ANNO XIV - N. 5. Esce una volta al mese. MAGGIO 1890
DIREZIONE nell'Oratorio salesiano - Via Cottolengo, N. 32, TORINO
Sommario. - Viva Maria Ausiliatrice - Orario del Mese, Novena e Festa di M. A. - Grazia ottenuta per intercessione di M. A. - Viaggio dei nostri Missionari alla Colombia ed all' Equatore: preziosa morte di lino di essi. - Inaugurazione della Società Operaia Cattolica a Bordighera-Torrione.-Don Rua in Francia. - Notizie dei nostri Missionari: dalla Patagonia. - Una bella festa nell' Oratorio delle Suore di M. A. a Novara. - Bibliografia. - Cooperatori defunti.
All'avvicinarsi del mese che la pietà de' cristiani volle dedicare alla Madre del bell'Amore, Maria Ausiliatrice, noi sentiamo una caparra di un avvenire men tristo, e proviamo il bisogno di salutarla con esultanza di amore. Perchè il nostro cuore amareggiato da tanti mali si apre finalmente alla gioia, e con la confidenza di un tenero figlio verso la più buona e la più potente fra le madri, grida: O speranza nostra, salve! Come in quest'anno giunga opportuno il mese di Maria Ausiliatrice, non è chi non veda ! Tutti abbiamo bisogno del suo potente aiuto. Ed a quanti mali Ella deve portar rimedio! Le nostre campagne, un dì, larga sorgente di comodità e di ricchezze, sono da qualche tempo desolate da mali infiniti. Ora è la pioggia soverchia che le distrugge, ora è la siccità, ora è la tempesta : e mai come ora il nostro contadino fu più incerto di aver ancora domani un po' di pane per sé e per i suoi figli. I nostri commerci, già sì prosperi, sono intralciati e smarriti per continui rovesci; le speculazioni ardite e fortunate sono inaridite, e le arti ed i mestieri languiscono per la sfiducia universale. Si sente poi qualche cosa per l'aria che ci affligge misteriosamente, ci conturba, ci affanna.
Noi figli di Dio sappiamo che il Signore, indegnato per i peccati degli uomini, visita i suoi figli nelle cose a loro più dilette, per richiamarli al cielo; percuote il corpo, per purificare l'anima, rendendola felice ed immortale nell'eternità. Ma intanto molti e molti non riconoscono ancora la mano di Dio.
Si aggiunge un male misterioso, che a guisa di turbine passò testè per tutta l'Euroga, seminando qua e là la paura e la morte: e senza esserne ancora liberi, nella nostra mente ne presentiamo degli altri più dolorosi. Brutto è il presente, assai più mesto si affaccia l'avvenire. Non crediamo di esagerare se a noi sembra che il nostro bel paese sia come il corpo di Giobbe, in cui non si vedeva membro che fosse sano.
In tanta calamità solleviamo i nostri cuori a Dio, e là, presso al suo trono di gloria, vediamo Colei, che è la dolce causa della nostra speranza, l'aiuto dei miseri cristiani. Essa consolerà i suoi divoti, li libererà dal dolore e dalla morte, ci renderà buoni operarii di Gesù : Beata consolatio, quae divinitus infunditur laborantibus pro Christo (1).
Questa è la consolazione che noi dobbiamo cercare, e di questa ci è larga caparra Maria Ausiliatrice.
Oh dunque ben venga il fortunato mese di Maria Ausiliatrice, e con la serenità del suo volto, con lo' splendore delle sue virtù, coll'efficacia del suo patrocinio rimetta ne' suoi figli la tranquillità e la pace.
Nella tradizione cristiana è dato a Maria il bel titolo di Stella mattutina. Con questa affettuosa parola i sapienti ed i divoti intendono di riconoscere in Maria Santissima l'azione efficacissima a rompere la notte del peccato ed affrettare l'aurora della grazia. Come la stella del mattino apparisce al viandante e gli annunzia il sole, la Beata Vergine annunzia all'anima colpevole la spirituale aurora , ed a grado a grado la guida a Gesù, che è il sole della carità divina.
Tra gli altri vide e vagheggiò questa stella il dottore S. Bernardo, ed a chi si dibatte nel mare del mondo rivolge esortazioni tenerissime. Guarda la stella, dice il Santo, e chiama Maria ; Respice stellam, voca Mariam. O infelice! tu puoi renderti beato per sempre. Seguendo Maria, tu non esci dal buon sentiero ; supplicando Lei, non ti manca la fiducia ; a Lei pensando, non erri ; tenendoti stretto al suo bel manto , non cadi ; essendo da Lei protetto, non temi ; prendendola a guida, non ti stanchi ; conservandola a te propizia, giungi al porto : Ipsa propitia, pervenis (2).
Bella imitatrice di Gesù, essa guarisce i corpi per guadagnare i miseri alla guarigione delle anime : guarisce e salva corporalmente i suoi diletti per salvarli spiritualmente e possederli con sè nel bel paradiso.
Noi invitiamo i nostri Cooperatori e Cooperatrici ad accorrere numerosi alle funzioni che si faranno in tutto il corso del mese consacrato a Maria Ausiliatrice, od almeno ad unirsi con noi in ispirito, ed onorare questa celeste nostra Patrona, tra le pareti della propria casa. Ma qui sotto le volte del suo tempio, che va via trasformandosi ed abbellendosi, pel numeroso concorso de' suoi divoti , l'anima nostra acquista maggior fervore. Chè alla vista delle grazie concesse nel passato, si prende speranza di nuove e più copiose per l'avvenire.
Viva Maria Ausiliatrice!
(1) S. BONAVENTURA, In fasciculario, cap. 2.
(2) S. BERNARDO, Hom. 2 e 4.
* *
L'altro dì ci diceva un buon popolano:
« Ero senza lavoro, avevo consumato quel po' di scorta, che con tanti sudori m'ero messo in disparte per i casi imprevisti: e mi vedeva la famiglia venir quasi meno per la fame. Non potendomi occupare nel mio mestiere, non ricusava di far qualunque altra parte. Ma non trovava nulla. Anche i miei figli, la mia moglie ebbero la medesima sorte. Nella desolazione di tante anime, che mi erano sì care, venni a Maria Ausiliatrice, esposi con fiducia a Lei le pene dell'anima mia, pregandola a venirmi in aiuto. Come fu buona con me questa Madre ! Mi era confessato, e dopo la santa Comunione non mi sentiva voglia di dir altro : - Gesù, vi raccomando i miei figli! Maria, ottenetemi questa grazia ! - Aveva pianto assai, e dopo un po' di tempo rassegnato me ne usciva per incominciare l'opera della ricerca. Non esagero, dico la pura verità : la Madonna mi è testimonio. Nel discendere dalla gradinata della Chiesa, un uomo che io non aveva mai più veduto, veniva su in senso contrario. Mi posa l'occhio addosso, e mi dice : -. Siete falegname, neh vero ? Verreste a lavorare con me? - Io non so che cosa abbia risposto subito, ma mi ricordo che tornai in Chiesa, ripetendo : - Grazie, o Maria, grazie ! - Quell' uomo mi guardò stralunato, non sapendo perchè io parlassi a quel modo. Venuto a cognizione del mio caso, e vedendosi come strumento della misericordia di Dio, mi condusse subito con sè, e dubitando quello che era, mi anticipò la paga, con cui ho potuto mangiare quel giorno e dopo con la mia famiglia. »
Viva Maria Ausiliatrice!
Il Mese di Maria quest'anno nella Chiesa di Maria Ausiliatrice in Torino comincia il 2 di Maggio.
Tutti i giorni al mattino alle ore 5 1/2 e alle 7 1/2 vi sarà Messa letta per la Comunità, Rosario, Comunione con canti e preghiere.
Per concessione Pontificia ogni fedele, assistendo divotamente a tali esercizi di pietà, può lucrare ogni volta l'indulgenza di tre anni.
Alla sera alle ore 7 1/2, . dopo il canto di una lode , il Teol. Felice Reviglio, Parroco di S. Agostino della città e valente predicatore, terrà un breve discorso, il quale alle feste avrà luogo dopo i Vespri verso le 4. Dopo di che si darà la Benedizione col SS. Sacramento.
NOVENA DI MARIA AUSILIATRICE.
La novena incomincia col bel giorno di Pentecoste, 25 maggio. - In ciascun giorno, lungo il mattino, sino alle ore 11 vi sarà celebrazione di Messe e comodità di accostarsi ai SS. Sacramenti della Confessione e Comunione. Le due Messe della Comunità, come nel mese ; il discorso della sera alle ore 7.
Il primo ed il penultimo giorno della Novena, in cui cade la Pentecoste e la Santissima Trinità , l'ordine delle funzioni cangia come segue : -Al mattino alle ore 7 Messa e Comunione generale ; alle 10 Messa solenne, e alla sera verso le 3 1/2 Vespri, discorso e Benedizione col Venerabile.
Tutte le pratiche religiose, compresa la Messa delle 7 , le Comunioni e le preghiere dell'antivigilia saranno offerte a Dio secondo la pia intenzione dei Benefattori e delle Benefattrici della Chiesa e delle Opere Salesiane.
La vigilia della festa verso le 3 pom nella Chiesa di Maria Ausiliatrice si terrà la Conferenza ai Cooperatori ed alle Cooperatrici della città e dei dintorni. Verso le 6 vi saranno i primi Vespri, poi il discorso e la Benedizione, come negli altri giorni.
Nelle ultime tre sere della Novena avremo il piacere di sentire la dolce ed eloquente parola di S. E. R.ma Mons. Donato Velluti Zati dei Duchi di S. Clemente, Vescovo titolare di Oropo.
Martedì 3 Giugno.
SOLENNITÀ DI MARIA AIUTO DE' CRISTIANI.
Mattino - Alle ore 7 Messa e Comunione generale - Alle 10 Messa solenne.
Sera - Alle ore 6 Vespri solenni, panegirico, Tantum ergo e Benedizione col SS. Sacramento.
In questo giorno verrà eseguita dai giovanetti dell'Oratorio Salesiano, coadiuvati da valenti professori della città, la seguente scelta musica
P. PIER BATTISTA DA FALCONARA - Messa solenne a quattro voci (soli e cori).
P. TERZIANI - Domine ad adiuvandum. G. B. CASALI - Dixit.
MONS. G. CAGLIERO - Laudate pueri-Laetatus sum Nisi Dominus-Lauda Ierusalem.
GALLI - Inno Saepe dum Christi. G. B. CASALI - Magnificat.
M. G. SUTTIL - Mottetto Maria Mater Gratiae.
P. P. BATT. DA FALCONARA - Tantum ergo a quattro voci (soli e cori).
Mercoledì 4 Giugno.
Alle ore 7 di mattina, Messa, Comunione ed altre pratiche di pietà in suffragio delle anime de' defunti Cooperatori e Cooperatrici e delle Consorelle di Maria Ausiliatrice.
NB. Chi desiderasse farsi inscrivere nell'Arciconfraternita di Maria Ausiliatrice troverà persona appositamente incaricata nella Sacristia della Chiesa.
Per quelli, cui riesce impossibile partecipare di presenza alle suddette funzioni, per la novena noi suggeriamo un apposito libretto intitolato : Nove giorni consacrati all'Augusta Padre di Dio. Contiene una considerazione, un esempio, ed una pratica per ogni giorno ed è molto acconcio alla circostanza (1).
(1) Si vende presso la Libreria Salesiana di Torino al prezzo di cent. 20 la copia.
MOLTO REV. SIG. DON RUA,
Pontirolo d'Adda, 8 Novembre 1889.
Saremo grati alla bontà sua se vorrà in un prossimo numero del Bollettino Salesiano pubblicare la grazia ottenuta dalla cara Nostra Signora Maria Ausiliatrice.
Vivente ancora Don Bosco di santa imperitura memoria, a Lui, più di una volta, caldamente raccomandammo il nostro primogenito, un caro bambino, gravemente ammalatosi d'enterite. Moltiplicammo le divozioni alla Vergine costì venerata sotto il titolo d'Ausiliatrice, promettendole una visita al suo tempio se il bambino otteneva la grazia difficilissima della guarigione.
Volata in Cielo l'anima santa di Don Bosco, più che mai confidammo nella, sua intercessione presso Maria Ausiliatrice e lunghi mesi chiedemmo questa grazia ardentemente bramata. Il piccolo infermo, il cui stato aggravavasi sempre più, tanto che gli stessi medici curanti ornai disperavano, s'univa quotidianamente alle nostre preghiere e con affetto mirabile più volte al giorno baciava l'immagine benedetta di Maria e un lembo di veste che era appartenuta a Don Bosco.
La grazia implorata assai fecesi attendere... La nostra fede doveva esser messa a lunga prova...
Finalmente nel settembre dell'anno scorso il piccino accennò a lieve miglioramento, nel susseguente ottobre venne posto in cura di altro medico e ora è perfettamente risanato e rifatto. Sul petto gli brilla la medaglia della Vergine a cui è consacrato, ed egli stesso con gioconda compiacenza ripete : « Mi ha guarito la Madonna ! »
Un bravo medico chiamato in consulto nel periodo più grave della malattia, sentito ora che il piccolo ammalato guarì perfettamente, esclamò : « Cìò non può essere a meno di una grazia. »
Di questa preziosissima grazia rendiamo pubblici ringraziamenti alla buona e pietosa nostra Madre, Maria Ausiliatrice, e a quell'Eletto che si fece nostro benigno intercessore appo la Vergine, vogliam dire Don Bosco.
Faccia Iddio che il nostro piccolo Diego cresca meritevole della grazia ottenuta !
Aggradisca, Molto Rev. Sacerdote, i nostri rispettosi omaggi, mentre raccomandandoci alle sue preghiere ed a quelle de' suoi orfanelli ci sottoscriviamo
Di Lei Rev. Padre
Devotissimi
GIOVANNI E MARIA ZOIA
Preziosa morte di uno di essi.
Per soddisfare al giusto desiderio dei molti parenti, benefattori ed amici dei nostri Missionari partiti coll' ultima spedizione alla volta dell'Equatore e della Colombia, noi pubblichiamo le seguenti corrispondenze. Esse narrano i principali avvenimenti di questo viaggio, segnalato specialmente per la morte del chierico Giuseppe Eterno , il primo dei nostri confratelli che è chiamato da Dio all'eternità prima di giungere sul campo delle fatiche evangeliche. È questa la ragione per la quale noi presentiamo ai nostri lettori il suo ritratto.
D. Giuseppe Ronchail così scriveva dalla nostra Casa di Ménilmontant a Parigi
Parigi, 11 gennaio 1890 AMATISSIMO SIG. D. RUA,
.. Come ebbi ricevuta la sua lettera, pensai : - Come si ha da fare per dare alloggio a dodici Missionari avendo la casa piena di ragazzi ? - Tuttavia si presentò ben presto alla mia mente una felice idea. Avevamo in fondo al giardino una stanza assai vasta, che serviva di magazzeno, e si pensò di ridurla a dormitorio per una dozzina di fanciulli. Le stanze più belle della casa furono destinate per i Missionari. Fattosi appello al cuore dei giovani, tutti si offersero a cedere i loro letti, e i più contenti furono quelli che si videro prescelti. In un batter d'occhio panche e materassi furono disposti in quella specie di padiglione. Ma un'idea ne tira un'altra. Dopo pochi giorni si comprarono dieci letti nuovi per accettare altrettanti ragazzi ; il padiglione divenne dormitorio stabile e l'Ospizio ci guadagnò coll'aumentare il numero dei suoi orfanelli.
Il giorno 4 alle sei della sera giunsero i Missionari. Si fermarono con noi solo quattro giorni, ma bastarono perché i giovanetti si affezionassero ad essi grandemente.
Il giorno dell'Epifania i Missionari andarono in corpo a visitare la Basilica del Sacro Cuore ed ebbero un'accoglienza bellissima , quale sempre fanno i Padri Oblati ai figli di Don Bosco. L'indomani si fece visita al Console dell' Equatore e all' Incaricato di affari della Colombia, e ci furono dati ottimi consigli per facilitare il viaggio fino a Bogotà. La signora Bossery, presidente dell'Opera Apostolica in favore delle Missioni estere, faceva quel giorno consegnare ai Missionari una cappella portatile, completa, un pacco di pianete ed altri oggetti di culto che furono ricevuti con viva riconoscenza.
Il giorno 8 bisognò pensare alla partenza. I nostri musici in tempo di colezione suonarono alcuni pezzi. I giovani piangevano nel vedere i nostri confratelli che si avviavano, e loro promisero di accompagnarli colle preghiere. Alle 11 si muoveva il treno diretto e ad un'ora pomeridiana eravamo a. Chartres, dove ammirammo passando i due campanili della celebre cattedrale nella quale si trova il santuario della Madonna sotto il titolo : Virgini pariturae. È il più antico che si conosca. Ci mettemmo sotto la protezione della Madonna.
Eravamo a Nantes alle 7 circa di sera ed avevamo il piacere d'incontrare alla stazione un nostro zelante Cooperatore, il signor Mauzoiian du Gasset, che rimise a D. Unia un'offerta ed una cassetta contenente una bella pisside e due candelierì in metallo. Alle 9 giungemmo a St.-Nazaire e andammo a prendere alloggio all'albergo Bely, ove discendono ordinariamente i religiosi ed i sacerdoti.
Il giorno 10 alle 3 pomeridiane i Missionari sopra un piccolo battello furono trasportati al piroscafo La France che era in alto mare. Le onde erano agitate e la nebbia così fitta che a 100 metri non si vedeva il bastimento. Condotti i miei cari viaggiatori alle loro cabine e dato loro l'ultimo saluto , scesi a terra per ritornare alla mia missione di Ménilmontant ove il lavoro certamente non manca.
Preghi Pel suo
Aff.mo in G. C.
D. G. RONCHAIL.
I nostri Missionari si erano allontanati da St.-Nazaire, e D. Unia Michele, capo temporaneo della spedizione, impostava la seguente lettera alla Martinica
REV.MO SIG. D. RuA,
Domani spero di spedirle questa mia da St.Pierre. Finora il nostro viaggio fu abbastanza felice ed i confratelli stanno bene. Abbiamo infermo però il caro chierico Eterno Giuseppe. Si mise in letto appena imbarcato ed era molto grave. Adesso i dottori che sono tre, due passeggieri ed il medico di bordo, convengono che sia fuori di pericolo. Tuttavia prevedo che dovrò farlo sbarcare a Baranchilla per cinque o sei giorni, acciocchè si riposi alquanto, essendo assai prostrato di forze. Il poveretto ebbe un principio di polmonite, e benchè sia stato curato a tempo, mi lascia ancor molto in apprensione.
Noi siamo trattati a bordo con ogni riguardo. Celebro tutti i giorni la santa Messa. I passeggieri sono un centinaio, tutti educatissimi e buoni cristiani, fra i quali cinque preti francesi ed il Superiore dei Lazzaristi di Panama. Vede che bell'incontro e quanto il Signore ci vuol bene !
Abbiamo anche la fortuna di avere con noi un ingegnere romano, impiegato del Governo della Colombia, persona gentilissima e pratica di questo viaggio. Si incaricò egli stesso di provvedere ad ogni cosa e di accompagnarci fino a Bogotà. Conosce questa città e tutta la Colombia palmo a palmo : é in relazione con tutti i personaggi più cospicui di quella Repubblica e specialmente colle Autorità.
Per ora lascio di scrivere perchè mi sento soffocare dal caldo. Le scriverò di nuovo da Baranchilla.
Accetti, amatissimo signor Don Rua, gli umili ma sinceri ossequii miei e dei confratelli ; abbia la bontà di estenderli agli altri
Superiori, e dica loro che li amiamo proprio di cuore e che non passa giorno senza che parliamo di loro e preghiamo per essi.
Alto mare, 22 gennaio 1890.
Sac. MICHELE UNIA.
Questo viaggio per altro doveva essere funestato dalla morte del chierico Giuseppe Eterno. D. Unia nelle sua lettere da Guaira, da Caracàs, da Cartagena descriveva il luttuoso avvenimento, l'ospitalità e la carità fraterna dei generosi Cooperatori d'America.
REV.mO ED AMAT.mO PADRE,
Il giorno 23 gennaio il chierico Eterno stava assai meglio. La febbre lo aveva quasi lasciato, ma era molto debole e stentava a reggersi in piedi. Il 24 si confessò e gli portai la SS. Comunione in cabina. Egli era persuasissimo di non giungere a Bogotà e lo disse a me varie volte nei primi giorni di malattia. Il giorno 26 mi ripeté la stessa cosa. Mi diceva con una tranquillità e serenità sorprendente : - Vedrà, vedrà quello che le ho detto ! - Io cercavo di persuaderlo a sperare in una pronta guarigione, ma egli ripeteva : - Vedrà, vedrà! - Ciò disse pure ad un compagno ; e prima ancora di partire da Torino , nel salutare un Superiore , aveva esclamato : -- Preghi per me , poiché più non c'incontreremo su questa terra.
- E perché non c'incontreremo più su questa terra? gli fu risposto ; hai visto quanti confratelli sono ritornati a rivederci.
- Sta bene ; ma io non ritornerò.
Stamane 27 gennaio alle ore 6 antimeridiano la nostra nave entrò nel porto di Guaira. Appena furono gettate le ancore, il capitano, il dottore di bordo, l'ingegnere romano e parecchi altri signori si diedero premura di cercare in quella città un posto conveniente per il nostro povero infermo. Non tardarono a trovarlo nel piccolo Ospedale di S. Giuseppe, fondato l'anno scorso da D. Santiago Machado, parroco di Maiquetía, sobborgo di Guaira, e mantenuto colle elemosine che cinque o sei Suore vanno questuando al mercoledì e al sabato di ogni settimana. Questo Sacerdote è nostro Cooperatore ed ha fondata eziandio una piccola tipografia con una scuola di cinquanta e più ragazzi, aspettando l'arrivo dei Salesiani per ceder loro ogni cosa.
Il cuore non mi reggeva di lasciare solo il caro Eterno. Pertanto prima di sbarcare raccomandai i nostri Missionari alla protezione dell'ingegnere romano, il quale andava pure a Bogotà ed era la quinta volta che faceva questo viaggio. Era sicuro che con questo signore nulla sarebbe loro mancato . Infatti aveva offerto a me del danaro temendo che ne avessi bisogno.
Diedi quindi le istruzioni necessarie ai confratelli : seguissero direttamente coll'ingegnere la via da Savanìlla a Bogotà ; avvertissero il Vescovo di Cartagena per telegramma che essi non potevano passare di là, causa l' incomodo della via, e se fosse giunto il direttore D. Rabagliati dal Chilì, partisse e li raggiungesse sul Rio Maddalena. Io non poteva prevedere la sventura che stava per incoglierci.
Alle 9 1/4 discesi in una scialuppa col nostro caro infermo. L'amico ingegnere, che aveva fatto molto per trovarci un buon asilo, volle accompagnarci fino a terra. Giunti all'Ospedale di Maiquetía , ove l' aria che si respira è buonissima , fummo ricevuti con fraterna cordialità e ci accorgemmo che non ci sarebbero mancate le cure più amorevoli. Ringraziato quel gentil signore, il nostro Eterno si coricò per riposarsi.
Ma povero me due ore dopo il buon chierico fu preso da un leggiero vaneggiamento che durò fino alle 6 pomeridiane. Alle 7 gli diedi la benedizione di Maria SS. Ausiliatrice ed egli rispondeva alle mie preghiere. Terminate queste, non era più in sè. Alle 8 gli impartii la benedizione papale in articulo mortis. Alle 11 1/4, vedendo che l'ammalato peggiorava, gli ammìnistrai l' Olio Santo. In quell' istante ritornato in sè , mi guardava e pregava ; dipoi sì mise a sorridere ed a cantarellare, ma non potei capire che cosa cantasse. Entrò subito in agonia ed io cominciai a recitare le preci degli agonizzanti.
Alla fine delle Litanie dal moto delle labbra mi accorgo che prega ancora, benchè più non possa parlare : lo chiamo e mi riconosce; gli suggerisco di chiedere a Dio perdono e che io a nome suo gli dava l'Assoluzione Sacramentale, e mi fa cenno di sì.
Quindi gli dò il Crocifisso da baciare, ed egli lo bacia e se lo stringe teneramente fra le sue mani.
Allora io incomincio a recitare il Proficiscere. - Ahi ! parola che non mi volevi uscir di bocca. Oh! quanto soffersi in pronunciarla ! - L'infermo mi guardava fiso. - Amato fratello ! Io, no, non avrei voluto che tu mi abbandonassi. In te io perdeva un fratello, un compagno di viaggio appena a metà strada, un braccio forte per la nostra nuova missione. Ma deh ! il Cielo... Pazienza ! ! !
Singhiozzando seguitai a recitare le preghiere degli agonizzanti. Giunto all'ultima Domine Iesu Christe, qui per os prophetae, ecc. alle parole pro anima famuli tui Iosephi, spirò. Suonava la mezzanotte.
-28 gennaio.
Chi lo avrebbe mai detto? Sono appena sedici ore dacché siamo discesi a terra, e i nostri compagni a quest'ora dormono tranquilli cullati dalle onde , inconsci della perdita che hanno fatto ! Io sono qui a fianco del fratello spento da due ore. Il cadavere si trova disteso sopra un candidissimo letto, in una bella sala, vicino ad un altare, su cui sta un gran Crocifisso in mezzo a due doppieri. È vestito in sottana,. col berretto in capo, e tiene fra le mani il Rosario ed il Crocifisso. Pare che dorma ! Io qui accanto a lui, dopo aver recitato l' Ufficio dei defunti , col cuore trafitto dal dolore , vergo queste poche righe. Lo stanno contemplando due moretti, una donna e tre Suore pure negre. con un'altra Suora bianca , le quali, dopo aver esse pure molto pregato, vanno esclamando: -Non sembra morto ! È un S. Luigi !
Al mattino mando uno di quei mori a prendermi in parrocchia una pianeta nera, e, messa la pietra sacra sull'altarino, celebro la santa Messa. Un Suddiacono, che me la serve, e due Suore fanno la santa Comunione. La sala è zeppa di gente, come pure il piccolo porticato che mette ad essa.
Sparsasi la dolorosa notizia nel sobborgo, è un continuo accorrere di persone a pregare la pace dei giusti pel caro estinto. Verso le 8 viene il buon Parroco di Maiquetía Dott. Machado D. Santiago, con tutto il Clero. - Il telegrafo subito porta la nuova a Caracàs, capitale della Repubblica; e non badando alla lunghezza del viaggìo, si recano a Maiquetía l'Arcidiacono di quella Metropolitana, Don Gio. B. Castro, ed il nostro grande benefattore e vero Cooperatore Salesiano, Dott. Arteaga D. Riccardo, per pregare e per fare le condoglianze.
Lasciando per alcuni momenti l'amato defunto, io mi reco dal Parroco D. Santiago Machado per istabilire qualche cosa intorno ai funerali. Manifesto il mio desiderio che siano celebrati decentemente , da religioso , senza tanta pompa, ed ei mi risponde che ci penserebbe egli a tutto.
Infatti, verso le 10 , mi vedo arrivare per ordine del Parroco una cassa assai elegante. Ritiratasi la gente dalla sala, rimaniamo io con due Suore, delle quali una tiene in mano un grazioso guancialetto da porre sotto il capo del caro estinto. Con santa emozione collochiamo e chiudiamo nella cassa la venerata salma, quindi riapriamo la sala al pubblico, e l'andare e venire a pregare continua.
Io passo la giornata ora in cappella, ora nel giardinetto attiguo, alternando la preghiera col pianto. Sì, io che non sparsi una lagrima nell'abbandonare i parenti, gli amici, la patria, ora non posso frenare il pianto ! Mi consola molto quella buona gente. Essi non conoscono nè me, nè l'estinto, eppure prendono tanta parte alla mia sventura ! Dopo un po' di preghiera, prima di andarsene via, vengono da me, e stringendomi la mano, affettuosamente mi dicono : - Dio la consoli, mio buon Padre ; Dio le conceda rassegnazione ! Pregheremo per lui, sì, prégheremo per lui.
Verso le 4 pomeridiane viene la Superiora delle Suore a presentarmi una corona composta di gigli e di altri fiori freschi, dicendomi : - Questo è l'omaggio del popolo da porsi sul feretro del vostro fratello. -
Alle cinque arriva il carro funebre di prima classe ed il Clero in apparato solenne con molto seguito di gente. Vi è D. Tomaso Monteverde, curato di una parrocchia della Guaíra, nostro Cooperatore; due Suddiaconi, uno di Caracàs, l'altro di Maiquetía, e un Cappuccino di Caracàs. L'Arcidiacono della Cattedrale di Caracàs, D. Giov. Castro, fa la levata del cadavere. Il clero si disputa la bara, e fra gli altri D. Arteaga e D. Monteverde, per recarla sulle spalle al carro funebre. Sfila la processione. Io cammino dietro al carro in mantellina, con alla destra Don Arteaga ed alla sinistra D. Monteverde, recitando il santo Rosario. Arrivato il corteo sulla piazza, il clero vuole di bel nuovo portare sulle proprie spalle la bara in chiesa.
Qui mi attende una grande sorpresa. Le esequie sono cantate in musica coll'accompagnamento di violini, flauti ed altri strumenti. Parmi di essere nella chiesa di Maria Ausiliatrice , e questo è per me un dolce balsamo all'addolorato mio cuore.
Riposta la bara sul carro funebre, seguito da quattro carrozze, nelle quali prendono posto il clero ed altri signori, giungiamo al camposanto. Si benedice la fossa, vi si cala la cassa e vien ricoperta di terra dalle mani medesime dei Sacerdoti.
-Oh fratello ! Dal cielo, dove sono sicuro che ti trovi, fa sì che i Salesiani presto vengano alla Venezuela ! Ora io lascio un segno ove giacciono le tue ossa; ed i Salesiani, appena giunti al porto, verranno a questa tua tomba non per piangerti, come fo io adesso, ma per pregare, per imparare i sublimi esempi che ci hai lasciati colla tua abnegazione e specialmente colla grande rassegnazione, nei diciasette giorni di malattia ! Quanto hai sofferto in quei giorni ! in quel duro e stretto letto del bastimento! Solo chi ha viaggiato lungamente per mare può comprenderlo ; solo chi di continuo vide il tuo stato può dirlo ! E tu sempre tranquillo ed ilare, o benedetto fratello !
Prima di deporre la penna non posso a meno di esprimere la mia riconoscenza al Dottor D. Santiago Machado, Parroco di Maiquetía, il quale nulla volle accettare in compenso dei solenni funerali, le cui spese di feretro , carro funebre, vetture e musica salirono certamente ad una bella somma. Esso pagò eziandio il telegramma che mandai ai confratelli a bordo del vapore a Puerto Cabello. Il telegramma poi che ella, signor D. Rua, ha ricevuto annunziante la dolorosa notizia della morte di Eterno fu spedito dal Dottor D. Arteaga e gli costò 145 lire.
Caracas, 31 gennaio.
Il giorno di S. Francesco di Sales il signor D. Arteaga mi condusse a Caracas. Le quattro ore di treno in mezzo a burroni spaventosi erano in perfetta armonia coi miei pensieri. I riguardi che mi usò e mi usa questo santo Cooperatore sono tali, che, se io fossi suo fratello , non potrebbero essere maggiori. Mi alloggiò nella sua canonica, mi cedette il suo letto e la sua stanza e non mi vuole lasciar solo mai un momento. Per distrarmi mi conduce or qua or là a visitare questa capitale, i suoi monumenti, le sue rarità e le vedute più magnifiche delle adiacenze. Di quanta consolazione è mai in mezzo al dolore l'incontrarsi in un vero amico !
Ebbi moltissime visite di condoglianza, specialmente dal clero. Vennero varii Canonici, molti Parroci della città, il Vicario generale della Diocesi, il Vicario capitolare di Guayana, sede vacante, D. Gio. Francesco Avis, e moltissimi Cooperatori Salesiani. Dio li benedica!
Ieri feci visita a S. E. Rev.ma l'Arcivescovo Mons. Crispolo Uzcategui. Quanto è buono! quanto desidera di avere i Salesiani!
Signor D. Rua , a Caracàs i Salesiani saranno benevisi : il posto non potrebbe essere migliore sotto ogni aspetto. Ieri molti del clero mi dicevano : - Ci rincresce molto della perdita di suo fratello , ma ci consoliamo perchè sarà la semente dei Salesiani nella Venezuela. Noi terremo preziosa e ben custodita la sua tomba, e lei scriva a D. Rua che ci mandi presto dei Salesìani.
Appena arrivato a Caracàs, il 29 , nella chiesa di D. Arteaga tutto era preparato per una solenne funzione ad onore del nostro Santo Patrono. Vi fu Messa in musica, predica mattino e sera e benedizione solenne col Santissimo. Oh! quanto zelo ha questo buon Parroco per le Opere Salesiane ! Parlò al numeroso uditorio specialmente delle Missioni nostre e della disgrazia toccataci colla morte del caro Eterno. Tutti ne furono commossi. Seppi che in questa sua Chiesa si celebra ogni anno una simile funzione.
Questa mattina, 31, nella medesima chiesa si celebrò una solenne Messa da Requiem in musica, per l'anniversario della morte del nostro caro Padre D. Bosco. Il buon Parroco mi disse che anche questa commemorazione si fa tutti gli anni. Fu grande il concorso di popolo, specialmente di Cooperatori, che sono in numero di circa ottocento nel solo registro di D. Arteaga, senza contare quelli di varii altri decurioni. Si fecero eziandio molte Comunioni.
Quest'oggi ho pranzato al palazzo dell'Arcivescovo. Dopo il pranzo mi accompagnò Egli stesso a visitare il Seminario da lui fatto edificare in sei mesi, coll'obolo del popolo, perchè il Governo gli tolse l'antico che sta presso l'Episcopio. Vi sono pochi giovani , ma buoni. Tra questi incontrai un chierico che percorse le classi elementari nel nostro Collegio di Varazze, e si chiama Delfino Emanuele Felice. Esso fa il corso di teologia e presto sarà sacerdote. Conserva molto buona memoria dei Superiori Salesiani e mi lascia l'incarico di salutarli.
In casa dell'Arcivescovo , alle 2 1/2, ho ricevuto il suo telegramma , amatissimo signor D. Rua. --- Vado, sì, vado, come ella mi dice ; ma se i miei compagni non hanno ricevuto il telegramma a Puerto Cabello, col quale loro annunziava la trista notizia, avvisandoli di cambiare itinerario e aspettarmi a Cartagena, dovrò viaggiare ancora diciasette giorni solo soletto.
- Domenica, 2 febbraio, ritornerò alla Guaíra per imbarcarmi nuovamente.
Chiudo il mio scritto col presentarle i saluti di S. E. l'Arcivescovo , del signor D. Arteaga e di molti ecclesiastici. Tutti e specialmente Monsignore aspettano con grande ansietà i Salesiani.
Mi saluti, amatissimo Padre, tutti i Superiori, e preghino per il suo
Dev.mo ed aff.m° figlio Sac. MICHELE UNIA.
Il periodico settimanale di Maiquetía «Eco de Lourdes » il 1° febbraio pubblicava il seguente articolo
IN MEMORIAM
Martedì scorso morì nell'Ospedale di San Giuseppe di questa parrocchia di Maiquetía un giovane Missionario Salesiano della Congregazione del celebre Don Bosco. Arrivò sino al Porto della Guaíra sul vapore La France diretto per la Colombia con altri undici compagni, e quivi tanto si aggravò il male contratto nel viaggio da non poter più continuare.
Le Suore Ospedaliere di Maiquetía lo accolsero con quella carità, le cui braccia rassomigliano a quelle di Gesù Cristo medesimo, stese sopra la croce, trapassate dai chiodi del sacrifizio e disposte a soccorrere ogni disgrazia, ogni dolore, ogni miseria umana.
Dodici ore dopo il suo arrivo il giovine religioso era morto : si chiamava Giuseppe aveva vent'anni, e la verde età faceva mirabile contrasto con l'immolazione generosamente abbracciata.
Forse aveva abbandonato là , in lontane terre, genitori, fratelli e sorelle, puri e cari affetti che gli sarebbero stati di dolce sollievo ne' suoi dolori
Chi sa quanto splendidi gli sorridevano i preziosi orizzonti della prima gioventù...
Ma egli chiuse gli occhi, compresse i palpiti del suo cuore, perchè non si lasciassero lusingare dalle cose terrene ; e ascoltando una voce più potente che risuonava nell'anima sua, attraversando i mari, venne in cerca dell'oscura fatica del missionario, il quale va in regioni sconosciute ad abbracciare la croce, sulla quale deve morire.
Qual fu l'ideale di questo giovine ? quali amori poterono primeggiare fra gli affetti della patrìa, i dolci e forti vincoli della famiglia e le dorate illusioni della prima età?
È il prodigio della religione di Gesù Cristo. Questo giovine dimenticò affatto se stesso per non pensare che al bene degli altri : la sua passione fu di propagare il regno di Dio sopra la terra ed insieme di procurare la felicità, la salvezza delle anime. Udì esistere ancora nazioni che, dopo amari e costosissimi disinganni, desideravano di essere rigenerate nelle acque che scaturiscono ai piedi della Croce di Gesù Cristo e con la benedizione della Chiesa cattolica. Non fu necessario più altro perchè volasse ad occupare un posto tra i suoi compagni di lavoro. Non calcolò il prezzo del suo sacrifizio e ne accettò con generosità tutte le conseguenze.
Il Signore gli chiese la sua vita, prima che arrivasse alla bramata terra che aveva pensato d'irrigare coi sudori del suo zelo, ed egli gliela abbandona con santa rassegnazione, nella pace dei giusti e con la ferma speranza dell'immortalità.
La sua salma fu seppellita con la funebre solennità che richiedeva sì preziosa morte ; solennità che era pure la triste e sincera manifestazione del modo con cui anche in America si compivano gli ultimi doveri dell'ospitalità cristiana verso di un fratello in Cristo.
Lì, accanto al feretro , senza poter contenere le lagrime ed immerso in profondo dolore, stava il venerabile Sacerdote della medesima Congregazione Salesiana che tenne compagnia al giovine sino agli ultimi momenti. Piangeva per il compagno che gli era stato rapito, ma si fortificava pure col pensiero di quell'umile e feconda immolazione.
Voglia il Cielo che il corpo del giovine Missionario , che ora riposa nel cimitero di Maiquetia , sia come la semente che, benedetta da Dio, faccia germogliare nella nostra patria e crescere l'albero delle Congregazioni religiose, alla cui ombra vivono della vita di Gesù Cristo e fruttificano per il Cielo gli individui, le famiglie, le popolazioni che non ricusano il testamento eterno di Dio.
Maiquetía, 30 gennaio 1890.
Gio. B. CASTRO Arcidiacono.
D. Unia proseguiva il suo viaggio per Cartagena e da questa città scriveva a Don Rua
Cartagena, 17 febbraio 1890. REV.m° ED AMAT.m° SIG. D. RUA,
Accadde quello che io temeva. I confratelli non ricevettero il mio telegramma a Puerto Cabello, perciò seguitarono il viaggio da Baranchilla in compagnia dell' ingegnere romano.
Il 5 febbraio m'imbarcai alla Guaíra e presi il biglietto di passaggio direttamente per Cartagena, non volendo più toccare il porto di Sabanilla. Eziandio su questa nave incontrai persone amabilissime in tutti gli uffiziali e i passeggieri. Ero il solo sacerdote a bordo, e mi professavano tutti un grande rispetto. Il capitano fece del suo meglio per distrarmi dalle mie rimembranze dolorose.
Giunsi a Cartagena il giorno 8, ove mi trovo tuttora aspettando un battello che mi porti ad Honda. I miei compagni diretti all'Equatore, giunti a Baranchilla, avevano spedito a Mons. Biffi un telegramma del tenore seguente : « Sei Salesiani giunsero ieri (30 gennaio) su vapore francese. Desiderano sapere se il loro Superiore è giunto dal Chili, se si trova costi, oppure se ha continuato il viaggio. Attendo qui notizia da V. E., se no partono col vapore d'oggi (31 gennaio). Lasciarono un confratello infermo alla Guaíra con un altro per assisterlo. Desiderano che V. E. scriva o telegrafi, raccomandandolo al Padre Machado » Firmato : Presbitero Valiente.
Come vede, carissimo signor Don Rua, essi erano affatto inconsci della morte di Eterno avvenuta quattro giorni prima, allorchè si raccomandavano a S. E. Monsignor Biffi.
Sperava di trovare a Cartagena almeno uno dei Salesiani ad aspettarmi, ma di loro ho nessuna notizia, come nulla so del Direttore Don Rabagliati.
Fino al 22 di questo mese non posso mettermi in viaggio per Bogotà, non essendovi prima alcuna partenza di battelli. Quindi telegrafai nuovamente ai compagni annunziando loro il giorno della mia partenza.
Da nove giorni sono in Cartagena in casa del Vescovo, in quella Casa che l'anno venturo sarà destinata ad essere abitazione dei Salesiani.
In Cartagena non si potrebbe trovare posizione migliore di questa. A levante e a mezzanotte prospetta la città, a mezzogiorno ed a ponente il mare e tutto il porto. È una magnificenza di veduta. I confratelli avranno forse da sentire un po' di caldo, rna l'aria è buona, checchè ne dicano certi scrittori e viaggiatori.
Non ho potuto ossequiare il Vescovo perchè si trova in visita e non ritornerà che qui a due mesi; so però che aspetta i Salesiani con grande affetto. Diede ordine che ci trattassero con tutti i riguardi, il che fa l'unico sacerdote che si trova in Vescovado, esso pure italiano e della medesima Congregazione del Vescovo.
La riverisco, amatissimo signor D. Rua, con tutti i Superiori ; mi benedica e raccomandi al Signore il suo
-Dev.mo e Aff.m° figlio in G. e M. Sac. MICHELE UNIA.
Mentre D. Unia si accingeva a partire per Bogotà, D. Evasio Rabagliati, destinato a Superiore di questa nuova Casa, era partito dal Chili e spediva all'Oratorio le seguenti notizie
Panama, 15 febbraio 1890.
AMAT.mO SIGNOR D. RUA,
Per compiere al mio dovere, le do notizie compendiate del mio viaggio. Il mio viaggio dal Chili all'Argentina, dall'Argentina al Chili, passando sempre per le Cordigliere, e poi dal Chili fino a Panama fu lunghissimo, bellissimo e felicissimo. Arrivai a Panama l'11 del corrente, dopo 20 e più giorni di viaggio. D. Savio mi accompagnò fino a Lima, dovendo esso trattare colle Autorità ecclesiastiche e civili per una fondazione futura. Io ebbi appena tempo di scendere a terra per qualche ora. A Panama richiesi subito le Autorità civili ed ecclesiastiche; se fossero giunte notizie riguardanti i Salesiani destinati per Bogotà, i quali, secondo i miei calcoli, dovevano già essere giunti a Cartagena, ma nessuno seppe dirmi nulla, assolutamente nulla.
Solamente Mons. Peralta, Vescovo di Panama, che mi rîcevè con ogni gentilezza, mi diede notizia essere giunto in città un Padre Lazzarista venuto coi Salesiani fino alla Colombia, che quattro di questi destinati a Quito erano passati pochi giorni prima, e volendoli Egli visitare trovò che erano già partiti.
Io corsi dal buon Padre Lazzarista, il quale così mi narrò : Per la troppa nebbia ritardammo di 36 ore la partenza da St.-Nazaire; uno dei giovani Salesiani si era ammalato e non potè mai uscire dalla sua cabina; i medici volevano lasciarlo alla Martinica , ma l'infermo non volle essere diviso dai compagni ; a Guaíra però dovette scendere a terra accompagnato da un sacerdote, perchè il male si era aggravato fuor di misura. Provvidenza di Dio ! Ivi era fiorente la famiglia dei Cooperatori ed un Parroco che la dirigeva, lo accolse in sua casa a braccia aperte. Frattanto gli altri Salesiani continuarono il loro viaggio col pianto agli occhi per quella separazione tanto dolorosa. Non si sa perchè, invece di proseguire sino a Cartagena, sbarcarono a Sabanilla, meno i quattro destinati per Quito, i quali arrivati a Panama il 1.° di febbraio, nello stesso giorno proseguirono il loro viaggio per Guayaquil, dove arrivarono certamente il 4 o il 5 del mese.
Queste notizie mi contrariarono totalmente. Io aveva toccato il porto di Guayaquil il giorno 8, ma avendo piovuto tutta la giornata, ebbi appena tempo di toccar terra e spedire telegraficamente un saluto ai fratelli di Quito. Ma chi era l'infermo sceso a Guaíra ?
Chiesi altre notizie dal Lazzarista, il quale però non seppe dirmi altro. Feci telegrafare a Guaíra chiedendo il nome e lo stato dell'infermo, ma già passarono cinque giorni e non ebbi nessuna risposta. Ieri l'altro il Superiore dei Gesuiti, che con grande benevolenza mi ospita , ricevette una lettera da Cartagèna scritta dal Padre Brioschi, segretario di Mons. Biffi, che finiva con questa frase : Arriva in questo momento un prete Salesiano. Non ho più tempo, addio.
Io pensava : - Chi sarà mai questo prete Salesiano ? Perchè un solo? Dunque il suo povero compagno è morto, altrimenti non lo avrebbe abbandonato ! - E questo pensiero mi affliggeva grandemente.
Ieri, per distrarmi, invitato dal Cappellano, fui a visitare l'Ospedale di Panama , eretto dalla Società del gran canale. Io credo che sia il maggiore del mondo , se si eccettua quello del nostro venerabile Cottolengo. Non ho mai visto cosa eguale, e non è possibile farsene un'idea senza trovarsi sul posto. Vi ho contato più di trenta sontuosi edifizi, separati gli uni dagli altri da magnifici boschetti, giardini e viali. Vi sono quattro cappelle, una per le Suore e tre per gli ammalati, e varie farmacie. Tutti questi edifizi sono piantati sul dosso di una bellissima collina, tutta verdeggiante per cento specie di alberi silvestri e fruttiferi. Cessati i lavori del canale, scomparvero anche molte malattie, ed ora l'Ospedale ha poco movimento e molte sale sono chiuse. Gli ammalati non oltrepassano il numero di 100, mentre prima erano 600 e più. Il servizio era prestato da circa quaranta Suore, ma adesso sono appena venti. Una di esse conobbe personalmente Don Bosco.
Tutte queste costruzioni fanno molto onore agli ingegneri francesi, che, prevedendo le conseguenze di un clima così ardente e di tanta agglomerazione di popolo occupato in lavori tanto pesanti e in siti malsani, eressero quest'Ospedale così grandioso, così bello, che doveva poi strappare tante vittime alla morte.
Sa lei chi è il cappellano di questo Ospedale ? Un giovane prete della diocesi di Torino, che fece i. suoi studi nella casa del Cottolengo, che conobbe molto famigliarmente Don Bosco, l'Oratorio, e i Superiori di questo. Mi parlò con amore e con entusiasmo della nostra Congregazione e della musica, della quale è coltivatore esimio. Si chiama D. Giovanni Battista Martino. Fu qui ordinato sacerdote , non è ancora un anno. Monsignore lo stima molto per la sua virtù e scienza, lo vuole sempre in palazzo, ed è professore nel Seminario. Passo delle belle ore con lui, durante le quali la, mia mente si sgombra dai tristi pensieri...
D. EVASIO RABAGLIATI.
Cartagena, 28 febbraio 1890.
Dopo 12 giorni di fermata a Panama, sono in Cartagena già da 8 giorni in casa di. Mons. Biffi , il quale è assente, trovandosi in missione. Qui ebbi notizie della morte del chierico Giuseppe Eterno. Caro confratello ! Venivi per darmi aiuto e non ho potuto neppur incontrarti ! Ma di santo fu la sua morte. Fortunato lui e sfortunati noi che ci troviamo colle file scompaginate prima di entrare in campo !
Fra due ore sarò in viaggio sovra di un vaporino giunto in questo momento. In un giornale arrivato stamane da Bogotà vi leggo i nomi dei Salesiani arrivati. Manca D. Unia che è ancora in viaggio.
Il bisogno di religiosi in queste terre è estremo, assai più che nell'Argentina e nel Chilì.
Vi sono più di settanta parrocchie senza assistenza spirituale e i preti son pochi. Chi sa se nell'avvenire non bisognerà cambiare la corrente della nostra emigrazione Salesiana? Chi sa mai quello che D. Bosco voglia dai suoi figli? Indii ? selvaggi?
Il Presidente di questa Repubblica mi assicurava l'altro giorno che nella sola Colombia ve ne ha più di mezzo milione, senza contare quelli dell'Equatore. Dio inspiri ai Superiori quello che debbono fare!
Appena io possa, scriverò una relazione particolareggiata dei miei viaggi per far cosa gradita ai nostri cari Cooperatori. Le bacio la mano, pregandola a volermi raccomandare alle orazioni di tutti.
Suo affezionatissimo nel Signore
D. EvAsIo RABAGLIATI.
Il 23 marzo p. p. rimarrà giorno memorando per la popolazione de' Piani di Vallecrosia fra Ventimiglia e Bordighera. Colà dove l'eresia valdese e la conseguente indifferenza religiosa facevano, anni sono, così grandi stragi e maggiori eziandio ne minacciavano in avvenire, aveva luogo una delle funzioni più care e consolanti al cuore d'un cattolico. Noi pubblichiamo di buon grado quanto ce ne scrivono , sicuri di far cosa grata a' nostri Cooperatori e alle nostre Cooperatrici , che ci aiutarono con la loro carità a fondare colà Chiesa, scuole, Oratorii festivi e quanto altro si richiede ad una vita cattolica e civile. Ecco adunque la relazione
« Abbiamo passato ieri, 23, uno de' più cari giorni. Fin dal mattino prestissimo il lieto suono delle campane della Chiesa di Maria Ausiliatrice invitava i fedeli al sacro tempio. Gli Operai Cattolici accorrevano festanti dalle case e da' villaggi vicini, e la gioia più pura irradiava i loro volti ; essi andavano al banchetto dell'Immacolato Agnello.
» Verso le ore 8 giungeva S. E. R.ma Monsignor Vescovo Diocesano, accompagnato dai Reverendissimi Canonici Amalberti e Nuvoloni , e vi celebrava la S. Messa. Giunto al punto della Comunione lo zelantissimo Pastore rivolse agli Operai Cattolici parole di tanto affetto e di sì pia eloquenza da muovere a lacrime di consolazione più d'uno degli astanti. Era un padre che parlava agli amorosi suoi figli. Durante la Comunione, a cui presero parte presso a 200 persone, di cui 120 soli uomini, furono eseguiti bellissimi e commoventi mottetti accompagnati sull'Harmonium dal nostro zelante Assistente Ecclesiastico D. Giuseppe Goggioso.
» Finita questa prima religiosa funzione, verso le ore 10, dalla casa del fu Rev. Padre Macario colla ricca bandiera velata partiva la novella società, intorno a cui facevano bella corona le bandiere delle società Cattoliche di Porto Maurizio, S. Remo, Pigna, Vallecrosia e Castellaro, la qual ultima si faceva rappresentare dal nostro amato Presidente. Il Comitato della Federazione Ligure era rappresentato dai Sigg. Cav. Dufour e Camillo Galliano. Maestoso fu quel breve tragitto rallegrato dalla musica strumentale.
» Giunti in presbitero ai piedi di Maria Santissima, che torreggiava in alto, quasi in atto di accogliere sotto il suo manto l'intiera società , ebbe luogo la benedizione della bandiera , fatta da Mons. Vescovo. Quindi cominciò la Messa in musica, assistita da Mons. Vescovo , cantata egregiamente e intramezzata da un forbito discorso, in cui il prelodato D. Goggioso dimostrò che il lavoro santificato dalla religione non riesce gravoso , ne mette sul labbro dell' operaio la bestemmia contro il ricco e contro la Divina Provvidenza, ma è fonte di domestiche gioie, conchiudendo infine con quel paterno e tenero addio, che il S. Padre Leone XIII rivolgeva agli operai francesi quando li invitava ad amarla Chiesa, questa grande santificatrice del lavoro. Sul mezzogiorno ebbe luogo l'agape fraterna, a cui seguirono molti ed applauditi discorsi, fra i quali notiamo quello del nostro Presidente, del socio Dott. Ughetto, dell'Ing. Galliano e del Cav. Dufour, che richiamando la memoria del compianto e sempre caro Don Bosco, vero padre degli operai, invitò a brevi ma affettuosissime parole il Prof. D. Cerruti. Questi ricordò come qui vicino , 14 anni or sono , l' amatissimo D. Bosco fondasse sotto modesti principii e per le vive istanze di Mons. Biale di s. m. la Casa salesiana del Torrione, la quale, con la benedizione del suo successore, Mons. Reggio, pigliò di mano in mano quel largo sviluppo, che ora vediamo Dover quindi gioirne dal cielo il pio fondatore e sorridere alla prima festa della novella società, egli che ebbe sempre tanto amore e tanta sollecitudine per l'operaio, e morì Presidente onorario della Società Cattolica di Borgo Dora in Torino.
» Care parole rivolsero pure ai socii il sig. Girolamo Camio di Porto Maurizio, il signor Benedetto Corradi , Segretario della Società di S. Remo, e il sig. Luca Molinari di San Biagio. Affettuosissimo fu poi Monsignore , che si disse fortunato di assistere a quella gioconda festa e che assai di buon grado accettava la presidenza onoraria della nostra Società offertagli ad unanime acclamazione. Fu poi indicibile l'allegria di tutti i presenti nell' assistere alla recita di un dramma dal titolo : L'operaio buono ed il cattivo operaio, scritto appositamente dal prefato sig. Dott. Ughetto. Facciamo voti perchè gli uditori non dimentichino i saggi e salutari ammaestramenti, che a larga mano profuse in quella stupenda composizione il dotto autore.
» Alle ore 4 pom. la Società rientrò in Chiesa, ove col canto del Te Deum e del Tantum ergo in musica e colla benedizione del SS. Sacramento ebbe termine la funzione religiosa. Dopo questa, sul piazzale della stessa Chiesa, la musica strumentale diretta dal sig. Emanuele Marcenaro suonò alcuni pezzi dopo cui si sciolsero, congedandosi fraternamente, i soci della nostra e delle Società convenute.
» Intanto s'inviava al S. Padre un telegramma, a cui Egli si degnava tosto far rispondere con quest'altro che venne proprio a completar la gioia dei soci : Santo Padre graditi figliali sensi espressi dalla Società Operaia Cattolica S. Giuseppe Torrione Le imparte con affetto implorata Apostolica Benedizione.
Cardinale RAMPOLLA.
» La benedizione del Vicario di Gesù Cristo sorregga i membri della novella Società, i quali con la pratica della carità e della fortezza cristiana, coll' adempimento fedele dei loro doveri di cattolici e di cittadini gioveranno a se stessi e renderanno un prezioso servizio alla famiglia e alla società. »
Nel mese scorso noi abbiamo narrato il viaggio di D. Rua a Nizza Marittima. Continuando, il 19 febbraio giungeva alla Navarra. I giovani, che colla loro banda musicale lo attendevano schierati, appena lo videro, gli corsero incontro per baciargli la mano. Don Rua ebbe una parola di benevolenza per ciascheduno. E radunatisi quindi tutti in una sala, tra i varii indirizzi che furore letti all'amato Superiore, ottenne speciali applausi una composizione piena di teneri sentìmenti, che sviluppava il versetto del Salmista : Tibi derelictus est pauper, , orphano tu eris adiutor.
Il giorno 20 era a Tolone, e teneva conferenza ai Cooperatori ed alle Cooperatrici nella chiesa di Santa Maria. Grande fu il concorso per udire la parola del Successore di D. Bosco, nonostante il brutto tempo. All'indomani mattino, alle 7 1/2, celebrò la Messa nella stessa chiesa all'altare della S. Vergine. Ed i Cooperatori e le Cooperatrici vennero ancor più numerosi per ricevere la santa Comunione dalle sue mani. Essi sentono che il nostro venerato Fondatore rivive in lui.
Il 21 ritorna alla Navarra , ed il giorno dopo, cogliendo l'occasione, i giovani fanno l'esercizio di Buona Morte e la Comunione generale, mentre Don Rua consacra tutta la sera della vigilia ed il mattino seguente nell'ascoltare le confessioni, memore della gran parola di Don Bosco essere il Sacramento della Penitenza « la migliore delle pedagogie. »
Alle ore 10 battezzava solennemente due poveri orfanelli protestanti raccolti a Tolone dal Direttore D. Perrot, in mezzo alla gioia di tutta la Comunità.
Alla sera Don Rua continuava il suo viaggio fino a Cannes, ove all'indomani, giorno di domenica, predicò ai Cooperatori nella vasta chiesa di Nostra Signora del Buon Viaggio. In questa città, nella quale è ancor così viva la memoria di Don Bosco nei cuori di tutti quelli che lo conobbero, si fermò cinque giorni per accondiscendere al desiderio di tanti generosi benefattori.
Il 28 febbraio giungeva all'Oratorio di San Leone di Marsiglia. Fu ricevuto colle stesse entusiastiche ed affettuose accoglienze che ebbe negli altri Collegi. Dopo essere andato ad ossequiare il Vescovo di Marsiglia, passati tre giorni nella Casa dei nostri Chierici Francesi a S. Margherita, tenne la conferenza ai Cooperatori nella cappella dell'Oratorio, raccomandando fra le altre cose la costruzione di un edificio destinato a nuovi laboratorii per artigiani.
Visitati i Cooperatori di Aubagne e di Roquefort, il 10 marzo muoveva verso la Spagna.
Dalla Patagonia. M. Rev. Sig. D. Rua,
Guardia Pringles, 9 Settembre 1889.
Padre mio carissimo! Con molto piacere le invio alcune notizie della bella funzione, unica nel suo genere, che abbiam fatto ieri, giorno della Natività della nostra cara Madre Maria. Certamente la consolerà molto il sapere che si fecero venti comunioni, diciotto delle quali da fanciulle, numero assai grande, avuta considerazione del piccol numero di abitanti del paese. Ah! caro padre, se vedesse che affanno, che desiderio hanno queste fanciulle di fare la S. Comunione; è cosa ammirabile. La domenica, prima che albeggiasse, già ve n' eran alcune che stavano bussando alla porta, e queste eran quelle che abitano più lontano. Quando noi loro abbiamo aperto dicendo: - Ma, fanciulle, perchè venir qui così presto con questo freddo? (giacchè era molto forte) - esse ci risposero - Ah sorelle ! È stato pel timore di non poter ricevere Gesù. -
Durante la Messa, prìma della Comunione cantarono l'O Salutaris Ostia, e dopo il: Già lo posseggo.
Alla funzione del mattino tenne dietro quella della sera. - Su di un palco improvvisato, le fanciulle recitarono alcuni dialoghi e poesie, lessero alcune lettere e cantarono scelte romanze; grazie a Dio riuscirono abbastanza bene. Presenziarono la festa una quantità di signore madri delle bambine; fra tutte contavan più di cinquanta. L'allegria fu generale; v'ebbero persino alcune che piansero di consolazione. Le fanciulle s' arrampicavano sulle finestre, e salivano sui cavallì per vedere, e dalla via udivasi gridare : Viva le Suore ! - Dopo ebbe luogo la lotteria. I regali ricevuti furono assai. Già dal sabato piovevan essi nella nostra povera casa. Chi veniva con uova, chi con burro o torte, chi con carne; ci regalarono pure una damigiana di vino, che conserviamo per Mons. Cagliero, quando venga a visitarci. Era cosa che veramente rallegrava molto il vedere l'affanno e la semplicità con cui ciascuno portava ciò che aveva.
In ringraziamento si fece fare una passeggiata all'indomani alle fanciulle. Può V. S. R. figurarsi qual fosse la loro gioia ! Di buon mattino si presentarono tutte col loro fardellino, dove avean posto il necessario pel pranzo e fummo a Colonia Cuchill, non molto lungi di casa. Ritornammo circa le cinque di sera, tutte allegre e contente.
Da quindici giorni abbiamo con noi una bambina di 9 anni; è buona ed è molto contenta di stare con noi. Oggi si atterra la vecchia cappella per far col materiale un dormitorio, giacchè in questi giorni hanno da giungere cinque o sei ragazze di più, fra cui avvii tre negre e la figlia del cacico Parteman. Adesso abbiamo eretto l'altare in una cameretta accanto alla scuola che finora servì di parlatorio, e che d' oggi innanzi servirà inoltre per cappella, refettorio, e forse anche per scuola. Le fanciulle che frequentano il collegio son 33 e ne aspettiamo altre. La Provvidenza continua ad aiutarci. Gli indiani ci voglion molto bene. Quando andiamo alle loro casette, ci trattano come meglio possono; ci fanno sedere e si lagnano se lasciam passare un po' di tempo senza visitarli.
Noi altre stiam bene di salute e molto contente. Il lavoro è molto e va aumentando, ma di questo stesso ci rallegriamo. Grazie a Dio sempre conserviamo la buona volontà di essere sante. La pace regna tra noi e ci vogliam molto bene nel Signore.
Non voglio dimenticare di dirle, che qui abbiamo esercitata anche l'arte medica. Talvolta. ci conducono glì infermi, oppure vengono a cercarci, perchè andiamo a visitarli a due o tre leghe di distanza. Grazie al buon Gesù, finora, le medicine che ne mandò da Patagones Don Garrone, ci furono di molto profitto.
Noi ci raccomandiamo anco a Lei, Rev. Padre, perchè non si dimentìchi di noi altre e ci ricordi nel S. Sacrificio. La preghiam pure che ci benedica, acciocchè possiamo santificare le anime nostre e quelle del prossimo.
Di V. S. R.ma
Umil.ma Figlia
Suor MARIA MADDALENA
Viedma, 27 settembre 1889.
MOLTO REV. SIG. D. RUA,
Non è gran tempo dacchè le scrissi notizie riguardanti le nostre Case della Patagonia, e specialmente quella stabilitasi a Pringles. Ora debbo dirle come anche le Figlie di Maria, Ausiliatrice, oltre le scuole interne ed esterne e gli Oratorii festivi, hanno pure le Missioni cui dedicarsi , e voglio darle contezza del frutto grande che, coll'aiuto di Dio, hanno ricavato in una datasi intorno a Viedma e a Patagones.
In questi dintorni sonvi molte capanne abitata da Indii non ancora istruiti nelle cose di nostra santa Religione. S. Ecc. Rev.Mons. Cagliero mostrò desiderio che andassimo noi altre ad istruirli. Pertanto sempre che il tempo lo permetteva, cì recavamo in mezzo a quella misera gente. Quattro pareti di fango col tetto di paglia è il loro abituro. Dentro non avvi alcun mobile ; un mucchio di lucide pelli, che servono loro di materasso e coltri, in un canto : in un altro un focherello sempre acceso, il cui fumo annerisce le grigie pareti : qua e là appeso ad alcuni chiodi qualche pentolino, alcuni pezzi di carne cruda ed il sacchetto per l'indispensabile erba del mate , ecco tutta la ricchezza di queste abitazioni. Povera gente ! fa proprio compassione !
Noi succedendosi le une alle altre andammo per ben due mesi ad insegnar loro le verità più importanti di nostra Fede : quelli che stavan poco lontano li facevamo venire alla nostra Casa, ove potemmo istruirli con maggior comodità. Quando parvero sufficientemente instrutti , Monsignore mandò un Sacerdote ad esaminarli. Venne l'intrepido Don Domenico Milanesio, il quale parla a perfezione la lingua degli Indii, come se fosse uno di loro. Passò ne' luoghi da noi indicati e s'inoltrò più ancora nell'interno del deserto, ove ne trovò molti che noi non avevamo neppur veduti. Catechizzolli tutti ancora egli per cinque o sei giorni, poi si stabili di battezzarli la domenica seguente l' Assunta, il 18 agosto scorso. S' era deciso di fare la bella funzione il giorno stesso dell'Assunta, ma il tempo non cel permise.
Di buon mattino, ricevuta la santa Comunione, uscimmo in cerca dei nostri battezzandi per condurli alla Chiesa. Entrammo in un toldo. Stavano sedute per terra, colle gambe incrocicchiate, d' attorno al fuoco, tre giovanette, ed una bambina di pochi mesi, fasciata e legata ad un sedile formato di rami d' alberi, se ne stava essa pure godendo il caldo del fuoco. Il restante della famiglia riposava ancor sotto le pelli. Per indurre il capo di questa famiglia a ricevere il battesimo avevamo dovuto durare molta fatica. Il buon vecchio ignorante diceva sempre, essere per lui inutile il battesimo, perchè era già vecchio e prossimo a morire. Ma dopo lunghe istruzioni e ripetute esortazioni, si arrese. E allora svegliato ed avvisato essere tempo di venire alla Chiesa, mentre noi andammo ad avvertire gli altri, s'alzò e con tutta la famiglia trovossi pronto al nostro ritorno.
Lasciando questa prima capanna ci avviammo alle altre. In lontananza scorgemmo due Indii a cavallo, i quali avvicinatisi a noi ci chiesero in loro lingua se fosse domenica. Rispondemmo che sì e chiedemmo se volessero venire alla Chiesa a farsi cristiani. Tutti giulivi risposero che erano contenti, e lasciati i cavalli ci seguirono. Più in là ci aspettava un'india ottuagenaria, la quale, come ci raccontava una sua parente, volle in tutta la lunga sua vita mantenersi costantemente vergine e diede sempre prove di rara modestia. Ed anche essa, perchè vecchia, diceva essere per lei inutile ricevere il battesimo ; ma alle nostre insinuazioni ed al sentire che, dopo la morte, sarebbe andata al Paradiso, e là sarebbe stata beata insieme con noi altre, desiderava di riceverlo. Quel mattino se ne stava ansiosa ad aspettarci.
A poca distanza incontrammo un'altra vecchierella, seduta su un piccolo carro, la quale ravvolta nella sua pelliccia, piangeva dirottamente. Interrogata perchè piangesse, e se si fosse preparata per venire alla Chiesa a farsi cristiana, rispose : - La mia padrona è in collera con me, mi batte e non mi lascia venire. - Era la sua padrona una donna infermiccia, la quale si teneva quell'india come sua schiava e come tale la maltrattava. Andammo insieme da lei e tanto abbiam fatto , che le permise di venire con noi. La buona schiava tutta contenta si scioglìeva in gesti di ringraziamento verso di noi. - In un'altra capanna trovammo una donna rannicchiata accanto al fuoco, con un sigaro in bocca, ed al fianco una vivace bambina di circa due anni. La poveretta giorni prima aveva sofferte crudeli percosse per non lasciare la cara bambina in mani straniere. Le ricordammo essere quello il giorno del battesimo. Sorrise ella al nostro invito, balbettò qualche parola, quindi s'alzò. Mentre preparavasi a venire con noi, - vedemmo qualche cosa a muoversi sotto le pelliccie che stavano in un angolo: osservammo ed era una povera bambinella alta un due palmi, senz'alcuna veste e ravvolta tra i peli di quelle sozze pelli. La prendemmo tosto fra le braccia, l'avvolgemmo nei nostri grembiali , ed insieme colla madre, e coll'altra brigata che ci seguiva, ritornammo alla Chiesa di Viedma, dove già stavano un buon numero di catecúmeni ad aspettarci. Erano in tutto trentasei adulti, più le due bambine qui in ultimo nominate.
Raccolti tutti in Chiesa, si tenne breve istruzione nel loro idioma; quindi alcuni Sacerdoti in rocchetto e stola cominciarono a battezzare. La madrina del battesimo tanto per gli uomini come per le donne fui io. Oh com'era bello vedere quegli uomini attempati e quelle vecchie donne chinare il capo per ricevere l'acqua battesimale e ripetere le parole del Sacerdote ! Oh! quanto godevano i nostri cuori in vedere quelle anime rivestirsi della stola battesimale e divenire l'oggetto delle divina compiacenze! - La funzione del battesimo durò per circa un' ora, e ad essa tenne subito dietro quella della Confermazione. E per questa fecero da madrine le altre Suore che meco condivisero le fatiche dell'istruzione. Quest'ultima funzione fu celebrata con grande contento da Monsignor Cagliero. Oh ! quale commovente spettacolo presentava la sua presenza, vestita in abiti paonazzi, in mezzo a quel rozzi uomini, dando la mano a questi, accarezzando quelli e sorridendo agli altri. Dopo aver rivolto una parolina a tutti, li radunò nel suo povero episcopio e volle che tutti facessero colezione con lui. Le donne vennero in nostra casa, ove le rallegrammo con un abbondante cioccolatte. - Terminata la colezione li accompagnammo di nuovo tutti alla Chiesa, ove assistettero alla Messa solenne cantata dalle nostre buone orfanelle.
Tutti rimasero soddisfatti della consolante funzione. Prima di congedarli regalammo loro alcuni oggetti che Monsignore ci ha portato dall'Europa dopo l'ultimo suo viaggio. Agli uni toccò un abito , alle altre una veste , a questi un pezzo di stola, a quelle un pezzo di tela, a chi un oggetto, a chi un altro ed a tutti gli uomini indistintamente una camicia di colore. Ci ringraziarono di tutto cuore i novelli cristiani, e promettendoci di corrispondere alle nostre cure, ai nostri sacrifizi, se ne tornarono alle loro abitazioni tutti allegri e contenti. - Così ebbe termine questa commovente funzione, che lascierà di certo incancellabile memoria in tutti i cuori ben nati dei Viedmesi.
Molto Rev. Sig. D. Rua, preghi e faccia pregare il Buon Dio e Maria Ausiliatrice, affinchè si possano ripetere sovente questi giorni di speciale misericordia. Preghi perchè le ultime tra le Figlie di Maria Ausiliatrice possano essere veri strumenti della gloria di Dio, possano salvare le anime loro e convertirne a Dio migliaia e migliaia di altri. - Benedica tutte noi, le ragazze delle nostre scuole e de' nostri laboratorii di Carmen , Viedma e Pringles , ed in modo speciale chi, benchè indegnamente, si professa
Della S. V. R.ma
Dev.ma Obb. Figlia
Suor GIOVANNA BORGNA.
Riuscì davvero egregiamente la festicciuola di famiglia che si tenne Domenica in Albis nell'Oratorio femminile delle Suore di M. A. Mons. nostro Vescovo, che non manca mai là ove si fa del bene, specie alla gioventù, volle prendervi parte. Assistette perciò alla consueta istruzione catechistica tenuta dall' egregio Direttore dell'Istituto, prof. Terreno, che colla vivacità e chiarezza del dire riesce così bene a tener pendente dal suo labbro quella sì numerosa e vispa gioventù. E, impartita la benedizione del SS. Sacramento, Mons. Vescovo uscì nell'ampio cortile dove si fece un po' di premiazione a quelle ragazze che meglio si distinsero e nell'assiduità all'Oratorio e nello studio del Catechismo. Bellissimi i premii, consistenti in libri ed in vesticciuole, che non è a dire quanto rallegrassero le fortunate cui venivano da S. E. Reverendissima consegnate con parole di encomio e di incoraggiamento. Non mancarono componimenti ed inni; quelli recitati con molta espressione, questi abilmente cantati con accompagnamento della brava Suora maestra di piano-forte.
Dopo tutto questo Mons. Vescovo mostrò la sua compiacenza nel vedere colà radunate più di 400 giovinette, le quali con brevi ed eloquenti parole eccitò a voler seguitare nella via intrapresa per poter in tal modo far sentire anche alla nostra città quei benefici influssi che dalla donna cattolica naturalmente derivano in qualunque stato essa si trovi.
Infine, come a corona dell'opera, distribuì a tutte delle medaglie che in Roma aveva appositamente fatte benedire dal Santo Padre, in nome del quale impartì loro la benedizione.
Lo ripetiamo : quella festicciuola lasciò in tutti la più gradevole impressione. A noi non rimane altro che far caldo elogio sia alle benemerite Suore che tanto si affaticano per il bene della nostra gioventù femminile ; sia alle fanciulle che sì bene corrispondono alle cure loro prodigate; e indirizzar una preghiera a tutti i buoni Novaresi e in particolare alle gentili signore, perchè vogliano appoggiare e favorire siffatto Istituto, il cui vantaggio da più di una di esse abbiamo già sentito grandemente encomiare.
(Dal Bescapé, Gazzetta Novarese)
Studenti di Liceo.
Egli è un anno appena che l'egregio Don Carlo Maria Viglietti presentava al pubblico un bellissimo romanzetto : La Vocazione tradita. L'edizione di più migliaia di esemplari fu subito esaurita, e già il grazioso libriccino fu tradotto in varie lingue d'Europa.
Questo straordìnario successo, siam certi, è anche più riserbato al nuovo suo libro, che ha per titolo : Studenti di Liceo. La scena si svolge in Torino e tocca perciò dei fatti più importanti avvenuti in questa città negli scorsi tre ultimi anni. Il racconto è interessantissimo, ben condotto, e quel che è più, vi aleggia un cotal spirito di sodezza e soavità cristiana da commuovere e istruire nel modo più salutare ed attraente nello stesso tempo.
Si vende presso tutte le Librerie Salesiane al prezzo di L. 1.
(Dall'Unità Cattolica, N. 60, 12 marzo 1890).
Collana di Letture drammatiche. --- Fasc. XII. Pubblicazione periodica mensile : Giulio, dramma in cinque atti del Teologo ARTURO CONELLI. Volume unico in-32° di pag. 108. Tip. Salesiana in San Benigno Canavese.
Il dramma col quale il ch. teologo Conelli inaugura la collana drammatica, solita pubblicarsi dalla benemerita Congregazione Salesiana , è un. bel lavoro. Va ripartito in cinque atti, e rappresenta un grandioso episodio dei fatti cristiani dell'isola di Sardegna. Bello e interessante è l'intreccio, inaspettato lo scioglimento, naturale il dialogo, viva l'azione, scolpiti i caratteri, parecchie scene assai patetiche, e il tutto ben coordinato all'intento dell'Autore , che è il trionfo della fede e della virtù cristiana. Da questo primo saggio possiamo a tutta ragione trarre felici pronostici per altri lavori drammatici , che dal ch. Autore aspettiamo.
Cogliamo poi con piacere quest'occasione per rinnovare ai nostri benevoli lettori le calde raccomandazioni , che altre fiate loro indirizzammo, per la diffusione dei buoni libri , intrapresa con tanto successo dalla stampa Salesiana.
Quel santo focolare di religione, di belle lettere, di storia e di amene e morali letture, ond'uscirono ed escono tuttodì alla luce opere purgate di classici scrittori ed altri pregevoli lavori di penne moderne, merita pur di essere dai cattolici alimentato : il che essi faranno con lo zelare l'associazione iniziata per le buone letture dai degni successori dell'apostolico D. Bosco.
(Estratto dal Quaderno 955, vol. VI, Ser. XIV della Civiltà Cattolica).
È uscito il 1° volume del
Corso Completo di Istruzioni Catechistiche adatte principalmente pei pulpiti di campagna; Opera del Sac. Alessandro BOSSI, Parroco di Borsano (Diocesi di Milano).
Come già annunziammo in qualche numero del nostro Bollettino, l'opera del Sac. Bossi consterà di 3 volumi di oltre 400 pagine caduno : chi manderà L. 7, 50, prezzo dei tre volumi, gli saranno spediti quale dono due importanti operette.
La buona accoglienza fatta al 1° Vol. dai numerosi associati che si ascrissero per l'acquisto dell'opera, ci esortò a nuovamente raccomandarla ai RR. SS. Parroci e altri Sacerdoti, affinchè procurino d' arricchire la loro Biblioteca predicabile d'una così utilissima opera, e facciamo pur loro considerare che, oltre al suo raro pregio, devesi pur tener conto la tenuità del suo prezzo.
59 Perasso D. Matteo Prevosto - Borghetto Vara (Genova).
60 Perdibon I). Alessandro - S. Pietro in Gii (Padova,.
61 Peretti Anna Maria fu Pietro - Forno (Novara).
62 Piero Paolo Raimondo - Soave (Verona).
63 Rana Vittoria Vedova Prato (Torino). 64 Ribecai D. Tommaso (Firenze,).
65 Ricardi di Netro Contessa Rosa Vedova Della Chiesa - (Torino).
66 Ricauda D. Spirito - Cuorgnè (Torino).
67 Rinaldi Giuseppe -Lii (Alessandria). 68 Rinoldi Francesco - Cassinelle (Alessandria).
69 Ruftino Angela - Torino. 70 Ruffino Michele- Torino.
71 Russo Panfilo - Solmona (Aquila). 72 Salvatico Laura nata di Morale - Saluzzo (Cuneo).
73 Salvi D. Giovanni Can.co - Campagrano (Roma).
74 Sangiuliano Padre Giov. Batt. Miss.° Apost.co - Livorno (Toscana). 75 Scala - Bartola Giacomo - Grossotto (Sondrio).
76 Schierani D. Lorenzo Arcip.te - S. Germano (Alessandria).
77 Sebastiani Giuseppe Avvocato - Lugo (Ravenna).
78 Semplicini D. Pietro - Firenze.
79 Serpentini D. Filippo - Ascoli Piceno..
80 Sica - De Angelis Concetta - Salerno. 81 Souzini 1). Carlo - Onno (Como). 82 Speranzini Vittorio - Urbino.
83 Stefanolli Padre Stanislao - San Ginesio (Macerata),
84 Stroppiana Margherita - Torino. 85 Taddio D. Antonio Parroco - Pozznolo (Udine).
86 Termine Giacomo -Castelletto (Verona).
87 Terreno D. Giacomo P.re dell'Ordine di S. Filippo - Mondovì (Cuneo). 88 Torre Giuditta - Torino.
89 Turricciapa'lreGianGrisostomoCappuecino - Lugo (Ravenna).
90 Vercelli Pietro - Caluso (Torino). 91 Zannato Concato Giuseppina - Monteechio Maggiore (Vicenza).
92 Zoppi Marianna - Soave (Verona) 93 Zorini Giovannina Vedova Ubezzi - Novara.
1 Agnolini D. Gaetano - Caprino (Verona).
2 Alberti suora Illuminata Madre Sup. delle Dorotee- Cemmo (Bergamo).
3 Alessio-Merletti - Torino.
4 Alfani D. Giovanni parroco - Villa di Ussita (PlPace),atcc).
5 Battistini D. Isidoro economo sp.lo - Careste (Forlì).
6 Bonacchi Maddalena - Canapale (Firenze).
7 Bonavia Francesco - Genola (Caneo).
8 Bersi Maria Luigia - Parma.
9 Bracci Giovanna ved. Corsi - Vinci . (Firenze).
10 Bubolini D- Matteo arciprete - San Damiano (Font).
11. Bufalari D. Francesco can. - Città della Pieve (Perugia).
12 Busso Maria - Carma;;nola (Torino).
13 Busso vedova Maddalena - Cardò (Cuneo).
14 Calissano Maria Elisabetta - Camo (Alessandria).
15 Canavero Francesco - Pocapaglia (Cuneo).
16 Carbognani D. Luigi cappellano - Monticelli (Parma).
17 Carselli 1). Luigi economo sp.le - Montechiarugolo (Parma).
18 Casalis Maria nata Albertino- Carmagnola (Torino).
19 Cati netti vedova Carolina nata Barberis - Torino.
20 Daniele D. Giuseppe can. arcipr. - Chiavari (Genova).
21 Damilano D. Francesco can. - Albano Laziale (Roma).
22 De-Gandenzi D. Giuseppe parroco - Novara.
23 Dehnastro Anna - Isolabella (Torino).
24 D'Orlandi Ermanno - Cividale (Udine).
25 Erba Maria ved. Viani - Pallanza (Novara).
26 Farina ing. - Lomello (Pavia).
27 Falco Margherita - Bibbiana (Torino).
28 Ferri D. Pietro - Scandriglia (Peanrgia).
29 Fieg(i D. Zaverio do' Pii Operai - Romna.
30 Fvanccsahi Rita - S. Severino Marche (1Zarerata).
31 Fame.ro Ilaria-Isolabella (Torino).
32 Gamba Elica Mareni - Bedizzolo (Brescia).
33 G-romello Giuseppe - Cividale (Udine).
34 G iolití D. Giorgio teol. parroco - Piossasc1 (Torino).
35 Giurato Vincenza - Ragusa Infor. (Siracusa).
33 Lanotte Suor Maria Giacinta - Bisceglie (Bari).
37 Levis D. Alberto parroco - Tollegno (Novara)_
38 Lippa Giuseppe - Roncolevà (Verona).
39 Listello Giuseppe - Torino.
40 Locatelli-5lottironi Carolina - Redona (Berg(tmo),
41 Matlignoli-Bariselli Anna Camilla fu Antonio - Visine (Brescia).
42 Malvasia contessa Maria Do Timoni - Bologna.
43 Massotti Mons. Ignazio - Roma.
44 Mattei-Vigitello Gabriella - S. Damiano d'Asti.
45 Sig.° Maurini - Savigliano (Cuneo).
46 Mearini D. Paolo - Valecchia-Cortona (Arezzo)
47 Merlo Vincenti Anton'.etta - Spilimborgo (Udine).
48 Merlo Giuseppe - Castellazzo Bormida (Alessandria).
49 Mertillaro di Villarena marchese - Palermo.
50 Mocchia di Coggiola cav. Emiliano - l'orino.
51 Modena Teresa - Isolabella (Torino).
52 Mondone Teresa nata Salatrice - Torino.
53 Nani-Orologio contessa Maria - Padova.
54 Pala Don Francesco - Norcia (Perugia).
55 Padro Serafino priore dei Camaldolesi - Todi (Perugia).
56 Pagliari Gio. Batt. - Spezia (Genova).
57 Pejron damigella Ermenogilda - Torino)
58 Petazzi D. Marcello prevosto - Basaluzzo (Alessandria).
59 Piana Michele Angolo - San Pier d'Arena (Genova).
60 Piccinoli D. Gio. Batt. - Cimbergo (Brescia).
61 Pigarelli Gio. Battista negoziante - Gardolo (Austria).
62 Piscet'a Giuseppe - Borgomanero (Novara).
63 Pisoni Catterina - Roma.
64 Polara De. Bonomi Carmela - Modica ),4irrtcustc).
65 Pratolnngo Rosa - Genova.
66 1' veci Dmnenico - Caprigliola (Massa Carrara).
67 Ragazzi Luigi - Modena.
68 Ravizza Maria - S. Maria Maggiora (Novara),
69.Ra.ndone cav. Pietro fu Francesco - Torino.
70 Riceobaldi D. Giuseppe - Manarola (Genova).
80 Rider Monsi,g. dottor Giovanni - Concordia (Venezia).
81 Ruggero Speranza - Casal Monferrato (Alessandria).
82 Salerno D. Francesco - Buccheri (Siracusa)
83 Scavoliui Carolina - San Marino (Repubblica).
84 Srrna,iotto D. Giuseppe arciprete - Levarla (Treviso).
85 Sironi D. 1ugenio parroco - Nosato (!Ulano).
83 5 etano priore Michele saper. Congregazione SS. Cuori di Gesù e Maria - Roma.
87 Spiuola marchesa Giovanna vedova Raggi - Roma.
88 Tomnutsclli D. Lorenzo - Molzo (Milano).
89 Trabucco Michele - Genova.
90 Trombetta Gio. Batt. maestro - Sulpiano (Torino).
91 Turinaz cav. Giovanni - Torino. 92 Valorga D. Giuseppe prevosto - Casanova (Genova).
93 Vandoni D. Luigi - Bellinzago (Novara).
94 Vescovi D. Giovanni Rett. - Campolongo Maggiore (Venezia).
95 Zaffrani D. Carlo arciprete - Como. 96 Zagnoli Diomira - Roma.