profeti ed esecutori della nostra stessa rovina. A forza di
restare chiusi in una logica umana, “accademicamente”
raffinata e “intellettualmente” qualificata, lo spazio ad una
lettura evangelica diventa sempre più limitato, e finisce per
sparire.
Quando questa logica umana e orizzontale è messa in crisi, per
difendersi uno dei segni che suscita è quello del “ridicolo”.
Chi osa sfidare la logica umana perché lascia entrare l’aria
fresca del Vangelo, sarà riempito di ridicolo, attaccato,
preso in giro. Quando questo è il caso, stranamente possiamo
dire che siamo davanti ad una strada profetica. Le acque si
muovono.
Gesù e le due sindromi
Gesù supera le due sindromi “prendendo” i pani considerati
pochi e per conseguenza irrilevanti. Gesù apre la porta a
quello spazio profetico e di fede che ci è chiesto di abitare.
Davanti alla folla non possiamo accontentarci di fare letture
e interpretazioni autoreferenziali. Seguire Gesù implica
andare oltre il ragionamento umano. Siamo chiamati a guardare
alle sfide con i suoi occhi. Quando Gesù ci chiama, da noi non
chiede soluzioni ma donazione di tutto noi stessi, con ciò che
siamo e ciò che abbiamo. Eppure, il rischio è che davanti alla
sua chiamata rimaniamo fermi, per conseguenza schiavi, del
nostro pensiero e avidi di ciò che crediamo di possedere.
Solo nella generosità fondata sull’abbandono alla sua Parola
arriviamo a raccogliere l’abbondanza dell’agire provvidenziale
di Gesù. “Essi quindi li raccolsero e riempirono dodici ceste
di pezzi che di quei cinque pani d’orzo erano avanzati a
quelli che avevano mangiato” (v.13): il piccolo dono del
ragazzo fruttifica in maniera sorprendente solo perché i due
sindromi non hanno avuto l’ultima parola.
Papa Benedetto così commenta questo gesto del ragazzo: “Nella
scena della moltiplicazione, viene segnalata anche la presenza
di un ragazzo, che, di fronte alla difficoltà di sfamare tanta
gente, mette in comune quel poco che ha: cinque pani e due
pesci. Il miracolo non si produce da niente, ma da una prima