BUONE FESTE NATALIZIE, BUON FINE E MIGLIOR PRINCIPIO D'ANNO - pag. 301 AMORE ALLA CHIESA DI GESU' CRISTO . . . . » 303 LA STRENNA PER L'OMAGGIO INTERNAZIONALE all'Opera di D. Bosco „ 304
MISSIONI: - BOLIVIA: Ancora attraverso il regno di Bolivar. - VENEZUELA: Dal Lazzaretto dei vajuolosi » 307
GRAZIE DI MARIA AUSILIATRICE . » 319 AI GIOVANETTI » 318
NECROLOGIA » 319
NOTIZIE VARIE » ivi
BIBLIOGRAFIA » 320
COOPERATORI DEFUNTI » 321
Indice generale dell'anno 1898 . . . 321-323
ILLUSTRAZIONI: - Mons. Taborga, novello Arcivescovo di Sucre, e Mons. Costamagna,, pag. 311 - Indii Quichua della Bolivia, 309-313 - Giovanetti del nostro Collegio di Sucre, 315.
È questa la sintesi espressiva degli auguri e delle felicitazioni che, seguendo la tradizione cristiana, il veneratissimo nostro Superiore Generale
D. Michele Rua, a nome di tutti i suoi figli sparsi per il mondo e di tutti i giovanetti raccolti nelle Case da loro dirette, manda annualmente, ai generosi Coooperatori ed alle zelanti Cooperatrici delle Opere di D. Bosco, insieme coll'assicurazione della nostra profonda gratitudine verso di loro e delle nostre incessanti preghiere a Gesù Bambino per la loro prosperità spirituale e temporale.
Buone Feste Natalizie, buon fine e miglior principio d'anno ! Ve lo ripetiamo stavolta, o nostri assidui lettori e lettrici, con maggior espansione di benevolenza e con più ardore di carità, perchè l'anno nuovo è l'ultimo del secolo, in cui ebbe principio e vita la salesiana istituzione di Don Bosco. Quanti soavi pensieri, quante memorie care e quante fulgide speranze si suscitano nell'animo nostro in quest'istante !
Buone Feste Natalizie, buon fine e miglior principio d'anno ! Questi auguri, alla vigilia del secolo ventesimo, ci dicono tutte le lotte sostenute, tutte le meraviglie dovunque operatesi in quest'ultima metà di secolo dal pastorello di Castelnuovo d'Asti, assunto dall'Ausiliatrice del Popolo Cristiano a ristorare in una nuova vita le crescenti generazioni. Essi ci richiamano alla memoria quelle migliaia e migliaia di Cooperatori e Cooperatrici, che in appena dodici lustri Maria SS. volle adunare attorno all'Opera prodigiosa da Lei affidata al suo fedel servo. Nella dolce visione di questa moltitudine di uomi senza numero ci si schierano dinnanzi tutte le offerte, dall'obolo della vedovella alle vistose elargizioni deì principi, e tutti gli aiuti materiali e morali, con cui si venne fabbricando il mondiale edifizio dell'Opera di D. Bosco.
Buone Feste Natalizie, buon fine e miglior principio d'anno ! La mente nostra vola veloce alle diverse nazioni dell' Europa, dell'Asia, dell'Africa e delle Americhe e presso tutte trova benedetto il nome del Padre e del Fondai ore nostro, mentre, l'Opera di lui fiorisce sempre più nella propagazione del regno di Gesù Redentore. Dinanzi a simile spettacolo il cuor nostro sussulta di ineffabile letizia, e, benedicendo a Dio ed alla nostra Ausiliatrice, vorrebbe poter convertire ogni suo palpito ed ogni sua aspirazione in auguri di perenne felicità per i Cooperatori efficaci di queste meraviglie...
Buone Feste Natalizie, buon fine e miglior principio d'anno l Questi nostri auguri, o benemeriti Cooperatori e Cooperatrici, sono ricchi di tante celesti benedizioni per voi, per le vostre famiglie e per tutte le vostre necessità temporali e spirituali, quante sono le memorie care e le meraviglie strepitose compiutesi mercè l'opera vostra iu questi ultimi tempi.
Buone Feste Natalizie, buon fine e miqlior principio d'anno i Sono gli auguri che a voi sin vengono adorni delle splendide speranze presagite nel secolo 20° alla nostra Pia Unione dall'immortale Pio IX con le memorande parole: « I Cooperatori Salesiani sono destinati a fare del gran bene nella Chiesa e nella civile società. L'opera loro, perchè mira specialmente alla coltura ed al sollievo della gioventù pericolante, sarà col tempo così apprezzata, che già mi pare di vedere non solo famiglie, ma paesi e città intiere a farsi Cooperatori Salesiani. Ecco perchè io li amo e li ho cotanto favoriti ora e in perpetuo. » Il vaticinio del Pontefice dell'Immacolata va compiendosi e tutto fa sperare che nel prossimo secolo abbia ad essere una consolante realtà.
Buone Feste Natalizie, buon fine e miglior principio d'anno ! Auguriamo a quanti, sotto la bandiera di D Bosco, lavorano alacremente alla totale restaurazione del regno di Gesù Cristo con adoperarsi a diffondere la nostra Pia Unione dal Sommo Pontefice additata quale mezzo opportunissimo e facilissimo per conseguire l'intento.
Buone Feste Natalizie, buon fine e miglior principio d'anno l diciamo eziandio a quanti in questa circostanza, con esimia bontà, sogliono inviare al successore di Don Bosco la loro strenna per i tanti nostri giovanetti e per le nostre Missioni. L'amatissimo nostro Superiore vorrebbe aver tempo per rispondere a tutti quelli che in questi giorni per mezzo di lettere o biglietti di visita gli fecero lietissimi auguri di felicità. Ma ciò non gli torna possibile. Si sente però particolarmente obbligato verso coloro, che gli vennero o intendono venirgli in aiuto per sopperire alle ingenti spese sostenute nel preparare l'ultima stragrande spedizione di Missionari e Missionarie; come pure a nome degli stessi Missionari e Missionarie ringrazia ed augura le più elette benedizioni a quanti si compiacquero far pervenire loro il frutto dei proprii risparmi ed oggetti in natura, per cibare e vestire così Gesù Bambino nella persona dei selvaggi.
Buone Feste Natalizie, buon fine e miglior principio d'anno! ci teniamo onorati di augurare ancora a quell'eletto stuolo di cuori generosi, che, assecondando la nobile iniziativa della Stampa Cattolica, si fecero promotori di adesioni all' Omaggio Internazionale all'Opera di D. Bosco per il decimo anniversario della sua morte.
Buone Feste Natalizie, buon fine e miglior principio d'anno! rinnoviamo infine dall'intimo del cuore a voi tutti, o lettori e lettrici, pregandovi dalla bontà e misericordia di Gesù Bambino tutto quello che desiderare può un'anima buona in questo mondo. Le preghiere e le sante Comunioni, che i Salesiani ed i loro giovanetti, per Privilegio Pontificio, faranno in tutte le loro chiese nella mezzanotte del Santo Natale, compiano sopra di voi, o benemeriti Cooperatori e pie Cooperatrici, i nostri ardenti voti, vi conservino ancora in vita per molti anni e ottengano a tutti la perseveranza nel bene.
I TRISTI avvenimenti che desolarono in quest'anno le ridenti contrade della bella patria nostra, richiamandoci a serie considerazioni, ci fanno sentire più viva la necessità di inculcare a tutti gli uomini di buona volontà l'amore verso la mistica Sposa di Gesù Cristo, la Cattolica Chiesa. Invero dai luttuosissimi fatti ultimamente accaduti nelle principali città d'Italia, s'è potuto ancor una volta constatare che i sovvertitori dell'ordine pubblico son sempre gli infelici che non amano la Chiesa, ma la odiano e cercano di mandare a vuoto i suoi pacifici intenti. Se vogliano pertanto che in mezzo a noi più non scorra il sangue fraterno; se vogliamo che regni la pace, la concordia ed il vero spirito della cristiana fratellanza in tutti i cuori; se vogliamo insomma ridare alla nostra anima ed al nostro prossimo la sicurezza di un miglior avvenire, dobbiamo amar la Chiesa di Gesù Cristo; dobbiamo consacrarle il nostro spirito, la nostra volontà, il nostro cuore e tutte le forze nostre, perchè dessa sola, verace arca poetica, è l'unica salvatrice dei popoli nel mare burrascoso di questo mondo.
Però non riusciremo a sviluppare in noi e fuori di noi quest'amore santo, che ha le sue sorgenti in quello di Cristo medesimo, poichè Gesù Cristo amò la Chiesa: Christus dilexit Ecclèsiam, senza comprendere, senza conoscere questa Chiesa nella sua esistenza , nella sua storia e nella sua azione. Quindi è che non crediamo fuor di proposito raccogliere alcuni pensieri sopra queste cose, che sono tutte divine, avendo perfetta fiducia che i nostri benevoli lettori si sentiranno una volta più mossi ad amare la Chiesa di G. C. generosamente e con pienezza di volontà.
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La Chiesa nella sua esistenza è in certo qual modo la continuazione dell'incarnazione. È la società degli uomini con Dio, società che riunisce in sè le tre perfezioni della potenza, dell'intelligenza e dell'amore, le quali si confondono nella Trinità divina.
È egli possibile misconoscere la potenza della Chiesa?
Qualunque società che domini il tempo, che trionfi dello spazio, che mandi in fumo le resistenze umane, è dotata d'una forza soprannaturale. Ora la Chiesa ha vinto il tempo. Da Leone XIII a San Pietro, da S. Pietro a Gesù Cristo, da Gesù Cristo a Davide, da Davide ad Adamo è una catena ininterrotta. Ecco la nascita e la genealogia della Chiesa. E dov'è la data della sua morte? Il tempo, che tutto distrugge nella sua corsa vertiginosa, non solamente non ha potuto mai scuotere la Chiesa, ma divenne granitico piedestallo, sopra cui la Sposa Immacolata di Cristo giganteggia ogni secolo più. La data della sua morte si perde nell'eternità di Dio Massimo. - Anche dello spazio - di questo terribile nemico, contro cui vanno ad infrangersi tutte le forze umane - trionfò la Chiesa, propagando il suo nome ed inalberando il glorioso suo vessillo in tutte le regioni dell'orbe. Dai quattro venti chiamò a sè le nazioni più disparate e le nazioni risposero alla sua voce... Pascal diceva Basta un meridiano per cangiare la giurisprudenza; la Cattolica Chiesa lo possiede questo unico meridiano, ed è quello che passando pel Presepio e pel Calvario, tutto incatena l'universo in un ferreo cerchio d'amore. Nella Chiesa Cattolica le razze, i popoli, le tribù si mischiano, s'abbracciano e si confondono. - Infine la Chiesa vinse l'uomo e tutti gli ostacoli da lui posti. Attaccata e combattuta in tutti i tempi, essa vide cadere i suoi nemici, uscendo dalle lotte ritemprata e sempre più gloriosa. Gli uomini nulla hanno potuto contro di lei, ed ella se ne sta in piedi per la sua propria possanza, come quei monumenti dell'Alto Egitto, cui nulla può smovere : gli uomini non hanno potuto distaccare una pietra dall'immane loro massa; il deserto, facendo contro di essi avanzar le sue sabbie, non ha saputo coprirne i piedi, ed il tempo non ha fatto che deporre sulla loro fronte una corona di gloria e di vetustà. Stupenda figura della Chiesa di G. C.!
Non meno manifesto, nè meno glorioso è il secondo carattere della Chiesa: essa è la più nobile e sublime intelligenza di quaggiù. Qual' estensione e quanta sicurezza in tutti i più grandi problemi! Dinanzi a lei caddero le barriere, che lo spirito umano non aveva potuto superare. Con certezza ed autorità sovrana essa illumina tutti quei punti, in cui la filosofia pagana non rivelava che tentennamenti, dubbi ed oscurità. La natura dell'uomo, la distinzione delle sue due sostanze, la vita presente e la futura, il tempo e l'eternità e tutte le altre grandi questioni, che Socrate e Platone avevano potuto appena appena intravedere, mescolandole a sublimi concezioni di strabilianti ed irrimediabili errori, sono dalla Chiesa esposte con chiarezza pari alla sicurtà, e le intelligenze per lei vengono illuminate da luce nuova e divina. La stessa fermezza, la medesima infallibilità di dottrina mostra la Chiesa nelle questioni sociali, che tengono gli uomini fra loro continuamente divisi. Noi sappiamo dove hanno principio e dove terminano i nostri doveri ed i nostri diritti, ed, inchinandoci alle decisioni della Chiesa, ammiriamo questa potenza intellettuale che governa gli spiriti, senza mai violentarli, soddisfacendo in pari tempo all' irrequieta, ma legittima loro curiosità.
Una voce risuona da Gerusalemme a Nicea, da Nicea a Costantinopoli, da Costantinopoli a Trento. V'ha forse dubbio che non abbia chiarito? Avvi dogma che ella non abbia definito? V'ha questione che non abbia risolto? V'ha forse obbiezione che non abbia confutato? E questa voce non è la voce d'un uomo, non è la voce d'un popolo, non la voce d' un secolo: è la voce di tutti i tempi e di tutti i luoghi, la voce dei Padri e dei Dottori, degli Apostoli e dei Martiri, delle Vergini e dei Confessori; voce dell'Oriente, voce dell'Occidente, voce del Settentrione, voce del Mezzodì, voce dei tempi, voce dell'eternità, voce della Chiesa Cattolica!
Il terzo suggello divino apposto alla Chiesa, il terzo riflesso della somma Trinità, è l'amore.
La Chiesa opera continuamente lo stupendo miracolo della comunione dei cuori; comunione sempre ammirabile nella sua forza sia espansiva come concentrativa. Sotto tutte le latitudini geografiche vi sono anime, che si amano senza neppur conoscersi e per i figli della Chiesa scompare ogni differenza di clima e di nazionalità.
L'amore nell'adamantina unione dei cattolici dei tempi presenti mostra bellamente la sua doppia virtù di unire e di dilatare i cuori. Quindi noi, facendo nostre le belle parole di Mons. Freppel, l'intrepido Vescovo deputato alla Camera francese, asseriamo che solo la Chiesa Cattolica presenta il doppio fenomeno della più intima unione e della carità più espansiva. - Sì, è uno stupendo fenomeno l'unione cattolica. Circa 300 milioni d'uomini, che obbediscono ad una stessa voce, che ripetono una medesima preghiera, che professano una stessa fede, che partecipano degli stessi beni! Circa 300 milioni d'uomini inclinati avanti ad un vecchio, che altre armi non ha che i candidi suoi capegli, la sua parola ed all'uopo il suo sangue! Circa 300 milioni di uomini che formano un corpo solo ed una sol anima! Ah! ciò è grande, ciò è unico, ciò è divino! O tu, che eri trasportato d'ammirazione al vedere le tende di Giacobbe, uom d'Oriente, che diresti alla vista di questo novello Israele? Che bella unità ! che ammirabile armonia! che vasta comunione di gioie, di preci e di lagrime ! Avvi patimenti nella Chiesa, senza che tutti i membri ne sieno in pene? Avvi un trionfo, senza che tutti vi prendano parte? Quando vien tocco un cattolico anche solo in un capello, sotto qualunque zona egli sia, quell'affronto lo sentiamo voi ed io. Quando il cattolico sangue scorre sulle lontane plaghe è il mio, è il vostro che scorre per la difesa della fede. No, no, non si potrebbe muovere sul corpo della Chiesa fibra sì delicata, che non renda tosto un suono che si dirama poco a poco fino ai membri più remoti. Ditemi, quando leggete gli Annali della Fede, non sentite il vostro sangue di cattolico batter nel vostro petto al racconto degli stenti e dei conflitti dei vostri fratelli? Ovvero, se Iddio vi' ha fatto la grazia d' incontrare un confessore della fede, uno di quei vescovi che la tirannia ha scacciati dalle loro sedi, alla vista di quella fronte venerabile coronata dall'insulto di sublime aureola, di quelle mani che hanno benedetto i loro persecutori, non avete voi sentito il vostro cuore di cattolico spezzarsi di dolore? Ah! miei fratelli, egli è che noi siamo della Chiesa, ossa delle sue ossa, carne della sua carne; è perchè noi formiamo la più alta unione che vi sia sulla terra, ed essendo l'unione frutto dell' amore, ne conseguita che la Chiesa è l'amore più forte. - La Chiesa Cattolica presenta inoltre il fenomeno della carità più espansiva. Chi mi darà qui di dipingere lo zelo, che ha spiegato la Chiesa per dilatare il regno di Dio sulla terra i V'ha forse contrada, ch'ella non abbia bagnata delle sue lagrime, ch'ella non abbia fecondata coi suoi sudorì, che non abbia fatto rosseggiar del suo sangue? Io non vi dipingerò la Chiesa che inalbera lo stendardo della Croce ai quattro angoli del mondo, accogliendo nel suo seno i barbari conquistatori, addolcendone i costumi , formandone i caratteri, facendo per 15 secoli la educazione dell'Europa, andando sulle traccie di Colombo a salvare un nuovo mondo, volando verso quelle isole cho uscivano appena dal seno dei mari, gettando i suoi apostoli su tutte le spiagge; e da un altro lato trovando un rimedio a tutti i mali, un cuore per tutte le affezioni, una lagrima per tutti gli infortuni, un balsamo per tutte le ferite. La carità cattolica parla assai alto in favore della Chiesa, poichè, essendo la carità frutto dell'amore, ne segue che la Cattolica Chiesa è il pìù grande amore.
Fin qui l' illustre conferenziere. La Chiesa, società stabilita per l'autorità di Gesù Cristo e cementata col suo sangue preziosissimo, nella sua esistenza rivela la propria origine ed è la potenza, l' intelligenza e l' amore più nobile e più grande che esista sopra la terra. Questa verità ci viene confermata ad ogni pagina della Storia Ecclesiastica.
La storia della Chiesa! Quanto poco è conosciuta in questi nostri tempi anche dagli stessi buoni ! Di qui avviene che la Chiesa è insultata, calunniata, nelle assemblee e nelle private ricreazioni, senza che persona possa o sappia difenderla. Si permette che sia oltraggiata, perchè non si conosce il suo passato. Le defezioni di persone private od anche de' suoi ministri nulla tolgono nè alla sua purezza, ne al suo splendore. Che si direbbe d'un nonio il quale, visitando le magnifiche cattedrali, in cui tutto canta la gloria di Dio, distogliesse i suoi occhi dall'amdnilabile loro architettura e da tutte le meraviglie che il genio e la pietà v'hanno ammonticchiate, per cercare sul pavimento una pagliuzza o sugli angoli dei muri una ragnatela?... Lo stesso si dica di chi leggendo la storia della Chiesa si ferma sopra le defezioni di alcuni membri di essa... Quando vediamo la Chiesa attaccata, ingiuriata, coperta di obbrobrii, dobbiamo, come S. Veronica, asciugare con un bianco lino il sudore del suo volto, gettarci ai suoi piedi e salutarla come la madre dei dolori e come la regina dei martiri.
La vita della Chiesa, cioè la sua storia, ci presenta tre fasi, quella della persecuzione, quella della protezione e quella della libertà. Dinanzi alla persecuzione essa si mostrò sempre intrepida. Per ben tre secoli i Romani la perseguitarono con inaudite barbarie, ma uomini, donne, fanciulli e vegliardi stancarono la costanza dei carnefici; dimodochè in questo lungo periodo di 300 anni la culla della nascente Chiesa galleggiò sopra nn mar di sangue, senza punto far naufragio. -Ma la politica umana cambiò le sue vie e la Chiesa, fino ai tempi di Costantino il Grande perseguitata a morte, entrò nel periodo delle protezioni. Oro, argento e grandezze le furono prodigate; ma essa, la Sposa di G. C., che mai aveva temuto dinanzi alla spada, temette allora per il pericolo che .sovrastava imminente alle gemme sue più belle, le cristiane virtù: temette, perchè sapeva che le sarebbe domandato il ricambio degli interessati benefizi. Ed infatti i re che l' avevano protetta le dissero: - Cambia le tue credenze, fa sparire il volto severo della tua morale, trasforma i tuoi dogmi. - Ma la Chiesa intrepida risposo: - Non cambierò d' un apice; sono la sentinella del dovere, il testimonio della verità. - Ed allora i potenti della terra cercarono rapirle il suo ricco manto e la sua corona. - Venne poscia l'epoca della libertà. I nemici della Chiesa gridarono : - Diamo la libertà alle coscienze, alle discussioni e procla miamo l'indipendenza del pensiero. Sotto questa prova la Chiesa soccomberà infallantemente. - E tosto i sovrani delle nazioni ed ì principi del pensiero insieme cospirarono per distruggere tutto ciò che la Chiesa aveva stabilito: ammassarono rovine sopra rovine. Il sarcasmo, l'ironia e la spada proseguirono con ferocia ed accanimento sommo l'opera di demolizione : la Chiesa piegò il capo, aspettando giorni migliori, sempre saldissima nella sua fede e nella sua disciplina : attese il termine di questo nuovo uragano e ne uscì trionfante.... Questi sono gli insegnamenti della sua storia.
La sua azione infine si riassume in due parole: resistenza e conquista. Essa resistè a tutte le lotte. Una potenza, contro cui vanno ad infrangersi tutti gli sforzi dell' intelligenza e della materia, non è una potenza umana. In ogni suo trionfo ed in ogni sua azione è visibile il dito di Dio: Digitus Dei est hic. La sua forza non viene dagli uomini, ma dal divino Spirito, che solo fa fruttificare le vitali sementi da' sacerdoti seminate. Inesorabile la Chiesa scaccia dal suo seno anche i difensori più intrepidi, anche le intellìgenze più sublimi, appena deviano dal retto sentiero, perchè nulla sfugge alla gelosa severità, con cui essa conserva il prezioso deposito che le fu affidato.
Quanto grande, quanto bella è dunque questa Santa Madre Chiesa e quali potenti motivi ci stringono ad amarla ! La sua esistenza, la sua storia e la sua azione, in mezzo al mondo, ci dicono che essa sola fu nel corso dei secoli la salvatrice dei popoli e che la desolazione e le fratricide guerre non furono mai opera dei suoi figliuoli. E noi in questi tristissimi tempi, gravidi di imminenti tempeste, non ci affideremo nei vincoli dell'amore a questa secolare arca di salvamento, non ameremo la Chiesa sopra tutte le cose?
Sì, o Cooperatori e Cooperatrici, la Chiesa Cattolica occupi tutti i nostri pensieri, sia dessa il centro di tutte le nostre affezioni, la regola di tutte le nostre azioni, e dal nostro bel cielo scompariranno i neri nuvoloni che vanno di giorno in giorno addensandosi, precursori di un assai triste avvenire. Contempliamo questa mistica Sposa dell'Agnello Immacolato coronata della triplice aureola della potenza, dell'intelligenza e dell'amore, e noi ci sentiremo potenti a frenare le nostre passioni, pieni d'intelligenza per illuminare coi raggi della pace e della concordia l'anima buia dei nostri traviati fratelli, e vivificati al fuoco, sacro dell'amore faremo del mondo una creazione novella nell'abbondanza della pace.
Appiè di quel trono, da cui essa videsi passar dinanzi tutte le generazioni, intente a renderle i loro omaggi, veneriamo ancor noi questa Santa Madre delle anime, e salutiamola colle parole che anticamente i gladiatori - prima di andar a spargere il loro sangue nella fatale arena per piacere al popolo-re - erano costretti a pronunziare dinanzi all'imperatore: « Caesar, morituri te salutant ». Da venti secoli tutte le generazioni le hanno rivolto questo saluto. Per la Chiesa i martiri ripeterono il grido dei gladiatori; per la Chiesa i discendenti dei martiri lo rinnovarono sotto la spada dei barbari. Questo grido stesso se lo trasmisero di eco in eco i secoli del medio evo e risuonò potente tra la falange dei crociati, come in mezzo ai tumulti delle guerre religiose, tra gli splendori del secolo XVII, come tra le ignominie del secolo XVIII. Anche oggidì questo grido domina il tumulto della nostra industria e delle nostre agitazioni sociali, e la Chiesa da due mila anni riceve il saluto di quelli che vanno a morire, perchè ha le promesse di Dio. Amiamo la Chìesa Cattolica di quell' amore grande, con cui l'amò sempre il venerando nostro Fondatore D. Bosco, ed allora saremo sicuri di operare ancor no grandi cose per la maggior gloria di Dio
La Strenna per l' Omaggio Interrnazionale
A questo numero di Dicembre uniamo una nuova scheda per le ADESIONI all'OMAGGIO INTERNAZIONALE all'opera di D. Bosco. Chi diventa MEMBRO del COMITATO GENERALE per quest'Omaggio offre a Gesù Bambino la migliore strenna, perché concorre colla quota d'UNA LIRA ad erigergli un nuovo tempio. Quest'ottima e facile strenna la raccomandiamo a tutti e preghiamo vivamente i Direttori Diòcesani, i Decurioni e le Zelatrici a raccogliere ADESIONI per potere al più presto inviarci le schede con la CARTOLINA-VAGLIA delle quote - Chi vorrà rifiutare al Bambinello Gesù la popolare strenna di UNA LIRA?
BOLIVIA
Ancora attraverso il regno di Bolivar.
(Altra corrispondenza di Mons. G. Costamagna) VENERAT m° PADRE D. RuA,
Buenos Aires, Almagro, 10 Giugno 1898.
MENTRE sto aspettando che il nostro amatissimo Monsignor Cagliero torni dalla Patagonia per accompagnarlo a Torino, ho pensato di compiere la promessa che nell'ultima mia le feci, di descrivere cioè: 1° lo stato attuale della nostra Casa di Sucre; 2° la consacrazione dell' Arcivescovo Monsignor Taborga; 3° il termine del mio ultimo viaggio in Bolivia. Mia intenzione si è d'esser breve. Se vi riesco si vedrà.
1. - Stato attuale della Casa Salesiana di Sucre - Profitto ed avanzamento nelle arti e nelle lettere - Una lezione di storia - Pietà de' giovanetti - Il Presidente della Repubblica e le nostre Scuole -Sua generosità e prove d'affetto.
Tanto le Scuole come l' Oratorio festivo nostro di Sucre vanno avanti a passo di gigante. Non si è ancora potuto ottenere, come a La Paz, una sezione di soli ragazzi indii, per poterli educare con più facilità ed efficacia, ma, quod differtur non aufertur. Cominciando dai più piccolini, tutti fanno assai bene il segno della Croce, cioè rite pieque, come l' Immacolata Concezione insegnò alla fortunata Bernardetta; e non son pochi quelli che sanno già tutta la Dottrina Cristiana a menadito.
I progressi fatti da questi artigianelli nelle arti e mestieri stanno alla vista di tutti.
Nell'idioma nazionale poi, in aritmetica, e specialmente in geografia ed istoria patria, sono avanti assai. Bisognerebbe udirli con qual rapidità essi descrivono lo bellezze che possiede la fauna e la flora del suolo Boliviano; di quel suolo, essi dicono, tanto favorito dalla divina Provvidenza, che sembra contenere in sè la sintesi di tutta la Creazione. Farebbe d'uopo passare una mezz'oretta in quelle scuole per imparare dagli stessi alunni come la Capitale di Bolivia si chiamasse dapprima Charcas, poscia Chuquisaca, quindi La Plata (fondata dal Capitano Pietro di Ansures nel 1539), e nel 1840 fosse chiamata Sucre, in onore del gran maresciallo di Ayacucho; come fin dal 1552 il Papa Giulio III abbia eretto in questa Capitale una sede episcopale, dotandola degli stessi privilegi, di cui godeva la sede di Siviglia (Spagna); finalmente come nel 1609 Paolo V l'abbia eretta in sede metropolitana, che fu occupata successivamente da ben trentadue Arcivescovi, fra i quali si distinse un S. Alberto, luminare di scienza, un Mojò, gran poeta, un Cisneros, sì generoso e pio, che spese 10.000 scudi solo nell'adorno dell'altar maggiore della Cattedrale, e morì povero fra il compianto di tutti i derelitti dalla fortuna.
Ma colla scienza di quei nostri Sucrensi va di pari passo, se pur non precede, la dolce pietà. La nostra Chiesa di S. Agostino, poco anzi tanto misera e disadorna, mostrasi ogni giorno più incantevole allo sguardo dei fedeli; ma certamente l'ornamento più bello di- essa è la divozione di quei nostri cari alunni, che sono poi popolo una continua eloquente predica. Ah ! se li avesse visti, carissimo Padre, con qual impegno santo cominciarono e proseguirono il Mese di Maggio per onorare Maria SS.!
Del loro progresso nelle scienze e nella pietà, dopo il buon Direttore D. Gasparoli, chi più ne gode è lo stesso Signor Presidente della Repubblica, il Sig. Severo Fernandez Alonso. Egli si va facendo, quasi direi, di casa coi nostri fanciulli Sucrensi. Nel breve tempo ch'io passai colà, Sua Eccellenza ci fece varie grate sorprese. Venne a presenziar l'accademia preparata pel mio arrivo; intervenne all'Ordinazione Sacerdotale di due nostri Preti Salesiani; tornò a visitarci per dar la buona Pasqua; ritornò ancora per assistere come Padrino alla prima Messa di uno dei summentovati Sacerdoti, e si degnò assidersi in quel giorno alla modesta nostra mensa; il Sabbato Santo mandò nientemeno che un bue vivo di regalo, perchè i nostri alunni potessero passare una allegra Pasqua, e finalmente ispirato dall'ottima sua consorte Donna Filomena, che è divota assai di San Giuseppe, fece costrurre un bell'altare a questo glorioso Santo nella Chiesa nostra di San Agostino. Che il buon Dio rimuneri abbondantemente questo impareggiabile nostro amico !
2. - Un ricordo al nostro confratello Augusto Flabbi - Funzioni della Settimana santa - Pie usanze e costami barbari - Buona Pasqua - Cinque mila cresimati - Il S. Viatico - Missione agli Indii di Charcoma - La famiglia Chavarria - Messa per la pace - La Rotonda.
Il sospirato Breve, che dovevami autorizzare per la consacrazione di Mons. Taborga, si fece sospirare per un lungo mese, che passò tuttavia rapidamente a cagione del lavoro che trovai in quella Capitale.
Andai dapprima a visitare la tomba dell'indimenticabile nostro Ch. Augusto Flabbi, che per ora dorme il sonno dei giusti in una piccola cripta, segnata col numero 435. Dissi per ora; perchè D. Gasparoli mi promise che, appena le Autorità il permettano, farà trasportare la salma del caro Augusto nell'ampia cripta della nostra Chiesa. Così quel santetto tornerà fra i suoi amati Salesiani.
Non giunsi più a tempo per dare la Comunione Pasquale ai soldati del Reggimento, ma potei un' altra volta pontificare in tutte le funzioni della Settimana Santa, che quivi si fa sempre assai solenne. Vi presero parte, secondo il solito, il Sig. Presidente della Repubblica, il Corpo dei Ministri, il Corpo diplomatico, la Corte Suprema, Superiore, Marziale, e tutte le Corporazioni civili. Assistettero tutti alla consacrazione degli Olii Santi; fecero tutti l'adorazione della Croce e la visita dei sette Sepolcri col Presidente alla testa; e colle Palme, ricevute dal Vescovo nella Domenica che colà chiamasi de Ramos, ornarono i balconi esterni delle loro case, lasciandole appese finchè il tempo non le consumi. Conservi loro il Signore ad multos annos questi costumi di fede patriarcale, che nel mondo si va facendo cosa rara.
Non passerò sotto silenzio il modo con cui molti Sucrensi solennizzano il Sabbato Santo. Fin da buon mattino chi esce di casa, trova ad ogni piè sospinto un Indio che porta sulle spalle alla casa dei compratori un agnello, marcato in rosso, il quale belando, belando, ricorda al vivo il vero Agnello Pasquale immolato per la nostra salute. Ma più tardi agli agnelli sottentrano certi piccoli tori, non più portati, ma strascinati con lunghe corde da altri Indii per le vie della città, e punzecchiati, aizzati, spaventati da certi monellucci, che non desistono dalla brutta impresa finchè il toro non sia caduto, o non abbia fatto qualche suo saluto poco garbato ad alcuno dei passanti. Questi agnelli, vitelli e tori, come ben si può argomentare, servono per la prossima festa di Pasqua. In quest'anno l'aizzamento dei tori fu assai più mite. Si spera che fra pochi anni scomparirà del tutto quest'uso sì strano e pericoloso.
Tutta la settimana di Pasqua l'impiegammo in conferire la S. Cresima. Più di cinque mila furono quelli che la ricevettero nella nostra Chiesa. All' alba della Domenica in Albis, che colà chiamano di Quasimodo, fui repentinamente svegliato da soavi cantici religiosi di tutto il popolo, che salivano alle stelle. Era il SS. Viatico, che, partendo ad un tempo da ciascuna delle Parrocchie della città, andava a darla vera Buona Pasqua ai cari suoi infermi. Più tardi, verso le 8 ant. andò pure con molta solennità d'accompagnamento di musica e canti a trovare prima i poveri carcerati e poscia gl'invalidi dell'Ospizio.
Nella seconda settimana di Pasqua abbiamo dato una missione agli ordii di Charcoma, paesello distante mezza giornata da Sucre. Il Sig. Colonnello Chavarría ci volle ospitare e ci trattò come sa farlo lui, che è tutto cuore. Accorsero gli Indii da ogni parte. Che gente semplice è quella mai ! Portano ancor tutti una o più treccie all' uso antico, e coprono il capo con un cappellaccio grande, grande, che i più ricchi sanno ornare ed anche coprire letteralmente di monete piccole e grandi d'argento.
Da Charcoma porto meco un ricordo imperituro: la bontà della famiglia Chavarria. Tornati alla città, il Colonnello tanto fece. che mi portò alla Rotonda per dir una Messa pro pace. V'intervenne pure il Signor Presidente della Repubblica colla nobile sua consorte. Il Signore premiò la loro pietà. Le elezioni politiche, che successero immedìatamente a quella Messa, riuscirono pacifiche se altre mai. La Rotonda è una piccola Chiesa assai bella, fatta innalzare dal Presidente Isidoro Belzu, nel luogo stesso dove le ripetute palle, che i suoi nemici gli scaricarono nella nuca e nella faccia a bruciapelo, si fiaccarono e non poterono torgli la vita. Quel povero Presidente, così narravami il Colonnello Chavarría, vedendosi assalito, gridò: Virgen del Carmen! Fu lasciato per morto sul suolo. Ma poco dopo Belzu potè ritirarsi, guarire, ed andare fino a Roma ai piedi di Pio IX, che, conosciuto il caso miracoloso, mandò più tardi al Presidente una bella statua del Carmine, portante al collo alcune reliquie di S. Isidoro. Fu poi cura di Isidoro Belzu l'innalzare la preziosa Rotonda, a perpetua memoria della miracolosa grazia che la Vergine del Carmine aveagli ottenuto.
3. - Arriva Il Breve Pontificio - Allegria generale - Cerimonia della consacrazione di Mons. Taborga - Una nota scordante Cenni intorno al novello Arcivescovo.
Ma veniamo alla consacrazione. Verso le 8 di sera del 5 maggio, in quella che la gente usciva dal così detto Mese di Maria, ecco che i due campanoni e le altre 24 (dico ventiquattro) campane della torre della Metropolitana rompono il maestoso silenzio della notte. In un baleno si spande per ogni dove il tanto sospirato annunzio: - È arrivato il Breve - e dai diciotto campanili di Sucre uscì di botto tale un concerto, che pareva che il Cielo si fosse aperto allora allora per riversare le sue più elette grazie sulla capitale della Bolivia. La luna stessa apparve sorridente e mostrando la sua faccia piena e rifulgente quasi un sole, sembrava volesse cambiar la notte in giorno. Era appunto arrivato in quel momento il sospiratissimo Breve, che il S. Padre s'era degnato firmare il 20 marzo, cioè appena terminata la festa di S. Giuseppe, e il giorno stesso in cui fu consacrato Monsignor Anaya, Vescovo di Cochabamba. Siam corsi tosto a felicitare Mons. Taborga, ed io diedi avviso a chi di ragione che dopo due giorni si sarebbe proceduto alla consacrazione, contrariis quibuscumque non obstantibus.
La nevosa e pericolosissima cordigliera, che avrei dovuto passare in seguito per venire a Torino, era quella che mi spingeva a non attendere nè a suppliche, nè a dolci proteste. L'8 di maggio, festa di S. Michele, che è pur festa di Lei, amatissimo Padre, fu il giorno designato pel grande atto. E veda che bella combinazione ! Mons. Taborga si chiama appunto Michele. Pareva proprio che, come Iddio disse a S. Michele: Constitui te principem super omnes animas suscipiendas; volesse dire di fatto a Mons. Taborga. - Ti faccio mio principe su tutte le anime della sterminata Archidiocesi Platense.
Non istò a descrivere la solenne funzione. Fu come quella di Cochabamba; se non più cordiale, almeno più grandiosa a motivo dell' intervento del Governo e dell' Esercito. L'Ex-Presidente, Signor Aniceto Arce, e lo stesso Sig. Presidente Alonso ne furono i Padrini. Pronunziai infra actionem, l'indispensabile discorso; udii una musica assai religiosa, preparata da un buon Professore italiano e dai cari Seminaristi. Peccato che in cauda venenum. Proprio sul terminare, una mano, non troppo benedetta, toccò l'organo, e. come per non perdere il rio costume, ci fe' sentire un pezzo... della Norma. Ah ! poveri noi! Quousque tandem...!?
Il Governo, i Canonici ed il popolo in massa accompagnarono al Palazzo il venerato loro Arcivescovo, facendolo passare sotto quattro archi di fiori, e le musiche suonarono cento e cento fanfare per coronar la festa.
Monsignor Taborga viene ad esser il 33° Arcivescovo di Sucre. Ha 64 anni, ma è sano e robusto. È quanto si può dir di buono, savio e santamente energico. Mostrò verso il suo Consecrante un affetto ed una riconoscenza straordinaria. Oltre i varii regali che fece a me ed ai Salesiani di Sucre, offrì pure una stella tempestata di diamanti, la quale, collocata nella parte superiore dell'Ostensorio per l'esposizione del SS. Sacramento, par che stia là, sicut flamma coruscans et Regem Regum Deum demonstrans. Non solamente ad multos, ma ad plurimos annos conservi nostro Signore quel carissimo ed indimenticabile mio Fratello in G. Cristo Mons. Michele Taborga!
4. - Il ritorno - Dolorosa separazione - Addio - Moro-Moro - Carattere dei suoi abitanti - Pareva un Santo
Il giorno dopo la consacrazione, per quante istanze mi fossero state fatte di fermarmi, partii per tempissimo dalla Capitale per alla volta di Challapata. Nè Mons. Arcivescovo, nè il Sig. Presidente fecero a tempo per raggiungermi; ma il primo mandò il suo caro nipote Professor D. Emmanuele ad accompagnarmi per buona parte della prima giornata di viaggio, ed il secondo mi fe' scortare durante cinque giorni da due ufficiali dell'esercito boliviano. Appena fuori di città c'imbattemmo con tutti i Seminaristi, capitanati dagli ottimi Rettore e Vice Rettore, i quali tutti ci seguitarono correndo trafelati per più d'un chilometro, e mandandoci di quando in quando un tenero addio. Più in là, dopo un'oretta di corsa, quando non solo la bella Sucre, ma anche i due monti Sica-Sica e Churuquella, alle cui falde la città riposa, eran scomparsi dalla nostra vista, troviamo i nostri cari Alunni ed i Salesiani tutti del Collegio Sucrense, che, essendo partiti di casa ante lucem, erano arrivati fin là per darmi una dolce sorpresa ed un amaro addio. Più tardi mi dovettì accommiatare dal carissimo Colonnello Chavarría e dal suo buon figlio Melchito, che mi prestarono un brioso cavallo detto il Principe; e finalmente fu giuocoforza separarmi dal valoroso mio D. Gasparoli, dal Rettore e Vice-Rettore del Seminario, e da tino stuolo di Salesiani, Cooperatori e carissimi giovanetti chuquisachegni. Ed anche a te addio, o avventurata Sucre...!
Seguitammo pel sentiero che mette a MoroMoro (non battezzati). Centinaia di giovani indii tentavano di spianarci la via. Semplici, umili, robusti, dagli occhi tondi e dalla capigliatura nera, folta ed intrecciata, quei cari Indiotti lavoravan senza posa pel Vescovo che doveva passare; e per tutta retribuzione si contentarono di una sua benedizione, che ricevettero ginocchioni. Più tardi abbiam trovato molte frotte d'altri Indii, già maturi d'età, tutti con un fagotto alle spalle, con in cima un pentolino di terra còtta per prepararsi da mangiare. Il Parroco di Moro-Moro, che ci accompagnava, dissemi che quei meschini andavano a lavorare nella riattazione delle pubbliche vie carrozzabili, sotto gli ordini del Corregidor, in forza della legge chiamata Prestacion vial, per cui dovrebbero lavorare solo due giorni per ciascuno, ma per certi soprusi devono alle volte lavorare gratis fino a dieci giorni di seguito. I poveri Indii son timidi assai; non sanno nè leggere, nè scrivere. Chi li difenderà?
A Moro-Moro si giunse sul far della notte. Tutto intorno al paese non si vedono che maialetti frugando col muso la terra. I paesani ricevono il Vescovo colle solite bandiere. Si dà tosto la Cresima a quanti son preparati. Fa un freddo eccessivo a causa dell'altezza di quegli asperi monti. Eppure il povero Flabbi tanto ammalato aveva dovuto passar tre giorni in questo paesello, perchè mancavangli le forze a continuare il viaggio. - Pareva un santo quel Chierichetto, così mi disse il Parroco - con tante sofferenze non si lasciò mai sfuggire il menomo lamento. Lo stesso pur dicevano i parrocchiani di Moro-Moro.
5. - Il passo dell'infiernillo - Ariettai all'Angelo Custode-Ocuri- superbo panorama - La mano della Provvidenza - Una lezioncina di storia naturale.
Il dì appresso, camminato per ben quattr'ore al chiaror della luna fra dirupate montagne, arrivammo sul far del giorno al terribile monte che chiamano lnfernillo.
Composi tosto un'arietta alle seguenti strofe:
Angel de mi guarda, Dulce compañia, No me desampares De noche, ní de dia,
e cantarellandola più col cuore che colla voce, arrivai incolume all'altra falda della scoscesa e pericolosissìma montagna. E pensare che il buon Flabbi aveva dovuto far la stessa vìa, affranto com' era di salute! E dire che per circa quattro secoli, indii e cristìani, senatori e deputati ebbero tanta pazienza da recarsi alla Capitale per una strada di questa fatta! Fortuna che il buon Presidente Signor Alonso, si è messo a tutt'uomo per finirla una bella volta con queste vie malaugurate. Si faccia pur presto, chè operis pretium erit.
Arrivammo stanchi ad Ocurì. Si diè la Cresima e vi si passò la notte. Fu qui che il buon Sig. Michele Lara m' imprestò la sua brava mula, e il Sig. Senatore Emmanuele Argandoña, da V. P. assai conosciuto, ed il suo figlio Luigi, s'offrirono ad accompagnarmi fino ad Uyuni.
Il giorno appresso, prima dello spuntar dell'alba, lasciammo Ocurì. Luigi Argandoña m'indicava al chiaror della luna i tanti ingenios da lavorarvi l'argento, diroccati ed abbandonati, che circondano il paesello di Ocurì, il quale, a detta di Luigi, era in illo tempore una città di 40 mila anime ed ora ne conta appena ottocento.
Ma il freddo si fa ognor più acuto e penetra le ossa; le mule minacciano sdrucciolare sul ghiacciato suolo ; ond'è che al buon Luigi ed a tutti morì la parola in bocca, e quindi si dovette camminare mogi mogi fino allo spuntar del sole. Verso le 8 ant. avevamo già guadagnato la cima di un monte alto circa cinque mila metri. Di là il Senatore Argandoña mi fece contemplare l' immensa superficie dei Dipartamenti di Chuquisaca, Potosì, La Paz, Cochabamba, che per la continuità assoluta de' suoi monti presentano l'aspetto di un oceano in burrasca. M'indicò il non lontano picco del Chorolque, il quale, se non alza la testa tanto superbamente come l'Illampu, il Huaina Potosi, il Mururata e l'Illimani, tuttavia sembra che voglia misurarsi col Sajama, col Corolo e col Tunari. Mi mostrò poscia le vicine montagne di Colquechaca, dove al presente ferve il lavoro per estrarne l'argento in gran copia; e finalmente m'indicò il gruppo di monti ed altipiani, che da Vilcapugio a Sucre formano il gran divortium aquarum, che manda a sinistra il suo tributo al lontano Amazzoni, mentre a destra lancia altri copiosi affluenti, destinati ad ingrossare l'estuario del Plata. Scendendo per la china di quel monte roccioso, che non possiede nè anco un fil d'erba, il buon Senatore mi volle dimostrare come anche in quei luoghi deserti e assai freddi, la divina Provvidenza offra ai poveri Indii la sua paterna mano. Infatti in mancanza di legna, si trova colà molta yareta, combustibile assai resinoso, coperto d' una superficie verdastra simile al musco, avente l' apparenza d'un gran fungo senza gambo. Sovente fra gli strati di roccie e sedimenti trovansì altri strati di gramigna ridotta a carbon fossile. E finalmente gli stessi escrementi (detti taquia) delle llamas, che questi quadrupedi istintivamente ammucchiano, servono mirabilmente per accendere ed alimentare il fuoco.
A proposito di llamas, il Sig. Argandoña dopo avermi indicato nel fondo di certi valloni mandre innumerevoli di esse, me ne volle contar le meraviglie. Secondo lui, le llamas si distinguono dalle alpacas, che son pur colà assai numerose, e per la forma delle orecchie, del collo e della coda, e specialmente per la lana che hanno meno fina. Le llamas portano sul dorso dei pezzi di sale, pietra e qualunque altro carico, purchè questo non oltrepassi i quattro o cinque miriagrammi. Son parche assai; chè si contentano di paja brava, erba durissima, che gli asini mangiano solamente allorchè una fame prepotente li assale. Son capricciose. Se, per esempio accade che pel troppo carico una si getti a terra, per quanto dopo d'averla scaricata la si percuota, non si muove ; si lascierà ammazzare anzichè rialzarsi. Solo la pazienza dell'Indio ne vince la cocciutaggine. L' Indio raccoglie allora manate di pietruzze, si siede al lato della llama ed ogni cinque secondi getta uno di quegli scrupoli nell'orecchio di quella testarda; nè cessa dal soavemente colpirla fin tanto che non veda incorporarsi ed alzarsi quella poltrona. Le llamas, continuava dire il Sig. Emmanuele, sono una vera provvidenza per questi poveri Indii del deserto. Esse loro procurano vestito, sacchi, corde, eccetera, colla loro lana, alimento colla loro carne, danaro col lento, ma sicuro trasporto di merci, che fanno da una città all'altra, trasporto tanto economico da far concorrenza alle stesse ferrovie.
6. Previdenza degli Indii - Superstizioni - La vecchia dello scaldaletto - Viva il numero 13! - Il tambo del Libichuco - Arrivo a Santiago - Passo della Cordigliera - Conferenza ai Cooperatori di Mendoza - In Buenos Aires.
Ma io vado per le lunghe. Accorciamo. In quel giorno scendemmo a Macha. Il Clero ed il popolo ci accolse festivo. Si diede la Santa Cresima a circa duecento persone e si ripartì tosto pel Tambo di Ancocagua, situato quasi sulla cima d'un' alta montagna, chiamata il Libichuco. Il dì appresso ne guadagnammo a stento la vetta. La mancanza d'aria ci fe' sostare alquanto e potemmo contemplare colà una cosa curiosa assai. Tutta quella vetta era coperta di piccoli mucchi di pietre, alcuni dei quali erano in forma di casettine a mo' di quelle che fanno i nostri bimbi, rìpiene di escrementi secchi di mule. Mi si disse che gli Indii ciò preparano, perchè nei tempi nevosi possano i viaggiatori trovar di che far fuoco e scaldarsi sopra quella montagna spietata. Ma nel punto culminante del monte, e proprio allato al sentiero, vedemmo un enorme mucchio di pietre (apacheta) tutto cosperso di cocca masticata. Per quanto io abbia interrogato più di due sul significato di quella rarità, non mi venne fatto di conoscerlo bene. L'opinione più probabile è che, per un resto di superstizione i poveri Indii, che per ingannare la fame van masticando da mane a sera delle foglie di cocca, colà arrivati gettano sull'apacheta il boccone masticato di cocca, come per lasciare in quel luogo ogni stanchezza e forse per propiziarne gli spiriti dominanti, come essi credono, in quell'altura. Bisogna pur compatirli almeno un poco quei poveri Indii ! Ma non così avevo fatto io il giorno avanti in Ocurì. Prima di partire dal Tambo, una vecchia india mi si era presentata davanti con bragie accese in una specie di scaldaletto, che alzava al cielo onde ottenere che per la via la mula non cadesse, o perchè non c'imbattessimo nei malandrini (che in Bolivia non esistono), insomma perchè il viaggio nostro fosse felice. La sgridai severamente e le feci capire che un' Ave Maria ben detta vale più che tutto il suo fuoco; che anzi quel suo rito era peccaminoso. Ma, mentre quella vecchia confusa si ritirava in tutta fretta, io meditando dissi fra me: Povera vecchia! Chi ti ha mai spiegato finora anche solo una pagina di catechismo? E quanti cristiani si contano ne' popoli inciviliti, che sono andati a scuola e che son capaci di leggere magari varii giornali ogni giorno, eppure credono una vera disgrazia il passarsi l'un l'altro il sale a tavola, oppure, impallidendo come davanti al ferro sguainato d'un assassino, fuggono dal convito ogni qualvolta, dopo d'aver contati i commensali, han trovato il tremendo numero ch'essi chiamano di morte : il tredici ! Ma che morte d'Egitto, dico io. Viva il tredici! Il Gran Leone di Roma, che da tanti anni sfida la morte, è appunto il Leone 13mo...
Ma poco manca che questa nuova digressione mi faccia perdere la strada e non arrivi più al termine del mio viaggio. Il penultimo giorno della nostra scorreria in mula, siam giunti al Tambo del Libichuco. In quella capanna, il nipote dello scrivente, che, accompagnato dal Padre Latorre dei Religiosi di Picpus aveva tentato venire alla consacrazione di Monsig. Arcivescovo, era stato per due giorni in pericolo di vita a cagione dell'aria troppo rarefatta di quell'altura. Varii rimedii che seco portavano, e specialmente l'etere gli restituirono forze bastanti per rifare adagio adagio il cammino già fatto e non più pensare a consecrazione.
Siam partiti in fretta dal Tambo di Libichuco, perchè anche per noi non soffiava buon vento colà. Verso sera abbiamo attraversato l'altipiano di Vilcapugio, dove il Generale Belgrano argentino, dopo le vittorie ottenute siigli Spagnoli in Salta e Tucuman, fu disfatto dallo spagnuolo General Pezuela. Verso sera si arrivò al paese d'Ancacato, dove, due anni fa, per essersi perduto il vasetto del S. Crisma non s'era potuto dare la S. Cresima. Ma questa volta l'abbiamo data, e tutti rimasero soddisfatti.
Da Ancacato a Challapata la strada è carrozzabile e il Sig. Presidente della Repubblìca aveva telegrafato a quell'intendente che m'inviasse una carrozza. Questa arrivò appunto in quella notte; ma le tre mule, che l'avean trascinata, appena si trovaron disgiogate, la diedero furtivamente a gambe verso casa loro, e noi si dovette continuare il viaggio la dimane sul dorso del cavallo (il principe) che fu poi a suo tempo restituito al caro Colonnello Chavarrìa in un colla mula dell'indimenticabile Sig. Lara. In Challapata trovai il nipote gia mezzo rifatto di salute; si diede la Cresima,a più centinaia di persone e si partì per Uyuni. Colà abbiam confessato e cresimato tutta intiera una giornata. Il restante del viaggio fino al Chilì, a Valparaiso e a Santiago è de communi.
In Santiago trovai tutti i Confratelli dì buona volontà. Celebrai con loro la cara festa di Maria Ausiliatrice, e, dopo un temporale orribile, che ricoperse i monti di spessa neve, nella quale un viaggiatore morì gelato ed un altro pure a causa del gelo perdette e piedi e mani, tentai il varco della Cordigliera. Mi accompagnò il buon D. Coratella. Nel secondo giorno della salita trovammo otto sacchi di lettere che la posta aveva dovuto abbandonare fra le nevi a causa del temporale. Per favore del Cielo a noi non successe nessuna disgrazia; solo la mia povera mula, al termine della discesa, cadde per non più rialzarsi. Gìunti a Mendoza, nell'Argentina, intonammo coi Confratelli di là un Deo gratias et Mariae Auxiliatrici per la visibile protezione accordataci in quella nostra ardua traversata.
In Mendoza si cresimò un mondo di gente, si fece la Conferenza ai Cooperatori, e dopo tre giorni di relativo riposo, prendemmo la via di Buenos Aires ed arrivammo felicemente all'antico carissimo nido d'Almagro, dove ho trovato progressi tanto ammirabili, che c'è da ringraziarne ogni giorno il buon Dio.
Mi benedica, o Carissimo Padre, e preghi per me.
Suo aff.mo per sempre figlio in G. C. + GIACOMO Vescovo.
VENEZUELA Dal Lazzaretto dei Vajuolosi.
(Lettera di D. Bergeretti)
Rev m° PADRE,
Valencia, 23 Luglio 1898. LE scrivo sovente per non tenerla in angustie per la nostra sorte. Dall' ultima mia al presente gli attaccati dal vaiuolo salirono a 1856 e i morti della stessa malattia a 538, vale a dire la mortalità è quasi del trenta per cento. Essendo il lazzaretto, ove mi trovo, incapace a contenere tanti appestati, il Municipio unitamente al Governo decisero di fabbricarne un altro più grande ad un miglio di distanza da questo; ed oggi stesso diedero principio ai lavori, finiti i quali si farà San Martino. Si spera che in venti giorni sarà finito.
Il timore e la desolazione nella città è generale. Quei che possono scappano alla campagna, e gli altri si sequestrano nelle case e lasciano pressochè deserte le vie della città. Ma dove si vedono delle scene più dolorose è nel lazzaretto. I letti si trovano gli uni vicini agli altri ed occupati, quando sono della stessa famiglia, anche da tre infermi; dimodochè, morendo uno, i superstiti debbono passare delle ore coricati col morto. Alle volte il defunto è una povera madre con attorno i suoi figli moribondi... altre volte il figlio in seno alla morente madre. Le sale sono così stipate, che per comunicarli è necessario trasportare gli infermi sulla porta o tirare i letti nel piccolo passaggio che rimane. Il numero degli orfani aumenta ogni giorno : i soli nati e battezzati nel lazzaretto ascendono a 20, i quali quasi tutti non conosceranno giammai in terra i loro genitori. Se potessimo accettare tutti gli orfani, che i morenti parenti ci offrono, ne avremmo già da formare un Collegio. Vi fu chi morendo abbracciava il vicino gridando: Vieni, vieni meco all' altro mondo ! Alcune volte per rottura di tubi o per volgere al quartiere dei soldati il corso dell'acqua, questa ci viene a mancare: ed allora succede uno sconcerto generale: tutti gridano e domandano acqua, si telefona all'autorità per averla, ma prima che arrivi è necessario mandarla a cercare con carri o farla portare dalle case vicine. Sul numero degli infermi ve ne sono sempre cinque o sei matti furiosi che saltano pei letti, fuggono dal lazzaretto e portano lo scompiglio dentro e fuori della casa, senza avere un locale per chiuderli a parte. Uscendo dalle sale ci troviamo sempre carichi di certi insetti che formano poco gradita compagnia; ma a questo più non ci si bada.
Secondo le osservazioni fatte si vede che il locale influisce molto alla propagazione del vaiuolo. Di tutte le case all' intorno del lazzaretto, non ve n'è una che non abbia avuto dei casi di vaiuolo. I cani stessi aiutano a propagarlo; poichè dopo alcuni giorni che frequentano l'ospedale, in cerca di cibo, si vedono zoppicare, coperti di piaghe, e ritornando alle loro case propagano l'epidemia, specialmente ai ragazzi che giuocano con loro. Ultimamente si presero maggiori precauzioni per impedirne la propagazione, si copersero i carri di trasporto, si attaccarono campanelli alle mule, ed al loro passaggio si chiudono porte e finestre. Si puliscono le vie e le case e si abbruciano dovunque disinfettanti; tuttavia non avendo la città fognature, avrà sempre dei punti poco puliti. Vorrebbero che neanco io, che sto al lazzaretto, andassi ad amministrare i Sacramenti ai vaiuolosi della città: ma se andassero gli altri Sacerdoti, dopo non potrebbero più entrare nelle case a soccorrere gli affetti da altre malattie, e questi e quelli morirebbero senza Sacramenti.
Di questi giorni alcuni giornali per lodare l'opera che io presto a questi infelici, lanciarono gratuitamente un insulto, che è vera calunnia, contro tutti gli altri Sacerdoti. Per la qual cosa dovetti alzare la voce, e lo feci colla lettera seguente diretta al giornale Las Noticias.
Valencia, 22 luglio 1898.
SIG. REDATTORE de Las Noticias,
Ho letto nel suo pregiato giornale un articolo poco onorifico per il venerando clero di questa città. In esso, mentre si tributano lodi alla povera mia persona, si lancia una calunnia contro i miei Fratelli nel sacro ministero; e però mi credo in coscienza obbligato ad esporre la verità in proposito.
Io so da fonte certa che i RR. Parroci di Valencia non solo hanno avvisato dal pulpito che essi sono pronti ad assistere i vaiuolosi, ma che di fatto hanno amministrato i Sacramenti a molti di essi; ed inoltre che hanno fatto notare ai loro parrocchiani la grave obbligazione che hanno di avvisarli a tempo per amministrare i Sacramenti agli infermi di qualunque malattia.
I soldati del mondo spargono volenterosi il loro sangue in difesa della patria terrena; i Ministri di Colui, che morì in croce, per la nostra salvezza, per motivi ben più potenti sono disposti a spargere il loro sangue e offrir la propria vita sull'altare della salvezza delle anime alle loro cure affidate.
Non è certamente vero, come erroneamente si dice nell'articolo a cui mi riferisco, che sia io l'unico che siasi offerto a soccorrere i poveri vaiuolosi, poichè finora nessun Sacerdote di Valencia si è rifiutato di prestare il suo aiuto a quest'infelici.
Ed ora voglio qui notare come di circa 1000 vaiuolosi venuti all' ospedale, più di 500 si confessarono, 258 ricevettero l' Estrema Unzione ed i 236 morti hanno avuto tutti i conforti di N. S. Religione.
Animato da risultato così consolante, dedico pure un po' di tempo anche ai vaiuolosi della città, tenendo conto che prestando questo aiuto ai RR. Parroci, essi potranno attendere alle molteplici loro occupazioni ed i fedeli non saranno ritratti dall' assistere alle funzioni religiose, come facilmente succederebbe se sapessero che i loro Parroci assistano costantemente a tali infermi.
Mi permetta poi che manifesti pubblicamente la mia ammirazione per i grandi sacrifizi di abnegazione che esercitano le RR. Suore della Carità di San Giuseppe di Tarbes in questo stesso Ospedale, e loro presenti i miei più sentiti ringraziamenti per l'aiuto che mi porgono nel preparare al gran passo gli infelici che soccombono al terribile morbo.
Coi sentimenti della mia più alta stima mi sottoscrivo
Dev.mo Servo Sac. F. A. BERGERETTI.
Nè solamente io dei Salesiani mi occupo de' vaiuolosi, ma ora tutti i nostri cari Confratelli di questa città attendono ad aiutare le Autorità nel porre un limite all'epidemia. D. Montanari è Presidente della Giunta della vaccinazione e passa di casa in casa coi medici nel compiere questa operazione, divenuta omai assolutamente obbligatoria per tutti. D. Savoia attende all' Ospedale e alla beneficenza; D. Roffredo è gerente-cura della Parrocchia di S. Giuseppe; il Ch. Opalski è collettore di sussidii per l'erezione del nuovo lazzaretto; D. Voghera aiuta il Padre Arocha alla Cattedrale, e gli altri lavorano in Casa nostra attorno ai pochi giovani che non possono passare le vacanze presso i loro parenti. Il Chierico di Curaçao, l'unico dei nostri che sinora prese il vaiuolo, è pienamente guarito.
Si osserva anche che quelli, che son usi a bere liquori, prendono quasi sempre il vaiuolo nero e guariscono meno facilmente. Un dottore che sta con noi infermo, quantunque si vaccinasse diciotto volte in poco tempo, perchè dedito ai liquori, prese il vaiuolo ed ora si trova in pericolo di vita. Delle persone di servizio, sei presero pure l'infermità, quattro morirono e due guarirono.
Ritorno or ora dal celebrare un Matrimonio di due vaiuolosi. Il Giudice civile li congiunse dalla porta civilmente: prese i loro nomi in presenza di quattro testimoni, poscia dichiarò che erano uniti indissolubilmente. Finita la sua cerimonia, io li confessai, poscia feci trasportare un letto vicino all'altro e benedissi la loro unione secondo il rito della Chiesa, e subito dopo amministrai loro l'Estrema Unzione; le nozze forse le faranno in Paradiso, anzi già mi dissero che il marito sia morto. Son già varii i Matrimonii celebrati in questo modo.
Frattanto vanno aumentando gli asini. Un'altra famiglia di Naguanagua venne coll'asino al lazzaretto e lo lasciò per eredità alla Casa. Non si può comprendere la paura che ha il popolo di questa infermità. Vi furono varii casi che lasciarono morire l'infermo di fame per paura di avvicinarsi. Un altro abbrucciò la casa con l' infermo entro, dopo averlo bagnato di petrolio.
Finisco per ora, per inviar la lettera in tempo; pel prossimo vapore l' informerò del come seguono le cose. La popolazione prende grande confidenza nella medaglia di Maria Ausiliatrice; ma non ne abbiamo più: se Ella potesse mandarcene alcune, sarebbe un grande benefizio.
Benedica, o Padre, i suoi figli e saluti tutti i Confratelli, raccomandandoci alle loro preghiere. Sono
Della S. V. R.ma
Ubb.mo Figlio in Cristo Sac. F. A. BERGERETTI.
Salvato dal tetano per aver ricorso a Maria.
Era il bel giorno 23 dicembre 1896 quando d'improvviso venni colto da un malore assai allarmante. Manco dirlo, si corse tosto pel medico, il quale sopraggiunto e visitatomi per bene, dichiarò essere nientemeno che il tetano. Come restasse la mia famiglia a tale dichiarazione, si può abbastanza comprendere. Senonchè la costernazione s'accrebbe a più doppi quando il credo morbo, resistendo a qualunque sollecita cura del medico locale, che davvero s'adoperò a tutti i modi nel compiere il proprio dovere, presentavasi invincibile. Allora, benchè nel fior dell'età, mi rassegnai al divino beneplacito e di buon grado chiesi d'essere sacramentato. Già lottavasi tra la vita e la morte, quando un amico venuto a trovarmi mi consigliò a far ricorso alla Madonna Ausiliatrice, che certo non sarei rimasto deluso. Non ci volle di più, e tosto assieme incominciammo una novena , promettendo io una visita ed un'offerta al santuario di Torino, e di far dipingere la Santa Immagine di Maria Ausiliatrice nel muro della mia casa, se davvero fossi guarito. Ed oh ! bontà ineffabile di Maria! non badando ai miei demeriti, confesso francamente, che Ella, salute degli infermi, mi tolse da un male, il quale senza dubbio, mi avrebbe spinto anzi tempo entro il sepolcro. Per tal favore grato e riconoscente, oggi ho compiuto la mia promessa col recarmi nel santuario di Maria Ausiliatrice in Torino, dopo di aver fatto dipingere l' Immagine di Maria Ausiliatrice sul muro della mia casa. Omai sempre vorrò anch' io gridare dal fondo del cuore: Evviva Maria Ausiliatrice salute degli infermi:
Salus infirmorum, ora pro nobis!
Villanova d'Ardenghi, 15 Agosto 1898.
FELICE CAFFI.
Quanto è grande la potenza di Maria.
Ben sel sanno chi di cuore e con fede fanno a questa amorosa Madre di Dio e Madre nostra ricorso. E ben lo sperimentai io stessa nella mia grave malattia; la scienza medica, a cui i miei genitori fecero ricorso, nulla potè ottenere sulla ostinata malattia; inchiodata nel letto, dilaniata dalle medicine, frustrate le speranze dei medici e de' miei cari, già erami rassegnata al grande passaggio per l'altra vita.; ma, consigliata dal mio confessore, feci ricorso a Maria SS. venerata sotto il titolo di Ausiliatrice de' Cristiani, colla ferma speranza che solo Ella mi avrebbe ridata la salute; e Maria SS. non tardò a venire in mio soccorso, e contro la speranza de' miei di famiglia in pochissimi giorni mi trovai perfettamente ristabilita, per cui voglio palesare ai quattro venti questa grazia ricevuta, Affinchè tutti quelli, che hanno bisogno di protezione, con viva fede a Lei facciano ricorso.
S. Nicolas de los Arroyos. 7 Settembre 1898. MARIA CASTAGNOLA in MoMO.
Maria mi ha salvato il figlio.
È dovere di riconoscenza, è onore a Maria, e salute alle anime pubblicare le grazie straordinarie che la pietosissima nostra Madre Celeste dispensa a chi nei pericoli con fiducia l'invoca. Mio figlio Camillo, d'anni dieci, doveva restar morto fin dal 16 gennaio di quest'anno, se Maria non l'avesse protetto. Era andato da solo, a mia insaputa, per attingere acqua al pozzo. Salito, perchè piccolo, sul parapetto per far discendere la secchia, gli scivola un piede e sta per piombare nel pozzo: gli riesce però d'aggrapparsi al cilindro, da cui si svolgeva la corda colla secchia, e sostenersi; ma il cilindro, già forte in moto, se lo trascina in giro sbattendolo di qua e di là contro il parapetto, tanto che ferito e spossato il poverino finisce per cadere al fondo. Al gran tonfo accorro, e, capìto il caso quasi disperata, il dolore mi strappa uno strido tale. che fa correre tutto il vicinato; s'arriva in tempo a soccorrerlo ed estrarlo vivo, ma con una gamba spezzata e la testa largamente contusa ; se gli prestano pronte cure e la sua vita non solo, ma la sua guarigione è assicurata ; anzi ora è già da qualche mese del tutto ottenuta. Ma questa grazia segnalata a Maria Ausiliatrice si deve: in quel frangente io l'ho invocata con viva fede, e con me ha pare invocato il suo potente aiuto un'altra persona a Lei devotissima, che, non potendo correre al soccorso, in casa sua dinanzi ad una immagine di Lei si prostrò a chiedere la vita del povero figlio mio. Della quale grazia riconoscentissimi madre e figlio siamo venati al trono di questa Madre Celeste a sciogliere i nostri voti e ad offerire la tenue offerta di lire venti in segno della più sentita e più profonda gratitudine.
Torino, 10 Settembre 1898.
BARBARA CASTELLANI di Boscomarengo.
I prodigi di una medaglia di Maria SS. Ausiliatrice.
La riconoscenza ch'io debbo alla SS. Vergine invocata col bel titolo di Ausiliatrice dei Cristiani mi obbliga a pubblicare una grazia segnalatissima ricevuta da Lei, nella speranza che al suo Cuore Materno ricorrano pure quelle anime che sospirano da tempo la conversione di qualche peccatore.
Da parecchi mesi si annovera nel numero dei trapassati Giuseppe C. da Torino, d'anni 56. Trasse costui da giovanetto una vita scostumata, e più tardi., favorito da condizione agiata, si diede ad ogni sorta di divertimenti, scialacquando denaro e rovinandosi colla salute dell' anima anche quella del corpo, poichè erasi cagionata in lui un'irritazione nervosa così acuta, massime in un braccio, che non gli lasciava requie nè di, nè notte e gli strappava gemiti incessanti e bestemmie atroci. Più volte nel parossismo del male tentò suicidarsi. Trascorsero così circa 20 anni; vennero consultati medici primarii e specialisti dell'arte, furono esperimentati tutti i rimedii suggeriti dall'arte, ma nulla valse a sollevare il misero, che anzi, peggiorando, si formò ancora una grave complicazione al cuore che faceva temere di perderlo ora per ora. Al male fisico s'aggiungeva per maggior sventura il male spirituale; quella povera anima non avendo praticato forse mai in tutta la sua vita la religione, s'avvolgeva in orribili tenebre, e con un laccio abbominevole il demonio lo teneva stretto a sè, poichè da anni ed anni coabìtava con una donna, di cui era vivo tuttora il legittimo marito. Mossa a compassione dello stato infelice di lui, la sottoscritta donzella, che abitava nei pressi della sua casa, cercò più volte di avvicinarlo per tentare di condurlo a miglior consiglio; ma sempre vano riusciva ogni suo tentativo. La vigilia dell'Epifania, passando dinnanzi alla Chiesa di Maria SS. Ausiliatrice in Valdocco, vi entrò a raccomandare il suo malato alla Potente Vergine ed incominciò una Novena, affidando a Lei il grave e difficile incarico. « Fate Voi, dicevale, fatevi vedere Potente quale siete, traete a Voi quel peccatore, convertitelo!» Ed avutane dal Sacerdote addetto alla sacristia una medaglia benedetta, la fece pervenire al poveretto. Ce ne vollero delle preghiere e dell'instanze per indurlo a mettersi al collo quell'immagine ; da ostinato incredulo qual era diceva mille miserie. Ma, cosa incredibile! appena gli s'appeso al collo la miracolosa medaglia, si vide entrare in grande calma che durò tutta la notte. Non era ancor terminata la Novena, che gli venne inviato un zelante sacerdote, il quale con modi soavi si cattivò la confidenza di lui e riuscì a strapparlo dai lacci abbominevoli del demonio, a riconciliarlo pienamente con Dio e ad amministrargli i Santi Sacramenti con esito così felice, che parecchie volte nel corso della malattia il nostro convertito volle ricevere la SS. Comunione in forma di viatico pubblicamente e senza rispetto umano. La malattia di cuore progrediva di giorno in giorno, più volte fu soprappreso da accessi così violenti da lasciarlo livido e semivivo, e poi riavutosi quali invocazioni ferventi innalzava alla Vergine, con quali affettuosi accenti ne domandava il soccorso, quante volte la pregò, quanto la amò negli ultimi giorni della sua dolorosa esistenza !
La Vergine SS. l' aveva proprio tratto a sè, aveva proprio manifestato in lui la sua potenza e la sua dolcezza verso i peccatori! La rassegnazione e la fede, di cui diè prova il nostro malato negli ultimi istanti della sua vita, edificarono i circostanti. Morì colla pace e col sorriso dei giusti, e speriamo che . il nostro Giuseppe canti ora lieto e per tutta l'eternità le misericordie di Maria SS. Ausiliatrice.
Torino, 20 Ottobre 1898.
JEANNETTE BALOCCO.
La Madonna di D. Bosco mi ha consolato.
Sono Cooperatore Salesiano e come tale in qualsiasi bisogno spirituale o materiale fiducioso ricorro a Maria SS. Ausiliatrice dei Cristiani. Un mio nipote giaceva da più anni in una triste e terribile melanconia per efflussioni di sangue al cervello, che spesso lo induceva ad agire come un pazzo. Vedendo inutile ogni umano rimedio feci fiducioso ricorso all'Ausiliatrice dei Cristiani, promettendole di far pubblicare la grazia sul Bollettino, accompagnandola con una piccola offerta, quale pegno della mia gratitudine. Potenza di Maria I dopo questa promessa, il nipote cominciò a sentirsi meglio ed ora pienamente ristabilito è sotto l' armi, dove si segnala per diligenza che gli procura l'affetto de' suoi Superiori. - Dopo non molto ebbi un' altra occasione di esperimentare la bontà della nostra Madre SS. Un mio figlio, sconvolto da sentimenti d' invidia contro il fratello, non voleva ad ogni costo sostituirlo al servizio dell'armi, che questi avrebbe costretto ad un interrompimento dannoso per gli studii. Procurai di convincerlo e farlo convincere con tutti i modi, ma non vi riuscii; anzi egli s'inaspriva sempre più, tanto da mettere dolore e spavento nella famiglia. Nuovamente ricorsi alla Madre SS., colla solita promessa, ed Essa nella sua infinita bontà., nuovamente mi esaudì, poichè subito dopo trovai il figlio dispostissimo a recarsi sotto le armi, dove tuttora si trova. Mentre ringrazio la potente Ausìliatrice dei Cristiani, adempio alla promessa, mandando le due tenui offerte a benefizio del tempio della Madonna di D. Bosco.
Ortona, 2 Ottobre 1898.
CARMINE BUZZELLI
DUE SANTI INDIVISIBILI AMORI. Miei cari amici,
Ci avviciniamo al gran giorno, in cui apparve su questa terra la benignità del nostro Divin Salvatore. Dicembre è il mese per eccellenza della età vostra; perchè il Divino Riparatore, volendosi guadagnare la benevolenza degli uomini, scelse di venire al mondo sotto le umili, ma care sembianze di Bambinello. Ed ogni anno, al giungere del S. Natale, un movimento si sente per tutto il mondo di nuovi affetti, di santi desiderii, di viva riconoscenza verso di Gesù, che in tal maniera ci ha conquistati all'amore del suo eterno Padre. E però io pure vi dirò col serafico S. Francesco di Assisi: « Giovanetti, amiamo il Bambinello di Nazaret! »
Prima però in questo medesimo mese, e quando appunto io avrò la fortuna di farvi sentire le mie parole, il mondo cristiano sarà tutto in festa per Maria SS., solennizzando il più grande de' favori che Ella ricevette da Dio, cioè la sua santa ed immacolata Concezione. Omai questa festa chiama a sè tutta la pietà degli uomini, e non vi è fedele che non esulti nel ricordare questo bel titolo di Maria, e non si congratuli con Lei d'essere stata così cara al Signore sin dal primo istante della sua esistenza.
Pertanto io desidero, o miei buoni giovanetti, che voi uniate insieme questi due divini amori e vi persuadiate che, amando Maria, amerete Gesù, e che, amando Gesù, non vi dimentichiate della sua Augusta Madre. L'amore di Gesù non deve separarsi dall'amore di Maria. Là nella capanna di Betlemme voi trovate la Vergine Santa accanto a Gesù. Ella è che lo fa adorare dai pastori, Ella che presenta il vezzoso Pargoletto ai Magi
Questo fatto mi rammenta una graziosa tradizione di S. Bernardo, il Dottore di Maria, l'apostolo delle sue glorie, il gran propagatore della sua divozione. Sentitela, miei cari, e cercate di gustarne meco tutta l'amabile soavità.
Si racconta che questo divoto servo di Maria, tuttora in tenera età, ottenne dalla pia sua madre di poter andare ad assistere per la prima volta alla S. Messa, che si aveva a celebrare nella notte del S. Natale. Questo pensiero lo riempì di santa gioia; e per poterla meglio sentire e non essere disturbato dal sonno, pensò di riposarsi un momento sul principio della sera. Che placidi sonni ! Che soavità, che pace, che delizia di paradiso non sentiva allora nell'idea di poter adorare Gesù sugli altari, come una volta i Pastori l'avevano adorato nell'umile presepio di Betlemmel
Con questi dolci pensieri pel capo egli s'addormentava.
Allora ebbe una grata visione. All'occhio del piccolo dormiente apparve il cielo aperto, e tra una luce vivissima Maria con Gesù in braccio seguìta da tutta la corte celeste. Come la vedeva bella! E di quanta gioia non riempiva il suo cuore l'ineffabile armonia che diffondevasi per l'aria ! Io credo che Bernardo temesse di sognare, temesse cioè di svegliarsi da un momento all'altro e di perdere tanto bel paradiso! Egli guardava con occhio pieno di meraviglia tutta la corte celeste e quasi teneva il respiro per non perdere nulla.
Intanto la Vergine scendeva, e colla fronte incoronata di stelle si faceva sempre più dappresso al piccolo dormiente. Ella lo guardava con amorosa pupilla, e poi, nel silenzio di tutti con l'occhio e la mano a lui rivolta, diceva: « Caro Gesù, ti raccomando Bernardo che vuol sì bene alla tua Madre! » Ripetendo la medesima preghiera passò come vicino a Bernardo, e quindi risalendo al cielo, scomparve a' suoi sguardi.
Il piccolo Bernardo si svegliò come di soprassalto, e, per la meraviglia veduta e per le amorevoli parole udite ed anche per trovarsi nuovamente in terra, mentre aveva provato un'ora di paradiso, s'accorse d'aver versate tante lagrime. Per un momento ancora cercò all'intorno la Vergine Santa; ma più non gli fu dato di vederla; però continuava a risuonargli all'orecchio la dolce armonia .delle sante parole, con cui Maria raccomandava a Gesù il suo piccolo divoto.
Da quel giorno si può dire che cominciò una nuova vita in Bernardo, e forse d'allora si propose di essere ciò che fu finchè visse, cioè il gran divoto di Maria Santissima.
Miei cari amici, siate voi pure figli dìvoti di questa Madre dolcissima. Per amore di Lei fate, nella prossima festa della Immacolata Concezione, tutto quello che potete per accostarvi degnamente ai SS. Sacramenti: riformate la vostra vita, procurate di essere più obbedienti ai vostri genitori ed ai vostri superiori, fuggite a qualunque costo il peccato; ed io son sicuro che meriterete anche voi l'assistenza speciale di Maria e piacerete molto a Gesù Benedetto. Vorreste, è vero, godere pur voi delle visioni, vivendo tuttavia su questa terra. Ma se questo non ve lo posso assicurare, vi posso però accertare che, se vivrete proprio devoti, come vi dissi più sopra, di Maria Santissima, meriterete di sentirla a dire per voi, quando avrete a comparire al tribunale di Dio : « Caro Gesù, ti raccomando questo figliuolo, che volle sì bene a tua Madre ! »
E questo bel regalo ve lo augura per strenna delle vicine feste Natalizie il
Vostro Aff.mo amico DON GIULIVO.
Pietro Antonio Rizzi.
Quest'esimio nostro Cooperatore bresciano cessava di vivere in Pisogne, sua patria, il 10 dello scorso novembre. Schietto ed integro in tutte le circostanze della vita, seppe farsi sempre amare da' suoi concittadini, i quali con voto pressoche unanime lo designarono più volte a Sindaco del paese, nonostante che egli, perchè fervente cattolico, non ne potesse mai conseguire la nomina.
Non vi fu buona iniziativa che egli non abbia aiutato col consiglio, con l'opera e col denaro. Largo e generoso, studiava ogni mezzo più atto a coprire col silenzio e col segreto le sue beneficenze, e gli va data lode non comune anche perchè ben mostrò di comprendere l'importanza delle opere cattoliche e il bisogno ch'esse hanno del soccorso delle persone facoltose.
Sulla tomba di questo uomo piissimo, intemerato, virtuoso e forte, noi innalziamo a Dio la nostra umile prece e invitiamo i Cooperatori nostri a pregargli con noi dal Cielo la gloria eterna dei giusti.
Maria Del Carlo.
Alle preghiere dei Salesiani uniscano pure le loro i Cooperatori e le Cooperatrici per l'anima di questa pia Signora, deceduta a Porcari in quel di Lucca il 13 del passato ottobre. Esimia Cooperatrice Salesiana, non volle dimenticare le nostre Missioni anche all'ultimo istante di sua vita, ed in quell'estremo punto incaricò il figlio suo Raffaele di far pervenire al nostro Superiore la somma di Lire cento. Già Iddio le avrà dato il precario delle sue opere buone e delle sue beneficenze. Le nostre suppliche valgano, se ancora abbisognasse, ad affrettarle il .momento della beatifica visione e del riposo eterno.
IL TRIONFO DI MARIA AUSILIATRICE in Novara.
Con questa espressione definiva la Voce Novarese le splendidissime feste che i Salesiani di Novara prepararono alla nostra Celeste Patrona, nel passato ottobre, in quella loro Chiesa pubblica dedicata a Maria Ausiliatrice.
Noi non possiamo dilungarci a descrivere minutamente la funzione di consacrazione del nuovo altare che la munificenza della Signora Bacchella ha voluto donare a quella Chiesa, insieme con tutti gli arredi, candelieri, reliquiari, calice, ecc. Diremo solo che desso è un altare ricco per marmi e di gusto finissimo e che, terminato in tutto le sue parti, formerà uno splendido gioiello per quella Chiesa.
La domenica seguente fu spettacolo consolante il gran numero di divoti, che, preparati da un triduo di predicazione, s'accostarono alla S. Mensa.
Alla Messa solenne pontificò S. Ecc. Rev. Mons. Giacomo Costamagna, Vescovo Salesiano, e la Cappella del Duomo fece gustare la Messa Eucaristica del Porosi, le cui note gravi e melodiche rapivano in dolci contemplazioni dei santi misteri.
Nel pomeriggio un pubblico immenso riempiva quel sacro recinto, fin nel loggiato superiore, per assistere alla incoronazione del magnifico simulacro di Maria Ausiliatrice, eccellente opera uscita dalla scuola di scultura del nostro Oratorio di Torino. Quando l' Ecc.mo Vescovo Diocesano Mons. Edoardo Pulciano arrivò alle 17, non eravi più un posto vuoto nell'interno, mentre alla porta altri facevano ressa e si spingevano per poter entrare: la Chiesa in quell'istante pareva troppo angusta ed insufficiente al bisogno.
Ed era bello vedere dall'alto quel mare di teste, quella ressa di devoti, che commossi osservavano la mano del Vescovo incoronante la Vergine. Fu un bisbiglio generale, che non disdiceva colla santità del tempio, perche manifestava la gioia piena nel vedere così belle corone (dono esse pure della signora Bacchella) adornare il capo della Madonna e del Bambino.
Tosto prese la parola Mons. Costamagna. Parlò della Vergine, della sua potenza e bontà, disse degli insegnamenti che da Lei ci vengono e della corrispondenza d'affetto che noi le dobbiamo.
Un solenne Te Deum cantato a voce di popolo e la benedizione col SS. Sacramento impartita da Mons. Pulciano chiudeva le care, indimenticabili feste.
Oh! voglia la Vergine SS. , così bene onorata in quella città, suscitare altre persone che gareggino in generosità per compiere e rendere sempre più decoroso quel suo nuovo e caro santuario, e loro inspiri pure di ricordarsi dell'annesso Istituto di S. Lorenzo, che già accoglie un bel centinaio di giovanotti, la maggior parte dei quali deve vivere di Provvidenza.
L'E.mo CARDINAL FERRARI al nostro Istituto di Milano.
Nel pomeriggio del venerdì 11 novembre, verso le ore 16 inaspettatamente giungeva all'Istituto Salesiano di S. Ambrogio S. E. il Cardinal Ferrari, accompagnato dal segretario.
Era l'ora in cui gli alunni facevano la loro merenda, e appena videro comparire il Cardinale nel cortile scoppiarono in un lungo e fragoroso applauso, e tutti corsero incontro all'illustre visitatore, affollandoglisi intorno per baciargli il sacro anello. E Sua Eminenza compiacendosi di quell'affettuosa accoglienza, qual padre amoroso frammezzo a' suoi prediletti figliuoli, affabilmente si trattenne alcun tempo fra quei vispi ragazzi, pei quali ebbe parole d'elogio e d'incoraggiamento.
Sua Eminenza quindi recossi a visitare i lavori in corso per la costruzione della nuova ala di fabbricato per l'Oratorio festivo a vantaggio dei giovanetti del popoloso rione di S. Gioachino. Quivi l'Em. Arcivescovo espresse sensi di vivissima compiacenza per la rapidità, con cui si procedette nell'effettuazione di quel progetto, felice auspicio per un non lontano compimento dell'intiero progettato edifizio.
Ritornando dalla visita alla fabbrica, l'Em.mo Principe entrò a visitare i vani laboratorii, ove i giovani convittori, finita la ricreazione, erano ritornati al lavoro. L'illustre Porporato volle essere minutamente informato dagli alunni stessi dei loro lavori, altamente elogiando l'ordine che vedevasi regnare in ogni parte dell'Istituto.
Prima di partire Sua Eminenza volle esternare ancora una volta ai Sacerdoti che l'accompagnavano l'alta sua soddisfazione per l'ottimo indirizzo dell'Istituto, che già tanto deve alla generosa carità dell'amatissimo Arcivescovo.
Vita di Santa Liduvina pel Sac. Salesiano A. BELTRAMI. - Chi non conosce questa Santa I! Iddio le diede l'alta Missione di patire assai, e ne fece il modello degli ammalati. La storia della sua vita paziente, massime dei trentott'anni che giacque inferma, forma l'argomento del bellissimo lavoro pubblicato dalla Tipografia Salesiana di S. Benigno Canavese, dettato dal piissimo compianto Salesiano A. Beltrami. L'Autore, che moriva in odore di santità or fa un anno presso la tomba di D. Bosco, imitò la Santa nella via dolorosa per ben più anni : ne seppe quindi con maggior conoscenza di causa dettare lo mirabili memorie.
Questo stupendo lavoro dovrebbe esser diffuso largamente, in modo speciale colà dove sono inferivi. Vendibile al prezzo di cent. 25 la copia.
Il Predicatore Cattolico - Periodico mensile di sacra eloquenza. Direttore, Sac. Prof. SEBASTIANO Lisi - Un anno L. 5. -per l'Estero L.6.
Le associazioni decorrono dal 1 Novembre di ogni anno - Si spediscono i fascicoli arretrati - Non si accettano abbonamenti semestrali - Ogni fascicolo consta di pag. 56 - Non si vendono fascicoli separatamente - Si può acquistare tutta la collezione a prezzo ridotto. Pagamenti anticipati - Dirigersi alla Direzione del PREDICATORE CATTOLICO - GIARRE (Sicilia).
Questo periodico col 1° Novembre 1898 è entrato nell'anno XV di sua esistenza. In quest'anno pubblicherà nella Serie I un corso di Omelie Evangeliche con esempi - Nella Serie II un corso di Prediche per Missioni - Nella Serie III, che a buon diritto porta il titolo di Manuale del Missionario, pubblicherà un corso di Meditazioni e d'altri discorsi soliti a farsi in tempo di missione. Nella copertina, ch'è di 8 pag. pubblica casi morali, decisioni delle Sacre Congregazioni, riviste bibliografiche, eco.
Il PREDICATORE CATTOLICO ha pubblicato in 14 anni il fior fiore delle Conferenze e Discorsi dei più rinomati Oratori esteri, come MERMILLOD, FELIx, DIDON, BOUGAUD, FREPPEL, MONSABRÈ, D'HULST, DUPANLOUP, non mai tradotti e conosciuti in Italia, come pure dei nostri celebrati Oratori contemporanei come ALESSI, DA MONTEFELTRO, LOMBARDO, SPEDALIERE, MURINO, ALIMONDA, ALLEGRO, CELESIA, PARROCHI, ANIVITTI, BARTOLINI, RADINI TEDESCHI, MORICONI, CARINI ecc. e di molti altri. In ogni centenario ha dato Tridui e Panegirici, ed in ogni circostanza, sempre con anticipazione, ha pubblicato relativi discorsi, lo che non è stato fatto da altri periodici, che si occupano di predicazione, per cui è unico nel suo genere, e meritamente molto diffuso non solo in Italia, ma anche all'estero, e. tanto apprezzato dai Parrochi e dai Predicatori, non solo perchè vi trovano ogni genere di sacra eloquenza, ma anche chiarezza, unzione ed una forma eletta ed attraente. Nei 14 volumi delle annate arretrate ha pubblicato 10 Corsi d'Omelie, un Corso completo d'Istruzioni Catechistiche, ricche di esempi, circa 60 Panegirici, 2 Novene e vari Discorsi del Natale, 40 Sermoni Eucaristici, un Ottavario e vari discorsi per i Defunti, un Ottavario per S. Giovanni Battista, tridui per S. Antonio di Padova, S. Filippo Neri, S. Agnese, Triduo, Sermoni e Panegirici per i martedì di S. Luigi. due corsi di Esercizi Spirituali, altro per prima Comunione, Conferenze e Ritiri per Figlie di Maria e circoli cattolici, Panegirici per Messa novella, Prediche per Quaresimale, Novene e Tridui per il S. Cuore di Gesù e di Maria, un intiero mese d'ottobre con esempi sulle Glorie del Rosario, 15 Sermoni sui Misteri del Rosario, Settenario e Panegirici dell'Addolorata ed altri Tridui. e Discorsi per la Concezione, Natività, Presentazione, Visitazione, Desolazione, ed Assunzione di Maria, discorsi per il Mese Mariano, 30 Sermoni sulla Passione di N. S. per i Venerdì di Quaresima e le tre Ore d'Agonia, Fervorini per le principali solennità dell'anno, e circa 60 Discorsi di circostanza, che difficilmente si trovano nelle più rinomate biblioteche predicabili, onde a tutta ragione fu detto dall'insigne Card. PARROCHI un' aurifodina del Clero.
Si può avere l'intera collezione, cioè le 14 annate arretrate, che formano 14 grossi volumi, e l'anno XV, che è in corso con 4 volumi predicabili a premio, al prezzo di L. 54.
Indirizzare lettere e vaglia alla Direzione del PREDICATORE CATTOLICO - Giarre (Sicilia).
Questo periodo di sacra eloquenza lo raccomandiamo ben di cuore a tutti i nostri Cooperatori ecclesiastici per la massima sua utilità, attualità e modicità di prezzo.
Stabilimento di Federico Pustet a Roma.
Annunziamo con piacere la costituzione in Roma - Piazza Fontana di Trevi, N. 81-S3 - di una figliale della Casa FEDERICO PUSTET di RATISBONA, tipografo pontificio e della S. Congregazione dei Riti. Sappiamo che questo nuovo stabilimento, oltre le pregiatissime edizioni liturgiche e di canto corale, che hanno giustamente fatta la celebrità della tipografia di Ratisbona, ha un richissimo assortimento di opere teologiche e studii superiori ecclesiastici editi in Italia ed all'estero. Il catalogo si manda gratis a chi ne fa richiesta.
Il Santo Padre ha insignita del titolo di PONTIFICIA questa nuova libreria del Pustet, e noi congratulandoci per la ben meritata onorificenza, le auguriamo vita prospera per il bene della Chiesa e del Clero.
1 Albertini D. Giovanni - Parona ( Verona).
2 Avio Don Angolo - Arquata (Alessandria).
3 Bassi Prof. D. Gio. Vincenzo - Ormea (Cuneo).
4 Battaglia Ved. Antonietta n. Emonet. - Torino.
5 Bertoia Rosa - S. Lorenzo (Udine). 6 Bonavera Pietro fu Giuliano - Oneglia (Genova).
7 Bonelli Annunziata - Caraglio (Cuneo).
8 Bonetti Felice - Cavedine (Trento). 9 Boniscontro Sosia Veronica - Turino.
10 Cardullo Can. Simone - Palermo. 11 Della Bona Francesca - Torino.
12 De Lorenzi Don Pasquale - Coiro Monte (Novara).
13 De Michelis Mons. Angelo Vittorio - Torino.
14 Erba Comm. Prof. Giuseppe Bartolomeo - Torino.
15 Farsetti Elena - Arezzo.
16 Filippi di Baldissero Paola n. Cont. della Chiesa di Cinzano e di Rodi - Torino.
17 Foco Eugenia Ved. Battaini -Torino.
18 Fontana Don Giovanni - Pollengo (Cuneo).
19 Frau Doneddu Annetta - Nuraminis (Cagliari).
20 Fresia Cav. D. Silvio - Torino.
21 Frontali Maria - Faenza (Ravenna). 22 Girando Caterina Ved. Raimondo - Canale (Cuneo).
23 Lemoyne Ignazio - Genova.
24 Martini Maria in Franco - Zelo (Rovigo).
25 Montesano Filippo - Agira (Catania).
26 Munari D. Francesco - Marano (Vicenza).
27 Nascimbeni Antonio fu Giuseppe - Castelletto di Brenne (Verona). 28 Nobili Vitelleschi Maddalena n. Serafini - Roma.
29 Pellegrini Maddalena - Cherso (Istria)
30 Pesci Cav. Francesco - Filettino (Roma).
31 Podestà Don Sereno - Gravagna (Massa Carrara).
32 Pozzoli Ferdinando - Vignale (Alessandria).
33 Prella Luigia - Grava (Alessandria). 34 Rebuffi Sforza Luigia - Piacenza.
35 Ricci D. Armando - Fermo (Ascoli Piceno).
36 Richieri Costanza - Torino.
37 Righini Elisa - Tirli (Firenze). 38 Rinaudo Giuseppe - Cuneo.
39 Rinetti Gio. Battista - Montemagno (Alessandria)
40 Rosai Don Francesco - Partina (Arezzo) .
41 Rossí Cesare fu Cesare - Vicenza. 42 Roversi Giuseppina - Brisighella (Ravenna).
43 Savoia Angola - Gargagnago (Verona).
44 Sebbri D. Antonio - S. Lorenzo in Can. (Pesaro).
45 Seriolo P. Camillo Abate Generale degli Olivetani - Settignano (Firenze).
46 Trentin Giuseppe - Longare (Vicenza).
47 Venturini Clementina - Bagnone (Massa Carrara).
48 Vivanet Doneddu Maria - Cagliari. 49 Zappulla D. Luigi - Buccheri (Siracusa).
50 Zocchi Ch. Giuseppe - S. Martino (Novara).
PATER Ave REQUIEM.
Gennaio.
Lettera del Sacerdote Michele Rua ai Cooperatori Salesiani . . .. ag. 1 Festa di S. Francesco di Sales 7 Ricordo e speranza (1888 - 31 gennaio - 1898) 8 Ai benevoli lettori . . 10 Dall'Estero : -Le nuove fondazioni di Francia e Svizzera . . 11 Missioni : -Terra del Fuoco: Le due Missioni di San Raffaele e della Candelara.
- Colombia: Ricambio d'amore fra i lebbrosi 14 Grazie di Maria Ausiliatrice . . . . 18 Ai giovanetti : L'unione fa la forza . . . 20 Oratorii Festivi . . 21 Necrologia: -In memoria di Luigi Colombo di Ormea e di D. Michele Unia . 22 Notizie varie : - Eco delle feste giubilari di Sampierdarena - Benedizione della nuova Chiesa Salesiana di Lugo - D. Rua a Legnago - Il nuovo Arcivescovo di Messina
- Carità industriosa 23
Bibliografia 25
Cooperatori defunti . . . . 27
Illustrazioni : - Casa Salesiana d'Alessandria d'Egitto 4 Primi giovanetti di questa Casa . . . 5 D. Giovanni Bosco 9 Il Vescovo d'Angouléme 12 Una pregevole scoltura d'un lebbroso . . 17
Febbraio.
Lotte e trionfi . 29 Il decimo anniversario della morte di Don Bosco 32 Una pagina d'oro . . . 36 Missioni:-Colombia: Ancora della gran Missione dei lebbrosi ed un secondo lazzaretto affidato ai Salesiani. - Terra del Fuoco: Novelle dell' Isola Dawson. - Bolivia e Perù : Cose brutte ed altre curiose degli Indii Aimarà. - In fascio 37
Grazie di Maria Ausiliatrice . . . . 48
Ai giovanetti: - Rispettate i vecchi . . . 52
L'Esposizione d'Arte Sacra in Torino ed i pellegrinaggi ai Santuarii 53
Necrologia : - Mons. Vincenzo M. Sarnelli Arcivescovo di Napoli ivi
Notizie varie : - Omaggio all'Opera Salesiana dai tribunali. - Inaugurazione dell'Istituto poi Figli di Maria in Pedana. - Per la S. Infanzia 54
Cooperatori defunti . 55
Illustrazioni :- La scuola musicale della Casa Salesiana di Lima (Perù) 35 La Chiesa parrocchiale di Fontibon (Colombia) . 39 Il ballo dei buoi e cavalli (uomini) degli Indii Aimarà . 42e43 Gruppo di Artigianelli della Casa di Lima 47
Marzo.
Le benemerenze della Chiesa Cattolica in America 57 Il decimo anniversario della morte di Don Bosco . . . 60 Feste e Conferenze di S. Francesco di Sales 72 Grazie di Maria Ausiliatrice . . . 79 Necrologia : - Giuseppe Prefumo di Genova 81 Notizie varie : - L'Esposizione d'Arte Sacra in Torino. - I Missionari Salesiani alla Direzione della Navigazione Gen. Italiana. -
Il giornale arcadico 82 Cooperatori defunti 83 Illustrazioni : - Edifizio per le Missioni d'America (Esposizione di Torino) . . . 62
Edifizio per l'Arte Sacra 65
Disegno della nuova Chiesa da erigersi in Firenze alla S. Famiglia 68
S. Giuseppe . . . 74
Edifizio per le Missioni dell'Impero Ottomano 82
Aprile.
Il Regno del Missionario 85
Il Mese di Maria Ausiliatrice . 88
Il decimo anniversario della morte di Don Bosco . . . 89
Feste e Conferenze di S Francesco di Sales 91
Missioni : - Pampa Centrale : Escursione apostolica di Mons. Cagliero. - Matto Grosso: Visita, agli Indii dell'Alto S. Lorenzo. - Antille Olandesi: Accettazione di una nuova Casa a Curaçao 92
Grazie di Maria Ausiliatrice . . 103
Ai giovanetti : - Nobilissimo esempio di sincera conversione . 107
Necrologia: - Mons. Evaristo Zanasi di Bologna. - Francesco Bazoli di Desenzano. - Catterina Gallifanti di Trino Vercellese. - Gerolomina Moro di Trecate . . 109
Notizie varie: - Maria Ausiliatrice ed i Cooperatori Salesiani di Caxias (Brasile) -L'Educatorio di Alì Marina - Inno Cattolico Italiano 110
Cooperatori defunti
Illustrazioni : - Gesù nell'orto . . . 87 Mons. Cagliero col Cacico Namuncurà ecc. 93 I primi selvaggi Coroados vestiti ed addestrati al lavoro nel Matto Grosso 98 I giovani del Collegio di Valencia . . . 102
Pauli Gualtiero 108
Maggio.
L'Ostensione della SS. Sindone nel 1898 . 113
Festa e. Conferenza di Maria SS. Ausiliatrice 116
Il decimo anniversario della morte di Don Bosco 119
Missioni: - Terra del Fuoco: Ancora della proposta contro i continui fallimenti delle banche. - Pampa Centrale: Escursione apostolica di Mons. Cagliero (seguito). - Colombia: Le Figlie di M. A. alla cura dei lebbrosi di Contratacion. -California: Progresso della Missione tra gli Italiani. - Egitto: Per i nostri emigrati. - In fascio 123
Grazie di Maria Ausiliatrice . . . 132
Necrologia : - Bartolomeo Vallarino . . 134
Notizie varie: - Nuovo Oratorio festivo a Catania - Festa scolastica nella Casa Salesiana di Lisbona - Pel Santuario della S. Famiglia in Firenze. - Casa Ospitaliera presso il Santuario di Maria SS. in Torino. - Lezioni d'apicultura. - Missioni Salesiane. - Il giornale l'Arte Sacra sui
Cooperatori defunti . . 136
Illustrazioni : - S. E. il Card. Parocchi . . 117 La Cappella della SS. Sindone . . . 124-25 S. Michele Arcangelo 135
Giugno.
La divozione al Sacro Cuore di Gesù 137
Nuovi trionfi della fede e dell' amore nella Solennità della Madonna di D. Bosco e nell'Ostensione della SS. Sindone . . 139
Il decimo anniversario della morte di Don Bosco . 154
Missioni: - Brasile : La Missione del Matto Grosso 156
I Salesiani in Sardegna . 158
Necrologia : - Lorenza Agodino da Genola.
Il Teol. Biginelli di Torino . . 160
Notizie varie: - I nostri Missionarie tre selvaggi del Matto Grosso all'Esposizione delle Missioni. - Una grandiosa adunanza accademica. - Un Cooperatore decorato dal S. Padre. - Conferenze sulle Missioni. - All'istituto S. Catterina in Varazze . 161
Bibliografia 162
Cooperatori defunti . . 163
Illustrazioni : -La Chiesa Metropolitana di Torino 143
Camera ove morì D. Bosco 148
La SS. Sindone 151
Luglio.
Due date memorande . . 165
L'amore dei figli e le glorie del Padre 166
Le nozze d'argento dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice nella Casa-madre di Nizza Monferrato . 170
Missioni:-Terra del Fuoco: Una visita al paese degli Onas. - Pampa Centrale: Escursione apostolica di Mons. Cagliero (seguito). - Venezuela : Il Missionario Salesiano nell'Ospedale dei vajuolosi . . - 173
La Madonna Ausiliatrice ed i Cooperatori Salesiani . 181
Grazie di Maria Ausiliatrice 186
Necrologia: -Il Can. Francesco Della Valle, Prev. di Alassio. - D. Massimiliano Gandini di Caravaggio. - Giovanna Valcasali
Ved. Brunelli di Faenza. - Maria Selva Ved. Gurgo Salice di Pettinengo . 189
Notizie varie: - Al nuovo Oratorio festivo di Catania. - Ad onor lei Sacro Cuore di Gesù. - Prima Conferenza Salesiana nel Portogallo. - I Figli di D. Bosco a Pisa 190
Cooperatori defunti . . . . 191
Illustrazioni : - L'Istituto delle Figlio di Maria Ausiliatrice in Nizza Monferrato . 170 D. Domenico Pestarino . . . 171 Veduta generale di Nizza Monferrato . . 175 I primi alunni del Collegio di N. S. della Pietà (Bahia Blanca) . . . . 179 Panorama di Mornese (Acqui) . . 183 Casa Madre e Noviziato delle Figlie di Maria Ausiliatrice in Nizza Monferrato 190
Agosto.
I Congressi Mariani . . 193
Monumento a D. Bosco in Castelnuovo d'Asti 197
Solenne benedizione della pietra angolare della Chiesa a N. S. della Neve alla Spezia 198
Missioni: - Bolivia: Attraverso il regno di Bolivar (Impressioni di Mons. Costamagna). - Venezuela: Dal Lazzaretto dei vajuolosi ed altre gravissime notizie. - Colombia: Dal paese dei lebbrosi . . . 200
Grazie di Maria Ausiliatrice . . 209
Ai giovanetti: - I più semplici rubano il Paradiso ai furbi . . 212
Notizie varie : Primo Congresso Internazionale Latino-Americano. - Ospite illustre all'Oratorio di Valdocco. - Mons. Macchi al Liceo Salesiano di S. Paolo (Brasile) - Benedizione della 1" pietra di un altro Oratorio festivo in Milano. - Alla Casa di Hecthel nel Belgio. - La maschera di Mons. Lasagna 213
Cooperatori defunti . . 215
Illustrazioni : - La nuova Chiesa di N. S. della Neve alla Spezia 199 Mons. Costamagna alla volta di Cochabamba (Bolivia)
Mons. Atanasio Sabagh, Vescovo Greco di S. Giovanni d'Acri 214
Settembre.
A Maria SS. . 217
Il S. Padre Leone XIII ed i Missionari Salesiani . . . 223
Un piccolo Congresso Eucaristico giovanile 225
Missioni:- Paraguay: Una seconda escursione al Chaco Paraguayo. - Bolivia : Attraverso il regno di Bolivar (seguito). - In fascio 229
Collegi Salesiani ed Educatorii diretti dalle Figlie di Maria Ausiliatrice . 240
Libri di testo per le Scuole Elementari, Normali, Ginnasiali e Liceali . . 241
Necrologia : - Prof. Don Lorenzo Pertout e Dott. Corlo Doliac de' Cipriani di Gorizia ivi
Notizie varie: -I nostri Vescovi ed altri Missionari Salesiani di ritorno dall'America. - Maria Ausiliatrice in Cannara d'Assisi 242
Bibliografia i
Cooperatori defunti . . 243
Illustrazioni : - I tre Indii Coroados condotti all'Esposizione di Torino . . . 224 Due gruppi d'Indii Lenguas . 230 e 233 Mons. Giacinto Anaya, Vescovo di Cochabamba nella Bolivia 235
Ottobre.
Importantissimo . . . 245 La nuova Enciclica sul SS. Rosario . . . 246 Il terzo Congresso Mariano . . . 248 Castelnuovo d'Asti a D. Bosco (Inaugurazione del Monumento) . . . 252 Benedizione della prima pietra della nuova Chiesa a S. Francesco di Sales in Valsalice, omaggio internazionale a Don Bosco nel decennio della sua morte . . 261 Adunanze di Direttori e Decurioni dei nostri Cooperatori 264 Grazie di Maria Ausiliatrice 266 Notizie varie : - Conferenze Salesiane. - Il 1° decennio della morte di D. Bosco . 269 Bibliografia .
Cooperatori defunti 271 Illustrazioni:- Il Monumento a Don Bosco in Castelnuovo d'Asti . . . 254
La piazza del Monumento nell'istante dell'inaugurazione . . . . 256
Lo Scultore Antonio Stuardi . 259
La Via D. Bosco in Castelnuovo d'Asti . 262
Novembre.
La Festa di tutti i Santi e la Commemorazione dei fedeli defunti . . . . 273 La partenza dei nostri Missionari . . 276 La Redenzione degli Indii del Matto Grosso 279 Missioni : -- Repubblica di S.Salvador: L'Opera Salesiana nell'America Centrale. - Bolivia: Attraverso il regno di Bolivar (seguito) . . . 281 Una visita ai lebbrosi della Norvegia 288 Ai giovanetti : - Un segreto per passar bene l'anno 295 Notizie varie: - Nella patria di un nostro Missionario. - I giovanetti de' Salesiani all'imponente gara catechistica di Roma. 296 Bibliografia 297 Cooperatori defunti . . 299 Illustrazioni : --La famiglia della S. Infanzia in Bogotà 277 Veduta interna del Collegio Salesiano di Messico . . . 283
Indii Quichua della Bolivia 285 e 287
Banda musicale del Collegio di Messico . 291
Dicembre.
Buone Feste Natalizie, buon fine e miglior principio d'anno 301 Amore alla Chiesa di Gesù Cristo . . 303 La strenna per l'Omaggio Internazionale all'Opera di D. Bosco 306 Missioni: - Bolivia: Ancora attraverso il regno di Bolivar - Venezuela: Dal Lazzaretto dei vajuolosi 307 Grazie di Maria Ausiliatrice . . 316 Ai giovanetti - Due santi indivisibili amori 318 Necrologia: -Pietro Antonio Rizzi e Maria Del Carlo . 319 Notizie varie:-Trionfo di Maria Aus. in Novara - L'E.mo Card. Ferrari all'Istituto nostro di Milano ivi
Bibliografia 320
Cooperatori defunti 321 Indice generale dell'anno 1898 . 321-323 Illustrazioni : - Mons. Taborga, novello Arcivescovo di Sucre, e Mons. Costamagna . 311
Indii Quichua di Bolivia . 309-313
Giovanetti del nostro Collegio di Sucre . 315
all'Opera di D. Bosco nel X anniversario della sua morte per l'erigenda Chiesa di S. Francesco di Sales nel Seminario delle Missioni Estere a Valsalice-Torino Monumento della Stampa Cattolica al celeste suo Patrono
Appello ai Direttori e Decurioni, Zelatori e Zelatrici, Cooperatori e Cooperatrici tutti delle Opere Salesiane
Più volte abbiamo già parlato nel nostro Bollettino di quest'Omaggio Internazionale, promosso dalla Stampa Cattolica, nella solenne ricorrenza del decimo anniversario della morte del Padre e Fondatore nostro desideratissimo D. Giovanni Bosco, e da attuarsi nell'erezione di una Chiesa dedicata a S. Francesco di Sales, Patrono dei giornalisti, nel nostro Seminario delle Missioni Estere a Valsalice-Torino.
Ora però, per ottemperare in modo pratico alle vive raccomandazioni fatte dal R.mo nostro Superiore a tutti i Cooperatori, di voler gareggiare generosamente con la Stampa Cattolica nell'attuazione di questa grande iniziativa, ci pare opportuno richiamare, con il presente speciale appello, l'attenzione di tutti i nostri benemeriti lettori su quest'Omaggio, e proporre una maniera facile per partecipare e raccogliere le adesioni al Comitato Generale che si sta costituendo per questo fine.
PROGRAMMA
Scopo - L'Omaggio, come dicemmo, è promosso, dietro iniziativa ed impulso del giornale l'Italia Reale - Corriere Nazionale di Torino, dalla Stampa Cattolica internazionale, la quale con ciò intende:
a) onorare, nel decimo anniversario della sua morte, la memoria di D. Bosco come pubblicista indefesso e potente nel campo religioso e letterario
b) innalzare in Valsalice-Torino una Chiesa al Patrono della Stampa, S. Francesco di Sales, quale monumento imperituro di dette onoranze decennali ;
e) dare a tutti gli ammiratorì di D. Bosco e delle Opere sue una propizia occasione di potere con tutta facilità concorrere a quest'Opera altissima e veramente degna di un imponente e mondiale plebìscito.
MEZZI - Per conseguire questo triplice scopo venne tosto costituito, in una splendida riunione del clero e dell'alta nobiltà Torinese, un Comitato Promotore ed una Commissione di Signore Patronesse, sotto la presidenza effettiva di S. E. R.ma Mons. Agostino Richelmy, Arcivescovo di Torino.
Questo Comitato, dopo più riunioni destinate a studiare i mezzi pratici, venne nelle seguenti deliberazioni
a) costituìre un grandioso Comitato Generale;
b) fissare la quota o tassa di adesione al detto Comitato Generale in lire una, perchè tutti possano, senza aggravio, divenirne membri;
e) dichiarare formalmente, per tranquillità di tutti, che l'esser membro di questo Comitato Generale non importa alcun vincolo, nè oblighi speciali, all'infuori della tassa d'inscrizione;
d) pubblicare i nomi degli aderenti, sulle colonne dell'Italia Reale-Corriere Nazionale, organo ufficiale del Comitato Promotore;
e) interessare tutti i gioruali cattolici a voler costituire in seno alla propria Redazione (come fece a Torino l'Italia Reale-Corriere Nazionale, o nella maniera più adatta alle circostanze particolari delle differenti nazioni, provincìe e regioni, autonomi Comitati locali, per, promuovere le adesioni all'Omaggio. Ciascun giornale che costituisce il Comitato, deve incaricarsi della pubblicazione dei nomi deì proprii aderenti, e rimettere poscia l'intera lista al Comitato Promotore con le' relative quote, dedotte le spese;
f) promuovere accademie commemorative e conferenze per far conoscere l'Omaggio nei luoghi dove ancor noni e conosciuto,
g) fare appello, d'intesa col R.mo Superiore dei' Salesiani, a tutti i Cooperatori ed ammira ton di D. Bosco, a voler lavorare indefessamente per quest'Omaggio e dare così valido appoggio alla Stampa Cattolica, la quale nel monumento al grande Salesio intravede per la sua causa
una maggior esplicazione di attìvità e simpatia, foriera di un più lieto avvenire nel prossimo futuro secolo.
Questi i mezzi pratici stabiliti ed il Comitato li mise tosto in atto, diramando una circolare per raccogliere le adesioni al Comitato Generale, circolare che venne riportata nel numero di maggìo del Bollettino Salesiano, con tutti i nomi dei membri del Comitato Promotore e della Commissione di Signore Patronesse. Inoltre pubblicò un elegante numero unico dal titolo Charitas, che serve mirabilmente a far conoscere l'Omaggio e che si offre in dono a chiunque invia cinque adesioni.
VANTAGGI - I nomi dei membri del Comitato Generale verranno raccolti in grandioso album da conservarsi in apposita cripta dell'erigenda Chiesa, affinchè tutti vivi e morti partecipino in perpetuo
a) alla recita del S. Rosario ed alla benedizione col SS. Sacramento, che nella detta Chiesa sarà quotidianamente impartita ai giovani leviti, i quali in quel sacro ritiro si formeranno alla vita del Missionario;
b) a tutte le Messe e funzioni che ogni giorno vi si celebreranno, come novene, feste, solennità, ecc.;
e) a tutte le orazioni e buone opere, che verranno fatte e dai Salesiani e dai loro giovanetti in tutte le loro Case, Collegi, Ospizi, Oratori festivi, Missioni, ecc., in Italia, in Francia, Belgio, Inghilterra, Ispagna, Austria, Svizzera, Portogallo, Americhe, Asia ed Africa e dappertutto, dove sono stabiliti e si stabiliranno. Tutti questi vantaggi sono inerenti all'Opera stessa, perchè la Chiesa di S. Francesco in Valsalice sarà il centro naturale, da cui partiranno le forze vive che opereranno, nei diversi punti della terra, un po' di bene a vantaggìo delle anime e a cui faranno ritorno tutti i manipoli delle opere buone dei Salesiani;
d) ìl S. Padre Leone XIII infine ben già tre volte si è degnato inviare l'Apostolica benedizione, ricca sempre di copiosi favori, ai Promotori ed agli Aderenti tutti di quest'Omaggio internazionale.
Approvazione dell'Arcivescovo di Torino.
Legati da forti vincoli di riverenza e di affetto al venerando D. Bosco ed all'Opera Salesiana, facciam plauso alla pia e sapiente deliberazione, benediciamo di cuore a tutti i Promotori, e caldamente raccomandiamo l'adesione al presente OMAGGIO.
Torino, dall'Arcivescovado, Marzo 1898.
+ AGOSTINO Arcivescovo.
Il R.mo Sig. D. Rua in data 28 febbraio scorso scriveva all'illustre Avv. Stefano Scala, Direttore dell'Italia Reale-Carriere Nazionale:
« Mentre rendo le più vive grazie, faccio voti che tutti i Direttori e Condirettori diocesani dei Cooperatori Salesiani, i Decurioni, Zelatori e Zelatrici, gareggiando col Giornalismo Cattolico, raccolgano il più gran numero di adesioni alla magnifica idea nel modo indicato nella presente circolare.
A tutti esprimo fin d'ora la più sincera riconoscenza ed assicuro per tutti gli aderenti le più fervide orazioni dei Salesiani e specialmente dei giovani Leviti, che in quel sacro recinto si formeranno alla vita del Missionario Cattolico. »
Mano all'opera, o benemeriti Direttori, e Decurioni, Zelatori e Zelatrici, Cooperatori e Cooperatrici tutti di D. Bosco; si raccolga tosto la maggior quantità di adesioni, affinchè nel prossimo settembre durante il Congresso Mariano, epoca della benedizione della pietra angolare dell'erigendo Monumento, noi pure possiamo presentare al Comitato Promotore dell'Omaggio un imponente numero di adesioni.
È un apostolato veramente degno dell'ora presente, perchè implicitamente si viene eziandio in aiuto della Buona Stampa, la quale in quest'Omaggio intende pure valutare le sue forze, enumerando, con un'opera di tutta carità, l'infinita schiera di coloro che l'appoggiano e la diffondono. I Cooperatori di D. Bosco non possono ritirarsi da quest'apostolato morale in favore della Stampa Cattolica: che anzi, precedendo gli altri col buon esempio, si mostreranno degni eredi dello spirito del Salesio e di D. Bosco, sì l'uno che l'altro valorosi e magnanimi campioni della Buona Stampa.
Norme pratiche pei nostri Cooperatori.
t. In ogni città, borgata o paese vi sono moltissime persone, che si trovano in grado di poter aderire al . Comitato Generale dell'Omaggio Internazionale: tutto sta in farlo conoscere e diffondere con attiva propaganda. Tale uffizio è affidato a tutti i Cooperatori e le Cooperatrici Salesiane, ed in modo particolare ai Direttori e Condirettori Diocesani, ai Decurioni ed ai Zelatori e Zelatrici delle Opere di D. Bosco, i quali si potranno giovare pure di quelle persone di famiglia o conoscenti, che giudichino più atte ad aiutarle.
z. Si raccomanda di scrivere chiaro e preciso il Cognome, nome ed indirizzo degli aderenti sul modulo qui unito, da trasmettersi poi a Torino.
3. Quando il modulo è riempiuto in tutto od in parte, si rimandi alla DIREZIONE DEL BOLLETTINO, sottoscritto e col proprio indirizzo, franco col bollo da C.mi 2o come manoscritto. Il denaro poi sia inviato in Biglietti di Banca con lettera raccomandata, oppure con semplice Cartolina-vaglia.
4. Occorrendo altri moduli, se ne faccia domanda alla DIREZIONE DEL BOLLETTINO, via Cottolengo 32, TORINO.
S. Chi manda cinque adesioni riceverà subito in dono UN NUMERO del CHARITAS.
6. Chi manda 2o adesioni ha diritto a QUATTRO NUMERI del CHARITAS da diffondere tra i suoi aderenti.
7. Fiduciosi che quest'Omaggio abbia a trovare zelanti propagatori, specialmente in ciascuno dei Direttori e Condirettori Diocesani, dei Decurioni, dei Zelatori e Zelatrici delle Opere Salesiane, preghiamo Iddio, Maria Ausiliatrice e S. Francesco di Sales che vogliano colmarli tutti di celesti e copiose benedizioni.