ANNO XXXI - N.11 . Torino, Via Cottolengo 32. NOVEMBRE 1907.
PERIODICO DELLA PIA UNIONE DEI COOPERATORI SALESIANI DI D. BOSCO
SOMMARIO: Autografo del S. Padre 32i
Nell'ora presente 322 Omaggi al Venerabile Giovanni Bosco . 324 Lettere di faMiglia: DALLA COLOMBIA : All'Esposizione Agricola di Bogotà 329
Tesoro spirituale 320
Al XVIII° Congresso Eucaristico 331 Nuovi Missionari
DALLE MISSIONi : India: Inaugurazione della nuova Casa Salesiana di Tanjore - Terra del Fuoco:
Un'escursione al Capo S. Inès - Isola Dawson :
La morte di Candida Donoso . . 332
IL CULTO DI MARIA SS. AUSILIATRICE: Pellegrinaggio spirituale - Nuove Chiese e Cappelle - Grazie e graziati . .
NOTIZIE VARIE - Omaggi - In Italia: Catania, Faenza, Milano - All'Estero: Gerusalemme, Malta, Buenos Aires, Bahia Blanca, Ponte Nova 343
Necrologio e Cooperatori defunti 346
Fregiando le, nostre colonne del presente Autografo Pontificio, col quale S. S. PIO X si degnava di concedere anche ai nostri benemeriti Cooperatori una speciale Benedizione, raccomandiamo vivamente a tutti il nostro comune OMAGGIO per il Giubileo Sacerdotale del S. Padre. (Ved. dopo la pag. 334).
LA questione sociale , che tiene in così tremenda apprensione quanti hanno a cuore gl'interessi della patria e dell'umanità, omai s'impone in tutta la sua formidabile potenza, chè un rombo cupo, come di vicino terremoto, va facendosi ogni dì più intenso e spaventoso, minacciando di scoppìare da un momento all'altro tanto tremendamente da ridurre in rovine tutto quanto l'edificio sociale.
Ma la tremenda questione più che tutto è questione operaia. Il secolo grida: lavoro! lavoro! ecco le ali con cui vola e pretende di signoreggiare dalla terra al cielo. Ma il lavoro, separato dalla Fede, asservisce, disonora, imbestia ; l'operaio che più non guarda al cielo, nè più ha in faccia il sorriso confortatore dell'eternità, cade stanco, infrunito, schiavo della materia, delirante nella voluttà del giuoco, del vino, della sensualità, vittima quindi anima e corpo del demagogo che lo sfrutta pei suoi ideali intimamente sovversivi.
Padri e madri di famiglia, deh! fate che i vostri figli crescano istruiti nelle verità della Fede! L'istruzione religiosa è necessaria a tutti, ma oggi è forse ancor più necessaria pei giovani operai che pei giovani studenti. Ai vostri piccoli operai ripetete con D. Bosco: « L'uomo è nato per lavorare. Adamo fu collocato nel Paradiso terrestre affinchè lo coltivasse. L'apostolo S. Paolo dice,: E indegno di mangiare chi non vuole lavorare », e soggiungete: « Ricordatevi che la vostra età è la primavera della vita. Chi non si abitua al lavoro in tempo di gioventù, per lo più sarà sempre un poltrone sino alla vecchiaia, con disonore della patria e dei parenti, e forse , con danno irreparabile dell'anima propria... Invece mediante il lavoro potete rendervi benemeriti della società, della religione, e far bene all'anima vostra, specìalmente se offerite a Dio le quotidiane vostre occupazioni ».
E i vostri figliuoli, mossi da questo parlare, si daranno volenterosi al lavoro, come avendo presente che Dio impiegò sei giorni nella creazione del inondo e nel settimo si riposò, sospireranno dì riposare anch'essi in questo giorno, procureranno di santificare la festa, alzando gli occhì al cielo, frequentando i Sacramenti, ritemprando la loro dignità personale nella preghìera.
« Che dipendenza - grida all'operaio il secolo socialista - che gerarchia! sian tutti uguali, liberissimi, indipendenti! » E l'operaio illuso e tradito, s'inalbera contro il padrone, sciopera, insanisce alle declamazioni dei tribuni, spreca quel poco, che con tanti stenti ha sparagnato, nel sensualismo più ributtante, abbandonando moglie e figli nella desolazione e nella miseria.
Ma voi, insieme con D. Bosco, predicate ad un tempo ai giovani operai l'uguaglianza innanzi a Dio e il dovere della sottomissione alle podestà della terra; in questo mondo vi son ricchi e poveri, padroni e servi; gli uni e gli altri hanno la loro parte di doveri e di diritti; guai al padrone inumano, guai all'operaio superbo!... Ed essi cresceranno docili, modesti, ubbidienti al capo dell'officina, che alla sua volta sarà tratto irresistibilmente ad amarli come suoi figli.
Certo, o cari Cooperatori, un'impetuosa corrente sovversiva minaccia d'infrangere nel suo corso ogni buona volontà, l'ambiente è orribilmente contagioso, pare insomma che sia quasi impossibile ogni opera di preservazione e di salvataggio. Ed è triste il confrontare la realtà presente colle speranze di un tempo. Dieci, quindici, vent'anni or sono a molti pareva di essere ben vicini al trionfo della nostra augusta Religione, e da tutti i buoni si sperava di veder sorgere tra breve un'éra di giustizia e di pace tra gli uomini nel nome di Gesù Cristo; e invece vediamo che l'errore continua trionfalmente la sua strada, e l'empietà, l'irreligione, la dissoluzione vanno maturando ogni dì pìù le loro funeste conseguenze. Eppure non mancarono iniziative e sforzi generosi, sorsero pure potenti apologisti della dottrina cattolica, furono sfatate con luce meridiana tante e tante calunnie, che in nome della storia si erano lanciate contro la Chiesa; e mai così sublime apparve come ai dì nostri la dignità e la maestà del Romano Pontificato ! Tutto ciò, quale conseguenza legittima della verità predicata, pareva dovesse sempre meglio attrarre le menti ed i cuori verso la verità stessa, moltiplicare l'entusiasmo per altre conquiste, e restringere i confini e la potenza dell'errore.
Eppure, è amaro il constatarlo, la Fede va sempre più illanguidendosi nel cuore delle masse, e un'atmosfera di indifferenza, di naturalismo e d'incredulità pervade non solo le classi più elevate, ma l'anima stessa delle plebi. Quale ne è la causa ?...
Ah ! se la ragione precipua della presente dissoluzione della società è da ravvisarsi nel dilagare della miscredenza, il trionfo dell'incredulità è da ravvisarsi a sua volta nell'ignoranza della verità religiose e nella piena di errori in cui è immersa la società presente. Solo per questo, ogni anno che passa, per non dire ogni giorno, è una nuova nube gravida di tempesta che si addensa sul nostro cielo, massime là dove echeggiano numerosi gli acuti fischi di fabbriche vaste come paesi, in Cui si affollano innumerevoli turbe di operai avidi soltanto di guadagno. E qual meraviglia? Se la scuola, come disse Niccolò Tommaseo, o è tempio, o è tana, che può essere un'officina dove mestatori astuti e maligni seminano agevolmente a piene mani l'odio contro ogni autorità ma specialmente contro Dio e la Religione? Ma se, dopo le ragioni oggettive, si volessero indagare le cause soggettive di un tanto sfacelo, pur rendendo omaggio al buon volere ad all'attività mirabile dì alcunì, si dovrebbe tristemente conchiudere che i figliuoli delle tenebre sono più attivi che i figliuoli della luce, poichè lavorano con maggior costanza, sagacia e solidarietà E più facile, è vero, atterrare una città che edificarla, ma un pugno di vigili può sempre respingere o paralizzare l'impeto degli assalitori.
Cooperatori e Cooperatrici, l'Unione nostra nel concetto creatore di Don Bosco fu e dev'essere un modo pratico per giovare al buon costume ed alla civile società ; così si legge in fronte al nostro Regolamento. Ebbene, in mezzo alla dissoluzione presente raddoppiamo di coraggio e lavoriamo. « Noi cristiani - grida D. Bosco - dobbiamo unirci in questi difficili tempi per promuovere lo spirito di preghiera e di carità con tutti i mezzi che la religione somministra, e così rimuovere o almeno mitigare quei mali, che mettono a repentaglio il buon costume della crescente gioventù, nelle cui mani stanno i destini della civile società ». Promuoviamo lo spirito di preghiera ad illuminare le menti, lo spirito di carità a conquistare i cuori, massime fra le nuove generazioni operaie. E poi questo l'articolo fondamentale della nostra Pia Unione.
A VALSALICE.
DIAMO, come abbiam promesso, una breve relazione del pio, solenne e commovente omaggio reso alla memoria del Venerabile nostro Fondatore sulla sua tomba in Valsalice, la domenica 29 settembre, per iniziativa del nuovo Circolo sorto in Torino fra gli Antichi Allievi degli Istituti Salesiani, il benemerito Circolo « Giovanni Bosco ». Ogni elogio che tributassimo al previdente zelo dei soci promotori sarebbe impari al merito; tale fu l'amore e tanta fu la cura con cui essi seppero preparare un così splendido omaggio alla memoria del Padre comune.
Magnifico era il colpo d'occhio che offriva l'ampio cortile del Seminario delle Missioni, specialmente il lungo porticato del medesimo; gli archi del mezzo da cui si accede alla Tomba, erano adorni con semplicità e sulla grande terrazza, che si stende innanzi la Cappella, così detta della Pietà, sventolavano trenta vessilli delle più benemerite Associazioni Cattoliche della città, baciati dai raggi del sole che aveva poc'anzi squarciato le nubi minacciose di pioggia.
Assai prima che avesse principio l'affettuosa dimostrazione, schiere compatte di buoni cittadini presero a succedersi in un interrotto pellegrinaggio innanzi l'avello del grande Apostolo della gioventù, rimanendo altamente meravigliate pei molteplici pegni di affetto e di compianto pendenti tuttora - a soave ricordo - dalle pareti del pio mausoleo, eretto al buon Padre dalla pietà dei figli e dei suoi ammiratori.
La Commemorazione - Discorso di Monsignor Spandre.
Alle tre, presenti circa quattromila persone, aveva principio la commemorazione. Presiedevano in posti speciali le LL. EE. RR.me Mons. Giovanni Cagliero, Arcivescovo titolare di Sebaste, Mons. Luigi Spandre, Ausiliare dell'Em. Card. Richelmv, il nostro Superiore D. Rua con il suo Consiglio quasi al completo, Mons. Catalanotto con una rappresentanza dei Cooperatori Salesiani di Sicilia, il prevosto di Sommi. Lombardo D. Angelo Rigoli con altri rappresentanti dei Cooperatori di Lombardia, ed una numerosa corona di elette personalità del Clero e del Laicato cattolico di Torino.
L'atto eminentemente religioso esordì con una marcia della banda dell'Oratorio festivo di Valdocco: dopo cui, salutato da vivi applausi, salì il palco degli oratori l'Eccell.mo Monsignor Luigi Spandre. Come antico allievo del gran Padre della gioventù, Sua Eccellenza portò il suo fraterno saluto a tutti i figli di Don Bosco e a tutti coloro che sentirono il bisogno di recarsi a Valsalice a portar l'espressione della propria venerazione alla tomba di Lui. Quindi con la consueta grazia di parola infiorata di gentili affetti e di pietà soave, tessè un caro e commovente elogio di D. Bosco « l'indefesso apostolo della gioventù, il benefattore dell'umanità » chiamandolo « preziosa gemma che brilla e brillerà sempre di fulgida luce nel mondo. » Ben disse l'eccell.mo Oratore che « cuori e menti debbono elevarsi con fervoroso slancio a Dio per attestare la riconoscenza a Lui, che nella sua bontà ci ha concesso di poter salutare D. Bosco Venerabile, per cui esulta il mondo ed in particolare il Piemonte e Torino che ne possiede la preziosa salma. »
Commosse rievocando con infinita tenerezza le soavi rimembranze degli anni in cui egli dimorò giovanetto all'ombra del Santuario di Maria Ausiliatrice, con la dolce visione dell'amabile figura di Don Bosco, assaporandone, insieme coi suoi compagni, le paterne carezze.
Infine, con isquisito sentimento di gentilezza, Sua Eccellenza rivolse la parola all'amato Padre D. Rua, inneggiando, fra le ovazioni entusiastiche, alle sue virtù, ai meriti del suo cuore e della sua mente, conchiudendo con un caldo augurio « perchè il Signore voglia consolare il successore di Don Bosco nelle pene e nelle avversità che incontra chi cammina in questa valle di pianto e di dolore e gli conceda di veder presto il venerabile Iniziatore dell'Opera Salesiana circondato dell'aureola dei Santi.»
Entusiastici applausi accolsero il voto di Sua Eccellenza, che tosto annunziò un autografo inviato con speciale benignità dal Santo Padre al Presidente del Circolo Giovanni Bosco (1).
L'Assemblea sorse riverente in piedi e Mons. Spandre diè lettura del prezioso documento; quindi, calmato l'entusiasmo dell'assemblea, intonò l'inno ambrosiano che fu proseguito con slancio da tutti i presenti. Momento solenne!
La paterna figura di D. Bosco, sì dolcemente evocata dall'Ecc.mo Ausiliare di Torino, pareva aleggiare benedicente in mezzo alle note del cantico di gloria, a cui seguì la benedizione col Santissimo impartita da Mons. Catalanotto.
Il discorso dell'Avv. Martina. Opportunità e carattere della dimostrazione - Don Bosco, l'uomo del suo tempo !
Salì quindi il palco l' avv. Enrico Martina. Il giovane oratore esordì accennando all'opportunità del pellegrinaggio:
-La città della Consolata e dell'Ausiliatrice, che nel ducentesimo anniversario di sua liberazione, rievocando la gloria e la fede dei Padri, salutava il B. Sebastiano Valfrè, anima grande di assediato soccorritore, Torino che racchiude dentro della sua cerchia due vasti esempi luminosi di carità, carità per i morbi del corpo, la Pia Casa della Provvidenza, carità per l'educazione dello spirito, la grandiosa Opera Salesiana, Torino ha voluto oggi convenire qui in folla di cittadini egregi, nel vario e giocondo sventolio delle bandiere delle sue Associazioni popolari, per pregare sulla tomba di Don Bosco, per recare omaggio filiale al suo venerato Successore.
» Questa continuità di vincoli tenaci di affetto, questo congiungere in un solo pensiero e in un solo omaggio il Padre e Colui che infaticato ne prosegue così degnamente l'opera e le tradizioni, è la riprova più solenne che i cuori degli allievi e discepoli di D. Bosco hanno palpiti generosi per l'Opera Salesiana; che ogni ombra di sventura, che passi fugace nebbia sul candido labaro salesiano, è sventura proprio nostra: ogni gioia, ogni solenne e doverosa rivendicazione ci affratella e ci unisce.
E proseguiva
» È trascorsa, o Signori, la selvaggia onda della menzogna e della calunnia: è trascorsa, e non ci ha lasciato se non un grande insegnamento. « Fuori d'Italia í barbari! » gridarono un tempo; non sono usciti tutti, pulluleggiano ancora, sinistri artefici nell'ombra, i barbari della Patria, della Religione e della Carità. Contro costoro, contro i dissennati che, uccisa ogni serena fede, nel funebre silenzio del nulla che avvolge la loro anima, si ergono furenti iconoclasti contro le immagini più pure e più sacre, contro il mite Venerabile di Bra, come contro il dolce Apostolo di Castelnuovo, non leviamo oggi voce di protesta clamorosa. Sarebbe, Signori, turbare la solenne pace del sepolcro: il Grande che riposa qui, sorgerebbe per attutire le nostre proteste, per tendere benigna e soccorritrice la mano ai nemici. »
Indi accennando il carattere della dimostrazione
«Oggi, diceva, commemoriamo la dolce radiosa figura di Giovanni Bosco, siccome di uomo tra i più grandi e più degni del XIX secolo: alla ventura età commemorare il Santo. Quel giorno che l'Apostolo fecondo delle mille varie e complesse opere caritative e sociali sia assunto della Chiesa docente ai supremi onori degli altari, sarà d'uopo che una voce possente di sacro oratore ne intessa con alata parola imperitura l'elogio, e ne tramandi nei secoli gli esempi e le sublimi virtù eroiche... Sorga presto il giorno augurato: i sorrisi dell'arte sacra e della sacra eloquenza cingeranno la purissima fronte del Padre: saranno pochi i fiori delle primavere d'Italia per intessere ghirlande agli altari del Santo della carità.
» Oggi ancor onoriamo e veneriamo l'uomo. È impressa indelebile in ciascuno di noi la, dolce figura: anche quegli che non udì la sua voce, ha il suo ritratto fra i più cari e più familiari suoi.
» L'ampia fronte serena, ricettacolo angusto a a pensieri vasti come il mondo: gli occhi limpidi e scrutatori delle più fonde latebre dell'anima, illuminati come da una visione di carità e di pace: la parola viva, ardente, avvivata da un perpetuo sorriso bonario e gentile: non vi parve talora che nel freddo marmo che ne tramanda l'effigie le dolci labbra si muovano a pronunciare ancora: « Da mihi animas, coetera tolle ? »
E passando a rievocare i tratti caratteristici del Venerabile, rilevava anzitutto «nell'anima di Giovanni Bosco specchiate e ingigantite le virtù dell'antica nostra gente» «nel suo cuore fermo sereno e fedele una mirabile fusione di spirito patrio e religioso » « puro spirito, forte insieme e silenzioso d'italianità, trapassato nei figli di D. Bosco, onde l'Opera Salesiana è oggi strumento efficacissimo d'italianità oltre l'Alpi e l'Oceano, che a D. Bosco cattivò la venerazione e l'ammirazione di uomini d'ogni più varia casta politica. »
Quindi continuava
« Non paia irriverente pensare che la pianta dell'Uomo Santo, vuole il suo proprio clima e il suo ambiente adeguato: perocchè, appunto, la Provvidenza, crea i Santi propri e acconci a ciascuna età. Ecco la mirabile schiera dei fondatori di Ordini religiosi. Benedetto da Norcia nella ferrea età delle commistioni barbariche si rifugia nella remota cella alpestre, cui non giunga a turbar la mistica, pace il rumor delle armi incessante, ed è in Occidente, corno scrisse Federico Ozanam, il salvatore della luce artistica e letteraria di Roma - Francesco d'Assisi nelle fervida tumultuosa Età Comunale; quando già la ricchezza ed il fasto annuncino prossima la corruzione del Rinascimento, predica, umile poverello di Cristo, la povertà - Domenico di Guzman precorre il forte cavaliero di Pamplona nella strenua difesa del dogma - Filippo Neri nel secolo più corrotto e nefasto, richiama alla purezza le giovani generazioni, ed attua sistemi educativi cui plaudirà poi accogliendo la moderna pedagogia - in un'età stremata di guerre e di pestilenze, l'anima grande di Vincenzo de Paoli - in un'età più prossima a noi il Calasanzio e il La Salle si volgono alla educazione della gioventù. La carità dello spirito, la carità poi morbi del corpo, ecco i due poli fra i quali attraverso i secoli oscilla la lampada meravigliosa del pensiero cristiano. Quando si contempli codesta amplissima messe fruttuosa della carità cristiana, il verso dantesco, esser i miracoli prova della veracità della fede, non acquista lume di apodittica dimostrazione?
»Nell'età nostra, qui a Torino, sotto gli occhi nostri, codesta duplice tendenza degli uomini ch'io vorrei dire della Provvidenza, corrispondente ai molteplici bisogni sociali, apparve meravigliosamente incarnata in due uomini: Giuseppe Cottolengo, Giovanni Bosco. In questi due uomini piuttostochè in anime inquiete di sognatori e di rinnovellatori, colui che s'adopri a prose di romanzi, troverà l'effigie schietta e verace del Santo Moderno.
» Giovanni Bosco ebbe scienza e completa intuizione dell'indole dell'età nostra. A pochi statisti ed economisti forestieri e nostrani, balenò come a Lui così piena e netta la visione di quel prisma dalle innumerevoli e cangevoli faccio, dai multiformi antichi e novissimi aspetti, voglio dire la visione della questione sociale.
» La prima opera del Venerabile Bosco è la istituzione di scuole serali e professionali. L'Italia ufficiale si scosse dal grave sonno e riconobbe esser l'istruzione professionale pane essenziale per le classi lavoratrici, solo in questo ultimo decennio: e se grande oggi è il discorso, è l'oprar lento. - La prima scuola professionale operaia in Torino, è scuola di Don Bosco: risale al 1855 circa e fu sussidiata dal Comune.
» Opera dunque essenzialmente popolare e democratica: è opportuno rilevare come nel progressivo sviluppo del nocciolo salesiano, prime ad apparire sieno le scuole per gli operai, fcstive e serali, e le scuole tecniche professionali. Seguiranno le scuole classiche: e la educazione classica, fida compagna, quale maggior sorella, s'intreccierà all'opera dell'educazione professionale. E l'una e l'altra avranno il meglio del tempo e delle cure del Padre: per esse e pel popolo il Venerabile scriverà quella aurea collana di libri educativi, chiari e profondi, semplici e geniali insieme, dinanzi ai quali ci si chiede ammirati se Egli possedesse non una sola, ma più anime.
» E poichè intese che a restaurare la società non è sufficiente educare i giovani, ma ancora occorre primamente educare e formare le Madri Cristiane, ecco il Venerabile radunare nel nome di Maria Ausiliatrice una dolce famiglia. Ai figli riserbò le battaglie vive dell'azione, alle suore la semplicità interna, la cura dei piccoli: tutt'intera, nelle molteplici opere cui sieno chiamate, negli Asili, nelle Scuole, negli Ospedali, la bella e delicata missione della donna.»
E dopo di aver accennato alle basi del sistema educativo di Don Bosco, lumeggiato l'opera di prevenzione e di conservazione sociale che esso attua, nonchè il carattere universale dell'Opera Salesiana, la quale « non si chiude in angusti confini territoriali, ma spazia universale nel mondo », volto un alato saluto ai Salesiani lavoranti all'Estero e pionieri infaticabili di civiltà fra i selvaggi, infermieri nei lazzaretti della Columbia, educatori nelle superbe metropoli, suscitatori e confortatori del dolce idioma nostro fra le immense falangi di emigranti alle quali l'Italia è troppo scarsa di pane » il giovane oratore concludeva:
« Essenza del Cristianesimo è lo spirito di carità! Per opera di Giovanni Bosco in questo secolo così oblioso della carità, così ardente persecutore di grandezze e di ricchezze terrene, s'illuminò di splendida luce nuova il dolce verso dantesco:
... La bontà infinita ha si gran braccia
che prende ciò che si rivolve a lei.
» Chi s'inoltra in questa pace solenne, chi raccoglie lo spirito pregando all'ombra di questi platani, vigili e solitari custodi del Grande, dimentica: ogni terrena cura, ogni torbido assalto dell'ora presente, perchè questa tomba, o Signori, è altare di universale carità e di fratellanza umana.
» In questo momento, o Venerato Successore di D. Bosco, milioni di cuori battono insieme col vostro cuore; milioni di fronti, dall'Alpi al sacro piano di Roma, alla Sicilia generosa, dalla, Spagna cattolica alla possente Inghilterra, dalla nobile Francia cavalleresca alla dispersa Polonia fremente, dal centro dell'Equatore via per l'Ande e le Cordigliere fino alle piagge della Terra del Fuoco, milioni di fronti s'inchinano riverenti alla Tua tomba, D. Bosco.
» I labari e i vessilli candidi delle Associazioni popolari di Torino, forte e gentile, chinandosi sulla Tua tomba, col loro bacio significhino la gloria, significhino l'onda irrompente della gratitudine umana.
» In alto i cuori, Signori, fuori dalle grigie nebbie fuggevoli; questa apoteosi grandiosa che il inondo civile tributa al Padre, che nella pace divina benedice e sorride, è come un misterioso simbolo della Cattolicità, nostra forza e nostra gloria, è come una rappresentazione e manifestazione esteriore dell'augurata unità delle nazioni e delle genti umane in una sola fede, in un solo amore, in una sola speranza ».
Il discorso, che durò quasi un'ora e rievocò in felicissima e poetica sintesi l'opera religiosa, civile e sociale del Venerabile, fu salutato da vivi applausi della numerosa assemblea che seguì l'oratore con intensa e commossa attenzione.
Adesioni - Altri discorsi - L'omaggio dei Siciliani - I ringraziamenti di D. Rua.
Terminato il discorso, l'egregio Presidente del Circolo Giovanni Bosco, sig. Alessio Pretto, lesse numerosissimi telegrammi e lettere di adesione al solenne omaggio, inviati da eminenti Personaggi, da vari Comitati di Cooperatori e cooperatrici, e da molte Società fra gli antichi allievi d'istituti salesiani.
Quindi il cav. Natale Bonino inneggiò a Don Bosco infervorando i giovani dei circoli cattolici all'amore figliale, alla devozione ed ubbidienza illimitata verso il Romano Pontefice, conforme gli insegnamenti e gli esempi del nuovo Venerabile.
Chiuse la serie dei discorsi il benemerito avv. Stefano Scala, che rilevò con vibrata parola di ringraziamento ed esultanza per il decreto di venerabilità di Don Bosco, come dal pellegrinaggio gli operai cattolici dovessero riportare un ricordo, un ricordo santo, cioè l'aspirazione costante al Paradiso, che egli chiamò « la tessera dei sinceri cristiani nella lotta della vita».
Mons. Catalanotto, direttore diocesano dei Cooperatori di Palermo, dava quindi lettura del nobile indirizzo che i Cooperatori di Sicilia avevano già privatamente umiliato al signor D. Rua a cui presentava, a nome dei medesimi, un artistico calice quale compenso del calice delle amarezze provate negli ultimi mesi (Ved. incisione a Pag. 340)
E qui mancheremmo a un dovere di riconoscenza se non facessimo speciale rilievo della riverente dimostrazione data a D. Bosco e a D. Rua dai Cooperatori di Sicilia. Questi non solo mandavano a Torino una larga rappresentanza presieduta dal rev.mo Mons. G. Catalanotto, per cui mezzo compivano l'accennato omaggio ; ma pregavano altresì D. Rua a celebrare in detto giorno presso la tomba di D. Bosco offrendo a tal fine l'elemosina di L. 200 in oro. Maria Ausiliatrice ricompensi largamente quei cari Cooperatori che furono cagione di tanto conforto al cuore del nostro amatissimo Superiore !
In fine si diè lettura di un indirizzo di ringraziamento al Santo Padre, che fu approvato con entusiastica ovazione.
A chiusa della splendida festa non mancava che la parola del rev.mo D. Rua, il quale espresse vivi ringraziamenti a quanti avevano partecipato a questo tributo alla memoria del Venerabile nostro Fondatore; ringraziò altresì tutti i presenti degli auguri fattigli pel suo giorno onomastico; e in ultimo pregava Mons. Cagliero ad impartire la benedizione inviata dal Sommo Pontefice, che fu ricevuta da tutti con riverenza e seguita dal triplice entusiastico grido: Evviva il Papa ! Evviva Don Bosco ! Evviva Don Rua !
Il solenne Te Deum alla Metropolitana.
Mi duole di non potere in questo stesso numero diffonderci nei particolari di varie altre dimostrazioni di figliale esultanza, date alla cara memoria di D. Bosco in moltissimi Stati, ove sono Salesiani o Cooperatori, e che, frutto d'immenso amore, in niun luogo potevano riuscire più imponenti e cordiali. Però verremmo meno alla nostra promessa, se tralasciassimo di aggiungere una parola sull'imponente funzione di ringraziamento svoltasi la domenica 18 agosto nella Metropolitana di Buenos Aires. L'Argentina fu la Repubblica alla quale D. Bosco inviò i suoi primi missionari ed è pure il campo nel quale hanno sparso più sudori i figli di D. Bosco. Basti ricordare la Patagonia, un tempo terra selvaggia, ignota ed inospitale, oggi conquistata alla fede ed alla civiltà. Era quindi doveroso che solenne fosse pure l'omaggio reso alla memoria di D. Bosco in quella capitale. E l'omaggio si concretò nel canto di una messa e di un solenne Te Deum nella Chiesa Metropolitana, con intervento di tutti gli istituti Salesiani della città.
Un'interminabile colonna di giovani e di fanciulle, quelli accompagnati dai Salesiani, queste dalle Figlie di Maria Ausiliatrice (un corteo di oltre 4000 persone frammezzato da varie bande musicali e bandiere di tutte le nazioni) si raccolse nelle navi laterali del vastissimo tempio. La nave centrale era zeppa di gente di ogni età, di ogni sesso e di ogni condizione, e tutta desiderosa di rendere omaggio a Dio per l'incominciata glorificazione dell'umile prete di Torino, che col suo zelo per la gioventù si attrasse la venerazione del mondo intero. Il sacro rito si svolse con pompa imponente. Celebrò il rev.mo P. Federico Grote della Congregazione del SS. Redentore. La musica fu eseguita dalle varie Scholae Cantorum insieme riunite. Al Credo un coro di 50o voci bianche si alternò coll'imponente massa orchestrale eseguendo soavissimamente le note gregoriane della Messa degli Angeli. Terminata la messa Sua Eccellenza Reverendissima Mons. Antonio Mariano Espinosa Arcivescovo, assistito da una rappresentanza del Capitolo Metropolitano, intonò il Te Deum, il cui canto proseguì alternato dal poderoso coro dei musici e da quello anco più imponente e solenne di tutto quanto il popolo. Ai convenuti si distribuirono medaglie e numeri unici illustranti il lieto avvenimento.
Accademia commemorativa nel Collegio Pio IX - Il discorso di Mons. Lugones.
Nel pomeriggio vi fu festa solenne al Collegio Pio IX in Almagro. Si cominciò con uno splendido saggio ginnastico cui presero parte anche gli alunni del Collegio beone XIII, presente un eletto e numerosissimo pubblico tra cui l'Ecc.mo Mons. Terrero, Vescovo di La Plata. Seguì un riuscitissimo concerto musicale, cui parteciparono le 4 bande salesiane della città, e quindi nel nuovo Tempio di S. Carlo, omai vicino al compimento, si tenne un'imponentissima accademia commemorativa. Il discorso d'apertura fu detto da Mons. Raniero Lugones.
Il vincolo della paternità e della figliuolanza, egli disse, anche nell'ordine spirituale è per lo meno così forte come nell'ordine della carne e del sangue; e quando è fondato nella grazia dell'ordine soprannaturale, la sua forza è divina e appartiene a quella unione che il Figlio di Dio domandò al Padre suo per quelli che credono in lui e lo amano. Padri e figli, ascendenti e discendenti, si comunicano reciprocamente la gloria che onora gli uni e gli altri, e quando viene da Dio, il suo raggio è celeste, il suo splendore è divino. Per questo, ha detto il Signore che i figliuoli con le loro virtù intrecciano corone di gloria ai loro padri, e che questi, a lor volta, ammantano di gloria i loro figliuoli: Corona eorum, filii filiorum: gloria filiorum, patres eorum.
Così a me pare, che sopra la vostra Pia Società e sopra ognuno di voi si rifletta la gloria immortale di D. Bosco!
Non vengo in questo momento a fare il panegirico del Venerabile Fondatore, nè un elogio della Pia Società Salesiana; vengo unicamente a prendere parte alla vostra festiva solennità, poichè voi mi avete onorato del titolo di Cooperatore Salesiano, che a me pure dà il diritto di chiamarmi, in certo senso, figlio di D. Bosco.
Ma non è soltanto questo titolo personale a cui posso appellarmi; il prender parte a questa festa è per me un diritto e un dovere, anche come sacerdote e argentino.
Invero questa festa si celebra per la gloria di un sacerdote che è lustro della Chiesa, ornamento e splendore del Sacerdozio.
L'Opera di D. Bosco poi è radicata, se così mi posso esprimere, nella Repubblica Argentino. poichè essa ha portato la fede e la pratici della, religione a quelle nostre terre che stavano sepolte nelle tenebre della morte ed oggi sono illuminate dalla luce che è Cristo! E quest'Opera si svolge altresì fra le nostre popolazioni e nelle nostre città cristiane, dove le Scuole Professionali Salesiane, in cui si formano operai valenti ed onesti, si contrappongono alle Scuole che hanno per distintivo la squadra e il compasso, le quali non riescono che a pervertire l'operaio e tramutarlo in elemento di disordine...
Vedete adunque, o Signori, che noi argentini in questo omaggio al Venerabile D. Bosco ed all'Opera sua possiamo usare quella frase di S. Gregorio allorchè questi si chiedeva, se la festa di Cristo Risorto fosse festa degli angeli o degli uomini, conchiudendo che è festa degli uni e degli altri. Noi pure possiamo conchiudere: « Questa festa è vostra, o Salesiani, perchè voi siete i figli di D. Bosco; ma è pure festa nostra, perchè la Patria nostra fu beneficata dal vostro Venerabile Fondatore. »
Pertanto, anzichè ripetere la frase: Laetamur de gloria vestra « Noi ci rallegriamo della vostra gloria! » come cooperatore, come sacerdote e come argentino io debbo dire : « Rallegriamoci tutti nel Signore! » Gaudemus omnes in Domino!
Quindi si alternarono canti e componimenti sceltissimi con una serie di splendide proiezioni luminose illustranti i punti principali della vita del Venerabile nostro Fondatore. Il trattenimento, con cui si chiuse la bella giornata, lasciò nella numerosa assemblea la più cara impressione.
(1) Lo riportiamo in capo a questo numero.
DALLA COLOMBIA
All'Esposizione Agricola di Bogotà. (Lettera dell'Ispettore D. Antonio Aime)
Bogotà, 7 settembre 1907.
VENERATISSIMO SIG. D. RUA,
DUE anni or sono io aveva la grande soddisfazione di mandare alla S. V. R. una bella fotografia rappresentante il Diploma d'onore e la medaglia d'oro che le nostre Scuole professionali avevano riportato all'Esposizione Nazionale tenutasi in questa capitale. Il pubblico in generale, i nostri benefattori e Cooperatori e lo stesso Governo ebbero a convincersi dei buoni risultati che dalle nostre Scuole professionali ricevono gli orfanelli a noi affidati. I lavori esposti erano così perfetti che molti non potevano credere che fossero opera dei nostri alunni, a segno che per insinuazione di un giornale varii vennero a visitare i laboratori per convincersi de visu di quello che i nostri alunni sanno fare. Così ci siamo acquistati nuovi amici ed ammiratori.
Frutto dell'Esposizione del 19o5 fu la vendita fattaci dal Governo dell'edificio del Carmine, che finora avevamo in affitto. Il sig. Presidente della Repubblica, l'Ecc.mo Generale Raffaele Reyes, non volle che noi pagassimo il nostro debito con denaro, ma bensì che mantenessimo gratuitamente un dato numero di poveri orfanelli. Così noi paghiamo il Governo colla miglior moneta che si possa desiderare, dandogli fra qualche anno un drappello di brasi operai educati alla religione, al lavoro ed allo spirito di rispetto ed ubbidienza alle autorità.
È vero che dovremo fare grandi sacrifizi per mantenere questi poveri ragazzi e dar loro l'educazione ed istruzione dovuta; ma confidiamo nell'aiuto del cielo che senza dubbio non ci mancherà. A qualche Cooperatore è già venuta la bella idea di addottare uno degli orfanelli, incaricandosi non solo di pagargli la pensione, ma di fornirlo anche di corredo. Speriamo che il numero di queste anime generose aumenti; così ci sarà più leggero il peso che ci siamo imposto.
Frattanto un nostro buon amico, l'architetto Pietro Cantini (una vera gloria italiana in questa repubblica), ci sta preparando un bel progetto di edifizio in modo da poter poi ricoverare più di 5oo orfanelli. Ma dove troveremo i mezzi per costrurlo? - Maria SS. Ausiliatrice vi penserà. Per Essa abbiamo abbandonata la patria e la famiglia, per Essa, abbiamo abbracciato le fatiche dell'Apostolato.
Il 20 luglio è per la Colombia festa nazionale; si ricorda l'anniversario della sua indipendenza. Questa data, in generale, erasi finora celebrata con funzioni, teatri e discorsi in cui il popolo veniva eccitato all'odio contro la madre patria, la Spagna. E per vero nulla più ingiusto di quest'odio pressoché secolare verso di una nazione che diede alla Colombia, come a tutta l'America del Sud, la sua lingua e la sua civiltà, e qui seppe scolpire così profondamente nel cuore di tutti la nostra Santa Religione, di modo che difficilmente si potrà trovare un popolo più cattolico che il Colombiano.
L'Ecc.mo Presidente della Repubblica volle rompere per sempre la brutta usanza finora seguita e, col tatto pratico che lo distingue, determinò che il giorno della patria fosse celebrato con una Esposizione agricola, invitando ad essa tutti i coloni della Repubblica. L'invito del Capo della Nazione fu accolto con vero entusiasmo; ed in poco tempo si preparò una Mostra bellissima di prodotti agricoli, degna di figurare in una capitale europea, specialmente per la parte del bestiame.
Noi pure, amato Padre, abbiamo preso parte al concorso con un reparto, che per la novità chiamò l'attenzione di tutti. In un semplice, ma elegante padiglione, adornato colle bandiere nazionale, italiana e pontificia, il nostro confratello D. Remigio Rizzardi, preparò una completa Esposizione di Apicoltura. Figuravano in essa alveari dei varii sistemi finora adottati ed un sistema speciale, da lui preparato, cui egli diede il nome di Sistema Colombiano-Salesiano, superiore agli altri per la sua praticità nel maneggio dei quadretti o telai. Nel padiglione figuravano telai cominciati ed altri finiti ; così potevansi ammirare le celle delle api lavoratrici, dei pecchioni, e delle regine. Adornavano pure il reparto bellissimi ceri ed un buon numero di bottiglie piene di miele. L'industria delle api col moderno sistema degli alveari movibili non è guari conosciuta in questa repubblica. Per questo un numero straordinario di visitatori accorse ad ammirar la nostra mostra, attirati gli uni dalla curiosità, gli altri dal desiderio di conoscere il nuovo sistema. Lo stesso Ecc.mo sig. Presidente volle onorarla di una sua visita ed il nostro D. Rizzardi diede a S. E. tutte le spiegazioni lasciandolo pienamente soddisfatto.
Vani giornali della capitale parlarono con molta lode dell'Esposizione Salesiana. Alcuni di essi, come il Porvenir, ne presero occasione per pubblicare un vero studio sull'apicoltura in generale, e sui vantaggi che essa è chiamata a produrre in Colombia.
La Concordia del 25 luglio in proposito scriveva
Ricordiamo che in un padiglione era esposta una mostra di apicoltura con macchine ed una gradazione completa di elaborazione della cera, a cura dei RR. Salesiani che gentilmente spiegavano tutto quell'insieme di curioso meccanismo di un'industria molto produttiva in altri paesi e da noi così trascurata e quasi abbandonata. Voglia Iddio che il loro esempio abbia molti imitatori, e gli industriosi insetti che finora andarono vagando sugli alberi, vengano anche nel nostro paese col loro poetico lavoro a raccogliere il miele dei fiori per convertirlo nel pane del povero. »
Il 7 agosto nel grandioso salone del Parlamento ebbe luogo la distribuzione dei premi agli espositori. La festa era presieduta dall'Ecc.mo sig. Presidente circondato da tutti i ministri, dalle autorità civili e militari, e da una folla immensa di popolo. Quando il Segretario chiamò il Direttore della Scuola Salesiana, presentossi in sua vece il nostro D. Rizzardi, salutato da una prolungata salve di applausi. Era l'unico sacerdote presente alla festa, come fu l'unico che prese parte al concorso agricolo. Nel porre fra le mani del nostro confratello il diploma d'onore e la Medaglia d'argento: « Sono lieto, dissegli l'Ecc.mo sig. Presidente, di premiare anche questa volta la Scuola Salesiana che figura sempre in prima fila fra i figli del lavoro. »
Senza dubbio pel cuore paterno di V. S. sarà motivo di grande consolazione il sapere che i suoi figli anche nella lontana Colombia corrispondono fedelmente al motto di D. Bosco : «Laboremus ! »
Sì, veneratissimo Padre, qui si lavora e si lavora assai, forse anche più del possibile; tanto che varii confratelli avranno a risentirsi dal troppo lavoro, se Ella non ci manda qualche rinforzo. Spero che i nostri desiderii saranno appagati e che nel prossimo novembre arriverà anche fra noi una nuova schiera di robusti e zelanti confratelli.
Frattanto ci aiuti colle sue orazioni, ci benedica tutti, e mi abbia sempre
Suo Ubb.mo ed Um.mo figlio
Sac. ANTONIO AIME.
I Cooperatori Salesiani, i quali confessati e comunicati divotamente visiteranno qualche Chiesa o pubblica Cappella o se viventi in comunità la propria Cappella privata, e quivi pregheranno secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, possono lucrare
l'INDULGENZA PLENARIA:
dal 10 novembre al 10 dicembre:
I) il 20 novembre, festa della Presentazione di Maria Vergine ;
2) il 22 novembre, festa di S. Cecilia Vergine e Martire;
3) l'8 dicembre, solennità dell'Immacolata Concezione di Maria Santissima.
Sr tenne in Metz dal 6 all'11 agosto, e vi presero parte più di 7000 congressisti, convenuti dalla Germania , dal Belgio, dalla Francia, dalla Spagna, dalla Svizzera ed anche dall'Italia e dalla Polonia. Anche il S. Padre Pio X vi mandò, quale suo Rappresentante, l'Em.mo Card. Vincenzo Vannutelli.
Il Congresso riuscì una manifestazione trionfale di Fede Cattolica. A noi non è possibile, nemmeno per sommi capi, accennare alle singole trattazioni teoricamente e praticamente discusse in ordine al più augusto dei Sacramenti, ma non possiamo neppure trattenerci dal rilevare un dolce ricordo.
Si era nella Sezione delle opere giovanili e si trattava della pratica della Comunione frequente nei Collegi, in mezzo a vive discussioni. S. E. Rev.ma Mons. Bourne Arcivescovo di Westminster, che presiedeva l'adunanza, riassunte brevemente le varie osservazioni in proposito, con accento profondamente penetrante continuò:
« A me sembra che non si possa parlare della gioventù e della S. Comunione senza ricordare due uomini, Mons. de Ségur e D. Bosco! »
E prese a narrare quello che Egli stesso aveva visto al Santuario di Valdocco, espose le idee di D. Bosco sull'argomento in discussione, e continuò:
«D. Bosco fu un precursore! poichè son queste idee, vecchie di mezzo secolo, che ebbero la sanzione di Papa Pio X. E quanto bene abbia compiuto D. Bosco col promuovere la frequenza della S. Comunione, viene ad essere confermato solennemente dal Papa anche dal fatto dell'averci permesso - non è molto - di dare all'umile prete di Valdocco quel titolo che già gli davamo nel più profondo del cuore, chiamandolo venerabile ! »
Vivi applausi accolsero le parole dell'illustre Arcivescovo. Dopo la seduta, due nostri confratelli, sacerdoti, si presentarono rispettosamente a Sua Eccellenza per ringraziarla e implorare la sua benedizione.
« Ben volontieri ! rispose l'eminente Prelato; io mi rallegro con voi e benedico voi, i vostri Superiori, le vostre Opere tutte e tutti i vostri Cooperatori, poichè io reputo a mia grande ventura di essere stato amico del Venerabile D. Bosco! »
LA Chiesa Cattolica ha registrato nel glorioso elenco dei suoi apostoli il nome di 50 nuovi missionari Salesiani, i quali, sebbene destinati a regioni diverse, pure prostrati insieme sotto le volte del santuario di Valdocco, tra una folla di buoni Cooperatori e pie Cooperatrici, la sera di sabato 26 ottobre u. s. imploravano dalla medesima Madre e Patrona il presidio delle Celesti benedizioni. In posto distinto prendeva parte diretta alla commovente cerimonia anche un eletto stuolo di 30 Figlie di Maria Ausiliatrice, vere eroine di carità, decise di volare in soccorso delle loro Consorelle che le precedettero nelle lontane Missioni.
Il discorso di circostanza fu detto con apostolico fervore dal missionario D. Ciriaco Santinelli, superiore delle Missioni Salesiane nell'Equatore. Impartiva quindi la benedizione col SS. Sacramento e intonava le preghiere dei pellegrinanti il Veneratissimo nostro Arcivescovo, il Card. Agostino Richelmy , che nella tenera bontà del suo cuore rivolgeva ai partenti un acconcio, affettuosissimo e commovente saluto.
« Voi partite, diceva l'eminentissimo Principe, e sentite che gli occhi hanno voglia di piangere!... Anche in questo solenne momento la natura vuole la sua parte. a le vostre lacrime, versate ai piedi del Crocifisso, in compagnia della Vergine Benedetta e per un fine così santo, si convertiranno presto in soave gioia , specialmente quel giorno che farete ritorno alla vostra patria terrena o vi presenterete alla patria celeste carichi di abbondante messe raccolta » .
Seguiva la cerimonia dell'addio fra la commozione generale.
Con gli auguri di un fecondo apostolato rinnoviamo ai cari Missionari l'assicurazione delle nostre preghiere. Li raccomandino al signore anche i nostri lettori, specialmente in questi giorni in cui compiono il viaggio.
India.
*
Inaugurazione della nuova Casa Salesiana a Tanjore.
(Lettera del Sac. D. Giorgio Tomatis)
Tanjore, 2 settembre 1907.
VENERAtissimo SIG. D. RUA,
SON lieto di annunziarle che mercoledì scorso, 28 agosto, ebbe luogo la benedizione di una nuova Cappella di Maria SS.ma Ausiliatrice e della nostra nuova Casa in questa lontana India, in una città quasi completamente pagana, dove a lato di due sole chiese cattoliche s'innalzano ben trecento pagode e dove. spesso si è storditi dalle clamorose feste pagane.
Il nostro amatissimo pastore Mons. Theutonio Emmanuele Vieira de Castro, Vescovo di Meliapor, ebbe la bontà di venire in persona ad implorare le celesti benedizioni sopra il nuovo edifizio e sull'opera nostra in questi paesi.
La cerimonia, per quanto si potè, si compì nel' modo più solenne. Fin dalle prime ore del mattino la musica del palazzo del Raja, cioè del principe, invitata da un nostro cooperatore, Alagianatha Pillai, prestava graziosamente l'opera sua anunziando colle sue note giulive che quel giorno era festa presso i Salesiani: e contemporaneamente uno dei nostri orfanelli, dodicenne, riceveva il Santo Battesimo nella vicina chiesa parrocchiale cambiando il nome di Krishna, uno dei nomi di Visnù (la 2a persona della Trimurti, o Trinità Indiana), col nome dell'umile fabbro di Nazareth, lo Sposo immacolato della Vergine Madre di Dio. Alle 6 numeroso popolo era già radunato presso la casa parrocchiale, quando Sua Eccellenza Mons. Vescovo, preceduto dalla banda, dal Clero, da vari reverendi parroci accorsi dai paesi vicini e da due Padri Gesuiti di Trichinopoly, attraversava la folla prostrata e si dirigeva verso la vicina casa" per benedirla.
Parecchi archi erano stati innalzati sul cammino da percorrersi e due file di antenne rivestite di verdura e di ghirlande segnavano la via da seguirsi.
Il nuovo edilizio era pur tutto inghirlandato, e lo sventolio di numerose bandiere gli aggiungeva vaghezza. Furono i nostri buoni Cooperatori, con a capo A. S. Thangaprakasam Pillai, che vollero incaricarsi della decorazione esterna della casa e vi riuscirono a meraviglia. Giunti alla Cappella, vestita dei suoi più belli ornamenti, un mottetto di circostanza accolse il Pontefice che incominciò quindi il rito della Benedizione: Dopo la Cappella benedisse anche la casa, e quindi Sua Eccellenza salì l'altare per celebrare la S. Messa.
Durante il Santo Sacrificio ì nostri orfani, diretti dal Maestro Aroikesarny Pillai e coadiuvali dagli ottimi cantori della Parrocchia, eseguirono scelti pezzi di musica e di canto fermo.
La Comunione fu molto numerosa quantunque fosse giorno feriale. Dodici dei nostri ragazzi, dopo di esservisi ben preparati con più mesi di. catechismo, ebbero la fortuna di esservi ammessi per la prima volta.
Finita la messa s'impartì anche la Benedizione solenne col SS. Sacramento e così si chiuse la bella funzione che durò più di due ore.
Alla sera ebbe luogo un breve trattenimento in onore di Sua Eccellenza. Si lessero e si cantarono composizioni in inglese, in italiano, ed in tamul e si finì con un bozzetto drammatico che fu molto ben rappresentato e piacque assai.
Monsignore doveva ripartire di quella stessa sera per Meliapor, ed uno dei nostri buoni cooperatori, il segretario comunale, R. Colundasami Pillai, ebbe la bontà di provvedere le vetture per quella circostanza. Come per l'arrivo, così per la partenza di Monsignore, esse furono numerose e di primo ordine. La vettura, su cui prese posto Sua Eccellenza, era un magnifico cocchio tirato da una superba pariglia bianca e servito da quattro domestici in livrea rossa. Era la vettura del Sindaco, un ottimo Bramino di molta considerazione.
Veniva poi un'altra vettura a due cavalli imprestata dalla casa del Raja : e ne seguivano altre di distinti signori della città, cosicchè tutti i sacerdoti poterono accompagnare Monsignore fino alla stazione. Alle 9 il treno partiva per
Madras e il nostro amatissimo Pastore se ne andava benedicendo le numerose persone accorse ad accompagnarlo.
Non posso poi tacere della diffusione che va qui pure prendendo il dolcissimo culto a Maria SS.ma Ausiliatrice e della bontà di così tenera Madre verso questi cristiani.
Il sig. T. S. D. Sauri in data 18 agosto u. s. mi scriveva:
«Le mando un'offerta per la nuova cappella di Maria Ausiliatrice in Tanjore. La mia nipote era gravemente ammalata; pregammo Maria Ausiliatrice, quasi immediatamente si dichiarò un miglioramento ed ora dopo pochi giorni l'ammalata è completamente guarita. »
Parimenti da Trichinopoly il 3 dello stesso mese mi si scriveva: -« Ho l'onore di annunciarle che ho ricevuto una grazia speciale da Maria SS. Ausiliatrice. In segno di riconoscenza mando una tenue offerta di Rupie tre, pregandola di celebrare una Messa al suo altare nella nuova Cappella che Le verrà dedicata a Tanjore. - Obbligatissimo F. V. Rajendram.
E da Cuddalore il 6 anche dello stesso mese di agosto u. s.: - «Le mando Rupie 2 per ringraziare Maria SS. Ausiliatrice di una bella grazia che Ella mi concesse. Desidero che questo favore sia pubblicato nel Bollettino Salesiano. Obbl.mo A. M. Gnanapragasam. »
Che la Vergine benedetta continui a spargere in mezzo a noi le sue materne benedizioni!
Chiamando le benedizioni del cielo sulla nostra casa non dimentichi i Salesiani che l'abitano e specialmente chi ha il piacere di ripetersi
Di Lei, amato Padre
Obbl.mo ed aff.mo in Corde Jesu Sac. GIORGIO TOMATIS.
Terra del Fuoco
Una breve escursione al Capo S. Inès.
23 Battesimi.
(Lettera del Sac. D. Giovanni Zenone).
Rio Grande (Terra del Fuoco),
21 maggio 1907.
Rrv.MO MONSIGNORE (*),
LE mando un breve resoconto della Missione data ai poveri semiselvaggi del capo Santa Agnese al sud del capo Pena.
Il primo di questo mese sacro in Europa a Maria SS.mna, in compagnia del confratello Giacomo Dalmazzo e del Commissario Ispettore di Polizia signor E. Lopez Sanchez, passai il Rio Grande e presi alloggio nella Estancia I.a Argentina del signor Menendez, assai cortesemente accolti dall'amministratore. Il dì seguente, alle 9 del mattino, ci rimettemmo in marcia con cavalli prestatici dal sig. Menendez e giungemmo al Rio del Fuego alle due pomeridiane. Colà sostammo presso la casa della Polizia, dove questa possiede circa 18o cavalli e cavalle sotto la custodia di Simone Imperial e Vittore Molina. Poco dopo, nella stessa sera, internatici nel bosco, incontrammo 5 uomini, 8 donne, 4 fanciulli e 4 fanciulle indie. Battezzai 4 bambini. Dopo alcune ore ritornammo all'accampamento del sig. Imperial, ove si passò la notte. Il dì seguente giunsero casualmente alcuni indiani, fra cui due bambine, una di 5 e l'altra di 2 anni, che battezzai coi nomi di Inés e Transito. Nella stessa mattina ci rimettemmo in viaggio verso le 11 e giungemmo all'una pomeridiana alla dimora del sig. Luca Bridges. Questi non si trovava in casa, ma era lontano un tre ore di cavallo, occupato con alcuni indiani nella costruzione di una chiusa per l'allevamento degli animali. Il sig. Lopez Sanchez lo volle avvisare del nostro arrivo ed il signor Luca venne subito a casa, trattandoci con molta cortesia e benevolenza. Con lui vennero anche alcuni indii con due bambini, che furono battezzati. Battezzai parimenti due altri bambini giunti poco dopo. Finita la cerimonia del Battesimo concertammo col sig. Bridges di fare una punta al suo accampamento il giorno 15 corrente, essendovi ben 15 bambini da battezzare. Nel ritorno passammo per Punta Maria, dove battezzai un altro bambino di due anni. Tragittammo il Rio Grande sopra una barca prestataci dal sig. Menendez.
Il secondo viaggio cominciò il giorno 11 del corrente, in compagnia di Giacomo Dalmazzo e del signor Simone Imperial. Il sig. Menendez ci prestò 4 cavalli, 2 per cavalcare e 2 da soma. Quella mattina cadde neve e faceva freddo rigidissimo; non si potè proseguire. Però, verso le 2 pom., essendosi rabbonito il tempo, partimmo dalla cascina del sig. Menendez e giungemmo al Rio del Fuego all'accampamento del signor Imperial, ove alloggiammo.
Il giorno seguente, 12 maggio, seguitammo verso Via morte (così si chiama la estancia del sig. Bridges all'Ovest del Capo Santa Agnese). Vi giungemmo felicemente. Il signor Luca ci annunziò che gli indiani erano discesi alla estancia coi loro bambini. « Tanto meglio, dissi io, così si farà più presto ». Erano presenti 10 uomini, 13 donne, 6 giovanetti e 18 bambini fra i quali 4 già battezzati nel viaggio anteriore. Battezzai i 14 bambini. Dopo il Battesimo il sig. Bridges chiamò tutti gli indiani presso il Missionario ed io distribuii loro camicie, fazzoletti e vestiti, nonchè galletta, dolci, noci, ecc. Coll'allegrezza dipinta sul viso quei poveretti si ritirarono ai loro toldos, situati dietro la cascina del signor Bridges. Il numero dei presenti in quel giorno era di 50; ma il sig. Bridges dice che durante la esquila (la tosatura delle pecore) arrivano a più di 200.
Nel mio viaggio anteriore contai nell' accampamento di Andrés una ventina di Indii che erano un tempo nella nostra Missione, dalla quale si allontanarono per tornare in mezzo ai boschi, ove essi vivono al presente anche nell'inverno, meno una famiglia di 5 persone che vive presso il Rio del Fuego e un'altra di 3 persone in Punta Maria.
Fummo di ritorno il giorno 16, transitando il Rio Grande a cavallo.
Un altr'anno converrebbe ritornare a Viamonte durante la esquila e sarebbe bene rimanervi alcuni giorni per istruire gli adulti e poterli battezzare. Il sig. Bridges ama molto gli indiani e concede tutte le facilità possibili per far loro del bene: è anche disposto a fabbricare una chiesina in legno per maggior comodità degli indiani e dei Missionari.
È la Provvidenza che ci apre una così bella porta per fare un po' di bene a quei poveri infelici selvaggi; non conviene lasciar passare l'occasione. Mi benedica, amato Monsignore, mi risponda qualcosa in proposito e mi creda sempre in Corde Jesu
Della V. S. R.ma
Um.mo ed obb.mo
Sac. GIOVANNI ZENONE Missionario Salesiano.
(*) Mons. Fagnano, inviando questa lettera al signor D. Rua, approva il disegno del Missionario di rivolgere cure speciali a questi ultimi avanzi di semiselvaggi della Terra del Fuoco. Sono gli indii che da molti anni erano in comunicazione col Ministro o Pastore protestante Tomas Bridges, i cui figli adesso attendono solo ai loro interessi.
Isola Dawson
(Patagonia Meridionale)
La morte di Candida Donoso. (Relazione del Sac. Maggiorino Borgatello *).
primi saranno gli ultimi e gli ultimi i primi !...
Dei poveri Indii della Terra del Fuoco, benchè venuti gli ultimi alla cognizione del vero Dio e della Fede cattolica, pure moltissimi superano in fervore molti vecchi cristiani, come li superano nella semplicità dei loro costumi. Non è quindi da meravigliare che il Signore si mostri con essi generoso in rivelazioni celesti, perchè è noto che coi semplici Egli si intrattiene con preferenza: Cum simplicibus sermocinatio eius; e come dice S. Paolo: Le profezie sono date ai fedeli e non agli infedeli, ed i miracoli agli infedeli e non ai fedeli. E a me paiono miracocolosi, salvo sempre il giudizio della Chiesa, i fatti straordinari che spesso avvengono alla morte di questi antichi selvaggi, con immensa consolazione del povero missionario.
Accade infatti che molti di essi, nel morire, affermino di vedere Maria SS.ma, attorniata da angeli o da anime passate piamente a miglior vita. Saranno sogni... saranno visioni... nel saprei dire; ma è certo che essi ne restano infervorati grandemente nella vera divozione e muoiono santamente.
Ad esempio, il giorno di S. Raffaele, Patrono della missione di Dawson (24 ottobre 19o6) un indio di nome Ramon Diaz, ottimo giovane di circa 2o anni, si trovava grandemente infermo, tanto che si pensava di amministrargli l'Olio Santo, temendo che avesse a morire in quel giorno stesso. Ma egli con amabile sorriso dice al Sacerdote: - Padre, non è ancor tempo. Ho visto la Madonna e Don Bosco, che mi dissero che sarei andato in Paradiso con loro per la festa della Purissima (8 dicembre) - Così avvenne. E il giovane ne era convinto e ne parlava con tutti come di cosa certa, meravigliandosi se qualcuno mostrava di mettere in dubbio la cosa !
Se si dovesse raccontare la fine di quasi tutti gli Indii che morirono cristiani nella Missione di Dawson e della Candelara nella Terra del Fuoco, si dovrebbero ripetere per tutti le stesse cose, tanto dei giovani che degli adulti : morti preziose ed invidiabili, che dànno ogni speranza di loro eterna salvezza ! Fra tutte merita speciale menzione quella di Candida Donoso, volata al cielo il 13 dicembre 19o6.
Candida pare abbia avuto tre visioni; la prima il giorno 11, la seconda il giorno 12 e la terza il giorno 13 dicembre ; quest'ultima, che avvenne lo stesso giorno in cui morì, fu di lunga durata, oltrepassò i 27 minuti. Persone autorevoli ne fanno piena testimonianza per essere state presenti ed avere inteso la conversazione animata della morente con persone invisibili, accompagnata con gesti di mano, con esclamazioni piene di entusiasmo e veemente espressione e gioia grande del viso e tanto affetto del cuore, da non lasciar dubbio che realmente non vedesse una celeste visione. Gli indiani non sono capaci di fingere nè di mentire a tal riguardo, tanto meno trovandosi agli estremi di vita.
La prima visione fu breve e la raccontò ella stessa con tutta confidenza e semplicità al Direttore D. Carnino ed anche alla Direttrice delle Suore in questi termini:
- Ho veduto la Beatissima Vergine Maria circondata da molti angeli la quale chiamandomi per nome mi disse: « Candida, vieni ! » facendomi pur cenno colla sua mano destra. Ed io risposi: « Esperar poquito » (Aspettare un pochino).
Chiesta come fosse vestita la Vergine, rispose - Tutta di bianco e con una corona di fiori molto belli sul capo. - E poi soggiunse : - La Virgen era muy linda !... muy linda !... (La Vergine era molto bella !... molto bella !...)
Dopo questa prima visione l'inferma peggiorò grandemente. Le si amministrarono gli ultimi Sacramenti e le s'impartì la benedizione papale in articulo mortis.
Il giorno seguente, 12 dicembre, alle 4 pomeridiane ella ebbe la seconda visione essendo presente la sorella Carolina.
La raccontò essa pure alla Direttrice delle Suore in questi termini:
- Mi apparve di nuovo la Madonna circondata da Angeli, con Don Bosco e cinque indiane parenti ed amiche mie, morte nella missione già cristiane. La Vergine e Don Bosco non parlavano, ma mi stavano guardando con dolce sorriso. Le indiane apparse erano: Martina, Isabel Quinta, Marianna Monte, Rosina Ferro e Marcellina Navarro; quest'ultima, mia nipotina di circa cinque anni,
figlia di mia sorella Carolina qui presente. Dette indiane incominciarono a dirmi: « Candida, vieni con noi!... Come bello è il Paradiso !... Siamo venute ad invitarti perché tu venga con noi... » E Marcellina mi disse : « Presto venire anche Cipriano mio padre... La sorellina di 9 mesi non verrà ancora, perché la mamma ne resterebbe troppo afflitta, ma mio padre Cipriano venire presto (1). » Io, vedendo Martina, feci le meraviglie di vederla già in Paradiso e le dissi: « Come ?... Martina! da tanto poco tempo essere morta e già stare in Paradiso ? Tanto poco purgatorio? » Ed essa rispose additando la Vergine: e A per Maria Santissima ! Sono in Paradiso, ma lo debbo a Lei... »
Dopo questa seconda visione Candida non voleva più sapere di sostentarsi nè di nulla ; pensava solo al Paradiso e pregava con grande divozione baciando spesso il Rosario, il Crocifisso e lo Scapolare di Maria SS.ma e del Sacro Cuore di Gesù.
Il giorno 13 alle 7 ant. l'inferma fu presa come da forte brama di ricevere la Santa Comunione. Era tanto grande il suo desiderio che supplicava quanti andavano a trovarla a farle il favore di andare a chiamare il sacerdote perchè le volesse portare la Santissima Eucaristia. In vista di tale desiderio le venne amministrata nuovamente la Santa Comunione per Viatico, benchè l'avesse ricevuta solo duc giorni prima, e, non appena l'ebbe ricevuta, si raccolse in un lungo e fervoroso ringraziamento. Dal suo viso traspariva un'allegria celeste ed era così tranquilla come le fosse scomparso ogni male.
Invece si congedò dalla. Direttrice delle Suore dicendo: Addio, Suor Direttrice, arrivederci in Paradiso !... E vedendola molto afflitta per la sua perdita, soggiungeva: Povera Suor Direttrice, tutti morire e rimanere sola !... Allora la Suora, vivamente commossa, le raccomandò che giunta che fosse in Paradiso volesse ricordarsi di tutti i Superiori Salesiani e delle Suore di Maria Ausiliatrice e dei loro benefattori, che pregasse molto per tutti e non dimenticasse i suoi compatrioti indiani. Essa rispose che non si sarebbe dimenticata di nessuno.
Verso le 9 di quella stessa mattina Candida ebbe la terza visione, presenti varie persone che ne fanno testimonianza. Mentre Suor Rosa Veneroni la assisteva suggerendole varie giaculatorie che essa ripeteva con tutto il cuore, all'improvviso Candida fissò gli occhi in un punto dando al suo viso un atteggiamento celestiale esprimente gioia e gravità insieme, ed esclamò
- La Vergine !...
- Che dici Candida, le domandò Suor Rosa Veneroni, vi è forse la Vergine? La vedi tu? Dov'è?... Ed essa:
-Sta lì, lì... E volgendo la mano verso i piedi del letto: Oh la Vergine !... Che lindo (come è bello) star colla Vergine !....Ella sorridere!... Ella guardarmi !...
E sempre fissa cogli occhi in quel punto, Candida sorrideva graziosamente mostrando di goder molto dì quella vista.
- Oh che linda la Virgen !... Che linda !... che linda la Virgen !... (Oh! come è bella la Vergine !)
In questo mentre entrò nella stanza dell'ammalata la Direttrice delle Suore, e Candida cominciò un dialogo con esseri invisibili rispondendo assai forte alle domande che quelli pareva le facessero, come se fossero molto distanti. Incominciò con dire:
- No!... (poi, ad intervalli) Due Suore : Suor Rosa e la Madre Direttrice... No!... Non vi è alcun Sacerdote qui...
Quindi volgendosi verso le Suore disse
- Don Bosco dice di chiamare un Sacerdote.
E perchè il Sacerdote ritardava a venire, essa ripeteva con più insistenza:
- Don Bosco dice di chiamare un Sacerdote, presto!...
Quindi, mostrando il suo rosario, l'inferma prese a parlare sommessamente sempre col viso allegro e cogli occhi fissi nello stesso punto. Dopo alcuni minuti, volgendosi a Suor Rosa Veneroni e additando colla mano, disse, come sempre, con enfasi
- Monsignore venire.
Suor Rosa credendo che volesse accennare a Mons. Fagnano, che era aspettato in quei giorni, le rispose:
- Come? Viene Mons. Fagnano?...
Ed essa:
- Non Mons. Fagnano, ma un altro Monsignore, più giovane... anche vicino alla B. Vergine,...
Chi sa a chi alludeva?
Intanto giunse il Sacerdote D. Antonio Grosso, e quindi alcune altre Suore. L'inferma prese allora ad esclamare varie volte con enfasi e commozione stragrande, alzandosi a sedere sul letto come se parlasse con qualche persona ivi presente:
- Oh D. Bosco! D. Bosco!... Contento D. Bosco!... Sorridere molto Don Bosco !... Mirare qui e sorridere molto !... E poi volta alle Suore: Don Bosco domandare se vi è qui il Sacerdote... e, tornata collo sguardo in alto al punto solito, disse forte come se desse una risposta: Sì, il Sacerdote stare; stare qui vicino al letto.
Uno dei presenti, inciampando in una sedia, la fece cadere per terra con rumore. Suor Rosa avvertì di non far rumore perchè altrimenti la B. Vergine se ne andrebbe; ma l'inferma tosto soggiunse: La Vergine no, no, non andare via... Essa stare lì. E sorridendo graziosamente: La Vergine!... Ma guarda, guarda !... Oh que linda la Virgen !.... (Come è bella la Vergine!) Ma guarda !... guarda !... come è bella, come è bella la Vergine !...
Suor Rosa le domandò:
- Candida, ma dove sta la Vergine che io non la vedo?
Ed essa indicando colla mano il luogo dove vedeva la B. Vergine:
- Là, là ! non la vedi?... E mostrava un punto verso il fondo del letto, in alto.
Allora Suor Rosa alzò il braccio domandando all'inferma:
- È forse qui?
E l'inferma rispose:
- No, più in alto.
La Suora si alzò sulla punta dei piedi e tornò a domandarle:
- Forse qui?
- Sì, rispose l'inferma, lì stare ! Come è bella ! Oh come è bella la Vergine ! e soggiunse: Gli Angeli !... molti angeli, molto belli l... E si ricreava in quella beata visione.
Poi volgendo gli occhi alquanto da un lato prese ripetere
- Oh Don Bosco!... Oh Don Bosco!... D. Bosco ! Come stare contento Don Bosco !... Sorridere molto Don Bosco ! Egli guardare qui... Stare mólto contento !... Oh Don Bosco ! Don Bosco ! E seguitava a fare molte esclamazioni di meraviglia e di giubilo.
Alle esclamazioni che faceva, pareva che talvolta si andassero moltiplicando le persone della visione. Alle volte esclamava : - Molte Suore ! E con meraviglia : Suor Virginia !... Oh!... Suor Virginia !...
Suor Virginia De-Florio stette nella missione di Dawson 3 anni e vi moriva santamente circa quattro anni or sono.
La Direttrice domandò alla Donoso come mai potesse conoscere D. Bosco, ed essa rispose che lo aveva visto varie volte nel ritratto grande che hanno le Suore in parlatorio e che era simile a quello. E ripeteva: Don Bosco molto contento, sorridere e dire a me di andare con lui!... Poi, quasi rispondesse ad una domanda, aggiungeva: Alcune Suore stare qui, ma non tutte!... E poi, volta alle Suore presenti esclamò : Don Bosco dice di chiamar qui tutte le Suore. Si mandarono a chiamare le assenti e tutte poterono presenziare le sante conversazioni che l'ammalata faceva con D. Bosco e con la Beata Vergine con loro grande edificazione e profitto spirituale. Candida continuò ancora parecchio tempo a ripetere le stesse esclamazioni di esultanza or verso Maria Santissima, or verso il nostro caro Padre Don Bosco
- Oh quanto è bella Maria ! Come è contenta... Come sorride !... Oh quanto è bello Don Bosco !... Come è contento... Come mi guarda e sorride !...
Dopo un po' di tempo, sollevandosi alquanto di più sul letto, esclamò con più forza e commozione:
- Oh!... tambien Jesus venir!.. Que lindo Jesus!... Que lindo !... (Oh... anche Gesù venire !... Come è bello Gesù !... Quanto è bello !...) O Gesù !... Gesù !... Gesù !... Oh la Virgen! E volgendo lo sguardo or qua or là: Quanti Angeli !... Don Bosco que lindo !... que lindo !...
Finalmente dopo lunga contemplazione, estasiata e fuori di sè per la meraviglia e l'allegrezza, sentendosi spossata dalla violenza dell'emozione, prese a dire: O Gesù, essere molto stanca!... Quando poter venire ?... E di là a un poco volgendoli alle Suore : Gesù mi chiama. Indi : Già se ne è andato !...
Suor Rosa le domandò:
- Come? se ne è andato Gesù? Non sta più qui? Ed essa
- Sì ! Gesù ha detto di andare. Suor Rosa aggiunse
- E la Vergine c'è ancora?
Candida rispose:
- Sì, stare la Vergine. E alzando la vista più in alto, piena di fervore esclamò con tutta la sua voce, facendo sforzi come per uscire dal letto: - Gesù!... Gesù !... Gesù !... Vengo, Gesù !... Vengo, Gesù !... Vengo, Gesù !
Così dicendo si compone nel letto, abbassa gli occhi ed entra in agonia. Conserva nondimeno la piena lucidità di mente e l'uso perfetto dei sensi fino all'ultimo, e ripete frequenti giaculatorie al
Sacro Cuore, a Maria Santissima, ed a S.Giuseppe.
La sua morte fu tranquilla e felice, come quella di una santa ! infatti tutto ci fa sperare che l'anima sua sia volata direttamente al Cielo.
Morta, il suo viso prese un'espressione così dolce e soave che destava piacere ed invidia nel. contemplarlo, e tutti gli indii, che d'ordinario hanno ribrezzo dei morti, anche dei loro più cari, e non vogliono però vederli, andavano a gara nell'andarla a contemplare.
Candida Donoso era una delle donne più civilizzate della missione e la più religiosa. Spesso si confessava e riceveva la Santa Comunione con rara pietà. La Missione Salesiana di Dawson ha perduto in lei un modello di virtù, ma deve avere acquistato una potente interceditrice in Cielo.
Puntarenas, febbraio 1907.
Sac. MAGGIORINO BoRGATELLO Missionario Salesiano. .
N. d. R. - A confermare la verità circa i fatti straordinari che accompagnano il trapasso di molti indii della Terra del Fuoco, ricordiamo anche quello che diceva il catechista Pietro M. Rossi nella lettera da noi pubblicata nel Bollettino di agosto u. s.
« Tra gli ultimi che passaron a miglior vita, vi furono due giovanotti della tribù degli Onas; uno dei quali, di circa 17 anni, fu veramente in ogni tempo di buon esempio a tutti, e meritò anche dal cielo grazie speciali che speriamo si potranno raccontare a suo tempo. »
E in altra lettera il medesimo scrive
«Questi felicissimi transiti, si ripetono ogni tanto anche a, cento metri di qui, nel Collegio delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Una giovane indietta quindicenne, di nome Bernardina, pochi minuti prima di passare da questa vita all'eternità, si sedette sul suo letticciuolo, e col volto tutto raggiante di gioia, pronunciò con voce chiara e distinta queste testuali parole: « Oh Vergine Immacolata, Voi mi chiamate al Cielo, ed io desidero venga presto la morte, per unirmi a Voi e stare in compagnia vostra per sempre! » Ciò detto, appoggiò la testa sul guanciale, e la sua anima benedetta lasciò questa valle di pianto per volare in seno a Dio, a godere eternamente della sua beatifica visione ed a contemplare le auguste sembianze della gloriosa regina del Cielo.
Questi nostri carissimi fratelli sono stati chiamati nella vigna del Signore quasi all'ultima ora, ma è molto probabile, anzi io ne sono intimamente persuaso, essi ricevono la stessa mercede di coloro che furono chiamati alla prima. »
Fin qui il catechista Pietro M. Rossi.
(1) Pubblicando questa relazione, dichiariamo formalmente che non
intendiamo sia data ad essa altra autorità fuori dell'umana, conformandoci
pienamente a qualsiasi giudizio avesse a profferirne la Chiesa, della quale
siamo e, colla grazia di Dio, speriamo di esser sempre e in tutto ossequenti ed
ubbidientissimi figli. (N. d. R).
(1) « Marcellina, nota D. Borgatello, era una vispa fanciulla molto
intelligente, di buon carattere, molto pia e religiosa quando morì, per cui fu
pianta da quanti la conoscevano. Cipriano suo padre, il 12 dicembre godeva
ottima salute ed era l'indiano il più civilizzato, il più laborioso e buono
della missione; quindici giorni dopo incominciò ad ammalarsi e ormai è
veramente agli estremi » .
E in una lettera posteriore inviata al sig. D. Rua, lo stesso D. Borgatello
scriveva
In quanto alla relazione mandatale sulla Candida Donoso le aggiungerò che
Cipriano, il padre di quella tal bambina di cinque anni che apparve alla
Candida dicendo che presto egli sarebbe andato in Paradiso, moriva il 27
febbraio p. p. Quando Candida fece questa profezia, Cipriano godeva perfetta
salute, ma pochi giorni dopo si infermò e moriva santamente il 27 febbraio.
Questo verrebbe a confermare una volta di più la verità della visione della
Donoso ». Così il missionario.
Raccomandiamo a tutti il nostro Omaggio al S. Padre nel suo Giubileo Sacerdotale.
* Ved. in proposito dopo la pagina 334 *
Pellegrinaggio spirituale pel 24 corrente.
INVITIAMo i devoti di Maria SS. Ausiliatrice a pellegrinare in ispirito al Santuario di Valdocco il 24 corrente e ad unirsi alle nostre preghiere.
Oltre le intenzioni particolari dei nostri benefattori, nelle speciali funzioni che si celebreranno nel Santuario avremo anche quest'intenzione generale
Ricorrendo in questo mese il XXXII° Anniversario della prima spedizione dei Missionari Salesiani, raccomanderemo con particolare affetto alla nostra pietosa Ausiliatrice tutte le Missioni Salesiane.
NUOVE CHIESE E CAPPELLE.
PRESSANO (Trentino). - La domenica 5 maggio ebbe luogo al Maso Rover di Pressano (Trentino) la benedizione di una nuova cappella dedicata all'Ausiliatrice dei Cristiani. Parteciparono alla festa quasi tutti i paesi circonvicini. Un vero entusiasmo animava quella cara popolazione, che seppe egregiamente manifestarlo non solo col contegno edificante, ma anche coll'apparato esterno.
La statua di Maria SS. Ausiliatrice era stata benedetta e quindi esposta alla venerazione dei fedeli fin dal maggio nella chiesa curaziale, e alla domenica una numerosissima e divota processione accompagnò alla nuova cappella il venerato simulacro, portato da otto giovani bianco-vestiti. Una calca di fedeli era già là in attesa.
Vivi rallegramenti al ven. Clero, ai cantori e a quanti contribuirono a rendere più solenne la festa.
SOUZA QUEIROZ (S.Paolo-Brasile). - Il buon Cooperatore Pasquale Botteon ci scrive:
« Anche in questa cappellina abbiamo ultimato un altare dedicato alla Madonna di D. Bosco, per cui il 24 maggio u. s. si fece una bella festicciuola. Il mese e la novena che la precedettero fu un continuo fervore. C'era in tutti un desiderio vivissimo di prepararsi convenientemente a detta festa che per questi luoghi doveva riuscire un trionfo.
MENDOZA (Repubblica Argentina). - Il 7 aprile, accanto il Collegio D. Bosco, s'inaugurò una nuova cappella, che venne dedicata a Maria SS.ma Ausiliatrice. Prese viva parte alla cerimonia quasi tutto il clero della città con molti Cooperatori. La cappella venne benedetta dall'Ispettore Salesiano D. Giuseppe Vespignani, e il rev. D. Giovanni Videla-Cuello, Vicario di Mendoza, disse il discorso di circostanza.
Sempre pietosa Ausiliatrice!
In luglio p. p. Panegutto Sante mentre lavorava su d'un carro, cadeva battendo la testa sul timone. Trasportato d'urgenza all'ospedale, i medici lo dichiararono in pericolo, e per più giorni rimase fuori dei sensi senza alcuna speranza. Non tardò a manifestarsi il delirio e visitato da più medici tutti dichiararono che l'unica via di salvamento era tentare la trapanazione del cranio. La famiglia costernata, raccomandò l'ammalato alla Vergine, cominciando una novena e promettendo di pubblicare la grazia e d'iscriversi tra i Cooperatori Salesiani, se la Regina del Cielo l'avesse esaudita. Ora egli, senza disturbi di sorta e con grande meraviglia dei medici, i quali non sapevano più a qual partito appigliarsi, da più di un mese attende alla famiglia ed agli affari come non avesse mai sofferto alcun male.
Ne sia lode a Maria SS., sempre pietosa Ausiliatrice !
S. Giorgio al Tagliamento, 25 settembre £907.
MASSARUTTO GIUSEPPINA Coop. Sal.
Quanto è buona Maria Ausiliatrice.
Una mia figliuola di quindici anni, affetta da peritonite, era ridotta in fin di vita. A nulla approdavano le più amorevoli cure giacchè un triste giorno due valenti professori dopo averla accuratamente visitata ci dissero che omai la loro scienza non aveva più nulla da fare, data la gravità del male e lo stato miserevole dell'inferma. Fu allora che con l'animo angosciato ci rivolgemmo a Maria Ausiliatrice cominciando una novena e mettendo sotto il capezzale dell'ammalata una sua Immagine, e facemmo la consueta promessa. Ed ecco che la cara e pietosa Madre volle esaudire le nostre preghiere, giacchè appena cominciata la novena, il male s'arrestò e gradatamente la mia figliuola andò sempre migliorando e adesso si trova perfettamente guarita.
Sieno rese pubbliche grazie alla misericordiosa Ausiliatrice che volle pietosamente esaudirci.
Mazzarino, ottobre 1907.
LUCREZIA ALBERTI.
L'ha salvata Maria Ausiliatrice!
Una nostra bambina di appena due anni, colta da grave e complicata malattia andava rapidamente spegnendosi. Inutili erano le più amorose e solerti cure che notte e giorno le si prodigavano. Omai di vita non le restava che il respiro e già due volte era stata abbandonata dal medico. E la famiglia a supplicare la Beata Vergine ora sotto un titolo, ora sotto un altro, ma sempre invano. Quand'ecco una zia della morente bambina vola col pensiero alla Madonna di Don Bosco e, presa una medaglia di Maria SS. Ausiliatrìce, la colloca alla culla facendo un voto e la promessa di pubblicare la grazia nel Bollettino. Oh prodigio! quasi subito, ecco quello scheletro di bambina, coperto appena di livida pelle, che da ben quindici giorni non aveva aperti gli occhi, fissare in volto la zia con un amabile sorriso, come se si svegliasse da placido sonno, e cominciare una rapida convalescenza che la condusse a completa guarigione.
Evviva Maria Ausiliatrice che ha operato il prodigio.
Pontedecimo, 7 ottobre 1907.
SPALLAROSSA FORTUNATA.
Liberato da disgrazia mortale.
Il 4 giugno u. s. mi recava in vettura da S. Giulia a Messico, per andare a prendere Mons. Ridolfi, Delegato Apostolico, che sarebbe venuto nella sua bontà a fare una visita alla nostra casa. Era omai vicino alla Delegazione apostolica, quand' ecco improvvisamente da una via laterale esce un'automobile a corsa precipitosa, che investe la vettura, la quale filava anch'essa in via Tacuba. All' imminente pericolo appena appena potuto avvertire, tentai di salvarmi balzando dalla vettura, ma caddi malamente a terra dando fortemente del capo sul selciato, mentre la bestia e la vettura mi passavano sopra furiosamente. Ebbene non ne ebbi che un po' di indolenzimento e qualche ammaccatura. Nel saltare dalla carrozza aveva invocato Maria Ausiliatrice, la quale, evidentemente, mi ha liberato da mortale disgrazia.
Luglio 1907.
Sac. GiUS. MARCELLINO SCAGLIOLA.
La riconoscenza dei nostri emigrati.
Ci è caro, a quando a quando, di soddisfare il desiderio vivissimo dei nostri emigrati di poter pubblicamente ringraziare Maria SS. Ausiliatrice, la cui divozione si va consolantemente estendendo in ogni parte.
New-York - Il 4 luglio dell'anno scorso mentre si celebrava la festa dell'indipendenza degli Stati Uniti con spari di fuochi artificiali e colpi di rivoltelle, mio figlio teneva in mano per un suo compagno una scatola piena di polvere, quando tutto ad un tratto per mezzo di una scintilla di fuoco venuta da altra parte, la polvere esplode e tosto la faccia e l'intiero corpo di mio figlio si copron di sangue. I dottori e specialisti chiamati a prestargli le cure necessarie mi dànno ben poca speranza di guarigione. Allora incominciai a pregare... ed ecco che dopo poco tempo viene a trovarmi una mia zia Cooperatrice Salesiana, la quale subito ci dice dei prodigi che opera del continuo Maria Ausiliatrice, all'indomani procura che gli s'impartisca la Benedizione di Maria Ausiliatrice e comincia speciali preghiere ritenendo la grazia per certa. Difatti mio figlio guarì totalmente. Sia sempre benedetta Maria Ausiliatrice.
5 Maggio 1907.
SALVATORE CARTABILOTTA.
Ernesto Alvez (Brasile) - Per soddisfare al dovere che ho con la Madonna di D. Bosco, vorrei invitare il mondo intero a ringraziarla di avermi guarito l'occhio che pensava di aver irremissibilmente perduto. Infatti io non ci vedevo più nulla; a mio credere era stato colpito da una cateratta. Provai diversi rimedi non di tanto valore, perchè sono povera e in queste parti per aver la visita di un medico ci vorrebbero grandi somme di denaro... Quindi come umile poveretta, mi rivolsi all'Ausiliatrice dei Cristiani e dei poveri, ed Essa mi ha pienamente favorito. Con poche preghiere ch'io feci con fede per un'intera novena, mi trovai guarita. Mando un' offerta per una messa di ringraziamento da celebrarsi in cotesto Santuario di Valdocco, centro di questa grande divozione, conosciuta anche qui per mezzo del Bollettino Salesiano.
Grazie, intanto, o Maria! Deh! ascolta sempre quelli che ti pregano e conserva la tua protezione alla mia famiglia e a tutta questa Colonia.
7 aprile 1907.
POLGA ELISABETTA FAGION.
Lead South Dak (Stati Uniti N. - A.) - Da quattordici anni soffrivo male ad un orecchio male che andò sempre crescendo finchè l'anno scorso divenne insopportabile. Per lungo tempo fui sotto cura, ma sempre inutilmente... Ma ecco che un giorno viene a trovarmi una mia sorella che legge spesso sul Bollettino le grazie della Vergine Ausiliatrice. Consigliata, io pure comincio una novena; e tutta la famiglia si unisce a me- scongiurando la Vergine a farmi la grazia di guarire senza operazione. Promettiamo di far celebrare una messa al Santuario di Valdocco, di pubblicare la grazia... e subito la SS. Vergine esaudisce le nostre preghiere. Io sono completamente guarita ed oggi compio il mio voto esortando tutti a ricorrere alla Vergine Ausiliatrice nei loro dolori.
15 giugno 1907.
MARENGO ANTONIETTA.
New York - Nello scorso anno io fui colpita da terribili dolori allo stomaco, che non mi davano più riposo nè giorno nè notte; e misero la mia vita seriamente in pericolo. Dai dottori il male venne sconosciuto e dichiarato incurabile; per cui perdetti ogni speranza nelle medicine. Abbandonata quasi da tutti, sola nella mia cameretta, sciolta in lacrime riposi la mia fiducia in Colei che è sempre pronta a venirci in aiuto. Avendo letto pochi giorni prima il Bollettino e veduto con quale generosità la Regina di Valdocco ricolma i suoi devoti, incominciai fin di quella sera una novena promettendo una tenue offerta per una messa ed una novena di benedizioni in cotesto Santuario.
Oh! bontà infinita di Maria, le mie preghiere furono esaudite. Fin da quella prima notte potei placidamente riposare, e il miglioramento sempre continuò, finchè non mi sentii completamente guarita. Grazie a te, Maria Ausiliatrice, che ti sei degnata di conservarmi alla mia vedova mamma, che deve pur pensare ad altri suoi figliuoli.
22 febbraio 1907.
CLELIA GABRIELLI.
Torino. - Negli ultimi giorni di marzo u. s. essendo io colpito da fortissima bronco-polmonite e già ridotto agli estremi, accorsero al mio capezzale i miei genitori col mio minor fratello Stefano, con dolorosa trepidazione sulla mia dubbia sorte. Ma fin da principio io mi era raccomandato a Maria Ausiliatrice ed Ella usi salvò. A lei dunque tutte le espressioni tenere della mia sincera riconoscenza.
16 aprile 1907.
CHIAPPELLO MARCELLO.
Bagnatica. - Il 19 del corrente anno cadde dalla soffitta una pietra dal peso di circa 70 chilogrammi sul capo di mia madre, producendole una ferita nel capo, orribile sconquassamento nella schiena e fratturandole la gamba destra. Specialmente lo sconsquassamento della schiena fu tale che il medico stesso, per vari giorni, non osò nemmeno toccarla, ritenendo egualmente impossibile di salvarla. Pertanto subito le furono amministrati i SS. Sacramenti e dopo tre giorni anche l'Estrema Unzione. Eppure Maria SS. Ausiliatrice, alla quale ricorremmo, ci ha esauditi !
28 luglio 1907.
TESTA GIOVANNI BATTISTA.
S. Ambrogio Valpolicella. - Da parecchio tempo la mia figlia, suor Tersilla dell'Istituto Campostrin di Verona, soffriva d'una pleurite stazionata ed era giunta a tal punto da essere di assoluta necessità un'operazione. Non volevo che le venisse fatta l'operazione, per cui pregai Maria Ausiliatrice mi facesse guarire la figlia senza bisogno di nulla. Ed ecco che appunto il giorno di Maria Ausiliatrice (il 24) i medici dichiararono che la mia figlia non aveva più bisogno dell'operazione, poichè aveva superata la malattia. Pienamente convinta che questa guarigione sia dovuta all'intercessione di Maria Ausiliatrice, spedisco una piccola offerta pregando che sia pubblicata la grazia.
2o agosto 1907.
ZORZI CATTERINA, Zelatrice.
Mirabello Monferrato. - Essendo caduta ammalata la mia sposa, affetta da una terribile permetrite di gravissimo pronostico, il giorno 20 aprile ricorsi con piena fiducia alla Vergine Ausiliatrice, promettendo se otteneva la guarigione di pubblicare la grazia, far celebrare una Messa nel suo Santuario di Valdocco ed inviare un'offerta pel suo culto. Oh bontà della cara nostra Madre! Malgrado l'indole oltremodo pericolosa della malattia si vide subito l'intervento di Colei che è veramente l'aiuto dei Cristiani. Infatti incominciò subito il miglioramento, ed oggi essa è in via di completa guarigione. Adempio quindi la mia promessa, mentre in unione della consorte e di tutta la famiglia innalzo un inno di vivissima gratitudine all'Aiuto potente dei Cristiani.
Mirabello Monferrato, 23 giugno 1907.
SISTO LUIGI.
Lambrate (Milano). - L'8 dicembre u. s. mia sorella Virginia si sentì un malessere e un po' di febbre, che il medico dichiarò influenza e bronchite. Riponendo ogni fiducia in Maria Ausiliatrice io le misi al collo una medaglia di questa tenera Madre e la sorella guarì. Ma dopo pochi giorni eccola costretta a rimettersi a letto con alta febbre. 11 marito fa venir subito il medico che la dichiara colpita da un'altra malattia, cioè tifo e fors'anche nefrite... Con più fede feci nuovamente ricorso alla cara Madonna di D. Bosco e dopo due novene la sorella guarì con meraviglia di tutti. Perciò non mi resta che la dolce consolazione di far pubblica la grazia.
28 febbraio 1907.
ZAPPELLI GIUsEpPINA.
S. Gregorio di Catania. Era l'ultima sera del mese di aprile, quando mio padre mi avvisava con lettera che aveva bisogno del tuo aiuto potente, o Vergine Ausiliatrice! Subito con vero affetto figliale mi rivolsi a te, e l'indomani, primo giorno del tuo bel mese, circa cinquanta dei miei compagni si accostarono alla Santa Comunione, pregando il buon Gesù a voler concedere per tua intercessione la grazia da me tanto bramata.
Quanto sei buona, o Maria, verso quelli che in te ripongono ogni speranza. Prima ancora che terminasse il tuo bel mese la grazia era ottenuta con grande consolazione e stupore di quanti conoscendo la cosa ebbero ad esclamare: « Questo è un vero miracolo! »
7 giugno 1907.
GIOVANNI TEDESCHI.
Andezeno (Torino). - Il 26 aprile 1898, veniva colpita dalla caduta d'una porta del peso di 10 miriagrammi. Trasportata alla mia abitazione, pareva in fin di vita. Per 27 giorni sopportai dolori crudelissimi. La notte precedente il 24 maggio, festa di Maria Ausiliatrice, la passai tutta in sospiri sempre sperando e implorando l'aiuto di questa nostra Madre potentissima.
Alle 3 del mattino, facendo voto di andare una volta all'anno al Santuario di Maria Ausiliatrice in Torino, mi sentii molto meglio e, levatami da sola, potei recarmi fino alla chiesa parrocchiale a sentire la S. Messa e ricevere i SS. Sacramenti e da quel dì, si può dire, fui ristabilita, fra lo stupore di quanti mi avevano veduta nello, stato in cui mi trovava. Quanto è buona Maria!
Agosto 1907
GAMBA GIUSTINA.
Costabissara (Vicenza). - Certo Motterle Giulio di questo paese, di anni 20, giovane di belle speranze e dotato di cristiane virtù, da qualche tempo si ritrovava presso un laboratorio da falegname in qualità di garzone.
Lavorando un dì alla piallatrice, disgraziatamente si ferì le punte di due dita della mano sinistra, e forse perchè mal curato, in seguito fu in preda a tetano orrendo. Fu tosto condotto all'ospedale, ove disperavano di salvarlo, perchè il male era troppo inoltrato.
Quando si udì vicino il termine de' suoi giorni, le sottoscritte ricorsero alla Vergine benedetta, e dopo la novena fatta in suo onore, come per miracolo il giovane prese a migliorare, sicchè oggi potè far ritorno in seno alla sua famiglia quasi perfettamente guarito con giubilo dell'intero paese.
Ne sia perciò sempre ringraziata Maria Santissima Ausiliatrice.
15 aprile 1907.
Sorelle GIARETTA, cooperatrici.
Coreglia (Chiavari). - Nell'ottobre u. s. il mio caro fratello maggiore fu colto da forte pleuropolmonite che mise tutta la mia famiglia nella più grande costernazione. Si ricorse al valente medico curante che circondò l'ammalato di sollecite cure. Ma il alale si aggravò al punto che più non si aveva speranza di salvezza. Allora si ricorse a Te, Vergine Ausiliatrice; si mandò un'offerta al Tuo Santuario per preghiere speciali, si fece voto di venire ai tuoi piedi in pellegrinaggio, fidenti nel Tuo potente aiuto. E Tu asciugasti tosto le nostre lacrime, facesti rinascere la gioia nei nostri cuori ridonando al mio caro fratello la primiera salute. Grazie, o Maria, grazie. Noi tutti ti siamo riconoscenti. Ma ora altra grazia t'imploriamo pel nostro amato genitore. Consolaci, cara Vergine Santa, e la nostra riconoscenza verso di Te aumenterà sempre.
Gennaio 1907.
C. M. Cooperatrice Salesiana.
Lavagna. - Si era circa alla metà del p. p. dicembre ed una terribile influenza, accompagnata da asma bronchiale, venne a colpire la mia povera mamma già di salute cagionevole. Il pericolo di perderla si manifestava ad ogni momento. Fu allora che io mi rivolsi a Lei con calde e ferventi preghiere, ripetendo soventi volte: « O Madre Celeste salvate la madre terrena, Voi solo lo potete, in Voi solo confido, che non invocai invano, mi esaudirete, lo spero la. Ed oli prodigio ! Cessò d'incanto l'accesso d'asma e più non si rinnovò, sicchè ora trovasi in piena convalescenza, malgrado gli acciacchi a cui va naturalmente soggetta la vecchiaia. Rendo perciò pubbliche grazie alla Potente Ausiliatrice del popolo cristiano in Lei confidente.
Aprile 1907.
Prof. L. G. CASTELLO.
Como. - Una buona madre, riconoscentissima a Maria Ausiliatrice per aver ottenuto che i suoi figli facessero la santa Pasqua, invia l'elemosina per la celebrazione di una messa di ringraziamento, da lei promessa.
7 aprile 19o7.
A. CARDONA.
Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice, e alcuni pieni di riconoscenza inviarono offerte al Santuario di Valdocco per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, o per le Missioni Salesiane, o per le altre Opere di Don Bosco, i seguenti
A*) - Acireale: N. N. 10 - Acqui: Chiappero Cristina 5 - Alba: Giordano Vittoria - Albissola Superiore (Genova) : Maria Siri 5 - Albissola Marina: G. Tissoni 3 -Alcenago (Verona): Nicolis Pietro - Alone (Brescia): Paolo Garatti 2.40 - Arbatax (Sardegna): Donna Rosina Loy-Vallero 5.
B) - Barano d'Ischia (Napoli): D. M. G. -Biadene (Treviso). G. C. 5 - Biella L. R. - id. Caterina Antoniotti ved. D. Agostini - Bologna: E. Bragioli 5 - Borgo S. Martino: Zavanone Vincenzo io - id.: Deambrosi Agostino 5 - Broni: C. C. 2 - Buenos Aires: Giacinta Madia di Vin cenzo.
C) - Cagliari: Fanny Piras Marchese - Calamandrana: Zoccola Elena - Cammarata: Lo Sardo Russotto Antonino 5 - Campitello (Mantova): Tortini Luigia 3 - Carmagnola: Canalis Agnese - Castello sopra Lecco: Antonietta Bonaiti - Castelrosso: Fascio Fiorenzo - id.: Daniele Andrea - id.. Fascio Anna - Catania: Gemma Saitta Giuseppe io - Cavriana (Mantova): F. G. - Caxias (Brasile): Toneta Margherita 3; Toneta Giovanni 12; Dall'Alba Giovanni 3; Tearini Anna 3; Lonardi Enrico 3; Pira Natale 12 - Cevrafa: Borean Antonio 20 - Champorcher (Torino): Duclair Antonietta 4 - Chiavari: Giuseppe Repetto 15 - Chieri: Alloro Giovanni - Chiuro: Menatti Teresa 2o - Chivasso: Fassio Teresa - Comignago (Novara): Rossi Francesca 15 - Corvarola (Pontremoli): Bellegotti D. Giovanni, priore 5 - Costigliole d'Asti: Torchio Giuseppe.
D) - Dogliani: Persia Carlo.
E) - Estrella (Rio Grande do Sul, Brasile): Giovanni Zeni.
F) - Faido (Svizzera Canton Ticino): Pedrini Solari Giuseppe 5 - Falvaterra (Roma): E. G. - Frassino: Astesano Domenico - Figline Valdarno: N. N. 50.
G) - Genova: Maria Varese 2 - id.: N. N. 5 - Gonnostramatza: Marongiu Evelina 1.25 - Granarolo: Fenati Angelina 5 - Grisignano di Zocco (Vicenza): Magrin Valentino 15 - Grondona: De Martini Rosa 5.
I) - Iglesias: A. P. G. 1.5o.
I.) - Limbiate: Radaelli Linda 5 - Livorno: Un Chierico i - Lovero Valtellina (Sondrio): Giudice Alberto 10.
M) - Macerata: Ch. Guido Merlo - Manerbio: Famiglia Bertali 2 - Moretta: Campia Angelo - Masone: Sorelle Carlini 15 - Mede: Gabba Angelina 5 - Mezzema: Fortunata Gavino 5 - Milano: Ravizza F. i - Milano: G. L. 5 -Mirabello Monf. (Alessandria): Provera Erminia Garavello 5 - Moena (Tirolo): Sommarilla Margherita 5 - Monbello: Sandrone Giuseppe - Monasterolo di Savigliano: Busso Chiaffredo.
N) - Negrar N. N. 5. - Oviglio (Alessandria) N. N. 7.
P) - Padova: Un'associata all'Arciconfraternita - Palesella di Cerea: R. Sentieri Ligabò 5 - Parma: Devoto Luisa 5 - Penango: Z. C. - Pescantino Veronese: N. N. - Piazza Armerina: Sudd. Giovanni Cascino - Pisone (Brescia): Leali Carlo
50 - Ponte Tresa (Laveno): Agosti Giuseppina 5 -
Ponzo: De Stefani Filomena - Potenza: Catterina Coranciu 10 - Pralormo : N. N. i - Prata di Pordenone: Folappi Catterina Pujatti.
R) - Racconigi: Bernardi Carolina - Randazzo: Angelo Frorenzo 1.25 - Rivarossa: Chiartano Maria - Rugiana: Gallo E.
S) - Saliceto: Sagrada Placida 10 - Savigliano: Trabucco Anna 2 - S. Colombano Certenoli: Notaro A. Dondero e Famiglia 8 - S. Agata, dei Goti (Benevento): Angelo Manera 5 - S. Angelo di Lomellina): Boschi Angela io - S. Giorgio al Tagliamento: Panegutto Sante io - S. Margherita Ligure: Ronco D. Giovanni 3 - S. Vito al Tagliamento (Udine): Gasparini Giovanna 25 - S. Vittoria d'Alba: Gavizzi Andrea 5 - Santu Lussurgiu (Cagliari): F. M. 5 - Stradella (Pavia): Parisio Maria Trinchieri 2 - Tarcento (Udine) : Italia Giuseppina Pittini 6 - Terno d'Isola: Scotti Aquilino 30 - Tonengo di Mazzi (Torino): N. N. 5 - id.: Mattea Angela 5 - Torino: B. R, 10 - id.: Battaglieri Ottavio 5 - id.: Marit: Calligaris o.50 - id.: Foresto Maria - id.: Violino Viovanni - id.: T. T. - id. : Braglia Luigi 5 - id.: Paolina Nasi - id.: Una Religiosa Clarissa - id.: N. N. - Troia: Aquilino Carmelo 2 - id.: D. M. T. 2 - id.: Petitti Grazia M. ved. Catalano 3. id.: Bonelli ved. Adele.
V) - Veronella (Verona): A. P. 5 - Vicenza: Castello Giovanni 5 - Venezia: Sac. G. P.
X) - La coop. ved. Piazzalunga 3.
Santuario di Marìa Ausìlìatrìce
TORINO
Ogni giorno, celebrazione di una santa messa esclusivamente secondo l'intenzione di tutti quelli che in qualunque modo e misura hanno concorso o concorreranno a beneficare il Santuario o l'annesso Oratorio Salesiano. Per qualsiasi corrispondenza in proposito, rivolgersi al Direttore dell'Oratorio S. Francesco di Sales - Via Cottolengo, 32 - Torino.
Per celebrazione di S. Messe e ber novene o tridui di Benedizioni col SS. Sacramento, rivolgersi al Rettore del Santuario.
Ogni sabato, alle 7.30 speciali preghiere per gli associati all'Arciconfraternita di Maria SS. Ausiliatrice.
Dal 10 novembre al 10 dicembre.
20 novembre - SS. Martiri Solutore, Avventore ed Ottavio - Speciali funzioni alle 6, 7.30 ed alle 17.
22 novembre - S. Cecilia - Speciali funzioni alle ore 6, 7.30 ed alle 17.
24 novembre - Solenne commemorazione mensile di Alaria Ausiliatrice - La devota funzione si compirà alla messa delle 6 e 7.3o ed alle ore 14 e 16 - Indulgenza Plenaria.
29 novembre - Comincia la Novena dell'Immacolata.
5 dicembre - Triduo solenne dell'Immacolata: Ore 6, messa, predica e benedizione; ore 17, lode, predica e benedizione.
6 dicembre -- Primo venerdì del mese - Ad onore del S. Cuore di Gesù, esposizione del SS. Sacramento dalla messa delle 6 alle 5 di sera.
8 dicembre - Solennità di Maria SS. Immacolata -Ore 6 e 7.30 messe della Comunione generale ; ore 10, messa solenne; ore 15, vespro, panegirico e benedizione solenne.
IL SANTO. PADRE ha nominato a successore
dell'Em.mo Card. Svampa nella Sede Arcivescovile di Bologna l' ill.mo e rev.mo Mons. Giacomo dei Marchesi Della Chiesa, Sostituto alla Segreteria di Stato, - ed alla Sede Vescovile di Borgo S. Donnino il rev.mo Mons. Leo= rida Mapelli, Prevosto di Sesto Calende nell'Archidiocesi di Milano.
Ai due esimi Pastori, del cui nome si fregia l'elenco dei membri della nostra Pia Unione, vada, colle espressioni della più viva esultanza, l'augurio nostro più fervente di un lungo e fecondo Pontificato.
La Santità di N. S. Papa Pio X, volendo dare un attestato di Sua Sovrana Pontificia considerazione al sig. Cav. Carlo Vegezzi=Bossi, Fabbricante di organi da chiesa in Torino, si è benignamente degnata di concedere al suo Stabilimento il titolo di Fabbrica Pontificia con facoltà d'innalzare sulla targa lo stemma della stessa S. Sede.
All'egregio Cavaliere - che dotava, non è molto, anche il Santuario di Maria Ausiliatrice di uno splendido e grandioso strumento - l'espressione della più viva compiacenza nel vedere che la fama goduta omai in tutto il mondo dalla sua Fabbrica abbia avuto sì alta conferma.
E qui, a dimostrare tutta la riconoscenza che ci lega all'esimio Cavaliere, ci è caro cogliere quest'occasione per riportare una lettera direttagli dall'amatissimo nostro Mons. Cagliero in merito appunto al rinnovellato organo del Santuario di Maria Ausiliatrice.
Mio caro Bossi,
... La soddisfazione piena, assoluta, incondizionata, che i collaudatori provarono e furono lieti di vedere condivisa da un plebiscito di ammirazione, è la migliore conferma del sicuro indirizzo che alla rinnovellata organaria italiana viene dato da Lei secondo gli intenti intuiti dai teorici, accolti dai congressi e patrocinati con saldezza di convinzioni dai più competenti nell'arte.
L'organo di Maria Ausiliatrice è un importante ed istruttivo documento il quale offre la dimostrazione pratica, palmare, irrefutabile del come sia possibile conservare e migliorare i vecchi ripieni, senza rinunciare alle risorse dei moderni registri labiali di colorito e di forza graduata, e come sia possibile altresì, pur limitando e moderando il coefficiente di sonorità dei registri ad ancia, conservare e migliorare l'imponenza del fortissimo nobilitato dal giusto predominio del ripieno.
Fu gran ventura che il delicato ed importante lavoro sia stato affidato ad un artista provetto, coscienzioso e valente, il quale, è ben riconoscere, non disdegna, ma sa coltivare e perfezionare il bello dell'originario costruttore anche se di diversa scuola, traendone risorse per varietà di timbri, sa associare lo studio di ogni novità senza misoneismo nè prevenzione col culto del genere d'intonazione che distingue e specializza la nostra classica arte.
Tale è il programma che ha servito ad ottenere con giusta visione delle modificazioni progettive, con rispetto della linea grandiosa del ripieno, coll'assimilazione del tipo preesistente e colla cura di ogni particolare, il brillante risultato.
Questi sono i pensieri che destò in me il suo splendido lavoro....
Gio. CAGLIERO
Arcivescovo Titolare di Sebaste.
In Italia.
CATANIA - L'annuale gita ricreativa dei giovani esterni dell'Oratorio S. Filippo Neri quest'anno ebbe luogo a Taormina e ad Acireale.
La numerosa comitiva, allietata dalla banda dell'Istituto S. Francesco di Sales, giunse a Taormina dopo un lietissimo viaggio, e, compiti i religiosi doveri, attraversò in ordinato e simpatico corteo l'ospitale città recandosi al Santuario della Rocca. Lassù, mentre i giovani ammiravano la magnificenza del panorama, venne loro servita un'abbondante colazione, e, prima di tornare a Taormina, vari tra loro puntarono gli obbiettivi fotografici per ritrarre gruppi e paesaggi.
A Taormina si visitarono le vestigia dell'antica grandezza greca e romana, accompagnati con fine cortesia dal locale custode, e dopo un concerto e il canto dell'inno dell'Oratorio nella piazza della città, si partì per Acireale.
Quivi i gitanti furono accolti con entusiasmo dai giovani dell'Oratorio dei PP. Filippini, coi quali formarono un solo corteo. L'apriva la banda, cui facevan seguito i giovani Acesi con vessillo, poi la ricca bandiera della Società sportiva Ardor dell'Oratorio di Catania, circondata, come scorta di onore, da un geniale drappello di soci nella splendida divisa sociale e dietro venivano gli altri gitanti con le bandiere delle Associazioni esistenti nell'Oratorio di Catania. Il corteo ammiratissimo traversò la città per recarsi all'Istituto San Michele, dove alunni e superiori con a capo S. E. rev.ma Monsignor Giambattista Arista, Vescovo Ausiliare del defunto Mons. Genuardi, fecero loro un'accoglienza indimenticabile. Indi fu servito il pranzo di 16o coperti, al termine del quale non mancarono i brindisi, fra cui anche uno al veneratissimo Cardinal Nava, munifico benefattore dell'Oratorio di Catania.
Dopo il pranzo si visitò la città e infine l'Oratorio S. Luigi, dove i giovani catanesi ed aceri fraternizzarono coll più schietto entusiasmo.
Accommiatatisi affèttuosamente, i giovani catanesi si rimettevano in viaggio e rientravano in città sul tardi, lieti delle dolci emozioni provate.
FAENZA - Settimana Gregoriana (29 luglio-5 agosto) - Togliamo dalla Musica Sacra di Milano : « E ancora una volta i RR. Salesiani hanno l'onore di essere i promotori della riforma liturgico-gregoriana. A Faenza nella cittadina che è madre di tanti eminenti artisti, in parte noti ormai dovunque e parte ammirati solo dai concittadini che hanno la fortuna di avvicinarli , a Faenza si svolgeva nella prima settimana di agosto , nei locali dell'Istituto Salesiano, un corso gregoriano, diretto dal R. P. Paolo M. Ferretti, benedettino, Abate in Parma, coadiuvato dal R. D. Torquato Tassi salesiano, il delicato artista ben noto a Bologna per la finitezza delle esecuzioni musicali e gregoriane, ammirate da ogni intelligente. E chi non conosce Padre Feretti, il simpatico e geniale monaco che per tutti ha un sorriso di benevolenza, per tutti una dolce parola, con tutti si trattiene e parla e ragiona, pur di giovare alla causa ch'ei propugna, tutti maravigliando colla sconfinata erudizione?
» Egli si presentò la mattina del 30 luglio al numeroso pubblico convenuto , (notevole il concorso di tutto il clero secolare e regolare faentino) ; e, senza pretesa di tenere lezioni cattedratiche , e sostenere scabrose dispute teoriche nelle tante questioni e controversie che sono ognora in lontana risoluzione, espose brevemente i canoni fondamentali di una buona esecuzione gregoriana ; e, passando subito alla pratica, nella mattina stessa fece eseguire due antifone della Madonna. Padre Ferretti è uomo eminentemente pratico , e come ebbe a ripetere più volte lui stesso, non gl'importa infarcire la mente degli uditori di principi teorici, non ;l'importa perdersi in discussioni lunghe ed astratte che lasciano sempre il cielo trovato ; ciò che gli premeva si era che in fine di settimana tutti sapessero come si eseguisce il canto gregoriano secondo la tradizione solesmense ; e le esecuzioni di chiesa addimostrarono che ci riuscì pienamente. La Missa de Angelis, eseguita due volte (domenica, 4, in Duomo, lunedì, 5, in Santa Maria dell'Angelo) la soave Compieta eseguita in sull'imbrunire del 4 al Carmine, i Vespri della Madonna eseguiti la sera del 5 in Santa Maria dell'Angelo, furono esecuzioni esatte e ben affiatate, con un tale assieme di delicatezze e sfumature da potersi dire quasi perfette. Padre Ferretti è soddisfatto dell'esito della Settimana Gregoriana, e niuno io credo poteva augurarsi di meglio. Un plauso cordiale e sicuro si abbia pertanto il benemerito benedettino, coll'augurio cha la buona tradizione gregoriana restaurata pur ora in Faenza, non si abbia a rompere mai; un plauso al clero faentino, che tutta la settimana fu assiduo alle lezioni ; un applauso s'abbiano i Salesiani, che sempre e dovunque portano il risveglio della musica sacra. »
MILANO - L'Em.mo Card. Ferrari il 2 ottobre rallegrava d'una sua visita inaspettata l'Istituto nostro di Milano, I pochi nostri giovanetti, ritornati dalle autunnali vacanze e tutti i superiori l'accolsero colla più schietta esultanza. Accompagnato dal Direttore, l'Eminentissimo entrava quindi nella Chiesa di S. Agostino dove, fatta breve orazione, volle rivolgere ai giovanetti e ai superiori calde parole di affetto e di ammirazione. Pigliando poi occasione della festa degli Angeli Custodi, disse della cura amorosa ed assidua che l'Angelo del Signore si prende di noi e della sua vivissima premura per allontanarci da ogni male, specialmente dal peccato, e conchiuse: « Giovanetti, verrò ancora, verrò presto, quando tutti sarete di nuovo radunati in questo dolce asilo di pace, verrò a benedire con voi i vostri compagni, i vostri cari superiori e maestri che ebbero in queste vacanze una prova terribile. Ma col loro cuore fu straziato il cuore di tutti i buoni, il cuore di tutti i sacerdoti di Dio, il cuore dei vescovi, il cuore del Papa che tanta ama gli ottimi figli di D. Bosco. Non ci abbatteranno però, non ci spaventeranno le mene e le calunnie dei nemici di Dio, dei nemici della società e della chiesa. Noi siamo col Signore e niente dobbiamo temere, perchè le porte dell'inferno non potranno giammai avere la vittoria. Figliuoli, il inondo vi perseguita, vi combatte, vi tende mille insidie. Sappiatelo coraggiosamente affrontare, sappiatelo combattere e vincere. » Assistette quindi alla benedizione col SS. e ripartì fra le più entusiastiche ovazioni, nuovamente promettendo una prossima visita.
Non occorre il dire, che anche il cuor nostro sente con riconoscenza tutta la tenerezza che ha per noi l'Eminentissimo Cardinale di Milano.
All'Estero.
GERUSALEMME - Alla Scuola Italiana il giovedì rr luglio ebbe luogo per la prima volta la solenne distribuzione dei premi. V'intervennero Mons. Patriarca Latino, Mons. Luigi Piccarlo, l'Arcivescovo Paolo Mourad, vicario del Patriarcato greco cattolico, il Console italiano, il rappresentante del reverendissimo Padre Custode di Terra Santa, nonchè una rappresentanza di tutte le comunità religiose ed una folla numerosissima. Il cortile, tutto adorno di festoni e bandiere, presentava l'aspetto di un vasto salone, nel cui sfondo si elevava un palcoscenico provvisorio. I vari componimenti, che si succedettero in lingua italiana, araba, inglese e francese furono molto applauditi. Tanto Mons. Patriarca che il sig. Console, encomiarono i progressi fatti dalla scuola e la pronunzia chiara e spiccata delle diverse lingue. Mons. Patriarca, nel partire, si felicitò dello sviluppo dato alla lingua inglese, necessariissima in Palestina, per porre argine alla grande propaganda protestante e perchè, vicini come sono all'Egitto, assicura ai giovani una posizione sociale.
MALTA - Distribuzione dei premi. - Per festeggiare l'onomastico del loro insigne benefattore il signor Alfonso M. Galea , i Salesiani tennero il 5 agosto u. s, l' annuale distribuzione dei premi, presieduta da S. E. Mons. Arcivescovo e da S. S. Onor. l'Ufficiale Amministrante il Governo. Come al solito vi accorse uno straordinario numero di invitati, molti dei quali contribuirono ai premi. Il Direttore dell'Istituto Salesiano lesse un bellissimo discorso inviando anzitutto un caldo tributo d'affetto e di riconoscenza al signor Galea ed alla sua gentile signora, insigni benefattori dell'Istituto, ricordando, con belle e sentite parole, tutto il bene da loro fatto. Poscia, dopo un rapido riassunto del progresso fin'ora raggiunto dall'Istituto , dimostrò i vantaggi che si ottengono attuando il Lavoro manuale in connessione dell'educazione primaria nelle scuole, metodo oggi adottato nelle scuole di Francia , Germania , Svizzera , Norvegia Svezia, Danimarca ed America con grande vantaggio dello sviluppo intellettuale. Terminato il discorso si cominciò a svolgere un attraente e svariato programma e si distribuirono i numerosissimi premi.
In fine il signor Galea, rivolgendosi al generale Barron, a S. E. Mons. Arcivescovo ed a tutti i numerosi invitati : « Siete stati invitati, disse, ad una distribuzione di premii , ma sembrami , argomentandolo dal discorso del Direttore , che siate stati invitati per altra ragione, per onorare, cioè, la mia povera persona. Comunque sia, sono estremamente confuso per questa dimostrazione di benevolenza a mio riguardo. Essa è tanto lusinghiera quanto immeritata da parte mia. Mi sento però in dovere di pregarvi che non vogliate ascrivere a me quel qualsiasi po' di bene che io abbia potuto fare
Sia tutto ad onore di Dio e di Don Bosco, fondatore dei Salesiani, che pochi giorni addietro dalla Chiesa veniva dichiarato Venerabile. »
BAHIA BLANCA -- Da questa fiorente città della Repubblica Argentina, cui sorride il più lieto avvenire, ci giungono le più confortanti notizie dello sviluppo dell'Opera Salesiana. Quando i primi missionari vi misero il piede, Bahia Bianca non contava molto più di due mila abitanti, ed ora è una bella città di 40.000, e i soli nostri confratelli continuano ad avere l'assistenza religiosa di tutta la popolazione. Essi vi han eretto vari collegi, quattro chiese e quattro cappelle. Il bene che vi compiono è assai rilevante, per cui ci sarebbe caro l'averne direttamente un breve ma completo ragguaglio. Intanto siam lieti di presentare ai lettori il seguente giudizio sul maggiore dei nostri Collegi di Bahia Bianca (il Colegio D. Bosco), che troviamo nel foglio locale La Nueva Provincia, sopprimendo solo alcune linee, le quali, ci pare, potrebbero offendere la modestia di quei nostri carissimi confratelli.
« ...Nel visitare il Collegio « Don Bosco, » di questa città, al vedere quella moltitudine di giovanetti chini sul loro banco di studio, colla fisonomia tranquilla e placida di chi prova una grata emozione , al contemplare quelle aule grandiose, chiare, piene di luce ed attraentemente pulite, ben comprendemmo come là si esplichi una missione che merita tutta la considerazione e che il pubblico non deve ignorare. Pochi stabilimenti di educazione in questa provincia, tanto governativi che privati, possono esser messi a lato del Collegio « D. Bosco ».
» L'edificio è ampio, pulito, elegante. In tutte le sue parti, fin nelle meno importanti adiacenze, è notevole la più scrupolosa pulitezza. Fino il piccolo giardino del primo cortile che dà un aspetto molto simpatico all'insieme di tutto il collegio, dà a divedere la costante diligenza per la conservazione di quella magnifica prospettiva.
» Dentro poi, collegiali e professori passano una vita serena ed animata allo stesso tempo, cordiale e densa di risorse nuove ; lì si giuoca, si canta, si fa un chiasso giulivo, il tutto come naturale e legittima espansione, ed allo stesso tempo si studia, si coltivano le intelligenze e l'Istituto esercita una vera missione educatrice nelle menti e nei cuori.
» Il numero degli alunni quest'anno non sarà inferiore a 6oo, fra interni ed esterni...
» Il Corpo insegnante è costituito di 14 professori, tutti sacerdoti salesiani che da vario tempo esercitano con lode il loro ufficio.
» La direzione si mostra quanto mai oculata. Nulla sfugge alla sua osservazione e provvede a tutto con quel criterio giusto, scevro d'intransigenze e di assolutismo che tanto nuoce allo sviluppo delle giovanili intelligenze, sempre però in favore dell'osservanza del regolamento, della disciplina e della morale.
» Per soddisfare a tutte le esigenze il fabbricato ha dovuto essere ampliato. Nel secondo braccio di casa si son costrutto 2 sale: l'una di 32 metri per 8; e l'altra di 23 per 6. In fondo alla prima vi è un bel salone con 40 lavatoi, tutti di marino, smaglianti per la loro nettezza. Questi ampliamenti han fatto risaltare ancor di più l'importanza dello stabilimento... »
Ai nostri buoni Confratelli rinnoviamo l'invito d'inviarci un breve ragguaglio sull'Opera di Don Bosco in Bahia.
BUENOS AIRES - Gli ex-alunni degli Istituti Salesiani il 24 giugno u. s. si riunirono in assemblea generale nel Collegio Pio IX, in Buenos Aires, in numero di circa duecento nel salone del teatro, dove eseguita appena la marcia d'introduzione si alzarono in piedi per salutare l'Ecc.mo Mons. Locatelli, Internunzio Apostolico, che con cortese affabilità si degnava di presiedere all'atto. Nell'assemblea si propose la creazione nel seno della società dei quattro seguenti gruppi: a) Sport ; b) Studi sociali ; c) Studi letterari; d) Protezione mutua. Queste proposte furono accolte da tutti con vero entusiasmo e si procedette senz'altro alla nomina di apposite commissioni.
Seguì una conferenza del rev. Franceschi sulla necessità dell'apostolato nel campo operaio. Il distinto conferenziere portò il convincimento nell'animo oli tutti gli uditori. Mons. Internunzio ebbe parole di simpatia per i lavori dell'Associazione degli ex-alunni di Don Bosco e manifestò l'affetto col quale sempre appoggerà tali Opere.
PONTE NOVA (Minas-Brasile) -- La Scuola Normale Maria Ausiliatrice di Ponte Nova nello Stato di Minas Geraes, che primeggia fra le Scuole Normali dello Stato per l'eccellente metodo di insegnamento, riconosciuto dagli ispettori scolastici ordinari e straordinari, non poteva non innalzare all'altezza del suo nome anche la nuova scuola di musica che il Governo stabilì nel nuovo programma scolastico.
Un bel saggio ebbe luogo nella festa del S. Cuore celebratasi il giorno 30 giugno con slancio affettuosissimo. Fin dal mattino le alunne esterne della Scuola Normale e all'annessa Scuola Governativa accorrevano festeggianti alla modesta Capella di Maria Ausiliatrice. Alle ore 7, messa e comunione generale. Un bel numero di ragazze bianco vestite, col capo incoronato di rose, si accostava per la prima volta al Divino Banchetto: la Cappella era completamente piena ; oltre le 200 e più alunne interne e esterne, una moltitudine di popolo assisteva dalle porte e dalle finestre, non essendo possibile star dentro della chiesa. L'altare bellamente ornato di fiori accresceva decoro e divozione, ma più che tutto, aggiunse decoro a quella e a tutte le sacre funzioni del giorno la musica copiosa e veramente sacra eseguita con arte mirabile. Congratulazioni ed incoraggiamenti alle brave Normaliste.
Mons. Antonio Simonetti.
COL cuore straziato diamo il triste annunzio della morte di un altro esimio ed attivissimo Cooperatore Salesiano, che in molte guise e in molte circostanze ci prestò attivamente l'opera sua, vogliam dire il prof. D. Antonio Simonetti.
Nobilissimo campione dell'azione cattolica, fu pure sacerdote pio e zelante, e sacro oratore che con schietta eloquenza sapeva cattivarsi le menti ed i cuori degli uditori, trasfondendo in essi tutta l'anima sua. E fu sul pergamo che egli, quale soldato sulla breccia, venne colpito dal male che in pochi giorni lo rapiva all'affetto dei suoi congiunti e dei suoi concittadini.
Il prof. Simonetti aveva accettato di pronunziare la domenica 13 ottobre u. s. , in Mongrando,. sua patria, il discorso per la prima messa di unn novello Sacerdote. La chiesa era gremita di popolo. Giunto poche ore prima da Biella D. Simonetti salì il pulpito, e cominciò tranquillo il suo discorso. Dopo l'esordio si riposò alquanto; poi riprese la parola, ma con abbassamento di voce, s'interruppe, si sedette, e fu visto impallidire. Tosto salirono sul pulpito due sacerdoti, e s'accorsero che il povero D. Simonetti era stato colpito da paralisi.... Dopo tre giorni egli passava all'eternità !
Memori dell'affetto e dello zelo suo per le Opere Salesiane, noi non possiam non piangere per tanta perdita. Ad esempio, ci pare ancor di udirlo nel fervido slancio, del suo gran cuore, quando rapito, come egli disse, « allo scorgere ovunque scuole, colonie, ospedali, officine, oratori, chiese, missioni, ospizi, asili per emigrati... e all'udire ovunque, in tutte le lingue della terra, dallo stretto di Magellano alla Vistola, cantarsi il medesimo inno di pace, di salute, di gloria al grande Educatore Italiano, a D. Bosco » in nome del Comitato Esecutivo e della Presidenza del 30 Congresso Internazionale dei Cooperatori Salesiani tenutosi nel maggio del 1903 in Torino, porgeva il più entusiastico saluto ai numerosi Congressisti. Noi pure , attese le sue speciali benemerenze per l'azione salesiana, esultammo in quel tempo per la sua nomina a Cameriere Segreto del S. Padre, onorificenza che egli gradì, ma che volle tener nascosta per esser più libero - com'egli stesso si espresse - nella sua azione.
Mons. Simonetti non contava che 47 anni: era nato nel 186o. I suoi funerali riuscirono una solenne e commovente dimostrazione di affetto e di stima da parte di tutta la cittadinanza e di tutte le Autorità di Biella, ove egli da 12 anni era pur membro del Consiglio Comunale. Una prece, o buoni Cooperatori, una fervida prece riconoscente per quell'anima benedetta !
La sig.a Maria Campora.
S. Nicolas de los Arroyos, nella Repubblica Argentina, il giorno io luglio, munita di tutti i conforti di nostra santa Religione, volava al Paradiso la signora Maria Campora nata Parodi. Era la più premurosa benefattrice di quel Collegio Salesiano.
Donna di rare virtù, questa pia cooperatrice ebbe in particolar maniera una mirabile venerazione pel sacerdozio. Davanti ad un sacerdote ella s'immaginava di essere davanti a Gesù Cristo stesso, e parlando con un sacerdote, incrociava le mani sul petto, abbassava gli occhi ed ascoltava con profonda venerazione. Il Signore perpetui il ricordo delle sue virtù in mezzo alla fiorente Colonia Italiana di S. Nicolas. Una prece per la cara defunta.
La sig.a L. Ghiberti ved. Bertalotti.
IL 19 settembre u. s. si spegneva in Perosa Argentina la benemerita Signora Ghiberti Laura fu Pasquale ved. Bertalotti Maurilio in età d'anni 78. Donna di eminenti qualità morali consacrò tutta la sua esistenza alle opere di carità le meno appariscenti. Lascia dietro di sè grande eredità di affetti. Ai figli tutti, specie all'esimio avv. Carlo, l'insigne beenfattore dell'Opera Salesiana in Perosa, le nostre condoglianze e l'assicurazione di continui suffragi per l'anima della desideratissima defunta.
Il Comm. Avv. Diomede De Simonis.
QUESTO signore che occupò degnamente le prime cariche nella Provincia e nel Municipio di Bologna colto da repentino malore, si spegneva nell'aula della Deputazione Provinciale, di cui era degno Presidente, il 5 giugno u. s.
Fornito di largo censo, seppe amministrare le ricchezze secondo i precetti del Vangelo, così che le opere pie ed i poveri di Bologna non ricorrevano mai invano alla sua carità. Cooperatore nostro fervidissimo, fu tra i primi a sostenere colle sue largizioni l'Istituto Salesiano di quella città sin dal suo nascere; e non di rado inviava il suo obolo agli orfanelli ivi ricoverati. Per l'anima sua questi fecero speciali suffragi, ma noi, mentre inviamo profonde condoglianze alla vedova e figlia desolate, vogliamo raccomandare il compianto Commendatore alle preghiere di tutti i Cooperatori.
Il P. Simplicio Bonafede dei Missionari Conventuali.
IL zelante e modesto religioso, l'eccellente Parroco di S. Dorotea in Roma, che col suo fare mite e gentile aveva saputo conquistarsi le generali simpatie, in seguito ad una operazione chirurgica è sparito quasi istantaneamente. Troppo presto egli ha lasciato nel lutto più amaro i suoi Confratelli e Parrocchiani. Egli è morto a soli 59 anni.
Il P. Bonafede era anche nostro buon Cooperatore. Una prece per l'anima sua.
Il rev. D. Giuseppe Rainoni.
IL Can. D. Francesco Rainoni di Treviglio e le sue pie sorelle non avevano ancora asciugato le lagrime per la morte repentina di un'amata sorella, che videro sparire repentinamente anche il diletto fratello D. Giuseppe, parroco di Trezzana Rosa. Anche il pio defunto era un zelantissimo nostro cooperatore. I nostri lettori sono caldamente pregati a suffragarne l'anima benedetta.
FACCIAMO anche particolari suffragi pei seguenti Cooperatori defunti dal I° maggio al 10 settembre.
Guglielmino Giovanna, maestra - Torino.
Labò D. Angelo - Rivergaro, Piacenza.
Laura Giovanna - Dolceacqua, Portomaurizio. Locatelli Battista - Berbenno, Pergamo. Loda Vincenzo - Adro, Brescia. Lombardi Giov. fu Ant., - Bagolino, Brescia. Maiocchi Gaetana V.a Gatti - Lodi. Manara Margherita - Trisobbio. Mancini Battista - Soave, Verona. Marchetti Teresa - Melazzo, Alessandria. Mariani Donna Sofia n. Defilippi - Roma. Marìn Luigia - Galliera Veneta. Marini Matilde - Pordenone, Udine. Mariutto coram. Luigi - Mirano, Venezia.
Maseroli D. Francesco, Arc. V. F. - Albina, Reggio Em. Mazzo Maria - Lavilla, Genova. Merlo Francesco - Pessinetto Fuori, Torino. Micheli Rosalia, maestra - Bedizzole, Prescia. Miriani Maria -- Vanzaghello, Milano. Mondino Margherita - Marene, Cuneo. Morelli Francesco - Azzoue, Bergamo. Nardi Francesco - S. Arcangelo. Nicolis Elvira - Nogarole, Verona. Osta Felicita - Torino.
Oxilia Maddalena V.a Fiorio - Torino. Paglia Fortunato - Cuveglio in Valle, Conio. Pasotti Romolo - Nave, Brescia.
Piana Anna V.a Pizzorno - Rossiglione, Genova. Piccoli D. Ferdinando, arc. V. F. - Negrar. Pierini Zelinda - Perugia. Prato cav. D. Bartolomeo - Vigone, Torino. Rampinelli Tranquillo - Tavagliato, Prescia. Randon Giorgio, maestro - Vicenza. Rita Lago Richetta di Valgoria - Roma. Roffredo Gio. fu Domenico - Alice Belcolle. Roggeri mons. Niccolò - Taggia. Rota Maria - Gorlago, Bergamo. Ruspoli Principe D. Francesco - Roma. Sangalli Giacomo - Rogno, Bergamo. Salvi D. Eugenio - Lorentino, Bergamo. Sassi D. Vincenzo, parroco - Grandate, Como. Schiratti Teresa - Pieve di Soligo, Treviso. Signori Daniele - Commenduno, Bergamo. Siravegna Carolina Angonoa - Torino. Sogno Andrea - Crescentino. Solari Marianna - Caserta. Speziari Caterina - Esine, Brescia. Spinelli Giovanni - Cairo Montenotte. Stella Clotilde - Costigliole d'Asti. Terroni mons. Pietro - Borgo S. Donnino. Testa Giuseppe, archivista di Stato - Genova. Terzano Luigia - S. Marzano Oliveto. Torta Giuseppina - Buttigliera d'Asti. Trobia D. Carmelo - Caltanisetta. Ugolini Teresa V.a Pedruzzi - Negrar, Verona. Ugues Caterina - Torino. - Utili D. Antonio - Faenza. Valenza D. Marco, rettore - Caltanisetta.
Vercelli D. Giovanni, parroco - Cervatto, Novara. Vianello D. Olivo - Pellestrina, Venezia. Vignati Giovanni - Gallarate, Milano. Vitale cav. Cesare - Torino. Vitelleschi marchesa Clotilde - Roma. Zennaro Vincenzina - Chioggia. Zoli Silvio - Predappio, Forlì.
Di questi e di tutti gli altri Cooperatori defunti facciamo fraterna memoria specialmente in questo mese, con applicazione di abbondanti suffragi.