ANNO XXXI - N. 7. LUGLIO 1907.
PERIODICO DELLA PIA UNIONE DEI COOPERATORI SALESIANI DI D. BOSCO
SOMMARIO: Memorie ed ammaestramenti paterni 193
Per il Giubileo del S. Padre Pio X 195
IL CONGRESSO DI FAENZA: Il secondo giorno - Adunanze particolari - Adunanza generale . . 196
FESTE DI FAMIGLIA: Il viaggio di D. Rua - Per Domenica Savio - L'Oratorio di Valdocco a Mondonio - Il giorno della riconoscenza . . 200
Oratori festivi: Il nuovo Oratorio di Nizza Monferrato - Il Circolo « D. Bosco » di Firenze - Gare Catechistiche 209
Esercizi spirituali
Tesoro spirituale 210 DALLE MISSIONI: Colombia: Il viaggio di 78 orfanelli lebbrosi da Contratación ad Agua de Dios 212
IL CULTO DI MARIA SS. AUSILIATRICE: Echi della festa titolare - Pel 24 corrente - Grazie e graziati 216 NOTIZIE VARIE: In Italia: Alassio, Alessandria, Bologna, Lanusei, Macerata, Roma - Dalle Americhe: Atocha 221
Necrologio 223
Amore di D. Bosco al Papa.
È omai per sorgere l'anno 50° dell'ordinazione sacerdotale di D. Giuseppe Sarto, oggi Papa Pio X; una data solenne, come si vede, per l'Augusto Successore di S. Pietro, e conseguentemente per tutti i suoi figli, i quali devono andare a gara nel prender parte alla sua viva esultanza, col dimostrargli come si conviene quell'illimitato affetto che per Lui sentono in cuore. E in questa nobile gara non devono rimaner tra gli ultimi i Cooperatori e le Cooperatrici di D. Bosco, poichè ciò sarebbe anche una cocente offesa alle memorie ed agli ammaestramenti paterni.
Il Papa!... ecco, il personaggio più grande e più degno di rispetto e venerazione sulla terra , pel nostro fondatore e Padre Don Bosco. Egli si entusiasmava allorchè ne parlava ai suoi giovanetti : « Amiamoli, ci diceva, i Romani Pontefici, e non facciamo distinzione del tempo e del luogo in cui parlano; quando ci danno un consiglio e più ancora quando manifestano un desiderio, questo sia per noi un comando. »
Spesse volte egli ripeteva : « Figliuoli miei , tenete come nemici della Religione coloro che colle parole e . cogli scritti offendono l'autorità del Papa, e cercano di scemare l'ubbidienza ed il rispetto dovuto ai suoi insegnamenti ed a' suoi ordini. » E ogni qual volta il Romano Pontefice si trovava in angustie, egli esortava sempre i suoi alunni alla preghiera ed alla Comunione.
« D. Bosco (scrisse Mons. Emiliano Manacorda nell'elogio funebre letto nella trigesima della morte di lui), fondatore della Pia Società di S. Francesco di Sales, nei pensieri e nelle parole, negli affetti e nell'azione era il ritratto dell'uomo umile. Tutto in lui era umiltà ; ma questa si vestiva d'amor festivo, appena che gli sonasse all'orécchio la parola sacra : Pontefice Romano!... si accendeva, prendeva vita, parlava con calore. Nessuno fra quanti l'avvicinavano, udì parola da lui che non fosse improntata all'obbedienza perfetta e alla docilità d'innocente fanciullo. »
E la miglior prova di quest'acceso amore che egli aveva per il Vicario di Gesù Cristo, si è che esso fu il pensiero continuo della sua vita. Ne fan fede e la sua Storia Ecclesiastica e le sue Tute dei Papi. Per lui una vera storia della Chiesa doveva essere essenzialmente una storia dei Papi. « Il Papa non è egli il Capo, il Principe, il Supremo Pastore? diceva D. Bosco. Nella storia di un regno , di una nazione, di un impero , la prima figura che si fa campeggiare continuamente non è forse quella del re? Non è forse necessario che si sappia doversi tutto ai Papi, onore, gloria, obbedienza come a centro d'unità, senza del quale la Chiesa non è più Chiesa ? L` quindi un grande errore scrivere della Chiesa e lasciar trascorrere lunghi periodi senza far menzione del suo Capo! »
Cinquant'anni or sono, proprio nel 1857, egli pubblicava nelle Letture Cattoliche la Vita di San Pietro. « L'autorità di S. Pietro , egli scriveva , secondo le parole del Salvatore doveva mantenersi visibile fra gli uomini fino alla consumazione de' secoli; e poichè S. Pietro era uomo, e come tale doveva pur cessare di vivere, quindi per legittima conseguenza dovevasi trasmettere a' suoi successori, i Sommi Pontefici, quella stessa autorità che egli aveva da Cristo ricevuta. » E soggiungeva: « Siccome un figlio deve essere naturalmente portato ad ascoltare con piacere le gloriose azioni di suo padre, così noi, come figliuoli spirituali di San Pietro e de' suoi successori, dobbiamo godere assai nell'animo nostro nel leggere le azioni gloriose di questi. sommi uomini , che da diciotto secoli governano la Chiesa di Gesù Cristo. »
Quando nel 1887, in occasione delle nozze d'oro di Papa Leone XIII, s'ideò di pubblicare a Bassano un numero unico intitolato Exultemus, il quale riuscì una raccolta di preziosi autografi in onore del Papa, tra gli altri venne pure alla luce questa splendida dichiarazione di D. Bosco: « ... Quello che tuttavia posso compiere si è di confessare, come confesso altamente, che fo miei i sentimenti tutti di fede, di stima, di rispetto, di venerazione, di amore inalterabile di S. Francesco di Sales verso il Sommo Pontefice; ammetto con giubilo tutti i gloriosi titoli che egli raccolse dai Santi Padri e dai Concilii, e dei quali, formata come una corona di preziose gemme, ne adornò il capo del. Papa, quali sono tra gli altri: di Abele pel primato, di
Abramo pel patriarcato, di Melchisedecco per l'ordine, di Aronne per la dignità, di Mosè per l'autorità , di Samuele per la giudicatura, di Pietro per la podestà, di Cristo per l'unzione, di Pastore di tutti i Pastori, e più di 40 altri non meno splendidi ed appropriati.
» Intendo che gli alunni dell'umile Congregazione di S. Francesco di Sales non si discostino mai dai sentimenti di questo gran Santo , nostro Patrono , verso la Sede Apostolica; che accolgano prontamente , rispettosamente e con semplicità di mente e di cuore non solo le decisioni del Papa circa il dogma e la disciplina, ma che nelle cose stesse disputabili abbraccino sempre la sentenza di lui anche come Dottore privato, piuttosto che l'opinione di qualunque teologo e dottore del mondo.
» Ritengo inoltre che questo si debba fare non solo dai Salesiani e dai loro Cooperatori, ma da tutti i fedeli, specialmente dal Clero ; perchè oltre il dovere che hanno i figli di rispettare il Padre, oltre il dovere che hanno tutti i cristiani di venerare il Vicario di Gesù Cristo, il Papa merita ancora ogni nostra deferenza, perchè scelto di mezzo agli uomini più illuminati per dottrina, più accorti per prudenza, più cospicui per virtù, e perchè nel governo della Chiesa è in modo particolare assistito dallo Spirito Santo. »
A tali sentimenti furono costantemente improntati ogni atto, ogni parola ed ogni pensiero di D. Bosco. Ed egli, come visse, morì.
Quando nella sera del 23 dicembre 1887, la sera innanzi che gli fosse amministrato il S. Viatico , egli riceveva la visita di Sua Eminenza il Cardinale Alimonda che l'abbracciò e baciò teneramente, si levava il berrettino e Eminenza, le raccomando che preghi perchè possa salvare l'anima mia! e poi Le raccomando la mia Congregazione...
E si mise a piangere.
Sua Eminenza gli fa coraggio , gli parla dell'uniformità alla volontà di Dio e gli ricorda che ha lavorato molto per Lui. Accortosi intanto che D. Bosco ha tuttora il suo berrettino in mano, glielo ripone egli stesso in capo. Don Bosco è estremamente commosso:
- Ho fatto sempre tutto quello che ho potuto. Sia di me la santa volontà di Dio.
- Pochi, osservò il Cardinale, possono dire come voi al punto di morte.
Ed egli interrompendolo: - Tempi difficili, Eminenza! Ho passalo tempi difficili... Ma l'autorità del Papa, l'autorità del Papa... l'ho dello qui a Monsignor Cagliero che lo dica al S. Padre che i Salesiani sono per la difesa dell'autorilà del Papa dovunque lavorino, dovunque si trovino.
O cari Cooperatori , dinanzi a tali esempi e a tali solenni e commoventi dichiarazioni possiamo noi restare indifferenti ?
Se D. Bosco vivesse ancora, forsechè in questa circostanza non sarebbe egli il primo a precederci coll'esempìo in una sacra dimostrazione di gioia, di amore, e di riconoscenza al Romano Pontefice? D. Rua, il venerando suo Successore, piacendo a Dio, non mancherà di rappresentare degnamente D. Bosco alle imminenti feste giubilare del Sommo Pontefice Pio X ; toccherà solo a noi di compiere generosamente la nostra parte.
AL Comitato centrale pel giubileo di Sua Santità Mio a vennero promulgate alcune modificazioni alle disposizioni delle prossime feste che si stanno preparando da tutto il mondo cattolico.
Tal giubileo, come già annunziammo, ricorrerebbe il giorno 18 settembre 1908, ma ora, con l'autorizzazione stessa di Sua Santità è stato risolto di trasmetterne la solennità al seguente 16 novembre dello stesso anno, che è pure una data storica per il Santo Padre Pio X. In tal giorno infatti, nel 1884, egli veniva consecrato vescovo di Mantova nella Chiesa di Sant'Apollinare in Roma dalle mani del cardinale Parocchi.
Così la festa del compiersi dell'anno 50° dell'Ordinazione Sacerdotale del S. Padre si unirà alla nuova esultanza che proveranno tutti i buoni cattolici pel sorgere del 25° dalla sua Consacrazione Episcopale.
Teniamo per certo che tutti i Cooperatori non rimarranno davvero nelle ultime file in questa maniféstazione di devozione e di esultante amore pel Santo Padre. Dal canto nostro li terremo informati dell'indefessa preparazione ai solenni festeggiamenti.
IL SECONDO GIORNO (1). (26 Aprile).
Ia Adunanza particolare.
PRESENTI S. E. Rev .ma Mons. Cazzani Vescovo di Cesena, Mons. Piovella, Vescovo eletto di Alghero, Mons. Muriana di Torino e moltissimi congressisti, prosegue la discussione sugli Oratori festivi, relatore D. Trione.
Si parla delle funzioni religiose, frequenza dei Sacramenti, predicazione e catechismi, gare catechistiche, esercizi spirituali, compagnie e circoli religiosi.
Molti son coloro che interloquiscono quando si tratta della disciplina, fermandosi principalmente su le premiazioni e i divertimenti; e qualcuno vorrebbe che per togliere i giovani dalle bettole e dai caffè, si annettessero agli oratori anche delle vendite di generi alimentari. Mons. Cazzani invece sostiene che l'Oratorio non deve avere in sè il monopolio delle manifestazioni della vita, ma deve insegnare ai giovani a star nella vita e a far sì che sappiano imparare il senso pratico della misura in tutto.
Altri vorrebbe che fossero banditi dagli Oratori i giuochi d'interesse, sia pur meschino, rilevando che i Direttori degli Oratorii sono prima di ogni altra cosa educatori cristiani e come tali debbono tener alta la mira, scartando dalle deliberazioni ogni protesta la quale sembri approvare ciò che può appena tollerarsi. Si riconosce che la discussione sarebbe inutile, se i Direttori avessero cura di promuovere i grandi giuochi educativi ai quali prendano parte un gran numero di ragazzi, poichè in essi si sviluppano le forze fisiche e si tempera il carattere a durarla costanti per far vincere la propria parte senza pensare a lucro di sorta.
Il Comm. Pericoli fa propria la proposta e ricordando di essere stato testimonio di quanto si è ottenuto in Firenze seguendo questa via, fa approvare dal Congresso la raccomandazione di promuovere i giuochi educativi e sportivi come il giuoco del calcio, tollerando altri giuochi, specialmente quelli a scopo di lucro, solo quando l'età dei giovani e le circostanze locali non permettano di fare altrimenti.
Prendono viva parte alla discussione il P. Amadini dell'Oratorio dei Filippini di Brescia, il P. Strinckland, il cav. Grossi-Gondi di Roma, l'avv. Benucci, il comm. Persichetti, ecc.
Dopo ciò si viene a parlare dei Concerti e delle Compagnie Drammatiche e mentre si approvano gli uni e le altre, si fanno voti, perchè le produzioni scelte servano ad aumentare quella cultura avuta così scarsamente nelle scuole elementari, e si rifugga dai drammi pieni d'armi e di stragi.
Il sig. Poesio, presidente del Circolo del Sacro Cuore di Roma, discutendosi se le Bande e le Società Drammatiche degli Oratorii debbano servire solo ed esclusivamente per, gli Oratorii, ovvero possano uscire e prender parte a manifestazioni pubbliche, sostiene che per il bene degli Oratorii stessi e per la buona influenza che si può esercitare negli altri, è necessario farsi conoscere anche perchè la teoria dell' assentismo è dannosissima.
L'assemblea approva un ordine del giorno che riconosce la convenienza che le Bande e le Compagnie Drammatiche partecipino alle manifestazioni di carattere religioso, e mai a quelle di carattere spiccatamente politico. Quanto alle manifestazioni civili o popolari si rimette al prudente giudizio del Direttore dell'Oratorio, che dovrà decidere dei singoli casi.
IIa Adunanza particolare.
Attesa l'ora tarda e l'eccezionale importanza della discusione incominciata, s'invitarono tutti i Congressisti a ritornare nell'aula due ore prima dell'Adunanza generale per continuare la discussione e scendere a conclusioni pratiche.
E la discussione fu posta su questi tre quesiti:
1) Dove non esistono Circoli per i giovani adulti, per addestrarli all'azione pubblica è conveniente dar vita ad un Circolo in seno all'Oratorio?
Mons. Piovella con molte e chiare ragioni risponde affermativamente, e alla sua risposta si unisce la numerosa assemblea, perchè a tutti sembra, che solo in tal modo l'Oratorio completerà e renderà maggiormente efficace l'opera sua.
Nei Circoli degli Oratorii, si disse, non devesi fare della propaganda militante, ma della preparazione sociale, cioè devonsi proporre a studiare ai giovani le questioni che agitano oggi la società e le varie soluzioni proposte, dal suo punto giusto, cioè dal punto cristiano. Così allorchè i giovani saranno divenuti grandi, agiranno da cattolici coscienti in mezzo alla società secondo l'educazione ricevuta.
2) Il Circolo che si fonda nell'Oratorio festivo deve essere pupillo o figlio maggiorenne dell'Oratorio stesso?.... Si approva che debba essere maggiorenne per ragioni di prudenza, di vita e di sviluppo.
3) A questo Circolo sorto nell'Oratorio si debbono ammettere anche i giovani non iscritti ad esso ?... E si delibera che si debbono accogliere a larghe braccia tutti quei giovani che vorranno ascriversi al Circolo stesso, premesso per altro un periodo di prova.
II, Adunanza generale.
È presieduta dall'Em.mo Cardinal Svampa, dal sig. D. Rua, dall'esimio sig. Conte Zucchini e dagli Ecc.mi Vescovi accorsi al Congresso.
Si leggono numerose adesioni di moltissimi Cardinali, Arcivescovi, Vescovi, ecc.
Acclamato è il telegramma del rev.mo Can. Lanzoni, Presidente del Comitato Esecutivo del Congresso, assente perchè inviato dal S. Padre quale Delegato Apostolico ai Seminarii della Toscana; acclamato pur anche il telegramma del sig. Conte Grossoli di Ferrara.
Quindi il Cav. Grossi=Gondi di Roma parla delle Proiezioni luminose applicate all'Insegnamento del Catechismo.
Sulla piazza, esclama, nei trivi, nei pubblici ritrovi l'empietà ha piantato le sue tende dorate ; tutti i lenocini, la raffinatezza del lusso, del piacere, del godimento dei sensi sono stati posti in opera per corrompere il popolo, asservendo dietro questo carro trionfale, che però è carro di fuoco perchè tutto incendia, fra le spire infuocate del piacere, anche l'arte e la scienza ancella di Dio.
E noi ce ne resteremo neghittosi, con le mani alla cintola, sol attaccati ai nostri vecchi sistemi dì propaganda? - No, o signori, e se non lascieremo, se non abbandoneremo il buono che provammo, e ci conserveremo fedeli alle vecchie istituzioni, alle opere di beneficenza dei nostri circoli, se anzi procureremo di essere sempre più zelanti delle conferenze di S. Vincenzo de' Paoli, sentendo però entro di noi il fuoco della carità di Cristo che ci spinge, è certo - charitas Christi urget nos - seguiremo insieme ogni progresso di bene... o meglio lo faremo conoscere a voi, o giovani, felici di offrirvi nuove armi, e ben tornite e lucenti innanzi alle moltitudini, affinché le adopriate a scopo di bene, con tutto quell'entusiasmo ch'è proprio della vostra età.
Così dovete fare delle proiezioni luminose applicandole alle scuole di religione
Ma com'è possibile l'adattamento delle proiezioni alle scuole di religione? Come possóno giovare per dimostrare le verità astratte, per insegnare i dogmi?
Per le scuole di religione stabilite nelle grandi città, e di cui il Congresso si sta occupando con ogni diligenza in una speciale Sezione, le proiezioni non si presterebbero che come un complemento, di cui anzi non dovrebbe abusarsi, perchè soprattutto in quelle istituite per essere frequentate da giovani iscritti nelle scuole governative e comunali, i quali quindi hanno già l'ingegno svegliato, anche la scuola di religione deve loro presentarsi come un nobile pascolo dell'intelligenza, e procurare che la mente loro, la ragione si persuada delle verità per virtù propria, e non in quella forma figurativa che, mentre richiederebbe in loro uno sforzo minore, si materializzerebbe troppo con l'abuso d'una esposizione figurativa. Seppi che il metodo venne adoperato, e si vuol adoperare; e sopra i temperamenti d'usare, non è qui il caso di parlare.
Invece con ogni sicurezza possiamo procedere allorché si tratta di cattedre ambulanti, di una preparazione a veri corsi di religione. Qui è dove deve adoperarsi ogni nostro zclo ed attività.
Sappiamo purtroppo come in alcuni quartieri dei sobborghi della città, il mal costume, l'anarchia dominano sulle masse, ed ogni azione di sacerdoti, di parroci cade inutile, perchè non sono ascoltati, perchè le chiese rimangono deserte. Istituite quivi scuole di religione e nessuno le frequenterà. Quivi gli spettacoli di proiezioni, di cinematografi offerti gratuitamente, o quasi, riusciranno la miglior missione possibile che ci sia rimasta.
Constatato ciò, ecco la risposta alla domanda. Questi spettacoli non si possono presentare nè svolgere come vera scuola di religione, ma vi arriveranno facilmente, come se n'è fatto esperimento in Francia e, benchè ristrettamente, in Italia.
Annuncieremo i grandi fenomeni della natura per provare l'esistenza di Dio.
E ne apre la via la strofa conosciutissima del Metastasio: Dovunque il guardo giro - immenso Dio ti vedo - nell'opre tue t'ammiro - ti riconosco in me!... Ecco sulla tela bianca apparire il caos - quindi le nebulose -la terra che si va formando solidificando - il sistema solare - la creazione delle piantc -degli animali... Una vivace parola dell'oratore di mano in mano illumina la mente, accende la fantasia, riscalda i cuori. Quale virtù ha in se stessa la nati tra per procedere in questo sviluppo meraviglioso ! E -dopo la creazione, - ecco altre meraviglie - - la trasformazione delle farfalle - il ragno che í esse la sua tela - i cristalli, - le conchiglie - i diamanti... Ecco Pasteur - Cuvier -Volta... tutti gli scienziati che esaminano, scrutano col telescopio, miscroscopio... per trovare la causa di tutti questi fenomeni, la chiave di enesplicabili segreti... e non possono che attestare la presenza di un Dio. L'attestano tutti i popoli con i loro riti per quanto primitivi; - ecco i Bonzi, - i Bramini - gli aruspici - l'arabo pregante - e finalmente Dio che crea il mondo come lo ha dipinto il sommo Raffaele...
Il Segretario generale del Congressso D. Pasi comunica il seguente telegramma del S. Padre.
Em.mo Card. Svampa, Presid. On. Congresso
Faenza.
Santo Padre non dubitando che Presenza Vostra Eminenza e del benemerito Successore di D. Bosco assicuri Pratici risultati odierno Congresso Oratorii Festivi e Scuole di Religione, benedice di cuore i congregati ringraziandoli Per rinnovato omaggio devozione.
Card. MERRY DEL VAL.
Sua Emin. il sig. Card. Svampa prende occasione della comunicazione del predetto telegramma per proporre un plauso all'indirizzo dell'Era. Card. Arcivescovo di Torino che inizierà il processo informativo sulla vita e virtù del giovane allievo di D. Bosco, Domenico Savio, la cui vita formò una delle più care , edificanti e salutari letture della giovinezza di Sua Eminenza stessa, che invita tutti ad apporre la firma negli appositi registri, come instantissimo voto di approvazione. Si raccolsero circa 7oo firme.
Indi il Coram. Persichetti, Assessore Comunale per l'Istruzione in Roma, parla molto eloquentemente su lo Sport e la ginnastica negli Oratorii Festivi.
La storia, disse, c'insegna per quali ragioni sia stata prevalentemente educata ora l'una ora l'altra delle due sostanze che compongono l'umana natura, ossia ora l'anima ed ora il corpo. E ci ricorda pure che se spesso e molti negarono l'esistenza dello spirito, come Epicuro, Lucrezio e i moderni materialisti, non mancò nemmeno chi negasse la presenza dei corpi, quasi che essi fossero un gaio cinematografo creato dalla nostra fantasia. Anche questo peregrino sistema ebbe i suoi cultori che sono i così detti idealisti, seguaci dell'antica scuola ebatica. Ripudiando queste due opposte opinioni, è chiaro che noi dobbiamo attenerci a quella indicataci dal consenso universale, il quale ammettendo l'esistenza nel composto umano tanto dell'elemento spirituale, quanto del corporeo, decide autorevolmente dell'antica controversia.
Lo spirito non meno che il corpo esigono entrambi le nostre cure. E anche qui però, come in tutte le cose, secondo una giusta proporzione. Gli antichi infatti non ostante gl'insegnamenti di Platone che domandava per l'uomo la doppia perfezione, dell'anima cioè e del corpo, e non ostante che tale idea fosse ripetuta da Giunio Giovenale nel suo celebre verso della decima satira:
Orandum est, ut sit mens sana in corpore sano.
davano tuttavia una grande importanza all'educazione del corpo, oggetto di tutti i possibili lenocinii, mentre poco o punto si curavano di educarne l'anima, regolarne i moti, infrenarne le passioni. Ma quando brillò nel suo fulgido splendore la luce del Vangelo, quando Cristo ebbe ricordato agli uomini la preziosità dell'anima loro, allora il soverchio culto del corpo decadde dal suo apogeo, e fu fatta una doverosa e ragionevole parte al culto dello spirito immortale. Nè si dica al contrario che il Cristianesimo oppresse il corpo, perchè se gran numero di tanti lo mortificarono, sottoponendolo alle più dure privazioni e talvolta ai più fieri tormenti, ciò si deve considerare come eccezione, e non come regola; poichè presso la quasi totalità dei credenti si è avuta e si ha la debita cura dell'animo e del corpo...
Ma intendiamoci per ciò che riguarda quest'ultimo! Non la cura eccessiva diretta a solleticarne tutti i più bassi istinti, non la cura che è fine a se stessa, ma una cura proporzionale e razionale, come mezzo atto a perfezionare l'anima stessa. È insomma la massima di Giunio Giovenale che si vuol mettere in pratica, e che gli antichi, tranne pochi spiriti eletti, non seppero applicare.
Quindi il Can. Costetti riferisce, con quell'abilità ed eloquenza che affascina, sulle Scuole femminili di religione.
Finalmente Mons. B. Nardone, rappresentante dell'Em.mo Card. Vicario di S. S., riferisce su gli Oratori e Scuole di Religione di Roma. Il breve rendiconto è quanto ornai eloquente.
La nostra scuola (così il giovane Direttore), abbraccia tre corsi d'istruzione subordinati e succes sivi: inferiore, medio, superiore, proporzionati alla capacità e all'età dei giovani ginnasiali, tecnici, liceali ed universitari: con due lezioni settimanali per ciascun corso, cioè una lezione di religione clementare o superiore, e un'altra di storia sacra od ecclesiastica. E quei giovani, che avranno frequentato con profitto i corsi predetti e superato felicemente gli esami relativi, potranno al termine dell'ultimo corso ottenere un diploma di capacità all'insegnamento religioso.
Con questo semplice programma la nostra scuola di religione, annunziata con apposita circolare ad alcune famiglie di Roma, apriva per la prima volta le sue porte il 21 gennaio 1905. La prima sera si presentarono 43 giovani studenti iscritti per le varie classi; al termine dell'iscrizione erano un centinaio circa, tutti giovani studenti secondari e universitari, che dal termine del primo anno dettero negli esami giusta soddisfazione. Il 2° anno invece gli iscritti giunsero a 106 e quest'anno sarebbero stati più assai, se quanti seguitavano ad affluire si fossero potuti ricevere. Ma la ristrettezza dei nostri locali e l'anno scolastico alquanto avanzato non lo consentiva.
Se questo numero è consolante per un'opera incipiente, esso potrebbe certo sembrare esiguo al confronto di tanta moltitudine di gioventù, che si trova in una città come Roma. Ma non conviene dimenticare nè la presenza di altre opere più o meno somiglianti, che si contano qua e là per la città; nè le fondate speranze e gli indizi manifesti d'un continuo incremento dell'opera nostra, che ci costringe già a pcnsare a nuovi locali; nè dimenticare da ultimo che i 1oo e più alunni iscritti non sono nominali, ma effettivi, giacchè con diligenza ed assiduità frequentano le sale delle Cinque Lune.
Naturalmente attrattiva molto efficace alla scuola di religione è il vantaggio delle ripetizioni scolastiche e delle lezioni e conversazioni di lingue estere, francese, tedesca, inglese e spagnuola del tutto gratuite. Sono questi corsi facoltativi, dei quali i giovani possono usufruire appena si iscrivono al Corso di religione, obbligatorio per tutti.
Tale lusinghiero risultato ci animò ad aggiungere nuovi vantaggi a favore dei giovani, come la biblioteca circolante con sala di lettura, corredata di periodici e fogli quotidiani, interessanti ed istruttivi. La lettura di libri o riviste è il pascolo dei giovani studenti tanto desiderato ai tempi presenti. Il giovane studente per altro manca di sufficiente criterio per orizzontarsi nel mare magnum confuso della stampa che versa a torrenti la sua merce con una réclame oculata ed astuta. Egli ha bisogno di una guida. Occorre quindi provvedergli libri buoni, utili, sicuri.
Inoltre furono aggiunti corsi di computisteria e di sociologia, tenuto quest'ultimo particolarmente ai giovani liceali ed universitari secondo tutte le esigenze della moderna questione sociale.
Infine onesti divertimenti, qualche allegra passeggiata, escursioni in comune riescono ai giovani di premio e di incoraggiamento, accrescendo l'affetto alla scuola di religione.
L'insegnamento svariato viene impartito da provetti professori, in gran parte secolari, che ora raggiungono il numero di 18. Essi al termine dell'anno scolastico ricevono per il loro lavoro, che prestano alla scuola, una retribuzione, benchè per ora modesta. Non conviene disconoscere infatti che non sarebbe pensiero pratico fare assegnamento indefinito sulla sola buona volontà degl'insegnanti, obbligando anche più d'uno a sottrarre tempo e fatica alle altre incombenze, mentre si esige da loro, che debbono essere uomini di vaglia, la preparazione e la puntualità, necessarie al buon andamento dell'impresa.
Sua Ecc. Rev.ma Mons. Cazzani, fatto segno al suo alzarsi a una entusiastica acclamazione, chiude la seduta incitando gli adunati al lavoro pratico, ad ascriversi alle associazioni catechistiche ed a favorirle con qualunque mezzo.
Quindi il Conte Zucchini comunica che Sua Eminenza il sig. Card. Arcivescovo di Bologna ripartirà in serata e l'assemblea leva un entusiastico saluto, al quale l'Eminentissimo risponde ringraziando.
(Continua).
ALLORCHÈ parlammo del cinquantesimo del piissimo alunno dell'Oratorio Salesiano, il giovanetto Domenico Savio, noi promettemmo ai nostri lettori di tenerli informati delle varie commemorazioni, che si sarebbero tenute in proposito negli Istituti Salesiani. Ma poichè in molti dei Collegi d'Italia si volle presente alla festa commemorativa l'amatissimo nostro Padre sig. D. Rua, e d'altra parte noi dobbiam anche far cenno del viaggio che egli compì nella seconda metà di aprile e nei primi quindici giorni di maggio, nonchè nel principio di giugno - attraverso la Liguria, la Toscana, l'Emilia, il Veneto, e la Lombardia, spingendosi per due volte anche nella Svizzera - siam venuti nel pensiero di raccogliere sotto il medesimo titolo, tanto le dimostrazioni di giubilo che ovunque si fecero al nostro ben amato Superiore, come tutte quante le belle commemorazioni compiutesi in ricordo di Domenico Savio. Le une e le altre furono dolcissime feste di famiglia, delle quali durerà la più dolce memoria in mezzo a noi; per cui ci par bene il darne un breve ragguaglio anche ai lettori.
In fine diamo anche un breve resoconto della splendida festa di S. Giovanni, celebratasi all'Oratorio.
Il viaggio di D. Rua.
Avendo promesso di prender parte al Congresso di Faenza, il sig. D. Rua, nell'affetto vivissimo che nutre per tutti i suoi figli, con non lieve sacrifizio anticipava di alcuni giorni la sua partenza da Torino, per visitare un maggior numero di Case Salesiane. A questo fine, la sera dell' 11 aprile egli si metteva in viaggio alla volta di S. Pier d'Arena, ove giungeva poco prima della mezzanotte. Nonostante l'ora tarda, erano ad attenderlo con ansia figliale l'ispettore Don Luigi Bussi, il Direttore dell'Ospizio S. Vincenzo de' Paoli, e vari confratelli.
Il mattino seguente ripartiva assai per tempo per Varazze, ove recavasi a celebrare nella Cappella dell'Educandato delle Figlie di Maria Ausiliatrice e quindi saliva al Collegio Civico, dove venne accolto con entusiastiche dimostrazioni di gioia e convennero pure ad ossequiarlo il sig. Teol. Luigi Astengo, Arciprete di S. Ambrogio, il sig. Sindaco, il Can. Rosso ed altri benemeriti signori. La sua visita, per quanto breve, tornò non solo carissima ma anchc di grande vantaggio tanto ai confratelli quanto ai giovani allievi: poichè egli non mancò di rivolgere la sua buona parola agli uni e agli altri.
La qual cosa, ripetutasi in tutte le case visitate, fu, vorremmo dire, la nota caratteristica di questa viaggio del nostro Superiore.
La mattina del 13 aprile proseguiva per Alassio, dove erano ad attenderlo, insieme col Direttore del Collegio Municipale, il rev.mo sig. Prevosto della città ed il sig. D. Maffei di Varigotti, nostro buon cooperatore. Giunto al Collegio, a. lui mossero incontro, insieme col signor D. Rocca Economo Generale della nostra Pia Società e il Dott. D. Carlo Baratta che trovavasi in Alassio per ragioni di salute, tutti i confratelli e i giovani. della Casa, e convennero a visitarlo varie altre benemerite persone, tra cui il sig. cav. ing. Campanella. All'indomani, domenica 14 aprile, il sig. D. Rua celebrò la messa della comunità, distribuendo numerosissime comunioni, quindi partì per Bordighera con un cielo così ridente che pareva volesse accrescere gli incanti dell'imponente riviera.
Alla stazione di Bordighera era ad attendere il nostro buon padre il signor Merello Nicola, che gli offerse la sua vettura per raggiungere la Parrocchia del Torrione, ove, ricevuto in trionfo prima dai ragazzi dell'Oratorio festivo e poi dalle ragazze dell'Educandato delle Figlie di Maria Ausiliatrice annesso alla Parrocchia, nel pomeriggio di quella domenica tenne pubblica conferenza ai Cooperatori sull'importanza degli Oratorii festivi. Ricordò come la Divina Provvidenza abbia fatto conoscere fin da principio, come volesse un'opera di D. Bosco al Torrione. Infatti nel dì stesso che il venerato nostro Fondatore riceveva l'annunzio di dover spedire le seimila lire necessarie per cominciare la fabbricazione di quella casa, pochi minuti dopo, chiedeva di parlargli una pia Signora che gli metteva in mano un'offerta.... nè più nè meno che le seimila lire richieste.
La mattina del 15 D. Rua lasciava Bordighera dirigendosi all'Oratorio di Savona, dove, dopo la. più lieta accoglienza non solo per parte dei confratelli e dei giovani del Pensionato da essi tenuto in quella città, ma anche da varii giovani dell'Oratorio festivo, alla sera tenne una Conferenza alle Dame Patronesse dell'Oratorio, che sono il fior fiore della nobiltà savonese, e che v'intervennero assai numerose nonostante che non si fosse potuto diramare uno speciale invito per l'adunanza.
Alla sera il Circolo sportivo D. Bosco diede un bel saggio della sua abilità, eseguendo gli esercizi, preparati pel concorso di Faenza.
Al mattino seguente il sig. D. Rua ebbe il piacere di riverire il Segretario di Mons. Vescovo, inviato da parte dello stesso Monsignore, la sig.a. Rosa Martinengo e figlia, ambedue piene di zelo perle Opere Salesiane, la signora Ponzone, sorella del Vice Console Inglese testè defunto, la Nobil Donna Campora insigne nostra benefattrice, le signore Noberasco, Bottaro, Salomone ed il signor Schinca. Alcune di dette pie signore vollero pure trovarsi alla stazione per salutare ancora una volta il successore di D. Bosco, che faceva ritorno a San Pier d'Arena.
A San Pier d'Arena qucsta volta egli giungeva non più ncl cuore della notte, ma in pieno giorno, per cui col lieto suono della banda e con i più alti evviva i giovani alunni gli diedero il benvenuto: e a sera con una brillante accademia, in cui assai bellamente seppero intrecciare l'espressione del loro affetto al venerando Superiore e le più soavi rimembranze dell'angelico giovanetto dell'Oratorio, il piissimo Domenico Savio, dimostrarono ancor meglio tutta la loro esultanza. Erano presenti all'accademia anche il rev.mo Mons. Francesco Olcese, Arciprete di S. Martino e di S. Maria della Cella, il Direttore diocesano Mons. Gian Carlo Balestrino e il rev.mo Parroco della Maddalena di Genova, l'avv. Giuseppe Pittatore, il cav. prof. Giacomo Berra, Direttore delle Scuole Civiche di S. Pier d'Arena, il Dott. Canessa, il Cav. Edoardo Testori, Vice Direttore delle Scuole Civiche di Sampierdarena, il sig. Giuseppe Pasquarelli, e varie altre benemerite persone.
Alla sera del 18, prima che prendesse le mosse per la Spezia, tutto l'Istituto si raccoglieva nuovamente attorno all'amatissimo Superiore, che ne benediceva solennemente il nuovo vessillo.
Anche alla Spezia fu accolto, alla soglia dell'Istituto S. Paolo, col suono della banda e altri segni di gioia. Erano ad attenderlo anche vari benemeriti cooperatori e cooperatrici, che onorarono della loro presenza una splendida accademia tutta ad onore del sig. D. Rua, il quale ebbe il piacere d'intrattenersi poi nel giorno seguente con molti benemeriti dell'Opera dei Figli di Don Bosco alla Spezia, tra cui ricordiamo con piacere Mons. Can. Cav. Nicolò Filippini, Abate Parroco di S. Maria, la signora Carini, la signora Adele Fumagalli, il rev. Teol. Galletti, parroco del Fezzano, l'esimio Avv. Giov. Battista Borachia, la Nobil Donna Marchesa Emilia Merani Giustiniani e la Contessa Edrnea Robilant.
Alla Spezia l'amatissimo nostro Superiore aveva la grata sorpresa di riverire in stazione Sua Eminenza Rev.ma il Cardinale Agostino Richelmy, nostro amatissimo Arcivescovo, reduce da Roma.
Le stesse feste cordiali si ripeterono a Pisa. Alla sera del suo arrivo vi fu un ben riuscito trattenimento drammatico, durante il quale convennero a far corona al sig. D. Rua vari illustri personaggi, tra cui la Nobil Donna Contessa Lidia Robilant di Torino, la sig.a Contessa Maria Nomis, il signor Maggiore Papa, il benemcrito signor Luigi Pierucci, nostro Cooperatore, l'avv. Giuseppe Barsali e il sig. Benedetti di Verona. Fu ad ossequiare il sig. D. Rua anche la bcnemerita signora Maria Mannini, nostra insigne benefattrice.
Il 20 lasciò Pisa alla volta di Colle Salvetti. Qui ebbc la soddisfazione di ammirare l'alacrità con cui si avanzano i lavori d'ampliamento del Collegio che ad opera compiuta resterà duplicato, nonchè il bel numero degli attuali convittori che è salito fin presso il centinaio. Qui pure si tenne ad onore dcl sig. D. Rua una bella accademia , dopo la quale egli rivolse a tutti commoventi parole d'incoraggiamento. A Colle egli ricevette la visita di Mons. Mongantini di Pisa, del rev. Parroco locale, del sig. Raniero Bonfanti, impresario della nuova costruzione, dal rev. D. Quaratesi, e del Parroco di Vicarello.
Alla sera del medesimo giorno, e precisamente alle 10 30, D. Rua giungeva a Firenze. Con vari nostri Confratelli e benemeriti Cooperatori erano ad attenderlo un gruppo di giovani ciclisti del Circolo Don Bosco, i quali con geniale pensiero vollero scortare la sua vettura dalla stazione fino al nostro Istituto.
L'indomani, festa del Patrocinio di S. Giuseppe, egli celebrò la Messa della comunità, durante la quale le divote preghiere dette in coro da tutti i ragazzi si alternarono con canti religiosi eseguiti con delicato sentimento da una piccola schola cantorum improvvisata fra i giovani artigiani. Il nostro Superiore nel fervorino che rivolse a tutti i giovani che facevano la comunione generale, e specialmente ai venticinque fortunati che per la prima volta si accostavano alla S. Mensa, disse parole tanto ispirate ed affettuose, che i numerosi signori e signore venuti per assistere alla devota funzione, ne rimasero commossi fino alle lagrime.
Finita la messa, i giovanetti dell'Istituto vollero dargli il benvenuto con una breve ma cordiale e ben riuscita accademia musico-letteraria. Il sig. Don Rua ringraziò dell'accoglienza e della manifestazione di simpatia e d'affetto, lodò il canto eseguito in Chiesa e nell'accademia, e rispondendo al voto di qualcuno che aveva espresso il desiderio di averlo in Firenze più spesso e più a lungo, promise che sperava di potervisi fermare otto giorni ed anche di più, quando si sarebbe benedetta la nuova Chiesa della S. Famiglia, ora in costruzione. Esortò quindi tutti a pregare, per ottenere dal cielo gli aiuti necessari per il proseguimento dei lavori, che ornai, si può dire, gravitano intcramente sul povero D. Rua ; affermando che se si pregherà fervorosamente, non passerà molto che il santuario sorgerà maestoso ad onore della S. Famiglia ed a benefizio della popolazione... Voglia Iddio che l'augurio si avveri e che molti ci vengano in aiuto in quest'opera dispendiosa, ma tanto utile e necessaria!
Subito dopo volle recarsi ai locali dell'Oratorio Festivo dove lo attendeva un allegro stuolo di bambini che lo accolsero al canto di un inno imparato per l'occasione. Uno dei più adulti gli diede il saluto e lo ringraziò a nome di tutti. Don Rua rispose affabilmente ed augurò. che l'Oratorio prosperi e divenga sempre più numeroso.
Nel pomeriggio dello stesso dì il nostro amato Superiore benediceva una splendida bandiera sotto la quale una parte eletta dei giovani artigiani si son voluti raccogliere, ascrivendosi alla Compagnia di S. Giuseppe. Anche in questa bella funzione il sig. Don Rua non lasciò di rivolgere parole affet tuose ai membri della compagnia, incoraggiandoli a continuare, sotto la bandiera del Santo patriarca Giuseppe, per la via del lavoro e della virtù.
Finalmente verso le ore 16 si raccolse all'Istituto un buon numero di Signori e Signore del Comitato Ars et Charitas; la Contessa Giuntini, presidente del Comitato, la Marchesa Beatrice Rosselli DelTurco, la Contessa Arrivabene Valenti-Gonzaga, la nobile sig.ra Amerighi Elisabetta, la sig.a Luisa Franceschi, la contessa Del-Turco Sassotelli, la contesa Galli Tassi, il sig. Rosselli Del-Turco nobile Giuseppe colla famiglia, la signora Barsotti Rosa, il signore Giuseppe Giusti ecc. Il signor Don Rua, volle visitare insieme con loro i lavori della Chiesa e quindi tenne loro una breve conferenza in cui li ringraziò per lo zelo esplicato a beneficio dell'Opera della Sacra Famiglia e li incoraggiò nella buona impresa promettendo gli aiuti e le benedizioni del cielo.
Da Firenze passò a visitare l'Oratorio di Figline Vai D'Arno, che non aveva mai avuto una visita del nostro Superiore Generale. Straordinariamente espansivo fu il ricevimento alla stazione, sia pel numero di persone che si accalcarono per baciare la mano al sig. D. Rua, sia per la qualità delle persone stesse, essendovi al completo il clero locale con a capo il rev.mo sig. Proposto. Anche la banda dell'Oratorio si fece onore ed è da lodare il disinteresse con cui la maggior parte dei giovani musici rinunciò alla paga di tutta od almeno gran parte della giornata di lavoro per trovarsi all'arrivo del sig. Don Rua, ed all'accademia tenuta alla sera. A tavola fecere compagnia al sig. D. Rua anche il sig. Sindaco locale ed il benemerito signor Carlo Giani. Con geniale pensiero si volle fra i Sacerdoti del luogo raccogliere un'elemosina per la S. Messa che il rev.mo signor Don Rua celebrò il giorno seguente nella nostra cappella, presenti, insieme coi giovani, anche numerosissime persone. Quindi verso il mezzodì, dopo di aver fatto visita a due insigni famiglie benefattrici, allo studentato dei RR. PP. Cappuccini ed alle scuole delle Stimmatine nonchè alle scuole comunali, il sig. D. Rua partì alla volta di Faenza, facendo una breve sosta a Firenze.
Nel lasciare questa città ebbe il piacere di riverire il rev.mo Mons. Muriana, Curato di S. Teresa in Torino, il Comm. Avv. Paolo Pericoli, Presidente dell'Associazione Gioventù Cattolica Italiana, e il Cav. Augusto Grossi-Gondi, anch'essi diretti al Congresso di Faenza.
L'accoglienza che ebbe a Faenza, la gentile città del III Congressso degli Oratorii, fu tra le più festose. Si trovavano alla stazione l'ispettore salesiano dell'Emilia Don Carlo Farina ed il rev.mo Can. Emilio Spada, membro attivissimo del Comitato generale del Congresso. All'Istituto venne accolto col suono della banda locale e fra i più fragorosi ed entusiastici evviva. Qui ebbe la fortuna di poter ossequiare e intrattenersi più volte con Sua Em.za Rev.ma il Cardinale Domenico Svampa, Arcivescovo di Bologna, col degnissimo Vescovo Diocesano, Mons. Gioachino Cantagalli, con S. E. Rev.ma Mons. Pasquale Morganti, che fu illuminato presidente di varie adunanze delle Sezioni femminili; con Sua Ecc. Rev.ma Mons. Giovanni Cazzani Vescovo di Cesena, che fu l'anima del Congresso ; e con le LL. EE. Rev.me Mons. Alfonso Andreoli, Vescovo di Pennabilli e Monfefeltro, Mons. Francesco Baldassarri, Vescovo d'Imola, Mons. Federico Polloni, Vescovo di Bertinoro, Mons. Ernesto Piovella, Vescovo eletto di Alghero (Sardegna), e con altri illustri ed esimii personaggi.
Prima di abbandonare l'ospitale città, si recò in Episcopio a ringraziare Mons. Vescovo che gli fu larghissimo di cortesie ed invitato dal Can. Michele Veroli, degno successore dell'indimenticabile Mons. Taroni, celebrò la S. Messa nel Seminari,> Vescovile indirizzando ai chierici alunni brevi parole.
Il 29 aprile ripartiva per la casa di Lugo. Accolto festosamente al suono della banda e dalla, nobile Marchesa Maria Spreti Ved. Borea che fa da mamma agli istituti salesiani della città, qui pure ebbe il conforto di ammirare lo zelo di molti cooperatori. S'intrattenne con Sua Ecc. Rev.ma Mons. Francesco Baldassarri, Vescovo d'Imola, coi revv. Parroci locali, col cav. Gambetti e col rev. D. Eugenio Manara di Imola e con le Signore Contesse Cavallini.
Il giorno 3o aprile egli era nella città di Ravenna ospite di Sua Ecc. Rev.ma Monsignor Pasquale Morganti Arcivescovo, che si compiacque di fargli visitare minutamente l'Episcopio, e nel pomeriggio mise a sua disposizione la carrozza, con la quale il sig. D. Rua si recò ad ammirare le artistiche bellezze delle rinomate chiese di S. Vitale e S. Apollinare, la tomba di Galla Placidia, ed i lavori dell'erigendo Istituto Salesiano che procedono assai alacremente.
Alla sera proseguì per Bologna.
A Bologna, insieme col Direttore dell'Istituto Salesiano, l'attendeva alla stazione il sig. Conte Cap. Carlo Cays. Nell'Istituto, insieme coi giovani interni, gli diedero il benvenuto anche i giovani dell'Oratorio festivo, i primi colla loro banda, i secondi colla fanfara. All'indomani fu un largo accorrere di esimi cooperatori e di esimie cooperatrici attorno il nostro venerato Superiore. Furono a visitarlo la sig. a Giulia Cays consorte al sig. Capitano il quale venne con lei a prendere commiato da D. Rua, Mons. Pietro Canetoli, Vicario dell'insigne Santuario della B. V. di S. Luca, il rev.mo prof. Don Luigi Pedrelli, Parroco a S. Vitale, il Parroco dell'Arcoveggio, sig. Don Riccardo Zucchi, il rev.o sig. can. Conte Benedetto Chiarelli di Cento e molte altre benemerite persone.
Il sig. D. Rua si fermò a Bologna dalla sera del 3o aprile fino alla sera del 2 maggio. Fu a far visita a Sua Eminenza Rev.ma il Card. Domenico Svampa ed a Mons. Giacomo Carpanelli, e da tutti due fu accolto con isquisita bontà.
Aspettato ansiosamente, giunse a Parma il 2 a sera. Il suo ingresso nel Collegio di S. Benedetto fu un vero trionfo, il che ridonda tutto a lode dei cooperatori di l'arma, perché nonostante il ritardo di 5o minuti con cui giunse il treno, si trovò un numero imponente di persone a riceverlo presso San Benedetto coi varii stendardi delle Compagnie parrocchiali. Fatto segno alle migliori dimostrazioni d'affetto e benevolenza da parte del Clero e laicato, alla sera assistè ad una bell'Accademia in onore dell'angelico giovane Domenico Savio. Il teatro era letteralmente gremito.
Dopo il simpatico saluto portato al sig. D. Rua dal prof. D. Manzini, tenne il discorso d'occasione il prof. Seghetti, ricercando con stile scorrevole e piano i tratti più salienti della vita del caro alunno di D. Bosco. Fecero seguito alcune poesie declamate con fine gusto artistico dagli alunni, intercalate da scelti pezzi di musica sotto la direzione del bravo maestro Contini. Sorse poi a parlare, a nome della Scuola Vescovile di Religione, il sig. L. Tororelli del Corso Superiore, il quale con parola alata e vibrante ringraziò il sig. D. Rua del bene che fanno a Parma i Salesiani e si augurò che sull'esempio del Savio crescano altri giovani vanto e decoro della religione e della patria. L'atto destò in tutti le più soavi emozioni.
Al mattino seguente, verso le ore 10, il sig. Don Rua tenne breve Conferenza ai buoni Cooperatori e alle pic Cooperatrici della città parlando delle opere salesiane; il numero degli intervenuti fu veramente consolante.
Si recò pure a far visita a S. E. Rev.ma Mons. Vescovo della Città, con cui s'intrattenne in lungo e cordiale colloquio.
La sera del 3 maggio giungeva a Modena. Alla gioia dei confratelli e giovani della casa, la cui banda anche dopo cena diede in suo onore un bel concerto, presero viva parte varie benemerite persone, tra cui il nobile sig. Conte Filippo Bentivoglio, la nobil donna Marchesa Albertina Montecuccoli Sanvitale, Presidentessa del Comitato delle signore Modenesi, la signora Marchesa Spreti ed il rev.mo can. Enrico Adami.
All'indomani a sera, giungeva a Legnago, qui pure festeggiato con una bell'accademia, durante la quale con gentil pensiero furono assegnati e distribuiti i premii ai giovani che per buona condotta e studio si erano più segnalati negli esami semestrali, presenti molte notabilità di Legnago, fra cui non si può tacere il rev.mo e benemerito Mons. Davide De Massari, Arciprete della città, che fu il promotore dell'entrata dei Salesiani in Legnago.
Al mattino seguente per tempissimo partì per liste. In questa città fioriscono due collegi salesiani, il Manfredini e il Civico. D. Rua scese al Collegio Manfredini, dove celebrò la messa per i giovani, e rivolse loro parole affettuosamente paterne. Alle io un numeroso pubblico di signore e signori, radunato per opera del zelante Comitato Salesiano locale, lo attendeva nella Chiesa Abbaziale di S. Tecla e D. Rua vi si recò e tenne conferenza.
Verso le 6 della sera i giovani dei due Collegi si raccolsero nel cortile del Civico trasformato in una splendida aula e gremito di signori e signore. Entrò D. Rua accompagnato dai rev.mi Monsignori Dal Ferro e Dal Muto, dal sindaco cav. Tono e da. molti altri, e tosto la banda del Patronato cittadino, che gentilmente prestava l'opera sua, con una marcia aprì un'accademia musico-letteraria commemorativa di D. Bosco.
Verso la fine, il cav. Tono con parola facile e brillante porse a Don Rua il saluto e il ringraziamento della città di Este ed augurò al progresso dei due Istituti Salesiani, dei quali, egli disse « il Manfredini ha una gloriosa tradizione, e il Civico in 3 anni, sotto la direzioni dei Salesiani, ha dato ottima prova. » D. Rua, commosso, espresse tutta la sua soddisfazione e la sua gratitudine.
La mattina del 6 maggio, celebrata la S. Messa nella cappella del Civico, partiva per Ferrara. Qui pure ebbe il piacere di intrattenersi con molti illustri cooperatori: col rev.mo can. Luigi Ferretti, cancelliere vescovile, con Mons. Ferdinando Merighi, col rev.mo Mons. Andrea Baldi, fondatore dell'Istituto Salesiano e tanto benemerito della gioventù ferrarese, col nobile signor conte Tibertelli e coll'illustre campione dell'azione cattolica il sig. Conte Grosoli. Festeggiatissimo nel collegio S. Carlo, il mattino seguente celebrò nella vasta chiesa dei Teatini, per soddisfare al desiderio di molti cooperatori desiderosi di assistere alla sua messa, dopo la . quale abbandona: a Ferrara per tornare nel Veneto.
La prima tappa la fece a Conegliano Veneto, per annuire al desiderio delle numerose educande e giovani operaie affidate alle cure delle Figlie di Maria Ausiliatrice, che ardentemente bramavano una sua visita. E le buone giovani, ricorrendo la vigilia dell'Apparizione di S. Michele Arcangelo, furono felicissime di poter sciogliere all'indirizzo del nostro Superiore i più caldi voti pel suo giorno onomastico.
L'onore della visita del sig. D. Rua nel dì seguente toccò alla nuova casa di S. Vito al Tagliamento. Ancorchè il suo arrivo non fosse colà atteso che per la sera seguente, pure al Santuario della Beata Vergine di Rosa, alla cui ufficiatura vennero chiamati i Salesiani, fu tosto una calca come nei giorni delle più grandi solennità ; tutti volevano avvicinare e baciare la mano al successore di D. Bosco. Anche Sua Ecc. Rev.ma Mons. Francesco Isola, Vescovo della Diocesi, ebbe la degnazione di recarsi in tale occasione al Santuario, dando così un'impronta di maggiore solennità alla visita di D. Rua, il quale, ospite della nobile Famiglia Morassuti, fu da essa trattenuto a pranzo insieme con Mons. Vescovo, con Mons. Arcidiacono, con Mons. Coccolo ed altri distinti personaggi. Al levar delle mense si scambiarono i brindisi più cordiali, primo fra tutti quello di S. E. Mons. Vescovo, che bene auspicò per la sua diocesi dalla Casa Salesiana di S. Vito e porse i migliori auguri a D. Rua in occasione del suo giorno onomastico.
Altri affettuosi auguri vennero presentati al buon Padre la sera dello stesso dì dagli alunni dell'Istituto nostro di Mogliano Veneto, ove egli si recò da S. Vito e all'indomani si tenne un'affettuosa commemorazione di Domenico Savio. Non è a dire quanto entusiasmo abbiano suscitato in tutti le semplici, ma affettuose declamazioni. D. Rua ne rimase altamente commosso ed edificato. La musica scelta, bene eseguita, e i saggi di canto gregoriano furono assai gustati ed applauditi. Il ven. Superiore rimase stupito nel sentire, quasi appuntino, la messa « de Angelis » eseguita da tutti i convittori. La tradizionale allegria dei collegi di D. Bosco regnò sovrana in quest'occasione nel Collegio Astori. Il sig. D. Rua si degnò anche di posare in mezzo agli alunni, onde lasciare un perenne ricordo, indice di reciproco affetto, augurando che, come nel gruppo, tutti insieme si trovino, pure nel cielo.
La mattina del 10 passava a Schio, ivi pure festeggiatissimo. I confratelli, i giovani chierici e gli alunni di quel piccolo scminario ed oratorio festivo, andarono a gara nell'attestare all'amatissimo Superiore la loro esultanza. Neppur qui mancarono gli illustri personaggi che accorsero a far festa al nostro Superiore, tra gli altri il benemerito Mons. Francesco Panciera, in rappresentanza del Sindaco uno degli assessori della Giunta Municipale, e il senatore Giovanni Rossi.
L' 11 si recava a Trento. Omai ci pare superfluo il ripetere che qui pur gli si fecero le più festose accoglicnze. Tanto nell'Istituto come nell'Orfanotrofio, due case rette dai Salesiani, il suo breve soggiorno fu davvero un avvenimento. Attorno a lui si strinsero anche molti illustri ecclesiastici e laici, ed egli alla sua volta si recò a far visita d'ossequio a Sua Altezza il Vescovo-Principe, che l'accolse assai gentilmente.
La mattina del 13 partiva per Verona, dove nel pomeriggio si tenne una solenne accademia commemorativa del Cinquantesimo della morte di Domenico Savio.
Don Rua sedeva al posto d'onore avendo alla destra Mons. Giuseppe Manzini, il dottor Cazzaroli, e don Vincenzo Gilardoni, alla sinistra Mons. Grancelli, Mons. Serenelli, il sac. Mosè Veronesi, ispettore delle Case Salesiane del Veneto.
Dopo una marcia d'introduzione, Mons. Grancelli esordì con un breve discorso, inneggiando « all'emulo dei Gonzaga, dei Berchmans e dei Kostka » mostrando l'opportunità di quella commemorazione e il gran bene che ne devono ricavare i giovani. Seguirono un inno d'occasione e alcuni componimenti in varie lingue. Quindi Mons. Manzini rilevò come Savio Domenico sia frutto legittimo dell'educazione Salesiana, e com'egli riviva in tutti quei giovani che di essa approfittano bene, ed esortò gli alunni dell'Istituto al proposito di ricopiarne in sè gli esempi. Ultimo parlò D. Rua, il quale ringraziò dell'accoglienza a lui fatta, si congratulò con i Superiori ed i giovani e, togliendo argomento dai due discorsi pronunciati, aggiunse il suo efficacissimo stimolo affinchè i giovani leggano la vita del Savio, scritta da Don Bosco stesso, e la imitino fedelmente.
In fine, dopo una breve sosta a Milano, il 14 il sig. D. Rua si fermava a far paghi i voti dei buoni alunni dell'Istituto S. Lorenzo di Novara, donde la sera seguente, primo giorno della novena di Maria Ausiliatrice, tornava felicemente a Torino nell'Oratorio, ansiosamente attesovi dopo più di un mese di assenza.
Il 1° giugno il sig. D. Rua si riponeva nuovamente in viaggio alla volta della Lombardia, per assistere, come diciamo altrove, alla festa di Maria Ausiliatrice celebratasi in Milano ; e in quella circostanza, pur tacendo delle festosissime accoglienze fattegli nell'Istituto di S. Ambrogio, egli ebbe varie altre consolazioni, delle quali aggiungiamo una parola.
La prima gli fu procurata da una visita all'Oratorio festivo di S. Gioachino, annesso all'Istituto S. Ambrogio in Milano, frequentato da oltre quattrocento giovanetti. Egli potè vedere quei cari fanciulli raccolti in Cappella, rivolgere loro la sua paterna parola per esortarli a frequentare assiduamente l'Oratorio e a trar frutto da tale frequenza. Visitò pure i varii Circoli in esso esistenti, il ginnastico, il musicale e il drammatico, che contano da soli più di un centinaio di baldi giovanotti, ed anzi si degnò di posare con loro in un bel gruppo fotografico.
Terminate le feste a Milano, accompagnato dall'Ispettore D. Lorenzo Saluzzo, si recò a fare breve visita alle Case di Iseo, Treviglio e Maroggia. Dovunque ebbe accoglienze cordialissime ed entusiastiche da parte dei Salesiani ed alunni e dei Cooperatori.
Ad Iseo - era la prima volta che si recava a visitare quell'Oratorio festivo - venne ricevuto alla stazione dal Clero locale e da parecchi distinti signori. Lieto del progresso di quell'oratorio, visitò pure l'Istituto delle RR. Madri Canossiane ed il Civico Ospedale rivolgendo ai malati parole di conforto improntate ad affetto paterno, e nel pomeriggio tenne pure una conferenza alle madri cristiane accorse numcrose nella chiesa di S. Maria delle Neve.
A Treviglio fu ossequiato da tutto il Clero locale, dal Sindaco e da gran numero di Cooperatori e Cooperatrici. Godette assai nel veder compiuto il nuovo braccio di fabbricato di quel fiorente collegio, che avrà comodità di accogliere un maggior numero di alunni, dei quali ammirò l'ordine, la disciplina, la pietà e la buona educazione. Da una rappresentanza di giovanctti ebbe pure occasione di sentire i benefici frutti che apporta in quel centro importante l'Oratorio festivo. Agli incaricati di esso rivolse parole di congratulazione e di conforto, e lasciò sorridere la speranza di nuove migliorie per un maggior incremento e sviluppo dell'Oratorio medesimo.
A Maroggia nel Canton Ticino, fu ricevuto alla stazione da tutti i convittori in alta tenuta, dalle autorità ecclesiastiche e civili e dai nostri cari Cooperatori. Anche qui era la prima visita di D. Rua. Gli piacque assai la ridente e pittoresca posizione del Collegio che sorge in riva al Lago di Lugano, nonchè la disposizione degli ambienti, innanzi ai quali si distende un vasto giardino, con tutte le agevolezze di trasporto per lago e per terra.
Qui pure fu ossequiato da illustri persone, dalMons. Antonini e dal Can. Primavesi, membro del Comitato dell'Oratorio festivo di Lugano.
L'amatissimo nostro Superiore, di ritorno dal l'uno e dall'altro viaggio, mostrava anche nel sembiante le consolazioni provate dappertutto, non tanto per le festose accoglienze avute, quanto per le belle notizie udite e per il bene che ovunque si si cerca di compiere e che egli stesso aveva avuto la fortuna di poter constatare. Ne sia quindi ringraziato e cordialmente benedetto il Signore!
Per Savio Domenico.
Passando a dire delle altre commemorazioni tenutesi in occasione del 50° anniversario dalla morte di Domenico Savio, ci limiteremo ad un semplice elenco di quelle delle quali ci venne inviata notizia.
In ITALIA l'opportuna commemorazione si compì a S. Benigno Canavese, Ivrea, Cuorgnè, Lombriasco, Genzano, Catania, San Gregorio di Catania, Milano, Perosa Argentina, Faenza, Bova Marina, Bronte, Chioggia, Ferrara, Fossano (al Collegio D. Bosco, presente Sua Ecc. Rev.ma Mons. Manacorda), Messina, Padova, Randazzo, Treviglio, Potenza, Palermo.
Tra queste meritano particolar menzione quelle di S. Benigno, Perosa Argentina, Catania e Faenza.
A proposito di quella di Catania leggiamo nell'Amico della Gioventù queste linee che si potrebbero ripetere della maggior parte delle compiute commemorazioni.
« Le nove classi dell'Istituto e i buoni Artigianelli scelsero i loro rappresentanti : dieci giovani oratori che di comune intesa seppero ripartirsi la materia in modo che dall'insieme dei loro componimenti risultasse integra la figura del Savio, quale essi accarezzano nella loro fresca niente, con venerazione fraterna. E in vero la figura del pio giovanetto dell'Oratorio apparve fulgida nei suoi tratti caratteristici, non solo ai 25o giovanetti che ne hanno letta e riletta la prodigiosa vita nell'aureo libriccino di D. Bosco, ma anche alle persone amiche intervenute alla festa di famiglia. »
Nelle Scuole professionali di S. Benigno Canavese si ebbe la felice idea di bandire un concorso tra gli alunni delle varie scuole di disegno, per la composizione di un mazzo di fiori, simboleggianti varie virtù inculcate da Domenico Savio. I lavori presentati furono 19, otto dei quali da competente Giunta vennero proclamati degni di lode, per cui vennero scelti a rimanere esposti al pubblico allo scopo di mantener viva la memoria del pio giovanetto.
A Perosa Argentina, il 2 giugno, cioè nello stesso dì in cui si celebrò la festa di Maria Ausiliatrice, s'inaugurò un nuovo Circolo, intitolato da Domenico Savio. S. E. Mons. Vescovo di Pinerolo ne benedisse l'artistico vessillo, e l'esimio prof. Alessandro Fabre, direttore del Ginnasio di Pinerolo lesse un affettuoso discorso di circostanza.
Savio Domenico, egli disse, è uno tra i primi e più fragranti fiori di virtù sbocciato all'ombra del Salesiano Oratorio, educatovi con paterne delica tissime cure dal medesimo sacerdote Giov. Bosco, di cui io mi reco a grande onore di essere stato affezionato e sempre amatissimo discepolo.
E mi è caro di prendere oggi la parola... per ineggiare a quel caro giovinetto, delle virtù del quale, allorchè io venni accolto nell'Oratorio in sullo scorcio del 1858, in quegli anni primi del suo fiorire, era ancor pieno il luogo dell'odore soavissimo, come fresca era la memoria cara e dolorosa della sua dipartita da quel campo, dov'egli aveva coltivata la pietà e la purezza, l'umiltà e l'obbedienza, la carità e l'alacrità nello studio, tutte insomma quelle virtù forti e soavi che lo resero modello allora a' suoi compagni e segnacolo oggi a migliaia, per non dire milioni... di giovanetti, i quali nel suo nome e seguendo le sue orme si prefiggono la stessa méta ch'ei proseguì e raggiunse, voglio dire la salvezza dell'anima propria e la maggior gloria di Dio e della Vergine Aiuto dei Cristiani.
E venendo a parlare del vessillo, continuava
In esso vessillo tu ammiri col lavoro squisito e il pregio artistico espressi (di che vanno ringraziamenti agli egregi Signori che generosamente lo procurarono) parecchi simboli che dovranno imprimersi nella mente e nel cuore di quanti si trovano e si troveranno iscritti seguaci di esso vessillo, frequentatori di esso Circolo.
Robur in fide! Motto sapiente che ci fa sapere come tutte le forze del mondo, così fidenti, così orgogliose di sè, sieno un nulla ed al nulla riescano ove non siano sostenute dalla Fede. La qual Fede tanto non è cagione di fiacchezza alle anime, come pure affettano di credere molti, i quali, perchè deboli schiavi di loro passioni disordinate, si proclamano per ciò stesso e per ciò solo, spiriti forti; che anzi la Fede sola nella bontà e potenza soprannaturale della grazia divina, la Fede cattolica sposata alle opere della cattolica Carità, sola può dare all'anima cristiana la forza di vincere gli ostacoli che si oppongono al bene. Essa Fede rende duraturi ed efficaci i frutti della forza fisica ed intellettuale, che, lasciata a sè medesima, come cavallo senza freno, condurrebbe l'uomo individuo e la società tutta quanta ad inevitabile rovina.
Robur in fide! e il simbolo di questa forza è espresso sulla vostra bandiera protetta da un nucleo di gigli e di spighe e di grappoli, a mostrare, chi ben vi pensi, quali siano gli clementi di cui si compone e di cui si nutre la Fede, e dai quali si sprigiona la forza dei Soci del Circolo Savio Domenico.
Il tesoro della Fede, che infusa da Dio nelle anime nostre, si conserva e si accresce coll'esercizio della bella virtù significata dal giglio... virtù tanto inculcata da D. Bosco a' suoi figliuoli, tanto apprezzata e coltivata, come tutti sappiamo dal modello vostro, o giovani, Savio Domenico.
La Fede si ritempra nella frequenza ai SS. Sacramenti, qui simboleggiata nel grano e nei grappoli che prestano le specie loro al corpo e al sangue di Cristo Gesù; frequenza insegnata a' suoi da
D. Bosco, e da Savio Domenico non interrotta mai, da quando vi fu dal suo Mentore iniziato, fino agli ultimi giorni del viver suo.
Robur in fide! Mantenetevi, o Soci del nuovo sodalizio, mantenetevi fedeli alle massime che vi si insegnano qui all'ombra dello stemma salesiano che vedete pure bellamente delineato sulla vostra fiammante bandiera; mantenetevi fedeli nella pratica delle virtù che adornano Savio Domenico vostro predecessore, e voi sarete forti campioni della verità e della giustizia; saprete, a suo tempo, resistere ai suggerimenti vigliacchi del rispetto umano, che è forse il peggior nemico contro cui ha da combattere il giovane che voglia crescere virtuoso, resisterete ai lenocini delle passioni, alle suggestioni dei tristi, alle insidie che vi tenderanno forse i seguaci di false dottrine, gli apostoli di sovversive teoriche socialistiche od anarchiche, e sarete consolante spettacolo al mondo, speranza lieta alla religione e alla patria!....
Finalmente, a Faenza si bandì un concorso fra i 270 giovanetti del Collegio per i migliori componimenti da leggersi all'Accademia e da inviarsi al Comitato promotore della Commemorazione cinquantenaria; e tutti vi lavorarono con sentito affetto, a segno che ben 72 meritarono d'esser premiati e 28 scelti per la pubblica lettura.
Anche dall'Estero, specialmente dalla Spagna, ci pervennero notizie di splendide commemorazioni.
A Sarrià (Barcellona) essa ebbe luogo il 9 marzo, cioè il giorno medesimo in cui compivasi l'anno cinquantesimo della morte dell'indimenticabile Savio. Abbiamo sott'occhio lo splendido programma dell'atto accademico, che ha in fronte un finissimo ritratto del piissimo alunno dell'Oratorio.
A Vittoria, pur nella Spagna, per la circostanza venne stampato un opportunissimo ricordo, un caro fascicoletto di 16 pagine, con brevi cenni biografici del Savio, alcuni autorevoli giudizi sulle sue preclare virtù ed una breve scelta di grazie riferite alla sua intercessione.
A Lisbona nel Portogallo il pio trattenimento si tenne il 21 aprile. Campeggiava nell'aula un bel ritratto eseguito per la circostanza, e - cara coincidenza- di quella stessa sera, con la mente ancor piena dei ricordi del virtuoso giovinetto, gli alunni cominciarono con grande slancio il breve corso annuale dei santi esercizi.
Altre commemorazioni sappiamo essersi tenute a Maroggia, Oswiecim , Barcellona, Carmona, Ciudadela e Siviglia.
Così la memoria di Domenico Savio, eternata nell'aurea biografia che ne scrisse D. Bosco, continua a stimolare efficacemente allo studio e alla virtù gli alunni degli Istituti Salesiani.
**
A compimento dell'affettuosa gara destata dalla ricorrenza cinquantenaria, notiamo con piacere la parte che vi ebbero anche varii nostri periodici, ad es.: l'Amico della Gioventù di Catania, il D. Bosco di Milano, il Cristoforo Colombo di Rosario nella Repubblica Argentina, e perfino il Flores del Campo di Viedma in Patagonia, pubblicando preziosi articoli e copiosi dati biografici ed aneddoti con varie illustrazioni.
L'Amico della gioventù di Catania il 20 corrente pubblicherà un numero speciale relativo al cinquantenario di Domenico Savio, dedicato ai giovani dei nostri Collegi come ricordo per le vacanze.
Sarebbe ottima cosa il procurarne la più larga diffusione; ed a tal fine converrebbe preavvisare per tempo quella Direzione circa il numero delle copie che si desiderano.
L'Oratorio di Valdocco a Mondonio.
MA la dimostrazione più bella tributata alla memoria di Domenico Savio fu senza dubbio la visita che il 5 giugno u. s. fecero alla sua tomba tutti gli alunni interni dell'Oratorio di San Francesco di Sales in Torino.
Partiti con treno speciale alle 5,08 del mattino dalla stazione di Porta Nuova, verso le 6 giungevano a Chieri, dove si recarono subito in Duomo per ascoltarvi la S. Messa, e la maggior parte anche per accostarvisi alla S. Comunione. Celebrò lo stesso arciprete del Duomo, il rev.mo Can. Rho, antico allievo di D. Bosco, che rivolse ai giovani alunni un affascinante saluto, ispirato ai più nobili concetti della cortesia e della fede.
Usciti di chiesa, al suono di marcie briose si andò all'Oratorio di S. Luigi per la colazione; quindi si partì per Castelnuovo, attraversando la città fra due fitte ale di popolo, maravigliato, commosso.
La via che separa Chieri da Castelnuovo, fra suoni, e canti lietissimi fu compiuta in meno di due ore e mezzo, pur calcolando una breve sosta fatta a Moriondo. Prima d'entrar in Castelnuovo, che fu salutato dai giovani con entusiasmo, si riorganizzarono le file, mentre gli alunni dell'Istituto Paterno movevano incontro ai nostri, ed altri giovani castenovesi correvano a portare il lieto annunzio del loro arrivo.
Il corteo entrò in paese preceduto dalla musica, serrandosi subito attorno al monumento di D. Bosco, dove due giovani, uno studente ed un artigiano, salirono sul piedestallo per deporvi una bella corona di fiori. Dai cuori palpitanti d'amor figliale s'innalzò allora un evviva e l'inno a Don Bosco echeggiò per l'ampia piazza accompagnato dal suono festivo delle campane della parrocchia e dalla banda dell'Oratorio. Quindi, ai piedi dello stesso monumento, il Direttore dell'Istituto Paterno di Castelnuovo diè a tutti il benvenuto, cui il Direttore dell'Oratorio rispose ringraziando.
Il pranzo, lietissimo, ebbe luogo nel cortile dell'Oratorio festivo trasformato in elegantissimo salone. Al levar delle mense si andò in Parrocchia. Il sig. Vicario, rev.mo D. Michele Vianzone, dette la benedizione solenne col SS.; quindi il il corteo proseguì per Mondonio, il simpatico paesello, ove riposano le venerate spoglie del caro Domenico Savio. Giunti in brev'ora alla meta, il Direttore con belle parole ricordò ai suoi gio vani le virtù dell'antico compagno, e quelli sfilarono a due a due innanzi alla tomba del pio Domenico, i cui resti mortali da varii anni riposano in una piccola cripta praticata sulla destra parete dell'umile chiesetta del camposanto, che ora si sta restaurando e decorando.
Quanti palpiti soavi, quante dolci emozioni in molti di quei teneri cuori !...
Dopo una breve sosta innanzi alla casa dove Savio morì, ordinatamente si tornò a Castelnuovo, e di là, fatta una conveniente fermata presso il monumento per un'abbondante merenda e pei più lieti complimenti d'addio, si ripartì per Chieri. E a Chieri, rinnovatesi le più gentili accoglienze per parte dei nostri e, vorremmo dire, di tutta la cittadinanza, il lungo corteo saliva nuovamente in treno alla volta di Torino, rientrando all'Oratorio alle ore 22.30.
L'esito consolante della splendita gita alla tomba di Domenico Savio ci è pegno sicuro della salutare memoria che ne rimarrà perennemente nell'animo dei giovani, il che fu precisamente la ragione migliore che decise i Superiori a sobbarcarsi al non lieve dispendio.
NELL'ORATORio di S. Francesco di Sales in Torino il 24 giugno sarà sempre il giorno della gioia e della riconoscenza. A D. Bosco era stato imposto nel battesimo il nome di S. Giovanni Apostolo ed Evangelista ; ma siccome era popolarissima in Torino la festa di S. Giovanni Battista, i giovani incominciarono ad inneggiare a D. Bosco in tal giorno credendolo il suo onomastico ed egli lasciò fare, e così il 24 giugno divenne il giorno della riconoscenza.
Ed anche quest'anno si compì l'affettuosissima dimostrazione rivestendo un'impronta gaia, animata e solenne.
*
La sera del 23, secondo il consueto, venne consacrata all'omaggio del più caldo amore e della più viva riconoscenza al Successore di D. Bosco. La splendida accademia si aperse con brevi parole del Direttore D. Marchisio esprimenti i voti augurali di tutto l'Oratorio. Seguì un affettuosissimo inno del sac. Giovanni Battista Lemoyne , artisticamente musicato dal M° Dogliani ed assai ben eseguito dalla Schola Cantorum con accompagnamento di banda. Quindi si alternarono coi graziosi componimenti, declamati con molto bel garbo dai giovani alunni e dai rappresentanti di quasi tutti gli Istituti Salesiani più vicini a Torino, altri bellissimi pezzi di musica vocale ed istrumentale. All'affettuoso omaggio si unirono anche varii Istituti religiosi femminili che inviarono doni, tra cui opportunissimi ed assai graditi quelli delle Figlie del S. Cuore in Valsalice e delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Anche il Comitato del Cinquantenario di Savio Domenico fece la sua comparsa alla festa, umiliando al sig. D. Rua uno splendido ritratto del pio giovane e 15 disegni illustratìvi della sua vita artisticamente eseguiti dal pittore Carpanetto. Nè è da tacere l'offerta di L. 105 dei buoni giovani dell'Oratorio, frutto di piccoli sacrifizi, che dal sig. D. Rua, cui tornò molto gradita, venne assegnata per l'obolo della Messa Giubilare del S. Padre Pio X. La lieta serata si chiuse cui più delicati ringraziamenti del festeggiato e la benedizione di Mons. Cagliero.
All'indomani, attorno il Successore di Don Bosco si raccolsero allo stesso fine gli antichi allievi dell'Oratorio. Il rev.mo Teol. D. Giacinto Ballesio , Prevosto di Moncalieri, disse un affettuosissimo discorso di circostanza e il Comitato annunziò al sig. D. Rua come gli antichi allievi , a ricordo della figliale dimostrazione del 1907 , avevano assunto le spese dei due nuovi altari di marmo eretti nel coro del Santuario di Maria Ausiliatrice.
A sera si tenne con vivissimo affetto la solenne commemorazione di D. Bosco, presieduta da D. Rua, da Mons. Cagliero, e da tutti i nostri Superiori. Fra i vani graziosi componimenti, colse i più fragorosi applausi una bella poesia del prof. D. Francesia, intitolata Di qui a cent'anni! colla quale « il vecchio poeta di cinquant'anni fa » inneggiò soavemente ed efficacemente alla gloria immortale dell'indimenticabile nostro Padre e Maestro.
L'atto si chiuse colla comunicazione di numerose adesioni di Case Salesiane e Direttori Diocesani, e con brevi parole di D. Rua e di Mons. Cagliero.
All'amatissimo Monsignore, che ebbe la bontà di passare all'Oratorio la festa di S. Giovanni e renderla più solenne colla sua presenza, i nostri più vivi ringraziamenti.
Lettere agli amanti della gioventù.
Inaugurazione del nuovo oratorio maschile a Nizza Monferrato. - . Il Circolo „ Don Bosco " di Firenze. - Gare catechistiche a S. Benigno Canavese e a Pisa.
NON posso dirvi, o carissimi amici, la soddisfazione che provo nel vedermi giungere ogni mese tante care notizie dagli Oratori, sebbene mi impediscano - per non esser troppo lungo - di parlarvi, come vorrei, di qualche importantissimo argomento relativo ai medesimi. Ma, dice un proverbio: Val più la pratica che la grammatica!.... e un altro: Verba movent, exempla trahunt!.... Per cui sia benedetto tutto questo efficace movimento che si vede negli Oratori. -
* *
E, per prima notizia, vi dirò dell'inaugurazione dell'Oratorio maschile di Nizza Monferrato.
Al mattino benedisse la linda Cappella il rev.mo sig. Vicario Teol. Annibale Robba, il quale, salito poscia all'altare per la Messa solenne, disse belle parole di circostanza a quello sciame di pargoli, che, vinti dal suo porgere facile ed amorevole, ascoltarono lieti, silenziosi e pii.
Assisteva una rappresentanza del Comitato delle Signore « Pro novo erigendo Oratorio » cui mi è grato mandare da queste colonne un saluto di ammirazione per ciò che in una gara ammirabile di sublime carità hanno fatto sin qui e per ciò che faranno anche in avvenire col loro apostolato gentile, costante e generoso. Nel pomeriggio lo stesso concorso, la stessa gioia del mattino, la stessa solennità commovente nelle sacre funzioni.
Però non fu un'inaugurazione completa, non essendosi potuto, per deficenza di mezzi , condurre a termine i lavori. La Chiesa è appena alla metà della sua lunghezza, il salone per le adunanze e per le recite manca affatto; e mancano tante altre cose le quali sono una vera necessità.
L'opera altamente benefica dell'Oratorio festivo non ha più bisogno di parole per essere raccomandata. Allontanare dai pascoli di corruzione la gioventù ferocemente insidiata; svelare il nemico, che viene sotto aggraziate vesti a colpir nell'ombra e nel mistero; cooperare all'incremento di quella sana e santa morale, che fa gli uomini forti, le fibre adamantine, i caratteri integerrimi, capaci a resistere con trionfo nelle lotte della vita; formare nuove energie, nuove attività al bene diffusivo di nuove conquiste per la civiltà vera, pel miglioramento sociale: ecco lo scopo, la méta, che si prefigge l'Oratorio festivo; ecco il magnanimo intendimento, che guadagna subito le anime buone.
Oh! se si conoscessero dappertutto il fine e il bene che compiono gli Oratori.
In secondo luogo, vi annunzio la formazione del Circolo D. Bosco fra gli antichi allievi dell'Oratorio e dell'Istituto Salesiano di Firenze.
Per ora , come di tutte le cose incipienti i principii sono umili, ma il numero sempre crescente dei soci e lo zelo che molti dimostrano perchè l'opera pigli rigoglioso sviluppo, fanno sperar bene. Quando qualche mese fa, passò di là il sig. D. Rua, due antichi allievi si fecero presentare a Lui, manifestandogli il desiderio di formare un Circolo. Il venerando Successore di D. Bosco si mostrò contento, disse che recentemente ne aveva inaugurato uno egli stesso a Torino, e desiderava che di simili radunanze ne sorgesse una in ogni paese, dove esiste una casa di Salesiani. Incoraggiati dalla parola autorevole di D. Rua i giovani si misero all'opera. Un Consiglio provvisorio, scelto da quei pochi che si poterono radunare in principio, formulò uno Statuto; ed ora i Soci sono aumentati ed hanno fatto definitivamente l'elezione del Consiglio direttivo nella persona di giovani seri e volenterosi, e così il Circolo, coll'aiuto di Dio, comincia ad avere una certa vita attiva.
Una delle prime imprese cui attende il Consiglio Direttivo è la fondazione di una biblioteca circolante fra i Soci, a dare a tutti un'utile ricreazione mentale per mezzo di letture amene e morali.
Da altre parti mi son giunte altre care notizie,, ma per questo mese faccio punto.
Non posso tuttavia tacere di due solenni gare catechistiche, tenutesi l'una a S. Benigno Canavese, l'altra a Pisa.
La prima, presieduta da Mons. Andrea Ciocchetti, ebbe luogo il 3o maggio u. s. Assistevano numerosi i parenti dei giovani che si interessarono vivamente dello svolgersi della gara che rivelò una lunga e costante preparazione nei concorrenti. Gli intermezzi vennero rallegrati dall' orchestrina locale. Riuscirono vincitori Salomone Battista, Clara Carlo e Capello Giuseppe e principi a pari merito Arduino Paolo e Gioia Giuseppe. La bella festa si chiuse con belle parole di Monsignore.
Quella di Pisa fu onorata dalla presenza dell'Eminentissimo Arcivescovo Card. Pietro Maffi, sempre pieno di arrendevolezza e di amore coi giovani dell'Oratorio.
Sua Eminenza si degnò posare anche in mezzo ai Soci del Circolo D. Bosco, cui si deve in gran Parte la vita fiorente di cui vive l'Oratorio; ed io son lieto che del riuscitissimo gruppo sian anche fregiate queste colonne - in omaggio a Sua Eminenza e come incoraggiamento a quei bravi giovani - come anche dichiaro che del Circolo Don Bosco di Pisa intendo Parlare un po' più diffusamente in qualche prossima mia.
D. SIMPLICIo
Dal 5 al 12 del prossimo agosto, in Nizza Monferrato, presso l'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, si detterà da Sacerdoti Salesiani un corso di spirituali Esercizi, ai quali potranno prender parte pie secolari, Maestre e Signorine. La retta è di L. 15 a meno che si richiedano speciali riguardi pel vitto e per la camera.
Per le domande rivolgersi alla Superiora Generale Suor Catterina Daghero, non più tardi del 30 corr.
I Cooperatori Salesiani, i quali confessati e comunicati divotamente visiteranno qualche Chiesa o pubblica Cappella o se viventi in comunità la propria Cappella privata, e quivi pregheranno secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, possono lucrare l'INDULGENZA PLENARIA:
ogni mese:
1) in un giorno scelto ad arbitrio di ciascuno; 2) nel giorno in cui faranno l'esercizio della Buona Morte;
3) nel giorno in cui si radunino in conferenza.
Dal 10 luglio al 10 agosto:
1) il 16 luglio, B. V. del Monte Carmelo.
2) il 6 agosto, Trasfigurazione di N. S Gesù Cristo.
Inoltre: ogni volta che essendo in grazia di Dio (senza bisogno di accostarsi ai SS. Sacramenti o di visita a qualche Chiesa) reciteranno 5 Pater, Ave e Gloria Patri per il benessere della cristianità ed un altro Pater, Ave e Gloria Patri secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, lucreranno tutte le indulgenze delle Stazioni di Roma, della Porziuncola di Gerusalemme e di S. Giacomo di Compostella.
Colombia.
Il viaggio di 78 orfanelli lebbrosi da Contratación ad Agua de Dios. (Lettera di D. Evasio Rabagliati).
N. d. R. - Era già un po' di tempo che non pubblicavamo più alcuna relazione della caritatevole e generosa missione affidata ai Salesiani in Colombia, e molti dei nostri buoni Cooperatori più volte ce ne mossero dolce lagnanza; ma il dover dar notizie anche delle imprese altrove affidale ai Missionari Salesiani, ce lo ha sempre impedito.
Ora però, pur sacrificando altre relazioni, diamo la preferenza a questa lettera di D. Evasio Rabagliati, come quella che appagherà il vivo desiderio di molli, mentre nel tempo stesso consolerà fortemente il cuore di tutti quelli che seguono le fasi del terribile male, che pur troppo non serpeggia solo in Colombia. Oh! non sarà mai abbastanza benedetto il nome del gen. Raffaele Reyes, l'attuale Presidente di Colombia, per la sua campagna generosa contro il terribile male che sarà pur costretto a scomparire dalle ridenti e prosperissime terre di quella repubblica.
Bogotà, 1 marzo 1907.
VENERATISSIMO ED AMAT.MO PADRE,
IL 23 dello scorso gennaio, il lazzaretto di Contractación presentava uno spettacolo piuttosto unico che raro. Fin dalle 5 del mattino tutti quei 500 lebbrosi erano già in piedi, e lasciati i loro tuguri, eransi incamminati alla piccola chiesetta per assistere alla S. Messa e poi dar l'ultimo addio a 78 orfanelli, lebbrosi tutti, che in giornata si sarebbero avviati alla volta di Agua de Dios. La scena della partenza fu commovente oltre ogni dire, e non senza ragione. Si trattava di un viaggetto di circa 75 leghe, da farsi non da gente sana, ma da poveri giovani lebbrosi, molti dei quali erano omai all'ultimo stadio del male, e non nei comodi vagoni di un treno, ma sul duro dorso di una mula attraverso scoscese montagne, i cui sentieri, in molte parti aperti fra due abissi, incutono un po' di spavento anche ai più animosi.
Questo si sapeva dalle guide che dovevano accompagnare la carovana, da molti di quelli che partivano, e più ancora da molti degli adulti che restavano. L'affanno era scolpito sul volto di tutti, anche dei bambini partenti, i quali, sebbene spensierati come tutti i fanciulli, non s'illudevano che quel viaggio avrebbe potuto tramutarsi per qualcuno di loro in un altro ben più lungo... in quello dell'eternità !
Come Dio volle, si potè dar il segno della partenza verso le 11, mentre si pensava di partire non più tardi delle 7. Vidi subito che non era la cosa più facile del mondo, viaggiare con tanti e tali ammalati. Le 40 orfanelle si avviarono per le prime, capitanate da due Figlie di Maria Ausiliatrice; quindi partirono gli orfani in numero di 38, in compagnia del sottoscritto e di un altro sacerdote salesiano.
Le precauzioni pel viaggio - Come si provvedeva al necessario ristoro - Ordine della carovana.
Debbo subito notare che si era provveduto sollecitamente perché ogni cosa riuscisse a dovere. Venivano con noi quattro gendarmi, offerti generosamente dal Governatore del Dipartimento per la protezione degli ammalati, in caso di bisogno. Dieci uomini sani (ma imparentati cogli ammalati e residenti nello steso lazzaretto di Contratacion) tutti a piedi, vegliavano continuamente al fianco dei piccini che erano quasi tutti in arcioni, per proteggerli nei passi più difficili o in caso di caduta. Altri tre uomini (che volevano essere i più robusti) portavano ciascuno un guando (una comoda sedia a bracciuoli, con un asse di sostegno ai piedi) coperto di bianca tela per difesa del sole ed anche un po' dalla pioggia, pronto per i bimbi più aggravati, o per quelli che eventualmente o per caduta o per stanchezza non potessero talora in altro modo proseguire. Seguivano tre cucinieri, e insieme altre sei persone incaricate di tutte le bestie da carico, che erano una quindicina. Poi veniva il maggiordomo della carovana, un buon amico, sano naturalmente, incaricato di fare le provvigioni durante il viaggio e di mettere a posto, in caso di bisogno le ossa rotte o slogate, come varie volte successe. Non si era dimenticato nemmeno un po' d'ambulanza, come si usa negli eserciti in marcia, e ci seguiva, un po' a piedi, un po' a cavallo, la più abile delle infermiere del lazzaretto, colla valigia ben provvista di medicine. Totale del battaglione viaggiante: 40 bimbe e 38 bimbi lebbrosi, 2 Salesiani, 4 gendarmi, 2 Figlie di Maria Ausiliatrice, 22 persone sane di servizio ; inoltre 8o mule, di cui 15 da carico, e tutte le altre da sella.
Malgrado il buon desiderio di fare le cose a dovere, e di mantenere l'ordine dato, proprio nella prima giornata il disordine regnò sovrano, però senza colpa di nessuno. La popolazione di Contratación volle accompagnarci in massa, finchè la stanchezza la obbligò a sedere e poi ritornare addietro... alcuni però fecero con noi la giornata intiera, e passarono con noi anche la notte.
Ma, come ho accennato, il primo giorno fu davvero penoso: frequenti i capitomboli colle relative strida di chi cadeva e di chi vedeva cadere senza poterlo impedire, e difficilissima la strada fiancheggiata assai spesso da orridi precipizi. Fu un miracolo, se alla sera ci trovammo tutti insieme sani e salvi.
« E come si sfamarono quelle cento bocche, che dalle 11 non avevano più mangiato? e dove si accampò quell'esercito dolente?»
Le darò, amatissimo Padre, il programma del viaggio, programma che si osservò in tutti i 21 giorni che si fu in cammino, all'infuori del primo giorno. Alle 5 levata, e, mezz' ora dopo, la prima messa alla quale assistevano tutti, sani ed ammalati. Alle 6, seconda messa, riservata pegli ammalati, perchè tutti i sani avevano le loro faccende da compiere... E dove si celebrava? La chiesa era sempre preparata, il gran tempio della natura!.... un prato, una strada pubblica, o la riva di un torrente, avendo sopra di noi per cupola azzurra l'immensa volta dei cieli ancora tempestata di stelle, e qualche volta rallegrata dai raggi che faceva piovere su noi l'astro nascente del giorno.
Finita la seconda messa, era già pronta la colazione che si faceva a gruppi, sebbene nello stesso tempo; i sani, intorno alla cucina improvvisata, gli orfanelli e le orfanelle seduti sul soffice e verde tappeto del prato, ove si era rizzato l'accampamento. Il menu di questa prima refezione fu sempre lo stesso: una buona tazza di cacao spumante, pane e formaggio. Nel frattempo i guardiani raccoglievano dai prati vicini o lontani le 8o bestie; e tosto cominciava il gran movimento. Chi raccoglieva le tende, chi insellava le bestie, chi pensava a rimettere i carichi sulle mule; le orfanelle più assennate e meno sofferenti erano al ruscello a lavare le stoviglie; le infermiere visitavano tutti i malatini, cambiavano le bende all'uno e all'altro, e ai bisognosi distribuivano le medicine. In questa operazione complicatissima s'impiegavano circa due ore; cosichè soltanto verso le 9 si sedeva al dejeuner o el almuerzo. Questo secondo menu consisteva in una zuppa di paste o riso con patate, un pezzo di carne bollita o arrostita, cacao, pane ; per bevanda sempre guarapo o chicha, acqua sola mai.
Veniva in seguito la montata in sella!... una scena comicissima. Chi si sentiva in forze ed aveva il coraggio di salir da solo, guidava la bestia in un fosso o l'avvicinava a fianco di una grossa pietra o di un qualche rialzo di terra, e di là si gettava sulla bestia, non senza molto sgambettare prima di trovarsi coi pie' nelle staffe in posizione cavalleresca, sorridendo alla fine ineffabilmente per la felice riuscita dell'impresa. Ma i capaci di quest'operazione, semplicissima per chi ha tutto il vigore delle membra, erano pochi; i più, sollevati di peso delle braccia robuste delle guide, venivano accomodati sulle loro selle. Quando tutti erano in arcione, si dava il segnale della partenza.
E da notare che siccome non vi erano bestie per tutti i 78 infermi, alcuni dovevano andare a piedi, ma questi (una quindicina tra bimbi e bimbe) una volta stanchi si fermavano, e montavano a cavallo alla lor volta, cedendo loro il posto altri che si convertivano in pedoni. Che se poi avveniva, ed avvenne spesso, che fossero stanchi tutti in una volta, allora se ne collocavano due sulla groppa di uno stesso animale, come si fece pur altre volte, allorché fu necessario affrettare il passo per non lasciarci sorprendere dalla notte.
Ed ora ecco l'ordine della carovana. I primi a partire erano i pedoni, poi uno dei gendarmi seguito dalla carovana femminile, quindi un altro gendarme che aveva la consegna di scuotere i poltroncini, mentre il primo doveva trattenere i più briosi ed impazienti per andar tutti al medesimo passo, che, generalmente, era il passo delle lumache, attesa la condizione dei viaggiatori. Dietro, e nello stesso ordine, venivano i fanciulli, i due Salesiani e gli altri due gendarmi. Quest'ordine venne quasi sempre rigorosamente osservato; vi furono momenti di confusione, ma presto le file venivano ricomposte e tornava l'ordine più perfetto. All'una dopo mezzodì si dava il segno dell'alt: e fino alle due riposo generale sulla pubblica via. Intanto si cercava un po' di legna secca, si accendeva il fuoco, ed in una grossa pentola si preparava per la terza volta il cacao che veniva distribuito con un pezzo di pane ed una buona fetta di formaggìo. Qui in Colombia il cacio col cacao 'è ritenuto un boccone squisitissimo... Verso le due, si ripartiva di nuovo nello stesso ordine accennato e si viaggiava fin verso le 5, quando si faceva il grand'alt, di preferenza vicino a qualche sorgente o corrente d'acqua, tanto in mezzo ad una boscaglia, come nel centro di un bel prato. Eran quelle l'ore più belle per gli ammalati, i quali, stanchi, generalmente sdraiati qua e là sull'erba, non badavano che a sonnecchiare ed a dormire; per i sani invece erano le ore del maggior lavoro. Dovevansi innalzare le tende necessarie per la notte e non era la cosa più semplice, principalmente quando scarseggiava il legname con cui improvvisare lo scheletro delle nostre case bianche. Questo lavoro era riservato ai più lesti ed intelligenti; ma se minacciava pioggia, si chiamavano in aiuto anche i lebbrosi meno stanchi e più volonterosi.
Contemporaneamente i cucinieri si occupavano del pranzo e i mulattieri delle mule, chè anch'esse avevano appetito. E intanto altri distribuivano le coperte e le stuoie necessarie pei giacigli, mentre le infermiere lavavano e ripulivano le piaghe, e distribuivano le medicine a quelli che ne facevano domanda.
Dalle 8 alle 9 si faceva il pranzo, e, di regola, mentre si attendeva quell'ora dai più sospiratissima, gli ammalati recitavano il santo rosario.
Il menu del pranzo non differiva gran che dall'almuerzo o dejeuner; unica differenza era questa, che dopo tutto si aggiungeva una buona tazza di acqua di panela ben calda, per provocare o conservare il calore interno e anche esterno durante le notti quasi sempre fredde, poiché essendo le tende, aperte da ambo i lati, l'aria ed il vento avevano ogni comodità di sbizzarrirvisi a loro talento. Tuttavia dormendo vestiti e avvolti in coperte di lana, di cui tutti eran provvisti, si ottenne che le notti fossero, se non buone, almeno discrete.
Finalmente alle 10 (alle volte anche prima o dopo secondo che le circostanze richiedevano) si dava un segno di campana, e tosto cominciava il silenzio più grave nella nostra Comunità ambulante.
Episodi commoventi - Gara di carità squisitamente cordiale.
In questo modo trascorsero 21 giorno, due soli eccettuati, uno volontariamente per dar tempo alle persone di lavar la roba sudicia e concedere alle mule un po' di riposo, il secondo necessariamente per dar sepoltura all'orfanello Baron che sorpreso nella montagna con altri dieci da una notte oscura, fredda e per di più piovosa, non potè arrivare fino all'accampamento. Il poveretto con chi lo portava in guando dovè passare la notte intiera sotto un albero; ma al mattino, quando ci raggiunse, era malato assai. Si fece di tutto per tornarlo al calore naturale, il che si ottenne in parte. Adagiatolo sopra di una lettiga improvvisata, speravamo di poterlo trasportare innanzi, ma visto che si aggravava sempre più, ci fermammo naturalmente, e in poche ore il caro orfanello, fra le preci del sacerdote e di tutti i suoi compagni, cessò di soffrire. Venne sepolto a mezzo chilometro dal luogo ove morì, presso il cimitero di un paesello.
Quanti altri episodi, avrei ora da contarle ! ma siccome non mi è possibile ricordarli uno ad uno, dirò solo di alcuni.
Eravamo al settimo giorno del viaggio, di fronte al paesello Saboyà e sulla piazza dove ci eravamo fermati un pochino per radunarci tutti, quando varie persone, mosse a compassione di tanti piccoli lebbrosi, eccole portarci ceste di pane, dolci, cacio, frutta, accompagnando i loro doni con parole di tanta benevolenza e compassione che li rendevano ancor più preziosi. E non finì qui la dolce prova di affetto. A notte fatta, mentre tutti dormivano saporitamente sotto le tende, vegliando solo le sentinelle, che erano i due Salesiani, ecco risuonare d'improvviso una musica che dapprima non si capiva donde venisse. Si cominciò ad udire il suono di un armonium, poi violini e flauti ed altri strumenti, infine anche un tamburro, fondendosi il tutto in un insieme armonioso, incantevole. Bisognava ben scoprire il secreto; e noi mossici verso il suono, trovammo in mezzo al prato, ad un centinaio di passi dalle tende, una quindicina di fanciulli e di giovanetti, che si erano collocati là per farci un po' di serenata che durò un'oretta. Quella dimostrazione di simpatia commosse fino alle lagrime i nostri cari malatini, i quali, senza muoversi, di sotto le tende udivano con gioia quelle armonie, e poi applaudivano nel miglior modo possibile, cioè colle mani quelli che le avevano e gli altri colla voce. Anche il mattino seguente, durante le due messe si rinnovò la sorpresa, rinnovandosi non più gli applausi ma la commozione generale, per una così spontanea e gentile dimostrazione.
Nella cittadina di Ubaté, dipartimento di Cundinamarca, si ricevette un'altra dimostrazione di affetto; venne cioè offerto a tutti un buon pranzo, preparato e distribuito personalmente dalle principali signore del luogo, mentre un generale, il sig. Antonio Herrera, a cavallo passava di strada in istrada e di casa in casa, chiedendo una limosina per gli orfanelli lebbrosi; la colletta fruttò la bella somma corrispondente a 250 lire italiane.
Più generosi ancora si dimostrarono gli abitanti del piccolo paese di Cajicà, nelle vicinanze di Bogotà, che vollero apprestare a tutti, non solo un pranzo, ma un sontuoso banchetto; finito il quale si ebbe in sopravvanzo tanto pane, panela e patate, meliga ecc. da caricarne due mule, Inoltre c'inviarono all'accampamento un carro di vestimenta in ottimo stato; camicie, giubbe, giubbetti, pantaloni, cappelli, e vesti femminili in tanta quantità, che ve ne fu per tutti. Anche qui furono le signore e le signorine le promotrici di tanta carità, ma, ciò sia detto senza far torto agli uomini, che presero, come vidi, parte attivissima in quella gara di beneficenza. Tanto è vero, che al momento di partire, il Sindaco del paese, stringendomi la mano, mi consegnava varii biglietti di grosso taglio, corrispondenti a circa 400 lire della nostra moneta, dicendomi commosso: « Li riceva, reverendo, in nome di questo paese, e li distribuisca ai suoi orfanelli. »
Alla sera di quel dì memorando, giungevamo a Chia. Qui senza dubbio avevano dovuto conoscere le feste fatteci a Cajicà, poichè tentarono emularle, e sebbene non vi riuscirono, tuttavia ci fecero maravigliati colla loro generosità. Basti il dire che il mattino quando si volle partire, si dovette affittare un carro per portar via tutto quel ben di Dio che ci avevano regalato, e che i denti non avevano potuto distruggere.
L'ombra però non doveva mancare in questo splendido quadro meravigliosamente tracciato dalle mani della carità; ma fu una sola e per di più da nulla. In un luogo che non è il caso di nominare neppure con l'iniziale, per non dar adito a giudizii temerarii caso mai lo scritto tornasse qua, tradotto in lingua conosciuta, fummo lasciati per più ore sulla strada pubblica, in attesa che ci venisse aperto il portone di un prato, che doveva essere il ricovero nostro e delle bestie; ma tutto indarno. Allora due dei gendarmi, diedero la scalata alla parete, e minacciarono il guardiano che aveva in custodia quel podere di rompere il portone se non veniva aperto; e allora il portone si aprì ma solo per le bestie, poichè il padrone non volle in nessuna maniera che vi si lasciassero entrare i lebbrosi per paura che avesse a divenir lebbrosa prima l'erba, poi le vacche che vi avrebbero pascolato, poi il latte di queste, e per conseguenza tutti quelli che l'avrebbero bevuto; rovine sopra rovine, come si vede. Se il dabben uomo era in buona fede, dirò che ha creduto di far bene.... Ma i poveri lebbrosi, in quella notte, dovettero andarsene a dormire quasi incenati, e contentarsi della pubblica via.
Ma, mentre eravamo così maltrattati dagli uomini, la Divina Provvidenza ci die' una prova del suo amore per i derelitti. Si era fermi vicino ad un ponte di un piccolo torrente. Quattro colonnette, sormontate ognuna da una grossa pietra del peso di un mezzo quintale adornano gli angoli del suaccennato ponte. La pioggia cominciava a cadere, e non vi era nessuno scampo, poichè anche sotto il ponte correva l'acqua. Che fare? Si gettarono in furia le corde attorno alle quattro grosse pietre, e si cercò di stendere le tende, due almeno, sotto cui ricoverarci. Mentre i sani si trovavano in questo lavoro, gli ammalati cercavano un rifugio sotto le tende che cominciavano a dispiegarsi; ma il posto era ristretto assai, e i poveri rifugiati formavano come una massa compatta.... D'improvviso un grido ci fa gelare il sangue nelle vene: «Via! cade la pietra!» ma una pietra era già precipitata a terre, in mezzo ad un mucchio di ragazzi, senza toccarne neppur uno. Deviata di qualche centimetro a destra o a sinistra, avrebbe certamente schiacciato uno di quei meschinelli. Ci dimenticammo del rifiuto del padrone del prato, per sollevare la mente ed il cuore al Signore, che ci aveva liberati così visibilmente da una disgrazia imminente e si andò a riposo, disturbati solo dal rumore dell'acqua che cadeva dal cielo e di quella che correva sotto il ponte.
Questa, come ho detto, fu l'unica ombra del quadro e tenuissima. Infatti, al mattino, tre giovanotti, consapevoli del ricevimento poco benevolo fattoci nella sera precedente mi portarono tanta moneta nazionale per 122 lire italiane, raccolte fra di loro ed alcuni amici, pregandoci di voler scusare la ripulse. Fu questa l'unica nota scordante in quell'inno di carità che udimmo elevarsi concorde in ogni parte, durante 21 giorno di viaggio.
E quante piccole limosine non ricevemmo pur davanti ai tugurii, dove vivevano poverissime persone! Quante voci di commiserazione non udimmo al passaggio di quella schiera di piccoli lebbrosi! « Poverini! si sentiva esclamare assai spesso, come debbono soffrire!.... Che orribile cosa è la lebbra!... Dio ce ne scampi!... Il Signore vi consoli, poveri bambini, e vi dia presto un bel paradiso! » E tanto è vero che ovunque trionfò la benevolenza, la generosità, la carità, che giunti ad Agua de Dios, trovai che le limosine raccolte nel tragitto facevano un piccolo capitale di quasi due mila lire, che divisi fra i 77 superstiti in ragione di L. 26.50 ciascuno. Fu un tesoro per molti di essi, che non avevano mai visto il becco di un quattrino; pareva loro di sognare al vedersi divenuti così ricchi!
Poveri bimbi !...
L'arrivo ad Agua de Dios - Il perché del viaggio.
L'arrivo al lazzaretto di Agua de Dios, fu qualche cosa di grandioso, di stupendamente bello, che io rinunzio a descrivere, anche per non rendermi interminabile. Aggiungo solamente che tutta la popolazione, un 4000 persone, sani e malati, erano là ad aspettarci, a darci il ben venuto, a sorriderci. Giungemmo sulla piazze. di Agua de Dios verso le 4 di sera, e con gioia salutammo la statua di Maria Ausiliatrice, che pareva sorridesse ai nuovi arrivati, perchè tutti figli suoi.
I due asili erano già colle porte spalancate, per ricevere gli inviati della sventura. Il nostro D. Variara strinse fra le sue braccia i 37 orfanelli in nome di D. Michele Unia, che avrà sorriso dal Cielo, vedendo così bene continuata l'opera sua; e le Figlie della Carità si stringevano al seno le 40 orfanelle in none della Carità, loro Madre.
Dopo 24 ore di riposo ben meritato, le guide e tutti gli altri si rimettevano in viaggio per tornarsene a casa; io solo mi fermava qualche giorno in Agua de Dios, per non abbandonare subito quei cari fanciulli, che ne sarebbero rimasti troppo dolenti. Non mancai di visitarli ogni giorno più volte e li trovai sempre contenti, sorridenti e quasi felici.
- Che cambio! mi dicevano; che cambio! Dall'inferno siamo passati al cielo!
- Com'è bello Agua de Dios, in confronto di Contratacion !
Il paragone era senza dubbio esagerato, ma era pur molto vero, perchè se Contratación è un inferno, Agua de Dios è almeno il purgatorio: e se si vuol dire che Contratación è un purgatorio, allora si può ben asserire che Agua de Dios è il paradiso in terra.
Ancora due parole sul motivo di questo viaggio, ed ho finito.
Quando nell'ottobre u. s. vidi cadere anche il progetto di Cepità, dissi al Signor Presidente della Repubblica, tra il serio e il faceto:
- Adesso, Eccellenza, non rimane che un solo rimedio.
- Quale?...
- Tornare all'antico. Tanti anni fa, io credeva possibile un solo lazzaretto in Colombia ; anche questo progetto non è senza difficoltà e difficoltà ben serie, ma colla pazienza vi si deve riuscire ed il progetto è meno dispendioso e nel tempo stesso non avrà tanti ostacoli come quello dei lazzaretti dipartimentali.
- Ha ragione, ha ragione, rispose il sig. Presidente, e lo faremo poco alla volta, a misura cioè che si possano costruire nuovi edifici in Agua de Dios.
- Perfettamente, finii per dire; ed allora mi conceda una grazia, Eccellenza.
- Dica pure!....
- Mi permetta subito di condurre ad Agua de Dios, tutti gli orfani che si trovano in Contratacion. Fossero anche un centinaio, essi potranno venir comodamente accolti nei due asili di Agua de Dios... In Santander quei poveri bimbi soffrono tanto non sol pel clima e per la loro malattia, ma più ancora per la loro condizione di orfanelli abbandonati. Creda, conosco delle storie dolorosissime...
- La grazia è concessa, faccia pure, conchiuse il sig. Presidente. Il viaggio costerà assai, ma il mio Governo glie lo somministrerà tutto quanto.
Dopo pochi giorni veniva pubblicato un decreto in proposito, in forza del quale io riceveva la somma di circa dodici mila lire italiane, colle quali si affittarono 66 bestie (le altre vennero offerte da particolari); si comprarono le selle, e le stoviglie; si assoldarono le guide, gli infermieri, i gendarmi, i mulattieri ecc. e si alimentò quel centinaio di persone durante 21 giorno. E tutto riuscì a meraviglia, cosicchè, come ho detto, potei distribuire ai 77 lebbrosi le due mila lire, frutto delle varie elemosine.
Oggi riceverò dal Governo altre trenta mila. lire per vestire tutti i 15oo lebbrosi raccolti in Agua de Dios, fra i quali mi troverò, come uso da varii anni, per la settimana santa, le cui funzioni qui in Colombia si celebrano solennissime; e poi per la missione annuale che avrà luogo subito dopo Pasqua.
Fra le cento e mille occupazioni che richiede la direzione di un Governo, è bello e commuove il vedere quest'uomo, Presidente di una grande Repubblica, pensare a tutto, provvedere a tutto, senza dimenticare i suoi fratelli, colpiti dalla maggior sventura, i lebbrosi, ed in certo modo dar loro la preferenza.
- Si assicuri, mi diceva in certa occasione, in caso di necessità farei piuttosto digiunare i soldati, che sono i guardiani dell'ordine della nazione, ma non lascierei senza nutrimento i poveri lebbrosi racchiusi nei lazzaretti; - e questa promessa da due anni e mezzo è compita religiosamente, come è già consolante i vedere l'argine molteplice e forte che si oppone efficacemente al gran male.
Finisco, amatissimo Padre, mi benedica ogni giorno e preghi qualche volta ai piedi di Maria Ausiliatrice per questo
Suo dev.mo figlio in Domino
Sac. EVASIo RABAGLIATI,
Cappellano dei lebbrosi in Colombia.
ECHI DELLA FESTA TITOLARE
ALESSANDRIA. - Il 26 maggio nell'Istituto Salesiano. - Vi presero parte numerosissimi anche i giovani dell'Oratorio Festivo, e molti Cooperatori.
Al mattino grande fu l'affluenza ai SS. Sacramenti; alle io vi fu messa solenne con musica dell'Haller; e nel pomeriggio, il rev.mo can. Stornino, zelante cooperatore salesiano, disse uno splendido panegirico col quale dimostrò assai brillantemente come D. Bosco sia stato in tutto inspirato ed aiutato da Maria Ausiliatrice. Anche nel cortile, durante il giorno ornato di belle bandiere e a sera illuminato alla veneziana, regnò sempre la più animata letizia: e quivi ebbe coronamento la festa con un bel concerto e con ardenti parole del rev.mo sig. can. D. Dalmazzo Cuttica, che ebbe la bontà di esortare i numerosi amici e benefattori intervenuti alla festa a continuare il loro generoso aiuto all'Istituto Salesiano di Alessandria, al quale, mercè le benedizioni di Maria Ausiliatrice, sorride un nuovo confortante sviluppo.
BAGNACAVALLO. - Ci scrivono : A degno coronamento alle solennità centenarie di S. Francesco di Paola, nella nostra Parrocchia della Pace, si tenne una pubblica Conferenza sulle Opere di D. Bosco, promossa dal rev.mo Can. Tallandini zelante cooperatore Salesiano e presieduta dall'arciprete Mons. Massaroli. Il conferenziere fu il sacerdote D. Giovanni Barra, predicatore del settenario, e il numeroso uditorio colla più viva attenzione lo ascoltò per più di un'ora intorno allo sviluppo dell'Opera Salesiana, che deve tutto a Maria Ausiliatrice.
Parlò infine anche Mons. Massaroli, il quale raccomandò alla generosità dei presenti le opere salesiane ed anche l'Oratorio festivo locale, che da vari anni va compiendo un gran bene in mezzo alla gioventù di Bagnacavallo.
BOBBIO. - Il 16 giugno, nella Basilica di San Colombano. - Preceduta da un triduo solenne, predicato dal zelantissimo Padre Corrado da Rottafreno, la bella solennità riuscì devota e consolante. Numerosa la frequenza ai SS. Sacramenti ed alla messa solenne, cantata dal rev.mo Prevosto della storica Basilica di S. Colombano con discorso infra missam. A sera dopo il canto dei vespri si svolse la processione. Un improvviso uragano minacciò d'impedirla, ma la pietà e lo zelo dei fedeli e del rev.mo can. Codebò, direttore diocesano dei Cooperatori, vollero egualmente portato in trionfo per le vie della città il dolce simulacro della Madonna di D. Bosco, per cui professano la più tenera divozione. Rientrato il sacro corteo nella Basilica, un nostro confratello tessè il discorso di circostanza, cantando le lodi della Madonna di D. Bosco e insieme esortando gli uditori a vivere da buoni cristiani, per poter sperare in ogni tempo l'aiuto di Colei che è appunto invocata Ausiliatrice dei Cristiani.
All'indomani devotamente si commemorava Maria SS. Ausiliatrice nel Seminario mercè lo zelo del rev.mo Rettore Mons. Bisetti, con breve discorso di occasione, canti e comunione generale dei buoni seminaristi.
BOLOGNA.- Il 29 maggio all'Istituto Salesiano. - Fu celebrata coll'intervento di S. E. il Cardinale Arcivescovo, di Mons. Bacchi Vicario Generale, e di altri insigni personaggi del Clero e del Laicato, Cooperatori Salesiani.
Quei buoni giovinetti avevano adornato di bandiere tutto l'ampio porticato dell'Istituto, e colà sotto accolsero l'Em.mo Cardinale, quando la mattina si portò fra di loro per celebrare la S. Messa. Fu consolante per l'Em.mo Pastore l'ammettere per la prima volta alla S. Mensa ben sedici fanciulli e ventiquattro al Sacramento della Cresima mentre fungeva per quasi tutti da padrino l'egregio avvocato Francesco Brazioli. Agli uni ed agli altri rivolse l'Eminentissimo acconce parole per meglio imprimere nelle tenere menti la santità e l'efficacia dei due Sacramenti. Le funzioni religiose si svolsero tanto nella mattina quanto nel pomeriggio con un programma musicale, inappuntabilmente eseguito dalla Schola Cantorum dell'Istituto. Pari valentia dimostrò la brava Banda musicale dell'Istituto medesimo, la quale colle sue delicate armonie fece gli onori di casa e prestò lodevole servizio durante la devota processione, svoltasi nei vasti cortili. Nè è da tacere dello splendido discorso che in onore di Maria Ausiliatrice disse l'Em.mo Cardinale Arcivescovo, il quale si chiamò felice di potere ogni anno presiedere alla cara festa; e dalla devozione diffusa da Don Bosco verso Maria Ausiliatrice ricavò ammaestramenti utili ad ogni classe di persone, soprattutto alla gioventù.
CALTANISETTA. - Il 24 maggio nella chiesa della Saccara. - Sia nel triduo come nel dì della festa grande fu il concorso delle Cooperatrici, de' Cooperatori Salesiani e de' devoti. La messa solenne fu cantata dal rev. can. Michele Torregrossa, il quale disse belle parole di occasione. Durante il giorno numerosissimi fedeli accorsero continuamente a venerare l'Immagine Taumaturga.
DIANO D'ALBA. - Il 26 maggio nella Parrocchiale. - Grazie allo zelo dell'Arciprete teol. Don Giuseppe Faletti, anche quest'anno Maria SS. Ausiliatrice raccolse in Diano un caro tributo di lodi, di onori e di preghiere. Numerosissima fu la Comunione Generale: dopo la quale un nostro confratello ricevette nella fiorentissima Compagnia dell'Ausiliatrice un largo stuolo di Dame e di Figlie alle quali rivolse brevi parole di circostanza.
A tutte le funzioni che si svolsero nel corso della giornata, e specialmente alla devotissima processione che ebbe luogo dopo il canto dei vespri accompagnati dal maestro della Cattedrale di Alba, Don Teobaldo Varaldi, accorse una folla straordinaria di popolo. Ascoltatissimo il discorso sulla Vergine Ausiliatrice detto con quella semplicità che piace tanto.
LANZO TORINESE. -Il 26 maggio, nel Collegio S. Filippo. - Col Titolare del Collegio venne pure solennemente festeggiata Maria SS. Ausiliatrice. Le funzioni non potevano riuscire più devote e solenni. Al mattino, alla messa della comunione veramente generale, otto giovanetti vennero ammessi per la prima volta alla santa Mensa. Scelta musica, egregiamente eseguita, accompagnò la liturgia della messa solenne, ed imponente riuscì pure la funzione del pomeriggio.
All'indomani, il Direttore del Collegio, prof. Don Giuseppe Monateri, benediceva nella cappella delle Figlie di Maria Ausiliatrice una nuova statua della nostra celeste Patrona.
MILANO. - Il 2 giugno nella chiesa di S. Agostino, e il 3 in S. Maria Segreta. - La Chiesa di Sant'Agostino era sobriamente addobbata a festa. La Messa della Comunione venne celebrata da D. Rua, che ebbe la soddisfazione di distribuire il Pane degli Angeli ad un numero stragrande di Cooperatori e di giovinetti.
Alle 10 pontificava, con tutta la magnificenza del rito ambrosiano, il rev. Mons. Antonio Limonta. Al Vangelo tesse uno splendido discorso il dott. Gaetano Zappa del Collegio S.Carlo. La Schola Cantorum eseguì con inappuntabile precisione la deliziosa Messa del Donini
Sul far della sera il vasto porticato dell'Istituto era trasformato in ampio salone per una breve accademia ad onore di Maria Ausiliatrice. I componimenti più belli in prosa ed in poesia, i canti più delicati e poderosi dei migliori autori antichi e recenti, i suoni più soavi e melodiosi furon scelti per intrecciare una nobile corona. Strapparono applausi calorosissimi il coro e le voci del Carissimi Alto suoni, che si ebbe l'onore della ripetizione per appagare il desiderio di D. Rua e di tutti. Pose termine la parola del venerando Superiore, che ebbe accalorate espressioni di lode e di encomio per la eccellente riuscita dell'accademia e di esortazione a tutti ad essere e dimostrarsi sempre e dappertutto buoni figli di Maria.
Al lunedì seguente, verso le 15,30, la Prepositurale di S. Maria Segreta era ripiena di cooperatori e cooperatrici e di una parte dei giovanetti dell'Istituto S. Ambrogio perla prescritta conferenza..
Esordì Don Trione, il quale, portata la benedizione del Cardinale Arcivescovo, tratteggiò a grandi pennellate la visibile protezione che Maria SS. ebbe sempre per D. Bosco ed ha tuttora per l'Opera sua.
Nel presbiterio assistevano Mons. Balconi, Don Rigoli, Prevosto di Somma Lombardo, il Prevosto di S. Tommaso e di S. Maria Segreta e varii altri ragguardevoli ecclesiastici insieme con D. Rua, il quale appena ebbe terminato D. Trione, con accenta commosso, dal presbiterio ringraziò vivamente tutti i Cooperatori e le Cooperatrici dell'aiuto che prestano all'Opera Salesiana di Milano, ed accennando ai debiti che gravitano su quest'opera ed al bisogno urgente di condurla a termine per estendere maggiormente il bene che già si compie, la raccomandò in modo particolare alla carità dei buoni Milanesi, sopra dei quali invocò la protezione della Vergine, con la benedizione di Maria Ausiliatrice.
Dopo la benedizione col SS. Sacramento impartita da Mons. Balconi, la folla si spinse verso la sacrestia per avvicinare il Successore di D. Bosco.
NAPOLI. - Il 26 maggio, al Vomero. - Le note caratteristiche della festa furono la pietà e la frequenza ai SS. Sacramenti. Il sac. Vincenzo Marseglia, Vicerettore del Piccolo Seminario, tenne ai cooperatori la conferenza, che fu un inno eloquentissimo alla santa missione di D. Bosco ed alla sua celeste Protettrice.
« Maria, nel cui seno si raccese l'amore eterno di Dio, diè il succo, l'alimento, la rugiada che fecondò nell'anima di D. Bosco il fiore della carità. Questo fiore colla sua grazia e leggiadria manifestò alla terra le cose belle e sublimi del cielo. Così parimente il poverello d'Assisi, languendo d'amore innanzi alle devote immagini della Vergine Madre, aprì ai figli del suo spirito il tesoro di angeliche bellezze. E S. Filippo Neri colla sua tenera divozione alla Madonna infiammò di amor purissimo e santo la civiltà del secolo XVI.
« Sì, Maria Ausiliatrice e Don Bosco sono come due anelli d'una sola catena; conce due note di un'arpa medesima. Bellissimo e commovente spettacolo presenta la forte Torino con quel maestoso tempio torreggiante per le colonne, i due campanili e l'alta cupola, donde la statua della Madonna aurea guarda la città, il piano e le Alpi che stanno candide di neve. Accanto a quel tempio, ch'è consacrato a Maria Ausiliatrice, sorgono le Opere Salesiane. L'insieme è tutto un inno di amore della terra al cielo; è tutta una storia di grazie e di protezione di Maria sopra tutte le opere di Don Bosco, sopra tutti i Salesiani e i loro cooperatori e cooperatrici...*
(Continua)
Pellegrinaggio spirituale pel 24 corrente
INVITIAMO i devoti di Maria SS. Ausiliatrice a pellegrinare in ispirito al Santuario di Valdocco il 24 corrente e ad unirsi alle nostre pregliiere.
Oltre le intenzioni particolari dei nostri benefattori, nelle speciali funzioni che si celebreranno nel Santuario avremo anche quest'intenzione generale:
Supplicheremo Maria SS. Ausiliatrice a tener lontano durante il periodo delle vacanze ogni pericolo corporale e spirituale dalla gioventù studiosa.
GRAZIE E FAVORI
Da morte a vita.
Il maggio 19o6 volgeva al termine, quando il nostro piccolo Augusto, appena sessenne, fu colpito da una forte bronco-polmonite seguita da meningite acuta.
Vane riuscivano le più sollecite premure del dottore curante; il bimbo era in continuo delirio, ma sebbene apparisse disperato il caso, non venne meno la speranza in Maria Ausiliatrice. Si mandò un'offerta al Santuario di Valdocco per la celebrazione d'una messa e si pose una medaglia della prodigiosa Immagine sotto il guanciale del bimbo. Ma il malatino andava sempre peggiorando, tanto fiche all'alba del settimo giorno, pallido in viso e coperto dal sudore della morte, egli non dava più segni di vita.
I vicini, che l'attorniavano, lo credevano già fra gli angeli del Paradiso ; ma noi, contro ogni umana speranza, si confidava nella Madonna di D. Bosco. Piangenti ci rivolgemmo a Lei con fiducia e... prodigio! in sull'istante il bimbo si sveglia come da un profondissimo sonno e fissa sorridente la madre che gli stava a lato.
Tornato il medico, pieno di stupore, lo proclama libero da ogni malattia, e nel pomeriggio dello stesso giorno, il bimbo comincia ad alzarsi ed in breve guarisce perfettamente, per cui colla più viva riconoscenza si scrisse a Torino per una messa di ringraziamento.
Domandiamo perdono alla Vergine se abbiam tardato finora a pubblicare la grazia, invitando tutti a ricorrere nelle angustie a cosi tenera Madre.
Moncrivello, maggio 1907.
Coniugi G. e A. CARRETTA.
« Surdos fecit audire ».
Nel febbraio del corrente anno fui colto da una grave influenza i cui effetti dovevano essere più disastrosi del male.
Difatti il 14 febbraio, colpito da ottite, mi accorsi di aver perduto interamente l'udito. Mi sottoposi alla cura del medico, ma dopo quasi tre settimane il male non accennava a diminuirmi. Allora mi rivolsi con gran fede alla nostra cara Madre e patrona Maria Santissima Ausiliatrice e il 7 marzo prosteso davanti al suo altare nel Santuario di Valdocco cominciai una novena di preghiere per ottenere la guarigione qualora ciò fosse stato di maggior gloria di Dio e bene dell'anima mia.
Ed ecco che al terzo giorno della novena, il 9 marzo... comincìo ad udire il suono delle campane e mi accorgo che ad un orecchio era tornato l'udito. Continuo la novena, gradatamente continua anche il miglioramento, sicchè il 16 marzo, senza alcuna difficoltà posso riprendere l'esercizio del sacro ministero di udire le confessioni.
Torino, 31 maggio 1907.
Sac. CONFORTOLA FAUSTINO, Salesiano.
Dal Piemonte. - Il nostro caro Angioletto colpito da febbri tifoidee ci mise in gravi angustie. Oltre a ciò, si temeva che il morbo si propagasse alla numerosa famiglia. In tanta apprensione mi rivolsi a Te, o Maria, con quella figliale confidenza con cui ti invocai sempre nelle mie angustie e Tu pietosa mi esaudisti.
Il nostro Angioletto ora è più robusto di prima, e la famiglia affatto illesa. Mando una piccola offerta di ringraziamento.
27 maggio 1907.
Una Cooperatrice Salesiana.
Idem. - Vorremmo, o Maria, poter adunare a Te d'intorno, in magnifico coro, quanti ti proclamarono Beata, per sciogliere a Te, o fulgida e benigna stella, quell'inno di gloria e d'amore che i nostri cuori riconoscenti Ti vorrebbero tributare.
Tu sai, in quanta desolazione eravamo da circa un anno, per timore di perdere quella preziosa e tanto benemerita esistenza che un morbo maligno tentava rapirci. In Te, in Te sola abbiamo trovato aiuto e conforto. Allorchè ci fu noto essere vani i soccorsi della scienza, ci rivolgemmo a Te, o cara Madre, promettendoti di pubblicare la grazia e fummo consolati.
Sia adunque gloria eterna, amore e riconoscenza a Te, o potente Ausilio dei cristiani !
24 maggio 1907.
Una popolazione graziata.
Alessandria. - L'inverno scorso mia madre cadde gravemente ammalata di pleuro-polmonite ; il me dico curante aveva già perduto ogni speranza di salvarla quando ricorsi con fiducia a Maria SS. Ausiliatrice, promettendole un piccolo regalo e di pubblicare la grazia sul Bollettino Salesiano. Fui subito esaudita, poichè la mamma cominciò a star meglio e sempre continuò a migliorare, tanto che presentemente trovasi pienamente ristabilita in salute. Siano adunque rese grazie infinite a Maria SS. Ausiliatrice.
5 giugno 1907.
TERESA MONGINI.
Poirino. - Col cuore pieno di gratitudine ringraziamo Maria SS. Ausiliatrice per la grazia accordataci. Una persona trovavasi sotto un terribile incubo e, perseguitata dai nemici che la calunniarono, era al punto che si temeva della sua salute e persin della ragione.
Ma il soccorso di Maria Ausiliatrice non tardò ad arrivare. Essa esaudì le preghiere nostre e quelle di molte pie persone, la verità venne a trionfare, tutto fu risolto felicemente ed ora questa persona trovasi perfettamente calma e serena, riconoscentissima al potente aiuto di Maria.
Grazie, o SS. Vergine! in adempimento al voto portiamo al vostro Santuario l'offerta promessa e diremo sempre ovunque : « Evviva Maria Ausiliatrice, difesa dei tribolati i »
24 maggio 1907.
La famiglia B.
Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice, e alcuni pieni di riconoscenza inviarono offerte al Santuario d; Valdocco per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, o per le Missioni Salesiane, o per le altre Opere di Don Bosco, i seguenti
A*) Acqui: G. G. 3 -Agliano d'Asti: N. Giovanni -Albizzate (Milano): Lunghini Maria 1o- Alcamo (Trapani): Filippi Angelo 1o-Alessandria: Borasio Catterina - Alfiano Natta (Alessandria): Coniugi Capra Carlo e Luigia 5 -id.: Coniugi Sereno Eligio e Teresa 5 - Alice Belcolle (Alessandria): Pesce Virginia - A lice Superiore (Torino): Cossano Clara A lì Marina (Messina): La Rocca Andrea 5 - A lvisopoli (Fossalta di Portogruaro): Paoletto Silvia 2 - Arona (Novara): Giulia Lanza Penigotti 2 - Ascona (Ticino): Sac. A. Bonaudo 5 - Azzeglio Canavese: Nicolotti Domenico.
B) - Bagolino (Brescia): Melzani Giorgio 4 - Bandito (Bra): Canero Michele - Barzesto di Schilpario (Bergamo): Morandi Giovannina Bonomi 5 - Bastida Pancarana (Pavia): Maria Zelaschi 3 - Bedonia (Parma): Pierino Mazzadi 2 - Belluno: Pierina Barcelloni io - Bene Vagienna (Cuneo): Dotto Margherita - Bosa (Cagliari): Francesca Solinas Zedda io - Bologna: C. M. 5 - Borgomanero (Novara): Maria Cattaneo Fornara 50 - Borgo S. Martino (Alessandria): Suor Teresa Laurentoni io - Bosconero (Torino) : Sano Maria - Bra B. C. B. - id.: Leone Tommaso - Breno (Brescia) Morandini Clara io -id.: Vielmi Luigia 3 - id.: D. A.: 8 - Brescia: Bondio Ch. Raffaele i - Bruere (Rivoli): Nigra Anna - Brugnato (Genova): Zanini Cesira - id.: Vinciguerra Francesca, un anello di oro Brusasco (Torino) : Bertolino Maria - Buggerru (Cagliari): Strena Vincenzo 5 - Buriasco (Torino) Andano Michele.
C) - Cagliari: Efisia Satto 1 - id.: N. N. 2 - id.: Nossardi Maria Efisia 2,50 - Calepio di Settala (Bergamo): N. N. 20 - Calusco (Bergamo): Maria Zonca, un paio d'orecchini - Caluso (Torino): Ponzetti Giovanni - Camandona (Novara): 3 - id.: N. N. 2 - Campo Canavese (Torino) : Goglio Maria Nigra 2 - Canale d'Alba: M. V. T. 2 - Canicatti (Girgenti): Mongitore Rosina 5 - Caramagna (Torino): Gallo Lucrezia - id.: Camisassa Marta - Carpeneto (Alessandria): Gaviglio Minetto Maria 2 - Carmagnola (Torino): Catterina Camusso - id.: Sola Vagione Anna 9 - Casa Castalta (Perugia): Ginesio Israsi 3 - Casale: Boetti Carlo - Casale Monferrato: R. T. - Caselle (Torino): Paula Domenica - Casteggio (Pavia): N. N. 1,5o - Castellano: Adele Baroni, maestra, 1,So - id.: N. N. 4 - Castelletto Merli (Alessandria): Sacchi Paolo - Castelrocchero (Alessandria): S. E. 1o - Castel Rosso: Viana Giuseppe - Castelvetrano (Trapani): Sorelle Bertolini, maestre, 5 - Castel San Pietro: Opezzo Angelica i - Castiglione delle Siiviere (Mantova): N. N. 2 - Cavour (Torino): Nipote Angela - Cento (Ferrara): Adele Lagoni 5 - Cervo (Porto Maurizio): Barbera Maddalena ved. Boggiano 2 - Cesarò (Messina): Vizzi Concetta 5 - id.: N. N. 5 - Chieri (Torino): Anna Bruno - Chivasso (Torino): N. N. - id.: Cena Alessandro - Chiuduno (Bergamo): Luigia Slerco 2 - Cittadella (Padova): Linda Rossi Niero e Anna Zigliotto Rossi 14 - Civitavecchia: Fontana Antonio 5 - Cocconato (Alessandria): Marchese Teresa io - Colle Castelnuovo Garfagnana: Quirici Carlo 5 - Colleretto Castelnuovo: G. F. Savoia 5 - Como: Gario Camilla 2 - id.: Ch. Antonio Ricetti 5 - Cortemilia (Cuneo): Destefanis Luigia 25 - Cuneo: L. P. - Curnasco (Bergamo) : Colombo Vincenzo fu Angelo.
D) - Del-mont (Svizzera-Berna): De-Tomasi Coniugi 7 - Dolianova (Cagliari): Baudino Saveria 2 - Domodossola (Novara): Maria Binda 2 - id.: Emilia Rosa - Druent (Torino): Sofrelt Margherita.
F) - Fanano (Modena): D. Luigi Perfetti 6 - Figina di Garlate: Riva Maria 6 - Forlì: G. C. 2 - Francofonte (Siracusa): Vitale Stefano 25 - Frossasco (Torino): Bonansea Angela. "
G) - Galbiate: M. N. 5 - Gallicano (Massa Carrara): Sac. Gioac. Aquiloni 5 - Garessio (Cuneo): Degiovanni Felicita 3 - Genova: E. R. 2 - ?'d.: V. Maranzana i, 5o - id.: P. Olivieri 2- Gordona (Sondrio): Bosci Tomaso e Soci 16 - Guastalla (Reggio Emilia): D. Antonio Baruffaldi 2 - Grinzane (Cuneo): Mina Agnese fu Stefano e famiglia 8
I) - Iseo (Brescia): Giuseppe Consoli 5 - Isola di Rovegno (Pavia): Vercelletto G. B. 15 - Ivrea: Benedetta Franceser io - id.: B. G. 3 - id.: Emilia Signetto.
L) - Laghi (Cittadella di Vicenza): Maria Trentin - Laglio (Lago di Como): Lucia Taroni io - Lanusei (Cagliari): Demuro Ibba 10 - Laverda: Xansa
Pietro 5 - Lazise (Verona): Caterina De Carli 3 - Legnaro di Levanto: Viviani Domenico fu Cesare io - Levice (Cuneo): Gallo Ulrica 6,50 - Loco di Rovegno (Pavia): Coniugi Angiolina e Giuseppe - Lugagnano: G. B. Poggi 5 - Lozone (Firenze): Il Parroco a nomc dei parrocchiani riconoscenti per essere stati liberati molte volte dalla grandine 20.
M - Magliolo (Genova): Staricco Bosio Maria 15 - Mazzarino (Caltanisetta): Can. Salvatore Janni 7 - Melazzo (Alessandria): Pistarino Giuseppe 2 - Messina : Teresa Mangano io - Milano: Zanetti Innocenta Gazzini 3 - id.: C. A. 7 - Molteno (Como): Bonanoni D. Giuseppe Parroco 22 - Montemala: Donadio Catterina, orecchini d'oro - Monteu Roero: Vico Giorgio 2.
N) - Negrar (Verona): Caprini Elisa Vincenza 2 - Noto (Siracusa): Gravina Vincenzo i.
O) - Oneglia: Pelato Giovanni 2 - Orbassano: M. F. - id.: T. G. - Orgiano (Vicenza): N. N. io.8o - Oristano (Cagliari): Massidda Brigida 1.50 - Orgiano (Vicenza): Chierico Rosa 5 - Orsara Bormida (Alessandria): Rizzo Catterina 7 - Orzivecchi (Brescia): il Parroco Picinelli - Otranto (Lecce): Can. Francesco Vitto - Ozzero (Milano): Migliavacca Ernesto 5 - Ovada (Alessandria): Coniugi G. B. ed Annetta 5.
P) - Padova: Elena Benvegnù 2 - Palermo: Rachele Pizzuto 3 - Parigi: il sig. Richet 5 - Pavia: Boggiani Adele Carena io - Pavone: Petitti Orsola - id.: Arbore Domenico - Pellestrina (Venezia): Zennaro Giov. Battista da Necca fu Angelo io - Perosa Argentina: Torta Catterina - Pesaro: Forlani Maria 20 - Pica d'Asti: Anna Fresia - Pietraperzia: Corvo Vincenzo 2.50 - Pieve di Teco: Bongiovanni Giovanna 2 - Pontecasale: Bettino Tuni 10 - Pontedassio: Antonietta Semeria Natta i.5o - Pontestura (Alessandria): Suor Angela Baldizzone 8 - id.: la stessa 7 - Ponzanello (Massa-Carrara): Menichinelli Carlotta 2 - Premolo: Luigi Meloncelli, 3 - Premeglio: Dughera Vittoria di Carlo - Pulfero (Udine): Angelina Specogna 5.
R) - Racconigi: Gaido Marta - Ragusa Inferiore: Cappello Agnese 3 - Realizio (Strambino): Catterina Pezzutti - Revello (Cuneo): Balangero Chiaffredo - Rieti: Tribioli Giuseppe io - Rimini: Leonina Franchini Graziosi 3 - Rivera (Torino): Bonino Francesco - Roppolo (Novara): Sciondino Modesta 25 -Roncaglia (Alessandria): Boggione Domenica, 2 - Rosignano Monferrato: La Direttrice dell'Asilo Infantile 6 - Roma: S. Mengoni - Rovegno: Campomanovi D. Francesco io - Rovigo: Albina dall'Ara ved Gabbatti 5 - Rubiana (Torino): Trossello Vincenzo 5.
S) - Sabbioneta di Mantova: Maria Vigna 2 - Sale Castelnuovo: Peretti Giuseppe 5 - Salerno: Carmela Bassi-Pappalardo 2 - Saluggia (Novara): Vallino Brigida 5 - Saluzzo (Cuneo): Signora Brero i i - id.: B. G. C. - Sampierdarena: Zamani C. 5 - S. Agata dei Goti (Benevento) D. Angelo Manera 5 - Sanfront(Cuneo): Cecilia e Teresa Fillia 8 - S. Elpidio al Mare (Ascoli Piceno): Lina ,Brugnini, riconoscentissima, per alcune segnalatissime grazie - S. Quirico : Dellepiane Maria 25 - Santena (Torino): Mosso Margherita - Saronno: Amoretti Catterina 5 - Savigliano: Bergeri Anna 5 - Savona (Genova): Paolina Falco 2 - id.: un Sacerdote Savonese - S. Antonino di Susa: M. - S. Gaudenzio di Novara: Zelaschi M. M. 2 - S. Germano Vercellese: Gabutti Adelina - S. Giovanni Bianco (Bergamo): D. Antonio Bagini 5o - S. Lorenzo (Reggio Calabria): Antonietta Curatola di Bernardo, 8 - S. Martino d'A lbaro (Genova): Sorelle Lertora io - Schio (Vicenza): Levato Lucia - Soave: A. R. - - id.: Una figlia di Maria - Spezia (Genova): Antonia Tasca 5 - Sucre (Bolivia): Il Collegio D. Bosco per l'implorata guarigione da malattia mortale del suo Direttore.
T) - Tigliole d'Asti: Anna Trava - Tombolo: Depieri Luigia - Tonengo Canavese: Signetto Emilia per varie grazie - Torino: Massaia Margherita - id.: G. L. - id.: Borello Giuseppina - id.: De Nicolais Carolina - id.: F. C. - id.: Lavagna Giuseppina - id.: Robaudi Teresa - id.: Bramante Carolina - id.: Valenza Enrichetta- id.: Cavallotti Achille - id.: Bussi Maria 5 - id.: Botto A., cooperatrice - id.: Maria Bosco - id.. Astengo Angiolina Campora - id.: Raviolo Vincenzo - id.: Bersani Annetta - id.: Giuseppina RubeoBoglione - id.: Maria ved. Garino - id.: Ascheri avv. Demetrio - id.: Lovera Giuseppina - id.: Maria Camerana Ida - id.: Fajedattilo Francesco 5 - id.: Meaglia Angiolina 2 - id.: Virginia di Cigliè io - id.: Bretto Teresa - id.: C. R. - id.: Santinelli Virginia e Villa Ernesta - id.: Rollo Dianna - id.: Annetta Martinengo Reynard 50 - id.: N. N. 2 - id.: N. N. - Torriglia (Genova): Carraro Paolo 2 - Trecate (Novara): P. G. i - id.: B. C. io - Treviso: D. Edoardo Sangarini, Parroco 7 - Trinità di Mondovì: Grosso Maria - Trissino (Vicenza): N. N. - Trofarello (Torino) Lanza Catterina.
V) - Valdagno (Vicenza): Suor Gabriella Vignola 5 a nome di una pia persona - - Valtournanche (Aosta): D. M. - Varazze (Genova): G. C. 5 - id.: Camilla Vernazza 5 - Venasca (Cuneo): Para Anna - Venezia: Viganò Ida Barbieri - Verolengo (Torino): Tonsetto Catterina - Vicoforte (Mondovì): Pollacini Pietro - id.: Remondetto Margherita io - Vigone (Torino): Terreno Maria Maddalena - Villafranca d'Asti: Tamietti Francesco - Villa Garibaldi (Brasile): Breda Rosa 5 - id.: Breda Agnese 5 - Villa Marzana (Rovigo): Albino Raule 5 - Villanova d'Asti: Una Cooperatrice - id.: Gamba Marianna - Villanova forru (Cagliari): Ibba Ciccia 1.50, e Piras Maria i-5o - Villar Sampeyre: Ricchiardi Lorenzo fu Antonio - Villeneuve (Aosta): P. L. 5 - Vilminore (Bergamo): Lucia Bonicelli - Vinovo (Torino): T. L. 5 - id.: Gianotti Anna - Vinzaglio (Novara): Gallo Antonio - Voghera: Martini Carolina ved. Bobbio 2
X) - A. G. - Porta Giulia -C. A. 2-D. F. 1o Caudel Michel 2 - Un Cooperatore per segnalate grazie.
In Italia.
ALASSIO - Questa gaia città della riviera ligure la domenica 2 giugno accoglieva festosamente i vispi giovanetti dell'Oratorio Salesiano di Savona e la banda dell'Oratorio Festivo di S. Francesco di Sales di Torino, che compivano la loro passeggiata annuale. Il cielo che in sulle prime ore del mattino accennava alla pioggia, parve anch'esso volesse contribuire alla festa rasserenandosi quasi completamente durante la giornata. La piazza della stazione fin dalle io presentava l'aspetto delle grandi occasioni; tanta era la ressa delle persone che attendevano l'arrivo preannunziato con appositi manifesti fin dal giorno antecedente. E alle 10,15, accolti con evviva entusiasti, giungevano i gitanti in numero di ben oltre trecento, accompagnati dai loro superiori; e dopo cordiali parole di benvenuto dall'egregio avv. Alberto Morteo a cui rispose il Direttore dell'Oratorio di Savona presentando quei baldi giovani che in quel giorno ricevevano il premio della loro assidua frequenza all'Oratorio, formavasi il corteo. Precedeva la banda municipale di Alassio con i giovani ginnasti dell'Oratorio locale, seguiva la banda dell'Oratorio festivo di Torino e la sezione ginnastica « D. Bosco » di Savona nel suo elegante costumino bianco, che durante il percorso si attirò le lodi di tutti per la compostezza ed eleganza di modi ed infine oltre 400 giovani dei due oratori con bandiere. Attraversata così la città tra due fitte ale di popolo si recarono tutti alla Chiesa Parrocchiale dove, preceduta da nobilissime parole del sacerdote prof. Arnaldo Negri, s'impartì la benedizione col SS. Sacramento, dopo cui il parroco, rev.mo Don Podestà Bartolomeo, servì un vermouth d'onore a tutti i presenti. Il corteo, ricompostosi, si recò al nostro Collegio Municipale dove li attendeva il desinare, durante il quale calorosi brindisi ed evviva dimostrarono quanto affetto e venerazione leghino reciprocamente i giovani e i superiori.
Alle 3 pom. nel vasto cortile dell'Istituto si riversò una folla di signori e signore per assistere al concerto e al saggio ginnastico annunziato dai manifesti. Dopo la marcia reale sfilarono le due squadre colle loro bandiere e quindi sotto il comando del sig. Ricci i ginnasti di Savona incominciarono il loro saggio riscuotendo i più fragorosi applausi. Negli intermezzi la banda di Torino eseguì scelti pezzi musicali.
Altri applausi riaccompagnarono il corteo alla stazione.
ALESSANDRIA - La premiazione degli alunni della Scuola di religione venne onorata dell'intervento di Sua Ecc. Rev.ma Mons. Vescovo, di varii Canonici della Cattedrale e di altri distinti ecclesiastici e laici della città. Precedette una conferenza religiosa di P. Semeria, e subito seguì la proclamazione dei giovani premiati, tra i ventotto che subirono regolarissimo esame sulla materia spiegata durante l'anno dall'esimio prof. teologo Doglioli. I premiati furono i seguenti : - Del III° Corso: Massimelli Flavio dell'Istituto Salesiano, primo premio; Milanese Giovanni secondo premio; -del II° Corso : Taccone Domenico, primo premio; Guasco Francesco secondo premio; -del I° Corso: Flecter Aroldo, dell'Istituto Salesiano, primo premio. I premi consistevano in bellissimi orologi, dei quali, il primo del 3° corso, d'oro; gli altri d'argento. La bella festa si chiuse con paterne parole di Mons. Vescovo, raggiante nel veder così bene corrisposte le sue sollecite cure.
BOLOGNA - Nella cripta della Chiesa del S. Cuore solenne anche quest'anno riuscì la festa titolare. Numerosi gli intervenuti fra cui parecchi della nobiltà, del clero e di comunità religiose. Celebrava lo stesso Eminentissimo Cardinale Arcivescovo, il quale alla Comunione fece precedere un ben appropriato fervorino. Terminata la Messa, il medesimo Cardinale disse ancora sulla divozione al Sacro Cuore di Gesù, tanto adatta ai nostri tempi. Seguì l'atto di consacrazione al Divin Cuore e la recita delle litanie, quindi la benedizione del SS. Sacramento. Terminata la funzione, allietata da scelte armonie degli alunni dell'Istituto Salesiano, parecchi degli intervenuti visitarono i lavori del sacro tempio la cui cupola si eleverà di ben 37 metri, ed ebbero parole di encomio per lo splendido altare maggiore già collocato a posto, costrutto dalla ditta Venturi e dono del munifico conte Mons. Lodovico Zucchini.
LANUSEI - Anche Lanusei ebbe una graditissima visita di Mons. Cagliero, il quale, come dicemmo nello scorso numero, venne nel suo viaggio in Sardegna accompagnato dal nostro rev.mo Procuratore Generale, il teol. D. Giovanni Marenco. I giovani allievi di quel fiorente Collegio tennero in suo onore una brillante accademia, alla quale intervennero le autorità civili, il clero e molte benemerite persone.
Cogliamo con gioia quest'occasione per ringraziare tanti benemeriti cooperatori di Sardegna per le gentilezze onde furono larghi all'amatissimo Monsignor Cagliero e sopra tutti Sua Ecc. Rev.ma Monsignor Pietro Balestra, Arcivescovo di Cagliari, il venerando Vescovo d'Iglesias, il rev.mo teol. Barra, Parroco di Sanluri, il Parroco di Lanusei, e il reverendissimo teol. D. Mario Piu, direttore diocesano dei Cooperatori di Cagliari.
MACERATA - L'istituto Salesiano, il giorno 21 maggio compiva la sua gita annuale a Morrovalle, dove giungeva verso le 9, preceduto dalla propria banda musicale e da quella del paese che erasi recata ad incontrarlo. Le ordinate squadre dei convittori - scrivono da Morrovalle - si recarono al teatro, dov'era stato disposto un modesto rinfresco, al quale intervennero il Sindaco e la Giunta, il Giudice Conciliatore, il Vice-Presidente della Congregazione di Carità, ecc. Dopo tale ricevimento, le squadre percorsero nuovamente il paese, soffermandosi in piazza Garibaldi, dove ambedue le bande eseguirono unite una marcia assai applaudita, per poi recarsi nell'ex-convento dei Cappuccini, ora proprietà Canaletti ; ove ebbe luogo all'aperto, il pranzo, a cui intervennero il Sindaco, l'Assessore per l'istruzione, il Parroco, il direttore provvisorio della banda locale ed il sig. Alfredo Canaletti. Verso la fine del banchetto, dissero acconce parole il direttore dell'Istituto dott. D. Simonetti, che ringraziò le autorità e la popolazione di Morrovalle per le cortesi accoglienze, ed altre persone, tra cui il Parroco, il quale si felicitò con tutti gli addetti all'Istituto per l'incremento apportato a questo dalla loro capacità e zelo e per la stima e fiducia che hanno saputo ad esso conciliare.
- All'ultimo momento, ci giunge notizia di uno splendido convegno dei collegi di Loreto e di Gualdo Tedino all'Istituto salesiano di Macerata; ne parleremo nel prossimo numero.
ROMA - Festa del S. Cuore nel suo Santuario - È davvero consolante il sempre crescente numero di popolo che ogni anno affolla la bella chiesa del Castro Pretorio nella ricorrenza della festività del suo divin titolare, il SS. Cuore di Gesù. Ci ricordiamo di avere, a un dipresso colle stesse parole, accennato a ciò anche l'anno scorso nel fare una breve relazione delle funzioni svoltesi nella sempre solenne circostanza; e quest'anno non solo il fatto viene nuovamente ad attuare le speranze concepite di un sempre maggior incremento della divozione al S: Cuore, ma le supera di gran lunga dandoci l'idea di un vero trionfo. Oh la mistica potenza di quel Cuore Divino tutto raggiante di bontà e di amore!
Fin dalla sera della vigilia in cui ebbe luogo l'apertura del Perdono del S. Cuore, e quindi i Primi Vespri, fu un accorrere continuo ai piedi di Gesù per acquistare i tesori di Indulgenze di cui la Santità del regnante Sommo Pontefice volle arricchire la bella divozione.
Il venerdì poi l'affluenza giunse al suo colmo e la chiesa rigurgitante di fedeli, nello scintillio dei numerosi nuovi lampadari elettrici e nella ricchezza di magnifici fiori e di verdi piante, di cui era bellamente ornata, presentava uno spettacolo dei più commoventi e consolanti.
Alla vigilia, pontificò i primi vespri Sua Ecc. Reverendissima Mons. Stonor, Arcivescovo di Trebisonda e impartì la benedizione col Santissimo Sua Eminenza il Cardinale Cagiano de Azevedo. Alla festa lesse la messa della comunità il rev.mo signor D. Francesco Cerruti del Consiglio Superiore dei Salesiani ed il numero delle comunioni fu straordinario; alle 10 Sua Ecc. Rev.ma Mons. Seton pontificò la messa solenne; ai Vespri celebrò Monsignor Raffaele Tadini e dopo lo splendido discorso del rev.mo D. Albino Cavallino, predicatore del mese di giugno, impartiva la benedizione col Venerabile Sua Eminenza il Cardinale Satolli.
L'entusiasmo col quale la buona popolazione del Castro Pretorio ha voluto celebrare la festa del S. Cuore ci è arra sicura di quelle benedizioni abbondanti che Gesù farà piovere su tutti, conforme la formale promessa uscita dalle sue labbra divine.
- Il S. Padre fra le Studenti dell'Istituto Superiore di Magistero - Nel giorno 26 maggio u. s. più di cento signorine, professore e studenti al R. Istituto superiore femminile di Magistero, avevano la fortuna di prostrarsi innanzi a Sua Santità, e di umiliare a' suoi piedi venerati i loro sentimenti di profondo ossequio, di illimitata sommessione. E a' piedi di S. Santità intendevano pure di rinnovare e raffermare i generosi propositi di vita cristiana e pia che avevano fatto nel ritiro, in preparazione alla santa Pasqua. Esse infatti, nei giorni 25, 26, 27 marzo nella Cappella delle Figlie di Maria Ausiliatrice in via Marghera, erano intervenute con edificante contegno ad una muta di Esercizi Spirituali, e nel giovedì santo, con devoto raccoglimento s'erano accostate alla Santa Eucaristia.
E il S. Padre le accolse, come già negli anni antecedenti, con somma benevolenza, le incoraggiò con paterno sorriso, e, ammettendole al bacio della sacra destra, si degnò di ascoltare nello stesso tempo ad una ad una, quello che ognuna aveva caro di esporre al Vicario di G. C. Compiuto il giro il Sommo Pontefice ebbe anche la benignità di rivolgere a tutte le seguenti parole:
« Voi, buone signorine, avete fatti i santi Esercizi. Durante questo tempo di raccoglimento, si ascolta la parola di Dio, e si fanno buoni propositi, che si suggellano con una S. Comunione. Ma poi è finito tutto?... No, certamente ; anzi si può dire che gli Esercizi cominciano quando sembrano finire. Il Signore, vedete, non saprebbe che farsene delle promesse, poco gli importerebbe della protesta di volergli bene, se poi non gli si dimostrasse questo affetto con le opere. Perciò gli esercizi sono proprii di tutta la vita ; allora avrete raggiunto il fine che vi siete proposto nel vostro ritiro ; allora potrete sperare l'aiuto del Signore per compiere ogni vostra impresa, per i vostri studi, per gli esami e per quanto vi sta a cuore. Sì, il buon Dio non vi abbandonerà, quando potrete dire che non solo avete promesso di fare il bene, ma lo avete praticato. E perchè possiate raggiungere tanta felicità, invoco di cuore la benedizione di Dio su voi, sui vostri esami, sulle vostre famiglie e sulle Suore che tanto si adoperano per il vostro bene, e che così efficacemente cooperarono a rendervi bella questa festa ».
E tutte prostrate, riverenti e commosse, ricevevano l'Apostolica Benedizione. La memoria di quell'istante sarà senza dubbio per tutte quelle fortunate signorine uno dei ricordi più belli della vita.
Dalle Americhe.
ATOCHA (Equatore) - Il Collegio Salesiano di Guayaquil, al termine dell'ultimo anno scolastico (cioè alla metà dello scorso gennaio) recavasi a villeggiare nei dintorni di Ambato, nell'incantevole villaggio di Atocha. Si prese una tal deliberazione perchè il clima di Guayaquil durante i mesi di gennaio, febbraio, marzo e aprile è un po' cattivo, e la febbre gialla, specie tra i forestieri, vi miete molte vittime.
Il 15 gennaio adunque i nostri lasciavano Guayaquil e risalito il maestoso Guayas per un buon tratto, presero posto sul treno che li condusse ad Ambato.
« Com'Ella può immaginare, scrisse quel Direttore al sig. D. Rua, il viaggio fu un caro divertimento; tanta fu la gioia dei piccoli alunni che non credevano a se stessi di poter godere di sì lieto svago.
» Si pernottò in Guamate e la mattina seguente fummo lautamente ricevuti dagli alunni del Collegio Salesiano di Riobamba, che vollero festeggiarci con tutto il loro repertorio musicale.
» Alla sera del medesimo giorno giungemmo in Ambato, donde si passò nel nostro Seminario di Atocha, accoltivi dal nostro Ispettore.
» Ci troviamo in questa comodissima casa omai da tre mesi, tre felicissimi mesi di salute pei piccoli abitanti della costa; che non potevano dimostrar meglio, colla loro buona condotta, la loro riconoscenza.
» Vorrei dire delle belle passeggiate nei dintorni, una delle quali si spinse fino alle falde del nevoso Carahuairazo, e l'altra a Quito, nonchè del lieto carnevale passato coi più che 7o alunni del Collegiodi Riobamba i quali vennero qui tutti a cavallo; come pure vorrei dire dell'allegria continua e sopratutto della fiorente salute che ora tutti godono,. ma temerei di esserle di peso.
» Di questi giorni torneremo a Guayaquil per dar principio al nuovo anno scolastico. Tutti sentono il dispiacere di dover abbandonare un così bel soggiorno, ma li conforta il pensiero di poter tornar ad Atocha nelle vacanze dell'anno venturo... »
Mons. Gerlando M. Genuardi Vescovo di Acireale.
Era nato in Girgenti il 9 settembre 1839 dalla nobile famiglia dei Baroni di Mulinazzo e di Consolida. Ancora giovanetto, entrò nel Seminario Agrigentino, dove completò il corso di studii di Diritto Canonico e Civile e dove fu in seguito professore.
Ordinato sacerdote, si diè subito con tanto zelo alle opere del ministero, che in età di soli 33 anni venne eletto da Pio IX a primo Vescovo della diocesi di Acireale, che resse per 35 anni, con zelo e con amore di apostolo.
Anche i Salesiani debbono alla benevolenza di Mons. Genuardi la loro prima casa in Sicilia, aperta a Randazzo.
L'ostinata malattia che lo travagliava lo rapi il 3 giugno fra il cordoglio unanime. Un'affettuosa preghiera per l'anima sua.
Mons. Vittorio Bolla.
Canonico Arcidiacono della Cattedrale di
Alessandria e Vicario Generale della Diocesi, questo vecchio amico ed ammiratore di D. Bosco, volò al paradiso la mattina del 14 giugno u. p. Quanti conobbero Mons. Bolla, che si spense a ben 88 anni, tutti dicono che era un santo e come santa fu la sua vita, così fu pur santa la sua morte.
Mons. Bolla fu uno dei primi Cooperatori di D. Bosco. Pochi conobbero al par di lui l'importanza delle Letture Cattoliche fondate dal nostro buon Padre, e ne furono strenui e indefessi propagatori.
Un pio ricordo per l'anima sua!