I CONGRESSI MARIANI . . pag. 193 MONUMENTO A D. Bosco in Castelnuovo d'Asti . . » 197 SOLENNE BENEDIZIONE della pietra angolare della Chiesa a N. S. della Neve alla Spezia . . . » 198 MISSIONI: - BOLIVIA: Attraverso il regno di Bolivar (Impressioni di Mons. Costamagna). - VENEZUELA: Dal Lazzaretto dei vajuolosi ed altre gravissime notizie. - COLOMBIA: Dal paese dei lebbrosi . 200 GRAZIE DI MARIA AUSILIATRICE » 209
AI GIOVANETTI » 212
NOTIZIE VARIE » 213 COOPERATORI DEFUNTI . . . » 215 ILLUSTRAZIONI: - La nuova Chiesa di N. S. della Neve alla Spezia, pag. 199. - Mons. Costamagna alla volta di Cochabamba (Bolivia), 203. - Mons. Atanasio Sabbagh, Vescovo Greco di S. Giovanni d'Acri, 214.
IL 3° Congresso Mariano, annunziato con apposita lettera pastorale da S. E. R.ma Mons. Richelmy Arcivescovo, preparato con ogni alacrità e studio dalla zelante Commissione ordinatrice, avrà luogo in Torino dal 4 all'8 del prossimo settembre, con tutto lo splendore e la maestosità propria dei grandi festeggiamenti, che i Torinesi hanno già preparato e continuano a preparare agli innumerevoli loro visitatori ed ospiti, in quest' anno di grazie e benedizioni singolari.
Dopo Livorno e Firenze, era naturalissimo che Torino cattolica raccogliesse nel suo seno la più bella, la più cara e nobile fra tutte le riunioni, quali appunto sono i Congressi in onor di Maria SS., perché tutto quanto ha relazione con la madre, sì nell'ordine naturale che sopranaturale, concentra in sè ogni altra bellezza, nobiltà ed affezione. Perciò, se Livorno nell' agosto del 1895 si mostrò proprio la città di Maria nell'ideare e compiere il Congresso Mariano primo in tutto il mondo e veramente imponente; se Firenze, il maggio del 1897, nell'infi nita varietà de' suoi fiori, da cui trae il nome - sceltine i più belli ed olezzanti il celeste profumo del più tenero amor figliale - li offerse in un magnifico mazzo al bel Fiore che il Poeta sempre invocava e mane e sera; Torino nel prossimo settembre ridirà al mondo cattolico di esser sempre la città della Consolatrice ed Ausiliatrice del Popolo Cristiano.
Quale festivo e consolante spettacolo ci sarà dato assistere in quei dì! Dinanzi a noi si rinnoveranno i portenti del Congresso Eucaristico del 1894 e dell'Ostensione della SS. Sindone dello scorso maggio. Vedremo di nuovo innumeri pellegrini transitare a lungo e splendido corteggio le vie della nostra città, salutati, applauditi da tutto il popolo.... vedremo Principi di S. Chiesa, Vescovi, illustri e dotti ecclesiastici, celebri scienziati del laicato, distinti personaggi e ragguardevoli signore... assisteremo ad imponenti adunanze, durante le quali bellissimi discorsi e pratiche proposte, canti e suoni, luci e fiori elettrizzeranno gli animi nostri nella visione di Maria.
Maria ! ecco il punto luminoso, il sole fulgente della verità, il simbolo del bene, la Consolatrice ed Ausiliatrice nostra, che riverenti mireremo in tutta la sua paradisiaca bellezza nei giorni del Mariano Congresso !
E di larghi frutti (ci si consenta far nostri gli splendidi pensieri del Vescovo d'Albenga intorno al 1° Congresso Mariano) sono sempre fecondi questi Congressi, benedetti dall'Augusto Pontefice, ed incoraggiati dai voti e dalle preghiere di tutti i figli della Vergine.
In essi sono più splendidamente rivelate alle intelligenze le glorie della Regina del cielo e della terra; si scuotono i cuori ad amore più ardente, a fiducia più viva per questa Madre degli uomini e del Signore ; nuovi affetti e nuove applicazioni del culto di Maria dimostrano ognora più come in Essa s'incontrano i più alti misteri della fede, le più salutari lezioni e le sorgenti inesauribili di dolci speranze.
I Congressi Mariani non sono già solo omaggio d'individui per quanto illustri ed autorevoli: sono un omaggio sociale, collettivo, pubblico alla gran Donna. Con essi si chiana la società ad inchinarsi alla sua Regina, a salutare la Madre
Celeste: si chiama la società a trarre dal culto di Maria tutto quello che le abbisogna nell'ordine intellettuale e morale. Hanno detto che il culto di Maria è frivolezza, superstizione, spreco puerile di sentimento e di poesia... Frivoli ed insipienti son dessi, i quali non veggono che le esteriori parvenze, e non s'addentrano nei profondi tesori di dottrina e di amore che nel culto di Maria si contengono. Qui è verità, è bellezza, bontà; qui è pienezza d'ogni bene, tanto da poter dire: venerunt mini omnia bona pariter cum illa.
* *
S. Epifanio con bellissima frase saluta Maria: Ave, liber incomprehensus! I Congressi aprono ed illustrano ad una ad una le pagine di questo gran Libro, che si studia da tanti secoli, ma le cui profonde bellezze non sono ancor esaurite. Nella prima pagina sta un atto di fede così ragionevole come salutare. Lungi dall'esser superstizione o fanatismo, il culto della Vergine è altamente teologico e filosofico, tanto che il rigettarlo è scuotere le basi del Cristianesimo: in esso sta una completa professione di fede, che comprende la caduta dell'uomo, la promessa della Redenzione, l'Incarnazione del Verbo, la Redenzione compiuta, i trionfi della grazia, la costituzione e il magistero della Chiesa, il compimento di tutto il divino disegno in ordine ai destini soprannaturali e oltramondiali dell'umana famiglia. E come i credenti, che onoran Maria, da un semplice atto di culto trapassano logicamente alla professione intiera del Cristianesimo; così gli increduli rigettando questo culto, rinnegando anche solo un privilegio rivelato della Vergine, per esempio, la sua Immacolata Concezione, con logica inesorabile debbono giungere al rinnegamento completo della rivelazione, del Vangelo, della Chiesa, e passo passo della divinità di Gesù Cristo e persino d'ogni idea del sovrannaturale. Ora i Congressi Mariani spiegano largamente queste magnifiche verità, facendo tacere le infami voci dei miscredenti, che dicono il culto di Maria degno solo dei fanciulli e delle femminette.
L'altra pagina è una lezione di purezza e di santità. In Maria tutta pura, tutta santa, che i popoli salutano Madre purissima, castissima, inviolata, Dio collocava il tipo ineffabile della bellezza morale, che di sè innamorasse tutti gli spiriti nobili e retti, e non che altro scuotesse l'umanità trascinata al basso dalle rie passioni e contaminata da tanti scandali. Contrapponiamo qual argine alla fiumana della malvagità e della corruzione sociale, il culto e lo splendore della Vergine senza macchia: e mentre sarà svergognata la nefandità dei vizi, crescerà lo stuolo di quelle anime elette che rispecchiano in qualche modo l'incontaminata purezza di Maria. Ed ora, come in passato, così in futuro vedremo avverata la santa profezia: adducentur Regi virgines post tana. Dalla purificazione dei costumi, dall'imitazione delle virtù della Vergine, dall'efficacia de' suoi esempi, nelle varie condizioni della vita ne verrà il trionfo della Chiesa, il decoro del Sacerdozio, il rinnovamento della famiglia cristiana, la nobile e santa influenza della donna, la restaurazione e la pace della società. Sono questi i grandi risultamenti, a cui concorrono efficacemente i Congressi Mariani.
Ma v'ha un'altra pagina nel gran Libro della Vergine, che rifulge di singolare attrattiva: sono i tesori di grazia, le armonie d'arpa divina, i raggi di bellezza sovrumana che si spandono dal volto della Vergine e dalla storia del suo culto; tutti splendori di paradiso. I geni più potenti, come i cuori più nobili, si sono scaldati a questo fuoco; tutte le arti si sono inspirate a Maria.
Questo culto di bellezza divina è cattolico nella sua più splendida e poetica manifestazione. A questa Madre del Bello infinito, che si manifesta nel tempo, tutte le nazioni si sono inclinate; in tutti i tempi ed in tutti i luoghi le arti belle, che il Bello infinito ritraggono in parziali riproduzioni, si sono inspirate a Maria. Le lettere e le arti italiane mandarono il primo vagito in seno a questa Madre e il primo sorriso innanzi alle sue bellezze. Da Dante e Petrarca sino al Pellico ed al Manzoni, quali inni sublimi e tenerissiini alla Vergine cantò l'italica poesia! Novalis, benchè protestante, cantò le glorie di Maria: lo stesso Byron, vista la statua di Lei che sovrastava sulle rovine, sentì un fascino che lo trasse al celeste: Pope, Schiller, Goethe, Racine e cento altri temperarono sull'arpa affettuose note alla Regina del Cielo... Quali monumenti stupendi innalzò a Maria il genio degli Arnolfo di Lapo, dei Brunelleschi, dei Bramanti, o qual cosa più ammiranda e sublime di Santa Maria del Fiore, del Duomo di Milano, che ha scritto in fronte: Mariae nascenti? E che non dicono i nomi del Beato Angelico, di Raffaello, del Tiziano, del Correggio, di Rubens e di tanti altri giganti dell'arte? Quali raggi di bellezza divina trasfusero sulle lor tele dal sembiante celeste della Vergine! E le armonie del Pergolese, Mozart, Beethowen, Rossini, Cherubini, Verdi, ecc., come cantarono le grandezze e le glorie, le gioie e i dolori della Vergine Madre ! Che dolce cosa vedere il gran Palestrina vestire di soavissime melodie la canzone del Petrarca:
«Vergine bella che di sol vestita ! »
E la scultura, inspirata alla Nazarena, con Buonarrotti non affidò forse ai classici marmi quell'arte e quella fede che sì altamente l'illustrarono di secolo in secolo sino al Duprè ?...
La storia parla: il genio, le scienze, le lettere, le arti tutte, s'inspirarono all'auree pagine di questo Libro incompreso; tutto ci parla della Vergine, tutto risplende d'un sacro fuoco, è il fuoco dell'entusiasmo, della devozione, della fede sempiterna nella gran Madre di Dio riacceso in tutti i cuori dai Congressi Mariani
Perciò, come ben si vede, i Congressi Mariani, che sono tutti in onor di Maria, si occupano in discutere e svolgere argomenti, che riguardano le grandezze, i trionfi, le glorie di Lei e le beneficenze, delle quali Essa è stata sempre munificentissima verso la Chiesa e verso le nazioni tutte. Da questi argomenti derivano i relativi punti di pratica, atti a dimostrare la nostra gratitudine verso di Lei, ed accrescerne e perpetuarne il culto e la divozione (1).
Di qui tutta la bellezza, tutta l'utilità pratica dei Mariani Congressi; di qui il miglior appello e l'invito più potente che possiamo fare a tutti i nostri Cooperatori e Cooperatrici a voler intervenire, cooperando colla preghiera e coll'opera, al 3° Congresso Mariano, che si svolgerà in Torino, la città della Consolata e di Maria Ausiliatrice, nel prossimo settembre; di qui infine i più lieti auspici di un miglior avvenire nelle presenti luttuosissime calamità sociali. « Gesù Cristo, diciamo ancor noi coll'E.m° Card. Agostino Bausa , Arcivescovo di Firenze , Gesù Cristo, il grande Mediatore degli uomini presso Dio, che in Cana di Galilea parve renitente a fare un prodigio dicendo:Non è venuta l'ora mia - mette adesso a disposizione di Maria l'onnipotenza divina e par che Le dica: - È l'ora tua. - Alziamo tutti la voce per invocarla : è l'ora di Maria, la Vergine dei prodigi!
» Quando l'Europa tutta in armi fa temere al primo squillo di tromba l'urto spaventoso dei popoli, e questo mondo è minacciato da una immensa rovina: quando si nega all'uomo il conforto di un'altra vita, e se ne chiude la via con una propaganda infernale di errori e di vizi quando il vigilante Nocchiero della mistica nave avverte del periglio i naviganti e ripete quel grido: - Salvaci, o Signore, perchè andiamo in perdizione; - ecco in aiuto Maria.
» Spunta sull'orizzonte la Stella del mare: il Pontefice la scorge e manda al Popolo Cristiano la sua parola d'ordine: - Salutate Maria, e senza indugio rispondete alla Madre amorosa che vi chiama. - Vi chiama co' suoi prodigi, sanando infermi alla Salette, a Lourdes, a Pompei, a Torino: vi chiama quando con irresistibile forza trascina le moltitudini con divoti pellegrinaggi ai santuari, ed opera su centinaia di loro il massimo dei prodigi, la conversione del cuore. Il nemico di Dio diventa amico: e, tolto il velo ignominioso della vergogna, un popolo al ritorno si vanta credente, e canta inni sacri con un fervore che si fa rispettare anche dai miscredenti.
» O maestri delle fisiche scienze, che mettete il vostro sapere al servizio dell'incredulità: voi, che tutti i miracoli negate e, supponendo fisiche leggi occulte a noi, sareste pronti a negare anche il prodigio della risurrezione di un morto, fate anche voi i vostri pellegrinaggi e congressi, e date alla società, improvvisati in poche ore, gli uomini onesti, come spesso nei nostri pellegrinaggi e congressi avviene.
»- Cedano le armi alla toga e la giustizia abbia il suo predominio sulla forza - è il grido comune. Cedano le armi alla toga: la toga fu giusta quando inserì nel codice romano il Vangelo. Diventò giusta, ma non potè formare le coscienze alla giustizia. È privilegio della stola formare gli uomini di una coscienza sola e condannare quella peste sociale, che è la lingua in contraddizione con la mente; l'uomo che mentisce a se stesso con due linguaggi, ed è oggi l'amico tuo, perchè l'interesse lo esige, . e ti sarà domani acerrimo nemico, se 'ti divenga avversa la fortuna. Il coraggio civile è un effetto del coraggio religioso: quando l'uomo teme di mentire a Dio, non mentirà neppure al prossimo suo, e sarà sacrosanta, come un giuramento, la sua parola.
» Ecco il nostro còmpito : restituire all'uomo il coraggio della virtù col vigore della fede cristiana, promuovere, incoraggiare i pellegrinaggi ai santuari^ della Vergine Madre; prendere parte attiva ai Congressi in onore di Lei, e rispondere alla voce di Lei, che chiama i figli ad una santa crociata per la religione e per la civiltà...
» Vogliamo che il mondo sia la grande famiglia di Gesù Cristo e lo vogliamo con la protezione di Lei che ha detto: - il Potente ha fatto in me cose grandi. -»
Questo, o Cooperatori e Cooperatrici, è il fine ultimo dei Congressi Mariani, questo l'ideale più sublime, cui ci è dato aspirare. Salutiamo dunque con tutto lo slancio della nostra fede il futuro Congresso di Maria, che illustrerà, inneggerà, invocherà la Vergine Immacolata in mille nuove maniere, compendiando il voto, il grido salvatore di tutti gli ordini sociali.
Lo salutino i fanciulli innocenti, le pudiche donzelle, i baldi giovani, perchè nel Congresso di Maria essi si troveranno non già insidiati da corruttrici massime, ma sotto l'egida dell'Immacolata che, al profumo di vergini costumi, li animerà a crescere degni della famiglia e della società.
Lo salutino le donne tutte, perchè nel Congresso vedranno ancor una volta bello splendido, imitabile l'esempio della gran Donna, la quale le ha francate dalla schiavitù dell'uomo e fatte sue compagne, sue ispiratrici e conforto.
Lo salutino infine tutti i popoli, perchè il Congresso è un'alta scuola ed una fonte verace di non dubbia felicità. Intervenendo al Congresso Mariano, tutti impareranno a meglio apprezzare la loro vera nobiltà, che sta nell'esser cristiani praticanti, a meglio conoscerei loro doveri verso la famiglia e la società; apprenderanno, insomma, come i nostri maggiori sempre lo esperimentarono, che solo in Maria si trova il conforto capace di lenire le loro sofferenze, e l'aiuto potente per vincere le lotte della vita, perchè Maria fu, è e sarà per tutti i secoli, la. Consolatrice e l'Ausiliatrice del Popolo Cristiano.
(1) Dagli Atti del 1° Congresso Mariano Nazionale tenuto in Livorno nel 1895, editi per cura del Comitato centrale. Formano un elegante volume in 8° di oltre 200 pagine, illustrato, veramente bello ed assai utile per quelli, che desiderassero aver raccolto quanto i migliori scrittori moderni fecero per onorare Maria SS. Sappiamo che di questo interessantissimo volume vi sono ancora un certo numero dì copie e lo raccomandiamo caldamente ai nostri lettori in questa fausta circostanza del 3° Congresso Mariano. Si può avere a prezzo ridotto, rivolgendosi al già segretario del 1° Congresso, Mons. Giacomo Bertini Morini, Seminario Gavi - Livorno.
IL benemerito Comitato esecutivo di questo monumento ha lanciato un caloroso appello a tutti gli ammiratori di D. Bosco e delle sue Opere, affinchè vogliano concorrere alla felice riuscita dei festeggiamenti dell' inaugurazione, sia coll'intervenire numerosi il 18 settembre a Castelnuovo d'Asti a rendere più grandiosa la solennità, sia coll' inviare offerte per sopperire alle spese relative. La copiosa offerta del ricco e l' obolo del povero sono ugualmente accettati con riconoscenza e possono esser rimessi all'Avv. Francesco Pedrazzi in Castelnuovo d'Asti, oppure al Sac. Giovanni Minguzzi, Via dell' Arsenale 15, Torino. A questi stessi indirizzi si possono pure far pervenire vezzi, ninnoli, giuocattoli - chincaglierie, uccelli, animali domestici, bottiglie di vino ed altri oggetti per la gran fiera di beneficenza, che si farà a Castelnuovo il 17, 18, 19 settembre. La Fiera di Beneficenza, oltre al profitto, anima la festa e dà a tutti opportunità di concorrere giustamente al nobile scopo.
Noi facciamo caldo invito a tutti i nostri Cooperatori di voler concorrere a rendere solenni questi festeggiamenti col loro obolo e a voler accorrere numerosi il 18 settembre in Castelnuovo. Sarà questo un nuovo attestato di affetto e d'ammirazione a D. Bosco.
I solenni festeggiamenti si svolgeranno col seguente programma generale
Domenica 18 Settembre. - Dalle ore 5 alle 8, partenza da ToRINo delle Rappresentanze ; Società Cattoliche, Antichi Allievi, invitati ed aderenti ; con treno speciale da combinarsi secondo le adesioni e servizio d'Omnibus assicurato da Chieri per Castelnuovo.
Ore 8.30 - Solenne ricevimento a CASTELNUOVO, cui prenderanno parte le Bande Cittadina e Salesiana dell' Oratorio di Torino.
Ore 9,30 - Messa Pontificale coll'intervento di S. E. R. Mons. RICHELMY, Arcivescovo di Torino. La Schola Cantorum dell' Oratorio Salesiano di Torino eseguirà la Messa di Santa Cecilia di S. E. Mons. CAGLIERO, gloria musicale di Castelnuovo.
Ore 11 - Sfilata del Corteo alla piazza del MONUMENTO, a cui prenderanno parte Arcivescovi e Vescovi presenti, Autorità civili, Superiori della Società Salesiana, Comitato per l'Esposizione d'Arte Sacra, Società Cattoliche con Bandiere , Indigeni delle Missioni, Antichi Allievi, Musiche Istrumentali.
Ore 13 - Agape Sociale offerta dal Comitato alle Autorità. - È aperta una sottoscrizione per coloro che desiderassero parteciparvi ; basta inviare la adesione e la quota di L. 5 al Comitato.
Nel pomeriggio : Solenne Processione ad onore di Maria SS. Addolorata.
A sera : Concerto musicale e Illuminazione generale del paese. - Ritorno a Torino.
Lunedì 19. - Pellegrinaggio alla casa, dove nacque D. Bosco. Ore 8,30 partenza da Castelnuovo per la frazione Becchi. - Ore 10 Solenne Messa da Requiem. Scoprimento d' una lapide commemorativa. - Ritorno a Castelnuovo.
Nel pomeriggio ; Trattenimento drammatico-musicale a beneficio del Comitato pel Monumento, dato dai giovani dell'Oratorio di D. Bosco di Torino.
Nei giorni 17, 18 e 19 Settembre-gran fiera di beneficenza a beneficio del Comitato pei festeggiamenti.
UN solenne avvenimento rese carissima ai nostri Confratelli della Spezia la seconda domenica di giugno, e questo fu la benedizione della pietra angolare della chiesa dedicata a Maria SS. della Neve: avvenimento caro e consolante che si svolse colla maggiore solennità e fra la gioia dell'intiera cittadinanza.
L'ordine delle sacre funzioni fu il seguente:
La sera precedente, 11 giugno, s'incominciò con la solenne benedizione. La gente solita sempre ad affluire alla chiesetta, che tiene le veci del tempio di N. S. della Neve, ora più non vi capisce. È una massa di devoti che tollera disagi ed afa, in attesa che il Re dei Re venga a benedirli. Si espone il Santissimo e dai giovanetti cantori dell'Istituto Salesiano viene eseguito con ammirabile interpretazione un bellissimo Tantum Ergo.
Dopo la benedizione, processionalmente viene portata la S. Croce e collocata ove dovrà poi sorgere l'altare maggiore del nuovo santuario. Si cantano alcune lodi d'occasione, si recitano le preci d'uso, e le voci di quei cari giovanetti salgono come nugolo d'incenso al trono di Dio ed implorano grazia per l'indomani.
Ma spunta l'alba del giorno solenne e par che Maria sorrida dall'alto de' cieli, concedendo un cielo di cristallo tersissimo. Intanto i lavoratori della nuova chiesa, coadiuvati dall'opera, solerte dei buoni impresarii, sono tutti intenti ad apparecchiare il luogo. Le bandiere in numero considerevole sventolano dappertutto, in tutti i lati del Collegio e per il recinto dell'area della futura chiesa.
Siamo al pomeriggio. Il sole d'un tratto si oscura, il cielo si copre di nubi. S'incomincia a temere che la pioggia venga nuovamente ad impedire la sospirata cerimonia. Ma no; Maria nol permette e ridona bello il tempo e fresca l'atmosfera.
Sono le ore sedici. I giovanetti dell'Ospizio sono schierati in bell'ordine dinanzi alla porta dell'Istituto per il ricevimento di Sua Ecc. Rev.ma Mons. Giacinto Rossi, Vescovo Diocesano, il quale finalmente arriva, accompagnato da varii RR. Parroci. Scoppia un grido di evviva e un fragoroso battimani, mentre la banda salesiana intona una marcia. Sempre benigno, sempre affabile Monsignore coi Salesiani e coi loro giovanotti, li benedice e a loro rivolge le prime parole.
Intanto la folla aumenta sempre più; il viale è una testa di popolo che fa ressa, si accalca per entrare e pigliar posto sui palchi.
Alle 17, al suon della marcia reale entra per la porta del Collegio l'ammiraglio Grillo, rappresentante S. A. R. il Principe Tommaso, padrino della cerimonia, e insieme con lui il Sindaco Avv. Beverini, l'Avv. Podestà, rappresentante il Sotto-Prefetto assente, l'Ispettore della Pubblica Istruzione.
I palchi rigurgitano di persone e ancora continuano ad entrare i muniti di biglietto.
L'Effigie venerata di N. S. della Neve dalla cappella si muove processionalmente, preceduta da S. Eccellenza e da numeroso clero risplendente fra ricchi paludamenti. La processione ritorna e s'inoltra per l'arco d'ingresso. I RR. Carabinieri e gli altri della pubblica forza, tanto cortesi nel prestar l' opera loro, con difficoltà trattengono quell'onda di popolo che vuole irrompere sul piano della chiesa. Il quadro di Maria SS. va ad assidersi sovrano in quel posto, ove poi sederà sempre sul suo trono. A Lei sono rivolti gli occhi di tutti : per Lei palpitano a migliaia ed a migliaia i cuori : tutti sono animati da un solo pensiero, tutti uniti da un solo vincolo, l'affetto, la divozione alla Vergine della Neve: e a questa fede, a questa devozione deve attribuirsi se la folla del popolo, rimasta di fuori lungo il Viale, riesce ad eludere la vigilanza delle guardie e precipita allargandosi per ogni senso dell'area, la quale è divenuta un mare di teste. Ormai chi occupa un posto può dirsi fortunato, perchè ogni spazio ha un suo contendente. Perfino dalle finestre, dai balconi, dai tetti ancora dei palazzi circonvicini si protendono numerose teste di cittadini: altre se ne vedono in mezzo alle fronde degli alberi : altre per l'Istituto e tutte avide di vedere, di assistere alla cara, alla soave funzione. Nel frattempo le Autorità, precedute dal Direttore dell'Istituto, pigliano posto Del luogo, ove poi sorgerà il coro e dove è preparato un altarino per la benedizione. Sono anche presenti, oltre l'ammiraglio ed il corteo di autorità sopra menzionate, la Marchesa Emilia Giustiniani, che supplisce la Madrina Marchesa Maria Castagnola in De Nobili, il R.mo Prof. Cerruti rappresentante del nostro Superiore Generale, Mons. Filippini di S. Maria coi Canonici e gli altri Parroci della città, Assessori e Consiglieri Comunali, ed altre Autorità civili e militari.
La banda dà fiato agli strumenti: e su quella imponente massa di gente scende un religioso silenzio. Incominciano le sacre funzioni. Sua Eccellenza, circondato da clero numeroso, procede alla benedizione di rito. Il Direttore dell'Istituto Don Giuseppe Scappini legge il verbale della funzione, che, firmato dalle Autorità, viene collocato entro la pietra. Si riordinano le cerimonie col canto delle Litanie, e si arriva all'istante solenne del collocamento della pietra. Essa, è sospesa in alto da meccanici congegni. Monsignore stesso e le Autorità pongono di sotto la calce e la pietra viene abbassata, mentre dal popolo scoppia un applauso entusiastico. È un momento indescrivibile. Intanto nel cavo fatto a mo' di croce, si racchiude un astuccio metallico contenente una copia del verbale, i ritratti di Sua Santità Leone XIII, di S. M. il Re d'Italia, di S. Ecc. Monsignor Giacinto Rossi, del Sig. D. Rua, del Sindaco, varie medagline ed alcune monete dell'epoca. Indi si copre con una lastra ed il Vescovo passa a benedire tutte le fondamenta. Compiuto il giro e ritornato all'altarino, con belle ed appropriato parole, spiega al popolo il significato della funzione, rilevando il perfetto accordo delle autorità in opera sì bella e gli sforzi dei figli di D. Bosco per educare alla religione i figli del popolo, e termina col grido: Viva Gesù Cristo, Viva Maria! Fu un discorso di cuore e magistrale!
Intanto il Sacerdote a stento porta il Santissimo in mezzo a quella folla e si passa all'esposizione, mentre i cantori eseguiscono con arte una Salve Regina di gusto squisito ed un grandioso Tantum Ergo, dopo di che Monsignore imparte la santa benedizione. Sotto l'immenso padiglione azzurro, fra le armonie della banda, il Re del cielo e della terra benedice a quel popolo innumerevole genuflesso a terra. Le bandiere della Società Cattolica, della Sezione Giovani, del Circolo S. Luigi si inchinano Spettacolo imponente!
Oh ! la benedizione di Dio scenda copiosa su quanti hanno preso parte alla cara funzione e li inspiri a secondare l'opera iniziata, perchè presto sorga bello, splendido, magnifico il tempio di N. S. della Neve! L'accolgano questa santa inspirazione tutti i cittadini della Spezia, ricordandosi che innalzando il tempio a N. S. della Neve essi compiranno l'antico loro voto raccolto da D. Bosco.
Questo santuario sarà poi una gloria della città loro; giacchè, a detta di tutti, il disegno adottato è un vero gioiello, di architettura Sarà lunga metri 60, larga 24; pianta rettangolare e semplice, consistente in tre navate con sfondi laterali per le cappelle ed un andito come pronao al piano stesso del pavimento. Le navate gireranno in ambulacro attorno all'altar maggiore: il tutto farà corpo coll'Istituto Salesiano stesso; la facciata pro spetterà sul largo Viale Garibaldi ed il fianco intero lungo la via Napoli. Il sito quindi è convenientissimo, sia per il comodo accesso della popolazione, sia per il favore del sole che libero d'ogni parte vi penetrerà e la coprirà de' suoi raggi con ricchezza di luce e benefizio di calore. Il tipo della Chiesa è il più caratteristico, a pianta come basilicale, con facciata e contorno di tetto che corrispondo alle forme interne, e nella sua veste esterna sono trattate quelle regole di profili, proporzioni ed ornamentazione che tanto fecero bella l'architettura dei secoli x e xi, non rifuggendo altresì dal togliere qualche lieve ricordo ai tempi anteriori. Qualche maggiore sviluppo di forme ornamentali è posto nelle parti. più rilevanti della facciata, ove l'arte ha il diritto di manifestarsi in forma più spiccata, e così, benedicendo Iddio, la non lieve impresa riuscirà nel giro di brevi anni un nuovo e degno monumento dell'amore dei figli alla Madre loro tenerissima, l'Immacolata Vergine Maria.
Lo faccia Iddio !
BOLIVIA
Attraverso il regno di Bolivar. (Impressioni di Mons. Giacomo Costamagna.)
REV.m° PADRE mio D. RUA,
Sucre (Chuquisaca), 5 Aprile 1898.
SE non lo sa ancora, permetta che gliel dica io : - Lei è veramente un profeta. - Ed ecco tosto la prova della mia asserzione. Quando nel 1890 io le notificava tutte le peripezie del mio primo disastroso viaggio nella Bolivia, e le manifestava il desiderio di non intraprendere mai più altre gite di simil fatta, ella mi rispondeva in questi termini : « Sta pure sicuro che di questi viaggi ne farai ancora altri ed altri assai. » La sua profezia si va compiendo, quasi direi, mio malgrado.
Infatti, per non parlare che dei miei viaggi boliviani principali (che vorrei chiamare classici), non ancor ben riposato dalla stanchezza che mi lasciò il secondo, fatto nel 1896, ecco che nel principio di quest'anno dovetti preparare un'altra volta las petacas (le bisacce), e incamminarmi nuovamente verso la terra di Bolivar.
Le narrerò adunque in succinto le principali vicende di questa mia terza scorreria boliviana, da me intrapresa non senza la sua paterna benedizione.
In rotta, per Antofagasta - Reminiscenze - L'"Angelo" - Paria e Tambo di Condorchinoca - Ignoranza degli Indiani.
Fondata la Casa del Callao nel Perù, per espresso desiderio suo, e visitati i Collegi di La Paz, Arequipa, Breñia, Lima, Hojaredonda, Iquique e riordinate alla meglio le cose del povero Chilì, in compagnia di Fossa e Ruiz me ne venni per mare ad Antofagasta, dove il buon Vicario Apostolico, Mons. Salas Errazuris, ci trattò colla sua, già omai proverbiale, squisita carità.
Non torno a descrivere i tre giorni di ferrovia, che si impiegano da Antofagasta ad Oruro. Se cedessi la penna al caro Fossa, nessuno lo tratterrebbe dall'esprimere le forti impressioni da lui provate nel contemplare a bocca aperta lo sterminato deserto di Atacama, il famoso ponte del Loa, il vulcano San Pedro sempre fumante, ed il suo fratello Ollague che mai non lascia la pipa, i mucchi immensi di lava giacenti alla loro falda, gli strati di bianco borato smisurati, il freddo intenso di Uyuni, il grottesco vestito degli Indiani, l' innumerabile quantità di llamas che pascolano sul grande altipiano, dove l' aria è sì rarefatta, che par ti manchi la vita.
Ma tutto questo fu da me descritto altre volte; passo quindi alle novità.
Nella stazione di Challapata ecco spuntare il caro nostro D. Gasparoli, che in tre soli giorni aveva divorato la via montuosa che mette da Sucre a quel paese, mentre da tutti s'impiegano almeno cinque giorni a cavallo od a mula.
Arrivati ad Oruro le Autorità ecclesiastiche e le civili, col buon Prefetto, il Colonnello Aramayo alla testa, ed il popolo tutto ci accolse con evviva ed al suon della banda musicale. I buoni PP. Francescani non rinunziarono al loro diritto di ospitarci. Il loro convento è stretto assai, ma s'ingegnarono, e fecero posto a tutti, compreso D. Luigi Costamagna, venuto allora da La-Paz, per salutare lo zio, e portar seco il rinforzo di Fossa e di Ruiz. Io fui messo a dormire nella cella che per due settimane e più occupò quella bell'anima dell'indimenticabile nostro Augusto Flabbi (1). Che dolci rimembranze le mie! Flabbi dovunque passò lasciò fama di santo. Là abbasso in Antofagasta mi assicurarono che perfino i barcajuoli e gli impiegati della dogana, chiedendo notizie di lui, lo chiamavano: « l'Angelo »; e Mons. Vicario ad una co' suoi preti, ripeteva: « Videbant faciem ejus tamquam faciem Angeli » (Act. Ap.); qui poi in Oruro i buoni Francescani non cessano di chiamarlo: « Il nostro S. Luigi, che ci santificò la casa. » Oh amabile Flabbi, possa il giardino di Macul, che tu con tanto affanno coltivasti, abbellirsi sempre più di nuovi fiori che t'assomiglino, e formino così la delizia non solo di Dio e degli Angeli, ma ancora degli uomini tutti l...
Partii da Oruro l'11 marzo in compagnia del valoroso D. Gasparoli. Il Prefetto della città ci volle portare nel suo cocchio per buon tratto di via. Verso le 3 pom. si diede la Cresima ai bimbi d'un paese d'Indiani chiamato Paria, ed al cader del sole si arrivò al Tambo di Condorchinoca (Condor imprigionato). Al mattino, mentre il mulattiere insellava le bestie e D. Gasparoli, qual buona madre, mi preparava il caffè, una turba d'Indiani m'attornia nel cortile. Dico loro di fare il segno della croce, ma appena alcuni lo sanno fare storpiatamente. In quella ecco sgusciare da certe catapecchie le donne indiane scarmigliate sì, da parermi tante megere. S'avanzano, s'inginocchiano e mi ripetono cento volte : Tatay! tatay! con tenerezza tale da far contrasto assoluto coll'estetica di loro persona. Io allora cavo fuori e distribuisco loro medaglie di Maria Ausiliatrice. Anche gli uomini colle mani giunte s'inginocchiano per riceverla, ma alcuni di essi (che avranno visto solo di passo distribuire la S. Comunione nei paesi vicini) aprono la bocca e sporgono la lingua per ricevere la medaglia: mucchay! dico loro, mucchay! cioè: « baciala ». Ma è inutile; se voglio che la bacino, devo addirittura chiuder loro la bocca ed appoggiar loro la medaglia sulle labbra. Poverini ! e dire che dimorano appena una giornata distante da Oruro !
Verso mezzo giorno del 12 giungemmo assai stanchi al Tambo di Huaillas (molta paglia). Preso un boccone in fretta, invito tosto alla Cresima. I parenti Indiani contentissimi; i bambini al contrario, vedendo che si trattava di pulir prima loro la faccia, gridavano disperatamente tentando di fuggire. Ma alla fine la funzione si compì religiosamente, dopo di esserci accertati che tutti avevano già ricevuto il Battesimo.
(1) Augusto Flabbi è un caro chierico salesiano, che il Signore ci ha rapito lo scorso anno dalla nostra Casa di Sucre in Bolivia. Riposi in pace l'anima sua bella!
In alto con dolce compagnia - La fortuna dei cani magri - Il monte che dà confetti - Un brutto quarto' d'ora - Gli apachetas - Arrivo a Tapacarì - Una banda modello.
Si riparte, salendo per un monte altissimo. Ad ogni tratto c' incontriamo con mandre di llamas, di asini e di muli, carichi di frutta, legumi, ecc., che portavano dalla ferace terra di Cochabamba all'arida di Oruro. Le llamas, fine e garbate, cedono cortesi la strada al passeggiero; gli asini, al contrario, e specialmente i muli non isviauo di un punto, di maniera che, se uno non istà attento, scivolando essi coi loro carichi, son capaci di portargli via di netto un piede o di storpiargli una gamba. Più si monta e più l'aria si va rarefacendo, ond'è che il sentiero trovasi qua e là ingombro di poveri quadrupedi asfissiati. t questa poi padroni di tali bestie una vera disgrazia, ma non già per tanti poveri cani, che non hanno che la pelle e le ossa, e che si contano a dozzine per ogni Tambo. Un asino morto lungo la via riesce loro di lauto banchetto per parecchi giorni.
Il monte, di cui tentiamo guadagnare la vetta, chiamasi Confital, cioè il monte che dà confetti. Neppur questa volta egli volle smentire la sua fama. Infatti, arrivati alla cima, sparisce il sole, neri nuvoloni s'addensano, il vento mugge, soffia, strepita. Appena ebbi tempo a vestire il cautchout e già una gragnuola fitta fitta ci schiaffeggiava aspramente. Che fare? Raccomandarsi a Dio; e n'era proprio il caso. La gragnuola ingrossa, rumoreggia davvicino il tuono, e le saette fendono spaventosamente l'aria scura, scura. A fulgore et tempestate, libera nos, Domino, ripetemmo di cuore.
Dopo un quarticello d'ora cessò la bufera, il sole fece capolino tra le nubi grigiastre, che poco a poco furono spazzate dal vento, e la mula rialzò le orecchie abbattute e si mise a correre giù per la china del monte tutto coperto di uno spesso strato di gragnuola. Verso sera, nel fondo di una valletta, un feroce sole di ponente ci venne a flagellare più che noi fece la gragnuola del Confital. La transizione dal freddo al caldo fu così brusca, che io arrivai al paesello di Challa con la mia brava febbre addosso.
Diedi nonostante la Cresima a quei buoni montagnesi. Quanta miseria in quella chiesuola ! D. Gasparoli, non trovando seggioloni, portò di netto un certo confessionale sulla predella dell'altare, e... tutti contenti.
Il giorno dopo (13) era domenica. Il parroco era assente: si disse la S. Messa per tempissimo e si diede un'altra volta la Cresima. Quella chiesuola, per quanto sia povera, possiede tuttavia un bel Crocifisso assai divoto. Ma siccome su quel monte fa sempre freddo, i poveri montanari non vogliono che soffra; quindi l'ornano di una folta capigliatura che sul dorso e sul petto gli scende fino ai fianchi; dai fianchi poi fino ai piedi è tutto coperto d'una spessa veste ricamata in oro ed argento.
Subito dopo Messa, partimmo e la popolazione ci accompagnò piangendo fino al torrente che corre poco distante dal paese. Cominciammo allora la rapida discesa di 15 Km. nientemeno. Avea piovuto la notte precedente; perciò io me la feci tutta a piedi, perchè, secondo il proverbio boliviano: Es mejor rodear, que rodar: È meglio volteggiare, che rotolare. In quelle alture trovansi ad ogni piè sospinto degli apachetas, cioè dei mucchi di pietre, che gli Indii innalzano a maniera di monumento, per ricordare gli assalti dati in quei luoghi dagli assassini. Intorno a questi apachetas altri balla ed altri prega, come per iscongiurare i malvagi spiriti.
Verso la metà della china ecco spuntare il Parroco di Challa ed altri preti che Mons. Anaya, Vescovo eletto, aveva inviato con ordine di venirci a ricevere in Oruro. Già sulle falde del monte molto famiglie indiane mi presentano i loro bambini perchè li cresimi. Li invito a discendere alla parrocchia di Tapacarì. Non sel fan dir due volte; si legano i lor bimbi alle spalle, e... giù dietro di noi ! Un povero indio, che arava nel campo, lasciando la stiva, corre a baciarmi l' anello; segno chiaro che il poveretto non sapeva che quello era il giorno del Signore. Ne l'avviso, e promette di tosto disgiungere i buoi e andarsene.
Finalmente, a forza di calare e calare, arriviamo alle sponde del fiume Chirka, dove il Parroco di Tapacarì con tutto il clero e molti parrocchiani c'era venuto all'incontro. Prendiamo in fretta un rinfresco, che il buon Parroco ci aveva portato, e subito spingiamo i cavalli nell'alveo del fiume, chapaleando per un'ora di seguito prima d'arrivare a Tapacarì. Già si sa che chapalear vuol dire: passare nel letto del fiume e quasi sempre nell'acqua. È questa la unica via che la mia cara Bolivia offre non poche volte al povero viaggiatore. A misura che ci avviciniamo a Tapacarì ingrossava la comitiva, graziosa se altra mai ; chi montava un cavallo, chi cavalcava un mulo e chi inforcava un asinello. Ma i ragazzi ci venivano all'incontro a piedi e passando addirittura nell'acqua e per fin fra le gambe dei cavalli mi si avvicinavano tutti contenti, coprendomi di fiori, che cavavano dalle saccoccia e dal seno, gridando evviva!
Alle 12 in punto arriviamo a Tapacarì. Povero paese ! poco a poco se ne andrà in rovina. Il fiume omonimo, che lo circonda, è suo nemico acerrimo. La metà delle case sono distrutte e le altre stanno in continuo pericolo di rovina. Mi fu assicurato che la causa di un tanto flagello è stato un grave insulto fatto dai Tapacaregni ad un antico loro parroco. Avviso a chi tocca!
Con noi, per altro, quel povero paese si è diportato religiosissimamente: tutta la gente ci accolse sulla sponda del fiume; le autorità, la scuola municipale, la Guardia Nazionale, sventolando le bandiere e coprendoci di fiori, cantavano inni svariati. Perfin la banda municipale ebbe a fare sforzi inauditi. Peccato che era composta di soli quattro strumenti, fra i quali uno era il tamburo e l'altro la gran cassa.
Data la Cresima a più di 300, ed accompagnati per buona pezza dal Parroco e da molti popolani, scendiamo a cavallo in mezzo all'alveo del terribile fiume Tapacarì, che serpeggia per tutta la valle, dominandola quale sovrano. Abbiamo dovuto guadarlo circa 100 volte. Era già notte oscura ed i guadi non erano ancora finiti, e l'acqua ingrossava sempre più a causa d'un temporale che ci imperversava alle spalle. Ma come Dio volle, verso le 8 di sera giungemmo al villaggio di Parotani senz'altro malanno che l'essere madidi dalla metà del corpo in giù. Ci cambiammo, e dormimmo saporitamente, oppressi come eravamo dalla stanchezza.
Da Parotani a Cochabamba - Un'ondata di fiori - In trionfo - Una valanga - Duro ripiego.
Il giorno dopo (14) appena finito di dare la Cresima ai Parotanesi, ecco giungere la carrozza del Sig. Emmanuele Garrón, il quale ci invitava a passare alla sua villa di Suticollo (monte chiaro). Il Sig. Garrón è cieco affatto da ben cinque anni. Cattolico di gran fede, e divotissimo della Vergine Immacolata, a cui eresse una graziosa Cappella nel villaggio da lui fondato, è ancora un uomo istruitissimo e di un'attività sorprendente. Infatti, d'una terra deserta et inaquosa, com' era appunto Suticollo, ne fece un vero giardino, dove abbonda, insiem colla vite, sposata all'albero detto molle, ogni sorta di frutta tropicale. Inoltre ha avuto il coraggio di tracciare egli stesso e far eseguire una via carrozzabile sui dirupati monti fra Oruro e Parotani, che terminerà in quest'anno stesso e che ci risparmierà in gran parte le molestie del viaggio finora descritto. Il Sig. Garrón ci preparò un lauto pranzo e volle accompagnarci egli stesso fino a Cochabamba.
Per lo spazio di 25 chilometri la via che da Suticollo mette a Cochabamba è piana, assai comoda, tutta ombreggiata d'alberi frondosi e fiancheggiata da un'immensa fila di case dei coloni, che quella ferace pianura coltivano a vigna, ad alberi fruttiferi, a patate, a frumento e specialmente a granturco, da cui ricavano la ciccia, principal prodotto della provincia di Cochabamba. Or bene, mentre il caro Sig. Garrón m' indicava, come se le vedesse, le varie curiosità di quelle campagne, tutto chiamando poi proprio nome, ed io a lui contava il numero di bandiere, sia nazionali, sia casalinghe (cioè formate di uno sciallo variopinto) che sventolavano sui tetti od alle porte d'ogni casa, ecco che un' ondata di fiori ci tura ad un tratto la bocca e ci copre tutta la persona. All'ondata succede altra ondata, e la carrozza è omai piena zeppa di fiori. Tentiamo vuotarla, ma inutilmente, chè in pochi minuti è di nuovo ripiena. Da dove avran cavato quella buona gente tanti fiori? E notisi che noi eravamo arrivati quasi d'improvviso, scendendo dai monti a grandi giornate.
Ma ecco avanzarsi fra la pioggia di fiori varii pellottoni d'uomini a cavallo. È la gente del vicino paese di Quillacollo (monte di cenere), che s'avanza. Ai cavalli e cavalieri succedono i cocchi; ed i bimbi delle scuole rurali, armati di fucili di legno, presentata l' arma, intonano l'inno nazionale, che è tosto coperto dalla banda musicale e dagli urrhah del popolo che pur si avanza. La carrozza deve procedere lentamente per evitar disgrazie, ma ben tosto riprende libero il suo corso, chè è giunta a tempo la guardia nazionale, sventolando infinite bandiere, gridando evviva e distribuendo generosi scappellotti a quanti volessero avvicinarsi alla carrozza del Vescovo.
Siam già alle porte di Quillacollo. I messi del Municipio e quei della Parrocchia si presentano ad un tempo, invitandomi a voler onorare, essi dicono, i loro padroni, accettando un rinfresco in casa loro.
Do la preferenza agli ultimi, tanto più che ho saputo che Mons. Vescovo eletto era già corso da Cochabamba al mio incontro, e trovavisi appunto sulla piazza parrocchiale col clero ad aspettarmi.
Con gran difficoltà potei fendere la moltitudine per avvicinarmi al mio carissimo Mons. Anaya, abbracciarlo e penetrar con lui nel sacro tempio. Cantato un solenne Te Deum e dette alla moltitudine due parole di ringraziamento, visitai la casa parrocchiale e la municipale; quindi, risalito in carrozza con Mons. Anaya, si continuò la corsa fra i fiori e gli evviva per alla volta di Cochabamba.
Ma a mezzo cammino è mestieri discendere. È arrivato il Sig. Soria Galvarro, Prefetto di Cochabamba, accompagnato dal Presidente della Corte e dal Deputato Sig. Giulio Lafaye. Ci obbligano ad entrar nel loro gran cocchio scoperto, e così quando il sole è omai all'occaso giungiamo alle porte di Cochabamba. Ma qui fu Troja. Un nuvolo di ragazzi (che son sempre i primi in ogni dimostrazione di affetto e di religione) si precipita nell' alveo del fiume Rochá, che circonda la città, e, non badando all'acqua che li bagna, nè alle sferzate che piovono, vuol coprir di fiori i due Vescovi, vuol baciarne il sacro anello od almeno riceverne una benedizione.
Le carrozze muovonsi lentamente, ma giunti alla riva, peggio che peggio. È una vera valanga di popolo che irrompe. I cavalli s'impennano e retrocedono. È imminente una disgrazia. Allora il Sig. Prefetto dà ordine alla musica del reggimento che proceda, rompendo la massa del popolo, e comanda allo squadrone della columna, armato di bajonetta, di proteggere il passo per tutto il tragitto. Fu un ripiego assai duro, ma necessario, onde evitare gravi disgrazie. Intanto da tutti i balconi scende una pioggia fitta, fitta e soffocante di fiori d'ogni specie, massime di candidi nardi, di cui la terra di Cochabamba abbonda in quasi tutte le stagioni. Da ogni bocca echeggiano gli evviva, da ogni sembiante irraggia un ineffabile contento per l'arrivo del Vescovo Salesiano, che in nomine Domini e del Santo Padre viene da tanto lontano a consacrare l'amatissimo loro Monsignor Giacinto Anaya.
Solo sul far della notte s'arrivò alla piazza maggiore : perciò ad evitar disordini. non si entrò nella Cattedrale, ma si andò direttamente alla casa di Monsignor Vescovo eletto, dove tosto si presentarono a far atto d'ossequio prima le Figlie di S. Anna, italiane, col loro Collegio; poscia il corpo dei Canonici, tutte le autorità ecclesiastiche e civili; quindi i Padri Francescani, miei carissimi compatriotti, e finalmente un numero senza numero di cittadini desiderosi di veder per la prima volta quelli che essi chiamano i cari figli di D. Bosco.
Care dimostrazioni - S. Giuseppe - Il 20 marzo a Cochabamba - Consecrazione episcopale di Mons. Anaya - Nobile gara - Il compleanno - Amore e gratitudine - Gli addio.
Fin da questa prima sera ebbi campo a conoscere che Cochabamba possedeva un'eletta d'uomini cólti, generosi ed affabili; che la, gran maggioranza della città era devota al clero ed alle cose di Dio, e che per conseguenza mi sarebbe riuscito impossibile non lasciarmi imprigionar il cuore da tante e sì soavi catene, che mi si apparecchiavano. E fu così appunto. Alla dimane Mons. Vescovo eletto volle cantar una Messa votiva solenne di ringraziamento pel mio felice arrivo; Messa, che fu coronata da un solennissimo Tedeum a piena orchestra. L' esempio di Mons. Anaya fu tosto seguito dalle Socie dei Sacri Cuori, dai Terziari Francescani e dal Collegio-Seminario. Inutile dire che io doveva prender parte di presenza in tutte queste care dimostrazioni.
Il Sig. Prefetto poi, accompagnato dal Sig. Intendente e dallo Stato Maggiore della Columna e dal Corpo di Polizia in gran tenuta, venne a farmi visita officiale.
Tutte le corporazioni ripeteron la visita ed uno solo era il voto da tutti esternato, che cioè i Salesiani potessero presto impiantar una loro Casa anche in Cochabamba.
Il 19 marzo, festa del carissimo S. Giuseppe, dovetti pontificar in Duomo, come in preparazione alla solenne Consecrazione, che doveva aver luogo il dì seguente.
Spuntò finalmente per l'ansiosa Cochabamba il giorno 20 marzo, illuminato da un sole rifulgentissimo, salutato con immenso giubilo dalle allegre fanfare, dalle voci argenti ne dei sacri bronzi e dai sospiri ardenti di tutti i Cochabambini, riconoscenti verso il buon Dio, che stava per cambiar finalmente le vedovili vesti della lagrimante Chiesa di Cochabamba negli ammanti solenni di letizia e di festa infinita.
Eran le 9 1/2 antim. quando Monsignor Vescovo eletto, attorniato dai Canonici vestiti in pompa magna, e da tutto il clero, entrava nella casa dell'incomparabile Signora Edelmira Galindo, vedova Blanco, che mi avea ospitato. Senza indugio s'andò processionalmente alla Cattedrale, dove si diè tosto principio alla tanto ansiosamente aspettata consecrazione.
Lo tre navi del duomo rigurgitavano di popolo, e fu d'uopo metter guardie a tutte le porte per evitar disgrazie. Dopo che fu data lettura del Mandato Apostolico, pronunziato il giuramento e risposto al solenne e commovente esame che prescrive il S. Rito, io non mi sono arrischiato procedere alla consecrazione, senza prima invitar quel caro popolo a far meco un vivo atto di fede nella Chiesa Cattolica ed in Gesù Cristo suo divino Sposo, che per mezzo del Suo Vicario il Papa ci regalava un Vescovo, un successore degli Apostoli, e poscia a supplicar con me lo Spirito Salito, perche volesse spargere sull'Eletto, per mezzo dell'imposizione delle mani e della Sacra Unzione, tutti i suoi più eccelsi carismi. Le dico in verità, carissimo padre mio D. Rua, che forse non mi son mai sentito tanto commosso in vita mia come in quel solenne momento. Il popolo pure, compreso di quell'emozione che è figlia della fede, dolcemente piangeva.
Intanto due dignità fra i Canonici (che, per autorizzazione in vigore da Pio IV concessa a Filippo II° per le Colonie d'America, erano ornati di mitra), presentarono l' Eletto per la Consecrazione. Non m'è dato per certo di poter descrivere le dolci lagrime del nuovo Vescovo, nell' atto di ricevere la Sacra Unzione, nè il sacro silenzio che in tutto l'ambito regnava, nè l'imponente cerimonia delle Oblazioni fatte da quattro Padrini, il primo dei quali (il Sig. Prefetto) rappresentava l'Eccellentissimo Presidente della Repubblica; nè finalmente la scelta musica sacra, che potei una buona volta udire in una terra, dove le prescrizioni liturgiche riguardo al canto e musica ecclesiastica sono in. generale ancora lettera morta. Solo dirò che tre ore e mezzo di funzione sembraron a tutti appena un quarticello d'ora.
Sul finire, le campane squillarono, le musiche echeggiarono per ogni parte, e Monsignor Vescovo, rivestito con Cappa Magna, accompagnato dallo scrivente e da tutto il suo clero, uscì sul piazzale, poscia lunghesso il porticato della gran piazza, letteralmente coperto da fiori e da biglietti stampati ad hoc per celebrarne le lodi, giunse poco a poco alle soglie di sua casa sfinito di forze a causa dell'emozione provata e della precaria sua salute.
Non dirò adesso nè del banchetto, che Monsignor Vescovo volle offrire ai numerosissimi suoi amici, nè di quello che il Sig. Prefetto volle improvvisare per onorare' il Vescovo consacrato ed il consacrante; nè parlerò delle dimostrazioni d'affetto e di divozione, di cui Monsignor Anaya fu in quei giorni circondato e dal clero e da tutto il popolo cochabambino. Solo un voto vo' fare ardentissimo, ed è che mai e poi mai tanti e così sinceri osanna abbiano a cambiarsi tristemente in un crucifige.
Il 23 di marzo, giorno feriale (o da trabajo) io l'avevo fissato per partire alla volta della Capitale, Sucre, dove sapevo d'essere aspettato per le solenni funzioni della Settimana Santa e forse per un'altra cosa più importante ancora. Ma Mons. Vescovo, conosciuto il mio progetto, vi si oppose assolutamente. « Ora comando io, egli mi disse; il 23 è il compleanno di V. E.; or come potrò io lasciarla partire. No, non partirà; gliel proibisco assolutamente.» Come fare ad opporglisi? Il 23 mattino, appena celebrata la S. Messa nell' Oratorio privato della Signora Galindo e distribuita la S. Comunione alle al mine delle Figlie di S. Anna, che l'offrirono al Signore per me, ecco giungere il Crocifero della Cattedrale, seguito dal Clero, dai Canonici e da Mons. Vescovo rivestito di Cappa Magna. « Sono venuto a prenderla, così egli, per portarla in Cattedrale, dove in ringraziamento a Dio ed a V. E. che tanti sacrifizi ha fatto per venir a consacrarmi, voglio celebrare il mio primo pontificale, che dovrà servire per solennizzare il compleanno di V. E. » Non ebbi parole per rispondere; il cuore mi si gonfiò oltremodo e, copiose lagrime versando dal ciglio, mi incamminai con liti alla Cattedrale, dove assistetti alla Messa Pontificale ed al Tedeum solenne che gli fe' seguito. Tutto terminato, fui riaccompagnato colla stessa pompa alla casa Galindo, che dista due isolati dalla Cattedrale.
Nè qui finirono le dimostrazioni d'affetto e gratitudine di Mons. Anaya. Ei volle nello stesso giorno farsi ritrattar con me in gruppo fotografico, e quindi offrirmi un banchetto, dove gli ossequii, le offerte e le molteplici espressioni di gratitudine di Lui, dei giornalisti e di gran parte dei Signori e Signore della Città, andarono a gara per opprimermi dolcemente ii cuore.
Ma tutto finisce presto in questa misera vita, e all'indomani (24) io dovea decisamente dar il triste addio all'indimenticabile mia Cochabamba. Quanto non dovetti soffrire nell'abbandonar la mia casa ospitale, dove il buon Dio, in segno per certo di predilezione ha inalberato da parecchio tempo una croce pesante assai! Oh famiglia Blanco-Galindo, abbiti la mia benedizione e tutta la mia riconoscenza !
Alle 8 antim. molte carrozze sfilavano davanti alla mia abitazione. Arrivò per l'ultima quella di Mons. Vescovo. Scesi, benedissi la turba commossa e partii in gran fretta, seguito da tanti amici.
Fatti cinque chilometri, il convoglio s'arresta. Bisogna pur separarsi dal mio carissimo fratello Mons. Anaya e da quell'eletta di cuori generosi. Un seminarista recita lì su due piedi un commovente adios de despedida (commiato); abbraccio tutti, a tutti dico addio, ma non a Mons. Vescovo, chè la parola mi si strozza in gola. Parto piangendo come un ragazzo, accompagnato da D. Gasparoli e dal Parroco Anzoleaga.
Addio Cochabamba ! Addio, nuovo Angelo di questa cara Diocesi ! Addio, Canonici Alcocer, Alba, e tutti quanti ! Addio, Sig. Prefetto, Sig. Baptista, Blanco, la-Faye, Garron, Carrillo, Capriles, Pacieri, Patkammer, Ugarte, Galdo. Virreira , Mendoza Lopez, Hernon, Fernandez, Torrico, Kambrana, Mujia,Castano, Quiroga, Obblilas e l' innumerabile stuolo di nobili cittadini. Addio, miei carissimi Francescani e Recolletti. Addio Cochabambini tutti ! Io parto, ma non del tutto, fra voi resta tutto l'affetto del mio cuore, che voi vi siete con giustizia conquistato.
Vi benedica il buon Dio, come io ogni giorno vi benedico.
(Continua).
VENEZUELA
Dal Lazzaretto dei vaiuolosi - Una gravissima perdita - Orrori sopra orrori.
(Lettera di D. F. A. Bergeretti)
RE V.mo PADRE,
Valencia, 1 Giugno 1898.
ORMAI sono 50 giorni che mi trovo in una scena la più straziante! In 27 anni che mi trovo in mis-sione, giammai ho visto tanta miseria e tante calamità. Però l'alto ministero che compio m' impone l' obbligo di parlare un linguaggio franco ed ingenuo. L' origine funesta di tutti i mali pub blici, che affliggono i popoli, non è altra che il peccato ed in ispecie l' immoralità. La disonestà fu sempre il delitto; che trasse sopra la terra i castighi più esemplari e più severi. Uno di questi castighi, forse il più nauseante e ributtante, è certamente il vajuolo.
Più di 400 sono le persone affette da questa infermità, che in pochi giorni entrarono nel lazzaretto, ove mi trovo. Per mancanza di più ampio locale ogni angolo dell'Ospedale rigurgita d'infermi. I letti si. toccano gli uni agli altri; dimodochè per confessare ed amministrare i SS: Sacramenti è necessario rimuoverne alcuni, per ficcarsi entro quell'ammazzo di putridume e soffocante esalazione, e dopo riporli al loro luogo. Tutte le notti arrivano dei nuovi, in media da 10 a 15, di tutte le età e di tutti i sessi: la morte, seduta sopra questo mostro chiamato vaiuolo, va correndo da tutte le parti, cibandosi di ogni, specie di vita: di quella del giovane, parimenti che di quella del vecchio decrepito; di quella del tenero pargolo, come di quella del vecchio ottuagenario; e in poco tempo lascia il padre senza figlio, i figli senza madre e la consorte senza sposo. Il peggio si è che ormai l'epidemia si è sparsa in tutti gli angoli della città, nè valgono più gli sforzi del Governo e del Municipio per localizzarla. Gli stessi ricchi e l'ignoranza sono d'impedimento a questa savia risoluzione. Gli uni nascondono gli infermi, gli altri non permettono che si trasportino i loro all'ospedale, e dànno così mezzo di propagarsi e distruggere per completo delle famiglie intiere.
I sintomi di questa infermità si manifestano primieramente con una forte febbre e granulazioni sulla fronte. In pochi giorni i tubercoli si estendono per tutto il corpo da sfigurarlo. Alcuni nell'eccesso della febbre diventano matti e vanno correndo per l'Ospedale e saltano pei letti con spavento degli altri. Pochi anzi di notte riuscirono evadere dalle finestre e darsi alla corsa per le vie e per la campagna, sino a che caddero estenuati e furono ricondotti all'Ospedale. In alcuni, l' infermità si mostra d'indole mite, in altri si converte in vajuolo nero, ed allora la morte è quasi certa. Molti prima di morire perdono la pelle a brandelli e rimangono in carne viva; altri invece nello spirare, di bianchi che sono, diventano perfettamente violacei. Gli uni gridano come disperati pel grande bruciore che sentono, ed altri piangono e gemono in silenzio, vedendosi spirare a lato chi la madre, chi la figlia e chi la sorella. Vi sono delle famiglie di quattro, di cinque ed anche di otto individui affetti dalla stessa malattia; alcune delle quali furono distrutte per completo dal morbo.
Il più difficile di tutto è l'assistenza a queste masse informi di putridume: se si toccano, resta in mano la loro pelle; se rimangono in letto, si aprono piaghe da tutti i lati; se si dà a mangiare, non possono aprire la bocca o vomitano quello che prendono addosso a chi sta loro vicino. Si pensi poi al fetore, alla nausea che regna in quelle sale, in ciascuna delle quali stanno accumulati cento di questi infermi ! Qual coraggio non si richiede per assistere tali infelici! Eppure anche in queste circostanze, la religione cattolica porta i suoi conforti ed i suoi aiuti per mezzo dei suoi figli. All'assistenza di questi vajuolosi, sono con me quattro Suore francesi di San Giuseppe di Tarbes, che fanno prodigi di carità. Queste poverette, o a meglio dire questi Angeli, lavorano dalla mattina alla sera, lavando, bagnando, ungendo questi infelici con una carità ammirabile. Con coraggio eroico li nutriscono, li vestono, li puliscono, disinfettano le sale, stanno attente a tutti i bisogni corporali e spirituali, cosicchè, coadiuvati da tanto aiuto, quasi tutti si confessano e dei 60 che già morirono, nessuno spirò senza Sacramenti, e questa è la più grande consolazione che provo stando in questo regno del dolore.
Oltre questa malattia, che gettò nello spavento e nel dolore la popolazione, l' infelice Valencia ebbe un' altra grave disgrazia. Il parroco principale della città, il Molto Reverendo D. Francesco Pérez, grande nostro amico e Cooperatore Salesiano, fu colpito da morte improvvisa, e passò all' eterno riposo quando meno si pensava. Egli era un zelante sacerdote, stimato ed amato da tutti; dai fanciulli per la sua amabilità; dai giovani per la sua prudenza; dagli anziani per la sua rettitudine; dai poveri per le sue elemosine. Dirò con S. Paolo : egli fu sobrio, prudente, mite, modesto, esemplare, casto, benigno, giusto, e per queste virtù s'acquistò la stima e la venerazione non solo dei suoi parrocchiani e de' suoi confratelli sacerdoti, ma di quanti lo conobbero ed ebbero con lui a trattare. Nei tre giorni che stette esposto esanime nella cattedrale, non fu persona in Valencia che non fosse venuta a versare una lagrima di dolore sopra il suo feretro. Già si cantarono e si dissero più Messe in suffragio della sua bell'anima, ed il giorno di trigesima la Messa solenne e le esequie saranno cantate dai Salesiani nella stessa cattedrale. Io lo raccomando alle preghiere dei nostri Confratelli e Cooperatori come uno dei nostri più cari amici e benefattori.
Quanto differente si trova Valencia da alcuni mesi fa ! Prima piena di popolo, ridente ed allegra, ed ora muta e pressochè silenziosa. Le sue vie sono quasi deserte; solo si incontrano squadre di soldati, che vanno e vengono in cerca di insorti. Le campane suonano continuamente a morte, ed i funerali di persone rispettabili si succedono gli uni agli altri. Da un lato escono i prigionieri politici, condotti in esilio alla capitale, dall'altra entrano i feriti caduti nella guerra fratricida. Molti valenti generali, tra cui lo stesso expresidente della Republica Gioachino Crespo, caddero nei piani di Carabobo e dintorni. Su tutti i punti s'incontrano insorti e soldati, scaramuccie, feriti e morti. Il treno di Valencia a Portocabello più volte fu preso a fucilate dagli insorti, ed è pericoloso viaggiare tanto per treno che a piedi. La gioventù è pressochè tutta sotto le armi, gli uni obbligati dal Governo e gli altri volontariamente. Tutti stanno in trepidazìone di veder entrar in città gli insorti e le truppe del Governo , ed ogni sparo di fucile di giorno e di notte mette sull'erta le pattuglie e la popolazione. Le case sospette sono visitate, le aziende distrutte o abbandonate, il bestiame rubato da ogni lato per uso dei combattenti, e forse questo genere di vita durerà ancora mesi e mesi, prolungando le disgrazie ed il martirio dei poveri valenziani. Il commercio è paralizzato, il prezzo del pane e del sale va aumentando, e tutti aspettano ben presto una carestia. È vero che il Governo cerca di rimediare a tanti mali; ma dovendo far fronte alla guerra, non arriva a provvedere a tutto. La popolazione dal canto suo non manca di aiutare con elemosine, inviandoci letti, coperte, vestimenta ; ma appena s' arriva con tanti sacrifizi a provvedere al più necessario.
È inutile dimandare il perchè di tanti flagelli; il numero stragrande di delitti inauditi, di omicidii e suicidii, d'immoralità d'ogni genere, d' ignoranza della religione lo spiega abbastanza. Il liberalismo colle sue leggi contro il matrimonio cattolico, col divorzio, con concordati che cercano d'impedire l'influenza del Papato sulle popolazioni, parlano abbastanza chiaro. Però, quando già credono di cantare vittoria, Iddio con un soffio della sua collera li getta nella costernazione e nella confusione. Queste esalazioni d'impurità, questi vapori d'irreligione, d'odio e d'ingiustizia salgono al cielo, e colà condensandosi formano terribili nubi intorno al trono di Dio, e vengono dopo a scaricare i suoi castighi sopra le nostre teste.
Con questa mia invio il programma delle feste di Maria Ausiliatrice e dell' ottavario che stiamo facendo per ottenere da Dio la abbreviazione di tante calamità. Sinora la sua protezione fu visibile sopra di noi; nessuno dei Confratelli e degli alunni cadde ammalato. Il giorno di Pentecoste 30 giovanetti fecero la loro Prima Comunione, e le loro innocenti preci, unite a quelle di tanti buoni cattolici, spero che ci otterranno presto il desiderato aiuto. Trovandomi in gravi pericoli, io pure mi raccomando in modo speciale alle sue orazioni, o amato Padre, e la prego altresì a raccomandare alle preci dei Confratelli e Cooperatori Salesiani l'infelice Valencia.
Sono della S. V. Rev.ma
Aff.mo Figlio in G. C. Sac. F. A. BERGERETTI Miss. Apost.
COLOMBIA
Dal paese dei lebbrosi - Le Scuole Municipali - L'Oratorio festivo - Visita del Vescovo Diocesano.
(Corrispondenza di D. Girolamo Cera)
REV m° SIG. DON RUA,
Contratacion, 1 Giugno 1898.
Già tocchiamo la metà del corrente anno 1898 e vanno cinque mesi che i suoi figli si stabilirono definitivamente in questo Lazzaretto. Mi par conveniente, quindi, mandarle alcune notizie che, ne son certo, rallegreranno il suo cuore di padre, sempre pronto a partecipare delle gioie, come delle pene de' suoi figli.
Le novità son poche; poichè quali novità vi possono essere in un paese confinato tra i precipizi delle Ande e segregato dall'umano consorzio per cammini poco meno che impraticabili?
Le Autorità civili di questo Dipartimento di Santander avevano supplicato il nostro Sig. Ispettore, Don Evasio Rabagliati, che i Salesiani s'incaricassero pure della direzione delle Scuole Municipali : senz'altro egli le accettò, sapendo quanto maggior bene si può fare in un paese, dove l'istruzione è impartita da religiosi. Per il paese questa fu una vera vittoria, perchè da tre anni, epoca in cui morì l'ultima maestra lebbrosa che dirigeva una scuola mista, non aveva potuto conseguire che si aprisse la scuola. Questo era da supporsi, perchè certamente giammai nessuna persona sana si sarebbe arrischiata a mettersi in una scuola, dove quasi tutti gli alunni sono attaccati dalla terribile lebbra, e che per conseguenza, secondo l'arte medica, è un foco di contagio.
Venuto il giorno dell'apertura, ci dirigemmo alla scuola: ma quale non fu lo stupore dei rispettivi maestri all' osservare che tutto il mobiglio delle due scuole consisteva in quattro banchi ! La divisione presto fu fatta ed i banchi presero il loro posto. La questione un po' più difficile era il fare stare una cinquantina di ragazzi in due banchi: problema che ancora non si potè risolvere, toccando alla maggior parte dei ragazzi , come conseguenza, accomodarsi sul nudo suolo. Ma anche in quest' ultimo caso sono più fortunati del celebre Muratori, il quale per assistere alle lezioni del precettore faceva il sacrifizio di starsene fuori della porta, quando più imperversava la stagione invernale.
La questione libraria, per così esprimermi, si presentava pure con un deficit assoluto. Stando così le cose, si diè principio e si contìnua l'anno scolastico, consolandoci con quel detto che ad impossibilia nemo tenetur.
Passando ad altro dirò, che si è pur aperto l' Oratorio festivo per ambedue i sessi. Per mancanza di locale si fa Oratorio per i ragazzi fra le rupi ed i burroni, contenti di trovare al tempo del catechismo una piccola ombra sotto le siepi od accovacciarsi dietro grossi macigni. Se poi le nubi, come spesso avviene, ci vogliono inaffiare, alle prime goccie ciascheduno si raccomanda alle proprie gambe per trovare un riparo sotto la grondaia, se così si può chiamare, di qualche capannuccia.
Che le pare, amato Padre, di questo Oratorio festivo sui generis? Non è vero che fa ricordare i primordii dell' opera del nostro venerato Fondatore D. Bosco?
Due mesi fa neanco, abbiamo avuto una dolce consolazione : la visita a questo Lazzaretto dell' Ecc mo Vescovo Diocesano, Mons. Evaristo Blanco. Fin dal principio dell'anno l'amato Pastore ce l'aveva promessa; però per varie circostanze la dovette tramandare sino al 19 del mese di aprile. Non appena la popolazione ne ricevette avviso, fu come fuor di sè per la gioia, e ben n'aveva ragione: perchè avvezzi questi poveri lebbrosi ad essere dimenticati, al fin vedevano che non tutti li dimenticano e che il loro Vescovo li ricorda e desidera consolarli, facendo loro eziandio visite personali. Tutti, pertanto, spontaneamente coadiuvarono per erigere archi trionfali: miseri erano, è ben vero, però furono eretti con un cuor generoso e da persone che, dimenticando per un istante i loro atroci dolori, adopravano nella loro erezione le poche forze che loro rimanevano. Queste circostanze bastavano per dare a que' poveri archi un valore immenso.
Fummo ad incontrare Monsignore a due ore di cavallo dal paese. Man mano che ci approssimavamo a Contratacion, trovavamo nuovi drappelli d' uomini a cavallo che, salutato l'Ecc.mo Vescovo, si univano alla comitiva, la quale, silenziosa ed in buon ordine, discendeva per quelle roccie, rallegrata dallo sparo di mortaretti e dallo spettacolo imponente di varie centinaia di persone, che tratto tratto uscivano dalle loro capanne imbandierate, e frettolose si dirigevano ad incontrare l'amato Pastore. Monsignore accettava sorridente quelle umili dimostrazioni d'affetto ed aveva una parola di consolazione per quanti poterono avvicinarlo.
Il giorno seguente Monsignore tenne un discorso, nel quale coll'eloquenza che gli è propria, manifestava l'affetto paterno che nutre nel cuore per questi infelici. « Da molto tempo, ei disse, desiderava farvi una visita; però fino al presente non mi fu possibile, poichè, come ben comprenderete, il lavoro che mi dà l'organizzazione d' una Diocesi nuova è molto e m' impedisce d'accorrere a trovare i miei figli dispersi in queste immense regioni. Tuttavia, benchè io non abbia potuto prima d'ora venire a darvi una consolazione, sempre ho pensato in modo particolare a voi, che formate la parte più disgraziata, ma più cara del mio gregge. Prova di questo l' avete nell'avervi ottenuto i Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice. Prima mia occupazione, dopo d'essere stato eletto a vostro Pastore e Padre, si fu di scrivere al Rev. Don Rabagliati, perchè vi mandasse alcuni religiosi della sua Congregazione. Egli accondiscese al mio desiderio, ed ora li avete tra voi, lavorando indefessamente per il vostro bene. » Terminava Monsignore animandoli ad una santa rassegnazione, dicendo che in premio di questa avrebbero il paradiso, dove verranno ricompensati in proporzione della grande sciagura che li ha colpiti in questa terra.
Alla sera amministrò il Sacramento della Cresima a più di 400 persone. Tutte queste funzioni si dovettero fare sulla piazza per l'incapacità della chiesa. Il raccoglimento e l'ordine tenuto fu tale, da rimanerne maravigliato Monsignore e quanti l'accompagnavano.
Alla mattina del terzo giorno, avendo stabilito S. Eccellenza di continuare la sua visita pastorale, parti accompagnato fino alle sponde del fiume Suàrez da numerosa schiera di cavalleggierì. Quivi Monsignore pranzò, come si suol dire, all'apostolica ; poichè lo fece seduto al suolo, avendo per mensa e tovaglia la soffice erbetta, per posate e piatti le mani che alla bell'e meglio s'aiutavano per istringere e dividere. Davvero che causava stupore ed ammirazione la vista di quella scena nuovissima per chi aveva sempre veduto l' autorità vescovile circondata dagli splendori e dai riguardi che si devono a chi è costituito Principe nella Chiesa di Cristo! Quivi lo salutammo e, con promessa di altre simili visite, ci accommiatammo, augurandogli prospero il suo viaggio.
Ecco, amato Padre, le belle cose che si poterono realizzare in questo Lazzaretto nel breve giro di poco più che cinque mesi, dacchè siamo venuti noi suoi figli e le Suore di Maria Ausiliatrice. Grazie a Dio, finora, siamo stati sempre bene, ed i poveri lebbrosi ci si mostrano tanto riconoscenti di quel poco che per loro facciamo. Voglia il buon Dio continuarci la sua benedizione e Maria Ausiliatrice il suo valido patrocinio! E lei, amato padre, faccia pregare per tutti questi suoi Salesiani e Figlie di Maria Ausiliatrice, nonchè per tutti questi poveri lebbrosi. Mi creda suo in Corde Jesu
Aff.mo Figlio D. GIROLAMO CERA.
Maria Ausiliatrice salute dei naufraghi.
Salpati dal porto di Genova il giorno 2 novembre, sani e salvi, per la protezione di Maria, approdammo a Montevideo il 19 stesso mese. Quivi essendosi fermato il bastimento per alcune ore, discendemmo a terra per visitare quei nostri buoni confratelli, i quali informati del nostro arrivo erano venuti al porto ad attenderci. In sul fare della sera, preso da essi commuto, fummo di nuovo al porto per partire alla volta di Buenos Aires. Il bastimento, sopra il quale dovevamo continuare il nostro viaggio, distava dalla spiaggia un due chilometri, per causa della poca acqua del porto. Il mare era oltremodo agitato e faceva presagire qualche brutto colpo; tuttavia, e perchè inconsci del pericolo, e per il desiderio di giungere presto a Buenos Aires, preso un piccolo vaporetto, ci indirizzammo al bastimento. Non ci eravamo scostati dalla spiaggia che duecento metri, quando ci accorgemmo del pericolo grandissimo in cui versavamo. Il mare imperversava ognora più, le onde furibonde si accavallavano minacciando di affondare il nostro piccolo battello, e di quando in quando entrando dentro ci bagnavano da capo a fondo. Anche i marinai parvero perdersi di coraggio. Che fare? S'incominciò da tutti a pregare con quella fede che ognuno può immaginare. Fattosi il caso quasi disperato, ciascuno pensava per conto suo: chi recitava le Litanie, chi gridava « Maria Auxilium Christianorum », chi altre giaculatorie; tutti poi promettevano e facevano voti alla Vergine, affinche li scampasse da sì cruda morte. Finalmente, quando Dio volle, giungemmo al bastimento e furono calate le scale, affinchè potessimo ascendervi. Credevamo di aver scampato il pericolo, invece era appunto allora il maggiore. Il mare furibondo lancia impetuosamente il nostro piccolo battello contro il bastimento, e cozzando contro di questo, pochissimo mancò che non si sfasciasse. Un grido di orrore si elevò da noi e da quei che dal bastimento ci stavano mirando, senza poterci porgere un poco di soccorso. Allora il capitano ci gridò : « Salvatevi presto, scostatevi, ritornate alla spiaggia ». Il ritorno fu senza dubbio più pericoloso dell' andata, ma finalmente più morti che vivi giungemmo alla spiaggia. Tutti bagnati fino alle ossa, e quasi incapaci di reggerci, appena ponemmo il piede a terra, il grido unanime di tutti si fu: « Viva Maria nostra salvatrice! ». Eravamo 28 tra Salesiani e Suore di Maria Ausiliatrice. Il pericolo incorso fu veramente grande, sicchè lo stesso capitano del bastimento ebbe poi a dirci, che ci salvammo solo per miracolo. Maria Ausiliatrice, in modo speciale nostra Madre, per i meriti del caro Padre nostro D. Bosco volle salvi i suoi poveri Missionari, e noi graziati le promettiamo che dappertutto diffonderemo la sua divozione e narreremo le misericordie di sì buona Madre.
I MISSIONARI SALESIANI partiti per la Repubblica Argentina il 2 nov. 1897.
Maria Aiuto dei novelli cristiani della Terra del Fuoco.
Ruffina Fierro, india fueghina, prese tanto amore alla Missione di S. Raffaele in Dawson, che mai volle acconsentire al volere di suo marito, indiano d'indole fiera e refrattario ad ogni civilizzazione, che voleva allontanarsi dalla Missione per sottrarsi al soave giogo della religione. Ella adduceva per ragione che lontani da noi si vive male e non si muore bene, perchè privi di Gesù e senza Sacramenti. Questo valse per qualche tempo a far indugiare il marito. Ma quando meno si aspettava, a mezzanotte dal 9 al 10 marzo p. p. s'alza, e brandito un coltello, fa l'ultima prova sull' animo della moglie, minacciandola di morte, se non partiva con lui. Questa vacilla un poco e poi disse: « No, piuttosto morire, ma non abbandonare la missione.» Questa risposta le valse sei ferite al collo. Alle grida strazianti corro io sottoscritto e trovo la povera paziente immersa nel proprio sangue. In mancanza di medico, dovetti prodigarle io le mie poche cognizioni; ma si temeva un esito fatale dall'un all'altro giorno; poiché una ferita era mortale e l' altra, come poi disse il medico, doveva passare in cancrena. Dissi allora alla Suora curante pure accorsa, Suor Giovanna Valgimigli, che senza un miracolo era impossibile la guarigione, tanto più che mancava l'arte ed i mezzi. In questo momento una idea balenò alla mente della Suora, e, rivolta piena di fede all'ammalata, le disse: - Confidi in Maria SS. Ausilia-. trice? - Confido. - Credi che ella ti possa guarire? - Oh sì lo credo. - Ebbene, prega tu, Ruffina, che prego anch'io Maria Ausilia trice: Ella che ha guarito tanti altri, può guarire te pure. - Si pregò e si fece tutto quello che si seppe, e dopo 18 giorni dell'accaduto venne il dottore della cannoniera « Magallanes » e rimase stupefatto dell'andamento delle due principali ferite, che, secondo lui, pareva dovevano averla già condotta agli eterni riposi. Quattro giorni dopo venne il medico ordinario dottor Middleton, visitò l'inferma, e trovandola completamente guarita, disse: - Un miracolo, un miracolo, d' altro modo non poteva guarire! - Io ora non ho fatto che riferire il fatto nella sua cruda realtà; prego ora a volerlo inserire fra le grazie di Maria Ausiliatrice nel Bollettino Salesiano ad onore di Maria SS. ed a provare una volta di più al mondo quanto aiuta Maria coloro che la invocano. Viva Maria Ausiliatrice!
Missione Salesiana (Isola Dawson), 17 Maggio 1898.
Sac. GIOVANNI BERNABÉ Missionario Salesiano.
Efficacia di un buon consiglio.
In ritardo sì, ma anch'io sento il dovere di rendere nota al pubblico una grazia singolarissima ricevuta per l'intercessione di Maria Ausiliatrice. Ed il mio ritardo fu ad arte, perchè ho voluto vedere che il tempo mettesse alla guarigione del mio figliuolo Domenico il suggello della stabilità. Nello scorso novembre, non ancor dodicenne, colpito da potenti febbri tifoidee complicate con altre malattie, il mio povero figliuolo unico maschio, di ottima indole, quasi spedito dai medici, era perduto per me, ed il mio dolore e quello di sua madre erano inenarrabili. Narrando l'ambascia mia ad un mio cognato Cooperatore Salesiano, mi eccitò a ricorrere a Maria Ausiliatrice, facendo un'offerta per le Opere Salesiane. - Feci il voto il 19 novembre a sera appena tornato a casa. - Il 20 il mio Domenico fece in letto la sua prima Comunione sotto forma di Viatico, in mezzo alle preghiere ardenti della famiglia, ed alla ferma fiducia di ottenere da Maria la grazia. E la grazia venne subito. Fin da quel momento si notò un sensibilissimo miglioramento. Incoraggiato dal Sacerdote assistente, non venni meno nella fede ed in poco tempo il mio figliuolo guarì. Dopo otto mesi posso dire che la guarigione è perfetta, che la grazia di Maria fu piena, intera, stabile; ed ora mantenuto il voto, compiuto il mio dovere di rendere pubblica sì preziosa grazia, prego Maria Ausiliatrice che continui la sua benevolenza a me ed a' miei cari.
LucIANo Rizzo. Merlara (Padova), 26 Giugno 1898.
Negrar (VERONA). - N. N. Cooperatrice di Negrar invia a codesto santuario di D. Bosco lire dodici per grazie ottenute da Maria Ausiliatrice. Per averle cioè la Madonna preservato il figlio minore dalla scarlattina, e per aver il maggiore passato con felice successo gli esami ginnasiali. - Mio fratello poi, Sante Righetti, unitamente ad altre pie persone ringraziano pure Maria SS. Ausiliatrice per esser stato per intercessione di Lei preservato l'anno scorso dalla grandine.
8 Luglio 1898.
D. GAETANO RIGHETTI.
Osa (TIROLO MERID.). - Infinite grazie! Il bambino infermo ha ricuperato la sua primiera salute. Adempio la promessa fatta, riconoscente alla nostra buona Mamma, che ci ha ridonato il caro nipotino, ed invio la tenue offerta di L. 30. Prego d'inserire questa grazia nel Bollettino Salesiano, perchè come tale la ritengo, se anche il piccino ebbe ogni cura medica possibile.
2 Luglio 1898.
VITTORIA DEI MALFER.
Roma. - A gloria della nostra Celeste Madre ed a consolazione dei suoi divoti siamo liete di poter attestare che in quest'anno Maria Ausiliatrice, oltre a molte grazie straordinario, ha operato qui in Roma e proprio nella Parrocchia del S. Cuore due prodigiose guarigioni di persone già inoltrate negli anni e munite dell'Estrema Unzione. Esse ora godono ottima salute e decantano le glorie della Madonna di Don Bosco.
24 Giugno 1898.
LE SUORE DI MARIA AuSILIATRICE della Casa di Roma.
Sanico di Moncaivo. - Evviva Maria ! Son padre ! Son operaio agricoltore ! Con tanti lavori che pressavano, nell'impossibilità di provvedere dei lavoranti, ero costretto da perfido malore già da 14 giorni a tenere il letto, non sapendo più qual posizione prendere, e soffrendo grandissimi dolori giorno e notte ; quando mi vien tra le mani il Bollettino Salesiano, lo apro, vi leggo alcune grazie ottenute per intercessione di Maria SS. Ausiliatrice, ravvivo allor ancor io la mia confidenza, prometto di visitare il suo santuario in Torino, e di farvi celebrare una Messa di ringraziamento al suo altare, se ottenuta avessi la guarigione: dopo un giorno appena la grazia fu ottenuta ed ora, perfettamente guarito, eccomi a mantenere la mia promessa. Prego a pubblicare questa grazia nel Bollettino Salesiano, affinchè si conosca sempre più che non inutilmente Maria è chiamata Aiuto dei Cristiani.
20 Maggio 1898.
EMILIo BEccio.
Torino. - Un padre di famiglia disimpiegato, da tempo cercava invano come onoratamente campare la vita ; i suoi ne erano addoloratissimi e con fiducia ricorsero a Maria Aiuto dei Cristiani, promettendo di pubblicare la grazia sul Bollettino Salesiano, e far celebrare una S. Messa nella Cappella dell' Addolorata che sta vicino alla tomba del suo fedel servo Don Bosco. La loro preghiera fu esaudita, quando appunto ogni speranza pareva svanita; ed ora riconoscenti adempiono la loro promessa.
N. A.
Udine. - Lode a Maria Ausiliatrice ! La Cooperatrice Salesiana, Signora Maria Modotti, da lungo tempo soffriva in una gamba, stranamente gonfia. Ricorse ripetutamente ai medici, i quali non mancarono di applicarle i rimedii suggeriti dalla scienza; ma invano. Stanca la sofferente della lunga ed inutile cura, si rivolse piena di speranza a Maria Ausiliatrice, offerendo di far celebrare una Messa nel suo santuario di Torino. Appena spedita la limosina, cominciarono a diminuire i suoi dolori, finchè a poco a poco interamente sparviero. Ciò avvenne nel 1895; e d'allora in poi non sentì più malore alcuno nella gamba perfettamente guarita. Grata alla Madonna, da cui essa riconosce la guarigione, manda in ringraziamento l'offerta di lire 5, desiderando che la grazia sia resa di pubblica ragione nel Bollettino Salesiano, a maggior gloria di Dio e della sua e nostra buona Madre Maria.
D. ANTONIO DE BELLA.
Vicenza. - Col cuore pieno di riconoscenza io ringrazio la cara Vergine Ausiliatrice, perchè in seguito a tre novene mi ottenne la grazia di ristabilirmi in salute dopo lunghi mesi di generale indebolimento e per un'altra grazia spirituale contemporaneamente ottenuta, grazia importantissima a me e a tutta la mia famiglia. Sia benedetta la SS. Vergine Ausiliatrice. Mando la mia tenue offerta di Lire 4.
MARIA LUIGIA BOTTAZZI.
Anch'io ringrazio la SS. Vergine che ha esaudito la mia preghiera., accordandomi la grazia desiderata.
MARIA AVANZINI BOTTAZZI.
Vinovo. - Da parecchi anni mia moglie Cristina venne affetta da un tumore carnoso al collo, che, crescendo, l'anno scorso minacciava di soffocarla. Le prime notabilità mediche di Italia dichiararono necessaria l' asportazione mediante un' operazione difficilissima e pericolosissima, e la consigliarono ad attendere, non osando addossarsi tale responsabilità. Però l'autunno scorso il pericolo di soffocamento era così grave, ed imminente, che implorò con tutta la sua fede l'aiuto di Maria Ausiliatrice, e coraggiosamente entrò all'Ospedale Mauriziano, dove subì felicemente la gravissima operazione, ed in un mese si trovò perfettamente guarita. Ora, dopo aver adempito alle promesse fatte alla Gran Madre, prega codesta Onorevole Direzione del Bollettino Salesiano a rendere pubblica questa insigne grazia.
28 Aprile 1898.
G. PICCOLO Maestro.
Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice, e pieni di riconoscenza, inviarono offerte al santuario di Torino o per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, o per le Missioni Salesiane, o per altre Opere di D. Bosco, i seguenti:
Catterina Cortassa, Carmagnola-Borgo S. Bernardo, L. 5. - Severina Chiello, Isola Bella (Torino). -Lucia Rivera, Sampierdarena, 5. - Ernesto Gay, Vaia (Lomellina), 5. - La Contessa Beretta, Udine, 10. - A. G. B. - Matilde Franceschini Ghisello, Pianoro, 5.D. Antonio Notellini, Casanova Valtidone, 5. - Maria Natta, 5, 20. - Laura Olivero, Valpesio (Cuneo), 5. - Ester Bertazzi, Bellinzona (Svizzera), 50. - Alessandro Sibilla. - Una Cooperatrice Salesiana di Bra.Catterina Rossi, Chivasso. - Sig.a N. N. per guarigione ottenuta, 50. - Signora G. D. pure per guarigione da pericolosa malattia, 50. - Angela Locatelli, 7 per una Messa di ringraziamento. - Berna (Svizzera): Sorelle Fumagalli, 5 per Messa. - Sig.a N. N., 5 per Messa. - Campodolcino (Sondrio): Barbara Scaramellini, 5 per Messa. - Vercelli: Luigi Rollone. - Rosignano: Edoardo Bensi. - Caramagna: Girolamo Marchisio. - Casale Monferrato: I Coniugi PanelliSpalla per l'ottenuta guarigione del loro bambino, 25 per Messa. - Fornaci (Brescia): Nina Braga a nome di Luigi Frassine, 2. - Torricella (Canton Ticino): Giuseppe Bernasconi, 10. - Mezzolombardo (Tirolo): Angela Pedò, 7, per aver avute le campagne preservate dalla grandine, mercè l' intercessione di Maria. - Crescentino: I Coniugi Battista e Catterina Debiaggi. - Bedano (Canton Ticino): Luigi Rusconi; 5. - Polonghera (Cuneo): Maria Chiattone-Bernocco, 5 per grazia ottenuta a favore de' suoi due figli. - Serina (Bergamo): Giuseppe Giupponi, 5 per Messa. - Pola (Istria): F. F. C. - Venezia: Maria Feretti, 2. - Bignasco (Svizzera): Una famiglia riconoscente, 5 per Messe. - Novara: Una pia persona per due grandi grazie ricevute, 15. - Valdi Nizza (Pavia): Angelo Bajlo, 5. - Sant'Alberto: L. M. e G. M., 5 per Messa a mezzo della Cooperatrice Giovannina Visani di Bagnacavallo. - Trino: Luigi Bovio, 5. - Genova: Elisabetta Barberis Ved. Aschieri, 5. - Pallanza: Giacomo e Domenica Della Rossa, 5 per Messa. - Cologne: Bernardino Mazzotti, 5. - Torino- Valsalice: Giuseppe Todeschini. - Champorcher: Battista Brini. - C,astel San Pietro: Maria Uglio, speranzosa d'ottener ancor altre grazie dalla nostra comune Madre. - Cuneo: Francesco Garino. - Nibbiola: Ulna madre di famiglia, 10. - Ottiglio: G. L. - Catania: Salvatore Ragusa, 5. - Naviglio (Cascina Guastalla): Luigi Bassanini, 10. - Mondovì Carasone: N. N. - Murazzano: Giuseppina Bruno, un paio d'orecchini in adempimento di voto. - Casalino (Novara): C. F., 10 per Messa. - Ossona di Casorezzo: D. Paolo Nardi, 15.Bagueri: D. Pietro Canale, Parroco, 5 per Messa. - Garbagna: Cosimo Niccolini, 0,50. - Monticello d'Alba: Anna Vignolo. - Ortana: Maria Dho. - Bosa: Ch. Francesco Cadoni. - Saltrio: Angela Broggi. - Terzo d'Isola: N. N. - Roccagrimalda: Alcune Cooperatrici a mezzo della Sig.a Giuseppina Scarsi. - S. Benigno Canavese: Don Ercole Janni. - Parma-Trecasali: Zoe Conti in Folli. - Castellinaldo: Maddalena Gramaglia e Rosa Marsiglia, 10 per due Messe di ringraziamento. - Livorno Vercellese: Angela Pelle, 5 per l'ottenuta guarigione della propria madre Margherita Pozzis, affetta da cancro, senza alcuna operazione, come era stato giudicato necessario dai medici. - Burolo d'Ivrea: Alcuni Cooperatori fanno la loro offerta in L. 80 per averli Maria preservati dalla grandine e protetti in modo particolare tutto l'anno. - Zoagli: P. M. avendo. ottenuta la grazia della guarigione da una sua malattia, adempio il voto inviando L. 20 a mezzo del Can. Lorenzo Sacco di Rapallo, perchè siano fatte sacre funzioni all'altare della sua Benefattrice Maria. - Strona (Biella): F. A., 5; B. L. 5; altra persona pure 5 per grazia ricevuta. - Benevello: Zita Cavallo, 20 per notevole miglioramento di una lunga malattia; Rosa Cagnassi in- Rodello, 5. - Lu Monferrato: Angola Meda, 25. - Cureggio: I Coniugi Fontana, 5. - Milano: La Sig.a Maria Anna Zineroni Casati, 3. - Un licenziato dal Liceo. - Villa Cogozzo : Serafina Teresa Balzarini, 3 per due grazie segnalate. - Berbenno-Ponte Giurino: Maria Offredi-Milesi, 5 per varie e continue grazie. - S. Biagio della Cinta: Sac. Giuseppe Lombardi, Parroco, per tre segn.alatissime guarigioni ottenute a persone gravemente inferme. - Pellestrina (Veneto): Domenico Tissolo. - S. Bonifacio (Verona): D. Basilio Zanuso, a nome di una povera donna graziata da Maria, 10. - Quinto al Mare (Genova): Matilde Graziani ved. Rocca, riconoscente per l'ottenuta guarigione de' suoi tre figli da febbre tifoidea. - Vescovado: Maria Piazza. - Brescia: Giuseppe Conter. - Aggius (Sassari): Salvatore Stangoni. Adrara S. Martino: Giacomina Covioli. 5. - Cusignana (Treviso): Maria Sonda, 9, 50 per due S. Messe di ringraziamento. - Lussello-Villadeati: Rosa Cafasso, 5 e Marietta Cafasso, 7 a mezzo del Rev.mo loro Arciprete D. Eugenio Patrucco. - Molare (Alessandria): Fortunato Provvidenza, 5. - Montaldo-Dora: Secondina Accotto, 42. - Racconigi: Maria Teresa Nasi. - Pocapaglia: N. N. Rivarolo Canavese: Angela Dematteis. - Calciavacca (Verolengo): Carlo Bertolino fabbro ferraio per la guarigione dei suo bambino, 5.
I più semplici rubano il paradiso ai furbi.
Miei buoni amici,
SIAMO finalmente arrivati al sospiratissimo tempo delle vacanze autunnali, e voi, lasciati a parte i serii pensieri degli studi, quali in montagna e quali in pianura, senza più alcun fastidio al mondo, andate respirando un po' d'aria libera presso gli amati vostri parenti e vi fate così un po' di buon sangue per l'anno venturo. Bravi! Riprendete il roseo color delle guancie, nuovo vigore date alle vostre membra, sicchè possiate ritornare alle scuole prosperosi e pieni d'alacrità.
Oh! quante cose vorrei pure augurarvi in questo momento, che valessero a farvi anche quaggiù docili strumenti della misericordia di Dio! Questa fervorosa preghiera la ripetei più volte in quei giorni, che potei andare a prostrarmi davanti alla santissima Sindone, esposta qui a Torino, dal 25 maggio sino al 2 di giugno. Sapete quali furono allora i voli della mia mente? Con voi non ebbi mai e non avrò alcun segreto. Sentite.
Sapete che quello è uno dei lenzuoli che Giuseppe d'Arimatea regalò a Gesù povero, nel gran giorno della Redenzione. Pensava forse egli, pensavano i compagni di quella pia opera, che Gesù l'avrebbe così rimunerati, lasciandosi effigiato in quel Lino, che sarà così luminoso nel gran giorno? Non ci fu mai, io credo, altra opera di carità tanto largamente ricompensata come questa ! Ed allora pensava anche a voi, che mi avete già tante volte soccorso per i miei Missionari, e vi raccomandava a Gesù, che stampasse nel vostro cuore la pietosa sua impronta. Oh sii voi siete sempre i beniamini di Gesù l
Sentite come Egli vuol menare trionfo tra le anime umili, e come vuol confermare che sono sempre i più semplici quelli che rubano il Paradiso ai furbi.
Un giorno era solo in sacristia, mi diceva un sacerdote salesiano, e per godere il tempo, recitava un po' di uffizio. Aveva quasi appena incominciato, che fui interrotto da una brava donna, che conosceva come una di quelle che piacciono tanto al Signore per la loro virtù nascosta.
Ella entrò timidetta, quasi sospettasse di essermi importuna, e tirando fuori un piccolo involto, me lo offerse, dicendo: - Prenda, questo è per le loro Missioni !
- Come sa lei che le nostre Missioni...
- Oh! se lo so! Stamattina ho ritirato le carte straccie della mia signora, e tra le altre ne vidi una che mi pareva ancora bella e intiera. Sarà uno sbaglio, dissi tra me, e mi curvai a prendere per verificare. Era la circolare del signor D. Rua, che scriveva sulle disgrazie capitate alle lontane Missioni d'America, ed invocava un po' d'aiuto dalle anime buone. Io dimenticai per un momento il mio uffizio, lessi, lessi, piangendo teneramente su quelle parole, e forse fu la prima volta che mi lamentai di non esser ricca per portare qualche cosa in aiuto alle vostre Missioni. Piegai quella circolare, ma la tenni per me, e chiamata dalla padrona a riscuotere la mia mesata, risolsi di tutta regalarla per le spese dei Missionari.
- Ma lei avrà da patire poi. Si contenti di due o tre soldi...
- Di due o tre soldi ? Sono cinque lire che ho ricevute dalle mani della mia signora, e sono cinque lire che desidero che ella accetti. Chi sa che sia l'ultimo bene che io mi possa fare. Intanto un mese passerà presto! Il necessario non mi manca, e quindi non ho a temere. Accetti, e preghi per me.
Io ascoltava commosso l'eloquente e semplice parlare di quella povera fantesca, e non seppi dir altro che: Accetto ! E mentre ella se ne andava, umile e pur tanto gloriosa davanti a Dio, come chi ha compiuta una grand'opera, alzai gli occhi al cielo e dissi: Ecco come i più semplici rubano il paradiso! La sua signora spenderà i cento franchi in una toeletta, e nulla si acquista pel cielo; e questa povera servetta, davanti a Dio, è ricca di meriti più d'un Rothschild di milioni.
Addio, miei cari amici, e siate sempre quelle anime semplici, a cui augura ogni bene il vostro
Affmo amico
DON GIULIVO.
I° CONGRESSO SCIENTIFICO Internazionale Latino-Americano
Questo Congresso si riunì lo scorso aprile nella città di Buenos-Aires, con esito felice sotto ogni aspetto. Noi raccogliamo solo quanto ci riguarda. Fra i quattrocento e più congressisti il carissimo nostro confratello D. Luigi Morandi, Direttore dell'Osservatorio Meteorologico Centrale di Mon-tevideo, ebbe l'alto onore di esser fatto segno - quantunque fosse l'unica sottana nera - alle ovazioni e simpatie generali. Onore al merito, perche ciò dimostra ancor una volta come eziandio sotto la sottana del prete prende bene spesso albergo la scienza, checchè ne dica il mondo. La storia è storia sempre, nè le maligne dicerie valgono a distruggerla.
Questo nostro esimio Confratello , oltre all'aver preso sempre parte attiva a tutte le discussioni, presentò pure quattro lavori di somma importanza riguardanti il clima di Montevideo, la modificazione nell'uso del termometro destinato a studi climatologici e fitologici, la velocità del suono nell'aria a differenti temperature e la periodicità annuale di alcune pioggie. Fu applauditissimo, perchè era il primo lavoro serio di climatologia eseguito nell'Uruguay, e le felicitazioni furono generali, specie da parte degli antichi allievi di Villa Colon. Di più il Dr. Lahille del Museo della Plata domandò al Congresso di poter rivolgere al nostro Morandi alcune domande d'interesse generale circa la Meteorologia dinamica, ed il Congresso, dato l'importanza dell'assunto, concesse all'interpellato due mesi di tempo per inviare le risposte, che vedranno la luce nelle memorie del Congresso.
In questa circostanza il Morandi venne pure incaricato dal gruppo di scienze fisico-chimiche di formulare in suo nome un voto sopra il servizio telegrafico internazionale sud-americano d'osservazioni simultanee per la previsione del tempo, voto che venne unanimemente approvato.
La sede del prossimo Congresso, che avrà luogo nel 1901, venne fissata a Montevideo e tra i membri della Commissione organizzatrice venne pure eletto il Direttore del nostro Osservatorio di Villa Colon. Questi al sontuoso banchetto sociale, per aderire alle insistenze generali, prese la parola e, ringraziati tutti , disse bellamente non dover recar meraviglia il vedere una persona di chiesa partecipare a quella grandiosa festa della scienza, perchè il clero ha sempre occupato i primi posti fra i cultori di essa, essendo la verità fondamento d'ogni scienza : lamentare solo d'esser lontano assai da quei molti gloriosi, che, per parlar solo di meteorologia, o furono o sono considerati da tutti come sommi, quali il P. Denza, il P. Bertelli, il P. Vines, il P. Faura, il P. Dechevrens, ecc.
Degno di menzione fu pure il ricevimento ufficiale nel Palazzo del Governo e le parole (lusinghiere molto per il Morandi e per i Salesiani tutti) di S. E. il Presidente della Repubblica.
OSPITE ILLUSTRE all'Oratorio di Valdocco.
Nella prima metà dello scorso mese il nostro Oratorio di Valdocco fu onorato dalla presenza di S. E. R.ma Mons. Atanasio Sabbagh, Vescovo greco cattolico di S. Giovanni d'Acri e di tutta la Galilea, dove noi già da qualche anno abbiamo aperto un Orfanotrofio, del quale Mons. Sabbagh è naturalmente e veramente il protettore e benefattore primo. - Egli era di ritorno da Roma, e passando per Torino non poteva non fermarsi a visitare la Casa Madre dei Figli di D. Bosco e l'Esposizione d'Arto Sacra e delle Missioni Cattoliche, specie le asiatiche largamente rappresentate. Si fermò tra noi tre dì ed il suo carattere nobile ed affabile si attrasse tosto le simpatie, la stima e la venerazione di quanti lo poterono avvicinare.
Celebrò nel santuario di Maria Ausiliatrice in rito greco, bello e maestoso in ogni sua parte. Parla correntemente il francese ed un poco anche l'italiano.
Mons. Sabbagh nacque in Alessandria nel 1861 da distintissima famiglia cattolica. Fece i suoi studi sotto la direzione dei Lazzaristi e dei Fratelli delle Scuole Cristiane, e poscia entrò nel noviziato dei religiosi Basiliani di San Salvatore. Nel 1885 venne ordinato sacerdote e fu nominato curato nel Libano, dove spiegò tanto zelo, che nel 1892 il Capitolo del suo Ordine lo elesse Abbate Generale e pochi mesi dopo il Sommo Pontefice lo elevava alla cattedra episcopale di S. Giovanni d'Acri e di tutta la Galilea.
Porgiamo all'illustre Prelato i nostri più sentiti ringraziamenti per la bontà usataci nel recarsi tra noi e gli auguriamo le più copiose benedizioni celesti.
L'ECC.mo MONS. MACCHI al nostro Liceo del S. Cuore in S. Paolo (Brasile.)
Nel marzo scorso S. Ecc. Mons. Macchi, rappresentante di S. S. Leone XIII presso il Governo del Brasile, degnossi visitare il nostro Liceo del S. Cuore di Gesù in S. Paolo. Venne ricevuto con tutti gli onori dovuti all'alta sua carica. I giovani interni, oltre a 300, vestiti alla marinaia, schierati sotto i portici, con a capo la banda del Collegio, la quale suonò l'inno-marcia di Pio IX e quello della Repubblica, gli fecero un'entusiastica accoglienza. Canti, suoni, declamazioni di dialoghi e poesie intrattennero S. Eccellenza per oltre un'ora, e tutto riuscì di sommo suo gradimento, come manifestò nelle parole che disse in fine dell'accademia. Questa visita onorifica tanto sarà memorabile negli annali del nostro Collegio del S. Cuore in S. Paolo del Brasile.
BENEDIZIONE DELLA 1a PIETRA del secondo nostro Oratorio festivo in Milano.
Ebbe luogo con tutta la solennità del rito, il 29 giugno scorso, alla presenza di S. E. il Card. Ferrari, Arcivescovo di Milano, del Rev.mo Sig. D. Rua, dei membri del Comitato e Sottocomitato Salesiano milanese e di una gran folla di Signore e Signori.
Il vasto tratto di terreno, ove eransi fatti i primi lavori di scavo, era stato artisticamente parato a festa per cura e principal merito dell'ingegnere Arpesani, direttore dei lavori di costruzione. Padrino della funzione fu S. A. il Principe Emanuele Gonzaga e madrina la nobilissima Contessa Giuseppina Giulino. Furono declamate alcune poesie ed indirizzi d'occasione, e dopo il canto di varii mottetti, letta e firmata dai presenti la pergamena, venne racchiusa con altri documenti riguardanti la solennità in apposito tubo di vetro, e murata sotto la prima pietra a perpetuo ricordo dell' impellente necessità che aveva, con sentimento di cristiana carità, indotto il benemerito Comitato a farsi promotore dell'erigendo Oratorio.
Compiuta la cerimonia S. E. il Card. Arcivescovo pronunziò un bellissimo discorso, rallegrandosi di vedere sì felicemente iniziata l'attuazione del suo vivissimo desiderio che in quei luoghi si erigesse un Oratorio festivo, con frasi scultorie tratteggiando la necessità d'una sì cristiana istituzione, elogiando i Salesiani rappresentati a quella festa dal veneratissimo loro Superiore, ed augurandosi che l'iniziata opera possa presto compiersi, mercè la carità dei cittadini, che in questi momenti di dolore comprendono il dovere di conservare e custodire la preziosa eredità di fede, che valse alla religiosa Milano il glorioso nome di città di S. Ambrogio e di S. Carlo; e finì con dare la benedizione pastorale a tutti i presenti.
Le ispirate parole dell'Em.° Principe, ascoltate colla più religiosa attenzione, fecero in tutti profonda impressione.
Lasciato il luogo della solenne funzione, Sua Eminenza, sempre accompagnato da numerosissimo seguito, salì alla modesta Cappella dell'istituto, ove venne impartita la benedizione col SS. Sacramento, e prima di accommiatarsi volle esprimere agli illustri signori, alle dame ed ai Salesiani la sua altissima soddisfazione per la compiuta cerimonia, rinnovando i più fervorosi auguri per compimento dell' opera e pel perequamento delle Opere Salesiane che sì prodigiosamente vanno ovunque diffondendosi. Ed in attestato di questa sua soddisfazione, con quella generosità d'animo che gli valse le generali simpatie, elargì una assai cospicua offerta in favore dell' erigendo Oratorio.
Noi porgiamo le nostre umili, ma vive grazie a tutti coloro che concorsero a rendere solenne ed indimenticabile questa funzione, e speriamo che presto ci sarà dato poter assistere ad altra, se non superiore, almeno uguale a questa, nel dì dell'inaugurazione del nuovo Oratorio.
ALLA CASA DI HECHTEL NEL BELGIO.
Il sabbato 25 giugno scorso in Hechtel venne celebrata una bellissima festa per l'inaugurazione di un nuovo edifizio annesso all'Istituto Salesiano, già esistente, dovuto alla generosità di due ottimi fratelli i Sig. Mallet. Intervenne S. E. Rev.ma Mons. Doutreloux, Vescovo di Liegi, e tutte le Autorità del paese. Ogni cosa riuscì con generale soddisfazione ed il Rev.mo D. Albera, rappresentante il Superiore Generale, espresse l'alta sua ammirazione e riconoscenza a tutti i benemeriti Cooperatori intervenuti.
LA MASCHERA DI MONS. L. LASAGNA all'Esposizione delle Missioni Cattoliche.
Quanti di questi giorni visitano l'Esposizione d'Arte Sacra, arrivati all'Edifizio destinato per le Missioni d'America, nel riparto del Brasile (proprio di fronte all'entrata principale), si fermano dinnanzi alla Maschera, ossia effigie ritratta dal vero di Mons. Luigi Lasagna di effetto sorprendente. Quest'effigie posta sulla parte anteriore del tavolato, che sopporta altri svariatissimi oggetti, e ravvolta all'intorno da velluto rosso-oscuro armonicamente ripiegato produce in tutti pietà ed ammirazione indefinibile.
Quanti ebbero il bene di conoscerlo : « è tutto lui! » esclamano, quantunque per alcune ferite che qua e là si scorgono ben si vegga che detta maschera fu presa dopo di aver con diligente cura messe insieme le diverse parti del suo capo rimasto sfracellato nel terribile scontro ferroviario del 6 novembre 1.895 a Mariano Procopio nello Stato di Minas Geraes
Negli occhi, nel sorriso delle labbra e nell'insieme di quel volto venerando, che ora con l'aureola dell' Apostolato congiunge quella del Martirio, si legge che è proprio lui, Mons. Luigi Lasagna, Apostolo e Martire del Brasile.
Sia lode al valente e pio scultore italiano, Giuseppe Caporali, residente a Juiz de Fora (Brasile) che ha saputo eseguivo un lavoro veramente perfetto. Egli si avrà la gratitudine eterna dei confratelli e degli ammiratori tutti di Mons. Lasagna, i quali si sentono eziandio grandemente obbligati alla rinomata Ditta Cresta di Genova per aver mandata questa maschera all' Esposizione di Torino.
1 Achille D. Pietro, Prevosto- Zerba (Pavia).
2 Altini Marietta n. Cannatini - Lugo (Ravenna).
3 Antonelli Don Angusto - Olevano (Roma).
4 Bellaudi Maria - Torino.
5 BiancbiGiusoppe-Ripafratta(Pisa). 6 Lorio Giovanni - Torino.
7 Bruno Ing. Giacomo Amilcare - Ancona.
8 Censi Leonetta - Ancona.
9 Chiapusso Giorgio - Susa (Torino). 10 Coiazzi D. Luigi - S. Quirino (Udine).
11 Conti Giacomo - S. Pietro Incariano (Verona).
12 Della Colla D. Gio. Maria, Prevosto - Cabanne (Genova).
13 Fasoli Marianna - S. Pietro Incartano ( Verona).
14 Ferruzzi Giacomina - Bagnacavallo (Ravenna),
15 Gaburro Luigia - San Pietro Incariano (Verona).
16 Germonio Felice - Drnent (Torino). 17 Gianandrea D. Mariano, Parroco - Ancona.
18 Lavi D. Antonio - Bergamo. 19 Mambrini D. Fausto - Siessa.
20 Mascarini D. Antonio, Prov. - Cestelnovetto (Pavia).
21 Morelli Don Luigi - Bagnacavallo (Ravenna).
22 Negri D. Gio. Maria - Valenza (Alessandria).
23 Pedrotta D. Natale, Parroco - Curiglia (Como).
24 Penner Luigi - Lavarono (Trentino).
25 Punigotti Carlo - Vignole (Alessandria).
20 Rembado Pietro fu Bernardino - Ranzi (Genova).
27 Rossato Angela Ved. Battistoni - Vicenza.
28 Simonetto Vincenzo - Aston (Belluno).
29 Sironi Rachele - Villa d'Adda (Bergamo).
30 Sisto Rosa n. De Martini - Cassine (Alessandria).
31 Zanuzzi Giacomo - Palosco (Bergamo).
32 Zappelli Francesca - Trevi (Perugia).
per l'erigenda Chiesa di S. Francesco di Sales nel Seminario delle Missioni Estere a Valsalice-Torino Monumento della Stampa Cattolica al celeste suo Patrono
Appello ai Direttori e Decurioni, Zelatori e Zelatrici, Cooperatori e Cooperatrici tutti delle Gpere Salesiane
Più volte abbiamo già parlato nel nostro Bollettino di quest'Omaggio Internazionale, promosso dalla Stampa Cattolica, nella solenne ricorrenza del decimo anniversario
della morte del Padre e Fondatore nostro desideratissimo D. Giovanni Bosco, e da attuarsi nell'erezione di una Chiesa dedicata a S. Francesco di Sales, Patrono dei
giornalisti, nel nostro Seminario delle Missioni Estere a Valsalice-Torino.
Ora però, per ottemperare in modo pratico alle vive raccomandazioni fatte dal R.mo nostro Superiore a tutti i Cooperatori, di voler gareggiare generosamente con la
Stampa Cattolica nell'attuazione di questa grande iniziativa, ci pare opportuno richiamare, con il presente speciale appello, l'attenzione di tutti i nostri benemeriti lettori su quest'Omaggio, e proporre una maniera facile per partecipare e raccogliere le adesioni al Comitato Generale che si sta costituendo per questo fine.
PROGRAMMA
Scopo - L'Omaggio, come dicemmo, è promosso, dietro iniziativa ed impulso del giornale l'Italia Reale - Corriere Nazionale di Torino, dalla Stampa Cattolica internazionale, la quale con ciò intende:
a) onorare, nel decimo anniversarìo della sua morte, la memoria di D. Bosco come pubblicista indefesso e potente nel campo religioso e letterario ;
b) ìnnalzare in Valsalice-Torino una Chiesa al Patrono della Stampa, S. Francesco di Sales, quale monumento imperituro (li dette onoranze decennali ;
e) dare a tuttì gli ammiratori di D. Bosco e delle Opere sue una propizia occasione di potere con tutta facilità concorrere a quest'Opera altissima e veramente degna di un imponente e mondiale plebiscito.
MEZZI - Per conseguire questo triplice scopo venne tosto costituito, in una splendida riunione del clero e dell'alta nobiltà Torinese, un Comitato Promotore ed una Commissione di Signore Patronesse, sotto la presidenza effettiva di S. E. R.ma Mons. Agostino Richelmy, Arcivescovo di Torino.
Questo Comitato, dopo pìù riunioni destinate a studiare i mezzi pratici, venne nelle seguenti deliberazioni
a) costituire un grandioso Comitato Generale;
b) fissare la quota o tassa di adesione al detto Comitato Generale in lire una, perchè tutti possano, senza aggravio, divenirne membri;
e) dichiarare formalmente, per tranquillità di tutti, che l'esser membro di questo Comitato Generale non importa alcun vincolo, nè oblighi speciali, all'infuori della tassa d'inscrizione;
d) pubblicare i nomi degli aderenti, sulle colonne dell'Italia Reale-Corriere Nazionale, organo ufficiale del Comitato Promotore;
e) interessare tutti i giornali cattolici a voler costituire in seno alla propria Redazione (come fece a Torino l'Italia Reale-Corriere Nazionale), o nella maniera più adatta alle circostanze particolari delle differenti nazioni, provincie e regioni, autonomi Comitati locali, per promuovere le adesioni all'Omaggio. Ciascun giornale che costituisce il Comitato, deve incaricarsi della pubblicazione dei nomi deì proprii aderenti, e rimettere poscia l'intera lista al Comitato Promotore con le relative quote, dedotte le spese;
f) promuovere accademie commemorative e conferenze per far conoscere l'Omaggio nei luoghi dove ancor non è conosciuto;
g) fare appello, d'intesa col R.mO Superiore dei Salesiani, a tutti i Cooperatori ed ammiratori di D. Bosco, a voler lavorare indefessamente per quest'Omaggio e dare così valido appoggio alla Stampa Cattolica, la quale nel monumento al grande Salesio intravede per la sua causa
una maggior esplicazione di attività e simpatia, foriera di un più lieto avvenire nel prossimo futuro secolo.
Questi i mezzi pratici stabiliti ed il Comitato li mise tosto in atto, diramando una circolare per raccogliere le adesioni al Comitato Generale, circolare che venne riportata nel numero di maggio del Bollettino Salesiano, con tutti i nomi dei membri del Comitato Promotore e della Commissione di Signore Patronesse. Inoltre pubblicò un elegante numero unico dal titolo Charitas, che serve mirabìlmente a far conoscere l'Omaggio e che si offre in dono a chiunque invia cinque adesioni.
VANTAGGI - I nomi dei membri del Comitato Generale verranno raccolti in grandioso album da conservarsi in apposita cripta dell erigenda Chiesa, affinchè tutti vivi e morti partecipino in perpetuo
a) alla recita del S. Rosario ed alla benedizione col SS. Sacramento, che nella detta Chiesa sarà quotidianamente impartita ai giovani leviti, i quali in quel sacro ritiro si formeranno alla vita del Missionario;
b) a tutte le Messe e funzioni che ogni giorno vi si celebreranno, come novene, feste, solennità, ecc. ;
c) a tutte le orazioni e buone opere, che verranno fatte e dai Salesiani e dai loro giovanetti in tutte le loro Case, Collegi, Ospizi, Oratori festivi, Missioni, ecc., in Italia, in Francia, Belgio, Inghilterra, Ispagna, Austria, Svizzera, Portogallo, Americhe, Asia ed Africa e dappertutto, dove sono stabiliti e si stabiliranno. Tutti questi vantaggi sono inerenti all'Opera stessa, perchè la Chiesa di S. Francesco ìn Valsalice sarà il centro naturale, da cui partiranno le forze vive che opereranno, nei diversi punti della terra, un po' di bene a vantaggio delle anime e a cui faranno ritorno tutti i manipoli delle opere buone dei Salesiani;
d) il S. Padre Leone XIII infine ben già tre volte si è degnato inviare l'Apostolica benedizione, ricca sempre di copiosi favori, ai Promotori ed agli Aderenti tutti di quest'Omaggio internazionale.
Approvazione dell'Arcivescovo di Torino.
Legati da forti vincoli di riverenza e di affetto al venerando D. Bosco ed all'Opera Salesiana, faccian plauso alla pia e sapiente deliberazione, benediciamo di cuore a tutti i Promotori, e caldamente raccomandiamo l'adesione al presente OMAGGIO.
Torino, dall'Arcivescovado, Marzo 1898.
AGOSTINO Arcivescovo.
Il R.mo Sig. D. Rua in data 28 febbraio scorso scriveva all'illustre Avv. Stefano Scala, Direttore dell'Italia Reale-Corriere Nazionale:
« ...Mentre rendo le più vive grazie, faccio voti che tutti i Direttori e Condirettori diocesani dei Cooperatori Salesiani, i Decurioni, Zelatori e Zelatrici, gareggiando col Giornalismo Cattolico, raccolgano il più gran numero di adesioni alla magnifica idea nel modo indicato nella presente circolare.
« A tutti esprimo fin d'ora la più sincera riconoscenza ed assicuro per tutti gli aderenti le più fervide orazioni dei Salesiani e specialmente dei giovani Leviti, che in quel sacro recinto si formeranno alla vita del Missionario Cattolico. »
Mano all'opera, o benemeriti Direttori, e Decurioni, Zelatori e Zelatrici, Coopera. tori e Cooperatrici tutti di D. Bosco; si raccolga tosto la maggior quantità di adesioni, affinchè nel prossimo settembre durante il Congresso Mariano, epoca della benedizione della pietra angolare dell'erigendo Monumento, noi pure possiamo presentare al Comitato Promotore dell'Omaggio un imponente numero di adesioni.
È un apostolato veramente degno dell'ora presente, perchè implicitamente si viene eziandio in aiuto della Buona Stampa, la quale in quest'Omaggio intende pure valutare le sue forze, enumerando, con un'opera di tutta carità, l'infinita schiera di coloro che l'appoggiano e la dìffondono. I Cooperatori di D. Bosco non possono ritirarsi da quest'apostolato morale in favore della Stampa Cattolica; che anzi, precedendo gli altri col buon esempio, si mostreranno degni eredi dello spirito del Salesio e di D. Bosco, sì l'uno che l'altro valorosi e magnanimi campioni della Buona Stampa.
ADESIONI
al Comitato Generale dell'Omaggio Internazionale
all'Opera di D. Bosco nel 100 anniversario della sua morte per l'erigenda Chiesa a S. Francesco di Sales tu Valsalice-Torino, Monumento della Stampa Cattolica al suo Patrono
La quota d'adesione è LIRE UNA -
Norme pratiche pei nostri Cooperatori.
i. In ogni città, borgata o paese vi sono moltissime persone, che si trovano in grado di poter aderire al Comitato Generale dell'Omaggio Internazionale: tutto sta in farlo conoscere e diffondere con attiva propaganda. Tale uffizio è affidato a tutti i Cooperatori e le Cooperatrici Salesiane, ed in modo particolare ai Direttori e Condirettori Diocesani, ai Decurioni ed ai Zelatori e Zelatrici delle Opere di D. Bosco, i quali si potranno giovare pure di quelle persone di famiglia o conoscenti, che giudichino più atte ad aiutarle.
2. Si raccomanda di scrivere chiaro e preciso il Cognome, nome ed indirizzo degli aderenti sul modulo qui unito, da trasmettersi poi a Torino.
3. Quando il modulo è riempiuto in tutto od in parte, si rimandi alla DIREZIONE DEL BOLLETTINO, sottoscritto e col proprio indirizzo, franco col bollo da C.mi 20 come manoscritto. Il denaro poi sia inviato in Biglietti di Banca con lettera raccomandata, oppure con semplice Cartolina-vaglia.
4. Occorrendo altri moduli, se ne faccia domanda alla DIREZIONE DEL BOLLETTINO, via Cottolengo 32, TORINO.
5. Chi manda cinque adesioni riceverà subito in dono UN NUMERO del CHARITAS.
6. Chi manda 2o adesioni ha diritto a QUATTRO NUMERI del CHARITAS da diffondere tra i suoi aderenti.
7. Fiduciosi che quest'Omaggio abbia a trovare zelanti propagatori, specialmente in ciascuno dei Direttori e Condirettori Diocesani, dei Decurioni, dei Zelatori e Zelatrici delle Opere Salesiane, preghiamo Iddio, Maria Ausiliatrice e S. Francesco di Sales che vogliano colmarli tutti di celesti e copiose benedizioni.