ANNO XVIII. N 12 - Esce una volta al mese - DICEMBRE 1894
SOMMARIO.
BUONE FESTE E BUON CAPO D'ANNO . . 257
LA S. CASA DI LORETO . 258
ROMA. - Il Missionario Don Domenico Tomatis ai piedi del S. Padre . 260
I FIGLI DI D. BOSCO A CASTELLAMARE DI STABIA (Napoli) 261
INGHILTERRA. - Visita di un prete francese alla Casa Salesiana di Londra. - Il Circolo Cattolico parrocchiale . ivi
SPAGNA. Il Congresso Cattolico di Tarragona e la Pia Società Salesiana. . . 264
NOTIZIE DEI MISSIONARII DI D. Bosco: - TERRA DEL Fuoco: Trecentocinquanta Indii alla nuova Missione della Candelara. - BRASILE: Primo viaggio al Matto Grosso (seguito). - Nell'IsoLA DAwsoN. - SULLE CORDIGLIERE ecc. . . . 266
GRAZIE DI MARIA AUSILIATRICE . 276
VARIETÀ
COOPERATORI DEFUNTI . 281
INDICE DELL'ANNATA 282
SI AVVICINANO a grandi passi le S. Feste del Natale col fine del 1894 ed il principio di un nuovo anno; ed il nostro Superiore Don Michele Rua, non per usanza, bensì per vero sentimento di gratitudine e pel sincero affetto che porta ai Benemeriti Cooperatori ed alle Benemerite Cooperatrici della Pia Società Salesiana, coi quali si sente legato da stretti vincoli di carità, si affretta a porgere loro, per nostro mezzo, le sue più cordiali felicitazioni, augurando loro dal Cielo copiose benedizioni spirituali e temporali, con una vita lunga e piena di meriti pel Paradiso.
A quelli del padre s'uniscono pure di gran cuore gli augurii dei figli sparsi in tanti punti dell'Europa, dell'America, dell'Asia e dell'Africa, memori tutti della benevolenza e carità che i Cooperatori e le Cooperatrici Salesiane dimostrano ad essi ed alle migliaia di giovanetti e di Indi! raccolti nelle Case e nelle Missioni Salesiane.
In quest'anno poi (consolazione invero !) i voti ardenti pei nostri Benefattori e le nostre Benefattrici sollevansi al Cielo da trenta nuovi punti della terra, giacché trenta sono le nuove fondazioni compiutesi nel corso dello spirante anno. Sono dunque altre centinaia d'innocenti fanciulli, che, compresi dalla più viva riconoscenza, implorano da Dio pace e prosperità poi nostri Benefattori e Benefattrici e loro famiglie.
Nella Comunione, che per privilegio pontificio faranno nelle loro chiese alla mezzanotte del S. Natale i Salesiani ed i loro alunni, pregheranno il graziosissimo Bambino Gesù, affinchè conceda ai buoni Cooperatori ed alle pie Cooperatrici Salesiane gioconde le S. Feste Natalizie, Buon Fine e Miglior Capo d'Anno colla perseveranza nel bene.
NEL giorno 10 di dicembre di quest'anno si compie il sesto centenario, dacchè la umile abitazione di Maria SS. per mano miracolosa, venne a posarsi in Italia, sulle rive del Mare Adriatico, poco distante dalla piccola città di Recanati. Questo fatto, che in ogni tempo ha riempiti i cuori de' Cristiani del nostro bel paese di santa esultanza, ha destato in questi giorni un vero entusiasmo di divozione e di ringraziamento da tutte le parti d'Italia. Ed il Sommo Pontefice Leone XIII, per animare i Cristiani di tutto il mondo alla venerazione di Maria, specialmente venerata a: Loreto, pel prezioso retaggio colà depositato, aperse il tesoro delle Sante Indulgenze in favore dei pellegrini, che vogliono recarsi a quell'insigne e santo monumento durante tutto l'anno giubilare 1895.
Che cosa è poi la S. Casa di Loreto ? Narra la storia che nel 10 maggio 1291 la santa abitazione di Maria SS. di Nazaret, che era stata testimone della solenne ambasciata dell'Arcangelo Gabriele sulla nascita del Divin Salvatore, e dove poi Egli visse e lavorò ubbidiente con Giuseppe e Maria fino all'età di trent'anni, scomparsa all' improvviso da quella piccola città, fu veduta sull'alba da alcuni pastori nelle vicinanze del Mare Adriatico, tra la città di Fiume e Tersatto nella Dalmazia. L'apparizione di Maria SS. al parroco del luogo, che giaceva infermo da parecchio tempo, senza speranza di guarigione, fe' palese il regalo che era stato fatto dal cielo a quegli abitanti. Ma mentre si studiavano tuttii di mostrare la loro riconoscenza a Maria, per essersi fermata tra loro con quel miracoloso deposito, addì 10 dicembre 1294, disparve nuovamente da quel luogo e venne a fermarsi nelle vicinanze di Loreto.
In che modo e quando si elesse il sito che occupa tuttavia, e come di là cominciò e continua a beneficare i divoti che ve la vanno a visitare, non è cosa da dirsi in un momento. (1) Noi invece invitiamo i nostri Cooperatori e le nostre Cooperatrici a fare un pellegrinaggio anche spirituale fino a quel celebre Santuario, per l'acquisto delle Sante Indulgenze, ed a ringraziare Maria di aver voluto scegliere l'Italia come fortunata custode della sua abitazione terrena.
Il Santuario di Loreto invero non predica solo la gloria di Colei che opera miracoli : questa voce, come la sentiamo nel tempio di Maria Ausiliatrice in Torino, così l'udiamo senza differenza in tutti i Santuarii di Maria. Ma Loreto ripete singolarmente un portento d'amore speciale, che l'amorevole Maria Madre di Dio ha voluto concedere agli Italiani, ed in tal modo che non ha accordato a nessun'altra terra per quanto a Lei cara.
Pieni di fede e di santo entusiasmo accorriamo adunque tutti, almeno in ispirito, alla S. Casa di Loreto, e quivi con tutta l'effusione del cuore nostro riconoscente ripetiamo a Maria ciò che da tanti secoli di Lei ripete la Chiesa: Et in electis meis mitte radices (Eccli. XXIV, 13.). Sì, o Maria, Tu che scegliesti a tuo retaggio l'Italia, Tu che gettasti le tue radici in mezzo a questo tuo popolo, deh! Tu lo proteggi, lo benedici, lo salva! Che la mano di Dio non pesi sopra di lui a sua rovina, bensì a sua salvazione!
O Loreto, Loreto! o novella Nazaret d'Italia, o città forte, posta sulle alture a difesa di chiunque in te si rifugi,o fortezza costrutta da Dio, baluardo della Chiesa e della fede cattolica, noi ti salutiamo con riverenza ed affetto. In te possano trovar pace, conforto ed ogni grazia quanti ripareranno a cantar le glorie di Maria, perchè entro a quelle sante mura che tu racchiudi nel tuo maggior tempio fu ristorata la colpa d'Eva per l'alleanza , il Verbo si è fatto carne, ed in esse abitò per ben trent'anni il Pane vero disceso dal cielo.
Ecco il Breve, con cui Sua Santità Papa Leone XIII invita tutti i Cristiani, e specialmente gli Italiani a celebrare con solennità particolare il Sesto Centenario della Traslazione della S. Casa di Loreto
LEONE PP. XIII
A tutti i Cristiani che leggeranno le presenti lettere salute ed Apostolica benedizione.
La benavventurata Casa Nazarena, nella quale, dopo il saluto dell'Angelo alla Vergine designata a Madre di Dio, il Verbo si fe' carne, viene a buon dritto tenuta e venerata qual uno de' più sacri monumenti della fede cristiana; il che chiaro apparisce da molti diplomi, atti, doni e privilegi concessi dai Nostri Predecessori. Cotesta Casa, secondo che narrano i fasti della Chiesa, tosto che per benignissimo consiglio di Dio fa prodigiosamente trasportata in Italia nel Piceno, ed esposta sui colli Lauretani alla venerazione dei popoli, a sè rivolse di tratto le pie aspirazioni e la fervida devozione di tutti ; e nel decorso dei secoli mantennela sempre accesa. Basta rammentare quanto sieno frequenti e splendidi i pellegrinaggi che in tutti i tempi colà giungono da ogni parte, come ivi grandeggi una sontuosa Basilica per le decorazioni dell'arto e la dignità del sacro culto nobilissima, e come una novella città, qual'altra Nazareth, ivi sia sorta sotto gli auspicii suoi. Accrebbero inoltre la religione del luogo e alimentarono la fiducia dei visitatori i moltissimi e segnalati benefizii, pubblici e privati, quinci, come da fonte perenne, scaturiti ; coi quali Iddio costumò glorificare siffattamente l'invocato nome di Maria, che ivi splendidamente di lei si avvera l'oracolo : Beatam me dicent omnes generationes. Ora siamo lieti di vedere come la gratitudine per cotanti benefizii, manifestata egualmente dai grandi e dai piccoli con molteplici e ingegnose mostre d'amore, cresca ogni dì più e fiorisca qual bellissima corona di gloria alla sua fronte.
A Noi intanto, che già da pezza in cotesta Alma Casa supplichevoli esperimentammo i benefizii della Madre divina, torna ora tanto più gradito, che principalmente pel consiglio e la pia sollecitudine del Ven. Fratello Vescovo di Recanati e Loreto, siasi per ogni dove destata negli animi una certa generosa alacrità per apparecchiare una straordinaria solennità pel venturo decembre, in cui si chiude il sesto centenario, da che fu cotesto tesoro felicemente deposto in seno alla Chiesa. Ci sono ben noti i divisamenti e le opere a tal uopo iniziate, e già con munifica emulazione molto innanzi condotte nell'intento di restituire con vantaggio alla Basilica il pristino splendore. Mentre ai promotori di queste e di altre opere somiglianti Noi rendiamo le meritate lodi, cogliamo da ciò di buon grado il destro per rinfocolare vieppiù la devozione dei fedeli verso il terrestre domicilio della Sacra Famiglia e i misteri che quivi si compirono. Intendano tutti, massime gl'Italiani, che gran dono sia quello e con quanta provvidenza sottratto a indegno dominio, e pari dimostrazione di amore ad essi concesso ! Imperocchè in quella beatissima stanza fu consacrato il principio della nostra salute, mercè il grande ed ammirabile mistero di un Dio fatto uomo, che riconcilia il perduto genere umano col Padre, e tutto ristora e rinnovella ; mistero d' immensa bontà e letizia, che la Chiesa con materna cura tre volte il dì ci avverte di venerare. Tra le anguste mura di quell'ostello fiorirono quegli esempi di vita domestica e coniugale, spettacolo degno degli angeli, alla cui norma Noi medesimi più di una fiata con apposita associazione, a tal uopo istituita, Ci studiammo di richiamare e uniformare tutte le cristiane famiglie. Da quell' istesso augusto sacrario derivò alla Chiesa gran dovizia di grazie e rigoglio di santità ; ed ivi molti santi o sentirono per la prima volta infiammarsi il cuore nell'amore della virtù, o nel vivo desiderio di più alta perfezione.
Quello adunque che pei religiosissimi nostri maggiori fu decoro e conforto della fede, sprone e pascolo alla pietà, mezzo efficace per implorare la divina misericordia, sia anche tale per l'età nostra; tanto più che in questo decadimento e scompiglio sociale non possiamo d'altronde che dalla religione aspettarci appoggio e sollievo. Quindi nelle centenarie feste Lauretane, che ricorrono molto opportune, tutti i fedeli, assecondando la loro pietà e le Nostre esortazioni, si studino di far palese del miglior modo possibile la letizia degli animi loro e la grande fiducia da essi riposta in Gesù C. S. N., nella sua SS. Madre e nel suo provvido Custode ; nel che conviene che gl'Italiani primeggino sugli altri popoli della cristianità. Per tal modo, e giusta il Nostro desiderio, avverrà che in premio della loro singolare pietà ottengano per sè e per gli altri grazie segnalate, e ciò che è più a desiderare, le impetrino eziandio alla Chiesa, oggi dall'avversità de' tempi cotanto combattuta. Mossi da queste ragioni e dalla solennità tutta speciale di cotesto Centenario, Noi credemmo di dovere accogliere la supplica mandataci dall'anzidetto Nostro Ven. Fratello, perciò col dono delle sacre indulgenze aggiungessimo incremento e decoro a queste feste secolari.
Pieni pertanto di fiducia nella misericordia di Dio Onnipotente, per autorità dei BB. Apostoli Pietro e Paolo, rimanendo fermi ed interi i privilegi dai Nostri Predecessori elargiti alla Basilica Lauretana, Noi concediamo in forma di Giubileo pienissima indulgenza e remissione di tutti i peccati a quel fedeli, che, entro lo spazio di tempo che corre dalla prima Domenica del Sacro Avvento di quest'anno, fino alla Domenica, inclusive, della SS. Trinità dell'anno seguente, eseguiranno le cose infrascritte. Visitino tre volte la Basilica Lauretana o nell'istesso giorno, o in giorni distinti, ed ivi, per qualche tempo, piamente preghino il Signore, secondo l'intenzione Nostra, per la libertà ed esaltazione della Santa Madre Chiesa, per la pace e l'unità del popolo cristiano e per la conversione dei peccatori. Di più, essi, oltre ai giorni di digiuno consacrati dal precetto della
Chiesa, ne facciano uno, non usando in quello che cibi di magro ; e confessatisi, con le dovute disposizioni, ricevano il SS. Sagramento dell'Eucaristia, e, a titolo di elemosina, contribuiscano qualche cosa per un'opera pia. Concediamo di più che la detta indulgenza. applicar si possa a modo di suffragio alle anime, che, unite in carità con Dio, passarono di questa vita. Agli abitanti delle due diocesi di Loreto e di Recanati, chiunque essi siano, che per qualche giusta cagione fossero impediti di eseguire, in tutto o in parte, le opere ingiunte, Noi concediamo che le medesime esser possano commutate dai confessori in altre opere di pietà. Ai pellegrini poi, cioè a quelli che verranno da paesi posti fuori dell'una e dell'altra diocesi, permettiamo di potere col pellegrinaggio supplire al prescritto digiuno. Diamo eziandio facoltà ai confessori di dispensare dalla Comunione i fanciulli ancor non ammessi alla medesima. Inoltre, per tutto questo tempo, e in ordine all'acquisto delle indulgenze del Giubileo, concediamo a tutti i confessori, legittimamente approvati , però solamente nell'una e nell'altra delle dette diocesi, tutte quelle facoltà che loro accordammo con le lettere Apostoliche « Pontificis Maximi » in data del 15 Febbraio dell'anno 1879, escluse quelle che vennero nelle dette lettere eccettuate. Da ultimo, in questo medesimo spazio di tempo, concediamo a spirituale vantaggio di tutti i fedeli l'indulgenza di sette anni, una volta al giorno, a quanti devotamente reciteranno le Litanie Lauretane, e l'indulgenza plenaria a quei che le avranno piamente recitate ogni giorno durante un mese, purchè siansi debitamente confessati e comunicati, ed abbiano adempite le altre condizioni a tal effetto richiesto; la quale indulgenza può anche applicarsi a suffragio delle anime sante del Purgatorio.
Vogliamo poi che alle presenti lettere, copiate o stampate, e dalla mano di pubblico notaro sottoscritte e munite del suggello di persona costituita in dignità ecclesiastica, si presti quella stessa fede che si presterebbe all' originale delle medesime, ove fosse presentato.
Dato in Roma, presso S. Pietro, sotto l'anello del Pescatore, il dì 23 Gennaio 1894, decimo sesto del Nostro Pontificato.
L. + S.
Per l' E.mo Card. SERAFINI, Nicola Marini, Sostituto.
(1) Per più ampie notizie vedi il libretto intitolato : La S. Casa di Loreto ; memorie storiche raccolte dal Sac. G. B. Francesia - Letture cattoliche di dicembre 1894 - Prezzo L. 0,20.
Il nostro Missionario D. Domenico Tomatis, che guida la spedizione ultima alla Terra del Fuoco, Chilì e Perù, prima di partire dall'Italia volle avere la consolazione di essere benedetto dal Sommo Pontefice Leone XIII. Pertanto, dopo la funzione di addio celebratasi in Torino la sera dell'ultimo giorno di ottobre, egli con due dei nuovi Missionarii, Flabbi e Dellavalle, estratti a sorte a rappresentare i loro compagni, recossi a Rogna, dove ottenne di essere ammesso ai piedi del S. Padre il giorno 10 novembre. Felice combinazione ! Si compivano proprio in quel giorno diciannove anni, dacchè Don Tomatis coi primi Missionarii Salesiani era stato ammesso al bacio del s. piede di Papa Pio IX di v. m.
Verso le ore 16, il S. Padre Leone XIII entrava nella sala degli arazzi, dove l'aspettavano D. Tomatis cogli altri due Missionarii, un Parroco, un signore, e tre nobili signore milanesi. Dapprima il S. Padre rivolse la parola alle tre signore che stavano a lui più vicine ; poi fattosi avanti e collocatosi di fronte a D. Tomatis, misegli la mano sul capo e domandogli chi fosse.
- Santo Padre, rispose il Prelato che lo accompagnava, senza dar tempo a D. Tomatis, questi è il Sacerdote D. Tomatis, Missionario Salesiano, e questi altri indicando a Flabbi e Dellavalle - sono pure Salesiani, Missionarii di Don Bosco.
E il S. Padre allora: - Siete Salesiani ?
- Sì, Santo Padre, rispose Don Tomatis, siamo Salesiani.
- Bene, bene ; e dove andate?
Santo Padre, andiamo in America; siamo in numero di quaranta : ventidue andremo nella Terra del Fuoco, Chilì e Perù, e gli altri in varie altre parti dell'America meridionale.
- Andate quaranta?.... Bravi, bravi! Oh! vedete come voi Salesiani andate avanti Eh! D. Bosco era un grand'uomo.... io l'ho conosciuto bene, era molto amico mio, veniva a trovarmi sovente.... molte volte ci siamo veduti....
- Santo Padre, il nostro Superiore Don Rua pregherebbe ora la Santità Vostra di voler benedire le Case dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice, ed in modo particolare le trenta nuove fondazioni di questo anno 1894.
- Trenta nuove Case! ?
- Sì, Santo Padre.
- Aprite trenta nuove case! ? Ma vedete, come vanno avanti i figli di D. Bosco. Bene, bene ! E andrete poi anche a Milano?
- Sì, Santo Padre, credo che in gennaio o febbraio....
Una di quelle signore milanesi, che erano state fino allora ad ascoltare il surriferito dialogo, non potè a meno che precisare quanto diceva D. Tomatis : - Sì, Santo Padre, verranno in febbraio.
- In febbraio, bene; sono molto contento. - E, rivolgendosi alla detta signora, continuò : - Milano ha già molte pie istituzioni, ma non ha ancora i figli di D. Bosco,... e ne ha gran bisogno.... i figli di D. Bosco faranno tanto bene alla gioventù, specialmente coi laboratorii di arti e mestieri.
Poscia, dati con grande affabilità tre schiaffetti a Flabbi e lasciatasi baciare la sacra mano da D. Tomatis e da Dellavalle, si rivolse a quel Parroco ed all'altro signore che stavagli insieme. Anche con loro si trattenne a discorrere brevemente. Quindi rivoltosi a Don Tomatis: - Vi benedirò, disse, benedico tutti... in Nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Amen. - E così detto, se ne partì con passo leggiero e sicuro, lasciando tutti quei signori in ginocchio, dolentissimi di vederlo scomparire sì presto.
D. Tomatis tornò da Roma grandemente consolato dall'affabilità e somma bontà, onde fu trattato da Papa Leone XIII , nel quale dai movimenti facili e leggieri della persona e dalla voce spontanea e vivace scorse una tempra robusta ed una florida salute. Speriamo quindi e preghiamo Iddio che ci conservi ad multos annos un tanto Pontefice!
D. Tomatis coi suoi ventidue compagni di viaggio partirono da Torino la sera del giorno 23 novembre u. s., e due giorni dopo, il 25 novembre stesso, salpavano dal porto de La Pallice (La Rochelle) in Francia alla volta delle loro missioni, dove speriamo che arriveranno per celebrare le feste del S. Natale.
Già da parecchi anni a Castellamare di Stabia, in quel di Napoli, si desideravano i figli di Don Bosco per prendere la direzione di un Orfanotrofio maschile, fondato dal pio, zelante e caritatevole Sac. D. Raffaele Storace. Nell'agosto del 1892, essendosi colà recato a tenervi la prima conferenza salesiana il nostro Sac. D. Albino Carmagnola, quel venerando Vescovo Mons. Vincenzo Maria Sarnelli, raccomandando le Opere Salesiane alla carità del popolo stabiano, con lui si congratulava perchè presto avrebbero veduto arrivare a Castellamare per prendersi cura de' suoi figli alcuni discepoli di quell'uomo provvidenziale che fu Don Bosco. E nel febbraio dell' anno seguente, quando passò di là il nostro missionario Don Luigi Lasagna, ora Vescovo di Tripoli, per tenervi altra conferenza, quel pio Vescovo manifestava ancora quanto fosse viva l' aspettazione sua, del clero e del popolo stabiano di avere fra di loro questi benedetti Salesiani.
Finalmente il giorno stabilito dalla Provvidenza venne, e fu il lunedì 12 del novembre scorso.
Le accoglienze fatte sì dal clero che dal popolo ai primi Salesiani che là andarono, furono cordiali quanto mai si possa dire. Senza parlare delle schiette manifestazioni popolari , diremo come li attendevano alla stazione di Napoli il Rev.mo Can. De Felice, a quella di Castellamare molto clero, ed alla porta dell'Orfanotrofio, tutto pavesato a festa, l'Eccellentissimo Vescovo coi Reverendissimi Canonici del Capitolo. L'accademia poi colà tenutasi per dar loro il benvenuto riuscì oltremodo gradita e commovente.
All'indomani S. E. Rev.ma Mons. Vincenzo M. Sarnelli inviava a D. Rua una compitissima lettera di ringraziamento e di piena soddisfazione pei Salesiani colà arrivati.
Dopo simile ricevimento, una dolce speranza ci arride, ed è che il clero ed il laicato di Castellamare vorranno mai sempre prestare ai Salesiani il loro valido appoggio, morale e materiale, per l'avanzamento e la prosperità di quel loro Orfanotrofio. Per tal modo potrà senza dubbio essere maggiore il bene che essi aspettano dai Salesiani in favore della loro gioventù.
Visita di un prete francese alla Casa Salesiana di Londra.
(Corrispondenza).
Partito da Parigi alle 9 e. 35 del mattino, arrivai a Londra alle 7 della sera per la via di Rouen, Dieppe e Newhaven; alle 7 1/2 già sedeva alla mensa salesiana per la refezione della sera.
I figli di Don Bosco sono ospitali: essi hanno poco, ma quel poco che hanno l'offrono di buon cuore; appena uno trovasi in mezzo a loro, vi ravvisa tosto dei fratelli e si sente in famiglia.
La Casa salesiana di Londra-Battersea non conta che sei anni d'esistenza, e già sembra un alveare soverchiamente pieno ; egli è vero che l'alveare è piccolo. È una graziosa comunità : sei preti, quattordici giovani chierici, diciotto latinisti, ecco la bella famiglia che ha per padre, tanto amabile quanto compito, D. Carlo Macey, d'origine inglese. D. Carlo
Macey, che è stato quattro anni all'Oratorio salesiano di Nizza marittima, parla il francese e l'italiano come la sua lingua materna, e non è punto necessario l'inglese per conversare con lui sopra qualunque argomento.
* *
Ma che fanno i Salesiani nel povero quartiere di Battersea? Il lavoro non manca mai ai figli di Don Bosco, e là, come altrove, anzi forse più che altrove, si apre un vasto campo al loro zelo.
Vi ha dapprima il Collegio od Oratorio per interni, specie di scuola parrocchiale, che ha le proporzioni di un piccolo e d'un grande seminario. Quivi fa duopo impartire contemporaneamente l'insegnamento secondario, il preparatorio fino alla filosofia e l'insegnamento superiore della teologia.
Favorire le vocazioni ecclesiastiche , venirle a conoscere, condurle a maturità pel chiericato ed il sacerdozio: ecco l'opera per eccellenza di Don Bosco, l'opera fra tutte cara al suo cuore d'apostolo. Ora quest'è appunto ciò che fanno i Salesiani in pieno paese protestante, senza altri mezzi che il loro spirito di sacrifizio e la loro confidenza nella Divina Provvidenza.
Fortunati vivai di giovani del Signore, cari Oratorii Salesiani, voi siete case di benedizione; ma chi può mai dire quanto amore, quanta sollecitudine, qnante cure, quante pene costate a coloro che Iddio vi ha dato per padri?
* *
Ho chiamato l'Oratorio salesiano di Battersea col nome di scuola parrocchiale, e questo nomo ben gli conviene; poichè il Direttore di essa è nel medesimo tempo Parroco della popolazione cattolica di Battersea, Parroco veramente con giurisdizione , cura d'anime, e con tutto il servizio proprio di una Parrocchia.
La Parrocchia di Battersea conta circa 2000 cattolici. Una gentil chiesa è stata innalzata colle elemosine della Provvidenza e consacrata l'anno scorso da S. E. Rev.ma Mons. Cagliero, Vescovo Salesiano della Patagonia. Questa chiesa è officiata dai Sacerdoti salesiani e dai giovani della Scuola salesiana, e le funzioni e le cerimonie del culto vi si fanno con tutta la pietà ed il decoro possibile.
Vi hanno ogni giorno Messe lette a differenti ore, dalle 6 alle 10 ; tutti i mercoledì e venerdì, Benedizione del SS. Sacramento alle 7 della sera , senza tener conto delle novene e feste straordinarie.
Alla domenica il servizio è completo : Messe alle ore 7, 8, 9, 10, 11. Le tre prime sono con Comunione ; quella delle 10 è per gli allievi delle scuole ; quella delle 11 è cantata colla solennità delle cattedrali: vi ha l'aspersione dell'acqua benedetta e l'omelia. Nel pomeriggio, Benedizione alle 3 1/2 per gli allievi delle scuole; alle 7, Vespri, Istruzione e Benedizione solenne.
Le Messe lette della domenica riescono edificanti ; perchè le Comunioni sono numerose e fervorose. La Messa solenne è davvero imponente ; le cerimonie perfettamente liturgiche ed il canto bene eseguito quelle voci dei fanciulli fresche, pure, armoniche vi rapiscono e vi pare d'udire un coro d'angioli, mentre altra schiera numerosa d'angioletti giungono le loro manine davanti l'altare, eseguendovi le cerimonie con una grazia ed una pietà oltre ogni dire edificante. La Benedizione solenne del SS. Sacramento alle 7 della sera ha tutte le qualità della Messa cantata, le medesime divote attrattive per le orecchie e per gli occhi, vale a dire le cerimonie perfette ed il canto maravigliosamente ben eseguito.
Ma se aveste la fortuna di trovarvi a Battersea alla prima domenica del mese, voi vedreste una piccola festa deliziosa ad onor del S. Cuore di Gesù e dell'Apostolato della preghiera. Dopo l'istruzione, che in quel giorno riveste un carattere speciale di pietosa unzione, s'organizza la processione del SS. Sacramento. La chiesa è zeppa di fedeli, il cui numero va ogni dì più crescendo. Tutto ad un tratto il celebrante, preceduto dai suoi numerosi piccoli chierici, esce dalla sacrestia e si avanzano gli stendardi nella navata. Ecco per primo quello di Maria Ausiliatrice, accompagnato dalle figlie, coperte di un lungo velo bianco, che camminano cogli occhi bassi e con una angelica modestia; tien dietro quello dell'Apostolato della preghiera, seguito da dodici figlie parimento vestito di bianco o nel più divoto raccoglimento ; quindi lo stendardo del S. Cuore, che precede cinquanta coppie di chierici piccoli e grandi, tutti vestiti di cotta ; in ultimo vengono i sacri ministri, ed il celebrante portando il SS. Sacramento sotto al baldacchino, siccome prescrive la liturgia. Un po' innanzi al baldacchino sei fanciulle bianco-vestite portano canestri di fiori, che vanno spargendo lungo il percorso. Tutto quest'insieme vi porta in un'atmosfera profumata d'innocenza e di pietà, che commuove potentemente le anime ; tanto che l'emozione passa presto dal cuore agli occhi e voi vi sentite cadere abbondanti lagrime.
I protestanti assistono volentieri a sì bella funzione, e non si sottraggono all'impressione salutare che loro ne proviene. Ed è per questo che recentemente una veneranda neofita faceva la sua abiura nelle mani del Superiore dei Salesiani. Essa era moglie e madre a ministri protestanti : questa duplice catena non la potè trattenere, perchè essa voleva avvicinarsi a Gesù, l'ospite divino dei nostri tabernacoli, da cui aveva sentito passare sull'anima sua la dolce e vittoriosa influenza.
* * *
Il lettore si domanderà senza dubbio : Donde viene questo numeroso piccolo clero che si vede alle funzioni nella chiesa di Battersea? Sono i fanciulli della scuola parrocchiale, la quale è presso la canonica e sotto sua dipendenza, come dovrebbe essere dappertutto nei paesi cattolici. Questa scuola è forse il più bel campo aperto allo zelo dei Salesiani.
Infatti la scuola cattolica di Battersea conta 550 allievi tra fanciulli e fanciulle, di cui 140 appartengono a famiglie protestanti. Vi sono cinque classi di fanciulle e due sezioni per l'Asilo : in tutto sette maestre con le due direttrici che sono monache. Le cinque classi dei fanciulli sono tenute dai maestri salesiani di Battersea, i quali, mentre si applicano all'insegnamento elementare, attendono pure ai loro studii secondarii o superiori.
Ora questo fatto , semplice in apparenza, ci pare di grandi conseguenze. Vedete voi questi giovani religiosi, che si preparano al sacerdozio, mediante l'insegnamento elementare? Sono un'avanguardia. « Per ben dirigere una scuola elementare, mi diceva un giorno un Sacerdote di Francia, fa duopo essere prete. » E difatti la scuola elementare, che prende il fanciullo dall'infanzia, è l'evangelizzatrice per eccellenza. Un autore ha detto : « Il fanciullo è un barbaro che la natura ne dà a civilizzare. » E questo è vero, a dispetto del Rousseau, che dice precisamente il contrario. Ora il maestro di scuola può dire ancora con più di verità : « Il fanciullo battezzato è un cristiano, che la Chiesa mi dà a formare. » Ecco perchè nei paesi cristiani la fede si mantiene e si propaga sopratutto per mezzo della scuola elementare. Un tempo i viceparroci di Savoia e di Brettagna, dopo la lor Messa, facevano scuola : niente di più cattolico. I Salesiani ci fanno ritornare a questo apostolato e riprendono l'opera per eccellenza : la cristianizzazione per mezzo della scuola.
Coraggio adunque, o cari Salesiani di Battersea, voi portate un glorioso stendardo, e chi vi ha visto all'opera può testificare che voi lo portate con valore. Voi siete i veri figli di quell'eroe che la Vergine Ausiliatrice ha inviato in soccorso della Chiesa e del mondo, per rigenerarli mediante la scuola : voi non verrete meno al vostro compito, il quale, a dir vero, è ben difficile !
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E non ci vuol forse un coraggio sovrumano per intraprendere un'opera sì grande, senz'alcun mezzo umano? Voi raccogliete dei fanciulli per farne dei preti, e non avete neanche il pane da dar loro : con qual mezzo adunque potrete condurli fino al sacerdozio? Tutti i mesi dell'anno e tutti i giorni del mese, cinquanta persone da mantenere, da provvedere di vestimenta, senz'alcuna rendita, senz'alcun assegno fisso! Bisogna per altro notare che il Ministero dell'istruzione pubblica, più giusto in Inghilterra che non in Francia (e noi aggiungeremo anche che non in Italia), tien conto delle scuole private. Quando queste sono nelle condizioni volute, esso assegna un soccorso proporzionato al numero degli allievi ; e però la scuola di Battersea riceve ogni anno 64 lire sterline, vale a dire circa 1600 lire ; ma questo è ben lungi dal bastare per una scuola gratuita di 500 fanciulli, che bisogna fornire di libri, quaderni, ecc. ecc., perché i fanciulli dì Battersea appartengono nella maggior parte a famiglie di operai poveri. Qual preoccupazione quindi per il Superiore incaricato di provvedere a tutte queste spese! E si noti che, oltre a ciò, egli ha la Parrocchia da amministrare, le spese del culto a suo carico, giacché le fabbricerie, anche quelle ridotte all'impotenza, come sono ai giorni nostri in Francia, non esistono punto in Inghilterra. Il bilancio annuo dà un attivo di 8 a 10 mila lire contro un passivo di circa 40 mila. Come stabilire l'equilibrio?
Per conseguenza l'Opera Salesiana di Battersea rimane alquanto paralizzata.
Necessiterebbe infatti dare all'Oratorio Salesiano di Londra le proporzioni degli Oratorii pure Salesiani di Lilla, Parigi, Marsiglia, e raccogliervi parecchie centinaia di giovani abbandonati per insegnar loro qualche professione, farli buoni cristiani ed anche sacerdoti o religiosi ; perchè in Inghilterra non abbondano meno che in Francia i fanciulli abbandonati. Là, dietro alla Casa attuale, v'è un vasto terreno che tende le mani ai Salesiani ; ma bisognerebbe comperarlo ed innalzarvi delle vaste fabbriche, ma per ciò si aspetta l'ora di Don Bosco, l'ora della Provvidenza.
Sarebbe poi necessaria l'opera delle Suore per le varie cure del convitto, per dirigere le scuole delle ragazze e stabilirvi anche per queste un Oratorio festivo, dove le Figlie di Maria Ausiliatrice, come le Suore del nostro S. Vincenzo de' Paoli, fanno tanto bene. Per tutto questo necessita un'altra casa.
Inoltre l'Oratorio festivo dei ragazzi è ancora allo stato di embrione ; bisognerebbe svilupparlo. Quanto bene non farebbe un Oratorio festivo annesso ad una scuola di 250 allievi !
Bisogna notare che questi scolari diventano artigianelli; ci vorrebbe quindi anche un Oratorio per gli apprendisti, come ne abbiamo in Parigi molti fiorenti. Naturalmente quest'Oratorio dovrebbe avere il suo corteo di cortili, di sale da giuoco, di sale per le radunanze domenicali e settimanali ; e perciò bisognerebbe ingrandire e fabbricare, e quindi comperare e far delle spese.
Ma, gran Dio! qual risultato darebbe specialmente l'Oratorio per questi giovani? Se debbo credere ad un giornale assai autorevole, in Londra, come a Parigi, per la gioventù cattolica vi sono gli anni critici, gli anni dell'adolescenza; l'Oratorio è un ponte che serve per attraversarli - bridge over the tens. - Quand'anche non vi fossero ogni anno che venti scolari, i quali passando sopra di questo ponte non precipitassero nell'abisso, dopo dieci anni l'Oratorio dei fanciulli e degli apprendisti annovererebbe duecento giovanetti, che formerebbero l'onore della Parrocchia e la speranza dell'avvenire. Quindi io auguro di tutto cuore che passi da Battersea un qualche Saint Benezet (1), per farvi le spese di quel ponte tanto desiderabile !
Aspettando quel felice momento, i Salesiani di Londra, come tutti i loro confratelli, lavorano, si sacrificano e vivono nella speranza; essi sono i servitori della Chiesa imperitura, la Vergine Ausiliatrice è loro Madre, e Don Bosco è presso di Lei...!
Il Circolo cattolico parrocchiale.
La fondazione di questo Circolo doveva essere in quest'anno una gran benedizione del cielo sopra la Parrocchia Salesiana di Londra.
Già da molto tempo quei Salesiani studiavano un qualche mezzo per premunire i giovani e gli adulti contro gli innumerevoli danni delle bettole. Il giorno di Pasqua, conversando uno di essi con un certo numero di giovani, si convinse che la fondazione di un Club o Circolo cattolico nella Parrocchia sarebbe stato accolto molto di buon occhio. Una settimana dopo, il locale delle scuole vedeva radunarsi una decina di persone per trattare del futuro Circolo parrocchiale. Si conchiuse di tenere tre adunanze per settimana : il martedì ed il giovedì dalle ore 8 alle 10 di sera, il sabbato dalle 7 alle 10.
Se non che i principii han tutti le loro difficoltà. E parò la domenica di Pentecoste si credette doveroso informarne i fedeli a tutte le Messe parrocchiali. Alla sera risposero all'appello una quarantina di uomini e giovani, i quali raggiunsero ben presto il numoro di cinquanta, e si spera aumenteranno di almeno altrettanti col sopravvenire dell'inverno.
Seduta stante, si elesse un Comitato. La presidenza toccò naturalmente al giovane Parroco, D. Carlo Macey, Superiore dei Salesiani d'Inghilterra; due viceparroci, D. Rabagliati e D. Arts, furono nominati vicepresidenti ; e dodici consiglieri, scelti tra i presenti ed approvati all'unanimità, completarono il Comitato. D'allora in poi il Circolo funziona a maraviglia: le tre riunioni hanno luogo esattamente ogni settimana, colla sola modificazione nell'orario suindicato, che i membri superiori ai diciott'anni possono fermarsi fino alle ore 11 della notte, gli altri inferiori debbono ritirarsi appena scoccate le 10.
Frequentando il Circolo, quei bravi giovani non hanno sicuramente da rimpiangere le cipolle d'Egitto, vale a dire i grossolani ed assordanti divertimenti della bettola. Giacchè, oltre al banco della vendita, dal quale è però esclusa ogni bibita inebriante, si organizzano tra di loro sovente concerti musicali e rappresentazioni drammatiche, sicchè le serate riescono assai allegre e molto piacevoli.
E queste allegre serate apportano seco un grande, inapprezzabile vantaggio spirituale, qual è quello di mettere in contatto il prete con un certo numero di fedeli meno assidui alle sacre funzioni, e di avvicinare al Parroco tutti i giovani parrocchiani in un tempo, in cui le buone abitudini che si prendono, determinano il restante della vita, ed in cui i buoni esempi possono avere una salutare influenza sul rimanente del gregge.
Questo Circolo parrocchiale adunque è una vera benedizione del cielo sopra della Parrocchia del Sacro Cuore, mentre costituisce una delle più grandi consolazioni dei Salesiani di Londra. La data poi di sua fondazione, che avvenne precisamente durante il mese di maggio, è pure un pegno sicuro della catena d'innumerevoli celesti benedizioni che seguiranno a questa prima. La Vergine Ausiliatrice, sotto i cui auspizi si è definitivamente inaugurato con una grandiosa solennità la domenica 27 maggio, lo prenderà senza dubbio sotto la sua protezione e lo andrà viemaggiormente prosperando a bene di quella Parrocchia ed a salute di que' parrocchiani.
(1) È questi un Santo francese che fabbricò miracolosamente il ponte di Avignone.
Il Congresso Cattolico di Tarragona e la Pia Società Salesiana.
Tarragona, 20 Ottobre 1894.
Per incarico avuto dal mio Rev.do Signor Ispettore, D. Filippo Rinaldi , mi trovo in questa città per assistere al IV Congresso Nazionale Cattolico di Spagna. Dire i sentimenti, esprimere le dolci impressioni provate dall'animo mio in questi giorni non è cosa che possa fare per iscritto , e molto meno poi nel breve spazio di una lettera.
Come è noto, i Congressi Cattolici sono manifestazioni della fede , prove eloquenti che il sentimento religioso non è morto nel cuor dell' uomo , ma vive sempre di vita forte e gagliarda , ad onta di tutte le guerre palesi od insidiose , onde è fatto oggetto per opera dei malvagi. Non è pertanto da stupire, se gli Spagnuoli accettarono con entusiasmo l' invito degli Eccellentissimi Prelati, coll' assistere nel maggior numero possibile a questa augusta o veneranda assemblea.
Il clero , il laicato , la nobiltà , la scienza, tutto quanto insomma contiene questa classica terra di più elevato in virtù e sapere accorse alla illustre ed antica Tarragona. E fu invero ottimo pensiero il scegliere per sede del Congresso questa città insigne per importanza storica già dai tempi Cartaginesi e Romani, e nell'epoca cristiana per la sua fede, per i suoi martiri , e per i celebri Concilii provinciali, ohe costituiscono i fatti più gloriosi che registrino gli Annali dell'antica capitale della Tarragonese.
E questo forte e nobile popolo bene dimostrò di apprezzare l'alto onore che gli si voleva fare col radunare tra le sue mura una sì veneranda assemblea. Tutta la città infatti è parata a festa ; arazzi , pennoni , bandiere d' ogni genere e forma adornano le finestre, i balconi, le vie e le piazze. Luminarie, musiche, fuochi artificiali e tntto quanto insomma serve a sfogo di gioia e di allegria, tutto è messo in atto dal buon popolo Tarragonese per dimostrare la sua stima, il suo affetto agli illustri ospiti , e per provare in questa occasione quali e quanto forti siano i sentimenti di sua fede e pietà.
La maestosa cattedrale , opera stupenda di stile gotico, fu convertita in grandiosa ed imponente aula per le sessioni generali , mentre per le conferenze o riunioni particolari furono riservati gli ampi saloni del seminario conciliare. Martedì (16 Ottobre) si tenne la prima sessione , inaugurata sotto la presidenza di S. Eminenza il Cardinale Sans y Flores, Arciv. di Siviglia, assistito da 21 Prelati. L'Ecc.m° Vescovo di Vich pronunziò un eloquentissimo discorso sull'utilità e necessità dei Congressi Cattolici nei tempi presenti.
Le Sessioni.
Come ho sopra notato, le sessioni si dividevano in generali e particolari. Distinguevansi le prime per il loro carattere solenne ed imponente. La veneranda riunione di tanti Prelati presieduti da due Eminentissimi Principi di S. Chiesa, la maestà del tempio ornato dì brillanti arazzi e ricchissimi tappetti fiamminghi , istoriati con fatti della storia sacra o patria, il grandissimo numero dei Congressisti, che superavano i 4000, formavano davvero un insieme maestoso e sorprendente.
I discorsi furono affidati ad eminenti oratori, sia ecclesiastici che laici, i quali e per l'importanza dei temi, e per l'erudizione nello svolgimento e per l'eloquenza e venustà del dire nulla lasciarono a desiderare. Tutti trattarono cose pratiche e d'attualità. Duolmi non poter dare un riassunto di tutte queste dottissime conferenze. Solo dirò come gli oratori tutti non solo corrisposero alla fama che li aveva preceduti, ma la sorpassarono entusiasmando col loro sapere e magniloquenza quanti ebbero l'onore d'ascoltarli.
Speciale importanza rivestirono pure gli argomenti trattati nelle sessioni particolari. Queste furono quattro: la la trattava argomenti di pietà; la 2a di giurisdizione e d'insegnamento; la 3a di cose riguardanti la carità ; la 4a di questioni religioso-sociali. Ciascuna sessione era presieduta da vani Eccel.mi Vescovi ; e ben degno era d' ammirazione e di lode il vedere con quanta carità ed armonia si procedeva nelle varie discussioni.
In due di queste sessioni, nella 3a e nella 4a, si trattarono argomenti che hanno qualche relazione colla Pia Società Salesiana , ed è specialmente di queste che io intendo ora parlare.
Uno degli argomenti proposti allo studio della 3a sessione fu: « Trattare della necessità di fomentare le vocazioni ecclesiastiche nelle classi povere, che sono quelle che danno figli alla Chiesa. -
Istituti e Società che si consacrano a tanto alto fine. - Mezzi per coordinare ed estendere la loro azione ».
Come chiaramente si vede, quest'argomento è uno di quelli che più direttamente si riferiscono alla missione dei figli di D. Bosco. Unico desiderio di Don Bosco era di cooperare alla salvazione delle anime in generale, e particolarmente di formare sacerdoti, i quali , vuoi nelle parrocchie , vuoi nelle missioni, nelle lontane terre straniere lavorassero nella vigna del Signore. A questo fine fondò Oratorii , Collegi, Seminarii ; per questo istituì la bella e santa Opera dei Figli di Maria Ausiliatrice , che diede tanti zelanti Sacerdoti ed intrepidi Missionari alla Chiesa. E come avrei potuto io, che mi trovava presente, restarmene muto e non approfittare di così favorevole occasione per far conoscere vieppiù l'Opera di Don Bosco ?
Pertanto, invitato dal nostro amatissimo Prelato,
l'Ecc.mo e Rev.mo Mons. GIACOMO CATALÀ Y ALBOSA, Vescovo di Barcellona, presidente della sessione, dissi che cosa siano i Salesiani , ciò che fanno e quanto desiderano compiere in questa nobile e cavalleresca terra di Spagna a pro dei giovani chiamati da Dio allo stato ecclesiastico. Le povere e disadorne mie parole furono molto bene accolte dall'onorevolissima adunanza , e l' Ill.m° Sig. Presidente si degnò dare alle medesime le più dettagliate spiegazioni. Con affetto ricordando la visita fatta da D. Bosco alla Spagna nel 1886, disse come il nostro amato Padre gli manifestò allora essere desiderio di Sua Santità la fondazione d' una Casa Salesiana che avesse per principale scopo di preparare giovani per i seminari e per le missioni apostoliche ; disse come non solo esso aveva approvato, ma ancora benedetto così santa opera con tutta l'effusione dell'animo, e conchiuse con queste lusinghiere parole : « Ben sanno i Salesiani ch'io li amo molto e molto spero dalla loro attività e zelo ».
La 4a sessione, che trattava argomenti religiososociali, versò quasi tutta sulla questione operaia, sulle condizioni morali e materiali della classe lavoratrice, sui mali che la opprimono, e sui mezzi per migliorare e rimediare il suo stato. Tutti sanno come D. Bosco lavorò senza posa fino all'ultimo momento di sua vita per la salvezza dell' operaio. A tutti è noto come precisamente quando acuta incominciava a farsi la crisi e presentarsi pauroso il problema sociale operaio , egli procurò fin dai primi anni del suo ministerio di fondare laboratorii e scuole d' artì e mestieri , onde educare ed istruire i giovani artigiani e renderli alla società buoni operai cristiani e buoni padri di famiglia.
Il Sig. Narciso Maria Pascual, ottimo Cooperatore Salesiano, presentò al Congresso una preziosa memoria, nella quale con convinzione , sapienza ed elegante parola trattò il tema: « La Congregazione Salesiana e gli operai ». Manifestò l'utilità dei Talleres o Laboratorii salesiani, siccome quelli che curano i mali dalla radice, mentre modellano i giovani cuori conforme i dettami della vera morale e della religione ; e loro insegnando un'arte od un mestiere, li forniscono di un mezzo, onde guadagnarsi il pane e farsi un'onorata posizione nella società. Coi precetti dell'insegnamento cattolico, coll'amore al lavoro, colla pratica dell'arte gli Istituti salesiani formano il vero operaio cristiano, il cittadino amante della patria, fedele osservatore di tutti i suoi doveri.
L'oratore portava a mo' d'esempio la Casa di S. Giuseppe in Barcellona, dove si dà istruzione gratuita a 500 ragazzi di giorno, ed a 150 adulti alla sera ; alla quale è pure annesso l'Oratorio festivo frequentato ogni domenica da 500 a 600 tra ragazzi e giovanotti ; - citava il grande Stabilimento di Sarrià fuori di Barcellona, che nei laboratorii di tipografia, legatoria, fabbri-ferrai, falegnami ed ebanisti, calzolai, sarti, disegno, pittura, scultura, contiene più di 200 giovani artisti, senza contare i 150 studenti, che dalle scuole elementari vengono portati al Seminario od all'Università.
E ne tirava per conseguenza che l'Opera di D. Bosco colla cristiana educazione ai figli del popolo mediante i suoi Collegi ed i suoi Oratorii festivi, se non è l'unico, è certo non solo uno dei mezzi principali per conseguire la soluzione del gran problema che ora agita il mondo, ma serve poderosamente a procurare poco a poco quel morale e materiale miglioramento, cui la classe che onestamente lavora ha diritto di aspirare; e quindi che quest'Opera, alacremente appoggiata e favorita, darà senza dubbio alla Spagna gli eccellenti risultati che già produce in Italia, in Francia, in America ed in ogni parte dove si trova stabilita.
Spero che il signor Pascual ci permetterà di stampare e pubblicare il suo discorso, giacché bene lo merita a giudizio di tutti. Non è necessario dire come i venerandi Prelati che componevano la presidenza, ed in ispecial modo l'Eccellentissimo Mons. Salvador Casànas, Vescovo d'Urgel e Principe di Andorra, accettassero con compiacenza la proposta del nostro distinto benefattore. Al parere della presidenza si unì quello di tutta l'assemblea, e la proposta fa approvata all'unanimità senza discussione, ed in quell'aula risuonò entusiasta l'applauso all'Opera di quel buon prete Torinese, che fu Don Bosco, e che noi chiamiamo col dolce nome di Padre.
Visita ai Vescovi.
Il Sig. Don Rinaldi, al mio partire da Barcellona, mi aveva incaricato di passare ad ossequiare da parte sua i Vescovi assistenti al Congresso. Fra questi ebbi l'onore di riverire pure l'Eminentissimo Cardinale Arcivescovo di Siviglia ; S. Eminenza il Cardinale Arcivescovo di Valenza, le loro Ecc. Rev. l'Arcivescovo di Saragozza, quello di Barcellona, di Lugo, Mons. Supervia, ausiliare di Saragozza ecc.
Tutti questi Prelati vollero altre particolari informazioni sulla nostra Congregazione, manifestando quelli che hanno già qualche nostra Casa stabilita nelle loro diocesi, la loro soddisfazione per il lavoro dei Salesiani, e gli altri il loro vivissimo desiderio di poter avere presto una nostra fondazione. Credo che queste prove d'affetto torneranno di grande consolazione a tutti i Salesiani, come riescono per noi di stimolo a lavorare in pro della gioventù povera ed abbandonata.
Il giorno 19 arrivò Sua Eccellenza R.ma Monsignor Cretoni, Nunzio della S. Sede in Ispagna. Fu ricevuto da tutte le Autorità Ecclesiastiche e civili con quegli onori dovuti alla sua alta dignità. Oggetto di sua venuta si era d'assistere alla chiusura del Congresso, e dare a nome del Sommo Pontefice la benedizione Apostolica a tutti quanti avevano preso parte al grand'atto.
Per lunedì prossimo S. E. è atteso a Barcellona, dove quei cittadini vogliono emulare i Tarragonesi nel tributare al Rappresentante del Vicario di N. S. G. C. tutte le prove d'affetto e venerazione che si merita il Padre comune dei fedeli.
Conchiudo questa relazione, forse un poco prolissa, supplicando Dio che voglia benedire a noi Salesiani, ai nostri Benefattori e Cooperatori, affinché il nostro lavoro non sia invano, ma porti il frutto della salvazione di molte anime e primieramente della nostra.
Sac. ANTONIO AIME.
TERRA DEL FUOCO
La Missione di N. S. della Candelara.
AMATISSIMO SIG. D. RuA,
Puntarenas, 30 Aprile 1894.
BENEDETTO sia il Signore nella sua grande misericordia e benedetta la memoria del nostro compianto D. Bosco che previde quanto doveva succedere in questa Missione, alla quale nessuno attendeva! - Ella sa, o amatissimo Sig. D. Rua, che l'anno scorso, in giugno, si è fatta una spedizione costosissima per fondare una stazione nel Centro della Terra del Fuoco, e che si dovettero sostenere molti disagi e vincere mille difficoltà pel luogo, pel tempo, ecc. (1). Ebbene, Nostro Signore ha coronato i nostri sforzi di un esito consolantissimo. Ecco una lettera del caro D. Beauvoir, che si trova alla testa di quella Missione, nella quale mi annunzia l'arrivo di centosettanta Indii, che certamente aumenteranno ogni giorno più al vedersi ben accolti e meglio trattati, al vedersi aiutati nella loro povertà, nell'educazione dei loro figli e difesi contro le sevizia dei cercatori di oro e dei pastori, che giungono al punto di ammazzarli come tanti animali per poter commettere più liberamente mille altri illeciti abusi.
(1) V. Lettera di D. Beauvoir, Bollettino di Giugno di quest'anno.
I desideri dei Missionari vengono soddisfatti. - Gli indii affluiscono intorno a loro.
REV. E CAR.mo SIG. PREFETTO,
Rio Grande della Terra del Fuoco, 12 Aprile 1894.
FIN da quando sbarcammo alla Bahia S. Sebastiano e poi a questa sterile spiaggia, nostro più grande desiderio era di presto raccogliere nella nuova stazione qualcuno dei tanti Indii che s'aggirano in quest'Isola Grande; ma il nostro desiderio rimase insoddisfatto per alcuni mesi, nel qual frattempo potemmo innalzare comodamente un capannone di legno, che ci servisse di cappella, deposito di viveri, ufficio, dormitorio. Se non che, proprio allorquando noi stavamo ansiosi aspettando soccorsi da Puntarenas, invece di qualcuno, ce ne capitarono addosso nientemeno che più d'un centinaio in un momento.
La mattina del venerdì santo, 23 marzo scorso, mi alzava deciso di mandare qualcuno sul Canale dell'Almirantasgo, di fronte alla Missione di S. Raffaele nell'isola Dawson, per chiedere viveri; quand'ecco la comparsa sulla sponda destra del fiume, e precisamente di rimpetto alla nostra casetta, di nove Indi seguiti da donne, fanciulle e fanciulli e da una grande moltitudine di cani, mi divagò da tal pensiero per alcuni giorni.
A quella vista pieno di gioia, mandai tosto loro contro colla barchetta il confratello Giov. Ferrando, l'indio Michele Calafate ed il coadiutore falegname Roberto Aravena, i quali, scambiata qualche parola, se ne ritornarono immediatamente portando seco tre Indii vestiti come i cristiani. Essi dissero di essere della Balia Tetis (l'ultima Balia all'estremità sud della Terra del Fuoco), che, avendo saputo della nostra stazione al Rio Grande, s'erano uniti fra di loro per venirci a visitare, e che gli altri aspettavano che l'acqua del fiume si abbassasse col riflusso del mare per poter passare anch'essi, come infatti fecero.
Questi Indii della Balia Tetis sanno un poco di spagnuolo, ed uno in modo particolare chiamato Copello, che ha fatto un viaggio fino a Buenos Aires condotto dai soldati Argentini, seppe farsi intendere benone.
Disse a nome di tutti che essi erano buoni, che venivano come amici e che sulla sponda opposta stavano le loro famiglie, le quali il giorno appresso sarebbero anch'esse venute a trovarci, perchè è loro noto che noi vogliamo fare loro del bene e che amiamo specialmente i loro figli.
Incominciammo allora a far vedere come loro volevamo davvero bene : distribuimmo galletta, consegnammo una coperta di lana a ciascuno per coprirsi, e poi licenziandoli dicemmo loro come li aspettavamo con piacere per l'indomani, e che li avremmo regalati di camicie, pantaloni ed altre varie coserelle.
All'indomani per tempo ecco discendere dalle alture del fiume una colonna interminabile di gente, coperta con pelli di guanaco e seguita da un'infinità di cani... avvicinarsi alla spiaggia, e quindi, appena il riflusso del mare lo permette, passare alla sponda sinistra. I più grandi aiutavano i più piccoli, e le donne, oltre portare i bambini, erano pure cariche di piccoli bastoni di pelli e cordicelle di cuoio, di secchielli di corteccia, canestri con pietre per le freccia, pietre ed esca pel fuoco, topi, ecc. ecc. Trasportavano le loro tende presso di noi.
Alle due ore pom. già tutti avevano passato il fiume, e già avevano deposti i loro utensili sulla nostra sponda. Vennero quindi alla casetta: molti di loro avevano il viso dipinto chi di rosso, chi di nero, tutti sudici e pieni di fango sì da muovere a nausea. Demmo mano alle coperte e ne distribuimmo una a ciascuno dei grandi e mezza ai piccoli; quindi passammo alla galletta, ai confetti e ad altre coserelle mangereccie, che venivano ricevute e mangiate con segni di gioia e di riconoscenza. Ad onore di questi poveri selvaggi debbo dire come generalmente gli uomini portano una sola pelle di guanaco ai lombi, ma le donne e le ragazze sono coperte dal collo ai piedi in modo che servirebbero d'esempio a certe persone schiave della moda.
Ricevuti questi regali, le donne andarono ad innalzare le loro tende a duecento metri di distanza dalla nostra casa, e gli uomini si sbandarono chi qua chi là, per ritornare alla spicciolata alla porta ed alle finestre, ad osservare, ad interrogare, a chiedere galletta, carne, ecc. Stando sempre qualcuno di noi a far la guardia, li lasciavamo entrare, facendo loro intendere che rispettassero ogni cosa, ed essi si dimostravano molto docili alle nostre indicazioni.
Alle cinque sentimmo un grido, e d'un tratto tutti gli uomini ritiraronsi alle loro tende, dove le donne avevano acceso il fuoco e donde s'innalzavano colonne di fumo. - Che era successo i - Interrogai l'indio Copello ed ci mi rispose che si vedevano Indii venire dal Nord (dal capo Sunday, lontano 11 miglia) e che essi doveansi quindi preparare alla difesa. Si diedero infatti ad afferrare gli archi e le freccie, uscir dalle tende e dirigersi verso quella volta : una dozzina l'avanzarono come avanguardia, ed il corpo più grosso, formato da circa quaranta, fermossi in aspettativa a poca distanza dalle tende.
Poco stante arrivarono infatti dal Nord alcuni Indii e poi altri ed altri, tutti recando seco le loro famiglie, i loro utensili ed i loro cani. Dopo alcuni inchini d'ambe le parti, l' avanguardia rivolse la parola ai primi arrivati, i quali pare abbiano risposto amichevolmente; fatto sta che, senza alcuna dimostrazione ostile, li lasciarono venire tutti fino alla nostra casa, dove anch'essi ricevettero i soliti doni, e si ritirarono con segni di contentezza ad innalzare le loro tende a cinquanta metri di distanza dagli altri.
Quella fu per noi una vera giornata di festa: alla sera facemmo cuocere due grosse pentole di carne e di fagiuoli, che distribuite a tutti gli arrivati, furono divorate con molta soddisfazione.
All'indomani tornarono ciascuno a prendere la propria razione di carne e di fagiuoli, e noi prendemmo occasione per insegnar loro il nostro modo di cucinare, che attirava molto la loro curiosità.
Al terzo giorno incominciammo a far loro qualche istruzione religiosa. Buon Dio! qual felice combinazione ! Proprio in quei giorni che il giro dell'anno ci richiamava alla mente il gran mistero della nostra redenzione, per questi Indii aveva principio la loro cristianizzazione.
D. Delturco ed i confratelli Ferrando e Ronchi il maggiordomo contarono gli Indii finora arrivati: sono 170, dico centosettanta. Dove troveremo viveri per mantenere tanta gente? Sarebbe proprio il caso di chiedere a Dio la fede del taumaturgo S. Gregorio per moltiplicare quel poco che ancor ci rimane. E noti che questi Indii non sono di quelli che vedemmo noi insieme nella nostra esplorazione lo scorso anno (1); come faremo quando verranno anche quelli? Inoltre per attendere come si conviene alla civilizzazione di tutti questi Indii, piccoli e grandi, uomini e donne, non basta il personale presente. So ch' ella, amato Sig. Prefetto, fa quanto può per quest'importante Missione; ma ora è assolutamente necessario dirigersi ai Superiori di Torino e pregarli che facciano degli sforzi per aiutarci e presto.
Col primo battello che verrà a Puntarenas, manderò il confratello Bergese, il quale le porterà la nota di quanto ci occorre. Riceva tanti saluti da tutti noi e ci benedica coi nostri Indii.
Af.mO come figlio
Sac. GIUSEPPE BEAUVOIR. (1) V. Bollettino di Luglio 1893.
Questa è la lettera di D. Beauvoir. Come vede, Rev. sig. D. Rua, i bisogni sono grandi ed è quindi necessario ch' ella ci venga in aiuto, come dice il Direttore di quella nuova stazione, e che ci aiuti con personale e con mezzi materiali. Questa è veramente opera del Signore, e la Congregazione Salesiana, che se l'è sobbarcata, bisogna che la sostenga. Voglia quindi indicare detta opera alla carità dei Benemeriti Cooperatori e Cooperatrici Salesiane sia nelle conferenze, sia sul Bollettino, sia nelle circolari; voglia ancora indicarla nelle lettere ai Direttori delle varie Case e Noviziati Salesiani, affinchè quali in un modo e quali nell'altro, chi con elemosine, chi con preghiere e chi colla stessa persona,, ma tutti abbiano da concorrere a questa santa opera.
Mi benedica, e coi saluti e rispetti di tutti i Salesiani, giovanetti ed Indii di questa Prefettura Apostolica gradisca quelli del suo
Aff.m° in G. C.
Sac. GIUSEPPE FAGNANO Prefetto Apostolico.
Gli Indii aumentano. - Insufficienza delle barche a vela per soccorrere questa Missione. - Necessità di un vapore.
AMATISSIMO SIGNOR D. RUA, Puntarenas, 25 Maggio 1894.
Dopo l' ultima lettera che le scrissi , ho ricevuto ancora la qui unita di D. Beauvoir, il quale sì trova veramente angustiato per provvedere alimenti, vestimenta, case, istruzione ed educazione a più di trecento cinquanta selvaggi.
Io faccio di tutto per mandargli l' indispensabile, anche a costo di contrarre grossi debiti. Comperai cinquanta buoi e ve li ho subito spediti : adesso sto contrattando l'acquisto di cinquecento vacche e quant' altro potrò ottenere a credito dal Commercio di questa piazza: caricheremo una grossa barca e la manderemo a quella volta; poi ci rivolgeremo a Torino per recare qualche disturbo a lei, sig. D. Rua.
Ma per poter sostenete quella Missione v'è assoluta necessità di un vapore adatto ad entrare in quel Rio Grande. Si tratta certamente di grossa spesa, ma assolutamente necessaria. Ora i selvaggi accorrono tutti alla Missione : è Dio che li spinge, è Maria Ausiliatrice che li copre col suo manto e li vuol tutti Cristiani. Le provvisioni e quindi i viaggi si dovranno sempre più moltiplicare; e con queste benedette barche a vela non si è mai sicuri, ogni giorno succede una burrasca che mette a repentaglio non solo la roba, ma ben anco le persone.
Solamente nello scorso mese, una furiosa tempesta sbattè per ben due volte sulle sabbis la povera goletta Adelmira che ritornava dall'aver portato soccorso a quella Missione; ed il confratello Bergese che veniva con essa a Puntarenas, travolto dalle onde, a stento potè salvarsi a nuoto, e più morto che vivo sì per lo spavento come anche per la fatica durata in tal cimento, fu gran fortuna che trovasse ricovero presso la Commissione Argentina per gli studi dei confini col Chili. E frattanto il povero D. Beauvoir, che aspettava con impazienza nuovi soccorsi per gli aumentati selvaggi intorno alla Missione, dovette spedire in fretta altri per terra , i quali, attraversata la Terra del Fuoco, si presentarono con la lettera qui sotto alla nostra Missione dell' Isola Dawson, donde colla goletta Maria Auxiliadora vennero a Puntarenas.
Queste disgrazie che si vanno ripetendo continuamente ed il pericolo che vi è di non poter tosto soccorrere i nostri confratelli dell'Isola Grande, con grave danno loro non solo, ma specialmente degli Indii che si allontanerebbero dai Missionari in cerca di cibo, mi mettono proprio sopra pensiero.
Mentre pertanto le trasmetto quest' altra lettera, sottopongo alla sua considerazione questa nostra urgente necessità, e faccio voti perchè Iddio tocchi il cuore di qualche potente, di qualche ricco, e lo renda degno di partecipare alla civilizzazione ed alla salute eterna di tanti poveri selvaggi col procurarci l'occorrente, onde provvedere a nostra disposizione un adatto vaporino. Sì, voglia Iddio inspirare qualche anima generosa di venirci in aiuto, in modo che le nostre Missioni, cariche di debiti e sprovviste del necessario, possano continuare nell' intrapresa loro via di progresso.
Ci benedica, o amatissimo Padre, e ci raccomandi alla carità degli ottimi Cooperatori e Cooperatrici Salesiane. Mi creda suo
Dev.mo ed Aff. in G. C. Sac. GIUSEPPE FAGNANO Prefetto Apostolico.
S'incomincia l'istruzione religiosa. - Primo Battesimo. - Gli Indii accorsi superano i 350.
AMATISSIMO MIO SUPERIORE,
N. S. della Candelara, Rio Grande, 10 Maggio 1894.
QUALCHE mese fa mandai a Puntarenas a suo indirizzo una mia lettera per mezzo del confratello Bergese, incaricandolo di ritornare presto con viveri, roba, animali ecc. ecc.; ma ora dubitando della pronta sua venuta a cagione del cattivo tempo regnato dopo la partenza della barca, mi decido a mandar questa mia per mezzo del confratello Giacinto Villacura, accompagnato dal giovane Cesario Villabos e da due famigli, i quali attraversando la Terra del Fuoco da oriente ad occidente si recheranno a chiedere aiuti alla Missione dell' Isola Dawson. L'urgente necessità mi obbliga a fare anche questo sacrificio, qual è quello di diminuire di quattro persone la Missione e quindi la sua forza materiale, e di assoggettare questi cari aiutanti al grave disagio di un cammino quasi intransitabile, tra boschi e grandi pantani (tembladeros), tratti ove si affonda cavallo e cavaliere, per la formazione del terreno che tiene una leggera cappa di zolle e con uno o due metri di acqua con fango al disotto.
Partito che fu Bergese, radunai D. Delturco, i confratelli Ferrando , Villacura e Ronchi ed i giovani aspiranti Aravena, Villabos e Calafate, e mostrai loro la difficoltà di mantenere tanta gente fino al ritorno della barca che, più o meno, tarderebbe due mesi. Raccomandai loro gran cura nella conservazione, e maggior parsimonia nella distribuzione dei viveri ; quindi mostrai loro il bisogno che vi era di animare gli uomini a cacciare, pescare, a cercare tucu-tucu (famiglia di topi che infestano la campagna) servendoci dell'interprete. Il confratello Ferrando ciò udito : « Padre, disse, mi prendo io questo incarico di animarli, e se fa bisogno, li accompagnerò io stesso in tutte queste operazioni ». Insistetti sulla prudenza di tenersi armati e di star attenti, quando parlassero cogli Indii, a non lasciarsi attorniare troppo. Il coraggioso Ronchi allora per toglierci ogni paura: « Padre, disse, non abbia paura: Maria Ausiliatrice ha condotti questi Indii ed Essa li manterrà pacifici! E poi.... poi ci sono io colla mia barba.... » Sciogliemmo la seduta assai più animati di prima.
All'indomani incominciammo a tenere nella piccola Cappelletta, adorna nel miglior modo possibile, il SS. Sacramento, nostro conforto e nostra fortezza. Se mai in mia vita pregai con devozione, fu veramente questa volta, vedendomi attorniato da tanta gente e con tanta responsabilità.
Gli Indii intanto capivano le circostanze in cui ci trovavamo , ed incominciarono allora ad andare chi a pescare, chi a cacciare, a raccogliere una certa erba, a sradicare certe radici... e se ne tornano sempre carichi.
Alla sera si radunano per le preghiere, per una piccola spiegazione di catechismo, tradotta dall'interprete. - Si canta, si prega e si va avanti bene. - D. Delturco, il catechista, parlando loro dice di aver pazienza, che appena si possa s'innalzerà a ciascuno una casa grande, e poi una casa molto più grande pei loro figli e per le loro figlie e che verrebbe molta gente.
La Domenica seguente battezzammo il piccolo Indio raccolto sulla spiaggia di S. Sebastiano nel mese di settembre scorso , e, secondo il suo desiderio, lo chiamammo
Pietro, dal Principe degli Apostoli, e gli imponemmo il cognome di Hama, dal fiumicello vicino a quella spiaggia. Gli Indii tenevano gli occhi sbarrati osservando tutte le cerimonie. Diressi loro la parola, che periodo per periodo veniva spiegata dall' interprete, e da quanto vedo, pare che abbiano compreso solo che quella funzione è una gran cosa.
Finita la funzione, regalai loro galletta, confetti, e piccoli gingilli ai fanciulli, ed in segno di festa alla sera si accese qualche fuoco artificiale, che avevamo portato da Puntarenas, il che attirò le meraviglie di tutti, e specialmente dei fanciulli, cui D. Delturco spiegava con segni che cosa erano.
Il giorno 27, circa le 11, gli Indii videro venire dalla parte settentrionale, verso ìl Capo Sunday, altri selvaggi che dicevano esser molti. Subito si radunarono vicino alle loro capanne e si prepararono alla difesa. Solo dopo tre ore se ne presentarono sei. Sa chi stava fra loro? L'indio Benizio, quegli stesso che nel marzo dell'anno scorso non volle più seguirci (1). Essi formavano l'avanguardia, e vennero per sapere quanti già eravamo e per avvisarci che verrebbero anch'essi colle loro famiglie.
Al 28 quindi li aspettavamo tuttì, ma giunsero invece al giorno 30. Erano circa le dieci del mattino, quando sento vociare nelle capanne; mi affaccio alla finestra e vedo gli uomini in piedi coll'arco e colle freccie, poi correre per circa duecento metri, quindi una ventina a fermarsi, accovacciarsi fra' cespugli, e gli altri seguire la corsa verso nord.
Che c'è? dimando all'interprete, e senza aspettare risposta corro a raggiungere gli Indii fermati tra i cespugli. Tra questi vi era il caporione o capitano, giovane dai 20 ai 30 anni, alto almeno 2 metri, d'un carattere semplice e buono, a cui chiesi se vi erano gli Indii. Mi rispose che ve n' erano molti. Dimandai allora un arco con freccia ed appuntando verso il Nord, feci segno di tirare tutti scoppiarono dalle risa, ma subito si diedero a correre per raggiungere i compagni. Allora io ritornai in fretta a casa, feci insellare un cavallo e tosto li raggiunsi tutti. Per mezzo dell'interprete feci capire al capitano che non voleva zuffa, quindi ritornassero tutti indietro al nostro accampamento per ricevere galletta, carne e roba. Ed intanto io pel primo mi rivolsi indietro; ed il mio esempio fu da loro tutti seguito, in atteggiamento però di pentiti, nè vollero poscia entrare nelle loro capanne finattanto che non si fosse convenuto il luogo pei nuovi arrivati, a un 300 metri circa di distanza da loro.
Questi sono un 150, cosicchè tra i primi venuti , altri pochi che li hanno seguiti e questi, sorpassano i 350. Si presentarono alla casa e si cominciò la distribuzione di galletta e carne, e si vuotò una gran pentola di fagiuoli, patate e farina, fatte cuocere per loro.
Oh che famiglia ora abbiamo! Quanti teneri fanciulli ! Se non avessimo dovuto per. dere tutto l' anno scorso, in giugno quante case avremmo già per ricoverare questa gente!
Abbiamo già incominciato ad insegnare loro le parole più necessarie, e pare che imparino con facilità.
Venga a trovarci, amatiss.mo D. Fagnano; ci soccorra, ma presto, perchè in pochi giorni si consumerà tutto, e forse non potremo far capire a questa gente che ci mancheranno viveri. Confido di esser presto soccorso: confido dapprima nella divina Provvidenza, e poi nell'attività e nell'amore sviscerato che ella nutre poi selvaggi.
Chiudo questa mia, raccomandandola all'Angelo tutelare della 'ferra del Fuoco, affinchè aiuti le persone che la portano. Riceva i saluti dei confratelli, degli aiutanti ed anche di questi Indii che sinceramente l'amano per l'impegno che ha sempre dimostraio per la loro conversione.
Suo Dev.m° nel Signore
Sac. Gius. BEAUVOIR.
(1) V. Bollettino di Ottobre 1893, pag. 190.
Lettere di S. Ecc. R.ma Mons. Lasagna intorno al primo viaggio al Matto Grosso
III.
Sul Paraguay. - La stupida figura del coccodrillo. - Le isolette galleggianti. - Alla capitale del Paraguay.
Cuyabà, 27 giugno 1894.
Quando ci svegliammo il giorno 16 maggio, dopo celebrata come di costume la S. Messa nella stessa cabina, uscimmo ad ammirare le bellezze del fiume Paraguay, sulle onde del quale navigavamo da ben dieci ore. Il panorama si presentava più bello e ridente assai. Sebbene a sinistra corra sempre la sponda bassa e paludosa del Chaco, a destra s'innalza ondeggiante e florido il suolo della Repubblica Paraguaya. Giù in fondo all'orizzonte apparivano colline e montagne vaghissime, vestite di pomposa vegetazione.
Le sponde del fiume si erano avvicinate assai, le acque erano divenute più limpide e chiare, e noi cercavamo collo sguardo sotto gli alberi inclinati delle rive la stupida figura dei grossi coccodrilli che escono qua e colà a fior d'acqua a riscaldarsi al sole. Che bestia ripugnante ed orribile e mai il coccodrillo, chiamato qui col nome di jacarè. Se ne sta immobile, cogli occhioni aperti, come fosse di granito. Da bordo partono ripetute fucilate, ma se non ne è tocco, ei non si muove punto, non torce un membro, e continua a guatare colla stess'aria istupidita di prima. Ha le squame sì dure, che se la palla nol coglie in pieno, gli scivola sul dorso e non gli fa male veruno. Lo si vede allora drizzarsi pigramente sulle quattro zampe e con movenze sgradevoli e goffe trascinarsi sott'acqua. Questi fiumi ed i loro affluenti sono pieni di simili animalacci, e più si monta in su verso l'Equatore, più sono numerosi, fino ad ingombrare affatto il letto dei fiumi, de' torrentelli e de' laghetti adiacenti.
Solo gli Indii ne approfittano dando loro la caccia, quando non trovano altra selvaggina, e ne divorano le carni puzzolenti, da cui essi stessi traggono un fetore assai ributtante.
La presenza di questi quadrupedi schifosi rende assai pericoloso il pigliar bagni in queste acque; poichè non di rado avviene che il coccodrillo si avventa improvviso e addentando gl' incauti li trascina al fondo e se li divora.
Narrava appunto il capitano Nocetti che anni sono egli aveva a bordo come mozzo il figlio discoletto di un suo caro amico. Nelle ore più calde di un giorno d'estate, approfittando dell'occasione in cui il bastimento era fermo per mancanza di venti, quello sconsigliato si spogliò rapidamente e giù scendendo la scaletta, si buttò nel fiume per rinfrescarsi. Non era ancora ben sommerso nell'acqua che diede di reperite un orribile strido : corsero tutti i marinai sul cassero e lo videro contorcersi disperato tra le spaventose mandibole di un enorme coccodrillo. Il capitano gli puntò contro la sua infallibile carabina che colpì il mostro ed ahi! il fanciullo insieme! Almeno, mi diceva mestamente, gli si potè dare sepoltura in terra! Magro conforto pei desolati genitori.
La corrente di questi fiumi trascina seco delle piante palustri a larghe foglie, e talvolta esse si agglomerano in tal quantità, e così compatte da formare vere isolette galleggianti. Cosicchè quando io me le vedeva sfilare sotto gli occhi a fianco del nostro vaporino, quasi istintivamente cercava coll'occhio avido, se tra quei fogliami rigogliosi e verdissimi si movesse qualche incauta gazzella o qualche imprudente coniglio.
Che vuole? Mi rammentava ancora con indicibile piacere quella vivissima pittura che di simili fenomeni sapeva fare nelle sue prediche quell'anima di apostolo e di artista ad un tempo, che era Monsignor Belasio. Sono cose che udii da fanciullo vent'anni fa a Mirabello; ma non le scorderò mai. Mi pare ancora di vederlo quel caro vegliardo sporgersi fuori dal pulpito, e colle mani e cogli sguardi e colla magia della voce e della parola e delle movenze dipingere al vivo l'incauto coniglio, trascinato dalla corrente sul praticello fiorito. Dapprima alza il muso, drizza le orecchie come stordito, per tema di sprofondare; ma poi si rassicura vedendosi tanta buon'erba innanzi e finisce con pigliar gusto di sentirsi cullare in quell' eden incantato, da cui vede correre e passare fuggendo innanzi a sè tante scene, tanti panorami , e pianure e boschetti svariatissimi, fino a tanto che ahi ! l'abisso l'ingoia di repente in mezzo a' suoi sogni. Immagine troppo vera della vita spensierata e della miserevole fine di tanti giovani, che si affidano baldi alle ingannevoli apparenze del mondo traditore.
Il fiume Paraguay e Paranà formano molte isole ed alcune assai vaste, che in pochi anni arrivano a coprirsi di piante verdeggianti e di alberi fronzuti. Ma quando sopravvengono le grandi piene, queste spazzano via le isole esistenti per formarne delle nuove; scavan le sponde, si aprono nuove vie, trascinando nei loro vortici e frane immense e tronchi d'alberi giganteschi, che vanno a formare poscia nuovi banchi e nuove isole. E questo fa sì che nessun geografo sia capace di precisare il vero corso di questi fiumi che ne' loro giri e rigiri sì capricciosi cambiano la forma e la profondità del loro alveo ad ogni istante. Epperciò ogni bastimento, ogni vapore che voglia navigare in queste acque deve prendere per guida un piloto speciale, il quale più assai che colla scienza nautica, sappia, coll' occhio avvezzato da lungo uso, conoscere e direi quasi indovinare tutti i capricci e le sorprese di queste correnti così variabili e così impetuose.
Nel nostro viaggio il vapore sostò qualche ora ad Humaità, che è il primo villaggio Paraguayo e poscia a Villa del Pilar, dove è parroco un certo D. Tommaso Bettinetti, che fu già professore al nostro Collegio Pio. Di qui mandai per telegramma un saluto al Presidente della Repubblica del Paraguay Sig. Gonzales ed al Rev.mo Amministratore Diocesano D. Arrua.
I terreni della sponda sinistra sono ancora dell'Argentina, la quale se li appropriò come terre di conquista dopo la famosa guerra che ebbe col Paraguay dal 1864 al 1870, sostenuta dal Brasile e dall'Uruguay. Fu proprio una guerra di distruzione, durante la quale il tiranno del Paraguay Francesco Solano Lopez trascinò al macello tutti i suoi sudditi, i quali diedero prova di un valore, di un eroismo senz'esempio nelle storie d'America. Ma fu tutto inutile. Dopo sei anni di una lotta disperata, titanica, gli alleati schiacciarono il povero Paraguay, che ne rimase disfatto, annichilato. Il Brasile per diritto di conquista trasportò i suoi confini al Rio Apa, e l'Argentina si spinse fino al Pilcomajo e gli tolse il territorio di Missione, al di qua del Rio Paranà. Onde possa farsi una qualche idea della ferocia con cui s' è menata quella guerra e delle orribili conseguenze che ne risultarono, pensi che ancora adesso il Paraguay, tolti i bambini, non ha che 28 mila uomini, e più di 400 mila femmine ! ! Tanti ne ha trucidati la mitraglia o spenti la fame.
Sulla foce del Pilcomajo vi è una fortezza Argentina con pochi soldati di guarnigione. Tutto quell' immenso territorio, che scendo fino a S. Fè e si estende sino alla Provincia di Santiago dell'Estero e di Salta, tutto paludoso, basso, malsano, soggetto a lunghe inondazioni, è quasi affatto spopolato, se ne eccettui due o tre punti alquanto elevati, che sono occupati da imprese coloniali, che impiegano il loro capitale e qualche migliaio di braccia nel coltivare le canne da zucchero e nelle raffinerie corrispondenti.
Dal Pilcomajo ad Assunzione, capitale della Repubblica, non è lungo il tragitto e noi vi arrivammo il 17 di Maggio alla una dopo mezzodì, nove giorni dalla nostra partenza da Montevideo.
Non mi trattengo a descriverle le festose accoglienze che vi ebbi, i lavori a cui posi mano, ed i progetti che accarezzai e preparai, poichè mi pare avergliene già dato conto in un' altra lettera che frettolosamente le spedii. Tanto più che vi dovrò tornare fra poco per visitare gli Indii del Chaco e poscia attraversare tutta quella Repubblica, onde conoscere da vicino le celebri tribù dei Kainguà ed arrivare all'alto Paranà con intenzione di attraversare tutte le foreste di Missiones e raggiungere le acque dell'Alto Uruguay, sulle quali spero scendere poco a poco sino a Paysandù e poscia a Montevideo.
È necessario che io mi faccia un'idea chiara e precisa dei bisogni e de' pericoli che offre l'immenso campo che si apre alla nostra Missione, onde provvedere per tempo i mezzi che saranno più adatti al buon esito dell'impresa.
È un viaggio lungo, penosissimo, irto di difficoltà, ma di un' importanza straordinaria, e spero che la Vergine SS. Ausiliatrice mi aiuterà a compierlo felicemente per segnare così col mio passaggio le nuove vie che dovranno battere i nostri cari Missionari Salesiani.
Ora a voi, o giovani eletti, che vi sentite ardere in petto la fiamma dello zelo! voi, o valorosi, che vi sentite da Dio chiamati ad alte ed ardimentose imprese per la salvezza de' popoli e la gloria di Gesù Cristo, drizzate qui lo sguardo, volgete qui il piede. No, non vi mancherà certo ricca messe di sacrifici e di trionfi, di pungenti spine e di celesti consolazioni, la corona della vittoria o la palma del martirio. Sono nuovi orizzonti che si aprono agl'intrepidi apostoli dei selvaggi, sono nuovi mondi che spalancano le loro porte agli Angeli propagatori della cristiana civiltà, agli eroi del Vangelo. Anche di voi canteranno le generazioni presenti e le future : O quam speciosi pedes evangelizantium pacem, evangelizantium bona
IV.
Le due sponde del Rio. - Nella zona torrida. - I poveri Indii del Chaco. - A Corumbà, l'emula della capitale del Matto Grosso.
Col vapore « Diamantino » giunsero il giorno 4 giugno al Paraguay il caro D. Solari, Don Arturo Castells, il Chierico Colli ed il Catechista Giov. Battista Ruffier, col loro Direttore il bravo Sac. D. Antonio Malan, che erano stati scelti per gettare le fondamenta della difficile Missione nel Matto Grosso. Preferimmo pigliare le mosse da questo punto lontanissimo, perchè egli è il più centrale di Sud America e, circondato com' è in ogni direzione da orde di selvaggi, pareva anche il più strategico ed il più atto ad un'azione generale e vigorosa diretta alla conversione degl'Indigeni.
Mi unii dunque a questi cari confratelli sul piroscafo brasiliano il « Diamantino » che la mattina del giorno 6 levò l' àncora per rimontare di nuovo le placide onde del fiume Paraguay. Mi avevano accompagnato a bordo il Ministro de' Culti, l'Amministratore Diocesano, il Rettore del Seminario, i figli dell'Ambasciatore Argentino, varii ottimi Sacerdoti, ed il Presidente della Conferenza di S. Vincenzo de' Paoli, Sig. Sambonini, e molti altri amici. E sarebbero stati assai più, se in quell'ora stessa non avesse avuto luogo in città la solenne sepoltura del signor Riccardo Garcia, Ambasciatore dell' Uruguay, che era spirato il giorno prima tra le mie braccia, dopo d'aver ricevuto da me i supremi conforti della nostra Santa Religione.
Il trovarmi di nuovo insieme ai nostri cari confratelli ci riempiva mutuamente il cuore d'indicibile allegrezza. Eravamo tutti unanimi nel benedire e ringraziare il Signore per la grande e visibile protezione che fin allora ci aveva accordato. Anche sul Diamantino avevamo tutti pieno agio di celebrare ogni dì in privato la S. Messa, e nei giorni di festa ne celebravamo una nel salone per comodità dei passeggieri, rallegrandola di canti e suoni, poiche il nostro caro D. Solari viaggiava col suo bravo armonietto portatile, che dovrà fare un dì le delizie dei poveri selvaggi.
Frattanto il calore cominciava a farsi sentire assai forte, giacché eravamo già arrivati al grado 24 di latitudine australe, e stavamo per entrare all'indomani nella zona torrida. A destra avevamo le vaghe sponde del Paraguay, sempre ondulate, sempre ridenti di nuovi colli e nuovi monti coperti di alberi giganteschi, dai cui rami penzolavano svariatissime liane, e piante parassite che ondeggiavano al vento i loro fiori dai colori vivaci. Svolazzavano qua e colà, a torme e separati, i più vaghi augelli d'ogni grandezza e d'ogni colore, e sul verde cupo della foresta spiccavano mirabilmente i candidissimi cigni e le garze lucenti e mille altri alati abitatori dell' aria. Di tratto in tratto apparivano pure sotto l'ombra dei palmizì e de' banani delle modeste capanne di pastori e contadini, che vivono colà quasi in una perpetua solitudine. Poverini! in qualunque caso d'urgenza, quanto tempo non dovrebbero essi impiegare per giungere alla città vogando su fragili barchette ! Poichè per terra sarebbe affatto impossibile per loro l' arrivarvi, non essendovi vie aperte nelle selve, nè ponti sui grossi torrenti che vengono numerosi a portare il tributo delle loro acque al gran Rio.
All'opposta sponda, cioè a nostra sinistra, correva sempre il suolo basso e pantanoso del Chaco, popolato quasi esclusivamente dagli Indii erranti, che in tempo delle grandi alluvioni si ritraggono poco a poco sino ai piedi delle grandi montagne di Bolivia. Il suolo è coperto da impenetrabili boscaglie di palmizi, e cedri, e chebracho e jacarandà e cento altre piante di gran merito.
Quando noi passavamo colà, le acque s'erano già ritirate assai, epperciò i poveri Indii si avvicinavano alle sponde, e noi ne incontrammo dei bei gruppi qua e colà prima di giungere al nostro destino.
Infatti essendo noi arrivati la mattina del giorno 7 a Villa Concepcion, vedemmo tosto le canoe degli Indii guizzare intorno al nostro vapore per chiederci pan biscotto, così detto galletta, e regalucci di cui fanno gran caso. Erano quasi affatto nudi ed alcuni colle membra bizzarramente dipinte di rosso vivo e di nero lucente. È appunto in questa Villa dove accorrono maggiormente gli Indi del Chaco per scambiare le loro pelli di tigre e di altre fiere, col sale di cui abbisognano, e coll'acquavite, di cui sono ghiotti oltre modo. Epperciò nel mio ritorno io spero potermi fermare apposta colà cinque o sei giorni per far un po' di bene a quella popolazione e pigliare miglior contezza di quegli Indii, tra cui non lascierò di fare una breve escursione.
Intanto, ripigliato subito il viaggio, si navigò ancora per tutto quel giorno e poi l'altro e l'altro ancora per arrivare finalmente il giorno 10 verso sera al Porto di Corumbà.
A misura che si ascendeva, il calore diveniva sempre più soffocante, le zanzare ci assalivano accanite e la sete diventava crucciosa. Solo da lontano si scorgeva sorgere qualche montagna, ma d'intorno a noi non si vedevano omai che luoghi pantanosi, e boschi sterminati sommersi nelle acque stagnanti.
In due o tre punti c'imbattemmo in qualche rialzo di terra, fatto io credo artificialmente, dove v'erano frammischiati qualche centinaio di Indii e di bianchi occupati ad abbattere i vetusti alberi della foresta e ridurli a grossi travi, che i bastimenti vanno poi a caricare colà per condurli a Buenos Aires, a Montevideo ed anche in Europa. Di questa natura è il così detto Porto Casado, nome del proprietario, ricchissimo Spagnuolo, che comprò nel Chaco un territorio che è forse più vasto dell'Italia intiera. Ma che gli giova se è inabitabile?
Trovammo pure sulla nostra via il Porto Pacheco, o Bahia Negra, che è la Siberia del Paraguay. Non già pel freddo, poichè colà il calore tropicale è intensissimo, ma per esser ivi trasportati gli ubbriaconi incorreggibili, i facinorosi e simil genìa.
Essendo luogo di confine col Brasile, egli è occupato da un presidio militare, che sorveglia quel coatti. È appunto fin qui che è giunto nella sua audace esplorazione il nostro compianto D. Angelo Savio, ed io non mi dilungo in ragguagli, perchè egli stesso gliene ha scritto a suo tempo (1).
Solo le dirò che io ebbi uno schianto al cuore al vedere accorrere alla riva tanti uomini e donne mezzo abbrutiti, e tanti selvaggi nudi affatto tra la soldatesca procace. Colà in quei boschi, senza una chiesetta, senza un prete, senza un freno qualunque, c'è da stupire se si lasciano andare a vivere come fiere?
Le dissi che noi eravamo giunti la sera del giorno 10 di giugno nel Porto di Corumbà. Sebbene sia questa per popolazione ed importanza la seconda città del Matto Grosso e rivale della stessa capitale Cuyabà, non vorrei che ella si credesse essere Corumbà come uno dei nostri porti d'Italia. Appena sarebbe da paragonarsi ai più modesti villaggi della patria nostra. Conta tutt'al più tre mila abitanti, eccettuati i soldati che vi sono di guarnigione.
Qui hanno sede gli Uffizi di Dogana dello Stato e qui si arrestano i vapori; poichè più in su l'acqua decresce tanto, che per navigare bisogna salire in vaporetti a ruote leggieri leggieri, senza carico di sorta, ed il più delle volte neppur a questi è dato proseguire. Allora si è trasbordati su barcacce a fondo non convesso, ma piano affatto e che perciò qui chiamano chatas, e condotte innanzi non a vele, non a remi, ma a forza di pali, che uomini robusti puntano sul fondo del basso fiume, spingendo così innanzi poco a poco e quasi a sbalzi la povera zattera. E questa è la sorte che è toccata anche a noi.
A Corumbà venne a ricevermi il Parroco, certo D. Costantino Tarzio, Italiano, ed il Console di Bolivia. All'indomani scesi a terra per visitare la Chiesa, il Comandante della piazza Colonello Horacio, ed il Console Italiano Sig. Carcano di Milano, persone gentilissime che poi m'accompagnarono sino a bordo, preceduto dalla banda del Reggimento. Il vecchio Parroco è solo e scoraggiatissimo: ha da fare con molti stranieri, anche Italiani, speculatori ed avventurieri in gran parte, con cento e più leghe di territorio sotto la sua giurisdizione, ed è perciò che si sente cader le braccia.
Solamente una scuola per fanciulli e per fanciulle diretta da religiosi e da suore potrebbe col tempo mutare l'aspetto di quella cittaduccia , innalzata su rocche calcaree, dardeggiata dal sollione e tutta intesa al traffico ed alla vita materiale. Potremo noi un dì concorrere a quest'opera di rigenerazione? Dio lo voglia!
(Segue)
(1) V. Bollettino dall'Ottobre 1892.
Progressi nell' Isola Dawson. - In data di febbraio Don Giuseppe Fagnano, Prefetto Apostolico della Terra del Fuoco , ci scriveva quanto segue: « Lo scorso mese ho visitato la Missione di S. Raffaele - Isola Dawson - dove ho provato nuova consolazione nel vedere l'avanzamento nella civiltà e nella vita cristiana di quel poveri Indii. Le donne già sanno a lavorare bene la roba , a fare un poco di cucina ed a tenersi alquanto pulite : mostrano poi gran desiderio d'imparare il Catechismo e di poter fare presto la loro Confessione e Comunione. Le ragazze pure hanno imparato quasi tutte a cucire benino, a lavare , stirare la roba , e le più grandi sono incaricate e fanno bene la cucina per tutti gli altri. Anche da parte degli uomini si nota un gran passo; si mostrano più animati al lavoro, più amanti delle pratiche di pietà e si tengono orgogliosi d'appartenere alla nostra Missione , centro di civilizzazione. I ragazzi , fuori delle ore di scuola, s'occupano con piacere nei lavori materiali , come sarebbe custodire il bestiame al pascolo, portare legna alla casa , tagliarla a pezzi , attendere alla caccia, alla pesca, mugnere le vacche, fare butirro, formaggi ed anche il pane. Una dozzina di essi poi sanno servire così bene la S. Messa e fanno con tal contegno la S. Comunione, che ti par d'essere in una delle più divote parrocchie d'Europa. Anzi uno degli ultimi giorni che fui là vollero farmi sentire con quanta precisione sanno eseguire le Messe cantate; li accompagnava coll'harmonium Suor Antonietta Tapparelli.
« Questo consolante progresso ci dà a sperare molto ; giacchè questi buoni Indii colle loro parole, e più col loro esempio ci aiuteranno molto per attirarne altri a convertirsi. »
Il demonio però ci mette il suo zampino. - L'isola Dawson nei pochi anni da che fu affidata ai Missionari Salesiani, è divenuta un vero paesello cristiano civilizzato. Mentre solamente nel 1889 dalla baia Harris non si vedevano che colline e foreste , ora si scopre un grazioso villaggio, colle sue modeste casette e le sue vie diritte e simmetriche. La via principale dal molo mette ad una vasta piazza , chiusa di fronte da una gentile cappella, che ora ha bisogno di essere ingrandita pel crescente numero di Indii, con ai lati i fabbricati per i Missionari e le Suore di Maria Ausiliatrice, per le scuole dei fanciulli e degli adulti e pei laboratorii necessarii per le fabbricazioni e la manutenzione del novello paese.
Gli Indii colà raccolti vanno man mano abituandosi interamente alla vita civile ; anzi parecchi di loro hanno preso tanto amore al nuovo genere di vita cristiana , che , desiderosi di partecipare ad altri il gran benefizio della religione e della civiltà, chiedono ai Missionari il permesso di andare in cerca di altri poveri Indii.
Ed è appunto in una di queste escursioni in cerca di Indii per condurli alla Missione di S. Raffaele, che il demonio arrabbiato volle mettere il suo zampino. Noi intendiamo dire di un luttuoso fatto accaduto tra Indii e civilizzati nella baia Hidden , il sabbato 10 marzo scorso , fatto che pregiudicò alcuni istanti la civilizzazione di quei poveri selvaggi e lo sviluppo di quella nostra Missione.
La domenica 4 marzo era partito da Puntarenas alla volta dei canali Smith il brigantino Teresina B. portando quattro cercatori di oro.
Otto gioni dopo, 11 marzo, domenica di Passione, il brigantino Teresina B. era già di ritorno a Puutarenas con la bandiera a mezz'asta in segno di lutto. Dei quattro partiti ne riconduceva uno, il capitano, cadavere, un altro mortalmente ferito ed un terzo, che aveva fatto da capitano nel ritorno, pure con alcune ferite. Che era mai avvenuto ? Una zuffa cogli Indii. Ecco come ne fa il racconto un giornale sorto di quest'anno in Puntarenas
« I quattro partiti sul Teresina B. erano : Stefano Buntilich, capitano, Antonio Sgonvich, Giuseppe Giagnetich e Giovanni Ferreira.
» Al venerdì giunsero a lato del Teresina B. alcune canoe di indii fueghini, i quali, ricevuti dagli esploratori dei viveri in cambio di pelli di lontra, si ritirarono molto tranquillamente ed in apparenza con segni di amicizia. Quello stesso giorno Giagnetich discese a terra a lavare qualche cosa ed a raccogliere legna, essendo veduto dagli Indii che nulla fecero.
» Al sabbato, alle ore 10 antim. stando a bordo del brigantino il capitano Buntilich ed i marinai Ferreira e Sgonvich , s'accostarono tre canoe ed una zattera di Indii fueghini, sulle quali v'erano 7 od 8 Indii adulti, 10 od 11 donne ed alcuni fanciulli. Tre minuti dopo arrivava Giagnetich portando della legna tagliata. Mentre quest' ultimo trasbordava la legna dallo schifo al brigantino, e Ferreira e Sgonvich stavano mettendola a posto nella stiva di prora, gli índii s'avvicinarono ed attaccarono le loro canoe al brigantino, quindi saltaron sul brigantino stesso. Dopo aver scambiate alcune parole col capitano Buntilich, alcuni di essi si precipitarono sopra di lui e ferendolo colle loro accie, lo resero freddo cadavere.
» Ucciso il capitano, corsero alla stiva di prora ad assalire Ferreira e Sgonvich. Questi avendo visto l'assalto e la morte di Buntilich , trassero le loro armi, ma Sgonvich teneva una carabina con un sol tiro. Frattanto gli índii colle loro accie cercavano di tagliare la scolta di prora e in quel mentre fu ferito alla spalla Ferreira. Così ferito potè andare per disotto della coperta del brigantino fino a poppa, e ritornare a portar palle a Sgonvich, il quale allora potè sparar sopra degli índii, senza sapere qual esito avessero i suoi colpi. Questo durò qualche istante , e quando Sgonvich s'accorse che a coperta non vi era più alcun movimento , uscì dalla stiva e trovò il capitano steso cadavere e le canoe degli índii che se n'andavano verso terra. Come potè collocò in una lettiga Ferreira che si trovava ferito in una spalla ed in una mano. Salì poi sopra coperta per osservare se vedesse Giagnetich e lo schifo su cui era : egli crede che abbia tagliata la gomena che lo legava al brigantino per scappare dagli índii. Vedendosi solo e temendo un nuovo assalto, levò le àncore, alzò le vele e uscì dal porto volteggiando e sparando alcuni colpi per chiamare l'attenzione di Giagnetich in caso che fosse poco discosto. Ma non rispondendo questi , Sgonvich fe' rombo a Puntarenas, dove arrivò, come sopra dicemmo , alle 7 del mattino della domenica 11 marzo , dopo aver atteso da solo e per circa 150 miglia alle vele , al timone e prestando aiuto a Ferreira.
» Alle 5 della stessa sera salpò da Puntarenas il Condor alla volta della baia Hidden , in cerca del marinaro Giagnetich. Tutto il lunedì percorse quel porto e sue vicinanze. Nessuna traccia trovarono di Giagnetich; invece in un punto della costa rinvennero sotto ad un mucchio di rami di fresco tagliati due cadaveri d'indii , uno d'uomo e l'altro di donna, che trassero al porto di Puntarenas, e di qui al cimitero.
» Alla ricognizione, il Rev. D. Fortunato Griffa salesiano con due altri signori ravvisarono nel cadavere dell'uomo, che portava quattro ferite di palla, un tal Santiago, indio fueghino civilizzato, che da qualche tempo stava alla Missione Salesiana dell'isola Dawson.
» Il Condor partì tosto alla volta della Missione Salesiana per prendere informazioni di Santiago. Alla Missione non si sapeva ancor nulla dell'accaduto. «
Povero Santiago ! Era l'indio migliore di quella Missione, di un naturale allegro, e piacevolissimo, amante del lavoro, ubbidiente, costumato, e, quel che maggiormente importa , zelante cercatore di Indii per condurli alla Missione. Ogni anno a quell'epoca egli era solito fare di simili sante escursioni e ritornava sempre con buona messe. Ora erano soli venticinque giorni, da che era nuovamente partito dalle Missioni con questo scopo. Qual miserando fine lo aspettava !
Quale sia stato il vero motivo di sì atroce zuffa non si verrà mai a sapere. Il giornale che ne fa la raccapricciante relazione dice essere stata causata unicamente dal furto della legna per parte dei marinai ; ma la testimonianza di una sol parte non basterebbe a persuadere l' uomo assennato e retto. Tutti gli Indii dell'isola Dawson , tutti i Missionari salesiani colà residenti , interrogati prima di sapere l'orrendo caso, ad una voce convennero nel dire che Santiago era un uomo incapace di far male a chicchessia. Possibile che la causa addotta l'abbia potuto spingere a tal eccesso ?
Ah! pur troppo a noi consta che in quelle inospite regioni si commettono dai civilizzati Europei furti ben più gravi che non quelli della legna; furti che con nome più appropriato e ben peggiore si appellano e che toccano al vivo pur il cuore dei selvaggi, che sentono in sè d'essere qualcosa di più d'un semplice animale, sentono di essere anch'essi uomini e d'aver diritto alla difesa propria. Ah! civiltà moderna, civiltà laica, quanto sei più barbara degli stessi selvaggi, quanto inumana nella tua raffinatezza e alterigia!
Comunque fosse andata la cosa, da qualunque parte stesse il torto o la ragione, certo non era il caso di invocare contro i poveri Indii adulti della Terra del Fuoco una guerra di sterminio. Si capisce: Il demonio, l'eterno nemico dell'uomo doveva metterci il suo zampino. Ma viva Dio che protegge i poveri Indii della Terra del Fuoco, i quali, per quanto selvaggi, sono sempre anch'esse anime redente dal preziosissimo sangue di Gesù Cristo! Una visita minuta, accurata per parte dell'Autorità Governativa all'isola Dawson bastò per calmare le ire contro degli Indii. I progressi colà in pochi anni realizzatisi anche tra i selvaggi adulti , ben dimostrano che anche questi sono suscettibili di civilizzazione.
* *
Un bel mazzetto di fiori colti fra le Cordigliere. - Per l'onomastico del nostro superiore D. Michele Rua il Missionario ambulante di Chosmalal (Patagonia) D. MATTEO GAVOTTO, cogli augurii di felicità e lunga vita, inviavagli il seguente mazzolino di fiori, o meglio di frutti, colti fra le Cordigliere chilene dal 26 maggio a tutto dicembre dello scorso anno: N.ro 150 battesimi, 1200 Confessioni, 1154 Comunioni, parecchi matrimonii, varia centinaia di prediche, di istruzioni e di catechismi tenuti a quei poveri gauchos, che ricevono sempre il Missionario con segni di giubilo e di riconoscenza. Egli prende l'occasione per supplicare D. Rua che voglia mandare altri operai evangelici in quella vigna, perchè immensa è l'estensione che ha da percorrere nell'anno per poter visitare tutti quegli abitanti una volta nell'anno, e troppo sovente capita di non poter arrivare a tempo di dare gli ultimi conforti religiosi ai moribondi. Preghiamo quindi il padrone della messe...
Risveglio nella Patagonia. -Alla festa patronale della Madonna del Carmine che si celebra a Patagones nel mese di luglio, quest'anno si è notato un consolante risveglio tra gli uomini specialmente. Considerevole fu infatti il numero di essi che si accostarono ai SS. Sacramenti. - Le scuole Salesiane di Viedma e Patagones furono quest'anno frequentate da 600 tra ragazzi e ragazze. È questa una prova della fiducia che ripongono quelle popolazioni nei Misssionari Salesiani.
Una novena di preghiere. - Nel mese di luglio e agosto scorsi, io sottoscritta era travagliata da dolorosa malattia, della quale il medico mi dava poca speranza di guarigione. Con fede mi rivolsi a Maria SS. Ausiliatrice, incominciando una novena di preghiere, con promessa di un'offerta a cotesto celebrato suo santuario. Oh bontà della Vergine SS. al primo giorno della novena incominciai a migliorare, ed ora mi trovo quasi guarita. Mi do quindi premura di spedire la mia povera offerta promessa in L. 50. Raccomando i miei bisogni alle preghiere dei cari giovanetti dell'Oratorio, e prego di pubblicare questa mia nel Bollettino Salesiano.
Como, 8 Settembre 1894.
G. PEDUZZI.
Riconoscenza a Maria. - Con l'animo compreso dalla più viva gratitudine verso la gran Madre di Dio e Madre nostra Maria SS. Ausiliatrice, adempio il dovere di rendere di pubblica ragione una segnalatissima grazia da Lei impetrata alla mia famiglia. Lo scorso inverno, mentre ìmperversava la così detta malattia d'influenza, una mia sorella fu gravemente colpita da questo terribile morbo accompagnato da una tosse così secca, che ci dava non poco fastidio. Ma oh quanto è buona e potente la Madonna! Noi in tale frangente abbiam subito fatto ricorso a Lei con una novena, promettendo, se guariva la sorella, di fare un'offerta secondo le nostre forze al suo santuario di Torino. Oh! consolazione! non avevamo per anco terminata la detta novena, quando la mia sorella si sentì alquanto sollevata; essa incominciava a migliorare, e tal miglioramento andò via via aumentando, fiuchè ora. perfettamente guarita con tutta l'effusione del cuore ringrazia Maria SS. Ausiliatrice e manda la promessa offerta.
Verolengo, 22 Settembre 1894.
GIUSEPPE VOGLIOTTI.
La medaglia di Maria SS. - Sto scrivendo d'innanzi ad un angelo, roseo e paffuto, dell'età adesso di un anno; questi è l'unico mio figlio. Nel passato mese di agosto un fiero e mortalissìmo malore me lo traeva, assieme col mio cuore, alla tomba. Ma io non disperai; avendo letto nel Bollettino Salesiano le segnalate e strepitose grazie che la nostra Madre Maria Ausiliatrice suol ottenere a chi di cuore Le si raccomanda, chiamai un Sacerdote, il quale mise al collo di mio figlio la medaglia dell'eccelsa Regina: l'effetto fu quasi subitaneo; ed adesso con l'animo colmo di gratitudine mi accingo a ringraziare pubblicamente questa nostra tenerissima Madre, ed a dispetto della valanga d'incredulità che ammorba il mondo, griderò: Il mio figlio mi fu ridato da Maria SS. Ausiliatrice. Viva Maria!
Costacciaro (Umbria), 7 Ottobre 1894. MANNONI MANNO.
Maria, continuaci il tuo patrocinio ! - Era il 29 novembre 1890, quando il nostro compianto genitore, angustiato per il cattivo andamento delle stagioni, prometteva alla Madonna Ausiliatrice di dare ai figli di D. Bosco dieci lire per ogni botte di vino che piacesse al signore di mandarci. Sembra che Maria SS. abbia gradita la promessa del povero e tribolato vecchio nostro genitore, che intendeva in questo modo di mettere il piccolo podere sotto il di Lei manto; giacchè da quell'anno in poi non abbiamo più avute grandi tempeste, ed il raccolto, se non è abbondante, è almeno sufficiente per far fronte ai tanti impegni che si hanno. Continuando i figli a mantenere la promessa del padre, anche quest'anno la sottoscritta è lieta di rimettere nelle mani del Rev. Sig. D. Rua l'obolo promesso corrispondente a cinque botti, riservandosi un mese di tempo per inviare il rimanente che corrisponde ad altre due. Sia di tutto cuore ringraziata Maria Ausiliatrice! Voglia Essa continuare a proteggere la nostra famiglia, conservandola anzitutto religiosa, secondo i sani principii ereditati dall'amato nostro padre!
Montecchio M., 25 Ottobre 1894. LUCIA BALESTRO.
Aleppo. - La SS. Vergine non si limita ad accordar grazie in Europa, ma qui in queste regioni lontane, in questi luoghi infetti dall'islamismo si mostra Ausiliatrice di chi con fede l'invoca. - Mia sorella venne improvvisamente colpita da malattia nervosa; le cure dell'arte medica pareva non facessero che aggravare il male: era in pericolo di vita. Avendo io letto nel « Bollettino Salesiano » i numerosi miracoli che da Dio impetra ogni dì la SS. Vergine, mi rivolsi con fiducia a sì pietosa Madre sperando di ottenere un miracolo mediante la sua protezione. Il miracolo l'ottenni: in due giorni mia sorella guarì. Grazie siano rese a Dio; grazie a Maria Ausiliatrice! Voglia Essa continuare la sua possente protezione sopra la nostra famiglia.
2 Luglio 1894.
GIORGIO DEscovICH.
Malta. - Grazie alla possente intercessione di Maria SS., da noi con fiducia invocata, la mia bambina Maria Assunta fu per ben. due volte sottratta agli artigli della morte negli scorsi mesi di marzo, aprile e maggio, quando venne assalita da una violenta febbre tifoidea e da quel triste malore che è il grup. Inoltre il mio caro figliuoletto Giuseppe, che non poteva muoversi travagliato da un doloroso reumatismo, dopo esserci con pie pratiche raccomandati a Maria Ausiliatrice, ne fu pienamente liberato. Riconoscente a Maria SS. dei sommi favori da Lei impetrati, glie ne rendo infinite grazie.
17 Settembre 1894.
ANTONIO RUGGIER.
Torino. - Per intercessione vostra, o Maria Ausiliatrice, ottenni dal buon Dio la guarigione di mia mamma. Mentre rendo pubblica la mia riconoscenza e adempio la promessa fatta, Vi prego altresì, o Madre pietosa, a concedermi un'altra grazia di che abbisogno, e benedirmi in un colla mia mamma.
12 Novembre 1894.
ERNESTINA MOSCA.
Ringraziano pure Maria SS. Ausiliatrice per segnalati favori, ottenuti mediante la potentissima sua intercessione, i seguenti:
Maria Del Pup, Cordenons (Udine). - Maddalena Binelli. - M. G. C., Cooperatore Sales. ili Foglizzo. - Contessa di Sannazzaro Natta, nata Seyssel d'Aia, Torino. - Sac. Guglielmo Deltutco dalla Missione Salesiana della Candelara nell'Isola Grande della Terra del Fuoco. - Cesare Barra, Venasca. - Clotilde Pisoni e famiglia, e Teresa, Tommasi, Calavino. - Pietro Bortoletto, Chiarano. - Margherita Berli, Genova. - Una Figlia di Maria Ausiliatrice di Nizza Monferrato per una completa vittoria ottenuta da suo fratello. - Gio. Battista Trogliero, Collegno. - Orsola Porta, Torino. - F. M. - Maddalena Selva ved. Raffaele, Cortabbio Valsassina. - Sac. Francesco Tomasetti, Torino. - Felicita Bobbio. - Carolina Negri, Canove. - Giovanni Frigo, Canove. - Elisabetta Tosazzi, Varallo Pombia. - D. Emilio Cagnani, Prevosto di Lisignano di Gazzola. - Soeur Marie Emmanuel, supérieure des Religieuses de l'Adoration du Sacré Coeur, Torino. - Il Rev. Parroco D. B. Prioreschi per la famiglia di Giovanni e Giuseppe Pagnini, Colonica. - La famiglia N. N. di Verona. - Suor Giuseppina Mongi, per l'ottenuta guarigione da pazzia di una sua amica, Torino. - Rodolfo Rastelli, S. Benigno Canavese. - L. Cavedon, mandando offerta a mezzo del Rev. Arciprete di Orgiano (Vicenza). - Una pia signora di Orgiano, inviando un paio d'orecchini a mezzo del suo Arciprete. - Natale Musetta fu Giacomo, Bellinzago Novarese. - Ch. Luigi Taravello, Scuole Apostoliche presso il Santuario di Mondovì. - D. Giuseppe Cavicchioli, Cecina di Toscolano. - Rosica Lovisolo, Vinchio. - Una Cooperatrice Salesiana. - Margherita Oddone, Feletto Canavese. - L. O. Chivasso. - Uno studente, Genova. - Sac. Vincenzo Spalla, Tortona. - Luigi Masso, Torino. - Luigi Cocito, Agliano d'Asti. - Don Francesco Serpi, Ales. - Orsola Pozzo, Casale. - Francesco Pozzo, Casale. - Pinna Cav. Salvatore, Pozzomaggíore.
Don Rua a Treviglio.
Treviglio, 15 Novembre 1894.
Anche Treviglio ebbe la sorte di poter accogliere ed ospitare il Reverendissimo Successore di Don Bosco. Si trattava di benedire ed inaugurare il nuovo locale eretto pel Collegio-Convitto Salesiano, e per questa cara funzione si scelse molto opportunamente l'occasione m cui si trovava fra noi S. E. R.ma Monsignor Angelo M. Mantegazza, Vescovo Ausiliare del Cardinal Ferrari di Milano, venuto per condecorare l'annuale festa di S. Martino, Patrono della città. Or bene, con Monsignor Mantegazza si volle fosse presente anche D. Rua, il quale con isquisita bontà sempre pronto a tutto quanto può concorrere al bene ed al meglio della gioventù ben volentieri accondiscese all'invito. Giunse fra noi la domenica sera, 11 corrente, e fu dapprima alla Casa Prepositurale ad ossequiare Monsignore, e là raccolti col Reverendissimo Proposto, il Clero e varii Cooperatori attestarono al meritissimo Superiore dei Salesiani vivissima gratitudine per avere già da due anni accondisceso alle nostre caldissime istanze concedendoci l'apertura di una Casa Salesiana.
Giova ricordare che questa Casa di Treviglio fu uno dei desideri di Don Bosco negli ultimi tempi di sua vita. Infatti il 28 febbraio 1887 egli scriveva : È nostro vivo desiderio aprire una casa in Lombardia... e tra i molti luoghi Treviglio sarebbe certamente il più opportuno. Superati i soliti ostacoli di mezzi e di personale, la Casa si aperse nell'ottobre del 1892, e Dio benedisse agli sforzi dei Cooperatori trevigliesi, e dalla prima modesta abitazione i Reverendi Salesiani traslocarono da pochi giorni in ampio edifizio eretto dalle fondamenta per uso convitto e scuole esterne. E su questo nuovo edifizio venne con solennità implorata la celeste benedizione.
Nel pomeriggio del giorno 12 corrente Sua Eccellenza R. Monsignor Mantegazza scendeva al Collegio accolto dal Rever.m° Superiore Don Rua, dal Clero parrocchiale e dagli alunni , salutato dalla banda civica e dagli evviva degli alunni e dei convenuti. I canti divoti degli alunni inaugurarono la funzione : Sua Eccellenza asperse colle preghiere del rito i vari ripiani della casa; quindi entrava nell'ampio salone, ove numerosissimi Cooperatori e Cooperatrici attendevano ansiosi. Dopo un nuovo canto di occasione e un breve complimento per parte degli alunni, sorse a parlare il Reverendissimo Proposto D. Nazari : la sua commozione a stento trattenuta fe' conoscere quanto si apprezzi tra noi il dono che Dio ci ha fatto di un Collegio Salesiano : ricordò la prima pietra posta pochi mesi or sono, e sulla quale si erge così maestoso edifizio e in sì breve tempo ! Di tutto, disse, sia lode a Dio, il quale ci aiuti a proseguire e compiere l'opera sua. - Parlò quindi il R.mo D. Rua. Era la voce del padre, dell'amico che tutti desideravano di conoscere, di udire parlò, come suole egli parlare, collo spirito, colle idee, col cuore di quel santo uomo di D. Bosco le sue parole si ascoltano con religioso silenzio, vanno al cuore, ma non si ponno riassumere ebbe parole di lode, di ringraziamento, di incoraggiamento, diede saggi consigli, ricordò i prodigi della carità e le benedizioni eterne e temporali che piovono copiose sui benefattori delle Opere salesiane, e raccomandò specialmente ai Trevigliesi il compimento di questo Convitto, in modo da poter contenere un trecento giovanetti. Il M. R. teologo Portaluppi con energica parola si rese interprete dei sentimenti dei Trevigliesi il fausto avvenimento; e quindi Monsignor Mantegazza dai concetti e dai voti espressi dagli oratori precedenti trasse argomento a far sempre meglio conoscere, quanto squisita carità sia il prestarsi per la cristiana educazione della gioventù e come i benefattori Trevigliesi non debbono sostare sulla via intrapresa.
Alla radunanza e alla festa salesiana pose fine la benedizione col SS. Sacramento, innanzi al quale in quel momento di commozione e di gioia uno solo era, si può dire, il sentimento di tutti i presenti, quello cioè che la benedizione del Signore sull' Opera salesiana scendesse fecondatrice di frutti copiosissimi.
Il Reverendissimo Don Rua soffermatosi sino al mattino seguente ebbe agio di poter veder radunati intorno a sè anche gli alunni numerosissimi delle scuole esterne : per essi pure ebbe una parola di amore, di Consiglio, di ricordo : li benedisse commosso al veder quanta messe si abbian innanzi gli operai che egli ci ha inviati in nome di Don Bosco.
A nome del Clero, dei Cooperatori , di tutti i Trevigliesi si abbia di nuovo il degnissimo Superiore vivissimi ringraziamenti per la preziosa sua visita e le preghiere di tanti giovanetti anche qui beneficati dalla caritatevole opera dei Salesiani rendano compiuti i voti comuni.
UN COOPERATORE.
A Milano.
Di ritorno da Treviglio Don Rua passò da S. Em. il Cardinal Arcivescovo di Milano. Ebbe accoglienza cordialissima e conobbe quanto appoggio può attendersi per le fondazioni fatte e da farsi nella Diocesi e città di Milano.
Amabilità del Cardinal Ferrari.
Ci scrivono dalla nostra Casa di Treviglio in data 23 novembre : « Ieri il Signore ci preparava una grande consolazione. Sua Eminenza il Cardinal Ferrari si trovava a Groppello per celebrare un ufficio funebre in suffragio del compianto suo antecessore Monsignor di Calabiana. Ci parve buona cosa mandare una rappresentanza dei nostri alunni per rendere omaggio al nostro novello Pastore. L'Eminentissimo Principe appena seppe che i figli di Don Bosco eran venuti ad ossequiarlo, li volle senz'altro ammettere alla sua presenza. Un nostro alunno lesse un indirizzo che piacque moltissimo a Sua Eminenza ed alla numerosa assemblea di sacerdoti e signori presenti ; finito il quale, l'Arcivescovo rispose con un discorsetto di circa venti minuti, in cui parlò con tanto affetto dei figli di Don Bosco, dell'Opera Salesiana e specialmente di Don Rua, che ne restammo commossi e confusi ad un tempo. Prima di congedare i nostri alunni, li regalò tutti di una bella medaglia dell'Immacolata. L'amabilità dell'insigne Prelato fece meravigliare i molti sacerdoti intervenuti , parecchi de' quali si rallegrarono con noi di tanta nostra fortuna. »
Beneficenza del Cardinale di Milano per l'erigendo Istituto Salesiano.
Nel giorno 30 novembre u. s. ricorrendo la festa di S. Andrea Apostolo, onomastico di Sua Em. il Cardinal Ferrari, Arciv. di Milano, l'Eminentissimo Principe degnavasi inviare al M. R. Sac. D. Pasquale Morganti, Direttore Diocesano dei nostri Cooperatori, la bella somma di lire 500 per l'erigendo Istituto Salesiano in quella città.
Mentre presentiamo all'Em.mo Porporato i nostri più sentiti ringraziamenti per tanta sua bontà verso di noi, siamo ben contenti di poter ancora far posto in questo numero a quanto il sullodato D. Morganti pubblicava a tal proposito nell' Osservatore Cattolico del 1° Dicembre
« Il sottoscritto profondamente commosso della cospicua offerta, con cui nel suo Onomastico l'Eminentissimo Cardinale ha voluto benignamente manifestare l'interesse vivissimo ch' Egli nutre per l'Istituto Salesiano erigendo, si permette umiliare i più vivi ringraziamenti a nome anche dei singoli membri del Comitato e Sottocomitato milanese per le Opere di D. Bosco, nonchè del Reverendissimo sig. D. Rua Michele, Superiore della Congregazione Salesiana.
» Coglie inoltre l'occasione per ricordare e far note altre prove della benevolenza di Sua Eminenza per le Opere Salesiane in genere, ed in ispecie per la Casa che si prepara qui in Milano stessa.
» Nello scorso settembre, trovandosi a Torino pel Congresso Eucaristico, ripetutamente fece visita all'Oratorio di San Francesco di Sales, ed in una di queste accordò benigna udienza ad un grosso drappello di sacerdoti milanesi, che anche là sulle rive della Dora vollero presentargli i loro ossequi. In quell'occasione appunto, rispondendo ad un affettuoso saluto rivoltogli da tre allievi dei Salesiani, l'E.mo Cardinale colse il destro per elogiare l'opera dei figli di Don Bosco, recando come argomento dell'efficace loro attività il gran bene operato in Parma dall'Istituto Salesiano di San Benedetto, attribuendo alla sua influenza un rapidissimo e quasi prodigioso mutamento del rione più miserando di quella città. Col qual richiamo egli passò poi a dichiarare quanto quindi lo consolasse il pensiero che anche nella grossa Milano avrebbe presto veduto aprirsi un Istituto Salesiano, pel quale faceva sin d'allora i più larghi augurii.
» Recentemente poi a Groppello, ricevendo una rappresentanza del nuovo Collegio Salesiano inauguratosi in questo mese a Treviglio, congratulatosi coi Trevigliesi della loro preziosa ventura, condusse subito il discorso sull'Istituto Salesiano in Milano, mostrando il suo rincrescimento pel ritardo sopravvenuto e dovuto, come si disse ripetutamente, a lentezze burocratiche.
« Siamo sicuri che tutti i Cooperatori salesiani, nonchè i tanti altri amici delle Opere salesiane, godranno di questi benevoli sentimenti dell'Eminentissimo Cardinale inverso l'Istituto erigendo, e, mossi dallo splendido suo esempio, vorranno proseguire ad aiutare nel suo compito il Comitato Salesiano Milanese sia offrendo essi il loro obolo, come col zelare anche presso le loro conoscenze un'opera sì santa ed urgente.
Sac. PASQUALE MORGANTI
Direttore del Comitato Salesiano Milanese Via Sant'Andrea, 10. »
Il Vescovo Ausiliare di Tunisi.
La festa di S. Cecilia, che ogni anno suolsi celebrare con solennità dai cantori e musici dell'Oratorio di Torino, quest'anno fu onorata dalla presenza di S. Ecc. R.ma Monsignor Tournier, Vescovo d'Ippona Zaryte, Ausiliare dell'Arcivescovo di Tunisi e Primate di Africa. Egli celebrò la Messa della Comunità delle ore 7 1/2 ed alla sera impartì la benedizione col SS. Sacramento.
Monsignor Tournier era venuto a Torino per prendere i figli di Don Bosco che debbono aprire una Casa Salesiana in quella città.
Visite e conferenze.
Nello scorso mese di novembre il nostro sacerdote D. Stefano Trione si recò a visitare e tenere conferenze salesiane ai Cooperatori ed alle Cooperatrici delle città di CHIAVARI, SPEZIA, SARZANA, LUCCA, PISTOIA, SIENA, PERUGIA, FOLIGNO, ANCONA, MACERATA, SINIGALLIA, FANO, PESARO, RIMINI e BOLOGNA. Come figlio di Don Bosco fu dappertutto accolto con vero trasporto di affetto, e non solo i Cooperatori e le Cooperatrici salesiane, ma ben molti altri fedeli s'accalcavano nelle chiese per udire la sua parola, la quale, benchè semplice o non studiata, pure produsse in tutti dolce impressione: i fatti, gli episodii ch'egli esponeva sono di tal importanza da non abbisognare di fronzoli per eccitare interesse. - Anche in queste città si poterono istituire i Direttori Diocesani, dei quali daremo l'elenco in un prossimo numero.
Biblioteche circolanti.
A proposito di queste Biblioteche circolanti che sono destinate a far tanto bene in mezzo al popolo specialmente delle campagne, un Cooperatore dell'Alta Italia ci scrive quanto segue:
« È una cosa molto deplorevole che la buona stampa sia assai poco nell'atto pratico. Molti sono i buoni libri stampati, ma assai pochi sono coloro che li posseggono e meno ancora quelli che li leggono. È una vera desolazione, il vedere in tante città ed in tanti villaggi pochissime famiglie che usano l'assidua lettura ai buoni libri.
« A riparare un tanto male, ottima cosa sarebbe che in ogni Parrocchia fosse istituita una Biblioteca circolante , a sostenere la quale si potrebbe far in modo che concorrano varii soci con piccola offerta: p. es. di Cmi 10 mensili da consegnarsi al cassiere di essa. Ben s'intende che detta Biblioteca debba essere sotto la vigilanza del Parroco, anzi ottimamente sarebbe se fosse da lui regolata in tutto e per tutto.
» Ciò posto, io pregherei cotesta onor. Direzione perchè voglia raccomandare ai lettori del Bollettino l'erezione di simili Bibliotechine in tutte quelle parrocchie specialmente di campagna, dove ancor non esistessero. È vero che su questo argomento già parlarono e più volte altri giornali e periodici; ma ciò non ostante, si vedono popolazioni senza numero sprovviste affatto di buoni libri. Bisogna battere e ribattere a più potere su quest'argomento tanto importante poi nostri giorni.
« D. Bosco di v. m. che tanto lavorò per la diffusione della buona stampa, dal cielo arriderà senza dubbio alla mia proposta, e Iddio sicuramente benedirà quanti si metteranno all'opera in quest'affare.
« Voglia ella inoltre aggiungere nel Bollettino che la Libreria Salesiana accorda degli sconti in favore di queste biblioteche. »
Ottima proposta, che realizzata produrrà grandi risultati in mezzo al popolo. La nostra Libreria è disposta ad accordare tutto le agevolezze possibili, come già suol fare con quelle benemerite persone vuoi ecclesiastiche, vuoi laiche che prendono un dato numero d'Associazioni alle Letture Cattoliche.
L'opera di D. Bosco nei rapporti colla società presente.
È questo il tema di una ben riuscita conferenza che tenne l'avv. Butteri di Tortona la sera della domenica 11 novembre al Circolo Cattolico di quella città. La sala era letteralmente gremita di soci, e l'illustre oratore dopo di aver descritta l'odierna società che precipitosamente corre alla rovina, ben dimostrò quanto l'opera di D. Bosco, specialmente in favore della gioventù, grandemente contribuisce a salvare la misera società ed a sciogliere la così detta questione sociale. All'egregio Avvocato i nostri complimenti!
Effetti della Confessione.
A Robecchetto, paesello vicino a Castano I, accadde il fatto seguente : Un contadino, dopo aver radunato quanto poteva per il S. Martino, e cioè L. 85, che dovevano servire per pagare i suoi debitucci, mentre trovavasi all'osteria, fu privato del portafoglio contenente tale somma. Accortosi, ognuno può immaginare i lamenti , le imprecazioni ed il pianto del povero uomo. Fece pubblicare il fatto dal pulpito, come lo avesse smarrito, parlò con tutti e promise a tutti una buona mancia. Ma nulla si vide.
Quando l'ultimo dì delle Quarant'ore, 20 nov., al contadino furono restituite le L. 85, in modo però che il ladro non fosse conosciuto. Il fatto fece buona impressione, perchè ritenuto frutto di una buona confessione. Teneva la predicazione il Sac. Francesco Gemelli di S. Giorgio al Palazzo, Milano. (Da varii giornali).
I Missionari di D. Bosco,
« I Sacerdoti Missionari di D. Bosco, cotanto benemeriti della Chiesa, pel bene da essi fatto in ogni ramo del vivere cristiano presso tutti i popoli civilizzati e non, proseguono la loro marcia trionfale d'espansione. - Cosa veramente straordinaria : I figli di Don Bosco, nati appena ieri, oramai si incontrano in tutto le plaghe del mondo. Iddio li benedice evidentemente. »
(La Voce della Verità N. 256.) Benedizioni che Iddio promette agli Elemosinieri.
1° L'elemosiniere è sicuro di non impoverire. Proverbi 28.
2° Niuno della stirpe del limosiniere andrà mendicando. Ps. 36.
3° Le ricchezze dell'elemosiniere moltiplicheranno. Prov. 4.
4° L'elemosiniere vive felice, perchè nella sua casa piovono le benedizioni celesti. Ps. 40.
5° Iddio paga all' elemosiniere ogni minuzia che dà al povero. S. Marco 9.
6° L'elemosina mantiene sano e prolunga la vita. Isaia, 38.
7° L'elemosiniere vien liberato da castighi imminenti e da ogni angustia. Tobia, 4.
8° L'elemosiniere è il più saggio e fortunato mercante del mondo. Eccl. 19.
9° L'elemosiniere quanto fa e dà al povero lo fa e lo dà a Cristo.
10° L'elemosiniere ottiene da Dio qualunque grazia. Eccl. 29.
11° L'elemosina monda l' anima dalle colpe e la purga. Luc. 11.
12° L'elemosiniere è sicuro di morire bene. Ps. 40. 13° L'eleniosiniere sarà giudicato con carità e misericordia. S. Giac. 2.
14° L'elemosiniere non si perderà. Tob. 4.
Il Direttore diocesano dei Cooperatori Salesiani di Cuneo ci scrive
« Fra le Cooperatrici Salesiane di questa città è da lamentare la perdita della piissima e zelante Contessa ANNA CANUBI di Tourrettas, nata Serendad, passata da questa vita all'eternità il 26 ottobre 1894, in età di anni 72. Dopo aver spesa la sua lunga vita in ben fare, la sua morte fu veramente quella del giusto. D'una coltura non comune, buona di carattere, pia per sentimento di viva fede, essa si trovava sempre in prima fila in tutte le dimostrazioni di fede e di pietà ed in qualsivoglia opera di carità, tanto che si può dire di essa che fu cara a Dio ed agli uomini. Sia pace alla sua bell'anima nella celeste gloria ! Le preci ed i suffragi di tutti i buoni e specialmente dei Cooperatori e delle Cooperatrici Salesiane per l'amata estinta sieno un conforto nel dolore alle nobili sue figliuole Baronessa Giacinta Dalmastro di Garzegno e Contessa Maria Stefano e loro famiglie ».
Il consigliere delle famiglie. - È una pubblicazione bimensile utilissima al benessere delle famiglie. Si occupa di economia domestica, industrie casalinghe, igiene e medicina, governo della casa, ecc. aggiungendovi i più savi consigli morali, piacevoli racconti, esercizi e divertimenti. Il suo prezzo di abbonamento è di L. 4 annue, ma i nostri associati non pagano che metà prezzo, cioè Lire due. Rivolgersi al Consigliere delle Famiglie, Genova, mandando l'indirizzo o fascetta con cui ricevono il nostro periodico.
La Donna e la Famiglia. - Vi hanno in Italia molti giornali più o meno apertamente irreligiosi che, offrendo alle famiglie disegni di ricami e modelli d'abiti, spargono col mal seme del lusso e dell'immodesto vestire, letture scandalose o pericolose almeno.
Ve ne ha invece UNO nel campo cattolico, che pur offrendo le stesse oramai indispensabili comodità a chi le vuole, porge alle famiglie letture religiosamente morali e nel tempo istesso sommamente attraenti e piacevoli tali da congiungere all'istruzione c all'educazione la ricreazione dello spirito, nelle quali tre parole si compendia il programma del giornale medesimo. Tale è il periodico LA DONNA E LA FAMIGLIA, che da trenta quattro anni si pubblica colle più larghe ed esplicite approvazioni delle Autorità ecclesiastiche.
Farlo adunque conoscere e raccomandarlo è opera buona, poichè si allontanano con ciò le famiglie cristiane da altre letture irreligiose od immorali. Coloro adunque, e dovrebbero esser molti, a cui può esser utile un tal giornale, vi si associno prontamente o lo facciano almeno conoscere; il Clero a cui si ricorre sovente per consiglio nella scelta del giornali, consigli questo a chi ha d'uopo di quanto sopra abbiam detto. Tanto più che il prezzo ne è tenuissimo, cioè di sole L. 8 all'anno per i dodici amplissimi fascicoli di letture; coll'aggiunta di L. 4 si hanno anche i copiosi annessi di mode e ricami: con una lira in più l'elegantissima strenna che è uscita testè dai torchi. Rivolgersi alla Direzione del Periodico; La Donna e la Famiglia - Genova.
1. Aghe Margherita - S. Giorgio Canavese (Torino).
2. Amadori Don Pancrazio, parroco - Calcinatello (Brescia)
3. Arduino Achille - Torino.
4. Baccarone Francesco - Borgo San Martino (Alessandria).
5. Balladon contessa Matilde - Verona.
6. Barbiè canonico Don Felice- Carmagnola (Torino).
7. Bortagna Secondo - Castelnnovo d'Asti (Alessandria).
8. Biolchiní Don Natale - Niviano Lavacchio - (Modena).
9. Bocci Don Antonio - Badiola (Arezzo).
10. Bozzer Domenico - San Lorenzo d'Arzene (Udine).
11. Bozzor Pietro - San Lorenzo d'Arzene (Udine).
12. Calora Giuditta - Torino.
13. Canimati Don Giuseppe, arciprete - Serbano (Pali).
14. Canubi De Turrettas contessa Anna nata Serendat - Cuneo.
15. Carotta-Briscioli Eugenio - Capo di Ponte (Brescia).
16. Casella Adelaide - Torino.
17. Celetti Francesco - Colle Umberto (Treviso).
18. Celotti Don Francesco - Zappe (Treviso).
19. Chalmas Don Albino, prevosto - Giaglione (Torino).
20. Contessa di Villalba - Nizza Marittima.
21. De Cristomo Don Tolomeo - Bracciano (Ronza).
22. Didier Della Metta Cav. Don Francesco - Balene (Torino).
23. Dutto Giacomo- Trucchi (Cuneo). 24. Falco Michele - Bibiana (Torino). 25. Falco Don Michele, Mansiou. Cattedr. - Pinerolo (Torino).
26. Fini Giuseppa fu Luigia - Borgo S. Lorenzo (Firenze). 27. Flick Massimiliano - Torino,
28. Galli canonico Don Giovanni Batt. - Omegna (Novara).
29. Garbin Don Alescaudro - Schio (Vicenza).
30. Gasparino Giovanni fu Carlo - Riomaggiore (Genova).
31. Giorgelli Carlo - Moda (Milano). 32. Lacalce avv. Giuseppe - Cefalti - (Palermo).
33. Lacalco canonico Ortensio - Cefalù (Palermo).
34. Leonardi Antonio - Cloz (Trento). 35. Mangiarli Giuseppa - Alpignano (Torino).
36. Manzoni ing. Ugo - Arad (Ungheria).
37. Martingano Don Michele - Castellamare di Stabia (Napoli).
38. Marchisio Giuseppina - Torino. 39. Martini Giacomo maestro, segr. com - Trofarello (Torino).
40. Martinis Don Gioacchino, tesoriere Volturino (Foggia).
41. Mataloni Francesco - Matelica (Macerata).
42. Masardo Don Pietro - Thiene (Vicenza).
43. Menesini Don Antonio, canonico - Lucca.
44. Mezzano D. Ottavio - Agliano San Pietro (Firenze).
45. Moiso D. Leonardo, Rettore - San Aurelio-Gabiauo (Alessandria). 46. Montagnini Carolina - Mirabello (Alessandria).
47. Nelli P. Francesco - Osimo (Ancona). 48. Neri D. Domenico, canonico - Borgo S. Sepolcro (Arezzo).
49- Oddonino Marianna - San Giorgio Canavese (Torino).
50. Paoletti Antonio - Follina (Treviso). 51. Paoli D. Giuseppe - Borgo S. Lorenzo (Firenze).
52. Paravidini Rosa - Ortona al mare 53. Pecunia Ambrogio di Domenico - Riomaggioro (Genova).
54. Pennazio Lodovico - Riva Chieri (Torino).
55. Piacentini D. Geminio - Pavullo Frignano (Modena).
56. Poma Giuseppe - Biella (Novara). 57. Pompa Luigi - Ortona al mare (Chieti).
58. P. Porfirio da Civitanova, conv. cappuc. - Montegiorgio (Ascoli Piceno),
59. Revetti damigella Angela - Cova (Cuneo).
60. Rosicati Antonio maestro - Monticolli Pavese (Pavia).
61. Rossi Don Domenico - Borgo San Sepolcro (Arezzo).
62. Rota Evasio fu Pietro - Borgo S Martino (Alessandria).
63. Rovasenda Cristina, religiosa - Milano.
64. Rubino Don Antonio, canonico - Solofra (Avellino).
65. Sacco chierico Giuseppe, semin. vescovile - Alba (Cuneo).
66. Sardi Mons. Giovanni, vescovo - Pinerolo (Torino).
67. Simoni Prof. Don Michele - Manerba sul Garda (Verona).
68. Stura Delfino - Buttigliera d'Asti (Torino).
69. Suor Maria Rosalia Serenelli - Verona.
70. Tamietto Giovanni fu Giuseppe - Valfenera (Alessandria).
71. Tardelli D. Matteo, parroco - Camporgiano (Massa-Carrara).
72. Torrielli Domenico - Silvano d'Orba (Alessandria).
73. Trombetta Don Gerolamo - Como 74. Ughis Margherita - S. Giorgio Canavese (Torino).
75. Vernoni Don Carlo - :Marsiglia. 76.. Verrone De-Abate Clara- Torino. 77. Versognassi Don Giovanni Battista - Aquileia (Austria).
78. Viale Angela fu Lorenzo - Airola (Porto Maurizio).
79. Zizzo Don Pietro, cappellano - Marsala (Trapani).
I nostri lettori vorranno nei loro quotidiani esercizi di pietà ricordarsi delle sante Anime di questi cari che in vita ci furono congiunti coi dolci e forti vincoli della carità. I Sacerdoti facciano ogni giorno un memento di esse nel santo Sacrifizio della Messa; gli altri offrano Comunioni, preghiere speciali e buone opere pel loro eterno riposo. Ricordiamoci sempre che questi suffragi ci verranno ripagati ad usura dalle sante Anime del Purgatorio, e che questa fiorita carità che noi usiamo verso di esse, altri la userà poi con noi medesimi dopo la nostra morte.
Varietà: - Una missione di Mons. Sanfermo a Torino. - Buona Stampa. . . pag. 66
Cooperatori defunti 67
Aprile.
Il Mese di Maria (Avvisi) . » 69
Senza Religione non si dà morale educazione . » 71
Per la chiusura del Giubileo Episcopale di Leone XIII (Un'accademia) . . . . » 73
Notizie dei Missionari di Don Bosco : -
Il primo viaggio d' esplorazione nel Vicariato di Mendez e Gualaquiza ( Equatore) - Una nuova fondazione a Fontibon nella Colombia - Una visita ai Cattolici della Colonia protestante nel Chubut. » 7,1
Necrologie : - Il Conte Prospero Balbo. - Il Canonico Giacinto Carpano , . . » 82
Grazie di Maria Ausiliatrice . . » 81
Varietà: Conferenza a Chioggia. - Un incendio nella Casa Salesiana di Sampierdarena - Ricordo pei decorati della Croce pro E,cclesia et Pontifica » » 85
Cooperatori defunti » 86
Maggio.
Amiamo Maria. . . » 89 Orario' della Novena e Festa di Maria Ausiliatrice (Avvisi e raccomandazioni) » 91 Le feste del I°. Centenario dalla nascita di Pio IX . . . » 93 Posizione della I». Pietra ed Inaugurazione di nuovi Istituti Salesiani a Genzano, Treviglio e Trecate . . . » 96 Una lapide sulla tomba di Don Bosco. » 98 Notizie dei Missionari di Don Bosco. -
Il primo viaggio d'esplorazione nel Vicariato di Mendez e Gualaquiza (seg.) . » 99 Grazie di Maria Ausiliatrice . . . » 105 Azione Salesiana (Conferenze ecc.) . . . » 108 Necrologio; -Il Card. Dusmet, Arciv. di
Catania, e Mons. Ponzone di Savona. . » 109 Eco degli Oratori Festivi. . . » 110 Varietà : - Ad onordi S. Tommaso d'Aquino.
Le primizie dell'America del Sud. - Una preziosa confessione a riguardo degli Oratorii festivi. - Frutti laici. - Ai divoti del Rosario 112
Cooperatori defunti » 1114
Giugno.
Viva il S. Cuore di Gesù. » ' 117
Le feste di Maria Ausiliatrice in Torino e la partenza di altri Missionari Salesiani » 120
Una nuova bell'industria per soccorrere gli orfanelli di Don Bosco » 122
Un altro prezioso documento in lode del nostro Messale Romano. . . . » ivi
Notizie dei Missionari di Don Bosco : - La nuova Missione della Candelara nella Terra del Fuoco - Repubblica Argentina : Sempre avanti ! Bravi Italiani Salvate per miracolo. - Una nuova pagina nella Storia della Patagonia . . » 123
Gennaio.
Lettera del Sac. Michele Rua ai Cooperatori ed alle Cooperatrici Salesiane. . . pag. i Per la festa di S. Francesco di Sales e l'Anniversario della Morte di D. Bosco » 7 La partenza di 60 Missionari Salesiani » 8 L'Istituto « Don Bosco » in Verona . » 12 Francia : - 11 nuovo Oratorio festivo di Tolone . . . » 13 Notizie dei Missionari di Don Bosco : - Progressi della Missione del Chubut (Patagonia centrale) » ivi
Azione Salesiana (Conferenze) » 15 Il Catechismo di Mons. Schiiller . . . . » 1(i Grazie di Maria Ausiliatrice » 17 Notizie varie: - I Seminaristi d' Orvieto e la Commissione del Collegio Leonino ai piedi del Papa. - Mons. Cagliero a Varazze ed Alassio » 20
Bibliografia » 22
Cooperatori defunti » 23
Febbraio.
Il Catechismo nell'educazione » 25
Sulla tomba del Padre . » 28 Il nuovo Messale Romano in omaggio a S. S. Leone XIII nel suo Giubileo Episco» ivi
Inaugurazione dell'Istituto Leoniuo in Orvieto. . . . » 30 Spagna : - La nuova Casa delle Suore
di M. A, in Valverde . . . » 32 Notizie dei Missionari di Don Bosco : -
Il S. Padre ai Salesiani del Messico. - Fruttuose vacanze dei giovanetti e dei Salesiani di Riobamba (Equatore). - La rivoluzione ed i Salesiani nel Brasile Accoglienze quivi fatte a Mons. Lasagna. - Altre cose. . » ivi Grazie di Maria SS. Ausiliatrice. » 40 Varietà: - Negli Oratorii festivi- Pel riposo festivo » 42
Cooperatori defunti » 43
Marzo.
Chiusura del Giubileo Episcopale di Leone XIII ed i Salesiani . , . » 45 Presentazione del nuovo Messale al S. Pa» 46
Anniversario della morte di Don Bosco » 49 Svizzera : - Le due Case Salesiane del Canton Ticino . » ivi Inghilterra ; - La solennità di San Francesco di Sales; un piccolo questuante » 51 Ntizie dei Missionari di D. Bosco:- Gli Italiani emigrati nel Brasile » 52 Un breve del S. Padre Leone XIII a favore dell'Associazione dei divoti di Maria Ausiliatrice, e Norme per erigerla nello varie Chiese Salesiane » 54 Grazie di Maria Ausiliatrice » 58 Azione Salesiana: (Conferenze-Comitati di Reggio-Emilia e di Milano) . » 60 A proposito della pubblicazione Italiana del Manuale Biblico (Due preziosi documenti) » 65
Gli antichi allievi del collegio di Valsalice sulla tomba di Don Bosco. . pag. 130 Azione Salesiana : - Da Faenza a Pola - Nel Piemonte e Lombardia . . . . » 131
Grazie di Maria Ausiliatrice » 132
Eco degli Oratori festivi. . » 134 Varietà: - I Cantori dell'Oratorio di Torino a Marsiglia. - A Moncrivello. . . avi
Cooperatori defunti » 135
Luglio.
La Direzione del Bollettino ai Signori Cooperatori . . . » 137 Il Futuro Congresso Eucaristico di Torino » 138 Francia : - L'Oratorio Salesiano di Sant'Antonio da Padova a Montpellier. . . » 140 Notizie dei Missionari di Don Bosco : Patagonia : In Missione. - Messico : Una seconda Casa Salesiana : Le Suore di M. A. alla capitale. - Argentina : Una seconda palla fallita. - Uruguay : Mons. Lasagna alla volta del Matto Grosso » 142 Ad onore di Maria SS. Ausiliatrice 149 Grazie di Maria SS. Ausiliatrice. 152 Esercizi spirituali per maestre ed altre Signore e Cooperatrici Salesiane . 154 Varietà: - A Trecate 155
Cooperatori defunti » ivi
Agosto.
Ringraziamento ed Augurio . . » 157 A S.S. Papa Leone XIII nel giorno di San Gioachino . . » 158 Lettera Apostolica dcl Santo Padre Leone XIII ai Principi ed al Popolo dell' Universo. . . . » 159 Commemorazione di Don Bosco ed omaggio a Don Rna » 164 Gli antichi allievi di Don Bosco » 166 Notizie dei Missionari di Don Bosco: Equatore : - Stabilimento definitivo della Missione di Gualaquiza. - Mon. Lasagna alla capitale del Paraguay » 168
C legi ed Educatori Salesiani d'Italia » 174
SGrazie di Maria Ausiliatrice » 175
Eco degli Oratori festivi. . . . » 176
Vaietà: - Il nuovo Vescovo di Pinerolo e un monumento a Don Bosco in Castelnuovo d'Asti. - Un grave bisogno, ossia necessità, di una Chiesa nella Casa di Foglizzo. - Visite e Conferenze. - Gara Catechistica. - Pel futuro Congresso Eucaristico di Torino. » 177
Settembre.
Dio è con noi . . » 181 Visita di Don Rua ai Cooperatori della Svizzera, Alsazia, Belgio e Olanda . » 186 Notizie dei missionari di Don Bosco : - Due mesi di missione nella Pampa della Patagonia Meridionale. - La prima carovana pel Matto Grosso nel Brasile. Solenne inaugurazione dei nuovi laboratori Salesiani nella capitale del Messico » 189 Saggi consigli di un buon amico. . . . » 195 Grazie di Maria Ausiliatrice » 196 Necrologie: - La Damigella Braja di Chieri ed Edoardo Zozaja di Messico . » 198 Varietà: - Ad onor di Maria Ausiliatrice (feste ed accademie) - Feste aloisiane. - A che sia destinata la. Casa di Trecate. - A Macerata. - I Salesiani a Milano e la benedizione del S. Padre » 199
Cooperatori defunti » 203
Ottobre.
Il Congresso Eucaristico di Torino . . » 205 Il monumento a Don Bosco in Castelnuovo d'Asti » 211
La nuova Enciclica del Santo Padre Leone XIII sul Rosario Mariano . . . . pag. 212
I figli di Don Bosco a Lombriasco . . . » 215
Notizie dei Missionari di Don Bosco : - Grandiose solennità in Bahia Bianca (Repubblica Argentina). - Progressi dell'Opera Salesiana in Santiago (Chili). -Altre notizie sparse . . . » 216
Morte dell'Arcivescovo di Buenos Aires . » 225
Varietà : - Il Card. Ferrari al Collegio di Parma. - Il Card. Bausa di Firenze. -
A Trevi. . . . . . » 227
Bibliografia e recente pubblicazione musicale » 228
Novembre.
La voce dei defunti. » 229 Partenza di altri 40 Missionari Salesiani. » 231 I figli di Don Bosco a Cavaglià (Piemon.) » 233 Notizie dei Missionari di Don Bosco : -
La Missione di Matto Grosso : Lettere del Vescovo di Cuyabà e di Mons. Lasagna - Varia . . » 235 Gli antichi allievi stilla tomba del loro amato Padre nel 25° Anno di loro figliale dimostrazione » 243
Grazie di Maria Ausiliatrice » 245
Eco degli Oratori Festivi » 248
Varietà: - Una preziosa visita, ossia il
Card. Celesia alla Chiesa di Maria Ausiliatrice in Torino. - La scuola di Religione in Parma. - Da S. Gio. La Punta a S. Gregorio. - Nella Spagna si va avanti. - I Salesiani al Portogallo. - Presso la Casa natia di D. Bosco. - Conferenza a Vercelli. - Pei Collegi Salesiani. - Rimen.branze di D. Bosco. - Gli italiani in Francia. - La Pia Associazione dell'Adorazione quotidiana universale. - Per l'insegnamento religioso nelle Scuole. -- Contro i bestemmiatori. - Uomini di Chiesa illustri per beneficenza.
- Un attestato di lode » ivi
Bibliografia » 253
Cooperatori defunti » 254
Dicembre.
Buone Feste e buon Capo d'anno . . . » 257
La S. Casa di Loreto » 258
Roma. - Il Missionario Don Domenico Tomatis ai piedi del S. Padre . 260
I figli di Don Bosco a Castellamare di Stabia (Napoli) » 261
Inghilterra. - Visita di un prete francese alla Casa Salesiana di Londra. -Il Circolo Cattolico parrocchiale . . » ivi
Spagna. - Il Congresso Cattolico di Tarragona e la Pia Società Salesiana. . .
Notizie dei Missionarii di Don Bosco: - 264 Terra delFuoco: Trecentocinquanta Indii alla nuova Missione della Candelara. - Brasile: Primo viaggio al Matto Grosso (seguito). - Nell'isola Dawson - Sulle Cordigliere ecc » 266
Grazie di Maria Ausiliatrice » 276
Varietà: - D. Rua a Treviglio - A Milano -Amabilità e beneficenza del Cardinal di Milano. - Il Vescovo Ausiliare di Tunisi. - Visite e Conferenze. - Biblioteche circolanti. - L'Opera di D. Bosco nei rapporti colla società. - Effetti della Confessione. - I Missionari di D. Bosco. - Benedizioni agli Elemosinieri » 277
Cooperatori defunti » 281
Indice dell'annata » 282