ANNO XXVII - N. 9. Esce una volta al mese. SETTEMBRE 1903.
SOMMARIO - A Pio X pag. 253
Viva Pio X , 254
Preziosissimo autografo di Pio X 258
Leone XIII 259 Pagina intima (Pio X e i Salesiani - I frutti del Congresso - Attenti, o genitori - Collegi ed Educatori - Raccomandazioni) . . .
Della visita del R.mo Sig. D. Albera alle nostre case di America 265
Un modello di Cooperatore .. 272 Missioni- Patagonia: Visita di Mons. Cagliero - Attraverso l'Equatore 273
Grazie di Maria Ausiliatrice 273 Notizie compendiate: Torino - Parma - Ancona - Alba - Giaveno - Messico - Punta Arenas - Lanzo Torinese) 280 Cooperatori defunti 245 Illustrazioni: La casa della nostra Missione in Junin de los Andes, 273 - Mezzi di trasporto nella Patagonia, 274.
CHE DALLA CATTEDRA DI SAN PIETRO COL NOME IMMORTALE
DI PIO X
INCORONATO DALL'AUGUSTA AUREOLA DELLA VIRTU' DELLA SAPIENZA E DELL' AUTORITA VI PRESENTATE AL MONDO MAESTRO DI VERITÀ E Di GIUSTIZIA A SOLLEVARLO DALL'IMMANE DOLORE
PER LEONE XIII
I SALESIANI CO' LORO COOPERATORI AUGURANDO CON LA MAESTÀ DELLA TIARA
LUNGA, PROSPERA E TRIONFANTE VITA
PROMETTONO ED OFFRONO
AMORE, OSSEQUIO ED OBBEDIENZA
VIVA PIO DECIMO
LA Chiesa ha deposto le granaglie e la cattolicità giubila ai piedi degli altari ringraziando l'Onnipotente per l'elargito Pastore. Il popolo cattolico ha cessato di esser orfano : il memorando 4 agosto, festa di S. Domenico, alle ore 11,50 la loggia di S. Pietro a Roma si apriva e il Card. Macchi annunziava commosso ad una folla enorme ed in mezzo all'emozione generale che il Sacro Collegio aveva eletto Papa l'E.mo Card. Patriarca di Venezia, Giuseppe Sarto. Tosto le truppe stazionanti sulla piazza di S. Pietro presentano le armi, le fanfare sciolgono i loro squilli festosi, le campane tutte delle 360 chiese di Roma suonano a distesa e una acclamazione immensa, sprigionantesi da trentamila petti, si slancia verso il cielo : « Viva il Papa Pio X! »
Il lieto annunzio corre sulle ali dei telegrafi e dei telefoni e in un baleno la stampa lo diffonde per tutto il mondo suscitando in ogni petto un fremito di esultanza ineffabile. Così Pio X raccoglie, fin dal primo istante della sua proclamazione a Vicario di Gesù Cristo, l'aureola di amore e di gloria dei suoi immortali Predecessori Pio IX e Leone XIII. Per lui rivivono gli entusiasmi più fervidi suscitati dalla grandezza, dalla bontà, dalla sapienza di entrambi ed il giubilo mondiale per la sua elevazione al trono Pontificale si muta in un grido di trionfo. Nulla è paragonabile sulla terra agli attuali trionfi della Chiesa di Dio, trionfi che sentono il miracolo.
Se attorno al feretro di quel miracolo di Papa che fu Leone XIII l'universo intero s'inchinò riverente, l'atto con cui venne posta in fronte a Pio X la Tiara pontificale destò un largo e generale applauso in tutti i popoli del mondo. Alla solenne incoronazione del nuovo Papa, compiutasi il 9 agosto in S. Pietro, assistettero almeno 60.000 persone munite di biglietto. Le porte erano chiuse. Fuori le truppe schierate attorno alla gradinata regolavano l'accesso della folla e mantenevano l'ordine. Entro la Basilica mantenevano l'ordine i corpi armati pontifici.
Il Papa accompagnato dai Cardinali, dai dignitari di corte e dalle guardie nobili discese a piedi alle ore 8.30 sotto il portico della Basilica, dove dinanzi alla Porta Santa, si era eretto il trono. Indi, negli abiti pontifici, con piviale e mitra si è assiso sul trono, mentre i cardinali prendevano posto in speciali banchi.
Quivi il Cardinale Rampolla, nella sua qualità di Arciprete di S. Pietro, accompagnato dal Capitolo ed il clero del Vaticano gli ha presentato gli omaggi con un discorso in latino : poscia furono ammessi il Capitolo ed il clero al bacio del piede. Intanto i cantori della cappella Sistina cantavano il Tu es Petrus.
Il Papa è salito in sede gestatoria tra i flabelli e preceduto dai dignitari e dai Cardinali, è entrato alle ore 9 nella Basilica dalla porta centrale accolto dalle acclamazioni della folla, mentre dalla loggia della benedizione suonavano le trombe d'argento. Dinanzi all'altare del Sacramento è disceso dalla sedia ed è rimasto in ginocchio per qualche minuto ad adorare il Sacramento esposto in forma solenne. Tutti i cardinali gli facevano corona in ginocchio. Quindi è risalito sulla sedia gestatoria tra nuove acclamazioni e venne trasportato alla Cappella Clementina dove era eretto un'altro trono. Egli vi si è assiso mentre i cardinali, patriarchi, arcivescovi, vescovi e gli abati penitenzieri si assidevano sugli speciali banchi loro riservati. Il Papa ha ammesso i cardinali, i patriarchi, gli arcivescovi e i vescovi all'atto di obbedienza. Quindi ha impartito con voce chiara e forte la solenne benedizione al popolo.
Alle ore 10.30 il Papa cominciò la Messa all'altare della Confessione. Essa fu assai lunga. Terminata la Messa il Papa, riassunta la mitra, venne rivestito di tutti i paramenti, meno il manipolo che lasciò sull'altare. Salì quindi in sedia gestatoria, il corteo si riformò come nell'andata, fermandosi in mezzo alla Basilica. Il corteo venerò le reliquie: poi si fermò davanti all'altare del Sacramento, indi per la scala regia giunse alla loggia in fondo alla quale si eleva il trono. I cantori intonarono allora il Corona aurea. 3-cardinali diaconi tolsero la mitra dal capo del Pontefice e subito il card. Macchi impose a Pio X la tiara, simbolo della potestà papale. In quell'istante un lungo applauso echeggiò sotto le volte della Basilica mentre la truppa schierata eseguiva la manovra del ginocchio a terra. Pio X, così incoronato, si alzò in piedi, con voce commossa recitò le lezioni del cerimoniale, indi pronuncio solennemente la formola della benedizione che venne accolta da un nuovo erompere di applausi e di evviva.
Finita la cerimonia, partendo dall'altare della confessione, e traversando in tutta la sua lunghezza la navata centrale, il corteo, in mezzo ad una ininterrotta ovazione di popolo, voltando a sinistra percorse la cappella del Sacramento e si recò negli appartamenti del Papa.
Spettacolo sublime, spettacolo unico questo da noi riassunto in poche linee e di cui si interessarono i giornali d'ogni colore e partito di tutte le nazioni, dandone i più minuti particolari. Perfino quelli che di solito schizzano ad ogni riga odio contro la Chiesa, parvero all'occasione di questo avvenimento tramutati in tanti apologisti della Chiesa stessa con descrivere la grandiosità e l'importanza delle sue auguste cerimonie. Non è questo un trionfo che sa del miracolo? E come si spiega questo convergersi di tutte menti e di tutti i cuori alla Sede di Pietro su cui veniva ad assidersi un nuovo Papa? E perchè tanta felicità si diffonde pel mondo insieme con questo fatto? Perchè il mondo cattolico - risponde un periodico romano - ha bisogno del Papa, come il bambino della madre, come gli edifizi delle fondamenta che li sostengono... Noi lo sentiamo, lo vediamo tuttodì, abbiamo tutti bisogno del Papa, perchè abbiamo bisogno del sacerdozio, che ci preserva dalla corruzione; e il Papa, pel magistero, per la giurisdizione, per la podestà è la corona regale del sacerdozio. Abbiamo bisogno del Papa, perchè abbiamo bisogno di Gesù Cristo e il Papa è il velo di Dio, che per la bocca del Papa stesso ci porge la parola infallibile della verità.
Con Leone XIII il papa è morto, ma non mai il papato : esso continua ora con Pio X e con i suoi successori. Portae inferi non praevalebunt.
Evviva dunque il 264° Successore nella cattedra infallibile di Pietro ! Evviva il nuovo Pio!
PADRE SANTO,
Noi c'inchiniamo di nuovo dinanzi alla sublimità della Vostra persona, alla maestà del Vostro potere, alla santità della Vostra missione, all'universalità del plauso che Vi circonfonde. Veneriamo in Voi il Vicario di Gesù Cristo, il Successore di Pietro, il continuatore del pontificato romano in epoca perigliosa, la luce che illumina, la verità che riscalda, il verbo di Dio che risuona alla coscienza del nostro genere. E preghiamo che Dio vi conservi, prosperi, faccia beato e tenga lontano dalle mani dei vostri nemici.
Voi siete il regolatore della nostra vita spirituale, perchè nel Vostro potere è la nostra anima. Voi siete l'orgoglio della nostra umanità, perchè l'elogio sconfinato che salutò il tramonto del vostro predecessore immediato e l'alba del vostro regno benedetto ci gonfiano di soddisfazione il petto e ne rendono fieri della qualità di figli vostri.
BEATISSIMO PADRE,
I Salesiani, i figli di D. Bosco, da Voi già tanto beneficati, protetti ed incoraggiati durante gli anni del Vostro Episcopato a Mantova e poi del Vostro Patriarcato a Venezia, in modo particolarissimo vi benedicono, vi acclamano con profondissima gratitudine loro Duce, Pastore e Padre tenerissimo.
Sì, o Padre Santo, noi abbiamo riacquistato in Voi Leone redivivo, il novello primo Cooperatore ed Operatore Salesiano. Noi quindi, nell'immensa felicità che c'inonda il cuore nel sapere che siamo amati e benedetti da un tanto Padre, prostrati ai Vostri piedi - Salesiani, Suore di Maria Ausiliatrice, giovani e fanciulle alle nostre cure affidati con l'immensa falange dei Cooperatori e delle Cooperatrici nostre - rinnoviamo la protesta della devozione la più illimitata, dell'attaccamento più fermo ed assoluto all'infallibile cattedra di S. Pietro, in Voi redivivo. Confessiamo altamente in questa fausta circostanza che facciamo ancor nostri i sentimenti di fede, di amore e di venerazione verso l'Apostolica Sede del nostro Patrono S. Francesco di Sales e del nostro Padre e fondatore D. Bosco, dichiarando che noi tutti accoglieremo sempre prontamente, rispettosamente e con semplicità di mente e di cuore non solo le decisioni Vostre circa il dogma e la disciplina, ma il Vostro parere, le Vostre sentenze, i Vostri desiderii medesimi, anche nelle cose puramente disputatili, lietissimi ogni qual volta questi desideri potremo pur prevenirli.
Possano queste parole, povere sì, ma inspirate dall'amore e dalla fede, portar qualche sollievo all'animo Vostro paterno nella grave sollecitudine che V'incombe ora di tutta l'umanità ! Possano le preghiere, le Comunioni che i Salesiani ed alunni fanno per la Santità Vostra, nel modo più fervoroso che sarà loro possibile, far discendere sul Vostro Capo augusto le più elette benedizioni dell'Altissimo, perchè siate nuova gloria e splendore della Cattolica Chiesa e perchè viviate a lungo benedetto fra le genti. Ed ora, o gran Pio, dall'alto del Vostro nuovo seggio, benedite all'umile Congregazione dei Salesiani e delle Suore di Maria Ausiliatrice sicchè devoti, anche a costo della vita, a cotesta solidissima pietra, al Vostro infallibile magistero, fermi alle tradizioni del nostro Padre di carissima memoria, troviamo in questa devozione e in questa perseveranza lo spirito della vera vita e possiamo assicurare nel tempo e nell'eternità la salvezza nostra e della povera gioventù a noi affidata.
Sì, benedite le nostre povere persone, il nostro modesto periodico con i suoi lettori e la Vostra prima benedizione sia arra di benessere e di pace per le famiglie di tutti i nostri Cooperatori, arra di un miglior avvenire pel mondo, di sempre maggior gloria per la Chiesa Cattolica.
Giuseppe Sarto nacque in Riese, diocesi di Treviso, il 2 giugno 1835 ; è quindi nella età ancor florida di 68 anni, ma all'aspetto - benchè la sua testa sia onorata di una canizie veneranda - non tradisce la senilità, anzi nel tratto egli conserva tuttora qualche cosa di giovanile e di vigoroso. Studiò nei seminarii di Treviso e di Padova e fu ordinato sacerdote il 18 settembre 1853. Da quell'anno fino al 1875 spese tutta la sua vita nella cura delle anime come parroco a Tombolo indi a Salzano, distinguendosi assai nella predicazione. Nel 1875 Monsignor Zinelli, Vescovo di Treviso, lo elesse canonico della metropolitana, cancelliere vescovile e direttore spirituale del Seminario. Quando poi Mons. Zinelli venne a morte, il Sarto fu Vicario capitolare. Le doti insigni di cui aveva dato prova lo segnalarono presto per maggiori uffici. Difatti, resasi vacante la sede vescovile di Mantova, Mons. Sarto vi fu eletto il 10 novembre 1884. Dire delle benemerenze da lui acquistate in questo campo nuovo e non facile sarebbe impresa troppo lunga; ci basterà ricordare la promozione del centenario di S. Luigi, celebratosi nell'anno 1891. Nel 1893, morto il Card. Agostini e resasi vacante la sede patriarcale di Venezia, Leone XIII designò a coprirla il Vescovo di Mantova, elevandolo alla sacra porpora nel Concistoro del 12 giugno 1893 col titolo di S. Bernardo alle Terme. Nei nove anni ch'egli vi rimase si era guadagnato il cuore del popolo. A Venezia il Cardinal Sarto non solo tra amato, ma venerato, onde sulle rive della laguna la notizia della sua elevazione al Pontificato venne appresa con esultanza vivissima e insieme con sincero dolore.
Profondamente commossi e col cuore riboccante di ineffabile gioia, regaliamo ora ai nostri benevoli lettori, il fac-simile del preziosissimo autografo del Santo Padre Pio X, pervenutoci appunto quando scrivevamo le precedenti pagine sul nuovo Papa.
Se sta scritto che la benedizione del padre fortifica la casa dei figli quanto più non debbono ripromettersi i figli di D. Bosco ed i loro zelanti Cooperatori dalla prima benedizione del novello Vicario di Gesù Cristo in terra? Sì, noi abbiamo illimitata fiducia che questa specialissima benedizione fortificherà, materialmente e moralmente, le nostre Case d'educazione e di missione, facendole sempre più prosperare mercè lo zelo dei nostri buoni Cooperatori e pie Cooperatrici, a vantaggio di tanta povera gioventù e sarà in pari tempo per quanti ci aiutano sorgente inesausta di prosperità e di pace in questa e nell'altra vita.
Grazie, o buon Padre ! Stamperem nel core queste care parole.
Che a Poi si pieghi come a sol Pastore tutta l'umana prole ; V'ascolti il mondo riverente, o Pio, come quando parlò dal monte Iddio!
Voi novello Successor di Piero nostr'umile parola, commossa intenerita in suo pensiero, riconoscente vola chè salito all'onor del Vaticano alzaste a benedire a noi la mano. diceste: A' Salesiani miei diletti e lor Cooperatori, prego dal cielo numerosi, eletti divini favori e si sentiva ad aleggiar d'attorno il Vostro Spirto d'ogni grazia adorno !
LA Norddeutsche Zeitung, uno dei più dotti e più accreditati periodici della Germania, scriveva, tuttochè luteterano, nel febbraio dell'anno scorso, quando cioè cominciavano le feste pel 25° di Papato di Leone XIII, queste memorande parole : « Noi comprendiamo gli alti sentimenti di venerazione che animano i nostri connazionali cattolici in questa per loro splendida ora. È indubitato che Leone XIII è uno dei più eminenti Papi che ricordi la storia della Chiesa; egli... incarnò l'idea storica del Papato ».
Non sappiamo se del grande Pontefice defunto si potesse pronunciare elogio alcuno più smagliante e più vero di quello che ha tessuto l'officioso giornale tedesco del Nord. Dove mai infatti, più che in Leone XIII, furono veduto rifulgere quelle due grandi aureole del genio, l'altezza cioè sovrana della mente e la grandezza come indefinita del cuore? Qual mai, quale dei più potenti Sovrani della terra fu veduto più di lui esercitar sul mondo intero cotanto fascino di sovrumana potenza da indurre all'ammirazione, all'elogio pur essi i suoi più formidabili avversari? È fama che l'Alighieri, richiesto un giorno che cosa fosse il poema epico, conducesse il suo interrogante in riva all'Adriatico, e colà da un'altura irraggiata per una parte dalle memorie del Lazio, per l'altra da quelle della Grecia, additandogli il cielo, la terra, le onde del mare, i boschi, i fiumi, le montagne, l'immenso teatro delle grandezze e delle miserie mortali, dei trionfi e delle sconfitte di questa povera umanità, gli rispondesse: ecco il poema epico. Orbene uguale risposta possiamo noi ben dare a chi ci chiedesse chi sia il Papa, chi sia Leone XIII; questo immortale Pontefice che fra tanto turbinio di cose, fra tante lotte di passioni, seppe mantenere inviolata la dignità della specie umana e far così prevalere, pel corso di un lungo Pontificato, la potenza dello spirito sulla materialità della forza; sovrumana la calma, lucida e chiara la mente, vivo e sapientemente scintillante l'occhio, libero e franco il cuore, limpida e serena la fronte come il vago tramonto di un bel sole.
Ed è di lui che intendiamo ancora parlare, di quest'anima austera e sapiente di sacerdote e di statista, di quest'anima forte e gentile di filosofo e di poeta che, scioltasi dal suo terrestre frale, librava il volo il 20 luglio colà dove il gioir s'insempra (Par. c. 10°)
Cooperatori e Cooperatrici, oggi vi presenteremo in Leone XIII con rapidi, ma veraci tocchi, l'uomo straordinario nella longevità di vita e di Pontificato e nelle virtù dell'intelletto e del cuore. E ciò facciamo tanto più volontieri, in quanto che un dovere altissimo di riconoscenza stringe i figli di D. Bosco verso l'immortale Leone XIII pe' grandi benefizi da lui ricevuti.
Vincenzo Gioachino Pecci nacque a Carpineto Romano, terra del circondario di Velletri, il 2 marzo 1810, quando cioè la potenza di Napoleone I era al suo più alto apogeo e Pio VII, violentemente rapito pochi mesi innanzi da Roma, gemeva prigioniero a Savona. A 21 anni conseguiva splendidamente la laurea in teologia, seguita poco dopo da quella in diritto canonico e civile, creato tosto da Gregorio XVI, benchè tuttora chierico, Prelato e Referendario di Segnatura per le eminenti sue doti di mente e di cuore. Consacrato sacerdote il 23 dicembre 1837 da quell'uomo di santa memoria che fu il Cardinale Odescalchi, veniva l'anno seguente, a soli 28 anni, inviato in qualità di Delegato, o, come diremmo noi, di Prefetto, a reggere la provincia di Benevento. Qui si parve tosto qual uomo di governo fosse il giovane Pecci, giacchè, in poco più di due anni, riuscì con l'avvedutezza, l'energia e la magnanimità a purgare quella grande provincia dalle masnade di briganti che l'infestavano spargendo ovunque il terrore, e a ricondurvi l'ordine, la tranquillità e la pace. Nè queste sue eminenti qualità smentì punto nel governo delle Delegazioni di Spoleto e di Perugia, che subito dopo gli vennero affidate. Nominato Nunzio Apostolico nel Belgio e creato Arcivescovo titolare di Damiata il 27 gennaio 1843 a 33 anni, partiva per la capitale di quel giovane Regno, di quel Regno cioè che da soli 13 anni si era eretto indipendente dalla tirannia degli Orange d'Olanda e che in sì breve spazio di tempo diede e dà tuttora così splendide prove di saldezza di fede, operosità civile e benefica amministrazione da far di quel piccolo Regno il modello, l'esemplare invidiabile degli Stati. Colà stette circa tre anni, celebrato per altezza d'ingegno, finezza di statista a squisitezza di pietà. Richiamatone per la rigidezza del clima poco confacente alla delicatezza della sua costituzione fisica, fu destinato alla Sede Vescovile di Perugia, i cui maggiorenti l'avevano insistentemente chiesto a Papa Gregorio XVI, mediante apposita deputazione, memori della saviezza e rettitudine di governo, con cui li aveva retti tre anni innanzi in qualità di Delegato. Creato Cardinale da Pio IX il 9 dicembre 1853, veniva dallo stesso Pio IX, circa 24 anni dopo, cioè il 21 settembre 1877, chiamato a Roma all'ufficio di Camerlengo, vale a dire al più alto ufficio del Cardinalato, come quello a cui è affidato il governo della Chiesa nella vacanza della Sede Papale. E la Sede vacava purtroppo il 7 febbraio dell'anno seguente, quando fra il lutto della cristianità scendeva nella tomba l'angelico Pio IX, dopo quasi 32 anni di Pontificato, il più lungo nella storia dei Papi da S. Pietro ad oggi.
Ma muore l'uomo, non muore il Papa. La sera del 20 febbraio, al 3° scrutinio, veniva eletto a succedergli il Card. Pecci, il quale nel nome stesso che assumeva di Leone rivelava qual dovesse essere il carattere inspiratore del suo Pontificato, dolce e forte, amabile e dignitoso, umile e grande ; il favus mellis in ore leonis di Sansone. Ed ecco tosto un intervento straordinario della Divina Provvidenza. Il Pecci, all'atto dell'elezione, stava per compiere i 68 anni, ed aveva la sanità deperita da languori e da sfinimenti, sicchè non fa meraviglia che egli abbia esclamato ai Cardinali elettori : Che fate? Voi dovrete presto procedere ad una nuova elezione. Ma ben altra fu la realtà.
Leone XIII, che pareva, umanamente parlando, non dovesse avere un anno di Pontificato, era invece destinato, negli imperscrutabili decreti della Provvidenza, a riuscire un monumento per longevità di vita e di Pontificato. Nella lunga serie dei 263 Papi (1) che governarono, da oltre 19 secoli, la Chiesa di G. C. da S. Pietro a Leone XIII, due soli lo superano in età, cioè S. Agatone, siciliano, morto a 107 anni nel 681, e Gregorio IX, coetaneo ed amico di S. Francesco d'Assisi, prima Vescovo di Anagni, da cui dipende ecclesiasticamente la terra natale di Leone XIII, morto a circa 100 anni nel 1241. Per tal modo si ripeteva in lui quel che nell'immediato suo antecessore Pio IX, il quale cagionevolissimo di salute nella sua puerizia e giovinezza a tal punto che ordinato a stento sacerdote a 27 anni dovette per parecchio tempo celebrar la Messa in privato e coll'assistenza di altro sacerdote per gli accessi epilettiformi, a cui andava soggetto, morì a circa 86 anni di una longevità papale al tutto prodigiosa, unico fra tutti i Papi a raggiungere anni 31, mesi 7, giorni 22 di Pontificato.
Ma non meno che nella longevità vitale e papale brilla maravigliosamente la Provvidenza di Dio nelle sublimi doti di mente e di cuore, onde fornì Leone XIII. L'appellativo di uomo non comune, d'ingegno sovrano. dimente superiore, d'intelletto profondo e poderoso noi lo udimmo ripetutamente sulle labbra de' suoi medesimi avversarii, di alcuni anzi fra i più accaniti, i quali si videro costretti ad inchinarsi dinanzi alla nobilissima figura di lui, che chiamato in difficilissimi momenti a reggere lo navicella di Pietro riuscì a poco a poco a riamicare colla Sede Romana le prime e più grandi Potenze d'Europa, cattoliche ed acattoliche; di lui che arbitro nel 1886 fra Germania e Spagna nella questione delle isole Caroline, nel 1892 fra il Portogallo ed il Belgio pe' confini del Congo, nel 1895 fra le Repubbliche di Haiti e di S. Domingo per limiti territoriali, faceva cessare gli orrori di guerre disastrose quando muti e paurosi se ne stavano i potenti della terra alla vista di sì orribile eccidio ; di lui che un Ministro potentissimo, dinanzi a cui allibivano i più vantati eroi dell'éra contemporanea, mansuefaceva come agnello e muoveva a riconciliarsi pentito con la Chiesa Cattolica.
Ed invero i suoi atti rivelano nel numero, nella varietà e nella profondità l'uomo addirittura prodigioso, che tutto intende, a tutto ha l'occhio, tutto che è bene promuove e caldeggia e a tutti i mali viene in soccorso. La sentenza, che il genio è per sua natura cosmopolita, dove mai più che in lui trovò la sua piena ed intera conferma? Pontefice universale, ripristina la gerarchia cattolica nella Scozia, fra Bulgari e Ruteni, nella Bosnia e néll'Erzegovina e pur là nel lontano Giappone, in quelle terre già così fiorenti per cattolicità e bagnate dal sangue di tanti martiri. Vicario di G. C. per tutta la terra, fonda in poco più di 25 anni oltre a 252 titoli nuovi fra Sedi patriarcali, metropolitane, vescovili, vicariati apostolici e prefetture apostoliche, padre per tutti, a qualsiasi rito appartengano, sicchè non solo Latini, ma Greci, Copti, Armeni, Siriaci, Slavi, Arabi a lui si volgono da tutte le parti del mondo e in lui trovano il pastore che sente, intende e provvede. Che più? gl'infedeli, i selvaggi stessi, anche i più lontani, sono oggetto delle sue sapienti sollecitudini. Papa dalle alte vedute, fonda e avviva le relazioni diplomatiche coi due più potenti imperi del continente antico e con la più grande repubblica del continente nuovo, col colosso del Nord, come gli Americani chiamano gli Stati Uniti. Pontefice delle Lettere e delle Scienze, mentre rapisce a maraviglia il mondo con la profondità e vastità delle idee e la squisita classicità della forma, scriva in prosa o in verso, amplia la Biblioteca Vaticana, ne apre senza ombra di paura gli Archivi a tutti i dotti di buona volontà, senza distinzione di nazionalità, nè di partiti, nè di credenze; fonda l'Osservatorio e la Specola, restaura le sale Borgiane, rifà l'absipe di S. Giovanni in Laterano, crea l'Istituto Leoniano di Roma e il Leonino di Anagni.
Shakespeare, il più grande drammaturgo inglese, ha qua e colà ne' suoi drammi dei concetti veramente ardimentosi che ne rivelano di per sè soli l'originalità, non meno che la potenza straordinaria del genio. Egli, ad esempio, fa comparire in uno di essi la selva di Birnam, che si muove tutta quanta verso il castello di Dunsinane, e quella selva è piena di armati che daranno l'ultimo crollo al tiranno, all'uomo abborrito che colà si si appiatta nell'aula castellana.
Anche Leone XIII ha la sua selva che si muove, anzi si agita e freme di vita. Anche egli ha il tiranno verso cui si avanza a debellarlo. Ma non temete ; la sua non è una selva di armati, o meglio le sue armi son la parola, la penna e la preghiera, sono sopra tutto quelle 66 Encicliche, monumento immortale di operosità e di sapienza, con cui muove e fa muovere da tutte le parti alla guerra contro il più formidabile dei tiranni, cioè il genio del male, a fine di detronizzarlo per ricollocarvi sul suo usurpato seggio lo splendore della verità, il sentimento dell'amore, lo spirito di carità e di fratellanza, il principio d'autorità, il culto della religione, l'aura benefica della civiltà.
Ma se grande è la mente di Leone XIII, ben, più grande è il suo cuore ; è anzi la grandezza del cuore che in lui muove e spiega la grandezza della mento. Aristotele immagina nel suo cielo astronomico un Primo Immobile che dà origine e vita a tutto il movimento e attorno a cui fan bella corona stelle e pianeti, maggiori e minori.
Anche Leone XIII ha il suo cielo. Oh ! non vedete come splende nel suo bel mezzo Gesù Cristo, di cui è Vicario e in braccio a cui egli trova non solo la ragion di essere di quella imperturbabilità serena e tranquilla fra le tempeste della vita, ma ancora l'origine, la sorgente di quell'empito prodigioso, incessante, impresso a tutta l'operosità sua, a tutta la, sua vitalità pontificale? Chi studia il Pontificato di Leone XIII, scorge tosto che due sono gli intenti, due i grandi ideali, a cui mira tutta quanta l'opera sua, cioè la restaurazione della vita cristiana nella società umana e il ritorno dei dissidenti all'unico ovile, all'ovile di Gesù Cristo. Quanto alla prima, la restaurazione deve nel concetto giustissimo di Leone XIII cominciar dall'individuo, il quale ha anzitutto da riformar se stesso sulle massime evangeliche nella vita così privata come pubblica, giacchè non vi è, nè vi potrà mai essere divorzio fra l'una e l'altra, come non vi è, nè vi sarà mai fra il corpo e l'anima, fra la vita terrena e la vita ultraterrena; dall'individuo che deve nutrirsi di fede e avvivarsi di carità, se vuol arrivare a quel supremo dei beni che è la concordia, l'armonia, la pace. Non è vero quel che dice Schiller ne' Masnadieri che il germe della felicità non cresce su questa terra. Bensì è vero che la felicità, una felicità sia pure relativa, è possibilissima, ma può solo essere il frutto della grazia di Dio e della cooperazione concorde, animosa, disinteressata di tutti.
E dall'individuo è breve il passo alla famiglia, come quella che è appunto un aggregato di individui; alla famiglia che Cicerone chiama principio della città e semenzaio dello Stato (De Officiis, 1) e Leone XIII proclama la prima per ordine di tempo e di eccellenza fra tutte le società; alla famiglia di cui il dottissimo Pontefice traccia con mano maestra la natura, il carattere, la dignità, la grandezza sotto il mite impero del Cristianesimo di fronte a quel che era sotto il despotismo brutale del paganesimo. Dalla famiglia passa egli quindi alla nazione, allo Stato segnando con maravigliosa chiarezza, lucidità e franchezza quali siano i doveri e diritti reciproci così dei sudditi, come dei governanti.
Ma ecco avanzarsi la democrazia, paurosa agli uni, sospetta agli altri, agognata dai mestatori che la vorrebbero sfruttare. Non ne impaurisce Leone XIII, sapendo bene come nel popolo, ossia nella educazione del popolo, sia riposta la speranza di un più lieto avvenire, la redenzione morale, civile e materiale della società. Ma non vuol che trasmodi; democrazia non è demagogia. Ed ecco quindi uscirne due memorande Encicliche (Rerum novarum del 1891 e Graves de communi del 1901), le quali rimarranno mai sempre monumento immortale delle sapienti sollecitudini di Leone XIII per le classi popolari, Encicliche con cui egli si presenta ad un tempo ai padroni e agli operai, e mentre i primi ammonisce solennemente dei loro doveri di padri, non già di dissanguatori del popolo, contiene, frena i secondi entro i limiti dell'onestà e della legge, senza lasciar di rammentar allo Stato il dovere protezionale, il dovere cioè sacrosanto di vigilare su gli uni e su gli altri. La soluzione della questione sociale spetta al Cristianesimo; è desso che la risolve con queste due parole : giustizia e carità. La giustizia è l'essenza della legge morale su cui si fonda il diritto di proprietà, la carità ne è la perfezione e il coronamento.
Ma un altro pensiero non meno potente agita l'animo di Leone XIII ; una sola famiglia, un solo ovile. Dalla finestra del suo solitario palazzo parrebbe che il suo sguardo riposi tutto e solo sul cortile di S. Damaso, terminando di perdersi nella vicina piazza di S. Pietro. Ma in realtà il suo sguardo si protende ben più innanzi ; esso abbraccia tutta quanta Roma e con Roma l'Italia tutta, l'Italia centro della fede, primogenita fra le genti latine, già maestra sovrana di civiltà, regina delle lettere e delle arti, lume ed ornamento dell'Europa. Nè all'Italia si arresta lo sguardo di Leone; il rappresentante di una religione qual è il Cristianesimo, per sua natura immensa ed universale come l'amore che l'ha creata, non conosce limiti di orizzonte ; il suo occhio si dispiega su tutto il mondo, ortodosso ed eterodosso, fedele ed infedele. I dissidenti ritornino all' abbandonata avita fede, la luce del Vangelo penetri fra le più lontane inospite regioni, il selvaggio della foresta si affratelli coll'educato della città sotto il vessillo della croce, all'ombra della civiltà cristiana, ecco il gran sogno, ecco lo splendido ideale di Leone XIII. Di qui si comprende quel sentimento di straordinaria venerazione che anglicani, luterani, scismatici avevano per lui, per lui Capo di una religione, che non era la loro. Si comprende perchè Guglielmo II, il potentissimo Imperatore di Germania, all' annuncio della grave malattia di Leone XIII, invitasse, egli luterano, tutti i suoi a pregare per Leone XIII, per lui, esclamava, grande e buono, perchè di uomini e grandi e buoni ha sete il mondo.
Orazio in un momento di lirico entusiasmo chiedeva al solo che nulla potesse esso mai vedere di più grande di Roma
Alme sol... possis nihil urbe Roma visere maius ... (1)
Ma l'Orazio del Cristianesimo nel suo sentimento di universalità, che ne costituisce il carattere, dinanzi all'irradiazione dell'infinito, andrà ben più innanzi ; egli chiederà che la luce benefica dell'Astro maggior della natura si spanda ugualmente su tutte le plaghe della terra, su tutti gli uomini del mondo senza distinzione di razza, nè di colore; chiederà che sorga presto il monumento, monumento
... Aere perennius
Regalique situ pyramidum altius, (2)
innalzato al genio della fede disposata al sapere; chiederà che maestosa torreggi sovr'esso la nobile figura di Leone XIII ed un'epigrafe, eloquente nella sua brevità, ne eterni il nome:
A LEONE XIII L'UMANITÀ RICONOSCENTE.
(*) I nostri lettori ci saranno grati di questo nuovo studio sull'immortale Pontefice Leone XIII. È un estratto del bellissimo discorso detto su quest'argomento dal R.mo Prof. D. Francesco Cerruti il 28 luglio scorso nel rinomato Collegio S. Benedetto, di Parma.
(1) Seguiamo la cronotassi che esiste nella Basilica di S. Paolo di Roma.
(1) Carmen saeculare.
(2) Lib. III, Od. 30a.
Pio X ed i Salesiani.
IL preziosissimo Autografo di Pio X che abbiamo pubblicato più sopra è per noi sorgente di ineffabili consolazioni. Già lo sapevamo che con grande affetto il Successore di Leone XIII avrebbe prediletta l'Opera di D. Bosco, perche in tutta la sua vita sacerdotale, episcopale e patriarcale ce ne aveva dato spessissime volte manifeste prove. I nostri Confratelli del Veneto lo possono attestare ad una voce : « Monsignor Sarto e poi il Card. Sarto era per noi un Padre affettuosissimo e le sue preferenze erano per i figli di D. Bosco. »
A Mantova ed a Venezia poi prendeva viva parte alle Conferenze Salesiane ed eccitava molti a rendersi Cooperatori.
Nel 12 agosto del 1896 egli scriveva al nostro venerato Superiore per fargli dolce violenza a pubblicare la vita di D. Bosco in questi termini : « Quanto più si diffondono le opere dell'Istituto di Don Bosco e tanto più si sente il bisogno di conoscere anche nei suoi particolari la vita del sacerdote ammirabile, fondatore della Congregazione, che pare destinata a sopperire alle molteplici necessità del nostro tempo. Io credo quindi che la S. V. Rev.ma farebbe opera assai fruttuosa col far pubblicare al più presto la vita di questo pacifico apostolo dei nostri dì, perchè rendendo manifeste le vie per le quali lo ha condotto il Signore, molti sarebbero indotti ad apprezzar maggiormente i doni del cielo e ad accrescere la loro fiducia in. quella Provvidenza che sola può operare tanti frutti di benedizione ».
Due anni or sono quando si trattava di scogliere la sede del futuro Congresso Salesiano ci recammo anche a Venezia per sentire dall'Em.mo Patriarca se non fosse il caso di fissare la Regina dell'Adriatico per sede del prossimo convegno salesiano. Ci pare ancora di vederlo, l'Em.mo Sarto; dall'aria sorridente e pieno di affabilità annuire tosto per parte sua alla proposta e dichiararsi pronto a mettersi alla testa del movimento. Senonchè considerazioni d'altra natura resero impossibile la cosa e Torino poi, per l'incoronazione dell'Ausiliatrice, diede nobile ospitalità al III Congresso Salesiano. Alle nostre feste di maggio scorso doveva pure intervenire il Card. Sarto. Egli infatti scriveva il 17 aprile al Comitato Esecutivo « Ho scritto all'Em.mo Sig. Card. Richelmy di aver preso nota nel mio giornale dei giorni 14, 15, 16 e 17 maggio fissato per Congresso e per le feste salesiane, e ho promesso di fare il possibile per trovarmi almeno per qualche giorno in questa occasione a Torino ».
Per circostanze poi indipendenti affatto dalla sua volontà non potè esser presente nemmeno un giorno alle funzioni ed alle adunanze. Tutto questo dimostra chiaramente quanto a Pio X fosse cara l'Opera nostra mentre era Cardinale e Patriarca di Venezia. Ora, sublimato alla Cattedra di Pietro, conserva lo stesso cuore e per conseguenza anche il medesimo affetto per i figli di Don Bosco , come chiaramente ce lo dice il preziosissimo suo Autografo.
Grazie, Padre Santo, e la vostra sorridente immagine ed estrema affabilità di tratto rimarrà indelebilmente scolpita nei nostri cuori insieme con l'Apostolica prima Vostra benedizione.
I frutti del Congresso.
SONO i voti e le deliberazioni prese nell'importante convegno ; ma perché questi frutti siano veramente salutari bisogna condurli a maturità con l'azione costante ed unita di tutti i nostri Cooperatori. In questo mese, in cui i genitori debbono pensare dove mandare i loro figli a scuola, sottoponiamo all'attenzione di tutti le deliberazioni prese per le Scuole, i Collegi ed i Pensionati.
I.
Il Congresso considerando:
a) che ogni giorno più va aumentando il pericolo di una gioventù studiosa, crescente senza energia
e senza forti idealità civili e religiose ;
b) che le attuali condizioni della vita impediscono, in gran parte, l'azione salutarmente educatrice degli stessi genitori, eziandio nelle famiglie di retto sentire cristiano ;
- c) che non si darà mai una gioventù civilmente e moralmente forte, senza la base di una istruzione ed educazione tutta informata allo spirito del Cristianesimo ;
d) che scopo precipuo dei Cooperatori e delle Cooperatrici Salesiane è quello di giovare, con ogni mezzo, al civile e religioso progresso della Società, curandola specialmente in quei giovani che ne saranno un giorno le intelligenze direttive e motrici; fa voti:
1° che si favoriscano sempre più efficacemente le Scuole ed i Collegi cattolici ;
2° che, come provvidenzialmente si è fatto dopo i Congressi di Bologna e di Buenos Aires, si continui alacremente dai figli di D. Bosco e dalle Suore di Maria Ausiliatrice, coll'aiuto dei loro Cooperatori e delle loro Cooperatrici, a fondare nuove scuole e nuovi collegi in tutte le parti del mondo, a salvezza d'innumerevole altra gioventù:
3° che si raccomandi a quanti hanno giovani da avviare agli studi, che pongano molta cura nella scelta della scuola o del collegio a cui destinarli;
4° che si consideri come scuola o collegio veramente cattolico quello in cui non si è soltanto contenti di qualche pratica di pietà e della semplice istruzione religiosa, ma si vuole informata dal principio cristiano tutta la istruzione, tutta la vita degli allievi ;
5° che, come fu già deliberato dal Congresso di Buenos Aires, i Cooperatori e le Cooperatrici, procurino di diffondere nelle città e nelle campagne i programmi dei Collegi Salesiani e quelli delle Suore di Maria Ausiliatrice o degli altri dello stesso spirito, per estendere più largamente che si può i benefici dell'educazione morale e religiosa della gioventù.
II.
Il Congressso
a) affermato il dovere imprescindibile dei genitori, nel curare che i loro figliuoli non entrino in luoghi, ove regnino l'ateismo e lo scetticismo;
b) reso omaggio al pensiero di Don Bosco, il quale non risparmiando cure e fatiche per avere un personale insegnante appositamente preparato, salvò i suoi Collegi da insegnamenti contrari alla fede ed alla morale cattolica;
e) ritenendo che non sempre si può avere col Convitto anche le scuole ad esso annesse; riconosce in via eccezionale e subordinata, l'utilità del Pensionato, purchè in esso spiri un'aura santa di virtù, di fede e di carità cristiana, e fa voti
1° che, sull'esempio salesiano, siano ovunque istituiti, specialmente presso gli Oratori festivi, altri Pensionati nelle città, centri di studi, dove i giovani studenti trovino assistenza, guida ed istruzione contro i pericoli di insegnamento senza fede e di compagni senza moralità, e sieno alla lor volta, esempio di vita cristiana ai figli del popolo che freguentano gli Oratori ;
2° che, per rendere tali istituzioni sanatori del corpo, della mente e del cuore, abbiano annesse scuole di religione - biblioteche - sale di letture e di ricreazione - palestre ginnastiche e simili ;
3° che i Pensionati salesiani e tutti gli altri che su essi si modelleranno, siano raccomandati e sostenuti dai Cooperatori, dalla stampa e da tutte le persone di cuore.
Attenti, o genitori, e scegliete! questa l'epoca in cui le famiglie sogliono scegliere un collegio per riporre nel prossimo anno i propri figli: genitori attenti! Pur troppo in molti collegi che pur vorrebbero passare per buoni, avvengono ogni anno scene che sdegnano ogni cuore bennato... Genitori, attenetevi solo ai cbllegi cattolici dove assieme all'istruzione si impartisce una sana educazione: attenti da certi istituti dove, anzichè instillare nei giovani cuori il seme di ogni virtù, si cerca di far loro assaporare innanzi tempo le arie fetide del mondo, instillando con una superficiale istruzione una educazione immorale e pestifera.
Genitori, l'obbligo sulla scelta d'un buon collegio, è un obbligo esenziale, importantissimo dipendendo da una gioventù ben avviata l'avvenire più o meno prospero della nostra cara patria. Noi per aiutarvi nella scelta mettiamo qui sotto l'elenco dei collegi affidati alle cure dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice.
Collegi ed Ospizi Salesiani per i ragazzi.
tre l'Oratorio di S. Francesco di Sales e l'Istituto di San Giovanni Evangelista in Torino, l'Ospizio di S. Vincenzo de' Paoli in Sampierdarena, l'Ospizio del Sacro Cuore di Gesù in Roma, le Scuole di S. Paolo alla Spezia, l'Oratorio di Maria Immacolata a Firenze, l'Oratorio del Sacro Cuore di Gesù a Trino Vercellese, di N. S. della Misericordia a Savona, di San Filippo e San Francesco di Sales a Catania, di San Luigi Gonzaga a Messina e Chieri, di San Michele a Castellamare di Stabia, l'Istituto di S. Francesco di Sales a Faenza, e di S. Giuseppe a Macerata, l'Istituto Leonino ad Orvieto, D. Bosco in Verona, S. Giuseppe a Modena, S. Ambrogio in Milano, S. Lorenzo Prete Martire, in Novara, della Madonna di S. Luca in Bologna, di S. Giuseppe in Alessandria, S. Davide in Legnago, San Rocco a Sondrio e l'Istituto Paterno D. Bosco a Castelnuovo d'Asti; vi sono i Collegi di Borgo S. Martino. Lanzo Torinese, Varazze, Alassio, Mogliano Veneto, Este, Parma, Fossano, Loreto, Treviglio, Trevi, Colle Salvetti, Ferrara, Cuorgnè, Intra, Frascati, Caserta, Randazzo, Bronte e Terranova in Sicilia, Lanusei in Sardegna, Balerna ed Aseona nel Canton Ticino, nonchè l'Istituto Salesiano di Trento nel Tirolo e il Convitto italiano di S. Luigi nella Gorizia.
In questi Collegi l'insegnamento comprende il corso elementare e ginnasiale, eccetto quello di Sondrio, dove vi sono soltanto le classi elementari ; è impartito da maestri e professori patentati ed a norma dei programmi governativi. Nel Collegio di Alassio e vi è di più il Liceo. Nell'Istituto di San Giovanni Evangelista in Torino si accettano, eziandio esterni alla semplice scuola. In quella di Ascona vi sono classi preparatorie per giovani stranieri che desiderano imparare la lingna italiana; è raccomandabile anche per l'insegnamento del francese e del tedesco. Nel Convitto di Fossano e di Biella vi sono eziandio i regi corsi tecnici con le regie scuole ginnasiali.
Per gli adulti che desiderassero abbracciare lo stato ecclesiastico.
Per sopperire al bisogno sempre crescente di operai evangelici, il nostro caro Don Bosco di v. m., oltre ai vari Ospizi e Collegi ha pure istituito l'Opera così detta di Maria Ausiliatrice, che ha per iscopo di raccogliere giovani adulti (dai 16 ai 30 anni) che abbiano decisa volontà di abbracciare lo stato ecclesiastico, facendo gli studi letterarii per mezzo di corsi appropriati.
Quindi anche in quest'anno, raccomandiamo l'Opera di Maria Ausiliatrice per le vocazioni degli adulti alllo stato ecclesiastico, e facciamo caldo appello ai nostri ottimi Cooperatori e specialmente ai RR. Parroci, perchè ci vogliano indirizzare molti di tali giovani.
Per norma degli allievi e di coloro che se ne dovessero incaricare e che desiderano più ampie notizie dell'Opera dt Maria Ausiliatrice, si è stampato apposito programma, che si può facilmente ottenere rivolgendosi alla nostra Direzione, oppure ai direttori dell'Ospizio San Vincenzo in Sampierdarena presso Genova ; delle Scuole Apostoliche in Torino, Via Carlo Vidua, 18); dellO'ratorio S. Giuseppe in Lugo nelle Romagne, che ha pure annesso il corso elementare per fanciulli ; dell'Oratorio di S. Luigi in Chieri, eccellente per posizione topografica e salubrità d'aria; dell'Istituto S. Giuseppe in Pedara (Sicilia), che sono tutte Case Salesiane , destinate appunto per gli adulti che desiderassero abbracciare lo stato ecclesiastico.
Educatorii per giovinette diretti dalle Suore di Maria Ausiliatricc.
Come i Salesiani per i ragazzi , così le Suore di Maria Ausiliatrice s'incaricano di dare un'ottima educazione alle fanciulle in molti Educatorii tra i quali accenniamo: quello di Nizza Monferrato, sotto il nome della Madonna delle Grazie ; quello di Chieri, sotto il titolo di S. Teresa con il Corso Complementare completo, legalmente approvato dall'Autorità Scolastica competente in data 19 luglio u. s., quello di Torrione di Bordighera, di Novara, di Lugo, di Casale Monferrato, di Varazze, di Cannara nell'Umbria, di Giaveno, di Crusinallo, di Conegliano Veneto, di Bronte, di Mascali, di Trecastagni, di Ali Marina, presso Messina e di Catania. Tutti questi Educatorii sono diretti dalle Suore di Maria Ausiliatrice.
Scopo di queste Case di Educazione si è di dare l'insegnamento scirntifico e morale in modo che non lasci nulla a desiderare per una giovinetta di onesta famiglia, cioè arrichirne la mente di utili cognizioni, educarne il cuore a sode e cristiane virtù, addestrarla ai lavori femminili ed' informarla a quei principi di civiltà che sono richiesti dalla sua condizione.
Mezzo facile per collocare un giovane in un Collegio.
Chiedere i relativi programmi ai direttori e alle direttrici dei singoli Istituti ed Educatorii.
Raccomandazioni particolari.
Ai nostri Cooperatori del Piemonte, della Lombardia, della Liguria e della Sardegna, raccomandiamo in modo particolare il Collegio S. Quirico di Colle Salvetti. Questo Collegio è molto indicato per l'apprendimento della lingua parlata toscana.
Parimenti raccomandiamo il Collegio S. Filippo Apostolo in Perosa Argentina (Piemonte), ove sono i corsi elementari, per la sua magnifica situazione e salubrità d'aria.
Ai genitori poi che intendono di far frequentare dai loro figli i licei pubblici , pur continuando a mantenerli sotto la nostra direzione, raccomandiamo il Pensionato di Savona ed il Convitto Salesiano di Chieri.
(Relazione del Sac. Calogero Gusmano*)
Si compiono in questo mese tre anni dacchè il R m° sig. D. Albera col suo segretario metteva piede in America per visitare, in qualità di Rappresentante del Successore di D. Bosco, le nostre Missioni e Case del nuovo Continente. Durante questi tre anni noi a quando a quando abbiamo pubblicato le relazioni che il carissimo segretario ci favoriva con tutta puntualità, spiacenti solo che talvolta - per l'abbondanza di notizie locali ed interessanti più da vicino i nostri lettori - fossimo costretti a rimandarne la pubblicazione. Per l'importanza particolare di questa visita, non abbiamo creduto di abbreviarle; di qui la causa del ritardo in cui ci troviamo presentemente.
Noi finora abbiamo pubblicato solo le relazioni riguardanti le nostre Missioni e Case del versante dell'Atlantico, rimanendoci ancora la parte più interessante e più estesa del versante del Pacifico. Da maggio poi a questa parte, le feste dell'incoronazione dell'Ausiliatrice, la morte del Pontefice che aveva decretato queste feste e l'ele zione del suo Successore ci hanno impedito la continuazione, quantunque la visita sia già stata compiuta, essendo il R.mo sig. D. Albera, ritornato felicemente in Europa fino dallo scorso aprile.
Questo ritardo però nulla toglie all'importanza di queste relazioni. Quindi intendiamo di regalarle ai nostri lettori con la maggior celerità che ci sarà possibile, essendo piene di salutari conforti ed ammaestramenti. Preghiamo solo quanti si interessano dello sviluppo delle nostre missioni d'America, a voler riannodare essi stessi le varie relazioni riguardanti questa visita straordinaria. Di essa ha parlato il nostro Bollettino lo scorso maggio; ed ora, fatta questa necessaria dichiarazione, ne continueremo la pubblicazione.
Ci sia però concesso chiedere venia al R.mo sig. D. Albera e più al suo carissimo Segretario dell'involontario ritardo, sicuri però che i lettori ci saranno grati della nostra buona volontà di non defraudarli di notizie cotanto interessanti.
REV.MO Sig. DIRETTORE,
Iquique, 8 marzo 1902.
ECCOLE la prima relazione dal versante del Pacifico, gliel'ho fatta attendere forse troppo, giacchè l'ultima mia porta la data di quattro mesi addietro ; tuttavia credo che, stante il molto a dire del rappresentante in America del Rettor Maggiore ed il poco spazio che dispone nelle colonne del Bollettino, le notizie da comunicare ai nostri buoni Cooperatori non le siano mancate.
In quarantena.
Sette giorni adunque di navigazione nel vapore Alagoas e tre sull'Orellana ci ricondussero da Pernambuco a Rio Janeiro prima e poi alla Repubblica Orientale, a due ore però dalla sua capitale Montevideo, in un'isoletta, per completarvi i 5 giorni di quarantena ordinati ed essere anche disinfettati in conformità alle prescrizioni delle Repubbliche del Plata pei provenienti, come noi, dalle spiagge brasiliane, ov'era stata ufficialmente dichiarata l'esistenza della febbre gialla. Ci siamo rassegnati ed abbiamo dovuto pagare profumatamente quel forzoso e non ambito soggiorno. L'isola si chiama Flores, ma è un'ironia. Immagini uno scoglio interamente brullo d'ogni vegetazione ed avrà un'idea del luogo ove ci trovavamo noi; aggiunga il pensiero ingrato che tempo non se ne aveva da sciupare e che i confratelli dell'Uruguay ci attendevano a poca distanza e saprà anche di che buon umore ci si stava. Meno male che D. Gamba, superiore delle Case di quella Repubblica, impaziente di veder D. Albera ne pensò una delle sue e venne a costituirsi in quarantena. Con lui i giorni passarono meno tristi ; era pratico, e, con tutto il resto, ricordava la fame là patita 25 anni addietro, quando, ancor chierico, veniva per la prima volta in America. Ci si disse che ci conducevano in quella isola pei necessarii suffumigi , per dar morte ai possibili microbi nascosti nel nostro bagaglio. A noi, è certo, fecero nulla, le valigie furono ammonticchiate in un gran salone e potrà essere che le abbiano purificate quando noi dormivamo; nessun indizio però si scorgeva e forse mai si scorgerà. Ci credono così poco, almeno in pratica, i sorveglianti stessi all'infezione, trattano così domesticamente coi supposti appestati che tolgono ogni serietà, tranne la finanziaria , a questa caricatura di misure igieniche. D. Albera però era contento, perché quella quarantena gli fornì l'occasione di celebrare più volte la Messa ai numerosi immigranti, nella maggioranza spagnuoli, e rivolger loro qualche buona parola.
Terminata la quarantena e salutati, passando, i confratelli di Montevideo e di Buenos Aires, con 32 ore di diretto fummo a Mendoza, il Monferrato dell'Argentina: suo principale prodotto è il vino. Altri la chiamano la città dei terremotì e non a torto: l'ultimo del 1861 lasciava 12,000 vittime. I testimonii oculari raccontano cose raccapriccianti, la cui narrazione spesso addolora e accascia, nonostante si tratti di 42 anni fa. Abbiamo visitato i ruderi di Mendoza antica e su quelle macerie si è costretti a meditare. Mendoza era città poco religiosa; ma Iddio che anche castigando volle far uso della sua misericordia, permise che il terribile flagello si scatenasse l'ultimo giorno di una fruttuosa missione. I pochi penitenti che attendevano il proprio turno per confessarsi, rimasero coi confessori schiacciati sotto le volte del tempio. Non pare abbiano i Mendosini approfittato molto della terribile lezione : la fede e le opere sante non sono ancora il distintivo di quella città.
Varii Ordini religiosi vi lavorano, specialmente i Gesuiti, che han contribuito moltissimo, perchè anche i Salesiani vi avessero una casa. In principio del 1892 si cominciò da noi con sei piccole stanze che servivano per le scuole esterne e per l'alloggio dei quattro confratelli ; mancava la cappella, mancavano gli arredi sacri, mancava tutto; otto mesi dopo si potè benedire la chiesuola, capace di 200 persone, poi ampliare il fabbricato, tanto che si poterono presentare al signor D. Albera 261 alunni che frequentano le nostre scuole (di cui 77 sono interni) e più di 300 oratoriani. Le Suore di Maria Ausiliatrice hanno 153 ragazze nelle scuole e 150 all'Oratorio festivo. Nelle cordiali dimostrazioni al visitatore straordinario i due collegi diedero prove non dubbie del loro progresso nello studio e della gratitudine che nutrono verso l'opera salesiana. Quello che più piacque a D. Albera fu la frequenza alla nostra piccola chiesa e ai sacramenti. Egli stesso vi predicò durante il mese di Maria, che qui si chiude colla festa dell'Immacolata Concezione. La prescritta conferenza ai Cooperatori salesiani la tenne con parola dotta e calda d'affetto per D. Bosco S. E. Rev.ma Mons Giacomo Costamagna. Questo compagno di collegio, di studio, di ordinazione sacerdotale, quest'amico del cuore per il nostro D. Albera, stanco di più aspettarlo venne a Buenos Aires in persona a sollecitarne la partenza pel versante del Pacifico, dov'egli è Vicario generale del nostro venerato Rettor Maggiore., Tutti conoscono Mons. Costamagna, l'ardire, lo zelo di quest'instancabile apostolo, che pel primo tra i Salesiani penetrò nella Patagonia con grave rischio di sua vita; pel primo andò in Bolivia per fondarvi due case, e a cui in gran parte si devono le 58 e numerose chiese erette nella Repubblica Argentina. Chili, Perù, Equatore sono pure stati campo di sue fatiche nei 25 anni d'America che egli conta. In sette anni di episcopato ha conferita la cresima a più 160,000, penetrando animoso dove i Vescovi diocesani non osano recarsi. Per molto che si avesse da fare Mons. Costamagna non è mai mancato al lavoro; ma piuttosto questo a lui.
A Rodeo del Medio.
Prima di partire da Mendoza siamo andati al Rodeo del Medio, piccola borgata con poche case sparse; la popolazione dei dintorni invece è numerosa, ma abbandonata del tutto per quello che si riferisce al culto divino. Assai distante dalla città per compiere i suoi doveri religiosi, ne è sufficientemente in contatto per ricopiarne i mali esempi.
Noi fummo ospitati in una modesta casa di campagna; l'abitava una signora rimasta, troppo presto, vedova con due bambini ; due veri angioletti. Ce ne lasciò in pieno possesso, e quando comparve a tavola prese l'ultimo posto : l'abito dimesso, il contegno e tutto, per nulla la rivelavano padrona di casa. Forse commetterò una imprudenza: quest'umile persona è la sig. Lucila Barrionuevo di Bombal, che nel 98 offerse ai Salesiani dieci ettare di terreno, coltivato a vigna, a patto che accudissero ai bisogni spirituali della popolazione vicina, terreno che al momento della donazione raddoppiò ed un anno dopo quadruplicò. Di più, quasi non contenta del già fatto, cedette là propria casa con annesso terreno alle Suore di Maria Ausiliatrice. Essa se ne fabbricò un'altra ed ora è impegnata a condurre a termine il grazioso tempio cominciato a Maria Ausiliatrice, che non le costerà meno di L. 60,000: i lavori sono già a buon punto. Chi lo crederebbe? questa signora, con tanta estensione di terreno a vigneti, è rimasta senza un grappolo d'uva e se la gratitudine dei Salesiani non gliene mandasse, sarebbe costretta a comprarla pei suoi due figliuoletti. Come edifica la sua conversazione, la sua presenza! non passa giorno senza ch'ella faccia la sua meditazione e la lettura spirituale. Forse queste mie righe capiteranno nelle mani di quell'angelo di carità e la faranno arrossire di modestia; io però non posso dimenticare che se per essa havvi il detto della S. Scrittura, molto scrupolosamente osservato : sacramentum Regis abscondere bonum est, a noi imperiosamente incombe l'altro : opera autem Dei revelare et confiteri honorificum est. E ormai per opera sua al Rodeo del Medio si ha comodità ogni giorno di ascoltare Messa; nelle feste si fanno adattate istruzioni e se ne vedono già i frutti nella frequenza ai sacramenti, nell'assistenza di 50 giovanetti all'Oratorio festivo. Alcuni giovani attendono alla scuola teorico-pratica della vinicoltura e Don Albera raccomandò che si aprissero presto alcune scuole esterne ; e son certo che quando questa mia sarà pubblicata l'esternato del Rodeo del Medio sarà un fatto compiuto. Le Suore fanno per le ragazze altrettanto.
La sig.a Lucila non è in ordine di tempo la prima nostra benefattrice in casa Barrionuevo ; già la sua nonna aveva regalato ai Salesiani parte della casa e del terreno dell'attuale Collegio D. Bosco, e si ritirò poi tra le Schiave del Cuor di Gesù nel convento di Cordova, all'età di anni 80, dove Gesù le concedeva ancora 10 anni di vita per edificare quella comunità, che tutt'ora ne parla con la maggior venerazione.
D. Albera, saputo che a Mendoza v'erano molti nostri compatrioti, avrebbe voluto visitarli come sempre ha fatto ovunque li abbia incontrati nel suo lungo viaggio ; ma questa volta la ristrettezza del tempo e le occupazioni non glielo permisero, e per supplire in qualche modo mandò il segretario. Tra le altre cose visitai a mezz'ora dalla città un elegante fabbricato che occupa un'intera isola: è la grandiosa cantina dei fratelli Tomba. Vi lavorano costantemente più di 300 operai e tutti italiani, anzi tutti veneti. Gentilmente mi fecero osservare ogni cosa, le immense botti di 200 e più ettolitri, le nuove macchine, i varii processi di vinicultura. Se ne abbiano i miei più vivi ringraziamenti.
Per le Cordigliere.
Con Monsignor Costamagna adunque abbiamo attraversate le Cordigliere e fu per noi una fortuna la sua compagnia ; egli conosceva quei cammini a palmo a palmo e tre mesi addietro, sfidando varii metri di neve che le coprivano, aprendosi il cammino a forza di braccia e meglio ancora coll'ardore del suo zelo, valicò quelle altissime barriere. I giornali dall'uno e dall'altro lato delle Cordigliere annunziarono con ammirazione l'arrischiatissimo e riuscito tentativo : il freddo gli bruciò la pelle della faccia, ma si rifece poi a poco a poco e per intero. Il nostro viaggio non fu cattivo; in dicembre, in sull'incominciare dell'estate di questi paesi, la neve in gran parte era liquefatta. Non mancarono tuttavia, da parte di chi ci vide partire, le raccomandazioni e i cattivi pronostici. Noi eravamo preparati e non ci spaventammo per sole parole che sapevamo in parte esagerate. Avevamo potuto persuaderci con tanto viaggiare, che qui credono l'europeo incapace di resistere alla fatica, di affrontare pericoli o sopportare privazioni; ma più volte ho potuto convincermi colla mia propria esperienza che qui si fa molto uso dell'iperbole, anche nella prosa famigliare. Non voglio tuttavia dire con ciò che il valicar le Cordigliere sia un affare delizioso, tanto più se chi deve valicarle è il nostro amatissimo D. Albera, avanzato in età, affranto dalle fatiche, di salute malandata, non avvezzo al cavallo; ma solo che spesso si oltrepassano i limiti della naturale tendenza che si ha di esagerare alquanto. Quante cose avrei mai a dir io di questa traversata ! penso però che in 15 anni che si va e viene dai nostri missionarii, bagnati come furono questi monti nell'87 dal sangue di Monsig. Cagliero, qualche penna meno ostrogota le avrà descritte.
Uno sguardo al Chili.
Noi giunti all'altezza di quasi 4000 metri, al punto culminante, mentre il treno corre, diamo uno sguardo al Chilì, a questa lunghissima striscia di terra che si svolge tra le Cordigliere ed il Pacifico, a cominciare dallo stretto di Magellano fino al Perù. Essa può dividersi in tre zone. La regione del Sud, piovosa e fredda, è coperta di una straordinaria vegetazione ; le foreste vergini lentamente si dissodano ; la natura è selvaggia, misteriosa, e, quando le giornate sono belle, incantevole.
Se non fosse della pioggia e dei venti freddi si crederebbe sotto il tropico. Il viaggiatore scopre ad ogni passo ricchezze insperate : pascoli immensi, boschi impenetrabili, dove ancora la scure non s'è potuto far strada ; sorgenti di acqua calda in cui si tuffano gli Indii per curare i loro reumatismi; fiori che serpeggiano , circondano , si precipitano intrecciandosi colle liane e coll'erba. Le foreste arrivano quasi fino alla spiaggia dell'Oceano e le loro ondulazioni sembrano prolungare le onde del mare : paese fantastico, dove l'ignoto si copre di leggende.
La regione centrale è meno lussureggiante ; ma gode di un clima che non ha nulla da invidiare alla nostra Nizza. Le vigne dànno un vino che un po' d'esperienza renderà eccellente ; i fiori vi sbocciano per dieci mesi all'anno , e sarebbe deliziosa se non s'incontrassero soventi pianure monotone senza alberi e senza riviera.
Santiago centralizza tutto l'avvenire della Repubblica; Valparaiso, la Regina del Pacifico, riceve tutti i bastimenti d'Europa, li vede e li rimanda carichi. Tutta la fortuna del Chilì passa tra le sue mani o sotto i suoi sguardi.
La regione del Nord comprende un deserto, deserto spaventevole, sotto un cielo implacabilmente bleu, un deserto in lunghezza e larghezza. Il suolo secco, le montagne aride; eccetto qualche profumata valletta, non s'incontra un albero, non un fil d'erba ; ma terra nuda, sabbia, non altro che oro, argento, rame, salnitro, ricchezze colossali e febbre insaziabile di metallo e follia di splendori. Questo deserto favoloso colle sue ricchezze domina il Chilì ; i suoi raggi metallici l'abbagliano, l'ipnotizzano. I Cileni tengono assai d'acconto questo gran cadavere che smembrano, sviscerano ed in cui ciascun osso rappresenta dei milioni. Su quella pampa senza vegetazione, senz'ombra, senz'acqua sembrerebbe si dovesse vivere un'esistenza assurda; ma non bisogna dimenticare che questa è la terra dei contrasti: al calore soffocante del giorno , succede la notte gelata: mancando l'acqua, alle volte i minatori han supplito con lo champagne.
In mezzo ai due termini che dividono il territorio argentino dal cileno, ci siamo fermati; e mentre volto lo sguardo alla Repubblica che lasciavamo la ringraziammo dall'ospitalità accordata da 26 anni ai figli di D. Bosco, abbiamo implorato le benedizioni del Cielo su quella in cui stavamo per entrare. Benedizioni delle quali più che mai aveva bisogno in quei giorni, perchè le relazioni diplomatiche estremamente tese, sembrava da un momento all'altro dovessero rompersi, dando luogo ad una guerra disastrosa pel vinto, non meno che pel vincitore.
Abbiamo camminato a grandi giornate; durante il tragitto Mons. Costamagna ci fece vedere il ponte di pietra degli Jncas, prodigio di natura, gettato tutto di un sol pezzo sul fiume Mendoza, che scorre sotto, lontano lontano ad una immensa profondità ; accanto stanno le acque minerali e tiepide che scaturiscono dalla viva roccia ; acque consigliate e ricercate per alcune malattie. Inforcammo di nuovo i nostri destrieri e giù per quei precipizii e burroni fino a Juncal, ove avremmo dovuto passare la notte. Juncal è un luogo di fermata, e non c'è altro fabbricato all'infuori della casa di legno dell'albergatore. Erano le 19; Mons. aveva forte mal di capo, prodottogli dalla rarefazione dell'aria, D. Albera, nonostante gli elogi ricevuti di gran cavaliere, s'accorse che non poteva star in piedi : quel camminare disuguale e pieno di pericoli avevano influito a stancarlo. Cenammo, e tosto si andò a riposo. Per riguardo a noi lasciarono vuoto il 4° letto che si trovava nella nostra stanzuccia; con tutto ciò l'igiene non avrebbe trovato i necessarii metri cubi d'aria! Ma noi abbiamo dormito ugualmente bene. L'indecenza del luogo non ci permise però all'indomani di celebrar la santa Messa. Alle 10 eravamo alla cittadina di Los Andes, a casa del Parroco, che si offenderebbe se passasse un salesiano senza ospitare da lui ; in 15 anni che ricovera generosamente i Salesiani ha acquistato, dice, un certo qual diritto, e noi invero non glielo contestaremo, almeno finchè il Signore abbia disposto che anche colà si possa fondare una casa salesiana, ardentemente sospirata. Coperti e penetrati dalla polvere quasi più che mugnai, non bastò lavarci sette volte come il lebbroso della Siria per uscirne mondi. Il treno sarebbe presto partito, fummo quindi a rifocillarci.
Santiago
Santiago potrebbe essere città di primo ordine anche in Europa: ha 300,000 abitanti, palazzi splendidi, vie eleganti e spaziose e di più un corso così ampio, lungo ed abbellito con tale gusto ed arte che poche capitali possono vantare. Si chiama Alameda de las delicias, ed è un magnifico viale fiancheggiato da diversi ordini di pioppi, rotto a metà da una collinetta, alta 629 m., di maravigliosa vegetazione ; passaggio preferito dai cileni, non mai dimenticato dal forestiero. Lassù si gode uno dei migliori panorami: di sotto, a destra, a sinistra, di fronte la città che manda un rumore indistinto ma affannato, e si agita in una febbre continua d'azione. Un poeta avrebbe avuto stuzzicato l'estro , quella specie di diavolo , nemico della carta pulita, come diceva un tale ; io dopo aver esclamato voltandomi ai quattro punti cardinali: bello, bello, bello, bello! rimasi li in asso, come rimango adesso colla penna in aria perchè la sensazione che ho nell'interno non mi riesce affatto di colorirla. È meglio così !
Anche a Santiago le accoglienze furono festose, cordialì tanto a Monsignore, come a Don Albera. Alla stazione l'attendevano le rappresentanze dei varii collegi ed a capo D. Tomatis, il veterano dei missionarii salesiani nel Chilì, che ancor giovane prete partiva col primo drappello nel 1875. Adesso, come allora, è l'Ecce ego mitte me per togliere dagli impicci i superiori. Una vettura ci condusse al nostro collegio detto Gratitudine Nazionale, Asilo della Patria, nomi significativi che ricordano come fu aperto quale sfogo di gratitudine al Cuor di Gesù per la vittoria concessa alle armi cilene nella guerra del Pacifico e per ricoverare gli orfani dei prodi caduti nel combattimento. Il fondatore di quest'opera, lo zelantissimo Mons. Raimondo Angelo Jara, Vescovo di Ancud, allora semplice sacerdote, vi accolse, educò e fornì del necessario 329 orfani dei militari, e quando questi cessarono si recò nell'87 da D. Bosco a sollecitare la venuta dei Salesiani ; ed ecco com'egli stesso raccontava il fatto quando inauguravasi il Collegio alla presenza del Presidente della Repubblica, di varii Vescovi e molti signori, il 6 gennaio '92: « Dal 16 luglio del 1880, giorno della nostra venuta in questo luogo, mai cessò la nostra preghiera che presto giungesse il momento di piantare qui le loro tende questi infaticabili operai della religione e del lavoro, questi umili Salesiani, che hanno saputo armonizzare l'inno mistico del tempio col rumor confuso del laboratorio, la bianca nube dell'incenso che si brucia dinnanzi all'altare coi neri globi che si sprigionano dalle caldaie del vapore. Lunghi, molto lunghi sono stati i quattro anni corsi dal giorno in cui, ai piedi di D. Bosco, in quella stanza di Torino, dalla quale nessuno partì sconsolato, avemmo la fortuna di presentargli la nostra supplica e di udire la sua semplice, ma confortante risposta: Abbiate un poco di pazienza; questa opera si farà. Ed ecco qui, signori, i Salesiani, senz'altro capitale che la confidenza in Dio, disposti ad effettuare in Santiago le medesime meraviglie che arrestano il viaggiatore a Torino, Marsiglia , Barcellona , Londra , Montevideo e Buenos Aires e che si iniziarono or ora nella Colombia e nell'Equatore, sotto gli auspizii dei rispettivi Governi. Proteggiamo quest'opera, o Signori, ed io vi dico che in pochi anni vedremo trasformata questa Casa, raddoppiati gli edifizii, udrete il fischio del vapore, lo scricchiolamento delle macchine, e come alveare di api che vanno o vengono, vedrete centinaia di fanciulli che gireranno festanti lavorando tutti il ricco favo, donde fluisce il dolce miele della civiltà del popolo. Niente manca a quest'opera che non ispiri confidenza nel suo avvenire. La Dittatura s'impadronì colla violenza di questo Asilo, e cinque dei suoi battaglioni passarono qui coi loro bagagli e cavalli, non lasciando in piedi che i muri. Tutte le nostre suppliche furono disprezzate, e quando più non restava un solo mobile delle masserizie da distruggere, il tempio, il tempio stesso si vide pro fanate le sue immagini e dissipati sacrilegalmente i suoi ornamenti sacri. In queste condizioni di povertà e miseria incominciano i Salesiani la fondazione di questa Casa. » E gli auguri e le speranze di Mons. Jara non andarono deluse; anzi, grazie alla generosìtà cilena, sorpassarono la nostra stessa aspettativa e pochi mesi dopo i giornali parlarono coli molta soddisfazione di questa nuova opera. Uno di essi scriveva: « Vera sorpresa ci ha prodotto il vedere come fu trasformata in pochi mesi quella casa, che prima pareva un letamaio. Dagli opifici salesiani di Talca e Concezione si fecero venire gli operai necessarii ; nella stessa casa si costrussero i letti, i banchi, le cattedre, gli armadii , le cucine economiche ; alcuni cortili furono cambiati in orti per avere i legumi necessarii, e, quel che vale assai più, si riaperse al pubblico ìl tempio della Riconoscenza Nazionale al S. Cuor di Gesù, dove i fedeli trovano adesso un diligentissimo servizio religioso. I figli di D. Bosco, stimolati da quella santa audacia, che è inspirata dalla confidenza in Dio, s'affrettarono a ricevere sotto il manto della carità più di 50 fanciulli, i quali ricevono da loro il mantenimento, le vestìmenta, l'ospitalità, l'istruzione, l'educazione e l'apprendimento di un mestiere nei varii laboratorii che cominciano a funzionare sotto la direzione di cinque sacerdoti e di alcuni coadiutori salesiani. » Ora quei 50 giovani sono ascesi a 210 interni; i laboratorii incipienti si ampliarono, se ne aggiunsero dei nuovi e sono dei più stimati nella stessa città. Il capo falegname mi diceva, che in Italia non aveva avuto occasione di tanta varietà e finezza di lavori ; quello dei sarti provvede lavoro a tanti di fuori, specie a povere signore, che non saprebbero come altri menti guadagnarsi onoratamente il vitto, e ciò per la somma di diecimila lire all'anno ; il meccanico eseguisce commissioni di ogni genere, casse forti, tabernacoli di sicurezza, cucine, macchine ecc. ; attualmente fa tutti i lavori in ferro necessarii pel nuovo quartiere che il Governo fa costrurre in Santiago. Eppure quante richieste sono obbligati a rifiutare ! Nella capitale della Bolivia m'incontrai col direttore del Collegio militare, un tedesco , e mi diceva : in Santiago i migliori laboratorii son quelli dei Salesiani, ad essi ricorrevo, quando volevo qualche cosa ben fatta e a tempo !
Altra casa non meno importante abbiamo in Santiago, detta: Patrocinio di S. Giuseppe frequentata da 400 studenti, di cui la metà sono interni. Molti altri chiedono l'opera nostra e quel direttore, stanco di rifiutar domande sta ampliando il fabbricato, e cominciò col preparare una meno indegna dimora a Gesù, dove si possono anche raccogliere più giovanetti, delizia del suo Cuore.
Feste solenni.
Nelle onoranze a D. Albera i due collegi fecero lega. Il vasto cortile di 80 per 60 metri di lato divenne un gran salone con stoie al suolo, e tela, sostenuta da fil di ferro, sopra ; le bandiere a varii colori pendevano dalle colonne dei portici ; al fondo un elegante palco adornato con proprietà. Vicino ad esso presero parte i giovani, poscia D. Albera, Mons. Costamagna, il Ministro italiano e molti altri del clero e del laicato che gli facevano corona. L'accademia si svolse con maestria degna dell'eleganza del luogo e dello scelto uditorio. Fu quello un giorno di vera gioia, santamente cominciato colle onoranze in chiesa a Maria Immacolata. D. Albera aveva distribuita la s. Comunione a centinaia di giovanetti, raccolti nel tempio del Sacro Cuore di Gesù, che sorge nella via principale di Santiago ; esternamente non è ancor finito, gli mancano due terzi della facciata, ma nell' interno è raccolto. Le dame di Santiago, come nel 68 quelle di Torino, con a capo la nobile signora Domitilla Silva di Gomez, vollero regalare un quadro di Maria Ausiliatrice di m, 9,30 per 6,30, che dà un magnifico sfondo alla chiesa. D, Albera non aveva ancor visto tutto: nella susseguente domenica fu a visitare i quattro oratorii festivi e distribuì, ai giovanetti una medaglia di Maria Ausiliatrice. Che pena e che consolazione vedere quei ragazzi! pena, perchè, sdrusciti, malmessi, sporchi in una maniera incredibile, e l'ignoranza religiosa va di pari passo ; consolazione, pensando quanto è mai misericordioso Iddio per aver suscitato il nostro buon Padre. Di questi miseri figli del popolo nessuno se ne occupa. là hanno invece tutte le domeniche la spiegazione del catechismo, adattate istruzioni ed anche i necessarii giuochi, teatrini, passeggiate per attiravi. La miseria della parte infima della società cilena è straordinaria !
A Melipilla.
L'indomani fummo a Melipilla, paesello ad un'ora di ferrovia da Santiago, dove i Salesiani han 150 ettari di terreno per una grande colonia agricola; attendono ad un esternato di circa 120 giovani delle più belle speranze, che D. Albera tanto raccomandò si continuassero a coltivare. Questa colonia fu, promossa dallo zelante sacerdote D. Emmanuele de la Cruz Flores e da altri signori ; Mons. Arcivescovo benedisse la prima pietra dell'edifizio, il Presidente della Repubblica e molti del Patriziato di Santiago funzionarono da padrini : quella casa in quel giorno parve si fosse attirata la simpatia d'ogni classe di persone.
Eravamo alla fine dell'anno scolastico e Monsignore desiderava che D. Albera vedesse i collegi nel loro funzionamento normale con i rispettivi alunni, perciò quel giorno stesso ritornammo a Santiago e ripartimmo l'indomani di buon'ora per Talca. Alle 12 ci attendevano alla stazione confratelli, giovani e molti cooperatori. La banda eseguì varii pezzi; entrati in chiesa vari religiosi, venuti ad ossequiare Don Albera, vollero formare l'orchestra, cantando essi stessi il Te Deum. Numerose visite testimoniarono a D. Albera affetto e riverenza. Egli in casa osservò i laboratori dei falegnami, calzolai, sarti, legatori, fabbri ferrai ecc., incoraggiò per l'impianto della tipografia , parlò ai giovani. Questa casa ebbe principio proprio nello stesso giorno in cui ci era rapito D. Bosco; infatti il 31 gennaio 1888 Don Tomatis, eletto direttore, partiva alla volta del Chili. L'Arcivescovo di Santiago, sempre Padre pei Salesiani, saputa la sventura loro toccata, si incaricò dei funerali nella capitale che riuscirono grandiosi; non contento si recava a Talca a pontificare, mentre l'attuale Vescovo di Ancud leggeva l'elogio funebre di Don Bosco, uno dei migliori che siansi scritti per la circostanza. Iddio si compiacque benedire quei confratelli fin dal primo momento : due personaggi dei principali di Talca, ottimi signori entrambi e benemeriti dell'opera nostra, per mali intesi incomprensibili, si guardavano in cagnesco. Il direttore dissimulando quanto stava per essere uno scandalo nel paese, visitava l'uno e l'altro e di entrambi si serviva per l'avanzamento della sua casa. Questo fu il mezzo di cui si volle servire il Signore per ravvicinare quei due cuori. Talca ricorda ancora D. Tomatis, suo primo direttore, l'impulso dato ai sacramenti in quella chiesa tuttora frequentatissima e dove si confessa giornate intiere da varii confessori nelle vigilie delle principali feste, tutto l'anno poi un confratello è unicamente addetto al confessionale, e non lo lasciano poltrire.
Concezione
Sei ore dopo aver dato l'addio a quei di Talca eccoci a Concezione, graziosa cittadina di circa 25,000 abitanti. Qui aprirono la prima casa del Chili i Salesiani, fu qui dove ebbero le maggiori consolazioni e pene. Da tempo Mons. Vicario Capitolare sollecitava la venuta dei figli di Don Bosco, aggiungendo che nell'Araucania aveva 60,000 diocesani senza un prete, ed il suo infaticabile segretario, il M. R. P. Hespiridion Herrera, a D. Costamagna, allora ispettore delle Case salesiane nella Repubblica Argentina, scriveva: « I miei poveri figli aspettano i Salesiani con vivo desiderio e i derelitti del territorio Araucano domandano a gran voce i soccorsi spirituali.
Moiono come vivono, cioè a dire senza sacramenti; si sposano civilmente , privi di ogni educazione cristiana : sono completamente abbandonati. Avrò finalmente la consolazione di consegnare ai figli di D. Bosco la casa che costruisco? Sarebbe cosa crudele che nessuno volesse prendervi cura dei miei figliuoli. La casa fu edificata per loro! e perchè non debbo sperare che Dio abbia a concedermi questa grazia? » Ad una tale lettera non si seppe più resistere ed i primi Salesiani valicano le Cordigliere, fanno la necessaria quarantena per aver toccata la capitale del Chilì, infestata dal colera e giungono a Concezione. Sparsa sui giornali la notizia dell'arrivo dei figli di D. Bosco, scrivono da Valparaiso, da Santiago, da Talca, da Los Angeles, mandano persone pregando i Salesiani chi a non fermarsi in Concezione, chi a dividersi per cominciar le case che loro s'erano preparate. Lo stesso Vicario di Concezione aveva quattro diversi centri da affidare.
Mons. Cagliero aveva promesso che si sarebbe trovato per l'inaugurazione della nuova casa; intanto non arrivava; si seppe poi ch'era caduto attraversando le Cordigliere, che s'era rotte due costole e che si doveva alla sua presenza di spirito, se non si era sfracellato al fondo del precipizio che gli stava ai piedi. In nessuna città si ebbero tante prove d'affetto. La casa preparata dal Vicario e suo segretario aveva quattro saloni, sprovvisti di tutto; fu però una gara, un onore pel popolo di Concezione di provvedere del necessario. I 12 orfanelli trovati, in due mesi arrivarono a 35 interni e 150 esterni ; aumentando diariamente, s'impiantarono varii laboratorii. Cambiato direttore, il nuovo, fidato nella divina Provvidenza e mosso solo dal bisogno di quella popolazione, ingrandisce il fabbricato fino a misurare 120 m. di facciata, aggiunge al pian terreno il primo piano per poter dar ricovero a tanti derelitti che picchiavano alla porta della sua angusta casa; ma Iddio permise che il Chilì passasse una terribile crisi ed il Collegio se ne ebbe a risentire fortemente e per l'impazienza dei creditori minacciò pericolare. Il direttore, colpevole solo di eccessiva bontà e di zelo per la salute delle anime, andò a consacrarsi al servizio dei lebbrosi nella Colombia per strappare a Dio la grazia che prosperasse quella prima casa salesiana nel Chili : Dio accettò il sacrificio, e il Collegio quale fenice risorse dalle sue ceneri con tanta vita e forza da far trasecolare persino i più indifferenti e pessimisti. Concezione tutta divenne una città di Cooperatori salesiani, come lo dissero diversi oratori e lo dimostrarono coi fatti ricevendo D. Albera, come si farebbe con un sovrano dopo gloriosa vittoria.
(Continua)
Un Modello dí Cooperatore Salesiano.
FRA i molti ecclesiastici e laici, che comprendendo i bisogni dei tempi seppero apprezzare altamente l'apostolato meraviglioso di D. Bosco, è certo da annoverarsi fra i primi il compianto Mons. PAOLO TARONI, Direttore Spirituale del V. Seminario di Faenza. Anima gentile ed eletta, amò la poesia, il canto, i fiori, le funzioni e le pompe del culto e tutte le opere buone; ma le sue predilezioni furono per Maria Ausiliatrice, per D. Bosco e per le Opere Salesiane.
Nato a Solarolo il 15 ottobre 1827, studiò lettere nel patrio castello, e filosofia e teologia nelle Scuole del Seminario Faentino, donde uscì Sacerdote il 22 settembre 1850. Era ancora cappellano a San Pier Laguna, quando, la mattina del 17 febbraio 1864, recatosi a Formellino per un funerale, trovò a caso sopra il caminetto del parroco un piccolo libro colla copertina di color turchino. Lo prese: ne lesse il frontespizio e qualche tratto. Era un fascicolo delle Letture Cattoliche! Lo chiese in prestito; e tanto gli piacque che per acquistare quello ed altri fascicoli si associò, nel 1865, a dette Letture. « Per queste benedette Letture, attesta Mons. Taroni, conobbi Don Bosco, l'Oratorio e la B. V. Ausiliatrice, e ad essa son debitore della vita. »
Infatti, nel 1870, ridotto agli estremi da gravissima entero-peritonite, fu munito degli ultimi Sacramenti; dopo cui, ricordando le grazie continuamente elargite da Maria Ausiliatrice, si raccomandò a Lei e ricuperò prodigiosamente la salute. Il 24 maggio, ne inviò la notizia a D. Bosco; e questi, a mezzo del sig. D. Rua, gli rispose cordialmente rallegrandosi, ed animandolo a diffondere, quanto più poteva, le Letture Cattoliche.
La raccomandazione fu religiosamente raccolta; poichè il Taroni, dal 1870 all'anno 1902 in cui morì, diffuse nella sua diocesi e nei luoghi vicini duecento dodici mila fascicoli delle Letture Cattoliche. « Oh! che frutti preziosi, Egli scrive nelle sue memorie, furono prodotti da queste benedette Letture. 1° Per esse fu conosciuta la B. V. Ausiliatrice e si ottennero da lei molte grazie. - 2.° Si conobbe Don Bosco, e molti giovani sono entrati nella Pia Società Salesiana. - 3.° Molti giovanetti sono andati ad educarsi e ad imparare le lettere e le arti nell'Oratorio di D. Bosco a Torino e in altre Case Salesiane. - 4.° Le Letture Cattoliche hanno procurato la vita dell'anima a migliaia di lettori. -
5° Gli associati hanno concorso col loro obolo a procurare e la vita del corpo e quella dell'anima a tanti poveri giovinetti degli istituti di Don Bosco. - 6.° Le Letture Cattoliche hanno suscitato a Faenza i Cooperatori Salesiani, e i Cooperatori Salesiani hanno chiamato a Faenza i Salesiani. » E di tutto va, lode a Mons. Taroni.
Vero Cooperatore Salesiano fin dal 1876, cioè dall'erezione formale della Pia Unione dei Cooperatori, non tardò a recarsi a Torino, per conoscere più da vicino lo spirito di Don Bosco e cooperare con maggior efficacia. Venne a Valdocco nel 1877. L'incontro con D. Bosco fu una scena tenerissima e commovente, e ci spiace di non poterla esporre in poche parole: temeremmo di sciuparne la semplice e scultoria narrazione, che ne fa il Can. Lanzoni. Nel tornare a Faenza coll'animo pieno di soavi emozioni, compose in treno un sonetto che terminava così: « O Vergine, o Don Bosco, o Salesiani! - Felici voi, con voi felice il mondo - Se invocherà l'Aiuto dei Cristiani; » e dopo d'allora,, l'amor suo per D. Bosco e per le Opere Salesiane non ebbe più limiti. Furono pochi gli uomini che ebbero pel nostro Fondatore una venerazione più profonda di quella di Don Taroni, e furono più persuasi di lui che il venerando Sacerdote torinese e il suo istituto avessero ricevuto da Dio in particolar missione la salvezza della povera gioventù derelitta. Per Don Taroni i Salesiani si stabilirono quindi a Faenza, e ben quaranta Faentini corsero ad aumentare lo stuolo dei Figli di D. Bosco.
Ma anche D. Bosco ebbe pel Santo di Faenza (così soleva chiamarlo) una stima specialissima: e con D.. Bosco, tanto il suo Successore, quanto .ì Salesiani che poterono avvicinarlo e ne sentiron gli elogi, contraccambiavano Mons. Taroni di pari affetto.
Perciò sarebbe assai desiderabile, che la vita di questo fervente Cooperatore, corresse per le mani di tutti i Sacerdoti Cooperatori; poichè, oltre all'avere dinanzi un modello di vero Cooperatore Salesiano, verrebbero pure a conoscere un esemplare soavissimo di fervente ministro di Dio, in ogni più delicato ufficio, ma specialmente nell' arte delle arti, quale è appunto il sacro ministero della Penitenza (1).
(1) Come abbiamo annunziato nel Bollettino di luglio, la Vita di Mons. Paolo Taroni scritta dal Rev.mo Can. Francesco Lanzoni non costa che L. 1,50. - Rivolgersi all'Economo del Seminario di Faenza.
PATAGONIA (Territ. del Neuquen). Visita Pastorale e missione di S. E. R.ma Monsignor Giovanni Cagliero. (1)
Junin de los Andes, 6 aprile 1902. Junin de los .andes - I primi missionari - La visita del Vescovo - La Settimana santa e la Missione - Nuove conquiste e trionfi. ...
QUESTO paesello di frontiera, situato sulla sponda destra del fiume Chimehuin a 780 metri s/m., gode di uno splendido panorama, cui fanno corona i grandiosi e romantici laghi di Huechú-Leuquéu, Lolò, Lacax, Traful ed Aluminé. Da essi nascono molti fiumi, che irrigano estese campagne e danno vita a fertilissime vallate. Al Nord si eleva superbo il Lanín (vulcano spento, alto 3700 metri); all'Ovest la Cordigliera delle Ande, ed al Sud la Serra di Chapelcò.
La fondazione di Junín risale solo all'anno 1879; quando nella conquista del deserto, per mezzo delle armi Argentine vi si stabilì un corpo militare. Si trova nel centro della Regione Manzanera (pomifera) la più ricca del Neuquen; è di un'avvenire lusinghiero per la prodigiosa fertilità dei suoi campi ; per le acque che abbondano; per la ricchezza di legnami dei suoi boschi e per le sue grandi cave di pietra calcarea. I cereali, gli ortaggi ed in generale tutte le seminature e piantagioni del nostro clima d'Italia si producono con esuberante vegetazione.
Junín fu visitato la prima volta dai nostri Missionarii D. Domenico Milanesio e D. Giovanni Roggerone nel febbraio dell'anno 1892. Nelle vicinanze di questo villaggio trovarono varie tribù di indii patagonici, e numerosi gruppi nomadi di indii Araucanos. Istruitili nelle principali verità della fede , furono ben presto rigenerati nelle acque battesimali; e santificata subito la famiglia col Sacramento del Matrimonio, padri e madri, giovani ed anziani ebbero anche la sorte di alimentarsi del Pane di vita eterna.
Nel 1894 D. Milanesio visitò per la seconda volta la Regione Manzanera, battezzando e cresimando (previa la dovuta autorizzazione) molte altre centinaia di questi poveri figli del deserto. che vivevano ancora nel loro primitivo stato di barbarie, lungo le rive dei fiumi, o nascosti nelle gole e pegli altipiani della Cordigliera Andina.
In quel medesimo anno gli abitanti di Junín con limosine ed erogazioni proprie costrussero una Cappella dedicata a Nostra Signora della Neve; ed in gennaio del 1895 il sullodato missionario per incarico di Monsignore rivedeva per la terza volta questo lontanissimo paesello della Repubblica Argentina, e vi stabiliva definitivamente la sua dimora. Provvide la nuova chiesina di campane ed ornamenti sacri; e fondò una Casa salesiana, conce centro di missione, con due collegi-. uno pei fanciulli indi orfani ed abbandonati, affidato alle cure dei Missionarii; ed un'altro per le ragazze di egual condizione, diretto dalle Suore di Maria Ausiliatrice.
Non è possibile descrivere le grandi ed innu merevoli difficoltà superato per condurre a termine il doppio edificio, che oggi esiste. Basti ricordare le grandi distanze, i cammini allora quasi intransitabili, la mancanza di risorse, e per ultimo l'indigenza delle famiglie del paese, che non avendo terra propria, dovevano lottare per la propria sussistenza.
L'anno scorso il sig. Gernada Carlo, padrone di un estesissimo latifondo (24 leghe quadrate) con un atto di generosità che l'onora grandemente, donò ai Missionarii di Junín 15 ettari di terreno fertilissimo. Si è già incominciato a coltivarlo, ed è una vera risorsa perla nostra Casa di missione.
Era già da molto tempo che Monsignore desiderava visitare le nuove e fiorenti popolazioni del Sud del Neuquen : conosceva fin dal 1887 la parte Nord, ma non aveva mai potuto giungere sino a Junín de los Andes. La sua visita a questo villaggio di frontiera si può chiamare provvidenziale e benefica sotto ogni riguardo, e segnalerà una nuova epoca di progresso morale e cristiano.
Appena giunto Monsignore dall'escursione apostolica di Sant'Ignazio nell'Aluminé diede principio il dì seguente (Mercoledì Santo) alla solenne missione e visita pastorale di Junín de los Andes, predicando lui stesso tutte le sere, ed impressionando vivamente il numeroso uditorio con parola facile e penetrante.
Combinò tanto saggiamente l'orario, che le funzioni proprie della Settimana Santa e quelle della Missione erano di mutuo aiuto e di maggior splendore; risultandone per corto, un bene più efficace per le anime. Si annunziava la parola di Dio tre volto al giorno; e si spiegava il catechismo ai giovani e giovanette della parrocchia, che si preparavano alla Prima Comunione ed al Sacramento della Cresima. Il Giovedì Santo per la prima volta gli' abitanti di Junín assistettero alla Messa Pontificale ed alla consacrazione dei Santi Olii. Le funzioni del Venerdì Santo non potevano essere più commoventi. Alla benedizione del fonte Battesimale ed alla Messa del Sabbato Santo prese parte il popolo quasi nella sua totalità. La Risurrezione gloriosa di N. S. venne celebrata con sommo giubilo e comune letizia, e fu per noi e per' tutto il villaggio, un giorno beato, e di sempre dolci ricordi un trionfo di gloria ed una vera risurrezione delle anime ad una-nuova vita. La Messa di Comunione generale venne celebrata da Monsignore il quale ebbe la consolazione di distribuire il Pane degli Angeli anche ad un buon numero di candidi ed innocenti angioletti, che per la prima volta si accostavano al santo altare. Alla sera S. E. amministrò la S. Cresima a molti bambini ed a non pochi adulti. Il lunedì e martedì di Pasqua si continuò l'amministrazione dei SS. Sacramenti, ed in particolare della S. Cresima. Ma la conquista più importante ed il maggior miracolo della grazia, durante questa missione, è stato, senza dubbio, il gran numero di matrimonii, che si poterono benedire e legittimare.
Una grata ed ottima impressione lasciò nell'animo delle madri di famiglia e giovanette di Junín, la Vestizione Religiosa della signorina Marietta Vera, alunna del Collegio delle Figlie di Maria Ausiliatrice, ed appartenente ad una delle famiglie più agiate del paese. Prendeva parte alla funzione il padre della fortunata giovane, il quale non finiva di ringraziare il Signore e la SS. Vergine per la felice sorte toccata alla sua figlia, dal Cielo sempre difesa e benedetta.
Il primo venerdì d'aprile ebbe luogo un'altra importante festicciuola; l'erezione cioè e l'inaugurazione dell'Apostolato dell'Orazione del Sacro Cuore di Gesù. Era stata preceduta il giorno prima da una conferenza a tutte le signore e giovanette, nella quale Monsignore organizzò la Pia Unione, collo scopo di conservare il frutto della missione e propagare sempre più lo spirito di pietà nelle famiglie. La consacrazione delle associate al Sacro Cuore di Gesù, le fervorose orazioni elevate al Cielo, e le comunioni riparatrici di quel memorabile giorno, sono una caparra sicura delle benedizioni di Dio, e dell'avvenire cristiano di questo incipiente villaggio delle Cordigliere. L'erezione e la benedizione della Croce, prezioso monumento e ricordo della Visita Pastorale, la processione al Cimitero, ed il discorso di chiusura nella Domenica in albis, segnalarono il termine della fruttuosa missione di Junín de los Andes.
Attraverso l'Equatore
(Impressioni dí un viaggio*)
Sempre avanti.
Per tutta la giornata non ci accadde nulla di brutto, se si vuol eccettuare che una delle mule restò impigliata in un tranello di rami e di fango che si era formato su una delle suddette frane, e per volerne uscire, sarebbesi rovesciata giù nel burrone, col rispettivo cavaliere, se la guida non l'avesse afferrata a tempo. Vero è che la pioggia ci sorprese con nuova furia. Ma è da notare che nelle foreste, ove il sentiero non s'apre molto, lo spesso fogliame rende superfluo l'ombrello.
D'altronde ci ricreavano la infinita varietà della flora e della fauna, e non meno, le capricciose ed instabili condizioni idrografiche ed orografiche della regione.
Da ogni fessura delle immediate falde sgorga un filo d'acqua o scaturisce una vena inesausta; da ogni poro delle roccie trasuda o zampilla il liquido elemento che, ad ogni pie' sospinto, scavandosi il proprio letto, forma nella montagna, angoli, seni e gole; donde si precipita in forma di un vago getto, o di strepitoso ruscello, o di impetuosa cascata; fra la cui schiuma volatilizzata e trasfusa dall'iride è mestieri passare; qualora la forza della crescente non lanci la massa acquea alcuni metri all'infuori, formando un arco sopra il camminante, come se un freddo intenso l'avesse agghiacciata e sospesa nell'aria.
Dopo la vegetazione gigantesca e selvaggia, l'apparire di una selva più bassa, di alberi meno imponenti, sebbene folti e intralciati, rivela la mano dell'uomo che, non ha guari, ivi diboscò e lavorò il terreno; su cui nacquero poi i primi spontanei arboscelli, che l'esuberanza della linfa non può non centuplicare in un giorno; finche un maggiore sforzo della natura non crei altre piante, più dure e più forti che alle prime tolgano la vita, per isfidare sole e secoli.
In una di queste selve minori passavamo verso sera, ove il caffè germogliava all'ombra di aromatici limoni e di cedri, formando tutti insieme un recinto, nel cui mezzo dominava una croce che voleva dire essere quello un cimitero.
E subito dopo uscimmo ad una pendice aperta e ripida di fronte alla quale un'altra si ergeva, più alta e non meno scoscesa; tutte e due piantate di banani, canne, palmizii, caffè, aranci e limoni.
La legge dei contrasti.
- Ecco la costa del Rosario - gridò il nostro mulattiere - Queste due capanne formano il casolare omonimo. Là in faccia, quelle altre casuccie disseminato si chiamano Aguacate. Dietro il vertice dal colle è S. Giuseppe, e un po' più in là, Cuchipamba. Su quella falda il P. Francisco vuol edificare la cappella di Maria Ausiliatrice, perchè da tutto le parti si possano quivi riunire questi abitanti per sentire la Messa, confessarsi ed invocare la Madonna nelle loro necessità.
Seguì un'efficace arringa alle mule, il cui senso era questo
« Ogni viltà convien che qui sia morta. Qui si parrà la vostra nobiltate. »
E volgendosi ai cavalieri, conchiuse
- Ora, in cinque minuti, ci buttiamo sull'altra banda. Non mai le mule diedero prova di tanto valore. Scesero con agevolezza la difficile china, tutta crivellata di pozze fangose e profonde più di un braccio, ora addossate le une alle altre, ora disgiunte sì che l'animale, non poteva giungere ad, immergervi le unghie, ne vi era in mezzo un luogo ove potesse assicurarla.
Ma ad un tratto la via si fa pietrosa, poi scende a perpendicolo, tagliata nel macigno. Là in fondo, tuona furibondo il fiume Rosario, che si contorce come un mostruoso serpente, si erge simile a gigantesco dragone, sugli enormi massi che lo vogliono arrestare e si precipita da questi, sollevando montagne di schiuma; indi raggirasi in furiosi vortici, e ruggendo come cento leoni feriti, si scatena per la gola che gli concedono i due opposti ed alti macigni su cui è gettato il ponte.
Il quadro raccapriciante fa ricordare l'orridezza ancor più spaventosa del fiume Litta, su cui passammo, esiliati da Quito nel 1896. Eccetto che qui il ponte è sicuro; là era poco più d'una corda di saltimbanchi. Fatale avrebbe potuto riuscirci la discesa a cavallo. Passammo pertanto a piedi sul vertiginoso abbisso, e sotto una galleria di fiori, coi quali per onorare il Vescovo si era inghirlandato il ponte. Così i contorni leggiadri sogliono infiorare orrende pagine della vita umana. Crudele scherno !
Scalati su per la roccia scabrosa, fummo in pochi minuti ad Aguacate. Ivi ci attendeva un'altra barba: quella del missionario D. Luigi Giaccardi,, venutoci incontro coll'ancora imberbe coadiutore Michele Avila.
Quella sera, dopo cena, il Rosario recitato fra i muggiti del fiume che ne porta il nome, dovette riuscire più imponente e sublime che le armonie dei cori e degli organi, sotto le maestose arcate di S. Pietro. In una piccola stanza, che poteva sembrare una reggia, cercò di prendere riposo il nostro vescovo. Lo stesso fecero gli altri di fuori, chi rovesciato per terra e chi cullandosi in una rete sospesa.
La terra promessa.
La mattina seguente, soddisfatto i nostri doveri e la pietà di un trenta cristiani venuti per confessarsi e comunicarsi, continuiamo il nostro viaggio. Era l'ultimo giorno del viaggio, ventitre luglio. Verso il mezzodì apparve fra gli alberi certa luce che ci annunziava la prossimità di un'altra valle. E subito dopo divisammo attraverso il bosco alcune piantagioni in lontananza. Il nostro cuore batteva forte come quello degli Israeliti, quando scorsero la terra promessa; o quello dei Crociati in vista di Gerusalemme.
Eccoci in testa alla valle di Gualaquiza, che fa angolo con, quella costeggiata sin qui.
Da Nord-est a Sud-ovest, fin dove la vista si perde sull'azzurrognola catena occidentale contempli, o lettore, un altro mare di verzura, qua ondulato da colline e monticelli, là uguagliato da una pianura, poi interrotto repentinamente da una giogaia di colli, per frastagliarsi subito in varie valli minori. Dove scorre serpeggiante e chiaro uno dei fiumi sunnominati, e dove sorge alcuna casa di legno e paglia, circondata da piccoli campi. Questo è Gualaquiza.
Là vedi la chiesa, abbastanza alta e gentile, posta su una delle più basse collinette, colla casa ed il collegio dei Missionarii da un fianco, e quella destinata alle suore dall'altra: il tutto intonacato con fango giallo e bianco. Due capanne che le sono vicine, ed una casa che non ne è lontana, formano il grosso della popolazione.
Ora cerca le altre case dei bianchi e degli indii fra i banani, le canne ed i palmizii che le nascondono. Con leggera fatica conterai gli abitanti civilizzati che non giungeranno a duecento.
Se poi nutri affetto verso gli altri fratelli, dalle pelli rosse e quasi ignude, che colle loro lancie e le avvelenate saette, corrono come cervi attraverso i boschi, e come pesci sfidano le correnti dei fiumi ; se ami i Jivaros in una parola, spingi l'occhio, sotto lo spesso fogliame, ove troverai una, due, o al più, tre o quattro case, riunite a distanza sufficiente per non vedersi le une dalle altre; e quindi correndo per mezza giornata attraverso la oscura foresta, per sentieri comuni al selvaggio, agli orsi, alle tigri ed ai serpenti, cerca altre e poi altre abitazioni, sulle sponde del chiaro Bomboiza, su quelle del vertiginoso Chuchumbleza, del placido Zamora o del maestoso Santiago; quindi, vincendo le correnti, visitali nelle valli dell'Indanza e del Chupianza, fra le onde orgogliose del Pante, su tutti i confluenti del magnifico Morona al Nord, ove i raggi del sole non penetrano, ove essi spiano l'orma del piede nemico, ove segnano le loro vendette, ove le loro ire fanno ammutolire le fiere, e il grido di guerra ihiuta ihiuta, vince il muggire dei torrenti.
Finalmente, affidandoti all'ultimo dei fiumi anzidetti, scendi sino alle acque oceaniche del tií ùunta canusa, (il più grande dei fiumi); sorgi, se puoi, nuovamente verso la bocca del Santiago, attraverso la nera voraggine che si chiama il Pongo di Manserriche, avvicina quei tuoi fratelli, parla con essi. Tutti ti diranno che sono il popolo più forte e più indomito della terra; che ignorano se dalle montagne del kassci, ove dorme il sole, siano usciti i loro padri, oppure dal gran kamussa, o dall'ascí gumiyumi (mare), ove il sole si sveglia; ma che tutti erano forti come i grandi alberi secolari della foresta, furiosi e invincibili come la voragine del Pongo, terribili come gli uragani che schiantano i tronchi del bosco. Essi ti diranno: i padri nostri, ai cupi rimbombi del tunduy (1), riunivano tutte le tribù, dal disopra del Caquetà, al disotto delle Amazzoni; riempiendosi i loro boschi di forti guerrieri, come le formiche riempiono le loro tane; e per nessuno mancava la yuca (2), il banano e la chicha (3).
Poscia, scuotendo le lunghe e ben pettinate chiome, ti giureranno che giammai, in tutti i tempi trascorsi, uno solo di essi piegò il capo al giogo straniero; che gli antichi Sciri, o signori di Quito, non li dominarono, sebbene anche essi si chiamino Sciuora, forse per ricordare una comune origine; che gli Inkas, padroni di tutto l'occidente, dovettero retrocedere di fronte ad essi. Quindi, cogli occhi scintillanti di rabbia, battendo col piede la terra, e vibrando la terribile lancia al fulgore dei loro sguardi, ti indicheranno il luogo, ove sorgevano le antiche città di Logroño, Sevilla e Mendoza, rese da essi ecatombi di spagnuoli, or fanno trecento anni, ed oggi sepolte sotto la terza generazione di secolare foresta. Noi non temiamo nessuno, ti diranno al fine; perchè la vendetta del Jivaro è certa e tremenda, e i nostri boschi sono una fortezza inespugnabile.
E tu, o lettore, sorprendendo su quelle terse fronti, in quegli occhi di folgore, in quei petti ardenti, un raggio di nobiltà e di grandezza, e cercando in vano i segni del loro potere, tristemente domandi: Che sono le tribù sì numerose e tremende? Che causa ha determinato la loro graduale decadenza? Chi loro presterà la mano a risorgere?...
Intanto ci siamo avvicinati all'asilo del Missionario, che da otto anni suda e stenta e si confonde col feroce Jivaro, per salvarlo : e già ha in afflato de' suoi sudori la metà del territorio che ti ho descritto.
Avanti, avanti ! Chè Monsignore, sebbene affranto, vola innanzi a tutti, desideroso di abbracciare i suoi figli, di studiare il campo, di facilitare l' opera del Missionario, per la redenzione dei selvaggi.
Si spande sulla valle il suono delle sacre campane; accorrono colle braccia aperte, i fanciulli del Collegio, coi catechisti ed il popolo civilizzato.
Ecco fra essi un buon numero di figli della foresta; sono dei più buoni, di quelli cui meglio hanno giovato le istruzioni sacerdotali. Sono tutti a festa. Cinge loro le reni e le coscie l'itipi (1) nuovo; la faccia, il petto e le braccia hanno screziati di rosso ipiacu (2), splendono sui lucidi capelli, pendenti dalle tzemat (3), le penne più rare dei guacamayos, carpintéros e predicadores; e dal collo, e dagli omeri e dalle spalle, dondolano in varie collane, cento denti di scimmie, orsi e leopardi, alternati con becchi e teste di finissimi uccelli.
Si avvicinano baldanzosi e sorridenti; baciano la mano al Vescovo, da lungo tempo aspettato; poi guardandolo con occhio vivo, amoroso ed altero a un tempo, domandano: Itiur puhame, aparu? Come stai, padre? - Sono molte lune e molte cionte (4) (mesi ed anni), che ti aspettiamo. Finalmente sei giunto: maàgke, bene sta....
Un abbraccio del Pastore, bagnato da molte lagrime, è la risposta.
Quindi padre e figli, civilizzati e selvaggi si gettano ai piedi dell' altare, presso il cuore di Colui che tutti ci affratella.
FINE.
(1) Specie di gran cassa di legno vuoto. (2) Mandioca.
(3) Bibita che ottengono facendo cuocere e fermentare la yuca.
(1) Tela grossa a striscia di varii colori, tessuta dagli indii, senz'alcun taglio, per cingersi i fianchi.
(2) Specie di zafferano (achote).
(3) Nastro con cui cingono il capo.
(4) La cionta è un palmizio che produce annualmente una specie di cocco.
Si è pubblicato il tanto atteso e desiderato Missale Ambrosianum, ex decreto Pii IX P. M. restitutum jussu SS. D. N. Leoni PP. XIII recognitum Andreae Caroli Cardinalis Ferraris Archiepiscopi auctoritate editum. Editio typica.
Prezzo del vol. sciolto : Italia L. 40. - Estero (Unione postale) Fr. 50.
Chi credesse di acquistarlo legato, faccia richiesta della Tariffa speciale delle legature, che gli verrà spedita subito gratuitamente.
Rivolgere domande: Alla Casa Editrice G. Agnelli - Milano.
MAGGIO e OTTOBRE ! Ecco i mesi carissimi ai divoti di Maria Ausiliatrice. In vero, l'uno e l'altro son pieni delle glorie di Lei; poichè se nel mese dei fiori avvennero le sue più strepitose meraviglie, nel mese delle mistiche rose s'inaugurò la serie dei suoi solenni trionfi.
E il mese delle mistiche rose è vicino! Dunque in alto i cuori; in mano la santa corona, e preghiamo! Il S. Rosario riportò in ogni tempo molte e segnalate vittorie... quindi recitiamolo con particolar fervore innanzi gli altari dell'Incoronata Regina di Valdocco, pregando per tutta la Chiesa
Sì, o benigna Ausiliatrice: è questo l'omaggio, che ogni giorno del mese imminente, tributeranno a Te milioni di divoti; e Tu, o piissima, ci ottieni dal tuo caro Gesù le grazie che dimandiamo... Innonda di gaudi immortali l'anima grande di Colui che diffuse con tanto zelo la tua divozione dolcissima ; adempi i voti paterni di chi ne raccolse l'eredità gloriosa ; e dona a tutti gl'infelici, che T'invocano con santa fiducia, i pegni soavi delle tue infinite misericordie.
Uno sguardo all'immagine dell'Ausiliatrice,
Mio marito, Suno Giovanni, Conciliatore di Mezzomerico, affetto da una pericolosa bronchite, era già stato spedito dal medico, ed ogni speranza di guarigione ci era svanita dal cuore. A conforto del povero malato, gli si fece amministrare l'Olio Santo. Mentre si svolgeva la mesta cerimonia, unitamente a mio marito, innalzo lo sguardo all'immagine di Maria Ausiliatrice che sta accanto al letto, ed un'interna ispirazione ne spinge entrambi a raccomandarci a Lei, promettendole di pubblicare la grazia e d'inviare un'offerta al suo Santuario. La Vergine, accolse la nostra supplica e la nostra promessa, e porse materno aiuto al caro malato. Nel medesimo giorno si riebbe alquanto, e dopo qualche giorno di progressivo miglioramento potè alzarsi e riprendere i suoi doveri d'ufficio.
Pieno il cuore di santa gratitudine, in unione a mio marito porgo vivissime grazie alla cara Madonna di D. Bosco, inviando l'offerta promessa.
Mezzomerico (Oleggio), 4 giugno 1903.
ZENONI ANGELA.
La preghiera di un padre.
Colpito mio figlio Giuseppe da doppia polmonite, accompagnata a deliri e convulsioni sì violente, che appena bastavano quattro uomini a tenerlo in letto, e già spedito da tre medici.... io piangeva la perdita dell'unico sostegno della mia famiglia, quando una pia persona mi suggerì di ricorrere alla Vergine Ausiliatrice, che in quei giorni veniva glorificata con la solenne incoronazione della sua prodigiosa Immagine. Accettai con affetto la proposta, e mi rivolsi con tutto l'ardore a Colei che sola potea salvarmi il figlio. Non caddero invano le mie preghiere; Giuseppe fu salvo ed ora è completamente guarito.
In segno di sincera gratitudine mando un'offerta pel suo Santuario.
Marmentino (Brescia), 6 giugno 1903.
ZUPANI MATTEO.
Una novena a Maria Ausiliatrice.
Versavo nelle più crudeli ambascia per la morte della mia cara mamma, quando ad un tempo mi sì ammalarono gravemente due cari fratelli, che vivevano meco. Il povero babbo, già vecchio e sofferente, causa la gotta che lo tormentava, teneva pure il letto, e così la mia casa erasi trasformata in ospedale. Dire lo strazio che provavo in cuore, nel trovarmi in circostanza così critica, mi è impossibile ! Ma le mie sventure non erano finite. Il buon Dio voleva farmi bere il calice della tribolazione, sino all' ultima stilla. Un altro carissimo fratello, dimorante in Bologna, padre di tre cari fanciullini, dopo aver subito, con felice esito, una seria operazione, causa una fistola, per una complicazione di mali, sopraggiuntigli all'improvviso, e specialmente per una fortissima enterite, si trovava agli estremi. La cognata, straziata dal dolore, mi comunicava per telegramma la fatale ed inaspettata notizia; ed io che già tremendamente soffrivo, provai un' angoscia veramente mortale. Oh ! se la grazia non mi avesse sorretta, io non avrei potuto reggere a tante sventure. Pazza del dolore, corsi alla Cappella delle Figlie di Maria Ausiliatrice per domandare preghiere. Si cominciò una fervorosa novena, perchè guarisse il fratello lontano e nello stesso tempo si promise la pubblicazione della grazia. Maria ebbe pietà di me e da quel giorno il fratello fu fuori di pericolo. Ora, che è perfettamente guarito, ne do lode all'augusta Regina di Valdocco, e invio la mia tenue offerta per la celebrazione di una Messa.
Sia benedetta mille volte la tua bontà, o Maria !
Gioia de' Marsi (Aquila), 16 giugno 1903.
GRAZIANI LUCIETTA. Salva per miracolo.
Era la seconda polmonite doppia che assaliva di quest'anno la mia mamma. In breve il morbo andò tant'oltre, che i medici ripetutamente la diedero per ispedita. Le furono tosto amministrati i SS. Sacramenti che ricevette con ammirabile divozione; e il male sempre più infieriva. Alla polmonite doppia con bronchite s'aggiunse una forte complicazione al cuore ed al cervello che si risolse in meningite. Non so descrivere l'ambascia crudele e la costernazione mia in quelle ore angosciose. Ad ogni istante mi pareva che dovesse morire, quando con tutto lo slancio del cuore pensai di rivolgermi alla Madonna di D. Bosco ; e questa tenera Madre rasciugò le lagrime mie e di quanti già piangevano la mia mamma come perduta. Ora è in perfetta salute; fu proprio un miracolo ed io oggi mi recherò in persona a ringraziare la Vergine Taumaturga nel suo Santuario.
Asti, 19 giugno 1903.
EMMA VALLINO F. di M. A.
Due grazie prodigiose.
Cadde inferma per congestione cerebrale Maria Zambelli Molignoni, di Castello, nel Tirolo. La malattia, dopo aver fatto temere una morte imminente, degenerò in alienazione mentale, peggiore forse della stessa morte. I medici avevano dichiarato il caso assolutamente disperato. Io, nipote dell'infelice, mi rivolsi con viva fede alla Vergine Ausiliatrice, promettendole di pubblicare la grazia nel Bollettino Salesiano, e d'inviare un'offerta al Santuario, se ridonava la sanità, o meglio l' intelligenza, alla mia povera zia. Fui pienamente, anzi miracolosamente esaudita. La malattia, dopo alcuni mesi di uno stato stazionario, si volse in meglio; ed ora lo zio, pieno di giubilo, mi scrive che con istupore dei medici ed ammirazione dell' intero paese, la zia si è rimessa così bene che può attendere, ed attende meglio di prima al governo della famiglia, senza che le sia rimasta la minima traccia del male.
Nello stesso tempo trovavasi gravemente inferma, in Faenza, con strani fenomeni, che i medici non sapevano definire, una mia sorella di anni 20. Io ne desiderava ardentemente la guarigione, a consolazione dei genitori e dell'intera famiglia. Ma più del male mi affliggeva il sapere come l'Ernestina non voleva sentir parlar di morte, nè rassegnarsi a fare il gran sacrifizio della vita. Feci promessa a Maria Ausiliatrice, per impetrare la sanità alla cara sorella, ma la Madonna invece le concesse una grazia assai più grande, quella, cioè, d'una piena e perfetta rassegnazione alla volontà di Dio, o di un desiderio sì ardente di lasciare questa terra per volare al paradiso, che dopo aver ricevuta con angelica pietà la Santa Comunione, chiese, anzi fece le più vive istanze, perchè le si amministrasse pure l'Olio Santo. Morì tanto lieta e contenta, che il Parroco nell'annunziarmene la perdita, a nome della famiglia, mi ha detto: « Non pianga la morte della sorella, piuttosto se ne rallegri. Felici noi, se potremo fare una morte come la sua. » Sia sempre benedetta la Vergine Ausiliatrice !
Fognano (Ravenna), Monastero del SS. Sacramento 25 giugno 1903.
Suor TERESA LUISA MOLIGNONI.
Terno d'Isola (BERGAMO). - Una sequela di malattie, una più grave dell'altra, mi obbligarono a letto dal principio dell'ultimo settembre fin oltre la metà di gennaio. Ricorsi di cuore all'Ausiliatrice, mandai subito una tenue offerta al suo benedetto Santuario, incominciai una novena di preghiere, e promisi di pubblicare la grazia. E la Madonna non indugiò ad esaudirmi, perchè all'istante mi sentii sollevato dal male. Ora tornato quasi alla primitiva salute, mando una piccola offerta per una Messa di ringraziamento all'altare di Maria Ausiliatrice in occasione delle imminenti e grandiosissime sue solennità.
10 maggio 1903.
SALA ACHILLE
Cooperatore Salesiano.
Genova. - Nel giugno 1901 fui colpita da improvviso malore che mi paralizzò il braccio destro. Feci ricorso a Maria Ausiliatrice e dopo poco tempo cominciai a migliorare e in breve potei dirmi guarita. Nel dicembre u. s. m'incolse un'altra malattia. Per otto giorni non potei prendere un sol cucchiaio di brodo e sembrava che dovessi proprio morire. I miei ricorsero a Maria Ausiliatrice ed io il giorno dopo mi sentii guarita. Ora sto bene e ringrazio di cuore la Madonna.
2 maggio 1903.
ASCHIERI CATERINA.
Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice, e pieni di riconoscenza inviarono offerte al Santuario di Torino, o per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, o per le Missioni Salesiane, o per le altre Opere di D. Bosco, i seguenti
A*) - Alba: Testa Righini Maria offerta per grazia. - Alessandria: Martini Bobbio Carolina 5, Messa di grazie per guarigione da artrite della figlia Teresa.- Asti: Linda Giovannina di anni 7 offre, come ex-voto, incastonata in argento, una moneta di cinque centesimi che, da due mesi inavvertitamente trangugiata, emise senza soffrirne in salute, dopo di essersi raccomandata all'Ausiliatrice. - Olivero Felicita 5, per Messa di grazie. - Avigliana: C. M., offerta per guarigione da gravi malattie che la avevano tratta agli estremi.
B) - Barano di Ischia: Conte Scala Cristina 5, per Messa di grazie. - Barlassina (Milano): Radice Tarsilla, Coppi Giovanni, Lanzani Ernestina 4, per grazie. - Barsaniga (Cremona): R. R. 5, R. C. 5, per grazie. - Bettola (Piacenza): Tondi Maria 5, per grazia. - Bologna: Brazioli Maria, offerta per impiego ottenuto al figlio, salute al marito.
C) - Casanova Elvo (Novara): Oglietti Carlo 5, Messa per grazia speciale. - Casale Monferrato: Ferrara Margherita di Zeme 1, per guarigione. - Castellanza (Milano): Ferrario Angela, offerta per guarigione della madre amatissima. - Castellalfero d'Asti Avidano Emilio 25, per grazia. - Castellucchio (Mantova): Borelli Francesco 5, offerta al Santuario, per guarigione da epilessia, dopo che esperiti inutilmente i rimedi dell'arte medica, ricorse con preghiere speciali a Maria Aus. - Chivasso : Una pia persona 10, per grazie speciali. - Colere (Bergamo): Belingheri Rocco 7, per grazia. - Comnago (Novara): Mamelli sae. Angelo 100, per segnalati favori ricevuti. - Cellamonte (Alessandria) : Coppo Giuseppina 2, per grazia.
F) - Faenza: N, N. 20, per grazia. - Eorni (Udine): Ch. Vidale Michele 5, per grazia. - Fobello (Varallo): Galetti Maria, per guarigione.
G) - Galliera Veneta : Varie persone, Messe di grazie, N. 6. - Genazzano (Ronza): Spaziani Capelli Catterina 10, per guarigione da grave malore di una sua bambina dopo una novena all'Ausiliatrice. - Gallarate: Famiglia Spreafico 5, per una guarigione. - Gordona (Sondrio): De Agostini Domenica 6.20, per grazia. - Gorizia: Sig.a Penlinzon 6, per grazia. - Grugliasco (Torino): Beccasino Francesco 2, per grazia.
I) - Isolabella (Novara): N. N. 2, per grazia.
L) - Lugano: una madre di famiglia, offerta per tante grazie ricevuto. - Éusigliè (Torino) : Berta Anna 2, per guarigione.
M) - Menzonio (Canton Ticino: Pietro Anzini 5, per grazia. - Montubeccaria Fontanone (Pavia): Maggi Vercesi Virginia 15 per guarigione (la emorragia che la travagliava da due anni, senza assoggettarsi all'atto operativo consigliato come necessario dai medici : e ciò dopo che ricorse a Maria SS. Ausiliatrice con voto speciale. - Malvicino (Roma): Brano Battistina 5, per grazia.
P) - Paesana Calcinese: Saglietti Don Bernardino 5, Messa di grazie per guarigione da polmonite acuta. - Poirino (Torino): Aimerito Maria 10, per grazia. - Perosa Argentina: L. T. P. 5, per grazia. - Priasco (Cuneo): Famiglia O. F. e S. 2, per guarigione di un prossimo parente. Famiglia Sorelle E. 2, per guarigione. - Pitellilli (Genova): Piccinelli Linda 1.50, per grazia. -- Ponterico (Brescia): Gardoni Maria 3, per grazia. - Prata (Udine) : Pujatti Novelli Antonietta, offerta in ringraziamento all'Ausiliatrice, cui ricorse fiduciosa, di averla guarita da malattia che foce disperare della sua vita, risparmiandola ai suoi cari figliuoletti che avrebbero in lei perduto il più valido sostegno. - Pligrano (Modena): Bioli Domenico 4, per Messe di grazie. - Plufà: Pujatti Ceschelli Giovanna 5, per grazia.
R) - Rivarolo Canavese: C. M. ringrazia commossa l'Ausiliatrice per averle ridonato da morto a vita una sua bambina e il suo unico figliuolo, che seguiva gli esempi di caitivi compagni, alla vita spirituale. - Roma: Suor P. P. per conversione del padre ottenuta per la medaglia benedetta di Maria Ausiliatrice.
S) - Scaldasole (Pavia): Poltronesi Angelo 2, per parecchie grazie. - Sciacca (Girgenti): F. C. per favore provvidenziale in disperate distretto. - Serre (Siena): Pace Faustina 2, Messa di grazie per conversione alla fede di un capo famiglia. - Sesto San Giovanni (Monza): Marazzi Santina 5, per guarigione della madre da cecità. -- Smirne : Mons. Domenico Rustica 25, per Messa di grazie. - Riglio Antonio 20, per ricuperata salute. - Stradella (Pavia): Albani Maria 2, per Messa di grazie. - San Michele Extra (Verona): Chier. Castellani Luigi 5, per grazia. - S. Vittorio d'Alba: V. G. V. 2,40 per grazia. - F. C. e T. A. 2, per Messa di grazie.
T) - Torino: N. N., Messo di grazia per guarigione da nevrastenia. - Gallo Anna scrive: « Da pia di otto anni mio figlio era da me lontano ed io no soffersi immensamente. Mi rivolsi a Maria SS. Ausiliatrice, perchè me lo facesse rivedere. In prossimità alle feste della Sua incoronazione incominciai all'uopo una novena, e feci promessa di una S. Messa. Seguita appena l'Incoronazione, nel pomeriggio di quel giorno stesso, inaspettatamente stringeva fra le mie braccia il figlio desiderato. - B. M,, per guarigione di una parente. - G. S. 5, per Messa di grazie. - A. V. B. 50 per grazia. - D. M. offerta per due grazie ottenute. - Baretta Giuseppina 10, per grazia. - Cortassa Giovannina, Messa di grazie per guarigione ottenuta nella feste dell'Incoronaeione. - C. G. 10, Messa di grazie per guarigione da gravissima malattia della sua buona mamma. N. N. - N. N. 15, per grazia. - Tredogio (Firenze): L. G. 100, per grazia. - Partoli Lucia 25, per guarigione della figlia. - Trento: N. N. 2, per Messa di grazie.
V) - Valletta (Malta): Chircop Carmela, per guarigione. - Verona: Ch. Luigi Castellani, per varie grazie. - Villafranca Piemonte: Parroco Don Reinaldi 2, per grazia. - Villalvernia (Alessandria): Corona Maddalena 5, per grazia. - Milanese Bianchi Zafferina 2, Messa di grazie per guarigione della sua bambina Maria che, quasi agonizzante, fu serbata al suo amore.
X) - N. N., Messa di grazie per guarigione del fratello. - N. N. 2, per grazia. - L. A. V. 1,30 per guarigione. - Borriero Matilde 1,50 per grazia. - G. B. 2, per messa di grazie. - Cocconato : R. M. 50, per grazia. - N. N. per guarigione di sua madre e dii un'amica. D. P. per ottenuto impiego.
TORINO-VALDOCCO - Per Leone XIII. - L'imponente ufficio funebre celebrato il 5 agosto nel nostro Santuario di Valdocco in suffragio dell'anima grande del Pontefice dell'incoronazione dell'Ausiliatrice, riuscì una dimostrazione di affetto e di gratitudine veramente solenne. Severo e ricchissimo l'addobbo a lutto del Santuario. Sulla porta maggiore si leggeva la seguente iscrizione : Leoni XIII P. M. - Principi Salesianorum Cooperatori - Parentalia cum laudatione.
In appositi stalli, intorno all'imponente catafalco, erano il Capitolo Superiore della nostra Congregazione, le rappresentanze di parecchi Collegi, quelle dei Cooperatori di Torino, del Comitato delle Patronesse torinesi dell'Opera di Don Bosco, delle Suore e Dame di Maria Ausiliatrice, dell'Unione degli Antichi Allievi , del Comitato Salesiano lombardo, del Seminario di Casale ecc. Pontificò alla Messa solenne S. E. Mons. Giovanni Cagliero, che diede pure l'ultima assoluzione di rito al tumolo, avendo date le altre i Rev.mi Curati di S. Gioachino, del Carmine e di S. Donato e il Rev.mo D. Rua. Prima delle esequie recitò l'elogio funebre il Rev.mo D. Francesia, il quale - dopo di aver detto in breve della grandezza di Leone XIII, alla quale tutto il mondo si chinò riverente - toccò a grandi tratti le benemerenze del compianto Pontefice verso l'Opera di D. Bosco.
Le esecuzioni musicali furono quali sa darle la scuola di canto dell'Oratorio, con un programma veramente degno del Grande Suffragato, ed eseguito con mirabile perfezione.
- Festa scolastica. - Il 16 agosto, domenica, ebbe luogo la solenne annuale festa per la chiusura dell'anno scolastico. Avemmo quest' anno una variante al programma degli anni scorsi. Mentre gli anni passati si distribuivano pure in detta circostanza i premi agli artigiani, ques'anno la premiazione fu solo per la sezione studenti, riservando quella delle scuole d'arti e mestieri per la chiusura dei corsi professionali che sarà completata da un'esposizione-saggio dei lavori.
Sebbene solenne ebbe tuttavia carattere piuttosto famigliare. Presiedeva il Rev.mo Superiore Maggiore, circondato dagli altri Superiori e dal corpo insegnante dell'Oratorio. Il Consigliere scolastico, D. Novasio disse con enfasi e brio un discorsino sulla religione nella industria e nell'arte, dimostrando che la pietà cristiana non rende deboli gli spiriti nè porta impaccio all'industria, ma li rinvigorisce e fortifica per le grandi imprese. Chiuse con un riverente omaggio al grande Leone XIII, alla cui memoria fu tutto improntato il trattenimento.
I cori, i canti e le declamazioni furono applauditissimi ; infine compiuta la distribuzione dei premi, il Rev.mo Don Rua, rivolse ai giovani belle parole di elogio e di incoraggiamento, lasciando a tutti paterni consigli ed ammonimenti per le vacanze.
PARMA - Distribuzione dei premi agli alunni della scuola di Religione. - Leggiamo nell'ottima Verona Fedele: « Ebbe luogo il 20 maggio. Numerosi gli intervenuti, fra i quali parecchi cospicui personaggi, sì ecclesiastici che civili e, primo di tutti, Mons. Vicario che rappresentava Mons. Vescovo. Dopo brevi parole di esortazione allo studio della religione del direttore della scuola sac. dottor Carlo M. Baratta, parlarono brevemente due giovani studenti universitari, il sig. Annibale Squarcia del VI anno di medicina ed il sig. Carlo Bertoglio del II anno di legge. Il primo dolente di dover abbandonare la città e la scuola per la fine degli studi porta il saluto dei compagni che partono ai condiscepoli che rimangono e li esorta a perseverare nello studio della scienza delle scienze : il secondo prendendo occasione della ricorrenza del centenario di Vittorio Alfieri inculca bellamente l'imitazione del grande tragico della forza di volontà e di carattere per adempire i doveri di cristiani credenti e praticanti. Alla memoria dell'Alfieri invita tutti ad offrire l'omaggio dei forti propositi. Viene la volta del Prof. R. Bettazzi del R. Istituto Militare di Torino, che parla con una facondia ed una squisita semplicità di forma da far meravigliare. Si propone di dire una parola ai bambini, agli studenti del Liceo e dell'Università e ai genitori: e il discorso che ne risulta è ricamato da preziosissimi consigli ai giovani studenti cattolici. Fu interrotto più volte dai fragorosi applausi del pubblico, che si accese meritamente di entusiasmo e di ammirazione per lui che dedica sì bene parte della sua attività per la redenzione e la elevazione della donna. Al prof. Bettazzi successe il prof. Dante Munerati, salesiano , il quale come membro della commissione esaminatrice diede relazione dei lavori presentati per il concorso ai premi. Portò con anima di veronese e con frase smagliante il plauso della commissione ai giovani candidati per aver mostrato nelle dotte dissertazioni d'aver approfittato delle lezioni scolastiche e li esortò a mantenersi saldi nei principii studiati. Furono reputati migliori a merito pari i lavori del sig. Emmanuele Del Fanti del I anno di matematica, Luigi Pioli del III anno di chimica, Paolo Angella del III corso liceale, ai quali fu assegnato un premio di L. 50 ciascuno. Vengono poi in secondo luogo i sig. Giovanni Massera del I anno di legge, Antonio Ronna del II anno di veterinaria, Conte Giulio Boselli e Aldo Mossini ambidue del III corso liceale, cui fu conferito un premio di L. 25 ciascuno. Agli altri concorrenti furono distribuite medaglie d'argento e di bronzo e premi in libri. Chiuse brevemente la solenne cerimonia il Vicario generale Monsignor Del Soldato congratulandosi con tutti e facendo auguri in proposito. I discorsi furono intermezzati da buone esecuzioni di musica classica della Schola cantorum dell'Istituto sotto l'abile bacchetta dell'ormai noto direttore Don Baratta. La simpatica festa lasciò in tutti una grata impressione e c'è da sperare che gli scolari abbiano a risentire in se stessi e a far risentire a suo tempo nella famiglia e nella società i benefici effetti della istruzione ricevuta in questa scuola che è già al suo XIV anno di vita e che per le cure solerti del sunnominato Direttore continua a portare cospicui e abbondanti frutti.
ANCONA - Un'opera buona di necessità urgente. - Con questo titolo l'ottimo giornale quotidiano La Patria di Ancona, in data 20-21 maggio, pubblica un nobile e caloroso appello per eccitare i buoni a concorrere all'erezione della Chiesa della S. Famiglia; di cui sul Viale Carlo Alberto si vedono da tempo gittate le fondamenta. Dopo di aver dimostrato la necessità e le modalità dell'impresa, così continua: « Una Chiesa poi dedicata alla Sacra Famiglia, come quella che deve sorgere nel Viale Carlo Alberto, avrebbe insegnamenti più particolarmente opportuni ai tempi presenti, in cui appunto contro la cellula sociale, contro la famiglia , si dirigono gli sforzi delle dottrine sovvertitrici - dottrine troppo diffuse e che vanno ancor più largamente diffondendosi precisamente per la deficienza, là dove sarebbero maggiormente necessarie, di chiese - queste vere e proprie università popolari cristiane - che istruiscano gli uomini negli obblighi della loro coscienza verso Dio e verso il prossimo. Le sante figure di Gesù, Giuseppe e Maria saranno fonti di buoni pensieri, di rimersi salutari, di propositi fermi, di ineffabili consolazioni. Non foss'altro che per il suo influsso altamente moralizzatore -anche prescindendo dall'idea del sovrannaturale - l'erezione di una chiesa dovrebb'essere salutata con gioia da tutti gli onesti, dovrebb'incontrare l'appoggio di quanti hanno a cuore il bene della società. A ravvivare quest'appoggio mirano oggi le nostre brevi, ma cordiali parole. In una città ed in una regione dove le opere di provvidenza trovano sempre tanta copia di cuori nobili, ad esse generosi dell'opera loro e del loro denaro, non hanno da mancare, e non mancheranno, i benefattori volonterosi per un'opera di previdenza sociale. Il tempio della Sacra Famiglia sorgerà ad onor di Dio ma anche a profitto e miglioramento e salute del popolo. Questi giorni passati, legge ido delle grandiose feste per l'incoronazione dell'effigie di Maria Ausiliatrice - la Madonna di D. Bosco - nel magnifico tempio che il grande apostolo della gioventù nella seconda metà del secolo xix aveva eretto coll'aiuto di tutte le classi popolari - col biglietto da mille del conte e del banchiere e colla lira dell'operaio - noi vagheggiavamo lo spuntare del giorno benedetto, in cui il venerato nostro Pastore celebrerà il santo sacrificio della Messa sull'altare della chiesa che in Ancona Egli desidera commessa ai figli di quel Grande, come lui consacrati alla causa dei figli del popolo, i quali all'ombra di quella chiesa si raccoglierebbero poi in schiere ognor crescenti per concorrere a fornire ad Ancona una generazione che tenga alto ed onorato il nome dell'antica città dorica. E insieme ci dicevamo: perchè quel giorno non potrebbe coincidere colla fausta data del giubileo episcopale dell'Em.mo Manara? Noi non possiamo che far nostro il valoroso appello, augurandoci che tutti i buoni Marchigiani vadano a gara nel partecipare alla sottoscrizione in proposito, aperta nelle colonne della Patria.
ALBA - Conferenza salesiana. - L'otto giugno, scrive la Gazzetta d'Alba, il Rev. Don Pentore dei figli di Don Bosco , di ritorno da Diano, dove aveva predicato per la chiusa del Mese di Maria e per la contemporanea festa di Maria Ausiliatrice, tenne nella chiesa di Santa Caterina l'annunciata conferenza ai Cooperatori Salesiani. La chiesa era zeppa di cittadini, accorsi per udire l'illustre oratore che seppe dimostrare efficacemente il gran bene che operano i figli dell'immortale Don Bosco , specialmente in mezzo alla gioventù, e la necessità di essere aiutati per poter aumentare il loro lavoro in proporzione del bisogno sempre crescente.
La conferenza, ascoltata religiosamente, fruttò pure una discreta elemosina per le Opere salesiane.
GIAVENO - Istituto Maria Ausiliatrice. - Questo fiorente istituto femminile per la sua splendida posizione e per l'ottimo insegnamento che vi s'imparte ha preso un vero incremento. Quest'anno gli esami subiti dalle alunne ebbero un esito assai brillante; ed alla simpatica festa della distribuzione dei premi volle intervenire dalla vicina Cumiana anche l'on. Paolo Boselli, che dopo il riuscitissimo saggio delle allieve ed una forbita poesia, letta con profondo sentimento dal chiarissi tuo Prof. Don Gio. Batt. Francesia, improvvisò un eloquente discorso, che fu tutto un elogio all'opera educatrice della Pia Istituzione Salesiana, evocando nobilmente la figura di Don Bosco e quella dell'immortale e compianto Pontefice Leone XIII.
- Anche nell'Oratorio Festivo annesso al Pensionato per le signore di civil condizione , diretto dalle Figlie di Maria Ausiliatrice, ebbe luogo il 10 agosto u. s. la solenne distribuzione dei premi. Ambidue gli Istituti poi ebbero una grandissima visita del Rev.mo Successore di D. Bosco il giorno 5 dello stesso mese.
MESSICO - La Colonia S. Giulia. - Da una corrispondenza inviata dal signor Silvio Bonasca al Movimento Agricolo di Milano, togliamo, sebbene un po' in ritardo, queste linee: - Accompagnato dal reverendissimo Don Grandis, che mi fu largo di preziose istruzioni, visitai il laboratorio dei calzolai, quello dei sarti, quello dei tipografi e litografi, dove appunto si stava lavorando a porre in opera una grande macchina litografica, appena ricevuta dalla casa Nebiolo di Torino, ditta che fa ottimi affari in Messico dove seppe introdurre i suoi caratteri da stampa, vincendo la concorrenza tedesca. Quivi ammirai delicati lavori di stampa, finite e graziose legature di libri, lavori che onorano lo stabilimento. Passammo poi al reparto dei falegnami, intenti a costruire materiali per l'Istituto stesso, così come ì fabbri ferrai occupati nel foggiare artistiche inferiate per le finestre del costruendo edificio. Nei mastri-ferrai ebbi il piacere di salutare il capo officina, un bravo artefice dalla mano incallita sotto l'onesto lavoro, che da ben otto anni insegna l'arte sua ai giovani ricoverati. Visitammo poi i dormitori , il refettorio, la nuova cucina testè costruita , nella quale si installarono due grandiosi corpi di stufa con forno, bagno-maria, vasche d'acqua calda che a pressione di vapore mandano l'acqua nelle varie parti dello stabilimento. Vedemmo poi la cappella, nonchè la costruenda chiesa della quale già si gettarono le fondamenta e le colonne principali, chiesa che sorgerà sui disegni e nello stile della chiesa di S. Giovanni Evangelista che i Salesiani hanno sul Corso Vittorio in Torino. Quanto mi consolai nel rivedere tutto queste cose che mi ricordavano un lembo della mia diletta Torino ! Quasi quasi scordavo d'esserne tanto lontano !.... Conversando coi ricoverati, vedendoli così lieti e contenti ti si consola: il cuore, pensando che tanto bene viene da menti italiane. Ed è grande, ineffabile consolazione vedere quei ragazzi sorridere schietto, parlare con essi e raccogliere gli elogi che fanno del grandioso istituto e dei loro superiori. »
PUNTA ARENAS. - Visite consolanti. - Il missionario Maggiorino Borgatello ci scrive in data 22 giugno : « In questi ultimi mesi abbiamo avuto la sorte di avere la visita di due gagliarde navi da guerra italiane : l'Umbria e l'Elba. La prima giungeva inaspettatamente alla Missione di S. Raffaele in Dawson il Sabbato Santo 11 aprile u. s. alle 9 del mattino. Aspettava che le campane suonassero il Gloria per fare una scarica di cannoni, ma invece la funzione era già finita. Sbarcarono a terra il Comandante, ufficiali e parte dei soldati. Visitarono la Missione e rimasero molto contenti nel vedere tanti indii così ben civilizzati e per opera di missionari italiani. Questo fa grande onore alla nostra cara patria l'Italia, disse il Comandante accomiatandosi. Passarono poi a Punta Arenas e vennero quasi tutti a visitare la nostra casa, l'osservatorio metereologico e museo del territorio.
» Il 18 giugno giungeva a Punta Arenas l'Elba. Vennero tosto a farci visita, insieme col console italiano di questa città, il sig. comandante Raffaele Borea Ricci di Albenga, nobile e simpatica persona, con tutti gli ufficiali e dottore Duranti Valentini di Roma. Il giorno 21, domenica e festa di S. Luigi, fummo invitati a celebrare una Messa a bordo dell' Elba. Mores. Fagnano mandò me col chierico Mosso. Il giorno era bellissimo ed il mare tranquillo. Una barca a vapore dal molo ci guidava all'Elba insieme allo stesso sig. Comandante che venne in persona a prenderci. I marinai avevano preparato sulla coperta un bellissimo toldo adorno di bandiere. Appresso si preparò l'altare. Alle 11 tutti gli ufficiali e soldati stavano schierati in bell'ordine con in capo il 1°
e 2° Comandante. Erano 280 persone. Tutti udirono la S. Messa a capo scoperto e con religiosissimo contegno e silenzio. All'elevazione un robusto coro di giovanetti cantò un cantico accompagnato dalla banda istrumentale. Finita la Messa, il 2° Comandante lesse ad alta voce una bellissima preghiera in italiano composta da Monsignor Bonomelli, Vescovo di Cremona, per tutte le navi governative italiane, e che sull'Elba si recita ogni sera. Si chiede a Dio che benedica tutti i marinai, le loro famiglie, parenti, patria, che il mare sia tranquillo, e che i loro petti contro i nemici della patria siano più forti che la corazza di acciaio che cinge la nave, ecc. Finita la preghiera, si elevò un forte grido da tutti i presenti, come fosse stata un sol uomo : Viva l'Italia l... Viva il Re!... Subito dopo la banda suonò l'inno Reale e poi un'altra marcia, intanto che i soldati ed ufficiali si sbandarono per la nave. Ebbi poi tempo di visitare il bastimento e di parlare lungamente con molti ufficiali e comandanti. Il 2° Comandante è di Sampierdarena, ottima persona e molto religioso. Distribuì una medaglia di Maria Ausiliatrice a tutti i soldati ed ufficiali che la ricevettero con molto piacere. Mi disse il Comandante che tutti i soldati dell'Elba sono così buoni e morali che fa meraviglia. Pranzai coll'ufficialità e mi trattarono splendidamente. Nel congedarmi il Comandante mi lasciò una limosina per la Missione. Che il Signore benedica a tutto il personale dell'Elba ed in particolare il suo Comandante. Ora è diretto a Valparaiso e poi in China e non sarà di ritorno in Italia se non fra due anni. »
LANZO TORINESE. - Onore al merito. - Questo antico e veramente magnifico Collegio, in posizione la più incantevole e salubre, merita anche in quest'anno una speciale menzione e lode sul nostro Bollettino per gli splendidi risultati ottenuti agli esami pubblici di licenza nel Regio Ginnasio di Chieri.
I genitori desiderosi del vero bene dei loro figli troveranno in esso un posto indicatissimo per la salute; per l'educazione morale-civile e per la soda istruzione.
1. Actis-Caporale Bartolomeo -Rodallo (Cuneo).
2. Adreani D. Serafino -Scaria (Como). 3. Allovisaro D. Andrea - Villanova del Ghebbo (Rovigo).
4. Anglesio Giacinta Ved. Negri - Torino.
5. Angley Carolina Ved. Rossano - Torino.
6. Antonioli Antonio - Druogno (Novara).
7. Arborio Molla Cav. Alberto - Vercelli.
8. Ardissone Pietro - Torino.
9. Arduino Antonio - Torino.
10. Barbarie-Pansa Luigia - Torino. 11. Bazzano Can. Enrico - Acqui.
12. Bergamasco Giovanni - S. Damiano d'Asti.
13. Bergia Comm. Angelo -- Torino. 14. Bertenasco Angelo - Costigliole d'Asti.
15: Bistolfi Giovanni - Alessandria. 16. Bo Giuseppe - Casanova.
17. Bonetto Cav. Antonio - Caramagna (Cuneo).
18. Bordesi Luigia - Cassolnovo (Pavia).
19. Bovio D. Pietro - Pobietto di Trino (Novara).
20. Brentana Luigi, pittore - Chiari (Brescia).
21. Broglio Enrico - Este (Padova). 22. Brusadelli Antonio - Galbiate (Como).
23. Buol Baron.a Luigia - Kaltern (Tirolo).
24. Cabrar Contini Buonaria - Scano Montiferro (Cagliari).
25. Caff Can. D. Giuseppe - Catania. 26. Camino Dolfina ved. Mascarone - Torino.
27. Campanella Laura n. Biancardi - Alassio (Genova).
28. Caramello Michelangelo - Saluzzo. 29. Cane Cignotti Vittoria - S. Vittoria d'Alba (Cuneo).
30. Cappa Rosa - Popolo (Alessandria).
31. Carcano Clara - Cassolnovo (Pavia). 32. Carinato D Pietro, Parroco - Carceri (Padova).
33. Carlino Mattia - Masono (Genova). 34. Casalegno Angela - Torino. 35. Casalini Teresina - Bologna.
36. Cattaneo Angelo Pasquale - Samarate (Milano).
37. Cavallari Ada - Pontelagoscuro (Ferrara).
38. Chiattone Annetta ved. Lombard-Torino.
39. Col Secondo Venanzio -- Torino.
40. - Comin Can. Mons. Giacomo - Venezia.
41. Corrà D. Gio. Maria Arcip. - Valdobbiadene (Treviso).
42. Costamagna Maddalena ved. Testa Torino.
43. Cusani di Sagliano Conte Clemente - Torino.
44. Daviso Enrichetta - Chieri (Torino). 45. De Antoni Don Carlo - Pralboino (Brescia).
46. Dejaco Giovanni - Innsbruck (Austria).
47. Delgrosso Luigia ved. Settore - Alba.
48. Dellapiana D. Giovanni - Vezza d'Alba.
49. Donati Anna - Castelfranco Valdarno (Arezzo).
50. Ferrari Caterina ved. Cereti - Garbagna (Novara).
51. Ferrato Maggiorino - Torino.
52. Ferrazzini Rosa - Urbana (Padova).
53. Ferreri Giacomo - Torino.
54. Ferrero Apollonio - Volpiano (Torino).
55. Fior Antonini Maria - Udine.
56. Forasti Marianna - Costa di Mazzate (Bergamo).
57. Fogaroli Rosina - Costa di Mozzate (Bergamo).
58. Galvanoni Carlo - Somma Lombarda (Milano).
58 bis. Gatti Gaetano - Lodi (Milano). 59. Gianforchetti Gaetano - Terracina (Roma)
60. Giannelli Ernesto - Rio nell'Elba (Livorno).
61. Giordani Rosa n. Lampatti - Lovere (Sondrio).
62. Girillino Paolina - Saluzzo.
63. Giussani Liberto - Cesano Maderno (Milano).
64. Gonella Giulia ved. Chiarloni - Torino.
65. Guano Antonio - Genova.
66. Kurzweil Luigia ved Bozze - Arziero (Vicenza).
67. Lanfranchini Carlo - Nerviano (Milano).
68. Lange Prof. D. Giuseppe - Trento. 69. Lanteri Antonio - Verdeggia (Portomaurizio).
70. Lanzoni Maddalena n. Turtura - Medicina (Bologna).
71. Lausberg Suor Margherita - Torino. 72. Lautier Geom. Domenico - Chieri (Torino).
73. Longo Domenico - Montecchio Maggioro (Vicenza).
74. Lupi dei Conti di Moirano Clementina - Pegli (Genova)
75. Lutterotti Virgilio - Malò (Tirolo). 76. Mafli Luigi - Costa di Mozzate (Bergamo).
77. Majorca di Francavilla Luisa Maria - Palermo.
78. Manazza D. Antonio - Cassolnovo (Pavia).
79. Manno Cav. Barone Efisio -Torino. 80. Mantegazzi Teresa - Mezzago (Milano).
81. Mantollino Giuseppina nata Bandi - Era (Cuneo).
82. Marchisio Paola - Torino.
83. Martelli Cav. Carlo - Roma.
84. Mattei Castovia - Sarnano (Macerata).
85. Mengarda Gervasio - Samone (Tirolo).
86. Miino Placido - Torino.
87. Mondin Giuseppe - Este (Padova). 88. Motta Giovannetta - Cassolnovo (Pavia).
89. Murari Angelo - Sommacampagna (Verona).
90. Nadiani Cav. Antonio - S. Arcangelo di Romagna.
91. Nanni Veronica - Montecopiolo (Pesaro).
92. Napoleone D. Lorenzo Novarato - Boara Pisani (Padova).
93. Nasi Cav. Giovanni - Torino.
94. Oldoini Teresa - Spezia.
95. Padova Rosalinda - Cividale (Mantova).
96. Pallavicino Marci. Luisa - Parma. 97. Parete Luigia - San Pier d'Arena (Genova).
98. Peyron Prof. Grande Uff. Bernardino - Torino.
99. Piacenza Teresa ved Gianti - Torino.
100. Prato D. Carlo - Acqui.
101. Pulciano Donna Emilia nata Mangiardi - Torino.
102. Ranzani Angola - Parabiago (Milano).
103. Rapallo Agostino - Genova.
104. Ravina Massimo -Rodello(Cuneo). 105. Regis Dott. Luigi - Castagnito d'Alba.
106. Repetti Marietta- Bobbio (Pavia). 107. Reviglio della Veneria cav. Ferdinando - Torino.
108. Rey cav. Giuseppe - Piossasco (Torino).
109. Rivoli Ferdinando - Costa di Mozzate (Bergamo).
110. Ronco D. Giovanni - Pralormo (Torino).
111. Rosaz Monsig. Edoardo Giuseppe Vescovo di Susa (Torino).
112. Rosazza avv. Comm. Federico - Torino.
113. Rossini Maria ved. Innocenti - Pisa.
113 bis. Rota Giuseppe - Lu (Casale monf. ).
114. Sanminiatelli Zabarella Contessa Marianna - Firenze.
115. Santi D. Stefano - Ripaioli (Perugia
116. Santini D. Luigi - S. Vittoria di Gualtieri (Parma).
117. Sarasino Gabriela - Vinovo (Torino).
118. Siglienti Letizia - Thiesi (Sassari).
119. Somaruga Paola - Samarate (Mi lano).
130. Sparagna Nobil Donna Paola - Maranola (Caserta).
121. Strumia Giuseppe - Torino.
122. Sunseri Sac. Giuseppe - Caccamo (Palermo).
123. Thiebat Giulio - Challand Saint Anselmo (Torino).
124. Toller Giulia nata Melzi -Milano. 125. Torelli Teresa - Nizza Monferrato (Alessandria).
-126. Vacchini Luigia - Gaggiano (Milano).
127. Valseeehi Giuditta -Broni (Pavia), 128. Vago Francesca fu Carlo - Saronno (Milano).
129. Vandone Catterina - Cassolnovo (Pavia).
130. Volta Luigi - Borgomanero (Novara)
131. Zaccone Teresa - Orsara Bormida (Alessandria).
132. Zamboni D. Gio. Batta - Trezzolano (Verona).
133. Zanlungo D. Michele - Dernice (Alessandria).
1. Alberti Conte Comm. Vittorio - Torino.
2. Alliana D. Cosma Damiano - Alba. 3. Avallone Can. Arcip. Aniello - Cava dei Tirreni (Salerno),
4. Avogadro Conte Luigi di Valdengo - Torino.
5. Bassi Francesca - Dorno (Pavia). 6. Berck Celestino - Magnonevolo (Novara).
7. Berudi Agostina - Giornico (C. Ticino).
8. Bettalli D. Gaetano, Parroco - Lambrate (Milano).
9. Bottoni D. Amadio Parroco - Onore (Bergamo).
10. Binelli Giuseppina - Torino.
11. Bonansea D. Bernardino - Turina (Torino).
12. Cabelli Carlo - Angolo (Brescia). 13. Canton Giovanni - Bento Gonçalves (Brasile)
14. Cicuttini Ch. Antonio - Udine. 15. Cogo Giacinto - Bargo (Torino). 16. Combi Marianna - Cremeno (Como). 18. Corrado Lorenzo - Torino. 19. Cozzani Ines - Spezia. 20. Damo Girarli Candida - Torino. 21. Fossati Marci. Erminia n. Clavesana - Torino.
22. Ferro Vittoria n. Maccario - Torino.
23. Filippi Antonio - Torino.
24. Fossati Marianna - Fara (Novara). 25. Gallizia Gli. Riccardo - Udine. 27. Gotta Don Domenico - Carpeneto d'Acqui.
28. Lazzari Tobia - Canneto sull'Oglio (Mantova).
29. Macchia D. Francesco - Murisenge (Alessandria).
30. Marchis Antonio - Torino.
31. Maroni Lucia - Primaluna (Como). 32. Martinoli Marietta - Bedero Valcuvia (Como)
33. Merighi Rossi Adele - Imola (Bologna).
34. Mola di Larissò Contessa Laura - Torino.
35. Moruzzi Mazzadi Beatrice - Bardi (Piacenza).
36. Nava Cav. Uff. Paolo - Intra (Novara).
37. Parour Celestina ved. Martoglio - Torino.
38. Peano Teresa - Campo Canavese (Torino).
39. Pellizzari Demetrio - BorzagoRendena (Tirolo).
40. Portis D. Chiaffredo - Cantalupa (Torino).
41. Quattrocchi Mons. Gaetano Arcivescovo Titol. - Mazzarino.
42. Rambelli Luigi - Lugo (Ravenna). 43. Rota Giuseppe - Lu Monf. (Alessandria).
44. Rotondi Margherita - Lambrate (Milano).
45. Saccarola D. Raimondo - Treviso. 46. Selva Maddalena - Cortabbio (Como). 47. Sertori Maria - Cadelsasso (Sondrio,.
48. Signori Santina nata Frizzo - Bento Gonçalves (Brasile).
49. Signori Alessandro - Bento Gonçalves (Brasile).
50. Silva Cav. Giacomo - Gassino (Torino).
51. Soldaini Sac. Gaetano - Tremoleto (Pisa).
52. Sormani Catterina-Cremeno (Como). 53. Taramelli Lucia - Torno (Bergamo). 54. Vigliani Mens. Giuseppe - Casale Monferrato.
55. Vittonatti Luigina - Torino.
56. Zanuso Filomena n. Dolci - Bento Gonçalves (Brasile).