ANNO XIV - N. 1. Esce una volta al mese. GENNAIO 1890
Sommario. - Lettera del Sac. Michele Rua ai Cooperatori ed alle Cooperatrici Salesiane - Pia Opera del S. Cuore di Gesù - L'addio e la partenza di nuovi Missionarii Salesiani - I pellegrini Operai e D. Rua - Conferenza Salesiana - L'Immacolata all'Oratorio di S. Francesco di Sales in Torino - Notizie dei nostri Missionarii: dalla Plata - Don Bosco Giacomo - Grazia ottenuta per intercessione di Maria SS. Ausiliatrice - Bibliografia - Cooperatori defunti.
Benemeriti Cooperatori e Benemerite Cooperatrici,
È questa la seconda volta che, seguendo l'esempio dell'incomparabile D. Bosco, io vi scrivo sul principio di un nuovo anno. Compio di buon grado quest' uffizio per darvi breve relazione di quel tanto di bene, che i Salesiani hanno potuto fare nel corso dell'anno passato, mediante la vostra carità, e per proporvi alcune opere, alle quali in modo particolare avremo da rivolgere i nostri sforzi nell'anno or ora incominciato. Prima di passare all' argomento v'invito a ringraziare Iddio dei molti favori che ci ha fatto finora, tra cui vi ha pur quello di averci conservato in vita. Vi esorto altresì che nelle vostre preghiere vi ricordiate dei Cooperatori e delle Cooperatrici passati all'eternità.
La principale opera compiuta nell'anno decorso coll'aiuto di Dio e coll'appoggio di voi, miei amati Benefattori, e un complesso di altre opere, delle quali ciascuna basterebbe ad esaurire l'attività di molte caritatevoli e zelanti persone, voglio dire: Si sono conservate in fiore le 200 e più Case già prima fondate a benefizio della povera gioventù, e in non poche di esse abbiamo fatte considerevoli aggiunte di fabbricato, a fine di raccogliervi più centinaia di altri giovanetti, che ci venivano raccomandati. Ad un popolo di circa trecentomila fanciulli sparsi delle varie Case di Europa e di America si è provveduto il necessario alla vita, il mezzo d'imparare un' arte o mestiere, oppure di coltivare l'ingegno collo studio, e più migliaia di essi, terminata la loro educazione, sono rientrati nella famiglia, capaci di servire utilmente alla religione ed alla civile società.
Ma non solo si tennero in vita e fiorirono le opere degli anni passati ; il buon Dio per mezzo della benevolenza degli uni e della carità degli altri, ci ha dato di eseguirne delle nuove di non poca importanza.
Nella città di Parma, annesso alla parrocchia di S. Benedetto, all' Oratorio festivo pei giovanetti esterni, e all'Ospizio pei giovanetti interni addetti ad un'arte, si diede pure principio ad un Collegio per giovani studenti, il quale, sebbene annunziato soli pochi giorni prima della sua apertura, tuttavia conta già un numero considerevole di allievi.
Un Collegio-Convitto con le scuole elementari e ginnasiali abbiamo pure aperto nella città di Terracina, dove i Salesiani furono con viva istanza chiamati dal Vescovo e dal Municipio, ed accolti con singolare benevolenza.
Invitati, abbiamo accettato nel Canton Ticino nella Svizzera la direzione del Collegio di Mendrisio, dove speriamo di poter cooperare al benessere morale e civile di quella cattolica popolazione, educandone saviamente la gioventù.
In Francia, in una località chiamata Rossignol, presso la città di Amiens, per la generosa donazione di buona signora Cooperatrice si fondò una Colonia Agricola per giovanetti contadini, e, stante l'ampiezza del tenimento, abbiamo fiducia di poter giovare materialmente e moralmente a molti orfanelli, addestrandoli alla coltura dei campi e alla pratica delle cristiane virtù.
Questo fu principalmente a vantaggio della gioventù maschile; ma a pro delle fanciulle le Figlie di Maria Ausiliatrice poterono altresì aprire nuove Case e prendere la direzione di Scuole, di Asili, di Laboratorii e di Oratorii festivi, già frequentatissimi. Così fecero a S. Ambrogio di Susa, così a Coassolo di Lanzo, così a Mathi nella Cartiera Salesiana, così a Cerro Maggiore presso Milano. A Cerro Maggiore, oltre l'Asilo, l'Oratorio festivo e le Scuole elementari, le predette Suore dirigono eziandio un Istituto di cieche e sordomute.
Dall'Europa passando all'America, ho pure la consolazione di segnalarvi parecchie opere di non poco rilievo. Tra queste un Collegio con le Scuole diurne e festive, fondato nel paese di Canelones nella Repubblica dell'Uruguay dalle anzidette Figlie di Maria Ausiliatrice, le quali, non ostante la dolorosa perdita di una di esse (Suor Attilia Roma) caduta bentosto vittima del suo zelo, operarono un bene così notevole, che si ebbero pubblicamente amplissime lodi. Altra Casa consimile stabilirono sulla riva del Rio Negro, in un luogo chiamato Guardia Pringles a 20 leghe da Patagones verso le Cordigliere, e già ebbero il conforto di guadagnare a Dio un buon numero di figliuole colle loro madri.
I Salesiani dal canto loro apersero una nuova Casa nella città di Montevideo, capitale dell' Uruguay, raccogliendo nelle Scuole e nell'Oratorio festivo centinaia di fanciulli, non pochi dei quali figli di Italiani.
Nella Patagonia, per lo zelo di Monsignor Cagliero, Vicario Apostolico, si stabilirono tre nuove residenze di Missionari, l'una dell'altra più vicina alle tribù degli Indii verso le Cordigliere: una nel luogo suddetto di Guardia Pringles; l'altra in un sito chiamato Generai Roca; e la terza in Malbarco o Chos-Malal. Da questi tre punti i Salesiani si disperdono sopra una sterminata estensione in cerca dei poveri selvaggi, istruendoli nella fede e facendo loro sentire il benefico influsso della cristiana civiltà.
Non debbo passare sotto silenzio che il Sacerdote Don Giuseppe Fagnano, Prefetto Apostolico della Patagonia Meridionale, dopo di avere esplorato personalmente in più punti la Terra del Fuoco soggetta alla sua giurisdizione, vi mandò alcuni Missionari nell'isola di Dawson, i quali, con rischio della propria vita, sono riusciti ad avvicinare buon numero di Fueghini, colla speranza di guadagnarli a Dio.
Parlando di Missioni dobbiamo pur dare un posto distinto, tra le principali opere compiutesi l'anno passato, alla sa cra spedizione di 36 Salesiani e di 12 Suore nell'America, per la quale ho nuovamente provato quanto generosa sia la carità dei nostri Cooperatori e delle nostre Cooperatrici di tutte le parti.
Finisco questo punto della mia rassegna coll'accennarvi ancora un'opera, la quale nell'anno scaduto venne a provare quanto nel vostro cuore sia grande la divozione verso Maria Ausiliatrice e viva la memoria di D. Bosco. L'opera, a cui accenno, è il monumento a D. Bosco in onore di Maria Ausiliatrice, vale a dire la decorazione del suo Santuario in Torino. Alla decorazione interna si darà presto principio, ma è già finita la decorazione esterna della facciata e il restauro del tetto, senza del quale, a causa degli stillicidii e dell'umidità, sarebbero stati esposti a precoce deperimento gli abbellimenti interni, gli ornati e le pitture. .
Di varie altre Qpere più o meno dovute, dopo Dio, alla vostra carità, io tralascio qui di parlare per non allungare di troppo la mia relazione, ed anche perchè di parecchie vi fu già tenuta parola nel Bollettino Salesiano. Conchiudo pertanto questo punto invitandovi a sciogliere con me un inno di lode a Dio, dal quale, come dice la Chiesa, procedono i santi desiderii, i retti consigli e le opere giuste. Io poi coi Salesiani e colle Figlie di Maria Ausiliatrice ringrazio anche voi, miei buoni Cooperatori e mie buone Cooperatrici, perchè la carità, che ci avete usata colle vostre preghiere e colle vostre limosine, ha resa più utile la nostra vita, e ci ha fatto lavorare con maggior profitto a salvezza di tante anime, che nel Cielo saranno pure il vostro gaudio e la vostra corona.
Quantunque voi siate persuasi che la vostra carità va sempre a finir bene, perchè impiegata a sostegno di molte opere di Religione e di beneficenza, a diffusione della buona Stampa, a propagazione della Fede, a difesa della verità contro l'errore, e specialmente a salvezza d'innumerevoli giovanetti, ciò non di meno mi piace di proporre alla vostra considerazione e raccomandarvi alcune opere, nelle quali andrà particolarmente a rifondersi la vostra generosità nel corso di quest'anno.
Nella mia lettera precedente io vi accennava il compimento dell' Ospizio del S. Cuore di Gesù a Roma, che stava molto a cuore al compianto D. Bosco; ed ora ve lo raccomando di nuovo. Mi fu poc'anzi presentato l'intiero disegno, e confido che la divozione al S. Cuore di Gesù inspirerà e muoverà i vostri cuori a somministrarmi i mezzi per eseguirlo, affinchè possiam raccogliervi non solo 130, quanti sono al presente, ma più centinaia di poveri fanciulli, come intendeva D. Bosco di cara memorìa. Occorreranno non meno di 400 mila lire. Più sotto voi troverete proposto un mezzo per raccogliere offerte, suggerito da pie persone, e già approvato e benedetto dal regnante Pontefice Leone XIII.
Di un altro Ospizio di carità capace di 150 poveri orfanelli furono da pochi mesi gettate le fondamenta nella città di Catania. Ormai la fabbrica per una metà è giunta al tetto. Trattandosi di un'Opera di carità esclusivamente privata, sento il bisogno di segnalare quello stabilimento alla generosità dei Cooperatori e delle Cooperatrici di quella città, anzi di tutta la Sicilia. Li prego che vogliano imitare la generosità e lo zelo dell' Ingegnere, che presta gratuitamente l'opera sua nella direzione dei lavori, nonchè di quelle pie persone, che ne sostengono le prime spese; e tutti si adoprino ad ottenere che ci sia dato di aprire quell'Ospizio al più presto possibile, essendo anche colà urgente il bisogno di dare un asilo sicuro a molti poveri giovanetti, che versano in grave pericolo per l'anima e pel corpo.
Altro Ospizio da proporvi è quello di Londra, nella regione detta Battersea. Finora abbiam dovuto restringerci alla amministrazione della Parrocchia e alle Scuole delle fanciulle, mediante l' opera di alcune maestre religiose, autorizzate dal Governo; ma ormai vediamo che, in una città di oltre a 4 milioni di abitanti, l'opera nostra non produrrà il frutto desiderato fino a che non avremo una Casa, per raccogliervi fanciulli poveri e più o meno abbandonati, conservandoli nella Fede, se cattolici, ed istruendoli nella medesima, se protestanti. I miei benefattori di ogni nazione mi permetteranno di invocare la loro carità, trattandosi di un'opera cattolica in un paese eretico.
Due altri Ospizi, o piuttosto il loro ampliamento, vi propongo in Francia. Le nostre Case di Marsiglia e di. Parigi sono divenute insufficienti al bisogno. Nonostante che alla prima negli anni addietro siasi data una succursale nei dintorni della città, e che nella seconda siansi fatte varie aggiunte di fabbrica, tuttavia non sono più capaci di contenere un decimo dei giovanetti, che vengono ogni dì raccomandati, ed ormai il cuore più non regge a dare continui rifiuti, e a vedere tanti poveri fanciulli in pericolo di perdizione. A Marsiglia, colla spesa di 60 mila lire, di cui parte è ancora da pagarsi, fu già comperato un terreno attiguo alla Casa principale, detta di S. Leone, e ne occorrono altre 100 mila per innalzare la fabbrica necessaria. Altrettante richiedonsi per la Casa di Parigi, a Ménilmontant. Raccomando in modo particolare queste due opere alla generosità dei Cooperatori e delle Cooperatrici francesi, che ebbero sempre ed hanno tuttora una gran benevolenza a D. Bosco ed alle opere sue.
La decorazione interna della chiesa di Maria Ausiliatrice è pure un'opera, che si propone alla divozione dei Cooperatori e delle Cooperatrici verso la Gran Madre di Dio, quale monumento alla memoria di D. Bosco; e nutro fiducia che essi non mi verranno meno nell' impresa sì bene incominciata.
Le Missioni estere,. quelle specialmente della Repubblica Argentina e della Terra del Fuoco, meritano un nostro sguardo speciale e il più caldo palpito del nostro cuore. Rovescii finanziari avvenuti ultimamente in detta Repubblica fecero aumentare le derrate, fecero scemare i sussidii locali, ed esposero le nostre Missioni a grave cimento. Son 150 missionari che, per salvar le anime, si trovano ora soggetti a grandi sofferenze. Mentre speriamo tempi migliori, io vi raccomando quelle Missioni, che mi sono più care che la pupilla degli occhi miei.
Altra opera ancora vi ricordo, senza della quale dovremmo deporre financo il pensiero di proseguire il bene incominciato. Come senza operai non si può coltivare un campo, nè far la guerra senza soldati, così se noi non ci formassimo degli aiutanti, dei sacerdoti, dei catechisti, dei capi d'arte, non potremmo sostenere le nostre Case già stabilite, nè fondarne delle nuove; senza consimili aiutanti dovremmo chiudere i Collegi e gli Ospizi, cessare i laboratorii, fermare le macchine tipografiche, abbandonare le Missioni. Per la qual cosa l'opera delle opere, cui i Salesiani ed i Cooperatori non debbono mai perdere di vista, si è quella di formare un personale acconcio al bisogno. Or questa formazione riesce costosissima, perchè occorre per anni ed anni mantener giovani o nelle scuole per lo studio, da riuscire maestri e professori, o nelle officine per l'apprendimento dell'arte, da divenir capaci ad insegnare ad altri. Occorre provveder loro maestri e libri, strumenti e lavoro; occorre sopratutto provvedere il vitto necessario alla loro età e condizione, e vi so dire che i giovani hanno sempre un buon appetito, e ne sono contento. Or bene, una buona parte della carità dei Cooperatori e delle Cooperatrici viene appunto impiegata a formare e a mantenere questo vivaio di operai per la vigna del Signore, a preparar maestri, a crear apostoli. Faccia il buon Dio che essa non e' manchi mai!
Leggendo la proposta di tante opere da eseguirsi pel nuovo anno, forse a taluno di voi spunterà sulle labbra la domanda : E non son troppe?? - Rispondo Non è mai troppo quello che si fa per Dio. Del resto è sentenza di nostro Signor Gesù Cristo : Cercate prima il regno di Dio e la sua, giustizia, e tutto il resto vi sarà dato per giunta (MATT. vi, 33). Il resto sono appunto gli aiuti materiali. Or se questa sentenza vale per le persone private, tanto più deve valere per una Pia Società, i cui membri non solo cercano il regno di Dio, ma si affaticano eziandio per farlo cercare e trovare dagli altri. Infatti i Salesiani in tutte le loro imprese hanno sempre esperimentata la veracità di questa divina promessa, poichè la divina Provvidenza, non ci mancò mai, e spesso ci venne in aiuto anche straordinariamente. Ne sono prova luminosa le grandi opere che ha fatto Don Bosco, ancorchè in tempi difficilissimi. Fin qui nulla è avvenuto che ci possa far temere che Iddio voglia fare d'ora innanzi un eccezione alla sua parola e mutar modi con noi, e perciò noi tiriamo avanti pieni di fiducia nella sua divina bontà.
Per altra parte il male morale aumenta ogni dì più, e i cattivi in più luoghi vanno guadagnando terreno a danno della Religione e delle anime. A. tale riflesso una onesta persona deve sentirsi spinta ad opporre opere benefiche alle molte opere malefiche. Cessino i malvagi, cessi il demonio dal fare del male, diceva il nostro D. Bosco, e io cesserò dal fare del bene; ma siccome essi non cessano, così neppur io.
Ma come faremo a trovare i mezzi per conservare e promuovere tante opere di carità e di Religione? - Rispondo che dobbiamo metterci tutti d'accordo e fare ciascuno la parte nostra. I Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice, come schiere di un esercito in campagna, faranno la parte loro, mettendo a disposizione di Dio e del prossimo la loro volontà, la loro sanità, la loro vita; i Cooperatori e le Cooperatrici facciano dal loro canto quello, che i buoni padri e le buone madri di famiglia praticano pei loro figliuoli, quando sono in battaglia. Essi pregano che Dio li salvi dai pericoli a cui sono esposti, conceda loro la vittoria contro i nemici, e sapendo che abbisognano di molte cose, li aiutano anche materialmente, inviando loro soccorsi opportuni. Fate così ancor voi, amati Benefattori. Pregate tutti i giorni per quei Salesiani che lavorano nell' Europa, e per quelli che affaticano nell'America; pregate che Dio li mantenga coraggiosi contro i nemici della Religione e mandi loro dei compagni zelanti, affinchè possano strappare un maggior, numero di anime al potere del demonio. Se poi Iddio inspira a qualcuno dei vostri figli o parenti a venire a rinforzare le nostre file, coltivate in esso il buon desiderio, fate maturare nel suo cuore la santa vocazione, e voi presterete alla causa del bene una fiorita carità.
Ma siccome in tutte le imprese anche spirituali sono pur sempre necessarii i mezzi materiali, così vi prego che non vogliate ricusarmi il vostro soccorso, specialmente in questo anno. Non occorre già che vi spogliate per vestire il prossimo, che soffriate la fame per satollare altrui, che priviate del necessario i figli per provvederne i poveri orfanelli; ma si tratta solo di mettere in serbo a tal uopo una qualunque parte del fatto vostro secondo le vostre forze; parte, che, unita con altre, concorre a procurare i mezzi per poter fare tutto il bene, che vi ho di sopra accennato, ed altro ancora.
Nell'anno passato fallirono molte Banche, ed innumerevoli persone, le quali avevano presso di quelle depositate le proprie sostanze, si trovarono in pochi giorni ridotte a gravi strettezze. Tali disgrazie mi fecero gran pena, tanto più che ho saputo che ne furono colpite altresì molte persone dabbene ed amiche. Prego Dio che le voglia assistere e consolare nella tribolazione, ed Egli saprà farlo, specialmente coll'infondere nei loro cuori la dolce speranza dei beni eterni. Gli accennati rovesci di fortuna però mi ricordarono la raccomandazione, che faceva sovente il nostro D. Bosco, sopratutto a quei benestanti, che non avevano eredi necessarii o bisognosi. Egli diceva: - « Mettete i vostri beni ad interesse in una Banca, che non chiude mai gli sportelli, la quale anzi rende il cento per uno ». Questa è la Banca di Dio, la Banca di Maria Ausiliatrice ed anche la Banca di D. Bosco. Questa Banca celeste spende sempre bene le vostre sostanze, vi rende il centuplo con elette benedizioni nella vita presente, e poi vi restituisce il capitale col darvi il Paradiso eterno.
Nell'accennare queste cose io intendo solo di mettere sott'occhio uno dei tanti mezzi di praticare il precetto del Divin Salvatore: - Non vogliate tesoreggiare sopra la terra, dove le ricchezze non sono sicure, ma tesoreggiate pel cielo, dove i vostri beni sono al riparo da ogni infortunio (1). E questo altro: - Coi vostri beni temporali fatevi degli amici, che vi vadano all'incontro, quando vi presenterete alle porte del cielo, e v'introducano negli eterni Tabernacoli (2). Per voi, o Cooperatori e Cooperatrici, tali amici saranno le anime dei giovanetti e delle giovanette salvate colla vostra carità; saranno anchetanti poveri Indi e tante povere Indie della Patagonia e di altre regioni, fatti cristiani e Mandati in Paradiso, per opera di quei Missionari e di quelle Suore, a cui, colle vostre limosine, avrete provveduto i mezzi di andarli a salvare e farne dei santi.
Un nobile corteggio e conclusione.
Quando i re e le regine stanno per entrare in una, città, sono per lo più accompagnati da nobili signori e dame illustri, che formano il loro reale corteggio. Voi tutti, o miei buoni Cooperatori e mie buone Cooperatrici, avete desiderio di entrare un giorno nella città eterna, nel regno di Dio, nel Paradiso; ma badate che, eccettuati i bambini, nessuno entra in cielo senza un conveniente corteggio di buone opere. Lo dice l'apostolo S. Giovanni scrivendo : - Beati i morti che muoiono nel Signore. E perchè beati? Perone accompagniiti dalle buone opere che fecero in vita: Beati mortui qui in Domino moriuntur.... Opera enim illorum sequuntur illos (3).
Dunque mentre siamo in tempo procuriamoci un bel corteggio pel giorno di nostra morte. Quanto più saranno le nostre opere di carità, altrettanto più nobile sarà il nostro corteggio, altrettanto più glorioso il nostro ingresso in cielo, altrettanto più felice il nostro soggiorno con Dio e coi Santi. La Pia Unione dei Cooperatori, alla quale voi appartenete, vi porge molte e svariate occasioni di fare delle opere buone, con grande vantaggio delle anime. Il Signore vi conceda la grazia di approfittarne a vostra temporale ed eterna consolazione.
Intanto io conchiudo assicurandovi che non cesserò di pregare e di far pregare per voi e per tutti quelli, che più da vicino vi appartengono, affinchè Iddio e la Beatissima Vergine vi ricompensino di quanto fate in favore delle opere di Don Bosco; pregheremo che la Divina Provvidenza in questo mondo non vi lasci mancare mai di quanto è necessario all'onesto sostentamento vostro e dei vostri cari; pregheremo che dopo una vita tanto tranquilla, quanto possiamo aspettarci in questa valle di lacrime, il Signore vi conceda una morte preziosa nel suo cospetto, principio della felicità eterna. Pregate anche voi per me, che ho l'onore di professarmi con profonda gratitudine
Di voi, benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici
Torino, 1° Gennaio 1890.
Obbl.mo servitore
SAC. MICHELE RUA.
(1) MATTH. 19, 20.
(2) Luc. xvi, 9.
(3) Apocaliss., xiv, 13.
OSSIA OFFERTA DI UNA LIRA ITALIANA A FAVORE DELL'OSPIZIO DEL SACRO CUORE DI GESÙ AL CASTRO PRETORIO IN ROMA
I Cooperatori e le Cooperatrici della pia Società Salesiana, dall'anno 1880 al 1887, con lodevole slancio presero parte alla erezione e decorazione della Chiesa del Sacro Cuore di Gesù al Castro Pretorio in Roma, ultima e forse la più laboriosa delle opere intraprese e compiute da D. Giovanni Bosco di veneranda memoria. A suo tempo eglino ne ricevettero dal sant'uomo le più vive grazie, e ne riceveranno dal divin Cuore le benedizioni più elette pel tempo e per la eternità.
Ma se D. Bosco potè in Roma veder condotta a fine la Chiesa del Sacro Cuore di Gesù, non ebbe tempo a porre la corona ad un'altra opera, che pur gli stava grandemente a petto. Come ognun sa, era vivo desiderio del servo di Dio d'innalzare accanto alla Chiesa un Ospizio di carità, per raccogliervi parecchie centinaia di fanciulli, i quali, o perchè poveri orfanelli abbandonati, oppure di genitori lontani si trovassero nella Capitale del Cristianesimo in pericolo di morale pervertimento. Al grande amico della gioventù arrideva il pensiero di vedere un giorno ricoverati nel designato Ospizio quanti più si potessero di tali giovanetti, e lì, come sotto gli occhi del divin Salvatore e più vicini al suo Cuore adorabile, trattenerli per più anni a compiere la loro educazione, gli uni nei varii laboratorii ad imparare un'arte od un mestiere, gli altri nelle scuole a coltivare l'ingegno collo studio, e a prepararsi eziandio al sacerdozio e al cattolico apostolato, se ne avessero avuto dall'alto la celeste vocazione. Arrideva a D. Bosco soavemente il pensiero di accrescere in tal modo al Cuor di Gesù in Roma quella gioia che Egli gustava quando in sua vita mortale nelle città di Palestina vedevasi circondato da larga corona di fanciulli e gridava : - Lasciate che i parvoli vengano a me. - Sinite parvulos venire ad me, (Marc. X, 14). Ma di quest'opera benefica D. Bosco non vide che il principio.
Ora però dal Cielo, dove fondatamente lo si crede in gloria, pare che promuova assai efficacemente la causa dei suoi protetti, imperocchè al suo successore, ai suoi discepoli, non cessa dal suggerire al cuore che rimettano mano a tale opera e la conducano a termine. Di continuo egli ricorda che l'Ospizio del Sacro Cuore di Gesù in Roma, capace di un 500 fanciulli, fu da lui promesso fin dall'anno 1880; che sarà la salvezza temporale ed eterna di migliaia di giovanetti; che è desiderato dal Capo della Chiesa ; che è reclamato dai bisogni dei tempi e dalle condizioni di Roma; e che il Sacro Cuore di Gesù sarà largo dei suoi favori a tutti coloro, che colla parola e colle limosine si adopreranno ad innalzarlo e a mantenerlo. Per la qual cosa il Sac. Michele Rua, Superiore generale dei Salesiani, ha deciso di porre la fabbrica dell'anzidetto Ospizio come la prima tra le opere da compiersi nell'anno corrente e nei susseguenti.
Ma come il prelodato D. Bosco, per innalzare la Chiesa del Sacro Cuore a vantaggio degli adulti, ricorse alla carità dei Cooperatori e delle Cooperatrici, così il suo successore al loro soccorso parimenti rìcorre, per erigervi a fianco l'Ospizio a favore di migliaia di giovanetti, che nel presente e nell'avvenire vi si troveranno in luogo sicuro, come agnelletti nell'ovile del divin Pastore.
Desiderando tuttavia che tale concorso non riesca di soverchio aggravio ai suoi benefattori, chiamati in aiuto a moltissime altre opere Salesiane, egli dopo di aver preso consiglio con persone autorevoli in Torino ed in Roma ha pensato di proporre un mezzo, che in consimili circostanze già usato da altri ebbe un esito felicissimo. Il mezzo ha per titolo : Pia Opera del Sacro Cuore di Gesù. La Pia Opera consiste nell'offerta di una lira italiana una sol volta; offerta che viene corrisposta colla partecipazione al frutto spirituale di tutte le preghiere ed opere buone della Società Salesiana, e di 6 Messe quotidiane da celebrarsi in perpetuo nella suddetta chiesa del Sacro Cuore di Gesù in Roma.
Le offerte verranno impiegate da prima nella fabbrica dell'Ospizio, e poscia nel mantenimento dei. giovanetti, che vi saranno ricoverati, e intanto, di mano in mano che le iimosine raggiungono la somma necessaria per la quotidiana e perpetua celebrazione di una Messa, si darà cominciamento alla medesima.
Quest'Opera Pia, sotto il titolo della Divina Provvidenza, fin dal 27 giugno 1888 ebbe l' approvazione dell' Em°. sig. Cardinale Lucido Maria Parocchi, Vicario di Sua Santità Leone XIII, e il 30 dello stesso mese ricevette la Benedizione Apostolica. Quest'approvazione e questa benedizione sono una prova sicura che l'Opera è santa, e merita tutta la considerazione e l'appoggio delle persone dabbene. Tale si appalesa altresì dal vantaggio temporale e spirituale che apporta; vantaggio spirituale e temporale ai giovanetti, che a suo tempo saranno saviamente educati ed istruiti nel divisato Ospizio di carità ; vantaggio spirituale poi amplissimo agli stessi offerenti. Infatti è vantaggiosa agli offerenti poveri, i quali, sebbene non possano per mancanza di mezzi ordinare celebrazioni di Messe in suffragio dell'anima propria, saranno nondimeno suffragati dalla Messe quotidiane e perpetue, alla cui fondazione avranno con poca spesa cooperato ; è vantaggiosa ai ricchi altresì, i quali non pensando sempre a lasciarsi del bene per quando saranno scesi nel sepolcro, oppure per trascuratezza od anche per malvagità dei superstiti, non compiendosi il più delle volte le loro pie volontà, avranno tuttavia al di là della tomba l'opportuno sollievo, in virtù della suddetta Opera di pietà, che avranno favorita e promossa. E poi quante volte al morire di una persona anche amata, nella confusione e smarrimento in cui trovasi la famiglia, si dimentica di suffragarne tosto l'anima colla più efficace delle espiazioni, cioè col sacrifizio della Messa ? E quanti gemono nel Purgatorio abbandonati dall'indolenza e dalla ingratitudine dei loro parenti, amici, e beneficati ?
Ora a prevenire siffatti casi quanto frequenti altrettanto deplorabili giova appunto ed efficacemente il mezzo sopra indicato, perchè con esso ciascuno provvede da se medesimo ora o dopo morte al bene dell'anima sua.
Mediante il suo concorso all'Opera Pia del Sacro Cuore di Gesù ogni offerente sarà sempre ricordato all'altare del Signore; in tanto il Sangue del divino Agnello gli otterrà moltissime grazie ogni giorno durante la vita ; e dopo morte, qualora fosse nel Purgatorio, discenderà a renderne l'anima più presto degna di entrare nel consorzio dei Santi.
Essendo così noi confidiamo che i Cooperatori e le Cooperatrici faranno buon viso alla Pia Opera del Sacro Cuore di Gesù, e che non solo manderanno le proprie offerte, ma ne procureranno ancora dai loro parenti, conoscenti ed amici.
A facilitare loro questo religioso còmpito sarà inviato ad ogni Cooperatore e Cooperatrice un modulo, per notare il nome e cognome e la limosina di ciascun offerente, e a misura che i collettori o le collettrici ci rimanderanno, con la relativa somma raccolta, il modulo in tutto od anche solo in parte ripieno di nomi, noi faremo loro tenere altrettante pagello con l'immagine del Divin Cuore da distribuirsi ad ogni oblatore come ricordo.
Spiegato in tal modo il pio divisamento, diamo ora il programma della Pia Opera, colle sue principali condizioni.
Pia Opera del Sacro Cuor di Gesù al Castro pretorio in Roma.
1° Ai Benefattori della Chiesa del Voto Internazionale, dedicata al Sacro Cuore di Gesù al Castro Pretorio in Roma, era già stata promessa, quando detta Chiesa fosse compiuta, la celebrazione di una Messa ogni venerdì dell'anno, e la recita quotidiana del S. Rosario con altri esercizi di pietà. Ad ampliare questi, vantaggi spirituali e farvi partecipare più altre persone, venne stabilita nella suddetta Chiesa la Pia Opera del Sacro Cuore di Gesù, per la celebrazione in perpetuo di 6 Messe quotidiane, secondo le intenzioni di chi offre una lira italiana per una sola volta.
2° Queste sante Messe verranno celebrato due all'Altare del Sacro Cuore di Gesù, due a quello di Maria Santissima Ausiliatrice, e due a quello di S. Giuseppe, ai quali due ultimi Altari è anche legata la veneranda memoria di D. Bosco, che vi celebrò durante la sua ultima dimora in Roma.
3° Gli inscritti vivi e defunti, oltre al vantaggio delle sei Messe, partecipano in perpetuo
a) alla recita del Santo Rosario, ed alla Benedizione col SS. Sacramento, che ha luogo ogni. giorno nella stessa Chiesa;
b) alle stesse funzioni, che hanno luogo quotidianamente nella Cappella dei giovanetti dell'annesso Ospizio;
e) alla Messa, che viene ascoltata ogni giorno dagli stessi giovanetti;
d) a tutte le altre funzioni, novene, feste e solennità, (che sono moltissime) le quali si celebrano nella suddetta Chiesa e Cappella.
e) a tutte le orazioni e buone opere, che vengono fatte dai Salesiani e dai lor giovanetti in tutte le loro Case, Collegi, Ospizi, Oratorii festivi, Missioni, ecc., in Italia, in Francia, in Inghilterra, in Spagna, in Austria, nella Svizzera, in America, e dappertutto dove sono stabiliti e si stabiliranno.
4° La celebrazione delle Messe verrà fatta man mano che giungono le offerte (1). A. tutti gli altri vantaggi sudescritti si partecipa fin dall'atto dell'iscrizione.
5° Col versare una sol volta l'elemosina di una lira italiana l'offerente ha diritto di formare l'intenzione per tutte le sei Messe, e per tutte le altre pie opere così a proprio come a vantaggio de' suoi cari, vivi e defunti, e di cambiar l'intenzione in ogni circostanza secondo i particolari bisogni e desiderii.
6° Ciascuno può con eguale limosina iscrivere i bambini, gli assenti e qualsiasi altra persona anche a sua insaputa, nonchè i defunti.
7° Desiderando partecipare o far partecipare più abbondantemente al frutto della Pia Opera, ognuno può, col ripeter detta elemosina di una lira, moltiplicare quanto gli aggrada le iscrizioni, tanto per sè quanto per altri, vivi o defunti.
8° Le offerte vengono erogate primieramente per la fabbrica, e poscia pel mantenimento dei giovanetti dell'Ospizio annesso alla Chiesa del Sacro Cuore di Gesù, rimanendo a carico dei Salesiani l'obbligo di far adempiere tutti i pesi della Pia Opera.
9° I nomi degl'iscritti verranno raccolti in tanti volumi e conservati nel Tempio del Sacro Cuore di Gesù a perpetua memoria.
10° La Pia Opera ha due centri, l'uno a Roma, l'altro a Torino. - A Roma l'indirizzo è il seguente : Reverendissimo Procuratore dei Salesiani, via Porta S. Lorenzo, n. 42. - A Torino : Reverendissimo Sac. Michele Rua, Superiore generale dei Salesiani, via Cottolengo, n. 32.
APPROVAZIONE ECCLESIASTICA
Pium Opus adprobamus, eidemque largissimam fidelium opem ominamur.
Ex Aed. Vic. die 27 Iunii 1888.
L. M. PAROCCHI Card. Vic.
(1) È già cominciata la celebrazione di una Messa ogni venerdì all'Altare del Sacro Cuore di Gesù.
BENEDIZIONE DEL S. PADRE
Dal Vaticano 30 Giugno 1888. Il Santo Padre si è degnato di accordare la Benedizione implorata per la Pia Opera.
RINALDO ANGELI Cap. Seg. di S. S.
Nelle ore pomeridiane della domenica, 10 dicembre, si radunavano nella chiesa di Maria Ausiliatrice in Torìno più migliaia di Cooperatori per assistere coi giovanetti dell'Oratorio alla funzione dell'addio e della partenza di una nuova eletta schiera di Missionari Salesiani e di Suore di Maria Ausiliatrice, destinati parte alla Repùbblica Argentina ed all'Uruguay, e parte alla Colombia ed all'Equatore.
Cantati i Vespri, D. Giacomo Costamagna, capo della spedizione, saliva il pulpito, e colla sua eloquente e popolare parola rendeva nota la mancanza quasi .assoluta di Sacerdoti in alcune città dell'America del Sud e lo stato infelice di tanti poveri Italiani, privi de' soccorsi della nostra santa Religione, che perdono la fede e quindi anche l'anima. Donde la necessità che dall'Europa, dall' Italia partano Sacerdoti, Missionaria per portar. soccorso ai lor compatrioti. Descriveva l'eroismo di tanti buoni padri ed ottime madri di famiglia, che ripieni della carità di Gesù Cristo davano ai loro figli ed alle loro figlie la chiesta licenza di consecrarsi alle missioni. Dipingeva al vivo la lotta dei loro cuori: il non voglio della natura, il voglio della fede, e finalmente la vittoria di questa su quella ed il premio temporale ed eterno che Dio loro ha stabilito. Quindi dando loro un tenerissimo addio, li ringraziava a nome di tanti fanciulli e tante fanciulle, che prima tremanti aspettavano dal loro labbro la sentenza della propria salvezza o perdizione, ed ora esultano di-gioia per il consenso concesso. Ringraziava pure i Cooperatori e le Cooperatrici della elemosina fatta per i Missionarii, i confratelli degli aiuti e conforti loro porti, i giovanetti delle preghiere innalzate e che innalzeranno a Dio per il felice loro viaggio, i compagni di partenza della loro generosa risoluzione, ed infine rendeva anche grazie all'amatissimo nostro Superiore D. Michele Rua. « Quando in America, egli diceva, ci giunse la notizia della morte dei venerato nostro Padre D. Bosco, le nostre fronti si curvarono, i nostri occhi versarono copiose lagrime, rimanemmo come smarriti ed esclamammo : - Siam fatti orfani... senza Padre ! - Ma presto ci riconfortammo, ed io, ritornato in Italia, ti ho visto, e in te, o caro D. Rua, ho riveduto e ritrovato mio padre ! »
Concluso coll'invitare i valorosi Missionari schierati in presbitero a seguirlo, loro indicando gli angioli di quelle lontane regioni che ansiosi e supplichevoli stanno ad aspettarli.
Come D. Costamagna ebbe finito, Mons. Basilio Leto, data la benedizione col Venerabile e recitate le preghiere dei peregrinanti, indirizzava eglì ancora alcune affocate parole ai Missionari, li benediceva in nome di Sua Eminenza il Cardinale Arcivescovo e passava ad abbracciarli uno per uno. Essi allora s'avanzarono per ricevere e dare l'abbraccio ed il bacio di pace al loro venerato Padre e Superiore D. Rua ed agli amati confratelli. - Poscia a stento attraversarono la chiesa in mezzo ad una folla commossa, che formando come doppia-siepe continuava sulla piazza fino alle vetture, che dovevano condurre i Missionarii alla stazione.
Il giorno 3 dicembre, sacro all'Apostolo delle Indie, S. Francesco Zaverio, D. Costamagna coi Salesiani e colle Suore destinati all'Argentina ed all'Uruguay salivano a, bordo dell'Europa, e s'allontanavano dal porto di Genova. -- Gli altri per la Colombia e per l'Equatore salperanno da St-Nazaire in Francia ai primi di gennaio.
Il giovedì, 7 novembre u. sc., il venerato nostro Padre Don Rua riceveva il dispaccio seguente
« Preghiera venire benedire pellegrini operai attraversando Torino domani venerdì ore 10.
LE MIRE. »
Il sig. Le Mire è uno dei nostri zelanti Cooperatori del Jura. Vivente ancor D. Bosco, egli ebbe la consolazione di vedere la giovjne sua consorte ricuperare la salute in un modo affatto insperato, in seguito ad un soggiorno dell'ammalata in Torino, dove ella era venuta, quasi moribonda ed accompagnata dalla famiglia, per raccomandarsi alle preghiere dell'amatissimo nostro Padre e de' suoi orfanelli.
Il sig. Le Mire, stabilito per dirigere i pellegrini operai (Sezione Est della Francia), non ha voluto attraversare Torino, dove tutto gli parla della grazia ottenuta, senza segnalare il suo passaggio con un atto di riconoscenza. Non comportando l'itinerario del treno speciale formatosi a Bourg per i pellegrini dell'Est che una fermata di tre quarti d'ora a Torino, non era possibile una visita all'Oratorio o alla tomba di D. Bosco d'altronde niuno doveva uscire dalla stazione e tanto meno il capo del pellegrinaggio. Pure volendo almeno procurare alla fede propria ed a quella de' pii suoi compagni di viaggio una soddisfazione che potesse diminuire il rincrescimento di tutti, il sig. Le Mire ebbe la felice idea di spedire il telegramma surriferito.
Quest'invito, sottoscritto da una persona che Don Bosco aveva sì efficacemente raccomandato a Maria Ausiliatrice, commosse profondamente D. Rua. E poi, era la Francia che passava. D. Rua ha imparato dal nostro amatissimo Fondatore e Padre ad amare la Francia, la cui generosità per le opere Salesiane non ha per anco cessato d'aumentare. D. Bosco non poteva parlar della Francia, dell'accoglienza ch'egli vi aveva ricevuto, della devozione che vi aveva incontrato e dell'appoggio meraviglioso che ogni giorno maggiore vi troveranno le sue opere di zelo, senz'essere commosso fino alle lagrime. Infine, era la Francia del lavoro che D. Rua avrebbe potuto salutare ed anche benedire, poichè di ciò gli si faceva domanda.
Gli rincresceva troppo di non aver saputo a tempo la recente visita d'un gruppo, di pellegrini alla chiesa Salesiana di S. Giovanni Evangelista, per non rispondere con vivo slancio all'appello degli operai dell'Est.
Il treno entrò nella stazione alle ore 10 e 21 m.
I 2000 pellegrini che conteneva discendono in perfetto ordine e prendono posto in un altro preparato per loro. D. Rua incontra ben tosto il signor Le Mire e la sua degna madre. Egli li saluta affettuosamente, loro augura il benvenuto e lor dimostra il piacere che prova nel presentare all'intiero pellegrinaggio, nella persona del suo capo, gli omaggi dei figli di D. Bosco. Poi, per quanto lo permette la fermata sì breve accordata ai pellegrini per una piccola refezione, Don Rua è attorniato; i numerosi Cooperatori Salesiani che annovera il pellegrinaggio si fan riconoscere, e domandano al loro Superiore e Padre una promessa di preghiere, un memento sulla tomba di D. Bosco, una benedizione. Impiegati della stazione, guardie, carabinieri, doganieri, viaggiatori che vanno e vengono, tutti si domandano chi mai può essere quel prete, oggetto della venerazione dei pellegrini. Dopo un viaggio già lungo, di cui la fatica non è per anco al fine, in luogo di pensare a ristorarsi le forze, perché stanno essi ginocchioni dinnanzi a quel prete che lor parla e li benedice? Un impiegato, da viva curiosità spinto, s'alza sulla punta dei piedi, osserva, e poi rivolgendosi verso i compagni esce in questo semplice motto : - Don Bosco.- Il mistero era spiegato, ed essi compresero che era venuto D. Rua. Don Bosco è, infatti, un motto con cui da gran tempo si indica, a Torino, tutto ciò che davvicino o da lontano ha qualche relazione col nostro venerato Padre. Ma per la circostanza il brav'uomo non credeva di pronunciare espressione tanto giusta. Sì, era veramente D. Bosco che si venerava nella persona di D. Rua ed era facile comprendere come i nostri cari Cooperatori non hanno punto due maniere d'amare i lor due Don Bosco : quello del cielo ha ritenuto tutti i suoi anici, e tutti i loro cuori sono acquistati a quello della terra.
Questo è il prezioso insegnamento, che ci conferma, una volta più, il breve abboccamento di cui dobbiam fare un cenno. Le esigenze particolari d'un pellegrinaggio così considerevole vietano, dicono, ogni fermata un po' notevole lungo il viaggio : profondamente ci rincresce per i pellegrini. Essi così perdono l'occasione di compiere, cammin facendo e senza perdita di tempo apprezzabile in un viaggio di lunga durata, una serie di piccoli pellegrinaggi secondarci, il cui ricordo non torrebbe nulla alle grandi emozioni di Roma. Così una fermata di alcune ore a Torino avrebbe permesso ai pellegrini operai di venerare il Santo Sudario, di pregare sulla tomba di D. Bosco e forse anche di vedere l'Oratorio di Valdocco e la chiesa di Maria Ausiliatrice.
Noi rimettiamo questo pensiero agli organizzatori de' pellegrinaggi futuri : essi potranno d'altronde ricordar, come noi, che queste fermate erano sempre convenientemente fissate alle squadre, che gli Agostiniani dell'Assunzione guidavano periodicamente a Roma, or fa qualche anno. Checchè ne sia, noi soggiungiamo tosto che i pellegrini dell'Est, visitati alla stazione da D. Rua, hanno un mezzo per recarsi alla tomba di D. Bosco o per fermarvisi nello stesso tempo : imitando cioè la diocesi di Saint Claude, che ha inviato a Don Rua una lista di tutti i suoi pellegrini. Queste liste saranno deposte sulla tomba del venerato nostro Padre a Valsalice.
Egli così avrà continuo motivo di ricordarsi, appresso Dio, de' cari operai che il suo Successore ha benedetto di tutto cuore e con tutta fede al momento in cui il treno prendeva le mosse per alla volta di Roma.
(Dal Bollettino Francese).
Arenzano, 28 ottobre 1889.
Fra i luoghi della nostra.occidental riviera ne' quali la memoria e le opere dell'incomparabile Don Bosco si tennero ognor in altissima stima, vuolsi certamente ricordar Arenzano, che ebbe la ventura d'aver zelanti sacerdoti, fra cui l'arciprete Boraggini ed il Parroco attuale, veri modelli del buon pastore. Epperò fin da quando era in vita il venerando fondatore della Congregazione Salesiana, questi esternò più volte il desiderio di tener in detta parrocchia una conferenza a quei cooperatori : ma la cagionevole sua salute non gli permise di mandar ad esecuzione tal suo desiderio. Si sperò poi in Mons. Cagliero, ma neppur questa speranza potè essere soddisfatta. Quando finalmente ieri (27) gli ardenti voti degli innumerevoli ammiratori delle opere di D. Bosco furono appagati per la splendida conferenza ivi tenuta dall'indefesso Superiore dei Salesiani nella Repubblica Argentina, D. Costamagna.
Sebben piovosa e triste fosse la giornata, davvero imponente fu la folla accorsa nella magnifica nostra chiesa parrocchiale. Tenero, commovente fu tutto il discorso dell'ardente apostolo degli Indii ; tenero quando descrisse la condizione miseranda dei selvaggi; commovente, pietoso, quando parlò dello stato veramente deplorevole cui sono ridotti specialmente in fatto di religione i nostri connazionali che emigrano in quelle terre, perchè mentre ben di rado riescono a trovar quei vantaggi materiali che ne speravano, sempre finiscono per perdere del tutto la fede; onde scongiurò colle più calde parole le nostre popolazioni a non abbandonar questa diletta Italia per recarsi in contrade straniere, ovo non raccolgono che continui disinganni materiali, e tremendi danni spirituali.
Il nostro parroco ed il curato andarono eglino stessi a raccogliere la limosina per le Missioni Salesiane. I giovani del Collegio di Varazze accompagnarono con musica benissimo eseguita le religiose funzioni, sicché ben si può affermare che splendida riuscì questa conferenza in Arenzano, del tutto commovente e cotanto divota, che superò ogni nostra aspettazione.
Oh! se anche ad Arenzano avessimo un Collegio di Salesiani ! Essi vi troverebbero qui un terreno assai fertile ed ubertoso che risponderebbe coi più consolanti frutti alle loro fatiche. Fiat, Fiat.
C.
(Dall'Eco d'Italia)
La festa di Maria SS. Immacolata come nel passato così al presente si celebra solennissima nell'Oratorio di S. Francesco di Sales, Non è offuscata da quella del 24 maggio. L'una e l' altra hanno i proprii splendori e un carattere alquanto diverso. La festa di Maria Ausiliatrice, incominciatasi a celebrare or sono ventun'anni, è per noi un giorno trionfale : Maria SS. è in quel giorno come una sovrana nell'ora di udienza solenne ed in cui riceve gli omaggi di una intiera nazione. Nella festa dell'Immacolata Maria SS, è invece per noi come una madre, che, nel. l'interno della sua reggia, ama assidersi in mezzo ai suoi figliuoli e sentirsi ripetere dalle loro labbra le proteste e le promesse di lui affetto vivissimo ed imperituro.
E come può essere altrimenti, se l' 8 dicembre segna il principio di tutte le imprese meravigliose di D. Bosco? Egli in questo stesso giorno soleva tutti gli anni, dopo le funzioni della sera, radunare i suoi Salesiani, perchè aveva bisogno di raccontare loro ciò che già sapevano, quanto grande cioè fosse la bontà della Madonna. L'argomento prediletto era sempre il suo incontro con Bartolomeo Garelli nella Sacrestia di S. Francesco d'Assisi. E descriveva quella scena coi più vivaci colori, e quell'Ave Maria recitata col giovanetto inginocchiato al suo fianco e il primo Catechismo che allora egli incominciava. Allora, egli esclamava, io era solo.,., nulla io aveva in questo mondo.... quel giovanetto era solo... era il primo... ed ora invece, ora... e s'inteneriva, la parola si mesceva ai singhiozzi e le lagrime rigavano la sua faccia.
Il dare uno sguardo al passato e il pensare al presente è ciò che forma l'incanto più soave, di questa festa, che ben può dirsi tre volte solenne nel luogo ove D. Bosco eresse il suo Oratorio.
La chiesa di Maria Ausiliatrice, di cui non v'era che l'idea quando D. Bosco s'incontrò con quel giovanetto, ora è gremita di popolo devoto, desioso d'accostarsi ai SS, Sacramenti. Il suono giulivo delle campane, ripetendo le soavi note che l'indimenticabile nostro Padre insegnava ne' primi tempi a' pochi orfanelli che aveva potuto racco gliere, verso le 7 del mattino ve ne raduna un migliaio circa per assistere alla Messa della Comunità. È' questa celebrata da Mons. Re, eletto Vescovo di Alba. Centinaia e centinaia di giovanetti s'appressano alla balaustra per ricevere il Pane degli Angeli, ed i cantori dall'orchestra fanno echeggiare l'aere dell'ampia cupola col mottetto: Tota pulchra es, Maria, et macula non est in te. Tutta bella sei, o Maria, e macchia in te non è. O Maria, prega per noi, intercedi per noi presso di N. S. G. Cristo. I cuori sono tutti rapiti dalla bellezza, dal candore di Maria, son pieni di gratitudine e di confidenza verso di Colei che ha fatto meraviglie col suo servo fedele D. Bosco. Quell'inno, quell'invocazione a Maria tutta bella, variamente musicato, vien ripetuto nella Messa solenne delle 10, e nuovamente alla sera prima del Tantum ergo per la benedizione col SS. Sacramento.
È questa la festa della Mamma dei Salesiani : la gioia più pura e più semplice splende sui volti loro e dei loro giovanetti. I componimenti che leggonsi alla frugale mensa comune sono ringraziamento, lode, preghiera alla Vergine Maria.
La musica anch'essa concorre a rallegrare la festa, tenendo varii concerti, maestrevolmente eseguiti, sotto i portici dell'Oratorio.
Alla sera, in segno di fraterno affetto, i giovani comici dell'Oratorio festivo invitano i 350 artigiani interni ad assistere ad una brillante recita nel proprio teatrino. Vorrebbero invitarvi pure gli altri 500 studenti, ma la strettezza del luogo non lo consente. D'altronde la recita è in italiano, e gli attori, quasi tutti dediti al lavoro, dicono di non essere ben preparati a recitare in questa lingua dopo sì poche prove fatte, e temono di non riuscire con onore dinanzi a giovani studenti. - La riuscita però è splendida, e gli spettatori, già ripieni dell'allegria santa di tutta la giornata, colla piena soddisfazione di quest'ultimo divertimento vanno a riposo oltremodo contenti ed i loro sonni sono più placidi e più profondi del consueto.
Verso le 8 1/2 antim. dello stesso giorno la chiesa attigua di S. Francesco di Sales, destinata per l'Oratorio festivo, è essa pure piena zeppa di giovanetti accorsi per festeggiare l'Immacolata. Un buon numero, preparati nei giorni precedenti con alcune predicazioni, già si sono accostati al Sacramento della Penitenza, altri stanno allora intorno al Confessionale, e si dispongono per ricevere la S. Comunione, la quale riesce veramente generale. Oh! quanto non sarà contento Gesù nel vedersi attorniato da tanti giovanetti che desiderano di riceverlo nel loro cuore ! Oh! con quanto piacere non entrerà nei loro teneri cuori, come osserva il Sacerdote celebrante D. Carlo Farina, attuale Direttore della Casa, nel breve fervorino che fa avanti di porger loro la sacra Ostia, Egli che desidera gli si lascino avvicinare i pargoletti e fa sua delizia l'abitare in mezzo de' figliuoli degli uomini ! - Frattanto i cantori anziani della scuola annessa al medesimo Oratorio festivo intonano ed abilmente eseguiscono un mottetto di circostanza; e vogliono pur dare un piccolo saggio i novelli cantanti, un centinaio circa di giovanetti delle elementari superiori, intonando una lode musicata all'Immacolata.
Non mancano neanche qui i suoni a rallegrare la cara e grandiosa festa: i musici esterni essi pure al dopo pranzo danno alcuni concerti nel cortile, mentre i settecento e più giovanetti si trastullano su per i giuochi, e più tardi in chiesa accompagnano il. Tantum ergo per la benedizione col Venerabile.
Quei vispi fanciulli del ,popolo, che hanno avuto la pazienza di stare, tanto al mattino come alla sera, per più di un'ora e mezzo tra le banche della chiesa, all'uscire da essa si vedono distribuire alcunchè poi loro denti e ne hanno sommo piacere.
Termina quella memorabile festa con una lotteria di libri, ed altri oggetti di vestiario e di devozione, e coi fuochi artificiali, graziosamente regalati dal bravo pirotecnico torinese Veglia Lucca abitante in Via Nizza Num. 62.
A pochi passi dalla facciata della nostra Casa di Valdocco avvi la terza Chiesuola o Cappella, ove le Suore di Maria Ausiliatrice tutte le domeniche raccolgono più di cinquecento fanciulle per l'Oratorio e le scuole festive. Le funzioni religiose del mattino e della sera anche qui sono le stesse come quelle della Chiesa di S. Francesco di Sales. Grande è ivi pure il concorso delle giovanette e grande è l'allegrezza che regna tra loro.
Lungo il giorno, chi dai viali di Regina Margherita scende nella piazza di Maria Ausiliatrice, può udire tre cori distinti, che, con soavissima armonia, innalzano le loro voci al Cielo cantando: Tutta bella sei, o Maria, e macchia in te non è. E pensare che questo cantico ripetesi in centinaia di. altre Case Salesiane, da migliaia e migliaia di giovanetti e giovanette raccolti da Maria Santissima per mezzo di D. Bosco, a fine di condurli a salvamento!
Ecco, noi esclamiamo, l'opera di D. Bosco, che nel 1841 era solo! - Questo pensiero dominò nelle accademie letterario-musicali, che si tennero nei collegi delle Missioni a Valsalice, di S. Giovanni Evangelista ed in tante altre Case Salesìane in quel giorno o nei susseguenti; come pure nell' Oratorio, dove gli studenti non volendo restare gli ultimi in questa nobile gara, radunavansi nella
Chiesa di S. Francesco di Sales, ed ivi, innanzi alla statua dell'Immacolata bellamente collocata sotto di un gran padiglione, lessero belle composizioni in prosa ed in poesia. Il forbito oratore, che pronunciò il discorso di apertura, prese per testo le parole di D. Bosco: Che i miei figli coltivino costantemente la virtù di Maria. Accennando al fatto di Bartolomeo Garelli, che fu come grano di senapa cresciuto in grandissimo albero, dimostrò essere la bella virtù caparra di lunghissima e florida esistenza alle opere di D. Bosco, prerogativa e corona di quanti si vantano di essere figli dell'Oratorio. Poeti e prosatori ricordarono la santa e cara memoria di D. Bosco, intrecciando il suo nome con quello di Maria Santissima, alla quale professavano gratitudine ed amore senza limiti. I cantori ed i musici alternarono inni, mottetti e sinfonie. Chiuse l'accademia la parola di D. Rua. Egli prese argomento del suo dire da un pezzo di musica eseguito dall'orchestra e intitolato Il tramonto. - Tutto tramonta quaggiù, egli disse; ma due cose non devono mai tramontare nell'Oratorio : la divozione a Maria SS. e la memoria di D. Bosco e de'suoi ammaestramenti.
Dalla Plata.
I nostri Cooperatori sanno, da una lettera riportata in un numero dello scorso anno, come i Missionarii Salesiani, or fan tre anni, chiamati andavano nella nuova città della Plata per aprirvi un collegio. Ben sono note le strettezze e gli imbrogli nei quali si sono trovati per l'abbandono pur di coloro che là li avevano invitati con belle promesse ; come per un anno e più fossero lusingati con blandi parole ; si dovettero fare mille replicati passi, ma inutilmente. L' uomo sovente manca di parola : Dio solo è fedele. E però il povero missionario, benchè afflitto di ciò, pose tutta la sua fiducia nella divina Provvidenza. Si dovettero sostenere grandi spese senza aver danaro ; ma la carità dei benemeriti nostri Cooperatori non venne meno. Ed ora nel mezzo della Plata sorge un piccolo edifizio salesiano , che fra alcuni anni , speriamo , s' andrà ingrandendo : là vi sono aperte scuole a' poveri giovani, là vi è Oratorio festivo con cappella, là s'incomincia un ospizio per gli orfani ed abbandonati. Il bene che si fa a quella popolazione, composta di un gran numero d'Italiani, è immenso.
A questo proposito vogliamo riferire un fatto consolantissimo che il Direttore di quella Casa, D. Felice Caprioglio, ci ha comunicato, non ha guari, in questi termini : « Frequentavano da alcuni mesi la nostra scuola come alunni esterni due giovanetti di buona indole, dei quali il maggiore era in sui dodici anni ed il minore in sui 10. La loro condotta era ottima. Recitavano divotamente le loro preghiere cogli altri; assistevano al sacrificio della Messa tutte le domeniche con esemplare contegno; si confessavano seconda il prescritto delle nostre regole; si mostravano puntuali ed esatti nel compimento dei proprii doveri, in una parola erano irreprensibili sotto ogni rispetto. Un dì si presenta a me la madre loro e così mi parla : - Mi lasci, reverendo Padre, che le manifesti cosa che io dapprima ho creduto bene d'occultarle, per evitare il pericolo di veder chiuse le porte del suo collegio a' miei figliuoli. Debbo confessarle con tutta sìncerità che i due giovanetti sono protestanti, come il padre loro, e furono battezzati nella setta. Io sono cattolica. Ella avrà potuto conoscere come i miei figli, benchè giovani ancora, non si mostrino del tutto ignari delle verità della nostra santa cattolica religione , per la diligente istruzione che io ho procurato di dar loro. ,Quantunque il padre di nome sia protestante , in fondo al cuore è un indifferentone. Veda, per lui non v' ha differenza alcuna fra Cristo e Maometto , Lutero o qualunque altro capo di setta. E però egli non fa la minima opposizione che i figli passino, colle debìte cerimonìe , alla religione della madre. Anzi questa fu una delle condizioni poste nel contratto matrimoniale, condizione trascurata non solo da lui , ma da me ancora, che nei primi anni della nostra unione ebbi la colpevole debolezza di lasciarmi appestare dal suo indifferentismo. Se non che alcune disgrazie di famiglia mi hanno risvegliata, hanno ridestato nel mio cuore i sentimenti religiosi di mia gioventù. Io quindi ora desidero che i miei figli si mettano sulla via della salute. Oltre ai due che frequentano il suo collegio ne ho altri due più piccoli. Voglio assolutamente che tutti e quattro entrino quanto prima nel grembo della Chiesa Cattolica Apostolica Romana. -
« Io rimasi alquanto meravigliato, ma nello stesso tempo me ne rallegrai. Lodai la sua ottima risoluzione, m'informai del luogo dove erano stati battezzati alla maniera della setta, del ministro che aveva loro amministrato il Sacramento , e di tutto ciò che giudicai opportuno a sapersi per formarsi un giudizio il più sicuro sulla validità o invalidità del primo battesimo. Le promisì quindi di soddisfare da parte mia ai suoi buoni desiderii. e mi diedi subito d'attorno per catechizzarle i figliuoletti e far loro concepire una giusta idea ed un'alta stima del Sacramento cattolico e delle auguste cerimonie che l' accompagnano. Nello stesso giorno scrissi a Buenos Aires al sig. Ispettore D. G. Costamagna, incaricandolo d'esporre la cosa all'Ecc.m°. nostro Arcivescovo, il quale prendendo in con. siderazione tutti i dati, dichiarò che doveva farsi di nuovo l' amministrazione del Sacramento, almeno sub conditione.
« A tal uopo si scelse un giorno di domenica, e venne espressamente dal nostro collegio di S. Carlo per celebrare il sacro rito il caro e stimato confratello D. Giuseppe Vespignani, il quale non si lasciò sfuggire l'occasione tanto favorevole, per dirigere al popolo alcune parole analoghe con una semplicità, una facilità ed un'unzione tutta singolare. Coloro che vi assistettero restarono salutarmente tocchi.
« In sul far della sera insieme colla madre venne pure il padre dei quattro novelli cattolici a ringraziarci di quanto noi avevamo fatto a loro favore, assicurandoci che era tanta la consolazione che provava, che teneva quel giorno come uno dei migliori di sua vita. Ed è protestante! Voglia Iddio illuminare la sua mente, fargli svanire i suoi pregiudizi e soprattutto toccargli il cuore sì che presto risolva d'imitare l'esempio de' suoi figli, come questi seppero con tanta docilità corrispondere ai pii desiderii della madre! »
Se non che, per impedire il bene delle anime il demonio volle anche in quest'opera dei nostri Missionari metterci il suo zampino. Ma grazie a Dio stavolta non l'ha indovinata e se ne è dovuto ritirare col zampino ben scottato. Ecco il fatto narrato, non senza un po' d'amenità da quel Direttore.
« In una notte di marzo dell' anno 1888 si levò uno di quei temporali, che specialmente in estate qui si fanno sentire molto più frequenti che non nella nostra Italia. La pioggia che cadeva a torrenti, il vento che fischiava in modo spaventoso, il fulgore dei baleni ed il fragor del tuono, che si succedevano quasi senza interruzione, ci davano l'idea del diluvio universale. Nondimeno essendoci noi già avvezzi, tutto questo non ci cagionava tanta impressione. Ma ecco di repente scroscìar proprio sopra la nostra casetta un tuono più violento, rapido e fragoroso. Io tremo di spavento. Sento cadere i vetri della finestra della chiesa, separata dalla mia cameretta da debole parete di legno. - Ch'è! il fulmine? ! chiesi a me stesso tutto sconcertato. - Ed ecco alcuni passi concitati e scomposti per la cappella. - Chi sarà mai? - E il caro confratello Antonio Boggero, cha per avventura da alcune notti dorme nel vestibolo della casa di Dio, ed or corre per darmi avviso dell'accaduto. Balzo tosto dal letto, volo nella cappella.
« Il fulmine era caduto sulla croce del campanile, e percorso il tetto ricoperto di zinco, penetrò dalla parte posteriore della cappella tra l'assito e la tappezzeria. Giunto ad una finestra semicircolare, respinto dai vetri ed attratto dalla cornice di ferro che li circondava, si vibrò facendone saltare le lastre in centomila pezzi. Sin qui ben lieve sarebbe stato il danno.
« Ma al contatto della scintilla la tappezzerìa, composta di carta e d'altri combustibili, s' accese, ed il fuoco, dapprima appena visibile, cui subito un soffio sarebbe bastato per ispegnere , cominciò a propagarsì. Nontrovandosi in casa né una scala, né una canna tanto lunga da poter arrivare all' altezza dell'incendio, che facciamo noi ? Pren, diamo alcuni cenci, l'inzuppiamo nell' acqua e ci mettiamo a lanciarglieli contro. Niuno di noi, bisogna dirlo, aveva mai riportato la medaglia di valente tiratore; e però i nostri proiettili di nuovo conio davano sempre lungi dal segno alcuni metri. Se il pericolo che ci minacciava ce lo avesse permesso, sarebbe stato il caso di smascellarsi dalle risa. I cenci lanciati da diversi punti, volando per l' aria , s' intrecciavano a guisa dei raggi, onde i pirotecnici sogliono divertire i curiosi amanti dei fuochi d'artifizio. La lotta pareva invero molto disuguale, e le fiamme ridendosi dei nostri poco formidabili apparecchi estendevano ognor più i confini del loro dominio.
« Non rimaneva altro espediente che domandare aiuto. Corsi pertanto in sacrestia, afferrai la corda della campana e mi diedi a scampanellare tanto da dover svegliare, anzi far disperare anche un sordo ; ma nessuno compariva. Ripetei più volte la stessa sinfonia, ma invano. - Possibile ! andava fra me borbottando ; saranno morti tutti i nostri vicini...? Dormiranno...? Ma è egli possibile dormire al suon di questa musica indiavolata di venti, pioggie, tuoni e campane? Vedremo. - E sì dicendo osservo l' orologio. Erano le 3 e 1/2 antimeridiane. - Ah ! capisco tutto. È presto e crederanno che si suoni a Messa. Torniamo a suonare. - In quella fa capolino alla porta un vecchio dalla barba bianca, mosso a pietà di noi. In men che il dico l'informai di tutto e subito scomparve. Non eran passati che pochi minuti, ed ecco accorrere e riversarsi nel nostro cortile una moltitudine infinita d'uomini e donne, vecchi e giovani, ricchi e poveri, soldati e pompieri con pompe, secchie, corde, scale, falci, picconi e ferri d'ogni specie.
« Frattanto io aiutato dal sacerdote e dal chierico, confratelli miei di questa Casa, trasportai il SS. Sacramento in un armadio il più decente delle scuole, poi m' affrettai a sgombrare delle poche suppellettili le due stanze annesse alla cappella.
« Benchè, per l' umidità dell' atmosfera e l' attività sorprendente deì pompieri e d' alcuni nostri vicini arditissimi, le fiamme non si sieno estese di troppo, pure non si poterono estinguere se non dopo d' aver recato un danno non minore di L. 2250, danno per certo inferiore a quello che temevasi ; perocchè essendo la cappella dal pavimento insino all' ultima punta del campanile tutta formata di legno, temevasi di doverla veder ridotta in un mucchio di cenere.
« Alcuni generosi vicini, tanto ci vogliono belle, che subito s'offersero pronti ad iniziane una sottoscrizione per rifare la parte della cappella distrutta. Ma io li ringraziai di cuore ; perocchè essendo allora la cappella di proprietà del Governo , credetti giusto e doveroso lasciare a lui le spese della riparazione. A tal effetto feci dello stesso giorno l'istanza e la indirizzai al Ministro del Culto, il quale la ricevette con benignità e vi aderì favorevolmente , estendendo la sua generosità al pagamento non solo di queste spese, ma di altre ancora incorse per diverse riparazioni reclamate dalla strettezza del nostro stabilimento, e ordinandoci di collocare pure a sue spese un parafulmine sulla cima del nostro modesto campanile.
« Quindi dopo d'aver ringraziato Iddio di averci liberati da disgrazia peggiore, possiam dire cogli Italiani che non c'è mal che per ben non venga, o con gli Spagnuoli che si hay suerte con desgracias , tambien hay desgracias con suerte. »
Don Bosco Giacomo. Questo buon Sacerdote, nato a Rivalba nel 1817, e grande amico del nostro D. Giovanni, è morto a Torino nel mese di dicembre, ammirato da tutti per le sue virtù, ed amato per le rare sue doti d'anima e di cuore. Egli non ebbe solo comune il cognome col nostro venerato Padre, ma ne possedeva le preziose qualità religiose, acquistate nel lungo tempo del suo ministero, avendole portate sin dal Seminario. Dopo essere stato vice-curato a Gassino, venne chiamato a Torino come Direttore spirituale del pio instituto delle Suore di S. Giuseppe. Il nostro D. Bosco lo considerava come un vero gioiello di virtù, e ne parlava a noi come di un sacerdote esemplare. Quando in Seminario lo interrogavano in vernacolo di che legno egli era, faceziando rispondeva, che era inutile e ruvido come il nespolo. E tu, volgendosi al nostro D. Bosco, di che legno sci? « Io, diceva, sono legno di salice. » Molti perciò solevano interpretare che D. Bosco dicendo in piemontese d'sales, volesse intendere già a quello, che sarebbe stato un giorno mite come il santo Vescovo di Ginevra, e fondatore dell'Oratorio di S. Francesco di Sales, e poi della Congregazione Salesiana. È certo però che quando D. Giacomo voleva un consiglio a modo, ricorreva al suo compagno D. Bosco, e lo seguiva come venisse dal Signore. Così pure sovente faceva il nostro venerato Padre verso il buon amico. Osservando, qualche tempo fa, che gli venivano meno le forze, volendo ritirarsi dalla direzione dell'Istituto, D. Bosco ve lo fermava, dicendogli che quando fosse reso incapace di impedire il male e promovere il bene, e provandone grave pena al cuore allora
- E allora che dovrò fare?
- Allora ti preparerai a morire ! Io morirò prima... se la grazia di Dio mi concederà di andare in Paradiso, ti verrò a dar mano per tirarti su.
Con tanta famigliarità si trattavano i due virtuosi amici.
Ai primi di dicembre si lamentava appunto con un amico intimo di non poter più fare come una volta, e che quindì ne era assai dolente. L'amico allora disse nel suo interno « Che siamo vicini alla fine? » Di fatto dopo pochi giorni di malattia, addì 9 dicembre 1889, era chiamato all'eternità. Mentre noi lo raccomandiamo alla carità delle preghiere dei nostri Cooperatori, confessiamo che queste perdite di amici e di anime così preziose ci accorerebbero assai, se non fosse la speranza d'averli ad intercessori presso Dio.
ONOREVOLE DIREZIONE DEL Bollettino Salesiano,
Ossequiosamente mi faccio ardire di pregare codesta benemerita Direzione a voler pubblicare nel Bollettino, a gloria di Maria, ciò che le parrà più opportuno di quanto qui le esporrò.
Mio fratello, giovane di 20 anni, fu colpito da violenta, terribile malattia. L'arte medica dichiara, inutile la sua opera, quasi fin da principio; e finalmente, dopo essergli stati amministrati i SS. Sacramenti, un giorno si sentenziò non rimanere all'ammalato che poche ore di vita. Ma c'era Maria ! ? Quello che disperarono d'ottenere i dottori, il potè Maria!... e l'ammalato, che ognuno credeva morto, è ora risanato e completamente ristabilito ! Sì, Maria lo salvò! Questi aveva tutta la fede in Maria; un giorno, gettate via le medicine, giunse a dire : -La Madonna mi fa guarire senz'altro! - Di fronte a sè volle sempre appesa alla lettiera un'immagine della Vergine che, a caso, rappresentava la Madonna di Caravaggio, cui voleva baciare e ribaciare ad ogni istante quanto più il male colle sue strette infieriva. Essendo colpito da pneumonite doppia, unita ad altri mali, quanto più si sentiva mancare il respiro o lo assaliva la tosse fortissima, egli ripeteva a quanti entravano od erano in camera ad assisterlo : - Pregate Maria, pregate Maria! - Lo feci raccomandare a Maria Ausiliatrice nel Collegio Salesiano in San Pier d'Arena, ed il Sacerdote Salesìano, al quale lo avevo raccomandato, mi rispose che dopo d' aver pregato nel S. Sacrificio, era tanto sicuro che Maria SS. per intercessione di D. Bosco compiva tal grazia, che non gli pareva più vero che il fratello fosse ammalato! Un giorno io stessa fra le altre promesse dissi a Maria che, se il fratello guariva, tal grazia avrei fatto pubblicare a suo onore nel Bollettino ! Maria in fatti unita al S. Cuor di Gesù, e per intercessione di S. Giuseppe, compiè del tutto la grazia ! Sì, Maria ci ridonò il fratello che credevamo perduto!
Certa di venir esaudita nella mia domanda, invio i dovuti più caldi ringraziamenti, e protestandole eterna riconoscenza, colla massima stima mi segno
Casoni di Mussolente (Bassano), 13 Settembre 1889.
Umil.ma e Obl.ma serva
SANTA FACCHINIELLO.
Disinganni e conforti per un giovane italiano. Un elegante volumetto di pag. 184, L. 0, 50.
È uscita ora la seconda edizione di questa operetta, la cui prima edizione fu esaurita in brevissimo tempo.
L'autore vi s'introduce con le seguenti parole provai le dolcezze ed i « Giovane ancora, disinganni del mondo. Fui agitato tra le vicende della vita, m'incolsero i venti e la tempesta; ma dopo l'uragano riapparve il sereno... Sono riuscito ad essere felice !
« Or tento di ritrarre me medesimo, quello che mi si lavora al di dentro, il mio passato ed il mio presente...
« Chi al suo passato non ha pensato mai, nè al suo avvenire, svolga queste pagine; sono scrìtte per lui. »
Riportiamo qui i titoli di alquanti capitoli: Il maggior disinganno - La spada in alto - L'esilio - La patria - Dio - Il Dies irae - Una gran giornata - La misericordia - Il banchetto celeste - Un mare in tempesta
Il solitario - Le sorti mutate -Il dolore La pace -- Il cielo stellato.
Il maraviglioso e la scienza. Studio sopra l'ipnotismo, per l'Abbate Elia Meric. Traduz. dal francese della Marchesa Teresa Lalatta Contessa Bossi-Fedrigotti. - Un elegante vol. in-160 grande di pag. 450, L. 3.
L'Abbate Elia Meric, professore alla Sorbona, uomo di merito per dottrina sacra e profana, degno altamente di fede per l'abito che porta, per la serietà delle sue considerazioni, per avere assistito di persona ad esperienze ipnotiche di celebrità mediche francesi, ha regalato testè la sua patrìa, ed ora. per opera di una fedele e chiara traduzione, anche l'Italia d'un magnifico lavoro sull'ipnotismo.
Schivando egli, come consiglia altrui di cadere nella pecca di tutto credere o nulla credere di quanto si attiene alle dottrine magnetiche, di tutto attribuire all'opera di spiriti o di credere tutto potersi spiegare colle sole leggi di natura, passa a disamina con chiaro discernimento i fenomeni accertati sia fisici, sia spirituali che misti, gli stati di letargia, di catalessi e di sonnambulismo.
Con magistrale prudenza dichiara dubbio ciò che è ancor dubbio, e con fine acume scinde i fatti naturali dell'ipnotismo da quelli che reclamano l' intervento dissimulato o meno di un fattore extranaturale. Esamina i sistemi sorti a spiegare l'intricata materia e ne dichiara la insufficienza. Pone sott'occhio le conseguenze fatali dell'abuso di tali esperimenti condannati dalla Chiesa del pari che dai dotti, noverandone i pericoli sociali. Combatte trionfalmente i falsi filosofi che dall'ipnotismo credono tenere argomenti contro la libertà umana, contro il miracolo,. contro l'ordine sovrannaturale. Cita pochi esempi ma chiari ed accertati. Sviluppa, brevemente la storia del magnetismo e con interessanti digressioni rende amenissimo il campo delle sue scientifiche osservazioni.
Un'opera così compiuta, istruttiva e dilettevole ad un tempo si raccomanda a ,dunque, coi titoli della più alta simpatia al dotto profano, al clero, all'amante di ogni coltura, a quelli che per mille capi sono in condizioni e sovente in dovere di ìlluminare prima sè stessi e poi altri sui punti controversi della dottrina cattolica.
Dott. DOMENICO BUFFA.
N. B. Rivolgere le domande alla Libreria Salesiana, via Cottolengo n. 32, Torino.
IL GALANTUOMO
ALMANACCO PER L' ANNO 1890 Strenna offerta agli associati delle Letture Cattoliche
Prezzo caduna copia L. 0,15
Copie 25 L. 3 50
50 » 6 50
100. . . . . » 12 00
Per un pacco postale di copie 65 » 8 00 .
DIVOTO ESERCIZIO
proposto ai Cooperatori Salesiani in apparecchio alla festa del glorioso loro Patrono
SAN FRANCESCO DI SALES
VESCOVO DI GINEVRA
per il Prof. FRANCESCO DALMAZZO,
sACERDOTE SALESIANO
Quest'Operetta forma il fasc.' di Gennaio delle LETTURE CATTOLICHE di Torino. - Per chi desiderasse acquistarla a parte, il Prezzo è:
Un Vol. in-32° di circa 104 pagine,
caduna copia . . . . L. 0 20 - Copie 10 L. 2 con l'undecima gratis. - Copie 25 4 50
RIVOLGERSI ALLE LIBRERIE SALESIANE
1 Abeìle Edoardo - Fermo (Ascoli Piceno).
2 Altare D. Sebastiano - Dogliani (Cuneo).
3 Antonino Marianna - Agliè Canavese (Torino).
4 Apostolo Luigi farmacista - Bellinzago (Novara).
5 Apostolo Luigia - Id. ld.
6 Aprosio Bernardo - Torriono (Porto Maurizio).
7 Archinti suor Amalia Super. Istit. S. Giuseppe - Vittorio (Treviso).
8 Avogaro nobile 1). Giovanni - Treviso).
9 Avendo ved. Francesca - (Torino). 10 Barberis Raschio - San Maurizio Monferrato (Alessandria).
11 Baserga Giuseppe - Meda (Milano). 12 Belviel D. Francese) missionario - Rho (Milano).
13 Bodio D. Francesco Maria parroco - Boflalora Ticino (Milano).
14 Borghi 1). G. - Morite Olimpino (Cono ).
15 Bosco D. Giacomo -- Torino.
16 Bodio-Saladino Giovanna - Acqui (Alessandrino.
17 Bottaro 1). Gio. Batt. prevosto - Ziona (Genov0).
18 Brancauloro conto Giuseppe - Forma (Ascoli Piceno).
19 Bruschi Cesare ingegnere - Spezia (Genova).
20 Calcagno Rosa vedova Martinolo - Torino
21 Candelo Teresa nata Barge - Torino.
22 Caneva D. Paolo - Valmarana (Vicenza).
23 Carradori conto Telesforo - Montefano (Ma,erata.).
24 Cattani Suor _Maria Raffaella - Modena.
25 Ceppi Angelo - Chiari (Torino).
26 Cotta D. Giovanni arciprete Vicario For. - Vigolzone (Piacenza).
27 Deotti D. Celestino - Rigolato (Udine).
28 Donati Antonio fu Valentino - Cividale (Udine).
29 Fagotti Mons. Fidorico arcidiacono - Fermo (Ascoli Piceno).
30 Falkner Enrichetta - Predazzo (Austria).
31 Fava Ghisliori contessa Marianna - (Bologna).
32 Ferrare Emilio dottore in lettore - Torino.
33 Ferri Primo capitano - Milano.
34 Figliola D. Giuseppe parroco -- Castel S: Giorgio (Salerno).
35 Forti D. Isidoro canonico - Arezzo. 36 Frauaarin D. Antonio - Gambettara (Vicenza).
37 Gatti D. Domenico cappellano - Segnacco (Udine).
38 Gigliucci contessa Enrica - Fermo (Ascoli Piceno).
39 Giorcelli Paolo - Castel S. Pietro (Alessandria).
40 Gliemone D. Giuseppe Vicario For. Rivoli (Torino).
41 Lantelme D. Paolo Vicario - Balboutet (Torino).
42 Masani Francesco - Rimini (Forlì). 43 Mazzoni-Zarletti sog,~~etario arcivesc. - Fermo (Ascoli Piceno).
44 Meano Catterina - Avigliana (Torino.).
45 Meano Giovanni - Id. Id.
46 Mina La Grua Antonio dottore - Castelbuono (Palermo).
47 Minetti D. Antonio maestro cappell. - S. Giorgio Can. (Torino).
48 Mocchia di Coggiola damigella Carolina - Piossasco (Torino).
49 Montaldo Assunta - Serravalle Scrivia 'Alessandria).
50 Morchioli Clelia - Casalbordino (Chieti).
51 Odino D. Giovanni prevosto - Genova.
52 Pangrazi D. Cristoforo decano arciprete - Condino (Austria),
53 Peano Catterina nata Giordano - Beinette (Cuneo).
54 Perazzo Giovanni - Torino.
55 Petran cav. Vincenzo - Bergamo. 56 Pierini D. Michele economo - Casa Maggiore (Perugia).
57 Pinto D. Giovanni pievano - Pozznolo (Perugia).
58 Possetti Giuseppe - S. Antonino di Susa (Torino).
59 Prina Teresa - Scaldasolo (Pavia). 60 Randi D. Federico Rettore - Mercato Saraceno (Forti).
61 Reboani D. Ercole parroco - Ciznolo-Viadana /Mantova).
62 Rho D. Angelo teologo - Basano Torinese (Torino).
63 Rinaldi Pasquale - Lu- Monferrato (Alessandria).
64 Rossano Elisabetta - Poirino (Torino).
65 Rossi Mons. Pietro arcidlac. - Tblmezzo i Udine)
66 Salvadori D. Pietro - Oliveto (Arezzo).
67 Santi D. Sante parroco - Frassino (Modena).
68 Savio Teresa - Busca (Cuneo).
69 Scalzi Angola - Silvano d'Orba (Alessandria).
70 Scazza Lodovico - Corte de'Cortesi (Cremona).
71 Sosia Marianna ved. Giusiana - Torino.
72 Simone Teresa - Galatone (Lecce). 73 Simoni Antonia - Rasa (Locarno Svizzera).
74 Stara Mariangela - Alea (Cagliari). 75 Tofoni D. Pellegrino rettore Semin. Fermo (Ascoli tPiceno),
76 Troia Catterina vedova Cane - Magliano d'Alba (Cuneo).
77 Vagnozzi padre Luigi - Fermo (Ascoli Piceno).
78 Valeri D. Didio - ld. Id.
79 Varieschi D. Giuseppe coad. - Trezzano sul Naviglio (Milano).
80 Zandigiacomo 1). Luigi parroco - Segnaceo (Udine).
81 Lecchi D. Pietro arciprete - Bog fena (Bologna).