ANNO XXXI - N. 2. FEBBRAIO 1907.
PERIODICO DELLA PIA UNIONE DEI COOPERATORI SALESIANI DI D. BOSCO
SOMMARIO: Il sistema educativo di D. Bosco: III) Sua applicazione : norme generali . . . . 33
Conferenze salesiane: Per la buona stampa . 36
La Festa di S. Francesco di Sales e il XIX anniversario della morte di D. Bosco . . 37
Echi del V° Congresso: III GRUPPO: Azione salesiana e proposte varie : b) Comitati Salesiani e Comitati femminili d'azione salesiana; (Il Discorso della Contessa Celeste Rosa di San Marco) . . . 38
Tesoro spirituale . 41
DALLE MISSIONI: INDIA: :La posa della prima pietra dell'Istituto Salesiano di Tanjore - MATTO GROSSO: La tribù dei Bororos (D. A. Malan) . 42
Fra gli Italiani all'Estero . . .
IL CULTO DI MARIA SS. AUSILIATRICE: Pellegrinaggio spirituale - Incoronazione di Maria SS. Ausiliatrice nella città di Messico - Altre feste e date memorande - Grazie e graziati . 50
NOTIZIE VARIE : 3° Congresso degli Oratori festivi - Omaggi e voti - Per Savio Domenico - A Valdocco - In Italia: Alessandria, Bologna, Catania, Fossano, Milano, Roma, - All'Estero: Betlemme - Dall'America: Buenos Aires, Bolivia e Perù, Patagones e Viedma 56
Ancora per la buona stampa . 61
Necrologio e Cooperatori defunti 61
III) Sua applicazione. - Norme generali.
PRENDENDO ad illustrare in modo semplice e pìano il sistema educativo di D. Bosco ci proponemmo due fini, anzitutto di far meglio conoscere le idee del nostro buon Padre su questo importantissimo punto, secondariamente di vederle estese dal campo degli istituti educativi a quello assai più vasto delle famiglie dei nostri Cooperatori. A conseguire il secondo intento contribuirà non poco una breve analisi dell'applicazione del proposto sistema, alla quale ci accingiamo sulla traccia di D. Bosco medesimo. Questi nel capo II dell'aureo trattatello « Il sistema preventivo nell'educazione della gioventù » ci dà delle preziose norme in proposito, norme che si possono dividere in due gruppi: generali e particolari. Per esser chiari ci occorrerà di essere un po' diffusi, e quindi delle prime diciamo ora, delle seconde tratteremo un'altra volta.
D. Bosco s'introduce con un'importantissima dichiarazione. « La pratica di questo sistema, egli scrive, è tutta appoggiata sopra le parole di S. Paolo che dice: Charitas patiens est, benigna est... Omnia suffert, omnia sperat, omnia sustinet (1 Cor. xiii, 4, 7.). La carità è benigna e paziente; soffre tutto, ma spera tutto e sostiene qualunque disturbo. Perciò soltanto il cristiano può con successo applicare il sistema preventivo. Ragione e Religione sono gli strumenti di cui deve costantemente far uso l'educatore, insegnarli, egli stesso praticarli, se vuol essere ubbidito ed ottenere il suo fine.» Ed è vero. Dio nel crearci c'irradiò la fronte con un raggio della stessa luce che illumina il suo volto divino; questa luce, che si spande naturalmente nell'anima nostra col crescer degli anni, è il lume della ragione, pel quale veniamo a conoscere ciò che è bene e ciò che è male e sentiamo anche una forte attrattiva alla virtù e un abborrimento al vizio. Ma quale potrebbe essere l'efficacia del solo lume della ragione, se al sorgere delle passioni e fra il turbine degli errori esso non venìsse alla sua volta sorretto ed illuminato dall'aiuto e dagli splendori della Grazia Divina? Perciò è evidente che i mezzi necessari ad assicurare il progresso vero, cioè completo, dell'umana perfezione sono la Ragione e la Religione; ed appunto per questo D. Bosco volle la Ragione e la Religione a capisaldi del suo sistema educativo.
Scendendo quindi al particolare, persuadiamoci che pur il fanciullo ragìona e perciò osserva e ritiene ; e quindi riteniamo pure come assioma chiarissimo che egli è tanto più disposto ad ascoltare e seguire le nostre parole, quanto più ci vede interessatì del bene suo, della sua istruzione, della sua buona educazione. « Il Direttore pertanto, scrive D. Bosco, deve essere tutto consacrato ai suoi educandi, nè mai assumersi impegni che lo allontanino dal suo uffizio, anzi trovarsi sempre co' suoi allievi tutte le volte che non sono obbligatamente legati da qualche occupazione, eccetto che siano da altri debitamente assistiti. »
La prima norma adunque per l'applicazione del sistema preventivo ha da essere questa: Abnegazione, cioè interessarci del fanciullo consacrandoci di proposito alla sua educazione. Il che non solo deve esser praticato dai singoli superiori di una casa di educazione, ma anche da tutti i genitori cristiani, i quali debbon prendere a cuore l'educazione dei loro figliuoli specialmente coll'assisterli con amorosa vigilanza in ogni tempo. Un padre ed una madre, bramosi davvero della riuscita dei loro figli, non li lasciano mai abbandonati a se stessi, nè si contentano di vederli in casa all'ora del desinare, ma si fanno un dovere di seguirli continuamentè coll'occhio della più saggia ed amorosa vigilanza. I genitori che non lo fanno, non possono dire di compiere questo grande loro dovere.
La seconda regola, preziosissima, per l'applicazione del sistema preventivo è di procurare al fanciullo un ambiente per ogni lato edificante. « I maestri, scrive D. Bosco, i capi d'arte, gli assistenti devono essere di moralità conosciuta; » e insieme han da procurare che l'ambiente sereno nel quale vive il fanciullo non sia per nessuna parte turbato. Perciò soggiunge D. Bosco : « Si faccia in modo che gli allievi non siano mai soli. Per quanto è possibile gli assistenti li precedano nel sito dove devonsi raccogliere; si trattengano con loro fino a che siano da altri assistiti non li lascino mai disoccupati. »
Certo i parenti e gli educatori hanno tutti da riflettere , ch'essi sono la fonte a cui le anime giovinette corrono a dissetarsi , la luce alla quale s'illuminano, l'aria morale che essi respirano, il modello che finiscono per rilasciare. L'ammonimento è dell'abate Dauphin nella sua bell'opera sull'Educazione, nella quale pure esclama: - Vi son degli uomini che possono esser non buoni che per sè soli; ma i parenti e i maestri, se lo sono, lo son sempre a danno delle giovani esistenze la cui vita è inseparabile dalla loro.
Ma posto, come si è detto, anzitutto l'abnegazione e unito ad essa il buon esempio, nel resto siamo ben larghi ed accondiscendenti coi fanciulli. « Si dia ampia facoltà di saltare, soggiunge D. Bosco, di correre, schiamazzare a piacimento. La ginnastica, la musica, la declamazione, il teatrino, le passeggiate sono mezzi efficacissimi per ottenere la disciplina, giovare alla moralità ed alla sanità. Si badi soltanto che la materia del trattenimento, le persone che intervengono, i discorsi che hanno luogo non siano biasimevoli. Fate tutto quello che volete, diceva il grande amico della gioventù S. Filippo Neri, a me basta che non facciate peccati. » Questa è la terza norma pur essa importantissima.
Il giuoco, i trattenimenti, la gioia dell'anima, l'espansione del cuore, al dire di Mons. Dupanloup, sono assolutamente necessarî all'educazione. L'educazione è cosa seria e austera, poiché non lascia in riposo niuna facoltà del fanciullo, applicandole tutte a gran lavorìo. Pertanto, mentre le facoltà dei giovinetti vengono esercitate, è assolutamente necessario ad essi lo svago; bisogna alternare il sollievo e il giuoco con le loro occupazioni. Solo per tal modo, osserva Mons. Dupanloup, sarà mantenuta l'armonia fra la tenera età e le esigenze dell'educazione. Ed è pur da notare, a giudizio dello stesso Educatore, che il giuoco vivace, innocente, costante, può essere anche un eccellente rimedio al male. « È uno dei miei dommi, diceva il De Maistre, che conviene divertire i giovani affinchè non si pervertano. »
Ma a quella guisa che non basta all'uomo, che sa di essere elevato ad un ordine soprannaturale, il raggiungere la sola perfezione naturale, così non è ordinariamente possibile che ci possa raggiungere pur solo la perfezione naturale colle forze infiacchite della ragione. È un'esperienza di tutti i tempi e di tutti i luoghi : il sentimento naturale del giusto e dell'onesto molte volte non basta, e per questo i legislatori di tutti i popoli comminarono multe e pene per tutelare l'osservanza delle leggi. Ma come s' infrangono le leggi umane, più spesso forse - e insieme più funestamente - s'infrangono le leggi naturali e divine. L'uomo, normalmente, ne sente tutta l'autorità e comprende tutta la gravezza della loro infrazione ; ma in certi istanti, se non ricorre all'aiuto della Grazia Divina la quale sprona soavissimamente la nostra volontà al bene e fortemente ci ritrae dal cadere nell'abisso, anche se cristiano miseramente precipita. È adunque indispensabile, e tanto più pei giovani, che la ragione venga sorretta ed aiutata dalla Religione.
« La frequente Confessione, perciò scrive D. Bosco, la frequente Comunione, la messa quotidiana sono le colonne che devono reggere un edifizio educativo, da cui si vuole tener lontano la minaccia e la sferza. Non mai obbligare i giovanetti alla frequenza dei santi Sacramenti, ma soltanto incoraggiarli e porgere loro comodità di approfittarne. Neì casi poi di esercizi spirituali, tridui, novene, predicazioni, catechismi si faccia rilevare la bellezza, la grandezza, la, santità di quella Religione che propone dei mezzi così facili, così utili alla civile società, alla tranquillità del cuore, alla salvezza dell'anima, come appunto sono i santi Sacramenti. In questa guisa i fanciulli restano spontaneamente invogliati a queste pratiche di pietà, vi si accosteranno volentieri con piacere e con frutto. »
Quest'ultima raccomandazione di Don Bosco richiederebbe un commento speciale; ma essendoci già dilungati più del consueto, facciam punto per ora concludendo con queste belle parole di Niccolò Tommaseo: « L'educazione domestica, per quanto sapiente ed intima sia, alla felicità dei figli non basta. Il nostro cuore ha nascondigli sì riposti, che l'occhio umano, fosse pur quello di un padre o di una madre, non li può penetrare. La Religione sola può rendere compita l'educazione del cucire.>
Per la buona stampa.
MONS. Ketteler, l'illustre vescovo di Magonza, ha detto una parola di altissimo significato : Se San Paolo tornasse sulla terra, si farebbe giornalista! ma un illustre apologista spagnuolo ne ha detto un'altra non meno significante : Se il demonio potesse incarnarsi in un modo rispondente alla sua perversità ed al suo odio contro Dio ed il genere umano, s'incarnerebbe in un giornale cattivo.
La stampa è certo, o cari Cooperatori, un mezzo potentissimo per fare il bene o il male. Infatti è l'arnia più terribile che usano gli empi e che adoperano con crescente successo. Libri e giornali, volumi in foglio ed opuscoli d'ogni formato, riviste e foglietti volanti, tutto essi usano per seminare i loro errori con strazio funesto della Chiesa e della civile società. Chi può mai calcolare il male che fa ovunque quel torrente di stampa cattiva che quotidianamente invade il mondo ?
Ora il mezzo più potente a tener fronte alla stampa perversa è quello di diffondere la buona stampa. «Opporre la buona stampa alla stampa irreligiosa, mercè la diffusione di buoni libri, di pagelle, foglietti, stampati di qualunque genere in quei luoghi e fra quelle famiglie cui paia prudente di farlo, e è uno dei doveri del Cooperatore Salesiano (1).
Imitiamo D. Bosco, che in mezzo alle molteplici e svariatissime sue occupazioni, non dimenticò mai un così importante apostolato. Chi può enumerare le ore e le notti che egli rubava al sonno per scrivere opportune operette ed importanti volumi, che poi diffondeva a migliaia di copie in mezzo al popolo ? La Storia d'Italia, la Storia Sacra, il Compendio di Storia Ecclesiastica, uscite dalla sua penna, incontrarono incredibile favore e produssero un gran bene. I suoi libri di controversia contro i Protestanti spaventarono tanto gli avversarii, i quali per indurlo a deporre la penna, tentarono più mezzi, non esclusi quelli del denaro e degli attentati alla vita. E nelle sessanta e pii t operette che egli scrisse, vergò pagine per ogni argomento utile ed edificante, pur di offrire a tutti pascoli sani e di cooperare a tener lontano il popolo e la gioventù dalla cattiva stampa. Ricordiamo i sudori da lui versati per l'impianto di buone tipografie e per la pubblicazione d'innumerevoli opere di buoni autori, a difesa della Chiesa, ad istruzione del popolo ed a servizio delle scuole ; ricordiamo le varie pubblicazioni periodiche, che furori tutte di tanta opportunità, specialmente le Letture Cattoliche e la Biblioteca della Gioventù Italiana.
Quindi a noi Cooperatori non resta che imitare D. Bosco. Precisamente sul suo esempio, noi dobbiamo da un lato combattere la stampa cattiva non comperando nè leggendo giornali o libri non buoni ; e dall'altro lato sostenere e promuovere la buona stampa con tutti i mezzi che la carità cristiana ispira.
Abbonatevi, o cari Cooperatori, e procurate abbonamenti alla stampa cattolica. « E dovere dei fedeli, ripeteva Leone XIII, di sostenerla efficacemente, sia negando o ritirando ogni favore alla stampa perversa ; sia direttamente concorrendo, ciascuno nella misura che può, a farla vivere e prosperare : nella qual cosa crediamo che finora non siasi in Italia fatto abbastanza (1). » E il suo Successore, il Sommo Pontefice Pio X gloriosamente regnante, nella lettera inviata al Presidente della Società di S. Paolo per la diffusione della buona stampa in data 30 giugno 19o6, diceva, che se vi è un'opera alla quale oggi deve venir in aiuto la generosità dei cattolici è precisamente quella della diffusione della buona stampa, per cui siffatta cooperazione è addirittura un dovere di tutti i cattolici.
Pertanto i ricchi e gli agiati non si limitino a comprar qualche buon libro o ad associarsi a qualche buona pubblicazione per sè e per le loro famiglie, ma provveggano al bene di altri associandosi ad un bel numero di periodici buoni ed acquistando regolarmente opuscoli o fogli di propaganda cattolica per diffonderli tra il popolo, nelle scuole, ai catechismi, negli oratori festivi, nelle officine, negli ospedali, ovunque insomma, chè ovunque v'è certezza di frutti consolanti.
Vorrei - grida un ardente apostolo della buona stampa e noi ripetiamo ai Cooperatori il suo grido - vorrei, che nella stessa guisa che nei tempi andati si distribuiva la minestra ai poveri alla porta dei conventi, oggi si distribuisse alla porta delle chiese il giornale cattolico
» Vorrei che tutti, tutti, tutti, uomini e donne, nobili e figli del popolo, ricchi e poveri, appartetenessero ad una Lega Sanitaria, in cui ciascuno, a guisa di quel che si fa nelle Società di temperanza d'Inghilterra e di America, prendesse il duplice e solenne impegno
I di sostenere e caldeggiare la buona stampa con tutti i mezzi onesti possibili ;
2° di non mai leggere, nè comperare senza un qualche grave motivo, giornali non buoni (1) ».
Cerchiamo insomma, o zelanti Cooperatori, di non essere nell'ultima fila dei campioni della diffusione della buona stampa.
e Anche in questo, esclama Mons. Morganti, il Cooperatore che vuol rispettare il suo nome, deve unirsi a D. Bosco ed ai suoi Figli e zelare ardentemente la soppressione della cattiva stampa e la sostituzione della buona
» Presso parenti ed amici insistete contro i pericoli della stampa malvagia, descrivendone spesso la gran corruttela che sparge : sfatate i pregiudizi che quella sia necessaria per ra gioni di studio o di negozi ; persuadete che essa nuoce a tutti, anche a chi protesta di non dar retta a' suoi eccessi ; ricordate le proibizioni e condanne della Chiesa col suo Indice dei libri proibiti. E dove alla persuasione potete aggiungere il peso dell'autorità, come nelle vostre famiglie, nei vostri uffici od opifici, siate inesorabili nel non permettere nè libri nè giornali offensivi alla fede e morale, non perdonandola neppure a quelli, che si presentano con certa moderazione, la quale li rende più pericolosi colle sue parvenze oneste e temperate.
» Ma compite l'opera, suggerendo e diffondendo buoni libri e giornali, specie di provenienza salesiana: il Bollettino Salesiano ad es. ricco di tante cose sante, utili ed amene, il Don Bosco di Milano scritto appositamente per fomentare lo spirito cattolico degli educatori e maestri, ed altri ottimi periodici salesiani tutti informati allo spirito di D. Bosco : le Letture Cattoliche, le Letture Amene, le Letture Drammatiche, i testi scolastici, i classici e tante altre svariatissime produzioni delle stamperie salesiane, dalle quali non solo è bandita anche l'ombra di pericolo, una vi è ammanto sempre un cibo sostanzioso per ogni fatta di persone. E per riuscir utili a tanti, impiantate od arricchite le Biblioteche circolanti cattoliche per abbattere o frenare quelle, che l'empietà erige in ogni centro con tanto danno (2).»
Certo se tutti i buoni facessero per la diffusione della stampa cattolica quanto fanno i tristi per la stampa malvagia, in breve si otterrebbero i più splendidi trionfi per la Religione e pel benessere della Civile Società.
(1) Ved. Regolamento. § IV articolo 3.
(1) Enc. ai Vescovi d'Italia, del 15 ottobre 189o. (1) Vedasi, e si diffonda, il bell'opuscolo: Mano alla stampa! edito dalla nostra Tipografia di Torino. Una copia cent. 5 ; cento copie L. 3.
(2) Ved. Manuale del Cooperatori Salesiani, pag. 41 e seg. Torniamo a raccomandare caldamente ai nostri Cooperatori questo preziosissimo Vademecum, loro offerto dalla dotta penna del zelantissimo Arcivescovo di Ravenna, MoNS. PASQUALE MORGANTI. (Prezzo L. 1,3o presso la Scuola Tipografica dell'Istituto S. Ambrogio di Milano e presso le Librerie Salesiane).
LA cara festa dell'amabile nostro Patrono quest'anno per la prima volta - per benìgna concessione della S. Congregazione dei Riti - venne celebrata dai figli di Don Bosco con rito doppio di Ia Classe con Ottava. Nel Santuario di Maria SS.ma Ausiliatrice fu preceduta da un triduo devoto e per la circostanza venne pure sfarzosamente addobbato il Santuario ; nè mancò, nonostante il freddo intenso, la più consolante affluenza dei devoti e dei Cooperatori ai SS. Sacramenti ed alle sacre funzioni nel giorno solenne.
La messa della comunione dei giovani artigiani venne celebrata dal rev.mo sig. Don Rua; per gli studenti celebrò l'amatissimo nostro Mons. Cagliero ; alla Messa solenne ed ai Vespri ebbe la bontà di tenere pontificale Sua Ecc. Rev.ma Mons. Giovanni Andrea Masera, Vescovo di Biella. Il discorso venne affettuosamente recitato dal rev. D. Carlo Cuttica, arciprete di Frugarolo, antico alunno dell'Oratorio, il quale illustrò quelle virtù del Salesio alle quali s'ispirò D. Bosco.
La Schola cantorum, gentilmente coadiuvata da alcuni artisti della città, mantenendosi all'altezza del suo nome accompagnò decorosamente la sacra liturgia della messa pontificale con le parti variabili in dolcissimo gregoriano, e il restante con le note della classica messa Jesu nostra redemptio di G. Pierluigi da Palestrina.
La bella solennità, della quale fu priore l'illustre conte L. di Roasenda, fu coronata da un'applaudita rappresentazione della tragedia in 5 atti : San Eustachio.
All'indomani il Santuario appariva già vestito a lutto e vedeva elevarsi sotto l'alta cupola il gran tumolo funereo per la celebrazione del XIX Anniversario della morte del nostro indimenticabile Fondatore. E per l'anima benedetta di D. Bosco, la mattina del 31 gennaio alle io veniva offerto alla Divina Clemenza il solennissimo Officio funebre, celebrato dal sig. Don Rua con assistenza pontificale di Mons. Cagliero. Gli altri Superiori presenti all'Oratorio e numerose rappresentanze assistevano alla mesta cerimonia presso il tumolo. Alla messa, accompagnata da musica di G. Pierluigi da Palestrina e G. Anerio, tennero dietro le esequie pontificali. Sempre imponente quest'annuo tributo di riconoscente affetto al più caro dei padri !
Delle feste celebralesi altrove in onore di S. Francesco di Sales, e delle Conferenze tenute in quest'occasione, al prossimo numero.
Deliberazioni - Note = Discorsi
III° GRUPPO. Azione Salesiana e proposte varie.
b) - COMITATI SALESIANI E COMITATI FEMMINILI D'AZIONE SALESIANA.
ABBIAM dato nel numero precedente i deliberati riflettenti i Comitati femminili di Azione Salesiana Ora dobbiam rilevare come durante le sessioni stesse del Congresso generale, le zelantissime Signore del Comitato Salesiano Milanese indicevano una particolare adunanza nella Cappella dell'Arcivescovado per le Signore Cooperatrici.
Presiedettero tale adunanza l'Ecc.mo Mons. Pasquale Morganti, Arcivescovo di Ravenna, l'amatissimo nostro Mons. Cagliero e il sig. D. Rua; ed un'esimia Cooperatrice Torinese, la signora Contessa Celeste Rosa di S. Marco, tenne uno splendido discorso di circostanza, che non sappiamo negare alle nostre lettrici. Torni esso di forte stimolo a molte ad intensificare la loro preziosa cooperazione.
NOTA.
Su questo argomento aggiungiamo una sola raccomandazione. All'incremento dell'azione salesiana in ogni luogo, ma specialmente nei centri più importanti ov'è iniziata qualche nostra fondazione, nessun mezzo tornerà tanto efficace, quanto quello della formazione di un Comitato Salesiano locale composto dei più zelanti Cooperatori e Cooperatrici, mezzo facilissimo e cotanto raccomandato dal VI) Congresso.
IL DISCORSO DELLA CONTESSA ROSA DI S. MARCO.
Voi, anime pie di Cooperatrici Salesiane, che vicine o lontane, in questo memorando Congresso siete unite e congiunte dalle stesse aspirazioni d'una medesima fede, porto esultante il plauso della mia Torino, ove l'immortale Don Bosco gettò Il primo seme della miracolosa opera sua ; dove, sui combattuti solchi, inaffiati dal vivo sangue dei Martiri Allobrogi, esso germogliò vigoroso, e pari alla mistica pianta del Vangelo dilatò per tutta la terra le sue frondi, illeggiadrite dai fiori aulenti d'ogni eletta manifestazione di arte e di poesia, onusti dei frutti opimi d'ogni cristiana e civile virtù.
A Voi, dolci sorelle, porto il saluto del mio cuore, che ha palpitato poc'anzi di rimpianto e di speme, lassù, nella solitaria pace di Valsalice, su, quella tomba venerata che il tempo muterà in sacro altare, presso il cuore del gran Padre estinto, che dagli arcani silenzi dell'eternità tuttora batte all'unisono col cuore de' figli suoi, sempre memori, sempre amanti e sempre devoti allo spirito del Fondatore, che nel Successor suo, per divino, provvidenziale volere, misteriosamente trasfuso, rivive.
A voi tutte, o gentili, come soave presagio di felicità, reco, celeste messaggio, il sorriso di Maria Ausiliatrice, ch'effonde le sue grazie dal Santuario di Valdocco, oasi benedetta, a cui traggono riverenti, quasi flutti di marea, le generazioni della Universa Famiglia Salesiana, nell'ora mesta della partenza, nell'ora lieta del ritorno, per chiedere a Lei l'auspizio delle future, apostoliche vittorie, per chiedere a Lei il conforto dei passati dolori e le speranze dei giorni avvenire.
Eccellenze ! Signori !
Dio associò una donna, Maria di Nazareth, alla grande opera dell'umana salute, quasi a significare che la donna può e deve partecipare a quanto si compie quaggiù di nobile e santo.
Infatti, se la divina figura del Cristo ci appare aspersa dalle ardenti lacrime di Maria di Magdala, non vediamo noi accanto agli eroi della fede, blanda e pietosa delinearsi la gentile sembianza delle inclite donne, che della loro missione furono inspiratrici e coadiutrici ? Come separare Girolamo da Paolina ed Eustochio, Basilio da Macrina, Benedetto da Scolastica, Francesco di Sales da Giovanna di Chantal, Vincenzo de' Paoli da Luisa di Marillac, Francesco da Chiara d' Assisi ?
È dunque ancora la donna, che ha da cooperare efficacemente e direttamente a quella cristiana restaurazione, che Pio X ci addita come programma del suo Pontificato : Instaurare omnia in Christo.
È dunque ancora la donna, che ha da coadiuvare zelantemente e generosamente l'Opera Salesiana, che mira appunto quale precipuo suo scopo ad attuare nel popolo questo supremo ideale di civile e di sociale rinnovamento.
Don Bosco, profondo conoscitore degli uomini e delle cose, capì la necessità di alleare a' suoi sacerdoti il laicato e fondò l'Associazione dei Cooperatori Salesiani, che, somigliante al Terz'Ordine Francescano e Domenicano nello spirito religioso che la informa, ne differenzia però sostanzialmente nella pratica, in quanto quelli si proponevano e si propongono la perfezione cristiana nell'esercizio della pietà, e questa ha per fine principale la vita attiva nell'esercizio della carità verso il prossimo e specialmente verso la gioventù pericolante.
Don Bosco, precursore quasi direi degli eventi, intuì l'efficacissimo appoggio che gli sarebbe venuto dalla concorde azione femminile, e le pie donne, che volenterose seguono il Cristo per l'erta via del Calvario onde mirarlo poscia gloriosamente risorto, egli chiamò ad infoltire il suo Sodalizio.
L'appello non risonò invano, e le Cooperatrici Salesiane, a centinaia, a migliaia sorsero dovunque, nell'antico e nel nuovo mondo, gareggiando coi Cooperatori per magnanimo zelo.
I risultati di questo connubio di anime, sotto gli sguardi di Dio unite in uno stesso intento benefico, furono o sono indubbiamente splendidi.
Se altri preclari esempi non avvalorassero questo asserto con irrefutabile sanzione, basterebbe a darne chiarissima prova il Comitato Milanese, che in volgere breve di anni seppe erigere in questa superba metropoli italica una chiesa ed un collegio tra i migliori che vanti l'Opera Salesiana. Alle Dame generose che tennero alte le nobilissime tradizioni di Milano cattolica con singolari benemerenze è doveroso e giusto pertanto che il Congresso attesti con pubblico encomio gratitudine ed ammirazione.
Ma se molto si è fatto sin qui, molto resta ancora da fare per giungere alla méta che ci è prefissa.
Non è tempo questo da riposare sui conquistati allori. Il momento è solenne, l'ora è triste per la Società e per la Chiesa assalite dallo stesso nemico, bersagliate dai medesimi colpi. Fa d'uopo reagir contro l'insana corrente, che minaccia di sovvertire ogni ordinamento civile, dalle serene visioni del pensiero ascetico e contemplativo scendendo alla pratica energica, indefessa d'una concorde e proficua missione sociale, missione che mirabilmente s'integra nell'Opera Salesiana, dove un compito arduo, ma sublime spetta alla donna cristiana.
e Le virtù ristrette fra quattro mura, come disse bene Smiles, non bastano più. » È venuto il tempo di cui parla il Vangelo : la fiaccola nascosta sotto il moggio dev'essere in alto levata per illuminare di sua fulgida luce popoli e genti.
La donna agiata specialmente, la donna istruita, educata al culto d'ogni idea bella e buona non deve rinchiudersi nell'angusta cerchia della famiglia, quando altri doveri non meno gravi la chiaman nel mondo angelo di conforto, ministra di pace, messaggera di redenzione.
De Girardin scrive : « La femme tient dans ses mains l'oeuvre de l'avenir », ma perché questo avvenire riesca prospero e glorioso per il popolo e per le patria, fa d'uopo che la sua virtù non sia soltanto il fiore gentile che profuma la casa, che delizia la società cui fortuna sorrise, ma sia insieme il fiore della nuova civiltà che spande come aroma di cielo nel buio limbo dei miseri il pio effluvio delle sue caste fragranze.
La storia ha inciso a caratteri d'oro negl'imperituri suoi fatti l'atto magnanimo delle matrone car taginesi e delle patrizie romane, imitate più tardi da eroiche donne di cavalleresche nazioni, che, minacciata da preponderante nemico la patria, offrivano i monili più preziosi, le gemme più care per mutarli in ferri pugnaci, liete di riscattarne a tanto prezzo la libertà. Le Cooperatrici Salesiane doviziose di censo ricordino l'avito esempio e sappiano all'uopo seguirlo, riflettendo che niun tesoro è mai largito indarno quando si getta sulla bilancia della misericordia in pro' della buona causa, il cui trionfo è inseparabile dalla prosperità e dalla grandezza della patria ; perchè il patriottismo senza fede è parola vana, perchè la fede soltanto, o Signori, consacra il patriottismo, facendone una virtù cristiana.
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Se la ricchezza consente la munificenza, la carità comanda lo zelo che, saggiamente effuso in solerte propaganda, può radicalmente mutare i costumi e le genti.
Da questa carità guidate, aprite voi le braccia pietose agl'infelicissimi reietti che la società noverca dal suo grembo crudelmente respinge ; tutelate l'innocenza dei derelitti ; salvate dalla corruttela e dall'errore i miseri erranti nella notte fonda d'ignoto cammino, sperduti nella triste gora della vita.
La questione è gravissima, la più grave anzi fra quante agitano l'epoca nostra : basta leggere le statistiche giudiziarie, che calcolano a 30.000 i fanciulli completamente abbandonati ogni anno in Italia ; che contano 14.ooo delinquenti condannati fra i 9 ed i 14 anni e 64.000 fra i 14 e 21 ; che dànno l'enorme percentuale del 40 % nel vagabondaggio... cifre che fanno fremere ; cifre che grondano lacrime e sangue ; cifre che nella muta e terribile loro eloquenza v'incitano ad un' azione efficace onde prevenire mali irreparabili, apportando in favore della fanciullezza abbandonata tutto quello slancio di amore, tutto quell'entusiasmo di sacrifizio ch'è proprio della natura muliebre.
La donna che, vergine o madre, ha innato l'istinto della protezione, della bontà verso i deboli, verso gli oppressi, verso i dolenti, deve dedicare tutta se stessa a quest'opera bella di spirituale maternità, sull'esempio del Cristo che i fanciulli affidava in retaggio a' suoi discepoli colle divine parole che racchiudono un' eterna consolatrice promessa « Chi accoglie uno di questi piccoli in nome mio, accoglie me stesso. »
La Cooperatrice Salesiana è chiamata in modo specialissimo ad esercitare tale maternità come una missione tutta sua, conscia della responsabilità che si assume nel trasandarla, certa del merito che si acquista nell'adempierla ; poichè i fanciulli dell'oggi sono gli uomini del domani, e la società non sarà perduta fino a che noi sapremo serbarne pure le vitali sorgenti.
* *
Per ottenere quest'intento, fa d'uopo moralizzare la gioventù col diffondere ovunque la buona stampa ricordando il prudente consiglio del Sommo Leone XIII : « Bisogna appuntare lo stilo, ed opporre stampa a stampa » per vincere e debellare l'insidioso nemico della verità, della giustizia, della sana morale.
La potenza della stampa, divinata dal Sales, è salita omai a tale apogeo da realizzare a suo pro' il famoso detto di Leibnitz : « Chi può governare a sua posta l'educazione degli uomini è padrone del mondo.
Infatti, l'educazione del popolo si compie oggidì specialmente col giornalismo e colle letture che formano la cosidetta pubblica opinione, plasmando e modellando le menti e le coscienze.
È la stampa che difende la verità e propaga l'errore ; è la stampa che calunnia e riabilita, che disonora e salva, che assolve o condanna. Dover nostro è dunque di sceverare il loglio dal buon grano, appoggiando con ogni miglior mezzo la stampa onesta, condannando invece all'ostracismo i mestieranti della penna, il cui inchiostro è veleno che attosca e contamina, che perverte i cuori ed uccide le anime (i).
Perchè la vostra propaganda sia feconda, o Signore, non disertate il posto che Dio vi assegnò, non astraetevi dal mondo in cui Dio vi chiamò a vivere; non cingete di spine la vostra virtù ; ma sia dovunque e sempre l'opera vostra mite, persuasiva, dolcissima come la vuole e la esige lo spirito soave del mansueto Vescovo di Ginevra, le cui labbra, a pietà suadenti, stillarono miele.
Siate costanti nella via del bene : chi pon mano all'aratro, dice il Vangelo, non deve più volgersi indietro, ma proseguire animoso e fidente verso la luce.
Elette a coltivare la mistica vigna del Signore, ricordate che la parola è come la scia tracciata dalla nave sulle onde, l'azione è come il solco scavato profondo nel terreno. Credere, agire : ecco le due condizioni fondamentali dell'opera vostra, esplicata a vantaggio del popolo per ricondurre Dio donde fu empiamente scacciato, per farlo benedire ove si blasfema, per farlo invocare dove s'impreca.
Fra le opposto classi oggi è scavato un abisso la carità sia il ponte che lo varchi, e sia la vostra mano forte e gentile che le stringa in patto fraterno di pace e le riunisca in amplesso d'amore.
E qui mi sia permesso di aprire una parentesi.
Stamane, un egregio Congressista ha detto felicemente che ci troviamo qui radunati quasi in famiglia : si può dunque parlare a cuore aperto anche di certe verità dolorose, poichè il male, per guarirlo, bisogna anzitutto conoscerlo.
La donna che si dedica alla propaganda cattolica, pubblicamente zelandola come scrittrice o conferenziera, è guardata con diffidenza dalle cosidette classi dirigenti, che, almeno per egoistico interesse, dovrebbero appianarle con ogni migliore mezzo la via. Un vuoto fatto di ostilità, di maldicenza e d'invidia, si allarga intorno a lei, ed essa trova spesse volte ostacoli proprio là dove non dovrebbe trovare che appoggio e benevolo consentimento.
Tali prevenzioni, tali pregiudizi assolutamente non devono più sussistere.
Respinti anche in passato dal buon senso e dalle intelligenze oneste (l'esempio della vostra Gaetana Agnesi lo prova) essi sono incompatibili coi tempi nostri di libertà e di progresso cristianamente civile.
Questa mattina si è accettato lo sport quale coefficiente necessario dell'educazione moderna : accettiamo oggi allo stesso titolo di benemerenza l'azione muliebre, non preponderante, non invadente ; ma prudente e saggia come la esige la stessa indole sua.
Affidata al vostro pio intelletto d'amore, o Cooperatrici Salesiane, la. cattolica propaganda, esplicandosi in conferenze, in libri e giornali, gioverà assai alla diffusione delle buone idee e farà insieme provvido argine al femminismo intollerante che si ribella e minaccia, rifiutando essa persino il nome di femminista, poichè nella grande Repubblica cristiana non vi sono femmine, o Signori, ma donne, il cui nome viene da domina che vuol dire signora, signora della famiglia e signora dei cuori.
Vincenzo de' Paoli ha creato la Suora di Carità Don Bosco ha creata la Figlia di Maria Ausiliatrice che l'Europa e l'America edifica colle meraviglie di un sublime eroismo.
Miratela. Nella radiosa primavera della vita, intrepida e generosa, avvolta nelle rozze lane monastiche, abbandona la casa e la patria, lascia ogni cosa più caramente diletta, valica i monti, varca i mari, attraversa i deserti e va, martire volontaria, a seppellire la sua gioventù e la sua bellezza in una tomba di indi, fra i lebbrosi ; va in paesi ignoti, su plaghe lontane, fra sconosciute genti, a mansuefare il cuore dei barbari coll'arcana virtù d'uno sguardo, a lenire dolori non suoi colla dolcezza dell'angelico sorriso, a mitigare la ferocia dei selvaggi colla melodia degl'inspirati accenti.
Alle Figlie di Maria Ausiliatrice, grandi nel tacito sacrifizio, mirabili antesignane delle Cooperatrici, io m'inchino riverente, salutando in esse la candida e fulgente immagine della carità di Cristo che, ovunque passa, consola !
Signore,
La radunanza della Sezione Femminile di questo auspicato Congresso, non può chiudersi più degnamente che tributando un pensiero di affettuoso ricordo alla veneranda genitrice di Don Bosco, a quella Mamma Margherita che, buona, umile, pietosa, fu la prima, efficacissima Cooperatrice delle istituzioni salesiane.
Ella, che visse di Dio, ella che, pari alla donna forte dei Libri Santi filò e cucì di propria mano gli abiti degli orfanelli che circondò tenerissima di cure materne, già riposa nella pace dei giusti.
Sulla povera casa di Valdocco, che ospitò i primogeniti dell'immensa cosmopolita famiglia salesiana, si erge monumentale il Santuario, che slancia in alto la cuspide eccelsa ove, quasi in aereo trono, presso la frontiera delle zone stellate si leva la statua di Maria benedicente.
Fra le iridi sacre che la cingon d'aureola, risplendono le fatidiche parole che un dì, sovra quell'azzurro lembo di cielo, apparvero luminose, annunziando a Costantino la vittoria e l'impero: - In hoc signo vinces !
Attraverso i secoli si rinnova la divina promessa, come risposta al grido anelante dell'apostolico fervore salesiano : Da mihi animas : coetera tolle !
Attraverso lo spazio, oggi col raccomandarvi lo svolgimento del programma d'azione salesiana, ripeto a Voi tutte, Cooperatrici sorelle, vicine o lontane sino ai limiti estremi dell'orbe, questo motto glorioso, come fanfara che battendo la diana v'inciti al grande certame del bene per sostenere chi vacilla, per sollevare chi giace, per addurre i prodighi figli tra le braccia del Padre.
Oggi a Voi lo ridico come squillo di trionfo che sia preludio d'immortali vittorie ! In hoc signo vinces !
(1) Di questo importantissimo argomento, per felice combinazione, da noi pure si tratta in questo stesso numero. Oh! il gran bene, che - mediante la diffusione della buona stampa - potrebbero compiere individualmente i nostri Cooperatori !
I Cooperatori Salesiani, i quali confessati e comunicati divotamente visiteranno qualche Chiesa o pubblica Cappella o se viventi in comunità la propria Cappella privata, e quivi pregheranno secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, possono lucrare l'INDULGENZA PLENARIA:
ogni mese:
1) in un giorno scelto ad arbitrio di ciascuno;
2) nel giorno in cui faranno l'esercizio della Buona Morte,
3) nel giorno in cui si radunino in conferenza ;
dal 10 febbraio al 10 marzo:
il 22 febbraio, festa della Cattedra di S. Pietro in Antiochia.
Inoltre, ogni volta che essendo in grazia di Dio (senza bisogno di accostarsi ai SS. Sacramenti o di visita a qualche Chiesa) reciteranno 5 Pater, Ave e Gloria Patri per il benessere della cristianità, ed un altro Pater, Ave e Gloria Patri secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, lucreranno tutte le indulgenze delle Stazioni di Roma, della Porziuncola, di Gerusalemme e di S. Giacomo di Compostella.
Nella domenica poi di Quinquagesima (10 febbraio), visitando qualunque chiesa o pubblico Oratorio e quivi pregando secondo la mente del Sommo Pontefice, lucreranno l'indulgenza di 3o anni e di 3o quarentene. Nel mercoledì delle Ceneri (13 febbraio) e nella 4a domenica di quaresima (10 marzo) l'indulgenza di 15 anni e di 15 quarantene. Negli altri giorni di quaresima, sino al 23 marzo, l'indulgenza di 10 anni e di 10 quarantene ogni giorno.
Torniamo a ricordare che tutte le indulgenze concesse ai Cooperatori:
I) sono applicabili alle anime sante del Purgatorio.
II) che pel loro acquisto è richiesta per tutti la recita quotidiana di un Pater, Ave e Gloria Patri, secondo l'intenzione del Sommo Pontefice coll'invocazione: Sancte Francisce Salesi, ora pro nobis.
India
La posa della prima pietra per l'Istituto Salesiano di Tanjore. (Lettera del Sac. Giorgio Tomatis).
Tanjore, 12 dicembre 19o6. REV.MO ED AMATISSIMO SIG. D. RUA,
Ho il piacere di annunziarle che il giorno 8 corrente, festa di Maria Immacolata, si pose la prima pietra della nuova casa che si deve qui fabbricare per noi.
La cerimonia fu interessantissima. Dopo la Messa solenne tutto il popolo seguito dal Clero si recò in processione sul luogo prescelto al canto dell'Ave Maris Stella. Colà il rev.mo Parroco signor D. S. Coelho benedisse solennemente la prima pietra dell'erigendo edifizio, quindi uno dei padrini lesse il seguente verbale
« L'anno 1906, l'8 Dicembre, festa di Maria Immacolata, governando la Chiesa il Sommo Pontefice Pio X e la Diocesi di Meliapor Sua Ecc. Rev.ma Mons. Theotonio Emmanuele Ribeiro de Castro ; essendo Rettor Maggiore dei Salesiani di D. Bosco il rev.mo Sac. Michele Rua, il rev.mo Saverio Coelho Parroco di Tanjore assistito dal suo Vicario D. Pavesio Zuzarte benedisse la prima pietra di questa casa destinata ai Salesiani di D. Bosco venuti quest'anno a Tanjore per fondare la loro prima casa nell'India.
» Erano presenti il rev. D. Giorgio Tomatis direttore dei Salesiani a Tanjore ed i suoi confratelli.- Intervennero pure il rev. B. Deltour, Missionario Apostolico, Parroco di Tirunadi ed il suo confratello rev.do Laplace parroco di Ayyampet.
» Furono padrini il sig. R. Colundasami Pillar Segretario Municipale ed il signor S. Arokiasami Pillai Chattram Tahsildar.
»Alla cerimonia erano pure presenti molti Cooperatori Salesiani e gran numero di popolo... »
Il verbale venne chiuso nella pietra insieme con un'immagine e parecchie medaglie di Maria Ausiliatrice ed alcune memorie di Don Bosco.
Compiuto l'atto, il rev.do P. Deltour prese la parola in tamul. Parlò dell'umile principio dell'Opera Salesiana nella chiesa di S. Francesco d'Assisi in Torino nel giorno dell' Immacolata del 1841, disse della diffusione provvidenziale di quest'Opera e fece voti che la prima Casa Salesiana nell'India potesse avere la vita e lo sviluppo di tutte le altre fondazioni salesiane. Il canto solenne del Laudate Dominum pose fine alla cerimonia.
La bella giornata che aveva avuto principio con una devota funzione in chiesa ai piedi di Maria e poi colla benedizione della prima pietra, passò tutta nella più sincera e santa letizia e finì con una ben riuscita accademia e rappresentazione in onore dell'Immacolata.
A questo fine la vasta sala che serve di scuola e di orfanotrofio era stata cambiata in sala da teatro. Vi accorse molta gente, cristiani e pagani, e molti dovettero rimanere fuori per mancanza di posto.
Al levar del sipario apparve un bel trasparente fatto dal nostro chierico Balestra, ove tra fiori e ghirlande di bellissimo effetto vedevasi la Vergine Ausiliatrice. A quella vista si levò unanime un'esclamazione di stupore che finì in un prolungato applauso. Era la prima volta che la Madonna Ausiliatrice, col suo Bambino in braccio e collo scettro in mano, appariva pubblicamente alla vista di tanti indiani; ma fin dalla prima volta Ella seppe guadagnarne il cuore, poichè questi buoni cristiani non finivano di fissarla, pieni di grande devozione.
Quindi, innanzi alla devota immagine sfilarono per turno i nostri orfanelli, i ragazzi esterni, ed anche i Cooperatori per attestare l'omaggio del loro amore alla Madonna con varii componimenti e cantici in inglese ed in tamul, adatti alla circostanza.
In fine si rappresentò un dramma in tre atti intitolato S. Gaudenzio, tradotto dal francese in tamul. I piccoli attori, nostri orfanelli, seppero far molto bene la loro parte, e riscossero frequenti applausi.
Finita la recita, il rev.do Parroco volle manifestare pubblicamente la sua soddisfazione ed esortò i parrocchiani ad imparare da S. Gaudenzio ad essere saldi e perseveranti nella fede anche tra gli idolatri che li circondavano. Ricomparve infine l'immagine di Maria Ausiliatrice e innanzi a Lei tutti i cristiani, presenti gli idolatri recitarono le preghiere della sera, quindi se ne andarono tutti assai soddisfatti.
Il giorno dopo, che era domenica, ebbe luogo la gara catechistica fra i giovani interni ed esterni ; rimase principe uno dei nostri orfanelli che ricevette dal Parroco una bella ghirlanda di fiori fra i più vivi applausi.
Chiudo questa relazione, amatissimo Padre, augurando a Lei, ed a tutti i nostri Superiori buon fine e buon capo d'anno.
Suo umilissimo in Corde Jesu Sac. Giorgio ToMATIs.
Matto Grosso (Brasìle)
La tribù dei Bororos.
(Studio del Sac. D. Antonio Malan).
al Superiore delle nostre Missioni del Matto Grosso, il rev. D. Antonio Malan, ci venne rimessa la prima parte di uno studio sulla tribù dei Bororos, che ci facciamo un dovere di presentare ai lettori. Il zelante Missionario si propone d'inviarci coordinate tutte le notizie che in dodici anni di esperienza e di fatiche apostoliche egli e gli altri confratelli consacratisi alla civilizzazione dei Bororos sono riusciti a raccogliere intorno la storia, la religione, ed i costumi di quella tribù Forse, nel suo studio, vi saranno ancora, com'egli dice, delle imperfezioni e delle lacune ; ma pel momento. esso è quanto di più copioso e preciso si può avere.
I.
SOMMARIO. - Origine della tribù - Sue prime tradizioni - Guerra coi Parecis -Primi incontri coi civilizzati - Repressione - La Colonia « Thereza Christina » sotto la direzione dei Salesiani - Dispersione della tribù - Nuove lotte coi civilizzati - La tribù si interna nelle foreste - Principi di evangelizzazione - Fondazione della Colonia del S. Cuore - Guerra coi Cayapos - Altre notizie.
Origine della tribù. - In epoca molto remota, un guerriero della tribù Tupy, il cui nome era Boróro, fuggendo dal campo dell'ultimo combattimento di quelli della sua gente con i tymbíras, arrivò dopo un viaggio di venti lune alle regioni del Matto-Grosso in compagnia di sua moglie e dei suoi 4 figli chiamati Itubori, Acorubo, Hibóri, Hirubo.
Questa famiglia che poi coll'andar del tempo diede origine alla tribù dei Bororos-Coroados si accampava sulle sponde del fiume Cayapó Grande. Nè si perdette d'animo Bororo contemplando i pochi avanzi della sua razza, fiducioso che da essi dovesse sorgere un'altra generazione più agguerrita. E il vecchio tupy ebbe la consolazione di accarezzare con le sue tremole mani i figli dei suoi figli, e soccomber, al fine come un un tronco annoso coperto di allori conquistati sui campi di battaglia.
Il governo era naturalmente il patriarcale, e quindi nel comando della tribù che andava già formandosi succedeva a Bororo il primogenito Itubori.
E all'ombra deliziosa delle foreste, con l'alimento che la natura stessa, chiamata dal divin poeta la figlia di Dio, provvede alla popolazione delle selve, crebbe e andò formandosi la tribù.
Prime tradizioni. - Finchè abbondò la caccia, i Bororos non si allontanarono gran fatto dal centro di loro abitazione e non ci fu quindi pericolo che venissero conosciuti dai terribili Cayapós. Ma quando vennero a diminuire i mezzi di sostentamento, fu più necessario avventurarsi a lunghe escursioni che duravano anche più giorni. Ed in una di queste caccie la tribù si incontrava coi Cavapós. Volendo questi liberarsi dalla vicinanza di una tribù che era per acquistare grandi proporzioni di numero e di forza, intimarono ai Bororos di ritirarsi, e questi lo fecero senza resistenza, andandosi a stabilire nelle vicinanze di Albuquerque, antico paese dei Parecis. Ma pur questi ne li scacciarono. Finalmente arrivarono alle sorgenti del fiume S. Lorenzo, decisi di piuttosto perire sotto le loro tende anzichè rassegnarsi ad una terza emigrazione. Le tribù nemiche, sia che ignorassero le forze dei Bororos, sia che tenessero in poco conto le terre di S. Lorenzo, li lasciarono in pace. E in questo periodo di pace essi si moltiplicarono tanto che le terre circostanti divennero per loro insufficienti, per cui dovettero pensare alla conquista di nuove regioni.
Ma non essendo addestrati nel maneggio delle anni si radunarono i capifamiglia per risolvere la questione, e fu deciso che i più vecchi avrebbero addestrato i giovani nella lotta corporale, nel tiro, nella corsa, nel nuoto. Le armi loro erano frecce e bastoni ; riputandole insufficienti, supplicarono il bari Mesi oro a volere interpellare Bope, Mareba e Tupé, circa i loro bisogni in fatto d'armi.
E un giorno, racconta la leggenda, trovandosi la tribù riunita in assemblea sotto la presidenza di Meriuro, discesero dall'Oriente Bope e Tupà dogue, stringendo questi un' arma da fuoco, e quegli un arco con tre saette. Tupà dogue fissò un punto agli indii, dicendo che se avessero saputo cogliere nel segno, avrebbero guadagnato la carabina. Tutti sbagliarono ed al rimbombare di ogni colpo gli uni cadevano a terra tramortiti, gli altri spaventati fuggivano all'impazzata e andavano a nascondersi mandando grida di spavento. Non fu quindi ad essi possibile guadagnar la carabina.
Allora il Bope presentò loro l'arco colle frecce, e tutti seppero adoperarlo a meraviglia. In seguito un altro Tupà dogue condusse un civilizzato vestito come un bororos, il quale attraversò il segno coll'arma da fuoco, al cui suono inaspettato gli indii caddero con la faccia per terra. Ed allora restò decisa la questione - le armi da fuoco pei civilizzati, - gli archi e le freccie pei selvaggi. (1)
Coll'andar degli anni, sentendo la mancanza di un culto esterno nelle loro credenze religiose
e di divertimenti, domandarono a Meriuro che interpellasse gli dei su questo punto, che venne risolto soddisfacentemente. Ai discendenti dei Bororos apparvero essi insegnando loro i desiderati giuochi e divertimenti, mentre Meriuro stesso li aveva già prima ammaestrati sulla religione e sugli usi che dovevano adottare. In tal modo costituita, la tribù si preparava per la conquista delle terre del Parecis, esercitandosi tra le dense foreste, sui fiumi cristallini e i vasti campi, di cui è ricca la vergine natura. Omai comandavano già i più anziani, cioè i cacichi.
Guerra coi Parecis. - Sotto il comando dei figli di Itubori e Acorubo, i Bororos andarono ad accamparsi di fronte alla tribù dei Parecis. Il giorno dopo questo fatto, i capi ricordarono ai loro guerrieri le ingiurie che i loro antenati avevano ricevuto dai Parecis e Cayapós, dipinsero al vivo le cesta del defunto Tupv, presentando questo loro capostipite come modello cui ricopiare pel suo coraggio e destrezza. E i guerrieri, animati dal loro discorso si entusiasmavano tanto, che supplicavano i loro cacichi d'ingaggiar prontamente la battaglia.
La prima battaglia. - Seguirono varie ostinatissime lotte. Le due razze ostili batteronsi con egual destrezza e valore, in cui emersero atti eroici, paragonabili forse a quelli degli antichi Romani. I Bororos, sebbene inferiori di numero, si distinsero sui discendenti dei Parecis per intrepidezza e bravura. I figli di Itubori e Acorubo cadevano sul glorioso campo di battaglia senza indietreggiare di un passo. I cacichi nei dolori tragici dell'agonia chiamavano presso di loro i figli amati per imporre loro con sacro giuramento la continuazione della guerra. Manóri e Mariduhiapo, per disposizione degli dei, trionfarono della morte e in una nitida aurora apparvero ai loro fratelli. Maréba li aveva richiamati alla vita perché governassero la tribù finchè non si fosse riavuta dalle perdite patite.
La seconda battaglia. - Riavutisi pertanto i Bororos e resisi capaci di scendere in campo, furono per la seconda volta chiamati all'altra vita Manóri e Mariduhiapo non senza aver prima indicato alla tribù un piano di guerra che li avrebbe condotti alla completa vittoria sulle forze dei Parecis. Obbedienti ai consigli dei loro moribondi capitani, marciarono contro il nemico che, incapace di sostenere l'urto impetuoso, si ritirò ordinatamente. Signori del campo, ma senza alcun prigioniero, gli assalitori esaltati dal valore del cacico Bacóróró, vollero tagliar la ritirata ai Parecis che si trovavano già sulla sponda destra del S. Lorenzo. Bacóróró pel primo si gettò nelle onde insieme ai suoi fratelli accompagnati da un pugno di forti. Ma guadagnata la riva opposta del fiume s'internò così nella foresta dietro le traccie dei fuggiaschi e nel fervore dell'entusiasmo s'allontanò tanto dal forte dei Bororos, che perì fra le selve colla sua audace comitiva.
La terza ed ultima battaglia. - Morto Bacóróró, successero a lui nel comando i figli ed i cugini ; i quali a marcia forzata raggiunsero subito la retroguardia dell'esercito Pareci, cosicché s'accende tra i due popoli una nuova disperata e sanguinosa battaglia. Ma i drappelli di Parecis s'incalzano, crescono e si fortificano dinnanzi alle schiere dei Bororos che in un supremo sforzo tentono di disperderli. I Parecis pieni di un coraggio senza esempio si precipitano sui Bororos e e li obbligano ad una disastrosa ritirata incalzandoli fino alla sponda destra del S. Lorenzo.
In questa battaglia ebbero prigionieri ambe le parti e varii capi dei Bororos perdettero la vita. Con quest'ultimo combattimento, la cui vittoria fu del tutto decisiva, ebbe fine la guerra Bororo-Pareci.
A questi primi tempi rimonta forse la serie degli Eroi che vanta la tribù. Gli eroi, che sono come i santi per gli indii, si distinguono in privilegiati e non privilegiati. I primi sono gli àutori dei giuochi e dei cantici, i secondi i protettori delle imprese degli indii.
E poiché può tornare utile a chi si interessi dell'origine delle principali tribù americane il conoscere il nome dei personaggi mitologici dei Bororos, mi farò un dovere di qui porne l'elenco.
Essi sono : -- Boróro, Bacóróró, Itubóri, Acorúbo, Manóri, Mariduhiapo, Baiturorixò, Baturoricugago, Barabara, Barabara-mareguedo, Jure, Quimagudo, Bocohugeba, Buricabio, Acre, Aere-migera, Tamigue, Cagaecagae, Payey, Remacugiague, Busigodo, Buregodo, Naburere, Garudori, Troàri, Cuidóri, Kiegurere, Meri-ruto, Meri-buto, Cugaro-Boróro, Oho, Cogue-Bacòròrò, Atorua, Oroariba, Joadieu, Kigaio, Barubaru, Toi-toi, Etàrio, Apumoio, Uagnóre, Panayare, Itariapo, Huaguméri, Atomo o, Hibayare, Jaruruco, Cuhugóre, Coguéré, Mano-haiaga e Marido-haiaga.
Primi incontri coi civilizzati. - Quando l'al lora Provincia di Matto-Grosso incominciava a ricevere i primi benefici della civiltà, la tribù Bororo, sotto il comando dei discendenti di Bacóróró godeva di una pace perfetta ed era quindi assai aumentata in numero e potenza.
Con la nascente Cuyabà cui faceva capo tutto il commercio e l'industria che si andava sviluppando nei vari centri civilizzati, non esisteva allora navigazione fluviale e la sola via per le comunicazioni colla Corte era la strada tracciata dal primo Presidente della provincia, allorché con una guarnigione da Rio de Janeiro egli erasi recato a quello Stato. Pertanto le carovane dei commercianti facendo frequentemente quella via, venivano frequentemente assalite dai famigerati Bororos. Alle volte passavano più mesi senza alcuna corrispondenza colla Corte, unicamente perchè gli indii avevano barbaramente massacrato il corriere, presso il cui cadavere venivano bene spesso ritrovate le valigie della corrispondenza.
Scoperta pertanto questa tribù che a gruppi vagava pei deserti assaltando gli incauti passeggieri, sembrò necessario reprimerla, il che si compì dal 20° battaglione di artiglieria. I Bororos, riordinando le loro file, si fecero avanti per tre volte : ma Rondon e Lara li scompigliarono e parte ne uccisero. Riapparvero con accresciuta audacia gli ordinati selvaggi, ma il Maggiore Antonio Duarte fu scelto a batterli completamente.
Repressione. - Il Duarte, allora alfiere, alla testa di una divisione di valenti soldati, lasciò i paesi civilizzati e partì verso le foreste del mezzogiorno in cerca dei temuti Bororos-coroados. Dopo alcune settimane di marcia incontrò un drappello della tribù, cui si fecero regali. Ad esso ben presto si unirono altri gruppi soddisfatti anch'essi in tutto ciò che domandavano e desideravano. Ma i selvaggi traditori frecciarono alcuni soldati che, nulla temendo, stavano ammirando la natura così bella e meravigliosa in quelle regioni Allora la spada fu vista risplendere ai raggi del sole e la carabina risuonò tristemente nelle selve. Si susseguirono attacchi disperati. E l'infelice razza bororo gemeva omai nelle sponde dell'abisso della sua completa distruzione, se una giovane india non l'avesse salvata. Quest'eroina dopo un fiero attacco in cui molti indii erano stati fatti prigionieri, ebbe compassione pei suoi infelici fratelli e domandò al signor Duarte il permesso di andare a parlare coi suoi onde stabilire un trattato di pace. Partì, e dopo tre giorni ritornò con cinquecento indii che rimanevano anancora nèll' accampamento, i quali vergognosi deposero a testa bassa tutte le loro armi (archi frecce, bastoni ferrati, ecc.) ai piedi del vincitore. Legati, vennero condotti a Cuyabà entro un quadrato di soldati.
Coll'unica istruzione ed educazione che può dare la spada, nel 1884, una parte di questi indii venne rigenerata nelle acque salutari del Battesimo e presentata alla società Cuyabana come interamente pacificata ! Ma fu allora che Duarte esclamò : «La missione della spada è terminata, vengano ora i ministri del Vangelo e la luce della santa dottrina irraggi per queste foreste ! » Niente di più si poteva aspettare dagli indii col sistema repressivo.
La Colonia « Thereza Christina » sotto la direzione dei Salesiani. - Il sig. Dott. Emmanuele J. Murtinho il cui nome rimarrà eternamente illustre nei fasti di questo Stato di cui era Presidente, associandosi alle istanze dell'illustre Prelato Mons. Carlo L. d'Amour, vescovo di Cuyabà, domandava a Mons. Lasagna, d'indimenticabile memoria, d'inviare alla Capitale alcuni missionari Salesiani. E l'anno 1891, lo stesso Mons. Lasagna con alcuni figli di D. Bosco giungeva alle terre mattogrossesi, nelle quali, grazie a Dio, si inalberava la bandiera, il cui simbolo è lavoro e Preghiera e che porta scritto il programma : Da mihi animas, coetera tolle.
L'anno seguente noi ci assumemmo l'incarico della civilizzazione e la continuammo per quasi tre anni. E nel breve spazio di 28 mesi la Colonia Thereza Christina si avviò a tale trasformazione che faceva promettere i frutti più consolanti.
Cessarono le spaventose scorrerie e regnò la Tranquillità fra le popolazioni circostanti ; gli indii adulti si facevano compagni dei nostri nei lavori dei campi ; i fanciulli frequentando le scuole dei Missionari ricevevano un'istruzione non disgiunta dalla vera educazione, fondata nella religione cristiana. Si erano pure provvedute alcune macchine per dar sviluppo all'agricoltura ed a qualche altra più importante industria ; in una parola, la Colonia si trovava in istato che garantiva per qualche tempo anche il sostentamento di molte centinaia di selvaggi, come ebbì a dichiarare nel mio rendiconto sta?npato nella Gazzetta Ufficiale del Gennaio del 1898. Ciò che era parso impossibile agli uomini della spada, lo seppe compiere facilmente la Religione all'ombra della Croce. Ma il 1898 avevamo appena incominciata la raccolta (lei primi frutti dei nostri sudori, quando piacque al Signore, forse per provare la nostra costanza, con un atto del 3° Vice-Presidente al potere, che noi fossimo esonerati della missione che non solo generosamente e patriotticamente ma anche ufficialmente ci aveva affidata l'esimio Presidente Dott. Emmanuele Murtinho. E noi con dolore, ma fidenti nella Provvidenza Divina, abbando narrano allo spirito delle tenebre quel fertile campo, che ci aveva offerto le più belle speranze per l'avvenire.
E Dio, che sa trarre il bene anche dal male, dischiuse ai Salesiani un più largo orizzonte, aprendo loro un nuovo campo più fertile ed abbondante del primo, a profitto degli stessi indii.
In lotta coi civilizzati. - Ritiratisi i Salesiani, la direzione della Colonia passò al tenente Epiphanio e successivamente ad altri che non riuscirono a disimpegnare, come s'imponeva, il loro incarico, non conoscendo i segreti del Missionario per civilizzare i selvaggi . Questi si dispersero nuovamente per le foreste ; e senza alcun ritegno ritornati ai loro brutali costumi, memori delle antiche lotte sostenute dai loro padri coi civilizzati, vollero tornar anch'essi alle ostilità disposti a cader morti sui campi di combattimento.
Il ricordo doloroso delle repressioni di bara e Rondon e di Duarte, che durante il tempo di convivenza coi Missionari si era quasi spento nei loro cuori, si risvegliò in essi come un incubo insopportabile e vi fece nascere il desiderio prepotente di vendicarlo nel sangue dei civilizzati.
Gli indii del Cayaposinho perpetrarono spaventosi delitti, devastando alcune fazende e uccidendone gli abitanti colle freccie avvelenate. Assaltarono per primo la casa del Capitano Emmanuele Ignacio, ricco e generoso industriale che viveva dei frutti del suo lavoro con la sposa e sette figli. La casa del Capitano trovavasi a poca distanza da un'aldea di indii da lui sempre benevolmente accolti.
Un giorno, in cui il sole si nascondeva dietro le dense nubi che coprivano il cielo quasi volesse rifiutarsi di presenziare il feroce spettacolo, arrivò a quella casa ospitale una turma di indii, che vennero, come sempre, ricevuti assai benevolmente. I traditori, simulando riconoscenza, offersero al Capitano alcuni loro lavoretti molto ben fatti, dicendo che gli avrebbero dato quanto possedevano dopo d'aver cantato in suo onore il bacururù. E incominciarono il canto. Ma presto si fece una pausa, e in questo mentre ebbe luogo un brevissimo dialogo tra il cacico e il padrone della fazenda:
- Per gustar meglio il nostro canto, gli disse il cacico, allungatevi nella rete.
Obbedì l'incauto Capitano e subito si riprese l'ululantissima nenia. Ma ad un cenno del cacico cessa il canto, gli indii dànno di piglio alle mazze e tutta quella disgraziata famiglia è miseramente trucidata. Appena una serva, uscita un momento prima di casa, fu salva. Costei, vista al ritorno la terribile tragedia, si sentì rimescolare il sangue e, con un coraggio superiore alla sua condizione, disperse quelle belve untane. Questa eroina dell'autore casalingo sepellì i resti mortali degli uccisi e poi fuggì propalando per le vicinanze la nuova del lugubre avvenimento.
I selvaggi, per tema di una vendetta, fuggirono anch'essi molto lontano ; ma venuti a conoscere che non si parlava di vendetta, ritornarono sul luogo del delitto e d strussero completamente la detta fazenda. Soddisfatti dell'operato, corsero ad unirsi agli indii che frequentavano la casa del sig. Clarismondo, un altro onesto e laborioso fazendeiro di quelle regioni disabitate.
Questo signore, già sospettoso, trattava i suoi ospiti colla maggiore generosità possibile, ma senza perdere di vista l'indispensabile carabina. Ah ! qual non è la ferocia stessa dell'uomo, cresciuto nell'ignoranza e nella barbarie, e totalmente ignaro degli insegnamenti della fede ! Gli indii, incontrando alcune persone un poco lungi dalla casa, le spaventavano e maltrattavano, e presero anche a devastare le piantagioni. Una sera giunsero sul limitare della porta, e richiesero diversi oggetti ; furono subito soddisfatti ; anzi, il signor Clarismondo indicò loro un rancho dove avrebbero potuto passare quella notte. Vi entrarono, ma all'alba, divisi in tre gruppi, i tristi assediarono la casa del loro benefattore, e ad un cenno del cacico l'assaltarono, sotto pretesto che era stata loro negata della rapadura! (1) La famiglia si vide ben tosto bersaglio dei colpi degli assalitori, ma Clarismondo, un suo fratello e una giovine, armati, opposero la più coraggiosa resistenza e riuscirono a cacciare gli indii in fuga.
In questo improvvisato attacco il Sig. Clarismondo ebbe a piangere la morte di un suo caro fratellino ; quindi, terminata la lotta, egli riunì gli altri fratelli presso la tomba aperta per riporvi la piccola salma, e additandola loro disse: Noi vendicheremo molto spaventosamente la morte nel nostro innocente fratello ! - E lo giurarono unendo le loro armi sopra la piccola tomba.
Infatti Clarismondo, i fratelli ed altri uomini risalirono l'Araguaya in cerca dei disgraziati selvaggi che spaventati avevano già abbandonato i fiumi Cayaposinho e Bonito. Dopo alcuni giorni di navigazione, verso sera scorsero di lontano un indio che tagliava sveltamente la corrente del fiume verso il Nord, e che (assorto nella contemplazione delle bellezze naturali non s'era accorto della piccola carovana che lo spiava) raggiunta la sponda, s'incammina verso l'aldea.
Clarismondo lo lascia avanzare un buon tratto, poi lo segue senza perderlo di vista per ben 6 ore, finchè lo vede entrare in una capanna.
Erano le 10 di sera... in cielo splendeva luminosa la luna. Clarismondo pernotta con i suoi a 200 metri dall' aldea, e verso le 4 del mattino le dà un improvviso assalto. Inconsci gli indii di quello che avveniva, lasciano le capanne senza prendere le armi e si riuniscono nel bahyto dove son fatti segno ad un nutrito fuoco di carabine che li uccide tutti, eccetto uno che venne poi trapassato dalla spada ! Ciò fatto, continua il suo cammino la schiera di Clarismondo.
Due indii che raccoglievano pesci, incautamente svelano il sito di un'altra aldea che constava di 18 ranchos, cui pure al sorgere dell'aurora è dato l'assalto. L'ininterotto succedersi delle scariche disanima gli indii, i quali, lasciandosi cadere dalle mani i mezzi di difesa, si dànno a precipitosa fuga. Però incalzati retrocedono e si adunano anch'essi nel bahyto. Un vecchio cacico tenta di ordinare i suoi uomini, pazzi dal terrore, e pon mano all'arco ; ma quando la freccia geme nell'aria, una palla di fucile lo prostra a terra esanime. Anche questo aldeamento andò distrutto quasi completamente.
Non ancor soddisfatto nella sua terribile vendetta, Clarismondo fece seguire al suo drappello un lungo itinerario presso le sponde del vorticoso Araguaya, e giunto al fiume Gara si mise in canoa rimontando la corrente. Non tardò molto che apparve in vista un gruppo di 6o indii; pur questi furono salutati con un nutrito fuoco di fucileria, e dieci appena riuscirono a mettersi in fuga lasciando i compagni morti o spasimanti a terra ch'era tutta inzuppata del loro sangue. Con questo terzo eccidio il sig. Clarismondo reputò compiuta la vendetta e trasportò la sua residenza a tre leghe di distanza da Registro. Son cose che fanno fremere, ma esse fan anche toccare con mano la necessità, che innanzi ad ogni altro civilizzato si avanzi in mezzo alle tribù selvagge il sacerdote di Gesù Cristo !
Gli indii s'internano nel più folto delle foreste. - La notizia di questi fatti diffondendosi in mezzo alle selve fece indietreggiare di molte leghe in mezzo alle vergini foreste i Bororos, i quali abbandonarono la velleità di combattere.
Tuttavia un cacico chiamato Manuel Rigado mandò i suoi uomini nelle prossimità della linea telegrafica che segna pur la via tra la Capitale della Federazione e Cuyabà, per armare nuove insidie ai civilizzati. Così il transito per quelle ricche regioni si rese realmente difficile, e d'altra parte dopo tante e così spaventose scorrerie e massacri lo spavento si era impadronito degli animi dei fazendeiros di tutte quelle regioni, dalle vicinanze di Cuyabà fino alla Capitale dello Stato di Goyaz. Ed era in pericolo la stessa linea telegrafica quando l'illustre capo del Distretto, il Dott. Ramalho, in nome del Ministero e per il bene e la tranquillità delle numerose popolazioni fatte continuamente segno delle rappresaglie degli indii, venne a domandare il nostro intervento per dar principio all'opera eminentemente umanitaria e indispensabile della civilizzazione degli indii. E noi, tocchi dalle commoventi parole del Dott. Ramalho e più ancora della miseria morale in cui si trovavano quei poveri selvaggi, partimmo nell'agosto del 1902 in direzione delle foreste dell'Oriente del Matto-Grosso (vedi Boll. Sales. di febbraio 19o2) la vasta regione abitata nella maggior parte dai Boróros, onde studiare il terreno per scegliere un posto adatto alla fondazione di un centro coloniale, mentre contemporaneamente un'altra comitiva visitava i campi ed i fiumi del Sud-est per conoscere i selvaggi che in essi vagavano.
E nel 19o2 i Missionari di D. Bosco si stabilirono tra i Coroados e i Cayapós, due popoli già divisi fra loro da un odio atroce. Nella solitudine di quelle campagne i sacerdoti evangelizzatori pregarono Iddio a far sospendere i preparativi dell'esterminio dei disgraziati selvaggi cui si preparavano i civilizzati ; e le loro suppliche furono ascoltate. Nell'aprile dello stesso anno l'umile cappella della Missione nel fondo azzurro dell'orizzonte vide ancor delle nubi che sembravano volessero immergerla nelle tenebre... Era l'orda selvaggia che si avvicinava ai civilizzati !... Ma dopo alcuni giorni di ansia indicibile si dileguarono le nubi minacciose, e nella gioia im mensa del cuore, i fortunati Missionari si videro innanzi un numero grande di selvaggi che venivano a trovarli. Dopo una breve intervista tra i Missionari e il capitano degli indii venne proposto e riconosciuto il trattato che segnava la pace tra le due razze.
Stabilimento di un'aldea in Taxos e fondazione della Colonia del Sacro Cuore. - Stretta amicizia coi Bororos e Cayapós, si stabili presso di loro, lungo il corso destro del Rio das Mortes, un' idea boróro. Gli indii di questa furono i primi ad avvicinarsi ai Missionari, facendosi in seguito nunzi di pace presso altre aldee. Alcuni di essi avevano promesso di rimanere coi Missionari, ma questo si verificò soltanto nel giugno del 1902, dopo otto mesi di minute ed attente visite di perlustrazione. In questo modo restò fondata la Colonia del Sacro Cuore di Gesù, oggi tanto prosperosa.
Ma in questo tempo i Cayapós attaccarono i Bororo per vendicare un furto di urucu fatto dagli stessi, anni addietro; ma i Cayapós vennero subito respinti colla perdita di tre di loro e con un numero rilevante di feriti, mentre dalla parte dei bororos rimasero feriti tre appena. Restò quindi subito sospesa la lotta tra le due tribù rivali. Dopo d'allora, più non si udì fino ad oggi (24 maggio 19o6), alcuna voce di combattimento Che abbia a durare questo periodo di pace fino alla completa redenzione di questi nostri fratelli !
Conclusione. - Qui termina la prima parte del mio lavoro, come spero che sia davvero conchiusa per sempre l'età della barbarie di questa tribù.
Fin qui i Bororos apparvero sempre amanti della libertà e dell'indipendenza ; furono più volte vinti, ma soggiogati giammai. Tendenti alla licenza ed al libertinaggio, piegarono dinanzi ai civilizzati solo per interesse o per forza. Tenaci nelle loro idee e nei loro costumi, irremovibili nelle loro risoluzioni, e risoluti nei sacrifizi che devono fare per la difesa personale, amano immensamente la vita nei suoi diletti brutali. Tuttavia l'esperienza ci ha fatto conoscere che sono suscettibili di profondo miglioramento nei loro costumi, molto ingegnosi e propensi all'industria.
E sempre mirabile la potenza trasformatrice della religione di Gesù Cristo, che fin da principio cominciò a fondare e ad estendere il suo regno di virtù sublimi e di uguaglianza e di pace in mezzo ad un impero corrotto che bruciava incensi a Venere e contava più schiavi che liberi. La religione di Gesù Cristo trionfi anche della tribù dei Bororos e di tutte le altre schiere selvagge che popolano le immense selve confinanti con essa.
(Continua).
Sac. ANTONIO MALAN.
(1) Il lettore comprenderà agevolmente che tutte queste notizie non hanno altro valore che quello di formare la mitologia della tribù dei Bororos; ma per questo lato esse sono preziosissime.
(1) Rapadura dicesi di zucchero non perfettamente raffinato ma ridotto a mattonelle, o di mandicca, ecc.
NEW YORK. - Presso la nostra Chiesa parrocchiale della Trasfigurazione, al 29 Mott Streett, New York City, il 25 dicembre 19o5 venne stabilita una Conferenza di S. Vincenzo de' Paoli, che ha già compiuto e continua a compiere un gran bene, materiale e morale, in mezzo alle più povere famiglie dei nostri emigrati. Ne è presidente il dott. Pompeo Cereseto. In un anno la giovane Conferenza ha compito centinaia e centinaia di visite ed ha distribuito a domicilio più di 3000 lire in beneficenza. Il 2 p. p. gennaio diede una rappresentazione drammatica a beneficio dei poveri nostri connazionali, che abbondano nell'immensa città di New York.
- Col nuovo anno l'ottimo settimanale che si pubblica dai Salesiani di New York, « L'Italiano in America » continuerà alacremente nella bella via intrapresa. Ricco di telegrammi e di abbondantissime notizie italiane, esso è il miglior periodico cui dovrebbero abbonarsi tutte le famiglie dei nostri operai emigrati agli Stati Uniti. Ci raccomandiamo ai nostri Cooperatori italiani colà emigrati di dare al sullodato settimanale quell'ampia diffusione che si merita.
NEWBURGH (New York). -- I nostri Confratelli di Troy diedero una missione per la colonia italiana di Newburgh nella Chiesa di S. Patrizio. Le due società di mutuo soccorso costituite fra gl'italiani di Newburgh intervennero alla missione in corpo, in modo ufficiale, dando ammirabile buon esempio. Quasi tutti i già ammessi alla Comunione si accostarono ai SS. Sacramenti.
Il Rev.do Don Michele Salley, parroco della chiesa di S. Patrizio, ammirato del concorso e del contegno degli Italiani durante la missione, decise di offrir loro una magnifica cappella e di celebrare ogni domenica speciali funzioni per loro. Questo atto del rev. D. Salley merita certamente l'ammirazione e la gratitudine non solo degli Italiani di Newburgh, ma di quanti hanno a cuore gl'interessi degli emigrati.
Dal nome del rev. D. Sally non possiamo disgiungere quello del suo degno coadiutore, il rev. D. Me Laughlin, il quale si adoperò a tutt'uomo per preparare gli Italiani alla missione ed attirarli a prendervi parte. I due -degnissimi sacerdoti americani si abbiano pertanto le più cordiali congratulazioni.
VIGNAUD (Repubblica Argentina) - La Chiesa e le scuole dei Salesiani della Colonia Vígnaud nella Repubblica Argentina van producendo frutti sempre migliori e più abbondanti, poichè ad esse accorrono anche gli italiani dimoranti nelle numerose colonie vicine.
La festa del Rosario riuscì gaia e imponentissima. Ai tanti italiani accorsivi parve di rivivere per alcune ore nella cara patria lontana, e ai Missionari di trovarsi in uno dei centri più religiosi della nostra penisola.
Noi siamo persuasi, che nelle vicende dolorose dei tempi che corrono non ci restano altri conforti che quelli dei cielo, e tra questi l'intercessione potente di quella benedetta che fu in ogni tempo l'Aiuto dei Cristiani. pio pp. x.
Pellegrinaggio spirituale pel 24 corrente.
INVITIAMO i devoti di Marìa SS. Ausiliatrice
a pellegrinare in ispirito al Santuario dì Valdocco il 24 corrente, e ad unirsi alle nostre preghiere.
Oltre le intenzioni particolari dei nostri benefattori, nelle speciali funzioni che si celebreranno nel Santuario avremo anche quest'intenzione generale
Implorare le speciali benedizioni di Maria SS. Ausiliatrice su tutti i moribondi che invocano il suo santo aiuto.
COME preannunziammo nel numero di dicembre u. s. la terza domenica d'avvento (16 dicembre), nella capitale del Messico venne incoronata la statua di Maria SS. Ausiliatrice venerata presentemente nella cappella dell'Istituto Salesiano, cui però sarà dedicato il Santuario monumentale in costruzione presso il medesimo.
La cerimonia si svolse con gran pompa e nell'ordine più perfetto nel maggior cortile dell'istituto trasformato in elegantissimo tempio. Sopra un largo palco sorgeva l'altare su cui dominava la Statua benedetta nello sfondo di un magnifico padiglione di felpa rossa in oro. A destra era stato eretto il pulpito, a sinistra un altro palco, dove all'ora della funzione presero posto la banda del collegio, un coro di cento gìovani cantori ed un sestetto di strumenti a corda diretto dal maestro P. Arzoz.
Sul medesimo palco ove posava l'altare, sorgeva il trono per i Prelati assistenti alla cerimonia.
Prima della messa solenne. - Nella cappella di Maria Ausiliatrice la celebrazione delle S. Messe cominciava alle quattro del mattino, e numerosa fu sempre l'assistenza dei fedeli. Alle 6 1/2 celebrò Sua Eccellenza Rev.ma Mons. Alarion, Arcivescovo della città, dispensando circa quattrocento comunioni. L'ecc.mo Prelato, sentendosi dopo messa alquanto stanco, si ritirava al suo palazzo spiacente di non poter prender parte alla solenne cerimonia.
Alle 9 giunsero le LL. Ecc. Revv.me Mons. dott. Atenogene Silva e Mons. dott. Ramón Ibarra y Gonzàlez, Arcivescovo il primo di Michoacàn e il secondo di Puebla, e pochi minuti dopo arrivava pure Sua Ecc. Rev.ma Mons. Giuseppe Ridolfi, Arciv. titolare di Apamea e Delegato Apostolico, accompagnato dal Segretario della Delegazione. E alle 9 1/2 circa, preceduti dagli alunni del Collegio, quattro deì quali vestiti in elegante costume spagnuolo recavan le preziose Corone, e seguiti dal Comitato delle Dame di Maria Ausiliatrice appositamente costituito per la cerimonia dell'Incoronazione nonchè da numerosi fedeli, gli Ecc.mi Prelati mossero processionalmente alla chiesa improvvisata.
L'incoronazione. - Benedette le corone, immediatamente cominciò la messa solenne. Pontificò l'Ecc.mo Mons. Delegato Apostolico, assistito dall'Ispettore Salesiano del Messico D. Luigi Grandis e dai Dìrettori degli Istituti Salesiani di Puebla, Morelia e Guadalajara. Il coro eseguì la Messa Eucaristica del Perosi con accompagnamento del sestetto del m. Arzoz. Al Vangelo l'Ecc.mo Mons. Silva, Arcivescovo di Michoacàn, disse con affettuosa eloquenza il sermone di circostanza.
Finito il Pontificale, la più viva commozione si dipinse sul volto di tutti gli astanti ; era giunto il momento solenne dell'incoronazione. L'Ecc.mo Arcivescovo celebrante si avanzò alla scala che metteva ai lati della S. Immagine, seguito da due ale di alunnì del collegio che si fermarono al fondo di essa cogli occhi fissi sul venerato simulacro, al quale era pur rivolto lo sguardo di tutti gli astanti. Quando l'illustre Rappresentante della Santa Sede nel Messico pose le corone sulla fronte del Bambino Gesù e su quella della Santissima Vergine, un plauso commovente si levò con religioso e devoto entusiasmo da tutti i presenti. Sempre belle e memorande queste splendide manifestazioni della più tenera divozione alla Gran Madre dì Dio!
Compiuto il sacro rito, l'incoronato simulacro venne recato in processione nell'interno dell'istituto, seguito dai tre Arcivescovi e da cinquemila fedeli.
Il giorno 16 dicembre 19o6 rimarrà scolpito a caratteri d'oro negli annali del Culto di Maria SS. Ausiliatrice. Non solo l'ecc.mo Arcivescovo della capitale avrebbe anch'eglì bramato di assistere all'incoronazione, ma anche le Loro Eccellenze Reverendissime, l'Arcivescovo di Guadalajara e i Vescovi di Cuernavaca, Tulancingo e Saltillo ; i quali, impediti di rendere col loro intervento ancor più solenne la cerimonia, inviarono le espressioni del loro più vivo dispiacere. I giornali locali uscirono con lunghe relazioni della solennità illustrate da belle istantanee.
Chiudendo questi rapidi cenni, notiamo che il religioso rito compiuto con grande solennità ma tuttavia quasi privatamente perchè nell'interno dell'istìtuto salesiano, fu nondimeno un vero avvenimento per l'Opera Salesiana nel Messico, alla quale imploriamo da Maria SS. Ausiliatrice tant'abbondanza di Sue materne benedizioni come nell'ora presente. Nè possiamo in niun modo tacere la nostra fiducia che l'Incoronazione avvenuta, attesa la divozione ardentissima che regna già in quella repubblica per Maria SS. Ausiliatrice, desterà un santo aumento di confidente amore alla nostra tenera Madre, cui la Divina Provvidenza va suscitando un culto sempre più vivo ed intenso in ogni parte del mondo.
Altre feste e date memorande.
GUAYAQUIL (Equatore) -- Il 21 ottobre fu un giorno di trionfo per Maria Ausiliatrice, di cui si celebrò solennemente la festa. Il mese, e più la novena e il triduo che la precedettero, fu un continuo fervore : c'era in tutti un desiderio vivissimo di prepararsi nel miglior modo ad una solennità che doveva riuscire assai più bella degli anni scorsi sia pel fervore cresciuto, sia specialmente perchè si era benedetta una splendida statua dell'Ausiliatrice, lavoro riuscitissimo della nostra scuola di Sarrià (Barcellona). Il triduo e la festa si celebrarono nella Chiesa di N. S. della Mercede, anche quest'anno gentilmente concessa dai RR. Padri Mercedari. Predicò il salesiano Don Tallachini ; la Messa fu cantata dal venerando ex Vicario generale della Diocesi, Don Paolo Carbó e la musica fu del Perosi. Ma lo spettacolo più solenne e più commovente fu la processione, grazie alle disposizioni del rev.mo Vicario della Diocesi, Dr. Alvarez Arteta, che le diede il carattere di processione rogatoria per implorar dalla Vergine il suo aiuto speciale nell'ora presente. E Guayaquil non fu sorda alla voce del suo prelato.
Oltre le associazioni religiose coi rispettivi stendardi, e le rappresentanze dei collegi e delle scuole d'ambo i sessi ed un numero grandissimo di giovanetti della dottrina cristiana, una folla compatta accompagnò la nostra cara Madonna nel suo giro di trionfo per le principali vie della città. Tutti cantavano in coro l'Ave Maria o recitavano il santo Rosario. All'entrare della gloriosa effigie nella Chiesa di S. Domenico dove terminò la processione, il sullodato sig. Vicario al numeroso popolo (la Chiese era gremita ed una folla immensa dovette restarsene fuori) fe' udire la sua calda parola esortando tutti a mantener il frutto della prova di fede e di divozione che avevan (lato in quella sera alla Vergine Ausiliatrice.
NICTHEROY (Brasile) - Il 14 ottobre si festeggiò il compimento Ilei lavori del Monumento Nazionale Mariano e il principio dei lavori pel nuovo tempio di Maria Ausiliatrice.
Alle 6 del mattino celebrò ai piedi del Monumento Mons. Giov. Battista Nery, fervente devoto di Maria Ausiliatrice.
Alle 11 antimeridiane la folla assiepava l'ampio piazzale, e si stendeva su per la china a fianco della funicolare dove, imbandierati elegantemente, i vagoni attendevano le autorità per slanciarsi su, fin presso al monumento. Ed ecco tra S. E. Rev.ma Mons. Francesco Braga, Vescovo della Diocesi e S. E. Mons. Nery apparire la nobile figura del Presidente dello Stato, cui facevano corona altri eminenti personaggi. Data ancor una volta la benedizione da S E. Mons. Braga, le autorità entrarono nel vagone, che, sciolti i cordoni si slanciò su fin presso al monumento tra la fila schierata dei convittori e la folla, mentre la banda del collegio faceva risuonare le note marziali dell'inno nazionale brasiliano.
Alle 4 e mezzo la folla e le autorità intervenute si erano già raccolte sotto l'elegante padiglione eretto dietro al monumento, per assistere alla messa celebrata dal rev.mo Mons. Leone Quartin, parroco di Nictheroy, dopo la quale apparve alla tribuna S. E. Mons. Nerv, il Vescovo dell'Ausiliatrice, che intrecciò il più bel serto di lodi alla bontà e alla potenza della nostra tenerissima Madre. Nel discendere dal monumento, le autorità sostarono nella Galleria Mariana, costrutta, a metà della salita, inaugurandola così solennemente, e poi scesero ai piedi del colle dove son già gettate le fondamenta dell'erigendo Santuario, il quale sorgerà sopra una base di 2100 m. q. elegantissimo colle sue vaste navate, colle sue cupole snelle, in un insieme di effetto mirabile, su disegno dell'ingegnere Domenico Del piano.
Il Monumento di Maria SS.ma Ausiliatrice a Nictheroy è alto circa 40 metri La statua della Madonna, in rame dorato, misura 6 m. Cinta di una corona di 12 stelle formate da 12 lampade elettriche, ha ai piedi una mezza luna composta da 22 lampade, che durante la notte avvolgono il monumento e i boschetti del monte in un'onda di luce. Il monumento venne solennemente inaugurato l'8 dicembre 1900. Nel 1904 in occasione del 1° cinquantenario del dogma dell'Immacolata fu mèta di devoti e numerosi pellegrinaggi nazionali.
La funicolare per cui ora si può accedere al monumento venne costrutta sul sistema: Bilancia a contrappeso d'acqua ad imitazione di quella di Notre Dame de la Garde di Marsiglia. I vagoni scorrono sopra un piano inclinato su due binari paralleli la cui inclinazione minima è di 25 % e la massima di 34 %. Una forte dentiera Rigembak percorre il centro dei binari in tutta la loro estensione. La fune metallica ha la resistenza di 6o tonnellate, mentre il trasporto regolare non corrisponde che ad un quinto di essa. La funicolare passa dietro la « Petra Mater » (il masso di granito, così chiamato per aver ispirata l'idea del monumento e sopra del quale or si scorge la specola) facendo girare l'ordigno Fozoter sito in una fortissima camera gromatica. I vagoni misurano 4.90 di lunghezza per 2.10 di larghezza e sono muniti di fortissimi freni. Una pompa idraulica a triplice effetto, conduce l'acqua da un deposito inferiore di 1oo.ooo litri d'acqua ad uno superiore di 150.000. È un perfetto macchinismo che onora grandemente chi l'ha ideato e quanti concorsero per metterlo in azione.
GRAZIE E FAVORI
Quattro volte sul punto di morte.
Nel novembre del 1905 fui colpito da una grave infezione tifica unita a polmonite bilaterale doppia che minacciava seriamente i miei giorni. Però verso Natale il mio stato andò migliorando, tanto che potei alzarmi per alcuni giorni. Ma il 20 gennaio p. p. il male mi riprese violentemente un' altra volta. A nulla valevano le premure assidue e le valenti cure dei miei cari e di medici insigni. Un'altissima febbre seguita di nuovo da una doppia polmonite e da una continua epistassi m'avevano ridotto agli estremi. I medici non avevano più alcuna speranza e di giorno in giorno presagivano la mia morte. Fra tanti dolori ed angustie, al mio pensiero apparve la dolce immagine di Maria SS. Ausiliatrice. Feci recitare ai miei di casa la novena che si trova nel « Giovane Provveduto » e spedire a Torìno un'offerta affinchè fosse celebrata una Messa all'altare della potentissima Madre, promettendo nello stesso tempo che se Ella mi avrebbe aiutato, avrei fatto una nuova offerta ed avrei inserita la grazia nel Bollettino Salesiano.
Quattro volte fui sul punto di morte e per quattro volte Maria mi salvò. Cinque mesi di letto continuo non scemarono la mia fede in Lei ed ebbi il suo aiuto. Ora dopo lunghe ore di dolori e di pene, mantengo la mia promessa e restituito sano all'amore dei miei cari godo di poter ringraziare con loro la potente Madonna di D. Bosco. Questa pubblica dichiarazìone sia anzitutto a scioglimento del mio obbligo verso l'Ausiliatrice, e insieme sproni altri giovani, che si trovassero disgraziatamente nel mio caso, a ricorrere fiduciosi a Lei.
Castel Franco d'Emilia, novembre 19o6.
PIETRO VENTURI già alunno dell'istituto salesiano di Faenza.
Convertito !
Una lenta malattia lo andava consumando e la morte si avvicìnava a grandi passi. Sollecitato a provvedere all'anima sua rispondeva che nulla avea da aggiustare e che si trovava tranquillo. Gli ardenti suoi compagni di setta stavano alle vedette; la popolazione gemendo sospirava un buon esito, ma egli... non ci credeva! Un crocifisso messo accanto a lui dormente fu trovato in fondo al letto! Consigliato a raccomandarsi alla Vergine SS. rispose che non La conosceva! Eppure anche sconosciuta era Lei che doveva ammansarlo e convertirlo.
Dietro promessa di far nota la grazia, Essa ce lo dìede, e con meraviglia di tutti e con soddisfazione ed edificazione straordinaria spirò colla medaglia miracolosa al collo e munito di tutti i Sacramenti. Sia lode a Maria SS. Ausiliatrice di tutti i cristiani!
Dal Piemonte, ottobre 19o6.
Un sacerdote, vice-curato.
Pontevigo (Brescia) - Dal mese di novembre 19o5 a tutto febbraio 19o6 fui torturato da crudelissimi dolori con complicazione di molte malattie. Il mio stato era disperato e la speranza di una guarigione era sparita del tutto. Ma il mio fratello Costanzo, Cooperatore Salesiano, si rivolse con fiducia a Maria Ausiliatrice incominciando una novena alla quale mi associai io pure facendo promessa di far celebrare una messa in caso di guarigione.
E la guarigione venne con meraviglia di tutti, per cui a me non resta che la dolce consolazione di far pubblica la grazia e spedire l'offerta per una messa di riugraziamento.
Per altre grazie ottenute da lui direttamente per intercessione di Maria Ausiliatrice anche mio fratello invia un'offerta per una messa di ringraziamento.
5 novembre 19o6.
ROSSETTI ANDREA.
Torino - Il mio ragazzetto di nome Celestino, d'anni 10, cadde gravemente ammalato di gastrite e pleuro-polmonite. Visto che il caso era grave, ricorremmo alla potentissima Signora Maria SS. Ausiliatrice ed oh ! prodigio, con grande meraviglia del medico curante egli prese a migliorare e fu dichiarato fuori pericolo. Adempio la mia promessa inviando una piccola offerta pel suo Santuario di Valdocco, con preghiera di pubblicare la grazia ricevuta sul Bollettino Salesiano.
Pozzo Strada, 8 dicembre, 19o6.
GIACOMIETTO GIUSEPPE e consorte.
Porto Said. - Da parecchie settimane una mia conoscente venne colpita dal tifo. Vedendo il caso aggravarsi di giorno in giorno, pensai di ricorrere alla cara Madre Maria SS. Ausiliatrice, con promessa di un'offerta e di pubblicar la grazia che mi avrebbe concessa.
Riconoscentissimo compio la mia promessa con preghiera di inserire queste linee sul Bollettino Salesiano.
Gennaio 1907.
GENNARO TITO.
Gualdo Tadino. - La signora Stella Crudi di Montecarotto (Ancona) m'incarica di pubblicare nel Bollettino Salesiano che un suo parente gravemente infermo non voleva sentir parlare di ricevere i Santi Sacramenti, alieno com'era dalla Religione.
Postagli sotto il guanciale una medaglia di Maria Ausiliatrice, con meraviglia di tutti, l'inferno domandò del sacerdote, volle confessarsi, ricevette il Santo Viatico e l'estrema unzione, e morì da buon cristiano.
26 dicembre 19o6.
D. LUIGI BRUNELLI.
Magliano Alpi (Cuneo). - Sul principio di luglio u. s., preso da artrite e febbri gastriche, il mio secondogenito d'anni I9 veniva obbligato ad abbandonare il lavoro e far ritorno in famiglia. Nella contingenza (dopo 3 mesi circa d'inutili cure) consigliata da un mio fratello mi volsi alla Madonna di D. Bosco, fiduciosa di avere da Lei la guarigione del mio Antonio. Insieme colla famiglia diedi principio ad una novena di preghiere, premesso il voto d'un'offerta al Santuario di Valdocco e la pubblicazione della grazia nel Bollettino.
Adempio oggi alla promessa; poichè, col terminare della novena mio figlio prese a migliorare ed ora ha ricuperato la primitiva salute. Sia onore e gloria a Maria Ausiliatrice ora e sempre.
24 dicembre 19o6.
BLENGINO ANGELA ved. ANTONIO.
Visignano d'Istria. -- Ai ventotto del corrente si compirà un mese dal dì in cui ricevei dalla gloriosissima Madre Maria Ausiliatrice una grazia preziosissima.
La mia nipotina Iolanda, d'anni cinque, veniva colta da fiera congestione cerebrale. Medici curanti non le accordavano che poche ore di vita. Alla vista dell'imminente pericolo feci ricorso a Maria Ausiliatrice e Le chiesi la vita dell'amata bambina. Maria Ausiliatrice ascoltò la mia preghiera e mi esaudì.
Anche il mio nipotino, di un anno appena, colto da forte colerina, si struggeva di giorno in giorno. Ricorsi pure a Varia Ausiliatrice e fu salvo. Sebbene in ritardo sciolgo anche per questa grazia il voto della mia riconoscenza.
12 novembre 19o6.
DOMENICA MOCIBOBFF.
Pontedassio (Oneglia). - Adempio, sebbene con ritardo, la promessa di pubblicare la grazia ottenuta di Maria SS. Ausiliatrice, cioè la guarigione di mia figlia Ninetta. Colpita da grave broncopolmonite, si cominciava a temere di perderla, quando in mezzo alla più grande desolazione mi rivolsi più colle lagrime che colle parole alla Madonna di D. Bosco. Da quel giorno la figliuola prese a migliorare, ed ora perfettamente guarita ringrazia con me la Madonna Ausiliatrice.
12 novembre 19o6.
ANTONIETTA NATTA.
Mairano (Brescia). - Sono riconoscentissima a Varia SS. Ausiliatrice per avermi salvato il fratello, il quale versava in condizioni tristissime di salute, anzi disperate. Appena ebbi incominciato la novena e messa la medaglia di Maria sotto il suo capezzale, il male subito diminuì con grande nostra meraviglia. Sia sempre benedetta una così amorosa Benefattrice, da cui spero e invoco altre grazie.
24 ottobre 19o6.
ZAMBOTTI ELISA.
S. Benedetto Belbo. - Sin dal mese di novembre 19o5 fui colpita da forti dolori alla gamba destra e specialmente al ginocchio che mi si gonfiò così spropositatamente che non potea più muovermi né riposare. Visitata da varii Dottori, mi si fecero molte cure ma invano. In maggio il mio marito dovendosi recare a Torino per affari, mi esortò di fargli compagnia con l'unica figlia e farmi visitare da vari specialisti. Fui sottoposta anche ai raggi X perchè si temeva che l'osso avesse patito; stetti alcun tempo in cura ma sempre invano. Però prima di lasciare la bella Torino, tutti e tre ci recammo al Santuario di Maria Ausiliatrice chiedendo la guarigione con altre grazie, e vi lasciammo un'offerta colla promessa di render pubblico il favore. Ed oggi in mezzo alla gioia della famiglia e con somalo stupore dei dottori curanti, adempio il mio voto trovandomi pienamente guarita; desidero che sieno celebrate varie messe di ringraziamento all'altare di Maria Ausiliatrice.
12 novembre 19o6.
GALLESIO FRANCESCA IN PESCE.
Ottiglio Monferrato. - Una buona persona, da tempo impensierita ed oppressa per affari di famiglia, col fervore dell'anima, riconoscente per altri benefizi ottenuti dalla Vergine Ausiliatrice, supplicò questa buona Madre a stenderle pietosa la sua mano per assisterla e liberarla da queste dure prove a cui era sottoposta, con promessa di un'offerta e della pubblicazione della grazia nel Bollettino. La fervente preghiera fu accolta dalla potente Ausiliatrice! Trascorsi appena pochi giorni, si appianò ogni cosa con intera soddisfazione.
Un'altra persona, cooperatrice salesiana, si trovava sotto il peso di indicibili tormenti fisici e morali. Caduta nell'abbattimento fu consigliata a fare una novena alla Celeste Ausiliatrice. La Vergine benedetta accolse la preghiera: poichè l'oppressa senti subito crescere il suo coraggio, trovò conforto, e, dopo subitaneo miglioramento, giunse pure a completa guarigione.
Le graziate, inviando una piccola offerta in ringraziamento alla loro Benefattrice, supplicano che sia pubblicata la relazione dei favori ottenuti.
11 ottobre 19o6.
SAC. GIUSEPPE COSCIA.
Calino (Brescia). - Non invano ricorsi a Maria SS. Ausiliatrice e perciò sia lode alla mia cara Madre, da cui ottenni a mio figlio un impiego. Grazie, o Maria, deh! Voi proteggeteci, ché abbiamo bisogno ancora del vostro patrocinio.
14 novembre 19o6.
M. V.
Macerata. - Il 25 febbraio fui preso da un forte mal di testa che degenerando in febbre molto forte, non dava segno di cessare. A nulla valse il passare in famiglia e all'ospedale; alla fine di aprile mi sentivo in fin di vita. Il maggio imminente mi fece ricordare di Maria SS. Ausiliatrice. Benchè indegno mi rivolsi di gran cuore a Lei, ed essa anche questa volta mi volle aiutare : a poco a poco migliorai, ed il 24 maggio ebbi la consolazione di passar lietamente la festa assieme ai miei cari. Col cuore pieno di riconoscenza verso questa nostra buona Madre, compio la mia promessa di pubblicare la grazia promettendole una devozione figliale e imperitura.
12 novembre 19o6.
SALIVA AMEDEO.
Badolato (Catanzaro). - Non potrò mai abbastanza ringraziare la cara Vergine delle due segnalate grazie ottenute l'anno scorso, e della protezione che mi usa tuttora. In ogni mio bisogno ho sempre ricorso a Lei, ed Ella qual madre amorosa non ha mai respinto le mie povere suppliche. A Lei adunque il ringraziamento più vivo e sincero, a Lei la mia riconoscenza.
Ottobre 19o6.
CH. SALVATORE COSCENZA.
Sottorivolo di Selino (Bergamo) - Maria mi ha salvato il figlio affetto da menengite, nefrite e tosse terribilissima che l'avevan ridotto agli estremi.
Ricorsi alla B. Vergine che si venera in cotesto Santuario facendo celebrare una Messa, e tosto mio figlio cominciò a migliorare visibilmente, sì che ora sta bene.
8 agosto 19o6.
BACHETTI ANNUNCIATA.
Lanusei (Sardegna). - Maria SS. Ausiliatrice ha guarita una mia bambina d'un anno e mezzo, la quale trovavasi in fin di vita colpita da fierissimo morbo; ed ha restituito anche a me ed a mio marito la salute nostra che pure era minacciata. Non ho parole di bastante riconoscenza per la Vergine Benedetta.
19 settembre 19o6.
AMELIA CANTUTI MESSORI RONCAGLIA.
Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice, e alcuni pieni di riconoscenza inviarono offerte al Santuario di Valdocco per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, o per le Missioni Salesiane, o per le altre Opere di Don Bosco, i seguenti
A*) - Agliano d'Asti (Alessandria): Della Valle Rosa 5 - Alcamo: Manno Giuseppe 5 - Altavilla Monferrato: Baralis Maddalena - Antignano d'Asti: P. R.-Arignano (Torino): Ferrero RosaArona (Novara): Carlottina Gramegna Lanza 2.
B) - Bagnatica (Bergamo): Maestroni Battista 2 Barcellona Pozzo di Gotto: Concettina Cannara 5id.: Mariannina Crisavulli 5 - Bellagio (Como): Vergottini Rina, 9 - Bernezzo (Cuneo): Vietto Battista, 2 - Biella: Clementina Gambarola - Bogliasco (Genova): Chiapella Rosa 5o - Bologna: Barbieri Massimiliano io- id.: Tonetti Guglielmo id.: Elisa Pedretti S- id.: Annunziatina Barigazzi 5 Bondeno (Ferrara): Garbellini Angelo 5 - Borno (Brescia): Venturelli Margherita- Rosa (Cagliari): Pischeddu Maria 2.50 - Bra (Cuneo): Mulassano Maddalena - Brescia: Gei Alba di Faustino 7 - Buttigliera: Una cooperatrice 5.
C) - Cairo: Cristino Pasquale, 2 - Calascibetta (Caltanisetta): Corvaja Elisa Zita 2 - Calice Ligure: Sac. Pietro Caneto, parroco 3 - Calosso (Alessandria): Guasco D. Bruno, vice curato 5 a nome di pia persona -Campofelice (Palermo): Teresina Pansarella 5 - Canale S. Bono: Loss Gaspero Nardo 5 - Casei Gerola (Pavia): Paltenghi Guerrino 6 - Cardó: Campa Stefano - Caronno Ghiringhello: Lunghin Maria 5 - Casale Monf.: Calvi Pier 25 - Castelletto Monf.: Carlo ed Angela Capra - Castello sopra Lecco (Como): Borella Vittorio 5 - Celle Enemondo (Asti): Morando Antonio fu Carla - Ceresole Reale: Rolando Pietro 5o - Cesarò (Messina): Una pia persona 5 - Chiaravalle Milanese: D. Enrico Maiocuhi per due messe di ringraziamento 7 - Chignolo d'Isola: Maringoni Alessandro 7 -Girignano: Clamai Albina i - Cividale: Anna Novelli 2 - Conzano Monferrato: Scagliotti Maria 5 - Costigliole d'Asti: Torchio Luigia a nome di Viano Giuseppe 2, Roggero Stefano i, Borio Carlo 5, Corino Marianna 3, Borio Rosa 5, Grinza Giovenale 2, e Baldi Severina, Corino Anna, Vareti Secondina i - Cremia (Como): Sac. Mario Scanagatta 5 - Crystal Falls Mich: Giuseppina Hofer, 15.45 - Cuneo : Aerra Giov. Battista.
D) - Dazio (Sondrio): N. N. - Domodossola: Defendente Pellanda 3.
E) - Envie (Cuneo): Marianna e Sofia Gloria 5. F) - Ferrere d'Asti: A. O. - Feudonovo (Caltanisetta): Cav. Gaetano Jaci 2 - Figline (Firenze): Corintia-Palvani 25 - Firenze: Chianni Maria 5. G) - Galliera Veneta: Bonaventura Bizzotto 5 - Genova: Guglielmino Giuseppina 25. I) - Iseo (Brescia): N. N. 5.
L) - Laghi di Cittadella: Bozziotto Francesco 3 Lambrate (Milano): Vassallo Maria 5 - Lomello (Pavia): Patrucco Antonio 5 - Luino: Rovera Francesca 1o.
M) - Magliano Alpi (Cuneo): Calleri Zucchi Maria 7 - Malta-Sliema: Giovanni Axcisa 5 - Mantova: D. Antonio Artioli a nome di Contini Alberto- Manerbio (Brescia): Famiglia Bondioni 5 - id.: Rosa Manini e fratello D. Giacomo 5 - Masserano (Novara): Malleus Alessandro 5- Merlara: D'Agostina D. G. B. 9.75 - Milano: Lucini Carolina - id.: Eugenia Gariglio 2 - id.: Giuseppina Pico Mognetti, cooperatrice -Mortara (Pavia): Sac. Rovida Giuseppe, parroco di Castel d'Agogna 12 - Murano: Emilia Ferri 10.
N) - Negrar (Verona): A. B. 3.
O) - Oddalengo Grande (Alessandria) : Calvo Antonio 20 - Olginate: D. Zanini Giuseppe - Ottiglio Monf.: P. C. ved. S. 5.
P) - Farina: P. Q. - Pausula (Macerata): Tentella Assunta n. Campetella 5 - Piazza Armerina Sudd. Giovanni Cascino- Pirano d'Istria: D. D. 4 Pozzuolo del Friuli: Prospero Teresa 10.
R)- Rancio Valcuvia (Como): Velati Giacinta io - Rodallo Canavese: Actis Caporale Gabriele - Roddino (Cuneo): Adriano Giuseppe 5 - Ruina: Delpino Giuseppina io.
S)-Salcedo (Vicenza): Cesca Leone -Sandrigo (Vicenza): Maria Centomo boschetti 3 - S. Damiano d'Asti: Pezzoni Clementina 5 - S. Gerinano Vercellese: Paggi Antonio 6 - S. Margherita Ligure: C. S. T. 5 - S. Pietro Incariano: Benedetti Elvira 5 - id.: Teresa Righi-Beghini - S. Salvatore Monferrato: N. N. 2. - S. Sebastiano: N. N. - Santa Vittoria d'Alba: Poro Jardini Teresa io - id.: una pia persona a mezzo della signora Poro Jardini Teresa io - Santa Lussurgiu (Cagliari): Erma Giuseppe 5 - S. Stefano Ticino: Barera ch. Attilio 2 - Sassello: N. N. 5 - Soave (Verona): Burello Bettolo Carolina io - Strambino: B. D. - Susa (Torino): Pietro Gonella 2.
T) - Torino: Leonilda Franchi - id.: Scarzella Battista per la guarigione del suo figlio Giovanniid.: Dott. N. N. - id.: M. A. - id.: Signora Saracco 5 - id.: A. C. T. 25 - id.: Maria Garrione Giovannini 5 - id.: Conte Giuseppe -- id.: Bracco Carolina ved. Dematteis- id.: Biamonte Clemente - id.: G. M. 3 - id.: Giordani Lena, 5 - id.: Balbo G. - id.: C. G. offre pendenti d'oro ed orecchini per g. r. - id.: Agosti Vincenzina 2 - id.: Bernardi Domenico 2 - Treviolo (Bergamo): Della Santa Cristina 4 - Troia (Foggia): De Rosa Lucietta e sorelle io id.: Trucchi Raffaele 5.
V) - Vagna d'Ossola (Novara): Maria Zauli - Valfenera d'Asti (Alessandria): N. N. 15 - Valgrana (Cuneo): Benedetto Giuseppe 5 - Varazze (Genova): D. V. Lemoyne 5 - Vercelli (Novara): G. Vercellone 2 - Verola Vecchia (Cremona): Brunelli Lucrezia - Vicenza: E. Gramigna 5 - id.: A. B. 5 - Vignale Monf.: Preda Agostino 2.25 - Villanova d'Asti: Gambino Ottavia - Vimercate (Novara): N. N. 5 - Visone (Acqui): Giuseppina Caratti 1.50 - Vittoria (Siracusa): Giuseppina Vitale 3 - - Voghera: Ponzio Angela 1.50 - Volvera (Torino): Un antico allievo dell'Oratorio 2.
W) - -West Noborlen (New York): Aimone Prina Angelina, 25.
TORINO
Ogni giorno, celebrazione di una santa messa esclusivamente secondo l'intenzione di tutti quelli che in qualunque modo e misura hanno concorso o concorreranno a beneficare il Santuario o l'annesso Oratorio Salesiano. Per qualsiasi corrispondenza in proposito, rivolgersi al Direttore dell'Oratorio S. Francesco di Sales - Via Cottolengo, 32 -- Torino.
Per celebrazione di S. Messe, o per novene o tridui di Benedizioni col SS. Sacramento, rivolgersi a! Rettore del Santuario.
Ogni sabato, alle 7,30 speciali preghiere per gli associati all'Arciconfraternita di Maria SS. Ausiliatrice.
Dal 10 febbraio al 10 marzo.
12 febbraio - Ore 15,30 - Ave Maris stella, predica, Miserere, benedizione.
17 febbraio - Comincia il Mese di San Giuseppe: - speciali pratiche al mattino e alla funzione serale.
24 febbraio - Commemorazione mensile di Maria SS. Ausiliatrice.
1 marzo - Da oggi a tutto settembre la Benedizione nei giorni feriali si dà alle ore 19,30. - Primo venerdì del a mese - ad onore del S. Cuore di Gesù, esposizione del SS. Sacramento per tutto il giorno.
6-7-8 marzo. - Corte di Maria: - alle 6 Messa pei giovani artigiani , benedizione solenne ; ore 7,30 Messa della comunione generale per i giovani studenti. - Ore 19, benedizione solenne.
8 marzo (così pure tutti i seguenti venerdì di quaresima) - Ore 17 ed ore 19, Via Crucis e benedizione col SS. Sacramento.
III CONGRESSO DEGLI ORATORII FESTIVI
LA città di Faenza nelle Romagne dal 25 al 28 aprile p. v. sarà la sede del III° Congresso degli Oratori Festivi. La Presidenza Onoraria sarà tenuta dall'Eminentissimo sig. Card. Domenico Svampa, Arcivescovo di Bologna, da S. E. Rez.ma Mons. Gioacchino Cantagalli, Vescovo diocesano e da altri Ecc.mi Prelati. Presidenti Effettivi saranno il rev.mo sig. D. Rua e l'ill.mo signor Conte Carlo Zucchini di Faenza. Il Congresso è sotto l'alto Patronato degli Eminentissimi Sigg. Cardinali di Bologna. Ferrara, Milano e Torino.
Ci auguriamo che l'importante convegno, durante il quale avranno pur luogo concorsi ginnastici, drammatici e musicali fra le varie Opere cattoliche giovanili delle Romagne, abbia ad essere di forte sprone alla fondazione ed alla costante organizzazione progressiva degli Oratori Festivi, l'istituzione così cara a D. Bosco e tanto provvidenziale ai nostri tempi.
Il programma del Congresso ed altre comunicazioni relative, ai prossimi numeri.
Omaggi e voti!
L'Eminentissimo sig. Card. Girolamo Gotti, fulgido vanto dell'Ordine Carmelitano, il 25 dicembre celebrava le sue Nozze d'Oro Sacerdotali. Ai voti ed agli auguri che in sì lieta ricorrenza giunsero all'Eminentissimo Prefetto della S. Congregazione di Propaganda Fide anche dalle parti più lontane del mondo, si uniscono riverentemente anche quelli dei Salesiani, specie dei Missionari, e di tutti i loro Cooperatori.
- Donna Amalia Capello, Dama dell' Ordine Gerosolimitano e Segretaria del Comitato delle Dame Patronesse dell'Opera di D. Bosco in Torino, per le sue speciali benemerenze venne fregiata dal S. Padre del titolo di Contessa, con dirìtto di trasmissione di tale onorificenza agli eredi. All'esimia Confessa, piena di generoso entusiasmo per ogni opera buona, i migliori nostri rallegramenti.
- Mons. Michelangelo Grancelli, dotto, pio e laboriosissimo nostro Cooperatore, celebrava le sue Nozze d'amento sacerdotali, fra il plauso e gli auguri dei numerosi suoi amici ed ammiratori, il 25 dicembre. Al rev mo Condirettore dei nostri Cooperatori di Verona torni gradito il voto che erompe anche dal cuor nostro, cioè che egli possa felicemente festeggiare le sue Nozze d'oro.
Per Savio Domenico.
IL 9 marzo p. v., come già altra volta accennammo ricorrerà il 50° anniversario della morte di Savio Domenico, l'indimenticabile alunno dell'Oratorio nostro di Torino. A commemorare convenientemente la data suddetta è sorto in Torino un Comitato composto di antichi compagni ed ammiratori del Savio, il quale si propone di erigere a Mondonio una tomba conveniente pei resti mortali di si caro allievo di D. Bosco e restaurare e possibilmente decorare la chiesa in cui la nuova tomba sarà posta.
I direttori dei collegi ed oratori festivi non manchino di rispondere all'appello del Comitato, e di diffondere sempre più in questa ricorrenza la bella biografia che ne scrisse Don Bosco, nella certezza di far cosa utile ai loro giovani allievi.
A Valdocco.
I piccoli Calabresi, ricoverati all'Oratorio , la sera del 29 dicembre u. s. ricevevano la graditissima visita di S. A. I. e R. la Principessa Maria Laetitia di Savoìa-Napoleone, Presidente delle Dame Patronesse dell'Opera Salesiana in Torino. S. A. s'intrattenne a lungo ed assai affabilmente coi piccoli suoi protetti, fu lieta di vederli tutti in buona salute, chiese notizie dei loro parenti, e li regalò tutti di dolci e di un vestito nuovo. Non solo i piccoli Calabresi, ma tutti i nostri alunni rimasero commossi dalla degnazione materna dell'Augusta Principessa, per la quale innalzano ogni dì specialissimi voti al buon Dio ai piedi dell'altare dì Maria SS. Ausiliatrice.
- Il 17 gennaio u. s. tornava per qualche giorno all'Oratorio Sua Ecc. Rev.ma Monsignor Giovanni Cagliero. Il S. Padre l'anno scorso affidava al venerato nostro Monsignore il mandato della Visita Apostòlica nelle tre diocesi di Bobbio, Tortona e Piacenza, e Sua Eccellenza si affrettava a compiere l'incarico pontificio.
Monsignore è tornato in buone condizioni di salute : che il Cielo gli doni ancor lunghi anni felici affinchè possa lavorare ancor molto a maggior gloria di Dio e al bene delle anime.
In Italia.
ALESSANDRIA - Premiazione all'Oratorio Festivo - Il 6 gennaio p. p., solennità dell'Epifania, nel teatrino dell'Istituto Salesiano si celebrò la festa dell'Albero di Natale, colla premiazione ai giovani dell'Oratorio Festivo. Questi colla loro assiduità, buona condotta e studio del catechismo si erano da lungo tempo preparati alla festa, che grazie alle sollecitudini di un benemerito stuolo di Signore della città, riuscì splendida. I premiati furono 15o, e i premi furono davvero assortiti e per ogni gusto: abiti, orologi, scarpe, libri, dolci, giocattoli ecc. A chi non fu ancora aggiudicato un premio speciale, venne distribuito un pacchetto di dolci, procurato dai benefattori.
La bella festa riuscì pure di forte stimolo ad un'organizzazione più regolare dell'azione salesiana in Alessandria, e di questo ci rallegriamo altamente.
BOLOGNA - A favore dell'Istituto Salesiano - Il Comitato femminile per le Opere di Don Bosco in Bologna invitava P. Giovanni Semeria a tenere una conferenza a vantaggio dell'Istituto Salesiano di quella città. Il dotto conferenziere aderì benevolmente all'invito e, la sera del 9 gennaio, nella vasta sala del Liceo Musicale, dinanzi ad un uditorio numeroso ed intellettuale, parlò eloquentemente sul tenia « Il Cristianesimo ed il progresso ».
Alla conferenza degnavansi assistere S. E. il Cardinale Arcivescovo e S. E. Mons. Vincenzo Bacchi, Vescovo ausiliare e Vicario Generale.
Al benemerito Comitato, che si fece promotore dell'opera bella di carità, segnatamente alla Presidente signora marchesa Maria G. D. Marsigli ed alla Vice-Presidente signora contessa Giulia Cays, il nostro plauso e vivi ringraziamenti.
CATANIA - Una nuova società sportiva. - Nell'Oratorio Festivo di S. Filippo nel gennaio del 1906 gettavisi il seme della Società Sportiva « Ardor » che in poco tempo ha preso il più rigoglioso sviluppo. Due anni fa nessuno l'avrebbe creduto possibile ; ma dopo le notizie del Cònvegno sportivo cattolico ai piedi del Santo Padre, nei giovani più grandicelli dell'Oratorio sorse vivo il desiderio di aver anch'essi una Società Sportiva, per la quale, mercè l'aiuto di molte benemerite persone, si potè presto allestire una bella palestra ove cominciarono regolarmente gli esercizi ginnastici. Quindi si formolò lo Statuto, che venne da S. Em. il Cardinale Francica Dava approvato e fu pure eletto un Consiglio Direttivo.
Il 5 luglio ebbe luogo l'inaugurazione della Società nel cortile dell'Oratorio, convertito per la circostanza in un grande salone.
Presiedeva l'Eminentissimo Principe cui facevano corona molte Autorità ecclesiastiche, civili e militari. Il cortile era affollatissimo. Quando al suono della marcia reale comparvero i baldi giovani deldell'Ardor nella loro splendida divisa e dietro il loro artistico vessillo, dono dei benemeriti Cooperatori, scoppia una salve d'applausi che durarono serrati e fragorosi fin che si protrasse la sfilata e la squadra non ebbe reso il saluto a Sua Eminenza. Seguì una riuscitissima accademia musico-letteraria, quindi un saggio ginnastico, e in fine la distribuzione di alcune medaglie ai più bravi. Sua Eminenza ebbe parole di lode e d'incoraggiamento per i soci ed impartì a tutti la Pastorale Benedizione. Presentemente l'Ardor ha già due palestre, e il numero dei soci va sempre aumentando.
Schietti rallegramenti a quell'Oratorio che, superando ogni ostacolo, ha realizzato forse il I circolo cattolico di sport in Sicilia.
POSSANO - Nell'Oratorio di S. Luigi, l'8 dicembre si celebrò con grande solennità la festa di Maria Immacolata e numerosi intervennero i giovani fossanesi ad ascoltare la messa di S. E. Mons. Vescovo e ad assistere alle funzioni religiose del pomeriggio.
La predica del venerando Pastore, i canti liturgici bene eseguiti dagli alunni del Collegio Don Bosco, e, a sera, la rappresentazione di un dramma morale, concorsero a dare alla festa religiosa un carattere felicemente educativo.
Per tutta la giornata vivissima fu l'allegria fra i 200 e più giovani intervenuti. E non poteva essere diversamente anche in grazia delle abbondanti refezioni loro procurate a colazione ed a merenda, e degli allettamenti molteplici, fra cui primeggia la nuova palestra ginnastica.
Gli egregi Membri della Conferenza di S. Vincenzo, che in quel giorno onoravano !'Oratorio di una visita, ne rimasero ammirati e se ne tornarono sempre più convinti che gli Oratori festivi sono per gioventù che li frequenta una scuola di morale riforma ed una palestra di religiosa educazione.
MILANO - Le scuole professionali dell'Istituto S. Ambrogio all'Esposizione internazionale. - Tutti sanno la disgrazia che colpì il superbo Padiglione dell'Arte decorativa Italiana all'Esposizione di Milano, ma forse non tutti hanno appreso come in quello stesso Padiglione che in poche ore venne ridotto un mucchio di cenere, anche l'Istituto nostro di Milano avesse una splendida Salle à manger abbellita da artistici gruppi in ceramica, che aveva attirato l'attenzione di molti visitatori per la genialità del modernissimo disegno e la finitezza dell'esecuzione. Distrutta essa pure, fu grande la pena di quei nostri confratelli e dei loro giovani alunni ; ma non appena fu assicurato che il Padiglione incendiato sarebbe risorto, anch'essi si fecero coraggio, e dopo un mese di lavoro assiduo e febbrile, nei pochi metri quadrati che il Comitato assegnava nuovamente all'Istituto, riapparvero in bella mostra i nuovi lavori delle nostre Scuole Professionali di Milano. E noi oggi siamo lietissimi di annunziare ai nostri lettori che la Giuria dell'Arte decorativa Italiana ebbe per le Scuole Professionali dell'Istituto S. Ambrogio di -Milano lusinghiere parole di lode e d'incoraggiamento ed assegnò alle medesime la Medaglia d'oro. Congratulandoci con quei nostri confratelli facciam pure i più cordiali rallegramenti ai loro bravi alunni per quell'amore intelligente al lavoro che presentemente li distingue.
- Adunanza Salesiana. - Lo zelo del Comitato Milanese si è veramente raddoppiato dopo il V° Congresso, e imponenti e fruttuose riescon sempre le sue adunanze mensili. L'adunanza di gennaio venne tenuta il giorno io in Arcivescovado e così ne scrisse l'egregio quotidiano La Lega Lombarda.» Nel pomeriggio di giovedì nella cappella dell'Arcivescovado , presieduta da Sua Eminenza Reverendissima il Cardinale, venne tenuta un' adunanza salesiana , presente buon numero di signori e le signore del Sottocomitato per le opere salesiane milanesi.
» Il M. R. D. Saluzzo lesse a Sua Eminenza riti indirizzo ricordando come l'Opera Salesiana in Milano ebbe principio e crebbe meravigliosamente sotto il suo apostolato, perchè confortata sempre ed incoraggiata dal suo appoggio, dalla stia parola, dalla benevolenza del suo cuore generoso e paterno; e finiva col ringraziare Sua Eminenza di tanta bontà ed il benemerito Comitato dell'aiuto che sempre volle prestare a lui e ai suoi poveri giovanetti.
» Brevi ma scultorie parole sull'opera salesiana disse pure il rev. D. Trione. Egli ricordò che ai nostri giorni una delle opere più umanamente necessarie è l'educazione cristiana specialmente di quella gioventù che più si trova esposta alla corruzione. Ad essa rivolgeva le sue cure più affettuose il venerando fondatore D. Bosco ricercandola non solo nelle botteghe e negli stabilimenti, ma persino nelle prigioni; ad essa rivolgeranno sempre e continuamente le loro cure più affettuose anche i suoi figli. - Una conferma eloquente, egli diceva, l'abbiamo nell'Istituto di S. Ambrogio, dove sono più di 200 i giovanetti artigiani, e dove venne istituita l'Opera di S. Agostino che ha per iscopo di aiutare i poveri giovani pericolanti o pericolosi e mantenerli o ricondurli nel retto sentiero della religione e della virtù.
» Mons. Francesco Balconi, direttore del Comitato Salesiano Milanese, confermava la parola dell'oratore: quindi ringraziò i signori e le signore del Comitato del continuo aiuto che sempre vollero prestare ad un'opera tanto importante e necessaria, della quale ricordò lodevoli episodi.
» Prese infine la parola Sua Eminenza il Cardinale. - Tra le non poche spine, egli diceva, che s'incontrano nella non facile missione dell'apostolato, il buon Dio vuol spargere delle rose soavi. Ed io, sulla via del mio apostolato, ho trovato auche questa rosa dell'Opera Salesiana. Sia benedetto il Signore! Tutto solo la sera del Santo Natale volli recarmi all'Istituto di S. Ambrogio. Tutti erano raccolti nella nuova chiesa di S. Agostino. Si dava la benedizione; quale consolazione al cuore del Pastore vedere quel numero imponente di cari giovanetti umili e raccolti pregare con tanta devozione Gesù in Sacramento! Dove sarebbero state in quell'ora tutte quelle care speranze della società, se la carità cristiana non avesse aperto loro quell'asilo di pace e d'amore? E mi si diceva che non solo i giovanetti, ma ben più di duemila persone nella notte antecedente assistevano nel tempio di San Agostino alla Messa solenne della mezzanotte. È immenso il bene che in questa chiesa si potrà fare quando essa sia compiuta, ed è mio desiderio vederla finita quanto prima. Continuate costanti nella vostra carità, perchè l'opera vostra e la vostra carità è altamente umanitaria e cristiana. Se si avesse sempre zelata l'educazione cristiana della gioventù, la Chiesa e la società non piangerebbero oggi in paesi a noi vicini giorni ed ore sì tristi ».
Sua Eminenza terminava con l'impartire la sua benedizione e così si scioglieva l'importantissima adunanza.
ROMA - La benedizione della Bandiera del Circolo S. Cuore. - Questo Circolo, sorto or sono due anni in ampio locale annesso all'Ospizio dei S. Cuore, aveva già dato di sè ottima prova e più volte crasi rallegrato del plauso di illustri personaggi ; ma una cosa ancora vagheggiavano i bravi giovani, un proprio vessillo. E la loro buona volontà e l'attività del valoroso loro Presidente seppero attuare anche questo sogno dorato.
La domenica 9 dicembre nessuno dei soci mancò all'appello. E tutti la prima benedizione la vollero dal Cielo. Dopo di essersi accostati alla S. Messa celebrata da S. Ecc. Mons. Albino Symon, accompagnati dal Comm. Avv. Paolo Pericoli, Presidente generale della G. C. I., i bravi giovani avevano la fortuna di essere ammessi alla presenza del Santo Padre. Sua Santità ebbe per loro calde parole d'affetto, quali di un padre ai suoi amati figliuoli.
Non potevasi desiderare un miglior preludio alla solennissima cerimonia fissata pel pomeriggio.
Alla sera infatti si raccolsero tutti di nuovo nel Santuario del Sacro Cuore le cui navate laterali ondeggiavano di turbe di giovani delle associazioni Cattoliche ronfane le quali, rispondendo generosamente all'invito, erano convenute coi propri vessilli da tutte parti di Roma, e la navata centrale era occupata da nobili dame, da illustri signori e da uu immenso numero di accorrenti che gremivano il tempio in ogni parte. Ed ecco, tra le soavi note della Schola Cantorum dell'Istituto Salesiano, accompagnato dai sacri ministri e dal clero, avanzarsi per la solenne cerimonia Sua Em. il Card. Francesco di Paola Cassetta, il padre dei poveri, l'ammiratore e il sostenitore caldo e sincero di ogni opera buona. La bandiera, retta in mezzo alla chiesa dall'illustre Presidente del Circolo sig. A. Poesio, era tenuta per un lembo da S. E. la Madrina e Patronessa del Circolo, Principessa Lucia Motta di Bagnara Ruffo. Un senso di fortissima emozione s'impossessò di tutti durante il sacro rito, specie al momento in cui S. Eminenza, i sacri Ministri, e S. E. la Madrina baciarono il benedetto Vessillo.
Quindi pronunciò calde parole d'occasione l'illustre oratore Mons. Carlo Salotti, il quale fece tutti vibrare di entusiasmo, ricordando le mistiche vittorie dei campioni della fede in ogni secolo riportate all'ombra delle bandiere benedette da Dio.
Alla Benedizione solenne col SS. Sacramento, impartita dallo stesso Eminentissimo Porporato, seguì, nella vasta sala del Teatrino, un servizio d'onore a tutti quelli che colla loro presenza e col loro plauso erano stati ornamento e lustro della memoranda giornata.
Ma il più bel ricordo dell'indimenticabile solennità sarà sempre il seguente prezioso autografo inviato dal S. Padre
Ai diletti giovani della Parrocchia del S. Cuore di Gesù al Castro Pretorio, riunitisi in Circolo aderente alla Società della Gioventù Cattolica per la santificazione delle loro anime e per l'incremento delle opere cattoliche, congratulandoci per la franca professione del loro attaccamento alla Chiesa e per le proteste d'amore al Romano Pontefice, col voto che il loro esempio ecciti tutta la gioventù di quest'Alma città ad unirsi in compatta falange per combattere le incruente battaglie della Religione e mantenere in tutti colla purezza della fede la santità dei costumi, impartiamo con effusione di cuore l'Apostolica Benedizione.
Dal Vaticano, li 9 Dicembre 19o6.
PIUS PP. X.
- Due visite illustri all'Istituto Salesiano al Castro Pretorio. - Il 19 novembre, una seconda visita del sen. U. Rattazzi allietava l'Ospizio S. Cuore. Lo accompagnavano il cav. Licastro Massimiliano , consigliere di Prefettura ed un altro nobile signore. Ricevuti dai Superiori dell'Istituto, uno degli alunni rivolse agli illustri visitatori un complimento di saluto e di ringraziamento, che fu assai gradito. Quindi si passò alla visita dell'istituto. Lo stesso sen. Rattazzi precedendo i nobili colleghi fungeva loro da guida facendo rilevare quanto fosse più degno di lode, nel profitto e nell'indirizzo dato ai ricoverati. E tutti ebbero parole di encomio per l'indirizzo dell'istituto.
Ed il 16 dicembre, a non più d'un mese d'intervallo, un'altra visita preziosa procurava all'Istituto il medesimo sen. Rattazzi, quella cioè di Sua Ecc. l'on. Luigi Facta, sottosegretario al Ministero degli interni e del sig. comm. avv. Raimoldi capo divisione al medesimo Ministero, i quali furono accolti al suono trionfale della banda dell'Istituto. L'on. Facta, restò subito, colpito pel gran numero dei fanciulli raccolti. Erano presenti, schierati in bell'ordine, non solo i giovanetti interni, ma pur quelli che frequentano l'annesso Oratorio Festivo. Tra questi_ ultimi spiccavano nella loro elegante divisa i soci della società sportiva di recente istituita.
Il Direttore, presentando ai giovani gli illustri visitatori, fece loro osservare l'onore che ad essi ne ridondava e li invitava a salutarli con un rispettoso e vivo applauso. L'on. Sottosegretario, ringraziando, disse quanto possa aspettarsi la patria da tante giovani forze che collo studio e col lavoro si vanno preparando alle lotte della vita.
Anche questa visita fu attenta e minuziosa. Produsse ottima impressione ai visitatori lo sviluppo assunto dalle Scuole d'arti e mestieri. Infatti ampi locali, macchine ultimo modello, mezzi di istruzione applicata alla propria arte, tutto è messo in opera quanto può contribuire a bene sviluppare le forze fisiche ed intellettuali degli alunni. E, come già dal Rattazzi, fu trovato assai degna di lode la disposizione, già in fiore fin dai tempi di Don Bosco nell'Oratorio di Torino e ultimamente introdotta anche nell'Istituto del S. Cuore al Castro Pretorio, per cui l'alunno è chiamato ad una comparticipazione sul guadagno del proprio lavoro, la quale gli . fornisce, alla sua uscita dalla scuola a tirocinio compiuto, un peculio non indifferente. Sua Eccellenza ebbe per tutti i piccoli operai una carezza ed una parola paterna di lode e d'incoraggiamento.
Tornati nel vasto cortile, i giovani ginnasti vollero dare un saggio della loro bravura, svolgendo buona parte dei loro esercizi a corpo libero e col bastone, ed anch'essi furor lodati. Quindi fu eseguita l'Ave Maria del Gounod, ridotta per banda, la quale suonò poi il saluto di addio colle severe note di un pezzo di Wagner.
Sua Eccellenza, nel congedarsi, ebbe a dire che grande era la sua aspettazione, ma che questa di gran lunga era stata superata dalla realtà, e congratulandosi con tutti dell'ottimo andamento dell'istituto conchiudeva : « Prima era loro ammiratore, d'ora innanzi sarò sempre loro amico ».
Non possiamo chiudere questi brevi cenni di cronaca, senz'inviare un vivissimo ringraziamento all'illustre sen. Rattazzi, che seguendo le orme dello zio nella stima per l'Opera di D. Bosco, si studia con operoso affetto di procacciarle continuamente nuovi ammiratori.
All'Estero.
BETLEMME - Echi dei terzo Pellegrinaggio Nazionale Italiano in Terra Santa. -- Nel programma del terzo pellegrinaggio nazionale italiano, l'11 ottobre era fissato per la visita alla Grotta della Natività di Gesù ed all'Orfanotrofio cattolico di Betlemme. Fin dalle prime ore del mattino l'Istituto appariva imbandierato come nelle più solenni ricorrenze.
Verso le 7, più di trenta vetture sfilavano a piedi della scalinata che conduce al nostro Orfanotrofio, dirigendosi verso la Grotta.
Giunti sul piazzale della Basilica, i pellegrini si ordinarono in processione ed un poderoso coro di voci echeggiò per tutta Betlemme e nella valle sottostante. Fin dagli ultimi terrazzi della città si appuntavano gli sguardi dei popolani per vedere che c'era.
I nostri confratelli si recarono tosto ad ossequiare il Presidente della carovana, S. E. R. Mons. Radini Tedeschi, e le LL. EE. RR.me Mons. Luigi Spandre, Coadiutore del Card. Arcivescovo di Torino, e Mons. Arcivescovo di Puebla nel Messico, nonchè Mons. Cavezzali, segretario del Pellegrinaggio e del Comitato Pro Palestina.
Mons. Spandre e l'Arciv. di Puebla vollero subito onorare l'Orfanotrofio di una loro visita graditissima.
L'Arciv. di Puebla visitò con somma soddisfazione la Cappella di N. S. di Guadalupe che la pietà dei Messicani eresse nella nostra Chiesa del Sacro Cuore.
Dopo mezzogiorno, all'una, tutti i pellegrini con a capo Mons. Radini Tedeschi si diressero all'Orfanotrofio. I Superiori dell'Istituto erano ad attenderli in capo alla gradinata. Si passò all'atrio della Chiesa, addobbato come fu meglio possibile, ove com'ebbero preso posto gli Ecc.mi Prelati e gli altri pellegrini, la banda dell'Istituto fe' sentire le note festose del nostro inno nazionale, ed alcuni alunni recitarono vari complimenti. S. Ecc. Rev.ma Mons. Radini Tedeschi ringraziavali a nome di tutti ed invitava i signori Pellegrini a mostrarsi gli ammiratori ed i benefattori dell'Opera coi fatti, versando un'abbondante elemosina nel casco di Monsignor Cavezzali.
Entrati in Chiesa, dopo aver adorato il SS. Sacramento e pregato alquanto, S. E. rivolse ancora la sua eloquente parola ai Pellegrini, che nei banchi occupavano in quel momento il posto dei nostri orfanelli. Fece una calda perorazione in favore della gioventù povera del Paese di Gesù, rilevando l'eccellenza della carità che serve a riscattare i corpi e le anime molto più pregevoli del corpo. Rafforzò il suo ragionamento colla considerazione che la più bella gloria dell'Italia, la fede, ci venne da Betlemme e questo dono è talmente prezioso che tutto quello che possiamo dare è tenue compenso. Chiuse il suo dire col mettere sotto gli occhi degli ascoltanti, Gesù Bambino, il quale nascendo a Betlemme, si spogliò di tutte le sue ricchezze.
Le parole del Presidente del Pellegrinaggio ebbero un'eco gradita in quei cuori generosi, per cui si raccolse un'elemosina veramente abbondante. Iddio renda' il centuplo a quei cuori caritatevoli!
Mentre i Pellegrini visitavano la Chiesa ed il modesto monumento del compianto fondatore dell'Istituto, il cari. Ant. Belloni, i giovani si ritirarono nei laboratori attendendo la visita della carovana per farsi vedere sul lavoro, secondo il desiderio espresso da Mons. Presidente.
Tutta la casa fu visitata nelle diverse sue parti e dall'alto dei terrazzi gli illustri visitatori godettero dello splendido panoramma che offre Betlemme colla Basilica della Natività, il Villaggio dei Pastori col campo di Booz, lo sprofondamento del Mar Morto e al di là le montagne di Moab, le quali si tingono dell'azzurro del cielo e dall'altro lato gli oliveti del villaggio cristiano di Betgialla, che si stendono come un lago nella vallata tra Betlemme e il villaggio.
Terminata la visita all'Orfanotrofio, la devota carovana fece una breve visita alla Cappella greco cattolica e quindi passò dalle Suore di Maria Ausiliatrice che attendevano con gioia l'onore di una visita dei Pellegrini italiani.
LISBONA - Sua Ecc. Rev.ma Mons. Giulio Tonti, Arcivescovo titolare di Ancyra, già Internunzio Apostolico al Brasile ed ultimamente promosso alla Nunziatura di Lisbona, il 12 dicembre faceva il suo ingresso - che riuscì imponentissimo - nella capitale del Portogallo.
Anche i nostri confratelli, con tutti gli alunni delle loro Scuole Professionali preceduti dalla musica istrumentale, recavansi di quello stesso giorno a far atto di ossequio al nuovo Rappresentante della S. Sede. Sua Eccellenza ebbe carissimo il figliale omaggio e scese benignamente in mezzo ai giovani, benedicendoli affettuosamente e dichiarandosi caldo ammiratore di D. Bosco. Come pegno dei suo paterno affetto Sua Eccellenza faceva quindi avere alla Direzione dell'Istituto una splendida sua fotografia con questo autografo : « Ai RR. Salesiani del Collegio S. Giuseppe di Lisbona in pegno di grande stima ed ammirazione ! »
Iddio coll'abbondanza delle sue benedizioni ricompensi l'Ecc.mo Nunzio di Lisbona della somma benevolenza, della quale paternamente da molti anni ci onora.
Dall'America.
BUENOS AIRES - L'8 dicembre, la festa solita a celebrarsi con specialissima pompa in Almagro, il nuovo tempio di San Carlo sebbene non ancor compiuto presentava un aspetto imponente.
Al mattino circa 50o fanciulli e fanciulle si accostarono per la prima vòlta alla S. Comunione nel tempio superiore. Questo, sebbene offra ancora le pareti in ruvida muratura, tuttavia tanto nelle gallerie e nel tempietto della SS. Vergine elevato al livello di quelle, quanto nelle ampie navate sottostanti apparve interamente stipato alla messa solenne, presentando da ogni punto un colpo d'occhio sorprendente.
Ma, al solito, la grande manifestazione di pietà e di fede fu la processione della sera. Cinquemila persone componevano il sacro corteo, in ogni punto elevante cantici sacri, e straordinario fu il numero dei devoti che assistevano alla sfilata del medesimo.
Al ritorno della processione, tutte le associazioni femminili riempivano la cripta già da tempo regolarmente officiata, e le associazioni maschili seguite da una folla compatta e devota . stipavano le tre navate e le gallerie del tempio superiore! In ambe le chiese la funzione si chiuse contemporaneamente colla benedizione del SS. Sacramento.
Altra nota caratteristica fu l'imponente velada o trattenimento musico-letterario che si tenne nel tempio superiore alle 7,50 pom. in onore della B. V. Immacolata. Il tempio era nuovamente gremito.
- Fervono i lavori per l'ultimazione del tempio superiore. All'esterno le opere di muratura son finite. La cupola, splendida opera d'arte, anche internamente è compiuta. Il 2 dicembre Mons. Arcivescovo benedisse la croce della torre campanaria nella quale venne religiosamente incluso il verbale dell'atto insieme con una reliquia della S. Croce. Fungevano da padrini della cerimonia il sig. Dottore Manuel Yriondo, deputato nazionale e la sua degna signora Maria Salomè Freyre de Yriondo, prosegretaria del Comitato delle Cooperatrici Salesiane.
Che il nuovo tempio di S. Carlo in Almagro, il quale sarà insieme un insigne monumento di arte e di religione, possa, con l'aiuto dei buoni, esser presto condotto a compimento e solennemente consacrato al culto divino!
BOLIVIA E PERÙ - A Sucre in Bolivia, grazie alla generosità del gen. Pastor Saenz, entusiasta cooperatore salesiano, si è potuto inaugurare un nuovo Oratorio festivo. Un altro Oratorio festivo si è testè inaugurato a Callao presso Lima nel Perù.
A Lima poi, come ricordo del terzo Centenario di S. Turibio, si sta fabbricando una scuola per alunni esterni; e continuano alacremente i lavori di costruzione della nuova chiesa in onore di Maria SS. Ausiliatrice, la cui pietra fondamentale si collocò nella chiusura del IV Congresso della nostra Pia Unione il 24 maggio dell'anno passato.
PATAGONES E VIEDMA -- Un premio speciale per lo studio dell'Italiano. - Flores del Campo, l'ottimo periodico settimanale che si pubblica dai nostri Confratelli di Viedma ci reca le più consolanti notizie sull'esito degli esami finali subiti dagli alunni e dalle alunne dei Collegi maschili e femminili di Patagones e Viedma. I signori invitati a presiedere gli esami hanno ripetutamente dichiarato che nessuna buona famiglia immigrata nei due centri accennati avrà bisogno d'ora innanzi d'inviare i suoi figli a Bueuos Aires o all'estero per l'istruzione , i ere primaria ed anche per l'istruzione secondaria commerciale, dopo i saggi, unanimamente rinvenuti così lusinghieri, dei vari Collegi di Patagones e Viedma.
Nè si contentarono gli esaminatori di constatare il generale profitto ottenuto, ma fecero a gara di provvedere essi medesimi alcuni premi speciali. Ad esempio l'Agente Consolare Italiano, il sig. Carmelo Bottazzi, donò una splendida penna d'oro come premio speciale di lingua italiana, rapito (li udire alcuni argentini, alunni del Collegio S. Francesco Saverio di Patagones, parlar correttissimamente la lingua di Dante.
Gli esami finali nel collegio maschile di Viedma furono preceduti da una brillantissima Gara catechistica, alla quale presero parte tutti i cento alunni.
Ancora per la buona stampa.
Ci eravamo proposti di pubblicare in questo numero l'elenco dei giornali e dei migliori periodici, dei quali gentilmente ci vien rimessa copia dalle singole Redazioni. Costretti, per mancanza di spazio, a rinviarlo, ci facciamo tuttavia un dovere di segnalare la comparsa di un nuovo importante Periodico, che potrà interessare specialmente il RR. Clero e le Associazioni Cattoliche.
" Azione sociale, - Con questo titolo è uscita una importante nuova rivista, che sarà una vera guida pratica di economia, di finanza ed amministrazione. L'Azione sociale vuole essere una palestra per le giovani energie del movimento cattolico ; vuole sostituire all'azione empirica del caso per caso un'azione cosciente ispirata a sicuri criteri scientifici, alle autorevoli direzioni della Santa Sede, e alle esigenze dei tempi che corrono; vuole offrire i consigli pratici necessarii per ben dirigere le numerose e multiformi istituzioni economico-sociali cattoliche.
La nuova rivista (nata dalla fusione dell'Azione Popolare, l'organo dell'Unione economico-sociale e della Guida legale amministrativa) è in veste tipografica elegante; esce ogni mese con oltre 64 pagine di testo. È diretta da una commissione della quale fanno parte il Prof. Giuseppe Toniolo dell'Università di Pisa e l'avv. Livio Tovini di Brescia, il primo incaricato della direzione per la materia di economia-sociale, il secondo incaricato della direzione per le materie di amministrazione e di finanza.
Abbonamenti: Per l'Estero L. 10; Italia L. 8- Associazioni aderenti alt' Unione economico-sociale pei cattolici italiani L. 6.
Gli abbonamenti si ricevono presso il negozio del < Pro Familia >, viale della Stazione, 18 - BERGAMO.
L'E.mo Card. Luigi Tripepi.
La morte lo rapiva la sera del 29 dicembre da tre giorni egli era stato colpito da bronchite, ma si spense per un'emorragia cerebrale.
Nato a Cardeto in Calabria il 21 giugno 1836, giovanissimo ancora si recò a Roma ove fu ordinato sacerdote e senza desister mai dallo scrivere o dal tener conferenze coprì brillantemente laboriosissime cariche finchè nel concistoro del 15 aprile 1901 venne fregiato da Papa Leone XIII di s. in. della sacra porpora.
Nella dolorosa circostanza del disastro delle Calabrie, l'Em.mo si ricordò largamente della sua contrada natia, e morendo fece molti lasciti a scopo di beneficenza fra cui due assai cospicui da sorteggiare fra i giornali cattolici d'Italia, ma visse sempre modestamente. Morì in un piccolo letto provvisto negli ultimi momenti e collocato nella sua camera semplicemente arredata, dove il consueto suo giaciglio era un divano in paglia con un semplice materasso. Al di sopra, nella parete, leggevasi la scritta : Morituro satis, « Per chi ha da morire ce n'è abbastanza ! »
L'Em.mo Tripepi era non solo un fervente Cooperatore, ma anche un ammiratore profondo dell'indimenticabile nostro Padre D. Bosco, le cui Vite dei Papi ebbe a citare più volte con parole di altissimo elogio nei suoi scritti molteplici. L'Em.mo era pure Card. Ponente della Causa di Beatificazione del nostro Fondatore.
E noi profondamente addolorati per l'irreparabile perdita quasi improvvisa, rinnoviamo per l'anima sua i più ferventi suffragi e la raccomandiamo affettuosamente anche ai nostri lettori.
L'E.mo Card. Felice Cavagnis.
La mattina dello stesso giorno in cui morì il Card. Tripepi, fu trovato morto nel suo letto l'Eminentissinio Card. Felice Cavagnis. Com'è vero che la morte non guarda in faccia a nessuno e giunge molte volte improvvisamente!
Ma non trovò impreparato al gran passo l'Em.mo Cavagnis. La sua vita intiera si può riassumere in due parole : operosità e modestia. Prete, professore, rettore del Seminario Romano, e Cardinale, fu sempre eguale a se stesso; e la modestia che lo aveva reso carissimo nei più umili offici che ricoprì, non lo scompagnò elevato alla porpora. Per questo oltre un'estimazione altissima per la sua rara scienza e sapienza, il Cari. Cavagnis godeva una simpatia universale. Era pure nostro illustre Cooperatore.
Era nato il 13 gennaio 1841 da antica famiglia della Valle Serina, nel paese di Bordogna, in Valle Brembana. Un suffragio anche per l'anima sua benedetta !
S. E. R. Mons. Giuseppe Paderi.
I Salesiani di Sardegna hanno fatto una grande perdita nella morte del ven.mo Vescovo Mons. Mons. Paderi.
Quest'angelo della Diocesi di Ogliastra, se fu un vero padre per tutti, lo fu particolarmente pei Salesiani, cui dimostrò sempre stima ed amore speciale. Dolentissimo di non aver avuto i figli di D. Bosco a reggere il suo seminario di Tortoli per mancanza di personale, incoraggiò la fondazione del Collegio Salesiano di Lanusei, dove non sarà così presto dimenticato. Invitato alle nostre feste di famiglia, non seppe mai rifiutarsi, e diceva di ringiovanire quando si trovava in mezzo ai figli .li D. Bosco. Ed era bello il contemplare il santo vegliardo, quasi ottuagenario, sedere al piano circondato da tutti i ragazzi e mettersi a suonare il ballo sardo, felice di vedere quelli che egli chiamava speranze della Sardegna saltare allegramente intorno a lui. Le feste che si facevano in Collegio, erano sempre abbellite dalla sua presenza, dal suo sorriso paterno, e dalla sua fervente parola. Dal Cielo continui egli a benedirci, come noi, non conoscendo i giudizi di Dio, continueremo a suffragare l'anima sua.
Il Sac. Giuseppe Bologna.
Ci sia lecito di raccomandare alle vostre preghiere, o cari Cooperatori, anche questo nostro buon Contratello, rapitoci improvvisamente la mattina del 4 gennaio.
Accolto da D. Bosco all'Oratorio nell'agosto del 1863, il giovanetto Bologna fu compagno di Francesco Besucco ed emulo delle sue virtù. Ordinato sacerdote, venne subito eletto Prefetto Esterno. ed in tale ufficio rimase ancora all'Oratorio per ben sette anni, finchè nel 1878 era inviato in Francia, ove prima come Direttore a. Marsiglia e a Lilla, indi come Ispettore, passò circa 29 anni nel più indefesso lavoro.
Maria SS. Ausiliatrice, negli ultimi suoi giorni, lo volle richiamato all'ombra del suo Santuario, donde noi speriamo egli sia tosto volato in cielo. Tuttavia, anche per la sua morte improvvisa, dolenti e costernati lo raccomandiamo alle comuni preghiere.
Il Sac. Giovanni Ottino PREVOSTO DI FOGLIZZO CANAVESE.
IL giorno dell'Epifania, nella tarda età di 82 anni, spegnevasi colla serenità del giusto questo nostro ottimo benefattore. Con lui è scomparsa anche una delle più belle e più venerande figure del Clero Canavesano.
Il suo carattere aperto e cordiale l'aveva reso caro e simpatico a tutti. Tutti i Foglizzesi, di cui fu zelantissimo parroco per ben 4o anni, ebbero sempre per lui la stima più affettuosa, come ne piansero la morte inconsolabili.
Ma la notizia della morte del Prevosto di Foglizzo avrà pure un largo rimpianto tra le file dei nostri confratelli. Amico ed ammiratore di Don Bosco, il buon Prevosto cooperò efficacemente all'apertura dell'Istituto nostro di Foglizzo, che in lui ebbe sempre un amico sincero, un benefattore ed un padre affettuosissimo, e dove quanti Salesiani si venero formando (e son più centinaia, sparsi ornai in tutto il mondo) tanti impararono ad ammirare le virtù dell'ottimo Pastore, la cui presenza ispirava a tutti un profondo sentimento di rispettosa venerazione.
Il Can. Carlo Manfredi-Credo
ARCIPRETE DI CALUSO.
Amcissimo del Prevosto di Foglizzo, dopo solo due giorni dalla sua morte, scendeva nel sepolcro pur quest'altro zelantissimo e venerando sacerdote, che fu un'altra purissima gloria del Clero Canavesano.
Affezionatissimo anch'egli all'opera di D. Bosco, dopo di essersi fatto tutto all'intero suo gregge nell'esercizio il più ammirabile del ministero pastorale, non fu contento se non quando vide fiorire nella sua Parrocchia un Oratorio festivo.
Mentre deponiamo sulla tomba di questi virtuosi sacerdoti il tributo della nostra riconoscenza, un'intima voce par che ci assicuri che essi hanno già ricevuto il premio dei Santi ; tuttavia li raccomandiamo con sentito affetto ai nostri lettori.
Il Cav. Paolo Borachia.
Profonda è la tristezza che ci riempie l'animo nel dover registrare anche questo nome fra i Cooperatori defunti.
Modello di cristiano e di cittadino, il cav. Paolo Borachia seppe così bene educare la numerosa famiglia da renderla l'ideale delle nobili famiglie profondamente cristiane. Durante la sua infermità egli voleva che si celebrasse più volte la S. Messa nell'Oratorio domestico per potersi cibare più frequentemente del Pane Eucaristico, ed era confortato dal vedere tutti i suoi cari, a cominciare dalla veneranda sua consorte fino all'ultimo dei suoi figli, accostarsi insieme con lui e per lui alla S. Comunione.
Nato nel 1837, il cav. Borachia morì fra l'universale compianto il 14 dicembre u. s. I suoi funerali, ai quali prese parte, si può dire, l'intera città della Spezia, parvero un trionfo.
Rinnovando alla desolata famiglia ed ai congiunti le più vive condoglianze, in ispecie all'ecc.mo Mons. Vescovo di Massa e Populonia affezionatissimo fratello dell'estinto, preghiam anche i lettori a sciogliere una fervida prece per chi fu sempre per affetto e coll'opera uno dci nostri più insigni Cooperatori.
Mons. Vincenzo Stelluti-Scala CANONICO DI FABRIANO.
IL predicatore della Novena di Maria SS. Ausiliatrice nel 1905, che aveva riscosso tanta ammirazione dai divoti frequentatori del Santuario di Valdocco e che noi speravamo di udir altre volte, venne anch'egli inesorabilmente rapito ai vivi il giorno 8 dello scorso gennaio. Dotto scrittore ed accurato oratore sacro, egli avrebbe potuto rendere ancor molti servigi alla Chiesa, ma il Signore lo volle con sè. Affrettiamogli colle nostre preghiere il possesso della gloria celeste.
Il sig. Carlo Giuliani.
un altro lutto che ha colpito più da presso la famiglia del Bollettino.
Nostro tipografo-compositore, il caro Giuliani, mite, gioviale e laborioso, era amatissimo da noi tutti e da quanti lo conoscevano. Ma le conseguenze d'una fiera malattia subita qualche anno fa e dalla quale non si era mai più rimesso interamente, lo rapivano irreparabilmente al nostro affetto la notte del 4 al 5 gennaio u. s.
Confidiamo, anche a conforto dei suoi addolorati congiunti, che non mancherà al carissimo estinto un suffragio dei nostri lettori.
Facciam anche devoti suffragi
pel Sac. D. Liberio M. Randazzini, Canonico Teologo della Chiesa Cattedrale di Caltagirone, benemerito educatore della gioventù ;
pel sig. Rizza Bortolo, cristiano fervente, fulminato da colpo apoplettico il 3 ottobre a Pescazzo di Cemmo in Valcamonica
pel sig. Scarabello Giuseppe, benemerito dell'Istituto S. Davide di Legnago ;
e pei defunti dal 15 agosto al I5 ottobre u. s.
Ottaviani Antonio - S. Pietro Incariano.
Padovani Maria - S. Pietro Incariano. Pallio di Rinco contessa Adele -- Torino. Panigazzi Moglia Catterina - Livelli, Pavia. Parravicini D. Antonio, parroco - Crebbio, Corno. Perusatti D. Amadio - Udine. Patroni Mons. Tobia, vescovo - Solmona.
Pedrinelli D. Sanatele, parroco - Sorisole, Bergamo, Pedrinoli Giulia - S. Pietro Incariano. Penso Giuseppina di Natale - Chioggia. Pettena Giuliana - Moena, Tirolo, Pezzini D. Benigno, parroco - Zorlesco, Milano, Piana Anna V.a Pizzorno - Rossiglione. Piovano Maddalena - Torino. Prin Gio. Battista - Pinerolo. Pulci Ch, Nunzio - Piazza Armerina.
Ratti damigella Margherita, maestra - Brossasco, Cuneo. Ravizza Francesco - Cannero, Novara. Revelli D, Giuseppe- Vicoforte. Righetti Domenico - S. Pietro Incariano, Righetti Anna - 5. Pietro Incariano. Robello Maria n. Siccardi - Varazze. Robello dott. Antonio - Varazze. Rocchi conte Luigi -- Ancona. Romanello Catterina - Chioggia. Rossi Mons. Raffaele, arcivescovo - Matera, Rossi V.8 Maria - Cenibra, Tirolo. Rossi Mons. Angelo, vescovo - Civitavecchia. Rossi-De Gasperis Sante - Roma. Salomone Antonietta - Caraglio, Cuneo. Satvagno Nordio Pierina - Chioggia. Sangiovanni D, Andrea - Scannabue, Crenzona. Sansa D. Francesco, viceparroco - Oristano, Cagliari. Sassone Stefano - Montemagno. Scales Vincenza - Angri, Salerno. Sciandra Giuseppe - Serra di Pamparato. Secco d'Aragogna contessa Teresa - Erbusco. Sereno D. Giuseppe - Calliano. Signoretto Antonio - Chioggia. Sorrisio Francesca V.' d'Ascanio - S. Damiano d'Asti. Spiziella Mariettina - S. Pietro Incariano. Stefanelli Francesco Paolo - Troia. Stradiotto D. Luigi - Venezia. Snella Antonio - Iglesias.
Tasca D. Giuseppe, cappellano - Rocca Grimalda. Tamburini Luigia - Comacchio. Tamisari Antonio - Lonigo, Vicenza. Tantardini Martina n. Pigazzi - Introbbio. Taverna D. Luigi, rettore - Visciano, Parma. Tommasi Silvio - Negrar. Torrese D. Giovanni - Torre del Greco. Trinchero Maria -- S. Damiano d'Asti. Trogn Giuseppe - Seneghe, Cagliari. Uda D. Sisinnio, parroco - Santovero Congius. Urbinati D. Antonio - Montescudo. Venturini Agostino - Chioggia. Vianello Maria - Pelle trina. Visconti D. Isidoro - Sala al Barro, Como. Visini Antonio - Poschiavo, Svizzera. Zaballo D. Adelchi, canonico - Arezzo.
Zaccheo D. Giacomo, prevosto Vicario F. - Corbetta. Zanotti D. Antonio, rettore - Fossalta. Zeni Francesca fu Bortolo - Garda. Zerbino D. Domenico - S. Donnino. Zerla Catterina - Bagnaria, Pavia. Zitelli Temístocle -- Mogliano Marche. Zuccarello-Paola avv. Michele - Catania. Zuppani D. Romano, canonico - Belluno.
Con permesso dell'Autorità Ecclesiastica Gerente, GIUSEPPE GAMBINO. - Torino, 1907.