezzale del piccolo infermo l'immagine della Madonna, si manifestò un rapido miglioramento che arido man mano accentuandosi, fino a perfetta guarigione.
La famiglia Vella ed il piccolo Frank, dopo aver ringraziato Maria Ausiliatrice nella cappella dell'Oratorio Salesiano di Sliema, porgono alla Vergine pubbliche grazie per la prodigiosa guarigione.
Dicembre 1911.
D. VINCENZO ALLEGRA.
Rovereto. - Ai primi di settembre dell'anno scorso il mio bambino s'ammalò, e continuò per tutto il mese ad aver febbre, inappetenza e debolezza. Passate un paio di settimane, gli sopravvenne il tifo che lo ridusse in uno stato da far compassione; i medici stessi erano sopra pensiero e temevano una catastrofe. In quei terribili momenti mi rivolsi con fiducia a Maria Ausiliatrice, e La pregai di conservarmi il mío Carletto, promettendole un'offerta, e di far celebrare una Santa Messa al Suo altare. Tenera madre, anche questa volta Ella ascoltò le mie suppliche, e quando da noi si tremava per la vita del bambino, ad un tratto cessò la febbre, ed in due o tre giorni ne fu del tutto libero e sano. La potentissima Vergine me lo benedica e protegga sempre.
8 dicembre 1911.
SILVIA MAINI GUZZOLETTI.
Trento. - Pochi giorni fa una polmonite acuta riduceva il nostro Riccardo in fin di vita. Nessuno può immaginare l'angoscia nostra, essendo questo il sesto figlio che ci veniva a mancare. In quei terribili frangenti in cui la sola religione può dare aiuto e conforto, ci rivolgemmo a Maria Ausiliatrice colla promessa di pubblicare la grazia, se ce la otteneva. E Maria SS.ma, che non è mai sorda alle preci dei suoi devoti, ci esaudì. Il bambino superò la terribile crisi e l'ultimo giorno della novena abbandonò il letto.
Mentre adempiamo alla promessa, rendiamo sentite grazie a Chi ci ha ottenuta miracolosamente la grazia richiesta.
2o febbraio 1912.
EDOARDO E CHIARINA RENZI.
Cuorgnè. - Colpita da grave malattia, nessun rimedio era di sollievo alla mia bambina. Desolata ricorsi allora a Maria Ausiliatrice con la promessa, se otteneva la guarigione, di un'offerta e di far pubblico il favore sul Bollettino. La grazia non si fece attendere; in breve la bambina guarì perfettamente, con meraviglia nostra e dei medici. Ne sia ringraziata la Celeste Benefattrice.
15 febbraio 1912.
MARIA MARTINELLI ALGOSTINO.
Nuraminis. - Oh! come è buona Maria Ausiliatrice l Pregai e scongiurai questa buona Madre affinchè mi aiutasse in una grazia per me di grande importanza, e per piegare più facilmente il dolce cuore di Maria promisi, come raccomandava Don Bosco, di fare una piccola offerta e promisi ancora di far pubblicare la grazia nel Bollettino Salesiano e Maria mi ha esaudita.
È già la seconda volta che ricorro al potente patrocinio di Maria Ausiliatrice e sempre fui consolata. Sia Ella benedetta in eterno !
Ottobre 1911.
FANNY BATZELLA.
Tortolì (Cagliari). - Il signor Raimondo Selenu, giovine di 19 anni, figlio dell'attuale sindaco di Girasole (Cagliari) superò nel marzo 1907 una terribile malattia, di cui, attribuisce l'esito felice a Maria Ausiliatrice.
Preso in modo violento da bronchite, polmonite e infiammazione intestinale, fu ridotto in fin di vita, talchè il medico non esitava a precisarne l'ora della morte e la famiglia pensava già a disporre la camera ardente. Il giovine dice di avere invocato Maria Ausiliatrice, che, prima di ogni altra figura, gli si affacciò alla traente, per averne letto tanti prodigi nel Bollettino ,Salesiano. Sul momento prese diversa piega la malattia; il giorno di S. Giuseppe si sentì migliorato in salute; in poco tempo guarì. Egli va riconoscente alla Vergine di questa grazia, e desidera renderla pubblica a maggior gloria della Regina del Cielo; ed è dolente di aver tanto indugiato.
4 ottobre 1911.
Sec. UMBERTO M. CONGIU.
Bardonecchia (Torino). - Da parecchio tempo aveva una sorella gravemente inferma. Fiduciosa in Maria Ausiliatrice, invocai il suo aiuto, facendo pregare per me quei cari ragazzi che sono sotto la tutela della medesima in modo tutto particolare: e finalmente ottenni la grazia tanto desiderata. Eccomi appunto a soddisfare l'impegno assuntomi... riconoscentissima alla Vergine Ausiliatrice.
27 dicembre 1911.
M. L.
Canelli. - Le mie bambine Teresa e Margherita furono prese dal morbillo; le poverine soffrivano assai come ognuno può immaginare e non c'era verso di dar loro sollievo alcuno. I medici prodigavano loro ogni cara con sollecitudine, ma il male non diminuiva e le fanciulle continuavano a patire mandando grida da cavare le lagrime. Stretta dal dolore, non sapendo più a chi rivolgermi feci voto di pubblicare la grazia sul Bollettino Salesiano, nella fiducia che Maria Ausiliatrice avrebbe accettato questo omaggio. Non fui delusa: poichè è già da un pezzo che io posso contemplare le mie bambine vispe ed allegre non solo; ma sane come prima.
Grazie, o Maria! in ogni mia necessità mi rivolgerò a Te, cui oggi invio un'offerta.
14 dicembre 1911.
PISTAGNINO MARIA.
Magliano Sabino. - Nel maggio 1909 caddi gravemente malato. Mi rivolsi con fiducia alla Vergine SS., invocandola sotto il titolo di Ausiliatrice, per ottenere la guarigione, promettendo di pubblicare la grazia nel Bollettino Salesiano. La grazia mi fu fatta. Oggi, dopo aver ricevuti molti altri favori dalla cara Madonna di D. Bosco, e domandando ancora un'altra grazia, compio la promessa. Vogliate, o Maria Ausiliatrice, perdonarmi il ritardo nel compimento del mio dovere, e in segno del vostro materno perdono fatemi la grazia che fiducioso, vi chieggo. Evviva Maria, Auxilium Christianorum.
15 gennaio 1912.
Un alunno del Seminario.
Stallavena (Verona). - Una sposa, per malattia gravissima trovandosi in fin di vita, si rivolse con
fede alla Beata Vergine, Aiuto dei Cristiani, con promessa di pubblicare la grazia. Subito si assopì e, quando si riebbe, disse alla sorella che l'assisteva : « Sto meglio ; la Vergine mi fa la grazia. » Da quel momento cominciò a migliorare e in pochi giorni fu guarita.
16 gennaio 1912.
JAMBALDO CATERINA.
Parco (Palermo). - Un nostro fratello carissimo, militare a Torino, venne colpito da bronco polmonite acuta. Noi fummo avvisate per telegramma che era agli estremi. All'annunzio fatale ricorremmo con fiducia a Maria SS. Ausiliatrice e tosto il male ,cessò d'infierire e l'amato fratello, dopo otto giorni, era fra le nostre braccia in piena convalescenza. Sia benedetta da tutti i Cristiani questa clementissima Madre.
31 gennaio 1912.
Sr. ELISABETTA LA BARBERA, e sorelle.
S. Anna di Montiglio. - Era un po' di tempo che la mia bambina era inalata d'infiammazione intestinale, quando alla metà di settembre fu ridotta in tino stato da far compassione: pareva un cadavere. Mi decisi allora di fare un triduo a Maria SS. Ausiliatrice: non l'aveva ancor terminato, che la mia cara Vilma prese subito a migliorare, finchè si trovò perfettamente guarita. Non ho parole per ringraziare la Beata Vergine della grazia ottenuta.
31 gennaio 1912.
MENSA EVELINA, nata Moiso.
Brusino di Trento. - Sofferente da qualche anno di terribile nevrosi, causa a sua volta di insonnia, inappetenza e prostrazione generale di forze, era divenuto di peso agli stessi miei cari. Invano ricorsi a medici valenti, a medicine e a celebri stabilimenti di cura. Consigliato, mi rivolsi a Maria SS. Ausiliatrice, ed Essa, donandovi una salute soddisfacente, consolò me e la numerosa mia famiglia. Nella fiducia che questa buona Madre vorrà continuarmi la sua benedizione, Le rendo pubbliche grazie, ed invio un'offerta.
Settembre 1911.
DOMENICO CHESANI.
S. Benigno Canavese. - Quanto è buona Maria ! Affetto da enuresi, nessun rimedio era valso a guarirmi e già si era deciso di sottopormi ad un'operazione. Fu allora che ricorsi con fiducia all'Ausiliatrice incominciando una novena in suo onore, promettendo d'inviare un'offerta al suo Santuario per la celebrazione di due elesse in suffragio delle anime del Purgatorio. L'operazione non si è fatta, ed io sono perfettamente guarito.
27 dicembre 1911.
LUIGI JANS.
Pinerolo. - Grazie, o Maria!... Circa due mesi fa il nostro caro papà cadde gravemente ammalato, sicchè tenevamo prossima la sua fine. Nel dolore intenso T'invocammo, o Taumaturga Regina, promettendo di far pubblicare la grazia sul Bollettino, qualora ottenessimo la sua guarigione. E non fu invano. Al terzo giorno con stupore del medico era fuori pericolo, e dopo quindici giorni potè lasciare il letto completamente guarito. Innalziamo l'espressione della riconoscenza a M. Ausiliatrice.
16 gennaio 1912.
Sorelle MACAGNO.
S. Giorgio Lomellina. - L'estate scorsa il mio caro fratello fu assalito da un malore assai grave.
Consultammo medici, professori, ma tutti ci lasciarono concepire ben poca speranza di guarigione ! Che fare? La mia desolazione era al colmo! Il timore di perdere il fratello tanto amato, sostegno e conforto della famiglia nostra, mi riempiva l'anima d'angoscia. Mi rivolsi con fede a Maria Ausiliatrice, che altra volta ci aveva esauditi: incominciai una novena e con questa incominciò la guarigione dell'amato fratello, che ora gode ottima salute ! Mentre sciolgo la promessa, invio un'offerta per una messa di grazie.
1 febbraio 1912.
C. TERESA.
Prato S. Pietro. - Avevo il mio piccolo figlio, di 4 mesi, molto ammalato. Una tosse ostinata non gli lasciava un momento di requie; di più la febbre lo divorava. Vedendo che ogni rimedio tornava inutile, mi rivolsi a Maria Ausiliatrice sperando di ottenerne la guarigione. Infatti cominciò a star meglio, ed ora è fuori di pericolo. Ne sieno grazie ad una sì gran Madre!
29 gennaio 1912.
ANGELA MOSCHERI.
Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice, e alcuni pieni di riconoscenza inviarono offerte al Santuario di Valdocco per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, o per le Missioni Salesiane, o per le altre Opere di Don Bosco, i seguenti:
A*) - Adernò : Prof. Vasta Mercurio Alessandro - Alessandria : Chiarina Colle, io - Alice Castello : Averono Giuliano, 2 - id.: Massara Francesca - id.: Badesto Serafino, 4 - id. : Follis Margherita, 3 - Almese : Pietro Vicendoni, 5.20 - Aosta: P. T., io - id.: J. B. J. 5 - Arcore : Galbusera Enrichetta, 3 - Asti: Teresa Giovanelli, 5 - id.: Ferrero Francesco di Enrico, 5 - Ayas F. A., io - id.: Rolandin Maria G., i o - Attimis : Giuditta Binutti, 5.
B) - Barge : Matilde Sandrucci, 40, riconoscentissima, con ferma speranza di essere pienamente esaudita - Barone : Ermelinda e Domenica Vigliono, 5 - Bassano Veneto: M. B., 6 - Bobbio; Marina Troglia, 3 - Boca : Vittoria del Boca, 5 - Bologna: Pasi Dazia, 2 - Bolzano Vicentino Benedetti Carlo Francesco, 5 - Borgomanero Giuseppina Ambrosini, i - Bosconero : Maria Dezzutti, 5 - Bramois (Svizzera): Eugenia Ved. Barberini, 45 - Branzi di Bergamo : Maria Carletti - Brescia : Coniugi Conter, 6 - Brez : Floz-Magagna Giulietta, io - Bronte : Concettina di Bella di Rorano, io - Bronte : D. Giuseppe Meli Galvagno, 5 - id.: Vincenzo Catania, 5.
C) - Campo d'Arezzo : Giovanna de Paoli ved. Sonzogno, 3 - Campomolino : Maria Santuzzi, 3.50 - id. : Maria V., 5 - Camuns : Una pia persona, 3 - Canelli : Maria Bistagrino, 5 - Caraglio - Andrea Rorino, 2 - Cardè: Augusto Arduino, io - Carmagnola : Tomaso Lamberti, 25 - id.: Maddalena Appendino - id.: Caterina Quaglia - id.: P. T., 2 - Casabianca : N. N. 4 - Casoni : N. N. 6 - Cassina : Bambina Manzoni - Cassolnovo Suor Margherita Ponzone, 5 - Castigliole di Saluzzo : Maria Fornasero, io - Castions di Zoppola N. N. 5 - Catania : Gemma Saitta, io - Cavaglià N. C. io - id.: C. T. 25 - Ceresole d'Alba: Maria e Pietro Manno, 27 - Chawensod : N. N. 5 - Chiusa di Pesio : Coniugi Arbinollo, 5 - Cigliano Famiglia Balocco, 25 - Cisterna d'Asti: Angela Beardi - id.: Antonio Pavarino, 5 - Ciriè : De Filippo Natale - Collegno : Famiglia Rivoira, 5 - Comacchio : N. N. 3 - Crocefieschi : Zeffirina Croceo 6 - Cuneo : M. Lombardi, 6 - id.: Adelaide Calandra, io - id. : N. N. 4.
D) - Dogliani : Annetta Peisino, 5.
F) - Firenze : Emilia Carpanesi, 5 - id.: Fortunato Acci, 2 - Foglizzo : Canavese : Actis G. Calocero, a nome di Marianna Guarene di Rodallo - Fonzago : G. Cerato, 5 - Fossano : Francesco Panero, 15.
G) - Gallarate : A. G. Brusadelli Macchi, ioo - id.: Bonicalzi e Compagni, io - id.: Regina Forni ved. Rebitti - Garessio : Paolo Balbo - Genova Celestina Ivaldi - id.: Carmelina Gullino - Gergei : Rita Brughitta in Tronci, 1.50 - Ghemme Angelo Scarpia, 5 - Gonzaga : Palma Beltrami in Ferrari - Gordola : D. Ernesto Mortonoli, prevosto, 50 - Grangettes (Svizzera): C. M. 8.25 - Grénoble : Margherita Porraz, 5 - Greghentino : Teresa Gilardi Ved. Tentorio, u.
I) - Inverigo: Andrea Castelli, io - Ivrea: M. C., 2.
L) - Lavezzola : Cesira Seganti Mingarelli, 5 - Livorno : Angiolo Donati, 5 - Lozzo Cadore : N. N 5.
M) - Maestricht (Olanda): P. Ved. Sarolea, 5 - Marignone : D. Antonio Romani, io - Marostica Maria Chiminello, i - Marzamemi : Sebastiana Monteneri, i - id.: Giuseppina Celli, 2 - Mazzarino : Salvatore Alessi Batù - Milano : Regina Olivares Ved. Vismara, 5 - Milano : Giuseppina Z., 5 - id.: Teresa Pennati, z - id.: G. Gadda Testori 5 - Modena: Tubini Maria, io - Modica Alla: Una pia signora, 15 a mezzo del Can. Olivieri - Mombarcaro : Grosso Giov. fu Bartolomeo, 2 - Monale d'Asti: Giovanni Gatti, 5 - id.: Felicita Riccio, 5 - Moneglia : Francesca ved. Montirone, 5 - Montecastello : Cornelia M. Chiaraviglio, 3 - Montegalda : Basso Gianello Arpalice - Morgarolo : Maria Strada Colombani, 5 - Morsasco Maria Cavalli.
N) - Noli: De Scalzi Sac. Luigi, 5 - id.: Antognotti Maria, 2 - id.: Repetto Gerolama, i - id.. Maglio Rosa, 2.
O) - Orsara Bormida : Angelo Farinetti, 20.
P) - Pagnacco : Luigia Dorigo, 5 - Polombara Misse Pompili - Parigi : Silvia Giovannini - Pavia: Suore Canossiane, 3 - Peveragno-Pradebon D. Giovanni Baudino, 10 - Pisa: Adele Torrini, 5 - Pistoia. Benvenuta Pastorini, 5 - Polonghera Maria B. - Pontecasale : Bettino Turri, 20 - Priocca d'Alba : Antonio Abellonio, 4.
R) - Reazzino : Costantino Focada, 5 - Reggio Calabria : Dott. Giuseppe Morina, 5 - Rocca Grimalda : Secondino Claudio, 17,35 - Roccagorza : Zeffira Ghirette, 3 - Raddi : Domenico Bollano, 5 - Roma : Sofia Lanciarini, 5 - Rivarolo Canavese : Suor Beatrice B.
S) - Saint-Vincent : Alliod D. L. Arciprete, io - id. : Camilla Page, 5 - S. Benedetto in Perillis Lattanzio Sac. Angelo, io - S. Colombano Cortenoli : A. Dondero, 2 -- S. Daniele del Friuli : Teresa Fuga, 5 - id.: Anna Candusso, 1o - S. Stefano Belbo : Ida C. - S. Croce Bleggio (Trentino): Sorelle Martini, 5 - S. Arcangelo di Romagna Michele Nicoletti, io - Savigliano : S. E. 3 - Scarnafigi : Teresa Magnano - Schio : N. N. 5 - Settimo S. Pietro : N. N. 5 - id.: Dessi Vincenza, 5 - Sesto al Reghena : Angelina T. M. io - Spezia Egle Spina, 5 - id. : C. Dolziana, 5 - id.: Modesta Patroni, 25 - Stellanello: Aschieri-Conte Vittoria, 3.
T) - Terranova di Sicilia: Rosaria Nocera - Torino : Bruno Margherita - id.: Maria Fogliato - id. : Teresa Bardina, 3 - id.: Federico Mina - id.: D. M., io - id.: Teresa e Pasqualina Novasio - id.: Teresa Guglielmetto, io - id :. Angela Rey - id.: Cesare Casalegno - id.: Tresa Besino - id.: Teresa Marchisio, 20 - id.: Teresa Rubino 2 - id.: Famiglia Pulciano - id.: Elisabetta Borgetto - id:. M. D. J., 5o - id.: C. A. i - id.: Famiglia Gariglio, 3 - id.: N. N., io - id.: Bartolomeo Arduino, 5 - id.: Maria Ravetti - id. Innocenza Silvetti, 15 - Tortona : Agosta Felice, 1o - Trofarello : Masera Cristina.
E) - Udine : Coniugi Pedrazzini, 5 - id.: Della. Mora Bibiana, 5.
V) - Varazze : P. A. 3 - Vertova : Sorelle Paganessi di Francesco, 5 - Vigevano: Antonio Comelli, 5 - Vigliane d'Asti: N. N. 5 - Vigonovo Giulio De-Lorenzi, 2 - Villadeati : Luigi Demarchi, 15 - Villafranca d'Asti: Giuseppe Marocco - Villalvernia : Artana Rachele, 5 - Villanova Solaro : Gentile Marta, 5 - Villardora : Maria B. 8 - Vimercate : Michelina Gallarati Sironi, 5 - id. Antonio Sala, 5 - Volvera : S. M., 5
X) - Francesco Cogi - Paolino Righetti.
Santuario di Maria Ausiliatrice
TORINO-VALDOCCO
Ogni giorno, celebrazione di una santa messa esclusivamente secondo l'intenzione di tutti quelli che in qualunque modo e misura hanno concorso o concorreranno a beneficare il Santuario o l'annesso Oratorio Salesiano. Per ogni corrispondenza in proposito, come anche per celebrazione di S. Messe e per novene o tridui di Benedizioni col SS. Sacramento, rivolgersi al Rettore dei Santuario di Maria SS. Ausiliatrice, Via Cottolengo, 32 - Torino.
Dal 10 aprile al 10 maggio.
23 aprile: Apertura del mese di Maria Ausiliatrice -
Giorni feriali: Messe dalle 4,30 alle 10,30 - Ore 5.30 Messa, predica, benedizione - Ore 7,30 seconda Messa della Comunità - Alle ore 20: lode, predica, benedizione.
Giorni festivi: Messe dalle 4.30 alle 10,30 - Ore 5,30 e 7,30 Messe delle due Comunità - Ore 10 Messa solenne - Ore 15 e 16,3o, Vespri, predica, litanie e benedizione solenne.
Oratore: SAC. GIUSEPPE BRANCATI, Salesiano.
28 aprile: Solennità di S. Giuseppe. Sposo di Maria SS.ma - Ore 6 e 7,30 Messa della comunione generale. Ore 10 Messa solenne- Ore 16,30, Vespro, discorso e benedizione solenne.
3 maggio: Primo venerdì del mese - Ad onore del S. Cuore di Gesù, esposizione del SS. Sacramento per tutto il giorno.
A Valdocco.
Il 18 marzo convenivano e si fermavano per più giorni all'Oratorio tutti gli Ispettori delle Case Salesiane d'Italia e del Vecchio Continente, ad invito del rev.mo sig. D. Albera. Essi, in unione col Consiglio Superiore della nostra Pia Società, tennero importanti conferenze a meglio assicurare alle Opere di D. Bosco frutti copiosi consolanti; ed ebbero concordemente parole di alto encomio e di profonda ammirazione pei nostri Cooperatori, che hanno ovunque tanto interesse per le Opere Salesiane.
Con viva compiacenza rileviamo questa concorde dichiarazione e ci affrettiamo ad esprimerne ai lettori la nostra riconoscenza e, in ricambio, la promessa di ferventi preghiere.
Tra i figli del popolo.
CASALMONFERRATO. - L'Unione D. Bosco dell'Oratorio al Valentino ha festeggiato la domenica 18 febbraio il suo primo lustro di esistenza, con una Comunione generale nella Cappella provvisoria del Sacro Cuore. Celebrò la Santa Messa e rivolse ai giovani parole calde di affetto e di entusiasmo il rev.mo Canonico Teologo Umberto Rossi, delegato per l'azione giovanile in Diocesi. Nel pomeriggio si svolsero nell'ampio cortile animate gare di foot-ball tra le varie squadre formate tra i giovani dell'Unione stessa. Alla sera una simpatica ed attraente rappresentazione, ottimamente riuscita, traeva numerosi « al Salone D. Bosco» i giovani dell'Oratorio ed i loro parenti.
La sera dopo vi fu, fra la più schietta allegria, un banchetto sociale. Settanta e più furono i giovani dell'Unione che vi presero parte. Si lessero, fra applausi entusiastici, autografi di S. E. Rev. Mons. Vescovo, del rev.mo Don Albera, del rev.mo D. Cerruti ecc., e parlarono il presidente dell'Unione, Rag. Benedetto Riposo, il rev.mo Can. Rossi ed il direttore dell'Oratorio.
L'Autografo di S. E. Mons. Ludovico Marchese Gavotti diceva:
Ai nostri diletti figliuoli, membri dell'Unione Don Bosco, nel primo quinquennio di fondazione del loro benemerito Sodalizio, inviamo di tutto cuore le nostre congratulazioni ed i nostri augurii. Congratulazione per il bene che hanno fatto fin qui e per gli esempi di virtù che hanno dati ; augurii di santa perseveranza per l'avvenire.
Siano essi sempre giovani quali li voleva il Ven. D. Bosco, e, confidando nella protezione di Maria SS. Ausiliatrice, si lascino sempre da Lei guidare a quel Cuore divino, costì particolarmente adorato ed amato, nel quale troveranno ognora luce, forza, conforto.
Ed in pegno della nostra benevolenza ed affinchè gli augurii si compiano, li accompagniamo colla pastorale benedizione.
GORIZIA. -La distribuzione dei premi ai giovani che frequentano l'Oratorio Salesiano, si svolse solennemente il 14 gennaio. Precedette un trattenimento drammatico-accademico, riuscitissimo; e Mons. Faidutti che presenziava la festa, prima di passare alla distribuzione dei gremii fece una chiara esposizione di ciò che si fa nelle Case di Don Bosco ed esortò affettuosamente i ragazzi a frequentare l'oratorio : dove troveranno, diceva Monsignore, tutti i divertimenti leciti. L'oratore non mancò d'inneggiare alla venerata memoria del barone Sommaruga e del Padre Alpi, dicendo che si chiamerebbero lieti e felici, se potessero vedere così prosperare il loro caro oratorio. Il discorso fu coronato d'applausi.
Seguì la distribuzione dei premi; i premiati furono 130.
Il trattenimento fu inframezzato da scelti pezzi di musica, della banda dell'Oratorio.
TRIESTE - All'Oratorio Salesiano la domenica io marzo - scrive l'Amico - « fu gran festa: festa religiosa e festa civile per i giovani dell'Oratorio e per i loro benefattori. Alla messa delle 7 molti ragazzi si accostarono alla S. Comunione e a essi il direttore D. Rubino rivolse toccanti parole di incoraggiamento. Alle 10 celebrò la S. Messa il reverendissimo Prof. Fei, il quale tenne anche un breve discorso specialmente per gli adulti, in cui tratteggiando con magistrali pennellate la figura di S. Agostino e ricavando dalla vita di questo gran santo degli ammaestramenti salutari per la gioventù che sta per entrare nelle lotte dolorose della vita: S. Agostino, conchiuse, ci sia maestro e guida !
» Alla sera nel teatrino dell'Oratorio; letteralmente gremito di numeroso pubblico, il M. R. P. Antonino Luddi O. P.... dinanzi a Mons. Vescovo e a un'eletta schiera di benefattori e di benefattrici parlò lungamente sul tema: « Salviamo la gioventù! » L'egregio oratore esordì ricordando la bella e santa figura del primo successore di Don Bosco, Don Michele Rua, e poi passò a parlare dei gravi pericoli che incontra oggi la gioventù sulla sua strada e della necessità di porre un argine al dilagare della corruzione giovanile: opera santa fanno dunque coloro che in un modo o nell'altro cercano di salvare la gioventù e di preparare alla Chiesa e alla patria una densa generazione di figli devoti, religiosi e onesti, forti e sinceri, perseveranti nel bene ed eroici nella difesa delle nostre maggiori idealità. Lavoriamo dunque in questo grande campo dell'azione a favore della gioventù e il cielo ci sarà largo dei suoi favori. Il pubblico salutò l'oratore alla fine della sua smagliante conferenza con un lungo applauso, che fu una vera ovazione.
» E poichè tutte le cose belle si vedono volentieri e due o tre e anche più volte, fu accolta con vera simpali i la replica del grazioso melodramma: Colombo fanciullo...»
- Il Circolo Michele Rua si fa di giorno in giorno sempre più frequentato e fiorente. Le conferenze istruttive si alternano su argomenti importantissimi. La sera del 13 marzo u. s. il ch.mo prof. Fei parlò dinanzi a un bel numero di soci sulla Questione sociale e delle diverse scuole che vogliono risolverla. Esaminando accuratamente i capisaldi delle due scuole principali, e facendo risaltare la superiorità della scuola sociale cattolica, per il bene di tutta l'umanità augurava a questa di attuar presto nella società il grande ideale cristiano della libertà e della giustizia.
In Italia.
MARINA DI PISA. - La nuova parrocchia di Marina di Pisa, eretta dallo zelo pastorale dell'Em.mo sig. Card. Pietro Maffi e da Lui affidata ai Salesiani, si va allietando di cari frutti di fervore e di fede. L'Em.mo Principe, congratulandosene col Curato, gli esprimeva « le maggiori grazie... per il bene fatto, tra angustie non lievi » a quella popolazione « che nasce ora alla fede ed alla pietà, e nella quale fede e pietà si svolge con sì consolante rigoglio...» E continuava: « Dopo Dio, dopo Maria Ausiliatrice, a Lei tanto debbo, che seppe sì bene prestarsi strumento della grazia di Dio e della benedizione di Maria. Accolga adunque la testimonianza che sinceramente ed affettuosamente Le rendo e con me ringrazii il Signore del bene che ci ha dato di veder sorgere in tante anime avviate sì felicemente verso il cielo ».
MILANO. - L'Em.mo Card. Ferrari nell'Istituto S. Ambrogio. -- Togliamo dal « D. Bosco ».
« Con un tratto singolare di paterna bontà il 29 febbraio u. s. S. E. il Cardinale Arcivescovo si degnava visitare il nostro Istituto, verso il quale ha sempre nutrito speciale predilezione. Giungeva improvvisamente verso le ore 18, e veniva ossequiato dal direttore D. Saluzzo e dagli altri superiori.
» Parlò poscia ai giovani appositamente radunati in chiesa, manifestò la propria contentezza nel trovarsi in mezzo a loro, come da tanto tempo desiderava; e con quell'accento paternamente persuasivo che gli è tutto proprio li esortava a ben prepararsi alla S. Pasqua.
» Impartiva poi a tutti i presenti, ai parenti, ai benefattori, la pastorale benedizione.
» All'uscire di chiesa, S. E. veniva accolto dalle note allegre della nostra brava banda, mentre tutti i giovanetti lo festeggiavano e ricevevano dalle sue mani una medaglia.
» La visita del nostro amato Pastore fu per noi di vero conforto e di sprone a continuare con ardore nell'opera nostra...».
ROMA-TESTACCIO - Sacre Missioni in Santa Maria Liberatrice. - Furono un trionfo della parola e della grazia di Dio e per questo ci siamo riservati di farne un cenno speciale.
Fin dalla prima sera quei cari parrocchiani accorsero in folla a dare il benvenuto ai Missionari - tre ottimi padri Cappuccini - inviati appositamente dal S. Padre al Testaccio.
Tutte le associazioni parrocchiali erano al completo, schierate con il proprio vessillo dinnanzi alla porta maggiore della Chiesa, in una lunga e grandiosa sfilata.
All'ingresso dei Padri, il Parroco, commosso e trepidante, porgendo ad essi il Santo Crocifisso e affidando a loro l'amato suo gregge, rivolse sentite parole di augurio e di benedizione, alle quali rispose con slancio e con entusiasmo uno dei padri missionari, additando nel Crocifisso il Maestro, la Guida, il programma della Santa Missione.
Dopo i cantici e le preghiere di rito saliva il palco il dotto padre Raimondo da Serravezza, già noto per le sue prediche a S. Carlo al Corso, il quale con una parola facile e persuasiva incatenò fin dalla prima sera il numeroso uditorio, che andò man mano crescendo da gremire letteralmente la grandiosa Chiesa parrocchiale.
E fu veramente superbo ed imponente lo spettacolo di fede che diedero i buoni Testaccini in tutte quelle sere di predicazione, dove dalla parola piana e istruttiva di padre Raimondo a quella tutta brio e piena di fuoco di padre Marcello, mitigata da quella mite e soave di padre Diego nelle sue conferenze ai soli uomini, appresero chiaramente quali siano i loro doveri di cristiani e di cattolici in seno alle proprie famiglie ed in mezzo all'odierna società.
Benedizione dei bambini. - Nel pomeriggio della Domenica 14 gennaio, i Padri Missionari avevano invitato le marrone a portare alla Chiesa i loro bambini per la solenne benedizione dei medesimi. Fu davvero consolante il numero di coloro che vi intervennero. Più di 15oo bambini ricevettero l'abitino della Madonna con la Santa Benedizione che varrà, lo speriamo, a proteggerli e a liberarli da ogni pericolo ed a farli crescere buoni e santi figliuoli.
Prime Comunioni. - Un buon numero di giovinetti e di fanciulle, convenientemente preparate, il giovedì susseguente avevano l'invidiata fortuna di ricevere per la prima volta il Pane degli Angeli dalle mani di S. Eminenza il Cardinal Cassetta, che celebrò la messa della Comunione generale. A questa presero parte tutti i giovanetti e le giovanette che frequentarono durante la missione i Catechismi parrocchiali, accostandosi con profonda devozione ai Santi Sacramenti. A tutti, oltre un grazioso ricordino, fu servita un'appetitosa colazione.
Il Santo Viatico. - Nelle prime ore del mattino del sabato, accompagnata da numeroso gruppo di devoti, venne portata solennemente la Santa Comunione agli infermi. Gesù, sotto le specie Eucaristiche, passò benedicente per le vie del quartiere, e la sua benedizione valse a ritemprare i deboli ed a confermare i buoni nella pratica della fede.
Chiusura solenne. - Le missioni si chiusero solennemente la domenica 21 gennaio. In tutta la mattinata fu un affollarsi di fedeli alla santa messa Eucaristica e numerosissime furono le S. Comunioni alla messa delle 8, celebrata da S. Eminenza il Card. Vicario, che amministrò anche il Sacramento della Cresima a parecchi fanciulli e fanciulle.
Alla funzione della sera non esageriamo il dire che vi presero parte oltre due mila adulti, che ascoltarono con viva attenzione i ricordi dati con tanta efficacia dal valente padre Raimondo e ricevettero commossi la solenne benedizione papale. Quando il missionario terminò il suo dire col saluto cristiano sia lodato G. C., fu un coro immenso di voci che eruppe in un sol grido, solenne, potente, di amore e di riconoscenza verso quel Dio che avevano in quei giorni maggiormente conosciuto e più sinceramente amato. Seguì la benedizione del SS. Sacramento impartita da S. Eccellenza Mons. Ambrosi, Vescovo di Terracina.
TORINO. - Il 1° Congresso delle Ex-allieve delle Figlie di Maria Ausiliatrice, tenutosi in Torino dal 23 al 25 settembre, ha prodotto testè il frutto più consolante. La Rev.ma Superiora Generale, Suor Caterina Daghero, ha chiamato alla formazione del Concitato Centrale direttivo delle varie Associazioni organizzate e da organizzarsi, le signore e signorine:
Accornero Ernestina, Prof. Chiora M. Vittoria, Canavesio Brignone Maria, Berruti Cassinelli Casimira, Caviglione Coppa Emma, Ellena Fortunata, Fassò Cristina, Gastini Felicina, Muttis Bianca, Scaglia Teresa, Stallo Rosina, Stoppino Margherita, quali Consigliere ; Allatere Maria da Villa Santina (Udine), Babini Lucia da Cotignola (Ravenna), Barberis Ida da Genova, Bellotti Silvia da Vicolungo (Novara), Bianchi Giuseppina da Milano, Daghero Grosso Luigia da Piossasco, Gallante Antonietta da Villata (Novara), Pairazzi Mazza Luigina da Nizza Monferrato, Porta Teresa da Montanaro, Toncini Erminia da Gremiasco (Alessandria), a Delegate regionali.
Ora, in seno a questo Comitato venne eletto un Consiglio Direttivo per il pronto e regolare funzionamento della sua azione, così composto:
Canavesio Brignone Maria, Cassinelli Berruti Casimira, Prof. Chiora M. Vittoria, Scaglia Teresa, Stoppino Margherita.
In conformità all'articolo 9° del proprio regolamento, il Comitato Centrale « rispettando sempre l'autonomia e il carattere locale di ogni Associazione, darà il massimo appoggio morale e materiale a quelle Associazioni, Circoli, Unioni, ecc. che, sull'esempio della multiforme ed industriosa carità di D. Bosco » oltre i fini comuni a tutte le Asso ciazioni e si proporranno di attuare qualche nuova opera religiosa, morale, sociale, richiesta da speciali necessità locali ».
I fini comuni ad ogni Associazione sono: « a) ridestare fra le Associate i cari ricordi e di conservare i vincoli soavi dell'amicizia della loro giovinezza ed i frutti della cristiana educazione ricevuta dalle Figlie di Maria Ausiliatrice ; b) diffondere, nelle famiglie e nella società, lo spirito praticamente benefico di Don Bosco, corrispondente ai nuovi e molteplici bisogni del tempo ».
Noi pertanto, e al Comitato Centrale ed alle singole Associazioni delle Ex-allieve delle Figlie di Maria Ausiliatrice, facciamo ogni più caro augurio!
all'Estero.
BARCELLONA (Spagna). - Sulla vetta del « Tibi Dabo » lo scorso giugno - come ricorderanno i lettori - venne inaugurata la magnifica cripta del Santuario Nazionale che sorgerà ad onore del Sacro Cuore di Gesù qual monumento di riparazione, di fede e di amore della Cattolica Spagna. Mentre la splendida iniziativa - vagheggiata dal Ven. Don Bosco - va incontrando larghe simpatie, noi invitiamo i Cooperatori a pregare Iddio che susciti anime generose, le quali possano colla loro carità affrettarne il compimento.
ALESSANDRIA D'EGITTO. - Una festa di beneficenza. - Spigoliamo dal Messaggero Egiziano del 19 febbraio:
- Improntata alla più schietta simpatia fu la festa di beneficenza che si svolse... nelle sale del circolo e Michele Rua e, a favore dei duecento e più giovanetti che frequentano il Ricreatorio Festivo San Michele
» Assisteva l'illustre comm. Giuseppe Degiardè, presidente onorario del Circolo, ed a lui facevano degna corona la consorte signora Clotilde, il sig. Dimergian bey e signora, l'avv. Mario Vella, il R. P. Mario Veillat, il Consiglio direttivo, i soci ed altri signori.
» Esordì il sig. Alessandro Madiona, portando, a nome del Circolo, una parola di ringraziamento agli intervenuti per avere nonostante il maltempo e le numerose loro occupazioni, tutto lasciato a fine d'incoraggiare coloro che con tanto affetto si dedicano al bene dei figli del popolo che assiduamente accorrono al Ricreatorio ove, oltre i divertimenti proprii della loro età, trovano il compimento della loro educazione civile e religiosa.
» Seguì il direttore dell'Istituto Don Bosco, Sac. Dott. Argeo Mancini; ringraziò pur lui intervenuti e donatori; raccomandando a tutti l'Opera dei Ricreatori Festivi ed in particolare il Ricreatorio Festivo annesso all'Istituto Don Bosco.
» I giovanetti avevano preparato un canto d'occasione che eseguirono accompagnati dalla banda.
» Al complimento d'un ragazzetto, fatto a nome di tutti, tenne dietro la distribuzione dei numerosi doni che i giovanetti in bell'ordine si recarono a ricevere dalle mani dei gentili signori, mostrando la più espansiva soddisfazione e gratitudine... »
SLIEMA=MALTA. - La Benedizione della bandiera della e Salesian Boys' Brigade », cui accennammo nello scorso numero, diede luogo ad una solenne festa, gaja e riuscitissima.
Presiedeva S. E. Mons. Vicario Generale Can. L. Attard, delegato di Mons. Arcivescovo, e gli facevano corona non pochi membri del Comitato di onore della S. B. B. e scelto pubblico. Intorno allo stadio si accalcava una vera folla di signori, signore e giovanetti.
Le due Compagnie della S. B. B. (quella cioè di Sliema e quella di Birchircara), precedute dalla fanfara, entrarono in colonna serrata nell'ampio cortile, accolte da vivi applausi.
Mons. Vicario allora benedisse solennemente la bandiera ricamata con vero gusto e finezza dalla signorina Giulia Nuzzo, insigne Benefattrice dell'Oratorio, su grazioso disegno del signor Nicolò Vassallo. La cerimonia si svolse secondo i regolamenti militari, e fu commovente veder la bella bandiera ritornare lentamente fra le file delle Compagnie al suono del e God save the King », mentre i giovani della S. B. B. e i loro Ufficiali rendevano il saluto.
Padrino della Bandiera fu il signor J. Asphar, generoso Patrono dell'Oratorio.
Prima di consegnare la Bandiera, il Maggiore C. B. Sciortino K. O. M. R. rivolse al publico ed ai giovani belle e ben appropriate parole di saluto, d'incoraggiamento e di lode, che furono accolte da generali applausi.
Si svolsero in seguito vari attraenti esercizi svedesi, militari e ginnastici, allietati dalla note della Banda „ Duke of Connaught ".
La cara festa si protrasse fino al tramonto, e fu una bella affermazione della vitalità di cui gode la Salesian Boys' Brigade che, in meno di due anni, ha preso così rigoglioso sviluppo e guadagnato tante simpatie.
TALCA (Chile) - Un nuovo Oratorio festivo - Il 17 dicembre si collocò la prima pietra di un Oratorio festivo, che verrà intitolato dal Servo di Dio, il Salesiano D. Andrea Beltrami.
Compì la ceremonia - alla presenza del sig. Eduardo Orrega Ovalle, Intendente della Provincia - il rev.mo Governatore Ecclesiastico D. Luigi Espìnola Cobo. Il Parroco D. Luigi Escobar pronunciò un discorso di circostanza. Assisteva un popolo immenso. Le offerte raccolte per la nuova opera raggiunsero una somma cospicua. I lavori continuano alacremente. Ci auguriamo di dar presto la notizia dell'inaugurazione.
LA SERENA (Chili). - La distribuzione dei premi all'Istituto Salesiano fu preceduta da una bella Esposizione dei primi saggi degli alunni, che rimase aperta circa una settimana. I numerosi che la visitarono, ne andarono entusiasmati. La cerimonia della premiazione si compì il 17 dicembre.
Presiedeva il Vescovo diocesano e un'eletta schiera di signori e signore della città. Il sig. Gioachino Olivares disse un elevato discorso sull'educazione dei figli del popolo nelle scuole professionali salesiane. Molti i premiati. Frutto della festa un grande entusiasmo per dare maggiore sviluppo all'istituto.
SANTA TECLA (Salvador). - il Collegio S. Cecilia, invitato dal sig. Governatore Manuel A. Meléndez, prese parte al I° Congreso Agricolo-Industriale del Dipartimento della Libertà. Due ampie sale erano riservate al fiorente istituto Salesiano, che vi espose, numerosi, ammiratissimi saggi delle singole Scuole Professionali. I giornali locali nello scorso gennaio s'interessarono molto di questa mostra, ed ebbero le lodi più lusinghiere per la Direzione del Collegio e i singoli suoi Maestri d'Arte. La Giuria del Concorso assegnò alle Scuole Professionali del Collegio S. Cecilia un Gran Diploma, con Menzione Onorevole speciale e 25o scudi.
D. Carlo Bonacina.
Preposto Parroco di Brivio dal 1899, pieno d'intenso amore alla Chiesa ed al Papa e di zelo per le sane dottrine, compianto da tutti passava a miglior vita il 6 ottobre u. s.. Dicono le sue lodi la fede, la pietà e la frequente Comunnione da lui promosse nel suo popolo, i poveri da lui soccorsi, i pregiati opuscoli da lui composti, il tempio di Dio da lui ampliato e decorato, e molte altre opere sante. Fu anche un affezionato e generoso Cooperatore Salesiano. Sia pace all'anima sua!
Sac. Nicola Donno fu Ignazio.
Decurione dei nostri Cooperatori, spirava serenamente in Corigliano d'Otranto, a 67 anni, il 2 marzo u. s., dopo lunga malattia sopportata con edificante rassegnazione.
La Casa agricola « S. Nicola » e l'annesso Oratorio festivo hanno perduto in lui uno dei più cari benefattori; per parecchi anni egli vi prestò assiduamente l'opera sua come direttore spirituale. Anche nel paese, ov'era stimato e benvoluto da tutti per il suo zelo e la sua illibatezza di vita, ha lasciato larga eco di rimpianto. Una prece per il buon soldato di Cristo!
Stefano Romanengo fu Pietro.
Benefattore dell'Ospizio di S. Vincenzo de' Paoli in S. Pier d'Arena, volò al cielo il 26 novembre u. s. in Genova.
Cittadino integerrimo, lavoratore forte, pio, nella sua vita di ricco industriale maneggiò molti denari e non dimenticò il bisognoso e il poverello. I funerali solenni celebratisi nella Collegiata di N. S. delle Vigne riuscirono un plebiscito d'affetto. Numerose le rappresentanze de' pii Istituti, da lui soccorsi. Un suffragio pel buon Cooperatore!
Fiorina Simeoni.
Spegnevasi santamente il 14 novembre u. s. in Cittadella (Padova) come santamente era vissuta. Fu sposa- e madre esemplarissima, e tra i dolci affetti, che coltivò ardentemente nel suo cuore di sincera cristiana, nutrì un amore intenso all'Opera di Don Bosco, di cui fu sempre fervida cooperatrice. Una prece per l'anima benedetta.
FACCIAMO anche particolari suffragi per i seguenti defunti dal 1° maggio al 1° dicembre 1911.
Abate Dato Maddalena - Cavour.
Abate Pietro - Bergamo.
Alberti mons Andrea - Gandino. Alfonso can. Francesco - Palermo.
Alicandro Benedetta di Pasquale - Minturno. Ambiveri Angelina - Cerrata Sotto. Artusi Regina - Cortabbio. Arponi Pietro - Monza. Balladore D. Pietro - Chiari. Ballarini Rosa - Modena. hai ano geom. Carlo - Asti. Ballarlo Giuseppina - Asti. Battaglia Care - Torino. Battaglino Anna - Conegliano d'Alba. Baruffaldi Carolina - Cortabbio. Bedeschi Adele - Modena. Benedetto Francesco - Torino.
Bergoglio G. B. - S. Cristoforo.
Bertone Maria - Ivrea.
Bertarnini Caterina - Vignole (Trentino). Bertolotti Cappellino ved. Giovanna - Cuneo. Bertonasco Eugenia - Vesime. Bertuzzo G. B. - Sandrigo. Beltili Maria fu Vincenzo - Soave. Bedolo Giovanni - Pavone Canavese. Bianchi suor Carolina - Arona. Bianchini conte Giuseppe - Venezia. Bono Claudio - Torino. Bottassi Giov. Batt. - Peveragno. Buffi prof. Vincenzo - Barrafranca. Buratti D. Carlo, arciprete - Gambugliano. Burzio Margherita - Poirino. Bussandri Santina ved. Balestra - Zibello. Cagnoli Pietro - Roma. Calì cav. Antonino - Palermo. Camerano Isabella ved. Porcellana - Asti. Caneva cav. Riccardo - Valdagno. Camini Cesare - Roma. Carisio Teresa ved. Fiorio - Torino. Casalegno Luigi - Nizza Monf. Castagnotti Amedeo -- Lequio Berria. Chialma Pietro - Udine. Coggo Filippina Rossi - Possano.
Colletto can. cav. teol. Avvocato, parroco -- Baule. Collina cav. Luigi - Milano. Colusio D. Antonio - Montalenghe. Cornetti Maddalena, maestra - Bellinzago. Corno Maria - Mombello Torinese. Costanzo Giovanni - Bianzè. Crayon Giovanni - Varazze. Cuva cav. Alessandro - Gagliano Castelferrato. Dal Pozzo Antonietta - Sampeyre De Ricci D. Antonio - Laggio (Belluno). De Ambrosi Pio - S. Salvatore Monferrato. Del Favero Giuseppe - Lozzo Cadore. De Maria Giacinta - Torino. Denina Carolina - Torino. Di Franceschi Salvatrice - Sutera. Di Renzo D. Giov. Batt. - Roma. Donati Luigi - Saluggia. Duchessa d'Adragna - Palermo. Elia ved. Caterina - Torino. Evangelisti Annunziata - Ostia. Fadanelli Margherita - Cembra (Trentino). Fantinato Anna ved. Gurian - Bagnoli. Passino Maria ved. Garzena - Cuneo. Fauchier Eugenia - Macerata. Ferrari Luigi - Bologna. Ferrini 'Deodori coni. Albina - Roma. Ferro Lucia - Cuneo.
Ferrua Forno Olimpia - Torino.
Filippa Margherita - Castagnole Piemonte. Fioravanzo Amelia - Dueville. Forti Enrica - Roma.
Fracanzani cont. Anna ved. Nazari --- Este. Franchero Micheloni - Rimini. Franciolo Maria - Vignole Borbera. Frola Maria - Casablanca Verolengo. Gaj Giuseppe fu Sebastiano - Vigliano. Gagliardi Domenico - Molfetta. Galassi Francesco - Loreto.
Galfione D. Giacomo - Castagnole Piemonte. Gallina Maria - Udine. Gandolfo Lucia n. Raimondo - Cuneo. Garbari Massenza - Trento. Garberoglio Lucca ved. Capra - Agliano. Garione Luigia - Casabianca di Verolengo. Giacomuzzi Luigi -- Ziano (Trentino).
Giannini Margherita in Jacobini - Genzano di Roma. Gilmozzi Rosa - Ziano (Trentino). Giuria Nicolina - Zinola.
Givogre Giov. Batt. - Pralormo. Ghedini Trotti Luigia - Pontecchio. Golni Giorgio - Caldogno. Grassi Anna - Clusone. Grimaldi avv. Diego - Busca.
Grisanti Domenica - Baselga (Trentino). Guarnerini D. Pietro - Chions. Imarisio Malia - Villanova Monferrato. Ingraito Paolo - Palermo. Jacono Orsola - Levrara Fontana. Lanza Maria - Torino. La Rosa sac. Giovanni - Palermo.
Lonardi Emma di Frane. -- Marano di Valpolicella. Maglio Anastasia - Grottadella. Maloria Clotilde - Chieri. Martora Angela - Cividale Mantovano. Manzoni Carolina - Cortabbio. Mancia Domenico - Tolle Polesine. Manini Maria - Manerbio. Manini olimpia - Manerbio. Mantarro Carmela fu Ros. - Misserio. Martini Giusta ved. Peano - Boves. Martirio Sartina - Finalmarina.
Minozzi can. prof. D. Sante - Camucia.
Montà Maria ved. Bonardi - Bra. Morando Battista - Castiglion Tinella. Nardin Caterina - Seganzano.
Naretto Vincenzo di Argentera - Rivarolo Can.. Negro Virgilio - S. Michele d'Asti. Noce Antonietta ved. Piccione - Varazze. Nordio Domenica - Chioggia. Occhietti Margherita - Monteu Roero. Olmeda Celeste - Montevecchio. Onesti Matilde n. Giovalli - Venaria Reale.. Ornato Emilia - S. Pier d'Arena. Padovani Rosa - S. Pietro Incariano. Paglialunga D. Gioachino - Ostra. Palladino Albina - Guarene. Pardi Caterina ved. Annovazzi - Introbbio.. Pellegrino can. Antonino - Marsala. Pellizzari D. Domenico - Volta Brusegana. Penna Filomena ved. Bonelli - Terralba. Pennazio mons. Antonino -- Palerrno. Perotto Maddalena - Giaveno. Fertile Domenico - Gallio. Piazzi nob. Francesco - Ponte Valtellina. Piras mons. Raffaele, vescovo - Penna Atri. Polito mons. J. A., arciv. tit. - Corfù (Grecia).. Primaveresi cari. Andrea - Lugano. Puglietti Rosalia - Negarine. Ranzone Chiara --Pandirio. Rayneri Giov. Batt. - Torino. Retina D. Vincenzo - Palermo. Rigbetti Alessandro - Negro. Righini Ester - Tirli (Firenzuola). Righini Matilde bar. di S. Giorgio - Possano.. Richieri Adele - Magliaro Alpi. Ripamonti Maddalena - Villafranca Piemonte... Rista Secondina ved. Alciato - Portula. Rizzardi Luigi - Coredo (Trentino). Roasio Rosa ved. Santos - Cagliari. Ronchi Mascagni Maria - Zocca. Rossi Caterina - Strambino. Rossi Filippo - Strambino. Rossi Maria - Negaruie. Rossi Natalina - Strambino. Rossi Cpdello Adelaide - Ceresito. Rota cav. Giuseppe - Trieste. Saetta ing. Pasquale - Caltanisetta. Saettone Bartolomeo - Savona. Samonini Rosina - Ceppomorelli. Sauna Margherita - Sinaxis. Saetta Maria Grazia - Sinaxis. Santi Antonio - Filecchio. Sartori Elisabetta - Conegliano Veneto.. Savino can. Salvatore - Troja. Scatarro sac. Giuseppe - Palermo. Scudeletti Vincenza - Madone. Sequenza prof. Filippo - Messina. Sertorio Giacinto - Torino. Signorelli Emilia - Vespolate di Tornato. Sinteoni Rachele ved. Norcesi - Belluno. Spinelli D. Federico - Salonicco (Ticino). Sturale Rosarni fu Vinc. - Missano. Tabasso Agostino -- Cavallermaggiore. Tacchini D. Carlo -- Paderno Talice Blesi cav. Luca - Ricaldone. Tamagnone Stefano - Riva di Chieri. Trone Giuseppe - Castelrosso. Togliatto Antonio - Sassari. Tognazzi suor Giuditta - Torino. Todaro Gioachino - Acireale. Tosi Carlo - Trecate.
Travaglia Rinaldo - Cavedine (Trentino).. Trionfera Zaira - Valmontone. Trionfi march. Riccardo - Ancona. Terra Maddalena - Gallio. Valli Amalia - Sacconago. Valsecchi Giuseppe - Barzio. Vantini Emilia - S. Pietro Incariano. Vanzetta Lucia - Ziano (Trentino). Vaira Giovanni - Savigliano. Venturi Agostino - Lovetto. Vercellio Teresa - Collabrigo.
Vercellotto Giuseppe - Casabianca Verolengo. Verità comm. avv. Giuseppe - Alessandria d'Egitto. Vesco Benedetto - Alcamo. Vettori Arcadio - Manzano (Trentino). Volpi D. Agostino - Arola.
Zabaglio D. Francesco - Villa Sommariva di Trenezzo. Zanichelli Carlo - Bologna. Zerbone Carolina ved. Gandolfo - Pontedassio. Zivelonghi rag. Giulio Cesare - Verona. Zulian Davide - S. Paulo.