ANNO XXXVI - N. 2 Torino, Via Cottolengo, 32 FEBBRAIO 1912
PERIODICO DELLA PIA UNIONE DEI COOPERATORI SALESIANI DI D.BOSCO
SOMMARIO: La missione della donna cattolica 33
I Circoli Sportivi cattolici 35 Tesoro spirituale
Omaggi a D. Bosco e al suo sistema educativo - L'opera sua e quella del suo 1° Successore 37 Dalle terre dei nostri Emigrati. . 40 DALLE MISSIONI : I Missionari partiti pel Congo - Rep. Argentina: In una borgata d'Araucani -Terre Magellaniche : « Folklore » fueghino . > 43
IL CULTO di MARIA SS. AUSILIATRICE: Un nuovo favore pontificio - Pel 24 corrente - Chiese e Cappelle - Grazie e graziati . .
NOTE E CORRISPONDENZE: In onore di S. Francesco di Sales - Il Presidente del Brasile nel Collegio Salesiano di Nictherov - Nella Federazione Internazionale degli Ex-allievi - Gli Ex-allievi - Tra i figli del popolo - Notizie varie: Italia, Estero 53
Necrologio 62
IL giorno 8 dello scorso gennaio il Santo Padre Pio X riceveva in udienza un largo stuolo di ascritte all'Unione fra le donne cattoliche d'Italia. Erano centotrenta Presidenti, accorse al Convegno Cattolico di studi e di attività femminile, oltre cinquecento ascrìtte all'Unione medesima, con a capo la Presidente Generale, donna Cristina dei Principi Giustiniani Bandini, la quale lesse a Sua Santità un devoto indirizzo di omaggio.
Il Vicario di G. Cristo, dopo aver .ringraziato la Presidente Generale per avergli procurato il piacere di vedere riunita una così numerosa schiera di buone e brave donne, disposte a sopportare ogni sacrificio per mantenere coraggiosamente salda la loro Unione:
« Vi ringrazio, disse, di questa soddisfazione che mi avete procurata, e faccio voti perchè sempre unite rimangano queste buone figliuole, sempre in pieno accordo tra loro. E quest'unione, questa concordia, noli potrà mai venir meno se esse terranno sempre fisso lo sguardo a chi governa la nave nel mare burrascoso dell'età nostra, al Papa, all'Autorità Ecclesiastica che lo rappresenta....
» A questo modo potrete operare miracoli e adempiere degnamente la missione nobilissima affidata alla donna. Vi chiamano il sesso debole, ma voi siete capaci di dare esempi mirabili di fermezza, di quella fermezza della quale non sono capaci i così detti uomini forti che non conoscono la virtù sublime del sacrificio ».
E quindi - scrive l' Osservatore Romano - Sua Santità « ricordava come la loro missione possa riassumersi in questi tre punti : missione di religione mediante la diffusione dell'insegnamento religioso; insegnamento specialmente pratico, con l'esempio delle cristiane virtù, perchè giova assai più quello che si vede di quello che si ode, quello che si opera di quello che si dice; missione di carità che può esplicarsi in mille modi, non soltanto verso glì indigenti, ma altresì, e meglio ancora, verso coloro che hanno bisogno di essere richiamati sul retto sentiero della virtù, dalla parola della verità, che sulla bocca della donna cristiana è capace di fare miracoli; missione di sacrifizio, e questa non occorre raccomandarla alla donna che la intende e sa compierla per eccellenza ».
In questo triplice richiamo è tutto un programma d'azione, comune alle nostre Cooperatrici. Don Bosco istituì la Pia Unione dei Cooperatori, non solo per assicurare un appoggio morale e materiale alle sue Opere, ma anche per allargarne il campo e moltiplicarne i frutti, col diffonderne lo spirito in mezzo alla Società. I Cooperatori e le Cooperatrici Salesiane devono essere - nel concetto di Don Bosco - i più ferventi, i più attivi, i più generosi cristiani. Pertanto le norme che il Santo Padre ha dato alla Donna Cattolica dei nostri tempi, devono essere seguite eziandio dalle nostre Cooperatrici, appunto perchè rispecchiano così fedelmente lo spirito della Pia Unione, che vengono a comprovare la verità delle parole di Don Bosco: « Verrà un tempo, in cui il nome di Cooperatore vorrà dire vero cristiano ».
Giova quindi illustrar brevemente la splendida esortazione.
Il Santo Padre raccomanda in primo luogo una missione ili Religione ; ed a ragione, poichè la Fede è pei credentì la base di tutto l'edifizio spirituale, è la fonte di ogni opera buona, è l'esca perenne che alimenta le fiamme della carità e le innalza fino al più sublime sacrifizio.
Anche ogni Cooperatrice Salesiana dev'essere una donna di fede : e di fede profonda, che le sia norma inflessibile nei pensieri, negli affetti e nelle opere; di fede ardente, sicchè non resti nascosta nell'animo con pericolo d'illanguidire e di spegnersi, ma brilli luminosa al di fuori con lo splendore dei fatti. La predica migliore è quella dell'esempio: siamo indefessi nel comunicare agli altri la dottrina, lo studio e l'amore della religione; ma intanto la cura più grande sia d'essere noi stessi esemplari.
La Fede senza le opere è morta e le opere che essa deve produrre sono opere di carità verso Dio e verso il prossimo. Non ama Dio chi non esercita una missione di carità verso i fratelli. E l'Associazione dei Cooperatori Salesiani è appunto - diceva Don Bosco - « come un Terz'Ordine degli antichi, colla differenza (si notino bene le parole) che in quelli si proponeva la perfezione cristiana nell'esercizio della pietà; mentre qui si ha per fine principale la vita attiva nell'esercizio della carità verso il prossimo e specialmente verso la gioventù pericolante ». Se i Cooperatori e le Cooperatrici approfondissero e ricordassero sempre queste parole, quante lagrime di più verrebbero asciugate e qual maggior numero di anime arriverebbe al paradiso! Oh quante volte - è commovente il ricordo - il nostro Venerabile Padre, al termine omai dei suoi giorni e cadente per le diuturne fatiche sostenute, a chi gli ricordava con figliale tenerezza il gran bene operato, gli oratori e collegi aperti, le migliaia di giovani cristianamente educati, le tribù selvagge conquistate alla Chiesa ed alla civiltà, fu visto piangere, mentre con accento di profonda umiltà e convinzione andava esclamando:
- Quanto bene di più si sarebbe potuto fare, e si sarebbe fatto, se Don Bosco avesse avuto più Fede !...
Chi ha la Fede, o cari lettori, non può non estendere i suoi pensieri e non offrire almeno le sue preghiere pei bisogni del prossimo; e chi non l'ha è un egoista, che occupa ingiustamente un posto sulla terra. Quaggiù dobbiamo tutti aiutarci; ma solo colui, che docile agli inviti della grazia segue animoso la via che gli rischiara la Fede, non si arresta a nessuna delle difficoltà che si frappongono all'esercizio della carità e si sobbarca a qualunque sacrifizio.
Buone e zelanti Cooperatrici, anche la missione del sacrifizio è un dovere di tutti i cristiani. Per far del bene, occorre sacrificare sempre qualche cosa, ora il proprio gusto, ora le proprie comodità, ora le facoltà ed anche la vita. Ricordiamo che un'opera tanto più vale, quanto più costa; quando non costa nulla, è segno che noli ha valore.
Ma non crediate che non abbiano valore e gran merito innanzi a Dio le pie sollecitudini e i continuì sacrifizî che s'impongono tante zelanti Cooperatrici, pur di fare un poco di bene ad esempio per dire una buona parola a fin di ritrarre dal cattivo sentiero questo o quel giovane, questa o quella povera figlia, e mantenere sulla retta via un'altr'anima, o per raggranellare qualche moneta da dare in elemosina e per cento altre opere buone; e ciò senza avere - alle volte - nessuna soddisfazione e nessuna consolazione.
Vi consoli però, o Cooperatrici Salesiane, e vi sproni a progredire alacremente per questa via la parola di Gesù, che dice: Date e vi sarà dato la misura che avrete usata con gli altri sarà usata con voi! Date con zelo la Fede alle anime, e fate la carità ai corpi con ogni doveroso e possibile sacrifizio ; e Dio darà a voi, e alle vostre famiglie, quaggiù quella pace che supera le felicità terrene, insieme col centuplo della carità che fate; e nell'altra vita vi porrà al possesso di una felicità senza fine.
Ho veduto qualcuno sorridere perchè vi sono dei circoli sportivi che prendono il nome di cattolici parendo ridicolo che lo sport possa avere una religione, o fare, al contrario, professione di ateismo; ma la funzione che tali circoli esercitano nell'azione cattolica è tale che essi vanno invece incoraggiati e diffusi. Per altro bisogna badare che essi, appunto in vista di tale funzione, devono rispettare certe norme, senza le quali il nome di cattolico sarà da essi solo abusivamente portato.
Lo scopo di questi circoli è, o di permettere a giovani di schietta e sicura professione cattolica di esercitare lo sport, senza pericolo che la loro fede riceva danno, oppure di fornire collo sport a giovani cattolici non ancora saldi nella fede loro, o non ancora usi alla vita intimamente cristiana, un mezzo gradito di rassodarsi nelle loro credenze e nella pratica della religione e di impregnarsi di quello spirito cristiano che valga a renderli atti a compiere il bene richiesto dalle condizioni odierne della società. In ogni caso il nome di cattolico non dev'essere una lustra per nascondere una cattiva costituzione, nè un puro ricordo dell'idea buona che inspirò del circolo la nascita e che non si è più voluta mantenere; ma la schietta affermazione d'un principio sentito e professato, o da tutti i soci individualmente, o da chi presiede al circolo ed è in grado di regolarne il funzionamento in armonia con quel principio.
Il circolo sportivo cattolico dovrà perciò esigere scrupolosamente che la condotta privata dei soci sia non indegna di un cattolico. Senza pretendere che i soci abbiano fino da principio quell'altezza di vita cristiana a cui si vuole condurli appunto mediante il circolo, è chiaro che non è da accettarsi per socio, nè per decoro del circolo, nè per il malo influsso che potrebbe esercitare sugli altri soci, chi manca ai suoi stretti doveri di cristiano, e specialmente chi lasci a desiderare dal lato del costume, o sia uso a contegno o linguaggio irriverente verso cose o persone sacre. Per costui si usi altri mezzi affine di ricondurlo sulla retta via; ma, in ogni caso, non gli si affidi mai il compito alto e superbo di schierarsi sotto un vessillo che porti il nome santo di Cristo, e che egli non saprebbe nè onorare nè difendere.
Deve inoltre il circolo sportivo nel suo funzionamento non lasciarsi mai andare a niente che offenda il principio cattolico, e quindi non- prender parte a manifestazioni che possano essere di significato dubbio, o che si può temere possano riuscire a disdoro del norie di cattolico, nè a riunioni che impediscano l' adempimento dei doveri del cristiano, come l'ascoltare la Messa di festa o il mangiar di magro nei giorni prescritti: non essendo lecito, per contentare i giovani che desiderassero tale o tale altro svago o perchè possano figurare in gare e concorsi, farli peccare, o ingenerare in loro l'idea, tanto diffusa oggi, che certi doveri si possano anche trascurare quando ciò non si faccia per disprezzo. Ed è tenuto il circolo anche a scansare quelle forme di giuochi o di divertimenti che siano contrari alla volontà o al desiderio di chi nel circolo, o nella parrocchia, o nella diocesi ha l'autorità religiosa, ed è responsabile dello spirito cristiano del circolo, come anche tutte le altre forme che una oculata prudenza dimostrasse pericolose per quelle virtù a mantenere od eccitare le quali il circolo è sorto.
il circolo sportivo ha poi per azione precipua 'li provvedere, sia pure in modo prudente e che non spaventi i soci, a risvegliare in essi una salda e sicura coscienza cattolica, per farne degli individui che pratichino la vita cristiana, per innamorarli del dovere della carità sociale, per iniziarli all'esercizio di questa carità, per far sì in una parola che la fede loro, eccitata, custodita e rafforzata nei primi empi, si traduca in forza operante per il bene del prossimo e per l'orientamento della società verso Dio. Esso dovrà dunque agevolare ai soci l'adempimento dei doveri religiosi e fornir mezzo ai migliori di esercitare la pietà in qualcosa di più che il semplice dovere che suol dirsi stretto, creando in seno al circolo speciali gruppi, congregazioni, ecc., che favoriscano la pratica della religione e l'esercizio della carità; e dovrà istituire scuole di cultura sociale e di propaganda o simili, o indirizzare i soci più adatti a cotali scuole, se già esistono nella città fuori del circolo. Ma si avverta che questi soci, i quali così si avviano al lavoro sociale devono esser presi dal nucleo di quelli che più coltivano la pietà e la carità; dovendosi ben fissare l'idea che il lavoro sociale cattolico non è un divertimento, nè uno sfogo di energie indisciplinate, nè un modo di soddisfare l'ambizione personale, ma è una vera missione cristiana, che dev'essere sentita profondamente e di cui si devono investire con coscienza, pronti ad incontrare per essa qualunque sacrifizio, qualunque delusione, qualunque insuccesso, qualunque persecuzione, e ehe quindi non può essere compiuta se non da chi è divenuto saldo nella fede e nella pietà, che è l'esercizio di quella fede, e si è acceso dell'amore del prossimo e della carità, che è l'esercizio di quell'amore.
Se risponde a queste idee, il circolo sportivo potrà davvero dirsi cattolico. I circoli che fanno soltanto lo « sport » e nei quali non si coltiva la pietà e il sentimento del dovere sociale, o almeno non si lavora per arrivare a tale .scopo, sono da radiarsi dall'albo dei circoli cattolici. Nè si tema danno da ciò. Se tali circoli si sono inscritti nell'organizzazione cattolica solo per ricavare qualche vantaggio nell'esecuzione del loro programma o per avere un'etichetta che li renda rispettati, è meglio che essi lascino le nostre file e tolgano il pericolo che da essi vena qualche disdoro al nome di cattolico: se invece essi tengono, più che a questo nome, alla sostanza che esso indica, essi non avranno difficoltà ad uniformarsi a quelle norme, che sole sono capaci di garantire questa sostanza.
Urge che le associazioni giovanili cattoliche si vadano perfezionando dal punto di vista della qualità dei soci: tanto più urge per quelle sportive, per le quali e per il reclutamento dei soci che spesso e necessariamente meno rigoroso, e per il genere di lavoro a cui essi si dànno, più grande che per le altre è il pericolo di scortarsi dalla retta via.
Nè odio di persone, nè basso sentimento verso qualche associazione inspirarono questo scritto: ma solo la speranza di potere ovviare ad inconvenienti che l'esperienza ha posto in chiaro, e l'autore pei giovani cristiani che vorrei assurgere ad alto grado di virtù, e il desiderio vivissimo che la causa cattolica, la causa della nostra fede santa, donde è venuta e ha da venire di nuovo la salute della società, vinca e trionfi: e vinca e trionfi per mezzo di quella gioventù che, se è cara e bella sempre, tanto più lo è allora che, animata dal raggio della fede, t lette ai piedi di Cristo tutte le forze della sua fibra, tutti i pensieri della sua mente, tutti i palpiti del suo cuore.
(1) Togliamo dal fascicolo « Gli Oratori Festivi e le Scuole di Religione - Eco del V Congresso tenutosi in Torino il 17-18 maggio 1911 » edito a cura del rev.mo sig. D. Albera e inviato lo scorso mese agli Ecc.mi Arcivescovi e Vescovi e RR. Parroci d'Italia, questo interessante articolo del prof. Rodolfo Bettazzi.
I Cooperatori Salesiani, i quali confessati e comunicati divotamente visiteranno qualche Chiesa o pubblica Cappella o se viventi in comunità la propria Cappella privata, e quivi pregheranno secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, possono lucrare l'indulgenza Plenaria:
ogni mese:
1) in un giorno scelto ad arbitrio di ciascuno ; 2) nel giorno in cui faranno l'esercizio della Buona Morte;
3) nel giorno in cui si radunino in conferenza;
dal 1 febbraio al 10 marzo
1) il 2 febbraio, Purificazione di Maria SS.ma;
2) il 22 febbraio, Cattedra di S. Pietro in Antiochia.
Inoltre : ogni volta che essendo in grazia di Dio (senza bisogno di accostarsi ai SS. Sacramenti o di visita a qualche chiesa) reciteranno 5 Pater, Ave e Gloria Patri per il benessere della cristianità ed un altro Pater, Ave e Gloria Patri secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, lucreranno tutte le indulgenze delle Stazioni di Roma, della Porziuncola, di Gerusalemme e di S. Giacomo di Compostella.
Tutte le indulgenze concesse ai Cooperatori sono applicabili alle Anime Sante del Purgatorio; ma pel loro acquisto è richiesta la recita quotidiana di un Pater, Ave e Gloria Patri secondo l'intenzione del Sommo Pontefice coll'invocazione: Sancte Francisce Salesi, ora pro nobis.
Omaggi a D. Bosco e al suo sistema educativo.
L'OPERA SUA E QUELLA DEL SUO I° SUCCESSORE
IL fecondo scrittore danese JOANNES JóRGENSENN che dopo la sua conversione al cattolicismo va arrìcchendo la letteratura cristiana di belle opere, tradotte alcune ìn varie lingue, nel suo « Mosaico Romano » ha un intero capitolo su D. Bosco, intitolato: Un Evangelista. Noì ne offriamo ai lettori un sol passo, tradotto dall'edizione tedesca (cfr. Rómische Mosaik von Johannes Jòrgensen; ed. Benziger), nel quale pone in splendìdo rilìevo il sistema educativo del nostro Fondatore.
« Si può dire con verità che pochi uomini del secolo XIX hanno fatto più di D. Bosco per la Evangelizzazione del mondo. Egli era un Evangelista nel più profondo senso della parola - egli era stato unto per evangelizzare i poveri, egli fu mandato a curare coloro che hanno il cuore spezzato, ad annunziare agli schiavi la liberazione, a rimettere in libertà gli oppressi, a predicare l'anno accettevole del Signore (Luc. IV, 18-19).
» D. Bosco non era solo un eroe del cuore - egli era un talento spirituale, un pensatore d'idee proprie, uno scrittore di grido... Spigolo da un suo scritto biografico -Vita di Luigi Antonio Colle (1) - le seguenti considerazioni, che hanno insieme il vantaggio di farci conoscere i principii pedagogici, secondo i quali D. Bosco educava la sua grande schiera di giovani.
« Guai al bambino, scrive egli, se non si bada ad altro che a sviluppare la sua facoltà intellettuale e quella di sentire, la quale ultima, per un triste errore, si ama di tenere per una facoltà; e guai se, in conseguenza, si tralascia del tutto di educare la facoltà umana principale, l'unica sorgente di vero e puro amore, la volontà, di cui la sensibilità è soltanto un'immagine ingannevole!
» Se l'intelletto e il sentimento si sviluppano troppo per una cultura intensa, assorbiscono tutte le forze della vita e le facoltà dell'anima; e in breve queste raggiungono un'estrema vivacità congiunta con la maggiore raffinatezza, perciò la più pericolosa.
» Il bambino comprende presto; la sua fantasia si scalda e diviene mobile; il suo sentimento vivace incanta tutti quelli che lo vengono a conoscere.
» Ma tutte queste splendide prerogative sono appena in grado di coprire la insufficienza più triste, la più incomprensibile debolezza.
» Il bambino e più tardi il giovane si inebriano delle loro fantasie, non sono capaci nè a pensare nè ad agire logicamente; mancano totalmente di sano criterio, di tatto, di moderazione.
» Non cercate in loro, nè ordine, nè metodo. Il giovane, nel suo pensare, come nel suo operare, è confuso, incoerente. Ieri v'affermava con entusiasmo l'una o l'altra verità ; oggi vi sostiene con egual forza di persuasione precisamente il contrario. La sua ragione viene oscurata dalla debolezza della sua volontà, e non gli permette di pensare seriamente e coerentemente. Egli riceve tutti i suoi giudizi ed opinioni dal di fuori, e li fa suoi solamente perchè hanno corrisposto alla sua fantasia, o con la loro sensazione hanno toccato la sua sensibilità; ma colla medesima leggerezza li lascia di nuovo cadere; essi non gli corrispondono più; altre teorie più risplendenti hanno incatenato questo spirito mobile.
» Troppo furioso, com'egli è, per poter leggere nel proprio interno, conosce solamente la superficie del suo essere, cioè lo stato dell'animo che cambia.
» Pronto ad acconsentire a tutti questi movimenti, crede di volere sul serio ciò che lo alletta per un momento; e poichè non è capace di resistere a sè stesso, eseguisce subito senza riflessione ogni nuovo progetto
» Ma non compensa almeno il cuore ciò che manca alla volontà? La sensibilità, molto coltivata, non ha dato al giovane un cuore tenero ed amoroso?
» Ah! qui troviamo il medesimo vuoto e la medesima mancanza di coerenza, come di intelligenza. Il giovane si affeziona facilmente, ma quest'affezione si raffredda altrettanto facilmente.
» Senz'essere propriamente cattivo, egli non conosce altra legge che il suo capriccio... Facile infiammabilità e incostanza, ecco il fondamento di un tal carattere. Si è voluto formare un uomo, e purtroppo non si è ottenuto nient'altro che un es sere intelligente col senso raffinato, ma debole ed - irragionevole, un animale molto sviluppato.. ».
» Quest'analisi psicologica è d'una finezza ed acutezza che non cede a nessuna delle migliori psicologie francesi. E quanto alla realtà delle cose, tutta la moderna cultura dell'intelletto e del sentimento, com'è qui pesata, esaminata e messa a confronto alla vera cultura, la cultura del cuore e della volontà! Il prete italiano non era un filantropo senza base; era un uomo, che percorse da se medesimo l'unica vera scuola di formazione del mondo, cioè la scuola del cristianesimo, e che volle far partecipi altri della medesima civilizzazione. Egli era la più grande dimostrazione dei giorni nostri che il Cristianesimo e la civilizzazione sono una medesima cosa; e che sono in relazione fra di loro come la radice e l'albero, come il fiore e il frutto. Nonostante tutto il parlare di Kulturkampf (o lotta perla cultura), si dimostrerà benissimo che i nemici del cristianesimo in realtà son in fine anche i nemici della civilizzazione, e che in fondo non vogliono altro che ricondurci alla barbarie, o, come essi dicono, alla natura.
» Questo è perciò il senso recondito di quella guerra spietata, che si combatte in Europa contro il Cristianesimo. Per questo in Francia si sradicano le Congregazioni, per questo in Spagna si combatte il clericalismo, per questo in Portogallo si lapidano i monasteri; - non si vuole che la gioventù venga educata nello spirito cristiano, secondo principi eguali a quelli di D. Bosco. La Croce di Cristo è la maggior potenza di cultura del mondo, in quanto che tutta la cultura è basata sul dominio della natura. Contro questa Croce combattono perciò tutte le potenze naturali delle passioni, tutti gli spiriti dell'abisso dell'anarchia. Rovesciata la Croce, la civilizzazione di XIX secoli di Europa ha perduto le fondamenta e deve cadere da se; allora può arrivare il caos e il crepuscolo del paganesimo sta per spuntare...».
(1) Il titolo originale è: - Biographie du Jeune Louis Fleury Antoine Colle par Jean Bosco prétre - Turin, 1882, Imprimerie Salésienne.
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Anche l'illustre Marchese F. CRISPOLTI nel suo « Don Bosco» (Tip. S. A. I. D. Buona Stampa, Torino) dopo aver accennato ai giudizì dell'Ellero e del Fòrster sul Sistema educativo del Venerabile, da noi riportati, ne rileva egli stesso un pregio speciale.
«...Il metodo di D. Bosco crea il perfetto allievo, perchè si obbliga a creare il perfetto educatore. Il sistema repressivo non è altro che la confessione del maestro di non poter esercitare una diretta influenza sull'animo dell'alunno e di dover quindi ricorrere a quei mezzi, materiali ed estranei alle due anime, che sono i castighi bruti. L'uso di questi mezzi, facili e comodi, impedisce al maestro lo sforzo tutto spirituale di rendersi così adatto a trasfondere se stesso nello scolaro, da poter rinunziare ad ogni supplemento meccanico e minaccioso di pressione sopra di lui.
» Ma appunto perchè ad adoprare la repressione tutti sono buoni, e a rendere efficace la prevenzione è necessaria l'interezza e l'efficacia morale di chi l'adopera, così male interpreterebbe Don Bosco chi dimenticasse che il suo metodo tende a formare insieme i due elementi della scuola, il maestro e l'allievo; non si contenta d'ildersi che l'allievo profitti del metodo sotto qualsiasi maestro
» In una parola il prevenire non è per lui il provvedimento negativo del reprimere. E il provvedimento positivo di accendere ed ammaestrare a tal segno l'anima dell'educatore, che essa acquisti da ciò la potenza di ottenere coll'amore un effetto più sicuro, più pronto, più intimo che non otterrebbe col castigo.
» Ecco perchè il metodo di Don Bosco non è da confondersi colla pietà fiacca che tutto lascia fare per non provare il fastidio e il dolore del punire; ma è la carità forte che si arma di tutte le armi morali per influire a bene sulle anime giovanili, e in tanto acquista il diritto di risparmiarsi la penosa odiosità dei castighi, in quanto l'animo degli educatori abbia già penato per diventare vigile, zelante, paziente, amoroso, santamente dominatore. In ciò sta il segreto dei successi di D. Bosco e la superiorità dei suoi metodi ».
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La piccola biblioteca tedesca « per istruzione e difesa degli amanti della verità », la VOLKsAUFKLARUNG, edita da J. Gurther a Klagenfurt, ha consacrato i numeri 146-7 a D. Bosco e a D. Rua, intitolando l'opuscolo: Zwei schlichte Ordensmanner - Don Bosco und D. Rua (due religiosi senza apparenze : Don Bosco e D. Rua).
Eccone l'introduzione:
« Nell'ora presente, in cui il libero pensiero, la setta, e la democrazia sociale cercano di coltivare nelle basse classi del popolo non solo l'irreligione ma direttamente anche l'odio contro Dio, la sua Chiesa, e il Clero Cattolico, è necessario volgere di quando in quando l'attenzione su uomini dei nostri tempi, i quali per amore di Dio e per amore disinteressato del prossimo hanno operato nel campo sociale cose meravigliose, quasi sovrumane, dimostrando che an che ai tempi nostri la viva Fede in Dio e nei suoi Comandamenti, cioè il Cristianesimo operoso, esercitato praticamente, è capace di operar cose grandi; come infatti conta dei successi che dimostrano chiaramente l'intervento d'una potenza superiore, sovrumana.
» In vero più si manifesta da una parte l'odio satanico dei nemici di Dio e della Chiesa,' in senso negativo, calunniando, ed anche distruggendo, tanto più numerosi diventano dall'altra parte anche ai nostri giorni quegli uomini, nelle cui opere la grazia di Dio e l'amore agli uomini provano ad evidenza che l'amore ideale e insieme pratico del prossimo, cioè le più fruttuose creazioni del vero amore (non già dell'amore settario e di partito) devono anche ora gl'impulsi più nobili ed anche i più copiosi successi al vero amore verso Dio.
» Del numero imponente di quegli uomini, dalle opere filantropiche che tutto abbracciano, - che noi cattolici possiamo additare con orgoglio quando gli avversari rimproverano alla nostra Chiesa di essere una formola vana, senza contenuto efficace, una mummia secca che non sopporta l'aria fresca dei nostri tempi siano qui nominati di preferenza due religiosi senza apparenze, Don Bosco e il suo successore Don Rua. ...».
L'opuscolo passa a dire di Don Bosco e quindi di D. Rua riportandone integramente gli appunti biografici da noi pubblicati in preparazione alle feste del suo Giubileo Sacerdotale - che per la sua morte non ebbero luogo -; dà per esteso le pagine del nostro Fondatore sul sistema preventivo nell'educazione della gìoventù; e, dopo essersi intrattenuto anche sulla opportunità degli Oratori festivi, termina con queste gentili parole.
« Voglia contribuire questo libretto a guadagnare nuovi amici e benefattori alla pia Società Salesiana tanto benemerita, affinchè le opere di questi operai egregi possano estendersi ancor più. Se l'educazione della gioventù povera è da ritenersi un'opera angelica, il Signore non mancherà mai di benedire largamente coloro che sostengono questi angeli lavoratori! I Salesiani contano già adesso trecentomila cooperatori!... Voglia questo numero ancor crescere tanto! »
REPUBBLICA ARGENTINA.
Il 3° pellegrinaggio italiano al Santuario di Lujàn (Buenos Aires).
Fu un imponente spettacolo di fede: al quale parteciparono non meno di diecimila italiani. Il Comitato promotore, che ebbe sede nel nostro Segretariato Centrale presso la Chiesa Mater Misericordiae, non poteva ripromettersi un esito più grandioso e solenne.
« La pioggia torrenziale dei giorni antecedenti - togliamo dall'Italia del 19 nov. u. s. - avrebbe fatto credere che la maggior parte degli aderenti al pellegrinaggio sarebbe mancata all'appello... Al contrario gli otto treni lunghissimi che portarono dalle varie stazioni della Capitale la Colonia Italiana a Lujàn furono addirittura presi d'assalto. I membri della Commissione organizzatrice sotto l'atrio delle stazioni non ebbero poco da fare per sbrigarsi della impaziente folla che ancora in quegli ultimi istanti dimandava biglietti pei treni.
» Senza alcun spiacevole incidente, al suono delle briose marcie, al canto dei sacri inni, e colla recita del Rosario i pellegrini fecero il loro viaggio: parecchi treni purtroppo si fermarono alla stazione di Lujàn costringendo così i pellegrini alla grave noia d'un non corto tragitto fino alla Basilica per strade orribili.
» Aprì coraggiosamente il cammino S. E. Mons. Giacomo Costamagna, giunto col primo treno, accompagnato da alcuni sacerdoti e seguito da una moltitudine immensa.
» Alle porte del paese si compose un magnifico corteo con in capo la banda filarmonica del Collegio Salesiano di S. Carlos, dirigendosi alla grandiosa Basilica al canto del marziale inno cattolico italiano „Noi vogliam Dio".
» Nella monumentale Basilica si svolsero quindi le sacre funzioni. L'internunzio apostolico S. E. Mons. Achille Locatelli, che dal giorno innanzi si trovava a Lujàn, celebrò la messa della comunione generale, assistito dal segretario di Nunziatura Mons. Clemente Micara, distribuendo il Pane Eucaristico a centinaia e centinaia di pellegrini che si assiepavano alla Santa Mensa.
» Seguiva altra Messa letta da S. E. Mons. Giacomo Costamagna, durante la quale continuò ininterrotta la comunione, cui accedettero in tutta la mattina più di seimila persone.
» Dall'orchestra intanto, e nella Chiesa, si succedevano e s'intrecciavano i sacri cantici in onore della B. V. di Lujàn, di cui all'affollato uditorio disse brevemente le lodi il rev. sac. dott. Olimpio Torta.
» Alle 10 ant. fu cantata la messa solenne, eseguita dai giovani cantori del Collegio Pio IX di San Carlos.
» Compiute le sacre funzioni del mattino, nei dintorni del santuario, sulle erbose zolle ed all'ombra delle piante vestite a nuovo dal sole primaverile, si sparsero le migliaia di pellegrini in allegri capannelli, facendo onore alle provviste portate dalla capitale. Anche gli alberghi del paese furono invasi da una grande folla di ospiti che diedero alla ridente cittadina in tutta la giornata un insolito movimento.
» Nel pomeriggio per l'ampia piazza prospettante la Basilica si svolse interminabile la processione in onore della B. V. di Lujàn, che veniva portata in trionfo, preceduta, attorniata, seguita da un esercito di fedeli che a Lei innalzavano fervide preghiere ed entusiastici canti.
» Prima che la statua fosse riportata nella chiesa, sulla gradinata della Basilica, fra il clero ed il popolo l'avv. Giuseppe Serralunga-Langhi tenne a quell'infinita moltitudine un discorso vibrante di religione e di patriottismo compiacendosi dell'esito del pellegrinaggio, traendo dalla grandiosità del medesimo i più lieti auspicii per la vita cattolica della Colonia Italiaua...
» Raccolta nuovamente la turba devota sotto le ampie navate della Chiesa, S. E. Mons. Giacomo Costamagna teneva un magistrale discorso, tessendo le lodi della B. V. e incitando l'affollato uditorio all'amore figliale ed all'imitazione di Maria SS.
» Colla benedizione solenne del SS. impartita da S. E. Mons. Achille Locatelli venivano chiuse le sacre funzioni svoltesi fra la più esemplare devozione dei pellegrini.
» Fecero servizio d'onore in tutta la giornata, le bande filarmoniche del Collegio Pio IX di San Carlos e de los Huerfanitos di Palermo, che eseguirono fra i più grandi applausi l'Inno Argentino e la Marcia Reale.
» A S. S. Pio X veniva spedito, in segno di riverente omaggio, il seguente telegramma firmato da S. E. l'Internunzio Apostolico Mons. Achille Locatelli e dal Presidente della Commissione organizzatrice del Pellegrinaggio, cav. Domenico Repetto:
» Cardinal Merry del Val, Roma. - Diecimila italiani raccolti piedi Vergine Lujàn, protestano Pontefice filiale affetto, obbedienza.
» Al telegramma d'omaggio dei Pellegrini Italiani il Card. Merry del Val degnavasi rispondere:
» Mons. Locatelli, internunzio Apostolico, Buenòs Aires. - Santo Padre, gradito filiale omaggio Cattolici Italiani Santuario Vergine Lujàn, invia loro di cuore apostolica benedizione. »
Abbiam voluto far cenno di questa imponente dimostrazione religiosa, anche per edificazione e conforto dei nostri lettori.
Zelo apostolico di Mons. Costamagna. La prima pietra di una nuova Chiesa.
Il Sac. Pietro Vespignani scrive in data 3 novembre u. s.:
« ... L'8 settembre partii con S. E. Mons. Costamagna, in qualità di segretario ed ebbi la fortuna di assistere e prender parte anch'io alle solennissime Feste della Incoronazione Pontificia della Vergine Taumaturga del Carmine in Mendoza, feste che durarono 1,5 giorni; e in pari tempo aiutai Monsignore a predicare gli Esercizii Spirituali ai ragazzi ed alle ragazze nei Collegi di Mendoza e Rodeo del Media diretti, rispettivamente, dai Salesiani e dalle Figlie di Maria Ausiliatrice.
» Quindi passammo alla Colonia « Vignaud » per
predicare gli Esercizii ai ragazzi, indi alle ragazze, ed una Missione di otto giorni a quei buoni Coloni Piemontesi, dei quali Monsignore rimase tanto entusiasmato che promise a tutti, se Iddio gli darà vita e salute, di tornare con piacere per molti anni a predicar loro la novena e Missione in preparazione alla festa della Madonna del Rosario.
» Il giorno della festa vi furono infatti 1ooo Comunioni, ricevettero la Cresima 52o fanciulli e fanciulle; e più di 50o uomini ed il doppio di donne e fanciulli assistettero alla processione attorno alla vastissima piazza.
» Alla sera di quella solennità Monsignore benedisse la prima pietra di un'altra grandiosa Chiesa dedicata al S. Cuore di Gesù, che si sta già edificando là stesso, attigua all'attuale divenuta troppo stretta pel gran concorso dei coloni, che vi si recano per le funzioni religiose fin da 25 e 30 chilometri di distanza. È un bene immenso quello che ivi possono fare i nostri confratelli!
» I lavori della nuova Chiesa, che dirà in perpetuo la pietà degli Eredi Vignaud, sono diretti da mio fratello D. Ernesto, e s'avanzano alacremente. Già son giunte le 14 colonne di granito lucido di Baveno. Il nuovo tempio, in stile lombardo e in forma di croce latina a tre navi, sarà lungo 6o metri, largo 30; ed avrà anche la cupola ed un campanile alto 6o metri.
» Da Vignaud passammo a San Nicolas, dove aiutai Mons. a predicare una Missione all'importantissima Associazione delle Figlie di Maria di quel paese. Esse il 15 ottobre celebravamo nel Collegio di Maria Ausiliatrice il loro XXV Anniversario di fondazione, e in numero di 250 presero parte al Banchetto Eucaristico. Si noti che detta Associazione conta 5oo socie; oltre le quali 20o divennero ottime madri di famiglia, e 5o si resero Suore di Maria Ausiliatrice...»
Sulle sponde del Rio Colorado.
Il Sacerdote D. Pietro Bonacina direttore del Collegio di Fortin Mercedes, scrive
Ecco un succinto resoconto di ciò che s'è fatto in questa casa per l'assistenza degli italiani, e per la diffusione della lingua italiana fra i nostri alunni.
Oggetto principale di questo Collegio è di raccogliere gli orfani ed i figli di famiglie povere, sparse in questa regione del Rio Colorado - Patagonia Settentrionale. In questa regione non si trovano molti italiani: dagli elenchi dei ricoverati rileviamo che i fanciulli italiani o figli di italiani, che abbiamo tenuto in questo collegio in questi 15 anni trascorsi, rappresentano il 14 per cento del numero totale dei fanciulli ricoverati. A questi, orfani o poveri, si dà gratuitamente alloggio, vitto e vestito e quanto occorre per la loro istruzione ed educazione.
Abbiamo ritenuto nostro dovere l'introdurre nelle nostre scuole l'insegnamento della lingua italiana, e l'instillare nei nostri connazionali, come pure nei nativi del paese, l'amore alla bella lingua della nostra patria. Si è stabilito inoltre che un giorno la settimana è obbligatorio per tutti gli alunni indistintamente il parlare italiano ; e si fanno fra i giovani frequenti letture di libri scritti nella nostra favella; la qual cosa ci risulta essere ottimo esercizio, potendo così praticamente correggere la loro pronuncia, e spiegare loro il senso delle parole. Nelle frequenti accademie poi, che si tengono durante l'anno scolastico, non mancano composizioni e poesie nella medesima lingua.
Riguardo all'assistenza agli emigrati italiani, facciamo notare che la posizione speciale del Collegio e la distanza considerevole (15o chilometri) che ci separa da Bahia Bianca, ci hanno dato occasione di venire spesso in aiuto dei poveri lavoratori italiani, che o di passaggio o arrivati qui alla ventura in cerca di lavoro, hanno incontrato nel Collegio un ricovero sicuro ed un amico che ha lo-o procurato occupazione. Di tutto ciò poco si tenne conto negli anni passati; ma più d'una lagrima si è asciugato, molteplici posizioni onorevoli od agiate si sono potute procurare, e abbondanti sono le benedizioni che la Divina Provvidenza ha sparse sopra questo collegio, il quale è tenuto come un'oasi in queste lontane e deserte regioni ed è un porto per tutti indistintamente, e principalmente pei nostri connazionali.
Molto più potremmo fare se le nostre forze finanziarie lo permettessero. Ma ci assoggettiamo a spese enormi mantenendo 62 figli di poveri italiani ed altrettanti d'altre nazionalità; già diamo alloggio e ci sobbarchiamo a spese di viaggio ogni volta che occorr soccorrere poveri lavoratori in cerca di lavoro. Non facciamo solo una protezione morale, ma anche materiale ; dobbiamo però limitarla, come abbiamo accennato, per la semplice ragione che il Collegio vive di beneficenza.
URUGUAY E PARAGUAY Opere varie e Segretariati.
In una relazione del Sac. Riccardo Pittini, direttore del Collegio « D. Bosco » di Montevideo troviamo i dati seguenti
Nell'Uruguay e Paraguay i Salesiani tengono dodici istituti (internati, esternati, scuole d'arti e mestieri e una scuola d'agricoltura). Fra gli alunni che frequentano queste scuole moltissimi sono italiani o figli di italiani. La lingua italiana si insegna in tutte le scuole, dalla terza elementare inclusa in su. L'idioma italiano si usa non solo per la corrispondenza ufficiale della Società, ma spesso nella corrispondenza famigliare e sopratutto nella conversazione, che riesce perciò un magnifico esercizio e quasi una scuola efficace e permanente. Ne consegue che tutti i Salesiani vati in questi paesi, i quali formano il maggior numero, intendono, parlano, e scrivono in italiano. Naturalmente questo influisce efficacemente sugli alunni e su tutte le persone in contatto coll'Opera salesiana.
Alle nostre chiese e cappelle affluisce con preferenza la popolazione italiana, che vi respira quasi l'ambiente della Patria e può soddisfare, parlando in italiano, alle esigenze dello spirito.
In certe feste anche dal pergamo si pronunziano discorsi in italiano.
In Montevideo i Salesiani prestano i loro servizi spirituali all'Ospedale italiano, ed alla Società « Lega Patriottica Italiana » recano tutto il loro concorso
Quest'opera, si può dire, è nata col nascere, in questi paesi, dell'Opera salesiana. Non solo per sentimento di carità, ma per un impulso naturalissimo i Salesiani hanno sempre prestato ai loro connazionali ogni genere di servizi che, se si fossero notati in un grande registro, costituirebbero un magnifico documento di quanto si possa fare all'estero per il bene del paese nativo.
Due anni addietro, l'assistenza agli emigrati prese un nuovo assetto, non solo per lo sviluppo più intenso, ma anche per l'organizzazione più perfetta con i Segretariati dell'Italica Gens, sorti in quasi tutti gli istituti salesiani. Essi costituiscono una vera rete che, per mezzo dei Segretariati centrali in ogni Capitale, si rannodano alla Residenza dell'Opera che ha sede in Torino.
Nell'Uruguay e Paraguay son dieci attualmente questi Segretariati, uniti al Segretariato Centrale elle funziona in questo Collegio.
E' doveroso è il ricordare in questa memoria, il nome del Ministro d'Italia nell'Uruguay, comm.. Vittorio Cobianchi, che segui con interesse la fondazione e sviluppo di questi Segretariati, facendone anche un bel rapporto al Commissariato Centrale di Roma.
Iddio voglia, per i grandi vantaggi che provengono dalla solidarietà fra gli emigrati, che tutti gli italiani indistintamente si sentano fratelli ed italiani in terra straniera!
Colonizzazione ed emigrazione.
Lo stesso D. Pittini, a proposito della colonizzazione e dell'emigrazione uruguayana, dà queste notizie che possono interessare anche i nostri lettori.
Dal lato tecnico agricolo - mi diceva uno dei più ricchi possidenti dell'Uruguay - è sorta in questi ultimi tempi una fortissima tendenza a trasformare le nostre vaste praterie dallo stato « pastorile » a quello più perfetto di coltivazione. Pensi che solo in questi ultimi mesi furono introdotti nel paese una trentina di grandi aratri con motore a nafta. Un amico mio, poco tempo fa, destinò all'agricoltura 5ooo ettari di terreno. Ella conosce poi certamente l'immenso lavoro che si compie sulle rive del fiume San Salvador per sostituire i boschi con campagne coltivate. In una parola, io sono convinto che non passerà una dozzina d'anni senza che l'Uruguay abbia subito una profonda trasformazione in questo senso. »
Anch'io riconosco che sarebbe un vero peccato, se in questa opera di trasformazione e di progresso agricolo non si potesse avere la cooperazione e l'aiuto della mano d'opera italiana, superiore sotto ogni aspetto a quella di altre nazionalità.
Più o meno i prodotti sono quelli stessi che si hanno in Italia, cioè il frumento, il granturco, l'erba medica, il fieno ed ogni specie di cereali, frutta ed erbaggi.
Questo paese ha la disgrazia di essere un po' piccolo: - piccolo, s'intende, relativamente alle colossali estensioni dei suoi vicini, il Brasile e l'Argentina: ma misura solo 230.000 Km2 di superficie ed ha poco più di un milione di abitanti; non è quindi troppo in vista. Ma bisognerebbe che tutti avessero ben presente che l'Uruguay è una repubblica che da quasi cento anni ha conquistato eroicamente la propria indipendenza e che, malgrado la sua relalativa piccolezza, possiede gli elementi di uno splendido avvenire: posizione geografica favorevole sotto tutti i riguardi, mitezza di clima, fertilità di suolo, che per la sua conformazione leggermente ondulata, senza forti elevamenti o depressioni, è coltivabile quasi fino all'ultimo palmo. Con ragione è detto « la perla » dell'America del Sud.
Perchè allora la corrente emigratoria andò a sboccare quasi tutta a Buenos Aires, lasciando cadere appena qualche goccia sui campi dell'Uruguay ?
La causa principale furono le lotte intestine che periodicamente scoppiarono fra i due partiti tradizionali dei bianchi e dei rossi. Esse da una parte assorbirono l'attenzione e l'attività dei Governi del paese, che perciò ben poco si preoccuparono di colonizzare; e dall'altra segnarono quasi le porte dell'Uruguay con una macchia di sangue; e questo forse ha trattenuto l'immigrazione.
Gli italiani immigrati qui, il cui numero complessivo arriva appena a cento mila, si stabilirono nella capitale e dintorni o tutto al più nelle grosse borgate dell'interno, dedicandosi al commercio od a lavori manuali: ma nella campagna, aggruppati in vere colonie, quasi non ve ne sono.
Ora però nessuno può disconoscere che si va meglio, e a questo miglioramento delle condizioni politiche vediamo tener dietro l'inizio di una felice trasformazione nel campo economico, che di per sè concorrerà a rendere quelle sempre più stabili e migliori; voglio alludere alla trasformasformazione per cui le vaste praterie cedono il posto ai campi coltivati; e perciò credo che sarebbe un errore grave se in Italia neppur si discutesse la convenienza che possono avere buoni agricoltori a recarsi in Uruguay.
Missìonarì partìtì pel Congo sono giunti felicemente ad Elisabethville. Al termine del viaggio di mare ebbero le accoglienze più cordialì dai Salesiani di Cape Town; donde ripartivano il 3 novembre. Saliti in treno, toccando Kimberley, Livingston e Vittoria Palls, giungevano a Sakania, primo paese del Congo Belga, il giorno 9, e ad Elisabethville la mattina del 10, ove cominciarono i preparativi per proseguire fino a Bunkeja, nel Katanga, distante ancora 300 chilometri. Preghiamo per loro.
Non appena avremo altre notizie, non mancheremo di darle ai nostri carì lettori.
REP. ARGENTINA
In una borgata di araucani. Onore ai nostri emigrati (Lettera del Sac. Domenico Milanesio).
Neuquén, 23 novembre 1911. R.MO ED AMAT.MO SIG. D. ALBERA,
Ho il piacere di mandarle una breve relazione.
Verso il fin di settembre invitato dal sig. Parroco di Los Toldos, una borgata d'indigeni araucani, situata a 25o chilometri da Buenos Ayres, acconsentii a predicarvi una Missione; e invece di una, ho dovuto darne tre, cioè una in Los Toldos e due altre nelle campagne del Bragado. Esse mi trattennero circa un mese e mezzo, essendo interrotte di tanto in tanto da pioggie abbondanti, che recarono la gioia nel cuore di quella gente, dedita all'agricoltura, la quale altrimenti avrebbe perduto gran parte del raccolto. Siccome la Santa Missione si svolgeva in pieno campo, dovetti innalzare l'altare in una casa campestre, offertami dalla generosità di alcuni di quei buoni coloni ; e sotto l'umile tetto di quella abitazione e talvolta all'aria aperta accoglieva amorevolmente coloro che vi accorrevano da 4 a 5 volte al giorno, intrattenendomi con essi lunghe ore, spiegando con semplicità e chiarezza la dottrina cristiana ed insegnando il canto di alcune lodi sacre che riuscirono a cantare assai benne.
Non so descriverle l'attenzione e devozione con cui prendevano parte alle funzioni. Alcuni dicevano: E la prima volta che sentiamo spiegarci tante belle verità! - e mi manifestavano il desiderio che li visitassi presto nuovamente. Notai che alcuni si fermavano tutta la giornata per assistere a tutte le funzioni, poichè ogni qualvolta dovevano ritirarsi alle loro case si facevano un dovere di accomiatarsi da me e baciandomi la mano mi dicevano: - Addio, caro Padre, a rivederci domani!
Il signor Parroco del Bragado soleva venire ogni due o tre giorni sul luogo della missione per farmi compagnia e darmi una mano. Veniva in un veicolo tirato da un solo cavallo, e percorrendo ben 9 miglia di pessima strada. Or bene la prima volta che al mettere il piede in terra si vide attorniato non solo da vari italiani, che col capo scoperto gli baciavano la mano, ma anche da un gruppo numeroso di indigeni e gauchos, pieno di stupore mi prese in disparte e mi disse:
- Che è questo che sto vedendo? com'ha fatto a civilizzare in così pochi giorni questa gente? Costoro finora scappavano come conigli dalla vista di un sacerdote; come si spiega che ora sono così mutati?
- Che vuole, signor Parroco! gli rispondeva; il cuore dell'uomo sta nelle mani di Dio ed egli ne fa ciò che vuole.
Ed io potei constatare, tra altre conversioni, l'ammenda di due indigeni dediti al vizio dell'ubbriachezza. L'ultimo era un sordo muto, molto intelligente, che pur essendo in buona età, robusto, e padre di numerosa famiglia, a causa di quel maledetto vizio, lasciava in abbandono e nella più squallida miseria moglie e figli. Mentre predicava, avvertii che egli, gesticolando, faceva segni di approvazione. Sul principio pensai che lo facesse in tono di burla, ma dovetti persuadermi che non era così. Operando la grazia divina pasceva invece il suo spirito, non già per le pa role che non udiva ma per l'esempio edificante che davano tutti gli altri.
Nelle tre mute presero parte alla Missione da 55o a 6oo persone, la maggior parte indigeni di razza araucana, alcune famiglie argentine ed altre italiane. Le istruzioni catechistiche arrivarono a 15o e gli oggetti di pietà e libri distribuiti gratuitamente rappresentavano il valore di 250 lire. Il frutto poi di questa Missione, raccolto coll'aiuto di Dio e di Maria SS. Ausiliatrice, si riassume in queste cifre: - 32 Battesimi; cresime 270; 14 matrimoni; 289 confessioni; comunioni 264, di cui circa 250 per la prima volta e d'individui la cui età si può calcolare dai 10 ai 6o anni.
E non posso tacere la buona impressione che mi recò il vedere le vaste campagne della provincia di Buenos Ayres popolate per lo più di famiglie italiane, le quali colla loro attività han cambiato la faccia a queste terre. Gli stessi indigeni e gauchos del paese, stimolati dall'esempio dei nostri coloni, hanno dismesso l'antica abitudine della caccia, cioè quella vita randagia e nomade che offriva loro occasione di rubarizi e magari di massacrare il prossimo se si opponeva alle loro rapine. Oggi giorno i loro campi non hanno più l'aspetto di aridi deserti che servirebbero a mantenere a stento alcuni branchi di pecore e capre o altri animali di selvaggina; no, oggi vedonsi ben solcati dall'aratro e coperti di verdeggiante frumento, grano turco ed altri cereali, che formano la prosperità di questi paesi.
Aggiungo poi che fra coloro che qui tengono alto il vessillo della religione sono i nostri italiani! Se non hanno da soli il primo posto, essi pure lo hanno e questo è ben consolante.
Promettendole d'inviare, coi primi corrieri del nuovo anno, qualche bella relazione di fatti ameni e edificanti, di cui fui io stesso testimone, mi raccomando alla carità delle sue preghiere e mi ripeto
Della S. V. Rev.ma, Dev.mo e aff.mo in G. C.
Sec. DOMENICO MILANESIO.
„Folk-lore" fueghino.» (1)
CACCIA. - Un popolo come quello degli Ona, il quale trae quasi tutto l'alimento dalla caccia, è naturale che consideri questo esercizio come la più importante delle occupazioni. Egli difatti ben poco può aspettare dal suolo, il quale gli somministra solamente alcune piccole frutta, alcuni funghi e delle radici, e così pure poco può ricavare dal mare, nel quale egli non osa avventurarsi. Numerosi sono gli animali (uccelli e mammiferi) a cui l'Ona dà una, più o meno ingeniosa, ma quasi sempre fruttuosa caccia. La caccia più importante è data al guanaco (Auchenia Huanaco), un camelide di proporzioni assai maggiori delle nostre capre, con collo lungo, pelo di color fulvo sulla schiena, bruno sulla testa e bianco nel ventre, che gli indi chiamano Jowen. E abbondantissimo sulla Cordigliera, dal Perù all'isole Fueghine. Da questo animale gli Ona traggono carne e grasso per alimento, pelle per vestito, capanna, ornamenti e corregge, tendini per archi, frecce e cuciture, ossa per punte di arpone, per arrowflaker ecc. Da ciò si comprende come questo animale abbia un'importanza massima nella economia famigliare e sociale degli Ona e come entri nelle loro leggende.
Il guanaco è cacciato in quattro modi.
Il primo, più elegante e più onorifico modo è il seguente. Un indio, quando dal bosco scorge, non visto, un guanaco che pascola in uno spiazzo al margine della foresta, cautamente, coll'arco e le frecce in mano e la fronte ornata di quella specie di infula triangolare, fatta colla pelle della testa del guanaco, si accosta passo passo fino al limite del prato. Indi abbandona il manto di pelle, per essere più libero e così nudo si pone accovacciato e sta immobile mettendo in evidenza verso l'animale l'infula del capo collo scopo d'ingannarlo. Per eseguire questi movimenti l'indio approfitta del tempo in cui il guanaco sta brucando, e rimane come di sasso ogni volta che questi alza la testa e la volge curiosando all'intorno mentre rumina.
In questo modo l'indio lo va gradatamente avvicinando, fino a che il guanaco, accortosi della novità, si ferma col capo, sospende il ruminare e lo fissa attentamente; ma vedendolo immobile, dopo lunga osservazione, lo crede un essere innocuo e seguita tranquillizzato a brucare. Con questa alternativa di rapidi avanzamenti e di immobili fermate, eseguite a tempo opportuno, l'indio riesce ad accostarsi al guanaco ad una ventina di passi, e talvolta meno. E allora solamente che l'animale avverte la diminuita distanza e si mette in sospetto, e, riconoscendo un pericolo in quell'oggetto che gli si è avvicinato, volge rapidamente il corpo nella direzione opposta per darsi alla fuga. Ma l'indio, che dall'atteggiamento e dalle mosse iniziali si accorge di ciò, in un baleno porta l'arco in posizione, v'incocca la freccia e la scaglia prendendo di mira un fianco posteriore. Se il colpo riesce, come generalmente avviene, la freccia, attraversando il corpo, colpisce il cuore e ne esce colla punta dal fianco anteriore opposto. Il guanaco, ferito al cuore, presto stramazza al suolo. Che se poi il primo colpo non fu felice l'indio ha modo di scagliare altre frecce, le quali, se non istantanea, possono causare una non lontana morte. Questo modo di cacciare il guanaco non è frequente perchè richiede un'abilità non comune nell'indio e delle circostanze casuali topografiche che non sempre si avverano. È naturale che una simile bravura somministri tema alle conversazioni ed insieme sia motivo di gloria per chi ne fu l'eroe.
Due altri modi di caccia hanno luogo alla posta. O gli indi attendono i guanachi nei luoghi di passaggio, oppure si dispongono in determinato luogo, verso il quale una schiera di compagni, disposti in vasto cerchio, con grida e cani li spingono col restringersi gradatamente.
Un quarto modo si ha quando un indio lancia i proprii cani dietro il guanaco, il quale sovente è raggiunto specialmente ai margini delle paludi e fermato perchè addentato e ferito in varie parti del corpo e specialmente nel muso e nelle gambe fino a che, sopraggiunto il cacciatore, viene finito a frecciate.
Un altro animale molto ricercato è il cururo (Clenomys magellanicus), un roditore, che vive in tane sotterranee, con soffice letto di fieno o di penne. Dalla tana si diramano numerose gallerie, di modo che l'animale può fuggire il nemico che venga da una, inoltrandosi per una altra. Erano tanto numerosi nella Terra del. Fuoco, che le gallerie costituivano un frequente pericolo per chi viaggiava a cavallo... Ora le pecore, pestando quelle tane li hanno fatti emigrare da una vasta regione dell'isola. La caccia al cururo varia secondo la stagione.
Nell'estate con un palo di legno e di ferro vanno tastando dove si trovi la tana, sopra della quale asportano la terra in modo che la vòlta ne rimanga assottigliata e indebolita. Poi si ritirano ed aspettano un'ora o più per lasciar tempo al cururo di ritornare alla tana. Allora vi ritornano e si dànno a calpestare sopra la vòlta della tana, in modo che il cururo vi rimane schiacciato.
Nell'inverno invece esaminano il terreno e vengono a conoscere dalle tracce di sterco dove si trova il cururo; si pongono in agguato presso l'apertura di una delle gallerie che, per lo stesso segnale, credono più frequentate e li attendono coll'arco, mentre altri con bastoni vanno fustizando le altre gallerie.
Il Tucu-Tuco, che gli Ona chiamano Since, è un roditore più piccolo del cururo: durante l'estate cercano la tana e poi scavano una delle gallerie più vicino al nido, in modo da farlo fuggire e cadere nelle mani di altri che stanno preparati allo sbocco di tutte le altre gallerie. D'inverno invece introducono il braccio dentro la tana e lo prendono facilmente colle mani (1).
La volpe fueghina (canis magellanicus), alquanto maggiore della nostra, con pelo più fitto, rigido e scuro è cacciata con grossi lacci, coll'aiuto dei cani e coll'arco, e attualmente anche con trappole, il cui uso hanno appreso dai civilizzati.
In vari modi cacciano i molti uccelli, che là si riuniscono a stormi numerosissimi, e di alcuni raccolgono e mangiano le uova. Diremo di alcune caccie più singolari, non fermandoci su quelle comuni, nelle quali fanno uso di arco e di freccia contro gli uccelli posati o a volo. Le anitre selvatiche, nella stagione in cui cambiano il piumaggio, sono costrette a vivere nelle lagune interne, senza potersi levare a volo. Gli indi ne accerchiano un certo numero entrando nell'acqua e le spingono verso un punto della spiaggia dove altri le attendono e le uccidono a colpi di bastone. Il caiquen viene cacciato in più modi. Siccome egli depone per terra molte e ricercate uova, l'indio, che nella primavera si ciba prevalentemente di esse, dispone intorno al nido una specie di steccato formato di bastoncini, che lasciano una sola apertura. Davanti a questa sospendono un laccio, fatto di tendini o di fanoni di balena, e così oltre alle uova, s'impadroniscono pure dell'uccello. Lo stesso caiquen ed altri uccelli, di notte sono così cacciati. Gli indi scelgono una notte oscurissima e si recano nei luoghi dove gli uccelli dormono a terra, tenendo nella sinistra una lunga fiaccola accesa e nella destra un bastone. La fiaccola è formata da un fascio lungo e cilindrico di fusti di pernetthia mucronata, legato con una corda di erbe intrecciate. La pernetthia mucronata ha la proprietà di ardere con fiamma duratura. Gli uccelli a quel bagliore rimangono abbacinati e sono facilmente colpiti con forza dai bastoni.
Il laccio, di cui si servono gli Ona è formato da fanoni di balena di cui un'estremità porta un nodo corsoio e l'altra è legata a un tendine di guanaco, il quale a sua volta è assicurato al terreno con un paletto. Alle volte il tendine di guanaco serve per formare l'intero laccio. Oualche volta invece di usare un laccio solo, ne uniscono un grande numero ad un tendine, che fissano sul terreno. Le località, in cui vengono tesi i lacci sono quelle che offrono maggiori pascoli, acqua, erba e che quindi sono maggiormente frequentate dalla selvaggina.
PESCA. -Benchè, come si disse, gli Ona non possiedano barche, nè conoscano affatto l'arte di navigare, pure debbono alla pesca una parte dei loro alimenti. Essi non si avventurano al mare se non a bassa marea, che in quei luoghi prende dei valori considerevoli, perchè l'onda di marea raggiunge persino i sei o sette metri e qualche cosa di più negli equinozi. E siccome quelle spiagge in generale degradano con un declivio assai dolce, in bassa marea il mare si ritira fin oltre due chilometri, lasciando pozzanghere, scogli e pietre con molluschi e pesci anche di considerevoli dimensioni. Approfittando di questo periodo le donne con cesta ed arpone si inoltrano; col manico dell'arpone rivoltano le pietre, frugano le pozzanghere, e quando vedono un pesce lo infilzano colla punta e lo depongono nel cesto, mentre i molluschi vengono staccati dalle pietre colle mani. Agli uomini soli è riservata la pesca della foca (lobo de mar) che uccidono a frecciate quando la trovano a secco sulla spiaggia; dimodochè questa, più che una pesca, potrebbe dirsi una caccia: altrettanto fanno coi pinguini.
Gli uomini pescano anche con le reti preferibilmente nelle acque dolci. La rete è formata dal solito tendine di guanaco, intrecciata a maglie abbastanza regolari, di forma rettangolare, lunga circa due metri ed alta meno di uno. Due indii, entrati nell'acqua, tendono la rete verticalmente, sostenendola in alto con le mani, e fermandola in basso col pollice del piede interno. Generalmente i due vanno contro corrente, mentre altri compagni più a monte discendono spaventando i pesci. Quando i due pescatori vedono dei pesci a portata, con una contemporanea ed agile mossa dei piedi in avanti e delle braccia in basso li catturano nella rete, li afferrano con le mani e li gettano alla spiaggia.
ALIMENTI.-In genere i cibi non sono mangiati assolutamente crudi, ma alquanto abbrustoliti alla fiamma, sulla brace o sotto le ceneri. Gli Ona non conoscevano affatto l'uso di pen tole e quindi ignoravano che si potesse far bollire l'acqua per la cottura degli alimenti. La prima volta che un indio vide la comitiva di Mons. Fagnano in viaggio di ricognizione per l'isola, alimentare il fuoco sotto una pentola e la udì borbottare, meravigliato, volle introdurvi la mano, che velocemente e con strazianti grida ritirò, venendo così a proprie spese a conoscere una cognizione di fisica fino allora a lui ignota. Gli Ona dovettero conoscere da tempi antichissimi l'uso della pietra focaia perchè di ciò si trovano tracce nel mito di Kuanip; certo è che attualmente si procurano il fuoco battendo fra di loro due pezzi di selce, usando per esca un grosso gasteromiceto (Bovista magellanica), e ne alimentano la prima bragia con legno di faggio putrefatto, di colore candido e leggerissimo di peso e che quasi esso stesso è una esca. Data la relativa difficoltà di procurarsi il fuoco, si comprende come si sforzino di conservarlo anche di notte, ponendo tizzoni sotto la cenere.
I cibi sono: carne di mammiferi, uccelli, pesci, molluschi marini, uova, frutta, radici, funghi. Le carni, fornite dai vari animali, di cui trattammo parlando della caccia e della pesca, vengono mangiate dopo un abbastanza ridotto abbrustolimento o sopra la bragia, o sotto la cenere, o a lato della fiamma, attaccate ad un palo. Delle carni preferiscono sempre le più grasse, come quelle che, sviluppando maggior calore, sono più adatte per quei popoli abitanti a latitudini basse. Come si disse, non usano piatti; solamente il pesce e la carne molto grassa viene raccolta nel teuk (scapola di guanaco o di foca) per non perdere la sostanza grassa, che per loro è più appetitosa
Quanto alle bevande gli Ona si tengono contenti dell'acqua pura, perchè pare che non abbiano conosciuto il modo di procurarsi altre bevande. Conservano l'acqua dentro secchielli di forma trapezoidale, fatti con pelle di guanaco, oppure cilindrici di corteccia di faggio, spalmati all'esterno con terra rossa e grasso, e muniti di manico fatto pure di pelle. Bevono in generale direttamente al secchiello, qualche volta coll'aiuto di una conchiglia o di un bicchiere che essi fecero di pelle di guanaco, quando videro quello dei civilizzati.
Il cibo è sempre preparato dalle donne e mangiato quando ne sentono il bisogno, senza ore fisse, durante la giornata
ANIMALI DOMESTICI.- Ve n'è uno solo, che forma, si può dire, parte della famiglia: il cane, detto da loro visne. Gli Ona ne tengono un gran numero e portano loro un grandissimo affetto... Ed hanno motivo per tenerseli cari perchè servono loro per la custodia del toldo e per i vari generi di caccia e per di più di notte fanno l'ufficio di scaldini ponendoli sul corpo durante il sonno.
La razza indigena, molto simile alla volpe, ora è quasi scomparsa perché i civilizzati ne uccisero e ne uccidono un numero immenso considerandoli con ragione, come dannosi alle pecore importate: arrivarono a mettere sopra di ogni cane la taglia di dieci Pesos.
INDUSTRIA.- Non esiste fra gli Ona una vera industria, come da noi si intende: ogni oggetto da loro lavorato serve in primo luogo ai bisogni della vita domestica, di caccia o di pesca, e solo occasionalmente è venduto ai civilizzati.
Gli uomini lavorano (come già fu detto) con una, straordinaria abilità archi, frecce, turcassi, arponi, corde con tendini di guanaco o con liste di cuoio. Le donne invece attendono a costrurre cestelli, secchi, ed a conciare, preparare e cucire pelli.
I cestelli sono costruiti con giunchi (Marsippospernum grandiflorum), che crescono in località umide. Fissano in terra verticalmente un bastone lungo più di tiri metro, alla cui estremità superiore mettono un primo cerchietto alquanto rigonfio. Poscia prendono un mazzetto di giunchi che fanno girare a spirale intorno al primo cerchietto, e ne legano le volute con altri giunchi della medesima specie, che dal centro vanno alla periferia conte tanti raggi, intrecciandosi prima e dopo di aver abbracciato le volute della spirale medesima...
La conciatura delle pelli dei vari animali (guanaco, foca, volpe) è molto primitiva. Con un pezzo di pietra o di vetro tagliente (scheem) raspano la parte grassa, poi prendono nelle due mani la pelle e la stropicciano energicamente. Quando vogliono ottenere un cuoio, collo stesso raschiatoio tolgono i peli e poi vi spalmano sopra terra rossa e grasso. Attualmente alle Missioni le donne imparano a filare e tessere con una non comune maestria e gli uomini ad essere abili pecorai, perchè in seguito alle iniziative di Mons. Fagnano, quella terra si rivelò quanto mai adatta alla pastorizia ovina.
COMMERCIO.-Gli Ona esercitano due rudimentali forme di commercio: una con i civilizzati, l'altra con gli indi della medesima o diversa tribù. Agli stranieri civilizzati vendono pelli di guanaco, di volpe, di lontra, archi, frecce, turcassi, arponi, canestri, secchi, ecc., e ricevono in cambio di preferenza conterie per collane, forbici, accette, coltelli, armi da fuoco, vestiti e commestibili. Ora conoscono anche la moneta argentina, l'apprezzano, ma ne ignorano il valore relativo, e per questo, quando vendono o comperano prima di dare o ricevere monete, ricorrono per consiglio ad altri. Fra indi di regioni diverse avvengono scambi di calafate per le frecce, di terra per tingersi, giunchi per canestri, cittarie per mangiare e pelli varie per coprirsi. Per avere queste materie prime della loro industria, intraprendono viaggi anche di due o tre giornate.
LE LOTTE. - Nelle sfide alla corsa abbandonano affatto ogni indumento e si legano al braccio sinistro un mazzetto di piume d'uccello, persuasi con ciò di essere più veloci. La sfida al pugilato invece avviene così. Due tribù, che si vedono di poco buon occhio, ad un giorno convenuto si radunano nel luogo fissato. Gli uomini sono vestiti con le migliori cappe, mostrano il corpo dipinto di rosso e di bianco e portano in capo una specie di infula fatta con pelle di guanaco. Essi si collocano in cerchio dentro ad un altro cerchio più largo formato dalle donne che rimangono semplici spettatrici. Allora (un po' come gli eroi d'Omero) stando sempre seduti, incominciano a riandare i fatti passati ed i torti fatti reciprocamente dalle due tribù. Sul principio i ragionamenti sono calmi, ma poi mano mano i disputanti vanno scaldandosi ed alzando la voce di modo che finiscono per insultarsi con le più violenti ingiurie e feroci vituperi in mezzo ad un gridìo indiavolato. A questo punto tino di una parte si alza, depone la cappa di guanaco e lancia la sfida stendendo in avanti il braccio sinistro: dalla parte avversa si alza un altro che viene di fronte al primo e gli pone il braccio destro sopra il braccio sinistro. Questo è il segnale del duello. Si abbracciano tentando ognuno di porre le braccia sotto quelle dell'altro, perchè così è facile sollevare l'avversario e atterrarlo al primo colpo. La lotta. continua fino a che uno cade a terra: allora il caduto può riprendere la lotta collo stesso, oppure cedere il posto ad un compagno. Costui però deve misurarsi non con un avversario fresco, ma col vincitore già stanco della lotta precedente, a meno che un suo collega lestamente non venga ad interporsi fra lui ed il nuovo avversario. La lotta continua così per cinque, sei e più ore, fino a che tutti non siano bene stanchi ed una tribù non si dia per vinta. E poi cosa obbligatoria per la tribù sfidata., sfidare a sua volta la tribù avversaria, di modo che una lotta è seguita da un'altra a breve intervallo di tempo.
(Continua).
(1) É uscito il bel volume del Dott. D. Antonio Cojazzi, professore al Seminario delle Missioni Estere (ValsaliceTorino): Contributi al Folk-lore e all'Etnografia dovuti alle Missioni salesiane: Gli Indii dell'Arcipelago Fueghino. - Torino, Libreria Editrice Internazionale della S. A. I. D. « Buona. Stampa », in 152 Pagine con numerose illustrazioni. Prezzo: L. 4,50. - Non occorre che noi lo raccomandiamo a quanti s'interessano di studi folk-loristici dopo i larghi estratti che ne abbiamo pubblicato; essi costituiscono di per sè la migliore raccomandazione. - Cfr. Boll. di novembre u. s.
(1) Di questo animale e del suo nome così dice il Darwin : « È un curioso animaletto, che si può descrivere in poche parole, dicendo che è come un rosicante coi costumi di una talpa. Il nome gli è derivato dal rumore speciale che fa quando è sotto terra, e che consiste in un grugnito breve, ma non nasale nè aspro: e questo grugnito è ripetuto monotamente circa quattro volte in fretta». - Viaggio di un naturalista, ecc., pag 51.
UN NUOVO FAVORE PONTIFICIO al Santuario di Valdocco.
Siamo lieti di annunziare che il Santo Padre Pio X, sempre pieno di speciale benevolenza pel nostro Santuario, con rescritto della S. Congregazione dei Riti in data 22 novembre u. s. ha concesso che: « all'altar maggiore della Basilica consacrata a Dio in onore della B. Vergine Maria setto il titolo di « Auxilium Christianorum »nella città di Torino, il giorno 24 di ogni mese, si possa celebrare una messa, letta o cantata, propria di Maria SS.ma Ausiliatrice, come nel giorno della sua festa, con Gloria e Credo (Purchè, osserva il Rescritto, il 24 non sia domenica o altra festa di precetto, o una festa o un'ottava della B. V., o doppio di 1a o di IIa Classe, o vigilia o feria o ottava privilegiata. ). »
Pellegrinaggio spirituale poi 24 corrente,
Invitiamo i devoti di Maria SS. Ausiliatrice a pellegrinare in ispirito al Santuario-Basilica di Valdocco il 24 corrente e ad unirsi alle nostre preghiere.
Oltre le intenzioni particolari dei nostri benefattori, nelle speciali funzioni che si celebreranno nel Santuario avremo questa intenzione generale:
Essendo il primo sabato di quaresima, supplicheremo caldamente. Maria SS. Ausiliatrice per la conversione dei peccatori.
Nuove Chiese e Cappelle.
MORNAX (Messico). - In quest'importante paese della diocesi di Zacatecas, si è innalzata ed aperta al divin culto una graziosa cappella in onore di Maria SS. Ausiliatrice. La cerimonia inaugurale si compiva il 24 luglio u. s. Il merito della santa impresa è tutto di quei buoni cooperatori salesiani, specie del sig. Wilfrido Roman, cui inviamo cordiali rallegramenti.
GUAYAQUIL (Equatore). - Sulla fine di ottobre, preceduta da una novena predicata a gara dai migliori sacri oratori, nella Chiesa dei PP. Gesuiti si celebrarono con devotissima pompa solenni riti in onore di Maria Ausiliatrice, la cui statua era stata portata a quella chiesa dalla cappella del Collegio Salesiano. Dopo la festa, essa rimase ancor otto giorni esposta alla devozione dei fedeli nel medesimo tempio, ove l'8 novembre ebbe luogo una conferenza ai Cooperatori. Quindi, il venerato simulacro, accompagnato da numerosi devoti e due schiere di bambini e bambine, che lungo il non corto tragitto continuarono a cantare con entusiasmo l'Ave Maria, fu ricondotta al collegio.
Come frutto di questi omaggi, si è ideata la costruzione di una pubblica cappella. Si presentarono già vari oblatori e si conta di metter presto ad effetto il pio divisamento.
GRAZIE E FAVORI
A Lei debbo la mia vita ! *)
Sono ormai ottanta giorni da che colpita da repentino ileo tifo, fui in breve ridotta agli estremi. L'ottimo medico curante fece di tutto per strapparmi all'azione distruggitrice del male, ma vedendo l'imminente pericolo della propagazione dell'infezione al cervello, con carità suggerì che disponessi tutte le mie cose e stessi preparata alla volontà di Dio. Fu allora che facendo l'offerta della mia vita a Gesù subito dopo aver ricevuto nulla notte tutti i Sacramenti, a Te mi rivolsi, e non invano, o Madre dolcissima.
Infatti dopo due settimane di ansie, il dottore riscontrava un lieve miglioramento, e poi a poco a poco la diminuzione della febbre fino alla sua totale scomparsa.
Orbassano, 10 dicembre 1911.
Una Figlia di M. A.
Infermi, ricorrete a Maria Aus.
Un giovane di circa anni 16, certo Fochesato Beniamino Serafino di Gaetano, si trovava fin dall'ottobre p. p. gravemente ammalato per tifo. Passati alcuni giorni, il male non si arrestava, ma progrediva e sorgevano complicazioni, tanto che i medici ne pronosticavano la catastrofe. È più facile immaginare, che descrivere, la desolazione dei poveri genitori. Intanto il buon Serafino, con la serenità del giusto, faceva la sua confessione, riceveva ìl SS. Viatico, l'Estrema Unzione... e poi gli fu suggerito di chieder la grazia e di mandar un'offerta al Santuario di Maria SS. Ausiliatrice. La grazia fu chiesta, l'offerta inviata; ed ora è perfettamente guarito, e tra qualche giorno si recherà tra suoi compagni all'Oratorio festivo per ringraziare Maria SS. Aiuto dei cristiani. Nelle nostre malattie ricorriamo adunque a Maria SS. Ausiliatrice.
Vestenanova (Verona), 8 dicembre 1911.
D. EVARISTO NAo, parroco.
Guarita da meningite.
Il 23 febbraio u. s. l'ottima nostra direttrice; Suor Angelica Chiarini, accusava un forte mal di capo. Essendovi soggetta, da principio non ne fummo molto impensierite, ma contrariamente al solito, il male, dopo qualche giorno, nonchè accennare a diminuire, aumentava spaventosamente. Anche ìl dottore ne era preoccupatissimo, e il 4 marzo ci disse chiaro trattarsi di un attacco di meningite ed essere grave il pericolo. Animate da una fiducia illimitata in Maria, ci rivolgemmo a Lei, Aiuto dei Cristiani, promettendo di pubblicare la grazia sul Bollettino Salesiano. Si cominciò una novena.... e le educande fecero celebrare un Triduo di Sante Messe nel Santuario di Valdocco.
Oh! bontà di Maria ! Al termine del triduo la cara inferma era già sollevata dal suo male, e, proseguendo il miglioramento, in breve fu fuori pericolo. Ne sia lode eterna alla Madre nostra tenerissima, alla quale speriamo dire tutte in Paradiso il grazie più sentito.
Novara, 2o novembre 1911.
Le Suore ed Educande dell'Istituto « Immacolata ».
Sucre (Bolivia). - Trovandomi in viaggio alla volta di questa città, in compagnia del confratello Giuseppe Bonelli, rimanemmo smarriti a notte fatta in mezzo alla pampa di Lipichi, all'altezza di 5000 metri, coperta di neve, e dominata da un vento assiderante. Nel duro frangente ricorremmo alla nostra celeste Madre, Maria Ausiliatrice; ed Ella venne in nostro soccorso, facendoci come per miracolo rintracciare il sentiero ed aiutandoci a vincere le non poche difficoltà che ci restavano a superare prima di giungere al tugurio, ove si doveva passare la notte.
Siane eterna lode a Te, o Vergine Ausiliatrice, che vegli amorosa sopra i tuoi figli.
7 ottobre 1911.
Sac. Giov. BARILE, Salesiano.
Puntarenas. - Mia figlia Soledad Maria, di soli quindici giorni, colpita da malattia fu a rischio di restar soffocata. Non potendo chiamare presto il medico, nè sapendo che rimedio somministrarle, levai la mia mente al cielo ed esclamai: « Maria Ausiliatrice, aiutatemi ».
Alla presenza di mio padre, mia madre e mia zia, fui ascoltata all'istante, perché la bambina da nera che già era, riprese il colore naturale e die' segni di perfetta salute. Ne sia ringraziata la Madonna, e pubblicata la grazia, come ho promesso.
23 ottobre 1911.
MARIA B. FERNANDEZ.
Catania. - Ero stata spedita dai migliori dottori di New-York, i quali avevano dichiarato essere necessaria un'operazione. Invece per grazia di Maria SS. Ausiliatrice in poche ore il male pigliò altra piega e con meraviglia dei dottori in pochi giorni mi trovai completamente guarita. Siano rese grazie a Maria SS. Ausiliatrice!
6 ottobre 1911.
AGATINA PLANETA MAIORINO.
Livorno (Toscana). - Riconoscente a Maria Ausiliatrice, col più vivo affetto rendo pubblica una grazia singolare ricevuta, fiduciosa che il conoscerla animi altri cuori a sperare in Colei che è il vero Aiuto dei Cristiani.
Per un'infezione, cagionatami dall'essermi entrate nel dito le punte di una forchetta, mi si gonfiò l'indice della mano destra, e tanto si aggravò il male che i medici giudicarono necessaria l'amputazione della mano.
Ma le Superiore del caro Oratorio Santo Spirito e le mie compagne s'unirono a me in fervorosa preghiera. Tenni costantemente applicata al male la medaglia di Maria SS. Ausiliatrice e dopo trepidazioni e alternative i chirurghi si contentarono di medicarmi la punta del dito, che è guarito e mi serve benissimo.
7 novembre 1911.
QUILICI VITTORIA.
Id. - Mio padre si trovò in istato grave per una forte risipola. Consigliata a ricorrere a Maria Ausiliatrice e avuta una sua medaglia benedetta l'applicai alla parte malata, e pregai la cara Vergine con viva fiducia. Alle mie preghiere si unirono quelle dei parenti, delle superiore, delle compagne, ed ebbi il piacere di vedere ristabilito il babbo e confortati tutti i miei cari.
Mando tenue offerta per la celebrazione di una . santa Messa in ringraziamento.
7 novembre 1911.
ESMERALDA FRADDANNI CRUDELI.
Castell'Alfero. - Una forte emorragia interna ripetutasi per ben tre volte nell'intervallo di otto giorni mi aveva ridotto agli estremi. In tal frangente, insieme con la mia cara famiglia, visto quanto poco ci poteva assicurare l'arte medica, ci rivolgemmo pieni di fiducia a Maria SS. Ausiliatrice, interponendo ad intermediario il suo Ven. Servo D. Bosco, promettendo che ottenuto tale favore mi sarei recato io stesso a ringraziare la Vergine Ausiliatrice nel Santuario a Lei dedicato in Valdocco Torino, ed avrei fatto un'offerta pel suddetto Santuario. Detto fatto, l'emorragia cessò per incanto per mai più riprodursi ed in pochi giorni mi ristabilii in salute. Adempio ora, sebbene un po' tardi, a quanto avevo promesso.
Settembre 1911.
EMILIO AVIDANO.
Butera. - Un grave e penoso catarro intestinale mi aveva tormentato per circa 18 mesi, quando all'improvviso il 5 gennaio 19o9 si succedettero e per dodici giorni continui abbondantissimi sbocchi di sangue, sicché mi vidi in fin di vita. Immerso in grave cordoglio, non tanto per la vicina morte che mi attendeva, quanto per il pensiero di lasciar sola, senz'alcun conforto la mia vecchia mamma, mi rivolsi a Maria, Aiuto potente dei cristiani, per ottenere la guarigione. Dopo qualche tempo il male parve essere scongiurato; ma nuove ricadute mi fecero molto temere di non poter completamente guarire. In tale angoscia però non perdetti la fiducia in Maria e con più fede l'invocai in nome del Ven. D. Bosco, e Maria mi fu propizia, poichè posso dire di essere completamente guarito.
Grazie ti rendo, o Maria, non solo per la mia guarigione, ma anche per quella della mamma mia, quando, dopo di tue, cadde anch'essa gravemente malata; e per altri favori che la tua potente intercessione mi ha già ottenuti !
18 settembre 1911.
Can. CARMELO CALTAVITURO.
Osimo. - Mi trovavo da parecchio tempo fra gravi difficoltà di vario genere, alle quali non vedevo una via di uscita. Educato sino dall'infanzia al poetico culto della Madre di Dio volli anche questa volta sperimentare la sua bontà, rivolgendomi a Lei per aiuto e consiglio e promettendole pubbliche grazie. Invocato il soccorso di Maria SS. Ausiliatrice, questo non si fece attendere a lungo. Non solo le difficoltà furono superate in breve tempo, ma le mie condizioni variarono in modo così visibile e rapido da ottenermi sempre nuovi successi in un campo in cui prima avevo visto solo degli insuccessi. Rendo perciò grazie a Maria che, guidando la mia attività e illuminandomi sul giusto impiego di essa, mi ha procurato e mi procura tanto varie e sempre nuove soddisfazioni.
22 ottobre 1911.
Prof. Dott. STEFANO STEFANI.
Mornese. - Nell'estate del 191o un caro bambinello di circa tre anni fu colpito per ben cinque volte dalla polmonite. Non c'era più nessuna speranza! Si ricorse con fede a Maria SS. Ausiliatrice ed il bimbo guarì perfettamente. Il medico lo chiama « il morto risuscitato! »
Nel far pubblico questo insigne favore, rendo le più vive grazie a così tenera Madre per altre particolari benedizioni a me concesse, e mi faccio ardita a raccomandare a tutti di ricorrere con gran fede a Maria Ausiliatrice, colla certezza di essere sempre esauditi.
Settembre 1911.
ERNESTA CAVIGLIA, Maestra Comunale.
Torino. - La mia famiglia, prima agiata, ridotta in pessime condizioni finanziarie per improvvisi dissesti, in breve si divise e disperse. Il padre con un fratello ancora in tenera età emigrò in America, dove poco dopo quasi improvvisamente morì ; la madre senza mezzi ed aiuti rimaneva in Italia in compagnia di un altro fratello dell'età di circa dieci anni; dell'altro per molti anni non si ebbe più nuove. In procinto d'abbandonare la mia vocazione che m'era costata tanti sacrificii, per essere io il maggiore d'età, mi rivolsi a Maria SS. Ausiliatrice, perchè venisse in mio aiuto colla promessa di pubblicare la grazia se fossi esaudito. Contro ogni speranza la famiglia si riunì e la Vergine santa le ridonò l'antica agiatezza. Colmo di gioia e di riconoscenza rendo pubbliche grazie a questa buona Madre, pregandola a continuare la sua protezione a me ed alla mia famiglia.
Ottobre 1911.
Un Sacerdote Salesiano.
Serralunga d'Alba. - Grazie, o Maria Ausiliatrice! Non era ancora rimarginata la crudele ferita che mi produsse la morte di un mio carissimo piccino trienne, quando un improvviso malore colpiva un altro mio figlio di 10 anni di pleuro-polmonite. Il caso era gravissimo e da tutti si temeva imminente la catastrofe. Col cuore straziato raccomandai il piccolo Romano alla Vergine Ausiliatrice, colla promessa di pubblicare la grazia e di recarmi io stessa col figlio al Suo Santuario in Torino a rendere i più vivi ringraziamenti, e di fare un'offerta annua di L. 2 finchè viva il figlio. La Madonna di D. Bosco mi esaudì. Il bimbo è guarito ed io comincio ad adempiere la promessa.
1 dicembre 1911.
MASSOLINO CAMILLA
Cooperatrice Salesiana.
Torino. - Ero gravemente ammalata e dopo un consulto i medici disperavano di guarirmi. Feci ricorso con fede a Maria SS. Ausiliatrice mediante una fervorosa novena, promettendo di far celebrare una Messa nel suo Santuario di Valdocco e pubblicare la grazia. Non era ancor finita la novena che ero guarita perfettamente. Grata di tanto favore, adempio la mia promessa.
Dicembre 1911.
BIANCO EMILIA.
Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice, e alcuni Pieni di riconoscenza inviarono offerte al Santuario di Valdocco per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, o per le Missioni Salesiane, o per le altre Opere di Don Bosco, i seguenti:
A*) - Alice Castello : Angela Ravetto, 2 - id: Giuseppe Ocleppo, 2 - id.: Francesca Massara 10 - Artogne : Caterina Vielmi, a nome di Carolina Cotti di Piazza d'Artogne, 7.
B) - Bagni della Porretta: Zelinda Rossi in Nanni, 5 - Balzola Monf.: Giovanna Carrara, 5 - Belluno : Giuseppe Florian, 2.25 - Benevento: Eruilia Silvestri, 7 - Bento Gonçalves (Brasile): Giuseppe Vigolo, a nome di Giovanni Schenato e di Marcello Zanella, 6 - Bistagno : Pietro Malfatto, 9 - Bologna: Fernanda Manzini, io - Bolzaneto : Maria Gastaldi Barabino, 5 .
C) - Cairo Montenotte : Luigi Massarotti, 2 - Camignone (Brescia): Camilla Rovetta, 2 - Cammarata : Salvatore La Corte, 7 - Carmagnola : Sorelle B., 15 - Gasale Monferrato: Eugenia Notte, io - Casalfiumanese : Angela Riffi, 5 - Cavallermaggiore : Bertinotti Bartolomeo, io - Charvensod : Alfonso Blanchet, 3 - Chieri : Una pia famiglia per aver ottenuto una grazia di somma importanza - Chiusa di S. Michele : Margherita Maritano, 2 - Chiusa di Pesio : Dolza Pietro, 2 - Cimbergo : Ernesto Turchetti, 5 - Cittadella : A. M. per grazia segnalata, implorandone un'altra indispensabile, 5 - Clusone sul Lago : Giuseppe Silva, per due grazie - Cocconato : Ernesta Ved. Fantino, 2 - Como : Don Antonio Casarico, a nome di L. O., io - Corio Canavese : D. M. - Cornegliano d'Alba : Anna Alberito - Cuccaro : Capra Olimpia - C:: -ciana: Maria Boselli, per alcuni favori, 20 - Curnasco: Santina Sonzogno, 2.
D) - Demonte : Giordano D. Michele, 5 - Dezzo Elisabetta Piantoni - Dolianova : Pusceddu Francesca ved. Bandino, 9 - Dorio : D. Francesco Corera, parroco, 75 - Dorno : Giuditta Perotti, a nome di due persone, 20.
F) - Faenza : Maria Valentini, 3 - Faule : Andrea Rolfo, 5 - Firenze : Sofia Mattioli, 2.50 - Foglizzo Canavese : N. N. - Foresto di Susa : Emilio Groppo, 25 - Fossalta di Piave : Elena R. E., 5.
G) -- Gaiarine : Santuz Maria, 2 - Gergei : Racca Caterina, 2 - Gerola Alta: Marcente Felice, 20 - Giarole : Draghi Adelaide, 5 - Gorizia : Lucia Papis, 30 - Gravellona : Frattini Giuseppina 6 - Groppello Cairoli : Piazza Ernesta, 5.
I) - Intra : Pierina Lucini, 5.
L) - Lanusei : L. Gina, 3 - Lignana : N. N. 15 - Lugagnano d'Adda: Maria Barbieri, 12.
M) Madonna di Tirano: Pietro Paiazzo, 15 - Mazzurega : Caterina Quintarelli, 3 - Mezzana Bigli : D. Giovanni Gandini - Meda : Adamo Colombo, 5 - Milano : Lucia Radice Ved. De Micheli, 6 - id. : Emilia Fontana, io - Mineo : A. C. B. - Mirabello : E. S., 8 - Mogliano Veneto : Una famiglia beneficata, 2 - Monale d'Asti : G. Giovanna, 5 - Montagnana : N. N. per guarigione da grave malattia - Monte Giove : Domenico Arduino, 5 - Montese : Una devota, 5 - Montevideo : Maria Cristina Lebano - Mortara : A. G., so.
N) - Nizza Monferrato: Lucia Novarese.
P) - Palazzolo Vercellese: Alfredo Poi - Palermo : Maria Rocca, 5 - id.: Calesa Antonino, 5 - Parma : Bice Masera, 2 - Piana San Michele Clotilde Boidi e figlio Teresio, io Piedimulera Felicina Morandini, 2.50 - Pordenone : Alice Barabani, 2 - Porto Maurizio : Suor Giacinta Calzamiglia, 5.
R) - Randazzo : D. Francesco Angeleri, a nome del sig. Gregorio Fisauli, 5oo - Ravello: Mons. Luigi Mansi, 5 - Refrancore : I. Casalone - RhémeSaint-Georges (Aosta): M. A. - Rivanazzano : Giuseppina Negri, 2 - Rivoli : N. N. - Roma : Giuseppina Delpino, 5o - Riva : E. D. R., 2.
S) - Saluggia : Brigida Vallino - San frè : Carlo Reviglio, io - San Giorgio Canavese : Francesca Favelli, 15 - San Pietro di Lavagno: Cassini Luigia - Sant'Albano: Maggiorina Marenzi, 5 - S. Maria della Versa : Antonietta Bacci, io - San Antonino di Susa : Giovanna Suppo, 5 - Schio Anna Lorenzetti, 5 - Sedrina : Bernardo Freri, 5 - Sezzè : Romilda Mantero, 5 - Silvella di Cordignano : D. Giacomo Coan, 5.
T) - Terno d'Isola: N. N., 50 - Torino : B. C. 3 - id.: Ch. S. M. - id. : S. Tancredi - id. : Margherita Monticone - id.: Maria Berino, 8 - id. Ilda Milano - id.: G. N. P., 30 - id. : N. N. io -id.: N. N. i - id.: Serra Prassede, 2 - id.: N. N. 5 - id.: Depretis Maddalena, io - id.: G. M. P. - id.: Ercolina Diverio, 20 - id.: N. N. 300 - id.: N. N. 5 - id.: L. G. - id.: M. A. V. 2 - id. Luigia Ciancia - id.: Dora Simonetti, io - id. E. Peona - Treviso : Ch. Giovanni Berton-Trino Vercellese : Gila Maddalena, 5 - Tunisi : M.me Palmato, 5.
V) - Vaglio : Maria Fumaroli, 5 - Varallo Sesia Massimo Mongini, 20 - Venezia : N. N. 5 - Villa S. Secondo : Giuseppina Pellegrino - Wangen : Caterina dell'Antonio, 12.
X) - Due Cooperatrici di Lombardia, 16.
Santuario di Maria Ausiliatrice TORINO-VALDOCCO
Ogni giorno, celebrazione di una santa messa esclusivamente secondo l'intenzione di tutti quelli che in qualunque modo e misura hanno concorso o concorreranno a beneficare il Santuario o l'annesso Oratorio Salesiano. Per ogni corrispondenza in proposito, come anche per celebrazione di S. Messe e per novene o tridui di Benedizioni col SS. Sacramento, rivolgersi al Rettore del Santuario di Maria SS. Ausiliatrice, Via Cottolengo, 32 - Torino.
Ogni sabato, alle 7.30, speciali preghiere per gli associati all'Arciconfraternita di Maria SS. Ausiliatrice.
Dal 10 febbraio al 10 marzo
17 febbraio - Comincia il mese in onore di San Giuseppe: speciali pratiche il mattino e la sera.
21 febbraio - Mercoledì delle Ceneri.
24 febbraio - Commemorazione di Maria Santissima Ausiliatrice.
1 marzo - da oggi a tutto settembre la Benedizione nei giorni feriali si dà alle ore 19,30 - Primo venerdì del mese - Ad onore del S. Cuore di Gesù, esposizione del SS. Sacramento per tutto il giorno.
8 marzo - (così pure tutti i seguenti venerdì di quaresima) - Ore 17 ed ore 19, Via Crucis e benedizione col SS. Sacramento.
In onore di S. Francesco di Sales.
Mentre era già in macchina questo numero, l'Oratorio Salesiano di Valdocco accingevasi a festeggiare il suo glorioso Patrono in unione di S. E. Rev.ma Mons. Angelo Bortolomasi, Vescovo tit. di Derbe ed Ausiliare dell'Em.mo Card. Arcivescovo di Torino.
Riserbandoci di parlarne nel prossimo numero, accenneremo insieme alle feste più importanti celebratesi altrove.
Il Presìdente del Brasìle nel Collegio Salesiano di Nictheroy.
Il Presidente del Brasile S. E. Hermes da Fonseca, accompagnato dagli aiutanti di Stato Capitano Oliveira Junqueira, e Capitano Tenente Cunha Menezes, dal Capo della Polizia e dall'aiutante Capitano Joaquin Brilhante, il 12 ottobre u. s., Anniversario della scoperta del Nuovo Continente, mentre le navi ancorate nel porto di Rio davano i colpi di salva, recavasi per mare a Nictheroy, a visitare il Collegio Salesiano.
Al ponte centrale attendevano il Capo della Nazione: S. E. il dott. Oliveira Botelho, Presidente dello Stato di Rio Janeiro, col suo Segretario personale, il Segretario Generale col suo Aiutante, il Prefetto di Nictheroy, il Comandante del Corpo di Polizia, il Giudice Sezionale, nonchè Deputati dello Stato, membri del Consiglio Municipale, e rappresentanti della stampa. L'8a Compagnia dell'Esercito, ai comandi del Capitano Fernandes da Silveira, prestava servizio d'onore.
All'ingresso del Collegio S. Rosa stava schierato il battaglione scolastico formato dagli alunni dell'istituto, che all'apparire del Presidente della Repubblica proruppero in evviva.
Dopo breve riposo, accompagnato dall'Ispettore D. Rota e dal direttore D. Alberti, Sua Eccellenza passava, insieme col seguito, alla visita dello stabilimento.
Nei cortili stavano schierati in ordine militare i 40o alunni nella loro bianca uniforme, due dei quali lessero un indirizzo di omaggio. Di là l'illustre comitiva salì in funicolare al Monumento Commemorativo del 4° Centenario della scoperta del Brasile, su cui torreggia una bella statua di Maria Ausiliatrice; nel ritorno sostò alla Galleria Mariana; quindi scese a visitare le scuole professionali, dove nel frattempo si erano recati per dar mano agli esercizi pratici del mestiere gli alunni artigiani. La visita fu assai lunga; e i piccoli operai e il metodo d'insegnamento ebbero parole di vivissimo elogio.
In seguito venne servito un lunch. Sul levar delle mense presero la parola un ex-alunno del l'Istituto e l'ispettore D. Rota; e Sua Eccellenza il Maresciallo Hermes da Fonseca si disse molto obbligato pel cordiale ricevimento ed esaltò, come Brasiliano e come Presidente della Repubblica l'Opera di D. Bosco, che, all'infuori di ogni partito, sa instillare così profondo nei cuori giovanili l'amore alla patria.
In fine prese la parola S. E. Rev.ma Mons. Neri, Vescovo di Campinas, il quale, avendo presenziato l'atto compiuto dal Capo della Nazione, rivolse il più entusiastico elogio al suo interesse mostrato per l'incremento dell'istruzione nazionale, e conchiuse brindando alla felicità del Brasile, così degnamente rappresentato dal Presidente da Fonseca, nonchè alla felicità dello Stato di Rio, pur degnamente rappresentato dal Dott. Botelho.
Seguì un saggio ginnastico, dato dagli alunni. Le evoluzioni correttissime, specie gli esercizi di scherma a baionetta abbassata, furono ammirati assai. S. E. il signor Presidente lasciava il Collegio S. Rosa alle 4 pomeridiane, dopo aver nuovamente manifestato l'alta sua ammirazione pel sistema educativo di D. Bosco.
Della federazione fra le Società, Unioni e Circoli degli Ex-allievi.
L'Ufficio di Presidenza. - Il 7 gennaio p. p. il Consiglio Direttivo della Federazione, eletto dai Presidenti e Delegati delle Società federate riuniti in Torino nello scorso settembre pel 1° Congresso internazionale degli Ex-allievi, procedeva alla nomina del suo Ufficio di Presidenza. Erano presenti tutti i membri residenti in Torino e l'avv. Giacomo Mazzotti di Faenza: scusarono l'assenza il sig. Chauvin di Marsiglia,
che inviò il suo voto per lettera, il cav. Poesio di Roma, e l'avv. Boracchia di Spezia. Vennero eletti: Presidente generale; Prof. Cav. Piero Gribaudi - Vice-Presidenti; Can. Cav. Antonio Berrone e Cav. Arturo Poesio - Cassiere: sig. Giovanni Lana - Segretario : sig. Cesare Rossi.
La Commissione Provvisoria che resse fin qui la Federazione, in base alle disposizioni transitorie dello Statuto, fatta la relazione morale e finanziaria del suo operato, cessò dalle sue funzioni. Risultò che la Federazione, all'epoca del Congresso, contava 69 società, più il Gruppo Argentino con 12 società, e quello Uruguayano con 8.
Con ampia discussione si trattarono pure alcuni argomenti riguardanti lo sviluppo e l'attività della Federazione e specialmente la convenienza di un organo proprio per renderne più facile e spedita l'azione di propaganda.
A mezzogiorno, il rev.mo D. Albera volle raccogliere famigliarmente attorno a sè il Comitato Esecutivo del 1° Congresso Ex-allievi, per esprimere ancora una volta la sua soddisfazione per il buon esito del Congresso nel giorno che segnava la chiusura dei suoi lavori.
Alle frutta prese la parola l'egregio avvocato Mazzotti di Faenza, il quale con elevati pensieri volle ricordare l'opera benemerita dei Salesiani nella preparazione della gioventù. A lui fece seguito l'avv. Fino, il quale portò il saluto al neocavaliere prof. Piero Gribaudi ricordando tutte le benemerenze che gli meritarono tale onorificenza.
Seguirono ancora Mons. Muriana, il prof. Gribaudi, e l'avv. Prospero Battù, il quale rivolse al Consiglio Direttivo della Federazione una parola di saluto da parte di coloro che avendo lavorato con tutto l'ardore per la riuscita del Congresso, sapranno compiere anche in avvenire il loro dovere di gratitudine verso i Salesiani.
In fine il sig. D. Albera ringraziò il Comitato dell'opera sua, ed espresse il voto che il Circolo « Giov. Bosco» di Torino che già tante benemerenze si è acquistato, volesse studiare il modo di venire in aiuto, colla fondazione di un'opera permanente, agli alunni dell'Oratorio che uscendo dall'istituto corrono rischio di perdere troppo presto il frutto della buona educazione ricevuta. Un'entusiastica ovazione accolse le sue amorevoli parole.
Per il « Monumento » a Don Bosco. - Lo stesso giorno, sotto la presidenza del Cav. Gribaudi, si tenne pure un'altra importante adunanza, cui intervennero parecchi membri del Comitato esecutivo del Congresso degli Ex-allievi ed il rev.mo sig. D. Rinaldi.
Si prese in esame il voto del 1° Congresso Internazionale degli Ex-Allievi, relativo all'erezione in Torino, in Piazza Maria Ausiliatrice, di un monumento a Don Bosco, da inaugurarsi nel centenario della sua nascita, 16 agosto 1915. Nel fraterno scambio di idee venne riconosciuta la possibilità di tradurre in atto il voto del Congresso, e si presero i primi accordi sulla costituzione del Comitato internazionale, dei Comitati nazionali e del Comitato esecutivo, perchè con azione concorde il Monumento riesca degno del grande Educatore.
A questo proposito siamo lieti di poter aggiungere come nell'adunanza generale dei delegati delle Sezioni della Federazione Magistrale Piemontese, tenutasi due giorni dopo in Torino, sotto la Presidenza dell'on. dott. Giuseppe Micheli, Deputato al Parlamento, il prof. Matteo Miraglia - accennando alla notizia data dai giornali sulla progettata erezione di un Monumento a D. Bosco - invitava i rappresentanti dei Maestri Piemontesi a plaudire alla geniale proposta che onora in Don Bosco uno dei più illustri pedagogisti cristiani.
Fragorosi applausi accolsero queste parole, ed anche l'On. Micheli, associandosi alla proposta come Presidente generale dell'Unione Nazionale Magistrale N. Tommaseo, ringraziava il prof. Miraglia di avere provocato in così solenne consesso il plauso ad un voto che egli come Ex-allievo dei Salesiani aveva presentato al 1° Congresso Internazionale.
TORINO.- Il Circolo Giovanni Bosco la domenica 7 gennaio si radunava in affettuosissima festa per offrire al suo degno presidente, prof. Piero Gribaudi, le più vive congratulazioni per la sua nomina a Cavaliere della Corona d'Italia. La famigliare dimostrazione non poteva riuscire più spontanea e gentile. L'avv. Prospero Battù prese la parola a nome della Commissione costituitasi per quelle onoranze ed offerse al festeggiato le insegne cavalleresche. Come questi ne venne fregiato, seguì un breve trattenimento musico-letterario, nel quale si unirono con affetto le sezioni musicale e drammatica, altri soci, alcuni loro figli, e parecchi ammiratori. Il Cav. Gribaudi ringraziò commosso per la cordialissima dimostrazione.
MILANO. - Solenne convegno dí ex=allievi. - « Sempre care - scrive il « Don Bosco di Milano - sempre ricche di sincero entusiasmo le feste che si celebrano negli Istituti e nei collegi di D. Bosco. L'alito soprannaturale della fede, la cordialità universale di tanti spiriti, dovuta ad un'unica educazione squisita, brillano sempre in ogni convegno che si raccolga fra quelle mura benedette. La festa però che vedemmo celebrata nella nostra casa di Sant'Ambrogio, qui in Milano, il giorno 26 novembre, più d'ogni altra occasione ci ha rivelato quale nobiltà di sentimenti alberghi nei cuori giovanili, che l'opera salesiana crebbe all'amore della verità e del bene ».
Attorno il Direttore D. Lorenzo Saluzzo - che celebrava l'anno XXV della sua Ordinazione Sacerdotale - convennero infatti circa 300 antichi allievi, tra i quali si notavano preti, laici ed anche militari. La grande maggioranza era di Lombardia: erano tuttavia degnamente rappresentate le terre del Piemonte, del Parmigiano e persino di Liguria e del Veneto.
Nell'atrio dell'Istituto porgeva loro, a nome di tutti i giovani del collegio, augurio festoso una splendida iscrizione, e dai portici e dal cortile felicemente addobbato, i maggiora fratelli passavano ad una sala di ricevimento, ove venne servito un vermouth d'onore.
Seguì, solennissima, con accompagnamento di scelta musica, discorso del Sac. Luigi Crippa, ed assistenza di Mons. Morganti, Arcivescovo di Ravenna, la messa cantata; dopo la quale tutti gli accorsi si adunarono a fraterno banchetto.
Sul levar delle mense, si lessero preziosi autografi del S. Padre Pio X, di Sua Eminenza il Card. Ferrari di Milano, del rev.mo D. Albera e gli auguri del Prevosto di Somma Lombardo, Sac. Angelo Rigoli, del Rettore dei Seminari Milanesi, Sac. Alessandro De Giorgi - che scriveva fra le altre queste affettuosissime parole : Oh ! quanti bravi giovani mi hanno dato e continuano a darmi i Salesiani, e codesta casa di Sant'Ambrogio in particolare! - del Cav. Ramelli per la Direzione diocesana delle Opere Cattoliche, ed altri molti.
Nel pomeriggio, dopo le note allegre della banda dell'Istituto, i lesti esercizi della squadra ginnastica, e le note gioviali che ricrearono i convenuti nei momenti di raccoglimento davanti alla macchina fotografica, gli antichi allievi, con Sua Eccellenza Mons. Morganti, Don Saluzzo, D. Luigi Sala Vicerettore del Seminario di Milano, il Cav. Ramelli si raccolsero nel salone del teatro, dove ebbero da D. Francesco Guzzi ampia relazione dei desideri che furono esposti a Torino nel Congresso, tenuto dagli antichi allievi nei giorni 8, 9, 10 settembre ultimo scorso. Quindi si aperse la discussione sul modo di raggiungere a Milano lo scopo a cui miravano i relatori di quei giorni e si convenne nell'idea generale di rendere più conosciuta, più feconda di bene pratico, l'Associazione degli antichi allievi salesiani di Lombardia.
Si constatò veramente che questa unione di tante anime generose già adoperasi con alacrità a diffondere nel cuore dei giovani lo spirito di Don Bosco; ma si manifestò il desiderio che molti ancora siano chiamati a parteciparvi, tutti anzi che appena possono avere titolo sufficiente per appartenervi. A questo scopo l'assemblea incaricò alcuni tra i suoi membri di scegliere - d'accordo con la Presidenza dell'Associazione fra gli antichi allievi di Lombardia già esistente -- le vie migliori, perchè i voti comuni siano presto confortati dalla brancata adesione di tanti giovani che portano, se ben diretti, il più puro entusiasmo per ogni opera buona.
Sotto il patronato di Sua Eccellenza Monsignor Pasquale Morganti e la presidenza di D. Lorenzo Saluzzo si nominò quindi una commissione, composta dei seguenti membri: - D. Luigi Sala del Seminario Maggiore, Don F. Guzzi, D. Luigi Crippa, signor Crivelli E., sig. Galbiati A., sig. G. Redaelli, sig. E. Legnani, sig. Pirovano M.; sig. E. Bernardini, segretario.
Gli eletti furono salutati festosamente, con l'augurio che la loro operosità possa presto ricondurre tutta l'assemblea tra le mura dell'antico Istituto a dare solidale il nome alla feconda istituzione.
Con questo voto comune, che la calda parola di D. Saluzzo fece nuovamente vibrare nel cuore di tutti, l'adunanza si sciolse fra i più lieti evviva.
-Il 10 dicembre anche il Comitato Salesiano Milanese si volle raccogliere attorno il Direttore dell'Istituto Salesiano insieme col fior fiore della cittadinanza. Alla cerimonia religiosa compiutasi nella chiesa di S. Agostino, cui assistettero da padrini S. A. il Principe Emanuele Gonzaga e il Conte Benigno Melzi d'Eril, seguì una riunione nel salone dell'Istituto, nella quale offersero a D. Saluzzo una pergamena ricordo ed una cospicua offerta. Questi ringraziò commosso i benemeriti Cooperatori e le benemerite Cooperatrici, cui disse da attribuirsi tutto il bene che i Salesiani compiono a Milano. Prendendo le mosse dal Vangelo del giorno, ricordò i miracoli di Gesù che gli inviati dovevano riferire a Giovanni Battista: « i ciechi vedono, gli storpi camminano, i lebbrosi sono mondati, i poveri evangelizzati » il più grande, questo, dei prodigi operati da Gesù. E l'opera appunto di educazione intellettuale e morale, di rigenerazione sociale, l'opera, in una parola, di evangelizzazione dei poveri, che tanto stava a cuore a Gesù e che i Salesiani vanno operando anche in Milano, più che alle loro povere forze, è da ascriversi alla grazia di Dio e alla carità dei benefattori.
SAVONA. - I° Convegno di Ex=Allievi. - Ebbe luogo il 17 dicembre e circa una settantina furono gli accorsi: sacerdoti, avvocati, ingegneri, ufficiali d'esercito, impiegati dello Stato, negozianti, ecc. frammisti a buoni e valorosi operai, tutti congiunti in un vincolo di vera democrazia sociale sotto la bandiera di D. Bosco.
Per prima cosa si raccolsero per una breve funzione religiosa, e quindi tennero adunanza.
Esordì l'egregio avv. Gustavo Cuneo, il quale, dato ai convenuti il saluto del Comitato provvisorio ed espresso il più vivo compiacimento per la favorevole accoglienza fatta all'appello degli amici, espose lo scopo dell'adunanza colla fiducia che i voti del 1° Congresso Internazionale tenutosi lo scorso settembre, miranti alla fondazione di Unioni tra gli Antichi Allievi nei centri ove fiorisce l'opera di D. Bosco, sieno accolti dai convenuti.
Quindi il sac. Giuseppe Calcagno, in un discorso vibrante di affetto per Opera Salesiana tracciò gl'intenti della istituenda Società, mostrandone l'alta finalità nel campo morale e materiale, quale è quella di unire tutti i cittadini educati alla scuola di D. Bosco in forti associazioni di mutuo soccorso, di vicendevole assistenza in tutte le manifestazioni complesse della vita. Lo stesso oratore tra la commozione generale rievocò con parole di rimpianto le figure degli amici defunti; specialmente quelle del suo degno fratello e quella del Salesiano Sac. Dott. Dario Claris, vittima lagrimata dell'immane terremoto di Messina.
Seguì l'avv. Matteo Bracale, che espose lucidamente i lavori e le conclusioni dell'imponente Congresso di Torino, di cui egli fu Vice-Presidente. In base alla sua relazione applauditissima fu deliberato di istituire anche a Savona l'Unione degli Antichi Allievi di D. Bosco.
L'adunanza, durata quasi due ore, si sciolse verso mezzogiorno, quando tutti si raccolsero a mensa nei locali dell'Oratorio Salesiano, insieme con i giovani dell'annesso Pensionato e i maggiorenti dei Circoli dell'Oratorio stesso.
Ai brindisi presero la parola l'Ex-alunno D. Mario Bono; Giuseppe Brignone per il Pensionato; Giuseppe Anselmo per l'Oratorio Salesiano, e gli ex-allievi Filippo Schiappapietra, Vicenzo Sguerzo, Giovanni Ferro, avv. Gustavo Cuneo, avv. Achille Gallarini, avv. Giuseppe Becco e in fine il Direttore D. Descalzi.
Seguirono alcune gare al foot-ball, mentre sotto l'ampio porticato la brava banda della Società Op. Cattolica eseguiva uno scelto programma. Quindi si venne alla nomina del Consiglio Direttivo che riuscì 'così composto: - Presidente: Cuneo prof. Filippo; Vice-Presidente, Sac. Giuseppe Calcagno; Segretario, avv. Raimondo Maggiotti; Cassiere, Antonio Vado; Consiglieri, Sac. Edoardo Aragno, Giovanni Ferro, Edoardo Parodi e Sguerzo Vincenzino.
La cara festa si chiuse con un trattenimento famigliare nel teatrino.
SANTIAGO (Chile). - 1a Assemblea Nazionale degli Ex-allievi degli Istituti Salesiani del Chilì. - Si tenne nella città di Santiago, il 10 settembre u. s., sotto la presidenza dell'ispettore D. Luigi Nai, allo scopo di aderire al 1° Congresso Internazionale che in quei giorni era raccolto a Torino.
All'adunanza presero parte un centinaio di rappresentanti dei Collegi di Iquique, Serena, Valparaiso, Santiago - Gratitud Nacional, Santiago - Patrocinio S. José, Macul, Talca, Linares, Concepción e Valdivia. Fu nominato direttore generale degli Ex-Allievi del Chili, con incarico di tener conferenze sociali in ogni associazione, il sac. D. Domenico Soldati, direttore del Collegio S. José di Santiago; e si approvarono i deliberati seguenti:
1°) Sarà oggetto di ciascuna associazione:
a) conservare e perfezionare nei soci i principi dell'educazione cristiana, morale e civile, ricevuta in collegio;
b) coltivare le relazioni fra gli Ex-Alunni, in modo che sieno vicendevolmente stimolati al com pimento dei loro doveri ed al mutuo sostegno nelle lotte della vita;
c) diffondere la conoscenza dello spirito di Don Bosco nella famiglia e nella società.
2°) Si raccomanda ad ogni centro di promuovere il mutuo soccorso.
3') Ad ottenere l'unione fra i soci dei vari centri si raccomanda: - ove si possa, lo scambio di visite fra i soci nei vari centri; - l'invio di rappresentanti alle feste sociali o patronali di ciascun centro; - l'ascrizione dei soci alla Pia Unione dei Cooperatori Salesiani e quindi l'associazione al Bollettini Salesiano, al quale occorrendo si aggiungerà mensilmente un foglietto di supplemento.
- In preparazione a detta assemblea furono indette adunanze locali in ognuno dei collegi ricordati, ed a quelli di Valparaiso, Santiago - San José, e Talca venne proposto, rispettivamente, lo studio d'uno dei tre temi discussi al 1° Congresso Internazionale.
L'adunanza preparatoria tenutasi in Valparaiso fu presieduta da S. E. Rev.ma Mons. Enrico Sibilia, Delegato Apostolico, il quale, manifestando in fine la sua grande simpatia per l'Opera di Don Bosco, raccomandò caldamente agli ex-allievi di corrispondere sempre agli ideali dei loro maestri.
- Come frutto di questo movimento si è intrapresa la pubblicazione di due periodichini: l'uno a Santiago, col titolo El Amigo de la Juventud, óvgano de los Ex-Alumnos y Alumnos Salesianos; -l'altro a Valparaiso, col titolo: Ignis Ardens ; - dai quali abbiamo spigolato le accennate notizie.
N. d. R. - La notizia del 1° Congresso Internazionale destò vivo entusiasmo in molti altri centri. A Lima nel Perù e a Villa Colòn nell'Uruguay si ebbero importanti convegni. Gli, Ex-alunni di Villa Colón fraternizzarono in una splendida festa campestre.
TORINO-VALDOCCO. - L'8 dicembre u. s., ricorrendo il 7o° anniversario del principio dell'Opera degli Oratori di D. Bosco, festeggiavasi nell'Oratorio di Valdocco colla benedizione di una nuova. statua di Maria SS. Ausiliatrice. Compiva la cara cerimonia il Curato D. Roberto Riccardi, che rivolse ai numerosi giovanetti ed ex-allievi presenti belle parole di circostanza, intrecciando le glorie di Maria SS. alla memoria del Venerabile D. Bosco.
- La domenica precedente la fanfara del Circola Valdocco festeggiò religiosamente S. Cecilia. Dopo essersi accostati alla Mensa Eucaristica, i giovani suonatori convenivano nella loro scuola, dove al suono di una marcia trionfale si scoperse un bel quadro della santa Patrona. Fatta quindi colazione, si recarono all'amena borgata di Vinovo, ove si fermarono alcune ore, festeggiati dalle Autorità Ecclesiastica e civile, e coperti di ogni sorta di gentilezze dai revv. PP. Assunzionisti.
- L'ultimo giorno dell'anno si svolse la tenera festa dell'Albero di Natale, presente un bel numero di parenti e lo stuolo delle benemerite signore Patronesse, la cui attività nell'assecondare il Direttore D. Pavia fu, anche questa volta, superiore ad ogni elogio. Il sig. Angelo Michelotti disse alcune parole di preludio alla festa, in forma così cordiale ed attraente, che provocarono unanimi applausi. Seguirono - per brev'ora - canti, suoni, e declamazioni: il tutto eseguito dalle varie scuole ed alunni dell'Oratorio con molta grazia e correttezza. In fine, previo un acconcio sermoncino, un centinaio di giovanetti fu invitato a ricevere il proprio dono sfilando ordinatamente innanzi il S. Presepio, che campeggiava sul palco del teatrino, ove si svolse la cara festa. Compiuta la distribuzione dei vestiari, il rev.mo sig. D. Albera si disse lieto di leggere in fronte a benefattori e beneficati la gioia del cuore.
TORINO-MARTINETTO. - La sera dell'Epifania, nell'Oratorio S. Agostino si inaugurò un Circolo serale quotidiano, ove i giovani più grandicelli potranno trascorrere alcune ore in utile ed onesta ricreazione.
La festa ebbe principio con un discorso del consigliere Comunale sig. Avv. Carlo Barberis; il quale, con calda ed affascinante parola, trattenne il numeroso pubblico che gremiva la sala del teatro, e riempì d'entusiasmo i baldi giovani del nuovo Circolo. « Religione, patria e famiglia, disse il facondo oratore, sono le sublimi idealità a cui deve informarsi la gioventù italiana; idealità che spingono al sacrificio, all'eroismo e che hanno appunto il loro inizio e il loro sviluppo nelle associazioni giovanili, dove il giovane cresce moralmente forte e robusto imparando ad armare la Religione e la Patria e. La fine del discorso fu entusiasticamente salutata da applausi.
Seguì, a cura della sezione filodrammatica, una brillante commedia intercalata dalla declamazione di poesie, scelte suonate dell'Orchestrina del Circolo « Auxilium » e dalla Fanfara del Circolo « Valdocco » che v'intervenne con rappresentanza e bandiera. Un socio del nuovo Circolo disse belle parole di ringraziamento ai benefattori e a tutti gli intervenuti, tra i quali ricordiamo i rev.mi Teol. D. Armanda Curato di S. Alfonso, D. Filippo Rinaldi e D. Pietro Ricaldone, l'ispettore D. Emanuele Manassero, il prof. D. Varvello, il Teol. Gai.
Ai soci del nuovo Circolo i più lieti auguri.
PEROSA ARGENTINA. -Il I ° dell'anno, preceduta da una serie applaudita di proiezioni luminose, alternate con belle suonate della banda del Circolo
« Savio Domenico », ebbe luogo la solenne distribuzione dei doni che la generosità dei Perosini raccolse all'ombra dell'Istituto Salesiano. Ben 22 orologi, 6 catene d'oro placcato, 9 mantelline, 44 tagli per vestiti completi, calzoni, camicie e tanti altri oggetti, e dolci e giocattoli, formarono altrettante care e preziose sorprese per quei giovanetti che in numero di circa 220 concorsero alla gara di diligenza e frequenza all'Oratorio festivo.
La simpatica cerimonia, svoltasi alla presenza della parte più eletta della cittadinanza nella soddisfazione dei genitori e nella gioia dei figli premiati, lasciò in tutti soave ricordo.
SAVONA. - La bella festa della carità si ripeteva la sera dell'Epifania nell'Oratorio Salesiano di Savona.
Moltissimi erano i doni, ed anche di valore: dal vestitino allo scudo, dai giuocattoli per i bimbi ai libri per gli adulti. Fra tutti primeggiavano quelli delle RR. Suore Orsoline di Mongrifone e delle loro educande, delle Suore della Neve, della nobile famiglia Naselli, della signora R. Lamberti, della Marchesa Multedo, della famiglia Viglienzoni e di altri cooperatori e cooperatrici.
Alle 16 1/2 cominciò la festicciuola, tanto aspettata dai bravi giovanetti che frequentano regolarmente l'Oratorio, e in numero di 400 stipavano il teatrino, addobbato elegantemente con palme e bandiere. Tenne il discorso d'occasione il colto giovane Nob. Carlo Naselli-Feo, felicissimo e più volte applaudito; e due soci del Circolo Operaio recitarono assai bene un bel dialogo in dialetto sulla Befana. Colla distribuzione a tutti i giovani dei doni esposti ebbe termine la riuscitissima festa.
Il Direttore volle ancora attorno a sè i più piccini, regalandoli di giuocattoli e dolci a volontà.
ALASSIO - La sera dell'immacolata nell'Oratorio Festivo di S. Luigi Gonzaga si tenne la distribuzione dei Premi. Il teatrino era affollatissimo. Onoravano la bella serata l'on. Avv. G. Celesia, deputato al Parlamento, il Cons. Prov.
Cav. Avv. Andrea Quartino, il Sindaco Cav. Gerolamo Airaldi, il Pretore Cav. Avv. G. Rettura, oltre vari Assessori e Consiglieri Comunali. Prestava servizio d'onore la Banda cittadina, concessa dal Municipio.
Il Sig. C. Basso, presidente del Circolo S. Filippo Neri di Albenga, inneggiò ai nobili ideali «Religione e Patria» inseparabilmente uniti nell'Opera di D. Bosco ; e fu applauditissimo. Seguì un'accademia musico-letteraria, assai gustata da tutti i presenti; e in fine si compì la distribuzione dei premi consistenti in libri e in utili oggetti, con vero gradimento dei giovani e del pubblico numeroso.
ROMA. - Al Circolo S. Maria Liberatrice. - Anche a ricordare il terzo anniversario della benedizione della bandiera, i giovani del Circolo S. Maria Liberatrice al Testaccio celebrarono la loro festa sociale la domenica 10 dicembre. Al mattino, durante la Santa Messa letta dal Parroco si accostarono tutti alla sacra Mensa Eucaristica. Nel pomeriggio poi, unitamente alle proprie famiglie, si raccolsero nella Sala Clemson, ove il solerte segretario dell'Ufficio Cattolico del Lavoro, sig. Umberto Tupini, parlò della necessità di una salda organizzazione intesa a stringere in un sol fascio le forze dei cattolici operai. Seguì a lui il Parroco, il quale con vibrate parole chiuse il 1° anno della Scuola di religione, annunziando che il premio di L. 5o, promesso ai giovani frequentanti il corso, veniva donato per loro espresso desiderio alla Cassa Sociale.
Quindi la Sezione Filodrammatica dello stesso Circolo intrattenne i presenti con l'esecuzione di un bozzetto di attualità in due atti, riscotendo unanimi applausi.
Assistevano al trattenimento i rappresentanti di varie associazioni giovanili cattoliche di Roma, in modo particolare operaie, con a capo il Comm. Avv. Paolo Pericoli.
Dopo la recita s'inaugurarono i nuovi locali del Circolo, ove fu servito agli intervenuti un vermouth d'onore. Il Comm. Pericoli portò il saluto della Gioventù Cattolica Italiana, e ribadì con nuovi argomenti il concetto già svolto della necessità della organizzazione cattolica operaia.
Terminò il presidente sig. Augusto Ciriaci, il quale ringraziò tutti gl'intervenuti, in special modo il Comm. Pericoli, per la solennità recata alla festa con la loro presenza.
Ci congratuliamo vivamente colla Direzione del Circolo per lo sviluppo dato all'azione sociale, con apposite sezioni.
- La 2a domenica di gennaio si compi la cara festa dell'Albero di Natale. Un'eletta schiera di gentili benefattori e benefattrici, con a capo la marchesina Maria Spinola, aveva tutto provveduto perché nulla mancasse all'attesa festa dei bimbi. Ricchi e graziosi erano i doni ai pie' del grandioso albero che spiccava nel bel mezzo della sala: circa 15o vestiti completi, oltre a tagli di camicie, maglie, ecc., e ninnoli di ogni genere e d'ogni gusto.
Salutato da applausi e da una briosa marcia del concerto S. Maria Liberatrice, Sua Eminenza Reverendissima il Card. Casimiro Gennari die' principio alla cerimonia, che si svolse fra il gaio intreccio di suoni, declamazioni e canti, e la distribuzione di tutto quel ben di Dio per le mani delle signore benefattrici.
Facevano corona a Sua Eminenza una densa schiera di distinti Ecclesiastici e Laici, di nobili signore e signorine, e di parenti degli alunni.
ROMA. - All'Oratorio del S. Cuore al Castro Pretorio. - Una cara emozione attendeva i giovanetti della Compagnia di S. Luigi il mattino della domenica 3 dicembre. Il nucleo fortunato era stato scelto per una gita di pellegrinaggio alle grandiose catacombe di S. Calisto poste sulla via Appia, a circa un miglio fuori porta S. Sebastiano, luogo consacrato dalla sepoltura dei primi pontefici martiri, dalla Vergine S. Cecilia e da un'infinità di martiri del I° secolo. Il cimitero di S. Callisto, per le memorie che racchiude e per i documenti importantissimi riguardanti i primi confessori della fede, è méta preferita e continua dei devoti pellegrini che passano anche pochi giorni a Roma. Figurarsi la gioia di quei fanciulli al pensiero di poter compiere le loro pratiche festive colà dove tanti fanciulli, loro fratelli, avevano saputo congiungere la pietà e la fortezza cristiana colla giovanile età, e dove tutto parla di fede eroica fino al sangue ! Il fortunato drappello mostrò di esserne profondamente compreso, col devoto contegno tenuto durante la celebrazione del divin Sacrifizio. Nelle parole del loro Direttore celebrante parve ad essi di sentir l'eco d'altri secoli; e nella S. Comunione provarono le caste gioie di Tarcisio e l'ardore di Cecilia prostesa esamine lì presso, nella sua bella immagine; e ne tornarono più puri, più buoni, più pieni di buona volontà.
La domenica dopo si recavano alla stessa mèta cinquanta figlie di Maria della Parrocchia del S. Cuore, guidate dalle Figlie di Maria Ausiliatrice.
- Nel dare queste notizie vogliamo pregare i Direttori deì nostri Oratori romani, che ripetendo altre volte tali divoti pellegrinaggi, non manchino mai di raccomandare ai loro giovani una preghiera fraterna per tutti gli alunni raccolti negli Istituti e negli Oratori Salesiani ad implorare a ciascuno le virtù della purezza e fortezza cristiana!
CATANIA. -- Nell'Oratorio S. Filippo la dolcissima Festa del Santo Natale ebbe quest'anno maggior solennità. A mezzanotte nella Chiesa annessa, gremita di giovani e di popolo, pontificò e quindi celebrò le altre due Messe S. E Rev.ma Mons. Emilio Ferrais, il quale prima della Comunione, che fu generale, pronunziò un elevatissimo e commovente fervorino. Fecero la prima Comunione 30 giovanetti delle scuole serali dell'Oratorio, fra cui non pochi di oltre i 2o anni.
All'Ecc.mo Mons. Ferrais, che tanto affetto nutre per l'opera nostra e la sostiene col suo zelo sapiente le nostre umili e vivissime grazie.
TRIESTE. - L'Albero di Natale all'Oratorio Salesiano. - « La dolce e poetica festa di Natale (spigoliamo dal Corriere Adriatico del 7 gennaio) non poteva passare inosservata all'Oratorio Salesiano, la benefica ed umanitaria istituzione che sotto il suo tetto ospitale raccoglie i giovinetti del popolo nostro, per instillare in essi, colla parola della fede, il sentimento del bene e l'amore alla virtù.
» E fu una festa solenne, tutta cuore ed effusione, quella di ieri, che nella vasta sala raccolse insieme ad una società eletta anche i figli del popolo, mettendo a contatto i benefattori coi beneficati, coloro che alla grande opera di redenzione sociale offrono volonterosi il loro obolo e quelli che del generoso tributo fruiscono i benefici effetti.
» Il simbolo della festa, l'Albero di Natale, rifulse nel primo numero dell'interessante programma, quando intorno al pino irradiato di luce echeggiarono i cori inspirati ed i versi dolcissimi; detti coli squisito sentimento dai bravi giovanetti ».
All'omaggio dei giovani si unì la parola del Direttore D. Rubino, il quale volle premiati anche i benefattori presenti con l'esporre alcune cifre statistiche sulla benefica operosità dell'Oratorio nell'anno decorso.
« I giovanetti inscritti nell'Oratorio - annotava il citato giornale -- furono 1872 e la media della frequentazione fu di 1ooo ragazzi. I veri assidui rappresentano la bella cifra di 756, ai quali furono offerti premi consistenti in capi di vestiario, stoffe per vestiti ed altri doni di domestica utilità. Visto il giornaliero aumento dei giovani, l'Oratorio si vide, suo malgrado, costretto di eliminare quei ragazzi che non avessero compiuti gli otto anni.
» Del neo-eretto circolo Don Michele Rua, gli assidui frequentatori Sono 155, e tutti dai 16 ai 26 anni, che nell'istituto trovano una onesta ricreazione nelle ore serali, potendo usufruire di ogni lecito svago.
» Il punto culminante della serata fu indubbiamente la rappresentazione del poemetto pastorale in due parti del maestro Federico Antonietti « Betlemme » una poetica e toccante evocazione della nascita del Redentore....
» I bravi giovanetti diedero ancora un saggio della loro valentia quali provetti filodrammatici recitando con molto affiatamento il bozzetto in tre atti di C. Ambrosi, Bufere, riscuotendo ancora lunghi e meritati applausi
» La festa venne rallegrata dalla numerosa e ben disciplinata banda dell'Oratorio...
» Notammo tra i presenti:
» S. S. la principessa Sofia de Hohenlohe, la Baronessa Emma de Seppi, la Baronessa Nina de Morpurgo, la Baronessa Ralli-Sevastopulo, le signore Janesich, Aglaia Manussi, Bernetich-Glanzmann, Parisi, il vice-presidente di Luogotenenza conte Attems, il maggior generale Enrico cav. de Krauss-Elislago, monsignor Vescovo Dr. Andrea Karlin, le EE. i vice-ammiragli f. s. Oscarre conte Cassini e Carlo cav. de Seemann, il consigliere di Luogotenza Filippo Barone Reinlein, il consigliere di Trib. Prov. Geminiamo Parisini, il signor Luigi cav. de Bernetich-Tommasini, il capitano distrettuale Massimiliano Karminski, il consigliere comunale Clodoveo cav. Budinich, ecc. ecc. ».
- All'Oratorio S. Vincenzo de' Paoli il giorno 7 gennaio si ripetè la stessa festa coll'intervento del vescovo mons. dr. Andrea Karlin e del Consiglio della Società di San Vincenzo. Ivi pure si eseguì un attraente programma.
In Italia.
TORINO=VALDOCCO. - Sua Em. Rev.ma il Card. A. Richelmy la domenica 7 gennaio, col suo intervento e colla sua paterna parola, rendeva più solenne la festa sociale delle Ex-Allieve delle Figlie di Maria Ausiliatrice.
L'Em.mo Principe celebrava la S. Messa alle 7 nella cappella dell'Istituto, presenti un gran numero di Ex-allieve e Oratoriane, distribuiva alle intervenute la Santa Comunione, e prima e dopo rivolgeva la sua ispirata parola al devoto uditorio, prendendo argomento dalla visita dei Magi a Gesù Bambino.
Uscendo di chiesa benediceva alle Figlie di Maria Ausiliatrice, schierate in doppia fila lungo lo scalone e il porticato e riceveva l'omaggio del Comitato dell'Associazione Ex-Allieve, cui impartiva dopo paterni incoraggiamenti la sua benedizione.
L'Eminentissimo Pastore, nell'accomiatarsi fra gli ossequi filiali delle convenute, invocava nuovamente sulle giovani dell'Oratorio, sulle Ex-Allieve e sull'Istituto le più elette benedizioni di Dio.
NIZZA MONFERRATO. - L'Associazione Ex-Allieve dell'Istituto N. S. delle Grazie il giorno dell'Epifania allargava la sua azione nel campo del bene con una iniziativa, semplice e modesta, ma capace di elettissimi frutti.
L'Oratorio S. Cuore, annesso all'Istituto, raccoglie ogni festa un buon numero di giovanette suddivise in varie squadre; e ognuna di queste ha una o più assistenti, incaricate delle loro sorveglianza.
Or bene il santo e delicato pensiero delle Ex-Allieve è stato quello di dare ad ogni squadra una madrina nella persona di altrettante ex-allieve: come le Figlie di Maria Ausiliatrice davano nello stesso giorno alle otto squadre un nome speciale.
Infatti le squadre s'intitolarono dal S. Cuore di Gesù, da Maria Ausiliatrice, da S. Agnese, da San Giuseppe, dall'Angelo Custode, dal Ven. D. Bosco, da S. Caterina e da Gesù Bambino; ed esse furon prese, rispettivamente, in particolare tutela e custodia dalle otto signore e signorine seguenti - Rosina Asinari Garbarino, Rosetta Croce Savio, Maria Bielli Galansino, Rosa Corino Canale, Luigina Pairazzi, Rina Pistone, Cordara Bergamasco, e Zolmira Merlino Vola.
Il pensiero del bene, che anime fervorose possono compiere fra tali schiere, ci fa dire francamente esser questo un esempio degno di essere imitato.
FERRARA. - AI Collegio e Ricreatorio S. Carlo, la domenica 17 dicembre ebbe luogo la distribuzione dei premi agli alunni del Collegio, dell'Oratorio festivo e delle Sezioni sportive del Circolo Ex-alunni Ars et Labor. Il teatro era letteralmente gremito di pareteti, invitati ed ammiratori. Scelto e ben eseguito il programma. Prestò servizio la banda della Sezione musicale.
E davvero imponente fu la cerimonia, onorata personalmente dalla presenza di S. E. il Cardinal Boschi e dei rappresentanti del R. Prefetto, del Sindaco e del Generale, trattenuti all'ultima ora da forza maggiore; del Comm. Martinelli, Senatore del Regno, del R. Provveditore degli studi, del R. Ispettore scolastico, del Prof. Bigoni Direttore Gen. delle Scuole elementari, del Prof. Conte Avogadro Preside del R. Liceo-Ginnasio, del Prof. Vaccari, Direttore RR. Scuole Tecniche femminili, del Cav. Tibertelli in rappresentanza del Conte Grosoli, del Prof. Tognini Direttore del Collegio Manzoni, delle signore Cont. Alma Buosi ed Eugenia Mattioli in rappresentanza della Presidente del Comitato Patronesse dell'Opera Salesiana in Ferrara, e di molti distinti invitati fra cui Mons. Ferretti, Mons. Baldi, l'Avv. Muratori, il Prof. Landi, il Prof. Baccanello, il Prof. Domenichini.
Il Cav. Conte Luigi Buosi disse belle parole di circostanza; e a lui fece seguito l'avv. Giacomo Mazzotti di Faenza.
In fine il Direttore mise in luce il gran bene che colla cooperazione attiva ed efficace, morale e finanziaria di molte cospicue personalità cittadine, si è potuto compiere dai figli di Don Bosco per la gioventù operaia ferrarese, e segnalò alla pubblica ammirazione per specialissime benemerenze Mons. Baldi ed il Conte Cav. Luigi Buosi.
Passarono quindi in lunga e gaia fila. i chiamati a ricevere il premio: per merito scolastico i Collegiali in numero di 40 su 95; gli Oratoriani per catechismo, i soci delle varie sezioni del Circolo Ars et Labor per sport. Con entusiasmo fu salutata
la bandiera del Circolo, quando fu decorata con ben otto onorificenze conseguite in vari concorsi.
ASUNCIÓN (Paraguay) - « EI Mensajero de Maria Auxiliadora », piccolo settimanale che si pubblica da dite anni dai Salesiani del Paraguay a scopo di buona propaganda, annunzia la federazione delle cinque società sorte fra gli adulti all'ombra del Collegio Salesiano: cioè la Pia Unione dei Cooperatori, la Corte di Maria Ausiliatrice, la Guardia d'Onore del S. Cuore di Gesù, il Circolo Giovanni Bosco, e l'Associazione di S. Croce. Il movente di un tale concentramento di forze è quello di promuovere con più efficacia il trionfo dello spirito del Vangelo in ogni classe sociale; e noi siamo certi che copiosi e solleciti ne saranno i frutti, perchè l'iniziativa ha incontrato le simpatie di molte ragguardevoli persone.
LA PAZ (Bolivia). - La Prefettura del Dipartimento ha rimesso al Collegio D. Bosco una medaglia d'oro, per la cooperazione data da quell'istituto alla celebrazione delle feste patrie del 6 agosto u. s. - « Ho il piacere - diceva la nota inviata dal sig. Juan Maria Zalles al rev. D. Giuseppe Reyneri in data 30 ottobre u. s. - di farle pervenire l'unita medaglia d'oro, come omaggio di congratulazione dell'Autorità politico-amministrativa del dipartimento, assegnata al Collegio D. Bosco di questa città pel concorso diretto, prestato alle feste patrie del 6 agosto, cooperando efficacemente all'esito che esse si meritavano ».
PUNTA ARENAS (Chili). - Le feste patrie dello scorso settembre furono solennemente celebrate anche dagli alunni del Collegio S. José.
Il 15 essi diedero un svariato trattenimento letterario-drammatico-musicale; il teatro non potè contenere che una piccola parte dell'immensa moltitudine accorsa.
Il 16, nell'ampio cortile dell'istituto, alla presenza del Governatore sig. Fernando Chaigneau, del Comandante del Battaglione Magallanes, e di altri personaggi, si benedisse il nuovo tricolore del Collegio, squisita opera d'arte del Laboratorio delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Compiuta la cerimonia, il Maestro di ginnastica sig. Luigi Pinochet LeBrun tenne un discorso pieno di affetto verso la Patria e i suoi alunni. All'allocuzione seguì il giuramento di fedeltà alla patria bandiera, fatto con voce ferma e sicura da tutti gli alunni che vestivano l'uniforme sportiva di calzoncini bianchi, cinturino di pelle lucida, maglia celeste con stella bianca, e berretto bianco con le parole Gimnastas Colegio S. José. La precisione delle mosse e delle evoluzioni destarono vivo entusiasmo.
Il 18 si presentarono anch'essi, serrati in battaglione con a capo la loro piccola banda, partecipando dopo il canto del Te Deum al corteo che sfilò dalla nostra chiesa parrocchiale al palazzo della Governazione Civile.
Nelle giovani repubbliche dell'America Latina è già molto in fiore la formazione di questi battaglioni scolastici, i quali cooperano efficacemente a rinsaldare nei cuori della gioventù l'amore alla Patria.
BOGOTA (Colombia). - Una festa memoranda. - Spigoliamo da una lettera inviataci da Bogotà:
« Lo studio ed il lavoro ricevettero il 2o novembre u. s. nel nostro Collegio Leone XIII, una degna glorificazione.
» Un nuovo motore, della forza di 30 cavalli, che segnerà per le nostre Scuole Professionali il principio di un nuovo sviluppo, fu benedetto solennemente da S. E. Mons. Bernardo Herrera Arciv. di Bogotà e primate di Colombia; ed assistevano da padrini l'Ecc.mo sig. Presidente della Repubblica Dott. Carlo E. Restrepo e S. E. il Ministro d'Italia Cav. Mazza. Per la circostanza l'insigne poeta W. Fernàndez compose un sonetto mirabile.
» Compiuto il rito, nella sala maggiore con artistica illuminazione si inaugurò la luce, attraendo l'ammirazione di tutti una splendida combinazione di lampadine a colori riproducenti il tricolore colombiano. Mossi da un entusiastico sentimento di ammirazione per l'opera nostra, oltre il Presidente, l'Arcivescovo ed il Ministro d'Italia sopraccennati, ivi si raccolsero altri illustri personaggi, tra cui un gruppo di Deputati al parlamento, il Ministro Tedesco, il Governatore del Dipartimento, il Presidente della « Fratellanza Italiana » Cav. Ing. Cantini, e molti distinti signori e signore dell'aristocrazia, ossequiati dal Direttore e dal nostro Ispettore D. Aime.
» Apriva il trattenimento un appropriato e scelto discorso di un antico alunno del collegio, Sac. Emiliano Lombana: seguirono canti e declamazioni con felicissima interpretazione. Si attirò le simpatie di tutti, e fu veramente degna di lode, la gara catechistica fra gli alunni artigiani e studenti. Dopo lungo e vivace combattimento fu proclamato vincitore un giovane artigiano, Pietro Chacón, che si ebbe in premio un grazioso orologio. In fine si venne alla distribuzione dei premi ai cari alunni artigiani e studenti, premi in gran parte regalati, qual segno di particolare stima verso il Collegio, da insigni notabilità, come il Presidente della Repubblica, l'Arcivescovo, il Ministro della Pubblica Istruzione ed il Governatore.
» All'entrare e all'uscire dall'istituto gli accorsi ammirarono la graziosa mostra dei lavori d'esame degli artigiani, non cessando di benedir l'Opera ed il Sistema del nostro amato Padre D. Bosco ».
NECROLOGIO
S. E. Mons. Edoardo Pulciano.
Morì improvvisamente, dopo aver celebrato i divini misteri, il giorno Santo di Natale, in seguito a paralisi cardiaca. Eletto vescovo di Casalmonferrato nel 1887, fece il suo primo pontificale in Maria Ausiliatrice il 24 maggio, vivente ancor D. Bosco. Traslato a Novara nel 1892, fu promosso alla Sede Metropolitana di Genova nel 1901. Pastore e padre zelantissimo, ebbe un solo ideale: promuovere la gloria di Dio e la salute delle anime.
Costernati per la sua morte inattesa, noi abbiam pregato pel riposo della nobilissima anima sua, che ora vogliamo anche fervidamente raccomandata alle preghiere dei nostri lettori. Alla Nobile Famiglia Pulciano le più sentite condoglianze.
P. Federico Oreglia di S. Stefano.
Il 1° dell'anno moriva in Roma il P. Federico Oreglia, nella grave età di 82 anni Era nato a Benevagienna dalla Famiglia dei Baroni di S. Stefano.
Prima di entrare nella Compagnia di Gesù, appartenne per alcuni anni alla Pia Società Salesiana, cui rese importanti servigi. Pio, laborioso, intraprendente, fu il primo direttore della nostra scuola tipografica, il braccio destro di D. Bosco nell'ordinamento di varie lotterie di beneficenza e in cento altre imprese, e l'affezionato corrispondente tra il Venerabile e molte Famiglie italiane ed estere.
Entrato nella Compagnia di Gesù, salì al sacerdozio e lavorò indefessamente nel Sacro Ministero. Che il Signore gli doni il premio delle anime sante! Alla nobile famiglia dei Baroni Oreglia di S. Stefano le più vive condoglianze.
S. E. Mons. Mario Mattei Gentili.
Morì serenamente l'8 gennaio u. s. in Pennabilli, diocesi di Montefeltro, ov'era nato il 30 gennaio 1842. Eletto vescovo di Sarsina nel 188o, trasferito a Città di Castello nel 1891, era stato promosso arcivescovo di Perugia il 29 novembre 1895. Ovunque seppe guadagnarsi la stima e l'affetto universale del clero e del popolo per l'esemplarità della vita e la paterna benevolenza del suo governo.
Legato con dolce affetto al compianto D. Rua, nutrì per le Opere di Don Bosco una grande deferenza. Lo raccomandiamo caldamente ai suffragi dei Cooperatori.
Mons. Abondio Ballerini.
Volò al cielo dopo circa due mesi di malattia cardiaca, nell'età di anni 64, in Como. Educatore solerte ed affettuosissimo, passò la sua vita nei Seminari diocesani; e morì rettore e professore nel Seminario di S. Abondio. Persuaso intimamente della grave responsabilità inerente al suo posto, era sempre in mezzo ai suoi cari alunni, non badando a sacrifici nè a comodità personali, e prodigandosi tutto per la prosperità del Seminario che amava come sua casa, e che lo ricambiava di sincero affetto.
Largo e prodigo del suo patrimonio a vantaggio dei chierici e delle opere pie, fu pure un generoso Cooperatore Salesiano. Il Signore glie ne dia il premio in paradiso!
Secondo Brillada,
Si addormentò nel Signore il 27 novembre, munito di tutti i conforti religiosi. A dieci anni cominciò a frequentare l'Oratorio S. Giuseppe, aperto allora allora in Torino dalla Famiglia Occelletti. Affidata in seguito l'istituzione ai Salesiani, il buon Secondo ne divenne uno dei più zelanti Catechisti. Era di un'umiltà e di uno zelo ammirabile nell'adempimento del suo ufficio, in cui perseverò fino al termine della vita. La sua morte ha lasciato vivo rimpianto in quanti ebbero la fortuna di conoscerlo. Che il Signore gli dia un bel premio in Paradiso!
Teresa Tarditi.
Zelantissima cooperatrice di Diano d'Alba, ivi, spirò in pace il 7 gennaio u. s. Ammalatasi gravemente nel 1899, si raccomandò a Maria Ausiliatrice promettendo di provvedere una sua statua. per esporla alla pubblica venerazione, e guarì. La pia donna venne allora a Torino, ordinò la statua, e il 15 luglio 19oo ebbe la consolazione di vedere nella sua parrocchia il compianto D. Rua a benedire solennemente quel santo simulacro. Da quel giorno Maria SS. Ausiliatrice domina l'altar maggiore della parrocchia di Diano, dispensando ai suoi devoti ogni sorta di grazie. Doni ora alla fervorosa zelatrice la gloria celeste!
Nicodemo Bimbi.
Spirò a Valbona in Garfagnana, novantenne. Fervente cattolico e Cooperatore trovò, nelle pratiche del culto e nella sua fede incrollabile sull'esistenza di una vita ultraterrena, un conforto alle traversie e alle tribolazioni della vita presente. Soleva dire: - Il Signore in questa vita affligge coloro che vuole render degni di Sè bisogna rassegnarsi ai suoi divini voleri preordinati alla nostra felicità eterna. Siamo quaggiù di passaggio! è un esilio che dura poco!
Lo accolga Iddio nella patria sospirata.
D. Francesco Mariani.
Moriva giovane, in età di 44 anni, nell'Ospedale Pammatone in Genova. Arciprete di San Stefano d'Aveto, godeva tanta stima ed affetto, che a sue spese il popolo volle trasportarne al paese la salma, ove ebbe solennissime esequie. Era pure zelante decurione dei nostri Cooperatori.
Bassi Margherita ved. Bertelli.
Volò ai cielo il 27 ottobre, nella età veneranda, di 88 anni. Tutto quello di cui potè disporre diede a vantaggio dei poveri, tra cui non dimenticò la Colonia Agricola S. Isidoro d'Ivrea. Possa la vivezza della riconoscenza di quei nostri confratelli, accompagnata dai vostri più ferventi suffragi, ottenerle da Dio condegna mercede.