IL REGNO DEL MISSIONARIO . . pag. 85 IL MESE DI MARIA AUSILIATRICE . 88 IL DECIMO ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI DON BOSCO . 89 FESTE E CONFERENZE DI SAN FRANCESCO DI SALES 91 MISSIONI: - PAMPA CENTRALE: Escursione apostolica di Mons. Cagliero. - MATTO GROSSO: Visita agli Indii dell'Alto S. Lorenzo. - ANTILLE OLANDESI: Accettazione di una nuova Casa a Curaçao . . . 92 GRAZIE DI MARIA AUSILIATRICE 103
AI GIOVANETTI 107
NECROLOGIA 109
NOTIZIE VARIE 110 COOPERATORI DEFUNTI . . 111 ILLUSTRAZIONI: - Gesù nell'orto, pag. 87 - Mons. Cagliero col Cacico Namuncurà ecc. 93 - I primi selvaggi Coroados vestiti ed addestrati al lavoro nel Matto Grosso, 98 - I giovani del Collegio di Valencia, 102 - Pauli Gualtiero, 108.
LA più bella pagina della storia del mondo si scriverà sempre nel regno del Missionario, regno che si estende ovunque vi sono anime da evangelizzare, e che perciò durerà fino al giorno in cui, compiuto il vaticinio di Malachia : « in ogni spiaggia della terra offerire al Signore l'Ostia monda e pacifica », sarà predicato il Vangelo a tutte le creature.
Predicare il Vangelo di Gesù Cristo a tutte le creature!
È il decreto, il comando di Dio, e neppur un apice della sua parola andrà disperso. In tutte le contrade, sotto tutti i climi, nei continenti e nelle isole, dovunque vi sia un' anima creata ad immagine di Dio verrà predicato il suo Vangelo. Il comando del divin Fondatore della Chiesa sarà un dì perfettamente adempiuto; ed in quel giorno, se ci fosse concesso, abolite tutte le distanze, misurare collo sguardo la vasta superficie di questo nostro pianeta, assisteremmo ad un magnifico spettacolo Vedremmo gli uomini tutti, oggidì separati da mari e monti, divisi da differenti aspirazioni ed interessi, aventi diversa costituzione fisica e linguaggio vario, darsi scambievolmente la mano per indirizzare al Padre nostro che è nei cieli la stessa preghiera nella pienezza del Regno di Dio
Predicare il Vangelo a tutte le creature!
Comando perentorio, fonte perenne, a cui si dissetano quei generosi che, segnati dalla vera Sposa di Gesù Cristo del glorioso carattere dell'apostolato, volano fino alle estremità della terra per recare la buona novella agli infelici che siedono nelle tenebre e nell'ombra di morte. La predicazione del Vangelo è il real diadema, che cinge il capo al Missionario, il quale mai non mette, nè si lascia imporre limite al suo regno, ma come il Zaverio, con inenarrabili gemiti, grida al Signore: « Amplius, Domine, amplius ! Ancor di più, o Signore, ancor di più : ho sete inestinguibile di anime! » La predicazione del Vangelo è lo scettro potente, col quale il Missionario abbatte gli idoli e mette in fuga le potenze infernali: è la sua forza, la sicurezza del suo regno; per essa egli divien eroe; per essa, abbandonate le dolcezze della famiglia e della patria, va a consumarsi in mezzo ai boschi, sposa la vita del selvaggio, stanzia nella sua capanna coperta di foglie e di fango; per essa si logora negli stenti; per essa muore come un malfattore coperto d'infamia, lasciando le ossa illagrimate in quelle inospite regioni
Predicate il Vangelo a tutte le creature! Il comando del Divin Salvatore agli Apostoli diede origine a questo regno grandioso, che incessantemente si diffonde sotto misterioso impulso su tutta quanta la faccia della terra; regno immenso, che tutti abbraccia i tempi finchè vi siano infedeli da convertire; regno imperituro, contro del quale non avranno forza tutte le umane e le infernali possanze. Tutto fu già tentato, e nei passati secoli e nel presente, per togliere dal mondo il regno del Missionario; come tana volta contro il Redentore, così in ogni tempo contro questo regno si leva alto il grido : eradamus eum de terra viventium : sradichiamolo dalla terra dei viventi...; ma egli continua la sua via Mille difficoltà si oppongono continuamente alla sua estensione; ma tuttavia si estende sempre più sulle terre vergini dell'Arcipelago, nei centri del nuovo Continente; i figli delle isole, le popolazioni delle selve hanno salutato questo regno, che alla luce del Vangelo li rinobilita, dicendo al Missionario quelle parole del profeta Zaccaria: Noi verremo con voi, perchè abbiamo inteso come Dio è con voi: Ibimus vobiscum, audivimus enim quoniam Deus vobiscum est (Zac. VIII, 23).
Come è bello il regno del Missionario ! Per scriverne la storia antica, si dovrebbero riferire le più gloriose pagine della vita di ciascun popolo civilizzato, perchè appunto dal Missionario ebbe origine la civiltà delle nazioni. A chi si attentasse negarlo diremmo : Abbrucia prima la storia e poi scrivi pure il tuo romanzo... I monumenti religiosi delle diverse nazioni ti dichiarerebbero solennemente bugiardo... Per poter negare che il primo fattore della civiltà dei popoli non sia stato il regno del Missionario, bisogna anzitutto distruggere la civiltà stessa.
Ai dì nostri fiorisce ancora e di piena vitalità questo regno. Ne avremo un saggio nell'Esposizione delle Missioni Cattoliche, che sta per aprirsi in Torino, dove ci sarà dato osservare non solo le benemerenze antiche dei Missionari cattolici, ma sopratutto le principali meraviglie operate dai Missionari contemporanei nelle lontane regioni divenute loro seconda patria. Gli oggetti di culto esposti in questa Mostra, i preziosi materiali di faune e fiore svariatissime, le carte topografiche a grandi dimensioni, i panorami ed i gruppi fotografici dei luoghi e popoli a noi più remoti, formeranno una vivente apologia del regno del Missionario, ed il visitatore troverà abbondante materia di studio e di riflessione.
Egli visiterà con crescente entusiasmo gli edifizii, in cui sono raccolti questi tesori, e sopra ciascuno vi leggerà: - Questo ha fatto il Missionario nel suo regno! - Eppure il Missionario portò seco non altra ricchezza che la sua fede, non altra suppellettile che il breviario ed il Crocifisso; non oro, non armi, nè eserciti per conquistare e raccogliere questi tesori Con qual segreto adunque riuscì a stabilire il suo regno in mezzo alle popolazioni, che simili a fiere avevan vissuto solo di rapine, di turpitudini, di crudeltà e guerre inaudite?
Con qual segreto? Oh! lo si domandi ai selvaggi civilizzati dell'Africa, dell'Asia, delle Americhe e dell'Oceania venuti dalle loro terre appositamente per ridire al mondo civile con linguaggio e costumi proprii il segreto del Missionario
Ed i selvaggi della China, del Siam, della Birmania e dell' India: i Beduini che vagano fra l'Eufrate ed il Giordano; i Sirii e quelli del Congo e dell' Alto Nilo, come pure i Cafri, gli Indii della Terra del Fuoco , della Patagonia, del Matto Grosso, del Paraguay, della Bolivia, dell'Araucania, dell' Equatore, della Colombia, delle Montagne Rocciose, del Dakota, del Canadà, dell'Alaska e dell'ultima Groenlandia risponderanno in coro: « Il Missionario ci ha predicato il Vangelo di Cristo: egli ci ha parlato il linguaggio della carità; egli ha operato in mezzo a noi un miracolo che supplisce ad ogni altro, il miracolo del sacrifizio! La prima volta che lo vedemmo comparire in mezzo a noi, pieni di curiosità e di diffidenza, ci raccogliemmo intorno a lui e gli domandammo: Chi sei? donde vieni? che cosa cerchi? Ed egli, dato uno sguardo al Crocifisso, con linguaggio per noi affatto nuovo, ma che però, non sappialu come, tutti comprendeummo, ci rispose: « Ho valicato mari, deserti e monti per venire sino a voi! ho abbandonato una patria, una famiglia cara, una casa per me ripiena di comodi, di delizie; io non cerco da voi nè oro, nè roba: io sono venuto a voi, perchè vi arcuo, perchè desidero la vostra felicità io sono il padre delle vostre anime, io l' ambasciatore di Gesù Cristo venuto a mettervi sul cammino della salute...» E veramente il Missionario ci ha recata
la felicità. Il suo sacrifizio fu per noi la prova più bella di quanto veniva ad insegnarci... Da lui imparammo a conoscere, ad amare Dio; dal suo esempio apprendemmo a lavorare, e noi l'abbiam dichiarato tosto nostro padre e nostro re. »
Questo, visitando l' Esposizione delle Missioni Cattoliche, sentiremo dirci e coi fatti e colle parole dai rappresentanti dei numerosi popoli selvaggi, in cui il Missionario ha piantato il suo regno; e l'animo nostro ne gioirà, perchè ci sarà dato toccare con mano che oggidì quasi tutti i popoli udirono la voce del Missionario ed ogni terra fu irrigata dal sangue dei suoi martiri: in omnem terram exivit sonus eorum.
Come è bello il regno del Missionario, che all' ombra della croce ed al raggio della fede vive di vita perenne, diffondendo in tutti i suoi membri civiltà e progresso nelle scienze, nell' agricoltura, nel commercio, e sradicando dal cuore ogni vizio ripugnante all'umana natura, vi innesta quanto v'ha di più delicato e soave!
Noi lo salutiamo con tutto lo slancio del nostro animo questo regno glorioso, perchè ci ricorda quanto fecero nel corso di 23 anni i nostri Confratelli della Patagonia, della Terra del Fuoco, dell'Equatore, del Matto Grosso, della Colombia e di tutta quanta l'America Meridionale; perchè ci ricorda che già fu imporporato del sangue salesiano; perchè già conta le sue gloriose vittime, i suoi numerosi martiri : Mons. Lasagna e compagni nel Brasile, Silvestro nella Terra del Fuoco, D. Agosta nella Patagonia, D. Savio e D. Milano nell' Equatore, D. Baccino e D. Bodratto nell'Argentina, Eterno nella Venezuela, D. Unia nella Colombia.
Oh! rallegratevi anche voi, o Cooperatori e Cooperatrici Salesiane, perchè a questo bel regno avete gran parte colle vostre preghiere e colle vostre generose oblazioni. Continuategli il vostro appoggio, sicuri che insiem colla gloria avete pure il merito di cooperare alla più divina di tutte quante le opere, la salute delle anime.
SE ogni anno al riedere di questo bel mese i nostri Cooperatori e le nostre Cooperatrici con santa emulazione e nobile zelo gareggiano tutti nel festeggiare l'Ausiliatrice del Popolo Cristiano, ancor più deve in loro suscitarsi instancabile operosità per l'onore ed il culto di Lei in quest'anno, in cui gli avvenimenti grandiosi che attirano l'attenzione del mondo cattolico avranno il loro svolgimento in Torino, la città prediletta di Maria SS. e dove Essa stessa volle edificarsi la sua Casa nell'umile Valdocco.
La Mostra d'Arte Sacra, delle Missioni ed Opere Cattoliche, i Centenari Religiosi del Piemonte, l'Esposizione della SS. Sindone che si farà proprio durante la novena di Maria SS. Ausiliatrice, il 3° Congresso Mariano ed altri solenni festeggiamenti costituiscono un insieme di fatti che non possono non risvegliare in tutti il pensiero di Maria Ausiliatrice.
Come infatti si può sentir parlare di Torino, senza ricordar tosto il Santuario di Lei, primo anello di quella mondiale catena di opere, che il suo fedel servo Don Bosco sparse sopra tutta la faccia della terra? Come pellegrinare a Torino, senz'essere da una forza misteriosa attirati a far visita a Lei, Aiuto dei Cristiani, proprio nella stia Casa? Come adunque non eccitarci maggiormente a venerare questa nostra Gran Madre nel suo bel mese , se tutto pare ci faccia dolce violenza perchè di Lei pensiamo, di Lei parliamo, Lei imitiamo?
Quanti nuovi motivi per alimentare e corroborare la nostra figliale pietà verso Maria Ausiliatrice ! Quanti tesori di grazie ci sono offerti in questo bel mese !
Facciamone acquisto, finchè abbiamo il tempo e l'opportunità, onorando Maria, amando Maria, pregando Maria. Sì, speriamo in Lei e mettiamo ogni cura ed ogni impegno per accrescerne la divozione. Ella ci aiuterà nei nostri bisogni spirituali e temporali e ci condurrà felicemente al porto dell'eterna salute.
Per norma di tutti i Cooperatori e le Cooperatrici di Torino, ricordiamo che nel Santuario di Valdocco si darà princìpio al bel Mese di Maria Ausiliatrice il 23 del corrente aprile, sabbato avanti la seconda domenica dopo Pasqua.
Assistendo divotamente alle funzioni della comunità che si tengono in detta Chiesa alle ore 5 1/2 ed alle 7 1/2 del mattino, si può acquìstare, per concessione pontificia, l'indulgenza di tre anni, e facendo la S. Comunione l'indulgenza plenaria quotidiana.
Nei giorni feriali al mattino dopo la Messa delle 5 1/2 ed alla sera alle 7 1/4 dopo il canto d'una lode, si terrà un breve discorso e si darà la benedizìone col SS. Sacramento. Nei giorni festivi questi discorsi avranno luogo dopo i vespri delle ore 2 1/2 e delle 4 1/2.
COLLE SALVETTI. - Solenne fu il funerale celebrato il 31 gennaio in suffragio dell'anima di D. Bosco nel decimo anniversario della sua morte.
Riuscì una funzione proprio imponente; oltre i Convittori del Collegio S. Quirico gentilmente invitati, prese parte il Comitato parrocchiale con bandiera e numeroso popolo. Un prete del Collegio parlò di D. Bosco con affetto veramente figliale, illustrandone l'opera cristiana ed umanitaria.
LOMBRIASCO. - Per varie ragioni il funerale pel decennio della morte di D. Bosco si dovette differire al 10 di marzo. Ma non riuscì perciò meno solenne, nè meno fruttuoso. Nella Chiesa parrocchiale erano convenuti, oltre i giovani dell'Istituto Salesiano, i Cooperatori e le Cooperatrici del paese, nonche grande numero di buoni, desiderosi di attestare ancora una volta il loro affetto al Padre di tanta gioventù.
Dopo la S. Messa, cantata dal Rev.m° Prevosto, il Sig. Can. Boccardo, Pievano di Pancalieri, lesse l'elogio di D. Bosco, rilevando l'importanza ed il bene grande, che producono le Opere Salesiane da lui fondate. Fu una funzione, che ridestò in cuore i più soavi affetti, animando in pari tempo a virtù.
S. LAZZARO REALE. - L'egregio Sig. Giovanni Merlo fu Francesco, Zelatore dei nostri Cooperatori, ci scrive : « Siccome non abbiamo potuto, causa la nostra povertà, fare un solenne funerale per il 10° anniversario della morte di Don Bosco, col permesso del R.mo Prevosto, la Domenica 30 gennaio, dopo i Vespri, ci raccogliemmo nell'Oratorio della Beata Vergine del Carmine a recitare il Santo Rosario in suffragio dell'anima di D. Bosco. Il numero grandissimo di intervenuti e la devozione che regnava nell'Oratorio diedero a questo nostro tenue tributo di affetto verso l'Apostolo della gioventù l'imponenza d'una vera solennità.
» Di più ideammo una nuova pratica: quella di raccoglierci una volta al mese in qualche Oratorio a recitar il Santo Rosario per i Cooperatori defunti nel mese.
» La pratica fu posta in azione la domenica seguente; e raccoltici nello stesso Oratorio, recitammo il Rosario per i Cooperatori defunti nel mese di gennaio. Infine io presi il Bollettino Salesiano e lessi ad alta voce l'elenco dei defunti , ed a ciascun nome tutto il popolo rispondeva: Requiescat in pace. »
Bellissima è questa pratica e noi facciam voti che fiorisca non solo in S. Lazzaro Reale, ma che sia introdotta in tutti i paesi dove vi sono Cooperatori Salesiani.
SIVIGLIA (Spagna). - La commemorazione di D. Bosco venne celebrata con tutta solennità durante le feste fatte per l'inaugurazione della nuova Casa Salesiana di S. Benito di Calatrava. S. E. Rev ma Mons. Arcivescovo, non contento di aver regalato tutto il locale con ampi terreni annessi, volle presiedere alla commemorazione e tesserne l'elogio.
TORINO -SCUOLE APOSTOLICHE - Oltre ai solenni funerali celebratisi nella prima metà di febbraio in suffragio dell'anima di D. Bosco, la domenica 20 marzo nel Collegio delle Scuole Apostoliche ebbe pure luogo, per cura di un Comitato composto degli alunni dello classi superiori, una bellissima accademia commemorativa del decimo anniversario della sua morte.
« Il simpatico trattenimento, così la cronaca dell'Italia Reale -Corriere Nazionale, al quale prese parte tutto in corpo il Circolo di studi sociali S. Agostino, si svolse nella sala del teatrino riccamente adorna di bandiere e di graziose iscrizioni, inneggianti ai nomi venerati di D. Bosco, di Sua Ecc. Rev.ma Mons. Richelmy Arcivescovo e di S. S. Leone XIII.
» Disse il discorso inaugurale il M. R. Don Carlo Mannucci, Presidente del Circolo suddetto, che pose in bella luce i varii lati della grande figura di D. Bosco, traendo occasione per utili e morali riflessioni a bene della gioventù. Un breve ed applaudito discorso lesso il Sig. Gustavo Cuneo, studente in matematiche e segretario del detto Circolo S. Agostino, il quale mostrò quanto grande sia stato e sia il bene operato da D. Bosco e da' suoi figli a vantaggio della gioventù di fronte al falso indirizzo educativo del nostro secolo. Pieni di vita i varii componimenti composti e declamati dagli alunni del Collegio. Riuscitissima la parte musicale. Poneva termine il M. R. D. Luigi Brunelli, Direttore delle Scuole Apostoliche, con parole calde di affetto, traendo argomento per suggerire ai giovani paterni consigli e preziosi incoraggiamenti a voler perseverare nella via loro tracciata dalla grande anima di D. Bosco.
» Un entusiastico evviva a D. Bosco chiudeva la indovinatissima commemorazione. »
Versi dell'Avv. Cav. CARLO BIANCHETTI letti nella solenne commemorazione del 3 febbraio in Torino.
Se è ver che sollazzevole Tra i fervidi calori Scende tal fiata un zefiro A deliziar li fiori;
Se è ver che a refrigerio Sembra che non incresca All'arida epidermide Un zinzo d'onda fresca;
Dopo il sermone classico,
Ben venga amorosetto
Un mio pensier, che temperi Il grave altrui concetto.
Oli, forse che un decennio Da un lacrimato evento
In suo pensier non memora Che duolo e che lamento?
Forse che il tempo i triboli Solo matura? E al pianto Ei non darà più tregua Neppur di tanto in tanto?
Ah no; perfin la lacrima, Se il sole in lei sfavilla, Divien monile splendido Che iridescente brilla;
E sai, che quando tornano L'aure del dolce aprile, L'acuta spina germina Il fiorellin gentile;
Così, se avvien ch'io tacito Ripensi al caro obbietto, M'assale la mestizia, Mentre mi ci diletto.
Al mondo vi han cosuccie Che accasciano il pensiero; Vorreste risospingerle, Eppur vi fan piacere !
È Lui ; la santa imagine
Mi appar dal suo ritratto; Vivo egli sembra: e mostrasi, Qual era, in dolce atto.
Assiso su la seggiola Nell'ampia usata vesta, Poggia naturalissimo Chinando un po' la testa;
Fronte spaziosa; i riccioli Gli scendon belli e folti; Le mani sue s'incrociano... Zitti, che par che ascolti!
Gli occhietti poi rifulgono Di dolce amor, di sole, Mentre le labbra schiudere Sembrano le parole.
Par vivo! ed uno scambio
Di mille e belle cose
Si svolge in modo elettrico Da le tele amorose.
Vi ha dentro quelle linee Soavi un non so che... Che tu le guardi in estasi, Commosso tutto in te.
E l'occhio si fa tremolo ; E 'l cor si fa a dolere; Ma che! le son cosuccie Che quasi fan piacere!
Or mentre in tanto placida Vision si allieta l'alma, Sì, che in secreto giubilo A palma batte e a palma,
Qual mai sarà l'ossequio Devoto e reverente
Che ínnante a quell'effigie Il nostro amor consente.
Ai sommi dànno i porfidi Colonne e capitelli;
L'auro, l'ariento, il platino Eternano i ceselli;
Profonde il vate il distico; Apelle i gai colori; E il suol fecondo suscita Serti, ghirlande e allori ;
Ma io, che nel linguaggio
Del cor, so che gli affetti Quanto più stan nel semplice Tanto più sono eletti,
Modesto, solitario
Vado di sponda a sponda Cercando un fiore, un calice, Che a quel ch'io ve' risponda;
E nell'aprico margine Se trovo una viola, Io da l'aulente cespite La stacco... E sola sola
L'umilio dentro l'acqua D'un semplice bicchiere; Cosa che dà mestizia,
Ma insiem che fa piacere!
Oppure raccogliendomi Appiè di quel sembiante, L'onda mutata in olio,
Gli metto un lume innante;
Un lumicin che crepiti
Pari a quel d'unil donna, Che della fede a simbolo Si accende alla Madonna.
E penso allor che indiasi Don Bosco in Paradiso, Compagno a mille aligeri, Radiante di sorriso.
Molesto è il mio lumignolo Ai piedi di un ritratto,
E coll'aulente mammola
Si ha il paio proprio esatto;
Ma se de la memoria
Il fior e la fiammella Assai ci racconsolano Segnandolo qual stella,
Essi pur ci rammentano Ch'egli con noi già fu,
E che nel mesto esiglio Nol rivedrem mai più.
E l'occhio si fa tremolo;
E 'l cor si fa a dolere;
Ma poi... pensando agli angeli, Oh sì, ci fa piacere!
FERRARA.- Una festa tutta di cuore ho potuto vedere domenica 6 febbraio al Collegio Salesiano San Carlo (così il cronista della Domenica dell'Operaio). Si celebrava la solennità di San Francesco di Sales. Disse la Messa della Comunione il nostro zelantissimo Mons. Camanzi, che tenne a quei divoti e cari giovanetti un breve fervorino, in cui mostrò con parola dolce e ad un tempo efficace le eroiche virtù del Vescovo di Ginevra ed il serafico amore, di cui ardeva per la Santa Eucaristia.
Alle 10 poi il Rev.m° Teologo Mons. Borghini, Professore del nostro Seminario, celebrò la Messa solenne, cantata con maestria dai piccoli alunni dell'Istituto. Alla sera quei bravi ragazzi eseguirono un bellissimo Tantum Ergo del M.° Gounod, e verso le 19 ci divertirono con un riuscitissimo trattenimento musico drammatico.
Una lode di cuore ai Salesiani che sanno così bene alternare lo studio al divertimento, l'utile al dolce, e farci gustare feste così belle e così care, come quella di S. Francesco di Sales.
LUIGNANO (CREMONA). - Anche in questo villaggio fu tennta la Conferenza Salesiana dal zelante Curato D. Natale Raimondi, il quale ebbe una volta di più a constatare la buona volontà che quei suoi parrocchiani nutrono per le Opere di D. Bosco. Ciascheduno fece la sua offerta, secondo la propria possibilità, promettendo di offrire di più in occasione più opportuna.
BETLEMME- ALL'ORFANOTROFIO CATTOLICO DELLA SACRA FAMIGLIA.- Ci scrivono : « Quest'anno la festa del nostro Patrono riuscì superiore alle passate, perchè avemmo in mezzo a noi due carissimi Superiori : il R.mo D. Francesco Cerruti, Superiore per gli studii della nostra Pia Società, e D. Giuseppe Bertello, Ispettore delle Case Salesiane della Sicilia. Questa circostanza, per chi da più tempo fu privato della compagnia delle persone più care, è un potente impulso ad operare meraviglie, perchè l'amore è espansivo di sua natura.
» E vere meraviglie si operarono in quest'Orfanotrofio... Per tacere delle funzioni religiose riuscitissime e di somma utilità alle anime nostre, accennerò solo alla splendida accademia musíco -letteraria in onore di S. Francesco di Sales.
» La vita del Santo fu svolta in 14 lingue, 10 indo-europee e 4 semitiche, parlato con molta disinvoltura da ragazzetti di 10 o 12 anni. L'Arabo, il Siriaco, il Turco, il Greco e tutti gli altri linguaggi fecero la loro nobile comparsa mirabilmente armonizzati fra loro da classica musica.
» Chiuse l'originalissima serata il R.mo D. Cerruti, il quale prima in italiano, poscia in francese, spagnuolo, greco e latino, ringraziò tutti regalandoci eziandio ottimi consigli ed eccitamenti al bene.
» In noi sarà eterna la memoria di questo dì e le parole di D. Cerruti rimarranno indelebili nei nostri cuori. »
TRECATE.- Riceviamo: « La festa di San Francesco di Sales fu celebrata quest'anno con grande solennità e straordinario concorso di popolo. Gentile e sfarzosa l' apparatura della devota chiesina salesiana e maestrevolmente eseguita la musica dagli alunni del Pio Istituto. Nel triduo di preparazione alla festa, il Direttore Sac. Angelo Maria Rocca , in tre conferenze trattò separatamente dei doveri che i Cooperatori Salesiani hanno con Dio, con se stessi e col prossimo; largamente dimostrando, per eccitarli all'adempimento di tali doveri meglio che sia possibile, a quali esempi di zelo, di abnegazione e di carità di S. Francesco di Sales e di D. Bosco debbano inspirarsi.
» Il panegirico del Santo fu recitato con molta chiarezza e pratica dal Rev. D. Prospero Gallinari, Salesiano.
» Anche alle funzioni per la solenne commemorazione del primo decennio dalla morte di D. Bosco parteciparono in gran numero i Cooperatori e Cooperatrici di questo paese, che lieto ricorda di avere, nel maggio del 1871, ospitato per due giorni l'immortale apostolo della gioventù , il Fondatore e Padre della benemerita Congregazione Salesiana.»
NAPOLI. - Il 17 marzo scorso, il quaresimalista del duomo D. Albino Carmagnola Salesiano tenne in quella maestosa Cattedrale, gremita di popolo , la Conferenza prescritta ai nostri Cooperatori per S. Francesco di Sales.
Fu un avvenimento per Napoli e la « Croce » (1), nuovo periodico settimanale diretto con intelligenza ed arte dal Sac. Dott. Alfonso Ferrandina, ne diede un largo resoconto, illustrando eziandio la venerata figura del nostro Fondatore con bellissimi articoli pieni di attualità.
L' illustre Conferenziere , fatto un rapido cenno sull'Opera Salesiana in genere, parlò con grande efficacia delle Scuole serali e diurne, degli Oratorii festivi, degli Ospizii, dei Collegi diretti dai figli di D. Bosco, e trasportando l'uditorio vicino ai nostri Missionari, mostrò ad evidenza il bene immenso che operano a pro dei selvaggi e dei nostri emigrati.
La Conferenza fu una svariatissima descrizione del vasto campo d'azione dei Salesiani, e l' oratore conchiuse augurandosi che Napoli, tanto benemerita della Chiesa Cattolica nelle opere di carità, voglia pur venire in largo aiuto alle Opere. Salesiane.
(1) Per abbonamento rivolgersi all'Amministrazione, Strada Pignatelli 13, Napoli.
PAMPA CENTRALE Escursione Apostolica di S. E. Rev.ma Mons. Giovanni Cagliero. (Relazione del Sac. Bernardo Vacchina) Notizie geografico-storiche della Pampa Centrale.
LA PAMPA CENTRALE è uno dei nove grandi Territorii, che la Repubblica Argentina ha conquistato con le armi dopo il 1880 guerreggiando contro gli Indii. Essa sola ha una estensione di quasi metà la nostra Italia (144.000 Kmq.); è immediata alla vasta Provincia di Buenos-Aires, ed è limitrofa al Nord con quelle di Córdoba, San Luis e Mendoza, e al Sud con la Patagonia settentrionale.
Sono di già costruite due ferrovie, che la mettono in comunicazione con Buenos-Aires e con Bahia-Blanca, porto di mare militare e commerciale dell'Atlantico.
L'aspetto della Pampa Centrale è d'una pianura estesissima, ondulata da valli, con immensi pascoli coperti di boschi e foreste di caldenes, pianta di grosso fusto, poco alta, a grandi ramificazioni e senza frutto.
Prima del 1880 la dominavano gli Indii, che di quando in quando invadevano le provincie vicine, rubando armenti, ammazzandone i proprietarìi e riducendo a schiavitù quanti fanciulli e fanciulle capitavano nelle loro mani.
Il Cacico principale della Pampa Centrale era Calcufurà, che avea la sua reggia (tenda di cuoio sostenuta da quattro pali in forma di tolda) tra gli algarrobos (piante) presso las Salinas Grandes. Egli ne dominava il Centro; il Cacico Mariano Rosas comandava il Settentrione; il Cacico Catriel il Levante; e Sayhueque scorrazzava il Ponente dalla sterminata zona del Rio Negro e Colorado fino alle Cordigliere, che dividono la Repubblica Argentina dal Chilì.
Essi aveano altri Cacichi e Capitanejos ai loro comandi, e molta gente atta alle armi, che erano la lancia, la freccia, la boleadora; e per molti anni diedero non poco a fare al Governo Argentino, il quale faceva con loro trattati e loro sborsava considerevoli somme di danaro, perchè rispettassero i confini convenuti, non facessero razzie e restituissero le persone ricattate nelle loro invasioni.
Calcufurà avea avuto il titolo di Generale del Governo Argentino, e teneva sotto di sè i Cacichi Pincen, Cayun, Lincopan, Languele. Colipan, Pichun, ciascuno con le loro rispettive tribù e uomini di lancia.
Morto dopo il 1874, lasciò il comando a suo figlio Namuncurà, il quale governò la Pampa sino al 1880, quando dovette ingaggiar battaglia con le truppe Argentine, e salvarsi, fuggendo sino alle Cordigliere, ove dominava il Cacico Reuquecurà, suo zio.
Essendosi reso al Governo, con gli altri Ca cichi Catriel, Manuel Grande, Ramon, Baigorito e tutti gli altri Indii Raugueles, Puelches e Thehuelches. Namuncurà ebbe il titolo di Colonnello ad honorem, pel suo valore spiegato nella guerra e per la sua sottomissione al Governo vincitore.
Per questo fatto l'Argentina entrò in possesso di tutto il Sud-Ovest della Repubblica, vale a dire d'una estensione di quasi un milione e mezzo di chilometri quadrati, comprendendo la Pampa Centrale, la Patagonia e la Terra del Fuoco.
Gli Indii, padroni di questi deserti, durante e dopo la conquista furono o ammazzati o deportati o dispersi, in modo da non potersi più riunire e formare in tribù.
Parecchi di questi Cacichi vivono ancora e sono in frequente relazione coi nostri Missionari, che hanno istruito e battezzato le loro tribù, le loro famiglie e i loro figliuoli.
Namuncurà è uno dei Cacici superstiti dell'antica dominazione del deserto ; è vecchio di oltre 70 anni, di buona indole, battezzato lui e tutta la sua gente.
Egli visitò l'anno scorso il nostro carissimo Mons. Cagliero in Viedma, desideroso di avere i nostri Missionari nella sua nuova terra concessagli dal Governo presso il Colluncura, confluente del Lymai ed appartenente al Vicariato della Patagonia.
Nell' agosto ultimo passato, egli erasi portato a Buenos-Aires, per trattare col Governo sulla sua nuova posizione; e, avendo saputo che Monsignore si trovava nella nostra Casa centrale di San Carlos in Almagro, andò a visitarlo, accompagnato da tre dei suoi cugini, da un nipote di 13 anni e dall' ultimo suo figlio di 11.
Vestiva il suo ricco uniforme di Colonnello, guanti gialli che ne nascondevano le ruvide mani, con sciabola e un berretto gallonato che contrastava con la sua faccia rugosa e bronzuta.
Monsignore ed il nostro D. Giuseppe Vespignani lo invitarono a pranzo con altri signori; ed era bello vedere Monsignore prima e dopo il cibo guidare la mano del vecchio Cacico per fargli fare il segno della Santa Croce.
Durante il pranzo raccontava le gloriose sue gesta nel deserto, le guerriglie coi soldati Argentini, i trionfi, ecc. E, parlando del suo rivale, il Cacico Sayhueque, il quale ancor vive, vecchio e ramingo nei suoi dominii perduti, nulla avendo potuto ottenere dal Governo, disse : « Sayhuegue no hombre bueno ;
Dios no protegerlo : yo queriendo bien à todos, no haciendo mal, confiando en Dios; por ero protegiéndome Dios » : che vuol dire: « Sayhueque non è un galantuomo e Iddio non lo protegge; io voglio bene a tutti, non faccio del male, confido in Dio, e per questo Iddio mi protegge ».
Dopo pranzo Monsignore desiderò farsi ritrattare col vecchio Cacico attorniato da' suoi cugini, il nipote ed il figlio: questi due ultimi lasciò al Collegio sotto la direzione del nostro Don Giuseppe Vespignani, perchè li istruisse ed educasse nella religione, applicandosi ancora allo studio di qualche arte per essere un dì utili a se stessi e ai Paysanos del Colloncura.
La Pampa Centrale presentemente è popolata di cristiani nostrali e stranieri; circa 35 mila abitanti, sparsi a grandi distanze ed intenti al pascolo della bagattella di due milioni e più d'animali bovini, dieci milioni di pecore e mezzo milione di cavalli.
Ha un Governatore, un tribunale, autorità civili e militari o 4 popolazioni riunite di Victorica, Toav, Santa Rosa e General Acha, capitale del vastissimo Territorio.
In Acha risiede il nostro Missionario Don Pietro Orsi; in Santa Rosa D. Franchini Giovanni col coadiutore Barello, ed in Victorica D. Luigi Luciani.
Don Roggerone è missionario ambulante e percorre la vastissima campagna, predicando, battezzando e amministrando i SS. Sacramenti di capanna in capanna ai Coloni e agli Indii già cristiani. Ogni due o tre mesi passa alle Residenze per confortare i Confratelli Missionarii che si trovano soli, e riprendere a sua volta da loro conforto e coraggio per continuare le sue apostoliche escursioni.
Non è quindi a dire quanto stesse a cuore di Monsignore il visitare, come fece, questi nostri cari fratelli della Pampa Centrale.
REv.mo SIGNOR DON RUA,
Mi trovo col nostro carissimo Monsignore nella Casa di Bahia Bianca, e veniamo da una lunga missione data nel vastissimo Territorio argentino chiamato Pampa Centrale. Stiamo prendendo un po' di fiato per continuare il viaggio verso la Capitale del Rio Negro, e me ne valgo per consolare il paterno suo cuore, facendole sapere quel po' di bene, che, grazie alla Divina Misericordia, s'è potuto ottenere a maggior gloria di Dio e per utilità di quelle popolazioni.
Questa nostra Missione è per l'estensione territoriale immensa: comprende circa quaranta mila anime, divise in parecchi piccoli centri e disseminate qua e colà in estesissime pianure. La nostra Pia Società in questi due ultimi anni vi ha stabilita una Casa e due Residenze. La Casa si trova in Generai Acha, capitale del Territorio, e le Residenze in Santa Rosa e Victorica. Tra questi paesi corre, a un dipresso, la stessa distanza, che tra Genova, Milano, Bologna, ma non colla stessa facilità di comunicazioni.
Monsignore, malgrado le pressanti istanze di quei Confratelli e l'ardente suo desiderio, non aveva ancor potuto visitare quelle Missioni: il considerevole numero delle Case del Vicariato Salesiano sull'Atlantico; le necessità della Patagonia, ove il personale è scarsissimo; le difficoltà continuamente create dal Governo del Rio Negro alla Missione glielo avevano sempre impedito.
Finalmente, verso la metà d'ottobre, quasi per riposare delle fatiche degli esercizi della metà d'anno, cui Monsignore volle prendere parte predicando o confessando in molti de' nostri Collegi dell'Argentina e dell'Uruguay, decise di visitare la Pampa Centrale accompagnato dall'umile scrivente e da Don Franchini, uno dei Missionari della Pampa, che era venuto in Buenos-Aires appositamente per prenderci e guidarci nel nostro viaggio attraverso la Pampa.
Si partì il venerdì 15 ottobre colla benedizione di Maria SS. Ausiliatrice, sotto la cui potente protezione si collocò l' evangelica nostra escursione. Nulla dirò dell'affettuoso commiato da' nostri cari fratelli di Almagro e loro alunni: Almagro è proprio il caro Oratorio d'America colla stessa carità e con tanto fiore di delicati modi, che si resta commossi e la separazione è sempre sentita e dolorosa.
Viaggio ed arrivo a s. Rosa. - Imponenti accoglienze - Si dà principio alla Missione. - Quanta cara gioventù - Un' istitutrice modello - Consolanti frutti riportati.
Del nostro viaggio di 18 ore da BuenosAires a Trenque-Lauquen non so che dire: si camminò quant'è lunga la notte mal cullati sul vagone, e, al mattino, quando qualche cosa si sarebbe potuto vedere, una fitta nebbia ce lo impediva. Recitammo quindi più raccolti il nostro Breviario, si fecero le altre pratiche di pietà di regola, che, con una piccola refezione tolta lì stesso, occuparono il nostro viaggio fino ai primi confini della gran Pampa. Non debbo dimenticare di dire come l'impresa ferroviaria, protestante, mise a disposizione di Monsignore un decente scompartimento, e che lungo il viaggio fummo colmati di gentilezze dal valente colonnello signor Gil, uno dei più ricchi proprietarii di Santa Rosa e molto amico de' Salesiani.
Alle due pom. del 16 il treno arrivava a Santa Rosa (geograficamente General Lagos), dove trovammo le più care sorprese. Attendevano Monsignore l'illustrissimo Sig. Edoardo de Chapeaurouge, Governatore provvisorio del Territorio, le Autorità civili e municipali, le Scuole governative ed un considerevolissimo numero di Signori e Signore, che fecero al Vescovo le più rispettoso e cordiali accoglienze. Intanto uno squadrone di gendarmi in nuova e fiammante divisa, montando bei cavalli, si era schierata ad ambi i lati della nostra comitiva, e comandati dal Commissario Signor Valerga, che ha due de' suoi figli nel nostro Collegio di Almagro, onorò Monsignore tutto il giorno, ora schierato sulla piazza ed ora scortandolo nelle sue gite in Santa Rosa.
Santa Rosa non è un gran paese; ma ha belli edifizi pubblici e privati, con una chiesuola pulita e decentissima. Ne è incaricato il nostro Don Franchini, aiutato dal confratello coadiutore Barello, che fa da catechista e sagrestano. Sono due anime di Dio, e la popolazione ne è contentissima.
Sua Eccellenza volle subito incominciare la missione: fatta breve orazione, lodatili e ringraziatili sobriamente della festosa accoglienza, determinò le funzioni, stabilì l'orario e, con parola calda, colta, vivacissima e piena d'unzione li esortò ad intervenirvi e non inutilmente, come in appresso si vedrà. Subito dopo, nelle due povere e ristrette stanzuccia del Missionario, incominciò a ricevere, avendo tutti molta premura di salutarlo. E questa loro premura era per altro ben giustificata: il Governatore, venuto in treno espresso dalla Capitale, doveva far ritorno nella giornata, e gli altri non vedevano l'ora di intrattenersi col primo Vescovo e Pastore, che visitava il loro Territorio. La soddisfazione fu piena da ambe le parti : la missione incominciava quindi benone.
Intanto era calata la notte, una bellissima notte di primavera : mille piccoli lumi risplendevano allegramente sulla piazza e nelle contrade : gli argentini squilli della campana s'erano già fatti sentire parecchie volte, e la chiesa era gremita di persone d'ogni età e condizione. Predicò Monsignore un'altra volta, si diede la benedizione, poi una lauda di missione e finirono le occupazioni di questo primo giorno. Negli altri dieci, chè tanti durò questa missione, D. Franchini, come conoscitore del terreno, doveva studiare le posizioni su cui portare le nostre pacifiche battaglie, scuotere gli apatici, spingere i riottosi e provvedere al vitto. Veramente, a quest' ultimo riguardo, durò poca fatica: i Signori della Municipalità ci fecero le spese da restarne contenti ed obbligati.
Sua Eccellenza, oltre l'amministrazione della S. Cresima, il confessionario, cui era specialmente chiamato, si riservò le predicazioni. Io fui il più fortunato: mi toccò l'istruzione de' ragazzi e delle ragazze delle Scuole governative e di tutto il paese. Che consolazione, amatissimo Padre, veder due ed anche tre volte giornalmente la chiesuola gremita di tanta cara gioventù! Fu veramente docile alla parola divina e tutta s'accostò a' SS. Sacramenti. Che splendida riuscita farebbero quei cari fanciulli, se le scuole argentine non fossero laiche ! L'istitutrice però di Santa Rosa si occupa lodevolmente del bene morale e religioso della sua scolaresca: accompagna personalmente le allieve sue alle funzioni e ci aiutò molto a prepararle a' SS. Sacramenti; e sono ben lieto di poterlo dare questa meritata lode.
Sul finire della Missione v'ebbero più di duecento S. Comunioni, ed ogni giorno numerosissime Cresime. Si fecero molti battesimi e si regolarizzarono parecchi Matrimonii. Peccato che il fervente lavoro della tosatura delle pecore abbia impedito a molti della vasta campagna tutta pastorile di intervenirvi! il frutto sarebbe stato certamente assai più consolante. Tuttavia, in generale, non ci fu malaccio : anzi possiamo benissimo lodarci della popolazione di Santa Rosa. Monsignore durante la missione fu onorato con banchetti dalle differenti Autorità e da altri graziosi inviti. Accettati con ispirito di carità e d'unione, lasciarono ottima impressione; e, poiche l'esempio de' capi influisce sui subalterni, quegli inviti contribuirono al buon esito della missione nel popolo ed aumentarono il credito del Missionario colà residente.
Come si viaggia male in galera - Sollievo e ristoro - Aspetto della Pampa - La staffetta di Victorica - Trionfale ingresso in questo paese.
Il giorno 26 ottobre, levatici alle due antim., celebrata ante lucem con comodità la S. Messa partimmo per Victorica, paese di circa sei mila anime e distante da Santa Rosa duecento chilometri. Non vi ha strada ferrata, né via carrozzabile. Si è trascinati a grande velocità da una dozzina di cavalli e muli in un omnibus col nome niente simpatico, ma appropriatissimo di galera. Si corre a sbalzi : nubi di nera polvere e di minuta arena, una più soffocante dell'altra, si succedono senza interruzione. I poveri rinchiusi nella galera intanto si fanno inofficiose riverenze, si danno capate maiuscole. Bisogna poi giuocare di piedi, mani, ginocchia e di tutta la persona per conservare l'equilibrio della galera e con maggior lestezza e studio che non nei vostri gabinetti politici per la pace d'Europa. Guai se si rovesciasse, quando i cavalli corrono a tutta furia! Per tutte queste cause, Monsignore incominciò ad accusar nausee come in mare, D. Franchini gemendo e sospirando si stese quant'è lungo sul fondo della cassa, ed io aveva un appetito da suonatore, ma come si fa a gaudere cum flentibus ?
Come Dio volle, la strada diventò passabile, cessarono i saltelloni della galera, scomparve il malessere e si fecero sentire in tutti gli stimoli della fame. Si discese ; senza staccare i cavalli, all'ombra d'un bel chiomato caldén, viaggiatori e conducenti diedero l'assalto a quel po' di ben di Dio preparato per Monsignore da quella buona gente di Santa Rosa. Avevamo ben bisogno di ristoro: da otto ore si viaggiava con una misera tazza di decotto di menta in corpo. Essendosi la galera fermata presso una rozza casa di fango, la padrona, buona donna bearnese, volle che discendessimo, e vedutici così pallidi e nauseati, ci offerì una buona tazza di the di menta, che ci servì di cordiale ed intonò lo stomaco per la colazione... In tutto questo tratto non abbiamo trovato che qualche rarissima casa; ove non sempre è possibile trovare ospitalità. Ciascuno quindi fa come può, e le penalità diventano leggiere e tollerabili condite coi pensieri della fede.
Ci restava la parte più lunga e meno disagiata del viaggio e ci avviammo. Ogni dieci o quindici chilometri si andavan cambiando i cavalli, e generalmente sono gli Indii incaricati di riunirli nei recinti delle praterie di ogni posta. Oh come sono lunghi e noiosi qualche volta questi cambi! L'indio non ha mai fretta: risponde alle parole grigie e rosse de' vetturali col più inalterabile silenzio, e chi s'arrabbia, strida!
Sta volta, non avendo più da brigare per l'incolumità del naso, potemmo darci conto dell'aspetto della Pampa; è assai poco pittoresco e niente gradevole: sono pianure che si perdono nell'orizzonte, di tratto in tratto leggermente ondulate, ora arenose, ora vegetali. In queste si estendono immense boscaglie di caldenes, basse piante, di grosso tronco, con molta chioma di rami spinosi, rare foglie e rachitiche, che s'usano quasi solamente per combustibile. Non v' hanno fiumi, nè rii, nè fonti; si trova qualche laghetto d'acqua salata, in cui si tuffano e rituffano le cento volte alla pesca di pesciattolini stormi di anitre selvatiche d'una carne durissima e con repellente fetore di selvaggiume. Tuttavia i terreni della Pampa si prestano alla pastorizia e sono carissimi. Si vedono coperti di truppe di cavalli, d'armenti di buoi, vacche e pecore, che i pastori abbeverano, come gli antichi patriarchi Abramo, Isacco, e Giacobbe, coll'acqua di certi pozzi di forma rettangolare profondissimi, chiamati jagueles.
Rifatti dalla frugale refezione, rallegrati dai piacevoli discorsi di Monsignore su D. Bosco, sui principii della Pia Società Salesiana, de' suoi tanti e curiosi viaggi, senza addircene, eravamo giunti a poca distanza da Victorica. Ne fummo avvisati da un biroccino che portava, correndo come il vento alla volta nostra, due persone. Era D. Luciani, il caro confratello missionario di Victorica, accompagnato da un delegato del paese, e venivano per darci il benvenuto e ritornare subito ad ordinare la popolazione pel ricevimento religioso del Prelato... Per dare loro maggior agio, la nostra corsa s'era rallentata, e noi si faceva un po' di toeletta per essere un po' più presentabili. La polvere s'era stesa come cappa, non solo sugli abiti, ma sul volto, sulle mani, dovunque: sembravamo minatori usciti dalla caverna.
Spuntò il paese: è di piccolo caseggiato. Situato in una pianura arenosa, circondato di medani, colline di sabbia coperte di fiocchi d'erba alta ed amara che i poveri cavalli mangiano soltanto per non morire, con qualche rara macchia di pioppi, non si può dire bello; ed essendo quasi sempre dominato da venti gagliardi con nubi di polvere ed arena, i proprietarii preferiscono la campagna e vivono nelle loro estancias, ossia case rurali, e ve ne hanno di ricche e comode.
L' entrata di Monsignore fu un trionfo : le vie erano state preventivamente coperte d'uno strato di erba. D. Luciani col piccolo clero a croce astile inalberata, tutte le Autorità, le notabilità, la scolaresca governativa d'ambi i sessi , la popolazione s' era versata all' ingresso della via abbellita d'un arco trionfale e da una selva di bandiere di tutti i colori e di tutte le Nazioni. Ed anche tutti gli altri edifizi erano imbandierati in segno di festa e giubilo. Signore, signorine, fanciulle e bambini andavano spargendo una pioggia di fiori sui piedi di Monsignore. Chi gridava: « Evviva Monsignore! », chi ne implorava con la maggior fede la pastorale benedizione: in somma, cose che si vedono, ma che non si descrivono.
Il Vescovo montò sulla predella tutta sparsa di fiori, e con un'ardente allocuzione inaugurò i nostri lavori; poi Te Deum e benedizione col Santissimo. Noi avremmo desiderato ritirarci subito, tant' eravamo stanchi e sfiniti dal lungo e penoso viaggio; ma Monsignore volle prima visitare le scuole e ringraziare la gioventù del ricevimento ed invitar tutta la scolaresca a prendere parte in corpo alle istruzioni e funzioni di missione: se la intese col Consiglio d' Educazione, ricevette le più importanti visite, e s'andò a riposo a notte ben inoltrata.
In Victorica l'alloggio del Missionario non e altro che la povera sacristia: noi fummo ospitati nella casa destinata al Maestro: le spese del vitto furon generosamente sostenute dalla popolazione, e si stette bene. Ma non avendo le stanze soffitto, la polvere ci pioveva addosso abbondante, minuta e penetrantissima, ed era cosa curiosa vederci studiare e mangiare sotto l' ombrello come in pieno diluvio.
Corrispondenza alla grazia di Dio - Attestati di riconoscenza - Liberazione di due carcerati- Gravissimo pericolo corso da Monsignore - Miseria e conforti del Missionario di Victorica.
Anche qui ci fermammo una decina di giorni ben occupati : due meditazioni e due istruzioni diarie, le confessioni, le cresime, i battesimi, i matrimoni ci tennero quasi sempre in chiesa. Fummo corrisposti assai bene e specialmente dalla gioventù; quei cari giovani bevevano l'istruzione con tanta avidità, erano sì docili, che proprio ci stimolavano ad occuparci con ardore di loro. Solamente le prime Comunioni furono più di ottanta. Oh quanta fede e corrispondenza alla grazia nella popolazione di Victorica! Quanta messe di vocazioni allo stato religioso, se fossero ben coltivati ! Ma, come si fa con un solo prete ?! La Missione riuscì, ottimamente; e Dio ne sia benedetto !
Principale impegno di Monsignore anche qui fu di regolarizzare avanti alla Chiesa gli uniti civilmente, e vi riuscì tanto felicemente anche con quelli che s'erano protestati di non volervi accondiscendere mai; che anzi tre di questi e de' principali del luogo di comun accordo vollero dare un banchetto per gratitudine al Vescovo, cui presero parte anche i compagni di Missione. Monsignore vi portò il suo zelo sempre industrioso, e con quei numerosi e colti invitati si passarono momenti di vera cristiana espansione, da, farci ricordare le Nozze di Cana. Anche i commercianti, quasi tutti stranieri francesi, spagnuoli, italiani ossequiarono Monsignore con un altro banchetto, e persino l'ultima notte della nostra permanenza in Victorica vollero onorare la nostra mensa varie distinte persone, rallegrandoci con una bellissima serata a grand'orchestra di chitarra, flauto, violino e mandolino. I musicanti sapevano che Monsignore era delicato in materia di musica, ma suonavano di gran cuore confidando sulla sua bontà ed indulgenza.
Il penultimo giorno fu dedicato alla visita delle carceri. Quanto ne gioirono i poveri carcerati! Anzi due di loro in grazia di Monsignore ebbero la libertà. In somma, non la finirei più se dovessi dire di tutte le gentilezze, che colà si ebbe il nostro venerato Vescovo.
Tuttavia, poco mancò che un fatto semplicissimo producesse la più grave catastrofe. I Signori Capdevile e Dewavrin, estancieros di nazione francese, che possiedono la bagattella di quaranta Km. q. di terra con quaranta mila pecore, dieci o dodici mila vacche e migliaia di cavalli, pregarono Monsignore che si recasse alla loro estancia per amministrare i Sacramenti ai loro pastori e dipendenti. Monsignore vi si recava su di un sulki, biroccino appena capace di due persone, tirato da un nobile, agile e bellissimo cavallo bianco. D'improvviso il cavallo s'impenna, e senza ubbidire al freno, che D. Franchini andava tirando con ambo le mani e con tutta forza, incomincia una vertiginosa corsa. Chissà come la sarebbe andata, se il cavallo vedendosi in faccia spalancato lo spazioso portone d'un cortile non l' avesse infilato !! All' entrare il sulki sbattè in una delle pareti, sbalzando fuori i due che sopra vi stavano. Monsignore fu gettato su d'un mucchio di sabbia e Don Franchini sopra rottami di mattoni riportandone una lieva lussazione alla mano sinistra. Non descrivo lo spavento mio e degli spettatori! temevamo trovare Monsignore sfracellato, e fu grande la nostra allegria, quando lo vedemmo ritto col suo inalterabile sorriso, che spolveravasi il cappello e gli abiti. Con sangue freddo montò nuovamente sullo stesso veicolo, cambiando solo l' auriga, che fu lo stesso Signor Capdevile. Avevamo messo la Missione sotto la protezione di Maria SS., ed Essa ce ne faceva esperimentare l'efficacia, liberando il nostro amato Padre dalla più grande sventura! Ne sia per sempre ringraziata!
Il 3 di novembre, di buon mattino, sulla già nota galera eravamo nuovamente in volta verso Santa Rosa de Toay. Era ancor oscuro; pure molte care persone s' erano già riunite per salutarci. Ci licenziammo dal povero Don Luciani: quant'era triste! Poveretto, ne ha ben ragione! Se la solitudine pesa generalmente a tutti, per noi usi alla dolce vita di comunità da tanti anni, è gravissima; ben posso affermarlo io, che l'ho dovuta sperimentare per undici eterni mesi. Ma la floridezza, in cui trovammo quella Missione, ci fanno prudentemente credere che il buon D. Luciani deve cercare, come S. Francesco Zaverio, compagnia e conforto a' piedi degli altari; e noi, con tutto l'ardore del fraterno affetto, gli auguriamo che siano tali e tanti, da risarcirlo abbondantemente dell'assenza de' cari Superiori e Confratelli e da alleggerirgli le privazioni della veramente austera povertà che lo circonda. Si figuri, amato Padre, quattro enormi o rozzi paretoni mal coperti da lastre di ferro, col pavimento logoro e durissimo ed avrà un'idea ancor bella della Chiesa di Victorica. Soffiando il vento, che è affare di quasi ogni giorno, le lastre mal assicurate fanno un rumore indiavolato; la polvere, come nebbia, invade l' ambiente, rendendolo intollerabile, ed anche durante le funzioni più sante bisogna darsi briga ogni momento per salvare i Santi Misteri da una buona dose di terra. Rinunzio a descrivere la sacristia: D. Luciani vi dorme su d'un materasso, che stende ogni sera sopra due banchi da scuola. Monsignore, che ha per noi cuore di padre, non volle partire da Victorica senza la formale promessa per parte della Corporazione Municipale di riformare la Chiesa e provvedere alla Casa del Missionario. Però, amatissimo Sig. D. Rua, permetta che raccomandi alla carità sua, anche a nome di Monsignore, il povero D. Luciani. Egli abbisogna assolutamente d'un compagno, senza del quale dovrà abbandonare quella Missione, che pure promette tanto bene.
(Continua).
Una visita agli Indii dell'Alto S. Lorenzo.
(Lettera di D. Giovanni Balzola)
REV.m° SIG. D. RUA,
Colonia Teresa Cristina, 30 Ottobre 1897.
ERA già da qualche tempo che desideravo fare una visita ai nostri dilettissimi Indii distribuiti nei vari casolari dell'Alto S. Lorenzo, ma non mi fu mai possibile per la mancanza di chi mi sostituisse qualche giorno qui alla Colonia Teresa Cristina. Finalmente, grazie a Dio ed a lei, amato Padre, arrivò da Torino il carissimo D. Raffaele Traversa, che mi mise nella possibilità di effettuare il mio progetto. La sua venuta fu veramente provvidenziale: egli ha incontrato tosto l'aggradimento di questi bravi Indii, i quali lo chiamano Bari curideghedrogo, vale a dire Padre piccolo vecchiotto, e gli vogliono molto bene, perchè, dicono, è bravo baichimo, cioè pacifico e non va in collera con nessuno.
In principio dell'agosto scorso pertanto promisi agli Indii della Colonia, che, se terminavano presto di preparare il terreno per seminare la meliga, avrei preso alcuni di essi e meco condotti a trovare i loro lontani fratelli. L'operazione della seminagione della meliga consiste in distruggere tratti di foresta, farne un solo incendio, quindi dare delle zappate distanti un passo l'una dall'altra e seppellire così nel terreno quattro chicchi per ogni zappata. La mia proposta fu, accettata con entusiasmo : gli Indii si misero di maggior lena al lavoro, ed io a suo tempo mantenni la promessa.
Preparativi e partenza - Abilità degli Indii nel nuoto. - La prima notte. - Incontro cogli Indii dei primi casolari.
Frattanto feci preparare una grossa croce di legno, radunai varii oggetti da distribuire agli Indii ed alcune cose mangerecce per quando non fosse possibile la pesca; ed il giorno 31 dello stesso mese (agosto) c'imbarcammo sul nostro battello più grande, formato di un grosso tronco d'albero, scavato e lavorato in modo da poter caricare fino a 35 persone. Quattro pertiche legate a forma di arco con sopra una gran pelle di bue era il nostro riparo contro i cocenti raggi solari di giorno e la copiosa rugiada durante la notte. Venivano meco il confratello catechista Bussi, l'ordinanza fissatami dal presidio e sei Indii col loro capitano, che porta il nome del nostro veneratissimo Vescovo Giacomo Costamagna, i quali con remi e lunghi pali ne spingevano avanti la robusta canoa.
Quando fummo già in alto sul fiume, ci accorgemmo di avere fra tanti una sol tazza; anzi questa medesima, mentre passava in giro per servire a tutti, cadde nell'acqua profonda almeno cinque metri. Tosto gli Indii ci diedero prova di loro valentia nel nuoto: in men che nol dico, l'un dopo l'altro si gettarono a precipizio nel fiume e dopo cinque minuti tornarono a galla colla tazza ritrovata.
Al tramontar del sole tirammo in secco presso ad una vasta spiaggia d'arena per ivi pernottare. Gli Indii si diedero alla pesca ed in breve fu apparecchiata un'abbondante cena. Poi, dette le preghiere, armammo le nostre reti sulla canoa stessa e ci adagiammo in compagnia di un'infinità di zanzare, che ci molestarono tutta la notte. Ciò non ostante, noi avevamo certe comodità che difficilmente possono trovarsi nei palazzi più sontuosi di questo mondo : tutt'all'intorno spirava un'aura freschissima e la limpida acqua del fiume dolcemente scorreva subito lì sotto a' morbidi letti, sicchè da seduti sulle nostre reti agevole ci era lavarci le mani, la faccia ed i piedi. Però, offerti i nostri cuori a Gesù, Giuseppe e Maria, per la stanchezza tosto ci addormentammo e felicemente passammo la notte.
Il mattino seguente. pregato nuovamente il Signore, proseguimmo il viaggio. A mezzogiorno incontrammo un Indio che stava pescando, segno certo che già eravamo prossimi a raggiungere le prime capanne. Quattro ore dopo ne incontrammo altri, che già mi conoscevano per altre visite loro fatte : essi ci salutarono con segni di festa ed affrettarono il passo per rècare la buona novella del nostro arrivo ai loro fratelli. Mezz'ora prima di giungere all'accampamento feci dare alcune salve di fucile ed innalzare varii razzi per salutare i loro capi ed in segno di amicizia.
Solenne ricevimento - Il nostro programma - Distribuzione degli oggetti - Visita al territorio - Consolanti speranze.
Le donne ed i fanciulli, capitanati da due Indii, si spinsero al principio dei casolari per darci il benvenuto ed accompagnarci al capannone maggiore, ov'erano radunati tutti gli uomini pronti per festeggiare la nostra venuta. Fummo complimentati anzitutto dai due Indii, persone autorevoli di certo : uno di essi era fratello al gran capitano, detto paghimegera, che abita lontano sei giorni da questo primo gruppo : poi s'accostarono gli altri a farci i loro saluti.
Compiuto questo primo dovere, ci avviammo al capannone. Ed ecco uscire un Indio, e senza parlare, com'è lor costume, prende il Missionario ed il capitano Costamagna per la mano, c'introduce nel loro salone, mi porge una canna, lunga un metro e tutta forata, mi fa cenno di sedere per terra, mi presenta il suo recipiente ripieno d'una bibita spiritosa, che si estrae dal midollo dei palmizi, e vuole che io assorba. L'accontentai; ma ecco dopo di lui avanzarsi tutti gli altri uomini, che stavano colà schierati, salutarmi e presentarmi essi pure la propria canna perchè gustassi la bibita di ciascheduno, facendomi coraggio col dire che non faceva male. Li appagai tutti, fingendo però di assorbire, ma in realtà tenendo la canna lontano dalle labbra, sicchè tutti ridevano sgangheratamente della mia scappatoia.
Allora il capitano Costamagna prese la parola, ed in loro linguaggio disse il motivo della mia venuta fra, di loro, passò in rassegna tutti gli oggetti che aveva portato da distribuire e loro promise che altri molti ne avrei recati in altre visite. Con gesti, con parole, con risa e salti mi dimostrarono d'applaudire al discorso del mio bravo capitano. Non dico quanto poi esultassero, allorchè si venne alla distribuzione : ciascuno andava in visibilio per qualunque bazzecola potessi dar loro. Il guaio si fu che gli oggetti erano scarsi, mentre il loro numero era abbondante; sicchè dovetti nella visita che poi feci alle capanne degli ammalati, delle donne e dei fanciulli, appagarli con promesse, che manterrò se i nostri Benefattori si ricorderanno di noi. In qualche capanna fui retribuito con coccos, specie di chicchi di mandorle, che accettai con riconoscenza.
A notte si fecero alcuni fuochi e si spararono colpi di fucile; gli uomini s'ebbero un bicchierino d'acqua ardiente formata di canna di zucchero, le donne ed i ragazzi qualche altra coserella, e poi, data la buona notte, noi tornammo alla nostra barca per riposarci.
Ma che? non fu possibile chiudere occhio. Gli Indii, per festeggiare il nostro arrivo, fecero tutta la notte il bacururu, vale a dire un baccano indiavolato con suoni, canti, balli ed alte grida da ferir persin le stelle. Per la qual cosa all'indomani per tempissimo ci trovammo già in marcia per visitare i terreni che anche questi Indii, in seguito a nostre precedenti istruzioni, prepararono per seminarvi meliga, fagiuoli, riso e canne da zucchero, nonchè il sito per stabilirvi la futura nostra residenza, che speriamo di poter realizzare fra non molto.
Questi Indii si trovano quasi ai confini del territorio, che il Governo per il mantenimento loro concesse alla Missione ; tuttavia si potrebbe viaggiare ancora delle settimane, senza uscire dal terreno occupato dagli Indii stessi, che il Governo non potrebbe certamente vendere. Per arrivare a scorgerne i confini, con molto stento e fatica, e non senza grandi meraviglie e lodi degli Indii che mi accompagnavano, salii sopra di un monte tutto rupi e macigni, che v'è al di là del fiume, ov'essi non avean mai osato salire. Che bel panonorama si presentò di lassù al mio sguardo ! Qual rigoglio di vegetazione ! Qual'immensità di estensione! Per quanto spingessi lo sguardo sopra quelle vergini foreste, seminate qua e colà da provvidenziali lagune, non mi fu dato di raggiungerne i confini. Indarno l'occhio mio cercava fra quelle selve, in riva al fiume o sulle sponde delle lagune il palazzo del civilizzato ! tutti indizi di gente selvaggia, che vive non altrimenti che le fiere, di cui la foresta è pur piena l Ohi quanto godeva il mio cuore nel pensare che, coll'aiuto di Dio, la protezione di Maria Ausiliatrice e la carità dei nostri benemeriti Cooperatori e Cooperatrici, non è lontano il tempo, in cui i Figli di Don Bosco anche quivi stabiliranno una Missione e vi edificheranno un tempio a Maria SS. Ausiliatrice, dove questi infelici figli della foresta innalzeranno il cantico d'amore e di riconoscenza e dove i Missionari prenderanno forza e coraggio per ispingersi all'evangelizzazione di tutti i numerosissimi abitanti dell'Alto S. Lorenzo! Quivi ha da essere il campo principale e più proficuo di nostra azione, non essendo ancor viziati gli Indii dai civilizzati, come pur troppo lo furono quelli della Colonia Teresa Cristina.
L'impianto della Croce - Spiegazione del grande Mistero - L'ossequio del bacio - Imposizione dei nome a due villaggi. - Ritorno alla Colonia.
Disceso dal monte e ritornato alle capanne, procedetti alla funzione che più stavami a cuore e che doveva coronare il nostro viaggio : l'impianto della Croce di Gesù Redentore nel centro delle capanne, per prendere possesso in nome di Dio di quel luogo, stato finora sotto il duro giogo di Satana. Disposizione anche provvidenziale si fu che trovavansi presenti all'atto i rappresentanti di tutti i casolari dalla Colonia Teresa Cristina fino all'ultimo stabilito sul S. Lorenzo.
Poveri Indii! Quando loro manifestai il mio progetto e diedi ordine di fare la fossa per innalzarvi il grosso tronco, si guardarono in faccia quasi trasecolati per la meraviglia. Poi, quando tre dei più tarchiati di loro alzarono la pesante croce e con forza la lasciarono calare nella fossa, fu uno scoppiare generale di risa sgangherate, che mi fecero la più grande impressione. Il mio pensiero in quell'istante volò al Calvario, e viva viva cui si presentò l'atroce scena degli sgherri che con violenza innalzavamo la Croce del nostro caro Redentore, e dei giudei che con rabbia e scherno insultavano all'agonizzante Signore. Non potei trattenere le lagrime!
Commosso com'era, spiegai loro il grande Mistero della nostra Redenzione; quindi con tutto lo slancio del momento pronunciai ad alta voce un'infuocata preghiera : gli Indii stavano silenziosi ad ascoltarmi. Poi, alzatomi, stampai un grosso bacio su quella venerata croce; e spiegando a quella povera gente, tutta piena di stupore per quanto vedeva, come l'ossequio che si rende alla croce sale gradito al gran Padre che sta ne' cieli, li invitai ad imitarmi in quel che avea fatto. Dapprima vi fu un po di titubazione ; ma ecco in mezzo alla generale aspettazione uscire un de' capitani, avvicinarsi alla croce, dare il suo grosso bacio strisciando le labbra sul duro legno ed innalzare poi il capo in atto d'inviare al cielo l'omaggio suo... L'esempio del capitano fu da tutti imitato; anzi tutti andarono a gara a chi prima arrivasse a compiere il proprio dovere.
Allora presi la parola e raccomandai a tutti e specialmente ai capitani di rispettare e far rispettare quel segno di nostra redenzione. Me lo promisero, ed io spero che manterranno la promessa, e che quella croce piantata nel regno di Satana a sé attirerà col tempo tutto quel popolo selvaggio che ancor vive nelle tenebre e nell'ombra di morte. Frattanto imposi a quel villaggio il nome di S. Francesco di Sales, Patrono della nostra Congregazione, e ad un altro in quei giorni rappresentato da gran numero di Indii e che è chiamato Tadarsinanna paru, quello di S. Giovanni, Patrono del nostro caro Fondatore. Oh! vogliano questi grandi Santì del Paradiso affrettare il giorno della rigenerazione di questi e di tutti gli Indii dell'immensa regione del S. Lorenzo !
Gli Indii degli altri villaggi avrebbero voluto che mi portassi a visitare anche le loro capanne ed i loro fratelli; ma, trovandomi privo di oggetti da regalar loro; differii ad altra volta e loro promisi di ritornare presto. Però raccomandai a tutti di applicarsi volontieni al lavoro, di coltivare la terra e loro lasciai delle sementi di meliga, riso, fagiuoli da gettare nel terreno.
Lasciato ancora qualche ricordo e fatta nuovamente una fervida prece ai piedi della Croce, salutai quei bravi Indii e colla mia scòrta ripartii per la Colonia, dove, seguendo la corrente del fiume, potemmo arrivare in una giornata.
Ed ora, o amatissimo Padre, per poter mantenere le mie promesse, per poter continuare le mie escursioni e preparare al S. Battesimo tanti Indii, sento il bisogno d'invocare il suo aiuto. Ci mandi camicie, mutande, abiti d'ogni grandezza per coprire questi poveri selvaggi; ci mandi dei coltelli, spilli, spilloni, specchi ed altri gingilli, chè tutto serve ad affezionarci questi figli della foresta bisognosi all'estremo d'ogni cosa e che ci vogliono tanto bene. Ci raccomandi in modo particolare alla carità ed alle preghiere dei nostri benemeriti Cooperatori e Cooperatrici, dei giovanetti e giovanette di tutte le Case Salesiane e di tutti i nostri Confratelli e Suore di Maria Ausiliatrice. Ci benedica tutti ed in modo particolare chi baciandole riverentemente la mano si professa,
Suo Obb.m° Figlio Sac. GIOVANNI BALZOLA.
Accettazione d'una nuova Casa a Curaçao (Relazione di D. Felice Andrea Bergeretti.)
REVm° ED AMAT.mo D. RUA,
Curaçao, 29 Dicembre 1897. Da Valencia alla città di Curaçao - II P. Frie - Visita al Vescovo - La nuova Casa - Separazione.
IL 16 dicembre partiva da Valencia in compagnia di D. Innocenzo Montanari e dei Chierici Monaco e Rosetti , i due ultimi venuti d'Italia per la nuova Casa di Curaçao. Il tragitto sopra un vapore olandese fu prospero, ed il 17 di buon mattino ci trovammo già in faccia all'imponente città di Curaçao, aspettando che il lungo ponte di barche ci aprisse l'entrata nel sicuro e placido porto, che divide la città in due parti.
Il R.mo ed ottimo Padre Frie, Direttore dell'Asilo di S. Rosa, già ci attendeva con una barca, ed appena il vapore fu assicurato al molo, discendemmo con lui e fumino in pochi istanti a terra. Fatta una breve visita al novello Vescovo, Monsignor A. van Baars, ripartimmo in vettura verso la nuova Casa. Dopo una corsa di un'ora entro villini e giardini e rasentando la sponda del mar Caraibico, si arrivò a destinazione, ove fummo accolti al suono della banda dell'Asilo e da varii PP. Domenicani. L'accoglienza fu cordiale ed allegra; si cantò il Te Deum nella chiesa parrocchiale, e poscia prendemmo possesso della Casa a noi destinata, frutto dello zelo e delle fatiche del R.mo P. Frie, domenicano. L'isola intiera è ammirabilmente amministrata dai zelantissimi Padri del detto Ordine.
Al nostro arrivo il Direttore D. Maggiorino Olivazzo non era ancora arrivato da Bogotà, e dovetti lasciare D. Montanari in Curaçao a sostituirlo, ed io proseguii il viaggio fino a S. Rafael di Maracaibo, ove era aspettato da molto tempo.
Della nuova Casa di Curaçao non le scrivo a lungo, poichè il nuovo Direttore l'informerà meglio di me di quanto sarà necessario per l'educazione e lo sviluppo di questa missione di Moretti.
Alla volta della città di Maracaibo - Nuove conoscenze - Aruba - Il Golfo Saco - Il lago Maracaibico - Arrivo.
Il 22 dicembre sopra un vaporetto, che in alto mare, danzava come a gondola partii alla volta di Maracaibo. Non aveva meco alcun confratello, ma ben presto feci conoscenza coi numerosi passeggieri, e le domande e risposte che s'intavolarono mi distrassero dalle mie preoccupazioni. Rasentammo l'isoletta Aruba e s'entrò nel Saco, specie di golfo sempre agitato, ove la danza facendosi più agitata, convenne tenerci bene alle sponde del vapore, per non misurarlo da un lato all'altro con le gambe in aria. Giunti al forte S. Carlo, che protegge l'entrata del lago, il piloto salì , a dirigerne l'entrata, ed il vapore proseguì a solcare le acque in tutta calma.
Il lago di Maracaibo è imponente e magnifico. Le sue placide acque si estendono a vista d'occhio e formano seni e golfi, circondati da una vegetazione tropicale, tra le cui piante domina il cocco. Le sponde sono ingemmate da paesi e villaggi coi loro bianchi campanili che torreggiano da lontano. La vasta estensione d'acqua è interrotta da isolette le une abitate e le altre no, e più in su verso i confini del lago si veggono paeselli di Indiani, fabbricati su pali fitti in mezzo all'acqua.
A mezzogiorno il vaporetto gettava l'ancora a lato del nuovo molo di Maracaibo. città regina dello Stato Zulia. Il nostro amico Luis Maria Rios minorista, in compagnia di varii Sacerdoti della città, m'aspettavano sul molo, e appena disceso mi condussero in casa del zelante Sacerdote S. S. Romeno, fervido Cooperatore Salesiano, il quale mi trattò con tutta la delicatezza e affabilità d'un vecchio amico, per tutto il tempo che ebbi la fortuna di ospitare in sua casa.
Posizione topografica della città - Edifizi - Prodotti - Si vogliono i Salesiani - A S. Raffaele - Ricevimento solenne - La nuova Casa - La Finala - Il mio compagno - Reminiscenze.
Maracaibo è situata sulla sponda sinistra del lago omonimo a 10° 14' di latitudine e 4° 41' di longitudine Ovest del meridiano di Caracas e a 9 metri sul livello del mare. La temperatura media è di 29 gradi centigradi, però nella stagione più calda ascende sino a 34 gradi. Essa è la capitale dello Stato Zulia, che confina al Nord colle Antille, al Sud e Est con lo Stato de Los Andes e di Lara, e all'Ovest con la vicina Repubblica di Colombia. La popolazione ascende a 45 mila abitatiti. Possiede splendidi edifizi pubblici e privati. Son degni di menzione il palazzo del governo, della giudicatura, il teatro Baralt, la nuova dogana, il Collegio delle monache di S. Anna, la piazza della Concordia, l'anfiteatro anatomico, la Chiesa della Concezione, il Cimitero e l'Università. Le vie sono percorse da vetture, tramways a cavallo ed a vapore; la popolazione è rispettosa ed eminentemente cattolica.
Le principali sorgenti di ricchezza dello Stato Zulia sono le pelli di capra, il caffè, cacao, canna da zucchero, tabacco e frutta di varie specie. Il territorio possiede eccellenti miniere di carbon fossile ed una estensione di 93815 kil. quadrati, equivalenti a 473,192 metri quadrati per ogni abitante, o poco più di 45 ettari di terreno per persona.
Per questo eccellenti condizioni, per la sua posizione topografica, per il suo porto centro costante di commercio tra gli Stati de Los Andes, Colombia, le Antille., gli Stati Uniti e per la fertilità del suolo, Maracaibo è destinata ad essere la città più importante di Venezuela. Recentemente fu eretta sede di una nuova Diocesi, ed il suo primo Vescovo Monsignor Marvez è un zelante nostro Cooperatore.
Nel poco tempo che mi fermai in detta città, numerose furono le persone che mi fecero forte insistenza di fondare presto un Collegio Salesiano tra loro. Chi mi offerse la casa, chi il terreno e chi il valido appoggio d'aiutarmi sino a che il Collegio sia pienamente stabilito. La sola condizione impostami era di incominciare subito. Dietro tante urgenti domande, amatissimo Padre, mi lasciai indurre a scriverle immediatamente ed esortarla ad acconsentire ai loro ardenti voti, colla speranza di essere esaudito.
In Maracaibo ebbi occasione di far conoscenza con il Signor Alfredo Vargas, eminente cattolico e fondatore di varie opere di beneficenza in questa città, il quale mi offerse il suo Asilo ed una casa di campagna. Conobbi altresì il Signor Eduardo Ball, che già ella conosce per averlo scritto altre volte di questa fondazione e che venne personalmente ad offrirmi il suo valido aiuto; ed il Dottor Manuel Dagnino, illustre scrittore ed autore di varie opere, persone tutte caritatevoli e entusiasti ammiratori di Don Bosco.
Il giorno seguente ripartii sopra una goletta per S. Raffaele. Il vento era propizio e la goletta scivolava sopra le acque come una saetta ed in men di quattro ore arrivammo a destinazione. Non appena la nave comparve in faccia al paese, lo sparo dei mortaletti annunziava il nostro arrivo, e la popolazione si versò immediatamente al molo con bandiere e musica per riceverci. Finite le cerimonie di ricevimento, con a capo i giovani e le Autorità civili ed il Parroco del paese, il Rev.mo Manuel Maria Padron, ci avviammo alla chiesa passando sotto tre archi trionfali eretti per l'occasione.
Resa la prima visita al Supremo Dator d'ogni bene, si passò alla casa eretta pel futuro Collegio. Sulla porta d'entrata stava scritto a caratteri cubitali « Casa di Don Bosco »; ed appena entrati, me ne offrirono il possesso.
L'edifizio è magnificamente situato accanto alla Chiesa parrocchiale, con avanti la piazza S. Rafaele e a lato un giardino che si estende sino al lago. Il terreno che lo circonda è ampio, libero, atto a fabbricarvi qualunque edifizio per collegio o stabilimento di arti e mestieri. La costante ventilazione che viene dal mare e dal lago, rende fresca e salubre la località e tempera in modo speciale gli ardenti raggi del sole.
La stessa sera le diverse Congregazioni del paese sfilarono a darmi il benvenuto e a mostrarmi il loro contento d'aver in mezzo a loro un figlio di Don Bosco. Gli stessi capi indiani di quei dintorni vennero a presentarmi i loro ossequi ed i loro auguri.
Il 24 di buon mattino stavamo già in sella per visitare la Finaia, luogo ove si spera fondare una scuola agricola e dove arrivammo dopo tre ore di cavalcata. Anche qui il terreno è fertile, ventilato, con abbondanza d'acqua ed una estensione di circa un miglio quadrato. Lo trovai già popolato da 83 capre, 25 vacche 10 montoni, da maiali e galline, con il materiale per erigere provvisoriamente una casa di legno. Ha facile comunicazione col paese e col lago per terra e pel fiume Limon.
Visitata in fretta ogni cosa, si fece ritorno al paese col minorista Luis Maria Rios e suo fratello. Questo nostro Cooperatore è un secondo S. Luigi Gonzaga e tale vien creduto dalla popolazione intiera. Ha grande desiderio di entrare nella nostra Pia Società, e spero che presto Maria Ausiliatrice esaudirà il suo ardente desiderio.
Passai la festa della Natività del Signore in S. Rafaele, ove cantai la Messa solenne. La mente non mancò di trasportarmi a Betlemme, ove per tanti anni celebrai dette Messe sul luogo stesso ove nacque il Redentore del mondo. È pur vero che i Luoghi Santi. una volta conosciuti, fanno esclamare, come già agli esuli Ebrei in Babilonia: « Si oblitus fuero tui, Jerusalem, oblivioni detur dextera mea» . Salm. 136.
Il giorno 26 per via del lago si fece ritorno a Maracaibo, rasentando l'isola di Foas e l'isola Zavaneta de Montiel, appartenenti alla parrocchia di S. Rafaele, ma sprovviste di preti, i cui abitanti sperano un aiuto dai futuri Salesiani. Prima di partire, il Governatore del paese Cesar Agnes mi rivolse la parola d'addio, augurandomi prosperi i venti ed un pronto ritorno alle loro spiagge. Strinsi, commosso per tante dimostrazioni d'affetto, la mano al parroco Manuel Maria Padron , all'ospitale Sisto Rio, al Dottor Josè Maria Gutierrez, al segretario Don Filipe Fruen Mayor, al maestro Andrea Granadillo e a molti altri, di cui non ricordo il none, ed in compagnia del mio S. Luigi partii; e la notte del 27 già era a bordo del vaporetto in via per Curaçao.
Alle 5 di sera del 29 arrivai all'isola con un mare più burrascoso di prima; ma sì nell'andata che nel ritorno, a dispetto di tanti salti, non soffersi il mal di mare e mi trovai puntuale a tavola al suono della campana, quantunque più d'una volta i piatti ci scappassero di mano per saltare sulla tolda.
Al mio ritorno all'Asilo di S. Rosa, non essendo ancora arrivato da Bogotà Don Olivazzo, nè potendo rimanere più a lungo due di Valencia in Curaçao, decisi di spedire D. Montanari, che doveva incominciare il 7 gennaio la scuola di filosofia , ed io mi fermai in Curaçao in attesa del Direttore. Appena arrivato, ripartirò anch'io, e da Valencia le scriverò nuovamente per sapere che intenzioni ha sopra le nuove fondazioni di Maracaibo e S. Rafaele. Solo l'avviso fin d'ora che sono di somma importanza ed urgenza.
Lo sparo dei mortaletti, il canto del Te Deum, l'aspetto giulivo degli abitanti di Curaçao, mi avvisano che siamo all'ultimo giorno dell'anno, ed io le auguro, prospero e felice, pieno di elette benedizioni e consolazioni, l'anno che stiamo per incominciare, e prego nello stesso tempo di estendere i nostri augurii a tutti i membri del Capitolo Superiore, ai Confratelli e Cooperatori. Mi benedica e mi creda suo
Dev m° ed Obbed.mo Figlio Sac. F. A. BERGERETTI.
Viva Maria SS. Ausiliatrice!
Una mia nipotina di due anni ammalò di tubercolosi ossea, alla giuntura del gomito di ambe le braccia. Inutile dire quante cure le si prodigarono, ma tutte riuscirono inutili. La scienza medica si pronunciò inabile a guarirla, anzi un medico distinto suggerì l'amputazione delle braccia. I desolati genitori, dietro consiglio di una Cooperatrice Salesiana, ricorsero con fiducia a Maria SS. Ausiliatrice con una divota novena ed una piccola offerta al suo santuario in Torino; posero sulla facciata della loro casa una statuetta di Maria ed al collo della piccola inferma una medaglia, ed ottennero la guarigione completa della loro bambina. Ora, pieni di riconoscenza, mantengono la promessa di far inserire nel Bollettino la relazione della grazia straordinaria ricevuta.
Siviano sul lago d'Iseo, 31 Dicembre 1897. MARGHERITA SOARDI
Non invano si ricorre a Maria.
Nel felice anniversario della guarigione miracolosa di mia madre, sento prepotente il bisogno di far pubblica la cosa ad onor di Maria SS. Ausiliatrice e ad incoraggiamento di quanti sono tribolati sulla terra, perchè a Lei ricorrano fiduciosi di esserne consolati.
Nello scorso gennaio 1897, la mia cara mamma contava 60 anni, quando una forte bronchite la gettò a letto con infelicissimi pronostici, essendo dall'età e dalla poco ferma salute sfinita di forze. Anzi alle previsioni comuni s'aggiunse il serio giudizio del medico, il quale dopo sollecite e ripetute visite giornaliere, chiesto del suo parere, scoraggiato disse: « Altri che Dio non può guarirla! ». Abbattuti dall'infausto processo di tanto male, un lampo di luce mi balenò alla mente e tanta fiducia mi fece concepire, che subito misi in atto il mio pensiero.
In effetto, avendo io infinite volte lette le moltissime grazie che Maria SS. Ausiliatrice benignamente elargisce a chi la invoca, subito mi sollecitai a fare pregare innocenti fanciulli, e posi sotto al capezzale della paziento l'effigie benedetta di Maria SS. Ausiliatrice; ma ciò non ostante il crudele morbo la condusse all'orlo della tomba, e le furono amministrati i SS. Sacramenti della Penitenza, del Viatico e dell'Estrema Unzione, essendo imminente la morte. Fu in quei più tristi momenti che un ben felice voto uscì dal mio cuore e « Se mi guarite mia mamma, dissi, o Vergine Maria Aiuto dei Cristiani, io invierò al vostro santuario un piccolo seguo della mia gratitudine, cioè L. 30, e verrò io stesso in pellegrinaggio, » E m'affrettai ad inviare a Torino una cartolina vaglia, affinchè all'altare di cotesta Taumaturga Vergine venisse celebrata una S. Messa. Intanto fra me stesso rifletteva « Se Maria Ausiliatrice mi conserva viva la mamma finchè si applichi la S. Messa, sono certo della dimandata guarigione ». Sperai, e come desiderava fui puntualmente esaudito. Di fatti cominciava la povera paziente il dì dopo ad aver un poco di quiete, a sensibilmente migliorare ed uscire di pericolo.
Ma in mezzo a tanta gioia una spina ben acuta si punta nuovamente nel nostro cuore, a troncare d'un tratto il nostro contento.
Uno strano fatto venne alla convalescente mamma nei primi giorni che cominciava ad abbandonare il letto: all'improvviso fu colta da un acuto e così veemente dolore ad una gamba, che sembrava impazzita per gli spasimi. Mandato d'urgenza per il medico, questi fu in breve dall'ammalata. Visitata la parte addolorata , la trovò dalle dita del piede fino al disopra del ginocchio fredda come il ghiaccio e priva affatto di sensazione. Per non pronunciarsi di botto in caso così strano, dopo aver indicati alcuni rimedii, condusse seco al dì seguente un altro compagno medico, ed amendue dopo un'accurata visita convennero trovarsi di fronte ad una cancrena incipiente, e dichiararono richiedersi un rimedio radicale, vale a dire l'amputazione della gamba Crudele rimedio, ma pure necessario alla guarigione.
Passata la parola al capo di casa, all'ottimo mio padre: - « Maria la guarì dalla bronchite, disse, e Maria la guarirà dalla nuova malattia ! » - Ed ebbe ragione; poichè come feci nella prima sua malattia, così ritornai a scrivere al santuario di Maria SS. Ausiliatrice, onde si pregasse novellamente per la povera paziente. E benchè fosse dì e notte continuamente in preda a forti dolori, la gamba in fine ai tre dì ritornò alla sua normale temperatura. Venuta, in tre distinti luoghi del piede, a supporazione, fortemente si temeva di uno sfacelo fatale; Maria però ci volle consolare pienamente, poichè sia per la perizia del medico, sia massimamente per la protezione miracolosa di Maria Ausiliatrice, il fatto è che mia mamma è guarita del tutto.
Grazie dunque a Maria Ausiliatrice ! Mille volte grazie !
Nave (Brescia), 12 Gennaio 1898.
D. BARTOLOMEO STEFANA.
Onnipotente è il tuo nome, o Maria.
Da più d'un anno io ero affetta da una paralisi alla guancia destra, che mi cagionava non lievi incomodi e mi toglieva quasi del tutto l'uso d'un occhio. Non ignorando la pessima natura di questo malore, dopo varii inutili tentativi, mi recai a Torino per consultare esperti medici, i quali a dir vero trovarono il caso molto grave ed il male troppo inoltrato, per modo che mi lasciavano solamente più la speranza di una dubbia e lontanissima guarigione. Mentre, profondamente afflitta per tale notizia, mi disponevo a tornare al paese, m'inbattei a caso, o meglio per disposizione di Maria Ausiliatrice, in un Salesiano di mia conoscenza, il quale, saputa la cagione del mio dolore, mi esortò ad attendere dal Cielo il soccorso ed a confidare nella potenza di Maria Ausiliatrice. Non resistetti a questa inspirazione, e recatami tosto al santuario di Valdocco, vi lasciai un'offerta, e ricevuta la benedizione dal Successore di D. Bosco, promisi di pubblicare la grazia, se la Madonna si fosse degnata di concedermela... Tornata a Foglizzo, incominciai con fervore una novena, al termine della quale mi sentii sensibilmente migliorata ed in capo a tre mesi era scomparsa anche ogni traccia di malore.
Avrei dovuto prima d' oggi pensare a compiere la mia promessa, ma la Santa Vergine non mi vorrà ascrivere a colpa questo ritardo, mentre esso vale ad attestare che la mia guarígione è stata completa ed assoluta poiche dopo quasi un anno dacche ottenni il favore, non ho più provato male alcuno e l'occhio già quasi spento ora funziona come prima della malattia.
Grazie dunque alla Madonna di D. Bosco, che così visibilmente mi volle dimostrare il suo patrocinio: continui questa, buona Madre la sua amorosa assistenza sopra di me e su tutta la famiglia, sicchè colla integrità della vita e colla pratica delle virtù cristiane noi possiamo essere il più eloquente monumento di gratitudine e riconoscenza per un così segnalato favore
Foglizzo Canavese, 22 Gennaio 1898. MADDALENA FENOGLIETTO-VERGA.
Adempimento di promessa.
Riconoscentissime, ringraziamo colla più viva gratitudine la grande Regina del Cielo Maria SS. Aiuto dei Cristiani, per aver esaudita le nostre preghiere, colle quali noi, afflitte nel più profondo dell'anima, ardentemente la supplicavamo di non permettere che un povero moribondo si presentasse davanti al trono dell'Altissimo senza prima riconciliarsi coll'Eterno Giudice. In adempimento di promessa, facciamo pubblicare la grazia ottenuta.
Lisbona, 24 Gennaio 1898.
GELTRUDE MAGNA NUNES e Figlie, MARIA LizziE, ARLENE TURNER, ALFONSO e MARIA JosÈ OLIVEIRA MARTINS.
Una famiglia consolata.
Sia lode a Maria Santissima ! Nello scorso mese di giugno l'unica nostra figlia Annita, d'anni dieci, trovavisi in pericolo di vita, colpita da violentissima tifoidea e migliara. Una persona, nostra amica, ci consigliò di ricorrere a Colei che è l'Aiuto dei Cristiani. Facemmo incominciare subito una novena a Maria Ausiliatrice, con promessa di pubblicare la grazia sul Bollettino Salesiano e di far celebrare una Messa. Ed oh prodigio! al termine della novena nostra figlia era fuori di ogni pericolo ed ora è perfettamente guarita.
Sia lode adunque a Maria SS. Ausiliatrice ! Adempiamo la promessa fatta in quegli istanti dolorosi, e desideriamo far noto a tutti i fedeli quanto vantaggioso sia in ogni necessità il ricorrere a Maria Santissima Ausiliatrice.
Magenta, 25 Gennaio 1898.
Coniugi VINCENZO SCOLARI e CAROLINA BERTOJA.
O Maria, quanto siete buona!
Come la maggior parte delle Case Salesiane, così anche questa può dirsi opera della nostra Mamma Maria SS. Ausiliatrice, alle cui benedizioni e cure materne deve attribuirsi ogni pietra della Chiesa a Lei dedicata e del fabbricato dell'Istituto, nonchè tutto il bene che quivi si opera. Sono tante le prove che la Vergine SS. dà a noi pure della sua materna protezione, che vi sarebbe da riempire un volume. Ma lo spazio del Bollettino Salesiano a ciò assegnato è limitato assai e non conviene abusarne.
Non posso però astenermi dall'esprimerle pubblicamente la nostra particolare gratitudine per un tratto specialissimo della sua misericordia, un vero miracolo che la nostra buona Madre ha operato in favore di questi nostri giovanetti, i quali tutti gliene sono riconoscentissimi.
Da qualche giorno s'era fatta segare via dal grosso portone dell'ingresso principale al nostro teatrino la mezzaluna di sopra, affinchè appunto tornasse più facile l'aprirsi del portone stesso. Il falegname però, non potendo dare subito l'ultima pulitura, prima che fosse assicurata definitivamente, la raccomandò al muro con due chiodoni. Ognuno la credeva posta con sicurezza, ma sgraziatamente la scossa del grosso portone riuscì a poco a poco insensibilmente ad indebolire la resistenza dei chiodi. La sera del 3 del corrente mese di febbraio, mentre dopo le orazioni io stava, come porta l'usanza nostra, dando alcuni avvisi e la buona sera ai giovani, sentiamo tutti come una grande scossa o il rompersi di una grossa trave. Era la grossa e massiccia mezzaluna che veniva giù dall'altezza di circa tre metri sulla testa di cinque o sei artigiani che stavano in piedi proprio là sotto. Fu un impallidire a morte, un tremito, un grido di spavento in tutte le duecento e più persone che eravamo. Da tutti si conobbe in un lampo che almeno due o tre, non riusciti a scansarsi, ne sarebbero rimasti schiacciati e col cervello a pezzi. lo non ebbi tempo che a dire: Maria!... e corsi in aiuto anch'io al giovanetto Masoni ch'era stato atterrato e ch'io credeva morto. La mezzaluna di tutto legno massiccio pesa mezzo quintale circa, ha spigoli quasi taglienti e poteva, nella caduta precipitosa, portare una vera strage! Feci trasferire il giovane, creduto agonizzante, in infermeria, e mi fermai con sommo sforzo ad infondere un po' di coraggio negli altri. Tutti i giovani, pallidi come un cencio, e tremanti, molti, a verga a verga, non osavano quasi più andare a letto. Mi ci volle tutta la grazia di Dio per mantenermi in calma e dar loro il coraggio necessario. La Vergine SS. Ausiliatrice però ci aveva fatta la grazia completa. Chi era più sotto e più esposto non ricevette che una strisciatura sulla faccia e sulle spalle, senza il minimo danno. E l'agonizzante? Corsi tosto a vederlo in infermeria. Non era stato che uno svenimento, dove avrebbe dovuto essere una grave disgrazia. Il finestrone l'aveva colpito nel fianco e atterrato, ma senza fargli alcun male, se non d'una somma paura. Il braccio colpito non aveva neppure una scalfittura, e l'indomani il giovane era già cogli altri compagni in ricreazione e nella scuola di banda a suonare allegramente il suo strumento. Tutti, non uno eccettuato, riconoscemmo un vero miracolo, un tratto specialissimo della protezione della Vergine SS. Ausiliatrice nostra Madre; anzi non pochi dei giovani andavano ripetendo tra loro e coi superiori: « Non avete osservato come quel grave peso sembrava sostenuto in aria da una forza misteriosa? » E la sera dopo, quando io lo dissi in pubblico, tutti confermarono: « È vero, è vero. » Noi cominciammo tosto una novena di ringraziamento, ma crederemmo venir meno al più stretto dovere di gratitudine verso sì buona Mamma, so non rendessimo la cosa di pubblica ragione a sempre maggior gloria di Maria ed a conforto di tante anime che in Lei dovrebbero fortemente sperare e di quelle che in Lei sì giustamente confidano.
In fede : a nome di tutto l'Istituto riconoscente a Maria
Faenza, 5 Febbraio 1898.
Sac. Gio. BATT. RINALDI, Direttore.
PS. Se non fossi troppo lungo, dovrei ricordare un'altra grazia portentosa che Maria SS. ci fece appunto il 3 maggio dello scorso anno. Doveva due giorni prima pagare una cambiale di L. 5000 (cinquemila) e un'altra di 250, frutto corrispondente. Trovandomi nell' assoluta impossibilità, chiesi una dilazione e feci fare speciali preghiere a Maria SS., temendo che le circostanze della famiglia creditrice non potessero consentirmela. Dopo la febbrile aspettativa di tre giorni, la famiglia mi risponde: - In onore di Maria SS. le rimanderemo le due cambiali, offrendo a Maria capitale e frutto ! - Vennero infatti tosto, e alla presenza dei principali Superiori della Casa, furono bruciate davanti l' immagine di Maria SS., mentre a tutti usciva spontaneo il grido di ringraziamento : O Maria, quanto siete buona !
Bologna. - La Sig.ra Catterina Franco con grande piacere fa noto che sua figlia, raccomandata alle preghiere dei Salesiani sotto le Feste del S. Natale per essere gravemente ammalata, ora si trova in via di guarigione. Nella speranza che la Vergine SS. le vorrà ridonare la primitiva salute, ed in ringraziamento del favore, invia lire 20, con preghiera di pubblicare la grazia già ottenuta nel Bollettino Salesiano, come aveva promesso a Maria, se le salvava la diletta figliuola.
Bosconero (TORINO). - Alberto Chetto, di anni nove, trovavasi da due anni ammalato di tubercolosi al ginocchio sinistro e dai medici dichiarato incurabile. Si raccomandò a Maria SS. Ausiliatrice colla preghiera e coll'offerta delle poche lire che teneva sul libretto postale; cominciò allora a migliorare nella salute e nella gamba; ed ora cammina a stento, ma senza grucce. Grato a Maria SS. Ausiliatrice, adempie la promessa fatta e prega la Madonna a volergli continuare la sua benevolenza.
Gorla di Cartel S. Pietro. - Antonio Brazzola prega a voler render pubblica la grazia ottenuta per intercessione di Maria SS. Ausiliatrice. Affetto da polmonite complicatissima, e disperato dai medici, per consiglio d'un Salesiano di Balerna fece una novena a Maria SS., ed in pochi giorni ottenne la guarigione. Pieno di riconoscenza verso sì buona Madre invia la tenue offerta di L. 10 per le Opere Salesiane.
Milano. - « Le vostre misericordie, o Maria, non hanno confine. Questo grido ci erompe spontaneo dal cuore per una segnalata grazia di Maria Ausiliatrice. Nella scorsa estate spedimmo a Torino pei figli di Don Bosco una offerta, invitandoli, per mezzo del venerato loro Superiore Don Rua, ad associarsi con noi per fare una divota novena a Maria potentissimo Aiuto dei Cristiani. La grazia d'ottenere dalla Madonna era questa: Erano già quasi sette mesi che nostro padre ed un nostro conoscente per ragioni d'interessi nutrivano reciprocamente grande odio. Si può immaginare il nostro dolore !... Un odio così accanito poteva essere causa di grave disgrazia, se per caso i due avversari si fossero incontrati. Negli ultimi giorni poi di questa inimicizia, l'odio e la collera da parte di nostro padre crebbe a dismisura, di modo che noi risolvemmo di rivolgerci, come figli verso la propria Madre, alla miracolosa Madonna di Don Bosco. Per questo, dopo aver mandato, come sopra dicemmo, un'offerta a Torino, uniti in ispirito ai figli di Don Bosco, tutti in famiglia cominciammo una fervorosa novena. Chi lo vorrebbe credere !!... Nel quarto giorno della novena, proprio per miracolo, nostro padre ed il suo fiero nemico si rappacificarono. S'immagini la nostra gioia, il nostro contento!.... Chi non vede in questo caso il dito di Dio e la potenza di Maria !... Non è sol questa la grazia concessa da Maria alla nostra famiglia, ma ben altre due ancora da Lei benigna, ricevemmo, le quali, benchè minori di questa, pure agli occhi nostri son anch'esse grandi.
» Oh! grazie noi tutti pubblicamente Vi rendiamo, o Trionfatrice dell' infernale serpente, o Vergine potente Ausiliatrice dei Cristiani; grazie! noi Ve ne saremo sempre grati. Deh continuate ancora, nostra buona Mamma Maria, a spargere le vostre benedizioni celesti sulla nostra famiglia, che tanto e tanto ne ha bisogno, specialmente in questi giorni.
» E voi, che con assiduo amore leggete questo righe, e che forse vi trovate in bisogno d'essere graziati da Maria Ausiliatrice, oh! fatevi animo e a Lei ricorrete con viva fede. Le sue misericordie non hanno confine. » - La FAMIGLIA B. riconoscente.
Roma. - Nello scorso febbraio mia madre era in agonia per infiammazione ai reni, influenza infettiva, debolezza al cuore e principio di pleurite. Si temeva perderla da un momento all'altro; nè pel delirio della febbre era in grado di pensare al suo stato. In quei momenti di estrema ambascia pregai di cuore Maria SS. Ausiliatrice promettendo l'offerta di L. 25, se mi otteneva la grazia. Con me pregarono le Suore di Maria Ausiliatrice, dalle quali mi reco per lezioni di lavoro e promisi di far pubblicare il fatto sul Bollettino Salesiano. Oggi 9 marzo, consegno L. 25 a scioglimento della mia promessa, poichè mia madre, malgrado la grande debolezza che aveva prima della malattia, si è rimessa perfettamente. In fede: LUCIA UBOLDI.
Serradifalco (CALTANISETTA). -La Sig.a Marietta Fanara n. Cellura, liberata dalla SS. Vergine Ausiliatrice dal pericolo di rimanere vittima di tre false testimonianze, ringrazia la SS. Vergine ed offre L. 15, con preghiera di pubblicare la grazia ottenuta nel Bollettino Salesiano.
Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice, e pieni di riconoscenza, inviarono offerte al santuario di Torino o per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, o per le Missioni Salesiane, o per altre Opere di D. Bosco, i seguenti:
La Signora Maria Grandi Vedova Giudice Anzini, che invia l'offerta di L. 100, Canton Ticino (Svizzera)-Michele Rizzardi di Giovanni, Idro (Brescia). - Antonio Lo Giudice Guarneri, Ragioniere, Valguarnero Carupepe (Caltanisetta). - Luigia Demelli e Rachele Brusadelli, Cassano Magnago. - D. Carlo De-Gasperis, Borgosesia (Novara). - Vittoria Savio, Vercelli, 2. - Virginia e Catterina Borra, Chiavazza, ambedue 5. - Giuseppina Gelardi, Riva di Chieri, 5. - Castelrosso: Pietro Gobello, 5; Gioachino Cena, 5; Giovanni Blato, 8; Paola Lusso, 2; Giovanni Margarita, 3,50; Gioconda Blato, 1; Maria Careggio, 7; Rocco Avanzato, 3; Maria Santa, 5. - Santena: Battista Romana, 5; Maria Turco, 5. - Verolengo: Maria Ferrero, 2; Maria Mosso, 5. - Enrie: Sorelle Gloria, 8; Cravino, 17. - Torino. Francesco Candelo, 0, 50; Giuseppe Patti, 5. - Chivas8o: Maria Prono, 5. - Villafranca Piemonte: Carlotta Bosio, 2. - Gandolfa d' Ostia: Emma Oliva, 25. - Celle: Tommaso Sorba. - Castelnuovo d'Asti : Filippello, 20.- Lu: Falerio Scamuzzi,5.-Piscina: Teresa Grosso, 5. - Castelfidardo : Giuseppe Tarasco, oggetti in oro. - Alba: Giuseppe Diamoglio, 2. - Pinerolo, Angelo Bonanznro, 5. - Saluggia: Angela Momo, 17Castellamonte : Catterina Galeazzo, 10. - Cisterna d'Asti: Secondo Gallino, 5. - Lavagna: Teresa Castagna5. - Creseentino: Giuseppe Monateri, 2. - Negrar Ida Righetto, 3. - Villanova d'Asti: Luigi Botto, 2,50. - Baldissero d'Alba: Anna Caterina, 5.-Bassignana : Pio Casale. - Moretta: Luigi Albera, 5. - Asti: Battista Acorato, 25. - Lucca: Maria D. Giulio, 5. - Cellarengo: Gaspare Boasso, 5.-Carmagnola: Marianna Ghirardi, 25. - Magliano d'Alba: Giaciuto Rava, 5. - Morisengo Monferrato: Ercolina Quirico, 10. - Mosso (Biella): Ersilia Reda, 5. - Carignano: Giuseppe Gandiglio, 5. - Isola d'Asti: Pia Mari, 2. - Belforte Monferrato: Luigina Bosio, 5. - Montagnana- Antonio Saliani, 5.- La Loggia (Torino): Giuseppe Pirotto, 10. - Savona: Marietta Saitoni, 5. - Ogliasco: Antonio Bonaudo, 5. - Vinovo: Michele Zanotti, 2. - Cascinetto Po: Secondino Sangiano, 6. - Casale: Gabriele Obertis, 8. - Emilia Amalberti, 5. - Cherasco: Margherita Piumetti a mezzo del suo Prevosto D. Bartolomeo Copra. - A mezzo della Superiora delle Orsoline di Sesto Calende : Margherita Favini di Pombia, 1, e Gaudenzio de-Giorgi, 5; Angela Valsesia di Santa Cristina Novarese, 2; Marianna Mortarotti di Vernno, 5; ed altra persona di Varallo Pombia, che pregò e fece promessa per Giovanni Ingegnoli, 5. - Cornegliano d'Alba: Maddalena Marino-Botto, 6. -Mulini di Masserano: Basso Don Giovanni. - Santa Marchetti Sommacampagna. - T. A. Cooperatrice Salesiana di Riva di Chieri. - Torino: M. M. D. M., 10; Maria Ravizzone; Pietro Gonella; Giuseppe Chiesa; Maria Antonietta Cappeto Ved. Fontana; Salvatore Bonola. - Pinerolo: Giuseppe Scavarda, Maestro, offerta per una Messa. - Castelgofredo: Vittorio e Rachilde Sarzi per l'ottenuta miracolosa guarigione della loro figlia Lucia - Giacomo Scrivani, Vineland N. Y. (Stati Uniti d'America). - Vigone (Torino): Francesco Frencia. - Angela Camiasso, Villafranea Piemonte. - Piere Madoleua (Reggio Emilia) D. Vincenzo Bertani, Can. - Alessandria: Marco Franzini. - Cologna (Brescia) . Bernardino Massotti, 10.-AliceBelcolle: Gian Domenico Ottazzi di Guido. - Colombina Zuffada e Crenna Mullino. - Logo : Amalia Altini. - Montemezzo: D. A. De Pieri Parroco, 12. - Cumiana: Anna Peirone e Demarziani. - A.rsiero : Teresa Ceschiui Cornolò pei bac. Angelo Arquello. - Udine : D. Nicolò Poiani, con offerta per una Messa e i bisogni del Santuario. - .usio : Sac. Carlo Delnotaro, Decurione dei Cooperatori Salesiani. - Antonia Bava-Soldano, Ricoldane (L. 5). - Una pia persona di Clusone, che ottenne da Maria, in due casi di repentino malore, che due poveri infermi rientrassero in cognizione sì da poter morire coi contorti di N. S. Religione. - Giovanni Pelizzari, Treviso, per felice esito negli esami. - Angela Baggini, Bastida Pancarano (L. 10). - Angelo Novelli, Prata di Pordenone (L. 1). - A. O. I., Bologna (L. 20). - Adelaide Pozzi, Castano Primo (L. 5). - Francesco Ramella, Oneglia, per una malattia di carattere progressivo arrestata mercè l'intercessione di Maria Ausiliatrice (L. 30). - C. G. M. C. C., Parma, per grazia importantissima, da cui dipendeva il suo avvenire. - Maria Francesca Rossano, Vezza d'Alba, per la guarigione di sua sorella ottenuta in seguito a preghiere ed a promesse fatte a Maria Ausiliatrice. - Giuseppe M. Durando. - G. Piccolo, maestro, Finovo, per la ottenuta guarigione della propria consorte. - Luigia Cereghini e Luigia Gutifredi, Coreno Plinio (Como). - Carolina Cuniberti, Calliano Monf., per scampato pericolo (L. 10 per S. Messe di ringraziamento). - P. S., Carmagnola, con l'offerta di L. 30 per una grazia straordinaria ottenuta dopo replicate preghiere. - Enrica Bolognesi, Frazione Valle Voghera (L. 5). - Luigi Bassani, Ancona. - Giacomo Osnengo, Castelnuovo d'Asti, per scampato pericolo (L. 10). - Veronica Perozzi, Sonogno (Canton Ticino).
NOBILISSIMO ESEMPIO DI SINCERA CONVERSIONE. Miei cari amici,
IL fatto edificante che vi presento stavolta è di un giovane ridotto sul retto sentiero dalla lettura di quella preziosissima opera del Teologo Salesiano D. Francesco Paglia intitolata « LA RAGIONE GUIDA ALLA FEDE » che molti di voi già conoscono (1).
Lo riferirò colle parole stesse del giovane convertito, trascrivendo qui la lettera da lui indirizzata all'autore del libro. Vi noto che egli mi autorizza a stamparla unicamente per riparare allo scandalo dato e per incoraggiare coloro che l'hanno seguito nel traviamento ad imitarlo eziandio nell'emendazione, ritornando come lui alla sincera e franca professione della Cattolica Fede.
La vista del suo ritratto, che pur vi metto innanzi, col nobile suo aspetto, coll'ardimento giovanile, colla fronte aperta e serena, serve a confermarvi la schiettezza dei sentimenti e propositi da lui espressi così ingenuamente nella sua lettera. Eccola:
Londra, 5 Gennaio 1893. MOLTO REV. SIG. TEOL. PAGLIA,
Benchè non abbia l'onore di conoscervi personalmente, ho tuttavia il sommo piacere di farvi pervenire questo mio scritto e dichiararmivi amico, in ricompensa del bene che mi avete fatto colla sublime vostra Opera dal titolo: LA RAGIONE GUIDA ALLA FEDE. Per fermo mi avete in essa colpito, e questa mia lettera dettata col cuore vi sarà cara tutto il tempo della vostra vita. I sublimi argomenti, che adducete in pro della Cattolica Religione , sono invero convincentissimi ; e mi hanno ricondotto a credere di nuovo e più fermamente e a trovarmi felice d'esser nato in seno alla Chiesa Cattolica.
Per più di sei anni, io me ne ero allontanato; ed ora non posso invero esprimere la mia gioia e gratitudine verso di voi per aver così elegantemente saputo ragionare in modo da ricondurmivi.
Iddio vi benedica, vi prego dal Cielo ogni bene, fiducioso di sapervi in vita a lungo; poichè vi dico chiaramente: vi credo abilissimo strumento per la maggior gloria di Dio e degnissimo discepolo di Gesu Cristo. Senza esitazione, nè precipitazione io sento in fondo all'animo mio che ogni dubbio in me è svanito e proprio per la vostra Opera ragionatissima e soave.
Credere o non credere; ecco tutto. Ora nel sistema che ammette un Dio io incontro, è vero, qualche difficoltà, che posso attribuire alla mia limitata ragione od intelligenza; mentre all'opposto nel sistema ateo o protestante incontro nulla di reale, ma solo un cumulo di idee e di assurdità non interrotte, che mi immergono in agitazione continua e nello scetticismo senza conforto.
Ho detto in succinto per raccogliere tutto ciò, che il cuore mi permetterebbe di dire ancora, e dolcemente conversare con voi, che potete ritenervi soddisfatto, qualora il vostro lavoro avesse guadagnato anche solo un'anima a Dio. E per fermo con me ne avete ricondotti alla fede tanti altri ancora.
D'ora in avanti adunque saprò almeno imitarvi e difendere con voi a spada tratta, dal nemico della Cattolica Chiesa, colui, che in essa si crede malfermo, non solo colle parole, ma sopratutto col buon esempio, colla pubblica e costante professione della Fede Cattolica e delle cristiane virtù, per cui possiamo sperare di vederci un qualche giorno tutti in cielo a cantare le lodi del Signore.
I miei genitori, per grazia di Dio mi allevarono con buoni principii; ed io solo, all'età di vent'anni ho fuorviato. Al presente ne ho vent'otto e mi consolo d'esser nato da genitori amabilissimi e cattolici rigorosi.
Io fui già per sette anni in America, ed è là dove ultimamente ebbi la fortuna di leggere l'opportunissimo vostro libro in due volumi, LA RAGIONE GUIDA ALLA FEDE.
Per esservi intanto maggiormente grato vi includo il mio ritratto, che caramente conserverete e mostrerete in mia memoria. Vi prego di accettare questo mio meschino atto di riconoscenza e devozione; ed augurandovi nuovamente dal Cielo ogni bene e lunga vita, vi saluto cordialmente, assicurandovi, che la mia fede non verrà mai meno e mai non cesserò dall'instillare buoni principii nel mio simile e di leggere e far leggere per ultimo la stupenda vostra Opera, dotata ancora di uno stile semplice ed elegante.
Con tutta stima
Vostro Umilissimo Servo ed Amico
PAULI GUALTIERO del fu Giulio, Presidente del Tribunale di Leventina (Svizzera).
Ringraziamo insieme il Signore, o miei cari, per così bella conversione. Intanto permettete ch'io vi faccia osservare come un libro tanto deve stimarsi migliore, quanto maggiori sono i frutti da esso prodotti e quanto più si mostra idoneo ad ottenere il fine per cui fu scritto. Questo si deve appunto dire dell'opera in discorso del Teologo Francesco Paglia. Lo prova, tra molti altri, il fatto surriferito.
E però io vorrei che voi pure, o miei cari amici, i quali sovente siete esposti a sentire gravi errori in fatto di religione e di fede, prendeste la bella risoluzione di Pauli Gualtiero, di leggere cioè e far leggere a tanti altri vostri compagni quest'opportunissima opera LA RAGIONE GUIDA ALLA FEDE, la quale con mirabile erudizione ed in istile sciolto, naturale, piacevole, vittoriosamente confuta tutti gli errori ed i sofismi della moderna imperversante incredulità. Del bene poi che ne ritrarrete sappiatene grado a Dio ed all'autore e pregate per lui, affinché il Signore gli conceda vita e salute da poter compiere altre non meno importanti opere che ha tra mano a vantaggio dell'umanità. Credetemi
Vostro Aff mo Amico
DoN Giulivo,
(1) Quest'opera è in due grossi volumi di pagine XXIV-880 il primo e XIV-1028 il secondo: costa L. 8,50. Ha pure un Compendio, eziandio in due volumetti, e costano L. 2. Si possono avere dalla Libreria Salesiana di Torino.
Mons. EVARISTO ZANASI
Cancelliere Arcivescovile di Bologna - Canonico di S. Petronio
Vicario Generale degli Ordini Monastici femminili, ecc.
UN mesto fiore deponiamo riverenti sulla tomba di questo zelantissimo Sacerdote che, in seguito a paralisi, mancò ai vivi il 18 febbraio scorso in Bologna.
L'illustre estìnto, che non toccava ancora la sessantina, era stato colpito l'anno scorso da un attacco di paralisi, ma poi si era riavuto, e la sua complessione robusta faceva sperare in un completo ristabilimento; ma fu novellamente assalito da un secondo attacco, che purtroppo lo ha tratto alla tomba.
Nel disimpegno dell' alta carica che occupava in Curia, portò sempre uno zelo indefesso. La sua morte fu vivamente rimpianta.
Direttore dei nostri Cooperatori Bolognesi fu instancabile promotore del I° Congresso Salesiano e dell'andata dei Salesiani a Bologna. L'opera sua a pro dei Figli di D. Bosco sarà imperitura negli annali del nostro Istituto in quella città, ma più di tutto nel cuore dei nostri Confratelli ivi degenti, i quali nelle loro preghiere ne raccomanderanno mai sempre l'anima benedetta.
BAZOLI FRANCESCO da Desenzano.
UOMO di vita intemerata, benefico, di animo generoso, di educatissimo tratto, cessò di vivere addì 9 gennaio scorso lasciando dietro a sè come padre di famiglia, come cittadino e come negoziante luminosissimi esempi di virtù domestiche, religiose e civili. Iddio lo volle con sè, poco più che sessantenne, mentre le più invidiabili compiacenze procurate a lui da una famiglia esemplare, gli preparavano le gioie d'una fiorente vecchiaia.
Fu esimio benefattore del nostro Oratorio festivo in quella città e la sua memoria sarà sempre in benedizione presso i superiori e giovani dell'Oratorio di Desenzano.
La Signora CATTERINA GALLIFANTI da Trino Vercellese.
QUEST'insigne benefattrice della nostra Casa di Trino terminò il suo mortal pellegrinaggio il 13 febbraio scorso in età di oltre 85 anni, lasciando nel dolore e nell'amarezza i nostri Confratelli di quella città, cui essa chiamava col dolce nome di figli e dai quali era pur riamata qual madre.
Fu donna di elevatissimi sensi, di pietà a tutta prova, sicchè ben possiamo dire che passò la sua vita nel beneficare il prossimo e nell'esercizio delle più elette virtù.
I suoi funerali furono un trionfo, perchè tutti i Trinesi riconoscenti poi benefìzi ricevuti, ammiratori delle maschie virtù dell'estinta, concorsero a renderle solenne tributa di figliale affetto.
La sua salma venne deposta in un'artistica cappella del Cimitero gentilmente concessa dalla famiglia Brignone. Sia pace all'anima sua bella!
La Signora GEROLOMINA MORO di Trecate.
IL giorno 9 marzo u. p. spirava in Trecate, sua patria, colla morte dei giusti, nell'età di circa 74 anni, la Sig.a Gerolomina Moro. Dire in poche linee delle sue eminenti virtù è cosa impossibile, come è impossibile ricordare il bene immenso che seppe fare coi mezzi che le aveva concesso il Signore.
Restano in Trecate, a monumento della sua eroica carità, l' Oratorio Festivo femminile, che volle affidato alle RR. Suore Vincenzine, e l'Istituto Salesiano pei Figli di Maria Ausiliatrice, con annessa Chiesa pubblica ed Oratorio festivo maschile.
Cento e mille furono le prove che dovette sostenere per avere in patria i figli di D. Bosco. Per nove anni continui mai si stancò di supplicare, di scrivere, di portarsi ai piedi di D. Bosco e poi di D. Rua, onde riuscire nel suo intento.... e finalmente vinse! Come era contenta e felice nel vedere il bene che ivi si fa, lo svilupparsi sempre più dell'opera santa da lei fondata, e specialmente nel vedere ogni anno un bel numero di bravi giovanetti vestir l'abito chiericale ed arruolarsi alla carriera ecclesiastica ! Come spiccava nella stessa contentezza la sua grande umiltà ! I suoi funerali che volle modestissimi, furono una vera dimostrazione di stima e riconoscenza che le tributò il paese intero.
Il nome della Sig.a Gerolomina Moro rimarrà in Trecate eternamente benedetto; ed ora l'anima sua dal Cielo, ove certo già raccolse le corone delle sue virtù e de' suoi incredibili sacrifizi, sostenuti in tutto il tempo della sua vita intemerata per amor di Dio e delle anime, pregherà pei Salesiani della Casa da lei fondata, affinchè possano, coll'aiuto di persone, che l' imitino nel suo zelo, e carità, continuare l' opera destinata a fare un bene immenso al paese non solo, ma all'intera Diocesi Novarese.
MARIA AUSILIATRICE ed i Cooperatori Salesiani di Caxias (Brasile).
Da Porto Algre, nella Provincia di Rio Grande del Nord nel Brasile, centro di numerosa colonia di emigrati Italiani, il nostro Superiore ricevette nello scorso dicembre la seguente carissima lettera:
REV.mo SIG. D. RUA,
Col cuore riboccante d'ineffabile gioia le notifico quanto appresso, onde V. S. Rev.ma, degnissimo successore dell'immortale D. Bosco, possa partecipare al nostro giubilo.
Da parecchi anni, in queste lontane regioni un discreto numero di Cooperatori Salesiani, sinceri ammiratori dei Missionari di D. Bosco, nutrivano un caldo affetto verso la cara Madonna Ausiliatrice. Però il loro affetto era, per così dire, circoscritto in poche famiglie della nostra frazione di Maria SS. di Monte Berico.
Le continue grazie che la Celeste Regina, invocata sotto il titolo di Ausiliatrice, largisce ai suoi divoti sparsi nel mondo, a mezzo del Bollettino Salesiano vennero a conoscenza dei Cooperatori e Cooperatrici qui residenti, e li animarono a rendere pubblica la loro divozione, non solo, ma a procurare eziandio di aumentare il numero dei Cooperatori stessi. A tal scopo fu stabilito di effettuare una solenne festa ad onore di Maria Ausiliatrice, e fu scelto il 5 agosto del corrente anno, giorno dedicato a Maria SS.ma della Neve.
La vigilia della festa, all'arrivo del nostro amatissimo Parroco, il M. R. D. Carmine Fasulo, Missionario Apostolico, lo sparo dei ripetuti colpi di mortaletti invitava anche i più lontani ad accorrere il giorno seguente a prostrarsi ai piedi della Comune Madre. Il 5 agosto, per tempissimo, fu ripetuto l'invito, ed un numeroso popolo affluiva da ogni parte, onde onorare la dolce Regina. La nostra Chiesa di Maria Santissima di Monte Berico era parata a festa, e la grande Oleografia di Maria Ausiliatrice, collocata su di un magnifico trono, attirava l'attenzione di tutti i convenuti. Pareva che Maria da quell'immagine dicesse a ciascuno de' suoi devoti : Domanda ed otterrai. - Alle ore 10 ant. s'incominciò la Messa solenne, accompagnata dai bravi cantori locali. Dopo il Vangelo, l'amatissimo D. Carmine, con la sua franca parola, tessè il panegirico delle glorie e della potenza di Maria, particolarmente sotto il titolo di Ausiliatrice dei Cristiani, ed era visibile la commozione degli uditori che pendevano dalle sue labbra. Dopo la s. Messa ebbe luogo la processione; ed uno stuolo di fanciulle bianco-vestite facevano bella corona all'Immacolata Maria, mentre con santa invidia si contendevano la speciale grazia, da lungo tempo vagheggiata, di poter cioè sottoporre le proprie spalle al magnifico quadro, e fu necessario disporre che si alternassero di frequente per poter soddisfare la tenera divozione, se non di tutte, almeno della maggior parte delle più grandicelle di esse. Il coro dei cantori frattanto faceva risuonar l'aere di cantici divoti, mentre il numeroso popolo, con esemplare divozione ed in divote preci, precedeva e seguiva la venerata effigie. Se una muta immagine di Maria sparge sui nostri cuori tanta indicibile dolcezza, chi mai potrà ridire il contento che proveremo quando ci sarà concessa la grazia di poter contemplare un giorno l'amabile volto della divina Madre circondata di luce sul trono celeste ?
Nelle ore pomeridiane, l'infaticabile nostro Pastore tenne la prima Conferenza Salesiana al popolo; ed anche in questa circostanza, conoscendo egli appieno le Opere Salesiane, fe' cenno dell'ammirabile zelo di D. Bosco e del gran bene operato dai Missionari Salesiani tanto nel vecchio che nel nuovo mondo, particolarmente a favore della pur troppo insidiata gioventù. Terminata la Conferenza fu fatta una colletta a favore delle Missioni Salesiane, ed avuto riguardo alla condizione dei luoghi e delle persone, fu assai soddisfacente. Come conclusione dell'indimenticabile festa fu cantato solennemente il Te Deum, seguito dal Tantum ergo, e dalla benedizione del Venerabile.
Frutto principale e della splendida festa e della magnifica Conferenza, fu l'aumento smisurato dei Cooperatori e Cooperatrici, che, da 50 ch'erano, ammontarono al numero di 173, come pure la fondazione di una Pia Congregazione di Figlie di Maria Ausiliatrice.
Il 24 del medesimo agosto, il nostro amato Parroco, trovandosi nuovamente fra noi per la festa di Maria SS.ma di Monte Berico, titolare della nostra Chiesa, che doveva aver luogo il giorno 25, per affezionarci sempre più alle Opere Salesiane, volle tenere una seconda Conferenza ai soli Cooperatori, e per l'innato desiderio che egli ha che le opere da lui promosse sieno durature , propose l'elezione di una Presidenza dei Cooperatori, che venne tosto effettuata a maggioranza di voti, ed ha lo speciale incarico di promuovere in tutti i modi le Opere Salesiane. Nella medesima occasione fu pure stabilito che ogni anno il 5 agosto sia celebrata la festa solenne di Maria Ausiliatrice, e questo perchè alcune particolari circostanze della Chiesa Parrocchiale di Maria SS.ma di Caravaggio, da cui dipendiamo, non ci permettono di effettuare detta festa il 24 maggio, come sarebbe prescritto.
Ecco, Rev.mo Sig. D. Rua l'affetto e la venerazione che gli emigrati italiani, residenti in questo lontane contrade, conservano a Maria Ausiliatrice e per i degnissimi figli di D. Bosco, che tanto bene fanno in questi i paesi d'America, e fanno voti perchè le Opere Salesiane siano promosse in ogni angolo della terra.
Col più profondo rispetto le bacio la sacra destra e mi professo suo
Monta Berico - Linea Janson, 18 Dicembre 1897.
Dev.moServo in G. C.
GIUSEPPE VIGOLO Coop. Sales.
L'Educatorio di Ali Marina (Sicilia).
Per soddisfare a frequenti domande che ci pervengono dalla Sicilia, crediamo opportuno di richiamarci alla enumerazione, che si suole fare degli Istituti di educazione al principio dell'anno scolastico.
Anche nell'Isola vi sono parecchi Collegi per l'educazione e l'istruzione delle fanciulle, diretti dalle Figlie di Maria Ausiliatrice, come a Bronte, a Cesarò, a Nunziata, a Catania e in Alì Marina. Quanto ad Alì Marina, in particolare, aggiungeremo che è un Educatorio, il quale nulla lascia a desiderare, sia per l' incantevole sito, sia per il clima benigno, sia per l'ampiezza dei locali, sia per l'istruzione che vi si imparte.
Nel Collegio sonvi le cinque classi elementari, in conformità delle disposizioni governative, tenute da Suore Maestre approvate : più si danno lezioni di pianoforte, di musica vocale, di lingua francese; s'insegnano lavori femminili d' ogni specie, compreso il taglio di abiti e biancheria. Compiuto il corso elementare, le convittrici possono ancora rimanere per perfezionarsi, a piacere dei loro parenti, nel disegno, nel ricamo, nella musica, nella lingua francese. Le alunne sono anche rese abili alle faccende domestiche confacenti al loro stato, alla loro età.
Due sono le pensioni : l'una è di L. 450 annue, l'altra di L. 350.
Avendo il Collegio somma comodità per i bagni, in via eccezionale si ricevono le alunne in varie epoche dell'anno.
Per avere il programma specificato di questo, come degli altri Collegi, basta dirigersi alle Direttrici.
INNO CATTOLICO ITALIANO.
Il desiderio dei Cattolici Italiani di avere un Inno proprio ufficiale, da eseguirsi in occasione di feste, pellegrinaggi, passeggiate federali ed in altro pacifiche e solenni dimostrazioni cattoliche. venne adempiuto dal M.° ATTILIO GARLASCHI che su parole del Dottore Giuseppe Parodi lo musicò egregiamente e lo offrì a S. S. Leone XIII, che assai lo gradì.
Il concetto dell'Inno è opportunissimo e bellissimo : la musica di uno squisito gusto moderno, melodiosa, facile, di effetto, massime per banda e per grandi cori.
Noi lo raccomandiamo vivamente a tutte le Associazioni Cattoliche, ai Circoli, Oratorii festivi, Seminarii, Collegi ed Istituti d'educazione (1).
(1) Partitura per canto e piano, netti L. 0,50. - Partitura per canto, piano o Banda e tutte lo partine dei singoli strumenti L. 1,50. - Partine del canto-poesia e musica. L. 5 al cento. - Libreria Salesiana, Torino.
1 Aimini Delfina ved. Doyen - Cavaglià (Novara).
2 Albicetti Pietro - Magliasina (Svizzera-Tic.).
3 Alessandri Diale Teresa - S. Vittoria d'Alba (Cuneo).
4 Alleati Natalia ved. Oddenini - Villastellone (Torino).
5 Altissimo Lucia n. Garbin - Vicenza.
6 Arnaudo Caterina n. Riberi - Torino.
7 Asteggiano Antonio - Val di Pesio (Cuneo).
8 Baraggione D. Carlo Cav. Parroco - Novara.
9 Berlussoni D. Agostino - Villongo (Bergamo).
10 Bernardi D. Carlo - Lombardore (Torino).
11 Belloni Suor Atania, Sup. al Manicomio - Alessandria.
12 Botta Maria ved. Chicco - Torino. 13 Boldo Gio. Batta fu Francesco - Alice Belcolle (Alessandria). 14 Bolzoni Camillo - Pandino (Cremona).
15 Bonguadagno Maria n. Drago - Genova.
16 Boniolo Teresa - Cavarzere (Venezia).
17 Borrano Stefano - Genova.
18 Brizzolari Carlotta - Genova. 19 Bussi Cecilia - Genova. 20 Caldara Gaetana - Milano.
21 Callovini Giovanni - Fondo (Trentino).
22 Canessa D. Natale - Genova.
23 Cardullo Suor Teresa - Pedara (Catania)
24 Catolfi D. Giacomo - Terni (Perugia).
25 Cattaneo Ermenegilda ved. Marini - Brescia.
26 Caviola Ludovico - Carano (Trentino).
27 Cerchi Clementina - Comico (Genova).
28 Chiesa Rivera Giuseppina-Novara. 29 Codebò Maria - Bobbio (Pavia). 30 Coia D. Domenico, Abate Curato - Villavallelonga (Aquila).
31 Colombo Lucrezia - Caronno (Milano).
32 Colturi Prof. Mons. Francesco - Como.
33 Corchia Dott. Antonio - Fornovo 34 Custos Eufemia - Alessandria (Egitto).
35 Da Porto Conte Antonio fu Giuseppe - Vicenza.
36 De Carli D. Giuseppe, Parroco Decano - Mezzolombardo (Trentino). 37 Delandi D. Stefano - Villa S. Secondo (Alessandria)
38 Diletti D. Filippo - Cotignola (Ravenna).
39 Donadonna Maria Ludovica vedova Beccaria - Torino.
40 D' Ovando y Pereyro Marchesa Benedetta nata Radicati di Primeglio - Torino.
41 Fantoli Giacinta nata Simonetta - Intra (Novara).
42 Ferrari d'Orsara Contessa Felicita n. Cont.° Falletti di Villlafalletto - Torino.
43 Ferrero Rosa - Ivrea (Torino).
44 Filippi Rita ved. Delfino - Torino. 45 Fracasso Lucia n. Cavedon - Lerino (Vicenza).
46 Franchino Lavina - Rubiano (Torino).
47 Fugazza Maria fu Giov. - Curio (Svizzera Tic.).
48 Gallizioli Luigia nata Lucchini - Leffe (Bergamo)
49 Gandolfo Innocente - S. Lazzaro Reale (Porto Maurizio).
50 Ghiglione Catterina - Roascio (Cuneo).
51 Girelli Maria ved. Zola - Clibbio (Brescia).
52 Gissej Vincenzo - Pontodassio (P. Maurizio).
53 Gropallo Viola Marchesa Gavotti - Savona (Genova).
54 Janetti Angola - Milano.
55 Lorda Domenica ved. Gioffredo - Monterosso Grana (Cuneo). 56 LoggeroAvv.Cay. Giuseppe- Torino. 57 Mandillo Padre Policarpo , Francescano - Torino.
58 Masiers Madre Donna Maria Veronica, Benedettina - Ferrara.
59 Massa Domenico - Genova.
60 Mattalia Don Pietro, Prevosto - Roccabruna (Cuneo).
61 Micheletti D. Vincenzo - Ozzano (Alessandria).
62 Micheli Caterina -Riva (Trentino). 63 Montobruno Francesco - Genova. 64 Morassuti Paolo - S. Vito al Tagliamento (Udine).
65 Marini Guido fu Ottavio -Genova. 66 Napoli D. Luigi - Castelbuono (Palermo).
67 Necebi Rosa - Sannazzano (Pavia). 68 Oliviori Luigi - Ovada (Alessandria).
69 Orsini Matilde - Trovi (Perugia). 70 Paoletti Regina di Paolo - Follina (Treviso).
71 Parodi D. Enrico Agostino - Genova.
72 Pellissari Giorgio - Bagolino (Brescia).
73 Pellissari Giovanni -Bagolino (Brescia).
74 Persoglio Mons. Vincenzo - Genova. 75 Pozzi Emilia - Villanova Mondovì (Cuneo).
76 Prato Don Giacomo - Savigliano (Cuneo).
77 Provera D. Occlerio - Casale (Alessandria).
78 Raggi Marchesa Alfonsa in Carcassi del Villar - Torino.
79 Remondini D. Carlo - Genova.
80 Ricardi di Notro Enrico di Conte Alessandro - Torino.
81 Ricci Marchesa Albertina n. Tornielli Bellini di Vergano - Novara.
82 Rollino Costantino - Sanico (Alessandria).
83 Rosselmini-Ricciardi Contessa Maddalena -- Pisa.
84 Rossi Maria n. Magliano - Mondovì Breo (Cuneo).
85 Rostagno Teresa n. Grandi - Carmagnola (Torino).
86 Sandri Padre Bartolomeo d. C. d. G. - Padova.
87 Sartorelli Teresa - Milano.
88 Sasso Girolama fu Francesco - Diano Marina (Porto Maurizio).
89 Sasso Monina - Porto Maurizio. 90 Solera Can. Michele - Pinerolo (Torino).
91 Spada Francesca - Marano (Verona).