ANNO XXXI - N. 10. Torino, Via Cottolengo 32. OTTOBRE 1907.
PERIODICO DELLA PIA UNIONE DEI COOPERATORI SALESIANI DI D. BOSCO
SOMMARIO: Nel Giubileo Sacerdotale del Santo Padre . . 289 Il nostro Omaggio - Appello del Sac. Michele Rua ai Cooperatori Salesiani 292 Le nostre Scuole Professionali . 291 Altre postille al Decreto per l'introduzione della Causa di D. Bosco 296 Tesoro spirituale . . 299 Oratori festivi: Nuove Società Sportive - Saggio ginnastico - Nell'Argentina . . 300
In memoria di Savio Domenico . 302 DALLE MISSIONI: Matto Grosso: Dalla Colonia del S. Cuore - India: Da Tanjore 304 IL CULTO DI MARIA SS. AUSILIATRICE: Pellegrinaggio Spirituale - Echi della Festa Titolare - Grazie e graziati . . . 310
NOTIZIE VARIE: Il Venerabile Giovanni Bosco - A Valdocco - In Italia: Alvito, Cuorgnè, Parma, Perosa, Nola .
Necrologio e Cooperatori defunti 318
EXULTEMUS ! cari Cooperatori, esultiamo! L'anno del Giubileo Sacerdotale di Papa Pio X è sorto, e tutto il inondo cattolico si prepara ad una di quelle dimostrazioni di fede e di amore che son tra le più belle e caratteristiche della nostra Religione Santissima ai tempi nostri. Generose collette per sovvenire l'augusta povertà del S. Padre, pellegrinaggi a Roma pel conforto di vedere il Successore di San Pietro e riceverne personalmente l'Apostolica Benedizione, opere-ricordo di culto o di beneficenza in moltissime diocesi, festeggiamenti e funzioni religiose nelle singole chiese, e cento e mille altri mezzi, suggeriti dal più intenso amor figliale, saranno posti in opera per celebrare la faustissima ricorrenza. Ad una così splendida gara in qual modo parteciperanno i Cooperatori Salesiani? Non v'ha dubbio, essi non possono essere gli ultimi nel nobilissimo arringo; che anzi gli esempi di D. Bosco e lo spirito della loro Pia Unione li stimolano a schierarsi tra i primi ed i più fervorosi.
« Gli uomini si agitano, Dio li conduce... - si ripetè al I° Congresso dei Cooperatori Salesiani tenutosi in Bologna - ed una prova (si diceva) di questa verità l'abbiamo in D. Bosco, che in meno di 5o anni, fra mille ostacoli e mille dolori, stende le sue conquiste all'universo mondo... Ma donde - proseguiva l'oratore - donde trasse D. Bosco tutta quella potenza? Donde quell'impeto prodigioso così fortemente impresso all'Opera sua? Donde quell'ardimento fortunato, che forma di luì, di lui umile prete, una delle più splendide figure del suo secolo?... » E rispondeva: - « Il segreto della grandezza di D. Bosco, la ragione della stabilità e della propagazione portentosa dell'Opera sua sta nella sua devozione illimitata, nel suo attaccamento pieno ed intero alla cattedra di Pietro. Maria Ausiliatrice fu la sua stella: il Papa fu la sua guida, la sua face, la pietra angolare su cui innalzò tutto quanto il suo edifizio » (1).
Per chi rammenta quanto noi scrivevamo pochi mesi or sono (2), queste parole non riescono nuove. Le Vite dei Papi dei primi tre secoli, la Storia d'Italia e la Storia Ecclesiastica, le numerose operette di apologetica da D. Bosco pubblicate pur fra tante svariatissime occupazioni, il tempio monumentale da lui eretto in Roma al S. Cuore di Gesù per ubbidienza al Papa, le sue parole, la sua vita tutta quanta furono e saranno sempre una testimonianza viva e potente della sua devozione, del suo amore al Vicario di Gesù Cristo.
« Amantissimo della Chiesa Cattolica, attestava solennemente l'Eminentissimo Cardinale Gaetano Alimonda nel Santuario di Maria Ausiliatrice, è Giovanni Bosco, e basta dir questo per intendere che egli è umile servo e fervido difensore della Santa Sede. Tenne ognora il Papa in cima dei suoi pensieri , lo ebbe caro come la pupilla degli occhi suoi; delizia e tesoro di Pio IX che tante volte lo benediceva in Vaticano, delizia e venerazione di Leone XIII che ripeteva sopra il suo capo la benedizione apostolica , Don Bosco in tutto che fece, in tutto che scrisse, mirò fedelmente a condursi come più era in amore del Vicario di Gesù Cristo...
» Ouando sulla fine dell'anno (il 1887) - ci piace ripetere il commoventissimo episodio colle parole stesse del Cardinale - caduto sulle coltrici del fatal morbo, D. Bosco aveva intorno il trepido stuolo de' suoi figliuoli ed aveva pure intorno a se il compianto degli ammiratori e degli amici, a me fu un veemente affetto, una legge di visitarlo. Dovevo partire per Roma, ma non potevo a Roma recarmi senza prima veder lui, senza raccogliere il saluto e la voce de' suoi desiderii. Due volte stetti alla sponda del letto, ma l'ultima, il 26 dicembre, egli affannato e rifinito , con accento fioco e pieno intanto della sua anima, stringendomi la mano, m'incaricò di protestare a Leone XIII: Aver esso amato sempre, ubbidito come figlio il Sommo Pontefice; la sua Società essere tutta agli ordini della Santa Sede. In quelle parole il venerabile Uomo mi apriva il suo testamento. Che dico aprire? L'intera sua vita privata e pubblica è conta all'universo qual testamento papale » (1).
Udite infatti, o cari Cooperatori, ciò che insegnava D. Bosco: « Un Dio, fatto uomo per salvarci, prima di partire dal mondo fonda una Chiesa e deputa un Capo a fare le sue veci sopra la terra con autorità infallibile sino alla fine dei secoli: usque ad consummationem saeculi! Riconosciamo anche noi nel Romano Pontefice il Padre Universale di tutti i cristiani, il Successor di S. Pietro, il Vicario di Gesù Cristo, Coluì che fa le veci di Dio sopra la terra, Colui al quale disse Gesù Cristo: Tutto ciò che legherai in terra, sarà legato in cielo ; tutto ciò che scioglierai in terra . sarà anche sciolto ili cielo. Ma ricordiamo bene che niuno può professare la religione di Gesù Cristo, se non è cattolico; niuno è cattolico, se non è unito al Papa » (1).
« Fortunati, andava pur esclamando il nostro buon Padre , fortunati quei popoli che sono uniti a Pietro nella persona dei Papi suoi successori. Essi camminano per la strada della salute; mentre tutti coloro che si trovano fuori di questa strada e non appartengono all'unione di Pietro non hanno speranza alcuna di salvezza. Gesù Cristo stesso ci assicura che la santità e la salvezza non possono trovarsi se non nell'unione con Pietro, sopra cui poggia l'immobil fondamento della sua Chiesa. Rìngraziamo di cuore la bontà divina che ci ha fatti figli di Pietro (2). »
E ancora:
« Chi è con Pietro, è con Dio, cammina nella luce e corre alla vita; chi non è con Pietro, è contro di Dio, va barcollando nelle tenebre e precipita alla perdizione » (3)
E quante volte Egli non fu udito ripetere: « Ricordatevi che dobbiamo stringerci attorno al Papa, e che la nostra salvezza sta solo col Papa e pel Papa! »
Orbene, a tali sentimenti Egli volle pur informati tutti quanti i suoi figli, non pure i Salesiani e i loro alunni, ma anche i suoi cari Cooperatori.
Ascoltate.
Il 15 luglio 1886, in cui aveva la consolazione di rivedere raccolto intorno a sè un bello stuolo di antichi allievi dell'Oratorio divenuti Sacerdoti, il Venerabile nostro Padre e Maestro, rispondendo ad un loro indirizzo di devozione, diceva
« L'Opera dei Cooperatori Salesiani è fatta per scuotere dal languore, nel quale giacciono, tanti Cristiani, e diffondere l'energia della carità. Essa è l'opera che in questi tempi appare eccezionalmente opportuna, come ha detto lo stesso Sommo Pontefice... »
E tosto si chiedeva:
« Un uomo poteva far ciò che si è fatto da noi ? un uomo poteva portare il vangelo in tanti luoghi e a tante distanze? »
E subito proseguiva con calore
» No! che un uomo non lo poteva! Non è Don Bosco!... è la mano di Dio, che si serve dei Cooperatori! Ascoltate Voi avete detto in questo momento che l'Opera dei Cooperatori Salesiani è amata da molti! E io soggiungo che questa si dilaterà in tutti i paesi , si diffonderà in tutta la cristianità. Verrà un tempo in cui il nome di Coopératore vorrà dire vero Cristiano! La mano di Dio la sostiene! I Cooperatori saranno quelli che aiuteranno a promuovere lo spirito cattolico. Sarà una mia utopia, ma pure io la tengo. Più la S. Sede sarà bersagliata, più dai Cooperatori sarà esaltata , più la miscredenza in ogni lato va crescendo e più i Cooperatori alzeranno luminosa la fiaccola della lor fede operativa » (1).
Solenni parole le quali contengono, per lo meno, un programma ; dicono cioè a quanta tenerezza ed a quale ossequio debbono essere informati i Cooperatori Salesiani pel Romano Pontefice!
Orbene, Cooperatori carissimi , una tal tenerezza ed un tale ossequio brillino luminosamente nella fausta ricorrenza del Giubileo Sacerdotale del S. Padre Pio X. E splendido davvero sarà il nostro Omaggio - poichè si adergerà nei secoli monumento maestoso e degno della stessa Città Eterna - se quanti siam figli e Cooperatori di D. Bosco, da ogni parte del mondo, risponderemo con slancio concorde all'ossequioso Appello del nostro venerato Superiore.
(1) Il Papa e D. Bosco: discorso del sac. prof. FRANCESCO CERRUTI (Ved. Atti del I° Congresso ecc. p. 238 e seguenti).
(2) Ved. Bollettino di luglio u s.: - Memorie ed ammaestramenti paterni: Amore di D. Bosco al Papa.
(1) Cardinale GAETANO ALIMONDA : Giovanni Bosco e il suo secolo. Discorso, pag. 48-49.
(1) Ved. Sac. GIOVANNI Bosco : Il Mese di Maggio ad uso del popolo. giorno V° : Il Capo della Chiesa, p. 48
(2) Ved. Sac. GIOVANNI Bosco : Vita di S. Pietro Principe degli Apostoli, raccontata al popolo, pag. 188.
(3) Ivi, pag. 6.
(1) Ved. Bollettino Salesiano, anno 1886, pag. 88.
APPELLO DEL SAC. MICHELE RUA ai Cooperatori Salesiani
Torino, 18 settembre 1907.
Benemeriti Cooperatori , Benemerite Cooperatrici,
NIUNO può immaginare quanto caro torni al mio cuore l'indirizzarvi questa mia oggi, primo giorno dell'anno giubilare del Santo Padre, che ordinato sacerdote il 18 settembre 1858 nel duomo di Castelfranco Veneto, nel dì seguente (terza domenica del mese, sacra a Maria Addolorata) celebrava la prima messa nella Chiesa Parrocchiale di Riese, sua patria. Il ritorno di quel dì memorando deve aver sempre ridestato una piena di affetti soavissimi nell'anima dell'eminente Sacerdote, cui Dio riserbava di salire uno ad uno tutti i gradini dell'Ecclesiastica Gerarchia ; ma certo nessun anniversario deve essere ritornato per Lui tanto solenne quanto il presente, come quello per cui s'inizia l'anno auspicatissimo del suo Giubileo Sacerdotale.
Benemeriti Cooperatori, il mondo cattolico si prepara a festeggiare la fausta ricorrenza con solenni manifestazioni di fede e di amore, alle quali vivamente desidero che abbia ad associarsi con slancio tutta la Famiglia Salesiana.
Quindi che cosa faremo? Quale sarà l'Omaggio, che, con affetto di figli e con devozione di obbedientissimi sudditi come ci voleva il venerabile nostro Fondatore, noi presenteremo al Successore di S. Pietro, al Vicario di N. S. Gesù Cristo?
In primo luogo - come inculca il Comitato Centrale - « a rendere feconda di copiosi frutti l'opera dei cattolici durante l'anno giubilare è necessario implorare con fiducia l'aiuto del Cielo....
» E necessario che da tutti si preghi pel Santo Padre, per la sua conservazione ed esaltazione, pel compimento felice delle opere da Lui sapientemente e con zelo impavido iniziate o raccomandate per la gloria di Dio, per la incolumità della Chiesa Cattolica, per la salvezza dei popoli e degli Stati, nonchè per la conversione dei nemici del Nome Cristiano che or palesamente con modi empi e brutali l'assalgono per contaminarlo e distruggerlo, ora, fra le tenebre cospirano con diabolico odio a preparar insidie ed assalti criminosi ».
Sì, preghiamo, o buoni Cooperatori e zelanti Cooperatrici, preghiamo fervidamente per tutte queste sante intenzioni.
In secondo luogo, desidero che alle preghiere vada unito, per parte nostra, un condegno OMAGGIO.
Voi sapete che in Roma, nel quartiere detto del Testaccio - a cura della Pia Società Salesiana, per incarico avutone dal Santo Padre - si sta costruendo un vasto ed artistico Tempio, che sarà dedicato a S. Maria Liberatrice e servirà di parrocchia per la numerosa e sprovvista popolazione di quel nuovo quartiere operaio. Grazie alla cospicua offerta fatta dalle Nobili Oblate di Tor de' Specchi, alle quali per dono pontificio apparteneva la demolita Chiesa di S. Maria Liberatrice al Foro Romano, i lavori procedettero con mirabile celerità e si spinsero fino al cornicione. Esauriti i mezzi e non volendo in niun modo ritardare il compimento dell'opera, mi sono adoperato a raccogliere e spedire a Roma una somma di cinquantamila lire. Ma anche questa venne presto esaurita, per cui ora sono costretto a fare appello alla generosità di tutti i Cooperatori, poichè desidererei che si procedesse con grande alacrità al compimento ed al pieno assetto di questo Tempio, in modo che sul termine dell'Anno Giubilare potessi prostrarmi ai piedi del Sommo Pontefice e dirgli
« Beatissimo Padre! la Chiesa di S. Maria Liberatrice è felicemente compiuta e viene aperta al divin culto. Essa è l'OMAGGIO e il RICORDO dei Salesiani e dei loro Cooperatori nel Vostro auspicatissimo Giubileo ».
Come vedete, l'idea non potrebbe essere migliore, tanto più che essendo l'area su cui è innalzata la Chiesa di S. Maria Liberatrice Proprietà dei Sacri Palazzi Apostolici, quanti contribuiremo al compimento della medesima, potremo dir veramente di aver cooperato ad uno splendido OMAGGIO al S. Padre, poichè anche la Chiesa diviene proprietà della Santa Sede.
Senonchè, per riuscire nell'impresa, è necessario condurre a termine con sollecitudine la parte muraria del sacro edifizio, cui mancano ancora le volte, il tetto, il pavimento e l'ampia cella campanaria, provvedere alla decorazione della facciata ed allestire gli altari, le campane, l'organo, i banchi, le cancellate interne ed esterne e tutti gli arredi sacri.
L'impresa è troppo bella, perchè non abbia ad essere abbracciata con slancio da ciascuno di voi, sono quindi sicuro che voi accoglierete la mia proposta. Le offerte possono anche essere spedite al Rettore dell'Opera di S. Maria Liberatrice, Ospizio del S. Cuore
- Via Porta S. Lorenzo, n. 42 - RomA.
Con questa fiducia mi è caro assicurarvi una speciale benedizione del S. Padre e ripetermi con profonda riconoscenza
Di voi, Benemeriti Cooperatori e Benemerite Cooperatrici, Umil.mo Servitore
IN questi giorni, in cui si riaprono scuole e collegi e le stesse nostre Scuole Profesionali si ripopolano di garzoncelli pieni di buona volontà e di applicazione, vogliamo richiamare l'attenzione dei lettori su questo importantissimo ramo dell'Opera salesiana..
Fin dai primi anni del suo apostolato, Don Bosco s'interessò con mirabile zelo de' suoi piccoli amici, in gran parte giovanetti operai, cui egli stesso procurava lavoro presso varie officine della città ; ma nel 1855 a meglio provvedere alla loro morigeratezza e pietà prese ad aprire per loro varie scuole professionali nel suo Ospizio. Egli stesso ne fu il primo maestro e con quella pedagogia tutta propria, scaturiente dal suo cuore ripieno della carità di Gesù Cristo, seppe provvedere efficacemente alla loro elevazione, non solo colla santificazione del lavoro ma, gradatamente, anche col miglioramento delle loro condizioni economiche, e ciò in un tempo in cui questo poteva sembrare un contro senso. Eppure una doppia prova dell'opportunità e della genialità della nuova iniziativa attendeva il buon Servo di Dio: anzitutto il rapido e largo estendersi delle sue Scuole professionali specialmente nelle città industriose e nelle Americhe, in secondo luogo le numerose e spesso massime onorificenze riportate dalle medesime Scuole in celebri Esposizioni nazionali e mondiali.
Fedeli allo spirito del loro Fondatore, i Salesiani furono forse i primi in Italia ad organizzare con regolari programmi e con insegnamento metodico le Scuole professionali, e ciò quando ancor nessuno si occupava di questo ,ramo dell'educazione popolare e nemmeno il Governo aveva dato alcuna norma in proposito; come tuttora - ove ne appaia la convenienza - essi sanno modificare e sviluppare le loro lezioni teoriche professionali, in modo che queste abbiano a corrispondere sempre meglio a quel grado di coltura richiesto dalle esigenze dei tempi per un perfetto operaio.
Infatti noi abbiamo due programmi; uno per l'istruzione da darsi a tutti gli allievi fuori di laboratorio, l'altro per guidare i medesimi alprendimento dell'arte prescelta.
Il primo comprende un corso di Lingua Nazionale, di Geografia, di Storia, di Aritmetica, di Geometria, di Disegno, di Fisica, Chimica e Storia Naturale, di Sociologia, di Galateo. di Igiene, di Computisteria, di Lingua Francese e di Religione. Questo, come si vede, forma un corredo di coltura generale che s'imparte a tutti gli allievi senza distinzione di arte o mestiere.
Il secondo, vario secondo il numero delle arti e dei mestieri, è diviso in cinque anni o corsi di tirocinio ed ogni corso in due periodi o semestri. In questo sono indicati progressivamente le cognizioni che ogni allievo deve apprendere ed i lavori a cui deve applicarsi per riuscire operaio perfetto; e il medesimo è oggetto dell'insegnamento di ciascun Maestro d'arte e de' suoi assistenti, il cui incarico, dice il Regolamento, è di ammaestrare i giovani della Casa nell'arte cui sono destinati dai Superiori. Esso è poi svolto nel laboratorio. alternandosi l'insegnamento col lavoro, poichè questo metodo eminentemente teorico-pratico è il più atto ad abituare i giovanetti all'officina : e scopo principale delle nostre Scuole è quello appunto di formare degli operai intelligenti, abili ed amanti del lavoro.
A meglio raggiungere questo scopo, ogni singolo Maestro d'arte (che presta l'opera sua gratuitamente, oppure è pagato con onorario fisso, ma non attende alcun utile dai lavori degli allievi) ora dà l'insegnamento ai suoi alunni insieme riuniti, ora a ciascun corso o sezione, ed ora a ciascun allievo in particolare (1). All'istruzione unisce poi la continua sorveglianza nell'esecuzione dei lavori assegnati, la correzione dei medesimi e la ripetizione degli insegnamenti e delle prove, come suol farsi in tutte le scuole. In breve, il maestro segue passo passo i progressi de' suoi allievi, e li concreta in un voto settimanale, che ha il suo controllo nell'esame che dà ogni allievo innanzi ad un'apposita commissione al fine di ogni semestre (1).
In aiuto al maestro, ove lo esiga il numero degli allievi e in proporzione del numero di questi, vi sono in ogni scuola uno o più operai provetti, i quali col corretto contegno e colla loro operosità sono di buon esempio e di stimolo salutare ai giovani e nello stesso tempo prestano l'opera loro, indispensabile per assumere ordinazioni e poter così eseguire lavori che servano di modello agli apprendisti e diano ai maestri il mezzo di assegnare ordinatamente ai loro allievi l'esecuzione di quei punti del programma che sono proporzionati alla capacità di ciascuno. Poichè, ci piace ripeterlo , il maestro d'arte non può compiere alcun lavoro speciale , dovendo continuamente insegnare, od assistere e dirigere i lavori degli allievi.
Il tempo che gli alunni passano in laboratorio è di circa otto ore, tempo assai limitato se si pensa che esso è diviso tra gli insegnamenti dei maestri e l'esecuzione del lavoro da parte degli allievi cioè tra l'insegnamento teorico e l'esercizio Pratico dell'arte. E si noti che l'insegnamento dato dai maestri non è un insegnamento generico, ma da qualche tempo è determinato da un programma ed orario fisso.
Non è poi da dimenticare che, oltre l'insegnamento professionale e pratico che gli allievi ricevono nel laboratorio, essi hanno ogni giorno non meno di tre ore di scuola e di studio per apprendere le predette nozioni di letteratura, aritmetica, geografia ecc. che oggi debbono formare l'ornamento e l'aiuto di un operaio.
Tale precisamente è il programma delle nostre Scuole professionali.
All'intrinseca bontà del metodo, ci è caro constatarlo per soddisfazione dei nostri Cooperatori, vanno uniti quei mezzi materiali e morali, che la carità di D. Bosco seppe trovare ad incoraggiamento ed a vantaggio degli alunni : ad esempio la mancia settimanale. Questa è una piccola regalia che si fa settimanalmente agli allievi, proporzionata al loro grado di abilità ed alla loro applicazione; poichè nel computarla non si bada ad un lavoro fatto o al reale guadagno procurato alla Scuola; ma alla diligenza ed al buon contegno nella medesima ; per cui, posta l'applicazione nel compiere il proprio dovere, la mancia rimane la stessa, sia che abbondi il lavoro sia che scarseggi, sia che si dia la prevalenza all'insegnamento teorico sia che si lasci il suo posto all'insegnamento pratico. Essa è quindi semplicemente un premio per incoraggiare gli allievi allo studio, al lavoro ed alla buona condotta, e per fornir loro un peculio col quale possano far fronte alle prime spese della vita quando, terminato il tirocinio, usciranno dall'istituto ; quanto a questo è una passività come tante altre.
Infatti, sebbene si cerchi di trarre partito dal lavoro degli alunni, pur subordinatamente alle esigenze della scuola - sarebbe uno sciupio colpevole il fare diversamente, poichè i nostri allievi sono poveri per la massima parte - le nostre Scuole, nonostante anche il sacrifizio personale di quelli che vi sono addetti e la piccola quota che pagano taluni degli allievi, ogni anno sono finanziariamente Passive e noi dobbiamo ricorrere anche per questo alla vostra carità, o benemeriti Cooperatori. Dobbiamo infatti provvedere non solo alla manutenzione dei locali ed al mantenimento dei maestri, degli assistenti e di molti degli alunni, ma anche fornire le scuole stesse di quanto le moderne invenzioni hanno di meglio negli utensili e nei meccanismi, perchè ai giovani apprendisti nulla manchi di quella coltura di cui vantasi la moderna industria.
Ma anche in questo campo la vostra carità, o benemeriti Cooperatori e zelanti cooperatrici, non potrebbe essere meglio impiegata. A che mirino le nostre Scuole professionali voi lo sapete e a tutti è dato conoscerlo dal seguente articolo che è obbligatorio e fondamentale in tutti gli Istituti Salesiani : Lo scopo dei nostri ospizi non è solo d'istruire i giovanetti nella Religione, ma anche di metterli in condizione di guadagnarsi onestamente il pane. Perciò i nostri laboratori non abbiano scopo di lucro, ma siano vere scuole d'arti e mestieri. Impresa dispendiosa, è vero, ma piena di preziosissimi frutti !
Ci spiace di non poterci dilungare come vorremmo in un argomento così caro e così importante, ma non vogliamo nemmeno guastarne la trattazione, per cui la compiremo un'altra volta.
(1) Nelle nostre Scuole Professionali il Maestro d'arte non cura semplicemente l'esecuzione dei lavori, ma - come dice il Programma - ha pur l'incarico « dell'insegnamento orale e scritto delle norme pratiche, secondo le quali ogni lavoro deve essere eseguito - della conoscenza degli strumenti e del modo più conveniente di usarli, prepararli e conservarli - della materia usata nei lavori, delle sue varie specie , qualità e prezzi -- della rappresentazione figurata dei lavori nell'insieme, nelle parti e nelle lezioni, nonchè delle misure, degli ingrandimenti e riduzioni, delle varie maniere di connettere le parti ecc. richiamando le cognizioni apprese nel corso di coltura generale, ampliandole al bisogno e riducendole alla pratica - delle varie forme e stili antichi e moderni nei quali si è manifestata quell'arte -- delle macchine, che possono essere di aiuto all'uomo nell'esercizio della sua arte e del loro uso -- del modo di fare il preventivo e stabilire il prezzo dei lavori - delle piazze , dove si acquistano i materiali e si smerciano i lavori e dei modi da usare coi fornitori e clienti - e finalmente dei punti principali della legislazione e delle buone consuetudini commerciali. »
(1) Detto esame ha per oggetto due cose
a) l'esecuzione di un lavoro fra quelli compresi nel periodo dei Programma che l'allievo ha percorso;
b) l'esposizione fatta a viva voce dall'allievo delle norme secondo
le quali doveva eseguirsi il lavoro, delle qualità dei materiali usati e di
quelle altre nozioni teoriche , che l'allievo- deve aver appreso durante quel
periodo di tirocinio.
Ad ogni esame poi l'allievo consegue un punto di abilità, cosicchè finito il
quinquennio, se egli ha dieci punti (cioè se fu sempre promosso) egli ha
compiuto il suo tirocinio, cioè vien dichiarato operaio, ed uscendo ne riceve
un relativo attestato.
I COOPERATORI, Che amano di conoscere sempre meglio la vita di D. Bosco, ci saranno grati di queste nuove postille al Decreto della Sacra Congregazione dei Riti per l'introduzione della causa di Beatificazione e Canonizzazione del nostro Venerabile Fondatore.
D. Bosco entra nel Convitto Ecclesiastico.
Nel 1841 si reco a Torino, ove coll'aiuto e sotto la guida del Cafasso per tre anni attese allo studio della Teologia morale e della sacra eloquenza nel Convitto Ecclesiastico di S. Francesco d'Assisi.
Il Convitto Ecclesiastico di Torino, fondato dal teologo Luigi Guala fin dall'anno 18o8, fu canonicamente approvato dall'Arcivescovo Mons. Colombano Chiaverotti con Decreto del 4 giugno 1823.
Quando D. Bosco vi entrò per consiglio di D. Cafasso, egli si recò subito alla stanza del Venerabile, allora supplente del teol. Guala nelle conferenze morali e poscia suo successore. Il piissimo sacerdote, com'era solito a fare con tutti i convittori, si avanzò ad incontrarlo sulla soglia con dolce sorriso sulle labbra e con tutta l'espressione della bontà di un padre. S'informò come avesse passato le vacanze, gli chiese notizie della sua sanità, novelle dei parenti, del parroco, e della sua famiglia, e, dopo avergli spiegato con poche ed affettuose parole la sostanza del regolamento e lo spirito del Convitto, terminò col dirgli come fosse cosa intesa che egli non avrebbe pagato nulla di pensione, tale essendo la deteminazione del rettore Teologo Guala.
Il nostro venerabile Fondatore, pieno di riconoscenza, ne ringraziò il Signore; e subito si scelse a suo direttore spirituale il Venerabile Cafasso, dal quale, d'allora in poi, si confessò sempre regolarmente, ogni settimana.
É commosso alla vista del miserabile stato di molti giovani.
....e insieme all'esercizio del sacro ministero anche nelle carceri e negli ospedali.
Desideroso che il suo discepolo e compatriota si unisse a lui nell'ambito campo delle sue fatiche, il ven. Cafasso prese tosto a condurre Don Bosco anche alle carceri, ove quell'incontrare turbe di giovanetti tutti sani e robusti e d'ingegno svegliato e vederli là, inoperosi e rosicchiati dagli insetti, stentando di pane spirituale e temporale, espiare in quei luoghi di pena con una trista reclusione e più ancora coi rimorsi le colpe di una precoce degradazione, fè inorridire il giovane prete. D. Bosco vide in quegli infelici personificato l'obbrobrio della patria, il disonore della famiglia, l'infamia di se stessi; vide sopratutto anime, redente e francate dal Sangue di un Dio, gemere invece schiave del vizio, e nel più evidente pericolo di andare eternamente perdute. Cercando la causa di tanta depravazione in quei miseri giovani, gli parve di trovarla non solo nell'essere stati lasciati dai parenti in un deplorevole abbandono nello stesso loro primo ingresso nella vita, ma molto più nel loro allontanamento dalla pratiche religiose nei giorni festivi.
Convinto di ciò D. Bosco andava dicendo:
«Chi sa, se questi giovanetti avessero avuto forse un amico che si fosse presa amorevolmente cura di loro, li avesse assistiti ed istruiti nella religione nei giorni di festa, chi sa se non si sarebbero tenuti lontani dal mal fare e dalla rovina, e se non avrebbero evitato di venire e di ritornare in questi luoghi di pena? Certo che almeno il numero di questi piccoli prigionieri sarebbe grandemente diminuito. Non sarebbe ella cosa della più grande importanza per la Religione e per la Civile Società il tentarne la prova per l'avvenire, a vantaggio di centinaia e migliaia di altri fanciulli? »
E pregava il Signore che gli volesse aprire la via, per dedicarsi a quest'opera di salvamento per la gioventù. Ne comunicò il pensiero a D. Cafasso, dal quale ebbe approvazione ed incoraggiamento, e col suo consiglio e co' suoi lumi prese tosto a studiare il modo di effettuarlo, abbandonando il buon esito alla Divina Provvidenza, senza di cui tornano vani tutti gli sforzi dell'uomo.
Frattanto lo stesso teol. Guala, generoso verso tutti i poveri, le migliori elemosine soleva recarle insieme con D. Cafasso a domicilio, servendosi anche dei convittori, per mezzo dei quali periodicamente soccorreva numerosissimi individui e famiglie che sapeva trovarsi nelle strettezze. E di questo incaricò pure D. Bosco, dandogli appropriati consigli di prudenza ed opportuni ammonimenti, perchè i poverelli colla carità materiale ricevessero eziandio la carità spirituale di dolci ed amorevoli parole e di cristiane esortazioni.
Ma un altro quadro delle miserie umane voleva svelare il Signore al nostro D. Bosco. Nei primi mesi che si trovava a Torino incontratosi col Venerabile Cottolengo, questi, fissatolo in volto e richiestolo di sue notizie, gli disse:
- Avete la faccia da galantuomo, venite a lavorare nella Piccola Casa della Divina Provvidenza, chè il lavoro non vi mancherà.
D. Bosco gli baciò la mano, promise, e a suo tempo mantenne la parola. Nell'entrare nella Piccola Casa, D. Bosco vide risplendere sul portone il motto che spiegava il segreto di tanti miracoli: Charitas Christi urget nos. E inginocchiatosi innanzi all'immagine di Maria posta nell'anticamera delle corsie, fu commosso alle lagrime leggendo su quell'arco: Infirmus eram et visitastis me: quindi chiese di esser presentato al Venerabile Fondatore. Questi l'accolse con amorevolezza e gli fece visitare quei vasti locali.
Ogni angolo ispirava carità e fervore. Tuttavia D. Bosco ebbe motivo di tristezza, sebbene temperata di consolazione. Vedeva in certe infermerie i letti occupati da poveri giovani, sui quali l'angelo della morte già distendeva le sue ali. Quelle faccie consunte, quelli tossi ostinate, quella totale prostrazione di forze gli palesavano chiaramente che l'abito del vizio aveva avvizzito quei poveri fiori di gioventù. Loro disse qualche parola di conforto ed essi l'ascoltarono con rassegnazione al volere di Dio e al suo sorriso sorridevano essi pure mestamente.
- Oh quanto ha bisogno questa povera gioventù di essere premunita e salvata! - pensava D. Bosco.
Finito lentamente il giro di quella cittadella del dolore cristiano, mentre D. Bosco era sul congedarsi, il venerabile Cottolengo, toccando e stringendo tra le sue dita le maniche della veste di D. Bosco esclamò:
- Ma voi avete una veste di panno troppo sottile e leggero. Procuratevene una che sia di stoffa molto più forte e molto consistente, poichè i giovanetti possano attaccarvisi senza stracciarla... Verrà un tempo in cui vi sarà strappata da tanta gente.
Questo fatto - nota D. Lemoyne - ci venne narrato dal Can. Domenico Bosso, uno dei successori del Cottolengo, che essendo ancor fanciullo era presente, nè dimenticò mai più' la profezia.
Dà principio all'opera degli Oratori festivi.
Ad istruire poi i fanciulli e i giovanetti abbandonati, raccoglievali nei dì festivi in Chiese, Oratori e in altri luoghi.
Appena entrato nel Convitto di S. Francesco, egli scrive nelle sue Memorie, subito mi trovai una schiera di giovanetti, che mi seguivano per i viali e per le piazze e nella stessa sagrestia della chiesa dell'Istituto. Ma non poteva prendermi diretta cura di loro per mancanza di locale.
Tuttavia ogni volta che nella stessa sagrestia di S. Francesco gli avveniva di vedersi in mezzo a ragazzetti, tosto rivolgeva loro la parola con tanto affetto e così saviamente, che questi gli erano sempre d'attorno. Talora si appartava nei camerini attigui alla sagrestia ed ivi faceva un po' di catechismo, li esortava al bene, li invitava a ritornare, e li eccitava ad accostarsi debitamente disposti ai SS. Sacramenti. Questo continuo affluire di ragazzi produceva qualche rumore e disturbo, per il che talora il sagrestano si indispettiva ed anche li rimproverava e maltrattava.
Così narravano Don Cafasso e i compagni di D. Bosco nel Convitto ai chierici Cagliero, Anfossi, Fusero ed altri.
Il signor D. Cafasso, nota ancora D. Bosco stesso, già da parecchi anni in tempo estivo faceva ogni domenica un catechismo ai garzoni muratori in una stanzetta annessa alla sagrestia della Chiesa di S. Francesco d'Assisi. La gravezza però delle occupazioni di questo sacerdote gli fecero interrompere un esercizio a lui tanto gradito. Lo ripigliai io sul finire del 1841.
Contuttociò non aveva ancora incominciato alcuna opera particolare in favore dei giovanetti. Don Bosco aspettava il momento fisso dal Signore, risolutissimo di secondarne, benchè povero strumento, tutte le volontà.
Avuto consiglio con Dio in persistente preghiera, e col Ven. Cafasso, col quale aveva sovente discorso di radunare questi giovanetti presso la Chiesa di S. Francesco d'Assisi, far loro il Catechismo, intrattenerli in onesti divertimenti per toglierli dai pericoli delle vie e delle piazze e dall'abbandono totale a se stessi, si decise di presentarsi all'Arcivescovo e intendersi con lui, per assicurarsi sempre più della volontà divina ed ovviare a difficoltà che potessero in seguito occorrergli.
Il Teol. Guala e D. Cafasso, che lo regolavano in tutto ed erano in intima relazione con Mons. Fransoni, glielo avevano raccomandato.
Mons. Fransoni, udito il giovane sacerdote esporgli il progetto degli Oratori festivi, come più volte ci ha narrato D. Bosco, gli diede tosto le più ampie approvazioni e la sua pastorale benedizione; e da quell'istante si strinse grande famigliarità tra il Santo Prelato e lo zelante sacerdote, il quale non fece passo nello svolgere i suoi disegni senza prima consultarlo.
D. Bosco, ritornato al Convitto, stette qualche giorno sopra pensiero sul quando e sul come dar principio all'opera sua ed aspettava un'occasione per colorire il suo disegno: quand'ecco l'incontro con Bartolomeo Garelli nella sagrestia della Chiesa di S. Francesco d'Assisi - com'è noto - glie ne aperse la via. Era l'8 dicembre del 1841, festa solenne dell'Immacolata Concezione dell'Augusta Madre di Dio. D. Bosco sentiva più vivo del solito nel cuore il desiderio di formarsi una famiglia di giovanetti fra i più bisognosi e più abbandonati; ma una famiglia perchè sia bene ordinata, educata e difesa, abbisogna di una amorosa madre. Or Madre pietosissima della nuova costituzione degli Oratori e loro Protettrice potente esser doveva la gran Vergine Maria. Per questo, appunto in quel giorno sacro alla sua più bella gloria, volle la celeste Regina che avesse principio l'Opera provvidenziale degli Oratori.
Fin dalla domenica seguente la. festa dell'Immacolata, Bartolomeo Garelli condusse a D. Bosco altri fanciulli.
Cresciuto il numero dei giovanetti che a lui accorrevano nei giorni festivi, D. Bosco pur continuando a condurli a quando a quando, a titolo anche di svago or a questa or a quella chiesa o santuario, uscendo dal Convitto trasferì il luogo delle adunanze festive al Rifugio, indi ai Molini di S. Martino, poi in casa Moretta, quindi in un prato, e, licenziato dal prato, finalmente si trasferì in casa Pinardi, ove, con la grazia di Dio, l'Oratorio prese a crescere e a svilupparsi prodigiosamente.
Stabilimento dell'Oratorio in Valdocco.
Finalmente... si ricoverò come in porto, in una casa del sobborgo « Valdocco » presso le mura di Torino. La qual casa, o meglio spelonca.... ridotta in decente abitazione, venne il 12 aprile dell'anno 1846 dallo stesso Servo di Dio benedetta solennemente e dedicata in onore di S. Francesco di Sales....
Oh! l'umilissima casa! Era una tettoia prolungata a piano inclinato, o, si direbbe meglio, a piano precipitato, sicchè da un lato aveva poco più di un metro di altezza. Prima aveva servito di laboratorio per un fabbricante di cappelli e poi di magazzino per certe lavandaie che facevano il bucato lavando la biancheria in un canale vicino e sciorinandola in un cortile attiguo. D. Bosco, quando andò a visitarla, dovette aver occhio alla sua testa per non portarnela rotta! L'umile tettoia aveva per pavimento il nudo terreno; e allorché pioveva molto , forse vi si sarebbe potuto andare in barca. Tutt'al più avrebbe potuto servire per magazzino da legna!...
Eppure fu questo l'asilo che offerse a D. Bosco la Divina Provvidenza. D. Bosco lo contrattò in affitto per tre anni sul principio di aprile del 1846, e il signor Pinardi, che n'era il proprietario, in una settimana lo ridusse a decente abitazione. D. Bosco, volendo farne una cappella, ne aveva domandato all'Arcivescovo la debita autorizzazione, e ottenutala con decreto del 10 aprile, il Sabato Santo disponeva tutto l'occorrente. Così al mattino della Domenica di Pasqua, 12 aprile 1846, il locale era in ordine: una lunga rimessa per uso di cappella, ed anche un cortile pei divertimenti, parte a ponente, parte a settentrione della casa. Il resto del podere era già affittato, e non si potè avere spazio maggiore.
Ad una certa ora trovandovisi ornai una buona parte dei giovani, D. Bosco vi fece trasportare dal Rifugio e dal casotto del prato, ove si conservavano, gli oggetti di chiesa e di ricreazione ; così quelli con lui presero possesso del nuovo Oratorio. Due Signore benefattrici stesero sull'altare un finissimo lino regalato dal Teol. Carpano e che esse avevano adattato a tovaglia, mentre il Teologo disponeva i candelieri, la croce, la lampada e un piccolo quadro del Patrono San Francesco di Sales. D. Bosco in quel mattino istesso benedisse e dedicò al divin culto in onore del Santo il modesto edilizio e vi celebrò la santa Messa, assistito da molti giovani, dai vicini e da altre persone della città.
L'Arcivescovo per mostrargli la sua soddisfazione e per dargli un segno di benevolenza, rinnovò a D. Bosco le facoltà già conferite a vantaggio dell'Oratorio, cioè di potervi celebrar messa, dare la benedizione, amministrare i Sacramenti, predicare, fare tridui, novene, esercizi spirituali, come pure di soddisfarvi al precetto pasquale, come se i giovani fossero nella propria parrocchia; nonchè di potervi preparare ed ammettere i giovani alunni ai Sacramenti della Cresima e della Comunione.
Benevolenza della Corte Reale per l'Oratorio.
Detto Oratorio e lo stesso suo Rettore furono anche da Re Carlo Alberto presi sotto la sua autorevole protezione.
Dio, per far meglio risaltare l'opera dell'Oratorio se permise che alcuni la contrariassero, non lasciò però di suscitarle degli amici potenti nella stessa Corte reale.
Tra questi dobbiamo segnalare con profonda gratitudine l'egregio Conte Giuseppe Provana di Collegno, in quei giorni Ministro al Controllo generale, ossia delle Finanze, presso il Re Carlo Alberto. Più volte il caritatevole signore aveva largito a D. Bosco sussidii or del suo peculio, ed or da parte del Sovrano, cui teneva minutamente informato delle cose dell'Oratorio.
Il Re stesso, dal canto suo , udiva con piacere a parlarne, e, quando celebravisi qualche speciale solennità, leggevano volentieri la relazione che D. Bosco soleva inviare all'esimio conte od ascoltava quella che questi gli faceva a voce. Perciò convinto del gran bene che facevasi a tanta povera gioventù dei suoi Stati, più volte fece a dire a D. Bosco che egli stimava molto la parte di sacro ministero che si era assunta, paragonandola al lavoro delle missioni straniere; ed esprimeva il desiderio che in tutte le città e paesi del suo Regno fossero attivate di cosifatte istituzioni. Nè il suo cuore augusto appagavasi di sole parole, poichè di tratto in tratto spedivagli pur dei soccorsi; una, volta ad esempio gli mandò in occasione del Capo d'anno trecento lire, con queste parole: Pei biricchini di D. Bosco.
D. Bosco fonda scuote domenicali e serali poi figli del popolo.
Fondò pure scuole diurne, serali e domenicali per l'istruzione dei giovani operai..
I pedagogisti si travagliano tuttora a cercare qual fu in realtà il primo autore delle scuole domenicali e serali pel popolo, di queste scuole cioè che nelle condizioni attuali della società son divenute una vera necessità, giacchè non basta più a' giorni nostri che l'operaio sia buono e virtuoso, ma bisogna ancora che egli sia istruito, se non vuole che una concorrenza fatale lo soverchii e lo rovini. Or bene, la storia è là ad attestare che il primo in Piemonte ad istituire siffatte scuole, e ad istituirle gratuite, fu D. Bosco che le apriva fin dal 184 e le ampliava più tardi in Valdocco nel 1849, quando potè avere locali più vasti e meglio adattati. Così mentre i giovanetti frequentavano le scuole elementari diurne, gli adulti intervenivano alle scuole domenicali e serali gratuite tutte e annesse all'Oratorio di Don Bosco, che offriva per tal modo alla gioventù e al popolo religione ed istruzione, fede e civiltà, la vita dell'anima e il pane della vita.
Fatto singolare e memorando ! E mentre che aprivasi quella guerra, la quale ferve tuttora, contro il clero cattolico e fin l'ombra di religione vorrebbe in sostanza bandita, se fosse possibile, dalla famiglia, dalla scuola, dalla società tutta quanta ; dalle file di quel clero medesimo, così vilipeso e calunniato, sorgevano in ogni parte d'Italia ministri di quel Dio, che benefica e perdona, a rivendicare al Cattolicismo l'antica e sempre nuova sua gloria pedagogica e meravigliare il mondo co' prodigi di una carità smisurata, che, provvedendo al materiale sostèntamento, provvede pure all'istruzione della mente e all'educazione del cuore. Gloria a Dio, che volle tra questi immortali campioni grandeggiasse sublime la soavissima figura del nostro D. Bosco!
(Continua).
(1) Vedi Bollettino del mese scorso. - Anche queste preziosissime notizie son tolte quasi di peso dalle Memorie biografiche di D. Bosco del SAC. BATTISTA LEMOYNE o dai Cinque Lustri di Storia dell'Oratorio del SAC. GIOVANNI BONETTI.
I Cooperatori Salesiani, i quali confessati e comunicati divotamente visiteranno qualche Chiesa o pubblica Cappella o se viventi in comunità la propria Cappella privata, e quivi pregheranno secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, possono lucrare
l'INDULGENZA PLENARIA:
ogni mese:
1) in un giorno scelto ad arbitrio di ciascuno; 2) nel giorno in cui faranno l'esercizio della Buona Morte;
3) nel giorno in cui si radunino in conferenza.
dal 10 ottobre al 10 novembre:
I) il 13 ottobre, festa della Maternità di Maria Vergine;
2) il 20 ottobre, festa della Purità di Maria Santissima.
Inoltre: ogni volta che essendo in grazia di Dio (senza bisogno di accostarsi ai SS. Sacramenti o di visita a qualche Chiesa) reciteranno 5 Pater, Ave e Gloria Patri per il benessere della cristianità ed un altro Pater, Ave e Gloria Patri secondo l'intenzione del Sommo pontefice, lucreranno tutte le indulgenze delle Stazioni di Roma, della Porziuncola, di Gerusalemme e di S. Giacomo di Compostella.
Torniamo a ricordare che tutte le indulgenze concesse ai Cooperatori
I) sono applicabili alle anurie sante del Purgatorio.
II) che pel loro acquisto è richiesta per tutti la recita quotidiana di un Pater, Ave e Gloria Patri, secondo l'intenzione del Sommo Pontefice coll'invocazione: Sancte Francisce Salesi, ora pro nobis.
Lettere agli amanti della gioventù.
La „ Fortitudo " di Bordighera. - Per la „ Lux" di San Severo. - A Trino Vercellese. - La „ Robur " di Ciudadela. - Saggio ginnastico. - Nella Repubblica Argentina.
QuESTA volta - a titolo d'incoraggiamento- bramo dilungarmi in molte care notizie.
Anzitutto vi annunzio con piacere la fondazione di una nuova società ginnastica, la Fortitudo, per la gioventù del Torrione di Bordighera. Il nuovo Circolo è posto sotto la protezione di S. Giuseppe, e nessun giovane può prendervi parte se non appartiene al Circolo S. Giuseppe , le cui regole son quelle che D. Bosco diede alla Compagnia omonima. La Fortitudo conta già una quarantina di Soci ed ha uno splendido stendardo in seta, lavoro delle ottime Suore Trinitarie di Bordighera, e dalle stesse generosamente regalato alla Fortitudo.
Che bel lavoro! nel suo fondo bianco porta a grossi caratteri scritta la parola Fortitudo ed intrecciato ad un ramo di quercia un ramo d'alloro, simbolo l'uno di forza, l'altro di trionfo. Dall'alto scende un raggio che illumina un'alta torre ed emana luce tutto intorno; e a basso si legge il motto: Turris fortitudinis. Questa fulgida torre simboleggia il vecchio Torrione che oggi irradia benefica luce in quell'incantevole regione la quale un giorno era un ritrovo poco sicuro, in cui i protestanti spargevano l'errore a piene mani. In vero per mezzo della luce della vera religione che vi difondono i Figli di D. Bosco, dopo trenta anni di fatiche, quel lembo di Liguria così incantevole e sereno, oggi mèta preferita di tanti forestieri, che cercano nelle sue balsamiche arie salute e riposo è divenuto anche moralmente un vago giardino.
Lo splendido vessillo venne benedetto solennemente dal Direttore di quell'Oratorio festivo nel principiar di luglio.
Al Circolo ginnastico Fortitudo, che diede già bella prova al Convegno Ginnastico di Albenga, i migliori auguri.
* *
Seppi pure con gioia che la domenica 14 luglio i giovanetti dell'Oratorio di S. Severo festeggiarono S. Luigi Gonzaga in modo solennissimo, dopo esservisi preparati con la pia pratica delle sei domeniche. Al mattino alla messa della comunità si accostarono alla Sacra Mensa molti ragazzi e parecchi cooperatori salesiani. Alle 10 e 3o vi fu messa cantata dal can. Santagata con accompagnamento di piccola orchestra. Nelle ore pomeridiane poi nel cortile dell'Istituto, sfarzosamente addobbato, ebbe luogo la premiazione ai giovanetti più assidui dell'Oratorio e la solenne benedizione di una bandiera, dono della contessa donna Assunta Fraccacreta-Masselli, esimia benefattrice dell'Opera salesiana. Erano presenti alla cerimonia il Vescovo l'ecc.mo Mons. Merra, le più distinte personalità del Clero, il Sottoprefetto ed un gran numero di signori e signore con molto popolo. Dopo la benedizione impartita da Mons. Vescovo fungendo da padrino il cav. Luigi del Sordo e da madrina la contessa Fraccacreta-Masselli, fu letta una splendida conferenza dal can. D. Giacomo Santagata, che parlò della e acacia salutare e dei rapidi progressi dell'opera salesiana ed illustrò il motto Lux ricamato sulla bandiera, che servirà per la squadra ginnastica che si sta già allenando all'ombra del benedetto vessillo. Dopo dialoghi e poesie di occasione e la proclamazione dei premiati, fu chiusa la bellissima festa con la benedizione solenne data col Santissimo da Mons. Vescovo.
Abbellì la festa la musica cittadina, diretta dal maestro Manno; ed erano presenti con bandiera varie rappresentanze, tra cui quelle del Circolo Cattolico ricreativo e del Ricreatorio festivo di Torremaggiore. Avanti, amici carissimi, con perseveranza! e presto dateci anche la notizia dell'inaugurazione del nuovo Circolo.
Nello stesso giorno era gran festa per l'Oratorio festivo di Trino Vercellese. Alla messa tutti quei giovanetti si accostarono alla S. Comunione. Usciti di chiesa, un'abbondante colazione mise al colmo la loro letizia. Quindi si compì la benedizione della loro Bandiera. Erano presenti oltre un numeroso e scelto pubblico, parecchie società cattoliche Trinesi col proprio vessillo. Fungevano da padrino e da madrina l'ill.mo sig. Ing. Fortunato Tessiore e la sua signora. Il rev.mo Don Filippo Rinaldi, Prefetto generale della Pia Società Salesiana, benedisse il nuovo vessillo e quindi rivolse un breve discorso ai numerosi giovinetti, esortandoli a non disertare mai dalla bandiera della Fede e dell'ordine. Seguì la messa solenne, dopo la quale, tutte le società accompagnate dalla fanfara dell'Oratorio passarono alla sala dei più adulti, dove venne distribuito un vermouth d'onore. Solenni funzioni religiose, uno splendido banco di beneficenza, iniziato il 29 e 30 giugno ed una gaia illuminazione allietarono le ore del pomeriggio e della sera, con immensa soddisfazione dei giovani e dei loro parenti.
*
Ho anche il Piacere di annunziarvi che in ossequio ai voti dell'ultimo Congresso degli oratori festivi, a Ciudadela nelle isole Baleari sorse una nuova società ginnastica, la « Robur », in seno a quell'Oratorio festivo. Iniziatasi con un semplice Football Club, in breve ebbe anche una bella palestra ed oggi conta Pure una sezione ciclisti. Son lieto di potervi presentare due belle istantanee dello splendido saggio, dato dalla nuova società la sera della festa annuale di San Luigi, titolare dell'Oratorio.
Finalmente la domenica 25 agosto, in Preparazione al Congresso-Convegno giovanile di Asti (al quale la Sezione drammatica del Circolo «Giovanni Bosco » di Torino riportò il 2° premio e la Sezione ginnastica dell'Oratorio Salesiano di Faenza il massimo premio, cioè , la Coppa del Piemonte, dono di S. A. R. il Duca di Genova) le Società giovanili di Torino, la Neride, l'Excelsior, la Fides et Robur e la Sezione «Ginnasti » del Collegio degli Artigianelli, alle quali si aggiunse la Valdocco dell'Oratorio festivo di S. Francesco di Sales, diedero nel cortile dell'Oratorio un saggio ginnastico. L'eletto e numeroso pubblico applaudì ripetutamente i bravi giovani, ai quali presento anche le mie congratulazioni.
Ora, da queste notizie d'indole particolare mi sia lecito Passare alla constatazione di un fatto assai Più importante, alludo all'onore in cui è tenuto nella Repubblica Argentina l'Oratorio festivo e al bene che questo vi compie. Posso farlo, perchè ho in mano i dati Precisi.
Tutti i Collegi Salesiani della Repubblica, che sono trentasette e quelli delle Figlie di Maria Ausiliatrice che sono ventinove, hanno annesso il loro Oratorio Festivo. I più frequentati sono: l'Oratorio di S. Francesco di Sales in Almagro, che riunisce ogni festa da 6oo a 1ooo ragazzi, quello di Santa Catterina, Calle Brasil, che ne conta da 4o0 a 7oo; quello di Mater Misericordiae con 300 ; altrettanti ragazzi si possono contare alla Boca, in Maldonado ed in San Antonio. Totale, al minimum son circa due mila i ragazzi di Buenos Aires che Passano i giorni di festa negli Oratori Festivi Salesiani.
Tra gli altri Oratorii delle Provincie e Territori meritano special menzione quello di Cordoba che conta costantemente 50o ragazzi, dei quali ultimamente ne vennero premiati per la loro assiduità e al mattino e alla sera (senza mancare una sola volta in due mesi) ben cento venti (il che dimostra l'affetto che i buoni ragazzi cordovesi hanno per il loro Oratorio Festivo) ; l'Oratorio di La Plata che conta costantemente 400 ragazzi ; quello di Bernal che va progredendo fino a riunirne 250 ; quelli di Mendoza e di Rodeo del Medio ove con gran frutto si mantengono assidui da 200 a 300 giovanetti ; di San Nicolas de los Arroyos, che arrivò, non ostante la distanza del paese, a raccoglierne 250, e quello del Rosario, che sebbene scarseggi di locale appropriato, tuttavia può riunirne nelle feste usa 400.
Son pur da ricordare gli Oratori di Ensenada, di Uribelarrea, S. Isidro e S. Antonio che contano ciascuno più di un centinaio di fanciulli; e quantunque non abbia una statistica esatta di Bahía Bianca, Viedma, Patagones, del Chubut e della Pampa Central, tuttavia mi consta che gli Oratori son molto frequentati e che vi si fanno tutti gli sforzi per far fiorire quest'opera principalissima tra le opere di D. Bosco. In conseguenza anche nelle Provincie e Territori dell'Argentina son almeno altri due mila e cinquecento ragazzi che frequentano normalmente l'Oratorio festivo.
La stessa rassegna si ha a ripetere rispetto gli Oratori femminili dei Collegi delle Figlie di Maria Ausiliatrice, tanto nella Capitale come nelle Provincie e nei Territorii ; per cui si ha un totale superiore a quattro mila fanciulle che nei giorni festivi ricevono educazione morale e religiosa dalle Suore di Don Bosco.
E vi assicuro che i dati non sono nient'affatto esagerati, anzi debbo dirvi che sono piuttosto inferiori al vero.
Ad esempio, nell'Oratorio di S. Francesco di Sales in Almagro il 7 luglio erano 1400 giovani che celebravano la festa di S. Luigi Gonzaga con un entusiasmo impossibile a descriversi! Da varii mesi essi aspettavano quel giorno come uno dei più belli dell'anno; e lo fu davvero. Alla vigilia si benedisse un bellissimo stendardo per la compagnia dei Santi Angeli, e cinque sacerdoti attesero per lunghe ore alle confessioni dei giovani. Tre sacerdoti continuarono poi lo stesso ufficio tutto il mattino seguente. Le comunioni furono numerosissime. La chiesa era gremita di giovani. I più piccola, in numero di circa 200, dovettero occupare il posto dei cantori nel coro; dappertutto si vedevano giovani! Vicino all'altare stavano schierati 47 giovanetti che dovevano ricevere la prima Comunione. Accanto a questi si vedeva la Compagnia di S. Luigi composta di 5o allievi del Collegio e 150 oratoriani; i banchi restanti erano occupati da antichi allievi, giovani oratoriani, e da molti genitori o parenti dei giovani che si accostavano alla prima Comunione.
Nel pomeriggio il cortile era uno spettacolo. Al tocco del campanello i 1400 giovani si schierarono ordinatamente in varie file e cominciò la processione fra il canto di lodi sacre alternato col suono della banda del Collegio Pio IX. Mi scrivono: « Chi avesse veduto pochi momenti prima quei giovani, correre all'impazzata per il cortile, schiamazzare, saltare, avrebbe detto di assistere ad un prodigio vedendoli poi in un contegno sì rispettoso e divoto... » Ed io conchiudo: Son davvero prodigi degli Oratori festivi!
Non ci spaventino adunque le difficoltà e le fatiche, o miei buoni amici, ma avanti con coraggio in quest'opera eminentemente religiosa e sociale!
D. SIMPLICIO.
ALLE notizie già pubblicate sulle opportune commemorazioni di questo angelico giovane tanto caro al Ven. nostro D. Bosco, è tempo che ne aggiungiamo delle altre per più motivi: anzitutto per tener desta la santa memoria del virtuosissimo alunno dell'Oratorio in quest'anno cinquantesimo della sua morte, e poi per accendere vieppiù gli animi dei nostri alunni alla soave imitazione delle sue virtù.
La prima relazione è dell' Oratorio S. Filippo di CATANIA.
« Subito dopo la festa di Maria Ausiliatrice che si celebrò il 9 giugno, seguitammo - scrive quel Direttore - a far venire ogni sera i giovani dell'Oratorio pel mese del S. Cuore e per prepararli alla festa di S. Luigi e alla commemorazione di Savio Domenico. Ogni sera infatti, al tramonto, un gran numero di giovani grandi e piccoli assistevano alle funzioni, dopo le quali erano intrattenuti col racconto della vita di Savio e con opportune riflessioni. Non si può credere quanto gustassero quei racconti così belli e interessanti! Più volte pregarono chi parlava a non essere breve e a contarne altri. Così si andarono preparando gli animi ad una commemorazione fruttuosa, poichè l'immagine di Savio si faceva viva, vivissima avanti a tutti.
» Otto dì prima della commemorazione s'indisse una gara. Avevamo fatto venire oltre un centinaio di copie della Vita di Savio, e volendole distribuire con frutto, si annunziò che se ne sarebbe regalata copia a chiunque avesse fatto un bel componimento in cui si descrivesse alcuno dei fatti raccontati. Che splendida gara! Furono oltre 8o quelli che presentarono semplici ma graziosi raccontini con belle riflessioni, per cui solennemente vennero tutti 8o proclamati vincitori della gara e si ebbero in dono una copia della vita. Così questa si andò sempre meglio conoscendo, perchè se la passavano da leggere l'un l'altro.
» Il giorno 9 luglio, preceduta da un triduo con discorsetti sulle analogie fra Savio Domenico e S. Lumi, si celebrò la festa di S. Luigi con comunione generale, messa solenne ecc. Nel pomeriggio, dopo la funzione, nel cortile splendidamente parato ebbe luogo la commemorazione tanto attesa. La folla era grandissima. I giovani attendevano ciò che li interessava, cioè il piccolo trionfo di quel giovanetto così simpatico per loro e la cui immagine spiccava in mezzo a un trofeo di bandiere. Nel cortile sorgeva il palco scenico. Dopo il canto di un inno di occasione si rivolsero all'immenso stuolo di giovani brevi parole, atte a commemorare Savio che del resto tutti conoscevano nella sua vita.
» Seguì la recita del dramma: Domenico o la conversione del discolo. Si può dire che nessuna solenne accademia e nessuna serie di prose e poesie le più brillanti avrebbero potuto suscitare tanto interesse, tanto entusiasmo, tanta ammirazione, quanto quella recita che fu una vera predica.
» Ed era naturale che dopo aver parlato tanto di Savio, dopo che tutti lo conoscevano e, diciam pure, l'amavano, facesse piacere ai giovani l'avere sotto gli occhi lo svolgimento dei fatti sentiti a narrare. Così fu commemorato Domenico Savio nell'Oratorio festivo di S. Filippo in Catania. Nè mancò una spontanea colletta per la nuova tomba di Savio in Mondonio, colletta che, a base di offerte di cinque o dieci centesimi, fruttò circa 40 lire. »
Abbiamo da MONTEVIDEO
« Jeri, 9 giugno, assistemmo con vera soddisfazione alla solennità dell'Ausiliatrice ed alla commemorazione del 5o° anniversario della preziosa morte di Savio Domenico che insieme si voller celebrare nel Collegio Salesiano di Manga. Sia lode ai bravi alunni che seppero meritare gli encomi dei numerosi invitati. La Schola Cantorum eseguì scelti mottetti nella messa della Comunione e interpretò abilmente la grandiosa Missa VI S. Joseph del M.° Ravanello alla messa solenne, cantata da S.Ecc. R.ma Mons. Riccardo Isasa, Vescovo titolare di Anemurio ed ausiliare dell'Archidiocesi di Montevideo.
» Alle 15 cominciò una di quelle accademie, le cui soavi impressioni durano a lungo nel fondo del cuore. Era presieduta dal sullodato Mons. Isasa. Perfetta fu l'interpretazione ed esecuzione di scelti pezzi musicali, quali l'Adoramus del Palestrina, la seconda parte della Risurrezione di Cristo del Perosi, ed una Salve Regina in canto gregoriano. Tra gli argomenti spiccarono i seguenti: Savio Domenico e la Madonna - Preziosa morte di Savio Domenico - Savio Domenico e Don Bosco , bellissimo discorso del Sac. Prof. Antonio Giambonini.
» Uno splendido quadro vivente rappresentante - il premio della virtù - chiudeva l'accademia che in lasciò tutti il più dolce ricordo. »
E da BAGÈ, nello Stato di Rio Grande in Brasile, ci scrivono:
« La commemorazione di Savio Domenico fu celebrata con vero entusiasmo dai nostri giovani alunni il giorno 29 giugno.
« Qui gli si dedicò un bellissimo Atto letterariomusicale, il cui programma si svolse alla presenza di un numeroso e scelto pubblico nel Teatrino del Collegio. Fra gl'intervenuti ricorderò il rev.mo sig. Parroco della Città, il Dr. Armando Azambuja, la prima autorità civile del Circondario, gli avvocati Bastor e Langendonck, il sig. Antonio Magalhaes, figlio del Visconte Riberio Magalhaes e molti altri distinti Signori colle loro rispettive famiglie. Il generale di Brigata, Aguiar Correa, impedito per motivi di salute, si fece rappresentare dall'illustre sua famiglia e pose a disposizione del Collegio la miglior banda militare che dipende dai suoi ordini.
» Una scelta orchestra, formata di alcuni alunni del Collegio e dei migliori professori della città che gratuitamente offersero il loro valido concorso, diede grande splendore alla festa, eseguendo un riuscitissimo concerto.
» La parte letteraria (discorso d'introduzione, dialoghi d'occasione ecc.) fu disimpegnata dagli alunni a meraviglia se si deve giudicare dai nutriti applausi del pubblico. Ma la generale aspettativa aveva per oggetto il discorso-conferenza che doveva esser pronunziato da un giovane ufficiale, da pochi mesi di guarnigione in questa città. Egli si chiama Aquin Correa ed è nativo di Matto-Grosso. Volentieri egli accettò l'incarico di lumeggiare la simpatica figura del Savio, e lo fece di tal modo che il suo discorso, che durò circa tre quarti d'ora, fu ascoltato in mezzo al più profondo silenzio ed alla massima attenzione. Lasciando da parte le varie declamazioni ed i soliti luoghi comuni coi quali certi oratori cercano attirare a sè l'interesse del pubblico, con evidente pregiudizio del tema preso a trattare, egli presentò Domenico Savio come lo presenta D. Bosco nel suo aureo libretto.
» Così le famiglie presenti alla festa ebbero a toccar con mano i frutti di un'educazione cristiana incominciata dai genitori nella casa paterna e continuata e perfezionata da un abile e santo educatore qual fu Don Bosco ; ed i nostri alunni videro tracciato dinanzi agli occhi 'un quadro perfetto di luminosi esempi dati da chi, come essi, visse la vita di Collegio e combattè valorosamente le giovanili battaglie per la conquista della scienza e della virtù. Voglia Dio a lungo serbare questi preziosissimi frutti. »
Eguali commemorazioni si celebrarono a CAPE TOWN, nella Colonia del Capo, a S. TECLA nel Salvador, a VALPARAISO nel Cile, e a QUITO nell'Equatore.
Nel prossimo numero daremo notizie dell'inaugurazione della nuova Tomba-Monumento eretta a Savio Domenico in Mondonio, e di una lapide commemorativa posta sulla casa ov'Egli nacque in Riva di Chieri.
Matto Grosso (Brasile)
I.
Feste religiose alla Colonia del S. Cuore. - I terribili Cayapos. - Un'aldea distrutta. - Il ritorno di Magone Michele.
(Lettera del Sac. D. Giovanni Balzola). Colonia del S. Cuore di Gesù, 14 aprile 1907. VENERATISSIMO SIG. D. RUA,
Per me è sempre un vero piacere il poterle dare notizie che so quanto tornano care al suo cuore.
Nell'ultima mia le parlai della bella festa di Maria SS. Ausiliatrice celebratasi il 21 ottobre. Ebbene, amatissimo Padre, la festa dell'Immacolata riuscì ancor più consolante. Oltre le Confessioni e le fervorose Comunioni dei ragazzi e delle ragazze già ammessi a questo augustissimo Sacramento, vi furono altri sei che per la prima volta si accostarono al Sacramento della Penitenza.
La festa fu preceduta dalla novena, durante la quale si recitarono le orazioni che si trovano a questo fine sul Giovane Provveduto; ma quello che deve avere maggiormente gradito la Beata Vergine, certo fu l'aver udito i nostri indietti sposare le loro voci argentine nel canto liturgico della Messa. Così i desideri del S. Padre si compiono anche in mezzo alle foreste. Alla sera poi, data la benedizione del SS. Sacramento, vi fu la solita illuminazione, sparo di fucili, slancio di razzi, che tanto piacciono agli indii, canto di lodi sacre, e tutto fu rallegrato dal suono del nostro vecchio armonium e più ancora dalla piccola banda musicale fiorente fra i nostri neofiti. Tocchiamo con mano che queste feste religiose influiscono molto sul cuore dei giovani, facendo loro dimenticare le stranissime baldorie e le cerimonie stravaganti dei loro padri.
La festa dell'Immacolata servì, si può dire, di preparazione ad un'altra più solenne, a quella del Santo Natale. Infatti, si fece la novena come fu meglio possibile, ed il canto delle profezie, rinforzata dalle voci ben modulate dei nuovi musici, riuscì molto più attraente che gli altri anni.
Consolantissima poi riuscì la funzione di mezzanotte, che finora per questa Missione rivestì sempre un carattere di festa speciale. Infatti, in quell'ora memoranda , Gesù discese anche quest'anno non solo nell'umilissima nostra cappella, povera come il presepio di Betlemme, ma anche nel cuore di altri sei figli della foresta, che per la prima volta si accostarono al Celeste Banchetto.
L'assicuro, amatissimo Padre, che non mi è possibile dirle la consolazione che provai nel distribuire il Pane Eucaristico a quei fanciulli, poco prima crudeli selvaggi ed ora mansuetissimi agnelli. Son certo che il Divin Pargoletto, pregato da quei teneri cuori, avrà dispensato le sue celesti benedizioni, non solo a questa Colonia, ma a tutti i benefattori e a tutte le pietose benefattrici di quest'ardua Missione.
Il giorno di Natale fu pieno di santa lètizia. Com'erano contenti non solo i giovani, ma anche i genitori di quei cari ragazzi nel vedere i loro figli vestiti a festa e seduti alla nostra mensa E fu proprio completo il loro giubilo quando videro che avevamo pensato non solo ai figli ma anche ai genitori, facendo a tutti dei graditi regali.
E il Bambino Gesù pare abbia voluto premiare il nostro religioso omaggio. Giunsero infatti poco dopo alla Colonia tre indii dalle aldee del Sud. Questa venuta, a mio credere, è da tenersi come una benedizione speciale, perchè è al Sud che si trovano le principali aldee, popolatissime di Bororos Coroados, i quali, una volta che si siano con loro iniziate amichevoli relazioni, non mancheranno di accorrere alla Missione. Verso il Nord essi hanno dovuto ritirarsi quasi tutti per causa delle epidemie che fanno stragi, e anche perchè perseguitati dai ferocissimi Cayapos. Questi, anche ultimamente, ebbero il coraggio di venire alla distanza di due chilometri dalle nostre case e ci uccisero una mula che da una loro freccia velenosa fu trapassata da parte a parte... Non so come più tardi si potrà metter mano alla civilizzazione di quei terribili indii, che non vogliono comunicare con nessuno. Il segreto è ancora nelle mani della Divina Provvidenza ; intanto c'è molto da lavorare attorno la tribù dei Coroados.
I nuovi arrivati ci diedero notizia di molte aldee, persino di varie che ancora non furono mai in alcuna relazione con gente civilizzata; e quel poco tempo che rimasero con noi, essi lo passarono nel mettere insieme cento oggetti da portare ai loro compagni; poichè, come è loro costume, i nostri indii andarono a gara nel colmarli di doni. Chi diede loro la camicia, chi i calzoni, chi la coperta, chi il coltello, ecc., ecc. Alcuni venivano a chiedermi se potevano dare il tal oggetto e il tal altro... unicamente per poterne poi avere un altro! Non mi opposi a quella generosità perchè forse li avrei disgustati, e d'altra parte aveva caro anch'io che i tre ritornassero alle loro aldee ben forniti e meglio ancora impressionati. Infatti partirono soddisfatissimi, dicendo che dopo alcune lune sarebbero ritornati ben volentieri e con altri compagni.
Intanto il giorno dopo la loro partenza un giovanotto falegname non si vedeva al lavoro; si andò a cercarlo, e si trovò che era... senza calzoni, li aveva dati ai tre indii, per cui aveva vergogna di presentarsi. Avutone un altro paio, corse al lavoro. Dopo di lui si presentarono altri, tra i quali il padre di Michele, che essendo rimasto senza camicia me ne venne sorridendo a chiamare un'altra. Come vede, amatissimo Padre, non manca il buon cuore in questa povera gente, nè, per quanto unito a un po' di proprio interesse, il sentimento della carità fraterna.
Di quei medesimi giorni avemmo una triste notizia. Se ella si rammenta, l'anno scorso quando le contai di quella turma di 9o indii giunti alle Colonie dal Rio Araguaya, le dissi pure che da un'aldea più lontana n'erano venuti otto soltanto per tastare, come si dice, il terreno, i quali poi tornarono alle loro terre. Ma ecco alcuni civilizzati, a quanto pare più crudeli degli stessi indii, volendo finirla con loro, assalire l'aldea degli indii e far tale massacro che appena una donna riuscì a porsi in salvo con la fuga. Mi addolorò tanto siffatta notizia, perchè se fossimo stati prevenuti, avremmo potuto mandarli a chiamare e salvarli dalla immane catastrofe. Ma spesse volte Iddio dal male suol cavare del bene ; i nostri infatti a tale notizia si sono persuasi sempre più che stando vicini ai Missionari essi saranno liberi da molte disgrazie. Nondimeno questi son fatti che fanno fremere, e da ogni cuore ben nato sorge un vivo rimpianto per tanti poveri indii, che se avessero potuto unirsi ai nostri, anch'essi in breve tempo sarebbero stati guadagnati alla Religione ed alla civiltà! Oh! se potessimo radunare almeno tutti i giovani che vagolano in queste foreste ed educarli amorosamente nel nome e sotto gli auspici del divin Cuore di Gesù Cristo! Preghiamo, preghiamo e non cadranno a vuoto le nostre speranze.
Ora una lieta notizia.
Il viaggio che il giovanetto Magone Michele fece in Europa, col nostro amatissimo Ispettore D. Malan, tornerà di grande vantaggio a questa intiera Missione dei Coroados. Infatti, quando si ebbe la notizia del suo ritorno, tutti stavano ansiosi di rivederlo, per udir da lui il racconto di mille cose. L'ispettore ebbe la bontà di chiamarmi telegraficamente a Cuyabà per sapere subito i nuovi bisogni della Missione. Tale chiamata fu per me motivo di grande esultanza, ed avrei voluto volare per poter riabbracciare più presto il mio Superiore, aver notizie del suo lungo viaggio, della cara Italia e di tutti i nostri carissimi Superiori, e insieme dare un affettuoso abbraccio ai nuovi arrivati ed al caro Michele.
Pertanto mi accinsi subito a partire; stabilii il da farsi nella Colonia, raccomandai il buon comportamento agli indii promettendo regali ai migliori, ed il 18 febbraio partii conducendo con me tre ragazzi destinati al nostro Collegio di Cuyabà. Il 28 aveva il piacere di arrivare alla casa di Coxipò. Che festa! Erano più di trenta mesi che non avevo più veduto tanti confratelli ed amici! Ed essendosi recati a Coxipò per una lieta passeggiata i giovani di Cuyabà, colà ebbi pure la sorpresa di riabbracciare il caro Ispettore. Il resto di quel giorno felice passò nella più fraterna allegria, ed alla sera fummo tutti al Collegio di Cuyabà, che mi fece rimaner stupito pel suo grande sviluppo e mi diè la fortuna di poter rivedere altri carissimi confratelli.
Dopo una quindicina di giorni passati in quel caro ambiente, respirando buona aria, e non più circondato da selvaggi ma da carissimi confratelli e amici, mi preparai a far ritorno alla Colonia in compagnia di alcuni dei nuovi arrivati. Fatte alcune provviste, specialmente di vestiari per gli indii, perchè le provviste di D. Malan non erano ancora arrivate, lasciai i tre ragazzi in Collegio affinchè, insieme con la musica e un po' d'istruzione letteraria, uno si addestrasse nel mestiere del falegname, l'altro del fabbro, il terzo del sarto. Si fermarono tutti e tre volentieri, perchè si videro assai ben trattati e furono ben impressionati del progresso fatto da Michele loro compagno.
Infatti, se debbo dirle il vero, io pure rimasi sbalordito nel constatare il progresso fatto da Michele in men d'un anno. Lo trovai non pur cresciuto di 10 centimetri, ma con un comportamento che pareva uno dei giovani più garbati dei nostri migliori Collegi. Mi parlò subito con somma soddisfazione di D. Rua e degli altri Superiori; del Papa e dei Cardinali e Vescovi che aveva visto, del Santuario di Maria Ausiliatrice e di tante altre belle chiese e santuari. Mi raccontò pure del suo viaggio a Roma ed a Parigi. Io lo ascoltavo con piacere e lo tempestava di mille interrogazioni, ma il mio pensiero era sempre volto alla Colonia, e godevo già nel prevedere la bella impressione che avrebbe fatto il suo arrivo, l'incontro col padre e la madre, e la gioia che avrebbe recato a tutti con le sue narrazioni.
Pertanto il giorno 18 marzo, vigilia di San Giuseppe, accompagnato da due nuovi chierici, Poli e Franco, due coadiutori e il caro Michele, dato l'affettuoso abbraccio ai carissimi confratelli, alunni e amici di Cuyabà, ci dirigemmo verso le Colonie. La prima notte la passammo egregiamente fra i confratelli di Coxipò, ed il giorno seguente, raccomandato il nostro viaggio al Patriarca S. Giuseppe, e dato un cordiale addio ai confratelli di quella casa e ricevuta la benedizione del nostro Ispettore, ci separammo di nuovo dal mondo civilizzato per far ritorno al campo destinatoci dalla Divina Provvidenza.
Tralascio di narrare le solite peripezie di questi viaggi per non abusare della sua pazienza.
Era nostro vivo desiderio di arrivare almeno pel Sabato Santo alla Colonia di S. Giuseppe sul Sangrador, ma i desideri ed i calcoli in questi viaggi poco valgono, dipendendo tutto dalle disposizioni dei cavalli e dei muli, e ne avevamo una ventina. Infatti il Sabato Santo si dovette innalzare di nuovo la nostra tenda; eravamo a 30 chilometri dalla Colonia S. Giuseppe. Avemmo però il piacere di poter abbracciare due dei nostri confratelli che ci vennero incontro. Il dì seguente, solennità di Pasqua, celebrai sotto la tenda distribuendo la S. Comunione a tutti i carissimi compagni di viaggio; e quindi essendo stati fortunati nel radunare gli animali partimmo quasi subito, talchè a mezzogiorno arrivammo alla Colonia che si mise tutta a festa per l'arrivo dei nuovi Missionari. Passato in dolce allegria quel santo giorno, in compagnia di un confratello e dell'indio Michele, lasciando indietro il resto della comitiva con le bestie da soma, all'indomani assai per tempo partii verso la Colonia del Sacro Cuore. Dopo due giorni di cammino ci trovammo a 35 chilometri di distanza: « Sicché, dissi ai compagni, con un poco di sacrificio domani si potrebbe essere tanto presto alla mèta da poter celebrare la S. Messa in casa. » I due compagni mi mostrarono il desiderio che avevano anch'essi di fare la S. Comunione nella cappella della colonia. E allora? Alle ii di quella stessa sera, raccogliemmo gli animali; e quindi, preso un boccone, a mezzanotte in punto ci rimettemmo in cammino al chiaror della luna. Alla Colonia si era già telegrafato che saremmo arrivati in quel giorno, ma non ci aspettavano così presto. Difatti, alle 6 del mattino, giunti alla distanza di appena tre chilometri dall'abitato, vediamo venirci incontro il padre di Michele, armato di arco e di frecce, coi calzoni sulle spalle. Anch'egli pensava d'incontrarci ad una distanza cinque o sei volte maggiore. Appena ci scorse, si ritirò subito dietro un cespuglio, indossò in fretta i calzoni, e poi tutto meravigliato e come fuori di sè nel rivedere il figlio ben vestito, in salute e fatto più alto, ci salutò sorridendo; quindi, serio serio, fermato il suo Michele incominciò la cerimonia di uso... ponendosi a borbottare fortemente e a piangere dirotto. Il figlio però ed io che ne sapevamo il significato, aspettammo ridendo che egli finisse la cerimonia. Finita che l'ebbe, tornò anche a lui il sorriso sul labbro e « padua ! » disse : « Andiamo ! ».
In pochi minuti giungemmo al monte di Santa Croce. Di là fumino subito visti da alcuni indii della Colonia, la quale, in un batter d'occhio, alle loro grida di «Padre curi aregodo, Miguel aregodo... il Padre grande è arrivato, Michele è arrivato », fu tutta in movimento.
All'entrata trovammo schierati tutti gli indii e le indie, con la nostra piccola banda di musica che, piena di entusiasmo, salutava l'arrivo del carissimo Michele.
Notai che tutti l'ammiravano, ma non sapevano quasi come avvicinarlo; alcuni ragazzi, dopo aver baciato la mano a me, andavano anche per baciarla a lui.
Egli poi, appena arrivato, mentre io mi preparavo per celebrare, chiese di confessarsi. Io celebrai la Santa Messa in ringraziamento al S. Cuore di Gesù, e Michele me la servì e fece la sua Comunione in ringraziamento a Dio pel suo felice ritorno. Gli indii vi assistettero tutti in perfetto silenzio e con grande rispetto.
Dopo messa circondarono tutti il loro compagno, desiderosi di udire ciò che aveva visto nel lungo viaggio. Egli però, quantunque con le sue narrazioni li facesse rimaner stupefatti, tuttavia credo che avrebbe potuto dire con S. Paolo quando fu rapito al terzo cielo: che il suo occhio aveva veduto e il suo orecchio aveva udito tali cose, che il suo labbro non riusciva ad esprimere !
Dopo qualche ora lo condussi a visitare i suoi, che raccolti nella loro capanna l'attendevano con molte donne piene di curiosità di sentirlo e vederlo da vicino. Al suolo avevano disteso una bella pelle di tigre, e là, appena giunto, lo invitarono a sedersi; ma egli non accettò. Il padre, conforme il proprio rito, voleva cominciare un po' di bacururù per fargli passare la stanchezza del viaggio; ma il buon giovane vi si oppose.
Quegli allora, piuttosto mortificato, si rivolse a me per averne più facilmente il consenso, assicurandomi che ne avrebbe fatto solo un pochettino; ma anch'io gli risposi che Michele, non essendo più indio, non aveva più bisogno di quelle cerimonie. Quindi Michele baciò affettuosamente la mano al padre ed alla madre, come si usa qui in Brasile dai giovani cristiani, salutò gli amici e dopo alcune parole si ritirò con me alla nostra casa.
Il dì seguente, auspice il padre, volevano fare una festa speciale per lui. Vuol credere a qual fine? Per iniziarlo alla vita dell'hayge, come già le narrai che fecero ad altri ragazzi (1); ma appena lo seppe Michele dichiarò francamente che non voleva ; e anch'io ripetei al padre che per suo bravo figliuolo non c'era più bisogno di quello e aggiunsi che l'avrei condotto con me e l' hayge glie l'avrei fatto vedere io stesso senza alcun pericolo. Anche questa volta facilmente si arrese.
Ora il buon Michele vive con noi come se fosse uno dei nostri, praticando le regole della casa e confessandosi e comunicandosi regolarmente. Ci serve ottimamente da interprete, ci aiuta ad assistere i ragazzi, studia e lavora per conto suo, ecc., ecc. Il Sacro Cuore di Gesù e Maria SS. Ausiliatrice ce lo conservino sempre buono e perseverante !
Egli m'incarica di salutare cordialmente tutti quelli che lo conobbero e ringrazia di tutto cuore quanti gli fecero qualche regaluccio e promette di pregar sempre per loro. Chi ha conosciuto i tre indii condotti in Italia nel 1898 ed ha visto il giovane Magone Michele avrà certamente notato la grande differenza, ma è appunto ciò che noi sempre ripetiamo: che cioè tutte le nostre speranze son riposte nella gioventù: quelli erano già più adulti e stati viziati; questo no.
Ma è tempo che termini, chiedendole scusa di queste mie linee disordinate, che forse le han già rubato molto tempo, per lei tanto prezioso. Ella però non cessi, amatissimo e veneratissimo Padre, di raccomandare questa Missione ai nostri amati benefattori, trasmetta i nostri più cordiali e sinceri saluti ai carissimi Superiori e ci benedica tutti, ma specialmente chi con pieno rispetto e con grande venerazione si professa
Di V. S. Rev.ma
Obb.mo figlio in G. e M.
Sac. GIOVANNI BALZOLA
Missionario Salesiano.
(1) Vedi Bollettino, novembre 19o6.
II.
La voce della riconoscenza - La domanda di una quarta Colonia.
(Lettera del Sac. Antonio Malan).
Cuvabà, 8 maggio 1907, festa dell'apparizione di San Michele Arcangelo.
VENERATISSIMO SIG. D. RUA,
COLGO volentieri questa data, che ci ricorda il suo nome, per inviarle le notizie più recenti delle nostre Missioni, che non potrebbero essere più belle.
Dopo un lungo viaggio io ero infine di ritorno alle terre di Matto Grosso, donde, dopo un breve soggiorno a Cuyabà, continuerò il cammino fino alle nostre care Colonie perdute in mezzo alle immense foreste che coprono queste vaste contrade.
Prima di procedere alla distribuzione del personale e dei soccorsi che, grazie a Dio, potei raccogliere in occasione del mio ultimo viaggio in Europa, risolsi di attendere in Cuyabà l'arrivo del Direttore della Colonia del S. Cuore di Gesù per conoscere appieno lo stato e i bisogni di quei nuovi centri.
Le notizie che ebbi, tanto riguardo lo sviluppo morale quanto riguardo il progresso materiale, grazie a Dio sono le più soddisfacenti; c'è solo una cosa ed è che le Colonie son sempre ridotte al verde, ossia mancano completamente di vesti e degli oggetti più indispensabili agli usi della vita in quelle lontane regioni isolate da ogni centro civilizzato.
In vista di queste considerazioni, io ordinai a D. Balzola di ritornare al più presto al suo campo d'azione, accompagnato da buona parte del personale che gli era stato destinato e preceduto da dieci bestie da soma portanti le cose indispensabili provvedute sul mercato di Cuyabà, ed acquistate... a credito! Dopo tutto abbiamo da ringraziare il Signore che ci resta ancora questo genere di moneta, che spesso è l'ultima nostra risorsa. Però, fedeli al sistema di D. Bosco, nostro amatissimo Fondatore, affine di poter continuare a negoziare a credito, abbiamo anche bisogno di moneta contante per estinguere i nostri debiti vecchi; e per questo, come in passato, contiamo sul generoso concorso della Pia Unione dei nostri Cooperatori, nonchè su le non meno efficaci ed abbondanti offerte di altri nostri instancabili benefattori.
Infatti, con le copiose elemosine, che grazie alla Divina Provvidenza potei raccogliere in Europa, e col rimanente del personale prenderò presto, come le accennava di sopra, la via delle Colonie. Che la Divina Provvidenza continui a suscitare dei cuori generosi, capaci di grandi sacrifizi in favore dei poveri e degli abbandonati. L'arrivo dei soccorsi così ardentemente desiderati sarà un grande sollievo ed un forte aiuto pei nostri cari confratelli che sacrificano la loro vita in benefizio di tanti poveri abitatori delle foreste, e insieme sarà cagione di viva letizia ed un forte stimolo ai nostri giovani cristiani e neofiti per continuare nella via così felicemente intrapresa. Già mi sembra di udire le loro esclamazioni:
- Arroja, aregódo l... coltelli! scuri! aregodo amedo !... oh bene! bravi, bravi!
Amatissimo Padre, mi permetta che le raccomandi ancora una volta tutti i nostri cari benefattori e in modo particolare quelli che hanno più efficacemente contribuito al prospero successo della colletta da me fatta, e che sono : la sig.a Ortensia da Silva Ramos, col concorso della Società di beneficenza « Ouvroir brésilien du Sacré Coeur » composta dei più cospicui personaggi della Colonia Brasiliana a Parigi, e che ella presiede con un zelo straordinario e con una attività singolare; l'esimia signora Clara Lacerda de Toledo Piza, sposa a S. E. il Ministro Plenipotenziario del Brasile in Francia, che ideò e iniziò una sottoscrizione che ella fece passare alle numerose sue amiche e che in poche sere diede un così bel risultato da metterci in grado di pagare il viaggio ad alcuni missionari; la signorina Carmen d'Azevedo sempre ardentissima promotrice di ogni opera buona; le distintissime famiglie Combaud e Fauchier Magnan che mi colmano di benefizi ogni qualvolta mi reco in Francia; finalmente molte altre distinte famiglie, che non dimenticherò giammai: delle quali se tacio i nomi per non essere troppo lungo, non mancherò di pubblicarli a tempo e luogo.
Le loro generose sovvenzioni mi permettono di provvedere del necessario le Colonie del Sacro Cuore e dell'Immacolata Concezione e di completare la fondazione della terza Colonia, posta, com'Ella sa, sotto il potente patrocinio di San Giuseppe, Patrono della Chiesa Universale.
Inoltre il nobile e patriottico Governo della Confederazione, ognora inclinato a proteggere quelle opere che tendono a favorire il progresso e la civiltà, in vista dei servizi eminentemente umanitari da noi resi a queste tribù e considerando gli ammirabili successi ottenuti nella fiorente sebben difficile evangelizzazione di gente, che appena ieri era il terrore di quanti dovevano attraversare le immense estensioni che separano le parti civilizzate dello Stato di Matto Grosso da quelle dello Stato di Goyaz e che oggi, conquistata alla civiltà, è divenuta una fedel compagnia nei viaggi ed è sufficientemente avviata all'agricoltura e amante di ogni sorta d'industria, soprattutto di quelle il cui effetto è immediato, il Governo della Confederazione, dico, ha stabilito di votare per noi una somma corrispondente ad oltre 5o.ooo franchi e di dichiarare esenti da ogni diritto doganale le varie macchine agricole ed industriali destinate alle Colonie.
Quest'atto, che non lascia d'essere un tratto generoso da parte delle più alte Autorità del Brasile, ci anima a continuare il nostro arduo lavoro nelle tre Colonie esistenti, e, se così vorrà la Divina Provvidenza, a pensare a stabilire senza indugio un quarto centro coloniale. Ella mi dirà, amatissimo Padre, che questa per ora sarebbe un'impresa temeraria, e in apparenza non lascia di esserlo; ma in vista dei risultati di già ottenuti e della docilità di questi poveri selvaggi, nostri fratelli in Gesù Cristo, riscattati al par di noi dal sangue di un Dio pieno di bontà e di amore, il cuore di un prete non può e non saprà resistere e forzatamente cederà davanti la sfortuna di questi esseri disgraziati, che, se fossero ricolmi al par di noi dei favori del cielo, diverebbero a noi eguali e forse a noi superiori.
E la prova è chiara ed eloquente; alludo al caro giovane Michele Magone, figlio di un cacico dei Coroados. Egli ebbe la sorte di essere il mio fedele compagno nell'ultimo mio viaggio a traverso l'Europa, rivelando in quella circostanza una rara intelligenza, una grande delicatezza di cuore ed una malleabilità marcatissima, che permetterà di dargli la più squisita educazione. Invero, assiso talvolta a tavole aristocratiche, egli era lo stupore di tutti; e se non fossero stati i tratti caratteristici del suo viso che rivelavano la sua origine e che sono particolari per tutta la sua feroce tribù, con le sue delicate maniere sarebbe parso un buon giovane nato in mezzo a popoli civili. Cuore profondamente riconoscente, egli serba ancora il miglior ricordo delle persone che gli usarono particolari attenzioni o gli fecero qualche dono; ad esempio, con somma riconoscenza egli ricorda S. E. il dott. Lauro Muller, ex-Ministro dell'Industria e delle Strade Ferrate, che mostrò particolare interesse per lui, per la sua tribù e in genere per tutti i selvaggi; S. E. il Ministro Plenipotenziario del Brasile a Parigi e la sua degna Sposa che lo colmarono di doni; e, similmente, nel cuore del giovane bororo rimangono e rimarranno impressi i nomi di tutte quelle famiglie dalle quali fu beneficato. Fu appunto in tal viaggio che io potei conoscere meglio che mai il cuore del mio piccolo Michele, che ho dovuto rinviare a suo padre al ritorno di Don Balzola alla Colonia, affinchè non venisse meno alla parola che egli pure aveva dato di ritornare dopo sei mesi... ed eravamo di già al nono!
Povero Michele! nel congedarsi da me egli aveva il cuore così gonfio che a stento poteva frenare le lagrime che gli brillavano sul ciglio e clie vidi solcare le sue gote abbronzate.
D. Balzola, venendo a Cuyabà, ci ha condotto tre bravi giovani per educarli ed istruirli nelle nostre Scuole Professionali di S. Gonzalo. Il maggiore, che si chiama Vincenzo ed è figlioccio del Senatore Giuseppe Maria Metello, ha scelto il mestiere del falegname che aveva intrapreso alla Colonia. Il secondo, Pietro Ferdinando, fa il fabbro; il terzo, di nome Innocente, apprende il mestiere del sarto. Dopo soli due mesi già dànno molto a sperare, perchè lavorano con trasporto e si adattano a puntino all'orario del Collegio. E questo è per noi un dolce conforto, che lenisce le nostre fatiche e i duri sacrifizi che c'impone la nostra Missione. L'accerto, amatissimo Padre, che scoprendo così belle qualità in esseri che la maggior parte dei civilizzati riteneva come irriducibili, tutti ne siamo sommamente consolati.
E vero anche che ad ogni passo sorgono numerose difficoltà nella nostra opera evangelizzatrice, e che abbiamo bisogno di molta e molta pazienza, ma questo è il meno! « Soccorsi e soccorsi! » ecco quello che ancor ci manca il più delle volte. La soluzione di quest'ultimo problema appartiene ai nostri generosi e costanti cooperatori; quanto al resto, Dio provvederà con l'abbondanza delle sue grazie. Quando si sarà ovviato a questo bisogno, noi vedremo apparire sulla scena sociale centinaia e migliaia di selvaggi rigenerati alla fede e guadagnati alla civiltà; barbari ieri, domani questi neofiti saranno esseri utili all'umanità e bravi cittadini per la patria.
Come già le dissi, verso la metà di questo mese, fatti gli indispensabili preparativi del viaggio partirò per le Colonie col resto del personale che è loro destinato e coi soccorsi, i quali consistono in capi di vestiario, macchine per tessere e per segare e macchine destinate all'agricoltura. Il loro volume e il loro peso ne rendono in queste parti il trasporto assai difficile ed enormemente più costoso che dall'Europa fin qui. Giudichi un poco. Una bestia da soma, il cui carico può essere di novanta o cento chili, ci costa altrettante lire se l'affittiamo, che se la comperiamo, son 500 ovvero 6oo franchi che ci occorrono. Con questi dati, veda lei a che cifra si arrivi con i 25.000 chili di oggetti e macchine che noi dobbiamo trasportare alle Colonie. Queste spese esorbitanti, del resto inevitabili, devono anche esser coperte dalla Divina Provvidenza, di cui per noi sono strumenti diretti i buoni Cooperatori, pei quali non avremo mai elogi bastanti. Dica loro, amatissimo Padre, che per ora noi paghiamo l'indispensabile ipotecando il nostro credito.... ma che pel resto facciamo conto sulla loro generosità.
Ah! se ciascun di loro destinasse ogni anno una lira per le nostre missioni! come avremmo ben presto la consolazione di vederle svilupparsi e prosperare tanto, fino a raggiungere completamente il loro fine. Se N. S. G. Cristo ha promesso di non lasciar senza ricompensa un bicchier d'acqua, qual premio darà Egli a quei Cooperatori che contribueranno ad un'opera così grandiosa, santa ed umanitaria, che avrà per risultato finale la felice ascrizione al ruolo delle genti civili di migliaia di poveri selvaggi?
Reverendissimo sig. D. Rua, secondo il mio modo di vedere, prima della fine di quest'anno la quarta colonia disegnata sarà una realtà; per essa ci occorrono 20.000 lire e sei buoni Salesiani. Il denaro lo provvederanno i nostri buoni Cooperatori, ne son certo; il personale, scelto, ce lo provvederà certamente Lei, amatissimo Superiore.
Con quest'ampliamento della nostra sfera d'azione, altri numerosi figli della foresta che siedono sulle ombre della barbarie potranno essere accolti nel nuovo centro coloniale ad apprendervi i principi della civiltà, i fondamenti della morale più pura, e la luce della Fede.
Signor D. Rua, sul punto di porsi in viaggio la nostra piccola carovana implora la sua benedizione e le sue preghiere. Novello Mosè, ella alzi le braccia al cielo, amatissimo Padre, ad implorar soccorso e ad assicurar la vittoria al drappello battagliero. Il drappello siamo noi suoi figli, che ci troviamo alle prese con difficoltà di tante specie lavorando nella vigna del Signore; le vittorie, cui aneliamo, Lei ben le conosce: guadagnar anime a G. Cristo e braccia alla Società.
Al ritorno Le invierò una relazione, dalla quale Ella e quanti s'interessano delle nostre Opere potranno conoscere il continuo progresso e il cammino provvidenziale delle Colonie.
Di Lei, amatissimo Padre, aff.mo e dev. Figlio in G. C.
Sac. ANTONIO MALAN
Missionario Salesiano.
India.
TANJORE - Il 28 agosto u. s. Sua Ecc.za Rev.ma Mons. Teutonio Vieira de Castro, Vescovo di S. Tommaso di Meliapor, benediceva solennemente la nuova Cappella e l'Orfanotrofio Salesiano di Tanjore, di cui si poneva la prima pietra l'8 dicembre 1906, come publicammo nel mese di febbbraio u. s.
Insieme con alcune illustrazioni ne daremo la relazione nel prossimo numero.
Pellegrinaggio spirituale pel 24 corrente.
INVITIAMO i devoti di Maria SS. Ausiliatrice a pellegrinare in ispirito al Santuario di Valdocco il 24 corrente e ad unirsi alle nostre preghiere.
Oltre le intenzioni particolari dei nostri benefattori, nelle speciali funzioni che si celebreranno nel Santuario avremo anche quest'intenzione generale
Implorare, nell'ora presente, particolari benedizioni da Maria SS. Ausiliatrice sull' Opera Salesiana.
ECHI DELLA FESTA TITOLARE (1)
DIAMO in questo numero quei brevissimi cenni che non ci fu possibile inserire nel mese passato, intorno le feste celebratesi
all'estero in onore di Maria Ausiliatrice. Quest'anno - lo diciamo con viva esultanza - il Culto a questi, nostra tenera Madre ebbe in moltissime chiese uno slancio ancor più fervente. Al leggere le belle relazioni pervenuteci da ogni parte del mondo, ripiene di particolari edificanti, noi sentimmo risuonarci più vive nell'anima le enfatiche parole di D. Bosco:
e Tempo verrà in cui ogni buon cristiano, insieme colla divozione al SS. Sacramento ed al Sacro Cuore di Gesù, farassi un vanto di professare una devozione tenerissima a Maria Ausiliatrice (2)! »
Cominciamo dalla SPAGNA.
Barcellona è sempre fervente in questa soavissima gara. A Sarrià 40 fanciulli vennero ammessi alla I.a comunione fra uno splendore ed una pompa commovente. Un gran numero di giovanetti fu ammesso alla prima comunione anche nel Collegio di S. Giuseppe, dove a 300 voci si eseguì la Messa degli Angeli. A Siviglia triduo solenne e processione imponente. Il terzo giorno del triduo si tenne la Conferenza Salesiana presente Sua Ecc. Rev.ma Mons. Vescovo di Lystra: qui pure un gran numero di buoni fanciulli per la prima volta si accostò al Celeste Banchetto. A Salamanca si celebrarono dite feste solennissime, nella mattina del 26 maggio si distribuirono più di 50o comunioni. Ad Huesca le sacre funzioni furono onorate dalla presenza del Vescovo Diocesano Mons. Supervía e accompagnate da scelta musica liturgica. A Queron si benedisse ed espose alla pubblica venerazione uno splendido simulacro, ex-voto della nobil donna Giuliana Martinez, graziata da Maria Ausiliatrice. A Ciudadela, nell'Isola di Minorca, si ebbe tutt'un mese notevole per la pietà e l'affluenza dei divoti, e nel dì della festa 40 prime comunioni e a sera processione per la via della città con a capo il ven. Capitolo e il Vescovo della Diocesi. A Madrid, a Vigo e a Gerona triduo solenne, conferenza e comunioni numerosissime. Anche a Cantalapiedra e ad Espino de los dolores presso Salamanca, a Granada, a Cantillana, Tarancon ecc. ecc. per iniziativa di ferventi Cooperatori e Cooperatrici si celebrarono feste divotissime. A Granada fu la prima volta che si festeggiò la Madonna di D. Bosco; i sacri riti ebbero luogo nella Chiesa Maggiore dei SS. Giusto e Pastore.
Nel PORTOGALLO a tutte le Cappelle Salesiane accorsero in gran numero i fedeli. Nel Collegio di Praga celebrò le sacre funzioni Sua Ecc. Rev.ma Mons. Mariz, che ammise anche 17 fanciulli alla Ia Comunione.
Nel BRASILE solennissime feste a Nichteroy, a Recife nel Collegio Salesiano del S. Cuore ove si ebbero 5o prime comunioni, a Cuyabà, a S. Paolo, a Bagè nello Stato di Rio Grande do Sul e a Nova Mantova nello Stato dello Spirito Santo, ove è sorto per lo zelo del sig. Antonio Bonella un vago tempietto in onore della nostra Augusta Protettrice. A Bagè la divozione alla Madonna di Don Bosco, data da 4 anni. Vi fu introdotta colla fondazione del Collegio Salesiano che precisamente è dedicato a Maria Ausiliatrice, la cui statua torreggia sulla facciata del bell'edifizio, inaugurato appena l'anno scorso, e che prospetta una vasta piazza nella parte nuova e più elevata della città. Ma la cappelletta del Collegio è appena sufficiente per contenere i numerosi allievi del medesimo, e bisogna supplire in qualche modo alla sua mancanza, per cui. quest'anno la festa di Maria Ausiliatrice si celebrò all'aria libera, tenendosi tutte le funzioni ad un altare collocato sulla porta principale del Collegio, dando così ampia comodità a qualunque numero di persone di intervenire alla festa. La facciata dell'edifizio fu bellamente adornata di bandiere d'ogni genere, ghirlande di verde e fiori, offrendo un aspetto gaiamente festivo. L'altare ricchissimo era stato gentilmente offerto da una pia Signora, Anna L. de Magalhaes, appartenente ad una delle più cospicue famiglie della Città.
Molte altre famiglie concorsero spontaneamente con generose offerte in danaro ed in oggetti allo splendore della festa. I nostri giovani poi, convenientemente preparati con una novena di apposite istruzioni, si presentarono in buon numero al Banchetto Eucaristico alla Messa celebrata nella Cappella interna. Alle 10 a. m. si diede principio alla messa campale assistita da una folla numerosissima di popolo, fra il quale si segnalarono tutte le principali famiglie e le autorità di Bagè. La modesta Schola Cantorum del Collegio eseguì, con soddisfazione di tutti, una bella messa a due voci del M. Canestrari, accompagnata dall'armonio rinforzato da io strumenti a corda. Al Vangelo salì il pergamo il nuovo Parroco di Bagè sac. Cortabile Ippolito, italiano di nascita, ma educato in quella Diocesi, oratore eloquentissimo; il quale, dopo di aver detto con vivacità ed amore del Patrocinio di Maria SS.ma disse in modo particolare della divozione a Maria Ausiliatrice, diffusa dal nostro Don Bosco. Fu ascoltato con somma attenzione. Alla sera si fece la processione alla quale il popolo intervenne in numero ancor maggiore che al mattino. Si portò in trionfo la statua di Maria Ausiliatrice intorno alla vasta piazza suddetta, mentre i nostri giovani alternavano i loro cantici coi concenti della Banda Militare gentilmente concessa dal Colonnello Comandante del 4° Reggimento di artiglieria , di guarnigione in città. Al ritorno della processione, e nel momento in cui la statua della Vergine venne ricollocata sul suo trono, subitamente s'illuminò a luce elettrica la facciata del Collegio, producendo un magico effetto, poichè ornai era notte oscura. Seguì la benedizione col SS. Sacramento, poi il zelantissimo Parroco disse alcune fervorose parole di congratulazione e ringraziamento a nome dei Salesiani. Terminata la funzione religiosa, la Banda musicale diede un concerto, mentre il buon popolo di Bagè ammirava la magnifica illuminazione ed alcuni fuochi artificiali, ritirandosi ad ora tarda pieno di soavi emozioni e di nuovo amore per la Madonna di D. Bosco.
Nella REPUBBLICA ARGENTINA a Buenos Aires, in tuttc le chiese salesiane ma specialmente in Almagro, fu un trionfo. V'intervenne anche l'Ecc.mo Internunzio Apostolico, Mons. Achille Locatelli. Alla processione parteciparono tutti i Collegi Salesiani della capitale con le varie loro associazioni e scuole musicali. Eguale entusiasmo in tutte le chiese salesiane della Repubblica; a
Rosario vi partecipò tutto il clero locale. A La Plata riuscì pure un trionfo; la messa della Comunione Generale fu celebrata dall'Ecc.mo Mons. Francesco Alberti, Vescovo titolare di Siúnia e Vicario Generale di quella estesissima diocesi, che è quasi due volte l'Italia; alla messa solenne eseguì scelta musica un coro di voci reali e pronunciò il panegirico il dott. D. Andrea Calcagno, il quale confessò non potersi parlare di Maria Ausiliatrice senza parlare di D. Bosco che fu l'Apostolo della sua divozione. Anche nella civilizzata Patagonia, specie a Viedma e a Patagones, belle funzioni religiose, pompose processioni e riuscite accademie.
Nel CILE eguale slancio e fervore. A Santiago, a « La Gratitud Nacional » dalle cinque del mattino fino a tarda notte fu un continuo accorrere di fedeli al Santuario di Maria Ausiliatrice. Migliaia furono le Sante Comunioni ; furori visti non pochi nobili signori e signore della più alta aristocrazia piangere di consolazione avanti a quel magnifico quadro della Madonna di Don Bosco che è forse la più bella copia di quello venerato a Valdocco. Splendide le sacre funzioni. Nel pomeriggio tenne la Conferenza ai Cooperatori il P. Soler, Superiore dei Gesuiti; dopo di lui parlò l'Ispettore D. Nai M. Luigi, il quale, di fresco arrivato in Chilì, dirigeva per la prima volta la sua parola alla numerosa udienza, in lingua castigliana.
La domenica 26 maggio si ripeterono le funzioni religiose, pontificando alla messa solenne Sua Ecc. Rev.ma Mons. Ramon Angelo Jara. Alcune signore cooperatrici allestirono a loro spese un banchetto al quale convennero i più nobili signori di Santiago, benefattori dell'Opera Salesiana. Presiedeva l'agape Mons. Jara, avente alla sua destra il nuovo Ministro Italiano, S. E. il Conte Carignano. Cordialissimi auguri si fecero alla prosperità del Chilì, dell'Italia e delle Opere Salesiane, mentre la banda dell'Istituto faceva sentire l'Inno nazionale cileno, la Marcia reale d'Italia e scelti pezzi musicali. Intanto il Comitato delle Signore e Cooperatrici si radunò in conferenza per studiare la maniera di continuare l'opera del nuovo e grandioso edifizio principiato da tre mesi, i cui lavori, grazie a Dio ed a Maria SS. Ausiliatrice, quantunque procedano adagio, non si dovettero interrompere per mancanza di mezzi. Nella cappella del « Patrocinio di S. Giuseppe » ben 73 fortunati giovanetti ricevettero da Mons. Jara la prima Comunione. Eco fedele delle feste suddette furono quelle celebrate a Talca, Valparaiso, Concepcion, Valdivia, e Macul. A Valdivia, per l'opera zelante dell'attivo Comitato formato tra le principali Signore di quella città, già si diede principio ai lavori per la costruzione di una nuova Chiesa che sarà dedicata a Maria Ausiliatrice. A Talca per la prima volta si compì la processione colla statua di Maria SS. Ausiliatrice, che riuscì devota e imponente, percorrendo le vie principali della città. A Valparaiso ben 85 fanciulli furono ammessi alla prima Comunione, e il rev.mo Governatore Ecclesiastico benedisse una nuova statua di Maria Ausiliatrice. Ci duole di non poter diffonderci, come vorremmo, in questa benedetta rassegna.
A Lima ed Arequifia nel PERU' grande fu l'affluenza ai Santi Sacramenti ed affettuosa la viva partecipazione di tutto quanto il clero alle varie -solennità.
A Cariar nell'EQUATORE per la prima volta l'immagine di Maria SS. Ausiliatrice sorrise ai numerosi fedeli dall'altar maggiore della Parrocchia. Quei buoni Cooperatori, pienamente soddisfatti, tennero apposita radunanza per celebrarla ancor meglio negli anni futuri.
In COLOMBIA molte feste, e piene di grande entusiasmo. A Bogotà l'onorarono di loro presenza le LL. EE. RRme. Mons. Ragonesi, Delegato Apostolico, Mons. Higuera, Vescovo tit. di Maximópolis e Mons. Atanasio de Orihuela, Vicario Apostolico della Goagira che disse il panegirico e tenne la conferenza salesiana. A Barranquilla, nella Chiesa di S. Rocco, Mons. Valiente, Protonotario Apostolico, benedisse una nuova bellissima statua che alla sera si recò in processione, cui presero parte la banda e l'8 battaglione di fanteria. A Calì, un piccolo nucleo di Cooperatori seppe far meraviglie: la festa si celebrò nella Chiesa Parrocchiale di S. Pietro, parata a festa, con buona orchestra, musica liturgica e immenso concorso di popolo.
Nel VENEZUELA, il vago Santuario dedicato a Maria Ausiliatrice in Valencia venne arricchito di un bellissimo simulacro, provveduto con le elemosine dei divoti. Imponentissima la processione. Qui
pure vari alunni di quel fiorente collegio salesiano furono ammessi per la prima volta alla S. Comunione.
Nel CENTRO AMERICA feste solenni a Guatemala, nella Repubblica omonima, e a S. Tecla e Sant'Anna nella Repubblica del Salvador, ove si compì una processione, la prima in tutto il Centro America. I 2oo alunni dell'Oratorio festivo, i Cooperatori e molti fedeli andarono a gara nell'onorare la nostra celeste Patrona coll'accostarsi devotamente ai SS. Sacramenti.
Nel MESSICO, dove la divozione a Maria Ausiliatrice è omai divenuta popolarissima si festeggiò in numerosissime chiese. L'immagine di Maria Ausiliatrice è ornai peculiarmente venerata in tutte le diocesi di quella fiorente Repubblica.
Similmente negli STATI UNITI del Nord America, massime tra i nostri cari emigrati, la divozione a Maria Ausiliatrice va sempre più estendendosi. Festeggiatissima nella risorta chiesa di S. Francisco in California e nelle chiese salesiane di New York.
Questo rapidissimo cenno degli onori tributati alla nostra celeste Patrona all'Estero, sebbene incompleto, è già per sè sufficiente a darci un'idea del progresso che va facendo la divozione a Maria Ausiliatrice. Che il Signore c'ispiri il modo di poter sempre più diffondere questo soavissimo culto in tutto il mondo !
(1) Ved. Bollettino di agosto u. s.
(2) Nella prefazione a « La Nuvoletta del Carmelo»
Maria Ausiliatrice l'ha guarita!
Da varii anni mia sorella si trovava ammalata. Venne dichiarato dal medico curante che ormai per essa tutto era finito, affetta com'era da tisi polmonare... E il 3 aprile corr. anno era proprio agli estremi, le furono amministrati i SS. Sacramenti, e d'ora in ora già si attendeva la sua morte. Tutti però, compresa l'ammalata, erano pieni di fede nella Vergine Ausiliatrice e si stava facendo la sua novena; quando infatti l'inferma d'improvviso migliorò e con stupore di tutti il 24 maggio, senza sentire alcun disturbo, si alzò dopo 7 mesi di peggioramento nella malattia. Da quel giorno è venuta sempre migliorando; anzi visitata da altro medico, questi dichiarò che è in piena convalescenza. Maria SS. Ausiliatrice l' ha guarita!
Mirano, 27 agosto 1907.
CATERIN ELISA.
Mi ha salvato la mamma !
La mia mamma nell'aprile 19o5 fu assalita da nevrastenia cerebrale, dolori al capo, copiosi sudori, un piangere quasi continuo ed insonnia: a tutte queste sofferenze aggiungevansi frequenti allucinazioni. Non valsero levisite d'illustri medici e le più assidue cure: il male andava sempre crescendo : non pochi dottori temevano che finisse per impazzire, e purtroppo fu necessità allontanarla dalla famiglia e collocarla in una casa di salute.
Intanto nell'ottobre io aveva la fortuna di prostrarmi per la prima volta ai piedi della Taumaturga Immagine dell'Ausiliatrice in Torino. Alla Madonna di D. Bosco raccomandai la mia povera mamma: e da quel momento sperai sempre in Lei, anche quando sentii la malattia aggravarsi, sicuro che l'Ausiliatrice non l'avrebbe abbandonata.
Infatti, dopo Natale, la mamma cominciò a migliorare; a Pasqua stava ancor meglio- nel giugno venne dichiarata fuori pericolo. Ora è più di un anno che è tornata fra le domestiche mura e gode perfetta salute.
Ai piedi del tuo altare, ti ringrazio, o Maria, e ti giuro eterna riconoscenza.
Torino, 15 settembre 1907.
Ch. UMBERTO VIANELLI.
Agliano d'Asti. - « A Maria Ausiliatrice noti si ricorre mai invano ». Era da molto tempo che leggeva nel Bollettino Salesiano questo bell'elogio della nostra Madre Celeste e questa volta posso dire anch'io che è proprio vero. Mi trovavo nel bisogno d'una grazia e d'una grazia straordinaria, ma le circostanze erano tali da farmi deporre ogni speranza di poterla ottenere. Aveva fatto ricorso inutilmente agli uomini, quandò mi rivolsi alla cara Madonna di D. Bosco. E Maria Ausiliatrice, con bontà veramente materna, finalmente mi fece toccar con mano che a Lei non si ricorre mai senza essere esauditi.
1 luglio 1907.
GIOVANNI SUCCIO.
Firenze. - Alla metà dello scorso mese di febbraio la mia povera sorella fu colpita da congestione cerebrale tanto forte che i medici la dichiararono perduta. In tanta angoscia io colla mia nipote ci recammo dai Salesiani a facci dare una immagine di Maria SS. Ausiliatrice e passammo in Chiesa a pregare per la nostra cara inferma, promettendo un'offerta e di fare inserire nel Bollettino Salesiano la grazia della guarigione se si fosse ottenuta.
Da quel giorno il miracolo si effettuò, poichè incominciò un miglioramento progressivo ed ora sta quasi bene avendo riacquistato i movimenti della gamba paralizzata tanto che può camminare da sola, e la mano incomincia a muoversi anch'essa.
Adempio con gioia alla fatta promessa.
15 agosto 1907.
IDA G. GATTI.
Casalmonferrato. - Biestri Giovanni di Rosignano Monferrato negli ultimi mesi dell'anno scorso con un chiodo si ferì l'indice della mano destra ed il male peggiorò sì rapidamente da render necessaria l'amputazione del dito senza certezza di salvar la mano. Fidente nell'Ausiliatrice di D. Bosco spedì l'offerta per la celebrazione di un triduo di Messe. Si arrestò e si calmò il male ed i sanitari dell'ospedale credettero bene di inviarlo a casa sua. Dopo pochi giorni, sentendo rincrudelirsi il male, pregò la moglie perchè si portasse a Casale e facesse, spedire l'offerta per una novena di messe alla sua cara Ausiliatrice. Così fu fatto, ed egli guarì, per cui riconoscente ringrazia Maria Ausiliatrice. Anche la moglie, graziata anch'essa da così buona Madre, vuole siano pubblici i sentimenti della sua riconoscenza; ed ambedue inviano la loro povera offerta di ringraziamento.
Agosto 19o7.
Sac. ORESTE GHIGO, Decurione.
Padova. - Coll'animo pieno di riconoscenza, invio tenue offerta, affinchè sia celebrata una messa di ringraziamento all'altare della potente Ausiliatrice dei Cristiani. Il mio Marchetto, colto da tremenda difterite, era già stato spedito dai medici e fu per tre giorni in agonia, agonia terribile anche per me e per tutta la mia famiglia. Ma quando più non restava speranza nei mezzi umani, la Vergine, da noi invocata con fede, ci venne pietosa in aiuto: il bimbo migliorò e dopo brevissima convalescenza, era pienamente ristabilito. Grazie infinite alla Madonna di D. Bosco che volle aggiungere alle tante altre questa novella prova del suo materno affetto per noi.
19 luglio 1907.
SERAFINO DEAGOSTINI.
Bronte. - « Verso la metà d'aprile veniva col pita da una forte meningite una mia cugina, madre di tre cari bambini.
» Oh quale strazio non fu per tutti noi il vederla in breve tempo ridotta quasi a fin di vita amenza speranza di poterla salvare.
» Si consultarono i più bravi medici della città, le si prodigarono tutte le cure che la scienza e l'affetto potevano suggerire ma tutto invano, ché il male cresceva e pareva imminente la dolorosa catastrofe. Non potendo più confidare nei mezzi umani, ricorremmo con grande fiducia alla cara Madonna di D. Bosco. Si mise al collo dell'inferma la sua medaglia benedetta, s'incominciò una fervorosa novena dinanzi alla sua immagine e colla lampada accesa, mentre se ne faceva un'altra dalle mie compagne, le educande di questo Collegio. Si fece anche qualche promessa, compresa quella di pubblicare la grazia nel Bollettino. Oh non fu un vero miracolo di Maria Ausiliatrice se la cara ammalata cominciò d'allora a migliorare e alla fine della novena poteva dirsi guarita? Oh ben lo sapevamo che grande è la potenza dell'Ausiliatrice e .che chi a lei ricorre è sicuro d'essere esaudito ».
Fin qui una nostra educanda.
18 agosto 1907.
Suor CLAUDINA BASERGA.
Mazzarino (Caltanisetta). - Una mia figliuola di anni 15 s'infermò di peritonite che la ridusse in fin di vita. A nulla valsero le più diligenti cure giacché un triste giorno, due valenti professori, dopo averla accuratamente visitata, ci dissero che la loro scienza poco o niente aveva da farvi data la gravità del male e lo stato miserevole della cara inferma. Fu allora che con l'animo angosciato ci rivolgemmo fiduciosi a Maria Ausiliatrice cominciando una novena, mettendo sotto il capezzale dell'ammalata una sua immagine e promettendo un'offerta al suo santuario e la pubblicazione della grazia sul Bollettino.
Ed ecco che la cara e pietosa Madre volle esaudire le nostre preghiere, giacché appena cominciata la novena il male si arrestò e tosto la figliuola andò gradatamente migliorando, sicchè adesso può dirsi guarita.
30 maggio 1907.
LUCREZIA ALBERTI.
Coniolo (Alessandria). - Per qualunque bisogno si ricorra alla Madonna ! Oppressi da mille pensieri per una disgrazia che minacciò la rovina della famiglia e costretti a dover vendere casa e terreno, ricorremmo alla Madonna di Don Bosco, ed essa sempre benigna ci esaudì. Riconoscenti, preghiamo di pubblicare la grazia ed inviamo una piccola offerta per le opere di D. Bosco.
4 aprile 19o7.
RAMEZZANA FELICE.
Ottennero bure grazie da Maria SS. Ausiliatrice, e alcuni pieni di riconoscenza inviarono offerte al Santuario di Valdocco per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, o per le Missioni Salesiane, o per le altre Opere di Don Bosco, i seguenti
A) - Alcamo: Antonietta de Salvo 5 - Alessandria: Giulia Ribourd - Arcola (Genova): Cav.
L'ordine alfabetico qui segnato è quello della città e dei paesi cui appartengono i graziati di Maria Ausiliatrice.
Roberto Parona 20 - Ascona: Giuseppina Pomini.
B) - Bagolino (Brescia): Pelizzari ved. Lucia 5 Balerna: M. S. 2 - Belfonte Monferrato (Alessandria): N. N. 2. - Bergamo. Ida Pizzini 5 -- Besozzo: C. M. - Bologna: Azzaroni Argia 5 - Bolzaneto: Barabino Lucia ved. Castaldi 5 - id.: Lucchini Elena per due grazie io - Borgo S. Bernardo (Carmagnola): Casalis Bernardo - Borghetto Borbera: Giuseppina Bisio - id.: Carolina Girardengo - Boscomarengo: Rose Girardi - Bosconero: Verdetto Margherita - Beva Marina (Reggio Calabria): Catterina Pugliatti cooperatrice - Brasile: Farina Virginia - Breganze (Vicenza): Meneghini Giovanna 2 - Brescello (Emilia): Dino Alberici seminarista - Buggerru (Cagliari): Ghiani Luigi 5 - id.: Arizio P. 10 - Busano Canavese: D. Pietro Carbonato maestro - Butera (Caltanisetta): Gaudenzi Luisa 2.S0.
C) - Cagliari: Gaetano Garzia 10- Calprino: Adele Arnoldi Balmelli 5 - Campertogno (Novara). Cucco Maddalena - Capo di Ponte (Brescia): Ottavio Tempini 4 - Carmagnola: Sorelle Cagliero - Casellette (Torino): Famiglia Perotti -id.: Uberto Perotti - Castelletto Molina: Gabutto Alessandro - Castel S. Pietro (Alessandria): Clerici Modesta 2 - Cavaglio d'Agogna: Tacca D. Giuseppe 62 - Caveglio in Valle (Como): Giovanelli Maria 5 - Codevilla (Pavia): Cebrelli Maddalena 2 - Cereda: MercedesCarlotto 2-Cerrina Monferrato: Mezzano Carlo a nome di Mezzano Giuseppina di Moncalvo 2 - id.: Bollo Angiolina - Cesio d'Oneglia (Porto Maurizio): Barla Luisa 5 -Claamp de Verres (Aosta) Obert Eugenio - Chiavavi: Giuseppina Repetti 15 - Cisterna d'Asti: Barsotti Domenico - id.: Rolfo Giuseppe - id.: Rolfo Protasio - id.: Barsotti Catterina - Civitavecchia: Maria Cardini 5 - Colonia Iturasse (Rep. Argentina): Salvagno Costanzo ioo -- Condove: Chiunati Adele- Corna (Genova): Sorelle Dondero 2 - Crespadoro: Piazza D. Giovanni so.
D) - Dego: N. N. - Diano d'Alba: Suor Paolina Cardini a nome della Famiglia. Adriano 5 - Dronero (Cuneo): O. Leonardi 5.
E) - Elice: Orsini Adele 5 - Erve (Bergamo): Milesi Giovanni 2.50.
F) - Fabiano: Bargliolio Delfina - Figline Valdarno (Firenze): Teresa.; Matteini 5 - Fontanile (Acqui): Rebuffo Domenico, a nome del figlio Paolo per segnalatissima grazia, essendo rimasto incolume da mortale disgrazia -- Fossombrone (Pesaro): Natale Bernacchia 10 - Front: C. Tresso Domenica 2.
G) - Gabiano Monferrato: Antonietta Grillo - Galbiate (Como): Ragioniere Spreafico Angelo so - Gallarate: F. Anna Maria - Genova: Sac. Roberto Bernasconi 5 - id.: Ivaldi Celestina, 10 - id.: Ivaldi Maria 4 - Gerbo di Fossano: Calvo Maria 6 Gorrino: Rabino Maddalena, 2 - Grignasco: Giacomo Negri 5 - Grozzano: Chiaris Maurinz 1.5o - - Guareme: Barbero Agnese 3.
I) - Intra : Sorelle Muller 5o - Isole riunite del Lago Maggiore: N. N. inviando una seconda offerta.
L) - Leigueglia: Maglione Angiolina fu G. B. io - Lanusei: Giovanna Costa ved. Tulini 7 - Licata: Sorelle Orlando - Lonigo: E. Z. P. - Loria (Treviso): Toso Pietro 5 - Lugano: Lina Cattaneo 3.
M) - Maccio: N. N. 2 - Magoro: Melis Piros Raffaele 5 - Marnate Olona: Carlo Tettamanzi i6 - Martinengo: Edossi Elisabetta - Mesone (Vicenza): Sorelle Carlini 15 - Masserano: Perini G. Angela i o - Mazzarino (Caltanisetta): Lucrezia Alberti- Me lazzo (Alessandria): Becchi Stefano io Mendrisio: Luisa. Conza Galli Semini 5 - Minco (Catania): Fortunato Albertini 1.25 - id.: Francesco Sinili Salerno-Mirabello Monferrato: Prato Maria io - Mondovi-Breo: Rossetti Cesare 1oo - Mondovì : F ulcheri Francesco - Montaldo Dora: Una Cooperatrice Salesiana 5 - Montanera (Cuneo): Garnerone Maria 5 - Montebuglio (Novara): C. Pattoni - Mosogno (Cant. Ticino): Gianini Annunziata 5 - Murano sul Po: Cavagnino Teresa.
N) - Negrar (Verona) : Damasi Maria, 5 - Nizza Monferrato: M. B.
O) - Ostiglia: Una Cooperatrice - Paesana (Cuneo): Fassi Michele maestro.
P) - Pedemonte (Verona): Pagani Teresa 2 - Perletto: Cauda Marietta 5 - Perosa Argentina: N. N. 10 - Piavan: Muneretto Giovanni 11 - Pietraperzia (Caltanisetta): Can. Calogero Amico 20 Piassasco: Borgiattino Domenica - Porlezza (Como): A. Brambilla 2 - Puia di Prata (Udine): Piriatti Maria di G. B. 4 e da parte del fratello 2.
R) - Riva di Chieri: E. T. - Roana (Vicenza): Slaviero Antonia ved. Villar 5 - Robecco sul Naviglio: P. L. B. 5 - Roma: De Vincenzi Desdemonda 5 - id.: due Suore, alunne del R. Istituto Superiore femminile di Magistero - id.: Barone Pio Carbonelli io - Rosignano Monferrato: D. Edoardo Porrati - Roverè di Velo (Verona): Una pia persona i - Rovereto (Trentino): Olimpia Zendri 4.
S) - S. Francesco di California: Placido della Valle di Vigliano d'Asti 25 - S. Pier d'Arena (Genova): Garrone Giovanni 3 - S. Giovanni Bianco (Bergamo): Sorelle Sonzogni - S. Martino di Fossano: Mogna Paolo fu Michele 5o - S. Martino Stella (Varazze): Tobia Nicoletta 5 - S. Romano (Massa): Santi Giuseppe 5 - S. Giustina in Colle (Padova): Piazza Silvia 10 - S. Margherita Belice (Girgenti): Gulotta Salvatore 10 - - S. Vittoria d'Alba: Poro Jardini Teresa 5 - id.: Mensio Teresa S. Vito di Bassano Veneto: P. S. E. Z. Z. G. E. M. Z. - Saronno (Milano): Bacati Giovannina 1 - Sassuolo: Gambigliani Zoccoli Lugli -- Scalenglze-Borgota Motto: Molinero Antonio di Michele - Scaletta Uzzone (Cuneo): Rapetti Giuseppe 5 - Seriate (Bergamo): Perino Barbara à-Serra di Cuneo: N. N. a mezzo del Sac. Rulli Andrea 4 - Saramanna (Cagliari): Murru D. Francesco, Vicario Foraneo 5.40 - Serravalle-Langhe: Sac. Luigi Fracchia 5 - Serravalle Scrivia: Ch. Albino Balduzzi i - Sezze: Paolina Sardi 5 - Soave: Busello Bettili Carolina 5 -id. Lecco Candida Bettili i - Stella: Rebagliati Teresa Musso s.
T) - Torino: Alemanni Maria - id.: Elvira Tagliasanbi - id.: G. G. - id.: Vandiol Paolina -
id.: Re Severino id.: N. N. - id.: M. D. - id.: C. A. - id.: Carmela Bernachini - id. D. E. C. V. T. - Carolina Turello - id.: Carmelita Garzeglio in Dalgallo - Torre S. Giorgio: Cagliero Maddalena - Tonengo Mazzi: Formia Domenica - Tortona: Malvini Vistarini 4 -- Trecate (Novara): Travaglino Casciano 5 - Trisobbio: Catterina Piccollo.
V) - Valda in Val di Cembra: Santina Pezzin - Valenza: Martini Attilio - Valfenera: Lanfranco Domenico- Vallareggio: M. R. - Valsanglio: Borgarello Maria - Vanzone con S. Carlo: Magistri Maria vedova 2 - Vermiglio (Trentino-Austria): Gabrielli Matteo 5 - Venezia: Sac. G. C. - Verolengo: Barbero Felicita ved. 2 - Verona: B. A. Maestra - id.: Maria Fronchet per segnalatissima grazia - Vezza d'Oglio: Una divota 2 - Vicenza: Nerchiori Teresa 5 - id.: Castelli Giovanni 5 - Vignale Monferrato: Sac. Efrem Arrobbio i - Vignole Borbera: Rossi Luigina Fredosi - Villafranca Piemonte: Leggiardi Catterina 50 - Volpiano: N. N. - Volvera: P. B. `
X) - Una famiglia ringraziando di cuore Maria SS.ma Ausiliatrice per grazie ricevute 10.
TORINO
Ogni giorno, celebrazione di una santa messa esclusivamente secondo l'intenzione di tutti quelli che in qualunque modo e misura hanno concorso o concorreranno a beneficare il Santuario o l'annesso Oratorio Salesiano. Per qualsiasi corrispondenza in proposito, rivolgersi al Direttore dell'Oratorio S. Francesco di Sales - Via Cottolengo, 32 - Torino.
Per celebrazione di S. Messe e per novene o tridui di Benedizioni col SS. Sacramento, rivolgersi al Rettore del Santuario.
Ogni sabato, alle 7.30 speciali preghiere per gli associati all'Arciconfraternita di Maria SS. Ausiliatrice.
Dal 10 ottobre al 10 novembre.
NB. Col I° ottobre la funzione serale fu anticipata alle ore 17
13 ottobre - Da oggi, nel pomeriggio di ogni domenica, si riprendono le due funzioni, col seguente orario: - Ore 14 e 16: vespri, predica e benedizione.
23, 24, 25 ottobre - Solenni quarant'Ore - Dalle ore 5 alle 11 messe lette consecutive - alle ore 6 messa dell'esposizione - Alle ore 17 vespri, discorso e benedizione solenne.
24 ottobre --- Solenne commemorazione mensile di Maria Ausiliatrice - La devota funzione si compirà alla messa delle 6, 7.30 ed alle ore 17. Indulgenza Plenaria.
1- novembre - Solennità di tutti i Santi e primo Venerdi del mese -- Ore 6 e 7.30, messe della Comunione generale; ore 9.30, messa solenne: ore 15.30, Vespro dei Santi e dei defunti, discorso e benedizione solenne - Ad onore del S. Cuore di Gesù, esposizione del SS. Sacramento.
2 novembre - Commemorazione di tutti i fedeli defunti. Ore 7 messa solenne.
"Il Venerabile Giovanni Bosco,,.
LA notizia dell'introduzione della Causa di Beatificazione e Canonizzazione del nostro Fondatore venne accolta con immensa letizia nell'uno e nell'altro emisfero.
A Buenos Aires il 18 agosto venne cantato un solenne le Deum nella Metropolitana, presenti tutti gli alunni degli Istituti Salesiani della Capitale e numerosissimi Cooperatori. Funzionava S. E. Rev.ma Mons. Arcivescovo Espinosa, assistito dal Capitolo Metropolitano.
A Torino il Circolo « Giovanni Bosco » si fece promotore di un imponente pellegrinaggio alla Tomba del Venerabile il 29 settembre u. s. Presiedettero la numerosissima assemblea, tra un'eletta di esimii Cooperatori e Cooperatrici, il venerato nostro Padre D. Rua, festeggiatissimo, Mons. Catalanotto di Palermo, S. E. Mons. Luigi Spandre, Ausiliare dell'Em.mo Card. Richelmy, e Mons. Giovanni Cagliero.
Dell'una e dell'altra imponente dimostrazione daremo i particolari nel prossimo numero.
A Valdocco.
Ospite illustre. - Nello scorso numero, esseudo stati impediti di pubblicare questa rubrica, non potemmo far parola di una carissima visita fatta all'Oratorio, sul finir di luglio, da Sua Ecc. Rev.ma Mons. Paolino de Azevedo e Castro, Vescovo di Macao. Sua Eccellenza ci die' le più consolanti notizie dell'opera dei nostri Confratelli in Cina ed ebbe la gentilezza di offrire al sig. D. Rua una recente fotografia degli alunni dell'Orfanotrofio dell'Immacolata Concezione in Macao, fondato ed affidato da Sua Ecc. ai Salesiani.
Pieno d'interesse per l'Opera di D. Bosco, l'esimio Prelato volle visitare con grande amore le singole scuole professionali, avendo parole di encomio per lo studio, la diligenza e l'applicazione dei giovani alunni; e, nella sua grande amabilità, ebbe anche la degnazione di additare a vari giovanetti sarti e calzolai le scarpe e la veste che egli indossava, dicendo con compiacenza come fossero lavoro dei piccoli cinesi del suo caro orfanotrofio.
Il Cielo doni al zelante Pastore ogni bramata consolazione, come noi gli rinnoviamo i più devoti omaggi ed i più vivi ringraziamenti.
In Italia.
ALVITO - Solenne distribuzione dei premi -- L'anno scolastico si chiuse nel Collegio Municipale di Alvito il 21 luglio colla distribuzione dei premi. L'ampio teatrino dell'istituto fu presto gremito del fiore della cittadinanza con a capo il Sindaco avvocato cav. Anastasio Castrucci ed il Deputato provinciale cav. Vincenzo Massenga; al completo il clero locale. . Gli alunni interni ed esterni, dopo la rappresentazione di un dramma fecero gustare ai numerosi intervenuti l'elegante e simpatica musica di una farsa lirica del Bianchi. I molti ed artistici premi ed attestati che in seguito vennero distribuiti ai migliori fra gli alunni di ogni classe, coronarono degnamente la bella festa scolastica, mentre la succinta e precisa relazione dell'andamento religioso, morale, didattico e disciplinare del collegio, fatta dal Direttore, diede agio a constatare il continuo progresso che fa quel Ginnasio-Convitto. Non ci pare da passare sotto silenzio il fatto altamente onorevole che lutti gli alunni presentati dall'Istituto ai pubblici esami, ottennero sempre l'approvazione.
Quest'anno poi al R. Ginnasio di Cassino gli alunni presentati non solo furono tutti approvati a primo scrutinio ma conseguirono, con ammirazione degli stessi professori, un'assai lusinghiera votazione in tutte le materie. Ben giustificato adunque è il plauso ed encomio che la Rappresentazione Municipale, in seguito a tale risultato, votava alla Direzione ed al Collegio dei Professori.
CUORGNÈ. -- La „Settimana Agraria" tenutasi, come preannunziammo, l'ultima settimana di agosto nel Collegio Giusto Morgando di Cuorgnè, ebbe un esito oltremodo soddisfacente essendo stata frequentatissima. Nulla di cattedratico nelle conferenze di D. Caroglio e degli altri docenti, l'avv. Brusasca della Rivista di Agricoltura di Parma e Don Eugenio Bianchi, direttore della Colonia Agricola Salesiana d'Ivrea; ma tutto un insegnamento famigliare, a base di fatti, pratico ed interessantissimo. L'ultima sera il salone delle conferenze si riempi di contadini dei dintorni accorsi anche loro per imparare qualche cosa: e le interrogazioni curiose, le obbiezioni argute mosse nel rude dialetto canavese mettevano a simpatica prova gli egregi professori che li andavano catechizzando alla buona sui rudimenti scientifici dell'agronomia. Fatto sintomatico, di cui sarà tenuto conto un'altra volta frazionando l'attività dei conferenzieri fra chi sa e chi non sa.
Chiuse Don Caroglio rievocando con slancio oratorio la gloria di un uomo modesto che portò una sì gran luce negli studi dell'economia agraria : Stanislao Solari. E bene si chiuse con questo nome il notevole avvenimento, poichè niuno più del Solari ansò l'agricoltura, portando in questo amore un fervore di apostolato che nessun ostacolo e nessun scetticismo è mai riuscito a piegare.
PARMA - La Tipografia Fiaccadori di Parma avendo pubblicato in nuova edizione, riveduta ed ampliata dal salesiano sac. dott. Dante Munerati, il Metodo Generale di Catechismo di Mons. Dupanloup (1), ne faceva umiliar copia al S. Padre, a mezzo dell'Eminentissimo Card. Segretario di Stato, che rispondeva a D. Munerati con la seguente:
REVERENDO SIGNORE,
Il Santo Padre ha ricevuto con vivo gradimento l'esemplare del « Metodo Generale di Catechismo » ristampato a cura di V. S. e da lei offertogli in devoto omaggio. Questo lavoro da lei felicemente compiuto mentre attesta dei suo zelo per la diffusione
dell'insegnamento religioso dà altresì affidamento di buoni e salutari frutti sulla base delle recenti disposizioni Pontificie intorno a così grave argomento. Pertanto la Santità Sua si è compiaciuta con lei di questa opportuna pubblicazione ed augurando che la medesima riesca ampiamente proficua, in segno del Suo grato animo per il filiale omaggio, le ha impartito di cuore la Benedizione Apostolica.
Aggiungo i miei particolari ringraziamenti per l'esemplare della stessa opera cortesemente offertami e con sensi di distinta stima mi dichiaro
Di V. S.
Roma, 15 Maggio 1907.
Aff.mo per servirla
R. Card. MERRY DEL VAL.
(1) L'opera di Mons. Dupanlonp venne pubblicata in 3 volumi in-16 di complessive pagine 300 e costa L. 9,oo.
PEROSA ARGENTINA - La chiusura dell'anno scolastico nel Collegio S. Filippo - La sera del sabato 20 luglio, coll'ultimo treno, in vettura speciale gentilmente concessa dall'illustrissimo direttore del tram cav. Lenchantin giungeva a Perosa il Successore di D. Bosco. Fu ricevuto davanti al Convitto da tutte le autorità civili e religiose in corpo e d a numerosissimo popolo che gremiva tutta la strada nazionale ed applaudiva giulivamente a D. Rua, mentre le campane della Parrocchia suonavano a festa e la banda del Collegio eseguiva una briosa marcia.
Una bambina dell'Asilo gli offerse un mazzo di fiori declamando la poesia dell'innocenza. Il direttore del Collegio diede poscia il benvenuto al padre desideratissimo, a nome suo, dei suoi colleghi e dei Perosini. Tutti ringraziò il Successore di D. Bosco e la sua esile voce dominava ed incatenava, insieme col suo abituale sorriso, tutta quella fiumana di teste.
All'indomani mattina D. Rua celebrò la messa alle 7 distribuendo numerosissime comunioni. I convittori con gli esterni celebravano la festa del loro patrono S. Luigi. Alle 10 nel salone bellamente addobbato si svolse l'accademia per la distribuzione dei premi alla presenza dei parenti e di eletta corona di signore e signori. Il discorso di occasione fu detto dall'illustre prof. A. Fabre: il direttore fece constatare l'esito consolante degli esami di proscioglimento, maturità e delle scuole secondarie ; terminò il rev.mo sig. D. Rua rallegrandosi coi giovani tutti e ringraziando i presenti. Alla sera disse il panegirico di S. Luigi il rev.mo D. Callisto Cesano e a notte fatta, cessato il forte acquazzone che si era scatenato appena finite le funzioni religiose, la banda del Collegio diede concerto nel cortile dell'Istituto mentre i fratelli Bonin di Casteldelbosco ricreavano il pubblico con numerosi e ben riusciti fuochi d'artifizio.
D. Rua ripartì nel pomeriggio del dì seguente, dopo aver fatto visita alle principali autorità e signori benefattori dell'Opera Salesiana.
NOLA - Una gita dell'Istituto Salesiano di Caserta - Ci scrivono: E raro assistere ad una festa veramente di cuore; e tale fu quella del 2 luglio, che i Nolani fecero ai Salesiani di Caserta.
Alle 6.4o del mattino, giusta il manifesto affisso per la città, giunse quì l'Istituto dei Salesiani di Caserta, ricevuto alla ferrovia dall'incaricato dei festeggiamenti can. dott. Felice Vitolo, dal direttore delle Scuole Municipali prof. D'Alessandro, da un rappresentante dell'Istituto Umberto I, dal presidente dei Giuseppini sig. Fortunati e da un rappresentante del Ricreatorio Festivo S. Giuseppe.
Appena usciti sull'ampia piazza della ferrovia gli allievi furono salutati entusiasticamente da immenso popolo, mentre il concerto civico suonava l'inno reale.
Formatosi così il lungo e brioso corteo, fra due fitte ali di popolo acclamante, si recarono alla Chiesa del Gesù, per la funzione religiosa. Celebrò il direttore dell'Istituto che giunto alla Comunione indirizzò ai suoi giovani un discorso commovente.
Nel medesimo ordine e cresciuto di molto il corteo, girarono le vie principali della città, andando a salutare il Vescovo, nel cui palazzo cantarono un inno marziale bellissimo. Qui il corteo si sciolse, e Mons. Renzullo invitò i Salesiani a favorire. Il Canonico Felice Vitolo, organizzatore della splendida festa, glieli presentò. Il Direttore si disse fortunato di trovarsi per la prima volta a Nola ed essere ricevuto da un Vescovo, degno del suo predecessore S. Paolino. Mons. Renzullo, visibilmente commosso, inneggiò ai Figli di D. Bosco, continuatori della Carità del Divo Paolino, e di cuore impartì la chiesta benedizione. Quindi visitarono il Duomo, le Catacombe di Cimitile ed il nostro storico Seminario, ove rimasero a mensa.
Alle 19, uscendo dal palazzo vescovile con musica, si recarono in piazza del Duomo per svolgervi un saggio ginnastico. Assistettero alla bella festa, oltre un popolo immenso che gremiva l'ampia piazza, i balconi, le terrazze ed anche gli embrici, S. E. Mons. Renzullo, il Sottoprefetto col suo segretario, il Sindaco ff., la Giunta, il Colonnello del 60 Aosta, il Ricevitore del Registro, il Capitolo, Clero, Seminario (in un numero di circa 20o alunni), riempiendo letteralmente il pronao della Cattedrale.
Lo svariato programma (che durò circa due ore) fu continuamente interrotto da fragorosi, interminabili applausi. Negl'intermezzi suonò la banda cittadina e fu servito un vermouth, offerto dal Vescovo.
Terminato il saggio, i Giuseppini improvvisarono una fiaccolata, accompagnando alla Villa gli alunni, i quali cantarono l'inno ginnastico ed il coro del Nabucco del Verdi.
Alle ore 23 ripresero il treno per Caserta, mentre una fiumana di popolo, plaudente, gridava : « Viva i Salesiani! » a cui questi risposero dal treno: « Viva Nola! » Questa la cronaca fedele e rapida della memorabile gita...
E noi a compimento di essa non possiamo tacere una lode vivissima al cari. Vitolo, organizzatore della splendida festa, all'Associazione Cattolica dei Giuseppini Nolani ed alla cittadinanza Nolana che, ad un semplice appello di cortesia, rispose colla cordialità più affettuosa.
Mons. Domenico Parodi.
CON riconoscenza profonda imploriamo un suffragio per l'anima di Mons. Parodi, già capitano di vascello, alla cui morte se la marina pianse l'ufficiale dotto e simpatico e lo scrittore apprezzato - il sacerdozio un lavoratore esemplarissimo, saggio, indefesso - il giornalismo un campione che alla intransigenza più assoluta univa la cavalleria più squisita - noi abbiam pianto un ammiratore affezionatissimo del nostro venerabile Fondatore.
Basti un ricordo. Invitato nel 1899 a scrivere due righe per un opuscolo di propaganda dell'Omaggio Internazionale all'Opera di D. Bosco promosso dall'Italia Reale-Corriere Nazionale coll'erezione della chiesa di S. Francesco di Sales in Valsalice, Mons. Parodi rispondeva
... Ben avrei voluto concorrere ad onorare, per quanto posso, l'Opera insigne dell'indimenticabile Apostolo della gioventù abbandonata e delle Missioni, di Colui che fu detto a ragione il S. Vincenzo de' Paoli del secolo XIX.
Io gli sono sempre stato affezionatissimo, ed ebbi per Lui la massima venerazione, e se la salute me lo avesse permesso, sarei entrato nella Congregazione Salesiana, tanto illustre e tanto benemerita, come già ero d'accordo con Don Bosco.
Che se ora ho dovuto prendere la fortunosa carriera o palestra della stampa, non manco mai di propugnare quanto più so e posso la diffusione dell'Opera di D. Bosco, a cui certo è destinato il più splendido avvenire.
E davvero Mons. Parodi non mancò mai di aiutare nel miglior modo l'Opera di D. Bosco. Noi perciò deponiamo sulla sua tomba i più ferventi suffragi, ed alla sua degna famiglia ed a quella dell'Eco d'Italia mandiamo le più vive condoglianze.
Vincenzo Laterga fu Giannantonio.
A Putignano, provincia di Bari., il 2 agosto passò a miglior vita, rapito all'affetto dei suoi cari in età di 7o anni, quest'altro buon Cooperatore, il quale morì come visse, cioè da santo. Ebbe sino all'estremo respiro piena coscienza di sè e con vivo fervore accompagnò il sacerdote nella recita delle preghiere per gli agonizzanti. Benedicendo ai suoi figli, raccomandò loro la pratica della religione e l'ossequio al Clero ed al Romano Pontefice, fra le lagrime di tutti i presenti.
Devotissimo di Maria Ausiliatrice ne zelò la divozione fra i suoi amici e conoscenti; e,
Cooperatore fervente, propagò non solo la Pia Unione ma anche inviava sempre ogni anno la sua cospicua offerta per le Missioni della Terra del Fuoco. Doni il Signore all'anima eletta di Vincenzo Laterga il premio di tante virtù nella gloria dei Santi, e rassegnazione e conforto alla sua desolata famiglia.
Il prof. Bartolomeo Rinaldi.
AMOREVOLMENTE assistito dal fratello sacerdote che gli amministò personalmente tutti i conforti religiosi da lui chiesti e ricevuti con edificante pietà, spirava a Torino nel pomeriggio del 14 settembre u. s. il prof. Bartolomeo Rinaldi da Cherasco, antico allievo di Don Bosco e Rettore del Convitto Nazionale Umberto I. La letteratura, la scuola e la gioventù, in lui, hanno fatto una perdita dolorosa, perchè egli era uno scrittore geniale e un insegnante abile e coscienzioso, amato dalle allieve e dagli alunni, sparsi ovunque in gran numero. Legato al dovere fino alla scrupolo, ne fu vittima precoce morendo nell'età di 58 anni appena iniziati, quando, umanamente parlando, gli si parava innanzi il miglior avvenire. Che Iddio benedetto accolga l'anima sua nei gaudi eterni!
Al fratello, sac. prof. Giovanni Battista, direttore del Collegio S. Carlo di Borgo S. Martino, ed alla desolata famiglia, le nostre più vive condoglianze.
La signora Sofia Mariani.
DA Roma ove effuse in opere buone l'ardente carità del cuore, volava a Dio, nel p. p. Giugno, quell'anima eletta che fu la nobile signora Sofia Mariani.
Donna di sensi delicati, nobilissimi, di tempra cristiana a tutta prova, sposa e madre esemplare esplicò nella vita un zelo per il bene veramente ammirabile. Si può dire che non abbia cercato mai altro che la gloria di Dio, e non abbia abborrito che il peccato. Nessuno infatti l' avvicinava senza sentirsene migliorato; i poveri, gli infelici poi, sapevano pure che insieme agli efficaci pensieri di fede scendeva sempre dalla mano benefica l'obolo generoso ; e quanti ne ascoltarono la voce in varie tristi contingenze, rammentano che il suo pensiero insistente era questo: « Purchè non si offenda Dio; purchè in casa non entri mai il peccato! ...»
La sua morte calma e serena fra gli spasimi dell'agonia, le dolci, confortanti espressioni di speranza e di fiducia nella Madonna che le uscivano dal labbro in quegli estremi momenti, ci dànno tutto a pensare che ella già goda nel Paradiso il premio meritato; ad ogni modo la raccomandiamo alle preghiere dei Cooperatori e delle Cooperatrici, mentre inviamo all'illustre famiglia le condoglianze più vive.
FACCIAMo anche particolari suffragi pei seguenti Cooperatori defunti dal 1° maggio al 10 settembre.
Achil Giacomo - Forni Avoltri.
Actis Ottavio - Castelrosso, Torino. Alfassie-Grimaldi Cesarina dei Conti di Bellino - Asti. Allora Teresa - Chieri, Torino. Anderlini Caterina - Forntazza, Novara.
Andreata Giovanni fu Francesco - Crespano Veneto. Angeloni Teodora - Mauciano, Grosselo, Annibali De Angelo - Roma.
Avogadro Coni. Ifigenia di Collobiano della flotta, Torino, Avoli prof. Mores. Alessandro - Roma. Ballarini Bellino - Venezia. Barbero Michele - Cervere, Cuneo. Bassi Ida - Ormea, Cuneo. Battolla Carolina V.s Raspolini - Podenzana. Bellagamba Maria in Bertolotto - Camogli. Beltrami avv. Angelo - Borgomanero. Benesperi Sabina - S. Agostino, Firenze, Berta Can. Stefano - Alessandria. Bertolaso D. Vittorio, parroco - Megliardino S. Vitale. Bodrero Margherita - Torino. Boella D. Giovanni - Vezza d'Alba. Bondi D. Giuseppe, rettore di Morsignano - Predappio. Bonomo D. Pasquale - Chivasso, Torino. Borzone cav. Paolo, capitano marittimo - Varazze. Bruneri Pietro Vincenzo - Torino. Bruno Cecilia V.a Arsenio - Rubiana, Torino. Budini Luigi - Roma.
Buglioni P. Giovanni di Monale - Torino. Burelli Angelo - Fagagna, Udine. Campagnola Francesco - Negrar. Campigotto Antonio - Arina, Belluno.
Capovin D. Giuseppe, prevosto - Montebello V.° Carezzana Ignazio - Gavi. Casale Pietro - Casalborgone, Torino.
Casanova D. Bartolomeo - Formigliana, Novara. Cecchi Rosina - Carmignano, Firenze. Cerato Matilde - Breganze. Ceresa Maria - Spertino, Cuneo. Cesale Pietro - Casalborgone. Cesarini Antonio -- Belvedere Ostrense, Ancona. Chiroli D. Antonio, cappellano - Brikmans, America. Colombo Maria V.' Dell'Acqua - Castellanza, Milano, Colonetti Luigia - Torino.
Conforti comm. Alessandro, Roma.
Conti Giuseppe - S. Leo, Pesaro Urbino. Coppola Pires baronessa Luigia - Napoli. Dall'Acqua Luigi - Chioggia, Venezia. D'Alessandro Caterina - Napoli. Darin Fiorito Matteo - Vigo, Belluno. Defilippi Sofia V.a Mariani - Roma. Degiovanni Annetta - Verolengo, Torino. De Rigo Paolo - S. Nicolò, Belluno.
Del Papa D. Amato, rettore - S. Michele Eschete, Lucca, Del Vecchio D. Fedele, rettore - Serrungarina, Tesar-o, Dettoni Eugenio - Torino.
Elleua Catterina - Torino.
Fecchio D. Luigi, canonico - Como.
Ferraris Vittoria V.a Grazia - Moncrivello, Novara. Focacci Assunta - Lavilla, Genova. Focacci Pietro - Amborzasco. Foglieda Marinetta - Alassio, Genova. Formenti D- Luigi - Mocasina, Brescia. Fracanzani conte Carlo - Este, Padova. Franzoi Giuseppe - Canove, Verona. Fusarini Gerolamo - Cornuda, Treviso. Gedda D Giosuè, parroco - Taino, Como. Gatti Giuseppe- Castagneto d'Alba, Cuneo. Giordano Angiolina - Oneglia. Giuliano Clara - Belvedere Langhe. Grigolli Ilario, mugnaio - Bolognano, Tirolo,