Michele Rua. I. Amadei. 1934


Michele Rua. I. Amadei. 1934

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1.1 Page 1

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-IL SERVO DI DIO
MICHELE RUA
SUCCESSORE DEL
BEATO D, BOSCO
VOLUME 1
PNPIZIQNALE
* ROMA CATApFWI

1.2 Page 2

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ANGELO AMADEI
SACERDOTE SALESIANO
I IL SCEHREVLOEDRUA
SUCCESSORE DEL
BEATO D. BOSCO
VOLUME I
A- 9 -
W ,"/'<
Ad-Jc
&. 7-f& -T
.%&La
62- >-& -
/"--h-
ETA EDITRICE INTERNAZIONA
MIJANO . GE

1.3 Page 3

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Al Rev.mo Signor Don Filippo Rinaldi
Rettor Maggiore della Pia Società Salesiana
Proprietà riservata
alla Societd Editrice Internazionale di Torino
Torino, 1931 - Tipografia della Societh Editrice Internazionale
(M. E. 5276)
Padre,
'Ecco jinalmente la vita del Servo di Dio DON MICHELE
RUA, da Lei tanto desiderata,... che l'umile sottoscritto
Le offre e dedica di cuore!
Le sollecitudini squisitamente paterne. con le quali Ella
mi spronò al lavoro, e le care parole che più volte mi rivolse
per confortarmi in mezzo alle gravi difficoltà che m'intral-
ciavano il cammino, me ne fanno un dovere, e lo compio con
riconoscenza infinita.
L e dico subito, che non è un capolavoro; ma posso assi-
curarla che ho cercato di fare una narrazione completa nel
' tempo più breve.
Scrivere la vita del gran Servo di Dio che si schierò a
fianco dell'amatissimo nostro Fondatore sin dall'adolescenza
e fu il suo braccio destro e primo aiutante, il primo. cate-
chista generale della nostra Società, il primo direttore
prima filiale, il primo maestro delle nuove reclute e in
il Vicario solerte e il degno Successore di Don
ale ultimo ufficio lavorò ancora zz anni, fec
illuminati, giorno e notte, dallo splendor
'ogni virtù, non era dawero cosa facil
tra penna e ben altra mente che 1

1.4 Page 4

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IV
Dedica
chiararle che, forse, nessuno vi avrebbe atteso, con mag-
gior affetto di quello, col quale vi ha continuamente iavo-
rata il povero sottoscritto.
E con uguale affetto a Lei, Rev.mo Padre, chiamato dal
Servo di Dio al suo fianco come Prefetto Generale della
Società e quindi testimone prezioso negli ultimi dieci anni
dell'altezza singolare delle sue virtù, a Lei che pur conobbe
ed ammirò Don Bosco sin da bambino, l'umile sottoscritto
la vuol dedicata, lieto di farle quest'omaggio nell'imminenza
dell'anno cinquantenario della Sua Ordinazione Sacerdo-
tale. E l'accompagna con i più fervidi voti che il Signore
Le doni ancora molti anni di vita, ond'Ella, come vide con
gli occhi suoi il santo tenor di vita vissuto ed inculcato dai
nostri Padri, possa anche diffondere e consolidare il Loro
spirito in mezzo a noi, a vantaggio della nostra Società, a
maggior gloria di Dio ed a salvezza delle anime.
Gradisca l'umile omaggio, e si degni ricordare al Signore
chi sarà sempre,
di Lei, rev.mo ed amatissimo Padre,
umilissimo &li0 e servo in Cristo
Sac. ANGELO AMADEI.
Torino, 9 giugno 1931,
acrv dalla nsrcita del Servo di io.
AL
LETTORE
Ventidue anni sou omai trascorsi dal suo lunzinoso tramonto
e la cara immagine ci è sempre dinanzi, l'eco della sua voce è
sempre chiara e potente, e gli esempi suoi suscitano, in quanti
lo conobbero, sempre più viva ammirazione. i l nome di Don
Rua vivrà immortale, come il nome di Don Bosco, perchè non
ne fu solo il successore, ma l'integratore attivissimo e fedele.
Iddio non fa le cose a metà. Nell'ajjìdar all'Apostolo della
oventù deì tempi nuovi un compito, che esigeva un tempo
più lungo della vita di un uomo, gli pose accanto Michele Rua,
perchè questi, fin da ragazzo studiandolo nelle opere, nelle pa-
role e nelle idee, s'imbevesse appieno del suo spirito e divenisse
capace di ultimare e perfezionare ciò che Don Bosco non avrebbe
potuto. Infatti, per ventidue anni ancora, - tanti quanti il
venerato Don Rua ne sopravvisse a Don Bosco - in Lui
continuò a vivere il Padre.
Di qui la sua,grandezza.
La fronte di Don Bosco risplende già di quell'azireola di
spikituale paternità, onde vanno gloriosi i pi& i e n i Fonda-
tori. E tutto un popolo di $gli e di figlie e di divoti, d'ogni
parte del mondo e d'ogni condizione sociale, che lo chiama Padre;
ed è una santa paternità, come lo dimostrano i Processi canonici
i n corso, per esaminare la vita, le virtù e i miracoli della prima
Superiora Generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice da Lui

1.5 Page 5

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Al lettore
dre Maria Mazzarello (1837 t I88 I ) , di Domazico
42 t 1857)~il modello dei suoi alunni, e dei sacerdoti
ea Beltrami (1870 i- 1897), Don Augusto Czartoryski
1893) e Don Luigi Mertens (1864 1920).
su tutti - com'aquila vola - sublime sta Don Rua.
n va posto nella schiera da' semplici seguaci di Don
amhe i più fervorosz', che li precede tutti qual perfetto
ed esemplare; quindi debbono studiare Lui pure quanti
oglion conoscere ed imitare Don Bosco, perchè Egli solo compi
su Don Bosco uno studio che nessun altro compi, nè potrà
Per quarant'anni vivere accanto al Padre, ed osservarlo e
studiarlo di contiiluo con la coscienza di vivere con un santo,
d'ascoltare un santo, di studiare un santo, fu la vocazione di
Don Rua e l'acceso crogiolo, per cui l'amore e il fervore lo spo-
gliarono di cid che aveva di proprio e lo conformarono all'esem-
plare, cui consacrò il cuore, la mente, la vita.
A cotesto studio intrapreso nell'adolescenza, quando -
com'Egli ripetè tante volte - <I gli faceva più impressione
l'osservare Don Bosco, anche nelle cose più minute, che
leggere e meditare qualsiasi libro divotos, a cotesto lungo
studio, fatto direttamente sul modello, Don Kua deve la sua
caratteristica perfezione, la sua particolar grandezza morale.
la morte del Maestro ne lo distolse; tanto viva glie ne
restò nell'anima la figura, che il pensiero, come prima lo sguardo,
continuò ad aver @so in Lui. « S e faremo tesoro dei suoi
consigli e fedelmente ne seguiremo le virtuose pedate, Lo
rivedremo in cielo >>: fu i l programma che lanciò a tutti il
giorno che Don Bosco mori; e per ventidue anni ancora Egli
altro non fece che modellarsi su Don Bosco e ricopiarlo.
Per questo, morto il Maestro, attorno a Lui, come attorno
a Don Bosco, si volse con z~naninzeslancio l'affetto dei Sale-
siani, avvinti dalle delicatezze del suo cuore di padre, grande
come quello del Fondatore. Attorno a Lui, come attorno a
Don Bosco, attratti dal fulgore delle sue virtù, corsero anche
Al lettore
v11
le moltitudini bramose di vederlo, udirne la parola, riceverne
la benedizione: Iddio stesso, dal giorno che gli affidava l'eredità
di Don Bosco, parve donargli in modo più luminoso il suggello
di quei doni straordinari, i quali, sebben gratuiti, formano, dopo
l a testimonianza delle virtù, la prova pik convincente per
identificare le anime singolarmente virtuose, sulle quali posa,
con in$nita compiacenza, lo sguardo divino.
,
'
E convinzione universale che Don Rua fu un altro Don
Bosco. Sebbene l'zcljcio di discepolo e di ausiliare gli abbiano
naturalmente delineato un'impronta diversa, come il mandato
di Padre e Maestro diede a Don Bosco la sua, le anime furon
gemelle, cioè egunlmente eroiche nella pratica della mktù ed
ambedue meravigliose nell'ardore della carità; e I'a Vita di Don
Rua ci dirà com'Egli sia riuscito - a prezzo di eroica perse-
' - veranza - a ricopiare di Don Bosco l'ardente proposito di
consacrar ogni istante alla gloria divina ed alla sdute delle
anime, 'l'accesa carità.per il prossinzo e la più ed@cante se-
verità con sè, l'attività prodigiosa e il serafico raccoglimentb
-
in Dio, l'ardore perennemente giovanile per ogni santa inizia-
tiva ed im'uguale predilezione per la gioventù, e la stessa
paternità spirituale, senqre vigile, senqre aiyettuosa, sempe
aiyascinante.
f l segreto, poi, della sua santità va ricercato nella pietà
e nella umiltà. Aveva una fede capace di trasportar le mon-
, t q n e , zrna spranza senza confini, una caritù da serafino. Bi-
sogna vederlo in preghieia, all'altare, sul pulpito! Le parole
: gli sgorgavano dal cziore semplici e piene d'unxione e d'efjicacia.
Ed era d'ma umiltà eroica! Non cercò mai se stesso, mai la sua
gloria; solo e sempre quella di Dio e di Don Bosco.
Non v'ha dubbio che 2 gran merito di Don Bosco l'aver
formato Don Rua. Quel profondo teologo torinese, tanto ap-
prezzato per i l f i e discernimento degli spiriti, che fu Mons. Gio-
vanni Battista Bertagna, tessè il più bell'elogio del Maestro
e del Discepolo con queste parole: <<Sea prova della santità
di Don Bosco non ci fosse altra testimonianza, altro argo-

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n11
AZ lettore
mento, che il fatto di aver plasmato Don Rua, per me ba-
sterebbe questo per canonizzarlo a.
Era, dunque, un dovere il pubblicare una Vita di questo
gran Servo di Dio, ampia e documentata...
- E perchè, chiederà taluno, s'è tardato tanto?
Perchè non fu possibile farlo prima. Per parte nostra, dopo
aver curato la pubblicazione della Vita di Don Bosco del
LEMOYNE in 2 volumi (il primo usci I'anno dopo la morte di
Don Rua, e nel 1920 vennero ambedue riveduti e notevolmente
ampliati, e la P parte fu interamente r;fatta), non avemmo
altro di mira, oltre le occupmioni ordinarie, che di raccogliere
la necessaria documentazione per poter fare una Vita di Don
Rua consimile a quella di Don Bosco.
Essendo già da vari anni alla redaxione del « Bollettino p),
potemmo trovaiici noi pure, per gran ventura, e spesso rimaner
lungamente a contatto col Servo di Dio, ed aver in mano non
-pochi documenti, che non conveniva pubblicare mentr'egli era
in vita, e che conservammo gelosamente.
Purtroppo non s'ebbe il pensiero di stabilire, come il Servo
di Dio aveva fatto per Don Bosco, un'apposita commissione,
o almeno una persona, che si prendesse cura d'annotare rego-
larmente quanto avrebbe potuto e dovuto illmtrarne in seguito
la jìgura, per tramandarla ai posteri nella pienezza della sua
luce incantevole.
Per fortuna, all'avvieinarsi del g i m in cui Egli doveva
celebrar la i\\ilessa d'oro, si pens8 di pubblicare nel « Bollettino >)
i suoi cenni bio,prajìci, per i quali si chiesero e si ebbero da
Lui stesso alcuni particolari interessantissimi, che furon letti
avidanzente; ma prima che ne zlscìsse l'ultima puntata, Egli
ci lasciava nuovamente orfani.
Don F m e s i a , per il primo anniversario della morte, al-
lesti una succinta bio'erajìa per le Letture Cattoliche, della
quale curammo lastampa, e fu quando ci convincemmo sempre
A l lettore
IX
più, nel vedere come fu accolta, che bisognava soddisfare il
desiderio generale di aver notizie più ampie e particolareggiate
della vita del Servo di Dio.
E , sefzz'altro, si cominciarono a dattilografare e a stanzpare
e a diramare, ed anche a pubblicare sul 6 Bollettino )), ripetuti
inviti e preghiere a quanti L'avevan conosciuto d'inviare rela-
zioni e ragguagli, che potessero servire all'uopo.
A rispondere, prime tra tutti, per sollecitudine e per nufnro
e per ricchezza di particolari, furono le Figlie di Maria Ausi-
liatrice, le quali ebbero cura d'inviarci anche le pagine delle
cronache delle loro case, ~zellequali si fa cenno di visite di
Don Rua.
Anche non pochi Salesiani, dall'Italia e da ogni nazione
e dalle residenze nzissionarie le più remote, ci mandarono inte-
ressanti testimonianze e numerose lettere autografe del Servo
di Dio.
'Tra quelli che ebbero diligentissima cura di conservar le
lettere del Servo di Dio, meritano d'esser ricordati Mons. Gia-
como Costamagna, Don Giuseppe Veqignani, Don Arturo
Conelli, Don Giuseppe Gamba, Don Carlo Peretto, Don An-
tonio Malan, oggi vescovo di Petrolina in Brasile, Don Evasio
Rabagliati, Don Antonio Riccardi, Don Bernardo Vacchina,
Don Maggiorino Borgatello, Don Valentino Cassini, i vari
direttori delle case di Firenze e di Betlemme, e, in modo spe-
ciale, il Procuratore Generale Don Cesare Cagliero. Anche
Don Paolo Albera ne conservò parecchie, avute negli anni in cui
visitò, come suo rappresentante, le case di America.
Mons. Costamagna si fece premura d'inviarci anche le sue
Lettere confidenziali ai Direttori delle Case Salesiane del
Vicariato sul Pacifico(~),e le Conferenze ai Figli Don
Bosco (z), nelle quali si trovano interessanti particolari della
vita e delle virtù del Servo di Dio, tanto che Questi gli smi-
(I) Santiago, Escuela T~pogiaficnSalesiuna, IgoI.
(2) L~breilaSalesiana Editrice, Santiago del Chili, Igao.

1.7 Page 7

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X
.,..;
Al lettore
veva nel 1902: <<Hloetto con vero gzlsto tutte le tue Lettere
confidenziali ai direttori...; se non parlassero tanto di me,
potrei con maggior facilità raccomandarle a tutti i direttori;
tuttavia procu~~rcòhe in qualche nzodo vengano raccoman-
date... )).
Mentre veniva a poco a poco affluendo tanta documenta-
%ioncei,facemmo sempre un dovere di chieder anche di Presema
altre
più autorevoli salesiani; e dobbiam dire che
senti&oancora tutta la riconoscenza per l'affabile Card. Ca-
gliero, il quale ebbe la bontà d'intrattenersi Con noi parecchi
giorni,unicamente per darci notizie di Michele Rua giovinetto
e zelantissimo chierico.
~ ~ b ancbhe di ire ~un ~graz~ie particolare ai sacerdoti
Francesco Pi~collo,di venerata memoria, e Giuseppe Rinetti,
per le ampie notizie che ci diedero a voce e per iscritto; e 10
stesso dovremmo fare con altri diligentissimi ~OflfPatelli,fh!kni
xn e lontani.
verità, non lasciammo intentato alcun mezzo Per poter
mettere insieme le maggiori notizie. Anche dai parenti, da vari
nipoti del Servo di Dio, avemmo dati e scritti importanti, che
ci fecero
in quale venerazione vive anche tra foro la
Sua memoria.
~~l r914, poi, alla mortedel santo segretario Don Angelo
L ~copz~e dire,mo, potemmo venir in possesso di molti quaderni
scolasti& del Servo di Dio, studente di ginrzasio e di filosofia
e di teologia; rimasti per tanti anni nascosti, che fornirorono
una fonte di particolari altanzente s@z$cafivi.
contemporaneamate ritrovammo una i%teressantisGmaespo-
&ionedella Storia Sacra e non pochi quaderni di piediche
per Esercizi
e gli appunti degli esordi e .delle conc
sionialle istruzioni, che il Servo di Dio tenne szllla
Sacra ai giovani dell'Oratorio di Vanclziglia.
~ ~ ~ c1he1ci0.tornò, più di tutto, utile ed opPortuno,'e ci
fem meglio comprendeie il suo xelo e la sua carità Verso Dio
e verso il pvossimo, .fur~ngli appunti dei Ricordi che dava ai
Al lettore
XI
Confratelli ed alle Figlie di Maria Ausiliatrice al termine degli
EsercizZ spiritzlali; la maggior parte dei quali era già passata
alI'Archivio, subito dopo la sua morte.
Così, Pazientemente, si potè metter insiane tanta d o ~ ~ ~
tazione da riempirne più di cento fascicoli di circa pagine
ciascuno, in carta di formato da protocol(o, e in gran, parte
E tQst0 cominciammo a postillare i quaderni a uno a zlno,
annotando in margine le cose più salienti: e tatte coteste postille
~enivan .frattempo trascritte su tante schede da riempirne
Pattro lunghi schedari, per averle alla mano durante il la-
voro di compilazione.
Prima ancora, però, che potessimo finire cotesto lavoro di
Preparazione, nzoltiplicandosi ogni gikrno le insiSienze di
Palcosa di conmeto, funzmo costretti a sospenderlo; e propo-
nendoci, necessariamente, di aver ugualmente presate tutta la
docnmentaziolze, incomincianzmo in nomine ~ ~il lung~o i
e jaticoso lavoro definitivo.
Ed eccolo, quantunque un po' aflrettato, alla ltlce.
A dir il vero, ci sarebbe stato più caro attendere uneor un
Po' a Pubblicarlo, per poterlo presentare in forma migliore; ma
~ h ~ il~cap~o al~volemre doei Superiori, r&andando ad una
Prossima pubblicazione tutte le cose dimenticate che converrà
Intanto Possiamo dichiarare di non. aver risparmiato solle-
citudini pwchè ogni fatto, ogni detto, ed ogni pi& minutopar-
ticolare fossero esposti esattamente, anche in ordine d i tempo,
b'io~andoci a l r ~ o p odel << Bollettino Salesiano nelle varie
lingue, delle Lettere Circolari del servo di ~i~ ai salesiani,
delle lettere mensili del Capitolo Superi0l.e della sonetà sale-
siana, delle monografie di varie case, insomma di tutta la do-

1.8 Page 8

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XII
Al lettore
accennato, a qziella della vita di Don Bosco; ed abbiamo di-
so la nawazione in due volumi e in sette parti.
primo volume ne contiene quattro, il secondo tre.
prima parte, « ALLA SCUOLA DI DON BOSCO D,va dalla
del Servo di Dio all'ordinazione sacerdotale, dal 1837
a seconda, ilztitolata ((PRIMO AIUTANTE DI DON BOSCO o,
raccia il periodo più laborioso per la formazione e lo stabi-
limento della Società Salesiuna, dal 1861 al 1879.
L a terza, (( TUTTO DI DON BOSCO )) (1880-1888), com-
prende gli ultimi anni del Fondatore, di cui il Servo di Dio fu
devoto e umilissimo Vicario.
- L a quarta, ((SUCCESSORE DI DON BOSCO primo periodo
(1888-1898), è assai interessante per l'atti~itàe Z'esemplarità
del Servo di Dio, quando parve a tutti un altro Don Bosco.
La quinta, (<SULL'ORMDEI DON BOSCO)),con la quaZe co-
mincia il secondo volmte, se non c'inganna la gioia provata nel
compilarla, riwcird la più cara anche ai lettori, che v i trove-
ranno lafigura morale del Servo di Dio nelle sile doti e virtù
caratteristiche di religioso perfetto, sempre edt$cante, perchè
tutto di Dio, fidelis servus et prudens »,mortificato e forte,
devotissimo al Maestro e con gli stessi ideali, martire del la-
voro, umile e semplicissimo, esemplare anche nelle minime cose,
modello dei sacerdoti, tutto a tutti, superiore impareggiabile,
~ieropadreu, niversalmente amato e venerato, ed esaltato da Dio.
La sesta parte, (t SUCCESSORE DI DON BOSCO - secondo
periodo)), assai più documentata della quarta, va dal 1899
alla fine.
L'ultima, (( SEMPRE CON DON BOSCO! >)c,ontiene la narra-
zione del santo tramonto del Servo di Dio e dell'apoteosi che
l'accompagnò, e le grazie più insigni ottenute mediante la sua
intercessione.
Perchè queste pagine, che torneranno certo più care e van-
taggiose al Clero e ai Religiosi, possano esser lette con interesse
da ogni genere di persone, abbiamo evitato di proposito ogni
Al lettore
XXXI
ricercatezza di frasi e pomposità di stile, curando unicamente la
precisione e la chiarezza.
Abbiamo anche rinunziato di proposito ad ogni sfoggio di
riflessioni, osservazwfli e pensati rilievi personali, percitè siamo
d'avviso che, nelle vite dei Santi, quanto meno appaiono le
persone degli autori, tanto più brilla lo splendore delle grandi
anime descritte. Che se talora, a forza di spilluzzicare, si rie-
sce a far un profilo biografico o morale, a modo proprio, dìciam
meglio secondo il proprio modo di vedere, e si crede di aver
raggiunta la perfezione ed imposto il pensiero a chi legge, è
un errore; mentre, se dinanzi a chi legge si fanno scorrere a
una a una tutte le scene della vita del santo nella loro at-
traente realtà, l'impressione che ne sorgerà sarà.indubbiamente
più profonda e fruttuosa, perchè spontanea e secondo la mente
e l'anima del lettore.
Per questo, abbiam sempre preferito una seria doeumenta-
zione, e con assidua cura ne abbiamo normalmente accennato
le fonti.
Certo, ne verrà talora un po' di monotonia; ma chi legge
le vite dei Santi, sa che non ha in mano dei romanzi; e per co-
noscere appieno la realtà delle cose, è meglio fissar una fotografia,
anzichè contemplare un quadro o una miniatura. I l quadro o la
miniatura deve formarsì da nella mente.
C i siamo invece permesso di riprodurre frasi e periodi in
carattere corsivo, e talora anche in maiuscoletto, allo scopo di
richiamare l'attenzione, di chi legge, su quelle parole. Anche in
questo i pareri potranno essere dzjferenti, ma ciò non è o non n'
pare una rnan+olazione o un'alterazione da porsi a confronto
con quella di presentar le cose da un sol punto di vista, per
imporle quasi tassativamente, perchè, in cotesti casi, spesso si
chiude il libro e non s'apre pih.
Nelle vite dei Santi destinate ad ogni sorta di persone, con-
viene attenersi a una narrazione completa e ordinata, cosl chi
amerà anche esaminarli o studiarli sotto questo o quell'aspetto,
potrà farlo facilmente.

1.9 Page 9

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XII
Al lettore
accennato, a quella della vita di Don Bosco; ed abbiamo di-
viso la narrazione in due volumi e in sette parti.
il primo volume ne contiene quattro, il secondo tre.
La prima parte, (1 ALLA SCUOLA DI DON BOSCO i), va dalla
nascita del Servo di Dio all'ordinazione sacerdotale, dal 1837
al 1860.
La seconda, intitolata H PRIMO AIUTANTE DI DON BOSCO )),
abbraccia il periodo più laborioso per la formazime e lo stabi-
limento della Società Salesiana, dal 1861 al 1879.
L a terza, (( TUTTO DI DON BOSCO » (1880-1888), com:
prende gli ultimi anni del Fondatore, di cui il Servo di Dio fu
devoto e umilissimo Vicario.
- La quarta, H 'SUCCESSORE DI DON BOSCO primo periodo
(1888-1898), è assai interessante per l'attività e l'esemplarità
del Servo di Dio, quando parve a tutti un altro Don Eosco.
La quinta, 4 SULL'ORMDIEDON BOSCO v, con la quale co-
mineia il secondo volume, se non c'inganna la gioia provata nel
compilarla, riuscirà la più cara anche ai lettori, che zii trove-
ranno lafigura morale del Servo di Dio nelle sue doti e virtù
caratteristiche di reltgioso perfetto, sempre edz$cante, perchè
tutto di Dio, (1 fidelis servus et prudens >),mmtiJicato e forte,
devotissimo al Maestro e con gli stessi ideali, martire del la-
voro, umile e sempltcissimo, esemplare anche nelle minime cose,
modello dei sacerdoti, tutto a tutti, suppriore impareggiabile,
vero padre, universalmente amato e venerato, ed esaltato da Dio.
La sesta parte, (( SUCCFSSODRIEDON BOSCO - secondo
periodo s, assai più documentata della quarta, va dal 1899
alla fine.
L'ultima, « SEMPRE CON DON BOSCO! >)c,ontiene la narra-
zione del santo tramonto del Servo di Dio e dell'apoteosi che
l'accompagnò, e le grazie più insigni ottenute mediante la sua
intercessione.
Perchè queste pagine, che torneranno certo più care e van-
taggiose al Clero e ai Religiosi, possano esser lette con interesse
da ogni genere di persone, abbiamo evitato di proposito ogni
Al lettore
ricercatezza di frasi e pomposità di stile, curando unicamente la
precisione e la chiarezza.
Abbiamo anche rinunziato di proposito ad ogni sfoggio di
rijessioni, osservazioni e pensati rilievi personali, percltd siamo
d'avviso che, nelle vite dei Santi, quanto meno zppaiono le
persone degli autori, tanto più brilla lo splendore delle grandi
anime descritte. Che se talora, a forza di spilluzzicare, si rie-
sce a far un profilo biografico o morale, a modo proprio, diciam
meglio secondo il proprio modo di vedere, e si crede di aver
raggiunta la perfe&ione ed imposto il pensiero a chi legge, è
un errore; mentre, se dinanzi a chi legge si fanno scorrere a
una a una tutte le scene della vita del santo nellaloro at-
traente realtà, l'impressione che ne sorgerà sarà.indubbiamente
più profonda e fruttuosa, perchè spontanea e secondo la mente
e l'anima del lettore.
Per questo, abbiam sempre preferito una seria documenta-
zione. e kon assidua cura ne abbiamo normalmente accennato
le fonti.
Certo, ne verrà talora un po' di monotonia; ma chi legge
le vite deì Santi, sa che non ha in mano deì romanzi; e per co-
noscere appieno la realtà delle cose,è meglio fissaruna fotografi,
anzichè contemplare un quadro o una miniatura. Il quadro o la
miniatura deve formarsi da sè nella mente.
C i siamo invece permesso di riprodurre frasi e periodi in
carattere corsivo, e talora anche in maiuscoletto, allo scopo di
richiamare l'attenzione, di chi legge, su quelle parole. Anche in
questo i pareri potranno essere dzzerenti, ma ezÒ non è o non ei
pare una manipolazione o un'alterazione da parsi a confronto
con quella di presentar le cose da un sol punto di vista, per
imporle quasi tassativamente, perchè, in cotesti casi, spesso si
chiude il libro e non s'apre più.
Nelle vite dei Santi destinate ad ogni sorta di persone, con-
viene attenersi a una narrazione completa e ordinata, così chi
amerà anche esaminarli o studiarli sotto questo o quell'aspetto,
potrà farlo facilmente.

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XIV
AZ lettore
E perchè la Vita di Don Rua possa produrre anche in mezzo
alle classi popolari il maggior bene spirituale, abbiamo già
preparato un altro volume, che verrà subito alla luce dopo ~
pesti, col titolo: - COMPENDIO DELLA VITA DEL SERVO DI DIO
MICHELE RUA, Successore del Beato Don Bosco - zcn volume
di circa 500 pagine, dedicato parhko~amenteal popolo ed alla
gioventù, che si farà leggere d'un fiato, perchè ricco di aneddoti
e fatti interessanti.
Altro?
Vorremmo notare ancor varie cose; ci limitiamo ad un ri-
lievo e ad una preghiera.
... Vari passi documentari da noi riportati, s'inco~ztranoanche
nel Bollettino Salesiano n, ma non sono uguali; e perchè?
Perchè contenendo frasi, che tornuvun di troppa lode al Servo
di Dio, allora vennero mutilati, mentre qui li abbiamo riferiti
in conformità al testo originale.
La preghiera è questa.
La lettura di queste pagine, indubbiamente, richiamerà alla
memoria di molti, altri cari ricordi del Servo di Dio, rimasti
nell'oscurità. Chi li rivedrà nella mente, e non li troverà qui
notati, abbia la bontà, o meglio si faccia un dovere di metterli
per iscritto e d'inviarceli. Cotesta preghiera è rivolta a tutti,
ai Salesiani, alle Figlie di Maria Ausiliatrice, ai Cooperatori,
alle Cooperatrici, a quanti han conosciuto od anche han solo
sentito parlare del Servo di Dio da persone degne di fede.
Tramandiamo ai posteri lu documentazione più ampia che
ci è possibile!
Cotesto coro di ammirazione universale per la santa $gura
di DON IMICHELREUA,tornerà ancor più fruttuosa ai lontani.
(iChe bella cosa - ripeteran:zo col Servo di Dio - aver da
trattare coi Santi! >).
Per parte nostra dobbiamo dichiarare che ne abbiam rice-
vuto un'impressione indelebile, che n' ha e@cacemente spinti a
Al lettore
~eguirpiù fedebnente la via relkiosa e sacerdotale abbracciata;
e mentre benedichno il .Y@:2ore di avercelo fatto conoscere, Lo
benedinamo ancor pid per avercelo fatto studiar lungamente.
Quest'Uomo, destinato dalla Divina Provvidenza a « FAR
SEMPRE A METÀ i) COI grande Apostolo, suscitato all'alba dei
nuovi Lempi per additare agli arditi della carità l'opera di re-
staurazione da compiersi t m la gioventù, rimarrà eternamente
vicino a Lui nel cuore e sul labbro dei jigli, e quanto prima
(ne siamo intimamente convinti e preghiamo cho sorga al più
presto quel giorno!) anche nella luce e nelh gloria degli altari!
Sa' dichiara,
in ossequio ai dec~etì
di Urbano VIII e della S. Congregazione dei Riti,
che a queste pagine 6iograjicIze non vogliamo dare altro

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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ALLA SCUOLA DI D O N BOSCO
I L PRIMO INCONTRO
L'Apostolo della gioventù dei tempi nz~ovi.- Una prova della divina
assistenza szi Don Bosco fu l'incontro di ~WicheleRua. - La famiglia
Ruà. - Dalla collina di San Vito alla Crocetta. - Il padre prende
- stanza alla R . Fucina delle Canne. - Nascita di Michele. L'ambiente
,
- familiare e l'iafanaia del Sano di Dio. - 2 amato da tutti. Per
- un mazzo di fiori, cade in un canale, ed è ammonito dalla mamma.
- Prega e studia volentieri il catechismo. E' tino specchio di nettezza
- e di candore. - Riceve la Cresima nella clziesa dell'Arcivescovado.
Perde il padre, e &conh.a Don Bosco, negli inizi dell'Oratorio. -
Con dolore sente dire che Don Bosco è iinpaxzzto. - L'Oratorio trova
sede stabile, e Michele s'accosta alla prima Comunione, nella chie-
setta della R. Fucina.
(luell'aclorabi1e Provvidenza, che veglia su tutte le umane
vicende, e in modo particolare sulla Chiesa Cattolica, ogni
volta che s'aggravano i mali dei tempi, suscita uomini stra-
ordinari e loro affida una missione restauratrice. Così, sul
principio del secolo XIX, quando s'andavano delineando i
tempi nuovi, di cui non ultimo episodio doveva essere l'as-
setto non ancor raggiunto delle classi sociali, e in ogni parte,
insieme col sentire esagerato della propria personalità, cre-
r - Vita dei Smo di Dio ~W$clz~RIeea. Voi. I.
-,

2.2 Page 12

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2
I - Alla sczcoZa di Don Bosco
i
I - Il primo incontro
3
bbre di eguaglianza, che doveva spinger le
orosa conquista dei propri diritti, predicati
Cristo, insegnati dalla Chiesa, e generalmente ne-
scitò un Apostolo, il quale, con l'eroismo della ca-
genialità di uno zelo senza confini, facendosi pre-
dei nuovi orientamenti nel campo educativo, intra-
lle fondamenta l'opera della restaurazione, attirando
ernamente a sè, per condurle a Dio, le nuove gene-
t'uomo fu Giovanni Bosco. Nato nel 1815, morto
- e nel 197.9 da Pio X I elevato all'onore degli altari
be sin dalla fanciullezza, in modo prodigioso, la mis-
'one che l'attendeva, e si dedicò ad essa con tanta adatta-
ilità ai bisogni dei tempi, e col cuore stesso di Gesù Cristo,
he si guadagnò l'ammirazione degli onesti, e, come avviene
ai santi, ebbe a sostenere molte lotte, ora subdole, ora aperte,
ed anche lunghe e tremende, che resero più manifesta la sua
missione.
Nella vita di Don Bosco, infatti, sono frequenti e rrieravi-
gliosi i segni dell'assistenza divina. Straordinario, tra l'altro,
è quel succedersi di ((sogni»,o visioni, che gli additavano
l'avvenire dell'opera salesiana, quando questa era appena ab-
bozzata; visioni che, quasi altrettanti lampi prolungati, si
rinnovavano ad infondergli nuove energie, all'infuriare delle
più gravi difficoltà. Straordinario è pur quel leggere, abituale,
nelle coscienze e nel futuro; e straordinario è anche quel tro-
vare, a tempo e luogo, gli uomini e i mezzi necessari per svi-
luppare il lavoro iniziato.
Una delle prove più tangibili della divina assistenza al
nuovo Apostolo della gioventù, fu l'avergli posto sul cammino
un'altr'anima grande, che, sin dalla giovinezza, consacrò a
lui le energie di un'intelligenza non comune e di un cuore
generoso, e, lui morto, ne raccolse così degnamente l'eredità,
che parve un altro Don Bosco.
Il nuovo Eliseo, che ha già una bella pagina nella Storia
della Chiesa, e - non potrà non associarsi al nostro giudizio
chi vorrà leggere questo libro - non tarderà a condividere
con Don Bosco la gloria degli altari, fu Don Michele Rua.
Questo Servo di Dio va posto nel numero di altre recenti
glorie
lengo
pdiiemBorante(s1i7,8q6uatli18i4B2)eaeti
Giuseppe
Giuseppe
Benedetto Cotto-
Cafasso, compa-
triota di Don Bosco, di Castelnuovo d'Asti (18r1t 1860),
già elevati all'onore degii altari; e i Servi di Dio, dei quali
sono in corso gli Atti Processuali per le Cause deila loro
Beatificazione: Marco Antonio Durando di Mondovl, dei
t Preti della Missione, fondatore delle Suore Nazarene
(1801 1880); il Teol. Federico Albert di Torino, Vicario
Idmi mLaacnozloa,tafo(n1d8a2t0orte
delle Suore
1876); ed il
Vincenzine di Maria SS.
Teol. Leonardo Murialdo
t di Torino, fondatore della Pia Società di S. Giuseppe
(1828 1900).
Anche il nostro Servo di Dio ebbe i natali in Torino, e
precisamente nel sobborgo di Valdocco, poco lungi dai prati,
dove la Divina Provvidenza aveva disposto che Don Bosco
gettasse le fondamenta dell'Opera Salesiana.
La famiglia proveniva dalla parte opposta della città, dalla
Crocetta e da S. Vito: e il cognome, anzichè Rua, era Ruà.
RuA infatti è chiamato il nonno nell'atto del Battesino, e
Ruà il padre nell'atto del suo primo matrimonio. Più addietro,
accanto a Ruà, s'incontra lo stesso cognome latinizzato in
De Ruà e De Regibus, cioè dei Re, il che c'inviterebbe a cer-
carne l'origine nel francese Des Rois.
Qualunque ne sia l'etimologia, quelli che portavan cotesto
cognome, erano cristiani esemplari ed umili contadini, seb-
bene di fattezze civili e, vorremmo dire, delicate.
Il nonno del Servo di Dio, Giovanni Battista Ruà, detto
anche Michele, che faceva, come i suoi vecchi, l'ortolano, era
disceso dal!a collina di S. Vito alla pianura della Crocetta;
ed ebbe stanza, prima nella Cascina di Monsù Graneris, poi
nella Cascina della Contessa Mazzetti, detta anche la Casczka
Grossa, ora quasi interamente demolita per l'ampliamento
della città e il tracciato delle nuove vie, ma in un tratto ancor
i n piedi, e precisamente lungo il corso Peschiera, di fronte allo
Stadium, nell'isolato compreso tra via Colli e via Morosini.
presso, nella direzione del corso suddetto, correva una
gora, la Còssola, che irrigava i campi e gli orti che si allarga-

2.3 Page 13

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4
-I Alla scuola di Don Bosco
vano in quella zona suburbana; e noi stessi abbiamo ancor
negli occhi le ampie distese ondeggianti di spighe dorate, che
cominciavano presso l'odierno Corso Peschiera, oltre le
sponde della gonfia gora, la quale, insieme con un altro corso
d'acqua, che passava avanti la vecchia chiesa della Cro-
cetta, andava a gettarsi nella bealera, o canale, Valentino (I).
Sposo a Caterina Grimaldi, Giovanni Battista Ruà ebbe
quindici figli, che morirono, la maggior parte, in tenera età,
alcuni dopo una o due settimane, uno il stesso della nascita.
L'ottavo, chiamato Giovanni Battista egli pure, fu il padre del
Servo di Dio, e nacque verso il 1786. Diciamo a verso il 1786
perchè di tutti i figli di Giovanni Battista è l'unico, di cui non
abbiam trovato l'atto di nascita e di battesimo negli accura-
tissimi libri della Parrocchia, i quali nel 1814, quasi a com-
penso, ci dànno, assai minuto, l'atto del suo primo matrimonio,
contratto <<ineti di 28 anni circa)), con Maria Angela Ba-
ratelli (2).
(r) L a vecchia Chiesa della Crocetta, oggi annessa all'ospizio dei Conva-
lescenti, B ancoi- aperta al culto. Ne pose la prima pietra il Card. Maurizio di
Savoia nel 1618, e apparteneva al Convento dei Trinitari Calzati, detti Cano-
nici Regolari in Italia e in Francia ~Mathrrries,che vestivano di bianco ed ave-
vano una upiccola croce# di color rosso e azzurro sul petto. D i qui il nome
popolare della n Crocettar alla Chiesa, dove I'altar maggiore era dedicato alla
Deposizione di nostro Signor Gesù Cristo dalla Croce. benchb i Trinitari,
che presero ad officiarla nel 1621, la ~~olesseirnotitolata a S. Maria delle Grazie.
Ne! 1728 venne eretta in Parrocchia; e Giovanni Battista Rub, nonno del Servo
- di Dio, f u priore della Compagnia del SS. Sacramento l'anno 1784. Cfr.: Me-
moria storiche della Crocetta, compilate da CARLOM n ~ c oF m c a Ansauo.
Torino, Stamperia Benfh e Ceresola (l'anno I X della Repubblica Francese).
(2) a Giovanni Battista Rua, figlio di Giovanni Battista della Parrocchia
di S. Vito e di Caterina Grirnaldi di questa Parrocchia, di professione lavorante
nella Fucina Militare di Artiglieria, abitante coi suoi. genitori, i n età di 28 anni
circa, e Maria Angela Teresa Baratelli, figlia dei viventi Pietro Antonio di
Inarzo, diocesi di Milano, e Anna Maria di Pozzo Strada, giugali Raratelli,
di professione fabbri-ferrai, abitanti nelle panocchiaii case rustiche della Cro-
cetta, nata in questa Parrocchia e abitante coi suoi genitori, in età di anni 18
circa, premesse nelle domeniche dei io, 17, e zq aprile le tre necessarie pub-
blicazioni, e non essendosi scoperto alcun canonico impedimento, hanno circa
le due pomeridiane del 25 suddetto aprile 1814, contratto matrimonio in pa-
rola de pinesenti in faccia di Santa Madre Chiesa; alla celebrazione del quale
ho in questa mia Parrocchia assistito io CURATO GIOSBFFOMASSA. Testimoni:
Gioo. Battista Ruà,figlio del f u Giovanni, e Pietro Baratelli, figlio del f u Pie-
tro Antonio, padre l'uno e l'altro dei rispettivi sposi contraenti*.
Il padre del Servo di Dio preferì al mestiere dell'ortolan
quello dell'armaiuolo, o di operaio alla R. Fabbrica d'Armi,
detta la Fzrcina delle Canne, che era lontana dalla cascina circa
quattro chilometri; cosicchè doveva far non meno di quindici
chilometri al giorno, chi doveva recarvisi dalla Crocetta mat-
tino e sera (I). E, appunto per la dista a, dopo il 1820 Gio-
vanni Battista Ruà lasciò la Cascina Grossa, dov'era divenuto
padre di quattro figli (Pietro Fedele, Raffaele, Raimonào Che-
rubino e Giovanni Battista Antmio); e si recò ad abitare alla
Fucina, dove avevano alloggio alcune famig-lie d'o.perai e
i'
I
d'impiegati.
Per l'intelligenza e l'attività e l'onestà a tutta prova, Gio-
vanni s'era fatto strada sello stabilimenntoz, fino a diventar con-
trollore, come si diceva allora, o capo-reparto.
E nella nuova dimora aveva già avuto un altro figlio,
Tonzmaso Giovanfzi Battista, che doveva, come Ra#aele e
Raimondo Cherubino, morire in tenera dà,quando il 26 aprile
1828, a soli 32 anni, perdette anche la sposa. I1 maggior dei
figli, Pietro, aveva cominciato a lavorare nella R. Fabbrica,
e contava appena tredici anni. I1 più piccolo, Tommaso Gio-
vanni Battista, sempre malaticcio, ne aveva tre. Che poteva
far il brav'uomo, se non passar a seconde nozze?
Così fece; e di quell'anno medesimo contrasse matrimonio
con un'ottima cristiana, esperta massaia, e di costituzione
sana e robusta, Giovanna Maria Ferrero, che lo fece padre
di altri quattro figli, tutti gracilissimi, e, anch'essi, a prima
vista votati a morte prematura: Giovaanni Battista, iVaria
Paola Felicita, Luigi Tornaso, e MICHELE.
Della nascita del Servo di Dio, nei libri dell'antica Par-
rocchia dei SS. Siinone e Giuda (detta ora di S. Gioachino),
sotto la cui giurisdizione si trovava la R. Fabbrica d'Armi, si
ha questa indicazione: <(RUAMICHELEfig, lio di Giovanni e
( I) Questa Fucina situata a u n quarto di miglio dalla città >> a settentrione
della medesima, nella regione detta di Valdocco, a era particolarmente ordi-
-nata per la fabbricazione delle canne delle armi portatili da fuoco d'ogni specie o.
Cfr. Dercrizione di Torino del 1840; G. Pomba, editore, pag. 262. E l'ampio
e solido fabbricato, che negli ultimi tempi era divenuto Regia Officina di Co-
struzioni d'Artiglieria, ancora in piedi, in via Caserta N. 49,e presentemente
b un Magazzino del R. Arsenale.

2.4 Page 14

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6
I - Alla scuola di Don Bosco
di Giovanna Maria Ferrero, conizagi Rua, nato li 9 giugno 1837
e I'II detto battezzato, presenti Sereno Rosso Michele e Doine-
nica Muria Boe~isD.
Michele Rzla (non Ruà, chè, nei libri Parrocchiali dei
SS. Simone e Giuda, fin dalla prima registrazione i1cognome
perdè l'accento) fu l'ultimo rampollo di Giovanni Battista
Ruà; ed alla sua nascita quattro appena degli otto fratelli so-
prawivevano: Pietro Fedele di 22 anni, Giovanni Battista
Antonio di 17, Giavanni Battisfadi 7, e Luigi Tommaso di 3.
Nella famiglia non c'era, davvero, troppa salute; ma re-
gnava sovrano il tiinor di Dio. Il padre, uomo di fede, amava
la preghiera in comune, la santificazione delle feste, l'esatta
osservanza delle leggi della Chiesa, e voleva che i figli inco-
minciassero per tempo a frequentar i Sacramenti.
All'ingresso della R. Fucina sorgeva una chieselta, uffi-
ciata da un Cappellano, stipendiato dal Governo, con l'ob-
bligo di raccogliere i figli degli operai e degli impiegati che
dimoravano li presso, e di fare ad essi un po' di scuola (I). E
fu questo buon sacerdote, che aiutò la mamma nell'insegnar
a Michele le prime pagine àel catechismo, e nell'educarlo ai
primi slanci d'amore verso Dio e il prossimo.
D'ingegno e di cuore delicato, Michele era il prediletto dei
genitori, dei fratelli e degli stessi fratellastri; i quali, crescendo
in età, trovavan dura la vita con la matrigna, e, pur restando
in famiglia, cominciavano a far vita da sè. I1 babbo in special
modo n'era dolente, pur cercando, insieme con la consorte,
d'ottener il miglior accordo possibile, sopportandoli con gran
carità.
Michele era assai caro anche ai parenti, che di frequente
andavano a prenderlo alla Fucina, e lo conducevano alla Cro-
cetta, e Io tenevano tutto il giorno con se.
In una di queste gite, il piccino stava raccogliendo dei fio-
rellini, lungo il greppo della Còssolu, quando vide avanzarsi,
trascinato dalla corrente, un gran mazzo di fiori. Getta a terra
i fiorellini raccolti e si curva sul greppo, per prender il mazzo
(r).Della chiesctta, convertita in seguito i n palazzina, B ancor in piedi,
quasi intatto, il muro di facciata, che mostra chiaro lo scopa primitivo dell'e-
dificio.
I - n primo imontro
7
che s'avvicinava; e quando questo gli fu di fronte, allungò il
braccio, ma vedendo che non sarebbe arrivato a prenderlo,
perchè veniva giù un po' distante dalla riva, diè un piccolo
slancio alla persona, e, disgraziatamente, cadde nell'acqua,
mandando un grido di spavento. Per fortuna, in un attimo,
appigliandosi all'erba, potè rialzarsi e risalir il greppo, ma ba-
gnato come un pulcino.
- Che hai fatto?- gli chiedono gli zii, accorsi spaven-
tati, a vedere che cos'era accaduto.
- Volevo prendere..... quel mazzo di fiori! - e l'indi-
cava con la iiiano, mentre continuava a guardarlo.
Lo cambiarono, gli asciugarono gli abiti, sulla sera glie li
fecero indossar di nuovo, e lo riaccompagnarono a casa, rac-
contando il fatto alla manima.
- Oh! me n'ero accorta, che t'era accaduto qualcosa di
sinistro! - disse la brava donna, squadrandolo da capo a piedi;
e ne colse l'occasione per inculcargli quella virtù che, in se-
guito, parve anch'essa una caratteristica del Servo di Dio:
la prudenza.
L'e~isodiodel tuffo nel canale e la correzione materna
non gli si cancellarono più dalla mente.
Anche la mamma ricordava, con visibile compiacenza, la
cara infanzia di Michele. Diceva che era buono, che pregava
volentieri, e che studiava volentieri i1 catechismo.
E cresceva gentile e amabilissimo. Era uno specchio di
nettezza esterna e d'interno candore Vestiva con tanta pro-
prietii, che sembrava di ricca famiglia, perchè la mamma, con
pari diligenza, curava la bellezza dell'anima dei figli e la loro
proprietà esteriore.
Preparato dal Cappellano della Fucina, il 25 aprile 1845
ricevette il Sacramento della Cresima, per mano dell'Arci-
vescovo Mons. Luigi dei Marchesi Fransoni, nella Chiesa
dell'Arcivescovado; e, secondo l'uso allora vigente, ebbe, a
padrino, in comune con tutta la schiera dei cresimati in quel
giorno, il conte Giuseppe Bosco di Ruffino.
Aveva bisogno, anche quel cuore innocente, dei doni dello
Spirito Santo, specie della fortezza, chè si avvicinava per fui
un distacco e un dolore indimenticabile.

2.5 Page 15

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8
I - Alla scuola di Don Bosco
I1 z agosto di quell'anno medesimo, il babbo, Giovanni
Battista Riià, in età di circa 60 anni, mimito dei SS. Sacra-
menti, cessava di vivere. E facile immaginare il pianto della
vedova e degli orfani. I figli maggiori si separavan, poco dopo,
dalla matrigna, la quale potè continuare ad abitare nella Fu-
cina con i suoi: Giocanni Battiste, che aveva compiuti i sedici
anni ed intrapreso la professione del padre, Luigi Tommaso,
che ne aveva dieci e andava a scuola, e Michele, che era già
entrato negli otto anni, e incominciava a frequentar la scuola
del Cappellano.
Proprio di quei giorni, il Signore gli faceva conoscere
un altro Giovanni, che gli doveva far da padre per tutta la
vita: Don Bosco.
Questo grande Apostolo della gioventù, che, da quattro
anni appena, aveva iniziato l'opera degli oratori festivi, nell'ot-
tobre del 1844 aveva preso dimora al Rifugio e 1'8 dicembre
aveva potuto aprire, per i suoi ragazzi, una prima cappella
provvisoria nei nuovi locali, destinati all'Ospedaletto di Santa
Filomena; e, accanto, nella lunga e stretta striscia di terreno
che divide, anche oggi, l'Opera Barolo dalla Piccola Casa della
Divina Provvidenza, aveva trovato anche il primo cortile per
le loro ricreazioni. Ed al Rifugio, il piccolo Michele, nel set-
tembre del 1845, un mese appena dopo che aveva perduto il
babbo, conobbe Don Bosco.
Alla scuola della Fucina aveva un compagno, Battista
Rattoni, che un giorno gli si fece innanzi con una cravatta
nuova fiammante.
-Dove hai preso una sì bella cravatta?- gli chiese Mi-
chelino.
- L'ho vinta. ieri. alla lotteria di Don Bosco - rispose
l'amico -- e gli mostrò anche il biglietto col quale l'aveva
guadagnata.
- E chi è Don BOSCO? - prosegui l'orfanello; - ed
ascolto attentamente ciò che seppe dirgli il compagno, e la
domenica dopo si recò con lui al Rifugio.
L'Oratorio di S. Francesco di Sales era allora randagi
Cacciato dal Rifugio, da S. Pietro in Vincoli e dalla Chieset
di S. Martino presso i Molassi, (O i\\/Iolini Dora, O di Città
-I I1 pvimo incontro
9
Don Bosco radunava i giovani dove poteva, or qua, or la: al
mattino in questa o quella chiesa per ascoltarvi la S. Messa;
e, nel pomeriggio, li conduceva a qualche gita in campagna,
e, quando non poteva, li raccoglieva nella dimora sua e del
Teol. Borel al Rifugio (I).
Michele, adunque, andò al Rifugio, e si presentò a Don .
Bosco. Questi gli mise per un istante la mano sul capo, e gli
chiese:
- Come ti chiami?
- Rua!
- Lo so, Rua; conosco già tuo fratello Luigi. Il tuo nome
di battesimo?
- Michelino.
- Bene, Michelino, verrai sempre all'oratorio?
- Si, signore!
- Saremo sempre amici?
- Sì, signore!
E gli disse ancora alcune parole, che gli andarono al cuore,
ma che noi non sappiamo. Indelebile fu l'impressione che ri-
portò da quell'incontro.
Don Bosco aveva appena compiuto i trent'anni; e, a detta
de' primi allievi, meraviglioso era il fascino che esercitava su
tutti i giovani che l'avvicinavano. I1 piccolo Rua avrebbe vo-
luto rivederlo ogni domenica; ma la mamma non voleva, per-
chè aveva la comodità d'ascoltar la S. Messa e ricevere l'istru-
zione religiosa nella Cappella della F u i n 4 dove spesso ser-
viva già all'altare. Tuttavia, insistendo, a q ~ a n d oa quando
otteneva di andar da Don Bosco, accompagnato dal fratello
Luigi.
- ( I ) u Ho conosciuto il Servo di Dio Giovanni Bosco cosi depose Don
Rua nel Processo deil'ordinario per la Causa di Bestificazione del gran Servo
i Dio - nel mese di settembre del 1845, Avevo allora otto anni. Condotto da
n compagno, cominciai a frequentare l'oratorio da lui fondato, che allora
rovavasi al Rifugio r.
r Io ho conosciuto il Servo di Dio fin dait'età di otto anni>, confermava
epasizioni dei Processo Apostolico. (,I1 primo da cui lo sentii menzionare
mio compagno d'infanzia, certo Rattoni Battista, nell'occasione, che
egli ricevuto dal Servo di Dio un biglietto della lotteria che soleva fare
tirare i giovani, me io fece vedere e m'invogliò a frequentare I'Oratorio D.

2.6 Page 16

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IO
I -Alla scuola di Don Bosco
Perdurando il periodo dell'aspra prova, quando il Clero
di Torino e gli stessi ammiratori del nuovo Apostolo della
gioventù, vedendolo fisso nel proposito di suscitare una
grand'opera esclusivamente dedicata al bene dei giovani,
andasano dicendo ch'era impazzito, molti piccoli suoi amici
ne piansero, e tra essi l'orfane110 del capo-reparto della
R. Fabbrica d'Armi. Io stesso - depose nell'accennato Pro-
cesso dell'ordinario - fanciullo di nove anni sentii persone
distinte a dire: Povero Don Bosco! Si è tanto infatuato dei
poveri giovani, che gli ha dato volta al cervello!
I1 primo accenno della pazzia di Don Bosco l'ebbe dal
Cappellano. Una domenica che, finita la Messa, s'affrettava
a uscir di chiesa con insolita premura, il sacerdote gli chiese:
- Dove vai?
- Da Don Bosco!.....
- Ma non sai?!.....
-
-
Che
Che
cosa?
è gravemente
ammalato!.....
- Ammalato?!..... Non può essere; l'ho visto da poco.
- E ammalato d'una malattia, da cui difficilmente si
guarisce.
Diceva il Servo di Dio, che la notizia avuta dal buon sa-
cerdote gli ferì il cuore, e: << Se si fosse trattato di mio padre
- ripeteva - forse non ne avrei provato pena maggiore! )>.
L'altro accenno l'ebbe dal direttore della Fabbrica d'Armi.
Un giorno, che l'incontrò, l'ufficiale gli chiese:
- Vai ancora da Don Bosco?
- Qualche volta!
- Povero Don Bosco!..... non lo sai?..... è impazzito!
I1 piccolo Michele ne fu maggiormente addolorato; e in
quei giorni pianse e pregò per Don Bosco, come aveva pinnto
e pregato per l'eterno riposo del padre.
Venne la primavera; e la domenica della Palme, 5 aprile
1846, ultimo giorno che gli era concesso di raccogliere i ra-
gazzi nel prato Filippi, Don Bosco li condtisse alla chiesa
della Madonna di Campagna, per metterli sotto la protezione
della Madre di Dio. I1 nuovo Apostolo aveva lo schianto nel
cuore; ma, nella quiete dei campi, l'allegra vociferazione della
l -I Il primo incoai
folta carovana giovanile si doveva sei1
Michele si stava preparando alla Prim
La Madonna gradì il divoto pelleg
seconda festa di Pasqua, l'umile tet
Pinardi, convertita in cappella, echeg;
giovanili, elevanti a Dio l'inno di ring
Anche Michele era in festa. A nove
piuti, cosa rara a que' tempi, s'accosts
alla iVlensa Eucaristica, nella chiesetta
mandato a memoria tutto il piccolo catecnismo, ed era s t a r
promosso alla Santa Comunione non per una volta o due -
com'allora si costumava in Piemonte per obbligar i ragazzi
a frequentar il catechismo quaresimale nell'anno seguente; -
ma v'era ammesso per sempre. Dal Cappellano la sua istru-
zione religiosa era dichiarata compiuta; e ne fu contento,
anche perchè avrebbe più facilme~teottenuto dalla mamma
ciò che gli stava tanto a cuore, il permesso di recarsi, con
maggior frequenza, all'oratorio di Don Bosco.
Ed anche per Don Bosco, indubbiamente devota e affet-
tuosa, levò al cielo una preghiera nel p i ì ~bello della vita!

2.7 Page 17

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-I Alla scuola di Don Bosco
I1
<( DON BOSCO ..., SON PRONTO A SEGUIRLA ! )>
1846-1850.
- Ringrazia il Signore per la guatigione di Don Bosco da mortale malattia.
- S i ascrive alla Compagnia di San Luigi, fondata nell'ordoko.
- Vede avverarsialcune predizionidi morte. Studia attnztamente Don
- - Bosco. Anche Don Bosco ha jisso lo sguardo su lui. Ricmdi del
1S48. - Frequenta la Scuola Elementare Cornplenznrtare da' Fra-
telli delle Scuole Cristiane a P o ~ t aPalatina; e comincia a recarsi
regolarnzente all'Orator-io. - Sceglie Don Bosco a padw dell'anima
- sua. Vorrebbe incontrarlo e parlargli o p i giorno. - « A{icheZino,
pendi, prendi!... I) - Attende agli esm,cizi spirituali in preparazione
alla Pasqua. - Termina brillantemente la terza complernentaie; e
Don Bosco l'inuita a cominciare il gin7zasio per avuiarlo al Sacer-
dozio.
Dopo la Pasqua del 1846 la salute di Don Bosco, già molto
scossa, prese a peggiorare. I medici gli consigliavano riposo
assoluto, per non rovinarsi del tutto; ed egli si rassegnb a pas-
sar alcune settimane a Sassi, ai piedi della collina di Superga,
dove, una mattina, ad ora avanzata, giunse una folta schiera
di alunni dei Fratelli delle Scuole Cristiane, senza preavviso,
desiderando confessarsi da lui. Luigi Rua era del numero, e
narrò a Michele le vicende della lunga camminata e le liete
Ma non poteva bastare quella cordiale ed eloquente di-
mostrazione d'affetto per guarire Don Bosco, assillato da
continue prove. La Marchesa di Barolo, che, l'anno prima,
malcontenta del chiasso dei giovani, aveva creduto conve-
- 11 «Don Bosco, smz pronto a seguirla!n
'3
niente d'allontanarli dai suoi istituti, ora ne licenziava anche
il nuovo Fondatore degli oratori festivi, perchè, tutto com'era
per i G vagabondi », non poteva, senz'ammazzarsi, trovar
tempo per le sue figliuole.
Alcuni del Clero continuavano i lamenti; e il Marchese di
Cavour, Vicnrio o Sindaco di Città, che aveva tentato di di-
sperdere, per misura d'ordine, le adunate dell'oratorio - e
ci sarebbe riuscito se il Re Carlo Alberto non avesse man-
dato a dire al Consiglio (o, conle si diceva allora, alla R e o -
neria) esser sua intenzione, che quelle adunanze festive fos-
sero incoraggiate e protette - continuava a far sentire a
Don Bosco, che sorvegliava lui e le sue adunanze, pronto a
disperderle, al primo atto compromettente che si fosse com-
messo.
La salute del giovane sacerdote ne fu ancor più scossa;
ed il riposo di Sassi non impedì che cadesse ammalato, e così
gravemente, da giungere in fin di vita. Solo le fervide pre-
. ghiere dei giovinetti oratoriani e la preghiera sua, ripetuta
ad invito del caro teol, Borel: Si, o Signore, se vi piace,fa-
temi guarire! »,ne ottennero la guarigione. E Michele, conle
aveva, col fratello Luigi, trepidato a tanta minaccia e pregato
per scongiurarla, innalzò a Dio e alla Vergine Consolatrice
la preghiera del ringraziamento.
E sentì crescere il desiderio di frequentare, regolarmente,
l'Oratorio. La mamma ancor non credette prudente conce-
derglielo; ma nella primavera del 1847 avendo egli, insieme
con Luigi,, dato il nome alla Compagnia ivi istituita a onore
.di S. Luigr Gonzaga, gli permise, in via ordinaria, di prender
Darte alle conferenze mensili, che si tenevano ai soci.
E con qual frutto!
((Findai primi tempi, che io frequentai l'oratorio, dal
1847 al 1852-narrava i1 Servo di Dio - ricordo, che ogni
qual volta che doveva morir qualcuno dei giovani della Com-
pagnia di S. Luigi, Don Bosco annunziava, qualche tempo
- prima, tale evento. Non ne pronunciava mai il nome, bensì
diceva: - Fra auindici giorni. oppure, fra un mese, uno della
AA
Compagnia sari chiamato all'eternità. Posso esser io, può es-
ser uno di voi. Teniamoci preparati! - Un salutare timore

2.8 Page 18

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'4
-I Alla sctiola di D a Bosco
teneva attenti i giovani, per vedere se l'annunzio fosse veri-
tiero. All'epoca della predizione, quelli, cui alludeva Don
Bosco come chiamati all'eternità, talora eran sani e robusti, e
talora infermicci; ma le morti venivano ne' tempi determinati.
Io stesso parecchie volte sentii dar tali annunzi; talora n'ebbi
avviso dai compagni, e sempre ho visto verificarsi le predi-
zioni! )>.
E Don Bosco - aggiungeva il Servo di Dio - predisse
anche la morte del più giovane dei suoi fratelli, Luigi Rua,
che il grande Apostolo, nella prefazione alla Vita di Domenico
Savio enumera tra i giovani (( modelli di uZrtù Q, che la di-
vina Provvidenza si degnò mandare all'oratorio.
Cotesti fatti e l'ascendente che avevano sull'anima di
Michele ogni incontro, ogni detto, ogni desiderio di Don
Bosco, lo mossero e l'abituarono a studiarlo con attenzione
superiore all'età. Anche quando non poteva vederlo, re-
carsi all'oratorio, il suo pensiero volava a lui; e, passando
in via della Giardiniera, s'indugiava a fissar l'Oratorio, dove
ricordava, ad es., di aver visto gli archi trionfali, eretti per
la prima visita dell'Arcivescovo Mons. Fransoni.
Anche Don Bosco teneva fisso lo sguardo su lui. Nel
medesimo anno, 1847, in una di quelle meravigliose visioni,
che umilniente chiamava ((sogni)>, vide la Beata vergine,
che gli mostrò, in un incantevole giardino, uno splendido
viale, coperto di rose, e lo invitò a percorrerlo. Quanti lo
vedevan camminate sotto il magnifico pergolato, esclama-
vano: « Don Bosco cammina sempre sulle rose! )>; ma sotto
le rose c'eran delle spine, e assai pungenti! Una via bella, ma
difficile!... aveva
questi, stanchi,
lc'aovmeivnacnioatoababpaenrdcoonrraetorl;a...inasdiedmoleocraotnoa, lctrhii;ae-
mava aiuto con le lacrime agli occhi, quand'ecco presentarglisi
un drappello di preti, chierici e laici, che, gli dicono: <t Don
Bosco, siamo tutti suoi; eccoci pronti a segz~irla!)>.<< Le rose,
spiegava Don Bosco, simboleggiavano la carità, e le spine le
mortificazioni che i Salesiani avrebbero dovuto praticare per
percorrere la nuova via e raccogliere corone di vita eterna... >>.
I n questo <( so'gno)), a capo del fedele drappello che gli
disse: «Siamo tutti suoi; eccoci pronti a seguirla! a, Don
- II « D a Bosco, son pronto a seguirla! »
'5
Bosco vide indubbiamente Michele Rua. I fatti, che verremo
esponendo, ce ne dànno certezza assoluta.
L'anno dopo, 1848, <( uno spirito di vertigine - scrive
Don Bosco -- si levò contro agli Ordini religiosi e contro alle
Congregazioni ecclesiastiche, di poi, in generale, contro al
Clero e a tutte le autorità della Chiesa. Questo grido di fu-
rore e di disprezzo per la Religione traeva seco la conseguenza
di allontanare la gioventù dalla moralità, dalla pietà, quindi
dalla vocazione allo stato ecclesiastico. Perciò niuna vocazione
religiosa, e quasi nissuna per lo stato ecclesiastico. Mentre
gli istituti religiosi si andavano disperdendo, i preti erano vili-
pesi, taluni messi in prigione, altri mandati a domicilio coatto:
come mai.umanamente parlando era possibile coltivare lo spi-
rito di vocazione?
)> I n quel tempo Dio fece in maniera chiara conoscere un
nuovo genere di milizia, che egli si voleva scegliere; non già
tra le 'famiglie agiate, perchè, esse, per lo più mandando la
loro figliuolanza alle scuole pubbliche o ne' grandi collegi,
ogni idea, ogni tendenza a questo stato veniva presto soffo-
cata. Quelli che maneggiavano la zappa o il martello dovevano
essere scelti a prendere posto glorioso tra quelli da avviarsi
allo stato sacerdotale... )>(I). E, tra questi, era pur l'ultimo
de' figli del defunto capo-reparto della R. Fzlcina delle Canne.
I1 r848 recò, anche nel cortile dell'oratorio, un soffio di
libertà ed un'eco entusiastica della guerra. E Don Bosco,
specialmente allora, conobbe che se voleva far del bene, do-
veva star lontano dalla politica. Tuttavia, acconciandosi come
sempre alle esigenze dei tempi, i(< n tutto ciò, com'egli di-
ceva, che non è disdicevole all'igiene, alla civiltà ed alla reli-
gione)), lasciò che i suoi ragazzi manovrassero nei cortili,
raddoppiò gli onesti divertimenti, moltiplicò le feste e lo
lendore delle sacre funzioni; il giovedi santo li condusse
rocessionalmente alle visite dei Santi Sepolcri; ed alle men-
rocessioni di S. Luigi eran visti reggere i cordoni del-
le stendardo della Compagnia dell'Oratorio, anche il
enno storico sulla Congregazione di S. Franceico di Sale* erelativi schia-
nti; Roma Tip. Poliglotta della S. C. di Propaganda, 1874

2.9 Page 19

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16
-1. Alla scuola di Don2osco
Marchese Gustavo e il Conte Camillo Benso di Cavour. I1
oadre. il vecchio Sindaco, aveva finito per ammirar, lui pure,
T
l'opera degli Oratori (I).
Anche Michele, che continuava ad abitare alla R. Fucina
delle Canne, risentì un po' dell'aria che spirava in quei giorni.
Gli operai, andando e venendo, cantavano a squarciagola
l'inno di Garibaldi; ed egli n'ebbe presto nell'orecchio il canto
e nella niente le parole. Ed un giorno, che veniva in città can-
terellando a mezza voce: Va' &ori d'ltalia, ca' jziori, ch'è
l'ora.....)) fu avvicinato da un vecchietto, che lo ammonì se-
riamente: « Taci, figliuolo ! se ti sentono i Tedeschi, e ci son
già aile spalle, te le dànno! )) Ricordando questo articola re,
il Servo di Dio, anche dopo molt'anni, rideva di cuore.
Al principio dell'anno scolastico 1848-49, per incammi-
narsi più vantaggiosamente alla ~rofessionedel padre, come
aveva gtA fàtto Luigi, fu consigliato e mandato dalla mamma
a completar gli studi presso la Scuola Elementare Superiore
di Porta Palatina, detta anche di Santa Barbara, o Sezione
Dora. Questa Scuola, diretta dai Fratelli delle Scuole Cri-
stiane, corrispondeva press'a poco all'odierno Corso Comple-
mentare o Tecnico Inferiore; e Michele fu ammesso al z0 corso
il cui programma, oltre l'istruzione religiosa, prescriveva
norme e precetti di composizione, il sistema dei pesi e delle
misure vigenti in Torino, e il sistema metrico decimale, re-
centemente adottato, la geografia dell'Asia e dell'Africa, la
storia dei Duchi di Savoia da Amedeo VI1 a Carlo Ema-
nuele 11, e nozioni di storia naturale, disegno e calligrafia.
L'istruzione impartita dai Fratelli delle Scuole Cristiane
era eccellente ed assai apprezzata in Torino e in Piemonte (2).
(I) B Ne1 1848 - diceva Don Bosco a Mons. Bonomelli - io m! ,accorsi.
che se voleva fare un po' di bene, doveva metter da banda ogni politica. M e
... - ne son sempre guardato, e così ho potuto fare qualche cosa e non ho tro-
vato ostacoli; anzi ho trovato aiuti anche l& dove meno me l'aspettava 8.
Cfr.: Questioni religiose, moroli, sociali del giorno, vai. I , Il Clero e la Società
Moderna, cap. 111, 5.
(2) I Fratelli delle Scuole Cristiane vennero a Torino nel 1824, chiamati
da Re Carlo Felice, per assumere la direzione di tutte le scuole maschili, aperte
dalla Regio Opera della iIrlendicità Istruita; mentre, per consiglio del Marchese
Alfieri e della Marchesa di Barolo, e per munificenza sovrana, le scuole femmi-
II - ci Don Bosco, son pronto a seguirla! I)
'7
Vari sacerdoti si recavano settimanalmente alla scuola, a ce-
lebrare la Messa nell'attigua cappella o per ascoltare le con-
fessioni; tra gli altri, Don Bosco. Era la Divina Provvidenza,
che avvicinava sempre più, al grande Apostolo dei giovani,
Michele Rua, che ne godette in fondo all'anima; ed ogni
festa, mentre al mattino, come doveva, si recava alla cappella
dei Fratelli, nel pomeriggio cominciò a frequentare assidua-
mente l'oratorio.
Era appena ne' dodici anni cotesto caro ragazzo, alunno
della Scuola Complementare, ed avrebbe voluto vedere Don
Bosco ogni giorno! Con questa speranza continuava a pas-
sar, di preferenza, presso l'antica via della Giardiniera; e,
spesso, o in essa, o sul viale S. Massimo, (oggi Corso Re-
gina Margherita) l'incontrava.
E ben presto una cosa l'impressionò assai: il vedere che
l'ammirazione e l'affetto suo per il giovane sacerdote eran en-
tusiasticamente condivisi dai condiscepoli.
« Mi ricordo - diceva - che, quando veniva Don Bosco
dirci la Santa Messa, e, non di rado, a predicare nelle do-
eniche, appena egli entrava in cappella, pareva che una cor-
ente elettrica muovesse tutti quei numerosi fanciulli. Sal-
avano in piedi, uccivan dai loro posti, si stringevano intorno
Lui, e non eran contenti sinchè non arrivavano a baciargli
mani. Ci voleva un gran tempo, prima che egli potesse
giungere in sacrestia. I buoni Fratelli delle Scuole Cristiane
non potevano impedire queli'apparente disordine, e ci la-
sciavan fare. Venendo altri sacerdoti, anche pii e autorevoli,
nulla si vedeva di tale trasporto. Quando, poi, nelle sere di
confessione, si annunziava che, tra i confessori venuti per
della stessa opera venivano affidate alle Religiose di S. Giuseppe, venute
Opera della Mendicità Istruira, iniziata nel 1743 dall'abate di Gar-
ssio e da Frate1 Fontana d~ll'Oratoriadi S. Filippo, f u legalmente istituita
e1 1776, con R. Patenti di Re Vittorio Amedeo 111, e posta sotto l'invocazione
i S. Filippo Neri e di S. Vincenzo de' Paoli, ad istanza del Conte G. Sarnmar-
no d'Agli&e del venerando Don Lorenzo Chctto. Questo sacerdote, dopo aver
- a e sostanze in pro' dei poveri, morì in concetto di santith a 44
emhre 1793. Cfr.: C. Cnnn~nx;CennisuIla R. Opera d& Men-
,
, ecc., Torino, Vincènzo Bona, 1878.

2.10 Page 20

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.-
zLbe- "c..+"eLG
ub
L,".,c."
noi, v'era anche Don Bosco, gli altri preti rimanevan senza
occupazione, perchè tutti cercavan di andare da lui per con-
fessargli i loro peccati )>.
Ed aggiungeva: << I1 mistero dell'attaccamento che ave-
vano a Don Bosco consisteva nell'affetto operoso e spirituale,
che sentivano portar egli alle loro anime)).
Anche Michele lo scelse a padre ed amico dell'anima
sua, nè più lo lasciò sinchè visse, cioè per quarant'anni.
Ha, veramente, del maraviglioso la sovrana attrattiva, che
Michele Rua, sin da giovane, senti per Don Bosco. Molti altri
giovani, di quei giorni, avvicinarono il santo sacerdote, ma
nessuno, con l'animo e col desiderio di studiarlo e di cono-
scerlo intimamente, come Michele Rua. Le memorie più
care dell'apostolato di Don Bosco per le vie e per le piazze
ci vennero tramandate da lui.
Quando l'incontrava, avrebbe voluto avvicinarlo ogni
volta, e dirgli, o udirne una parola; ma il più delle volte non
poteva. Spesso, lo vedeva circondato da un gruppo di ra-
gazzi, intento a far loro un po' di catechismo. D'ordinario
eran piccoli spazzacamini, cui Don Bosco, col sorriso sulle
labbra e un incendio di carità nel cuore, prendeva, ad uno ad
uno, la mano, e glie la portava alla fronte, poi al petto, quindi
alla spalla destra e alla sinistra, ripetendo le parole del segno
della Santa Croce.
Talora lo scorgeva circondato da adulti, cui parlava di
cose di religione, ascoltato attentamente.
Altre volte lo vedeva fermo innanzi a negozi o a bot-
teghe, che raccomandava questo o quel garzone, o cercava
lavoro per altri giovani, disoccupati.
Quando l'incontrava solo, era sempre una festa. Appena
lo vedeva, affrettava il passo; e, come gli era vicino, si sco-
priva il capo, e, col viso raggiante, correva a baciargli la inano,
ricambiato ogni volta, con un sorriso, una parola, o un paterno
saluto.
Avendo osservato che dispensava con generosità medaglie
e immagini sacre, un giorno gli chiese egli pure un'immagine.
Don Bosco, conle se non avesse altro da fare, si fermò, gli ri-
pose silenziosamente il berretto in capo, e sorridendo all'in-
sistente domanda: « Don Bosco, mi da' un'immagine, mi da'
..... un'immagine? )), sporgeva ed allargava la palma della
mano sinistra, e con la destra facendo atto di tagliarla e di
... dargliene mezza, gli diceva sorridendo:
- Prendi, Michelino, prendi!
La scena si rinnovò più volte, perchè il giovinetto, anche
per riuscir a comprenderne il significato, tornava sempre a
ripetergli la domanda; e Don Bosco, a stendergli, ogni volta,
la sinistra, e, rinnovacdo amabilmente il gesto con la destra,
a ripetergli carezzevolmente:
- Prendi, Michelino, prendi!...
E Michele, ogni volta, si allontanava pensando:
- Chi sa... che cosa vuo.l .di.rmi Don Bosco?
I n seguito, entrato in amicizia, tralasciò di fargli quella
richiesta, ma gli restò vivo il desiderio di conoscer il significato
di quel gesto; e, come vedremo, appena vestito l'abito eccle-
siastico gliene chiese la spiegazione, e l'ebbe, chiara ed im-
pressionante.
I n cotesti incontri Don Bosco si occupava dell'anima e
degli studi di Michele; e questi, vedendo iipaterno interessa-
mento, a quando a quando gli offriva le menzioni onorevoli,
che riportava in classe mensilmente (I).
Così trzscorsero due anni, il 1848-49 e il 1849-50. Nel-
l'ultimo, Michele fece la terza superiore, alla quale il pro-
gramma prescriveva, insieme con lo sviluppo delle materie
della seconda classe, anche lo studio della lingua francese, ed
ampie nozioni di cosmografia, esercizi di corrispondenza
commerciale, saggi di disegnò architettonico e di mobili, e
schizzi di carte geografiche. Contemporaneamente aveva le-
zioni di canto e di declamazione.
Nella settimana santa del 1850 prese parte al triduo che
(I) Così ci sono rimaste sette delle piccole menzioni, riportate dal Servo
Dio nei due anni ohe fu al un no^ dei Fratelli; 3 dei piim'anno e 4 del secondo.,
'ultima di queste non indica chiaramente il nome del mese; ma dev'essere.
e1 mese di maggio, in cui ricorre la festa deli'apparizione di S. Michele, per-
- che dice cosl: a Menzione onorevole concessa all'ornatirn'mo giouane MICHELE
UA in fede della szn buono condotta e della sua applicazione, durante il mese di
'chele 1850. - Primo Grado: Classe 38 elementare sup. - Il direttore delle
Scuole FRATEIM. ICHELE ».

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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20
I - Alla scuola di Don Bosco
Don Bosco indisse in preparazione alla Comunione Pasquale
per gli alunni dell'oratorio, e conservò gelosamente il foglio
dei ricordi, distribuito agli intervenuti.
I ricordi praticissimi erano tre: Santzjìcare il giorno fe-
stivo; -fuggire come la peste i compagni cattivi; - accostarsi
spesso ai Santi Sacramenti. <( Dopo la Comunione - anno-
tava Don Bosco - fermatevi più che potete per ringraziare
il Signore e chiedergli la grazia di non morire in'peccato
mortale ».
I1 foglietto, in fine, aveva questi due versi, che dovettero
in seguito, tornar più volte in mente al pio giovanetto:
Ascolta, caro figlio, il detto mio:
<( Fallace è il mondo: il vero amico è Dio!
I1 21 luglio assistè alla festa che si fece nell'oratorio per
la distribuzione delle Corone, che Pio IX, di santa memoria,
in segno del suo amor di padre, aveva mandato agli alunni
di Don Bosco, in premio dell'obolo, che questi gli avevano
inviato a Gaeta; e Michele ne senti un più tenero affetto per
il Vicario di Gesù Cristo.
Alla fine dell'anno scolastico, nel pubblico saggio, che nei
giorni IO e ~r agosto diedero del loro profitto gli alunni delle
Scuole dei Fratelli a Porta Palatina - come risulta dal fasci-
colo dato alla stampe - Michele disputò sulla Religione,
sull'aritmetica, sulla cosmografia, sulla storia patria e sulla
storia naturale, e diè anche pubblico saggio di calligrafia. I1
fascicolo si chiudeva coll'elenco delle Menzioni Onorevoli >),
distribuite mensilmente agli allievi, che s'erano distinti per
condotta e per applicazione, durante l'anno scolastico, e Mi-
chele l'ebbe ogni mese, una di secondo ed otto di primo
grado.
I Fratelli delle Scuole Cristiane avevano una grande stima
per il giovane Servo di Dio, ammirandone il garbo, la riuscita
e l'intelligenza. Fratel Michele, suo maestro e direttore, che
molto l'apprezzava, aveva concepito la speranza d'averlo tra
i Fratelli, e glie ne parlò. Egli però, sebbene ammirasse assai
le virtù e l'apostolato dei maestri, non pensava di farsi reli-
gioso; ed alle rinnovate esortazioni di Fratel Michele, avendo
II - « Don Bosco, son puonto a seguirla! Q
21
sentito che questi alla fine dell'anno scolastico facilmente
avrebbe avuto un'altra destinazione, si limitava a rispondergli
sorridendo:
-Vedremo! se lei rimarrà a Torino, io chiederò di entrare
tra i Fratelli!
Omai, nel cuor suo regnava Don Bosco, sebbene il pen-
siero fosse questo: finito l'anno scolastico, troncar gli studi
per entrare nella R. Fabbrica d'Armi, e, la sera e le feste,
frequentare l'oratorio.
Don Bosco, invece, vagheggiava qualcosa di più; e, appena
chiuse le scuole, gli chiese paternamente:
Michelino, ora che pensi di fare?
- Entrare nella Fucina e lavorare per aiutar la mamma,
che si sacrifica tanto per noi.
- E non ti piacerebbe continuar gli studi?
- Oh! molto! ma... ..
- E se si trattasse di studiare anche il latino, e il Signore
erdote..... non ti piacerebbe?
- Se mi piacerebbe?! altro che!..... ma la mamma!?.....
Prova a parlarle, e mi dirai se approva.
iunto a casa, ne parlò colla mamma, e la brava donna,
rei tanto di vederti sacerdote!... Se il Si-
zia, non avrò parole per ringraziarlo.
e ti lascio studiare ancor un anno, e ve-
dremo se potrai riuscire.
e dovette dir grazie a Dio; ed avendo
reso che Fratel Michele era già stato traslocato ad u n al-
istituto, libero da qualsiasi impegno coi Fratelli, si abban-
ni di Don Bosco, dicendogli, cordial-
mente, se non con le parole, con i fatti:
- Don Bosco, son tutto suo; eccomi pronto a seguirla!

3.2 Page 22

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I - Alla scuola di Don Bosco
CATECHISTA NELL'ORATORIO
Comincia lo studio del latino, e non si applica interamente. - Ammonito,
non tarda a dar il massimo rendimento. - Prende parte a un corso
di esercizi spirituali nel Seminario di Giaveno, e impara ad apprex-
- zar I%sevcixìo della Buona Morte. Per la festa del Rosario va
- a Castelnuovo, e fa conoscenza con Giovanni Cagliero. Compie
- la prima ginnm'ale. Assiste alla vestizione da' primi chierici del-
- l'Oratorio. Perde un fratello, e teme di seguirlo nella tomba. -
Continua lo studio di Don Bosco. - f% ammesso alla terza ginnasiale.
- - Un brutto scherzo. Frequenta le lezioni sulla geograjk da' luoghi
- santi. - Chiede di vestir l'abito eccle.siastico. Cominka Z'apostolato
- tra i compagni. Una testimonianza del Card. Cagliero. - Splendide
dichiarazioni di Don Bosco.
Conoscendo la missione che l'attendeva, Don Bosco co-
minciò subito a lavorare per prepararsi degli aiutanti, ma
quante disillusioni l'attendevano da principio!
Era ancora al Convitto di S. Francesco d'Assisi, quando
prese a far scuola di latino a quattro giovani; e questi, vicini
a indossar l'abito ecclesiastico, l'abbandonavano. In seguito,
ritentò la prova una seconda e una terza volta, e sempre
invano; distolti dalle famiglie, o per altre ragioni, tutti i nuovi
aspiranti lasciaron gli studi, e, vari, anche l'Oratorio. Ed ogni
giorno sentiva sempre più il bisogno di anime generose,
pronte a consacrarsi all'opera nascente!
Cercò di radunare alcuni sacerdoti, che lo coadiuvassero
nei catechismi, rilevando i vantaggi che ne sarebbero derivati
III - Catechhta nell'Oratorio
23
a tante anime; ed anche coteste speranze andarono in fumo.
I1 primo prete, che accorse stabilmente in suo aiuto, fu Don
Vittorio Alasonatti, di Avigliana, nel 1854; e, il secondo, Don
Giovanni Battista Lernoyne, genovese, nel 1864! Bisognava
che preparasse dei giovani.
Nel 1849, dopo aver procurato ad una settantina di essi
un corso di esercizi spirituali, in una villa del teol. Vola, su!le
colline di Moncalieri - dove soleva ritirarsi a ritenlprar lo
spirito il Beato Sebastiano Valfrè - ne scelse quattro: Gia-
como Bellia, Giuseppe Buzzetti, che aveva cominciato a fre-
quentare i catechismi festivi nella chiesa di S. Francesco d'As-
sisi, Carlo Gastini, che fu il primo ricoverato nell'Oratorio,
e Felice Reviglio, che fu il terzo; e, durante le vacanze au-
tunnali, li affidò a un sacerdote, il teol. Chiaves, perchè fa-
cesse loro una seria ripetizione di ciò che avevano studiato
nelle classi elementari; e, al principio del nuovo anno scola-
stico, egli stesso prese a far loro scuola di latino; e, in quattor-
dici mesi, li portò così avanti da poter superare l'esame per
la vestizione chiesicale e l'ammissione al corso filosofico in
Seminario. Ma, anche di questi, due soli arrivarono al sacer-
dozio, e nè l'uno nè l'altro si fermò all'oratorio.
NeII'agosto del 1850, propose a Michele Rua di cominciar
gli studi di ginnasio, e la stessa proposta la fece ad altri, tra
cui Giovanni Ferrero e Domenico Marchisio, di bell'ingegno
e condiscepoli di Michele alle scuole dei Fratelli a Porta Pa-
latina, e, in fatto di studi, due veri competitori. L'anno pre-
cedente, anche Ferrero aveva riportata la menzione onorevole
ogni mese, sette di primo e due di secondo grado; e Marchisio
ne aveva riportate sei, una di primo e cinque di secondo grado;
ma non avevan l'anima di Michele.
A maestro, per i1 periodo delle vacanze, diè loro un com-
pagno, u n dei quattro, cui egli stesso, omai da un anno, faceva
scuola di latino: Felice Reviglio (I); chè, anche in questo,
Don Bosco faceva come poteva, e faceva miracoli.
(I) Nato a Torino, nella parrocchia di S. Agostino, Felice Reviglio, fu ac-
colto nell'oratorio nel 1847. Da ragazzo era stato ammesso alla Santa Comu-
nione; ma poi, vivendo in un ambiente familiare assai trascurato, aveva di-
menticato ogni paiola del catechismo; e ii parroco il Teol. Vincenzo Ponsati,

3.3 Page 23

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24
I - Alla scuola di Don Bosco
Qui, ci sembra opportuno osservare, «che sarebbe di
un'ingenuità troppo spinta, pretendere da qualsiasi perso-
naggio - anche, aggiungiamo noi - canonizzato, una perfe-
zione assoluta, che corrispondesse pienamente all'ideale di
ciascuno di noi, senza mai lasciar nulla a desiderare, nulla a
rimpiangere. Gesti solowi presenta così a tutti gli sguardi che
lo cercano, e il cristianesimo non può identificarsi con nessun
altro che con Lui. I suoi migliori servi non lasciano trasparire
che pochi tratti del divino modello. E appunto Liguori che
diceva: - La vita dei santi sarebbe molto più lunga, se
coloro che la scrivono, notassero i loro difetti, come notano le
loro virtù i> (I).
Noi, di 1MicheleRua, diciamo e diremo, quello che abbiam
veduto, udito, o potuto raccoglicre da testimoni autorevoli,
senza reticenze; e vedremo il suo eroismo nel combattere
ogni difetto, per raggiungere la perfezione!
Dopo un paio di settimane, Don Bosco chiese a Reviglio,
come si diportassero i suoi alunni.
- Sono contento - rispose il giovane maestro; - c'è
Marchisio che sembra fare dei miracoli; Ferrero parla meno,
ma intende più presto e ritiene facilmente.
E fece una lusinghiera relazione d'ogni allievo. Di un solo
si mostrò poco soddisfatto, e fece quasi cattivi pronostici sulla
riuscita, di Michele Rua.
- A me pare - diceva il giovane maestro - che lasci
molto a desiderare; non so che cos'abbia, ma credo che non
dia troppa importanza allo studio del latino.
- un dei due ecclesiastici, che avevan tentato di condurre Don Bosco al mani-
comio, e Don Bosco per scherzo vi mandb loro - gli proibiva di accostarsi alla
Comunione, perchk non sapeva più nemmeno il Patcr noster. E il Signore - che
a quando a quando, amascherzare, a nostra istruzione - disponeva che al teo-
lago Ponsati, che fu parroco di S. Agostinoper 48 anni, avesse immcdiata-
mente a succedere il primo alunno dell'Oratorio che salì al sacerdozio, il teo-
logo Felice Reviglio. Di bell'ingegno e di gran cuore, qusst'egregio sacerdote (i' il
3 febbraio rgoz), che ristorb splendidamente la sua vecchia chiesa parrocchiale,
dove si vede il suo busto marmoreo con un'epigrafe commemorativa, non si
vergognava di ripetere, anche dal pulpito, che doveva tutto a Don Bosco,
perchb, da Don Basco aveva ricevuto u tutto r, <i a cominciar dalla camicia 0 .
(i) Cfr.: Snnt'Alfonso de' Liguori (1696-1787) del Barone 1. ANGOTDES
Ro~ouns:Introdttzione.
111 - Catechista .
%
27
Don Bosco - dice Don Frances
ridotto
certato, percliè questa relazione era i
sue idee, e l'interruppe:
- Eppure, mi par che abbia ingegno
almeno eguale.....
- Sark ma forse non l'impiega.
Dopo pochi giorni Reviglio dove
dizio. Giuseppe Buzzetti comunicò i
tamente, il lamento di Reviglio a Rua:
- Mio caro, ho sentito una co
spiacere. Don Bosco ha chiesto al maestro vostre notizie, e
questi gli rispose: Degli altri mi pare di poter essere garante
che faranno ottima riuscita; di Rua dubito assai >>D.on Bosco
non voleva credere; ma ha dovuto persuadersi, che, forse,
tu non dài ancor troppa importanza a questo genere di studi.
E ti assicuro che, anche a me, fece gran pena questo giu-
dizio del maestro.
Il buon Michele ascoltò, pallido e quasi tremando; rin-
graziò l'amico dell'awiso, e promise che ne avrebbe ricavato
profitto.
<(Confesso - dichiara ingenuamente Don Francesia -
che fui tentato a non accennare questo particolare, ma non
potei ometterlo per l'amore della verità, ed anche per l'onore
del venerato amico. Quando l'accennai la prima volta nella
biografia di Giuseppe Buzzetti, lo scrissi in disteso per vedere,
quanto ci fosse di vero in ciò che avevo saputo; ed aspettavo
che la revisione mi facesse qualche osservazione sul piccolo
appunto. Invece il revisore, che era poi lo stesso Don Rua,
passò tutto approvando, e, forse, con tacita riconoscenza
verso chi gli era stato così cortese ed amorevole ammoni-
nitore >) (I).
« Chi corregge, ama >>di,ce S. Agostino; e chi prende in
buona parte le ammonizioni e si corregge, scopre e raduna
tesori, che gli sarebbero rimasti nascosti per tutta la vita.
Quelle vacanze per Rua furon preziose per altre ragioni.
(i) Cfr.: F n n ~ c ~ sDi o~n: >Michele Rua; I1 ediz. rgrr, pag. 18-19; id.: Bio-
grafia di Giuseppe Buzzetti, 1898, pag. 19.

3.4 Page 24

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26
I - Alla scuola di Don Bosco
Nella prima quindicina di settembre, Don Bosco, grazie ad
un'elargizione dell'opera Pia S. Paolo, potè condurre più di
cento giovani ad una settimana di ritiro spirituale nel Piccolo
Seminario di Giaveno. E Michele, benchè non avesse l'età
richiesta per goder del favo e - era per giovani dai 16 anni
in su - fu tra i prescelti; e noi l'abbiam udito, più volte, rie-
vocare quel caro ricordo della prima giovinezza.
<<Ne1l 850, quando Don Bosco condusse un centinaio di
giovani a Giaveno, perchè, in quel Piccolo Seminario, atten-
dessero ad un corso di esercizi spirituali, ebbi anch'io la sorte
di esser del numerodegli avventurati. Don Bosco non predicò,
per esser più libero nell'assisterci; ma, in fine, volle darci lui
i ricordi. - iMiei cari figliuoli,- ci disse, - perchè possiate
conservare il frutto di questo santo ritiro, vi darò tre ricordi.
I l primo: Ogni mese fate ?Esercizio della Buona Morte: - e
ci mostrò l'utilità di questo pio esercizio, esortandoci calda-
mente a praticarlo. - Il secondo ricordo, continuò Don Bosco,
quale sarà? Fate bene ogni mese ?Esercizio della Buona Morte!
- All'udire queste parole, vari andavamo dicendo tra noi:
Don Bosco questa volta si sbaglia; ci dà il secondo ricordo
eguale al primo; - perchè, per li, da noi non si capì che
insisteva sul far bene l'Esercizio mensile della Buona Morte.
Ma quando passò al terzo ricordo, e ci disse: - L'ultimo ri-
cordo, che v i do, è questo: Fate infallantemente e beae ogni mese
l'Esercizio della Buona Morte! - oh! allora comprendemmo
l'importanza che dava e che dovevamo dar anche noi al ritiro
mensile; e in tutti restò lungamente impresso il triplice ri-
cordo, di fare ogni mese, bene,infallantemente e bene, l'Esercizio
della Buona Morte )>.
Nel tornar da Giaveno, la carovana, salendo da Valgioie,
fu condotta sino alla Sagra di S. Michele, sul monte Pirchi-
riano, uno dei più celebri monumenti sacri del Piemonte; e
Michele fu lieto di visitar quell'antico e venerando santuario
del suo patrono, pel quale ebbe una special divozione per
tutta la vita.
Aila fin di settembre, Don Bosco condusse un altro
drappello dei giovani migliori a passar alcuni giorni di svago,
presso Ia casetta dov'era nato, ai Becchi di Castelnuovo d'Asti,
ZII - Catechista neZE'0ratorio
27
(oggi Castelnuovo Don Bosco). Là, nel 1848, aveva ridotto
a cappella una stanzetta della -asa innalzata dal fratello
Giuseppe, intitolandola alla Madonna del Rosario; ed ogni
anno vi si recava a celebrarne la festa.
Il Servo di Dio fe' parte anche della nuova carovana, e,
casa del Prevosto di Castelnuovo, s'incontrò con un gio-
inetto, d'aperto ingegno e d'indole piacevole, che aveva pochi
mesi meno di lui, e l'anno dopo si recava a fare il gin-
nasio all'Oratorio.
Lo conobbi la prima volta a Castelnuovo d'Asti - scrive
il Cardinal Cagliero - nell'ottobre del 1850, in una delle
prime gite che Don Bosco faceva con pochi giovani, buoni e
virtuosi, alla borgata dei Becchi, in occasione della novena e
della festa della Madohna del Rosario. IL Vicario, Don Antonio
Cinzano, il giorno dopo la solennità, aveva, secondo il solito,
in'vitato Don Bosco a Castelnuovo, a mangiar la famosa po-
lenta, insieme co' suoi giovani. Io, in quella mattina, mi tro-
vava nella casa parrocchiale, perchè, desideroso di seguire la
carriera ecclesiastica, il vice parroco m'insegnavti i primi ru-
dimenti della lingua latina, ed il parroco mi addestrava nelle
melodie del canto gregoriano. E mi ricordo di aver, sùbito,
rimarcato l'indole piacevole, l'ingenuità e il candore giovanile
d'uno della comitiva. Egli era il giovane Michele Rua! E seppi
dai compagni della passeggiata, che era considerato da Don
Bosco
modo
come tra i migliori
speciale ben voluto:
dell'Oratorio, e
Discipulus quem
dcihlkeebdaat.l.u..i.
era in
Pater!
Ci siamo avvicinati, ci parlammo e conversammo come amici
di antica data)). Omai la virtù di Michele era così evidente,
che tutti lo guardavano con ammirazione.
I1 Card. Cagliero, allegramente, ci narrò più volte come
avvenne il sua primo incontro col Servo di Dio.
Servendo ogni giorno Messa in parrocchia, con l'indole
schietta e vivace era divenuto di casa; e passava col pre-
vasto, non solo la mattinata, ma spesso tutto il giorno, perchè
'ceparroco gli faceva scuola nelle ore che gli tornava più
odo; mentr'egli faceva un po' da sagrestano e da campa-
ro, prestavasi ad ogni piccolo servizio, e scendeva anche in
antina a prendere i1 vino per fa Messa.

3.5 Page 25

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28
I - Alla scuola di Don Bosco
Quel mattino-era il lunedì dopo la solennità del Rosario,
7 ottobre - appena giunsero i giovani dell'oratorio, egli si
cacciò in mezzo a loro, portando pane ed acqua fresca; e
fece tanta amicizia con alcuni dei più grandicelli, che, questi,
dopo quattro battute, gli dissero dolcemente:
- Giovannino, qui tu sei il padron di casa! hai anche
le
di
cvhiniavbiiadneclola!..c.antina;
sii
buono!
mènaci
a
gustar
un
dito
A Castelnuovo è più facile dar, anche ai poveri, un bic-
chier di vino, che un bicchier d'acqua; e il piccolo castelno-
vese, pensando - narrava - che, anche se ne avessero fatto
richiesta al prevosto, questi non avrebbe tardato ad accon-
tentarli, seguito da quei pochi, scende in cantina, e comincia
la distribuzione.
Ma... che è? che non è?... la fila degli assetati, invece
d'accorciarsi, divien sempre più lunga; e il neo padroncino,
più che seccato, n'è impensierito, non sapendo come stron-
carla, quando si vede innanzi un giovinetto, su per giù della
stessa età, con un bel paltoncino, squisito nel contegno, pieno
di grazia e di semplicità, e con tanto candore in viso, che pare
un angelo!
Cagliero ne fu subito colpito; e, sveglio, com'era, colse
la palla al balzo, e in buon piemontese gli domandò:
- E tu, ragazzino, come ti chiami?
- Michclino, - rispose Rua.
- Ed io Giovannino - ribattè Cagliero. E, deponendo
il fiasco e il bicchiere, delicatamente lo spinge fuor della porta,
e, sorridendo, gli dice: -Bravo! bravo! tu... va' a ber l'acqua!
E così troncò l'inattesa distribuzione, chiudendo, in
fretta, la cantina.
Al principio del nuovo anno scolastico, 1850-1851, il
gruppo degli studenti di latino, di cui faceva parte Michele,
fu affidato al pio e colto sacerdote Don Pietro Merla, di Rivara
Canavese (I); il quale, generosamente, si mise a disposizione
(11 I1 sacerdote prof. Pietro Merla (n. 1815, 1855), d'ingegno e di gran
cuore, dopo alcuni anni d'insegnamento, lasciava la cattedra, per assumere
l'ufficio di Cappellano delle Carceri, dette allora delle Forzate, o delle Torri,
dove maturb i'idea di fondare un istituto, che chiamb la FarmgIia di S. Pietro
1I
- III Catechista nell'oratorio
29
di Don Bosco, per dare ai nuovi aspiranti al sacerdozio rego-
lari lezioni di latino.
Erano sette, quelli che incominciarono ailora il ginnasio; .~
ed anch'essi, prima che arrivassero alla fine, l'un dopo l'altro,
troncaron gli studi, o s'incamminarono per altre vie, tranne
sti, il 2 febbraio 1851 - festa della Purificazione;
ora era ancor di precetto - assistè, con intima gioia,
la vestizione dell'abito ecclesiastico di Gastini, Buzzetti,
ellia e Reviglio, che Don Bosco, a comune edificazione,
volle avesse luogo alla presenza di tutti gli oratoriani.
Un altro fatto consolante rallegrava i p i ù affezionati a
Don Bosco. L'Oratorio, il 19 dello stesso mese, mercè un
prestito dell'Ab. Antonio Rosmini e la generosità della Con-
tessa Casazza-Riccardi, penitente del Beato Cafasso, cessava
di esser in casa di affitto, e passava in sede propria, con la
compera della casa Pinardi.
Ma una nuova sventura amareggiava la gioia che ne aveva
provato Michele. I1 25 febbraio, il suo fratello Luigi Tom-
maso, di gracilissima costituzione, a 17 anni, lasciava questa
terra. Era un angelo, lui pure, per candore e per pieth. I Fra-
telli delle Scuole Cristiane avevan posto gli occhi anche su
lui, sperando di farne un buon religioso; e anche Don Bosco
ne aveva tanta stima, che ne fece particolar commemorazione
in cappella, la sera del 7 aprile. Ed il buon 'Michele, tanto
affezionato ai suoi, sentì insieme lo schianto della mamma e
il dolore dei fratelli; e, debole egli pure di salute, chinava
il capo alla volontà di Dio, presentendo un'egual sorte vicina.
La morte quasi inattesa di Luigi gli richiamava in mente i
rsi: - Ascolta, caro jìglio, il detto mio: ((fallaceè il mondo, e
è Dio! - )> e, fin d'allora, glie ne fe' comprendere
così a fondo la verità, come non ne è convinta, nemmeno la
maggior parte delle anime buone, al termine della vita.
Per fortuna aveva Don Bosco, di cui un gesto, uno sguardo,
r le giovanette rawedute, le quali, uscite dal carcere, desideravana darsi ad
na vita onesta rnercà il lavoro delle proprie mani. La pia opera, iniziata verso
1850, à ancor fiorente, ed ospita una settantina di giovinette, povere sì, ma
esiderose di vivere cristianamente fuori dei pericoli del mondo.

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30
-I Alla scuola di Don Bosco
o una parola, bastava a infondergli forza e conforto. Conti-
nuava a recarsi a casa per i pasti e per il riposo; ma era tutto
il giorno all'Oratorio, dove serviva Messa o l'ascoltava devo-
tamente; faceva compagnia a Don Bosco quando prendeva
un po' di caffè, e cercava di rimanere al suo fianco ogni volta
chégli era possibile.
Don Bosco, con i più intimi, era di un'eminente bontà
paterna. ((Alla colazione - depone il Servo di Dio nel Pro-
cesso Apostolico per la sua causa di Beatificazione e Canoniz-
zazione - ordinariamente una semplice tazza di caffè gli
bastava. Chè, se gli venivano offerti, per tale refeziuncola,
pani dolci o fini, soleva farne distribuzione a chi gli teneva
compagnia, senza neppur gustarli. Così accadde, un mattino,
che, essendogli portato un piatto di biscottini, cominciò a
darmene uno; e, visto che con gusto me lo mangiai, un dopo
l'altro, me li offerse tutti, facendo io onore alla graziosa of-
ferta t).
E, con crescente incitamento al bene, continuava ad os-
servar ogni atto, a meditar ogni i aro la e a prevenire affettuo-
samente i desideri del venerato Padre e Maestro. « Ho vis-
suto al fianco di Don Bosco - dichiarò molte volte - per
trentasette anni; e quanto più penso al suo tenor di vita, agli
esempi che ci ha lasciati, agli insegnamenti che ci ha dati,
tanto più cresce in me la stima, la venerazione, e l'opinione di
santità, in modo da poter dire che la sua vita fu tutta del Si-
gnore. M i faceva più impressione osservare Don Bosco nelle sue
azionianche minute, che lèggere e meditare qualsiasi libro divoto a.
Sono ammirabili le ascensioni di un'anima, anche in te-
nera età, quando corrisponde alla grazia divina: e ammirabile
era già la vita di Michele. Avendo compreso, alla luce cri-
stiana della famiglia ed a quella che irradiava da un santo,
qual dev'essere la corrispondenza alla grazia di Dio, faceva
già il catechismo ai più piccoli, con zelo, con carità e con
"- frutto; ed era così esemplare, che ispirava divozione. Era, si
direbbe oggi, il modello degli aspiranti alle associazioni della
gioventù cattolica.
Con tant'affetto all'Oratorio, non dimenticava i Fratelli
delle Scuole Cristiane; e continuò, in quell'anno, a recarsi a
- 111 Catechista nell'Oratorio
31
S. Primitivo, alla scuola di canto, prendendo parte alle esecu-
cuzioni musicali che, a quando a quando, avevan luogo; e il
20 agosto 1851, nella distribuzione de' premi, fatta dalla
civica amministrazione agli allievi dei Fratelli, ebbe il secondo
premio di musica (I).
Col nuovo anno scolastico, 1851-1852, Don Bosco affidò
i suoistudenti di latino a un altro professore, che dava le-
zioni de' primi tre corsi di ginnasio a giovinetti .di condizione
agiata e signorile. Don Merla, assorbito dallo sviluppo della
Famiglia di San Pietro, non poteva più disimpegnar l'ufficio
caritatevolmente assunto, e il suo esempio aveva mosso il
prof. Carlo Giuseppe Bonzanino a surrogarlo (2).
Questi, abilissimo, alternava le lezioni ora simultanea-
mente alle tre classi, ora singolarmente a ciascuna, con una
-lucidità e praticità meravigliosa. E gli alunni avevan questo
vantaggio. a Siccome, anche allora, alcuni non avevau potuto
fare regolarmente i primi corsi, e perciò si trovavan nel bi-
sogno di migliorare le loro sorti, così, mentre erano ascritti ad
una classe superiore, potevano, con comodità e senza vergogna,
sentir ripetere le prime nozioni grammaticali, e meglio rin-
forzarsi nell'apprendere il latino. Questo buon professore
aveva un merito speciale, quasi un segreto, per favorire questo
genere di allievi (3).
Insieme con Rua, quell'anno aveva incominciato a fre-
e1 prof. Bonzanino, Giovanni Cagliero,
e alunno di prima ginnasiale. Rua, invece, con Marchisio
mpagni, veniva ascritto alla terza; ma pieni di buon vo-
ere, vollero ripetere quanto avevano già studiato, attendendo
alle lezioni di tutti e tre i corsi. a Ed io ricordo - scrive
- (I) Conserviamo il libro, che ebbe in premio, con la dichiarazionedel Di-
ttore delle Scuole, Frate1 Théoger: Les Heures d<r soir, par Modem.slle
- A FILLEUDLE PETIGNY. Paris, chez Picard, fils ainé, 26, Rue Dauphine.
) Quest'egregio insegnante, che avvib felicemente ai principi della lingua
giovinetti, abitava presso la Chiesa di S. Francesco
Silvio Pellico, prima di venire in celehrita, dimorb'
e: Le mie prigioni; ed in quel medesimo alloggio ii
uola, e precisamente in via Barharoux (giA contrada
Fnnwc~sr~D:on Michele R w , pag. zo, 21.

3.7 Page 27

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32
I - Alla scuola di Don Bosco
Don Francesia - di aver veduto i quaderni di Rua, con i
temi corretti, di tutti e tre i corsi ginnasiali.
'l
Il
li
ZZZ - Catechista nell'orato~io
33
alunni di Bonzanino ci fu chi ebbe l'idea di mandare una
. Rua ne fu sbigottito, e disse quanto sa-
)) I1 sabato mattina si dettavano i lavori, che servivano di
si facesse quello scherzo. Ma la cosa andò
prova per l'assegno di posti d'onore, come allora si costu-
O. I primi, ad entrar in classe, son tutt'oc-
mava. Era una premura in tutti di fare il lavoro assegnato, e
casione propizia e riuscir nell'intento. Ar-
qualche volta, anche quello della classe superiore, per sfoggio
dellJOratorio tra cui Marchisio, il quale,
di diligenza, che era pure di nobile incitamento, o, se si vuole,
rbo e giovidone, con uno sguardo e un sorriso, s'intende
era vanità giovevole. Quanti compagni, specia!inente quelli
un po' adulti, entravano in quella scuola per fare la prima, e
n un
mettere
de'
a
compagni,
Don Rua,
già
che
a posto,
sta per
eegnltiradràe..u.nl'aalltertote,raapdpaenria-
verso la metà tentavano la seconda, ed alla fine erano incor-
entra Michele, gli fa cenno d'accostarsi, e, porgendogli la
porati nella terza ginnasiale! Rua aveva da lottare con diversi,
di non mediocre abilità; ma, dopo le rime prove, occupò il
primo posto, e lo ritenne sempre senza Contrasto.
Chi godeva, di queste notizie, era principalmente Don
- Rua, tu, che sei ancor in piedi, saresti tanto cortese da
consegnar questo biglietto al professore? E Don Bosco che
glielo manda.....
Bosco, che, nell'andare a S. Francesco d'Assisi, dove stava
Don Cafasso, suo ammirabile maestro e direttore di spirito,
i
- Volentieri! - e lo prende, e, rispettosamente, lo
porge al professore.
soesso saliva a trovare il prof. Bonzanino, per essere informato
,.Questi, appena sente che è Don Bosco che scrive, apre il
dei suoi allievi.
biglietto, e, visto lo scherzo, e ritenendolo fatto a sè, più che
)) Sa chi è il primo?- gli diceva sovente il professore.-
E sempre Rua! Ha un'applicazione straordinaria, e proprio
Il'innocente che gli aveva pòrto la lettera, intima il silenzio:
- Ed è così - grida - che voi corrispondete alla
,> lodevole. -
- Ma gli starà vicino Marchisiol (I).
na educazione che vi dà quel santo prete di Doil Bosco?
i si sarebbe mai aspettato che, voi, Rua, su cui io faceva
i> - Sì, sì, ma a qualche distanza!
Ed io so, che Don Bosco se ne serviva con mirabile
effetto, dicendo loro come era andato a trovare il professore.
buoni pronostici, vi prestaste a un atto che vi disonora?
a velargloaglneattresria!..d...i Don Bosco! Uno sgarbo e null'altro... C'&
Questa idea era per tutti uno dei più ~ o t e n tsitimoli a meglio
Chissà come sarebbe andato a finir quel rimprovero, se
fare. Erano giorni giocondissimi, rallegrati dalle più liete
non fosse arrivato in buon punto.il prof. Don Picco, che com-
speranze! s (2).
Ilon Francesia ricorda altche quest'altro episodio, di cui
prese e spiegò lo scherzo, e Bonzanino si.calmÒ.
Passarono gli anni - dice Don Francesia (1)- scom-
Cagliero fu testimone. A metà quaresima, in Piemonte si usa
arvero quasi tutti i compagni di allora, ma in Rua non si
appiccicare alle spalle di qualche amico una sega di carta, O
ncellò mai il ricordo di ciò che per un momento parve
stampargliela con gesso sulla schiena, o fargliela pottare di
o alla cara e paterna immagine del professore >).
nascosto, chiusa ad esempio in una busta, ad altri. Tra gli
Omai, la vocazione di Michele era decisa. Più volte,
- ( I ) puestonostro compagno e grande amico di Don Rua annota Don
- Francesia su cui Don Basco ponevaqualche speranza, lascib gli studi; ma,
con yaiuto di un altio giovane del120ratorio,avendo potuto entrare nelle Reaie
eva sentito, sul labbro di Don Bosco, il sospiro: (I Oh! se
' dodici sacerdoti a mia disposizione; quanto bene si po-
e fare! Vorrei mandarli a predicare Ie verità d i nostra
Poste, fece rapida e splendida carrieran.
(2) Cfr.: Don iWichel6 Rua, pag. 21-22.
fr.: Don Michele RUR,pag. 2 5 .
-3 Vilo del Seruo di Dio ~ i c h e l eRZ". voi.I.

3.8 Page 28

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34
-I Alla scuola di Don Bosco
Santa Religione, non solo nelle chiese, ma persino sulle
piazze! >).Altrevolte, con lo sguardo su qualche cartadel map-
pamondo, l'aveva visto sospirare, nel contemplar tante re-
gioni, giacenti ancora nell'ombra di morte, e l'aveva udito
ripetere la brama ardente di poter, un giorno, recar loro la
luce del Vangelo. Era la stessa carità di N. S. Gesù Cristo, che
diceva agli Apostoli: Andate, ammaestrate tutte le genti));e il
buon Michele: C Potessi anch'io - diceva - esser uno di quei
sacerdoti! e >); chiedeva a Don Bosco, che lo vestisse presto
dell'abito ecclesiastico.
Egli, benchè così giovane, era già tenuto nello stesso con-
cetto dei chierici, e insiem con loro assisteva alle lezioni set-
timanali di geografia sacra, che Don Bosco aveva iniziato per
alcuni del clero, sin dall'anno precedente, in Seminario, e nel
1851-52continuò a Valdocco. I n quelle adunanze lo udì rim-
proverar amichevolmente chi si permetteva di scherzare con
parole e sentenze dei Libri Sacri. (t Nolite miscere sacra pro-
fani~>> diceva, con un'apprensione nella voce e nel sembiante,
che palesava quanto gli dispiacessero quelle irriverenze alla
parola di Dio. Michele ne guadagnò un tenero amore per il
paese di Gesù, per il Vangelo e per tutti i Libri Santi, e un
vivo desiderio di far del bene ai compagni. E cominciò, sen-
z'indugio, a lavorare sulle orme di Don Bosco.
Mentre, di giorno in giorno, cresceva il numero degli
alunni, aumentava nell'oratorio il bisogno d'assistenza e di
vigilanza; e Rua, comprendendo e assecondando prontamente
i desideri e le direttive di Don Bosco, non tardò a distaccarsi
generosamente da lui nei momenti, in cui, anche un suo
sguardo ed una sua parola potevan giovar al mantenimento
del buon ordine e della disciplina.
L'Oratorio di San Francesco di Sales contava già altri
giovani, interni ed esterni, affezionati a Don Bosco e intera-
mente suoi, che sarebbero stati pronti a schierarsi al suo fianco
e a viver la vita con lui, nello stesso ideale di carità. Costoro
continuavano a stringerglisi attorno, ogni volta che potevano;
e Don Bosco non aveva cuore di allontanarli, anche perchè
loro insegnava sempre qualcosa, quando gli stavano al fianco.
Michele, invece, era d'un'altra tempra; e, al cenno di Don
- 111 Catechista nell'Oratorio
"-
i
Bosco, cominci&ad allontanarsene per lavorare, pur mante-
nendo fisso a lui il pensiero e lo sguardo per seguirne fedel-
ente l e orme, come un satellite si stacca dal ~ianeta,at-
rno al quale, mentre prende a girare attorno a sè, continua
r perpetuamente.
Card. Cagliero ci ha lasciato una bella pagina di co-
apostolato giovanile di Michele.
((Don Bosco, conoscitore delle sue belle doti e delle sue
ticolari virtù, in mancanza di assistente, ce lo aveva asse-
ato a guida e capo, e nell'andata e nel ritorno dalle scuole
in città. La nostra vivacità giovanile, il nostro carattere libero,
e l'infantile nostra spensieratezza, facevano un po' contrasto
con la serena calma e la fermezza nel dovere del nostro Mi-
chele, per cui succedeva che, non sempre, era da noi consi-
derato e ascoltato..... Ma la sua esemplare condotta nella
scuola, nello studio, e nella ricreazione stessa, la sua amabile
conversazione, e la sua non comune pietà nelle funzioni di
chiesa, erano per noi motivo di riflessione e potente attrat-
tiva per awicinarlo, amarlo, e anche obbedirlo.
)> La mattina delle domeniche egli si trovava in mezzo a
noi, nel cortile, ove si giocava e si scorrazzava, finchè Don
Bosco, terminato di confessare, dava principio alla S. Messa.
Ed era allora che il nostro Michele, con un senso spirituale,
raro alla sua età, si metteva in guardia accanto al rubinetto
della pompa, perchè coloro che dovevano fare la S. Comu-
nione non bevessero per isbaglio e non potessero più riceverla,
perchè non digiuni.
» Durante la S. Messa, egli, col suo devoto contegno, ci
dificava ed animava a pregare, e caritatevolmente ci avver-
iva, perchè stessimo raccolti, e facessimo il dovuto ringra-
iamento. Non tutti avevano lo stesso fervore, ed accadeva
he qualcuno alzasse, troppo in fretta, la testa dal raccogli-
ento divoto: in questo caso, toccandoli delicatamente sulle
Ile, sussurrava loro, pian piano, all'orecchio:
- Ringrazia nostro S&nore, ring~azianostro S2nore.
Conversando con noi, ci parlava di Don Bosco, e del
e amore che aveva per i giovani dell'oratorio, special-
nti per qiielli che erano dedicati allo studio; e ci raccoman-

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I - Alla scuola di Don Bosco
dava perciò che l'amassimo noi pure, lo venerassimo, e ne
ascoltassimo gli insegnamenti.
>> Delicatissimo nella virtù della modestia, non consen-
tiva che si facessero discorsi liberi e pericolosi tra.gli arti-
giani interni e gli apprendisti esterni; e meno poi che si faces-
sero conversazioni non convenienti tra noi, che eravamo i
printi studenti della casa, e pressochè tutti con la risoluzione
di abbracciare lo stato ecclesiastico. E, come il piccolo Sa-
muele che nel Santuario, vestito di bianco lino, simbolo della
sua bell'anima e celeste candore, pro$ciebat aetate, sapientia
et gratia apud Deum et apud homines, così il piccolo Michele,
nell'oratorio, cresceva in età, in prudenza e grazia presso Dio,
mercè la direzione e la guida di Don Bosco, e presso no i,
suoi condiscepoli di studio e di vocazione e.
Anche Giovanni Battista Francesia, che cominciò a fre-
quentare l'oratorio nel 1851, rende, con commosqe parole,
omaggio allo zelo del giovane Servo di Dio, che lo invitava,
con bel garbo, a prender Don Bosco come padre dell'anima
sua (I).
I1 profitto di Michele negli studi, il suo zelo, e l'avanza-
mento nella virtù, eran così manifesti, che Don Bosco, a
sprone ed edificazione comune, soleva, a quando a quando,
rilevarli apertamente. E i compagni lo riferivano con sem-
plicità al santo giovinetto. I1 chierico Ascanio Savio un giorno
gli disse:
- Sai, Michele! Don Bosco m'ha detto che ha dei pro-
getti su te; che in avvenire tu gli sarai di grande aiuto.
Un'altra volta gli disse più chiaramente:
- Don Bosco ci ha detto che è sicuro d'aver trovato,
in te, chi continuerà l'opera degli Oratori.
<< Se queste parole - osserveremo con Don Francesia -
non furono una profezia, non furon neppure una semplice
speranza o desiderio, ma, per lo meno, una dichiarazione di
una condotta e fedeltà ammirabili v.
Michele, in vero, cresceva singolarmente virtuoso, perchè
ascoltava Don Bosco, e perchè singolarmente riflessivo. Le
,
(I) Cfr.: Don Michele Run, pag. 25-26.
III - Catechista nell'Oratwio
verità della fede avevan su lui un ascendente sovrano; alcune
specialmente facevano un'impressione profonda. I1 pensiero
della presenza di Dio, l'importanza capitale di questo pen-
siero negli anni della giovinezza, la caduciti delle cose ter-
rene, la preziosa conquista di chi comincia a compiere esat-
tamente il dovere sin dalla giovinezza, son i pensieri che si
trovano anche scritti in capo ai suoi quaderni di scuola: Me-
mento Creatoris tui,in diebus juventutis tuae; - Quod aeternum
non est, nihil est; - Bonum est viro, cum portaverit jugum ab
adolescentia sua; - Deus me videt. - Questo motto è ripetuto
in latino, in italiano, per esteso e con le sole iniziali, su vari
quaderni dei primi anni di ginnasio.

3.10 Page 30

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-I Alla scuola di Don Bosco
IV
VESTE L'ABITO ECCLESIASTICO
1852-1853.
- Don Bosco conlfida a Michele le sue visioni. Sante industrie di Don
- Bosco nell'eduare. D <i i Michele Rua giovinetto non si dir& mai
- bene abbastanza!)) 2 prm;so alla quarta ginnasiale; e con Giu-
- seppe Rocchietti si prepara a vestir l'abito ecclesiastico. - La « T m a
promessa n. Dificoltà deifratellastri per i l suo ingresso nelllOratorio.
- Entra nell'Oratorio, e veste Pabito ecclesiastico nella cappella dei
- Becchi a Castelnuovo d'Asti. C Don Bosco voleva dirti che con te
- avrebbe fatto a metà!~ Impressioni della c&onia - Povero nel
- - vestito! Compie in un anno la quarta e la quinta ginnasiale. Perde
- un altro fratello, e teme ancor più di scender presto nella tomba.
Vorrebbe m'vere per lavorare con Don Bosco, e lo aiuta più inta-
samente. - 2 il suo amanuase. - Di frate al soprannaturale. - Ot-
- tiene il diploma di licaxa ginizasiale. Don Bosco gli afiida la ri-
stampa d'un opuscoletto per il 1903; ed egli rinnova il proposito di
lavorare sulle orme del Maestro.
La parola di Don Bosco, calma, dolce, riflessiva, era sem-
pre penetrante; e quando, nell'intimità, era rivolta ai giovani,
e più ancora ai suoi figli spirituali, era addirittura affasci-
nante. E Michele Rua la sentì tante volte, anche nel racconto
dei << sogni » misteriosi.
Vedendo sorgere la chiesa di S. Francesco di Sales, Don
Bosco non poteva non ricordare le visioni, che, negli istanti
più critici e tra le lotte più aspre, gli eran passate consola-
trici per la mente; ed una delle confidenze, che fece a Michele,
fu questa: - di aver visto una vasta casa con una chiesa, in
Veste I'abito ecclesiastico
la che si stava costruendo, recante s
Haec est d o m s mea; inde ,gloria mmea.
entrava ed usciva una moltitudine di gio
sacerdoti. Poi, scompariva l'incanto, e, nel
uogo, vedeva la piccola casa Pinardi. - Eviden-
il preannunzio della prima sede stabile dell'opera
<>
a: e intanto con carie e uazienza me-
raviglios~contiiiua\\.a a protligar.~l.e sue cure a quanti spe-
rava clic potcsscru riuscire suoi aiutanti. Li ctdiiriai~aa. ouando
,L
iando, in private conferenze, e dava loro speciali ammo-
ti e norme di vita. In un misero mezzo foglio ab-
un resoconto d'una di queste adunanze, scritto di
mano del giovane Rua; tanto l'impressionavano, fin d'allora,
le parole di Don Bosco. E che cosa aveva detto Don Bosco?
Che, per un anno, ogni settimana, ricordassero le sette alle-
grezze, che provò in questa vita la Beata Vergine; che procu-
rassero d'esser sempre causa di gioia, e mai d'amarezza, a Lei
e al suo Divin Figlio!
Il foglietto' dice così: ((Don Bosco, Don Guanti, Bellia,
Buizetti, Gianinati, Savio Angelo, Savio Stefano, Marchisio,
Turchi, Rocchietti I O , Francesia, Bosco Francesco, Cagliero,
Germano, Rua. - Si adunarono questi per far conferenza, il
sabato sera delli 5 giugno 1852.In questa conferenza si stabilì
di dover dire, ogni domenica, le sette allegrezze di Maria SS.
L'anno venturo si osserverà chi di questi avrà perseverato
ad eseguire ciò che si è stabilito sino al sabato prefisso, cioè il
primo del mese di maggio. - O Gesù e Maria, fate tutti santi
coloro che sono scritti in questo piccolo foglio n.
Chi sa quante volte il caro giovane avri ripetuto, per sè,
l'affettuosa giaculatoria: 4 O Gesù e Maria, fatemi santo ».
Nella stessa circostanza Don Bosco, desideroso di formare,
più che una società, una famiglia, col dare alla società, che
voleva fondare, uno spirito spiccatamente fraterno, riflet-
ndo come sia intelligente ed aperto sui nostri difetti l'occhio
chi convive cori noi alla familiare, esortava gli adunati a
i un rnonitore segreto tra i compagni, dal quale ve-
caritatevolmente awisati dei propri difetti, per evi-

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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4O
-I Alla scaaola di Don Bosco
Michele aveva già ricevuto, e posto in pratica, il consiglio.
Nelle deposizioni, fatte nei Processi per la Causa della Beati-
ficazione di Don Bosco, diceva: << Io stesso ebbi a provare di
quanta utilità ci fosse tale spirituale industria del nostro buon
Padre, poichè avvisato, nella mia fanciullezza, da chi mi ero
scelto per monitore segreto, imparai a conoscere il pregio del
tempo, e incominciai a occuparlo più utilmente)). E aveva
scelto Reviglio!..... splendida prova d'umiltà, di volontà, e di
amore alla perfezione, fin d'allora!
È una pagina stupenda, quella in cui il Servo di Dio
accenna ai mezzi e alle raccomandazioni che usava e inculcava
Don Bosco, per infervorare i giovani alla pieti e all'adem-
pimento de' propri doveri. Oltre il monitore segreto e il buon
uso del tempo, ricorda la frequenza ai Sacramenti, promossa
con istruzioni e raccomandazioni, ripetute nei catecbismi,
nelle prediche e nelle lunghe e sante conversazio~ifami-
liari;- le brevi ed accese parole all'orecchio, or di questo, or
di quell'altro allievo; - il sistema preventivo nell'educare,
« consistente nell'allontanare, quanto fosse possibile i pe-
ricoli del peccato, mediante continua amorevole assistenza,
cercando così di evitare le mancanze per non aver in seguito
a punirle 1); - la tolleranza per le mancanze, ripetute per ef-
fetto di leggerezza o di vivacità di carattere, tranne quelle di
offesa a Dio, specialmente se contro la moralità o la religione;
- le ricreazioni piene d'allegria e di moto: a era sua massima:
Fate chiasso; correte, saltate, purchè non facciate peccati n; -
la frequenza e la solennità delle feste liturgiche; le proces-
sioni mensili; l'Esercizio mensile della Buona Morte; le Com-
pagnie religiose, ecc. ecc.
A cotesta scuola di operosa ed illuminata carità, Michele
procurava di evitar ogni difetto e progredire nella virtù. I
compagni n'eran testimoni e l'ammiravano, chè la sua non
era una virtù comune, ma di gran lunga superiore a quella
dei migliori.
« D i Michele Rua piovinetto - esclamava il Card. Ca-
gliero - non si dirà mai bene abbastanza t).
c( Fin da quando era giovane - ripetè le mille volte
Don Giovanni Battista Francesia - era voce comune nel-
- I V Veste l'abito ecclesiastico
41
l'oratorio: - Rua è già santo, come Don Bosco. Nonv'ha ch
una differenza: Don Bosco è un santo maturo; Rua è un santo
giovane; ma la virtù dell'uno e dell'altro è uguale. L'una e
l'altra è la virtù dei santi P.
Don Francesia faceva quest'altra testimonianza (I): a Noi
vivevamo di Don Bosco, e per Don Bosco; al di dell'ora-
torio, cioè fuori della nostra casa, non esisteva più nulla. La
nostra vita era quella di Don Bosco, e non ci curavamo per
niente di ciò che poteva succedere nel mondo. Or, un giorno,
il discorso cadde su chi sarebbe poi stato chiamato a succe-
dere a Don Bosco. Quelli, che allora lo aiutavano e lo rappre-
sentavano, erano chierici; perchè i pochi preti che fino allora
avevano aiutato Don Bosco, un dopo l'altro erano scomparsi,
come scomparvero i più anziaai dell'oratorio. Eravamo in-
somma cinque o sei; e, per via di esclusione abbiam, tutti,
portato il nostro pensiero su Rua, perchè sembrava 3 più
serio, il più devoto, il più pacifico e il più affezionato a Don
Bosco t).
Alla fin dell'anno scolastico gli allievi del prot:Bonzanino
solevan presentarsi agli esami al Ginnasio di S. Francesco da
Paola, ora R. Ginnasio e Liceo Gioberti. Anche Michele si
presentò, e fu egregiamente promosso alla quarta ginnasiafe.
Di quell'anno, Don Bosco aveva accettato nell'oratorio
un povero giovane, di nome Giuseppe Rocchietti, che era
rimasto orfano di padre e di madre, dai 13 ai 14 anni, con pa-
recchi fratelli e sorelle minori. Tutto affetto per loro, egli
per un po' di tempo fece da capo di famiglia: lavorava tutto
il giorno, e alla sera rappezzava e ripuliva i loro abiti e la loro
biancheria. Poi, vedendo, che, malgrado i suoi sforzi, regna-
vano in casa la povertà e gli stenti, si diè attorno per trovare,
in istituti di beneficenza, un posto per i suoi pupilli; e riusci
a collocarli tutti e bene, per l'anima e per il corpo. Rimasto
solo, divideva il tempo tra i1 lavoro e la preghiera; ma un pen-
siero aveva sempre in mente: incamminarsi per la carriera ec-
clesiastica; come attuarlo? Provò a parlarne con vari buoni
sacerdoti; ma tutti cercaron di dissuaderlo, perchè senza
( I ) Cfr.: Don Mi~heleRua, pag. 3 0 .

4.2 Page 32

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42
I - Alla scuola di Don Bosco
mezzi. Privo di speranze negli aiuti umani, ricorse alla pre-
ghiera, e il Signore l'esaudì. Aveva conosciuto e cominciato
appena appena a frequentare l'Oratorio di San Francesco di
Sales, quando, avvicinandosi la festa del Patrono, trasportato
dalla divozione, raccolse quanto aveva potuto risparmiare, e
comprò un elegante velo omerale per la Benedizione col
SS. Sacramento; e, il giurno della festa, lo presentò a Don
Bosco, qual regalo a San Francesco. Don Bosco rimase com-
mosso a tanta generosità; gli parlò a lungo, e, senz'sltro, l'ac-
colse come alunno interno, e l'awiò allo studio del latino.
Di quell'anno medesimo, Rocchietti compiva il ginnasio
inferiore.
E parve a Don Bosco conveniente, sia per edificazione de'
compagni, sia per loro soddisfazione, e per averne qualche
aiuto, di dar l'abito da chierico a Rocchietti e a Rua. Questi
aveva 15 anni; il primo 18. E li condusse, insieme con una
cinquantina di giovani, ad un corso di esercizi spirituali
nel Seminario di Giaveno, passando, nell'andare, per Avi-
gliana, ov'era ancor viva l'eco delle solennissime feste cele-
bratesi per la 111Incoronazione della Madonna dei Laghi, e,
nel ritorno, per Trana, ove si fermarono a visitare anche quel
Santuario.
Quegli esercizi furon memorandi per il fervore di alcuni
alunni, e per la commozione destata dalla parola di Don Bosco,
che fu uno dei predicatori. Giovanni Cagliero ricordava anche
la pietà edificante del giovane Rua.
Fu in quella circostanza, che Don Bosco disse a Michele,
che si preparasse a lasciar la famiglia, e ad entrare nell'O-
ratorio:
- Mio caro Rua, adesso tu vieni a cominciare una vita
nuova. Ma sappi, che prima d'entrar nella Twra Promrssa,
avrai da attraversare il Mar Rosso e il Deserto. Se mi aiuterai,
passeremo tranquillamente l'uno e l'altro, ed arriveremo alla
Terra Promessa.
Quale il significato?
La vita di Don Rua fu tutta per Don Bosco; e Don Bosco
in vita, e dopo morte, non cessò mai d'assistere il suo primo
aiutante. La vita dell'uno e dell'altro si svolse tra mille diffi-
I V - Veste l'alito ecclesiastico
coltà e sacrifizi; ma, finalmente, e l'uno e l'altro arrivarono a
cogliere il premio in paradiso. Evidentemente, la Terra Pro-
messa, nelle parole di Don Bosco, significava il paradiso!
E, sin d'allora, cominciarono per Michele i disagi e le
amarezze della traversata del Mar Rosso e del Deserto di que-
sta vita. Appena si sparse tra i parenti la notizia che sarebbe
entrato nell'Oratorio, per awiarsi al sacerdozio, i fratellastri
non furon del parere della mamma e dell'ultimo suo fratello,
Giovanni Battista, già impiegato nella Fucina delle Canne,
ben contenti ch'egli seguisse quella via. Perchè avviarsi per
una carriera diversa dalla loro? << Chi è D. Bosco? - dice-
vano - e qual garanzia può dar a chi gli si &da? ..... E Mi-
chele non sarà uno degli illusi? Non sarebbe meglio, che fa-
cesse come abbiam fatto noi, e come hanno fatto gli altri fra-
telli, e si mettesse a servizio del Governo? Con gli studi che
ha fatto, con l'intelligenza che ha, può esser certo di una bella
è si limitarono a parlarne tra loro; ma, convinti di
iere un'opera ,buona, avvicinarono Ia vedova madre, le
i loro pensieri, e le ricordarono com'ella fosse ob-
igata a provvedervi :<<Chesarebbe di lui, se poi non riu-
isse, e se un bel giorno ve lo vedeste comparire davanti,
vanzato negli anni e senz'impiego? Noi parliamo per i1 suo
per il vostro bene, e crediamo di non sbagliare o.
In verità, a quei tempi, l'opera di Don Bosco non poteva
are, tanto meno ad occhio profano, troppo affidamento.
Diversi però, erano i giudizi di Michele, di Cagliero,
rancesia, Savio e di vari altri affezionati figli di Don Bosco.
Bosco era tutto per loro, e l'oratorio era la casa suscitata
Divina Provvidenza per la salvezza della gioventù; e la
nuova chiesa di S. Francesco di Sales, piccola e bassa, ma
grande ed alta a confronto della prima cappella-tettoia a ri-
dosso di casa Pinardi, sorta in pochi mesi ed inauguratasi
solennemente in quell'anno il giorno della Consolata, era
una prova tangibile della benedizione di Dio. Senz'averne
.ancor l'idea, senz'aver ancor in mente il pensiero' d'unirsi in
società religiosa, eran già membri nati della nuova famiglia,
che Don Bosco pensava di fondare.

4.3 Page 33

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44
I - Alla scwla di Don Bosco
Michele lasciò dire; e pieno di fede in Dio e in Don Bosco,
col consenso della mamma e del fratello Giovanni Battista,
si disponeva ad entrar all'oratorio.
Prima che facesse questo passo, Don Bosco volle si re-
casse a S. Francesco d'Assisi, pcr parlare della sua vocazione
con Don Cafasso, santo ed illuminato direttore di spirito.
<< Don Bosco - dichiara Don Rua nei citati Processi- non
si fidava interamente di nel dar consigli; e, oltre a ricorrere
egli stesso a persone competenti, mandava pure queIli che a
lui ricorrevano, ora da uno, ora da un altro. Così ricordo,
che, tra gli altri, mandò me stesso a consultare Don Cafasso
sulla mia vocazione u.
Non sappiamo quali sieno stati i consigli, che il santo sa-
cerdote di&,in quel colloquio, a Michele; - il quale aveva
già vari punti di somiglianza con lui: la stessa figura d'asceta,
la stessa scveriti con stesso, lo stesso slancio per far ogni
cosa con perfezione; - ma questo è certo, che Don Cafasso
noil potè non ammirare un pegno evidente delle speciali
benedizioni che
l'Opera iniziata
il Signore cominciava
dal suo conterraneo.
a
far
di.scendere
sul-
E il 24 settembre entrò nell'Ora~orio;e fu, com'egli ri-
cordava, il 370 degli interni. C Quando si preparava il suo let-
tuccio, dove rimase finchè con salì, il primo, ad abitare la
soffitta, in faccia alla scala del primo tratto di fabbrica, innal-
zato da Don Bosco in Valdocco, colui che n'era incaricato
diceva ad altri ricoverati, che lo circondavano:
- Questo sì che è veramente buono! Voi sarete buoni
quanto volete, ma il più buono di tutti è Rua!
>> Ascoltando questo bell'elogio - afferma Don France-
sia - non si poteva fare a meno di approvarlo D.
Nello stesso giorno, con Rocchietti ed altri compagni, e
Mamma Margherita e Don Bosco, si recò a Castelnuovo per
passare ai Becchi alcuni giorni, che la presenza, la parola e
gli esempi del Maestro rendevan pieni di tali eccitamenti al
bene, che miglior frutto non si sarebbe ricavato da un corso
di esercizi spirituali!
La, presso l'umile casetta del Padre, si viveva la stessa vita
dell'oratorio, con questa consolazione di più: <iche Don
, I V - Veste l'abito ecclesiastico
45
Bosco, non distolto da altri, era tutto a nostra disposizione.
Egli con noi in ricreazione, egli il nostro Maestro! Quante
volte ci spiegava, radunati tutti insieme gli allievi dei diversi
corsi, qualche lettera di S. Girolamo, suo autore prediletto!
Ma si aspettava con ansietà l'ora del tramonto, perchè, allora,
dopo aver passato più ore a studiare, si usciva a passeggio con
lui, che ci conduceva in una piccola vigna, vicino a casa, a .
mangiar uva, e più ancora a godere la sua santa conversazione!
Anche a pranzo eravamo con lui! )> (I).
E venne la domenica 3 ottobre, solennità della Madonna
del Rosario, fissata per la cerimonia della vestizionedei chierici.
Cantò messa, nell'umile cappella, il teol. Antonio Cinzano,
Vicario di Castelnuovo, che diciassett'anni prima aveva dato
la veste chiericale anche a Don Bosco, Benedette e distribuite
le vesti, il celebrante aiutò ad indossarla il più adulto dei can-
idati, Giuseppe Rocchietti, e il teol. Giovanni Batt. Berta-
fu poi Arcivescovo tit. di Claudiopoti, l'aggiustò a
. A mensa, il Vicario chiese a Don Bosco:
ricordi, quando, essendo tu ancor chierico, mi dicevi:
dei chierici, dei preti, de' giovani studenti, e dei
operai; avrò
rispondeva
una
che
ebreillma amttuos?i.c..a..edAduensasobeslilavcehdieescah?ea.,
realmente, sapevi quello che dicevi!.....
I sogni )) continuavano ad avverarsi: « Don Bosco po-
teva dir finalmente, additando il chierico Rua: << Questo chie-
rico è mio! a.
Giuseppe Rocchietti, dotato di gran capacità e felicissima
memoria, congiunta a rara pietà, - aveva una special devo-
zione per l'Addolorata - dopo sei anni di chiericato, venne
ordinato sacerdote, e restò con Don Bosco, finchè questi ebbe
bisogno dell'opera sua; in fine passò alla diocesi (2).
( I ) Cfr.: FRANCECIDAo:n i i h e l c Rua, pag. 31.
(2) Prese questa risoluzione, per le continue sofferenze di salute. Appena
i senti meglio, tornò all'Oratorio, si ascrisse anche alla Societa Salesiana, e
nfessava e Predicava con tanta fede e carità, che incontrava l'ammirazione
i tutti. Ma, per l'accresciuta acerbiti dei suoi mali, fu costretto a ritirarsi di
nuovo, e si aggregò al clero della diocesi. Fu prima direttore spirituale del
piccolo Seminario di Giaveno, poi parroco di S . Gillio, amato e venerato da
tutta la popolazione. Mori il 10 febbraio 1876; e ne disse l'elogio funebre Don

4.4 Page 34

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46
I - Alla scuola di Don Bosco
Michele, invece, fin dal prirno giorno che vesti l'abito
ecclesiastico, apparve a Don Bosco nella sua realtà. Rivide
egli il sogno del pergolato e della via seminata di rose e di
pungentissime spine, e l'abbandono di quanti avevan comin-
ciato, insieme con lui, a percorrerla, e, in fine, il drappello
de' preti e chierici, che gli si facevano incontro, dicendogli:
... (<Don Bosco, siamo tutti suoi; eccoci ponti a seguirla! »...e, a
capo del drappello, riconobbe il chierico Rua, Don Rua!
Tornati all'oratoric, Michele chiese al padre dell'anima
sua:
- Rammenta, signor Don Bosco, quegli incontri che ebbi
più volte con lei, quando andava a scuola dai Fratelli, e che,
chiedendole io un'immagine, lei mi faceva segno di volermi
dare mctà della mano? che cosa voleva dirmi?
- Oh! mio buon figliuolo -gli rispose, commosso, Don
Bosco -omai tu dovresti comprenderlo, ma lo comprenderai
meglio in seguito !... - e dopo qualche istante proseguì:
- Don Bosco voleva dirti, che, con te, un giorno avrebbe
fatto a metà!
Anche astraendo dall'illustrazione celeste, è chiaro che
Don Bosco vedeva nel giovane e nel chierico Rua l'anima più
devota e capace di comprenderlo e d'aiutarlo.
Ed è doveroso aggiungere, che se i Salesiani, fortuna-
tamente, posson dire quasi in ogni circostanza: << Dobbiam
fare cosi, perchè cosi ha fatto, o avrebbe fatto Don Bosco! )>,
convinti, che il seguir gli esempi del Fondatore infonde, nel
cuore e nelle opere dei figli, un'onda.di vita in ogni tempo
meravigliosa, la lode va data a Don Rua, che, fin d'allora, con
l'esempio, e poi, con l'autorità e col consiglio, li spronò allo
studio e all'imitazione di Don Bosco.
La cerimonia della vestizione dell'abito dovette impressio-
nar altamente il Servo di Dio. Dalle parole che, divenuto su-
periore della Società, rivolgeva ai nostri ascritti il giorno che
ricevevan dalle sue mani l'abito benedetto, possiamo e dob-
biam arguire quali sentimenti gl'inondassero l'anima, in quel
e quanto abbiarn detto di questo virtuoso ex-allievo di Don Bosco I'ab-
tolto, quasi alla lettera, dagli appunti presi dal Servo di Dio, in quella
StBnZB.
- IV Veste l'abito ecclesiastico
giorno memorando. Ogni capo dell'abito ecclesiastico, il ber-
retto, il collarino, la talare, aveva, nel suo fervore, un lin-
e I1 berretto, con i tre spicchi che fanno capo ad un fiocco solo,
vi ricordi che, in cima ad ogni nostro pensiero, devon essere gli in-
uno nell'essenza, trino nelle persone, di cui siete
ad esseie ministri. E comeservi di Dio, voi do-
romuovere il suo onore, e fare la sua volontA, e fare
vostra condotta.
e vi cinge la gola, vi ricordi l'obbligo della morti-
eglio quella temperanza cristiana, alla quale esorta il
quando dice: - Si poenitentiam non egeritis, omnes
;- mentre, col suo color bianco, vi dice la purezza,
zi, devono essere ispirati i vostri discorsi. Astenetevi,
dai discorsi immorali, che disdicono ad ogni cri-
ogni parola che possa dispiacere al Signore, come le
mormorazioni, le trivialità.
, poi, che avete indossato, e vi dà un aspetto di gravita,
he dovete serbare un contegno decoroso, quale si ad-
celto a sua parte il Signore. È di color nero, e il nero
i funerali: la talare, quindi, vi dica che siete morti al
sue vanità, alle sue pompe. Ah! non andate più dietro
e,' cui avete rinunziato; ma, quind'innanzi, il vostro studio
edire nella perfezione o.
E con grande tenerezza insisteva:
Nella benedizione dell'abito, abbiam domandato al Signore che
sse ad indicare come consacrati a lui quelli che lo avrebbero
ato: - U t tihi cognoscantfrr esse dicati! - Nonvi sia contrad-
dizione tra l'abito e la realtà: siate, e mostratevi, tutti di Dio, nelle
arole, nelle opere, negli affetti. Cib, che non può essere tollerato
laico, è disdicevole, molte volte, in un chierico. Purificatevi
e, e santificate, coll'intenzione, anche le opere indifferenti. E,.
cose del Signore, impiegate tntta la diligenza, che vi è possibile.
Amate l'abito sacro che avete vestito, e tanto a sera, quando lo
nete, come al mattino, quando lo rimettete, baciatelo, e baciatelo
i angeli, di cui era divotissimo, chissà quante volte
no il giovane chierico stampare, sull'abito sacro, un
ore.
hierico Rua, anche per-un altro titolo, doveva baciar
*

4.5 Page 35

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48
I - Alla scuola di Don BOSCO
con trasporto le nuove divise: << Da secolare, attesta Don
Francesia - e ripeteva il Card. Cagliero - egli era sempre
vestito benino, nei giorni stessi di scuola aveva abiti modesti,
ma ben fatti e di buona stoffa; alla domenica, poi, era tutto in
ottima condizione. Divenuto chierico, vestiva come poteva,
facendo a metà, anche negli abiti, con Don Bosco. La sua
prima mantelletta da estate e il suo primo mantello da inverno
eran stati usati dal Venerabile; e bisognava vedere per credere!
Allora il ch. Rua appariva, vivo e vero, come si suole talvolta
rappresentar Sail Luigi. Lo ricordo, e lo vedo ancora cosi,
come se lo avessi veduto ieri soltanto! a.
I1 Servo di Dio, puro come un giglio e ubbidientissimo
a Don Bosco, molto prima che pronunciasse formalmente i
voti religiosi, cominciò a praticarli, compreso quello della
povertà, in maniera esemplare.
Nel nuovo anno scolastico (1853-1854)~ebbe a maestro un
altro insegnante privato, il prof. Don Matteo Picco, che dava
lezioni di umanità e rettorica, ossia di IV e V ginnasiale,
in casa sua ( I ) .
Anche quest'egregio sacerdote accettò con riconoscenza
alla sua scuola i giovani dell'oratorio, certo che avrebbero
portato tra i suoi allievi, non sempre troppo solleciti ne110
studio, un po' d'emulazione, con la diligenza e docilità loro,
omai nota. Aveva osservato la condotta e il profitto degli al-
lievi del professor Bonzanino, e desiderava che un po' di buon
esempio penetrasse anche tra i suoi numerosi scolari.
I1 ch. Rua v'entrò quale allievo di umanitd, o di 4" gin-
sa, nasiale, e, dopo breve tempo, fu ammesso tra quelli di O
di rettorica. Aveva dei forti e studiosi competitori, ma presto
s'impadronì del primo posto, e stabilmente.
((In quella scuola - narra Don Francesia - c'era un
altro mezzo per riscaldar l'emulazione; due banchi più vicini
al professore avevano niente meno che il pomposo nome di
(( Senato Romano 1) ed erano detti Senatori i primi quattro
giovani, dell'una e dell'altra classe, che vi prendevan posto.
- IV Veste l'abito ecclesiastico
Era una scossa salutare, che moveva anche i più riottosi, e,
pesso, faceva saltar su energie che parevano assopite. Ma,
en presto, ogni sforzo di passar innanzi al chierico Rua fu
ano: senza contese, egli finì per essere fra tutti regolarmente .
rimo. Noi sentivamo come un'eco di questi trionfi venire
all'oratorio, e ringraziavamo il Signore, di aver dato a
on Bosco un cosi valido aiuto 1) (I).
1Ma pur in quell'anno un altro colpo, inaspettato, ricor-
dava al Servo di Dio la caducità delle cose di quaggiù, e lo
stringeva sempre più al Signore. L'unico fratello, che gli re-
stava, Giovanni Battista, impiegato alla R. Fabbrica delle
Canne, delicato egli pure di costituzione, il 29 marzo 1853,
terza festa di Pasqua, passava all'eternità, in età di 23 anni.
Michele ne fu assai colpito. <( Io non vidi l'amico pii1 afflitto
di quella volta - ricorda Don Francesia. - So che si era al
principio di primavera, ma pioveva, ed era una mestissima
giornata. Ci eravamo fatto un poco di scuola, e, accortomi^
della sua pena, non potei trattenermi dai dirgli:
1) - Che hai di tanto grave, che sei così triste?
1) Egli alzando gli occhi al cielo, disse sospirando: - Mi
morto mio fratello.
1) Che poteva dirgli mai di consolante? Si era nella sacre-
stia dell'oratorio festivo, si tralasciò la scuola, e si andò in
chiesa a pregare, e fu un Iuilgo pregare! Come ricordo quel
giorno! Sembra o"ee"i! 1) ,(2,).
Che farà la vedova? e il figlio resisterà alla dura prova?
I1 Signore guidava ogni cosa. La mamma abbandonò I'allog-
io, che aveva alla Fucina, e si ritirò presso l'oratorio, nella
asa che apparteneva alla signora Bellezza, dove restò fino
Ila morte della madre di Don Bosco, quando, come vedremo,
rese il posto suo nell'Oratorio.
I1 Servo di Dio era nuovamente preoccupato dal pensiero
ella morte. Dei nati delle seconde nozze era l'unico super-
ite, e dei cinque fratelli del primo letto, due appena avevan
perato la grave minaccia.
(I) Cfr.: Don Mzcheb Run, pag. 34.
(2) Idem, pag. 28.

4.6 Page 36

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50
I - Alla scuola di Don Bosco
- Ora tocca a me! - diceva con tristezza, a chi cercava
consolarlo; - ora tocca a me!
Non aveva ancora sedici anni e, a quando a quando, si
sentiva indisposto; il timore era fondato.
Aveva paura della morte? No! Alla scuola di Don Bosco
aveva imparato a conoscere il dono della vita, la preziosi&
del tempo, il bene che se ne può fare, con la grazia di Dio; e
desiderava lavorare, lavorare; e non sapeva, sopra tutto, adat-
tarsi al pensiero di abbandonare Don Bosco.
Figlio di lavoratori del campo e dell'officina, amava il la-
voro; e la sete di lavoro, che l'accompagnò in tutta la vita,
era già in lui viva e forte, e stupiremo di fronte alla sua atti-
vità. Non senza disposizione della Divina Provvidenza, il suo
inxresso nell'Oratorio avvenne contemporaneamente al primo
sviluppo dell'opera salesiana.
Annena com~iutala chiesa di S. Francesco, s'eran gettate
--Z )i
le fondamenta
& una
nuova
casa
per
i giovani:
un
bel
corpo
di fabbrica, a tre piani, oltre le soffitte e il sotterraneo, pa-
rallelo alla vecchia casa Pinardi. Alia fin di novembre la co-
struzione era già al tetto, quando, dopo una lunga pioggia, la
notte del 10dicembre, con gran fracasso crollò; e, per fortuna,
o meglio per grazia del cielo, una parte del muro diroc-
cato, restò in piedi contro ogni legge d'equilibrio, mentre
avrebbe dovuto rovesciarsi sull'attiguo dormitorio, e schiac-
ciar gIi alunni ne' loro letti. Mamma Margherita e il ch. Rua
furono i primi a balzar in ~ i e d ip, er rendersi conto della di-
sgrazia. Don Bosco, col suo abituale sorriso, andava ripetendo:
<< I1 diavolo ha voluto darci un calcio; ma state tranquilli, il
Signore & più forte di lui, ed egli non riuscirà ad impedire
l'opera di Dio n. E la costruzione del nuovo edificio era ri-
presa a primavera, e compiuta.
L'Opera di Don Bosco, superando difficoltà, ostacoli, e
lotte di ogni genere, veniva prosperando per la visibile assi-
stenza divina. E il Fondatore, fin da quell'anno, approfittando
della comodità della nuova chiesa, volle dar maggior sviluppo
ai catechismi quotidiani della quaresima; e, negli ultimi giorni
di carnevale, mandò il ch. Rua ed altri chierici, prowisti di
regalucci, in cerca di giovani, in tutti i dintorni, per attirarli
- I V Veste l'abito ecclesiastico
SI
aggirava nelle vicinanze, per
empo di recarsi al catechismo.
a mano in quella prima-
Lettuie Cattoliche, dirette a
nsidie dei protestanti. Dapprima
sile, con fascicoli di maggior
a da molti Vescovi e da Pio IX,
e cattolico, al quale era ispirata,
bito larga diffusione; e l'attivis-
ne il primo collaboratore di Don Bosco
ava a scrivere, poi rileggeva, e
agina riusciva, spesso, come
e cancellature! quanti ri-
iffusi qua e là! Più di una volta
o a noi con un foglio o due di carta pro-
istendeva davanti agli occhi..... Era bravo chi
re, tutto sorridente, si volgeva al chie-
Ecco un po' di lavoro! - e scherze-
Ma per poter capire, bisogna che
- E noi a stupire, nel veder il no-
ra dei protestanti, che non rispar-
on Bosco a cessar dalla pub-
ava Don Rua - ebbe a soffrire, in
ibolazioni, giacchè gli eretici, ve-
la giovavano, vennero alle
ai fatti. Fu holestato gran-
igi, come pure quello di S. Fran-
casa e fuori di casa, vari colpi di
la furono sparati contro di lui; e sarebbe certamente
asto vittima di quegli attentati,. se non fosse intervenuta

4.7 Page 37

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9
-I Alla scuola di Don Bosco
una protezione speciale, e direi prodigiosa della Divina Prov-
videnz , come sarebbe quella dell'apparizione improvvisa di
un grosso cane nei momenti di maggior pericolo. Io stesso
vidi questo cane per ben due volte, che da Don Bosco ebbe il
nome di Grigio dal colore del suo' pelo (I).
Dinanzi a questo intervento meraviglioso e ad altri fatti
singolari, la natura1 trepidazione dei più affezionati allievi per
l'incoluamità di Don Fosco esulò del tutto, e di&luogo alla più
viva riconoscenza per il Signore. Anche nell'anima di Mi-
chele, l'evidente intervento di Dio e il soprannaturale che,
di frequente, scorgeva attorno alla persona del Maestro, fe-
cero, come vedremo, nascer tanta calma che, in breve, divenne
certezza, anche riguardo alla stabilità della sua salute.
Al termine dell'anno scolastico si presentò agli esami al
Collegio del Carmine, oggi Ginnasio Cavour. Fra gli esami-
natori si trovò il prof. Domenico Cappellina, il quale, par-
lando poi con Don Picco del chierico liua, uscì in queste pa-
role: - - Mi permetta che le invidii un allievo di tanto valore.
Non mancherà di fare una splendida carriera!
E subito, conseguita la licenza ginnasiale, egli si pose
a far scuola ad altri aspiranti di ginnasio. <<Aquei tempi -
spiega Don Francesia - noi solevamo prendere gli esami
finali oggi, per rimetterci domani a studiare. E il chierico
Rua, appena terminati i suoi esami, fu invitato a fare un po'
di ripetizione a quelli dei corsi inferiori..... Belle vacanze,
che salvarono, e continuano a salvare molte vocazioni, per
mezzo del coiltinuo lavoro! ».
Stava dunque facendo scuola di latino ad alcuni compagni
( r ) Giuseppe Zucca di Murialdo pre?so Casteinuovo d'Asti (n. r845t ~ 9 2 8 ) ~
alunno dell'Oratori0 dal 1856 si 1859, ci diceva il 18 marzo 1928: "sa noto-
fi rio che il grigio aveva preso il posto degli alunni nell'accompag,nare Don Bosco,
perchè, mentre prima si faceva accompagnare da qualcuno noi, da quando
cominciò a comparire il grigio in sua difesa, non ebbe più bisogno della nostra
compagnia, che più volte aveva servito ben poco. Noi, perb, continuammo
anche a tarda sera, a recarci da soli in città per incarico di Don Bosc.0; ed io
pure v'andai tante volte. E siccome quando passava nei luoghi scur: e de-
serti, dove sapeva che avevano attentato alla vita di Don Bosco, m1 veniva
adosso un po' di spavento, ecco che compariva il grigio e mi accompagnava
..... a casa, e cessava ogni paura. Queste comparse, ripeto, io stesso le vidi e con-
atai molte volte! n.
- IV Veste l'aòito ecclesiastuo
53
mentre studiava per conto proprio, dovendo dar l'esame di
ammissione ai IO corso di filosofia ne!. Seminario Arcivesco-
vile, quand'ebbe da Don Bosco la parola che lo confortò.
I n quell'anno, (1853), s'era celebrato il TV Centenario
del Miracolo del SS. Sacramento; e Don Bosco, per l'occa-
sione, aveva pubblicato un libriccino di notizie storiche in-
torno al prodigio (I); e la sera del zz settembre ne parlava col
ch. Rua. Questi era andato a prenderlo alla villa del prof. Don
Matteo Picco (dove Don Bosco soleva recarsi a passar qual-
che giorno per attendere, con un po' di tranquillità, nella
quiete della campagna, ai suoi impegni di tavo!ir,o, ed anche
per approfittare delle vaste cognizioni letterarie, storiche e
scientifiche di quel buon professore), e v'era andato con al-
cuni compagni anche per far omaggio al maestro in occasione
dell'onomastico che s'era festeggiato quel giorno, e gli aveva
letto, egli pure, alcuni versi, augurandogli che durasse costante
il bell'amore, la pace, la letizia di quella festa. Arrivati al
Borgo, che si chiamava dei Santi Bilzo ed Evasio, poco lungi
dal tempio della Gran Madre di Dio, Don Bosco, discorrendo
delle feste centenarie del Miracolo e delle buone accoglienze
fatte all'accennato opuscolo, diceva a Michele:
- Quando nel 1903, si celebrerà il nono cinquantenario,
i&non ci sarò più; ma tu ci sarai ancora! E, fin d'adesso, ti
do l'incarico di ripubblicarlo.
- Ben volentieri - rispose il chierico - accetto sì dolce
carico; ma se la morte mi facesse qualche scherzo, e mi to-
iesse da questo mondo prima di quell'epoca?
- Sta' tranquillo - insistè Don Bosco -che la morte
ti farà nessun scherzo, e tu potrai compiere l'incarico che
I1 S e n o di Dio mise da parte una copia dell'opuscolo
trarla fuori nel 1903: e, pienamente rasserenato, rin-
il proposito di vivere sempre con Don Bosco.

4.8 Page 38

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I - Alla scuola di Don Bosco
v
IL PRIMO SALESIANO
1853-1855-
Compie il corso filoso@ e disimpegna altre mansioni. - Vigila per l'os-
servanza delle norme fradixionali della disc@lina nell'oratmio. -
&Viiegriil&a .an-coSrupaiùatstuivisetà
stesso. - Don
in t'aldorco
Bosco lo stima
e neE'Oratorio
pid
di
d ~ g l ialtri
S . Luigi a
porta Nuova. - Sua mortificazione. - Fa scnoln di adtraetica agli
alunni &?lprof. Bmzzanino. - Commenta una pagina del testo greco
dei S S . Vangeli. - Dagli alunni intevni è pmclamato aa'manimità
il raigliore dell'Oraforio. - Prende parte ad un'adunanza privata
per lo staùilimento della Società Salesiana. - Comincia ad attendere
alla meditazione guotidia?aa. - A Torino scoppia il colera e il S-
di Dio si presta generosamente all'assistenza de' colevosi. - Corre
grave pericolo. - ?i testimonio della gtcariglone prodigiosa di Giovanni
Cagliero. - Sue cure per una squadra
i religiosi in mano di Don Bosco.
-diCoornftainnuelali.lo-
Per il
studio
primo fa
del Mae-
stro. - Come S. Giovanni Berchmam!
Quando Michele Rua vestì l'abito ecclesiastico, eran di-
ciassette appena i chierici in Torino; e vivevano in famiglia,
ed alcuni all'Oratorio. Questi, di anno in anno, andarono
crescendo, e facevan vita comune sotto la direzione e la vigi-
lanza di Don Bosco; mentre gli altri, che andavano scemando,
invece di continuare a dividersi in tre « Cleri t>, o raggruppa-
.eFntiilipecpcoleesidaistSicain, taadMdeatrtiiaadlliaPcihaizezsae,
del
nei
COT
giorni
~ UDoSmiG, di
festivi si re-
tutti a S. Filippo per il servizio all'altare, e, di là, alla
dei Preti della Missione, per l'istruzione religiosa.
primo salesiano
55
Tutti, poi, andavano a scuola in Seminario, o, diciam meglio,
nei mezzanini del palazzo del Seminariti, tra piazza S. Gio-
vanni e via 4 Marzo, dove continuavano ad abitare i pro-
I1 Seminario Arcivescovile di Torino era chiuso da1 1848,
quando i duecento alunni, candidati al sacerdozio, dopo una
fatale insu6ordinazione, venivano rimandati.alle famiglie; ed
il magnifico edifizio juvaresco, che, durante la guerra, aveva
servito da ospedale militare, nel 1853 era sempre alla dipen-
denza del Ministero delle Armi, finchè il 29 niaggio 1854 ac-
coglieva i soldati, che vi restavan sino al 1865.
Le scuole, adunque, del Seminario si facevano negli al-
loggi dei professori, perchè pochi eran gli alunni. Invece i
Seminari di Chieri e d i Bra ne avevan un bel numero, e non
solo di ginnasio, ma anche de' corsi superiori. Ne1 1853,
quando il chierico Rua subì l'esame d'ammissione al corso
filosofico, in città le vocazioni ecclesiastiche s'erano spente.
Egli appena e il chierico Rocchietti furon gli alunni del primo
corso; ed ebbero a professori i teologi Cipriano Mottura e
Giuseppe Farina, che li tennero in gran considerazione. Anche
i1 Can. Berta ricordàva, con orgoglio, d'aver più volte fatto
da ripetitore al Servo di Dio.
Questi attese allo studio della filosofia per due anni, i1
1853-54 ed il 1854-55, mentre Rocchietti lo compì in un anno;
ed abbiamo alcuni piccoli quaderni di scuola del Servo di Dio,
scritti con accuratezza: Quesiti di logica, ed Elemezti di etica,
e brevi appunti di f i c a , storia e aritmetica. Gli appunti di
etica, a domande e risposte, nei paragrafi che trattano delle
virtù morali,, paion scolpire la sua tempra meravigliosa.
Le ore dr scuola eran appena due al giorno; ed un'anima
quella di Rua, non poteva accontentarsi di quel po' di
, ed attendeva ad altri studi e ad altre occupazioni.
inuò privatamente, fu quello del
co, e con tanto profitto, fino a leggere, in breve, i quattro
la nuova sala di studio nel primo
a fianco della casa Pinardi - dove
abitare, e vi restò sino alla morte -

4.9 Page 39

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56
I - Alla scuola di Don Bosco
il nuovo assistente fu il chierico Rua; mentre nella vecchia
camera presiedeva il ch. Vacchetta, il quale comunicava a
Don Bosco, nelle liste dei voti settimanali, che per giudicare
la sua condotta si rimetteva all'esemplarissimo Rua 8.
Come vigilava il giovane chierico perchè si osservassero
le regole tradizionali dell'Oratorio! Una lettera di un condi-
scepolo, in data 25 luglio 1854, accenna allo zelo con cui Rua,
da buon amico, l'aveva ammonito di alcuni difetti e manca-
menti. « Hai fatto benissimo - gli dice -- ed io ti ringrazio
di cuore, e guarderò, coll'aiuto del Signore, di mettere in
pratica i tuoi avvisi D.Poi, tentando, magramente, un'auto-
difesa, accenna a tutte le osservazioni, ricevute dal Servo
di Dio e cioè: che Don Bosco era al corrente di ogni sua pa-
rola men che delicata; che non viveva la vita dell'Oratorio;
che non faceva studio coi compagni; che evitava la compagnia
dei chierici; che non avvicinava mai Don Bosco, nè i gruppi
di quelli che lo circondavano; che non era troppo ortodosso
ne' suoi giudizi intorno alla lettura de' libri messi all'Indice;
che non frequentava, come avrebbe dovuto i Ss. Sacramenti;
e terminava così: << Mi raccomando alla tue orazioni, per im-
petrare la grazia di potermi emendare. Di' a Don Bosco, che
lo saluto di vivo cuore, che lo amo, e che gli protesto tutta
la stima possibile, e che gli sono obbedientissimo P.
E com'era così vigilante per il bene degli altri, era ancor
più attento sul contegno suo e sull'anima sua, che si studiava
di render sempre più esemplari.
a U n giorno - narra Don Francesia- lo si vide un po'
serio e quasi melanconico. Gli dissi con amichevole fran-
chezza:
a - Che c'è, mio caro? hai ricevuto qualche affronto?
1) - E'aiTronto, in questo caso, me lo son fatto da me.
Che vuoi? ho promesso' 'tante volte di non perdere più il
tempo e la pace nelle dispute, e quest'oggi non ho saputo
resistere, e mi son lasciato trascinare..... Ci ho messo un po'
- troppo del mio amor proprio, per trionfare, ed ho finito per
esserne malcontento.
i) Ecco un po' di spiegazione. Sovente-Don Bosco desi-
derava che si facesse circolo letterario tra i giovani accolti,
V - Il primo salesiano
57
ed anche fra quelli che venivano dalla città. Fra questi, ve
n'eran alcuni che si arrischiavano a far certe contese, anche in
latino. Non saprei, se fosse il latino di Cicerone, o di Sallustio;
ma certo era latino giovanile; e con che coraggio questiona-
vano! Anche il ch. Rua era tra loro, e sempre, non solo il più
corretto, al mio giudizio d'allora, ma anche il vincitore. Se
sosteneva una questione, era certo di vincerla. Ora in queste
dispute letterarie qualche volta ne andava di mezzo la pace,
e, secondo lui, la carità; quindi il proposito di non più con-
testare )) (I).
Con cotesta vigilanza- che il Servo di Dio ebbe, sempre
più perfetta, fino all'età matura - raggiunse il pieno dominio
di sè. in o"eni evento. Che fu. in vero, tutta la sua vita, se non
una iotta continua a tutto ciò che giudicava men perfetto?
Era l'ammirazione di tutti per il lavoro.
a Ciò che mi stupì - ci diceva Mons. Piano - ciò che
i stupì maggiormente quando entrai all'Oratorio, nel 1854,
sieme con Domenico Savio, fu il vedere che Don Bosco dava
e sue preferenze di lavoro e di occupazioni al chierico Rua,
ntre v'era qualcun altro, ad es. il ch. Rocchietti, un po' più
Ito di lui e dall'aspetto più atto al comando. Davvero che
mi faceva meraviglia il veder coteste preferenze per il chie-
rico Rua, ma poi mi accorsi, com'egli da tutti i giovani fosse
realmente temuto ed amato, come loro superiore e come rap-
presentante di Don Bosco, il quale, evidentemente, aveva per
lui una stima ed un affetto speciale D.
I1 medesimo ex-allievo ricordava anche, con quanto im-
no, il Servo di Dio cercasse d'imitare le virtù di Don Bosco;
e il suo aspetto, il tratto, il contegno, la riservatezza della
ona rivelassero la sua purezza illibata; come edificasse col
fervore della pie&, come a ricordo del mese mariano racco-
andasse ai giovani di scrivere accanto al proprio nome due
iziali sopra ogni libro di scuola, e precisamenteM. A., e cioè
Maria, aiutatemi! n. Sentiva già nell'anima l'eco della dolcis-
'ma invocazione che avrebbe poi ripetuto nel gran tempio
e Don Bosco doveva innalzare all'Ausiliatrice dei Cristiani?
Cfr.: Don iMicheZe Rzo, pag. 38.

4.10 Page 40

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58
-I Alla scuola di D a Bosco
Assistente generale dell'oratorio, nella sala di studio, in
chiesa, in cortile, in refettorio, incaricato della scuola setti-
manale di catechismo e della custodia dell'incipiente biblio-
teca dell'istituto, segretario di Don Bosco per la pubblica-
zione delle Letture Cattoliche, era anche il suo instancabile
amanuense: e nel 1854, sotto suo dettato, scrisse tutta la
Storia deli'ltalia, raccontata allu gioventù, dai suoi primi abi-
tutori sino aigiorni nostri, che vide la luce nel 1855
La sua attività, frutto di zelo e di fede, si svolgeva pure
negli altri Oratori, specialmente in quelio di S. Luigi Gon-
zaga sul Viale del Re, ora Corso Vittorio Emanuele 11, nelle
vicinanze di Porta Nuova. I1 chierico Ascanio Savio aveva
già abbandonato Don Bosco; il chierico Reviglio si recava
alllOratorio delI'Ange10 Custode; i chierici Francesia e Ca-
gliero e i pochi altri aiutavano Don Bosco a Valdocco: ed il
chierico Rua era zelante catechista all'Oratorio di S. Luigi,
sul Viale del Re. Quest'Oratorio, a cominciar dal 1849, quando
il teol. Giacinto Carpano passò alla direzione di quello del-
l'Angelo Custode in Vanchiglia, non aveva più avuto un
direttore propriamente detto, che se ne assumesse la responsa-
bilità. Questa era tutta di Don Bosco, che fu ben lieto di tro-
var dapprima il sac. Pietro Ponte, poi il teol. Felice Rossi,
ed ora il teol. Borel, ora il teol. Roberto Murialdo, che si pre-
starono, per un tempo più o meno lungo, chi a predicare, chi
a confessare, chi a dir Messa; e dal 1853 chi lo teneva al cor-
rente dei bisogni e dell'andamento dell'oratorio, era il chie-
rico Rua, che vi esercitò un vero apostolato. Nel 1854 Don
Bosco trovò un aiuto più lungo nel teol. Paolo Rossi, giovanis-
simo, ma ricco di abilità, di carità, di dottrina e di modestia,
che amava tanto predicar al popolo delle campagne, e in fine
si consacrò piìi stabilmente all'istruzione religiosa della gio-
ventù, sebbene avesse poca salute, ed un'acuta malattia gli
andasse minando la fibra.
Anche la salute dell'instancabile chierico era molto deli-
ta, e, umanamente parlando, c'era sempre il pericolo di per-
erlo; di frequente un ostinato mal di capo lo tormentava, e
imagrava assai. La vita stessa che faceva, era di gran sacri-
zio. Ogni festa, mattino e sera, andava e veniva da Valdocco
- V I1 primo salesiano .
59
all'Oratorio di S. Luigi, e da S. Luigi a Valdocco, facendo,
complessivamente, non meno di dodici chilometri, comunque
fosse il tempo. D'ordinario, arrivava a casa, a pranzo finito,
pallido, trasudato e stanco. I1 chierico Cagliero n'ebbe com-
passione, e disse a Don Bosco:
- Rua fa una vita impossibile; se continua così, si am-
E Don Bosco, immediatamente, dispose che a mezzo-
giorno si fermasse a S. Luigi, pagando il portinaio, perchii
desse al buon chierico un piatto di minestra calda. Una mi-
nestra e nient'altro; cui Michele aggiungeva un pezzetto di
carne, od una fetta di salame, o un po' di cacio, o frutta, che
portava con sè insieme con un pezzo di pane, da Valdocco.
Se Cagliero non fosse i n t e ~ n u t oa,vrebbe taciuto sem-
pre; ed era la meraviglia di tutti per il lavoro che faceva,.senza
pompa di sorta, umilissimamente, fede1 esecutore d'ogni desi-
derio di Don Bosco, quale si mantenne per tutta la vita.
Quasi ciò non bastasse, quell'anno ebbe pur l'incarico
di far scuola d'aritmetica agli allievi del prof. Bonzanino. Era
stato introdotto nel ginnasio inferiore lo studio dell'aritmetica
e del sisfema metrico, comparato coi pesi e colle misure an-
tiche; e (I nessuno può immaginarsi - scrive Don France-
sia - il guazzabuglio che ingenerava nelle menti del popolo
e della gioventù. Ma come Don Bosco aveva avuto la prero-
gativa di render facile e popolare il sistema metrico con una
sua operetta, allora assai ricercata ed apprezzata, così il chie-
rico Riia ne fu un felice espositore.
>) Allora io facevo la terza ginnasiale, e per me, e per quasi
iei compagni, quella benedetta aritmetica era un boc-
e difficile a inghiottirsi. I1 prof. Bonzanino domandò a
Bosco un insegnante speciale per quella materia acces-
ria, e Don Bosco ne incaricò il chierico Rua.
Non eran passati due anni (era poco più di un anno) da
' aveva lasciato quelle scuole, come allievo, ed ora vi
conle insegnante. Alcuni di terza ginnasiale si ricor-
o di averlo avuto vicino tra i banchi di scuola:
Ed ora - dicevano - gih nostro professore? come
re? sa egli la materia, che ci viene a insegnare?

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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60
I - Alla scuola di Don Bosco
» Mentre dai più vivaci si facevano queste ed altre que-
stioni, i più prudenti tacevano ed aspettavano: - Alla fin
fine, dicevano, è alla prova che si deve giudicare dell'abilità
di un individuo.
a Intanto il prof. Bonzanino ce lo presentò, come si suo1
dire adesso, dicendoci che i1 chierico Rua ci avrebbe inse-
gnato l'aritmetica e il sistema metrico decimale. E il bravo
discepolo di Don Bosco si acquistò facilmente la nostra atten-
zione, e seppe, così cortesemente, giostrare con qualcuno, che
voleva trattarlo quasi alla pari: -Miei cari, disse sorridendo
e con urriile fermezza, sarò sempre vostro buon amico, ma
per un momento sono incaricato a farla da maestro, e voi pro-
vate ad essere umili scolari!
)) La botta fece ottima impressione,,e nessuno fu mai più
visto disturbare; anzi non potevano cessare dall'ammirare la
rara abilità sua e la chiarezza nell'esporre... D.
Non abbiam ancora un'ordinata raccolta di tutti i mezzi che
Don Bosco, con cuore sacerdotale, guidato dall'ingegno e da
una praticità più unica che rara, usò per la formazione dei.
suoi. Nel 1854, fece appello alla loro buona volontà coll'in-
vitarli, artigiani, studenti e chierici, a dar un saggio, di pro-
pria scelta, di ciò che sapessero far di meglio, ad a consegnare
a lui stesso i lavorucci per farne pubblica mostra a co-
mune emulazione. I1 chierico Francesia ordì un poemetto
storico sulle vicende medioevali di S. Giorgio Canavese, sua
patria, ma non ebbe tempo d'estendere il fervido disegno;
e i partecipanti a! concorso si ridussero a due, un giovane
artigiano, che presentò a Don Bosco un'umile casseruola, ed
il chierico Rua, che gli consegnò una pagina del te-o greco
dei Ss. Vangeli, tradotta e diligentemente commentata. Don
Bosco ebbe assai caro l'uno e l'altro lavoro, e se ne servì per
spronare gli alunni a tesoreggiare i1 tempo, e a trarre il mi-
glior partito, tanto dalla scuola, come dall'officina; e pregò il
valentissimo cultore di lingue antiche, l'abate Amedeo Pey-
a dar private lezioni di greco al chierico Rua, per asse-
darlo nel desiderio di studiar quella lingua.
Tra i mezzi, usati da don Bosco per tener desta una santa
ulazione, ed avviare alla riflessione gli alunni, vi fu pur
-V Il primo salesiano
61
quello d'invitarli a indicare, con votazione segreta, chi giu-
dicavano il migliore tra loro. Faceva distribuire ad ogni alunno
un biglietto; e ciascuno vi scriveva il nome del prescelto, e lo
rimetteva a Don Bosco. La prima volta che usò questo mezzo,
fu nel 1 8<~ 4q,uando i ricoverati oltrepassavano il centinaio;
e i giovani e i chierici, vivendo la stessa vita di famiglia, si
consideravano e trattavano come fratelli. Raccolte ed esami-
nate le schede, risultò eletto, all'unanimità, il chierico Mi-
chele Rua!
Don Bosco attendeva il momento propizio per metter
mano ad un'altra opera, la più importante, la fondazione della
Società, che l'avrebbe aiutato nel nuovo apostoluto, rivolto
principalmente a vantaggio dei figli del popolo. L'Opera ini-
ziata con la grazia di Dio, ogni dì cresceva e andava meglio
delineando la sua fisionomia; ed egli sentiva sempre più il
bisogno di altre teste e di altri cuori, sorretti dallo stesso ideale,
che doveva cercar tra i ricoverati.
E la sera del 26 gennaio 1854, primo giorno del triduo di
S. Francesco di Sales, in forma semplicissima, tenne una me-
moranda adunanza a questo fine. Don Rua stesso ne redasse
brevemente la memoria: ((La sera del 26 gennaio 1854 ci
radunammo nella stanza del sig. Don Bosco, esso Don Bosco,
Rocchietti, Artiglia, Cagliero e Rua; e ci venne proposto di
fare, coll'aiuto del Signore e di S. Francesco di Sales, una prova
di esercizio pratico della carità verso il prossimo, per venirne
poi ad uiia promessa, e quindi, se parrà possibile e conve-
niente, di farne un voto al Signore. Da tal sera fu posto il
nome di Salesiani a coloro che si proposero e proporranno
tal esercizio n.
Quanta adattabilità in Don Bosco! chiese una prova d'e-
sercizio di carità verso il prossimo, prima di venire ad una
promessa! null'altro!
A quel tempo, le norme delJa vita coniune dei ricoverati
e le quotidiane pratiche di pietà eran già, su per giù, le stesse
che sono ancor oggi in vigore; la Società Salesiana era ab-
bozzata, e i primi chierici vivevan la vita dei giovani, prece-
dendoli col buon esempio.
I1 Servo di Dio fece qualche cosa di più: la meditazione

5.2 Page 42

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62
-I Alla scuola di Don Bosco
quotidiana. (I Di meditazione, - attesta Don Francesia -
non si parlava ancora, quantunque Don Bosco ci andasse pre-
parando anche a ciò, senza che ce ne accorgessimo. Tuttavia
si vedeva fin d'allora, con meraviglia, che il chierico Rua, arri-
vato a un tal momento, sospendeva ogni altra occupazione,
prendeva un vecchio libro, e, dopo un divoto segno di croce,
si metteva a leggere ad occhi fissi qualche punto, e poi vi si
fermava sopra..... Oh! come quel pio ufficio destò la nostra
curiosità! Non deve perciò fare meraviglia se, anche il giorno
prima che morisse, egli pensò ancora alla sua cara medita-
zione. A me, in quei trepidi istanti, si fece più viva la memoria
di quelle prime mattine di studio dell'anno scolastico 1853-54,
quando lo vedeva fare i primi passi in queil'aurea strada di
perfezione.....! n.
Nell'estate del 18.;~Torino fu visitata dal colera, e Don
Bosco, attesta Don - ~ u a ,l'aveva predetto qualche mese
prima: ((Nel mese di maggio annunziava ai giovani che il
colera sarebbe venuto a Torino, facendovi strage, e aveva
detto in pari tempo: - iVla voi, state tranquilli; se farete
quanto vi dico, sarete tutti salvi da quel flagello.
I) - E che cosa c'è da fare? - chiesero i giovani ad una
voce.
- )> Prima di tutto vivere in grazia di Dio; portare al
collo una medaglia di Maria SS. e recitare ogni giorno un
Pater, Aee, Gloria coll'Oremus di S . Luigi, aggiungendo la
giaculatoria: Ab omni malo, libera nos, Domine )>.
I primi casi del morbo si manifestarono verso la metà di
luglio; la città e il Municipio ricorsero al!a Vergine della
Consolata, ed il morbo infieri assai meno in Torino, che in
altre città e paesi del Piemonte, d'Italia e d'Europa. Tuttavia,
dal 10 a"gosto al 21 novembre, si contaron a Torino zjoo casi,
e 1400 i morti di colera.
Don Bosco rinnovò alla Madonna la preghiera di man-
ne immuni i suoi figliuoli, offrendosi vittima per loro;
il 5 agosto dava alcuni avvisi, ripetendo la promessa, fatta
tre mesi prima: (<Cazlsa della morte è il peccato. Se voi vi met-
terete in grazia di Dio, e non commetterete alcun peccato mor-
tale, vi assicuro che niuno di voi sarà tocco dal colera; ma se mai
,
V - Il primo salesiano
63
ostinato di Dio, e, quel che è peggio,
gravenzente, io non potrei pid essere garante
ro della casa I). Fervorosa pietà e
coscienza furono i frutti di questa
Bosco invitò i più grandicelli a
i colerosi, essendo stati improv-
i dall'Oratorio, a Borgo S. Do-
g@ è l'accennata Famiglia di
e n'era stata affidata la cura
disporre di 44 giovaniaiutanti,
figli, e di un sacerdote.
abilirsi a Valdocco una perla
oso, ,esemplare, Don Vittorio
o' più adulto di Don Bosco,
tranquillità della famiglia, ed
le sue energie all'opera di Don Bosco,
a profonda ainmirazione. Giunse la vi-
Maria SS.; e, il giorno dopo, comin-
e il sacro ministero, nelle vicinanze
rio, assistendo un coleroso.
, appena si seppe che Don Bosco disponeva d'una
infermieri, che compivano in modo
e il delicatissimo ufficio, furon tante le richieste
icipio, che non era possit>ile sod-
ra i generosi, che si prestarono a quest'opera eroica di
o e di notte, insieme con Tomatis, Artiglia, Turchi,
ni, furon anche Buzzetti, Rocchietti, Francesia e Rua,
e assistevano imalati nelle case private e nei lazzaretti, con
coraggio superiore all'età, e con tanto cuore da trionfar,
sempre, a benefizio delle anime degli infermi, della
e diffidenza loro.
carità avvampava,in quei giorni, ne1l'Oratorio. Mamma
ita, pregata da un giovane infermiere di dargli un
per coprire un povero, colpito dal morbo, non
o più un capo di biancheria (tutto era già passato agli
ici) prese una tovaglia dell'altare, e la porse al giovane,

5.3 Page 43

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I - Aila scuola di Don BOSCO
hn
-7
dicendogli: Prendi e corri! P. E non eran membra di Gesù
le livide membra di quell'infeiice?
Anche Michele si distinse per attiviti e per coraggio.
~ l ~ ab~itanti~nei p;ressi dell'accennato ospedale,
avevan deciso di spaventare con minacce e Con 'nsulti
quanti si recavano ad assistere gli infermi, sperando, che, ve-
nendo a mancar gli assistenti, anche il lamaretto in breve si
sarebbe vuotato. IJna sera mentre il Servo di Dio usciva dal-
l'ospedale per tornar a casa, ecco un improvviso frastuono di
grida: d&li!..... dagb.!.... e nello stesso tempo un fischiar di
sassi alla sua volta. Fortunatamente nessuna pietra lo colpì;
si
a correre, e, incontrate due guardie daziarie, fu in
salvo.
lnquella medesima estate egli fu testimone di un altro
fatto
la guarigione di Giovanni Cagliero, il
quale, colpito da febbri gastro-tifoidee, era in fin di vita.
Don ~ o si re~cò alcsuo~letto per prepararlo al passo estremo;
,,
posto il piede sulla soglia della stanza dove
Cagliem si trovava, s'arresta alla visione d'una luminosa m-
lomba, che fa più giri attorno alla stanza, stringendo un ra-
moscdieublivo col becco, si avvicina al morente, tocca le
sue labbra coll'ulivo, glielo lascia cader sul capo, e scompare-
B~~~~ s'avanza e contempla un'aitra scena: molti &-
vaggi i serrano attorno al letto di Cagliero. e 10 guardan
trepida& .... due, tra gli altri, d'alta statura e di poeamenfo
sul moribondo, lo fissano con ansia dolorosa.,.
Scompare anche la seconda visione; e Don BOSCO. amici-
,,dosi, dice sorridendo al caro alunno..... che non sarebbe
morto..... avrebbe vestito l'abito chiericale... avrebbe
raggiunto il sacerdozio..... poi, sarebbe andato lontano, lon-
t a O e i . e poi.....; parole, che furono una profezia.
Cagliero guarì, salì al sacerdozio, partì a capo della prima
spedizione dei NIissionari Salesiani, fu l'Apostolo della Pa-
tagonia, e poi il i o Vescovo, e poi il io Cardinale Saiesiano.
Cessato il colera, l'oratorio accolse una ventina d'orfa-
nelli, che, per la tenera età, formavan Una sezione a parte,
detta scherzevolmente la wlasse bassignana )), e godettero
delle speciali sollecitudini di Don Bosco. di Mamma Nlar-
V - i l primo salesiano
-3
eie, il quale, con premurosa carità, s'in-
di chiunque avesse bisogno di cure e conforti
dicembre si cantò il Te Deum; la parola di Don Bosco
ella casa era stato colpito dal morbo;
offerto vittima per tutti, una notte ne
sentito i sintomi, che in breve scompa&ero.
izione dommatica dell'Immacolata
SS.; e, per bocca di Domenica Savio,
iglior omaggio alla Madre di Dio, pro-
suo sublime apostolato. L'arie-
ici anni, accettato da Don Bosco il
le mani giunte e gli occhi fissi a[ volto
O ai piedi del suo altare, per consiglio
giorno della prima comunleiopnreo, mriepsestee,nfdaottepiaù sveoti.te aqnunei,stiel
precise parole: a M a ~ i av, i dono il mio cuore; fate che sia
pre V O ~ ~ Y OG.esù e Maria, siate voi semp, gk amici mi&! Ma,
P@' Pietà, fatemi morire piuttosto che mi accada la dfigraaia di
commettere un solo peccato! o.
Dopo tre mesi un'aitra scena, non meno commovente,
e più solenne ancora neli'intima semplicità, si svo~geva,nel
silenzio della camera di Don Bosco, attirando lo sguardo degli
lla §S. Annunziata del r85j; nella città e
Torino si festeggiava la proclamazione
del domma del1'1mmacoiata Concezione; e Michele Rua,
chierico studente del secondo corso di filosofia, inginocchiato
ai piedi del SUO padre e maestro, per suo consiglio ed invito,
privatmente faceva a lui voto di povrnh, di castità e di ubbi-
dienza, secondo il regime di vita, che da tre anni conduceva
all'Oratorio. La Società Salesiana quei giorno aveva il suo
primo alumo; e O Gesù, quando S. Pietro, prostrato
ai suoi piedi, gli disse: < Tu sei d Cesto, F&lio di D2.0 vivo! o,
rispose all'apo~t~lo:E tu sei Pieno, e iopra di questa pietra
- IO fabbricJ~erdla mia Chiesa! )), anche il povero prete di vai-
docc0 - ci si permetta il confronto nell'intimo tripudio
che gli traspariva dalla persona, com'ebbe Michele Rua pio-
- 5 Viro del Sereo di Dio Miehrle Rua. vol.1.

5.4 Page 44

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66
I - Alla scuola di D a Bosco
nunciato con devotissimo accento le sacre promesse, dovette
pensare e ripetere tra sè: « Tu sa'..... m semplice chierico, an-
cor tanto gboane; ma io..... già ho la certexxa di fondare sopra
di te la Società Salesiana! 9 ( I ) .
Ne! primo Salesiano, da quel giorno, la de-~ozioneper il
Maestro, e lo studio e l'imitazione de' suoi esempi, e la pra-
tica degli insegnamenti, non potevan essere più esemplari,
come dirà il tenore di tutta la sua vita. Anche i rilievi che
faceva, già in quel tempo, sulla santità di Don Bosco, sono
assai espressivi.
Osserva, ad esempio, il giovane chierico, che gli oppositori
di Don Bosco, a poco a poco, per il soprannaturale che scor-
gono nell'opera sua, si ricredono; e come le sue red dizioni si
avverino sempre, e quelle di morte; e quelle di guarigioni.
Ad uno de' suoi compagni, ricoverato nell'ospedale, c spedito
dai medici, il chierico Viale, Don Bosco raccomanda di fare
un triduo di preghiere, promettendogli che, tornando a visi-
tarlo, l'avrebbe trovato seduto sul letto in via di guarigione
completa; e le sue parole si avverano appuntino.
Rileva, che mentre i valdesi continuano a fargli terribile
guerra, egli raddoppia le sollecitudini per la loro conver-
sione. ed ha la gioia di ricevere un bel numero di abiure di
apost'ati e di na2 nella eresia.
Ammira lo zelo, con cui dispone i giovinetti ai Ss. Sa-
cramenti, alla Confessione, alla Cresima e alla S. Comunione,
e come la S. Messa nei giorni festivi sia da loro ascoltata con
gran divozione.
Comprende che il segreto di tali meraviglie è la sua eroica
carità, perchè ogni volta che incontra qualche giovinetto,
povero ed abbandonato, non manca d'interessarsi se sa fare il
segno della croce, e, trovandolo ignaro delle verità fondanien-
tali di nostra S. Religione, si ferma ad istruirlo con le più care
arol le, coronandole con qualche regalo e coll'invito a inter-
( I ) ~~~~t~ cerimonia si rinnovb privatamente l'anno dopo, quando il Servo
di ~i~ fece i voti triennali, e nel ,859, quando li ripetè; finche, come vedremo,
nel 1862
regolarmente insieme con altri confratelli i voti triennali,
e nel 1865 i voti perpetui.
-V I l primo sazeSìcn10
67
Vede,,che pur nei casi in cui qualche monello, piccolo o
grande, gli lancia un insulto, si mantiene calmo e sorridente,
e senza dar segno di rancore o di inquietudine, procura di
rivolgergli, amorevolmente, qualche parola.
Nota, che di giorno in giorno awampa il suo zelo per la
gloria di Dio, che non indietreggia di fronte ad alcun sacri-
fizio o pericolo, ma s'avanza con ardito coraggio in ogni im-
presa, quando la scorge necessaria per la salvezza delle anime,
certo dell'aiuto del cielo.
-E, sopra tutto, ammira in ogni istante la sua paternità
verso i ricoverati, con i quali s'intrattiene affabilmente, narra
ad essi racconti edificanti, prende parte ai loro divertimenti;
li ammonisce, confidenzialmente e con tanta carità, che questi
corrono in chiesa a far una visita al SS. Sacramento, e quelli
diventan più diligenti ne' loro doveri, più caritatevoli verso i
compagni, più raccolti nella preghiera.
Mercè cotesto studio, la vita del chierico Rua divien pre-
iosa innanzi a Dio e innanzi agli uomini. Da natura ha sor-
ti, di mente e di cuore; e, valorizzandolicon tanta
volontb sugli esempi di Don Bosco, il suo modo di vivere di-
iene così virtuoso, da poter stare alla pari con quello de' più
Nel 1855 il Signore lo visitò con febbri periodiche, che lo
gro e d'un colore che faceva compitssione; e do-
rle per qualche mese. Venute le vacanze, Don
ò a far ripetizione in casa Fassati, ed in quel
empo, insieme con le febbri, lo lasciò ogni altro incomodo.
Che se Dio l'avesse chiamato a sè in quegli anni, Don
bbe esitato un istante a proporlo a modello
Ia gioventù, come Domenico Savio.
<( Noi - diceva un ex-allievo dell'oratorio festivo di quei
mpi, Giovanni Villa - lo chiamavamo primogenito di
on Bosco, e lo stimavamo un santo, e si diceva che le sue
erano da ammirare, e tali da non potersi facilmente
- narrava il Card. Cagliero- che Don Bosco,
ndo del chierico Rua, ne faceva i più anipi elogi, fino a
ire che se il chierico Rua avesse voluto far dei miracoli, non

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68
I - Alla scuola di D a Bosco
aveva che a domandarli al Signore, che subito glieli avrebbe
concessi a; parole, che Don Bosco, come vedremo, ripetè più
volte negli anni seguenti.
I1 Card. Cagliero ricordava anche, che parlandosi delle
virtù angeliche di Savio Domenico, di Magone Michele, di
Francesco Besucco, e di altri, tra cui il salesiano Don Dome-
nico Ruffino, morti in concetto di santità, udì Don Bosco as-
sociarsi agli elogi che si facevano e in fine l'udì esclamare:
6 Però, oltre questi, ve n'ha uno (ed accennava a Don Rua),
che li supera tutti, e quando volesse, potrebbe far miracoli! )).
Ci diceva commosso Don Francesia, un giorno del 1922,
dopo aver compiuto la lettura della vita di S. Giovanni
Berchmans del P. Cross S. J.: Il chierico Rua fu una copia
fedelissima del santo giovane della Compagnia di Gesù. Se
egli pure fosse morto giovane, sarebbe stato un altro S. Gio-
vanni Berchmans; C se S. Giovanni Berchmans avesse rag-
giunto i 70 anni, quanto a santità di vita interiore sarebbe
stato*unaltro Don Rua u.
V I - Comincia il corso teologico
VI
COMINCIA I L CORSO TEOLOGICO
1855-1856.
... - Intraprende lo studio della teologia, e dell'ebraico. <r Eran tempi belli! ».
- Quanta nettezza in tanta powertù! - Singolare obbedienza del Servo
di Dio. - Sempre al lavoro! - È segretario della Conferenza di San
Vincenzo de' Paoli, fondata nell'Oratorio di Valdocco; e ne fonda
m a seconda nell'Oratorio di S . Luigi a Porta Nuova. - È presidente
attivissimo della Compagnia dell'lmmacolata, sorta per iniziativa
di Domenica Savio. - Don Bosco lo conduce a S . Ignaxio. - Muore
Mamma Margherita, e la madre del Servo di Dio entra a farne
le veci nelllOratorio. - Spirito di mort$cazione del Servo di Dio.
Al principio dell'anno scolastico 1855-56, i1 chierico Rua
cominciò il corso teologico, continuando a frequentar la
scuola del Seminario Arcivescovile. E non si trovò più solo
in classe, come il second'amo di filosofia; ma ebbe 8 compa-
gni i chierici dei corsi superiori.
Professori erano il teol. Francesco Marengo e il teol. Giu-
seppe Molinari, pii, dotti, zelanti.
I1 teol. Marengo, da vari anni era uno dei più assidui al-
l'oratorio di Valdocco, dove faceva il catechismo ai più adulti
con abilità e carità insuperabile. E il buon sacerdote crebbe
tanto nella stima e, quindi, nell'interessamento pe;l'Oratorio,
che Don Bosco, nel 1874, dando conto a Roma della Società
>
Salesiana, per ottenerne l'approvazione definitiva, parlando
di e alludendo al teol. Marenco, scriveva: ((Finora
sempre avuto uno dei più celebri professori del Se-
Arcivescovile, che venne e viene tuttora a dare le-

5.6 Page 46

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70
I - Alla scuola di Don Bosco
zioni lungo l'anno e, a suo tempo, dirige gli esami. Esso ap-
partiene alla Congregazione, come esterno )).
Anche il teol. Molinari era un vecchio amico di Don
Bosco; suo coetaneo, anzi d'un anno più giovane di lui, era
stato suo ripetitore di teologia in Seminario. Non aveva l'e-
rudizione e l'ingegno dei teol. Marengo, ma faceva scuola
egregiamente.
Sotto la guida di cotesti valorosi insegnanti, il ch. Rua
attese allo studio delle scienze sacre. E faceva sempre mera-
viglia la sua attività. Ogni giorno, si recava a scuola di teo-
logia in Seminario, due ore al mattino, e un'ora e mezzo alla
sera; di andava a dar lezioni al marchesino Fassati, e, due
o tre volte la settimana, a scuola privata di ebraico.
La diligenza che pose nello studio della teologia, oltrechè
dalla stima in cui l'ebbero professori e condiscepoli, risulta
dai quaderni ed appunti di scuola. Esatti, chiari, gran parte
in huon latino, essi son dawero una splendida documenta-
zione della serietà della sua applicazione, ed anche del
suo ingegno e del suo profitto.
Ci diceva il Card. Cagliero, che egli, studente di teologia,
non fu il solo a servirsi degli appunti del ch. Rua, nel prepa-
rarsi agli esami; ma anche altri trovaron facile e fruttuoso il
compiere lo studio su di essi: e che lo st.esso prof. Marengo,
nel pubblicare il suo De institutionibus the'ologicis,e il prof. Mo-
linari De Sacramentis in genere et in specie vollero vedere gli
appunti del Servo di Dio.
Cominciato lo studio della teologia, volle dedicarsi pri-
vatamente, anche allo studio dell'ebraico, per giovarsene
nell'interpretazione della Sacra Scrittura; e compì questo
studio, sotto lo stesso coltissimo professore, che gli aveva
date lezioni di greco: l'ab. Amedeo Peyron. I1 sac. Giacomo
Mezzacasa, salesiano, ricorda che il Servo di Dio, recatosi
nei 1906 in Sicilia, ed avendo sentito che egli stava ultimando
nuova traduzione dei Proverbi di Salomone, lo pregò a
rirgli il manoscritto, che volle portare con sè sino aMalta,
l ritorno, glie lo restituì, spiegandog!i, a una a una, le
tille che vi aveva poste di propria mano, e in fine dicen-
li: Questo libro è sempre stato il mio libro prediletto,
- V I ComUtcia il corso teoEogico
--
71
e la S. Scrittura il mio studio favorito. Avrei desiderato dedi-
carmi tutto alla Sacra Bibbia, se altre cure non me Io avessero
impedito t). E, come rievocando un ricordo lontano, prese a
trastullarsi coll'ebraico, infilando un gran numero di frasi e di
parole,
ancora
e:
il
m{(ioVeedbir,a-icog.liEdriacnevtae,msporiribdeelnlid!.o...-. Ccaogmlieeroriccoormdo-
poneva musica, Francesia infilava versi, ed io studiavo l'e-
sco, difficilmente, pernletteva che si lavorasse
dopo cena, perchè voleva che andassero tutti a riposare.
Invece, facilmente, dava il permesso di levarsi per tempo al
mattino: « E d io ricordo - ci diceva il Card. Cagliero - le
rigide mattinate invernali, in cui io e Rua, che abitava vicino
a me, ci levavamo alle quattro. Molte volte non avremmo
potuto lavarci la faccia, perchè l'acqua del catino era un pezzo
di ghiaccio; ma ci aggiustavamo, s'ap~vala finestra, si pren-
devano alcune manate di neve, e, con questa, stropicciandoci,
ripetutamente, e mani e faccia e collo, che divenivan fumanti,
splendida pulizia! Poi, io cominciava a suonar
a spinetta, e Rua a studiar l'ebraico. Erano studi accessori ed
ndividuali; e si compivano in ore rubate al riposo u.
L'umile soffitta di Michele era nota a tutti per la povertà
per la nettezza; e Don Bosco, un giorno, condusse un si-
nore fiorentino a visitarla. 6 La cameretta aveva un lettuc-
'o, un tavolo, spoglio di tutto, fuorche di un calamaio; e poi,
al suolo, sopra un'assicella, posata su quattro
attoni, una scansia di libretti e di quaderni. Quell'ordine
cornmosse quel signore, che, la sera, prima
'albnegrgraot,ulvaorslelenecoconnoslcueir..e...l'iRniqcuoirldinoochdei
quella
diceva:
ima deve aver mai questo chierico, che sa con-
re tanta nettezza in tanta povertà!
Però - aggiunge Don Francesia - più di un cosi bel-
ne materiale, quello che rapiva era la perfetta armonia
chierico Rua abitava nel nuovo fabbricato, eretto al posto della casa
a soffitta n. 7, di fronte alla scala centrale, Giovanni Cagliero la soffitta
vanni Battista Francesia la soffitta n. 12.

5.7 Page 47

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72
I . - Alla scuola di Don Bosco
del suo cuore, sempre buono, e cortese con tutti, e sempre
affezionatissimo al suo padre adottivo i> (I).
AquegIi anni, l'oratorio era davvero una grande famiglia,
nella quale, giovani e chierici, andavan a gara per avvicinar
Don Bosco: ed ogni mattina, era felice chi poteva, giunta l'ora,
arrivar per il primo in cucina a prendergli e portargli il caffk.
Un giorno gli prestarono questo piccolo servizio Bartolo-
meo Fusero e il chierico Rua; i quali, mentre Don Bosco
prendeva quel po' di bevanda, con quella confidenza che il
buon Padre ispirava, visto sul tavolino il suo orologio, lo tol-
sero in mano per osservarlo. Ed era naturale; era l'unico oro-
logio che esistesse in tutto l'oratorio! Ma, in men che non si
dice, ecco che..... loro sfugge di mano e batte per terra! Al
rumore del cristallo infranto, Don Bosco si volge col suo
inalterato sorriso, e, con tono scherzevole:
- Ora -esclama- a compenso bisognerà stare un mese
senza colazione!
Passano alcuni giorni e, accompagnato dal chierico Rua,
egli si porta a casa Montmorency, a Borgo Cornalense, e sa-
pendo di far cosa gradita a quella famiglia, ci va, com'era so-
lito, anche a dir messa.
Uscendo di cappella, uno dei de iaaistre, il giovane conte
Eugenio, si avvicina al chierico e gli dice:
- Lasciamo Don Bosco a far colazione con la Duchessa
e con papà: noi giovani andiamo da soli in altra stanza.
E lo conduce ad una tavola che pareva imbandita, non per
una colazione, ma per un lauto pranzo.
- Mi scusi - osservò con umile disinvoltura il buon
chierico - io non posso prender nulla, non posso.....
- AIl'Oratorio, gli rispose amichevolmente il giovane
conte,
-
ella
Mi
può far come
perdoni; ma
vuole, qui deve farmi
non prendo nulla.....
cnoomnpapgonssiao......
non posso prender nulla!
A quella resistenza il conte Eugenio s'alza, va nell'altra
ala, ed espone la cosa a Don Bosco, il quale, meravigliato,
ne chiede la ragione a Michele. E questi:
VI - Comincia il corso teologico
73
- Sa, signor Don Bosco.....
- Che cosa?
- Quella mattina..... l'orologio.....!
- Oh! che buon figliuolo! - esclama sorridendo il buon
Padre; -e lo manda a far colazione, non senza narrare l'epi-
sodio a quei signori.
- Con Rua non si scherza!-commentava Don Bosco -
bisogna che io stia sempre attento a misurar le parole, perchè
è d'un'ohbedienza e d'una precisione singolare!
Un altro campo si era aperto allo zelo dell'instancabile
chierico nell'oratorio di Valdocco e in quello di S. Luigi:
la cura delle Conferenze di S. Vincenzo de' Paoli. Don Bosco
pensò d'istituire una conferenza a Valdocco fin dal 1854, non
tanto per gli-aiuti che ne avrebbero avuto gli alunni soccorsi e
Ie loro famiglie, quanto per educar a cotesta evangelica forma
d'apostolato i migliori dei suoi. Rua ne fu eletto segretario,
e zelò La costituzione di un'altra conferenza nell'oratorio di
S. Luigi. Ed il Conte Carlo Cays, deputato al Parlamento
Subalpino (I), eletto presidente del Consiglio Superiore delle
Conferenze, stabilite in Piemonte, 1'11 maggio 1856, solen-
nità di Pentecoste, riconosceva le Conferenze erette nell'ora-
torio di S. Francesco di Sales e di S. Luigi, ponendole sotto
la protezione del Consiglio Superiore; e dichiarandole annesse
le includeva nelle ripartizioni dei sussidi erogati dal Consiglio
Superiore, che permettevano ai giovani soci d'esercitare la
carità in forma più larga e tangibile. In quest'ambiente il
Servo di Dio venne a conoscer meglio i bisogni spirituali e
materiali del prossimo, e prese a rifletter seriamente ai mezzi
di prowedervi. I1 suo zelo trovò campo di spiegarsi mag-
giormente anche tra gli interni.
La domenica 8 giugno 1856, nella chiesa dell'oratorio,
all'altare della Madonna del Rosario, si svolgeva una toc-
cante cerimonia.
I) I1 Conte Carlo Cays di Giletta e Casellette, grand'amico e ammira-
di Don Bosco e del Servo di Dio, il z3 maggio 1877, alla vista d'una stre-
tosa grazia, ottenuta dal Beato con la benedizione di Maria Ausiliatrice,
liberava d'entrare nella Pia Società, e l'anno dopo saliva al sacerdozio. Mori
nte, come vedremo, il 4 otwbre 1882, nell'Oratorio, a 69 anni. , :

5.8 Page 48

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74
-I Alla scuola di Don Bosco
Un drappello di alunni, dopo essersi accostati ai SS. Sa-
cramenti, decisi di professar alla Madre di Dio una divozione
filiale, col consenso di Don Bosco, si univano in società, fa-
cendo tre propositi: I) d'osservare rigorosamente le regole
della casa; - 2) di edificare i compagni, ammonendoli cari-
tatevolmente, ed eccitarli al bene, con le parole, e, più ancora,
col buon esempio;- 3) di occupare esattamente il tempo.
(1 La società-diceva l'ultimo articolo del Regolamento-
è posta sotto gli auspici dell'Immacolata Concezione, di cui
avremo il titolo e porteremo una devota medaglia. Una sin-
cera, filiale, illuminata fiducia in Maria, una tenerezza sin-
golare verso di Lei, una devozione costante ci renderanno
superiori ad ogni ostacolo, tenaci nelle risoluzioni, rigidi
verso di noi, amorevoli col nostro prossimo, ed esatti in tutto a.
I cari giovinetti lessero insieme il Regolamento, che ter-
minava con un'affettuosa supplica alla Madonna, perchè bene-
dicesse i loro sforzi, giacchè l'ispirazione di dar vita a questa
religiosa Compagnia era tutta sua. In simil guisa, « d a Lei
confortati, speriamo d'essere l'edificazione dei compagni, la
consolazione dei superiori, diletti figliuoli di Lei. E, se Dio
ci concederà grazia e vita di poterlo servire nel sacerdotal mi-
nistero, noi adopreremo tutte le nostre forze, per farlo col
massimo zelo..... v.
Presente alla commovente funzione era un giovane chie-
rico, eletto, all'unanimità, presidente della nuova Compagnia:
Michele Rzta; e il giovinetto che ne aveva concepito l'idea,
nel desiderio di far qualche cosa in onore della Madonna,
e di farlo presto perchè temeva che gli mancasse il tempo n,
come difatti gli mancò, essendo morto l'anno appresso, a
15 anni, era Domenico Savio! E bello quest'iilcontro di due
anime, piene di carità e così bramose d'accenderla in altri
cuori!
E Domenica Savio e compagni - tra cui ricordiamo Gio-
vanni Bonetti e Giuseppe Bongiovanni- ebbero nel chierico
Rua non già un presidente ad Aonorem, ma un assiduo e ze-
lante ispiratore delle opere di carità, che ciascuno si assumeva
nelle radunanze o conferenze settimanali, in conformità delle
raccomandazioni di Don Bosco.
V I - Comincia il corso teologico
75
Questi, letto il regolamento (nel quale si sente, qua e là,
vibrar l'anima di Giovanni Bonetti, il futuro direttore spiri-
tuale della Società Salesiana), non s'era limitato a dichiarare
che le promesse in esso contenute non avevan forza di voto e,
quindi, non obbligavano sotto pena di colpa, veniale, nè
mortale, ma vi aggiunse queste norme pratiche: - Nelle
conferenze si stabilisca qualche opera di carità esterna, come
la nettezza della chiesa, l'assistenza o il catechisnio di qual-
che fanciullo più ignorante; - non si aggiunga alcuna pratica
religiosa senza speciale permesso dei superiori;-si proponga,
per iscopo fondamentale, di promuovere la divozione verso
Maria SS. Immacolata e verso il SS. Sacramento.
Non è facile, in poche linee, dir il bene, che con l'esempio,
la parola, e la silenziosa attività dei soci, compì il pio sodalizio;
ci vorrebbero molte pagine. Non vogliam tacere questo par-
ticolare. Fin dal 1856, per iniziativa dei primi soci della Com-
pagnia, tra cui, insieme col eh. Rua presidente e Domenica
Savio, ci è caro ricordare gli alunni Giovanni Bonetti e Cele-
stino Durando, sorse la così detta compagnia dei toc, o dei
pezzi di pane, che raccoglievano con diligenza dovunque li
vedevano trascurati o dispersi, sulle mense e in cortile, e dei
quali si cibavano di preferenza, per ispirito di povertà e di
mortificazione.
I1 19 luglio, insieme con tre compagni, Michele accom-
pagnò Don Bosco al Santuario di S. Ignazio, per un corso di
esercizi spirituali; e Don Bosco, che aveva continuamente ri-
volto il pensiero al profitto degli alunni, anche di inviava
all'oratorio due domande da sottoporre ad essi, promettendo
un regaluccio a coloro, che al ritorno gliene avrebbero dato
un'adeguata risposta. I quesiti erano questi: ((Che cosa im-
l'aver dato Iddio all'uomo un'anima sola? Come si chiama
che non procura di salz>arEa?B.
odeste domande, come altre che soleva proporre di fre-
te, in pubblico e in privato, ai suoi figliuoli, facevan tanto
ne' giovani cuori; e Michele, che non lasciava cader
illaba di Don Bosco e si faceva un dovere di ~raticarne
siglio, dovette meditarle a lungo, ed averne accesa
ropositi sempre più generosi.

5.9 Page 49

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76
I - Alla scuola di Don Bosco
Ma un grande spavento l'attendeva alla fine di quel sacro
ritiro. L'ultima mattina, prima ancor dell'alba, si scatenò un
terribile temporale, e il fulmine cadde sul roinitaggio, e pre-
cisamente nella casa del cappellano, dove alloggiava Don
Bosco. Questi già s'era levato, e si trovava nella piccola ter-
razza coperta, dove precisamente cadde il fulmine. Per gra-
zia di Dio il colpo non fu mortale: ma grande fu il dolore di
Michele, quando apprese la notizia, e nel veder Don Bosco
scendere, zoppicando, dal colle.
Nel novembre di quell'anno, l'oratorio subì una grave
perdita. La madre di Don Bosco, Mamma Margherita P,
cadde malata, e in breve fu agli estremi. Com'ebbe ricevuto il
S. Viatico, volle a sè il figlio Don Giovanni, e gli confidò
quanto aveva raccolto nell'anima, vigilando sull'Oratorio con
cuore di madre.
- T i parlo, gli diceva, con la sincerità, con la quale ti
parlerei in confessione..... Sta' attento..... Non cercare, nè ..
eleganza, nè splendore nelle opere..... Hai vari che amano la
povertà negli altri, non in stessi.....,mentre l'insegnamento
più efficace è far quello che si comanda agli altri. La tua fa-
pmoivgeliratà.s.i...conservi nello stato suo proprio, che è quello di
Dopo altre confidenze e sagge riflessioni, gli diceva che
sui chierici Rua, Cagliero, Francesia, e Durando, poteva fare
ogni assegnamento, che sarebbero stati suoi validi e fedeli
collaboratori.
La mamma del Servo di Dio, Giovanna Maria Rua, ap-
pena mamma Margherita cadde malata, corse a prestarle la
più delicata assistenza sino all'cstremo respiro; e Don Bosco,
fin d'allora vide la necessità di un istituto femminile, che,
a fianco dell'oratorio e delle future case salesiane, compisse
per i giovani ricoverati gli uffici propri della donna in ogni
ben ordinata famiglia; e, intanto, fu lieto d'accogliere stabil-
mente nell'oratorio la madre del Servo di Dio, la quale,
al 1853, abbandonata, come s'è detto, la R. Fucina delle
anne, s'era stanziata accanto l'Oratorio, in casa Bellezza, la
mosa casa di via della Giaudinieva,già covo d'immoralità e di
zio, che Don Bosco aveva distrutto prendendo tutta la casa
V I - Comincia il corso teotogico
77
in affitto. Alquanto inoltrata negli anni (ne aveva 56), ma ro-
busta, di senno virile, di pazienza ammirabile, di gran morti-
ficazione e di gran pietà, era degna di chi l'aveva preceduta; e
i giovani ebbero, anche per la nuova tmammau, rispetto e
venerazione filiale. L'egregia donna si compiaceva di usare
special cura verso gli alunni più poveri ed ignoranti.
Michele andò lieto della risoluzione materna, non tanto
perchè avrebbe avuta la mamma con sè nell'oratorio, ma
perchè ella generosamente sposava i suoi stessi ideali. Ogni
altro, grazie alla vicinanza materna, avrebbe goduto, anche
senz'accorgersene, qualche particolare delicatezza o riguardo;
Michele giammai! Osservantissimo del regolamento, aborriva
ogni eccezione.
Una cosa che non pot&impedire, fu che la mamma non
facesse, a quando a quando, una visita alla sua soffitta, men-
tr'egli era assente, per vedere se almeno aveva il necessario.
E la brava donna, più volte, ebbe a rammaricarsi che il figlio,
per spirito di mortificazione, non faceva uso del materasso,
che metteva per terra, ben arrotolato in un angolo. Ed ella,
ogni volta, gliela riponeva ed accomodava sul letto; ma tor-
nando dopo qualche giorno ad osservare, lo ritrovava nuo-
vamente per terra. Se ne lamentò con lui ripetutamente, non
volle ammettere le scuse che dormiva egualmente bene, anche
senza materasso e, in fine, potè indurlo a servirsene.
U n alto spirito di mortificazione accompagnò il Servo di
Dio in tutta la vita.

5.10 Page 50

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1 - Alla scuola di Don ~ o s c o
PREDICHE GIOVANILI
Esemplarità del Servo di Dio. - Ha la responsabilità dell'oratorio di
S. Luigi. - A h n e prediche di quel tempo. - Don Bosco dispose che
i chierici, entrando in teologia, cominciassero ad esercitarsinell'espmre
la parola di Dio. - Pregi delle prime prediche del Servo di Dio. -
La prima è contro l'ozio. - (i L'ozio è dannoso al corpo, agli interessi
temporali ed all'anima». - Apostrofi finali alla Madonna. - Testi-
monianza del Card. Cagliero. - T (< anti vanno all'inferno per il
cattivo esempio*. - u Fuggite quei compagni, che dànno esempi d'ir-
religione, d'immodestia, e d'insubordinazione>>-. « L e battaglie più
gravi, che ogni uomo deve combattere, son quelle contro le cattive
inclinazioni». - u Gu& a chi si accosta ai Santi Sacramenti per
abitudine ».- I1 chierico Rua, entrando nel primo corso di teologia,
comincid ad accostarsi alla S . Comunione ogni giorno. - Il Servo di
Dio Leonardo Murialdo prende la direzione dell'Oratorio di San
Luigi. - Una lettera del chierico Rua. - Aiuta il Teol. Murialdo
sino al termine del 1857; quindi passa all'Oratorio dell'Angelo Cu-
stode in Vanchiglia. - Continua a presiedere la Compagnia dell'lm-
macolata. - Suo zelo per la frequenza alla S. Comunione. - Fa scuola
di Vangelo ai chimici.
<<cEonsuetudine - scriveva il dott. Don Francesco Cer-
ti, salesiano - è consuetudine, pressochè generale, che,
ll'elogio de' grandi trapassati, si stenda un velo pietoso, un
o sui primi anni della loro esistenza; che il fanciullo, questa
pida speranza della famiglia, della religione, della patria,
ell'umanità tutta quanta, che in esso rifiorisce, in esso si
V I I - Prediche giovanili
rinnovella di novella fronda, lo si passi in silenzio, in quella
appunto che egli, vago fiorellino, lieto volge il calice al raggio
animatore; che l'età più sorridente e più preziosa della vita
non la si debba ricordare, perchè troppo pochi san coloro che
riescono a tragittarne il pericoloso torrente senza risentirne
conseguenze più o meno funeste..... Ma, viva Dio, parlando
di Don Rua, non c'è bisogno di far uso di quest'arte, non
so se retorica, o pietosa 1) (I). Parlando di Michele Rua, non
c'è bisogno di tacere, o di sorvolare, nè sulla fanciullezza, nè
sulla giovinezza, su altro tempo della vita.
L'anno scolastico 1856-1857 fu assai laborioso per il
Servo di Dio. Il pio e caritatevole teol. Paolo Rossi, da tre
anni direttore deli'oratorio di S. Luigi a Porta Nuova, colto
da copiosi sbocchi di sangue, cessava di vivere il 5 novembre
1856, a 28 anni! Benchè così giovane era già un modello di
ita sacerdotale, per l'angelica vita, per l'ardore della carità.
l'ingegno riflessivo ed acuto,.per una larga cultura, con-
a ad una singolare modestia, e, soprattutto, per tanta
enza che lo faceva un uomo maturo. Era iin caro imitatore
Bosco, amatissimo dalla gioventù; e il ch. Michele Rua
mpagnò la salma all'ultima dimora, insieme con tutto
ratorio, e prese a supplirlo interamente, non trovando
on Bosco un altro sacerdote, pronto a prenderne la dire-
o, continuando ad aiutare Don Bosco
note mansioni di insegnante e assistente
studio della teologia e dell'ebraico, aveva ag-
osito di prepararsi all'esame di maestro: e tra
ovanili, conservò, con ladata (li quell'anno, il pro-
occupazione, grave e pesante, che si pro-
o a luglio, non glie lo permise. Appena il teol. Rossi
tto a lasciare la cura dell'Oratorio, il pensiero dei
o, della frequenza dei giovani, dei loro trat-
', della loro istruzione morale e religiosa, gravò in-
Rua. Aveva un forte aiuto nell'aw. Gae-
Don Michele Rua: elogio discorso funebre, pag. 7.

6 Pages 51-60

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6.1 Page 51

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i,;.
$
""
I - Alla scuola di Don Bosco
g!i,'
tana Bellingeri, al quale, d'accordo con Don BOSCOla,sciava
la più ampia libertà d'azione; ma cambiava quasi ogni do-
__ica il sacerdote che andava a celebrarvi la S. Messa, e il
iù delle volte e* il ch. Rua che faceva ai giovani anche un
P di predica o d3istruzionein comune. Peccato che non ne
PO'
'un
gli appunti: come ci farebbero comprendere la
bellezza dell'anima sua!
possiamo, tuttavia, farcene un'idea, e un'idea precisa. non
di a base di semplici ricordi, o di studiate ipotesi, ma con la
scorta di autentici documenti. Abbiamo alcune predich?
,l tempo, scritte su piccoli quaderni e SU fogli umilisslml.
che attestano qUdfosse fin d'allora il suo amore alla poverth-
sonomezzi fogli di carta da lettera raccolti dalla corrispon-
dema di B ~o di ~lavori~di scu~ola, s,critti non solo dnl
lato bianco, ma anche attorno agli indirizzi delle lettere e d
nome cogncme apposti sulle pagine; e tutti, come appare
date e dai timbri Postali, appartengono agli anni 1856 e
1857 (') Tre
quaderni Contengono tre predichette
morali, sull.ozio, sui compagni e sulle cattive inciinazioni, e
tre brevi discorsi sacri, sopra S. e l i a , S. Agosiino e la M*
donna del Rosa&: sei composirioni semplicissime, ma di
proprio ex &mdantia cordis, e quindi interessanti.
Li iit rollmmo nel ,P..i, dopo ii mane d i sacerdote.Do.n Angelo
di
mcmaria, dopo rrgietnrio particolare
~ ~vecclhia ialms8
pravvisse di quattro anni.
del serv
~ (di cui
o di
poco
D ~ c ,al quale so-
docnuoivfeunnperreofeatbto-
battute due pareti) nella quale Don Rua dimor? daU'annp, ln oneo, era
d e l l ~ ~ r a t o r ifoin,chè ad abitsre presso l'anticamera di
ior parte
m,t, quasi dimenticata una scansia, piena di carte e di libri, la magg
. d$etaintzeamdpai ldlei cose ~velcc~hi~e ~e ~fMu.onrtittodi'Du.soon, LPaUg'forO. PcPhoi >s'in.ca.ricbtrdoippSBoO"r~i"'fletterlea:
gettb nella
SOIO 1s maggior parte dei VCCC? 11br~ma anEchlae stessa
fasci di carte, ov2eranoanche lettere e documenti l"erDesosanntB'. onetti, l'altro
. sorte sarebbe toccata a due pacchi di quaderni, uno
del seI,,o di ~ i n~on ,fossero rimasti protetti da un
,
assicella
girevole
su
be
stessa
d'un
la quale, tenuta
Lenti centimetri di
ferma
fondo
da
tra
un
il
mcuhrioodeinloa, jcf.aocvaev.adecllraedsecranvsquiauo,atosdioltvouet,tsopqauz'ea:rsai
sempre in +di, lavorb per tanti anni i1 se?:o di Du'Oan. dEo, avuto sentore dello
t. messo nei sacchi e mandato alla cartiera, 9 ua~cheP ~ " o ~do~cumento
mbero, corremmo a vedere, fiduciosi di trovar q .
arrivammo a tempo... per constafare quel yndalismo
f.ortunatamente,
dosumenii gi&buttati nei certi ed a rcopriie quaderni
di
appartenenti agli anni in cui attese agli studi.
-
~.
or
Don Bosco voleva che i suoi chierici, dopo il primo anno
di teologia comin~ias~ear0tener qualche sennoncino durante
il mese mariano, che si compiva in forma qua, privata,
all'altar della Madonna dei Rosario nella Chiesa di S. Fran-
cesco di Sales, ed altre volte in questa od in quelliltra ca.
merafa, prima di andar al riposo, in preparazione alle feste più
tsiotolelanrnei ddeellllaa cMamadeorantnaa. ,Reuan,eldloecviliisgsiiliime oe andelolegnidesiddeelrisoandtoi
D o ~ o ~nocn e~sit,ò a darsi a così utile esercizio, e vi riusCj
bene, aumentando l'alto prestigio nel quale era comune-
mente tenuto. I suoi sermoncini avevano iin non $0 che di
specia". che piaceva ai giovani e faceva del bene.
I pochi che ci restano, debbono essere stati recitati in
ldocco, e bastano a farci comprendere co, fin d'ailora,
aima sua riboccasse di quella pietà semplice ma profonda,
d' quella Cura Per la propria perfezione, e di quello zelo per
salute delle anime, che caratterizzarono il suo ministero
cerdotafe. Non lenocini, o vuota pompa di prole;
di bei passi d'autore, e si che aveva buon gusto e me-
morW fe1icissima; ma in ogni discorso, in ogni pagina e, po-
emmo dire. in ogni periodo. si vede il riflesso d-L11a sua
ente e del suo cuore, ricchi di carità e cordialità, e insieme
i zelo e discrezione mirabili.
Le insistenti raccomandazioni di Don Bosco e gli esmpi
giovani di virtù non comune, che la Divina Prowidwa
viava all'oratorio, rendevan naturale la vita di pietà a
anti vivevano ndl'Istitut0; l'aria stessa, per così dire, n.era
P'- Ma come avviene dappertutto, anche negli ambienti
osi, specie tra i giova~in,on sempre la pie& è ben inresa,
unta all'adempimento degli altri doveri; ed allora
a ~alliareun'indoie pigra ed indolente. E quindi di ca-
importanza, ammessa la pietà come base, insistere come
Vo
, SUI dovere dei lavoro assiduo, che è
0 dire sull'adempimento di tutti i doveri individuali,
6"' tenlperaiua cristiana, cioè sulle grandi e piccole
cazloni, che in un ambiente di libero movimento, quale
e da molti si vive come in famiglia, sono a cia-
Souo di Dio 'Miiri~UR,, voi.I .

6.2 Page 52

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82
- ~ 1 scu1 ota~ di Don BOSCO
Le raccomandazionipiù insistenti di Don Bosco erano due'
lauoro e temperanza; e le stesse, sostanzialmente, a-an fin d'a!-
lora le raccomandazioni di chi lo studiava e si sforzava di
imitarlo.
infatti, dopo la pietà, il primo pensiero e la raccomanda-
più viva del chierico Rua è il lavoro. La prima predi-
chetta che scrive, o almeno la prima in ordine cronologico,
di quelle che ci restano, è appunto sull'ozio. DOPO
estesa, vi torna sopra, vi fa delle aggiunte per renderla più
suo pensiero, e pazientemente la Ticopia.
(( ~~~~~~~~d~io - diceva- di quanta importanza sia
l'ozio e
fin dalla fanciullezza al lavoio e
penso di trattenervi quest'oggi su questo
e asnchè d'ora
farò vedere che
innanzi
l'ozio &
abbiate l'ozio in
dannoso'af corpo,
ègrdaanndneosoorrore*inv-i
teressitemporali, e più poi è dannoso alvanima.
voi
E
che
dannoso
gli
al
corpo. Se un gjovane
A poco a poco si fa
sdiedbàolael,l'olezisou, esafoperztee
vengono meno,
gere fatiche,,...
e in
Chi
poco tempo diventa inabile alle
forte, robusto? colui che fin
più
gleiog--
vinezza si è avvezzato a lavorare.
a ~~~l~~~ozioso non gode mai alcun vero piacere, l'Oichè
è sempre svogliato e gli stessi divertimenti
~~~~d~ è, che la ricreazione e il riposo ci
gli recano
paion
gnraaudsietai.?
dopo la fatica. Quando un giovane ha compiuto tutti i suoi
doveri,
perchi:
non ha
aalllloornraaieènptreovcaheu1nd0itvenenorgonaepisinsaecpreernpeaiù.nMeslgarriiSdceareltoaarrsdiicariaeglaqezunioaitnnoetroiè
prolungata, allora comincia a dispiacere. Ora pensate un po'*
come dovrà esser noioso il tempo ad un giovane che sta
, pre senza far niente.
E non crediate che la vita di chi fatica sia una vita cat-
tliavvalt.oe~rmodiièveg~vniàiiaap,cop~csaseodr uatoci cdeirdtui,ardreei,r,eucdnhaedapilvecerurnctihim,iclehanevtoomr;aamicnoeonnntrPea!s?l'steano
così tristi, malinconici ed annoiati, come quando sono
r o z i o , adunque, si dovrebbe gia fuggire anche per
- VII Prediche giovanili
83
soli mali che arreca al corpo. Ma fossero solamente questi!
Ma no, sono ancor maggiori, se si considerano rispetto
interessi corporali. E proverbio, da tutti conosciuto, ehe chi
dorme non p$ia pesci ..... E come volete, che faccia fortuna
colui che non fa mai niente? Se avesse dei beni di fortuna,
sarebbe in breve ridotto all'ultima miseria..... E allora?
osando stender la mano per chiedere I'elemosina, amiene, che
non avendo di che alimentarsi, si da a rubare, a percuotere, e,
talora, persino ad uccidere. Ma voi sapete che per questa via
non si può durare lungamente; e, se alcune volte ne va impu-
nito, tardi o tosto sarà preso e cacciato in carcere, dove, oltre
ai mali che dovrà patire, sarà d'obbrobrio ai parenti e ai com-
pagni che prima aveva, e fortuna per lui se non avrà a finire
la vita in esso, oppure sul patibolo. Di tutti quelli che si ve-
dono giustiziare, {alloraera ancora in vigore la pena capitale],
psaupnettoe?vDoi'ocrodmineaaribob.i.a..n.ocionncot0misntacriaetoinpoezrigoi)u).ngere sino a tal
((E i mali che ne provengono all'anima sono di gran *
clunga maggiori. Tutti sanno che l'ozio è il
di tutti i vizi.
hi non si da al lavoro, lascia nascere nel suo cuore tutte le
passioni. E questo è naturale, giacche l'ozioso, d'ordinario,
s'accom~agnacon amici suoi pari, i quali tengon con lui cat-
tivi discorsi e gli insinuano ogni cattiva massima. ora,sic-
come chi pratica coi buoni diventerà anch'esso buono, e chi
ratica coi cattivi diventerà anch'esso cattivo, yozioso,
re con i cattivi compagni, non potrà a meno che
ar anch'esso cattivo. Inoltre il denionio srappfofitta
0 in cui uno sta in ozio per assalirlo colle sue
è allora appunto, che fa maggior breccia nel
ente della gioventù; ed è appunto nel tempo
io, che si tengono in mente i cattivi pensieri,
iIlparoraggeitotin,ee..c.o..sr).ì si comincia a peccare, anche
ride in paragoni ed esempi, antichi e recenti, per
sti pensieri: « L'ozio, è quello che conduce
Peccato in peccato, finchè giunge alla eterna dan-
..11Signore ci ha date le braccia, le mani, le forze, e
coltà, afinchè noi lavoriamo; e noi siamo Obbligati

6.3 Page 53

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l
84
I - Alla scuola di Don Bosco
l
ad eseguire la sua santa volontà a. E, fatto un breve accenno
all'attività di Maria SS., la quale occupava il tempo, che le
sopravanzava dalle cure quotidiane, a pensare alle parole del
Figlio Divino, termina con quest'esortazione: << Ah sì, cari
fratelli, quando non sapete che fare, leggete libri buoni, pen-
sate e meditate le massime che avete udite predicare, ripen-
sate ai proponimenti già tante volte fatti e ai mezzi di metterli
in pratica. Se così farete, non potrete fare a meno, che di avan-
zarvi, a grandi passi, per la via della salute )>.
Anche un altro discorso, quello sui compagni, più breve,
più ordinato, e più denso di pensieri, si chiude con quest'a-
postrofe alla Madonna: << Oh Maria, iMadre benignissima,
noi, fin da questa sera, vi professiamo la più cordiale affezione,
onde voi n'poygiate il vostropotente aiuto, per poter guardarci
dai cattivi compagni, e stringere amicizia coi buoni, e così,
dopo esserci mantenuti mai sempre vostri divoti, giungere in
loro compagnia a vedervi finalmente nel bel Paradiso I>.
Ci diceva il Card. Cagliero che il chierico Rua, nel 1856,
quando era alunno del 10 corso di teologia, fece più volte il
discorsetto del mese di maggio nell'oratorio di S. Francesco
di Sales; e le accennate apostrofi ne son la conferma.
Dopo il lavoro, un'altra grande raccomandazione del gio-
vane chierico - indice anch'essa dell'anima sua - è la ne-
cessità della prudenza e della fortezza cristiana per la fuga
deik occasioni cattive. Nel discorso sui compagni, dopo un
accenno all'inclinazione naturale a vivere in società, dice della
prudenza che tutti, ma specialmente i giovani, hanno da usare
per guardarsi dai cattivi e frequentare solamente i buoni, per-
chè la gioventù (( fa quasi ogni sua opera per imitazione )>, e,
quindi, « se vede buone azioni, farà buone azioni t>; ma (1 se
ha sotto gli occhi, se non azioni cattive, non farà che azioni
cattive n; e scende a dimostrare, con efficace chiarezza, il do-
vere di fuggire le cattive compagnie.
(I Vedete voi quel giovinetto, quel fanciullo, dal cui volto
spira ancor la bella e soave innocenza? Egli gode la pace del-
l'anima, agisce con la semplicità ed ha la mansuetudine del-
l'agnello, della colomba. Ebbene, lasciatelo qualche tempo
col cattivo, e lo vedrete divenir tristo, maligno. Egli fa delle
VII - Prediche giovanili
85
mancanze, e non vuol più sopportare di essere corretto; ai
caritatevoli avvisi risponde con aspre insolenze. Il suo cuore
si guasta, non sostiene più oltre che cattivi affetti. E siccome
ex abundantia cordis os loguitur, cosi, non nutrendo altro che
cattivi pensieri, non potrà proferir altro, che cattivi discorsi.
E sparita quella -dolcesoavità, quella candidezza di costume,
per cui si accaparrava il cuore di ognuno, che avesse avuto a
trattar seco; e così cade d'abisso in abisso, e si rende egli pure
pietra d'inciampo a tutti gli altri.
)) Ah! se s'interrogassero le anime dell'inferno, chi fu la
cagione della loro mala vita, si udrebbero rispondere, con-
cordemente, che sono i cattivi compagni. Essi son quelli che
cominciarono a far loro perdere l'innocenza; essi son quelli che
insegnarono, a quelle misere anime, cattive massime; essi son
quelli, che col mal esempio stimolarono a metterle in pratica;
essi san quelli, che le traboccarono in quell'eterno baratro.
Quale è la causa, per cui tanti conducono una vita cosi
cattiva? quale è il motivo, per cui si vedono cotanti a star in
ozio, e quindi a commettere ogni sorta di delitti? qual è il
motivo per cui, talora, regna nella comunità la discordia, l'in-
subordinazione, e perciò ne viene sbandita la tranquillità?
Ah! fratelli carissimi, vorrei che vi rimanesse profondamente
impresso nella mente, sì,, la cagione di tanti mali sono i cat-
tivi compagni. Essi sono la cagione, per cui Iddio punisce
già terribilmente in questa medesima vita, quelli che contrag-
gono con loro amicizie, e ciò noi vediamo apertamente pro-
vato dai fatti. Giosafat, Re di Giuda, era uomo molto pio;
ma che? fatta alleanza con Acabbo, pessimo Re d'Israele,
finchè rimase in tale alleanza, ebbe comuni con lui i castighi
i Dio, e sempre venne percosso dalla giusta sua mano, finchè
on si separò interamente da lui. Se adunque di tanti mali
no causa i cattivi compagni, è cosa della massima importanza
poterli conoscere, onde poterli altresì evitare o.
(I Ma conoscerli?ve lo confesso ingenuamente, è cosa assai
fficile il dare tutti i segni, da cui si possono conoscere; però,
ediante l'aiuto di Dio e la buona volontà di fuggirli, si può
're a capo di poterli ravvisare)). E addita tre indizi: l'ir-
ione, l'immodestia, l'insubordinazione.

6.4 Page 54

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86
-I Alla sczbolu Don Bosco
i
i
VII - Prediche gioeiunili
Quando un compagno, ne' suoi discorsi, getta il ridicolo
sulle cose di religione, cerca di distogliervi dalle pratiche della
medesima, ah! deve costui essere tosto abbandonato, perchè
egli cerca di togliere dal vostro cuore la religione, che è il più
gran tesoro, la gemma più preziosa)).
c( Un altro indizio per conoscere i cattivi compagni è
l'immodestia. Quando trovate un compagno, che, in mezzo
ai suoi discorsi, lascia sfuggire motti inverecondi, fa delle
azioni disoneste, credetelo un cattivo compagno. Dalla bocca
di costui esce un alito pestilenziale, che infetta chiunque gli
sta attorno.....)). Egli ((spargetale veleno, a cui non si può
opporre alcun altro rimedio, che un miracolo della potenza
((Terzo indizio..... l'insubordinazione. Quando un gio-
vane non vuoi stare soggetto ai suoi parenti, non vuole rico-
noscere la loro autorità, e, più ancora, sparla e insulta a chi
gli ha dato la vita e lo ha nutrito, costui non può fare a meno
d'ispirare, in chi lo frequenta, il medesimo disprezzo verso i
genitori, del quale egli ha il cuore ripieno. E, quel che dico
di un figlio di famiglia, devesi pur intendere per chi è allevato
in una comunità. In una comunità, chi sparla dei superiori e
delle loro disposizioni, chi non vuol osservare le regole, chi
burla coloro che si fanno premura di osservarle, costui, dico,
introduce l'insubordinazione, la discordia, e si rende ostacolo
a chi vorrebbe camminare pel retto sentiero dell'obbedienza;
insomma, diventa un cattivo compagno, epperciò da fuggirsi )>.
Ed insiste sulla necessità di guardarsi dai cattivi compagni
e di non contrarre con loro amicizia alcuna, perchè, finchè
6 voi rimanete coi cattivi compagni, potrete far dei buoni pro-
ponimenti, prender delle ottime risoluzioni per darvi al ser-
vizio del Signore; ma non verrete mai a capo di metterle in
pratica s. c( Non si è mai udito, nè si udirà mai, che un gio-
vane abbia frequentato cattivi amici, senza averne riportato
anni... D. E 4 siccome l'uomo, per sua natura, non può
tarsene solo, così vi raccomando che ve ne procuriate dei
uoni, che vi aiutino ad avanzarvi nel bene e a giungere feli-
mente al porto di eterna salvezza >>.
termina con gran fede: « E questi amici, cerchiamoli
non solo in questa bassa terra, ma innalziamoci più alto a
cercarne nella celeste patria, ove si trovano amici che non ci
abbandoneranno mai, neppure dopo morte, purchè non siamo
noi i primi ad abbandonarli; e, soprattutto, procuriamo, stu-
diamoci di accaparrarci l'amore della potente e benigna nostra
madre Maria, p~ocurandodi tenerci mai sempre suoi divoti )>.
Un altro discorsetto, che merita d'essere rilevato, per
l'opportunità e per l'unzione della parola, è quello sulle cattive
abitudini. Lo disse probabilmente la vigilia di S. Agostino
del 1857, nella camera omonima (I).
Premessa la sentenza dei Proverbi di Salomone: Adolescens,
iuxta viam suam, etiam cum senuerit, non necedeet ab ea; co-
mincia con un semplice paragone, minutamente e vivace-
mente descritto: - Un padre, per far comprendere al figlio
la necessità di combattere per tempo il germe dei vizi e le in-
clinazioni cattive, l'invita a sradicare una tenera pianticella,
e il figlio con tutta facilità la sradica; poi un'altra più grandi-
cella, ed anche questa la sradica facilmente; poi una terza
assai più sviluppata, e benchè a stento e con molte difficoltà,
anche questa volta ci riesce; infine l'invita a schiantare un
alberello, che ha già profonde radici, e non gli è possibile. E
il padre l'ammonisce: C Non è mica ie piante che io desidero;
ciò che io voglio si è che tu impari una gran lezione. Vedi,
figliuol mio, in te vi sono molti germi di virtù, ma purtroppo
vi son pure, come in tutti gli uomini, i germi dei vizi. Tu,
dunque, mentre sei giovane, fàtti un grande studio per cono-
scere i tuoi vizi, e fàtti coraggio per sradicarli.....>>4.Così,
proseguiva il buon chierico, io dico a voi, o cari fratelli, noi
tutti siamo ancor giovani, siamo ancora in tempo; unitamente
allo studio della scienza facciamo un grande studio su noi
si, cerchiamo quali sono i nostri difetti e, conosciutili,
perdiamo tempo; ma subito, mentre sono ancor teneri,
rziamoci a schiantarli dall'aninia nostra; e, se qualcuno
già avesse gettate profonde radici, non perdiamoci d'a-
; ma intorno a questo facciamo maggiori sforzi; non di-
m i nomi, che D o n B o s o diede alle camerate, erano anch'essi un
sua pietà e del suo spirito: Z'ImmocoIoto, I'Ani~eloCustode, S. Giu-
lo, S. Vincenzo de' PaoLi, S. Agostino. ecc.

6.5 Page 55

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88
I - Alla scuola di Don Bosco
mentichiamo mai di fare come S. Agostino, cioè di ricorrere
a tal fine con umili e fervide preci al Signore, da cui dobbiamo
aspettare i più forti e potenti aiuti )).
E scende alla pratica: <I L'uomo, quando nasce, nasce alle
battaglie; e quel che è più duro si è che le battaglie più forti,
più vigorose, che deve sostenere, son quelle che deve fare
contro se medesimo)); cioè le cattive inclinazioni, e perciò
C è bene che presto impari a conoscere questi suoi nemici a.
E ne addita tre: la superbia, l'ozio, di cui abhiam fatto gia
un ampio rilievo e, l'accostarsi ai Ss. Sacramenti per con-
suetudine.
Il primo ammonimento era il ricordo d'una delle più fre-
quenti raccomandazioni di Don Bosco: <( I1 vizio che più di
tutti suole insinuarsi nel cuore dei giovani studenti & la su-
perbia >)E., in forma facile e vivace, passa ad antmonire che
<( non bisogna credersi superiori agli altri; nè far bene i pro-
prii doveri, unicamente per primeggiare; nè screditare gli
emuli; nè impazientirsi, quando si è contraddetti, o se altri
ci ripete cose che già sappiamo... n.
Venendo al terzo ammonimento, osservava con grande
semplicità e chiarezza: Ancora un difetto, bisogna che vi
ponga sotto gli occhi; e questo si è l'accostarsi ai Sacramenti,
solo per consuetudine e senza fervore. I due Sacramenti della
Confessione e della Comunione sono i principali sostegni di
qualunque persona, ma specialmente di un giovane studente.
Questi Sacramenti servon mirabilmente a tenerlo nell'umiltà,
ad allontanarlo dall'ozio, a vivificare in lui la carità, e tenergli
lontana l'impurità, che in modo particolare insidia agli stu-
denti; e alimentano beneficamente la benefica fiaccola della
fede. Ma, affinchè questi due sacramenti arrechino tanti van-
taggi, non basta andarli a ricevere comunque; bisogna acco-
starvisi con divozione. Purtroppo ce ne sono parecchi, che,
le prime volte che vi si accostavano, portavano seco loro il
fervore; ma poi, fatti già avvezzi, vi vanno senza prepararsi.
Si confessano, ma non procurano di aver il dolore dei peccati,
non fanno proponimenti; e se vanno alla Comunione, ci
vanno senza pensare nemmeno ciò che vanno a fare; ne ritor-
nano che paion alquanto concentrati in se stessi, ma, dopo
- VII Prediche giovanili
alcuni minuti, eccoli nuovamente dissipati come prima, guar-
dare qua e colà, dimentichi che in loro stessi ancora risiede
Gesù Cristo in corpo, sangue, anima e divinità; già si mettono
a ciarlare, oppure, se pregano, lo fanno senza pensare meno-
mamente a quel che dicono; e in questo modo si privano di
quel cumolo di grazie, che potrebbero ricavare. Andate pure
sovente a confessarvi e comunicarvi, sì, andate sovente, ve Io
raccomando; ma procurate d'andarvi sempre con novello
grande fervore e divozione, e, quando volete accostarvici,
anche gizì fin dal giorno prima cominciate a dire qualche gia-
culatoria, onde il Signore vi aiuti ad accostarvici degnamente;
e, dopo averli ricevuti, non dimenticate subito il grande bene-
ficio ricevuto, ma anche durante il giorno dite qualche breve
giaculatoria in ringraziamento, e richiamate anche alla me-
moria i'proponimenti fatti alla mattina )).
A quel tempo la frequenza alla S. Comunione non era
ancora quotidiana. Don Bosco, non appena aprì l'oratorio,
fu un zelatore instancabile dalla Comunione frequente; ma
dovette attendere più anni prima di vederla ricevere da tanti
suoi figliuoli ogni giorno. Una mattina, celebrando la Messa
della comunità - i chierici d'ordinario ascoltavano quella di
Don Alasonatti, che celebrava di buon'ora - giunto alla Co-
munione, si
Domine, non
svuomltòdicgonnus..Y...Qmstiaa
santa in mano a
nessuno si accostò
recitare il
alla Sacra
Mensa. Mestamente, ripose la pisside nel Tabernacolo, e fu
allora che incoraggiò Domenico Savio alla fondazione della
Compagnia dell'Immacolata, e pose nel Regolamento, che i
oci procurassero di far in modo, che ogni giorno qualcun di
ro si accostasse alla S. Mensa. Con quanto zelo e con qual
rudenza si COmpolTaSSe in questa propaganda il Fondatore
ei Salesiani, ce lo svela il Servo di Dio con la dichiarazione
atta nei Processi per la Causa di Beatificazione, parlando
ella frequenza sua ai Ss. Sacramenti: < Fiin dal primo uso
cominciai a frequentare il sacramento della peni-
arecchie volte all'anno; e all'età di nove anni incomin-
requentare la S. Comunione, con frequenza maggiore
che mi avanzavo negli anni finchè, giunto al corso
ia [all'autunno del 1855, quando aveva 18 anni]

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I - Alla scuola di Don Bosco
presi a frequentare quotidianamente la Comunione e setti-
manalmente la confessione n.
Di quegli a m i abbiamo anche altre picco-le prediche del
Servo di Dio, ad es. sul dovere di rispondere alle chiamate
di Dio, sui trionfi della Chiesa Cattolica, sulle gioie del para-
diso, dalle quali potremmo estrarre altri pensieri, che ci fa-
rebbero comprender meglio la fede e il fervore del giovane
chierico. Basti questo riflesso, che ci dice quanto fosse in lui,
netto e preciso, il sentimento del dovere, e perfetto il modo
di compierlo.
a Due soltanto sono le vie, che ci si parano davanti in
questo nostro esilio: I'una, spaziosa e ripiena di delizie, che c i
conduce lonfano dalla nostra patria; I'aZira, angusta e colma di
triboli, che a quella ci conduce. Una terze di mezzo non esiste.
Nella prima camminiamo allurchè ci- lasciam guidare, non già
dalle ispirazioni divine, ma duZ/e pmsioni; per la seconda,
quando, rinnegando noi stessi, diam retta alla voce amorevole
di Dio. Nella terza, poi, cioè di fare or bene or male, non pos-
siamo camminare, giacche non esiste! 1).
Quell'anno scolastico si chiudeva con una cordialissima
festa all'oratorio di S. Luigi. I1 chierico Rua che ne ha la-
sciato memoria nella minuta di una lettera, inviata a Don
Bosco, in data 27 luglio, al Santuario di S. Ignazio.
a Finalmente furono appieno appagati i miei desideri. I1 signor
teologo Murialdo Leonardo venne ieri sera ad assumersi la dire-
zione dell'Oratorio di S. Luigi. Spero che alla S. V. non sarà discaro
l'udire le feste che gli fecero i giovani che intervengono al detto Ora-
torio. Nella mattina si apparecchiò nel cortile della ricreazione dov'egli
potesse sedere in mezzo ai festeggianti giovani, senz'essere sferzato
dai cocenti raggi del sole. Dopo mezzodì l'avv. Rellingeri andò a pren-
dere a casa il novello direttore, e l'accompagnò allJOratorio, dove
giungendo, io e Don Demonte gli venivamo incontro onde corteg-
giarlo nella sua solenne entrata. Giunto,, poi, avanti alla cappella,
i musicanti suonarono la turca, cui tenne dietro ripetutamente il grido
di «Viva il Direttore! Viva il &ettore!». Dopo che questi fece ai
musicanti alcuni complimenti pel profitto fatto, lo introdussero nella
chiesa, che era stata recentemente addobbata dal mastro tappezziere
Cagliero e dall'apprendista Rua; e, intanto, i musicanti andarono ad
apparecchiarsi nel luogo destinato al canto. Uscito di chiesa il sig. av-
vocato lo condusse nel suddetto luogo, ed ivi, passando in mezzo ai
VII - Prediche giovanì1i
giovani, quinci e quindi schierati, risuonarono gli e~viva.Sedutosi
al luogo destinatogli, furon lette due eleganti poesie, I'una del chie-
rico Savio, e l'altra del Comollo, le quali riscossero gli applausi, quindi
il giovane Calea lesse un discorso, in cui, dopo aver pateticamente
rammentato la perdita dell'antecedente direttore, raccontava le cose
che s'istituirono nell'Oratorio nel tempo dell'interregno, e quindi
indirizzava ai suoi compagni questa domanda: - Compagni, che
fareste se il sig. teol. Rossi venisse nuovamente in mezzo a noi, per
prendere la direzione dei nostri cuori? Non è egli vero, che ubbidi-
reste ad ogni suo desiderio? Ebbene, ecco10 il teol. Rossi! Si, noi
abbiamo un altro teol. Rossi nel nuovo direttore; fate, adunque,
.verso d'i lui, quel che fareste verso il teol. Rossi. - Dopo questo
discorso fu cantata la poesia del Comollo, accompagnata dai musi-
cali strumenti. Poscia si cominciarono le funzioni, che furono finite
dal canto del Te Deum, in rendimento di grazie pel grande favore
ottenuto. Il direttore fece egli stesso la predica, in cui, dopo aver
esposto i tre motivi che l'indussero ad assumersi tale incarico, esor-
tava i giovani ad intervenire con assiduità all'oratorio e trattenersi
in chiesa con raccoglimento, e quindi si cantò il Tantum Ergo in mu-
sica. E così buon principio sia indizio di migliori conseguenze*.
Il teol. Leonardo Murialdo, che nel 1857 assumeva la di-
zione dell'oratorio di S. Luigi, dopo l'interregno tenuto dal
ore della Pia Società di S. Giu-
, e di cui venne già intro-
la Causa di Beatificazione. Nel
este parole: Non appena ordi-
sacerdote, la sua pietà e la sua carità diedero copiosi frutti
dei giovinetti nell'oratorio del7
di S. Luigi, fondati dal Ven.
e in compagnia di Rua, l'anno
lo si offerse compagno di
alesiana non era ancor fondata, ma come s'è
gia chiamati Salesiani coloro che aiutavan Don
opera degli Oratori. E il chierico Rua continuò fin
all'oratorio di S. Luigi, gio-
ti esempi di virtù sacerdo-
di Dio Leonardo Murialdo nacque a Torino il 26 ottobre 1818.
irettore all'oratorio di S. Luigi

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I - Alla scuola di Don Bosco
I1 6 giugno era stato ordinato sacerdote Felice Reviglio.
Fu il primo alunno che Don Bosco vide salire al sacerdozio;
e si fece gran festa nell'oratorio di Valdocco e in quello del-
l'Angelo Custode, al quale il nuovo levita era particolar-
mente addetto ne' giorni festivi; ma di lì a poco egli lasciava
l'oratorio, e passava ad esercitare il sacro ministero nell'ar-
chidiocesi; e Don Bosco affidò l'oratorio dell'Angelo Custode
alle cure del chierico Rua. L'ottimo esperimento fatto a
S. Luigi, dove al teol. Murialdo venne dato in aiuto il chie-
rico Durando, dava affidamento che il fedelissimo chierico
Rua avrebbe disimpegnato egregiamente il non facile in-
carico.
Anche nell'oratorio di Valdocco crebbe il lavoro per il
chierico Rua. Il 9 marzo 1857, da Mondonio d'Asti, dove si
era recato per consiglio dei medici, era volato al cielo l'ange-
lico giovinetto Domenica Savio. Quando giunse la notizia
all'oratorio, fu una sola voce: <<Emorto un santo! >>; e il ri-
cordo delle sue virtù, frequente sul labbro di Don Bosco,
continuò a spronare gli alunni all'adempimento esemplare dei
propri doveri, come attivissima prosegui nel santo apostolato
la Compagnia dell'Immacolata. E fu merito del ch. Rua, il
quale continuò a radunare in essa i migliori alunni per far del
bene a quelli più dissipati e pericolosi, e per affezionare sem-
pre più i migliori a Don Bosco, che aveva il segreto di ren-
derli, benchè giovani, abili strumenti a promuovere la gloria
di Dio. <<Efu allora - nota Don Francesia - che si celebra-
rono tra noi i più bei mesi di maggio! qual divozione per la
Madonna! Quasi ogni camerata aveva il suo altarino, e si an-
dava a gara, perchè la Madre di Dio avesse, non solo i più bei
fiori, ma possedesse anche ogni cuore ».
Sulla fine del medesimo anno, per suggerimento di Don
Bosco e coll'opera del ch. Giuseppe Bongiovanni, sorse un'al-
dal luglio del 1857 all'autunno del 1865, quando si recò a Parigi. dove passò
un anno, come l'ultimo degli alunni, nel gran Seminario di S. Sulpizio. No-
minato Rettore del Collegio degli Artigianelli nel 1866, il ~g;.maizo 1873
fondò la Pia SocietA di S. Giuseppe, e volava al cielo il,.-zg marzo 1900.
La sua salma riposa nella parrocchia di S. Barbara in Torino, presso il Col-
legio degli Artigianelli, dove spirb santamente.
VII - Prediche giovanili
tra Compagnia, detta del § S . Sacramento, per promuovere il
culto e la frequenza alla SS. Eucaristia. Abbiam detto quanto
abbia dovuto insistere Don Bosco per avviar i suoi figli alla
Comunione frequente e quotidiana. Invitarveli tutti d'un
colpo, sarebbe stata un'imprudenza, che avrebbe avuto gravi
conseguenze. Pur procedendo con tanta cautela, si levò alto il
lamento, che gli alunni dell'oratorio vi si accostavano troppo
spesso: <(Come! - dicevano - San Luigi, che era S. Luigi,
andava alla S. Comunione appena una volta alla settimana; e
Don Bosco vi manderebbe i suoi giovani tutti i giorni? r). San
Luigi era un Santo, rispondeva il grande Educatore, e perciò
a lui poteva bastare la Comunione settimanale; ma i miei gio-
vani non san tutti S. Luigi, e per questo hanno bisogno di ac-
costarvisi più spesso u. In fine trionfò; e Io zelo di D o n Bosco
e la corrispondenza dei suoi figli, tra cui eccelle il ch. Rua -
che fu instancabile nel mantenere in fiore la Compagnia del-
Z'lmmacolata, perchè nemmeno un giorno la Sacra Mensa
restasse deserta, e nel seguir lo stesso metodo negli Oratori
festivi - contribuirono assai, in Torino e in Piemonte, a pro-
muovere, anche in mezzo al popolo, la frequenza alla iMensa
Quell'anno, Don Bosco aveva iniziata una lotteria a fa-
vore dei giovani che frequentavano gli Oratori, al buon esito
della quale cooperarono efficacemente nobili signori della
<(Don Bosco - scriveva ad una signora di Nizza il conte
Carlo de Maistre - deve dar da mangiare ogni giorno a
nta giovani, e non ha alcuna risorsa per mandar
opera; per questo ha organizzato quest'anno una
eria, della quale anch'io mi occupo volentieri, come amico
questo santo sacerdote, e come membro del Comitato or-
nizzatore..... La carità di Don Bosco è come quella di Nostro
stende a tutti, e non rifiuta nessuno; difatti ha
ardi nel suo stabilimento; uno, tra gli altri, venne
alto ultimamente dalle strade di Torino, ov'era in pericolo
divenire un cattivo soggetto... E )>. il chierico Rua aiutò
nche ne1 lavoro ordinatore di questa lotteria,
scritta di sua mano, compresa la firma di Don

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94
-I Alla scuola di Don Bosco
Bosco, una circolare litografata, spedita a coloro che avevano
accettato lo smercio dei biglietti, anche per ringraziarli ed
a'ssicurarli, che i giovani beneficati avrebbero invocato le be-
nedizioni del cielo sopra di chi cooperava a così efficacemente
per farli onesti cittadini e buoni cristiani ».
Ancora.
Da vari anni, in luogo delle lezioni settimanali di geografia
dei luoghi santi, Don Bosco aveva intrapreso a spiegare il
Nuovo Testamento ai chierici, fermandosi di proposito sui
Vangeli, di cui assegnava ogni volta una paginetta, dieci ver-
setti circa, da mandare a memoria. La scuola di Testamentino,
come si chiamava allora - oggi si direbbe il gruppo del Van-
gelo - aveva luogo, d'ordinario, il sabato sera; e siccome,
per l'accresciuto lavoro delle confessioni, che si prolungavan
per ore ed ore, Don Bosco non poteva più attendere ad essa
regolarmente, l'affidò al ch. Rua. E il nuovo incarico non
stupì nessuno dei compagni, ma parve la cosa più naturale,
perchè vedevan tutti che Rua, meglio d'ogni altro, riusciva
a surrogare Don Bosco; e la realtà fu pari all'aspetta-
zione.
Don Bosco gli affidò anche la revisione della sua Storia
d'Italia, per farne una seconda edizione. Glie ne diede una
copia interfogliata, a indicandogli solo a voce - dice Don
Giulio Barberis - le modificazioni da introdurvisi; e compi
così bene il mandato, che ebbe le lodi di Don Bosco)). Ciò
avveniva nell'anno scolastico 1857-1858; e Mons. Piano ricor-
dava d'essere stato testimone dell'attenzione e della diligenza
posta dal Servo di Dio nel compiere quel lavoro.
S'incontrano, infatti, non pochi ritocchi di lingua e di
stile, aggiunte di date cronologiche ed opportune conside-
razioni, migliorie nella divisione della materia e nei titoli
dei capitoli, e in fine tredici nuovi capi, contenenti un << Sunto
di Storia Antica secondo il programma del Magistero >>ch,e
in seguito venne soppresso, essendo stato abolito l'esame (I).
..
(I) La seconda edizione usci nel 1859; e nella quarta edizione, pubblicata
nel 1863, si'legge questa nota: n Siccome dalla nuova legge su2 pubblico inse-
gnammto fu abolito l'esame di Magistero, cori noi omettiamo il Sunto di Storia
Antica, compilato per chi avesse dovuto subire qrrest'esarne n.
- .VIII Accompagna Don Bosco a Roma
ACCOMPAGNA DON BOSCO A ROMA
- - ' ' del viaggio. - Una memoria inedita. Da Torino a Genova. ,
Don Bosco che narra: il chierico Rua è stanco di sbadigliare; tre-
mando per il freddo, lo attende all'oscuro sino all'una dopo la mezza-
notte; osserva tutti e nota tutto in silenzio; gli presta utili servizi.
Da Civitavecchia a Roma: <iTutto andava a tre a tre! R. - (1 Ecco
- cupola di S. Pietro!)).- Memoranda udiaza pontificia. Bacia
- mano al Santo Padre, anche per i chierici dell'oratorio. (I Saper
- ocium tuum i). I Rosminiani sperano di vederlo entrare nell'lstituto
lla Caritd. - Aiuti che presta a Don Bosco. - nuovo ai p'edi
- Pio I X . L'Oratorio riprende l'aspetto di famiglia per opera
- Don Bosco e del chierico Rua. Nel lavoro più intenso, con edi-
- azione di tutti. - La a Festa del Papa)). Don Bosco l'anima
perseverare neì santi propositi, perchd (I solo attraverso il Mar
ed il deserto si arriva alla Terra Promessa! R.
Sul principio del 18j8, Don Bosco awva deciso di re-
carsi a Roma. Primo scopo tlel \\.iaggio, era di presentarsi a
Papa Pio lX, munito delle commrndatizic dell'~4rcivescovo
I\\Ions. Fransoni, esporgli il pensiero di fondar una società
religiosa, che lo coadiuvasse nell'opera iniziata, sottoporne a
Sua Santità gli statuti abbozzati, ed iniplorarrie lumi e be-
nedizioni. Altro moti\\,o l1invita\\,a.a Roriia: visitare i religiosi
monumenti drll'etcrna citti, in special iiiodo le memorie dei
primi secoli del cristianesimo, perchi. aveva intrapreso a pub-
blicare nelle Lettirre Cattolirlir le vite dei priini Successori

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I - Alla scuola di Don Bosco
di S. Pietro. Era la prima volta che andava a Roma, e volle a
compagno il ch. Rua.
Di quel viaggio, per noi memorando, abbiamo una me-
moria, in forma di diario, purtroppo incompleta, in un mano-
scritto di 74 pagine, dettate da Don Bosco al suo compagno,
con qualche tratto di proprio pugno e poche pagine d'altra
mano. Evidentemente era destinata agli alunni dell'oratorio,
come appare dalla semplicità dello stile, e dalvintima affet-
tuosi& che I'ispira; e noi, per dire di questo viaggio, non pos-
siamo non preferirla ad ogni altra narrazione, ponendo, tra
le virgolette, i passi che ne verremo stralciando.
(4 La partenza per Roma - narra Don Bosco - era fis-
sata per il giorno 18 del mese di febbraio. In quella notte
cadde quasi un palmo di neve, sopra i due palmi che copri-
vano il terreno. Alle otto e mezzo, mentre ancora nevicava,
con la commozione che prova un padre nel separarsi dai suoi
figli, mi strappava dal mezzo dei giovani della casa per intra-
prendere il viaggio di Roma, in compagnia del chierico Rua.
Sebbene vi fosse necessità di trovarci allo scalo della
ferrovia per tempo, tuttavia si dovette differire per terminare
un affare, che riguardava al testamento. Ciò desiderava di
fare per desiderio di non lasciare incaglio di sorta intorno alle
>>. cose dell'oratorio, qualora la Prowideriza avesse voluto darci
in cibo ai pesci del Mediterraneo
Giunti alla stazione il treno è zeppo; Don Bosco è costretto
a prender posto in un carrozzone e Rua in un altro. Ad Asti
Don Bosco scende e va in cerca di Rua, e siede accanto a lui,
essendo scesi vari passeggeri, e:
((TrovaiRua che aveva le mandibole stanche a forza di
sbadigliare; giacchè, da Torino ad Asti, fu molto annoiato,
per non sapere come e con chi cominciare discorsi, giacche
- la sua
lui di
pcoocmo~ga-ugsntoi.a.n..o.ni).parlò
se
non
di
balli
e
di
teatri,
cose
per
Dopo qualche ora di viaggio, una cosa, che ci fu cagione
di stupore, era il vedere la neve diminuire, di mano in mano
che ci avvicinavamo alla riviera di Genova. Ma qual non fu la
meraviglia, allorchè vedemmo le campagne affatto scoperte
di neve, poi le rive verdeggianti, poi giardini con fiori, e final-
Don Bosco voleva che i suoi chierici, dopo il primo anno
i teologia cominciassero a tener qualche sermoncino durante
si compiva in forma quasi privata,
altar della Madonna del Rosario nella Chiesa di S. Fran-
co di Sales, ed altre volte in questa od in quell'altra ca-
,in preparazione alle feste più
e vigilie e nelle feste del santo
Rua, docilissiino ad ogni,desiderio di
n Bosco, non esitò a darsi a così utile esercizio, e vi riuscì
i bene, aumentando l'alto prestigio nel quale era comiine-
ermoncini avevano un non so che di
giovani e faceva del bene.
o, debbono essere stati recitati in
ci comprendere come, fin d'allora,
uella pietà semplice ma profonda,
quella cura per la propria perfezione, e di quello zelo per
salute delle anime, che caratterizzarono il suo ministero
cerdotale. Non lenocini, o vuota pompa di parole; non
e si che aveva buon gusto e me-
i discorso, in ogni pagina e, po-
o dire, in ogni periodo, si vede il riflesso della sua
i carità e cordialità, e insieme
oni di Don Bosco e gli esempi
ne, che la Divina Provvidenza
aturale- la vita di pie& a
ria stessa, per così dire, n'era
pertutto, anche negli ambienti
i giovani, non sempre la pietà è ben intesa,
l'adempimento degli altri doveri; ed allora
palliare un'indoie pigra ed indolente. E quindi di ca-
mmessa la pietà come base, insistere come
all'oratorio, sul dovere del lavoro assiduo, che è
mpimento di tutti i doveri individuali,
a cristiana, cioh sulle grandi e piccole
ambiente di libero movimento, quale
da molti si vive come.in famiglia, sono a cia-
di Dio iMiriiele Ruo. Vol. I.

6.10 Page 60

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I - Alla scuola di Don Bosco
Le raccomandazioni più insistenti di Don Bosco erano due:.
lavoroe tempevanza; e le stesse, sostanzialmente, eran fin d'al-
lora le raccomandazioni,di chi lo studiava e si sforzava di
imitarlo.
Infatti, dopo la pietà, il primo pensiero e la raccomanda-
zione più viva del chierico Rua è il lavoro. La prima predi-
chetta che scrive, o almeno la prima in ordine cronologico,
di quelle che ci restano, è appunto sull'ozio. Dopo d'averla
estesa, vi torna sopra, vi fa delle aggiunte per renderla più
rispondente al suo pensiero, e pazientemente la ricopia.
<(Conoscendo io - diceva - di quanta importanza sia il
fuggire l'ozio e avvezzarsi fin dalla fanciullezza al lavoro e alla
fatica, penso di trattenervi quest'oggi su questo argomento,
e affinchè d'ora innanzi abbiate l'ozio in grande orrore, vi
farò vedere che l'ozio è dannoso al corpo, è dannoso agli in-
teressi temporali, e più poi è dannoso all'anima.
)> E dannoso al corpo. Se un giovane si dà all'ozio, sapete
voi che gli succede? A poco a poco si fa debole, le sue forze
vengono meno, e in poco tempo diventa inabile alle più leg-
gere fatiche .....Chi è forte, robusto? colui che fin dalla gio-
vinezza si è avvezzato a lavorare.
1) Inoltre 1,'ozioso non gode mai alcun vero piacere, poichè
è sempre svogliato e gli stessi divertimenti gli recano nausea.
Quando è, che la ricreazione e il riposo ci paion piùgraditi?
dopo la fatica. Quando un giovane ha compiuto tutti i suoi
doveri, allora prova un vero piacere nel ricrearsi alquanto,
perchè allora è sicuro di non esser più sgridato dai genitori,
non ha più niente che lo tenga in pena. Ma se la ricreazione è
prolungata, allora comincia a dispiacere. Ora pensate un po',
come dovrà esser noioso il tempo ad un giovane che sta sem-
pre senza far niente.
>) E non crediate che la vita di chi fatica sia una vita cat-
tiva. Anzi, vi posso accertare, che per chi lavora con voglia,
lavoro diventa, per così dire, un divertimento; mentre molt
volte mi è già accaduto di udire da alcuni, chemai non passano
giorni così tristi, malinconici ed annoiati, come quando san
senza lavoro.
L'ozio, adunque, si dovrebbe già fuggire anche per
VII - Prediche giovanili
soli mali che arreca al corpo. Ma fossero solamente questi!
Ma no, sono ancor maggiori, se si considerano rispetto agli
interessi corporali. I? proverbio, da tutti conosciuto, che chi
dorme non piglia pesn'..... E come volete, che faccia fortuna
colui che non fa
sarebbe in breve
rmidaoi tntoieanltle'u?ltSime aavmesisseerdiae.i..b..eEniadIliofroa?rtNunoan,
osando stender la mano per chiedere l'elemosina, avviene, che
non avendo di che alimentarsi, si dà a rubare, a percuotere, e,
talora, persino ad uccidere. Ma voi sapete che per questa via
non si può durare lungamente; e, se alcune volte ne va impu-
nito, tardi o tosto sarà preso e cacciato in carcere, dove, oltre
ai mali che dovrà patire, sarà d?obbrobrioai parenti e ai com-
agni che. prima aveva, e fortuna per lui se non avrà a finire
vita in esso, oppure sul patibolo. Di tutti quelli che si ve-
no giustiziare, [allora era ancora in vigore la pena capitale],
sapete voi come abbiano incominciato per giungere sino a tal
punto? D'ordinario ..... con lo stare in ozio >>.
< < Ei mali che ne provengono all'anima sono di gran
lunga maggiori. Tutti sanno che l'ozio è il padre di tutti i vizi.
Chi non si dà al lavoro, lascia nascere nel suo cuore tutte le
assioni. E questo è naturale, giacchè l'ozioso, d'ordinario,
accompagna con amici suoi pari, i quali tengon con lui cat-
'vi discorsi e gli insinuano ogni cattiva massima. Ora, sic-
ome chi pratica coi buoni diventerà anch'esso buono, e chi
tica coi cattivi diventerà anch'esso cattivo, così l'ozioso,
endo sempre con i cattivi compagni, non potrà a meno che
entar anch'esso cattivo. Inoltre ,il demonio s'approfitta
nto del tempo in cui uno sta in ozio per assalirlo colle sue
zioni, ed è allora, appunto, che fa maggior breccia nel
uore, specialmente della gioventù; ed è appunto nel tempo
ui si sta in ozio, che si tengono in mente i cattivi pensieri,
rmano i cattivi progetti, e così si comincia a peccare, anche
di venire alla ragione.....D.
si diffonde in paragoni ed esempi, antichi e recenti, per
questi pensieri: « L'ozio, è quello che conduce
..i peccato in peccato, finchè giunge alla eterna dan-
I1 Signore ci ha date le braccia, le mani, le forze, e
coltà, affinchè noi lavoriamo; e noi siamo obbligati

7 Pages 61-70

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7.1 Page 61

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84
I - Alla scuola di Don Bosco
ad eseguire la sua santa volontà v. E, fatto un breve accenno
all'attività di Maria SS., la quale occupava il tempo, che le
sopravanzava dalle cure quotidiane, a pensare alle parole del
Figlio Divino, termina con quest'esortazione: G Ah si, cari
fratelli, quando non sapete che fare, leggete libri buoni, pen-
sate e meditate le massime che avete udite predicare, ripen-
sate ai proponimenti già tante volte fatti e ai mezzi di metterli
in pratica. Se così farete, non potrete fare a meno, che di avan-
zarvi, a grandi passi, per la via della salute ».
Anche un altro discorso, quello sui compagni, più breve,
più ordinato, e più denso di pensieri, si chiude con quest'a-
postrofe alla Madonna: « Oh Maria, Madre benignissima,
noi, fin da questa sera, vi professiamo la più cordiale affezione,
onde voi c i porgiate il vostro potente aiuto, per poter guardarci
dai cattivi compagni, e stringere amicizia coi buoni, e così,
dopo esserci mantenuti mai sempre vostri divoti, giungere in
loro compagnia a vedervi finalmente nel bel Paradiso >>.
Ci diceva il Card. Cagliero che il chierico Rua, nel 1856,
quando era alunno del 10 corso di teologia, fece più volte il
discorsetto del mese di maggio nell'oratorio di S. Francesco
di Sales; e le accennate apostrofi ne san la conferma.
Dopo il lavoro, un'altra grande raccomandazione del gio-
vane chierico - indice anch'essa dell'anima sua - è la ne-
cessità della prudenza e della fortezza cristiana per la fuga
delle occasioni cattive. Nel discorso sui compagni, dopo un
accenno all'inclinazione naturale a vivere in società, dice della
prudenza che tutti, ma specialmente i giovani, hanno da usare
per guardarsi dai cattivi e frequentare solamente i buoni, per-
chè la gioventù << fa quasi ogni sua opera per imitazione >), e,
quindi, « se vede buone azioni, farà buone azioni t); ma G se
ha sotto gli occhi, se non azioni cattive, non farà che azioni
cattive >>; e scende a dimostrare, con efficace chiarezza, il do-
vere di fuggire le cattive compagnie.
(t Vedete voi quel giovinetto, quel fanciullo, dal cui volto
spira ancor la bella e soave innocenza? Egli gode la pace del-
l'anima, agisce con la semplicità ed ha la mansuetudine del-
l'agnello, della colomba. Ebbene, lasciatelo qualche tempo
col cattivo, e lo vedrete divenir tristo, maligno. Egli fa delle
VII - Prediche giovanili
85
mancanze, e non vuol più sopportare di essere corretto; ai
caritatevoli avvisi risponde con aspre insolenze. I1 suo cuore
si guasta, non sostiene più oltre che cattivi affetti. E siccome.
ex abundantia cordis os loquitur, così, non nutrendo altro che
cattivi pensieri, non potrà proferir altro, che cattivi discorsi.
E sparita quella dolce soavità, quella candidezza di costume,
gnuno, che avesse avuto a
abisso, e si rende egli pure
anime dell'inferno, chi fu la
si udrebbero rispondere, con-
compagni. Essi son quelli che
l'innocenza; essi son quelli che
nime, cattive massime; essi san
imolarono a metterle in pratica;
arono in quell'eterno baratro.
ui tanti conducono una vita così
er cui si vedono cotanti a star in .
re ogni sorta di delitti? qual è i1
regna nella comunità la discordia, l'in-
iò ne viene sbandita la tranquillità?
rrei che vi rimanesse profondamente
, la cagione di tanti mali sono i cat-
la cagione, per cui Iddio punisce
medesima vita, quelli che contrag-
ciò noi vediamo apertamente pro-
e di Giuda, era uomo molto pio;
che? fatta alleanza con Acabbo, pessimo Re d'Israele,
za, ebbe comuni con lui i castighi
, e sempre venne percosso dalla giusta sua mano, finchè
separò interamente da lui. Se adunque di tanti mali
a i cattivi compagni, è cosa della massima importanza
conoscere, onde poterli altresì evitare v.
onfesso ingenuamente, è cosa assai
egni, da cui si possono conoscere; però,
aiuto di Dio e la buona volontà di fuggirli, si può
apo di poterli rawisare)). E addita tre indizi: l'ir-
l'insubordinazione.

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86
I - Alla scuola di Don Bosco
<i Quando un compagno, ne' suoi discorsi, getta il ridicolo
sulle cose di religione, cerca di distogliervi dalle pratiche della
medesima, ah! deve costui essere tosto abbandonato, perchè
egli cerca di togliere dal vostro cuore la religione, che è il più
gran tesoro, la gemma più preziosa o.
<i Un altro indizio per conoscere i cattivi compagni è
l'immodestia. Quando trovate un compagno, che, in mezzo
ai suoi discorsi, lascia sfuggire motti inverecondi, fa delle
azioni disoneste, credetelo un cattivo compagno. Dalla bocca
di costui esce un alito pestilenziale, che infetta chiunque gli
sta attorno..... 1). Egli << sparge tale veleno, a cui non si può
opporre alcun altro rimedio, che un miracolo della potenza
divina..... o.
<iTerzo indizio..... l'insubordinazione. Quando un gio-
vane non vuol stare soggetto ai suoi parenti, non vuole rico-
noscere la loro autorità, e, più ancora, sparla e insulta a chi
gli ha dato la vita e lo ha nutrito, costui non può fare a meno
d'ispirare, in chi lo frequenta, il medesimo disprezzo verso i
genitori, del quale egli ha il cuore ripieno. E, quel che dico
di un figlio di famiglia, devesi pur intendere per chi è allevato
in una comunità. I n una comunità, chi sparla dei superiori e
delle loro disposizioni, chi non vuol osservare le regole, chi
burla coloro che si fanno premura di osservarle, costui, dico,
introduce l'insubordinazione, la discordia, e si rende ostacolo
a chi vorrebbe camminare pel retto sentiero dell'obbedienza;
insomma, diventa un cattivo compagno, epperciò da fuggirsi t).
Ed insiste sulla necessità di guardarsi dai cattivi compagni
e di non contrarre con loro amicizia alcuna, perchè, finchè
<i voi rimanete coi cattivi compagni, potrete far dei buoni pro-
ponimenti, prender delle ottime risoluzioni per darvi al ser-
vizio del Signore; ma non verrete mai a capo di metterle in
pratica)). <<Nonsi è mai udito, nè si udirà mai, che un gio-
vane abbia frequentato cattivi amici, senza averne riportato
danni... E )>. <isiccome l'uomo, per sua natura, non può
starsene solo, così vi raccomando che ve ne procuriate dei
buoni, che vi aiutino ad avanzarvi nel bene e a giungere feli-
cemente al porto di eterna salvezza t).
E termina con gran fede: E questi amici, cerchiamoli
l
VII - Prediche giovanili
87
non solo in questa bassa terra, ma innalziamoci più alto a
cercarne nella celeste patria, ove si trovano amici che non ci
abbandoneranno mai, neppure dopo morte, purchè non siamo
noi i primi ad abbandonarli; e, soprattutto, procuriamo, stu-
-diamoci di accaparrarci l'amore della potente e benigna nostra
madre Maria, procurando di tenerci mai sempre suoi divoti o.
U n altro discorsetto, che merita d'essére rilevato, per
l'opportunità e per I'unzione della parola, è quellosulle cattive
abitudini. Lo disse probabilmente la vigilia di S. Agostino
.del 1857, nella camera omonima (I).
Premessa la sentenza dei Proverbi di Salomone: Adolescens,
cum senuerit, non recedet ab ea; co-
incia con un semplice paragone, minutamente e vivace-
ente descritto: - Un padre, per far comprendere al figlio
necessità di combattere per tempo il germe dei vizi e le in-
inazioni cattive, l'invita a sradicare una tenera pianticella,
il figlio con tutta facilità la sradica; poi un'altra più grandi-
ella, ed anche questa la sradica facilmente; poi una terza
ssai più sviluppata, e benchè a stento e con molte difficoltà,
nche questa volta ci riesce; infine l'invita a schiantare un
fonde radici, e non gli è possibile. E
padre l'ammonisce: <( Non è mica le piante che io desidero;
Ò che io voglio si è che tu impari una gran lezione. Vedi,
liuol mio, in te vi sono molti germi di virtù, ma purtroppo
san pure, come in tutti gli uomini, i germi dei vizi. Tu,
ei giovane, fàtti un grande studio per cono-
fàtti coraggio per sradicarli..... s. << Così,
chierico, io dico a voi, o cari fratelli, noi
ovani, siamo ancora in tempo; unitamente
ienza facciamo un grande studio su noi
erchiamo quali sono i nostri difetti e, conosciutili,
o; ma subito, mentre sono ancor teneri,
tarli dall'anima nostra; e, se qualcuno
e profonde radici, non perdiamoci d'a-
est0 facciamo maggiori sforzi; non di-
mi, che Don Bosco diede alle camerate, erano anch'essi un
pirito: L'ImmacoIata, ['Angelo Custode, S. Giu-
Paoli, S. Agostino. ecc.

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88
I - Alla scuola di D a Bosco
mentichiamo mai di fare come S. Agostino, cioè di ricorrere
a tal fine con umili e fervide preci al Signore, da cui dobbiamo
aspettare i più forti e potenti aiuti B.
E scende alla pratica: « L'uomo, quando nasce, nasce alle
battaglie; e quel che è più duro si è che le battaglie più forti,
più vigorose, che deve sostenere, son quelle che deve fare
contro se medesimo)); cioè le cattive inclinazioni, e perciò
<iè bene che presto impari a conoscere questi suoi nemici o.
E ne addita tre: la superbia, Z'oxio, di cui abbiam fatto già
un ampio rilievo e, d'accostarsi ai Ss. Samamenti per con-
suetudine.
I1 primo ammonimento era il ricordo d'una delle più fre-
quenti raccomandazioni di Don Bosco: <( I1 vizio che più di
tutti suole insinuarsi nel cuore dei giovani studenti è la su-
perbia ».E, in forma facile e vivace, passa ad ammonire che
((non bisogna credersi superiori agli altri; far bene i pro-
prii doveri, unicamente per primeggiare; screditare gli
emuli; nè impazientirsi, quando si è contraddetti, o se altri
ci ripete cose che già sappiamo... o.
Venendo al terzo ammonimento, osservava con grande
semplicità e chiarezza: ((Ancora un difetto, bisogna che vi
ponga sotto gli occhi; e questo si è l'accostarsi ai Sacramenti,
solo per consuetudine e senza fervore. I due Sacramenti della
Confessione e della Comunione sono i principali sostegni di
qualunque persona, ma specialmente di un giovane studente.
Questi Sacramenti servon mirabilmente a tenerlo nell'umiltà,
ad allontanarlo dall'ozio, a vivificare in lui la carità, e tenergli
lontana l'impurità, che in modo particolare insidia agli stu-
denti; e alimentano beneficamente la benefica fiaccola della
fede. Ma, affinchè questi due sacramenti arrechino tanti van-
taggi, non basta andarli a ricevere comunque; bisogna acco-
starvisi con divozione. Purtroppo ce ne sono parecchi, che,
le prime volte che vi si accostavano, portavano seco loro il
fervore; ma poi, fatti già awezzi, vi vanno senza prepararsi.
Si confessano, ma non procurano di aver il dolore dei peccati,
non fanno proponimenti; e se vanno alla Comunione, ci
vanno senza pensare nemmeno ciò che vanno a fare; ne ritor-
nano che paion alquanto concentrati in se stessi, ma, dopo
VII - Prediche giovanili
alcuni minuti, eccoli nuovamente dissipati come prima, guar-
dare qua e colà, dimentichi che in loro stessi ancora risiede
Gesù Cristo in corpo, sangue, anima e divinità; già si mettono
a ciarlare, oppure, se pregano, lo fanno senza pensare meno-
mamente a quel che dicono; e in questo modo si privano di
quel cumolo di grazie, che potrebbero ricavare. Andate pure
sovente a confessarvi e comunicarvi, si, andate sovente, ve lo
raccomando; ma procurate d'andarvi sempre con novello
rande fervore e divozione, e, quando volete accostarvici,
che già fin dal giorno prima comtnciate a dire qualche gia-
latoria, onde il Signore vi aiuti ad accostarvici degnamente;
dopo averli ricevuti, non dimenticate subito il grande bene-
io ricevuto, ma anche durante il giorno dite qualche breve
iaculatoria in ringraziamento, e richiamate anche alla me-
oria i proponimenti fatti alla mattina)).
A quel tempo la frequenza alla S. Comunione non era
ancora quotidiana. Don Bosco, non appena aprì l'oratorio,
fu un zelatore instancabile dalla Comunione frequente; ma
tte attendere più anni prima di vederla ricevere da tanti
figliuoli ogni giorno. Una mattina, celebrando la Messa
a comunità - i chierici d'ordinario ascoltavano quella di
on Alasonatti, che celebrava di buon'ora - giunto alla Co-
unione, si voltò con l'Ostia santa in mano a recitare il
mine, non sum dignm.....ma nessuno si accostò alla Sacra
ensa. Mestamente, ripose la pisside nel Tabernacolo, e fu
lora che incoraggiò Domenico Savio alla fondazione della
ompagnia dell'Immacolata, e pose nel Regolamento, che i
oci procurassero di.far in modo, che ogni giorno qualcun di
ro si accostasse alla S. Mensa. Con quanto zelo e con qual
rudenza si comportasse in questa propaganda il Fondatore
Salesiani, ce lo svela il Servo di Dio con la dichiarazione
a nei Processi per la Causa di Beatificazione, parlando
enza sua ai Ss. Sacramenti: 4 Fin dal primo uso
cominciai a frequentare il sacramento della peni-
arecchie volte all'anno; e all'età di nove anni incomin-
quentare la S. Comunione, con frequenza maggiore
che mi avanzavo negli anni finchè, giunto al corso
ia [all'autunno del 1855, quando aveva 18 anni]

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90
I - Alla scuola di Don Bosco
presi a frequentare quotidianamente la Comunione e setti-
manalmente la confessione ».
Di quegli anni abbiamo anche altre piccole prediche del
Servo di Dio, ad es. sul dovere di rispondere alle chiamate
di Dio, sui trionfi della Chiesa Cattolica, sulle gioie del para-
diso, dalle quali potremmo estrarre altri pensieri, che ci fa-
rebbero comprender meglio la fede e il fervore d e l giovane
chierico. Basti questo riflesso, che ci dice quanto fosse in lui,
netto e preciso, il ,sentimento del dovere, e perfetto il modo
di compierlo.
Due soltanto sono le vie, che ci si parano davanti in '
questo nostro esilio: l'una, spaziosa e ripiena di delizie, che ci
conduce lontano dalla nostra patria; l'altra, angusta e colma di
triboli, che a quella ci conduce. Una terza di mezzo non esiste.
Nella prima camminiamo allorchè ci lasciam guidare, non già
dalle ispirazioni divine, ma dalle passioni; per la seconda,
quando, rinnegando noi stessi, diam retta alla voce amorevole
di Dio. Nella terza, poi, cioè di fare or bene or male, non pos-
&no camminare, giacchè non esiste! D.
Quell'anno scolastico si chiudeva con una cordialissima
festa all'oratorio di S. Luigi. Il chierico Rua che ne ha la-
sciato memoria nella minuta di una lettera, inviata a Don
Bosco, in data 27 luglio, al Santuario di S. Ignazio.
(I Finalmente furono appieno appagati i miei desideri. I1 signor
teologo Murialdo Leonardo venne ieri sera ad assumersi la dire-
zione dell'oratorio di S. Luigi. Spero che alla S. V. non sarà discaro
l'udire le feste che gli fecero i giovani che intervengono al detto Ora-
torio. Nella mattina si apparecchiò nel cortile della ricreazione dov'egli
potesse sedere in mezzo ai festeggianti giovani, senz'essere sferzato
dai cocenti raggi del sole. Dopo mez7odì l'avv. Rellingeri andò a pren-
dere a casa il novello direttore, e l'accompagnò all'oratorio, dove
giungendo, io e Don Demonte gli venivamo incontro onde corteg-
giarlo nella sua solenne entrata. Giunto,, poi, avanti alla cappella,
i musicanti suonarono la turca, cui tenne dietro ripetutamente il grido
di (I Viva il Diiettoie! Viva il Diretto~e!>>D. opo che questi fece ai
musicanti alcuni complimenti pel profitto fatto, lo introdussero nella
chiesa, che era stata recentemente addobbata dal mastro tappezziere
Cagliero e dall'apprendista Rua; e, intanto, i musicanti andarono ad
apparecchiarsi nel luogo destinato al canto. Uscito di chiesa il sig. av-
vocato lo condusse nel suddetto luogo, ed ivi, passando in mezzo ai
VII - Prediche giovanili
iovani, quinci e quindi schierati, risuonarono gli mviva. Seduto
1 luogo destinatogli, furon lette due eleganti poesie, l'una del chie-
co Savio, e l'altra del Comollo, le quali riscossero gli applausi, quindi
giovane Caiea lesse un discorso, in cui, dopo aver pateticamente
mmentato la perdita dell'antecedente direttore, raccontava le cose
he s'istituirono nell'Oratorio nel tempo dell'interregno, e quindi
indirizzava ai suoi compagni questa domanda: - Compagni, che
fareste se il sig. teol. Rossi venisse nuovamente in mezzo a noi, p?
prendere la direzione dei nostri cuori? Non è egli vero, che ubbidi-
e ad ugni suo desiderio? Ebbene, ecco10 il teol. Rossi! Si, noi
iamo un altro teol. Rossi nel nuovo direttore; fate, adunque,
so di lui, quel che fareste verso il teol. Rossi. - Dopo questo
corso fu cantata la poesia del Comollo, accompagnata dai musi-
' strumenti. Poscia si cominciarono le funzioni, che furono finite
canto del Te Beum, in rendimento di grazie pel grande favore
ttenuto. I1 direttore fece egli stesso la predica, in cui, dopo aver
sto i tre motivi che l'indussero ad assumersi tale incarico, esor-
i giovani ad intervenire con assiduità all'oratorio e trattenersi .
iesa con raccoglimento, e quindi si cantò il Tantum Ergo in mu-
ica. E così buon principio sia indizio di migliori conseguenze*.
I1 teol. Leonardo Murialdo, che nel 18j7 assumeva la di-
'one dell'oratorio di S. Luigi, dopo l'interregno tenuto dal
chierico Rua, è il fondatore della Pia Società di S. Giu-
pe, morto in concetto di santità, e di cui venne già intro-
sa di Beatificazione. Nel
parole: 1<Non appena ordi-
carità diedero copiosi frutti
vinetti nell'oratorio del-
. Luigi, fondati dal Ven.
e e in compagnia di Rua, l'anno
ran zelo si offerse compagno di
a Società Salesiana non era ancor fondata, ma come s'è
eran già chiamati Salesiani coloro che aiutavan Don
nell'opera degli Oratori. E il chierico Rua continuòfin
la fine del 1857 a recarsi all'oratorio di S. Luigi, gio-
ti esempi di virtù sacerdo-
rva di Dio Leonardo Murialdo nacque a Torino il 26 ottobre 1828.
dote il zr settembre r851, fu Direttore all'Oratorio di S. Luigi

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92
-I Alla scuola di Don BOSCO
I1 6 giugno era stato ordinato sacerdote Felice Reviglio.
Fu il primo alunno che Don Bosco vide salire al sacerdozio;
e si fece gran festa nell'oratorio di Valdocco e in quello del-
l'Angelo Custode, al quale il nuovo levita era particolar-
mente addetto ne' giorni festivi; ma di a poco egli lasciava
l'Oratorio, e passava ad esercitare il sacro ministero nell'ar-
chidiocesi; e Don Bosco affidò l'Oratorio dell'Angelo Custode
alle cure del chierico Rua. L'ottimo esperimento fatto a
S. Luigi, dove al teol. Murialdo venne dato in aiuto il chie-
rico Durando, dava affidamento che il fedelissimo chierico
Rua avrebbe disimpegnato egregiamente il non facile in-
carico.
Anche nell'oratorio di Valdocco crebbe il lavoro per il
chierico Rua. Il 9 marzo 1857, da Mondonio d'Asti, dove si
era recato per consiglio dei medici, era volato al cielo l'ange-
lico giovinetto Dornenico Savio. Quando giunse la notizia
all'o~atoriof, u una sola voce: (<l? morto un santo! a; e il ri-
cordo delle sue virtù, frequente sul labbro di Don Bosco,
continuò a spronare gli alunni all'adempimento esemplare dei
propri doveri, come attivissima proseguì nel santo apostolato
la Compagnia dell'Immacolata. E fu merito del ch. Rua, il
quale continuò a radunare in essa i migliori alunni per far del
bene a quelli più dissipati e pericolosi, e per affezionare sem-
pre più i migliori a Don Bosco, che aveva il segreto di ren-
derli, benchè
di Dio. <(Efu
agliloovraan-i, anboitlai
sDtrounmFernatni caespiaro-mucohveesrie
la gloria
celebra-
rono tra noi i più bei mesi di maggio! qual divozione per la
Madonna! Quasi ogni camerata aveva il suo altarino, e si an-
dava a gara, perchè la Madre di Dio avesse, non solo i più bei
fiori, ma possedesse anche ogni cuore t).
Sulla fine del medesimo anno, per suggerimento di Don
Bosco e coll'opera del ch. Giuseppe Bongiovanni, sorse un'al-
dal luglio del 1857 all'autunno del 1865,quando si recb a Parigi, dove passb
un anno, come l'ultimo degli alunni, nel gran Seminario di S. Sulpizio. NO-
minato Rettore dei Collegio degli Artigianelli nel 1866, il 19 marzo 1873
fondb la Pia Societh di S. Giuseppe, e volava al cielo il a6 marzo 1900.
Za sua salma tiposa nella parrocchia di S. Barbara in Torino, presso il Col-
legio degli Artigianelli, dove spirb santamente.
- VII Prediche giovanili
tra Compagrzia, detta del SS.Sacramento, per promuovere il
lto e la frequenza alla SS. Eucaristia. Abbiam detto quanto
ovuto insistere Don Bosco per awiar i suoi figli alla
munione frequente e quotidiana. Invitarveli tutti d'un
po, sarebbe stata un'imprudenza, che avrebbe avuto gravi
uenze. Pur procedendo con tanta cautela, si levò alto il
o,
esso: a
che gli
Come!
a-lundnici edvealnl'oor-atoSriaon
vi si accostavano
Luigi, che era S.
troppo
Luigi,
dava alla S. Comunione appena una volta alla settimana; e
on Bosco vi manderebbe i suoi giovani tutti i giorni? ».<iSan
gi era un Santo, rispondeva il grande Educatore, e perciò
i poteva bastare la Comunione settimanale; ma i miei gio-
i non son tutti S. Luigi, e per questo hanno bisogno di ac-
- ostarvisi più spesso ».In fine trionfb; e lo zelo di Don Bosco
la corrispondenza dei suoi figli, tra cui eccelle il ch. Rua
f i ~instancabile nel mantenere in fiore la Compagnia del-
macolata, perchè nemmeno un giorno la Sacra Mensa
asse deserta, e nel seguir lo stesso metodo negli Oratori
'vi -
overe,
contribuirono assai, in Torino
anche in mezzo al popolo, la
fereinquPeinezmaoanlltae,.Ma e'Dnrsoa-
caristica.
Quell'anno, Don Bosco aveva iniziata una lotteria a fa-
dei giovani che frequentavano gli Oratori, al buon esito
a quale cooperarono efficacemente nobili signori della
Don Bosco - scriveva ad una signora di Nizza i1 conte
o de Maistre - deve dar da mangiare ogni giorno a
cinquanta giovani, e non ha alcuna risorsa per mandar
i la sua opera; per questo ha organizzato quest'amo una
a, della quale anch'io mi occupo volentieri, come amico
esto santo sacerdote, e come membro del Comitato or-
carita di Don Bosco è come quella di Nostro
estende a tutti, e non rifiuta nessuno; difatti ha
izzardi nel suo stabilimento; uno, tra gli altri, venne
imamente dalle strade di Torino, ov'era in pericolo
n cattivo soggetto... E )>. il chierico Rua aiutò
nche nel lavoro ordinatore di questa lotteria,
scritta di sua mano, compresa la firma di Don

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94
I - Alla scuola di Don Bosco
Bosco, una circolare litografata, spedita a coloro che avevano
accettato lo smercio dei biglietti, anche per ringraziarli ed
assicurarli, che i giovani beneficati avrebbero invocato le be-
nedizioni del cielo sopra di chi cooperava cosi efficacemente
per farli onesti cittadini e buoni cristiani a.
Ancora.
Da vari anni, in luogo delle lezioni settimanali di geografia
dei luoghi santi, Don Bosco aveva intrapreso a spiegare il
Nuovo Testamento ai chierici, fermandosi di proposito sui
Vangeli, di cui assegnava ogni volta una paginetta, dieci ver-
setti circa, da mandare a memoria. La scuola di Testamentino,
come si chiamava allora - oggi si direbbe il gruppo del V a n -
gelo - aveva luogo, d'ordinario, il sabato sera; e siccome,
per l'accresciuto lavoro delle confessioni, che si prolungavan
per ore ed ore, Don Bosco non poteva più attendere ad essa
regolarmente, l'affidò al ch. Rua. E il nuovo incarico non
stupì nessuno dei compagni, ma parve la cosa più naturale,
perchè vedevan tutti che Rua, meglio d'ogni altro, riusciva
a surrogare Don Bosco; e la realtà fu pari all'aspetta-
zione.
Don Bosco gli affidò anche la revisione della sua Storia
d'Italia, per farne una seconda edizione. Glie ne diede una
copia interfogliata, <( indicandogli solo a voce - dice Don
Giulio Barberis - le modificazioni da introdurvisi; e compi
cosi bene il mandato, che ebbe le lodi di Don Bosco)). Cjb
avveniva nell'anno scolastico 1857-1858; e Mons. Piano ricor-
dava d'essere stato testimone dell'attenzione e della diligenza
posta dal Servo di Dio ne1 compiere quel lavoro.
S'incontrano, infatti, non pochi ritocchi di lingua e di
stile, aggiunte di date cronologiche ed opportune conside-
razioni, migliorie nella divisione della materia e nei titoli
dei capitoli, e in fine tredici nuovi capi, contenenti u n « Sunto
di Storia Antica secondo il programma del Magistero u, che
in seguito venne soppresso, essendo stato abolito l'esame (I).
(I) La seconda edizione usci nel 1859; e nella quarta edizione, pubblicata
nel 1863, si Iegge questa nata: a Siccome dalla nuoua legge sul pubblico inse-
gnamento fu abolito l'esame di Mogirtero, cosi noi omettiamo il Sznto di Storia
Antica, compilato per chi avesse doouto subire puerl'esame >>.
ACCOMPAGNA DON BOSCO A ROMA
tivi del ut'aggi.0. - Una memoria inedita. - Da Torino a Genova. -
Don Bosco che narra: il chierico Rua B stanco di sbad@$iare; tre-
ando per il freddo, lo attende all'oscuro sim all'una dopo la mezza-
atte; osserva tutti e nota tutto in silenzio; gli presta utili servizi.
- Da Cieeitawecchia a Roma: ((Tuttoandava a tre a {re! H. (1 Ecco
- - cupola di S. Pietro! t). Memoranda udienza pogt*ficia. Bacia
- mano al santo Padre, anche per i chierici dell'Qratorio. a Super
- &m tuum v. I Rosminiani sperano di vederloentrare nell'lstituto
- dda Carità. Aiuti che presta a Don Bosco. - Di nuovo ai piedi
- Pio IX. L'Oratorio riprende l'aspetto di famiglia per opera
Don Bosco e del chierico Rua. - Nel lavoro più intenso, con edi-
- - cazione di tutti. La P Festa del Papa D. Don Bosco l'anima
perseverare na' santi propositi, perch2 n sodo attraverso il Mm
osso ed il deserto si arriva alla Terra Promessa! s.
principio del 1858, Don Bosco aveva deciso di re-
Roma. Primo scopo del viaggio, era di presentarsi a
Pio IX, munito delle commendatizie dell'Arcivescovo
S. Fransoni, esporgli il pensiero di fondar una società
iosa, che lo coadiuvasse nell'opera iniziata, sottoporne.a
'.ntità gli statuti abbozzati, ed implorarne lumi e be-
Altro motivo l'invitava a Roma: visitare i religiosi
dell'eterna città, in special modo le memorie dei
idel cristianesimo. ~ e r c h èaveva intra~resoa ~ u b -
le Letture ~ a t t o l i c Gle vite dei
~uccekori

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96
I - Alla scuola di Dolt Bosco
di S . Pietro. Era la prima volta che andava a Roma, e volle a
compagno i1 ch. Rua.
Di quel viaggio, per noi memorando, abbiamo una me-
moria, in forma di diario, purtroppo incompleta, in un mano-
scritto di 74 pagine, dettate da Don Bosco al suo compagno,
con qualche tratto di proprio pugno e poche pagine d'altra
mano. Evidentemente era destinata agli alunni dell'oratorio,
come appare dalla semplicità dello stile, e dall'intima affet-
tuosi& che l'ispira; e noi, per dire di questo viaggio, non pos-
siamo non preferirla ad ogni altra narrazione, ponendo, tra
le virgolette, i passi che ne verremo stralciando.
<I La partenza per Roma - narra Don Bosco - era fis-
sata per il giorno 18 del mese di febbraio. In quella notte
cadde quasi un palmo di neve, sopra i due palmi che copri-
vano il terreno. Alle otto e mezzo, mentre ancora nevicava,
con la commozione che prova un padre nel separarsi dai suoi
figli, mi strappava dal mezzo dei giovani della casa per intra-
prendere il viaggio di Roma, in compagnia del chierico Rua.
Sebbene vi fosse necessità di trovarci allo scalo della
ferrovia per tempo, tuttavia si dovette differire per terminare
un affare, che riguardava al testamento. Ciò desiderava di
fare per desiderio di non lasciare incaglio di sorta intorno alle
cose dell'oratorio, qualora la Prowidenza avesse voluto darci
in cibo ai pesci del Mediterraneo P.
Giunti alla stazione il treno è zeppo; Don Bosco è costretto
a prender posto in un carrozzone e Rua in un altro. Ad Asti
Don Bosco scende e va in cerca di Rua, e siede accanto a lui,
essendo scesi vari passeggeri, e:
(I Trovai Riia che aveva le mandibole stanche a forza di
sbadigliare; giacche, da Torino ad Asti, fu molto annoiato,
per non sapere come e con chi cominciare discorsi, giacchk
la sua
lui di
cpoomco-pgag-unstioa.n..o..n)> pa.rlò
se
non
di
balli
e
di
teatri,
cose
per
Dopo qualche ora di viaggio, e una cosa, che ci fu cagione
di stupore, era il vedere la neve diminuire, di mano in mano
che ci avvicinavamo alla-riviera di Genova. Ma qual non fu la
meraviglia, allorchè vedemmo le campagne affatto scoperte
di neve, poi le rive verdeggianti, poi giardini con fiori, e final-
VIII - Accompagna Don Bosco a Roma
le mandorle fiorite, e i persici coi bottoni presso ad
.1 "...
Ma ecco Genova, ecco il mare! e Rua e tutto in faccende
per vederlo, allunga il collo, qua vede un bastimento, alcune
navi, più giù la lanterna, che è un aitissimo fanale; intanto
iungiamo alla stazione, e si discende.....D.
(I Un vento contrario impedi l'arrivo del bastimento, so-
rcarci, perciò, nostro malgrado, do-
mo attendere fino al giorno seguente.....)>; e << si può dire,
Genova, ma col pensierc; sempre a Torino,
to passare un giorno di più in famiglia)).
all'Istituto degli Artigianelli dell'Abate
ontebruno, e non essendo ancor giunto il piroscafo su cui
vevan partire, vanno dai Domenicani di S. Maria di Ca-
fratello del celebre Canonico Benedetto
, morto nel 1842 in concetto di santità,
ra iniziato alcun processo per la Causa
Beatificazione, e che ne! 1917da Benedetto XST fu elevato
la gloria degli altari.
(1 I1 Padre Cottoleng~c,urato di questa chiesa, ci usò tutte
Ci fece servire di qualche cosa, ci in-
a star con lui alla colazione e al riposo. La sera andò
he, a forza di chiacchierare, fu dif-
fino ad un'ora dopo la mezzanotte, il
cagione che Rua si dovette stare quasi più di un'ora a
corridoi, essen osi spento e fuoco e
nella camera dove l'aveva lasciato ».
osco celebrò all'alta're del Beato Seba-
aggi, dove si conserva, intatto, il corpo del santo
ano, e con Rua si fermò a pranzo in Castello.
e sei e mezzo di sera, poco dopo di averci preso i
stale a vapore, detto Auentino, da-
ecclesiastici, che eransi radunati
nelli per augurarci buon viaggio. Quei
lettati e dalle buone parole e, assai
veva fatto al loro pranzo ordinario di
i erano divenuti amici; e sembrava che provas-
l'abbandonarci. Parecchi di essi ci
di Dio il/iiiiiiIe Reo. Voi. I.

7.8 Page 68

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98
I - Aila scuola di D& Bosco
accompagnarono fin sulla riva del mare, quindi saltando de-
stramente sopra una barchetta, vollero eglino stessi remigando
condurci al battello. I1 vento era assai gagliardo; e, non av-
vezzi a camminar sul mare, temevamo di esser capovolti ad
ogni agitarsi della nave. Gli altri ridevano. Dopo venti minuti
di remigare siamo giimti al battello. A prima vista, pareva un
palazzo, circondato dalle onde. Montammo su, e, portato il
nostro equipaggio in un'abitazione, che si poteva chiamare
spaziosa sala, ci siam seduti per pensare, giacchè ciascuno
provava meraviglia e non sapeva che dire. Rua osservava
tutto, fissava gli occhi sopra di tutti, ma diceva niente. Ma
quì un incaglio. Siamo giunti al momento, che là si pran-
zava, e, non essendoci noi posti a mangiare, ne abbiamo poi
fatto inchiesta, quando le pietanze erano consumate. Rua,
perciò, dovette cenare con una mela ed una pagnottella ed
..... un bicchiere di vino di Bordeaux. Io pure ho mangiato un
pezzetto di pane, e bevuto un poco di quell'eccellente vino
Dopo tale refezione, siamo montati sul piano del bat-
tello, per vedere che cosa fosse questo Aventino. Abbiam sa-
puto che i bastimenti prendono un nome dei luoghi più fa-
inosi di quelle parti, ove sono indirizzati. Perciò, taluno è
chiamato il Vaticano, oppure il Quìrinale, o l'Aventino, come
è il nostro; e ciò per ricordare questo monte, che è uno dei
sette colli di Roma D.
Alle dieci di sera, si levano le ancore ed il vapore parte.
M ((
due
a che?
giorni
Mi sorprende il mal di mare, che mi ha
circa..... Quella notte fu veramente
tormentato
triste..... I1
mare mi aveva prostrato a segno, da non poter più reggere,
in letto, n&fuori di letto. Allora mi gettai giù dalla cuccetta
e andai a vedere, se Rua era vivo o morto. Egli, però, non
aveva sofferto alcun incomodo, ad eccezione di un po' di
Ianguidezza. Si levò tosto, e mi prestò molti utili servizi, che
in quel grave momento mi occorrevano ».
Dopo una sosta a Livorno, il bastimento riprende il viag-
gio; ed anche Don Bosco è ripreso dal mal di mare: ma, in
fine, <(eper lo sfinimento di forze, e perchè non avevo più
nulla sullo stomaco, e forse già anche abituato alle ondula-
zioni del bastimento, mi addormentai; e, con un sonno tran-
- VIII Accompagna Don Bosco a Roma
99
illo, riposai fino alle sei, ora del nostro arrivo al porto di
Essendo giorno festivo, e non potendo Don Bosco cele-
rar la S. Messa per l'incomodo sofferto, si recano ad ascol-
rla alla Chiesa dei Domenicani, quindi fanno visita al Dele-
to Pontificio, e, in fine, salgono in vettura per recarsi da
ivitavecchia a Roma.
La distanza tra queste due città è di 47 miglia italiane,
e corrispondono a 36 miglia piemontesi. La strada era
olto amena. Eravamo nel cozlpé, e vedevamo i prati e le rive,
rdeggianti e coperti di fiori. Una fatalità ci diverti un poco.
utto andava a tre a tre. I cavalli della nostra vettura a tre
tre. Incontrammo dei soldati a tre a tre, alcuni contadini a
tre, alcune vacche a tre a tre, fino alcuni somari si pa-
vano a tre a tre. Mentre ridevamo sui tre a tre, ce ne ac-
e un'aitra nuova, e fu un nuovo genere di campanile. In
paesetto, detto Santa Marinella, abbiam veduto un cam-
nile con sòpravi una campana, e sopra il medesimo un
campanile con un'altra campana.....)>.
n'ora di sosta a Palo, e un po' di pranzo in una vicina
da. <Al vedere il canefiere tutto sfinito e pallido, gli
' che cosa aveva. - Ho le febbri - disseni, che da
ti mesi mi affliggono. Io allora, da buon medico: - La-
te fare a me, soggiunsi; vi prescrivo una ricetta che vi
e d per sempre lontano il malanno delle febbri. Abbiate
fiducia in Dio e S. Luigi. - Preso quindi un pezzo di
con una matita scrissi la mia ricetta, raccomandandogli
rtarla da qualchc farmacista. Egli era trasportato dalla
;e, non sapendo come meglio dimostrare la sua gratitu-
ine, baciava e ribaciava la mano a me: e voleva anche
che per modestia non l'ha voluto permet-
ti nuovamente in vettura e volando, più col de-
col corso dei cavalli, parèvaci ogni momento di
, nel ritorno, sostarono nuovamente a Palo, il cameriere, nar-
corse festante a Don Bosco per ringraziarlo, perche era subito
ECOc,ome altre volte nei primi anni di sacerdozio, aveva pal-
ella guarigione con una ricetta innocua.

7.9 Page 69

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100
-I Alla scuola di Don Bosco
essere a Roma. Fattasi notte, ogni volta che si vedeva di
lontano un arbusto od una pianta, Rua tosto diceva: - Ecco
la Cupola di S. Pietro! - Ma, prima di provar questo piacere,
abbiam dovuto camminare fino alle dieci e mezzo della sera.
Essendo notte, noil potevamo vedere alcune particolarità;
ma un certo freddo ci prese al pensiero che entravamo nella
città santa. Uno diceva: - Siamo a Roma! - Un altro: -
Siamo alla tzrra dei santi! - Dicendo queste ed altre simili
cose, siamo pervenuti al luogo, dove il vetturino aveva il
luogo di fermata. Non avendo alcuna conoscenza del luogo,
abbiam cercato una guida, che per dodici baiocchi ci accom-
pagnb a Casa de Maistre, Via del Quirinale N. 49, alle Quat-
tro Fontane. Siamo giunti alle II.... . o.
Non intendiamo, e non possiamo, seguire i pellegrini
nelle singole visite, fatte alle Basiliche e alle Chiese principali,
ed ai più celebri Monumenti sacri e profani, con la gioia in
cuore e manifestazioni di fede profonda. Pregarono con fer-
vore nelle camerette di San Filippo Neri, di S. Luigi Gon-
zaga, e del Beato Paolo della Croce, gloria del Piemonte, e
innanzi alla loro reliquie. Un mattino scesero nelle catacombe
di S. Sebastiano alle 8, e ne uscirono alle 6 di sera. Andando
a S. Pietro 4 giunti al ponte Elio, ora detto Ponte S. Angelo,
sopra cui si passa traversando il Tevere, recitammo il Credo.
I Pontefici concedono cinquanta giorni d'indulgenza a quelli
che recitano il simbolo degli Apostoli, mentre passano sopra
questo ponte..... n.
Giunti in Piazza San Pietro, <<passandodavanti all'obe-
lisco ci siam levati il cappello, pcrchè i Papi hanno concesso
cinquanta giorni d'indulgenza a chi fa riverenza, o si scopre
il capo, passando vicino a quell'obelisco, sopra cui vi è una
Croce, e nel mezzo di essa vi è incassato un pezzo del Santo
Legno n.
Più volte si recarono a San Pietro. La prima volta si fer-
marono in mezzo della grande navata, estatici: ((siamostati
buon tratto di tempo nel mirare e pensare, senza profierir
parola! Ci parve di vedere la celeste Gerusalemme!..... )>.
L'8 marzo saliron sulla cupola: << Abbiamo dato un'oc-
chiata al ripiano, o meglio al terrazzo della Basilica, che si
- V I I I Accompagna Don Bosco a Roma
101
selciata..... Quasi nel mezzo
e, dove Rua andò a bere.... i).
ta a lumaca, a fianchi della
a prima ringhiera. I n questo
lano abbiam dato uno sguardo, e ci pareva volare in alto e
ntanarci dalla terra.....
u , sino alla palla, pieni di santa allegrezza,
de, «dopo d'aver ragionato di varie cose riguardanti i
'ovani dell'oratorio, e dei giovani medesimi, gloriosi del
asi avessimo riportata una grande vittoria,
11 g marzo, IO anniversario della morte di Domenico Savio,
il giorno dell'udienza pontificia. Fu la prima volta che
on Bosco e iMiche1e Rua si trovarono alla presenza del Vi-
ssiamo tralasciar questa pagina.
chiesa di S. Maria sopra Mi-
Maistre, donde poi mossero al
er via - narra l'amico dei giovani - abbiamo
to tenere le risa.
o le undici ed il sig. Conte de Maistre ci

7.10 Page 70

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102
-I Alla scuola di Don Bosco
previene di partir tosto. Eccoci ambedue in mantelletta, par-
tire, divorar la via, e, occupati da mille pensieri, giungere al
Vaticano, montare le scale più macchinalmente che ragia-
nevolmente a.
Saliti aii'appartamento pontificio, « mentre stavamo oc-
cupati in vari pensieri, suona il campanello, e il prelato ci fa
cenno di avanzarci e ai presentarci a Pio IX. In quel momento
io sono restato veramente confuso, ed ho dovuto farmi forza
\\
e violenza, per non perdere l'equilibrio della ragione. Corag-
gio: andiamo: Rua mi segue, portando la copia delle Letture
Cattoliche; entriamo, facciamo una genuflessione entrando,
l'altra alla metà della sala del Papa, la terza ai suoi piedi. M~
cessò quasi imeramente la nostra apprensione, quando ve-
demmo nel Pontefice l'aspetto di un uomo, il più affabile, il
più venerando, e nel tempo stesso il più bello che possa di-
pingere un pittore. Non gli potemmo baciare il piede, perche
era seduto al tavolino; gli baciammo perì, la mano; e Rua,
memore della promessa fatta ai chierici, la baciò una volta
per lui e una volta per i suoi compagni.
Allora i1 Santo Padre ci fe' cenno di alzarci e di metterci
davanti a lui; ed io secondo l'etichetta volevo parlare ginoc-
chioni: - NO,egli disse, alzatevi pure. - Convien qui notare
che, nell'annunciarmi al Papa, fu letto male il nostro nome, e
a vece di scrivere Bosco, fu scritto Bosser; perciò il papa co-
minciò a interrogarmi così: - Voi siete Piemontese? - Si,
Santità, sono piemontese; e i n questo momento provo la più
grande consolazione della mia vita, trovandomi ai piedi del
Vicario di Gesù Cristo. - In quale cosa vi occupate ? - San-
ti&, io mi occupo dell'istruzione della gioventù e nelle Let-
ture CatfolicIze.- L'istruzione della gioventù fu cosa molto
utile intutti i tempi; ma oggidi ella è più necessaria; C'& anche
un altro in Torino, che si occupa molto di questi giovani.
Qui io mi accorsi che il Papa non aveva giusto il mio
nome; e, senza sapere come, venne a comprendere che io non
era Bosser, ma Bosco; e allora prese un aspetto assai più ilare,
e domandò più cose riguardanti ai giovinetti, ai chierici e agli
Oratori. VÒltosi poi a Rua, gli chiese se era già sacerdote, ed
egli rispose:
v111- Accompagna Don Bosco a Roma
10.3
D -- santità; non ancora, ma sono solamente 'chierico, e
percorro il terz'anno di Teologia.
,» - Che trattato studiate?
- Studio il trattato de baptismo et de con?rmatione;--
e, mentre voleva ancora nominarne altri, if Papa disse:
o - Questo è il trattato più facile.
D Quindi, voltosi nuovamente a me, con volto ridente
a - ~i ricordo dell'oblazione mandatami a Gaeta e
dei teneri sentimenti, con cui quei giovinetti la accampa-
D ~i approfittai di quel medesimo discorso Per e s ~ r i -
l'attaccamento dei nostri giovani dia Sacra sua Persona>
e lo pregava di gradirne un segno in una copia delle Letture
cattoliche: -- Santità, gli dissi: Le offro una copia di quei
libretti finora stampati, e la offro a nome della direzione; la
legat,)u- ra èQlauvaonrtoi
dei giovani della casa.
sono questi giovani?
,) - santi&, i giovani della casa sono circa duecento, i
legatori sono quindici.
)) - Bene, egli rispose, io voglio mandare una medaglia
D ~ ~ i ~anddaito, in un'altra camera, dopo brevi istanti
ritornò portando quindici medagliette della Concezione.
,) - Queste saranno per i giovani legatori, dissemi, men-
tre me le porgeva.
Rivoltosi poi a Rua, gliene diede una più grande di-
endo: - Questa è pel vostro compagno. - Quindi rivoltosi
uovamentea me, mi porse una piccola scatola, che ne rin-
hiudeva un'altra, più grande ancora, dicendo: - Questa è
~ ))
~noi ingin~occhiati p~er riceve~re i preziodsi regali, ~
anta padre ci disse di alzarci. Credendo che noi volessimo
già partire, stava per congedarci, quando io presi a parlare
sì: - santi&, avrei qualche cosa di particolare da comu-
- Va bene, rispose.
ilora io feci cenno a Rua di ritirarsi ed egli, fatta la

8 Pages 71-80

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8.1 Page 71

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"'4
I - Alla scuola di Don Bosco
genuflessione in mezzo alla camera, se ne uscì. Quivi il Santo
Padre ragionò di nuovo intorno agli Oratori e sullo spirito
che ivi si insinua, lodò molto la pubblicazione delle Letture
Cattoliche, dicendomi di incoraggiare i collaborat.ori delle
medesime, che egli benediva. Fra le altre cose che ripetè con
meraviglia fu questa: - Quando penso a quei giovani, ri-
mango ancora intenerito per quei trentacinque franchi e qua-
ranta centesimi inviatimi a Gaeta...... Poveri giovani, sog-
giungeva, si privarono del soldo destinato alla pagnotteiia
ed al salame. Gran sacrificio per loro!
P Io risposi: - I1 nostro desiderio era di poter fare di più,
e fummo grandemente consolati alla notizia, che l'umile offerta
tornò gradita a Vostra Santità. Sappiate, o Santissimo Padre,
che là, in Torino, avete una numerosa schiera di figli che vi
amano teneramente, e, ogni qual volta loro accade di dover
parlare del Vicario di 'Gesù Cristo, lo fanno col più vivo tra-
sporto di gioia e di consolazione.
Dopo richiese il nome ed il numero dei sacerdoti, e
della casa, e dell'Oratorio, e di quelli che si occupano per le
Letture Cattoliche, Infine, dopo di avermi dati vari consigli,
io chiesi la benedizione sopra tutte le persone che in qualche
modo ci riguardano. Gli chiesi pure vari favori spirituali, che
benignamente ci concedette >>.
Venne richiamato Rua.
Ed (<io mi inginocchiai, per chiedergli la sua santa be-
nedizione.
>> - Di vivo cuore! - rispose il Santo Padre, con voce
intenerita, mentre io ero pure tutto commosso; ed eccone la
forma speciale che usò e che per noi saranno parole di sempre
gloriosa rimembranza:
>> - Benedictio Dei omnipotentis, Patris et Fili, et Spi-
rìtus Sancti, descendat super te, super socim tuunz, super tuos
in sortm Domini vocatos, supra arliutores et benefactores tuos,
et supra omnes pueros Luos, et snper omnia opera tua, et maneat
nunc, et semper, et sempev, et semper. Amen.
)> Compreso di stima e di venerazione verso il Canto Padre,
e beli anche confuso di tanti segni di bontà, partiamo dal Pa-
lazzo Pontificio, e ce ne andiamo al Quirinale. L'impressione
VIII - Accompagna Dolz Bosco a Roma
di questa udienza sarà ,certamente incancellabile dal nostro
cuore, ed è per noi un argomento di fatto per poter dire, che
basta l'accostarsi a1 Pontefice, per ravvisare in esso un Padre
che altro non desidera che il bene dei suoi figli, e che i suoi
figliuoli sono i fedeli cristiani di tutto il mondo. Ma chi lo
ascolta parlare, egli è costretto a dire in cuor suo: - In quel-
l'uon~o,in quelle parole, hvvi qualche cosa di sovrumano, che
non apparisce negli altri uomini 1).
Fin dal primo incontro Pio IX comprese la mente e il
cuore di Don Bosco, e gli si affezionò come al più caro dei
figli. L'invitò a predicare un corso di esercizi spirituali alle
etenute presso Santa Maria degli Angioli; e la domenica
I marzo lo richiamò in udienza privata, per dirgli che ap-
rovava il disegno della fondazione di una nuova Società che
interessasse in modo particolare dell'educazione cristiana
ella gioventù (I).
La domenica delle Palme, 28 marzo, Don Bosco e Rua,
per volere del Sommo Pontefice, presero parte alla funzione
papale. Si recarono a S. Pietro, muniti di speciale biglietto,
ed ebbero posto distinto nella tribuna dei diplomztici. Accanto
a loro stava un gran signore inglese, protestante, il quale, a
n certo punto, all'udire il canto di un soprano della Cappella
istina, si volse a Don Bosco esclamando: Post hoc Paradius!
Come il Papa ebbe benedette le palme, anche il corpo
iplomatico sfiIò innanzi il suo trono ed ogni ambasciatore e
i) F u i n questa udienza che Don Bosco parlb al Santo Padre del bene
il Signore s i era degnato di compiere con l'opera iniziata, e come molti gio-
sii di straordinaria virtU fossero vissuti e vivessero ancora nell'Oratorio.
uest'accenno f u un lampo alla mente di Pio IX, il quale, guardando fisso Don
osco, gli chiese se non avesse avuto egli pure qualche straordinario indirizzo
ello sviluppo defi'opera sua. E siccome s'accorse che Don Bosco esitava al-
nto a rispondere, il Pontefice insistette che gli raccontasse, minutamente,
o ciò che avesse anche solo apparenza. di soprannaturale. Allora Don Bosco,
iale abbandono, espose al Santo Padre quanto gli si era presentato alla
in n sogni*, o visioni straordinarie, che in parte s'eran giA verificati.
X lo ascoltb attento e commosso, non dissimulando che ne faceva gran
o consigli6 a iniittere per iscritto quanto gli aveva ezposto: consiglio,
' dop6, nel 1867, in un'nltra udienza memoranda, diveniva un
do; e Don Bosco dovette obbedire, esscrisse le r Memorie del180-
j al 1855. Esclusivamente per i Soci Salesiani, per la Congrega-

8.2 Page 72

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106
-I Alla scuola di Don Bosco
ministro ricevette la palma. Ed anche Don Bosco e Rua s'in-
ginocchiarono ai piedi del Vicario di Gesù Cristo, ed ebbero
la palma dalle sue mani. Rua conservò qual reliquia il bi-
glietto d'invito (I), e donò la palma all'ottimo Padre Pagani,
autore dell'Anima divota dell'Ez~car&tia,Superiore generale
dei Rosminiani, presso cui abitava.
Don Bosco era in cordialissimi rapporti.con vari reli-
giosi dell'Istituto della Carità, come già con lo stesso Fonda-
tore, il venerando abate Antonio Rosmini; e, giunto a Roma
per non esser di troppo aggravi0 al conte de Maistre, dopo
qualche giorno chiese ed ottenne dai Rosminiani ospitalità
per il chierico, suo compagno, il quale, per la pieth e per le
altre virtù' si acquistò talmente la stima del superiore e di
quei religiosi, che, anch'essi, come già i Fratelli delle Scuole
Cristiane, concepiron la speranza' di vederlo un giorno, in-
sieme con Don Bosco, entrar nel loro istituto. E se ne diffuse
la voce in Roma, e il buon chierico cominciò a sentirne le
congratulazioni da eminenti personaggi. Ed egli si limitava
a rispondere: - Io dipendo da Don Bosco e farò ciò che egli
mi dirà. - Ma presto, avendo Don Bosco inviato a Padre
Pagani il manoscritto delle Regole della Società che pensava
d'istituire, perchè avesse la bontà d'esaminarlo, cadde ogni
speranza, essendo evidente che il virtuoso discepolo non si
sarebbe mai distaccato dal Maestro.
Nei due mesi che Don Bosco si fermò a Roma, il chierico
Rua, sebbene abitasse presso i Rosminiani, era quasi ogni
giorno con lui in casa de Maistre, dove compiva il lavoro che
gli affidava, o l'accompagnava nelle escursioni, o l'aiutava a
sbrigar la corrispondenza. Tra l'altro attese a ricopiare, in
nitidi caratteri, il nuovo Mese di Maggio, che Don Boscovenne
scrivendo nelle ore libere e da Roma inviò alla tipografia Pa-
ravia a Torino per la stampa (2).
- (I) I1 biglietto B in questi termini: n N. 26 - 1858 Sacri Palaxxi Aperto-
lici - Il Sig. Ab. Rua B ammesso a ricevere In palma benedetta dalle mani di Sua
Santità nella Basilica Vaticana, ove si troverà presente alle ore 9 % antimeri-
diane. - I1 Maggiordomo di S. S. - E. Borromeo, Arcivescovoi>.
(2) Il Mese di Maggio consacrato n Maria S S . Immacolnta ad uso del PoPol
per cura del Sac. GIOVANNBIOSCO, un fascicolo di rgz pagine, pubblicato nel-
VIII - Accompagna Don Bosco a Roma
'07
Ed ebbe la consolazione di prostrarsi ancor una volta ai
piedi del Vicario di Gesù Cristo. I1 6 aprile, Pio I X ricevette
Don Bosco in udienza di congedo, nella quale l'esortò, di
nuovo, a scrivere quanto gli aveva narrato di cose sopranna-
turali, ripetendogli 'che a quanti in avvenire avrebbero fatto
parte del nuovo istituto sarebbe stato caro il conoscerle; e
in fine, venne riammesso alla presenza del S. Padre il chierico
Rua, insieme col teol. Leonardo Murialdo e il Cancelliere
della Curia Arcivescovile di Genova, che restarono stupiti
nel veder l'amorevolezza, con la quale il Papa trattava Don
Lasciarono Roma il 14aprile, facendo il medesimo viag-
gio. I1 mare, questa volta, era calmo, A Livorno, scesero avi-
sitare alcune chiese, e giiinsero a Genova la mattina del 16,
al sorgere - diceva Don Rua - di una magnifica aurora che
illuminava il magnifico panorama della città; e di quel giorno
rientravano a Torino, dove Don Bosco trovò mutata la fisio-
nomia dell'oratorio. I1 caro Don Alasonatti, che ne aveva
tenuto la reggenza con zelo, non avendo il cuore di Don Bosco,
li aveva dato l'aspetto di un ottimo istituto, regolare, disci-
linato, ma non era più I'Oratorio; la vita e lo spirito di
miglia erano scomparsi.
Don Bosco ne fu spiacente, e non risparmiò lavoro e sa-
rifici per restituirlo alla vita di prima; e chi lo coadiuvò, più
'ogni altro, in cotesta restaurazione fu il chierico Rua. Due
esi, incimamente vissuti con Don Bosco, gliene avevan fatto
empre meglio comprendere lo spirito e i desideri; e riprese
varie e delicate mansioni di assistente generale della disci-
assistente dello studio, assistente del refettorio, invigi-
delle scuole, e presidente della Compagnia dell'lm-
a, disimpegnandole tutte in modo perfetto. Era voce
e, che il giovane chierico, astraendo dal prestigio del
elt'anno nelle Letture Cattoliche. Nella breve lettura del giorno
ta della dignith del cristiano e l'esempio è sui fatti per cui venne
- il culto liturgico di Maria SS., sotto il titolo di Aiuto dei Cristiani,
o ispirate anche le letture degli ultimi due giorni. I1 fascicolo si
'annunzio di speciali indulgenze, domandate da Don Bosco, e
io IX il 7 aprile 1858, per l'insegnamento ed il canto delle lodi
mente durante il mese di Maggio.

8.3 Page 73

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io8
I - Alla scuola di Don Bosco
carattere sacro, aveva maggior autorità dello stesso eroico Don
Alasonatti.
(1 Già da chierico, diceva Don Giulio Barberis, si può dire
che prese a condividere con Con Bosco la direzione dell'O-
ratorio )).
(iFin da quando il Servo di Dio era semplice chierico,
aggiunge Mons. Piano, Don Bosco lo ebbe sempre.quaie suo
rappresentante e, poco per volta, anche negli uffici più de-
licati n.
((Quando era chierico del secondo anno di filosofia -
racconta Don Francesco Piccolio -- durante la settimana santa
fui mandato con altri chierici a servire nelle*filnzioni della
settimana santa a!la parrocchia della Crocetta; e quel buon
Parroco ci fermava a pranzo con lui, ed. erano pranzi davvero
abbondanti. Raccontando di quei giorni la cosa a Don Du-
rando, questi mi disse: -- L'andare nella settimana santa alla
Crocetta è usanza antica; v'andavamo già noi ai nostri tempi,
ed anche allora il parroco c'invitava, ma non ci siamo mai
fermati a pranzo, percliè v'era Don Rua, allora chierico, il
quale, dicendo che Don Bosco ci desiderava a casa, ci faceva
tornar all'Oratorio, deve arrivavamo tardi e trovavain tutto
freddo. Don Rua era allora quello che è adesso, tutto morti-
ficazione, tutto osservanza della regoia; era superiore immen-
samente a ~ o ip,er virtì~e spirito di perfezione I).
Ciò che valorizzava l'autorità del giovane chierico era
davvero l'esempio e la perfezione nell'adempimento d'ogni
dovere.
La sua presenza era sempre edificante: l'aspetto, il
tratto, il contegno, !a riservatezza della persona rivelavano,
ad ogni istante, la bellezza dellxanimasua. Don Paolo Albera,
che gii succedette nella direzione generale della Societk Sale-
siana, proprio nelle ultime settimane di sua vita, non si stan-
cava di ripetere a Don Conelli l'in~pressioneedificante che,
fin da giovane, aveva ricevuto dal chierico Rua, nella chiesa
di S. Francesco di Sales. <Di urante il canto dei vespri, diceva,
il chierico Rua se ne stava sempre in piedi, immobile, tenendo
con una mano il Giovane Provveduto, e l'altra al petto. Più
volte io provai d'imitarlo, ma non vi riuscii, non. essendo ca-
V I I I - Accompagna Don Bosco a Roma
109
1
pace di rimanere, in quella posizione, nemmeno il tempo
l
- di un salmo! P.
Ii 26, g- iugno Don Bosco volle eclissato il suo nome per
festeggiare quello di Giovanni Maria Mastai Ferretti. llAri-
coido delle paterne accoglienze avute gli cantava nell'anima,
e volle che i suoi figliuoli facessero festa al Vicario di Gesti
Cristo, con inni e canti e preghiere. Fu una vera (iFesta del
Papa)), come si direbbe oggi, imponente, solennissima; e
cooperò efficacemente alla sua riuscita il buon chierico, con i
ric;rdi entusiastici del viaggio.
Oh! il fervorede1'~chiericoRua!
Don Bosco, dopo, rispondendo da S. Ignazio ad una
sua letterina, lo spronava a perseverare nei santi propositi,
ricordandogli, che il pensiero del paradiso ci dev-I. sostenere
in mezzo a qualsiasi lotta della vita,..... perchè solo attraverso
il Mar Rosso e il Deserto si arriva alla Terra Promessa!
Figliztol mio, l'a1lsg"rezzae la grazia di N. S. Gesù Cristo
a sempre nei n0stl.i cuori. Tu mi hai clziesto alcuni amnmoni-
enti spirituali; ed io te li dò volentieri, in poche parole.
Sappi, adunque, e ricorda, che i pathenii del tempo presente
on si posson paragonare con la gloria, che zllz giorno si manife-
erù in noi. Quindi, tendi~moincessantemente alla gloria celeste,
ol cuore e con le opeie.
La vita dell'uomo sulla terra è un vapore che scompare, è la4
accia di una nube che si dilcgua; è 21% po' d$mbra, che poco
si vedeva, ed ora non si vede pih. Perciò i beni della vita pre-
sono da disprezzare; son invece da cercarsi, con diligenza,
nel Signore! Sia che tu mangi, sia che t z ~beva,
,ia qualsiasi altra cosa, fa' tutto a maggior gloria di
Sta' sano, Jiglio mio, e prega Dio, nostro Signore, per me.
S. Ignazio, sopra Lanzo, 26 lzglio 1858.
Il tuo co?zfratelloDON BOSCO ( I ) .
, Gaudium et gratis Domini nostri lesti Christi sit semper in
-i$. Nonnulla monita salutis postulasti; libenter faciam et paucis
t animadverte, quod non cunt condignas passiones huius tem-

8.4 Page 74

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ZIO
-I Alla scuola di Don Bosco
Caro Don Bosco! chiamava già fratelli quei pochi, che,
sull'esempio del chierico Rua, avevano privatamente emesso
in mano sua i voti religiosi.
E quale doveva esser, davvero, la bellezza dell'anima del
chierico Rua, se Don Bosco, che lo conosceva intimamente,
lo soronava ad una vita così santa, così staccata dal mondo, e
-2
tutta del Signore!
v----
.-A- fiituram e"~oriam. .q.uae revelabitur in nobis. Ideoque hanc gloriam,
~~
incessanti animo et labore quaeramus.
Vira hominis super teiram est vapor ad modicum parens, vestigium nubis
quae fugir, urnbra quae apparuit et non est, unda quae fluit. Bona igitur huius
vitae parvi hahenda: coelestia studiose optanda.
Laetare in Domino. Sive manduces, sive bibas, sive quidquid aliud facias,
omnia ad maiorem Dei gloriam fac. Vale, fili mi, et deprecare pro me ad Do-
ninum Deum nostrum
S. Ignatii, apud Lanceum, 26 Julii 1858.
Tzur sodnlis Soc. Bosco.
I X - Direttore spirituale della Società
1
DIRETTORE SPIRITUALE DELLA SOCIETA
Come si viveva nell'Oratorio. - Il Servo di Dio P incaricato delrussi-
stenxa degli artigiani e della direzione delle scuole. - Era già l'inte-
gratwe di Don Bosco. - Come interlo@a ai sermacini della sera.
- Fa scuola di grammatica francese asoldati francesi. - Lo studio
diligentisimo della teologia accresce in lui l ' m o r di Dio. - Comincia
- a scrivere u a Storia Sacra p& le famiglie cristiane. - Belle rifes-
siorzi su l'esposizione deEe meraviglie e a'ei fenomeni del creato.
esente alì'annunzio della costituzione della Società Salesiana.
'cevela Tonsura, i Minori e il Suddiaconato. - Fondazione della
'età Salesiana ed elezione dei Superioti. - Il Suddiacono Michele
ua d nominato. all'unanimità, direttore s*pirituale. - Testimonianza
' ex-alli& sul virtuoso trnor di d a del Semo di Dio in prassi-
à al sacerdozio.
Beato <( Don Bosco - scrive il Canonico Ballesio -
un sant'uomo, che faceva amare e praticare la virtù.
come un sole di fede luminosa e pratica, che rischia-
Idava l'ambiente del primo suo istituto, che passò
rità col nome di Oratorio per antonomasia. Riesce
questi giorni di scetticismo immaginarsi la vita
' lavoro, di studio, di belle e care cristiane virtù,
oave giocondità del nostro Oratorio. I n quell'olez-
be un'eletta schiera di ottimi chierici, di
i e fratelli laici, i quali aiutavano Don Bosco,
spirito, affezionati a lui, e desiderosi d'imi-
esempi. E tra questi eletti andava innanzi a

8.5 Page 75

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-I Alla scuola di Don Bosco
tutti, come priiicipe, il nostro Don Rua, il quale nei pensieri,
nei sentimenti, nelle opere e in tutte le virtù era una cosa sola
con Don BOSCO, una copia perfetta di lui
E meraviglioso l'aiuto che diede a Doil Bosco, anche da
chierico, ~ ; i ~da,l x853 s'erano iniziate nell'Oratori0 !e prime
scuole professionali dei calzolai e dei sarti; nel 18.54 si
principio ad una piccola libreria e s'aperse la scuola dei lega-
tori; e nel i8j6 quella dei falegnami ebanisti, mentre alcuni
ricoverati
a recarsi ai lavoro presso alcune 'Ot-
teghe della
Questa convivenza dei più che stavano
irlicghioierdneovianucansaocccolnzivoavriigcihlaenutescpivearcnhmè antotinnoaevvseenraisaselarovoravree-?
nissero setroncatieventuali disordini, e anche qiiest'incarico
il chierico R ~Pe~r va.ri anni egli fu il superiore diretto
dspeegsliso
la
ai quali, dopo le preghiere della sera, rivolgeva
parola, alternandosi col prefetto Don Masonatti
nel tenerloro il sermoncin~della buona notte, che Don Bosco
rivolgeva agli studenti. Esigenze di orario, fin dal Principio,
e poi l ~ ~nume~ro deg~li alun~ni, co~strinse~ro a ~fare i
questa divisione.
~ ;dail r~gj6-57 Don BOSCO potè avere nell'oratorio anche
le prime tre classi ginnasiali, nel 1858-59 la quarta e l'anno
dopo la quinta, perchè non era più conveniente, n&possibile?
mandar tanti giovani in cittfi alle ristrette scuole degli Ottin
e caritatevoli professori Don Picco e Bonzanino Nel 1 ~ 5
una sola classe, la prima ginnasiale, contava 96 alunni; e Per
qualche anno, anche ta Piccola Casa della Divina Provvidenza,
inviò i suoi studenti di latino, detti i T O % ~ U & ~ , aile scuole
ginnasiali dell*~ratoriBEra quindi necessario un direttore
delle scuole, o, come si dice oggi nelle Case Salesiane, un con
sigliere scolastico, il quale vigilasse sulla disci
plicazione e sul profitto degli alunni; ed anch
fu affidato al ch. Rua.
era l'anima di tutto, aveva l'occhio a t
mente Comprendendole direttive ed il pensiero de
con generosità e facilità impression
lavoro. fin d'allora, l'integratore di Don Bosco, il q"
come diremo, se non avesse avuto al fianco Don Michele Iiu
I X - Direttore spYituale della Società
non avrebbe Potuto fare parte di ciò che fece, o almeno non
avrebbe Potuto farlo con quella perfezione, con quell'inalte-
rata bontà Paterna, che guadagnava i cuori.
Di quando in quando Don Bosco disponeva che gli arti-
giani recitassero insieme con gli studenti le preghiere della
sera, Per dare a tutti contemporaneamente qualche comuni-
cazione od ammonimento speciale, o raccontare qualcuno
dei suoi sogni )>,sempre ricchi di ammaestramenti. E, in
queste circostanze, aweniva di frequente che il ,-h. R~~ lo
chiedendo con bel garbo la parola per richia-
mare Vattenzione degli alunni sulYargomento: ora per chie-
dere qualche spiegazione, ora anche per domandar venia e
perdono. Le interruzioni, il più delle volte, e r a combinate
in antecedenza; ma l'ottimo chierico le facelra con tanta na-
turalezza, che parevan spontanee e naturali. tosi aveva fatto
Bosco alIa scuola di Don Cafasso, previo accordo col
venerato maestro; con la differenza che Don Bosco, alla
Cafasso, obbiettando, faceva sempre la
~ t ~ dosi un ostinato tuziorista per dar agio al
estro di far risaltare le miti teorie di S. Alfonso; mentre
Oratorio, innanzi a centinaia di alunni, discepolo e maestro
bedm una parte graziosa, I'uno chiedendo e
concedendo il favore.
anno Don BOSCO aveva permesso agli allievi
scuola di musi& di recarsi a festeggiar S. Cecilia con un
'Oratorio. Nel 1859credette bene di non con-
più; e parte dei musici, poco obbedienti e dissipati,
tando sulla sua Ionganimiià, usciron egualmente dal190ra-
o Perla refezione, come gli altri anni. Don Bosco lo seppe
n tutta calma, dichiarando sciolto i1 corpo musicale, or-
a Buzzetti di ritirare e tener sotto chiave gli strumenti; e
di
studiare a quali
orgere la
nsucuoovliaa.llEie,vsi eanvzr'eabltbreo,pochtuiatomcòonassee-
e avevan Commesso la grave mancanza, parlb con
in particolare, dolendosi che lo avessero costretto
una misura di rigore, e dando a ciascuno qualche
monimento per la salvezza deIl'anima, E a quelli
parenti O benefattori, intimò di &ornare alle
N o di Dio Michele Ruu. voi. I.

8.6 Page 76

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"4
I - Alla scuola di Don Bosco
case loro, e a quelli che erano interamente abbandonati fece
egli stesso una raccomandazionea qualche padrone di fabbrica,
perchè li accettasse a lavorare, onde guadagnarsi da vivere.
Un di questi trovò perdono. Quella sera medesima, dopo
che Don Bosco ebbe parlato ai giovani, il ch. Rua prese la
parola dicendo: - Sig. Don Bosco, se mi permette, avrei da
patrocinare una causa, che mi sta a cuore.
- E quale?
- I1 giovane N. N. fu congedato dalla casa. E giusta la
punizione, che fu data a quelli che non vollero ubbidire; ma
il poveretto, inesperto per la giovane età, si lasciò ingannare
dai compagni, i quali l'assicurarono che avevan da lei il per-
messo. Non trasgredì quindi per malizia il suo divieto; perciò,
in nome suo, le domando perdono e le chiedo grazia.
I1 giovane, che si trovava ancora a1l1Oratorio,se ne stava
con la testa bassa, pieno di confusione, tra i compagni. Don
Bosco rispose: - Egli non avrebbe dovuto credere ai com-
pagni..... avevainteso chiaramente l'ordine dato da me..... sa-
peva non essere io solito a mutar disposizioni..... La ragione
esposta non vale a scusarlo. Tuttavia, poichè sei tu che inter-
cuendpi op'erdliutie,msopsopeinndperroòvdai,..m...anedvaerdlorevmiao..!... lo terremo ancora
Un'altra carità esercitava il buon chierico, sull'esempio di
Don Bosco. All'Oratorio scendevano con frequenza poveri
popolani, bisognosi d'una raccomandazione per qualche sta-
bilimento, o di Cina supplica ai Ministeri, o a Casa Reale, per
ottener lavoro, sussidi o favori, e il chierico Rua si prestava
con carità anche a questo lavoro.
I1 ch. Rua si serviva di tutto per fare del bene, cercando
sempre di ricopiare Don Bosco. (( Avendo veduto - narra
Don Francesia - come il nostro Maestro cercasse di farsi
amico dei soldati francesi, che dopo la battaglia di Solferino
se ne stavano acquartierati lungo la ferrovia di Milano, sul
Corso Duchessa Jolanda, egli si industriava per aititarlo.....
Ali'Oratorio se ne vedevano venire diversi di quei soldati; e
Don Bosco una volta glieli consegnò, quasi dicendo: - Ab-
bine cura! - Da quel momento, pensò lui a trattenerli ed a
far loro un po' di scuola di aritmetica e di grammatica fran-
- I X Direttore spirituale della Società
cese. Non vide mai più bel portento il mondo! un italiano
ammaestratore dei francesi nella loro lingua. E quanti veni-
vano a quella scuola! Per tutto il tempo in cui i francesi furono
attendati in Torino, un bel manipolo dei più volenterosi
scese regolarmente a Valdocco per imparare dal ch. Rua la
grammatica della propria favella )> (I).
E regolarmente frequentava la scuola e trovava tempo di
dedicarsi seriamente allo studio delle Scienze Sacre; e la
sua bell'anima cresceva nell'amor di Dio, perchè, man mano
che veniva a conoscere meglio la varietà e la grandezza dei
divini attributi, si sentiva spinto ad amarlo più intensamente.
Nell'anno 1858-59, attese allo studio dei trattati De Deo e
De Trinitate: e son cinque fitti quaderni di appunti, ben
scritti, chiari, ordinatissimi, che ci rimangono. Ogni quaderno,
in fronte, insieme col titolo, ha la data, la firma, le parole
ad majorem Dei gloriam e qualche pensiero scritturale. Nel
primo si legge: Mirabilis Deus! Quis ut Deus? Nel secondo:
Nunquid oculi carnei tibi szrn~zQuis ut Deus? Deus, Deus meus,
ad te de luce vigilo. Nel terzo: Domine, ne in furore tuo arguas
me. Quis ut Deusr Non est sanctus ut est Dominus. Nel quarto:
ine, extendi manus meas ad te: anima mca sicut terra sine
tibi. Tres sunt qui testimonium dant in coelo: Pater, et
us et Spiritus Sanctus. Quis ut Deus? - Nel quinto: Quis
t Deus? Domine, a peccato meo munda me. Clzaritas Dei dif-
a est in cordibus nostris per Spiritum Sanctzcm.
L'anima sua riboccava di fede e di carità: la fede era sem-
re quella di un fanciullo e la carità quella di un santo. Ab-
iamo, di quell'anno, anche tre quaderni di Storia Sacra, tre
egli undici, e cioè 120 pagine delle 800 complessive. Come
pare dalle parole scritte sul primo quaderno, Don Bosco
doveva aver dato l'incarico di scrivere una Storia Sacra in
mpie proporzioni, che il cumulo delle occupazioni, molti-
licatesi e divenute sempre più gravi, non gli permise di con-
urre a termine (2).
Cfr.: Don Michele Rua, pag. 48.
Le 800 pagine vanno dalla creazione a Mosb. I primi tre quaderni fu-
critti nel 1859; gli altri nei primi anni di sacerdozio; le ultime pagine
uaderno undecimo sono del 1876.

8.7 Page 77

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116
-I Alla scuola di Don Bosco
u Lo scopo di quest'opera - egli dice - è di narrare la
Storia Sacra, prendendo specialmente di mira quella parte
che riguardava la vita dei santi personaggi che vissero nel-
l'Antico Testamento. Prima, però, credo necessario di dare
alcune notizie intorno ai libri da cui tale storia si ricava, onde
chiaro apparisca di quanto peso sieno i racconti, e con quale
ferma fede meritino di essere da noi creduti )>.
Fermiamoci un istante su queste pagine del Servo di Dio
per rilevare lo spirito che le informa. Limitandoci ai primi
quaderni, che indiscutibilmente furono scritti nei 1859, è
d'ammirare la maturità e la bontà dell'anima del giovane chie-
rico, non ancora insignito degli ordini sacri. Basta a darcene
un'idea un piccolo saggio delle copiose riflessioni che gli
sgorgano da1 cuore nell'esposizione, sobria ed attraente, delle
meraviglie della creazione. Ecco come parlano all'anima sua
le bellezze e benefizi della luce, e i pensieri che gli suggeriscono
le nubi, le onde spumanti sulle rive del mare, l'ampia distesa
delle acque, il volo degli uccelli e il loro canto.
La luce: - (iCreata appena la luce, Iddio la rimirò e se ne com-
piacque. E a chi non piacerebbe la luce, che è dotata di tante e sì
belle proprietà? Essa è veloce quasi come il pensiero; in un momento
si estende da un estremo all'altro del cielo. Essa è copiosissima, in
ogni angolo della terra si diffonde, penetra nei palazzi reali, nelle
capanne dei contadini, benefica i magnifici giardini delle città e gli
umili orticelli della campagna, si fa strada in mezzo alle più folte
boscaglie, vi rincora il viaggiatore smarrito, s'insinua nelle oscure
e tetre carceri e vi rallegra i miseri prigionieri. Che più? Passa attra-
verso alcuni corpi che si dicono trasparenti e non li fende; dà agli
oggetti il colore di cui li vediamo adorni, e così fa che li possiamo tra
loro distinguere. Essa rende allegra la vita e scopre le odiose trame
dei malvagi. Quante grazie non dobbiamo rendere a Dio, perchè ci
ha provveduto della luce, che è tanto bella e tanta umiltà ci arreca!
(Stoiia Sacra, quaderno I , pag. IO) n.
Le nubi: - u .....Non vi per egli che Ie nubi, mentre stanno così
sospese e vagabonde, pronte per accorrere al cenno di Dio in qualsiasi
parte, ci avvertano che se abbiamo bisogno di loro, dobbiamo ricor-
rere al Signore?..... (S. S., I, 21) w.
Sulle sponde del maie 2 il divieto di Bio: - (1 .....Talvolta le acque
del mare, sollevate dal vento, paiono montagne ambulanti, e, avan-
zandosi minacciose,, paiono che vogliano sommergere i circostanti
paesi, e ricuperare i1 luogo che a loro fu tolto; ma giunte presso i
I X - Direttore spirituale della Socieià
1x7
il divieto di Dio scritto su le sponde, rumoreg-
si lascian cadere giù, e, rialzandosi nuovamente,
passo..... ( S . S., I . 26) 1).
I benejci del mare: - (i.....Quel che più importa, per memo del
mare, fu facile agli Apostoli, e dopo loro, ai Missionari, di propagare
*. per tutta la terra la nostra Santa Cattolica Religione, apportatrice
di saliite e di benedizioni ( S . S., I , 27)
I l volo degli uccelli: - <Ai lcuni di essi s'innalzano nelle pani più
alte e con grande facilità, e colà scuotendo le ali, ora dignitosamente
distendendole, quasi in propria dominazione, percorrono i vasti spazi
del cielo; tali sono le aquile, gli sparvieri, i nibbii. Merita, tra questi,
special menzione l'alIodola, che sta pochissimo in terra, e mentre è
costretta a star quivi, se ne sta sempre silenziosa, ma quando inco-
mincia ad innalzarsi, comincia pure il suo dolce gorgheggio, che
tanto più fa echeggiare quanto maggiormente s'innalza; bel simbolo
delle anime pure e caste che, date alla vita spirituale, con tutta faci-
lità s'innalzano verso Dio, con cui tengono i più dolci coIIoqui du-
rante il loro volo, cioè durante le loro contemplazioni, e che costrette
a trattare le cose della terra, Io fanno a malincuore, sbrigandosene
al più presto per nuovamente innalzarsi verso Dio. Altri uccelli,
(altri volatili), come le galline, le quaglie, ecc., s'innalzano dalla terra
qualche poco, ma poi, vinti dal loro peso, vi ricadono e quasi incep-
pati in un filo non mai possono staccarsene liberamente; immagini
di quelle anime che, troppo attaccate ai beni di questa terra, non sanno
sciogliere libero il volo verso Dio; e sebbene talvolta tentino di acco-
starsi a Lui, tuttavia vinte dalla ricchezza o dai piaceri nuovamente
ricadono ne' peccati, e perciò si allontanano nitovamente da Dio.
Vi è poi un altro volatile ancora, lo struzzo, che quantunque faccia
bella mostra di sè, si trova fra i volatili nell'infimo grado, giacche
esso non può mai innalzarsi da terra. E perchè? perchè esso è troppo
pieno di corpo, e il volo non è concesso a chi ha corpo troppo grave.
Bella immagine di quegli uomini, che, dati interamente al corpo, ai
piaceyi sensuali, non possono sollevarsi da terra, e continuamente
giacciono nel fango de' propri peccati secondo quella sentenza: car-
nalis homo non percipit ea quae sunt Spiritus Dei; l'uomo carnale non
comprende le cose spirituali ( S . S., 11, IO).
tino: - 6 Giunta..... l'aurora, fatti desti dai raggi
uccelli concordemente salutano e ringraziano il
oh! quanto è mai dolce udirli innalzare nel loro
Dio, e, col vario loro canto, formare una sola ar-
anifesta la gloria di colui che li ha creati e li
esempio intanto ci dànno, cpme anche noi, ap-
dobbiamo rivolgere i nostri pensieri ed affetti!

8.8 Page 78

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I - Alla scuola di Don Bosco
Man mano che s'inoltra nel racconto, le riflessioni e i
pensieri morali e religiosi vanno moltiplicandosi e si leg-
gono con piacere, e con piacere ancor maggiore dovevano
essere ascoltati. Dall'usignuolo, il cantore della natura, il
zelantissimo chierico coglie l'occasione per inculcare la sol-
lecita educazione religiosa nell'intimità familiare:
« Quest'uccello ha una cosa di particolare nell'allevare i suoi pul-
cini, ed è, che, appena schiusi, si mette a cantare, e non cessa più
dal far sentire le sue dolci melodie, finchè non abbiano imparato a
cantare; e non li lascia allontanare dal nido, finchè per parecchi giorni
non abbiano dato prova del profitto ricavato dalle lezioni della madre.
Così allevati, i rosignuoli diventano poi quei dolci cantori, che fanno
rimanere incantata tutta la natura. Bell'esempio intanto sommini-
strano ai genitori della cura che devonsi prendere dei propri figliuoli:
come devono loro insegnare fin dalla più tenera età a benedire il
Signore e a cantare le sue lodi, cioè come devono insegnar loro le
cose di nostra Santa Religione e specialmente a recitare le orazioni,
e di non permettere che altri, infetti di cattivi costumi e di storte
opinioni, s'intrometta a guastare ne' teneri figli la dolce armonia
d'affetti, che la modestia e la religione inspirano ( S . S., 11, 13))).
Bellissimi, nella loro semplicità, i rilievi sulle doti del
corpo e dell'anima umana; ci limitiamo a riferire i secondi:
e Oh uomo!... guàrdati dal macchiare con sozzure un'opera, in
cui tanto risplende la bontà del Creatore! Già tanto bello ci par l'uomo
e «non abbiamo parlato che del corpo, che è la parte men nobile;
che adunque dovremo dire dell'anima di gran lunga più apprezza-
zabile del corpo? Di lei non si può dire quanto si meriterebbe.
» ...Essa è spirituale... e per conseguenza non muore, è immortale;
e non solo è immortale, ma di più essa non invecchia, nè s'indeho-
lisce giammai, ma sempre si conserva nello stato di gioventù e di
... vigore in cui fu da Dio creata...
È padrona delle proprie azioni. Per mezzo di questa proprietà
dell'anima, l'uomo può fare o non fare una cosa; può fare questa
o quella cosa in questo o in quel modo, come più gli pare e piace.
- Fortunati noi se sapremo servirci di pesta proprietà dell'anima nostra
.per.far sempre delle buone opere! Il -più g-ran -premio ci è riservato ~ e l
buon uso di pesta libertà.-
»Finalmente l'anima ha avuto da Dio tre facoltà, le pih preziose
che potesse avere: memoria, intelletto e volontà.
»Per mezzo della memoria l'anima gode di un piacere già passato.
I X - Direttore spirituale della Società
Ir9
I1 vecchio colla memoria gode nuovamente della giovinezza, col ram-
mentare le gioie e l'allegria di quella bella età... Che più? colla memoria
l'uomo vive fra le passate generazioni: può conversare cogli uomini
che furono tanti mila anni fa; ne ascolta i detti, ed ammira i loro fatti.
I) Coll'intelletto poi l'uomo conosce le cose e giudica di tutto. Con
questa facoltà s'innalza sino alle stelle, e colà discopre con quali leggi
sono governati gli astri; discende negli ahissi i più profondi del mare,
e può conoscere le cose tutte che sono sulla faccia della terra, e farle
servire in sua utilità. Infatti quante utili invenzioni non ha fatto
l'uomo col suo intelletto? Ha trovato il modo di passeggiare pel mare
come i pesci, per mezzo dei bastimenti. A guisa di uccello s'innalza
a volo fino alle nuvole coi globi aerostatici, ossia palloni volanti. Coi
vapori sorpassa nel corso qualunque più veloce cavallo, e seco tra-
sportando quanto gli è necessario in breve tempo percorre lunghis-
simi spazi, e può fissare la sua abitazione delle centinaia di miglia
ontano. Col telegrafo comunica in un istante i suoi pensieri, le sue
liberazioni per tutto il globo.
)) Coll'intelletto l'uomo conosce le verità e distingue il bene dal male.
colta i decreti di Dio, e studia il mode di metterli in pratica. Conosce
e una grande felicità sarà il premio della loro osservanza, che un cu-
mulo di miseria attende chi non li conserva. Oh! potenza dell'intelletto
La potenza poi in noi dominante è la volontà. Essa è la regina,
lei s'appartiene il dominare nel piccolo mondo dell'uomo. L'in-
Iletto e i sensi presentano all'uomo tanti oggetti diversi, onde ne
ccia la scelta; gli propongono di far questo, di far quello, ma niente
opera senza il decreto della volontà. Siccome però la volontà d?
potrebbe facilmente ingannarsi, e lusingata dalle apparenze esterne,
trehbe scegliere come bene ciò che è male, Iddio le ha posto ac-
to un consigliere fedele, che le suggerisca ciò che deve fare e ciò
e deve schivare. Questo consigliere è la coscienza, che oltre al dare
suoi consigli, fa ancora i suoi acerbi rimproveri, qualora la volontà
li accetti, come per contrario la loda quando la volontà si dirige
ndo i dettami che le suggerisce.
> Fortunato quell'uomo la cui volontà accetta di buon grado i consigli
lla coscienza! La volontà non ha solamente il titolo di regina, ma
lo è veramente: e infatti tutte le altre facoltà dell'anima e tutte le
ra del corpo, riconoscendola come tale, appena conosciuti i
omandi, subito li eseguisce». Quindi (ila volontà, riconoscendo
sua autorità le viene da Dio, dovrebbe a sua volta assoggettarsi
o, e servirlo o g m a fedelmente ( S . S., III, 38))).
otremmo riferire centinaia di questi passi, che bellamente
ggiano la mente e il cuore del giovane levita. Era tempo
e su quest'anima, cosi generosamente disposta, col pro-

8.9 Page 79

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120
-I Alla scuola di Don Bosco
lungato studio della perfezione interiore e coll'esercizio della
più pura carità verso il prossimo, scendessero in abbondanza
i celesti carismi, con le Sacre Ordinazioni.
L'8 dicembre, sacro a Maria Immacolata, si compivano 18
anni dal principio dell'opera degli Oratori; e Don Bosco an-
nunziava a tutta la comunità che la sera seguente, dopo che
gli alunni si fossero ritirati a riposare, avrebbe tenuto nella
sua stanza una conferenza interessante per quelli che lo coa-
diuvavano.
<< Questi - come si legge a verbale-- risposero all'invito
ed egli, invocati i lumi dello Spirito Santo e l'assistenza di
Maria SS., fatto cenno di ciò che aveva esposto nelle prece-
denti adunanze, con visibile commozione annunziò ch'era
venuta l'ora di dar forma a quella Società, che da tanto tempo
meditava di fondare, e che era stata l'oggetto pritlcipale di
tutte le sile cure, che Pio IX aveva incoraggiato e lodato, che
esisteva già con la osservanza delle regole tradizionali, ed
alle quali la massima parte dei presenti apparteneva, almeno
in ispirito, ed alcuni eziandio per fatta promessa temporanea:
quindi era giunto il momento di dichiarare se volevano ascri-
versi alla Pia Società che avrebbe preso, anzi conservato il
nome di San Francesco di Sales, e perciò alla prossima con-
ferenza intervenissero solo quelli che intendevano farne
parte )).
L'invito riempì l'animo di Michele di santa allegrezza.
I1 IO dicembre si portò alla Casa della Missione in Torino per
attendere agli Esercizi Spirituali, in preparazione al Suddia-
conato: ed il pensiero che il suo Maestro avrebbe, quanto
prima, iniziato regolarmente quella Società, di cui egli da
nove anni viveva la vita, e che da più di quattr'anni aveva
abbracciato con voto, contribuì ad intensificare la devota pre-
parazione.
L'I I , domenica, durante il sacro ritiro, ricevette la S. Ton-
sura e gli Ordini Minori; e il sabato, 17 dicembre, dal piissimo
Vescovo Titolare di Tolemaide, Mons. Giovanni Balma, degli
Oblati di M. V., venne promosso al suddiaconato.
$2 L'Arcivescovo Mons. Fransoni era in esilio. All'indomani
18 dicembre 1859, Don Bosco chiudeva la laboriosa giornata
- I X Direttore spirituale della Società
domenicale, tenendo conferenza, come. aveva promesso, a
coloro che intendevan far parte delle Pia Società annunziata.
Ciò avveniva alle 9 di sera, dopo le orazioni, nella sua stessa
.camera. Inizio veramente evangelico. Due, appena, di quelli
che solevano prender parte alle conferenze preparatorie, non
'intervennero; e diciotto, con Don Bosco, furono gli adunati:
un giovane, tredici chierici, un suddiacono, un diacono, e il
Sac. Vittorio Alasonatti, ((tuttiallo scopo ed in uno spirito
- dice il verbale - di promuovere e conservare Io spirito di
vera carità che richiedesi nell'o~eradegli Oratori per la gio-
- ventù abbandonata e pericolante, la quale, in questi cala-
mitosi tempi, viene in mille maniere sedotta, a danno della
società, e precipitata nell'empietà e irr-l'Ig ione.
>) Piacque pertanto ai medesimi congregati di erigersi in
Società o Congregazione, che, avendo di mira il vicendevole
., aiuto per la santificazione propria, si proponesse di promuo-
vere la gloria di Dio e la salute delle anime, specialmente delle
bisognose di educazione.....)).
Ciò fatto, si viene all'elezione dei Superiori. Don Bosco,
come iniziatore e promotore )), venne pregato a gradire la
.ca di Superiore Maggiore, che egli accettò, <( con la riserva
la facoltà di nominarsi il Prefetto ». <r Poiche nessuno vi si
ose, pronunciò che gli pareva non dovesse rimuovere dal-
cio di Prefetto lo scrivente [che era Don Alasonatti], il
e fin qui teneva tal carica nella casa P. A suffragi segreti
venne quindi alla nomina di un direttore spirituale, dell'e-
onomo e di tre consiglieri; e a direttore spirituale tutti,
all'unanimità »,portarono u la scelta sul chierico suddiacono
ua Michele, chi non se ne ricusava )>.
<< 11 ch. Rua - diceva il can. Ballesio, entrato nell'ora-
o l'anno prima - era primo nella pietà ingenua, sincera,
ignitosa. Vedendolo noi pregare, o nello studio, o sotto i
ortici nelle orazioni della sera, od in chiesa, dalla sua faccia
arente, dal suo contegno, scorgevamo che la mente, il
Dio. Lo vedeva il Signore, lo vedeva Gesù, lo
deliziava, e faceva pregare anche noi.
. Rua, Don Rua, qiiantunque dignitoso e compo-
re della ricreazione, dei canti, dei giuochi, che sa-

8.10 Page 80

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I - Alla scuola di D& Bosco
peva condire con qualche buon consiglio, e buon avvertimento
od esempio, secondo le convenienze.ed il bisogno.
>> I1 chierico Rua, Don Rua, primeggiava altamente nello
studio per capacità, acutezza e lucidità di mente e per appli-
cazione; e con carità ed umiltà cortese, e mirabile chiarezza,
spiegava le difficoltà e i trattati ai compagni, li aiutava, li
li confortava.
I1 chierico Rua, Don Rua, era per noi il bene, la bonta;
era l'ordine, era lo studio, il sapere; era la severità e la beni-
gnite; pensare a Rua era I'esclusione del male, della malizia,
di ciò che è difettoso; pensare a lui era pensare a ciò che è bene,
ciò che è virtù. Era quindi piena, massima, la stima, la bene-
volenza, la fiducia, la venerazione per Lui.
Quindi è che sebbene Don Bosco avesse un bel numero
di figli degnissimi, sebbene vicino a Don Bosco ci fosse Don
Vittorio Alasonatti, che nomino con somma riverenza ed a
titolo di onore, praecipz~ihonoris causa - perchè, sacerdote
eroico, capace, infaticabile ed umilissimo, che, lasciate le.
agiatezze avite della sua casa, si consacrò alle opere di Don
Bosco; servo di Dio casi fedele e laborioso che, morto sulla
breccia martire della fatica, ci vollero parecchi e valenti per
supplirlo nelle delicate e gravose mansioni - sopra tutta
quella nobile schiera di figli devoti e di valenti colIaboratori,
il nostro Don Rua era riconosciuto come il primo.
)> Ne1 chierico Rua, in Don Rua, erano due grandi affetti:
Dio e Don Bosco, del quale era il pieno e fedelissimo rappre-
sentante. Rua era il primo, il più amato e stimato, perchè era
il niigliore e il più degno o.
X - È ordinato sacerdote
X
E ORDINATO SACERDOTE
1860.
Unanime ammirazione per la sua vita esemplare. - Prega e lavora. -
Come adempl'e Z'u.cio di direttore spiritzde. - Termina con splendidi
esami lo studio della teologia. - Riceve il diaconato. - Spine e rose.
- Firma la domanda a Mons. Fransoni per L'appmv&ne degli
Statuti della nuova Società. - È ordinato Sacerdote a Caselle Tmi-
nese, da Mons. Balma. - Celebra la prima messa nelE'Oratorio. -
Solenne dimostrazione di affetto e di esultanza per la sua elevaxione
al sacerdozio. - Domanda a Don Bosco un ricordo per l'ordinazione;
e Don Bosco gli traccia un eroico programma di d a .
Nell'Oratorio era unanime l'ammirazione per la vita esem-
Vissi sotto la sua sorveglianza per otto anni; - dichiara
allievo dell'oratorio, di quel tempo, il comm. prof. Co-
zo Rinaudo, - potei così avvicinarlo e ammirare le sue
di mente e di cuore. E fui subito colpito dai suoi modi cor-
bi subito l'impressione di una persona supe-
superiorità fatta di coscienza e d'umiltà, per
rendeva caro a tutti.....
oi lo consideravamo come modello di virtù, in tutto e
o. Con noi il suo trattamento era amorevoleed efficace,
e nessun suo consiglio cadeva invano; anzi penetrava
amente nell'animo nostro, e ci accorgevamo che par-
, guida spirituale dei giovani.
e segretario e confidente, sic-

9 Pages 81-90

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9.1 Page 81

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"-4
-I Alla scuola di Don Bosco
chè io, con altri, fatti già adolescenti, prevedevamo che il
Serv.0 di Dio sarebbe stato il successore di Don Bosco 7).
« Io venni all'Oratorio a metà dell'ottobre 1858 - scrive
il prof. Alessandro Fabre; - vi trovai superiori Don Bosco,
Don Alasonatti, degno compagno e imitatore eroico delle
virtù di lui, e, subito appresso, il chierico Rua, che, quanto
ad autorità morale, se non ufficialmente affermata, soprattutto
nei giovani, (eravamo allora circa zoo fra studenti e artigiani),
si considerava essere, senza contrasto, il braccio destro di
Don Bosco.
)) Lo vidi la prima volta in refettorio, ed ivi mi apparve
l'immagine della bonth, nel modo con cui assisteva noi giovani
durante la parca, ma sana refezione: e l'opinione che di lui
mi formai allora, e che potei serbare sempre di poi, fu di un
uomo di tutta virtù, e di una virtù affabilissima.
)) Più tardi l'ebbi ad ammirare, in certe conferenze che
teneva ai soci della Compagnia dell'Immacolata, nella sagre-
stia della chiesa antica..... Quanto senno, quanta pietà gli
ponevan sul labbro la parola persuasixia di quei fervorini!
D A un certo punto dell'anno scolastico 1859-60, un mese
prima degli esami semestrali, perciò quasi ancora in inverno,
venni a sapere che parecchi chierici e alcuni studenti delle
classi superiori del ginnasio si facevano svegliare dal chierico
Rua alle tre del mattino, e si recavano con lui nello studio a
ripassare le materie del prossimo esame. Invogliatomi di fare
altrettanto io pure, ne pregai il sig. Rua, il quale mi disse:
- Io ti sveglierò, purchè tu ottenga il previo consenso di
Don Bosco. - Ed il consenso venne, sebbene con qualche
difficoltà; e allora fui messo a parte di uno dei segreti della
virtù del chierico Rua. Egli alzavasi alle due, o alle due e
mezzo. Fino alle tre pregava da solo, in ginocchio sul pavi-
mento, accanto ad una tavola dello studio; poi, al battere delle
tre, si recava nelle varie camerate, ove dormivano i sei, sette,
dieci, quindici volenterosi di alzarsi a quell'ora; e, raccolti
nello studio, al lume di due o tre di quei lucernini a olio, che
a ragione d'uno spegnitoio a cerniera in forma di cappuccio,
di cui erano forniti, si chiamavano cappuccini o chierichetti,
ci mettevamo a studiare della miglior voglia del mondo. In-
X - @, ordinato sacerdote
125
tanto il chierico Rua attendeva ancora, per una buona mez-
dora o un'ora, alla meditazione e alla preghiera. Poi, alzatosi,
in piedi sempre, non mai seduto, neppur per scrivere (chè
allora si accostava ad un pancone alto, su cui poteva scrivere
d'in piedi), studiava con noi sino al momento d'andare al suo
posto ordinario, quando alle 5 e entiavan tutti per far
studio, fino all'ora di scendere in chiesa?).
L'attaccamento a Don Bosco e l'osservanza di ogni regola
o consuetudine dell'oratorio l'avevano prescelto a regolatore
delle private conferenze, che Don Bosco teneva a quelli, che
gli parevano adatti per aiutarlo nella formazione della Società
Salesiana. L'ufficio- di direttore spirituale ora gliene faceva
un obbligo; ed egli, non solo continuò ad invitare i singoli
membri alle conferenze, ma prese ad assisterli e ad aiutarli a
viver la vita che si proponevan di abbracciare.
Un giorno Don Bosco disse ad un giovinetto: - Voglio
che facciamo assieme un contratto. - E quale?- T e lo dirò
un'altra volta. - Passa una settimana ed il giovane, dopo
essersi confessato da Don Bosco, gli chiede: - Qual contratto
vuol fare con me? - T i fermeresti volentieri nell'Oratorio,
per star sempre con Don Bosco? - Volentieri. - Ebbene,
va' da Don Rua, e digli che voglio fare un contratto con te.
L'interessato va da Don Rua, ed il Servo di Dio, sta al-
quanto sopra pensiero, quasi studiando il significato delle
arole che per lui non erano nuove, non essendo, quella, la
rima accettazione che si faceva dopo la seduta di fondazione;
e, venuto il giorno opportuno, l'invitò a prender parte alle
ferenze che Don Bosco teneva ai Salesiani. Quel giovane
Paolo Albera da None Torinese. Nell'autunno del 1858
on Bosco s'era recato con Rua a None, dove, essendogli
tato presentato quel giovinetto perchè l'accogliesse nell'O-
atorio, l'aveva fatto esaminare dal chierico Rua, e, avutone
parere favorevole, l'aveva accettato ed ammesso agli studi.
Diligentissimo in tutto, in un umile quadernetto di poche
, sotto la semplice ma espressiva dicitura: <(Uniti in
o »,il Servo di Dio stese l'elenco di quelli che avevan
to 11 nome alia Società, apponendo la dichiara~ionedi
bro nato a chi era stato presente alla seduta di costitu-'

9.2 Page 82

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I 26
-I Alla scuola &-Don Bosco
iione, ed agli altri la data d'accettazione. La prima accetta-
zione si fece il 2 febbraio 1860. In un altro quadernetto, in-
sieme con l'elenco dei Salesiani, ha pur quello degli aspiranti,
con l'annotazione del giorno, in cui fecero la dimanda: e l'ul-
tima annotazione è del 24 agosto 1863.
Tra i documenti raccolti per la vita del Servo di Dio, ab-
biam anche alcune liste originali dei voti d'esame dei chierici,
conservate da Don Alasonatti. I1 ch. Rua all'esame finale
del 1858-59, non solo fu il primo di sette studenti di teologia,
ma venne classificato con un plus pzlam optime: e nel 1859-60
é di nuovo i1 primo su quattordici, con un optime all'esame di
Ognissanti, ed un egregie, col quale coronava gli studi di
scienze sacre, il 18 febbraio 1860.
Così s'era preparato al sacerdozio. Il 17 marzo 1860 entrò
nuovamente, in ritiro spirituale; ed il sabato di sitientes,
24 marzo, ricevette il diaconato. Pochi giorni prima, da Fos-
sano, Don Bosco scriveva a Don Alasonatti: <r Dica al sig.
cav. Oreglia (una nuova recluta dello zelo e della carità di
Don ~ o s c oc,he nel 1869 passò alla Compagnia di Gesù, dove
professò e salì al sacerdozio), dica al sig. cav. Oreglia, a Don
Rua, a Turchi, ecc. ecc..... che ci toccherà camminare un
poco sulle spine, ma dopo coglieremo fragrantissime rose j>.
Le spine cominciarono a spuntar presto, e pungenti.
I1 26 maggio venne intimata una visita fiscale all'oratorio.
I1 provvedimento era stato provocato da una lettera inviata
a Don Bosco dell'Arcivescovo Mons. Fransoni, che, da Lione,
lo pregava del recapito di una pastorale confidenziale ai par-
roci, nella quale dava loro le norme necessarie pel modo di
regolarsi nell'ora che volgeva. La lettera, riconosciuta alla
posta, era stata sequestrata per ordine ministeriale. E lo stesso
mandato di perquisizione, contemporaneamente, veniva or-
dinato per il conte Carlo Cays, per il Can. Ortalda e per DO
Cafasso.
Gli inquisitori si fermarono nell'oratorio dalle due al1
sette di sera, vi tornarono quindici giorni dopo, e, infine, do-
vettero dichiarare che, nonostante le più minute ricerc
nulla avevan rinvenuto che potesse interessar le visite fisc
I1 modo, però, con cui le visite si compirono e l'odioso so-
X - È ordiaato sacerdote
127
ffuso ad arte, benchè privo di ogni fondamento,
ron acute spine per Don Bosco e i più affezionati dei suoi.
Poco dopo, un'altra spina acutissima: la morte di quell'insigne
e dell'oratorio, che era il Beato Giuseppe Cafasso.
adde malato la mattina del1'11 giugno, dopo le angustie
provate per le perquisizioni fatte all'Oratorio e al Convitto
Ecclesiastico, e per l'astio crescente ogni giorno più contro
e il 23 giugno spirava santamente.
Ma, anche in mezzo alle spine, cominciarono a fiorir le
. I1 Ministro Cavour intervenne a favore d i Don Bosco
so il Governo; Urbano Rattazzi ne prese le difese in parla-
ento;.e i1 Signore stesso non mancò di dargli aItri pegni di
peciale benevolenza.
I1 14 luglio, i1 Cardinal Corsi, che era stato a domicilio
no, prima di tornar a Pisa volle scendere a11'0-
e il diacono Rua gli rese pubblico omaggio. Aveva
ervato l'indirizzo, composto da Don Bosco pex la visita,
anteriormente da un altro Cardinale, il Card. Gaude;
fattevi alcune varianti, lo rilesse con squisita genti-
za all'augusto visitatore. D'ordinario era il giovane e il
a il prescelto da Don Bosco a dare il benvenuto ai
illustri personaggi che si recavano a visitar l'oratorio.
.Nello stesso mese, Don Bosco, a nome dell'Arcivescovo
Fransoni, veniva invitato ad assumere Ia direzione del
o Seminario di Giaveno, per rialzarne le sorti; e il 31
va stipulare il contratto di compera d'una casa
ua allJOratorio, affrontando una spesa di circa cento-
'nciava il periodo dell'incremento e dell'espansione.
e del 1859 era stato ordinato sacerdote Giuseppe
i; e il 2 giugno 1860 era insignito dello stesso carat-
terzo alunno dell'oratorio, Don Angelo Savio; e 1'1 I
diacono Rua, direttore spirituale, insieme con tutti
della nascente società, firmava una supplica all'Arci-
v0 Fransoni per ottenere l'approvazione degli Statuti.
i sottoscritti, unicamente mossi dal desiderio di assicu-
la nostra eterna salute, ci siamo uniti a far vita comune
oter con maggior comodità attendere a quelle cose,

9.3 Page 83

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128
I - Alla scuola di Don Bosco
che riguardano la gloria di Dio e la salute delle anime. Per
conservare l'unità di spirito, di disciplina, e metter in pratica i
mezzi conosciuti utili allo scopo proposto, abbiamo formulato
alcune regole a guisa di Società religiosa, che, escludendo
ogni massima relativa alla politica, tende unicamente a santi-
ficare i suoi membri, specialmente con l'esercizio della ca-
,-it&verso il prossimo. Noi abbiamo già provato a mettere in
pratica queste
e le abbiam trovate compatibili con le
nostre forze, e vantaggiose alle anime nostre)). Gli adunati,
quel giorno, facevano anche quest'esplicita e franca dichiara-
zione: (, Facemmo tra noi promessa solenne, che se per mala
ventura, a cagion della tristezza dei tempi, non si Potessero
fare i voti, ognuno, in qualunque luogo si troverà, fossero
anche tutti i nostri compagni dispersi, non esistessero più che
due soli, non ce ne fosse più che un solo, costui si sforzerà di
promuovere questa Pia Società, e di osservarne semPre,Po
quantosarà possibile, le regole n. Così, da più di cinque anni,
faceva Michele Rua.
E giunse anche per lui il giorno di salir alsaltare. Don
B~~~~gli aveva fatto sperare che sarebbe stato ordinato sacer-
dote la vigilia della SS. Trinità, insieme con Don Savio. Gli
aveva già chiesto la dispensa dall'età, e in
card. illarini, per mandato del S. Padre, av
rnativamente, ma in forma di semplice rese1
nerarlo da qualunque spesa >),essendo a a faso
protetto e cooperatore nelle opere di carità e rel@o*e,
chele Rua D.
Non sappiamo di preciso qual incagli0 sopraggiungesse.
quel tempo, per l'eseciizione delle dispense pontificie, era n
cessario il R. Placet; e, probabilmente, si v01
forma regolare; sta il fatto che ne fece, nu
manda a Roma la Curia Arcivescovile. Infatti, il 10
il diacono Rua scriveva al Can. Vogliotti, Vicario G
dell'archidiocesi:
< ieri mi furono comunicate da Don B
consolanti per me; l'una, che mi è giu
dispensa sospirata, e l'altra che la somma, assai vistos
da pagare, fu quasi pagata per intero dalla S. V.
-X È ordinato sacerdote
I29
merita. Ben SO che la sua carità non pretende neppure di esser
ringraziata per un tanto beneficio; tuttavia, io mi trovo in do-
vere, anzi nella necessità di esternarle la mia riconoscenza,
Per cui non sarà mai che si cancelli dall'anima mia la memoria
di un tal favore. Ella desidera soltanto che io celebri poi una
h4essa Per v. S.; noil mancherò, no, non mancherò a questo
mio obbligo, e di più le prometto che cgni qual volta mi ac-
costerò per offerire l'incruento Sacrificio, mi ricorderò mai
sempre d'intercedere presso l'Agnello Immacolato, onde si
degni di spargere su di Lei le più copiose benedizioni, e di
retribuirla largamente di questa e di tutte le altre sante opere,
che Ella va continuamente facendo )).
11 21 luglio entrava di nuovo in sacro ritiro in prepa-
razione all'ordinazione, fissata per il 29, ultima domenica di
luglio, in Caselle Torinese, nella Cappella di SantlAnna, an-
nessa alla villa del Barone Bianco di Barbania.
Quell'anno - osserva Don Francesia, - avevamo già
ute due altre Messe nuove; ma chi ci aveva badato? Si aspet-
i Don Rua, e l'accennato ritardo non fece che far
Ilare la sua santitk, e meglio disporre gli animi a
i una di quelle feste che ci voleva, e che egli si
a Dal canto suo egli seppe ringraziare la Prowidenza,
erchè, quantunque adorno di virtù e ricco di tanti meriti
istati in opere di carità verso i giovanetti dell'Oratorio,
va tuttavia una certa trepidazione, propria delle anime
re, e continuava ad apparecchiarvisi il meglio
)) Ma venne il giorno da noi sospirato. Il pio Don Mi-
le 10 fece precedere da un corso di fervorcsi Esercizi Spi-
uali nella Casa della Missione a Torino. In quei giorni
Bosco era agli Esercizi Spirituali a S. Ignazio, presso
0, ov'egli aveva condotto con altri anche me, che ram-
me, nel ritorno, ci siam incontrati con Don Rua, che
a prendere l'ordinazione, ed aveva insieme due chic-
e dovevano servirgli da testimoni. Non c'era ancora la
via di Torino-Lanzo, ma noi eravamo sull'omnibus; e,
J3osco soffriva di viaggiare entro la carrozza,
Vita del Sem di Dio Miciield
VOI. I.

9.4 Page 84

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I - Alla scuola di Don Bosco
eravamo insieme
Quante belle cose
con
non
cliudi icael vdaimfauioirli,buvoicninPiada]rec!.a.r.r..oEzzqieurael.
non fu la nostra meraviglia, quando vedemmo comparire in
lontananza quelle tre vesti nere, che finalmente scoprimmo per
Don Rua, il chierico Durando e il chierico Anfossi! Don B~~~~
pregò il cocchiere di fermare la carrozza, e domandò:
-- Dove si va?
-- A Caselle, dov'è il Vescovo Mons. Balma, incaricato
di darmi le ordinazioni.
)) - Oh! come sono contento! Ho pregato per te, caro
Don Rua, e spero che il Signore ci esaudirà. Riverisci per me
Mons. Balma e il Baron Bianco.
)) Noi guardavamo con piacere i tre compagni, che, a
piedi, a modo di poverelli, andavano a prender parte aile
sacre ordinazioni. E Don Durando, molti anni dopo, ebbe a
dirmi:- Dexrisapere che Don Rua in quel giorno ed in
notte non fece altro che pregare. Siccome nella camera, in cili
fu messo a riposare, v'erano alcuni specchi, egli fin dalla sera,
quasi a non distrarsi, aveva avuto l'attenzione di volgerli verso
la Parete. Ma fece anche di più. Egli dovette passare tutta la
notte in preghiere, perchè al mattino i domestici trovarono il
letto, ancor bello come alla sera. Corsero dal sig. Barone e gli
dissero:
)) - Che santo levita è mai! Non ha dormito nulla, e
forse ha sempre pregato!
)) - E un degno discepolo di Don Bosco, disse il Barone
Bianco; e non mi fa stupire ciò che mi dite.
)) Infatti a tutte le sacre cerimonie, che accompagnarono
l'ordinazione, il suo contegno fu tale da strappare le la-
grime 1) (I).
La mattina seguente, 30 luglio, il Servo di Dio celebrava
la Messa della Comunità nell'Oratorio, divotamente, senza
alcuna pompa, tra la gioia dei giovani,
t Oh! io ricordo -- scrive Don Francesco Cerruti - la
prima Messa da lui celebrata..... nella chiesetta di S. Fra
cesto di Sales a; e t( ho tuttora innanzi agli.occhi quella fro
( I ) Cfr.: Don Michele Rua, pag. 49-51.
serena e raccolta, con cui si avanzava all'altare, quel volto
radioso con cui la prima volta consacrava il frumento degli
eletti e il vino che fa germogliare i vergini (I); quel fervore L1
serafino con cui amministrava a noi suoi fratelli il cibo dei
Alla sera parlò agli alunni dopo le preghiere. Era c m -
mosso e ]i supplicò a pregar per lui, perchè riuscisse a com-
piere.degnamente i gravi doveri, inerenti al sacerdozio. Don
Rua non era un grande oratore, ma nei discorsi familiari
aveva una parola spontanea, facile, efficace; e quella sera F a -
dagnò così cordialmente gli alunni, che questi scoppiarono
in un clamoroso applauso.
La domenica seguente, ottava della sua ordinazione e so-
lennità della Madonna della Neve, Don BOSCOvolle che si
tesse gran festa. Gli alunni, studenti ed artigiani, si acca-
santa Comunione, conoscendo il desiderio
o sacerdote, il quale cantò XJessa, assistito
DonBosco. Fuori di chiesa il tripudio fu tale da non potersi
ni parte si gridava: Viva Don Rua!; ed egli
gere gli applausi a Don Bosco.
Vennero anche i giovani dell'Oratorio dell'Angelo Cu-
ode a presentargli un mazzo di fiori. La mamma gli fe' dono
un letto di ferro, e non lo voleva accettare: - Mamma,
est0 letto è troppo bello per me; - infine, per obbedienza
la mamma e a Don Bosco, lasciò che glielo portassero nel-
DOPO le funzioni del pomeriggio, si svolse un tratteni-
ente cordialissimo. Tra suoni e canti, gli si lessero più di
in poesia, riboccanti di affetto,
na canzone in onore del nuovo
Dio fin dall'infanzia il Lore,
mmozione provata durante il sacro rito dell'or-
, e l'ardente desiderio di rimaner nascosto, pre-
l'imponente dimostrazione di letizia.
etti, rievocando le liete speranze che Don
ntum electorum et vinum germinnns wirgines (ZACH.,I X , 17).

9.5 Page 85

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132
I - Alla scuola di Don Bosco
Bosco aveva concepito sopra di lui, fin dai primi anni che
l'aveva conosciuto, le diceva pienamente realizzate, e: (( ora
- proseguiva - vede' in te compiuta l'opera sua. L'opera
sua non 6 andata fallita... Tu,... amato ed ammirato da tutti,
porli in te il cuore di un altro Don Bosco, e già tutti ti notano
a dito come ben degno di lui successore. T u gli sarai adunque, dtor
in avanti, collaboratore instancabile nella vigna che il Signore
gli affidòa coltivare; ed ei scorgendo ora in te i frutti della
pianta ch'ei pose ed innaffiò, di santa gioia ha inondato il
cuor suo. Non mai tanto contento fu il suo cuore, come in
questi giorni di gaudio. U n dolce sorriso gli esce dalle labbra,
il suo volto tutto risplende di vera gioia e di santa allegrezza.
Ei desidera che seco lui ognuno esulti e festeggi, mentre
esulta e festeggia la Chiesa, esulta e festeggia i1 Cielo, con-
tento di annoverare sì degno Levita fra l'eletta schiera dei
sacerdoti di Cristo >).
Altri lo dissero il campione che avrebbe consacrato il senno
e la mano all'opera benefica di Don Bosco; altri il modello
dei giovani, l'esempio dei chierici, l'emulo di Domenica Savio
altri, rilevando quanto bene gli convenisse il nome del Prin-
cipe degli Angeli, IO dissero anche un novello S. Pietro per
i ' a ~ o r ea N. S. Gesù Cristo, un S. Giovanni Evangelista per
l'abitudine del pensiero aile cose celesti, un S. l,uigi per la
Purezza, un S. Bernardo per la divozione alla Madonna, e,
in fine, Per l'amore alla gioventù, un altro Don Bosco, di cui
sarebbe il <t Successore I).
11nuovo sacerdote volle annotare le parole che pronunciò
in ringraziamento; ed eccole, quali le scrisse attorno alla mi-
nuta dell'accennata lettera al Can. Vogliotti.
(1 Ringrazio tutti delle dimostrazioni di esultanza che m
avete date; vi ringrazio dei begli auguri, che mi avete fatt.
vi ringrazio ~arimenti.~deIelsepressioni di amore e stima, ch
mi avete esternato. Sicuramente che ciascuno può ben
come io non le merito per nessiin corito; e come ho da
lungo viaggio per giungere al grado, a cui mi avete eleva
nelle vostre parole. Ciò nonostante vi ringrazio egualmen
lJerchè le cose che furon dette le considero come tanti amm
nimenti che mi furon dati, con buona grazia però, per in
.*_.,:l
X - .8 nominato sacerdote
qual io debba essere nella mia nuova
e al Signore di rivestirmi. Io rilegger
tentamente, e voglio procurare che mi sema
pere come io debba regolarmi. Voi mi date tante dimostra-
ni, e con queste potete pretendere, e con ragione, che io
ami; posso assicurarvi che già vi amavo, ma d'ora innanzi
anierò maggiormente; e, se il Signore m'aiuta, tutte le mie
saranno impiegate per voi, pel vostro bene spirituafe e
orale. Pel vostro vantaggio non voglio risparmiar cosa
curia, che sia in mio potere. Una sola cosa mi rincresce ed 6
he, forse, qualche volta il dovere m'imporrà - debbo dir-
lo? -forse m'imporrà di fare qualche parrucca, senz'essere
rrucchiere. Oh! se per caso ciò mai accadesse, io vi prego
a fin d'ora che vogliate poi prendere anche questo in buona
te,
anche questo io farò per vostro bene. Ah! tut-
.a, io voglio sperare, che ciò mai accadrà, ma sempre avrò
casione di lodarvi.
))Voglia poi il buon Dio benedire le fatiche, che colla sua
grazia sosterrò a suo vantaggio.
)) lov'ho fatto la promessa; ora mi raccomando a voi,
stiate attenti, per vedere se mantengo la parola; e, qua-
ra vedeste men fedele nel mantenerla, usatemi la carità
non abbiate timore di venire da me;e dirmi:
Ehi, Don Rua, si ricorda della promessa fatta?- Allora,
visato, potrò rimettermi sul retto sentiero. Ma, come già
lunedì, vorrei che queste vostre testimonianze di affetto
non si limitassero solo a parole; vorrei qualche cosa di più,
vorrei che voi pregaste per me Gesù e Maria a soccor-
rmi, onde io possa sostenere il grave peso, che m'impone
nuova qualità di sacerdote. Sì, pregate per me, onde io cor-
isponda alla grazia del Signore, e non abbia poi a ricevere
uel terribile castigo, con cui punisce chi non sa trafficare e
rarre
dalle grazie che Ei ci concede.
Del resto, o cari fratelli, amiamoci Ognor più, procu-
m. di sopportar, con pazienza, se alle volte qualcuno dei
ompagni ci arreca qualche dispiacere; aiutiamoci a vicenda,
rivolgiamo tutti i nostri sforzi a conseguir quel premio, che
Signore ha promesso ai suoi servi fedeli.

9.6 Page 86

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'34
-I Alla scuola di D a Bosco
x - 2 nominato sacerdote
135
Ah sì! formiamo un solo cuore per Colui che ci creò.
Amiamoci proprio come fratelli; e, per più titoli, noi dobbiamo
considerarci come tali, giacche non solo siamo figli dello
stesso Padre Celeste, ma siamo pur figli di
B ~E ~
Don Bosco, non fa bisbgno che ve1 dica, voi ben lo sapete,
squisito,h.e,
stolo della
anche i
BOSCO non seppe definire..... 11grande Ape-
gioventùe,
insieme con i giovani, non avrà veduto
specialmente i pochi salesiani d'allora,
~
ft~aravtoelren,. acmoellnotceateintpeinùti
ad
in
aaltiou?t.a.r..glPioaclhuin,ntiroappraoggpioucnhgie, reeralne
Don Bosco ci ama qual tenero Padre; contin<xamente,giorno
e notte, si'occupa pel nostro bene; procuriamo solamente noi
di corrispondere alle paterne cure, che ci va prodigando,
ricambiandolo con la nostra ubbidienza ed amore,
che
cuore di
all'ultima, ed il lamento che uscì
~ ~ schci osa qual eco ebbe nel cuore di Don
Rua, in quel memorando!
Eran dieci anni che s'era schierato al fianco di Don Bosco;
)) Ora, intanto,,per finir bene la festa, unitevi tutti a me e
~~~
nostro
c~~
caro
Pdaadrgmer!id»eia.nmtoe:
-
Evviva
Don
B
~ ~~~~i~~i~l ~
!
Presente era anche il prof. Don Matte0 Picco, che rimase
idenziale, così umilmente
erlloatreernerleiirgninlooonvneòt,aininlanpalramopgooirosaivrtoleantddùii
commosso alle parole del nuovo ministro del Signore.
stesso giorno Don Bosco volle dare un attestato di
erdote, fece ai giovani
riconoscenza ad una nobile famiglia, costituendo il marchese
queste raccomandazioni:
Fassati e la marchesa Maria de
patroni ed eredi
e un nuovo stato di vita, o
delfa cappella della Madonna del Rosario nella Chiesa de1j9o-
'importanza, facciam
ratorio. I,a famiglia de Maistre aveva formato a
R~~ il
patrimonio
gio 1860 da
eBcecaleusmiaesstniciol (;Ferailnccoian)terin~gra~ziadnd~ionilldsafetar~3vIdo,mi ~aig~-
dell'annunzio dell'imminente ordinazione sacerdotale e, più
ma ad attirarci le benedizioni
adercene, noi siamo
a
da
noi vagliam ben poco e
di Dio. >> ~d insisteva:
sempre
4 Ciascuno
deve
ancora, della cara promessa di aver presente tutta la nobile
famiglia nei suoi santi sacrifizi, si rallegrava che t il suo
acquisto
di
virtù e di buone opere, e
i'ha posto il Signore
'd).i
Per-
ingresso nel Santuario awenisse in tempo di persecuzione,
ciò che consigliava agli altri?
tempo molto accettevole al Signore 9.
Di quelfa sera medesima, recitate le preghiere, Don B~~~~
agli alunni questo sogno >>L.i aveva visti, dal primo
all'ultimo, seduti a quattcrdici tavole, divise in tre gruppi e
prima aveva chiesto a Don Bosco, con una
cese, un consiglio, un ammonimento, un
da ritener come norma di vita
di-
disposte in forma di un grande anfiteatro; ed aveva osservato
che, quanto più le tavole s'elevavano da terra, tanto più pre-
a. E Don Bosco gE rispose:
libato era il cibo e maggiore la letizia dei commensali. E li
aveva ancor tutti quanti negli occhi, nel posto preciso dove
li aveva veduti. Alla tavola più bassa si mangiava un pane pu-
WidO e puzzolente, e mesti sedevano ad essa quelli che erano
hai inviato una lettera, scritta in francese, e V a bene.
~ggio;e di animo, di cuore e di Opere,
in Peccato; a tutte le altre tavole regnava la letizia, e maggi
era questa e migliore il pane, man mano che le tavole s'in
rialzavano. Nella più alta avevano un pane così bello e cos
. Ti aspettano molte tribolazioni:
Zazioni da Dio, Nostro Signore-

9.7 Page 87

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136
-I Alla scuola di Don Bosco
Mòstrati modello di virtù; veglia col domandar c o m ~ l i of;a'
costantemente ciò che è bene avanti a Lui.
C'ombatti il demonio; spera in Dio, e, se posso qualche cosa,
io sarò tutto per te.
La paia di N. S. Gesù Cristo sia sempre con noi. Addio.
S. Ignazi0, presso Lanzo, il 27 luglio 1860.
DON BOSCO (I).
Don BOSCgOli tracciò, chiaro e preciso, il programma:
T u vedrai meglio di me, I'Opera Salesianavalicare i con-
fini dell'Italia e stabilirsi in molte parti del mondo. sii R ~ -
mano, abbi la carità di N. S. Gesù Cristo e del s u o vicario
in terra, la carità universale. Accogli generosanlente nel cuor
tuo i sospiri e i palpiti di tutte le genti.
)) Avrai molto da lavorare e molto da soffrire;
quando crescon le rose, crescono anche le spine; ma, tu Io sai,
solo attraverso il Mar Rosso e il Deserto si arriva alla Terra
l'romessa. Soffricon coraggio; ed,.anche quaggiù, non ti mari-
cheranno, le consolazioni e gli aiuti da parte del
)) E Per compiere la tua missione, segui queste linee di
condotta: -- esemplarità di vita - somma prudenza -egual,
costanza nel lavoro per la salvezza delle anime -piena doci-
lità aile ispirazioni divine - guerra continua al demonio - e
continua fiducia in Dio! p.
11 giovane levita meditò e comprese i salutari ammoni-
menti, e ne fece i1 programma della sua vita sacerdotale.
(1) Diletto fili0 Rua Michaeli salutem in
xsto Litteris gallicis conscriptam epistolam ad me misisii et bene fecisti.
gallus, tantum lingua et sermone; sed animo, corde et
pidus et generosus.
R~~~~~~ intre-
Scito ergo et animadverte sermonem. Multae tribulationes te expectant;
$4in bis magnas consolationes dabit tibi Dominus
praebe
Psum exemplum bonorum operum; vigila in petendis ~ ~ ~ ~ qiuol di bi o~nu;m
est in oculis Domini constanter facito.
P u m a contra diabulum; spera i n Deo, et si quid dea totus
Gratis Domini N. J. C. sit semper nobiscum. vale.
ero.
S. Ignatii, apud Lanceum, 27 julii 1860.
11
I
DIRETTORE DELLE SCUOLE
1860.1861.
- Come.avanza nella perfezione. S'esercita a predicare e si Prepara
all,esame di ~ ~ ~ j ~- È~ psreside~nte~deella .commissione fmatasi
- per
le
maggior
cose
più importanti della vita di D a
a Don Bosco e a Don Alasanatti
Bosco. Dà
nella direxione
- dell,~ratorio,con umiltà singolare. - È il.direttore delle scuole.
- Esteriormeanutsetero, 2 di una bontà e discrezione mwa@$iosa.
~i~~~l~a strenna della Beata Vergine.
~ i ~R~h~ f,j~ l viv~o l'amore alla perfezione, che i
dieci anni che si venne preparando al sacerdozio e i cinquanta
che salì al13altare,furono egualmente preziosi innanzi a Dio e
innanzi agli uomini,
anche in lui ciò che dice la
sacrsacrittura: La strada dei giusti è come la luce dell'alba;
za, schiarisce,$nchè è giorno fatto )) (I).
sua virtù va cercato nell'esatto adempi-
ere: (( ~ h talila regola e non rilassarti: ossèr-
a )) (2); dice lo Spirito Santo; e con la per-
ne, che gli divenne carattere,
qilesto consigliOy
istiano, di religioso, di sacerdote, e dire-

9.8 Page 88

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138
II - Primo aiutante di D a Bosco
ligioso e sacerdote salesiano, e, diciam piire la valutazione
più splendida dell'istituzione salesiana.
Del sacerdozio e dei doveri che importa, il servdoi ~ i ~ ,
ancor prima che salisse l'altare, ebbe irn'idea
e, in
verità7 il rinvio dell'ordinazione gli dovette tornar caro, per-
gli accordò un po' più di tempo per pregare, meditare e
prepararsi meglio ali'onorifico peso, che, al dire di S. ~
i
~
Crisostomo, dovrebbe spaventare la stessa natura angelica.
Già Pensava e ripeteva che è dovere di ogni cristiano il vivere
santamente, e che il Signore <( esige una santi& maggiore in
coloro che ha
cioè nei suoi
destinati
sacerdoti,
in
e
modo particolare al suo
che <(suoi far conoscere la
sua
sana-,
tità in coloro che a Lui si accostano e che lo servono da
vicino D.
Ed ('è questo - diceva ai giovani dell'Oratorio dell'~ngelo
Custode in Vanchiglia -. un pensiero che mi fa tremare,o
cari figli; e quello che più spaventa si è che il signore tien
Tiserbati castighi terribili per quei suoi
che non ,,i-
vano con quella santità e non lo servono con quella diligenza
che Egli esige D.
Per servire degnamenie il Signore pose ogni cura nell'a-
bilitarsi all'esercizio del sacro ministero. A~~~~~ ordinato sa-
cerdote, ebbe da Don Bosco l'incarico di tener discorsi e
brevi predicazioni in casa e fuori, presso comunità religiose.
Uno degli istituti, dove si recò più volte, fu quello dell'opera
Barolo, al Rifugio; ed una vecchia religiosa, che l'ascoltò a
quei tempi, ci diceva poco dopo la morte del servodi ~ i ~ :
('A1l'udir quella parola, già animata da tanto spirito interiore,
così efficace nell'incuicare il distacco del mondo, così fatta
Qpeuresraticc6ogulnierseangtloi ,spoirtiatlieedtirvaernlitearàDcieor,taiomdenicteev,a>t.~ra~~mt~e:
-
era
l ' " ~ ~ o * u n i adegli argomenti, e l'assennatezza nell'esporli
secondo la qualità dell'uditorio, e il fervore delYanima sua.
Con
diligenza si preparò ai ministero della Confes-
sione. Nella diocesi di Torino, prima d'esservi abilitati, i
nuovi sacerdoti dovevano attendere per un biennio allo studio
Morale pratica, O Casistica, nel Convitto
fondato dal teol. Guala, santificato dal Beato
c~afa~sseo~d,i-
l
~
~
I - Direttore delle S C U O ~
139
retto allora dal teol, Felice Golzio. I1 Servo di Dio si ralle-
grava al
di frequentar quelle lezioni, e serenamente
vi rinunciò; perchè, l'enorme lavoro che si veniva accumu-
landa nell'~ratorio,fiorente amai di più di circa 500 alunni,
obbligò
ad ottenergli di compier quello studio pri-
vatamente, sotto il magistero, per altro, del cane Giuseppe
zapp~ata, << uo~mo dallo~stampo a~ntico, mai dalla mente illumi-
nata e dal gran cuore, cui la Divina Provvidenza volle ne1 se-
colo passato per un lungo periodo di anni commendate le
sorti della Chiesa Torinese* (1).
F~ uno studio serio e profondo, come attestano alcuni
quaderni degli anni -1860-6I, sommanti a circa quattrocento
fitte pagine, quasi tutte (tranne una ventina) in latino (2).E
ministero della Confessione fu per Don Rua un mezzo frut-
tuosiscimo per
il bene a Valdocco e in Vanchiglia.
11 giovane studente Domenica Fea, che si fece sacerdote
e.fuparroco di Testona, si gloriavad'esser Stato il primo a con-
fessarsi dal servdoi Dio il giorno stesso che Prese l'esame di
confessiorieg:lie l'aveva chiesto in antecedenza, e fu amabi1-
mente accontentato.
E tanta fu la grazia che Don Rua ricevette nell'ordina-
ziane sacerdotale, e così grande la cura nel conservarla e
farla fruttificare, che, anche esteriormente, ~1ien.e
Card, A. ~ i ~ hnel~i'eiolgio~ fu~neb, re di Mons. G. B. Bertagna.
Servo di ~i,, era delicatissimo in cib che riguardava il
di Penitenza, Una mattinn,
a] fine della vita, dopo aver confessato
di Don B ~ *lcu~ne pe~rsone~che ,i'ai,euano pregato di
la
Messa, per Iicevere la S . Comunione dalle sue mani, interrogato
quante parficole dovesse preparare per consacrare, rispose: @ Chiedi tu stesso
a queste buone signore, se
fare la S. Comunioner. Era una norma
di
registrata nei quaderni. Nel VI, a ean. 17, si legge: 'In?'-
n racristano,nnni debeat accendere candelas ad distriherldam COmm"n'onem
li, yuem confersarius kic
co7~fitentemaudivit, mittere eum debet ad
ostulandum a co,nmt~nicando*.
Anche questi quaderni di Teologia Morale hanno l'impronta della sua
ivar;ae iet8 e il ricordo dello
aveCrgiainsceu:.noetsiBleegagtaee: ad
scopo unico dei suoi studi: la gloria di Dio.
maiorem gloriam: nel primo è aggiunto il
~mn~aculataien,sieme con le parole
noI nmefronte
on le quali Gesil raccomanda la nttitudine e la purezza d'intenzione: Si Ocu-
i
viIgo uos~tutmuuscfo~urcpruist
s~i,,,tlcxt,einrbro~sucmo7?&u~tr.
tuunr
Ne,l
lucidum erit, si oculus tuurfuerit nequam'
secondo quaderno si 1egg.e mchel''-
azione:
parer$, swdiis sernpcr adesto meis.

9.9 Page 89

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140
II - Primo aiutante di Don Bosco
oseremmo dire, come un'impronta in tutta la persona, che
divenne ognor più veneranda col volger degli anni; cosicchè
qualunque cosa facesse, con chiunque parlasse, ovunque an-
dasse, tutti ammiravano il Ministro del Signore, raccolto e
disinvolto, modesto e vigilante, ed attivissimo, pieno di deli-
cate attenzioni con ogni sorta di persone, e in intima unione
con Dio.
Era il frutto dello studio del Maestro. Come s'è accen-
nato, Don Bosco aveva altri figli spirituali che lo guardavano
con affetto e venerazione devota; ma nessuno l'aveva tolto a
modello di perfezione, come Don Rua. Tutti in lui ammira-
vano le dolci e vive attrattive della sua paternità, della sua
carità, e del suo zelo; ripetevano con entusiasmo le prove del
frequente suo contatto col soprannaturale; n'esaltavano lo
spirito meraviglioso d'iniziativa e la felice riuscita nelle
imprese più difficili e disparate; mentre Don Rua studiava
in lui anche il santo, nè più, meno come un'anima, parti-
colarmente devota, cerca e mcdita con amore tutto ci&che
può raccogliere di notizie e di scritti intorno un gran santo
canonizzato. E ne trasse quel vantaggio che divenne la sua
caratteristica, d'essere, sotto ogni aspetto, il primo imitatore
di Don Bosco, e per la generosità con cui attese a questo
studio, e per la fortuna di compierlo direttamente sulla per-
sona del Maestro.
Forse, neppur oggi, molti di quelli che credono d:' cono-
scer Don Bosco, hanno un'idea giusta della sua santità. C'era,
è vero, anche nel suo modo di fare, così perfetto e naturale,
un fascino che rapiva mente e cuori, per cui uno s'indugiava
ad ammirarne la bontà, l'operosità, la soave semplicità dello
sguardo e d'ogni i aro la, e non pensava d'indagare le interiori
meraviglie dell'anima, continuamente unita a Dio e ardente
della più schietta carità. La massima parte di coloro che eb-
bero la ventura di vivergli al fianco, lo dicevano un santo; ma
pochi, troppo pochi, ed i ~ i ùq,uando la sua vita volgeva al
tramonto, si posero a studiarne l'anima, la mente, il cuore;
mentre Don Rua intraprese cotesto studio nella prima gio-
vinezza, quando lo spirito di Don Bosco, quasi getto d'alta
sorgente, aveva già il fascino d'una santità conquistatrice.
I - Direttore delle scuole
,141
E non appena egli fu sacerdote, anche per il ripetersi
di fatti meravigliosi, predizioni avverate, rivelazioni di cose
occulte, illustrazioni di cose celesti, guarigioni prodigiose,
si venne, specialmente per opera sua, a concretar l'idea, nata
anche in altri, di stabilire una commissione che registrasse
le cose più importanti della vita di Don Bosco.
Della commissione fecero parte Don Alasonatti, Don
Savio, Don Turchi, il Cav. Oreglia di S. Stefano, e nove chie-
rici, tra cui Cagliero, Francesia, Durando, Bonetti e Cerruti.
« Divenuto Sacerdote - ricordava Don Francesia -
crebbe ogni di più nell'amore e nella stima per Don Bosco;
anzi, vedendo come il gran Servo di Dio comparisse ogni dì
più portentoso, credette suo dovere raccogliere i chierici più
avanzati nello studio ed affezionati alla Casa, come allora si
diceva la Pia Società, e manifestò ad essi il pensiero di non
lasciar perdere le cose memorabili che succedevano sotto i
loro occhi. Così sorse un'apposita commissione..... e Don
Rua ne fu il presidente )>.
Nella prima adunanza fu posto a verbale, ciò che il Servo
di Dio fece osservare agli adunati. ((Ledoti grandi e lumi-
nose che risplendono in Don Bosco, i fatti straordinari che
avvennero a lui e tuttodi ammiriamo, il suo modo singolare di
condurre i giovinetti per le vie ardue della virtù, i grandi di-
segni che egli mostra di rivolgere in capo intorno all'awenire,
ci rivelano in lui qualche cosa di soprannaturale e ci fanno
presagire giorni più gloriosi, e per lui e per l'oratorio. Tutto
ciò impone a noi uno stretto dovere di gratitudine, un ob-
bligo d'impedire, che nulla di quello che appartiene a Don
Bosco cada in obblio, e di fare quanto è in nostro potere per
conservarne memoria, affinchè risplenda, un di, qual lumi-
osa face ad illuminare tutto il mondo a prò della gioventù )>.
Era intenzione di Don Rua - confessa Don Francesia
- che ci radunassimo almeno una volta alla settimana per
ntenderci. Oh! se l'avessimo fatto meglio! Anche il poco che
rra la cronaca déll'uno e dell'altro, forse non si avrebbe,
non era della prudenza di Don Rua. Ed io che scrivo, mi
corda che mi fece una cotal meraviglia il credere necessario
i scrivere, credendomi che potesse bastar la memoria! Oh!

9.10 Page 90

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142
l1 - Primo aiutante di Don Bosco
se fossimo stati più previdenti! quali tesori avremmo potuto
. conservare! I n queste radunanze ciascuno diceva ciò che
aveva potuto vedere o sentire di particolare sulla vita incom-
parabile del nostro gran Padre, ma più ancora ciò che aveva
potuto raccogliere d'importante delle sue parole, e in modo
particolare delle sue visioni, dette volgarmente sogni; e i
segretari incaricati ne prendevano nota. Oh! se si fosse sempre
continuato un tale lavoro! a (I).
Purtroppo, a poco a poco, la commissione lasciò di radu-
narsi per la moltiplicità delle occupazioni ond'erano gravati i
soci e per la loro dispersione coll'apertura di altri istituti.
Ma non cessò Don Rua di fermare nella mente e sulla caita
ciò che vedeva di più notevole, e, sopra tutto, non lasciò
d'insistere perchè anche altri ne prendessero nota.
Era l'età dell'oro dell'oratorio. Mentre non pochi alunni,
artigiani e studenti, ((ritraevano la vita di Domenica Savio,
e rinnovavano presso di noi le opere meravigliose ed anche
soprannaturali di quell'angelico nostro compagno ed amico >>,
gli altri si amavano come altrettanti fratelli »,e <(formavano
un cuor solo ed un'anima sola, per amareIddio e consolare
Don Bosco a (2). Ed eran già cinquecento, tra artigiani e stu-
denti, suddivisi in varie scuole professionali e neicinque corsi
di ginnasio, la cui paternà .direzione era divenuta così com-
Flessa, che il grande amico dei giovani non avrebbe potuto
sostenerla da solo. ,
I1 metodo, che Don Bosco voleva seguito dai suoi nel-
l'educare, era quello insegnato coll'esempio. Dal '58 al '60
l'oratorio aveva avuti due superio i propriamente detti:
il direttore ed il prefetto, Don Bosco e Don Alasanatti,
l'uno e l'altro ispirati alla più grande carità per gli alunni;
ma con cuore e con programma ben diverso. Don Bosco aveva
riservato per se, insieme con la direzione generale, la forma-
zione religioso-morale deg!i alunni, basata sulla carite, sulla
religione e sulla più grande aniorevolezza. Don Bosco era il
padre affettuoso e premuroso della grand'e famiglia; e a Don
(11 Cfr.: Don Michele Rua, pag. 5+.
(2) Cfr.: G. BONETTI:Cinque Iurtri di storia delPOratorjo Salesjano:
pna 629.
I - Direttore delle scuole
143
Alasonatti aveva affidato la cura materiale dell'istituto, e la
vigilanza per il buon ordine e..l'osservanza della disciplina, e
il richiamo al dovere dei trasgressori. Aumentando il numero
dei ricoverati, aumentava il numero degli imitatori di Savio,
aumentava anche il numero di coloro che avevan bisogno
continua vigilanza e di frequenti richiami e ammonimenti.
I n aiuto a Don Bosco e a Don Alasonatti c'erano già, con
Don Angelo Savio, vari chierici, sovraccarichi di lavoro, per-
chè dovevano studiar per sè, e insegnare, assistere, o atten-
dere ad altre mansioni nell'istituto; come Francesia, Cagliero,
Bonetti, Ghivarello, Bongiovanni, Pettiva, Durando, Cerruti,
Lazzero, Provera, Ruffino Domenico e Carino; tutti, ad ecce-
zione degli ultimi due, membri nati delta nuova Società; ma
il primo riuovo superiore dell'Oratorio fu Don Rua, il
e per l'anelito della perfezione, e per l'affetto che portava a
Don Bosco, desideroso di risparmiargli ogni disgusto, aveva
già l'occhio aperto su tutti e su tutto.
Era il direttore spirituale della Società, e quindi anche
'Oratorio; e compiva i doveri inerenti a quest'ufficio con
a cura, ed in pari tempo con tanta semplicità ed umiltà,
e nessuno degli alunni, non conoscendo il nuovo istituto
eligioso che Don Bosco veniva formando, lo riguardava per
uesto con special deferenza; ed agli occhi della comunità i
' superiori continuavano ad essere due: Don Bosco e Don
E pensare che il Servo di Dio era pure il direttore delle
uole, e continuava a prestar, sempre ~ i iùntenso ed edifi-
ante,'quell'aiuto personale a Don Bosco, per cui era ammi-
to da tutti. Don Bosco stesso, quando mandava di lontano
alche comunicazione da fare agli alunni, amai, indifferen-
ente, ne affidava l'incarico a Don Alasonatti o a Don Rua;
Don Rua cercava di non comparire.
Nelle prime sere di maggio del 1861 Don Bosco narrò
ogno grandioso, nel quale vide tutti i giovani, i chie-
i pochi sacerdoti dell'Oratorio in una serie di quadri
ti, che rappresentavano le loro vicende nei cinquant'anni
ri e ((a me annunziò, verso l'anno 1862 o1863 - depose
ua nel Processo Apostolico per la Causa di Beatifica-

10 Pages 91-100

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10.1 Page 91

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'44
- II Primo aiutante di D a Bosco
zione e Canonizzazione di Don Bosco - che sarei stato alla
testa del carro, raflgurante la Congregazione ».Lo seppe, ma
non lo disse con alcuno; tant'è che neppur Don Lemoyne, che
ne redasse un ampio resoconto con tutte le particolarità che
potè avere, scritte ed orali, non fa cenno di quest'annunzio,
che dà al <(sogno >> di Don Bosco una luce speciale (I).
((Entrainell'oratorio di Torino verso la fine di settembre
dell'anno 1861 - dichiara Don Francesco Paglia - e Don
Rua era già i1 direttore degli studi, o, come dicesi adesso,
ispettore o consigliere scolastico. E questo ufficio importante
e delicato lo compiva con tanta abilità e soddisfazione di tutti,
che già sin d'allora' era chiamato, con bella allusione al suo
nome, la Rziota Maestra dell'Oratorio a (2).
Divenuto Don Rua sacerdote, Don Bosco potè dare allJIsti-
tuta uno sviluppo straordinario. Basti il dire che agli esami
finali dell'anno scolastico 1860-61, presieduti dai professori
Matteo Picco, Giuseppe Bonzanino, Carlo Bacchialoni, e
Tommaso Vallauri, eran 317 gli alunni interni di ginnasio!
E, tra essi, Paolo Albera, Francesco Dalmazzo, Giacomo
Costamagna, e Giuseppe Fagnano di quinta ginnasiale, Giu-
seppe Monateri di quarta, Cagliero Giuseppe e Croserio Au
gusto di terza, Domenica Belmonte e Luigi Lasagna di se
conda, e Giulio Barberis e Giovanni Tamietti di prima, ch
si fecero salesiani. E salivano a zgg i nuovi accettati ne1 186
a 341 nel 1862; a 360 nel 1863. Qual vasta messe per lo ze
del Servo di Dio!
Senza chiasso, anzi, vivendo nel silenzio, era d'una vi
lanza e attività, così assidua e impressionante, che lo fac
apparire più austero di quello che fosse, perchè impeccab
mentre quanti l'avvicinavano, ne dovevano ammirar
bontà e la discrezione.
((VersoPasqua del 1861-narra il prof. Alessandro
che nel 1861 faceva la quinta ginnasiale - mi present
giorno, al signor Don Rua, pregandolo in gran segretez
un favore specialissimo- che però, dicevo, non so
(I) I1 carro, veduto da Don Bosco nel sogno, secondo i cr
sentava a la grazia di Dio n, o a l'eternith 8 ; e non la Società Sale i
(2) Rua in piemontese, significa ruota.
I - Direttore delle scuole
'45
rare da lei, tanto è contro ogni discrezione il dimandarlo; -
ed egli m'incoraggiò a chiedere, dicendo: - Se non posso,
non te lo farò il chiesto favore; e saremo amici come prima. -
Ecco io vorrei, gli dissi, che Ella mi assegnasse un giorno e
un'ora di suo comodo, in cui mi dèsse l'esame di storia. -
l3 da sapere che Don Rua appunto ci insegnava in 5" classe
la Storia Romana, con una diligenza di preparazione straor-
dinaria. Si seguiva il testo la Storia d'Italia di Don Bosco,
(testo che ebbe poi gli elogi del Tommaseo); ma Don Rua,
spigolando da viri libri, ci faceva scrivere un quadernino di
aggiunte, con cui potessimo rispondere meglio alle esigenze
del programma governativo di quell'anno. - Io spero, ag-
giungevo, di essere sufficientemente preparato. Ella mi asse-
gnerebbe tra s&e sè il voto da scriversi poi sul registro degli
esami, ed io, sgiavato della cura di cotesta materia, attenderei
più serenamente alle altre.
)> Con mio grande stupore Don Rua non esitò punto ad
annuire al mio desiderio e mi assegnò un'ora per il domani.
Mi diede l'esame desiderato, rigorosissimo a dir vero (basti
'1 sapere, che mi tenne più di un'ora sotto i ferril), e poi mi
disse: - Non ti dico ora il voto, e t'impongo anche di non
r parola con nessuno di quello che ti ho concesso, in via di
vore. I n fin d'anno, quando verrai all'esame, t'interrogherb
rse così un poco per formalità, ma ti darò il voto che ti sei
eritato adesso. - E così fece. All'esame mi trattenne alcuni
inuti con domande indifferenti, e poi mi congedò con uno
hiaffetto ad uso di carezza, e mi assegnò un bel dieci di
Cresciuto sotto lo sguardo e alla scuola di Don Bosco,
n Rua poteva dargli, e gli dava ampiamente, quell'aiuto,
per diversità di carattere, Don Bosco non potè avere dal
o Don Alasonatti.
a sera del, 12 maggio, domenica fra l'ottava dell'Ascen-
, dopo le preghiere Don Bosco faceva notare agli alunni,
e di quei giorni, alcuni dei loro compagni fossero stati
ti dall'oratorio ed altri ne fossero usciti spontanea-
perchè non avevan volontà di migliorare la con-
'te del Servo di Dio Michele Rua. Vol. I.

10.2 Page 92

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'46
- II Primo aiutante di Don Bosco
- Le novene e i tridui san sempre funesti per qualche
allievo. Non mi ricordo di aver passato una soli novena, senza
che alcuno non sia partito dalla casa. Ora, siamo appena alla
metà della novena di Pentecoste, e già quattro se ne anda-
rono. Don Rua! sapresti dirmene il motivo?
Don Rua rispose: - Io credo sia questo. Nelle novene noi
facciamo preghiere particolari, le quali tendono al bene della
casa; ed il Signore le esaudisce, col fare che i pii1 discoli se ne
vadano; dimodochè le novene, per la casa, san come purganti.
- Bene! - replicò Don Bosco. - I1 Signore ci usa dei
tratti speciali di grazie. Egli già segnò a dito quelli che parti-
rono; e segnò eziandio alcun altro, che ancor è nella casa. Io
>>. feci loro sentir la voce del Signore, e dissi: ((Voleterientrare
singrvaoziiastiteslosiroe!.f..a..r senno? Essi non la vollero ascoltare, e di-
Singolare, in vero, e adatto quanto mai a crescere virtuo-
sissimamente, specie per un'anima retta e fervorosa, era l'am-
biente nel quale viveva il Servo di Dio.
I1 31 dicembre 1861 Don Bosco prometteva agli alunni
una strenna straordinaria, e la sera del r0 gennaio 1862: Fi-
gliuoli - diceva loro - la Madonna vi dà a tutti una strenna!
I biglietti li ho scritti io, ma vengono dalla Madonna. E una
grazia singolare.-Eran più anni che la domandava, e al fine
l'ho ottenuta. Venite adunque da me, e a ciascuno darò il suo
biglietto; e voi prendetelo, come se venisse dalla bocca stessa
di Maria Santissima E ne compì la distribuzione che ebbe
mirabili effetti. Chi non poteva contener la gioia; chi pian-
geva; chi diveniva pensieroso; e, se molti fecero vedere .il
proprio biglietto ai compagni, altri lo tennero gelosamente
nascosto (I).
A Don Rua toccò un invito dolcissimo, quale della pi
affettuosa delle madri al più caro dei figli:
((Ricorria me con fiducia nei bisogni dell'anima tua! D.
(I) Alla fine del 1861, l'Oratorio contava 573 interni, tra alunni e superio
e tutti, ad eccezione di 13, si presentarono a ricevere da Don Bosco la rtren
della Madonna. I1 chierico Ruffino ne raccolse 48; e Don Rua scrisse la
nel quaderno di Ruffino, di propria mano.
-I Direttore delle scuole
'47
un invito ed una promessa. I Servi di Dio hanno an-
da combattere; et qui certat in agone, non coronatur
legitime certaverit. Nessun combattente può cingere la
corona della vittoria, se non ha gloriosamente combattuto (11.
E, tra breve, noi potremo intuire quali potevan essere a
quel tempo i bisogni particolari dell'anima sua-
( I ) II ~ i m o t . ,z , 5.

10.3 Page 93

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- 11 Primo aiutante di D a Bosco
- 11 Direttore dell'Oratorio di Vanchiglia
-349
volte a ripetere, quasi per preparare i suoi al doloroso distacco,
che le forze gli venivan meno, e che, forse, li avrebbe Presto
lasciati; ma soggiungeva, non temessero perchè chi avrebbe
raccolta l'eredità, avrebbe continuato, meglio di lui,
I1
pensierosi e addolorati; e il buon
padre a ripetere che i suoi anni eran contati, cinquanta e
:non più; e che se fosse vissuto ancora, avrebbe dovuto astri-
alla buona condotta e alle preghiere dei figli.
L ' di ~ques~te co~nfidenze si sparse nell'oratorio, ed ac-
ese una gara di preghiere e di opere buone; e il Beato co-
Don Bosco. - i? a capo del Primo drappello che entra regolarmente
- nuto in
- Custode
cinoncveSatnatolcehdsiiigalnsiaaa.n. to2. I,-lfiSnquudoa'daellarlnovomrao,d~enl~pee~s~~eenone~nxaenit oz~da-rBe.tilol~~An~gtee-lo~
- apastolica. La *'a Parola rivela la cariti e la
dell>anima
- & Piccolo
sue istruzioni
-
saggio della
sulla Storia
ancora un
~mplicitàp, raticità ed opportunitù
Sacra. - vita di abnegazione e di
po', e ti durd la %ia
~
a
di erigere un gran tempi0 in Onore di Colei
~
ca,hlle~ualvteimvaogisioprinraot.a
l'opera
I,'incubo
Salesiana, deciso di lavorare sino
doloroso ebbe periodi di seri ti-
mori e si protrasse finchè Don BOSCO non ebbe raggiunto i
cinquant'anni, quando dichiarò che il Signore gli aveva Pro-
gato la vita per le preghiere dei suoi figli. Chi sa quante
glliere fece e promosse al santo scopo il Servo di Dio!
intanto, fin dal 1862,Don Bosco invitava il primo gruppo
- c<c@4'ac,ereia, Do= Rua!». ~ i g l delil,Or~afavi~o, ~ ~ ~ ~ i~sale~siani a compiere la professione, secondo le regole
che,
per le
vita di Don Bosco ci fu anche questo di straordinari
da Dio per l'educazione cristiana dell
preghiere della gioventù ebbe da ~i~
lungata la vita. Ciò accadde in forma assai impression
quando si avvicinava ai cinquant'anni. ~~t~ il
cpbnhoreaevtiteoirna1en8io6ss2utor-aai nqvduDiataaordvnmeirpoBnrriOetadsSliteoCceOerpoaddnreiallatcloeags:bolie<ve(lerlecnzitezql'eiudnedecselotll&iepgaiorarndiis-o; d
poco utile presenza; di non aver più forze per fare
Opere, che avrebbe intenzione di compiere; rim
beneplacito del Signore, il quale, per la sua gl
strumenti migliori di lui. Le sue parole sono per no.
g"mento di molti discorsi e tengono l'animo n
ci
scamNpiodiatetamnitaamscoiafogrutrea!c,h>eE.presto
ci abbando
B~~~~ torna
il maggio 1862 - scrive il ch. Bonetti -e quella
i desideri, si emisero la prima volta formai-
ente i voti di povert&, di castità, di obbedienza, dai vari
embri della Pia Società, novellamente costituita, che avevan
di noviziato, e che a ciò si sentivan chiamati.
1 descrivere in quali umili modi si
atto rnemorando! Ci trovammo stretti stretti
meretta, ove non avevamo scanni Per sederci.
e dei membri si trovava nel fior degli anni!
a, chi nel primo e secondo anno di filosofia,
teologia e pochi nei sacri ordini-
rebbe potuto trarre f e k i i suoi giorni
ia! Un delizioso avvenire ci si Pa-
colle sue promesse, colle sue lusinghe,
Ma avanti gli occhi nostri Stava, sopra un '(a-
due ceri accesi, un Crocifisso, qi~asiaspettando
cuore, il sacrifizio della nostra vita. Si*

10.4 Page 94

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E so
- II Primo aiutante di D m Bosco
Gesù, con le sue attrattive celesti, a Lui ci &iamava. jyoi
formavamo un piccolo gregge, che scompariva agli occl.ii del
mondo, ed ai più della casa stessa sconosciuto. di^^^^
questi umili principii non ci facevan perdere d'animo; che anzi
ci aprivano il cuore alle più alte speranze, ben sapendo quello
che dice l'apostolo Paolo, che Iddio elegge le cose deboli,
Per abbattere i forti; le stolte, per confondere le sapienti; le
ignobili, e le spregevoli, e quelle che non sono, per &tnig-
quelle che sono. Facemmo dunque in numero di 22, non
CompresoDon Bosco, che in mezzo a noi stava inginocchiato
presso il tavolino SU cui era il Crocifisso,i nostri voti secondo
il Regolamento. Essendo in molti, ripetevamo insieme la far-
mula, a mano a mano che Don Rua la leggeva ».
Altra volta, giovane chierico, il Servo di ~i~ s'era ingi-
nocchiato al medesimo fine, innanzi al Fondamre dei sale..
siani; ed ora, giovane sacerdote, tornava a ripetere lo stesso
atto devoto. La prima volta da solo; ora circondato dal primo
gruppo di confratelli, che con lui ripeteva le sante promesse
d'osservare i consigli evangelici in conformità delle regole
del nuovo Istituto. Due date memorande, che rito
sempre il suo primato nell'osservanza delle
anzianiti e per esemplarità, essendo universalm
in vita, la regola personificata, e, dopo morte, l*e
perfetto della più pura osservanza salesima.
Fin d'allora, era stimato un santo. Dichiara &fons, T~~~~
Vescovo di Aosta, che fu allievo dell'Oratorio dal 1862 al
1865: (<Fin da quando era all'oratorio si diceva
che Don Bosco era veramente un santo, nia che
non 10 era meno: fin d'allora ne aveva tutta
le fa
tezze e la posa esteriore, ciò che faceva tanta impressione
noi giovanetti, che non andavamo guari in ra della scorza;
anche dalla buccia si conoscono i frutti, come dai fnitti si
cosce la pianta che li produce. Allora egli era come
dall'ombra di Don Bosco, che! qual gigante di santi&
mkare majus, attirava a tutti gli sguardi ed asso
tenzione di tutti. Nonostante questo, anche l'astro
mandava tanta luce da poter supplire benissimo
Anche Don GiuIio Barberis, entrato nellJ0ratori
11 -, Direttore dell'Oratorio d2 Vanchidza
'5'
=8hr,e presente alla funzione accennata, diceva che ('la.pre-
parazione che il Servo di Dio premise all'ammissione dei
santi voti, fu del tutto ammirabile. Lo spirito di preghiera e
di meditazione era già in lui connaturato. L'ubbidienza al
suo superiore e Padre era portata ad un grado veramente sin-
gelare. A ~in qu~el. tem~po, c~ominc,iato una vita di mortifi-
cazione e di rinnegamento di sè stesso veramente ammirabile,
che conservò poi in tutta la vita, edun'attivia nel lavoro, as-
sBecond~a,-nhedoh~iabdiseol~glonistdrae~ollradCino,anrigor.egaz1i0oneerae
i consigli di
meravigliato,
Don
poi,
che potesse attendere a tante cose. Ricordo, che, parlando 'On
i compagni, ne mostravamo vicendevolmente la meraviglia;
e già allora lo tenevamo come un santo, nel che avevamo l ' a ~ -
provazione di Don Bosco )).
ln quegli anni continuò a dirigere l'oratorio dell'Ange10
custode in Vanchiglia; e, benchè tenesse per il titolo di
vicerettore, volendo con umile deferenza riservato quelf0 di
rettore al teal, Roberto Murialdo, che proseguiva a prestarvi
l'opera sua, con quantlattività e con quanto senno disimpe-
nava anche quell'ufficio!
il^ ad ogni consiglio di Don Bosco, senza indugio
re quanto gli pareva degno $essere ri-
pii1 proficua l'opera sua nell'Oratorio.
cenno di
cortile, attesta il prof. Fabre, il ch. Rua mi
e mi dice: - Vai su in camera mia, e
antellina ed il cappello, che debbo uscire Per
sto; - e mi diede la chiave. Salito su Per
anzichenò, che conduceva alla stanza
piano, a quella di Don Bosco al secondo,
e di vari chierici e maestri al terzo,
on modesta solamente, ma poverissima
so per natura, come tutti i ragazzi, gittai
quaderno aperto sopra un tavolinetto di
le, che sosteneva la scansia dei pochi libri di
ale del futuro Rettor Maggiore dei Salesiani. Vedo
di
sull'andamento dell'ora-
ell'Angelo Custode in Vanchiglia, di cui aveva
,a fretta mi fece scappar via dopo aver lette

10.5 Page 95

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I 52
- Primo aiutante di Don Bosco
Poche righe, ma la curiosità mi spinse a spiare altre occasioni
di essere dal chierico Rua mandato nella sua camera; e tosi
due o tre ancora potei leggere su quel quaderno prezioso,
dal quale imparai ad ammirare in lui 10zelo, l'acume, la bontà
grande, che 10 facevano conoscere fin d'allora predestinato
alla missione di educare i fanciulli, specialmente i refrat-
tari, i Più impreparati, ad accogliere e fecondare il buon seme
che egli avrebbe gettato nelle anime loro )). li appunti non
esistono Più, 0, almeno, da noi non furono ritrovati; ma ne
abbiamo altri, e precisamente di quegli anni, che dànno
anch'essi una ricca testimonianza del fine criterio, delle sante
industrie e del zelo ardentissimo di R ~ ~ .
Per Opera
nile, si stabili
sua, anche in quel centro di educazione giova-
una Compagnia di S. Luigi, col programma della
omonima, stabilita nell'Oratorio; e vi fiori pure
una Conferenza annessa di San Vincenzo de' paoli. ~~1 rendi-
conto dell'anno 1862-63 risulta che i giovani clienti in gene-
stimolati dalle parole e dai biglietti che loro si distribui-
vano ogni domenica, intervenivano con molta assiduità a l l ' ~ -
ratorio e vi tenevano una condotta « ancor lodevole, avuto
riguardo alla loro condizione di giovani raccolti dalle piazze
e
vie)).La frequenza dei Ss. Sacramenti, tanto
ai confratelli, quanto riguardo ai clienti, prese presto (i ad at-
tirare l'attenzione dei compagni, che, volendone imitare
sem~ioa,nch'essi vi s'accostavano più spesso, e dimandavano
di essere ascritti alla Compagnia d i S. La&», nella quale, per
regola, dovevano accosta~isoi gni quindici giorni.
Nel 1862-63 vi s'iniziò anche una piccola biblioteca
buone letture, ad USO dei confratelli, dei clienti, ed anche
Atri giovani dell'oratorio; e ciò ((perallontanareil peric
darsi ad altre letture che avrebbero potuto riuscire pernic
E Signore e gli Angeli Custodi benedicevano il pio 1
'Oro, anche con grazie segnalate. principio del mese
maggio, uno dei confratelli, (ilattaio di professione, dpve
un giorno salire sul comignolo di una casa dell'altezza di q
o cinque Piani, per coIlocarvi una banderuola. M~~
stava intento al lavoro, un piede gli scivolò. ~ ~egli ~t $ 6
a qualche cosa, ma più non vi
privo
11 - Direttove dell'Oratorzo di Vanchiglia
'53
poggio e sostegno, rotolò giù dalle tegole senza veder mezzo
di potersi salvare, fin&& si trovò fermo sull'orlo dell'edificio,
con una mano, non si sa in qual modo, appoggiato alla gron-
daia. ~ ~potè ritaversi ~dallo sb~alordimt ento, ~e CarPon car-
pone mettersi al sicuro, e raccontarci alla domenica seguente,
a gloria della Madre nostra Maria e deiyAngel0 custode')^
quaontgo nglifieesrtaa
successo.
la cappella
dell'oratorio
si
gremiva
anche
di
adulti;
l
so' leendniisssaim~neLueirgain,
le feste del19AngeloCustode,
c~on proces~sione sino~ in Via B~univa9
~
quale partecipavano le scuole dei Fratelli di Porta
tinsi, e assai frequentato l'intero mese di maggio con Predica-
~~1 1861 solennissima fu la festa dell'Angel0 Custode,
anticipata al 29 settembre per 'aver maggior concorso di gio-
vinetti e di popolo. Don Rua celebrò la messa delia comu-
nione generale, ((chenon fu troppo numerosa )); e
a
tutti, e messa e vespri solenni con musica dell'Oratorio di
~ ~ l Celdebran~te fu~ il S~ervo~di D. io il teol.
ialdo; predicatore il teol. Borel, che piacque tanto; e "O-
io restò
sin tardi, quando ebbero luogo i fuochi
(( Avanzandosi la notte - scrive ne' suoi
R~~ - si finì la festa col canto dell'inno: Angioletto
l mio=io,e con la recita dell'Angelus fatta in chiesa...
domeniche consecutive fuwi un concorso, oltre alrordi-
o, di giovani. Voglia il Signore che continui,e che si Possa
nvertire tutto il borgo di Vanchiglia!...Alla Prima dome-
.ca di ottobre ritornarono gli spazzacamini, in maggior n"-
ero che l'anno antecedente. Si potessero un PO' innamorare
e l l ~ ~ r a t o rei odella frequenza ai Ss. Sacramenti!--.
11 signore benedisse ed appagò il santo .desiderio- A
.buirono assai i ben ordinati e fiorenti catechismi qua-
ali. ~ ' ~domlenic~a di icarn~evale~ Se ne dava
,i ,.ipeteva la prima domenica di quaresima, e in quel
orno il vicerettore si recava nei dintorni dell'oratorio ad
itar i giovani ad intemenimi, e i parenti ad inviarveli- I1
dopo le ceneri s'iniziava regolarmente il catechismo.
ezzodì si suonava la campana, poi si mandava campa-

10.6 Page 96

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- II Primo aiutante di Don Bosco
nello in giro, e aile ore 13,30 cominciavan le lezioni in vari
classi, mentre il Servo di Dio faceva come Don B~
docce; cominciato il catechismo, si portava nei dintorni,
cercar quelli che s'eran fermati per via, e amorevolment
Conduceva all'Oratorio. A Pasqua distribuiva premi speci
agli assiditi, che raggiungevano il centinaio.
Nel quaderno dell'esperienza il caro Don Rua registra a
che molte norme precauzionali per evitare inconvenienti
disordini, in via ordinaria e in particolari circostanz
conobbe - ci limitiamo ad una citazione - si con
nella ricreazione i superiori possono bensi prender
ricreazioni per renderle animate e intrattenere i
conviene che si guardino dallo stabilirsi giudici
insorgono, perche quelli che san giudicati aver tort
ordinariamente si offendono, e talvolta cessano anche di fre
quentare l'Oratorio v.
Dei tre anni in cui il Servo di Dio tenne la direzione del
l'Angelo Custode in Vanchiglia, abbiam anche
appunti di esordi e conclusioni delle istruzioni, che tenev
ogni domenica sulla Storia Sacra. Quelle pagine fa
r~ccoltadi pensieri religiosi e morali, semplici ed attraenti
la forma disinvolta e per la sostanza. Dominanti sono i p
sieri della preziosità dell'anima e del tempo; della bontà
Signore, della riconoscenza che gli dobbiamo, della felic
che si gode nel suo santo servizio, delle preziose fato
ci ha date e dell'obbligo di esercitarle; della ?ie& vera e
suoi vantaggi; del dovere comune a tutti di perfezionarci n
stato dove Dio ci ha collocati; della malignità del demonio
della necessità di fuggire ogni suo alleato; della mofiificazion
necessaria anche ai giovani; dell'amore pratico che si ha d
Portare al prossimo, e della carità che anche i giovani pove
Possono e devono praticare; del profitto che fa chi si stud
di copiare il bene ovunque lo vede; di non mai giudi
prossimo e di non interpretar male le azioni altmi;
di perdonare a chi ci offende; della meravigliosa efficaci
tribolazioni e delle disgrazie per far rientrare i peccato
stessi; dei doveri dei giovani verso i genitori ed i sup
def bisogno che hanno di domandar consiglio e dell'u
- II Direttore dell'Oratorio di Vanchtglia
11 servodi Dio soleva adattare la parola agli uditori.
e l l ~ ~ r a t o r idoell'Angelo Custode in Vanchiglia parlava a
ragazzi, non tanto istruiti nelle verità della fede, e
pochi popolani che vi accorrevano a salti per curiosità,
iù che per divozione; ed egli, pur continuando il racconto
ella Storia Sacra, sapeva dare ad ogni narrazione l'efficacia
*una meditazione profonda, che lasciava un'impressione
unadelle raccomandazioni frequenti era il pensiero di
a
Q~~~~~è
la
massima
dei
Santi:
da
e
ogni
tanti
cmosoandtri.a.r..reSoi,ccaansciohneendoii
nel mondo, pensemo .atch!
e vediamo 1 campi
ensiamo sokimente
produrre de' frutti, tutto Per
vediamo degli animali,. Per
cavalli, dei cani, pensiamo
, dicendo fra noi:
ignore! come pensa sempre
imali! coi loro peli ci prov-
de il cacio; colla 10x0 pelle
oro carne ci provvede
tanti servizi all'uomo;
nti a Dio che tanta cura
amo qualche male pubblico, affliggere gli uomini,
, o malattia, pensiamo che 11 peccato è quello che
infelici gli nomini, e procuriamo di astenercene noi,=, Per
possiamo, far che se ne astengano gli altri.
arido ci troviamo in qualche pericolo, quando siamo colti
ia, pensiamo, allora specialmente, che è il Signore
nostrobene; e pensiamo allora alvanima nostra,
dalla vita Ala morte,
preparati, perchè il Si-
ce l'aspettiamo, privarci
sevoi vi mettete a fare questo esercizio, credetelo pure che ne
erete un gran
la vostra mente si riempirà di buoni Pen-

10.7 Page 97

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156
- 11 Primo aiutante di D,= B~~~~
sieri che ne allontaneranno i pensieri inutili e cattivi,
'Ontà farà sovente de' buoni proponimenti che
moltissimo a salvarvi l'anima.,. n.
e
la
vadosatriautvaore-
pensiero dell'onnipotenza di Dio associava quello del
timer santo che dobbiamo avere di Lui, additandone scul-
toriamente gli effetti:
(lSapete qual è la Piu grande sicurezza delle cita, dei
nazioni? .La più sicura difesa delle cita, dei paesi, dell
santo tlmor di Dio. Vedete, dove regna il timor di Dio, non
bisogno nè di
ai prigioni
leggi, nè di
0 patiboli; il
punizioni, n6 di giudici,
timor di ~i~ tiene luogo
di
tduittcoa,rail
di Dio tiene a freno tutti i cittadini, e non lascia che alcuno
'"?l su?
affari
dreogven?i .o
faccia del male al suo prossimo. prendete
timer di Dio, e voi vedrete che in
vanno bene, non vi sono parole che offendono,
una
glaenpiatortrneiocsnuhaev.inSosenoncsoii
figli che diano disgusti ai genitori, non
prendano cura della figliuolanza; ciascuno
fossero dei paesi, delle città, in cui tutti
timer di Dio, tutti avessero una grande paura di offendere il Si
gnore, che è tanto buono, che ci ama tanto, che vuoi darci tanti bei
Ivnrppneeiarsebereuinbmslitevteia,engtrPoiesrenaooprnevdialrieesrsicscacsoacstarnrhsreatiiibrn;dtaàbaerite,indio;eemeqipaunurqieioòucinnceppehicusaipisnevuasisreeniacsrrsiseteioocbppnobioonoetptrrsoeemeivbbatnebbriereeeisma,sqlaueecunnnuadradnisaciirdopeccinesahoressiiseatccivnmogeezlhnaniooizri,sarndeiienid;uleeinqvbisuiepersaosa-t--i
terrestre. iqa purtroppo il timor di ~i~ non regn
paesi,
cature
e Perciò è necessario
in quasi tutti i
che
ci
siano
guardie,
gendarnii,
Ed insisteva:
fende!e
paradiso;
che abbia questo santo timore, oh! si guarda ben
aSl icgonnotrrea,reiopcehrci iònosni
trova
ha il
già sulla retta
timor di ~
via che co
i non~ ha,
impedimento abbastanza forte per allontanare
e perciò egli precipiterà di peccato in peccato, finchè, se
"On lo converte> precipiterà nell'eterna dannazione,).
Inoltre, venerazione e lode al Nome santo di ~ i ~ :
Era? ed è questa la massima dei Santi, da ogni cosa trarre o
di pensare a Dio ed aile sue perfezioni..... ~ ~le altre t ~
- 11 Direttore dell'Orafo&o di va*ck81ia
357
tmcuhriene,csiapannazidmioaadtseaulepniiebnllaeanlitvmoaspatiteoe,prnpeegoii,oflnoinirooeatleilnr&egeulo,adgin'geirombaleozpdziaoùnaotellin'eu"eg:ndoarell.f'aiqn'?uo-lla
piY picco~oinsetto, che appena si può vedere: dall'elefante. che
ritcleuhtprsteaiiiulgferunagogcsrrhitaeoaen,bndiecleviotoqomluepea:adygdrusiruàooopvnnderoeid'ec,edsesicv.cahath:ueeitnlhtpeeaSallarsleinsocetcreogoovgsuPileaitrnoocosgrhftuauaeelantlsaagrtoeigtD,ndebiooeraenrnvsbatoe~oe,pfndfiriezCeandi.oodl.iaElcaaoPtlDenrproi!i:où:el~'lpocodrmaena?oo-,
~
~
o, non dovrà lodare !l Signore~
serviamo un PO' come va diversamente
dare il nome
piazza, non
di
vi
DA ivoi,a,connotninuvamIeanbtoe?si
p si odono risuonar bestemmie.
est0
G.
brutto
C,; ma,
vdiizsicoo..r.r..enMdoo,lgtiiuvoicasnodnoo,
s,pre in bocca il nome di Dio. Oh!. ques?
1 nome di ~i~ è ineffabile, e merita tutto 11 nostro
spetto, e tutta la nostra adorazione*.
,Dopo =io ilpensiero più assiduo dev'essere Per l'anima,
la quale è molto più preziosa del corpo:
due statue, di cui una soltanto di
bambagina, che l'accarezzasse~che
to $i piace; e che nello stesso temp?
tanto fine, e non si guardasse di
- a lasciasse esposta ad essere. gua-
reste: Ah! costui fa Proprio ve-
danno che è un paz20!- Ebbene 10 stesso si
rezzano tanto i1 loro corpo, mentre. non
nima loro, che è di gran lunga piu
e piu
sono messe in oper?, si guastano.
,se noi le teniamo chiuse nel
senza mai metterle fuori, diventano tarlat!; le
mettervi adoperarle diventano rugginose e non voglion?
ia lasciata senza servirsene, cioè senza
tutta e lascia uscir l'acqua; e tosi
che diciamo delle cose mat?rjali, conviene
medesimi. Noi abbiamo ricevuto da Dio

10.8 Page 98

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Primo aiutante di Don Bosco
tante
ma anche queste s'indeboliscono e si guastano,
se noi non ce ne serviamo. Supponete per esempio che uno, anche
aver male, se ne
levandosi, si sentirebbe
stesse tre o quattro
le gambe molli, che
non
vorirneblbetetroo,
peibubseenre-,
Osservate uno che non abbia mai esercitato la memoria; oh!
psiendaicea
che sulla sua,memoria è già venuta la mggine,
fargli imparare qualche cosa. LO stesso si deve
e ci vuoi molta
dire delle altre
facoltà, che, se noi le usiamo, si perfezionano; se le lasciamo in
si Pastano, vengono meno. Da questo noi possiamo conchi,,-
dere che l'uomo deve esercitarle continuamente, cioè deve lavorare
e non
lontà
stare in
Signore,
ozio. E ciò che io
che ci dice nelle
vi dico è proprio
divine scritture:
secondnoatllalsvaod-
laborem; i'uomo è nato per lavorarel>.
La prima fatica dev'essere quella di tener
tana da ogni occasione di peccare:
(lLe fmtta, ,Per conservarle buone e perch&non si guastino, bi-
Sogna che abbiano molte precauzioni: bisogna lasciarle in luoghi
"osi, aggiustarle in modo che non siano schiacciate insieme, allori-
meta' nesnaertie",.qahufaefilnldecahch*enosonnsoi
già guaste,
corrompa,
ed altre
bisogna
cteonseerlsaiminili;lulaogchairnferepscarhii-,
lungo tempo, bisogna salarla; e lo stesso
dicasi di molte altre cose. E perchè sono necessarie tante precauzioni?
pperercnhd'onhoantannotoin
sè una certa
facilmente il
tendenza, una certa facili& a guastarsi,
male, e molto difficilmente si conser-
in buono stato. Ebbene quello che diciamo di queste cose ina-
Nmatel bisogna anche dirlo deli'uomo nelllordine spirituale,
deve
continuamente usare grandi precauzioni per
in buono stato. Deve guardarsi dai cattivi
compagnil;adesuvea
guardarsi dai luoghi in cui regna un'aria pestifera,
dai
dai teatri...; deve custodire i sensi, fare anche delle mortific
e tutto perche? perchè dopo il peccato di ~d~~~ abbiamo tant
gpuear rdcuiai,,
cadere in peccato, abbiamo in noi tante cattive inclinazion
se non istiamo attenti, se non ci prendiamo continuament
tanto facilmente il male, il peccato, si propaga dall,uno al-
l'altro e si rende universale>>,
delle istruzioni più frequenti era
delle vi
Divina Provvidenza, la quale ha disposto che la nostr
vita sia un'alternativa. di gioie e di dolori:
Signore è padre tanto buono, che ci wol tanto bene.
quelio che Egli fa, tutto 10 fa per nostro bene. Sia che ci accadano
de'e prosperità, sia che ci awengano delle disgrazie, tutto è ordinato
Direttore dell'Oratorio di Vanchiglia
sctriocovnanvteargtigaimo.oC, aifmfianncdhaèfdaeclcleiamdi%o P1ae--
il nostro cuore dalle cose defla terra,
. Ci manda delle prosperità?
er consolarci, per animarci ad amarlo
e consolarci...».
vita è una lotta, non solamente per i peccatori* ma
ncor più, per i Gusti:

10.9 Page 99

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Primo aiutante di Don Bosco
bene, affinchè si facciano ancora dei meriti e intanto li compensa in
altri modi. Permette& talvolta che siano nella miseria; ma dà loro
una santi& e una tranquillità che li compensa largamente. permetterà
che loro accada delle disgrazie; ma intanto darà loro delle inteme
consolazioni, che sorpassano di gran lunga il dispiacere ricevuto per
le disgrazie. Permetterà pure che siano disprezzati e perseguitati
uomini; ma allora appunto ordinariamente Iddio fa loro sentire
,>. maggiormente l'amore che loro porta e la sua amicizia, con delle
contenteme e gaudi che sono da preferirsi a qualunque bene terreno...
E ricordava e rievocava quello che aveva veduto con
gli occhi suoi:
Se abbiamo Dio per difensore, siamo pur deboli noi, nulla
Porta, non abbiamo nulla a temere, anzi è ancor meglio,
~d
e 6 specialmente nei deboli che desidera di far spiccare la sua poteri
Infatti si già tante volte veduto, che quando il Signore si pone
difendere una persona, facciano pure i nemici di quella persona
che vogliono, non riusciranno a nulla, o meglio riusciranno a far d
dann-o a se medesimi.
))Una notte, non è gran tempo, un buon Servo di ~i~ [il
Padre e Maestro, il Beato D a Bosco], se ne andava per una strad
tutto solo, quando all'improvviso due malfattori suoi nemici
attendevano in agguato, gli vanno incontro, tentano di percu
di fargli del male; quand'ecco un grosso cane all'improvviso
venta addosso a quei due malfattori e coi suoi buoni denti li
alla fuga e a lasciar in pace il buon Servo di ~ i ~ . . .
"Sapete chi sono coloro di cui il Signore si prende una di
così immediata? Sono coloro che servono ?l Signore e che rip
in lui tutta la loro confidenza; sono coloro che, osservando
comandamenti di Dio, credono fermamente e non confidano
l'aiuto degli uomini, ma stanno sicuri che il Signore non manc
di aiutarli nei loro bisogni e pericoli. Anzi costoro, non solam
il Signore li difende, ma li rende ancora formidabili ai suoi nemici
Tanta saviezza ed opportunità di pensiero a
maggior efficacia dai semplici paragoni e raffronti
Così ammoniva di non giudicar male del prassi
(' Chi guarda gli oggeei con un vetro rosso, vede tutto ro
li guarda con un vetro giallo, vede tutto giallo; chi li guarda
vetro nero, vede tutto nero. Nello stesso m&
ha l'ani
dalle passioni, guardando le azioni altrui, ritiene siano
delle stesse passioni che trova in se stesso. tosi uno che sia
- II Direttore dell'Oratorio di Vanchiglia
161
dall'avarizia, siccome egli qualunque cosa faccia, la fa sempre per
interesse, vedendo altri a far buone opere, a far dei piaceri al Pros-
simo, giudica che ciò facciano per interesse. Chi si lascia dominare
dal13ira, vedrà talora un altro a fare qualche atto di zelo, qualche
atto di rigore; ed egli giudicherà che un tal atto non proviene dallo
zelo pel buon ordine, ma nasce dal vizio per la collera. Chi si lascia
dominare dalla superbia, vede un altro che va ben vestito, che nel
tiene un sussiego alquanto riservato, e tosto crede che ciò
faccia per ambizione, per superbia, mentre l'altro lo fa Per conve-
nienza, oppure per la sua indole naturale. Di qui ne viene quel Pro-
verbio: c h
crede che
i ha il difetto, ha
lo stesso vizio
il sospetto; cioè chi
domini pur negli
è dominato da
altri... Questo
un vizio,
non è il
modo di giudicare; chi giudica secondo le sue passioni, sovente è
a giudicar male di azioni fatte da personaggi santi, che altro
non
che la virtii e Ia gloria e l'onore di Dio. Così, se uno
avesse veduto Nostro Signore [cacciar i profanatori dal. Tempio],
avrebbe detto che ciò faceva per bile, per vendetta...)).
così rilevava le tristi conseguenze dei non corrispondere
alla g"razia di Dio:
« v i sono due figliuoli in una famiglia, tutti e due ricevono de'
uoni avvisi e consigli dai loro genitori, l'uno li mette in pratica,
e approfitta per suo bene; l'altro invece non ne trae alcuna uti-
li dimentica, e non pensa neppure a metterli in pratica. Due
no a sentire una predica; l'uno sta attento, comprende tutto quel
e si dice, lo applica
ella via della virtù;
al'aslterosteess,p, recsoernreteggceoirpsouroaiimcoesnttuemail,lae
%'avanza
predica,
il suo spirito ne è lontano, non bada a quel che si dice, e non
ricava alcun vantaggio; entrò in chiesa che era cattivo, esce di
iesa egualmente cattivo. Due fanno una buona lettura, l'uno
mane compreso, si sente accendere in cuore la voglia di emendarsi,
i convertirsi; l'altro farà la stessa lettura, ma con indifferenza, e
ercib non sente nessuna mozione interiore, rimane freddo, come
onde avviene che gli stessi awisi, le stesse prediche, le stesse
producono effètti così diversi? Questo proviene dalla dispo:
ne del cuore. Gli uni si mettono nell'impegno di volersi far buoni
i, e se dimandano consiglio, cercano subito di aPPr0-
vanno alla predica, ma ci vanno già con buona intenzione
del pascolo per l'anima loro. Gli altri invece ascoltano i
glicome
ma il loro cuore non è
cose importune e noiose,
disposto
e... non
a riceverli, li
fanno nessun
chè non stanno attenti e non pensano a praticare ciò

10.10 Page 100

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I 62
- II l'&o aiutante di Don Bosco
(( 11 Signore, diceva, fa sentire a tutti particolari inviti e
dà le grazie necessarie per praticarli)): . . .. "-. , : . ; ~ ; ~ ~ & t : @ ~ ~ ~
(i11 Signore, quando chiama qualcuno a qualche uffizio,o dignità,
gli tutti i mezzi per potervi arrivare, e per poter ben esercitare
quell'uffizio O dignità che gli viene affidata. Così se &iama uno a
farsi medico, gli darà inclinazione per quella sorta. di studi, ,che i
medici hanno da percorrere, gli darà facilità nell'imparare tutto ciò
che si ricerca per essere medico. Se chiama uno ad essere meccanico
0 un buon artigiano, g!i darà la forza e la robustezza, una propensione
a fare quei lavori a cui è destinato, la pazienza neIl'eseguirli e le altre
cose che sono necessarie per fare un buon meccanico o un buon.ar-
tigiano. Se chiama uno ad essere direttore di anime, darà la grazia
onde possa cominciare a farsi buono egli stesso, gli da& la comodità
di Poter fare gli studi necessari, gli aprirà la via a farsi sacerdote,
gli darà i lumi per poter indirizzare alla santità le anime che gli sono
consegnate. E se vi sono delle difficoltà, il Signore colla sua orini-
Potenza fe fa superare con tutta facilita, o meglio le fa svanire; e questo
si è giA veduto tante voltei).
E rispondeva alle difficoltà che potevano affacciarsi alla
mente degli umili uditori:
(6 Ma dirà qualcuno di voi: - Io non ho mai udito il signore a
chiamarmi affuichè mi convertissi. - ~d io rispon
che il Signore non viene egli stesso a parlarvi,
orecchie o pei capelli, e dirvi che vi convertiate; ma
la fa sentire in tanti modi; vi fa sentire la sua voc
nei catechismi,in cui v'invita a farvi buoni, vi suggerisce
da fare per convertirvi, vi istmisce intorno alla sua "01
ai suoi ~omandamenti.Vi chiama per mezzo dei
de' vostri superiori, che vi correggono de' vostri
sentire la sua voce per mezzo delle interne ispirazion
~ 0 : s quando fate qualche grave mancanza, chi è che
grave rincrescimento, che vi sarebbe più caro, mille volte pi
non averla commessa? chi è che fa nascere nel vostro cuore
Pena, quella paura, quei rimorsi che non vi lasciano più tran
..... chi è che vi fa venire in mente il pensiero di andar
samene? È il Signore! ».
Era di una semplicità somma e di un'opportunità
vigliosa.
Come Don BOSCOa Valdocco, egli pure a Va
soleva, in certe solennità, dare agli alunni un po' di
- 11 arettore dell'Oratmio di Vanchiglia
163
dopo la Messa della Comunione generale; e, paternamente,
li ammoniva che non si awezzassero a compiere quelle
pratiche di pie&, più che tutto, per materiale interesse.
t un proverbio francese che dice: L'argmt fait t0Ut; il denaro
fa tutto, vale a dire col denaro si pub ottenere tutto. E questo Pro-
verbio in gran parte è vero, a motivo dell'ingordigia e dell'avarizia
degli uomini. Essi, purchè si faccia loro vedere qualche moneta In-
cente o qualche cosa di qualche valore, fanno qualunque cosa, soP-
portano qualunque fatica, qualunque stento, si espongono perfino
a gravi pericoli; ma se poi si tratta di fare semplicemente dei piaceri,
non vedono risplendere quelle monete, voi li vedete freddi,
inerti, pare che non abbiano più forza per lavorare, alcun1 non si
degnerebbero neppure di muovere una mano o un piede. Ci sono
poi dei giovani che perfin le cose di divozione non vogliono farle,
se non C'& una retribuzione, una mercede temporale. Si tratfa di an-
dare a confessarsi, essi dimandano subito: - C'è 1%colazione! -
- e Se viene loro risposto di no, non hanno più voglia di andarvi. Si
tratta di andare in chiesa, dimandano tosto: Ma mi darà poi quel-
l'immagine? mi darà poi quel libretto? mi darà poi quel premio? -
E se questo premio non è loro promesso, non vogliono più andarvi.
Ebbene, questo è un gran difetto che bisogna procurar di evitare;
noi
le creature più nobili della terra e perciò 6 un ?wi-
lirsi il far tutto per il denaro. Bisogna che ci solleviamo un PO' di più,
fine più nobile; che lavoriamo cioè per dar gusto
; in fin dei conti dobbiamo pensare che abbiamo
~n breve, null'altro aveva di mira che di dare a quei
cazione profondamente cristiana. Un saggio
<i tra gli uomini la brutta usanza di mandare delle =?ledi-
orrei mai che s'introducesse tra i giovani che
orio. Sì, questa brutta usanza purtroppo C'%
la usanza di mandar delle benedizioni, di augu-
Così uno augura all'altro buon appetito; altro
altro augura al suo benefattore che viva an:
ni; un altro augura all'amico ogni sorta di
bene. Ma, nel fare questi auguri, si commet:
si è, che si augurano quasi sempre dei beni
che dovremmo piuttosto augurare degli spirituali,
o i veri beni, e non i temporali. Se vorremo bene
m0 augurargli che il Signore l'accompagni, che il
sempre la sua santa mano sul -capo, che 10 conservi

11 Pages 101-110

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11.1 Page 101

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- II Primo &tante di Don Bosco
nella sua santa grazia, che la Vergine lo protegga, e simili.
L'altro difetto, che si commette, si è che facciamo gli auguri, mari-
diamo delle benedizioni; ma le mandiamo sempre in nome nostro,
le mandiamo solo con parole; perciò ne viene che le benedizioni, le
che auguriamo agli altri, ordinariamente valgono poco; ed
uscite le nostre parole dalla bocca, il vento se le porta via,e tutto è
finito. Che se vogliamo veramente che i nostri amici, i nostri bene-
fattori ricevano quei beni che loro auguriamo, dobbiamo augurarli
loro da Dio, cioè fare una specie di preghiera al signore a voler loro
concedere ciò che auguriamo, dicendo, per esempio, così: - 11 si-
gnore vi accompagni! il Signore vi tenga sempre la sua santa mano
- Protegga!
e
e
vi conservi sempre nella sua santa grazia!
simili. Poichè se le benedizioni vengono
vergine vi
da ~ i a]-~
,
lora si che valgono, perche per Dio non C'& differenza tra il bede-
dire, e ricolmare di benefizi; e tutte le volte che il signore la sua
benedizione, essa va sempre congiunta con grandi benefici
effetti >).
i
Tanta varietà e praticità di pensieri era il fnitto di dili-
gentissima preparazione.
(<Carigiovani, questa settimana, mentre studiava la predica che
doveva farvi stamane, mi si presentò alla mente un vecchione bmtto
b ~ t t o ;aveva gli occhi affondati, aveva uno sguardo fiero, la fronte
di
quantunque vecchio faceva tutto il possibile per
Portare la testa alta; voleva.che tutti lo guardassero, e guaise alcuno
l'avesse
sembrò
disprezzato. Una cosa poi che
di vedere che avesse in mano e
mi fece stupire,
per tutta la vita
stianètechceormdei
con le quali si tirava dietro un gran numero di figliuoli; e tutti, gli
uni piu brutti che gfi altri, e tanto brutti che facevano spavento.
'Ono fissato bene a riguardarli, e mi parve che avessero tutti nella
schiena un cartello; ho voluto leggere che cosa vi era sopra, ed ho
veduto che sopra uno era scritto vizio della collera, sopra ~ >vizio ~ l
d e r i n G a , sopra un altro era scritto g u u a , sopra altri
altri castighi di Dio. Io desiderava poi di sapere come si
chiasmoapvraa
Padre; mi sono awicinato a lui, l'ho rimirato bene, ed ho veduto
scritto sulla sua fronte: Vizio della superbia. Che cosa vuole dunque
... dir questo?
& un brutto
vecchdioirnee;c..h.ee
la superbia è un brutto vecchione, e
dalla superbia, come suoi figli, prove
che
quasi tutti gli altri vizi E non solamente nasconoivizi, ma a
altri terribili effetti, come sarebbero risse, stragi, duelli, guew
s a z i m i , e tanti altri castighi che il Signore manda per punirli...
11 giovane sacerdote, nel recarsi ali'Oratorio d e l l J ~ n g
Custode, ne più n&meno come quando aveva fa respon
- II Direttore dell'Oratorio di Vanchiglia
'65
dell'oratorio di S. Luigi, tornava a Valdocc" per il
pranzo e per la cena, e si recava in Vanchiglia anche il h-
nedì mattina per celebrare e consumare le Sacre
tenendosi chiusa la chiesetta durante la settimana, Solo
cattiva stagione, si fermava per un po' di Pranzo Presso
portinaio; ma che pranzo! Eppure
tento, e col suo esempio spronava
aelrabeSneempi rgeioavllaengiroaiuetcaonnti-.
un di essi, il giovane Domenica Fea, già ricordato, rac-
contava con edificazione che Don Rua, dopo una giornata
faticosa,essendo egli l'anima di tutta la vita di quel"O-
ratorio, al ritorno, nel tragitto da Vanchiglia a Valdocco,
vente invitava i suai giovani cooperatori a recitare il S. R"-
sario. Avveniva qualche volta che il giovane Fea, sentendosi
stanco, diceva al Servo di Dio di non farlo più Pregare; e Don
Rua con bontà gli rispondeva: - Guarda, prega ancora un
po,, e quando saremo a casa, ti darò la mia pietanza. -E fa-
ceva così. li s'accontentava di mangiar solo la minestra, e
la sua pietanza passava nei piatto di Fea.
Anche il ch. Ballesia, poi canonico e prevosto di Monca-
lieri,
commosso le attenzioni che gli usava il
di ~ ispe~cie n,ella stagione invernale, quando, dopo
galissimo pranzo preparato dal portinaio, voleva che
Servo
fru-
si fer-
masse alquanto, prima di uscire in cortile, Presso una Piccola
stufa, perchè non avesse a soffrire. E lui? Non si risparmiava
nulla! <( sella lunghe giornate d'estate - scrive cari. Bal-
lesio - si partiva presto da Valdocco, e si giungeva in Vari-
chiglia per tempo. Si stava tutto il mattino, 0 in chiesa,
~
~ncIviseoatglrnraisaoo!ced~vo,paaarestinriiilelce,ibtarrcaaccoicmRSigaiupaieotaalolg!v'parna(nelInatra)eviv-,zlaaaznaavaloedle,pscenaatiltoesltlesso;atoreslrnocodviiraaOoiovvmlrcaaaaannnatsooontee;ro,Di,geoiraonnialndormmaaiRvlgaetauainzunlazoeno,ongc:gla- ohei>voetariCprnmaeoe-or-'
~
~ad ora tlarda, e dsi mangi~ava alla b~else ~
~
giorEnopioni?eEserpcoiizio,rciopmaretiavlampearttVinaon;cmhiagnldiaa,veasmi satgaavrai
tutto
me a
~ d d i a~d,dio, Don RuaI?).

11.2 Page 102

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166
- I I Primo aiutante di Don Bosco
un Poco, ma per lui era nulla. Tra le brevi funzio
religiose v'era il catechismo e la predica; e R~~ senz,e
sere Oratore, predicava con tanta chiarezza di dottrina
* -conCtahnetapruentzei!onche,ecphreedioicuad! ivo spesso gli uomini esclama
sera, a notte, si ritornava accompagnati, salutati
lasciati dai giovani, come a mezzodì; si arrivavatardi di nuov
e si cenava,
andava
come s'era
a riposo?
pranzato; poi ci ritiravamo. E
pregava, ed anche studiava, ed
al
R~
mat
tino era su Per tempissimo. E così era nel rimanente la sua
vita,'semPre laboriosa, ed egli sempre lieto )).
L'oratorio di Vanchiglia era un campo più difficile
coltivarsi di quelli di Valdocco e di Porta N ~ed es~ige ~
Capacità ed abnegazione non comune in chi vi lavorava.
dal '60 al '63 Don BOSCOpotè rallegrarsi di
primi frutti. Lo stesso Arcivescovo Mans. ~
maturare
~nell'ot ~
tobre del 1861, scrivendo a Don Bosco si congratulava per i
miglioramento, al quale si avviava quel1'Oratorio:
(( Mi è riuscito di vera consolazione quanto nella sua let-
tera del I5 ottobre mi ha significato, riguardo al prospero
damento dell'oratorio di S. Francesco di Sales, in tutte le sue
ramificazioni. Consolante è pure la sua relazione per l'ora-
torio di S. Luigi, e se non l'è allo stesso grado per quello del
l'Ang'10 Custode,.parmi però che lo sia abbastanza, pel mi-
glioramento che v1 Si scorge, dopo che ne prese la direzione
Don Rua. Ne sia benedetto il Signore! )).
- 111 Direttore a Mirabello
111
DIRETTORE A MIRABELLO MONFERMTO
1863.1865.
~,
~
- l,esame di professore di ginnasio. È nominato direttore del Primo
collegio salesiano di Mirabello Monferrato. - Riceve da Don Bosco
- importanti norme di direzione. È voce di tutti: (1 Don Rua a Mira-
- bello~, come D~~ B~~~~iall'oratori,o!)). È invitato ad accettare
una cattedra nel girtnasio di Susa. - Si sente inorgoglire P@' i lieti
e lo cafida a Don Bosco. - Don Bosco gli ricorda le parole
- di san Bernardo: n Un& genis, p i d agis, quo vadis? *. Prezrosi
- cmkli agli alunni. -
- - - Martire del lavoro.
« paroline all'orecchio o.
Se'rito di mortificazione.
Con se stesso.
Conduce il col-
legio a ~~~i~pe~r posa della prima pietra del Santuario di Maria
- Ausiliatric~e~. t ~ e s s a m epnert oil bene s@'ritf~aledella popolazione
di ~ i ~ ~ u li~erml &l z~a n.elle difficoltà insorte 9- z'aPProvazione
delle scuole del collegio. - Delicatezze patente con giovanidiscozi.
- ~ f f ~ tdteilla lontananza da Don Bosco.
stabilite le basi della nuova Società, Don Bosco, per am-
liIalorieniel c~~ampo ~
decise di aprir u n collegio a Mira-
~sui prifmi gr~adini ~delle c~olline ~di Lut,
a occimiano e S. Salvatore, a 14 chilometri da
18 da Alessandria.
aprire il collegio ci volevano i professori; e da vari
on si davan più esami straordinari per il conseguimento
diplomi; quando, nel luglio 1863, vien annunciata una
zione straordinaria; e Don Bosco, vedendo in quella d i s ~ o -
zione l'intervento della Divina Prowidenza, esortò Don
ed altri de' a .prep. ararsi e presentarsi alvesame.

11.3 Page 103

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111 - Direttore a Mirabello
Detto fatto! Nelf'agostO e nei settembre i preti e i chie-
riti, destinati a subir quella prova, si
col libro in
mano, passar da una scuola all'altra, da uno studio a l ~ ~ d t r o ,
e 'On un fervore ed Un impegno che aveva del miracoloso,
eCqhui asi
finiti
tutti avevano
gli studi di teologia;
insegnato durante
di filosofia;
e adesso si ri-
cominciava con maggior vigore e insistenza. E guida a tutti
era Don Rua, senza nulla lasciare delle sue ordinarie occu-
pazioni )> (I).
fece fa lezione pratica sulla geografia della
geografia
e, memore delle
dei luoghi santi,
iezioni ascoltate da giovinetto sulla
non fece altro che ripetere ciò che
aveva
alla scuola di Don Bosco; e la sua enidizione
venne ammirata dalla commissione esaminatrice. E fu tanto
lusinghiero anche il saggio di cultura letteraria, h.,e uno
G.
esanunatori - scrive
Antonio Ra~neric, elebre
pDedoangoFgriastnacedsiiaqu(e2i)tempil,,apbaart-e
I-andQonueel10"posi
qualche tempo, ancor tutto
che merita di fare i corsi per
stupito diceva:
la laurea! D~~~
a Don Bosco, che fu veramente la nostra ammitazionef)>.
Ma ben altri erano i disegni del Signore. A ~ i ~ ~
Omai erano al termine i lavori; e Don B ~ dop~o ess~ere ~
Stato a Ignazio Per gli esercizi spirituali, andava a ~ ie ~
santuario d'Oropa per stabilire, ai piedi della Ma-
il personale per il nuovo collegio.
Da Biella si recava a Montemagno, a predicar un tridu
in preParakione della festa dell'Assunta; e la vigilia vi andav
anche Don Rua, per aiutarlo nell'ascoitare le confessioni;
Maestro annunziò al discepolo prediletto, che I'ave
destinato direttore del nuovo collegio.
La
tutti.
non fece alcuna meraviglia; era preveduta
A
prefetto
del Servo di Dio vennero assegnati, co
chierico Provera, catechista il &ierico B~~~
direttore degli studi il chierico Francesco cerniti,
(I) Cfr.: Don Michele %o, pag.
(4Cfr.: Don Michele R U ~ , pag, oo,
paolo Albera, Francesco Dalmazzo, Francesco Cuffia*
e ,li
al
Domenico Belmonte, Angelo Nasi
e Felice ~ l ~A D~ on~Ruia p~rom.ise di mandare
ccomandò cura delle vocazioni
scovo,
esti e
col prestarsi
cogliere ogni
vooccleansitoienrei
venerazione e obbedienza dai diocesani;
pdeerferenza alrautorità del parroco, e pieno rispetto auto-
giovane direttore si p ~ f i òa Mirabello il 12 ottobre in-
sieme con la mamma, rinnovando la scena del 3 novembre
quando dai Becchi di Castelnuovo d'Asti recavasi 'On
Don Bosco a ~~~i~~ Mamma Margherita, per sacrificarsi a
wntaggio dei giovani dell'Oratorio. Anche Giovanna Rua
seguiil figlio per esser la buona massaia del collegio e Presta'
cure materne ai più piccoli dei nuovi collegiali.
Dopo alcuni giorni, un centinaio di alunni dell'oratorio,
on B~~~~si erano spinti in gita autunnale da
elnuovo
a Tortona e a Broni, nel ritorno Passavano
er ~ i ~ ~ bdo~ve lil 1col~leg,io era pronto per rape*ura' E'
b ~ ~ a ~~ ~ ~par,tivan~o gliaiuitanti di~Don Ru~a, non se, nza
,
l
lacrime.
~Per d~irgli
sera
una
avanti erano saliti in camera di Don
chiedergli qualche consiglio.
Bosco
cara un saluto; loro pareva impossibile vivere lontani da lui.
11
io,
collegio si aperse il 20 ottobre; e, col
di i\\ilons. di Calabiana, Vescovo di
Ccoanssaeten,spooei
.c~vescovodi i\\ililano, prese il nome di Piccolo Seminario di
Cario.E, realmente, con la grazia di Dio, fu così grande i'
umero degli alunni del piccolo Seminario che abbracciarono
cc~esiastico,che il Seminario Vescovile di
quale aveva appena una ventina di chierici, in breve ne
Servo di ~i~ restò lontano dall'Oratori0 dall'ottobre
1863 al settembre 1865; due anni, che resero più manifesta
norme promesse, in quattro pa-
,furono la magna carta del1a vita
Maggiore, le volle sempre avanti

11.4 Page 104

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570
II - Primo aiutante di Don Bosco
gli occhi, tenendole appese, inquadrate tra due vetri, alle pa-
reti della stanza. I1 foglio esordiva così:
A l suo amatissimo fglio Don Michele Rua il sacerdote
Bosco Giovanni, salute nel Signore.
(( Pcichè la Divina Provvidenza dispose d i poter aprire una
casa, destinata a promuovere il bene dellagioventù, in Mirabello,
ho pensato tornare a maggior gloria di Dio il
rezione. M a siccome non posso trovarmi sempre al tuo Jianco p
dirti, o meglioripeterti quelle cose, che tu forse
praticarsi, casi stimo farti cosa grata,
visi, che potranno servirti di norma ne
voce di tenero padre, che apre il cuore
figliuoli. Ricevili adunque, scritti di mia man
l'affetto che ti porto, e come atto esterno del
che tu guadagni molte anime al Signore.....o.
E gli tracciava sapientissime norme
stesso, con gli alunni e con gli esterni,
studiate e diligentemente osservate,
Rua l'affetto e la venerazione universale. Infatti l'eco d
l'ottima sua direzione giunse entusiastica all'Oratorio.
<( Don Rua - annotava nelle sue cronache Don Ru
- a Mirabello si diporta come Don B
pre attorniato dai giovani, attratti dalla
perchè loro racconta sempre cose nuove. Sul p
l'anno scolastico, raccomandò ai maestri che non fosser
allora troppo esigenti, che non pigliassero a sgrid
per qualche loro negligenza o vivacità, ma che t
molto. Al dopo pranzo fa anch'egli ricreazione
mezzo ai giovani, giocando o cantando laudi o.
Ed era l'unico sacerdote. Per le confessioni,
fare santamente paterno i più desiderassero confe
lui, egli, per dar ampia libertà a tutti, si faceva aiutare
mente da un prete del luogo, Don Giuseppe Ri
l'istruzione religiosa e la vigilanza sul pro
erano interamente a suo carico. « Ei - continua la
nelle feste predica due volte. Al mat
IIZ - Direttore a Mirabello
171
Sacra e alla sera spiega le virtù teologali. E da notare, che
allorquando alla sera parla ai giovani, si esprime in modo
sempre faceto e ilare v .
Pochi come il Servo di Dio, sentirono, la responsabilità
dell'autorità e l'obbligo di adattare il proprio carattere alle
esigenze della carica esercitata. Dal momento che fu direttore,
egli comprese, che, soprattutto nel sistema educativo di Don
Bosco, non doveva essere soltanto l'occhio ognor vigilante
per l'osservanza del regolamento, ma doveva anche possedere
un gran cuore che s'interessasse di tutti e di. tutto come
Ad aiutanti aveva quasi dei coetanei. Don Provera con-
tava 27 anni, cioè uno più di lui; Don Bonetti ne aveva 25,
e i chierici Belmonte, Cerruti, e Albera erano attorno la ven-
tina. E tutti eran concordi nel dire che il Piccolo Seminario
era un altro Oratorio, che vi regnava la stessa fraternità, lo
stesso spirito di famiglia, la stessa ampia e serena letizia, per-
chè Don Rua era un altro Don Bosco.
11 Servo di Dio sentiva e vedeva la soddisfazione generale;
e, parendogli d'esserne troppo contento, non si limitò <<rai-
correre con fiducia alla Vergine in questo bisogno dell'anima
sua>),ma si affrettò anche a comunicare a Don Bosco, che
sentiva un po' troppo di compiacenza nel veder come an-
davano le cose, e che ne provava un po' di turbamento.
o mese dacchè era a Mirabello, quest'in-
anima sua. Sebbene ardesse di zelo per la
'affetto per Don Bosco, il giovane sacerdote
nte all'esito consolante delle prime prove. E a
uesto turbamento venne ad aggiungersi un invito del Regio
Studi, il quale, venuto a conoscenza del suo
o,
g.liAonffcrhiveaduinqauceastttoedirnafoarmSòusaD,oinn
quel gin-
Bosco, e
dentemente gli scriveva:
carissimo, rispondi al Provveditore che io
grazi di vivo cuore; ma che avendo accettato l'incarico di
rettore del Piccolo Seminario Vescovile, proposto dal Ve-
si di Casale], non sei più libero, almeno
ettare l'onorevole incarico che ti propone.

11.5 Page 105

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- Primo aiutante di Don Bosco
diCi'n)aIQnduiqeSust.aenBptoearrnoalerd, oSpu,e$'.scahtee[cnidoeièlcleaa:lmlaesnutepeurmbiaan],a,poprkeodnsdsaoi ngloaipsmrr,ioeo--,
durre, come nel passato, grandi santi.
)) In questa bella sofennith di Maria Immacolata ho pre-
czlgiaiaostanoePp-reoDrviteoeraebeePsneetemurdtipitcirtaueioStteiuo,oftitimgolfiiai0ugllolaciluais,oraeolni.stRaapuemerado, eebcffheincneaec.ledaicSadaintu~taa~vimeprargdoirtneee-,
))
Presto qualche lettera, in cui voglio notare
tutto quello che ho veduto nelle varie mie visite, che ho faito
"'la mente, in varie epoche della settimana ed in ore diverse
del giorno )).
Don Bosco aveva questo dono dal Signore, di
anche di lontano, ciò che facevano i suoi ragazzi.
Dai Santuario di S. Ignazio sopra Lanzo, più volte, aveva
veduto
nellJOratorio inconvenient
di cui i Superiori non s'erano accorti; e R~~ stesso av
comunicato agli alunni una lettera di D~~B~~~~in propos
Ora il fatto si ripeteva. E in data 30 dice
aveva Pronesso, scriveva agli amati suoi jg
Senzi7zariodiS.Carlo in Mi~abellop, er ringrazi
che portavano a Don Rua e agli altri superiori, e per rivelar
ad essi, insieme col bene, gli inconvenienti ch
tra loro, essendo più volte andato a
Ed aggiungeva queste raccomandazioni:
con lo spirito )
Avrei molte cose a scrivervi, ma mi serbo di farlo
mia visita che per farvi. Vi dirò per altro quanto il
da voi nel corso di quest'anno per meritami le sue benediz
"I. Fuga dell'ozio, perciò somma diligenza nell,adempim
". deiProprii doveri scolastici e rel@iosi. y o z i o è il padre di tutti i
Lafre57Uate Comun(one. Che grande verità io vi dico in
sSuto
momento! La frequente Comunione è
Inondo nIor*le e materiale, affinchè
la grande
non cada
colonna
i
che
3 D i ~ o ~ i o neefrequente ricoico a i7/1ayiaSS. iion
mondo, che taluno sia con fiducia ricorso a questa
Senza che sia stato prontamente esaudito,
') Credetelo, 0 miei cari figliuoli, io penso di non dir trop
rendo che laf r e p a t 8 CO~unione2 una grande colonnsao,p
- III Direttore a Mirabello
poggia un polo del mondo; la diuosione della i~adofina2 la cOzonna,
cui poggiaraltro polo. Quindi dico a Don Rua, agli s"Pe-
riori, maestri, assistenti, ai giovani tutti, di raccomandare, Praticare,
predicare, insistere, con tutti gli sforzi della carità di Gesù Cristo,
non sianomaidimenticati questi tre ricordi, che lo vi mando
a maggior
$tro Signor
di ~i~ e bene delle vostre anime, tanto
Gesù Cristo.....)) (1).
care
al 'NO-
11 pio
pubblico
e
in
R~~ lesse
privato, e se
e rilesse la lettera, la commentò in
ne valse meravigliosamente, facendo
fiorir nell'istituto lo studio e la pietà, mercè le due grandi
divozioni, fin
caratteristiche tra i figli di Don Bosco,
a ~~~ù in sacramento e la divozione a Maria San-
Le solennità patronaIi di S. Carlo e di S. Luigi, le feste e
lme arie
della Madonna,
solennit& liturgiche
il mese di maggio e tutte le pri-
dell'anno ecclesiastico, eran carat-
da una frequenza generale alla S. Comunione. Per
questo, paaicoiar
univa,
ebbero i ritiri mensili, ai quali
l'attrattiva di un'amena passeggiata ad
uno de' paesi vicini, e più spesso alla divota chiesetta dei
pp. cappuccini, la Madonna del Tempio; e particolarmente
fnittuosi riuscirono i primi esercizi spirituali, che si ten-
nero nella seconda metà d'aprile del 1864, predicati dal
BelasiosedirvSdaorit~iranaii.n a~ntec,edenza, radunò i chierici Per esor-
tarli <i a procurare. di farli bene per sè e farli far bene
ltri, col trattenersi con loro in ricreazione, raccontando
esempi, impedendo i divertimenti clamorosi e di dissipazione,
e facendo anche ripetere loro alcune delle cose udite'. Rac-
comandò anche di procurarsi <I qualche libro di spirituafe
lettura loro adattato, onde supplire per se, a ciò che potesse
in esercizi dettati più specialmente per i giovani)).
i maestri suggerìdi parlarne in classe, Per dire anck'essi
(I)
stessi ricordi dava in quei
agii allievi dell'oratorio: a
... Regina mirndt, e il SS. sacramento, ~ a n i suitae, sono le due
veramente sostengono il mondo; se non fosse di Maria SS. e dei
Ss.
che
sacra-
a quest,ora il mondo sarebbe rovinato Se poi volete, che vi
risca una
ds fuggire, essa h l'oziol... n.

11.6 Page 106

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'74
II - Primo aiutante di Don Bosco
- 111 Direttore a Mirabello
i75
ai propri allievi una buona parola in proposito. A tutti, poi,
inculcò d'annotare le cose che li avrebbero maggiormente
impressionati,.e di non mancare << sul finir degli esercizi di
mettere in iscritto i proponimenti)). Per le confessioni fece
venire, oltre il predicatore, un Cappuccino dalla Madonna
del Tempio, che non era mai stato a confessare nel Piccolo
Seminario, ed egli non si prestò se non per quelli che assolu-
tamente 10 vollero, e solo l'ultimo giorno. I1 teol. Belacio ne
parti così edificato,che soleva chiamare il collegio di Mirabello
la casa della preghiera.
Era, davvero, un modello di direttore, perchè aveva
l'occhio a tutto: alla pulizia delle camerate, delle scuole e
delle persone; ai registri delle spese; alle decurie delle singole
classi, che esigeva a quando a quando dagli insegnanti per
veder se eran tenute in ordine, ai compiti stessi e alle lezioni
che si assegnavano agli aiunni, per incoraggiare, esortare,
caso abiti, libri; se hanno qualche pena morale o Jisica.....Co-
nosciuto qualche bisogno, fa' quanto puoi per provvedervi... )l.
E i confratelli rendevano omaggio alla paternità del gio-
vane direttore. u Invitato da lui, d'intesa con Bon Bosco,
- attesta Don Cerruti - a seguirlo a Mirabello, quale inse-
gnante, e poi direttore degli studi, se fu per me uno schianto
il lasciar Don Bosco, questo dolcissimo fra i padri, che io
amava più di me stesso, il mio schianto veniva temprato dal-
l'avere nel nuovo superiore il ritratto, l'immagine del padre.
Ricordo ancora quei due anni della direzione di Don Rua a
Mirabello; ricordo quella sua operosità instancabile, quella
sua prudenza così fine e delicata di governo, quel suo zelo pel
bene non solo religioso e morale, ma intellettuale e fisico, dei
confratelli e dei giovani a lui affidati. Ho viva tuttora nell'a-
nimo quella carità, non dirò paterna, ma materna, con cui mi
sorresse, quando nel maggio 1865 caddi gravemente amma-
ammonire e correggere, a tempo e luogo, maestri e sto-
lari (I).
Don Bosco 10 sosteneva con la preghiera, con il consiglio,
e con l'inculcare ai confratelli d'esser tutti solidali nell'aiutare
il direttore; e a cotest'appoggio morale univa quello delle vi-
site personali, che producevan sempre, tra gli alunni, l'effetto
di un corso d'esercizi spirituali e, nei confratelli, raddoppia-
vano entusiasmo per la loro missione educativa.
Nelle norme inviategli per iscritto, Don Bosco .aveva rac-
Anche un altro salesiano, dal cuor grande e generoso,
Don Giovanni Bonetti, che nell'anno scolastico 1864-65 prese
il posto di Don Provera, qual prefetto e amministratore del
~iccoloSeminario, e si trovava un po' maiandato in salute e
fortemente scoraggiato, ebbe in Don Rua un padre. E fu
;tale l'intesa di queste due anime, ardenti di amor di Dio ed
affezionatissime a Don Bosco, che rimasero intimamente
unite sino alla morte (I).
comandato al Servo di Dio di aver cure paterne per i confra-
M i : Procura, che ai maestri nztlla manchi di quanto è loro ne-
cessario,pel vitto e pel ~ $ 0 ~ 0Ti.eni conto delle loro fatiche...
Procura di par1are spesso con loro, o separatamente, o simulta
neamente; osserva se non hanno troppe occupazioni; se loro ma
( I ) per conoscere la scuola di carità, alla quale era stato educato Don Rua,
gioved leggere questa lettera, indirizzata « al Signor Don Giovanni Bonetti,
- prefetto nel piccolo Seminario, ~Wirabello. Caro mio Don Bonetti, appena avrai
questa lettera, va' tosto da Don Rua, e digli schiettamente che ti faccia stare
TU poi non parlare di hieviario fino a Pasqua, cioe sei proibito di re-
citarlo. Di' la tua messa adagio, per non istancarti. Ogni digiuno, ogni mor-
(1) Don Bosco, tra le altre raccomandazioni che fece a quelli che si dis
caron da lui per andare a Mirabeilo, raccomandh di scrivere in un quad
tificazione di cibo è proibita. Insomma, il Signore ti prepara lavoro; ma non
vuole =he tu io incominci, se non quando sarai in perfetto stato di sanita, e
specialmente non darai pib un getto di tosse. Fa' questo; e farai quello che piace
(il quaderno dd'esperienxa) tutto cih che, in seguito, avrebbe potuto se
di richiamo per impedire o prevenire un disordine e per facilitare I
'
~
~
~
~TU ~ com~pensare ogni cosa, con giaculatorie, con offerte al signore
del regolamento, in ogni circostanza, soprattutto in occasioni straordin
ei tuoi incomodi, col tuo buon esempio.
E Don Rua, come aveva gii fatto a Torino, per l'oratoria di ~ a n c h i ~ l i
n Dimenticava una cosa. Porta un materasso nel tuo letto, aggiustalo bene,
attenne fedelmente al consiglio di Don BOSCOa,nnotando, ad esempio
me farebbe ad un poltrone matricolato; sta' ben riparato nella Persona,
Q cui Pare che il direttore debba attendere diligentements, il modo di ten
stri, alcune norme d'igiene e cure prqflnttiche, ecc.
- letto e fuori letto. Amen.
o ~i,, ti benedica. Torino, 1864.Tuo aff.mo in G. C. Sac. Bosco GiouanniS.

11.7 Page 107

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176
II - Primo aiutante di Don Bosco
Don Bosco gli tracciò il modo di trattare con gli alunni:
G Studia di farti amare prima di farti temere; nel comandare e
correggere fa' sempre conoscere che tu desideri il bene, e non mai
il tuo capricc;~T. ollera ogni cosa, quando si tratta d'impedire il
peccato;'ogni
vanetti a te
atuffodasftoi .r.z..o. sia
diretto
al
bene
delle
anime
dei gio-
)> Fa' quanto puoi per passar in mezzo ai giovani tutto il
tempo della ricreazione, e procura di dire all'orecchio qualche
affettuosa parola che tu sai, di mano in mano si presenta E'occa-
Gone e tu ne scorgerai il bisogno. Questo è il gran segreto per
renderti padrone dei cuori >>.
Ed abbiamo in un quadernetto del Servo di Dio, dell'anno
1863, insieme con una ((notadi libri di lettura amena, adat-
tati ai giovani )>, alcuni appunti di << argomenti da trattarsi
alla sera )> nel sermoncino solito a tenersi dal direttore delle
case salesiane alla comunità, dopo la recita delle preghiere in
comune (I), anche alcune <(cose da suggerirsi segretamente
( I) Tra i pochi n appunti degli argomenti da trattarsi alla sera r si leggono i se-
guenti:
o Il pittore che faceva prima il corpo, e poi non aveva pi* il porto da fare la testa.
Cosi quei che cominciano a fnre le altre cosa, uolendo in apprerro pmsorc aII'anima s.
v Sant'Antonio Abate era tanto acceso del deriderio di acquistare uirtù, che, uedendo
chiunque avanzato in qualche uirtU, studiauosi d'imitarlo i>.
- (1 Lo stesso diceva ai suoi frati: Cwdetemi, o frateIli, Satana teme le veglie dn'
Dmti, le loro orazioni, digitmi, uolont&n pouwtà, mismicwdia ed umiltà, massima-
mente poi un a r d e ~ t eamore verso Gesù Signor nostro; e, al solo segno della Croce di
Lui, priuo di forze, s i dà alla f u p a.
u Probatio amori* esibiti0 est operis n.
n Esortare i giovani a discaceiare le tentazioni, massime le contrarie alla prirità,
coll'inuocare i nomi di Gesù e di MaGa o.
Ed ecco alcuni dei libri, ascetici, ameni e letterari, ivi elencati:
Il Genio del Cristianesimo di Chateaublriand; Perdita i! guadagno di Newman
Lo spirito atigelico di S. Luigi Gonzaga del Ferreri; le Omelie ai giouoni stdent
dello Scotti; le Allegorie morali ad istruzione dei giovinetti di Longoni; L'Anima di
degli uomini illustri di tutte le età; il Conrpmdio di letteratura italiana del M
III - Direttore' a Mirabello
I77
ai giovani per infervorarlio. E, quest'ultima parte, un saggio
breve, ma espressivo, delle ardenti scintille che il Servo di Dio
lanciava al cuore degli alunni, nel momento acconcio,
d'ordinario durante le ricreazioni, con una arol la all'orecchio,
come Don Bosco all'oratorio. Eccone alcune.
Sei in buona eth per fare molte opere buone; guarda di
G Voglio farti un regalo; dimmi tu che cosa vuoi!.....Ma,
intendiamoci, io desidero che tu mi i renda due optime nello
<IFammi un regalo. - E quale?- Regalami la tua testa,
onde possa farne un'offerta al Signore! )>.
((Siamo amici?-- Ebbene, fammi un piacere: do-
mani non lasciarti trasportare dalla collera. - Oppure: Do-
mani fa' bene i tuoi doveri: prendimi un dieci di lezione e fai
oi che facciamo insieme una ribotta? [un'al-
- Quando che sia. - Ma, intendiamoci, io
tta spirituale. - Bene! - Allora ~ r e ~ à r a t i ;
il tal giorno verrai, farai una buona confessione generale: io
ti aiuterò, e voglio che aggiustiamo proprio bene le cose col.
un'impresa, che ho per le mani: voglio rom-
pere interamente le corna al demonio; aiutami anche tu a far
buoni molti giovani )>.
« Procura di passar bene questo mese col fare più spesso
la S. Comunione..... E, se vuoi fare una cosa che vada ancor
meglio, procura di cercarti un compagno nelle tue opere
buone: se non trovi un compagno buono, cerca un discolo,
, e colle tue correzioni ed esortazioni guarda
ccia la tal cosa, ed èccitalo, invece, a fare la
<( Leggi in questa novena, ogni @orno, qualche fatto edi-
ficante, e guarda di raccontarlo ad altri compagni D.
L'apostolato della parola, come quelli della ~ r e ~ h i e r a
prattutto, del buon esempio, furon le continue racco
ioni di Don Bosco ai Salesiani. Ci diceva Don Alb
gli e Don Cerruti, quand'eran chierici a Mirabello, non tr0
- Vita del Snvo di Dio Michele RUR Vol. I.

11.8 Page 108

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I?s
II - Primo azlrtante di Don Bosco
vavan sempre facile, durante questa o quella novena, o du-
rente il mese di. maggio, il raccontare ogni giorno qualche
fatto edificante, come Don Bosco insisteva; e siccome questi
poi sapere se avessero praticato il suo consiglio: (i in-
sisteva tanto, che ci dispiaceva dirgli di fio! certe volte-- con-
fessava Don Albera- ce lo narravamo tra noi, per non dover
poi
negativamente e far dispiacere a Don Bosco ,).
Don Rua, invece, aveva sempre una buona parola per
chi'mque lo avvicinava, ed anche il racconto, sacro o profano,
quand'era circondato da un gruppo di alunni.
Don Jhsco gli aveva date anche delle norme per
A
te raccomando A evitare le ~~ortificazionniel cibo, e, in cia-
scuna notte di non fare meno di sei ori di r@oso.Questo & neces-
sario Per c@'se?'vare la sanità epromzdoveve il bene delle anime ,).
(i Non mortificazioni nel cibo, e non meno di sei ore di
riposo )): era la norma che, in via ordinaria, Don B~~~~&e-
uno neva anche per sè, perchè era convinto, e lo diceva:
vale. uno, e non deve logorarsi la salute col troppo lavoro >);ma
Don Rua affermava che il Fondatore dei salesiani era morti-
ficatissimo anche nel cibo e, assai di frequente, passava le
notti intere a tavolino a lavorare. Ed altrettanto faceva egli
Pure a Mirabello. Da casa Provera si vedeva la finestra della
sua camera; e quei cari amici si lagnavan con Don B~~~~ di
troppo spesso, illuminata a notte alta, e talora, sino
al mattino.
E non mancava di mortificarsi in altre guise. Come
Bosco, egli pure ripeteva: << Non grandi penitenze, non
troppo gravi mortificazioni, perchè salute e forza san neces-
sarie Per far del bene, ma bisogna pur fare qualche cosa per
meritarsi il paradiso a.
((Era andato a Mirabello - narra Don celestin
rando -con Don Picco e Bonzanino, per dare gli esami fin
Non essendovi camere a sufficienza, si dispose che io
la camera stessa di Don Rua. E quella sera m'ero già ch
caniera, e stavo per mettermi a letto, quando sento bus
leggermente alla porta, e chiamarmi a nome. Apro, e
trovo i n faccia a lui, che veniva tutto turbato a chieder
scusa- Sapete di che? Sotto le lenzuola c'era un duro as
- 111 Direttore a Mirabelio
'79
dalla testa andava sino ai piedi. Per questo conf1lso egli tor-
nava in camera. ....
,) -
»-
H o dimenticato una cosa.....
s ì , sì, poveretto, conosco benissimo,
ciò
che
tu
hai
dime,)n-ticaEto+mMicaa
san cose da farsi? lo sa Don Bosco?
niente, sai! ....E poi non 10 faccio sempre.
,) ~~~~t~pietosa scena mi confermò nell'opinione, che
R~~ sapeva fare delle penitenze, anche più di quelle che
si vedevano, e che per nostra edificazione egli portava quasi
scritte in fronte 9.
Anche in questo imitava Don Bosco.
A quando a quando veniva a Torino, per brevi 0% e non
aveva tempo di andar a trovarei fratelli; e questi se ne lagna-
vano. pietra non era ancor contento della carriera che aveva
scelto, e ciò era una spina assai pungente per il Servo di
che nutriva tanto affettoper i parenti;ai quali avrebbe voluto
fare il maggior bene, specialmente spirituale.
~~l 1g65 venne a Torino per la festa di S. Francesco di
salese,vi tornò il 25 aprile con tu
memoranda cerimonia. <i11più
tbteilqlou-antniagrlriaavlauln'enxi-Paellrieuvnoa,
~ ~Calcaigno,~che mi orivicario Gen. della Diocesi di
~
~- fu ~ in cui fu sftabilito il vi~aggio a To~rino,
per la posa della pietra del Santuario di Maria Ausiiia-
c h i mai più felice di noi? quella sera che Don hace
io annunziò, noi fummo per andare in delirio! E tuttavia che
silenzio si fece nel ritornare in camera!.....Ebbi nella mia vita
liete, ma nessuna superò la gioia espansiva
di
sera. Anche il giorno fu bello! A Torino Don Roseo
ci volle volte vedere, e, quasi quasi, non avremmo
+itare le bellezze della città, se i nostri superiori non ce ne
avessero quasi obbligati. ~d eravamo più d.i cento! Si andò,
si
stette,si &ornò,
per nulla;
tutto in un giorno, ma la nostra gioia
e dura tuttavia come la più preziosa
me-
anni che passai a Mirabello )).
R ~dir~etto,re, ricopiò esattamente Don Bosco, anche
render più care e solenni le feste e le piatiche religiose.
a una sua lettera a Don Provera, i n data

11.9 Page 109

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11 - Primo uiutunte di Don B o s ~ o
111 - Direttore a &Iirubello
181
a Qui abbiamo fatte molte feste che riuscirono molto
~ b pubr a s~ostenere gravi fastidi per l'approvazione delle
disfacenti: la chiusa del mese di Maria, a cui intenTenne
scuole, aperte nel collegio, da parte dell'autorità della provin-
signore, con un nobile corteo di parroci e sacerdoti: si diede
la commedia latina che andò a meraviglia, festa di
S. Luigi, in cui abbiamo fatto una processione portando la
statua
e si è
Santo, provveduta dai confratelli della compagnia,
una commedia intorno alle battaglie so-
da San Luigi per riuscire a farsi religioso, commedia
cia;
Don BOSCO, avendo deciso d'aprire nel prossimo
anno un altro collegio a Lanzo Torinese, aveva stabilito di
riservar per Lanzo alcuni dei giovani suoi professori, nella
convinzione, che avendo dato al collegio di Mirabello il ca-
rattere di picco~oseminario, alla dipendenza del Vescovo dio-
cesano, non occorreva che tutti i maestri e professori fossero
che ci costrinse a spargere molte lagrime di tenerezza, e che
diplomati. E Don Rua superò la lotta con rara prudenza*
Iasciò le più buone impressioni a chiunque avesse cuore in
petto. Si è dato poi, al 3 del corrente mese, l'esame ai chie-
fermo nei diritti, seguendo ogni direttiva di Don Bosco.
un altro rilievo necessario per comprender meglio
riti, di nuovo con l'intervento di Monsignore, che ne fu con-
,ione svolta dal s e n o di Dio a Mirabelio & quello delle dif-
tento. Giovedì della corrente settimana andremo a L ~a,fare
ficoità, che dovette vincere per la condotta di alcuni alunni,
tutti insieme l'esercizio di Buona &forte.
Per passare ad altro - continuava - ti dirò che ~
i
~
intollerabili inun collegio salesiano. Alcuni, conquistati dal10
~ ze-lo e dalla carità del Servo di Dio, presero una buona piega;
Lazzarone, San Salvatore e parecchi altri paesi, ieri
altri no; e nella lettera poc'anzi citata, Don Rua stesso coniu-
terribilmente flagellati dalla gragnuola; specialmente
nicavaall'ex-prefetto di Mirabello: (i Se sapessi! quest'anno
S: Salvatore fu ridotto a presentare ~ ' a s ~ ecthte~presentano
le
nel mese di novembre. Credo che propger pec-
(1g65) si
p .,..., B
6
opeeraBta...q..u,inuonna
purga delle più buone- I giovani
sono più nel Piccolo seminario;
cata venizmt adversa; pur troppo si vede anche in ~ \\ i ~ i ~ ~ b ~ l l ~ ognigiorno ci raccomandiama a S. Carlo che ne allontani i
lavorare talvolta alla festa. Ah! si aprissero un una volta
gli occhi a riconoscere la vera origine delle sciagure!..... )).
lupi, o li faccia convertire in agnelli; e San Carlo sembra
proprio che se ne prenda il salutare incarico)).
11 Servo di Dio, nella sua carità e mercè il prestigio che
godeva Presso la popolazione, s'interessava anche della vita
~~~h~ i castighi cui veniva per dovere - era sua mas-
la longanimità coi lupi sarebbe crudeltà verso gli agnelli
del paese, dando al parroco il miglior aiuto che gli
era possibile. Quando s'inaugurarono i restauri e gli amplia-
menti della chiesa parrocchiale, tenne i1 discorso di circo-
stanza, e cara fu I'impressione in quanti ~'asco~tarono((. ora
avete una chiesa nuova - diceva - e bisogna che venendo
in chiesa, portiate insieme con una nuova fede, cioè con un
- tornavano salutari. <<Fratutti - ricorda Don France-
sia - si segnalava un cotai P..., figlio di madre vedova, e
che era stato raccomandato con molta carità dal Parroco,
si perchè
la
trovasse
a fatiche,
di salvarlo. Ed il buon direttore...
a parole, a lacrime; ma tutto fu
non
sarebbe voluto protrarre il castigo fino agli esami: ma
fede più fervente, una nuova divozione e nuove disposizion
cattivelio ruppe ogni freno e si fece allontanare. E a che
di Pregare#. E si fermò a parlar della preghiera, la quale, (, pe
essere esaudita deve innalzarsi e volar fino al trono di ~i~ )
giov,a)rLono
le pene e le preghiere del SUO direttore?
' pass~ato 19~09, fu~i a da~re esami in un
istituto
e <i Per volare al trono di Dio ha bisogno delle ali: e sapet
dell*altoMonferrato. Mi si awicinò una vecchia conoscenza~
quali san le ali? Sono due specialmente, la fede e le oper
e, dopo di avermi baciata la mano, mi disse tra le lacrime:
buone; la fede, grazie a Dio, spero che vi sarà; ma non fat
la vostra preghiera con un'ala sola; aggiungete anch
l'altra delle opere buone o.
- - ~
~che ~faccia uina comdmissi~n~ea Don R~ua. Ri-~
arderà il nome, se gli dirà che io sono il povero P+..-.
qui diede in uno schianto di lacrime. - Quanto amareggiai

11.10 Page 110

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182
- P~irnoaiutante di Don Bosco
111 - Direttore a Mirabello
'83
il s u o Cuore paterno! quanti disgusti non gli diedi mai!
rose: molte vocazioni. Degli alunni del biennio del suo
giovane sì, illa sapevo quello che mi facevo. Mi tollerò più
direttorata di Mirabello, un bel numero salì al sacerdozio, e
che non avrebbe fatto mio padre, e usò le preghiere che non
furori ministri di Dio dei più zelanti.
seppe fare mia madre. E tuttavia mi feci cacciare! ~
i
~
~
~gli altdri è da~annoverarsi Luigi ba~agna,che Don
quella mattina: voleva comparire indifferente, sfrontato, ma
B ~ nel ~1862~, avev~a inc,ontrato vicino a Montemagno,
poi versai qualche lacrima. Mi volle benedire.....
quel
giorno passarono molti anni! Tornai presto sul buon sentiero,
cercai
ultimi
di riparare il mal fatto. Sono riuscito a
anni di mia madre, tornai cristiano, praticai
di
nuogvloi
la chiesa, andai ai Sacramenti: tirai SU figli e figlie; e, non fa
nelle passeggiate autunnali. Accettato all'Oi.atorio, dopo
pochi giorni, il futuro Vescovo Missionario scappava e tor-
nava al paese. Ricondotto dai parenti a Torino, Don Bosco,
che ne aveva intuito le rare doti, lo riaccettò dicendo: - C'&
della buona stoffa,vedr.ete!-C'era stoffa da vescovo: e restò
per dire, ma mi studio di farli cristiani. Aiuto il parroco come
posso..... Ma non voglio fare il mio elogio, no; ma intendo
all'Oratorio tre anni, finchè il 20 luglio 1865 passò a Mira-
elio. L'indole sua, pronta ed ardente, aveva ancor bisogno
di fare quello di Don Rua, che mi ha salvato! Via di collegio,
2uil ultimo tocco per perfezionarsi, e l'ebbe da Don Rua,
ho fatto ancora un poco il mattarello, e lei lo ricorda, che mi
presso cui passò buona parte delle vacanze, e bastò Per orien-
trovò per Torino; ma poi il Signore mi aprì gli occhi ancora a
tarlo ed incamminarlo verso il nuovo genere $1 vita, che
tempo. Ho potuto prendere un po' di diploma, e con esso mi
san guadagnato onestamente il pane per me e per i miei figli.
l*anno dopo, scolaro del chierico Alhera, generosamente ab-
bracci&,vestendo l'abito ecclesiastico nella Società Salesiana.
danti, Ech, emgelinctraedemvai npdaarlgalvi ao,ccsihia..s.c..iugava le lacrime abbon-
)) - .....Le volli raccontare questa parte della mia vit
terminava, perchè 10 dica a Don Rua, e l'assicuri quel bravo
F~ tale il benefico infliisso che l'anima di Don Rua esercitò
iull'ardente giovane monferrino, che questi, in ricambio, gli
professò special riconoscenza per tutta la vita.
11 tempo, che Don Rua passò a Mirabello, non fu s?nza
amico, che io son tornato veramente cristiano!
altri vantaggi. Servi dapprima a sviluppare il Suo spirito d'ini-
)) Quando fui a Torino, trovai Don Rua g& ammalato, e
mi feci premura di compiere l'ambasciata: - Sai chi ho tra
vato a .....? Nientemeno che l'antico allievo di l&$irabello, &
si chiamava P,.... Lo ricordi?
)) - Oh! se lo ricordo! E buono?
') - Mi ha pregato di dire al suo antico direttore che
cimanda perdono dei disgusti a lui dati, e d'assicurar]o
Per grazia di Dio s'è fatto buono..... Poteva io rifiutarmi?.
ziativa personale, che per l'altissima deferenza che aveva Per
e per sentimento di profonda umiltà, forse sa-
rebbe rimasto, per qualche tempo, un po' riservato, se non
si fosse mai allontanato da lui. Ed insieme gli fece apprezzare
sempre la santità del Maestro e la fortuna di vivergli
o h ! quante
in pubblico e in privato, ai confratelli
e agli alunni, di fronte ad ogni fatto straordinario che rami-
)) Egli mi ascolt0 e, quando ebbi finito, tutto commo
mi disse: - Come ti ringrazio della buona notizia che mi
ava in Lui, ricordava a tutti il gravissimo obbligo delia
riconoscenza che dovevano al Signore, per aver in Don Bosco
dato! Dimentico volentieri tutto; e vedo proprio che non
ha. mai a diffidare della misericordia di Dio. Se non è og
re amorevole, un maestro illuminato e saggio, un
in umane sembianze, ognor vigilante al bene delle
sarà domani; ma Ie nostre preghiere ottengono sempre
grazia che s'implora! >).
Ma con le spine, che ebbe da certi irriducibili,
troppo scaltriti dall'arte del mondo, il Signore gli donò

12 Pages 111-120

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12.1 Page 111

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184
- I I Primo aiutante di Don Bosco
- IV Prefetto delE'Oratorio e della Società
'85
IV
PREFETTO DELL'ORATORIO E DELLA SOCIETA
- Do'ori e conforti. I l Servo di Dio è richiamato al13~ratoriop,er sosti-
- Don A l ~ ~ b -f uiT.utto comeprima! a. ~ ~ . ~edumi iltd~ ~ ~ d
profonda. - Per il primo pronuncia i voti perpetui innanzaiDon
Bosco. Amali Per me»... (r Come un fratello mag&Ore!...n. -
cure Per mkliorare l'amminist
- torio. - conferenze settimanali. Certi alu
- - rava il Servo di Dio. - I l suo u@cio era una
di povertà e
economia. Pazienza con certi aiutanti. q ~ a v kperaDm a o
- Per il Paradiso!...t).
- - Ed era stimato e venerato da tutti. La santit2 di
y%onata a quella di Don Bosco. - Cuore
la
rimeazione.
R~~ è
- Per gli artigiani. - Fa predicar, per
- spirituali. Oh! qualfervore in tu
loro santa istituzione!...
Tristi giorni, quelli di Don B
Cinque dei suoi pochi sacerdoti cadevano ammalati.
R"ffino direttore di un nuovo Collegio, apefio a
rinese, moriva il 16 luglio; Don Alasanatti st
dietro; e tre altri davan poca spe
senti tutto il peso della prova, ed
friva Per l'angustia di Don Bosco; ma pien
sistenza divina, scriveva a Don provera: a L Q ~ ~
questi ultimi mesi, bisogna dirlo, ebbe ed
ribili Prove; bisogna, o caro Don Francesco, che ci
Pregare, che riponiamo in Dio la nostra
il signore agli Apostoli e discepoli, parlando del tempo di
gravi disgrazie: Levate capita vestra, quoniam adpropiwat
redemptio veswa: chi sa che non sia questo il tempo in cui il
Signore ci prepari qualche grande consolazione ? )) (1).
E non mancavano, proprio di quei giorni, le benedizioni
di Dio. Don BOSCOc,ome si è accennato, compiuti i cin-
quant'anni, rimetteva in piena salute; la Società andava
acquistando
membri; il numero dei giovani ricoverati
nell'~ratoriosuperava i settecento; le pareti 'del Santuario di
sanno Maria Ausiliatrice sorgevano senz'interruzione e alla fin del-
giungevano al tetto, ed ogni pietra era una grazia della
Madonna,
prowista con un'offerta inviata per grazia
ricevuta da Lei.
i &fa Don BOSCOd,ovendo pensare anche alle filiali di Mira-
bello e di Lanzo, quando cadde malato Don Alasanatti non
poteva restar solo alla direzione dell'oratorio; aveva bisogno
di un uomo, il quale, comprendendo pienamente le sue idee,
nte lo coadiuvasse in ogni cosa; e questi' era
11 primo accenno alla
d'un richiamo all'ora-
torio,
fece il giorno della posa della prima pietra del
santuario di Maria Ausiliatrice; ed ai primi di settembre, a
Montemagno, dove l'aveva chiamato ad aiutarlo durante un
triduo alla popolazione, gli die' l'annunzio che l'avrebbe ri-
chiamato a Torino, essendo venuto il tempo che doveva divi:
dere con lui il lavoro e le preoccupazioni quotidiane, e fare
t a metà, come li aveva detto quand'era ragazzo.
11 pio e g neroso Don Alasonatti, dopo aver inutilmente
cercato sollievo al male che lo tormentava presso i parenti ad
Avigliana e a Mirabello, e a Trofarello - in una villa lasciata
Don Bosco, che servi per qualche anno come casa di salute
izi spirituali - in fine era salito a Lanzo, in com-
agnia di Don Giovanni Battista Lemoyne, giovane e sim-
atico prete genovese, che aveva dato il nome alla Pia Società
~ ann~o avan~ti, attir~ato dalla fama di Don Bosco; ed a Lanzo
te delle vacanze autunnali, il primo Prefetto-dell'O-
a deii'lr luglio 1865.

12.2 Page 112

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11 - Primo aiutante di Don Bosco
IJT - Prefetto dell'Oratorio e della Società
ratorio e della Società si andava preparando alla morte. E
Don Bosco, convinto che non sarebbe tornato piùal suo fianco,
mandò a chiamare Don Rua.
11 i 3 e ~ odi Dio stava ordinando il collegio pel nuovo anno
scolastico, quando Don Provesa, tornando da ~
~gli ~
disse:
- Don BOSCO ti aspetta a Torino.
E Don Rua che stava scrivendo, senza fare alcuna inter-
rogazione, nè chiedere spiegazioni, s'alza, prende il bre-
viario, e:
- San pronto! - disse; e parti.
Un'~bbedienzacosì rapida era un grande sacrificio anche
per lui, che amava tanto gli alunni; ma comparve al19~ratorio
con aspetto così disinvolto, che si sarebbe detto che non gli
avesse costato nulla lasciare il,collegio, dove aveva passati due
anni, amato e stimato universalmente.
E si mise al tavolo di Don Alasonatti, e cominciò a la-
varare calmo, silenzioso, esattamente sulle orme del prede-
cessore.
% lo sviluppo che l'oratorio continuava a prendere di
giorno in giorno, s'imponeva un riordinamento nella
disciplinare e amministrativa; ma era ancor vivo
~1~-
ehe
chi pensava, e questi era Don Bosco, e che a Don
cosa B~~~~era% necessari $gli docili e zlbbidienti..... )) (1).
(
veramente mirabile, io non mi ricordo di averlo
mai sentito dire una volta: Noi a Mirabello facevamo cod.' Pa-
i
~ che, c~on la pa,rtenza da quel collegio, n'avesse perduto
ogni ricordo! Ma, se non lo nominava, o sembrava che avesse
cura di dimenticarsene per farsi dimenticare, egli però con-
tinuava ad essere il desiderio di quei giovani; era quindi so-
vente invitato ad
e con vero affetto. Chi ricordava il
zelante e inspirato confessore, chi le belle prediche del mece
di ~ ~o delle~princiipali fe~ste del,l'anno; ma egli, pensando
di dar maggior gusto al Signore col~silenzios, i raccoglieva a
far nell'Oratorio quanto meglio credeva a vantaggio di questa
casa, a cui era stato richiamato a ( 2 ) .
11 Ottobre il pio ed eroico Don Alasonatti, dopo aver ri-
cevuto la notizia del riconoscimento del culto prestato ab
inzmemorabili al Beato Cherubino Testa, religioso Agostiniano
e suo concitadino, per cui %'era interessato, e tanto!, vO-
lava al Paradiso! E il 29 dello stesso mese, radunato il Capi-
tolo della Società, Don BOSCO eleggeva a Prefetto della So-
una cietà Don Michele Rua.
scena memoranda si svolse pochi giorni dopo, la sera
sonatti, e Don Rua si guardò dal dare, anche indirettamente,
il minimo dispiacere all'ottimo sacerdote, che per B~~~~
aveva fatto tanti sacrifici. E continuò a lavorare, come se
fosse un
su0 supplente o rappresentante. Chi si as-
spettava di veder delle novità e d'essere sostqnuto in certe
dis~osizioni,ne fu presto e santamente corretto. (( ~ ~comet t ~
pdma! )) fu il motto di Don Rua, com'era la raccomandazione
di Don Bosco.
(( Qualcuno se ne stupiva, e quasi quasi - dice D
Francesia - se ne rammaricava con lui, che non vbl
disfar questo, e provvedere a quello, talchè il suo rito
all'Oratorio
quasi, una disillusione;
del 15 novembre 1865, umilmente, nell'anticamera del Beato.
~ 1 pr1ese~nza di quanti avevan dato il nome alla Socied,
nove di essi, cinque sacerdoti, due chierici, e due laici, si
prostravano ai
del Fondatore per emettere i voti Per-
petui. Primo di tutti fu Don Rua.
B ~ricev~ute le~ prof~ession,i, rivolse ai presenti un
breve discorso, inculcando ciò che aveva premesso, che nes-
n facesse i voti per piacere al Superiore, o per quaiche fine
mano, e nemmeno per essere utile alla Socied; ma' unica-
te per salvare l'anima sua e, con la grazia di Dio, molte
. . ~ fu~la lno~rma costante che diede Don Bosco ai
oi figli
Anche al ricordato Don 'Lemoyne, quando
aspettavano che osasse fare riforme, desideroso di
nell'o~erache, se non stoitainente, almeno coraggio
di .iolersi far salesiano per aiutare Don Bosco e le
Proponevano. Che osasse! ecco la gran parola. ~d egli si
Cioè 0s; opporsi Con prudenza a quei consiglieri e di
cfr.:Don Michelr Rza, pag. 73.
) cfr.:Don Mich-Ze Rua, p%?. 77.

12.3 Page 113

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188
II - Primo aiutante di Don Bosco
opere della Società Salesiana, rispose solennemente: -
Opere di Dio non .hanno bisogno dell'aiuto degli uomini; v
unicamente per salvare l'anima sua! - E questo era pre
samente il fine, per cui Don Rua s'era messo alla sequela
Don Bosco.
La professione perpetua rese più forte nel cuor suo il
siderio della perfezione, com'appa
sue mansioni, nel predicare la d
con zelo al ministero delle Co
vigilare per l'osservanza d'ogni
torio, e d'ogni comando e desid
Don Lemoyne, che, duran
reggenza del collegio di Lanzo
tore del collegio di Mirabello,
nitivamente a Lanzo; perchè D
gnato direttore di Lanzo, non conface
nominato successore di Don Rua a Mi
di ripartire, si recò a salutare il Serv
qualche consiglio che gli facilitasse i
carico che gli era affidato.
- Dunque tu vai a Mirabello?- gli disse Don Ru
salutami i giovani; Amali per me; sono buoni, sai! -
lacrima gli spuntò sugli occhi. Quindi riprese: -
confratelli, règolati come un fratello maggiore...
Ripeteva Don Bonetri, che per riuscir a fare tutto
che Don Rua aveva fatto fin dal prim
rato, egli dovette lavorare molto tempo e che, solo dop
anni, riuscì a fare quello che faceva Don Rua.
Ed il Servo di Dio, con la diligenza che gli era d
caratteristica, prese a disimpegnare il duplice ufficio
fetta dell'Oratorio e della Pia Società. Se questo
richiedevaaltro che una vigilanza sull'andamento a
tivo delle case filiali e sulla condotta
esigeva una virtù non comune.
Al prefetto, o vice-direttore delle'
le direttive stabilite da Don Bosco,
tesale dell'istituto, ladisciplina gener
cordo col consigliere S C O ~ ~ S ~e~ CcoO
f V - Prefetto deZP0ratufio e della Società
189
sugli insegnanti e sugli assistenti, a tutela dell'osservanza
del regolamento. A così delicate mansioni, appena Don
Rua fu prefetto dell'Oratorio, andavan congiunte la cura di-
retta degli artigiani, che non avevan ancora superiori propri
i quali sorvegliassero alla loro formazione religiosa e profes-
sionale, l'amministrazione delle Letture Cattoliche, e il paga-
mento delle note e degli operai addetti alla costruzione del
Santuario di Maria Ausiliatrice. E Don Rua disimpegnò in
modo inappuntabile tanto lavoro e, poco alla volta, pmden-
temente, cominciò anche a introdurre quei miglioramenti
che s'imponevano, rivolgendo, fin dal 1866, le sue sollecitu-
dini al riordinamento della parte amministrativa, con lo sta-
bilire per ogni casa della Società quella semplice e saggia uni-
formità. di amministrazione, che esse hanno tutt'ora, guidato
da un alto spirito di fede (I). Diceva che per conservare le
anime, e le stesse case religiose, nel fervore della pietà, è in-
dispensabile - mantenerle nell'ordine e nell'osservanza della
vertà. religiosa.
Egual vigilanza estese all'andamento morale e disciplinare
dell'istituto. Per ben riuscirvi, fedelissimo ai suggerimenti di
Don Bosco, adunava in frequenti conferenze i superiori, per
rilevare e abolire abusi e disordini, e mantener in fiore l'os-
servanza del Regolamento. Egli presiedeva le adunanze, e,
volta per volta, annotava nel Quaderno dell'esperienza ogni
rilievo di qualche importanza (2).
Questi richiami non ~iacevanoad uno dei superiori del
l'Oratorio, che condivideva col Servo di Dio la responsabilità
della direzione, e gliela manifestò in modo piuttosto acre.
I1 Servo di Dio tacque; e, dopo qualche giorno, andò a bus-
care all'ufficio di quel confratello per conferire e consigliarsi
con lui. « Quest'atto così modesto - ebbe a confessare quel
sacerdote - mi ferì di tal maniera l'orgoglio, che mi alzai
pieno di ammirazione verso di lui, e nel separarci lo pregai
di non muoversi più dal suo
mare come e quando avesse
ufficio,
voluto
>m>a .che
mi
volesse
chia-
(I) Cfr.: Y Notisie dal 22-9-1861 al 1866: Libro dell'esperienza: Dier diei
ctat verbtrm, P$. 188 .
(2) Cfr.: u Capitolo: Deliberazioni prese dal 1866 al 17 giugno 1877".

12.4 Page 114

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t90
ff - Primo aiutante d i Don Bosco
IV - p 4 e t t o dell'ouatorio e della Società
191
a tutto, a tempo e luogo, in modo d'assolvere
quotidianamente tutt'intero il proprio lavoro e risparmiare a
uI1 Don Bosco
osservatore
aOrgtinfiicfiaaslteid-io,deicrea
il programma di Don Rua.
Don Francesia -avrebbe detto:
G~~~~era il mandato che ora doveva assolvere; ed egli,
anche esteriormente, vestì quella composta serietà, voluta dalla
Don Rua non fa nulla! ma invece sotto l'alto patronato di
Bosco 80%si muove foglia senza che Don Rua lo voglia! li è
dappertutto di giorno e di notte D.
che gli era affidata.Pochi, forse nessuno, seppero come
lui, adattare così perfettamente il carattere al proprio
pur essendo con quanti i'awicinavano, esterni ed interni,
Nell'Oratorio, massime a quel tempo, in cui tanti giovani
curia compitezza e cordialità meravigliosa.
venendo dalla miseria e dall'abbandono, non erano davvero
farina da far ostie, ci voleva chi imponendosi per esempiaria
sua stessa presenza, senz'alcuna posa, moveva e sPrO-
nava al bene; tant'era edificante. Aveva sempre tanta natura-
personale ed inappuntabile giustizia con tutti, personificasse
he, chi non lo conosceva, se messe
l'osservanza del regolamento, per potere,.all'occorrenza, far
arenza, l'avrebbe detto l'ultimo Prete del-
sentire ~ f f i ~ ~ ~ e muennatmemonimento, o applicare un ca-
stigo, integrando, quanto alla parte disciplinare, l'incompa-
stanza od ufficio,dove lavorava, aveva un tavolo contro
rabile familiarità di Don Bosco. C'erano allora, n e l l ~ ~ r a -
una semplice scansia, presso l'uscio, due sedie delle più or-
tori0 parecchi alunni, affidati dai tribunali e dalla questura,
dina&, e null'altro. Non un mobile, e neppur un quadro di
d'indole guasta e poco riducibile, che eran veri delinquenti.
per un certo tempo vi si videro, oltre il Crocifisso,
L'esempio dei molti compagni virtuosi influiva a poco a poco
anche su di essi, ma non su tutti; e <<pivùolte- il rilievo
è di Don Bosco - si dovette dimandare il braccio della pub-
blica sicurezza per tener in freno certi gioaani per lo più in-
viati dalle autorità governative D. E su questi, in modo spe-
ciale, e su quanti altri avevan bisogno di continua vigilanza,
due immaginette di quelle che Don Bosco ed egli stesso rega-
lavano ai ragazzi, rappresentanti il SS. Sacramento e la Ma-
donna, attaccate, con uno spillo, una alla scansia, l'altra alla
paretedi fronte. Nella stanzetta vicina eran due 0 tre piccoli
tavoli per i segretari. Uno solo non poteva tenere i'arn-
ministrazione del vasto stabilimento, con 700 alunni divisi
stava aperto l'occhio di Don Rua. Anche un noto ~ i ~ i ~ t ne~lle ~ ginnasiali e nelle scuole professionali dei sarti,
affidò a Don Bosco un nipote, bisognoso d'assistenza e dPe-
calzolai, falegnami, fabbri-meccanici, compositori, stampa-
ducazione; e Don Rua, ancor chierico, l'ebbe in custodia con
d a i ; nè conveniva che egli facesse an-
grande carità. Quel poverino, già grandicello, ma rozzo ed
materiali, di semplice registrazione e di
ignorante, era poco amato dai compagni, ed abbisognava di
particolarissima assistenza; e il servo di Dio gli insegnò a
ma presiedeva e dirigeva pers-onalmente
leggere e a scrivere, e gli preparò anche, a grossi caratteri,
11 suo ufficio, aperto dal mattino alla sera, dove tornava a
la minuta della prima letterina da inviare ailo zio, adattata
avorare per lunghe ore anche quando eran tutti a riposo*
allo scrivente, la quale diceva testualmente così: ~~~~t
la prima lettera che gli scrivo di proprio pugno.
era scuola d'osservanza religiosa, specie per i suoi aiutanti.
prima lezione che vi s'imparava era quella dell'eco-
sono venuto qui, non sapevo neppure l'abece, e adesso gua
di un alto spirito di povertà. L'economia
quello che ho imparato o. E continuava: « intanto la i-inFa
tto, nello spazio, nella carta, nei lumi. Spesso
di avermi posto ali'oratorio di Don Bosco, e di tutti i ben
orrevano dei segretari aggiunti; e due, e tre, e quattro,
fizi che mi ha fatto, e lo prego a continuare .a beneficam'
,ano ad u n medesimo tavolino, nella Stessa stanza, con
Dal canto mio, pieno di gratitudine, procurerò
a, o una fiammella di gas. E nessuno, Per le

12.5 Page 115

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192
11 - Primo aiutante di D. Bosco
proprie lettere private, poteva servirsi della carta intest
riservata alla corrispondenza d'ufficio; ma tutti, a cominc
dal Servo di Dio, facevan uso dei mezzi fogli o di quarti di
foglio, e di ogni più piccolo pezzo di carta.
Economia di tempo: era abito del Servo di Dio il tesoreg
giarne ogni minima particella, e suo programma preciso e, ne
possibile, strettamente osservato, assolvere giorno per giorn
tutto il lavoro che si presentava senza lasciarlo accumular
Egli si metteva per tempissimo a tavolino per preparare
lavoro per i segretari; diceva 1'Actiones da sè; e così facevan
anche questi, man mano che entravano. A mezzogiorno le
geva loro u n versetto dell'Imitazione di Cristo, od una massim
di S. Francesco di Sales; e poi, con devoto raccoglimento
recitava con loro 1'Angelus e I'Agimus. Alle 14,15,dopo la let
tura spirituale in comune, si era di nuovo al lavoro, e si cont'
nuava a lavorare sino a cena, fuorchè durante la benedizion
col SS. Sacramento.
E la medesima stanza serviva da sala di ricevimento e d
udienza per i fornitori, per i parenti dei giovani, e per tutti
forestieri, i quali, talvolta, vi si succedevano ininterrottament
l'un dopo l'altro, per ore ed ore. Se la qualità delle persone e
genere degli affari lo consentivano, il Servo di Dio cont'
a lavorare dando udienza; salutava chi entrava, volge
uno sguardo, ed iniziava e proseguivail colloquio, continuan
a leggere, a scrivere, o ad esaminare i registri; e solo, quando 1
visita volgeva al termine, alzava un momento lo sguardo, pe
volgerlo di nuovo al partente con un saluto.
Molti si succedettero ad aiutarlo, spesso d'indole e ca
cità ben diversa. O erano nuovi aspiranti alla vita salesia
laici, chierici, ed anche sacerdoti, i quali, dopo d'aver d
saggio di sè, trovati acconci alla vita alla quale aspiravan
venivano senz'altro destinati ad altri lavori nell'Oratorio, o
Lanzo, o a Mirabello; od eran di quelli che non stavano ben
in nessun luogo, per carattere difettoso, o, il più delle
per mancanza di buona volontà. E il paziente Don Ru
neva con sè, e, sull'esempio di Don Bosco, cercava di
il miglior aiuto possibile, spronandoli a quando a qua
dovere, non tanto con richiami diretti, ma con ge
IV - Prefetto delZ'Oratorio e della Società
'93
q Fai bene il tuo lavoro, tieni tutto in ordine, sai; chè di tutto
$arai ben pagato! )). « Lavoriamo per Don Bosco, lavoriamo
per il Paradiso; lavoriamo adzinque volentieri! v.
Tutti ammiravano tanta, bontà ed attività, congiunta alla
destia più grande. I1 Servo di Dio, specialmente agli in-
i, appariva qual era, il modello del buon religioso, scol-
pito a colpi di mortificazione, determinati da questi due prin-
cipii direttivi: il pensiero della presenza di Dio, e quello del
n esempio. Ogni parola, ogni gesto, ogni sguardo, il
modo stesso di scherzare, di sorridere, era improntato
a più squisita delicatezza. Tanta virtù, se appariva rigorosa
qualche anima superficiale o dissipata, incantava ed atti-
va anche quelli che non si sentivano il coraggio d'imitarlo.
mostrava la confidenza con cui si ricorreva a lui, nei bi-
ni e nelle difficoltà più disperate, non perchè egli aveva
ntera gestione dell'Oratorio, ma per aver constatato com'egli
owedeva a tutto, sciogliendo convenientemente le diffi-
ltà e i problemi che gli si presentavano. C'era nella sua
mente un lavorio continuo, vigile, ordinatissimo, per accon-
tentar tutti e provvedere al bene di tutti.
Sul tavolo aveva sempre vari biglietti, sui quali, man mano
che gli venivano in mente il dovere, o la carità, o la conve-
nienza di un avviso o di una comunicazione, appuntava pru-
dentemente, con parole abbreviate, e magari con segni con-
venzionali, chi doveva avvertire. Ed ogni giorno, in tempo
di ricreazione, dopo pranzo e dopo cena, con in mano quelle
ote e quegli appunti, avvicinava o chiamava or l'uno or l'altro
ei giovani e dei confratelli; e a chi dava un avviso, a chi
n ammonimento, a chi una comunicazione, aggiungendo
mpre una parola d'incoraggiamento con bontà insuperabile.
Nel proporre qualche lavoro, soleva chiederlo quasi per
ore; e se vedeva che la parola era ben accolta, non na-
condeva il suo gradimento. Solo se trovava resistenza, tor-
ava a ripetere la raccomandazione in termini più chiari,
sistendo e dicendo, apertamente che bisognava ubbidire.
'ordinario, tutti si arrendevano ai suoi desideri, perchè
iva con tanta convinzione e discrezione e carità, che im-
essionava e rendeva più persuasive le sue parole.
- Vito del Seno di Dio Mklieie Ruo. Vol. I.

12.6 Page 116

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'94
- II Primo aiutante di Don Bosco
I
- IV Prefetto dell'oratorio e della Società
'95
Sebbene fosse rigorosamente giusto con tutti ed eser-
citasse un ufficio per se stesso antipatico - dice il teol. Don
Francesco Paglia - era tuttavia amato e stimato qual padre.
Era amato,,perchè trattava tutti bene, ed anche quando
doveva fare a qualcuno qualche correzione, un rimprovero,
o imporre ad altri qualche ammenda o punizione, sapeva
raddolcire l'amaro col dolce, e soleva premettere le lodi ai
biasimi del corrigendo, ricordandone i meriti precedenti e le
speranze future. E il colpevole si mostrava commosso e pen-
tito, e proponeva d'emendarsi, per lo più, anche prima del
rimprovero e del castigo, i quali, perciò, sovente diventavano
inutili ed erano evitati con grande piacere di chi avrebbe do-
vuto subirli e che così sentivasi vieppiù portato ad amare ed
ammirare la bontà del suosuperiore.
)> Ecco uno dei principali motivi, per cui Don Rua, ben-
chè esercitasse un ufficio antipatico, era tuttavia general-
mente amato e stimato un gran santo, ed alcuni dicevano
- Se egli non fa miracoli di risurrezioni e di
miracoli d i conversiomrz'.- E siccome altri ridevano
cevano che questi non sono miracoli, Don Bosco
- Don Rua se volesse, potrebbe fare anche veri m
» Del resto - continua Don Paglia - la santità non
mostra solo coi miracoli. Essa consiste essen
servanza della Divina Legge e delle sante Regol
professione religiosa. E in ciò la santità di Don
-.
spiccata, e così ammirata, che qualcuno osò persino dire:
L a santità di Don Rua agli occhi del mondo non
come quella di Don Bosco, per opere pubb
ma internamente e innanzi agli occhi di Dio è fo
Era di una carità così grande, che si mani
svariate contingenze, specie con i più rozzi, con i più b
chini e con quanti avevan maggior bisogno d'incoraggiarne
e d'aiuto.
Con i nuovi alunni aveva proprio una squisitezza
terna. t Erano appena nove giorni, dacchè Don Rua
iRninceatrtiica-diedpreiofevtteonidvaalla'orlautiocrioond-ottoattdeastamio padre,
aspirante alla prima ginnasiale. Mio padre, prometten
di ripassare al domani a rivedermi, se ne ritornava a Monte-
magno; ed io veniva accompagnato nel cortile, perchè mi
divertissi con gli altri nuovi arrivati. Non avvicinai nessuno,
e fui tosto preso dalla malinconia, che crebbe quando mi
iecai in refettorio per la cena, che non trovai conforme ai
miei desideri. La notte non dormii, ed al mattino attesi,
a lungo, la visita promessami da mio padre, col vivissimo
desiderio di tornare a casa. Don Rua, il buon Don Rua,
venuto a conoscenza del mio stato d'animo, mi fece chia-
mare in prefettura e con le più buone maniere mi consolò,
e mi rese cara la vita dell'oratorio. Egual modo tenne con
tanti miei compagni, che sentivano, come me, il distacco
dai parenti e penavano ad adattarsi al vitto dell'oratoriou.
I1 Servo di Dio, come s'è accennato, aveva l'alta direzione
degli artigiani; teneva. ad essi con santa semplicXa, alternan-
dosi con Don Francesia, il sermoncino dopo le orazioni della
sera; e, fin dal 1866, fece loro predicare, dal zelante sacer-
dote Giuseppe Persi di Tortona e dal teol. a w . Arrò di
Lanzo, un corso. speciale di esercizi spirituali. E sappiamo
dalle sue memorie che ((procedetterocon molto ordine e sod-
disfazione. )> Invece dei canti latini, tranne i più comuni, fece
cantare laudi sacre in italiano; ed oltre le pratiche ordinarie
ed 4 un po' di tempo di riJiessione dopo ogni predica )), dispose
che avessero ogni giorno un po' di scuola di sacre cerimonie;^
dopo cena si ritirassero nello studio, dove qualche superiore
raccontava loro fatti edificanti; e nei vari assaggi dalla chiesa,
torio, ed alle camerate, andassero in fila
ellJOratorio,nel recarsi da questo a quell'altro
qgo non andavano mai in fila, nè in silenzio, pur prendendo,
mediatamente, il dovuto contegno nel luogo ove entravano.
mpio, a voce alta, e scherzando fin sulla soglia,
cortile alla sala ove facevano studio; ma ap-
vi mettevan piede, grandi e piccoli, non dicevano più
assoluto silenzio si recavano al loro posto.
eva abituati a compiere con naturalezza il
ciò che li formava e li sosteneva a quest'os-
alla vita familiare che conducevano, era

12.7 Page 117

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196
- I I Primo ailitante di Don Bosco
l'esempio dei superiori. E, dopo Don Bosco, era Don Rua,
che, più d'ogni altro, predicava con la parola e con l'esempio.
Grandi e piccoli, ad ogni istante, scorgevino in lui un mo-
dello che li spronava alla riflessione e alla serietà. Gli stessi
superiori avevano dal suo esempio un forte sprone a vivere
e mantenersi nel fervore della vita abbracciata.
L'autore dell'Imitazime di Cristo ha una pagina sulla vita
dei santi Padri e dei loro primi. compagni, che ci viene spon-
tanea sulla penna dopo questi rilievi:
n Oh! la vita
fervoroso zelo per
riilgpirdoajìtetopisepniaritudai ler!in..u.nozhie!!l..a.
Oh!
retta
il grande,
e pura in-
tenzione verso Dio! Durante il giorno lavoravano, e le notti at-
tendevano a pregare le lunghe ore; sebbene, anche lavorando,
non tralasciasseromai di pregar con lo spirito...Eran poveri delle
cose della terra, ma straricchi di grazia e di virtù; difettavano
di beni materiali, ma avevano in compenso le intime gioie della
grazia divina..... Si stimavano, anch'essi, come gente da nulla;
ed erano sommamente cari agli occhi di Dio. E , col mantenmsz
sinceramente umili, col vivere in assoluta obbedienza, col cam-
minare in paziente carità, raddoppiavano ogni giorno le spiri-
tuali conquiste, acquistando grandi meriti innanzi a Dio.....Oh!
qual fervore in tutti i religiosi al principio della loro santa &ti-
tuzione! Che divoxione nella preghiera! che gara nella pratica
della virtzì! che esattezza nella disciplina! che rispetto, che ob-
bedienza, in tutti, alla regola del Maestro! Le memorie chi
restano, dicono come fossero, davvero, santi e perfetti! 1) ( I ) .
Ecco i pensieri che ci si affacciano alla mente, ogni volt
che ci fermiamo a riandare la vita intima della Società Sa-
lesiana nel suo primo fiorire,.e ricordiamo le sante figure del
Fondatore, di Alasonatti, Domenico Savio, Domenico Ruf-
fino, Francesco Provera, Giovanni Bonetti, e di altri pri
salesiani; tra le quali, accanto a quella di Don BO
di luce meravigliosa la figura di Don Rua.
( I ) Cfr.: Imitazione di Cristo, libro I , capo 18.
-V & il braccio destro di Don Bosco
'97
v
E I L BRACCIO DESTRO D I DON FlOSCO
1866-1868.
- ~ i d ~ sle&rvus et p r u d a 1). Appunti d'una sua conferenza ai salesiani.
. Don BOSCO p& assentarsi frequentemente dall'oralwio, perchk
- Don Rua 10 supplisce a perfezione. Scopo fondamatale della So-
- cietà Sale.sìana: la santificazione di coloro che la compongono.
- ~ ~ llavoi ro ~del ~S mto d~i Dio. Scuola pratica di fede nella
- Divina prov~idenzae di prudenza cristiana. Una risposta del
&geniG0alletti. - I l Servo di Dio alla contessa Callori. - A l
cav. Oreglia di S . Stefano narra vari fatti prodigiosi di Don Bosco.
- sommeliogi di Don Bosco alla virtù di Don Rua. - & guarito di
un dolore alla mano. - Annota fatti e detti del Fondatore. - Suo
lavoroper la consacrazione del Santuario di Maria Ausiliatrice.
- slammala gywemente di peritonite, e riceve il Santo Viatico.
- ~ ~ ~da Dd on ~BOSCtO, cotntro~il parere dei medici gu.arisce. La
,,,sorisen rvatea al Semo di Dio in un sogno di Don Bosco. - Du-
rantela convalescenza. - Ordinamento della disciplina delf'ora-
torio. - per E'app~ovazionedella Società Salesiana.
11 &orno di Don Rua all'Oratorio rese più viva nel cuore
di Don Bosco la riconoscenza verso Dio, nelvammirare
l'eroica tempra di chi gli aveva posto al fianco: e così piena
fu la fiducia che pose in lui, che nel cumolo delle occupazioni
rescenti continuò ad affidargli nuovi incarichi, e a tenerlo
1 corrente d'ogni pensiero e sollecitudine per le opere ini-
ziate e per quelle che pensava d'iniziare.
parte, anche il Servo di Dio si sentiva spinto, dal-
re e dalla venerazione filiale, a prestar a Don J3osco il

12.8 Page 118

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19s
- 11 Primo aiutante di Don Bosco
miglior aiuto; e, non appena rimise piede nell'oratorio, non
solo riprese per l'enorme lavoro di segretario particolare,
ma divenne anche, e tale appariva pubblicamente, il suo in-
timo confidente, il suo braccio destro.
E Don Bosco, avendo chi poteva sostituirlo, prese ad
allontanarsi con maggior frequenza, come non faceva più da
molti anni. I bisogni degli alunni, i mezzi indispensabili per
la costruzione del Santuario di Maria Ausiliatrice, il consoli-
damento e lo sviluppo della Pia Società, e, talora, gli inte-
ressi stessi della Chiesa l'esigevano; ed egli si sobbarcò alle
non lievi fatiche di lunghi viaggi, e fin dall'autunno del 1865
si-.spinse a Milano, Brescia, I,onigo, Padova e Venezia; e,
più tardi, a Pisa e a Firenze. E gli istituti di Torino, di Mi-
rabello e Lanzo divennero tre campi d'egual vigilanza per
il Servo di Dio.
Prefetto della Pia Società, non ne tenne, neppur in que
primi tempi, solamente il nome; ma compiva diligente
mente ogni dovere inerente all'alto ufficio, che richiedeva virt
e abilità non comune. Fino a ieri, si può dire, era stato il co
pagno di quanti avevano allora incarichi di direzione, ed
alto sentimento della più stretta fratellanza univa tutti qu
che avevan dato il nome alla Società; e pareva impossibi
che altri, oltre Don Bosco, potesse dirigere e comandar
Ma Don Rua, primeggiando e imponendosi a tutti per virt
prese anche con tanta naturalezza a partecipare all'autori
di Don Bosco e a compirne egregiamente le veci, che avev
del meraviglioso.
L'II gennaio 1866, andò a Mirabello per ricevere i v
perpetui di Don Provera e del chierico Francesco Cerrut
e i triennali di altri.
I1 4 febbraio, celebrandosi la festa di S. Francesco
Sales, si tenne all'oratorio la conferenza dei dire
assente Don Bosco per la morte del conte Rodolfo
stre, la presiedette il Servo di Dio, il quale, in fine,
questa memoranda esortazione sull'unità che deve reg
in ciascuna casa:
Unità di direzione: tutto resti concentrato nel di
tutto dipenda da lui; non si critichino i superiori; i giovan
-V È il braccio destro di Don Bosco
'99
parino dai chierici; se i chierici saranno obbedienti, lo saran
pure i giovani. - Unità di spirito: carità; un chierico non
parli mai male di un altro chierico; uno aiuti sempre l'altro;
sopportarsi a vicenda; amarsi come fratelli. - Unità mate-
riale: nessuno pretenda eccezioni, in camera, in refettorio,
nell'assistenza, se non vi sono speciali motivi.
D E, insieme, castità: avere un gran riguardo nel trattare
coi giovani. Ricordarci che quest'angelica virtù è la nostra
gloria e la nostra corona; mettere in ~raticai mezzi che sug-
geriva S. Filippo Neri per conservar la virtù della castità o.
Di quell'anno Don Bosco tornò a Milano, e si spinse fino
a Cremona; fu a Cuneo, a Revello, a Murello, a Neive, e in
altri paesi del Piemonte; tornò a Firenze, e di ~ a s s òa Bo-
logna e a Guastalla: e Don Rua lo suppliva con perfezione.
Sul principio del 1867, l'anno centenario di S. Pietro, a
Don Bosco parve doveroso e conveniente di tornare a Roma;
e, a titolo di premio, volle che l'accompagnasse Don France-
sia, il quale, l'anno precedente, primo dei suoi, aveva conse-
guito la laurea in lettere alla R. Università di Torino.
L'affezionatissimo discepolo scrisse ampie relazioni del-
l'entusiasmo suscitato dal Fondatore dei Salesiani; entusia-
smo che nell'animo suo ebbe la ~ i cùommossa rispondenza.
Assistendo allacerimonia d'una beatificazione, Don France-
sia pensava già all'egual festa, che un giorno si sarebbe fatta
er Don Bosco; e visitando la Basilica Vaticana, nell'ammi-
are le statue dei Fondatori d'istituti religiosi nelle grandi
icchie, che adornano i fasci dei pilastri della maestosa ba-
lica, si domandava dove verrebbe collocata, un giorno, la
statua di Don Bosco!
Don Bosco rimase a Roma due mesi; e l'oratorio non si
sentì della sua lontananza, com'era awenuto nove anni
a; e ciò, diceva il Card. Cagliero, per la presenza di
Rua, che si studiava di ricopiare Don Bosco.
Uno dei fini, per cui Don Bosco era tornato aiRoma, era
e110 di sollecitare l'approvazione definitivazdella Società;
in data g giugno, annunziando ai salesianila notizia che,
a breve, ciò sarebbe un fatto compiuto, sentì il bisogno di
petere che ((perno oggetto deila nostra Società è la santi-

12.9 Page 119

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zoo
II - Primo aiutante di Don Bosco
J;caxione dei suoi membri. Perciò ognuno nella sua entrata si
spogli d'ogni altro pensiero, d'ogni altra sollecitudine. Chi
entrasse per godere una vita tranquilla, aver comodità a pro-
seguir gli studi, liberarsi dai comandi dei genitori, od esi-
mersi dall'obbedienza di qualche superiore, egli avrebbe un
fine storto e non sarebbe più quel sequere me del Salvatore,
giacche seguirebbe la propria utilità temporale, non il bene
dell'anima;.... Nemmeno con buon fine entra o rimane nel1
Società, chi è persuaso d'essere necessario alla medesim
Ognuno se l'imprima bene nella mente e ne2 cuore:
ciando dal Superiore Generale $no all'ultimo dei soci,
è necessario nella Società. Dio solo ne deve essere il capo,
padrone, assolutamente necessario I).
Il giorno, in cui gli veniva consegnata da Don Bosco
questa circolare, perchè la comunicasse ai salesiani dell'
ratorio, Don Rua compiva trent'anni (I). Chi sa con qu
fervore, egli, che ricordava con intima riconoscenza ogni
memoranda della vita, rinnovò in quel giorno i più santi
positi!
Altro sprone, altro richiamo continuo a viver santame~~t
eran per il Servo di Dio i fatti straordinari, che s'andavano
moltiplicanào attorno a Don Bosco. Erano gli anni della co-
struzione del Santuario di Maria Ausiliatrice; (ied io - scrive
Don Rua - che gli era sempre d'accanto e che doveva ri-
spondere alla massima parte delle lettere a lui indirizzate,
posso assicurare che erano centinaia, e talvolta migliaia, quelle
che egli riceveva ogni settimana, con mi si imploravano le
sue orazioni come quelle di un santo, che tutto può presso
Dio e la Beatissima Vergine. Moltissimi domandavai~ouna
benedizione, ma la volevano impartita da lui; mandavano
elemosine per la celebrazione di Messe, ma chiedevano per
sommo favore che fossero da lui celebrate; e sovente ottene-
vano la grazia sospirata p>.
In quegli anni, adunque, Don Bosco prese anche ad a
dare al Servo di Dio gran parte della corrispondenza. E qu
V - È il braccio destro di Don BOSCO
201
la leggeva attentamente, e, a capo d'ogni lettera, in due, tre,
0 quattro righe di minuta e chiara scrittura, sunteggiava
esattamente il contenuto, in modo che Don Bosco potesse
prenderne visione, in forma spedita e precisa. A testimonianza
di questo lavoro paziente, compiuto con tanta cura e delica-
tezza, ci restano vari pacchi di lettere, che sono una bella do-
cumentazione della fama di santità che godeva Don Bosco,
della stima in cui Don Bosco teneva Don Rua, e della perfe-
zione con cui questi lo serviva.
Quegli anni furono per il Servo di Dio anche una scuola
di fede nella Divina Provvidenza. Quando non c'era danaro e
si doveva pagare più di un provveditore col capomastro alla
testa, 6 più di una volta - dice Don Francesia - udii Don
Bosco a dire: - Io non ho nulla; andate da Don Rua!
9 Ed egli, il mansueto prefetto, sorrideva, e poi, rivolto
a Don Bosco, si limitava a dirgli: - Don Rua ne ha, quando
Don Bosco gliene dà! - ma non si smarriva, n&si lamentava
che
D<(oTnaBlvooslctoa-madnedpaosssee
a lui
egli
i creditori
stesso nel
H (I).
Processo
delsordi-
nario per la Causa della Beatificazione e Canonizzazione di
Don Bosco - mi presentava a lui infastidito per la moltitu-
dine dei debiti da pagarsi. Egli, senza conturbarsi menoma-
mente, sorridendo mi diceva: - Ah! uomo di poca fede!
Sta' tranquillo, chè il Signore ci aiuterà.
1) U n giorno, del 1867 circa, Don Bosco doveva pagare
all'esattore L. 300. Per dimenticanza, o inavvertenza di colui
che ne aveva ricevuto l'avviso, si arrivò al giorno, in cui si
sarebbe fatto il sequestro, se non si pagava. Al mattino, per
tempo, ne fui avvisato, come prefetto della casa. Mi trovava
&atto sprovvisto di denari. Andai da Don Bosco, ed egli si
trovava nelle condizioni mie; per soprappiù, doveva lo stesso
mattino allontanarsi dalla città. Pieno di fiducia in Dio, mi
rispose:
- Va' nel tuo ufficio, chiama colui che dovrai spedire
colla detta somma all'esattore, e fa' che attenda nel tuo ufficio:
ed il Signore provvederà.
(E) Cfr.: Don iWckcle Rua, pag. 73

12.10 Page 120

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202
- II Primo aiutante di Don Bosco
I) Sulle nove circa, arriva presso Don Bosco il cav. Carlo
Occelletti, il quale gli dice: - Don Bosco, abbiamo potuto
esigere una somma. Lei non sarà mica scontento, che gliene
facciamo parte? - No, rispose Don Bosco, anzi, le sono vi-
vamente riconoscente; ci troviamo proprio allo zero, e dob-
biamo, stamattina, fare un pagamento all'esattore. - Non è
una gran somma quella che ho da darle, non sono che L. 300.
- Precisamente quello che desideriamo; V. S. è proprio
I'istrumento della Provvidenza, favorisca di portarle a Don
Rua, che l'aspetta con tutta devozione.
1) Egli venne da me e, udito il caso, pianse di contentezza.
Io spedii immediatamente il giovane che teneva preparato
all'uopo. Questi, al &orno, ci raccontò che era stato spiccato
un ordine di sequestro, ma che essendo egli giunto prima che
l'incaricato fosse partito, potè ancora impedirne l'esecuzione I).
Con la fiducia nella Divina Provvidenza, imparò anche
le vie della perfetta prudenza, e cominciò a bussare alla
porta degli Angeli della Provvidenza Divina chiedendo ad
anime buone e generose aiuti per le spese sempre crescenti.
Ci piace, a questo proposito, riferire due documenti: una ri-
sposta del can. Eugenio Galletti, poi Vescovo d'Alba, di sem-
pre cara e santa' memoria; e una lettera del Servo di Dio
ad un'insigne benefattrice di Don Bosco.
Don Rua s'era rivolto al Can. Galletti, pregandolo a ri-
cordare Don Bosco e i suoi figliuoli nelle ripartizioni 'delle
elemosine, di cui poteva disporre: ed il santo canonico gli ri-
spondeva:
(iEccomi a dirle in due parole, come io compatii e gradii il suo
buon cuore nel raccomandarmi che fa, si caldamente, la santa causa
del veneratissimo Don Bosco e di tutta la sua famiglia, compresa
la gran chiesa in atto di ammirabile fabbricazione. Ma dovetti pure
ad un tempo persuadermi, ch'ella non conosce gran fatto, nè il mio
cuore, nè la mia posizione, altrimenti non mi avrebbe indirizzata
una tale forma di scritto. Dico il mio cuore riguardo al sig. Don
Bosco, verso cui nutro tanta stima, tale rispettoso affetto e venera-
zione, che forse non la cedo a un grado a verun altro suo ammira
tore; e quanto si passa in me riguardo al padre, cammina in prop
zione verso i degni figli, e verso tutte le opere della loro carità e
loro zelo. Non occorre, quindi, che io riceva altronde la raccoman
-V È il braccio destro di Don Bosco
203
zione per portare mano soccorrevole a tanto uopo, ove fosse possi-
bile: la porto con me, la sento già bell'e fatta ogni maniera di racco-
mandazione, e mi è così cara e forte, pressante, che parmi sarebbe
capace di qualunque atto generoso, tuttavolta che la Prowidenza me
ne presenti l'occasione propizia. Che vuole? Contuttociò, io potrei,
e posso, di presente far poco o nulla, a pro' dell'Uomo di Dio e della
benedetta sua Famiglia. Del resto non dubiti punto, caro mio Don
Rua, che non cesserò mai di porre il mio granello sulla bilancia in
favore di Don Bosco e delle sue ammirabili imprese. Parlerò, appog-
gerò, perorerò, incalzerò, difenderò, mi adoprerò, insomma, di tutto
il mio meglio, nella mia ignoranza ed insufficenza, ad ogni opera
di bene. Stà al Signore di benedire i miei sforzi, d'avvalorare le mie
parole, d'aprirmi anzi il labbro, e darmi un linguaggio di carità e
di possanza, trionfatrice dei cuori!>>.
E terminava con questi cordiali rallegramenti:
u Gradisca V. S. le povere, ma sincere mie congratulazioni per
le note continue fatiche che sostiene nel campo eletto del Signore
alle sue cure singolarmente affidato 1).
I1 Servo di Dio, nel chiedere la carità per Don Bosco,
aveva maniere assai delicate insieme ed insinuanti. Ecco
come sollecitava la generosità della contessa Callori di Vi-
gnale nel febbraio 1867:
<Ci redo che a Lei non sia discaro aver nuove di Don Bosco e
dei figli suoi, e però mi prendo la libertà di darlene. Grazie al beni-
gnissimo Signore, noi godiamo ottima salute ed allegria; e anche Don
Bosco pare che stia meglio; il mal d'occhi non è più venuto a mole-
starlo; e, se non fosse di quel benedetto mal di capo, godrebbe quasi
perfetta salute. Ci siamo adoperati io e Don Cagliero, dietro le ca-
ritatevoli premure da lei fatteci, per cercar modo di liberarnelo; gli
domandammo pure se qualche rimedio potrebbe giovargli. Egli si
mise a ridere C, metà scherzando e metà sul serio, ci disse:- So ben
io che cosa mi potrebbe far bene! - E noi insistemmo per saperlo.
Allora egli: - Avrei bisogno di un elixir di dieci marengbi al giorno;
ciò servirebbe tosto a mettere a posto il mio stomaco ed il mio capo.
- Noi ci guardammo ridendo assieme; e, non potendo noi prowe-
dergli tale elixir, pensai di esporre la ricetta alla S. V,, affinchè veda,
se è possibile, provvedernelo >>.
Era tanto lo studio e il desiderio di Don Rua d'aiutare
in tutto il venerato Padre e Maestro, che molte volte, seb-

13 Pages 121-130

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13.1 Page 121

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204
- II Primo aiutante di Don Bosco
bene abitualmente così umile e riservato, non poteva trat-
tenersi dall'esclamare coi più anziani dei confratelli:
- Oli! se potessi impedire ogni noia e ogni briga a Don
Bosco!
E come procurava di diminuirgli le noie e i fastidi, cer-
cava d'aumentargli le consolazioni, di divulgarne gli atti di
virtù, e di rilevarne le meraviglie, onde largheggiava con lui
il Signore.
- a Poco tempo fa il 14maggio 1867 scriveva al cav. Oreglia di
S. Stefano - gli fu presentato un ragazzino dagli otto ai nove anni,
colle gambe attratte in modo che non poteva fare un passo. Lo be-
nedisse e gli comandò di camminare. I1 fanciullo non osava. Ma al
replicato comando sciolse le sue gambe, e si mise a camminare, riem-
piendo di gaudio i genitori, che a tal uopo appunto l'avevano psrtato
all'oratorio nostro, e trasse dalla bocca del padre un sonoro: -
Contacc! Guarda, come marcia bene!
» Un padre di famiglia venne a sfogare la piena del suo dolore
con Don Bosco, perchè, paralitico della mano destra, più non poteva
servirsene e languiva per conseguenza esso colla sua famiglia. Don
Bosco lo esortò a confidare in Maria. Prima che uscisse di camera
sua, con quella mano, che da parecchi mesi non gli aveva più servito
che d'imbarazzo, scrisse sopra un foglio, che io conservo, le paiole:
- Maria Ausiliatrice, aiutatemi.
>) Nel giorno deli'Invenzione di S. Croce, dietro calde istanze,
andò a Caramagna per farvi il discorso analogo. Vi fu ricevuto come
angelo mandato dal cielo: scampanio, mortaretti, musica, tutto fu
messo in opera, per festeggiarlo. I1 chierico Costarnagna, testimonio
oculare, ci raccontò che una signora, che da lungo tempo teneva il
letto, fu visitata da Don Bosco. Dopo averla esortata a confidare in
Maria Ausiliati.icee benedetta, le fissò l'indomani per levarsi; il posdo-
mani, che era domenica, per uscire di casa e andare alla Messa; e il
termine del mese, per venire a Torino a fare un offerta in ringrazia-
mento a Maria Ausiliatrice. Senonchè, uscito Don Bosco, l'inferma
si senti pienamente libera dal suo male; si alzò, uscì di casa, e andò
a ringraziare in chiesa la Madonna, e, prima ancora che Don Bosco
partisse, andò, con meraviglia di tutti, a portare a Don Bosco la pro-
messa oblazione.
1) Una povera vecchierella, che non poteva muoversi se
quattro gambe, nello stesso giorno, benedetta da lui fu vista pel p
camminare, scioltamente, avuto riguardo all'età, con un solo bac
cino. Dietro tali fatti e qualche altro, che per brevità tralascio,
vendo Don Bosco della stessa sera far ritorno all'oratorio, trov
- V È il braccio destro di Don Bosco
205
strada gremita di gente, che gli contraspavano il passo, e no1 lascia-
rono partire senza prima gettarsi a terra ed essere da Lui benedetti
tutti insieme n.
Quel medesimo giorno, figgendo lo sguardo 'nell'anima
di Don Rua e nel suo avvenire, Don Bosco ne faceva il
più splendido elogio, che riferiamo, quale venne scritto da
Don Giacomo Costamagna, che l'ascoltò.
« Quando di ritorno da far la predica di S. Croce (3 mag-
gio 1867), si sfogava con me e giubilava per tante grazie che
gli faceva il Signore, specie di dargli un Don Cagliero mu-
sico, un Don Durando, Don Lemoyne e Don Francesia,
scrittori, un Don Ghivarello santo, ecc., arrivato a Don Rua
così nti disse:
s - Guarda, Gioco; se Dio mi dicesse: prepàrati, Don
Bosco, chè devi morire, e scegli un tuo successore; perchè
non voglio che l'opera tua, da te incominciata, venga meno,
e chiedi per questo successore. quante grazie, doni, carismi,
credi necessari, perchè possa disimpegnare bene il suo ufficio
che io tutto gli darò; - io - aggiunse Don Bosco - ti assi-
curo che non saprei che cosa domandare al Signore per questo
o..... già lo vedo posseduto da Don
Giulio Barberis, essendo ancor giovinetto,
sentì ripetere da Don Bosco un elogio simigliante: « Se avessi
dovuto cercarmi, anche fuori della Società Saiesiana, uno
che avesse saputo totalmente comprendermi ed aiutarmi, in
modo da poterlo preparare ad essere il mio successore, non
avrei potuto trovare un altro migliore di Don Rua )).
Nello stesso mese (maggio 1867), anche Don Rua espe-
rimentò l'efficacia delle benedizioni di Don Bosco. Per di-
va colto un dolore così forte in una mano,
'impediva di dormire, ma lo costringeva a
Don Bosco, presente Don Berto, gli diè la
egò; ed in fine l'esortò a fare una novena a
e, e di chiedere la grazia con fede, durante
era di DO^ Giacomo Costamagna a Don Lernoyne, in data

13.2 Page 122

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206
II - Primo aiutante Don Bosco
la Santa Messa, specialmente all'elevazione dell'ostia Santa:
- Abbi fede, gli disse, e non solo speranza! - Prima della
fine della novena, Don Rua era perfettamente guarito.
E poichè queste meraviglie s'andavano nioltiplicando, il
Servo di Dio il I? settembre 1867 su d'un vecchio quaderno
(contenente, nelle prime pagine, l'inventario degli oggetti
esistenti nella cappella dell'oratorio di S. Luigi a Porta
Nuova), appuntava altri fatti e detti, degni di memoria,
che servirono per ritrarre più dettagliatamente, in vari pe-
riodi, la santa figura di Don Bosco.
I1 lavoro suo, già così grande, crebbe ancora nel 1868,
all'avvicinarsi della consacrazione del Santuario di Maria
Ausiliatrice. Le feste durarono otto giorni, e convennero
ali'oratorio anche i salesiani e gli alunni dei collegi di Mira-
bello e di Lanzo. La Divina Provvidenza largheggiò visi-
bilmente coi figli di Don Bosco, mandando in quei giorni,
in modo anche straordinario, ciò che occorreva; ma se tutto
procedette con ordine e nulla mancò ai numerosi ospiti, che
eran più di trecento, fu merito di Don Rua.
Le fatiche, però, che ebbe a sostenere, furon così gravi,
che per poco non ebbero un epilogo fatale; dissimulò e sop-
portò la spossatezza e il malessere che sentiva, finchè gli $a-
starono le forze; in fine si sentì costretto a porsi a letto, e fu
tosto in fin di vita. Ciò avveniva il 29 luglio, (( dopo parec-
chi mesi di sofferenze, dice Don Lemoyne, cagionate dalle
fatiche eccessive che gli davano l'interna direzione dell'O-
ratorio e il disbrigo degli affari materiali, e dali'estrema debo-
lezza abituale per l'insufficiente riposo di sole quattro ore di
sonno i>. Piissimo, chiese subito gli ultimi. conforti religiosi;
Don Bosco era assente e gli fu portato il Viatico. I medici
Io dissero spedito. I1 dott. Fissore, che lo curò per il primo,
ebbe a dire più tardi, che la malattia era di tal genere che,
su cento, uno o due al più possono guarire.
S'immagini l'ansietà di tutta la casa! Fu mandato a c
mare Don Bosco, il quale giunse verso sera. Appena
piede sulla soglia della porteria, superiori ed alunni co
con maggior premura e in maggior numero del solit
corona, per dirgli dell'inferrnitbdi Don Rua e del per
V - 2 iZ braccio destro di Don Bosco
207
in cui si trovava; e lo pregavano di andar subito a visi-
tarlo per dargli la benedizione di Maria Ausiliatrice. - Pre-
sto! vada a vederlo, che può mancare da un momento all'al-
tro! - Don Bosco, senza turbarsi, senza accelerare il passo,
rispondeva sorridendo: - State tranquilli: io conosco Don
Rua; non partirà senza il mio permesso!
Quella sera v'erano le confessioni, perchè il mattino se-
guente, giovedì, si faceva l'esercizio della buona morte; e Don
Bosco si recò a confessare, e n'ebbe per molto tempo.
Uscito di chiesa, Don Serto insistette che salisse a vi-
sitare l'infermo; egli, invece, senza nulla preoccuparsi, andò
a cena, dicendo: - Sì, sì, andremo a vederlo. - E com'ebbe
cenato, con la solita tranquillità salì in camera a deporre le
sue carte, e poi scese al primo piano presso l'infermo.
DODOessersi intrattenuto alquanto con lui, questi gli
disse can un fil di voce:
- Oh! Don Bosco! Se questa è la mia ultima ora, me lo
dica pure liberamente, perche son disposto a tutto.
È D o n Bosco:
- O- caro Don Rua, non voplio che tu muoia! Hai da
aiutarmi ancora in tante cose!
E, dopo qualche altra consolante parola, lo benedisse.
La mattina seguente, dopo la celebrazione della Messa, ri-
salì dall'ammalato, presso il quale si trovava il dott. Gribaudo,
che insistè sulla gravità del caso, soggiungendo che sperava
poco nella guarigione.
- Sia grave, quanto si vuole - rispose Don Bosco - il
mio Don Rua deve guarire, perchè gli resta ancor tanto da
fare.
S'era deciso d'amministrare all'infermo anche l'Estrema
Unzione, e, vista sul tavolo la borsa dell'Olio santo, Don Bosco
domandò:
- E ~ e r c h è aui l'olio santo?
- P& amministrarlo a Don Rua.
- E chi fu quel bonomo, che pensò di portarlo qui?
-- Son
stava male,
io, rispose Don Savio. Oh!
ieri..... faceva paura..... i
mseedaivceisssteesvsiis.t.o..,
come
.
Gente di poca fede! - l'interruppe Don Bosco, e:

13.3 Page 123

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208
II - Primo aiutante di Don Bosco
- Fàtti coraggio, Don Rua! - aggiunse sorridendo e face-
ziando: - Vedi! se anche ti gettassi giù dalla finestra, e sopra
il selciato, ora non morresti!
Dal momento che fu benedetto da Don Bosco, il Servo di
Dio prese a migliorare; ed in pochi giorni, contro ogni aspet-
tazione, era fuor di pericolo.
In quella circostanza si vide anche quant'era amato! Non
appena in casa si diffuse la notizia, che Don Rua era caduto
ammalato, e grave, e che stava per morire, si sospesero le
scuole e corsero tutti in chiesa a pregare, fervorosamente,
innanzi all'altare di Maria Ausiliatrice: sentivano tutti la gra-
vità della perdita che minacciava Don Bosco e l'oratorio.
E quando entrò in convalescenza, e cominciò a fare i primi
passi fuori di camera, si volle che scendesse sotto i portici,
ove fu accolto a suon di banda, e fatto sedere in mezzo agli
alunni plaudenti, gli si lessero varie composizioni per dirgli
il giubilo di vederlo guarito. Ed egli, senza dubbio, rinnovò
in cuor suo il proposito fatto in occasione della prima Messa,
di lavorare sino alla morte per la salvezza delle anime.
Di quell'anno, in primavera, Don Bosco aveva avuto e
narrato vari << sogni >.>. .Dopo l'apparizione d'un mostro ter-
ribile, e le scene della morte, del giudizio e del paradiso, vede
spuntare e crescere, presso l'antica casa Pinardi, una vite,...
che con i suoi rami prende a formare un pergolato, e copre
tutto il cortile dell'Oratorio, carico di grappoli d'uva; e d'un
tratto cadono a terra tutti gli acini e divengono altrettanti
... giovinetti, vispi ed allegri: tutti gli alunni che furono, sono e
saranno nel1'Oratorio e negli altri istituti salesiani E se-
guono tre scene: primo quadro: la vite no
sotto di essa è un gran numero di giovani,
poc'anzi, che fanno il bene solo per compari
deantur a6 hominibus. Secondo quadro: la vi
guasti, e sotto san altri giovani in preda al peccato.
quadro: la vite ha dell'uva stupenda, e sott
vani, amanti sinceri della virtù. Cambia di nuovo
la vite cresce nuovamente, s'estende, e
enormi, come quelli della Terra Promessa. D
ne gusta un acino, ma sente che ha un gusto
Y - i? il braccio destro di Don Bosco
209
guida, che accompagna Don Bosco, offre un bastone a vari
salesiani perchè battan quei tralci, e nessuno accetta. I n fine
si rivolge a Don Bosco, che osserva attentamente e vede
scritte sulle foglie le parole della ~arabolaevangelica: Ut
q1"d terram occupat?... ed ogni acino ha scritto il nome del
giovane che rappresenta e il vizio suo dominante. La guida
insiste, perchè prenda il bastone Don Rua, e batta; e Don
Rua, incrociando le braccia, abbassa la testa e mormora
((Pazienza!o; e dà un'occhiata a Don Bosco, il quale gli fa
cenno che approva, ed allora Don Rua prende il bastone, e
comincia a battere. Dati appena i primi colpi, la guida intima
a tutti: 6 Ritiratevi! >>; e il cielo s'annuvola e scende una gran-
dine grossa come uova, nera e rossa; sopra ogni pezzo di
grandine nera è scritto Immodestia>>s;u ogni pezzo rosso
« Superbia D; e la guida: << Questi, dice, sono i due vizi capi-
tali, che rovinano un maggior numero di anime, non solo del-
l'oratorio, ma di tutto il mondo! D.
A Don Rua era riservato un così difficile e delicato mandato
nell'Oratorio, che egli solo, con la sua vigilanza e l'impecca-
bile e paziente perseveranza nell'ammonire, sapeva compiere.
, La sua convalescenza fu lunga, ma la guarigione completa.
Restò in riposo circa due mesi nella casa di Trofarello; e du-
rante quel tempo, cedendo a graziosi inviti, accettò d'andare
a pranzo presso due famiglie di benefattori. « E quei due
pranzi - osservava scherzosamente Don Bosco, in una con-
ferenza ai salesiani, per inculcare di non accettar d'ordinario
alcun invito - costarono un PO' cari al caro Don Rua, e
recisamente due accettazioni gratuite nell'Oratorio >h.
Prima che s'iniziasse il nuovo anno scolastico, era di nuovo
suo sguardo e le sue diret-
, l'Oratorio continuava a prendere un aspetto
alunni cominciarono a recarsi in chiesa
er raccogliersi più facilmente e conser-
o nel luogo santo; ed ebbero, anche in
ecarsi in fila e in silenzio anche
servdoi D ~ OM ~ c ~ <RI.O<. VOI. I.

13.4 Page 124

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ZIO
II - Primo aiutante di Don Bosco
E, veramente, un po' di regolare disciplina s'imponeva,
perchè, atteso il numero degli alunni, non poteva bastar
più quello spirito di famiglia, sul quale s'era venuto formando,
fin dai primi tempi, l'ottimo andamento dell'istituto.
11 Servo di Dio provvide pure perchè gli stessi chierici, i
quali erano assai numerosi, avessero un assistente; e questPuf-
ficio venne affidato ai nuovo sacerdote Don Paolo Albera.
Anche i così
dette all'istituto,
detti famigli, cioè le
ebbero delicatissime
pceurrseopnaetedrinseerdvailzisoeardv- o
di Dio.
Provvide pure che si diradassero i letti in dormitorio;
che restassero chiuse a chiave le aule scolastiche, fuori delle
ore di scuola; che si curasse maggiormente la pulizia dello
stabilimento; e che gli alunni avessero ogni settimana anche
una lezione di buona creanza.
E tutto senza diminuir affatto quella familiarità, che
formava la più cara attrattiva dell'oratorio, con soddisfa
zione grande di Don Bosco.
Mons. Lorenzo Gastaldi, Vescovo di Saluzzo, che vi
recava spesso, come altri insigni Prelati, '*er parlare co
Don Bosco, POCO prima della consacrazione del Santu
di Maria Ausiliatrice, alla quale prese parte attivissi
inviava a Roma, per ottenere l'approvazione della Soci
Salesiana, questa preziosa testimonianza, che tratteggi
minosamente lo zelo e la santità di vita che caratterizza
i primi salesiani, i quali formavano una sola famiglia,
sola mente, e un cuore solo!
.....11numero prodigioso dei giovani che frequentano
tori, l'attitudine e disposizione che quivi essi acqiiistan
e a tutte le altre pratiche cristiane, la perseveranza nello
stiano, che la maggior parte dei giovani quindi usciti C
il loro affetto tiitto singolare che, sia al sig. Don BOSCO
compagni nel sacerdozio, dimostrano e che conservano a
tempo usciti dagli Oratori, dimostrano e provano ad
quivi il misericordioso Iddio spande in misura sovr
sue benedizioni e che, quivi, vi ha una missione particolar
della gioventù.
1) Questa benedizione risulta pure dalle vocazioni a
siastico, che quivi si sono svegliate; lacchè fece si che
v - È il braccio destro di Don Bosco
211
al 1863,nel qual tempo il Seminario Arcivescovile di Torino rimase
sO0 l'oratorio di Don Bosco che nel collegio-convitto conta circa
giovani, forni ed educb i chierici della Diocesi di. Torino; del
che S. Ecc.za Mons. Fransoni esprimeva al sottoscritto le sue com-
piacenze, mentre gemeva nel suo esilio di Lione ed era dal sottoscritto
D Ma il sig. Don BOSCO non avrebbe potuto fare che una Parte
menoma di tanto bene, ove non si fosse unito a tempo dei compagni,
e non avesse fkmata una società di chierici e sacerdoti, i quali, sotto
la sua direzione, esercitassero la carità con quei giovani sovrammen-
, orail sottoscritto dichiara, che esso vide formarsi e crescere
questa società, ne vide le regole, ne vide il risultato. Vide che con
120sservanzadi queste regole si mantenne costantemente in essa 10
spirito di obbedienza, sottomissione, umiltà, pietà, concordia, Pace,
e
TTODÒ mai sempre nei membri fomtanti questa Società, Lome
masola mente, un cuore solo. Vide, come per miracolo, sorgere incen?
alla medesima una chiesa colossale, che forma la meraviglia di chi
la esamina, che per la spesa di oltre a un mezzo milione di lire so-
$tenuta da poveri,sacerdoti nulla tenenti, è come un portento, il quale
va che Iddio benedice questa Società.
» 11 sottoscritto, pertanto, non può a meno di fare voti, perchè
esta Società, insieme con le sue Regole, venga approvata da Sua
ed eretta alla classe di ordine religioso, confidando che quindi
verrebbe del gran bene alle anime, al clero, alla Chiesa in generale?
in ispecie alla gioventù, la quale abbisogna oggidi più che mal
ottimi educatori; e quindi abbisogna di Ordini religiosi, che ne
endano cura con quello spirito di carità, discrezione, pazienza, col
ale da
anni ne prende cura la Società, istituita e diretta dal
to sig. Don Giovanni Bosco..... i>.
Durante l'erezione del Santuario di Maria Ausiliatrice,
on Bosco continuò a lavorare attivamente per ottenere 1'8~-
rovazione della nuova Società; e, tra le carte lasciate dal
ard. De Angelis, Arcivescovo di Fermo, vi sono varie sue
ettere, in una delle quali, recante la data del 2 giugno 186.8,
n BOSCO dice di aver già ottenuto le commendatizie di oltre
vescovi, e supplica 1'Eminentissimo ad unire ad esse la
mentre l'invita a prender visione dell'incartamento mari-
in proposito. E, tra queste carte, c'era pure una copia
ca inoltrata al nuovo Arcivescovo di Torino,
ardi di Netro, che aveva fatto il Suo ingresso in
la lunga vacanza arcivescovile, il 26 maggio del-

13.5 Page 125

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212
II - Primo aiutante di Don Bosco
l'anno precedente; la quale, firmata solo da Don Bosco,
ma scritta a nome di tutti i membri della Società, è di mano
di Don Rua, e dice così:
((Noisottoscritti, unicamente mossi dal desidaio di assicurare la
nostra eterna salute, ci siamo uniti a far vita comune a fine di poter con
maggior comodità attendere a pelle cose, che r+ardano la gloria di
Dio e la salute delle anime.
o Per conservare l'unità di spirito e di disn>lina, e mettere in pratica
mezzi conosciuti utili allo scopo proposto, abbiamo formulato alcune
regole, a guisa di Società religiosa, che, escludendo ogni massima re-
lativa alla politica, tenda unicamente a santificare i suoi membri spe-
cialmente con l'esercizio della carità verso il prossimo. Noi abbiamo
già provato a mettere in pratica queste regoli, e le abbiamo trovate
compatibili alle nostre forze, vantaggiose alle anime nostre.
i) Ma noi sappiamo che la mente dei privati va troppo spesso facil-
mente soggetta ad illusioni, e spesso ad errore, se non è giudicata dall'au-
torità staiiilita da Dio sopra la terra, che è la Santa Madre Chiesa.
Egli è per questo motivo, che noi ricorriamo umilmente a V. E. Re-
verendissima, facendole umile preghiera di voler leggere l'unito piano
di regolamento, cangiare, togliere, aggiungere, correggere, quanto
il Signore Le ispirerà per maggior sua gloria, e compatibile colle
nostre forze. Noi riconosciamo in Lei. Eccellenza Reverendissima, il
Pastore che ci unisce al Supremo ~ e r a r i adella Chiesa di Gesù ~ r s t o .
Parli V. E., e, nella voce di Lei, noi riconosceremo la volontà del Si-
gnore t>.
Dettata da Don Bosco o composta da ~ o n ' R u aa,nc
questa lettera è un prezioso documento dell'esemplarità d
vita, che si proponevano i primi figli di Don Bosco nell'u
nirsi, sull'esempio di Don Rua, in società religiosa.
VI - Direttore delEJ0ratorio
VI
DIRETTORE DELL'ORATORIO
1869-1822.
Apprfovaziae della Società Salesiana. - La Divina Provvidenza con-
tinua a vegliar sulllOratorio, e Don Bosco cura la formazione de'
- primi Salesiani. u Unità di spirito e unità di amministrazione>).
- L'aiuto prestato dal Servo di Dio. - Don Rua è il primo maestro
- - dei novizi. Come assolve il delicato ufficio. Comincia a spiegare
- la Storia Sacra nella chiesa di Maria Ausiliatrice. Continua le
lezioni di S a n a Scrittura e di Vangelo. - Attende quotidianamente
- - al ministero delle confessioni. A l letto dei moribondi. Vede l'anima
- di un alunno volaredalcielo in forma di c~lomba. Nuova minaccia
- di perder Don Bosco, ed olocauti generosi per la'sua guarigione.
- Cresce il lavoro del Servo di Dio. Sue cure paterne per a h n i
- poveri alunni irriducibili. L'Oratorio, per opera pazzZZentdei Don
- Rua, riveste il fascino irresistibile del buon esempio. Altre atten-
- zioni delicate. Le sollecitudini per l'esatta osservanza della disci-
- plina non lo rendono simpatico ad alcuni. Don Cagliero espone
le di&oltà a Don Bosco, e Don Bosco toglie a Don Rua E'uf7icio
- 'prefetto all'Oratorio, e lo nomina vice-direttore. Unanime ammi-
- zione per la virtù del Servo di Dio. Alcuni pensieri che rivelano
- carità dell'anima sua. Dà l'esame di professore di retorica.
principio del 1869 Don Bosco si recava a Roma dopo
agli alunni del piccolo seminario di Mirabello
collegio di Lanzo particolari preghiere. A quelli dell'O-
' , la sera del 7 gennaio aveva detto: ((Vado a Roma,
affari di molta ,importanza, e vado per voi..... Vi
amente di recitare fino al-7marzo un Pater ed una

13.6 Page 126

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214
II - Primo aiutante di Don Bosco
Salve, secondo le mie intenzioni)). Così nelle memorie di
Don Rua.
Scopo del viaggio era l'approvazione della Società Sale-
siana, ihe umanamente parlando, per il momento, pareva
impossibile; ma la Madonna, con tre grazie segnalate, elar-
gite per mezzo di Don Bosco ad un nipotino del Card. Be-
rardi, al Card. Antonelli, e a Mons. Svegliati, Segretario della
S. Congregazione dei Vescovi e Regolari, affrettò le pratiche,
rimosse ogni ostacolo, e il IO marzo 1869 la S. Congregazione
decretava l'approvazione, differendo ad altra epoca e ad altro
esame, l'approvazione definitiva delle Regole o Costituzioni
della nuova Società.
Questa era ancora in istato primordiale: solo ventisei ave-
vrin promesso di vivere in essa per tutta la vita, trentatrè per
tre anni, e trentuno avevan chiesto d'esservi inscritti: totale,
yo appena, tra soci ed aspiranti.
Intanto <igli alunni dell'Ospizio - scrive nella sua cro-
naca il Servo di Dio - eran più di 800 e l'Oratorio viveva
'~ienamenteabbandonato nelle braccia amorose della Divina
Prowidenza.
- )> Devesi notare come al principio di quest'anno eranvi
a soddisfare numerosi e girossi debiti. Il banchiere comm. Giu-
seppe Cotta aveva promesso per i primi di gennaio la somma
di lire ~o.ooo:egli morì sui finire del 1868, e nel suo testa-
mento nulla si trovò notato per l'Oratorio. Ma il Signore
dispose, che in tale circostanza ci venissero recati d'altronde
aiuti straordinari, con cui si potè, comodamente, far fronte
ad ogni debito e ad altre spese non indifferenti.
Sul finire del 1868 moriva il sig. Carlo Bertinetti di
Chiesi, e, nei primi giorni del 1869, moriva pure sua moglie;
e lasciarono per testamento le loro sostanze a Don Bosco, di
cui ammiravano le belle opere. Questo però non potè coa-
diuvare in nulla al so!iievo degli urgenti bisogni di quei
giorni, giacchè, per i primi tempi dopo ricevuta tale eredità,
non si ebbe che a spendere per coprire le passività e le spese,
che occorrono in tali circostanze D.
La Divina Prowidenza vegliava visibilmente sull'ora-
torio, e Don Bosco non si preoccupava d'altro che di rendere
i suoi, degni delle benedizioni del Signore. <(La nostra Con-
gregazione - diceva loro 1'1 I marzo 1869, pochi giorni dopo
il ritorno da Roma - è approvata: siamo vincolati gli uni con
gli altri. Io sono legato a voi, voi siete legati a me, e tutti in-
sieme siamo legati a Dio. La Chiesa ha parlato, Dio ha accet-
tato i nostri servigi, noi siamo tenuti ad osservare le nostre
promesse. Non siamo più persone private, ma formiamo una
Società, un corpo visibile; godiamo dei privilegi; tutto il
mondo ci osserva e la Chiesa ha diritto all'opera nostra. Bi-
sogna dunque che, d'ora innanzi, ogni parte del nostro rego-
». lamento sia eseguita puntualmente
a E passava rilevare gli obblighi assunti, con l'essersi
uniti in Società:
cietà(I..R..i.coNrdoiiamabobciiamseomspcreel,tochdei
noi abbiamo eletto di vivere in so-
abitare in unum. Che cosa vuol dire
quest'abitare in unum? Vuol dire: in unum locum, in unum spiritum,
zk unum a p d i finem ».
Vita comune: carità fraterna: lo stesso programma
d'azione: quindi formare un sol corpo e un'anima sola, con
la carità vicendevole e la dipendenza dai superiori.
Erano, sostanzialmente, le raccomandazioni fatte da Don
Rua due anni prima che, molto probabilmente gli aveva siig-.
erito Don Bosco, e le stesse che troviamo nella minuta di
na circolare di Don Bosco ai salesiani: - Unità di sairito.
&
ed unità d'amministrazione, mediante I'esatta ossewanza delle
Regole.
(1 Per unità di spirito - dice Don Bosco-io intendo una delibera-
ne ferma, costante, il volere o non volere quelle cose che il supe-
e giudica tornare o no, a maggior gloria di Dio. Questa delibe-
ione non si rallenta mai, comunque gravi siano gli ostacoli che
oppongono al bene spirituale ed eterno, secondo la dottrina di
. Paolo: Charitas omnia suffert, omnia sustinet..... Ognuno adunque
si spogli della propria volontà, e rinunzi al pensiero del proprio van-
-" taggio. Si accerti solamente che quello che deve fare torni a maeeior
Dio, e poi vada avantl'.....
'unitd di sairito. deve andar congiunta I'unità d'amminiitra-
~~
~
e. Un religiosi si
di mettergin pratica il detto del Sal-
tore, cioè di rinunziare a quanto egli ha, o possa avere nel mondo,

13.7 Page 127

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2x6
- Primo aiutante di D a BOSCO
per la speranza di miglior ricompensa in cielo: padre, madre, fra-
telli, sorelle, casa, sostanze di qualunque genere, e tutto offrire al-
l'amor del Signore. Se non che, avendo egli ancor l'anima unita al
corpo, ha tuttora bisogno di mezzi materiali per nutrirsi, coprirsi
ed operare. Perciò egli, mentre rinuncia a tutto quanto aveva, cerca
di aggregarsi ad una Società in cui possa provvedere alle necessità
della vita, senza punto avere il peso dell'amministrazione temporale.
Come adunque egli deve regolarsi in Società, riguardo alle cose tem-
porali? Le regole della Società prowedono a tutto; dunque, prati-
cando le regole, rimane soddisfatto ogni bisognoi).
AbbiamC>voluto rilevare questi pensieri di Don Bosco,
perchè Don Rua Ii praticò in ogni tempo in modo insupera-
bile, e informò ad essi il programma del suo governo, come
Prefetto Generale, e come Rettor Maggiore.
I1 primo pensiero che aveva iii mente Don Bosco in quei
giorni era la formazione dei suoi: <I Guardiamo - insistev
paternamente il 6 aprile del 1869 di farciproprio deg
fondatori della Società di S. Francesco di Sales, affinchè co
loro che leggeranno la nostra storia, possano trovare in
tanti modelli, e che non abbiano invece ad esclamare: -
razza di fondatori eran quelli? D.
Con un'altra circolare, del r g agosto 1869, raccoman
come base della vita salesiana, la confidenza nel superior
illustrando le -pratiche conseguenze di cotest'articolo del
Costituzioni.
Approvata la Società, ma non ancor definitivamente ap
vate le Costituzioni, urgeva dar a queste l'assetto defini
conciliando le norme consigliate dall'esperienza con i
gerimenti della S. Congregazione, senz'alterare lo spi
dell~ a ~nu.~ ova
~~
~
~~
famig"lia.
E,
in
questo,
Don
Bosco
fu
effic
mente coadiuvato da Don * Rua.
A1 Servo di Dio affidò l'incarico di far da mae
nuovi ascritti, pur non dandogliene, per motivi di
il nonle. Non si può credere con quanta circospezi
vesse procedere a quei tempi, in cui le vecchie co;
religiose eran continuo bersaglio d'una lotta, ape
dola; ed implacabile. Anche nell'oratorio, fin do
tenza dei primi Missionari Salesiani (1875), fu
VI - Direttore dell'Oratorio
2'7
l'esistenza della nuova Società che avrebbe continuato I'opera
di Don Bosco-..
E Don Rua disimpegnò anche l'ufficio di maestro de-
gli ascritti, col solito fervore e con l'esattezza che gli era
abituale. S'intratteneva regolarmeiite con ciascun di loro,
li vegliava, !i ammoniva, e con l'esempio e la parola li stimo-
lava ad una vita fervorosa, in conformità dello spirito del
Fondatore.
Aveva cura diretta anche di coloro che aspiravano ad en-
trare in Societh. a Trovandomi al termine degli studi ginna-
siali - gli scriveva nel 1872 Michele Fassio, che fu poi uno
dei suoi segretari negli ultimi nove anni di rettorato - credo
bene parlarle della mia vocazione, ed aprirle interamente il
mio cuore. Ne parlai teste al sig. Don Bosco, il quale mi ras-
sicurò dicendo che continuassi a pregare, ed avrei potuto,
coll'aiuto del Signore, secondar facilmente questa mia incli-
nazione. Io ripigliai dicendo, che ho preso tant'affezione a11'0-
ratorio, che non mi sarebbe più possibile allontanarmene
tanto più che una voce continua, partendomi dal cuore, mi
dice che sarei per rovinarmi, se facessi ritorno in mezzo al
mondo. Risposi anche ad un'altra sua interrogazione, dicendo
che ho soltanto mia madre e due fratelli, assai lontani l'uno
dall'altro, ma ben contenti ch'io segua questa mia vocazione.-
Allora, se è così - mi disse Don Bosco - tu, con una mano,
ed io, con due, procureremo di mandar la cosa ad effetto.
Intanto, se aneli di entrare nella Società di San Francesco di
Sales, fanne richiesta al sig. Don Rua )>.
Come abbiamo accennato, quanti aspiravano ad entrare
in Società, venivan raccolti dal Servo di Dio in private con-
ferenze per disporli meglio al passo che volevano compiere;
e quando gli pareva venuto il giorno di animetterveli, sen-
z'aspettare che ve ne fosse un picco1 numero, foss'anche
un solo, lo diceva a Don Bosco, che, privatamente, dava al
nuovo ascritto l'abito ecclesiastico.
<(Avendo io terminato il corso ginnasiale - narra Don
Giuseppe Kinetti - e fatto domanda di rimanere con Don
Bosco e di percorrere la carriera ecclesiastica, fui invitato ad
accompagnare Don Rua fuori dell'Oratorio. Vi andai pronta-

13.8 Page 128

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218
II - Primo air~tantedi Don Bosco
mente, non senza meravigliarmi dell'alto onore, che mi veniva
fatto. Cammin facendo, Don Rua prese ad interrogarmi sul
motivo, che mi aveva mosso a domandare di rimanere con
Don Bosco; e, proseguendo con altre domande, mi diede l'e-
same di vocazione, e, quella medesima sera, io riceveva, da
solo, l'abito chiericale dalle mani di Don Bosco, nel Santuario
di Maria Ausiliatrice s.
{(Durante il mio noviziato, ogni quindici giorni - diceva
il salesiano Marce110 Rossi - Don Rua mi chiamava imman-
cabilmente, e mi faceva passeggiare con lui in cortile, fa-
cendomi fare un rendiconto minutissimo. Una volta, nii sot-
topose ad una prova, che non ho mai dimenticato. Mi mandò
a chiamare, allora io era in libreria, e mi disse di passare in
tipografia a girare ia ruota di una macchina, lavoro di un ro-
busto operaio che monìentaneanlente mancava, faticoso assai,
perchè bisognava compierlo a forza di braccia. Era un inca-
rico superiore alle mie forze; ma non voleva assolutamente
dir di no a Don Rua, e tacqui; passai un momento in chiesa,
e mi recai in tipografia. Dopo due ore
premurosamente a chiamare, e mi disse
lamente in libreria, dove prestavo pic
faticosi. Ricordo anche, che terminato 1
cangiò metodo con me; cessò di essere il
un fratello maggiore, e un altro Don Bosco i).
Nel 1869 il Servo di Dio cominciò
menica, al posto di Don Bosco, in
nel 1872 a narrare la Storia Sacra, . co
cazione fino al 1889, cioè per oltre I
unzione ed esatta esposizione del testo biblico n'eran
doti; e solo chi l'ha udito può farsi un'idea dell'in
che avevano le sue istruzioni, e del bene che produc
negli uditori. li Una delle cose che m'i
nReulalo-steaststoesttaemilposalmesiiapnioacDevoannoFrdaincpeisù
la sua predicazione. Negli anni passati all'orator
studente e da chierico, l'ho sentito regolarmente al
della domenica, dopo la seconda Messa
mente, non erano prediche, ma istruzioni,
- VI Direttore del!'Oratorio
z19
Sacra; e la sua chiarezza,era mirabile, l'ordine perfetto, le
riflessioni sempre belle e pratiche; e noi giovinetti stavamo
così attenti, che non se ne perdeva una parola o.
Fortunatamente ce ne resta un'eco negli accennati qua-
derni d i Storia Sacra, che gli fornirono la materia fino al 1876,
e negli appunti che ne distese dopo quell'anno, nei quali,
volta per volta, insieme con la parte storica, notava anche le
riflessioni morali, i felici spunti ascetici, e le opportune con-
siderazioni religiose, onde soleva condirle. Leggendo questi
appunti, anche nella loro brevità, par di sentir l'eco della sua
parola, la cui efficacia, più che dalla chiarezza dell'esposi-
zione e dall'interesse del racconto, veniva dalla santità del-
l'anima da cui sgorgava e dalla fede di cui era ricolma.
((Allasantità - dice il teol. Don Francesco Paglia, sale-
siano - andava in lui congiunta una grande scienza, special-
mente sacra, per cui nell'anno 1869-70, in cui nell'oratorio
furono istituite le scuole di Teologia, egli fu eletto da Don
Bosco a professore di S. Scrittura: ed io ebbi la fortuna e l'o-
nore di averlo professore due znni. Per testo si aveva ancora il
Janssens, molto conciso; ma egli lo spiegava egregiamente col
metodo che è riputato migliore. Faceva leggere il testo, e poi
lo spiegava con chiarezza e facilità, veramente mirabili. E
benchè la materia fosse sovente arida, egli la rendeva sempre
amena colla facondia spontanea, naturale, e pienamente adat-
tata all'arte dell'insegnamento v.
Continuava anche a tener ogni sabato una lezione di Van-
.gelo, o di Testamentino come si diceva, ai chierici studenti di
filosofia, assegnando loro ogni volta dieci versetti da recitare
a memoria il sabato seguente.
(I Ma prima - attesta Don Francesco Piccollo - ce li
con molta cura, nè tralasciava di fare tutte le osser-
e potevano chiarire il testo, e quelle riflessioni che
iovare per il ~rofittospirituale; e la scuola si con-
così, in una conferenza ascetica, che tornava di molto
a chi aveva animo di correre la via della perfezione i).
e vedeva in qualche chierico di bell'ingegno poca
mpiere quello studio - osserva Don Maggiorino
l'interrogava di preferelnza; e benchè l'ititerro-

13.9 Page 129

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220
- II Primo aiutante di Don Bosco
I
gato non avesse neppur aperto il Testunlentino, egli insi-
steva che recitasse i dieci versetti assegnati per lezione, dalla
prima all'ultima riga. Senza rivolgergli una parola di rimpro-
vero, con tutta calma e pazienza, attendeva dolcemente che
avesse recitato tutta la lezione..., che i compagni, sotto voce,
gli suggerivano, parola per parola. Ogni tanto, egli si limitava
a dire: - Avanti, avanti! - e questo, nel silenzio più asso-
luto. In quegli istanti si sarebbe sentito il volo d'una mosca. E '
bastava, ogni anno, qualcuno di questi esempi, perchè tutti
mettessero il maggior impegno nello studio del Vangelo )).
Attendeva anche, quotidianamente, al ministero delle
Confessioni, e numerosissimi eran quelli che amavano con-
fidare a lui i segreti della loro coscienza. Esatto ed osservante
di tutte le norme insegnate per fare una buona confessione,
non mancava di rivolgere opportune domande a completar
l'accusa; con brevi parole suggeriva il modo di evitare anche
ogni colpa ed ogni difetto; all'occorrenza ricordava i consigli
dati nelle confessioni precedenti; e così la direzione delle
anime aveva, in lui, una perfezione che non è facile trova
nella maggior parte dei sacerdoti. <(Laprima confessi0
che feci all'Oratorio - ricorda Don Piccollo - la feci
n o n Rua; e perchè egli aveva una maniera tutta nuova, rest
contentissimo di.quella confessione; mi ascoltò con pazienz
mi istruc sul modo d'incominciare la confessione e di term
narla, e ciò con un'amorevolezza tutta specciale: io era
di contentezza, e anche di ammirazione, per un sacer
che mi pareva superiore a tutti quelli che aveva v'
cui aveva praticato >>.
11 suo ministero era particolarmente apprezza
dei moribondi. Era voce comune nell'Orztorio
Don Rua al fianco in punto di morte, era un
consolazione non inferiore a quella di aver
LO stesso Servo di Dio ci ha lasciato ques
degli ultimi giorni di un alunno, iMich
gnato all'oratorio dalla Direzione del R.
((Verso il 7 giugno del 1871 fu inc
quale, vedutolo con un colore tanto sm
V I - Direttore defl'Oratorio
221
sentisse bene. Rispose, che sentivasi un poco indisposto, però non
pensava per anca a consegnarsi infermo. Tastato il polso e ricono-
sciutovi un po' di agitazione febbrile, venne, dal medesimo, fatto
accompagnare all'infermeria e raccomandato alle cure dell'infermiere
e del medico. Durò la malattia una decina di giorni, durante i quali
non diede mai il minimo segno d'impazienza, non mai diede un la-
mento, non una parola di doglianza; anzi, a chi l'interrogava, rispon-
deva sempre di sentirsi meglio, e mostrava piacere quando gli si
parlava dell'anima, oppure gli si diceva qualche cosa per fargli co-
» Alli 16 di detto mese, dimandò e ricevette i Ss. Sacramenti,
con le più belle disposizioni, sebbene credesse di non aver tanto male.
Giunta la notte delli 17 alli 18, il male si aggravò; ed egli, paziente,
al solito, andwa ripetendo le giaculatorie che gli venivano suggerite,
e di tratto in tratto volgevasi alla persona che lo assisteva e dicevagli:
- Faccia il piacere, vada a chiamare il tal sacerdote - e nominava
quello che aveva10 fatto accompagnare all'infermeria. Fattogli pre-
sente che era tardi, che quel sacerdote aveva bisogno di riposare,
acquietavasi, ma dopo qualche intervallo ripeteva la stessa dimanda,
finchh, al mattino, di buon ora, si appagò il suo desiderio, e si andò
a chiamargli il detto sacerdote. Con aria grave, quando lo vide com-
parire: - Desidero, gli disse, di confessarmi. - T i sei confessato
solo pochi giorni fa, non hai neppur bisogno -- gli rispose il sacer-
dote. - Oh! si, riprese l'infermo, io voglio co~ifessarmi- . I1 sacer-
dote si arrendette al suo desiderio, e lo confessò. Durante la confes-
sione proruppe in dirotto pianto e ad alta voce esclamava: - Mah!
mi perdonerà il Signore? mi perdonerà ancora? - Si, sta' tranquillo,
gli diceva il sacerdote, confida nel Signore, che molto ti ama. - A
stento potè riuscire ad acquietarlo. I1 sacerdote stesso, vedendo le
sante disposizioni di quel buon ragazzo, sentivasi profondamente
commosso; e commossi fino alle lacrime eran quelli che trovavansi
nella stessa camera, che osservavano il suo pianto e sentivano le sue
parole, piene di compunzione. Avendo ricevuto il SS. Viatico solo
due giorni prima, non si giudicò più necessario amministrarglielo
nuovamente, tanto più, poi, che non.pareva neppure tanto aggravato.
» I1 sacerdote ritirossi per attendere alle varie sue urgenti occu-
azioni, promettendogli che lo avrebbe raccomandato alle preghiere
ei suoi compagni; egli intanto procurasse di trattenersi alcun poco
pregare, anche solo col cuore, il Signore.
o Verso le 7 e '1, antimeridiane, mentre i compagni, insieme ra-
unati in chiesa, porgevano alla Vergine Ausiliatrice le loro preghiere
er lui, l'infermo cominciò a fissare lo sguardo verso la volta dell'in-
meria; poi si mise a ridere di gran contentezza. - Che hai? gli
mandb qualcuno che gli stava dappresso. - Oh! non vedi? gli
iseose, non vedi chi viene vicino a me? Oh!.come son belli! guarda,

13.10 Page 130

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222
11 - Primo aiutante di Don Bosco
guarda, quanti angeli! - Ridendo, guardava a destra e a sinistra,
come per salutare i nuovi arrivati, i quali, però, non eran veduti da
altri che da lui. Finalmente, alza di nuovo lo sguardo verso la volta:
- Oh! anche la Madonna viene a trovarmi; viene a prendermi! oh!
che piacere! - Ciò detto tacque, e, fisso cogli occhi al cielo e col
volto tuttora ridente, rese la candida anima fra i cori degli angeli,
nelle mani della Vergine Maria, come giova sperarlo, il 18, domenica
terza di giugno, in età di 11 anni ».
11sacerdote, di cui fa parola, era lo stesso Sewo di Dio;
il quale, nella sua umiltà, tacque anche umaltro. particolare.
12 missionario salesiano Don Bartolonieo Molinari, che fu
. . presente alla morte del pio giovinetto, ci dice che vi si trovò
presente anche Don Rua, e che, appena spirato il giovane,
alzò gli occhi al cielo, e, volto agli astanti, disse con voce com-
mossa:
..
- Mi pare di aver visto l'anima sua, volare al cielo, come
una colomba!
Alla fine del 1871, una tremenda disgrazia minacciò la
Società Salesiana. Don Bosco, dopo la fatica fatta la mattina
del 26 novembre per recarsi in fretta dalla Chiesa di S. Fi-
lippo alla Metropolitana, quando, a causa del cattivo tempo,
si dovette rinunziare al corteo prestabilito per l'ingresso so
lenne del nuovo Arcivescovo Mons. Lorenzo Gastaldi (<(s
ne attribuì la causa al cattivo tempo - scriveva l'Unità C
tolica - e la colpa era proprio del tempo non solo cattiv
ma pessimo e fangoso in cui ci troviamo )>),si recò in Ligur
a visitare le case salesiane di Marassi presso Genova, Alass'
e Varazze; e qui, la vigilia dell'Immacolata, cadde m
per una forte eruzione di miliari, con febbre altissima. I
ricolo di perderlo era grave; e, appena se ne sparse la notlzi
s'innalzarono fervide preghiere da ogni parte. Anche i
Mons. Galletti, Vescovo d'Alba, non potendo regger
siero che Don Bosco avesse a morire, si gettò in gi
cogli occhi gonfi di lacrime e le mani alzate al cielo,
sta preghiera: <( Signore, se volete una vittima, ecc
per pietà, risparmiate Don Bosco! e. Anche non p
dell'oratorio, attorno all'altare di Maria Ausiliatric
giuravano la gran Madre di Dio di prenderli
VI - Direttore dell'oratorio
223
quanti in paradiso, purchè fosse restituito Don Bosco ai loro
compagni. Anche Don Domenico Pestarino, un salesiano che
viveva in famiglia per assecondare, provvidenzialmente, l'im-
minente fondazione della seconda famiglia Salesiana, l'Isti-
tuto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, mosso dall'esempio di
varie Figlie dell'Immacolata di Mornese, faceva, per Don
Bosco, olocausto della propria vita.
E Don Rua, che
nota di questi generosi sacri-
fici, che cosa avrà detto al Signore, nell'insuperabile affetto
che portava all'amato Padre ed all'opera sua?
Già nel 1846, e di nuovo nel 1865, questi doveva passare
all'eternità; e, come allora, anche questa volta le ~reghiere
dei figli dovevano ottenergli la guarigione. Don Rua fu a visi-
tarlo a Varazze, negli ultimi giorni del 1871; e i1 7 gennaio
1872 indisse nell'oratorio u una novena di ~reghierea1 Sacro
Cuore di Gesù e a Maria Ausiliatrice per la guarigione di
Don Bosco, celebrando una Messa ai rispettivi altari, e reci-
tando, dopo la Messa, la coroncina al Sacro Cuore di Gesù x;
e Don Bosco il 15 febbraio ritornava all'Oratorio.
La minaccia di perderlo ridestò le sollecitudini per rac-
coglierne ogni fatto e ogni detto, degno di memoria. Fin dal
21 gennaio, auspice Don Rua, si trattò di riprendere questo
lavoro; e si scelsero due notai, o redattori delle memorie,
in Don Francesco Dalmazzo e Don Gioachino Berto; e si
stabilì che i singoli membri del Capitolo dell'Oratorio e i di-
rettori delle case salesiane fossero solidali nel tener conto di
quanto conoscevano o potessero venir a conoscere, interro-
gando coloro che conoscessero fatti e particolari per conse-
gnarne le memorie ai sullodati notai. La settimana dopo, il
28 gennaio, si stabili di fare una traccia della vita di Don Bosco
'visa in periodi, e se ne assunse l'incarico lo stesso Don Rua.
ltre volte durante l'anno si tornò sull'argomento, e venne
aricato Don Savio di scrivere ciò che riguardava i due
ggi cotnpiuti da Don Bosco a Roma nel 1871 per l'elezione
i, e Don Sala circa il ritorno in sede di un parroco
si di Bergamo, inviso alla popolazione.
11 ritorno di Don B&co da Varazze, il lavoro di
enne ancor più grave per lo sviluppo dell'opera

14 Pages 131-140

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14.1 Page 131

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224
II - Primo aiutante di Don Bosco
e per i necessari riguardi, che si dovettero usare al Fondatore,
per non affaticarlo soverchiamente con pericolo d'una ri-
caduta.
Ma neppur Don Rua era l'uomo più robusto; eglipure,
dopo la malattia del 1868, ebbe per più anni a sopportare
più di un disturbo; Don Bosco gli ripeteva spesso di farsi co-
raggio e di aver cura della sanità, e glie lo scriveva anche,
quand'era lontano; e per bontà del Signore potè superare
ogni incomodo e continuare i1 suo lavoro indefesso per dare
all'oratorio un assetto migliore.
Certo. fu auesto uno dei periodi più gravi della vita del
~
~
Servo di io:
Abbiamo accennato a certi alunni, consegnati all'oratorio
dalla questura e da altre pubbliche autorità, spesso refrattar
ad ogni awiso e ad ogni miglioramento. Eppure, abbandonat
e soli, quei poveretti avrebbero fatto compassione alle pietre
e trovarono, essi pure, nell'oratorio, quella carità che no
avrebbero trovato in nessun altro stabilimento educativ
Per tentare ogni mezzo di correggerli e non venir aU'espul
sione, col consenso di Don Bosco si stabilirono alcune camm
di r$essionc, dove cotesti pubblici refrattari ad ogni disposi
zione del Regolamento, che parevano irriducibili, veniva
segregati durante la scuola e le ricreazioni, perchè, senza t
nar di danno ai compagni, potessero rimanere neli'orat
ancora qualche giorno, comprendere l'imminente peri
ond'erano minacciati, prendere una generosa risoluz'
emendarsi. A poco alla volta, non tanto per il dimi
tali accettazioni, quanto per l'ampio fiorire della dis
e del buon esempio generale, siffatto prowediment
abolito; e si dovette all'opera paziente di Don Ru
ratorio di Valdocco, pur contando
vestirsi di cotesto irresistibile fascino al bene, con
solazione di Don Bosco.
E Don Bosco e Don Rua ne andarono
qualunque casa salesiana, dov'è grande
alunni e in fiore il sistema preve'ntivo, si
tare, quando necessità o convenienza l'esi
glino, qualche giovane disgraziato, anch
-VI Direttore dell'oratwio
22 5
I
W
dovrà mai perdere di vista, e, il più delle volte, non tarderà
a divenir buono ed anche ottimo, guadagnato dalf'efficacia
del buon esempio.
Gli alunni artigiani ebbero dal Servo di Dio anche quel
serio e pratico indirizzo che aperse e facilitò la via a progres-
sivi miglioramenti, fino a raggiungere l'ampia e discreta per-
fezione di programma che il salesiano Don Giuseppe Ber-
te110 diede alle Scuole Professionaii ed alle Colonie Agricole
Salesiane. A poco alla volta, Don Rua aboli le frequenti
uscite che essi facevano in città, per prowiste e commissioni
per il proprio laboratorio; dispose che avessero un c o ~ i l eper
le ricreazioni, distinto da quello degli studenti, e ordinò che
avessero scuola regolare ogni giorno dell'anno, compresa
qualche ora nei festivi, per dar loro un'istruzione conveniente,
e m;tt~r!i in grado d'apprender meglio la propria professione.
rilievi che potremmo fare, meditando gli appunti la-
sciati dal Servo di Dio circa gli argomenti delle frequenti
conferenze che si tenevano, sotto la sua presidenza, dai su-
periori dell'Oratorio, ci offrirebbero argomento per un lungo
capitolo che riuscirebbe assai importante per i Salesiani, ma
poco interessante per la maggior parte degli altri lettori.
Sta il fatto che Don Rua ha il merito di aver pazientemente
raggiunto la piena sistemazione di un istituto così ampio e
vario! qual era l'oratorio, col rimettere in fiore tutti i mezzi
voluti da Don Bosco, molti dei quali, poco alla volta, eran di-
venuti lettera morta, e col suggerirne e introdurne dei nuovi,
man mano che le necessità li richiedevano.
Per opera sua gli alunni, anche i più poveri, come quelli
a carico totale dell'istituto, ebbero un vestito decente per i
giorni festivi; e mentre ogni settimana l'economo della casa,
accompagnato da qualche apprendista sarto e calzolaio, vi-
sitava il piccolo corredo dei singoli alunni nei domitori, per
far accomodare a tempo le scarpe o gli abiti che avevan bi-
sogno di riparazione, egli stesso moltiplicava di giorno le vi-
site ai laboratori per assistere ed avviare i capi d'arte al com-
pimento del proprio dovere, perchè in gran parte venivano
dalla campagna ed erano tutt'altro che pratici dell'ufficio che,
in mancanza d'altri, veniva loro necessariamente affidato. e
- Vol. 35 Vita &t S-o di D b Michere Suo. I.

14.2 Page 132

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226
- II Primo aiutante Don Bosco
da essi, diciamolo anche, coraggiosamente e generosamente
assunto. E la sera vigilava, pazientemente, per il buon anda-
mento delle scuole notturne, in quegli anni assai frequentate
da giovani esterni.
La sua cura costante era l'osservanza del Regolamento; e
per questa sua cura caratteristica era notato a dito da tutti.
«Come prefetto doveva fare tutte le parti rigorose e spiace-
voli - dice Don Giulio Barberis - e per questo dai ragazzi
si faceva più temere che amare; ma era così prudente e di
bei modi, che anche i più dissipati lo ammiravano >>.Anche
in quegli anni 1871-1872- aggiunge Don Anacleto Ghione -
Don Rua prendeva parte ai giuochi dei ragazzi, alla barra,
ai birilli; ed io mi dilettava nell'osservare i bei modi, la gra-
zia e l'umiltà che accompagnavano i suoi divertimenti$. In
realtà tutti lo amavano, perchè tutti lo vedevano d'una, retti-
tudine singolare, sebbene riuscisse poco simpatico a quelli
che non erano e non volevano essere esemplari. Era il supe-
riore più temuto, tanto dai giovani quanto dai chierici. D.
ad uno: Don Rua ti chiama! era com
a una doccia fredda. E se la presen
u n continuo richiamo all'osservanza ed un tacito rimprove
a chi la trascurava, pensiamo l'effetto d'un suo rimprovero.
Tutti erano persuasi, e lo si diceva a voce alta, che egli
rebbe stato il successore di Don Bosco, perchè, più di q
lunque altro, ne comprendeva la mente e ne possedeva
spirito; ma continuando a fare il pr
zione che era in lui naturale, avrebbe p
quell'affetto che Don Bosco riscuoteva da tutti?
Don Cagliero, un giorno, si fece ani
ed osservò a Don Bosco:
- E chiaro, caro Don Bosco, che quando lei
in paradiso, e sia più tardi che mai! C
l'eredità., sarà Don Rua; tutti lo dico
volte anche lei. Ma non tutti son d'acc
Rua avrà da tutti anche la stessa
perchè con questa vita da censore, C
nell'oratorio per tutelar la disciplina, a molt.
Don Bosco non potè non ammettere la
- V I Direttore dell'Ovatorio
227
servazione, ed assicurò Don Cagliero che avrebbe proweduto.
E subito - si era nel 1872 -nominò prefetto Don Provera,
e a Don Rua di&l'ufficio di direttore. I1 Servo di Dio ubbidì,
ma non ne volle il nome, e lo lasciò a Don Bosco; e, come aveva
fatto nell'oratorio dell'Ange1o Custode in Vanchiglia, prese
' il nome di vice-direttore. Era giusto e conveniente, che i1
Fondatore dell'oratorio non lasciasse il titolo che aveva sem-
pre avuto, quantunque non potesse più disimpegnarne effet-
tivamente i doveri; e Don Rua si pose a compiere l'ufficio
di direttore, senza portarne il nome.
E non si tardò a veder il mutamento. Per qualche tempo,
gli rimase, è vero, un po' dell'impressione che faceva a tutti
quando era prefetto; non già per l'indole personale, sebbene
piuttosto austera, perchè si sforzava d'adattarla alla nuova
carica; ma principalmente per I'esemplarità, con la quale,
com'era suo dovere, in qualità di Prefetto generale della So-
cietà continuò, anche nelllOratorio, ad esercitare l'alta vigi-
l'osservanza del Regolamento, e, in parte, forse,
la tradizione del giudizio, che s'era formato a suo
Perchè, sin da quel tempo, l'eroica sua virtù s'imponeva
Ho conosciuto i1 Servo di Dio - attesta i1 teol. Ago-
guinetti, della Piccola Casa della Divina Prowidenza
- nel 1870, quando, ragazzo, entrai nelllOratorio: avevo
allora 12anni; e la figura del Servo di Dio, quantunque io
fossi giovane, mi ha subito colpito, e mi sentii preso da una
grande venerazione per i modi paterni con cui trattava tutti,
e anche me. Era circondato di grande stima dai confratelli e
dai giovani: ed era tenuto in gran stima dallo stesso Don Bosco,
i1 quale lo ripeteva come suo braccio destro. La sua figura
colpiva già l'attenzione di noi giovani; e ricordo, che, tra noi
discorrendo, si faceva il paragone tra il Servo di Dio e Don
Bosco; e, mentre tutti eravamo ammirati dalle virtù eccelse
di ambedue, qualcuno, a motivo forse dell'aspetto più im-
, arrivava ad anteporlo nella santità
dichiara il prof. cav. Giuseppe De-
del collegio di Lanzo Torinese dal

14.3 Page 133

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- II Primo aiutante di Don Bosco
1863 al 1866, e restò con i salesiani ancor sette anni, cioè
fino al 1873 - mi son trovato in circostanze, da poter con-
statare che Don Bosco aveva un concetto altissimo di Don
Rua. A lui deferiva l'esecuzione delle cose più delicate ed
importanti; fu sempre il confidente suo intimo; so di inca-
richi segreti a me affidati dal ven. Don Bosco e da nessuno
conosciuti, eccetto che dal Servo di Dio. Da parte sua il Servo
di Dio corrispondeva colla massima diligenza alle preferenze
di Don Bosco; in tutto e per tutto si studiava di comprendere
e ricopiare in se stesso lo spirito di Don Bosco; ed era al
corrente la fama che sarebbe stato suo successore. Aveva poi
in sè qualche cosa di soprannaturale, che faceva nascere in
noi un'ammirazione e devozione, superiore ancora a quella
che si aveva per Don Bosco >>.
Tutti vedevano in lui l'uomo di Dio; la sua figura, la
sua parola, il suo sguardo, in qualunque istante erano ai
confratelli uno sprone alla virtù, specialmente durante gli .
esercizi spirituali.
Don Rua pensava a scegliere i predicatori tanto per i Sale-
siani come per gli alunni di ogni casa; e più volte si associava
a Don Bosco - era Don Bosco che lo voleva - nel dettare
gli esercizi ai confratelli a Trofarello e a I,anzo, durante
le vacanze autunnali. E, a nostro vantaggio, abbiamo alcuni
quaderni delle sue meditazioni, dalle quali togliamo tre pen-
sieri molto espressivi.
t L'amor di Dio deve regnare nel nostro cuore o.
<iQual nobile fine fu mai dato all'uomo: amar quel
-infinitamente buono, che è infinitamente bello, che racch
tutte le perfezioni; quel Dio che ci ama tanto, che ci h
ci conserva, che non lascia passar un istante senza ben
qualora non fosse questo il nostro fine, qualora neppure ci
mandato di amarlo, dovrebbe tuttavia i1 nostro cuore es
infiammato d'amore per lui, anche solo a titolo di
Del resto il nostro cuore ha una necessità di amar D'
piaceri, ma vi sarà sempre un vuoto, non si troverà mal
è solo nell'amor di Dio che potrà aver quiete ed essere
cari gioau~iiu, ?rssimo anrha ~;ri/lecuori, io?? ~ureh6ii~oppo tutti inrpk-
parli nell'umore di uu L)io. <iepnod'i~ifiuitoamore. Ouindi & che noi
vediamo santi tanto accesi'd'aumorhi Dio, che per loro
- V I Direttore delE'Oratorio
229
tura il poter fare e soffrire qualche cosa per amor di Dio! E noi ab-
rbeiammoo?...u»n .cuor solo, e questo, invece di darlo tutto a Dio, lo divide-
Quindi il primo studio sia quello di conoscere i nostri
doveri verso il Signore, e compierli nel modo migliore:
(i Dobbiamo procurar di conoscere quante belle cose Egli ha ope-
rato a favore dell'uomo, in quante maniere gli ha dimostrato il suo
infinito amore. Dobbiamo procurar di conosoere quali sono i suoi
santi voleri per poterli eseguire, imparare come Egli ce li fa conoscere
questi suoi voleri, ed il modo ed i mezzi di metterli in pratica. E
tutte queste non son cose che s'imparino con tanta facilità. E percib
bisogna mettere in questo studio molta diligenza, impiegarvi tntte
le facoltà dell'anima, e le forze del corpo. A nulla gioverebbe ogni
altro studio, ogni altra scienza senza di questa; nihil prodest, nihil
prodest, ci dice San Paolo. Che gioverebbe, infatti, essere diventati
un buon medico, un buon avvocato, un bupn architetto, un buon
artista, un forbito scrittore, un valente poeta, se poi non si sa il pib
essenziale, i nostri doveri verso Dio; se poi tutta la scienza acqui-
stata, invece di procurarci la felicità eterna, ci lasciasse andare al-
l'eterna perdizione? Tutta la scienza profana, se non è congiunta
alla scienza della religione, è vana, e non solo vana, ma fors'anche
... dannosa. E come si potrà chiamar sapiente colui che non sa ciò che
riguarda più da vicino i suoi doveri e i suoi interessi? i).
(1 ...Che ti gioverà l'essere stato riputato un valente artista, l'aver
seduto su quella cattedra, l'esser salito a quella dignità, l'aver otte-
nuto quegli onori, l'aver riscosso tanti applausi, se per cib l'anima tua
arderà nel Purgatorio? e peggio ancora, che ti gioveranno tanti onori
e tanta loria, se per ciò ti dovrai sentire dal Signore la terribile sen-
tenza: fam recepisti mercedem tuam? Alquanti giorni dopo morte,
apparve un religioso ad un altro, e, gemendo profondamente, gli
disse: - Fui teologo, e? nulla; fui superzore, ed è nulla; fui rel@oso,
e ciO e? qualche cosa. - Detto questo disparve. Vedi, come le cose
che si amano tanto quaggib, all'altro mondo si hanno per nulla...>>
Fortunati quei che si dànno al servizio di Dio con tutto
l'ardore e procuran di trarre al suo servizio anche gli altri:
«Apro le storie e trovo personaggi che levarono alta fama di d
nei tempi antichi; chi si distinse per le sue conquiste, chi per la sua
potenza, chi per le sue ricchezze, chi per la sua profana sapienza,
chi è celebre per le sue gesta in guerra, chi per le sue industrie, chi
per la sua fortezza, chi per le sue leggi, pel governo degli Stati; mi

14.4 Page 134

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I1 - Primo aiutante di Don Bosco
fermo a riflettere su di loro e son tentato ad esclamare: - Oh! quanta
gloria! quanto onore-si procacciarono; quanto si resero benemeriti
della patria; - ma volgo poi gli occhi ai libri sacri e alle storie eccle-
siastiche; e fra tutti gli antichi vedo alcuni uomini particolari fra il
popolo ebreo, e veggo il loro numero ingrossarsi ad immense propor-
zioni fra il popolo cristiano, uomini, dico, di dignità sublime e
di merito si segnalato che nulla si può trovar eguale fra le creature;
e questi sono i profeti dell'antico testamento, gli apostoli ed i loro
successori nel nuovo; nonchè quella innumerevole schiera di cri-
stiani i quali accesi d'amore di Dio si diedero a servirlo eziandio con
tto l'ardore ed a trarre al suo servizio eziandio gli altri, procurando
sì al loro prossimo non solo vantaggi temporali, ma quei beni in-
finitamente più grandi, quali sono i beni spirituali e la felicità eterna.
Ah! costoro s'innalzarono sugli altri senza paragone; essi lasciarono
di operar umanamente;presero in certa guisa ad operar divinamente,
giacchè, come dice S. Dionigi I'Areopagita, omnium divinorum divi-
... nisGmum est
fra le divine,
cooperari
è la più
dDiveoinainilsaclouotepmeraarenimalala77s~amlu;tferadelellecoasneimseante>,>.
Per meglio cooperare alla salvezza delle anime, il Servo
di Dio nulla lasciò d'intentato.
Nel 1872, tra tanto lavoro, si presentò alla R. Università
di Torino, per dar l'esame di professore di rettorica. Aveva
cercato di prendere un ta' diploma nel 1865 e nelle prove
scritte era stato promosso all'unanirnità, anzi aveva anche otte-
nuto la lode nella composizione poetica; ma non potè avere
l'ammissione alle prove orali, perchè gli mancavano alcuni
requisiti chiesti dalle disposizioni ministeriali. « Eran ca-
villi - scrive Don Lemoyne
l'esame, che avrebbe subito in
celleva nella storia e nelle lingu
autori greci a vista d'occhio o, di
fossi, suo amico e compagno,
particolare. Si era nel 1866 o
preso l'impegno della traduzione
molto difficile, si recò da Don
prefetto era al tavolo, ingombro
alcune persone, e lo pregò del favore.
il testo, lo lesse e quindi, curren
duzione, che fu giudicata ottima. Bas
Peyron soleva dire:
-
- Se avessi sei uomini, come Don Rua, aprira' un'Unioer-
sità.
Pari alla stima che godeva, era la sua umiltà. Prima di
presentarsi alla sessione straordinaria d'esami del 1872, in cui
ottenne la patente di professore di ginnasio superiore, scri-
veva al prof. Bernardino Peyron, fratello dell'abate Amedeo,
già defunto:
<i Gli altri anni raccomandava alla bontà della S. V. alcuni
dei nostri chierici, affinchè vedesse modo di aiutarli negli
esami di ginnasio; e dobbiamo ringraziarla di cuore, chè le
cose andarono discretamente bene.
Quest'anno poi, nuovamente, da parte dell'amato nostro
superiore Don Bosco, ricorro per il medesimo favore; sol-
tanto debbo farle notare, che non colo le raccomando altri, e
preti e chierici nostri, che si presentano all'esame; ma debbo
raccomandare pure lo stesso scrivente, il quale presèntasi
anche, per la patente per la quinta ginnasiale, e che avrà mag-
gior bisogno d'ogni altro, d'indulgenza.... o.
<( Umiltà e grandezza - dice Sant'Agostino - sono so-
relle )); << e tu devi pensar di più a ciò che ti manca, che non a
ciò che hai )>. << Appena ti contenti di ciò che sei, ti arresti; se
dici basta, sei perduto. Sempre di più, sempre meglio, sem-
pre avanti!.....

14.5 Page 135

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- II Primo aiutante di Don Bosco
VI1
LA 4 REGOLA VIVENTE >>
187272-1874.
- Generosità del Servo di Dio. È incaricato della distribuzione del per-
- sonale della Società. Come aiuta Don Bosco nella fondazione del-
- l'opera dei Figli di Maria Ausiliat~ice. Come contin~ala @i-
lanza sugli mcritti alla Società e su tutti e su tutto. - Come prova
- il carattere dei futuri Salesiani. Anche dopo la mezzanotte e nelle
- prime ore del mattino, pregando, v i , l a l'Oratorio. Sua caa'td
- - nel correggwe. Sua cura per prevenire il male. Economia in tutto
ed osservanza delle Regole. - ((Amiamo tanto i l nostro Padre!».
- Atiività di Don Bosco per affrettare l'approvazione defnitiva
- delle Costituzioni della Società. Sue raccomandazizi, personi-
- ficate nella persona del Servo di Dio. - Don Raa è il pih povero
della Società. - È la Regola vivente)>. I,o splendore della &rtd
- angelica gli traspare da tutta la persona. In punta stima ma gli
- presso quanti lo conoscevano. È nscritto all'Accademia dell'Arcadia
- e all'Accademia di Storia Ecclesiastica del Piemonte. Approvazione
- definitiva delle Costituzioni salesiane. Tempre d'eroi. - Altro spia-
dido elogio di Don Bosco alla virtù di Don Rua!
Pochi Fondatori ebbero la sorte di avereal fianco un'anima
umile e generosa, come quella di Don Rua, che non indie-
dietreggiava davanti a nessun lavoro, si spaventava per
nessuna difficoltà, pur di compiere la volontà del Maestro.
U n lavoro, difficile e assai delicato, che Don Bosco gli
affidò nel 1872, dopo che I'ebbe incaricato della direzione
dell'Oratorio, fu la distribuzione del personale, la quale inco-
minciava ad importare non pochi cambiamenti, essendo gia
- VII La (I Regola vivate a
233
otto le case della Società: Torino-Valdocco, Borgo S. Martino,
Lanzo-Torinese, Alassio, Varazze, San Pier d'Arena, Mor-
nese, e Torino-Valsalice.
G Procedi alla modificazione del personale; - scrivevagli
Don Bosco il IO ottobre 1872- ma fa' tutto quello che puoi,
affinchè le cose si facciano sponte, non coacte; se nascono di%-
coltà, lasciale per me 1). <( Fa' quanto puoi, per accontentare
dirigenti ed insegnanti 1); insisteva il 19 dello stesso mese.
Anche in questo Don Rua seguiva la miglior linea di con-
dotta che gli tracciava il dovere; e Don Bosco, sempre padre
e, più di lui, al corrente delle debolezze e del carattere di al-
cuni dei suoi (qualche volta aveva ricevuto anche dai migliori
un bel no!), lo consigliava ad accontentarsi di quanto si po-
teva ottenere, e a far di tutto per contentare tutti quanti.
A Don Rua - scrive Don Francesia - a facevano capo
tutte le persone, o nuove o vecchie; ed egli sapeva guada-
gnarsi la benevolenza specialmente di quelli che ritornavano
da qualche casa, o vicina o lontana, dove non avevan potuto
riuscire. Verso costoro sapeva trovare riguardi la carith di
Don Rua. Era dawero singolare la saviezza sua nel sapere,
anche con mezzi nuovi ed ispirati solamente dalla carità, ri-
cavare veri frutti di vita e di salute. Si vedeva un'imitazione
di quanto si legge nella vita di S. Francesco di Sales, che
- aveva preso per domestico un povero scemo. Quanti lo sep-
pero, l'ebbero a compatire dicendo: Ma, Padre, le farà
esercitare troppo la pazienza!-Si, rispondeva il Santo, sono
certi regali, che il
doveva esercitare
baunocnheDDioonnonRufaa!a...t.u.ttMi! o-lti,Qpuearnòt,a
pazienza
ebbero a
conoscere che quella sua carità, quella confidenza, quella lon-
ganimità, e quella calma e perseveranza nel correggere, unita
a certe lodi che sapeva a tempo regalare, furono la loro salute.
Ammoniva, vigilava, insisteva, e sapeva contentarsi di quanto
potevan dare: - ecco il segreto! (I) ».
Un altro aiuto, prestato dal Servo di Dio a Don Bosco,
fu l'assecondarlo nel procurare alla Chiesa ed alla Società
Salesiana molte nuove vocazioni. Anche in questo il suo zelo
(I) Cfr.: Don Michele &o, pag. 82.

14.6 Page 136

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234
II - Primo aiutante di Don Bosco
era già ammirabile, e venne l'occasione in cui potè spiegarlo
maggiormente. Fin dai primi tempi dell'oratorio, e più ancora
quando si ebbero le classi ginnasiali interne, non pochi erano
i giovinotti, avanzati negli anni e che avevano compiuto ap-
pena le scuole elementari, i quali, pieni di buona iolontà, in-
traprendevano il ginnasio insieme coi giovinetti, per avviarsi
alla carriera sacerdotale. Quando Don Bosco pensò di for-
marne un'opera a parte, e di stabilire per loro apposite
classi (le quali, un po' ironicamente, furon dette Scuole d i
fuoco!) vi fu pure qualche salesiano, che, invece di assecon-
dare il ~rovvidenzialedisegno, prese ad ostacolarlo. Pareva
che lo spingere innanzi, in massa, cotesti giovinotti, non
avrebbe potuto dare buoni risultati, perchè, se alcuni sten-
tavano a compiere gli studi, altri, amai di carattere formato,
non parevano troppo malleabili per ricevere la formazione
dovuta.
Chi affrontò sereno e dissipò, con zelo e carità, coteste
contraddizioni fatte di preventivi timori esagerati,fu Don Rua.
Egli prese ad incoraggiare e ad assistere caritatevolmente co-
testi giovinotti, e a rilevar con quelli, che volevan frammettere
ostacoli, i preziosi frutti che se ne raccoglievano. Ecco, co-
m'egli stesso, nel Processo dell'ordinario per la Causa di
Beatificazione di Don Bosco, parla di cotesti aspiranti al sa-
cerdozio:
« Scorgeva Don Bosco, nella loro generalità, molta appli-
cazione, fervida pietà e buona volontà di prestare eziandio
servizi a beneficio dei loro più giovani compagni, come s
rebbe aiutare ad assisterli. servirli in refettorio. ecc. No
eziandio che la riuscita di questi giovani ne
siastica era molto pib sicura che non quel1
modochè soleva dire che, fra loro, su dieci
gli studi di latinità almeno otto riuscivano p'
1873-1874 pensò di formarne una categoria
toglier loro quel po' di confusione che talvo
portare, trovandosi un po' arretrati negli st
fanciulli, sia specialmente per poter coltiva
mente, e, lasciando certi studi accessori, farli
lermente negli studi essenziali per la carrie
- VII La: (iRegola vivente>)
235
cui aspiravano. Chiamò questa categoria Opera dei Figli di
Maria Ausiliatrice per la coltura delle vocazioni tardive (I).
Formò come una specie di regolamento, che servisse di ecci-
tamento alle persone di buona volontà per venire in soccorso
a tali giovani che si trovassero in bisogno, ed in pari tempo di
norma alle famiglie, che avessero giovani aspiranti alla car-
riera ecclesiastica in tali condizioni; e presentò tale regola-
mento alla Santa Sede, che si compiacque di approvarlo, ac-
cordando speciali indulgenze ai benefattori di tale opera...
Di tutte queste cose fui testimonio io stesso, ed ebbi parte
nell'esecuzione di questi santi progetti del nostro Fondatore B.
In tutte le opere, alle quali diè mano dopo il 1872, Don
Bosco ebbe dal Servo di Dio generoso aiuto.
E pur bene ricordare com'egli, esonerato dall'ufficio di
prefetto e nominato vice-direttore o direttore dell'oratorio,
continuava ad essere il maestro degli ascritti e il Prefetto ge-
nerale della Società.
Continuò ad esser Prefetto generale fino al 1885, quando
fu nominato Vicario di Don Bosco; e maestro dei novizi fino
al principio dell'anno scolastico 1874-75, quando i nuovi
ascritti vennero affidati al teol. Giulio Barberis, che, subito,
prese il nome di vice-maestro, e nel 1877,ufficialmente,quello
di maestro, dopo il I Capitolo Generale.
(i) L'Opero di Moria Ausiliotrice ha dato frutti consolantissimi; dalle sue
scuole usciron già parecchie migliaia di sacerdoti, tra cui molti valorosi mis-
sionari.
L'Opera abbraccia tre categorie di associati: Oblotori, CorrGpondenti, Be-
nefattori.
I . Oblatori: Si obbligano per due soldi al mese, oppure per un franco al
l'anno. Pei sacerdoti basta che celebrino una Santa Messa, cedendone l'ele-
mosina a beneficio dell'opera.
z. Corrispondenti: In onore dei dodici Apostoli si fanno capi di una o piiì
dozzine di oblatori, ne raccolgono le offerte e le indirizzano al Superiore del-
l'Opera. I Conispondenti ricevono con riconoscenza qualunque piccola offerta,
fosse anche di un soldo all'anno.
3. Benefattori: A piacimento fanno qualche offerta o in danaro o in natura;
p. e.: in commestibili, in biancheria, in 'libri e simili.
Quelli che dichiarano di assumerne le spese, possono a loro scelta inviare
un alunno all'Istituto, purchh sia nelle condizioni accennate nei programma.
Per altre informazioni e programmi rivolgersi alla <i Direzione de2I'Opera
di Maria Ausiliatrice~,Via Cottolenco 32, Torino (iop).

14.7 Page 137

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236
-II Primo aiutante di Don Bosco
Ora, quanti si ascrissero alla Società dal 1869 al 1874, ri-
cordan tutti con ammirazione i rapporti avuti col Servo di Dio
e i modi vari e nuovi, con i quali, a quando a quando, provava
il loro carattere, e l'assidua vigilanza che egli aveva non solo
sopra di loro, ma fin sull'ultimo degli alunni e sui singoli con-
fratelli delle varie case salesiane. Continuamente il Servo di
Dio era il fratello maggiore, desideroso del profitto religioso,
morale ed intellettuale di tutti i confratelli, grandi e piccoli,
chè non risparmiava a nessuno, quando ne scorgeva il caso,
un ammonimento, un consiglio, un invito od uno stimolo
al bene.
ECCO altre testimonianze a prova dello zelo e della carità
del Servo di Dio per la formazione dei futuri salesiani.
Non eravi ancor noviziato regolare - attesta Don Gio-
vanni Battista Rinaldi, che si ascrisse alla Società Salesiana
nel 1873- ma Don Rua ci faceva fare esercizi di vero novi-
ziato.
SUO "
gEz.ga\\l,i
gaz.lal\\o..r.a..,,ervaalle'ovcachuinoa
sempre aperto su tutti,
sgridata. Io sapeva che
e un
altri
erano stati provati da lui, quando un giorno fece chiamare
anche me. Vado su nel suo ufficio, davanti all'antica prefet-
tura interna. Entro, facendo l'esame di coscienza. Era
in piedi, al solito, al suo scrittoio, che lavorava tra un muc-
chi0 di carte; ed il suo fedele aiutante di campo, quel san-
t'uomo di Don Lago, che lavorava a lui vicino, mi guardò
sorridendo dolcemente, come chi conosceva bene, per averle
presenziate, tante altre industriose manovre. Don Rua al*
appena la testa per conoscere chi è entrato, e, continuand
scrivere, mi dice: " Bravo, attendi un momento, e ti darò
fare,,. Passa un quarto, passa mezz'ora; entrano altri,
e se ne vanno; ed io sempre lì, con larberretta in m
attendere. Temo d'essere dimenticato, e mi annoio
niente, e rompo finalmente il silenzio: " Signor D
sono qui anch'io..... se abbisogna di qualche C
" Oh! bravo, ancora un poco, e sono da te! ,, Do
tempo arrischiai un'altra volta a ricordargli che
ch'io; egli fece un sorriso, e poi silenzio come pri
da circa un'ora e
me, ed io me ne
mezzo; e tutti
stava..... a far
neutlulat!to...s..i Fminoavlemve
- VII La «Regola vibente n
i37
mezzogiorno. Egli, allora, sospende il lavoro e dice: " Re-
citiamo I'Angelus! ,,, e lo recitiamo, lui, il caro Don Lago, ed
io... Don Lago esce, ed io... aspetto la sentenza. Don Rua
mi rende per una mano, e, conducendomi fuori, mi dice solo
queste parole: " Andiamo a pranzo! ,, - " Ma, signor Don
Rua, aveva detto di volermi affidare qualche incombenza ,,. -
" Ah! sì...,verrai alle due; orava' a pranzo! ,,Alle due ritorno,
mi tiene ancora un poco, e poi: " Va' pure tranquillo, mi dice,
per ora non ho più bisogno; se mai ti chiamerò... ,,.
Era calmo, insistente, paziente, ed aveva l'occhio aperto
su tutto e su tutti, senza badare ai sacrifizi ed alle non pic-
cole mortificazioni, che cotesto programma gl'imponeva.
Non solo la sera, subito dopo la recita delle preghiere,
ma alle volte, anche dopo la mezzanotte o nelle prime ore del
mattino, pregando perlustrava l'Oratorio, per assicurarsi che
non avvenissero disordini, o prevenirli ed impedirli.
Il salesiano cav. Giuseppe Dogliani, maestro di musica,
racconta che quando era addetto alla libreria, prima che si
dedicasse totalmente alla musica ed all'insegnamento musi-
cale, una sera se ne stava chiuso nell'ufficio studiando il vio-
lino. Era omai la mezzanotte, quando sentì picchiare all'uscio.
Non sospettando chi potesse essere, ed essendo certo che il
suono dello strumento non poteva disturbare alcuno perchè
aveva la sordina, ed appena appena si doveva sentire al di
fuori, continuò a suonare senza darsi per inteso. Ma il picchio
si fa insistente ed un po' forte; allora si decide ad aprire, e
qual non è la sorpresa sua, congiunta ad un po' di treme-
rella, quando si vede innanzi Don Rua. I1Servo di Dio entra,
e, conoscendo la sensibilità del giovane salesiano, invece di
rimproverarlo, prende ad interrogarlo con grande bontà, e
vuole che gli suoni un esercizio.
Il giovane Dogliani l'accontentò volentieri, e, in fine Don
' - Ma di fuori io sentivo un'armonia, che non si può ot-
enere che da due suonatori; e, qui, ci sei tu solo!.....
- Veda, signor Don Rua, suonavo un esercizio a doppia
- Oh!... fammelo un po' sentire!

14.8 Page 138

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-11 Primo aiutante di D a Bosco
Dogliani l'eseguì e il Servo di Dio:
- Bene!... ma, mi pareva d'udire un flauto!
- Veda, signor Don Rua, l'effetto del flauto si ottiene
per mezzo degli armonici, affiorando appena le corde del
violino.
E Don Rua: .
- Benissimo! ma... vedi! occupandoti di notte, e fino
a quest'ora, potresti soffrirne nella salute: ti daremo piuttosto
altro tempo: la notte va riservata al riposo.
E cc mi salutò, dice il M. Dogliani, con tanta amorevo-
Iezza, da non lasciarmi il minimo rincrescimento, anzi inco-
raggiandomi assai P.
<< Nel 1875 -scrive il prof. Don Francesco Varvello, al-
lora alunno dell'Oratorio - preparandoci, io e alcuni miei
compagni, all'esame di licenza ginnasiale, ci eravamo alzati
di buon mattino (verso le ore 4), ed eravamo andati sullo sca-
Ione presso un lume a gas, e stavamo studiando. All'improv-
viso compare il signor Don Rua, allora vice-direttore dell'O-
ratorio e Prefetto generale, che andava in giro per la casa, e
che noi non avevam sentito avvicinarsi. Appena l'abbiamo
visto, ci siamo alzati, e, in un attimo, ci siam ritirati ognuno
al proprio posto nelle camere vicine. Egli ci aveva riconosciuti,
quindi temevamo una qualche ramanzina; invece si contentò
di quel po' di panico che avevam provato, e non ci disse mai
neppur una parola di rimprovero. Era tanto vigile ed esi-
gente, ma anche tanto buono! »
Anche nel correggere e nel rimproverare, era perfett
Awisava, ripeteva l'avviso, anche per mesi ed anni, senz
mai stancarsi, e sempre con la stessa carità.
Se trattavasi di vera offesa di Dio, come Don Bosco,
severo; se, invece, di piccole mancanze, era buono, tal1
e, talvolta, anche faceto.
« Un giorno - ricorda Don Francesco Piccollo
al piano superiore dell'Oratorio, e precisamente nella
teca, un pranzo, che Don Bosco offriva a vari benefattor
incaricato di servir a tavola anche un giovane student
tosto adulto ed allegro, che, recando su dalla cucina un
di dolci, si lasciò vincere dalla golosità, e ne mis
VI1 - La << Regola &ente n
bocca. Don Rua scendeva allora la scala, per la quale saliva il
giovane, e, avendo visto l'atto goloso e il piccolo furto, quando
fu vicino al colpevole si limitò a guardarlo tutto sorridente, e,
additandogli il piatto, sotto voce gli disse: - San buoni, eh?,
questi dolci! - Si può comprendere come restò quel tale,
benchè ammirasse, schiettamente, la garbatezza del rim-
provero )).
Don Giovanni Battista Rinaldi narra un fatto consimile.
Un suo compagno era stato messo ad aiutare l'infermiere,
in un tempo in cui molti erano i malati; e, un mattino, saliva
dalla cucina con un piatto di mele cotte, quando, credendosi
di non esser visto da alcuno, prese una mela e se la portò alla
bocca. Don Rua, o perchè invigilasse di proposito, come si
pensò, o perchè scendesse a caso in quel momento, dal piano
superiore vide quell'atto, e, sull'istante, curvandosi sulla rin-
ghiera, con voce grave e tranquilla esclamò: - Comincio ad
assaggia~Ze!- Quel giovane diceva poi, che non sapeva spie-
garsi come non gli fosse caduto il piatto di mano, all'udire
quella voce e quelle parole. Tanta, osservava Don Rinaldi,
era
<(
<<
la stima e quasi la paura sacra
Vigilate!..... Vigilate!..... D era
che si aveva di Don Rua v.
la raccomandazione quo-
tidiana di Don Bosco ai suoi aiutanti, unicamente allo scopo
d'impedire l'offesa di Dio e qualunque disordine, tanto
nell'Oratorio, come nelle altre case; ed era insieme uno dei se-
greti dei meravigliosi frutti del suo metodo educativo! E noi
crediamo di non esagerare, dicendo, che non è possibile farsi
un'idea di tutto il bene compiuto da Don Rua, in quegli anni,
con l'assidua vigilanza, ispirata alla più accesa carità.
(1 Un'altra cosa che non potrò mai dimenticare riguardo a
Don Rua - racconta Don Piccollo - èquesta. Avevo ricevuto
l'abito chiericale da parecchi mesi; e un giorno (pranzavamo
nello stesso refettorio) il Servo di Dio, colla mano, mi fa
cenno d'andare da lui; e, avvicinatomi, mi disse: - Senti,
Franceschino, ho bisogno di te; tutti i giorni, finito il pranzo,
verrai qui da me, e andrai a cercarmi coloro, cui ho bisogno di
parlare. - Fedele al comando, cominciai fin da quel giorno a
compiere questa mansione, ma oh! quanto mi costava! quanto
mi pesava! Per lo più si trattava di cercar persone, che non

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240
II - Primo aiutante di Don Bosco
riuscivo a scovare: girava e rigirava l'Oratorio, inutilmente;
tornava da lui, e gli diceva di non aver trovata la persona che
desiderava; ed egli, fermo, impassibile: - Va' di nuovo a
cercare...; di' un Pater a S. Antonio! - Ritornavo, ed era la
stessa risposta, lo stesso Pater da recitare, e la stessa ricerca;
e così durava fino al termine della ricreazione, con la variante
che qualche volta cambiava l'individuo da ricercare, ma anche
questo era irreperibile. Io non comprendevo questo modo di
agire, e, quasi quasi, mi pareva che egli fosse troppo esigente
con me, ma, più, tardi, conobbi il segreto di questa sua con-
dotta; seppi che ero tenuto d'occhio da qualche individuo pe-
ricoloso, ed egli, il santo Don Rua, procurava, così, di tenermi
fuori di mano, lontano da ogni pericolo S.
Tanto fervore d'apostolato era frutto di una vita piena di
fede e di amor di Dio. ((Di tanto in tanto - prosegue Don
Picco110-sia per il suddetto incarico, sia per altri motivi, do-
vetti recarmi nella stanza di Don Rua; picchiavo alla porta, e
appena sentivo che c'era, entravo, certo un po' troppo in
fretta; e lo sorprendevo quasi sempre in ginocchio a pregare
o in atto di alzarsi, per non essere veduto in quella posizionev.
Qual modello di perfezione! Se, nello scrivere le Regole
della Società Salesiana, Don Bosco cercò di attenersi alla
forma di vita alla quale aveva educato i
chissà quante volte dovette godere di ve
mirabili nella vita quotidiana di Don Rua!
La sera del 10 gennaio 1873 Don Bosco tornava a
comandare ai suoi: unità di spirito e d'
giamoci l'un l'altro, e lavoriamo concordi ed indefess
e per la festa di S. Francesco di Sales volle si tenesse
conferenze generali dei soci, nelle quali vennero
deliberazioni per raggiungere cotesta uni
data, mercè l'uniformità dell'orario, l'oss
menti, lo stesso metodo nella parte amm
coll'adottare nelle scuole gli stessi libri di testo.
stesso prese la parola, rinnovò le accennate ra
e le compendiò dicendo: Economia in tutto
delle Regole. Non fece il 'ritratto di Don
Dopo la festa d i S. Francesco, partì per
VII - La a Regola &ente »
24"
nell'andata e nel ritorno, per Piacenza, Bologna, Firenze; e
nell'andata corse grave rischio nel tratto tra Bologna e Fi-
renze. Ed il Servo di Dio ne dava notizia alle case, invitando
i confratelli a ringraziare il Signore per lo scampato eric colo.
Di quei giorni abbiamo un'altra circolare del Servo di Dio,
nella quale dando notizia dell'entusiasmo, suscitato da Don
Bosco in quel viaggio all'eterna città, presso ogni ceto di per-
sone, troviamo questa riflessione:
<(I n vista di tanti atti di amore, che gli italiani non solo,
ma gli stranieri, professano a Don Bosco, della confidenza illi-
mitata che pongono in lui, noi, che gli siamo figli, quanto
maggiormente dovremmo amarlo, quanta confidenza do-
vremmo avere in lui! Sì; ciò che non abbiamo fatto in passato,
facciamolo nel futuro; amiamo tanto il nostro Padre, per lui
preghiamo, affinchè possa Egli come buon capitano condurci
all'acquisto del Regno dei cieli W.
Noi vedremo com'egli seguì. fedelmente il nuovo capi-
tano, inviato dal Signore per combattere le sante battaglie
difficili ed allietare la Chiesa con strepitose
osco era andato a Roma, per facilitare ai Vescovi
italiani il modo di ottenere dal Governo le temporalità, ed
insieme per affrettare l'approvazione definitiva delle Costitu-
zioni della Società Salesiana. Gravi furono le difficoltà che
anche per il secondo scopo del viaggio, perchè
erano ancor molte le correzioni che la Sacra Congregazione
dei Vescovi e Regolari voleva introdotte nel testo delle Regole
da lui presentato. Quindi, tornato a Torino, continuò le pra-
tiche, e ad implorare in maggior copia le benedizioni celesti,
si dedicò sopra tutto a preparare i suoi all'esemplare osser-
vanza delle Regole che desiderava di veder approvate, e
visitava le case a quest'unico intento.
Don Bosco era praticissimo; visitò tutte le case,e scri-
veva ai Salesiani: a L'esperienza, o figliuoli amatissimi, è un
maestro ».E se da questa, s'impara quanto può tor-
a comune o privato vantaggio nelle famiglie)), essa
ente di maggior utilità nelle famiglie religiose,
cui non devesi avere altra mira, che conoscere il bene
- Vol. r6 Vita &l Smo di Dio Micnei* RW
I.

14.10 Page 140

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7-42
- II Primo aiutante di Don Bosco
affinedi praticarlo, conoscere il male per poterlo fuggire. Per
questo motivo giudico bene di esporvi alcune cose, osservate
nella visita testè fatta alle nostre case, e ciò per vantaggio dei
soci in particolare, ed in generale di tutta la nostra Congre-
gazione. Alcune di esse riguardano l'interesse materiale, altre
la morale e Ea disciplina. Questo formerà la materia di tre
distinte lettere 1) ( I ) .
Ed in quella medesima lettera, recante la data 4 .giugno
1873, enumera tutte le economie doverose, e ((insieme quelle
cose, pratiche, da cui possiamo ottenere qualche risparmio P,
ed insiste specialmente sull'osservanza degli articoli delle
Costituzioni in proposito. ((Questi articoli sono la base della
vita religiosa, e portano di sua natura al distacco dalle cose
terrene, dalle persone e da se stesso; e fanno si che le comuni
sollecitudini saranno rivolte all'adempimento dei propri do-
veri, al maggior vantaggio della Congregazione)). E chiude
paternamente così: Con questi ricordi, però, 'non intendo
d'introdurre un'economia troppo esagerata, ma solo di rac-
comandare risparmi, dove si possono fare; ed è mia intenzione,
che niente si ometta di quello
corporale, ed al mantenimeno d
amati figli della Congregazion
'Divina Provvidenza affida alle no
Tale era lo spirito di Don Rua. A
po' stretto; era stretto con sè, dagli a
delle Costituzioni, come Don Bosc
praticava la povertà, e vigilava an
Al coadiutore Marce110 Rossi, che, dura
ziato, gli chiedeva un paio di bertelle, sugg
di trasportare alquanto la fibbia dei ca
restringere quanto bastasse. E quante di
può star certi - e soprattutto
l'accenno, - che quanto raccoma
(r) Queste lettere importantissime
circolari di Don Bosco e di Don Rua ai
bera nel 1896; ma vennero diligentemente conservate dal Servo
sieme con altre, anch'esse non inserite nell'edizione suddetta,
inviata da Roma, in data 16 marzo 1874, della quale si fa cenno più avan
- V71 La a Regola ahentee
243
servava esemplarnlente. Non voleva, ad es., che si tagliasse
lo spago di un pacco, senza prima aver cercato di scioglierlo.
con le dita, allo scopo d'utilizzarlo ancora. Ed era sempre
il capo della compagnia dei toc, o dei frusti e pezzetti di
pane, che raccoglieva, non solo sulla tavola, ma per le scale
e in cortile, dei quali si cibava ordinariamente. Le sue vesti,
le sue scarpe eran pulite, ma quasi sempre rattoppate; vecchio
escolorito il cappello; e, così vestito, si recava in città, e
in visita alle altre case. Piuttosto che farsi una veste nuova
o comperare un cappello, faceva tinger la veste e il cappello
che aveva, se potevano ancor servire per un tempo discreto.
Era il più povero della Società.
Oh! conie teneva conto anche dei centesimi! Un giorno
ne aveva messi in mano quaranta al giovane Andrea Torchio,
perchè andasse alla posta a spedire un plico raccomandato.
I1 giovane torna a casa, e gli presenta la ricevuta. I1 Servo di
Dio.l'osserva, e vede che vi son notati sessanta centesimi. -
Come va? gli chiede; io ti ho dato quaranta centesimi, e qui
ne vedo notati sessanta!... - Passava il peso, risponde l'a-
lunno, e ho dovuto pagare sessanta centesimi. - E dove hai
-preBsoraivov,evnati
che mancavano?- Li avevo io, e li
bene! Ma non sai che il Regolamento
ho pagati.
della casa
sp.irmoi.ib..i..s.ce-diEtennuellr'adltaron?ar-o ...N..u-ll'aAltrvoe!va-apBpeennea!
venti cente-
- e si mise
a scrivere su un piccolo biglietto: Lire 0,zo in deposito per
il giovane Torchio Andrea e glie lo diede, dicendo: (( Ricor-
dati, eh?.che è proibito tener denaro; e intanto porta questo
biglietto al sig. Prefetto, perchè registri i tuoi venti centesimi.
Tante grazie per il favore; addio D.
Nella seconda circolare, recante la data (<Torino 15 no-
vembre 1873 v , Don Bosco trattava della disciplina, propo-
nendosi di additare i mezzi che «l'esperienza di 45 anni))
trovò fecondi di buoni risultati (risaliva alle giovanili adu-
nanze festive, da lui promosse nella parrocchia di Moncucco,
'era garzoncello alla Cascina Moglia).
r disciplina non intendo la correzione, il castigo, o la sferza,
a noi da non mai parlarne, nemmeno l'artifizio o la maestria
cosa qualunque; per disciplina io intendo un modo di vivere,

15 Pages 141-150

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15.1 Page 141

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244
II - Primo alutante di Don Bosco
- VII La u Regola vivente))
.
245
conforme alle Regole e costumanze di un istituto. Laonde per otte-
frequente terminava l'accenno, col chiamarlo, egli pure, la
nere buoni effetti dalla disciplina, prima di tutto è mestieri che le
Regole siano tutte e da tutti osservate. Datemi una famiglia in cui
siano molti a raccogliere, e un solo a disperdere, un edifizio in cui
I
!
u Regola vivente! )>.
La terza lettera, spedita da Don Bosco in data 5 febbraio
siano molti a fabbricare ed un solo a distruggere, noi vedremo la
1874, da Roma, dov'era tornato sul finire del 1873, diceva:
famiglia andare in rovina e l'edificio sfasciarsi ewGdu;si ad un mucchio
di rottami. Quest'osservanza devesi considerare nei soci della Congre-
gazione e nei giovinetti dalla Divina Prowidenza alle nostre cure
affidati; quindi !a disciplina rimarrà senza effetto, se non si osservano
le Regole della Società e del collegio. Credetemi, miei cari, da questa
osservanza dipende il profitto morale e scientifico degli allievi, op-
pure Ia loro rovina. A questo punto, voi mi dimanderete: quali sono
queste regole pratiche, che ci possono giovare all'acquisto di tanto
prezioso tesoro? Due cose. Una generale, e l'altra particolare. In
generale osservate le Regole della Congregazione, e la disciplina trion-
ferà. Niuno poi ignora le regole proprie del suo ufficio, le osservi, e le
faccia osservare dai suoi dipendenti. Se chi presiede agli altri, non è
osservante, non può pretendere che i suoi dipendenti facciano ciò
che egli trascura, altrimenti gli si direbbe: medice, cura teipsum..... I).
- E passava ad accennare ai doveri principali del direttore,
del ~refetto.del catechista, dei maestri e deeli assistenti. cioè
I
dei singoli superiori.
E Don Rua? a Ricordo-attesta Don Giuseppe Rinetti-
che fin dai primi tempi del mio chiericato egli era stato bat-
tezzato la Regola vivente, per la puntualità e la perfezione con
<Mi entre tratto cose di nostra Congregazionein questa città eterna,
città consacrata dal sangue dei due principi degli Apostoli Pietro e
Paolo; dopo aver pregato nella Santa Messa, invocati i lumi dello
Spirito Santo, chiesta una speciale benedizione al Supremo Gerarca
della Chiesa, vi scrivo di uno dei più importanti argomenti: del modo
di promuovere e conservare la moralità fra i giovanetti, che la Divina
Provvidenza si compiace affidarci. Per non trattare questa materia
troppo brevemente, credo bene dividerla in due parti: I. Necessità
della mmalifà nei Soci Salesiani; z. Mezzi per dz$ondeula e sosteneda-
nei nostri allievi.
i)Si può pertanto stabilire, come principio invariabile, che la mo-
ralità degli allievi dipende da chi li ammaestra, li assiste, li dirige.
Chi non ha, non può dare; dice il proverbio. Un sacco moto non pub
d-are fmmento: nè un fiasco nieno di feccia,. DUÒ emettere buon
vino. Laonde prima di proporci maestri agli altri, è indispensabile
che noi possediamo quello che agli altri vogliamo insegnare. Sono
chiare le parole del Divin Maestro: Voi, egli dice, siete la luce del
mondo; questa luce, ossia il buon esempio, deve risplendere in faccia
a tutti gli uomini, affinchk, vedendosi da tutti le opere vostre buone,
siano in certo modo tratti anch'essi a seguirvi, e così glorificare il
Padre Comune che è nei Cieli. San Girolamo dice che sarebbe un
cattivo medico colui, che volesse guarire gli altri e non fosse capace
la quale attendeva ai suoi doveri o. '
<iHo conosciuto il Servo di Dio - dichiara il Sac. Luigi
Nai - quando entrai nell'oratorio Salesiano l'anno 1869;
avevo allora 14 anni, e i'impressione che n'ebbi fu edifican-
tissima: mi ~ a r v edi essere davanti ad un santo. Lo conobbi
di guarire se stesso: gli sarebbe certamente risposto con le parole
del Vangelo: Medice, cura teipsum. Se pertanto noi vogliamo pro-
muovere la moralità, la virtù nei nostri allievi, dobbiamo possederla
noi, praticarla noi, e farla risp!endere nelle nostre opere, ne' nostri
discorsi, n&mai pretendere dai nostri dipendenti, che esercitino un
atto di virtù da noi trascuratoa.
meglio;.qu&do faceva la quarta ginnasiale e Don Bosco mi
affidò a lui, insieme con altri miei compagni, perchè ci p
E Don Rua, anche in questo, era un esemplare sublime,
rasse alla vita salesiana,spiegandocene la natura e lo sco
scolpito a colpi di mortificazione. La fuga continua dell'ozio
cardo che ci raccoglieva a conferenza nella ch'
e di ogni svago, la temperanza e la mortificazione nel vitto e
cesco di Sales, e posso dire che da quel mo
nel riposo, la pratica della povertà, l'obbedienza perfetta al
col cuore, fui salesiano. I1 Servo di Dio, fin d a
suo Superiore e Maestro, il lavoro continuo di giorno e pro-
tutti l'impressione che egli era la Regola ~ i v e n t e
lungato di notte, interamente rivolto alla gloria di Dio, e
Anche Don Bosco, non solo nelle conversaz'
l'umile e basso sentire di sè, sostenuto dall'amore e dalla
sino nelle conferenze, quando il Servo di D'
ratica della meditazione e della preghiera vocale, dalla fre-
lo additava qual modello di questa o di quel
enza ai Ss. Sacramenti e dalla più tenera devozione a

15.2 Page 142

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II - Primo aiutante di Don Bosco
iMaria SS. e a Gesù Sacramentato, erano i mezzi con cui
serbò immacolato il cuore e la mente, in tutta la vita.
Lo splendore dell'angelica virtù gli traspariva da tutta la
persona, dallo sguardo, dal contegno, dal tratto, sia che si
trovasse in pubblico od in privato, e insieme dalla parola,
dalle esortazioni e dalla costante unione con Dio. Era un
superiore modello, un religioso esemplare, un sacerdote se-
condo il Cuore di Gesù Cristo. In lui. si vedevano a primo
guardo l'abito della presenza di Dio, il fine soprannaturale
r cui operava, il proposito di dar buon esempio al prossimo.
suo modo di fare e di comportarsi, in qualunque tempo e
In qualunque luogo, e ogni gesto, persino ogni scherzo, erano
improntati alla delicatezza più squisita e alla modestia più
cortese. Bastava guardarlo, per comprendere il candore del-
l'anima sua. Aveva lo sguardo aperto, dolce e sereno, e pur
tanto caro e modesto. Più che nelle cose di questo mondo,
pareva continuamente immerso nelle cose celesti. Non ci
sembra esagerato il dire, che non era possibile gli passasse
per la mente un pensiero men santo.
(( Fin dalla giovinezza - dichiara Don Giulio Barberis -
si rivelò nel Servo di Dio questo grande amore all'angelica
virtù della castità, che gli faceva fuggire i pericoli di macchiare
il candore della sua innocenza. Fuggì sempre i compagni
cattivi, e dal suo aspetto medesimo traspariva luminosa-
mente la purezza immacolata dell'anima sua, cosa che udii
da Don Bosco medesimo..... ))
(I Mi ricordo - scrive Don Giuseppe Rinetti - che aven-
dogli dovuto fare, per mia istruzione,alcune domande intorno
alla castità, mi rispose con termini così brevi e delicati che mi
ce conoscere qual alto grado egli avesse raggiunto nel pos-
esso della virtù angelica. E per innamorarne i giovani, usava
elle immagini così care e così belle che imparadisava. Fa-
eva volentieri il discorso di S. Luigi, per aver occasione di
sortare gli alunni a mettersi sotto il
di questo
anto ed imitarlo. Credo anch'io che potesse dire con i santi
iù'fortunati di aver custodito nel suo cuore, sin dall'infanzia,
uesta bella virtù, e d'averla praticata per tutta la vita. >>
Vedremo, più diffusamente in seguito, qual cura a
- VI1 La u Regola zivmte P
247
perchè la castità fiorisse in ogni cuore. Narra Don Bernardo
Vacchina, venerando missionario salesiano, che, essendo
alunno dell'Oratorio, assai spesso era mandato dal Servo di
Dio a far commissioni in città. Quando tornava a casa, ogni
volta si recava a dargli conto di ciò che aveva fatto; e il Servo
di Dio l'ascoltava e l'interrogava attentamente, sempre con-
tinuando a scrivere. Un giorno, che l'aveva mandato a por-
tare un piccolo pacco ad una famiglia, che soleva dare qualche
piccola mancia al fattorino: - Quanto ti han dato? - gli
chiese, appena fu di ritorno. I1 ragazzo gli mise sul tavolo
quaranta centesimi. - Oh! questo solo? insistè Don Rua. -
E quegli un po' sorridendo: - Ecco, sig. don Rua, mi avevano
dato sessanta centesimi; ma venti li ho spesi per comperarmi
un po' di pane e di salame! - Don Rua lo guardò tra il serio
e il faceto, dicendo:-Bravo, bravo!- e lo congedò. Un altro
giorno, tornato a casa il ragazzo gli disse: - Senta, sig. Don
Rua, la pregherei a non mandarmi più in città..... - Perchè?
- rispose, e intanto continuava a scrivere. - Perchè, quando
passo innanzi a certe edicole, l'occhio mio vaga..... - A que-
ste parole il Servo di Dio tralasciò di scrivere, fissò amabil-
mente lo sguardo su lui, l'invitò a sedersi, e sedutosi egli
pure: - Parla, gli disse; dimmi tutto quello che vuoi; - e
l'ascoltò attentamente; e sentendo che il caro giovinetto non
era capace di frenar sempre lo sguardo, e talora ne rimaneva
un po' turbato, gli rivolse buone parole con grande carità, lo
ringraziò, e non lo mandò più a far commissioni fuori dell'i-
stituto.
Don Bosco, in fine, perchè si raccogliesse qualchefmtto a
da quanto aveva scritto ai Salesiani come amico delle loro
anime ( da quanto vi scrisse quest'arnico delle anime vostre )>)
li pregava: 10 di tenere tre conferenze distinte, o meglio di
fare tre esami pratici, in cui si leggessero e spiegassero le cose
da praticarsi e le cose da fuggirsi intorno ai tre voti religiosi
e che ciascuno applicasse a se stesso il tenore di vita prescritto
in quei tre capi; e stabilisse fermamente di correggere quello
che trovava difettoso nelle parole e nei fatti circa l'osservanza
della povertà, della castità, e dell'ubbidienza; z0 di leggere
anche il capo delle Costituzioni che tratta delle Pratiche di

15.3 Page 143

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248
11 - Primo aiutante di Don Bosco
pietà; e poi, in ginocchio a' pie' di Gesù Crocifisso, ( a io lo
farò di qui, col pem'ero con voi))),risolvessero di volerle tutte
compiere esempZarmente, e a costo di qualunque sacriJicio.
Con qual fervore il Servo di Dio abbia adempiuto coteste
raccomandazioni del Padre, ((nel momento più importante
della nostra Congregazionev , possiamo comprenderlo. Non
è il caso d'indugiare sulla sua esemplare osservanza; ma non
possiamo tacere una prova del suo fervore, ricordata da un
Monaco di Lerins (Francia).
((L'anno, in cui io era sacrestano nella chiesa di Maria
Ausiliatrice, il 1873, verso le otto e mezzo del mattino, Don
Rua era all'altar maggiore che diceva Messa, ed io mi trovava
in sacrestia, quando, tutt'a un tratto, arriva, quasi correndo,
un sacerdote, e mi domanda: " Dov'è Don Rua?,,. " Dice
Messa ,, risposi io. " Ma pare impossibile, insiste, ecco che
arriva un principe col suo seguito, (Don Bosco era assente),
e bisogna che ci sia Don Ruaa riceverlo,,. '<Oh! dissi io, dovrà
interrompere la Messa?,,. E l'altro: " Ma faccia presto! ,,.
" Quando avrà finito, sarà a loro disposizione: abbiano pa-
zienza e aspettino,,. Intanto entra il principe, col suo seguito,
(non ricordo chi fosse), ed io loro faccio cenno di accomo-
darsi e di attendere. Passarono venti minuti; e infine Don Rua,
con quell'aria di santità che gli era abituale, ritorna in sacre-
stia, con gli occhi bassi e mormorando preghiere. E subito
quel benedetto sacerdote gli va incontro, e a voce quasi alta:
" Don Rua, dice, faccia presto, un principe col suo seguito
è che vuol vederlo; faccia presto! ,,. Don Rua, tutto assorto
in Dio, che aveva ricevuto poco fa nella S. Messa, non dà
segno d'aver inteso. Deposti i paramenti sacri, si volta, e
subito il principe coi suoi si affretta ad andare a lui; ed il
sant'uomo loro fa cenno con una mano di aspettare, si mette
sull'inginocchiatoio, si copre con le mani la faccia per non
veder altro che il Principe e Re celeste, e passa in profonda
adorazione zo minuti! In fine si leva e con angelico sorriso,
allargando le braccia e le mani, va loro incontro, scusandosi
di non aver potuto mettersi subito a loro disposizione, perchè
doveva intrattenersi alquanto col Principe e Re del cielo. Quel
principe e tutto il suo seguito restarono sorpresi, meravigliati
VII - La R Regola vivente o
249
e commossi nel profondo del cuore, e se ne andarono dicendo:
- Don Rua è un santo, un gran santo! a.
Ed era già singolare il prestigio che egli godeva anche
fuori dell'oratorio. L'Arcivescovo Mons. Lorenzo Gastaldi,
molti Vescovi del Piemonte, e nobili famiglie, lo stimavano
come sacerdote di rara pietà e d'ingegno e abilità non co-
mune. Da Roma, in data 12 ottobre 1873, gli veniva inviato
il diploma di membro dell'Accademia dell'Arcadia, col nome
di Tindaro Stinfalico; e lo stesso Mons. Gastaldi l'ammetteva
all'ilccademia di Storia Ecclesiastica del Piemonte da lui
fondata nel 1874, come aveva posto Don Bosco tra i membri
fondatori.
Spuntò finalmente il giorno tanto desiderato, anche dal
Servo di Dio. Da Roma, con altra lettera in data 16 marzo
1874, Don Bosco indiceva tre giorni di rigoroso digiuno R
per i Salesiani e per gli alunni, « perchè Iddio pietoso dispo-
nesse che ogni cosa si compisse secondo la sua maggior gloria
e i1 nostro particolare vantaggio spirituale D; e il 13 aprile la
S. Congregazione dei Vescovi e Regolari emanava il decreto
dell'approvazione definitiva delle Costituzioni della Società
Nel medesimo giorno la nuova Società, quasi in segno
di profonda riconoscenza, faceva al Signore un preziosissimo
<iUna mattina di aprile del 1874 - racconta Don Fran-
cesco Piccollo - mentre attraversava i cortili dell'oratorio,
forse per andare a confessarmi, incontro il caro Don Rua,
tutto mesto, che mi ferma e mi dice: " Caro Franceschino,
vieni anche tu, v'è Don Provera che è moribondo; ora gli por-
terò il Viatico, e tu con gli altri mi accompagnerai,,. Accom-
pagnai Don Rua che portava gli estremi conforti a Don Pro-
vera. Entrato ella stanza dell'infermo, mi parve di assistere
a una scena meravigliosa; questi era seduto sul letto, gli pen-
a la stola dal collo, ia faccia aveva la serenità dei giusti ed
circondata da uno splendore che mi impressionò: e dal
ro gli uscivano sospiri ardentissimi, coi quali voleva strin-
a Gesù, e che palesava colle parole: '<Veni,Domine, noli
;insomma io assistevo alla morte di un santo auten-

15.4 Page 144

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250
I1 - Primo aiutante di Don Bosco
tico! Don Rua, in mezzo alla commozione degli astanti, com-
piva il sacro rito con una devozione non inferiore a quella
dell'infermo, ed io fui talmente compreso di ammirazione a
quella scena, tutta nuova, che il mio cuore si fece piccolo per
la commozione, e quasi mi mancava il respiro. Mai più nella
mia vita ebbi un'impressione simile. Da quel momento ebbi
vero culto per Don Francesco Provera, vero martire di pa-
zienza e angelodi santi costumi, e mi restò sempre nell'animo
la convinzione che egli, appena spirato, sia volato al Paradiso,
alla conquista di un seggio ben alto e sublime; credo fosse
diversa la convinzione di Don Rua n.
Anche Don Provera era un'anima eletta. Nel 1861, chie-
rico, faceva scuola di prima ginnasiale nell'oratorio, quando,
dopo qualche pronostico, venne colto da malattia mortale.
Don'Bosco gli assicurò, apertamente, o il paradiso o la guari-
gione: « Vuoi tu fermarti ancora un poco in questo mondo e
aumentare i tuoi meriti colle tribolazioni; oppure ami meglio
che ti facciamo ilpassaporto per ilparadiso?.....11. <( Io - lasciò
scritto Don Provera - rimasi un momento silenzioso, vo-
lendo riflettere sopra una deliberazione così importante; e poi
risposi con tranquillità: - Euna domanda, questa, che mette
sopra pensiero; mi dia due ore di tempo.....- Don Bosco ri-
prese: - Ah! ti rincresce abbandonare il tuo corpo, abban-
donare l'oratorio! Sospenderemo il passaporto questa.volta.....
- DonRua, vedendo che io non mi appigliavasubito al partito
più conveniente, disse, quasi meravigliandosi: - Ed ancora
hai da pensare? - E Don Bosco: - Eh sì, la vita è sempre
cara. Basta! Adesso lasciamo le cose nelle mani del Signore
Fiat voluntas tua, sicut in coelo et in terra..... Quando avra
ben pensato e scelto, me lo farai sapere. - E se ne andò
Don Bosco aveva fatti appena pochi passi fuori della stanza,
che io deliberai. Mi trovava tranquillo di coscienza, avrei
potuto ricevere ancora i Sacramenti..... e tutti gli altri co
forti della Chiesa, avrei avuto assistente nella mia agonia
stesso Don Bosco.....Decisi, quindi, di chiedere il passaporto
pel paradiso. I n quel mentre venne il Cavaliere di S. Ste-
fano; e Don Kua gli narrò quanto era successo, poco prim
tra me e DonBosco. Ed egli, udendo la mia esitazione, dis
VII - La <iRegola vivente »
25'
sorridendo: - Se io fossi stato al suo posto, non solo avrei
aspettata la morte, ma sarei saltato giù da letto, e le sarei an-
dato incontro. - Ma perchè, replicò Don Rua, non hai scelto
subito il paradiso? perchè non accettare? - Ho anch'io, sog-
giunsi, conosciuto il partito di maggior vantaggio..... Vada a
dire a Don Bosco, che io accetto il passaporto. - Don Rua,
quando scese in r.efettorio per la cena, fece la commissione a
Don Bosco, il quale gli rispose: - Troppo tardi, non è più a
tempo per ora; avrà ancora da patire per vari anni o.
I1 di seguente era fuori di pericolo. Ma due anni dopo,
colto da carie a un piede, gli si aperse un'ulcere, che lo tor-
mentò finchè visse. Costretto ad appoggiare il ginocchio su
di una gamba di legno e ad usare le stampelle, non cessò tut-
tavia di lavorare. Dopo dieci anni di martirio, al principio
del 1874, le sue forze cominciarono a diminuire, mentre do-
lori acutissimi non gli davan più requie, nè di giorno n&di
notte. Ma non fu mai udito proferir un lamento! Un giorno,
che aveva gli occhi pieni di lagrime, interrogato che avesse,
rispose con eroica pazienza: - I1 male che soffro è tale, che
nessuno potrebbe descriverlo! - Consigliato a lasciar ogni
lavoro e a riposarsi alquanto: -No! rispose, il lavoro è ;l'unico
sollievo chepossa avere. - E a Don Rua disse apertamente che
voleva lavorare sino all'ultimo istante: - Per un soldato,
credo che sia vera gloria il morire in battaglia! - Desiderava,
oh! quanto, veder ancora una volta Don Bosco ed avere da lui
il passaporto per l'eternità; e fece volentieri anche questo sa-
crifizio, pregando il Signore a spargere !e sue benedizioni
sulla Società Salesiana. E morì, o meglio, come diceva Don
Rua, 6 Don Provera non morì, ma si addormentò nel Signore,
che aveva tanto amato e così fedelmente servito)), il giorno
stesso, in cui veniva firmato il Decreto dell'approvazione de-
finitiva della Società Salesiana.
Ecco quali tempre di eroi si andavano formando alla
scuola di Don Bosco!
Approvata la Società, Don Bosco raddoppiò le sollecitu-
dini per dare a tutte le case salesiane quell'andamento piena-
mente regolare, che gli stava tanto a cuore, e dal quale sol-
tanto sperava le benedizioni divine per ottenere lo sviluppo,

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252
- I I Primo aiutante di Don Bosco
cui l'opera poteva ora avviarsi. Ed anche in questo, come ve-
dremo, ebbe il miglior aiuto da Don Rua. Invero, era tale
lbattema sua neif'osservanza religiosa, nota a tutti, ammirata
da tutti, e divenuta ornai proverbiale, che nessun altro avrebbe
otuto dare a Don Bosco miglior appoggio.
Nel settembre 1874, durante un corso di esercizi s p i b
ali, questi si trovava a Lanzo Torinese, nel collegio
alesiano. Era, in un'ora di riposo, insieme con alcuni con-
i
1
atelli, nell'orto dell'antico convento, quando cadde il di:
1
Scorso SU Don Rua. Tutt'a un tratto il santo Fondatore si fe'
serio, e, con accento maestoso, uscì in queste parole:
- s e i0 voiessi, dir6 cori, mettere u n dito sopra Don R u ~ ,
U n Punto, o r non vedessi zk lui la virtù in grado pe+tto,
non Porrei farlo, perchè non saprei dove posare il dito!
Presente, con vari sacerdoti, era anche il sullodato mo-
naco di Lerins.
-. .
VI11 - Vicitatore delle Case Sulesiane
VISITATORE DELLE CASE SALESIANE
1814-1875.
- <i Don Bosco »: nuova commissione per accoglierne le memorie. D~on
Rua nelle assenze di Don Bosco. - Gli viene uSfralmate a$dato
l'incarico di visitatore delle case salesiane. - Un prezioso dorumento:
norme che seguiva nelle visite. - Il primo sguardn d alla casa di Dio.
- Poi allo stato religioso e morale dellJ&ituto, dei confratelli, e degli
- alunni. - Rilieci interessanti. A un direttore quindi^ osserva~ioni;
e come sono sagge, opportune e delicate! - Pubblica alcuni classici
- italiani. Sua prima visita all'ZFtitulo delle Figlie di Maria Ausi-
- - lìatrice a Mornese. Sante impressioni che lascia nelle religiose.
Supplisce Don Cagliwo, dal novembre 1875 all'autmo del 1877,
come direttore spirituale della Società e delle Figlie di Maria Au-
- - siliatrice. Quanto laeroro! È l'ammirazione di tutti. - Ajfettuoso
- plebiscito. Come il Semo di Dio Don Luigi Guanella rende omaggio
alla santitd di Don Rua.
<<DonBosco! a studiarlo e viverne lo spirito, praticarne
ogni comando ed ogni consiglio, prevenirne ogni desiderio,
farlo conoscere, ammirare e amare da tutti, era il programma
quotidiano di Don Rua.
Attese le difficoltà che s'iricontravano per far delle confe-
renze, con tutto il capitolo dell'oratorio, intorno alla vita di
Don Bosco, il Servo di Dio propose di formare una commis-
sione, che facesse speciali sedute per continuare la raccolta
delle memorie ed esaminarle insieme, per ottener la maggior
precisione possibile. E la commissione venne composta da
Don Ghivarello, Don Barberis, Don Berto, e Don Cibraria

15.6 Page 146

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2<4
I1 - Primo aiutante di Don Bosco
la presidenza di Don Rua; e dobbiam essere riconoscenti
ervo di Dio, se di quegli anni civennero tramandate molte
rie da Don Barberis e alcune da Don Berto.
7 giugno 1875 "on Bosco - dice la cronaca dell'O-
o - parti per la visita ai collegi di San Pier d'Arena,
zze, Alassio. Prima di partire non dice mai nulla ai gio-
ni, i quali non sanno se sia in casa o fuori. Se ne accorgono
lamente coloro che vorrebbero confessarsi e non lo trovano
suo solito confessionale. Per lo più no1 dice neppure ai
periori della casa, ad eccezione di colui, che deve prendere
osto nella direzione della casa. Per lo più tace eziandio
il giorno del suo ritorno. L'Oratorio è stato così organizzato
che quasi nessuno si accorge della sua assenza da Torino.
strettezze finanziarie però in questo tempo si fanno molto
ntire, poichè quando Don Bosco è nell'oratorio, i bene-
ttori gli portano sempre elemosine, oppure egli stesso ne
va in cerca e ritorna sempre a casa con le somme oc-
correnti >).
Chi lo suppliva era Don Rua, il quale, durante le assenze
di Don Bosco, alle volte si trovava in seri imbarazzi, ma nes-
suno se ne awedeva, perchè non ne parlava e non dava mai
Di quell'anno, egli pure era stato a visitare le case di
Lanzo e di San Pier d'Arena in aprile, e in luglio si recava a
visitare quelle di Varazze e di Alassio; e perchè vi andava
ora Don Bosco? Eran visite diverse. Quelle di Don Bosco
eran le visite familiari, desideratissime, le visite del Padre;
uelle di Don Rua eran le visite del censore e dell'ispettore
fficiale. Prima di venire all'erezione delle prime provincie
od ispettorie, Don Bosco volle affidato a Don Rua anche
uest'ufficio, conoscendo il suo zelo e la stima e la venera-
one che godeva presso i confratelli. Anche negli anni pre-
denti, gli aveva affidato talvolta cotesto incarico, mentre
recava a questa e quella casa per dar ai chierici gli esami
losofia e di teologia; ed approvata definitivamente la So-
, gliel'affidava in forma ufficiale. E poichè abbiamo un
retto, nel quale il Servo di Dio annotò gli appunti presi
isite compiute in quegli anni alle singole case salesiane
VIII - Vzkitatme delle Case Salesiane
255
dobbiamo esaminarlo attentamente, per conoscere sempre
meglio l'anima sua.
Il quaderno, in capo, ha alcune pagine, contenenti un
indice, ordinato, minuto, preciso, delle cose da esaminare.
I1 primo sguardo è alla chiesa e alla sacrestia, alle mense
degli altari, alla nettezza delle pareti e del pavimento, alla de-
cenza degli arredi sacri, al decoro delle sacre funzioni dei
giorni feriali e festivi.
Quindi passa in rivista le camere dei superiori, per con-
statare che non siano troppo eleganti; poi quelle degli alunni
e le scuole, per osservare se san tenute con proprietà, se hanno
la ventilazione necessaria; in fine tutto il locale, dove deve
regnar la nettezza e la proprietà conveniente.
I1 primo sguardo allo stato religioso e morale è per i Sa-
lesiani; e vuole informarsi se hanno le conferenze prescritte,
se fanno il rendiconto mensile, se regna tra loro lo spirito di
modestia, di povertà, di obbedienza; se i preposti all'ammi-
nistrazione materiale, alla direzione delle scuole, alla parte
religiosa, ecc. ecc., adempiono, ciascuno, il proprio dovere
in conformità del Regolamento.
Ha attenzioni speciali per i chierici: osserva se attendono
regolarmente allo studio della filosofia o della teologia; se e
come adempiono i loro doveri di assistenti o di insegnanti;
se fanno la meditazione e la lettura spirituale quotidiana, ecc.
Degli alunni esamina lo stato sanitario, e se hanno chi
loro insegni le preghiere quotidiane ed a servire la S. Messa;
come sono accuditi in chiesa, nello studio, a scuola, nelle ri-
creazioni in cortile o nelle apposite sale, nelle passeggiate;
se han pulita la persona e gli abiti, e specialmente, se han pu-
lita l'anima; se tra loro san fiorenti le Compagnie di S. Luigi,
del SS. Sacramento, dell'Immacolata Concezione, e del Pic-
colo Clero; qual impegno pongono per lo studio; se hanno
familiarità con i maestri, gli assistenti, e i superiori; se pos-.
sono disporre regolarmente di un confessore straordinario.
Scende poi ad esami speciali: se tra gli allievi v'è qualcuno
atto a vestir l'abito ecclesiastico, e tra i chierici chi possa pre-
pararsi all'esame da maestro e a qualche altro pubblico esame
per l'abilitazione all'insegnamento.

15.7 Page 147

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256
- II Primo aiutante di Don Bosco
Osserva in quale stima è tenuto il collegio dalla popola-
zione locale, quali sieno le relazioni dei soci con gli esterni,
quali le relazioni del collegio col parroco e col municipio.
I n fine traccia un minutissimo esame circa ogni genere di
spese e di provviste, e la regolare loro registrazione, che vuol
uniforme in tutte le case, col far uso di tutti i registri, da
lui assegnati.
I1 quaderno registra quindi, le note prese nelle visite
varie case. In capo alla pagina è il nome del collegio e
data della visita, e sotto sono annotate, con numero pro-
ressivo, tutte le cose che gli paion degne di rilievo, e cioè
difetti e le imperfezioni, e i consigli che suggerisce per porvi
medio. E non contento di rilevare graziosamente ogni
osa sul posto, giunto a Torino, ricopiava di proprio pugno
quelle note e, in forma di lettera, le mandava al direttore e
al prefetto del luogo ove le aveva prese, perchè le leggessero
insieme e provvedessero.
Nel 1875 scriveva al direttore ed al prefetto di un colle-
gio: <(Vi comunico le impressioni avute nella mia visita.....
Vi assicuro che sono partito assai soddisfatto, sia degli esami,
sia del contegno dei chierici, sia dei diportamenti dei giovani.
Tuttavia qualche cosa ho osservato che ha bisogno di modi-
ficazioni.....)> e passava ad elencare e trascrivere quindici ap-
punti, e in fine osservava: «Caro direttore, molte di queste
cose dipendono dai tuoi subalterni; tuttavia converrà che
tu ti tenga al corrente di tutte, e che pur tu dia il moto a tutti.
T u sei la testa; il prefetto è il braccio; tutti e due siete occhi
e orecchi per tutto vedere e tutto udire. Il Signore vi bene-
dica largamente insieme col vostro affezionatissimo Don Rua,
ref. della Congreg. di S. F. di S. n.
Ovunque le osservazioni erano in bel numero, e tutte
elicate, e venivan prese in considerazione. I n un collegio
ota le macchie di cera sulle tovaglie dell'altare e la poca pu-
nell'angolo, ov'arde la lampada del SS. Sacramento; e
rti locali osserva la mancanza di qualche immagine sacra,
va troppo piccoli i Crocifissi, e consiglia di cangiarli in
di maggiori dimensioni, in quadri o in sculture, perchè
vedano e producano l'effetto che devono produrre. Al-
trove raccomanda di far confessar più sovente i piccoli alunni
della prima elementare, che durante l'anno non si erano
confessati che una o due volte.
E le osservazioni vanno dal direttore h o all'ultimo del-
l'istituto. Ad un direttore inculca che per quanto gli è possi-
bile lasci fare le correzioni dagli altri, per non assumersi le
parti odiose; ad un altro di diminuire l'eleganza della camera
col togliere di terra i tappeti, e di non darsi aria di troppa
autorità, che serve più ad alienargli gli animi, che a conci-
liarglieli; a questo di trattenersi di più in mezzo agli alunni
per conoscere i loro bisogni spirituali ed insieme impedire
combriccole ed altre mancanze; a quello di aver cura della
propria salute e di farsi aiutare nella predicazione.
Ai prefetti raccomanda di prendersi cura dei. coadiutori,
assistendoli, o per sè o per altri, affinchè disimpegnino i do-
veri religiosi, mattino e sera, specialmente nei giorni festivi;
di passare a rassegna ogni mese, insieme con qualcun altro,
tutti gli alunni, specialmente per vedere come adempiano i
doveri religiosi e con qual frequenza si accostino ai Ss. Sa-
cramenti; di leggere, ogni settimana, un tratto del Regolamento
a tutta la comunità radunata; e di parlar sovente col proprio
direttore per tenersi reciprocamente al corrente dei bisogni
dell'istituto e provvedervi.
Altri rilievi generali san questi: procurare di destar negli
alunni maggior impegno per profittare nello studio; dare
maggior importanza all'insegnamento del catechismo nelle
scuole ginnasiali; assistere con maggior diligenza gli alunni
delle scuole elementari, durante la ricreazione; insistere che le
preghiere siano recitate con maggior gravità ed accordo;
non tralasciar mai un po' di lettura spirituale dopo la messa
,della comunitk favorire la scuola di canto gregoriano, adu-
nandovi il maggior numero di allievi che sia possibile; stabi-
lire una messa feriale per gli alunni esterni, o, almeno, radu-
narli in chiesa ogni mattina, a far insieme qualche preghiera;
adoperarsi, quanto si può, perchè gli esterni prendan parte
alle funzioni religiose del collegio nei giorni festivi; promuo-
vere le Compagnie di S. Luigi, del SS. Sacramento e del-
.. l'Immacolata Concezione, e specialmente del Piccolo Clero,
- 17 Vira del Seme di Dio Michele Run. Vol. I.

15.8 Page 148

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258
- . .
II primo aiutante di Don Bosco
affidandone la cura a qualcuno in particolare; promuovete
la Compagnia dell'Immacolata, almeno tra i chierici, quando
non è possibile fondarla e mantenerla fiorente tra gli alunni.
I1 Servo di Dio, che vedeva un grand'aiuto per l'edu-
cazione cristiana della gioventù nel normale funzionamento
delle Compagnie religiose, istituite da Don Bosco nell'ora-
torio: q Conviene- diceva in una nota - regolare graduata-
mente le varie Compagnie, in modo che a quella di S. Luigi
sia aperto l'adito per tutti quelli che san promossi alla Santa
Comunione, alla Compagnia del SS. Sacramento per le
prime classi ginnasiali, al Clero per quelli delle classi un
po' avanzate, e procurare che si tengano loro le conferenze )).
Per i Salesiani in particolare, insisteva di fare con regola-
rità la lettura a tavola e non dispensarla con facilità e legge-
rezza; di uniformarsi, per il trattamento di tavola, a quello
dell'oratorio di Torino; di fare insieme la meditazione,
anche in due gruppi, se non si può in un solo, e di far altret-
tanto per la lettura spirituale; di non tralasciare le conferenze
mensili e i rendiconti; di non trascurare mai la scuola di ce-
rimonie ai chierici; di promuovere, tra gli interni ed esterni,
ed anche tra i privati, gli abbonamenti alle Letture Cattoliche
ed alla Biblioteca della gioventù italiana, servendosi dell'o-
pera del parroco, se occorre.
Era davvero ammirabile il metodo del Servo di Dio nel
compiere il delicatissimo ufficio di visitatore. In lui la So-
cietà Salesiana, com'ebhe il primo socio e il primo direttore,
ebbe anche il primo ispettore, prudente, oculato, zelantis-
simo della gloria di Dio e del bene delle anime.
La Biblioteca della gioventà6 i t d a n a era una pubblica-
zione periodico-mensile, iniziata da Don Bosco nel 1869,
con la collaborazione di vari insegnanti e letterati, ecclesia-
stici e laici. Anche il Servo di Dio vi curò la pubblicazione
di vari fascicoli, significativi per la scelta: uno con le Novelle
del P. Antonio Cesari; due di Prose scelte dalle Opere Same
dello stesso scrittore; un quarto con il Viaggio in Terra Santa
del Sigoli ed il Fiore di virtù; un quinto con la Vita del
B. Colomhinz' del Belcari. Le prose del Cesari contenevano
a una scelta di passi i più importanti e più ameni della vita
- VIII Visitatme delle Case Salesiane
259
di Gesù Cristo e dei fatti degli Apostoli )r, allo scopo di of-
frire ((un pascolo salutare)) alla mente ed al cuore dei let-
tori, con la materia sacras ivi esposta ed a i santi insegna-
menti che vi sono frammisti >>L.e pagine del!a Vita di Gesù
vennero ristampate più volte anche in fascicolo a parte (I).
Nella breve prefazione al Fiore di virtù, diceva al giovane '
lettore:
u T i presento qui un libro che spero dovrà riuscirti gradito e van-
taggioso. Vi troverai eleganza di lingua, congiunta a semplicità di
dicitura, che gioverà a formarti un corredo di parole classiche e a
farti un bello stile, mentre gl'insegnamenti che vi si contengono arric-
chiranno la tua mente di tante utili cognizioni. Dopo averlo letto,
ti consiglierei a conservarlo questo libriccino, ed in età più avanzata
ritornarvi sopra: che, forse allora rileggendolo, ne avrai nuovo di-
letto ed anche maggior utilità. I1 libro è diviso in quaranta brevi ca-
pitoli, in ciascuno dei quali si parla di una virtù o di un vizio. Si
comincia a darne la definizione, e poi si va raccomandando la virtù
o biasimando il vizio, con molti bei detti della Sacra Scrittura, dei
SS. Padri e di vari autori greci e latini, ed anche con qualche simili-
tudine. Si chiude, poi, ogni capitolo con qualche esempio che serve
ad imprimere maggiormente nella memoria i dati insegnamenti, seb-
bene le similitudini e gli esempi non siano sempre fondati sulla ve-
rità. In una parola à w i qui una raccolta di sentenze e racconti morali,
che bellamente venne dall'autore intitolata Fiore di zirtù » (2).
Alla vita del Beato Giovanni Colombini premetteva
queste osservazioni:
«Prendi e leggi, sentì dirsi una volta S. Agostino; ed avendo ade-
rito all'invito, trovossene molto contento. Prendi, io dico a te, o be-
nevolo lettore, e leggi questa vita del B. Giovanni Colombini ed
avrai occasione di molto diletto e di pascolo intellettuale e morale.
Quel grande amico della gioventù, S. Filippo Neri, quando gli capi-
tavano giovani svogliatelli o uomini poco amanti della virtù, metteva
loro fra mano qualche bel libro di vite di santi e singolarmente di
questo B. Colombini, raccomandando di leggerlo attentamente; ed
( I ) La vita di N. S. Gesù Cristo dell'Abate CESAREP, rete deil'Oratorio,
ridotta in compendio dal sac. prof. Michele Rua. - Tipo,orafis dell'oratorio
di S. Francesco di Sales.
(2) Viaggio in Terra Sanfa di Simone Sigoli ed il Fiore di Vi'irtù, commen-
tati ad uso de' giovani studiosi dal sac. prof. Michele Rua. - Torino, Tipogia- ,
fia e Libreria dell'oratorio
Gioventù Italiana, Anno V
-doi ttSo.orFe)r.ancesco
di
Sales,
1873
(Biblioteca
della

15.9 Page 149

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260
- 11 Primo aiutante di Don Bosco
- VIII Visitatore delle Case Salesiane
261
essi generalmente, finitane la lettura, venivano a fargliene i cordiali
ringraziamenti. Anche tu accingiti a leggerlo per intero; e saprai
timor santo di non corrispondere degnamente alla vocazione.
dire al termine, se non ti sarà riuscito gradevole.
Suor Enrichetta Sorbone, che era entrata nell'Istituto due
1) Ormai crede il mondo corrotto ne' costumi e nel gusto letterario,
che non si possa trovare diletto se non nello scorrere romanzi o libri
fantastici; non lasciarti ingannare da tali idee, chè certo gran piacere
r profitto, sia nella lingua, sia nello stile, e tanto più
i
I
i
anni prima, dice: ((Ricordo l'efficacia delle sue parole, che
andavano veramente al cuore, e davano conforto, infondevano
confidenza, e lasciavano ogni volta un desiderio più forte di
puossi ricavare dalla lettura di questi libri di santi
o sacro, che furono la prima palestra in cui sònosi eser-
della lingua italiana...
- migliorare )>.
Eeuale
u
era
il
giudizio
dei
Salesiani
dell'Oratorjo,. ai
auali.
A
,
a partir dall'ottobre 1875, prese a tener ogni mese una con-
e1 Beato Giovanni Colombini fu scritta da Feo ossia
, nobile fiorentino e poeta italiano, che visse nel se-
univa con mirabil nesso grande abilita pel maneggio
ferenza familiare secondo le disposizioni regolamentari, che
nell'anno seguente divenne quindicinale.
gli
eta
affari ad un
e virtù più
gchuestoorsdqiuniasritioa...per
le
lettere
e
le
scienze
con
una
Anche in queste conferenze aveva sempre un'opportunità
attraente. Nel dicembre 1875 svolgeva questi appunti:
#Prendi, adunque, e leggi questo libretto; e, dal vantaggio che
ne ricaverai, siane gloria a Dio)) (I).
a Nella prossimità delle feste natalizie converrà che ci
prendiamo a modello i Pastori di Betlemme, di cui ci dice
Nel 1875 Don Bosco volle che Don Rua si recasse a vi-
sitare anche i'incipiente istituto delle Figlie di Maria Ausi-
liatrice, a Mornese. Nel quaderno del Servo di Dio mancano
gli appunti di questa visita; ma la cronaca di Mornese dice
che egli « s i fermò parecchi giorni, durante i quali, oltre ai
provvedimenti materiali,... regala le buone Suore di brevi,
ma fervidi fervorini)). Questa visita ebbe luogo nel mese di
giugno, e fu una visita d'ispezione, compiuta dal Servo di Dio
con la stessa diligenza con la quale l'abbiam veduto visitare
le case salesiane. L'impressione che n'ehbe la piccola comu-
nità fu realmente memoranda, e destò una gara di fervore, che
contribuì a dare all'istituto una forte spinta per la via della
perfezione.
Di questa visita a Mornese fa cenno anche Don Fran-
cesia nella vita di Suor Maria Mazzarello, dicendo che il
Servo di Dio ((videogni cosa e raccomandò specialmente lo
studio della propria vocazione)), e che ((tutta la famiglia
quasi ne era scossa, e temeva per se stessa..... 1) (2). Era il
- ( I ) La Vita del B . Giovanni Colombini composta per Feo Belcari Torino,
ipografia e Libreria dell'Orstorio di S. Francesco di Sales, i874 (Biblioteca
lla giouenttì Italiana, Anno VI - febbraio).
2) Cfr.: Saor Maria i i n r e l l o e i primi dve lustri delle Figlie di Maria
- siliatrice. - Memorie raccolte e pubblicate dal sac. G. B. FRANCESILAi-;
reria salesiana editrice, 1906. Pag. 272.
S. Luca: erant vzgiEantes vigilim noctis supm gregem szlum.
Chi vigila, evita il sonno; e noi, peI esser vigilanti, dobbiamo
evitare il sonno riguardo a noi e riguardo agli altri.
t) 10 Riguardo agli altri; far bene il proprio u&io di
pastori, cioè di superiori, di professori, di assistenti; essere
solleciti del bene spirituale e temporale dei nostri allievi.
Aver l'occhio a tutto, ed impedire le combriccole, promo-
vere la frequenza ai Ss. Sacramenti, far si che non ci meri-
tiamo il rimprovero: Canes muti non valentes latrare.
1) 20 Riguardo a noi; ci avverte il Signore a non prenderci
troppa cura del nostro corpo: Sint lumbi vestri praecincti.
S . Paolo dice: vegliate sopra voi stessi, affinchè non vi av-
...,. venga che siano i vostri cuori depressi dalle crapule, dalle
ubbnachezze, dalle cure della presente vita
Verso la fine di aprile del 1876:
a Siamo nel mese di Maria; trattiamo anche noi qualche
argomento riguardante la Madonna. Cerchiamo che cosa
voglia in particolare... dai soci salesiani... Vuole che amiamo
Gesù. Noi fonniamo una milizia, noi dobbiamo risplendere
col buon esempio, noi ci siam proposti di osservare non solo
i precetti del Redentore, ma altresì i consigli; dobbiamo
adunque amar molto Gesù per compiacere la Madonna.
E come amarlo? teneramente, ardentemente, fortemente.
r Teneramente: come il bambino desidera star colla madre

15.10 Page 150

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262
11 - Primo aiutante di Don Bosco
cui ama tenelamente, così noi star volentieri con Gesù,
accarezzarlo colla divozione nell'uffizio divino e nel Sacro
Ministero, nel visitarlo e riceverlo...
)) Ardentemente: evitando non solo i peccati gravi, ma
anche i leggeri volontari;
le piccole disubbidienze,
per esempio
rompere il
slailenpzeirod.i.t.a
di
tempo,
)> Fortemente: assoggettandoci volentieri a sacrifizi per
suo amore, per far
la gloria di Dio,
lc'uabtebcihdiizeznaznad, op, elasbseisnteenddeol...p..rossimo,
per
» Gesù è speciosus prue jìliis hominum, dulcis et mansuetns,
totus desiderabilis, e però veramente amabile)).
L'attività del Servo di Dio era fenomenale. L'II novem-
bre 1875, Don Bosco inviava i primi Missionari Salesiani
alla Repubblica Argentina, per assistere gli emigrati italiani ed
aver cura dei loro figli, e, in pari tempo, per prepararsi all'e-
vangelizzazione della Patagonia. Capo della piccola spedi-
zione era Don Giovanni Cagliero, direttore spirituaie della
Società, poi primo Vescovo e Cardinale Salesiano; e Don Rua
ebbe l'incarico di sostituirlo, nel tempo che restò nell'Ar-
gentina. Per le piccole cure quotidiane ebbe un aiuto nel
sac. Giulio Barberis; ma le cose più importanti, come le am-
missioni alle nuove professioni ed agli ordini sacri, la scelta
dei nuovi missionari e l'alta direzione dell'lstituto delle Figlie
di Maria Ausiliatrice, rimasero a suo carico.
L'eco della partenza dei primi Missionari Salesiani co-
minciò a richiamar l'attenzione generale sull'opera di Don
Bosco; e subito presero ad affluire le domande di nuove fon-
dazioni salesiane in Italia e al19Estero.Ed anche cotesto la-
voro, di esaminar le domande e di studiare se era conve-
niente accettarle, venne a gravare interamente su Don Rua.
Per questo si recò a San Benigno Canavese, a Lucca, a
Noli, a Bassano, a Mendrisio nella Svizzera, e, come vedremo,
anche a Parigi.
Allora, tra i membri del Consiglio Superiore della So-
cietà, chi dava a Don Bosco il miglior aiuto, dopo Don Rua,
era precisamente Don Cagliero. S'immagini quindi, quale
lavoro, nel tempo che questi rimase nell'Argentina, venne a
gravar sulle spalle del Servo di Dio,
VIII - Visitatore delle Case Salesiane
263
Primo aiutante di Don Bosco, prefetto generale e diret-
tore spirituale della Società Salesiana, direttore dell'oratorio
di San Francesco di Sales, predicatore e confessore regolare
nel Santuario, visitatore ed esaminatore delle Case Salesiane
d'Italia, direttore dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausilia-
trice, nel 1876, quasi tutto questo, ed altro ancora, non ba-
stasse, fu nominato confessore e direttore spirituale dell'O-
ratorio aperto dalle Figlie di Maria Ausiliatrice in Valdocco;
e, sul finir dell'anno, in assenza del rettore del Rifugio, dalla
Curia Vescovile venne prowisoriamente incaricato anche
della dilezione spirituale di quell'istituto.
Tanto lavoro avrebbe ammazzato ogni altra persona; ed
egli lo compiva con esattezza, formando l'ammirazione di
tutti. Possiamo farcene una qualche idea dai pensieri, che
spigoliamo da alcune lettere a lui indirizzate per la festa di
San Michele Arcangelo nel 1876, che, fortunatamente, ci
son rimaste.
Superiori ed alunni avrebbero voluto festeggiarla pubbli-
camente; era, in realtà, il direttore dell'oratorio. Egli no1 per-
mise; molti, però, gli manifestarono i loro sentimenti per
lettera. Gli alunni della scuola professionale a fonditoris,
gli dicevano così: a Perchè non possiamo dirle in questo
giorno, quanto l'amiamo e quanta stima facciamo della sua
benevolenza, ci permetta che le offriamo il presente mazzolino
di fiori, in segno della più pura riconoscenza... a )>, ricono-
scenti di tanti favori... a.
6 Mi riesce oltremodo gradito il tornare del suo onoma-
stico - gli scriveva un salesiano - che mi porge occasione
favorevole a manifestarle i sentimenti del mio cuore, o Padre
amato. Lei è il più gran benefattore, che io abbia sopra la
terra; ed ogni volta che io penso a quanto ha fatto per me,
mi vergogno e mi addoloro di non poterla, almeno in parte,
compensare. Mi permetta, però, che in questa occasione io
offra a Dio tutti i miei giorni di vita, se mai varranno ad ag-
giungerne un solo alla sua vita preziosa. Oh! quanto mi terrei
fortunato, se il cielo ascoltasse la mia preghiera.....)>.
« Se la Signoria Vostra degnissima mi permette, come ne
son certo, oggi Le presento anch'io il mio cuore - scriveva

16 Pages 151-160

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16.1 Page 151

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264
-I1 Primo aiutante di Don Bosco
un alunno. - Siccome è povero, La prego di fargli posto
o in un cantuccio, donde possa... esternarle la gratitu-
riconoscenza, ed innalzare fervidissime preci... )>.
i piace conchiudere con i sentimenti del Servo di Dio
Luigi Guanella, che dai primi mesi del 1875 si trovava
I Il glorioso e forte S. Michele Arcangelo, il quale ha
d'un tratto cessare la ribellione, che in Cielo si era solle-
ta dagli spiriti maligni contro l'Altissimo, quest'angelo ar-
nte, oggi e sempre, sieda al fianco di V. S. ottima e caris-
ima. Ei combatta con Lei le giornate di quaggiù; e lo faccia
con tal forza, sicchè anche su questa terra gli spiriti illusi degli
uomini maligni cessino la guerra che muovono a Dio ed alla
Chiesa, e la cessino fortunatamente e gloriosamente, con ren-
dersi servi convinti della vera Fede e seguaci essi stessi della
medesima.
)) Io, che tutto i1 tempo dacchè dimoro in quest'oratorio,
non ebbi che di rado la fortuna di renderle ostensibile la
stima, che conservo alla santità della sua persona, soffra che
in questo giorno la dimostri in qualche maniera, acciocchk
in qualunque stato e luogo la Prowidenza destini la mia per-
sona,
tezza
Ed'lalfafestatopp..i.a..ci) h(eI)a.mo
la
S.
V.
Rev.ma
e
la
stimo
con
al-
(I) I1 Servo di Dio Don Luigi Guanella, Fondatore dei Servi dalla Carità
e delle Figlie di S. Maria deila Provvidenza, (nato a Campodolcino, capoluogo
del valico dello Spluga e della frontiera svizzera, il 19dicembre 1842, morto
a Como il 24 ottobre xgrs) venne all'Oratorio Salesiano e restò con Don Bo-
sco dal gennaio 1875 ai primi di settembre 1878.
Nella vita di ,questo S e n o di Dio, scritta dal Sac. Leonaido Mazzucchi,
dei Servi della Caritii: Lo uita,20 @rito e le opere di Don Luigi Guanella (Como,
Scuola Tipografica della Divina Provvidenza, ~gzo),al capo IX: Ai $anchi
diDon Bosco, alla pag. 41, si legge, che trovandosi, un dei primi giorni, con
Don Bosco e parlando dei mezzi acconci per sviluppare l'Opera Salesiana,
il pio sacerdote gli suggeriva di formare una n specie di Cera'Ordinen, e che il
prowido suggerimento abbia dato origine alla Pia Unione dei Cooperatori Sa-
lesiani; mentre Don Bosco aveva stampato, fin dall'anno prima, il programma
di quest'opers.
Si legge anche, alla pag. qz, che Don Guanella, in un'altra conversazione
con Don Bosco, sul modo di moltiplicare le vocazioni ecclesiastiche, gli desse
questo suggerimento: u Ricorra alle vacazioni degli adulti! h; e che l'idea piac-
que a Don Bosco, e diede origine ali'opera dei Figli di Maria Ausilialrice.
- VIII Visitatore delie Case Salesiane
265
Don Bosco, invece, come si b accennato, da moiti anni aveva iniziata anche
quest'opera, e pensava a dar scuole speciali a detti alunni. Basti il dire che
vari dei sacerdoti che da anni davano giB preziosi aiuti a Don Bosco, camè.
Don Lazzero, Don Bodrato, Don Sala, Don Provera ed altri, avevan tutti
cominciato gli studi di latino in età avanzata.
Don Bosco seguiva le vie tracciategli dal Signore: e, nella sua praticità,
prudenza e bonth straordinaria, spesso chiedeva consiglio a coloro che il Si-
gnore gli poneva al fianco, non solo per giovarsene, ma soprattutto per av-
viarli, incoraggiarli, e conoscere meglio l'anima loro.

16.2 Page 152

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266
- 11 Primo aiutante di Don Bosco
NELLA VITA INTIMA DELLA SOCIETA
1825-1826.
Conferenze ed adunanze generali per ottenere quell'unità di spirito e
- d'azione, che inculcava Don Bosco. Aiuto pestato dal S m o
- - di Dio. Come raccomanda l'economia e l'obbedienxa. Come espone
- lo stato fiorente del120ratorionel 1876. Allocuzione memoranda
di Don Bosco: Il presente e l'avvenire della Società Salesiana: ( ( L a
Divina Provmcienza non ci abbandonerà mai, finchd osserveranno
- le Regole ». L'Unione deì Cooperatori Salesiani. - Don Rua perde
- la madre. Attività del Servo di Dio. - Domanda soccorsi. - << Chi
- si potrebbe chiamare martire del lavoro, d Don Rua I>. È esonerato
dall'u@cio di Vice-direttore. - Un particolare interessante: tutti
- continuano a far capo al S m o di Dio. Una testimonianza signi-
ficativa.
Approvata la Società, il miglior aiuto che il Servo di Dio
continuò a dare al Fondatore, fu il sostenerlo nel promuovere
la regolare osservanza in tutte le case e nel coltivar nei soci lo
spirito dell'istituto.
Nata dall'amore e dall'ammirazione più cordiale per Don
Bosco, la Società Salesiana esisteva di fatto prima che s'ini-
sse formalmente con nome e nome speciali. Fin dal 1852
venne presentato, in forma embrionale, il primo regola-
nto all'Arcivescovo Mons. Fransoni, che l'approvò, e nel
58, in forma più concreta, al Santo Padre Pio IX; finchè,
'ato e ritoccato ogni volta, nel 1865 ottenne dalla Santa
i1 Decretum Iaudis, nel 1869 fu approvato come base
ecifica del nuovo istituto, e ne1 1874 ottenne l'approvazione
- IX Nella vita intima della Società
267
definitiva. Cura di Don Bosco fu il tracciare quel medesimo
tenor di vita che si viveva nell'oratorio, e, perchè fiorisse in
tutte le case, prima e dopo l'approvazione della Società, volle
annualmente indette speciali conferenze generali del Capitolo
Superiore e dei singoli direttori, nelle quali s'era proposto
di additare e raccomandare quelle poche norme che riteneva
fondamentali per raggiungere quell'unità di spirito e d'azione,
che, date le origini familiari della Società, voleva che formasse
e restasse la sua caratteristica.
Queste conferenze, o radunanze generali, si tennero dal
1865 al 1877; ed era il Servo di Dio che le indiceva; e, fre-
quentemente, le presiedeva egli stesso, in nome di Don Bosco,
con frutti preziosi.
Nel 1875 indisse anche due conferenze per i prefetti, od
amministratori delle case, a Lanzo, durante il primo corso di
esercizi spirituali! per ottenere, in ogni casa, piena unifor-
mità nella contabilita e la massima economia. Una delle sue
proposte diceva testualmente così: <(Tutti i panni per i preti
e per l'uniforme degli alunni, e per i coadiutmi, sieno della stessa
qualità; lo stesso si dica delle tele; ciò indurrà il fabbricante a
dare la mercanzia a minor prezzo in vista della quantità: sa-
ranno più omogenee le rappezzature, e i giovani, cangiando
collegio, non dovranno mutare uniforme o. Economia, economia!
Nella seconda metà di settembre si tennero le conferenze
generali. I direttori si trovarono a Lanzo, con i membri del
Capitolo Superiore, tre giorni prima della seconda muta degli
esercizi spirituali, per stabilire il personale delle case; e varie
furono le adunanze. I1 23 settembre, Don Rua, che aveva la
presidenza, aperse la seduta con queste proposte. Memore
che Don Bosco, in altre conferenze lungo l'anno ed anche al
termine del primo corso degli esercizi spirituali, aveva tanto
raccomandato l'Esercizio mensile della Buona Morte, affinchè
questo si facesse regolarmente, propose di stabilire alcune
norme da seguirsi in ogni casa.
Fece pure osservare, che Don Bosco, più volte, s'era mo-
strato malcontento per spese straordinarie, compiutesi in al-
cuni collegi, ad es. per rinnovazioni nei fabbricati, senza i1
SUO consenso.

16.3 Page 153

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268
- II Primo aiuta%? di Don Bosco
- IX Nella vita intima della Società
269
Diede quindi la parola per deliberare il modo d'eliminare
cotesti inconvenienti, e poi, - dice la Cronaca - il Servo di
Dio parlò apertamente così:
l
i
l
Ì
I1 3 febbraio, Don Rua - dice la cronaca - ((Direttore
dell'oratorio di San Francesco di Sales o, fece questo splen-
dido resoconto della casa madre:
(<Si desidera maggiore obbedienza alle Regole ed alle ordinazioni
dei Superiori. Procuriamo d'essere modelli agli altri. In una Congre-
gazione, ha detto il Padre Bruno, Filippino, che ci dètta gli esercizi,
tutti i disordini non cominciano mai dai principianti, ma dai più
provetti.
Dobbiamo esser noi di buon esempio agli altri nel troncare ogni
faccenda al suono della campana, affinchè i subaltesni c'imitino in
questa precisione.
1) Al mattino, all'ora della levata, mostriamoci pronti ad alzarci,
e non si abbia mai a dire che per negligenza lasciamo i1 letto più
t.a-rd-i.
o Alla sera, dopo le orazioni, non si faccia più rumore, nè si stia
chiacchierando qua e là, ma ciascuno si ritiri subito nella sua cella.
Ciò faccia ognuno di noi e procuri che sia osservato dai preti e dagli
altri.
I) In ultimo, ricordiamo la cosa di maggiore importanza. Obbe-
diamo a Don Bosco nei particolari comandi, senza rimostranze o
malumori. Avviene di tanto in tanto, che malgrado tutto il riguardo
e la riservatezza che Don Bosco usa nel dirci le cose, ci sia qualcuno
che non si arrende ai suoi desideri. Da ciò egli ebbe già gravi dispia-
ceri. Non dico che non si possano fare delle osservazioni, e proporre
delle difficoltà; si può fare; ma se poi non sono tenute per buone,
dobbiamo arrenderci e prontamente ed umilmente assoggettarsi, di-
mostrando di fare, non solo come vuole lui, ma secondo che dice la
nboedstirragliR>eg>o.la, anche laeto vultu, dimostrando contentezza nell'ob-
In occasione della festa di S. Francesco di Sales nel 1876
si tennero altre conferenze generali neli'oratorio. Tra esse
riuscì particolarmente memoranda quella del 3 febbraio. Don
Guanella diede relazione dell'Oratorio di S. Luigi a Porta
Nuova, Don Milanesio di quello di Valdocco. Gli altri diret-
tori, Don Bonetti di Borgo S. Martino, Don Lemoyne di
Lanzo, Don Francesia di Varazze, Don Cerruti di Alassio,
Don Francesco Dalmazzo di Valsalice, Don Albera di San
Pier d'Arena, Don Costamagna di Mornese, Don Ronchail
di Nizza Marittima, avevano parlato delle loro case nelle se-
dute antecedenti.
u I membri della Congregazione vanno continuamente crescendo
nel vero spirito religioso e nella carità. Ciò si deve attribuire alla
maggior regolarità nello spirituale esercizio mensile, nella medita-
zione per gli uni dalle j alle j i/2, per gli altri dalle 9 alle 9%, nella
lettura spirituale e nella lettura quotidiana in refettorio.
o Gli ascritti in quest'anno furono separati dagli altri nella ricrea-
zione, nel refettorio, in chiesa, in camera e nello studio. I1 numero,
essendo di circa sessanta, L molto maggiore di quello degli anni scorsi.
Tutto ci fa sperare che daranno buoni frutti. In essi regna grande
zelo per il bene proprio e per quello del prossimo.
u Gli studenti sono in numero assai grande, e buoni. I loro esami
ebbero un esito non poco soddisfacente nell'oratorio e fuori. In essi
si vede un grande spirito di pietà, che si manifesta con le opere. Ex
fructibys eorum cognoscetis eos. Si potè, da molti di essi, ottenere il
vero scopo che si propone la nostra Congregazione, sicch6, di 45 gio-
vani dell'ultima classe, circa 40 indossarono l'anno scorso la veste
chiericale. Così essi ci somministrano il contingente prr poter esten-
dere le nostre fatiche, anche fuori dei nostri paesi. Contribuirono
molto a mantenere nei giovani l'amore allo studio ed alla pietà le
Compagnie. La Compagnia dell'Immacolata, però, lascia ancora a
desiderare maggior regolarità di conferenze. Essa è come l'ultimo
gradino, dopo del quale si entra in Congregazione.
i> Eziandio degli artigiani si possono dire cose molto consolanti.
I n essi vi è maggior regolarità che negli anni scorsi, le loro scuole
sono ben ordinate, i catechisti sono molto impegnati nell'insegnar
loro le verità della religione, gli assistenti unanimi nel promuovere
tra essi la pietà e la carità.
1) Io spero che buonissimi e non pochi saranno i frutti ottenuti,
ma per questo bisogna risolversi a vincere e rinnegare la propria
volontà. Ciò non dico, perchè tra noi faccia difetto questo spirito
di sacrificio; ma perchè, senza di questo, poca efficacia possono avere
le nostre fatiche, e poco merito e bene arrecare a colui che le fai).
In fine, come avevano fatto gli altri direttori, anche il
Servo di Dio raccomandò la sua casa, cioè l'Oratorio di San
Francesco di Sales, alle preghiere comuni.
Finite le relazioni, prese la parola Don Bosco. Espose Io
stato generale della Società Salesiana, deli'Istituto delle Fi-
glie di Maria Ausiliatrice e delle Missioni iniziate; accennò

16.4 Page 154

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270
- 11 Prifno aiutante di Don Bosco
alle domande di nuove fondazioni, all'aiuto efficace che si
prometteva dall'opwa di Maria AmZCSZ1iatreicea,ll'avvenire
della Società; e si domandava:
tacinque o trentasei anni fa, che cosa c'era in questo sito,
a siamo adunati? che cosa c'era? Nulla, proprio nulla! l o
reva qua e là, dietro ai giovani più discoli, più dissipati; ma essi
volevan sapere di ordine e di disciplina; si ridevano delle cose
i religione, delle quali erano ignorantissimi; bestemmiavano il nome
nto di Dio; ed io non ne poteva far nulla. Quei giovani eran proprio
trivio e di piazza; ed accadevano battagliuole a sassi, e risse conti-
... ue. Le nostre case allora erano più pensieri che fatti. In questo luogo
tesso e
Iche
onretoi ..d.inetonrunlil'avlt'erora. noUncaamcapsiupseomlai,noatimaegmlioeliugna,
a cavoli
tugurio od
taverna, sorgeva nel mezzo, miserabile al vederla di fuori, più
abile dentro. E per soprappiù era casa d'immoralità! Un povero
, solo, abbandonato da tutti, anzi peggio che solo, perchè di-
pregiato e perseguitato, aveva un vago pensiero di far del bene, qui,
proprio in questo luogo, e far del bene ai poveri ragazzi. Questo pen-
siero mi dominava e non sapeva come mandarlo ad effetto; tuttavia
non si partiva mai da me, anzi era quello che dirigeva ogni mio passo,
ogni mia azione. Io voleva far del bene, far molto del bene; e farlo
qui. Sembrava allora un sogno il pensiero del povero prete, e pure
Iddio realizzò, compiè i desideri di quel poveretto.
I) E in che modo Egli dispose che questo disegno s'incarnasse?
Come si siano fatte le cose, appena saprei dirvelo. Non me ne so
dare ragione io stesso. Questo io so, che Dio lo voleva. Io vedo chiese
edificate, eretti molti fabbricati, tanti giovani raccolti, tanti preti e
chierici che mi circondano, tanti direttori di Case che mi fanno co-
rona. Come ciò? Io vedo che grandi sacrifici si dovettero compiere,
intrepidi dovettero essere coloro che mi seguivano, se non cedettero:
ma, dopo tutti questi sforzi, ecco che ne vediamo il frutto. Migliaia
di giovani hanno il pane della parola di Dio, le Regole sono appro-
ate, la Congregazione è stabilita, i soci sono in gran numero, lo spi-
ito si mantiene ed aumenta. Siane gloria a Dio! o.
e, manifestava anche quali fossero le stret-
Se dovessi guardare le cose solo umanamente, a ciò che sta nella
ma della mia mano, sarei spinto a mettermi in testa un fazzoletto
andarmi a seppellire nella solitudine della Te-
rmi mai più vedere in società; poichè non vedo
do d'aggiustare i nostri affari con mezzi umani. Ma noi siamo
,
l
I
i
"3
IX - Nella vita intima M a Società
271
soliti ad alzare gli occhi in su e confidare nella Divina Provvidenza,
e la Provvidenza non ci manca.
I) Non ci è mai mancata e non ci manchevd nemmeno nell'avvenire,
purcltk non ce ne rendiamo indegni, non si sprechi il denaro, non si affie-
volisca 20 spirito di povertà. E come ottenere questa perseveranza?
1) Con l'ossevvanxa delle Regole! Ora la Società è costituita, le Re-
gole sono approvate. La gran cosa che dobbiamo fare si è di adope-
rarci a praticare in ogni modo le Regole ed eseguirle bene. Ma per
praticarle ed eseguirle, è necessario conoscerle e perciò studiarle.
Ciascheduno si faccia un dovere di studiare le Regole. Ora non ci
troviamo più come nel tempo passato, quando non le Regole, ma la
sola Congregazione era approvata, e quindi si andava avanti con un
governo tradizionale e quasi patriarcale. Non son più quei tempi.
Bisogna tenerci fissi al nostro codice, studiarlo in tutte le sue parti-
colarità, capirio, spiegarlo, praticarlo. Tutte le nostre operazioni di-
rigerle secondo le Regole o.
Ed il santo Fondatore insisteva: - L'unico mezzo p@
propagare il nostro spirito è l'osservanza delle Regole..... L'os-
servanza delle Regole è l'unico mezzo, perchè possa durare una
Congregazione..... s Quindi: <(Obbedienza )).
Ciascuno nella sua sfera procuri di essere obbediente, sia alla
Regola, sia ai singoli comandi dei Superiori. Questo lo faccia cia-
scuno per conto suo; questo si promuova fra gli altri confratelli. Que-
sta virtù s'inculchi negli inferiori, negli allievi, in tutti. Quando in
una Casa, o in una Congregazione, regna questa virtù, tutto va bene.
- Tutta la religione, diceva un gran santo, consiste nell'obbedienza,
la quale genera tutte le virtù e le conserva. - Siamo obbedienti,
e avremo la pazienza, la carità, la purità, la quale specialmente è il
premio dell'umiltà. Perciò l'ubbidienza sia il tema delle letture, delle
prediche e di molte conferenze. Ciascheduno legga e rilegga atten-
tamente i1 capo delle nostre Regole, dove si parla del voto dell'obbe-
dienza; anzi questo capo si studi a memoria. E il punto pvi~lcipale
attorno a cui deve versare la nostra obbedienza si d irztoino alle pratiche
di pietà, le quali sono come il cibo, il sostegno, il balsamo alla stessa
virtù. Il direttore faccia rileggere bene anche questo capitolo, pro-
curi di osservario e di farlo osservare. L'obSediaza specialmente per
le pratiche di pietà d la chiave maestra dell'edificio della nostra Cmgre-
gazione, d quella che lo sostmàn.
E concludeva:
c< I1 Signore aspetta da voi cose grandi; io le vedo chiaramente e
distinte in ogni parte e potrei già esporvele, una per zina, o per lo meno

16.5 Page 155

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-
272
- II Primo aiutante di Don Bosco
accennarvele; ma per ora non giudico bene parlarvene. Se qualcuno
mi ricorderà queste parole nell'anno venturo, io vi potrò far vedere
grandi cose che il Signore quest'anno si è degnato d'iniziare, e spe-
cialmente una che vi riempirà di stupore. Dio ha incominciato e con-
tinuerà le sue opere, alle quali tutti voi avrete parte. Queste riguar-
dano il fforido stato della Congregazione, le quali, mentre io gih mi
troverò alla mia eternità, porteranno gravissime conseguenze per la
salute delle anime, a gloria di Dio; gioveranno al bene universale
della Chiesa, saranno cagione di gloria, sì, lasciatemi dire questa
parola, alla nostra Congregazione >).
Don Bosco, verso il fine della conferenza, era estrema-
mente commosso, e il suo dire aveva acquistato un'energia
straordinaria. Gli sguardi di tutti eran fissi su lui; e Dio
sa quali affetti e quali propositi awampassero in quell'ora
nel cuore di Don Rua. E lo vedremo noi pure nel corso di
queste pagine.
L'opera cui Don Bosco alludeva era l'approvazione del-
l'Unione dei Cooperatori Salesiani (I). Da vari anni la veniva
studiando, ne aveva esteso e pubblicato un primo regola-
- (i) n Nel fondare la Pia Unione dei Cooperatori Salesiani depose Don Rua
- Don Bosco ebbe di mira anzitutto di soddisfare un dovere di iiconoscenza
verso tutti i benefattori delle sue Opere (chiamandoli a partecipare a tutti i
- vantaggi della Pia Societi di S. Francesco di Sales); in secondo luogo aveva
- di mira di animare alla perseveranza nel beneficare le sue opere; in terzo luogo
di unire i suoi benefattori e le sue benefattrici, costiruendoli come alrrettanti
ausiliari del proprio Parroco, e per mezzo di lui del proprio Vescovo, e quindi
altrettanti figli devoti ed obbedienti al Supremo Capo della Chiesaa.
I n queste parole, il Servo di Dio indicava, nel modo pik chiaro e preciso,
- il triplice scopo, che si propose Don Bosco nell'istituire la Pia Unione dei
Cooperatori:
n mostrare, nella forma migliore, la sua riconoscenza verso
i benefattori u, n spronarli di continuo ad aiutare fa Società Salesiana »,r ani-
marli all'azione cattolica, sotto la guida dei propri pastori*.
L'Unione non lega alcuno in coscienza e vi possono partecipare le famiglie
secolari e religiose e gli istituti o collegi, per mezzo dei rispettivi genitori e
superiori.
Le condizioni per esservi iscritti sono: I ) e t i non minore di anni 16; 2) go-
dere buona riputazionz religiosa e civile; 3) essere in grado di promovere, o
per se o per mezzo di altri, con preghiere, offerte, limosine o lavori, le Opere
della Società Salesiana.
Chi desidera ascriversi tra i Cooperatori Salesiani, ricevere il Bolletti*~
alesiano, avere cbiarimenti sulle opere di Don Bosco, inviare offerte ed
emosine in loro favore, si rivolga al Rettor iMaggiore della Sorietà Soleriana,
ia Cottolengo, N. 32, Torino (109).
I X - Nella vita intima della Società
273
mento nel 1874, chiamandola Unione Cristiana; nel 1875,
correggendo il primo schema, la diceva Associazione di Opere
Buone, e, finalmente, nel 1876, Cooperatori Salesiani, o modo
pratico di giovare al buon costume ed alla civile società.
L'Unione da' Cooperatori veniva approvata solennemente
dalla Santa Sede, pochi mesi dopo, il 9 maggio 1876, insieme
coli'Opera di Maria Ausiliatrice per le vocazioni degli adulti
allo stato ecclesiastico; e Don Bosco incaricava Don Rua di
portar personalmente il diploma di Cooperatore, unito all'e-
lenco delle copiose indulgenze elargite dal Santo Padre, ai
principali benefattori della città. La maggior parte eran fa-
miglie da lui conosciute, e a Don Bosco premeva che anche
il suo fedele aiutante fosse da loro conosciuto.
In quell'anno i1 21 giugno, Don Rua perdè la mamma;
cr ed io pure - dice il salesiano Don Francesco Piccollo -
ho assistito ai funerali della signora Rua: il mio cuore era
commosso, perchè non potevo dimenticare la grande bontà,
dimostratami da questa pia signora. Alla sepoltura, che si fece
o alla parrocchia di Borgo Dora, io era presso Don Rua,
e seguiva la bara della madre. Era estremamente commosso;
va a stento il pianto; ma si leggeva nel suo volto, unita-
e ad un dolore immenso, una rassegnazione totale alla
volontà divina, che lo privava di una madre così buona e che
per tanti anni, seguendo l'esempio di Margherita Bosco, si
era sacrificata per i giovinetti dell'Oratorio s.
Con lettera del 27 luglio il Servo di Dio comunicava
al fratello cav. Antonio, controllore della R. Fabbrica d'Armi
di Brescia, il conforto che aveva provato nell'apprendere
che la sua famiglia erasi recata 4 a fare la Santa Comunione
in suffragio dell'ottima nostra madre)), e che aveva 4 pur
fatto celebrare delle messe al medesimo fine)). (1 Spero -
soggiungeva - che ancor tu hai fatto, o farai altrettanto; e
questo raddoppia il mio contento. Noi, qui, le abbiamo cele-
brato un solenne funerale al giorno trigesimo della sua morte,
cioè il 21 corrente, con grande concorso ai Ss. Sacramenti,
non solo degli interni, ma ancora degli esterni. Continuiamo
a ricordarci di lei e dei begli esempi che ci ha lasciato.
)) A fine di averla sempre presente ho fatto riprodurre il
- 18 Vrto del Servo di Dio iM>chela Ruo. Vol. I.

16.6 Page 156

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274
12 - Primo azùtante di Don Bosco
suo ritratto, di cui ti mando due copie, per mantenere la pro-
messa che ti feci, fin da quando mi procurasti il piacere di
venirci a trovare ».
E gli dava conto del modo, col quale aveva liquidato i
vari capi del vestiario materno, che aveva divisi tra parenti,
e ((quanto al poco oro - soggiungeva - l'ammontare è di
L. 58 e centesimi 50. L'oggetto che pareva più prezioso, cio&
il così detto sclavasso, fu sottoposto alle solite prove, e fu
trovato d'argento dorato; quindi, invece di valere una qua-
rantina di lire, fu valutato a lire due. Quanto ai pochi mo-
bili, io li valuto a L. 80 in tutto, stante la gran difficoltà che vi
sarebbe a venderli per la loro antichità e per essere assai lo-
gori. Perciò, mettendo insieme la metà dell'oreficeria in
L. 30, colla metà del valore dei mobili in L. 40, ti unisco qui
L. 70, che io ti suggerirei di dividere tra i tuoi figli e figlie,
affinchè tutti abbiano qualche piccolo ricordo della loro cara
avola, lasciando però alla tua prudenza di fare quanto crede-
rai meglio )>.
Quest'uomo, che teneva conto del centesimo con preci-
sione più unica che rara, era veramente degno di amministrare
le grosse e le piccole somme che la Divina Prowidenza man-
dava all'Oratorio!
Con la fondazione della Pia Unione dei Cooperatori Sale-
sfani, come Don Bosco sperava, crebbero anche le offerte; e
con l'Opera di Maria Ausiliatrice venivan crescendo le voca-
zioni alla vita salesiana ed all'apostolato.
E il Servo di Dio imparava dal Maestro a tentar tutte le
vie per avere i mezzi di poter fare un bene maggiore.
Ci restano le minute di due domande da lui stese nel 1876,
per aver sussidi dall'opera Pia di S. Paolo, e dal R. Sub-
economato dei benefizi vacanti.
Nella prima, ritoccata da Don Bosco, egli ricorda come
questi tenesse ((aperte al culto religioso quattro chiese, qui
in Torino; quelfa di IMaria Ausiliatrice in Valdocco, pei po-
veri giovani interni di questa casa e a comodità del pubblico;
l'altra di S. Francesco di Sales, per i giovinetti esterni, che nu-
merosi frequentano l'Oratorio festivo; quella di S. Luigi
Gonzaga, presso il Corso del Re, e quella di S. Giuseppe,
- IX Nella vita intima della Società
275
nel Borgo S. Salvario. Per queste varie chiese, oltre a molte
spese, occorrono quelle indispensabili per l'acquisto e la con-
servazione degli arredi e vasi sacri, cera, funzioni, pigioni e
manutenzione dei fabbricati e di tutte le cose necessarie al
decoro del culto..... )).
Nella seconda, ricorda come Don Bosco deve prowe-
dere in questa città a cinque Oratori, che sono la Chiesa di
Maria Ausiliatrice destinata ai giovani ricoverati in questa
casa e popolazione di questi contorni; l'oratorio di S. Fran-
cesco di Sales in Valdocco, quello di S. Luigi presso il Corso
del Re e quello di S. Giuseppe del Borgo S. Salvario, tutti
e tre pei poveri giovinetti; e finalmente un Oratorio dedicato
a S. Angela Merici, aperto il mese scorso, anche qui in Val-
docco, per le povere fanciulle )).
Fare del bene e farlo conoscere per avere gli aiuti neces-
sari, fu jl programma di Don Bosco, esemplarmente seguito
da Don Rua. Come non ammirare tanto lavoro e tante cure
per promovere la gloria di Dio!
Ecco un'altra solenne testimonianza di Don Bosco in
lode del suo primo aiutante. La cronaca di Don Barberis ci
ha tramandato l'argomento di una conversasione, tenuta con
Don Bosco la sera del 14 agosto 1876.
La vigilia dell'Assunta del 1876, terminate le confessioni,
vari confratelli facevano compagnia a Don Bosco durante
la cena; ed egli, com'ebbe finito di cenare, continuò la conver-
sazione, che si portò su questo argomento: « Se fosse vmo,
che il lavoro uccidesse i salesiani>>.
Don Bosco diceva: Ognuno di noi che morisse ucciso
dal lavoro, ne attirerebbe cent'altri in Congregazione. E vero,
e ne son contento ed orgoglioso, tra noi si lavora molto; ma
il dire, come ho sentito, che i preti morti in casa siano stati
proprio uccisi dal lavoro, questo, no, non mi par vero. Lau-o-
rarono molto, furono strenui campioni; riposando, avrebbero
potuto prolungare la loro vita; ma tutti avevan già qualche
malattia, che dai medici si giudicava incurabile.
)> Don Alasonatti aveva una glandola nella gola; aveva
cercato tutti i mezzi, tutti i rimedi per guarirne; s'erano con-
sultati molti medici, tutti promettevano di guarirlo, ma in-

16.7 Page 157

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II - Primo aiutante di Don Bosco
vano. Nell'ultim'anno di sua vita, gli comandai di nuovo che
per obbedienza si curasse, non guardasse a spese, o a rimedi.
* Egli obbedì, ma tutto fu inutiie, e la glandola lo soffocò.
Don Ruffino lavorava anche intensamente; ma l'origine
della sua malattia e della sua morte fu una forte costipazione.
Essendo stato da Torino a Lanzo sotto una dirotta pioggia,
non si cambiò le vesti, e andò subito a confessare in parroc-
chia, essendo la settimana santa; da ciò s'ingenerò una tosse
fortissima, che gl'intaccò i polmoni e morì.
Don Croserio, è vero, faceva scuola e lavorava molto;
ma, fin da giovane, aveva quella palpitazione di cuore, che Io
condusse alla tomba.
o Di Don Chiala [prima che entrasse in Società era ispet-
tore alle RR. Poste] sappiamo tutti che il Governo accettò
le dimissioni per motivi di salute.
B E così si dica degli altri, che lavorarono molto; ma non
fu il lavoro, che, propriamente parlando, li abbia uccisi. Chi
si potrebbe quasi chiamar viktima del lavoro è Don Rua. E noi
vediamo, che il SEp.nore fnzora ce lo conservò abbastanza in
forze! a.
Don Bosco chiudeva la conversazione con queste pa-
role di apostolo: o Fosse anche vero quello che si dice, oh!
qual gloria sarebbe morire per il troppo lavoro! Il Signore co-
rona questi sacrifizi cosi grandi, non solo con prenzio grandissima
in cielo all'individuo che soccombe, ma anche in terra alla Con-
gregazione alla quale appartiene, cui manda in compenso cento
nuovi confratelli! D.
E tornava ad inculcare il lavoro e la fuga deli'ozio, la po-
vertà e la fuga delle ricercatezze nelle vivande, l'unità di spi-
rito e l'obbedienza di tutti al superiore: <(Uniti in sol cuore,
si farà del lmoro dieci volte tanto, e meglio! I>.Ed eran, questi,
i segreti dell'eroismo di Don Rua!
Sul principio dell'anno scolastico 1876-77 Don Bosco
l'esonerò dall'ufficio di vice-direttore o direttore dell'ora-
torio, che affidò a Don Giuseppe Lazzero: e la sera del 7 no-
vembre, dopo la funzione di addio al secondo drappello di
Missionari - eran ventitrè - li accompagnava a Roma, per
presentarli a Pio IX.
IX - Nella &a intima della Società
La mattina de11'8, si radunava il capitolo locale dell'O-
ratorio, al quale non apparteneva più Don Rua, e si prende-
vano alcune deliberazioni, che non ebbero I'approvazione di
Don Bosco. Don Barberis lo mise subito al corrente, e Don
Bosco, a volta di corriere, gli rispondeva da Roma, in data
IO novembre:
(t Non era mia intenzione, che si sciogliesse la scuola di
fuoco
intesi
[la scuola
con Don
DdueriaFndigol.i..ddi iMpaorrtiaar]l,ataanlltaoppeirùfe,zciohneee. rEavvaemroo
che si fa a San Pier d'Arena, ma almeno una classe sia a To-
rino, per molte ragioni.
P Avete fatto bene a portare la scuola serale prima di
cena, durante la mia assenza, perchè io non l'avrei permesso,
come aveva già fatto l'anno scorso. Manca 'lgat, i rat a
balo! ( I ) .
Ritornato da Roma, si lagnò di questi e di altri cangia-
menti, fatti durante la sua assenza, C: (I Impegnatevi- diceva
a Don Barberis - impegnatevi sempre per promuovere, in
tutte le circostanze anche minime, che tutto parta da un solo
punto e che si segua sempre il desidederio di chi è alla testa ».
E il 20 dicembre, egli stesso, con parola faceta, annun-
ziava agli alunni che u Don Rua aveva fatto bancarotta, e tzon
era più direttore n. << Vi è un po' di cambiamento nella dire-
zione della casa. Don Bosco fece già bancarotta, adesso ha
fatto bancarotta Don Rua, poi farà bancarotta anche Don
Lazzero; faremo tutti bancarotta. Finora la prima persona,
dopo il direttore generale, quegli che guidava i primi affari
della casa, era Don Rua. Ora Don Rua ha ceduto il posto a
Don Lazzero, perche egli si trova spesse volte fuori di casa,
un po' qui, un po' là; e non può attendere a tutte le cose qui
in casa. Molte volte viene della gente per trovarlo, ed egli non
c'è; c'è bisogno di provvedere a qualche urgenza, ed egli non
si trova; qualcuno di voi desidera parlargli, ma non ci riesce.
Ora ci sarà Don Lazzero, il quale non scappa tanto da casa, e
potrà adempiere esattamente il suo ufficio,e vi sarà sempre.
Cosi Don Rua, che è molto buono, attenderà ad altri ufKzi;
(r) O Quando la gatta non è in paese, i topi baZlano! n.

16.8 Page 158

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278
II - Primo aiutante di Don Bosco
e Don Lazzero, che è più buono, occuperà il suo uffizio di
direttore, come già faceva, ma ciò non era ancor pubblicato,
e non tutti lo sapevano. Così, quelli che avranno bisogno di
qualche cosa, andranno da Don Lazzero e lo troveranno, e
potrete trattar con lui più liberamente )).
Ma, nonostante le dichiarazioni di Don Bosco, che i1
direttore, non solo di nome, ma anche di fatto doveva essere
Don Lazzero, per cui egli più non avrebbe domandato conto
a Don Rua dell'andamento dell'oratorio, ma a Don Laz-
zero, tutti continuavano a far capo al Servo di Dio. Tanta
era la fiducia e la stima che godeva universalmente. E (t non
parve strano - attesta Don Giuseppe Vespignani - che
tutti, colla miglior intenzione di ubbidire a Don Bosco, in-
vece di andare da Don Lazzero, continuassero a far capo a
Don Rua o.
<t Conobbi Don Rua - racconta Don Vespignani - la
notte dal 6 al 7 novembre 1876, quando da Alassio (dove
avevo accompagnato i fratelli, alunni di quel collegio) mi
recai a Torino, col proposito di rendermi salesiano. Giunsi
alle zz,30 circa, ed ebbi la sorte di cenare con Don Bosco,
che fino a quell'ora aveva confessato i giovani, che si prepa-
ravano a celebrar la partenza dei Missionari della seconda
spedizione.
Recava una lettera di Don Cerruti, di presentazione a
Don Bosco che la consegnò a Don Rua, perchè l'informasse.
Don Rua, in piedi, come al solito, lesse e disse al Ven. Fonda-
tore, che io era un sacerdote romagnolo, ecc. ecc. Don Bosco,
scherzando, e forse per provarmi, mi disse:- Va tanto bene:
lei starà un po' con noi, e poi andremo là, nelle Romagne, a
... fondare qualche casa, e lei ci accompagnerà. -Io penso di
stare sempre con
dirà la Messa per
lleai,Csoemmuinaitcàceettpae.r-i BMeinsesi,onbaernie...
Domani
- Vede,
sig. Don Bosco, che san prete novello; se c'è molto da comu-
nicare, mi confondo... - Oh! Comunioni ce ne saranno, e
le potrà dare senza inconveniente. Ora ci siam visti a questa
luce del gas; domani ci vedremo alla luce del sole. Io lo con-
segno qui al nostro Don RLI~.
E Don Rua mi condusse nella camera dei forestieri,
IX - Nella vita intima della Societd
279
cercò le lenzuola, le stese, e volle aggiustarmi il letto, con
somma carità e gentilezza; e scherzevolmente mi disse, mentre
àmbedue stendevamo le coperte: " Siamo ambedue così ma-
gri, che non ciattacchiamo fuoco ,,; alludendo al freddo, che
di notte s'incominciava a sentire. Mi.lasciò quindi, mentre
io era fuori di me dalla meraviglia di tanta affabilità e degna-
zione.
» La mattina de11'8 novembre, mi recai nel suo ufficio; e
cominciaron subito per me le lezioni pratiche, ed ammirai il
metodo che teneva con gli aspiranti alla vita salesiana.
r - Hai buona calligrafia? - mi chiese. Io l'avevo pre-
gato, che senz'altro non mi trattasse più da forestiero, ma mi
desse del tu; e così fece.
)) - Se vuol provare risposi - le scriverò qualche cosa
e mi accingeva a scrivere.
- No, aspetta che io ti detti; e se scrivi bene, ti farò
mio segretario. Scrivi dunque: Qui mittit manum ad aratrum,
et respicit retro, non aptus est regno Dei.
- )) Ho capito, dissi mentre scrivevo, questa è la sua
prima lezione sulla perseveranza; cercherò di essere fedele.
- Ebbene, fin d'ora io ti darò lavoro. - Infatti da
quel giorno incominciò a darmi lettere da scrivere, alternando
quell'occupazione con piccoli lavoretti, che mi parve aves-
sero per iscopo di studiare le mie poche abilità. E, prima di
tutto, volle conoscere, se in me vi era qualche disposizione
per la contabilità. Mi cavò fuori tanti libretti minuscoli, che
eran disposti secondo la svariata amministrazione delle Case
Salesiane, dal giornale, o diario, al libro di cassa, ai conti cor-
renti, ecc.; mi spiegò come si teneva il registro delle Messe,
poi mi diè da fare i conti di certe annualità con interesse com-
posto, e cose simili, sopra le quali passai sudando tutta una
... giornat*, finchè il buon Padre conobbe che non era pane per
i miei denti, e, sorridendo, fini col dirmi: - Non tela cavi!
, - E capi perfettamente, che io non ero fatto per aiutante di
prefetto.
.....Nei primi mesi dell'anno scolastico 76-77, Don
Bosco m'incaricò della Scuola di Fuoco, come si chiamava
allora per la celerità con cui si abbreviavano i corsi dei FigEi

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11 - Primo aiutante di Don Bosco
di Maria. E volle prima sapere se conosceva il metodo dell'a-
naIisi logica, e mi diede un tema da analizzare oralmente,
spiegandomi come questa era la base per istudiare il latino,
far la costruzione, per poi tradur bene. E Don Rua a quelle
norme ne aggiunse altre sul metodo. Mi raccomandò di dare
il lavoro così detto dei posti, e di portargli i lavori dei miei
discepoli. Così feci, ma, nel presentargli le prime pagine,
mi osservò che non erano state da me corrette e classificate.
Allora capii, che voleva esaminare il mio criterio sul modo di
classificare. Ed infatti mi diede poi, anche in questo, pratiche
istruzioni n.
Era ammirabile in ogni cosa!
X - Sempre ammirabile!
28 I
SEMPRE AMMIRABILE!
- - faremo a metàn. Una conferenza memwatzda. (1 Si p d dire,
- che il Slgnore porti sulle braccia la Congregazion~Salesiana~.
(I L a gloria della nostra Societd E nella moralità n. - Come Don Rua
fosse il fido aiutante e E'integratore di Don Bosco nella direzione
dell'Oratorio e della Società. - I przini Capitoli Generali. - Alcune
- ossmazioni ad una circolare di Don Bosco. Le prove del (<soverchio
- zelo 1) o la prudenza del Servo di Dio. V a a Parlgi per trattare
di una fondazione salisiuna. - Tiene il discorso per la quarta spedi-
z i a e di Missionari. - Dd la strana &i alunni e ai Salesiani del-
Z'Oratorw per Panno 1878. - Lavoro nascosto del Servo d i Dio. -
Sue sollecìtudiniper trovare i mezzi da vivere. - Abbandono di Don
Bosco nella Divina Provvidema e meravigliosa prudenza di Don
- Rua. - Ahuni rilievi interessanti. - Il qtradro della Madonna di Fo-
ligno. Due signore che desiderano parlare a Don Bosco durante
la cena. - Lettera ad un protestante. - n Vir obedienso. - Predica-
aioni. - e Credo che hai indovinato..., abbiamo un solo Don Ruan.
-- I~tteressamatodel Servo di Dio per le Missioni della Patagaia.
Circolare alle Case Salesiane. - Sempre ammirabile!
Esonerato dalla direzione dell'oratorio, il Servo di Dio
era sempre con Don Bosco, a dividere con lui il lavoro diret-
tivo della Società. Era venuto il tempo, in cui, in tutto, do-
veva fare a metà col Maestro.
Nella conferenza generale dei 6 febbraio 1877, egli
espose lo stato della Società in Italia e in Francia, e Don
Bosco parlò delle nuove fondazioni nel Lazio ed in Americg-

16.10 Page 160

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282
- 11 Primo aiutante di Don Bosco
e di ciò che dissero Don Bosco e Don Rua, la cronaca ci dà
un largo riassunto, dal quale appare chiaramente, come il
Servo di Dio, fin d'allora, effettivamente facesse a metà con
Don Bosco in ogni cosa.
((Lanostra Società - osservava Don Rua - progredisce
meravigliosamente ogni giorno; e noi tocchiamo con mano
om'essa sia continuamente protetta da Dio. Nelle persecu-
'ani e nelle tribolazioni prende maggior sviluppo; crebbe il
umero dei soci perpetui e triennali, e specialmente degli
itti; e v'è maggior regolarità in ogni cosa... .. Ringraziamo
io, e facciamo quanto possiamo per corrispondere, col
fervore della condotta, con l'esatta osservanza delle Costitu-
zioni, alla special protezione che Maria SS. A ~ ~ ~ ~ ~ l i ahat rpiecre
oi. Si può dire che il Signore porta sulle braccia la Congrega-
ione Salesiana, e le dà tutti i mezzi e gli aiuti, che le sono ne-
cessari per prosperare ».
Don Bosco, in fine del suo resoconto, additò nell'unione
dei Cooperatori Salesiani, quel <( qualche cosa di straordinario v,
che aveva preannunziato l'anno prima; e rievocò le parole
che il Santo Padre Pio IX gli aveva rivolto pochi giorni
prima in un'ultima udienza memoranda:
((Andate - gli aveva detto l'immortale Pontefice -
scrivete ai vostri figli, e cominciate a dire ora e ripetete sempre,
che non v'ha dubbio che la mano di Dio è quella che guida la
vostra Società. Pesa, però, su di voi una grande responsabilità,
e voi dovete corrispondere a tanta grazia. Ma io v i dico, a
nome di Dio, che se voi corrisponderete al divino aiuto col vostro
buon esempio, se promoverete lo spirito di pietà, se promoverete
lo spirito di moralità e specialmente quello di castità, se questo
irito rimarrà in voi, avrete coadiutori, cooperatori, ministri
lanti; vedrete centuplicarsi le vocazioni relkiose, sia per voi,
la vostra Società, come per gli altri ordini religiosi, ed anche
diocesi, che non mancheranno di buoni ministri, i qualifa-
credo di svelarvi un mistero!
sono certo, che questa Società sia stata suscitata, in
i,dalla Divina Provvidenza, per mostrare la potenza
o certo, che Dio ha voluto tenere nascosto fino alpre-
sente un importante segreto, sconosciuto a tanti secoli e a tante
altre Congregazioni passate. L a vostra Società è nuova nella
Chiesa, perchè di nuovo genere, perchè venne a sorgere in questi
tempi, in maniera che possa essere ordine religioso e secolare, che
abbia voto dipovertà e insieme possedere, che partecipi del mondo
e del chiostro, i cui membri siano religiosi e secolari, claustrali e
liberi cittadini. Il Signore ciò manqestò ai nostri giorni, e questo
io voglio svelarvi. La Congregazione fu istituita, afinchè nel
mondo, che secondo l'espressione del santo Vangelo in ma-
ligno positus est, si disse gloria a Dio. Fu istituita, perchè si
vegga e v i sia il modo di dare a Dio quello che è di Dio, a Cesare
quello che è di Cesare, secondo quello che disse Gesù Cristo a i
suoi tempi: Date a Cesare quello che è di Cesare, e date a
Dio quello che è di Dio.
a E v i predico, e voi scrivetelo ai vostrifigliuoli, che la So-
cietà fiorirà, si dilaterà miracolosamente, durerà nei secoli ven-
turi, e troverà sempre dei coadiutori e dei cooperatori, infino a
tanto che cercherà di promuovere lo spirito di pietà e di religione,
ma specialmente di moralità e di castità... D.
... Fin qui I'Augusto Pontefice; e furono le ultime parole che
rivolse a Don Bosco!
E questi insisteva: c< Non si dimentichi mai di custodire
gelosamente la moralità. La gloria della nostra Società consiste
nella moralità. Sarebbe una sventura, si offuscherebbe questa
gloria, qualora i Salesiani degenerassero. i l Signore ci disper-
derebbe e dissiperebbe, se noi venissimo meno nella castità. E
questa un balsamo da spargersi fra tutti iJopoli, da promuoversi
' in tuttigli individui: essa è il centro di ogni virtù... s.
Bisogna ben conoscere le raccomandazioni più insistenti
di Don Bosco, se furono il programma della vita del Servo di
Dio. Basterebbe studiare, sol da questo lato, la figura di Don
Rua, per vederla rivivere nell'incanto di un'esemplarità su-
blime!
Qui è bene indugiar un poco, per comprendere meglio
in qual modo egli era il fido, il braccio destro, il primo aiu-
tante di Don Bosco in ogni cosa. Forse, in quegli anni, più
d'uno avrà pensato che il Servo di Dio cercasse la perfe-
zione in ogni cosa, per iniziativa personale, per il suo carat-

17 Pages 161-170

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17.1 Page 161

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-
284
II - Pramo aiutante di Don Bosw
tere notoriamente amante della perfezione; mentre anche
obbediva.
Anche in questo Don Bosco era il suo maestro: l'atte-
stano molti biglietti, inviati al Servo di Dio, con i quali,
con brevi parole, limpide e scultorie, gli affidava incarichi
delicati. Dall'osservanza generale del Regolamento all'am-
monizione dei singoli trasgressori, dalle cose più importanti
alle particolarità più minute, da provvedimenti d'indole ge-
nerale alle piiì piccole disposizioni particolari, dall'Oratorio
di Valdocco nelle singole parti alle altre case salesiane, la
mente e lo sguardo di Don Bosco spaziavano vigilando,
ed affidavano ogni richiamo a Don Rua.
Alcune raccomandazioni generali:
<( Don Rua. - Dalle preghiere della sera$no alla colazione
del mattino, si mantenga silenzio, cioè non si parli, nè piano,
forte o.
(( Si veda, se s i va alla meditazione, alla lettura spirituale
e alla visita al SS. Sacramento n.
« Si promovano e si faccia?zo i Catechismi, preferibilmente
dai chierici e preti, in tutte le case salesiane D.
<( Impedire inconvenienti nei teatri: I O morali; e per essere
tali vi sia molta declamazione, altrimenti è meglio sopprimerli;
z0 fare in modo che non si perdano le funzioni, lo studio, il ri-
poso, e non s'znverta l'ora della cena >).
Alcuni ammonimenti personali: tacciamo i nomi:
« I l sacerdote N . N . non inpigga cast%hi, non mandi via
dall'Oratorio, nè dia permessi di fa1genere )).
« Parmi d'aver veduto parecchi di quelli che dovevano ri-
manere a casa, e ci02 i tali e i tali..... u.
<< Si
queste e
dice che N . N . non si comporti come deve
queste mancanze; quindi, sifaccia cosi e
ceoscio..n..z.nzDe.tta
N . N . manca agli esercizi dipietà; non va mai nel banco
(a1suo posto in chiesa); non lavora;..... siperde infutilità, esce,
spende. - Sac. Giovanni Bosco )>.
Frequenti le osservazioni sull'economia:
4 Casa di..... - Condimento sciupato, perchè gettato via
quando soprazivanza; vini forestieri non opportuni; vino poco
l
i
X - Sempre ammìrabde!
285
adacquato, appena un quinto d'acqua, mentre dovrebbe essere
la metà )>.
« D a osservare: IO che le cucitrici si mettano per tempo a
lavorare; z0 che nessuna faccia lavori estranei a quelli della
casa, senza il'permesso della direttrice, che non permetterà, se
non per assoluto bisogno; 3 O se ci sono abusi, si tolgano D.
e Bucato. - Che non si g u s t i la biancheria dalle sostanze
con cui si mette al bucato R.
e Non dovrebbero mettersi ascritti al tinello D.
<( Scialacquo di sapone, perchi fresco P.
« Tener registro delle cose, che si dànno a rappezzare fuori
dz' casa )).
<< Usare la tela nuova per l'uso opportuno, ecc. n.
« Scialacquo di gas, legna e carbone )).
(<Vedere se non sia meglio, che le paste sifacciuno in casa B.
< Regolarità ed eguaglianza nel vino u.
Un biglietto gli dava ogni facoltà, tanto nelle cose spiri-
tuali, come nelle temporali: A <( Don Rua. - Utere omnibus
facultatibus, tum in spiritualibus, tum in temporalibusa; ma il
Servo di Dio non moveva un dito, senza l'approvazione di
Don Bosco.
Si tratta di metter l'abito chiericale ad alcuni aspiranti?
Ne presenta l'elenco a Don Bosco; questi accanto a un nome
pone un no: n negative));e Don Rua dice di no a quel tale,
addossandosene la responsabilità.
Un giorno gli chiese per iscritto: <(Caro sig. Don Bosco,
k d'accordo che si faccia domanda a Mornese di tre suore da
mandare a Borgo S. Martino per prendervi la cura del forno? 3.
Siccome nel Collegio di Borgo v'eran già parecchie suore,
addette alla cucina e alla guardaroba, Don Bosco rispondeva:
« Si può fare; ma, se andiamo di questo passo,facciamo un col-
legio di Suore ».
Con egual regolarità, Don Bosco affidava preferibilmente
a Don Rua ogni incarico per l'ordine dell'Oratorio, per il
miglioramento degli alunni, per ottener sussidi dai benefattori.
« Don Rzta tratti col cav. Pelazza e faccia tutto càò che
giudica bene, affinchi la nostra tipografia diventi la prima del
mondo di Valdocco 8.

17.2 Page 162

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6.
II - Primo aiutante di Don Bosco
l
l
l
Talvolta gli scriveva dei biglietti di questo genere: «Fio-
retti che Don Rua darà agli artigiani nella prossima settimana:
- lunedì, fuga dell'ozio; - martedì, fuga dei cattivi compagni;
- mercoledì, fuga dei cattivi discorsi; - giovedì, fuga degli
scandali; - venerdì, confessione generale, ecc. ecc. J).
Altre volte gli mandava un elenco di benefattori, coll'in-
carico di scrivere, un po' alla volta, a ciascun di loro: « D i
qui a un mese odue, Don Rua scriva un biglietto press'a poco
così: - Don Bosco è assente; io m i trovo in gravi strettezxe; se . .
può farci un po' di carità, è proprio dar da mangiare agli ajfa-
mati, ecc. Nel corso di questa settimana passerò da V . S., per
ricevere quello che giudica di fare nella sua bontà. Pregheremo
tanto per lei,). Ed insisteva che raccomandasse specialmente
l'Opera dei Figli di Maria per le vocazioni degli adulti allo
Stato Ecclesiastico, e i bisogni degli ascritti e dei chierici sa-
lesiani.
Don Rua provvedas; - {(DonRua veda come sia me-
glio »; - a Don Rua procuri di leggere attentamente e poi ese-
guisca J); e simili, eran le frequenti postille, scritte in capo o
in fine a questa o a quella lettera, o in bigliettini separati.
Omai per il regolare funzionamento della Società e per prov-
vedere ai suoi bisogni, Don Bosco si affidava interamente a
Don Rua. Lo metteva a parte di tutto, e per non intralciare il
suo lavoro, alle volte egli stesso si rimetteva alle disposizioni di
Don Rua.: e a quando a quando le lettere stesse di Don Bosco
recavano postille del Servo di Dio. Don Rua era I'integratore
di Don Bosco, soprattutto per il modo di dirigere l'Oratorio
e la Società, e per i1 fiorire del sistema suo educativo.
Nel settembre del 1877 si tenne a Lanzo Torinese il
I.Capitolo Generale, al quale presero parte insieme con i di-
rettori anche i prefetti delle varie case e altri salesiani. I la-
ori furon posti sotto la protezione di Maria Santissima:
Essa,- diceva Don Bosco - è l'aiuto dei bistiani; e niente
a cuore che coadiuvare coloro che non solo cercano di
servire il suo Divin Figliuolo, ma s i radunano per
il modo di farlo amare e servire ancor dagli altri.
ria è lume dei ciechi; preghiamola che si degni d'illuminare
nostre deboliintelligenze per tutto il tempo di queste adunanze v.
X - Sempre ammirabile!
287
Queste si svolsero fino al 5 ottobre, ma il lavoro di revi-
sione e coordinazione degli atti, compiuto dal Capitolo Su-
periore, si protrasse per un anno, e solo nel novembre 1878
essi vennero inviati alle Case.
Le deliberazioni prese nel 1877 furon ritoccate e miglio-
rate nel I1 Capitolo Generale, che si tenne pure a Lanzo,
nel 1880; e siccome gli atti, prima d'esser pronti per la stampa
richiedevano ancora molto lavoro - furono pubblicati due
anni dopo, nel 1882 (I) - e a Don Bosco premeva far alcune
comunicazioni per vederle poste subito in pratica, preparò
una lettera circolare, in latino, contenente otto raccomanda-
zioni, e, prima di stamparla ed inviarla alle Case, passò il
manoscritto a Don Rua, perchè lo leggesse e vi facesse le cor-
rezioni che ritenesse convenienti.
I1 Servo di Dio lo ritornò intatto a Don Bosco, con due
paginette di osservazioni, alcune delle quali erano piccoli ri-
lievi circa la forma e la sintassi; altre, invece, contenevano
preziosi suggerimenti.
Don Bosco nella seconda raccomandazione insisteva di
far bene l'Esercizio mensile della buona Morte, e Don Rua
annotava:
<i Riguardo al n. 2. direi di esprimere che, dove si può,
1'~serci.odella Buona Morte si faccia da tutti insieme; e, dove
non si può, si faccia separatamente; ma che il direttore nei
rendiconti s'informi che giorno ciascuno ha scelto all'uopo.
Intanto, sia che si faccia insieme, sia che si faccia separa-
tamente, si legga e si mediti in quel dì qualche capo del libro
delle Costituzioni in volgare, specialmente di quelli che par-
lano dei voti religiosi e delle pratiche di pietà. Raccomandisi
pure la lettura della lettera di S. Vincenzo de' Paoli [Don
Bosco aveva fatto stampare, insieme con le Regole, una lettera
di S. Vincenzo de' Paoli, circa la levata alla stess'ora]. E an-
che opportuno in quel dì esaminare come si praticano i pro-
ponimenti fatti negli esercizi)). E Don Bosco correggeva:
« ltidem Exercitium Bonae Mortis, statuto die omnes una
(I) Negli atti del I1 Capitolo Generale furono specificati per la prima volta
gii uEci dei membri del Capitolo Superioie; e questo lavoro venne compiuto
dal Servo di Dio, mentre, come diremo, si trovava a Parigi.

17.3 Page 163

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288
11 - Primo aiutante di Don Bosco
simul colletti, ve1 etiam separatim, quisque peragere studeat;
eodemque die legatur unum ex capitulis Nostrarum Constitu-
tionum, ve1 Epistola sancti Vincentii a Paulo, quae easdem
Constitutiones praecedit D.Manca solo l'accenno di ricordare i
ropositi presi negli Esercizi spirituali.
Nel quarto punto Don Bosco raccomandava l'obbedienza
i fatto, e non di parole; e Don Rua: «Riguardo all'art. 4,
arrebbemi opportuno di far cenno della triplice obbedienza
e abbiam da praticare: alle Costituzioni, agli ordini dei
periori, nel disimpegno dei propri uffici 1); e Don Bosco
alle parole <i Obedientia inter nos sit de jacto P, aggiungeva:
erga superiores, quoad constitutiones, quoad ojicia unicuique
Nell'ottavo articolo il cuore di Don Bosco aveva posto
quest'inciso Filioli mei et fratres ma')), figliuolini miei e
fratelli miei; e Don Rua, non meno affettuosamente, anno-
tava: - << Nell'articolo 8, toglierei quelle parole « jratres
ma'». San Giovanni Evangelista diceva solamente « Filioli
mei)),parlando ai cristiani da lui rigenerati a Cristo. Di tutti i
membri della Società si può dire che furon chiamati a Cristo
per'opera di Don Bosco; dunque tutti 4 Filioli)), e non
<(fratres)); così ci sembrerà sempre di essere giovani, anzi
fanciulli». - E Don Bosco, stringendo al cuore grandi e
piccoli, correggeva: << Filii mei in Christo carissimi)).
E così terminavano gli appunti del Servo di Dio:
((Ecco,caro Don Bosco, le osservazioni che umilmente le
presento, dichiarando di non occuparmi di ciò che riguarda
la lingua [mentre anche su questo punto aveva fatto qualche
rilievo]; giacchè tal compito va devoluto a qualche bravo pro-
fessore in servizio d'insegnamento ».E si firmava: (<Or ba-
ciando la man tua, mi dirò Michele Rua )>E.ra un'antica ri-
embranza. Per la festa di San Giovanni del 1853, egli e
rancesia gli avevan offerto alcuni versi, e gli ultimi dicevan
: << Or baciando la man tua, ci diciam Francesia e Rua! P.
n passati omai ventisette anni, e, tra il Padre e il Figlio
rediletto, regnava la stessa fiducia paterna, la stessa confi-
Dal 1877 l'orizzonte della Società Salesiana prese ad illu-
X - Senzpre ammirabile!
minarsi, annunziando un meraviglioso sviluppo; ma presero
pure ad accentuarsi sistematiche contestazioni, a prima
vista incredibili, a Don Bosco e alllOpera Salesiana. Un
prelato della Curia Romana, che era al corrente di coteste
lotte fin dal principio, Mons. Carlo Menghini, il 26 settembre
' 1875, annunziando a Don Bosco che la S. Congregazione
dei Vescovi e Regolari avrebbe consigliato chi le promoveva
< ad essere più mite e benevolo >), scriveva queste parole:
1 Le grandi opere hanno sempre per rivali, o il soverchio zelo,
o I'empietà dei tempi, ambedue permmciosiestremi s. E Don
Bosco, più che per << I'empietà dei tempi)),che riuscì a su-
perare, tenendosi lontano dalla politica, ebbe a soffrire, in
modo straordinario, per il << soverchio zelo v; e, riandando la
storia di coteste dolorose contestazioni, s'incontra più di
un motivo di lode e d'ammirazione per Don Rua, il quale,
godendo tutta la stima di Chi moveva le difficoltà, seppe
rendere a Don Bosco, anche in cotesta penosa e lunga ver-
tenza, preziosi servizi.
Ed il Signore, proprio negli anni in cui s'inasprirono
coteste prove, in modo solenne prese le difese dell'Apo-
stolo della giovent.ù, cominciando ad illustrarne ogni passo
con fatti prodigiosi. Fin dalla primavera del 1878 egli
si portò in Francia, e, in seguito, vi ritornò ogni anno,
accoItovi, fin dal 1879, come si accolgono i Santi.
Nel 1878 ebbe a compagno Don Rua. Nel ritorno fu colto
da un nuovo attacco di febbri miliari in San Pier d'Arena:
il Servo di Dio ordinò preghiere nell'oratorio, e in breve
I1 4 novembre 1878 Don Rua partì per Parigi, insieme col
onte Don Carlo Cavs, già deputato al Parlamento Subal-
ino, per trattarede~i'a~erturdai una casa salesiana ad ini-
ativa dell'abate Roussel in quella capitale; e vi rimasero
tto il mese. Furono di ritorno la sera del 30 novembre, e
ro all'oratorio dopo le orazioni, quando Don Bosco
er salire in camera. Contento di rivederli, li accom-
efettorio, assistè alla cena e si fermò a discorrere
verso la mezzanotte. E ali'indomani, adunato il
tire ufficialmente il resoconto del loro v'
' Dio Michde Ruo. vol. I.

17.4 Page 164

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29O
II - Primo aiutante di Don Bosco
gio, sorridendo apriva la seduta così: Quando Cristoforo
Colombo ritornò dal suo lungo viaggio di scoperta al nuovo
mondo, si radunarono i grandi di corte e tutti i dotti in ma-
teria, in una col re, stupefatti, ed attoniti, e desiderosi di co-
noscere le meraviglie di quelle terre remote; e innanzi a loro
Colombo raccontava le sue meraviglie. Sentiamo anche noi,
qui radunati, ciò che ci racconta Don Rua! D.
La sera de11'8 dicembre 1878, nel Santuario di Maria
Ausiliatrice si diè l'addio al quarto drappello di Missionari
Salesiani. Don Bosco era assai malandato in salute, e si te-
meva che perdesse completamente la vista. Tenne il discorso,
in sua vece, Don Rua. Disse di quanta speranza e con-
forto doveva tornare ai nuovi apostoli il prender le mosse per
la loro destinazione nel giorno consacrato a Maria Imma-
colata, speciale Patrona dell'oratorio. G Sotto l'egida di si
potente Ausiliatrice, la quale Jin qui ci beneBcò in tante guise,
f e e s,arà il vostro viaggio, e fecondo di ubertosi frutti il vostro
mznzstero..... Voi andate a portare la Religione e la Civiltà a
popoli selvaggi, quali sono i Patagoni ed i Pampas; voi andate
per conservare la fede di Gesù Cristo nei già credenti e per ac-
cenderla in chi la lasciò spegnere; voi andate altresi per pre
dervi cura di migliaia di poveri italiani, i quali, portatisi
quelle lontane parti, colla lusinga di miglior fortuna, privi
sacerdoti, corrono pericolo dell'eterna salute.Si, andate, perche
migliaia e nzilioni di anime v i attendono per essere rischia
nella via del cielo, per essere richiamate sull'abbandonato C
mino della virtù; v i attendono siccome amici, fratelli, e p
v i attendono siccome angeli liberatori >).
A cominciar da quell'anno i nuovi Missi
sparmio di spese, fecero il sacrificio di non
Roma per ossequiare il Papa e riceverne di
postolica Benedizione; e Don Rua alludendo
zione: « Voi fate -soggiungeva-un grande
. ma non dubitate che il Vicario di Cristo, r
benedice dall'alto del suo trono )>; e da Rom
tuoso telegramma di Leone XIII
Don Bosco, alla fine del mese,
siglia edincaricava Don Rua di dar
X - Sempre ammirabile!
291
siani dell'oratorio questa a strenna a: Unione. E Don Rua
commentava:- <( Unione degli alunni tra loro, e grande unione
dei superiori tra loro. - Praticare i mezzi che possonopromuo-
vere cotesta uniokze: I O Frequenza ai Ss. Sacramenti; 20 Con-
discendenza dei superiori; 3O Sottomissione dei sudditi. - Al-
lontanare quanto può rompere cotesta unione; evitando 10 ogni
rissa o maldicenza; zO le amicizie pavticolaris.
E tornavano opportune coteste esortazioni. Dopo l'ele-
zione di Don Lazzero a direttore, la disciplina lasciava un po'
a desiderare nell'oratorio; e Don Bosco nominò una commis-
sione, con a capo Don Rua, per studiare le cause del rilassa-
mento ed eliminarle con prudenza.
Ne venne un lavoro enorme per i1 Servo di Dio. Mancava
l'uomo capace di reggere uno stabilimento, così ampio e
complesso, che nel passato aveva trovato le migliori energie
nella mente e nel cuore di Don Bosco e di Don Rua. Ora la
moltiplicità degli affari per lo sviluppo della Società e per
trovare i mezzi per svolgere il programma che la Divina Prov-
~idenzaadditava ai Salesiani, e tante altre sollecitudini do-
verose, non permettevan più, a Don Bosco, nè a Don Rua,
d'interessarsi direttamente dell'oratorio, benchè l'uno e
l'altro non mancassero di far quanto potevano.
Di qui la continua vigilanza del Servo di Dio, e le solie-
cite raccomandazioni, e gli opportuni ammonimenti e consi-
gli a chi ne abbisognava. Stava in disparte, ma era sempre pre-
sente, come se fosse il responsabile di ogni cosa. E con qual
«Prima che fosse Vicario di Don Bosco appariva ancora
- dice Don Maggiorino Borgate110 - piuttosto rigido, per-
è, anche come Prefetto Generale della Società, doveva far
elle parti severe, e perchè il suo contegno e i1 suo modo di
'vere, distaccato da ogni cura terrena, amante della povertà
l'estremo, esattissimo nell'osservanza di ogni regola della
sa, come avrebbe voluto che fossero tutti quanti, facevano
che i più lo credessero austero e severo; e molti non anda-
ano da lui, se non per pura necessità, temendo un rifiuto,
alora avessero dovuto chiedere un favore. Accadeva, ad
sempio, che qualche alunno si recassea chiedergli un biglietto

17.5 Page 165

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292
II - Primo aiutante di Don Bosco
per avere al mattino una tazza di brodo. I1 Servo di Dio, se
vedeva che realmente ne abbisognava, glielo faceva volen-
tieri; ma se capiva che era mosso unicamente da un po' di
golosità, gli rispondeva:-Volentieri te lo faccio, ma tu lascia
qui la pagnotta, perchè, se non ti senti bene, ti farebbe male
mangiare. - E l'altro: - Ah! se è così, rinunzio al brodo, e
mangio più volentieri il pane! - e se ne andava, raccontando
ai compagni il colpo inal riuscito D .
La vigilanza assidua perchè tutti si comportassero nel
modo migliore era suggerita al Servo di Dio anche dalla
convinzione che la Divina Provvidenza avrebbe ognor più
vegliato sui quotidiani bisogni dell'oratorio e dell'intera
Società.
Compiuta la quarta spedizione di Missionari, mentre in To-
rino si stava innalzando il tempio di S. Giovanni Evangelista,
trovandosi in particolari strettezze, Don Bosco annunziava
ai Cooperatori di aver ideato, con l'approvazione delle Auto-
rità Civili, una piccola lotteria di alcuni dipinti ed oggetti
d'zrte antichi, offerti appositamente per trovare i mezzi in-
dispensabili per sostenere le opere di beneficenza, che aveva
iniziate. 4 Si tratta - diceva in una circolare - di vestire i
nudi, albergare i pellegrini, dar da mangiare ai poveri affa-
mati e cooperare alla salvezza delle anime B .E il 10gennaio I 879
faceva spedire ai Cooperatori Salesiani un certo numero di
biglietti, pregandoli di ritenerli per sè, o distribuirli a per-
sone di loro conoscenza, assicurandoli che <( Iddio misericor-
dioso, che promette larga mercede per un bicchiere d'acqua
fresca data in suo onore >>, senza dubbio avrebbe rimeritato
« copiosamente l'opera benefica D.Anche ad altre persone ne
volle fatto l'invio, e a quanti ebbero la bontà di accettarlo
venne spedito il diploma di Cooperatore con una lettera di rin-
graziamento, firmata pel Sac. Giovanni Bosco, Sac. Mi-
chele Rua o.
Tra gli altri, più di cinquanta Vescovi ed Arcivescovi ri-
spondevano entusiasticamente, ritenendo tutti, o in parte, i
biglietti inviati. Ed erano tempi assai difficili per la benefi-
cenza.
Mons. Francesco Benassi, Arcivescovo di Modena e
-X Sempre ammirahile!
293
Guastalla, dichiarava a Don Bosco: (I Sebbcne in mezzo a
mille dispendi per questa mia povera diocesi, le trasmetto
L. 25, rimandandole i biglietti e dichiarando fin d'ora di ri-
nunziare agli oggetti vinti, a vantaggio del pio Istituto v.
Mons. Antonino Morana, Vescovo di Caltagirone: << Dei
25 biglietti - diceva - da lei spediti ne torno 15 e ne tengo
IO..... La miseria, accresciuta in queste parti pel cattivo rac-
colto, m'ha vietato d'invitare altri a pigliar per alcuni dei
biglietti rimasti; nè io posso largheggiare in opere di carità,
come vorrei, perchè sono uno dei Vescovi privi di tempora-
lità, che ha casa a pigione)). E Mons. Giuseppe Gione, Ve-
scovo di PoIicastro: <( Ho preso per mia divozione un biglietto,
e gliene accludo il costo, insieme con gli altri 24, che non mi
riesce possibile collocare in questa diocesi, rurale e poveris-
sima, che a grande stento mantiene le sue chiese ed i suoi sa-
cerdoti, sforniti tutti di rendita)). E il costo di un biglietto
era una lira!
Eran tempi difficili, in cui, in Italia, il Clero versava nella
miseria, i ricchi non erano abituati a ricevere domande di
soccorso provenienti da altre città, e nel popolo mancava
quello slancio per soccorrere le opere di caritk, che si ammira
oggidi. I posteri, forse, stenteranno a farsene un'idea; ma non
potranno non ammirare ciò che fece Don Bosco per suscitare
quest'onda di carità, con le frequenti domande, fatte in varie
forme.
Anche Don Rua, quando raccolse l'eredità di Don Bosco,
calcò fedelmente, come vedremo, le orme del Padre, abban-
donandosi fiduciosamente alla Divina Provvidenza; mentre
quando era giovane, pareva a taluno che si lasciasse guidare
prevalentemente dalla prudcnza.
Nell'aprile del 1878 era morto il Barone Carlo Giacinto
Bianco di Barbania, {I modello di cristiano vimoso, di amico
perfetto, di cittadino intemerato e di cattolico esemplare)),
che aveva lasciato i suoi beni a Don Bosco, ma non si trova-
vano a vendere. La piccola lotteria faceva arrivare ogni
giorno nuove offerte impari ai bisogni, e Don Bosco decid
di non chiuderla, finchè non avesse fruttato un centomila 1
I n quelle critiche circostanze, e precisamente la se

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I I - Prinzo aiutante di Don Bosco
del 29 aprile 1879, dopo le confessioni, presenti molti preti
dell'Oratorio, tra Don Bosco e Don Rua, «che - dice la
cronaca - è perfetto economo e tesoriere dell'Oratorior,
avvenne un dialogo in cui, accanto l'eroica fiducia di Don
Bosco, brilla la prudenza meravigliosa del fido aiutante.
- Senti, Don Rua, tutti domandano danaro, e mi dicono
che li mandi via a mani vuote.
- Ciò avviene per un semplice motivo, le casse sono
vuote.
- Si vendano quelle cartelle che ci rimangono, e così si
farà fronte ai più pressanti bisogni.
- Qualcuna si è già venduta; ma vendere ancor quel
poco non mi pare conveniente, perchè di giorno in giorno ca-
pitano casi gravi ed imprevisti, e non avremmo poi un soldo
da disporre.
- E pazienza! il Signore allora provvederà; ma intanto
soddisfacciamo ai debiti che sono più pressanti.
- Su quel poco danaro che aveva, ho già fatto i miei
conti. Lo riserbo per pagare, fra quindici giorni, un debito,
che scade, di L. 28.000; e, solo per questo motivo, da alcuni
giorni, anche tutto il danaro che arriva, lo conservo per quella
scadenza.
- Ma
no..
auesta
L
è
una
follia:
lasciare
insoluti
i
debiti.
che potremmo pagare oggi, per metter da parte la somma, che
si deve pagare da qui a quindici giorni.
- Per i debiti d'oggi si possono differire i pagamenti:
ma come faremo allora, dovendo pagare una somma cosi
grossa?
- Allora il Signore provvederà; incominciamo a disfarci
oggi di quanto abbiamo. E un chiudere la via alla Divina
Prowidenza, il voler mettere da parte denaro per i bisogni
futuri.
- Ma la prudenza suggerisce di pensare all'awenire.
Non abbiamo visto, in altre occasioni simili, fra quali im-
pacci ci siam trovati? Fummo costretti a fare un secondo de-
bito per pagare il primo. E questa la via che mena diritto
alla bancarotta.
- Ascòltami - conchiuse Don Bosco- se vuoi che la
Divina Prowidenza si prenda cura diretta di noi, va' in tua
camera, e domani metti fuori quanto hai; si soddisfino tutti
quelli che si possono soddisfare, e ciò che accadrà in seguito,
lasciamolo nelle mani del Signore.
E - dice la Cronaca - Don Bosco soggiungeva: Non
m'è possibile trovare un economo che interamente mi se-
condi, che sappia cioè confidare in modo illimitato nella Di-
vina Prowidenza e non cerchi di ammassare qualche cosa
per provvedere al futuro. Io temo che se ci troviaino cosi
stretti di finanze, sia perchè si vogliono far troppi calcoli.
Ed è così; quando in questo c'entra l'uomo, Dio si ritira a.
Ma non si sa, se sia più da ammirare il fiducioso ab-
bandono di Don Bosco alle disposizioni della Divina Prowi-
denza, o la prudenza di Don Rua. Certo ambedue ne avevano
egual merito dinanzi a Dio. Modello di virtù insuperabile,
al quale s'inspirano i santi, è N. S. Gesù Cristo; e non è pos-
sibile a nessuno ricopiarlo in modo perfetto. E, perciò, natu-
rale che alcuni lo ritraggano meglio in alcune virtù, altri in
altre. Non si deve dimenticare che la base della santità è la
retta intenzione, la quale, naturalmente può variare e varia
di fatto, non già nella sostanza, ma nella forma, secondo la
varietà dei caratteri, avuti da natura. E Dio è sempre am-
mirabile in tutti i Santi!
E, qui, ci par doveroso riferire alcuni fatti, che lumeggiano
sempre più la venerazione e la deferenza che Don Rua aveva
per il suo Maestro. Sono gli unici, che abbiam trovato nella
voluminosa documentazione raccolta dal diligentissimo Don
Lemoyne (senza la quale non avremmo potuto rivivere que-
sta vita intima deli'Oratorio), e che ci sembran redatti con
uno spunto di critica per il Servo di Dio; mentre, come ve-
drà il lettore, san altrettante prove della sua virtù.
Sulla fine del 1872, trovandosi nelle strettezze, Don Bosco
pensò di fare una lotteria con un bel dipinto, che ornava la
sacrestia di Maria Ausiliatrice. Era la miglior copia che si
conoscesse della Madonna di Foligm di Raffaello, che si am-
mira in Vaticano, stimata di un valore non inferiore alle
quattromila lire. Radunati a consiglio Don Rua, Don Sala,
Don Provera, Don Bosco espose l'idea.

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296
- I1 Primo aistante di Don Bosco
- Come? gli risposero. Non vede che tutti sono stufi di
lotterie? omai è un mezzo tramontato e senza efficacia.
- Eppure manchiamo di danaro, e non sappiamo dove
pren-derEnea. qual prezzo metterà i biglietti?
- Cinquanta centesimi l'uno..... ovvero una lira?.... Una
lira sembra troppo!
- E noi fisseremo il prezzo d'ogni biglietto a IO lire.
- Dieci lire!?...
Non sapevano adattarvisi, ma Don Bosco tenne fermo.
(( A Don Rua, - osserva la Cronaca - e ad altri, rincresceva
mettere all'incanto e perdere un dipinto così prezioso, e
Buzzetti venne a far di ciò parola a Don Bosco. Ebbe per ri-
sposta: - Ebbene, di' loro, che da qui innanzi, venuta l'ora
del pranzo, invece di scendere in refettorio a mangiare, va-
dano a vedere il quadro )).
Non si poteva anche lasciar quel quadro, che certo non
era stato comperato, ad ornamento della sacrestia del nuovo
tempio, ancor così squallido che impressionava, e in quel
criticissimo momento raddoppiar la fiducia nella Divina
Provvidenza?
Ma Don Rua non tardava un istante ad esser del parere
di Don Bosco, appena veniva a conoscerlo, anche se gli fosse
parso conveniente di rinnovare le piìx giuste osservazioni.
Era il più umile ed ubbidiente dei discepoli.
Una sera (il 10 giugno 1875)~avendo dovuto confessare,
Don Bosco si recò a cena più tardi; e due venerande signore
di Bologna, venute col signor Lanzerini per la festa di Maria
Ausiliatrice e per parlare con Don Bosco, avendo saputo che
era in refettorio, entrarono a trovarlo.
- A quest'ora? - esclamò Don Bosco.
- Ci siam fatte coraggio di venir avanti, per tentar la
prova di parlarle u n momento.
- E non sanno che a quest'ora tra noi è clausura?
- Veramente non lo sapevamo; e se non è contento, noi
ci ritireremo; - osservò una.
- D'altra parte - continuò l'altra - è Don Rua che ci
ha introdotte.....
X - Sempre ammirabile!
297
Dice la cronaca: <i la riserbatezza di Don Bosco su questo
punto era estrema)); e Don Riia, iridubbiainente, non aveva
inteso violarla; ma, come aveva fatto Don Bosco altre volte,
egli aveva ritenuto doverosa quell'eccezione. Era presente,
e nulla disse in difesa; tacque e si chinò umilmente alla di-
chiarazione del Maestro.
Da Firenze un protestante aveva scritto a Don Bosco,
manifestandogli il desiderio di recarsi all'oratorio per abiu-
rare e fermarsi con i Salesiani. Don Rua, - nota la Cronaca
- <i aveva risposto un po' bruscamente )>; ma << nella do-
manda per iscritto, costui sembrava spinto dall'interesse, e
dava ragione di sospettare d'inganno)). Aveva dunque agito
con prudenza. Il protestante tornò a scrivere a Don Bosco,
mostrandosi alquanto sdegnato, e assicurando esser buona
la sua volontà. Don Bosco (il mercoledì 29 marzo 1876) dopo
pranzo, passeggiando con Don Rua in refettorio, dato il suo
parere su molti affari, così gli disse: -A coIoro che sono no-
vizi in cose di religione e non capaci di fare un atto di virtù,
quando vengono un po' offesi, si risponda sempre benigna-
mente, anche quando si teme, con fondamento, che abbiano
secondi fini o che vogliano ingannare. Si sarebbe potuto ri-
spondere in questo modo: - e tracciò per intero la lettera.
)> I n ciò - prosegue la Cronaca Don Barberis che
annota) Don Bosco è mirabile. Ogni volta che da ordine di
scrivere a qualche personaggio, traccia su due piedi I'argo-
mento, il modo di svolgerlo, e perfino le espressioni >).
Conviene rilevare, che Don Bosco parlò confidenzialmente
con Don Rua e fu questi che raccontò a Don Barberis il
fatto, perchè lo mettesse per iscritto, a prova della carità e
della prudenza di Don Bosco. Tramandare ai posteri un'am-
pia documentazione della vita di Don Bosco fu sempre il
pensiero di Don Rua.
Don Francesia fa quest'importante rilievo. Don Bosco,
quando gli si porgeva l'occasione di far qualche osservazione
a Don Rua in presenza di altri confratelli, era felice, perchè
era certo di dar loro uno splendido esempio del modo col
quale desiderava essere ubbidito.
Ed era dal Servo di Dio esemplarmente ubbidito in ogni

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298
II - Primo aiutante di Don Bosco
cosa. A quando a quando giungevano ancora a Don Bosco
insistenti domande di recarsi a predicare un corso di mis-
sioni in istituti religiosi o in pubbliche chiese, e non potendo
più consentire personalmente a quelle domande, le affidava
generalmente a Don Cagliero o a Don Rua; e ci restano
ancora gli appunti di un corso di meditazioni, predicato dal
Servo di Dio a Borgo Cornalense, e di un corso di esercizi
al monastero di S. Anna. Più volte egli fu a predicare anche
nella Piccola Casa della Divina Prowidenza.
Leggiamo nella Cronaca: - << 4 gennaio 1879. - Don
Rua e Don Barberis oggi terminavano di dettare tre giorni
di esercizi alle suore del Cottolengo. I1 Can. AngIesio [che
fu il 10 Successore del Beato] era presente all'ultima pre-
dica di Don Barberis e, venuto in sagrestia per ringraziarlo,
Don Barberis si affrettò a ringraziare lui, che aveva fatto pre-
gare per la guarigione degli occhi di Don Bosco, soggiun-
gendo: - Speriamo di aver presto la consolazione di vene-
rare sugli altari il venerabile Cottolengo!
I1 Padre Anglesio, che è solito tener sempre gli occhi
bassi, li fissò in volto a Don Barberis, e ponendo la mano sul
suo braccio, lo premette due volte, dicendo: - Si! speriamo,
speriamo! e dopo Lui, Don Bosco! - E lui, che parla poco e
sottovoce, disse queste parole forte, e vibrate.
> E rispondendo ai ringraziamenti per le preghiere, aveva
detto prima: - Non ringraziamenti : noi formiamo una cosa
sola; l'Oratorio e la Piccola Casa non devono essere due cose,
ma una 1).
Ci diceva il Teologo Agostino Sanguinetti, della Piccola
Casa della Divina Prowidenza, che Don Bosco e Don Rua
ebbero sempre il più cordiale e devoto affetto per l'opera del
Cottolengo; e come Don Bosco, il giorno che si festeggiò l'in-
troduzione della causa del Beato, volle illuminato gaiamente
tutto l'oratorio, Don Rua non lasciava occasione alcuna
per illustrare con le più belle parole l'opera meravigliosa!
Don Bosco poteva anche servirsi, e se ne servì più volte,
dell'eroico tenor di vita del Servo di Dio, per insegnare ed
ammonire, anche con dichiarazioni singolari, come non fece
mai con nessun altro.
« Di ritorno dalla prima spedizione dei nostri Missionari
dell'America del Sud, - scrive il Card. Cagliero - e poco
dopo la fondazione della casa di S. Benigno ne1 1879, in una
delle prime visite che Don Bosco faceva ai suoi carissimi
figliuoli della nuova casa, lo accompagnai quale catechista
della Società; e, prima di far ritorno a Torino, volle che lo
accompagnassi anche a fare una visita ad un suo antico disce-
polo ed amico, che risiedeva in Foglizzo. Il nostro barroccio
di campagna, a due posti e ad un cavallo, in mancanza del
ponte, discese la ripida sponda dell'orco e passammo a guado
le sue acque poco quiete, con non poco pericolo. Strada fa-
cendo, Don Bosco, secondo il solito, s'intratteneva sui pro-
gressi della Pia Società, sulle difficoltà passate e sulle speranze
future, e si rallegrava di quel poco di bene, che i suoi figliuoli
facevano ne! vecchio e nel nuovo mondo.
>) A un tratto, quasi per esplorare il mio pensiero, mi fece
questa domanda:
)) - Nel caso che morisse Don Bosco, chi credi possa
succedergli?
P - Amatissimo Don Bosco, non è ancora tempo di
parlare di morte! noi non siamo consolidati, nella virtù, nè
nel sapere; neppure siamo al corrente del conoscimento e
della pratica delle nostre Costituzioni; ed il Signore non ci
toglierà Don Bosco così immaturamente e fuor di tempo!
Mad))re-MVaraiabeAnues;islipaetrriiacme!.o...n.eml Saigfancocrieame oneulnla'ipnootsetsria..b..u.ona
o - In questo caso, risposi, chi possa in verità succedere
a Don Bosco, a mio giudizio, sarebbe un solo!
- >) Un solo! oh no! io credo che ve ne possano essere,
più di vno, due ed anche tre!
>> - Più tardi si, replicai io, ma per adessove n'ha un solo!
- E chi è dunque, secondo il tuo parere, questo solo!
» - Mi dica prima, Don Bosco, i suoi due ed anche i
suoi tre!
» - T e li dirò, ma prima dimmi tu il tuo uno!
)) - E Don Rua, risposi, il solo Don Rua!
Don Bosco mi disse il nome degli altri due, che a suo
parere avrebbero potuto succedergli:

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II - Puimo aiutante di D m Bosco
- >) Tuttavia, soggiunse, credo che hai indovinato; ab-
biamo un solo Don Rua! Egli è sempre stato ed è il braccio
destro di Don Bosco!
>)- E non soltanto braccio, replicai io, ma testa, occhio
mente e cuore; per supplire, a suo tempo, alla vecchiaia ed
alla morte, Don Bosco! E sia il più tardi possibile questo
bisogno!.....
o E spiegai i miei perchè, intrattenendomi con l'amato
Padre sulle eminenti ed eccezionali qualità morali, intellet-
tuali, e religiose del nostro Don Rua! ».
Don Rua era un cuor grande, diretto e spinto dall'ideale
della carità per Dio e per le anime, duce Don Bosco. Fin
dalla prima giovinezza, il pensiero delle Missioni Cattoliche
e deli'abbandono di tanti popoli e dei bisogni dei Missionari,
aveva avuto in lui palpiti sublimi, e questi crebbero col vol-
ger degli anni, e lo spinsero, come vedremo, a dare anche al-
l'Opera delle Missioni un impulso singolare.
I1 24 maggio 1878 i Nlissionari Salesiani ponevan piede
in Patagonia; e il Servo di Dio, per incarico di Don Bosco, il
18 dicembre comunicava alle case salesiane i bisogni dell'ini-
ziata Missione.
<<Leporte della Patagonia. sono aperte per i Salesiani,
come si è potuto rilevare dai Bollettini degli scorsi mesi; il
Signore vuole a noi affidare quella importante missione,
come tante circostanze ci fanno chiaramente conoscere. Le
ultime lettere arrivate dal17Americaci annunziano che a Pa-
tagones e nelle colonie di quelle parti vi è grande aspettazione
di Salesiani. Come si vede, ben si può dire ciò che diceva il
nostro Divin Salvatore, che già la messe biondeggia, e non
aspetta che il coltivatore che vada a raccoglierla. Ma qui ap-
punto incontriamo la difficoltà, trovare il personale, stante le
molte imprese che abbiam tra mano. Converrà pertanto nlet-
tere in pratica il consiglio che lo stesso nostro Divin Salva-
tore dava agli apostoli: Rogate ergo Dominum messis, ut rnittat
operarios in messem suarn. Perciò il nostro caro Superiore
Don Bosco ordina, che, appena ricevuta la presente, si co-
minci anche in cotesta casa a recitare ogni giorno un Pater,
Ave e Gloria da continuarsi sino alla fine di gennaio, affine di
-X Sempre ammirabile!
301
ottenere che il Signore si degni farci conoscere, chi fra i Sa-
lesiani Egli destina a quella missione, e voglia ispirare a tali
confratelli i sentimenti di zelo, di carità e di coraggio, neces-
sari a sì bella impresa; ed intanto compiacciasi pure di prov-
vederci altro personale da supplire abbondantemente quelli
che devono colà recarsi >>.
Ed al Servo di Dio, come da lui ricevevano, in nome di
Don Bosco, il mandato di partire, con filiale confidenza ricor-
revano i nuovi apostoli per qualunque bisogno, per conve-
nienze strettamente personali, per cose minime; ed egli ri-
spondeva a tutti, e provvedeva a tutto nel silenzio!
Quante care memorie di virtù non' comuni rimarranno
per sempre nascoste, come si svolsero di nascosto tra le pa-
reti del suo povero ufficio!
Quel santo sacerdote di Don Angelo Lago (I) che ne fu
testimone per molti anni, prima di andare a raggiungerlo nella
gloria celeste, ci lasciava questa preziosa testimonianza:
« Lo scrivente entrò nell'oratorio al 18 luglio 1872 e lo
stesso giorno conobbe il sig. Don Rua come un Superiore
amabilissimo. Nel 1876 m'invitò a nome del sig. Don Bosco
a mettere la veste, ed opponendo io la mia età di 42 anni il
sig. Don Rua mi disse: - Non importa, p ~ i m ache abbia 90
anni, potrai ancora dir la messa per 40 anni e più!
a Sul principio del 1878 mi chiamò nel suo ufficio per
fargli da segretario di corrispondenza internazionale, e lavo-
rai da so10 col sig. Don Rua, sino, credo, al 1885 o al 1886,
quando, divenuto egli Vicario del sig. Don Bosco, lascib a me
l'ufficio al primo piano e sali desso al secondo piano nell'uffi-
( I ) Don Angelo Lago, nato a Peveragno (Cuneo) il 19 ottobre 1834, morl
santamente a Torino, nell'Oratorio Salesiano, il 14 marzo 1914, quasi ottua-
genario. Mite, umile e pio e diligente fin da giovane, compi gli studi classici
e conseguì il diploma di farmacista alla Regia Università di Torino. Amato
da tutti per la sua bontà e generosith, per più anni attese alla professione pre-
scelta, finchè, dato l'addio al mondo e il nome alla Pia Società Salesiana, intra-
prese gli studi teologici, e fu promosso al sacerdozio. Contava già 43 anni.
Da quel giorno egli fu, sino all'ultimo respiro, lo specchio, il modello e la
gemma dei sacerdoti! Alla sua morte, avvenuta per marasma senile, una fu
la voce di quanti lo conobbero: S E ' morto un santo! u. Fu degno segretario di
Don Rua per 32 anni, e la sua memoria vive tra noi in benedizione.

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II - Primo aiutante di Don Bosco
aprile 1879, dopo le confessioni, presenti molti preti
ell'Oratorio, tra Don Bosco e Don Rua. ((che- dice la
cronaca - è perfetto economo e tesoriere del120ratorion,
avvenne un dialogo in cui, accanto l'eroica fiducia di Don
Bosco, brilla la prudenza meravigliosa del fido aiutante.
- Senti, Don Rua, tutti domandano danaro, e mi dicono
che li mandi via a mani vuote.
- Ciò avviene per un semplice motivo, le casse sono
- Si vendano quelle cartelle che ci rimangono, e così si
ra fronte ai più pressanti bisogni.
- Qualcuna si è già venduta; ma vendere ancor quel
conveniente, perchè di giorno in giorno ca-
i ed imprevisti, e non avremmo poi un soldo
ienza! il Signore allora prowederà; ma intanto.
i debiti che sono più pressanti.
- Su quel poco danaro che- aveva, ho già fatto i miei
conti. Lo riserbo per pagare, fra quindici giorni, un debito,
che scade, di L. 28.000; e, solo per questo motivo, da alcuni
giorni, anche tutto il danaro che ariiva, lo conservo per quella
- Ma no, questa è una follia; lasciare insoluti i debiti,
che potremmo pagare oggi, per mexter da parte la somma, che
si deve pagare da qui a quindici giorni.
- Per i debiti d'oggi si possono differire i pagamenti:
ma come faremo allora, dovendo pagare una somma cosi
- Allora il Signore prowederà; incominciamo a disfarci
biamo. E un chiudere la via alla Divina
oler mettere da parte denaro per i bisogni
- Ma la prudenza suggerisce di pensare all'awenire.
on abbiamo visto, in altre occasioni simili, fra quali im-
trovati? Fummo costretti a fare un secondo de-
re il primo. E questa la via che mena diritto
- Ascòltami - conchiuse Don Bosco - se vuoi che la
Divina Provvidenza si prenda cura diretta di noi, va' in tua
camera, e domani metti fuori quanto hai; si soddisfino tutti
quelli che si possono soddisfare, e ciò che accadrà in seguito,
lasciamolo nelle mani del Signore.
E - dice la Cronaca - Don Bosco soggiungeva: ((Non
m'è possibile trovare un economo che interamente mi se-
condi, che sappia cioè confidare in modo illimitato nella Di-
vina Provvidenza e non cerchi di ammassare qualche cosa
per provvedere al futuro. Io temo che se ci troviamo così
stretti di finanze, sia perchè si vogliono fsr troppi calcoli.
Ed è cosi; quando in questo c'entra l'uomo, Dio si ritira >>.
Ma non si sa, se sia più da ammirare il fìdiicioso ab-
bandono di Don Bosco alle disposizioni della Divina Prowi-
denza, o la prudenza di Don Rua. Certo ambedue ne avevano
egual merito dinanzi a Dio. Modello di virtù insuperabile,
al quale s'inspirano i santi, è N. S. Gesù Cristo; e non è pos-
sibile a nessuno ricopiarlo in modo perfetto. E, perciò, natu-
rale che alcuni lo ritraggano meglio in alcune virtù, altri in
altre. Non si deve dimenticare che la base della santità è la
retta intenzione, la quale, naturalmente può variare e varia
di fatto, non già nella sostanza, ma nella forma, secondo la
varietà dei caratteri, avuti da natura. E Dio è sempre am-
mirabile in tutti i Santi!
E, qui, ci par doveroso riferire alcuni fatti, che lumeggiano
sempre più la venerazione e la deferenza che Don Rua aveva
per il suo Maestro. Sono gli unici, che abbiam trovato nella
voluminosa documentazione raccolta dal diligentissimo Don
Lemoyne (senza la quale non avremmo potuto rivivere quc-
sta vita intima deII'Oratorio), e che ci sembran redatti con
uno spunto di critica per il Servo di Dio; mentre, come ve-
drà il lettore, son altrettante prove della sua virtù.
Sulla fine del 1872, trovandosi nelle strettezze, Don Bosco
pensò di fare una lotteria con un bel dipinto, che ornava la
sacrestia di Maria Ausiliatrice. Era la miglior copia che si
conoscesse della Madonna di Foligno di Raffaello, che si am-
mira in Vaticano, stimata di un valore non inferiore alle
quattromila lire. Radunati a consiglio Don Rua, Don Sal
Don Provera, Don Bosco espose l'idea.

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11 - Primo aiutante di Don Bosco
- Come? gli risposero. Non vede che tutti sono stufi di
lotterie? omai è un mezzo tramontato e senza efficacia.
- Eppure manchiamo di danaro, e non sappiamo dove
prenderne.
- E a qual prezzo metterà i biglietti?
- Cinquanta centesimi l'uno ..... owero una lira?.... Una
lira sembra troppo!
- E noi fisseremo il prezzo d'ogni biglietto a IO lire.
- Dieci lire!?...
Non sapevano adattarvisi, ma Don Bosco tenne fermo.
<I A Don Rua, - osserva la Cronaca -e ad altri, rincresceva
mettere all'incanto e perdere un dipinto cosi prezioso, e
Buzzetti venne a far di ciò parola a Don Bosco. Ebbe per ri-
sposta: - Ebbene, di' loro, che da qui innanzi, venuta l'ora
del pranzo, invece di scendere in refettorio a mangiare, va-
dano a vedere il quadro a.
Non si poteva anche lasciar quel quadro, che certo non
era stato comperato, ad ornamento della sacrestia del nuovo
tempio, ancor cosi squallido che impressionava, e in quel
criticissitno momento raddoppiar la fiducia nella Divina
Prowidenza?
Ma Don Rua non tardava un istante ad esser del parere
di Don Bosco, appena veniva a conoscerlo, anche se gli fosse
parso conveniente di rinnovare :e più giuste osservazioni.
Era il più umile ed ubbidiente dei discepoli.
Una sera (il 10 giugno 1875), avendo dovuto confessare,
Don Bosco si recò a cena più tardi; e due venerande signore
di Bologna, venute col signor Lanzerini per la festa di Maria
Ausiliatrice e per parlare con Don Bosco, avendo saputo clie
era in refettorio, entrarono a trovarlo.
- A quest'ora? -esclamò Don Bosco.
- Ci siam fatte coraggio di venir avanti, per tentar la
rova di parlarle un momento.
- E non sanno che a quest'ora tra noi è clausura?
- Veramente non lo sapevamo; e se non è contento, noi
ci ritireremo; - osservò una.
ha i-ntroDd'aoltttrea....p.arte - continuò l'altra - è Don Rua che ci
X - Sempre ammirabilel
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Dice la cronaca: <I la riserbatezza di Don Bosco su questo
punto era estrema a; e Don Riia, indubbiamente, non aveva
inteso violarla; ma, come aveva fatto Don Bosco altre volte,
egli aveva ritenuto doverosa quell'eccezione. Era presente,
e nulla disse in difesa; tacque e si chinò umilmente alla di-
chiarazione del Maestro.
Da Firenze un protestante aveva scritto a Don Bosco,
manifestandogli il desiderio di recarsi all'oratorio per abiu-
rare e fermarsi con i Salesiani. Don Rua, - nota la Cronaca
- a aveva risposto un po' bruscamente D; ma << nella do-
manda per iscritto, costui sembrava spinto dall'interesse, e
dava ragione cli sospettare d'inganno >)A. veva dunque agito
con prudenza. I1 protestante tornò a scrivere a Don Bosco,
a mostrandosi alquanto sdegnato, e assicurando esser buona
la sua volontà. Don Bosco (il mercoledì 29 marzo 1876) dopo
t
pranzo, passeggiando con Don Rua in refettorio, dato il suo
parere su molti affari, così gli disse: - A coloro che sono no-
vizi in cose di religione e non capaci di fare un atto di virtù,
quando vengono un po' offesi, si risponda sempre benigna-
mente, anche quando si teme, con fondamento, che abbiano
secondi fini o che vogliano ingannare. Si sarebbe potuto ri-
spondere in questo modo: - e tracciò per intero la lettera.
I n ciò - prosegue la Cronaca Don Barberis che
annota) Don Bosco è mirabile. Ogni volta che da ordine di
scrivere a qualche personaggio, traccia su due piedi l'argo-
mento, il modo di svolgerlo, e perfino le espressioni D.
Conviene rilevare, che Don Bosco parlò confidenzialmente
con Don Rua e fu questi che raccontò a Don Barberis il
fatto, perchè lo mettesse per iscritto, a prova della carità e
della prudenza di Don Bosco. Tramandare ai posteri un'am-
pia documentazione della vita di Don Bosco fu sempre il
pensiero di Don Rua.
Don Francesia fa quest'importante rilievo. Don Bosco,
quando gli si porgeva l'occasione di far qualche osservazione
a Don Rua in presenza di altri confratelli, era felice, perchè
era certo di dar loro uno splendido esempio del modo col
quale desiderava essere ubbidito.
Ed era dal Servo di Dio esemplarmente ubbidito in ogni

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- 11 Primo aiutante di Don Bosco
cosa. A quando a quando giungevano ancora a Don Bosco
insistenti domande di recarsi a predicare un corso di mis-
sioni in istituti religiosi o in pubbliche chiese, e non potendo
più consentire personalmente a quelle domande, le aflidava
generalmente a Don Cagliero o a Don Rua; e ci restano
ancora gli appunti di un corso di meditazioni, predicato dal
Servo di Dio a Borgo Cornalense, e di un corso di esercizi
al monastero di S. Anna. Più volte egli fu a predicare anche
ella Piccola Casa della Divina Prowidenza.
Leggiamo nella Cronaca: - << 4 gennaio 1879. - Don
a e Don Barberis oggi terminavano di dettare tre giorni
esercizi alle suore del Cottolengo. I1 Can. Anglesio [che
il 10 Successore del Beato] era presente all'ultima pre-
ca di Don Barberis e, venuto in sagrestia per ringraziarlo,
Don Barberis si affrettò a ringraziare lui, che aveva fatto pre-
gare per la guarigione degli occhi di Don Bosco, soggiun-
gendo: - Speriamo di aver presto la consolazione di vene-
rare sugli altari il venerabile Cottolengo!
>> I1 Padre Anglesio, che è solito tener sempre gli occhi
bassi, li fissò in volto a Don Barberis, e ponendo la mano sul
suo braccio, lo premette due volte, dicendo: - Sì! speriamo,
speriamo! e dopo Lui, Don Bosco! - E lui, che parla poco e
sottovoce, disse queste parole forte, e vibrate.
)> E rispondendo ai ringraziamenti per le preghiere, aveva
detto prima: - Non ringraziamenti : noi formiamo una cosa
sola; l'Oratorio e la Piccola Casa non devono essere due cose,
ma una >).
Ci diceva il Teologo Agostino Sanguinetti, della Piccola
Casa della Divina Provvidenza, che Don Bosco e Don Rua
ebbero sempre il più cordiale e devoto affetto per l'opera del
Cottolengo; e come Don Bosco, il giorno che si festeggiò l'in-
troduzione della causa del Beato, volle illuminato gaiamente
tto l'oratorio, Don Rua non lasciava occasione alcuna
strare con le più belle parole l'opera meravigliosa!
on Bosco poteva anche servirsi, e se ne servi più volte,
ico tenor di vita del Servo di Dio, per insegnare ed
re, anche con dichiarazioni singolari, come non fece
ai con nessun altro.
X - Sempre anzmirablle!
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(<Di ritorno dalla prima spedizione dei nostri Missionari
dell'America del Sud, - scrive il Card. Cagliero - e poco
dopo la fondazione della casa di S. Benigno nel 1879, in una
delle prime visite che Don Bosco faceva ai suoi carissimi
figliuoli della nuova casa, lo accompagnai quale catechista
della Società, e, prima di far ritorno a Torino, volle che lo
accompagnassi anche a fare una visita ad un suo antico disce-
polo ed amico, che risiedeva in Foglizzo. Il nostro barroccio
di campagna, a due posti e ad un cavallo, in mancanza del
ponte, discese la ripida sponda dell'orco e passammo a guado
le sue acque poco quiete, con non poco pericolo. Strada fa-
cendo, Don Bosco, secondo il soIito, s'intratteneva sui pro-
gressi della Pia Società, sulle difficoltà passate e sulle speranze
future, e si rallegrava di quel poco di bene, che i suoi figliuoli
facevano ne! vecchio e nel nuovo mondo.
A un tratto, quasi per esplorare il mio pensiero, mi fece
questa domanda:
s - Nel caso che morisse Don Bosco, chi credi possa
succedergli?
a - Amatissimo Don Bosco, non è ancora tempo di
parlare di morte! noi non siamo consolidati, nella virtù, nè
nel sapere; neppure siamo al corrente del conoscimento e
della pratica delle nostre Costituzioni; ed il Signore non ci
toglierà Don Bosco così immaturamente e fuor di tempo!
.. Mad»re-MVaraiabeAnues;islipaetrriicaem!.o..neml Saigfancocrieame oneullna'ipnootsetsrai..b..u.ona
>> - In questo caso, risposi, chi possa in verità succedere
a Don Bosco, a mio giudizio, sarebbe un solo!
- >) U n solo! oh no! io credo che ve ne possano essere,
più di vno, due ed anche tre!
a - Più tardi sì, replicai io, ma per adesso ve n'ha un solo!
- >) E chi è dunque, secondo il tuo parere, questo solo!
N - Mi dica prima, Don Bosco, i suoi due ed anche i
suoi tre!
» - T e li dirò, ma prima dimmi tu il tuo uno!
>> - E Don Rua, risposi, i1 solo Don Rua!
» Don Bosco mi disse il nome degli altri due, che a suo
parere avrebbero potuto succedergli:

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- 11 Primo aiutante di Don Bosco
>> - Tuttavia, soggiunse, credo che hai indovinato; ab-
biamo un solo Don Rua! Egli è sempre stato ed è il braccio
destro di Don Bosco!
s - E non soltanto braccio, replicai io, ma tcsta, occhio
mente e cuore; per supplire, a suo tempo, alla vecchiaia ed
alla morte, Don Bosco! E sia il più tardi possibile questo
E spiegai i miei perchè, intrattenendomi con l'amato
Padre sulle eminenti ed eccezionali qualità morali, intellet-
tuali, e religiose del nostro Don Rua! >).
Don Rua era un cuor grande, diretto e spinto dall'ideale
della carità per Dio e per le anime, duce Don Bosco. Fin
dalla prima giovinezza, il pensiero delle Missioni Cattoliche
e dell'abbandono di tanti popoli e dei bisogni dei Missionari,
aveva avuto in lui palpiti sublimi, e questi crebbero col vol-
ger degli anni, e lo spinsero, come vedremo, a dare anche al-
l'Opera delle Missioni un impulso singolare.
I1 24 maggio 1878 i Missionari Salesiani ponevan piede
in Patagonia; e i1 Servo di Dio, per incarico di Don Bosco, il
18 dicembre comunicava alle case salesiane i bisogni dell'ini-
ziata Missione.
Le porte della Patagonia. sono aperte per i Salesiani,
come si è potuto rilevare dai Bollettini degli scorsi mesi; il
Signore vuole a noi affidare quella importante missione,
come tante circostanze ci fanno chiaramente conoscere. Le
ultime lettere arrivate dall'America ci annunziano che a Pa-
tagones e nelle colonie di quelle parti vi è grande aspettazione
di Salesiani. Come si vede, ben si può dire ciò che diceva il
nostro Divin Salvatore, che già la messe biondeggia, e non
aspetta che il coltivatore che vada a raccoglierla. Ma qui ap-
punto incontriamo la difficoltà, trovare il personale, stante le
molte imprese che ahbiam tra mano. Converrà pertanto met-
tere in pratica il consiglio che lo stesso nostro Divin Salva-
tore dava agli apostoli: Rogate ergo Dominum messis, ut mittat
operarios in messem suam. Perciò il nostro caro Superiore
Don Bosco ordina, che, appena ricevuta la presente, si co-
minci anche in cotesta casa a recitare ogni giorno un Pater,
Ave e Gloria da continuarsi sino alla fine di gennaio, affine di
X - Sempre ammirabile!
30'
ottenere che il Signore si degni farci conoscere, chi fra i Sa-
lesiani Egli destina a quella missione, e voglia ispirare a tali
confratelli i sentimenti di zelo, di carità e di coraggio, neces-
sari a sì bella impresa; ed intanto compiacciasi pure di prov-
vederci altro personale da supplire abbondantemente quelli
che devono colà recarsi D.
Ed al Servo di Dio, come da lui ricevevano, in nome di
Don Bosco, il mandato di partire, con filiale confidenza ricor-
revano i nuovi apostoli per qualunque bisogno, per conve-
nienze strettamente personali, per cose minime; ed egli ri-
spondeva a tutti, e provvedeva a tutto nel silenzio!
Quante care memorie di virtù non. comuni rimarranno
per sempre nascoste, come si svolsero di nascosto tra le pa-
reti del suo povero ufficio!
Quel santo sacerdote di Don Angelo Lago (I) che ne fu
testimone per molti anni, prima di andare a raggiungerlo nella
gloria celeste, ci lasciava questa preziosa testimonianza:
« Lo scrivente entrò nell'oratorio al 18 luglio 1872 e 10
stesso giorno conobbe il sig. Don Rua come un Superiore
amabilissimo. Nel 1876 m'invitò a nome del sig. Don Bosco
a mettere la veste, ed opponendo io la mia età di 42 anni il
sig. Don Rua mi disse: - Non importa, prima che abbia 90
anni, potrai ancora dir la messa per 40 anni e più!
>> Sul principio del 1878 mi chiamò nel suo ufficio per
fargli da segretario di corrispondenza internazionale, e lavo-
rai da solo col sig. Don Rua, sino, credo, al 1885 o al 1886,
quando, divenuto egli Vicario del sig. Don Bosco, lasciò a me
l'ufficio al primo piano e salì desso al secondo piano nell'uffi-
( I ) Don Angelo Lago, natq a Peveiagno (Cuneo) il 19 ottobre. 1834, morl
santamente a Torino, nell'oratorio Salesiano, il rq marzo 1914, quasi ottua-
genario. Mite, umile e io e diligente fin da giovane, compi gli studi classici
e consegui il diploma di farmacista alla Regia Università di Torino. Amato
da tutti per la sua bontà e generosith, per più anni attese alla professione pre-
scelta, finchh, dato l'addio al mondo e il nome alla Pia Società Salesiana, intra-
prese gli studi teologici, e fu promosso al sacerdozio. Contava gih 43 anni.
Da quel giorno egli fu, sino all'ultimo respiro, lo specchio, il modello e la
gemma dei sacerdoti! Alla sua morte, avvenuta per marasma senile, una fu
la voce di quanti lo conobbero: morto un rantoln. Fu degno segretario di
Don Rua per 32 anni, e la sua memoria vive tra noi in benedizione.

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302
II - Primo aiutante di Don Bosco
cio più presso a Don Bosco, dove rimase sino alla morte del
sig. Don Bosco, di cui fu poi degnissimo Successore.
)) I n tutto il tempo che passai per mia fortuna in continua
compagnia col sig. Don Rua, 7 od 8 anni, ho sempre ammirato
in lui una pietà soavissima ed un lavoro indefesso: vidi sempre
in lui un modello perfetto di vita religiosa e civile. Alle pra-
tiche di pietà cui poteva intervenire, era sempre il primo; ebbe
sempre una modestia angelica ed una dolcezza ed affabilità
nel parlare e nel trattare, che rallegrava e guadagnava il
cuore degli astanti. La sua umiltà e la sua carità incantavano
chi trattava con lui. La sua pazienza era inalterabile; nei 7
od 8 anni che lavorai col sig. Don Rua, una volta sola lo trovai
animato da zelo un po' severo verso un giovane discoletto,
che aveva fatto chiamar nell'ufficio per qualche grave man-
canza: era lo zelo della casa di Dio.
)> L'ufficio della corrispondenza a me lasciato continuò
a visitarlo ogni giorno alla sera dopo le orazioni, per vedere
il lavoro fatto e da farsi, firmare, consigliare, ecc., finchè ebbe
fornito l'ufficio stesso di personale sufficiente per camminare
da sè regolarmente.
Ringrazio il Signore d'avermi dato per tanti anni un
Padre così dolce e santo, e mi rincresce non saperne parlare
degnamente. Mi perdoni il buon Dio il poco profitto che feci
della santa parola e dei santi esempi del caro Padre Don Rua,
e lo ricompensi eternamente del gran bene che fece all'anima
mia n.
O DI DON BOSC
1
SISTEMAZIONE DELLA SOCIETA
Il Servo di Dio fu l'araldo della sistemazione della Società Salesiana.
- Sue prime circolari alle case salesiane. - Istituite le prime ispettorie,
mensilmente si tiene in cmrispondenza con gli ispettori. - Quanta
- opportunità e sincerità in quelle lettere! Duplice aspetto dell'Ora-
torio, e contributo del Servo di Bio per il suo funzionamento normale.
- - ' v a a Marsiglia a presiedere un corso d'esercizi- spirituali. U n
saggio delle frequati illustrazioni meravigliose di Don Bosco. - Don
- Rna accompagna Don Bosco a R o m . Come l'assiste nella mag-
- gior tribolazione che ebbe a sostenere. «Anche qui ci troviamo
- con i protestanti>>. Un ricordo del Card. La Fontaine.
<( sogno » memorando di Don Bosco descrive il carattere e rad-
- za la vigilanza del Servo di Dio. I necrologi della Società,
citudini del Servo di Dio per redigerli. - Come narra la morte
l Conte Don Carlo Cays.

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3O4
III - Tutto di Don Bosco
alla Chiesa, per disposizione deila Divina Provvidenza do-
veva dargli tale aiuto.
La Società Salesiana venne formandosi appena il Signore
cominciò a radunare nell'Oratorio le anime che dovevano
iniziarla; incominciò ad esistere embrionalmente, fin da
quando Rua, Cagliero, Francesia, prima ancora che scendesse
da Avigliaila Don Alasonatti, guadagnati dalla carità di Don
Bosco, si sentirono, nell'intimo del cuore, fortemente at-
tratti a restar con lui per sempre; ma la forma concreta e il
regolare funzionamento della Società, anche per la sua spe-
ciale caratteristica di vera famiglia, costarono a Don Bosco
on lievi fatiche; e chi l'aiutò in tutto fu
Continuando la Società ad espandersi con l'aprir nuove
case in Italia e all'Estero, non era più troppo facile econo-
mico continuare ad adunare i direttori alla festa di S. Fran-
cesco nell'oratorio; e le Conferenze Generali, solite a te-
nersi con tanto frutto, vennero sospese. D'altronde erasi
iniziata la celebrazione dei Capitoli Generali ogni triennio.
Ci voleva tuttavia qualche richiamo regolare e più frequente
col centro, e, per consiglio di Don Bosco, il Servo di Dio
nel 1878 cominciò ad inviare alle Case una lettera mensile
per diramare opportune raccomandazioni, osservazioni e ri-
chiami, ed anche, tra l'altro, per tenersi regolarmente in-
formato della celebrazione delle Messe, che'venivano affidate
ai Salesiani. Le case che non ne ricevevano, solevano appli-
care secondo l'intenzione delllOratorio, cioè di Don Bosco e
di Don Rua; ed il Servo di Dio s'interessava anche per aver
delle Messe da celebrare. Con una circolare del 1880, indiriz-
zata a sacerdoti, amici e conoscenti e cooperatori, invitavali
ad applicare qualche messa rilasciando l'elemosina a beneficio
dell'opera Salesiaua; e in un'altra li pregava ad inviare delle
Messe da celebrare, assicurandoli che avrebbero avuto solle-
Nel 1879 si stabilivano le prime Ispettorie o Provincie
ontese, la Ligure, e l'Americana; ed il Servo
Dio si mise subito in regolare corrispondenza con gli Ispet-
ri, mediante lettere pa ticolari e circolari mensili, per essere
r
I
Ì
l
l
I - Per la sistemazione della Società
305
informato ed informare a sua yolta il Rettor Maggiore circa
l'andamento delle singole Case. Le circolari erano scritte a
mano, e Don Rua le leggeva a una a una, apponendovi il
nome del destinatario e facendovi, insieme con le correzioni
Novembre: - <t I l nuovo anno scolastico è cominciato;
ssar bene noi ed i nostri al-
o alcuna sollecitudine pel
buon andamento sanitario, scientijico e morale delle case a noi
affidate; e, mettendo tutta la nostra confidenza in Dio, suppli-
chiamolo ad aiutarci colla sua santa grazia ».
Dicembre: - <<Eun mese di benedizioni; in esso occorrono
le care solennità della Concezione e del S. Natale colle rispettive
novene ed ottave; adoperiamoci in questo tempo specialmente a
ravvivare il fervore in noi, nei nostri dipendenti ed allievi. I l
in quello del tuo aff.mo
G. C. Sac. Michele Rua )>.
Io ti esorto c'alda-

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306
III - Tutto di Don Bosco
I
Febbraio - IVIarzo: - a S. Giuseppe protegga te e la tua
casa, e faccia discendere sopra di tutti ogni celeste favore, come
ti augura di cuore il tuo aff.mo in G. M . e Giuseppe, Sac. Mi-
chele Rua >>.
iMano - Aprile: a Spero che avrete tutti fatto zna Santa
Pasqua, e sarete allegri e contenti; e prego il S e o r e a conser-
varvi in buona salute e a farvi mescere ognora nella santità )).
Maggio: - E questo a il caro mese di iMaria, epoca pro-
p X a per ottenere molte grazie sulle nostre case, mediante E'inter-
cessione della nostra celeste Ausiliatrice e Madre. Non man-
chiamo di animare tutti i nostri dipendenti a farlo con impegno
e femore n.
Giugno: - « Siamo nel mese del Sacro Cuore di GeSU; pre-
ghiamolo che voglia infiammare tutti i cuori del suo divinfuoco >).
<(Cordialmente ti saluto nel S. Cuore di Gesù, e da Esso Lz'
prego l'abbondanza della carità, mansuetudke, umiltà, e di
tutte le &t&, di cui d la viva sorgente, mentre godo confenlzarmi.
nello stesso Divin Cuore tuo aff.mo in G. M . G. Sac. Mi-
chele Rua >).
Luglio: - «Preghiamo il Signore che assista durante le
vacanze tutti i nostri allievi, maestri, assistenti e superiori, e
che renda specialmente fruttuosi i nostri Santi Spirituali Eser-
c i , . Gradisci i miei cordiali saluti ed auguri di buone vacanze,
in buona salute di anima e di corpo, e prega pel tuo ecc. a.
E , com'era esatto ed opportuno nel far le domande, era
esemplare nelf'esigere le risposte. A Don Lazzero, direttore
della Casa-Madre: <( Mi rincresce - osservava una volta tra
l'altre - che non rispondi mai alle mensili domande. Non
valedire che sono anch'io qua e posso prendere io stesso le in-
formazioni, p!ichè varie dimande si fanno espressamente per
obbligare i direttori ad informarsi essi stessi e tenersi ben al
corrente delle cose della casa da loro diretta. Dunque corag-
gio, prendi la penna e la pena di soddisfare alle mie domande
passate e future >).
Grazie all'assidua vigilanza del Servo di Dio, Don Bosco
potè continuare ad assentarsi dall'oratorio, anche a lungo
e con frequenza; infatti, negli ultimi suoi nove anni, si
assentò anche per tre e quattro mesi di seguito, per assol-
I - Per lu sistemazione della Società
307
vere quei mandati che gli affidava la Divina Provvidenza e
cercar i mezzi per lo sviluppo dell'opera.
Duplice in quegli anni era l'aspetto che presentava I'O-
torio. Era la Casa della Madonna, dalla quale si diffondeva
i continuo l'eco di nuove meraviglie; ed insieme era un
pio istituto con circa novecento alunni -- tra superiori
alunni passavano il migliaio - che esigeva una vigilanza
ariamente paziente ed illuminata. E Don Rua, con
osa prudenza, continuava a vegliare ogni cosa; l'oc-
hio suo seguiva confratelli ed alunni, e i suoi richiami e i
suoi consigli paternamente giungevano a tutti a tempo op-
Per bontà del Signore, anche le meraviglie che accadevano
nell'O~atorio, potevano dividersi in due categorie, perchè,
accanto all'affluire dei mezzi per vivere ed alle guarigioni e
grazie d'ogni specie, che venivano elargite dalla celeste Pa-
trona dell'opera Salesiana, s'alternavano altri fatti, che site-
nevan nascosti nell'ambito della Società, ma non meno stre-.~
pitosi, e cioè i frequenti a sogni.)) di Don Bosco, vere illu-
strazioni celesti per additare, ricordare, ed inculcare Io spi-
rito informatore della Società Salesiana.
Nell'agosto 1880 Don Rua si recba Marsiglia, a presie-
d e r e un corso d'esercizi spirituali dei confratelli. Allora, se-
condo l'uso spontaneamente sorto nelle case salesiane - ne
parleremo diffusamente in seguito - il confessore ordinario
della comunità era il superiore; e Don Bosco, o chi ne faceva

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308
- 111 Tutto di Don-Bosco
I
Pier d'Arena, a Mornese, a Lanzo; ma abbiam fatto questo
accenno per venire ad un'immediata conferma di ciò che
abbiam detto circa le straordinarie illustrazioni di Don
Bosco.
Don Rua era da poco tornato da Marsiglia, quando giunse,
da Alassio, la notizia che i Salesiani di Francia erano stati
espulsi. I1 Servo di Dio si recò immediatamente a comuni-
carla a Don Bosco; e Don Bosco, senza scomporsi nè turbarsi
affatto, gli rispose di star tranquillo, chè non era vero. Come
poteva avere tanta sicurezza? Aveva visto, in un (i sogno »,
sollevarsi un attacco terribile contro le Case Salesiane di
Francia, e la Madonna stendere maternamente il suo manto
sopra di esse, perchè non venissero colpite. Aveva chiesto
alla Vergine: - Maria SS., che cosa fate ora voi?- Ela Ma-
donna gli aveva risposto: - Ego diligentes me diligo!
Dal 1877, in modo particolare, fino al 1882, il Servo di
Dio, nel silenzio più sacro, prestò a Don Bosco il prezioso
aiuto, cui abbiamo accennato, durante 11 difficoltà mossegli
dall'hcivescovo locale, infl:lenzato da un ufficiale di Curia.
Nell'aprile 1881 si portò a San Pier d'Arena per andare
incontro al Fondatore, che tornava dalla Francia ed accom-
pagnarlo a Firenze ed a Roma. Don Bosco stesso volle
che gli facesse compagnia «per avere un appoggio nei vari
spinosi affari )) che lo chiamavano a Roma. Chi moltiplicava
le difficoltà, accortosi, fortunatamente, che il suo conte-
gno verso la Società Salesiana avrebbe avuto un epilogo
poco lusinghiero, andava ostentando di preferire un accomo-
damento. Don Bosco aveva dovuto appellarsi a Roma, ed
anche durante l'ultimo viaggio fatto in Francia, da Roquefort
e da Nizza, aveva chiesto al Card. Nina, Protettore della So-
cietà Salesiana, in qual modo dovesse comportarsi; e 1'Emi-
nentissimo gli aveva risposto: (i Conviene che la questione sia
lasciata alla decisione della S. Congregazione presso cui pende I),
rtflettendo bene che si ha da fare con un personaggio sui gene-
ris )); e tale fu il consiglio che gli venne ripetuto a Roma.
Tuttavia, poco dopo, non si rifiutò di assecondare una specie
di accomodamento amichevole, che poi dovette stroncare,
perchè s'accorse che veniva ingannato, in modo indegno per
I - Per la sistemazione della Società
309
, ma specialmente per chi faceva le parti
. In fine, la S. Congregazione emanò la sen-
Don Bosco, ma le difficoltà continuarono
così gravi che lo stesso Leone XIII fece appello alla santità
i Don Bosco, il quale accettò, senza indugio, una conven-
one proposta dal gerente dell'Arcivescovo; e, facendo un
a, ottenne che, almeno in apparenza, si po-
sse fine ad ogni questione, perchè in realtà, ciò che troncò
ni questione, come ebbe ad esprimersi ufficialmente la
, fu ben altro, e precisamente <iArchie-
deste penose vertenze, il Servo di Dio prestò
a Don Bosco il più premuroso e prudente aiuto col te-
nerlo informato, durante le assenze da Torino, del subdolo
corso e della piega delle cose, e coll'assumersi, a quando a
quando, il peso di spinosissime pratiche, con una compi-
tezza insuperabile.
Altre ragioni conducevano Don Bosco nel 1881 a Roma,
e questa, tra le altre. Leone XIII lo aveva incaricato di co-
strurre il tempio del Sacro Cuore di Gesù sull'Esquilino, di
cui si eran gettate le fondamenta durante il Pontificato di
Pio IX, e bisognava prender visione dei contratti stretti cogli
architetti, esaminare i disegni, studiare il modo di trovare le
somme necessarie.
E pur questo fu lavoro di Don Rua.
In quella circostanza i primi Salesiani, stabilitisi in Roma,
avevano trasportato la dimora da Tor de' Specchi al luogo
dove si erano gettate le fondamenta del nuovo tempio; e il
Servo di Dio il 22 aprile scriveva a Don Lazzero:
(i I1 sito in cui dimoriamo qui in Roma, è quanto mai co-
modo, ameno, salubre. Forse è una delle località di Roma in
cui si sta meglio e non si andrà soggetti alla malaria, neppure
nell'estate. Ma anche qui ci troviamo alle prese con i prote-
stanti. Pare veramente che il Signore ci voglia destinare a
esia colle armi della preghiera, della scuola, e
ella carità, giacchè, come sai, a Bordighera ci troviamo pro-
rio dappresso ai protestanti, alla Spezia siamo loro accanto
pochissima distanza, a Firenze il nostro piccolo istituto,

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111 - Tutto di Don Bosco
che dovrà diventare grande, non si potè allogarlo altrove, che
nella regione della città, in cui i protestanti fanno propaganda;
e qui a Roma il collegio dei protestanti è separato dal nostro
ospizio solo da una via. Preghiamo adunque i1 Signore che ci
aiuti a ben riuscire nella Missione che ci vuole affidare, co-
minciando a mandarci quei soccorsi per far procedere ala-
cremente la nuova fabbrica, che non costerà meno di parecchie
centinaia di mila, se pure non ci vorrà qualche milione. Don
Bosco prega e lavora a tutto potere per riuscir nell'impresa,
non lasciando intentato nessun mezzo che possa giovare; ma
sempre dice che ha bisogno del sostegno delle preghiere dei
Da Roma si recò a visitare il Seminario-Cnllegio, di-
retto dai Salesiani in Magliano Sabino dal 1877; e, forse
in quelt'anno, avvenne l'incontro di cui ci scrive b'Eminen-
tissirno Card. La Fontaine, Patriarca di Venezia:
((Era ancor molto giovane, quando mi trovai con Don
Rua in viaggio, da Roma a Magliano-Sabino. Mi fece grande
impressione l'affabilità di lui, il raccoglimento, la confidenza
piena di riserbo, che usò verso di me. M'interrogò del mio
luogo natio; ed avendo inteso che io era di Viterbo, città alle
falde dei Monti Cimini, mi ripeteva con un sorrisetto: ' O
Torino, o Cimino '. Ebbi poi con lui qualche corrispondenza
epistolare. Quel breve viaggio, non fu dimenticato neppure
da Don Rua, il quale, dopo la mia consacrazione episcopale,
mi scrisse, domandandomi se ero quel quondam giovane col
quale aveva egli viaggiato per Magliano >).
Il 1881 non si cancellerà mai dal pensiero salesiano. La
notte dal IO al1'11 settembre Don Bosco si trovava agli eser-
ali a S. Benigno Canavese, e fece un (( sogno >)me-
che il 21 novembre, festa della Presentazione di
cedendo alle istanze dei suoi, metteva per iscritto.
, un'illustrazione singolare, che nella prima parte
noi sembra delineare lo spirito e il carattere di Don Rua,
lo splendore dell'esercizio delle virtù teologali e dell'os-
vznza dei voti religiosi, e del!a pratica eccelsa di due altre
or )) e Temperantia I»,che Don Bosco aveva già
'petutamente inculcate ai suoi figli.
I - Per la sistemazione della Società
3"
Parve a Don Bosco d'essere a colloquio con i direttori
delle Case Salesiane, in una splendida 'sala, quand'appare un
augusto Personaggio. E coperto d'uno splendido manto che
attira la sua attenzione. Attorno la fascia che ne cinge il collo,
si legge: « Pia Salesianorum Societas, anno I88I ; qualis esse
debet o; e dieci diamanti, meravigliosi, lo rendono preziosis-
simo. Essi sono disposti cosi: tre sul petto, attorno ai quali,
si legge: Fides, Spes, Charitas; il terzo è proprio sul cuore.
I1 quarto, Labor, scintilla sulIa spalla destra; il quinto, Tem-
peranti~s,ulla spalla sinistra. Gli altri cinque ornano la parte
posteriore del manto; quattro vi formano un quadrilatero; a
destra, in alto Votum paupertatis, in basso Praemium; a si-
nistra, in alto Votum castitatis, che manda una luce cosi
viva ed attrae lo sguardo, come la calamita il ferro, in basso
Ieiunium; il quinto, più grosso e sfolgorante degli altri, è nel
mezzo e porta scritto: Obedientia.
Da tutti, a guisa di fiammelle; partono molti raggi, sui
quali, a spiegazione e commento, si leggono passi scritturali.
U n largo nastro color di rosa, che orla la parte inferiore del
manto, porta scritto, in latino, questo ammonimento: «Si
ripeta ogni giorno e più volte @lgiorno, di compiere dilkente-
mente anche i più piccoli dove~ie, si arriverà ad una grande
perfezione. Guai a chi disprezza le cose piccole! I )>. direttori,
chi in piedi, chi in ginocchio, commentano la visione. Don
Rua, come fuor di sh, esclama: ((Bisogna prender nota per
non dimenticare a. Don Fagnano scrive col gambo di una rosa.
Don Costamagna commenta: (<La carità vince tutto. Predi-
chiamola con la parola e cozt i fatti t>.
Cambia scena; si fa buio, manca la luce e si è avvolti in
folte tenebre. Don Lasagna intona il Veni Creator ed altre
preghiere; e si vede un cartello luminoso, su cui si legge:
Pia Salesianorum Societas, qualis esse periclitatur, anno 1900.
Poi, ritorna un po' più di luce, e in quel bagliore riappare
l'augusto Personaggio, triste ed afflitto, col manto scolorato,
tarlato e sdruscito. I dieci splendidi diamanti son divenuti
dieci grossi tarli roditori; e, accanto a ciascun tarlo, son indi-
cate le cause fatali di tal mutamento, cioè ipeccati opposti alle
virtù sopraccennate. Tutti sono spaventati e pregano. S'ode

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312
111 - Tutto di Don Bosco
una voce: (1 Quomodo mutatus est color optimus! o. E , in mezzo
a folte tenebre, appare una luce vivissima, che ha la forma di
un corpo umano. E un avvenente giovinetto, riccamente ve-
stito, che si rivolge ai presenti e li conforta: « Cw che avete
veduto
tevi di
poco fa,
predicare
è
e
un avviso
mettere in
pcrealteisctae.qPuerlelvoecnhietep!.r.e.d..icNatoe.n...s.taSniacate-
cauti nell'accettazione dei nuovi soci..... Fate, ogni giorno, la
mzioednii.ta..z..ioenenoenlav
lettura spirituale,
i mancherà l'aiuto
codmi eDpiore..s.c..rivTountotilequCeolslitictuhe-
vedranno la $ne di questo secolo e il principio del nuovo ripete-
ranno ad una voce: - NON NOBISD, OMINEN, ON NOBISS, ED
NOMINI TUO DA GLORIAM! >).
I1 manoscritto di Don Bosco reca, in fine, questa nota:
« Pro memoria. - Questo sogno durò quasi l'intera notte, e
sul mattino mi trovai stremato di forze. Tuttavia, pe1 timore
di dimenticarmene, mi sono levato in fretta e presi alcuni ap-
punti, che mi servirono di richiamo a ricordare quanto ho
qui esposto, nel giorno della Presentazione di Maria SS. al
Tempio.
n Non mi è possibile ricordar tutto. Tra le molte cose,
ho pur potuto con sicurezza rilevare, che il Signore ci usa grande
17zisericordia. L a nostra Società è benedetta dal cielo; ma Egli
vuole che noi prestiamo l'opera nostra. I mali minacciati saranno
prevenuti, se noi predicheremo sopra le virtù e sopra i vizi ivi
notati; se ciò che predichiamo, lo praticheremo e lo tramande-
remo ai fratelli con una tradizione pratica di quanto si è fatto
e faremo.
i> Ho ootuto eziandio rilevare che ci'sono imminenti molte
spine, molte fatiche, cui terranno dietro grandi consolazioni.
Circa il 1890 gran timore; circa il 1895 grande trionfo.
>) Maria, Auxilium Ckristianorum, ora pro nobis n.
Don Bosco ammoniva: « I mali minacciati saranno pre-
venuti, se noi predicheremo sopra le virtù e i vizi ivi notati >);
e Don Rua commentava il « sogno )) in più conferenze ai con-
fratelli dell'oratorio. Nel prepararvisi abbozzò in un pezzetto
di carta anche la figura del Personaggio, per fissare esatta-
mente la posizione dei diamanti. La cronaca non ci dice quale
sia stato l'effetto della sua parola; ma è certo, che corrobo-
I - Per la sistemazione della Società
313
rata com'era dallo splendore dell'esempio, dovette riuscire
impressionante.
I particolari di questo (1 sogno )> rimasero a lungo nel cuore
e nel pensiero dei confratelli e di Don Rua; ed erano fre-
quentemente revocati nei discorsi familiari; ed il Servo di
Dio, dopo la morte di Don Bosco, quando sentì la responsa-
bilità del nuovo ufficio, tornò a spiegarlo ripetutamente, e
volle anche, avvicinandosi il 1890, inviar copia della narra-
zione autentica, lasciata da Don Bosco, a tutte le case sale-
siane.
Un'altra opera, di cui i Salesiani devono essere partico-
larmente grati a Don Rua, è la pubblicazione dei necrologi
della Società. Ricordare i confratelli defunti per raccoman-
darli alle comuni. preghiere, additare i tratti caratteristici
della loro vita esemplare per proporli all'imitazione, e pro-
muovere, così, l'osservanza delle Regole e tener vivo il pen-
siero di star pronti alla grande chiamata, furono gli scopi
che si propose. Anche questo lavoro gli venne affidato da
Don Bosco. Nel 1870 si cominciò a pubblicare l'elenco dei
membri della società (in quell'anno i professi erano 61)
e fin dal 1871 Don Bosco poneva in calce all'elenco una
nota, che diceva: « Raccomando alle comuni e private pre-
ghiere i cari nostri confratelli defunti, e specialmente quelli
che in questo scorso anno furono chiamati da Dio all'eterno
riposo »;e faceva il nome, con due righe di elogio, di un sa-
cerdote, Don Croseri'o, e di un ascritto; e terminava: « Pre-
ghiamo poi tutti gli uni per gli altri, affinchè possiamo esser
fedeli alle fatte promesse e mantenerci costanti nel servizio
del Signore n.
Altrettanto si fece negli anni 1872-73-74: e nel 1875 co-
minciarono ad unirsi all'elenco le biografie dei defunti nel-
l'anno antecedente, a cura del Servo di Dio. O le scriveva
egli stesso, o premurosamente ne affidava ad altri l'incarico,
non mancando di chiedere particolari notizie a chi poteva
darne, che si dava premura di trasmettere all'incaricato. Cosi
si fece sino al 1881, quando le biografie dei confratelli de-
funti si cominciarono a pubblicare in fascicoli a parte, a cura
particolarmente, prima di Don Bonetti e poi di Don Fran

18.10 Page 180

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314
- III Tutto d i Don Bosco
cesia. Ma non tralasciò il Servo di Dio di scrivere egli stesso
ciò che poteva interessare.
Morì il 4 ottobre 1882 nell'Oratorio di Valdocco il Conte
Don Carlo Cays, e trovandosi Don Bosco a S. Benigno a
presiedere gli esercizi spirituali, ebbe incarico di assistere il
venerando salesiano il Servo di Dio. Il Conte Carlo Cays, già
deputato al Parlamento Subalpino e padre esemplare, s'era
deciso di abbracciare la carriera religiosa ed ecclesiastica,
dopo d'essere stato testimone di uno straordinario prodigio
operato da Don Bosco. E il Servo di Dio scrisse della morte
del degno sacerdote quindici alti fogli, ai quali premise questa
avvertenza: <iQui, per la precisione di un documento sto-
rico, si notarono nomi e circostanze che in una biografia si
potranno e, talvolta, si dovranno omettere. Perciò il biografo
scelga con discrezione n.
Ed eccone, letteralmente, alcuni periodi, interessanti, per-
chè ci fanno comprendere quanta pietà e quanta delicatezza
albergassero nel cuore del Servo di Dio.
Don Cays « dopo la partenza di Don Bosco, di quando in
quando mandava a chiamare Don Rua, che ne faceva le veci
e che, suo malgrado, per le molte occupazioni non poteva
trattenersi lungamente preso lui. Ora esponevagli qualche
pena, che inquietava la delicatissima sua coscienza; ora si
raccomandava che pregasse e facesse pregare per lui; ora
esponeva qualche dubbio sul modo di comportarsi nella ma-
lattia. Chicse, per esempio, se non fosse male il domandare
di continuo al Signore che lo prendesse con lui. Inteso che,
anzi, era ben fatto, se tale dimanda partiva dal desiderio di
unirsi a Dio senza pericolo di più perderlo, e che S. Paolo
stesso diceva: 4 Cupio dissolvi, et esse cum ChristoD, si tran-
quillizzò, e continuò a sfogare la sua ansia di presto volare
a Dio.....
a Altra volta, esortato a mettersi con piena rassegnazione
nelle mani di Dio, accettando volentieri Ia guarigione, se a
lui fosse piaciuto concedergliela, e a far sacrifizio di sua vita,
se meglio fosse stato per l'anima sua, rispose: - Vale ben
poco questa mia vita (chè la darei per pochi centesimi); ma,
per quel poco che possa valere, ben di buon grado ne fa' sa-
l
l
-I Per la sistemazione della Società
3'5
crifizio al Signore, accettando volentieri quanto a Sua Divina
Maestà piacerà disporre di me.....
s Si avvicinava intanto la festa del grande Patriacca della
povertà, S. Francesco dlAssisi; e qualcuno gli suggerì che fa-
cesse a lui ricorso, afnnchè si degnasse pagargli la festa la di-
mane, in cui si celebrava il VI1 Centenario della sua nascita.
E pare veramente che il Santo lo abbia esaudito.....
s Alla sera [del 3 ottobre], vedendo che andava declinando,
Don Rua lo volle assistere per quella notte, tanto più che non
aveva potuto altra notte prestargli quel fraterno servigio.
Stette pure a fargli compagnia il Barone Alberto Della Torre,
suo nipote, a lui carissimo, non solo pei vincoli del sangue,
ma per lunga ed intima comunanza di affetti e sentimenti di
religiosa pietà e premurosa carità verso il prossimo, il quale,
dal momento che aveva avuto sentore della malattia, più non
aveva abbandonato, se non per brevi intervalli, l'affeziona-
tissimo suo zio.
>) Verso le 10 e mezzo, Don Rua lo esortò a mettere nelle
mani di Dio il suo spirito con quelle parole: ( ( I nmanus tuas,
Domine, commendo spiritz~mmeum >>; e poi a riposare, dicendo
ancora al Signore: « .hpace, in idipsum, dormiam et requie-
scam >>E.gli obbedì con tutta semplicità, mostrando desiderio
però di prima ricevere ancora una volta l'assoluzione sacra-
mentale..... E prese placidissimo sonno.
>) Riposando egli tranquillamente, Don Rua uscì pian
pianino dalla camera di lui, per andarsi a prendere un po'
di lavoro pel rimanente della notte. E svegliatosi in quel breve
intervallo, con aria allegra chiese al Barone Della Torre che
stava presso al suo origliere: - Che ora è?- Mezzanotte -
rispose questi. - Mai più, rispose l'infermo, non vedi come
chiara la camera? - Eppure è suonata la mezzanotte ap-
nto adesso. - Non pare possibile, replicò l'infermo, es-
o la camera così illuminata. - Dopo di che, si tacque,
i beandosi in vista di qualche cosa, che molto lo ralle-
rava. Sarà stato un lampo di quella luce, in cui doveva tra
reve ingolfarsi, come si spera? No1 sappiamo, ben però si può
..... ire con tutta verità che quella luce lo allietò assai. Esortato
erò a riposare, nuovamente si addormentò placidamente

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- 111 Tutto di Don Bosco
una voce: u Quomodo mutatus est color optimus! E, )>. in mezzo
a folte tenebre, appare una luce vivissima, che ha la forma di
un corpo umano. E un avvenente giovinetto, riccamente ve-
stito, che si rivolge ai presenti e li conforta: « Ciò che avete
veduto poco fa, è un avviso celeste. Prevenite!..... Non stanca-
tevi di predicare e mettere in pratica quello che predicate..... Siate
cauti nell'accettazione dei nuovi soci..... Fate, ogni giorno, la
meditazione e la lettura spirituale, come prescrivono le Costitu-
zioni..... e non vi mancherà l'aiuto di Dio..... Tutti quelli che
vedranno la fine di questo secolo e il principio del nuovo ripete-
ranno ad una voce: - NON NOBISD, OMINEN, ON NOBIS,SED
NOMINI TUO DA GLORIAM! )).
I1 manoscritto di Don Bosco reca, in fine, questa nota:
t Pro memoria. - Questo sogno durò quasi l'intera notte, e
sul mattino mi trovai stremato di forze. Tuttavia, pel timore
di dimenticarmene, mi sono levato in fretta e presi alcuni ap-
punti, che mi servirono di richiamo a ricordare quanto ho
qui esposto, nel giorno della Presentazione di Maria SS. al
Tempio.
)> Non mi è possibile ricordar tutto. Tra le molte cose,
ho pur potuto con sicurezza rilevare, che il Signore ci usa grande
misericordia. La nostra Società è benedetta dal cielo; ma Egli
vuole che noi prestiamo l'opera uostra. I mali minacciati saranno
prevenuti, se noi predicheremo sopra le virtù e sopra i vizi ivi
notati; se ciò che predichiamo, lo praticheremo e lo tramande-
remo ai fratelli con una tradizione phtica di puanto si è fatto
e faremo.
)>Ho ~ o t u t oeziandio rilevare che ci sono imminenti nzolte
spine, molte fatiche, cui terranno dietro grandi consolazioni.
Circa il 1890 gran timore; circa il 1895 grande trionfo.
)) Maria, Auxilium Christianorum, ora pro nobis O.
Don Bosco ammoniva: u I mali minacciati saranno pre-
venuti, se noi predicheremo sopra le virtù e i vizi ivi notati )>;
e Don Rua commentava il <! sogno )> in più conferenze ai con-
fratelli dell'oratorio. Nel prepararvisi abbozzò in un pezzetto
di carta anche la figura del Personaggio, per fissare esatta-
mente la posizione dei diamanti. La cronaca non ci dice quale
sia stato l'effetto della sua parola; ma è certo, che corrobo-
-I Per la sistemazione della Societd
3'3
rata com'era dallo splendore dell'esempio, dovette riuscire
impressionante.
I particolari di questo (i sogno rimasero a lungo nel cuore
e nel pensiero dei confratelli e di Don Rua; ed erano fre-
quentemente revocati nei discorsi familiari; ed il Servo di
Dio, dopo la morte di Don Bosco, quando sentì la responsa-
bilità del nuovo ufficio, tornò a spiegarlo ripetutamente, e
volle anche, avvicinandosi il 1890, inviar copia della narra-
zione autentica, lasciata da Don Bosco, a tutte le case sale-
Un'altra opera, di cui i Salesiani devono essere partico-
larmente grati a Don Rua, è la pubblicazione dei necrologi
della Società. Ricordare i confratelli defunti per raccoman-
darli alle comuni preghiere, additare i tratti caratteristici
della loro vita esemplare per proporli all'imitazione, e pro-
muovere, così, l'osservanza delle Regole e tener vivo il pen-
siero di star pronti alla grande chiamata, furono gli scopi
che si propose. Anche questo lavoro gli venne affidato da
Don Bosco. Nel 1870 si cominciò a pubblicare l'elenco dei
membri della società (in quell'anno i professi erano 61)
e fin dal 1871 Don Bosco poneva in calce all'elenco una
nota, che diceva: <!Raccomandoalle comuni e private pre-
ghiere i cari nostri confratelli defunti, e specialmente quelli
che in questo scorso anno furono chiamati da Dio all'eterno
riposo »;e faceva i1 nome, con due righe di elogio, di un sa-
cerdote, Don ~roseri'o,e di un ascritto; e terminava: « Pre-
ghiamo poi tutti gli uni per gli altri, affinchè possiamo esser
fedeli alle fatte promesse e mantenerci costanti nel servizio
- del Signore ».
Altrettanto si fece negli anni 1872-73-74: e nel 1875 co-
minciarono ad unirsi all'elenco le biografie dei defunti nel-
l'anno antecedente, a cura del Servo di Dio. O le scriveva
egli stesso, o premurosamente ne affidava ad altri l'incarico,
non mancando di chiedere particolari notizie a chi poteva
darne, che si dava premura di trasmettere all'incaricato. Così
i fece sino al 1881, quando le biografie dei confratelli de-
nti si cominciarono a pubblicare in fascicoli a parte, a cura,
particolarmente, prima di Don Bonetti e poi di Don Fran-

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- 111 Tzitto di Don BOSCO
cesia. Ma non tralasciò il Servo di Dio di scrivere egli stesso
ciò che poteva interessare.
Morì il 4 ottobre 1882 nell'oratorio di Valdocco il Conte
Don Carlo Cays, e trovandosi Don Bosco a S. Benigno a
presiedere gli esercizi spirituali, ebbe incarico di assistere i1
venerando salesiano il Servo di Dio. Il Conte Carlo Cays, già
deputato al Parlamento Subalpino e padre esemplare, s'era
deciso di abbracciare la carriera religiosa ed ecclesiastica,
dopo d'essere stato testimone di uno straordinario prodigio
operato da Don Bosco. E il Servo di Dio scrisse della morte
del degno sacerdote quindici alti fogli, ai quali premise questa
avvertenza: (( Qui, per la precisione di un documento sto-
rico, si notarono nomi e circostanze che in una biografia si
potranno e, talvolta, si dovranno omettere. Perciò il biografo
scelga con discrezione )).
Ed eccone, letteralmente, alcuni periodi, interessanti, per-
chè ci fanno comprendere quanta pietà e quanta delicatezza
albergassero nel cuore del Servo di Dio.
Don Cays <( dopo la partenza di Don Bosco, di quando in
quando mandava a chiamare Don Rua, che ne faceva le veci
e che, suo malgrado, per le. molte occupazioni non poteva
trattenersi lungamente preso lui. Ora esponevagli qualche
pena, che inquietava la delicatissima sua coscienza; ora si
raccomandava che pregasse e facesse pregare per lui; ora
esponeva qualche dubbio sul modo di comportarsi nella ma-
lattia. Chiese, per esempio, se non fosse male il domandare
di continuo al Signore che lo prendesse con lui. Inteso che,
anzi, era ben fatto, se tale dimanda partiva dal desiderio di
unirsi a Dio senza pericolo di più perderlo, e che S. Paolo
o diceva: << Cupio dissolvi, et esse cum Christo D, si tran-
izz6, e continuò a sfogare la sua ansia di presto volare
Altra volta, esortato a mettersi con piena rassegnazione
nelle mani di Dio, accettando volentieri la guarigione,.se a
lui fosse piaciuto concedergliela, e a far sacrifizio di sua vita,
se meglio fosse stato per l'anima sua, rispose: - Vale ben
oco questa mia vita (chè la darei per pochi centesimi); ma,
er quel poco che possa valere, ben di buon grado ne fo' sa-
I - P@ la sistemazione della Società
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crifizio al Signore, accettando volentieri quanto a Sua Divina
Maestà piacerà disporre di me.....
Si avvicinava intanto la festa del grande Patriarca della
povertà, S. Francesco d'Assisi; e qualcuno gli suggerì che fa-
cesse a lui ricorso, afnnchè si degnasse pagargli la festa la di-
mE apnaer,eivnecraumi seincteelcehberaivl aSailnVtoIl1oCaebnbtieaneasraiuodditeoll.a...s.ua nascita.
» Alla sera [del 3 ottobre], vedendo che andava declinando,
i
Don Rua lo volle assistere per quella notte, tanto più che non
aveva potuto altra notte prestargli quel fraterno servigio.
Stette pure a fargli compagnia il Barone Alberto Della Torre,
suo nipote, a lui carissimo, non solo pei vincoli del sangue,
ma per lunga ed intima comunanza di affetti e sentimenti di
religiosa pietà e premurosa carità verso il prossimo, il quale,
dal momento che aveva avuto sentore della malattia, più non
aveva abbandonato, se non per brevi intervalli, l'affeziona-
tissimo suo zio.
> Verso le IO e mezzo, Don Rua lo esortò a mettere nelle
mani di Dio il suo spirito con quelle parole: ( ( I nmanus tuas,
Domine, commendo spirifum meum )); e poi a riposare, dicendo
ancora al Signore: « 1%pace, in idipsum, dormiam et requie-
scam)).Egli obbedi con tutta semplicità, mostrando desiderio
però di prima ricevere ancora una volta l'assoluzione sacra-
mentale..... E prese placidissimo sonno.
Riposando egli tranquillamente, Don Rua uscì pian
pianino dalla camera di lui, per andarsi a prendere un po'
d i lavoro pel rimanente della notte. E svegliatosi in quel breve
intervallo, con aria allegra chiese al Barone Della Torre che
stava presso al suo origliere: - Che ora è?- Mezzanotte -
rispose questi. - Mai più, rispose l'infermo, non vedi come
è chiara la camera? - Eppure è suonata la mezzanotte ap-
punto adesso. - Non pare possibile, replicò l'infermo, es-
sendo la camera così illuminata. - Dopo di che, si tacque,
si beandosi in vista di qualche cosa, che molto lo ralle-
. Sarà stato un lampo di quella luce, in cui doveva tra
olfarsi, come si spera? No1 sappiamo, ben però si può. .
tutta verità che quella
posare, nuovamente si
aludcdeolromaelnliteòtòplaascsiadia.mEesnotret.a..t.o.

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I'
3x6
- I I I Tz~ttodi D a Bosco
)) Ad un'ora e mezzo dopo la mezzanotte, lo osservammo
a fare il segno della Croce parecchie volte; gli ultimi segni,
però, non poteva più compierli interamente; la destra più
non poteva arrivare sino alla fronte. Suggeritegli alcune gia-
culatorie, le ripetè con fervore, ma la parola era alquanto
stentata. Si conobbe versare in prossimo pericolo di morte...
Si cominciarono le preghiere degli agonizzanti, a cui egli
mostrò di tener dietro, finchè gli fu possibile )>; in fine, «te-
nendo colla mano destra il Crocifisso sul cuore, rese la sua
beli'anima a Dio, alle 3,zo antimeridiane, prima dello spun-
tar dell'alha del 4 ottobre, giorno consacrato al solenne Cen-
tenario di S. Francesco d'Assisi, avverandosi così la predi-
zione del di precedente, che ne1 dì seguente più non sarebbe
stato in vita.
Si vide avverarsi in lui la parola della Sacra Scrittura
intorno alla morte dei giusti " Iustorum animae in manu Dei
sunt, et non tanget illos tormentum nzortis ,, giacchè, senza spa-
simi, senza dolore, vide avvicinarsi la sua ultima ora, e non
solo non ne provò spavento, ma dolce contentezza, riguardan-
dola come mezzo per unirsi inseparabilmente al suo caro
Gesù e alla tanto amata sua Mamma Maria, com'egli soleva
chiamarla.....
Ne sia benedetto Iddio, e faccia che il nostro ultimo
giorno ed il nostro passaggio all'altra vita sia somigliante a
>>. quello del diletto Don Carlo Cays, essendo stata per comune
giudizio la sua, la morte del giusto, la morte di un santo
Quante di queste morti si videro nell'Oratorio, assistite
premurosamente, e confortate, con santi pensieri, dal Servo
di Dio!
I I - Accompagna D a Bosco a Parigi e a Frohsdorf 317
ACCOMPAGNA DON BOSCO A PARIGI
E A FROHSDORF
Cura del Servo di Dio per far conosceve Don Bosco. - Invia alle case
salesiane relazioni delle meraviglie che accompagnano i viaggi di
- Don Bosco in Francia. La guarigione d'una sordo-muta d d a na-
- scita. Raccomanda corone di Cmnunioni per il viaggio di Don Bosco
- a Parigi. Guarigioni strepitose a Nizza, a Marsiglia, ad Avignone,
a Fouruière. -Entusiasmo destato da Don Bosco a Lione e a Parigi.
- I l Serpio di Dio d invitato a raggiungerlo alla capitale. - Deposi-
xioni.di Don Rua sui trionq5 di Don Bosco a Parigi, Lilla, Amiens.
- - Durante il ritorno. (I Qaantegrazie dobbiamo rendere al Signorel B.
- - Invia alle case il racconto di un altro (isogno i) di D a Bosco.
L'acconzpagna al Castello di Frohsdorf, al letto del Conte di Cham-
- - bord. - Il raccato del Servo di Dio. Sante impressioni lasciate.
Leone X I I I accenna alla capienienxa, che Don Bosco si scelga un
Vicario che lo aiuti, e raccolga fedelmente lo spirito, impresso alla
Società Salesiana dal Fondatore.
amente il Beato Don Bosco e cercato di ricopiarlo nel

19.4 Page 184

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3'8
III - Tutto di Don Bosco
egli ebbe anche il pensiero di notificarli senz'indugio alle
case salesiane, perchè tutti i Salesiani ne ricevessero sprone a
corrisponder meglio alla propria vocazione.
l
Nel 1883, Don Bosco partì da Torino il 31 gennaio, e non
fu di ritorno che il 31 maggio: e il Servo di Dio, raccogliendo
i
le notizie più importanti che gli venivano inviate da testimoni
oculari, specie da Don De Barruel, che accompagnava Don
Bosco, ne redasse parecchie relazioni, che inviava agli ispet-
l
tori, perchè le diramassero alle singole case.
In data 24 marzo, scriveva:
(iEcco le notizie che posso mandarti, dopo quelle che già ti co-
municai intorno al nostro caro Don Bosco. Arrivò verso la metà di
febbraio a Nizza Marittima; ci scrissero di Ei, che malgrado la continua
fatica stava bene, e che Dio benediceva sensibilmente il suo viaggio,
non mancando generosi oblatoii a corrispoiidere al vivo desiderio
che ha di mezzi per far il bene. Uno di questi si offerse di pagare
il debito più grande della casa di Nizza: Dio Io benedica e gli con-
servi si buona volontà! Anche la conferenza fatta ai Cooperatori riuscì
ottimamente; l'udienza erz entusiasmata, e, dopo la benedizione, si
accalcò in sacrestia, per avere ancora da Don Bosco una benedizione,
una preziosa parola. Una damigella voleva sapere da lui cosa dovesse
fare in riconoscenza a Maria Ausiliatrice per una grazia che aveva
ricevuto ella medesima. Ella era sordomuta dalla nascita, ed un anno
fa era stata condotta dai genitori a Don Bosco, il quale le diede la
benedizione e prescrisse ai parenti alcune preghiere; al termine fis-
sato la sordomuta dalla nascita si trovò perfettamente guarita, come
ne faceva fede colla stessa sua presenza! Non est ali6reviata Pnanus
Donrimi' I).
Don Bosco era partito da Torino, pronto a spingersi fino
a Parigi; ma neppur verso la fine di marzo aveva deciso di
recarvisi; e Don Rua raccomandava speciali preghiere:
<Ci irca la metà del corrente mese arrivì> a Marsiglia, donde ci
scrivono che è tutto occupato dai forestieri; in ogni tempo si vedono
entrare nella casa vetture con ammalati più o meno disperati, che
vengono a ricevere la sua benedizione, in cui hanno una fiducia illi-
mitata. Penserebbe di andare quest'anno fino a Parigi; ma, coi tor-
bidi che minacciano quella citti, è un po' esitante, malgrado le molte
e calde istanze che gli fanno. Sarà pertanto opportuno, se, oltre le
preghiere, si faranno dopo Pasqua corone di Comunioni in suo fa-
vore..... )).
II - Accompagna Don Bosco a Pa~Zgie a Frohsdorj 3x9
on altra circolare, in data 5 aprile, il Servo di Dio dava
interessanti notizie sullo storico viaggio:
che a gloria di Maria Ausiliatrice si
re per mezzo deli'amatissimo superiore
che potrebbesi numerare, prescegliamo
dole e compendiandole da autentiche
l'anno scorso (11 febbraio) un suo fi-
i medici affetto da malattia incurabile,
hio sinistro, per cui giudicavasi neces-
1 signor Don Bosco, raccomandando
figlio grande confidenza in Maria SS. Ausiliatrice,
partì all'infermo la benedizione di Lei, e la grazia non si fece aspet-
e. Dopo solo tre giorni l'occhio era ritornato nel suo stato normale;
cessava ogni debolezza deli'organo vi-
oggi (28 marzo 1883) la guarigione mantennesi per-
I1 lunedì 29 marzo 1883 la signora contessa d'Aure, telegrafava
erna che il suo consorte, preso da pneumonia e da forte menin-
, soffriva immensamente, ricorreva pertanto alle preghiere di Don
sco e dei suoi buoni giovinetti per ottenere sollievo all'infermo.
enerdi mattino telegrafava novellamente, annunziando lo stato
erato del consorte, e dimandando con più vive istanze la pre-
a di Don Bosco e dei giovinetti; Don Bosco fece immantinente
are con questa intenzione. All'indomani, sabato, nel mattino si
ette un telegramma concepito con queste parole: - Egli è salvol
poi la miracolasa guarigione si mantiene, ed il malato è fuor di
colo.
Il signore e la signora Amalrie avevano una loro figliuola da più
esi ammalata, e da qua!che giorno anche spedita dai medici.
taronsi a Marsiglia per invitare Don Bosco a volersi recare
la e benedirla in casa loro, ad Avignone. Andòwi egli; e il
la trovò male assai, ma piena di confidenza in Ma-
o alcune preghiere la benedi ed invitolla per
a, alle ore 8, alla Chiesa di S. Agricola per fare
Comunione. V'andaro'no i parenti, e l'inferma, vestitasi, non
debolezza recarvisi a piedi, discese le scale e
finisse, giunse a S. Agricola,
sene a casa, n&misesi a letto
più fatto due pasti, cosa che
ta bene, la sua guarigione è completa.
i destarono tale entusiasmo e venerazione per
superiore e padre Don Bosco, che la folla, ve-
seguiva ovunque sapesse che egli doveva an-

19.5 Page 185

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I
3 20
- III Tz~ttodi Don Bosco
l
dare,
nerli
e si giunse persino a tagliare
quali reliquie preziose.
pezzetti
della
sua
sottana,
per
te-
')La domenica 6 aprile Don Bosco si trovava a ~ ~ ~celeb~re i k
santuario situato sopra una collina, a breve distanza da ~ i fre- ~ ~
quentatissimo, e luogo di grande devozione a ~~~i~ SS. T~~~~era
la folla colà accorsa, per vederlo e riceverne la benedizione, che la
chiesa in cui egli stesso assisteva ai divini
e tutta
torno rigurgitava. Fu mestieri che, dopo lPuscita,
dalla finestra dell'abitazione del rettore, la benedizione
alBa~cp~oi~lao~zrzdoaèscishnee-,
non avevan potuto entrare in chiesa.
') Martedì, 10 aprile, nella chiesa parrocchiale di S. prancescodi
Sales in Lione, era tanta la folla, colà accorsa per udir la messa del
Don Bosco, vederlo e riceverne la benedizione, che, per pre-
onde potesse poi uscir di chiesa, eransi dovute chiudere
le porte della sacrestia.
All'indomani una folla ancora più compatta, accorsa per lo stesso
fine nella parrocchia p i ì ~importante di quella
sotto il titolo di
A i n a ~s, i accostò eziandio ai Ss. Sacramenti, e la distribuzione della
S. Comunione durò assai a lungo. Dopo la S. M~~~~il signor
dovette durar fatica ed impiegare non breve tempo, per poter
far ritorno aila sacrestia e deporre i sacri paramenti. ~ " t t ivolevanlo
vedere, toccare, aver da lui una benedizione,,,
a Lunedì, 16, partiva da Lione per Moulins, per riposarsi almeno
un giorno dalle gravi fatiche, e mercoledì; r8, giungeva a parigi, ed
attendevanIo ragguardevolissime persone, sì ecclesiastiche
se-
~olari,bramose di vederlo, parlargli, ed avere da lui una parola, or
di consiglio, or di conforto. Molti si disputavano eziandio
di ospitarlo,
mettere dal
e nell'impossibiliti
signor Don Bosco
di ciò avere, si fecero
una visita, stimando la
aplmreesnenozparod-i
lui
propria casa quale una vera benedione del Signore ed una
grande fortuna ».
II - Accompagna Don Bosco a Pa@i e a Frohsdorf 321
~~,
~,
convincente; tut-
ti i cari confratelli
e di Don Bosco, e fa' che si Continui
puoi farti un'idea delle montagne di
n aspettativa di una risposta; non tre,
sarebbero necessari. Fortunatamente
gioso, che viene a prestar l'opera sua
in nostro aiuto >>.
relazioni promesse non vennero, perche il Servo di
~i~ ebbe da lavorare giorno e notte. Ma possiam farci
un'idea dell'entusiasm~di cui fu testimone, leggendo la de-
osizione che fece nel Processo dell'ordinario, Per la Causa
i Beatificazione e Canonizzazione di Don Bosco.
((AParigi, dave gli fui'compagno per circa un mese, P"-
rono esagerate le relazioni che mi fe-
che l'avevano accompagnato in altre
etropoli, dove il popolo, itwezzo
ersonaggi, più non si C O n ~ m u op~er~
possono essere rivestiti, si CO~mosse
L'entusiasmo destato a Parigi dal Fondatore dei Salesiani,
forse, non ha riscontro nelle vite dei Santi; e Don B~~~~vide
la necessità di aver Don Rua al fianco, e lo chiamò.
partì alla fine di aprile, e il 2 maggio, (( cogliendo un momento
di tempo>), e riservando ad altra occasione lo scrivere
diffusamente)), mandava le prime notizie al direttore del-
l'oratorio:
((Sappiate, dunque, che tanto Don Bosco quanto Don
De Barruel stanno bene; sono stanchi entrambi, ma godono
buona salute. 11 motivo della mia chiamata era veramente
Per venire ad aiutare a tener la corrispondenza e per le altre
zia per i1 troppo concorso.
ie, era tosto circondato da
i prostrava per implorare
e, frn dalle ore più mat-
i gente, che si stimava
noi ci adoperassimo Per
n minuto a ciascun individuo di trat-
a talvolta tutto il

19.6 Page 186

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322
III - Tutto di Don Bosco
lore e di ogni sentimento parlavano con trasporto del' santo
ospite; biografie vennero pubblicate in quel breve tempo in-
torno a lui, che ebbero uno smercio grandissimo; e tutti di-
cevano che non era, eloquenza, nè altra dote, bensì la sua
santità che attirava ed eccitava tanto entusiasmo.
* Fui testimonio nello stesso viaggio di simiglianti scene
anche a Lilla, dove, fra gli altri, vennero parecchi belgi delle
famiglie più distinte, a pregarlo che volesse pure onorare il
loro paese della sua visita, il che però egli non potè effettuare.
Partendo da Lilla, si recò ad Amiens, dove non era mai stato;
io lo seguii parecchie ore dopo. Giunsi in 4uella città, senza
sapere dove avrei potuto trovarlo, giacchè io pure non vi ero
mai stato, e non vi aveva conoscenze; ma dopo aver percorso
breve tratto per le vie della città, ben lo potei trovare, quando
vidi l'immensa folla che stava attendendo fuori di unpalazzo.
Chiesi e mi fu risposto che v'era il Santo! Per dare un'idea
del tanto entusiasmo che vi era per Don Bosco, e come non
consistessesolo nel chiedere la sua benedizione, ma si produ-
cesse anche in opere, accennerò, che uscendo io dalla stazione
di Amiens, al mio arrivo colà, fui awicinato da una persona
che mi chiese se io fossi compagno del Santo, ed udita la ri-
sposta affermativa, nli pose in mano una moneta d'oro, per
dare a Don Bosco. Continuando a percorrere la città in cerca
di lui, nell'avvicinarmi alla Cattedrale, chiesi ad una persona
di servizio, se sapesse dov'era Don Bosco. Ella, sentendo
questo nome, m'invitò ad entrare dai suoi padroni. Questi,
dopo aver discorso brevemente di lui, mi posero in mano una
busta. Uscito di là, osservai che vi fosse, e trovai un biglietto
da mille franchi. Sulla sera numerosa folla l'accompagnò alla
stazione, e quando Don Bosco era già sul convoglio, tutti si
prostrarono per implorare ancor una volta la sua benedizione.
Durante tutto il tragitto, da Amiens a Parigi, io ebbi molto a
fare per sbarazzare le tasche di Don Bosco, aprire le buste ed
mi pilaaccfrhaincchhei..g.l> i e)r.ano stati dati, e vi trovai circa quattordici-
Don Bosco lasciò Parigi il 25 maggio. Per lungo tratto di
via restò silenzioso. Anche Don Rua e Don De-Barruel ta-
cevano. Eran commossi. Avevano visto e toccato con mano
-II Accompagna Don Bosco a ParQi e a Frohsdorf 323
raviglie, profuse a piene mani da Maria Ausiliatrice.
co ruppe per il primo il silenzio, e vòltosi a Don Rua:
1 ricordi, gli disse, la strada che conduce da Buttigliera
do?... A destra v'è una collina, e sulla collina una ca-
ai piedi della collina alla strada s'estende un prato.
a miserabile casetta era l'abitazione mia e di mia madre:
e1 prato, fanciullo di dieci anni, conduceva due vacche
scolo. Se tutti questi signori avessero saputo che face-
...t.ansctohetrrzioi ndfeollaattDoirvnionaa
un povero contadino
Provvidenza!
dei
Becchi!
Rientravano nell'Oratorio il 31 maggio. E lo stesso giorno
on Rua scriveva alle case:. (<Col divino aiuto giunse a casa
no e salvo il nostro caro Padre, reduce dal suo lungo viaggio
ben quattro mesi: viaggio che fu una continua testimo-
nza di affetto e di venerazione dei buoni francesi verso di
e verso la Società Salesiana. Quante grazie dobbiam ren-
ere al Signore ed a Maria SS., per favori concessi a Don
osco ed ai Salesiani in questo viaggio!
Qui unito troverai descritto un bel sogno del signor
on BOSCO che p t r a i comunicare alla casa da te dipendente
, con prudenza, esporlo in pubblico, ma solo nella nostra
a comune edificazione e incoraggiamento al bene 8 .
ra un (<sogno D,fatto da Don Bosco la notte dal 17 al 18
aio di quel13anno,nel quale il caro Don Provera l'aveva
oraggiato a lavorare indefessame~ecome se dovesse vi-
e sempre, e sempre preparato a morire; ed insieme gli aveva
alcuiie norme per i Salesiani e per gli alunni: ct Ai miei
i, ai nostri confratelli, dica che sta preparato un gran Pre-
ma che Dio lo dà solamente a quelli, che saranno perseve-
i nelle battaglie del Signore! ,.... Per i nostri giovani si deve
,gare lazoro e sorveglianza, sorveglianza e ~ U V O ~ Ola,voro e
egl*a !..... Si cibino sovente del Cibo dei Forti, efacciaao
ni proponimenti in confessione..... )).
Rua aveva già esposto questo sogno ai confratelli
orio, nella seconda conferenza di aprile, prima che
d aiutar Don Bosco a Parigi, insistendo, partico-
ll'assidua sorveglianza dappertutto ed in ogni
iascuno faccia bene la parte sua con zelo, con

19.7 Page 187

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324
- ZII Tutto di Don Bosco
impegno, procurando il maggiore bene possibile: l'ordine, il
perfezionamento nella scienza, nelle professioni, nella virtù
specialmente. Chi non fa la parte sua, è come se non la-
vorasse. Sorveglianza in ogni luogo..... Gettiamoci in mezzo
ai giovani, e siamo dawero sale coi nostri buoni discorsi e
luce coi buoni esemai o.
Abbiamo davanii gli occhi gli appunti delle conferenze
bimensili che il Servo di Dio teneva nel 1883 e nel 1884
ai confratelli dell'oratorio, commentando minutamente le
Regole della Società; e dobbiam dire che sono ammirabili
in ogni dettaglio.
In quegli anni, come vedremo, si andava un pÒchino
offuscando quella perfetta armonia tra i confratelli e tra gli
allievi, che formava la più bella caratteristica dell'oratorio,
per cose piccole e minime, se si, vuole, ma dannose in ogni
istituto, molto più quindi nella casa-madre della Famiglia
Salesiana. E Don Rua, sempre vigile, sempre guidato dallo
zelo più fervente, non tralasciava d'ammonire e d'incorag-
giare con cuore di apostolo e di padre. Può darcene un'idea
questo piccolo saggio:
(1 Siamo nella Domenica della Passione e nella novena dei Sette
Dolori di Maria Santissima: non sarà fuor di proposito che parliamo
un poco delle nostre contrarietà e dispiaceri, e del modo di compor-
tarci; dovunque son figli di Adamo, sono inevitabili. San Paolo dice
che noi siamo come vasi di creta, che ci facciamo invicem angustias)).
E, schematicamente, negli appunti rilevava questi attriti:
(1 Una figura antipatica. - Modo di parlare spiacevole. - Dir
parole che offendono.- Talvolta dar disposizioni che possono spiacerci,
molte volte, anzi ilpia delle volte, inavvePtatemente. - Rifutare qualche
favore. - M t e volte sentirci rij&ii.e che Gaio o Tixio hanno sparlato
di noi. - Talvolta, senza motivo personale, si sentirù sparlare di quel
superiore e si satira nascere avversione. - Rimproveri sull'operato... ».
E proseguiva:
rann(1 oO..r.a
come
Alte
comportarci?
alterius onma
Calma;
portate.
riflessione; e
In patiatia
molte cose spari-
vestra possidebitli
anima vestras. Le nostre Regole ci dicono: Tutti i soci vivono in
- 11 Accompagna Don Bosco a Parigi e a Frohsdorf 325
comune solamente stretti dal vincolo della cari& e dei voti semplici.
I nostri modelli siano Gesù e Maria...
»Viaccade di sentire qualche insolenza; si perdoni. Non, avvenga
mai di dire che non si può inghiottire...; che dire poi di chi conser-
vasse ~ emresi ed anni l'amarezza nel cuore contro i confratelli, contro
fatto con malizia, il che non awiene
i perdere la nostra pace, la nostra
ito di fare con calma le nostre ragioni;ma è meglio,
che sia passato il bollore; ma odio mai! Non tra-
la vostra ira, ci dice il Signore. Considerate come
ritani che gli chiusero le porte in faccia; come
oi suoi crocifissori... Considerate Maria; mai che
cesse parola contro i suoi nemici...
mo noi? Sia grande e generoso,il nostro cuore.
r caso non possiamo far in modo di cancellare
cciamo in guisa che tale memoria non sia vo-
nulla ci fosse stato. Diamo questo
nostri inferiori, facendo loro vedere
eva le cure più sollecite, non solo per la salute del-
a, ma anche per quella del corpo. L'8 giugno 1883,
ustrando il gran dono della sanità, additava la cura che
ha d'aver comunemente per conservarla:
lo raccomanda a Tito d'aver cura della salute. Gli isti-
iosi ne hanno pur cura. Noi abbiamo anche, non nelle Re-
Ile Deliberazioni norme particolari per la conservazione
Deliberaz. Dist. 11. C. VIII: comincia con raccoman-
mente C: ne d i le ragioni. È un dono del Signore e giova
are del bene a noi e agli altri. Come dono del Signore
v essere disprezzato; e farebbe male chi per gozzoviglia o
tivi futili, come passeggiate sforzate o capricci di studi, facesse
lla salute. Quando però si tratta della gloria di Di0.e dell?
delle
cesco
anime, non
Zaverio, S.
sFirahnacedsacotedmieSrealteasn..t.o». .Vediamo
t
Santi,
i ricordava le norme che si hanno da seguire nel-
e alla professione religiosa, e per i professi trien-
uardi che debbono usare quelli cui è affidato
rowedere al vitto comune:

19.8 Page 188

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I
326
- III Tutto di D a Bosco
1
l
« Si abbia cura che i cibi siano sani... Non si diano cose indigeste.
Nella qualità e quantith dei cibi si abbia riguardo ai tempi, ai luoghi,
ed alle altre circostanze. In certi siti occorre maggior quantità di carne;
ed in altri maggior di verdura; in certi tempi si digerisce meglio cibo
freddo, in altri cibo caldo; in certi siti e tempi meglio vino un po'
più generoso, in altri anche adacquato... >>.
Additava anche molte norme personali. Ecco le prin-
cipali:
«Dopo cena, dette le preghiere, si vada subito a riposo; le ecce-
zioni devono esser fatte col permesso del superiore. Diligenza ed
ordine nelle proprie occupazioni giovano pur molto. Mentre chi una
volta si alza alle 3.30 od alle 4, ed altre volte ammucchia il lavoro in'
modo da dover lavorare subito dopo pranzo o dopo cena, si fa del
male. Riguardi per non prendere costipzzioni; non tracannare molta
acqua fresca nel sudare; non slacciarsi gli abiti seduti all'ombra,
non stare nelle correnti d'aria. Non mangiare e non bere vino fuori
di pasto, ed anche a pasto tenersi nelle regole della temperanza. Cer-
tuni pensano di avvantaggiarsi col tener vino e commestibili in di-
sparte; ordinariamente fa loro molto male. Es. di Gesù.
i)Nei casi di leggera indisposizione, uno può lavorare, specie col
far scuola; e sia servito con cibi da ammalato a tavola comune, cio&
in refettorio comune...
n Molte volte basta un po' di dieta, con un po' di riposo, un po'
di rallentamento nelle occupazioni, qualche mattina più tardi a
letto...
»Anche agli-infermi conviene assegnare quelle occupazioni che
paressero adatte.
I) In casi di convalescenza o d'infermità croniche sarebbe acconcia
una casa di
far cambiar
caorniav.a..leCscoemnzea,ccohmepnoortianrcoininabqbuiaemstoi
ancora; ma possiamo
casi? star agli ordini
del direttore di quella casa, ed i superiori aver la cura ed usar i ri-
guardi necessari... I).
Di quell'anno il Servo di Dio accompagnò Don Bosco
anche al Castello di Froshdorf, al letto del Conte di Cham-
bord : e di quell' interessantissimo viaggio abbiamo pure
queste note scritte di sua mano.
a Verso il termine del mese di giugno 1883, cadde peri-
colosamente infermo il Conte di Chambord, su cui sono dopo
Dio appoggiate le speranze dei cattolici francesi per la rior-
dinazione degli affari politici e religiosi in quella generosa
- II Accompagna Don Bosco a Paci e a Frohdorf 327
nazione. Appena se ne sparse la notizia, da tutte le parti della
Francia si spedirono lettere e telegrammi a Don Bosco,
affinchè pregasse e facesse pregare Maria Ausiliatrice per
francese, che forma la sua piccola corte, mandò lettere e te-
legrammi per impegnare Don Bosco a pregare e far pregare
per lui, facendo chiaramente intendere la piena fiducia che
nutriva il Conte nella protezione di Maria Ausiliatrice, pre-
gata da Don Bosco e dai suoi allievi. Si rispondeva a quanti
si poteva, assicurando' preghiere e Comunioni, al fine di otte-
nere la guarigione del Principe, se ciò non era contrario al
bene dell'anima sua.
s I1giorno 4 del mese di luglio si ricevette un telegramma,
proveniente da Neustadt, firmato Abbé Curé, con risposta

19.9 Page 189

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- III Tutto di Don Bosco
giorno, partì esso col detto segretario e col signor Conte, col
convoglio diretto della sera.
D Stando per partire, parecchi dei suoi sacerdoti Io attor-
niarono meravigliati che così improwisamente partisse per
più giorni, e mentre era incamminata la riunione degli antichi
allievi, da lui invitati a pranzo per il giorno 15, riunione che
suole sempre riuscire tanto cara al suo paterno cuore. Egli,
senza dire dove si recasse, lasciò intendere che si portava
presso un infermo, che desiderava ardentemente la sua visita
e però raccomandò caldamente di pregare per la sua guari-
gione. Si partì adunque, col convoglio diretto delle 7 pome-
ridiane alla volta; e, stante le sollecite attenzioni del signor
Conte, malgrado si abbia dovuto passare due notti e un giorno
intero sulla ferrovia, il viaggio fu abbastanza buono e, rin-
graziando il Signore, Don Bosco non ebbe a soffrirne note-
vole incomodo.
)) U n solo incidente occorse un po' spiacevole, e fu, che
il diretto di Torino doveva arrivare a Mestre prima che pas-
sasse il diretto che giunge a Venezia da Roma e, all'opposto,
non so per qual ragione, arrivò tre quarti d'ora dopo la sua
partenza, di modo che si dovette prendere I'omnibus da Me-
stre a Neustadt, il che fu causa di un ritardo di nove ore
circa dell'arrivo alla nostra mèta.
>) Come a Dio piacque, alle 6 ore antimeridiane del 15,
arrivammo a Neustadt. Alla stazione ci stava già attendendo
la vettura del Principe, i1 quale era stato prevenuto per tele-
grafo dal sig. conte Du Bourg. In meno d'una mezz'ora ci
trovammo al Castello di Frohsdorf. Era domenica, e occorreva
precisamente la festa di S. Enrico imperatore, onomastico del
Principe. Spolveratici alquanto, fummo accompagnati all'ele-
gante Cappella del Castello, che serve di parrocchia alla co-
lonia francese quivi dimorante.
s La trovammo gremita di gente, che stavaci aspettando
per sentire la S. Messa e per vedere Don Bosco. I1 Principe
già aveva fatta la S. Comunione con la signora Principessa
nella sua camera, dove era stata dal confessore (P. Bole) cele-
brata per tempo la S. Messa. Una molto numerosa Comu-
nione degli astanti precedette la Messa di Don Bosco. Era
II - Accompagna Don Bosco a Parigi e a Fr0hsdol-f 329
una Comunione che si offriva al Signore per la salute dell'a-
mato Principe, era un caro regalo che si presentava pel suo
n Finita la Messa, si volle che Don Bosco si riposasse
alquanto, senza essere disturbato da alcuno, ed intanto si ce-
lebrarono due altre messe, quella del segretario di Don Bosco
e dell'A. Curé, il quale la cantò solennemente, con l'assistenza
della Principessa, della sua corte e della buona popolazione,
che non si stancava di pregare per l'amato Principe. Fu can-
tata una bella messa in musica, di non saprei quale autore,
ma molto acconcia per eccitare alla divozione, e venne ese-
guita da pochi ma valenti cantori, che formano come una pic-
cola cappella regia, adatta alla piccola reggia di Frohsdorf.
Durante la Messa, l'ottimo Abbé Cwé indirizzò u n breve
discorso, in cui, traendo argomento dalla festa di Sant'En-
rico e della circostanza della malattia del Principe, fece sen-
tire come anche l'imperatore S. Enrico trovassi una volta
in pericolo di vita per malattia, e che in tale circostanza venne
guarito per intercessione di S. Benedetto, le cui reliquie
erdngli state portate. Rianimando la fede dei suoi uditori,
fece notare come al Principe era venuto u n Servo di Dio, e
che dovevasi sperare che eguale effetto sarebbesi ottenuto.
s Finite le funzioni, si riunì tutta la Corte attorno a Don
Bosco, ed abbiamo provato gran piacere nel fare conoscenza
con tanti insigni personaggi. Sovra tutti si distingueva S. A.
la Principessa.....a.
Qui termina il manoscritto di Don Rua, evidentemente
interrotto da urgenti occupazioni, e non più ripreso. Don
Bosco, com'è noto, benedisse il Principe, il quale, dopo al-
cuni istanti, diceva al Conte Du Bourg: - Mio caro, ve I'a-.
veva detto io, sono guarito! - E poco dopo s'alzò e, sopra
d'un seggiolone a ruote, entrò im~rowisamentenella sala.da
pranzo, e: - Non ho voiuto, disse, che si bevesse alla mia
salute senza di me! - e brindò egli stesso alla salute dei com-
ensali. Da quel giorno andò sempre acquistando nuove
orze, e potè prender parte a partite di caccia, ma queste,
disse, danneggiarono di nuovo la sua salute, e moriva il

19.10 Page 190

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- 111 Tutto di Don Bosco
La cosa, però, andò ben diversamente. Mentre i più
celebri medici di Vienna e di Parigi sostenevano che il
Conte di Chambord era morto per un cancro allo stomaco,
il Du Bourg ci dice (I), che i dottori Drasche, Meyer, Vul-
pian, Konrath, e Stanzel, procedendo all'autopsia del ca-
davere, non trovarono alcuna traccia di tumore; e quindi
la morte del Conte di Chambord awenne delittuosamente.
L'impressione lasciata da Don Bosco e da Don Rua al
Castello di Frohsdorf fu la più edificante (2). La Contessa,
anche dopo la morte del Conte, si tenne in corrispondenza
epistolare col Servo di Dio, manifestando sempre, per Don
Bosco, e per lui, la venerazione più profonda.
Eguale impressione, fin d'allora, lasciava Don Rua in
quanti l'avvicinavano! Ownque andasse, il suo passaggio
(I) Cfr.: DU BOURG:Les entreuues des Princes à Frohsdorj: pag. zr8 e se-
guenti.
( z ) I1 zp luglio 1883 la Contessa di Chambord scriveva a Don Rua da
Frohsdorf, testualmente in italiano cost:
Molto reverendo Don Rual
L a di Lei lettera nii andò dritta al cuore, In lessi subito al caro mio 'malato
che ne f u commosso, ed ambedue noi ringraziamo Lei ed il caro nostro Don Bosco
di ogni Loro parola. F u una gg7adc consolazione per mio nrarito e per me di ri-
ceuerz la di Lui benedizione, ed il sapere quante anime pure ed innoeo~ztpi regano
per la guarigione del mio tanto caro ed amato aninialatol
Grazie a Dio, sebbene lentamente, pure ri~corgaognigiorno un miglioramento
progressiwo, malgrado le piccole crisi che ancora vanno uenendo, però sempre di-
leguandosi poi, e ridonando la speranza di una cor~pletaguarigione, che, come
disse anche Don Bosco, collo pazienza si ottenà. Ringiaxiamo anche ambedue
per Ie cosl espansive e care lettere scritteci dai figli deIl'Orrrtocio di Don Bosco,
dai giovani studenti ed artigiani; e mio marito m'incarica espressamente, ed ap-
Punto nel momento che sto scrivendole, di pregare il caro Don Bosco di continuargii
le Sue sante orazioni nelle quali coxfida tanto.
La memoria di quei due giorni che Don Bosco, con Lei, ottimo Don Rua, pas-
sava qui tra noi, ci rimarrà sempre carissima. Godo che il loro uinggio siosi pas-
sato casi felicemente; e non mi solprende, perchè due anime blrone e sante conte
Loro douevnn esser accompagnate in modo speciale dai Loro Angioli Curtodi.
E qui finisco, rinnovando al caro Don Bosco ed a Lei le assicurazioni della
nostra gratitudine e sincera affeezioone, colle quali nii dico di cuore,
Sua obbligatissima Maria Teresa
Contessa di Chambord.
Mio marito m'incarica di un affettuoso saluto speciale da parte ma per Lsi.
- 11 Accompagna Don Bosco a Parigz' e a Frohsdorf 331
ra ricordato con venerazione, nelle case salesiane e fuori,
a chi gli parlava per la prima volta e dagli intimi.
I1 Card. Cagliero ci diceva che, eletto Vicario Apostolico
ella Patagonia Settentrionale e Centrale, il 5 novembre 1883
a ricevuto in udienza da Leone XIII; e che questi, dopo
vergli parlato della Missione alla quale l'aveva destinato,
soggiungeva:
- Don Bosco è vecchio! Ditegli che si cerchi un vicario,
che lo coadiuvi efficacemente e n< raccolga diligentemente e
fedelmente lo spirito. Ogni Istituto ha uno spirito proprio,
che deve conservare e tramandare inalterato, se vuole assi-
curato il
fin d'ora,
spueorcfhioèreetn/ tpei.us\\vfialcuiplepoc.oEnosacceiròe
voi dovete attendere
lo spirito di un Isti-
tuto, finchè vive il Fondatore.
I1 Cardinale soggiungeva, che, mentre il Papa gli faceva
questa raccomandazione, egli non esitò un istante a dire
tra se:
. - Questo tocca a Don Rua! L'ha fatto fin qui e conti-
nuerà a farlo in avvenire; egli è l'uomo!

20 Pages 191-200

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20.1 Page 191

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I I I - Tutto di Don Bosco
I11
VICARIO GENERALE
1884-2885.
Don Bosco d onzai esaurito, e va egualmente in Francia per raccogliere
offerte, ed a Roma per ottenere alla Società Salesiana la comunica-
zione dei Privilegi dei Regolari. - Anche il Servo di Dio, benchè
indisposto, si consuma nel lavoro. - Portava anche il cilicio? - Si
reca a Tolone pev ritirare una generosa offerta del Conte Colle, e
- torna disfatto all'Orato~io. Una dichiarazione del Dott. Alber-
totti sulla salute di Don Bosco e di Don Rua. - Eran giorni assai
dz%ficiliper l'Oratorio...;e Don Bosco rimpiange che non abbia più
l'aspetto familiare di un tempo! - Altra dichiarazione del Dott. Com-
bal sulla salute di Don Bosco. - Nulla giova a sollmarlo, e cede il
- suo uficio di confessore regolare a Don Rua. Lepido racconto
di Don Bosco e umiltà del Servo di Dio. - Don Bosco peggiora, e
- Leone X I I I s'interessa perchd designi un Vicario, o un Successore.
Don Bosco sceglie Don Rua a suo Vicario Generale; ed il Papa
- ordina che se ne estenda il decreto. Tuttavia la nomina non d ancora
- comunicata alle Case. - Lavoro enorme del Servo di Dio. I gior-
nali dzjj%~donola notizia che Don Bosco... d morto in America! -
I l Servo di Dio nisita le Case del Lazio e della Sicilia. - Memwande
accoglienze a Randazzo e a Mascali.
Finita la tribolazione più tremenda che ebbe a sostenere
in vita sua, Don Bosco prese a declinare con rapidità. Se ne
accorsero tutti, appena fu di ritorno da Parigi; era abbattuto,
e nulla valse a rimetterlo in forze. Nemmeno la nomina del
Card. Alimonda ad Arcivescovo di Torino, che aveva per lui
una venerazione e devozione altissima, servì a sollevarlo, E
1
- I I I Vicario Genuale
333
quando nei primi mesi del 1884 cominciò a parlare di rimet-
tersi in viaggio, come negli anni anteriori, i medici non vole-
vano permetterglielo a nessun costo. Egli però, attesa la ne-
cessità di sobbarcarsi a quella fatica - aveva proprio bisogno
di raccogliere offerte per l'oratorio, che versava in gravi
strettezze, per le Missioni della Patagonia, e per il tempio in
costruzione ad onor del Sacro Cuore di Gesù sull'Esquilino
in Roma - dopo aver raccomandato al Consiglio Superiore
della Società Salesiana di adunarsi regolarmente, almeno una
volta al mese per trattare gli affari più urgenti, diede a Don
Rua pieni poteri, e consegnato al Servo di Dio e a Don
Cagliero il testamento, col quale, ad ogni evenienza, li
costituiva eredi universali, il 10 marzo, fidente in Dio, partiva
egualmente alla volta della Liguria e della Francia, e n'era
di ritorno ai primi d'aprile per recarsi a Roma, accompa-
gnatq da Don Lemoyne.
Non aveva ancor potuto ottenere alla Società Salesiana i
privilegi propri degli Istituti religiosi; e le difficoltà, frap-
poste dal Card. Ferrieri, Prefetto della Sacra Congregazione
dei Vescovi e Regolari, insistentemente prevenuto da1 de-
funto Arcivescovo, parevano insuperabili. Ricorse diretta-
mente al Sommo Pontefice, supplicandolo « a render com-
pleta )) la Società che aveva fondato, e che poteva dirsi an-
cora <ia metà a; e Leone XIII gli rispondeva solennemente:
- Concederemo tutto quello che volete!..... Chi è vostro ne-
mico, è nemico di Dio! Io avrei paura a fare contro di voi!..... 11
Papa, la Chiesa, il mondo intero pensa a voi, alla vostra Con-
gregazione e vi ammira. I suoi mirabili incrementi, il bene che si
fa, non hanno ragione nelle cause umane; Dio stesso guida, SO-
stiene, porta la vostra Congregazione. Ditelo, scrivetelo, pre-
L'udienza pontificia aveva luogo il 9 maggio. I1 13 giugno,
rentoriamente, Leone XIII ripeteva la sua volontà al Card.
ieri, e il 28 dello stesso mese YEminentissimo firmava il
eto, col quale venivano estesi alla Società Salesiana i pri-
i concessi alla Congregazione dei Redentoristi.
'opera di Don Bosco poteva dirsi compiuta; la fa-
e doveva continuareil suo apostolato, era normal-

20.2 Page 192

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III - Tutto di Don Bosco
mente stabilita. E Don Rua, appena n'ebbe il primo annunzio,
lo comunicava alla Società.
Anche la sua salute a quel tempo era assai indebolita.
Colto da forti reumatismi ai lombi, a quando a quando era
costretto a coricarsi; ma non si diè per vinto, tralasciò di
lavorare. a Don Rua - scrivevano a Roma dall'oratorio - è
stato alquanto, anzi molto indisposto: eppure si consuma lo
stesso nel lavoro. Che apostolo! Che martire!..... D.E Don
Lemoyne scriveva facetamente a Don Bonetti: u Fa' coraggio
a Don Rua, prendilo pel collo, senza però far maIe alla sua
lombaggine, e fàllo saltare fuori dal letto. Digli, anche in
nome di Don Bosco, che la Società Salesiana ha bisogno che
lui stia in piedi, altrimenti, tutto il mondo, direbbero i Fran-
cesi, andrà gobbo! D.
Il malessere era effetto solo di cause naturali, od anche
di severe mortificazioni? Di quei giorni Don Bosco, scrivendo
a Don Lazzero, gli diceva: << D+ai a Don Rua, che si toEga la
corazza dal petto, perchè potrebbe stancarlo troppo v. Portava
adunque il cilicio? non dovremmo meravigliarcene.
E Don Lemoyne, scrivendo direttamente a Don Rua:
a Don Bosco - gli diceva - ti dà il ben tornato. Sentì, con
dispiacere, la tua lombaggine; ma ora ricevette notizie, che
le cose vanno meglio s.
Benchè indisposto, di quei giorni s'era recato a Tolone,
per ricevere una generosa offerta dal più insigne benefattore
di Don Bosco: 150 mila lire dal Conte Colle; e nonostante il
male che lo tormentava, per ragione di povertà e di pru-
denza, tanto nell'andata come nel ritorno, compì il viaggio in
terza classe, con grave fatica. Arrivato all'Oratorio, fu colto
da una terribile irritazione alle reni; a non poteva più reg-
gersi in piedi, e camminava in modo da far pie* e con
volto ilare ci ripeteva, che carico di tanti danari ne aveva
avuto le costole rotte; ma: - Per l'oratorio e per le sue
opere, aggiunse con quella sua naturale giovialità che pro-
fumava divinamente le sue parole, io non solo vorrei espormi
di nuovo a questa prova, ma a ben altre anche maggiori (I).
- f r ) Cfr.: G . B. FRANCESIADon mic che le Rua, pag. 99.
III - Vicario Generale
335
siano, che si dilettava
aci per curare gli in-
si in piazza Maria
i, che da vari anni
estava gratuita e 'sollecita assistenza all'oratorio, lo pregava
Bosco. E il bravo
dosi serio, a un
Don Bosco è tutto
e tale è l'organismo di Don Bosco. Piut-
ua che qui, a sinistra, dov'è il picapere
(il piccapietre, tra Piazza Maria Ausiliatrice, e Corso Re-
na Margherita, dove oggi sorge la parte superiore dell'Isti-
aria Ausiliatrice) - dica a Don Rua che
na ed un bel giardino, e vi chiami le loro
Bosco, Don Rua e
egretario di Don Rua), tutti e tre logori
o, vengano a riposarvisi ed a passar

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336
III - Tutto L&Don Bosco
possono - diceva - rianimare questi miei cari giovani, ac-
ciocchè riprendano la antica vivacità, allegrezza, ed espan-
sione?- Colla carità. - Colla carità? Ma..... non sono amati
abbastanza ? - Ci manca il meglio. - Che cosa?..... - Che i
giovani non solo sieno amati, ma che essi stessi conoscano di
essere amati..... Anticamente i cuori erano tutti aperti ai su-
periori, ed i giovani li amavano ed ubbidivano prontamente.
Ma ora i superiori son considerati come superiori, e non più
come padri, fratelli, amici; quindi son temuti e poco amati.
Perciò se si w o l fare un cuor solo ed un'anima sola, per
amor di Gesù bisogna che si rompa la barriera fatale della
diffidenza, e che sottentri a questa la confidenza cordiale...
La carità di quelli che comandano, la carità di quelli che de-
vono ubbidire, faccia regnare fra ~zoilo spirito di San F m -
cesco di Sales n.
Eran giorni difficili, abbiam detto, e al SPWOdi Dio non
parve conveniente legger la lettera agli alur.ii e nemmeno di
accontentarsi di un semplice accenno; e pregò Don Bosco
d'inviargliene una copia ritoccata, per loro in particolare; e
Don Bosco l'accontentò. E il Servo di Dio, in ripetute con-
ferenze ed allocuzioni, insistè tanto presso i superiori e gli
alunni, perchè i dolci lamenti del Padre sortissero l'effetto
desiderato.
Erano, ripetiamo, giorni difficili per l'Oratorio. I supe-
riori si adunavano in frequenti conferenze per studiare il
modo di togliere i lamentati inconvenienti, e quasi nulli
erano i risultati. S'era quasi spenta, in alcuni, la pratica del
sistema preventivo. C'erano non pochi alunni, che lasciavan
molto a desiderare, per i quali si giudicava inopportuno un
sistema di carità e di dolcezza, e si sperava d'ottener di più
col rigore continuo che con la vigilanza: ma in fine si toccò
con mano, come, in ogni caso, Cia da'preferirsi il sistema
preventivo.
E Don Rua, durante questo tempo, pur assorto dalle
cure quotidiane dell'intera Società, che per la malandata sa-
lute di Don Bosco divenivano sempre maggiori, con una pru-
denza e una vigilanza meravigliose, stava sempre in vedetta;
e, ora all'uno, ora all'altro, faceva giungere l'avviso e il con-
III - Vicario Generale
siglio opportuno. Solo il Signore sa, solo il Signore, i1 bene
compiuto da lui in quegli anni.
I n quell'estate (1884) cedendo alle istanze dei figli e dei.
dottori, Don Bosco si recò per un mese a respirare aria mi-
gliore nella villa del Vescovo di Pinerolo: e il chierico Viglietti,
che gli faceva compagnia, scriveva al Servo di Dio: (iCaro
signor Don Rua', oh se sapesse quanto sovente si parla di
lei, e con quanto affetto! Don Bosco mi dice di raccomandarle
che si usi riguardi, perchè l'arco troppo teso finalmente cede
e si rompe. Preghi per me, e pregheremo oggi di tutto cuore
insieme con Don Bosco per lei.....a.
Purtroppo, Don Bosco omai era esaurito!
Anche un illustre dottore dell'università di Montpel-
lier, assai stimato in Francia, in Germania ed in Inghilterra,
il dottor Combal, gli aveva detto: Lei ha consumato la vita
nel troppo lavoro; è un abito logoro, perchè fu indossato e
nei giorni di festa e nei giorni di lavoro, e quindi non si può
più riparare; e se vuole conservarlo ancora un po', deve ri-
porlo in guardaroba; cioè lei deve mettersi in un riposo as-
soluto..... i). Non era quindi possibile che potesse guarirlo
un mese di tranquillità a Pinerolo; e, tornato a Torino e reca-
tosi a Valsalice per confessar durante gli esercizi spirituali,
vide costretto a rinunciare anche a questo lavoro, e lo ce-
ette a Don Rua.
Poco alla volta il Servo di Dio prendeva il posto del Fon-
atore, con ammirazione di tutti. Non gli mancavano i con-
li di Don Bosco, e non meno meravigliosa era la sua de-
enza ed obbedienza assoluta.
6 Don Bosco - osserva Don Francesia (I) - desiderava
il suo prediletto discepolo non avesse nulla di severo, e
nulla di lui si dicesse che non suonasse un vero elogio.
rdo che un giorno ci disse:
- Stanotte ho sognato che mi trovavo in sacrestia col
eri0 di riconciliarmi, per mezzo della confessione. Vidi
ginocchiatoio Don Rua, e quasi non osava avvici-
erchè lo temeva troppo ri,ooroso.
aIe Rua, pag. 89.
Vol. o di Di0 Michelo Rua.
I.

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111 - Tutto di Don Bosco
e Non si può dire come si sorrise a questa sortita di Don
Bosco, e come noi ci siamo rivolti a Don Rua e gli andavamo
dicendo:
» - Bravo! bene! fai paura perfino a Don Bosco con la
tua serietà!
D E si rideva.
)) Son sicuro che uno spirito un po' debole avrebbe in-
terpretato male il racconto, e se la sarebbe forse presa con chi
l'aveva fatto, tenendogli il broncio chi sa per quanto tempo.
» Invece Don Rua sorrise anche lui, e quasi per umi-
liarsi andava ripetendo:
s - Vedete?! Vedete chi sono io mai, da far paura a
Don Bosco?!
o Noi si passò sopra a %te1racconto ed ai suoi effetti;
ma non Don Rua, che forse disse subito tra e sè: - Bi-
sogna che io stia ben attento, perchè nel confessionale sia
padre che attiri, e non giudice che allontani! - E noi sap-
piamo, come anche in questo egli riuscì ad essere un altro
Don Bosco.
» Un tale, che raramente voleva confessarsi ad altri che
a Don Bosco, sapendo che doveva partire, come per chie-
dergli consiglio gli disse:
t) - Ora lei parte, ed a chi mi dovrò confessare?
t) - T u verrai qui, come sei solito fare.
i) - Ma lei va via!
» - Vieni qui, e troverai Don Bosco: vieni senza paura;
perchè io vado e resto.
t) Di fatti egli vi andò, persuaso di trovare Don Bosco, e
invece trovò Don Rua. Ma ci diceva che fu tale la consola-
zione che il Signore mise nel suo cuore, che rare volte aveva
prima provato. Arrivò quasi al punto da desiderare che invece
di Don Bosco ci fosse il suo rappresentante! Era forse premio
della sua ubbidienza? crediamo di no, ma che fosse proprio
effetto della fede e della carità, che Don Rua aveva saputo
attingere dal Cuore di Gesù, e specialmente della grande
bontà che lasciava trasparire dalle sue parole t).
I piccoli accenni a qualche momentaneo miglioramento,
alternati da lunghi periodi di depressione sempre maggiore,
111 - Vicario Generale
d illudere Don Rua circa la salute di Don
ettembre (1884) ritenne prudente
anche dì far cenno all'eventualità
ere D di notificare, che Don Bosco
liava sulla salute dell'Uomo di
Monr. Domenico Jacobini faceva scrivere al Card.
, Arcivescovo di Torino, su «questo argomento
ntissimo t!: « Sua Santità..... vede che la salute di
isce ogni giorno, e teme per l'avvenire del
rebbe dunque che Vostra Eminenza con
che sa si bene adoperare parlasse a Don Bosco, e
i designare la persona che egli
li, owero a prendere il titolo
successione. I1 Santo Padre si riserverebbe
ovvedere nell'uno o nell'altro modo, secondo crede-
e. Brama, però, che V. E. faccia subito
o, che riguarda così da vicino il bene delllIstituto i>.
Card. Alimonda si recò subito a parlarne a Don Bosco,
ito; ed il 28 ottobre, comu-
dre ai membri del Consiglio
erpretare il loro sentimento
signando a suo successore ed eleggendo a suo vicario Don
a in questo senso al Sommo Pontefice.
a fece avere al Papa la lettera di Don
ard. Nina, Protettore d.eNllainSao-ciertiàmSaase-
nell'apprendere come l'av-
arrebbe abbastanza bene
ne il regime a Don Rua, qualora ve-
io Don Bosco, che Dio però conservi
ento il Santo Padre m'incaricò d'in-
ostolica Benedizione >>.
tornava a scrivere al Card. Nina:
ingraziarla dell'ultima venerata sua lettera, nella

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34'3
- 111 Tutto di Don Bosco
quale aveva la bontà di riferirmi, come il Santo Padre avesse
gradito la nomina dell'ottimo Don Rua a Vicario Generale
del rev.mo Don Bosco, con diritto a succedergli nel governo
della Congregazione Salesiana. Della bella notizia e molto
più della Benedizione Apostolica, dall'Eminenza Vostra co--
municata, Don Bosco e i suoi religiosi si rallegrarono grande-
mente, e ne professanoriconoscenza al loro amato Protettore I>.
fu solo un consiglio e un gradimento da parte del
Sommo Pontefice, ma un provvedimento pronto e normale,
perchè, in data 27 ottobre 1884, venne ordinato e firmato il
decreto, che designava Don Rua successore di Don Bosco.
Ma, probabilmente, il documento non venne comunicato
o andò smarrito, perchè esso non esiste nell'archivio della
Società, nè Don Bosco lo comunicò, ed a Torino nessuno ri-
cordava d'averlo veduto. Questo è certo, però, cht Don Rua
fece molte difficoltà per accettare una tal nomina, perchè,
nella sua umiltà, la giudicava, come vedremo, superiore alle
sue forze. I n vero succedere a Don Bosco avrebbe spaven-
tato chiunque!
E passò quasi un anno prima che Don Bosco si risol-
vesse a comunicare la nomina di Don Rua a suo Vicario Ge-
nerale, benchè questi, in realtà, ne disimpegnasse già, egre-
giamente e interamente, l'ufficio. Vicini e lontani, tutti i con-
fratelli ricorrevano a lui per ogni affare, perchè sapevano
che Don Bosco era incomodato, e che d'altronde egli stesso
rimetteva a Don Rua tutte le pratiche a lui inviate.
E spesso Don Bosco tornava a ripetere: (<Sono nella ne-
cessità che Don Rua prenda il mio posto come vice-rettore,
ed un altro sia eletto prefetto della Società..... Bisogna che
tutto si ordini a poco a poco, come si può..... D.Non è quindi
senza fondamento il dire, che da una parte la prudenza
somma di Don Bosco, e dall'altra la profonda umiltà di
Don Rua, siano state la causa del ritardo.
Intanto era sempre al lavoro. Pronto ad ogni cenno e ad
ogni desiderio del Maestro, cercava anche di risparmiargli
ogni fastidio e di premurosamente sollevarlo più che gli fosse
possibile, col prevenirne ogni bisogno. Solo il disbrigo della
corrispondenza quotidiana sarebbe riuscito insopportabile
- III Vicario Generale
341
per ogni altra tempra: e non gli mancavano, proprio a quel
tempo, altre non lievi preoccupazioni, tra cui gli attacchi,
non troppo rari, della stampa liberale e anticlericale, poco
simpatizzante per ogni iniziativa sacerdotale.
La Cronaca dei Tribunali, nel numero del 14 marzo 1885,
veva il coraggio di scrivere:
(1 La nzorte di Don Bosco. - Da parecchi giorni fa il giro d i To-
rino una luttuosa notizia che, partito o non partito, rattrista la popo-
lazione torinese. Don Bosco sollecitato da lettere dei suoi missionari,
reverendi Costamagna, Lasagna, e Fagnano, dando corso ad una
promessa fatta al Vescovo Cagliero, prete salesiano, da parecchio
tempo s'imbarcò a Genova per l'America. Accompagnato dalle be-
nedizioni dei suoi - e specie di Don Rua, che sembra destinato a
succedergli - Don Bosco partì. Ora una lugubre notizia è giunta
orino e l'accreditatissimo ,Cor~ierdeella Sera di Milano, se ne fece
Don Bosco - secondo molti e bene informati - sarebbe morto
e Missioni. A Torino la brutta novella avrebbe messo a soqquadro
ratorio e la Congregazione Salesiana, che, per ora, avrebbe deciso
di tener nascosto l'ohito dell'illustre uomo. Noi abbiamo fatte oppor-
qeuedlilleigdeenltiforigcleiorchloem, ebalredoin..d.an.gini nostre concordano pienamente
Ecco una prova della malignità e della leggerezza, con cui
uel tempo si osava trattare un'associazione di beneficenza,
erchè diretta da sacerdoti!
Anche il Servo di Dio dovette in quell'amo prender la
enna e confutare le cause di malversazioni a danno di una
.one religiosa, e lo fece con precisione, esattezza ed
ia meravigliosa, in qualità di Procuratore Generale della
Salesiana (I).
i primi del 1885, il Servo di Dio proponeva in Capitolo,
si eleggesse un ispettore per le case salesiane del Lazio,
lla Sicilia, di Este e della Spagna, perchè, essendo ancora
a dipendenza diretta del Capitolo Superiore ed avendone
stesso la vigilanza, per il lavoro ognor crescente gli tor-
a piuttosto difficile l'occuparsene, con l'esattezza, aggiun-
(I) Cfr.: L'amico della uerità: del 27 aprile 1885: Gsyosizione dei fatti
ardanti la giovane Agata Spanb e le Salesiane, calunniate dalla Gazzetta

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342
111 - Tutto di Don Bosco
giamo noi, che era sua propria. E Don Bosco, rinviando ad
altro tempo lo studio e la soluzione della proposta, pregava
Don Rua a continuare a tenersi in relazione con le case ac-
cennate.
Devotamente il Servo di Dio obbedi, e in aprile si recò a
Roma, quindi prosegui il viaggio verso la Sicilia, per visitare
il collegio salesiano di Randazzo, e le prime case delle Figlie
di Maria Ausiliatrice in quell'isola, ed esaminare di presenza
le proposte di altre fondazioni. I1 suo passaggio lasciò dap-
pertutto un'impronta incancellabile.
A Randazzo, a Don Rua - ricorda il salesiano Don Fran-
cesco Picco110 - accompagnato dal coadivtore Rossi Giu-
seppe, arrivò accolto dagli evviva festanti di -30 convittori e
di molti alunni esterni. Eran pure a riceverlo YArciprete, il
Sindaco e i1 Cav. Vagliasindi, amici e protettori del Col-
legio, ed altri molti signori della città. Portava ancor le tracce
della stanchezza del lungo viaggio, fatto in terza classe e delle
sei ore di carrozza, quante ce ne vogliono da Piedimonte
Etneo a Randazzo; era però arzillo e sorridente; e la sua pre-
senza fece una viva impressione in tutti. Nei giorni che
egli passò a Randazzo, ci parve d'essere in continua festa.
Un chierico, gia adulto ed aspirante alla vita salesiana, che
mai l'aveva veduto, ricevette una così gradita sorpresa nel
vederlo e al conoscerlo, che diceva: - Don Rua, di fisio-
nomia non è bello, ma ha tale soavi& e dolcezza di modi, che
incanta; mai ho visto un uomo così attraente!
Io allora ero catechista e, d'accordo col direttore, l'in-
vitai a predicare gli esercizi spirituali ai nostri alunni. Fat-
tagli la proposta, accettò, ma nella sua umiltà pose la condi-
zione di poter avere da Torino i quadernetti delle sue predi-
che. Vennero questi, e i giovani del collegio S. Basilio ebbero
la fortuna d'averlo a predicatore degli esercizi spirituali:
e la sua chiarezza, l'unzione, e tante altre belle qualità fe-
cero si che corrispondessero molto bene allo zelo del santo
predicatore. I frutti, riportati abbondantemente, abbiamo po-
tuto constatarli in seguito, nella loro condotta, migliorata e
più fervorosa. Parecchi giovani palesarono che Don Rua
aveva letto nella loro coscienza.
111 - Vicario Generale
3 43
'impressione da lui lasciata nel cuore di tutti fu così
e molti, dopo vari anni, lo ricordavano ancora e
e parlavano con riverenza ed affetto. Noto, tra le altre cose,
uesta: un giorno, essendo circondato da parecchi giovani
erni, fissò il suo sguardo sopra uno di essi e gli disse: - T u
ai mio figlio!-Il giovanefaceva allora la quarta elementare:
po quattro anni si decise per la vita salesiana, si portò a
fare il noviziato a Valsalice e fu, com'è tuttora, un salesiano
molto attivo e zelante, e fu anche direttore )).
Visitò anche le Case delle Figlie di Maria Ausiliatrice
Mascali, Bronte e Nunziata. A Mascali - scrive Suor
ria Giaccone - <(fu u n vero trionfo: spari di mortaretti,
panii, musica; tutto il paese accorse per udire la sua
ce parola, arrampicandosi persino alle inferriate; tutti
clamavano: - Alibiamo mito un santo!
A noi, suore, lasciò questi ricordi: - di farci sante con
ervanza delle nostre Costituzioni, coll'allegria, coll'atti-
alla vera pietà le giovinette, e con l'abbandono in Dio )>.

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- I I I Tutto di Don Bosco
LA NOMINA UFFICIALE
f 885- 1886.
Don Bosco annunzia al Capitolo Superiore la nomina di Don Rua a
Vicario Generale. - L'S dicembre 1885 la comunica con apposita
circolare alla Società. - Immediato cambiamento esteriore del Servo
- di Dio. Echi dell'intima gioia, destata dalla notizia nell'anima
- salesiana. Dichiarazione del Cardinale Cagliero. - (I Andate da
- - Don Rua! D. Da Parigi e da S. Paolo del Brasile. (i Oh come
abbiamo ringraziato la Madonna!)). - (i M'inginocchio in ispirito
a ricaiere la sua benediziae unitamente a quella di Don Bosco... 1).
- Gara di virtù: Don Bosco vuol essere il (rliglio dell'obbedienza i)
- al suo Vicario; e Don Rua s'immerge nel nascondimento. Quante
sollecitudini per Don Bosco! - D a Cerruti dedica a Don Rua dzce
lettere su <iLe idee di Don Bosco sull'educazione e sull'insegnamento
e la missione attuale della scuolao. - I l nuovo Vicario riscuote il
- più schietto tributo di devozione. (i Quell'angelo, cui Iddio con$&
l'assistenza del nostro santo Vegliardo... Q. - (I Venga a portarci le
benedizioni del nostro veneratissimo Padre Don bosco!^.
I1 Servo di Dio, pur non avendone il nome, era già agli
occhi di tutti il vero Vicario di Don Bosco. Tutti vedevano
amai, come ogni cosa facesse capo a Don Rua; e mentre
ammiravano la sua delicatezza verso Don Bosco, ammira-
vano anche l'umiltà, la regolarità e l'assennatezza, con la
quale egli assolveva ogni incarico, finchè Don Bosco nell'au-
tunno del 1885, sentendosi sempre più abbattuto, decise di
venire alla nomina ufficiale. Era il 24 settembre; adunò il
Capitolo Superiore e, come si legge nel verbale, così parlò:
- I V La nomina uufficiale
Ciò che debbo dirvi, si riduce a due cose. La prima
arda Don Bosco, che è mezzo andato ed ha bisogno di
o che faccia le sue veci. L'altra riguarda un Vicario gene-
nelle cose che faceva Don Bosco e s'in-
che è necessario pel buon andamento
ella Società. Tuttavia nel trattare gli affari sono sicuro che
volentieri gli avvisi di Don Bosco e dei
telli, e nell'addossarsi questa carica altro non intenderà
venire in aiuto alla Società Salesiana, cosicchè quando
venga a morire, non alteri punto l'ordine dell'Istituto.
>> Quindi il Vicario deve provvedere che le tra zioni,
a da noi tenute, si mantengano intatte. Ciò fu raccoman-
anta Padre. Le tradizioni si distinguono
bisogna procurare che queste tradi-
i mantengano e si conservino da quelli
>> Mio Vicario Generale della Congregazione sarà Don
Michele Rua. Questo è il pensiero del Santo Padre, che mi
ha scritto per mezzo di Mons. Jacobini. Desiderando di dare
a Don Bosco ogni possibile aiuto, mi chiamò chi sembravami
che potesse fare le mie veci. Io ho risposto che preferiva Don
Rua, perchè è uno dei primi della Congregazione, anche in
ordine di tempo, perchè già da molti anni esercita questo
ufficio,
mento
petchè
di tutti
questa nomina
i confratelli. Sua
avrebbe
Santità
riinspcoonsetr,antoonidlèigmraodltio-
tempo, per mezzo dell'Eminentissimo Card. Alimonda: Va
bene, approvando così la mia scelta. Da qui innanzi pertanto,
Don Rua farà le mie veci in tutto; e ciò che posso fare io,
potrà farlo lui. Ha i pieni poteri del Rettor Maggiore: accet-
tazioni, vestizioni, scelta del segretario, delegazioni, ecc.
» M a nominando Don Rua a Vicario, bisogna che egli
rimanga totalmente in mio aiuto; è necessario che rinunzi,
alla carica di Prefetto della Congregazione. Quindi, valen-
domi delle facoltà che le Regole mi concedono, nomino a
Prefetto della Congregazione Don Celestino Durando >).
Il Servo di Dio chinò la fronte, e volle dettagliatamente
determinate le sue relazioni col Prefetto Generale, di cui egli
per vent'anni aveva gestito la carica.

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346
- 111 Tutto di Dmz Bosco
Don Bosco incaricò Don Lemoyne di preparargli la let-
tera per comunicare la notizia alle case. Don Lemoyne la
scrisse, e la lettera fu stampata con la data di Tutti i Santi
1885; ma non fu spedita. Don Bosco la volle rileggere e cor-
reggere minutamente, cangiò la data in ((Festa dell'lmma-
colata Concezione di Maria Santissima 1885n, e, fattala ristam-
pare, la spedì.
(<Travagliato da vari incomodi, sentendo ogni giorno diminuirmi
le forze, gih da qualche tempo provava il bisogno d'aver sollievo ed
un sostegno nell'adempimento di quella missione, che la Divina Prov-
videnza mi ha affidato. Io vedeva la necessità di uno che mi aiutasse
efficacemente nel compiere le mie varie occupazioni, e fosse eziandio
incaricato di tutto ciò che è indispensabile al buon andamento della
Pia Società di S. Francesco di Sales. A questo fine pertanto pensai
di eleggermi un Vicario, che mi rappresenti, e sia come un altro me
stesso; un Vicario che abbia questo per uffizio speciale, che le tra-
dizioni, finora osservate, si mantengano intatte e tali siano conser-
vate dopo di me da quelli che ci seguiranno. Parlo di quelle tradi-
zioni che sono le norme pratiche per intendere, spiegare e praticare
fedelmente la Regole, quali furono definitivamente approvate dalla
Santa Chiesa, e che formano lo spirito e la vita della nostra Pia So-
cieta. Poichk 6 mio desiderio vivissimo che, venuta l'ora del mio pas-
saggio alla vita eterna, per nulla vengano a turbarsi o a mutarsi le
nostre cose.
» Qualche tempo fa, mentre andava meditando questo disegno,
il Sommo Pontefice, di suo moto proprio, mi scriveva per mezzo
di S. E. Mons. Jacobini Domenico, Arcivescovo, chiedendomi chi
sembravami tra i nostri confratelli atto a far le mie veci nella dire-
zione suprema della Pia Società Salesiana. Io, ringraziando il Santo
Padre della sua benevolenza, risposi proponendo a mio Vicario Don
Michele Rwa, perchd anche in ordine di tempo d uno dei primi della So-
cietà, perchè da molti anni e s k t a in gran parte questo u@cio, e perchd
infne questa nomina avrebbe incontrato il pieno gradimento di tutti i
confiatelli. E il S. Padre, or son poche settimane, per mezzo dell'ama-
tissimo nostro Arcivescovo, si degnava significarmi che questa pro-
posta era di tutto suo gradimento. Perciò, o carissimi figliuoli, dopo
aver pregato per molto tempo il Dator d'ogni bene, dopo di aver
invocato i lumi dello Spirito Santo, e la speciale protezione di Maria
Vergine Ausiliatrice e del nostro Patrono S. Francesco di Sales, va-
lendomi della facoltà concessa dal Supremo Pastore della Chiesa,
nomino mio Vicario Generale Don Michele RWEa, ttualmente Prefetto
della nostra Pia Soéietà, e tutto ciò, che posso far io, potrà farlo lui
cm pieni poteri, in tutti gli affari pubblici e privati, che ad essa So-
/
IV - La nomina ufficiale
347
cietà si riferiscono e su tutto il personale di cui la medesima si compone.
I1 novello Vicario, ne son certo, nel trattar affari di rilievo, accetterà
sempre con gratitudine que' benevoli awisi e consigli che gli fossero
largiti.
1) A voi poi, miei carissimi figliuoli, raccomando che gli prestiate
quell'intera obbedienza, che avete sempre professata a colui che chia-
mate Padre e vi ama di amore paterno, quell'obbedienza che ha for-
mato finora e formeri sempre, lo spero, la mia consolazione...i).
E chiaro, che tanto la nomina di Don Rua a Vicario di
Don Bosco, come l'annunzio ufficiale della medesima, su-
biron dei ritardi; e noi siamo convinti, che, oltre il disguido
del Decreto Pontificio, lo stesso Servo di Dio, al pensiero
della grave responsabilità alla quale andava incontro, nella
profonda sua umiltà, sia stato la causa vera dei medesimi.
Torneremo su questo punto in un'ora mestissima.
Ma com'ebbe umilmente piegato il capo e le spalle sotto
il gravissimo peso, non tardò a far palese la perfezione con
la quale l'aveva accettato.
Eletto Vicario di Don Bosco, sua prima ed altissima cura
fu l'inculcare le tradizioni, gli ammaestramenti e gli esempi
paterni; e, come avviene nei santi, questo studio produsse'
i l miglior frutto in lui stesso.
Far le veci di Don Bosco era un ufficio ben diverso da
quello di prefetto; e Don Rua svestì subito, in modo che tutti
l'ammirarono, quell'esteriore severità, che prima era un do-
vere e un abito di virtù non comune; e divenne un padre,
come Don Bosco.
I1 nuovo ufficio non produsse, e non poteva produrre,
un più intimo scambio di idee, nè una più schietta comu-
nanza di sentimenti tra lui e il venerato Maestro, perchè
no a quel punto, assiduamente aveva cercato d'interpre-
re ogni desiderio e di compiere in modo perfetto la vo-
ntà di Don Bosco; ma corresse immediatameilte e, merce
la forza di volontà, cangiò affatto, quell'esteriore diversità
nel modo di fare, che prima gli era imposta dall'ufficio.
L'eroica conquista rese ancor più cara a tutti la sua no-
ina, com'era apparsa la più naturale.
Da quarant'anni egli conosceva Don Bosco, da1 1852 vi-

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348
- 111 Tutto di D a BOSCO
veva al suo fianco, studiandone con devota ammirazione
ogni atto, ogni parola, ogni pensiero, e da più di trent'anni
aveva promesso al Signore di dedicarsi generosamente alla
nuova missione, alla quale il Signore aveva destinato il po-
vero prete di Valdocco. E, come, nella sua vita - aveva
compiuti 48 anni - non aveva avuto altri ideali, non aveva
ascoltato nessun altro invito, non aveva provato nessun allet-
tamento, che di vivere sempre con lui, aveva anche con tutta
l'anima benedetto le mille volte il Signore, perchè, a fianco
di Don Bosco, aveva egli pure le mille volte veduto il so-
prannaturale, e a quei raggi, affascinanti e attraenti, di luce
divina, aveva perfettamente compreso le vie pietose della
Provvidenza, lo scopo della sua vita, e la fortuna singolare di
vivere a fianco di un santo!
Anche a giudizio di tutti, egli era il più atto a raccogliere
l'eredità paterna; l'intimità e la devozione, con la quale, da
vent'anni specialmente viveva accanto al Padre dell'anima
sua, l'avevano allenato al delicatissimo incarico.
<< Gli fui compagno - dichiara il Card. Giovanni Ca-
gliero - nella giovinezza, nel chiericato, nel sacerdozio, e
da direttore e membro del Capitolo Superiore della nostra
Pia Società; e posso assicurare che in tutti questi stadi della
mia vita, fu sempre primw inter pares, primo nella virtù,
primo nel lavoro, primo nello studio e nel sacrifizio, come fu
sempre primo neli'amore santo e forte verso Don Bosco e
verso i giovani; pel bene e sviluppo dei quali era tutto zelo,
sollecitudine, e fraterna e paterna carità.
>)Per parecchi lustri ci siamo trovati insieme allato a
Don Bosco; egli alla destra, io alla sinistra, circondati da
molti confratelli, tutti zelanti e operosi. Pieni di giovanile
ardore ci avviavamo e correvamo solleciti nellevie del Signore,
guidati dalla sua Divina Provvidenza, desiderosi di sollevare
Don Bosco nella direzione, nel maneggio degli affari e nel-
l'amministrazione dell'oratorio, dei collegi e della case fi-
liali, ma specialmente di coadiuvarlo nella formazione della
nostra Pia Società, assai contrariata nei suoi inizi, seriamente
combattuta nei suoi progressi e non poco contrastata nella
sua definitiva approvazione; sì, tutti correvamo, omnes qui-
IV - La nomina uficiale
349
, ma il bravium di S. Paolo, il premio era di
on Rua, sempre incomparabile nello zelo, nel sacrificio e
Nella storia dell'oratorio noi ricordiamo, con gloriosa
nta compiacenza, e quale un mazzo di bellissimi fiori di
, la vita pura e innocente di Savio Domenico e la invi-
'abile semplicità di Don Ruffino; ammiriamo la robusta
erosità di Don Alasonatti e la costante laboriosità di Don
vera. nonchè l'intima unione con Dio e le eroiche soffe-
enze, sopportate per suo amore, di Don Beltrami; eppure
temo di errare, se dico che Don Rua tutti li emulò e
rò, col procacciarsi doni e grazie e rivestirsi ogni dì più
ei carismi, come S. Paolo inculcava ai santi di Corinto:
aemulamini charismata meliora.
Ripieno deilo spirito di Dio e forte nella divozione a
Maria SS. Ausiliatrice, egli fu l'aiuto, l'appoggio ed il brac-
cio destro di Don Bosco. Retto di spirito ed umile di cuore,
ne seguiva i precetti non solo, ma ne indovinava il pensiero,
ne intuiva i disegni, ne secondava i desideri, sicchè da noi
era tenuto e predicato qual MODELLO DEL VERO SALESIANO,
DEL PIO SACERDOTE, E DEL SANTO RELIGIOSO.
Quindi nulla di più giusto che noi lo considerassimo
per l'unico degno e l'unico meritevole di succedere à Don
Bosco nella direzione della nostra Pia Società, perchè quale
esperto timoniere dirigesse la nave salesiana a-raverso i
flutti del mare burrascoso di questo mondo; e qual valente
capitano conducesse l'esercito del nostro pio Sodalizio alla
conquista di nuove terre, nuovi mari, e nuovi popoli, per
Gesù Cristo, per la Chiesa, e pel vantaggio stesso del civile
" . - consorzio.
Niuna meraviglia oertanto, se egli fu scelto da Don
Bosco per suo a latere, se fu eletto, nella sua vecchiaia, a suo
Vicario, e se alla morte gli fu Successore ad unanime voto
dei Salesiani e sovrana sanzione del Pontefice Leone XIII i).
La nomina di Don Rua a Vicario di Don Bosco venne
accolta con intima gioia dalla Famiglia Salesiana.
<< ... Vedevamo da più anni - scrive Don Francesia -
condensarsi in Don Rua tutta la mole degli affari della Pia

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350
111 - Tutto di Don Bosco
Società. I n ogni. cosa difficile, in ogni dubbio si ricorreva a
Don Rua; e Don Bosco medesimo, quando erano cose di
pura amministrazione, ci diceva:
»- Andate da Don Rua!
s Più d'una volta noi pensavamo, al sentirci ripetere la
formula consueta, a ciò che succedeva in Egitto ai tempi
di Faraone, che a quanti ricorrevano al re per frumento,
questi diceva:
- )) Andate da Giuseppe!
))E noi si andava con santo trasporto e confidenza da
questo nuovo Vicario, che così, sotto .gli occhi del gran Pa-
dre, faceva l'esperimento della sua missione... E con quale
consolazione Don Bosco vedeva i suoi figli rivolgersi al
nuovo incaricato e li sentiva dire: - E u n altro Don Bosco!
- Si vede che il S-nore raccolse in Lui una parte del suo
spirito!
Applaudiva il buon Padre, e, ringraziando il Signore,
ci sorrideva )) (I).
Vicini e lontani, tutti i Salesiani applaudirono all'aspet-
tata notizia.
Da Parigi il direttore Don Carlo Bellamy scriveva il 15
dicembre 1885:
« F u sempre felice per la nostra Pia Società il giorno
dell'lmmacolata Concezione, e quest'anno la nostra buona
Madre ci ha regalato di una notizia che fu da tutti i Salesiani
accettata come il più prezioso, il più caro, il più desiderato
dei regali, voglio dire la nomina ufficiale di Lei alla faticosa,
ma dolce carica d'essere Padre della nostra Pia Società.
Oh! come ne abbiamo ringraziato la Madonna, e come
abbiamo di buon cuore promesso d'essere per lei, come per
il carissimo Don Bosco, figliuoli obbedienti, zelanti... Così
promisero in tale giorno tutti i confratelli della casa nostra
parigina, che mi hanno incaricato della bella obbligazione
d'assicurarlo di tutti i nostri sentimenti filiali.
))Questa fu per noi una nuova prova che il Signore ci
ama; questa fu una nuova spinta a lavorare ognor più, per-
(I) Cfr.: Don Michele Rua, pag. 100.
IV - La nomina ufictale
ch< non si può più adesso temere per l'avvenire, sentendoci
nelle mani paterne, forti, sante di colui, che tutti riguar-
ano come un altro Don Bosco, come la Regola Salesiana in
ersona, come la forma d'ogni buono e vero salesiano.
» Preghiamo la Madonna, che l'aiuti nella sua difficile
arriera, e la guidi con tutti i suoi figliuoli nella patria ce-
ste, nell'Oratorio eterno!
)>Lapreghiamo di benedire le nostre persone, le nostre
ere, i nostri allievi, sia esterni sia interni, e i nostri bene-
tori, che tutti la salutano ed amano, più di quello che si
Da S. Paolo del Brasile, Don Lorenzo Giordano, in data
febbraio 1886, così esordiva una lunga lettera, con la
ale faceva il resoconto di quella casa a Don Rua:
<< Questa volta sì, che meriterei una ramanzina! Lasciar
ssare tanto tempo senza rispondere alla sua carissima,
nza poi presentare i rispettosi ossequi dei suoi figli di
Paolo, a Lei, eletto a rappresentare ed essere un altro
n Bosco! Oh, ci era già così cara la sua persona, e coll'a-
re vi era pure una venerazione particolarissima! Ma dac-
è ci giunse la felice notizia, parve che quest'amore e ve-
zione sia aumentata o almeno sia divenuta più scnsibile.
e nostre preghiere particolari per Lei, amatissimo e ve-
'ssimo Padre Vicario, chiamammo al Sacro Cuore si
sse unire, alle virtù di Don Bosco che Ella già possiede,
i doni speciali e carismi nella sua persona... in modo
rnlarne una copia esatta... Ci avrà esauditi il S. Cuore?
. be, per noi Salesiani, per la Chiesa, pel mondo intiero,
utile che il manto di auesto nuovo Elia oassasse a Lei,
non le dico, perchè facilmente potrà immaginarsi
ti sentiamo vivissimi nel nostro cuore...
ienza, d'intero abbandono, tamquam cadaver, nelle
..., di gratitudine per quanto fece, e quanto farà.
avrò io presentarle le mie congratulazioni per questa
a carica? Sì, ma non per i poteri e gli onori che
ficano altro che nuovi sacrifizi, sì bene per i meriti
e si acquisterà davanti a Dio, e per la maggior

21 Pages 201-210

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352
- 111 Tutto d i Don Bosco
gloria che l'aspetterà nel cielo, accanto a colui che così bene
rappresenta... )).
E terminava con queste commosse parole:
((Ringrazio, insieme con Don Bosco e con tutti i con-
fratelli, il Signore che ha adornato il suo cuore di tutte le
virtù necessarie per rappresentare degnamente ed essere un
altro Don Bosco... Continueremo ogni giorno a pregare per
questo; e congratulandomi seco Lei dei molti meriti che non
mancherà d'acquistarsi nella nuova carica Le prometto di
mantenere ed aumentare i miei sentimenti di gratitudine,
amore, rispetto ed intera dipendenza.... M'ing"inocchio in
ispirito a ricevere la sua benedizione, unitamente a quella
di Don Bosco... r.
Come sono da ammirarsi le vie dei santi! Mentre tutti
lo guardavano con raddoppiata venerazione ed affetto, il
Servo di Dio, anche per u n forte senso di squisita delicatezza
filiale, cercava di nascondersi. Suo studio quotidiano, e nel-
l'intimità della vita salesiana, e nelle relazioni con gli esterni,
era sempre e solo questo: nascondersi, scomparire quasi, e
continuare a tener viva l'ammirazione e la devozione di tutti
per la persona di Don Bosco.
Era una gara di virtù dall'una e dall'altra parte. I1 santo
Vegliardo non poteva più assumersi gravi responsabilità, e
chi faceva tutto era Don Rua. Ma, per un intimo senso di
umiltà, dal giorno che questi gli era stato dato a Vicario dal
Papa, amava dipendere da lui, come un umile suddito; e in
gravi circostanze, come nell'accettazione di nuove fondazioni,
dopo aver detto il suo parere, anche quando non avrebbe
esitato ad accondiscendere, non prendeva alcuna risoluzione
senza aver sentito Don Rua, dicendosi ((figliodell'ubbidienza
al suo Vicario. Anche per un affare delicato, come quello
dei rendiconti regolamentari dei membri del Capitolo, si
rimetteva a lui: Pel vivo desiderio - gli scriveva di suo
pugno in data 10 luglio 1886 - di trattenermi co' miei cari
Salesiani e specialmente coi membri del Capitolo, l'anno
scorso mi assumeva l'impegno di far fare il rendiconto men-
sile a ciascheduno. Ma la mia povera testa ha fatto fiasco.
Ora desidero riparare il male che ho fatto, prima del Capi-
- IV La nomina u@ciale
3.53
o Generale. Pertanto procura che tale rendiconto abbia
ago in modo formale almeno una volta. Se non puoi in
ò rappresentarmi, deputa almeno chi faccia le veci mie)).
la lettera aveva sulla busta questo indirizzo: ( ( A l5'2. Don
ua Michele, Vicario Generale della Congregazione Salesiana,
I1 Servo di Dio, a sua volta, che spendeva ogni istante
e lunghe e laboriose giornate nel disbrigo dei molteplici
ri inerent; alla carica delicata, non figurava e non voleva
ai figurare in alcuna circostanza; e per deciso programma,
rocurava che figurasse solamente Don Bosco.
Oh! bisognava vederlo, in quegli anni memorandi, a
nco del Fondatore, come il più affettuoso, il più sollecito,
più umile dei suoi figli! Chi lo conobbe e l'osservò a
e1 tempo, non può non ricordarlo, ora premurosamente
no innanzi al Padre, estenuato e vacillante, per ascoltarne
arola; ora sorreggerlo premurosamente, ed aiutarlo con
e le braccia a camminare; ora assisterlo, con sfavillante
rith, durante la celebrazione della S. iMessa!...
Nessuno l'avrebbe detto il Vicario, ma un umile ed af-
zionato servitore!
Anche cotesta umiltà profonda, congiunta alla venera-
one più devota, produceva in tutti un senso di venerazione
mpre maggiore per il Servo di Dio. E si andava a gara nel
estrargliela. Don Francesco Cerruti, che Don Bosco dal
llegio di Alassio, del quale era stato direttore dalla fonda-
ne, aveva chiamato alla direzione generale degli studi e
le scuole della Società Salesiana, nel febbraio 1886 pubbli-
va un opuscolo: Le idee di Don Bosco sull'istruzione e sul-
znsegnatnento e la missione attuale della scziola, in forma di
e lettere, e le volle dedicate e indirizzate a Don Rua.
(L'educazione pagana - deplorava Don Bosco (I) -
e si dà ordinariamente nella scuola)), ((formata tutta su
sici
imbevuta di massime pagane, impartita con
odo pagano, non formerà mai .e ~ oiniai, ai giorni nostri
amente, in cui la scuola è tutto, dei veri cristiani. HO
.: CERRWTLI:e idee di Don Bosco, ecc., pag. 8.
Vita del %rvo di Dio Michele Ruo. Vol. I.

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111 - Tutto-di Don-Bosco
combattuto tutta la mia vita... contro questa perversa educa-
zione, che guasta la mente e il cuore della gioventù nei suoi
più begli anni; fu sempre il mio ideale riformarla su basi
sinceramente cristiane. A questo fine ho intrapreso la stampa
riveduta e corretta dei classici latini profani, che più corrono
per le scuole; a questo fine incominciai a pubblicare dei clas-
sici latini cristiani, che dovessero con la santità delle loro
dottrine e dei loro esempi, resa più vaga da una forma ele-
gante e robusta ad un tempo, completare quel che manca
nei primi, che sono il prodotto della sola ragione, render
vani possibilmente gli effetti distruttori del natuialismo pa-
gano e riporre nell'antico dovuto onore, quanto anche nelle
lettere produsse di grande il Cristianesimo.Questo, in una pa-
rola, è lo scopo, a cui ho costantemente mirato in tutti quei
molti ammonimenti educativi e didattici, che diedi a voce
e per iscritto, a' direttori, maestri ed assistenti della Pia So-
cietà Salesiana...
Queste idee - soggiungeva Don Cerruti - non sono
certo nuove per Lei, caro Sig. Don Rua, che da tanti anni
awicina l'amatissimo nostro Superiore, ne conosce i più ri-
posti pensieri e lo coadiuva, primo fra tutti, all'attuazione
dei suoi santi ed alti intendimenti...)) (I). E vedremo come
il Servo di Dio, anche in questo importantissimo campo,
continuò l'attività'provvidenziale di Don Bosco.
Da1 giorno che fu proclamato Vicario, il Servo di Dio,
torniamo a rilevare, riscosse da tutti i confratelli il più com-
mosso tributo di devozione.
< Povero me! - gli scriveva Don Giacomo Costamagna
per il suo giorno onomastico nel 1886 - se non faceva at-
tenzione, mi veniva addosso i1 settembre, senza che io pen-
sassi al nostro S. Michele. San Michele! che gran nome!
(I) Accennando all'importanza di un discorso di San Basilio il Grande,
l'Omelia ai giovani, sul modo di lexgere con frutto i libri profani, Don Cerruti
scriveva: n Quanto bene farebbe Ella, cam Sig. Don Rua, Ella cesì bene ve=-
sato nella lingua greca, che apprese da quel primo e più illustre ellenista su-
balpino, che fu l'abate Peyron, Ella così addentro alle idee e nei sentimenti
di Don Bosco, se potesse trovare un briciolo di tempo da consacrare alla ver-
... sione di quell'omelia dell'immoitale Vescovo di Cesarea: veda... di trovare
un momento, fra le sue molte occupazioni da consacrare agli studi antichi 8.
IV - La nomina ufficiale
355
e come c'infonde coraggio nelle persecuzioni di ogni genere,
e il buon Dio si compiace mandarne ben di spesso! Quis
Deus? Lui che abbatte, suscita e consola...; Lui che ci
iene nelle sue mani, e che dico?... proprio nel suo SS. Cuore...
i, al cui cospetto omnes gentes sunt, tamquam non sint...
)) San Michele! che nome bellissimo! infatti oltre a ri-
darci del più bell'angelo del Paradiso, noi, pronuncian-
o, ci rammentiamo di quell'angelo in terra, cui Iddio
onfidò e l'assistenza del nostro Santo Vegliardo e la dire-
'one del Carro Salesiano intero. Oh! come si potrebbe an-
are avanti senza ruote? E come non ci romperemmo il collo
enza Don Rua? Egli è vero che tutto è grazia di Dio, e noi
ipetiamo con Lei: G~atiaDei es id quod es; però lodiamo
uon Dio incessantemente, per tanta grazia che ci fa, nel
nservare Don Rua, e vogliamo sempre supplicare San Mi-
chele, che lo protegga con tutta la sua forza (e della forza
e ha a dovizia), certi come siamo, che, proteggendo il no-
stro Vicario Generale, proteggerà efficacemente tutti noi,
che ad un tanto Vicario siamo di mente e di cuore uniti,
e con lui vogliamo fare un sol corpo morale.
1) Riceva le espressioni affettuose ed umili di tutti, e
andi il suo buon angelo a ricevere in calici d'oro tutte le
omunioni Generali che pel 29 settembre faranno i Sale-
iani, le Suore, le allieve e gli allievi tutti delle Case di Al-
agro, della Boca, di Santa Catalina, della Misericordia,
ella Plata, di S. Isidoro, di Moron, e di S. Nicolhs... i).
<( Se ogni anno - tornava a scrivergli Don Lorenzo
.ordano da S. Paolo del Brasile - nel suo onomastico mi
ordai di Lei, veneratissimo Padre, quest'anno La ricor-
erò più che mai e L'assicuro che nel Memento, nella Comu-
nione, nelle mie povere preghiere, Ella avrà proprio la parte
principale. Quanto mi crederei fortunato, se la speranza di
vederla ancora, e forse presto, si cambiasse in realtà! Quanto
stimerei ricevere i suoi consigli dalle sue labbra! Quanto
conforto e consolazione ne avrei, aprendole tutto il cuore!
Come sento la lontananza dei Superiori! Le poche lettere
che mi arrivano, no; non mi bastano a riempire il vuoto del
iore. Venga adunque a trovare i suoi figli d'America.....

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356
- I I I Tutto di Don BOSCO
Venga a portarci la benedizione del nostro veneratissimo
Padre Don Bosco. Venga per vedere coi suoi occhi il bene
da farsi, i bisogni pressanti, e i pericoli. Venga a dirigerci
per poco tempo; il bene della Congregazione e la maggior
gloria di Dio richiamano qui la sua presenza >>.
E Don Rua gli rispondeva: (<Chi sa che da un momento
all'altro non possa venire a visitarvi!..... n.
La salute di Don Bosco non permise che potesse allon-
tanarsi. Compi vari viaggi per esaminare le proposte di nuove
fondazioni salesiane, tornò in Francia per presiedere il Ca-
pitolo Ispettoriale; ma non potè pensare di intraprendere
un viaggio così lungo, come quello al Sud America, al Bra-
sile, all'uruguay, all'Argentina; sebbene quei viaggi egli li
compisse ogni giorno, chè ogni giorno si portava col pen-
siero a tutte le case salesiane mentre la sua preghiera si le-
vava al cielo, perchè in tutte si vivesse esemplarmente dello
spirito di Don Bosco.
- V Sempre al suo fianco
SEMPRE AL SUO FIANCO
- ccompagna Don Bosco a Barcellona. Impara in pochi giorni a parlar
lo spagnuolo. - Il racconto del viaggio nel Processo Infoumativo per
la Beatificazione di Don Bosco. - Benedice, in nome di Don Bosco,
un bu/nbirto ntoribo?zdo, e pesti guarisce. - Dupante il ritorno dalla
Spagna. - Per la prima fondazione delle Figlie di Maria Ausilia-
hice nella Spagna. - Presiede il Capitolo Generale a Nizza Mon-
- ferrato. Patemi ammonimenti ai Salesiani dopo il IV Capitolo
Generale. - u Ubbidienza, carità, e povertà T> erano le uirtù che ri-
splendevano nel Vicario di Don Bosco. - Modello di raccoglimento
- e di devozione. Don Bosco va01intitolata la nuova casa di Foglixzo
- Canavese a S . Michele, in omaggio al Servo di Dio. Accompagna
Don Bosco nell'ultimo viaggio q Roma. - Sviene per la stanchezza,
mentre si prepara a celetvme. - << Che cosa desiderate, brav't~omo?>>.
- « Oh! continuate nell'opera incomnciata: mantenete in va' 10 spi-
- ito del Fondatore! a. cc In qwsto, chi ci ha dato cattivo esempio
Bosco!». - Tornato a Torino, tiene conferenza ai Cooperatmi
ilia di Maria Ausiliatrice. - Purtroppo il giorno si avzGcina!...
Nel 1886 Don Bosco fece l'ultimo viaggio all'Estero. Par-
iva da Torino per San Pier d'Arena il 12 marzo, e il 13 si.
recava a Genova, il 16 proseguiva per Varazze, i1 17 era ad
lassio, il zo a Nizza Marittima, il 31 a Marsiglia; dove,
raggiungeva Don Rua, per accompagnarlo a
o alle pressanti istanze di molti benefattori, certo
mpiere la volontà di Dio, benchè sempre più malandato

21.4 Page 204

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358
- III Tutto di Don Bosco
in salute, si decise a spingersi fin nella Spagna, e volle a
compagno Don Rua.
E il 3 aprile Don Viglietti scriveva da Marsiglia: « Sono
due giorni che Don Rua si è posto a studiare, o meglio a
leggere l'opera del Vescovo di Milo: "Don Bosco y su Obra,,;
e già parla lo spagnolo, benchè con qualche difficoltà. Prima
di essere a Barcellona, conoscerà certamente questa lingua s.
Don Francesia dice, che <isi prowide una grammati-
chetta da tre soldi, edizione Sonzogno, e nell'ultima setti-
mana e poi lungo il viaggio vi si esercitò, leggendo anche la
traduzione del De Imitatione Christi in quella lingua, co-
sicchè, quando ai confini cambiò vaporiera, cambiò pure la
lingua...
Era forse la prima volta, che aveva fatto una novità
senza avvisare Don Bosco? Questo è certo che Don Bosco
ne stupì, quando l'ascoltò parlare speditamente lo spagnolo.
I1 buon Padre dapprima sorrise, e poi volle informarsi, se
ne avesse apprese soltanto alcune frasi.
- Oh! Don Bosco, m'ingegno come so e posso, ma
certo che ne so poco!
»- Bravo! Bravo! questo mi toglierà da molti imbrogli.
n Egli diceva che ne sapeva poco, ma quasi quasi nes-
suno s'accorgeva che faceva in quella lingua i primi espe-
rimenti a (I).
Questo è certo che egli parlò ripetutamente in castigliano
agli alunni di Sarrià, e predicò anche, e potè rendere a Don
Bosco segnalati servizi.
Anche Don Celestino Durando, che, fungendo da pre-
fetto generale, inviava alle case alcune relazioni sul viaggio
di Don Bosco a Barcellona, in quella del 5 maggio scriveva:
<i Non bisogna che io dimentichi di darvi notizie eziandio
dell'amatissimo Don Rua, che in tutto il tempo della dimora
di Don Bosco nella Spagna gli fu vero Vicario e sostegno,
in mezzo a tante e svariate occupazioni; nessuna fatica, nes-
sun lavoro lo affrange. Ma ciò che potrà riuscire di meraviglia
ad alcuno, sarà il sapere che a numerosa udienza egli ha
(I) Cfr.: Don IMichele Rua, pag. 101.
- V Sempre al suo fianco
359
predicato in lingua spagnola, nella nostra chiesa di Sarrià)).
E lo stesso Servo di Dio, fin dal 9 aprile, il giorno dopo
l'arrivo a Barcellona, scriveva all'Oratorio:
M u y querido Don Bonetti: En e1 viaje yo pude leer al amado Padre
nuestro la historia del Oratorio. E1 ha sido mucho severo, y me sugaw
varias mod<ficaciones,coma tll encontrarlis en las estampas; entre otras
la de suprimir e1 nombre y hasta la inicial del Professar qcre vino a visi-
tarnos, y la histo~iade la mz~ertede Farini y de Cavour. Oh! guarda!
sono tanto avvezzo a parlare in castigliano, che q~lasinon m'accor-
geva che scriveva in questa lingua a te, che, malgrado la tua visita
a questa città, non hai potuto prender molta pratica della lingua,
essendo stata assai breve. Per non farti perder tempo, continuerò in
italiano.
» Da' ancor tu una scorsa a queste bozze; e, qualora io avessi
lasciato sfuggir qiialche cosa, che non fosse in conformità delle in-
trodotte modificazioni, la ritoccherai.
» Il nostro viaggio, fin qui, fu abbastanza buono, la Dio mercè.
Don Bosco giunse qua assai stanco; ma stamane sembra essere a
posto, avendo potuto riposar bene la notte. Non m'intrattengo ulte-
riormente sul viaggio, essendo, questo, compito del caro Viglietti,
che, a dirtelo in confidenza, non solo fa bene riguardo al nostro caro
PDaedarge,ramtiaas!s.e..mbra per lui una vera provvidenza; e anche di questo
H Dios bendiga a todos vosottos y asista a tu aff. amigo y hermano
a J . Ch. P. Miguel Rua 1).
Ecco una delle poche volte (non sappiamo, se si possano
contar sulle dita) che il Servo di Dio amabilmente scherzò
nella corrispondenza!
Ed ecco le interessanti notizie, che egli stesso dava di
questo viaggio nel Processo dell'ordinario per la Causa di
Beatificazione e Canonizzazione di Don Bosco; ci è caro il
poterci trovare accanto a lui e a Don Bosco, anche solo in
4 All'arrivare a Barcellona trovammo alla stazione ferro-
viaria un'immensa folla di popolo, che attendeva ansiosa di
vedere il personaggio, della cui santità era precorsa la fama.
Impazienti gli chiesero la benedizione. Rimasi maggiormente
meravigliato, allorchè, uscendo dalla stazione, scorsi una
di vetture di galaadelle più distinte famiglie,
lde della città e del Governatore stesso, rap-

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360
111 - Tt~tfodi Don Bosco
presentante della Regina; i quali tutti eran venuti per acco-
gliere con maggior rispetto ed onore il povero Don Bosco.
Recatosi presso la signora Donna Dorotea, principale bene-
fattrice della casa, assistette alla santa Messa, che io celebrai,
dolente di non poterla celebrare egli stesso, perchè avendo
sare la notte sul convoglio nello stato di salute
in cui si trovava, non aveva potuto osservare il
>)Recatosinel pomeriggio a Sarrià, vi trovammo le vie
gente nei pressi della nostra casa; persino sugli
anvi parecchi giovani, che stavano attendendo colui,
che per fama già conoscevano grande amico della gioventù.
o Da quel giorno cominciò una specie di pellegrinaggio
da Barcellona e da molte altre città della Spagna, per vedere
Don Bosco. I convogli, che ogni mezz'ora venivano da Bar-
cellona, erano sempre rigurgitanti di gente, attratta dalla
fama della sua santità. Le udienze cominciavano verso le
otto del mattino, e duravano ordinariamente fino alla sera
alle sette, con breve interruzione a mezzodì. Non si lasciava
più di un minuto a ciascuno per trattenersi con lui; tuttavia,
la folla non cessava, se non nell'awicinarsi della notte. Cre-
devo nei primi giorni che tal concorso sarebbe durato per la
prima settimana; all'opposto, andò talmente crescendo, che,
dopo la terza settimana, non era più possibile far passare
tutti, ed allora dovevamo pregare la folla di riunirsi in cor-
tile, chè Don Bosco li avrebbe benedetti dal balcone. E così
si dovette fare per parecchi giorni, prima della partenza da
>)è da credere che fosse solamente i1 popolino, che
si desse tanta premura per veder Don Bosco, e trattenersi
con lui e implorar benedizioni; ma erano persone della più
distinta nobiltà di Spagna. Erano i
Vescovi, coi dignitari delle città e
più
del
ccleelreob..r.i
scrittori,
erano
Gli furono anche presentati molti infermi e parecchi
indemoniati per ottenere colla sua benedizione la guarigione.
Era unicamente la fama di sua santità, che metteva in moto
tanta gente per venirlo a vedere...n.
A Barceilona, il Servo di Dio trattò vari importanti
V - Sempre al suo fianco
361
affari e ricevette famiglie e persone, che volevano parlar
con Don Bosco, e non potevano esser da lui ricevute.
Un giorno venne portato a Don Bosco un bambino, spe-
dito dai medici, e quasi in fin di vita. Stanco ed impedito di
dare udienze, udita la cosa, disse che lo facessero benedire
da Don Rua; ed alla benedizione di Don Rua il bimbo mo-
ribondo guarì all'istante. I1 fatto parve allora una naturale
conseguenza della santità del Maestro, cui venne ascritto il
prodigio; ma, fin d'allora, la voce pubblica nell'Oratorio lo
ripeteva con grande ammirazione, anche a prova della san-
tità del Discepolo, ed a conferma delle parole, tante volte
r i ~ e t u t eda Don Bosco: - Don Rua, se volesse, -potrebbe far
miracoii!
« Nell'attraversare la Francia per tornare a Torino -
prosegue Don Rua, - fui spettatore di varie scene commo-
venti... A Montpellier, a Valenza, a Grenoble, dove si fermò
qualche poco, una moltitudine innumerevole di persone si
affollava per vederlo, prostrandosi molti al suo passaggio per
chiedergli la benedizione. Ed io, come gia a Parigi, dovevo
stare attento, affinchè non gli frastagliassero gli abiti, per
avere delle reliquie...
» Awenne talvolta che gli furono cambiati il cappello,
il soprabito, e varie volte si dovette da pie persone prowe-
... dergli la sottana, essendo stata resa inservibile quella che
aveva indosso, appunto dalla divozione dei fedeli
> F u anche in questo tragitto, che lo vidi assoggettato
ad una pia flagellazione. Ciò avvenne specialmente, a Gre-
noble, dove nell'entrare e nell'uscire di chiesa dovemmo in
quattro circondarlo, per poterlo fare avanzare sino all'altare
e impedire che fosse schiacciato dalla folla. Questa, non po-
tendo più toccargli la mano e la veste, perchè da noi circon-
dato, si mise colle corone del Rosario a cercar di toccarlo,
producendo così una tempesta di colpi, sebben leggeri, sulle
spalle, sul collo, sulla testa, sulle braccia... )).
A Montpellier Don Bosco celebrò nella cattedrale. Al
elo il Vicario Generale della città raccomandò un'ele-
na in favore delle Opere Salesiane; e Don Rua, insieme
con Don Viglietti, andò in giro per il tempio a raccoglier le

21.6 Page 206

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362
- III Tutto di iìon BOSCO
offerte, ripetendo ad ogni oblatore, per suggerimento di Don
Bosco: - Che Iddio ve la reada!
A Valenza, 1'11 maggio tenne conferenza il nostro Servo
di Dio, raccontando la storia dell'oratorio; e, disceso dal
pulpito, si recò nuovamente, con Don Viglietti, a raccoglier
le offerte; e all'indomani, dopo Ia messa di Don Bosco, si
presentò alla balaustrata, e per oltre mezz'ora distribuì alla
folla medaglie di Maria Ausiliatrice.
Il viaggio di Don Bosco a BarceIlona accese in Donna
Dorotea il desiderio di aver anche le Figlie di Maria Ausi-
liatrice, alle quali ella proponeva di affidare, per allora, la
cura della guardaroba del1'Istituto salesiano. E Don Rua,
in data 21 luglio 1886, rispondeva alla caritatevole signora,
che le Figlie di Maria Ausiliatrice eran pronte a recarsi nella
Spagna, ma sembravagli conveniente che si dedicassero subito
a lavorare a pro' delle figlie del popolo in qualche Oratorio
festivo, o in qualche scuola, o sala di lavorb. E Donna Do-
rotea trovò la casa conveniente, e proprio quella che Don
Bosco aveva già additato in modo prodigioso; e nell'ottobre
di quell'anno si aperse il nuovo istituto (I).
Dopo la partenza di Mons. Cagliero per l'America, il
Servo di Dio era stato nuovamente incaricato della direzione
generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice; e nel mese di
agosto si recava a Nizza Monferrato per presiedere il loro
Capitolo Generale, nel quale ebbero luogo le rielezioni delle
Superiore e tutte le religiose restarono altamente edificate,
non meno della sua presenza, che della sua parola.
Al principio di settembre ebbe luogo anche il TV Capi-
tolo Generale della Società. La prima adunanza si tenne
nell'antica cappella di Valsalice: e fu uno spettacolo commo-
vente. Don Bosco era assiso in mezzo al presbiterio, circon-
dato dal Capitolo Superiore, che scadeva. Don Rua parlò
( I ) Donna Dorotea de Chopitea de Villòta "ed. de Seria nacque il + giu-
gno 1816 in Santiago (Cile) e mori, ricca di virtiz e dj opere buone, a Barcellana
il 4 aprile 1891,in concetto di eminente santità. Don Bosco fu lieto di vederla
di presenza prima di morire, ma l'aveva conosciuta, in modo prodigioso, anni
prima. S'k già iniziato il Processo dell'ordinario nella Curia Vescovile di Bar-
cellona per promuovere la Causa di Beatificazione e Canonizzazione di que-
st'insigne modello di sposa, di madre, c di cooperatrice salesiana.
-V Sempre al suo fianco
303
in sua vece. Si venne alle elezioni dei singoli membri, ad
eccezione del Rettor Maggiore, essendo a vita, e del Vicario,
che era ad nutum del Rettor Maggiore; e in fine si lesse un
indirizzo, col quale, in nome di tutti, si dava a Don Bosco
piena facoltà di confermare o cangiare le elezioni fatte, come
meglio avesse giudicato in Dotfzino. L'amatissimo Fondatore
ringraziò gli adunati per quell'atto di fiducia; e, in data 21
novembre, dando conto dell'esito del Capitolo, faceva ai Sa-
lesiani queste ultime, indimenticabili raccomandazioni:
a Riguardiamo i nostri Snperioii, come fratelli, anxi come padri
amorosi, che null'altro desiderano che la gloria di Dio, la salvezza
delle anime, il nostro bene e i1 buon andamento della nostra Società.
Ravvisiamo in essi i rappresentanti di Dio stesso, aln'tuandoci a consi-
deume le loro disposizioni, come manifestazioni della dieina volontà.
E se qualche volta avverrà, clie dieno ordini non conformi ai nostri
desideri, non rifiutiamoci perciò dall'obbedienza. Pensiamo, che anche
a loro torna penoso il comandare cose gravi e spiacevoli, e ciò fanno,
solo perchè riconoscono tali ordini come richiesti dal buon andamento
delle cose, dalla gloria di Dio, e dal bene del prossimo. Si faccia per-
tanto volentieri sacrificio dei propri gusti e delle proprie comodità
per sì nobile fine; e si pensi, che tanto pid sarà meritoria presso DIOla
nostra obbedienza, guanto t pii, grande il sacrtjieio clre facciamo ncll'ese-
guirla.
>) Guardiamoci poi, o miei cari figliuoli, dal cadere nel grave difetto
della mormorazione, che è tanto contraria alla carità, odiosa a Dio e
dannosa alla comunità. Fuggiamo la mormorazione riguardo a qual-
siasi persona; fuggiamola specialmente riguardo ai nostri confratelli,
soprattutto se superiori. I1 mormoratore, come dice la Sacra Scrittura,
semina la discordia, porta la tristezza e il malumore dove regnerebbe
la pace, l'allegria, insieme con la carità. Procuriamo perciò con l'ub-
bidienza, rispetto ed affezione, di portarci in modo che, come dice
S. Paolo, i Superiori cum gaudio Foc faciant et non gemntes ( I ) , con
gaudio abbiano essi a fare I'ufficio loro, e non sospirando.
>) Ma l'ubbidienza e la carità non sono le sole cose che desidero
raccomandarvi in questa circostanza; una terza cosa mi preme ,anche
assai, ed è l'osseruunxa persevernnte del voto di povertà. Ricmdzamoci,
o miei cari hliuoli, che da questa osseuvanxa dipende iiz massima parte
il benessere della nostra Pia Società e il urnztaggio dell'anima nostra.
La Divina Pmvvidenzn ci ha fnoua aiutato, e, diciamolo pure, in modo
st~aordinario,in tutti i nostri bisogni. Questo aiuto, siamo certi, vor?à
continuarcelo anche in avvenire, pm l'intercessione di Maria S S . AI&-
(I) Hebi. X V I I , ~ I ~ .

21.7 Page 207

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364
- 111 Tutto di Don Bosco
liatrice, che n' ha sempre fatto da Madie. Ma questo non toglie, che
dobbiamo usare, dal canto nostro, tutta quanta la diligenza, nel
diminuire le spese, ovunque si possa, come nel fare risparmio nelle
prowiste, nei viaggi, nelle costruzioni, e, in generale, in tutto quello
che non è necessario. Credo, anzi, o miei cari, che per questo noi ne
abbiamo un dovere particolare, e innanzi alla Divina Prowidenza,
e innanzi ai nostri benefattoii...
o I l Signore, siatene persuasi, non nianclierà di benedire lavganzente
la nostra fedeltà ed esatteaaa nell'ossemanza d i questi tre punti d i tanta
importanza, quali sono I'ztbbidienza, la c m t à , la povovtà 1).
C Ubbidienza, carità e povertà I), ecco le ultime raccoman-
dazioni di Don Bosco, e levirtù che maggiormente risplen-
dettero in Don Rua, Vicario Generale, e in tutta la vita. Ub-
bidienza a piena v, come abbiam veduto che la concepiva il
Servo di Dio, carità con tutti, e povertà assoluta.
L'abbiamo ancor negli occhi, quando, dopo aver cele-
brato, nell'andare a prendere un po' d'acqua calda con uno
o due cucchiaini di cacao, attraversava il cortile, frettoloso e
raccolto, con le mani entro le maniche della veste e lo sguardo
a terra, per vedere se c'era qualche cosa smarrita dagli alunni,
... massime nei giorni che si faceva loro dispensa di carta,
pennini, lucido, sapone, e più volte l'abbiam veduto chi-
narsi agilmente e raccogliere un pezzetto di pane e metterlo
in saccoccia, altre volte un pennino nuovo, e continuando a
camminare frettoloso, mostrarlo un momento a quelli che
incontrava, dicendo: - Ecco! che ho trovato da scrivere per
alcuni mesi! - Un pennino gli bastava davvero anche quat-
tro e cinque mesi!
Povertà ed osservanza esemplare in ogni minima cosa.
« I primi mesi - ricorda Don Antonio Dones - che io,
chierichetto, mi trovava alllOratorio, messo da Don Bosco
stesso nella sua anticamera, in aiuto ai due segretati Don
Viglietti e Don Festa, il signor Don Rua più d'una volta mi
pregò di portare dai sarti o dai calzolai, vesti o scarpc sue da
rattoppare, dicendomi di passare dal prefetto per farmi fare
il biglietto. Osservando che sarebbe bastato un suo biglietto
e che non occorreva quello del Prefetto, essendo egli Vicario
di Don Bosco e quindi superiore a tutti nella casa: - No,
mi rispondeva, !I solo il prefetto che pub dar ordini nei la-
V - Senape al suo fianco
boratori. - Ed io taceva, ammirando la sria granse umilth
E quanta esemplarità e fervore per le pratiche religiose!
Come aveva trovato il tempo più conveniente per la medi-
tazione quotidiana in comune, nel 1886 riuscì anche a radu-
nare, ogni sera, nel coro di Maria Ausiliatrice i confratelli
che non avevano impegni con gli alunni, per la recita delle
preghiere e indirizzare loro una buona parola, con grande
soddisfazione di Don Bosco.
La mattina del 23 febbraio 1887, il terremoto, che fece
gravi danni specialmente in Liguria, si fece sentire anche a
Torino. Era l'ora della meditazione in comune nel coro di
M. Ausiliatrice. <ID'un tratto - scrive Don Alessandro Lu-
chelli - ci sentiamo traballare la terra sotto i piedi; un or-
rendo frastuono di mille cose violentemente scosse e urtan-
tisi assieme ci ferisce l'oreccl~io; pareva che un immane
igante avesse serrata fra le sue braccia di ferro la chiesa, e
volesse mandarla in subbisso. il terremoto! il terremoto! si
grida; e tutti, allibiti dallo spavento, si fugge all'impazzata
fuori della chiesa, si esce nel cortile, e gli occhi si fissano
spauriti sulla cupola, quasi aspettando da un momento al-
l'altro di vederla minare su se stessa. Ma il panico durò
pochissimo. Brevi istanti bastarono a rassicurarci comple-
tamente, che il terremoto non aveva recato nessun danno
alla chiesa. Si ritorna in coro, ed ecco Don Rua! Egli solo
non si era mosso; egli era rimasto là al suo solito posto, nel
suo atteggiamento consueto. Non aveva avvertito nulla? Non
credo. Forse aveva compreso che era escluso il pericolo? Io
non so; una cosa però era certa, e tutti avevano potuto con-
rla, che Don Rua, anche in quel terribile frangente, non
a interrotto la sua preghiera ».
Chi sa quante volte Don Bosco dovette ricordare i primi
incontri col giovane alunno dei Fratelli delle Scuole Cri-
tiane, quando gli chiedeva una medaglia o un'immagine;
d egli col noto gesto, gli rispondeva che... un giorno avrebbe
tto con lui a metà! L'infaticabile Apostolo non poteva più
pportare nessuna fatica, ed avrebbe voluto ritirarsi del
tto; ma lo trattenne il pensiero che il prestigio, onde il

21.8 Page 208

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366
... 111- Tutto di Don-:Bosco
Signore aveva rivestito il suo nome in ogni parte, poteva
ancora attirare in abbondanza i mezzi necessari per il man-
tenimento e lo sviluppo dell'opera Salesiana, e che Don Rua
avrebbe diligentemente compiuto tutto quello che c'era da
fare. E in verità il Servo di Dio, nel silenzio e nel nascondi-
mento, assolveva ogni dovere.
Nell'autunno del 1886 si aperse una nuova casa per la
formazione di nuovo personale, e precisamente per gli aspi-
ranti al sacerdozio, a Foglizzo Canavese. Don Bosco si recò
ad inaugurarla il 4 novembre, ed in omaggio al suo degno
Vicario la volle intitolata Casa S. Michele (I).
Al principio del nuovo anno Don Bosco si convinse che
la salute non gli avrebbe più permesso di recarsi in Francia
come avrebbe ancora desiderato, ma non rinunziò di recarsi
a Roma per l'inaugurazione del tempio del Sacro Cuore di
Gesù al Castro Pretorio, e ve l'accompagnò, insieme con Don
Viglietti, Don Rua. Era giusto che chi gli era stato degno
compagno nella prima visita all'eterna città, ve l'accompa-
gnasse anche l'ultima volta!
Partirono il 20 aprile, e dopo brevi tappe a San Pier
d'Arena, alla Spezia, a Pisa, a Firenze, ad Arezzo, il 30
giungevano a Roma. Don Bosco vi si recava soprattutto
per vedere ancora una volta il Vicario di Gesù Cristo, e
ricevere la sua benedizione.
(iSia per l'età, che per il lungo viaggio e le continue fa-
tiche - scrive Don Bartolomeo Gaido- Don Bosco appariva
assai stanco e spossato. meno stanco si vedeva il povero
Don Rua. I1 lavoro continuo di una corrispondenza straor-
dinaria da sbrigare ricordo che lo teneva occupatissimo non
solo l'intera giornata, ma parte pure della notte. Nondimeno
fedele, fin dalla prima mattina del suo arrivo, alla sua regola,
scese per tempissimo in sacrestia per celebrare. Ma per
quanta violenza si facesse e tentasse di dissimularlo, regge-
vasi a stento in piedi; ed appena postosi ginocchioni per la
preparazione alla S. Messa, si sentì venir meno. Se ne ac-
(I) La casa di Foglizzo Canavese venne santificata, fin dal primo anno, dal
Servo di Dio Don Andrea Beitramz, che vi ricevette da Don Bosco la veste
ecclesiastica.
V - Sempre al suo fianco
367
orse il sacrestano Giuseppe Goniiella di Carmagnola, che
'to accorse a sostenerlo, affinchè non cadesse in terra;
sollevò, e meglio che potè, lo accompagnò, o quasi lo
sportò in camera, dove, appena arrivato, svenne. I1 sacre-
ano chiese in aiuto un salesiano: - D'Archiuo, D'Archino,
nga presto a soccorrere Don Rua che è svenuto! - Questi,
ù che correre, volò dal sig. Don Rua, che trovò immobile
muto e d'un colore cadaverico. Adagiatolo sul letto,.corse
cucina, prese dell'aceto potente, glielo fece odorare, e gli
gnò con esso la fronte, i polsi e le mani. Ciò fatto si affrettò
recarsi da Don Bosco per informarlo dell'accaduto. Don
.osco si trovava nella camera attigua e stava celebrando la
Messa all'altare di una piccola cappella, racchiusa in un
rande. ed elegante armadio, già proprietà di un Eminentis-
Mentre fa per accostarsi a Don Bosco, una candela
a appiccato il fuoco all'altarino, ove Don Bosco cele-
ava; e vedendo il fuoco propagarsi rapidamente al soffitto
l'altare, coperto di velluto rosso, invece di comunicare a
n Bosco ciò che era capitato a Don Rua: " Si scansi un
omento ;,disse D'Archino a Don Bosco, e spense il fuoco.
on Bosco continuò a celebrare devotamente, come se nulla
accaduto; ed anche Don Rua, di a poco, si riebbe e,
aziati con riconoscenza coloro che gli erano attorno, li
edò perchè potessero recarsi alle loro occupazioni; e
pochi minuti scese nuovamente in chiesa per celebrare.
> - Probabilmente, diceva il Servo di Dio, causa dello
imento fu una tazza di caffè, presa ieri durante il viaggio.
E tale fu il lavoro delle udienze e sì grande la spossa-
e1 povero Don Bosco, che non poteva quasi mai uscir
, per fare o restituire le visite. Venivano a trovarlo per-
i tutte le condizioni sociali: Cardinali, Principi e Prin-
e, ecclesiastici e secolari, nobili e persone del popolo.
nne anche un uomo, vestito poveramente, che cainmi-
le stampelle, o grucce. Salendo la scala che condu-
camera di Don Bosco, ebbe la fortuna d'incontrarsi
Rua, il quale lo interrogò:
he cosa desiderate, brav'uomo?

21.9 Page 209

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368
l
III - Tutto di Don Rosco
o - Voglio parlare con Don Bosco.
)>- Si potrebbe sapere di che cosa si tratta?
- )> Ciò che debbo dire, lo dirò solo a Don Bosco.
3) Un altro (il segretario in quel 'momento era assente)
lo avrebbe tenuto forse in poco conto, dando preferenze a
persone nobili e vestite elegantemente. Don Rua, invece,
pieno di carità, andò da Don Bosco e lo pregò di ascoltare
quel pover'uomo, zoppo e cencioso, che chiedeva di parlargli,
e fu subito soddisfatto.
o Uscito che fu dall'udienza, Don Bosco ebbe a dire che
quel poveretto delle stampelle gli aveva portato un'elemo-
sina, assai più grande di quelle che gli avevano fin allora
portato i Principi Romani..... D.
Quando nel 1887 si recò a Roma da me accompagnato,
-depose il Servo di Dio - non eran più solamente gli indi-
vidui o le famiglie particolari, che cercassero la sua benedi-
... zione, ma erano le comunità religiose, i vari seminari e i
corpi morali, attratti dalla fama di sua santità, per avere
la fortuna di vederlo, d'implorare le sue preghiere ed essere
da lui benedetti )>.
Anche l'udienza, concessa da Leone XIII a Don Bosco
e al Servo di Dio, fu memoranda.
I1 nuovo tempio venne consacrato il 14 maggio dal Car-
dinale Parrocchi, Protettore dei Salesiani; e la sera avanti
Don Bosco era ricevuto dall'immortale Pontefice, che lo
trattò con venerazione singolare.
In fine venne ammesso alla presenza del S. Padre anche
Don Rua.
- Ah voi siete Don Rua, il Vicario della Congregazione!
Bene, bene. Sento che fin da ragazzo foste allevato da Don
Bosco. Oh continuate, continuate nell'opera incominciata, e man-
tenete in voi lo spirito del Fondatore!
- Oh si, Santo Padre, rispose Don Rua; noi speriamo
con la vostra benedizione di poter fino all'ultimo respiro spen-
dere la vita per quell'opera, alla quale ci siamo dati fin da
fanciulli.
Venne quindi presentato il segretario; e il discorso cadde
sul lavoro dei Salesiani. Don Bosco osservava come non oc-
V - Sempre al suo fianco
369
rresse inculcare ai suoi figli il lavoro, ma piuttosto la mo-
- Oh si, osservò il Papa, in tutto ci vuole moderazione;
orpo esige il debito riposo.
- Padre Santo, interloquì Don Rua; noi siamo disposti
obbedirla: ma sappia Vostra Santità che, in questo, chi
ha dato cattivo esempio, è Don Bosco medesimo.
Si rise un poco. I1 Servo di Dio chiese un indulto per
cilitare le pratiche d'accettazione di nuovi membri nella
; ed il Santo Padre gli raccomandò vivamente l'in-
to delle Missioni della Patagonia.
Il 16 maggio Don Bosco celebrò all'altare di Maria Ausi-
rice nel nuovo Tempio, interrotto più volte da profonda
ommozione. Gli era tornata davanti la scena che gli era
<< sogno )) dai 9 ai IO anni. << A suo tempo tutto
renderai! )) gli aveva detto la Vergine;... e, dopo 62 anni,
'le pastore110 dei Becchi, comprendeva che la Missione,
dalla fanciullezza gli avevano affidato Nostro Signore
la Vergine Madre, aveva avuto, con l'erezione del Tem-
o del Sacro Cuore di Gesù nel centro della Cristianità, ad
vito del Sommo Pontefice, la sanzione più solenne.
L'opera sua personale era ultimata, e la partenza per
eternità imminente.
La sera del 20 maggio, di ritorno a Torino, volle prostrarsi
piedi di Maria Ausiliatrice e ricevere la benedizione eu-
ristica, impartita da Don Rua.
Questi tenne la conferenza ai Cooperatori, la vigilia della
ennità titolare del Santuario, alla presenza del Fondatore
in suo nome. a Rèduci - disse - dalla città eterna, dove
bbiamo entusiasticamente ripetuto: Sanctificavi locum istum,
t permaneant oculi mei et cor meum ibi cunctis diebus, voi desi-
erate certamente sentire notizie di quell'impresa; ed io son
ui ad appagarvi. Voi sapete, come ingrandendosi la città
Roma era necessario fabbricare una chiesa al Castro Pre-
rio. Pio IX regalò il terreno, Leone XIII caldeggiò I'im-
resa e l'affidò a Don Bosco. C'era anche urgente bisogno di
rowedere a tanta povera gioventù; e si ampliò il disegno
ella chiesa, e si acquistò nuovo terreno, e s'intrapresero i
- Vita del Servo di Dio Michele Ruo. Vol. I.

21.10 Page 210

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370
- III Tetro di D a Bosco
lavori anche di una parte dell'Ospizio. I1 Santo Padre assunse
per suo conto la facciata del tempio; ma un generoso patri-
zio di questa città, conoscendo le strettezze del Papa, pro-
pose la
Tempio
fèelsictaetoidseoalednineumnenvtoetodendaizciaoton.a.l.e.LaEdpaortrea
il nuovo
musicale,
per espresso desiderio di Don Bosco, venne eseguita dai
cantori dell'oratorio: e furono cinque giorni di feste solenni,
con conferenze in varie lingue. Ma i lavori della chiesa non
sono ancor compiuti..... o.
E qui, ricordando la raccomandazione di Leone XIII,
prendeva a parlare anche dei bisogni delle Missioni della
Patagonia:
4 Ecco pertanto ciò che io vengo a raccomandare alla
vostra carità: il compimento della chiesa del Sacro Cuore e
le Missioni della Patagonia. Dovendosi nel prossimo set-
tembre fare una nuova spedizione di Missionari, non sto a
ripetervi tante raccomandazioni; vi dirò solo che al giorno
del giudizio, il Signore vi chiederà conto di tante anime,
che avreste potuto salvare colle vostre offerte! E che varrebbe
professare verbalmente la nostra santa Religione e non usar
la carità? Quid proderit, dice S. Giacomo Apostolo, si $dem
quis dicat se habwe, opera autem non habeat? Numquid poterit
friidmesprsoavlevraor.e..
eum?
>>.
Ah!
che
non
abbiamo a
meritarci
tanto
Durante la conferenza, Don Bosco era in cwnu evangelzà'
accanto a Mons. Leto, e la folla devota, awinta dalla parola
del conferenziere, ora rivolgeva lo sguardo a lui, ora a Don
Bosco, con egual riverenza, benedicendo indubbiamente il
Signore, che in un modo così evidente vegliava sull'opera
Salesiana.
La devota moltitudine circondò Don Bosco dopo la fun-
zione, e l'Uomo di Dio impiegò più di mezz'ora per attra-
versare le sacrestie, e circa un'ora per recarsi dalla sacrestia
ai piedi della scala e tornar in camera; tanti eran quelli che
volevano avvicinarlo e baciargli la mano. Era sfinito in tutta
la persona! Non aveva indebolite solamente le gambe, ma
recava anche sul volto un'espressione di sfinitezza che impres-
sionava quanti lo avvicinavano, benchè cercasse, com'era
V - Sempre al suo $anca
371
solito, di dire una buona parola a tutti, e di salutar tutti
amabilmente, con quella grazia e carità evangelica, che aveva
rapito tante moltitudini nei suoi viaggi apostolici.
Il giorno che l'avremmo veduto mandar l'ultimo respiro
purtroppo s'awicinava, e chi n'era impressionato più di
tutti era il Servo di Dio, che sempre gli stava affettuosa-
mente al fianco.

22 Pages 211-220

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22.1 Page 211

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III - Tzrtto di Don Bosco
NE RACCOGLIE L'ULTIMO RESPIRO
- Il pensiero dominante di Don Rua. Sua parola d'ordine agli ex-allievi:
(I Ovunque sard,voglio che veda in me un vero&Zio di Don Bosco! >>.
- Saluta novecento pellegrini francesi. - Accompagna Don Bosco
a Foglizzo Canavese: E Un altr'anno io non verrd più: ma verrà
Don Rua i>. - Tiene il discorso alla vesfizione chiericale del PrinnPe
Augusto Cxartoryski: <iÈpresto detto abbandonare il mondo, ma
- d cosa assai diffile a farsi!)). (1 Meglio non avrebbe parlato Don
- Bosco! ». Cresce sempre il suo lavoro. - Come sta al fianco di Dmc
- Bosco, che si avvia rapidamente alla tomba. La festa dell'lmmaco-
lata all'Oratorio. - Con le lacrime agli occhi provvede alle ultime dispo-
- sizioni testamentarie del Padre. - Don Bosco vuole il S. Viatico.
(I Raccomando ai Salesiani la divozione a iMar;a Ausiliatrice e la
- - frequente Comunione». Ultimi intimi colloqui con Don Bosco.
Ultime speranze svanite. - Incertezze per la successione. - Alza la
- destra paralizzata del morente, ed invoca la benedizione di Maria
Ausiliatrice su tutti i Salesiani... a Consoliamoci: se abbiamo per-
duto un Padre sulla terra, abbiamo acquistato un protettore in
d o ; e noi dimostriamoci degni di Lui, seguendo i sum santi esempi! ».
- (I Chi deve prendere le disposizioni per i funevali?! ... r).
I1 pensiero dominante di Don Rua era il rapido appros-
simarsi dell'ultimo giorno di Don Bosco. Omai ne aveva
troppe prove. Prima che l'accompagnasse l'ultima volta a
Roma, l'aveva udito ripetere al letto della contessa Gabriella
Corsi, insigne benefattrice: - Ah! signora contessa! Lei mi
manca di parola; mi aveva promesso di tenere allegri i miei
V I - Ne raccoglie l'ultimo respiro
giovani nel giorno del mio giubileo sacerdotale! Lei manca di
parola, e mancherò anch'io!
!&
Ricordava come avesse insistito tanto perchè il tempio
del S. Cuore si consacrasse in quella primavera: (( Perchè
se verrà consecrato più tardi, io non lo vedrò più! D.
Ricordava come avesse detto a tutti che quella era l'ul-
tima sua visita all'alma città, 6 e dalle comunità religiose e
dalle famiglie private, che venivano a fargli visite, prendeva
congedo definitivo, dando loro l'appuntamento per il pa-
radiso. E per quanto si dicesse che si sperava di vederlo
ancora, egli diceva: - Sì, lo spero, ci rivedremo in paradiso! D.
Eppure bisognava sentire con qual sicurezza si parlava
delle feste che si sarebbero fatte nell'oratorio per la Messa
d'oro di Don Bosco! Anche un coro di Patagoni avrebbe
preso parte alle esecuzioni musicali!..... Le grazie continue
1
i1
che Maria Ausiliatrice elargiva ed aveva elargito al fedelis-
simo Servo, parevano una garanzia infallibile alle comuni
speranze. Ma i1 Signore aveva stabilito diversamente. Don
i
Bosco lo sapeva, e lo sapeva anche Don Rua, e bisognava
i
che dissimulassero, per non gettar lo sgomento nei cuori!
L'Uomo di Dio andava declinando rapidamente. Assistè
alla festa che si fece per il suo onomastico; ma non ebbe la
forza di proferir parola, e parlò in sua vece Don Rna. Nei
giorni in cui gli ex allievi, secolari e sacerdoti, accogliendo
il suo invito, si radunavano a fraterno banchetto, egli era a
Lanzo, ed anche allora parlò in nome suo il Vicario, scultoria-
mente. Disse come ogni allievo dell'Oratorio deve portar
impressi nella sua cristiana condotta l'immagine, i consigli,
i desideri di Don Bosco; pensare a lui sovente, riandare gli
anni passati nelIJOratorio, e ripetere a se stesso: (( O v m q u e
sud, io voglio che in me si conosca un vero pglio d i Don Bosco! a.
Raccomandò anche a tutti, ai sacerdoti e ai laici, d'ascri-
versi all'unione dei Cooperatori, per sostenere, anche solo
con preghiere e consigli, le Opere Salesiane.
Nel 1887 Don Bosco non potè recarsi in Francia, e ven-
nero a lui i Francesi. I1 13 ottobre 1887 giungevano a Torino,
diretti a Roma, novecento pellegrini, tra cui molti assistenti
cclesiastici e direttori di circoli ed opere cattoliche, guidati

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374
111 - Tutto di Den Bosco
da Léon Harmel, desiderosi di salutarlo. E Don Bosco, ac-
compagnato da Don Rua, si recò al Ristorante Sogno al
Valentino, accolto trionfalmente, come nei viaggi.
E prese la parola Don Rua:
Don Bosco si congratula con i pellegrini e li ringrazia,
rappresentando essi la Francia cattolica, la vera Francia,
quella di cui il risorgimento va sempre più accentuandosi,
per la misericordia divina e mercè le ammirabili e buone isti-
tuzioni, fondate e sorrette dalla risoluta volontà dei suoi figli
migliori. Anch'egli spera di poter efficacemente concorrere
a quel felice risorgimento; e nessuno, meglio di lui, sa quali
risorse ella può trovare nel suo temperamento cristiano, per
trionfare di molti mali, per guarire da ferite profonde. Egli
non ebbe da far altro che mandare un grido, dare un se-
gnale, per trarre verso le sue opere quella vitalità meravi--
gliosa, che supera e abbatte tutti gli ostacoli, e per cui sono
un nonnulla i più pesanti sacrifici.
Tutto ciò è un motivo particolare di ringraziare i pelle-
grini, in un giorno in cui essi gli procurano la preziosa con-
solazione di benedirli sulla strada di Roma. Avanguardia
del mondo cattolico, vanno ad annunziare all'Eterna Città,
e in un modo così provvidenziale, il risorgimento della loro
patria; primi tra i figli del Padre comune dei fedeli, essi ven-
gono a dirgli quanto soffrono i suoi figli di Francia dei suoi
dolori, e qual energia di preghiere e di azione impiegheranno
per ottenere il pacifico trionfo del Vicario di Gesù Cristo.
Don Bosco domanda agli operai, che dopo aver deposti
ai piedi del Sommo Pontefice eziandio i suoi umili ossequi di
filiale venerazione, non si dimentichino di pregare presso la
Tomba di S. Pietxo per tutta la Famiglia SaIesiana ad otte-
nerle le grazie, delle quali ha tanto bisogno, per compiere la
sua missione nella Chiesa Cattolica o.
E li èsortò a visitare il tempio del S. Cuore di Gesù,
eretto da Don Bosco in Roma; promise che Egli avrebbe al-
l'indomani celebrato la Santa Messa coll'intenzione di far
discendere su tutti i pellegrini le benedizioni più elette; e
terminò con queste parole, accolte da un imponente applauso:
H Don Bosco vorrebbe ancora, prima di dar loro l'addio,
VI - Ne raccoglie l'ultimo respiro
375
lasciare uscire dalle sue labbra quel grido, che ha nel fondo
del suo cuore: Evviva la Francia! Non può farlo; ma nes-
suno potrà proibirgli di mandare quel grido verso Dio con
uno slancio di riconoscenza e di particolare affezione >).
Ogni pellegrino sfilò davanti a Don Bosco, baciandogli
la mano, e ricevendone in ginocchio una medaglia di Maria
Ausiliatrice; e tutti avevano un saluto, uno sguardo, un sor-
riso devoto anche per Don Rua.
I1 20 dello stesso mese Don Bosco tornò a Foglizzo, per
dar la veste ecclesiastica a 94 nuovi ascritti alla Società Sale-
siana, e nel congedarsi disse a tutti, presente il Servo di Dio:
< U n altr'anno io non verrò più, ma verrà Don Rua! )).E,
((purtroppo - ricordava il Servo di Dio - così awenne,
giacche più non rivide Roma, nè Foglizo, nè alcun altro
di quei siti, da cui aveva preso congedo)).
I1 24 novembre Don Bosco compì ancora una memoranda
cerimonia nel Santuario di Maria Ausiliatrice, vestendo del-
l'abito ecclesiastico il Principe Augusto Czartoryski, e tre altri
aspiranti alla Società Salesiana: un inglese, un polacco, e
un francese. Compiuto il sacro rito, Don Rua salì in pulpito,
e prendendo le mosse dalle parole d'Isaia: Filii tui de Eonge
venient: «Voi vedete qui, diceva, quattro giovani, sul fior
dell'età, troncare ogni speranza di cariche e di onori terreni,
cui la loro posizione sociale permetterebbe di aspirare, e
dare un addio agli allettamenti del mondo, e consacrarsi al
Signore. Questo è un giorno solenne per loro e per noi; per
loro, perchè il Signore d'ora in avanti sarà la loro eredità,
e d'ora in avanti essi avranno come il diritto di presentarglisi
vestiti della divisa dei suoi ministri; per noi, perchè l'aver
oggi vestiti quattro candidati, tutti quattro già distinti o per
posizione, o per cariche, o per studi, fa presagire per la no-
stra piccola Società un awenire sempre più splendido; e, quel
che è più, ci d'a speranza di estendere maggio~mentequel
bene, che con la grazia del Signore si è già incominciato a
fare.
>>Epresto detto - osservava il Servo di Dio - abban-
donare il mondo, le sue vanità, i suoi piaceri, ma 6 cosa as-
sai difficile a farsi! o; e ricordando quel giovane che, presen-

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376
- IJI Tutto di Don Bosco
tatosi a Gesù per imparare a vivere in modo perfetto, sentì
dirsi: - Va', vendi ciò che hai, dillo ai poveri, e seguimi;
- e non ebbe il coraggio di mettere in pratica il consiglio
del Redentore, perchè molto ricco, rilevava i non lievi sa-
crifici che s'erano imposti il Principe e gli altri aspiranti,
alla vita salesiana, col vestire la sacra divisa.
Benediciamone il Signore dal fondo del cuore - con-
cludeva - ed impariamo dal loro esempio ad amare sola-
mente l'infinita bontà di Dio, a tenerci fermi nella pratica
della nostra santa Religione e ad aspirare efficacemente a
quei beni che non finiranno mai-! » .
Chi vi assistè, non dimenticò più il fervore della parola
di Don Rua, e la commozione e la spossatezza di Don Bosco,
che pareva un cadavere. <( Meglio, si diceva, non avrebbe
parlato Don Bosco! I1 )>. gran Padre si avviava velocemente
alla fine: e si aveva un po' di sollievo, solo nel vedere come
Don Rua sapeva sostituirlo.
IL 6 dicembre egli I'accompagnò ancor una volta nel
Santuario di Maria Ausiliatrice, per l'addio ai primi Mis-
sionari Salesiani, diretti all'Equatore; e da quel giorno creb-
bero le sue preoccupazioni per la salute del venerando Padre
e Maestro.
Questi, benchè da tre anni avesse cessato d'attendere re-
golarmente alle confessioni, tuttavia aveva continuato ad ac-
contentare tutti i confratelli e, il mercoledì e il sabato sera,
anche gli studenti dell'ultimo corso, che desideravano con-
fessarsi da lui.
Fu costretto a tralasciar di celebrare il 3 dicembre, non
sentendosi più in forze; e continuò a confessare anche gli
alunni sino alla sera del 17. Poi cessò, ed anche questo ac-
crebbe il lavoro di Don Rua.
Col volger degli anni sarà sempre più difficile il compren-
dere quale e quanta intimità regnava tra il confessore e i
confratelli e gli alunni, quando Don Bosco era il confessore
ordinario della maggior parte di essi.
Uno dei più anziani, Don Francesia, verso la fine di licem-
bre scriveva a Don Rua: <(Awicinandosi purtroppo il giorno
in cui dovrò riconoscere te, come mio superiore in Congrega-
V I - Ne raccoglie l'ultimo espiro
377
zione, come sei gi%presentemente, desidero che tu sappia
come hai da prendere questo poveretto. Prima di tutto, ho
un solo desiderio, che tu sii pér me ciò che fu Don Bosco
per trentasei anni e più. Lascio a te ogni responsabilità,
prendendo e considerando solo mio dovere manifestarti inte-
ramente lo stato dell'anima mia. Spero che da questa parte
mi userai carità, almeno tanta quanta me ne usava Don
I
Bosco... )).
E l'ottimo sacerdote gli esponeva fraternamente, ciò che
gli sembrava necessario o conveniente che conoscesse, per
aver da lui lume e conforto in date circostanze, concludendo:
Caro Don Rua, contento di averti ~alesatein minima
parte le cose mie, tranquillo e riconoscente..., desideroso di
poter fare qualcosa a gloria di Dio e per obbedire ai miei
superiori, ti prego di benedire il tuo affezionatissimo amico! ii.
Tutti i superiori, intanto, andavano a gara nel far compa-
gnia a Don Bosco, in modo che non sentisse maggiormente
l'imminente distacco; anche perchè, se al-cun di loro s'allon-
tanava -in quei giorni dall'oratorio, egli non sapeva tratte-
nersi dal mostrarne un paterno rincrescimento. Don Fran-
cesia era andato a predicare un triduo per l'Immacolata nel-
'Oratorio di S. Teresa a Chieri; e Don Bosco se ne dolse
ipetutamente, finchè Don Rua, la mattina del 7 dicembre,
gli telegrafava che tornasse a Torino. E la sera, a cena, quando
Don Francesia esponeva a Don Bosco che il Signore aveva
benedetto il suo lavoro: - Tutte cose buone, rispondeva,
ma io ho bisogno di parlarvi, e voi altri andate sempre via!
- Canima paterna di Don Bosco sentì, sino all'ultimo,
il bisougno di aver al fianco i suoi primi figli spirituali, per dar
loro ancora qualche ricordo.
Quel giorno era tornato dall'America Mons. Cagliero, iJ
ale, salvo quasi per miracolo, in una caduta mortale sulle
ordigliere, aveva sentito una voce interna, che gli aveva
detto: VaVa' a To&zo, ad assistwe Don Bosco negli ultimi
Con Mons. Cagliero erano giunti alcuni signori c i b i e
- deponeva Don Rua - che nel dicembre 1887,
isitato Don Bosco da un drappello di ottimi signori cileai,

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378
- 111 Tutto di Don Bosco
dopo breve conversazione quei signori si alzarono, me pre-
sente, e gli dissero: - Vediamo che lei è stanco e non può
parlare, noi andiamo a pregare affinchè il Signore le ridoni
la salute per poter continuare a fare quel gran bene che ha
fatto sinora. - Don Bosco rispose: - No, miei signori,
non pregate affinchè io possa guarire: domandate la grazia
affinchè io possa fare una buona morte, poichè così io andrò
in Paradiso, e di potrò aiutare molto meglio i miei figliuoli,
a lavorare alla maggior gloria di Dio ed alla salute delle
anime >).
Era giunto all'Oratorio anche Mons. Doutreloux, Ve-
scovo di Liegi, per ottenere una fondazione salesiana nella
sua diocesi, e Don Bosco aveva risposto al degno Prelato
di non poter accogliere la domanda per difetto di personale.
Ma la mattina dopo, festa dell'Immacolata, con le lacrime
agli occhi, raccontava ai suoi che la Vergine, apparsagli nella
notte, gli aveva detto che era caro a Dio e a Lei, che i Sa-
lesiani vi andassero ad aprir una casa in onore del SS. Sa-
cramento, perchè a Liegi, come s'era incominciato a prestar
pubblico culto al Corpo di Gesù nella Santissima Eucaristia,
essi s'impegnassero a dilatarlo fra le schiere giovanili che
sarebbero state loro affidate.
Tristi e pieni di precccupazioni furon per Don Rua que-
gli ultimi giorni di Don Bosco, che, mentre nell'Oratorio
tutti ancora speravano che il venerato Padre sarebbe giunto
a celebrare la sua Messa d'Oro il 6 giugno 1891, egli ve-
deva che era proprio alla fine, e che in nessun modo, senza
un miracolo, avrebbe potuto rimaner a lungo con i suoi.
D'altra parte c'era da prowedere a molte cose, perchè,
soprawenendo la catastrofe, non si avesse ad andare incon-
tro ad elevatissime tasse per la successione nella proprietà
degli stabili dell'istituto. <( Non dimenticherò mai - ci di-
ceva Efisio Angius - quella mestissima sera, in cui Don
Rua venne a chiamarmi negli uffici dei segretari del prefetto
e del direttore dell'Oratorio, per farmi fare da testimonio
alle ultime disposizioncdi DonzBosco; aveva il dolore scol-
pito in viso e gli occhi gonfi di lacrime )).
I1 20 dicembre l'accompagnò ancora, in vettura, ad un
V I - Ne raccoglie l'ultimo respiro
379
breve giro per la città, e fu l'ultima volta. I1 23 Don Bosco,
rivolto a Don Bonetti, e stringendogli la mano, tornava a
ripetergli, con le lacrime agli occhi le parole che gli aveva
detto altxe volte:
- Sii sempre il sostegno forte di Don Rua!
La vigilia di Natale, in forma solenne, gli fu portato il
SS. Viatico da Mons. Cagliero; e Don Rua con brevi circo-
lari teneva al corrente del corso della malattia tutte le' Case
Salesiane. ((Ierisera - scriveva il 30 dicembre - vi fu un
momento, in cui poteva parlare con minor difficoltà. Mentre
eravamo attorno al suo letto, Mons. Cagliero, Don Bonetti
ed io, disse fra le altre cose: " Raccomando ai Salesiani la
divozione a Maria Ausiliatrice e la frequente Comunìone,,.
Io soggiunsi allora: " Questa potrebbe servire di strenna del
nuovo anno, da mandarsi a tutte le nostre C m ,,. Egli riprese:
" Questa sia per tutta la vita!,,; poi acconsentì che servisse
anche di strenna. Non dimentichiamo un si prezioso ricordo
dell'amatissimo nostro Padre; pratichiamolo noi, raccoman-
diamolo ai nostri giovani, e sappiamocene awalere fin d'ora,
er implorare la grazia della sua guarigione ».
In realtà, da tutti si pregava e si sperava, e parve che
1 Signore si piegasse alle nostre preghiere; e in data 2 gen-
naio, Don Rua scriveva: ((Non temendosi più per ora cose
allarmanti sull'infermità del nostro caro Don Bosco, mi ri-
erba a scrivervi il suo Bollettko sanitario, solo in quei giorni
ità rilevanti »; e Don Bosco s'tesso, il 7 gen-
on Lemoyne: ((Misento sano in questi mo-
ssi mai stato infermo. A chi doman-
uò rispondere così: - Quod Deus im-
o, potes! - Certo, questo non è ancora
o; potrebbe essere fra poco; ora no! t).
dal primo dell'anno, per vari giorni, s'intratteneva da
a solo in lunghi e confidenziali colloqui con Don Rua.
sappiamo, nemmeno alla lontana, quali sieno stati gli
enti delle lunghe conversazioni; la cronaca, in quei
a di Don Bosco e della sua salute, e
di Dio non ne fece parola, o almeno
n ne fu mai interrogato in proposito. Possiamo-tuttavia

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111 - Tutto di Don Bosco
pensare, che Don Bosco cercasse d'incoraggiare il suo fede1
aiutante a raccogliere con animo tranquillo l'eredità che pre-
sto gli avrebbe lasciato, e che Don Rua devotamente e fidu-
ciosamente lo pregasse a non abbandonarlo giammai. Ve-
deva la distanza enorme che lo separava da lui! Non era
un anno che aveva udito dal suo labbro, come d'un tratto,
senza sapere se fosse G sveglio o nel sonno^), aveva visto
attorno a una quantità di personaggi così luminosi, c che
ogni altra luce restò come tenebre s, e la Persona che pareva
alle altre di guida, gli annunziava la guarigione di un gio-
vane novizio; era la Madonna: « Ego sunz IzumiZis Ancilla...
cui jecit magna qui Potens est!... D.
Succedere a
golari, atterriva
Don
Don
RBuoasc!.o..,
dotato
da
Dio
di
tanti
doni
sin-
Era tornato da Roma l'economo Don Sala, e Don Bosco
desiderava sapere a qual somma salissero i debiti, non
ancor soddisfatti, per l'erezione della Basilica del S. Cuore;
e non si ebbe il coraggio di dirgli che arrivavano a circa
6oo.000 lire.
Era alla fine. IA7accennatomiglioramento tutt'a un tratto
svanì, e il 25 gennaio lo stato dell'infermo tornò subito
assai grave, come un mese prima. Non era più possibile
illudersi, e tutti speravano ancora!.... finchè i1 29 gennaio
perdette anche la parola. Quando la notizia si sparse tra i
giovani, perdettero anch'essi la vivacità abituale; non più
giuochi, sorrisi: ma tutti, mesti e quasi silenziosi, divisi in
piccoli gruppi, o parlavano sottovoce di Don Bosco alzando
continuamente lo sguardo alle sue camerette, avidi anch'essi
di notizie; o andavano e venivano dalla chiesa di Maria Au-
siliatrice, non stancandosi di pregare per la sua guarigione.
Don Rua
ultimi giorni,
e-ra
sempre più
ci narrava
preoccupato; e «
il dott. Tommaso
f u , in quegli
Bestente -
che mi confidò che non sapeva come avrebbe dovuto rego-
larsi dopo la morte di Don Bosco: cioè, se fosse toccato a
Lui, che era il Vicario di Don Bosco, dare le disposizioni
per i funerali, o se quest'ufficio fosse toccato ad altri; e ripe-
tutamente mi pregò perchè, in bel modo, ne facessi parola
a Don Bosco. Proprio così. Ed io feci la commissione.
- V I Ne raccoglie Z'ultimo resp>o
383
Alla mia domanda, Don Bosco mi diede uno di quegli
sguardi., che rivelavano senz'altro la risposta, poi esclamb:
- Come?! Don Rua ha siffatte preoccupazioni?
a -,Sa, Don Rua ne fa una questione delicata, temendo
di ledere qualche diritto altrui.
- Digli, mi rispose il morente, che l'oratorio e tutta
'opera di Don Bosco è come una casa, e quindi anch'essa
ha un tetto. Sai che cosa awiene, quando la pioggia cade
sui tetti? Le gocce che cadono sulla tegola più alta, scendono
sulla seconda, dalla seconda vanno alla terza, e giù giù sino
all'ultima tegola. Di' a Don Rua che stia tranquillo: l'acqua
cadrà dalla prima tegola alla seconda, senza difficoltà di
I confratelli chiesero di veder Don Bosco ancora una volta,
e Don Rua permise loro, ed anche agli alunni degli ultimi
corsi, di entrare a baciargli la mano.
La sera del 30 gennaio, ad ora tarda, non sembrando che
sse imminente l'ultimo istante, alcuni dei superiori che
no attorno il suo letto si ritirano; ma Don Rua con altri
31 gennaio, Don Bosco entra in agonia;
si mette la stola, e riprende le preghiere
che aveva gia incominciate e sospese due
chiamati in fretta anche gli altri superiori.
ginocchio. Entra Mons. Cagliero, e Don
ola, per passar alla destra del morente, e
ecchio dell'amatissimo Padre:
- Don Bosco, gli dice con voce soffocata dal dolore,
noi, i suoi figli! Le domandiamo perdono di tutti i
i che per causa nostra ha dovuto soffcrie! In segno di
rna benevolenza, ci dia ancora zma volta la
Scena commovente e straziante!... Tutte le fronti si cur-
a terra; ed il Servo di Dio, facendosi forza per domi-
il dolore che l'opprimeva, alza la destra paralizzata di
on Bosco, e, facendo ancora una volta col Padre a metà,
voca la benedizione di Maria Ausiliatrice sui figli presenti
ugli altri sparsi nel mondo.

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382
- I I I Tzrtto d i Don Bosco
Alle 4,45 Don Bosco rende l'ultimo respiro!... Mons. Ca-
gliero intona sospirando il Subvenite, Sancti Dei; e, terminata
la recita del D e profundis, Don Rua si alza, e, vòltosi ai con-
fratelli, con voce rotta dal pianto:
... - Siamo doppiamente orfani! esclama; m a consoliamoci
Se abbiamo perduto UN PADRE SULLA TERRA, abbiamo acqui-
... stato UN PROTETTORE IN CIELO! E noi dimostriamoci DEGNI
- DI LUI, SEGUENDO I SUOI SANTI ESEMPI!
E si fermò a lungo a pregare accanto la salma venerata,
quindi scese a celebrare, poi tornò in camera di Don Bosco.
((Aveva finito allora - ci diceva i1 dott. Bestente - di
lavare la salma, quando Don Rua mi si avvicinò tutto dolente
e mi disse:
a - Ebbene, Bestente, ti sei rammentato di far la mia
domanda a Don Bosco? che rispose? chi deve prendere le
disposizioni per i funerali?
o Gli ripetei le semplici e chiare parole di Don Bosco,
e poichè egli nicchiava ancora: - Ma chi è la seconda tegola
di questa casa? - osservai; - dopo Don Bosco non vien
subito Lei? Tocca dunque a Lei..., se l'acqua va pel suo
verso D .
Neppure queste parole bastarono a togliergli il dubbio,
e mentre tutti lo credono già succeduto al Padre, egli ri-
correrà al Sommo Pontefice, per procedere con regolarità.
Tanta era l'umiltà sua e il proposito di fare ogni cosa con
perfezione!
- V71 Presso la salma benedetta
PRESSO LA SALMA BENEDETTA
1888.
Annunzia ai Salesiani, alle Figlie di Maria Ausìliatrice ed ai Coopera-
- tori la gravissima pkdita. Incarica Don Bonetti di prender nota
delle cose più importanti. - Promette di decorare il Santuario di
Maria A&liatrice, se ottiene di seppellire Don Bosco in una Casa
Salesiuna. - Straordinaria affluenza attorno alla salma di Don
Bosco. - 6 Devono essere lieti nel vedere tanta moltitudine a vene-
rarlo, come se fosse giù beatifcato». - Nell'Oratorio si diffonde la
voce, che Don Bosco è apparso a Don Rua. - Una suora riacquista
- la vista. Dopo 57 ore dalla morte la salma esala una certa fra-
- granza. Aifunerali, Don Rua, a capo chiao e raccolto nel suoim-
- mensa dolore, segue immediatamente il feretro. Uno spettacolo in-
descrivìbile. - Finita la mesta cerimonia, tutti si affollano attorno
a Don Rua per baciargli la mano, con la stessa venerazione come si
faceua cm. Don Bosco. - Il Servo di Dio si reca dal Card. Alimonda
per aver consiglio sul dubbio della regolarità della sua succession&.
- Accompagna la salma di Don Bosco a Valsalice, dove la tumula-
- zione haluogo il 6 febbraio. Parole del Servo di Dio. - Affettuosa
protesta degli alunni del Seminario di Valsalice. - Don Rua legge
al Capitolo Superiore due decreti di Papa Urbano V I I I sul modo
' comportarsi riguardo agli uomini morti in fama di santità. - I l
ard. Parrocchi consiglia il Servo di Dio a far pratiche presso l'.A?-
vescovo di Torino per cominciare gli atti in preparazione al Pro-
sso Informativo per la Causa di Beatificazione.
1 Servo di Dio pareva non potesse staccarsi dalla salma i
Padre amatissimo. Anche in quel giorno, non ostante

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384
III - Tutto di Don Bosco
-
il lavoro straordinario, tutti i momenti era a pregare accanto
le amate sembianze, che fece collocare, nel piccolo corridoio
vicino, sedute su di un seggiolone, e rivestite, sopra la ta-
lare, dell'amitto, del calice e della pianeta.
Telegrafò la dolorosa notizia al Santo Padre, agli Ispet-
tori Salesiani, ai principali benefattori, e, nel medesimo
giorno, scrisse, e fece tradurre in francese e in spagnuolo,
e spedire in gran numero dpkopie, una cara ed affettuosa
lettera ai Salesiani, alle Figlie di Maria Ausiliatrice, e ai
Cooperatori e alle Cooperatrici:
<I Coll'angoscia nel cuore, cogli occhi gonjì dal pianto, con
mano tremante, v i do l'annunzio più doloroso, che io abbia mai
dato, o possa ancor dare in vita mia; v i annunzio che il nostro
carissimo Padre in Gesù Cristo, il nostro Fondatore, l'amico,
il consigliere, la guida della nospa vita è morto. Ahi! parola
che trapassa l'anima, che trajìgge il cuore da parte a parte,
che apre la vena ad un projluvio di lacrime!
o Le private e pubbliche preghiere innalzate al Cielo per
la sua conservazione hanno ritardato al nostro cuore questo
colpo, questa ferita, questa piaga amarisima; fna non v a b o
a risparmiarcela, come avevamo sperato. .
I) Nulla n' coflforta in questi istanti, fuorchè il pensiero che
cosi volle Iddio, il quale, infinitamente buono, nulla fa che non
sia giusto, sapiente e santo. Quindi, rassegnati, chiniam la fronte,
e adoriamo i suoi alti consigli... I).
Ed accennati i particolari della ((morte del giusto I), le
dimostrazioni di affetto e di venerazione tributategli da il-
lustri personaggi, e le sue virtù e le sue opere, il Servo di
Dio continuava:
<( Pel momento v i notz$co solo che, ancor pochi giorni or
sono, Don Bosco disse che l'opera sua non avrebbe soflerto per
la sua morte, perchè a@data alla bontà di Dio, perchè protetta
dalla valida intercessione di Maria Amliatrice, perch2 soste-
nuta dalla carità dei Cooperatori e Cooperatrici, che avreb-
bero continuato a favo.la ...
i> Dal canto nostro possiamo aggiungere ancora, che ab-
biamo la più grande jìducia che sarà così, perchè Don Bosco
dal Cielo, ove fondatamente lo speriamo già accolto in gloria,
VII - Presso la salma benedetta
385
à ora più che mai da amwosissimo padre, e presso il trono
esù Cristo e della Divina sua Madre eserciterà più eflca-
mente la sua carità verso di noi, e più abbondanti ci farà
avere le celesti benedizioni ».
E proseguiva umilmente:
Incaricato di farne le veci, ,fard del mio meglio per corri-
ere alla comune aspettazione, coadiuvato dall'opera e dai
nsigli dei miei confratelli, certo che Za Pia Società di S. Frun-
sco di Sales, sostenuta dal braccio di Dio, assistita dalla pro-
e di Maria Awliatrice, confotfortatadalla carità dei bene-
Cooperatori Salesiani e dalle benemerite Cooperatrici,
ntznuerà le opere dal suo esimio e compianto Fondatore
iute, specialmente per la coltura della gioventù povera ed
andonata e per le Estere iMissoni».
I1 sant'uomo taceva un'altra ragione, forse la più impor-
ante, ripetutamente addotta da Don Bosco nel manifestare
certezza della stabilità dell'Opera iniziata: « La Società
alesiana non ha nulla a temere; ha uomini formati! I).
In fine raccomandava di pregare in suffragio dell'anima
Don Bosco, unicamente perchi: egli, ad esempio di San
rancesco di Sales, aveva manifestato il timore che dopo
orte, non creduto bisognevole di suffragi, lo avrebbero
sciato in purgatorio; e << Salesiani, - diceva - Figlie di
Ausiliatrice, Cooperatori e Cooperatrici, giovinetti e
tte alla nostra cura a@dati, noi non abbiamo più il no-
on Padre in terra: ma lo rivedremo in Cielo, SE FAREMO
TESORO DEI SUOI CONSIGLI E NE SEGUIREMO FEDELMENTE LE
VIRTUOSE PEDATE I).
Don Bosco era appena spirato e Don Rua, i1 suo Servo
devoto, io vedeva già in gloria; e, certo dello sviluppo del-
l'opera da lui iniziata, prometteva ai Salesiani, alle Figlie di
iMaria Ausiliatrice, ai Cooperatori e alle Cooperatrici, ed ai
iovinetti ed alle giovinette alle loro cure affidati, che un
iorno l'avrebbero riveduto in Cielo, se ne avessero fedel-
ente imitato gli esempi!
.E, fin da quel mattino, vedendo fa stanchezza di Don
iglietti per le cure generosamente prestate a Don Bosco
alato e morente, incaricava Don Bonetti di prender nota
- $5 Vita del S- di Dio Mickck Ruo. Vol. I.

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111 - Tutto di Don Bosco
dei fatti che avrebbe in quei giorni giudicati degni di me-
moria; e noi spigoliamo da quelle care, interessanti ed affet-
tuosissime note:
Fin dalle prime ore pomeridiane del 3 1 gennaio, la folla dolente
e mesta si affolla in portieria e domanda di veder Don Bosco»; ma
n stante il poco spazio del luogo dove è ora esposto, non si concede
che ad alcune persone più conosciute; agli altri si dice che lo potranno
vedere domani nella Chiesa di S. Francesco di Sales, che ora sta
riducendosi a Cappella ardente. Tolto il pallor del volto, la salma e
la sua posa porge l'idea di Don Bosco che placidamente dorme, e,
lungi dal mettere ribrezzo, inspira riverenza e divozione. Avanti a
lei si succedono gli amati suoi figli, pregandogli l'eterno riposo, ba-
ciandone la mano e bagnandola di pianto n.
«Ore dieci pomeridiane. - Questa sera il Capitolo Superiore
promise che se la Madonna ci fa la grazia che le autorità civili ci con-
cedano di seppellire Don Bosco sotto la chiesa di Maria Ausiliatrice,
o almeno nella nostra Casa di Valsalice, avremmo in quest'anno, o
al presto possibile, cominciato i lavori per la sua decorazione, opera
che stava molto a cuore al compianto Don Bosco, il quale aveva già
dato ordine di fare gli studi opportuni. Mentre per altro si domanda
l'aiuto del cielo, si lavora in terra; e da telegrammi avuti si apprende
che si stanno facendo le pratiche occorrenti a Roma, e domani si ten-
teranno qui a Torino presso il prefetto e presso il sindaco...».
Ed ora depongo la penna e vado a riposo. Ma ah! sera, ah notte!
La prima che io passo con Don Bosco morto! Oh! sera, oh! notte
sopraggiunta troppo presto! Oh! Don Bosco, o Padre! presiedi dal
cielo al mio sonno, presiedi e sorridi alle mie veglie!...)).
Don Rua vegliò a lungo presso la salma, ed anche all'in-
domani, 10 febbraio, in cui fu esposta nella chiesadi S. Fran-
cesco di Sales, discese molte volte a mirarla ancora ed a
pregare.
Che giornata memoranda!
... H Lungo il mattino si celebrarono più messe ai due altari laterali »,
e ((verso le ore sette, cominciarono a venire pii visitatori molti
domandarono di far toccare alle mani del santo defunto oggetti di
devozione... >>.
«Ore IO antim. - Il concorso aumentò. Mi porto nella cappella
ardente: vede sugli occhi di molti le lacrime: alcuni parlano tra i
singhiozzi, e loro rispondo a stento, commosso ancor io fino alle la-
crime. È per me, è per tutti uno strazio. Non voglio piangere, e non
- PII Presso la salma henedetta
3$
posso frenare il pianto. Ah! Padre, tu ci hai raccomandato di non
piangere sulla tua morte, ma perdona, se non ti posso ubbidire!
I) Ore I '/z pom. - I1 concorso a visitare la salma è tanto, che non
solo si deve sospendere dal far toccare oggetti, ma ordinare alla gente
che, vistala, passi innanzi e lasci posto alla calca che preme... Sono
uscito sulla piazza di Maria Ausiliatrice, ed oh! spettacolo che vidi
mai! Pare il giorno 24 maggio, festa di questa nostra carissima Madre
ed augusta Regina. Pare che Maria, piena di riconoscenza verso Don
Bosco,
cipargli
la città
vdgoilgiTloioanroainrniochcsheieirnievgeqliruseLisettuopttrmaoocaunrdvòois,iintearsfeuinaladvsaiatalqmumaeosdrtitiaglDei.oo..rnnPiB,aropesacrcoth.e.e-.
1) Ore 3 pom. - L'Oratorio invaso. Chi domanda, chi tenta
di salire alle camere abitate da Don Bosco, dicendo: Andiamo a vedeie
le camere.cél Smto! Vari preti si mettono a ragionare la gente, e rie-
scono a stento a persuaderla. Si mettono guardie a piè della scala;
altri di noi, chierici, preti e laici, formano un cordone, e in bel modo
s'inducono i divoti a uscire dal cortile e si mantiene l'ordine.
8 Intanto la piazza è coperta di popolo. Carrozze con armi e bla-
soni conducono ogni momento signori e signore della prima nobiltà.
Si veggono sfilare intiere famiglie e comunità. Tutte le vie di Val-
docco ti presentano l'immagine dj un fiume, che, maestoso e lento,
mena onde di popolo a contemplare per l'ultima volta colui, che viene
chiamato l'uomo della Divina Provvidenza, il più grande educatore
della gioventù che sia comparso in terra da alcuni secoli in qna, il
S. Vincenzo de' Paoli del secolo XIX. Oh! Don Bosco, oh! Padre,
ora più che mai conosco il tesoro che tu eri. Questo popolo me1 dice
con eloquenza impareggiabile; e, sebbene io ti abbia amato, e allora
specialmente quando ti vedeva in pena e fatto segno a taluno che ti
amareggiava, più riconosco che non ti ho amato, non ti ho stimato
abbastanza. Deh! mi perdona, chè, d'ora innanzi, ti amerò di più,
e farò tesoro dei tuoi santi consigli, per venirti ad amare in Paradiso,
dove per certo già ti ritengo.
I) Quasi tutti quelli che parlano con noi, mostrano in pari tempo
dolore e gioia nella morte di Don Bosco. Del dolore è facile capire
la ragione; ma della gioia la trovano nell'intima persuasione, che egli
non solo è in paradiso, ma che & un santo. Così appunto si esprimeva
oggi con me una persona tra le altre, dicendo: - Essi son ben fortu-
nati, possono dire di aver vissuto tanto tempo con un santo, e di aver
santo in Paradiso, che li ama come figli, e li protegge come padre.
devono essere anche lieti nel vedere tanta moltitudine a venerarlo
A, come se fosse beatificato. Certo che questo non è ancor Sonore
egli altari, ma ne è una buona preparazione. Non mai parmi più
plicahile che ora, il detto: Vor populi, vor Dei...
I) Ore 6. - Facendosi notte, si giudica opportuno che si chiuda
'ingresso, e così vien fatto. Intanto un coro di chierici continua a

22.9 Page 219

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388
III - Tutto di Don Bosco
stare intorno al defunto, che pare tuttor vivo, e salmeggiano. Il sal-
meggiamento continuò tutto questo giorno, sostituendosi gli uni agli
altri, i chierici e preti con giovinetti delle prime scuole. Venne pure
un coro di preti e chierici della Piccola Casa della Divina Provvi-
denza, e recitò l'ufficio dei defunti. Gli artigiani poi e gli studenti
delle scuole inferiori, in compagnie di cento caduna, si succedevano
. recitando il S. Rosario intero nella chiesa di Maria Ausiliatrice...».
La salma rimane esposta nel mezzo del presbiterio tutta
la notte, vegliata da quattro confratelli e da un chierico
ascritto, che alternano, senza interruzione, preghiere e pra-
tiche devote. Don Rua torna in chiesa dopo le preghiere,
sale sul palco ove si trova la sacra spoglia, e, genuflesso,
prega con fervore fin dopo le undici. 11 suo aspetto è digni-
toso e solenne; si vede il dolore che gli strazia l'anima ed
insieme la sua fiducia profonda.
Nell'Oratorio già si era sparsa la voce che Don Bosco
era apparso a Don Rua, assicurandolo del suo appoggio nel
sostenere il peso così formidabile e glorioso che gli aveva
lasciato in eredità.
I1 mattino del 2 febbraio, l'amata salma viene collocata
nel feretro e trasportata nella Basilica di Maria Ausiliatrice,
per la Messa praesente cadavere.
((Poco prirna sono axcora state ammesse a baciargli la mano le
Suore di Maria Ausiliatrice raccoltesi da varie case vicine e lontane,
tra cui due, venute lo scorso dicembre fin dalla Patagonia, con un'or-
fanella della Terra del Fuoco. Esse ebbero ancora la sorte di parlargli
prima che si mettesse a letto, ed ora, rimirandolo
vano di lacrime le mani e similmente faceva la
morto,
povera
onrefabnaegllna.a.-.
)) Ore 7 5/2 - Posto nel feretro, giunse ancora una Suora di Maria
Ausiliatrice, che da due mesi era divenuta cieca in causa di una ri-
sipola. Condotta per mano dalle consorelle si avvicina alla cassa,
bacia la fredda mano dell'estiuto e santo Superiore, se ravvicina
occhi con fede, e, tra la commozione dei circostanti, va mormorando
e dice: (i Io l<: iredo, io lo vedo!...)).
Mons. Cagliero pontifica la Messa solenne; la chiesa è
stipata; il coro è gremito di sacerdoti. Ah! quelle note, mu-
sicate dal Vescovo celebrante, come vanno al cuore!
Alle 2 pomeridiane, presente Don Rua e il Capitolo Su-
VII - Presso la salma benedetta
389
estratto il feretro dal catafalco, per suggei-
ci Sono oltre a 57 ore che è morto, eppure il cadavere non esala
il minimo fetore, anzi si sente una certa fragranza, che non sapresti
ben dire, se di rosa o di qualche altro fiore. Altra cosa pur degna di
rilievo è la flessibilith della mano destra, la quale, se non fosse fredda
ti parrebbe la mano di una persona viva: e questa mano, flessibile
e morbida come di un vivo, è appunto la mano che tanto scrisse a
gloria di Dio, della Chiesa, dei Santi, e a salvezza delle anime; quella
mano che impartì tante benedizioni di Maria Ausiliatrice, nel cui
nome e per la cui intercessione operò tante e stupende meraviglie;
quella mano insomma, che a tante anime aperse le porte del para-
diso e chiuse quelle dell'inferno)).
~ 1 1 0scoprimento e poscia al suggellamento del feretro
erano presenti un centinaio di persone.
((Addio,sante spoglie di Don Bosco, voi scomparite per
sempre. Con voi scompare l'astro della beneficenza, I'apo-
ni, il padre del popolo. Con voi si seppellisce
dolcissimo che convertiva, quella voce armo-
lando evangelizzava, quella mano che alzan-
dosi benediceva, quel piede che camminando evangelizzava
la pace. Addio, spoglie venerate. Voi scendete sotterra, ma
a noi rimane la grand'anima di Don BOSCO, aleggiante nei
suoiistituti, e viva e parlante nei suoi esempi )).
Alle 31J2 cominciò a sfilare il corteo. Don Rua, disfatto
dalle dolorose impressioni di quei giorni, a Capo chino e
raccolto nel suo immenso dolore, seguiva immediatamente
ci La sepoltura ebbe fine alle ore s3/,, con un bellissimo sole, senza
... uno spiro &i vento, e senza che si spegnesse una delle cinquemila
candele Incalcolabile fu il numero delle compagnie, delle associa-
delle rappresentanze, che avanti e indietro accom-
... tro; sterminata la folla che a destra e a sinistra, sulle
il funebre convoglio, era in due file schierata A
tale spettacolo non parve esagerata la proposizione
e ascendere alla cifra di 203 mila le persone che veri-
iorno, fosse anche solo colla presenza, a tributare gli
0
al nostro gran Padre Don Bosco. Lo spettacolo pio, che
indescrivibile, fu quello che presentava la piazza di Mari3

22.10 Page 220

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390
- 111 Tutto di Don Bosco
Ausiliatrice. Dalla gradinata della Chiesa sino alle case di Corso Re-
gina Margherita, non si vedevano che teste, le une vicine alle altre,
fitte come si scorgono talora in una sala o in una chiesa, ove non si
possa muovere piede per la gran calca. Non dico nulla delle finestre,
nulla degli alberi che fiancheggiavano i viali percorsi, tra i cui rami
i vispi giovinetti della cittA rinnovavano la scena del piccolo Zaccheo
e dei fanciulli della Palestina al passaggio del Divino Amico della
gioventù, Gesù Cristo, del quale Don Bosco fu uno dei più perfetti
modelli. Perfino sui tetti delle case tu vedevi degli spettatori... In-
somma da ciò che vidi e da ciò che udii, sono convinto che la dimo-
strazione, data oggi a Don Bosco, è superiore ad ogni concetto
umano, e lo spettacolo fu tale che la mia penna, sebbene mossa dal
più caldo affetto verso Don Bosco, pure è lontana le mille miglia
dai saperlo descrivere D.
Quando, finita la cerimonia, si usci in cortile, s'elevò
un'onda di ammirazione e d'intima esultanza universale,
si diceva da tutti: Che festa! che festa! n; sparve d'incanto
la mestizia, che da cinque giorni regnava profonda nell'O-
ratorio; e superiori ed alunni attesero che uscisse anche
Don Rua, e gli si affollarono intorno per baciargli la mano,
con quella devozione e con quell'affetto filiale, come face-
vano con Don Bosco!
I1 3 febbraio il Servo di Dio stabilì di recarsi dal Car-
dinale Alimonda; e vi andò, il dì seguente, insieme con
Mons. Cagliero, Don Durando e Don Bonetti, per esporre
le sue incertezze circa la successione.
Non si trovava il documento della sua straordinaria ele-
zione pontificia a Vicario' di Don Bosco con diritto di suc-
cessione, avvenuta nel 1884; e il Card. Alimonda lo consigliò
a fare una breve esposizione del dubbio a Sua Santità, men-
tre, i membri del Capitolo Superiore avrebbero scritto al
Card. Protettore, dicendo: <<chesarebbero ben lieti, come
è infatti, che Ia Santa Sede dèsse Don Rua a nuovo Supe-
riore della Società Salesiana D.
a Ore 4'12 pom. - Ritornati a casa, si domanda del
decreto prefeitizio per la tumulazione della salma, in Valsa-
lice, e non vi è ancora! Si avvicina l'ora in cui il cadavere
deve essere portato fuori di cinta: o a Valsalice, se vi è il
permesso governativo, o al cimitero. Tutti siamo in pena...
- YII Presso la salma benedetta
391
>)Ore 43/4.- Finafmente giunge i1 sospirato decreto!
Deo gratias!.....
del
f>>eOrertero.<....-
- Giunse
Prima che la
il carro
bara sia
funebre per
collocata sul
il trasporto
carro mor-
tuario, Don Rua la bacia commosso fino alle lacrime>).
Giunti a Valsalice, (I non essendo ancor terminato il la-
voro, nè preparato il sepolcro, il feretro fu deposto in un
angolo della chiesa in cornu evangelii. Una schiera di preti
gli faranno corona, pregando e salmeggiando tutta la notte,
anzi fino a che non ne sia levato e collocato nel sito, che si
sta preparando.....a.
La tumulazione avvenne nel pomeriggio del 6 febbraio.
((Dopo un ampio giro per la casa e nel cortile inferiore, il
feretro viene deposto appiè del sepolcro. Si benedice questo
giusta il Rituale, e si finiscono le esequie. Ciò fatto si solleva
il feretro, e si colloca nel loculo preparato t).
I-Jltimata la muratura, la comunità torna in chiesa,.dove
prende la parola Mons. Cagliero per rilevare qual prezioso
deposito le viene affidato, per animarla a recarsi spesso a
pregare su quella tomba ad attingere lo spirito del Fonda-
tore. e l'invita ad accogliere fraternamente quanti si sarebbero
recati a visitarla.
Anche il Servo di Dio prende la parola. Espone, in breve,
come nelle passate vacanze i sup&iori avessero concorde-
mente divisato di mantenere in Valsalice il collegio per i
giovani di civile condizione; e come in pochi minuti can-
giassero disegno con unanimità, che poco prima pareva im-
possibile; come si decidessero, sorpassando ogni difficoltà,
di sciogliere il collegio e di stabilirvi la casa di studentato
roer le Missioni. Lo stesso Don Bosco, che pochi giorni
prima aveva acconsentito a mantenere il collegio, aveva pur
di buon animo approvata la divisata trasformazione. E con-
cludeva:
- Ma a che mira, dimanderete voi, questo ricordo?
Mira a farvi intendere, che se questa casa fosse ancor col-
legio, non avremmo potuto ottenere di avere tra noi le spoglie
di Don Bosco; non all'oratorio, perchè il Ministero diede
una negativa assoluta; non qui, perchè le altre autorità avreb-

23 Pages 221-230

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23.1 Page 221

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392
111 - Tutto di D a Bosco
ber0 posto un veto in vista della natura della casa destinata
a dimora di giovinetti. Ma Iddio, che aveva decretato di
prenderci Don Bosco, e per nostra consolazione voleva la-
sciarcene il corpo vicino, dispose gli eventi, come io vi ho
raccontato. Noi possiamo dunque dire, con tutta verità, che
è la Divina Prowidenza quella che vi affida la custodia di
questo sepolcro. Pertanto mostratevi degni di tanta sorte,
e, con la pratica delle virtù di Don Bosco, fate che egli possa
allietarsi di essere col suo corpo in mezzo di voi, qual Padre
presso ai suoi figli.
E i chierici del Seminario delle Missioni Estere di Val-
salice, quello stesso giorno, firmavano ed inviavano a Don
Rua la seguente dichiarazione:
((La medesima cerimonia di quest'oggi sarà per la casa
di Valsalice un awenimento di memoria imperitura. Noi
siamo grandemente impressionati della tumulazione della
salma di Don Bosco in mezzo a noi.
La Paternità Vostra molto reverenda ci consegnava, a
nome del Capitolo e di tutti i confratelli, la salma venerata
del comune nostro Padre e Fondatore. Di questo inestima-
bile favore ci affrettiamo a renderle le più sentite grazie,
mentre in pari tempo l'assicuriamo, che procureremo di es-
sere vigilanti custodi del sacro pegno.
Promettiamo poi di eseguire, con sollecita e premurosa
attenzione, i cari ricordi da lei lasciatici sulla tomba di Don
Bosco, e di tutto cuore giuriamo sull'avello di lui, di volerci
affaticare per renderci degni di così gran Padre. Vogliamo-
affaticarci, perchè, uscendo di Valsalice, si possa dire esser
noi virgulti mesciuti su quel tumulo benedetto. Awalori Dio
il nostro proposito, e faccia l'intercessione di Don Bosco
medesimo che non vi abbiamo a mancare mai.
» Mons. Cagliero, nel suo bellissimo discorso, ci lasciò
anche un ricordo speciale: ci disse di ricevere bene i Sale-
siani, che sarebbero venuti qui a pregare presso le amate
e sante ossa del benedetto Padre. Ebbene, sì, vengano pure
questi fratelli, vengano senza tema di recarci disturbo, che
noi li riceveremo sempre a braccia aperte, e uniremo le no-
stre alle loro preghiere, i nostri ai loro sospiri, e ai loro pro-
- VII Presso la salma benedetta
393
ponimenti uniremo i nostri, pcrchè tutti possiamo renderci
verì imitatori delle virtù del comune Padre. Vengano tutti,
e Dossa questa casa diventare il Santuario della cara nostra
A
Congregazione.
r) Fu detto del Divin Redentore che il suo sepolcro sa-
rebbe un dì glorioso. Ben possiamo sperare, anche nel nostro
piccolo, di poter ripetere la medesima cosa per questo se-
polcro nostro! Ebbene, faccia Iddio che i nostri ardenti voti
sieno presto compiuti. E se qualche cosa potesse mancare,
offriamo noi stessi al Signore, e col sacrificio e colla preghiera
procureremo di affrettare questo bramato istante. Sì, gran
Dio, glorificate in morte il vostro Servo, che già tanto vi
degnaste di glorificare in vita. Sì, o cara Vergine Ausiliatrice,
voi che già tanto v'adoperaste per questo vostro grande de-
voto, continuate l'opera vostra: datecelo presto glorioso,
come il nostro cuore desidera.
D Ma un'altra cosa vogliamo fare oggi stesso, sulla tomba
appena chiusa del caro Superiore estinto.
Un dovere c'impone il cuore oggi stesso.
)) Ci parrebbe, che la giornata non sarebbe ben chiusa,
se non riparassimo in parte l'immenso cordoglio, da cui fu
ferito il nostro cuore, col rifugiarci sotto il manto del nuovo
Rettor Maggiore, sotto le ali di Lei, caro sig. Don Rua, il
quale, già vivente Don Bosco, seppe ispirarci tanta fiducia,
seppe cattivarsi tanto affetto, seppe imporci tanta venera-
» Noi abbiamo saputo che l'Oracolo del Vaticano già
tempo stabilì V. P. come successore al venerato Padre
on-Bosco. Noi adunque siamo i primi, e siamo fieri di
ostraici ai suoi piedi. Noi vogliamo dirle, che ci chia-
amo fortunati di poterla obbedire in tutto. Qui, sulla
tomba del Fondatore estinto, in questo medesimo giorno
ella sua tumulazione fra noi, vogliamo solennemente pro-
starle la nostra filiale sottomissione e dirci prontissimi ad
gni suo cenno. Vogliamo, oggi, qui, sottoscriverci tutti,
andando un grido di gioia, dicendo:
- )> Viva il nostro nuovo Rettor Maggiore!
»No, questo po' di tripudio, non è irriverenza, non è

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394
- III Tutto di Don Bosco
mancanza di delicatezza alla mestizia del giorno; ma è un
sacro dovere; è quello che Don Bosco medesimo desidera
sia fatto sulla sua tomba; è ciò che i1 cuore di figlio può fare
di meglio sulla tomba dell'estinto Padre:
D - Yiua adunpue ad nzultos annos il signor Don Rua!
viva il nostro nuovo Rettor Maggiore!
))Voglia Ella, caro Padre, gradire la nostra buona vo-
lontà, voglia compatirci se qualche volta la fralezza nostra
ci porterà ad involontariamente mancare alle nostre promesse,
e intanto ci aiuti sempre coi suoi preziosi consigli, ci sorregga
bcoenlleedsiuzeioninec.e..s..s7a). nti preghiere, e ci consoli con la sua paterna
Seguivano le firme del direttore Don Giulio Barberis e
di tutti i superiori ed alunni del Seminario, comprese quelle
del chierico Don Andrea Beltrami e del chierico Augusto
Czartoryski, dei quali pure sono in corso gli atti per la Causa
di Beatificazione.
I1 7 febbraio Don Rua, - continua Don Bonetti -
parlando delle lettere di condoglianza che riceve, dice che
queste son più centinaia ad ogni corriere; e non v'è ancor
tempo di aprirle. Quanto compianto non ha mai destato la
morte di Don Bosco! Quante lacrime ha fatto spargere!
Quanto era amato da quelli stessi che non lo avevano mai
veduto! Oh! venga il giorno in cui tutte queste lacrime si
cangino in rose e gigli, per inghirlandarne la sua immagine
di Beato!
)) Ore 6 pom. -Don Rua raccolse il Capitolo Superiore.
Si lessero due decreti di Papa Urbano VIII, sul modo di
comportarsi riguardo agli uomini morti in fama di santità,
e ciò allo scopo di nulla fare contro tali decreti, anzi per
assecondarli alla maggior gloria di Dio e del nostro Santo
Fondatore, qualora in progresso di tempo Iddio lo volesse
glorificare acche su questa terra col supremo giudizio della
Santa Sede.
Siccome da ogni parte si domandano, per memorie e
reliquie, oggetti già appartenuti al compianto Don Bosco,
così Don Rua incaricò Don Sala e Don Bonetti di pensare
al modo di soddisfare al pio desiderio, almeno dei principali
- VI1 Presso la salma benedetta
395
benefattori. Si potrà tenere il metodo seguito per gli oggetti
o reliquie del grande Pio IX.....
8 )) febbraio. - Don Rua comunica che 1'Em.m Car-
dina1 Parrocchi, Vicario di Sua Santità e nostro ProteMore,
consiglia di fare pratiche presso il Card. Alimonda, Arti-
vescovo d i . Torino, perchè domandi alla Santa Sede, che
derogando alle ecclesiastiche prescrizioni, permetta di co-
minciare gli atti preparatori al Processo di Beatificazione.
Dovendo Don Rua recarsi a Roma, ne farà parola col Car-
dinale Protettore, e combinerà il da farsi in proposito.
)) Don Sala riferisce che il Sindaco Voli ricevette ringra-
ziamenti da parte di parecchi proprietari di case e ville in
Valsalice per il seppellimento di Don Bosco presso di loro.
E vivo e morto, la compagnia di Don Bosco fu sempre amata
Qui termina il diario di Don Bonetti.
Quant'affetto e quanta devozione per l'Estinto! Quanta
]lecitudine nel Servo di Dio per promoverne la glorifica-
one, ,sin da quei giorni indimenticabili, benchè di tanta
estiiia! E noi vedremo in lui la stessa devozione e sol-
ecitudine premurosa in tutta fa vita!
Vedremo anche il desiderio suo insuperabile di rico-
iare esattamente Don Bosco in ogni cosa! Già, di quei
rni, era voce unanime tra quanti lo conoscevano, che
lui continuava a vivere il gran Padre defunto.
Anche la stampa aveva dichiarazioni consimili. 11 Cor-
ondente torinese della Dijesa di Venezia scriveva, di
e1« ..m. eLsae,
queste parole:
scelta del successore
di
Don
Bosco
è
sotto
ogni
petto eccellente, n& poteva essere migliore.
)) Don Michele Rua è uomo dotato di grande carità,
. molta dottrina e di somma modestia; C uomo di carat-
e e di fermi propositi, e in pari tempo di.una bontà
ntile. 11 SUO bel cuore traspare dalla serenità del suo
o e dal suo sorriso, tutto dolcezza.
Mi venne fatto di vederlo un giorno nel cortile' del-
orio di Valdocco, circondato da parecchie centinaia
vanetti e di chierici; per tutti aveva una parola di

23.3 Page 223

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I11 - Tutto di Don Bosco
affetto, per tutti un sorriso di bontà celeste. Cresciuto alla
scuola di Don Bosco, di cui fu intimo amico, come il suo
buon Maestro, Don Rua è tutto carità ed amore; e la ca-
rità e l'amore ei lo palesa di continuo con le cure affet-
tuose che con Don Bosco ha sempre prodigato a migliaia
e migliaia di( orfanelli, di cui oggi egli è divenuto il padre
di adozione, come poc'anzi era Don Bosco...o.
Erede del pensiero e dello spirito, egli continuerà I'o-
pera di beneficenza e di salvezza del venerato Fondatore;
e il nome suo, quind'innanzi unito a quello dell'umile
prete di Valdocco, sarà in benedizione tra le genti!
IV
UCCESSORE DI DON BOSCO
i
PRIMO PERIODO
I
IL PROGRAMMA
- Invia ai Salesiani una lettera lasciata da Don Bosco. Dà come parola
d'ordine: H La santità dei $gli sia prova della santità del Padre!)).
- Espone a Leone X I I I il dubbio circa la ma successione, e gli fa
- umile istanza di scegliere un soggetto più adatto. Il Capitolo della
Società assicura il Card. Protettore che, se anche si venisse a un'ele-
zione, <r Don Rua sarebbe l'eletto a pieni voti]).- A Roma si teme
che manchi tra i Salesiani l'uomo capace di raccogliere l'eredità
- di Don Bosco. Mons. Manacorda, vescovo di Fossano, diss$a
- cotesti timori. Il Papa conferma la nomina straordinaria di Don
- Rna a successore di Don Bosco per dodici anni. Egli si reca a far
atto d'osseqnio al Santo Padre, e tratta delle pratiche necessarie
- per iniziare il Processo Informativo sulla vita, virtù e miracoli di
Don Bosco. - Memoranda udienza pontijicia. Te Deumn in
- Maria Amiliatrice. Don Bonetti d incaricato del lavoro preparatorio
- per promuovere la Causa di Don Bosco. Il Servo di Dio si rende
conto del coro d'ammirazime elevatosi in morte del Fondatore. -
Anche Cesare Cantù lo dice degno di succedere a Don Bosco. - Af-
fettuosa protesta della Sziperiora Generale delle Fklie di Maria

23.4 Page 224

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398
- I V - Succespare di Don Bosco. Primo periodo
Adiatrice. -.Dichiarazioni del Servo di Dio: agli ex-allievi: (I Vor-
ra' avere un cuore grande e tenero, come il caro Don Bosco, per amarvi
al par di lui!)); ai Salesiani: (I Se, succedendo a Don Bosco non
pota' ereditare le grandi ~ Y t ùdel Fondatore, l'amor suo pe' suoi
jigli spirztuali, oh, quello si, sento che il Signore me lo concesse!>>-.
Alla trigesima di Don Bosco. - Prima lettera del Servo di Dio dopo
la conferma a Rettor Maggiore: (I Sostenere e sm7uppare le opere
da Don Bosco iniziate, seguire fedelmente i metodi da lui insegnati,
ed imitare il modello che il Signore ci ha dato: questa sarà il p ~ o -
gramma che io seguir0 nella mia carica)).- T <i i ricordi di quel so-
gno di Don Bosco?... Prega per me, che tremo!... )).
Supplir Don Bosco, vivere dello spirito di Don Bosco, e
comportarsi, in tutto e con tutti, come avrebbe fatto Don
~ o s i o-:- ecco il programnia del nuovo Rettor Maggiore dei
Salesiarii!
L'X febbraio si affrettava ad inviare ad ogni confratello,
. stampata ir, piccolo formato, una lettera, che Don Bosco
aveva lasciato qual testamento ai suoi figli spirituali.
(1 I1 vostro primo Rettore è niorto - scriveva il santo
Fondatore. - Ma il nostro vero Superiore, Cristo Gesù, non
morrà. Egli sarà sempre nostro Maestro, nostra Guida, no-
stro Modello..... I1 vostro Rettore è morto, ma ne sarà eletto
un altro, che avri cura di voi e della vostra eterna salvezza.
ilscoltatelo, amatelo, ubbiditelo, pregate per lui, come avete
fatto per me..... t).
E Don Rua accompagnava il prezioso documento con
questi rilievi: << Nel lutto generalc, in cui caddero i Salesiani
per la dolorosa perdita fatta il 31 gennaio, nella persona del-
l'amatissimo nostro Padre Don Bosco, la Divina Prowidenza
si compiacque, con varie circostanze, alleviare le nostre pene.
Grande conforto fu l'aver potuto i principali Superiori e più
anziani confratelli assisterlo nella sua ultima malattia, circon-
dare il suo letto di morte e riceverne, qualche ora prima del
suo transito, la benedizione suprema da estendersi a tutti i
confratelli; altro conforto fu l'entusiasmo pieno di venera-
zione manifestato da innumerevole moltitudine d'ogni età,
ceto e coridizione e nel giorno che rimase esposto e nell'oc-
I - Il programma
casione della sepoltura, come pure le generali condoglianze
che da ogni parte d'Europa ci pervengono: altro conforto
quello d'aver ottenuto di conservarne la salma nel Collegio
Valsalice; ma conforto più grande per tutti i Salesiani è una
lettera che lo stesso Don Bosco scrisse a tutti i suoi figli, con
incarico a me sottoscritto di farne avere copia a ciascuno di
E tornava a ricordare i suffragi, che si dovevan fare da
ogni confratello e nelle singole case per il Padre defunto, la
convenienza di non permettere, durante il prossimo carnevale,
clamorose ricreazioni, e il dovere, come aveva raccomandato
Don Bosco medesimo, di sospendere i lavori di costruzione, di
non aprir case e, senza decantare debiti, usare comuni solleci-
tudini per pagare la successione, estinguere le passività, e com-
pletare il personale delle case -esistenti.
Terminava con questa indimenticabile esortazione:
(( Cari confratelli, adottando il consiglio datoci da un nostro
pio e benevolo cooperatore, d'ora avanti sia il nostro motto d'or-
dine: LA SANTITÀ DEI FIGLI SIA PROVA DELLA SANTITA DEL
PADRE: questo accrescerà il gaudio del nostro amato Don Bosco,
che già speriamo accolto in seno di Bio, mentre ridonderà a
grande nostro spiritzlale profitto b.
Nello stesso giorno comunicava al Procuratore Generale
della Società, residente in Roma, il dubbio circa la regolarith
della sua successione:
((Carissimo Don Cagliero, non mi fu possibile prima
d'ora scrivere, come avrei desiderato, a Sua Santità, per
esporgli un mio dubbio, e intanto fare atto di sudditanza alla
medesima. Ora, dietro consiglio dell'amatissimo nostro Arci-
vescovo, scrivo a Sua Santità ed al Card. Vicario, nostro ca-
rissimo protettore. T u favorisci leggere l'una e l'altra lettera;
e poi messo il piego diretto al S. Padre colla lettera al Card.
Vicario dentro una busta coil'indirizzo al prelodato Card.
Protettore, recati immediatamente da lui a recapitargli il
Nella lettera diretta al Papa, preoccupato della grave re-
nsabilità alla quale andava incontro, faceva un'umilis-
ima dichiarazione:

23.5 Page 225

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400
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
<( Beatissinio Padre, considerando la mia debolezza ed
incapacità, trovomi spinto a farvi umile preghiera di voler
portare su altro soggetto più-adatto il sapiente vostro sguardc,
e dispensare lo scrivente dall'arduo ufficio di Rettor Mag-
giore, assicurandovi però, che coll'aiuto del Signore non
cesserò di prestare, con tutto l'ardore, la debole opera mia
in favore della Pia nostra Società, in qualunque condizione
venissi collocato ».
Ben diverse erano le dichiarazioni dei membri del Capi-
t010 Superiore, i quali, con a capo Mons. Cagliero, direttore
spirituale ad honorem, protestavano al Card. Protettore:
<< .....Dal canto nostro noi, unlili sottoscritti, saremmo
lietissimi che il S. Padre confermasse a nuovo Rettor Mag-
giore, ossia a Superiore Generale dell'umile Società di San
Francesco di Sales, il prelodato Sac. Michele Rua, designato
gih e proposto a suo Vicario dal nostro Don Rosco medesimo,
dopo invito ricevuto per pane di Sua Reatitudine, che nella
sua paterna bontà desiderava vedere per tal modo assicurato
il benessere della Congregazione Salesiana; anzi, siccome an-
noverati tra i primi Superiori noi conosciamo le disposizioni
degli animi non solo degli elettori, ma di tutti i Soci, così
siamo in grado di assicurare colla più intima persuasione del
cuore che la notizia, la quale portasse che il S. Padre diede a
nostro Superiore Generale il Sac. Michele Rua, sarebbe ac-
colta non solamente con profonda sottomissione, ma con
sincera e cordialissima gioia.
>) Aggiungiamo di più: Ancorchè si addivenisse all'atto
di una elezione secondo la Regola, tuttavia è sentimento co-
rnune che Don Rua sarebbe l'Eletto a pieni voti, e ciò in os-
sequio a Don Bosco che lo ebbe sempre quale suo primo con-
fidente e braccio destro, ed anche per ia stima che tutti ne
hanno per le sue esimie virtù, per la particolare abilità nel
governo dell'lstituto, e per la sua singolare destrezza nel di-
sbrigare gli affari, di cui diede già luminose prove, sotto la
direzione dell'indimenticabile e carissimo nostro Fondatore
e Padre.....i).
Queste parole tornaron particolarmente care al Cardi
Protettore e allo stesso Santo Padre, perchè venivano a d
I - Il programma
40'
sipare i dubbi, che s'eran andati sollevando nella Curia Ro-
mana, sulla difficoltà di trovare un uomo capace di succedere
a Don Bosco. Si diceva, da tempo e con insistenza, che, morto
il Fondatore, l'Opera Salesiana sarebbe andata in sfacelo. Si
sussurrava che non aveva uomini formati per cementare
quell'unione strettamente necessaria, e, soprattutto, che man-
cava d'un uomo capace di raccogliere l'eredità di Don Bosco.
E non eran voci isolate, ma opinioni diffuse, che minaccia-
vano serie conseguenze. Ci fu chi proponeva di scioglierla
ed incorporarne i membri ad un'altra società, avente uno
Mons. Emiliano Manacorda, Vescovo di Fossano, grande
amico di Don Bosco ed ammiratore dell'Opera Salesiana,
prese ad awicinare i più alti prelati di Curia per esporre
come stavan realmente le cose e sventare le minacce accen-
nate. Andò da una Congregazione all'altra, conferì a lungo
col Card. Protettore, visitò i Cardinali più influenti, e riuscì
a dissipare ogni nube. I1 Card. Bartolini l'interrogò:
- Ella crede, Monsignore, che la Società Salesiana possa
avere iunga vita? non porterà scompigli e fastidi, non avrà
dissolvimento, tanto più in questi tempi?
- Eminenza, io son persuaso che durerà nei secoli. Ho
Bosco, conosco i Salesiani, fui per qualche
a loro, posseggo tutte le loro confidenze,
ebbe mai segreti per me, e posso assicurarla
è vero quanto dico.
- Ella si sente d'essere responsabile d:l suo avvenire?
- Io mi sento capace di rendermi mallevadore di tutto:
ll'unione, della capacità degli uomini, e del suo awenire.
- Se è così, concluse il Cardinale, non ho più nulla da
iduo e paziente del Vescovo di Fossano
io prelato amava e venerava tanto Don
a e a Torino, ~arlandodelle grazie rice-
e; da lui particolarmente venerata sotto il
na della Pravvidenza,, fu udito ripetere,
rande che gli aveva concesso la Vergine
onosciuto Don Bosco:

23.6 Page 226

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402
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
- Don Bosco mi voleva bene, ed io l'ho sempre amato
come un padre, e san felice d'essere stato lo strumento col
quale potè superare difficoltà gravissime. E come sarebbe
bello per me essere il Promotore della sua Causa e morire
con la reliquia del Reato Giovanni Bosco sul petto!
Il Card. Parrocchi non tardò a presentare a Sua Santità
le lettere di Don Rua e del Capitolo, e 1'11 febbraio, «lieto
di aver ottenuto dalla Santità di Nostro Signore l'esaudi-
mento della brama)), si affrettava a partecipare a Mons. Ca-
gliero « l'avventurata novella v, che il Santo Padre aveva
« riconfermata la nomina di Don Rua a Rettor Maggiore
della Congregazione Salesiana>). Sia lodato il Signore, ag-
giungeva l'Eminentissimo, qui mortz$cat et nivificat, deducit
a d inferos et reducit!)). E il nuovo decreto faceva cenno del-
l'anteriore, sancito per ordine di Leone X I I I fin dal 27 no-
vembre 1884, di cui a Torino non era giunta notizia; altri-
menti non vi sarebbe stata alcuna incertezza.
Nelle case della Società non eraa note le pratiche com-
piute, e si teneva già il Servo di Dio come regolare succes-
sore di Don Bosco; tuttavia il Capitolo Superiore, con circo-
lare del 7 marzo 1888, diè relazione d'ogni cosa a tutte le
Case, riportando integralmente i documenti.
Rilevando poi come il nuovo Rettor Maggiore fosse stato
<< designato dal gran cuore del Padre e Fondatore Don Bo-
sco )>, e «anzi)> fosse stato e dato dallo stesso Vicario di
nostro Signor Gesù Cristo l>, <( non occorre - diceva -
che noi ve lo raccomandiamo con molte parole, imperocchè
siamo più che sicuri che tutti lo amerete e lo obbedirete non
solo per dovere e per la stima che gli portate, ma eziandio in
ossequio al Santo Padre e in grata memoria di Don Bosco,
del quale per 30 e più anni fu il più intimo confidente, e del
cui spirito s'imbevette fin dalla sua più verde età)).
E fu realmente così!
Nel frattempo, il Servo di Dio s'era recato a Roma per
far atto d'ossequio al Santo Padre; e il 20 febbraio, di là,
I'antico allievo dei Fratelli delle Scuole Cristiane scriveva a
Don Bonetti: << Ieri finalmente abbiamo visto il Santo Padre,
ma non ancora in udienza privata. L'abbiamo visto alla fun-
I - Il programma
403
zione della beatificazione del De la Sulle. Pareva proprio una
figura sovrumana. Dopo detta funzione fummo a riverire
Mons. Della Volpe che si mostrò, secondo il solito, tanto be-
nevolo..... Ci fissò l'udienza per martedì mattina alle lo1/,
cosicchè, quando tu aprirai questa mia, facilmente avrò già
potuto prostrarmi ai piedi di Sua Santità e domandargli una
copiosa benedizione per tutta la nostra Pia Società, ma so-
prattutto per i Superiori del Capitolo, e quindi anche pel caro
Don Bonetti. Va bene casi?
)) Licenziatici da Mons. Della Volpe, fummo dal Card.
Rampolla, che mi dimostrò una bontà, un'affabilità singolare,
e si degnò di benedirci, benedicendo in noi tutti i Salesiani e
loro alunni. Egli pure manifestò per Don Bosco una grande
venerazione. Poi nell'anticamera del Segretario di Stato mi
sono incontrato con Mons. Jacobini, Arcivescovo di Tiro,
che... si compiaceva d'aver potuto vedere ancora due volte
l'amatissimo Don Bosco nell'ultima gita fatta a Roma per la
consecrazione del Sacro Cuore, e d'avergli porto il braccio
accompagnandolo in camera.
» I n ultimo fummo da Mons. Caprara, Promotore della
Fede, per avere schiarimenti precisi sul modo di procedere
per promuovere la Causa del venerato Padre Don Bosco D.
Questo il suo gran pensiero! << Sua Eminenza Rev.ma il Card.
Parrocchi medesimo ci aveva a lui indirizzati. Egli mi accolse
molto gentilmente, e con vero interesse mi diede norme par-
ticolari su tutto, esibendosi in qualunque bisogno. Di tutto
quello che disse se ne è preso memoria, e quindi potremo,
arrivati a casa, concertare tutto comodamente. La cosa prin-
cipale su cui insistette, fu che procurassimo di raccogliere il
maggior numero di dati per i miracoli e le grazie, ottenute
dopo la morte del Servo di Dio, e raccoglierli con tutti i mi-
gliori documenti possibili. Ma di tutto ne parleremo a voce.
)) Del resto, avuta che avremo l'udienza dal Santo Padre,
di quella sera stessa o al più tardi all'indomani, cioè mer-
coledì, c'incammineremo per ritornare al nido. I1 desiderio
di presto poterlo fare non so se sia maggior il mio o il vostro,
certo il mio è grandissimo.....o.
I1 25 febbraio venne ricevuto in particolar udienza, da

23.7 Page 227

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- - IV Successore di' Dm Bosco. Primo periodo
XIII, prima di ogni altra persona. Non appena fu
sua presenza, il grande Pontefice con bontà gli disse:
- Don Rua, voi siete il Successore di Don Bosco: mi
condolgo con voi per la perdita che avete fatto; ma mi ralle-
gro perchè Don Bosco èra un santo, e dal cielo non mancherà
di assistervi.
E il Servo di Dio:
- Santità, io La ringrazio di queste consolanti parole,
che mi infondono grande coraggio. Intanto, per la prima
volta che ho la fortuna di presentarmi a V. S. nella qualità di
Rettor Maggiore, Le offro gli omaggi miei e di tutta la Pia
Società di S. Francesco di Sales. Tutti i Salesiani vogliono
essere sempre figli devoti, rispettosi, ubbidienti, affezionati di
V. S. e della Chiesa, continuando a lavorare quanto possono
alla gloria di Dio ed al bene delle anime, sostenendo le opere
iniziate dal compianto nostro Fondatore.
- Bene, rispose il Pontefice, continuate quelle sante
imprese, ma per ora procurate di assodarle bene. Per qualche
tempo non abbiate premura di estendervi, bensì di sostener
bene e sviluppare le fondazioni già fatte.
- E precisamente, osservò Don Rua, la raccomanda-
zione fattami per iscritto dal nostro caro Don Bosco; che, in
un pro-memoria, fra le altre cose mi notò di sospendere per
qualche tempo l'apertura di nuove case, per completare il
personale in quelle già esistenti.
- Sì, sì, ripetè Sua Santità, conviene fare in questo modo,
tanto pei Salesiani, quanto' per le Figlie di Maria Ausiliatrice,
affinchè non avvenga come a qualche altro Istituto che si
estese troppo rapidamente, e poi non potè sostenersi in modo
convenevole; mandando solo due o tre persone a fondare
nuove case ed abbandonandole a se stesse, fecero poco buona
I1 Servo di Dio osservò al Santo Padre, che i Salesiani,
a tenore delle loro costituzioni, devono essere in numero di
sei in ogni nuova fondazione, il che è una buona salvaguardia.
I1 Papa, continuando il discorso, soggiunse:
- Soprattutto procurate che le persone, che dovete man-
dare nelle varie case, siano ben ferme nella virtù, al che si
I - I1 programma
405
deve prowedere specialmente nel noviziato. E voi lo fate
far bene questo noviziato? per quanto tempo?
- Santo Padre, il noviziato si suo1far da noi per un anno
dagli aspiranti alla carriera sacerdotale, e due dai coadiutori.
- Va bene; ma raccomandate a chi li dirige di attendere
diligentemente alla riforma della vita dei novizi. Questi,
quando entrano, portano con sè della scoria, e quindi hanno
bisogno di essere purgati e di venir rimpastati allo spirito
d'abnegazione, d'obbedienza, d'umiltà, e di semplicità, e delle
altre virtù, necessarie alla vita religiosa; e perciò nel noviziato
lo studio principale e, direi unico, dev'essere quello di atten-
dere alla propria perfezione. E quando non riescono a correg-
gersi, non abbiate timore di allontanarli. Meglio qualche
membro di meno, che avere individui che non abbiano lo
spirito e le virtù religiose.
- Santità, rispose il Servo di Dio, la ringrazio di questi
santi consigli e procureremo di farne tesoro, come prove-
nienti dal Capo della Chiesa, dal Vicario di Gesù Cristo, a cui
il nostro amato Don Bosco c'inculcava cotanto di professare
la più illimitata obbedienza, rispetto, ed affezione. Anzi ri-
cordiamo benissimo, come in quest'ultima malattia, anche
quando non aveva più che un fil di voce, di tratto in tratto
parlando ai superiori, che circondavano il suo letto, loro di-
ceva: Dovunque vadano i Salesiani procurino di sostenere Pau-
torità del Sommo PonteJice e di insinuare ed inculcare rispetto,
obbedienza ed affetto alla Chiesa ed al suo Capo.
A queste parole, Leone XIII esclamò:
- Oh! si vede che il vostro Don Bosco era un santo, si-
mile in questo a S. Francesco dlAssisi che quando venne a
morire, raccomandò caldamente ai suoi religiosi di essere
sempre figli devoti e sostegno della Chiesa Romana e del Suo
Capo. Praticate queste raccomandazioni del vostro Fonda-
tore, e il Signore non mancherà di benedirvi.
In fine Don Rua ringraziò Sua Santità della benevolenza
usata fino allora alla Società Salesiana, e delle parole piene di
bontà, indirizzate a nome suo dall'Em.mo Card. Segretario
di Stato in occasione della morte di Don Bosco. Ed il grande
Pontefice:

23.8 Page 228

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IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
- Ho sentito anch'io vivamente la perdita del vostro
Padre. Quando il Card. Segretario di Stato me ne diede da
parte vostra la notizia, ho voluto indicargli precisamente le
parole che avrebbe avuto da usare nella risposta. Ed ora
tutto l'affetto e la benevolenza che portava a Don Bosco
l'avrò per voi e per la Società da lui fondata.
Cosi ebbe termine quell'udienza memoranda. Il Servo di
Dio n'usci raggiante d'intima letizia; e il giorno dopo, come
aveva promesso, si affrettò a far ritorno a Torino.
Appena giunto alllOratorio, superiori ed alunni si raccol-
sero ai piedi di Maria Ausiliatrice, per cantare il Te Deum,
ed egli impartì la benedizione col SS. Sacramento, mentre
sul labbro e nel cuore di tutti era la stessa preghiera, che il Si-
gnore larganiente continuasse a concedere le sue benedizioni
a Don Rua, come per tanti anni aveva fatto con Don Bosco.
Ed ecco10 all'opera. Quale il primo pensiero? Prima che
terminasse il mese di febbraio, ventotto giorni appena dopo
la gravissima perdita, adunò il Capitolo Superiore, e comu-
nicò la raccomandazione del Card. Parrocchi di raccogliere
notizie e testimonianze sulla vita e sulle virtù di Don Bosco
e sulle grazie e sui miracoli ascritti alla sua intercessione ed
ottenuti dopo la sua morte, per poter iniziare il Processo del-
l'Ordinario e promovere al più presto la Causa di Beatifi-
cazione e Canonizzazione. Lesse anche la relazione di quanto
gli aveva detto in merito Mons. Caprara, Promotore della
Fede; e venne subito affidato a Don Bonetti il lavoro pre-
paratorio.
Di quei giorni volle anche prender visione della volumi-
nosa corrispondenza a lui giunta in morte di Don Bosco.
Ogni corriere gli aveva portato centinaia di lettere di persone
d'ogni ceto e condizione sociale, nobili e plebei, laici ed ec-
clesiastici, semplici religiosi e religiose, e sacerdoti, vescovi,
arcivescovi e Cardinali, tutte riboccanti di affetto per l'E-
stinto e di rimpianto per la sua scomparsa. Molte esprime-
vano apertamente la convinzione che Don Bosco, dopo una
vita così virtuosa e laboriosa, interamente spesa a gloria di
Dio e a bene del prossimo, era immediatamente salito a go-
dere la gloria dei Santi.
I - Il programma
407
({Quandoseppi che il loro Padre Don Bosco era uscito
dalla vita presente - gli scriveva il Card. Capecelatro -
I
pregai nella Messa per quelvanima eletta. Ma in verità'io pen-
savo e speravo soprattutto che in quel momento dal cielo egli
pregasse già pei suoi figli, per i molti che lo amavano, ed
anche un poco per me )>.
N Non mi bastò l'anirno di suffragarlo - confessava un
pio e nobile cooperatore - ma nel mio Oratorio, ricco di
molti privilegi, resi gloria a Dio che ha voluto un santo di più
nel regno dei cieli )); ed assicurava Don Rua, che camminando
sulle tracce del Padre gli avrebbero sorriso i favori divini.
C{ Don Bosco non è mai stato così vivo come ora a affer-
mavano altri; e tutti, anche i più lontani, lo sentivano vicino!
E lo credevano anche in possesso della gloria dei Santi. t{ 11
giorno che ci portò la triste novella della morte di Don Bosco
- scriveva un predicatore dalle Romagne - io predicava un
settenario dei Dolori di Maria; e non potei temperarmi, che
non raccomandassi l'aninia del caro Padre ed amico a tutta la
popolazione. Ma che dire? Si cominciò con tre Requiem e si
terminò con tre Gloria. Cosi è; la Società Salesiana ha un
santo, e di quaie possanza, in paradiso!..... 1).
Persone gaziate e che avevano avuto con lui intima e ami-
chevole relazione, nobili e popolani, vescovi e sacerdoti, intere
comunità religiose femminili e masc li, chiedevano come se-
gnalato favore, con preghiere insistenti, qualche cosa, qualche
oggetto a lui appartenuto, non foss'altro un libriccino, un pi-
leolo, a un pezzo di sotanella I), per conservarli come reliquie.
L'immenso dolore provato dal Servo di Dio venne assai
temperato da cotesto leb bis cito di venerazione e di rimpianto
e dalle affettuosissime espressioni di conforto a lui dirette.
C< Don Michele! - gli scriveva un fervoroso e zelante
cooperatore di Verona. -Noi adesso ci stringiamo attorno a
Lei e La riveriamo come nostro Superiore; noi intendiamo
di trovare in Lei il volere di Don Bosco, l'autorità di lui, la
nostra guida s.
Ed una piissima cooperatrice: « Dopo aver versato tante
lacrime per la perdita dell'anima salita a godere la pienezza
della gloria, sento il bisogno di rivolgere una parola di con-

23.9 Page 229

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- - I V Successore di Don Bosco. Primo periodo
forto a Chi tanto sofferse per si dura separazione. Oh! non
piangiamo, ma colla fede vediamolo già raggiante della sua
carità ed immerso nella visione beatifica di Dio: e preghiamolo
che assista noi rimasti quaggiù. O reverendo Don Rua, ben
degno successore di Don Bosco, le raccomando la sua salute
per continuare le opere apostoliche, mentre l'accerto che non
verrà meno in me l'opera di cooperatrice P.
Cesare Cantù, in morte di Don Bosco, aveva inviato que-
sto nobile messaggio: <<Dopoavere per quarant'anni ammi-
rato in Don Giovanni Bosco l'inesauribile carità, il retto senso
evangelico, l'inalterabile pazienza, non mi resta che pregarlo
perchè in cielo m'impetri di morire con altrettanta fede e
speranza t). E dopo i solenni funerali, celebratisi in Milano
nella chiesa delle Grazie, scriveva a Don Rua:
<i Reverendo Padre, il venerabile Don Bosco ha già cominciato
dal paradiso le sue grazie col mettere a capo al suo posto un perso-
naggio, non dico capace di eguagliarlo, ma degno di succedergli, e
di farne la perdita men dannosa alla religione e alla società. Quanto
volentieri, se lo avessi conosciuto, avrei riverito il suo rappresentante
alle esequie celebrate con sì nobile pietà nella nostra chiesa della
Grazie! Tenga vivo in codesta gioventù lo spirito di carità e di abne-
gazione, che vi ha seminato Don Bosco.
))Ella certo non ignora che ad Annecy preparano un'edizione
corretta e possibilmente completa delle opere di S. Francesco di Sales.
Codesto Oratorio contribuirà a raccoglierne lettere, frammenti, aned-
doti, come io procuro, eccitato da quelle pie Madri.
Ella mi prometta che i suoi Figliuoli nelle loro preghiere non
dimenticheranno i1 suo obb. e riverente Cesare Cantd» (I).
(I) Don Bosco, appena cominciò a pubblicare il Bollettino Salesiano, insieme
col diploma di cooperatore, ne inviò una copia anche a Cesare Cantù, il quale
gli scriveva:
(IRm~erendoPadre, Ella ha scelto un ben nieschino cooperatore. IO ammiro il suo
zelo e l'inesau7ibile cnritd, ma non mi sento, c a p ~ n t dè,, forza per se81iirla.
Posso che cowolar,ni di dioenirepartecipe elle loro oranon;, delle qual; ho tanto bisogno.
9 Gradisca questo tenue obolo e mi abbia per
I'Epifania '78,
SUO 0.ssevu.
CESARECANTU.
E Don Rua, che sbrigava gran parte della corrispondenza di Don Bosco, po-
stillava, in alto, sul piccolo foglio: a&c. L. ro". E in basso poneva queste parole:
Per norma a Don Bosco. Questo è rl celebre Cantù; se non erro. Don Rua. Nulla sfug-
giva ali'attenzione del Servo di Dio.
I - Il programma
409
A Don Rua tornarono paiticolarmente care le lettere dei
Salesiani, delle Figlie di Maria Ausiliatrice, degli ex-allievi,
e, soprattutto, le loro proteste di seguir le ormedel Fondatore.
Per il cuor suo, che nello studio quotidiano di Don Bosco era
rimasto colpito, più che da ogni altra cosa, dalla sua pater-
nità insuperabile e dalla sua santità, nulla in realtà poteva
tornar d i conforto maggiore.
La Superiora Generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice,
Suor Caterina Daghero, gli apriva l'animo nei termini più
delicati:
Sebbene abbia avuto, pochi giorni or sono, la somma ventyra
di ossequiarla personalmente, pure sento il bisogno e il dovere d in-
dirizzarle queste due righe. Dirà con ragione, o Padre carissimo, che
poteyo dirle a voce liberamente i miei ~ensie.r.i. ma che,vuole? mi
sentivo troppo debole, temevo di tradire me stessa, e cagionare così
fwelrlietom...iePelargciròimmeinpueorvdoonei,poiùtticmruodPoaddorleoreeSaulpceuroior rseu,oesvìoagcleiarb, abmenecnhteè
troppo tardi, gradire le sincere, cordiali, sentite condoglianze mie e
di tutta la orbata nostra Congregazione... Io non mi dilungo su questo
argomento, o Padre Rev.mo, perchè non mi regge il cuore; solo La
prego a consolarsi pensando che dal cielo Don Bosco La proteggerà
in modo singolarissimo e Le otterrà dalla Celeste nostra Madre Au-
sziiloiantir,iccehediEgploiteLr evhedaerceonpfridoasptoe.r..ate sempre più le due Congrega-
1, Del resto io l'assicuro, o buon Padre, che in mezzo a tanto do-
lore sono consolata... Sì, l'aver a Superiore la S. V. R. &.perme, per
il Capitolo, per tutte e singole le Figlie di Maria Ausiliatnce, tale
,n conforto, una consolazione, che non gliela posso a parole inani-
Eestare. Di quest'insigne favore che ci fece Iddio, noi Lo ringrazie-
remo per tutto i1 tempo di nostra vita, e a rendercene meno indegne
orocureremo di corrispondere colla maggior fedeltà alla nostra santa
;ocazione.
>>CaroRev.mo Padre, lo so che la carica di nostro Sup~riore
Le costerà dei sacrifici e Le porterà non ~ o c hpiensieri; ma noi pre-
gheremo tanto Gesù che voglia anche per questo compensarla ade-
guatamente. Dal canto mio poi Le prometto che farò del mio meglio
per renderle meno grave il peso della direzione nostra? inculcando
sempre a tutte le Direttrici e Suore una pronta ubbidienza, una
confidenza illimitata, ed un affetto santo, riverente, filiale, verso la
P, V. R., che d'or
guida, appoggio,
icnonnasnigzilietererr,etmuottot.u..t!te,Cdoolplao
Dio, per nostro Padre,
presente, adunque, O
Padre, io, con tutta la povera cara Congregazione, applaudo alla sua

23.10 Page 230

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410
ZV - Smcessore di Don Bosco. - Primo pmiodo
elezione, le protesto la nostra completa filiale obbedienza e servitù,
e la supplico a voler anch'Ella considerarci come sue figlie... D.
Gli ex-allievi, a mezzo del presidente della loro Unione,
Carlo Gastini, gli protestavano che tutto l'affetto che avevan
portato a Don Bosco l'avrebbero avuto per il suo Successore.
E il Servo di Dio rispondeva:
"ella gravissima mestizia provata nella dolorosa perdita
del nostro amatissimo Padre Don Bosco il Signore, sempre
buono ed amabile, volle porgermi molte svariate consola-
zioni. Ei ne sia mai sempre benedetto! Fra queste ti posso
accertare, che tiene un posto importante la dichiarazione
da te fatta a nome degli antichi allievi, e specialmente del loro
Comitato per le onoranze a Don Bosco, che l'afletto che ave-
vate pel caro Padre, lo serberete per quelli che ne han raccolta
l'eredità, e che animati dallo spirito di Lui ne proseguiranno
l'opera benefica. Sì, questa dichiarazione è di grande con-
forto a me ed ai miei confratelli, a nome dei quali pure
ti rispondo.
» - ~ u a n tpooi a me, in particolare, Vi posso dire con ve-
rità che vorrei avere un cuore grande e tenero, come il caro
Don Bosco, per amarvi al pari di Lui. Che se il cuor mio non
può stare a fronte del suo, ciò non ostante farò del mio meglio
per dimostrarvi l'affetto mio fraterno nelle occasioni che mi
si presenteranno. Sempre rimirerò in voi i figli di Don Bosco,
l'oggetto della più viva affezione del nostro compianto Padre;
sempre riconoscerò in voi i miei diletti fratelli. Se crederai
di manifestar questi sentimenti al Comitato suddetto, ed agli
altri antichi allievi, io te ne do piena facoltà, anzi te ne sarò
riconoscente..... o.
Abbiam rilevato il mutamento che avvenne nel carattere
di Don Rua, quando lasciò le mansioni di prefetto delI'Ora-
torio, e più ancora quando venne eletto Vicario di Don Bo-
sco; ma oh! come si vide, subito dopo la morte del Beato,
che egli, raccogliendone l'eredità, voleva essere soprattutto un
padre! I1 generoso proposito di ricopiare in questo il iMaestro,
apparve subito meraviglioso verso tutti, specialmente verso
i Salesiani.
I - Il programma
4 II
I confratelli della Repubblica Argentina gli avevano in-
viato un indirizzo, protestandogli obbedienza e devozione
come a Don Bosco, ed egli rispondeva:
(( .....Se disgraziatanente prendete abbagiio su quanto può
riguardare la mia persona, vi ha però un punto su cui non sba-
gliate ed è ch'io vi amo come tenmissinzo padre. L a grande ca-
rità che informava il cuoTe del nostro diletto Don Bosco, di santa
e viva memoria, avviv0 coll'esempio e colla parola la scintilla
d'amore che Dio benedetto aveva posto nel mio, ed io crebbi elet-
trizzato dall'amor suo, per cui, se succedendogli non potei eredi-
tare le grandi virtb del nostro Santo Fondatore, l'amor suo pe'
suoijigli spirituali, oh, quello si, sento che il Signore me lo cou-
cesse! Tutti igiorni, tuttigli istanti delgiorno io li consacro a voi;
ed è giusto, dal momento che piacque al Signore di a@dawi
alle mie sollecitudinz' paterne. Epperciò io prego per voi, penso
a voi, agisco per voi come una madre per l'unigenito suo. Una
sola cosa chiedo a voi per mia ricompensa: fatevi tutti santi e
grandi santi. Per cui io vi raccomando con tutte le forze del-
l'animo di fu.giie anche I'ombra del peccato. La vostra vita
sia modellata su quella del nostro Qon Bosco, che fu si grande
imitatore di Gesù Cristo. Il Cvore SS.mo di Gesù sia il vostro
rifugio, la vostra cella: ascoltatelo riverenti quando v i parla,
parlategli quando degna ascoltarvi, e ricordatevi sempre ch'Egli
nè v i parla, nè v i ascolta, se vi state dissipati alla sua presenza, se
il vostro pensiero svolazza qua e colà, se il vostro cuore non è, O
almeno non vuol essere, intieranzente vuoto degli umani affetti.....
Vo~liateessere suoi, vogliate fermamente, ed Egli farà tutto
pmlhè lo siate )).
Ed inculcava loro la divozione alla Madonna e l'amore a
Don Bosco per progredire nella perfezione religiosa:
<(Vi raccomando specialissimamente la divozione a Maria
SS.ma; ogni sua festa sia vostra festa. I n Lei rimettete la
vostra causa, le vostre speranze, le vostre celesti aspirazioni.
Maria sarà la vostra guida, la vostra luce, il vostro conforto;
sarà per voi nel cammin della vita la nube che guidava, pro-
teggeva dai cocenti raggi del sole e rischiarava nelle tenebre
,> delta notte, gli Ebrei nel deserto.
Raccomandatevi anche molto a Don Bosco: la sua pre-

24 Pages 231-240

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24.1 Page 231

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412
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
ghiera aveva tanta forza mentre era in vita; pensiamo quanta
ne ha mai ora che è beato nel Cielo, come i miracoli, presso-
chè quotidiani, che fa il Signore a coloro che prendono Don
Bosco per intercessore, lo provano splendidamente.
J) Coraggio adunque, miei cari $gli; se l'imperatore Sito,
pagano, considerava perduta quella giornata in cui non avesse
avuto occasione di far del bene, quanto più noi dovremo
crederla perduta se questo bene non l'avrem fatto, malgrado
le tante occasioni che immancabilmente ci offre la Provvi-
denza? Ricordiamoci che noi cristiani, noi Salesiani, dobbiam
progredire nel bene e dobbiamo considerare funestamente perduto
ogni istante del giorno, in cui saremo rimasti neghittosi o in-
d%$fwentni ella via della perfezione religiosa )).
I1 IO marzo nel Santuario di Maria Ausiliatrice si celebrò
il funerale di trigesima per Don Bosco, e ne diceva l'elogio
funebre il Cardinal Alimonda, che in quel giorno accettava
anche l'invito di dividere la mensa con i nostri. Era una luce
di conforto che I'Eminentissimo Principe portava ai mesti
figli di Don Bosco. Si mostrò desideroso di sapere se avevano
avuto molte dimostrazioni di affetto, se le autorità continua-
vano a sostenerli nella loro opera di salute, e quasi sospen-
dendo il respiro, rivolto a Don Rua, disse:
o - Ma, dopo la salita di Don Giovanni al cielo, cessa-
rono le manifestazioni della Prowidenza?
o Don Rua capì la delicatezza della domanda:
- Veda, Eminenza, - rispose - dobbiamo confessare
che Don Bosco, arrivato in Paradiso, non se ne stia in riposo,
anzi lavori e non poco. Quel giorno stesso della sua partenza,
noi si aveva da pagare a Parigi più di trentamila lire per
l'acquisto della casa di Ménilmontant. Si aveva speranza che,
sapendo la notiiia dolorosa della morte di Don Bosco, avreb-
bero differito l'atto notarile, o la Prowidenza ci sarebbe ve-
nuta in aiuto in qualche maniera. E ci venne. Si aveva non
poco da fare solo per leggere i molti dispacci che ci giungevano
chiedenti notizie di Don Bosco, e quella mattina se ne dove-
vano per di più spedir molti per far sapere che Don Bosco
era morto. Ci arrivava un dispaccio da Parigi con queste pa-
role: - Una persona che ha una somma da depositare per le
-I I2 programma
4'3
Opere Salesiane. vuol saoere se deve spedirla a Torino o im-
piegarla a Parigi.
Ecco la Prowidenza! dissi; e subito risposi alla mede-
sima signora: -Rimetta la somma che dice avere per le Opere
Salesiane, in Parigi stessa, via... casa... numero... - Orbene
due giorni dopo, il direttore di quella casa salesiana mi scri-
veva, come dopo le dieci, mentre si stava scrivendo l'atto e si
era impressionati per i primi dispacci che annunciavano la
morte di Don Bosco, giungesse una signora, dimessa anzi
che no, la quale richiese se abitasse colà una persona, a cui
doveva rimettere una somma d'incarico di Don Rua. - Quale
fu la nostra meraviglia, soggiungeva, quando, spiegando il
plico, si trovarono tanti biglietti per trenta e più mila lire,
quante appunto erano necessarie. -La signora, depositata la
somma, come se avesse compito nient'altro che una dovuta
incombenza, senza aspettare ringraziamenti se ne partì. Ma
quei signori, il notaio e il padrone del luogo, non usi a questi
scherzi della Divina Prowidenza, non finivano di far atti di
meraviglia. I1 notaio disse: -Io conoscevo già l'Opera di
Don Bosco; ma questo fatto mi toglie ogni dubbio sulla sua
speciale missione e sull'assistenza divina >> (I).
Questo racconto, esposto dal Servo di Dio con tanta
semplicità, fu - dice Don Francesia - la pietanza più gra-
dita di quel pranzo tanto frugale. n
- Dunque - si andava ripetendo - Don Bosco assiste
con pietosa cura l'Opera sua, e non lascia tra le spine il suo
carissimo figlio, già in mezzo a tante lacrime!
E prima e dopo la morte di Don Bosco, Don Rua ebbe
la piena fiducia che i1 Signore non avrebbe abbandonato I'O-
pera Salesiana, qualora egli avesse fedelmente continuata la
missione che il Signore le aveva affidato. E quali fossero fin
da quei giorni i suoi pensieri, e quale il programma che s'era
proposto di seguire nell'alta carica assunta, lo dichiarò egli
stesso, nella prima lettera che inviò alle case salesiane, in-
sieme con la relazione dell'udienza pontificia, dopo la con-
ferma a Rettor Maggiore.
(I) Cfr.: Don Michele Rua, pag. 1x0-I.

24.2 Page 232

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4'4
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
(i Mi presento a voi - esordiva - sotto gli auspizi di
San Giuseppe, di cui corre in questo giorno la solennità, e
nutro fiducia che questo gran santo, Patrono della Chiesa
universale, vorrà, con la sua Sposa Santissima, essere altresì
il protettore speciale dell'umile nostra Società, ed assistermi
benignamente nel disimpegno del mio uffizio.
>> Avrei molte cose a dirvi, ma per questa volta giudico
di fare cosa molto a voi gradita e profittevole raccontandovi
l'udienza avuta da S. S. Leone XIII il giorno 21 febbraio.
Voi potrete rilevare in quale alto concetto fosse tenuto l'a-
matissimo nostro Fondatore dal Vicario di Nostro Signor
Gesù Cristo.
t> Eguale stima posso pur dire che godeva presso gli Emi-
nentissimi Cardinali ed altri distinti personaggi, che ebbi l'o-
nore di visitare; tutti parlavano del compianto Don Bosco coi
più grandi encomi, anzi parecchi fra essi mi esortarono ad
iniziare al più presto la Causa per la sua Beatificazione: in
modo particolare il Cardinal Vicario, nostro benevolo pro-
tettore, il quale me ne aveva già fatto scrivere in proposito,
prima che andassi a Roma. Colà, egli me ne parlò con molto
interesse nelle due udienze che mi diede, e, prendendo da lui
congedo, le ultime sue parole furono:
)>- Le raccomando la Causa di Don Bosco! Le raccomando
la Causa di Don Bosco! t>.
Ed esortava tutti i Salesiani a mettere sollecitamente per
iscritto quanto conoscevano di particolare intorno la vita e
le virtù di Don Bosco e i suoi doni soprannaturali, e ad in-
viare ogni nota a Don Bonetti, incaricato del lavoro prepara-
torio per il Processo Informativo per la Causa di Beatifica-
zione; quindi, con parole chiare e precise, tracciava que-
st'eroico programma, che egli seguì sino alla morte:
(iL'altro pem'ero che m i rimase jìsso in mente, fu che NOI
DOBBIAMO STIMARCI BEN FORTUNATI DI ESSERE FIGLI DI UN TAL
PADRE. Percw nostra sollecitudine dev'essere di sostenere e a suo
tempo sviluppare ognora più le opere da lui imziate, seguire fe-
delmente i metodi da lzlipraticati ed insegnati, e nel nostro modo
di parlare e di operare cercare di imitare il modello, che il Si-
gnore nella sua bontà ci ha in lui somministrato. QUESTO, 0
f - Il programma
P5
FIGLI CARISSIMI, SARA IL PROGRAMMA CHE IO SEGUIR^ NELLA
MIA CARICA; questo pure sia la mira e lo studio di ciascuno dei
Salesiani )>.
I n fine ringraziava paternamente quanti gliavevan mani-
festato i loro sentimenti di rispetto e di affezione, e quanti
avrebbero volut fare altrettanto, perchè tali testimonianze
di attaccamento e di religiosa soggezione eran riuscite di non
leggero alleviamento al suo dolore e avevano infuso nel suo
cuore la fiducia di trovar meno scabroso il cammino.
Ed implorava i l soccorso delle comuni preghiere:
« Non posso nascondere, a me, a voi, il grande bisogno
che ho delle vostre preghiere. Alla vostra carità pertanto mi
raccomando, affinchè tutti mi sosteniate colle valide vostre
orazioni. Dal canto mio vi assicuro che tenendovi tutti nel
mio cuore, ogni giorno nella S. Messa vi raccomanderò al
Signore, afinchè vi assista colla sua santa grazia, vi difenda
da ogni pericolo, e soprattutto ci conceda di trovarci un giorno
tutti insieme, nessuno escluso, a cantare le sue lodi in Para-
diso. dove ci attende. siccome ce lo scrisse, il nostro amatissimo
Padre Don Bosco.
Coraggio, cari figli in G. C., coll'aiuto di Dio e colla
fedeltà a perseverare nella nostra vocazione riusciremo in
questo affare così importante. Diffidando però di noi mede-
simi, ricorriamo concordemente alla nostra Celeste Madre
Maria Ausiliatrice, al suo purissimo sposo S. Giuseppe ed
k al nostro Patrono S. ~rancesco:essi non mancheranno di
venirci in aiuto i>.
I n quei giorni, anche nelle lettere private, insieme col do-
lore della gravissima perdita ed il proposito di calcar fedel-
mente le orme del Padre, manifestava l'intimo senso di .pre-
ccupazione per il peso che sentiva sulle spalle.
<<Hairagione - rispondeva il 30 marzo a Don Angelo
vio - di vestirti in lutto per la perdita di si buon Padre.
roprio una grande disgrazia per la nostra Pia Società,
nta gioventù, per tante famiglie, e come pubblica e na-
e sventura venne considerata la sua morte. Quante.jet-
re di condoglianza con espressioni le più tenere, quali non
i userebbero neppure nella perdita dei genitori i più amati!

24.3 Page 233

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416
IV - Successore di Don Bosco. - Primo peviodo
Quanti solenni funerali! Quanti elogi funebri! Non esagero a
dire che neppure per un Sovrano, e quasi direi che neppure
per un Papa, vi sarebbe un lutto con dimostrazioni cosi ge-
nerali e spontanee. Tutto questo alleggerì alquanto il nostro
dolore. Ora poi quasi ogni giorno ci arrivano notizie di grazie
speciali, ottenute a sua intercessione; e vi è una grande gara
per aver almeno qualche piccolo ricordino di cose apparte-
nute a lui. Dio voglia che lo possiamo ancora venerar noi
sugli altari!
>> T i ricordi di quel sogno di Don Bosco, in cui vide noi
due a spingere un carro? Se ti sowieni, diceva che aveva ve-
duto me davanti a tirare, e te dietro a spingere con tutto l'ar-
dore. Non sarebbe adesso l'aweramento di quel sogno pro-
feti~?
>> A me cade sulle spalle l'incarico di star alla testa del
carro nella casa-madre, mentre tu nella Patagonia, che pare
l'estremo paese del mondo, compi cosi bene la parte tua di
spingere avanti il carro della nostra Pia Società; e tutto questo
dopo varie peripezie, che parevano dover impedire l'awe-
ramento.
» Prega, di grazia, per me, che tremo al pensiero della
responsabilità che mi pesa addosso D.
L'ascesa del Servo di Dio verso la perfezione si può divi-
dere in tre tempi. I1 primo cominciò negli anni, in cui conobbe
Don Bosco, quando, ancor fanciullo, fece il proposito di amare
e servire Iddio fedelmente, osservando con prontezza e dedi-
zione filiale la sua legge e fuggendo il peccato; e comune era
la voce, tra quanti lo conobbero intimamente, che avesse con-
servata intatta la stola dell'innocenza battesimale. I1 secondo
principiò dal giorno che fece i voti religiosi e promise di spin-
gersi in alto nella pratica della virtù, avviandosi decisamente
verso la perfezione e la santità, sulle orme di Don Bosco; e
questo fu per lui il periodo più bello, avendo continuamente
innanzi agli occhi un imitatore perfetto di Gesù Cristo, nel
Padre, nel Maestro, e nell'amico dell'anima sua. I1 terzo ed
ultimo periodo cominciò alla morte di Don Bosco, e fu il più
faticoso e laborioso ed insieme il più meraviglioso, perchè si
trovò solo, come gli Apostoli dopo l'Ascensione di Nostro
I - Il programma
417
Signore; ma, senza incertezze, aderendo con abnegazione alla
volontà divina, rinnovò il proposito di calcare ognor fe-
delmente le orme del Padre per ricongiungersi un giorno
a Lui in paradiso.
Con questo tenor di vita e con questi sentimenti, Don
Rua, apparve subito, allo sguardo di tutti, un altro Don
Bosco; e, riuscì anche a celare, per lunghi anni, oseremmo
dire sino al termine della vita, il frutto e lo splendore delle
stesse sue virtù personali, facendo risalire, esclusivamente
a Don Bosco, il merito del meraviglioso incremento del-
l'Opera Salesiana.
- 4 Vita dd S m di Dio Mtch-Blr Ruo. Vol. I.

24.4 Page 234

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- I V - Successore di Don Bosco. Primo periodo
I1
ANNO D I LUTTO
1888-1889.
- Lavoro e nascondimento. - Primo pensiero: nuove vocazioni. (1 Una
casa salesiana, che, oltre altro bene, nan dia frutti in questa parte,
- àvvi a temere che fallisca alla nostra vocaziones. Per Pestinzione
deì debiti lasciati da Don Bosco. - Un'intesa col Signore?... Sta il
fatto che per tutto l'anno raccolse mille lire al giorno a favore della
chiesa del S. Cuore di Gesù in Roma. - Altro pensiero del Servo di
Dio è di mandare rinforzi di personale alle case e residenze missio-
- narie. Torna ad inviare ai Cooperatori l'ultimo appello spedito
da Don Bosco a favore delle Missioni Salesiane. - Commovente
spettacolo alla festa di Maria Ausigatrice. - I l Cmitato degli ex-
alliaii determina di continuare la dimostrazione annuale in onore di
- Don Bosco. Come venne celebrata in quell'anno la festa di San
Giovanni. - Esortazioni del Semio di Dio: a Tanto più promuove-
remo lo spirito salesiano fra i nostri confratelli e la pietà fra' nostri
giovani, quanto più manterremo viva tra loro la memwia di D a
-Bosco ».- Ai direttori. - Per il giubileo sacerdotale di Leone XIII.
I l 29 settembre a Valsalice. - Nuove partenze di missionari. - Com-
- movente addio neli'intimità delle camerette del Fondatore: (< Ricor-
datevi sempre che siete i figli di Don Bosco ». Egual cerimonia per
le Figlie di Maria Amiliatrice. - A-uovo appello alla caritù dei coo-
peratori per far fronte alle gravi spese per le spedizioni missionarie.
- La circolare del Servo di Dio provoca una contestazione di un lon-
dinese. - Don Rua, nel rispondergli esaurientemente, rievoca i qua-
-rant'annipassati ajianco & Don Bosco, sotto il manto della Madonna.
Il protestante replica, e Don Rua torna a rispondere pregandolo
- a pensare alla salvezza: dell'anima. Omaggi ai benefattoti.
I I - Anno di lutto
4'9
I1 1888 fu, per il Servo di Dio, un anno di nascondimento
e di lavoro, totalmente rivolto a consolidare le opere iniziate
e a tracciar ai confratelli, chiara e precisa, la via da percorrere,
per conservare inalterato e fiorente lo spirito del Fondatore.
E, fortunatamente, noi possiamo seguirlo in questa sua atti-
vità, appressarci a lui, ed ascoltare le sue esortazioni piene di
fede, come se gli fossimo al fianco.
Don Bosco, negli ultimi anni, non poteva più intratte-
nersi in mezzo a noi, cosicchè, quando attraversava i cor-
tili, di ritorno dalla città o da qualche viaggio, o in occasione
di qualche funzione nel Santuario di Maria Ausiliatrice scen-
deva di camera per prendervi parte, ogni volta una dimostra-
zione imponente salutava il suo apparire e il suo passaggio.
D'un tratto si sospendevano i giuochi, confratelli ed alunni
gli si affollavano attorno a baciargli la mano, e gli applausi si
prolungavano entusiastici, finchè non era scomparso. Anche,
quando saliva le scale, tutti restavan con lo sguardo rivolto
al medesimo punto, e appena riappariva sul ballatoio per
recarsi in camera, si rinnovava la dimostrazione affettuosa;
e il buon Padre si fermava a salutare, e, talvolta, pregato,
dava anche, dall'alto, la benedizione di Maria Ausiliatrice.
Coteste scene indimenticabili si rinnovarono molte volte
per Don Rua.
Quand'era l'attivissimo Vicario di Don Bosco, nell'attra-
versare i cortili, pareva l'ultimo prete dell'oratorio. Solo
soletto, con le mani sul petto, nascoste dentro le maniche
della talare, passava in fretta nei punti meno frequentati,
salutando e salutato dai pochi che incontrava sul passaggio.
Dal giorno che tornò da Roma dopo la nomina a Rettor
Maggiore, anche la sua comparsa cominciò ad esser amata
da tutti. Ordinariamente per tutta la ricreazione del po-
meriggio si tratteneva in cortile circondato da un gran numero
di alunni, in edificantissima e amena conversazione. Quando
si udiva il segno della scuola o dello studio, era il primo a
tacere, e col suo esempio li spronava al silenzio e a cor-
rere in fila.
Oh! com'era esemplare! Al mattino era il primo a scen-
dere in chiesa per far la meditazione in comune; poi confes-

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420
- IV - Successore di D a Bosco. Primo pm'odo
sava i confratelli e gli alunni per più ore, e celebrava; quindi
passava tutta la mattinata nel dar udienza a ogni sorta di per-
sone, e il pomeriggio nel lavoro più intenso; e la sera, dopo le
preghiere, era l'ultimo a salir in camera per andare a riposo.
E dove riposava? Morto Don Bosco, non volle cangiar
nulla attorno a sè, e continuò ad abitare l'umile stanzetta
accanto all'anticamera di Don Bosco; poi, dovendo provve-
dere una camera per il Prefetto della Società, possibilmente
presso quella del Rettor Maggiore, lasciò la sua stanzetta al
Prefetto, ed egli si portò ad abitare nella camera stessa di
Don Bosco. Era una necessità, ed anche in questo il Signore
dispose che avesse a fare a metà col Padre. Don Bosco, verso
la fine, aveva preso a dormire nella stanza attigua a quella
dove dava udienza, nella quale aveva sempre tenuto il letto.
Don Rua religiosamente volle rispettata la camera donde Don
Bosco volò al cielo e conservati in essa i mobili che egli
aveva usato, tra cui una piccola scaletta che adoperava per
salire in letto, non volendo, nella sua angelica delicatezza,
che nessuno l'aiutasse nonostante gli acciacchi dell'età; e volle
religiosamente rispettata anche l'altra camera, nella quale
fece quest'unica variante; nel luogo dove Don Bosco teneva il
letto, egli pose un divano, che ogni sera veniva convertito in
iin lettino, sul quale prese riposo sino agli ultimi mesi. E non
tutte le notti; chi glielo preparava, sovente al mattino lo ri-
trovava intatto; segno evidente che il Servo di Dio aveva
passato la notte in lavoro e in preghiera.
I1 1888 fu per Don Rua un anno di lutto; non si mosse
quasi mai dall'oratorio; non si recò nemmeno a quelle case
vicine, ad es. a Borgo San Martino, dove Don Bosco soleva
recarsi una o due volte all'anno per le feste solenni. I1 suo
pensiero era fisso alla gran perdita; e, con ogni diligenza,
si studiava di supplire il Padre defunto.
I1 lavoro non gli mancava. Si credeva che, attese le occu-
pazioni e preoccupazioni accresciute, avrebbe tralasciato di
tener l'istruzione domenicale in Maria Ausiliatrice; ed invece,
con puntualità e fervore meraviglioso continuò a disimpegnar
quell'ufficio, fino all'anno scolastico 1889.
Don Bosco aveva attenzioni particolari per gli alunni
I1 - Anno di lutto
4z1
degli ultimi corsi; e il Servo di Dio cominciò a tener regolari
conferenze agli studenti del ginnasio superiore, per infervo-
rarli nella pietà e nell'adempimento dei loro doveri, ed assi-
sterli nella scelta dello stato.
11 suo primo pensiero - dopo la morte del Fondatore -
fu quello di promuovere nuove vocazioni. A Don Valentino
Cassini, che tornò nell'Argentina nel mese di marzo insieme
con un piccolo drappello di nuovi missionari, diè dettagliate
norme pratiche circa il modo di coltivarle, insistendo che le
scuole, annesse agli ospizi assumessero e conservassero, come
l'oratorio di Valdocco, il carattere di piccoli seminari. E ne
scriveva anche a Don Vespignani, vice-direttore del Collegio
Pio I X di Buenos Aires, insistendo: « I n ogni collegio si metta
grande impegno per lo studio del latino, che è un mezzo potente
di educazione intellettuale e di avviamento alla carriera eccle-
siasLica >).
Eguali raccomandazioni faceva a tutti i Salesiani. Ad
un chierico, residente nell'uruguay, scriveva: 4 Adòprati con
la santità delle parole e delle opere a far crescere'cotesti cari
novizi in bontà e i n numero, onde aumentare presto gli operai, di
cui abbiamo tarzto bisognon. Ad un altro chierico, dimorante
nella medesima repubblica: ((Dio ti benedica - diceva -
e ti faccia crescere in virtù, grazia c santità, onde possa ani-
mare molti fra i tuoi allievi a farsi salesz'clni, nza buoni salesiani,
che non abbiano altro scopo che la gloria di Dio, la salute delle
anime e la salvezza propria n.
Anche nelle circolari di quell'anno s'incontrano le stesse
raccomandazioni. I n quella del 29 luglio, diretta agli ispettori
d'Europa, esponeva norme in proposito, suggerite dal diret-
tore spirituale Don Bonetti; tra le altre, di dar prove di spe-
ciale benevolenza agli alunni che stanno per decidersi nella
propria vocazione, d'aiutarli a conoscere la volonta di Dio e a
compierla risol~tamente,di esortarli a far domanda di re-
carsi agli esercizi spirituali in Valsalice e, possibilmente,
prima di recarsi in vacanza. L'anno scolastico volge al ter-
mine - aveva detto in quella del 27 giugno - ed ora più
che mai conviene che i direttori spieghino il loro zelo pel
bene dei propri allievi. Ben si può dire che si avvicina il

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.
I?' - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
o della messe; ed essi debbono procurare, nel mese prosszmo,
dimcoosntjrearnmoartaelneeilnlaclvinoacazizoionne.e..reIlnigiposaariedteemccploesidaesbtibcaonqouelrliincvhie-
gorire, nella virtù e nei buoni propositi, anche quelli che non
avessero alcuna intenzione d'abbracciare lo stato ecclesiastico
o religioso, preparandoli contro i pericoli del mondo ed inco-
raggiandoli con tutto l'ardore alle pratiche di pietà, e special-
mente alla frequenza dei Santi Sacramenti. Io, intanto, ti rac-
comando di non mancare d'indirizzare al p& presto una calda
raccomandazione in proposito a tutti i tuoi direttori)).
I1 Servo di Dio dava tanta importanza agli esercizi spiri-
tuali per assicurare la perseveranza e il progresso dei professi
ed accendere il fervore nei novizi, che non contento, come
vedremo, di presiedere ogni corso, prodigando a tutti la sua
carità, chiedeva anche il soccorso di particolari preghiere.
a Quando voi riceverete questa mia particolare - scriveva il
27 luglio agli ispettori d'America - noi saremo già intenti
agli esercizi spirituali; aiutateci colle vostre orazioni, affinchè
abbiano a riuscire molto fruttuosi per le anime nostre e per
la diletta nostra Società. Si, pregate che non abbiano a venir
meno le vocazioni, anzi possano aumentare e superare quelle
degli anni scorsi; giacchè crescono ognora i bisogni di personale,
ed ognora più estende il campo che la Divina Provvidenza
affida alle nostre sollecitudini)).
Molte eran le richieste di nuove fondazioni; ma nel 1888
non volle accettarne ed iniziarne alcuna, tranne quelle già
promesse da Don Bosco; ed un altro pensiero, anzi una preoc-
cupazione ben grave, l'accompagnò tutto l'anno: l'estin-
zione dei debiti, che aveva la Società alla morte del Fon-
datore.
Alcuni giornali, o per malvagità o per ignoranza, osarono
stampare che Don Bosco aveva lasciato Don Rua erede di
un'immensa fortuna. (1 Se non diremo questa asserzione ca-
lunniosa-rispondeva il Bollettino Salesiano (I) - la chiame-
remo almeno ridicola. Come poteva Don Bosco ammassar
fortuna, con tanti orfanelli, cui doveva provvedere di ogni
(I) Cfr.: Bollettirio Solesiano, maggio 1888, pag 55.
11 - Anno di lutto
423
cosa necessaria alla vita, coi monumenti innalzati di carità e
di religione, colle missioni già stabilitel +fondare, o da man-
tenere? Don Bosco, maneggiando i milioni della pubblica
carità, visse povero e mori povero; e in quello stesso giorno
che spi>ava non eravi in casa tanto denaro da pagare il pane
giornaliero. Don Michele Rua ebbe, sì, una bella e carissima
eredità; e sono gli orfanelli innumerevoli, lasciatigli dal nostro
Fondatore. In questa dolorosa circostanza ognuno prevede
per quanti motivi nell'ordine materiale si vada incontro a
maggiori ristrettezze. Ma Don Michele Rua, ma noi, non ri-
nunzieremo a questa eredità. Vi è la Divina Prowidenza, vi
sono i nostri Cooperatori, e ciò basta o.
E gravi, assai gravi - attorno seicentomila lire, somma
non indifferente anche per un' istituzione che raccoglieva
larghe simpatie da molte anime generose, tanto più per il
valore della moneta a quei tempi - erano i debiti contratti,
per molte opere urgenti, specialmente per la costruzione
del tempio del S. Cuore di Gesù in Roma. Ci diceva Don
Lemoyne, che Don Rua, nel raccogliere l'eredità paterna,
aveva pattuito col Signore di non risparmiarsi per parte
sua, ad alcun sacrifizio, e che il Signore gli avesse inviato, ol-
tre il necessario per continuare tutte le opere in corso, al-
meno mille lire al giorno per estinguere i debiti contratti per il
Sacro Cuore. Come si svolse l'intesa, non lo sappiamo con
precisione; ma probabilmente essa awenne in quell'appari-
zione di Don Bosco al Servo di Dio il giorno stesso della
morte, della quale, come abbiam accennato, si diffuse nell'O-
ratorio una voce insistente. Sta il fatto che il Servo di Dio,
nel Processo dell'ordinario, parlando della confidenza di
Don Bosco nell'aiuto della Divina Provvidenza, fa questa
dichiarazione. La sua 6 fiducia era tanto appoggiata alla Di-
vina Prowidenza, e non alle sue forze e sollecitudini, che
nell'ultima malattia conoscendo che eranvi moltissimi debiti
a soddisfare per la fabbrica del S. Cuore di Gesù a Roma, e
per vari altri motivi, mi proibì di farne conoscere al pubblico
la gravità, assicurandomi jquando? se durante la malattia, per
delicatezza, si tenne nascosta a Don Bosco la somma che riina-
neva da pagare?] che la Prowidenza non sarebbe mancata.

24.7 Page 237

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424
- - IV Successore di Don Bosco. Primo periodo
L'effetto - prosegue Don Rua - diede tutte le ragioni alla
sua illimitata confidenza in Dio; giacche, dopo la sua morte,
senza pur far cenno delle strettezze nostre, arrivarono tanti
soccorsi da poter far fronte non solo alle spese generali della
casa ma ancora da poter somministrare, in media, mille franchi
al giorno per pagare i debiti della chiesa; e questo durò tutto
l'anno, così io potei mandare a Roma, nel corso di quell'anno,
oltre trecentoquarantamila franchi. Cosa più ammirabile
fu che gli aiuti arrivarono da fonti ben sovente sconosciute,
come, a mo' d'esempio, uno chéque di sessantamila franchi,
da persona che non volle manifestare il suo nome P.
Altro pensiero del Servo di Dio fu d'inviar subito rin-
forzi di personale alle case e residenze missionarie. Nel mese
di marzo, come s'è accennato, partiva per l'Argentina un
piccolo drappello di. nuovi missionari; e il 10 dello stesso
mese egli tornava ad inviare ai cooperatori il commovente
appello che Don Bosco aveva loro indirizzato nel mese di
novembre, poco prima che si ponesse a letto per l'ultima
malattia. Un appello dawero interessante.
Dopo aver illustrato la bellezza dell'opera delle Missioni
Estere, tanto raccomandata da N. S. Gesù Cristo, dalla
Chiesa Cattolica, dalla ragione illuminata dalla fede, dalla
natura stessa del cuor umano, e lo stato miserando di tanti,
che, ancor ignari delle verità religiose, <<
dei materiali e civili benefici, da queste
sono a
portati
unneltemmopnodop,r..i.v..i
espongono tuttora i bambini e le bambine al pascolo degli
animali,..... offrono alle false divinità sacrifizi umani,..... ven-
dono i loro simili, come tra noi si vendono le bestie,..... li
scannano pur anche, e si nutrono delle loro carni, e tutti, da
più a meno, vivono e muoiono come i bruti,..... permetta
- diceva l'appello di Don Bosco - che cadente amai sotto
i1 peso degli anni e degli acciacchi della vecchiaia, io le do-
mandi una qualche limosina per i cento e più miei missionari,
che sebbene lungi da miei occhi sono tuttavia sempre vicini
al mio cuore; le dimandi la limosina per tanti poveri selvaggi,
adulti e piccoli, da loro già convertiti, che senza conoscermi
mi chiamano padre; le dimandi la limosina per migliaia di
altri, che invocano e stanno aspettanto i Salesiani, quali an-
-IZ Anno di b6tfo
425
geli liberatori. Questa carità io la chiedo in nome di Gesù
Cristo, che ha promesso di partecipare il merito e la mercede
dei predicatori del Vangelo a tutti coloro, che per amar suo li
avranno soccorsi ed aiutati: Qui recipit prophetam in nomine
prophetae, mmcedem
Chiamato dalla
DpriovpihneataPeroawcciidpieentz>a>-. diceva
Don
Rua
nell'accompagnare l'appello di Don Bosco - alla grave re-
sponsabilità della direzione delle Opere del nostro compianto
Fondatore, non potrei far meglio che indirizzare alle anime
caritatevoli le lettera medesima di colui, il quale s'è dato tutto
pel bene morale e materiale di centinaia e migliaia di poveri
jnfelici, sparsi in diverse parti del mondo. I bisogni non sono
meno urgenti oggi, che al momento in cui Don Bosco s'è
visto nella necessità di rivolgersi alla carità de' cuori ge-
nerosi v.
11 nuovo invio dell'appello per le Missioni era pure un
m---o-d. o di richiamare l'attenzione sulla perdita del Fondatore
delle Opere Salesiane, e sulle aggravate strettezze in cui,
umanamente parlando, si trovava il Successore. Ma questi
ne aveva ereditato anche le virtù, ed il Signore continuava a
benedire l'Opera sua ed a prodigarle la più amorosa assi-
stenza ogni giorno.
Don Rua appariva già, agli occhi di tutti, il degno Suc-
cessare di DO<Bosco.
Quell'anno si celebrò la solennità di Maria Ausiliatrice
nel S- antuario di Valdocco, con egual concorso degli anni
antecedenti. 4 Ma un uomo mancava, da tutti amato, un sacer-
dote che sembrava - scriveva Don Lemoyne - personifi-
care in se Maria SS. Ausiliatrice, della quale, con tutte le sue
forze e con ogni sacrifizio, aveva procurata la gloria sulla
terra: mancava Don Bosco! Tutti lo cercavano collo sguardo
e col cuore; eppure non era quello il palpito della mestizia.
Quando, sul principio della conferenza ai Cooperatori (che
fu tenuta da Mons. Cagliero) videro collocarsi il seggiolone,
come solevasi negli anni scorsi, al fianco della cattedra, sulla
quale sedeva Mons. Leto, si aspettava quasi di veder ricom-
parire l'amico e il padre, per andarsi a sedere su quella sedia.
Invece si avanzò Don Miche-le Rua, e un non so che di dolce

24.8 Page 238

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illusione sembra appagare l'aspettazione di tutti. Infa/tti, ap-
pena finita la funzione, intorno a lui si strinsero i cooperatori
e le cooperatrici, per dire ed ascoltare una parola, allo stesso
modo come facevano gli anni scorsi intorno a Don Bosco.
>> Nel giorno della festa il popolo si spingeva ed accal-
cavasi nella sacrestia, ove era solito a venire per ricevere la
benedizione di Don Bosco e a raccomandargli i suoi infermi
e ad esporgli le molte necessità, per le quali aspettava soccorso
da Maria SS. Ausiliatrice. Vi era Don Rua, quasi tutto il
mattino e buona parte della sera, che benediceva gran numero
di persone, inginocchiate attorno a lui, e che lui pregavano
a farsi interprete presso Maria SS. dei sensi della loro di-
vozione.
>> Alla sera, mentre su tutte le mura interne dell'oratorio
splendeva a caratteri di fuoco il nome di Maria Ausiliatrice,
mentre tra le foglie degli alberi, e tra un albero e l'altro, bril-
lavano ghirlande d'innumerevoli fiammelle, mentre dall'alto
della cupola, quasi celeste visione, in atto di promettere pro-
tezione ed aiuto, la statua dorata della Madonna rifletteva la
luce di tante fiamme di gas che le facevano corona, nel cor-
tile tu vedevi una turba di giovani, di chierici, e di sacerdoti,
stringersi in un punto solo: negli anni scorsi si sarebbe detto,
senza timore d'inganno: - L àc'k Don Bosco! - ma in que-
st'anno si disse, e si dirà in awenire: - L à c'k Don Rua! ».
Pure il Servo di Dio, in data 31 maggio, scriveva agli
Ispettori d'America: <iAnche quest'anno la festa della nostra
grande Patrona Maria Ausiliatrice riuscì splendidissima, sia
pel decoro delle sacre funzioni, sia pel concorso innumerevole
di gente, accorsa da ogni paese. Pontificò il nostro carissimo
Monsignore, coll'assistenza di Sua Eminenza il Cardinale.
Si sentiva un gran vuoto per la mancanza del nostro amatis-
simo Padre; ma pare che egli dal cielo vegliasse sopra di noi,
affinchè tutto riuscisse a comune edificazione e a gloria di
Maria Ausiliatrice. Infatti nessun inconveniente, nè interno,
esterno, ebbesi a lamentare; si ebbero all'opposto tante
consolazioni t).
Oh! no, - ripeteva il Comitato promotore dell'annuale
Dimostrazione degli ex-allievi dell'oratorio - Don Bosco
-II Anno di lutto
427
non è morto, nè può dimenticare quelli che furon sulla terra
l'oggetto della sua più viva sollecitudine; egli vive più che
mai nelle sue opere prodigiose ed immortali, e negli eredi del
SUO cuore.....
)>Noi,dunque, i fortunati, che da molti anni protesta-
vamo al lagrimato Padre il debito nostro di gratitudine e
d'amore, e
beneficati,
che
non
opgegnisceiregmlooriaadmoondoireasrnseerelastmateimtroariias..u.o. iAfilgc1uin.ei
propongono l'erezione d'un monumento a Don Bosco; altri
una commemorazione annua od un pellegrinaggio alla sua
tomba; questi un'accademia il giorno stesso dell'onomastico
di lui; quegli una pia lega di beneficenza e di suffragi; in fine
parecchi, sì del clero, che del laicato, vorrebbero che si for-
masse di tutti gli ex-allievi dell'oratorio una regolata associa-
zione in Torino, allo scopo di mantener deste le sane massime
colà apprese e di coadiuvarsi con materiali soccorsi. Ed ecco
la conclusione del Comitato, raccoltosi testè nella casa par-
rocchiale di Sant'Agostino [dov'era parroco il teol. Felice
Reviglio]: Non potersi stabilire miglior cosa, onde onorare la
memoria di Don Bosco, fuorchè di continuare la stessa Dimo-
strazione, passata nella persona del suo degnissimo succes-
sore, il reverendissimo Don Michele Rua, essendo persuaso
che a lui tornerà preferibilmente di gran conforto il sapere
che l'affetto che noi avevamo per Don Bosco, oggi serbiamo
per quelli che ne han raccolta l'eredità, e che animati dal me-
desimo suo spirito ne continueranno l'opera )>.
Nel 1888, atteso il solennissimo funerale, fatto celebrare
dagli ex-allievi 1'8 marzo, la dimostrazione non ebbe luogo, e
nulla, assolutamente nulla, si fece per Don Rua. Ma egli
nella circolare agli ispettori, alla fin di giugno, scriveva: 4 Non
so, se nelle case della tua ispettoria siasi fatta qualche com-
memorazione del compianto Don Bosco, nel giorno del SUO
onomastico. Fa' sapere ai tuoi direttori come qui si fece la
Comunione per lui, ed una deputazione andò a portare sulla
sua tomba un mazzo di fiori, simbolo della nostra venerazione
e dei nostri suffragi. Sarà conveniente che nel prossimo mese,
ultimo dell'anno scolastico, i direttori parlino ai loro allievi
delle sue virtù, della sua vita meravigliosa, ed anche delle

24.9 Page 239

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428
IV - Successore di D a Bosco. - Primo periodo
olte grazie che si ottengono a sua intercessione, animandoli
a diportarsi nelle vacanze quali degni figli d'un tanto padre.
L'umiltà e la mansuetudine del Cuor di Gesù sieno sempre il
nostro studio e la nostra guida o. <i Questo è il primo anno che
più non potemmo festeggiare l'onomastico del nostro caris-
simo Don Bosco, con leggergli componimenti, cantar le sue
lodi, e presentargli i tenui pegni dell'affetto dei suoi figli. I
nostri giovani, però, non seppero passar questo giorno senza
commemorare il diletto Padre; e sebbene si celebrasse qui la
festa di S. Luigi, offrirono tuttavia le loro Comunioni a suf-
fragio di quell'anima benedetta; ed una deputazione, com-
posta di qualche membro del clero, di qualche studente e
qualche artigiano, portò a Valsalice un bel mazzo di fiori.....
Intanto si va preparando fra' nostri allievi un'accademia com-
memorativa in suo onore, a sostituzione di quella gara di
filiali dimostrazioni che ogni anno aveva luogo in questa cara
solennità. Credo che tanto più promoveremo lo spirito salesiano
fra i nostri conjratelli e la pietà fra' nostri giovani, quanto più
manterremo viva fra loro la memoria di Don Bosco, delle sue
virth e de' suoi begli esempi. Ed è per questo che io ti racco-
mando di far sapere quanto sopra ai tuoi direttori ed animarli
ad usare molta sollecitudine per mantener viva la memoria
del caro Estinto fra' loro dipendenti, anche esortandoli a ri-
correre a Lui nelle loro necessità, ottenendosi continuamente
tante grazie a sua intercessione D.
Gli alunni di terza e quarta ginnasiale, raccolta tra loro
una discreta somma, comprarono una bella corona mortuaria
di metallo, e il 2 agosto recandosi a Valsalice la deposero
sulla tomba venerata. Nel mezzo della corona era un pic-
colo quadro contenente un sonetto che incominciava così:
(<Ainato Padre, i figli tuoi dolenti -innanzi di tornar al patrio
tetto, - ti porgono devoti e reverenti - un tenue pegno del lor
g d e affetto... D.
E il 14 agosto tutte le classi degli studenti - circa 400
alunni - salirono in corteo alla tomba del Padre, prima
di partire per le vacanze, e la sera del 15, solennità dell'As-
sunta, il Servo di Dio ricordò loro i motivi d'imperitura rico-
noscenza, che li legavano alla memoria del Fondatore.
II - Amo di btto
429
La stessa cura egli ebbe durante i singoli corsi di esercizi
spirituali per i confratelli, da lui presieduti:
((Abbiamo perduto il nostro caro Don Bosco - diceva
ai direttori - ed io sento il bisogno d'indirizzarvi qualche
parola e richiedervi il vostro aiuto e la vostra cooperazione,
per portare il peso che la Divina Prowidenzavolle porre sulle
mie deboli spalle e >); scendeva a cose pratiche. 4 Ci è neces-
sario l'aiuto di Dio, e dobbiamo procurarcelo con l'esatta
osservanza della vita comune e col fervore nelle pratiche di
pietà u; con la puntualità nel tenere le due conferenze mensili;
con la regolarità nel ricevere i rendiconti, che sono il segreto
del buon andamento delle case, perchè son la chiave che
apre, a chi dirige, il cuore dei propri dipendenti; con la vigi-
lanza sui libri di lettura [erano anni in cui tanti libri mo-
derni andavano per le mani di tutti]; col vigilar sull'econo-
mia: « n o n lasciar mancare il necessario; ma non cose super-
flue; dopo la morte di Don Bosco ci accorgiamo di una note-
vole diminuzione di offerte manuali e per lettera. La Divina
Prowidenza non ci mancherà; ma conviene che stiamo attenti
a non sciupare i soccorsi che ci manda..... Si confidi nella
Divina Provvidenza; ricordiamoci della sentenza del Salva-
tore: Quaerite primum regnum Dei et justitiam &m, et haec
omnia adjicientur vobis..... ( I ) .
Durante gli esercizi ottenne dal S. Padre una special be-
nedizione per quanti avrebbero preso parte ai sacri ritiri; e,
dandone comunicazione, con tenere parole esortava tutti ad
offrire al Signore le preghiere, le Sante Comunioni e tutte le
opere buone di un giorno secondo l'intenzione del Papa. Era
l'anno del Giubileo Sacerdotale di Leone XIII.
Alla festa della dedicr~ionedi S. Michele Arcangelo -
che cadde nell'ultimo corso - ringraziò quanti gli avevano
inviato, o avrebbero voluto inviargli particolari auguri, e:
I<Io vorrei - diceva - che non fossero solo parole quelle
che mi date, ma qualcosa di più. Pregate, pregate per me, ed
io mi ricorderò di voi tutti, di tutti i confratelli assenti, d'I-
talia, Francia, Spagna, Austria, Inghilterra, e di America,

24.10 Page 240

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430
- IV Successore di Don Bosco. - Primo periodo
nella Santa Messa. E insieme v'invito a voler professare una
special divozione a S. Michele, non perchè sia il mio santo, il
santo di cui io porto il nome; ma perchè è il Patrono, il Difen-
sore di tutta la Chiesa 1). A pranzo sedevano ai lati del Servo
di Dio Mons. Cagliero e Mons. Leto, e gli si lessero vari in-
dirizzi; e a nome della casa di Valsalice ebbe la parola il Servo
di Dio, Don Andrea Beltrami, allora semplice chierico. Don
Rua tornò a ringraziare i presenti, e, in fine del corso, in cui
ricevette la professione religiosa di oltre sessanta nuovi con-
fratelli, tra cui del principe Don Augusto Czartoryski, racco-
mandò a tutti di non lasciar Valsalice, senza andar a prendere
commiato da Don Bosco, avanti la sua tomba.
Oh com'era edificante, durante gli esercizi spirituali, il
veder Don Rua, più volte al giorno, pregare con tanto fervore
e con tanto raccoglimento, avanti quel sepolcro glorioso fin
d'allora!
E, fin da quell'anno, assecondando un desiderio del Santo
Padre, inviava a Roma i primi salesiani a compiere gli studi
alla Pontificia Università Gregoriana. << Ti mandiamo - scri-
veva il 24 ottobre al Procuratore Generale Don Cesare Ca-
gliero - i due confratelli Festa e Giuganino per frequentare
l'università Gregoriana, e così secondare il desiderio del
Santo Padre, quale esternò, se non ad altri, a Mons. Mana-
corda. Come vedi facilmente, non è leggero il sacrifizio per
me, lasciar partire il mio segretario, che gia si era impratichito
di tutti gli affari, come pure per Valsalice, lasciando partire
Giuganino, che era assistente generale di quel collegio delle
Missioni; ma per secondare le viste sapientissime del S. Padre,
di buon grado li mandiamo a compiere quel corso di studi,
malgrado le ristrettezze del personale 1). L'opportuno prov-
vedimento venne continuato negli anni seguenti, con partico-
lare interessamento del Servo di Dio; e tra i salesiani che
frequentarono la Pontificia Università Gregoriana durante
il suo Rettorato si contarono poi sette Prelati, tre Vescovi,
tre Arcivescovi e un Cardinale: Mons. Versiglia, Vicario Apo-
stolico di Shiu-Chow, Mons. Mourao, Vescovo di Campos
(Brasile), Mons. Aguilera, Vescovo di S. Carlo d'Ancud,
Mons. Elvezio Gomez de Oliveira, Arcivescovo di Marianna,
- 11 Anno di lutto
43 1
Mons. de Aquino Correa, Arcivescovo di CuyaVa, Mons.
Guglielmo Piani, Delegato Apostolico alle Filippine, e Sua
Eminenza il Card. Augusto Hlond, Primate di Polonia.
I1 30 ottobre partivano, con Mons. Fagnano, altri dieci
nuovi missionari, quasi avanguardia del drappello assai più
numeroso, che doveva salpare da Genova in novembre, in-
sieme con Mons. Cagliero, e che dovette rinviare la partenza
ai 7 gennaio 1889. Agli ultimi il Servo di Dio volle dare,
nell'intimità di famiglia, un addio particolare, oltre quello
che avrebbe avuto luogo in forma solenne, secondo l'usato.
Al mattino celebrò la S. Messa nella cappella attigua alla
camera di Don Bosco, presenti tutti i Missionari. Coloro che
non erano sacerdoti, ricevettero la S. Comunione dalle sue
mani; e in fine egli rivolse loro affettuose parole:
«Prima che partiate, per le lontane regioni dell'America, vi ho
radunati in queste stanze, per rawivare nei vostri cuori tante soavi
rimembran~e.Qui, ove Don Bosco abitb per tanti anni; qui, ove nel
Santo Sacrificio della Messa raccomandava a Gesù benedetto tutti
i suoi figliuoli che tanto amava; qui, ove meditò, ordinb e condusse
a compimento tante sante imprese; qui, ove per la prima volta gli
brillò nella mente il grandioso pensiero delle Missioni, colla sicurezza
che la Vergine SS. Ausiliatrice gli avrebbe mandati gli operai evan-
gelici; qui, ho desiderato darvi il mio saluto e la benedizione in nome
SUO.
o Voi partirete per l'America! Ricordatevi sempre che siete i figli
di Don Bosco! Che cosa vuol dire essere figlio di Don Bosco? Vuol
dire seguire i suoi esempi,,praticare le sue virtù, continuare la mis-
sione da lui intrapresa, animati da quello spirito di carità, di sacri-
fizio continuo, di lavoro indefesso, dal quale egli era tutto compreso.
Oh! quanto grandi furono le sublimi virtù di Don Bosco! Non fa
bisogno che io ve le descriva: voi ne foste testimoni; ma quella che
in lui potevasi dire caratteristica fu l'ardente brama di salvare le
anirire. Da mihi animas, caetera folle, aveva scritto fin dai primordi
della sua carriera sacerdotale sull'uscio della sua camera. Questo fu
il suo programma, ed ogni istante della sua vita fu consacrato nel
metter10 fedelmente in pratica. Ed ecco lo scopo che voi tutti dovete
avere, preti, chierici e coadiutori, nell'andare in America. Non la
speranza di guadagni, non la lusinga di passatempi, non la brama di
onori, non la curiosità di veder nuovi paesi, ma il solo desiderio di
salvare molte e molte anime deve essere lo stimolo che affretta la
partenza del Missionario. Con questo fine le vostre prediche, i vostri
catechismi, le vostre scuole, le vostre assistenze, i vostri viaggi, le

25 Pages 241-250

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25.1 Page 241

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432
- IV Successore di Don Bosco. - Primo periodo
vostre stesse privahioni saranno fruttuose, dolci e senza dolori, poichk
avrete il Dio delle conso!azioni con voi e la certa speranza d'un gui-
derdone ineffabile ed immortale. I1 vostro cuore palpiti sempre e
solo per il N. S. Gesù Cristo. Questo proponimento tutti possono
e debbono farlo. Però, mentre cerchiamo di salvar l'anima altmi,
badiamo a non perdere la nostra».
E si diffondeva nel ricordare i saggi awisi, che tante
volte Don Bosco aveva ripetuti. In fine li benedisse e regalò
a tutti una memoria ed un piccolo ritratto di Don Bosco, ag-
giungendo:
- Ricooiate in voi vivo Don Bosco. nelle vostre ooere.
A
L
,
nella vostra mente, nel vostro cuore.
Quindi li condusse nella camera ove Don Bosco morì, e
postisi in ginocchio attorno al letto sul quale era spirato,
esclamava: - O caro e venerato padre! Oh Don Bosco!
Voi, che ora, come noi fermamente speriamo, già godete il
premio delle vostre fatiche, degnatevi di volgere uno sguardo
pietoso sopra di noi, vostri figli, prostrati intorno al vostro
letto di morte; ed otteneteci dal Signore, che tutti possiamo
compiere degnamente la nostra missione. E Voi, Vergine
Santissima e Madre nostra, per intercessione del vostro Servo
fedele, concedeteci che, mantenendoci vostri e suoi figli qui
in terra, possiamo esserlo per sempre lassù in Paradiso.
E facile immaginare l'impressione che l'intima cerimonia
destò nei partenti, che si strinsero tutti attorno al Servo di
Dio, per baciargli le mani; mentre egli, con gli occhi scintil-
lanti di carità, rivolgeva a tutti ancor una parola, un inco-
raggiamento, un saluto. La commozione si leggeva sui sem-
bianti; e molti vollero, lungo il giorno, tornar a parlargli
e ricevere ancora una benedizione.
Anche al gruppo delle nuove missionarie aveva voluto,
il sabato innanzi, 5 gennaio, dare un addio nell'intimità sug-
camerette di Don Bosco, e rivolgere ad esse pre-
ticate mai il fine pel quale partite per l'America.
ssionarie, cio&,'andatein America per farvi sante e sal-
e molte anime. Ricordate che siete legate al Signore con i voti;
o un gran mezzo per fare del bene e riuscir facilmente a salvare
II - Anno di It~tto
delle anime. Percib procurate che il vostro cuore sia sempre libero
da ogni affetto che non sia per Gesù. Appena vi accorgete che qualche
altro pensiero od affetto si affaccia alla vostra mente o al vostro cuore,
allontanatelo subito. Vi toccherA soffrire qualche cosa, non dico la
fame o la sete, ma il caldo o il freddo; allora ricordatevi che siete
spose di Gesù, pensate alla sua Passione, e animatevi a soffrir qualche
cosa per suo amore e per la salvezza delle anime. State anche attente
ad ubbidire esattamente in tutto; vi potrà accadere che abbiate da
fare con qualche superiora che non incontri il vostro gra mento;
in tal caso animatevi ad ubbidire con maggior perfezione. dNion di-
sputate mai sul modo di comandare, ma ubbidite ciecamente, e sa-
rete benedette dal Signore, santificherete voi stesse, e salverete molte
anime 1).
(iTerminata la cerimonia - narra Suor Teresa Poggio -
una delle partenti gli chiese:
>> - Padre, verrà a visitarci in America?
s Ed egli rispose:
- Don Bosco non è mai andato in America! i).
La funzione solenne ebbe luogo nel Santuario di Maria
Ausiliatrice. Presenti Mons. Leto e Mons. Bertagna, Mons.
Cagliero tenne la conferenza d'addio; e il Card. Alimonda
impartì la benedizione e rivolse, in fine, un fervido saluto ai
Missionari: (iI l venerando Don Bosco, la cui memoria durerh
quanto il mondo lontana, pensava ai poveri selvaggi della
Patagonia; andate, o benedetti, in quei lontani deserti; an-
date di buon animo, sotto la guida di un valoroso capitano,
Mons. Cagliero. La Vergine Ausiliatrice vi proteggerà in
ogni passo. Non temete! Oh quante preghiere s'innalzeranno
per voi a1 paradiso, dai buoni torinesi, benefattori di quest'o-
pera. Sì, o diletti miei torinesi, continuate ad innalzar preci
a Maria Ausiliatrice pei Missionari Salesiani; continuate a
soccorrere, come avete fatto per il passato, queste Missioni;
associatevi all'opera di redenzione; date un poco di denaro per
contentare Nostro Signore Gesù Cristo; e non solo saranno
benedetti gli apostoli salesiani che partono, ma sarete bene-
>>. detti pur voi che colla vostra elemosina cooperate alla sal-
vezza delle anime
Quando s'avanzb Don Rua, seguito dagli altri Superiori,
a dare l'addio ai diletti missionari, un intimo senso di com-
- 28 Vztn del Snuo dr Dio Michele Rua. Vol I.

25.2 Page 242

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434
IV - Successore di Don - Bosco. Primo periodo
mozione e d'ammirazione si diffuse tra i presenti; tutti sen-
tivano la grand'opera della Propagazione della Fede.
Nello stesso mese (gennaio 1889) inviava ai Cooperatori
d'Italia, a favore delle opere missionarie, un appello che aveva
già spedito in lingua francese, spagnuola, tedesca ed inglese
ai cooperatori di quelle nazioni, nei mesi precedenti:
<( Son ben 70 sacerdoti, catechisti, capi d'arte e suore di
Maria Ausiliatrice,che, parte in ottobre già si misero in viag-
gio, e parte in gennaio lascieranno l'Europa, per recarsi a
portare la luce del Vangelo e i benefici della cristiana civiltà
nelle estreme terre dell'America del Sud.
)> Questa numerosa schiera di missionari sarà ripartita
nelle case salesiane, già fondate e in quelle da fondarsi nel
Brasile, Uruguay, Patagonia, Chilì, e specialmente nella
Terra del Fuoco ed isole adiacenti.
u In ciascuna di queste regioni i Salesiani faranno cono-
scere la Religione ai numerosi selvaggi, che ancor non sanno
chi li ha creati e redenti, e la manterranno tra le numerose co-
lonie di italiani, sparse in quelle vastissime lande, nelle mon-
tagne, nelle valli, e sulle sponde del Rio Negro.
)) Gli italiani, che partecipano della istruzione ed educa-
zione morale, civile e religiosa nelle nostre missioni, oltre-
passano gli 80 mila, e in causa della emigrazione vanno ogni
anno kmisuratamente crescendo. Nella sola Boca del Ria-
cizuelo, in Buenos Aires, sono presso a 30 mila i nostri conna-
zionali, adulti e fanciulli, che ricevono i1 benefizio dell'istru-
zione religiosa e civile presso i Salesiani e le Suore di Maria
Ausiliatrice..... Ma dove è necessario più che in ogni altro
luogo fissare la nostra mira si è nella Terra del Fuoco, che
fsoacrm. Ga iuinsepgpreanFapganratneo.l.a.
Prefettura Apostolica
Alla Patagonia e alla
affidata al
Terra del
Fuoco portava i suoi pensieri il moribondo Don Bosco, e
RquealilgnioonveeleloalMlaoscèiviinlecasroiccaievtaà..i..s.uno. i figli di conquistarla alla
E dichiarando che la spesa alla quale andava incontro non
era inferiore alle duecentomila lire: <( Come le faremo fronte?
- chiedeva. - Dopo Dio e Maria SS. Ausiliatrice la mia
speranza sta riposta nella generosità e nei buon cuore delle
ZZ - Anno di lutto
435
persone che bramano di fare il bene..... Ma come raccogliere
una somma sì cospicua? Sta scritto che l'unione fa la forza:
Vis unita jortior ..... I1 povero offra Yobolo da povero; il ne-
goziante la moneta proporzionata; il ricco e possidente sia
alquanto più generoso. In tal modo, come con tante gocce
d'acqua si formano i ruscelli, i fiumi, il mare, così noi con
tante limosine, qua e raccolte, metteremo insieme la somma
richiesta dalla sacra spedizione o.
E, con gran fede, prometteva agli oblatori particolari be-
nedizioni: Iddio, che vede tutto e non lascia senza premio
neppure un bicchier d'acqua dato per amor suo, ricompense&
generosamente la sua carità e generosità. La ricompenserà in
questa vita colla sua divina grazia, colla pace in famiglia,
colla prosperità negli affari, colla buona riuscita nell'educa-
zione dei figli, col far meglio fruttare le opere del suo zelo,
colla sana e lunga vita, e via dicendo. Egli la ricompenserà
poi certamente nell'altra vita, con un premio che non avrà
fine. Date et dabitur vobis; date e vi sarà dato. Mensuram
bonam, et conjertam, et coagitatam et supereflluentem, dabzint
in sinum vestrum; misura giusta, e pigiata, e scossa, e colma,
sarà versata in seno a voi. E chi fa questa promessa è Dio me-
desimo, che non manca mai alla sua parola, e che, essendo
onnipotente, ha mille mezzi per adempirla in nostro van-
taggio 1).
I1 caloroso appello capitò nelle mani di un protestante di
Londra; il quale vi trovava il pretesto d'inviare al Servo
di Dio, in data 2 marzo, una critica insulsa, dicendo che
non poteva coscienziosamente dar l'obolo richiesto a favore
delle Missioni della Patagonia, perchè credeva solamente nel
Simbolo di Atanasio, nel Niceno e degli Apostoli, dove non
s r h a neppur una parola che Maria, benedetta nostra Signora,
sia 1'Aiz~todei Cristiani. Aggiungeva che la Vergine Santa non
ha alcuna autorità o potere di aiutarci; e che noi, ricorrendo
a Lei ed onorandola, facciamo disonore a Dio e Gesù Cristo.
Che più? Diceva anche che noi adoriamo la Benedetta Ver-
gine come Dio, mentre non è che una creatura umana. Que-
ste, in sostanza, le ragioni, per cui l'anglicano si credeva
obbligato in coscienza di rifiutare il soccorso richiesto.

25.3 Page 243

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ZV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
Nella circolare il Servo di Dio non faceva alcun cenno del
Culto di Maria SS. Aiuto dei Cristiani; diceva soltanto che
avrebbe pregato e fatto pregare in tutte le case salesiane, per-
chè <(il buon Dio e Maria Ausiliatrice >) avessero colmato gli
oblatori « di copiose benedizioni spirituali e temporali)). Era
dunque un pretesto per ripetere viete obbiezioni combattute
le miile e le mille volte, e nulla più. E Don Rua, non ostante
le gravi occupazioni, volle rispondere al londinese, dimo-
strandogli la liceità del culto della Vergine e la sua utilità
inconfutabile, con passi dei Libri Santi, specie dei Vangeli,
coll'esperienza dei fatti, e con questa commossa dichiara-
zione:
q Senza appellarmi ai fasti dei passati secoli, senza ricorrere
ai fatti moltissimi, attestati ancora oggidi da persone degnis-
sime di fede di ogni nazione e paese, che furono e sono testimoni
oculari di favori segnalatissimi, ottenuti dopo aver invocata
la Benedetta Vergine, io e più migliaia de' miei colleghi ab-
biamo veduto coi nostri occhi, abbiamo toccato colle nostre mani,
che Maria ha autorità e potere di soccorrerci, perchè, pregata,
ci aiutò visibilmente, e ci c o s t k e , per cosi dire, a credere, che
in cielo ad una materna bontà congiunge una potenza gran-
dissima. Se voi aveste avuta la sorte, che ebbi io, di stare per
quarant'anni ai fianchi del compianto Don Bosco, v i sareste
convinto della verità che v i asserisce, e, forse, meglio di me l'a-
vreste annunciata alle cinque parti del mondo; imperocchè ipre-
giudizi anche più inveterati non possono resistere all'eloquenza
dei fatti, le cento e le mille volte ripetuti)).
E , caritatevolmente, terminava cosi: « Sebbene poi non
abbiate voluto aiutarmi nell'espandere la cognizione e l'amor
di Dio e di Gesù Cristo in mezzo ai selvaggi della Patagonia,
tuttavia io intendo di aiutar voi col pregare, e col far pregare
eziandio i miei orfanelli, affinchè un bel giorno possiamo
unirci in cielo, conoscerci, e vivere insieme congiunti coi vin-
coli di perpetua amicizia x.
I1 londinese tornò a ribadire le obbiezioni, e il Servo di
Dio tornò a rispondergli per motivi di fede. c( Dico, che v i
rispondo animato dalla carità di N. S. Gesù Cristo, perchè
mentre scorgo in voi un buon cuore, mi duole altamente che
II - Anno di lutto
437
abbiate il velo sugli occhi della mente, che non vi lascia vedere
la verità, anche quando risplende candida e limpida ».E in ter-
mini molto chiari ribatteva queste accuse: che noi cattolici
romani <iricorriamo all'aiuto e alla mediazione di Maria
Vergine, come se per la nostra eterna salute non bastasse l'a-
iuto e la mediazione di Gesù Cristo, Uomo-Dio $; che (( per
più secoli dopo l'età apostolica non si trovi veruna traccia
della credenza intorno alla intercessione di Maria, fuorchè in
una setta di eretici)); che <<inl ostro Salvatore Iddio è ora
perduto di vista nelle chiese cattoliche romane in molte parti,
e che la Madonna è a lui sostituita »;che noi indirizziamo a
Lei le stesse parole che rivolgiamo alle persone della SS. Tri-
nità, dicendole: - Io ti adoro! D.
Confutate le obbiezioni, 4 per non esser troppo lungo e
non mutare una lettera in un trattato di controversia )>, ((per
quella carità - concludeva - che tutti ci deve unire in Gesù
Cristo, vi esorto di voler meglio studiare la dottrina cattolica
romana, e, se avete retta intenzione di conoscere la verità per
seguirla, non potrete a meno di convincervi che nella condotta
dei cattolici romani verso la Vergine Benedetta, nulla vi ha che
contrarii la S. Bibbia, la sana ragione..... Riflettiamo alle
parole del Divin Salvatore (Vangelo di S. Matteo, cap. XVI,
26): Che giova all'uomo di guadagnare tutto il mondo, se poi
perde l'anima? I n quanto a me, cattolici e non cattolici mi assi-
curano che posso operare la mia eterna salute nella Chiesa Ro-
mana; ma in quanto a voi, se siete fuori del suo seno, avete bensi
favorevole il sentimento dei vostri correligionarii, ma avete con-
trario il parere dei cattolici romani di tutto il mondo, che non
son pochi, i quali ritengono che non potete salvarvi, se siete in
mala fede. I n cosa di tanta importanza, prudenza vuole che
scegliate la via più sicura ed abbracciate la dottrina puia e sem-
plice della Chiesa Cattolica Romana, come hanno fatto e vanno
fakendo molti dotti anglicani. Dio ve ne conceda la grazia, e ci
Jfar-r-ia ritrovare insieme uniti in terra nella stessa Religione, per
-esseArlollaneflilnaepdaceell'daeningoiudsiti
n.
lutto,
il
Servo
di
Dio
cominciò
a
veder discendere, in modo ancor più abbondante, le benedi-
zioni del cielo sull' Opera Salesiana. Durante gli esercizi

25.4 Page 244

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438
- IV Szlccessore di Don Bosco. - Primo periodo
aveva detto in confidenza ai direttori che le offerte, dopo la
morte di Don Bosco, eran diminuite; ed ora cominciò a dire
che andavano sensibilmente aumentando. Certo egli pure do-
vette mettersi a chiedere. Soleva lodare ed ammirare il bel
.' modo che aveva Don Bosco per ottenere elemosine, per&&
il più delle volte, senza chiederle direttamente, sapeva ren-
dersi-padrone del cuore altrui; mentr'egli se ne confessava
sprovvisto. Invece aveva il più bel garbo anche lui, e trovava
sempre nuove maniere per richiamare la carità delle anime
generose a favore dell'opera Salesiana.
Per rendere omaggio al Sommo Pontefice Leone XIII
nella fausta ricorrenza del suo Giubileo Sacerdotale, la tipo-
grafia dell'oratorio aveva eseguito un bel lavoro, stampando
artisticamente tre delle sue Encicliche, con un'introduzione
del dott. Don Francesco Cerruti, direttore generale degli
studi e delle scuole salesiane; e.l'artistico lavoro non poteva,
per il prezzo necessariamente elevato, essere smerciato larga-
mente. E Don Rua, a ricordo dell'anno giubilare del Santo
Padre, inviava copia dello splendido lavoro, insieme con una
bella fotografia di Don Bosco, ai più insigni benefattori, con
queste parole:
(<Anche i poveri figli di Don Bosco presero
gara di amore filiale.
a questa
D Tra le molte cose l'amatissimo Don Bosco ideò che i
nostri giovani tipografi eseguissero, nel modo più splendido
che loro fosse possibile, un lavoro sotto il titolo: Lafilo~ofia,
la stona, e le lettere nel concetto di Leone XJII. Quest'opera,
presentata quale omaggio all'Augusto Pontefice, ebbe degno
posto all'Esposizione Vaticana e riscosse l'ammirazione di
quanti sono intelligenti dell'arte tipografica. Infine poi avem-
mo la consolazione di vederla premiata con medaglia d'oro.
Presentata successivamente alle Esposizioni di Bruxelles, di
Barcellona, e di Londra, conseguì altre due medaglie d'oro
nelle due prime, e il diploma d'onore a quella di Londra.
)) Persuaso uniformarmi all'intenzione e desiderio del
medesimo compianto Don Bosco, per contraccambiare in
qualche inodo la carità della S. V. Ill.ma verso.1e di lui opere
di beneficenza,-mi permetto offrirle copia di tal lavoro, frutto
II - Anno di lutto
439
di grande studio, di sacrifizie di grande fatica dei nostri gio-
vani, quale ricordo del fausto awenimento e quale tenue
, pegno della nostra riconoscenza.
E poichi: Don BOSCO se ne volò, come2speriamo7al Pa-
radiso, viene almeno in figura a presentarglielo Egli stesso-
~ ~ foto1grafia1 ch~e trovasi unita atl'opera, Ella vedrà che
proprio ~~i ,-he La ringrazia da parte de' suoi poveri figli,
lasciatimi in retaggio, e L'assicura del buon uso che questi
continueranno a fare della di Lei carità, che spero vorrà con-
Q succeduto a Don Bosco, quando gia la Società Salesiana
si era assai dilatata, Don Rua - diceva il Card. Cagliero -
seppe seguir le norme del Fondatore, emulandone tutte le
virtb; e, nelvintima unione con Dio, seppe farsftutto a tutti,
con dedizione completa di se stesso, non badando a sacrifizi,
pur
suo
di promuovere
esempio era di
la
sprone
a
di Dio
tutti...
e il
*.
bene
delle
anime-
E
così B~~~~continuava a vivere e a lavorare, in Don
Rua e con Don Rua.

25.5 Page 245

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440
- I V Szaccessore di Don Bosco. - Primo periodo
..
I11
- 111 Ancora nel nascondimento
44I
- pagati e cristiani. - Gli autori italiani. Si vegli sui libri di lettura!
- Circa il metodo d'insegnamento: - S i eviti ogni smania' di novità
sui libri di testo. - s Regni sempre fra noi tutti la raritd nelle opere,
nelle parole e negli afletti)). - Perde il fratello cav. Antonio. - Sa-
luta zooc pellegrini operai francesi alla stazione di Porta Nuova.
- - Nuova spedizione di Missionari. Interessamento del Santo Padre
- per Pandata deì salesiani in Colomlnk. Per l'assistenza degli emi-
ANCORA NEL NASCONDIMENTO
A $anca del Seme di Dio, nell'intimità. - Promove la decorazione del
Santuario di Valdocco, qual « monnmento al Sac. ~
iB ~ ~ ~ ~
- ad onore di Maria Ausiliatrice n. <iAbbiamo incuore la vera carità
di N . S. G e d Cristo 1). - Tre suggerimenti a chi vuolfare la carità.
- Come raccomanda ai Cooperatori di Torino papera delle ~ i ~ -
sioni. - Incia un devoto indirizzo a Leoae XIII inprotesta almenu-
mento a Giordano Bruno. - Inaugurazione della cappella funeraria,
cara eretta sulla tomba di Don Bosco a Vakalice. -
degli
e degli artisti per la sua costruzione. - 11 sWwdoi ~i~vi celebra
- - la Prima messa. - Il primo pellegrinagpio. unalapide. ,glrerede
- dello spirito sacerdotale di Don Bosco. D~~~~~midovrò clziamare
- Don Giovanni I I , capo deì birichini?)). Agli ex-a21ievi; < < ~ ~ ~ ~ ~
amarvi come vi amava Don Bosco; ma è mio ,,ivo d e d r i o amarvi
come lui)). - Le prime visite del S m o di ~i~al[ecase
-
A ~~a Monferrato: (iOh! come il carisstino Don R~~sa
sue- Don Bosco! 1). - Ad Alassio pareva a tutti di veder inlui, non il
- cessare, ma Don Bosco medesimo! A B O 8.~ ti~^^~: <I vieni,
Padre desiderato! D. - Come il Servo di ~i~ salvò dalla morte una
F 8 i a di Maria ANiatrice. - <iQuesto 2 vero miracoloc!m tanti
- e *i gravi complicazioni, Za guarifiope era impossibilen. - A
Casalmonf@yato: «L'onzb~asua torna, &era dipartita!)). A
Faexsa: fervorino ai seminari&; come raccomanda la carità,.
incontyo col Servo di Dio Don Paolo Taroni;- presiede il V
Pitolo Generale in VaLsaZice. - PW 10 studio delle skse acre
- Contro le letture peridose. - Per la
delle vocazioni.
- Una lettera alle case salesiane sugli studi letteYag. I clas& latz
Abbiam bisogno di restare ancora un po', quasi nell'in-
a fianco del Servo di Dio, nei primi anni del suo Ret-
torato. Quando diremo del suo carattere morale e religioso,
avidi di penetrare nel profondo del suo cuore, forse 10 cono-
~sce~re, mo m~eglio, e~molto imeglio che non ci sia dato di co-
noscerlo ora. Tuttavia, non possiamo dispensarci dali'os-
servarlo e dall'ascoltarlo attentamente in questi primi anni
che, succeduto a Don Bosco, s'intratteneva premurosamente
con i
con i salesiani, con i Missionari, con le Figlie di
~~~i~ Ausiliatrice, con gli allievi, con gli ex-all.ievi, con gli
amici e con i benefattori dell'opera Salesiana. Avendo fortu-
natamente molti
dobbiamo esporli, anche se a
qualcuno potranno sembrar, a prima vista, non troppo inte-
essanti. Ne faremo ~n'es~osizionsoebria, chiara e precisa; e
~ o, mjprenderemo meglio, adesso e in seguito, il valore mera-
ig,ioso dell'anima del Servo di Dio, la sua eroica diligenza
nelVimitare e ricopiare Don Bosco in Ogni Cosa, il suo zelo
insuperabile, la squisita sua carità con tutti.
termine dell'anno di lutto, un'opera richiamava l'at-
nzionee l'attività di Don Rua; la decorazione del Santuario
~~~i~Au&!iatrice.<< Niuno ignora - scriveva ai Coope-
tori nel gennaio ~ 8 8- 9 come il nostro caro Don Bosco Per
ari anni consacrò le sue più vive sollecitudini per innalzare
~ ~presso ~la casai central~e del n~ostro Is,tituto, una
iesa ad onore della gran Madre di Dio, sotto il titolo di
iia AAuiliatriceS.tante poi il bisogno che il sacro edifizio
se presto ultimato per raccogliervi quasi un migliaio di
ovinetti, che più non capivano nella chiesa di S. Francecco
sales, in vistaeziandio delle spese ingenti, che vi erano già

25.6 Page 246

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442
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
occorse, egli fu costretto a soprassedere all'idea di decorarla
di preziosi marmi, di pitture e d'oro, e si limitò a farle dare
una semplice tinta. In appresso, e specialmente in questi
ultimi anni, memore dei prodigi da Dio operati a pro' di co-
loro, che da principio avevano concorso ad innalzare la detta
chiesa: testimonio quotidiano delle grazie, che la Vergine Au-
siliatrice continuava a concedere a chi in essa la veniva a pre-
gare, oppure da lontano ne invocava il valido patrocinio e rac-
comandavasi alle preghiere de' suoi orfanelli: riconoscente ai
favori di ogni genere che rice~evaper sè e pei suoi giovinetti,
il gran Servo di Dio e divoto di Maria concepì vivissimo desi-
derio di por mano ad abbellirne ed ornarne la Casa, donde,
come dal suo trono, l'amorosissima Regina aveva impartiti e
impartiva segnalati benefizi a conforto dell'afflitta umanità.
Nell'anno 1887 Don Bosco aveva già fatto chiamare a sè due
celebri pittori e decoratori per interpellarli in proposito, e
dato ordine per gli studi opportuni )>.
Ed a quest'opera Don Rua applicò la mente, il cuore,
e la mano. (1 Dopo la morte di Don Bosco, da molte ed anche
autorevoli persone io ricevetti invito ed incoraggiamento ad
iniziare una pubblica sottoscrizione per alzargli un monumento.
Avendo avuto l'invidiabile sorte di stare per tanti anni a
fianco del sant'uomo, udirne le parole, esser testimonio de'
suoi pensieri e de' suoi desideri, io sono convinto che il mo-
numento più caro a Don Bosco si è di compiere il monumentb,
che egli stesso i n n a l . a Maria, rendendolo più adorno di pit-
ture e di fregi, farendolo più ricco di marmi e di ori, più degno
di si eccelsa Regina.
)) Quest'opera, oltre al tornare di gloria alla gran Madre di
Dio e di onore a Don Bosco, sarà pure l'adempimento di una
solenne promessa fatta dai Superiori della Pia Società Sale-
siana la sera stessa del 31 gennaio scorso, in cui rimanevamo
orfani di tanto padre >).
E senz'altro stabiliva d'affrettare i lavori, che denominava:
((Monumento al sacerdote Don Giovanni Bosco, ad onore di
Maria Ausiliatrice >).
I1 decorare convenientemente un tempio, assai ristretto,
è vero, per contenere I'affluenza dei divoti in varie festività,
III - Ancora nel nascondimato
a in realtà ampio e maestoso, rifarne la facciata, abbellirlo
t marmi e pitture, decorarne a figure la cupola, completarne
'sticamente l'altar maggiore, era un'impresa che impor-
a una spesa non indifferente. Ma il Servo di Dio, ricor-
ando ciò che era awenuto dal 1865 al 1868, durante la co-
ruzione, quando ogni mattone ed ogni pietra era il frutto
i una grazia o di un favore della Madonna, fidente che
sarebbe avvenuto altrettanto per la decorazione, faceva ini-
ziare i lavori, mentre lanciava ai benefattori dell'opera Sale-
siana un fervoroso appello.
I n questo, accennate le varie opere di religione e di bene-
ficenza, assunte dai Salesiani: (1 Voi mi domanderete - di-
ceva - che cosa dovreste fare per poter rendervi capaci di
concorrere alla loro esistenza ed esecuzione. e E suggeriva un
sol mezzo, (1 il più efficacee valevole di tutti)),con tali parole,
che i Cooperatori Salesiani non dovrebbero dimenticare
giammai:
Abbiate in cuore la vera carità, la carità di Nostro Signor
Gesù Cristo. Chi possiede tale carità, trova modo di coope-
rare a qualsiasi opera buona. Si, p~ocuriamocila dolce incli-
nazione a far del bene al nostro simile, specialmente ai fan-
ciulli più poveri ed abbandonati, e alle anime in eric colo di
eterna dannazione, quali sono quelle soprattutto dei poveri
selvaggi, che ancor non conoscono Iddio. Questa inclinazione,
chi più, chi meno, tutti già la sentiamo; ma possiamo renderla
ognor più forte, facile e pronta, con degli acconci riflessi, di
A
ui eccone alcuni.
Anzitutto riflettiamo, che il far del bene al prossimo ci
e, più che ogni altra cosa, simili a Dio, il quale, essendo
bontà diffusiva, fa del bene a tutti, persino a chi non lo
onosce e non lo ama, persino ai suoi nemici, e, come dice i1
angelo, fa levare il sole sopra i buoni e sopra i cattivi, e manda
ioggia pei giusti e per gli iniqui (I).
> Riflettiamo a quanto fa nostro Signor Gesù Cristo per
i, e per ciascuno di noi in particolare. Essendo ricchissimo
per se stesso beato, pure elesse ogni sorte di stenti e di pene;

25.7 Page 247

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444
Iv - Successoue d i Don Bosco. - Primo paiodo
sostenne ingiurie, insulti, derisioni e calunnie; si sottomise a
condanne, a flagelli, a spine, aila croce, alla morte, versando
sino alyultima goccia il proprio sangue; e dopo di aver dato
esempi di si inaudito amore, ce ne diede anche il comando
colle più efficaci parole. E poi la carità, che dimostri, a cia-
scuno le tante e tantissime volte, col perdono 'dei peccati, col-
l'alfontanarci disgrazie, col risparmiarci la morte forse in
momenti ben poco felici, non ci deve forse essere di forte
stimolo's far ancor noi la carità ad altri, almeno con qualche
sacrifizio delle nostre sostanze?
)) Riflettiamo alla dolce consolazione, che proveremo in
Punto di morte, quando, nel momento di presentarci a Dio,
e tremanti forse per il ricordo di qualche nostra miseria, ci
verrà in mente che in Cielo v'è qualche anima beata che prega
Per noi, perchè istruita nelle case fondate e mantenute colla
nostra carità, perchè ritornata sul retto cammino p$ sacro
ministero di un sacerdote, da noi fatto raccogliere ancor gio-
vinetto e favorito ne' suoi studi e nella sua vocazione. Ed oh!
quanti fatti commoventi vi potrei qui citare in prova di questa
indicibile gioia, pregustata nell'agonia da persone caritatevoli.
)) Riflettiamo ancora che Dio ha promesso che la ,carità
la quale noi facciamo agli altri, Egli la farà a noi; la farà nelle
cose spirituali e temporali, la farà altresì ai nostri cari; e spe-
cialmente a coloro, i quali si prendono cura dei poveri orfa-
nelli e dei fanciulli-più abbandonati e pericolanti, ~d in vero
sono parole dettate dallo Spirito Santo, le seguenti del sal-
m0 XL: Beato colui,che ha pensiero del miserabile e delpovevo;
lo libererà il Signore nelgiorno cattivo. 11 Signore lo conserverà
e gli darà la vita, e 10 Jarà beato sopra la terra e no1 darà in
potere de' suoi nemici, e gli porgerà soccorso nel letto del suo do-
lore. Or ne1 corso di nostra vita in quali e quante e dolo
rose circostanze non potremmo forse trovarci ancor noi, nell
quali niuna persona del mondo sarebbe in grado di portarci
soccorso?E non è egli un forte stimolo ad usare carità al pros-
dmo, 2 pendeio che con questa carità noi ci renderemo debitore
e protettore un Dio onnipotente? n.
E additava tre mezzi praticissimi:
1. Mettiamo tutti i giorni, o almeno tutte le settima
IiI - Ancora nel nascondimento
445
tutti i mesi, qualche cosa in disparte, per sostenere le opere di
beneficenza e di religione. Questo già suggeriva l'apostolo
sanPaolo ai primi cristiani, in sollievo degli indigenti (1).
), 2. Facciamo, di quando in quando, qualche sacrifizio
o risparmio a tale uopo, ora in un viaggio, ora in un diverti-
mento, ora nell'acquisto di una veste o di un abito e simili,
'ora nella .cucina, rendendola più economica, e via dicendo.
Specialmente le madri e le figlie di famiglia, le padrone e fi-
nanco le serve, con queste ed altrettali industrie, Possono
procacciarsi il mezzo di fare del bene moltissimo.
)) 3. Chi intende di lasciare qualche parte del fatto Suo a
vantaggio delle opere di carità, prenda il consiglio di farlo
sua vita durante, lasci anche più poco, ma si assicuri, in tal
che la sua volontà si eseguisca, direi quasi, sotto i suoi
occlli.
la morte possono insorgere grandi ed inaspettate
difficoltà, dissenzioni e liti, per le quali, non solo non ne ab-
biano aiuto le opere di carità, ma trovino la rovina ed anche la
dannazione dell'anima non poche persone, sedotte dall'ava-
rizia e dall'interesse. E poi rischiara più il nOS270 viaggio alla
eternità una candela davanti, che non due di dietro
fede e lo zelo del Servo di Dio non andaron delusi. Da
ogni parte d'Italia e dalllEstero, anche dall'America, comin-
,-iaronoad affluirele offertedei beneficati dalla celeste Patrona
dell'Opera Salesiana, cosicchè non solo si continuarono a rac-
gliere, in appositi fascicoli, le relazioni dei favori ascritti alla
pietosa e potente intercessione di sì cara Madre, ma il BOE-
lettino salesiano, durante i lavori di restauro e abbellimento
del Santuario, cominciò a pubblicare regolarmente, ogni mese,
uove grazie e favori di Maria Ausiliatrice.
varie relazioni accennano a benedizioni impartite da
Rua, o a preghiere fatte o fatte fare da lui, 0 a medaglie
da lui inviate a coloro che domandavano grazie, e che ebbero
effetti prodigiosi. Un giovane soffriva da lungo tempo di
epilessia; e il male soleva coglierlo specialmente di notte, e il
averetto correva rischio di morir soffocato. Grande era il do-
re dei familiari, i quali, oltre all'esser costretti a levarsi e
(I) I COI., XVI, I , 2.

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446
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
correre in suo aiuto ogni volta che si accorgevano che era
preso dal male, di giorno pure dovevano assisterlo, perchè ob-
bligato a starsene a letto, essendo interamente prostrato di
forze. Finalmente la madre si ricordò delle grazie concesse
in gran copia da Maria Ausiliatrice, e venne da Don Rua a
raccomandare il figliuolo alle sue preghiere e a quelle dei Sa-
lesiani. Don Rua le promise di pregare e di far,pregare, e le
diede una medaglia da mettere addosso al sofferente. Così si
fece, ed oh! prodigio! d'allora in poi questi non fu più colpito
dal male; e, l'anno dopo, la pia donna tornava all'Oratorio, per
consegnare un'offerta in ringraziamento per la prodigiosa
guarigione ottenuta (I).
Queii'amo (1889) il Servo di Dio, alla vigilia della so-
lennità titolare nel Santuario, tenne la conferenza ai coopera-
tori con parola commossa, piena d'affetto per Don Bosco e
di ardore per lo sviluppo delle Missioni.
«Alcuni anni addietro, in questa circostanza, avevamo
la consolazione di vedere il nostro caro Don Bosco a tenervi
la conferenza. Oh! quanto volentieri s'intratteneva con voi;
come espandeva con voi il suo cuore, come co' suoi più cari
amici e benefattori! E come la fiamma di carità che traboc-
cava dal suo petto, investiva i suoi uditori e li accendeva dello
stesso sacro fuoco! Ben sovente si udivano esclamazioni simili
a quelle dei discepoli di Gesù che andavano ad Emmaus:
i Nonne cor nostrum ardens erat in nobis, dum Zoqueretur? Non è
più desso che questa volta v'indirizza la parola, neppure udi-
rete Mons. Cagliero, nè iMons. Fagnano, che vi parlarono
dopo la dipartita del nostro caro Padre; ma lo spirito di Don
Bosco spero ci assisterà, e di Mons. Cagliero e di Mons. Fa-
gnano avremo ad intrattenerci; ed intanto io stesso vi parlerò,
col cuore alla mano, alla familiare, esponendovi l'andamento
delle cose nostre, o meglio delle cose vostre...
D Con nostra consolazione debbo dirvi che abbiamo da
ringraziare il Signore e la Vergine Ausiliatrice. Si temeva da
( I ) Chi narra questa grazia B il eh. Francesco Tornasetti, che per due anni fu
tra gli addetti al Servo di Dio, ed ora Procuratore Generale della Societi Sa-
lesiana e Postulatore Generale delle Cause di Beatiiicazione e Canonizrazione della
medesima. (Cfr.: Boll. Sales.: ottobre 1890).
- III Ancoua ?le1 nascondimento
447
molti che, alla morte del nostro compianto Don Bosco, le cose
dovessero rimanere arenate. Ma egli stesso qualche giorno
prima di.porsi a letto, aveva detto: - Desidero di andar presto
in paradiso: di là potrò assai meglio lavorare per la nostra pia
Società e per i miei figli, e proteggerli. - E mantenne la pa-
rola, e noi ci accorgiamo ogni dì della sua particolare prote-
zione, di modo che possiamo proprio dire che abbiamo acqui-
stato un protettore di più in paradiso D.
E fece un resoconto preciso ed edificante-dello stato della
Società dopo la morte del Fondatore. Rilevò la continuazione
di quel regolare sviluppo che Don Bosco le aveva impresso,
del gran numero degli alunni negli ospizi e negli oratori fe-
stivi, e dell'incremento che andavan prendendo le Missioni
E fu questo i1 punto che attrasse maggiormente l'at-
tenzione dell'uditorio. 11 Servo di Dio dipinse, come in un
quadro, la vita intera del missionario. Prima di abbandonare
la patria - disse - impara la scienza sublime di salvare le
anime; si esercita nelle sante fatiche dell'apostolato in quella
sfera di azione, che a lui viene assegnata dai superiori; si san-
tifica per poter far santi coloro ai quali sarà inviato; in una
parola si prepara. Quando, rispondendo alla chiamata di Dio,
s'incammina per le terre lontane, durante il viaggio la Prowi-
denza di Dio ha di lui una cura materna, e le centinaia di emi-
granti sulla nave lo intrattengono continuamente nelle pie
occupazioni del ministero sacerdotale, durante la traversata.
rrivato appena nel luogo della sua missione, corde magno
olenti incomincia la sua opera di salvezza. I n que-
st'opera egli impiegherà tutti gli istanti della sua vita, tutti
gli ardori del suo zelo, tutte le affezioni del suo cuore: e racco-
glierà migliaia di nuove pecorelle nell'ovile della Chiesa mili-
tante per popolare, un giorno, gli atrii immensurabili della
Chiesa trionfante.
E, di quanto diceva, recava prove commoventi.
Descrisse anche l'ardore, col quale i popoli .attendono chi
annunzi la parola di Dio, e le feste che fecero i selvaggi
Terra del Fuoco, quando videro ritornare fra di loro
on Fagnano, aspettato per molti mesi.

25.9 Page 249

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448
- - I V Successore di Don Bosco. Primo periodo
Profonda fu l'impressione prodotta dalla patola dell'u-
mile Successore di Don Bosco. Presente alla festa era pure,
tra molti pellegrini, accorsi dall'Italia e dalla Francia, il conte
di Villeneuve-Flayosc, insigne benefattore dell'opera Sale-
siana, il quale, innanzi ad un'eletta di personaggi, tra cui il
Card. Alimonda, diceva applaudito: <<Ela seconda volta che
noi celebriamo la festa di Maria SS. Ausiliatrice senza colui
che c'insegnò ad amare ed a servire questa Madre Divina.
Ma io m'inganno, e mi correggo, perchè ora abbiamo due
Don Bosco. Colui che è nel cielo, più potente ora di quello
che fosse quando viveva in mezzo a noi; e colui che è Ia sua
immagine vivente, che si trova qui con,noi s.
E del Padre e del suo gran cuore, in realtà, Don Rua aveva
tutti i palpiti sublimi. Quell'anno, il giorno stesso di Pente-
coste, in Roma, in mezzo a grandi pompe e notevole concorso
di gente espressamente invitata da ogni parte, tra vessilli 01-
traggiosi alla Religione, e scritti e discorsi insultanti, senza
pudore e senza ritegno, alle cose più sante, s'inaugurava il
monume.n. to.a. ..G. io. .rd. an.o. - Bmno,,contro il quale Leone XIII
pronunciava solenni proteste, il zq maggio e il 30 giugno, in
memorande allocuzioni concistoriali:
<< E cosa ben triste e quasi mostruosa, - diceva l'immor-
tale Pontefice - che da quest'alma città, nella quale
stabili la sede del suo Vicario, si oda proclamare l'in
denza dal pensiero di Dio; e donde il mondo è solito ricever
lo schietto insegnamento del Vangelo e i consigli di salute, iv
mutate per la malvagità degli uomini le cose, si contemplin
monumenti, impunemente eretti a vituperevoli errori e al1
stessa eresia.
A questo ci han condotto i tempi: di dover vede
I'abbominazione della desolazione nel luogo santo ..... Q
sieme di amarezze profonde e di cure pungenti, aggiunt
la Nostra avanzata età, Ci farebbe soccombere, se non ci
stenesse, e la fiducia certissima, che Gesù Cristo non ab
donerà mai il suo Vicario, e il sapere, che quanto più in
contro la Chiesa la procella degli errori e delle passi
scitate dall'inferno, tanto più è Nostro dovere vegliare '
pidi al governo della mistica nave. Ogni speranza e.fi
- I I I Ancora nel nascondimento
449
Nostra riposa in Dio, perchè sua è la causa; e ci affida altresì
la potente mediazione della gran Vergine, Aiuto dei Cristiani,
a cui ricorriamo con vivo fervore... n.
E, Don Rua, promettendo feryorose preghiere nel San-
tuario di Maria Ausiliatrice, in data 6 giugno scriveva al Santo
« U n monumento, il più iniquo che s'incontri nella storia
delle aberrazioni umane, sta per innalzarsi costi sotto i Vostri
occhi. La personificazione di Satana, nelle sue tre più luride
esplicazioni dell'orgoglio, dell'odio e della dissolutezza, sta
per ricevere le adorazioni de' suoi satelliti.
)) Quanti dolori, o Padre Santo; quante ambascie al VO-
stro paterno seno! Oh! perchè non è dato a' vostri figli di cor-
rere tutti costi a' Vostri piedi, stringersi attorno a Voi, che
siete il Vicario infallibile di Gesù Cristo, a Voi che avete le
parole di vita eterna, e con Voi in questa dolorosa circostanza
soffrire, con Voi pregare, con Voi piangere? E poichè non mi
è data questa felice sorte, permettete, Beatissimo Padre, che
ultimo de' vostri figli, ma non ultimo per devozione e affetto
alla Vostra Sacra Persona, io adempia almeno da lungi, in
dovere di fede e di amore. Successore, ben-
1 mio amatissimo Don Bosco, di colui che
lasciò come in testamento a' suoi figli la de-
zione più illimitata, l'attaccamento più fermo ed assoluto
'infallibile Cattedra di San Pietro, in Voi redivivo, io vengo,
adre Santo, a nome mio e di tutti i Salesiani e loro alunni a
nnovare a' Vostri piedi questa devozione, questo attacca-
>) Sì, ripeto ancor io che le Vostre pene sono le nostre,
tri i Vostri dolori, nostre le Vostre lacrime.
Confesso altamente che ancor io miei i sentimenti di
di venerazione verso l'Apostolica Sede, del
rancesco di Sales e del mio padre Fondatore
Bosco, dichiarando che io e tutti i Salesiani accoglieremo
re prontamente, rispettosamente, e con semplicità di
non solo ledecisioni Vostre circa il dogma
il Vostro parere, IeVostre sentenze, i Vostri
i medesimi, anche nelle cose puramente disputabili,
del Seno di Dio Michele Rva. Vol. Ii

25.10 Page 250

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4.50
IV - Successare di Don Bosco. - Primo periodo
lietissimi ogni qualvolta questi desideri potremo pure pre-
venirli (I).
Possano queste parole, povere sì, ma ispirate dall'a-
more e dalla fede, portar qualche sollievo aiie Vostre grandi
amarezze di questi giorni. Possano le preghiere, le Comunioni,
che Salesiani ed alunni faranno per la Santità Vostra, dome-
nica 9 corrente, nel modo più fervoroso che sarà loro possi-
bile, recar qualche refrigerio a' Vostri dolori. Voglia il Cuor
di Gesù consolarvi con la conversione di tanti infelici, quante
sono le lacrime che versate per loro! Voglia soprattutto (e ne
abbiamo tanto bisogno) continuar per molti anni il miracolo
della Vostra conservazione, pur di mezzo a tante lotte, a tante
fatiche, a tanti dolori.
Ed ora beneditemi, o Padre Santo, e con me benedite
pure a' miei confratelli ed alunni, costì prostrati in ispirito al
bacio del Sacro piede. Benedite all'umile Congregazione de'
Salesiani e deile Figlie di Maria SS. Ausiliatrice, sicchè de-
voti, anche a costo della vita, a cotesta solidissima pietra,
al Vostro infallibile magistero, fermi alle tradizioni del nostro
Don Bosco di carissima memoria, troviamo in questa devo-
zione e in questa perseveranza lo spirito della vera vita e
possiamo assicurare nel tempo e nell'eternità la salvezza
nostra e della povera gioventù a noi affidata».
(I) Don Rua alludeva ad uno scritto di Don Bosco, inserito nel numero unico
Exultemus, pubblicato a Bassano in occasione del Giubileo Sacerdotale di Leone XIII:
- - n...Quello che posso compiere scriveva Don Bosco si è di confessare, come
confesso altamente, che fh miei i sentimenti tutti di fede, di stima, di rispetto, di
venerazione, di amore inalterabile di S. Francesco di Sales verso il Somma Ponte-
fice; ammetto con giubilo tutti i gloriosi titoli che egli raccolse dai Santi Padri e
dai Concilii, e dei quali, formata come una corona di preziosissime gemme, ne
adornh il capo del Papa, quali sono, tra gli altri, di Abele pel primato, di Abramo
per il patriarcato, di Melchisedecco per l'Ordine, di Aronne per la dignità, di MosA
per l'autorita, di Samuele per la giudicatura, di Pietro per la podesti, di Cristo
per i'unzione, di Pastore di tutti i pastori, e piU di 40 altri, non meno splendidi ed
appropiiati ...
» Intendo che gli alunni dell'umile Congregazione di S. Francesco di Sales non
si discostino mai dai sentimenti di questo gran Santo, nostro Patrono. verso la Sede
Apostolica; che accolgano prontamente, rispettosamente, e con sempliciti di mmte
e di cuore, non solo le decisioni del Papa circa il dogma e la disciplina, ma che
... nelle cose stesse disputabili abbraccino sempre la sentenza di lui, anche come dot-
tore privato, piuttosto che l'opinione di qualunque teologo e dottore del mondo u.
III - Ancora ne2 nascondimento
451
Nello stesso mese il Servo di Dio provava una gran con-
solazione ne1 veder condotta a termine la cappella funeraria,
eretta su la tomba di Don Bosco, nel Seminario delle
Missioni Estere in Valsalice. Tumulata la salma benedetta
sullo scalone, che univa l'ampio cortile alberato al piccolo
cortile superiore, fiancheggiato dai portici della parte più
elevata dell'istituto, conveniva racchiuderla in una cappella,
che permettesse ai figli e ai devoti d'intrattenervisi in preghiera
in qualunque tempo dell'anno, e in qualunque ora, anche du-
rante le ricreazioni. Don Rua ne diè l'incarico all'economo
generale Don Antonio Sala, che non risparmiò sollecitudini
per tradurlo convenientemente in atto. Appena si conobbe il
pio pensiero, fu una gara per concorrere a compierlo gratui-
tamente. L'ing. architetto cav. Carlo Maurizio Vigna pensò
ai dettagli e alla direzione dei lavori; i fratelli Carlo e Giosuè
Buzzetti, capimaestri impresari, alla mano d'opera e ai mate-
riali della parte muraria; il pittore Giuseppe Rollini all'affresco
della Pietà e al progetto della decorazione interna; la Ditta
Repetto alle lastre in marmo per i davanzali delle finestre;
la Ditta Barbetta e C. alle vetrate; in breve, fu una stupenda
gara per dimostrare a chi aveva avuto per tutti l'amore stesso
di Gesù Cristo, quanta ammirazione egli avesse lasciato col
ricordo delle sue virtù.
La cappella sorse come per incanto e venne inaugurata
il 22 giugno. Mons. Leto, in abiti pontificali, recitò le pre-
ghiere rituali della benedizione, in rappresentanza dell'Arci-
vescovo, il Card. Alimonda. Eran presenti circa duemila per-
sone. Don Rua salì sopra un piccolo ~ a l c oe parlò. Ringraziò
quanti avevano concorso, e col solo tavoro delle mani e col
lavoro e colla spesa insieme, ad erigere quella tomba e quella
cappella, come perenne monumento di affetto al caro Don
Bosco. Fece speciale menzione del pittore Rollini e dei fra-
telli Buzzetti. Passò quindi in rassegna le ragioni per le quali,
fin dai primi tempi della Chiesa, cominciò L'usanza d'innal-
zare altari sulle tombe di coloro che dormivano il sonno dei
giusti in aspettazione del suono dell'angelica tromba, facendo
rilevare quali vincoli di carità stringano nella Religione Cat-
tolica i fratelli viventi con quelli defunti, la Chiesa militante

26 Pages 251-260

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26.1 Page 251

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452
IV - Successore di Don Bosco. - Primo peviodo
con la Chiesa trionfante e con la Chiesa purgante, il tempo col-
l'eternità: e come Gesù Cristo stesso vegliasse a custodia delle
ossa dei suoi fedeli. Ricordò, poi, le virtù di Don Bosco, invi-
tando i Salesiani e i giovinetti ad imitarle; raccomandò la sua
anima grande alle preghiere comuni, dicendo non doversi
cessare dai suffragi, quantunque la ferma persuasione di tutti
vedesse già Don Bosco tra i beati del Paradiso, perchè i giu-
dizi di Dio non son conosciuti dagli uomini, e perchè Don
Bosco stesso si era raccomandato di pregare per l'anima sua,
affinchè la stima che si aveva di lui non lo defraudasse di
quelle preghiere, sulle quali poggiavano le sue speranze di sol-
lecita liberazione dal purgatorio.
Mentre Don Rua parlava, si mise a piovere e l'assemblea
si ritirò sotto i portici, e continuò, attenta, ad ascoltare, an-
cor per una mezz'ora, la parola del Servo di Dio.
All'indomani, alle 5 del mattino, assistito da un gruppo di
chierici, egli celebrò la prima messa all'altare della nuova
cappella, in suffragio dell'anima di Don Bosco.
Nello stesso giorno, per i primi vi si portavano in devoto
pellegrinaggio tutti gli alunni dell'oratorio festivo; e, a notte,
a Valdocco si celebrò la prima festa della riconoscenza in
onore del Successore di Don Bosco.
Una dimostrazione imponentissima.
Fra i doni:che gli furono presentati, riuscì particolarmente
caro a Don Rua un autografo di Don Bosco: un piccolo foglio,
recante da un lato alcune massime e dall'altro i proponimenti
presi, nel 1847, al Santuario di S. Ignazio, al termine degli
esercizi spirituali (I). Quel foglietto Don' Bosco lo teneva come
segnacolo nel breviario, e un giorno lo smarrì. Un giovinetto,
.che lo trovò e ne riconobbe la scrittura, lo tenne gelosament
nascosto come un tesoro, fino a l maggio di quell'anno,
quando pensò di consegnarlo agli archivi della Società; e,
(I) I pioponimenti erano questi: <I xo Ogni giorno: visita al S S . Samamento.
z0 Ogni settimana: una monificazione e confessione. 3 O Oeni mcse: leggere le preghiere
della buona morte: Domine, da quod jubes, etjube quod vir>>-. L e massime: « - I l
Sacerdote è il turibolo della Divinitnitd (Teod.) - 2 soldato di Cristo ( S . Gio. C,). -
L'orazione al Sacodote è come l'acqua al pesce, I'nria alL'rrceelZo, il fonte al ceruo.
Chi prega, è come colui che wa dal Re r.
III - Ancora nel nascondimento
453
chiuso tra doppio vetro, venne presentato a Don Rua come
erede dello spirito sacerdotale dell'indimenticabile Fondatore.
I n fine il Servo di Dio disse una parola di ringraziamento:
t<Finora erano i padri che davano il nome ai figli; ora sono i
figli che dànno il nome ai padri. Dunque mi dovrò chiamare
Don Giovanni 11, capo dei Birichini? Voi mi direte che fu
trasportata la festa di San Michele per unirla a quella di
Don Bosco, e questo va bene; io son contento che non si perda
l'uso di festeggiare l'onomastico di Don Bosco. E mio vivo
desiderio che la sua memoria sia sempre impressa nei nostri
cuori, e sono assai contento che si colga ogni circostanza che
possa contribuire a render più viva la memoria delle sue virtù.
Ieri abbiamo benedetto la Cappella e l'altare eretto sulla sua
tomba. Quella cappella e quell'altare saranno un vincolo di
più per tenerci uniti col nostro caro Don Bosco. Già pote-
vamo avvicinarci alla salma che riposa in quella cripta; ora ci
parrà d'avvicinarci all'anima, allo spirito di Don Bosco, e così
sarà di fatto, coll'offerta del Santo Sacrifizio sopra quella
tomba; e per le preghiere che per lui e a lui indirizzeremo,
sarà più interessato ad intercedere per noi, e a farci sentire
quanto egli ci assiste e ci protegge. Gridiamo ancor una volta:
-
- Viva Don Bosco! D.
All'indomani gli ex-allievi inauguravano a Valsalice una
lapide commemorativa in pegno della loro riconoscenza e
devozione al grande Apostolo della gioventù. E Don Rua li
ringraziava dell'affetto, dimostrato così solennemente a Don
Bosco e a lui e ali'intero Oratorio; li assicurò che intendeva
amarli, tutti in generale e ciascuno in particolare, come Don
Bosco, sia col portarli sempre nel cuore, sia col pregare per
loro e pcr le loro famiglie, sia col giovarli in tutto che a lui
e ai suoi confratelli fosse permesso e possibile. Aggiunse che
intendeva si continuasse la bella usanza, introdotta da Don
Bosco, d'invitare tutti gli antichi allievi dell'oratorio, che si
ricordavano di lui e gli continuavano la loro affezione, ad un
fratellevole banchetto per godere alcune ore della compagnia
degli antichi e sempre cari suoi figli ed amici.
Alla sera si svolse un trattenimento ad onore di Don Bosco,
con intervento di molti benefattori e benefattrici. I n fine il

26.2 Page 252

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454
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
Servo di Dio ringraziò quanti avevano cooperato alla riuscita
di quella festa. Ripetè che era troppo fortunato che si fosse
stabilito di congiungere il suo nome di Michele con quello di
Giovanni, e finì col parlare delle Missioni, dell'aiuto costante
che prestano ad esse i Cooperatori ai quali non sa come ren-
dere adeguate azioni di grazie, del bisogno che si ha di operai
evangelici, e della gloria di chi obbedisce al!a chiamata di Dio
pel suo santo servizio e per la salute delle anime.
I1 25 e il 28 luglio gli ex-allievi si radunarono a mensa con
lui. La gioia più schietta brillava su tutti i vo1ti;nobili e
generosi affetti per Don Bosco manifestarono quanti presero
la parola; in fine parlò Don Rua: <i Miei carifratelli, io v i amo.
Non potrò amarvi come v i amava .Don Bosco; ma è mio vivo de-
siderio amarvi come lui. M i sforzerò d'imitarlo in tutto quello che
potrà. Tutte le volte che avrete bisogno di me, venite pure con
la fiducia di un fratello a fratello, ed io sarò tutto per voi, jìn
dove si estenderà la possibilità delle mie forze. E non dimenticate
mai che l'Oratorio è sempre la vostra casa paterna D.
L'II agosto s'inaugurava, a cura degli ex-allievi, un'altra
lapide commemorativa, presso la casa dov'era nato Don Bosco,
ai Becchi di Castelnuovo d'Asti: e il teol. Felice Revigliodisse
un affettuoso discorso, nel quale delineò, con molta grazia,
le scene edificanti dell'infanzia e della prima giovinezza del
comun Padre e Maestro, quando era già l'apostolo geniale e
instancabile de' compagni (I).
La memoria di Don Bosco ebbein quell'anno dimostra-
zioni affettuose e impressionanti: ed un'altra più fruttuosa
se ne stava maturando per l'affettuosa riconoscen
mitata devozione del Servo di Dio. Questi, perchè Don Bosc
continuasse a trionfare in tutti i cuori, cominciò
dall'oratorio e a presentarsi a i confratelli e agli a
animarli, anche con la parola, a seguir diligenteme
esempi del Maestro.
Ed abbiam memorie delle visite da lui fatte in q
(1) In quegli armi l'umile casetta era quasi cadente, e, per desiderio del Servo
di Dio, in seguito venne restaurata con gran cura, quale si vede oggidi. Per questo
la lapide, oggi rimossa, accennava al misero stato in cui allora si trovava (Cfr.: Rol-
lettino Sulesiano, ottobre 1889, pag. 132).
- III Ancora nel nascondimento
455
a San Pier d'Arena, Alassio, Nizza Monferrato, Borgo San
Martino, Casale, Faenza, e in altri luoghi, da trarne pagine
edificanti.
A Nizza Monferrato, dov'era allora il Consiglio Genera-
lizio delle Figlie di Maria Ausiliatrice, si recò due volte, alla
fine di maggio e nella prima decade di agosto. Della prima
visita la cronaca dell'istituto ce ne ha tramandato un ricordo
entusiastico. Accolto da tutta la comunità, salutò dapprima
le educande, disse loro qualche buona parola e le lasciò lie-
tissime; quindi salutò le postulanti, promise a tutte l'abito
religioso, e le rese felici; alle novizie disse che eran le colonne
dell'istituto, colonne sempre nuove, che regger debbono la
cara congregazione, e rimasero altere d'averlo udito; alle pro-
fesse indirizzò queste parole: (i Quali modelli di perfezione
religiosa io vi ammiro; e lo sarete newero! ».E a tutte rivolse
ancor uno sguardo, un saluto, ed entrò in chiesa, dove,..do.po
aver pregato alquanto, disse a tutte ancor una parola di rin-
graziamento, e promise di passar con loro qualche giorno.
Tutte ammirate della bontà del superiore nostro, promet-
temmo d'imitarlo nella carità. O quam suavis est Dominus! Be-
nedetto sia il buon Dio, che sa sì bene mescere al dolore la
gioia >).
E si pose al lavoro.
Predicò il triduo di preparazione alla vestizione reli-
giosa delle numerose postulanti e della chiusura del mese
mariano: e raccomandò particolarmente la carità, la fuga
delle più piccole mormorazioni, e la preghiera che domanda e
ringrazia. (i Riconoscenza, confidenza e carità, ecco ciò che
piega su noi lo sguardo di Gesù e di Maria, e che ci fa felici s.
Alla sera della domenica ebbe luogo un trattenimento in
onore della Madonna e dell'amato superiore, il quale, dopo
un bel quadro plastico animato, rappresentante il paradiso:
<< Brave! - esclamò - il paradiso che avete fatto, i ben ese-
guiti canti, mi portarono proprio lassù dal caro Don Bosco.
Brave! ebbi proprio un sollievo! Che la Madonna ci ottenga di
andar tutti lassù; voi pregate per me,ed io ve l'auguro di cuore! a.
(i Fu sì breve la sua fermata (dal 31 maggio al 5 giugno),
ma tanto ricca di esempi d'eroica carità, di virtù la più per-

26.3 Page 253

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456
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
fetta, di questo Santo Figlio di un Santo Padre. Oh! come il
carissimo Don Rua sa ritrarre Don Bosco! Come si può pur
dir di lui: - Ha, nei suoi occhi, espressa - L'alma d'un padre
amante, - e reca nel sembiante - Za maestà d'un re! - Tutte,
tutte trovarono in lui il padre, e nessuna temeva di volgersi
a lui!
s Le sue parole, sempre improntate di mitezza, perdono e
carità, nei discorsi e fervorini che ci fece, oh come ci stimo-
lano a consolarlo ed imitarlo! ».Destò anche un'impressione
profonda la sua umiltà.
Di Alassio abbiamo un album con tutte le firme dei supe-
riori e degli alunni, precedute da questa dichiarazione: << Ama-
tissimo Padre, la tua visita ci ha fatto passare tre giorni felici:
la tua presenza, le tue parole hanno destato in noi una puris-
sima gioia, un santo entusiasmo. Oseremmo dire che pareva
venuto tra noi, non il successore, ma Don Bosco medesimo.
T e ne ringraziamo adunque con tutto l'affetto del cuore.
Quei santi consigli e quelle calde esortazioni a proseguire con
coraggio nella vie del bene, noi terremo sempre davanti agli
occhi e ci sforzeremo per metterli in pratica.
)> Amatissimo Padre, dopo un favore così segnalato e così
prezioso regalo.....,noi vogliamo dirti, che non solo ti ricor-
diamo per il degno successore di Don Bosco, ma nutriamo
per te quell'affetto medesimo che portavamo a quel Padre
carissimo... D.
A Borgo S. Martino si recò il 25 giug
S. Luigi nel collegio di S. Carlo. Un'iscrizione, collocata so
il cancello del giardino, in fondo al viale
stazione, portava scritte, a caratteri cubitali, tre parole:
padre desiderato! I1 caro direttore Don Giuseppe B
per la circostanza aveva invitato anche la banda musica
l'Oratorio di Torino; e, a suon di musica e tr
alunni, il corteo, che si era formato alla
del Servo di Dio, era giunto presso il colle
accennatogliene il motivo, cessò il suono e
festose, perchè nella vicina casa delle Figlie
trice giaceva gravemente inferma Suor Filo
lungo tempo malata di tifo intestinale e co
III - Ancora nel nascondimento
457
frite, e, in iiltimo, colta anche da bronco-polmonite doppia
con tosse forte e insistente e febbre altissima, di quella me-
desima sera aveva avuto il consulto di tre medici, tra cui il
dott. Veneroni, primario dell'ospedale di Casalmonferrato,
che avevano dichiarato non esservi più alcuna speranza di
salvarla, e che sarebbe mancata nella notte. Dopo cena, il
Servo di Dio ebbe la bontà di recarsi in cucina a visitare le
suore, e restò impressionato nel vedere la loro mestizia per le
gravissime condizioni di Suor Filomena. << Io - scrive la
direttrice Suor Caterina Andreone - osai chiedere al vene-
rato superiore, che si recasse a visitare la malata per bene-
dirla, impartirle la benedizione di Maria Ausiliatrice, ed
ammetterla ai santi voti perpetui, comunicandogli che i me-
dici avevan detto che era alla fine.
)> I1 veneratissimo Padre, prendendo parte al nostro do-
lore, stette un po' pensieroso, e poi disse: -State tranquille,
la Suora non morrà; essa deve fare ancor molto bene..... Ora
io non posso andare a vederla, ma voi ditele che stia tran-
quilla; domattina io sarò presto da lei..... E intanto, questa
sera, alle 9, dalla mia camera le manderò la benedizione di
Maria Ausiliatrice; e in quell'ora voi e le Suore recitate tre
Ave presso il letto dell'ainmalata.
)> Ed andò in mezzo ai giovani, e dando loro la buona
notte, li invitò a recitare anch'essi nelle camerate, prima di
coricarsi, tre Ave Maria per Suor Bozzo, che tutti sapevano
tanto grave che vari, al mattino dopo, appena svegliati, chie-
sero d'assistente se fosse morta. Le tre Ave furono recitate
dalle suore e dagli alunni alle ore 9; e alle 10 la carissima Suor
Filomena si addormentò, dopo 15 notti e 15 giorni comple-
tamente insonni. Alle 4 del di seguente, il venerato superiore
era già presso il letto dell'ammalata, le diede l'assoluzione
sacramentale, le recò la Santz. Comunione, e ne ricevette la
professione perpetua. Suor Filomena era già entrata, repcn-
tinamente, in un miglioramento straordinario.
Infatti, appena giunto, il dottore curante chiese alla
portinaia a qual ora fosse spirata; e salito accanto il letto di
Suor Filomena, e constatato che di tutti i mali non le restava
altro che un po' di debolezza, esclamò:

26.4 Page 254

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458
- IV Successme di Don Bosco. - Primo periodo
o - Questo è un vero miracolo! Con tanti mali e si gravi
complicazioni, la guarigione, umanamente, ma impossibile!.....
t> I1 venerato Don Rua, quando gli furon riferite le pa-
role del medico, sorrise umilmente, e disse:
o - Vedete quello che sa fare la Madonna? non ve l'avevo
detto io di star tranquille?... >>.
Suor Filomena visse ancora 25 anni; morì direttrice di un
istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice a Damasco in Siria,
il 22 maggio 1914, dopo aver raccontato tante volte il fatto
prodigioso, chiamandosi la miracolata )) di Don Rua.
Da Borgo San Martino il Servo di Dio si recò a Casale,
dove la sera del 27 giugno tenne conferenza ai cooperatori
del Monferrato, promossa da Don Bertello, nella chiesa di
S. Filippo. Presiedeva il vescovo iMons. Pulciano. « D o n
Bosco - diceva Don Rua - come pochi anni or sono vi par-
lava da questo medesimo pulpito, ora dal cielo, ove fonda-
tamente lo crediamo, non solo prega per i suoi figli e per la
Società Salesiana, ma eziandio per voi, cari cooperatori e
benemerite cooperatrici. Noi abbiamo segni certi di sua pro-
tezione per tante grazie ricevute per sua intercessione, da
non lasciar alcun dubbio che egli trovisi in paradiso. Dopo la
sua morte crebbero anche gli aiuti e i mezzi per diffondere
le sue opere s. E parlò degli Oratori, e particolarmente delle
Missioni, che raccomandò alla carità di tutti: <iRicordatevi,
che non è la limosina che fa diventar poveri, ma il vizio e
l'irreligione >>.
E la Gazzetta di Casale osservava: <iQuel dire semplice
ed affettuoso, ricco di opportuni aneddoti, quella calma
serena, più d'una volta ci richiamò al pensiero il bel
dell'Alighieri: L'ombra sua torna ch'era dipartita.
)) Ci pareva che lo spirito elettissimo di Don Bo
giasse in quella serena atmosfera, ci pareva d'udirn
tevole parola, quella parola amica che scendeva
cuore e dolcemente lo muoveva a carità. E più d'una volt
siamo detti: l'eredità di Don Bosco posa su braccia sicure e
esperte ».
L'I= lugliogiung~vaa Faenza, per la benedizione della
nuova chiesa dell'istituto salesiano, accolto con un'imponente
111 - Ancora nel nascondimento
459
dimostrazione d'affetto. I1 12 celebrò in Seminario, distribuì
la S. Comunione, e rivolse un fervorino agli alunni:
((Volete, desiderate una parola da me. Ben volentieri. Siamo qui
innanzi a Gesù sacramentato; e non saprei e non potrei farvi altra
raccomandazione, dirvi di meglio, che suggerirvi la divozione al SS.
Sacramento. Trattenetevi volentieri con Gesù; venite a visitarlo. Ah!
è una grand'arte quella di saper conversare con Gesu; è una grande
sapienza quella di saper trattenere Gesù con noi. Tutti i cristiani
dovrebbero imparare quest'arte, acquistare questa scienza; ma per
noi sacerdoti, per voi chierici, destinati a divenire suoi ministri, è
assolutamente indispensabile; anzi noi dobbiamo fare di Gesù Sa-
cramentato il centro dei nostri pensieri e dei nostri affetti... A guisa
del girasole noi dobbiamo tenerci sempre rivolti a lui, non solo nelle
visite, nella Santa Comunione, ma in mezzo alle occupazioni, nelle
vacanze, nei viaggi, dappertutto.
>> Dobbiamo far nostri gli interessi di Gesù, nostri i suoi desideri.
Perchè venne in questo mondo. perchè istituì la SS. Eucarestia, l'Or-
dine Sacro e gli altri Sacramenti? Per la salvezza delle anime. L,e anime
formano l'oggetto del suo amore, dei suoi più, vivi desideri, della
sua sete; e voi, fin d'ora, conviene che coltiviate questo desiderio.
Ricordatevi, che voi siete in Seminano, anche per imitare il Salva-
tore, il quale premise una lunga preparazione all'apostolato. F: voi
studiate di perfezionarvi nella virtù; e fin d'ora animatevi di zelo
per la salvezza delle anime. Nei nostri paesi C'& tanto da lavorare
per gli adulti e per i fanciulli. Se pensiamo poi ai paesi occupati dagli
eretici e dagli infedeli, oh! quante anime da convertire! I nostri mis-
sionari ci scrivono che hanno un lavoro immenso. Non potete aiu-
tarli anche voi, con le voscre preghiere, col far loro elemosine e col-
l'esortare altri a venire in loro aiuto? Questo buon pensiero vi sia
di stimolo a rinvigorirvi nella virtù; è così ampio il lavoro cl:e vi at-
tende. Mirate Gesù, ed a quella fornace d'amore accendete i vostri
cuori di carità, di zelo, di generosità, e promettete di lavorare gene-
rosamente per la salvezza delle anime]).
Anche nella nuova chiesa, che venne benedetta dal vescovo
Mons. Cantagalli, la figura, nobile, piacevole ed austera, di
Don Rua, il suo sguardo, rivelante ad un tempo pietà ed in-
telligenza non comune, i suoi lineamenti apostolici, dettero
maggior risalto alla sua parola, religiosamente ascoltata da
una moltitudine di persone d'ogni classe sociale, cui narrò la
storia della casa salesiana di Faenza e le ripetute prove della
particolare assistenza divina.

26.5 Page 255

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460
- IV Successore di Don Bosco. - Primo periodo
Tornò a parlare, con somma grazia, anche la sera dopo,
il giorno solenne dell'inaugurazione, per raccomandare alla
carità dei cittadini l'opera così ben awiata: <i I l ricco -
diceva -faccia offerte proporzionate allo stato suo, il povero lo
imiti. Non arrossite, se date anche poco. Iddio tutto gradisce; e
cosi anche l'operaio presti l'opera sua. Ricordatevi che Don Bosco
diceva sempre a' suoi coopera$ori:- Siate generosi, non temete
che la limosina cagioni deficienza nelle vostre sostanze. Ho dalla
mia parte una gran Tesoriera, che ama 1arp.awzente ricompen-
sarvi )>.
Alla funzione, insieme con una squadra di seminaristi
intervenne anche il Servo di Dio Don Paolo Taroni, il quale,
appena terminata la funzione, andò incontro a Don Rua con
quel fare semplice, schietto e filiale, che egli era proprio, con
le braccia aperte, e pieno di gioia, come per dire: (i Engra-
ziamo insieme il Signore! D.E Don Rua lo accolse con il più
dolce sorriso, e gli ricambiò l'abbraccio, fra. l'ammirazione
dei presenti. Fra questi era Enea Tozzi, allora alunno dell'i-
stituto, poi sacerdote salesiano, che non dimenticò più quella'
scena evangelica. Mi riempì il cuore di edificazione e mi
parve di capir meglio che mai, come ci dobbiamo amare in
Dio. Ecco, dissi tra me, come San Francesco e San Domenico
si abbracciarono al loro incontro in Roma. La mia edifica-
zione fu ancor maggiore, perchè aveva un'opinione che Don
Rua fosse piuttosto freddo e riservato, mentre aveva una ca-
rità cosi fervente e un tatto finissimo, come si rilevò poi sem-
pre all'occasioile )> (I).
Dal z al 6 settembre si adunò in Valsalice il V Capitolo
Generale della Società Salesiana, che fu inaugurato dal Servo
di Dio con una commoventissima commemorazione del Fon-
datore. Nelle sedute successive si trattò degli studi filoso-
fici e teologici, delle case di formazione, dell'assistenza dei
(i) 11 Servo di Dio Mons. Paolo Taroni, nato a Solarolo (~avenna)il 1 j ottobre
1827, ed ordinato sacerdote nel 1851,f u cappellano in S. Pier di Laguna dal 1858
al 1871, e per 31 anno direttore spirituale del Seminario di Faenza. Sacerdote in-
tegerrimo, alieno dalle cose di quaggiìt, di pieth e zelo ardente, era tutto a tutti per
guadagnar tutti a Dio. Quanti lo conobbero, lo venerarono come santo, e tale lo
ritenne anche Don Bosco, che lo ebbe tra i cooperatori salesiani i pih affezionati.
Volb al cielo il IO aprile ~ g o z .
III - Ancora nel nascondimento
461
soci duraate il servizio militare, delle pratiche religiose, della
vita regolare e dello sviluppo della Società. E il 6 settembre,
quando si venne alla conclusione, siccome le Costituzioni
Salesiane <{ sanno al Rettor Maggiore la pib ampia facoltà su
tutto ciò che riguarda il benessere e la prosperità della Pia
Società Salesiana, così i membri del Capitolo Generale, -
dice il verbale di chiusura - prima di separarsi, mentre rin-
graziano cordialmente l'amatissimo loro Superiore Don Rua
della bontà paterna usata nell'assisterli, e fanno caldi voti per
la sua preziosa conservazione, dichiarano unanimamente di
lasciargli pieni poteri di sviluppare maggiormente quello che
non fosse stato abbastanza largamente trattato, ed aggiun-
gere o modificare tutto quello che fosse da aggiungere o da
modificare, al bene e al progresso della Pia Società Salesiana
ed in conformità delle nostre Costituzioni o.
Cotesta deferenza i Salesiani l'avevano avuta perfetta
verso il Fondatore, e Don Bosco aveva espresso il desiderio
che avrebbe voluto vederla pienamente accordata anche ai
suoi successori, e piena l'ebbe Don Rua. Vedremo quale
stima, quale deferenza, e quale affetto egli godesse daipcon-
fratelli, che, dal primo all'ultimo, ammiravano il suo zelo
per la regolare osservanza.
Al principio dell'anno egli aveva comunicato alle case
salesiane alcune deliberazioni, prese in un'adunanza, da lui
convocata e presieduta il 23 ottobre 1888 nell'Oratosio, (i nel
desiderio di promovere ogni più fra i nostri chierici l'a-
more e lo studio della teologia )>; e (i sono persuaso - diceva -
che questi awisi saranno da tutti favorevoImeslte accolti e
fedelmente messi in pratica. Lo desidero pel bene della nostra
Pia Società e per la memoria dell'anzatissir~onostro Don Bosco,
che sai quanto abbia lavorato per l'educazione intellettuale e
religiosa dei suoi figli )>.
Don Bosco era sempre la sua guida!
Anche nella lettera, inviata per La convocazione dell'ac-
cennato Capitolo Generale, dava importanti avvisi:
$Ai Signori Ispettori e Direttori raccomando caldamente di ue-
gliare attentamente, affinchenon si i~troducanonelle nostre Case let-

26.6 Page 256

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- - IV Successore di Don Bosco. Primo periodo
ture pericolose contrarie alla moralità od a i sani prinnpii di religione
e di pietò, di cui devono essere informati i cuori dei nostri, dipendenti
ed allimi, p? riuscire ven' edncatm' della gioventù e buoni cristiani.
Ricordiamoci delle sollecite cure che adoperava il compianto nostro
Padre Don Bosco per somministrare alla gioventù, ed in genere al
popolo cristiano, il pascolo di buone letture e distoglierli dai pascoli
velenosi di libri immorali, di letture irreligiose e di autori che, per
amore di novità o per qualsiasi altro motivo, cercano scalzare ogni
principio di autorith religiosa, civile e letteraria. Le Letture Catto-
liche, la Biblioteca della Gioventù italiana, tante ottime pubblicazioni
proprie ed altmi, lo stesso impianto di varie tipografie sono altret-
tante prove del suo zelo, per impedire lo strazio delle anime, che va
facendo la stampa immorale ed irreligiosa. Adoperiamoci adunque
a calcare le sue pedate, a vantaggio della gioventù e del personale
affidato alle nostre cure, coll'allontanare dalle nostre case e scuole
le pericolose letture.
Altra cosa che desidero raccomandarvi d la colttrra delle vocazioni.
Ciascun Direttore, d'accordo cogli altri superiori della propria Casa,
si dia la massima sollecitudine per non lasciar fallire le vocazioni
ecclesiastiche o religiose che il Signore avessegli affidate a coltivare.
A tal fine sarà molto utile leggere attentamente quanto prescrivono
le Deliberazioni dei Capitoli generali...,e metterne in pratica le norme,
come meglio sarà possibile. Facciamo in modo che no%si abbia a render
conto a Dio delle vocazioni che egli avesse suscitate a sermkio della Chiesa
e della nostra Pia Societd, e che fossero andate perdute per nostra ne-
Prima che tramontasse il 1889, il 27 dicembre, ((festa
dell'Apostolo deiia carità e Onomastico dell'amato nostro
Padre », comunicava a tutte le Case altre c( considerazioni
che gioveranno, spero - diceva umilmente - a mantenere
far $orire fra di noi quella pace e quella carità che Gesù è
nuto a portare agli uomini di buona volontà,
nutro fiducia che nessuno di noi meriti essere
esposi in una conferenza, tenutasi in Valsalice
degli esercizi spirituali; ma affinch
gnizione di tutti, le misi in iscritto,
ve le comunico n.
L'argomento è di partico
l'anima del Sei-vo di Dio e tutta la vigilanza e l'attività del
suo goyerno, che crediamo conveniente farne cenno colle sue
III - Ancora nel nascondimento
463
« I n questi ultimi anni, si scorgeva qualche disaccordo intorno
agli studi, intorno alle materie scolastiche, intorno al sistema d'inse-
gnamento. Affinchè questo non dia occasione a consegnenze dispia-
centi, dobbiamo mettervi rimedio. Come operai di una stessa vigna
evangelica, è necessario che, unitis virihus, anche colla letteratura e
colle scienze tendiamo a l nostro scopo di promuovere la gloria di Dio
e la salvezza delle anime.
1) Io, fin dall'anno scorso, ho voluto occuparmi dell'esame di tali
divergenze; anche in quest'anno ho continnato le mie attente osser-
vazioni, e, presa una giusta cognizione delle cause che avevano ca-
gionato tali dispiaceri, spero che sarà facile il metterci d'accordo.
I) Trovo che da tutti si conviene in due punti d'unione : Primie-
ramente tutti siete animati dal desiderio del bene, di vedeve i nostri
giovani avviati negli studi, nelle lettere e nella mktù; in secondo luogo
tutti siamo d'accwdo in un'illimitata venerazione a Don Bosco, ai suoi
desidm., consigli ed ordini n.
E qui, senz'altro, <( come uno d e i j g l i più anziani di Don
Bosco e suo confidente intimo passava ad esporre il pensiero
del Padre.
C Il primo punto di disaccordo k intorno allo studio dei classici la-
tini. Questi si dividono in due categorie, pagani e cristiani. Don Bosco,
fino dai primi tempi dell'Oratorio, dimostrò sempre vivo desiderio
che si studiassero anche i classici cristiani. Provava gran pena nel sen-
tire, come alcuni professori deridessero il latino della Chiesa e dei
Padri, chiamandolo con disprezzo latino di sagrestia. Egli diceva,
che coloro i quali disprezzano la lingua della Chiesa, si mostrano
ignoranti delle opere dei Santi Padri, i quali, in buona sostanza, for-
mano da soli la letteratura latina di un'intera età, splendida lettera-
tura, che per molti lati eguaglia nella forma l'età classica, e, per ma-
gnificenza e nobiltà di idee, di gran lunga la supera. Ed ebbe perfino
a sostenere dispute con personaggi dottissimi in belle lettere, benchè
sempre con prudenza e con carità. l3 le sue ragioni erano tali di natura
loro, da trarli alla propria opinione. E non risparmiò i rimproveri a
chi aveva stampato note di censura sullo stile e sulla lingua dei Santi
Padri, dimostrando aver torto colui, il quale non volesse vedere il
bello di questi preziosi volumi. Fin dal 185o! per parecchi anni, egli
stesso in tempo di vacanze, ci spiegava vari brani di questi autori
ecclesiastici, specialmente le lettere di S. Girolamo, e manifestava
sempre un vivo desiderio che fossero studiate.
» Quando Pio IX in un'Enciclica sciolse la questione, sorta tra
Mons. Dupanloup ed il Caume, dicendo che si unisse bellamente
lo studio dei classici pagani con quello dei classici cristiani per ri-
vestire di forma classica le idee cristiane e dando norme su questo

26.7 Page 257

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464
- IV Successore di Don Bosco. - Primo periodo
punto, Don Bosco ripeteva essere le sue idee in perfetto accordo con
quelle del Papa, e continuava ad inculcare la necessità di studiare i
classici cristiani. Don Bosco non isprezzava i classici profani; li aveva
studiati, ne possedeva dei lunghissimi brani a memoria, e li commen-
tava maestrevolmente. Discorrendo con valenti professori mostrava
talvolta tanta erudizione, da trarli in ammirazione e farli esclamare,
che mai si sarebbero immaginato che Don Bosco avesse tanta pro-
fondità nella letteratura latina. Ma non poteva disconoscere che i
classici profani possono essere pericolosi, senza il correttivo degli
autori cristiani e dei loro insegnamenti. Quindi è che Don Bosco,
con grandi spese e fatiche, volle che fosse stampata una selecta di
autori profani latini, purgandoli da ciò che poteva nuocere al buon
costume;' e quindi una selecta di classici cristiani. Se vogliamo adunque
seguire le orme di Don Bosco, se desideriamo fare a lui cosa grata, unia-
moci nel praticare questo sagge0 principio. Sono necessari gli autori
classici profani per imparare l'eleganza della lingua latina, ma sono
egualmente necessari gli autori cristiani, perchè contengono la ve-
rità e sotto una forma tutt'altro che negletta. Ed i maestri nella scuola
s'adoperino a far risaltare in questi scritti dei Ss. Padri l'eleganza
dello stile, grazia di lingua, robustezza e sublimità di concetti; che
anzi il bello letterario di alcuni di essi sta talvolta a pari coi mede-
simi autori del secolo d'oro della latinità...
I) Il secondo punto di disaccordo riguarda gli autori italiani. Gli
uni dicono doverci attenere al classicismo antico degli scrittori ita-
liani, con quelle modificazioni però che son richieste dai tempi; gli
altri parteggiano per gli autori moderni, e sostengono doversi scrivere
come si parla I).
Qui p u r e il Servo di Dio continuava a d esporre i pe
sieri e i desideri di D o n Bosco.
e Egli studiò i classici italiani, e negli ultimi anni di sua
ricordava ancora e recitava a memoria con gran piacere ca
di Dante e poesie di altri autori. Egli sentì il bisogno di
come cosa necessaria ad imparare bene la lingua ed a fo
bello stile e ne promosse lo studio. Vide però i pericoli che I
studiu ~<vscbbc&iiicor.triti i $iu\\.inctti,t.into più clie molti sono proi-
biti. u d:ill;i Chicsa. o dalla leere n~turalc;e si scibbarcì, all'impresa
assai costosa e laboriosa di c8Freggerli. ~romossele edizioni -del
Biblioteca da' classici italiani per la gioventir. Egli stesso, sul principi
faceva la scelta degli autori, li distribuiva da correggere e commen-
tare a questo, a quell'altro professore. Non avrebbe voluto pubbli-
care certi classici, appunto perchè proibiti o pericolosi; ma i pro-
grammi governativi li esigevano; quindi si raccomandò che di questi
.autori fossero scelti i passi meno nocevoli, volle che venissero toccati
- 111 Ancora nel nascondimento
465
e ritoccati, e poi diede ancora norme perchè nello spiegarli si eli-
minasse ogni pericolo. Chi lasciasse correre per le mani da' giovani
questi libri non purgati, farebbe certamente contro la volontà di Don
Bosco. Secondando adunque lo zelo del nostro Padre, atteniamoci
per regola ordinaria alla nostra Biblioteca succitata.
I) Le nonne da tenersi per la spiegazione di questi classici vennero
pure da lui date; e si trovano nel Regolamento della Casa, ove si parla
dei maestri. In modo speciale ci raccomanda di guardarci bene
da citare agli allievi, a sfoggio di erudizione, autori cattivi, e molto
meno farne l'elogio, neppure quanto alla lingua o ad altri pregi ac-
cesori. Che se si deve spiegarli in iscuola, mèttasi sempre in piena
luce la verità che si oppone ai loro errori, e facciansi le debite osser-
I). vazioni sul danno
medesimi. In una
pcahreolia,gisoivaabnbiiapostermebpbreerpororinctaovailrecodnatlrlaawleetlteunroa..d.ei
E tornava a d insistere di vegliare attentamente sui libri di
lettura.
(<Ai gimni nostri c'd la smania di leggere romanzi; la gioventù leg-
gera non vuol saperne di letture serie. Dobbiam opporci alla sua leg-
gerezza. Se i racconti non insinuano la virtù, la religione, la pietà,
non mai siano da noi letti. I libri leggeri ed appassionati sono peri-
colosi specialmente per la moralità. Don Bosco era molto rigoroso
su questo punto; e diceva continuamente che i romanzi sono il fo-
mite delle passioni. Neppur consigliava la lettura dei Promessi Sposi.
I,a tollerò solamente, quando fu nelle scuole prescritta dal governo.
Da ciò si argomenti che cosa Don Bosco pensasse degli altri romanzi.
I) Intesi, con pena, che in qualche nostra Casa penetrarono libri
di moderni autori, che sono apertamente conosciuti per la loro oppo-
sizione ed odio alla religione ed alla mor~lità.Non occorre clie li no-
mini, chè ben son noti specialmente ai direttori e ai professori. Oh
quanto Don Bosco soffriva, allorchè veniva a sapere che nelle sue
Case s'introducevano libri di simil fatta! E voi tutti sapete come,
in principio di ogni anno, sempre facesse consegnare la lista dei libri
che ciascuno aveva, per eliminarne i pericolosi. Si impedisca adunque
con ogni sforzo e vigilanza la lettura dei libri cattivi, e particolar-
mente dei romanzi pericolosii>.
I
Rilevando « qualche disaccordo sul modo d'insegnamentos,
proseguiva:
(i Le idee di Don Bosco intorno a ci8 sono chiaramente eqresse nelle
regole della Casa. Prendersi cura di tutti, interrogare tutti e sovente,
e non solamente alcuni; e nel dare spiegazione aver sempre di mira
che intendano coloro che sono più Indietrodi studii, o di men felice
- .W Vita dal S ~ N Odi Dio Michele Ruo. Vol. I.

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466
IV - Successore di Don Bosco. - P ~ i m operiodo
ingegno. Sia impegno del maestro seguire le norme del metodo pre-
ventivo; per conseguenza non mai s'impongano castighi gravi o vio-
lenti, neppure si umiliino mai i giovani con termini di disprezzo;
se vi sari necessità d'infliggere qualche castigo, si miri sempre all'e-
mendazione del colpevole, e non mai a sfogare la collera...
1) Cbe se si hanno autori adottati, si spieghino i loro trattati con
chiarezza e semplicità da farsi intendere da tutti gli allievi, e non si
pretenda, senza superiore autorizzazione, di dettar o far copiare pro-
pni trattati, con tanta perdita di tempo e forse anche con notevole
danno degli allievi, ciò che altamente disapprovava il nostro caro
Don Bosco.
1) Anche nei corsi di filosofia e teologia, non credano i professori
di abbassarsi o perder tempo coll'interrogare gli allievi per assicii-
rarsi se tutti hanno inteso, o col fare recitare la lezione per accertarsi
se hanno studiato. Chi si contenta di fare lezioni, per quanto belle
e sublimi, ma non riesce a far imparare e far studiare i proprii allievi,
potd essere dotto, ma non sarà un valente insegnante.
» Ai primi tempi dell'Oratorio si studiava assai: ai pubblici esami
erano quelli del120ratorioche ottenevano i voti più splendidi.
I) Non si ricorreva a castighi per istimolar allo studio; bensì i mae-
stri, oltre all'essere diligenti nel compiere il proprio dovere, s'inge-
gnavano in molte maniere ad eccitare l'emulazione dei loro allievi... 1).
Ed ammoniva di evitare lo spirito di novità ed ogni smania
di cambiamenti circa la scelta dei libri di testo, -di attenersi
al programma pubblicato, annualmente, dal direttore degli
studi della Società, - di servirsi, (<per quanto è possibile a,
<< unicamente delle edizioni delle nostre tipografie D. (( Noi
abbiamo un sistema lasciatoci da Don Bosco: procuriamo di
conservarlo, come fanno altre religiose associazioni, che diedero
alla Chiesa ed alla Sooietà uomini dottissimi in ogni ramo di
scienza e letteratura. Non si parli di riformare il sistema, bensì
ciascuno riformi il proprio metodo e la propria condotta, se
non sono conformi ai nostri regolamenti. Ricorderete pur voi
quanto il nostro caro Don Bosco ci inculcasse di guardarci
dal ticchio delle riforme )).
E terminava con questa paterna raccomandazione: ( ( A
compimento della presente mi ristringerò a raccomandarvi, che
regni sempre tra noi tutti la carità nelle opere, nelle parole e negli
affetti. Coi nostri allievi non usiamo mai moine, o sdolcina-
ture, e neppure mai si usino.mezzi violenti; ma con molta
pazienza e con industriosa sollecitudine si procuri il loro pro-
III - Ancora nel nascondimento
467
fitto s~ientificoe letterario. Ricordiamoci che noi manche-
remmo alla parte più essenziale del nostro còmpito, se ci ri-
ducessimo solo ad impartire l'istruzione letteraria, senza
unirvi l'educazione del cuore. A questo sovrattutto dobbiam
mirare: a formarr dei nostri allievi dei buoni cristiani, degli
onesti cittadini, coltivando pure le vocazioni che fra loro s'in-
contrano )).
I1 31 ottobre il Servo di Dio vedeva l'ultimo dei fratelli,
il cav. Antonio Rua, confortato da tutti i soccorsi religiosi ed
assistito dalla famiglia, spirare nel bacio del Signore. La sua
morte fu un lutto anche per l'oratorio. Da anni le sue idee
circa l'Opera Salesiana eran ben diverse da quelle dei primi
tempi. Tempra egli pure di grande lavoratore, retto di senti-
menti, e cristiano praticante, dopo di aver servito il Governo
per quarant'anni, prima in qualità di controllore alla Eab-
brica delle armi in Valdocco e poi di direttore a quella di
Va1 Trompia e di Brescia, viveva per la famiglia e per l'ora-
torio. Da più anni, non sapendo e non volendo restare in
ozio, s'era messo a disposizione dell'istituto; e pratico degli
affari, calmo e instanczbile, lavorava alacremente per noi. I n
qualunque stagione, anche nei giorni peggiori d'inverno e
d'estate, con regolarità esemplare veniva a bussare alla porta
dei superiori per prendere gli ordini della giornata, e più ne
aveva, più sollecitamente si metteva in moto per eseguirli.
Sa il buon Dio quante noie alle volte dovette incontrare! ep-
pure era felice d'aiutar Don Bosco, secondo le sue forze, nel-
l'opera caritatevole a pro' dei poveri figli del popolo; e, morto
Don Bosco, continuò a prestar aiuto al fratello Don Michele,
con pari dedizione e costanza. I1 suo caritatevole esempio
venne imitato. Come quando morì Mamma Margherita, fu
la mamma di Don Rua, che ne raccolse l'eredità di lavoro
a benefizio dei poveri alunni dell'oratorio, la carità del
cav. Antonio Rua venne raccolta da un nipote di Don Bosco,
il buon Francesco Bosco, che si prestò allo stesso lavoro fino
agli estremi. Care coteste forti attrattive e simpatie di fa-
miglia!
I1 7 novembre giungeva a Don Rua, telegraficamente,l'in-
vito di recarsi all'indomani, alla stazione di Porta Nuova, per

26.9 Page 259

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468
IV - Successore di D a Bosco. - Primo pwiodo
1.
benedire un numeroso pellegrinaggio di operai di Francia,
che si recavano a Roma a far ossequio al Santo Padre. Capo
del pellegrinaggio era Le Mire, un zelante cooperatore sale-
siano, che, vivente Don Bosco, aveva avuto la consolazione
di veder la sua giovane sposa ricuperar la salute in modo
affatto insperato dopo un soggiorno in Torino, ov'era giunta
quasi moribonda, accompagnata dalla famiglia, per racco-
mandarsi alle preghiere di Don Bosco e de' suoi orfanelli.
I1 signor Le Mire avrebbe voluto recarsi a Valsalice, ma
viaggiando in treni speciali e non avendo che una fermata
di 45 minuti, volle aver almeno la soddisfazione di vedere e
salutare il Successore di Don Bosco; e Don Rua fu lieto di
recarsi all'appuntamento.
I1 treno giunge puntualmente; i duemila pellegrini scen-
dono in ordine e prendon posto in altro treno, preparato per
loro; ed ecco il signor Le Mire e la sua buona madre in-
nanzi al Servo di Dio, che li saluta affettuosamente ed espri-
me il piacere che prova nel presentare all'intero pellegrinag-
gio, nella persona del suo capo, l'omaggio dei figli di Don
Bosco, che tanta ammirazione e riconoscenza aveva per la
generosa e cattolica Francia. I pellegrini, che vedono il capo
intrattenersi con un sacerdote,chiedono chi sia, e sentendo
che è Don Rua, il successore di Don Bosco, corrono anch'essi
a baciargli la mano e domandano la sua benediione. In un
attimo il Servo di Dio,è attorniato dai numerosi cooperatori
salesiani, che annovera il pellegrinaggio, molti dei quali si
fan conoscere, e chiedono una promessa di preghiere, un me-
mento sulla tomba di Don Bosco, una benedizione. Impiegati
della stazione, guardie, carabinieri, doganieri, viaggiatori che
vanno e vengono, tutti si domandano, a lor volta, chi è quel
prete, oggetto della venerazione dei pellegrini. Dopo un viag-
gio già lungo, di cui la fatica non è ancor alla fine, invece d i
pensare a prendere un po' di ristoro, perchè se ne stanno in
ginocchio innanzi a quel sacerdote, che parla loro e li bene-
dice? Un impiegato, spinto dalla curiosità, s'alza sulla punta
dei piedi, osserva, e poi, volgendosi ai compagni, esclama: -
Don Bosco! - Il mistero era spiegato, e molti compresero che
era venuto Don Rua. Don Bosco, infatti, è un motto con cui,
- III Ancora nel nascondimento
469
già da tempo, s'indica in Torino tutto ciò che da vicino o
da lontano ha qualche relazione coll'Oratorio di Valdocco,
o col suo Fondatore. In quella circostanza, però, il brav'uomo
non sapeva di pronunziare una parola così vera ed espres-
siva: era proprio Don Bosco, che veniva salutato in Don
Rua con tanto affetto, che questi dovette sentir più vivo il de-
siderio di recarsi al più presto in Francia, come faceva Don
Bosco negli ultimi anni.
Il 10 dicembre un altro drappello di missionari, Sale-
siani e Figlie di Maria Ausiliatrice, si prostrava ai piedi del-
l'altare per la cerimonia dell'addio e partire alla volta della
Repubblica Argentina, dell'uruguay, dell'Equatore, ed anche,
per il vivo interessamento del Santo Padre, della Colombia.
Pensa - scriveva nel mese di marzo il Servo di Dio al
Procuratore Generale Don Cagliero - quanto volentieri
desidereremmo poter rispondere subito affermativamente
all'ottimo signor Generale Velez (Ministro della Colombia
presso la S. Sede); si è la sola mancanza di personale che
ci lega le mani e i piedi; tuttavia puoi dirgli che stante la
raccomandazione dell'Em.ino Card. Rampolla e le sue prof-
ferte, si spera di poter fare qualcosa e stabilire la partenza
pel novembre 1890... ».« Riguardo ai desideri dell'ottimo
Generale sig. Velez, - tornava a scrivere a Don Cagliero -
che cosa vuoi fare? Se non si può, perchè pretendere che si
faccia l'impossibile? Se si potesse, volentieri avremmo fin
d'ora risposto favorevolissimamente>>I.l Generale, a mezzo
del Santo Padre, tornò ad insistere; ed il Servo di Dio ac-
cettò la nuova fondazione. un istituto per l'educazione della
- gioventù, e volle che s'intitolasse colleg;o Leone XIII.
Don Costamagna tenne il discorso. illustrando la neces-
sità di molti nuovi apostoli d'Italia e d'Europa per confer-
mare nella fede i numerosi emigrati in America e portare
la luce del Vangelo a tante tribù ancor awolte nella super-
stizione: nè mancò di ringraziare pubblicamente il Servo
di Dio, tanto sollecito a favore dell'apostolato missionario:
<( Quando - diceva - in America ci giunse la notizia della
morte del nostro venerato Padre Don BO~ClOe ,nostre fronti
si curvarono, i nostri occhi versarono copiose lacrime, ri-

26.10 Page 260

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470
- IV Successore di Don Bosco. - Primo periodo
morafnaenmi..m. oSecnozma ePsamdraer!r..i.ti
ed
-
esclamammo:
Ma presto ci
- Siam fatti
riconfortammo,
ed io, ritornato in Italia, ti ho visto, e in te, caro Don Rua,
ho riveduto e ritrovato mio Padre!...)).
Il Servo di Dio non dimenticava e non dimenticò mai
I'accorato appello di Leone XIII (I):
K In verità è da deplorare che tanti infelici abitanti d'Italia, co-
stretti dalla miseria a lasciare il suolo nativo, incorrano in angustie
spesso più dolorose di quelle che volevano fuggire. Spesse volte alle
dure fatiche di vario genere, nelle quali si logora la vita del corpo,
aggiungesi pure la rovina delle anime, di gran lunga più deplorevole.
La stessa prima traversata degli emigranti è piena di pericoli e di
sofferenze, poichè molti s'imbattono in avidi speculatori, di cui di-
vengono quasi schiavi; e accumulati nelle navi, e inumanamente
trattati, sono spinti alla depravazione della loro stessa natura. Quando
poi sono approdati al destino ignari della lingua e dei luoghi, appli-
cati alle quotidiane opere, si trovano esposti alle insidie dei tristi e
dei potenti, ai quali si sono sottomessi come schiavi. Coloro, poi,
che con la propria industria poterono abbastanza provvedere a sè
stessi per le necessità della vita, vivendo tuttavia continuamente fra
coloro, che tutte le cure rivolgono unicamente a cercare i mezzi
di vivere, a poco a poco assopiscono i nobili sensi dell'umana na-
tura, e si abituano a condurre la stessa vita di coloro che tutte le
speranze e i pensieri loro hanno concentrato negli ifiteressi umani.
Da ciò derivano frequentemente gli impulsi delle cupidigie e gli in-
ganni delle sktte, che costà di soppiatto assalgono la indifesa reli-
gione, e molti mettono sulla via che conduce alla perdizione.
Ciò che vi è di più lamentevole in questi mali, è che in mezzo
a una sì gran moltitudine di uomini, in tanta vestità di regioni e fra
gravi difficoltà locali, non è facile che gli emigranti trovino vicino
a loro, come converrebbe, quella salutare assistenza dei ministri di
Dio, che conoscendo l'idioma italiano possano loro recare la parola
di vita, amministrar loro i sacramenti e prestar loro quegli opportuni
soccorsi, dai quali la loro anima sarebbe levata alla speranza dei beni
celesti e la lor vita spirituale sarebbe sostenuta e fortificata. Perciò
in molti luoghi sono rarissimi coloro ai quali sia vicino il sacerdote,
sul punto di morte; non rari i nascenti, ai quali manchi il ministro
divino per il battesimo; e molti coloro che si uniscono in matrimonio
senza tener alcun conto dei precetti della Chiesa. E simile ai padri,
si propaga la prole; e presso questo genere di individui i costumi
( I ) Cfr. Lettera « Quam aerumnosa, ai Vescovi Americani, del ro di-
cembre 1888.
- 111 Ancora nel nascondimento
47'
cristiani spariscono per dissuetudine, ed altre pessime abitudini s'in-
traducono T).
Vedremo come ricopiando Don Bosco ed avendo pre-
senti queste commosse parole del Papa, lo zelo del Servo
di Dio per l'assistenza spirituale degli emigrati d'ogni nazio-
nalitA fu eminentemente fervido ed operoso in tutta la vita.

27 Pages 261-270

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27.1 Page 261

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- - I V Successore di Don Bosco. Primo periodo
IV
FIDUCIA NEI COOPERATORI
- Memorando appello. u Senza operai non si p& coltivare un campo,
- n2 far la guwra senza soldati! i,). e Non è mai troppo quello che si
- - fa per Dio! I). Giorni dz8cili. u Mettete i vostri beni ad interesse
in una banca, che non chiude mai gli s$ortelli e v i rende il cento per
- uno 1). « Fatevi degli amici che v i vadano incontro, quando vi pre-
- senterete alla porta del cielo)). V a a Roma, ed è amabilmente ri-
- cevuto in udienza dal Santo Padre. Parla ai Cooperatori come
- Don Bosco. Nuove fondazioni, e frutti consolanti e &ogni delle
Missioni. - a Se voi non aiutate tanti povm' giovani abbandonati,
di qui ad ala& anni essi si presenteranno sulle vie e sulle.piazze
armati di bastoni e di picche, per far man bassa nei negozi e nelle
case private i). - D$jonde I'Opeva del Sacm Cuore a favore de1l'0sp~~
- - zio i n costruzione a Roma. Visita la Spezia. Tiene confe~enza
- ai Cooperatori di Genova. Ai Cooperatori di Tofino annunzia la
ripresa di nuove fondazioni, e comunica un attentato degli Alacalufes
contro i Missionari. - «Più le annate vanno ma
- il bisogno di aplire nt~oviospizii). u Migliaia di giovani ch
a voi l'elemosina per mezzo nostro n. - Fa l'elogio di S . Fra
di Sales a S. Benigno.
I1 1890 fu per Don Rua un anno di attivi
D'ogni parte gli giungevan domande di nu
e le annate andavano male; cresceva il cost
aumentando le strettezze delle povere famiglie aumentava
anche il numero di giovinetti che bisognava raccogliere in
pii istituti. Ed il Servo di Dio si slancib all'opera con tanto
I V - Fiducia nei Cooperatori
473
coraggio che non poteva dimostrar meglio la fede nella Di-
vina Prowidenza, nè ricopiar meglio Don Bosco nel ricor-
rere alla carità dei Cooperatori.
Al sorgere del t890 rivolgeva ad essi un appello, nel quale
si ammirano in egual grado lo zelo che gli ardeva in cuore
e la fiducia che aveva negli ammiratori dell'opera Salesiana.
Esordiva col ricordar loro, come la carità che chiedeva
era destinata ai fini più santi, « a sostegno di molte opere di
Religione, a d z ~ ~ ~ d~el~la obunonea stampa, a propagazione della
Fede, a difesa della verità contro l'errore, e specialmente a sal-
vezza d'innumerevoli giovinetti)). Accennava alla costruzione
di nuovi ospizi di carità, accanto la Chiesa del S. Cuore a
Roma, a Catania, a Londra; all'ampliamento delle case di
Parigi e di Marsiglia, divenute insufficienti al bisogno;
dimenticava le decorazioni del Santuario di Maria Ausilia-
trice e i bisogni delle Missioni della Patagonia e della Terra
del Fuoco, che, per rovesci finanziari awenuti nella Repub-
blica Argentina, non potevano aver più i sussidi consueti e
versavano in gravi disagi. In fine insisteva d'aver presente
la necessità di proseguire il bene incominciato.
((Come senza operai non può coltivare un campo,
far la guerra senza soldati; cosi noi, se non ci formassimo degli
aiutanti, dei sacerdoti, dei catechisti, dei capi d'arte, non po-
tremmo sostenere le nostre c m già stabilite, n&fondarne delle
nuove; senza consimili aiutanti dovremmo chiudere i collegi
e gli ospizi, cessare i laboratori, fermare le macchine tipogra-
$che, abbandonare le Missioni. Per la qual cosa l'opera delle
opere cui i Salesiani ed i Cooperatori non debbono mai perdere
di vista, si i quella di formare un personale acconcio al bisogno.
Or questa formazione riesce costosissima, perchè occorre,
per anni ed anni, mantener giovani, o nelle scuole per lo stu-
dio, o rielle officine per l'apprendimento dell'arte, da divenir
capaci d'insegnar agli altri. Occorre proweder loro maestri
e libri, strumenti e lavoro: occorre soprattutto provvedere il
vitto necessario alla loro età e condizione; e v i so dire che i
giovani hanno sempre un buon appetito, e ne son contentb.
Or bene, una parte della cariti dei Cooperatori e delle Coope-
ratrici viene appunto impiegata aformare e a mantenere questo

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474
IV - Successore di Don Bosco. - Primo pm'odo
vivaio di operai per la vigna del Signore, a preparar maestri,
a crear apostoli. Faccia itbuon Dio che essa non ci manchi mai! n.
Preveniva pur le domande che, alla proposta di tante
opere, avrebbero potuto risuonar sul labbro di molti Coope-
ratori.
... << E non son troppe? )>R. ispondeva: << NON È.MAI TROPPO
... QUELLO CHE SI FA PER DIO! Per altra parte il male morale
aumenta ogni dipiù; e i cattivi
gnando terreno a danno della
in più luoghi
Religione e
dvealnlenoangiumade.a.-.
Cessino i malvagi, cessi i l demanio dal jare del male, diceva il
nostro Don Bosco, e io cesserò dalfave il bene; ma siccome essi
non cessano, cosi neppur io P.
6 M a come faremo a trovare i mezzi per conservare e pro-
muovere tante opere di carità e di religione? - Rispondo che
dobbiamo metterci d'accordo e fare ciascuno la parte nostra.
I Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice, come schiere di
un esercito in campo, faranno la parte loro, mettendo a disposi-
zione di Dio e del prossimo la loro volontà, la loro sanità, la
loro vita; i Cooperatori e le Cooperatrici facciano dal canto
loro quello che i buoni padri e le buone madrz' di,famiglia prati-
cano per i loro figliuoli, quando sono in battaylia. Essi pregano
che Dio li salvi dai,pwicoli a cui sono esposti, conceda loro
la vittoria contro i nemici, e sapendo che abbisognano di molte
cose, li aiutano anche materialmente, inviando Emo soccorsi op-
portuni. Fate cosi anche voi, amati Benefattori)).
Indubbiamente gravi e generali erano le difficoltà di que.
gli anni, e il Servo di Dio lo sapeva, ed ap
non cessava dall'insistere e dallo stendere
(( Nell'anno passato fallirono molt
voli persone, le quali avevano presso di q
proprie sostanze, si trovarono a gravi str
zie mi fecero gran pena, tanto più che ho
colpite altresi molte persone dabbene ed
le voglia assistere e consolare nella tri
farlo, specialmente coll'infondere nei loro cuori la
dei beni eterni.
Gli accennati rovesci di fortuna, però,
la raccomandazione, che faceva sovente i1 no
l
IV - Fiducia nei Cooperata'
475
soprattutto a quei benestanti, che non avevano eredi neces-
sari o bisognosi. Egli diceva: - Mettete i vostri beni ad in-
teresse in una banca, che non chiude mai gli sportelli, la quale
anzi rende il crfito per uno. - Questa è la BANCA DI DIO,
la BANCA DI MARIA AUSILIATRICEe,d anche la BANCA DI
DON BOSCO. Questa banca celeste spende sempre bene le vostre
sostanze, v i rende il centuplo con elette benedizioni nella vita
presente, e poi vi restituisce il capitale, col darvi il paradiso
eterno )).
E pieno di fede, rammentava l'invito di N. Signore, e i
frutti preziosi che ne raccoglieranno nell'eternità quanti
l'ascoltano e lo praticano generosamente.
« Con i vostri beni temporali fatevi degli amici, che v i
vadano incontro, quando vi presenterete alle porte del cielo, e
v'introducano negli eterni tabernacoli. Per voi, o Cooperatori
e Cooperatrici, tali amici saranno le aninze dei giovanetti e
delle giovanette, salvati colla vostra carità; saranno anche tanti
poveri Inrdii e tante povere Indie della Patagonia e di altre
regiani, fatti cristiani e mandati in paradiso per opera di quei
missionari e di quelle suore, a cui colle vostre limosine avrete
provveduto i mezzi di andarli a salvare e farne dei santi.
>)Quando i re e le regine stanno per entrare in una città.,
sono per lo più accompagnati da nobili signori e dame il-
lustri, che formano il loro reale corteggio. Voi, tutti, o miei
buoni Cooperatori e mie buone Cooperatrici, avete deside-
rio di entrare un giorno nella città eterna, nel regno di Dio,
nel Paradiso; ma badate che, eccettuati i bambini, nessuno
entra in cielo, senza un conveniente corteggio di buone opere.
Lo dice I'apostolo S. Giovanni, scrivendo: - Beati i morti
che muoiono nel Signote. - E perchè beati? Perchè accompa-
gnati dalle buone opere che fecero in vita: Beati mortui, qui
in Domino moriuntur... Opera enim illorum sequuntur illos.
»Dunque, mentre siamo in tempo, procuriamoci un
bel corteggio pel giorno di nostra morte. Quante più saranno
le nostre opere di carità, altrettanto più nobile sarà il nostro
corteggio, altrettanto più glorioso il nostro ingresso in cielo,
altrettanto più felice il nostro soggiorno con Dio e coi Santi.
L a Pia Unione dei Cooperatori, alla quale voi appartenete,

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476
- - IV Successore di Don Bosco. Pyimo periodo
vi porge molte e svariate occasioni di fare delle opere buone,
con grande vantaggio delle anime. Il Signore v i conceda la
grazia di a@ro@ttarne, a vostra temporale ed eterna soddisfa-
zione a.
L'apostolico appello, che sempre sarà letto con frutto,
e che converrà tener presente ai Cooperatori, accendeva
i cuori alla beneficenza, e l'Opera di Don Bosco poteva pren-
dere il necessario incremento.
Era giunto il tempo, in cui la presenza del Servo di Dio
doveva anche all'Estero suscitare mirabili slanci di cari&.
Ed egli, prima di uscir dall'Italia, sentì il bisogno di recarsi
a Roma, anzi tutto per chiedere una particolare benedizione
al Santo Padre, secondariamente per rendersi conto dei la-
vori di quella nuova fondazione salesiana, che gli stava
tanto a cuore. I1 pensiero che anche sul suolo bagnato dal
sangue di tanti martiri s'eran dato convegno i propagandisti
dell'eresia per organizzare opere di penetrazione e di demo-
lizione nella capitale del mondo cattolico, sfruttando, con raf-
finata insidia, i bisogni e la fame della povera gente, spingeva
Don Rua ad affrettare i lavori dell'ospizio del Sacro Cuore
di Gesù in via Marsala, senza badare a sacrifizi e con tanta
fede e tanta sollecitudine, che ci dicono il suo zelo ed il suo
amore per la Chiesa e per il Papa. E stabilì di condurla a ter-
mine, in modo che potesse accogliere, non solo 130 poveri
fanciulli, ma da quattrocento a cinquecento, come aveva
vagheggiato Don Bosco. Ed era una spesa non indifferente,
essendo stata preventivata di circa mezzo milione.
I1 12 gennaio partiva; fece una breve sosta a San Pier
d'Arena, e il 13 giungeva a Roma, poco prima della mezza-
notte; e il giorno dopo iniziava subito le visite di dovere,
ricevuto da tutti, specie dei Cardinali Parrocchi e Simeoni,
e dai monsignori Della Volpe, Cassetta e Jacobini, con alta
deferenza. Anche Leone XIII lo accolse il 22 gennaio con la
più grande amabilità; e Don Rua stesso, con lettera circolare
del 10 febbraio, ne dava ragguaglio alle case:
Eravamo io, Don Lazzero e Don Cagliero. Cominciai
io ad entrare. I1 Santo Padre si rallegrò molto suli'andamento
delta nostra Pia Società e delle opere che le sono affidate,
- IV Fiducia nei Cooperatori
477
facendomi intendere, come le imprese di quel santo uomo,
che fu Don Bosco, furono da Dio benedette nel corso di sua
vita, e continueranno ad essere protette anche dopo la sua
morte.
a Prese informazioni, alquanto dettagliate, delle cose no-
stre; ed in modo particolare si compiacque allorchè gli diedi
la notizia dei nostri Missionari partiti per la Colombia, e di
cuore benedisse i nostri Missionari con tutti gli altri che par-
tirono nel passato e che partiranno in awenire, non solo
per l'America, ma anche per l'Africa, per l'Asia, ecc. Di modo
che possiamo esser tranquilli, qualora ci venga fatta dimanda
di Missionari per quelle parti, di averne la missione dal Vicario
di N. S . G. C., e però da Dio stesso n.
I1 Santo Padre si rallegrò pure del bene che si faceva
nella nuova parrocchia del S. Cuore al Castro Pretorio, e
della felice idea che aveva avuto di affidare la costruzione di
quel tempio a Don Bosco, che ((portòl'impresa cosi felice-
mente al suo compimento >); e concluse:
<(- Coraggio; continuate a lavorare; si vede, che dove
si lavora, malgrado le dz~coltàdei tempi, il popolo accorre
e fa del bene! s.
E ((mentrenoi - prosegue il Servo di Dio - ci allon-
tanavamo facendo le tre genuflessioni di uso, Sua Santità
ci seguiva con uno sguardo di tanta bontà, che pareva quasi
gli rincrescesse che ci allontanassimo cosi presto. Facciamoci
adunque coraggio, e lavonàmo alla maggior gloria di Dio ed
a vantaggio delle anime, come ci esorta il S . Padre, che in questo
>>. èdiaatgugtrtaodiilremloendnooslturemifnaotiscoheeseemlpeion.oIsltreSEsgonlolerecitnuodninmi..a.ncherà
I1 23 gennaio parlò ai Cooperatori nel tempio del Sacro
Cuore. Aveva già combinato col Procuratore Generale Don
Cagliero d'anticipare la conferenza prescritta dal regolamento
della Pia Unione per la festa di S. Francesco di Sales, per
tenerla egli stesso, non per altra ragione, che per imitare
Don Bosco. Don Bosco - dichiarava nell'esordire - dac-
chè istitul la pia associazione dei Cooperatori e delle Coopera-
trici, non veniva mai in Roma, senza invitare i suoi benemeriti
CooperatÒri e Cooperatrici, e intrattenersi con loro per mezzo

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478
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
di una conferenza, in cui, con parola facile e piana, con un fare
all'amichevole, esponeva le vicende della nostra Pia Società
e lo sviluppo delle opere che Iddio degnavasi compiere col-
l'aiuto vostro, o benemeriti Cooperatori e Cooperatrici. E
l'ultima volta, non potendo prender la parola, non una sola
conferenza, ma parecchie conferenze, e in più lingue, fece
tenere ai Cooperatori Salesiani, che da varie nazioni erano
qui radunati. Desiderando continuare la stessa buona usanza,
e trovandomi qua, mi è molto caro far conoscenza con voi,
o benemeriti Cooperatori, e con voi intrattenermi sulle opere
nostre, e nello stesso modo, e nello stesso lin,quaggio )>.
t Don Bosco - continuava il Servo di Dio - è stato
UOMO DELLA DIVINA PROVVIDENZA, pere& la Divina Prov-
videnza, come l'ha favorito costantemente in ogni impresa du-
rante la vita, prosegue a favorire le sue opere, anche dopo la
sua morte, servendosi della carità dei Cooperatori)).
E faceva un'esposizione, dettagliata e interessante, dei
nuovi Oratori aperti a Parma, Novara, e Lugo, dei collegi
fondati in Italia, nella Svizzera, in Francia, nel Brasile e nel-
l'Argentina, e soprattutto dei frutti consolanti delle Missioni
della Patagonia e della Terra del Fuoco.
s Da Patagones, da Viedma, da Roca, e da Chos-Malal,
tutte località poste sulle sponde del Rio Negro, partono di
tratto in tratto dei missionari per recarsi in mezzo alle tol-
derie dei selvaggi, istruirli, battezzarli e amministrar loro
gli altri sacramenti secondo la maggiore o minor istruzione
che ciascuno ha acquistato. Sono escursioni che durano da
tre a quattro mesi; e poi tornano al loro quartier generale
per rifornirsi, giacche queste escursioni costano immense
fatiche e disagi d'ogni genere ai missionari. Ma è consolante
il vedere come da ciascuna di coteste missioni essi ritornano
sempre portantes manipulos suos di centinaia di battesimi
conferiti, di un bel numero di matrimoni regolarizzati e di
altri sacramenti amministrati. E pur consolante il vedere come
i poveri indii comincino ad apprezzare la nostra Santa Re-
ligione e ad amare i Missionari, e come sieno contenti quando
possono trattenersi con loro. Mons. Cagliero n' scrive, che
spera non sia più tanto lontano il tempo di veder colà un giar-
IV - Fiducia nei Coopevatori
479
dino di nostra Santa Religione, come DO; Bosco aveva predetto
poco prima di morire!
s Molto bene procede pur la iflissioile alle Isole Malvine,
dove abbiamo parrocchia e scuole regolari, frequentate da
un gran numero di giovinetti. Più difficili si presentano le
missioni della Terra del Fuoco per l'assenza assoluta di qual-
siasi governo e di mezzi somministrati dalla civiltà. I missio-
nari restano soli in mezzo ai selvaggi. che non è a credere
sian tutti d'indole mansueta. Ciononostante, parecchie con-
versioni anche in quelle isole si poterono ottenere...
o Quest'anno, poi, dietro
Padre, abbiamo pur fatto una
dspeseiddiezriiooneesppelricliatoCdoelol mSbainat..o.
) ) E come, direte voi, si possono sostenere tante imprese?
dove prendere il personale? dove prendere i mezzi? Quanto al
personale, ringraziando la Divina Prowidenza, si ebbe un
contingente discreto, con cui si potè spedire nelle NIissioni,
dopo la morte del compianto nostro Padre, oltre un centi-
naio di persone, tra sacerdoti, catechisti e suore. Ma è poco
in confronto al bisogno; e a voi mi raccomando, affinchè
continuiate a pregar il Signore, Padrone della messe, ut mit-
tat operarios in messem suam. Da noi si continueranno a col-
tivare le vocazioni: ma se non v i è la rugiada della grazia, delle
divine ispiraxioni, invano noi lavoreremo.
)>Quantoai mezzi materiali, sebbene in misura limitata,
tuttavia, mediante la carità dei Cooperatori e delle Coope-
ratrici, si potè andare avanti. Certo che maggiori cose si
sarebbero potute fare, se più abbondanti fossero stati i mezzi,
. specie nelle iVIissioni. Non voglio tuttavia che ci lamentiamo
di questa amorevole Divina Prowidenza, che ci fa magari
qualche volta sospirare; ma poi, a tempo opportuno e di mag-
gior necessità, non vien meno. Anzi, fermamente spero, che
ci verrà in aiuto anche quest'anno, in cui abbiamo da com-
pletare varie opere, come il compimento di quest'ospizio
per poveri giovani orfani ed abbandonati)).
E tornava ad insistere sulla necessità d'accorrere in soc-
corso a tanti poveri giovani, e toglierli dai pericoli della
strada, con parole che hanno del profetico: « S e voi - disse
- pensate per tempo a soccorrerli, proewando loro una buona

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480
IV - Successore di D a Bosco. - Primo periodo
educazione, diverranno cittadini onorati, rispettosi e amanti del
prossimo, riconoscenti ai benefattori. Se invece non li aiuterete,
forse DA QUI AD ALCUNI ANNI, si presenteranno sulle vie e
sulle piazze armati di bastoni e di picche, per far man bassa nei
negozi e nelle case private.
Lo so che le annate van male, e vedo che ora per sopras-
sello giunse l'influenza a tribolare le famiglie. Ma no11 è forse
questo un mezzo efficacissimo per allontanare i flagelli di
Dio e ad ottenere buone annate? Diceva il Signore al re Na-
bucodonosor: - Peccata tua elemosyna redime; placa il Si-
gnore Iddio tuo coll'elemosina. - Non voglio dire che siate
voi i grandi peccatori che provocate l'ira di Dio; è certo però
che le vostre elemosine serviranno mirabilmente a stornare le
tribolazioni dalla società.
1) Oh! dunque all'opera!... L a c a d à dei Cristiani Roma
era celebre sin dai primi tempi del Cristianesimo; non venga
meno ai nostri tempi... Non c'è più Don Bosco; ma non per
questo lascerete di fare abbondanti elemosine. Ve le chiedono
i suoi figli, che ne continuano le opere. D'altra parte il Si-
gnore promette ampia ricompensa anche per un bicchier
d'acqua da!o per amar suo al più umile dei nostri fratelli,
e darà a tutti il cento per uno in q-uesta vita e il premio eterno
nell'altra! D.
Proprio di quell'anno, nel mese di gennaio, aveva fatto
stampa;e nel ~Gllettinoil programma di un'opera pia, desti-
nata ad assicurare la costruzione e la vitalità dell'Ospizio
del Sacro Cuore di Gesù in Roma.
Come Don Bosco per innalzare il Tempio del Sacro Cuore
aveva implorato la carità dei Cooperatori, casi fece il suo Suc-
cessore per erigere, a fianco del tempio, l'ospizio tanto desi-
derato; e si servi dell'opera del Sacro Cuore. Quest'Opera,
detta da principio a della Divina Provvidenza R, era un
mezzo già in uso, in identiche circostanze, con esito feli-
cissimo. Fin dal giugno del 1888 aveva avuto l'approvazione
del Card. Vicario ed una speciale benedizione del Papa;
e il Servo di Dio, preso consiglio da autorevoli persone di
Torino e di Roma, e datole il nome di Pia Opera del Sacro
Cuore, la diffondeva in ogni parte.
IV - Fiducia neì Coopevatori
481
Ai benefattori della Chiesa del Sacro Cuore, particolar-
mente a quelli che avevan partecipato al Voto nazionale per
decorarla di facciata marmorea, era stata promessa, ad opera
compiuta, la celebrazione di una messa ogni venerdì in per-
petuo e la recita quotidiana del S. Rosario con altri esercizi
di pietà. Ad ampliare tali favori agli antichi ed ai nuovi be-
nefattori venne stabilita l'Opera suddetta, - la quale con-
siste nella preziosissima partecipazione al frutto di sei Messe
quotidiane in perpetuo, mercè l'offerta di una lira italiana;
- cosicchè, in breve, ebbe e continua ad avere nume-
rose adesioni da ogni parte del mondo (I).
(I) Continuano sempre in gran numero le ascrizioni alla Pia Opera per i preziosi
vantaggi che assicura gli ascritti. Questi, infatti, oltre la partecipazione olle sei Messe
quoti,diane, partecipano anche in pPr/>etuo:
u a ) alla recita del Santo Rosario, ed alla Benedizione col SS. Sacramento, che
ha luogo ogni giorno nella stessa Chiesa;
u b) alle stesse funzioni, che hanno luogo quotidianamente nella Cappella dei
giovanetti dell'annesso Os.pizio.:
D c ) alla iMessa, che viene ascoltata ogni giorno dagli stessi giovanetti;
8 d ) a tutte le altre funzioni, novene, feste e solennità, (che sono moltissime)
le quali si celebrano nella suddetta Chiesa e Cappella.
n e ) a tutte le orazioni e buone opere, che vengano fatte dai Salesiani e dai loro
giovanetti in tutte le loro Case, Collegi, Ospizi, Oratorii festivi, Missioni, ecc., in
Italia, in Francia, in Inghilterra, in Spagna, in Austria, nella Svizzera, in America,
e dappertutto dove sono stabiliti e si stabiliranno*.
Per essemi inscritti bnsto l'offerta di una lira italiana.
6 Col versare una sol volta l'elemosina d i una lira ita!ian<rl'offerente ha diritto
di formare l'intenzione per tutte le sei Messe, e per tutte le altre pie opere così a
proprio come a vantaggio de' suoi cari, vivi e defunti, e di cambiar l'intenzione in
ognicircostnnza secondo i particolari bisogni e desideri.
a Ciascuno può con eguale limosina iscrivere i bambini, gli assenti e qualsiasi
altra persona anche a sua insapnta, nonchè i defunti.
o Desiderando partecipare o far partecipare più abbondanteniente al frutto della
Pia Opera, ognuno può, col ripeter detta elemosina d i una lira, m~ltiplicarequanto
gli ageada le iscrizioni, tanta per quanto per altri, vivi o defunti o.
n Le offerte-notava il Servo di Dio nel primo programma -vengono erogate
primiernmente per la fabbrica, e poscia pel mantenimento dei giovanetti dell'ospi-
zio annesso alla Chiesa del Sacro Cuore di GesU, rimanendo a carico dei Salesiani
l'obbligo di far adempiere tutti i pesi della Pia Opera.
I nomi degl'iscrieti verranno raccolti in tanti volumi e conservati nel Tempio
del Sacro Cuore di Gesù a perpenia memoria.
... * La Pia Opera ha due centri, l'uno a Roma, l'altro a Torino r.
E nell'accennata circolare del ro febbraio 1890, ai singoli direttori delle Case
Salesiane, in nota aggiungeva, tra le altre, questa comunicazione:
8 Riceverai pure fra poco un registro per notare diligentemente tutti coloro che
-3r Vifadal Ser00 di Dio MicfiaIoRiro. Vol. I.

27.6 Page 266

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&z
IV - Successore di Don Bosco. - Primo penenodo
I1 Servo di Dio restò a Roma sino al 25 gennaio. Quella
mattina, attese sino alle 10 ad ascoltare le confessioni di
quanti desideravano confidare a lui i segreti dell'anima loro;
e nel pomeriggio partì per la Spezia, ove giunse dopo la mez-
zanotte, per restarvi la mattina del 26, domenica, festa della
Conversione di San Paolo, cui Don Bosco aveva intitolato
quell'istituto. Celebrò la Messa della Comunione Generale,
e rivolse la parola alla comunità:
Non posso trattenermi con voi, disse, tutto il giorno,
tuttavia posso indirizzarvi una parola. Voi fate la festa di
San Paolo, cioè la sua conversione; e questo è un segno per
me che avete tutti voglia di convertirvi e di darvi al Signore.
San Paolo, dopo che si convertì, non venne mai più meno ai
suoi impegni, anzi divenne un zelante apostolo per convertire
i gentili alla Fede Cristiana. Così mi aspetto che da questa
casa escano vari imitatori dell'Apostolo San Paolo, per con-
vertire le nazioni barbare e infedeli. Già alcuni sono partiti
per le Missioni e fanno gran bene in quei lontani paesi, ed
io spero che altri ne usciranno in avvenire, non solo come
chierici o preti, ma ancora come artigiani e coadiutori. Que-
sta era pure la
fetto per questa
scpaesraa,n>z.a
di
Don
Bosco,
che
aveva
tanto
af-
Dopo pranzo ripartì subito per San Pier d'Arena, essen-
dosi proposto di tener la conferenza anche ai Cooperatori
di Genova, il giorno dopo, nella chiesa di San Siro.
Numerosi furono gli intervenuti; ed egli parlò - diceva
l'Eco d'Italia - ((con amore di padre e carità di fratello a,
raccomandando di nuovo la cura e la protezione della gio-
ventù abbandonata. Assisteva Mons. Vescovo d'Ascoli Pi-
ceno, che predicava nella stessa chiesa la novena di S. Fran-
cesco di Sales; e la questua, senza contar le offerte messe
in mano al Servo di Dio, fruttò la somma di 1342 lire. Fu
per lui una giornata così laboriosa, che potè prendere un
si volgeranno a te coil'offerta stabilita per partecipare alla Pia Opera del S. Cttore
di Gesù in Roma. Ti esorto intanto di spedire ogni tre mesi, senza eccezione, I'in-
tera somma raccolta a Don Cagliem Cesare in Roma, ovvero a me personalmente.
... Il Registro parimenti sarà a suo tempo inviato a Roma, ripieno di nomi e conser-
vato negli Archivi della Pia Opera n.
ZV - Fiducia nei Coopwatori
483
po' di cibo soltanto alle tre pomeridiane, e di quella sera
riparti per Torino.
Anche a Torino volle rivolgere la parola ai Cooperatori,
adunati nella chiesa di S. Giovanni Evangelista, il 10febbraio.
Non seppe in alcun~mododispensarsene, per le gravi comu-
nicazioni che doveva fare.
Cominciò ad annunziare una speciale benedizione del
Santo Padre; poi illustrò lo scopo provvidenziale degli Ora-
tori festivi e degli istituti salesiani e l'incremento delle mis-
sioni salesiane; disse come, dopo un po' di tregua, s'era
ripreso ad ingrandire i collegi già aperti e ad aprirne dei nuovi,
in Italia e all'Estero. Quindi annunziò com'uno deglj ultimi
missionari partiti per la Colombia, il chierico Eterno, imbar-
catosi a St-Nazaire benchè sentisse un po' d'influenza, era
andato aggravandosi durante il viaggio, e, giunto al primo
porto della Venezuela, aveva dovuto discendere, e assistito
da Don Unia era spirato serenamente.
Parlò anche delle gravi difficoltà che andavano incontrando
i missionari della Terra del Fuoco e delle isole adiacenti.
Questi, nell'isola Dawson, avevano fondato una residenza,
e da sette mesi convivevano con loro 17 Alacalufes, quando,
il 7 settembre 1889,il personale esterno, addetto alla Missione
in qualità di falegnami, pastori, e agricoltori, tutto cileno,
chiese di recarsi a Punta Arenas, in occasione delle feste
patrie. I1 direttore ve li accompagnò, lasciando insieme con i
17 Alacalufes il missionario Don Pistone, pel quale gli indii
mostravano di simpatizzare assai, e il catechista Silvestro.
Ma il di seguente, senza dir nulla, tutti scomparvero; e, il
giorno dopo, ne tornarono appena sei, e si avviarono alla cu-
cina. Silvestro offerse loro da mangiare, e quelli gli risposero:
- Non voler mangiare; voler carne tua! - I1 buon catechista
credette di non aver compreso, e non fece alcun cenno della
minaccia. Dopo alcune ore furon visti uscire dalle loro ca-
sette ed avviarsi verso i missionari, che stavano lavorando;
ed ecco, che ad un cenno d'uno di essi, chiamato il capitano
Antonio, tre si awicinano al coadiutore Silvestro e tre a Don
Pistone, fingendo di offrire a questi una pelle di lontra;
quando, a un tratto, loro scompare il menzognero sorriso dal

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454
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
labbro; e, mentre due afferrano per le mani il sacerdote,
il terzo tira fuori un coltellaccio e gli vibra alla gola un colpo
disperato. Don Pistone, accortosi dell'attentato, manda un
grido: - Mm.a Ausiliatrice, salvatemi! - e tenta di svinco-
larsi e d'evitare il colpo. Fortunatamente il ferro, invece di
colpirlo alla gola, gli sfiorò la bocca, facendogli un taglio
nel labbro inferiore sino al mento: e i tre fuggirono, ed egli
fu salvo. Contemporaneamente, con la stessa tattica, gli al-
tri tre avevan diretto un colpo di scure a Silvestro. Egli pure
tentò di sfuggire il colpo, e vi riuscì; ma oltre una scalfittura
alla fronte, n'ebbe anche gravemente ferito un braccio; co-
sicchè, quando, pochi giorni dopo, fu sulle mosse per im-
barcarsi verso Puntaxenas, cadde malamente e fe' capovol-
gere lo scafo sul quale si avviava al bastimento; ed essendo
un giorno di burrasca, disparve nelle onde per sempre!
Date queste dolorose notizie, ed accennate altre diffi-
coltà e i bisogni in cui versavano i Missionari, il Servo di
Dio insistè con tanta evangelica semplicità sull'urgenza d'aiu-
tare anche molte povere famiglie, che supplicavano di poter
affidare poveri fanciulli orfani o abbandonati alle case sale-
siane, che quanti lo udirono si fecero questa convinzione:
((Piùle annate vanno male, più si fa sentire il bisogno di a+rire
nuovi ospixi per soccorrere tanti poveretti; risparmiamo adunque
e facciamo tutto il possibile per diminuire tanta indkenza s.
Un particolare significativo. Un giorno, Don Rua in men
di due ore, ebbe ad assistere a quattro scene dolorosissime.
Eran le nove del mattino. Com'ebbe finito di celebrare
la S. Messa, gli si presenta nella sacrestia di Maria Ausilia-
trice una povera donna, all'aspetto molto afflitta, con a lato
quattro ragazzini smunti e cenciosi; il maggiore poteva aver
dieci anni. S'inginocchia ai suoi piedi, e coll'angoscia nel cuore
gli manifesta come il fatal morbo dell'influenza ha reso lei ve-
dova e misera, e quei piccini orfani di padre, ed ella è nel-
l'impossibilità di mantenerli; e, con le lacrime agli occhi,
lo supplica a volergliene ricoverare almeno qualcuno nei
suoi ospizi.
Poco stante, ritiratosi in camera, ecco presentarglisi un
uomo, sui trentacinque anni, a pregarlo della stessa cosa.
IV - Fiducia neì Cooperatori
455
Gli è morto il fratello ed ha lasciata nella miseria la moglie
con due figli. Benchè abbia numerosa figliuolarza, a costo
di qualunque sacrifizio egli è pronto a raccogliere in famiglia
la vedova cognata con un bambino; ma non si sente di pren-
der anche il nipotino maggiore, e prega Don Rua a volerlo
accettare nelle case salesiane.
Questi non aveva ancora discese le scale, che arriva un
terzo, un giovinotto sui ventidue anni, rimasto orfano con
un fratello di quattordici. Viene a raccomandarsi a Don Rua,
perchè voglia collocare in qualche laboratorio il povero fra-
tello, che non sa alcun mestiere.
Partito costui, ne giunge un quarto. È un giovane di di-
ciott'anni, sparuto della persona e sofferente per mancanza
di cibo, che chiede pane e lavoro.
Don Rua che far&?Li rimanderà tutti senza consolarli?
I1 cuore non può reggere a tante sventure. Sa che la Di-
vina Provvidenza, benchè qualche volta si faccia sospirare,
pur nelle estreme necessità non gli è mai venuta meno; per-
ciò ingrandisce gli ospizi esistenti, altri ne innalza, e stende
la mano ai Cooperatori e alle Cooperatrici Salesiane, e chiede
pietà. Chiede pietà pei poverelli e dice: - Miei buoni Coope-
ratori, parecchie migliaia di poveri giovani chiedono a voi l'ele-
mosina per mexzo nostro. Essi son orfazi, son miseri, deh! soc-
correteli. L'elemosina v i otterrà il perdono dei peccati, prospe-
rerh i vostri affari temporali, e v i assicurerà un posto glorioso
nella beata eternità.
L'impressione della parola del Servo di Dio era singolare
con chiunque parlasse, chè se ne vedevano sempre i frutti
consolanti. Don Bosco aveva trasfuso nel suo Successore
anche l'efficacia della parola, perchè questa non aveva altro
fine che la gloria di Dio e la salvezza delle anime.
Di quei giorni' si recò a San Benigno, per la festa di
S. Francesco di Sales; ed a quei buoni coadiuton ed aspiranti
salesiani fece i'elogio del Santo titolare cosi:
e Bambino, mostrava predilezione verso i poveri. Giovinetto, s'in-
teressava del bene de' suoi compagni. Infermo, lasciti per testamento
ai medici il suo corpo pei loro studi. Prete, si assunse la missione
del Chiablese, e con quante sofferenze! Vescovo, non aborriva alcuna

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- I V - Successore di Don Bosco. Primo periodo
fatica. Questo si chiama spirito di carità e di sacrifizio. Non amava
neppure la sanità; non mai chiedevala a Dio nelle infermità. Amava
Dio, la grazia, la virtù. Ecco il nostro modello! Non cerchiamo gli
onori, non le comodità, non i nostri gusti; ma il bene del prossimo
e la gloria di Dio n.
Nel ringraziar, poi, quei giovani delle festose accoglienze
che gli avevano fatte: Ho bisogno - diceva - che diventiate
salesianie buoni salesiani. A tal fine vi raccomando la preghiera:
Recte novit vivere, qui bene novit orare. Accostatevi con fer-
vore
tenti
ai Ss. Sacramenti. Fate bene la
alla lettura spirituale. Offrite a Dio
lme vedoisttarzeioocnceu;psatzaitoenai.t.-.
e, a quando a quando, elevate a lui delle giaculatorie... )>.
E per noi una fortuna che, in brevi appunti, egli abbia pre-
notato quello che diceva nelle prediche, nelle allocuzioni e
nelle conferenze, perchè possiamo intimamente comprendere
la bellezza ed il fervore dell'anima sua.
-V Primi viaggi all%stero
PRIlMI VIAGGI ALL'ESTERO
A Nizza Marittima: (1 Noi sentiamo clze il nostro Padre non d morto! o.
- Tiene conjerenza a Notre-Dame: R l o intendo imitare Dmz Bosco
- in tutto e per tutto, quanto mi 2 possibile ». Ho visto un miiacoZo:
Don Bosco risuscitato!n. - Alla Navavra: nel suo cuore hanno il
primo posto i ragazzi abbandonati. - A Tolone e a Cannes: <iFa
davvero mirabilia! 0 . - Entwiasm a St-Cyr: guarisce un sordo
- ed una cooperatrice malata da sei anni. A Marszglia: <iDi Don
... Bosco ce n'è uno solo! - )). A S . Margherita, Aubagne e Roquefort.
- - V a nella Spagna, accompagnato da Don Barberis. Festose acco-
glienze a Barcellona e a Sarrià. - Tutti riconoscono in lui un altro
Don Bosco. - A Madrid, Siviglia, Utieva. - Gli strappano i bottoni
- e gli tagliano pezzetti d e f i abiti per conservarli come reliquie.
Commovente addio! - Torna a Torino la mattina della domenica
- delle Palme. Riparte per il Nord deUa Francia. - A Lione visita
- il Museo delle Missioni e il Santuario di Fourwi2re. A Pari$
- parla ai Cooperatori nella chiesa di S. Onorato. V a a Londra,
Guines, Lilla, Liegi, Namur, Lovanio, Malines, Anversa, Liare,
- Gand, Bruges, Courtrai, Tournai, Le Rossignol, Amiens; e torna
a Parigi. Celebra a Paray-le-Monial; sosta a Cluny; rientra a
Torino. - Quattro mesi in viaggio!
Iddio è sempre mirabile nei suoi Servi! Essi, anche
solo con la figura, coll'aspetto, con il contegno, che effonde
sempre un fascino soave, parlano di Lui, e rammentano
il dovere di amarlo e servirlo fedelmente! Quante anime
furono così tratte a Dio! La predicazione più affascinante

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IV - Successore di D m Bosco. - Primo periodo
è quella del buon esempio: è sopra tutto il buon esempio che
fa riflettere e meditare seriamente, e convince e conquista
assai più della parola. Quante anime attirò Don Bosco a Dio
nei suoi viaggi, solo col suo aspetto! E quante doveva trarne,
nello stesso modo, anche Don Rua!
Deciso di visitare tutte le case salesiane dell'Europa,
tranne quelle di Mendrisio e di Trento, partiva in nomine
Domini e giungeva a Nizza Marittima 1'8 febbraio, alle nove
di sera. Don Cartier gli era andato incontro a Ventimiglia.
L'Oratorio S. Pietro era tutto imbandierato e illuminato a
festa. Appena apparve in cortile, la musica intonò una marcia
ma più forte echeggiò il grido degli alunni, che gli corsero
attorno a baciargli l i mano: - Viva Don Rua!
Un salesiano si avanzò e gli diede il benvenuto:
(I GavW1 sunt discipuli, viso Domino! Dopo la morte del
Salvatore, gli Apostoli ed i discepoli, turbati, in fondo all'a-
nima, d'un avvenimento che atterrava tutte le loro speranze,
incominciarono a dubitare della divinità del Salvatore. Essi
erano ancora infermi e deboli nella lor fede. Ma qual non fu
la loro gioia, allorchè videro Gesù risuscitato! Gavisì sunt
discipuli, viso Domino.
)) Amatissimo Padre, figliuoli e discepoli di Don Bosco,
noi ci siamo profondamente turbati alla morte del nostro ve-
nerato Padre; la nostra aaima, come quella degli Apostoli
e dei discepoli, fu straziata dal dolore; e obliando un momento
P tutte le meraviglie di cui fummo testimoni, abbiamo sentito
una pena indicibile ed un grande timore, pensando a tutto
quello che perdevamo.
)) Oggi Ella viene a noi, amatissimo Padre, e rivedendo
in lei l'anima, lo spirito ed il cuore di Colui che noi abbiamo
perduto, o piuttosto ritrovandolo in lei tutto intiero, i nostri
occhi s'aprono alla luce, e noi sentiamo in noi medesimi,
che il nostro Padre non è morto!...)).
I1 Servo di Dio rispose che nessun'altra parola e nessun
altro ricordo gli tornavano più cari, come quelli che gli ri-
cordavano Don Bosco. Don Bosco è in cielo; lo dimostrano le
molte grazie ricevute a sua intercessione. Don Bosco ha rac-
comandato ai figli di amare i1 suo Successore, come avevano
V - Primi viaggi all'Estero
489
amato lui; ed anche Don Rua vuol ricambiarli col medesimo
affetto di Don Bosco. Don Bosco amava tanto di fermarsi a
Nizza; egli pure si fermerà a lungo tra loro.
Il 9 febbraio, domenica, si celebrò la festa di S. Francesco
di Sales: e il Servo di Dio attese a lungo ad ascoltare le con-
fessioni, e nel pomeriggio tenne la conferenza a Notre-Dame,
alla presenza del Vescovo, ripetendo: < I o intendo imitare
Don Bosco in tutto e per tutto, quanto mi &possibileD, e scongiu-
rava i Cooperatori a trovar modo di aprire un Oratorio festivo.
vedendo tanti ragazzi bisognosi di assistenza.
Nei di seguenti presiedette un'adunanza del Comitato
Salesiano; visitò il Circolo Operaio Cattolico e celebrò nella
sua cappella; si recò ad ossequiare i principali benefattori
dell'istituto; tenne private conferenze ai Salesiani ed alle
Figlie di Maria Ausiliatrice; presiedette i loro ritiri mensili;
e a tutti apparve un altro Don Bosco. Un religioso, il P. An-
ton Maria, cappuccino, manifestò così l'impressione generale: ~
<I Ho visto un miracolo: Don Bosco risuscitato! Don Rua
non è solamente il successore di Don Bosco, è un altro Don
Bosco; ha la stessa dolcexxa, la stessa umiltà, la stessa sempli-
cità, la stessa grandezxa d'animo, la stessa gioia irraggia in-
torno a lui!
s Tutto è prod2ioso nella vita e nelle opere di Don Bosco;
ma questa sua continuitci in Don Rua mi sembra il maggiore
di tutti i miracoli! Quali sono stati i grandi uomini, quali i
grandi santi, che han potuto avere un successore simile a sè?
o Quando la madre di Don Bosco, Mamma Margherita,
mori, la madre di Don Rua ne prese il posto e divenne la
mamma dei piccoli orfanelli; Don Bosco è morto, ed ecco che
Don Rua prende il suo posto, in mezzo agli stessi orfanelli.
» Io l'ho udito predicare: parla con la stessa sublime sem-
plicità; l'ho visto in riunioni private: discorre con la stessa
affascinante attrattiva. Mi trovai assiso accanto a lui, alla
festa familiare che diede in suo onore il Circolo Operaio Cat-
tolico: ed ho visto, ho ascoltato Don Bosco. Come Don Bosco
era la copia vivente di Gesù C., io aveva innanzi a me una
vera immagine di Gesù C.
)) Voi lo sapete, Gesù Cristo ama la Francia; ed io fui

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IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
vivamente applaudito, quando, presa la parola ad invito di
tutti, dissi:
- )> Salutiamo la visita di Don Rua alla nostra cara
Francia.
I1 cuore della Francia, materiato di carità, ha l'intui-
zione degli eroi della carità e va ad essi incontro! Il cuore della
Francia viene incontro a voi, venerato Padre, come andava
incontro a Don Bosco. Qui è chiaro, c'è una vera affinità:
l'affinità dell'amore. Sì, buon Padre, il cuore della Francia e
il vostro si comprendono e battono all'unisono; ed io, inter-
prete di tutti i cuori presenti che battono all'unisono col mio,
dichiaro - altamente: - Come il cuor di Don Bosco amava
la Francia, altrettanto l'ama il cuor di Don Rua; e come Don
Bosco era amato dalla
sarà sempre amato Don
RFuraa!n.c..iav,.
altrettanto
è
già
amato
e
E l'eloquente oratore, richiamando il pensiero dei pre-
senti al quadro che ornava la loro cappella: <<Enotte - con-
cludeva - ma Ge& tiene in mano la lucerna, e Giuseppe è
pia illuminato da essa, che se splendesse il sole in pèn me@-
gio... Ahimè! la notte si fa sempre più oscura sulla terra, ed
ogni risorsa pare esaurita. Come potrà Don Rua dirigere tante
opere e mantenerle?... Non temete! Don Bosco è disceso dal
cielo, io lo vedo; e mentre con una mano tiene avanti a Don Rua
la jiaccola che l'illumina, dall'altra versa tesori che attinge
continuamente alla sorgente divina. Cosi Ze opere di Don Rua
continuano; ed il prodigio è permanente!...n.
I1 19 febbraio giunse alla Navarra. Da otto giorni lo si
attendeva; @ m aNizza - dice la Cronaca di quell'istituto
- è una tappa dove i migliori divisamenti vengono regolar-
mente dissipati da una fiera congiura di benigna carità or-
dita dai nostri Cooperatori. Don Bosco medesimo santamente
rassegnavasi a coteste improvvisate, che erano, alla fin fine,
graziosi giuochi della Provvidenza, in cui Dio. le anime, e le
Opere Salesiane trovavano grazie abbondanti)). Gli alunni
anche qui ruppero la consegua, e nessuno potè trattenerli
dal correre attorno al Successore di Don Bosco, appena
apparve; ed egli ebbe una buona parola per tutti. Ma quando
sentì uno degli alunni ripetergli che tutti in lui vedevano
V - Primi viaggi al17Estevo
491
Don Bosco nella pratica di ogni virtù e nelle sollecitudini
per il bene di tutti, protestò amabilmente, dicendo che non
si deve mai esagerare. Quando invece sentì dire che i poveri
giovinetti, orfani ed abbandonati, avrebbero avuto in lui
l'angelo consolatore: Tibi derelictus est pauper, orphano tu eris
adjutor... dichiarò che davvero, nel suo cuore, il primo posto
l'avevano i poveri ragazzi abbandonati. E quando un terzo
gli disse, che Don Bosco continuava a reggere le Case Sale-
siane, e che Don Rua non era e non voleva esser altro che il
rappresentante ed il portavoce di Don Bosco, oh! allora la
sua figura divenne raggiante, e ripetè che avevano detto la
verità.
Dalla Navarra si recò a Tolone, e tenne conferenza nel
tempio di S. Maria. Malgrado il tempo cattivo, vi accorse un
gran numero di cooperatori, che l'ascoltavano con la stessa
divozione e con la stessa avidità, con la quale eran soliti
ascoltare Don Bosco. All'indomani celebrò per loro nella
stessa chiesa, e vi accorsero in maggior numero per ricevere
la Santa Comunione dalle sue mani. Tutti vedevano in lui
Don Bosco, la stessa aria di santità, la stessa affabilità, la
stessa dolcezza, lo stesso dominio di se stesso, lo stesso ardore
tranquillo, la stessa attività ed amore-alla fatica, la stessa
prontezza e precisione nel disbrigo degli affari.
Visitate le principali famiglie, devote all'opera salesiana,
tornò alla Navarra, e confessò lungamente per l'Esercizio
della Buona iMorte, celebrò per la comunità, e impartì so-
lennemente il santo Battesimo a due fanciulli protestanti,
accolti nella colonia.
Accompagnato dall'affetto dei piccoli alunni, cui la parola
e i consigli suoi in pubblico e in privato avevano fatto un'im-
pressione incancellabile, il 22 si recava a Cannes, dov'era
così viva la memoria di Don Bosco, che il Servo di Dio do-
vette restarvi alcuni giorni per accontentare tutti quelli che
vollero parlargli. Tenne conferenza nella chiesa di Notre-
Dame de Bon Voyage, gremita di popolo e di signori e d'il-
lustri persone, tra cui la contessa di Caserta, sorella dell'ul-
timo Re di Napoli.
Chi fu Don Bosco? - diceva il Servo di Dio. - U n po-

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- - I V Successore di Don Bosco. Primo periodo
vero prete, pieno di carità. E le sue opere che cosa sono? una prova
tangibile deli'azione continua della Divina Provvidenza. E i
Cooperatori Salesiani? Gli angeli di questa Provvidenza di-
vina. Quali i campi d'azione salesiana? Gli Oratori festivi,
gli Ospizi, le Missionis. E chiuse con un caloroso appello
alla carità degli uditori.
<r I1nostro carissimo signor Don Rua -scriveva Don Laz-
zero da .Cannes - fa dawero mirabilia. L a questua della
conferenza fruttò la somma di L. 2150, oltre a quello che ri-
cevette in particolare. Bisognerebbe che potesse fermarsi
qui almeno otto giornis.
Ve ne restò solo quattro; celebrò nella chiesa suddetta,
e in quelle delle Suore Ausiliatrici del Purgatorio, di S. Rocco
e dell'Orfanotrofio del S. Cuore, seguito dappertutto da
schiere di devoti, avidi di vederlo, parlargli e riceverne
la benedizione. E dappertutto tenne commoventi fervorini
prima di distribuire la S. Comunione. A S. Rocco parlò
così.
(1 DELICIAE MEAE ESSE CUM FILIIS HOMINUM. Il Verbo si è incarnato
per amore; - al termine della sua vita mortale ha trovato, per amor
nostro, il modo di rimanere in mezzo a noi, nelle nostre chiese; - e c i
dice: - O voi tutti che siete affaticati e afflitti, venite a me, ed io v i
ristmerò. - Venite a Lui, - specialmente con la Santa Comunione
- con l e visite al SS. Sanamento, - col ricordarlo nelle pene e nelle
allegrexxe, -- col vivere uniti a Lui, - col farlo amare anche daglz
altri, - col consolarlo, soccorrendo i poveri e compiendo tutte le opere
di caritù i).
Nell'Orfanotrofio, diretto dalle Religiose di S. Tommaso
di Villeneuve:
... e SI QUIS EST PARVULVUENSI,AT AD ME. l? Gesù che ci vuol inse-
gnare ad amarlo; ad amare il Padre sno, a servirlo, a credere in Lui,
e ad evitare tutto ciò che può dispiacergli, ossia il peccato D.
I1 26 partì per St-Cyr, dove i Salesiani avevano un orfano-
trofio maschile e le Figlie di Maria Ausiliatrice un altro fem-
minile; e il Servo di Dio qui pure attese alle confessioni per
il ritiro mensile nell'uno e nell'altro istituto. La fama del suo
arrivo aveva acceso il più santo entusiasmo. Quando si recò
- V Primi viaggi all'Estero
493
alla chiesa parrocchiale per tener la conferenza, fu tanta la
ressa attorno alla sua persona, che non fu possibile a tutti
awicinarlo. Nella grandezza della sua carità, egli ripeteva
che non aveva le virtù di Don Bosco, ma che voleva avere la
sua carità per tutti; e il Signore sanzionava con prodigi le
sue dichiarazioni.
Giovanni rXouden, dei dintorni di St-Cyr, nel febbraio
1885 era stato guarito da una complicazione di mali che lo
tormentavano da dieci anni: gastrite, palpitazione di cuore,
e idropisia. Incontrò Don Bosco, s'inginocchiò in mezzo alla
folla che lo circondava, domandò d'esser guarito; e Don Bosco
gli prescrisse alcune preghiere sino alla solennità del Coipus
Domini; egli le recitò, ed ottenne completa guarigione. Ora
da tempo aveva perduto l'udito; da sei mesi non capiva, quasi
quasi, più nemmeno una parola. Che poteva fare? Don Bosco
non c'era più... c< No! o diceva il brav'uomo, (<Don Bosco
vive nella pe sona del suo Successore. E risolse di awici-
nare Don Rua. Quando seppe che era arrivato a St-Cyr,
raddoppiò la sua fede, si recò alla conferenza che il Servo di
Dio tenne nella chiesa parrocchiale, fece di tutto per capire
qualche cosa, ma non riuscì a comprendere un ette. a Non
importa, disse in fine tra sè e sè; l'avvicinerò, gli domanderò
la benedizione; egli me la darà ed io guarirò, come quando
mi benedisse Don Bosco!>).Finita la conferenza, fece di
tutto per avvicinare il Servo di Dio mentre usciva di chiesa,
ma non gli fu possibile; tanta era la folla che I'assiepava.
Ma non perdè la speranza, e sapendo che sarebbe tornato
all'Orfanotrofio, disse tra sè: ((Andrò là, e gli parlerò! a. E,
difatti, l'indomani si recò all'Orfanotrofio di S. Isidoro, e si
presentò al Servo di Dio.
Questi gli chiese:
- Che cosa desiderate?
- Non ci sento, esclamò il brav'uomo, datemi la vostra
benedizione, ed io sarò guarito!
1
1
Il Servo di Dio gli fe' segno d'inginocchiarsi, lo bene-
i
disse, e l'assicurò:
l
- Voi guarirete, ma dovete farvi cooperatore!
E lo consigliò a recitare per qualche tempo tre Pater,

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494
- IV - Successore di Don Bosco. Primo periodo
Ave, e Gloria, una Salve Regina, e il Ricordatevi, o Piksima,
e lo benedisse.
I1 signor Roudin non comprese per quanto tempo dovesse
recitare quelle preghiere; cominciò a recitarle quotidiana-
mente, e il terzo giorno si sentì guarito! Tornò all'orfano-
trofio a dichiarare che aveva perfettamente riacquistato l'u-
dito, chiese che cosa volesse .dire farsi cooperatore, e si
ascrisse all'unione dei Cooperatori Salesiani.
Un altro fatto prodigioso awenne di quei giorni a St-Cyr.
La signora C. Roux, cooperatrice salesiana, soffriva da
sei anni di grave e delicata infermità. Aveva consultato parec-
chie celebrità mediche e tentato tutti i rimedi suggeriti dalla
scienza, ma sempre senza alcun giovamento; di giorno in
giorno sentiva indebolirsi sempre più, e i medici stessi le
davano ben poca speranza di guarigione. La poveretta, es-
sendo ancora in buona età, viveva nella tristezza più grave,
anche perchè, per delicate ragioni, non poteva parlare con
nessuno della sua malattia. Non vedendo più alcuna speranza,
cominciò a rivolgere la sua fede al Signore, e venne a conoscere
tanti fatti prodigiosi accaduti pochi anni prima a St-Cyr,
al passaggio di Don Bosco, e come tra breve sarebbe giunto
a St-Cyr il suo Successore. Immediatamente senti un'in-
tima fiducia in Don Rua, e risolvette di awicinarlo e di chie-
dergli la benedizione.
Quando seppe del prossimo arrivo del Servo di Dio,
ella aveva stabilito di tentare una nuova cura, ma raddoppiò
la fede nell'aiuto divino, e andava dicendo:
- Prima di partire, riceverò la benedizione del Suc-
cessore di Don Bosco, e sarò guarita!
Infatti, con premura, non appena seppe che Don Rua
era arrivato, si portò all'orfanotrofio, e chiese di parlargli.
Fu cosa di un momento. I1 Servo di Dio, come seppe che
cosa desiderava, le diede la benedizione, le raccomandò di
recitare ogni giorno, sino alla festa della SS. Annunziata,
una Salve Regina a Maria Ausiliatrice, e un Pater, Ave e
Gloria al SS. Cuore di Gesù, e di accostarsi alla Santa Comu-
nione il giorno della Madonna.
La signora Roux fece come le aveva detto Don Rua;
- V Primi viaggi all'Estero
495
e fin dai primi giorni la sua fede fu premiata, perchè ebbe
subito un sensibile miglioramento. Crebbe allora di fede e
di fervore; ma giunto il 25 marzo, non poteva credere che
quel giorno sarebbe gua~itae diceva tra e sè, con qualche
ansietk - E oggi che debbo guarire!?... - Ma non appena,
come le aveva raccomandato il Servo di Dio, ebbe ricevuto
la Santa Comunione, fu libera da ogni dolore, le scomparve
ogni traccia di male, e riacquistò tanta salute, da sentirsi,
come ella diceva, ringiov6znita di dieci anni!
Di questi fatti si prese nota nella cronaca dell'orfanotrofio,
e di quell'anno medesimo ne fu inviata relazione all'Ora-
torio, non tanto per comunicare grazie straordinarie di Don
Rua, ma grazie comuni di Maria SS. Ausiliatrice; perchè,
come Don Bosco, anche Don Rua soleva nascondere, o
palliare, gli effetti prodigiosi della sua fede e delle sue bene-
dizioni attribuendoli unicamente alla bontà di Maria Ausi-
liatrice. Chi scrive, sentì più volte dettagliata esposizione delle
accennate guarigioni da Suor Alessandrina Hugues, Figlia
di Maria Ausiliatrice, che nel 1890 era direttrice dell'orfa-
notrofio femminile di St-Cyr, e le diceva prodigiose e dovute
alla fede ed alle benedizioni di Don Rua.
I1 28 febbraio giunse a Marsiglia. Una giornata pessima;
tirava un vento indiavolato e pioveva, e si disse che aveva
portato la pioggia. Dovette montare su una vettura, perchè
non si potevan fare due passi. E cominciò a guadagnare con
la sua amabilità il vetturale, un brav'uomo, che era fuori
di per la fortuna di restar quei minuti in compagnia del
Servo di Dio.
Don Bosco passava a Marsiglia molti giorni, perchè con-
tinuamente assediato da gente che voleva parlargli; ed anche
Don Rua promise di restare qualche giorno in mezzo ai
suoi. La gioia che produssero queste parole fu immensa;
e qui pure ebbe le più festose accoglienze e le proteste della
stessa devozione ed ammirazione devota. Lo dissero pubbli-
cam-entDe iuDn oanltrBoosDcoonceBno'sècou,noedsoelog!l.i.:. Vi saranno dei Sale-
siani che cerchino d'imitare Don Bosco, questo santo sace
ma non saranno mai dei Don Bosco!

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IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
labbro; e, mentre due afferrano per le mani il sacerdote,
i1 terzo tira fuori un coltellaccio e gli vibra alla gola un colpo
disperato. Don Pistone, accortosi dell'attentato, manda un
grido: - M w i a Ausiliatrice, salvatemi! - e tenta di svinco-
larsi e d'evitare il colpo. Fortunatamente il ferro, invece di
colpirlo alla gola, gli sfiorò la bocca, facendogli un taglio
nel labbro inferiore sino al mento: e i tre fuggirono, ed egli
fu salvo. Contemporaneamente, con la stessa tattica, gli ai-_
tri tre avevan diretto un colpo di scure a Silvestro. Egli pure
tentò di sfuggire il colpo, e vi riuscì; ma oltre una scalfittura
alla fronte, n'ebbe anche gravemente ferito un braccio; co-
sicchè, quando, pochi giorni dopo, fu sulle mosse per im-
barcarsi verso Puntarenas, cadde malamente e fe' capovol-
gere lo scafo sul quale si awiava al bastimento; ed essendo
un giorno di burrasca, disparve nelle onde per sempre!
Date queste dolorose notizie, ed accennate altre diffi-
coltà e i bisogni in cui versavano i Missionari, il Servo di
Dio insistè con tanta evangelica semplicità sull'urgenza d'aiu-
tare anche molte povere famiglie, che supplicavano di poter
affidare poveri fanciulli orfani o abbandonati alle case sale-
siane, che quanti lo udirono si fecero questa convinzione:
(t Più le annate vanno male, più si fa sentire il bisogno di aprìre
nuovi ospizi per soccorrere tanti poveretti; risparmiamo adunque
e facciamo tutto il possibile per diminuire tanta indigenza)).
Un particolare significativo. Un giorno, Don Rua in men
di due ore, ebbe ad assistere a quattro scene dolorosissime.
Eran le nove del mattino. Com'ebbe finito di celebrare
la S. Messa, gli si presenta nella sacrestia di Maria Ausilia-
trice una povera donna, all'aspetto molto afflitta, con a lato
quattro ragazzini smunti e cenciosi; il maggiore poteva aver
dieci anni. S'inginocchia ai suoi piedi, e coll'angoscia nel cuore
gli manifesta come il fatal morbo dell'influenza ha reso lei ve-
dova e misera, e quei piccini orfani di padre, ed ella è nel-
I'impossibilità di mantenerli; e, con le lacrime agli occhi,
lo supplica a volergliene ricoverare almeno qualcuno nei
suoi ospizi.
Poco stante, ritiratosi in camera, ecco presentarglisi un
uomo, sui trentacinque anni, a pregarlo della stessa cosa.
IV - Fiducia n& Cooperatori
485
Gli è morto il fratello ed ha lasciata nella miseria la moglie
con due figli. Benchè abbia numerosa figliuolanza, a costo
di qualunque sacrifizio egli è pronto a raccogliere in famiglia
la vedova cognata con un bambino; ma non si sente di pren-
der anche il nipotino maggiore, e prega Don Rua a volerlo
accettare nelle case salesiane.
Questi non aveva ancora discese le scale, che arriva un
terzo, un giovinotto sui ventidue anni, rimasto orfano con
un fratello di quattordici. Viene a raccomandarsi a Don Rua,
perchè voglia collocare in qualche laboratorio il povero fra-
tello, che non sa alcun mestiere.
Partito costui, ne giunge un quarto. E un giovane di di-
ciott'anni, sparuto della persona e sofferente per mancanza
di cibo, che chiede pane e lavoro.
Don Rua che farà? Li rimanderà tutti senza consolarli?
Il suo cuore non può reggere a tante sventure. Sa che la Di-
vina Provvidenza, benchè qualche volta si faccia sospirare,
pur nelle estreme necessità non gli è mai venuta meno; per-
ciò ingrandisce gli ospizi esistenti, altri ne innalza, e stende
la mano ai Cooperatori e alle Cooperatrici Salesiane, e chiede
pietà. Chiede pieti pei poverelli e dice: - Miei buoni Coope-
ratori, parecchie migliaia di poveri giovani chiedono a vui l'ele-
mosina per mezzo nostro. Essì son orfani, son miseri, deh! soc-
correteli. L'elemosina v i otterrà il perdono dei peccati, prospe-
rerà i vostri affaari temporali, e v i assicurerà un posto glorioso
nella beata eternità.
L'impressione della parola del Servo di Dio era singolare
con chiunque parlasse, chè se ne vedevano sempre i frutti
consolanti. Don Bosco aveva trasfuso nel suo Successore
anche l'efficacia della parola, perchè questa non aveva altro
fine che la gloria di Dio e la salvezza delle anime.
Di quei giorni si recò a San Benigno, per la festa di
S. Francesco di Sales; ed a quei buoni coadiutori ed aspiranti
salesiani fece l'elogio del Santo titolare così:
((Bambino, mostrava predilezione verso i poveri. Giovinetto, s'in-
teressava del bene de' suoi compagni. Infermo, lasciò per testamento
ai medici il suo corpo pei loro studi. Prete, si assunse la missione
del Chiablese, e con quante sofferenze! Vescovo, non aborriva alcuna

28.4 Page 274

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486
- IV - Successore di Don Bosco. Primo periodo
i
fatica. Questo si chiama spinto di carità e di sacrifizio. Non amava
neppure la sani* non mai chiedevala a Dio nelle infermità. Amava
Dio, la grazia, la virtù. Ecco il nostro modello! Non cerchiamo gli
onori, non le comodità, non i nostri gusti; ma il bene del prossimo
e la gloria di Dio i).
Nel ringraziar, poi, quei giovani delle festose accoglienze
che gli avevano fatte: t<Ho bisogno - diceva - che diventiate
salesiani e buoni salesiani. A tal fine vi raccomando la preghiera:
Recte novit vivere, qui bene novit orare. Accostatevi con fer-
vore ai Ss. Sacramenti. Fate bene la meditazione; state at-
... tenti alla lettura spirituale. Offrite a Dio le vostre occupazioni...
e, a quando a quando, elevate a lui deile giaculatorie B.
E per noi una fortuna che, in brevi appunti, egliabbiapre-
notato quello che diceva nelle prediche, nelle allocuzioni e
nelle conferenze, perchè possiamo intimamente comprendere
la bellezza ed il fervore dell'anima sua.
V - Primi viaggi all'Estero
PRIMI VIAGGI ALL'ESTERO
>>. A Nizza Marittima: ({Noisentiamo che il nostro Padre non è morto!
- Tiene conferenza a Notre-Dame: <I Io intendo imitare Don Bosco
in tutto e per tutto, quanto mi è possibile)).- (I Ho visto un miracolo:
- Don Bosco risuscitato!». Alla Navarra: nel suo cuore hanno il
primo posto i ragazzi abbandonati. - A Tolone e a Cannes: « F a
- davvero mirabilia! ». Entusiasmo a St-Cyr: guarisce un sordo
- ed una cooperatrice malata da sei anni. A ~Viarsiglia:(1 Di Don
- Bosco ce n'k uno solo!... )>. A S. Margherita, Aubagne e Roquefort.
- V a nella Spagna, accompagnato da Don Barberis. - Festose acco-
glienze a Barcellona e a Sarrià. - Tutti riconoscouo in lui un altro
Don Bosco. - A Madrid, ~Siviglia,Utrera. - Gli strappano i bottoni
- e gli tagliano pezzetti degli abiti pw conservarli come reliquie.
- Commovente addio! Torna a Torino la mattina della domenica
- - delle Palme. Riparte per il Nord della Francia. A Lione viita
il ~Viuseodelle Missioni e il Santuario di Fouruikre. - A Parigi
parla ai Cooperatori nella chiesa di S . Onorato. - V a a Londra,
Guines, Lilla, Liegi, Namur, Lovanio, Malines, Anversa, Lierre,
Gand, Bruges, Courtrai, Toumai, Le Rossignol, Amiens; e torna
a Parigi. - Celebra a Paray-le-Monial; sosta a Cluny; rientra a
Torino. - Quattro mesi in viaggio!
Iddio è sempre mirabile nei suoi Servi! Essi, anche
solo con la figura, coll'aspetto, con il contegno, che effonde
sempre un fascino soave, parlano di Lui, e rammentano
il dovere di amarlo e servirlo fedelmente! Quante anime
furono così tratte a Dio! La predicazione più affascinante

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488
- IV Successore di Don Bosco. - Primo periodo
è quella del buon esempio: è sopra tutto il buon esempio che
fa riflettere e meditare seriamente, e convince e conquista
assai più della parola. Quante anime attirò Don Bosco a Dio
nei suoi viaggi, solo col suo aspetto! E quante doveva trarne,
nello stesso modo, anche Don Rua!
Deciso di visitare tutte le case salesiane dell'Europa,
tranne quelle di illendrisio e di Trento, partiva in nomine
Domini e giungeva a Nizza Marittima 1'8 febbraio, alle nove
di sera. Don Cartier gli era andato incontro a Ventimiglia.
L'Oratorio S. Pietro era tutto imbandierato e illuminato a
festa. Appena apparve in cortile, la musica intonò una marcia
ma più forte echeggiò il grido degli alunni, che gli corsero
attorno a baciargli la mano: - Viva Don Rua!
Un salesiano si avanzò e gli diede il benvenuto:
« Gavisi sunt discipuli, viso Domino! Dopo la morte del
Salvatore, gli Apostoli ed i discepoli, turbati, in fondo all'a-
nima, d'un avvenimento che atterrava tutte le loro speranze,
incominciarono a dubitare della divinità del Salvatore. Essi
erano ancora infermi e deboli nella lor fede. Ma qual non fu
la loro gioia, allorchè videro Gesù risuscitato! Gavisi sunt
discipuli, viso Domino.
Amatissimo Padre, figliuoli e discepoli di Don Bosco,
noi ci siamo profondamente turbati alla morte del nostro ve-
nerato Padre; la nostra anima, come quella degli Apostoli
e dei discepoli, fu straziata dal dolore; e obliando un momento
tutte le meraviglie di cui fummo testimoni, abbiamo sentito
una pena indicibile ed un grande timore, pensando a tutto
quello che perdevamo.
>)Oggi Ella viene a noi, amatissimo Padre, e rivedendo
in lei l'anima, lo spirito ed il cuore di Colui che noi abbiamo
perduto, o piuttosto ritrovandolo in lei tutto intiero, i nostri
occhi s'aprono alla luce, e noi sentiamo in noi medesimi,
che il nostro Padre non è morto!...)).
I1 Servo di Dio rispose che nessun'altra parola e nessun
altro ricordo gli tornavano più cari, come quelli che gli ri-
cordavano Don Bosco. Don Bosco è in cielo; lo dimostrano le
molte grazie ricevute a sua intercessione. Don Bosco ha rac-
comandato ai figli di amare il suo Successore, come avevano
V - Primi viaggi ail'Estero
489
amato lui; ed anche Don Rua vuol ricambiarli col medesimo
affetto di Don Bosco. Don Bosco amava tanto di fermarsi a
Nizza; egli pure si fermerà a lungo tra foro.
Il 9 febbraio, domenica, si celebrò la festa di S. Francesco
di Sales: e il Servo di Dio attese a lungo ad ascoltare le con-
fessioni, e nel pomeriggio tenne la conferenza a Notre-Dame,
alla presenza del Vescovo, ripetendo: ((10intendo imitare
Don Bosco in tutto e per tutto, quanto mi è possibile )>, e scongiu-
rava i Cooperatori a trovar modo di aprire un Oratorio festivo.
vedendo tanti ragazzi bisognosi di assistenza.
Nei dì seguenti presiedette un'adunanza del Comitato
Salesiano; visitò il Circolo Operaio Cattolico e celebrò nella
sua cappella; si recò ad ossequiare i principali benefattori
dell'istituto; tenne private conferenze ai Salesiani ed alle
Figlie di Maria Ausiliatrice; presiedette i loro ritiri mensili;
e a tutti apparve un altro Don Bosco. Un religioso, il P. An-
ton Maria, cappuccino, manifestò così l'impressione generale:
« H o visto un miracolo: Don Bmco rismktato! Don Rua
non è solamente il successore di Don Bosco, è un altro Don
Bosco; ha la stessa dolcezza, la stessa umiltà, la stessa sempli-
cità, la stessa grandezza d'animo, la stessa gioia irraggia in-
torno a lui!
P Tutto k prodigioso nella vita e nelle opere di Don Bosco;
ma questa sua continuith in Don Rua mi sembra il maggiore
di tutti i mivacoli! Quali sono stati i grandi uomini, quali i
grandi santi, che han potuto avere un successore simile a sè?
>) Quando la madre di Don Bosco, Mamma Margherita,
morì, la madre di Don Rua ne prese il posto e divenne la
mamma dei ~iccoloirfanelli; Don Bosco è morto, ed ecco che
Don Rua prende il suo posto, in mezzo agli stessi orfanelli.
Io l'ho udito predicare: ~ a r l caon la stessa sublime sem-
plicità; l'ho visto in riunioni private: discorre con la stessa
affascinante attrattiva. Mi trovai assiso accanto a lui, alla
festa familiare che diede in suo onore il Circolo Operaio Cat-
tolico: ed ho visto, ho ascoltato Don Bosco. Come Don Bosco
era la copia vivente di Gesù C., io aveva innanzi a me una
vera immagine di Gesù C.
>) Voi lo sapete, Gesù Cristo ama la Francia; ed io fui

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490
IV - Successore di Don Bosco. - Primo pe~iodo
vivamente applaudito, quando, presa la parola ad invito di
tutti, dissi:
)) - Salutiamo la visita di Don Rua alla nostra cara
Francia.
i> I1 cuore della Francia, materiato di carità, ha l'intui-
zione degli eroi della carità e va ad essi incontro! I1 cuore della
Francia viene incontro a voi, venerato Padre, come andava
incontro a Don Bosco. Qui è chiaro, c'è una vera affinità:
l'affinità dell'amore. Si, buon Padre, il cuore della Francia e
il vostro si comprendono e battono all'unisono; ed io, inter-
prete di tutti i cuori presenti che battono all'unisono col mio,
dichiaro - altamente: - Come il cuor di Don Bosco amava
la Francia, altrettanto l'ama il cuor di Don Rua; e come Don
Bosco era amato dalla Francia, altrettanto è già amato e
sarà sempre artato Don Rua!...s.
E l'eloquente oratore, richiamando il pensiero dei pre-
senti al quadro che ornava la loro cappella: « E notte - con-
cludeva - ma Gesù tiene in mano la lucerna, e Giuseppe è
gpiioù..i.lluAmhiimnaèt!o ladaneoststea,
che
si fa
se splendesse
sempre più
il sole
oscura
in pien merig-
sulla tewa, ed
... ogni risorsa pare esaurita. Come potrà Don Rua dirkere tante
opere e mantenerle? Non temete! Don Bosco è disceso dal
cielo, io lo vedo; e mentre con una mano tiene avanti a Don Rua
la Jiaccola che l'illumina, dall'altra versa tesori che attinge
... continuamente alla sorgente divina. Cosi le opere di Don Rua
continuano; ed i2 prodigio è permanente! >).
I1 19 febbraio giunse alla Navarra. Da otto giorni lo si
attendeva; ((ma Nizza - dice la Cronaca di quell'istituto
- è una tappa dove i migliori divisamenti vengono regolar-
mente dissipati da una fiera congiura di benigna carità or-
dita dai nostri Cooperatori. Don Bosco medesimo santamente
rassegnavasi a coteste improwisate, che erano, alla fin fine,
graziosi giuochi della Provvidenza, in cui Dio. le anime, e le
Opere Salesiane trovavano grazie abbondanti 1). Gli alunni
anche qui ruppero la consegna, e nessuno potè trattenerli
dal correre attorno al Successore di Don Bosco, appena
apparve; ed egli ebbe una buona parola per tutti. Ma quando
sentì uno degli alunni ripetergli che tutti in lui vedevano
V - P~imiviaggi all'Estero
491
Don Bosco nella pratica di ogni virtù e nelle sollecitudini
per il bene di tutti, protestò amabilmente, dicendo che non
si deve mai esagerare. Quando invece sentì dire che i poveri
giovinetti, orfani ed abbandonati, avrebbero avuto in lui
... l'angelo consolatore: Tibi derelictus est pauper, orphano tu er&
adjutor dichiarò che dawero, nel suo cuore, il primo posto
l'avevano i poveri ragazzi abbandonati. É quando un terzo
gli disse, che Don Bosco continuava a reggere le Case Sale-
siane, e che Don Rua non era e non voleva esser altro che il
rappresentante ed il portavoce di Don Bosco, oh! allora la
sua figura divenne raggiante, e ripetè che avevano detto la
verità.
Dalla Navarra si recò a Tolone, e tenne conferenza nel
tempio di S. Maria. Malgrado il tempo cattivo, vi accorse un
gran numero di cooperatori, che l'ascoltavano con la stessa
divozione e con la stessa avidità, con la quale eran soliti
ascoltare Don Bosco. All'indomani celebrò per loro nella
stessa chiesa, e vi accorsero in maggior numero per ricevere
la Santa Comunione dalle sue mani. Tutti vedevano in lui
Don Bosco, la stessa aria di santità, la stessa affabilità, la
stessa dolcezza, lo stesso dominio di se stesso, lo stesso ardore
tranquillo, la stessa attività ed amore-alla fatica, la stessa
prontezza e precisione ne1 disbrigo degli affari.
Visitate le principali famiglie, devote all'opera salesiana,
tornò aila Navarra, e confessò lungamente per l'Esercizio
della Buona Morte, celebrò per la comunità, e impartì so-
lennemente il santo Battesimo a due fanciulli protestanti,
accolti nella colonia.
Accompagnato dall'affetto dei piccoli alunni, cui la parola
e i consigli suoi in pubblico e in privato avevano fatto un'im-
pressione incancellabile, il 22 si recava a Cannes, dov'era
così viva la memoria di Don Bosco, che il Servo di Dio do-
vette restarvi alcuni giorni per accontentare tutti quelli che
vollero parlargli. Tenne conferenza nella chiesa di Notre-
Dame de Bon Voyage, gremita di popolo e di signori e d'il-
lustri persone, tra cui la contessa di Caserta, sorella deU'ul-
timo Re di Napoli.
<( C h i f u Don Bosco? - diceva il Servo di Dio. - U n po-

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492
- IV Successore di Don Bosco. - Pvitno periodo
1
vero prete, pieno di carità. E le sue opere che cosa sono? una prova
1
V - Primi viaggi a1I'Estero
493
tangibile dell'azione continua della Divina Provvidenza. E i
alla chiesa parrocchiale per tener la conferenza, fu tanta la
Cooperatori Salesiani? Gli angeli di questa Provvidenza di-
ressa attorno alla sua persona, che non fu possibile a tutti
vina. Quali i campi d'axione salesiana? Gli Oratori jestiG,
avvicinarlo. Nella grandezza della sua carità, egli ripeteva
gli Ospizi, le Missioni)). E chiuse con un caloroso appello
alla carità degli uditori.
<( I1 nostro carissimo signor Don Rua -scriveva Don Laz-
zero da Cannes - fa davvero mirabilia. La questua della
che non aveva le virtù di Don Bosco, ma che voleva avere la
sua carità per tutti; e il Signore sanzionava con prodigi le
sue dichiarazioni.
Giovanni Rouden, dei dintorni di St-Cyr, nel febbraio
conferenza fruttò la somma di L. 2150, oltre a quello che ri-
cevette in particolare. Bisognerebbe che potesse fermarsi
qui almeno otto giorni)).
Ve ne restò solo quattro; celebrò nella chiesa suddetta,
1885 era stato guarito da una complicazione di mali che lo
tormentavano da dieci anni: gastrite, palpitazione di cuore,
e idropisia. Incontrò Don Bosco, s'inginocchiò in mezzo alla
folla che lo circondava, domandò d'esser guarito; e Don Bosco
e in quelle delle Suore Ausiliatrici del Purgatorio, di S. Rocco
e dell'Orfanotrofio del S. Cuore, seguito dappertutto da
gli prescrisse alcune preghiere sino alla solennità del Cwpus
Domini; egli le recitò, ed ottenne completa guarigione. Ora
schiere di devoti, avidi di vederlo, parlargli e riceverne
da tempo aveva perduto l'udito; da sei mesi non capiva, quasi
la benedizione. E dappertutto tenne commoventi fervorini
prima di distribuire la S. Comunione. A S. Rocco parlò
quasi, più nemmeno una parola. Che poteva fare? Don Bosco
non c'era più... <( No! » diceva il brav'uomo, « Don Bosco
così.
vive nella persona del suo Successore. E risolse di awici-
8 DELICIAMEEAE ESSE CUM FILIIS HOMINUM. Il Verbo si d incarnato
per amore; - al termine della sua vita mmtale ha trovato, per amar
nostro, il modo di rimanere in mezzo a noi, nelle nostre chiese; - e ci
dice: - O voi tutti che siete affaticati e afllitti, venite a me, ed io l;i
ristorerò. - Venite a Lui, - specialmente con la Santa Comuniane
- con le visite al SS. Sacramento, - col ricordarlo nelle pene e nelle
allegrezze, -- col vivere uniti a Lui, - col farlo amare anche daglz
altri, - col consolarlo, soccorrendo i poveri e compiendo tutte le opere
di caritù D.
nare Don Rua. Quando seppe che era arrivato a St-Cyr,
raddoppiò la sua fede, si recò alla conferenza che il Servo di
Dio tenne nella chiesa parrocchiale, fece di tutto per capire
qualche cosa, ma non riuscì a comprendere un ette. Non
importa, disse in fine tra sè e sè; ravvicinerò, gli domanderò
la benedizione; egli me la darà ed io guarirò, come quando
mi benedisse Don Bosco! ». Finita la conferenza, fece di
tutto per avvicinare il Servo di Dio mentre usciva di chiesa,
ma non gli fu possibile; tanta era la folla che l'assiepava.
Nell'Orfanotrofio, diretto dalle Religiose di S. Tommaso
di Villeneuve:
su... (1 SI QUIS EST PARVULUS, VENIAT AD ME. È Ge che n' vuoi inse-
gnare ad amarlo; ad amare il Padre suo, a smirlo, a credere in Lui,
e ad evitare tutto ciò che pu6 dispiaceygli, ossia il peccato I).
Ma non perdè la speranza, e sapendo che sarebbe tornato
all'Orfanotrofio, disse tra sè: Andrò là, e gli parlerò! D.E,
difatti, l'indomani si recò all'Orfanotrofio di S. Isidoro, e si
presentò al Servo di Dio.
Questi gli chiese:
- Che cosa desiderate?
I1 26 partì per St-Cyr, dove i Salesiani avevano un orfano-
- Non ci sento, esclamò il brav'uomo, datemi la vostra
trofio maschile e le Figlie di Maria Ausiliatrice un altro fem-
benedizione, ed io sarò guarito!
minile; e il Servo di Dio qui pure attese alle confessioni per
il ritiro mensile nell'uno e nell'altro istituto. La fama del suo
I1 Servo di Dio gli fe' segno d'inginocchiarsi, lo bene-
disse, e I'assicurò:
arrivo aveva acceso il più santo entusiasmo. Quando si recò
- Voi guarirete, ma dovete farvi cooperatore!
E lo consigliò a recitare per qualche tempo tre Pater,

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494
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
Ave, e Gloria, una Salve Regina, e il Ricordatevi, o Piissima,
e lo benedisse.
I1 signor Roudin non comprese per quanto tempo dovesse
recitare quelle preghiere; cominciò a recitarle quotidiana-
mente, e il terzo giorno si sentì guarito! Tornò all'orfano-
trofio a dichiarare che aveva perfettamente riacquistato l'u-
dito, chiese che cosa volesse .dire farsi cooperatore, e si
ascrisse alllUnione dei Cooperatori Salesiani.
Un altro fatto prodigioso avvenne di quei giorni a St-Cyr.
La signora C. Roux, cooperatrice salesiana, soffriva da
sei anni di grave e delicata infermità. Aveva consultato parec-
chie celebrità mediche e tentato tutti i rimedi suggeriti dalla
scienza, ma sempre senza alcun giovamento; di giorno in
giorno sentiva indebolirsi sempre più, e i medici stessi le
davano ben poca speranza di guarigione. La poveretta, es-
sendo ancora in buona età, viveva nella tristezza più grave,
anche perchè, per delicate ragioni, non poteva parlare con
nessuno della sua malattia. Non vedendo più alcuna speranza,
cominciò a rivolgere la sua fede al Signore, e venne a conoscere
tanti fatti prodigiosi accaduti pochi anni prima a St-Cyr,
al passaggio di Don Bosco, e come tra breve sarebbe giunto
a St-Cyr il suo Successore. Immediatamente sentì un'in-
tima fiducia in Don Rua, e risolvette di avvicinarlo e di chie-
dergli la benedizione.
Quando seppe del prossimo arrivo del Servo di Dio,
ella aveva stabilito di tentare una nuova cura, ma raddoppiò
la fede nell'aiuto divino, e andava dicendo:
- Prima di partire, riceverò la benedizione del Suc-
cessore di Don Bosco, e sarò guarita!
Infatti, con premura, non appena seppe che Don Rua
era arrivato, si portò all'orfanotrofio, e chiese di parlargli.
Fu cosa di un momento. I1 Servo di Dio, come seppe che
cosa desiderava, le diede la benedizione, le raccomandò di
recitare ogni giorno, sino alla festa della SS. Annunziata,
una Salve Regina a Maria Ausiliatrice, e un Pater, Ave e
Gloria al SS. Cuore di Gesù, e di accostarsi alla Santa Comu-
nione il giorno della Madonna.
La signora Roux fece come le aveva detto Don Rua;
- V Primi viaggi a2l'Estero
495
e fin dai primi giorni la sua fede fu premiata, perchè ebbe
subito un sensibile miglioramento. Crebbe allora di fede e
di fervore; ma giunto il 25 marzo, non poteva credere che
quel giorno sarebbe gua~itae diceva tra sè e sè, con qualche
ansietà: - E oggi che debbo guarire!?... - Ma non appena,
come le aveva raccomandato il Servo di Dio, ebbe ricevuto
la Santa comunione, fu libera da ogni dolore, le scomparve
ogni traccia di male, e riacquistò tanta salute, da sentirsi,
come ella diceva, ringiovanita di dieci anni!
Di questi fatti si prese nota nella cronaca dell'orfanotrofio,
e di quell'anno medesimo ne fu inviata relazione all'Ora-
torio, non tanto per comunicare grazie straordinarie di Don
Rua, ma grazie comuni di Maria SS. Ausiliatrice; perchè,
come Don Bosco, anche Don Rua soleva nascondere, o
palliare, gli effetti prodigiosi della sua fede e delle sue bene-
dizioni attribuendoli unicamente alla bontà di Maria Ausi-
liatrice. Chi scrive, senti più volte dettagliata esposizione delle
accennate guarigioni da Suor Alessandrina Hugues, Figlia
di Maria Ausiliatrice, che nel 1890 era direttrice dell'orfa-
notrofio femminile di St-Cyr, e le diceva prodigiose e dovute
alla fede ed alle benedizioni di Don Rua.
I1 28 febbraio giunse a Marsiglia. Una giornata pessima;
tirava un vento indiavolato e pioveva, e si disse che aveva
portato la pioggia. Dovette montare su una vettura, perchè
non si potevan fare due passi. E cominciò a guadagnare con
la sua amabilità il vetturale, un brav'uomo, che era fuori
di per la fortuna di restar quei minuti in compagnia del
Servo di Dio.
Don Bosco passava a Marsiglia molti giorni, perchè con-
tinuamente assediato da gente che voleva parlargli; ed anche
Don Rua promise di restare qualche giorno in mezzo ai
suoi. La gioia che produssero queste parole fu immensa;
e qui pure ebbe le più festose accoglienze e le proteste della
stessa devozione ed ammirazione devota. Lo dissero pubbli-
camente un altro Don Bosco, ed egli:
- Di Don Bosco ce n'è uno solo!... V i saranno dei Sale-
siani che cerchino d'imitare Don Bosco, questo santo sacerdote;
ma non saranno mai dei Don Bosco!

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496
- IV Successore di Don Bosco. - Primo periodo
Di quella medesima sera, memore, come i1 gran Padre,
che il Sacramento della Penitenza è la migliore delle peda-
gogie a, invitava gli alunni ad accostarsi seriamente a questo
sacramento, fiducioso di poter ascoltar tutti quelli che I'aves-
sero desiderato.
Awenne il contrario. Come quando giungeva Don Bosco,
appena si seppe che era giunto il Servo di Dio, fu tanta l'af-
fluenza delle persone che domandavano di essere da lui rice-
vute, e delle famiglie dei benefattori che desideravano una
sua visita, che di dieci giorni che restò a Marsiglia, ap-
pena due volte potè rivolgere la parola agli alunni dopo le
preghiere della sera.
11 4 marzo visitò la casa di formazione di S. Margherita.
Tenne conferenza ai Cooperatori nella cappella dell'istituto
salesiano e raccomandò la costruzione di un nuovo corpo
di fabbrica, reclamato dallo sviluppo delle scuoleprofessionali,
Presiedè un'adunanza del Comitato Salesiano; e fece una vi-
sita ad Aubagne, e pure tenne conferenza nella cappella
dell'osservanza. Si recò al castello del Conte di Villeneuve
a Roquefort, e nel pomeriggio de11'8 marzo era di nuovo a
Marsiglia nell'oratorio di S. Leone, dove molti giovani l'at-
tendevano presso la porta della stanza desiderosi di par-
largli. Ma c'eran anche molti benefattori, e i poveri piccoli
attesero inutilmente!
Di quella medesima sera tornava a S. Margherita per la
chiusura degli esercizi spirituali dei novizi; e, appena nelle
ultime ore della domenica, rientrava all'oratorio di Marsiglia,
dove l'entusiasmo della comunità toccò il colmo, per cangiarsi
all'indomani nella più profonda mestizia, allorchè partì per
la Spagna. Quando si mosse per recarsi alla stazione, benchè
tutti sapessero che l'avrebbero riveduto, un giovinetto diceva
ai compagni che applaudivano: - Ecco una cosa che non
comprendo; voi battete le mani, come se foste contenti che se
ne vada!
Da Marsiglia alla Spagna ebbe a compagno il teol. Don
Giulio Barberis. Viaggiarono dalle 6 pom. alle 11 del dì
seguente, in terza classe, da Marsiglia a Cette; nell'unica classe
da Cette a Port Bou; e di nuovo in terza classe il rimanente
V - Primi viaggi all'Estero
497
del viaggio. Alcuni signori di Barcegona gli andarono in-
contro sino a Moncada, visitarono tutti gli scompartimenti di
prima e di seconda classe, e non avendo visto il Servo di
Dio credettero che avesse ~ e r d u t ala corsa. Don Filippo Ri-
naldi, direttore delle Scuole professionali di Sarrià, che si
trovava con loro, non potè non pensare che viaggiasse in
terza, e cominciò ad osservare i vagoni, e solo quando il
treno stava per partire, lo vide ed avvisò quei signorij i quali
di corsa salirono anch'essi nel carrozzone di terza, per far
compagnia a1 Seno di Dio; ed alla prima stazione scesero
e I'obbligarono a scendere ed a salir con loro in prima classe.
L'accoglienza che ebbe a Barcellona non poteva essere
più solenne e devota. Molte.carrozze signorili erano ad at-
tenderlo; e venne subito condotto a casa della Serva di Dio,
Donna Dorogea Chopitea ved. Serra, dove celebrò nella cap-
pella privata, e si fermò a pranzo, in compagnia d'illustri
personaggi.
Verso le cinque di sera si portò alla casa di Sarrik,aspettato
ansiosamente dai confratelli e dagli alunni, che gli cantarono
un inno, in italiano, accompagnato della banda musicale.
Compiuto l'omaggio, tutti corsero attorno all'amato Padre
per baciargli le mani e ringraziarlo della visita; ed egli aveva
per ciascuno paterne espressioni di ringraziamento, mentre la
campana chiamava la comunità ai piedi dell'altare per un
solenne Te Deum, in ringraziamento del felicissimo viaggio
concesso all'amato Superiore.
Dopo cena, volle egli pure godere del grazioso spettacolo
dell'illuminazione; e, osservando in una bella nicchia, nel
mezzo ddla facciata dell'Istituto, la statua di S. Giuseppe,
invitava i giovani ad intonare una lode in onore del Santo
Patriarca.
I dì seguenti li trascorse occupatissimi nel visitare il col-
legio, nel parlare ai confratelli e nel ricevere e fare visite ai
principali benefattori, che ne andavano entusiasti. Don Luis
Martì y Codolar invitò tutto l'istituto alla sua villa, dove
aveva avuto i'onore d'accoglier Don Bosco. e volle che Don
Rua si lasciasse fotografare nel medesimo luogo, dove nel 1886
s'era lasciato fotografare Don Bosco.

28.10 Page 280

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498
IV - Successove di Don Bosco. - Primo periodo ,
I1 18 marzo presiedette l'inaugurazione di-una nuova casa
in Barcellona, in un sobborgo operaio di 40.000 abitanti,
bisognosi quanto mai di assistenza religiosa. Donna Dorotea
Chopitea, scelto il locale adatto, vi aveva costrutto a sue spese
un bell'edifizio per scuole diurne e serali e per Oratori
festivo. La nuova casa venne dedicata a San Giuseppe;
la cerimonia inaugurale ebbe luogo nei primi vespri del1
sua festa.
Tenne il discorso il dott. Feliù, professore di quell'uni
versità, e prese la parola anche Mons. Vescovo, in dialett
catalano, dicendo come ai tempi nostri non basta erigere un
chiesa in un sobborgo qualunque di una grande città, ma bisogn
anche allettare la popolazione ad entrare in chiesa, ed istru
questa povera popolazione ed istruirla bene, donde la neces
di scuole, e di scuole cattoliche; bisogna anche allontanarla
pericoli tuttodi crescenti, allettando la gioventù con giuoch
con premi, e di qui la necessità degli oratori festivi, dove,
sieme con la religione, s'insegna la moralità. « Voi dunque
mi ascoltate, concludeva, siate altrettante trombe che i
tino gli assenti a mandar qui i loro figliuoli, perchè qui
ranno istruiti, e con la religione apprenderanno a vivere re
mente, per essere felici nel tempo e nell'eternità)).
Al termine della cerimoniala folla si strinse attorno a
Rua. Anche in Spagna tutti vedevano in lui il degno ra
sentante di Don Bosco. (<Se vedessi - scriveva Do
beris - quant'amore si porta all'opera Salesiana da
buoni signori barcellonesi; è una cosa straordinaria.
si ricordano di Don Bosco, tutti parlano ancora di lui; si
vede ancora il bene che fece in Barcellona quando fu qui quat-
tro anni fa. E tutti venerano grandemente Don Rua; ricono-
scono proprio in lui un altro Don Bosco... o.
I1 20 si rimise in viaggio. ((Partimmo da Barcellona
- scriveva Don Barberis - il dì dopo San Giuseppe, alle
8 del mattino; una buona signora, Donna Dorotea Chopitea
de Serra, ci mandò a prendere il biglietto per Madrid, e ce
lo fece rendere di prima classe, e noi avemmo la pazienza
di adattarvici; si viaggiò per 24 ore di filato, ed arrivammo a
Madrid alle 8 del mattino seguente. Lungo la notte il sig. Don
~QPrimi viaggi all'Estero
499
a ebbe incomodi di salute e non potè dormir niente, di
odo che il giorno dopo, venerdì, si sentì molto stanco)).
A Madrid dovette sostare fino a sera, e fu cordialmente
ricevuto dal cooperatore Gabriel Maureta, fece visita al Nun-
zio Apostolico Mons. Di Pietro, al Vescovo, al Card. Fray,
Arcivescovo di Siviglia, che si trovava nella capitale, e ad altri
personaggi, accolto da tutti con schietto ed intimo affetto.
E si rimise in viaggio per Utrera.
Le poche ore che dovette fermarsi a Sivigtia, le passò in
casa del prof. Enrico Mufioz, dove accorsero a visitarlo tutte
le persone che ebbero notizia del suo arrivo.
Ad Utrera le autorità ecclesiastiche, alcuni rappresentanti
dell'autorità giudiziaria e civile, e le principali famiglie lo
attendono alla stazione. Don Rua resta commosso alla solenne
dimostrazione. Sale su di,un cocchio, ed accompagnato da
quanti gli erano andati incontro, s'awia al collegio, ov'è
accolto da duecento giovani col più devoto entusiasmo.
S'intona un inno, e quei frugoli trasportati dalla contentezza
rompono le file, e si precipitano attorno all'amato Padre.
E Don Rua, come negli altri collegi, parla a tutti, per tutti
ha una buona parola, una carezza: e a stento può liberarsi
e salire alla stanza per lui preparata. E fin da quella sera e la
seguente tutti vollero avvicinare il Servo di Dio per
rsi e confidargli i segreti delle loro anime, come avreb-
ero fatto con Don Bosco. La breve visita ad Utrera non poteva
ser più fruttuosa ed impressionante; e ne giunse l'eco più
tusiasta anche a Torino, con una lettera del direttore delle
ole di quel collegio, dalla quale togliamo questi periodi:
«E,infatti, una cosa straordinaria, incomprensibile, l'en-
... iasmo, e diciam meglio, l'affetto che si destò nei cuori
tutti... Molta impressione la prevedevo, tanta non mai
> Era il ?ovescio della medaglia di quel che successe alla
i Don Bosco! Questi teneri cuori, che allora avevano
anto la morte del loro padre senza averlo mai visto,
incomprensibile anche quello, come non si sareb-
rati ora? Era per essi veramente l'occasione di met-
tutta la casa, di echar la casa por la ventana,
ssione abbastanza orientale di questi luoghi... I).

29 Pages 281-290

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29.1 Page 281

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500
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
Il Servo di Dio u non poteva mostrarsi senza aver in-
torno alunni e superiori. E un santo! è un santo!: dicevano
tutti. E questi poveri fanciulli, in cui lo spirito cristiano è
molto più vivo ancora che in altre parti d'Europa, facevano
a gara per averne un rosario, una medaglia, una carezza.
Lo crederà? Gli strapparono bottoni e gli tagliarono lembi
della sottana per averne reliquie )>; e a si dovette mandare
a aggiustar il paltòn, guastatogli dai giovani per strapparne
pezzetti! Noi tutti eravamo costretti ad esclamare: Digitus
Dei est hic; qui aleggia lo spirito di Don Bosco infiammando
i cuori. Era commovente vedere ragazzi starsene tre e più ore
alla porta della stanza di Don Rua per potergli parlare; ed
alcuni star persin senza pranzo per non perdere il posto! o.
Ma (una spina ci amareggiava tutta la festa: Don Rua
aveva dichiarato
e benchè molti
Non 20 lasczamo
apdvaierstnisvoeenr.o..pdoSetietatroms:io-fesprmaDgaonrnueoRplii,uùeu dlnai odnvuinpecaegrrtieiomrràno!i!.........
- nondimeno bisognò rassegnarsi )).
E ((sopra ogni dire commovente
mensa 4 alcuni alunni leggono alcune
fu la
parole
dpi acrotemnmzai)a)t.o.A..
crescono i palpiti del cuore... Don Rua è commosso... è
sparita l'allegria... i ragazzi san muti, s'awicina la partenza)).
Quando il Servo di Dio comparve in fondo alla scala per
partire, u d'un tratto cadon tutti in ginocchio per riceverne
... la benedizione. L'amato padre ci rivolge la parola, ci esorta
ad amar Dio, a ricordarci di Don Bosco In un momento
irrompono vivissimi singhiozzi da tutte le parti, si piange
dirottamente, e lo stesso Don Rua ci dà la sua benedizione
piangendo!
o - Tutti alla stazione! - dice il direttore, e in un mo-
mento si formano le file e s'incamminano. Era il commiato
di S. Paolo.
»Entrati in stazione, Don Rua si trattiene ancora col-
o e coll'altro, dando buoni consigli, distribuendo me-
glie; e qui pure si piange da tutti; uomini e ragazzi...)).
rriva il momento della partenza: tre Viva Don Rua!, che
vs'ainncnaomamllienast.e..ll8e., escono ancora dai petti di tutti ed il treno
V - Primi viaggi al1'Estero
501
Don Barberis ebbe a dire che mai aveva visto piangere
Don
hecho
RZuloaraar!l..l.a>sc)i.Aarlelaqustaalzcihoenecasdai:
((Ah10s picuros!
Dos-Hermanas il
lo han
conte
di Ibarra s'intrattenne alcuni minuti col Servo di Dio; a Si-
viglia, dove sostò per una mezz'ora, rivide molte persone
che desideravano la sua benedizione, e, rimessosi in viaggio,
già nelle vicinanze di Cordoba, s'inteneriva pensando al
distacco da Utrera!
O Utrera! o Utrera! - scriveva in una lettera Don Bar-
beris - io non ti dimenticherb mai più! furono casi cordiali
ed espansive le feste che questi cari giovani ci fecero, che
il loro ricordo riesce soave al pensiero, e come una cosa delle
più soavi al cuore! >).
I1 Servo di Dio rientrava a Torino alle 8 del mattino, la
domenica delle Palme; ed alle 9,30 saliva all'altare per can-
tar Messa e compiere la solenne funzione del giorno.
Dopo quindici giorni, il 14aprile, si rimetteva in viaggio
per visitare i salesiani e i cooperatori del Nord della Francia,
dell'hghilterra e del Belgio.
Fece la prima tappa a Lione, ospite della caritatevole
famiglia Quisard. Celebrò presso le Clarisse di via Sala,
nella cappella costrutta sul terreno dell'antica Visitazione
di Lione, poco lungi dal luogo ove morì S. Francesco di
Sales. Si recò anche alla Propagazione della Fede, e il Se-
gretario generale dell'opera volle accompagnarlo a visitare
il Museo. I1 Servo di Dio fu ben lieto di poter consacrare
alcuni istanti nel passare in rassegna tanti ricordi di sì grande
interesse. Venerò con special soddisfazione le reliquie dei
Martiri Lionesi, che sembrano esser tornati 1a per dire, con
l'eloquenza divina degli strazi mortali sofferti per Gesù
Cristo, la fecondità incessantemente riiinovcllatasi di quella
vecchia terra, rossa del sangue di tanti martiri si generosi
nella muta loro testimonianza. Muto e raccolto Don Rua
osservava con pia attenzione tutti quei tesori, quando il signor
di Rosières gli fe' la sorpresa di condurlo davanti la vetrina
che conteneva i primi oggetti inviati dalle Missioni Salesiane.
Sali al Santuario di Fourvière, ove anche Don Bosco
era andato a pregare per i benefattori Iionesi delle Opere

29.2 Page 282

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SO2
I V - Successore di Doa Bosco. - Primo periodo
Salesiane; celebrò nella venerata cappella, e distribuì la Santa
Comunione a un bel numero di cooperatori. «Don Rua -
scriveva 1'Echo de Fourvière - non la cede in nulla al suo
Maestro così rimpianto, per lo zelo, per la mitezza, e soprat-
tutto per quella fede che trasporta le montagne)>.
La sera del 16 aprile partì per Parigi, e vi giunse la mat-
tina dopo, accolto con gioia e slancio parigino dagli alunni
dell'istituto salesiano. Questi, durante la sua Messa, esegui-
rono egregiamente canti in gregoriano, sapendo di far cosa
gradita al Servo di Dio, e gli manifestarono anche tutta la
loro allegrezza. E Don Rua rivolse loro affettuose parole:
<( Contento di trovarmi in mezzo a voi, la vostra acco-
glienza mi ricorda quella che la città di Parigi, sette anni or
sono, fece a Don Bosco, in questo medesimo giorno! Qual
trasporto! Quale entusiasmo! Nelle chiese, non si era più
capaci di farnelo uscire. La medesima cosa avveniva nelle
case, nelle piazze, nelle vie. Quell'entusiasmo fece sorgere
l'orfanotrofio. E voi conservate lo stesso entusiasmo per il
suo successore!... Quanto sari Egli contento da1 paradiso nel
vedere un gran numero di fanciulli di buona volontà. Io
ve ne faccio i complimenti da parte sua, come se qui fosse
a farveli Egli stesso... Lasciate che io gridi pure a mia volta:
- Viva l'Oratorio, viva i superiori e i giovani di Ménilmon-
tant!
)> Ma ciò che Don Bosco stimava maggiormente era la
buona condotta dei giovani. Egli li amava molto, perché
essi posseggono un'anima capace di molte cose per esser
grandi nella virtù e far molto bene a se stessi e agli altri.
Egli si studiava di ottenere sempre questo risultato: e, se
volete fare una cosa molto gradita a Don Bosco, procurate
sempre di essere buoni s.
Il 18 cantò messa nella Cappella delle Benedettine del
SS. Sacramento; fece visita al Nunzio Apostolico, Mons. Ro-
telii, che gli manifestò la soddisfazione di Leone XIII nel
vedere come Iddio benediceva l'opera salesiana in Francia;
e tenne conferenza ai cooperatori nella chiesa dell'rlssun-
zione, in via S. Onorato.
Malgrado il cattivo tempo, imponente fu l'assemblea.
,I
V - Primi vingxi allJEstero
SO3
l
l
I
G Son or sette anni -esordiva - che qui arrivava un umile
l
1
prete italiano; lo chiamavano il padre degli orfani, della gio-
ventù abbandonata, ed anche il padre dei birichini. La città
i
l
l
di Parigi ciò nonostante gli fece le più affettuose e distinte
accoglienze, e gli rese testimonianza della più grande sim-
l
patia. Essa l'intese parlare dei suoi poveri giovani, dei suoi
I
orfanelli, delle sue chiese, delle sue costruzioni, dei suoi mis-
1
I
sionari, e s'interessò molto al racconto di dette opere. Lo
I
i
f
soccorse, ed un.gran numero di persone si aggregò alla sua
unione di carità e di religione, facendosi iscrivere tra i coope-
ratori S. E disse del. bisogno di sviluppare la casa salesiana
di Parigi, che non poteva contenere cento alunni, mentre più
di 800 eran le insistenti domande di accettazione. In fine
passò in mezzo all'udienza a raccogliere l'elemosina; e, ter-
minata la cerimonia, venne, come Don Bosco, circondato
da una gran folla in sagrestia. La memoria del Padre viveva
nei presenti, e tutti lo vedevan redivivo in Don Rua.
La mattina del 19partì per Londra. Durante la notte una
burrasca aveva sconvolto la Manica; e la traversata durò quasi
due ore.
L'opera salesiana in Londra era agli inizi. Poverissima
la chiesa; una baracca di assi e di zinco, che non ratteneva
nemmen la pioggia, quindi molto meno il vento e il freddo;
e l'abitazione dei nostri lontana un venti minuti. Solamente
1'8 dicembre 188,4avevan potuto recarsi ad abitare presso la
povera chiesa; ed insieme con la scuola parrocchiale~avevano
aperto un Oratorio festivo. Don Rua fu lieto di notare come
quest'opera producesse, anche in Inghilterra, frutti asyai
consolanti; e come i giovinetti che lo frequentavano eseguis-
sero assai bene il canto gregoriano e le czrimonie nel servire
all'altare. La domenica, che restò a Londra, constatò pure,
che anche fanciulli protestanti, attirati dalle grida festose
degli oratoriani, aprivan la porta con precauzione, gettavano
lo sguardo nel cortile, avanzavano timidamente un passo,
poi un altro, e si univano ai cattolici.
Quel giorno, un ragazzo dai 12 ai 13 anni entra in cor-
tile, e, meravigliato della cordiale accoglienza, si awicina ad
un sacerdote e gli dice con aria un po' imbarazzata:

29.3 Page 283

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504
- - IV Successore di Don Bosco. Primo periodo
- Padre, io sono... protestante!
-
-
EMbibaecnceo?gliete...
qui?
- Ma sì, amico mio: tu puoi venire tutte le volte che
vuoi; noi saremo sempre felici di riceverti.
- Grazie, Padre: quanto siete buono!
Poi, riflettendo alla differenza di religione, soggiunse:
- Non è mica mia la colpa, non è vero, se io san pro-
testante?... - E, tutto contento, corse a giuocare.
Don Rua prese opportuni provvedimenti per aprire, .
al più presto, un oratorio festivo anche per le fanciulle, ed
incominciare subito la costruzione, prima dell'ospizio ma-
schile, quindi della nuova chiesa, rievocando commosso la
visione avuta da Savio Domenica sulla conversione dell'In-
ghilterra al Cattolicismo.
I1 25 aprile tornava in Francia, e si recava a Guines,
dove le Figlie di Maria Ausiliatrice avevano aperto un orfa-
notrofio; e vi benedisse una cappella interna.
I1 26 prosegui per Lilla, e vi rimase dieci giorni, facendosi
tutto a tutti. Parecchi alunni, appena lo videro, furono casi
tocchi dall'aria di bontà e di paternità che gli traspariva dalla
persona, che si misero in fila due e tre volte per baciargli
ripetutamente la mano. I1 27 cominciavano gli esercizi spi-
rituali per l'istituto; ed egli fece la predica d'introduzione,
e attese regolarmente alle confessioni ogni giorno. Fece anche
la predica dei ricordi, raccomandando di far sempre buone
confessioni, d'esser divoii di Maria Ausiliatrice, e di amare
e coltivare la virtù della purezza:
I re, - diceva - quando hanno da fare con nemici
molto forti, cercano delle alleanze. Cercate anche voi degli
alleati, Maria Ausiliatrice. Ella è l'aiuto dei cristiani, da-
toci da Dio stesso. Abbiate molta divozione e confidenza in
Lei; amatela, onoratela, ricorrete a Lei nelle vostre neces-
sità. Oggi comincia il mese consacrato in suo onore; procurate
di farlo bene, cantando le sue lodi, parlando volentieri di
Lei; fatele qualche visita, e presentatele dei mazzolini spiri-
tuali o fioretti, che vi saranno assegnati ogni giorno. Allea-
tevi, dunque, con Maria Ausiliatrice.
-lJ Pkml viaggi all?I%stero
505
i) Ma, nelle alleanze, vi san sempre delle condizioni da
... ambe le parti. Maria Ausiliatrice è ben disposta a venire in
vostro aiuto; ma che cosa farete da parte vostra? Ecco
Voi sapete che la Vergine ama molto la virtù della purezza;
Ella era anche disposta a rinunziare alla dignità di Madre di
Dio, piuttostochè perdere cotesta virtù; ed ha sempre pro-
tetto
vano
in
la
ppaurrteizczoala!.r..mo.odo
quelli
che
più
diligentemente
conser-
Il 2 maggio cominciò le visite in città, per ossequiare i
benefattori principali e cercar aiuti per l'ampliamento del-
l'istituto. Eguale raccomandazione fece al termine della
conferenza ai cooperatori, che si svolse imponentissima nella
Sala Ozanam, sotto la presidenza di Mons. Baunard, Rettore
delle Facolta Cattoliche cittadine.
I1 7 maggio celebrò nella Basilica della Madonna della
Tréille, e rivolse ai fedeli una tenera allocuzione sulle gioie,
sui segreti e sui frutti della preghiera. Le partenze dall'istituto
e dalla stazione mostrarono quanta stima e quanto affetto
avesse guadagnato da ogni sorta di persone. Gli alunni, quasi
avessero congiurato di fargli perdere il treno, lo trattenevano
in mezzo a loro, chiedendogli chi una parola, chi un consiglio,
chi una benedizione: e ci volle l'intervento risoluto del diret-
tore per liberare il Servo di Dio da quelle dimostrazioni com-
moventi.
La sera del 7 maggio era a Liegi. All'indomani, festa
dell'Apparizione di S. Michele Arcangelo, venne solenne-
mente posta la prima pietra del nuovo orfanotrofio salesiano,
intitolato a S. Giovanni Berchmans, nel quartiere del Laveu.
La cerimonia ebbe inizio nella chiesa di S. Veronica,
con intervento del Nunzio Apostolico Mons. Francica Nava
di Bontifè, del Vescovo diocesano Mons. Doutreloux, e del
Capitolo delh Cattedrale. I1 Servo di Dio prese la parola e
narrò in qual modo Don Bosco annui alla domanda di aprire
a Liegi una casa salesiana.
<( Eravamo precisamente alla fine dell'anno 1887, quando
lo si pregò per la fondazione di un orfanotrofio nel Belgio.
Il 6 dicembre egli era disceso per l'ultima volta nella chiesa
di Maria Ausiliatrice, per benedire uno stuolo di figli mis-

29.4 Page 284

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506
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
sionari, che andavano all'Equatore. Altri impegni erano già
stati presi; e voi ben potete pensare che per molto tempo più
non sarebbe stato possibile di accettarne dei nuovi. Quando,
il 7 dello stesso mese, giunge a Torino un rispettabile e
venerando Prelato, a rammentarci la promessa d'una fonda-
zione nel Belgio. Don Bosco fece presenti le difficoltà attuali,
e come si fossero dovute rifiutare molte altre domande per
mancanza di personale. Tuttavia radunò il suo Consiglio;
e tutti, malgrado la loro buona volontà, vedendo le gravis-
sime difficoltà, - era la vigilia dell'Immacolata Concezione
- rimasero fermi nella negativa.
Ma il buon Vescovo non si lasciò perdere d'animo; e
si rivolse a Maria Ausiliatrice. Io non so che cosa sia avvenuto
tra il pio Prelato e la buona Madre. I1 fatto si è che all'indo-
mani, festa dell'Immacolata Concezione, Don Bosco, nel cele-
brare la S. Messa, si scioglieva in lacrime. Che awenne mai?
Ebbe qualche rivelazione celeste? Io non potrei dirvelo. Io so
solamente che dopo la messa riconvocò il suo Capitolo e di-
mostrò, con tanta evidenza, che la nuova fondazione, richiesta
il dì prima dal pio Prelato, era voluta da Maria Ausiliatrice,
che più nessuno potè opporsi. Da quel giorno ogni cosa
venne conchiusa, ed eccoci oggi all'esecuzione.
1 I1 Prelato, che venne a chiamar i salesiani per la nuova
fondazione, è quegli che ci guiderà al collocamento della prima-
pietra; è il vostro amatissimo Vescovo, che nell'unico intento
di far del bene alla gioventù della diocesi e del Belgio intero,
venne a cercarci; e, protetto in modo al tutto particolare da
Maria Santissima Ausiliatrice, ha già potuto condurre le cose
al punto in cui sono...
I1 nostro Fondatore non è più quaggiù per assistere
a questa festa, che gli avrebbe recato tanta gioia. Dal cielo egli
veglierà sull'istituto di Liegi, ultima fondazione della sua
carità... Appena sarà possibile raccogliere dei fanciuli e dar
loro qualche lezione, procureremo con ogni impegno di ren-
derli buoni cristiani e onesti cittadini. Sarà questo il miglior
modo di mostrare la nostra affezione e la nostra gratitudine
verso il vostro Pastore, che tanta fiducia ha posto in noi.
Noi contiamo sul vostro appoggio. Questa casa sarà il monu-
V - Primi viaggi all'Estao
507
mento della vostra carità; e voi non vorrete solamente contri-
buire ad innalzare le pietre, le vostre preghiere debbono as-
sicurarcene la prosperità... >>.
Quest'allocuzione, detta con fervore e con semplicità in-
superabile, fece in tutti un'impressione profonda, ed era
voce comune tra l'uditorio, che Don Bosco non poteva de-
siderare un più degno successore.
Subito dopo, ecco sfilare il devoto corteo. Precede la
Croce; alcuni seminaristi recano, sopra una barella, la prima
pietra da collocarsi nelle fondamenta; seguono i Vescovi,
numerosi sacerdoti e ragguardevoli signori, per le vie pave-
sate, sino al luogo dove deve sorgere il nuovo istituto con un
tempio in onore di Maria Ausiliatrice.
L'area destinata alla costruzione è chiusa da uno steccato,
e nel mezzo era stato innalzato un altare, sul quale posa
la statua della Patrona dell'opera Salesiana. Mons. Doutre-
loux s'appressa all'altare, e comincia il Santo Sacrifizio.
Terminata la Messa, s'intona 1'Ave maris stella; quindi
il Nunzio Apostolico compie la cerimonia rituale, coronata
da un eloquente discorso di Mons. Cartuyvels; ed il corteo
ritorna alla chiesa di S. Veronica, al canto del T e Deum.
Mons. Doutreloux, a mensa, volle attorno a Don Rua
il Nunzio Apostolico, Mons. Cartuyvels, il Capitolo della
Cattedrale ed altri illustri ecclesiastici e laici; e il Servo di
Dio, prese di nuovo la parola con tanta grazia ed opportunità,
che durò a lungo l'eco del suo brindisi:
c< Io vmreì prima di tutto ringraziare Mons. Cartuyvels del suo di-
scorso pronunziato stamattina durante la funzione, se tuttavia mi per-
mette di fargli un rimprovero... Monsignore ha detto troppo bene dei
poveri Salesiani;... ma egli Pha fatto con buona intenzione, ed io non
debbo esser severo con lui...
»Ringrazio di tutto cuore Mons. di Liegi d'aver organizzata la
bella festa, di cui tutti fummo testimoni con un'emozione così soave.
Sapevamo da lungo tempo la sua benevolenza per i figli di Don Bosco;
oggi egli ce ne ha dato una prova che mi commosse assai, e di cui
certo ha gioito il nostro caro Padre in cielo.
e Parimenti esprimo la mia riconoscenza a tutti quelli che in qualche
modo hanno concorso all'opera nascente ed alla festa di questa mat-
tina.

29.5 Page 285

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508
- I V - Successore di Don Bosco. Primo periodo
)>Una gioia, che accresce tutte le altre, & di vedere come il Sovrano
Pontefice, nella persona del suo degnissimo Rappresentante nel Belgio,
volle trovarsi in mezzo a noi per questa solennità. Sua Eccellenza
mi permetterà di fare una piccola digressione che non è estranea al
mio soggetto.
I> A Catania, in Sicilia, Don Bosco ha potuto fondare una casa in
favore della gioventù povera della città. I benefattori anche colà non
mancano; ma io debbo dire, in presenza di quest'assemblea, che,
proprio di rimpetto alla casa salesiana di Catania, abita una nobile
signora, di cui io dirò il nome. Per caratterizzare il suo attaccamento
alle nostre opere, e la sua bontà verso i figli di Don Bosco, io debbo
far notare una cosa sola: i nostrifanciulli la chiamano col dolce nome
di Madre... Ora la pia e caritatevole patrizia, che ha conquiso a
tal punto il cuore dei figli di Don Bosco, è semplicemente... la degnis-
sima madre di Mons. di Nava, Nunzio Apostolico a Bruxelles! La pre-
senza di S. E. a Liegi, in un giorno come questo, ha dunque un doppio
significato, tanto caro al cuore dei Salesiani, poichè il rappresentante
del Santo Padre è anche il figlio di un'insigne benefattrice dei figli
di Don Bosco.
)> I1 nostro amatissimo Padre avrebbe riguardato come una grazia
l'assistere alla solennith di questa mattina, ed io sono sicuro che ciprese
parte; gli eletti non sono punto privati delle gioie che possono aumentare
la loro felicità. E noi abbiamo buone ragioni da credere che D a Bosco
è presso Dio. Egli giàrà come noì e con noi, che oggi i salesiani siano
diventati belgi, i n virtic della solennità che ha dato loro il diritto di fare
un po' di bene anche nel Belgio)).
Applausi senza fine coronarono le cordiali parole, e un
gran mazzo di fiori venne presentato da Monsignore a Don
Rua, ricorrendo in quel giorno la festa dell'Apparizione di
S. Michele.
Il dì seguente il Servo di Dio celebrò la Santa Messa in
Seminario, e pronunziò un commovente fervorino sul culto
alla SS. Eucarestia, che disse << divozione sacerdotale per ec-
cellenza D.
Durante il soggiorno in Liegi, accorsero molti a visitarlo
anche da altre città del Belgio e dell'olanda. Ebbe pure pres-
santi inviti di recarsi ad Aix-la-Chapelle, ma non gli fu pos-
sibile. Troppe eran le tappe che aveva già stabilito per il
viaggio di ritorno; d'altronde l'invito era giunto troppo tardi.
I1 9 maggio era a Namur, e si recava al castello dei Ba-
lances, per visitare le opere popolari del Barone del Marmol.
V - Primi niaggi all'Estero
5O9
I1 IO a Lovanio. Volle visitare le opere popolari stabilite
a favore delle masse operaie dal sig. Helleputte, docente in
quell'Universit~e nel pomeriggio tenne conferenza nel mo-
nastero di Berlaimont.
La mattina del 12 era a Malines, per far visita al Card.
Goossens e a vari coperatori, e la sera ad Anversa.
I1 13 celebrò nella chiesa dei PP. Redentoristi, ricevette
molte visite, e tenne conferenza nel Circolo Cattolico.
I1 presidente lo pregò di apporre un motto con la sua
firma nell'albo d'onore: ed egli vi scrisse le parole di N. S.:
<( Quandiu Jecz'stis uni ex his fratribus meis minimk, mihi fe-
Atk n.
I1 giornale fiammingo l'HandeZsblad, dando conto della
conferenza, lo chiamava <<ilbeniamino di Don Bosco », e lo
descriveva così: << 11.continuatore delle opere di Don Bosco
è Un uomo dalla favella calma ed affabile, dalle maniere sem-
plici e delicate. Tutto spira in lui bontà; ed è con la bontà
che bisogna trattare i piccoli e i disgraziati. Don Rua parla
francese con un accento italiano marcato; la sua conferenza,
semplicissima, era attraente per i fatti che narrava... v .
Il 14celebrò nella cappella del Collegio dei PP. Gesuiti;
e il 15, solennità dell'Ascensione, presso le Religiose di No-
tre-Dame. Nel pomeriggio fu a Lierre, alla villeggiatura della
famiglia Wégimont, che l'ebbe ospite in quei giorni.
I1 16 giunse a Gand, dove fece e ricevette molte visite.
La famiglia del barone Dons de Lovendeghein si adunò tutta
attorno al Servo di Dio; e i Marchesi di Wavrin, che avevano
una cappella di Maria Ausiliatrice nel parco del loro castello,
non avendo potuto ottenere che si fermasse a celebrarvi,
per passare ancor qualche istante in sua compagnia l'accom-
pagnarono sino a Bruges. Qui si ripetè la stessa ammirazione
devota.
Alla stazione l'attendeva il signor Halleux, presso cui
all'indomani celebrò la Santa Messa; quindi riprese i1viaggio,
e, fatta una breve fermata a Courtrai, proseguì per Tournai,
dove, ospite del conte di Robiano, al Castello di Rumillies,
celebrò la mattina dopo, e manifestò tutta la sua riconoscenza
al buon signore, per la stima che godono le opere salesiane

29.6 Page 286

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5'0
- IV - Successove di Don Bosco. Primo periodo
nel Belgio, ((dovesi ama, come merita, tutto ciò che viene da
Dio e che conduce a Luis.
Il 18 si portò a Le Rossignol, tra Coigneux e Baye~icourt,
nella Somme, a poca distanza dal Pas-de-Calais, dove s'era
iniziata una colonia agricola a pro' di poveri fanciulli l'anno
prima, alla vigilia dell'Immacolata.
I1 20 giungeva ad Amiens, e il 21 a Parigi, e vi rimase
una settimana. Il Card. Richard, che nel gennaio precedente,
tornando da Roma, era sceso a Torino, anche per salutare
Don Rua, mentre questi era partito per Roma, e nel pas-
saggio del Servo di Dio a Parigi prima di recarsi a Londra
si trovava in visita nell'archidiocesi, appena seppe che il
Servo di Dio era tornato a Parigi e vi si sarebbe fermato
qualche giorno, troncò la visita per parlargli. Anche il Nun-
zio Mons. Rotelli volle riceverlo, e si recò a Ménilmontant,
assai prima dell'ora convenuta, per restare tra i figli di Don
Bosco il maggior tempo che gli era possibile.
Don Rua fu invitato a celebrare la Santa Messa presso
varie comunità religiose; e il 25 maggio, solennità di Pente-
coste, lo trascorse tutto intero in mezzo agli alunni dell'isti-
tuta salesiano, che avevano atteso, nei giorni precedenti, al
breve ritiro spirituale, che Don Bosco volle si tenesse re-
golarmente in tutti i suoi istituti ogni anno. Quella sera si
adunarono attorno a lui anche tutti i membri del Comitato
Salesiano locale, con molti altri ammiratori dell'opera di
Don Bosco, e: Noi vz'amiamo - gli diceva il presidente -
perchè siete l'immagine vivetzte del compianto Don Bosco, per-
chè voi, il SUO figlio prediletto, avete lo stesso zelo ardente per
i diseredati dalla fortuna...)). In verità, nessun'altra preoc-
cupazione aveva il Servo di Dio, che di estendere l'opera
salesiana, perchè potesse raccogliere nelle sue case un mag-
gior numero di fanciulli orfani e abbandonati e dar loro un'e-
ducazione cristiana.
Parti da Parigi la sera del 27 maggio. La mattina del 28
scendeva a Paray-le-Monial, atteso da alcuni Cooperatori
di Cluny e da altre illustri persone; e celebrava all'altare del-
l'Apparizione del S. Cuore a S. Maria Margherita Alacoque.
Quindi si rimetteva in viaggio, e sostava di nuovo, per qual-
V - Primi viaggi nl12Estero
51'
che ora, a Cluny, essendogli stata proposta una fondazione in
quello storico centro di preghiera e di osservanza religiosa.
La domanda sorrideva attraente all'anima del Servo di Dio,
che l'avrebbe accolta senz'esistare, se le tante e continue in-
sisterne per altre fondazioni pih urgenti non avessero me-
ritato la preferenza.
Viaggiando tutta la notte, finalmente rientrava all'Ora-
torio, accolto con unanime devozione filiale, la mattina del
30 maggio, alle 8,30. Dei primi cinque mesi dell'anno, ne,
aveva trascorsi quattro in viaggi, ma sempre col cuore alla
-

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SI2
- - TV Successore di Don Bosco. Primo periodo
CE:UN ALTRO DON BOSCO !...D
Porla ai Cooperatori di Torino dei via<pgicompiuti all'estero. - V a a
- Mathi per la benedizione della cartiera. Annunzia ai Salesiani
l'inizio del Processo Informativo per la Causa di Beatt3cazione di
Don Bosco; e, per il buon esito, ordina preghiere qmtidiane e racco-
- manda l'imitazione delle virtìi paterne. La festa del 23-24 giugno.
- o Si vollero presentar saggi dì tutti i laboratori, e se ne dimenticb
- uno!... Q. Benedice la nuova chiesa dell'Oratorio.femminile in Val-
docco. - Riceve un gruppo di Venezuelani.- o In Don Rua sentiamo
qualche cosa di Don Bosco! I). - Se Don Bosco è volato al cielo,
- a Don Rua lascii, l'amore, l'ingegno, il cuore! P. Diifoolzde Poleogra$a
- del ritratto di Don Bosco del Rolline. Ricordi agli alunni dell'ora-
torio alla partenza per le vacanze. - Norme ed argomenti che desidera
inculcati ai Salesiani dai direttori e dai predicatori degli esercizi
spiriBali. - Suoi ricordi ai Salm'mi ed alle Fklie di Maria Ausilia-
trice al termine di vari corsi di esercizi. - Manifesta la gioia provata
nei viaggi, al vedere in qual fama di santità sia per tutto tenuto Don
Bosco. - Tre djfetti da evitare. - Saggio della vigilanza con la quale
- visita le case. Alcuni fatti straordinari: legge nell'avvaire: ottietze
la gua@ione di una suora quasi morente.
AUa vigilia della festa di Maria SS. Ausiliatrice, - che
n quell'anno si celebrò il 3 giugno con particolare solennità
per commemorare il 250 della posa della prima pietra del
Santuario, - il Servo di Dio, nella conferenza che tenne ai
Cooperatori, parlò dei viaggi compiuti in Italia e nella Fran-
cia, nella Spagna, nell'Inghilterra e nel Belgio, con parole
- VI È un attfo Don Bosco
5'3
di viva riconoscenza per i benefattori, e con evidente soddi-
sfazione per le nuove opere compiutesi in varie case.
Oltre quelle, cui abbiamo accennato, rilevò che a Bar-
dighera s'era reso necessario far parrocchia succursafe la
nostra chiesa; a Nizza trovò aperto un nuovo Oratorio
festivo per le fanciulle; alla Navarra, presso Tolone, vide
iniziato il compimento del fabbricato della Colonia Agri-
cola; a St-Cyr incoraggiò la ripresa dei lavori interrotti per
mancanza di denaro; a Marsiglia ammirò un nuovo Ora-
torio festivo, ed approvò il disegno d'ampiamente dell'isti-
tuto per stabilirvi una scuola di perfezionamento nelle arti
e mestieri, allo scopo di provvedere buoni capi ai laboratori
delle varie case di artigianato.
Nella Spagna, grazie specialmente alla generosità della
piissima Donna Dorotea ved. Serra, vide raddoppiato il lo-
cale della casa di Sarrià presso Barcellona, ed aperto un Ora-
torio per povere fanciulle; e in un altro sobborgo della città,
estremamente bisognoso di chiesa e di scuole, trovò stabilita
na nuova casa salesiana. Anche ad Utrera, presso la chiesa,
de l'antica casetta divenuta uno spazioso fabbricato ri-
gurgitante di alunni, e un nuovo. fabbricato in costruzione,
benchè momentaneaniente sospeso per mancanza di mezzi.
Accennò anche allo sviluppo degli ospizi di Parigi, di
Londra e di Lilla; e terminava con piena confidenza:
(Dappertutto ho trovato povertà, ma dovunque buono spi-
d o , e molto lavoro, e frzrtti consolanti. Sono a migliaia ipoveri
giovani, che vengoao ogni anno tolti ai pericoli del mondo e
resi capaci di guadagnarsi un vitto onorato, fatti buoni cittadini
e buoni cristiani. A centinaia sono i sacerdoti ogni anno sommi-
nistrati alla Chiesa per far conoscere il Signore e salvare delle
>> Non v i parlo delle Missioni, dove in due mesi si apri-
rono sei nuove case. Non v i parlo delle diman.de, che da tutte
parti ci giungono per nuove fondazimi.
Solo vi dire, che abbiam bisogno che si preghi il Padron
della Vigna a mandarci operai e mezzi materiali per sostenere
le opere già intraprese.
>)Voi vedete qual uso si faccia delle offerte dei nostri buoni
- 33 Vito del S m o dr Dzo M*ehele R w . Vol I.

29.8 Page 288

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514 IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
l
l
l
Cooperatori e delle buone Cooperatrici. Non sono gettate in-
vano, ma vanno producendo frutti ropiosi al bene della società,
all'incremento della Chiesa, ali'estm'one del Regno di Dio,
in modo che si pui, ben dire che, offrendo a noi, voi offrite a
Dio; e, facendo la carità a tanta povera gioventù, contribuite
al benessere della Società... 1).
I n fine insisth:
« Le opere, che oggi specialmente vi raccomando, sono
le decorazioni di questa Chiesa di Maria Ausiliatrice, l'Ospi-
zio del S. Cuore di Gesù a Roma, e le Missioni...
Coraggio, contini~atenella vostra generosità. Dio stesso
si renderà vostro rimuneratore; e Mai.èa SS. Aunliatrice, che
fu sempre il sostegno del nostro amato Padre, non mancherà
di essere la vostra Protettrice in vita e al punto della morte)).
I1 4 giugno, in compagnia di Mons. Velluti Zati che aveva
pontificato alla solennità di Maria Ausiliatrice, si recava a
Mathi Torinese per la benedizione della Cartiera Salesiana,
già aperta da Don Bosco. Eransi ampliati i locali, perfezio-
nata e completata la macchina cartaria, introdotto quanto
l'arte moderna aveva ritrovato di meglio per la fabbricazione;
e, condotta ogni cosa a compimento, si vollero nuovamente
invocate sul grandioso stabilimento le bene zioni celesti.
Un fatto, singolarmente straordinario, proprio di quei
giorni inondava di letizia il cuore di Don Rua, che vedeva
così presto appagato uno dei suoi voti più ardenti! A voce e
per iscritto aveva fatto umile domanda al Card. Alimonda,
Arcivescovo di Torino, e l'anno prima a lui si erano uniti
nella medesima istanza tutti i Salesiani radunatisi a Valsa-
lice in Capitolo Generale, perchè volesse iniziare il Processo
diocesano, o informativo, sulla vita, virtù e miracoli di Don
Bosco. E «l'Eminentissimo Principe di Santa Chiesa -
scriveva il Servo di Dio - non si mostrò alieno dall'aderire
alla nostra domanda; ma, stante il breve intervallo trascorso 8
dalla morte di Don Bosco, c<giudicò conveniente interpel-
larne i Vescovi delle due provincie ecclesiastiche di Toiino
e Vercelli, che sul principio deIlo scorso maggio si raccolsero
presso di lui per affari di alto rilievo B; e <<igliorno otto di
detto mese i 20 Vescovi, radunati nel Palazzo Areivescovile,
V I - i? un altro Don Bosco
515
convennero ad unanimità sulla convenienza di dare prim$io
al Processo diocesano, e parecchi loro fecero altissimi elogi
di Don Bosco));e da quel giorno il Cardinale Alimonda, che
tanto aveva amato ed ammirato Don Bosco, risolse di sod-
disfare al comune desiderio, coll'iniziare il Processo.
u Questi fatti - osservava il Servo di Dio - succedevano
nell'assenza da Torino di me e del confratello Don Giovanni
Bonetti, particolarmente incaricato delta Causa. Giunti a casa
per assistere alla solenni& di Maria Ausiliatrice, trasferita
quest'anno al 3 dell'andante giugno, la Divina Provvidenza
dispose che il giorno stesso di detta festa, mentre un'immensa
calca di fedeli traeva al Santuario in Valdocco a piè della ,
Madonna, si facessero gli atti preliminari pel Processo di
Beatificazione del suo devotissimo Servo, onde all'indomani,
vigilia del Corpus Domini, si poteva gia tenere la prima Ses-
sione del tribunale eletto dall'Eminentissimo Cardinale, alla
quale presiedeva Egli in persona )). Le accennate circostanze,
del mese di maggio, della festa di Maria Ausiliatrice, del
mese del Sacro Cuore di Gesù e della vigilia della solennità
del Corpus Domini, e l'arrivare così presto a dar principio a
cotesti atti, eran per Don Rua un pegno di speciale bene-
volenza del Cielo e una caparra di felice riuscita.
E rilevando, che s se pel buon esito di qualsiasi affare
è necessario I'intervento di Dio, questo intervento è indispensa-
bile nella Causa di Beatificazione dei suoi Servi,, ordinava
che in tutte le Case Salesiane si facessero speciali preghiere:
((Al mattino, prima che si esca di chiesa, si canti, e s e il
picco1 numero od altra circostanza no1 permette, si reciti
l'inno Veni Creator col relativo Oremus ed un Pater, Ave
e Gloria in onore dello Spirito Santo; e alla sera, dove si da
la benedizione col SS. Sacramento, si canti I'Ave, maris
Stella; e dove questa non ha luogo, si reciti, dopo le orazioni
comuni, una Salve, Regina a Maria Ausiliatrice colla.giacu-
latoria: Maria, Auxiliunz Christianorum, ora pro nobis. Af-
finchè poi, e soci ed allievi prendano viva parte a queste pre-
ghiere, i direttori si daranno premura di informarli dello
scopo, e di esortarli, di quando in quando, lungo l'anno, a
praticare eziandio qualche altro atto di pietà, specialmente

29.9 Page 289

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516
IV - Successore di Don Bosco. - Ptimo periodo
fervorose Comunioni, secondo la divozione del proprio
cuore D.
Insieme con la preghiera, con fervorose parole che
delineano il programnla del buon salesiano, raccomandava
l'imitazione delle più caratteristiche virtù del Padre:
« Ma se raccomando la preghiera, molto più caldamente
vi esorto che a questa uniate la pratica della virtù, per renderla
efficace presso al trono di Dio e della SS. Vergine. Si, miei
carissimi figliuoli, facciamo tutti vedere che non siamo alunni
indegni di un Maestro, del quale la Chiesa giudicò di cominciare
cosi presto la Causa di Beatzjìcazione. Attendiamo ognuno
con ardore all'osservanza della Santa Regola, che Egli ci ha
dato per santificarci. Pratichiamo con esattezza le virt21, che
formano un buon religioso; sianzo obbedienti per motivo di fede;
siamo casti, perchè la castità deve essere la gemma più splendida
nella corona dei Salesiani; siamo caritatevoli, paxienti, man-
sueti verso il prossinfo, specialmente verso la gioventù, che ogni
anno il buon Dio cosi numerosa invia alle nostre case. Se poi
per riuscire tali, ci tocca fare dei sacrzjìci, facciamoli generosa-
mente, ricordando che il nostro Don Bosco, ad imitaxione del
Divin Salvatore, per la gloria di Dio e per la salvezza delle
anime, sacrzjìcò se stesso, facendosi nostro modello e nostro sti-
molo sino alla morte )>.
La sera del 23 giugno, a Valdocco, si volle tributargli
l'omaggio della riconoscenza che riuscì, come sempre, una
gara d'affetto, semplice e familiare; e nella mente e sul lab-
bro del Servo di Dio tornò vivo il pensiero di Don Bosco
e il ricordo delle sue virtù, a stimolo al bene e ammaestra-
mento a tutti.
Inni, poesie, canti, e corone di Comunioni ed altre sante
promesse, sgorgarono affettuose e festanti dal cuore degli
alunni. mancarono i doni; i calzolai gli presentavano un
paio di scarpe; i sarti una talare ed una mantellina; i fabbri
un cancello per la nuova cappella delle Figlie di Maria Au-
siliatrice in Valdocco; i falegnami un inginocchiatoio-confes-
sionale; i legatari e i librai varie opere egregiamente rilegate;
gli scultori una statua della Madonna di Lourdes; i lavora-
tori in plastica una statua del S. Cuore; i tipografi compo-
/
V I - & un altro Don Bosco
5x7
sitori ed impressori le medaglie e i diplomi d'onore che avevano
ottenuto all'Esposizione Vaticana, all'Internazionale di scienza
e d'industria a Bruxelles, ed a quella Universale di Barcel-
lana. 1( Si vollero - osservava il Servo di Dio - presentar
saggi di tutti i laboratori della nostra casa, ma se ne dimenticò
uno della massima importanza; fu dimenticata la panatteria!...
Eppure è il laboratorio che si fa ricordare di più a chi deve pa-
gare, perchè abbonda di uscite, e non ha entrate! )).
All'indomani anche gli antichi allievi gli si stringevano
intorno con devozione filiale; ed egli diceva loro:
e I1 rivedervi mi è sempre caro, perchè mi richiama al
pensiero le varie epoche della mia vita, o meglio mi rammenta
il nostro caro Don Bosco nei vari periodi del suo apostolato.
Chi me lo ricorda a S. Francesco d'Assisi, chi nei primordi,
dell'oratorio qui a Valdocco: questi quando incominciava
ad allargare le sue tende, quegli quando cominciava a portarsi
altrove; altri, allorchè non bastandogli più l'antico continente,
coi suoi pensieri ed affetti valicava l'Oceano e vi mandava
i suoi figli; e tutti, con la vostra presenza, mi ripetete che Don
Bosco fu sempre l'amico, il cons&liere, la guida della gioventù.
)) Voi mi fate complimenti..., ma io credo, e voi sarete
dello stesso avviso, che i nostri cuori debbano a Lui rivolgersi
e a Lui gridare un cordiale evviva, mentre dal canto mio debbo
pur soddisfare un bisogno del cuor mio gridando: Evviva
i nostri amici! Evviva i degni antichi figli di Don Bosco!...».
Quella sera, in fine del trattenimento commemorativo del
Fondatore, parlando ai giovani dell' Oratorio: t<Rinnovo,
diceva, i complimenti e i ringraziamenti a tutti, e mi rallegro
con voi... Siate lieti anche voi di sentir tanto lodare il nostro
caro Padre; ma ricordatevi che noi, suuifigli, dobbiamo mostrarci
degni di tale titolo. Non vepognatevi di mostrare a lui tutta ,
la vostra riconoscenza. La riconoscenza è una v+tù tanto cara
al Signore ed agli uomini... E per renderci degni suoi figli, imi-
tiamolo nell'occupar bene il tempo. Egli non perdeva un minux-
zolo di tempo. E formava la meraviglia di tutti il veder come
potesse trovar modo a far tante cose... I n casa, fuori, sulla fer-
romu, ovunque si trovava, impiegava bene il tempo. Anche
voi fate cosi. Non pretendo che lavoriate di notte, in tempo di

29.10 Page 290

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s ' ~ IV - Successore di Don Bosco. - Primo penenodo
ricreazione; ma il tempo di studio e di lavoro occupatelo seria-
mente con diligenza. La fuga dell'ozio sarà sempre un gran
mezzo per conservarvi degni figli di Don Bosco >).
I1 giorno di S. Pietro benedisse la nuova chiesa dell'ora-
torio femminile in Valdocco; un gran numero di giovinette
assistè alla cerimonia; ed egli, dopo aver annunziato una
speciale benedizione del Santo Padre, ricordava come quella
bella chiesuola si dovesse ad una grazia di Don Bosco; e
come l'inaugurazione, che si era attesa per la festa dei Santi,
per Natale, per S. Giuseppe, per Pasqua, per Pentecoste,
finalmente fosse giunta il giorno di S. Pietro, fondamento
della Chiesa Cattolica, ed aila chiusura del mese del S. Cuore.
((Ornai Gesic ha posto qui la sua dimora - proseguiva
con affetto - qui troverete sempre il suo Cuore dolcissimo;
qui potrete trattenervi con lui. So che v i k fra voi la Compagnia
del S . Cuore, che molte vi appartengono ed altre desiderate
di appartenervi; era quindi più che conveniente che si apparec-
chiasse per il Sacro Cuore di Gesù questa chiesa s.
E, con vivezza di fede, dava a tutte, grandi e piccole,
preziosi ammonimenti:
ct Fortunate voi, se saprete approfittare della bontà di
Gesù. I1 profeta esclamava: Quam diZecta tabernacula tua,
Domine virtutum; concupiscit et dejiicit anima mea in aria
Domini; eppure non aveva che un emblema della presenza
di Dio. Quanto più dobbiamo dirlo noi che abbiamo la for-
tuna di possedere Gesù Cristo in Corpo, Sangue, Anima e
Divinità. Com'abbiam ragione di esclamare collo stesso Da-
vide: Metior dies una in atriis tuis super millia! Sì, venite vo-
lentieri, state in chiesa con gusto. Il tempo più bello della gior-
nata è quello che passiamo in chiesa; non potrebbesi in nessun
sito trovar miglior compagnia! Se qualche volta accadrà che
le funzioni siano alquanto più lunghe, non annoiatevi; forse
sarà la volta che riporterete maggior vantaggio. Anzi voi non
contentatevi di venir quando è l'ora delle funzioni; ma se
potete venire in altri tempi ancora a far qualche visita a Gesù
in Sacramento, fatelo volentieri. Egli è sempre qui, disposto
a ricevere le vostre dimande, a consolarvi, e a spargere su voi
le sue benedizioni n. E ricordava la santità della casa di Dio,
V I - È un altro Don Bosco
5'9
alla quale si deve tutto il rispetto; quindi, in essa non ciar-
lare, nè commettere irriverenze. San Girolamo diceva nella
Grotta di Betiemme: - Come tu, infame, pretendi com-
mettere lascivie in questo luogo stesso, dove nacque il frutto ,
benedetto di un'intemerdta verginità? Non temi che tuoni
contro di te il Diviri Bambino coi suoi vagiti? Non pa~enti
che ti saetti colle sue occhiate severe la gran Vergine Madre?...
- Non inferiore in santità è la Chiesa; anzi, direi, è più
rispettabile per la continua presenza di Gesù... s.
A tutti, ammirabile e straordinaria appariva la santità del
Servo di Dio in ogni circostanza, e, del pari affascinante, pur
nella sua semplicita, la sua parola. I1 13 luglio un gruppo
di Venezuelani, reduci da Roma, si portavano a consegnargli
un'istanza dell'Arciv~covodi Caracas per ottenere la fonda-
zione di una casa salesiana in quella capitale. Capo della ca-
rovana era i1 parroco di i\\ilaiquetia, che pochi mesi prima
aveva caritatevolmente accolto il chierico Eterno, caduto
gravemente infermo durante il viaggio verso la Colombia:
e: a Da tempo - rispondeva loro Don Rua - siamo in ot-
time relazioni con quella Repubblica; fin dal 1886 il venerando
Arcivesc6vo di Caracas era venuto in persona a chiedere i
salesiani, e Don Bosco si era preso a.cuore il desiderio del
pio Pastore di quella vasta diocesi, deliberando d'inviare
in quella lontana terra i carissimi suoi figliuoli. Ma finora
i nostri non furono che desideri e voti. Ultimamente, però,
la Divina. Provvidenza rese più stretti i vincoli di amistà
e più vivi i sentimenti di riconoscenza che legano i Salesiani
a quella nazione, e volle- anzi che si trovasse nascosto i n quel
suolo il seme, che farà germogliare bentosto un'istituzione
salesiana >>.
I1 20 luglio si raccoglievano ad agape fraterna gli ex-al-
lievi secolari; e il sac. Domenico Griva, Pievano di Cunico
d'Asti: «Don Bosco non è più; - diceva - ma il suo spirito
è con noi. Come già Elia designò il suo successore Eliseo e, col
mantello, gli regalò da parte. di Dio lo spirito profetico, cosi
Iddio per mezzo di Don Bosco volle che il suo primo successore
fosse scelto direttamente da lui, senz'attenersi strettamente alle
Costituzioni della pia Società da lui fondata. Ecco, amici, al

30 Pages 291-300

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30.1 Page 291

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520
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
posto di Don Bosco il nostro Don Rua! Egli fu già a noi compa-
gno, a Don Bosco figlio; ora egli è per noi lo spirito di Don Bosco;
e siccome 10 spirito di Dio compiè per mezzo degli Apostoli
l'opera di Gesù Cristo, Don Rua compird l'opera di Don Bosco;
e se noi abbiamo stabilito di radunarci ancora ogni anno nel
giorno onomastico di Don Bosco e commemorare questo giorno
noi antichi allievi di Don Bosco colla presenza & Don Rua...
si è perchè in Don Rua sentiamo qualche cosa di Don Bosco:
la sua persona, la sua voce, i2 suo dire, per noi sono tutte cose
di Don Bosco!... Don Bosco ci guardi dal cielo, Don Rua ci
conforti dalla terra, ed entrambi ci guidino alla vera gloria )p.
Anche il tipografo Antonio Zanetta, nel medesimo giorno,
faceva un'identica dichiarazione: << Tra i fiori più belli del
suo giardino, Don Bosco ne scorse uno bellissimo; con partì-
colare amore lo edueò, con ingegnoso studio lo volle, dirò cosi,
plasmato a modo suo, lo mise a parte dei suoi progetti, gli af-
$dò i segreti, l'anima ne conformò alla sua, lo predestinò ad
essere il primo ornamento di quel serto che il tempo e l'opera
intreccieranno alla Salesiana Congregazione.
a E ben s'appose i1 solerte giardiniere, giacchè il bellis-
simo fiore, il nostro Don Rua, venne via via imitandolo,
comprendendolo, aiutandolo, e dacchè si diede a Don Bosco,
gli fu sempre ed ovunque indivisibile compagno; egli il fido
aiuto nelle ardenti imprese, il figlio amorevole, ed argomento
di consolazione nei momenti di dolore.
un
a>)l- tro...Il
vostro primo Retfwe
Ascoltatelo, amatelo,
è morto, ma ne sarà eletto
ubbiditelo, pregate per lui
come avetefattoper me,- scriveva ai figli nei suo testamento;
ebbene, sì, amiamolo, dico io, amiamolo come Don Bosco;
se Don Bosco è volato al cielo, a Don Rzla 2uzciò l'amore, il
gemo, il cuore ».
I1 Servo di Dio rispondeva: iiViva i $gli di Don Bosco!
Son molto lieto di rivedervi; noi commilitoni proviamo sem-
pre un gran gusto nel richiamare le antiche avventure. Sa-
pete che ho fatto quest'anno lunghi viaggi; dappertutto ho
trovato non solo stima e benevolenza, ma vero entusiasmo
per i figli di Don Bosco. E un titolo che ci onora. Naturalmente
la gente si aspetta da noi esempi di cristiana virtù, di pietà,
- V I È 86% altro Don Bosco
521
di onestà... )). Svolta questa raccomandazione, raccomandava
preghiere per il felice corso dell'iniziata Causa di Beatifica-
zione.
E sempre, nel desiderio di promuovere la memoria e la
devozione a Don Bosco, come aveva spedito ai principali
benefattori d'Italia e dell'Estero la fotografia della sua salma
presa nella chiesa di San Francesco di Sales, ed altre imma-
gini con reliquie, ora diffondeva anche la grande oleogra-
fia del ritratto del Rollini, e con frutti consolanti. G La ve-
nerata memoria del loro Fondatore - rispondeva in. data
28 luglio il Can. Berteu di Torino, - mi è sempre impressa
nella mente, e lo considero anch'io come una delle anime
sante della nostra Torino. Mi tornò quindi graditissima l'oleo-
grafia inviatami,... che rappresenta al vero le fattezze del
loro amato padre; e specchiandomi in quella fisionomia,
tutta bontà e carità, sèntomi crescere il desiderio d'imitarlo
nelle opere di cari& cristiana...)>.
Oh1 in quanti modi i1 Servo di Dio cercò di render più
cara e venerata la memoria del dolcissimo Padre!
I1 16 agosto gli alunni dell'oratorio si radunavano ai piedi
di Maria Ausiliatrice per il T e Deum a chiusura dell'anno sco-'
lastico; e egli saliva in pulpito e faceva loro queste esorta-
zioni:
(iIeri tra i drappi e le bandiere che ornavano il cortile nell'acca-
demia per la vostra premiazione, ho letto quanto era scritto a carat-
teri cubitali in diversi cartelli bellamente sparsi qua e colà. In uno
era scritto PIETA.Questo era il primo ricordo che il nostro amato
Padre soleva dare ai giovani nel ritorno alle loro case per le vacanze,
ed io ve lo ripeto a nome suo.
i> Pietà: perciò recitate bene ogni giorno le orazioni del mattino
e della sera; assistete possibilmente ogni giorno alla santa Messa,
anzi datevi premura di servirla devotamente; fate ogni giorno una
visita a Gesù in Sacramento e, se potete, ricevetene la benedizione,
che forse nelle vostre rispettive parrocchie si suo1 dare ogni sera.
>> Pietà: frequentate con coraggio cattolico i sacramenti della
Confessione e della Comunione, come avete fatto lungo Sanno ,qui
all'oratorio. Alle feste, oltre alla Santa Messa, recatevi alle prediche
ed alle altre sacre funzioni parrocchiali; darete cosi edificazione al
prossimo e adempirete i vostri doveri di buoni parroccfiiani.
I) In un altro cartello era scritto: LAVORO. Sì, anche nelle vacanze,

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522
-IV Successore di Don Bosco. - Primo pwiodo
fuggite l'ozio: Onznem malitiam docuit otiositas. Occupatevi in lavori
materiali, ne ricaverete utile per la vostra sanità; occupatevi in lavori
intellettuali a profitto negli studi.
1) Lavoro. Nel raccomandarvi questo importante ricordo, non
debbo tacere di un pericolo non leggero che dovete risol~tamente
superare, e questo si è. quello che vi proviene dalle cattive letture.
Queste letture le incontrerete in cattivi giornali, in cattivi libri. Man-
tenetevi lontani da siffatta peste pel bene che bramate alle anime
vostre.
n Terzo ricordo, importante ricordo, viene richiamato alla vostra
memoria da altra importante parola: EDUCAZIONÈE. questo un ri-
cordo, direte voi, che faccia per il tempo delle vacanze? Si, miei cari
figliuoli, manifestate in casa e nei paesi vostri, a cui ritornerete, la
cristiana e civile educazione ricevuta in collegio. Siate rispettosi ed
affezionati verso i vostri parenti; manifestate riconoscenza verso gli
antichi vostri maestri, e specialmente verso i vostri benefattori. Non
tralascio poi di raccomandarvi che salutiate col dovuto rispetto le
Autorità ecclesiastiche e civili del vostro paese e tutte quelle altre
persone che per qualche titolo meritino pubblicamente questo segno
di riverente saluto. Ricordatevi che *dovete essere buoni cristiani e
virtuosi cittadini, non solo tra le pareti domestiche, p a anche, anzi
specialmente in pubblico.
n Ultimo ricordo vi è. dato dalla parola che tra le prime spiccava
in quei cartelli che circondavano ieri la vostra festa. Voi forse non
la ricordate più, io ve la richiamo a mente: ?OSTANZA. Oh la virtù
della costanza è. la virtù dei magnanimi, dei forti! A che giovano
buoni principii senza costanza? A che tanti propositi? Sfumeranno
come leggeri vapori al vento, non saranno che vaghe illusioni. Siate
costanti nel bene incominciato e sarete felici*.
E, da santo Ministro di Dio, ad accendere in alcuni il
desiderio di fermarsi, o, almeno, di tornar più presto all'om-
bra del Santuario di itlaria Ausiliatrice, come in porto sicuro,
soggiungeva:
<iOra, o cari giovani, mi rimane a dire a quelli che si fermano
nell'oratorio che anche qui passeranno lietamente e con frutto le
loro vacanze: avranno passeggiate, teatrini, trattenimenti accademici...
e per gli altri mi viene dal cuore un'amara parola, ed è. la parola del-
... l'addio.
» Addio, cari figliuoli, addio! Ci rivedremo ancora su questa
terra? Alcuni forse non ci rivedremo mai più. Oh! preghiamo che ci
possiamo tutti rivedere in paradiso. Altri invece ritorneranno fra non
molto all'Oratorio. Preghiamo, perchk al ritorno ci possiamo rive-
dere tutti sani e salvi, nell'anima e nel corpo.
- V I 2 un altro Don Bosco
523
» Voi partite, o cari figli; portate pertanto i saluti dei vostri su-
periori ai vostri cari parenti, ai vostri benefattori, alle Autorità reli-
giose e civili dei vostri paesi, e non mancate di cordialmente salutare
a nome nostro i Cooperatori e le Cooperatrici Salesiane, mediante
il cui aiuto vanno fiorendo le opere nostre. Addio, o cari figli, i1 Si-
gnore vi benedica e vi ricolmi di sue grazie».
Quel medesimo giorno, 7 5 O anniversario della nascita di
Don Bosco, il pensiero di Don Rua indugiava sugli esercizi
spirituali, ai quali ogni anno sogliono attendere i Salesiani;
e, mosso dal fervore della carità, scriveva ed inviava ai di-
rettori una circolare, nella quale suggeriva savie norme per-
chè tutti avessero a trarne il maggior profitto. Per lui il primo
dovere derivante dalla santità del Padre era la santità dei fi-
gli, e , questa, una prova di quella, indubbiamente indiretta,
ma la più bella, la cara, la più desiderata.
Ecco i preziosi suggerimenti che dava ai Salesiani, perchè
potessero esser dawero degni figli di Don Bosco, studian-
dosi d'avanzar nella perfezione e procurando di salvar molte
anime.
<Ai LCUNE NORME ED ARGOMENTI che COZVWÙ sia0 p ~ Y t i ~ 0 ~ a ~ ~ t e
incnlcati dai stlpeviwi che preszideranno e dai predicatori' nei prossimi
Esercizi spirituali.
IN GENERALE: - 10 Pazienza nel sopportare i difetti dei con-
fratelli, awisarli, correggerli con carità, ma prontamente. Così pure
pazienza e carità nell'istruire gli allievi, senza far uso di troppo ri-
gore, di gravi castighi e senza mai trascorrere a percosse. - 20 Eyi-
tare le critiche, il biasimo, le mormorazioni, difenderci a vicenda,
e aiutarci materialmente e spiritualmente.
n SPIRITO DI SACRIFIZIO. - 30 insistere sullo spirito di sacrifizio,
cio&sul sacrificarsi volentieri per Dio e per le anime, ad imitazione di
S. Francesco di Sales e di Don Bosco, nostro Padre. - 4 O Non mai
lagnarci sulle cose comandate, sui rifiuti che talora si ricevono; sugli
apprestamenti di tavola, di abiti, sulla scelta dei lavori, sulla qualità
2 . de li impieghi, sulle tr~holazionidella vita. - 50 Non si rifiutino gli
u ci anche più gravosi e meno appariscenti, come fare scuole infe-
riori, assistenze nei laboratori; e ci6 sull'esempio del Divin Salvatore,
dei Santi, di Don Bosco.
)) STUDIO DELLA PROPRIA PERFEZIONE. - 60 Ciascuno lavori in-
torno a se medesimo per formarsi un carattere di buon salesiano dolce
e mansueto, e percib cerchi frenare la irascibilità, moderarla, reggerla

30.3 Page 293

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5-24
- - IV Successore di Don Bosco. Primo periodo
colla ragione, affinchè, in un cattivo incontro, non si vada alla vio-
lenza, come pur troppo accade sovente. - 70 Ricevere in buona parte
gli awisi dati in generale ed in particolare, ed anche mostrarsi ar-
rendevoli ed accondiscendenti all'altrui parere e desiderio, quando non
si tratta di falsi principii o deli'offesa di Dio, sia per l'amore della
pace e della buona armonia, sia per non divenire caparbi, o testardi
ed inflessibili. - 80 Non mai il salesiano ricordi- qualche ingiuria
ricevuta per farne rimprovero o vendicarla. - 90 Le cose passate,
e già quasi generalmente dimenticate, non vengano più richiamate
per farne biasimo.
)I CURA DEGLI ALTRI. - 100 Somma cura nel fuggire e far fuggire
qualunque opera, parola scandalosa, o che si possa interpretare come
tale. - 1x0 Raccomandare molto che si eviti qualsiasi atto, che più
o meno possa ingenerar sospetti in materia di castità, riflettendo che
- abbiun da far con giovani, ai quali si allude nella nostra Regola al
capo V, no 3 [qui humanis cupiditatiOusjam fuerzmt suhacfi]. lzOSol-
lecitudine e sforzo generale per rendere i Salesiani capaci a compiere
esemp!armente i doveri del proprio stato. - 130 I direttori, i prefetti,
i consiglieri, compatiscano molto i chierici, siano maestri, siano assi-
stenti, che per la prima volta si mettono a quell'uffizio; li aiutino, li
consolino, li incoraggino con belle parole, e cerchino di formarli giusta
- la loro capaciti, riflettendo che tutti i principi sono difficili, e che
nemo repente fif s1~9nnzu~. 140 Si abbia gran cura di ossensare e fare
osservare le pratiche di pietà, quali ci vengono prescritte al capo
XDeIlIiIbedrealzleionnoi..s.trI).e Costituzioni e della Distinzione 111, capo I1 delle
Fin dai tempi di Don Bosco a Nizza Monferrato, nel
mese di agosto, si teneva un corso d'esercizi spirituali per
signore e maestre, e Don Rua non mancava mai di recarsi
a presiederli e a tener la predica di chiusura. Quell'anno,
dopo aver accennato che avevano udito tante belle cose,
lasciava loro un solo ricordo, «contenuto - diceva - in
poche parole che Gesù v'indirizza: Pone me ut signaculum
super coi tuum, ut signaculum super brachium tuum>>e, le
spronava ali'amore di Nostro Signore.
AMAR GEsÙ; amarlo cogli affctti del cuore e amarlo colle opere.
Vi furono dei Santi che impressero realmente sul loro petto il nome
e la figura di Gesu; e ricordo di aver visto, in mia gioventu, persone
che portavano l'immagine del Crocifisso impressa fra carne e pelle.
Così essi materialmente ortavano il memoriale, il suggello di Gesù
sul loro cuore, sul loro iraccio. Io non pretendo questo; bensì che
lo portiate spiritualmente stampato nel vostro cuore.
- V1 2 uun altro Don Bosco
525
I) r o - NEL VOSTRO CUORE. Voi avete meditato in questi esercizi
quanto Gesù ha fatto per noi, e come per conseguenza meriti di es-
sere amato da noi. Egli, figliuol di Dio, Dio egli stesso, discese dal
cielo in terra, conducendo una vita povera ed umile a nostra istru-
zione, assoggettandosia patimenti e ad una morte ignominiosa. Perchè?
per la salvezza nostra, per riscattarci dalla schiavitù del demonio,
ed aprirci le portc del paradiso. Quanta bontà, quanta carità, qual
amore per noi! Oh come si merita di essere da noi riamato! Amia-
molo, adunque, con tutto il nostro cuore; i nostri affetti siano a lui
rivotti; pensiamo sovente a lui; amiamolo sopra tutte le cose ed i
nostri pensieri ed affetti portino sempre il suggello del nostro amore
a Gesù.
>> Come praticava bene questa massima S. Bernardo, che escla-
mava che niilla gli pareva bello, dolce, dilettevole, se nonv'incontrava
il nome di Gesb. Come praticava bene questa massima S. Francesco
di Sales, che diceva che se avesse conosciuto che anche solo una fibra
del suo cuore non fosse stata accesa d'amore a Gesù. avrebbe voluto
strapparla. Come praticavala bene il nostro caro padre Don Bosco,
che, in tutte le sue opere e conr,ersazioni, sempre aveva di mira Iddio,
di far conoscere ed amare Gesù.
I) Amiamolo anche noi così, e giammai permettiamo che s'annidi
nel nostro cuore il peccato, nemico capitale di Gesù. Se ci accorgiamo
che voglia insinuarsi nel nostro cuore con affetti peccaminosi, lihe-
riamocene prontamente.
» AMIA~XOGESÙNEL SS. SACRAMENTO. Non contento di spargere
il suo Sangue, di dar la sua vita per noi, nell'infinita sua carità Egli
trovò modo di perpetuare la sua presenza fra di noi, coil'istituzione
dell'augusto Sacramento dell'Eucarestia. Deliciae meae esse cum fili&
hominum; non già perchè noi possiamo renderlo più felice, ma p b
effetto dell'immensa sua carità, che voleva trovarsi tra noi a spargere
a larga mano le sue grazie; perche avessimo maggior facilità di awi-
cinarci a Lui, di aprire il cuore alla confidenza in Lui. Oh! dunque
venite a trovar Gesù, a visitarlo, a tenergli compagnia nel SS. Sa-
cramento, nelle sacre funzioni, nelle processioni, quando è portato
agl'infermi. Venite a riceverlo con frequenza nella Santa Comunione,
e sempre colle debite disposizioni. Come fa pena a veder chierici
accostarsi alla Sacra Mensa senza preparazione e senza ringrazia-
mento. Veder sacerdoti entrar in sacrestia, subito vestirsi e ancora
litigare col sagrestano, e, dopo, appena dir qualche breve preghiera
e poi partire, o mettersi a discorrere.
>> AMIAMO Gmù E, per far piacere a lui, per maggiormente ono-
rarlo, AMIAMO EZIANDIO LA SUA SS. M.ADRE;onoriamola come Madre
di Dio. Abbiamo tutta la confidenza nella sua potenza, e pie?.
Un buon figlio desidera grandemente che la propria genitrice sia
rispettata, onorata ed amata. Quanto più Gesù, che ci diede l'esempio

30.4 Page 294

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$26
- 1V SUCC~SSdOi YD~on Bosco. - Prinzo periodo
ricolmarla di tante grazie e privilegi! Oh!,dunque seguiamo l'esor-
ione di Gesù che ci dice: - Pone me u f szgna+um $Up@' to? tmLm.
,)
I n pari tempo mettiamo pur in pratica l'altra parte della
a esortazione: UT SIGNACULUM SUPER BRACHIUM TUUMIl b. raccio e le
ani sono simbolo delle opere. Nelle n o g e opere adunque conser-
sempre memoria di Gesù; anzi siano le nostre oc,upazioni
n continuo ossequio a Gesù. In che modo? coll'?ffidarci a. lui al
attino ed alla sera; anche durante il giorno pensiamo a lui, con-
- m,a)nLdaovolreanndoostpreerolpueir,ecoenafoffrimdaenrdeomcoi,alelnuoi.stre Opere al SUO gusto;
volta interrogheremo noi medes~mi: Piacerà a Gesù questo
10i)lacvaomroe?riel
modo in cui mi diporto?
a ~ e s sùia generoso, intraprendendo
per
arnor
9
lui
anche le cose difficili, spiacevoli, ripugnanti; gFnefOS0 nel farci sop-
portare con pazienza le contrarie&, le tribolazioni, nel farci perdo-
,> nare facilmente e prontamente le ingiurie.
A~~~~ G C ~ Ùed onorarlo nella persona de' suoi ministri e de/
superiori: Q& spernit, me spernit. Rispettiamo il parroco e gli
altri sacerdoti, essendoci dati come maestri e guide,,ricorria~no
loro per consigli nelle nostre dubbiezze, sul modo di compo:tarcl
in famiglia, nei laboratori, nelle conversazioni, ne!le dlfficolta che
incontreremo; potremo anche da loro essere aiutati a sormonrarle.
onoriamoli, parliamone bene, ed anche prendiamone le difese,
quando si può, impedendo le mormorazioni contro cli essi, mettendo
in pratica l'awiso di quel santo giovinetto, amico di Don Bosco:
, - D& sacerdoti, O pmlarne bene, o non parlarne affatto.
~~i~~~ Gesù nelle siie membra, che sono i poverelli; ricordia-
moci di quanto egli ci dice a questo proposito, che qualunque cosa
a facciamo pei suoi infermi, pei bisognosi, pei poveri fanciulli,-gli 1%
considera come fatta a se stesso. Amiamolo coll'aiutare far 11
&ismo, col vestirlo, addobbando i suoi altari, le sue chiese, secondo
le proprie forze e condizioni. Amiamolo c o l l ' i m p e ~la bestemmia
ed i cattivi discorsi, ed ogni qual volta ci sia possibile col Promu0,-
vere le opere che tendono a farlo conoscere, Come Sono le hfisslonl,
,) le Associazioni Cattoliche...
per riuscire poi a non lasciar estinguere diminuire l'amofe
verso Gesù, anzi ad averlo ognor piu, vi esorto a fare uno studi%
-s-,i-~lavita di Lui, sui suoi insegnamenti, meditando e leggendo tanti
ottimi libri...
>) Oh! dunque pratichiamo l'esortazione di Gesù: Pone me ut
s{g-iiacuZumm? tuum, nt signaculum super brachium~tuum:con amarlo
coi più caldi. affetti e con lavorare sempre per Lui$.
E qui possiam dare un nuovo saggio della sua pie&, della
sua carità e del suo zelo, riportando il sunto di alcuni dei
- E un altro Don Bosco
527
chiusura dei vari corsi d'esercizi spi-
i delle Figlie di Mafia Ausiliatrice, a
prendere parte. Eran per Iui due mesi
so e il più edificante.
Agli aspiranti salesiani, a San Benigno Canavese, dava
tre ricordi: - Un nemico da fuggire, la mormorazione; m
amico da coltivare, Gesù in Sacramento; un rifugio a cui
ricorrere, Maria Santissima.
Anche ai Salesiani ed alle Figlie di Maria Auciliatrice
dava quasi gli stessi ricordi: un nemico da fuggire, una
guida da seguire, ed una funicella n.
- uo IL NEMICO È LA MORMORAZIONE: Custodite vos a murmura-
tione, dice lo Spirito Santo. Egli paragona il mormoratore al ser-
pente: si mordeat serpens in silentio, nihil eo mims habet qui occulte
detrahit. Cosi fa il mormoratore; sorprende a tradimento, senza che
l'avversario possa difendersi. Quante volte un amico, un confratello,
che gode buona riputazione, pef causa del mormoratore, cade nel
disprezzo, nell'odio dei suoi confratelli. Quante volte un superiore
perde la confidenza dei suoi subalterni, per causa del mormoratore.
Udjte come il Signore abborre il mormoratore: Se* sunt pae odit
Domiilm, et septem detestatur anima eius. Chi è questo infelice?...
Profeventem mendmia, te~temfaìiacem et eum qui seminat inter fmtres
distoudias. Che cosa pertanto si dovrà fare, quando si sente qilalcuno
a mormorare? Cercare d'impedire, prendere le difese, specie se fosse
contro i superiori; e riguardo a ciò che si 6 udito mettiamo in pra-
tica l'avviso dello Spirito Santo: Audisti verbum advepsus proximum
tuum? Commwiatur in te, $ d a quoniam non te dinur~zpet.Così dicasi
pure delle parole di disprezzo, dei titoli ingiuriosi, che soglionoessere
causa di tante insubordinazioni.
8 z0- UNA GUIDA: San le Regole. Per regole intendo le Costituzioni
nostre, le Deliberazioni dei Capitoli Generali, il Regolamento delle
Case. I1 rispetto che dobbiamo avere alle nostre Costituzioni si può
imparare da quel che si fa in altri Ordini. Cbiamasi Santa Regola;
leggesi in ginocchio, o a capo scoperto. Codice inappellabile, consi-
derandolo come dato da Dio a noi. Le Deliberazioni sono la spie-
gazione pratica delle Costituzioni (studi che se ne fece; vantaggi nel-
l'osservarle).
n 3O.- UNA FUNICELLA con cui legarci tutti insieme: LA CARITA: In
hoc cognoscazt omnes p i a discipuli mei estis, si dilexmitis ad iumiem.
Amatevi a vicenda, pregate gli uni per gli altri, aiutatevi, consolatevi,
edificatevi 'vicendevolmente. Non un amore sensibile, sdolcinato...
ma un amore forte, generoso, paziente, che ci porti a sopportarci,

30.5 Page 295

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r-8
-fV. - Successore di Dom Bosco. Primo perzoao
ire i difetti, a prestarci aiuto, anche a costo di sacrificio,
are facilmente i dispetti. b a t e v i , con non mai mymorare,
pensar male; sempre pensate bene dei confratelli e tantq
- se ;h dei
:
e mettete in pratica l'avviso di S. Francesco dt
un'azione o parola del tuo prossimo ha cento aspetti,
t. novantanove pare cattiva, e sotto uno solo pare buona, ri-
dala sotto l'aspetto buono.
i facendo, frcggendo quel NENIICO, seguefido quella GUIDA e
andov; con quella FUNICELLnoAn, mancherete di fare molto bene
rrloria di Dio ed a vantaggio delle anime...h
Al principio del nuovo anno scolastico (1890-1891).
ensiero di Don Rua tornava premurosamente alla regolare
oSseman?,a nelle singole case; e nel desiderio di veder fio-
renti, in ciascuna di esse, le tradiioni inculcate dal Fonda-
tore, scriveva ed inviava ai Salesiani. in data io novembre,
un'altm circolare, nella quale accennava le ragioni di parti-
colar compiacenza che aveva provato nelle visite fatte ad
4 _a buona porte delle case che la Divina Bow.drnao c i
eolle a$&e>>, ed alcuni inconvenienti da eliminare. Sono
spuntidi carattere privato, se si vuole; ma conviene rilevarli,
per comprendere l'amore della perfezione e la delicatezza
dell'anima del Servo 'di Dio.
La prima dichiarazione era la gioia provata nel vedere in
q
u
a({cvonpicoeststoo
fosse universalmente
assicurare che fu una
tenuto Don Bosco:
delle mie grandi consola-
zioni il vedere quanta venerazione si ha per ogni Parte verso
di fui e quanta fiducia nella sua potente intercessione; come
pure mi riempiva di gaudio il racconto che per ogni dove
udiva di grazie, ottenute mediante ricorso a lui...
,) Altra consolazione, che provai nei miei viaggi, fu
quella di veder le nostre Case tutte bene amiate, tutte $0-
vrabbondanti di allievi, ed in tutte Scorgere Un generale
impegno nei personale Per compiere bene i propri< doveri,
ossemando le Regole e le buone usanze di nostra Pia Società
Aveva anche riscontrato alcune lacune e difetti, e prema-
rosamente li
perchè fossero eliminati:
primo: <<unanotevole trascuratezza nel Canto grego-
riano, che è pure il canto deila Chiesa, quello che special-
mente dovrebbe essere da noi coltivato... 11 nostro amatis-
-<
Gmo Don Roseo ebbe sempre a cuore l'insegnamento di
questo canto: egli stesso lo insegnava, finchè le molteplici
occupazioni non giieio vietarono, e non ammetteva nessuno
aila musica, se prima non avesse compiuto il corso del Canto
fermo. Soleva dire che nulla importa che i nostri ailievi non
sappiano la niusica; ma importa moltissimo che sappiano il'
Canto Gregoriano, giacche, conoscendo questo canto, al
ritornar ne' ~ T Jpaesi, sono per se stessi invitati a prender
parte alle sacre funzioni e riusciranno di aiuto ai Parroci
e di edificazione ai compaesani, ciò che difficilmente suole
avvenire se si conosce soiamente la musica... S i m o al prin-
cipio dell'anno scolastico: sia impegno di tutte le Case d'in-
cominciare n t 0 l'insegnamento dei Canto fermo, anche per
quei che già conoscono la n~usica;s'adoprino i Superiori di
ciascuna Casa di farlo debitamente apprezzare ed amare;
i Maestri di musica studino anche essi e si adoprino per ben
insegnare il Canto Gregoriano; sarà questo non solo un gran
piacere Per me, ma un lodevole ossequio all'amatissimo no-
stro Padre Don Bosco, anzi alla Chiesa stessa nostra Madre.
Alil.0 d e t t o , che trovai in alcune Case, fu I3irrego1a-
riti nella scuola di teologia e di sacre cerimonie pei chierici...
Ricordiamoci che, fra tutte le scienze, la teologia è la più ne-
cessaria, ed è dai sacerdoti che verranno i fedeli ad attingere
i consigli e le norme per ben regolarsi nei iom affari spiri-
tuali ed anche temporaji e per guadagniusi la vita eterna,
come dice il profeta: Labio sacerdotis custodieat .c&tiom et
requireni de ore Pjus, quio AngeIus Domini exercituum
est (Malach., 11, 7 )n.
Fedelissimo imitatore di Don Bosco nell'amore e nella
pratica della povertà, faceva un terza rilievo:
« U n a cosa poi, che si è notata da parecchi dei Superiori
nello scorso anno scolastico, è Za frequenza di p m ~ e ~ i a t e
in ferroviu per divertimento degli allievi. In questo ci vuole '
molta discrezione. 11 nostro amato Padre ci procurava di
quando in quando tali divertimenti, ma quelli erano quasi
Sempre passeggiate a piedi, che servivano a sollevare lo spi-
rito e giovavano mirabilmente a rinvigorire le forze fisiche,
mentre lo scopo religioso delle medesime ed il contegno de'
- 34 Viro dd Seme di Dio iclrEnrle Reo. Vol. I.

30.6 Page 296

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53O
- IV Successore di Don Bosco. - Primo periodo
oi allievi recavano edificazione, dovunque andavano. Far
in ferrovia è perdere quasi tutto il vantaggio delle pus-
te, è un divertimento da signori, da persone comode, ciò
che non siamo noi, nè i nostri allievi)).
Era di una vigilanza insuperabile. Come soleva fare per
cio, quand'era Visitatore delle prime case della Società,
che Rettor Maggiore non mancava, visitando qualunque
casa, d'osservarne attentamente l'andamento, e, sul posto,
di additare al direttore e agli altri superiori quei difetti ed
inconvenienti che dovevansi eliminare, e, talvolta, ne la-
sciava anche un promemoria per iscritto, o, tornato a Torino,
scriveva in proposito una lettera confidenziale.
Eccone un saggio del 1890.
((Da quanto ho potuto vedere io stesso, e da quanto mi venne
riferito da Don Lazzero.....
Nella parte morale, pare che non vi sieno osservazioni a farsi.
I confratelli li trovai tutti animati di buona volontà, di buono spi-
rito. Mi sembrò trovare armonia, concordia tra di loro. Da ciò ne
consegue, che i giovani sono ben avviati, sono buoni, promettono
ottima riuscita. In una parola l'ordine, la disciplina, lo spirito di ca-
rità, la divozione, che formano come la base dell'edificio morale nelle
nostre case, van bene; non mi resta che di raccomandarne la con-
tinuazione.
i) Circa la parte materiale, vorrei poter dire lo stesso, ma debbo
invece notare alcune cosette.
>> Comincio dalla pulizia. Questa lascia molto a desiderare, spe-
cialmente nei dormitori, nelle camere, ecc. Si adduce, per ragione,
la scarsità di personale; ma, parlando cogli uni e cogli altri, esami-
nando a fondo la questione, pàrvemi scorgere, che, chi deve star
dietro a queste persone di casa, il prefetto, buono come il pane, abile
a tener registri, contabilità, corrispondenza, ecc. ecc., non abbia poi
quell'attitudine richiesta presso le suddette persone, per distribuir
loro il lavoro, delinearlo, assisterlo, perchè tutto si faccia nel modo
voluto.
J) Per es. colui che scopa il porticato, lascia i mucchi di spazzatura
in cortile, appena fuori del porticato; vengono i giovani, disperdono
quella roba, ed il cortile resta brutto; pare non convenga delineare
il lavoro sin li, ma ~ o t r e b b essere sin là; cioè quella spazzatura por-
tarla anche un po' più lontano il medesimo individuo, che scopa il
portico. Dico questo caso, perchè si è veduto; potrebbe darsi che ve
ne siano altri simili.
Stando nella parte materiale, pare non si abbia abbastanza solle-
- VI È un altro Don Bosco
53'
citudine nel fare eseguire i piccoli lavori, le piccole riparzzioni. Era
questa una delle cose tanto raccomandate dal sig. Don Bosco, che
la giudicava molto vantaggiosa per l'economia... Alcuni piccoli mali
umori, da parte degli addetti [alla chiesa], nascono per causa di tale
questione. Porto qualche fatterello, che esaminerai colla saggia tua
prudenza.
I> Gli strati o tappeti del presbiterio li devono lasciar per terra;
sono abbastanza preziosi, e ne soffrono. Un tavolato, alto cinquanta
centimetri da terra, per metterli sopra, sarebbe presto fatto: essi di-
cono che si sono raccomandati diverse volte, e fin ora non vi è. Si
son vedute vestine dei piccoli chierici, che accompagnano le funzioni
fuori, proprio brutte, stracciate, indecenti; ed anche di questo dissero
d'essersi raccomandati, ma... ecc.
1) Vi sarebbe ancora qualche cosa a dire, riguardo ai terrazzi, a
certe scrostature che già si notano ali'esterno della nuova chiesa,
come pure di certe infiltrazioni che si scorgono nelle mura della casa,
qua e colà, ma Don Sala [l'economo generale] potrà esaminar meglio
le cose, e trovar modo di rimediare.....
I) Sono poi molto contento d'aver trovato quel numero d'arti-
gianelli che mi aspettava; e sebbene non abbia potuto visitare tutti
i cinque piccoli laboratori, so tuttavia che sono ben ordinati; buon
pronostico di quello che
nua ad assisterci, come
dsopverrao.n..nno.
essere
un
giorno,
se
il
buon
Dio
conti-
E i cinque piccoli laboratori son divenuti una scuola
professionale di prim'ordine!
Davanti allo sguardo del Servo di Dio nitida e precisa
di frequente s'aifacciava la vista dell'awenire, come chiara-
mente appare da esplicite testimonianze.
((Nel 1890 - attesta Don Giovanni Zolin, salesiano -
fui colpito da una sinovite al ginocchio destro che mi rese
impossibile l'articolazione; i medici la ritenevano una perio-
stite, e dichiararono doversi amputare la gamba per scongiu-
rare una morte di consunzione, che pareva inevitabile. La cosa
era decisa, ma Don Rua assolutamente si oppose, e, grazie
a Dio, sono ancor vivo e sano! E vero che il ginocchio, per
non essere stato curato secondo il male, non mi permette
l'articolazione, ma posso servirmene, resistendo a passeg-
giate anche lunghissime D.
Nello stesso anno, Suor Feiicina Torretta, Figlia di Ma-
,ria Ausiliatrice, era direttrice alf'asifo del Lingotto in Torino,
e fu testimone di un caso pietoso. Quel buon parroco, per

30.7 Page 297

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532
- - IV Successore di Don Bosco. Primo periodo
compiere un atto di carità verso una povera famiglia, acqui-
stava una lettiera di ferro, su cui era morta una ragazza tu-
bercolotica. Dopo averlo disinfettato e lasciato per un in-
verno al sole ed alla neve, quel letto venne usato dalla sua
persona di servizio, una donna sui 47 anni, d'ottima salute,
che dopo un mese contrasse la malattia; e siccome l'aveva
t
contratta in seguito all'uso di quel letto, non volle allonta-
narsi. E un mese dopo anche il viceparroco cominciò a tos-
I
sire; e al terzo mese veniva colpito dal male anche i1 parroco.
j
I1 viceparroco si recò alla casa paterna, e mori poco dopo,
j
e il buon parroco andava così rapidamente declinando che
i
più nessuno, nè amici, nè parenti, nè persone del borgo, osa-
I
!
vano visitarlo, ed cra veramente pericoloso; basti dire che
l
i
anche due cani che aveva in casa morirono un dopo l'altro.
!
((Nel corso di sette mesi - scrive Suor Felicina Torretta
j
- lasciavano quest'esilio per volarsene al cielo il vicepar-
roco, il parroco e la serva.
Durante la malattia il sig. Don Rua, avendo sentito
da me la penosa condizione e l'abbandono totale del povero
parroco, commosso alla mia narrazione, oltremodo accorato
mi disse: - Oh! suor Felicina, siate almeno voi l'angelo con-
solatore e tutti i giorni, dopo scuola, andate a fargli visita;
trattenetevi alquanto con lui; consolatelo, perchè non abbia
a sentire troppo forte questo duro abbandono, ed io vi as-
sicuro che, in compenso della carità, il Signore vi libererà
dal contagioso male. - Da quel giorno, io, ogni sera, dopo
scuola, andavo a passare un'oretta in parrocchia, per fargli
compagnia, tanto più che l'ammalato non tenne mai il letto
fino all'ultimo giorno di sua vita. E poichè più nessuno
andava alla sua Messa, ogni mattina, come di consiglio, au-
davo sola ad assisterla, mentre mandavo le Suore a quella
dell'economo, per owiare ogni pericolo. Facevo pure la
S. Comunione da lui... e, grazie a Dio, la promessa di Don
Rua si è completamente awerata.
)) E da notare, che quando m'intrattenevo col povero in-
fermo ogni sera, respiravo l'aria infetta di una piccola saletta,
che durante la malattia non cercò mai di rinnovare. A questo
riguardo il sig. Don Rua mi suggeri di mettere un po' di
VI - 3 E ~ Zaltro Don Bosco
533
spirito e un po' di aceto sul fazzoletto per odorarlo di quando
in quando e poter resistere all'aria viziata.Lo stesso dottore
mi fece awertire più volte di astenermi, perchè il caso era
pericolosissimo. Ma a gloria di Dio e del venerato Don Rua
sono passati 40 anni, e, grazie a Dio, non ho mai provato i
sintomi di tale malattia >>.
Un'altra Figlia di Maria Ausiliatrice, Suor Marietta Sor-
bone, c'inviava e confermava questa relazione:
n Affetta da ulcere cancrenosa allo stomaco, dopo qua-
ranta e più giorni di letto resa quasi immobile, senza poter
nutrirmi in modo alcuno e con vomiti continui, munita
dei Ss. Sacramenti,. stavo attendendo l'angelo della morte,
quando la mattina del 14 dicembre dell'anno 1890, venuto
il venerato Superiore Don Rua in infermeria (nella casa di
Nixza Monfermto), dopo d'aver ascoltata la mia confessione
mi disse:
- Baciate la reliquia di Don Bosco che tenete al collo,
e domandategli la guarigione - e intanto mi benedisse e mi
fece fare i santi voti perpetui.
Ero in uno stato quasi agonizzante... Presenti alla fun-
... zione v'erano le soreite e la reverendissima Madre Generale,
che per me pronuncib la formola dei S. Voti I1 sig. Doil
Rua, mettendomi la corona della professione perpetua in
capo, corona che in seguito si mise a tutte per tale circostanza,
disse:
>I - Faccianzo l'augurio che viviate ancora tanti anni
quante rase compo-orzo la corona. Sarebbe questa la vostra
ora,
fate
ma
che
qDuoenstoBosisacounhoa!.b..isoVgonio,
di miracoZi
vivrete; si!
per essere
gzlarirete;
beatijcato,
non piena-
mente perd,
occuparvi e
perchè
fare del
nbeeizaev..r.ete
sempre
una,
ma
potrete
ancora
Di poi un'altra volta mi benedisse, facendomi baciare
una reliquia di Don Bosco.
I) - Il miracolo, soggiunse Don Rua, 10 scriverefe di
voxtro pzlgno: fate onore a Don Bosco!
E, benedicendomi per la terza volta, se ne andò.
r Xon aveva il venerato Padre ancora scese le scale, che
$a sentivo in me agitarsi un non so che.., Ad un tratto, vòlta

30.8 Page 298

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534
IV - Successoie di Don Bosco. - Primo periodo
sorella vicina, dissi con un fil di voce: Angiolina, ho fame!
no più di quaranta giorni che non mi nutrivo. La sorella,
con le lagrime agli occhi, con altre ripetè: - Sono gli ultimi
B Mi contentarono, mangiai e digerii. Una mezz'oretta
dopo, dissi di nuovo: Ho fame!...
B. Prima di sera sette volte mangiai, e sentivo il vigore
...crescere in me. Chiesi con istanza più volte i vestiti per alzarmi
non fui creduta, anzi sentivo ripetere attorno a me: E
agli ultimi, nzuore. Invece io sentivo la vita. Feci allontanare
tutti, e improvvisamente mi alzai.
)> Miracolo! miracolo! gridarono poi tutte tra le lagrime
di gioia. In un baleno si seppe per la casa. Volli senz'appog-
gio scendere da me le scale, e andar nella sala ove stava ra-
dunato il Capitolo Generale col sig. Don Rua e il direttore
Don Bretto. Bussai e mi si apri... Sentendomi venir meno
dalla commozione, mi gettai ai piedi di Don Rua gridando:
Sono guarita! mi baedica!
u - Non fate spropositi, disse il venerato Padre, ora an-
date in Chiesa a &graziare la Madonna e Don Bosco, poi per
obbedienza ve ne litornerete vestita sul letto per riposare, ri-
tornerò a vedervi e sarete libera.
s Alla mattina seguente venne il dottore e siccome alla
sera innanzi egli aveva detto: - Stiano attente, che non pas-
serà la notte! - credendomi morta domalidò alla portinaia
se ancora viveva Suor Marietta. guarita, gli fu risposto
egkaper la casa!:.. Non volle credere. Al tocco della campana
dell'arrivo del Dottore gli corsi incontro esclamando: Dottore,
sono guarita, non ho piz2 nulla!.,. Meravigliato e commosso,
ne fece egli stesso dichiarazione per scritto.
Il giorno dopo, in compagnia della reverenda Madre
Assistente, partivo per Bordighera in qualità di maestra ed
assistente delle educande!
Passarono gli anni e passarono proprio secondo il detto
profetico del venerato Don Rua: - Vivrete, m ne avrete
sempre una - e così fu.
)) Quasi ogni anno avevo la fortuna di rivederlo e par-
largli ed egli, vedendomi, tanto in privato che in pubblico,
VI - È u?z altro Don Bosco
53 5
ripetevami: - Suor Marietta, vi ricordate tanti anni fa, il
14 dicmzbre del 'go? Data menzoranda della vostra guarigione?
Gesd voleva che v i guadagnaste il paradiso con le sofferenze
continue e col lavoro dwcreto. Fate coraggio, e lavorate per
Iddio.
n Passarono intanto gli anni del numero delle rose com-
ponenti la corona, ed io, triste e timorosa, attendeva l'ultimo,
quando presentatami al padre Don Rua: - Coraggio, ei mi
disse, voi avete paura, lo capisco, ricordate la data che s'av-
vicina e tremate... Ebbene promettete di lavorare alla gloria
di
io
Dio
dirò
e
al
al bene
Signore
delle fanciulle che a
che ve li rciddoppi e
mvooiltispalriacnhni.o..alafidviattae,noedn
sarà piz2 vostra, ma di Dio e delZe anime, ricordatelo! Coraggio
e allegra! Siate fedele alle promesse fatte.
- Abbiate moderazione nella fatica, mi scriveva più
tardi, riguardi nel trattamento, e Don Bosco dal cielo vi guar-
derà.
D Da lui era chiamata la Suora del Miracolo! n.
Nel 1929, dopo circa quarant'anni dalla prodigiosa gua-
rigione, Suor Marietta ci dichiarava: ( N o n ho mai più sof-
ferto di quel male; mentre erano anni ed anni, che io non poteva
più denere alcun cibo!...)). E , con riconoscenza sempre più
profonda, ci ripeteva tutta l'ammirazione per la carità e per
la santità di Don Rua.

30.9 Page 299

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536
I V - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
VI1
GIOIE E DOLORI
- Invita i Cooperatoti ad aiutarlo a compiere varie opere. Accompagna
un drappello di nuovi Missiorrari a ricevere la benedizione dal Card.
Alimonda. - Ritorna a Nixza Marittima e a Cannes, e w i tiene con-
- ferenze. Visita le case del Canton Ticino, del Trentino, del Veneto
- e delle Romagne. Gioie ed amarezze. - Il cinquantenatio della
- I& Messa di Don Bosco. - I primi Salesiani in Terra Santa. Il
- 111 Centenario dalla morte di S. Luigi. Come è amato e wenmato
- il Servo di Dio! Tutti vedono in lui un altro D a Bosco. - Dh
- l'addio ad un altro drappello di Missionari. Altri ricordi agli alz6nni
- in partenza per le wacanxe. In qual conto tiene gli esercizi spilri-
tuali. - Esovtazioni ai confratelli, agli ascritti, agli mdinandi, alle
- Figlie di Maria Ausiliatrice. Accoglie amabilmente sette pellegri-
naggi di operai francesi. - Un giorno di pioggia prega, e il cielo
si rasserena sull'istante. - L'agente delle imposte. - Il Giubileo del-
l'Opera Salesiana, e il Monumento a D a Bosco molto gradito. -
Le feste cinquantenarie nell'Oratwio e l'inaugurazione dei restauri
e delle decorazioni del Santuario di M& Awiliatrice. -Propone d
S. Padre la nomina di Mons. Riccardi ad Arcivescovo di Twino. -
È felice di dare a Don Unia il permesso di consacrarsi all'assistenza
- dei lebbuosi d'Agua de Iìios in Colombia. Nuovi fatti prodigiosi:
guarigioni, predizioni, conversioni.
Quanto si
l'anno 1891, a
era vagheggiato
celebrare la sua
cMheessDaodn'OBroo!s.c.o.
arrivasse al-
Non si ebbe
tanta grazia, ma quell'anno fu egualmente caro per la Fami-
glia Salesiana. Non c'era più Don Bosco; ma c'era il suo pri-
V I I - Gioie e dolori
537
mogenito, che, con la continua irradiazione d'ogni virtù, in
ogni atto e ad ogni parola, spronava tutti, come l'amatissimo
e soavissimo Padre, a lavorare assiduamente per la gloria di
Dio e la salvezza delle anime. I Salesiani, le Figlie di Ma-
ria Ausiliatrice, e quanti erano in intimi rapporti con lui,
godevano particolarmente di cotesto stimolo salutare.
Sul principio dell'anno, tornava a raccomandare ai Coo-
peratori alcune opere da condurre sollecitamente a compi-
mento: - l'Ospizio poc'anzi incominciato a Londra, << onde
albergarvi centinaia di fanciulli, istruirli nella vera fede e nei
sani costumi, e per tal modo cooperare più efficacementeal bene
della innumerevole gioventù della più grande città del mondo ));
- le decorazioni del Santuario di Maria Ausiliatrice, <(come
Monumento alla memoria di Don Bosco s; - e l'ospizio del
Sacro Cuore di Gesù in Roma, « cotanto reclamato dai bi-
sogni dei tempi presenti)), a salvezza temporale ed eterna di
centinaia di giovinetti, dalle sètge wmiche di nostra santa reli-
gione insidiati nella fede e nei costumi, nella stessa capitale
del mondo cattolico, e sotto gli occhi del più amorevole dei padri,
del Vicario di Gesù C/lsto. Sì, le parole Gioventù, Roma,
Cuor di Geszi, valgano per ogni raccomandazione, e siano,
specialniente in questo anno, di sovrumana efficacia sul vo-
stro caritatevole cuore 1).
E, con ardenti parole, accendeva, i cuori alla carità.
« Qualche tempo prima di morire; il nostro amatissimo
Don Bosco mostrò desiderio di scrivere ancora untoperetta, che
diceva.di grande utilità. La cagionevole salute, e poi la morte,
gli impedì di scriverla, ma egli si compiacque di esporci il
titolo che le avrebbe dato, che è questo: - Il Cielo, aperto
ai ricchi, per le mani dei poveri da loro beneficati. - Gli ora-
coli dello Spirito Santo, le sentenze dei Santi Padri, gli
esempi trattidalla vita dei Santi e dalla quotidiana esperienza,
le conversioni mirabili e le morti edificanti di persone cari-
tatevoli, e via dicendo, avrebbero formata la materia del
libro divisato, che sarebbe certamente riuscito non inferiore
a tanti libri, che ci diede l'aurea penna del Servo di Dio.
u Ma se non possediamo la prefata operetta, valga non-
dimeno il santo pensiero di Don Bosco ad incoraggiare i fa-

30.10 Page 300

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538
- IV Successore di Don Bosco. - Primo pwiodo
1 promuovere le opere di carità e di beneficenza.
o esservi tra voi delle persone, le quali non amino
a vtta lunga su questa terra, di quelle anzi che desiderano
uscire più presto da questo luogo di esilio, da questa valle
lagrime, da questo campo di battaglia; ragione per cui Id-
le esaudisce e se le toglie ancora in buona eLà; ma chi
voi non aspira alla gloria celeste, all'eterna felicità? Chi
n ama di udirsi una sentenza favorevole nel giorno del
izio? Chi non desidera di vedersi, o più presto, o più
le porte del Paradiso? Orbene, tutto questo noi
tterremo per mezzo delle limosine e delle opere di carità,
e ce n'&garante la parola di Gesù Cristo che non fallisce mai:
Vmite, o benedetti del Padre mio, dirà Egli a quei che saranno
alla sua destra nel giorno finale, venite al possesso del mio
eterno regno, perchè nella persona dei miei discepoli io era bi-
sognoso, e voi mi avete soccorso ( I ) . --
Alla festa di S. Francesco di Sales ed all'anniversario
della morte di Don Bosco tenne dietro l'addio ad una gio-
vane schiera di 45 nuovi missionari, sacerdoti, laici, e Fi-
glie di Maria Ausiliatrice.
L'Arcivescovo, il Card. Alimonda, era stato gravemente
indisposto, e non poteva recarsi a Valdocco per la cerimonia;
e il Servo di Dio accompagnò i partenti all'Arcivescovado,
perchè potessero ricevere la benedizione del venerando Por-
porato. Questi ne restò commosso: e:
- Io mi esalto, disse, alla presenza di questi egregi
giovani ; invidio l'ardore delle loro anime, piene d'amor
cristiano e di mora1 sacrifizio; vorrei poterli imitare. Sta-
mane, sì, proprio stamane, ebbi una graziosa lettera di
Monsignor Cagliero. Mi scrive, in data 6 gennaio, da Pata-
gbnes, e si unisce ai Torinesi, rallegrandosi della mia ricu-
perata salute. Mi giunse, dunque, il suo caro foglio, mentre
io sto per benedire a quei fratelli e figliuoli che egli ansiosa-
mente aspetta, là, nelle foreste di Patagonia. Qual circostanza
(I) MATTEX., XV. - Nel 1897 nei mesi di settembre ed ottobre, in ossequio
ai desiderio di Don Bosco, Don Francesia pubblicava nelle Letture Cattoliche un
i'bretto, intitolato: L'Elemosina, ossia il Paradiso assicurato ai ricchi nslZa per-
sona dei poveri.
- VII. Gioie e dolori
539
singolaree bella! e qual caparra di lieto awenire!... E par-
tiranno tutti insieme?...
- Eminenza, no, rispose Don Rua. La squadra desti-
nata all'Isola Dawson e al Chilì salperà dal porto di Bordeaux;
e la squadra diretta alla Colombia salperà da Marsiglia.
- E andranno presto?
- Prestissimo. Posdomani avremo la conferenza dei Coo-
peratori a Valdocco. La presiederà Mons. Vescovo di Fos-
sano. E là, sotto il manto della nostra cara Madonna Ausi- . .
liatrice pregheremo insieme e con più espansione; ci salute-
remo ancora una volta; così il distacco, addolcito dai conforti
religiosi, sarà meno amaro; quella sera stessa i missionari
prenderanno la via di Francia, e addio. Noi li accompagne-
remo coi nostri voti.
I1 Cardinale era commosso; strinse benevolmente la mano
ai sacerdoti e ai laici, raccomandandosi alle loro preghiere;
rivolse paterne parole di conforto alle Figlie di Maria Ausi-
liatrice, che gli vennero presentate dalla Superiora Generale;
in fine benedisse tutti..
I1 giorno della partenza il missionario Don Evasio Ra-
bagliati per un'ora e un quarto tenne rapito in attenzione
vivissima l'uditorio; ed i nuovi missionari partivano.
Poco dopo a x h e Don Rua tornava ad assentarsi. Negli
ultimi anni, Don Bosco nei mesi invernali soleva visitare le
case salesiane d'Europa, teneva conferenze ai Cooperatori,
dava udienza a quanti desideravano awicinarlo; e Don Rua,
seguendo fedelissimamenre le orme del Padre, partiti i mis-
sionari, nel 1891 si recava a Nizza Marittima e a Cannes;
quindi a Mendrisio nel Canton Ticino e a Trento, e ad
altre case d'Italia.
La sera del 28 febbraio giungeva a Nizza Marittima, e il
dì seguente, domenica r 0 marzo, teneva un'interessantissima
conferenza a Cannes, nella chiesa di Notre-Dame de Bon .
Voyage, a favore dell'oratorio di Nizza, illustrando lo svi-
luppo dell'opera prowidenziale degli Oratori Salesiani, con
tanta vivezza di colorito ed attraenti particolarità, che meri-
terebbe d'essere riportata per intero, quale ce l'ha tramandita
egli stesso nei suoi appunti.

31 Pages 301-310

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31.1 Page 301

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54O
- IV Suc~essoredi Don Bosco. - Przmo petiodo
Tornato a Nizza due giorni dopo, vi restò sino al IO marzo
presiedendo il sermon de la charité a Notre-Dame, parlò al
Comitato protettore degli operai e a quello delle Dame Pa-
tronesse dell'oratorio, e al Circolo Operaio cattolico. Ai
Comitati tornò a raccomandare la fondazione dell'oratorio
festivo maschile, e comunicando le numerose domande di
nuove fondazioni che gli arrivavano da ogni parte: « N o i -
diceva - abbiam bisogno di un gran numero di operai; e non
siamo solamente noi che ne abbiam bisogno, ma è la Chiesa, son
le Diocesi. Bisogna d q u e diligentemente coltivare le vocazioni
ecclesiastZche e salesiane. Noi abbiamo dzle categorie di voca-
zioni, laici ed ecclesiastici, e queste costu~wassai pizì di q d l e ,
ma ne abbiamo assoluto bisogno e in tutte le nostre case si deve
cercare di farne ogni anno reclute abbondanti».
Quando si recò a visitare l'oratorio femminile, fu una
festa di famiglia; e indirizzando alle fanciulle la parola, rac-
comandava loro tre cose: la sant$cazione delle feste, la fre-
quenza all'Oratorio e la diligenza nella recita delle preghiere
potidiane.
A Torino l'attendeva una bella consolazione. I n omaggio
alla raccomandazione fatta ai direttori, di promuovere lo
studio del canto della Chiesa, così caro a Don Bosco e da
lui pure insistentemente inculcato, gli oaocento alunni del-
l'oratorio, divisi in due cori, duecento voci dall'orchestra
e seicento dal piano deila chiesa, eseguivano una Messa in
gregoriano.
DOROPasqua si rimise in viagUU gio., alla volta del Canton
~icino:poi andò a Trento, nel Veneto, e nelle Romagne.
A Mendrisio fu assai lieto nel veder il bene che riceve-
vano tanti poveri giovinetti nell'oratorio festivo.
A Trento ebbe accoglienze cordialissime ed: << & impos-
sibile - scriveva la Voce Cattolica di quella città - descri-
vere la grata impressione che lasciò nell'animo di quanti eb-
bero l'onore di avvicinarlo. I1 suo aspetto macilento e grave,
la fronte ampia e serena, le sue labbra atteggiate al sorriso,
le sue parole ripiene di una affabilità e unzione affascinante,
rivelano in Don h a l'uomo prowidenziaIe, scelto da Dio
a perennare le opere di carità e beneficenza sovrattutto per
VII - Gioie e dolori
54'
la gioventù, attivate dall'indimenticabile Don Bosco, del
quale egli fu per 40 anni indivisibile coadiutore.
dell>'O) Urfnanaostrcoefnioa...veramente commovente awenne neil'atrio
H L'atrio, sfarzosamente illuminato con globi, presentava
un magnifico trasparente a colori colla scritta: Viva Don Mi-
chele Rua! Al primo apparire del venerando Superiore tutti
i giovani dell'orfanotrofio, che erano bellamente schierati in
due file, si slanciarono verso di lui, chi a baciargli la mano,
chi a pigliarlo per la veste, come se tutti il conoscessero, come
se di tutti fosse il padre, l'amico, il fratello. Ed egli,... a dire
ad ognuno una soave parola chiamandoIi, miei cari amici,
miei cari fratelli. In quel momento la maestà di quell'uomo
apparentemente austero faceva uno strano contrasto colla
sua affabilità e dolcezza; gli occhi di tutti brillavano di viva
commozione P.
Il 15 tenne conferenza ai Cooperatori ed ebbe pure ((una
visita del sig. Conte Brandis, Capitano della Provincia, ve-
nuto appositamente da Innsbmclr per chiedere al Superiore
dei Salesiani che volesse aprire una casa anche colà >i.
Anche a Mogliano Veneto si raccolseto molti del laicato
e del clero per ossequiare e per udire il Servo di Dio, che la
Difesa di Venezia diceva << tutto pieno di soavità, compostezza,
e nobilissima carità R. a Con un fare semplice, ingenuo, con-
fidente, ma insieme tutto ordine ed unzione di zelo e di ca-
rità, che innamorava ogni anima ben fatta, egli venne espo-
nendo le opere ideate ed attuate dalla multiforme attività
di Don Bosco, per l'educazione della povera gioventù e
per la propagazione del Vangelo,..
)> Ciò che destò in tutti il maggior entusiasmo fu la lettura
di un indirizzo pieno di affetto e di nobili e generosi pensieri,
col quale i giovinetti dell'istituto di Mogliano felicitavano
Don Rua della sua venuta, e gli promettevano fedele corri-
spondenza alle cure paterne di lui e dei suoi figli. Alla let-
tura di quest'indirizzo erano commossi tutti gli astanti, e
specialmente Don Rua, nel cui cuore rivive certamente la
pietà e la grandezza del cuore del suo predecessore*.
Ad Este la domenica 26 aprile - scriveva la Spe-

31.2 Page 302

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IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
i Padova - ebbe luogo uno di quei trattenimenti,
he non si dimenticano più per tutta la vitaa. Don Rua
H è un uomo di oltre 50 anni, il cui atteggiamento ispira ve-
razione. In lui tu vedi l'uomo della carità, che attira, tra-
na colla parola del cuore, educato alla scuola di Cristo.
tando con lui, senti che ti trovi con un santo s.
Si volle tributargli un omaggio filiale. Il prof. Don Bar-
tolomeo Fascie gli diede il saluto a nome di tutti; seguirono
canti e componimenti affettuosissimi: in fine <is'alzò Don Rua
e disse parole commoventi. Premesso che da tanto tempo de-
siderava di venire a visitare i suoi figliuoli del Collegio Man-
fredini, e che era finalmente contento di trovarsi in mezzo a
loro, espresse la gratitudine del suo animo per i ringrazia-
menti e i complimenti che gli erano stati indirizzati; però,
disse, che i ringraziamenti prima dovevano essere rivolti
ai defunti Don Bosco, cav. Benedetto Pelà, e Don Agostino
Pmin, che tanto fecero per l'impianto e la prosperità del col-
legio, ed a tanti altri presenti ed assenti che vi contribui-
rono. Quanto ai complimenti, disse che si erano pronunciate
delle bugie, alludendo umilmente agli elogi che di lui si
erano fatti; e che gli era tornata di grande consolazione la
promessa degli alunni di voler profittare dell'educazione
che tanto sapientemente viene loro impartita nel collegio,
e per la quale egli, erede della volontà e dei desideri di Don
Bosco, con la grazia di Dio non risparmierà fatiche e sacri-
fizi. Disse esser vero che il suo nome è sulla bocca e dell'Eu-
ropeo e dell'ilfro e dell'Americano; ma che tanti parlano
di lui, perchè invocano da lui soccorsi per gli istituti sale-
siani già esistenti e per la formazione di nuovi, come appare
dalle molte lettere che continuamente rkeve. Accennò alla
sua speranza che anche da questo collegio escano giovani ani-
mati da fervido zelo nella cooperazione ai salesiani; e fini
augurando a tutti la benedizione del cielo ed acclamando con
un evviva al direttore del collegio, agli istitutori, ai collegiali
ed a tutti i presenti 1).
Da Este il 28 si portò a Bologna; ed il Card. ~attaglini
10 accolse con somma cordialità, e volle che passasse la notte
nel medesimo letto ove aveva riposato il Sommo Pontefice
VII - Gioie e dolori
543
Pio IX di S. m. 11 29 proseguì per Imola, perchè il vescovo
Mons. Tesorieri lo attendeva, per assicurare stabilità all'opera
iniziata a Lugo, dove il Servo di Dio si recò e si fermò il dì
seguente, per visitare l'orfanotrofio aperto dalle Figlie di
Maria Ausiliatrice.
Da Lugo passò a Faenza, ricevuto da lunghe schiere di
giovani al suono festoso della banda musicale, dal Vicario
Generale e da molti sacerdoti. 6 Bisogna ben dire - diceva
Don Rua - che questi buoni giovani romagnoli hanno un
bel cuore, e ci si mostrano straordinariamente affezionati;
dal loro viso traspare la sincerità del pari che la franchezza s.
Ed anche a Faenza tenne conferenza nella chiesa dell'Isti-
tuto, gremita di cooperatori, accorsi in parte dalle città cir-
convicine. Narrò la storia dell'opera salesiana e ne dimostrò
l'opportunità ai tempi nostri; e Mons. Cantagalli, vescovo
diocesano, coronava le sue parole con la più affettuosa e calda
perorazione.
e Un giorno, disse, lessi un libro che aveva per titolo:
Facciamo l'uomo! Questa frase vale per noi; sì, facciamo
l'uomo. Quando la Grecia era minacciata da estrema ruina,
si unirono i grandi per porvi rimedio. Tutti dissero qualche
cosa, solo un vecchio se ne stette mutolo. Invitato a parlare,
gittò a terra al cospetto dell'assemblea un pomo fradicio,
e disse: - I n questo pomo non tutto è guasto, ma ancora
serbansi saili i semi, poneteli in buon terreno, e vedrete
che frutteranno. Salvate la gioventù, educate bene i gio-
vani, e salverete la patria. - La Grecia cadde, perchè non
ascoltò il savio consiglio. Ciò che essi non seppero o non vol-
lero fare, facciamolo noi. I n questo sta specialmente l'opera
dei preti di Don Bosco. M a questi prodi educatori, traboccanti
di carità, hanno bisogno deil'opera e da' mezzi vost6, carissimi
figli. Essi hanno un ramo della carità, voi abbiatevi I'altro ramo...
La caktà che fate loro, v i sarà grandemente ricompensata... 1).
La sera gli alunni si raccolsero a festa attorno « a l de-
gnissimo Successore di Don Bosco>>,che rivolse in fine
<idolci ed assennate parole»; e fu così bella l'impressione
del pubblico, che il corrispondente dell'linione di Bologna
faceva questo rilievo: a Se colui che, sapendo di mentire,

31.3 Page 303

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544
I V - Successore di Don Bosco. - Primo p v d o
scrisse nel Lamone che gli allievi dell'istituto salesiano im-
parano solamente a recitare delle avemmarie, si fosse trovato
con me all'accademia, sarebbe costretto dall'evidenza dei
fatti a dire con suo scorno che essi imparano anche a com-
porre e declamare per benino, che studiano con amore e
con gusto artistico la musica vocale ed istrumentale, e che
in loro si trova quella docili& e mansuetudine, che si cer-
cherà sempre invano da chi, con errore pedagogico grosso-
lano, ha sbandito la religione dall'insegnamento )).
11 6 maggio Don Rua era a Parma; tenne conferenza ai
Cooperatori, nella chiesa di S. Benedetto e il dì appresso,
solennità dell'Ascensione, disse il discorso analogo e impartì
la benedizione eucaristica.
11 1891, particolarmente caro alla Società Salesiana per
più ragioni, fu anche ripetutamente awolto nella ~ i gùrande
rnestizia, per la perdita d'insigni benefattori e di carissimi
confratelli.
In pochi mesi passavano all'eternità il dott C d ~ 0Bel-
lingeri, primo medico de1l'Oratorio; il Padre Domenico
Basso, Superiore della Piccola Casa della Divina Provvidenza;
il sig. Giovanni Battista G u l a n i insigne benefattore; il
dott. Carlo D'Espiney, autore dell'interessante ~rofilobio-
grafico-aneddottico di Don Bosco; la Serva di Dio, Donna
Dorotea de Chopitea ved. de Serra, vera mamma dei sale-
siani di Barcellona; i fratelli Carlo e Giuseppe Buzzetti,
questi salesiano, quegli impresario costruttore del Santua-
rio di Valdocco e della Chiesa di S. Giovanni Evangelista,
ambedue dei primissimi allievi di Don BOSCOi;l venerato
C&. Arcivescovo di Torino Gaetano Alinionda; e, per ta-
cere di altri, il sac. Giovanni Eonetti, direttore spirituale
della Soci& Salesiana e vicario di Dori Rua nella direzione
dell'Istitao delle Figlie di Maria Ausiliatrice. E il Servo di
Dio, per quasi tutte coteste care anime. faceva celebrare
solenni funerali, parte nel Santuario di Valdocco, parte
nella chiesa di S. Giovanni Evangelista.
L'attivissimo Don Bonetti, che aveva condiviso con Don
~~~~o le più dure prove, fece una morte invidiabile. Era
--Allto
di bronchite, dopo d'essere Stato Sorpreso,
I/II - Gioie e dolori
545-
in una delle sue apostoliche gite, da una grande intemperie;
ma pareva che omai fosse fuori di pericolo. La mattina del
5 giugno, aveva ascoltato la santa Messa e fatto devotamente
la Comunione; e Don Rua usciva a celebrare in una chiesa
della citlà, dove solennizzavasi la festa del S. Cuore, a tran-
quillo e lieto delle buone novelle)},che glie ne aveva dato
l'infermiere. Ma ecco, che tutt'a un tratto il caro Don Bonetti
domanda di ricevere la benedizione papale, e, mentre gli si
recitano le preghiere degli agonizzanti, volge gli occhi al
cielo pieni di santo amore, alza ancora una volta le mani,
come in atto di fare l'offerta della vita, e rende soavemente
l'anima santa a Dio. t Il suo avvicinarsi aila morte non
parve neppur agonia, giacchk non apparvero i soliti fo-
rieri della morte, non soffrì spasimi, non si manifestò
su1 suo volto la minima contrazione; si addormentò pla-
cidamente nel Signore che aveva poc'anzi ricevuto, come sul
petto dello stesso Gesù il suo patrono S. Giovanni Evange-
lista si era addormentato nel!'ultima cena )). 11 Servo di Dio,
nel comunicare queste circostanze alle case salesiane, ag-
giungeva: <<Sicercò d'indovinare quale sia stata la causa
di si repentino cambiamento in quel mattino; chi suppose
che fosse una paralisi al cuore... chi altre cause. Io non sa-
prei dirvi veramente quale fosse stata; bensì posso dire che
la sua morte fu la più bella, la più invidiabile: essa parve,
più che ogni altra cosa, uno slancio d'intenso amore verso
i1 Cuore dolcissimo di Gesù, di cui era stato divoto, e di
cui scrisse, come sapete, così belle pagine]}.
La festa di Maria Ausiliatrice nel 1891 coincideva con
la domenica della SS. Trinità, cioè col giorno in cui Don
Bosco, cinquant'anni prima, aveva celebrato la prima Messa!
E il Servo di Dio, la vigilia, nel tener la conferenza ai Cw-
peratori, ricordava il solenne Cinquantenario, illustrando
la singolar protezione della Vergine sul venerato Maestro
e sufl'opera sua.
unanuova prova della continua benevolenza della Ver-
gine si aveva di quei giorni.
Il 15 giugno entravano i primi Salesiani in Terra Santa.
11 Cari. Antonio Befloni, fondatore dell'Ope~adella S a m
- 35 i'llo del Swuo dr Dio iMiihel* ara Voi I.

31.4 Page 304

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546
- IV Successore di Don Bosco. - Primo penodo
Famiglia in Betlemme, a vantaggio dei poveri giovani, specie
degli orfani ed abbandonati, volendo assicurare l'avvenire
alla santa iniziativa, seguendo il desiderio dei suoi aiu-
tanti, chiedeva d'incorporarla alla Società Salesiana; e Don
Rua che, nella sua gran fede, già da tempo, andava facendo
speciali preghiere per veder l'Opera di Don Bosco stabilita
nel Paese di Gesù, non badando a sacrifizi, d'accordo col
Patriarca Mons. Piavi e la S. Sede, accoglieva la proposta.
E il 6 giugno salpavano da Marsiglia i primi Salesiani, in-
sieme con Don Belloni, che, dopo un'assenza di più mesi,
ritornava in Palestina; il 15 sbarcavano a Giaffa ed entravano
a Betlemme, accompagnati da tutti gli alunni dell'orfano-
trofio, che loro mossero incontro sino a S. Elia, e da una folla
prorompente in grida di giubilo le più cordiali.
Cordialissimo, come sempre, l'annuale omaggio della rico-
noscenza nella festa onomastica di Don Bosco, con la quale
quest'anno quasi coincideva il terzo Centenario della morte
di S. Luigi Gonzaga.
iMolti - scriveva il Servo di Dio - espressero il de-
siderio che avrebbero avuto di partecipare colla personale
presenza a questa solennità; anche a me sarebbe stata la cosa
più gradita in sì bella occasione vedervi tutti in questo Ora-
torio di San Francesco di Sales, ai piedi della nostra cara
Madre e celeste Patrona, prender parte alle sacre funzioni
ed accademie che si fecero, poi recarvi come in pellegrinag-
gio alla tomba del venerato nostro Padre Don Bosco)).
Ciò non era possibile, ma egli li aveva e li voleva tutti
presenti, perche la festa del 24 giugno, più che un omaggio
alla sua persona, per lui fu sempre « l a consueta festa ono-
mastica di Don Bosco v.
Particolarmente caro gli tornò un telegramma del Pro-
curatore Generale Don Cagliero, che gli annunziava una be-
nedizione del Santo Padre; ed agli evviva a Don Bosco e
a Don Rua si aggiunsero entusiastici evviva al Papa!
Di quei giorni si svolsero anche solenni festeggiamenti
in onore di S. Luigi Gonzaga, in tutti gli Oratori Salesiani.
((Desidero vivamente - scriveva alle case - che si man-
tenga sempre, nei nostri cuori ed in quello dei nostri allievi,
V I I - Gioie e dolori
547
la divoaione verso questo glorìoso Patrono della Gioventù, della
cui protezione ed imitazione possiam riprometterci tanto pro-
fitto spiyituale pei nostri giovinetti )>.
Nell'accademia che si tenne nella Casa Madre si lessero
anche alcuni componimenti e numerosi telegrammi inviati
da amici, benefattori ed ammiratori per l'onomastico del
Servo di Dio, il quale, inneggiando a San Luigi, faceva calda
esortazione che le virtù del Santo divenissero le virtù di
tutti gli astanti, e che se l'accademia musico-letteraria era
durata solo un'ora, durasse imperitura l'accademia dell'amore
e della divozione all'angelico Protettore della gioventù.
Aile feste, celebratesi nell'oratorio festivo, assistè anche
il Card. Rotelli proveniente da Parigi, che volle restare a
fianco di Don Rua per due giorni indimenticabili.
Anche l'oratorio del ~Vartinetto,apertosi tre mesi prima
sotto il protettorato di Mons. Richelmy, Vescovo d'Ivrea,
del can. Giuseppe Casalegno e del sac. Giovanni Mosca,
celebrò solennemente il Centenario di S. Luigi; ed il Servo
di Dio vi si portava proprio quel giorno la prima volta, in
adempimento di una promessa fatta il giorno di S. Giovanni
Battista. Al vedere il gran numero di giovani che già lo fre-
quentavano, si commosse; e furon visti fortemente impres-
sionati anche quei trecento giovinetti, che non avevano mai
veduto, nè sentito parlare del Successore di Don Bosco, il
quale, più volte, li incantò colla sua parola. In lui avevano
subito veduto un sacerdote straordinario, un tenero padre,
un santo.
L'impressione della sua figura era in tutti profonda ed
incancellabile. Un allievo dell'oratorio del 1862-63 gli scri-
veva in quell'anno: (I Rispettosamente le bacio la mano, caro
Don Rzra, intendendo con qnesto bacio di baciare quella del
nostro amato Don Bosco D.E gli ex-allievi tornavano in massa
a dichiarargli nella forma più esplicita la loro ammirazione
e devozione profonda. Alle adunanze, tenutesi il 16 e il 19
luglio, intervennero anche molti venerandi canonici e par-
roci, e bravi artigiani ed impiegati; ed Antonio Zanetta,
prendendo di nuovo la parola, affermava che «se alle sue
istitzcziwMDaoZn Bosco potè dare stabilità duratura, non ultimo

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548
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
dei meriti si .fu il ritrovare in Don Rua quegli che, lui morto,
ne sapesse continuafe la meravìgliosa opera, ne aiutasse con pru-
denza il crescente sviluppo, vantaggiosamente in una parola
lo surrogasse P; e che {(noial risultato dei fatti, non possiamo
che tributare il dovuto plauso all'uno per la saggia scelta,
all'altro per essersi mostrato tale quale si poteva bene spe-
rare, degno do&del Grande Estinto, pari alla dz$cile missione
a$datagli. E vero che la modestia lo rattiene dall'accogliere
queste mie parole, parendo a lui immeritate lodi; ma questo
appunto ci rende persuasi come fedelmente e i rispecchi l'anima
bella di Don Bosco s.
Vicini e lontani, quanti lo conoscevano, in lui vedevano
i1 Fondatore.
I1 missionario Don Maggiorino Borgatello il 18 aprile,
dalla missione di S. Raffaele nell'isola Dawson, gli inviava
molte notizie, tra le altre quella del battesimo amministrato
ad un piccolo indio, al quale aveva imposto i nomi di Michele
Barnaba Rua, C in onzaggio a1 nostro secondo Padre o, e chiu-
deva la relazione cosi:
<<Laringrazio tanto del carissimo biglietto che mi ha
mandato, coll'autografo di Don Bosco. Non pud credwe con
quanto piacere io riceva anche una sola sua parola o saluto,
ben sapendo quanto Ella sia occupatissima, dovendo attendere
a tutta la Congregazione! Non posso trattener le lagrime ogni
volta che posso avere una sinaile fortuna; lo bacio con amore
e riverenza, qual reliquia; e la custodisco gelosamente, per ri-
leggerlo di quando in quando. Sia sempre benedetto Iddio,
che mi ha dato un secondo padre, tanto buono come il primo!
... Viva Don Bosco, e viva pur sempre Don Rua che ben lo imita
in tutto! I) (I).
Attorno all'ascetica figura del Servo di Dio andava ogilor
(I) Migiiel Barnabo Rua volava al paiadiso l'anno dopo, confortato da una vi-
sione celeste. Don Borgatello ne inviava relazione insieme con quella di altre morti
meravigliose, e Don Rua: R Ci riu~cironoveramente molto graditi i fiori che ci hai
mandato dalla Terra del Fuoco; spero spargeranno il loro olezzo a benefiaio delle
anime... Nel Bo/leffinos'inserirà la breve biografia del caro iMiguel.Caro giovanato!
come fu pronto a volarsene in paradiso! Speriamo che piegherà molto per 1a Iilis-
sione e che questa prenderi un novello sviluppo a sua intercessione, anzi otterrà
persino che abbiate ad ottenere vocazioni tra gli altri neofiti n.
VII - Goie e dolori
549
allargandosi l'aureola di venerazione profonda. Al IX Con-
gresso Cattolico Italiano, tenutosi in queil'anno a Vicenza,
appena, tra i nomi di quanti aderivano alle adunanze, si udì
quello di Don Rua, risuonò un'acclamazione universale, la
più spontanea.
E l'anima del Servo di Dio appariva, anche di quei giorni,
in tutta la bellezza della sua paternità e della dignita sacer-
dotale
I1 16 agosto, 810 anniversario della nascita di Don Bosco,
si congedava un nuovo drappello di missionari. Tra essi
erano i primi che si recavano in Africa, ad Orano C ad Echmuhl,
guidati da Don Bellamy, «desideroso- diceva Don Rua -
di convertire tutta l'Africa E )). volle che prima si recasse a
Roma per ricevere la benedizione del S. Padre, e insieme con
la benedizione C la missione dal Vicario di Gesù C. D.
Prima della cerimonia dell'addio, prese la parola il
sac. Luigi Calcagno, che aveva guidato all'Equatore l'ultimo
d r a ~ ~ e i imoissionario, benedetto da Don Bosco, aila fine
de1';88~:
{(Nonson trascorsi quattro anni, daccbè il primo drap-
pello di Missionari Salesiani destinati alla Repubblica del-
l'Equatore, raccoglievasi in questo tempio per la partenza.
La, presso quel tabernacolo, ai piedi dell'altare di Maria
Ausiliatrice, si accomiatava dai fratelli e dal vecchio Padre.
Quanti pensieri s'affollavano alla nostra mente! Là vi era
lDoovnedBreomsocoa!ncIo1raciul onroestrotrecpariodaPnatderea?n..d.a»v.aE
interrogando: E
come fu quello
l'ultimo drappello di missionari spediti dal buon Padre,
cosi per divina disposizione l'ultima notizia che egli ebbe in
vita delle sue missioni fu quella del nostro arrivo a Quito;
ci benedisse ancor una volta, e morì. Oh! la benedizione di
un padre morente è feconda di frutti copiosi e tale fu quella
del caro Don Bosco )>.
E disse del collegio - tanto caro a Don Rua - che al-
lora si apriva in Quito per soli indietti, con un sistema affatto
nuovo, che manteneva vivo il loro linguaggio, conservava in-
tatte le loro costumanze pel vitto e per l'doggio, esercitavali
nelle armi secondo il costume della selva, e veniva forman-

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5 50
- IV Sscecessore di Don Bosco. - Primo peiiodo
doli alla civiltà cristiana in modo tale, che vi perseverassero
indubbiamente, anzi potessero in b u o n numero tornar utili
a i missionari nelle più difficili missioni e diventar valorosi
apostoli di Cristo presso i loro poveri fratelli.
Terminata la conferenza, D o n R u a impartì la benedizione
eucaristica, e, recitate le preghiere pel viaggio, diresse gli ul-
timi ricordi ai partenti, e, in fine, Ii abbracciò, dando a cia-
scuno l'ultimo addio.
Con la commovente cerimonia si chiudeva l'anno scola-
stico all'oratorio; ed il Servo di Dio rivolgeva u n a parola di
saluto anche agli alunni, dando loro i ricordi per il tempo delle
vacanze autunnali:
- (i10 Un gran segreto per essse sempre allegri: Tenere lontano
il peccato, nemico più grande della pace del cuore e dell'allegria.
- Non c'è capezzale più soffice che la buona coscienza. - Basterà evi-
tare il peccato? No, non basta, debbonsi ancbe evitare le occasicni
di peccare; quindi, evitare le letture cattive. Cari giovani, se nelle
vostre famiglie vi verranno in mano libri e giornali cattivi, e sia in
vostra facoltà di disfarvene, consegnateli alle fiamme. È meglio get-
tar nel fuoco cotesti oggetti pericolosi, che gettar l'anina nell'inferno.
Eoitme le compagnie pmcolose. V'incontrerete forse in taluni giovani,
educati in mezzo a tanti pericoli, in certe pubbliclie scuole od in
certi istituti, i quali, ritornati ora al paese, la vorranno far da dottori
in cose di religione e diranno spropositi madornali. Guardatevi dal
veleno che esce dalla loro bocca, guardatevi dalla sozza bava che scorre
dai loro discorsi contro la fede e contro la moralità.
- I) - i o Se per disgrazia cadeste in qualche peccato? Ricorrete
prontamente al rimedio; f~equentatei Ss. Sacramenti della Con-
fessione e della Coinunione. - Questi sono i grandi mezzi che sosten-
gono la virtù, aumentano Ia grazia di Dio e la ridonano se perduta.
Recitate bene le orazioni del mattino e della sera, intervenite assidui
alle sacre funzioni nella vostra parrocchia o"gni g-iorno, e specialmente
nelle feste.
- Come TinvQorire le f w e corporali? --- L'ora del mattino
porta l'oro in bocca. Alzatevi per tempo, per respirare l'aria migliore.
Eccellente per questo sarebbe la passeggiatina alla chiesa, quando
questa fosse lontana. L'ozio non accresce, ma infralisce le forze corpo-
+ rali. I1 ruscello limpido s'ingiallisce e s'avvelena fermandosi, e forma
lo stagno. Così della gioventù: Omnern malitiam docuit otiositas.
Dividete il tempo in modo, che non siate mai oziosi; e, al tempo delle
ricreazioni e dei lavori corporali, che son tanto atti a rinvigorire le
--mhn fate o s i succedere anche uno spazio di tempo consa-
1/11 - Gioie e dolori
551
crato allo studio. I1 grande Apelle, immortale pittore, soleva dire:
Nztlla dies sine linea, ne voreris a tinea.
D Ultima parola: Dimostratevi dovunque e sempre bene educati,
riconoscenti verso i vostri benefattori, affettuosi ed ubbidienti ai
genitori, in modo da attirarvi le benedizioni Dio e da ben meritare
di essere chiamati degnijgli di Don Bosco D,
E tornava il tempo più laborioso per il Servo di Dio:
quello degli Esercizi spirituali. Oh! in qual conto egli teneva
quei giorni di raccoglimento! Ai chierici del Seminario di
Valsalice, a chiusura del breve ritiro solito a farsi durante
l'anno scolastico, aveva detto così:
u Gli Esercizi Spirituali sono destinati a produrre in noi una
rinnovazione di spirito, di vita;
uscirne; chi è nella tiepidezza, a
chi si trova
scuotersi ed
iinnfpeervccoartaorsèi...inicnistaotmo mada
negli Esercizi si deve operare in noi una rigenerazione. Questo spero
sia avvenuto in tutti voi che state per chiudere i vostri Esercizi. Or
bene a chi risuscitato S. Paolo dice: Si co7tsurre~istascum Christo,
quae sursum sunj, quaerite; quae sursum, sapite: non quae saper terra?n..
a IO - Quae sursunz mnt, quaerite. Queste parole corrispondono a
quelle del nostro Divin Salvatore: Quaeuète prirmrm regnupn Dei et
justitianz eius. Egli le praticava, e diceva di se stesso: Ego non quaero
gloviam meam, sed Eius qui misit me. Ed altre volte: CzEus mezo est ut
faciam voluntatem Eiics, qui mzsit me. Dunque anche noi dovremo
cercare, non la gloria nostra, o le ricchezze, o le dignità od i piaceri
e le comodità, neppure la propria volontà. Che cosa cercheremo?
Cercheremo il paradiso, e ciò che ci può procurare il paradiso, cioè
i beni spirituali, scienza, virtù, perfezione, salute per lavorare. Dor
Bosco era sempre intento al lavoro.
1) 07. - Quae sursum sunt, sàpde. Il verbo sàpeere ha due significati
Significa gusfare; gustare quanto viene dal cielo e ci porta al cielo
le pratiche di pietà, la divozione al S. Cuore, a Maria Ausiliatrice
ai Ss. Patroni; gustare le meditazioni, le letture spirituali, le ccn
versazioni spirituali, gli esempi dei santi; gustare i Ss. Sacramen
e gustare anche le tribolazioni, che, ben sopportate, ci procuran
tanti meriti.
» Sàpite ha pur significato nèutro, cioè aver sapore, come quanc
si dice: sa di fumo, sa di amaro, sa di zucchero. S. Paolo adunque
esorta a far in modo di aver il sapore delle cose celesti. Quando
parla con persone di spirito, di gran virtù, si dice: È ?in sa~to!
sa di santità! Or questo è ciò che dobbiamo procurare a noi; co
nostre conversazioni, col nostro modo di trattare, sappiamo di sa
titi, di cosa celestiale. Don Bosco parlava in modo che accendev

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552
I V - Successwe di Don Bosco. - Primo periodo
cuori di desiderio della virtù, appunto perchè sapeva un non so che
di celeste. Sappiamolo imitare! D.
Durante le vacanze autunnali presiedette, secondo l'usato,
i singoli corsi; e a tutti diede ricordi pratici e ben adattati.
Ai nuovi confratelli ed agli ascritti:
UNA FIACCOLA: Lucerna pedibus meik verbum tuum. Dar gran
peso alla parola di Dio, nelle prediche, nelle conferenze, nella lettura
delle Regole, nella lettura spirituale, nella meditazione.
)) UN LUCCHETTO: Pone Domine custodiam ori meo et ostium cir-
cumstantiae Zahiis meis. Prudenza e carità nel parlare; mai parlare di
cose, che possono eccitare cattivi pensieri ed affetti; non parole che
possano offendere il nostro prossimo; non mormorazioni.
» UN PAIO DI PORBI~RIe.cidere dal nostro cuore tutti i germi
cattivi. S. Paolo raccomandava tanto sovente la circoncisione dei
cuore. Osserviamo quel che si fa alle piante, affinchè producano buoni
ed abbondanti frutti; tutti gli anni si potano. La vite dice: Fammi
povera, ed io ti farò ricco! Tagliamo adunque gli d e t t i disordinati:
l'amore alla roba, al danaro, l'odio, lo sdegno, la freddezza, anche
la tristezza, e gli affetti troppo teneri...^).
Ai sacerdoti ed ai promovendi agli ordini sacri diceva:
<(Noidobbiamo occuparci interamente delle cose di
Dio; non la gloria, non gli onori, non le ricchezze, non i beni
della terra dobbiamo cercare; sempre dobbiamo cercare Id-
dio, la sua gloria, la sua volontà. Gli interessi di Dio devono
essere gli interessi nostri. Gli studi, le occupazioni, il riposo,
tutto dobbiamo indirizzare alla gloria di Dio D.
E ricordando come avessero fatta la grande promessa:
Dominus pars haereditatis meae et calicis mei, ne rievocava
le conseguenze: (iOmai i nostri affetti, le nostre ansie, le
nostre fatiche saranno per il Signore, disposti a servirlo
nelle tribolazioni, nelle contrarietà, a costo di qualunque sa-
crifizio e di qualunque mortificazione di noi medesimi e
della nostra volontà )).
Dopo la morte del caro Don Bonetti, il Servo di Dio tenne
egli stesso la direzione generale dell'Istituto delle Figlie di
Maria Ausiliatrice per più di un anno; e nell'estate del 1891
si recò a Nizza Monferrato per una diecina di giorni, desi-
- VI1 Gioie e dolori
553
deroso di rendersi conto dei bisogni generali e particolari
dell'lstituto, con tutto il suo interessamento paterno.
Alle direttrici raccolte in ritiro fece sagge e pratiche rac-
comandazioni per la regolare osservanza:
e Mi pare alquanto necessario di raccomandare l'amore allo spi-
rito di povertà. i n generale questo spirito fiorisce; tuttavia, se non
stiamo attenti, può facilmente venir meno. E perchè non succeda,
in primo luogo non si facciano spese oltre lo stretto bisogno. Ad es.
prima di affidare un lavoro ai muratori per quanto vi possa sembrare
di poca spesa, riflettete se è realmente richiesto dalla necessità... Po-
vertà nel vitto, e, per mantenerla, non s'invitino troppo facilmente
persone estranee a pranzo, ma si seguano le regole della convenienza
e della carità, con savio discernimento.
I> Tuttavia non si faccia troppa economia sulla carne, nè sulla
minestra; provvedete pure con abbondanza ciò che è necessario; ma
... state attente che non si facciano spese in cibi un po' ricercati, in
frutta primaticce, in vini prelibati, in bibite spiritose, e liquori
Queste cose non si addicono a chi ha fatto professione di povertà
religiosa, a chi vive della carità e della beneficenza altrui; e possono
anche ingenerare cattive impressioni nelle persone estranee ed allon-
tanarle dal soccorrere le opere nostre... E qualora veniste a ricevere,
in regalo qualcuna delle cose che vi ho accennato, si mandi alle case
delle ammalate, per le quali se ne potrà far uso per ordine espresso
del medico, benchè, in generale, una buona tazza di camomilla deve
preferirsi a qualunque liquore.
I> Si procuri inoltre di risparmiare sulla carta, sui lumi, sugli
abiti, sulle calzature, nonchè sui libri. Si legga e si faccia leggere
quanto prescrivono a questo riguardo le Costituzioni e le Delibera-
zioni, e si osservi fedelmente, con vero amore allo spirito della po-
vertà religiosa, secondo l'esempio che ce ne ha dato il nostro venerato
Padre Don Bosco, ed il Signore benedirà la Congregazione facendole
provare ogni di più i meravigliosi effetti della povertà religiosao.
In quell'anno, durante gli ultimi corsi di esercizi volle
accogliere con amabilità impressionante numerosi pellegri-
naggi di operai francesi, organizzati da Léon Harmel, che,
recandosi a Roma e passando per Torino, volevan visitare
la Tomba di Don Bosco in Valsalice; e si occupò premuro-
samente anche per ottenere ad essi le più belle accoglienze
da Leone XIII.
I1 17 settembre giunse il primo treno da Parigi, con circa
cinquecento peiiegrini; e loro andò incontro, mentre la banda

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554
IV - Successove di Don Bosco. - Primo periodo
musicale dell'oratorio, collocatasi a lato della porta del Se-
minario Salesiano suonava una marcia. Una dolce sorpresa,
in un batter d'occhio, si comunicò dal primo all'ultimo dei
viaggiatori; la gioia irradiò ogni volto, e tutti, perdendo ogni
traccia di stanchezza, con passo frettoloso varcano la soglia
dell'istituto. Le delegazioni degli operai cattolici di Torino
si assiepano cotto il porticato e accolgono i cari fratelli col
duplice grido di Viva la Francia! viva Leone XIII! cui ri-
spondono i francesi con ewiva e coll'agitare i cappelli.
Riordinate le file, al canto del Magnaficat, si recano in
chiesa, e il direttore del pellegrinaggio, elevato un inno di
gloria a Dio, esalta l'apostolato universale di Don Bosco,
del padre degli orfani, deil'amico degli operai, del protettore
dell'umanità, dicendolo una gloria cattolica nel vero senso
della parola, cioè universale, in modo che non solo l'Italia
ma ogni nazione lo può chiamar suo; e ricordando com'egli,
nel suo testamento supplicasse tutti i suoi amici ad essergli
larghi di preghiere, conchiuse con queste parole: - Noi siamo
sulla tomba di Don Bosco, non dobbiamo quindi dimenti-
carlo. Ma, quando un uomo discende nella tomba, come fece
Don Bosco, dopo una vita interamente spesa per Dio, egli
si sveglia nella gloria, e per simili anime non si prega. Can-
teremo adunque tre volte il versetto: - Beatus qui intelggit
super egmmn et pauperum; in die mala liberabit eum Dominus.
- Ed un sacerdote intona il versetto, e tutti in coro, lo can-
tano per tre volte, rendendo alla memoria di Don Bosco
un devotissimo omaggio.
Terminata la cerimonia religiosa, segui il banchetto nel
vasto cortile alberato, allestito da uno dei principali alberghi
di Torino. Don Rua fece distribuire a tutti i pellegrini una
fotografia della Tomba del Padre, con la scritta: -Ricordo
della visita della Francia del lavoro alla tomba di Don Bosco; -
e, infine, prese egli pure la parola con tale felicità di espres-
sioni, da commuovere ed entusiasmare. Ricordando che il
lavoro e gli operai, considerati sotto il punto di vista cristiano,
furono sempre il centro dell'apostolato di Don Bosco, e
che divennero la principale ragione di essere della sua Società,
si rallegrò di veder il fiore degli operai di Francia sulla tomba
VII - Gioie e dolo~i
555
del Padre. La preghiera di operai, venuti così da lontano,
stringerà ancora i legami che uniscono alla Francia Don
Bosco e tutte le opere, nelle quali lasciò l'impronta della
sua fede. Prega quindi i pellegrini di umiliare ai piedi del
Sovrano Pontefice l'omaggio deila profonda venerazione e
della devozione senza limiti della Società Salesiana verso la
Sacra sua Persona, e rievocando i1 suo titolo di presidente
onorario di una sezione de' Circoli Operai Cattolici di To-
rino, quella di S. Gioachino in Borgo Dora, grida con tutta
l'effusione del cuore: - Evviva Leone XIII! Evviva il Pa-pa
degli operai!
Sette treni di pellegrini passarono e si fermarono di quei
giorni a Torino; ;DO; ~ u a - e b b eper tutti le accoglienzeiiù
liete e il saluto più soave.
Un giorno, il cielo era chiuso e burrascoso; e si era preoc-
cupati per allestire il desinare all'aperto. I1 Servo di Dio che
si trovava circondato da vari salesiani sotto la piccola loggia
di legno, che sorgeva davanti la vecchia cappella di Valsa-
Iice, guardando il tempo e parlando del grave inconveniente,
li invita a pregare, perchè il Signore volesse mandare un
po' di sereno; e subito si leva la berretta e si mette con essi
in orazione. Dopo alcuni istanti, ecco che si squarciano le
nubi, ed un raggio di sole illumina il gruppo orante; e Don
Rua fattosi il segno della Croce, volge lo sguardo in alto e
attorno, col sorriso più amabile, e: - Vedete, dice, com'è
buono il Signore! - E il cielo si rasserenò totalmente.
Un altro giorno pioveva già dal mattino, e fu necessario
preparar le mense sotto i portici; tuttavia sarebbe stato un
non lieve disagio per i pellegrini il raggiungere il Seminario
di Valsalice, sotto la pioggia. Ed ecco, al momento dell'ar-
rivo del treno, che la pioggia cessa, e solo, mentre la comi-
tiva, già arrivata a Valsalice, era in chiesa per la cerimonia
religiosa, cadde ancora un acquazzone, e poi venne il sereno
anche quel giorno.
Afl'indomani dell'Enciclica Rerum novarum, quei nume-
rosi operai francesi, che dopo aver visitato la Tomba di Don
Bosco, si andavano a prostrare ai piedi del Vicario di Gesù
Cristo, scrissero dawero una bella pagina nella Storia della

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5s6
I V - Sztccessore di Don Bosco. - Primo periodo
Chiesa. E noto il malaugurato incidente che, proprio in
Roma, turbò quelle memorande dimostrazioni di fede. <(Ina-
spriti - protestava Leone XIII nel1'AIlocuzione Concisto-
ride del 14 dicembre - a quelle eloquenti manifestazioni di
si folte schiere, e postosi in cuwe di guastarle ad ogni costo,
i nemici della Chiesa diedwo sfogo, senza pudore nd misura,
ai sentimenti che covavano in seno. Non ebbero ribrezzo d'in-
tervenire crudelmente a parole e a fatti, senza proporzionata
ragione, contro pacifici stranieri, da pietà filiale, non da mire
politiche guidati, e d'infellonire similmente al cospetto di Roma
contro il Pontefice, contumelie mescolando a calunnie D.Allora,
essere apertamente devoti al Papa, era un atto di coraggio
cattolico, che turbava i nemici della Chiesa.
I1 Servo di Dio in quei giorni era sopra pensiero per
un altro motivo, per una vera vessazione da parte dell'agente
delle imposte, che mandava un avviso di tassazione all'Ora-
torio, basato su tanti redditi presunti, non solo dall'oratorio,
ma dalle altre case salesiane d'Italia, facendo ascendere un
credito netto ad oltre trecento ventidue mila lire. E il Servo
di Dio, mentre ne presentava ricorso alla Commissione Co-
munale, ne dava anche comunicazione ai direttori e raccoman-
dava d'innalzare fervide preghiere al Signore, affinchè, il-
luminando i membri della Commissione suddetta ed ispiran-
doli a sentimenti di equità, lo liberasse delle pretese delllA-
gente, che sarebbero state per l'oratorio una vera sciagura.
In novembre annunziava alle case il Giubileo delle Opere
Salesiane e dell'inaugurazione delle decorazioni al Santuario
di Maria Ausiliatrice.
(C Quando si fece la consacrazione di questa chiesa, il 9
giugno 1868, tutti i nostri confratelli ed allievi si trovavano
presenti, e sarebbe nostro vivo desiderio che anche in questa
circostanza potessero assistere alla solennità tutti i confra-
telli ed allievi, almeno interni, che ora abbiamo; ma a quel
tempo, oltre l'Oratorio di S. Francesco di Sales, avevamo
solo i collegi di Mirabello e di Lanzo. Ora invece quanti
sono gli ospizi ed i collegi, oratori e scuole, non più solo dei
Salesiani ma anche delle Figlie di Maria Ausiliatrice, sparsi
in Italia, in Francia, in Ispagna, Austria, Svizzera, Inghil-
VII - Gioie e dolori
557
terra, in America, in Asia, in Africa, e quante le migliaia
di persone che dovrebbero qui recarsi! A questa considera-
zione, mentre scorgiamo l'impossibilità di effettuare tale de-
siderio, dobbiamo ammirare la Divina Provvidenza, che si
mostrò così larga in nostro favore, e l'evidente protezione
di Maria Ausiliatrice.
>> La difficoltà però di riunirci di presenza non può impe-
dirci di riunirci tutti in ispirito, per rendere i più vivi rin-
graziamenti a Sua Divina MaesA e per esaltare sempre più
la nostra Celeste Protettrice...a.
E suggeriva che i Salesiani, durante i giorni solenni,
nei comuni esercizi di pietà ravvivassero il loro fervore, ani-
massero i giovani allievi alla frequenza dei Ss. Sacramenti,
e in modo speciale si adoperassero <<colleletture, coi sermon-
cini della sera e nelle private conversazioni, per accendere
nei loro cuori e nei cuori degli alunni la riconoscenza a Dio,
la divozione a Maria Ausiliatrice e la venerazione al nostro
caro Padrv Don Bosco a; ed in pari tempo 4 che in tutte le
case si promovesse a gara un'abbondante colletta per coope-
rare a pagare i molti debiti incontrati nei restauri e nelle
decorazioni del Santuario di Maria Ausiliatrice (per aver
parte abbondante nell'ossequio reso alla nostra Celeste Patrona
e nel Monumento alla venerata memoria del nostro amatissimo
Padre! >>.
Ma UN ALTRO MONUMENTO voleva che i Salesiani eriges-
sero senza tregua alla memoria del Padre:
c< Noi, discepoli e figli di Don Bosco, facciamo i f z modo
che le nostre azioni, la nostra attività, zelo e fervore nel ser-
vizio di Dio, il nostro spirito di sacrificio a favore del prossimo,
specialmente de/ gioventù, semano a rummemorare le vi&
e la santità del nostro buon Padre, in guisa che ciascuno di noi
... sia di Lui copia fedele. QUESTO CARA CERTAMENTE MONUMENTO
A LUI MOLTO GRADITO! D.
A Torino la commemorazione cinquantenaria rivestì uno
splendore straordinario, per l'inaugurazione dei restauri e
delle decorazioni del Santuario di Maria Ausiliatrice. La
grande (Cimpresa - osservava Don Rua - era generalmente
riconosciuta di urgente necessità, e da lungo tempo ideata

31.10 Page 310

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558
IV - Successòre di Don Bosco, - Primo periodo
V i i - Gin> e dolori
529
e sospirata dallo stesso Don Bosco I); e diede nuovo splendore
nale Parrocchi a proporre al Santo Padre chi ritenesse più
al <(monumento insigne e parlante della pietà ed operosità di
atto ed opportuno a succedere al Card. Alimonda; e dopo
u n tanto uomo I), arricchendolo di marmi, nuovi altari e pit-
aver fatto una prima volta tre nomi, Mons. Manacorda,
ture.
Vescovo di Fossano, Mons. Pampirio, Arcivescovo di Ver-
La cupola, gli spigoli sottostanti, la volta del tempio, e le
celli, e Mons. Riccardi, in data 17novembre inviava al Pro-
cappelle dei Santi Martiri Torinesi e di S. Francesco di Sa-
curatore D o n Cesare Cagliero questa lettera per il S. Padre:
les, vennero coperte di figure dal pittore Rollini. L a sola
cupola ha più di 60 figure in una superficie di oltre 300 metri
quadrati, in scene rievocanti il culto e i trionfi di Maria SS. Au-
siliatrice, con D o n Bosco e l'Opera sua a pro' dei figli del
C Bearissimo Padre, I'Archidiocesi di Torino geme tiittora vedo-
vata del suo Pastore, ed il suo affanno si fa di giorno in giorno più
doloroso, in quanto che, essendo omai passati sei mesi dalla perdita
dell'indimenticabile Card. Alimonda, non ancora si vede alcun segno
popolo e degli infedeli, l'Opera della redenzione degli schiavi,
di elezione di altro Arcivescovo.
la battaglia di Lepanto e la liberazione di Vienna, Sobieschi
e Pio V, Emanuele Filiberto, Filippo 11, Andrea Doria,
Marc'Antonio Colonna, Verniero, Mocenigo, Giovanni d'Au-
r) Lo scrivente, sebbene il ~ i iùndegno fra i membri del Clero di
questa città e diocesi, animato'da pers&iaggi degni di tutta conside-
razione, fidando nella paterna bontà della Santità Vostra, chiede umile
venia, se osa far presentar un soseetto che Dare riunire in sè tutti
stria ed il Conte Ravana, ed altre figure e gruppi, dominati
i requisiti per divenire un compiti~~rAnorciv&covo di questa insigne
dalla Madonna, assisa tra una moltitudine d'angeli che si
perdono nelle nubi (I).
L e decorazioni, opera del prof. Carlo Costa di Vercelli,
furono assai apprezzate per ia loro classicità.
Alle solenni funzioni, insieme con una moltitudine di
Archidiocesi. Egli sarebbe l'attuale Vescovo di Novara, NIons. Da-
vide dei Conti Riccardi... La sua età di 56 anni, per cui coinparisce
n&troppo giovane, n&troppo attempato, la sua nobiltà, la sua pre-
senza, il suo tratto squisito, la sua bontà, non disgiunta all'uopo da
necessaria fermezza, la sua scienza e fiorita parola come scrittore e
come oratore, il suo coraggio, il suo attaccamento alla Santa Sede,
devoti, accorsi anche di lontano, presero parte l'Arcivescovo
la sua prudenza nell'amministrazione e direzione, il complesso delle
di Vercelli, i Vescovi di Acqui, Casalmonferrato, Fossano e
altre sue virtù, tutto contribuisce a fare di lui un pastore secondo
Susa, e Mons. Bertagna, Vescovo tit. di Cafarnao.
L a sede arcivescovile di Torino era vacante, ma si sapeva
già che il nuovo Arcivescovo sarebbe stato Mons. Davide
l
il Cuore di Dio e gradito ad ogni ceto di persone, epperò atto a pro-
cacciare il bene delle anime.
)) Tutto ciò lo scrivente espone, facendo astrazione dalle testi-
monianze
di
affetto
dato
alla
nostra
~~~
um~-i~l~e~Socie~ ~~ S~ a~ le~ si~ a~ na,. la
auale
A
dei Conti Riccardi, Vescovo di Novara, il quale aveva ac-
i
lo annovera tra i più benevoli amici. Egli già volle stabilire nella sua
cettato di predicare in Maria Ausiliatrice il triduo delle sacre
Quarantore; ma non potè, dovendo di quei giorni recarsi
a Roma per il Concistoro.
!t
I
i
diocesi due case dirette dalle nostre Suore, Figlie di Maria Ausilia-
trice, e nel corso di quest'anno fece dono ai salesiani di un terreno
e fabbricato ad uso di Oratorio festivo. da inaueurarsi in Novara nel
1893 come monumento pel Giubileo Épiscopare di Vostra Santità.
Alla sua nomina contribuì, più d'ogni altro, Don Rua.
Parlando pertanto nell'interesse della nostra Pia Società, noi confide-
Questi, essendosi prudentissimamente interessato perchè
amico, un protettore, un
Torino avesse u n degno Pastore, venne consigliato dal Cardi-
rea e nella diocesi di No-
( I ) Il pittore Giuseppe Rallini, nato a Maggiate, presso Borgomanero, ed a G
colto da Don Bosco nell'Oratorio negli anni che frequentb I'ilccadernia di Belle Arti,
esegui dei lavori anche nella ~hiesadi S. Giovanni Evangelista in Torino, di-
pinse l'affresco deila Piea nella cappella sepolcrale di Don Bosco in Valsalice,
decorb il Santuario di Cussanio nella diocesi di Fossano, e, iniieme col p o f . Vacca,
il duomo di Pinerolo e quel gioiello d'arte, che è il Castello ~Medmnledi Toiino.
tera del Servo di Dio,
ubito arrivare al Santo
e dava l'incarico al suo Uditore
ons. Riccardi la promozione sua

32 Pages 311-320

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32.1 Page 311

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560
I V - Szrccessore di Don Bosco. - Primo periodo
V I I - Gioie e dolori
I n verità, non si poteva restare indifferenti al pericolo, al
brosi vivevano appartati nel Lazzaretto di Agua de Dios, a
quale andava incontro Ia Società Salesiana, che sotto il pa-
tre giorni dalla capitale, senza un sacerdote che li assistesse e
terno regime del compianto Cardinale Alimonda aveva, in-
confortasse spiritualmente, aveva ottenuto di consacrarsi in-
sieme con tutta l'Archidiocesi, goduto perfetta pace; mentre,
teramente a loro servizio.
dopo la morte del Cardinale, l'orizzonte minacciava di ri-
I1 buon missionario, da tempo sentendo cotesta voce in-
tornare oscuro. Don Rua fece conoscere al Card. Protet-
teriore che lo spronava all'eroico apostolato, in fine ne parlò
tore il doloroso stato di cose per sentire il quid agendum;
ripetutamente al suo direttore Don Evasio Rabagliati, il quale,
e il Card. Parrocchi lo consigliò a scrivere direttamente al
arilmirando il generoso proposito, fini per cedere alla richiesta,
Santo Padre chi credeva di proporre alla sede arcivescovile.
a condizione che la decisione venisse approvata dal Rettor
E i1 zelantissimo ed umile Servo di Dio ubbidì, serbando,
Maggiore Don Rua.
allora e poi, il più rigoroso segreto. Chi sa quanti fatti signi-
E Don Unia il 26 agosto 1891 giungeva al Lazzaretto.
ficativi dell'attività meravigliosa dei Servi del Signore rimar-
Erano le 11 del mattino, l'ora più calda del giorno, con un
ranno, per la loro umiltà, ignorati per sempre su questa'
sole cocentissin~o;e tutti i malati, non costretti a restare
terra!
in letto, chi a cavallo, chi a piedi, gli andarono incontro a
Ma Dio li glorifica anche quaggiù. L'S dicembre, alla
grande distanza tra i boschi. Nelle vicinanze l'attendevano
messa pontificata nel tempio di Maria Ausiliatrice dal-
un centinaio di ragazzetti, vestiti a festa, che sventolavano
l'Arcivescovo di Vercelli, il popolo spingeva avidamente lo
un'infinità di banderuole, e, più avanti, un drappello di fan-
sguardo verso il presbiterio, per veder Don Rua. ((Era una
ciulle bianiovestite, con palme e fiori, che cantavan inni di
scena - scriveva l'a Unità Cattolica )) - che szlscitava mille
lode e di benedizione a Dio, che finalmente mandava loro
pensieri ed ajfetti. Oh! Don Bosco non è morto! RELIQUIT
un sacerdote! Una scena, così cordiale, commosse i l buon
SIMILEM SIBI POST SE. Lasciò un altro se stesso nel suo Suc-
.. cessore!. )>.
Nel pomeriggio, quel giorno si recava al Santuario anche
missionario sino alle lacrime.
<( Ma uno spettacolo ben straziante - scriveva Don Unia
- mi ebbi, quando entrai nel Lazzaretto. Poverini! Son più
S. A. R. ed I. la Principessa Maria Laetitia di Savoia-Napo-
I
di cinquanta, che non hanno quasi più forma umana. Coloro
leone; ed all'ora della benedizione eucaristica, benchè fosse
che son presi in pieno da questa spaventosa malattia, son
d'inverno, tutta la piazza ch'è dinanzi al Santuario, e buon
coperti, da capo a piedi, da piaghe schifose e ributtanti,
tratto di via Cottolengo a sinistra e a destra del tempio, e i
e si potrebbero chiamare scheletri vivi in putrefazione! Chi
primi cortili dell'Oratorio rigurgitavano di fedeli.
Al triduo inaugurale delle decorazioni del Santuario nella
è senza braccio,
naso, chi senza
chi senza mano,
orecchie; a brani
achbirasenni zcaaspciaendoi,lechciarsnein!z..a.
solennità cinquantenaria, seguì un altro triduo non meno
A tal vista, per la prirna volta, io mi sentii una stretta al cuore,
solenne per le Sante Quarant'Ore. I l settimo giorno si fecero
e mi rimasi come di sasso...
devoti suffragi per i benefattori defunti, e la sera un altro
D E che cosa faccio io ora in questo Iazzaretto? Bisogna
drappello di diciotto missionari salesiani si congedava ai
sapere che tra lebbrosi, convalescenti e sani, vi son più di
piedi dell'altare di Maria Ausiliatrice per recarsi nella Pa-
mille e duecento abitanti. Avrò dunque da attendere a tutte
iestina.
queste anime, celebrare la Santa Messa, amministrare loro
Verso la fine di quell'anno si diffondeva in ogni parte la
i Ss. Sacramenti, e consolare i poveri sofierenti, visitandoli
notizia che un salesiano, Don Michele Unia, che da due
anni si trovava a Bogotà, al pensiero che seicento e più leb-
più volte il
numero di
fganiocrinuoll;i..d. i
più, ci sarà da catechizzare un bel
Del lavoro credo non mi mancherà,
36 - Vita del Saruo di Dio ~IliriieleRzo. Voi. I.

32.2 Page 312

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562
I V - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
e potrò passare lietamente la mia vita, anche nel Lazzaretto
di Agua de Dios!...
n E se mi colpisse la lebbra? Dio no1 permetta! Ma se a
lungo andare avrò da sottostare anch'io a tale malattia, sia
pure. Se, con mio gran dolore, non potrò più celebrare il
S. Sacrifizio, mi sarà tuttavia possibile confessare e consolare
queste anime, anche coperto dalle piaghe... ».
Mentre questa lettera era ancora in viaggio, il Servo di
Dio scriveva a Don Rabagliati e a Don Unia rammentando
il bisogno urgente che un di loro si recasse al Messico per
combinare la fondazione di una casa salesiana in quella ca-
pitale; e, qualora non potesse recarvisi il primo, vi andasse,
prowisoriamente o stabilmente, il secondo.
Questa comunicazione parve la risposta di Don Rua alla
domanda di Don Unia; e Don Rabagliati gli ordinava di
ritornare a Bogotà e partire per il Messico.
Appena si sparse nel Lazzaretto la notizia che il buon
Cappellano sarebbe partito, i poveri lebbrosi scrissero una
supplica al Servo di Dio, perchè revocasse l'ordine della par-
tenza; e Don Unia scriveva egli pure a Don Rua:
t( Rispondo alla sua, che mi ordina di partire pel Messico.
Sono figlio dell'ubbidienza, e quantunque sarà doloroso par-
tire da questo luogo, pure venero i suoi comandi e di buon
grado mi sottometto.
>> Si, partirò da' miei lebbrosi, puzzolenti, schifosi, or-
ribili all'aspetto, ma pur sempre cari al mio cuore, perchè
hanno un'anima che sente, che ama e che soffre...
Partirò! E per rendere meno amara la mia partenza a
questi sofferenti, lascierò loro una speranza. Dirò che, v'i-
sitato il Messico, fra pochi mesi ritornerò fra loro e ci starò
per sempre...
>) Partirò; sarà un momento straziante, ma la santa ob-
bedienza mi darà forza a farmi violenza e superare ogni as-
salto. Ritornerò a Bogotà, di andrò al Messico; ma il mio
pensiero e il mio cuore saran sempre tra queste anime, che
lascerò nella desolazione... n.
Aveva stabilito di partire la domenica zg novembre: e
quel giorno - essendo solito a binare nei giorni festivi -
VI2 - Giode e dolori
563
alla prima 1VIecsa distribui numerosissime Comunioni; e,
dopo la seconda, benedisse un nuovo quadro di S. Lazzaro,
a ricordo del suo primo soggiorno nel Lazzaretto. Mentre
si ritirava in sagrestia, fu uno scoppio generale di gemiti,
pianti e grida. Per far cesssre quella scena straziante e tran-
quillizzare quei desolati, rientrò in chiesa e rivolse loro al-
cune parole, non di addio, ma di saluto, assicurandoli che
sarebbe presto tornato... Quando parti, anche quelli che non
potevano moversi da letto si fecero portare lungo la via, e
non finivano
- Pietà,
di gridare:
misericordia; non ci
abbandoni;
resti
con
noi! ...
Appena si seppe a Bogotà che il coraggioso figlio di Don
Bosco erasi ritirato da Agua de Dios per obbedire all'ordine
del Superiore Generaie, l'Arcivescovo telegrafava a Don Rua
di concedere che Don Unia potesse restare tra i lebbrosi.
Anche il Presidente della Repubblica telegrafava al Ministro
della Colombia presso Ia Santa Sede, perchè cercasse di ot-
tenere un tanto favore; e ((voglia- diceva il Ministro, comu-
nicando il telegramma del Presidente - voglia la S. V.
tener conto che, consacrandosi Don Unia alla cura dei leb-
brosi, ha circondato il benemerito istituto salesiano di nuovo
splendore, e che questo sublime atto di cristiana abnegazione
ne aumenterà immensamente il prestigio, non solo nel Nuovo
Mondo, ma bensì dovunque si sappia, che l'immortale Padre
Damiano si ebbe tosto per successore un figlio di Don Bosco 1).
I telegrammi venivano spediti da Bogotj il 3 dicembre;
mentre il Servo di Dio, appena ebbe la prima lettera di Don
Unia, cioè fin dal 13 ottobre, gli aveva risposto annuendo
al santo desiderio:
Carissimo Don Michele Unia, avrai ricevuto la mia let-
tera, nella quale ti incaricava di andare al Messico a trattare
le cose riguardanti quella casa, aperta cova circa due anni
sono, sotto il titolo di Casa Salesiana. Può esser che tu l'abbia
ricevuta, quando ti trovavigià in Agua de Dios: in tal caso non
pretendo obbligarti a quel viaggio, mzi sono contentissimo della
generosa risoZuxione di sacrifica~tin favore dei lebbrosi. T i do
il mio pieno consenso, e imploro da Dio per te le più elette e
abbondanti benedixionz'. T u sei disposto a sacriJicare la tua vita,

32.3 Page 313

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564
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
ed io me ne coqratulo. Ti raccomando, bensi, di zlsare le debite
precauzioni per non contrane quella terribile infermità, o, al-
meno contrarla il più tardi possibile. Può essere che qualche
altro salesiano, attratto dal tuo esempio, si disponga ad andar
a farti compagnia per aiutarvi reciprocanzente nei bisogni spi-
rituali e temporali.
)) Benchd ti trovi coi lebbrosi t i consideriamo sempre come
nostro caro confratello; anzi considerianzo Agua de Dios come
una nuova colonia salesiuna, e ben vorremmo ci fosse possibile
aiutare in qualche modo cotesti infermi! Con che piacere lo
faremmo! ...
T i raccomando che la tua condotta e la tua vita sieno smz-
pfe da vero salesiano e figlio di Don Bosco...)).
Ed .univa questo biglietto per i. Iebbrosi:
<< Amici in G. C . carissimi, ho ricevuto il vostro telegramma,
con cui pregate a lasciare costi il mio diletto jglio in G. C. Don
Michele Unia, e ne fui commosso ,fino alle lacrime.
Sebbene non v i conosca, tuttavia v i amo tanto e non sa-
prei rz~utarvil favore che mi domandate. Avrei bisogno di lzii
in altri siti; ma in vista del vostro desiderio lo lascio in mezzo
a voi. Egli si adoprerà a vostro spirituale vantaggio, a salvare
le anime vostre; voi siate docili alle sue parole, secondate le sue
esortazioni, e, sopportando con pazienza e rassegnazione i vost-/i
incomodi, adopratevi a pfocacciarvi molti meriti pel paradiso.
)> Io e i miei couj%atellipreghiamo per voi tutti; voi pregate
Gesù e Maria per noi. - Vostro aff.mo amico in G. C.
SAC. MICHELE RUA )).
Com'ebbe le accennate istanze, il Servo di Dio telegra-
ficamente conferinb il suo pieno consenso all'Arcivescovo
di Bogotà, e lo confermò per lettera anche al Ministro della
Colombia presso la Santa Sede, il quale telegraficamente co-
municava l'attesa notizia al Presidente della Repubblica.
Il telegramma pervenuto all'Arcivescovo fu subito tra-
smesso ailebbrosi, quand'eran passati otto giorni che Don
Unia era partito e non avevan pi-ù avuto una parola di spe-
ranza! Com'appresero la lieta notizia, suonarono a festa le
campane, spararon mortaretti, corsero tutti in chiesa a cantar
l'inno del ringraziamento; e cominciarono subito ad innal-
VI1 - Gia; e dolori
56.5
zare archi di trionfo per accogliere con la maggiore esultanza
l'u.m. ile figlio di Don Bosco. E scrissero a Don Rua:
C Che Dio v i .benedica per aver consolato il nostro giusto e
sincero dolore, ascoltando la nostra umile voce e cambiando il
cordoglio che contristava i nostri petti in vera allegria. Dal
Superiore di una Congregazione tanto bene$ca noa si poteza
aspettare che questo generoso riszcltato! Benedica Iddio, nel
vostro nome amato e venerato, la sacra Comunità, d i cui siete
degno Superime! ... D.
Anche nel 1891, nonostante l'abituale riserbo del Servo
di Dio, non mancarono di diffondersi altri fatti, comprovanti
quant'egli fosse caro al Signore.
Vincenzo Scotti di Pistoia il 21 giugno scriveva al diret-
tore del Bollettino Salesiano: « I1 giorno 5 del mese di gen-
naio avevo scritto al signor Don Rua, che avesse fatto una
novena a Maria Ausiliatrice per un mio bimbo gravemente
infermo, il quale da quattro medici mi era stato giudicato
senza speranza di guarigione. Riposi allora tutta la fiducia
in Maria Ausiliatrice. Don Rua mi rispondeira che il giorno
9 del detto mese avrebbe, insieme co' suoi giovanetti, dato
principio alla novena. La mattina di quel giorno il bimbo, che
il medico credeva trovar morto, godeva invece di un sensibile
miglioramento, che crebbe gradatamente e felicemerite nei
seguenti giorni. In segno di gratitudine alla Gran Madre di
Dio mando un'offerta per i restauri del Santuario )).
Nel 1890 - attestava Suor MaddzIena della Passione,
dell'Istituto del Buon Pastore di Torino - fui ripetutamente
colpita da uno strano male convulsivo, che per più giorni
mi rendeva oggetto di compassione a chi mi vedeva; mi di-
batteva in tutte le mie membra, poteva inghiottire cibo
di sorta.
D Nel mese di luglio 1891, fui colpita si forte dallo stesso
male, che mi credettero in fin di vita: mi mancava il respiro
siffattamente, che il dottore curante ordinò di farmi ricevere
gli ulti~iliSacramenti.
)) Io, se da un lato soffriva nel corpo, molto più soffriva
nell'anima, pensando che sarei morta senza fare la profes-
sione religiosa.
i

32.4 Page 314

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566
I V - St6ccessore di Don Bosco. - Primo periodo
s I1 giorno 16 dello stesso mese venne a farmi visita il
rev.mo Don Michele Rua, Rettor Maggiore della Pia So-
cietà Salesiana, e, vedendomi in sì miserando stato, mi be-
nedisse, e mi soggiunse di avere fiducia in Maria Ausilia-
trice, la quale da buona Madre mi avrebbe guarita. Diedi
subito principio ad una novena, e il terzo giorno della me-
desima mi trovai guarita.
I1 giorno 19 mi alzai per tempo, scesi in chiesa, feci
la S. Comunione, come non avessi mai avuto male.
r D'allora in poi godetti sempre ottima salute: senza fa-
tica potei sempre seguir l'ordine della vita comune, e a suo
tempo potei fare la Santa Professione, ed ora [il 18 agosto
18923 con sommo gaudio dell'anima mia dò lode a Maria SS.
della grazia concessami D.
<( Fin dal giorno 22 aprile 1891 - scrive il sac. Vincenzo
Stasi da Durazzano - fui affetto da grave e lunga infermità.
Dopo otto mesi di malattia e tre di continui spasimi atrocis-
simi, che mi avevano reso macilente, scarno e senza forza
da non poter fare un passo, mi determinai di ricorrere a Ma-
ria Ausiliatrice con ferma speranza d'essere esaudito. Quindi
la vigilia deil'limmacolata, 7 dicembre, scrissi una lettera al
rev. Don Michele Rua, con la quale lo pregava di fare una
novena alla Vergine nel suo Santuario, perchè mi ottenesse
da Dio la guarigione. Non tardò l'effetto salutare. Prima che
le preghiere dimandate ai figli dell'immortale Don Bosco
salissero al trono della Vergine Misericordiosissima, inviata
appena la lettera, mentre fino a quel tempo avevo sempre
disperato della mia vita, fu tale il contento che mi ebbi nel
cuore, che mi giudicavo già guarito dalla infermità; e da
quell'ora incominciai a sentire così notevole miglioramento
da passare tranquillamente quel giorno, vicino a godere per-
fetta sanità.
Difatti, avevo io interrotti i miei studi, ed in quella prima
sera li ripresi con fervore ed energia; alla sera seguente più
della prima, e, volendo impiegare il primo tempo delle mie
fatiche mentali ad onore della Vergine, stimai opportuno
scrivere questa relazione s.
((L'anno 1891 - narra una Figlia di Maria Ausiliatrice
V I I - Gioie e dolori
567
- mi portai a Nizza Monferrato per fani i Santi Spirituali
Esercizi. Qui volle il buon Dio che conoscessi il sig. Don Rua,
Superiore Generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice. La
bontà e santità che traspariva in t-itta la sua persona mi at-
trasse e commosse l'intimo del cuore. Quell'anno segnava
per me un'epoca memoranda; doveva decidere della mia vo-
cazione. Il demonio, come usa fare colle anime che vogliono
dedicarsi al servizio di Dio, cominciò a suscitare nella mia
anima dubbi e lotte tremende; ma quello che più mi dava
pensiero e metteva in dubbio la mia riuscita per la vita re-
ligiosa, era la mia poca salute. Terminati i santi Esercizi
ed anche tornata in famiglia, non cessò la lotta che aveva
in cuore, anzi aumentò... perchè tutti i miei parenti, sentendo
che voleva abbracciare la vita religiosa, si rivoltarono contro
di me, e mi facevano molto soffrire. Pensai di portarmi a
Torino, dal sig. Don Rua, e regolarmi secondo il suo saggio
consiglio.
Difatti lo trovai a Valsalice, dove assisteva agli Esercizi
dei Salesiani. Appena trovatami alla presenza di quell'anima
santa, esposi tutti i miei dubbi e le lotte della mia coscienza.
Egli, sempre sorridente, mi ascoltò attentamente, e, finito
che ebbi, mi disse: - Vada subito dove il S@re la chiama;
I'assicuro che sarà perseverante anche con poca salute, e farà
del bene a tante anime.- Mi accomiatai colla sua benedizione,
e con essa ebbi forza e coraggio d'abbandonare, dopo pochi
giorni, i miei cari, e volare a Nizza per consacrarmi al Si-
gnore.
o Sono 19 anni che ebbi tanta fortuna - così ,scriveva
la suora nel 1910, e san passati altri vent'anni ed ella vive
ancora - e malgrado sempre deboluccia di salute, .pure
lavoro volentieri, a gloria di Dio ed alla salute d,elle anime l).
Un'altra Figlia di Maria Ausiliatrice, che si trovava a
S. Ambrogio di Susa, venne chiamata in famiglia, perchè il
papà era caduto gravemente ammalato di peritonite; e, pas-
sando per Torino, si recò ad implorare una benedizione al
Servo di Dio, il quale le diede anche una medaglia per I'in-
fermo. Questi dovette esser preparato a ricevere la figliuola,
perchè, da quasi tre anni, non voleva più neanche sentirne

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568
- IV Sz'ccessore di Don Bosco. - Primo periodo
a parlare, essendo contrario alla sua vocazione religiosa.
Entrata in camera dell'infermo, la figlia si slanciò con tene-
rezza verso il padre; e questi l'abbracciò, e, con meraviglia
di tutti baciò la medaglia che gli porgeva, e si fece anche il
segno della Croce, quando udì che il Successore cli Don Bosco
gli mandava la benedizione; poi, guardando fisso la figlia,
celiando:
collo?... T
(I
i
Che fai - le disse - con quel bavero
sei mascherata?... >>E.lla allora gli parlò
bianco al
delle pre-
ghiere che si facevano e dei voti che tutta la comunità in-
nalzava al cielo per la sua guarigione; e il Signore risanava
quell'anima per accoglierla in paradiso. << Infatti, poco dopo,
con edificazione di tutti, ricevette i Santi Sacramenti, che da
parecchi anni aveva trascurato, e si confessava dal mede-
simo sacerdote verso cui nutriva rabbia e dispetto, perchè,
com'egli diceva, gli rubava i figli per popolare i conventi di
frati e di monache. Oh! come la benedizione di Don Rua
e la medaglia da lui benedetta, posta sotto il capezzale del
morente, operarono in quell'anima!... D.
(I Nelle ultime ore di agonia - attesta un'altra figliuola,
che poi si fece anch'essa suora di Maria Ausiliatrice - ri-
volto a me, che già prima aveva tanto e inutilmente lottato
per ottenere il consenso di farmi anch'io religiosa, senza che
ne lo richiedessi: - Caterina, mi disse, vàttene con Dio;
a Lui solo ed ai tuoi genitori sziba il tuo affetto; arrivederci
all'eternità! - E ricevuta l'estrema unzione, dopo aver dato
l'ultimo saluto ai figli, esclamando: - Arrivederci in para-
diso! -- serenamente spirò. Riflettendo più tardi a quest'av-
venimento, mi persuasi che la benedizione del sig. Don Rua
aveva cooperato alla salvezza di un'anima: ed alcuni mesi
dopo entrai ancli'io nell'Istituto delle Figlie di Maria Ausi-
liatrice, dove mi trovo attualmente, e ringrazio il Signore
della grazia che mi ha concesso b.
4 Era l'anno 1891 ed io - dichiara un religioso Cappuc-
cino, - mi vedeva il collo tormentato da pustole e tumori
duri e freddi, residuo di febbri tifoidee e miliari, avute in
gennaio e febbraio. Il mio benemerito medico cuimte mi
fece due o tre tagli, ma poi non volle più operarmi, dicendo:
- Queste escrescenze chiamami: Noli nze tangere! - e mi
VII - Gioie e dolori
j69
ordinò i bagni di mare, che presi a Nizza, con poco vantaggio.
Fu allora che i1 mio veneratissimo Vescovo di Cuneo, Mon-
signor Valfrè di Bonzo, mi consigli6 di farmi visitare da un
medico santo, il can. Giovanni Silvestro, dottore in medicina
e chirurgia; il quale fu di parere di dovermi fare operare;
ma essendo lui sacerdote e non potendo più esercitare la
chirurgia secondo i Canoni, io non ebbi il coraggio di av-
vicinare altri medici, tanto più che un distinto sanitario
di Nizza Marittima, da me consultato, dopo avermi visitato
accuratamente, mi aveva detto: - Reverendo, se i bagni di
mare non vi guariscono, anch'io sono del parere deI vostro
medico, che questi tumori non si debbano tagliare, perchè
ripullulerebbero.
D Un'ispirazione, fi~ialmente,mi venne e proprio all'im-
prowiso: - Sono cooperatore salesiano; vado a Torino a
raccomanda?e la mia salate spirituale e corporale alla Madonna
di Don Bosco!
Era la mattina del giovedì 3 dicembre 1891, ed io ebbi
la consolazione di fare la mia confessione sacramentale ai
piedi del venerando Successore di Don Bosco, Don Michele
Rua. Cosa da sapersi; sia per l'infermi&, sia per l'incubo che
mi pesava sul capo, sin per aver viaggiato la notte precedente,
io svenni ai piedi di Don Rua, e mi lasciai andar giù.
Ma, ecco meraviglia! al solo pigliarmi che fece Don Rua per
il braccio, lo svenimento cessò affatto, sicchè potei compiere
la lunga confessione, e poscia celebrare tranquillamente,
contemporaneamente a lui.
» Dopo la Messa, il veneratissimo Rettor Maggiore dei
Salesiani, cori una bonth da esserne sempre confuso, mentre
non mi conosceva che ddla confessione, mi fece andare a
sdigiunarmi con lui stesso, e m'indicò il medico dott. Fis-
sore, fratello dell'allora Arcivescovo di Vercelli. Come man-
dato da Don Rua, quel celebre medico mi ricevette con inu-
sitata cortesia, mi visitò con gran cura, e gratuitamente, e
mi prescrisse un medicinale per bocca e cambiamento d'aria
e dimora. E fu da quel giorno che io cominciai a dire: -
Don Rua è proprio un su$eriore straordinario, degnissimo suc-
cessore di un Santo, come Don Bosco! - Perchè il mio male

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a parlare, essendo contrario alla sua vocazione religiosa.
Entrata in camera dell'infermo, la figlia si slanciò con tene-
rezza verso il padre; e questi l'abbracciò, e, con meraviglia
di tutti baciò la medaglia che gli porgeva, e si fece anche il
segno della Croce, quando udì cheil Successore di Don Bosco
gli mandava la benedizione; poi, guardando fisso la figlia,
celiando: ((Chefai - le disse - con quel bavero bianco al
collo?... T i sei mascherata?...t). Ella allora gli parlò delle pre-
ghiere che si facevano e dei voti che tutta la comunità in-
nalzava al cielo per la sua guarigione; e il Signore risanava
quell'anima per accoglier la^ in paradiso. Infatti, poco dopo,
con edificazione di tutti, ricevette i Santi Sacramenti, che da
parecchi anni aveva trascurato, e si confessava dal mede-
simo sacerdote verso cui nutriva rabbia e dispetto, perchè,
com'egli diceva, gli rubava i figli per popolare i conventi di
frati e di monache. Oh! come la benedizione di Don Rua
e la medaglia da lui benedetta, posta sotto il capezzale del
morente, operarono in quell'anima!...D.
.<<Nelleultime ore di agonia - attesta un'altra figliuola,
che poi si fece anch'essa suora di Maria Ausiliatrice - ri-
volto a me, che già prima aveva tanto e inutilmente lottato
per ottenere il consenso di farmi anch'io religiosa, senza che
ne lo richiedessi: - Caterina, mi disse, vàttene con Dio;
a Lui solo ed ai tuoi genitori serba il tuo affetto; arrivederci
ali'eternità! - E ricevuta l'estrema unzione, dopo aver dato
l'ultimo saluto ai figli, esclamando: - Arrivederci in para-
diso! - serenamente spirò. Riflettendo più tardi a quest'av-
venimento, mi persuasi che la benedizione del sig. Don Rua
aveva cooperato alla salvezza di un'anima: ed alcuni mesi
dopo entrai anch'io nell'Istituto delle Figlie di Maria Ausi-
liatrice, dove mi trovo attualmente, e ringrazio il Signore
della grazia che mi ha concesso)).
<(Era l'anno 1891 ed io - dichiara un religioso Cappuc-
cino, - mi vedeva il collo tormentato da pustole e tumori
duri e freddi, residuo di febbri tifoidee e miliari, avute in
gennaio e febbraio. I1 mio benemerito medico curante mi
fece due o tre tagli, ma poi non volle più operarmi, dicendo:
- Queste escrescenze chiamansi: Noli me tangere! - e mi
VII - Gioie e dolori
569
ordinò i bagni di mare, che presi a Nizza, con poco vantaggio.
Fu allora che il mio veneratissimo Vescovo di Cuneo, Mon-
signor Valfrè di Bonzo, mi consigliò di farmi visitare da un
medico santo, il can. Giovanni Silvestro, dottore in medicina
e chirurgia; il quale fu di parere di dovermi fare operare;
ma essendo lui sacerdote e non potendo pii1 esercitare la
chirurgia secondo i Canoni, io non ebbi il coraggio di av-
vicinare altri medici, tanto più che un distinto sanitario
di Nizza Marittima, da me consultato, dopo avermi visitato
accuratamente, mi meva detto: - Reverendo, se i bagni di
mare non vi guzriscono, anch'io sono del parere del vostro
medico, che questi tumori non si debbano tagliare, perchè
ripullulerebbero.
)) Un'ispirazione, finalmente, mi venne e proprio all'im-
prowiso: - Sono cooperatore salesiano; vado a Torino a
raccomandare Za mia salute spirituale e corporale alla Madonna
di Don Bosco!
o Era la mattina del giovedì 3 dicembre 1891, ed io ebbi
la consolazione di fare la mia confessione sacramentale ai
piedi del venerando Successore di Don Bosco, Don Michele
Rua. Cosa da sapersi; sia per l'infermità, sia per l'incubo che
mi pesava sul capo, sia per aver viaggiato la notte precedente,
io svenni ai piedi di Don Rua, e mi lasciai andar giù.
Ma, ecco meraviglia! al solo pigliarmi che fece Don Rua per
il braccio, lo svenimento cessò affatto, sicchè potei compiere
la lunga confessione, e poscia celebrare tranquillamente,
contemporaneamente a lui.
r) Dopo la Messa, il veneratissimo Retto1 Maggiore dei
Salesiani, con una bonti da esserne sempre confuso, mentre
non mi conosceva che dalla confessione, mi fece andare a
sdigiunarmi con lui stesso, e m'indicò il medico dott. Fis-
sore, fratello dell'allora Arcivescovo di Vercelli. Come man-
dato da Don Rua, quel celebre medico mi ricevette con inu-
sitata cortesia, mi visitò con gran cura, e gratuitamente, e
mi prescrisse un medicinale per bocca e cambiamento d'aria
e dimora. E fu da quel giorno che io cominciai a dire: -
Don Rua è proprio un superioore straordinario, degnissimo suc-
cessore di un Santo. come Don Bosco! - Perchè il mio male

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1
570
- - I V Successore di Don Bosco. Primo periodo
i
al collo da quel giorno divenne stazionario, prima ancora che
cambiassi dimora, e mi durò stazionario fino all'inverno del
1893-94, quando da prete secolare, essendomi fatto cappuc-
cino, deposte le calzamenta e andato in un paese non guari
più ossigenato ed azotato, e conducendo una vita d'austerità
com'è il noviziato, l'unico tumore che ancor mi restava mi
scomparve ben presto, e per sempre, e interamente, senza
che io me ne accorgessi!)).
- V I I Sempre avanti!
571
VI11
SEMPRE AVANTI !
1892.
- Per il buon andamento delle case. - Si rintette i% viaggio. È riceauto
dal Papa. - Scende a Marsala. - <r Oh! che brutto augurio questo
- sant'uomo fa a queiti figliuoli!... ». La sua viSita a Catania è una
pioggia benefica. - Assiste alle solennissime feste di S. Agata. - Parla
ai Cooperatori. - Guarisce la mamma del Nunzio Apostolico del
- Belgio iMons. Francica Nava. Grande entusiasmo.- A Caltanbsetta
arsicura dzce chierici che partivano per i1 servizio militare, che uno
solo di essi avrebbe indossato la divisa. - Nelle Marche e in Ro-
- magna. - In Liguria e in Francia. A Nizza ottiene da S. Giuseppe
- il terreno per la fondazione dell'Oratorio festivo. A Cannes, a
- - Grasse, alla Navarra, e a Marsiglia. - A St-Piewe de Canon e a
St-Cyr. - Tra le Figlie di Maria Ausiliatrice. A Valsalice.
- A Foglizzo per la festa dell'Apparizione di S. Michele. Predica
l'esercizio dellu buona morte. - Come inculca la devozione alla Ma-
- donna. - Guarisce il prof. De Magistris. In braccio alla Divina
- Provvidenza! Al V I Capitolo Generale dei Salesiani, ed a quello
- - delle Figlie di Maria Ausiliatiice. Espansione mcuavigltosa. I
- Salesiani all'Esposizionedelle Missioni Cattoliche a Genova. << Spero
che la nostra Tesoriera non vesrà meno nellu riputazione acpuista-
- tm';del resto sarei costretto a fnggire anch'io in America! ». <r S e
non vengo io, procurerò mandarvi tra non molto qualche bravo visi-
tatore ».
Sul principio del 1892 la parola del Servo di Dio giungeva
alle case per esortare i Salesiani a vivere, in tutte le manife-
stazioni tradizionali, lo spirito di Don Bosco. Era questa,

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572
IV - Successore di Don Bosco. - P~imoperiodo
- per l'attivissimo Successore, la miglior maniera di mostrare
a Dio tutta la riconoscenza per Io sviluppo meravielioso della
Pia Società.
c< I l Signore, nella sua inJinita bontà, si degna di swvirsi
anche dell'opera dei poveri Salesiani e delle Figlie di Maria
Ausiliatrice per fare un po' di bene nella Chiesa. Ogni anno
si vanno, iz modo direi nze~avixlioso,moltifilicando le nuove
fondazioni degli zmi e 'aelle altre; .menWe stabilimenti già
fondati si vanno ognor più sviluppando. Noi dobbiamo ringra-
ziare il Signore di tanta sua bontà e degnazione; ed in pari
tempo dobbiamo pure, dal canto nostr.0, fatpe quanto possianzo
pel buon andamento di tutte le nostre case, AFFINCHÈ ABBIA A
RISALTARNE LA GLORIA DI DIO ED IL VANTAGGIO DELLE ANIME,
AL CHE DEVONO MIRARE TUTTE LE NOSTRE ASPIRAZIONI E SOL-
>>. LECITUDINI
Con questi pensieri scriveva ad ogni ispettore: «Penso
che tu sii appunto in questi giorni in procinto per visitare le
case della tua ispetto~ia;non sarà quindi fuori di proposito
che io ti metta sott'occhio alcune cose che meritano speciale
considerazione...i.E scendeva ai pai-ticolari più minuti, af-
finchè ovunque si osservassero le disposizioni regolamentari
e si evitassero anche i piccoli difetti, che facilmente s'insi-
nuano pur nella comune osservanza. Nulla sfuggiva a l suo
sguardo, nè della vita comune, n&dei doveri individuali, nè
qualsiasi altra cosa degna di rilievo, tanto tra i Salesiani,
quanto tra le figlie di Maria Ausiliatrice.
E si rimetteva in viaggio, in visita alle Case.
Parti verso la metà di gennaio, alla volta di Roma, dove
fu ricevuto in udienza da Leone XIII ed ebbe la consola-
zione d'udire dal suo labbro cordiali parole di rallegramento
per l'attività missionaria della Pia Società, e la facoltà d'im-
partire una speciale Benedizione Apostolica ai Salesiani e a
tutti i cooperatori. Lo confortò assai anche il vedere, come
il Santo Padre riguardasse con alta compiacenza le Opere
Salesiane, e ritenesse davvero prowidenziale la missione del
Fondatore. a Don Bosco - gli diceva il Papa - è altamente
benemerito presso Dio, della Chiesa, degli uomini, e del
mondo! t).
.~.~
VIII - Semp~eavanti!
573
B Fortunati noi - commentava Don Rua - che appar-
teniamo alla scuola di un Padre cosi virtuoso e Santo! t).
Da Roma, in compagnia di Don Francesia, si recò in Si-
cilia, dove non era ancora stato dopo la morte di Don Bosco.
E scese a Marsala per combinare l'accettazione della Casa
della Divina Prowidenza, accolto a festa dagli alunni di
quell'istituto, che gli cantarono un inno, scritto, per la cir-
costanza, dal prof. Gambini e musicato dal M' Tumbarello.
E vi tenne una pubblica conferenza, alla quale accorse
un popolo immenso; e, mentre stava per partire ed era cir-
condato da vari signori, tra cui il suddetto prof. Gambini
con due dei suoi figliuoli, vòltosi a questi, prese ad accarez-
zarne le testoline e domandò loro come si chiamassero.
Sentendo che l'uno si chiamava Michele e l'altro Luigi,
esclamò pensoso:
- Anch'io mi chiamo, lMichele, ed aveva un fratello che'
si chiamava Luigi... e siamo rimasti orfani in tenera età!...
sVimeni!i.t.e. con me alla Casa degli Orfani; venite, vi terrò caris-
A quel dialogo il padre dei piccini restò perplesso, e strin-
geva in silenzio la mano al Servo di Dio, per accomiatarsi;
e Don Rua:
- Arrivederci! - gli disse - arrivederci in paradiso!
Ciascun dei presenti - dichiara il can. Ignazio De Varia
- nella propria mente pensava: - Oh! che brutto augurio
questo sant'uomo fa a questi fanciulli!..
t> I1 fatto si è che il padre, dalla dimane, si ammalò e,
dopo pochi giorni, colpito da una terribile meningite, as-
sistito da me canonico De Maria e spesso visitato dal suo
compare e collega Polizzi Gaigano prof. Antonino, rendeva
l'anima a Dio, lasciando orfani Luigi e Michele, ed altri tre
figliuoli )).
Da Marsala, attraversando la Sicilia e sostando a Calta-
nissetta, si portò a Catania.
Ogni ceto di persone si commosse al suo arrivo, e l'ac-
colse come uil amico e come un padre. I piccoli catanesi
gli si affollavano attorno, come ad una vecchia conoscenza
carissima, e pareva gli dicessero:

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574
I V - Successove di Don Bosco. - Primo periodo
- Mandi, mandi chi si prenda cura di noi!
I Salesiani avevano aperto in città un fiorente Oratorio
festivo, e da poco tempo un Ospizio. Don Rua fu ospite
all'oratorio, e rimase consolato nel veder più di 400 giovani,
sui 18 anni, frequentarne le scuole serali, molti altri le diurne,
e da 500 a 600, quasi tutti alunni delle scuole medie ed alcuni
delle famiglie più aristocratiche, accorrere all'oratorio nei
giorni festivi. E subito - scrive il sac. Francesco Piccollo
- ((vide quante vocazioni si preparavano per la nostra Pia
Società, e si occupò intensamente dei giovani, accettando
parecchie funzioni religiose per loro, e trattenendosi a lungo
con i migliori. E tanta fu l'impressione reciproca, che, anche
dopo molti anni, egli ricordava persino i nomi di parecchi,
e questi parlavano spesso di lui, come di un santo 1).
La sua visita fu <t una pioggia benefica per quella casa.
Tutti, in seguito, ricordavano i suoi saggi consigli. E fu van-
taggiosa anche per il bene generale delle Case salesiane della
Sicilia, perchè, proprio allora, venne l'idea d'aprire una casa
di formazione di iiuovi salesiani nell'Isola. Infatti, pochi mesi
dopo, non ostante molte dificoltà, il noviziato si potè ini-
ziare, prowisoriamente, a Nunziata di Mascali; ed io fui ben
lieto, quando,-incaricato di questo compito, nel settembre
dello stesso anno, giorno onomastico di Don Rua, potei con-
durre con me ben 12 alunni dell'Oratorio dei Filippini a
cominciare il noviziato. Fu allora che Don Rua, oltre alla
paterna benedizione, volle inviare una bellissima statua del
Sacro Cuore, che ancor si venera sull'altare della casa di
S. Gregorio, dove poi si traslocò il noviziato, e vi rimane
qual segno perenne dell'affetto di Don Rua per quella casa P.
Fu a visitare anche le Figlie di Maria Ausiliatrice, e
<< chi può dire - si legge nella cronaca dell'istituto - l'en-
tusiasmo delle alunne, vedendo per la prima voha il nostro
veneratissimo
Don Michele
Reuda?a..m. Cateislesibmròo
Padre e Superiore Maggiore
la S. Messa nella nostra chiesa,
e visitò suore e ragazze, che lo accolsero con dimostrazione
di filiale affetto. I1 giorno 16 celebrò di nuovo Messa, qui
alle Verginelle, e riceveva i rendiconti, dandoci in fine l'in-
dimenticabile addio ».
V I I I - Sempre avanti!
575
(iTra le persone distinte che vennero a trovar Don Rua
- prosegue Don Piccollo - vi fu il comm. Giannetto Cava-
sola di Pecetto Torinese, allora Prefetto della città, il quale
lo invitò ad andare al palazzo della Prefettura per assistere
al passaggio del corteo trionfale di S. Agata, ricorrendo in
giorni la festa di questa Santa Patrona della Città di
nia. Ad accompagnarli, oltre Don Francesia, eravamo
on Chiesa, direttore dell'altra casa, ed io.
Per assistere a tutto lo spettacolo grandioso fummo
condotti ad una bellissima balconata, dalla quale si domina
tutta quanta la via Stesicoro-Etnea, la più bella della città, e
Don Rua, ai fianchi del Prefetto e da noi circondato, si vide
innanzi uno spettacolo unico. La grande via Etnea era ri-
gurgitante di popolo; e il corteo, che portava la Santa, s'av-
vicinò lentamente, finchè giunse quasi sotto ai suoi occhi.
Quando sentì que1,tradizionaIe grido che si ripete da quasi
mille anni: Cittadini, viva Sant'Agata!, accompagnato dallo
sventolìo di migliaia di fazzoletti: quando vide le lacrime delle
pie devote, il fervore di tutta quell'immensa popolazione che
non viveva allora che per la sua Santa concittadina, e, più
ancora, quando si appressò il carro trionfale, tutto d'argento,
pesante, enorme, trascinato da ben zoo devoti, vestiti di
bianco camice: e vide l'Urna sacra contenente il busto bel-
lissimo della grande Martire, che, sorridente, pareva corri-
spondesse all'entusiasmo che arrivava in certi momenti a
toccare il delirio e ripetesse col magnifico e regale sorriso
del suo volto: - Per me Civitas Catanemum sublinzatur a
Chrkto! (come la Chiesa dice nel suo ufficio), si commosse
visibilmente; si vide qualche lacrima spuntargli sul ciglio, ed
egli pure, partecipe di quella gioia universale, non faceva che
>>- Oh che bello spettacolo! che fede!... Pare che S. Agata
'viva in mezzo ai suoi concittadini! Sì, viva S. Agata!.,. Al-
uni dicono che in questo spettacolo v'è dell'esagerato e del
eridionale. Ma non scorgo altro che fede, pietà ed entu-
asma lodevole! E un fiume di gioia santa, che inonda
osì, senza che ne fosse consapevole, si accordava

32.10 Page 320

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576
- - IV Szlccesso~~dei Doiz Bosco. Primo peviodo
col pensiero e colle yaroie, che neii'ukcio della solennità, la
Cniesa mette sulle labbra della Santa: FZuminis imfetus l a t i -
Jicat civitatem Dei! (nell'ufficio dei Trasporto e ritorno delle
reliquie di S. Agata a Catania). E, proprio in quei momenti,
incaricava Don Francesia di scrivere un fascicolo delle Let-
ture Cattoliche sulla vita e sulle feste di S. Agata D.
I1 direttore del nuovo ospizio da poco aveva radunati
in particolare conferenza tutti i Cooperatori Catanesi, ed
il Servo di Dio volle egualmente parlare ad essi, la domenica
14 febbraio, nella chiesa di S. Filippo Neri; e Don Luigi
della iVIarra, dell9Ordinedi S. Benedetto, segretario del Card.
Arcivescovo, ce ne ha lasciato il resoconto nel periodico La
Campana:
(iFu il medesimo Successore del venerando Don Bosco, il Sac.
Michele Rua, che questa volta rivolse la sua tanto desiderata parola
ai Cooperatori Salesiani Catanesi, che in numero consolante e stra-
ordinario accorsero per vedere ed udire un taiit'uomo.
I) Non è facile descrivere l'impressione che destò in tutti la pre-
senza di questo primogenito e successore del Vincenzo de' laoli del
nostro secolo. Scarno in viso, ma pur dolce come il suo S. Francesco
di Sales, nel portamento e nel piissimo ti-atto immagine viva di Don
Bosco che lo ha formato, egli parlò per circa uii'ora, ma con parola
semplice, insinuante e tutta spirante carità c dolcezza.
» Ricordò, come in riassunto, le principali imprese compiutesi
dalla Società Salesiana nello scorso anno, i ristauri cior del Santuario
di Maria SS. Ausiliatrice terminati per I'occasio:ic del giubileo delie
Opere Salesiane, l'ospizio del S. Cuore di Gesù in Roma quasi con-
dotto a termine, e le iniziate missioni di Africa e di Palestina, che gii
promettono un'abbondante messe per la salute delle anime in quei
~aesi.
i) Parlò inoltre di Catania; del bene che si fa alla gioventù col-
l'oratorio festivo di S. Filippo Neri; accennò alle grandi speranze
che in pro' della povera gioventù ha diritto di concepire la nostra
città col nuovo Ospizio già cominciato, e che si desidera presto con-
dotto a compiineato, e si raccomandò colle più emcaci e persuasive
parole alla carità dei Cooperatori.
» Coucluse poi col dimostrare i grandi premi e vantaggi con cui
Dio premia le persone benefiche; i quali premi e vantaggi, se sono
qui in terra in proporzione del cento per uno, sono però molto mag-
giori, anzi infiniti, nella vita futiira, giusb !e pramesse del Divin Sal-
vatore.
)) Sua Eminenza il Cardinal Dusmet, veneratissimo Arcivescovo
Il
v111- Sempre avanti!
577
di Catania e grande amico de' Salesiani, volle presiedere a tutte e
due te pie adunanze, e dopo i conferenzieri con no$ilissimi ed inspi:
rati accenti approvò quanto si era detto, aggiungendo alle parole di
Don Chiesa, che la nuova Casa deve ripetere il suo incremento dalla
generosa carità dei Cooperatori Catanesi, ed a quelle di Don Rua,
che l'opera del Salesiano è destinata a salvare il mondo, a portare
la vita dove è la morte spirituale, la luce dove son le tenebre dell'igno-
ranza, il bene dove regna l'opera dei male; e terminb ambedue le
volte coli'invocare le divine benedizioni sopra la pia e devota adu-
nanza ».
Di quei giorni cadeva ammalata, per emorragia cerebrale,
la Baronessa Francica Nava di Bontifè, madre del Nunzio
A~ostoiico,che Don Rua aveva tanto affettuosamente ricor-
dato a Liegi.
«Questa nobile signora, tanto insigne per la pieti, quanto
ammirata per la carità - narra Don Francesco Picco110 -
era considerata come la madre di tutti i poveri e infelici della
città. Dalle sue beneficenze non eravamo esclusi noi Sale-
siani, che eravamo a due passi dal suo palazzo, anzi, si può
dire, che eravamo i preferiti. Colpita da malattia mortale,
mentre il figlio si trovava lontano in quali& di Nunzio Apo-
stolico nel Belgio, la famiglia si trovò nella massima coster-
nazione; Don Rua fu invitato ad andare a benedirla, accettò
ben volentieri, e si recò da lei, accompagnato da me e da
qualche altro confratello. La poveretta stava immobile sul
letto, possiam dire, di morte; non comprendeva più nulla,
e il xnale era sì grave, cht poca speranza rimaneva di guari-
gione. Don Rua, alle lagrime dei parenti, la benedisse, pregò
per lei, e confortò tutti a sperare. Dio esaudì la preghiera
del suo Servo: nella notte stessa cominciò a riaversi e poi a
migliorare, tanto che in tempo così breve, quale non si sarebbe
ootuto merare, si alzò completamente risanata )), e visse, seb-
bene di età già avanzata, ancora parecchio.
I1 Servo di Dio visitò tutte le case salesiane e quelle delle
Figlie di Maria Ausiliatrice, dell'Isola, e fu a Trecastagni,
a Bronte, a Randazzo, a Mascali, ad Acireale, ad Ali Marina,
suscitando ovunque festose manifestazioni, anche tra i Coope-
ratori.
Ad Ali Marina appena si seppe che doveva giungere,
3, - Viro del Serio di Dio Michele Rua. Vol. I.

33 Pages 321-330

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33.1 Page 321

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578
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
si raccolsero allo scalo della ferrovia tutti i giovinetti del-
l'oratorio e l'accompagnarono alla casa, e con inni e canti
gli dimostrarono il loro affetto così cordialmente, che ne fu
assai impressionato. Anche quando partì, accorsero in massa
alla stazione, e con la mestizia, che avevan dipinta sul volto,
- dissero chiaramente il fascino che aveva esercitato su loro.
Nel 1892 ricorda Suor Maria Genta - ((mi trovavo
in Siciiia, nel collegio dell'Immacolata in Mascali Nunziata,
ed avendo in poco tempo perduta la mia povera mamma,
la quale lasciava un unico figlio e due figlie ancor molto gio-
vani afFidate a mio padre, rimasi profondamente afBitta,
temendo soprattutto per l'awenire delle mie sorelle. Intanto
il reverendissimo signor Don Rua venne a visitare quella
casa ed io gli domandai una benedizione per la mia famiglia.
Ed egli mi disse queste precise parole: - Scrivete a vostro
padre, che vi è un posto anche per lui in Congregazione. -
A me pareva una cosa impossibile, conoscendo le abitudini
di mio papà e le condizioni della famiglia; ma dopo sette
anni la profezia si awerava; le mie sorelle sono tutte e due
suore, e mio padre entrò tra i Salesiani, e vi restò contento
molti anni, dal 1894sino alla morte,.
Quando fu di passaggio a Caltanissetta, dal Sac. Alfonso
Palermo, Rettore della Chiesa di San Sebastiano e Prefetto
dei Chierici, gli vennero presentati questi in sacrestia. ((Noi
a quella vista - ricorda uno dei presenti, il can. Michele
Gerbino - restammo edificati; ci sembrò un santo, e ci
parlò di santificazione. Ed appena fu per accomiatarsi, tutti
cominciarono a baciargli la mano; e quando toccò a me tale
fortuna, il prefetto Palermo gli si a dire: - Don Rua;
veda questo chierico e quest'altro (i1 chierico Giuseppe Po-
iiizi), stamane smetteranno l'abito talare e andranno a con-
segnarsi al distretto per indossare la divisa militare; già sono
stati visitati e dichiarati abili.
E Don Rua, con quella sua semplicità e come se fosse
una cosa da nulla, rispose: - No, uno di costoro stamane
non metterà la divisa militare.
- )> Come? si f15 a dire il prefetto Palermo; già sono stati
dichiarati abiIi, e andranno a fare il servizio.
VIII - Sempre avanti!
579
E >) Don Rua di nuovo: - No! ce ne andrà soltanto uno!
)> A quelle parole, dette da un santo, io e l'altro chierico,
ora pure sacerdote, ci mettemmo in pensiero, e ci doman-
davamo a vicenda, in modo che sentisse anche Don Rua,
chi dei due sarebbe stato esentato; ma egli non diede più
> Intanto la mattina andai a consegnarmi al distretto, e
entre stavo per essere l'ultima volta visitato ed indossare
la divisa militare, per ispirazione di Maria Ausiliatrice mi
venne in mente di presentarmi al tenente di matricola signor
Gennaci e gli esposi i1 caso, se mai un mio fratello potesse
surrogarmi nel servizio militare. Il tenente accettò di buon
grado la mia proposta e mi disse: - Vada presto a chiamar
suo fratello, chè lo faremo visitare. - Infatti io e mio fratello
lo stesso giorno fummo visitati, e fu accettata la surrogazione.
)> Ripresi l'abito chiericale e mio fratello, dopo alcuni
giorni, parti per Vicenza, ove, arrivato, fu dal medico di-
chiarato non idoneo: quindi tornò a casa, ed io fui nuovamente
chiamato al distretto per partir subito. Pensai di far presen-
tare un altro fratello per la surrogazione, e, mentre questi
veniva visitato, il capitano medico mi diceva: - Se quest'altro
fratello sarà dichiarato inabile, ne tiene forse ancor qualche
aluo per surrogarlo? Risposi: - Sì, ne ho ancor un altro! -
Ma il secondo fratello venne dichiarato abilc, e si scrisse
al Ministero per l'accettazione della surrogazione.
n Nel frattempo, io non poteva essere licenziato, e da do-
lci giorni me ne stavo al distretto in aspettativa, quando il
nte Gennaci, tutt'ansante, mi chiama, e mi consegna
lettera di un certo Poli, che aveva fatto ricorso al Mini-
stero, dicendo che io aveva corrotto gli impiegati e il colon-
nello, per sottrarmi al servizio militare. Ma il colonnello
rispose al Ministero che tutto ciò era falso.
r Un altro giorno si presentò a me il capitano del distretto
bruciapelo mi dice: - Che cosa fa lei qui? - Rispondo:
ndo il permesso dal Ministero, per fare la surrogazione
mio fratello. - E allora indossate la divisa militare
te a fare servizio in compagnia! - e chiama il furiere
omoni, fa portar tutta la roba e lo zaino, e mi ordina di

33.2 Page 322

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580
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
vestirmi da soldato e di andare a raggiungere la compagnia
che si trovava all'istruzione in piazza d'armi.
Partito i1 capitano, il furiere mi consigliò di esporre il
caso al capitano della maggiorità, il quale, senz'altro, mi
ordinò di andarmene in cortile. E la dimane, appena il ca-
pitano della compagnia si accorse che non avevo ancor indos-
sato l'abito militare, montato sulle furie, chiami, il furiere
e gli impose di mettermi in prigione; e il furiere di nuovo
mi consigliò di recarmi dal capitano della maggiorità, che
mi presentò al colonnello, cui esposi il mio caso.
D E il colonnello, seccato, disse: - Comunicate al capi-
tano della compagnia che al soldato Gerbino non spetta ve-
stire la divisa militare, perchè è a disposizione del Ministero.
)) E dopo tre giorni giunse dal ministero il permesso, e
così fu accettata la surrogazione con l'altro mio fratello, veri-
ficandosi tutto quanto aveva predetto Don Rua... )>.
Nel tornare dalla Sicilia, il Servo di Dio passò per le
Marche. A Macerata tenne conferenza ai Cooperatori, e ma-
nifestava la sua soddisfazione nel veder bene avviata quella
nuova fondazione salesiana. Quindi si portò a Loreto, lieto
di caldeggiare l'incremento dell'opera ivi pure iniziata a fa-
vore della gioventù, sotto gli auspici della Santa Casa; e si
fermò anche a Rimini ed a Lugo, sempre per promovere lo
sviluppo dell'opera, accolto ovunque con venerazione.
Dalle Romagne andò in Liguria e, dopo aver visitate le
Case Salesiane, entrava in Francia il 13 marzo, ricevuto con
la più grande cordialità nell'Ospizio S. Pietro di Nizza Ma-
rittima.
C( Un povero piete, alla luce d'una piccola lampada lan-
guente, catechizzava cinque o sei ragazzi; ma il suo sguardo
splendeva di una luce vivissima, irradiata da divine promesse...
Il povero prete era Don Bosco, che in questi ultimi cin-
quant'anni ha donato alla Chiesa un'opera meravigliosa. E
il suo Successore è tra noi!... voglia gradire l'omaggio nostro
filiale...)>. Così gli alunni di Nizza, nel raccogliersi attorno
al Servo di Dio, cui offrivano, frutto di molti piccoli sacri-
fizi, un'offerta per i restauri del Santuario di Maria Ausi-
liatrice.
- VIII Sempe avanti!
581
I1 18 marzo tenne conferenza ai Comitati protettori
dell'istituto; e, riflettendo come, da tre anni, quei confratelli
andavano in cerca di un locale, ove aprire un oratorio fe-
stivo per l'educazione di tanti poveri figli del popolo, affi-
dava la riuscita di quest'impresa a S. Giuseppe, Patrono degli
operai cattolici; e raccomandava a tutti i presenti di recitare,
sino al termine del mese di marzo, tre Pater, Ave e Gloria in
onore di S. Giuseppe, una Salve Regina in onore di iMaria
Ausiliatrice, e un Pater, Ave e Repuiem per Don Bosco.
Prima della fine del mese, il locale, da tanto tempo deside-
rato, era trovato ed anche le ultime difficoltà appianate, e il
10 aprile il direttore ne firmava il contratto.
Il 19 marzo, si celebrò solennemente i1 Cinquantenario
dell'Opera Salesiana; e Don Rua parlò di Don Bosco, degli
umili inizi e del meraviglioso sviluppo del suo apostolato,
dell'eroismo di virtù costantemente addimostrato dall'indi-
menticabile Padre e Maestro, e dell'aiuto visibilmente, con-
cessogli dal Signore. E ricordava il sogno profetico avuto dal
Beato verso il 1856,quando un misterioso personaggio l'in-
vitava a girar il manubrio di una ruota, che sembrava la ruota
dmeollrae,foertquuneag.l.i.,geliddeisgslei :d-iedSeaui nchgeirsoigneifsiecnatìunungiproic?.c.o.lDo ireuc-i
anni del tuo Oratorio! - Ripetè il giro quattro volte, e ad
ogni giro il rumore cresceva, C( sicchè nel secondo - diceva
Don Bosco - parevami che si fosse inteso in Torino e in
tutto il Piemonte, nel terzo nell'Italia, nel quarto nell'Europa,
finchè nel quinto giro arrivava a farsi sentire per tutto il
mondo. In fine quel personaggio mi disse: - Questa sarà
la sorte dell'Oratorio! ». « Ora - commentava il Servo di
Dio - considerando le varie fasi dell'opera di Don Bosco,
la vedo nel primo decennio limitata alla sola città di Torino,
nel secondo estesa alle varie provincie del Piemonte, nel terzo
dilatare la sua fama e la sua influenza nelle varie parti dell'I-
talia, nel quarto estendersi in varie parti dellEuropa, e fi-
nalmente nel quinto - nel cinquantenario - esser cono-
sciuta e ricercata in tutte le parti del mondo! >>.
I1 21 proseguiva per Cannes e Grasse; e il 24 nel recarsi
alla Colonia agricola della Navarra, benediceva ed inaugurava

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582
- I V Successore di D a Bosco. - Primo periodo
un ponte, costrutto sulle sponde del Réal-Martin, per bontà
della famiglia Raymond-Aurran, che abbreviava la strada
per andare alla Colonia. Qui il Servo di Dio, all'indomani,
benedisse altre costruzioni; e la sera del 26, alle ore 22, giun-
geva a Marsiglia, accolto dagli alunni nel modo più affet-
tuoso.
I1 giorno dopo essi ci stringevano nuovamente attorno a
lui e gli dicevano:
- Siamo in quaresima (era la domenica Laetare), e noi la
preghiamo a far la mortificazione di restar con noi ventiquattro
ore di più di quelle che ha stabilito!
E dopo la Messa solenne gli offrivano, anch'essi, il loro
obolo per i restauri del Santuario di Valdocco.
Restò a Marsiglia sino alla fine del mese; e, per varie
sere parlando agli alunni, narrò loro, nel modo più incante-
vole ed edificante, il viaggio recentemente compiuto attra-
verso l'Italia; e, nel frattempo, un giorno si recò presso le
Figlie di Maria Ausiliatrice.
I1 IO aprile, toccando Salon, andò a Saint-Pierre de Canon
per la chiusura degli esercizi spirituali; fece visita all'Arci-
vescovo di Aix, dove parecchi ammalati vollero la sua bene-
dizione; e in fine si portò a St-Cyr, dove Don Bosco aveva
aperto un orfanotrofio tin dal 1880.
Nel ritorno, sostò nuovamente a Nizza Marittima, e la
domenica 6 aprile visitava il locale del futuro Oratorio festivo,
che venne poi inaugurato la terza domenica dopo Pasqua, e
i primi due giovinetti che v'entravano avevan nome l'uno
Michele e l'altro Giuseppe, quasi a ricordare che Don Mi-
chele ne era stato l'attivissimo promotore, e S. Giuseppe,
ascoltando le preghiere suggerite dal Servo di Dio, aveva ot-
tenuto di trovar il luogo per poterlo iniziare.
Anche le cronache delle case delle Figlie di Maria Ausi-
liatrice hanno alcuni dati delle visite di Don Rua,
A Nizza Mare, gran festa: ((siripetè in suo onore Noemi
o la giovane cristiana, che dimostrò di gradire. Dopo la festic-
ciola il nostro buon Padre ci fece udire la sua parola. Esortò
le fanciulle ad essere docili ai consigli che ricevono nel Pa-
tronato. Ci augurò un locale più grande ed una cappella più
V I I I - Sempre avanti!
583
adatta a celebrare con maggior pompa le solennità della
Chiesa D.
Alla Navarra celebrò nella cappella delle Suore, ne ascoltò
le confessioni, e <( disceso con esse a colazione, parlò a lungo
di Don Bosco e dell'opera sua)).
A Santa Margherita, dove le Figlie di Maria Ausiliatrice
avevano già la casa di formazione, «si degnò di passare tutta
la giornata s del 29 marzo. << Giunto al mattino, celebrò subito
la Santa Messa, alla quale assistette tutta la comunità, perchh
tutte ciesideravano di avere la S. Comunione dalle mani del-
l'amatissimo Superiore Generale, che fu tanto buono di ri-
cevere in udienza particolare tutte le suore e le postulanti;
e in fine c'indirizzò alcune parole in comune. E ci lasciava
il seguente ricordo: - Sforzatevi di metter buone fondamenta
in questo noviziato, esercitandovi nella pratica di ogni virtù,
specialmente della purezza, dell'umiltà, della dolcezza, dell'ob-
bedienza e della povertà; in modo che quelle che vi succederanno,
possano realmente camminare sulle tracce di coloro che le hanno
qui precedute )>.
Tornato a Torino, e riprese le sue gravi occupazioni,
non tardò di far visita alle Figlie di Maria Ausiliatrice, che
dimoravano accanto all'oratorio; e il Signore benediceva le
sue sollecitudini paterne.
« Nel niese di marzo - scrive Suor Giovanna Sarotti
- mi trovava a Torino nell'infermeria, colpita da una forte
risipola, con mal di cuore; la febbre era sempre a 40 gradi
e passai così una quindicina di giorni senz'alcun migliora-
mento, sebbene mi si usassero le cure più delicate. Quand'ecco
viene Don Rua a visitare le ammalate, e viene anche da me.
Si ferma vicino al mio letto; m'interroga come una tenera
mamma intorno al mio male, poi mi chiama se ho la reli-
quia di Don Bosco al collo: e mi racconta che nel suo viaggio
aveva trovato un chierico che soffriva gran male, ed era gua-
rito per intercessione di Don Bosco; mi facessi coraggio,
ch'io pure doveva guarire, e rawivassi la fede, mentr'egli
mi dava la benedizione. Appena ebbi ricevuta la benedizione,
mi sentii di molto migliorata, la febbre cominciò a diminuire,
e, in poche settimane, io era guaritas.

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584
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
Pur in mezzo al lavoro incessante, la carità del Servo di
Dio per ciascun dei suoi figli e ciascuna delle sue figlie spi-
rituali aveva del meraviglioso.
(( Nel 1892- ricorda Suor Carolina Navone - mi tro-
vavo in un comune del Milanese, ed esperimentai la bontà di
un tanto Padre, il venerato Don Rua. In casa eravamo af-
Aitte e costernate per pene, che il Signore permetteva ci pro-
curassero persone esterne. Come sempre, scrivemmo a Lui
per tenerlo informato di quanto succedeva, ed anche per
averne consiglio e conforto. Il segretario, ricevuta la lettera,
i
avvisa con telegramma il sig. Don Rua, che si era recato a
Milano, manifestandogli il caso nostro; ed egli, il buon Padre,
immantinente, lasciando il pensiero d'ogni altra sua occupa-
zione, parte, e, contro ogni nostra aspettazione, lo vediamo
arrivare tra noi all'improwiso, come luce tra le tenebre,
9
ad apportare aiuto e sollievo al nostro cuore desolato. Oh!
come allora ammirammo la sua bontà! come ringraziammo il
Signore di averci dato un tanto Padre! v.
Le case viciniori a Torino, specie quelle destinate alla
formazione dei nuovi Salesiani, godevano più frequente-
mente delle prove della sua carità.
Ai primi di maggio si recava al Seminario di Valsalice
per la festa di S. Tommaso d'Aquino, appositamente tra-
sferita, perchè egli potesse prendervi parte. Un trattenimento
musico-letterario coronò le cerimonie religiose; e, in fine,
egli prese la parola, ringraziando - come scriveva l'Unità
Cattolica - gli intervenuti, che passarono a dir vero due ore
felici, ed esortando i chierici a proseguire nello studio delle
dottrine tomistiche; e, richiamandosi allo splendido panegi-
rico, che aveva fatto al mattino il can. Ballesio, ad unirvi
soprattutto la pratica delle virtù delllAngelico».
Pochi giorni dopo, il 12,andò a Foglizzo Canavese per
la festa dell'Apparizione di S. Michele Arcangelo. Sotto la
tettoia, che si allungava a destra del primo piccolo cortile,
dov'eransi collocati i ritratti di Don Bosco e di Don Rua,
e, più in alto, un'immagine di S. Michele, tra cartelli recanti
scritti a grossi caratteri: -Viva San Michele! Viva Don Bosco!
Viva Don Rua! - si tenne un'agape fraterna; ed un forestiero
VI11 - Sempre avanti!
585
brindò all'istituto, all'indimenticabile Fondatore, e a Don
Rua, che rispose gentilmente, brindando a sua volta a tutti
i convitati e al buon paese di Poglizzo. Alla funzione pome-
ridiana tenne il discorso d'occasione, ed uno dei presenti,
il ch. Fergnani, ne prese questi appunti:
(i Descrisse con vivi colori e ampiamente la battaglia di Luci-
fero, che non voleva sottomettersi ai voleri di Dio e protestava che
non avrebbe mai adorato il Figliuolo di Dio, fatto uomo, e purtroppo
fu seguito da un terzo degli Angeli. Ma sorse l'Arcangelo San Michele,
fcohnedgatroidòn:egQliuiasbuistsiDeduesl?l'inEfeirnnoq.u..el momento Lucifero veniva spro-
i)Ah! miei cari, la superbia, l'orgoglio, è una grande ingiuria che
si fa a Dio, perchè gli ruba qiiella gloria, che a Lui solo è dovuta,
per diritto di giustizia. Se noi abbiamo ingegno, robustezza, sanità,
bellezza, spirito di pietà, perchè gloriarcene? È forse cosa nostra?
No! chè, tutto quanto abbiamo, l'abbiamo da Dio: egli solo n'è il
padrone assoluto. I1 peggio è che noi con l'orgoglio ci togliamo il
merito che sarebbe dovuto alle nostre buone azioni. I1 dragane non
dorme, ma qual leone rugge cercando la preda, col farci invanire,
e trasfondere in noi il suo insoffribile orgoglio. Dunque combattia-
molo animosi, in compagnia di S. Michele, il quale è incaricato da
Dio a pesare il valore delle nostre azioni. Combattiamo da forti, e
come S. Michele riporteremo vittoria! ».
Dopo le sacre funzioni si tenne un'adunata nello stesso
luogo dove s'era fatto il pranzo; e il Servo di Dio, c6mmosso
all'entusiastica e sincera dimostrazione d'affetto di quei no-
vizi, (<ringraziò tutti di cuore, lodando in particolar modo
l'esecuzione di una sequenza in gregoriano o; « li animò
allo studio delle lingue e della musica »; e (1 in fine, rievo-
cando affettuosamente la memoria di Don Bosco, fini dicendo:
- Sequamur hunc nos Princzpem, procurando d'imitarne le
virtù, se volevano far del bene alla gioventù, e diventare
santi missionaria.
All'indomani presiedeva l'Esercizio della Buona Morte,
e teneva due conferenze, la prima sul modo d'impiegar bene
il tempo, la seconda sulla divozione a Maria Santissima.
<<Puòesser sicuro di fare una buona morte chi impiega
bene il tempo. Uno degli avvisi più ripetuti da Don Bosco
e2a: - Fili, conserva tempus, et tempus conservabit te. - Ecco

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586
- IV - Successore di Don Bosco. Primo per2odo
il miglior modo per fare una buona morte! Don Bosco, che
dava spesso quest'awiso, ne dava anche luminoso esempio.
>>. Se ci fu un uomo che impiegò bene il tempo, fu proprio
Don Bosco!
E se ci fu uno che perfettamente imitò Don Bosco nel-
l'impiego del tempo, fu certamente Don Rua, il quale ricor-
dava in qual modo il venerato Padre e Maestro, e nell'in-
fanzia, e nella prima giovinezza, e negli anni di seminario,
e da giovane sacerdote, e in tutta la vita, sino alla morte,
impiegasse meravigliosamente il tempo; e sebbene immerso
in tante occupazioni <( trattava gli affari con tutta pacatezza >>
e sapeva utilizzare anche il tempo delle brevi ricreazioni, di
modo che quanti, in qualunque istante l'awicinavano, tutti
partivano migliorati. E concludeva: ct Fate bene quello che
dovete fare: age quod agis; come ce ne diede splendido esem-
pio Don Bosco. 0ffi.iamo i nostrz' lavori, le nostre fatiche a
maggior gloria di Dio; allora ogni momento di tempo sarà
un tesoro. Tutte le nostre azioni, quaado sieno ben fatte, sono
unonsatrpare-eghmieorlategraaldtrietaaanlimS$e.n..o»re,. che ci aiuterà a salvar l'anima
Anche parlando della divozione alla Madonna, che deve
avere ogni buon cristiano, e particolarmente ogni religioso
e sacerdote, valorizzava il suo dire, rievocando, con ammira-
bile efficacia e semplicità, gli esempi di Don Bosco.
Quell'anno, al termine degli Esercizi spirituali ai con-
fratelli, inculcava appunto in modo praticissimo, la divozione
alla Madonna. Commentando le parole di S. Bernardo, le
quali dicono che il Signore ci ha dato ogni grazia per mezzo
della Madonna: « N o i Salesiani, - diceva - noi in modo
speciale, dobbiamo confessarlo. Gome risponderemo a tanta
bontà?...s. E proseguiva:
(iCe lo dice Ella stessa: - Reatus qui audit me, et vigilat adfwes
meas quotidie, et obswvat ad postes ostii m&; qui me invenerit, inveniet
vitam et hauriet salutem a Domino.
Chi sarà questo beato?
» Qui audit me. Ascoltiamo Maria Santissima come ci parla. Essa
ci parla colla voce dei predicatori, colla voce dei superiori, colle me-
ditazioni, colle letture spirituali; e ci parla al cuore.
VI11 - Sempre avanti!
587
>> Et vigilat adfores meas qr~otidie.Chi è che vigila alla porta di
qualcuno? Due sorta di persone si trovano ogni giorno alle porte:
gli ami& e i ?%sognosi.
» Gli amiri; cio&quelli che vi sono tratti dall'amicizia: S. Filippo
Neri, Sant'Alfonso de' Liguori, il nostro Don Bosco, che non sapeva
quasi parlare senza introdurre nella conversazione qualche cosa che
riguardasse l'onore della Madonna.
dalle loro parole, dagli scritti, dalle
L'affetto
azioni e
adaMlleariima pSreSs.e.t.r.a;peerlaanvoa
sempre in comunicazione di pensieri e di affetti con Maria Santis-
sima.
» I bisognosi, alla porta dei signori generosi, dei vescovi, ecc., tro-
verete sempre poveri; che fanno! vigilano per chiedere ed aspettare
soccorsi.
E i) noi in che modo dovremo vigilare alle porte di Maria San-
tissima? per affetto e per bisogno. Stiamo ogni giorno presso la ce-
leste Madre, trattivi dall'affezione; tratteniamoci volentieri con Lei,
nelle sue chiese; parliamo volentieri di Lei; ricorriamo pure a Lei,
come bisognosi, in tutte le nostre necessità. Abbiamo una filiale con-
fidenza, una illimitata fiducia, nelle tribolazioni, nelle tentazioni,
nelle
difficoltà...
Et observat
adpostes
hoctii
mei.
Beato... chi
sta
osservando
Maria
Santissima, il suo modo di comportarsi, il suo modo di parlare, per
imparare, per imitarla... Oh! non limitiamoci solo a pregarla, ma stu-
diamoci d'imitarla nelle sue eccelse virtù, nella sua umiltà, nella ca-
rità... 1).
« I religiosi - diceva Don Rua - debbono più d'ogni al-
tro aver jiducia in Maria. Se è vero, com'è verissimo, che Ella
ama tutti gli uomini con tale affetto che non vi è, nè v i p&
essere, dopo Dio, chi la eguagli, pensiamo con quanto affetto
amerà i religiosi, che hanno consacrato sostanze, libertà, la
vita stessa, al servizio di Dio!...o.
Le feste titolari del Santuario nel 1892 assunsero mag-
gior solennità per la ricorrenza del IV Centenario della sco-
perta dell'America. <<Colomboa Genova, Don Bosco a To-
rino, dava fa Divina Provvidenza; Genova la città di Maria
Santissima; Torino, la città, ove presso al Santuario della
Consolata è sorto come per incanto quello di Maria Ausi-
liatrice. Colombo, figlio di un artigiano, scopre l'America;
Don Bosco, figlio di contadini, la cristianizza, la rigenera,
l'incivilisce, fin nelle lande più deserte )>P. er queste ragioni,
rilevate da un foglio cittadino, era conveniente si rendessero

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588
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
speciali ringraziamenti a Dio e a Maria Santissima; e il 24
maggio fu un imponentissimo spettacolo di fede a tutte le
sacre funzioni, specie a quelle pontificate dal nuovo Arci-
vescovo Mons. Davide dei Conti Riccardi, coronate da uno
splendido discorso di Mons. Manacorda: « Maria Ausilia-
trice fu con Don Bosco nella fondazione e nello sviluppo
prodigioso delle Opere Salesiane; fu la sua ispiratrice in ogni
impresa; SAusiliatrice celeste, che copduce i suoi figli sino
agli ultimi confini della terra; I'Ausiliatrice potente, che
veglia e veglierà sopra le Opere Salesiane e le farà crescere
ognora, a servizio della Chiesa, a salvezza delle anime, a bene
dell'umanità )>.
Ed una prova, chiara ed impressionante, della prote-
zione della Vergine all'opera Salesiana, era if Successore
dato a Don Bosco. Tanta era la stima che godeva, che tutti
in auei giorni, volevano awicinarlo, udirne una parola, averne
la benedizione.
4 Ricordo molto bene, che, nel 1892, io - dichiara il
prof. Giuseppe De Magistris - fui colpito da insulto apo-
plettico. Era il giorno 29 maggio. La cosa fu tanto seria, che
i dottori presenti non lasciavano la minima speranza che rin-
venissi. Fu chiamato subito Don Rua, che venne con grande
premura. Io non vidi e non udii niente, atteso il mio stato.
Seppi poi dai presenti che il Servo di Dio mi pose le mani sul
capo, e disse: - Non temete! non morrà! abbiate fede, come
l'ho io. - E poi volgendosi a me, soggiunse: - Guarirai, e
verrai ancora a pranzo da me. - Io ritengo come profezia
la predizione della mia guarigione; e tale è pure l'impressione
della mia famiglia, perchè il Servo di Dio pronunciò le pa-
role non morrà! con tale accento di sicurezza, da infondere
coraggio ai familiari, mentre pochi minuti prima dottori
primari di Torino avevano disgraziatamente pronunziato che
non sarei più guarito)). Tanto ci ripeteva il prof. De Ma-
gistris, pieno di ammirazione devota, nel 1930!
La venerazione che riscuoteva il Servo di Dio apparve
nuovamente nelle sere del 23 e 24 giugno, particolarmente
dirette, com'egli diceva, alla festiva commemorazione del
nostro caro Don Bosco. 4 Studiamoci - insisteva - di con-
VIII - Sempre auanti!
589
servare sempre viva. la memoria deli'amatksimo Padre prati-
candone i salutari insegnamenti. Stimiamoci fortunati di es-
sere suoi Mi, ma in pari tempo sia nostra cara premura di
portare degnamente tale titolo, non solo in collegio, ma dovunque
ci troviamo >>.
Tra i componimenti ed indirizzi che gli furono declamati,
impressionò un dialogo, col quale i giovani dell'oratorio
festivo, la maggior parte figli di operai, gli presentavano il
loro obolo, (t la moneta deli'operaio D, ottanta lire, affinchè,
senz'indugio, ordinasse che si mettesse mano all'erezione
già vagheggiata del nuovo Oratorio, essendo, l'attuale, insuf-
ficiente al numero dei giovinetti che vi accorrevano. E Don
Rua al termine dell'adunanza, nell'affettuoso discorso di rin-
graziamento, ebbe parole di bontà per il gesto di quei giovi-
netti, e disse che consegnava alla Divina Provvidenza quelle
ottanta &re, perchè, mediante il concorso di santi benefat-
tori, si moltiplicassero sino ad ottanta mila!
Quanti si trovarono presenti alle due serate, e v'erano
illustri patrizi, professori, consiglieri comunali ed altri per-
sonaggi, ne partirono con maggior ammirazione per la santa
memoria di Don Bosco e con più sentito affetto per Don
Rua, sempre più convinti, che nelle Opere Salesiane è chiaro
l'intervento della Divina Provvidenza.
Senza dubbio, e spesso, i bisogni si facevano urgentis-
simi; e la fede del Servo di Dio affrettava i prodigi.
Durante gli Esercizi spirituali del 1892, un giorno, verso
le 11, il ch. Luigi Giaccardi fu mandato da Don Michele
Vota e dal chierico Vignolo da Valsatice all'oratorio, in gran
fretta, con una lettera per Don Rua, nella quale si chiede-
vano (( tremila lire per pagare il panattiere che ci minacciava
cose disgustanti, se alle IZ non lo si pagava; e non c'era pane
in casa. Portai la lettera al sig. Don Rua, il quale l'apri -
scrive Don Giaccardi - e,subito guardò nello scrigno, e
non trovò che dieci lire. Mi mandò dal sig. Don Belmonte,
il quale pure non aveva che IO lire. Ritornai dal signor Don
Rua, e allora egli mi mandò in chiesa a dire tre Ave Maria,
che recitai assai in fretta, chè l'ora era tarda, cioè man-
cava poco alle dodici. Ritornai e, proprio sulla soglia dell'uscio,

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590
-ZV Succe~soredi Don Bosco. - Primo periodo
incontrai un signore alto, vestito di nero, e col cilindro in
testa. Dietro a lui veniva Don Rua, il quale aveva una let-
tera in mano, e me la consegnò dicendo: - Quel signore,
lo vedi? (non vuole che si faccia il nome), mi portò questa
busta, nella
- Volai a
quale vi
Valsalice,
scoonnotetnietimssiliamloi.r..e.>P>ò.rtale
a
Don
Vota!
Di quell'anno si tennero i Capitoli Generali dei Salesiani
e delle Figlie di Maria Ausiliatrice: quello delle Figlie di
Maria Ausiliatrice nella seconda metà di agosto, in Nizza
Monferrato; quello dei Salesiani alia fine del mese e nella
. prima settimana di settembre in Valsalice. E il Servo di Dio
prese parte attivissima all'uno e all'altro.
A Nzza - dice la cronaca - alla prima adunanza, tenu-
tasi il 16 agosto, Q rivolse alcune parole, rallegrandosi del
grande aumento di case, segno del bene che si va facendo;
ricordò il Capitolo Generale tenutosi nel 1886, e si commosse
rammentando due personaggi così cari al suo cuore: Don
Bosco, e Don Bonetti >),che era stato suo vicario nella dire-
zione generale dell'Istituto.
I1 17 ricordò i consigli che il Fondatore aveva scritti nel
quaderno delle ultime sue Memorie per il buon andamento
dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, e (Craccomandò
la rettitudine nel dare il voto per l'elezione delle superiore
maggiori i).
11 18 e il 19 assistè alle singole adunanze; (raccomandò
.a.l.l.e
di-rettrici
di
adooerarsi
aer
L
rendere
felici
le
suore
della
propria casa, di bandire le parzialità, e di fare il possibile
perchè le novizie restino nei noviziato.
» Passò poi a raccomandare di servirsi dei regali che s i
ricevono, specie se stuzzicanti la gola, per farne dono ai be-
nefattori, con prudenza e delicatezza. Così faceva Don Bosco,
e così aumentava il numero dei benefattori.
i) E concluse: - Ringraziamo il Signore di averci qui ra-
dunati e di aver concesso un felice esito al Capitolo Gene-
rale. Oh! si, ringraziamo ed amiamo il Signore che ci vuol
tanto bene$; e si fermava a dimostrare che se Iddio vuol
bene a tutti, i Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice
hanno molte prove di una particolarissima benevolenza ce-
VIII - Sempre auaflti!
leste. «Facciamolo dunque amare il Sknore; dìmostrtamogli
la nostia riconoscenza coll'osservanza della Santa Regola, che
è stata dafa dalla Madonna a Don Bosco, e da Don Bosco a
l1
!
noi, e quindi è un dono del cielo r).
!i:
Alla fine del mese si portava a Valsalice. Già in marzo, e
i1
precisamente il giorno di S. Giuseppe, mentre 'si trovava in
visita alle Case di Francia, da Torino aveva fatto spedire
alle case una. circolare, per annunziare che nel prossimo
settembre si sarebbe adunato in Valsalice il VI Capitolo Ge-
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nerale della Società, e in essa nuovamente rilevava:
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« Come avete potuto vedere la nostra Pia Società, hene-
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detta da Dio, ha in questo spazio di tempo allargato il campo
delle sue operazioni, e penetrò in terre finora ad essa non
.1 l
conosciute, ed inesplorate. Ma non bisogna che noi dimenti-
5
chiamo che l'awersario d'ogni bene vigila sempre e non de-
siste dalle maligne sue imprese anche a danno nostro. Sorge
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quindi naturalmente in noi la necessità di tener viva la no-
!
stra fede per rendere inutili i suoi malvagi intenti, e prov-
vedere al nostro progresso, assicurando così ogni giorno più
j
la nostra santificazioneD.Quindi il pensiero di tutti dev'es-
ser un solo: (CTutti dobbiamo preoccuparci di ciò che volle af-
fidarci Don Bosco, se vogliamo sempre esser chiamati di Lui
figli e discepoli)).
E il Capitolo si svolse dal 29 agosto al 6 settembre, ed
unico e continuo studio delle dodici adunanze fu quanto
poteva tornare a vantaggio della Società «peE suo consoli-
dameuto e sviluppo progressivo »,e « p w s i lprojìtto spirituale e
scientiJico dei suoi membri)).
Nella prima riunione Don Rua tornò a segnalare lo svi-
luppo dell'opera Salesiana. <C Si constatò infatti, coi cata-
loghi alla mano, che i membri di essa, dal 1886 al 1892, in
un sessennio, furono piu che duplicati, come più che dupli-
cate furono le case loro affidate e le opere da loro intraprese.
Col che si viene a scorgere come si verificarono le parole
del nostro amato Padre, allorquando discorrendo nel di-
cembre 1887, cioè pochi giorni prima. di porsi a letto per
i'ultima volta, diceva a certi Cooperatori che da lontano eran
venuti a fargli visita: - Pregate a@nchè io possa fare zrn

33.8 Page 328

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590
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
incontrai un signore alto, vestito di nero, e col cilindro in
testa. Dietro a lui veniva Don Rua, i1 quale aveva una let-
tera in mano, e me la consegnò dicendo: - Quel signore,
lo vedi? (non vuole che si faccia il nome), mi portò questa
... busta, nella quale vi sono tremila lire. IJòrtale a Don Vota!
- Volai a Valsalice, contentissimo n.
Di quell'anno si tennero i Capitoli Generali dei Salesiani
e delle Figlie di Maria Ausiliatrice: quello delle Figlie di
Maria Ausiliatrice nella seconda metà di agosto, in Nizza
Monferrato; quello dei Salesiani alla fine del mese e nella
. prima settimana di settembre in Valsalice. E il Servo di Dio
prese parte attivissima all'uno e all'altro.
A Nzza - dice la cronaca - alla prima adunanza, tenu-
tasi il 16 agosto, ((rivolse alcune parole, rallegrandosi del
grande aumento di case, segno del bene che si va facendo;
ricordò il Capitolo Generale tenutosi nel 1886, e si commosse
rammentando due personaggi così cari al suo cuore: Don
Bosco, e Don Bonetti », che era stato suo vicario nella dire-
zione generale dell'Istituto.
I1 17 ricordb i consigli che il Fondatore aveva scritti nel
quaderno delle ultime sue Memorie per il buon andamento
dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, e raccomandò
la rettitudine nel dare il voto per Selezione delle superiore
maggiori 8.
I1 18 e il 19 assistè alle singole adunanze; raccomandò
alle direttrici di adoperarsi per rendere felici le suore della
propria casa, di bandire le parzialità, e di fare il possibile
perchè le novizie restino nel noviziato.
Passb poi a raccomandare di servirsi dei regali che si
ricevono, specie se stuzzicanti la gola, per farne dono ai be-
nefattori, con prudenza e delicatezza. Così faceva Don Bosco,
e così aumentava il numero dei benefattori.
)> E concluse: - Ringraziamo il Signore di averci qui ra-
dunati e di aver concesso un felice esito al Capitolo Gene-
rale. Oh! sì, ringraziamo ed amiamo il Signore che ci vuol
tanto bene)); e si fermava a dimostrare che se Iddio vuol
bene a tutti, i Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice
hanno molte prove di una particolarissima benevolenza ce-
VIII - Sempre avanti!
59'
leste.. <(Facciamolodunque amare il Signore; dimostriamogli
fu nostra ricmoscenza coll'osservanza della Santa Regola, che
è stata data dalla Madonna a Don Bosco, e da Don Bosco a
mi, e quindi è zm dono del cielo>.
Alla fine del mese si portava a Valsalice. Già in marzo, e
precisamente il giorno di S. Giuseppe, mentre si trovava in
visita alle Case di Francia, da Torino aveva fatto spedire
alle case una. circolare, per annunziare che nel prossimo
settembre si sarebbe adunato in Valsalice il VI Capitolo Ge-
nerale della Società, e in essa nuovamente rilevava:
«Come avete potuto vedere la nostra Pia Società, bene-
detta da Dio, ha in questo spazio di tempo allargato il campo
delle sue operazioni, e penetrò in terre finora ad essa non
conosciute, ed inesplorate. Ma non bisogna che noi dimenti-
chiamo che l'avversario d'ogni bene vigila sempre e non de-
siste dalle maligne sue imprese anche a danno nostro. Sorge
quindi naturalmente in noi la necessità di tener viva la no-
stra fede per rendere inutili i suoi malvagi intenti, e prov-
vedere al nostro progresso, assicurando così ogni giorno più
la nostra santificazione D.Quindi il pensiero di tutti dev'es-
ser un solo: B Tutti dobbiamo preoccuparn' di ciò che volle af-
$darci Don Bosco, se vogliamo sempre esser chiamati di Lui
$gli e discepoliv.
E il Capitolo si svolse dal 29 agosto al 6 settembre, ed
unico e continuo studio delle dodici adunanze fu quanto
poteva tornare a vantaggio della Società ((pel suo consoli-
damento e sviluppo progressivo >>e ,#per,~iplrofitto spz>ituale e
scientifico dei suoi membri)).
Nella prima riunione Don Rua tornò a segnalare lo svi-
luppo dell'opera Salesiana. t( Si constatò infatti, coi cata-
loghi alla mano, che i membri di essa, dal 1886 al 1892, in
un sessennio, furono più che duplicati, come più che dupli-
cate furono le case loro affidate e le opere da loro intraprese.
Col che si viene a scorgere come si verificarono le parole
del nostro amato Padre, allorquando discorrendo nel di-
cembre 1887, cioè pochi giorni prima. di porsi a letto per
l'ultima volta, diceva a certi Cooperatori che da lontano eran
venuti a fargli visita: - Pregate afiacad io possa fare zrna

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592
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
buona morte, perchè andando in Paradiso io potrò fare molto
di più pe' miei $gli e pei poveri giovani, di quel che io possa
fare qui in terra! i).
E sempre col pensiero a Don Bosco, al principio d'ogni
seduta, prima che s'intraprendessero i lavori, volle leggere
e commentare qualche pagina dei ricordi confidenziali, la-
sciati dal Fondatore nell'ultimo quaderno delle sue Memorie,
ascoltato con affettuoso entusiasmo.
Nel dar poi conto alle case dell'esito dei Capitoli e della
compiuta elezione dei nuovi membri del Consiglio Superiore
- tra gli altri di Don Paolo Albera, a direttore spirituale
d11e1llaRSeottcoiretàM, caghgeiodroeve-va
succedere al
comunicava
Servo
anche
di
ai
Dio, come
Salesiani,
come alle Figlie di iVIaria Ausiliatrice, che dopo oltre un
anno di aspettazione e di preghiere o, aveva <( giudicato con-
veniente nel Signore )> di affidare l'ufficio di suo Vicario Ge-
nerale per I'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice al
Sac. Giovanni Marenco, già ispettore delle Case Salesiane
della Liguria )).
E chiudeva la circolare con affettuosissime parole:
<<Mriimarrebbe un ben gradito dovere a compiere, quello
cioè di rispondere particolarmente alle tante care lettere
che ricevetti nel corso di quest'anno, specialmente nell'oc-
casione della festa di S. Francesco di Sales, di Pasqua, del-
l'Apparizione di S. Michele a11'8 maggio, di S. Giovanni
Battista, e di S. Michele Arcangelo il 29 settembre. Ma mi è
impossibile, come ben lo potete comprendere. Leggo vo-
lentieri queste lettere, specialmente se non sono troppo pro-
lisse, ma poi con mio rincrescimento non trovo il tempo
per rispondere a ciascuna. Per buona ventura scorgo che in
tali lettere di augurio non trattasi quasi mai di affari a cui si
richieda di necessità risposta, e così resta alleviata la mia pena
di non potervi riscontrare almeno con qualche biglietto. Ora
però mi valgo della presente per ringraziarvi tutti colletti-
vamente, assicurandovi che vi sono ben riconoscente delle
testimonianze di affetto e delle proteste d'obbedienza e di
attaccamento alla nostra Pia Società di S. Francesco di Sa-
l e ~ D. al canto mio v i accerto che tutti v i amo grandemente m1
VI11 - Sempre avanti!
593
Signore, desidero di tutto cuore la vostra eterna salvezza e
tutte le grazie spirituali e temporali che possono contribuire al
conseg2limento della medesima; ed a tal $ne ogni giorno tutti
vi raccomando al Signore ed alla SS. Vergine, Aiuto di tutti
i Cristiani e particolarmente, ben possiamo dirlo, Aiuto nostro,
nostro sostegno, nostro conjorto Q.
La Santa Vergine mostrava ognora, in modo evidente,
che vegliava sul suo Servo e sull'opera Salesiana. Attesta
Suor Ottavia Clerici:
<< L'anno 1892, nel mese di settembre, il giorno dopo la
festa dell'Addolorata, accompagnai a Valsalice mia cugina
con altre suore per vedere la tomba di Don Bosco. Era
ancor ragazzetta, e vidi per la prima volta il veneratissimo
Don Rua. Mia cugina mi presentò ad ossequiarlo, parlan-
dogli sotto voce. I1 venerato Superiore mi regalò una meda-
glia; e, mettendomela al collo, disse: - Non solo si farà
suora, ma andrà all'estero, e farà del gran bene. Io dissi
tra me: - No, no, io non mi faccio suora, perchè non posso
star lontana dai miei genitori. - Ed invece entrai tra le Fi-
glie di Maria Ausiliatrice; nel 1906 feci la Santa Professione;
e il 6 gennaio 1907 partiva da Roma alla volta dell'Albania,
ed ho lavorato, a Scutari, circa dieci anni. Come si vede, il
venerato Don Rua fu profeta.
J) Un'altra volta, una mia zia mi condusse a vedere la
bella chiesa di Maria Ausiliatrice e le camere di Don Bosco;
poi, dovendo consegnare un'offerta di un'insigne benefat-
trice, m'introdusse in un uftizietto, dove rividi il reverendo
sacerdote che mi aveva regalato la medaglia, e restai stupita
della sua bontà e riconoscenza per l'offerta ricevuta. - Prima
di questa sera, disse, questi denari saranno a posto, cioe ser-
viranno a pagare la nota del pane e dell'olio... t).,
Le benedizioni del cielo erano ancor più visibili nell'in-
cremento dell'opera. I n ottobre il Servo di Dio scriveva ad
un missionario in America:
<< I1 giorno due corrente, festa del Santo Rosario, fu giorno
memorabile per noi. A Valsalice ebbe luogo la professione
di 1x2 salesiani, cosa mai awenuta in passato)).
I1 19dava l'addio a un nuovo drappello di missionari desti-
- 38 Vita del Sema dr Dto Michele Run Vol I

33.10 Page 330

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594
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
nati alla prima fondazione nel Messico, compiendo la ceri-
monia nella cappella attigua alla stanza, dalla quale Don
Bosco volò al paradiso. In omaggio al Vicario di Gesù Cristo,
che Don Bosco considerò <isempre come il faro che doveva
guidare i suoi passi »,e c'insegnd colla parola e coll'esempio
ad amarZo e ad accoglierne gli insegnamenti col massimo ri-
spetto e colla pid scrupolosa ubbidienza D, aveva chiesto a
Leone XIII una benedizione per i partenti ed una commen-
datizia per l'Arcivescovo della capitale. E il Card. Rampolla,
«ben sicuro )> che i nuovi missionari avrebbero dato <t lumi-
nose prove di quello spirito, che il benemerito Fondatore
ha infuso nega sua Congregazione)), insieme con una par-
ticolare Benedizione Apostolica per loro e per i cooperatori
salesiani di Messico, rimetteva a Don Rua un'affettnosissima
lettera per I'Arcivescovo Mons. Alarcos.
((Sebbene io sia pienamente convinto che Ella si varrà
del suo potere ed influenza per sostenerli [isacerdoti salesiani,
che vengono a prendere possesso della casa, che è stata aperta
per essi in cotesta metropoli],e proteggerli nella loro missione
e facilitare così ad essi il conseguimento del nobile scopo,
per cui abbandonano la patria e si recano in coteste lontane
regioni, con tutto ciò non ho voluto mancare di munirli
di questa mia Commendatizia, onde Ella sappia che in tal
modo farà cosa graditissima al Santo Padre ed a me. Impe-
rocchè questi benemeriti figli di Don Bosco meritano tutto
l'appoggio della Santa Sede pel bene che fanno spiritualmente
ed anche materialmmte, in particolar modo con educare la
gioventù alle lettere ed alle arti, e col prestarsi a soddisfare ai
bisogni dei fedeli nelle loro svmiate fomze »,
Pochi giorni dopo, il 30 ottobre, festa del Santissimo
Redentore, il Servo di Dio, col pensiero rivolto ai bisogni
sempre crescenti delle Missioni ed alle domande di nuove
fondazioni, raccomandava ai Cooperatori un'altra imminente
e numerosa spedizione di missionari, anche per I'fimerica
Settentrionale:
<t Lo sviluppo che prendono le nostre Missioni è tale,
che ci muove a ringraziare il Signore con tutta l'anima e
nello stesso tempo a non lasciare intentato alcun mezzo per
VIII - Sempre avanti!
595
aiutarle. La Colombia, l'Equatore, il Perù, il Brasile, 1'Uru-
guay, il Chilì, la Repubblica Argentina, la Patagonia, la
Terra del Fuoco, chiedono, a gran voce, rinforzo d'uomini
e di denaro per proseguire le opere con tanta fatica intraprese
ed estendere la nostra sfera d'azione ... D'altra parte, molti
Salesiani mi chiedono di poter dividere coi loro compagni
già missionari le fatiche, i disagi, i pericoli, per conquistar
anime a Gesù Cristo. Ed io vorrei ben accondiscendere a
tutte queste generose domande, ma m'inpensierisce la spesa
in questi tempi, che da tutti si lamentano critici e fortunosi.
n Tuttavia non vi devo tacere che mi sento in cuore una
gran fiducia nella Divina Prowidenza, la quale aiutò sempre
Don Bosco e il suo povero successore in tutte le imprese
dirette a far ccnoscere il nome di Gesù Cristo, nostro Sal-
vatore e nostro Dio, a dilatarne il paterno Regno su questa
terra, a raccogliere ed educare la porzione del suo gregge
più cara al suo Cuore divino, la gioventù, e specialmente la
più povera ed abbandonata, a salvare anime, a glorificare
il Signore >.
Fin dall'a~ostoeran tornati dall'America e giunti all'Ora-
u
torio Mons. Cagliero, Don Milanesio e Don-~eauvoir,in-
sieme con alcuni indii della Patagonia e della Terra del Fuoco,
e due Figlie di Maria Ausiliatrice con due piccole indigene
della Patagonia; e la loro presenza aveva reso più bella la
chiusura dell'anno scolastico. I1 Servo di Dio fu visto con
gli occhi scintillanti ne1 rivedere quei cari confratelli e nel-
l'ammirare un saggio dell'apostolica loro carità.
Aveva gih combinato con il Comitato Direttivo dell'Espo-
sizione delle Missioni Cattoliche Americane, che si teneva
a Genova, che i nostri vi avrebbero preso parte con una
raccolta di oggetti relativi ai costumi ed alla vita degli indi-
geni da loro evangelizzati ed alcuni tipi viventi degli evange-
lizzati nella Patagonia e della Terra del Fuoco; e il «Villaggio
Fueghino)) fu una vera attrattiva per la bella Esposizione.
I1 15 novembre i cari indigeni, quattro fueghini, il pata-
gone Santiago Melipan, cugino del Cacico Yanchuque, e
le due fanciulle della stessa razza, ebbero Sonore d'essere
presentati da Mons. Cagliero al Santo Padre Leone XIII,

34 Pages 331-340

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34.1 Page 331

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~9~
IV - Successore di Don Bosco. - Primo peiodo
cui il giovane patagone lesse un affettuoso indirizzo. 11 Papa
I'ascoltò con attenzione e commozione profonda; e, rivolgendo '
loro la parola, rilevava il grande benefizio che avevano ri-
cevuto dal Signore che aveva loro comunicato la luce della
fede, e (( i Salesiani- diceva - sono stati per voi gli strumenti
della Provvidenza, e voi dovete tenerli in luogo di padri dopo
Dio. Voi dovete essere altrettanti apostoli per attirare gli altri D.
E rivolgendosi ai fueghini, soggiungeva: <(Ilfuoco, che dà
I1 nome d a vostra t m a , deve cambiarsi in fuoco d'amor di
Dio, che accenda i vostri cuori D. E ai missionari: << Se l'aver
salvata un'anima dà quasi la certezza dell'eterna salute, che
farà il SÉgnore per voi che salvate taflte anime? Fin d'ora io
Lo veggo intrecciare per voi la corona dell'eternità )>.
A Valdocco la loro presenza tornò nuovamente carissima
il 6 dicembre, alla cerimonia d'addio al nuovo drappello di
missionari, prima della quale l'Arcivescovo Mons. Riccardi
amministrò il battesimo al catecumeno Daniele Alacaluf.
E il Servo di Dio, mentre ne ringraziava il Signore, ne
dava notizia ai lontani, anche nell'ordinaria corrispondenza.
Scriveva a Don Costamagna:
(iAbbiamo compiuto il 6 corr. la spedizione di circa 60 tra
Salesiani e Suore, parte per l'Equatore, parte peI Messico,
parte per la Colombia, parte pel Brasile, e parte per la Terra
del Fuoco e Chilì: e ti assictcpo che tutte queste spedizioni,
sebbene in parte rimborsate, ci riuscirono molto gravose. Ora
verranno le rimanenti.
Dobbiamo però consolarci per altri titoli; per esempio
il numero di circa 250 nuovi chierici e di circa un centinaio
di nuovi ascritti artigiani, l'awenimento d'aver potuto final-
mente occupare il Chubut, l'esser riusciti ad acquistare una
casa assai bella in contiguità della Chiesa degli Italiani in
Buenos Ayres, I'edikio pel noviziato presso la Boca in Bue-
nos Ayres, sono grazie speciali con cui il Signore consola i
poveri Salesiani e di cui dobbiamo rendergli le più vive
grazie.
Altra consolazione per noi è pure il moltiplicarsi ma-
draiviggiloiovsaonidaeiglmi eOdreastiomrii..f.eDs.tivi ed il concorso straordinario
- VIII Sempre avanti!
597
Come faceva fronte a tante spese? Con la fede nella Di-
vina Prowidenza. Quanto fosse grande nell'anima sua lo
dice egli stesso in un'altra lettera, che inviava poco dopo
a Don Costamagna:
oggi<.(.M. IiIolevegrlaizireicaamtbeioe
a
ex
tutti i tuoi degli auguri ricevuti
corde e centuplicati, e soprattutto
pregherò Gesù Bambino a comunicare a tutti voi (radunati
agli esercizi circa l'arrivo di questa mia) alcune scintille al-
meno di quel Sacro Fuoco, che Egli è venuto a portare sulla
terra e che vuole si accenda in tutti i cuori. Così pure lo pre-
gherò che conservi fra tutti voi la pace, la cari& fraterna in
modo da divenire e poter dire: spectaculi facti suntus Ragelis
et hominibw. Vi servano di strenna i miei cordialissimi au-
guri. Ci hai mandato poc'anzi notizie alquanto sconfortanti...
ma poi ci hai consolati con due notizie molto care e gradite:
l'acquisto della casa attigua a Mater Misericordiae e la spedi-
zione al Chubut. Deo gratias! Si vede che il Signore vi vuol
bene e vi sostiene, e che la Madonna vi protegge e S. Fran-
cesco di Sales e Don Bosco in paradiso non dormono sulla
sorte dell'amata loro Società. E vero che vi sono i debiti da
pagare; maper questo nientepaura;il vapore, come tu mi scrivi,
fa la sua strada facendo puff (I). Speriamo che anche noi fa-
remo altrettanto [cioè che facendo puff, faremo strada]. Tut-
tavia se potete arrestarvi un poco e prendere un po' di re-
spiro, andrà pur bene.
r Io avrei tante cose da raccontarti, ma spero che vedrete
tutto l'essenziale sul Bollettino; a te dirò solo, in confidenza,
CHE SONO ANCH'IO SPIANTATO E CARICO DI DEBITI COME IL
FAMOSO CRISPINO. Ma spero che la nostra TESORIEnoRnAverrà
meno nella riputazione acquistatasi; del resto sarei costretto
a fuggire anch'io in America! )).
Gih da qualche anno i missionari salesiani venivano in-
sistendo presso il Servo di Dio, perchè andasse a far loro
una visita. Fin dal 1890 Don Gamba gli scriveva daiI'Uru-
PaY:
(I) Puff in piemontese significa debzti.

34.2 Page 332

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- - 598 , I V Successove di Don Bosco. Primo p d d o
((Abbiamo letto qualche cosa della visita fatta dalla Pa-
ternità V. Rev.ma alle case nostre di Francia; e pare che il
Signore sia colla P. V., come era con Don Bosco. Quanto ce
ne rallegriamo! E possiamo noi nutrire un po' di speranza
... che, un giorno o l'altro, l'avremo tra di noi? Faccia quanto può
per venire ».E Don Rua rispondeva: (( S e Dio vuole, non
... mi rzjìuterò )>.
Nel 1892 Don Costamagna insisteva: <<Sentaqui, ma
bene; in tutte le case dove passai, espressi un progetto, ap-
provato da Mons. Cagliero, e tutti l'approvarono con entu-
siasmo, e fanno violenza al cuore di V. R.... D.
E Don Rua: (( M'inviti a venir in America; quanto vo-
lentieri ci verrei; ma... vi è il ma! Tuttavia, se non vengo io,
procurerò mandarvi tra non molto qualche bravo visitatore.
Pregate, e tutto si aggiusterà o.
I X - ((Damihi animas!
DA MIHI ANIMAS...!
- - ({Anime.!..D. I bisogni delle Missioni. Per il compimento della chiesa
- di Londra prende S . Giuseppe a mediatore. La prima Lettera
- - edifiante ai Salesiani. S i avvia a Roma. Omaggio a Ideone X I I I
- nel suo Giubileo Episcopale. Il Vicariato di Mendex e Gualaquiza,
- - e il secondo Vescovo salesiano. Udiema PontzFia. t Ricorrete
- a Don Bosco! ».- Nuova partenza di missionari. Morte del S m o
- di Dio Don Augusto Czartoryski. Il X X V del Santuario di Maria
- - Ausiliatrice. 6 Non ista, sed illa! n. Una benedizione a un malato
lontano. - A Rivalta. - Elogio deil'«Eco d'Italia Q.- Dettagliataespo-
sizione inoltrata al Santo Padre sullo stato dell'opera Salesiana.
- - Durante gli esercizi spt'rìtuali. I Conguesso dei direttori diocesani
e dei decurioni dei Coopevatori. - Preziosìssimo Autografo del Santo
Padre. - Un testo unico per Pinsegnamento del Catechismo nelle
- case salesiane. V a a Londra per la consacrazione della Chiesa
del S. Cuo~e.- 6'wita Anversa, Bruxelles, Namur, Liegi, Lilla,
Parigi, Dinan, Giungamp, St-Brieuc, Rennes. - Un altro saggio
delle osservazioni che faceva nelle visite alle case. - L'addio a 60
nuovi missionari. - Zelo costante per le nuove vocazioni: le voleva
coltivate in ogni istituto, anche nelle terre di missione, e voleva sa-
pere il numero che annualmente ne dava ogni ispettoria, ogni casa.
- Promuovere nuove vocazioni, ecclesiastiche e religiose, era la rac-
comandazione che ripeteva a tutti i confratelli, in mille modi e in
ogni circostanza, perchd la riteneva I'impresa più utile e santa che
pzM compiere il Salesiano.
D <( A MIHI ANIMAS. COETERA TOLLE~>):ecco l'ideale di Don
Bosco e di Don Rua. Un giorno,

34.3 Page 333

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600
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
ratori Salesiani, il 10 gennaio 1893 - il nostro buon Padre
Don Bosco trattenevasi con uno de' suoi più zelanti Coopera-
tori di varie fondazioni che aveva in mente di fare. Costui
credette bene di esortar Don Bosco a rassodare le sue opere
già cominciate e non intraprenderne più delle nuove. - Si,
consento ad arrestarmi, disse Don Bosco, ma ad una condizione.
- E qz~alesarebbe? ripigliò l'altro. - Alla condizione che il
demonio si fermi anche lui. M a come egli non cessa di lavorare
alla rovina delle anime, non cesserò neppur io di salvarle. -
Io pure desidero [aggiungeva Don Rua] di strappa,.e delle
anime alle unghie del demonio; ed è perciò, che, facendo asse-
gnamento sulla vostra carità, vorrei dirgere tutti i miei pensieri
ed i miei sforzi ad alcune opere, di cui voi conoscerete facil-
mente I>importanzaD.
E additava i bisogni delle Missioni e i lavori della Chiesa
del Sacro Cuore di Gesù a Londra.
I bisogni delle Missioni << sono immensi >>e, i missionari
non indietreggiano quando si deve fare il sacrzjìzio delle comdità
e della vita stessa; ma se non hanno mezzi pecuniarii pel ser-
vizio divino, pei loro viaggi, pel vitto, e per provvedere il ne-
cessario ai loro neojìti, sono obbligati ad arrestare i loro passi;
e, col massimo dolore, vedono sparire in un istante il fiutto dei
loro sacrz$ìzi )>.
Urgeva anche condurre a termine la chiesa di Londra,
perchè <<seper mancanza di mezzi questi lavori tirassero
per le lunghe, questo sarebbe forse ben funesto a tante anime 1).
E, con lettere private, in prossimith del mese di S. Giuseppe,
tornava ad insistere presso i principali benefattori:
<r Sono lieto di annunziarle, che la chiesa parrocchiale che da noi
si sta costruendo in Londra, ad onore del Sacro Cuore di Gesù, rin-
graziando il Signore, trovasi a buon punto. Sono terminati i muri
maestri; e confido che presto sarà coperta. Così, non vi sarà più da
lavorare che nell'interno, e questo mi porge speranza, che, prima del
termine deli'anno corrente, si potrà inaugurare al Divin Culto, se
per mancanza di mezzi non saremo obbligati a sospendere o a rallen-
tare i lavori. Qual consolazione sarà per i Cooperatori Salesiani l'aver
potuto contribuire ad innalzare al Cuore Sacratissimo di Gesù un
tempio, proprio nella città di Londra, nella sede principale del Pro-
testantesimo! e di quanta utilità non dovrà riuscire alla popolazione
- I X < D a mihi animas! I)
601
di quella parrocchia, composta di tante migliaia di anime, di cui però
ancor solo duemila sono i cattolici! Anzi di quanto vantaggio non
potrà tornare a tutta quella Nazione l'incremento della divozione a
questo Cuore adorabile! Mi diceva poc'anzi un protestante, di re-
cente convertito alla nostra Santa Religione:
8- Che hell'opera avete v m intrapresa! Èil Cuore dolcissimo di Gesù,
che deve trarre a se! tutti i cuori, e &re di convertire l'Inghilterra!
>> Ma i debiti, che vi sono ancora a pagare pei lavori già eseguiti
e le spese che rimangono a farsi, quasi mi sgomentano; e, ormai,
non so più come fare a proseguire l'impresa.
s L'avvicinarsi del mese di S. Giuseppe ravviva la mia fiducia.
Questo gran Santo, Patrono della Chiesa Universale, che dopo la Ver-
gine Santissima, a d ed ama con maggior affetzo il Cuore del suo Figlio
putativo Gesù, saprà, lo spero, togliermi d'imbarazzo, e provvedete
quanto ancor manca al compimento del Suo tempio.
>> Mando pertanto il caro Santo [eduniva un'immagine di San Giu-
seppe] presso alcuni dei nostri più distinti Benefattori, a perorare
la Causa del Cuore di Gesù. Egli stesso presenta una nota di lavori
che rimangono da pagarsi o da compiersi. Scelga la S. V. quello che
le parrà più adatto; e S. Giuseppe terrà gran conto di quanto Ella
farà in ossequio del Cuore di Ger-ù.
n Da questo Cuore, sougente di ognigrazia, implorerà sopra la S. V .
e su tutti i suoi cari I'abhondmza delle celesti benedizioni nel corso
della vita, e verrà Egli stesso ad assisterla nel punto estremo, per alle-
nirle i dolori e gli affanni dell'ultima infermità, ed accogliere l'anima sua
per p o r t d a irr seno a Dioa.
E San Giuseppe, come si vedrà, ascoltava i fervidi voti.
Ma un doloroso annunzio giungeva di quei giorni al Servo di
Dio. Un suo compagno dei primi anni dell'oratorio, che aveva
raggiunto il sacerdozio alcuni mesi prima di lui, Don Angelo
Savio, nel salire a Quito, moriva in una capanna alle falde
del Chimborazo, il 17 gennaio. La notizia si diffuse in un
baleno in tutta la Società, rammentando, in modo assai im-
pressionante, la brevi& deila vita e il dovere di star preparati
al giorno estremo.
Ed egli, sempre intento, con l'esempio e con la parola,
a spingere per la via della perfezione i confratelli, per la
festa di S. Francesco di Sates inviava loro una prima lettera
edificante.
Fin dal I1 Capitolo Generale, tenutosi nel 1880, erasi
stabilito che di quando in quando si sarebbero mandate,

34.4 Page 334

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602
IV - Successore di Don Bosco. - Primo perlodo
tutte le case, lettere familiari, che servissero cr di sprone
lavorar alla maggior gloria di Dio e potessero cr giovare
a mantener vivo nei cuori il fuoco della cristiana pietà*.
Sino a quell'anno molte notizie, che avrebbero potuto esser
tema di tali lettere, si pubblicarono nel Bollettino Sulesiano;
a «questa pubblicazione, - notava Don Rua - che può
stare per tenerci uniti coi nostri benemeriti Cooperatori,
ai non può più essere l'organo delle intime relazioni,
e devono esistere tra i membri della nostra pia Società.
Si è per questo che io, a norma delle sovraindicate delibera-
zioni e ad imitazione d'altre famiglie religiose, vi indiriz-
zerò a quando a quando qualche lettera edificante, cui vi
raccomando di leggere... allorchè tutta la comunità si trova
riunita. A queste letture i nostri cari confratelli si rallegre-
ranno, spero, del bene che si è fatto; ringrazieranno la Di-
vina Provvidenza d'aver voluto servirsi dell'umile nostra
Società come di strumento per compierlo; e animati gli uni
dall'esempio degli altri prenderemo tutti maggior coraggio
a progredire nella virtù, e col soccorso della divina grazia a
procurare la gloria di Dio e adoprarci con tutte le forze alla
salvezza delle anime >>.
E, con semplice ed efficace parola, illustrava I'apostolato
che i Salesiani, in conformità dello spirito del Fondatore,
devono compiere con i catechismi e gli Oratori festivi.
Poco dopo (IO marzo) richiamava la cura e la vigilanza
dei direttori alla buona riuscita del breve corso di Esercizi
spirituali, che si suo1 fare nelle case salesiaue durante l'anno
scolastico. cr Il Signore sta per concedere ai giovani della tua
casa una grazia segnalata o; G conosco lo zelo con cui tu lavori
alla salute dei giovinetti alle tue cure afidatis; c< tuttavia ho
pensato di richiamar alla tua memoria alcune norme, che, messe
&I pratica, ne renderanno i frutti più abbondanti>>.
E dava preziosi consigli. Accennava, in primo luogo, alla
convenienza di preparare gli alunni, ed anche i superiori, al
sacro ritiro:
<iEgli & anzi tutto necessario d'ispirare ai tcoi allievi la più alta
stima degli Esercizi spirituali, che sono veramente Tmpus accepta-
bile... dies salutis (S. PAOLO, II Cor., VI, 2).
- IX <iDa mihi animas! 8
603
s L'esperienza ci insegna che essi sono più fruttuosi, quando i
giovani furono meglio preparati. Conviene perciò che tu ne parli
qualche tempo prima, specialmente nel discorsetto della sera, e che
tu faccia pregare perch& tutti profittino di questa grazia.
>> Il giorno prima dell'apertura mi sarebbe caro che tu facessi
una conferenza ai confratelli, per dir loro che il risultato degli eser-
cizi dipende in gran parte da loro. Esbrtali perciò a non mancare
ad alcuna pratica di pieel, a sorvegliare con zelo i giovani, special-
mente i più dissipati, a raccomandare dappertutto il raccoglimento
ed il silenzio, e raccontare qualche esempio edificante durante le
ricreazione >>.
Altre semplici e preziose raccomandazioni erano rivolte
ai predicatori:
<< I predicatori siano ben persuasi che non possono far nulla da
sè; ricorrano quindi con fervorosa preghiera al Padre dei lumi, per
ottenere il favore di far un po' di bene alle anime e di essere meno
indegni strumenti delle misericordie del Signore.
D Si preparino bene le loro istruzioni e meditazioni, adattan-
dosi ai bisogni del loro uditorio.
>> Per le meditazioni si prendano per argomento, per quanto &
possibile, il fine dell'uomo, il peccato, la morte, il giudizio, l'inferno,
la parabola del figliuol prodigo o simili.
D Per le istmzioni non è mia intenzione di fissare gli argomenti,
ma sembra ottima cosa che si abbia di mira di rassodare i giovani
nella fede, d'inculcare una soda pieti, d'ispirar loro orrore pel vizio
impuro e pel rispetto umano, e d'insegnar loro ad accostarsi ai
Ss. Sacramenti colle debite disposizioni.
s I n tal modo, anche usciti dalle nostre case, non si allontaneranno
dal sentiero della virtù, per cui noi cercammo d'incamminarli.
i) Secondo il consiglio dz Don Bosco si parli della vocazione, facendo
vedere che a ciascuno è tracciata la strada per cui arrivare al cielo, e
che quindi ciascuno colla preghiera e colla rifzessione deve sforzarsi di
conoscevla ».
A cotesti saggi consigli, nella lettera mensile capitolare
aggiungeva a una calda esortazione, ai direttori e confessori
ordinari, di astenersi durante gli esercizi dal confessare i
giovani, per dare così, a chi ne avesse bisogno, tutta la li-
bertà di aggiustar bene le partite dell'anima sua».
I1 23 febbraio partiva per S. Pier d'Arena, e il zq prose-
guiva per la Spezia, celebrando in quelle case la messa della

34.5 Page 335

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604
- - IV Successore di Don Bosco. Primo periodo
l
comunità con devoto fervorino, tenendo conferenze ai con-
fratelli e agli alunni delle classi superiori, e ricevendo questi
in particolari udienze.
I1 zg era a Roma, per prendere parte ai festeggiamenti
del Giubileo Episcopale di Leone XIII. La Società Salesiana,
che aveva già tributato ripetuti omaggi all'immortale Pon-
tefice, non poteva rimaner estranea al giubilo dei cattolici
in quei giorni. Già Don Bosco aveva intitolata a S. Leone
la casa salesiana di Marsiglia, aperta l'anno stesso dell'ele-
zione deI1'Augusto Pontefice; e Don Rua, mosso dalla stessa
devozione filiale, come aveva dato alla casa di Lorena, nel
Brasile, il nome di S. Gioachino, e a quella di Bogotà il nome
stesso di Leone XIII, ora aveva stabilito di tributargli un
altro omaggio in Roma.
Mentre con tutta l'energia del suo spirito si adoperava
per il proseguimento dei lavori deli'Ospizio del Sacro Cuore:
<( I1 Giubileo Episcopale del Santo Padre, - diceva - si
awicina a grandi passi: la Chiesa del S. Cuore fu dedicata,
secondo i'augusto intendimento dello stesso regnante Pon-
tefice, a monumento dell'immortale Pio IX che l'aveva ideata;
e perchè l'ospizio, anche tanto caldeggiato dal S. Padre, non
verrà dichiarato monumento di devozione e di affetto della
Società Salesiana al Sommo Pontefice Leone XIII? v.
L'idea era bella e santa, ma il tempo assai breve in ragione
dei lavori molteplici e grandiosi che rimanevano a compiersi,
tanto da tenersi per cosa materialmente impossibile; e in-
vece ci si riuscì.
Si ultimarono i lavori, e il 7 marzo, festa di S. Tommaso
d'Aquino, dallo stesso Pontefice dichiarato Maestro ed An-
gelo delle Scuole, il Card. Lucido Maria Parocchi, Vicario
e Rappresentante di Sua Santità, circondato da nove vescovi
e da molti prelati e nobili romani, impartiva solennemente
la benedizione a1 grandioso Ospizio del S. Cuore, felicemente
compiuto, percorrendolo dai sotterranei all'ultimo piano,
e vi scopriva due lapidi commemorative; la prima, nell'in-
gresso, in memoria dell'offerta dell'ospizio a Leone XIII
nel suo Giubileo Sacerdotale; l'altra, a ricordo imperituro
della generosa Famiglia Colle di Tolone, la quale, con le
sue oblazioni, aveva cooperato più di tutti alla costruzione
della Chiesa e dell'Ospizio.
Gli alunni coronarono la cerimonia con la lettura di al-
cuni componimenti all'Eminentissimo, nei quali gli manife-
stavano il rincresciniento di non poter aver il Papa in persona
a presiedere quella solennità, e il desiderio ch'Egli potesse
un giorno onorarli d'una sua visita. E il Cardinale amabil-
mente rispondeva: <Questo per ora è un semplice voto; e
Dio solo sa quando questo voto potrà adempirsi; voglia il
cielo che sia presto! Ma quello che vi posso accertare si è,
che il Papa, se non col corpo, si reca qui sovente con lo spi-
rito; ama voi, buoni giovani, ama la Congregaziene Sale-
siana. Io poi, come suo rappresentante, sono venuto apposta
per portarvi la sua benedizione, che Egli vi impartisce con
tutto il cuore 9.
E l'immortale Leone XIII dava in quei giorni nuove
prove deIl'aEettuosa sua stima all'opera di Don Bosco,
inviando a Don Rua il decreto dell'erezione del Vicariato di
Mendez e Gualaquiza nell'Equatore, che affidava alla Società
Salesiana, e nominando Vescovo titolare di Tripoli Don Luigi
Lasagna, Is.pettore delle Case Salesiane dell'uruguay e del
Brasile.
La consacrazione del secondo Vescovo salesiano si compi
la domenica 14 marzo nella chiesa del Sacro Cuore. Don Rua
l'attese in sacrestia, con le lagrime agli occhi e la berretta in
mano; e, come aveva fatto Don Bosco a Mons. Cagliero,
tentò di baciar I'aneiio al nuovo Vescovo, ma questi, getta-
tegli le braccia al collo, l'abbracciò affettuosissimamente.
Nel pomeriggio il Santo Padre accolse in udienza il Servo
di Dio, insieme con Mons. Lasagna, iVIons. Cagliero, ed
altri salesiani; e si congratulava del progresso della Pia
Società, chiedeva notizie degli alunni e dei Cooperatori, e
manifestava la più viva compiacenza per le notizie che gli
dava Don Rua.
Nel tornar a Torino questi fece visita al Seminario d'Or-
vieto, diretto allora da un salesiano, e, passando per Bologna,
rientrava all'oratorio, dove il Procuratore generale Don Ca-
gliero gli comunicava che tra gli alunni dell'ospizio di Roma

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606
IV - Successore di Do8 BOSCO. - Primo periodo
si andava diffondendo il male degli orecchioni; ed egli ri-
spondeva:
<- Passando ad Orvieto, trovai ventitrè seminaristi affetti
da orecchioni. Suggerii un triduo a Don Bosco. Lo si comin-
ciò la sera stessa, e mentre prima si teneva per fermo che tutti
gli altri sarebbero passati per quella trafila, Don Ottonello
mi scrisse che più nessuno cadde malato e gli infermi guari-
rono prontamente. L'esempio altrui vaigaper voi)).
E Don Cagliero, pochi giorni dopo, annunziava che il
male era scomparso; e il Servo di Dio si rallegrava << del buon
esito del t7iduo a Don Bosco >>.
La sera di Pasqua, 2 aprile, si rinnovb la funzione di ad-
dio ad un gruppo di 35 missionari e Figlie di Maria Ausi-
liatrice, con a capo Mons. Lasagna, il quale, p. un'ora,
con la sua parola tenne avvinto e commosse l'uditorio, che
gremiva il Santuario; e l'Arcivescovo Mons. Riccardi si di-
ceva orgoglioso di possedere nelI'archidiocesi un focolare
casi intenso di vocazioni e di missionari, che rendevano be-
nedetto il nome di Torino in tutto il mondo.
La mattina de11'8 aprile giungeva a Don Rua un'altra
dolorosa notizia. La sera avanti, ad Alassio, era volato al
cielo Don Augusto Czartoryski, il ~rincipepolacco, che nel
1887, dopo le più insistenti domande, aveva ottenuto d'en- '
trare nella Società Salesiana e i1 25 novembre dello stesso
anno vestiva l'abito ecclesiastico per mano di Don Bosco nel
Santuario di Maria Ausiliatrice. Delicatissimo di salute, non
potè spiegare alcuna attività nel campo del lavoro a pro
delle anime, ma andò ognor avanzando nella virtù, preci-
samente come gli tracciava Don Rua il 22 ottobre 1890:
<< Sento con piacere - gli scriveva - che andate ognora
migliorando [piccoli miglioramenti effimeri]. Deo gratias!
Dal canto nostro continuiamo a pregare per voi Maria Au-
siliatrice e Don Bosco. Voi, intanto, approfittate degli incomodi
a vantaggio dell'anima vostra. Domani comincia la novena
dei Santi. Fra essi parecchi s ì sant$carono colle infermità
d m p e : &che voi potrete sant$carui malprado le infwmitù. In-
tanto, fate buon prò dei vostri incomodi per le anime del PUY-
gatmio )>.
Don Augusto tuttavia potè compiere gli studi teologici e
il 3 aprile 1892 fu ordinato sacerdote. Avvicinandosi il primo
anniversario dell'ordinazione, il 22 marzo 1893 il Servo di
Dio. amabilmente gli scriveva: c< Fra pochi giorni si compie
il 10 anno del vostro sacerdozio; v i auguro di cuore che arriviate
a fare i2 vostro Giubileo Sacerdotale. Mancano più solamente
49 anni; fatevi coraggio per anivarvi!...)). Era un delicato
preawiso? I1 6 aprile Don Augusto prese a star meno bene;
il dì seguente, sebbeae non avesse potuto celebrare la Santa
Messa, tuttavia era in piedi, e la sera volava a1 paradiso!.(r).
I1 24 maggio si commemorò solennemente il XXV della
consacrazione del Santuario di Maria Ausiliatrice; e Don
Rua, ritenendo che <(inostri ossequi sarebbero riusciti più
'graditi alla celeste Patrona dell'Opera di Don Bosco ((se
fossero uniti a quelli di una numerosa corona di benefattori a,
invitava molti di essi a parteciparvi, anche in vista delle gra-
zie innumerevoli dal buon Dio accordate ai pii visitatori del
Santuario, che la Vergine stessa si fabbricò dalle fondamenta
per mezzo dei favori ottenuti ai benefattori di Don Bosco e dei
suoi poveri orfanelli P;e qualora non avessero potuto accogliere
l'invito, prometteva particolari preghiere. Malgrado iltempo
piovoso, dal 22 al 26 maggio il concorso dei devoti fu straor-
dinario. I1 giorno 24, le Sante Comunioni incominciarono
alle tre del mattino e non cessarono più sino a mezzogiorno;
e le manifestazioni d'amore, di riconoscenza e di fiducia
d'ogni ceto di persone verso I'Ausiliatrice dei Cristiani, fu-
rono tante e tali da commovere quanti ne furon testimoni.
In giugno il Servo di Dio riceveva l'omaggio sempre af-
fettuoso degli ex-allievi; e, nel recarsi a Borgo S. Martino
per Ia festa di S. Luigi, si fermava a Trino Vercellese.
<(Ricordoin particolare - scrive suor Maria Cossolo -
che I'anno 1893, nella casa di Trino Vercellese, venuto il
sig. Don Rua per una visita, trovò i n u n laboratorio due si-
norine che stavano facendo un lavoro per la chiesa del Sa-
e di quel paese. 11 sig. Don Rua rivolse loro qualche
o di Dio Don Augusto Czartorysl<isi & gii compiuto il Processo
Curia Vescovile di Albenga, e si spera di veder presto introdotta
atificazione e Canonizzazione.

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608
- IV Successme di Don Bosco. - Primo periodo
parola, dopo di che una di esse, Mariannina C., si alzò, di-
cendogli che voleva farsi suora, e l'altra guardò Don Rua
con un sorriso. I1 buon Padre le osservò tutte e due, e poi,
in latino, e quindi in italiano, disse, che non ista sed illa,
non la prima ma la seconda, sarebbe riuscita Figlia di Maria
Ausiliatrice. E difatti, la seconda, Giuseppina Buffa, che era
molto lontana da tale pensiero, sentì in quel momento la
chiamata di Dio, vinse difficoltà grandi, e riuscì in poco
tempo suora: e dopo pochi anni, nella casa di Trino, e forse
nella medesima camera dove aveva conosciuto il sig. Don
Rua, fu chiamata all'eternità. L'altra, invece, rimase nel se-
colo, e dopo tanti anni, nel 1916, a Torino, per caso incontra-
tala e riconosciutala, una delle prime cose che mi ricordò,
fu la profezia di Don Rua».
Lo straordinario era cosi nascosto dal Servo di Dio, che,
anche quando manifestavasi la potenza delle sue benedizioni,
non se ne faceva gran caso; e i portenti si attribuivano alla
memoria di Don Bosco, od alla bontà di Maria Ausiliatrice.
Il mio bambino Matteo - scriveva Maddalena Bara-
valle da Caramagna il 24 giugno 1893 - era infermiccio e
debolissimo di complessione, sicchè all'età di 22 mesi non
poteva ancora in nessun modo reggersi sulla persona. So-
venti volte provavamo con mille industrie a tenerlo ritto
in piedi, ma con grande dolore le gambe cedevano ed il
bambino si metteva a piangere dirottamente. Gli usai le cure
ordinate dai medici, ma tutto fu inutile. Trovandomi in
tanta afflizione, lo raccomandai alle divote preghiere dei gio-
vani dell'oratorio Salesiano, essendovi tra questi anche un
mio figlio, padrino del bambino. Intanto un altro figlio mio,
avendo occasione di recarsi a Torino e di parlare col sig. Don
Rua, lo raccomandò alle sue preghiere. I1 sig. Don Rua
diede ed estese all'infermo, sebben lontano, la bexyedizione
di Maria Santissima Ausiliatrice. Arrivato a casa, tentammo
di sollevar il bambino come le altre volte, e questi con mera-
viglia di tutti stette fermo sui piedi suoi. Continuò pertanto
a migliorare in un modo sorprendente, ed ora è pienamente
sano e prosperoso. La mia contentezza e riconoscenza è gran-
dissima: epperciò desidero che venga pubblicata questa se-
IX - Da m;hi animas! >>
609
gnalata grazia... a; e la grazia, dawero segnalata, veniva pub-
blicata nel Bollettino, s a gloria di Maria Ausiliatrice)).
I1 3 luglio il Servo di Dio lasciava Torino per alcuni giorni,
e si ritirava a Rivalta Torinese nella villa Bruno, insieme
con Don Albera e Don Barberis, per rivedere le Deliberazioni
dell'ultimo Capitolo Generale, perchè egli, come diceva Don
Barberis, {(nonsolo attendeva all'espansione ed all'esteriore
prestigio dell'opera Salesiana; ma insieme, e questo era il
suo pik gran pensiero, non cessava di consolidare sempre meglio
la Società Salesiana nel suo interno h>.
Certo, alla vita esemplare dei soci ed al prestigio dell'isti-
tuto presso ogni sorta di persone contribuivano assai la vita
esemplare di Don Rua e la stima che godeva universalmente.
<< Le sue doti di mente e di cuore - scriveva l'Eco d'Italia
di Genova - sono per ogni verso eccellenti. La sua memoria
è prodigiosa, l'ingegno è fenomenale e sì fattamente pronto
da permettergli di apprendere a parlare una lingua in pochi
giorni. I1 suo talento organizzatore, qual si richiede in una
Società cosi vasta e cosi intraprendente come la Salesiana,
è eccezionale, come pure è stragrande e veramente prodi-
giosa la sua fiducia nell'aiuto di Dio, proprio come era co-
stume di Don Bosco, e com'è singolare prerogativa dei Santi.
E santa invero è la vita del degnissimo Superiore dei Sa-
lesiani, della cui benevolente amicizia singolarmente ci ono-
riamo. Basti dire, a tacere di altre cose, che non si sa mai
ch'egli abbia preso riposo in letto, mobile che manca affatto
e mai non si vide nella sua camera.
E )> la prova più bella, naturalmente dopo la grazia divina,
degli alti meriti di Don Rua, quella si è che la Congregazione
Salesiana in mezzo a crescenti bisogni, con un'intraprendenza
che apparirebbe imprudente, se non fosse confortata dal vi-
sibile appoggio della Provvidenza, e con una estensione
veramente prodigiosa, tutto che nelle difficoltà dei principii,
ha potuto procedere senza scosse e senza detrimento dopo
la perdita del suo Fondatore, di un Don Bosco!...)) (I).
I1 15 agosto, awicinandosi l'onomastico del Santo Padre,
(1) Supplemento straordinario al n. 63 dell'Eco d'Italia, del 1893.
- 39 vito dei 8-0 d, Dio Mirhnlr Rrta Vol. I.

34.8 Page 338

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- - I V Successore di Don Bosco. Primo periodo
Rua gli indirizzava una lettera, che è veramente una
ova della pienezza, con la quale aveva attinto, da Don
sco, anche la più alta venerazione pel Vicario di Gesù
<r Beatisimo Padre, é prossimo il giorno del vostro glorioso nome,
io, benchè immeritamente Rettore Maggiore dei Salesiani, non posso
on venire in ispido in tale faustissima circostanza ai Vostri Santis-
mi Piedi ed umiliare alla Santità Vostra i voti fervidi, che tutti i figli
Don Bosco fanno al Signore per la lunga consenazione eprosperitù
Il'Augusta Vostra Persona, e i sentimenti del loro @al. ossepio e
devozione e profondo attaccamento verso di Voi, o Beatissimo
Padre.
>> Scrivendo alla Santità Vostra, pit2 che mai mi sovvengono alla
mente la benmolema, l'affetto paterno, le grazie ed i favori d'ogni na-
tura che ilgeneroso animo di Vostra Santità ha accumulati sopra l'umile
nostra Congregazione. M i parrebbe perciò mancare al mio dovere e al
debito grande di riconoscenza, se ai voti ed alle preghiere per il Vostro
i
Onomastico uon deponessi appiè del trono di Vostra Santità una succinta
esposizione di quanto la Pia Società Salesiana ha compiuto col patro-
cinio di V . S. in questi ultimi due anni*.
Ed accennava alle fondazioni dei Salesiani e delle Figlie
di Maria Ausiliatrice: in Italia, a Loreto, Ivrea, Treviglio,
Lugo di Romagna, Bronte, Alì Marina, Marsala, Mascali
Nunziata, Fossano, Catania, Chieri, Verona; in Francia,
a Dinan, S. Margherita di Marsiglia, St-Pierre de Canon,
e Ruitz; a Liegi nel Belgio; a Gerona, Santander e Barcel-
lana nella Spagna; ed agli oratori festivi, che sono ((pertanti
giovani unica àncora di salvezza, mettendo il sacerdote a con-
tatto con tanti che forse non sentirebbero mai a parlare di reli-
gione, o, che è peggio, solo per disprezzarla », e che «si poterono
aprire a Vignale, Treviglio, Lugo, Savona, Alì, Catania, Nizza
in Sicilia, Nizza Marittima, Lilla, Utrera, Siviglia e Gerona )>.
(1 Circa duecento sono i confratelli, che nello spazio di questi
due anni andarono a rinforzare le file dei missionari nell'America
del Sud, e a dare nuovo impulso alle Missioni della Patagonia e della
Terra del Fuoco, e alle case cresciute assai di numero nel Brasile,
Uruguay, Repubblica Argentina, Chili, P ~ N ,Colombia, Equatore,
Messico, ecc.
)) Nella sola Patagonia e Terra del Fuoco lavorano con Mons.
Giovanni Cagliero, Vicario Apostolico, e Mons. Fagnano, Prefetto
I X - « Da mihi animas! >>
61 I
Apostolico, circa 40 sacerdoti, 15 chierici, 45 catechisti, e 68 Suore
di Maria Ausiliatrice. I missionari percorrono le vastissime provincie
sino alle Cordigliere, istruendo e battezzando gran numero di Indii
ancora infedeli; e i benefizi e l'istruzione, che questi ricevono, ser-
vono mirabilmente per attirare e catechizzare molti altri selvaggi.
Un vero villaggio di selvaggi della Terra del Fuoco, ornai ridotti a
vita stabile; colla loro chiesa e colle scuole, si è fondato nell'lsola
Dawson. Per tal modo la Patagonia e la Terra del Fuoco vanno fa-
cendo una vera trasformazione, un progresso consolante nel cammino
della civiltà cristiana D.
Quindi ricordava la parte presa dai missionari salesiani
all'Esposizione Colombiana di Genova, con <( 7 indii, tre Pa-
tagoni e quattro Fueghini, non perchè servissero a pascolo del-
l'altrui curiosità, per vana ostentazione, ma per rendere
viva testimonianza dell'opera grandemente cristiana e civiliz-
zatrice che l'immortale Colombo inaugurò e pel non interrotto
corso di quattro secoli la Chiesa Cattolica prosegue nelle re-
gioni da lui scoperte - >); la fondazione di Bogotà in Colombia,
particolarmente benedetta dal Santo Padre; - la spontanea
e generosa risoluzione di Don Unia di potersi consacrare
alla cura spirituale dei lebbrosi nel Lazzaretto di Agua de
Dios; - il nuovo Vicariato Apostolico di Mendez e Guala-
quiza, tra i selvaggi dell'Equatore, affidato ai Salesiani; -
e il Motu proprio di quell'anno, col quale Sua Santità, (1 vol-
gendo con generoso animo a pubblica benejicenza l'eredità avuta
dalla fu signora Lazzarizi, fondava in Orvieto un doppio
istituto, comprendente un ospizio pm orfanelli ed un collegio-
convitto pei giovani di civile condizione ed )>, accogliendo con
paterna bontà i disegni di Mons. Vescovo di Orvieto affi-
dava ai Salesiani la direzione di quell'istituto, ((che nell'ot-
tobre prossimo venturo apriremo)), e <<dallamunificenza del-
I'Augusto Fondatore piglierà il nome di ISTITUTO LEONINO )>.
a di benevolenza insigne si degnava aggiungere
enefizi già prodigati ai" Salesiani, elevando alla
nostro confratello Don Luigi Lasagna...
Salesiana ha ben ragione dunque di riconoscere
del bene che potè operare a uantaggio delle anime
ntità Vostra, nella benevolaza e protezione che
esempio di Don Bosco, i Salesiani s ì mettono in

34.9 Page 339

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612
- I V Successore di Don Bosco. - Primo periodo
prima fila per attaccamento e venerazione alla Santità Vostra nell'eser-
cito immenso de' suoi figli.
1) Per esternare in qualche maniera questi sentimenti dell'animo
nostro abbiamo nel fausto Giubileo Sacerdotale di Vostra Santità
eseguito un lavoro tipografico che non parve indegno dell'Augusta
Persona a cui era dedicato ed offerto, poichè le Esposizioni Vaticana,
di Londra, di Bmxeiies, di Barcellona, di Colonia e di Edimburgo
lo premiarono di medaglia d'oro o di diplomi d'onore. Parecchie
case abbiamo fondate in onore della Santità Vostra, l'ospizio di S.
Leone in Marsiglia, il Collegio di S. Gioachino in Lorena (Brasile)
e di Leone XIII in Bogotà (Colombia), ed il loro titolo ricorderà ai
presenti ed ai futuri la catena dei benefizii che legava i figli di Don
Bosco verso il primo, il più augusto loro Benefattore.
» M a il monumerzto più grande di devoxiae e di affetto della Pia
Società Salaiuna verso l'Angusta Persona della Santità Vostra è quello
che sarà cara e dolce memoria del faustisszmo Giubileo Episcopale di
Vostra Santità, cioè ~'OCPIZDIOEL S. CUORE DI G E Sin~ cotesta alma
Città, all'ombra d i quel Santuario del Sacro Cuore che Don Bosco eresse
digran cuore per ottemperare all'augusto mandato delia Santità Vostra.
L'Ospizio del Sacro Cuore, testè co7npiuto ed inaugurato, comprenderd
presso che tutte le opere e sarà come un qnadro vivo di quello che la Prov-
videnza mggeri a Don Bosco ed ai suoi $gli a servizio della Chiesa e
del Papa. Certo, nelle attuali condizioni di Roma, nessuno poteva
ignorare quanto stesse a cuore alla Santità Vostra il vedere aperto
un nuovo rifugio a tanti miseri suoi figli costituiti in grandissimo
pericolo nell'anima e nel corpo.
I) Fatto questo succinto esposto, io scrivente quale Superiore di
tutta la Pia Società Salesiana e dei suoi Cooperatori, mentre prostrato
al bacio del S. Piede presenta alla Santità Vostra Ie più vive azioni
di grazie pei benefizi elargiti alla nostra Congregazione,implora umil-
mente dalla S. V. una speciale Benedizione Apostolica, e, s e è pos-
sibile, una parola che serua di incoraggiam~ntoe di spiione a tutti ifigli
di D . Bosco per proseguire di bene in meglio, ed a compiere sotto il vali-
dissimo patrocinio della Santità Vostra molte altre opere buone a van-
taggio delle anime ed a seruizio della Chiesa e della Società i>.
E 1'Augusta <iparo.olad'incoraggiamento e di sprone a tutti
i &li di Don Bosco non tardava a risuonare.
Dal 27 agosto al 3 settembre ebbe luogo a Valsalice un
corso di Esercizi spirituali esclusivamente per i sacerdoti, in
gran parte direttori; ed il Servo di Dio manifestava tutta la
sua consolazione nel vedersi attorno quei confratelli che mag-
giormente l'aiutavano a far il bene, e nel potersi intrattenere
con loro e comunicare ad essi quelle cose che gli stavano mag-
IX - (iDa mihi animas! 1)
613
giormente a cuore, per il buon andamento della Società.
E la sua parola esortatrice giungeva per iscritto a tutti i con-
fratelli, ai quali ripeteva l'ammonimento, che San Paolo dava
al suo diletto discepolo Timoteo: Admoneo te ut resuscites
gratiam Dei quae est in te (11Tim., I , 6). c Oltre innumerevoli
favori, il Signore ci accordò la grazia della vocazione alla vita
religiosa, in cui abbiamo tanti mezzi di santificazione. Chi
sa, se per le molteplici cure che si hanno durante l'anno sco-
lastico, non sia stato un po' negletto questo tesoro di grazie?
Negli Esercizi Spirituali noi possiamo riparare ogni negli-
genza e risuscitare la grazia del Signore)).
Quanti ebbero la fortuna di vedere ed ascoltar Don Rua
durante gli Esercizi annuali, ne hanno le più dolci e sacre
rimembranze.
Assai spesso, dal volto del Servo di Dio appariva l'in-
terno fervore e l'intima gioia del cuore in modo impressio-
nante; ad esempio, ogni volta che riceveva le professioni dei
nuovi Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice, ed indi-
rizzava loro paterni incoraggiamenti. Nel 1893, com'ebbe
ricevute le professioni dei coadiutori, nel dare i ricordi, prese
un'espressione così intimamente commossa che impressionò
i presenti, non meno dell'affettuoso discorso:
u Ecco compiuta una consolante funzione. Si rallegra la nostra
Pia Società; si rallegrano i superiori e i vostri compagni, e più ancora
gli Angeli Custodi di tanti giovanetti dei nostri paesi, che avranno
a maestri d'arte non persone mercenarie... ma religiosi che non si
contenteranno d'insegnare, ma in pari tempo avranno cura d'inse-
gnare con le parole e con l'esempio la religione e la virtb.
I) Si rallegrano gli Angeli deputati alla custodia di quelle lontane
regioni, dove la Religione nostra santissima non è ancora penetrata,
o fu messa in oblio, o è quasi affatto trascurata. Già si rallegrano al
pensiero che si preparano i bravi coadiutori ed operai, che con le
arti e i mestieri andranno a portare la vera civiltà a quei poveri popoli
e tribù; civiltà vera, perchè, aiutando i missionari, spargeranno gl'in-
segnamenti più santi e più sapienti, gli insegnamenti dell'Uomo-Dio,
di N. S. Gesù Cristo; civiltà fondata sulla carità. Se tante migliaia
di anime vi conoscessero, stenderebbero verso di voi le mani per
pregarvi
siastiche
ad andare...; ma
e civili, i privati,
ben
con
lo
le
fmanonlotepiliGcioivsetarnniz,eleeApurteogrhitiàereec..c.le-
I) Coraggio, miei figli! La Prowidenza ha sopra di voi disegni

34.10 Page 340

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614
- I V Successore di Don Bosco. - Primo periodo
I
I X - <C Da mihi animas! o
615
d'immenso bene e di misericordia. Corrispondiamo a tante grazie.
Siate strumenti docili nelle sue mani, mercè l'adempimento dei vo-
stri doveri, l'osservanza delle Regole, e dei voti. I1 demonio vi sta
aspettando; via di qua, troverete d i c o l t à ; forse non più quella rego-
larità nei rendiconti, o delle conferenze; non più quell'ambiente tutto
spirituale di pietà ed osservanza...».
E li esortava alla regolare osservanza ed a perseverare nel
fervore, per superar ogni ostacolo ed avere, in ogni luogo,
le benedizioni di Dio.
I1 12e il 13 settembre si radunarono per la prima volta
attorno al Servo di Dio i direttori diocesani dei Cooperatori,
nel Seminario delle Missioni Estere in Valsalice. Due giorni
indimenticabili. Si rievocò affettuosamente la memoria di
Don Bosco, per comprendere lo spirito che volle impresso
alla cooperazione salesiana; si rese omaggio al Sommo Pon-
tefice, cui Don Rua inviò un altro indirizzo, accompagnato
da un'offerta raccolta tra i presenti per l'(lbo10 di S. Pie-
tro; e s'ascoltò devotamente il Servo di Dio, che nella prima
adunanza così espose le idee di Don Bosco circa l'ufficio dei
Decurioni e Direttori diocesani dei Cooperatori.
(C Don Bosco era cattolico fino al midollo, quindi in tutte le sue
opere cercava sempre di sostenere l'Autorità del Vicario di G. Cristo.
Se si osservano i suoi scritti, i suoi libri, ben si vede che dappertutto
lavorava nell'intento di raggruppare i fedeli cristiani intorno al Sommo
Pontefice. Questi, infatti, verso i fedeli eserclta l'autorità sua per
mezzo degli Arcivescovi e Vescovi. E Don Bosco bramava che i fe-
deli si tenessero sempre uniti agli Arcivescovi ed ai Vescovi. Ma i
Vescovi esercitano la loro autorità per mezzo dei parroci, e l'unione
con questi pure Don Bosco senza posa raccomandava. Su ciò regolò
sempre il suo modo
zava l'Associazione
ddeii vCivoeorep,eeradtoariquSeasletosiafinni.e..specialmente
indiriz-
I) Sin dai primi tempi dellJOratorio, Don Bosco ebbe alcuni aiu-
tanti, che erano noti sotto il nome di benefattori dell'Oratorio di
S. Francesco di Sales; ma a misura che le sue opere si svilupparono,
il Signore provvide gli aiutanti in maggior quantità. E Don Bosco
per questi signori e signorc, preti e secolari, che si adoperavano con
tanta bontà in favore delle sue opere, dei suoi orfani e dei suoi bi-
richini, com'egli soleva chiamare i suoi giovanetti, conservava la
più viva riconoscenza. Ne li ringraziava, come meglio poteva, con
lettere ed auguri, con libri, oggetti di divozione e simiglianti doni.
Ma non gli bastava questo; desiderava di fare qualche cosa di più,
e pensò di rivolgersi a chi loro poteva concedere favori d'altro or-
dine, al Sommo Pontefice Pio IX, di sempre cara memoria, che amava
tanto Don Bosco. Egli prego110 dapprima che concedesse speciali
Indulgenze a questo od a quel benefattore, a questa od a quella be-
nefattrice. E ben mi ricordo io. che nel 18~8o. uando fui a Roma
con lui, gran parte delle sue occupazioni coksistette nel chiedere di
questi favori per i suoi benefattori; e ritornato a Torino, andava lie-
tissimo nel poter loro comunicarli.
» Cresceva intanto il numero delle opere sue, e Don Bosco pensò
allora di collegare insieme i benefattori per mezzo d'una Associazione,
allo scopo d'ottenere favori spirituali da estendersi a tutti. Ideò quindi
la Pia Unione dei Cooperatori Salesiani, ne stese un apposito Rego-
lamento, che poi presentò al Sommo Pontefice Pio IX, il quale, en-
comiandolo con lusinghiere parole, espresse la sua piena soddisfa-
zione per aver escogitato tale istituzione e per avere a lui presentato
un così bel modo di comunicare a molti fedeli i favori spirituali di
Santa Chiesa.
i) Ma i Cooperatori Salesiani, moltiplicandosi in mille paesi e
città, avevaqo bisogno di chi li tenesse uniti; onde, poco dopo, Don
Bosco stabili i Decurioni ed i Direttori: quelli per ogni gruppo con-
siderevole di Cooperatori, vale a dire uno per parrocchia; e questi
uno per diocesi.
1) Trattandosi però della scelta dei Decurioni e dei Direttori Dio-
cesani, Don Bosco, il quale nel dar vita alla istituzione dei Coopera-
tori, oltre all'aver di mira di rendere una testimonianza di ricono-
scenza ai suoi benefattori, e ricompensarli con favori spirituali del
bene che facevano ai suoi orfani ed alle sue fondazioni, e tenerli
sempre uniti per fruire della loro bontà e generosità nell'educare ed
istruire tanta povera gioventù, altro scopo ancora egli avea sempre
vagheggiato nella sua vita sacerdotale: quello &o&, come già dissi,
di collegare insieme i fedeli cristiani di ogni paese intorno al Papa,
della città e diocesi intorno al Vescovo, della parrocchia intorno al
Parroco, e tutti insieme intorno a Gesù Cristo. Laonde nel formare
il Regolamento combinb le cose in modo, che nella parrocchia pos-
sibilmente fosse Decurione il Parroco, il quale avesse così nei
Cooperatori degli aiutanti nelle opere che ha da compiere. E pei
Direttori Diocesani il desiderio di Don Bosco sarebbe stato che tali
fossero i venerandi Vescovi stessi; ma siccome questi per le loro
molteplici e gravi occupazioni spesso non possono addossarsi questa
carica, egli nel Regolamento loro si rivolge, perchè vogliano desi-
gnare chi meglio giudicano per Direttori dei nostri Cooperatori, i
quali saranno come rappresentanti del Vescovo stesso in tal ramo
di azione.
o In questo modo i Cooperatori Salesiani formano, secondo I'in-
tenzione di Don Bosco, come una falange di persone, che si uniscono

35 Pages 341-350

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35.1 Page 341

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616
IV - Successore di Don Bosco. - P~i~upoaiodo
ai sacri Pastori e si schierano ai loro cenni.ne1 campo del bene, per
sempre meglio promuovere la gloria di Dio e la salvezza delle anime i).
Tanta devozione per l'Ecclesiastica Gerarchiae. special-
mente per il Capo Supremo riceveva, pochi giorni dopo, la
più splendida attestazione di gradimento.
I1 Sommo Pontefice, memore e lieto dell'affetto filiale
della Famiglia salesiana e del particolare omaggio dell'ospi-
zio del S. Cuore di Gesù in Roma, inviava a Don Rua,
in risposta all'ampio ragguaglio e all'umile domanda di una
parola d'incoraggiamento, inoltrata per il suo Onomastico,
un affettuosissimo Autografo, che venne pubblicato inte-
gralmente da vari giornali, compreso l'Osservatore Romano (I).
LEONE PP. XIII al dilettojìglio SACM. ICHELE RUA,Ret-
tore Maggiore della Società Salesiana - Torino.
Diletto jìglio, salute ed Apostolico Benedizione.
Con gran piacere facciamo manifesti i sentimenti del Nostro
cuore paterno alla vostra Società, della quale tu recentemente,
per lettera, C i comunicasti i devoti rallegramenti e i progressi
nel suo lavoro per il Signore.
Certo si ha da rendere alta lode a Dio, poichè, per sua ispi-
razione e sotto la Sua guida, quell'insigne Sacerdote, che fu il
fondatore della vostra Società, potè, a gloria del Suo nome e
per il bene della gioventù e la salvezza delle anime, iniziare
e condurre a compimento, in tutta quanta la vita, tante e cosi
utili imprese. E ciò bisogna continuare con maggiore perfezione
ogni di, perchè lo spirito di Lui: conservandosi integro in te
e in tutta auanta la Società. sproni opnora a nuove sante im-
prese, dalL quali risultino 2 kaggiGi vantaggi alla Chiesa
ed alla Società.
Noi stessi, più d'una volta, abbiamo dimostrato quanto C i
forni gradita la vostra divozione a questa Sede Apostolica e
quanto confidiamo nell'opera vostra, soprattutto allorchè, di
(I) Cfr. n. 267, anno xxxrIr.
I X - « Da mihi aninaas! i>
617
Nostra Autorità, v i affidammo altre provincie tra popoli lon-
tani, per condurle, come alacremente avete ~ncominciato,alla
Fede e d alla Civiltà.
M a fra tutte le vostre iniziative quella che C i reca il mag-
gior conforto, è il gran bene che raccogliete in molti luoghi
nell'edncare la gioventù, mentre vanno quotidianamente fa-
cendosi ognor più gravi i pericoli, dai quali è circondata ed ag-
gredita cotesta età, debole ed ingenua.
Per questo C i è pure di sommo gradimento che abbiate, in
questa stessa Roma, testè condotto a termine l'ampia casa, an-
nessa al tempio che dedicaste al Sacro Cuore, nella quale molti
potranno essere opportunamente ed egregiamente educati alle let-
tere ed alle arti, ed insieme, il che pia importa, alla Relkione
-
ed all'onesta condotta.
A cotesta opera, quindi, ed a tutte le altre deliberazioni
ed imprese della vostra Società, benedica e sia propizio Iddio,
ispiratore ed autore d'ogni bene; come da Lui, col più grande
affetto, in primo luogo a Te, diletto jiglio, e a tutti quanti i
Confratelli, ed alle Sacre Vwgini della medesima Società, e
a tutti coloro che in qualsiasi modo lavorano insieme con voi,
impartiamo l'Apostolica Benedizione.
Dato a Roma, presso S. Pietro, il 18 settembre dell'anno 1893,
XVI del nostro Pontificato.
LEONE PP. XIII (I).
(I) Dilecto Filio M I ~ H A ~RLUIASACERDOTI, Rectori Majori Piae Soietatis
S. Francisci Salesii, Augustam Taurinorum, LEO P. P. XIII.
Dilecte Fili, Salutem et Apostolicam Renedictionem.
Societati ventrae, cujus tu, recenti epistola, et gratulantis pietatem exhibuiiti
et Deo Lahorantis renuntiasti progressus, periibenter Nos paterni animi significa-
tionem tribuimus. Magna quidem Deo hahenda est laus, quo excitante et ducente,
insignis ille Sacerdos, vestrae auctor Familiae, tam multa tamque utilia in eius no-
minis gl,oriam, in commoda iuventutis, in salutem animarum molitus est feliciterque
tota vita perfecit. Id vero maiore in dies cum gratia praestari decet, eo quod eiusdem
viri spiritus, in te atque in Societate universa integer vigenc, ad nova semper pro-
peret benefaeta, quibus res sacra et civilis optime adjuventur.
Nosmetipsi, quantum vesm in hanc Apostolicam Sedem ohsequio delectemur
. . . et auantum ooerae vestrae confidamus. saeoius oatefecimus. maxime quum alias
vobis provincias inter exteras gentes pro auctoritate credidimus, ad christianam
fidem itemque ad humanum cultum, ut instituistis alacres, adducendas.
De ceteris autem vestrorum officiorum partibus, praecipue Nos recreant uberes

35.2 Page 342

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618
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
I X - e Da mihi animas! »
619
I1 Servo di Dio si affrettò a rispondere al S. Padre con
dotti e pii)), stabiliva come testo unico nelle nostre scuole
una lettera in latino, nella quale lo ringraziava e assicurava
per l'insegna&nto della Religione il Catechismo dello Schul-
che unico ideale dei Salesiani sarà sempre il seguir fedelmente
ler, ((comequello che è pienamente conforme nella sostanza
le orme di Colui, che Sua Santità aveva chiamato 6 Uomo
all'antica e sicura Dottrina del Card. Bellarmino, ed è giudi-
insigne))(I), affinchè la Società da lui fondata possa esten-
dersi in tutto il mondo, a salvezza del maggior numero di
cato, quanto alla forma, adatto e utilissimo alla gioventù
de' nostri giorni. Dirò di più; m'indusse a questo in modo
anime.
particolare la commendazione del Card. Vicario, il quale,
La lettera del Papa apportò la più grande consolazione al
nel Decreto di approvazione, aggiunge averne il S. Padre
Servo di Dio, che la ritenne come un'assicurazione {(che
medesimo, dopo uditane la relazione, espressa la più benevola
la nostra umile Società cammina suUa diritta via e che l'as-
i
compiacenza, e nella lettera al pio e dotto compilatore fa voti
sistenza dal cielo del nostro indimenticabile Padre Don
che il lavoro dello Schuller abbia un giorno ad essere adottato
Bosco si fa sempre ed efficacemente sentire su di noi suoi
ovunque il si suona, prt$xzrando da lungi I'esecuzione della pro-
figli. Grazie adunque sieno rese a Dio e a Maria SS. Ausi-
liatrice.
dpoasltaCoensacimliionaVtaatcicoannota..n.taDecsoimdepreotesnozapeem, actuormiteà
di giudizio
è mio do-
)) Ma il solo ringraziamento - scriveva ai Salesiani -
vere, di procedere in tutto d'accordo coi nostri veneratis-
non sarebbe sufficiente per attestare la nostra riconoscenza;
simi Vescovi, vi raccomando d'informare tosto i Rev.mi Or-
occorrono eziandio le opere. Abbiamo bisogno cioè, con la
dinari delle rispettive diocesi e di non introdurlo nelle scuole,
santità della vita e l'adempimento esatto e fedele de' nostri
se prima non si è ottenuto il consenso loro)).
doveri, di renderci ogni di più meritevoli delle benedizioni
In ottobre si consacrò la nuova chiesa salesiana di Lon-
e delle grazie del Signore r>.
dra; e il Servo di Dio il giorno I I giungeva in quella capitale;
Tra cotesti doveri, ai sacerdoti ed ai chierici additava e
e, senz'indugio, si recava a porgere i suoi omaggi al vescovo
raccomandava in primo luogo lo studio della teologia, dando
diocesano Mons. Butt, e al Card. Vaughan, arcivescovo di
norme opportune.
Westminster, che lo accolsero con grande cordialità, interes-
I n pari tempo, dopo essersi consigliato con personaggi
sandosi dell'opera Salesiana, specie dell'azione svolta in
città e della nuova chiesa.
ii fructus, quos late habetis in iuventute excolenda; dum quotidie pericula ingra-
vescunt, quibus aetas 'credula et mollis miserrime cingitur et conflictatur.
I1 14,sabato, iVIons. Cagliero ne compi la consacrazione,
e il Servo di Dio, alle 12,15, saliva all'altare a celebrarvi la
Quapropter illud etiam gratissimum est, amplam vos domum in hac ipsa urbe,
continentem sedi Sacro Cordi Jesu a vobis ipsis dicatae, nuperrime absolvisse, in
qua liceat multos litteris et aaificiis, et, quod caput est, religione et moribus recte
probeque instruere.
prima Messa. In un attimo il tempio si gremì di fedeli; ed
egli, terminato il S. Sacrifizio, visibilmente commosso, per
il primo benediceva il popolo londinese, che genuflesso a
Huic igitur coepto et ceteris consiliis laboribusque Societatji, omnis auspex et
effectorboni adsit Deus et iaveat: a quo Nos tibi in primis, dilecte fili, atque soda-
libus universis, sacrisque Virginibus eiusdem Societatis, eisque cunctis qui vobiscum
quoquo modo confenrnt operam, Apostolicam benedictionem magna caritate im-
terra adorava la Maestà di Dio, poc'anzi disceso a prender
possesso del bel tempio dedicato al Sacro Cuore di Gesù
{(inmezzo ad un quartiere quasi tutto protestante. Ringra-
pertimus.
Datum Romae, apud S. Petium, die XVIII Septembris anno MDCCCXCIII,
Pontificatus Nostri sexlodecirno.
LE0 PP. XIII.
zia anche tu - scriveva quel medesimo di a Don Costama-
gna - ringrazia anche tu questo Cuore dolcissimo; e prè-
gala, e fàllo pregare, affinchè voglia trarre a queste molte
( I ) (<Nostraenim mons, nostruni quotidie animi propositum, sic Deur nobis adsit
semper et faueit, erit illjw Viri vestigiis iwnsr$terqeu,em Tu omnium n o s t m Zaetitia
inrignenr nu?zcupastiS.
migliaia di anime, anzi voglia presto ricondurre al suo ovile
tutta l'Inghilterra u.

35.3 Page 343

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620
- - IV Successore di Don Bosco. Primo periodo
Segui l'ottavario solenne, e l'ultimo giorno egli impartì
la benedizione, dopo aver preso parte alla devota proces-
sione, svoltasi neli'interno del tempio, in onore di Maria Au-
siliatrice.
Da Londra, il 23 ottobre, insieme con Don Giulio Bar-
beris, per la via di Harwich, si recò ad Anversa, e nel pome-
riggio del 26 a Malines, per riverire il Card. Primate del Bel-
gio, che non finiva di ripetere: « Reputo cna fortuna per
me l'avere ricevuto questa visita! a.
I1 26 era a Bruxelles, ospite al monastero di Barleimont,
dov'è l'educandato delle figlie delle migliori famiglie del
Belgio, retto da un'istituzione speciale di suore canonichesse.
u La Superiora - scriveva Don Barberis - ci accolse in
ginocchio con altre suore per ricevere la benedizione del
sig. Don Rua. Hanno tutte tale e tanta venerazione per Don
Rua che tengono meritamente per un altro Don Bosco, che
passando pei corridoi, andando a visitare l'infermeria, tutte
s'inginocchiavano per domandare la benedizione di Maria
Ausiliatriceo. E qui, come diremo, apparve ancor una volta
come fosse continuamente arricchito di doni speciali il Servo
di Dio.
« I1 mattino seguente - prosegue Don Barberis -- fummo
a trovare il Nunzio Pontificio, Mons. Nava, catanese, che ci
accolse con squisita bontà)), e non volle che partissero di
quella sera per Liegi, come gli si era accennato, q per il
desiderio che aveva che Don Rua si fermasse a pranzo con
lui; e fu giuocoforza obbedire...
o Partimmo al mattino dopo, il 28; io dissi Messa a Bar-
leimont, e partimmo per Namur, dove Don Rua disse Messa
presso una famiglia benemerita, che da tanti anni aspettava
questo favore.
Da Namur ci recammo a Liegi. Ho trovato i giovani as-
sai buoni e bene incamminati: molti fan già la Comunione
quotidiana, e dimostrano vocazione a farsi salesiani. I1 signor
Don Rua ha promesso che nel mese di luglio tornerà per la
consacrazione della chiesa di Maria Ausiliatrice (che si è
coperta il mese scorso, e sarà consacrata l'anno prossimo, una
chiesa bellissima); e allora metterà la veste chiericale a vari
IX - a Da mihi anima! >>
621
che avranno terminati gli studi ginnasiali, e riceverà i voti
di alcuni che san già nostri.
)> Da Liegi, la sera del 31 tornammo a Bruxelles e prose-
guimmo per Courtray; e il 10 novembre, celebrammo la
Messa nella chiesa dei Padri Gesuiti. Ne1 pomeriggio ci
recammo a Rumillies dal Conte di Robiano; al mattino se-
guente a Tournai; visitammo il Vescovo, e l'indomani pro-
seguimmo per Lilla >).
A Lilla il Servo di Dio passò vari giorni, pieni di
- lavoro, e fece visita anche alle Figlie di Maria Ausilia-
trice. Malgrado la scarsità del tempo si legge nella cro-
naca deli'istituto - il buon Padre degnavasi accettare una
piccola festicciuola, che le fanciulle vollero fare in suo onore.
Prima di lasciarle, fece una breve allocuzione, dicendo loro
che era fortunato di vedere un sì gran numero di fanciulle,
radunate in una sala così piccola. Esse approfittarono per
domandargliene una più grande, promettendo di aumentare
ancor i1 numero delle fanciulle. E Don Rua s'affrettò a dire
al direttore che, se i mezzi glie lo permettevano, la lacesse
costrurre. L'anno dopo il salone era costrutto)).
Da Lilla scese a Parigi, ed andava a Dinan, Guingamp,
St-Brieuc, e Rennes, per visitare varie famiglie d'insigni be-
nefattori, tener conferenze a comitati d'azione salesiana, e
trattare di nuove fonda~iurii.
Tornato a Parigi, il IO novembre tenne conferenza ai
Cooperatori, poi si recò a Courcelles; il 12 si congedava da
Parigi, e la mattina dopo rientrava a Torino.
Si è accennato alla diligenza, con la quale il Servo di
Dio, nelle visite alle case, osservava se tutto procedesse con
ordine, se vi fossero in fiore le tradizioni dell'oratorio, e se
ogni confratello adempisse il proprio ufficio essemplarmente.
Del 1893 ne abbiam un saggio, che non vogliamo tralasciare,
e precisamente ((alcune osservazioni fatte sul luogo, e venu-
tegli in mente nel viaggio )>c,he si dava premura di far cono-
scere all'is~ettore:
A
armi che la meditazione del mattino sia meno frequentata
scorsi anni; osserva anche tu, e se & così realmente, disponi
si faccia regolarmente da tutti che possono intervenirvi.

35.4 Page 344

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622
IV - Szlccessore di Don Bosco. - Primo periodo
a Converrà nei giorni festivi e di Comunione generale fare pei
giovani la preparazione alla Comunione, come si fece sempre e si
fa tuttavia aIl'Oratorio, così pure il ringraziamento.
Vedi un po' di avvisare ed accudire il caro N. N,,affinchè tenga
una condotta più edificante e caritatevole. Parecchi, nella mia dimora
costi, si lagnarono sul suo conto.
» Fa' coraggio al carissimo N. N., a formarsi sempre più un cuore
e a prendere un modo di fare da padre, od almeno da fratello mag-
giore, in mezzo ai suoi dipendenti)).
I1 30 novembre dava l'addio ad altri 60 missionari, alcuni
dei quali partivano per l'America insieme con Mons. Cagliero
ed altri per l'Asia e per l'Africa. Ed C un'emozione profonda
- scriveva la Gazzetta Piemontese - invase tutti i presenti,
quando furono veduti i missionari abbracciare anzitutto il
loro superiore Don Rua, ricevendone, con un caldo amplesso,
gli ultimi consigli paterni. E quando..., attraversarono la
ccohmiesma,ozaiomneo>lt>i .cadevano abbondanti dagli occhi lacrime di
Visibilmente il Signore vegliava sull'opera di Don Bosco,
ed il suo Successore lavorava di giorno e di notte per aver
nuovi operai da inviare sul campo del lavoro. Oh! non si dirà
mai abbastanza del suo zelo in quest'importantissima parte
del ministero sacerdotale! Se ne potrebbe fare un libro
a parte, riboccante di accesa carità e preziosi insegnamenti.
Quanti sacerdoti, e religiosi, e religiose, suscitò lo zelo di
Don Rua!
I n ogni tempo, specialmente dopo che vennero iniziate
le Missioni Salesiane, le sollecitudini del Servo di Dio per
trovare e sostenere nuove vocazioni furono straordinarie; e
morto Don Bosco, cotesto ammirabile zelo crebbe ancor più,
o meglio apparve più luminoso, perchè a tutti i Salesiani,
sacerdoti, chierici e coadiutori, missionari e non missionari,
anche nell'ordinaria corrispondenza, raccomandava di col-
tivare le vocazioni.
Come sarebbe edificante il poter leggere tutte le esor-
tazioni anche di un anno solo del suo rettorato, od anche solo
le postille che faceva sulle numerose lettere che riceveva dai
confratelli prima di passarle ai segretari perchè ne preparas-
sero la risposta!
- IX (I Da mihi onimas! 1)
623
Eccone un saggio dei primi anni del suo rettorato.
Don Luigi Calcagno, nel febbraio del 1888, appena giunto
a Quito, gli manifestava il desiderio d'aprire una scuola ti-
pografica ed accennava, alla lontana, al personale necessario;
i: C Noi faremo il possibile, ma procurate anche voi di
vocazioni)>.E la raccomandazione non cadde a vuoto.
e110 stesso anno, a Don Evasio Rabagliati, che gli an-
iava da Valparaiso che gli alunni di quella nuova fonda-
one eran tutti artigianelli: x Appma sarà possibile - insi-
eva - mettete anche le sczrole per far preti)).
A due chierici, che insieme gli avevan date le più care
notizie della pace e della carità 4 che regnava nella casa di
Talca u, con i<( migliori auguri >>6,desidero - aggiungeva -
che insegniate il latino agli aspi.ianti alla carriera ecclesiastican.
Ad un zelante missionario, che dal centro della Patago-
'a si lagnava di non poter compiere quell'apostolato che
i sembrava importante, e desiderava libertà di comando:
Non tenia~nocì- osservava - agli impieghi di governo,
a quelli affidatici dai superiori; tuttapia, ora, fa' quanto
uoi di bene; specie vedi se puoi avviare qualcuno alla carriera
Zesz'astica, o alla nostra Società ».
M i fa molto piacere - dichiarava a Don Giuseppe Ve-
nani - l'intendere che in tutte coteste case Idell'Argentina]
Colfi~iTZ0nole ~0Cazioni; UNA CASA CHE, OLTRE ALTRO BENE,
ON DIA FRUTTI IN QUESTA PARTE, ÀWI A TEMERE ASSAI CHE
FALLISCA ALLA NOSTRA VOCAZIONE. D2lo a Don Costamagna,
che, scrivendo alle varie case della Ispettoria, e visitandole,
inculchi molto questo: - Anche dove non si hanno che esterni,
si volgano pwe le sollecitudini a questo punto cosi importante:
COLTIVAR LE VOCAZIONI, TANTO FRA GLI STUDENTI, QUANTO
GLI ARTIGIANI )).
tornava ad incoraggiare Don Vespignani: Approvo
eliberazioni costì adottate per le accettazioni dei giovani
ni per gli studi, per promovere l'Opera di Maria Au-
'ce per le vocaxioni degli adulti allo stato ecclesiastico;
' rincrescerebbe che, come dici, la categoria dei Figli
. ria restasse in fieri... Cercate molti aspiranti ed
r aumentare il personale )).

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624
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
Nel 1889 Don Calcagno, da Quito, gli annunziava che
avrebbe aperto la prima ginnasiale: <(giiovani studenti sono
pochi, però sembrano buoni, e qualcuno con vocazione di
salesiano o; e Don Rua: 4 Questo mi fa molto piacere. Conti-
nuate a coltivarli per aver presto qualche chierico in aiuto i>.
Don Calcagno insisteva: ((Abbiamo aperto il laboratorio di
selleria; non ancora quello di lattoneria, nè quello di carroz-
zeria. Credo sarh tempo di pensare ad una buona tipografia
e legataria; mi sembra convenga...)). E Don Rua: (( Son con-
tento che si vada adagio ad aprire laboratori; desidero si av-
viino bene le scuole di latino per coltivare le vocazioni>>.
A Don Costamagna, ispettore: ((Raccomanda- insisteva
- a tutte le tue case di coltivare lo studio del latino, e pered le
vocazioni. Sia questo l'oggetto del tuo zelo e fervore in tutte
le visite che fai alle tue case, in tutte le conversazioni che tieni
co' tua' dipendenti, specie coi tuoi direttori!). ((Studiate, stu-
diate il modo di renderle sempre più abbondanti le'vostre re-
c1ute:Perciò coltivate i corsi di latinità; interessatevi molto delle
vocazioni salesiane ed ecclesiasticke r).
Ho qui sotto gli occhi - osservava a Don Vespignani
nel 1890 - la gradita tua del 30 marzo in cui riferisci sul-
l'apertura delle tre case di Rosario, Barraca e Bahia... Voi
andate avanti proprio a vapore! Circa lo stesso tempo si
aprirono in America altre case, quella di Bogotà in Colombia,
di Lorena nel Brasile, e del porto di Paysandù nell'uruguay.
Non c'è male! Sei case in dduc mesi!!! ... Pensate almeno ad ap-
plicare quanti potete allo studio del latino, e coltivar quante
potete vocazioni salesiane, nou solo costi, ma in tutte le case
dell'America.., n.
Una casa
molto - egli
minacciava
diceva. -
Idnitecnhdieutdeevri.s.i.,
e: 4 M i rincrescerebbe
per dar mano a far
quanto occorre, e in pari tempo insegnar il latino e coltivai'
vocazioni colà. Finora nolz so se alcun salesiano sia uscito da
quella cman. Coltivare le vocazioni era per il Servo di Dio
anche un mezzo per attirare le benedizioni celesti sull'isti-
tuta.
Nel 1891 Don Gamba gli annunziava dall'uruguay:
4 Adbìam poi, per assecondare i desiderz' di V. P., aperto una
- IX (I Da mihi animas! o
625
scuola di latino... e, quantunque lo trovino un po' duro, lo stu-
diano volentieri»; e il Servo di Dio: S (< on contento, ma,
appena vi sia bisogno o si possa, si aumenti il numero delle
classi di latino a.
I1 direttore della prima fondazione salesiana in America,
dopo un lungo silenzio gli mandava notizie dell'istituto;
e Don Rua, manifestandogli il piacere che ne aveva provato,
«era tempo! s diceva, e si affrettava a domandargli: <(Quanti
chierici avete somministrato l'anno scorso alla Congregazione?
quanti al . seminario?.. )).
Finchè non vide sorgere in ogni ispettoria una casa rego-
lare per la formazione di nuovo personale, non ebbe requie,
e insistè' senza posa. Nel 1891 chiedeva a Don Costamagna:
(( La progettata casa di noviziato fu cominciata?... progredisce?...
Giovedi 29 [egli scriveva il 26 ottobre] andrò a Foglizzo
dare la sottana a 140chierici; al mese di dicembre Don Rinaldi
darà ad una dozzina; ed in questi giorni, se Don Calcagno
a destinazione, come speriamo, la darà ad otto dei suoi
. Coraggio! AEMULAMINn.I!
chi sa quanto doveva soffrire, nel vedere che qualche
irettore non si dava troppa premura a metter in pratica le
e raccomandazioni!
Nel 1891 faceva questo sfogo confidenziale con Don
stamagna: (( Volesse Iddio che certi direttori aprissero gli
i, e, lmciando la poesia delle rumorose predicazioni, ecc.,
tenessero alla posa di assistere e coltivare bene la pro-
casa, farvi $orire lo spirito salesiano, coltivare le voca-
i, e dar i n questo modo eficace aiuto alla nostra Pia So-
alla Chiesa, che si aspetta da noi reclute di operai, ed
alle anime! n.
Fondata una casa, senz'indugio voleva che s i comin-
aiasse a coltivarvi le vocazioni. Nel 1892, a Don Luigi Botta,
direttore del nuovo collegio di Mendoza nell'Argentina:
(( Coraggio - scriveva - procurate subito d'insegnare, al-
mmo privatamente, il latino a qualche bravo giovane ».
A Don Luciani, che da Pringles in Patagonia gli inviava
consolanti notizie del lavoro che aveva tra mano: 4 Sento
ri7acresn'mento - dichiarava - di non aver molti missionari
- 40 Vzto del S w i o di Dio Mrzhele Rna. Vol I

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626
I V - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
da mandarvi! Yi esorto tutti a far scuola ai ragazzi, ed avviarne
allo studio del latino il maggior numero possibile )>.
A Don Antonio Riccardi, che s'era recato ad aprire la
casa di Lima: 4 Mi fa molto piacere che il sito destinato ai
Salesiani sia adatto per Oratorio festivo. Procurate di aprirlo
quanto più presto si potrà. Se poi avrete anche un orfano-
trofio, coltivate anche i giovinetti che vi sono affidati, i1 me-
glio che potete. Ma pensate tosto a coltivarne i più buoni per
lo studio del latino, per aver presto aiutanti nell'assistenza
e nell'imegnamento, come avviene ora a Quito, dove giù pote-
rono
cma
dare la
quattro
sottana a
anni che
csiin-qfouned9oaioqvuaenllia,
maEgrado
cara a.
non
siano
an-
Allo stesso, nel medesimo anno, ripeteva: (1 Mi rallegro
che abbiate incominciato a ricevere interni, e soprattutto che
siano occupati anche nello studio del latino... Cosi, presto
avrete aiutanti indigeni, che saranno di gran vantaggio, tanto
più nelle strettezze in cui c i troviamo sempre di personale u.
Ed aggiungeva: (t Ricorda, che quando sanno, con qualche
facilità, tradurre le lezioni del Breviario, si potrà dar loro la
veste, se mostrano inclinazione alla nostra Società)).
Anche nelle case di Missione voleva che si coltivassero
con ogni sollecitudine vocazioni indigene. Fin dal 1891
scriveva a Don Maggiorino Borgatetlo: (t Tanti saluti a tutti
i cari confratelli, che spero avranno già cominciato a fare
scuola di latino ai giovani più buoni di Puntarenas, per farli,
in pochi anni, missionari della Terra del Fuoco e della Pata-
gonia .Meridionale. AIl'Equatore vi è una smania nei giovani
del nostro collegio di diventar missionari, per andare a con-
vertire i loro fratelli, ancor selvaggi. Spero di quest'anno,
potrete dar la veste da c&riro ad una diecina Q.
E nel marzo dell'anno seguente: <<Holetto con tanto gu-
sto la notizia della prima vestizione monacale; ora sto atten-
dendo la notizia di una vestizione chiericale. Animo, dunque,
insegnate il latino ed avviate civilizzati e fueghini alla carriera
ecclesiastica, quanti trovate ben inclinati alla vita religiosa ed
alquanto capaci per lo studio. V i manderò una bella immagine,
appena riceva la consolante novella u.
E poco dopo: 4 M i fa piacere che abbia cominciato un po'
- IX s Da m& animas! »
627
di scuola di latino; guarda di accrescere il numero di tali al-
lievi; sopra tutto sii perseverante, noa lasciando neppure un
giorno di scuola, cioè eccettuate solo le feste ed il giovedì,
senza fare la scuola regolarmente t).
Ed alla fine di gennaio 1893: (t Ci addolora il pericolo dei
poveri fueghini per l'invasione dei cercatori di oro. Spero
che ora, col nuovo personale arrivato, si potrà effettuare il
desiderio che esprimi di una nuova missione in favore degli
Onas. Fatevi coraggio. Siete costì specialmente a favore dei
poveri selvaggi. In pari tempo, procurate di promuovere lo
studio del latino in Puntarenas, per procacciarvi pmto aiutanti
d i codesti paesi P.
Se gli era comunicato che taluno si perdeva d'animo
per le gravi difficoltà che s'incontravano in cotesto lavoro,
premurosamente incoraggiava ad andare avanti senza paura.
In uno di cotesti casi, la festa dell'Epifania dei 1892, col
pensiero rivolto alla liturgia del giorno, scriveva:
(t Non iscoraggiatevi per Ze dz@coltà nel coltivar le vocazioni
salesiane; anche Don Bosco nei primmdi incontrava gravissime
dtfJicoltà. Piuttosto a sua imitazione adoperatevi per sormon-
tarle ed eliminarle colla prudenza, coll'esperienza, con uno zelo
instancabile. Sovrattutto si procuri che in tutte le case si studi
il latino e nella più vasta proporzione che sia possibile. Qui,
perftno le nostre Suore avviano, o meglio incoraggiano gli al-
lievi allo studio del latino, e con buoni risultati. Il Signore,
che in questo giorno si degnò manijestarsi, vuole servirsi non solo
di noi, ma de' nostri numerosi allievi, per farsi conoscere a tanti
paesi, città, tribù, e nazioni)).
Lo zelo del Servo di Dio, sempre ammirabile, coglieva
ogni occasione per ripetere incoraggiamenti. Nel 1891 Don
Costamagna gli aveva inviato consolanti notizie dall'uru-
guay,. ed egli:
((Mi fa molto Diacere la notizia che - mi.dài de"eli eser-
tizi da te dettati [ ~ a sPiedras. I1 sentire che vi è un bel
numero di ascritti ed aspiranti di buone speranze, mi con-
sola grandemente.
>) Spero che ancor pi& abbondanti r&ultati potrete ottenere
d a Repubblica Argentina, se: 10 farete coltivare in tutte le

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628
IV - Successme di Don Bosco. - Primo periodo
case la lingua latina; 20 se farete un noviziato a parte; 30 se
gli darete tutta l'importanza che si menta... Sarebbe conve-
niente che tu esigessi che in tutte le tue case lo si insegnasse,
persino nelle scuole delle FQlie di Maria Ausiliatrice, dove
almeno dovrebbero insegnare a leggerlo D.
Don Costamagna gli fece arrivare una lettera firmata
da tutti i chierici e giovani aspiranti alla vita salesiana, ed il
Servo di Dio rispondeva loro:
« M ifecero molto piacere le belle espressioni e buone
disposizioni che dimostrate nella vostra lettera. I1 Signore
vi
Vi
ariiuntgiraazimo..e.ttSeoren
in pratica le belle promesse che mi
molto contento del vostro progresso
fate.
nello
studio, e speeialmente mi congratulo con voi, o studenti di la-
tino. Che bellezze vi sono mai in questa lingua! Applicatevi
con ardore, e vi troverete molto soddisfatti. Anche voi che non
lo studiate ancora, ma già vi aspirate, abbiatevi i miei compli-
menti. Sono gli stua'enti di latino che fanno le migliori carriere
e che possono anche intraprendere la più sublime di tutte, la
carriera ecclesiastica P.
E vegliava che i nuovi aspiranti alla Società Salesiana e
al sacerdozio fossero ben curati; e voleva, anno per anno,
conoscere quanti ne fiorivano in ogni casa. Verso la fine di
luglio del 1893 ripeteva a Don C~stamagna:
( ( Aproposito di novizi, non posso a meno di raccomandarti
di averne la massima cura; sono le nostre speranze. Cosi non
posso a meno di raccomandarti di accrescerne il numero col pro-
muovere in tutte le case lo studio del latino, coltivando per tal
modo le vocaxioni. Se fosse possibile, vorrei che il latino s'inse-
gnasse perfno nelle scuole delle Suore; s'insegni almeno a leg-
gerlo, ed in tutte le classi elementari s'insegni la stima e l'amor
per tale studio. Non permettere che alcuna nostra casa rimanga
senza lo studio della lingua latina.
>) I n pari tempo abbi tutta la cura per coltivare le voca-
zioni salesiane, anche tra gli artigiani e i coadiutori. Se con
qualche tuo foglio potrai darmi il numero delle classi di latino
di
mi
ciascuna tua casa
farai piacere ».
ed
il
numero
de"pli
allievi
d
i
ciascuna
classe,
Don Costamagna inviò l'elenco richiesto, e Don Rua, da
- IX o Da mihi animas! I>
629
Londra, il giorno stesso della consacrazione della nuova chiesa
gli esprimeva l'iniziale sua soddisfazione, tornando ad insi-
stere:
«L
o
specchietto...
delle
classi
ed
alunni
di
latinità
della
tua
ispettmia, comincia a consolarmi; credo però che è ancor poco,
come tu stesso riconosci. Lo conserverò, e, se vorrai l'anno ven-
turo ?nandarmene un altro, lo confronterò con questo,per ve-
dere se [e qui nomina tre case] si son messe all'opera, tra tutte
santa, di coltivare il latino; se dove è attualmente solo farsa,
vorrà essere realtà, e se dove tali scuole sono avviate, aumenterà
il numero delle classi e degli alunni.
i) Se c'era un paese alieno dallo studio del latino e pw an-
t+atia religiosa e per avidità di attendere al commercio era
certamente l'Inghilterra; eppure in tre soli anni che poterono
i confratelli avere una piccola casetta, già hanno potuto dare
la veste saiesiana ad otto, e la prossima settimana si darà ad
altri cinque.
))Fa' dunque coraggio a tutti, e non cessar dall'insistere
sull'argomento, speeie nel tempo degli esercizi coi direttori e
maestri, fnchè non vedrai, in tutte le tue case, ben avviato lo
studio del latino Q.
Era tale lo zelo del Servo di Dio e l'ascendente che eser-
citava su tutti col buon esempio che alcuni, anche dall'A-
merica, gl'inviavano i proponimenti che prendevano per
avanzare nelle perfezione, e ad uno di questi rispondeva:
t( Approvo specialmente il tuo rendiconto, solo desidero che
ai proponimenti si aggiunga: - Coltiverò con zelo le vocazioni,
mediante prudenza, pietà e carità i).
t<Maria Ausiliatrice vi ricolmi de' suoi favori - augurava
nel 1893 a Don Costamagna - e sovra tutto vi conceda lumi,
unzione, calma, zelo e carità per non lasciar andar perdute le
vocazioni ecclesiastiche e salesiane, che il suo Divin F@o non
manca di seminare anche in coteste regioni n.
Suor Laura Rodriguez fu la prima uruguayana che entrò
nell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Appena il
Servo di Dio n'ebbe notizia, il 16 gennaio 1893 le scriveva
paternamente: u M i rallegro cordialmente con voi nel sapere
che siete la prima Figlia di Maria Ausiliatrice di cotesta Repub-

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630
- I V Successore di Don Bosco. - Primo periodo
blica. Siete proprio la pietra fondamentale. Penso che sarete
anche la più esemplare; e, se non lo siete ancora, spero che
colla buona volontà e grazia di Dio lo diverrete. Mi rallegro
con voi nel vedere che il vostro esempio venne già seguito da
molte altre; giacche mi pare che in cotesta Repubblica molte
si sono fatte ascrivere alla vostra Congregazione. I n Paradiso
che bella consolaxione sarà per voi il vedere tante belle anime
far corona alla Madonna pel vostro buon esempio! M a procu-
rate di arrivare al paradiso; non fate la minchioneria di la-
l
sciarvi escludere. Se non avremo la consolazione di vederci
j
qui in terra, conjido che il Signore, ad intercessione di Maria
Ausiliatrice e di Don Bosco, ci farà la grazia di vederci poi
l a & e di cantare insieme l'eterno osanna! )).
((VOCAZIONI, VOCAZIONI! B fu sempre il grido ed il lavoro
costante del Servo di Dio, felice quando vedeva crescere il
numero degli operai per la vigna del Signore.
Sul principio del 1894 così incoraggiava anche un umile
e buon coadiutore salesiano, Felice Gavarino, residente a
Nichteroy:
((Dovete mettervi tutti di bzlona volontà per santzjicare
cotesto collegio e fare in modo che ne escano molti salesiani,
tanto studenti, quanto operai. T u pensi forse di awer poco da
fare in questo; invece devi aver una delle parti più importanti;
essendo fornaio, devi ingegnarti a fare delle buone infornate
di salesiani!... t).
(C Preparate molti operai salesiani, preti e secolari; - così
a Don Carlo Peretto - QUESTA SARA L'IMPRESA PIÙ UTILE
E SANTA CHE POSSIATE COMPIERE! )>.
X - L'uomo di Dio
L'UOMO DI DIO
A Nizza Monferrato: e G e d Sacramatato sia il cmtro della vostra
- vita 1). - Vigila anche sulle piccole cose. - <( Vocazioni, ». Nuovo
omaggio a Leone X I I I , alla chiuszira del suo Giubileo Episcopale.
- - « Filii tui de longe veniat! n. - Bontà patema. Ampia ammira-
- - zione. L'offerta di una povera cooperatrice. Predice una voca-
- - zione religiosa. Come accetta la fondazione di Comacchio. Gua-
risce un'inferma. - I l 74. giqno. - Elogio dell'u Unione di Bologna.
- - All'Oratorio di S. Martino. Entusiasmo attraverso la Suizzera,
l'Alsazia, il Belgio e l'Olanda. - u Don Bosco d un santo, ma d pur
- santo il suo Successore! n. Durante gli esercizi spirituali. - Circolare
- agli ispettori ed ai direttori di America. Vuole che lo spirito di
Don Bosco fiorisca ovunque. - a Vocazioni, vocazioni!n. - All'XI
- Congresso Eucaristico Nazionale. I l X X V delle annuali Dinto-
- strazioni. Trenta nuove case. - AlZ'inauguraxione della chiesa di
- San Michele a Foglizzo. - I l I I I Vescovo Salesiano. Cure assidue
per ogni casa. - Strenna per il 1895. - S e m p esemplare!
La memoria di Don Rua avrà un'eco imperitura nelle
Case Salesiane e delle Figlie di Maria Ausiliatrice che visi-
tava regolarmente una e più volte all'anno, per il fervore che
vi destavano la sua parola e la sua presenza. Ai primi di
gennaio aveva per ordinario questa fortuna l'Istituto di N. S.
delle Grazie in Nizza Monferrato, dove allora risiedeva la
Superiora Generale; e la cronaca locale ha questi appunti
in data 10 gennaio 1894:

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632
- I V - Successore di Don Bosco. Primo periodo
((Arrivo del rev.mo Rettor Maggiore. Predica. Parla dopo l'ac-
cademia; ci dà notizie dei missionari e delle nostre missionarie. Ci
lascia una strenna spirituale:
Alle professe: - Fare che il centro del nostro cuore sia Gesù Sa-
cramentato.
n Alle novizie: - Essere vere Figlie di Maria Ausiliatrice. imitando
le sue virtù.
I) Alle postulanti: - Imitare le api, rìcopiando la &ti1 delle sorelle.
D Alle educande: - Frequenza regolare e ferworosa ai Ss. Sacra-
menti.
» Presiede la commoventissima funzione della vestizione.
I> Parte per Torino, lasciando tutte edificate per la straordinaria
sua virtù e la patema sua bontà; sì che da tutte si andava dicendo:
- Veramente Don Bosco, novello Elia, lasci< il suo mantello a Don
Rua, novello Eliseo ».
Abbiamo anche i particolari delle parole che rivolse alle
professe:
(1 Fate che il centro della vostra vita sia Gesù Sacramentato.
D Gesù in Sacramento, centro della vostra vita! Oh! vita cara!
Oh! vita santa! Oh! vita di paradiso! Dio volesse che la intendessimo
e la praticassimo!
I) Aver per centro della vita Gesù Sacramentato, vuol dire rife-
rire a Lui, compiere per Lui tutte le nostre azioni; fare che la nostra
vita si svolga attorno a Lui, come la vita si svolge intorno al proprio
centro.
I> Aver Gesù Sacramentato come centro della vita, vuol dire che
debbono sempre tendere a Lui gli affetti del cuore, come le cose ma-
teriali tendono incessantemente al centro della terra.
I) Aver Gesù in Sacramento come centro della vita, vuol dire
vivere uniti a Lui con la Santa Comunione: star volentieri davanti
a Lui in adorazione! per ottenere grazie, illustrazioni, favori, zelo e
carità; come i pianeti ricevono moto, luce e calore dal sole, dal quale
non si dipartono, perchè è il centro della loro orbita.
I> Per un'anima religiosa, che si è consacrata a Dio, sposa a Gesù,
dovere vuole che Egli solo sia il movente della vita intera. E non è
forse per essere la Via, la Verità, la Vita delle anime, che Egli si degnò
d'istituire il Santissimo Sacramento? Non è forse per vivere intera-
mente di Gesù Cristo, che a noi è dato di dimorare accanto alla sua
Reggia, e spesso sotto il medesimo tetto?
)) I1 modo più pratico, perchè Gesù in Sacramento sia il centro
della nostra vita, è ben semplice. Egli lo sarà, se ci conserveremo
degne di riceverlo ogni giorno cella Santa Comunione; se a Lui con-
sacreremo la giornata sin dal primo svegliarci al mattino; se frequen-
- X L'uomo di Dio
633
temente ci rivolgeremo al Santo Tabernacolo col nostro pensiero e
col nostro cuore durante il giorno; se sarà nostra delizia il fare la vi-
sita quotidiana per adorarlo con fede, là, prigioniero d'amore; se nei
nostri colloqui e nelle nostre conversazioni parleremo volentieri della
sua infinita carità; se con qualche interno od esterno sacrifizio lo ri-
pareremo delle offese che riceve nel mondo; se, insomma, ci mostre-
remo animati dallo spirito di Don Bosco, che tanto amò Gesù Sacra-
mentato e ne promosse il culto.
Spesso avviene che il pensiero della propria debolezza e fragi-
li& ci scoraggi e ci faccia sentire il bisogno di chi ci comprenda, ci
guidi, e ci sorregga nei dubbi e nei pericoli e nelle lotte. Ebbene,
Egli è il nostro Creatore, e sa come sia e di che abbisogni l'anima
nostra; Egli è il pane dei forti, e da Lui avremo forza e coraggio
contro i nostri nemici; Egli è il Maestro, e ci illuminerà nei nostri
... dubbi; Egli è il nostro Salvatore, e in Lui è riposta tutta la potenza
della nostra SS. Ausiliatrice 8.
Mi fecero molta buona impressione - nota Suor Te-
resa Prono - queste sue parole; e al mirare la sua dolce fi-
gura, una voce pareva mi dicesse: - Chi viparla è un santo! n.
Al suo pensiero, specie nella preghiera, era presente ogni
casa; e, a quando a quando, sentiva il bisogno di far giungere
a tutte la sua parola esortatrice.
I1 29 gennaio 1894 ringraziava i confratelli degli (( indo-
vinati auguri che gli avevano inviato G nhlle passate Solen-
nità Natalizie, sul cominciare del nuovo anno, e nell'awici-
narsi dell'odierna solennità)); e ((col cuore sulle labbra)):
(i Molti - osservava - nel desiderio di meglio esternare
il loro rispetto ed il loro amore al Rettor Maggiore, usarono
di carta di lusso aggiungendovi ancora fiori ed immagini.
Così le loro lettere mi giunsero tassate passando il peso fissato
dalle leggi postali. Questo leggiero inconveniente vi persuada,
o carissimi figli in G. C., che io bado ben meglio ai vostri
sentimenti che al foglio che li contiene, e v i ispiri diprovve-
d e m i una bilancia in ogni casa onde pesar le lettere prima d'in-
viarle alla posta. Pratichiamo la povertà anche in questo. Si
vide, non è molto, un eccellente ecclesiastico ridursi a tal povertà
da vivere con due soldi di latte al giorno, afine di largheggiare
maggiormente coi poverifigli di Don Bosco. E noi non cifaremo
scrupolo di sprecare ciò che costa cotanto ai nostri benefattori? 1).
Quindi rilevava le visibili benedizioni divine sulla Società

35.10 Page 350

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634
IV - Successore di Don Bosco. - Primo pekdo
Salesiana nell'apertura di nuove case per la formazione del
personale; aveva parole paterne per i confratelli militari;
insisteva che si curasse diligentemente il regolare funziona-
mento degli Oratori Festivi: <(Oh! state sicuri, il cuore dei
giovanetti non è terreno ingrato, e perciò noi dobbiamo colti-
varlo con molta cura, ed anche a costo di gravi sacrifizi )>.
La raccomandazione più viva era sempre per suscitare
nuove vocazioni: «Non v'ha dubbio, l'umile nostra Congre-
gazione fa un gran bene aila civile società col procurare un asilo
a tanti poveri giovanetti che sono in pericolo d'incamminarsi
!
nella via del vizio. Egli è certamente una fiorita carità il
dar loro il pane, l'istruirli, il formarne de' buoni cristiani ed
onesti cittadini. Ma, nell'educazione de' nostri alunni, noi
dobbiamo sforxarci di aumentare il numero de' buoni preti e
buoni coadiutori, senza di cui la nostra Pia Società non potrebbe
compiere la m a mzFsione.
)> I1 nostro amatissimo Padre Don Bosco fu consultato
un giorno da una gran signora sul modo di riparare tante
bestemmie, tante profanazioni e tante empietà che si deplo-
rano a' nostri giorni. Ella proponeva vari mezzi offrendo
a tale scopo ingenti somme. Don Bosco le fece toccar con
mano che coll'aiutar un giovane a divenir sacerdote si farebbe
molto più e meglio che con qualsiasi opera buona, ripetendo
così le parole di San Vincenzo de' Paoli, con cui egli aveva
tanti tratti di rassomiglianza, che nessuna opera è cosi bella
e cosi buona quanto l'aiutare a f a r un prete. E infatti fra tutte
le sue opere non ha egli dato a questa la preferenza? Quali
non furono le sante industrie da lui adoperate fin dal prin-
cipio dell'Oratorio per formare degli alunni del Santuario?».
I1 19 febbraio si chiudevan le feste del Giubileo Episco-
pale di Leone XIII; e Don Rua, che aveva voluto s'inau-
gurassero come opere permanenti della faustissima data altre
fondazioni in Italia e all'Estero, come quelle di Castellammare
di Stabia, presso Napoli, e di Courcelles in Francia, ed aveva
intitolato a S. Gioachino il nuovo istituto di Lombriasco,
ideava un altro particolarissimo omaggio. La scuola tipo-
grafica dell'oratorio aveva iniziato una bella edizione del Mes-
sale Romano; ed egli ordinò che se ne sollecitasse la fine,
X - L'uomo dz' Dio
6? r
e che apposita epigrafe lo dicesse devoto omaggio della So-
cietà Salesiana al Sommo Pontefice; e, fattane rilegare arti-
sticamente una copia, l'inviava a Roma al Procuratore Ge-
nerale, perchè l'offrisse al S. Padre prima della chiusura delle
feste giubilari.
Don Cagliero pensò di presentarlo il 2 febbraio, festa della
Purificazione di Maria SS., quando da tutti i rappresentanti
o procuratori dei Capitoli, delle Collegiate, e degli Ordini
ed Istituti Religiosi, Seminari e Collegi Ecclesiastici, si fa
la presentazione dei ceri benedetti al S. Pontefice. Avutane
licenza dal Maestro di Camera, lasciò che tutti compissero
il loro omaggio; e, in ultimo, insieme con Don Bielli e Don
Finco, si prostrò ai piedi di Leone XIII, mentre il iMaestro
di Camera diceva al Pontefice: I<( Salesiani di Don Bosco D.
<( Di Don Bosco! n ripetè con molto affetto il Papa.
Ed allora Don Cagliero:
«- Padre Santo, il nostro Superiore Generale umilia
ai piedi di Vostra Santità...
s - Don Rua, newero?! - interruppe il Papa.
D - Sì, Santo Padre, Don Rua umilia ai vostri piedi
questo Messale, stampato pel fausto Vostro Giubileo Epi-
sco~ale.
-E
dove
fu
stampato?...
)) - A Torino, dalla nostra tipografia.
E, in casi dire, presentandogli il bel lavoro, lo pregai
di esaminare le due facciate del frontespizio con la dedica
a Lui fatta. I1 Santo Padre, reggendo da il Messale, si
degnò leggere la dedica, con viva soddisfazione che traspa-
rivagli dal volto (I); e fermassi ad osservare L a Cena di
Gaudenzio Ferrari, assai maestrevolmente ritratta, e i ricchi
fregi dell'una e dell'altra facciata. Dopo avergli fatto notare
le illustrazioni delle solennità maggiori e minori, le iniziali
grandi e piccote, le forme elzeviriane dei caratteri, ecc., pre-
sentai alla considerazione del Santo Padre, come specialità
(I) L'epigrafe diceva:
Leoni X I I I Pons. .*I
qdinqu.uagesimum annutn ab iniso episcopatn peragenti,
Sodoler S a l e ~ a n io Joarine Bosco, Patm legifero .wsvYsirno, instituti, libentissimis
animis gratuluti, D. D. D. - X I I<al. Martim, An.IMDCCCXCIII,

36 Pages 351-360

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36.1 Page 351

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636
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
dell'arte della stampa, La Croc$issione preposta al Canone,
tolta dal fac-simile della miniatura che adorna lo storico iMes-
sale del Card. Della Rovere. Avendogli fatto osservare che
era un lavoro a sedici colori, eseguito con mezzi puramente
tipografici, vi fissò gli occhi mostrandone gran meraviglia,
e, quasi ad assicurarsi, vi scorrere sopra più volte la mano,
e con vivacità disse:
- E, dunque, questo Messale un lavoro di gran pregio?
... a - Padre Santo, risposi, abbiamo posto ogni cura, per-
chè riuscisse meno indegno della Vostra Augusta Persona
>> - Fu proprio stampato di recente?
)) - Sì. urourio uer solennizzare il Giubileo Episcopale
,A
A
- di Vostra Santità... r.
O-ui., Don Cagliero chiedeva una Benedizione per quanti
avevano collaborato alla stampa ed alla legatura, e proseguiva:
« - Padre Santo, il signor Don Rua desidererebbe
un'altra grazia.
r) - E quale?
r> - Che la Santità Vostra degni usare questo Messale
nel giorno 18 febbraio, in cui V. S. celebrerà la Messa in
S. Pietro per chiusura dell'anno giubilare.
r) E il Santo Padre, volgendosi ai Prelati e signori presenti,
disse sorridendo, con allusione al Capitolo Vaticano: - Ma
S. Pietro non si offenderà?... Ad ogni caso, soggiunse verso
di noi con grande bontà, domanderemo i debiti permessi.
r) Io ringraziai come meglio mi fu possibile, dicendo che
la notizia di tal favore avrebbe procurato immenso giubilo a
tutti i Salesiani ed ai loro giovinetti; e il Santo Padre concluse:
» - Questo Messale mi è caro, e intendo tenerlo proprio
per me r).
I1 18febbraio Don Rua telegraficamente inviava al Papa
questo augurio: - Tutti i Salesiani, plaudenti felice termize
Vostro Giubileo Episcopale, fanno caldi voti al Signore perche
v i accordi Ciubileo Papale a gloria e trionfo della Chiesa. -
E il Signore, come vedremo, ascoltava benevolmente le pa-
role augurali!
Quando il Servo di Dio fu assicurato da Don Cagliero,
che il Santo Padre aveva adoperato in quel giorno il Messale
X - L'uomo di Dio
637
che gli aveva offerto, ebbe il cuore ricolmo di tanta gioia che
gli splendeva vivissima in viso ogni volta che, in privato e
in pubblico, ne diede ai suoi il carissimo annunzio. Lo ve-
demmo anche noi più volte; pareva trasfigurato!
I1 vivo desiderio di vedere la nostra Società aumentar
le reclute per diffondere I'apostolato salesiano, gli procurava
un'iutima consolazione.
La mattina del 5 aprile quattro giovani americani, due
del Brasile e due dell'Uruguay, ricevevano solennemente l'a-
bito ecclesiastico nel Santuario di Maria Ausiliatrice da Don
Rua, alla presenza del numeroso gruppo degli studenti del-
l'oratorio; e il Servo di Dio, nel commovente discorso che
tenne, ricordava l'analoga funzione celebrata da Don Bosco
ne' suoi ultimi giorni, quando diede l'abito ecclesiastico a1
Principe Czartoryski e a tre altri, un inglese, un polacco e un
francese. ((Ora anche san forestieri, diceva il Servo di Dio,
e vengono ancor più da lontano. Sono fiori scelti dal gran
numero di giovani educati dai Salesiani nell'America, donde
san partiti per recarsi a Roma e compiere i loro studi all'Uni-
versità Gregoriana, in omaggio ai desideri del Santo Padre.
E proprio il caso di ripetere: - Filii tui de longe venient! -
Oh! quante meraviglie si vanno succedendo ai piedi di
quest'altare, innalzato da Don Bosco alla Gran Madre di
Dio... )).
Uno dei nuovi aspiranti al sacerdozio era Helvezio Gomez
de Oliveira, oggi Arcivescovo di Marianna nel Brasile.
Come sarebbe edificante il poter seguire il Servo di Dio
passo passo, in ogni istante, in ogni luogo, in tutta la vita.
Verso la metà d'aprile era di passaggio a Moncrivello, ed una
Figlia di Maria Ausiliatrice ricordava, tra le altre, questa bella
impressione: a La direttrice della casa presentò al venerato
superiore una busta con un po' di denaro, tanto per pagargli
il viaggio. Egli, tutta bontà e carità paterna, sapendo che
quella casa era poverissima, le restituì la busta col doppio
del denaro che gli aveva dato, aggiungendo: - Prendete,
farete fare una bella passeggiata alle vostre ragazze! - Io,
ancor nuova di congregazione, ebbi da questo atto così pa-
terno la più cara impressione, e confesso che a rinforzarmi

36.2 Page 352

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638
- IV - Successore di Don Bosco. Primo penodo
nella mia vocazione servì il pensiero di aver nel Superiore
un santo v.
Tale era il pensiero di quanti lo conoscevano a fondo.
I1 22 aprile Don Natale Noguier tenne in Valsalice una dotta '
dissertazione sulla risurrezione dei corpi secondo la dottrina
di S. Tommaso, dimostrandola perfettamente conforme alla
scienza e rilevando come Iddio, pur lasciando operare le
leggi date alle cose create, nel gran giorno saprà di nuovo
riunir quegli atomi che formano il nostro corpo in vita, perchè
come dice un poeta, il Pindemonte: << Chi seppe priu dell'uom
formar la tela, ritesserla saprà... ».E l'Arcivescovo Mons. Ric-
cardi, prendendo la parola in fine dell'adunanza, affettuosa-
mente diceva agli alunni, che se è vero che qualsiasi atomo
del nostro corpo non viene dopo la morte annientato, era pur
verissimo che una buona meta degli atomi, onde risultava
il corpo
che ne
cdoi nDtionnuaBvoascl'oo,pseiratromvaivraacgoilàoscao..n.densata
in
Don
Rua,
Molti vedevan in lui un altro Don Bosco e l'awicinavano
con la stessa devozione.
Ai primi di maggio gli si presentò una povera coopera-
trice, la quale, consegnandogli l'offerta di 52 lire, gli diceva:
- Signor Don Rua, io amo molto le Opere Salesiane, le
vorrei soccorrere generosamente, perchè so che non c'è de-
naro meglio speso di quello che s'impiega a sostenere queste
opere, che fanno tanto bene in ogni ordine di persone. Ma
non potendo soccorrerle come desidererei, san ricorsa ad
uno spediente per fare almeno qualche offerta a quando a
quando. Raccolgo dalle mie amiche e conoscenti, anzi da
tutte le persone che mi riesce di poter awicinare, la tela e la
carta che serve per imballare mercanzie; e quando ne ho una
certa quantità, la vendo, e porto qui a lei il denaro ricavato;
e la somma che le ho consegnata è frutto di questa mia indu-
stria. Due altre persone dietro il mio esempio si diedero
a fare altrettanto; ed ho il piacere di presentare anche il
frutto della loro carità.
Così dicendo, trasse fuori altre 7 lire dell'una e 5.50 del-
l'altra.
Don Rua, commosso dell'ingegnosa carità, la ringraziò
X - L'umno di Dio
639
di cuore e l'assicurò che avrebbe pregato e fatto pregare
per ottenere a lei ed alle sue amiche le più copiose benedi-
zioni sopra i loro interessi spirituali, una vita lunga e felice,
e un bel posto in paradiso. E volle che se n r desse pubblicità
nel Bollettino, con queste riflessioni: - Se si fosse solleciti
ad approfittare anche delle piccole cose, quanti orfanelli
di più non si potrebbero soccorrere! quant'aiuto si potrebbe
dare
bene
alla
che
Società
questa
Salesiana!
potrebbe
faereq!.u..anto
maggiore
sarebbe
il
Andavano a visitarlo due nobili signorine, ed una di
esse, Adele Solaro, ci diceva nel 1929: c< Tengo un pre-
zioso ricordo, impresso nella mente e nel cuore dell'ascetica
figura del veneratissimo Don Rua, benchè sieno trascorsi molti
e molti anni. Nel maggio del 1894 ricevetti con un sentimento
di venerazione e commozione una sua benedizione, quando,
accompagnando una mia cugina che a giorni doveva entrare
nell'Istituto del Sacro Cuore, egli si compiaceva di quella
... bella vocazione, e poi si volgeva a me, soggiungendo:
» - E questa la prederemo noi!
Leggeva forse nell'animo di chi teneva nascosto I'in-
timo desiderio di rispondere ad una chiamata, già chiara-
ente sentita, per la Congregazione fondata dal Beato Don
sco? Per un cumolo di circostanze il caro ideale fu combat-
o e soffocato; per una lunga serie d'anni non si parlò più
vocazione salesiana; ma, dopo vari tentativi per altri isti-
ti, che andarono falliti, vidi alfine, come uno sprazzo di
ce, rifulgere nello spirito l'aspirazione primiera; e, dopo
ualche lotta ancora, s'awerò la parola del santo.
Non posso dimenticare quell'energico ed insieme dolce
pronostico, e san convinta sia Lui che m'abbia ottenuta la
presente felicità! Continuo perciò ad invocare con fiducia
la sua protezione D.
I l 23 maggio salivano a Valsaiice gli ex-allievi dell'antico
collegio dei nobili, per inaugurare una bella lapide sulla
tomba di Don Bosco; e un commovente discorso di Don Rua,
elogiante quei giovani egregi, coronò l'adunanza.
I1 24 maggio, sacro a Maria Ausiliatrice e solennità del
C q u s Domini - attesta Vincenzo Belleno - il pensiero del

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640
I V - Successof-e di Don Bosco. - Primo periodo
lavoro fatto nell'umiltà e nel nascondimento moveva il Servo
di Dio ad aprire una nuova casa salesiana.
((Alle lettere scritte e fatte scrivere a Don Rua per una
famiglia salesiana in Chioggia, questi aveva sempre risposto
negativamente, per non avere (fra altro) personale disponi-
bile, alla sig-nora Giustina Furlan, benefattrice, e a quelli che
per lei si erano interposti.
)) Dietro mio suggerimento, detta signorina e chi scrive
ci recammo a Torino nel 1894. 11 giorno che chiedevamo
udienza da Don Rua era il 24 maggio, il giorno di Maria
Ausiliatrice, e, dopo la funzione, fummo introdotti nella sua
cameretta.
)) Dopo discorsi d'incontro, gli esponemmo lo scopo della
nostra visita, ch'era la fondazione di una colonia orticola
in Chioggia, diretta dai Salesiani, per raccogliervi e avviare
alla coltura degli orti (secondo l'uso locale, che gli fu esposto)
i fanciulli abbandonati per le vie, preseiitando anche un pro-
getto del fabbricato da erigersi, al che s'era già acquistata
i'area.
I) Il reverendo uomo non volle sapere di prenderne nep-
pure visione, e si diffuse a dire che non sapeva come fare,
mancandogli il personale a soddisfare ai bisogni di istituti
salesiani nel Matto Grosso, nella Patagonia, dipingendo a vivi
colori le condizioni di quelle Missioni, che ripromettereb-
ber0 tanti frutti per la Chiesa. Allorch'egli terminò, data io
un'occhiata alla signora Furlan, che n'era rimasta avvilita,
esclamai a mezza voce, più per ripeterlo a me stesso, che per
farmi udire da altri:
- Si sa, laggiù c'è anche l'aureola del martirio che
attrae; da noi non ci sarebbe che l'umiltà del sacrificio.
- )) Come! come! - saltò su Don Rua - vediamo un po'.
Oggi è la festa di Maria Ausiliatrice, vediamo di fare qualche
cosa.
)) Svolge i disegni che teneva in mano, e, esaminatili, li
pose sul tavolo, dicendo: - Deve ritornare Don Vespignani,
il nostro ingegnere, li farò vedere a lui; - e ci congedanlmo.
La casa salesiana in Chioggia era già decisa. Qualche
settimana dopo la signora Furlan riceveva da Torino, in
X - L'zromo di Dio
641
doppio, il progetto dell'istituto erigendo, che nell'esecuzione
venne soltanto ampliato, perchè intanto si era acquistato
nuovo spazio t).
Nello stesso mese Don Giovanni Matia Prigazzi, pre-
vosto di Scandeluzza nel iMonferrato, faceva questa dichiara-
zione: <(Paolina Macchia, maritata ad Anselmo Carlo, di
questa parrocchia, fu colpita da un morbo interno, che la
doveva senza dubbio trascinare alla tomba, essendo impos-
sibile un'operazione chirurgica. Aggravandosi sempre più il
male, le vennero amministrati tutti i Sacramenti ed impartita
la benedizione papale. Senonche, in quel frangente, venne
a chi scrive la santa ispirazione di proporre alla moribonda
di fare ricorso a Maria Ausiliatrice con promessa di recarsi
dipoi al di Lei Santuario di Valdocco, appena sarebbe stata
trasportabile. Detto, fatto. Dopo pochi giorni la nostra inferma
dalla casa di propria abitazione veniva trasportata sulle brac-
cia fino alla vettura; di poi su questa e col tramvia fino a To-
rino, e di nuovo sulle braccia fino alla sagrestia del Santuario
di Maria Ausiliatrice, dove fu presentata al rev.mo Superior
Maggiore dei Salesiani, Don Michele Rua, perchè le dèsse
la benedizione di Maria Ausiliatrice. I1 degnissimo succes-
sore dell'immortale e compianto Don Bosco, dopo di aver
benedetto e pregato per l'ammalata, la consigliò di portarsi
all'altare della Madonna, recitando un'Ave M a ~ i aalla cara
Vergine Ausiliatrice e, possibilmente, ascoltando la Messa,
che si faceva celebrare. Così venne fatto. Appena terminata
la S. Messa, detta inferma dichiarò al proprio marito presente
di sentirsi assai meglio e con una gran voglia di camminare
e di mangiare, cose che da molti giorni non aveva più fatto.
Ed oh! prodigio! Alla volontà corrispose la forza; e, dopo
di essere uscita dai Santuario camminando senza alcun ap-
poggio, e di aver mangiato con eccelleiite appetito, provò
la gioia soavissima di poter fare ritorno alla propria abitazione
guarita appieno, ed attendere, come attende, colle sue ma-
terne cure agli affari domestici ed alla cristiana educazione
della sua giovane figliuolanza, con stupore del medico curante
e dell'intero paese )>.
Anche le feste titolari del Santuario, che si svolsero dal
- 42 Vtta del Seno dr Dro M*rhela Rua. Vol. t.

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642
IV - Successwe di Don Bosco. - Primo periodo
zo al 27 maggio, condussero molti devoti attorno al Servo
di Dio; e l'Arcivescovo Mons. Riccardi, il giorno 25, in cui
ebbe luogo la solennità principale, tessendo il panegirico,
tornava a manifestare in pubblico l'ammirazione che gli
portava.
Il 26 si svolse la cerimonia della partenza di dodici nuovi
missionari; e I'apostolo dei lebbrosi, Don Michele Unia,
che era tornato in Italia per ristabilirsi in salute, dichiarava
egli pure pubblicamente di veder trasfuso lo spirito di Don
Bosco nel suo Successore.
Anche a Milano, dove si recò per prender parte alla prima
festa di Maria Ausiliatrice, solennemente celebrata dai Coo-
peratori Salesiani, il Servo di Dio raccolse segni di venera-
zione da ogni ceto di persone. < Pei Cooperatori Salesiani
milanesi - scriveva la Lega Lombarda del 30 maggio - la
giornata di ieri riusci veramente cara e importante. Don Rua,
l'infaticabile compagno e successore di Don Bosco, fu... nella
nostra città nunzio d'una sospirata ed a tutti gratissima no-
tizia: che se la carità ambrosiana proseguirà il suo efficace
concorso moi-ale e pecuniario, i figli del generoso apostolo
astigiano verranno definitivamente a Milano nel prossimo
ottobre ad inaugurare il loro istituto per l'educazione gratuita
della gioventh operaia ed abbandonata! 11 santo direttore
generale delle opere salesiane fu festeggiatissimo, tanto alla
bene riuscita festa di Maria Ausiliatrice (indicata comune-
mente col nome popolare di Madonila di Don Bosco) che
si compiè semplice e commovente a Santa Maria Segreta...,
quanto alla numerosa adunanza pomeridiana in via S. Mau-
rilio 21, alla quale presero parte oarecchi degli illustri membri
del nostro clero e laicato cattofico e molte signore dell'ari-
stocrazia cittadina I).
I1 Servo di Dio, ospite a S. Sofia, prese la parola in ambe-
due le adunanze; alla seconda erano presenti anche molti
cooperatori di fuori città, ed alla fine - scriveva !'Osserva-
tore Cattolico - (( awenne una gran ressa attorno alla esile
e pallida figura di Don Rua; tutti volevano baciargli le mani,
parlargli, consegnargli offerte. Egli non potè contener poi
un'espressione, che su quelle labbra, parche e dignitose, ci
X - L'uomo di Dio
643
fece senso: - Oh quante brave e buone signore ha Milano!
- Tornato poi a Santa Sofia, fu ancbe un andirivieni di
personaggi, che vollero parlargli e raccomandarsi alle sue
preghiere, sicchè a stento potli trovare un quaaicello per vo-
--lilre" i-n-- via Commenda e dare una vistata fuggevole al futuro
nido dei suoi figii P.
E d i primi Salesiani vi giungevano poi in dicembre,
il giorno dell'Immacolata. Presentatomi a Don Rua prima
di partire - ricorda il direttore Don Lorenzo Saluzzo -
mi domandò: - Hai denari per il viaggio? - Si, risposi.
s-posBiaisota. n-o pEerbbietnueoivad'uecoclloamfpidaugcniia?
- Appena appena, ri-
nel Signore, in Maria
Ausiliatrice e in Don Bosco, che ti voleva tanto bene; e del
denaro ne troverai quanto ti abbisogna. - Oltre due milioni
furono raccolti e spesi secondo queste sante parole di Don
Ruait. E, come è noto, t man mano che l'Opera nostra si
sviluppava in Milano, era lui, sempre lui a farci coraggio,
mai turbandosi delle difficoltà e delle opposizioni d'ogni
genere, che anche la casa di Milano sostenne aspre e fieris-
sime... I>.
La sera del 24 giugno, alla festa annuale della ricono-
scenza presero parte anche i nuovi chierici americani, venuti
per compiere i loro studi alllUniversità Gregoriana, e col
cuore pieno di gratitudine ringraziavano Don Bosco e Don
Rua che avevano rivolto lo sguardo anche ai loro paesi, e
specialmente agli infelici selvaggi del Matto Grosso, tra i
quali stavano per inoltrarsi i missionari salesiani; e nell'en-
tusiasmo della gioia di quell'ora invitavano i1 Servo di Dio
a voler fare un visggio al Brasile, per recare a tanti fratelli
il piacere desideratissimo di potergli baciare la mano in se-
gno della più sentita riconoscenza; e Don Ilua ebbe per tutti
parole carissime e infocate.
Anche la sera dopo vi fu una nota assai patetica, che
strappò lagrime di commozione; e furono le parole dei nu-
merosi giovani polacchi, che per seguire la loro vocazione,
avevano abbandonato il tetto natio ed erano corsi sotto la
bandiera di Don Bosco. Egli animò quei cari giovani, pei
quali disse sempre aperte le porte salesiane, a corrispon-

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644
IV - Successwe di Don Bosco. - Primo periodo
dere alla grazia del Signore, per rendersi capaci di apportare
un giorno qualche vantaggio alla loro patria tribolata. E,
in fine, ricordando il grido, più volte ripetuto in quella sera,
di Viva Don Bosco!, (I S i , disse, facciam sempre vivere Don
Bosco in mezzo a noi, imitando noi tutti i suoi esempi, prati-
cando le sue virtù, afinchè tutti quelli che ci vedono, tutti quelli
che hanno da trattare con noi, e nelle case salesiane e fuori
di esse,possan dire di noi:- Son veramentefigli di Don Bosco! s.
Quel giorno giunsero all'Oiatorio molte copie di un nu-
mero unico popolare dell'Unione di Bologna, dove già si
pensava a preparare gli animi dei cattolici a celebrarvi il
10 Congresso Salesiano Internazionale. 11 foglio era intitolato
(I Una gloria italiana: Don Bosco e le sue Opere a, ed era stato
stampato per rispondere a molti che chiedevano notizie del-
l'Opera Salesiana e dello spirito impressole dal Fondatore,
(I come omaggio e tributo di gratitudine al grande apostolo
del secolo nostro e vera gloria italiana; e come omaggio a colui
che ereditò il suo spirito e l'alta direzione della salesiana fami-
glia, cotanto benemerita della Religione e della patria)). E vi
si leggeva quest'elogio del Servo di Dio:
Chi è Don Rua? E il degno successore di Don Giovanni
Bosco, è l'intrepido continuatore dell'opera sua, è il più
fido interprete delle idee grandiose del santo uomo di Dio,
è l'uomo che più intimamente e che, si può dire, nel modo
più perfetto, ricopia, rappresenta Don Bosco nella laboriosa
pietà, nella carità inesauribile e, soprattutto, nella prowida
e sapiente direzione della numerosa famiglia salesiana.
Chi è Don Rua? Don Bosco soleva dire di lui: - Se
Don Rua volesse, potrebbe fare dei miracoli. - E veramente
è un miracolo continuo la sua vita. Chi lo ha veduto e fu
con lui qualche giorno, non potè non rimanerne edificato,
esaltato, sorpreso, allo spettacolo di un uomo, il quale, al-
l'apparenza sì cagionevole
a tante, sì svariate, e non
di salute e
interrotte
pocucnutoparzoibounsi.t.o.,
pur
regge
Don Rua? diceva non ha guarì un sacerdote esemplare:
- Don Rua è un santo, egli conserva ancora la grazia batte-
simale...)).
L'elogio terminava così:
n Don Bosco è morto, semplice sacerdote, santamente
come era vissuto, rimpianto e benedetto da tutti quelli che
hanno avuto la fortuna di conoscerlo e di provare i benefizi
della sua carità; ma l'associazione da lui fondata rimane, ed
uno dei suoi primi allievi, il sacerdote Rua, gli è succeduto
nella direzione generale di essa; e per lui, infaticabile e vir-
tuoso come Don Bosco, lo spirito dell'umile apostolo aleggia, ani-
matore di virtù e di sacrifizio, sui $gli suoi, e la grande crociata
dei Salesiani contro i barbari prosegue feconda nel nuovo e nel
vecchio mondo, nel nuovo contro i feticci dell'idolatria, nel vec-
chio contro i l paganesimo dell'ateismo e della rivoluzione D.
I1 10 luglio, a Torino, si benedisse la nuova chiesa del-
l'Oratorio di S. iMartino, in sostituzione di quella che sor-
geva presso i Molassi, o Molini di Borgo Dora, dove Don
Bosco, nel periodo randagio dell'oratorio, aveva raccolto
per due mesi i suoi ragazzi; e Don Rua, che vi si era recato
tra quelli, fu invitato ad impartirvi per il primo la benedi-
zione ebczristica. Chi sa quali pensieri di riconoscenza, con-
giunta alla più umile devozione, dovettero in quell'ora ele-
varsi dal suo cuore a Dio, che l'aveva scelto, nella sua ado-
rabile provvidenza, a vivere a fianco del grande Apostolo
fin dalla prima fanciullezza!
Ed in quel mese destava nuovi entusiasmi in molte città.
Il z luglio, in compagnia di Don Lazzero, partiva per la
Svizzera, l'Alsazia, il Belgio e l'Olanda. Scopo del viaggio era
quello di trovarsi a Liegi per la consacrazione del nuovo tem-
pio in onore di Maria Ausiliatrice e, in pari tempo, visitare
insigni cooperatori di vari centri.
Dopo brevi fermate a Novara e a Trecate, nel nuovo
istituto Don Bosco, e a Busto Arsizio, dov'eran pure desi-
derati i Saiesiani, ed una quarta a Como, che diede occasione
al buon direttore dei Cooperatori, can. Antonio Casarico, di
mostrargli tutta la sua deferenza, la sera del 3 giungeva a
Balerna, accolto con giubilo dagli allievi del collegio salesiano.
All'indomani, sparsasi la notizia che era giunto ne1 Can-
ton Ticino il Successore di Don Bosco, una fiumana di Coo-
peratori corse dai vicini paesi ad ossequiarlo, tanto che
s'improwisò una specie d'accademia, ed il Credente G a t t ~ -

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646
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
Zico di Lugano ne dava un'ampia relazione. Parlarono, tra
gli altri, i1 can. Don Luigi Fonti, economo spirituale della
Pieve di Balerna, che invitò il Servo di Dio a rivolgere la pa-
rola ai popolo nella chiesa collegiata, il parroco di Vacallo, e
l'arciprete e vicario foraneo di Riva S. Vitale, inneggiando
tutti alYOpera di Don Bosco. Don Rua ringraziò per l'af-
fetto dimostrato; e ricordò come Don Bosco si fosse interes-
sato dei poveri giovinetti del Canton Ticino, accettandone
molti nei suoi ospizi, assistendo quelli che emigravano in
Piemonte in date stagioni, avviandone parecchi alla car-
riera ecclesiastica; e, rievocando alcuni casi particolari, com-
mosse gli astanti. Disse anche delle pratiche iniziate da
alcuni ticinesi, per aver qualche casa salesiana; e come final-
mente, dopo la morte di Don Bosco, il loro desiderio fosse
divenuto una realtà coll'accettazione del collegio di Men-
drisio, trasferito in migliori condizioni a Balerna, grazie so-
pra tutto alla munificenza dell'Amministratore Apostolico,
Mons. Molo. La sera, aderendo all'invito, tenne conferenza
nella chiesa plebana.
La mattina del 5 parti per Capolago e Lugano, dove 0s-
sequiò Mons. Vescovo, il quale volle che dicesse due parole
ai seminaristi in cappella. Ed egli, sentendo che stavan per
partire per le vacanze, diede loro un antidoto contro tutti i
pericoli che avrebbero potuto incontrare: « Una tenerissima
divozione al SS. Sacramento »;e in fine, per volere di Mon- '
signore, li benedisse.
Da Lugano passò a visitare l'istituto Rusca di Gravesano,
affidato allora ai Salesiani, e si rallegrò del profitto degli
alunni, ai quali, soliti in certe stagioni ad emigrare dal paese,
raccomandava di ricordarsi, anche quand'eran lontani, dei
parenti, e di far volentieri dei sacrifizi per inviare ad essi i
loro risparmi.
I1 6 luglio giungeva a Muri nel Canton d'Argovia, perchè
parecchi cooperatori e cooperatrici insistevano che i figli di
Don Bosco iniziassero, in un antico monastero dei Benedet-
tini, un'opera per l'educazione della gioventù. I1 Clero gli
andò incontro a venticinque chilometri dal paese.
I1 giorno dopo era festa patronale; e Don Rua ammirò
X - L'uomo di Dio
647
la fede e la pietà di quella popolazione. L'S tenne confe-
renza nell'antica chiesa dei Benedettini. Parlò per tre quarti
d'ora in francese, e quell'ottimo parroco ripetè il suo discorso
in lingua tedesca.
Passato neIi'Alsazia, !a sera del 9 si fermava ad Obernai
per visitare vari cooperatori; il IO era ad Andlau, dove tenne
conferenza nella cappella dell'orfanotrofio; e 1'11 pernot-
tava a St-Marie-aux-Mines, in un istituto di giovinetti,
fondato da un sacerdote, che lo voleva cedere ai Salesiani.
A Strasbusgo fu ospite del Gran Seminario; e dopo un2
breve tappa a Metz, per ossequiare il Vescovo diocesano,
giungeva a Liegi, che era, si può dire, la mèta del viaggio.
Qui s'era condotta a termine la bella chiesa dedicata a
Maria Ausiliatrice, e il 16 luglio ne presenziava la consa-
crazione, compiuta da Mons. Doutreloux, ed assisteva alla
prima messa, pontificata dal Nunzio Apostolico Mons. Nava.
Abbiamo alcuni semplici ricordi di questa visita a Liegi,
che non vogliam trascurare.
«Visitando l'istituto saiesiano, - narra uno dei nostri
- trovò nella cappella privata, dove i confratelli compivano
le pratiche di pietà, gli inginocchiatoi guerniti di poveri cu-
scini, veramente dozzinali. Chiese, perchè si fossero posti
sugli inginocchiatoi quei cuscini; e gli fu risposto, che ingi-
nocchiatoi e cuscini erano stati regalati dal buon curato della
parrocchia, tali quali li vedeva. - Va bene, rispose Don Rua,
ma sarà meglio togliere i cuscini, perchè nessuno prenda
l'abitudine di usarli o.
Visitò ripetutamente anche l'Istituto delle Figlie di Maria
Ausiliatrice, dove si trovavano due suore non parenti, ma
dello stesso cognome, Suor Cesira Rossini, e Suor Vittoria
Rossini. c< Suor Cesira, - ricorda Suor Maria Guido -
stava benone; Suor Vittoria invece era stata dichiarata tisica.
Venne il veneratissimo signor Don Rua a farci visita; e,
prima a parlargli in particolare, si presentò Suor Cesira,
piena di vita e con tutta I'energia della giovine età; e il buon
Padre non finiva di farle coraggio, soggiungendo: - Pove-
retta, non state troppo bene newero? - e Suor Cesira a dir-
gli: - Scusi, sig. Don Rua, non sono io l'ammalata, è l'altra,

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648
I V - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
Suor Rossini Vittoria, che è li fuori che aspetta. - E il buon
Padre a ripeterle: - Fatevi coraggio; rassegnatevi alla vo-
lontà di Dio.
)) Uscita di là, Suor Cesira andò dalla direttrice, e le disse
che il signor Don Rua l'aveva scambiata con Suor Vittoria;
e, solo dopo la partenza del signor Don Rua, incominciò
a riflettere: - Purchè non sia questa una profezia e che pre-
sto io debba morire!... - Difatti, dopo qualche giorno, prese
un forte raffreddore e fu dichiarata colta da etisia fulminante;
venne trasportata a Torino, ed in breve tempo passò all'eter-
nità. Mentre quando si presentò Suor Vittoria, il Servo di Dio
quasi non le parlò della malattia, anzi la consolò; e Suor Vit-
toria durò ancora sino all'agosto del 1899 ».
La semplicità e la paternità del Servo di Dio erano proprio
straordinarie. Suor Vittorina Heptia, della quale riferiremo
più avanti altri più interessanti particolari, racconta: (<L'anno
1894, quando venne il sig. Don Rua a Liegi per la consacra-
zione della chiesa di Maria Ausiliatrice, io era ancor ragazza,
ma colle Suore, e da parecchio tempo desideravo di farmi
Figlia di Maria Ausiliatrice. Ne avevo fatto domanda alla
nostra rev. Madre Generale, ma non avevo ancora ricevuto
la risposta. I1 venerato sig. Don Rua, una sera dopo cena,
venne in cucina a salutarci, accompagnato dal sig. Don
Scaloni, direttore della casa, che gli disse: - Qui ci sono due
figliette che desiderano parlarle. - Il venerato Superiore,
col suo solito sorriso, rispose: - Domani, domani ci vedremo.
- L'indomani, zo luglio, venne a celebrare la S. Messa nella
cappella delle Suore, dopo la quale ammise alla vestizione
due postulanti. Finita la funzione, passò nel corridoio della
cappella, ci chiamò, e fece entrar subito la mia compagna
annelclh'u'ifofi.c..ioQdueallnadosigenbobrea
direttrice, per
finito, chiamò
parlarle, poi vi andai
la signora direttrice,
e chiese due mantelline per mettercele egli stesso. La di-
rettrice, Suor Sampietro, rispose che non le aveva ancora
fatte; ed il buon Padre: - Metteremo quelle delle due postu-
lanti che fecero vestizione: - e designò egli stesso, quella
di Suor Marietta alla mia compagna, e quella di Suor Giu-
seppina a me; e così si lece. Di poi il venerando superiore
X - L'uomo di Dio
649
si recò con noi in refettorio, ci fece fare una buona colazione,
e lui stesso volle servirci i1 janzbon. Egli però, fattosi portare
un po' d'acqua calda, prese solo un po' di cacao)).
Nel Belgio fu anche a Hechtel, dove si stava trattando
di affidare una colonia agricola, ai Salesiani; e, nel ritorno,
sostò ad Anversa, Malines, e Bruxelles, accolto ovunque con
devota cordialiti dai cooperatori.
Dal Belgio si recò anche in Olanda, perchè l'anno prima
un numeroso pellegrinaggio olandese, nel recarsi a Roma,
era passato a Torino e l'aveva pregato di far una visita, alla
prima occasione, al loro paese. Ed ebbe le più care accoglienze
a Maestricht, dove restò due giorni, a Ruremonde, Bois-le-
Duc, Arhnem, Utrecht, e Rotterdam; e rientrava all'oratorio
l'ultimo del mese, ripetendo: - Ringraxiamo di cuore il Si-
gnore e Maria SS. Ausz'liatrice, che, da per tutti i paesi, ci
fanno incontrare benefattok e cooperatori generosi e zelanti.
I1 prefetto generale Don Belmonte, dando alle case brevi
notizie di questo viaggio del Servo di Dio, nella circolare
mensile: (( Il sig. Don Lazzero - diceva - che ci tenne mi-
nutamente informati del viaggio, scrisse che il sig. Don Rua
incontra immensamente con tutti, e ovunque viene fatto
segno alla più alta stima e venerazione. Egli sentì più volte
ripetere: - Don Bosco era m santo; ma è pur santo il suo
Successore! 31.
Rientrato all'oratorio, prese tosto a rivolgere le sue sol-
lecitudini al buon andamento dei vari corsi di Esercizi spi-
rituali. Nella prima settimana di agosto era già a Nizza Mon-
ferrato. Si legge nella cronaca di quell'istituto: i<10 agosto
1894. - Incominciano gli esercizi spirituali per le signore
[benefattrici e cooperatrici salesiane, e particolarmente ex-
allieve delle Suore ed insegnanti], durante i quali si ebbe una
visita del Rettor Maggiore. Fu di poche ore, ma rimase in-
cancellabile nel cuore delle buone esercitande.
» Il nostro venerato Superiore Maggiore - continua la
cronaca - ritorna per la chiusura del 10 corso di Esercizi
spirituali alle sole direttrici... >>.
Nel tempo degli Esercizi spirituali, avrebbe voluto awi-
cinare i suoi figli a uno a uno e dir a tutti una buona parola

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650
- IV - Successore di Don Bosco. Primo peiodo
adatta ai loro bisogni e desideri; e nel 1894 inviava una cir-
colare agli ispettori e ai direttori delle case salesiane ameri-
cane, appunto perchè impediti dalla lontananza di accorrere
<c presso la tomba del nostro indimenticabile Fondatore i),
nè essi, nè i loro dipendenti, avrebbero potuto udire la sua
parola.
Una circolare interessante.
Dapprima richiama al pensiero il motto, che il Beato
Don Bosco volle scritto sotto lo stemma della Società Sale-
siana., e rileva come il virtuosissimo Padre l'avesse praticato
durante tutta la sua carriera mortale, pqichè egli ((nondiede
un passo, non pronunziò parola, non mzse mano ad impresa,
che non avesse di mira la salvezza della gioventù )l;<( non ebbe
altro a cuore che le anime »,e ((dissecol fatto, non solo colla
parola: - DA M I H I ANIMAS, CAETERA TOLLEP.
Si rallegra nel vedere che i membri dell'umile Società
Salesiana faccian tesoro degli esempi e degli insegnamenti
del Fondatore, e sprona quei direttori lontani a lavorare
con ardore a prò di quelle anime che (<la mano di Dio aveva
condotto nelle loro case o fatto loro inconware nelle Missioni)),
con semplici e care raccomandazioni, ricordando il du-
plice scopo della Società con le parole stesse di Don Bosco:
10la cristiana perfezione dei suoi membri; 20 ogni opera di carità
spirituale e corporale verso la gioventù; e loro addita alcuni
mezzi per attuarlo, come l'adempimento esemplare delle
pratiche di pietà, la cura del proprio istituto sopra ogni altra
cosa, lo sforzo quotidiano per l'acquisto della virtù, in par-
ticolar modo dell'umiltà, e l'esatta osservanza delle Costitu-
zioni e delle tradizioni salesiane, registrate nelle Delibera-
zioni Capitolari.
Venendo a raccomandazioni particolari, insiste sullo spi-
rito di famiglia, proprio delle case salesiane, quale lo volle
Don Bosco, per cui il direttore è tutto a tutti, particolarmente
ai confratelli, cui deve largheggiare delle sue cure, e tutti
assistere e aiutare e rendere atti agli uffizi ai quali vengon
destinati, anche allo scopo di bandire il pericolo che per-
dan la vocazione; sul fare con impegno e regolarità le scuole
di teologia, del Vangelo o del Nuovo Testamento, e di ce-
X - L'uomo di Dio
651
rimonie; e sull'evitare la fondazione di nuove case, prima
d'aver consolidato le già esistenti.
E, rievocando il consiglio di Papa Leone XIII ( ( d ivi-
vere dello spirito del Fondatore )), perchè l'Opera continui a
produrre i meravigliosi frutti che la Chiesa e la Civile Società
ammirarono durante la sua vita, inculca che i singoli istituti
conservino i1 carattere che loro impresse Don Bosco, << ca-
rattere che consiste specialmente nello sforzo unanime, generoso
e costante dei superiori, maestri ed assistenti, perchè sia allon-
tanato il peccato, e perchè si pratichi spontanea la vera e soda
pietà. L'educazione ed istruzione della gioventù senza spirito
religioso, ecco la piuga del nostro secolo. Dio non permetta mai
che le nostre scuole ne siano infette i). Quindi ogni direttore
H colla sua vzgiIanza non iuterrotta, colle sue esortazioni pa-
terne, in pubblico e in privato, specialmente colla frequenza
dei Ss. Sacramenti e con altre pie e sante industrie deve com-
piere la maggior parte di questo importantissimo lavoro. A lui
tocca pure vegliare, perchè tutti i suoi dipendenti siano animati
dal medesimo zelo, e si adoperino i me& più adatti al conse-
guimento di si nobile $ne. Perchè non rimanga lettera morta
il sistema preventivo, faccia leggere sovente le auree pagzke che
ne scrisse Don Bosco i).
E torna a ripetere la grande raccomandazione: ( < I lvo-
stro occhio intelligente non tarderà a ravvisare [tra i vostri
allievi] di quelli cui Iddio ha segnati coll'aureola di una cele-
ste vocazione. Come il solerte gz'ardiniere coltiva con una par-
ticolare sollecitudine quelle tenere pianticelle, che più sane e
prospere di tutte le altre sono da lui destinate a produrre que'
gani che devono esser la semenza del novello raccolto, così
voi dovreste fare verso di queste anime predilette che il Signore
chiama alla vita religiosa o alla carriera ecclesiastica sacerdo-
tale... Io son di parere che... dappertutto molti sono i chiamati
al servizio dell'altare, in nzimero ben maggiore di quello che se
ne scopra; ma sventuratamente quanti si perdono per non es-
ser stati conosciuti coltivati! n.
«Parecchi di voi - concludeva - ricorderanno certamente,
non senza conzmozione, come il nostro amatissimo Don Bosco
negli ultimi anni della sua laboriosa esistenza, trasportato

36.9 Page 359

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652
- - I V Successore di Don Bosco. Primo periodo
dall'ajjetto che nutriva pei suoi diletti figli lontani, in quelli
che ei chiamava sogni, e che noi consideravamo come visioni,
spaziaua col suo spirito in coteste immense regioni d'America.
Il suo cuore era pieno di gioia e di consolazione vedendo i de-
serti trasfomzati ilt fiorenti città, i selvaggi mutar abiti e co-
stumi, il yegno di Gesìi Cristo estendersi fino agli ultimi confini,
e ciò per opera dei suoi missionari... Cib dipende dall'impegno
che voi metterete a conservare nelle vostre case lo spivito di
Don Bosco n.
1
Per far vivere lo spirito di Don Bosco tra i Salesiani, rav-
vivarlo in coloro che si studiavano di viverlo da qualche anno,
ed imprimerlo nei nuovi, cercava di dare alle parole, che
rivolgeva al termine degli Esercizi spirituali, un'espressione
incisiva ed attraente.
Ai nuovi coadiutori, nel 1894 additava e commentava:
(1 Il blasone della nostra Pia Società n:
(111quadro ovale, diviso da un'ancora. Sotto àwi un bosco, e
montagne in lontananza; a sinistra S. Francesco di Sales; a destra
una stella, e sotto un cuore fiammante; e sopra un nastro il motto:
Da mihi animas, coetera tolle.
» S. Francesco di Sales, nostro patrono, deve richiamarci il si-
stema di educazione che dobbiam seguire, sistema preventivo, che
comunemente previene le colpe per non averle da punire. La stella
ci ricorda quella che è chiamata Stella mahltinu, Stella del marp,
Maria Santissima... I1 cuore fiammante è il Cuore di Gesù, la sor-
gente delle grazie, la fornace della carità, il modello della pazienza,
la fonte di tutte le virtb. A Lui indirizziamo le nostre azioni, a L u i
i pensieri, gli affetti; nostra ambizione sia di piacere a Lui; quindi
visite, Comunioni, onorarlo dovunque, con caldo amore... 11 bosco
ci richiami alla memoria il nostro buon Padre, pio, laborioso padre
degli orfani, il grande Educatore della gioventù)).
Agli stessi, al termine degli Esercizi a metà dell'anno,
aveva parlato così:
I(I massoni hanno la loro stella a cinque raggi, e sotto l'infausto
suo bagliore operano cose nefande. Desidero che opponiamo un'altra
stella, pure a cinque raggi, che sia luce ai nostri passi e ci guidi nel
tempestoso mare della vita.
>) Questa stella avrà nel suo centro la parola cuore, da cui, cqme
sapete, partono tutte le opere nostre, cosi le buone, come le cattive.
X - L'uomo di Dio
653
amare; volontà e cuore fanno una cosa
fatta, fervouosa, con fede ed z~miltà.
I> U. - UMILTAI.l Signore fa le sue grazie agli umili, superbis
resktit, humilibus dat patium. Chi si unilia, sarà esaltato. Quia res-
pexit humilitatem ancillae suae...
>)0. - ORAZIONE; frequente uso di giaculatorie.
- >) R. RITIRO; raccoglimento, fuga delle occasioni.
- >>. B E. ESEMPIO; buoni esempi per riparare agli scandali dati
Oh! il buon esempio che dava in ogni circostanza il Servo
di Dio! Dal z a i 6 settembre, Torino, la città del SS. Sacra-
mento, accoglieva l'XI Congresso Eucaristico Nazionale, al
quale intervennero circa sessanta vescovi ed arcivescovi e
gli eminentissimi Ferrari e Svampa. Mons. Mantegazza,
Ausiliare di Milano, Mons. Molo, Amministratore del Can-
ton Ticino, Mons. Vinelli, vescovo di Chiavari, Mons. Te-
scari di Borgo San Donnino, e il Card. Svampa, furono ospiti
deli'oratorio; ed anche il Card. Ferrari volle recarvisi due
volte, felice di potersi intrattenere alquanto col Servo di Dio.
Le sedute del Congresso si tennero nel cortile del Seminario
Arcivescovile, trasformato in splendidissima sala, capace di
oltre tremila persone; ed anche Don Rua vi si recò per I'adu-
nanza di chiusura. Appena entrò nell'aula, uno dei signori
del Comitato gli andò incontro con devoto inchino, e lo fece
salire sul palco della presidenza, assegnandogli uno dei primi
posti. Ma ecco entrare altri distinti personaggi, ed il Servo
di Dio, da un altro membro del Comitato, è invitato a riti-
rarsi alquanto; ed egli subito si muove, e poi, vedendo che
l'affluenza continua, man mano che scorge arrivare qualche
prelato, pian piano senza che nessuno gli dica nulla, quasi
nascostamente si alza e si allontana sempre più dal centro,
sicchè, al principio dell'adunanza, è visto, con edificazione
di chi lo aveva seguito coll'occhio passo passo, assidersi
all'ultimo uosto.
L
La sua cara figura era ognor circondata di una luce
edificante; tutti ammiravano la sua bontà, la sua carità, la
sua operosità, il suo interessamento per ogni opera buona; e
cotesto omaggio gli era reso da ogni ceto di persone.

36.10 Page 360

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654
- I V - Successore di Don Bosco. Primo periodo
Anche il Sommo Pontefice lo ricordava con tenerezza
paterna. Di quei giorni Don Lemoyne si recava a Roma a
predicare gli esercizi spirituali, ed ebbe la gioia di poter av-
vicinare il Santo Padre, mentre tornava dai giardini vati-
cani. <<Gliumiliai gli ossequi di Don Rua, nostro Rettor
Maggiore, e di tutta la Congregazione Salesiana, e gli 90-
mandai una benedizione speciale per quei nostri confratelli,
che in quel tempo si erano ritirati per i Santi Esercizi.
o - A Torino? - chiese il Papa.
>> - A Roma e a Torino, e in altre case della Congrega-
zione.
)) - Sì, benedico... Ah! vi vogliono tutti; vi chiamano
,tutti... anche in Sabina...
Toccò quindi gli oggetti di devozione, che gli presen-
tavo, li benedisse; ci diede più volte la mano a baciare, fi-
nalmente ci benedisse e si awiò per entrare nella sua camera.
Ma, fatto un passo, si rivolse indietro e:
- Tante cose al sig. Don Rua in mio nome... - disse;
e fatto un grazioso saluto colla destra, entrò ».
La domenica 21 ottobre più di cento ex-allievi dell'ora-
torio si raccoglievano a Valsalice sulla tomba di Don Bosco,
per festeggiare il 250 delle loro dimostrazioni filiali, iniziate
nel 1870. Don Rua si congratulò con Don Reviglio, che ne
aveva avuto il pensiero, e ringraziò tutti gli altri che alrevan
reso più bella la celebrazione. <<Nel1870, - osservava -
al tempo della prima dimostrazione filiale, l'Opera Salesiana
consisteva nell'Oratorio di S. Francesco di Sales, nel Colle-
gio di Mirabello, ed in quello di Lanzo. Quanto progresso
in 25 anni! v. Ed accennava alle tante case sorte in Italia, in
Francia, nella Spagna, nell'Inghilterra, nella Svizzera, in
Austria, nel Belgio, in America, in Africa e in Asia, dimo-
strando che l'Opera di Don Bosco è opera di Dio, a cui dob-
biamo render grazie per averci dato sì gran maestro, e quanti
siamo suoi figliuoli dobbiamo mostrarci degni di un tanto
Padre. E, mentre parlava, volle presentare un prete dalla
lunga barba nera, Don Josephidi, addetto alle Missioni del-
l'Africa; quindi ne fece alzare un altro, Don Vercauteren,
destinato alla casa di Betlemme, ed additandone un terzo che
- X L'uomo di Dio
655
.
gli e r a accanto, Don Tomatis, uno dei primi missionari
' 'partiti per l'America, l'invita~a a parlare delle Opere di
Don Bosco nel nuovo mondo.
In fine prese egli nuovainente la parola, per ringraziare
presenti dell'offerta di un calice d'argento, che avrebbe
estinato alla cappella della Tomba di Don Bosco, e che
più presto, tornato a Valsalice, avrebbe usato per il
11 31 ottobre si congedavano altri 40 missionari.
a Queste spedizioni, che si vanno ripetendo a breve distanza le
une dalle altre - scriveva il Sevvo di Dio ai Coopcratoui - mentre
mi fanno ringraziare la Divina Prowidenza, che si degna benedire
cosi visibilmente l'umile nostra Pia Società, devono pur farci riffet-
tere come in quei lontani paesi ci sono tanti fratelli da corifermare
nella Fede
perchè ne
e più
faccia
altri
loro
che da tanti
conoscere il
secoli
gran
baesnpeeftitzaino.o..ilCMonissisdioesnaanridoo,
questo grave bisogno, non ho più potuto rimanere insensibile alle
... molte dimande, sia di quei lontani miei figli..., sia di Vescovi d'Ame-
rica ed anche d i pii secolari, che invocano i Saiesiani S. Paolo ebbe
neilsuoi viaggi una visione, in cui un personaggio in abito macedone,
che credesi fosse l'Angelo tutelare della Macedonia, lo pregava in-
stantemente a passare in quella nazione a porgerle aiuto coli'evange-
lizzarla. Ora a me pareva quasi di vedersi ripetere la pietosa scena;
e nelle replicate istanze che ricevemmo, parevami che l'Angelo tute-
lare della Terra del Fuoco, quello del Brasile, quello del Chilì e della
Venezuela, pregassero il Signore, perch&fossero esaudite le loro pro-
lungate suppliche col mandar nuovi e più numerosi operai a quelle
J> Ma queste copiose partenze, il loro allestimento, il manteni-
mento in quei lontani paesi, fail crescere a dismisura le spese per
provvedere quello che loro occocre. Ora, come sempre, io faccio as-
segnamento sulla generosa e cristiana carità di voi, benemeriti Coo-
peratori e benemerite Cooperatrici. Senza del vostro concorso che
potrei io fare, che potrebb-ro i miei carissimi figli?
B La miseria poi che va via crescendo nei nost~;~aesi,i'abbandono
in cui tanti
vita
numero dei
parenti lasciano i loro fi-eli.. con e"rande ocricolo della loro
ed
nostri
arvicvoevneirrea,ti..c.i
cortringono
Io con sicuro
ad aukentare ognora il
che Don Bosco dal cielo
guarda con occhio benevolo ed intercederà le grazie dal Signore su
quelli che aiutano i suoi poveri orfanelli ed i suoi missionari...
- u Mi diceva solo l'altro giorno un nostro buon amico ed amore-
vole cooperatore: Non
mai leggere quelle parole, che stanno
scritte nel Santuario di Maria Ausiliatrice, sotto il vetro dipinto di

37 Pages 361-370

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37.1 Page 361

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656
- /V Successore di Don Bosco. - Primo periodo
S. Pietro che guarisce lo storpio: Quod habeo hoc tibi do, senza sentirmi
- commuovere.
u E perchè?
)) - Un giorno aveva seiltito un'esortazione di Don Bosco dal
pulpito di Maria Ausiliatrice, che tutto mi aveva intenerito. L'andai
ad aspettare in sagrestia, mentre era ancora sudato; e, baciandogli
la mano, gli offrii confuso tutto ciò che possedeva in quel momento.
Erano due soldi: - Le do quello che ho, Padre! - Egli mi guardò
fisso fisso; e poi, con gli occhi coperti di lacrime, mi disse: - Ed io
- la ringrazio di questo; e domani non mancherò di pregare per lei
nella Santa Messa. Da quel giorno ho potuto regalare di più, e
lo faccio volentieri; sicuro che la grand'anima di Don Bosco pregherh
sempre per me.
r La medesima riconoscenza la sentono tutti i figli di Don Bosco,
e con lui pregano grazie e benedizioni sui loro benefattori... >l.
Don Tomatis, che doveva accompagnare il gruppo dei
missionari diretti alla Terra dei Fuoco, al Chilì e al Perù,
prima di partire dall'ltalia, aveva la consolazione di pro-
strarsi ai piedi di Leone XIII; e dopo aver chiesto una be-
nedizione speciale per i missionari: - Santo Padre, gli di-
ceva, il nostro Superiore Don Rua prega Vostra Santità
a voler benedire tutte le case dei Salesiani e delle Figlie di
Maria Ausiliatrice, e in modo particolare le 30 nuove fon-
dazioni di quest'anno 1894.
- T-renta nuove case?
~
- Si, Santo Padre.
- A ~ r i t etrenta nuove case!? Ma vedete come vanno
avanti i figli di Don Bosco. Bene, bene!
Le domande che giungevano al Servo di Dio erano dav-
vero numerosissime, anche per Lourdes si chiesero in quel-
l'anno i Salesiani; e ci voleva un uomo saggio e illuminato,
come Don Rua, per scegliere le più urgenti e resistere alle
reiterate istanze per tante altre che non era possibile acco-
gliere per mancanza di personale.
<t Da quanto mi scrivi - rispondeva a Don Peretto,
ispettore delle case del Brasile - vedo che siete ristretti di
numero. Questa è purtroppo la condizione di molte nostre
case; ma confidiamo nella nostra celeste Madre: Essa supplirà
alla scarsezza di personale. Intanto però sarà conveniente an-
dar molto adagio ad accettare nuove case)).
- X L'uomo di Dio
657
-- ripeteva nello stesso anno a Don Peretto -
utti molto lavoro, e vorrei mandarvi un po' d'aiuto;
anche noi tanto ristretti di personale, che non so
mo a provvedere ai bisogni che tu ci fai cono-
ziamo di cuore il buon Dio che ne dà salute
r continuare nelle nostre occupazioni; ed in-
tutto quello che possiamo per andare avanti,
doci quei riguardi che sono possibili alla nostra con-
Foglizzo, il 10 luglio, si era posta la prima pietra della
chiesa di quella casa salesiana. Condotta rapidamente
ompimento, venne aperta al divin culto 1'8 novembre, al
cipio del nuovo anno scolastico, dal Servo di Dio che il
rno dopo vi celebrava la funzione della vestihone chieri-
di molti nuovi aspiranti alla vita salesiana. Una giornata
, indimenticabile, d'intima gioia familiare, della quale go-
te tanto anche il Servo di Dio, radiante di vedere una
va chiesa, intitolata al suo patrono San Michele.
Che bella solennità, - diceva nel discorso che teme - I'inau-
ione di questa chiesa, inaugurazione così lieta a cui presero
le autorità del paese con tanto trasporto, anzi tutto il paese che
na dimostrazione tanto affettuosa acquista un titolo alla nostra
conoscenza.
» Che motivo di gaudio l'aver Gesù fermato qui la sua dimora;
potrete venire in qualunque momento a deporie le vostre pene,
implorare aiuto per voi e per altri; potete
atio tam xraudis, quae habeat deos appropin-
oste adest nobis.
ni chiericali! Oh! esulta in questo giorno,
iIe nostra SocietA nel vedere si bel numero
indossare le divise chiericali e con ciò
uoni soldati di Cristo per promovere la
ed anche i confratelli che
omenico, Magone Michele,
Don Provera, e tanti altri che semi-
Iddio nella nostra Società ed ora in posscsso
to si rallegreranno nel vedere che un sì gran
nerosi viene ad occupare il loro posto e soste-
elle opere di cristiana carità a cui essi consacra-
e le loro sollecitudini e fatiche.
'cirelo Ruo. Vol. I.

37.2 Page 362

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658
ZV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
Ora spetta a voi, o cari novelli leviti, a rendere duratura l'esul-
tanza di questo bel giorno. E in che modo?
o Col vostro fervore, colla vostra costanza nel bene, col vostro
coraggio nel combattere le battaglie del Signore, nel combattere con-
tro il demonio, contro le false massime del mondo, contro le proprie
passioni.
i> L'aver dedicato questa cappella e questa casa a S. Michele è
lo stesso che protestare di voler seguire S. Michele.
>> Voi sapete che S. Michele vinse la prima battaglia; soggiogò
la terribile ribellione contro Dio. Quando vide che una terza parte
degli spiriti celesti, subornati da Lucifero, accecati dalla superbia
si erano ribellati a Dio, e pretendevano quasi di mettersi al posto
- - di Dio, fece echeggiare il Paradiso di quel disdegnoso e nobil grido:
QuG zit Derts!? (]Mi-cha-el?) e così, ponendosi alla testa degli
angeli fedeli, cacciò dal paradiso i ribelli, precipitandoli nel baratro
infernale.
u Voi, o miei cari, che qui dimorate, voi che avete indossato Ie
divise chiericali in questa casa e cappella dedicata a S. Michele, do-
vete considerarvi come altrettanti Micheli ed il grido del nostro capi-
tano deve sempre risuonare nelle vostre orecchie, ripercuotersi nella
vostra mente e nel vostro cuore; dovrà essere uiia Face per dileguare
Ie tenebre delle false massime del mondo; dovrh essere freno alla
nostra volontà, affnchè giammai ricalcitri contro i divini voleri.
s I1 demonio fu vinto da S. Michele e cacciat, dal paradiso,
mai potè riporre il piede in quel regno beato; egli perb può assalire
gli uomini, anzi sappiamo per verità di fede che realmente spinto da
brama di rivincita e da rabbiosa invidia cerca continuamente di av-
ventarsi contro gli uomini destinati ad occupare il suo posto in pa-
radiso e trascinarli alla perdizione.
i) Ora, quando verrà colle sue tentazioni suggestive a tentarvi ad
abbandonare il servizio di Dio, come troppo grave..., quando verrà
- a suscitare
amici o per
le vostre
mezzo di
lpibasris.i.o.ncie..r.c,hqeurhandd'ionsiilnumaroendleo,suOe
per mezzo di
false massinie,
ripetete: Quis ut D@? ...n.
Verso Natale il Procuratore Don Cagliero gli comuni-
cava la nomina di Monsignor Costamagna a Vicario Aposto-
lico di Mendez e Gualaquiza; ed egli: «Che regalo ci fa il
S. Padre per istrenna delle ieste natalizie! Voglia i1 Divino
Infante rimunerarlo colla misura della sua munificenza]);
e, subito, ne dava l'annunzio a Don Vespignani, che destinava
a succedere a Don Costamagna come ispettore nell'Ar-
gentina:
(1 Preparati ad assumere la carica d'ispettore... Don CO-
X - L'uomo di Dio
659
na è destinato Vicario Apostolico di Mendez e Gua-
nell'Equatore: fra breve arriverà la notizia ufficiale
case... Per qualche anno non si apra più alcun'altra
a Repubblica Argentina, senza averne preventivo
dal Capitolo Superiore. Così potrete rinforzar le
le, cotanto depauperate. Quanto alla nuova carica...
ti racconzando di avm di mira in tutte le case di tu&
a la coltura delle vocazioni fra gli studenti ed arti-
e lo stabilimeato di scziole regolari di latino... >>.
onostante il gran numero, Don Rua aveva il pensiero a
case, e s'interessava dell'andamento e delle vicende
una. Una casa americana, aperta coll'appoggio del
no attraversava giorni difficilissimi: ed egli, premu-
e, scriveva al Procuratore Generale:
i scrisse da parte di
oi. Arrivato poi a Roma,
difese dei nostri confra-
ti che esso ebbe a nostro
se, crediamo nostro dovere di darne
ecialmente abbiamo
o a renderlo infor-

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660
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
Con interessamento veramente insuperabile, come si te-
neva al corrente delle vicende e dei bisogni delle singole case,
non mancava, se gli era possibile, di prender parte alla loro
inaugurazione.
Nel 1894, in agosto fu a Lombriasco, e in ottobre a Ca-
vaglià, lasciando in quelle popolazioni, fin dalla prima visita,
un ricordo incancellabile. In simili circostanze permetteva
che tutti potessero avvicinarlo; e la buona parola, adatta alle
persone con cui parlava, aveva un'eco profonda e salutare.
L'II novembre si recò a Treviglb, dove Mons. Mante-
gazza, Àusiliare dell'Arcivescovo di Milano, impartì la be-
nedizione al nuovo istituto salesiano. Dopo il proposto Don
Nazari, parlò anche il Servo di Dio, e la sua parola - scri-
veva un cooperatore - fu «la voce del padre, dell'amico,
che tutti desideravano di conoscere, di udire: parlò, come
suole egli parlare, collo spirito, colle idee, col cuore di quel
santo uomo di Don Bosco: le sue parole si ascoltano con re-
ligioso silenzio, vanno al cuore, ma non si possono riassu-
mere: ebbe parole di lode, di ringraziamento, di incoraggia-
mento, diede saggi consigli, ricordò i prodigi della carità e
le benedizioni eterne e temporali che piovono sui benefat-
tori delle Opere Salesiane; e raccomandò, specialmente ai
Trevigliesi, il compimento di questo Convitto, in modo da
poter contenere un trecento giovinetti )).
Conviene anche tener presente che la sua parola, chiara e
direttiva, giungeva alle singole case ogni mese, per mezzo
delle circolari capitolari, come abbiamo notato.
Al principio dell'anno scolastico soleva ricordare il tri-
duo, che Don Bosco voleva si celebrasse nei suoi oratori ed
istituti, predicato preferibilmente da un Salesiano. In seguito
esortava anche a celebrar santamente le novene e le belle
feste dell'Immacolata e del santo Natale, rievocando le in-
dustrie e le sante sollecitudini adoperate dal nostro venerato
Padre Don Bosco, in queste occasioni specialmente, per in-
fondere nel cuore di tutti l'amore alla Vergine SS. ed a
Gesù Bambino, col fuggire il peccato. Soleva Egli dire, che
dal far bene le dette feste dipendeva in gran parte il buon an-
damento e la preservazione da molte disgrazie)).
X - L'uomo di Dio
, poi, o al principio dell'anno echeggiava in ogni
della (I Strenna v, o ricordo, o raccomandazione
per i1 nuovo anno.
iava come strenna a tutti i Salesiani «le pa-
nostro Divin Salvatore: - Estote erg~~perfecstiic,ut
r vester coelestis perfectus est; - commentando che
più grande sarà il nostro impegno per arrivare alla
one, tanto più grandi ci verranno gli aiuti da Dio,
econdo quelle altre parole dello stesso nostro Divin Salva-
e: - Beati qui esuriunt et sitiunt justitiam, quoniam +si
. Con la parola, con l'esempio, ed anche con la sola pre-
nza, voleva essere ed era l'Uomo di Dio in ogni istante.
<< I1 nostro amato superiore - osserva Don Rinetti -
specchio di pietà ed attività continua, anche nel farsi ripren-
dere con la fotografia, c'invitava alla pietà e al lavoro. Nel
1894, a Valsalice, invitato a posare innanzi ad una macchina
fotografica, domandò un inginocchiatoio,si pose in ginocchio
in atto di preghiera e colla sua divota immagine ci invita
a far bene orazione.
>> Altra volta venne ritratto col Crocifisso in mano in atto
di darlo a baciare ai missionari in partenza per le Missioni,
quasi per dir loro: - Omnia in nomnine Domini.
» Più e più volte, specie nei gmppi, venne ritratto con
lettere o bozze di stampa tra le mani, in atto di leggere la
corrispondenza o di correggere le bozze di stampa.
Con questo ci mette innanzi la bandiera nostra che è:
pieghiera e lavoro ».
. Diciam meglio « Lavoro e temperanza >>; ((preghiera>) è
sottinteso, è la pietra fondamentale, la base dell'Istituto Sa-
lesiano; « Lavoro e temperanza )> è anche il più bel ritratto
di Don Rua.

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662
I V - Successore di DWLBosco. - Primo periodo
I
XI - In Tewa Santa
663
I N TERRA SANTA
Amare Gesù sempre più e fuggire anche ogni pi& piccolo peccato ac-
- uertito s. - Per il canto gregoriano. (1 Non dimentichiatno che Don
Bosco ci pomise la protezione del cielo, fino a tanto che sarebbe
- stata in onore fra noi la povertà D. - A ?Viilano. - In Liguria. In
- - Francia. S'imbarca sul ~Druentia,alla volta della Tmra Santa.
- A bordo. Il Sig~aoreè sempre C& lui! - Ad Alessandrie d'Egitto.
- - - A Giaffa. - Verso Ger~~salemme. Alla stazione di Deir Aban.
- Festose accog-lienxe a Gmn.salemmee a Betlemme. Porta la pioggia.
- Celeha nella grotta della Natività. - {I Ecce ascadimzls reroso-
Zimam». - Visite zi@ciali. - Celebra al S . Sepolcro. - Da Betlemme,
la casa della Fede, si porta a Cremisan, la casa della Speranza. -
- A Beitgmal, la casa della Ca~ità. Riceve la notizia della morte
- - di Don Dalmax$. - Da Gia8a a Kaga. A Nazaret. A l colle,
- dove sorse il Santuario di Gesù Adolescente. Sale al Car~nelo.-
Da Kaqa iwna a Giaffa per vie impraticabili. - E che sono queste
miswie in paragone di ciò che soffrono i nostri missionari? *. - I l
- 19 marzo a Nazaret. Commosso addio. - Nel ritorno. - Al Cairo.
- Da Marsiglia a Torino.
Anche il 1895 fu un continuo succedersi di gioie e di
dolori per la Società Salesiana, specie per Don Rua, che ne
seguiva con insuperabile interessamento ogni vicenda, triste
e lieta. « Così volle Iddio - diceva - che sa trarre il bene
dal male, e che non cessa di amarci pur quando ci visita coile
tribolazioni )).
Il 10 gennaio era a Nizza M.; e - dice la cronaca - (( animò
la comunità a corrispondere nel miglior modo possibile alle
grazie segnalate che Dio concede alle due Congregazioni, e
diede per strenna alle educande: di amare Gesù sempre più, e
fuggire anche il più piccolo peccato avvertito; alle postulanti
ed alle suore: Siate perfette, come è perfetto il vostro Padre
che è nei neli.
i> I1 z diede l'abito religioso alle nuove ascritte e i1 3 ri-
tornò a Torino o.
11 10 gennaio inviava alle case la notizia del nuovo Vica-
riato affidato ai Salesiani nell'Equatore, dietro proposta di
quel Governo, e l'erezione di altre ispettorie; e raccomandava
l'osservanza delle disposizioni della S. Congregazione dei
Riti circa il canto gregoriano e la musica da eseguirsi nelle
funzioni religiose, e la pratica delle direttive del Sommo Pon-
tefice riguardo la predicazione.
<< Fedeli imitatori di Don Bosco, accogliamo col massimo
'spetto questi due documenti della S. Sede, teniamoli in
ran conto e sforziamoci di ridurli alla pratica. I n modo spe-
le vi è inculcato lo studio del canto gregoriano che la
hiesa riguarda come veramente suo e che più d'ogni altro
uove a divozione i fedeli. Esso sarebbe conveniente colti-
varlo nelle Case Salesiane, se dappertutto si eseguisse ciò
che io, interprete dei desideri del nostro veneratissimo Fon-
datore, ho raccomandato, tre anni or sono... Su questo punto,
mentre devo lodarmi dell'impegno e buona volontà di vari
confratelli, debbo pur troppo aggiungere che altri non si
curano guari del canto fermo, non badando che tale loro ne-
gligenza mi addolora profondamente. Vi ricordo che Don
Bosco desiderava che l'insegnamento del canto gregoriano
fosse esteso a tutti i nostri allievi, in guisa che, dovunque
abbiano da andare, possano partecipare al canto ordinario
delle Messe, antifone, salmi ed inni della Chiesa.
)) I1 Regolamento emanato dalla S. Congregazione dei
Riti lascia più libero il campo alla musica, permettendo di
accoppiare all'armonia la melodia; vuole però che, prendendo
a modelli i Maestri Romani, la musica sia informata allo
spirito della sacra funzione che accompagna, risponda re-
ligiosamente al significato del rito e delle parole, e sia degna
della casa di Dio.

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664
IV - Successore Don Bosco. - Primo periodo
E pure necessario che i confratelli sacerdoti facciano
tesoro dei saggi consigli che il sapientissimo Pontefice
Leone XIII ci diede riguardo alla predicazione, con Lettera
Circolare a tutti gli Ordinari e Superiori degli Ordini e Con-
gregazioni religiose, in data del 31 luglio 1894)).
Faceva insieme le più vive e particolareggiateraccomanda-
zioni, perchè da tutti si corrispondesse alla grazia, ricevuta
dal Signore, di essere stati chiamati alla vita religiosa: con
l'osservanza di quanto & prescritto nelle Costituzioni per
favorire l'acquisto della perfezione; coll'evitare ogni infra-
zione ai regolamenti durante le ferie autunnali; coll'avere
sollecite cure dell'educazione cristiana degli alunni, tanto
studenti, come artigiani; e colla pratica dell'economia e della
temperanka.
(( Leggendo la storia della nostra Pia Società noi dobbiamo
esclamare: Digitus Dei est hic. In ogni vicenda prospera od
awersa, noi ravvisiamo ad ogni istante la mano della Prov-
videnza, che guidava Don Bosco e guida ora i suoi figli, e
che con tenerezza materna provvede ad ogni nostro bisogno.
Se ciò da un lato deve ispirarci somma jducia che l'msistenza
divina non verrà mai meno, deve pure d'altro lato farci rzpet-
tere seriamente sull'uso che noi facciam3 di quei mezzi che la
Provvidenxa pone tra mano. Non dimentichiamo che Don
Bosco ci promise la protezione del cielo $no a tanto che sarebbe
stata in onore fra noi la POVERTA.
Perciò venendo alla pratica, vi raccomando un'assen-
nata economia nel vitto...,sicchè non vi sia troppa abbondanza,
nè eccessiva parsimonia.
Non facciamo viaggi se non per necessità; e, viaggiando,
ricordiamoci che facemmo voto di povertà.
» Si faccia ogni possibile risparmio neli' illuminazione,
ne' combustibili, e nelle costruzioni.
>> Si vegli perchè nelle nostre scuole professionali non si
eseguiscano lavori di lusso e anche solo di qualche eleganza,
se non quando sono ordinati da persone esterne. Sotto pre-
testo di formare gli alunni, si porge occasione a vari confra-
telli di mancare di povertà nella calzatura e nel vestito ed inol-
tre si adornano le case salesiane di mobili che disdicono alla
X I - In Terra Santa
665
nostra professione, e che talora non possiedono neppure co-
loro a cui noi chiediamo l'obolo della carità o.
E chiudeva la lettera con un'umilissima dichiarazione:
(1 I l nostro carissimo Padre Don Bosco aveva chiesta nella sua
ordinazione sacerdotale l'eficacia della parola, ed ilfruttuosis-
simo suo aposfolato provò averlo il Sknore esaudito. 10,inde-
gno suo successore, so di non aver meritata una grazia si bella;
ma vi supplico, o $gli carissimi, di ottenermela, sia con jer-
vorose preghiere, sia con lo scolpire nella memoria e col prati-
care le raccomandazioni che io vi vengo man mano facendo a
viva voce e per iscritto >>.
La solennità dell'Epifania era a Milano per l'inaugura-
zione dell'Oratorio di S. Ambrogio in via Gommenda. Nei
dì precedenti i signori e le signore del Comitato promotore
della santa iniziativa rinnovavano, con la loro carità, i com-
moventi episodi che s'erano svolti a Torino all'inaugurazione
del Santuario di Maria Ausiliatrice. La cappella dell'Oratorio
era ancor sprovvista di tutto; ed era un succedersi di domande
e di provvedimenti:
Manca la pianeta?...
- Manca il
la provvederò
icoa!li-ce?.M..acnicapelnaspoissiiod!e?-...
smaerà.n..e!incarico io! - Manca la Via Crucis?... fra un'ora ci
I1 Servo di Dio, all'udire cotesto generoso interessamento,
restò commosso; e benedisse la cappella, e vi celebrò la
prima Messa, convinto che quegli umili inizi eran caparra
delle benedizioni celesti per lo sviluppo che l'opera avrebbe
preso tra breve, a vantaggio di un maggior numero di giovi-
netti.
Nel pomeriggio anche il Card. Ferrari si recò al nuovo
Oratorio. I1 direttore Don Saluzzo riferì sull'azione del Co-
mitato; il dott. Giuseppe Mauri illustrò l'importanza sociale
della nuova istituzione; e Don Rua, con quella sua evangelica
affettuosità - diceva l'Osservatore Cattolico - che tanto ri-
corda in lui il venerato Antecessore, disse del disegno co-
stante vagheggiato da Don Bosco di fondare anche in Mi-
lano una casa salesiana )>; e ringraziò quanti avevano concorso
ad attuarla. In fine il pio Cardinale, raggiante di gioia, mani-
festò ai presenti tutta la sua soddisfazione pastorale.

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666
- IV Successore di Don BOSCO. - Prinzo periodo
I1 Servo di Dio aveva stabilito d'intraprendere, di quei
giorni, un lungo viaggio, in Francia, in Spagna, in Africa,
e, in fine, di recarsi a Roma; in ultimo cangiava pensiero.
I1 5 gennaio scriveva al Procuratore Generale:
((Riguardo alla mia venuta a Roma, se vi sarà qualche
motivo speciale, per esempio l'inaugurazione della casa di
Genzano, o la pietra fondamentale di quella di Caserta, farei
una breve corsa; altrimenti sento tanto il bisogno di rimanere
a Torino, sia per provvedere alle case dell'uruguay e Brasile,
sia per altre speciali ragioni, per cui già rinunziai al viaggio
progettato in Francia, Spagna, Africa, Sicilia, Roma, ecc. >).
Rinunziò al lunghissimo viaggio, anche per impegni as-
sunti di trovarsi in Italia ai primi d'aprile; ma non restò a
Torino; cangiò itinerario e partì, quasi subito dopo la festa
dell'Epifania. I1 IO era a S. Pier d'Arena, e, visitate le case
della Liguria, il 20 a Nizza Marittima, dove si recò anche
nell'oratorio femminile e donava alle ragazze una medaglia
della Madonna di Loreto, che aveva avuto in occasione del
VI Centenario della Translazione della Santa Casa. Dopo al-
tre fermate a Cannes, Grasse, Toulon e alla Navarra, giun-
geva a Marsiglia.
L'I I febbraio si portava al noviziato delle Figlie di Maria
Ausiliatrice a Santa Margherita. <i Era stato atteso - dice
la cronaca dell'istituto -con impazienza da tutta la comunità;
la maggior parte delle novizie e postulanti non lo conosce-
vano ancora; e la carità del nostro venerato Padre le ha pro-
fondamente colpite.
i) Appena giunto, si recò alla cappella per celebrare la
S. Messa, dopo la quale ebbero luogo varie professioni. Ter-
minata la commovente cerimonia, il nostro buon Padre volle
indirizzarci alcune buone parole di paterna soddisfazione,
che difficilmente si dimenticheranno, non solo da quelle a
cui furono indirizzate, ma da quanti ebbero la fortuna di
poterle.sentire. Le sue parole ci rivelarono il suo grande
amore per I'Eucarestia e la sua ardente divozione per la
SS. Vergine.
o C i raccomandò d'imitare questa buona Madre; di do-
mandarle aiuto per farci un tesoro di virtù, particolarmente
X I - In Terra Santa
667
dell'unziltà, della pazienza, della fortezza, e della carità, che
ci permetteranno di lavorare molto e con frutto per Iddio,
che dev'essere il centro di tutti i nostri affetti)).
I1 12 tenne conferenza alle Suore, e disse loro: <<Evo-
lontà di Dio che ci facciamo santi, mediante i mezzi seguenti:
I O Osservanza dei Santi Voti e della Santa Regola; 20Avere
un gran desiderio della perfezione; 30 Approfittare di tutti
i mezzi che il Signore ci manda nella vita religiosa; 40 Grande
divozione a Gesù Sacramentato ed a Maria Ausili2trices.
La mattina del 16 febbraio, in compagnia di Don Paolo
Albera, direttore spirituale della Società, e del Marchese de
Villeneuve-Trans, saliva a bordo del Druentiu, e partiva
alla volta della Terra Santa. I1 marchese di Villeneuve aveva
perduto un caro figliuolo di diciannove anni, e non trovò
miglior conforto che di recarsi in Terra Santa col Succes-
sore di Don Bosco, al quale generosamente pagò tutte le
spese del viaggio.
Don Rua, quando si allontanava anche per lungo tempo
da Torino, non voleva che se ne spargesse la notizia, perchè,
diceva, tante anime buone avrebbero ritardato ad inviare
le offerte della loro carità, con dannose conseguenze per
l'amministrazione dell'Oratosio. D'altronde lasciava chi fa-
ceva le sue veci, e lasciava anche il suo intimo e santo se-
gretario Don Lago, al quale dava ogni facoltà di aprire le
lettere e di preparare la risposta a quelle dei Cooperatori e
di apporvi la sua firma, imitandone la scrittura.
E come soleva dichiarare che faceva sue le parole di Don
Lago, ogni giorno rinnovava tale intenzione e raccomandava
al Signore quanti facevano appello alle sue orazioni, con
successo consolante.
Come abbiam detto, fin da gennaio s'era allontanato da
Torino, e Maria SS. Ausiliatrice benediceva egualmente la
fede di quelli che, durante la sua assenza domandavano
preghiere speciali.
Nel mese di febbraio 1895, «Lucia Barra di Asti - at-
testa il Sac. A. Amerio, vicecurato di S. Secondo, - colpita
da grave polmonite, versava in grave pericolo di vita. I1
medico curante, dotto e peritissimo nell'arte sua, dichiarò

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668
- - IV Successore di Don Bosco. Primo peiiodo
il gravissimo pericolo. La madre e la sorella dell'inferma, ze-
lanti Cooperatrici delle Opere di Don Bosco, conoscendo
per esperienza la potenza e la bontà di Maria SS. Ausilia-
trice, vennero da me consegnandomi un'offerta con preghiera
di spedirla subito al M. R. sig. Don Rua, perchè si degnasse
di celebrare o far celebrare una Messa all'altare di Maria
SS. Ausiliatrice per la povera inferma. I1 giorno dopo, alle
cinque di sera, già riceveva risposta dal M. R. sig. Don Rua,
i1 quale mi dichiarava che la Messa era stata celebrata al
mattino dello stesso giorno e si era fatto pregare dai giovani
dell'oratorio. Senza frapporre indugio, corro alla casa del-
I'inferma pei dare il gradito annunzio; ma la Vergine SS. Au-
siliatrice già m'aveva preceduto; imperocchè non ebbi ap-
pena messo il piede sulla soglia di quella casa, che la mamma
e la sorella dell'ammalata mi si fanno incontro, e col cuore
ripieno di gioia e di speranza mi annunziano che Maria
SS. Ausiliatrice aveva esaudite le loro preci. Invero, mi dis-
sero, fin da stamattina è diminuita assai la ,febbre alla nostra
inferma, e comincia a godere calma e riposo, di cui fu priva da
quattordici giorni a questa parte. tale miglioramento fu di
un sol giorno, che anzi da quel giorno andò via via aumen-
tando, finchè ora, perfettamente guarita, con tutta l'effu-
sione del ciiore ringrazia Maria SS. Ausiliatrice >).
Chi sa quanti e quanti di cotesti fatti! Ed ora torniamo
accanto a lui ed accompagniamolo; abbiamo tanti particolari
del primo suo viaggio in Terra Santa, che ci sembrerà d'es-
sergli vicini, con intima gioia del cuore.
I due primi giorni della traversata furono assai penosi:
un vento orribile obbligò dite volte il comandante di bordo ad
ammainare le vele, all'uscire dallo stretto di Bonifacio ed
all'altezza di Civitavecchia; ma non impedì a Don Rua, nè
a Don Albera, di celebrare la S. Messa.
La sera del 23 febbraio giungeva ad Alessandria d'Egitto
troppo tardi per discendere a terra; e la mattina dopo, ce-
lebrata la S. Messa sul bastimento, si recò al Collegio dei
PP. Gesuiti. Non si può dire con quanta bontà venne accolto.
Avevano letto la vita di Don Bosco, ne ricordavano i tratti
principali con entusiasmo, vi avevano appreso il nome del
XI - In Terra Santa
669
suo successore, e si dissero fortunati di avere fra loro Don
Rua, il quale vi si fermò.
Visitò il Collegio dei Fratelli delle Scuole Cristiane, le
Case dei PP. Francescani e delle Suore Francescane, e al-
cuni benefattori. Anche il Delegato Apostolico l'accoglie con
la più squisita gentilezza, e gli dimostra quanto sia oppor-
tuna una casa salesiana in città. La stessa cosa gli ripetono
quanti possono awicinarlo, mossi dallo zelo per la gloria di
Dio e per la salvezza delle anime.
Una notte venne destato dallo sparo di colpi di cannone;
era il segnale del ramadàn, o digiuno dei mussulmani. Questi
infelici, che vivono nella più profonda ignoranza e san perciò
fanatici per la loro religione, osservano col massimo scru-
polo il digiuno: non mangiano e non bevono durante tutto il
giorno, e prendono cibo appena alla sera ad un'segnale che
loro è dato. E quantunque vi sia più d'uno che si abbandona
ad ogni intemperanza per compensarsi dell'astinenza pro-
lungata del giorno, è sempre da ammirare lo spirito di sa-
crifizio di quella povera gente per l'osservanza della legge.
Nell'accomiatarsi dai buoni Padri, Don Rua si sentì
commosso, perchè l'avevano colmato di gentilezze e di de-
licate attenzioni e a lui davano sempre il primo posto in cap-
pella e nella sala di ricreazione.
I1 27 febbraio s'imbarcò sul Charkhlai, della Compagnia
Kediviale. I passeggeri erano numerosi, e quasi tutti inglesi
o tedeschi, che facevan parte di una carovana Cook, per un
viaggio di piacere in Oriente; e Don Rua viaggiò ventisei
ore, senza scambiare con quelli una parola e senza la conso-
lazione di poter celebrare, avendo lasciato l'altare portatile
ad Alessandria.
Ma trovò subito il posto e il necessario per attendere
senza interruzione, compiute le pratiche di pietà, alla cor-
rispondenza.
I1 3 marzo arrivava a Giaffa.
I1 Can. Belloni era venuto ad attenderlo con alcuni con-
fratelli; e grande fu la gioia dell'incontro.
Per guadagnare l'indulgenza plenaria accordata ai pel
grini di Terra Santa, in qualunque punto della Palesti

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670
- IV Successore di Don Bosco. - Primo periodo
sbarchino, entrò a pregare nella Chiesa di San Pietro, che
sorge sul terreno occupato dalla casa di Simone il coiaio,
dove San Pietro ebbe la meravigliosa visione, di cui parla
il Capo X degli Atti degli Apostoli, e ricevette i messi del
centurione Cornelio, che chiedeva d'esser istruito e battez-
zato con tutta la famiglia.
Anche il parroco di Giaffa accoglie il Servo di Dio con
profondo ossequio e non lo lascia più un istante; e vuole, con
il Console Italiano, accompagnarlo con due giannizzeri alla
stazione.
Parte per Gerusalemme.
Diamo noi pure uno sguardo al panorama, come si pre-
sentava allora.
E un contrasto meraviglioso quello della civiltà moderna,
in una contrada che ritiene così fedelmente l'aspetto dei
tempi biblici; si direbbe che Dio abbia voluto conservarla
come imperitura testimonianza della verità della Sacra Scrit-
tura. Dapprima si traversano magnifiche pianure, d'un suolo
fertilissimo, coltivate a cereali. Non s'incontra alcuna pietra,
e le rare abitazioni son costrutte di terra; quelle degli Arabi
son semplici capanne, di circa due o tre metri d'altezza, con
una piccola apertura che serve di porta e di finestra.
Ma presto l'aspetto cangia, e il treno s'avanza in un rialzo
roccioso, senz'alberi e senza vegetazione, e segue il letto di
un fiume che si getta nel mare di Giaffa. Nelle vicinanze di
Gerusalemme, il suolo è di nuovo coltivato e verdeggiante.
I campi son chiusi da muri a secco e da siepi. La regione,
montagnosa, molto pittoresca, e pienamente disboscata.
Alla stazione di Deir Aban v'era un gruppo di persone che
parlavano italiano e ripetevano il nome di Don Rua. Erano
i confratelli di Beitgemal, accorsi a baciar la mano al venerato
Superiore. Molti inglesi contempIano con meraviglia tanta
gioventù, che fa ressa aztorno un sacerdote, che, pur ve-
dendo per la prima vo!ta quei giovani, li tratta come caris-
simi figli.
Finalmente, ecco, tra l'imbrunire, le torri di Genisa-
lemme e, un istante dopo, la stazione. Don Rua è attorniato
da vari sacerdoti, chierici ed alunni della casa di Betlemme,
X I - In Terra Santa
o da Betlemme, altri alunni dell'orfa-
e accese, I'accolgono con
uno vuol baciargli la mano, e la vettura
nzare. E obbligato a discendere e cammi-
'n mezzo ad una confusione indescrivihile.
i fronte alla chiesa del-
compatta. La musica
lla, i sacerdoti son ve-
dre si porta all'altare,
Deum innanzi al SS. Sacramento, e s'im-
, Don Belloni gli dà il benvenuto a nome
vo di Dio rivolge loro
endono in ogni cuore come balsamo soa-
ti si raccolgono a cena nello stesso refet-
nni possono continuare a contemplare
subito si disse che egli era un santo
pagnato dal Guardiano e dal Vica-

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6 7 ~ IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
rio, scende nella Grotta. Una stella d'argento sulla predella
dell'altare porta l'iscrizione: - Hic de Virgine Maria Jesus
Christus natus est; - e Don Rua si prostra innanzi all'altare,
prega lungamente, e bacia e bagna con le sue lagrime il
marmo posto nel punto ove nacque N. S. Gesù Cristo. Un
triste pensiero viene a diminuire la tenerezza di quegli
istanti; solo i Greci scismatici e gli Armeni hanno diritto
di celebrare a quell'altare.
A tre metri di distanza, verso destra, è una mangiatoia di
marmo; 1h i Pastori e i Magi adoravano il Verbo di Dio fatto
uomo. In faccia è un altare che appartiene esclusivamente
ai cattolici; e Don Rua vi celebra la Santa Messa il 10 marzo,
piangendo di commozione. Visitò anche le grotte sottostanti
a quella della Natività, una delle quali è dedicata a San
Giuseppe, perchè è tradizione che colà dormisse, quando
l'Angelo l'ammoni di fuggire in Egitto con Gesù Bambino
e la Madre.
Gli alunni dell'orfanotrofio si raccolsero attorno a Don
Rua, a ripetergli tutta la riconoscenza; ed egli li spro-
nava ad essere buoni, loro ricordando la fortuna d'essere
compatrioti di G. C. Anche gli alunni delle scuole esterne
vollero ossequiarlo; e li ringraziò a mezzo d'interprete, rac-
comandando ad essi d'imitar Davide nel combattere i nemici
delle loro anime.
Lunedì, 4 marzo, andò a Gerusalemme. Durante il tra-
gitto non parlò altro che delle memorie di quei luoghi; e
all'apparire delle torri e delle cupole della città, esclamò:
Ecce ascendimus Jerosolymam!... Vi entrò dalla Porta di Giaffa,
e rievocando l'entusiasmo dei Crociati quando poterono 01-
trepassare quelle mura, subito avrebbe voluto recarsi al
Santo Sepolcro; ma giudicò conveniente di recarsi anzitutto
dal Patriarca latino Mons. Piavi, il quale, sebbene assai sof-
ferente, lo accolse con grande bontà e gli manifestò ripetu-
tamente il piacere di vederlo. Licenziatosi dal Patriarca fece
visita al suo ausiliare Mons. Apodia e al Seminario, dove si
trattenne alcuni istanti sul terrazzo, da cui si gode un ma-
gnifico panorama; e, con linguaggio semplice e cordiale,
rivolse la parola ai seminaristi che gli vollero baciare la
l
X I - In Terra Santa
673
mano, esortandoli a coltivare lo studio e la pieth per far un
gran bene in quelle terre di missione, prese di mira dagli
scismatici, dai protestanti, ed anche dai massoni, che in quei
giorni si radunavano a congresso a Gerusalemme, accorsi
da paesi lontani e pieni d'odio contro N. S. Gesù Cristo.
Compiute le visite ufficiali al rev.mo Custode di Terra
Santa, al Console Francese e al Console Italiano, nel pome-
riggio potè visitare il Santo Sepolcro, la Colonna della fla-
gellazione, il Monte Calvario, il luogo dell'invenzione della
S. Croce, la Cappella di Sant'Elena, ed altri luoghi che sono
oggetto della venerazione dei fedeli, tutti compresi nella grande
silica del S. Sepolcro. Rimane meravigliato della pietà, con
molti pellegrini russi baciano quei marmi e si prostrane
n quei luoghi bagnati dal sangue di Gesù. Gli- duole di non
er tempo di pregare quanto vorrebbe in ogni punto, e viene
a notte, ed è chiamato a cena dai PP. Francescani, ch.,eigli
ànno anche alloggio per poter l'indomani, verso le
elebrare sul Santo Sepolcro.
mancanza di locale, lo pregano ad accont
in una camera con altre due persone.
.., .,
che non si farebbe - nota Don Albera -
dire la Messa sul Santo Sepolcro?
Mentre noi eravamo già a letto, Don Rua, n
superiori, lo sguardo fisso sul Santo Sepolcro, ,prol$gO le
sue preghiere fino ad ora assai tarda. Fino al1e:iri :'Greci
scismatici cantarono e pregarono al Calvario, e ;a,mezzanotte
cominciarono le Messe al S. Sepolcro. Venner6;:poi gli:-Ar*
meni scismatici, e finalmente il turno dei cattolici;:e~jDpniRua
potè cominciare la Santa Messa. Questo succedeisiidi~chiese;
il vedere i cattolici venire in terza riga s~lamente~~edciricora
er un tempo oltremodo limitato per
Gesù, strappa le lagrime.
r Ho il piacere, insieme col m
ervire la Messa a Don Rua, visib
elebro anch'io pure per particol
'; e DÒn Rua, inginocchiato
uella mattinata fu tutta spe
- 43 V*ta d d Sereio dz Dio M8rlirle Ruo. Vol i

37.10 Page 370

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674
IV - Successore d<Don Bosco. - Primo periodo
stazioni della Via Crucis, alla Chiesa delle Dame di Sion,
al Monte degli Olivi, al Convento delle Carmelite, innalzato
sul luogo ove N. Signore insegnò il Pater Noster, che, nel
chiostro, si vede scritto in molte lingue; all'edicola del-
l'Ascensione, ove baciò la pietra che porta l'impronta dei
piedi di Nostro Signore; a Betfage, donde Gesù, guardando
Gerusalemme, pianse e ne profetizzò la distruzione; al luogo
ove fu tradito da Giuda; alla grotta dell'Agonia, e infine
al Sepolcro di Maria SS.
A mezzodì nell'Ospizio dei Francescani, detto Casa
Nova, s'incontrò con un Vescovo americano, che era stato
a cercarlo a Marsiglia, e trattò di una fondazione salesiana
negli Stati Uniti, e s'intrattenne anche con vari Cooperatori
che furono felici di fare la sua conoscenza; ed alla sera rien-
trava a Betlemme, dove i confratelli erano ansiosi di rive-
derlo, per parlargli ed averne parole di consiglio e conforto.
Tre erano le case che la Società Salesiana contava allora
in Palestina, e quella di Betlemme fu chiamata da Don Rua
la casa della Rede.
Il 6 si recò a Cremisan; una colonia agricola, distante
circa IO chilometri da Betlemme, e volle fare il viaggio a
piedi, malgrado il cattivo stato delle strade. Si rallegrò nel
vedervi raccolti molti giovani aspiranti alla Società Salesiana,
e la disse la casa della Speranza.
L'8 marzo tornò a Betlemme, e, poco dopo, mentre ca-
deva una pioggia abbondante e benedetta, vi giungevano
cinque salesiani da Beitgemal, dopo otto ore di cammino a
piedi, per poter parlare al Servo di Dio, nel timore che la
visita alla loro casa sarebbe stata troppo breve.
L'II tornò a Gerusalemme, con eguale attrazione devota,
benchè costretto ad occuparsi delle cose della Società.
I1 giorno dopo si andava a Beitgemal. Alla stazione di
Deir Aban v'eran tutti i confratelli e gli alunni, i quali ave-
van condotto anche degli asini e dei cavalli, desiderosi che
Don Rua se ne approfittasse. Egli preferì fare il viaggio a
piedi, malgrado la distanza e il calore che incominciava a
farsi sentire. Un arabo cristiano, addetto alla colonia, spa-
rava continui colpi di fucile in segno di festa. Giunti al-
X I - In Terra Santa
675
l'istituto, l'entusiasmo ebbe la più cara manifestazione, e si
coronò col canto del Te Deum.
La casa di Beitgemal è assai più grande di quella di Cre-
misan, e il Servo di Dio, visitatala minutamente, la chiamò
la casa della Carità, facendo voti che sopra di essa abbondi
ogni bene de rvve coeli et pinguedine terrae; e, prima di par-
tire, nel benedire una grotta di Lourdes, eretta nel cortile,
raccomandava agli alunni di onorare affettuosamente Maria
Santissima, scoprendosi il capo nel passare innanzi a lei, e
considerandola sempre loro Protettrice e Madre carissima.
Lasciò Beitgemal il 14 marzo, seduto su di un asinello,
ed attorniato da tutti i giovani sino alla stazione di Deir Aban
(Artuf), mesti nel vederlo partire.
In treno Don Albera gli dava la dolorosa notizia che il
caro confratello Don Francesco Dalmazzo, ex-procuratore
generale, era passato tragicamente all'eternità. Dopo alcuni
istanti di doloroso silenzio, i1 Servo di Dio esclamò:
- Quali pene venpono ad amare- g. iare il nostro viaggio in
Terra gantaf
A Giaffa s'imbarcava sull'lris, alla volta di Kaifa. Sei ore
di viaggio tranquillo. I Carmelitani gli offersero ospitalità,
sebbene fosse amai la mezzanotte. La refezione di quel
giorno fu un pezzo di pane ed un mezzo bicchier di vino;
e siccome digiuna sempre, anche nei viaggi, si rallegrò di
Doter osservare così bene le leggi della Chiesa.
A
I1 15 prosegui in vettura p&-Nazaret, e vi giunse verso
1'1pomeridiana. Preso un po' di ristoro, il suo primo passo
fu al luogo ove sorgeva la Santa Casa, nella quale il Verbo
Divino si fece carne. Oh! con qual divozione si prostrò di-
nanzi a auell'altare su cui sta scritto: - Verbum caro hic
A
factum est!
Quindi salì il colle che domina la città, desideroso d'in-
nalzarvi un istituto per la povera gioventù, tanto più dopo
che vide, accanto al tratto di terreno acquistato dai nostri,
un grande stabilimento dei protestanti. E il Signore guidava
il suo Servo, poichè proprio là sorse l'Orfanotrofio salesiano
di Nazaret e, accanto ad esso, il grandioso tempio di Gesù
Adolescente.

38 Pages 371-380

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38.1 Page 371

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676
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
I1 16 celebrò nel Santuario dell'ilnnunziazione. Questo
pensiero doveva di continuo dominare il suo spirito e cagio-
nargli una profonda commozione, che si comunicava pure al
confratello inginocchiato ai piedi di quell'altare. (t Anch'io -
scrive Don Albera - ebbi Ia consolazione di dir la Messa
dopo Don Rua, il quale, sempre in ginocchio per terra, fece
un lungo e fervorosissimo ringraziamento s. Quindi visitò
la Fontana della Madonna, il luogo dove sorgeva il labora-
torio di S. Giuseppe, la Mensa Christi, la sinagoga, e il monte
del precipizio, donde vide il Tabor, dolente di non potervi
salire.
Nel pomeriggio tornò a Icaifa, e saliva al Carmelo, par-
lando dei suoi santi ricordi. Accolto con ~enerazione,assiste
alla benedizione del SS. Sacramento ed al canto così pa-
tetico della Salve, innalzato da tutti i religiosi, raccolti in
presbitero. I1 Priore lo volle dispensare dal digiuno, e il
Servo di Dio mosse difficoltà; ma quegli gli disse: - Io ne
la dispenso in forza della facoltà che mi accordò il Patriarca
di Gerusalemme; - e non ebbe limiti nella sua bontà e gen-
tilezza. Dopo cena gli volle presentato il registro, su cui i
visitatori più illustri scrivono le loro impressioni; e Don Rua
vi pose queste linee: ((Salendo il Monte CurmeEo si presen-
tano alla mente le parole: Quis ascendet in montem Domini?
Innocens mani& et nzundo corde t).
Ad un'ora e mezzo dopo la mezzanotte si alzò per dire
la Santa Messa; e celebrò all'altare della Madonna, mentre
Don Albera celebrava contemporaneamente nella grotta di
Elia. E tornarono subito a Kaifa. Il battello che doveva ar-
rivare alle tre, non era giunto, perchè il mare era in burrasca;
finalmente arriva, ma la furia delle onde è tanta, che una
andò a battere contro la banchina e bagnò quasi da capo a
piedi il Servo di Dio e Don Prun che gli era a lato. Parve a
Don Albera che il superiore di un istituto religioso non do-
vesse mettersi in quel rischio; e, non senza difficoltà, persuase
Don Rua a rinunziare d'imbarcarsi, tanto più che il capitano
non assicurava di poter sbarcare a Giaffa, mentr'egli aveva
promesso di ritrovarsi per la festa di S. Giuseppe a Betlemme.
Si cercò una carrozza, e verso le 8 si parti per terra, per
X I - In T m Santa
677
vie non carrozzabili, attraverso campi, prati, paludi, montagne
di sassi e di sabbia, per arrivare a Giaffa alle dieci del di
E il Servo di Dio, sempre calmo, come se nulla fosse
awenuto contro i suoi desideri, rallegrava i compagni di
viaggio con qualche facezia, e li edificava colla recita del bre-
viario, o meditando sull'Imituzione di Cristo, in tedesco, che
portò con sè in quel viaggio.
Da Kaifa a Giaffa non una chiesa cattolica; da lungi, sotto
il Carmelo, vide la grotta ove il Profeta Elia aveva stabi-
lito la scuola dei Profeti, il Monte del Sacrifizio, e, a destra,
il Castellum Peregrinorum (Athlit), le rovine dell'antica Ce-
ea, altre immense rovine, che il cocchiere disse esser l'ul-
tlma fortezza ove si rifugiarono i Crociati, e, in fine, l'in-
e pianura di Saron, cosparsa di belle colonie.
to, verso l'una pomeridiana, alla colonia Zammarin,
'ovani che si dissero cattolici l'invitarono a visitarla; ed
ben lieto di farsi un'idea del bene che posson fare con-
colonie agricole cattoliche.
archi furono i pasti di quel giorno; e la notte la passò
a vettura, ferma all'aperto, sotto un'abbondantissima ru-
giada.
Verso le tre del mattino potè riprendere il viaggio, men-
tre il vetturino protestava che era necessario attendere la
luce del giorno; ed aveva ragione, chè vari furono i passi
pericolosi di torrenti, anche senza ponti. In un punto -
scrive Don Albera - e bisognava passare un corso d'acqua
assai abbondante [forse l'Augia], e questa volta v'era il ponte,
ma. senza parapetto, e si stretto che ci pareva impossibile
potessero passarvi tre cavalli di coppia. Guai se uno di essi
si fosse spaventato! Don Rua protesta che biso-gna discendere
e che è meglio condurre a mano i cavalli. I1 giovane pnis-
siano [il conducente], non se ne dà neppur per aweduto;
raccoglie le sue briglie, riunisce bene i suoi cavalli, li minaccia
colla sferza, e poi, senza dar tempo a discendere, s'avanza
sul ponte. Ognuno trattiene perfin il fiato per alcuni istanti,
e si raccomanda di cuore a Maria Ausiliatrice, lo sguardo
fisso nell'acqua profonda e vertiginosa in cui potrebbe ca-

38.2 Page 372

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678
- IV - Successore di Don Bosco. Primo periodo
dere. Dopo il pericolo, si manda un sospiro e si ringrazia
il Signore. Don Rua non perde queste occasioni' per dire a'
... suoi compagni di viaggio: - E che sono queste miserie in para-
gone di ciò che so8rono i nostri Missimari? - ed aggiunge
che è il Signore che lo guidò in quei paesi, perchè si facesse
un'idea dei loro pericoli e de' loro disagi )).
Dopo quel duro viaggio di 26 ore, giunto a Giaffa alle
IO, celebra la Santa Messa alla Casa Nova, e parte per Ge-
rusalemme. I1 treno è gremito; ma un controllore, ex-allievo
dell'orfanotrofio di Betlemme, vedendo Don Rua in piedi
sulla piattaforma, lo fa entrare7in un posto di prima classe,
cosicchè potè prendere un po' di riposo. Alla stazione di
Deir Aban è svegliato dalle voci dei giovani e dei confra-
telli, e persino di alcune suore, venuti da Beitgemal, per
vederlo e baciargli la mano ancor una volta.
Alla stazione di Gerusalemme trova amici e conoscenti che
gli offrono la vettura; e, verso le sei e mezzo di sera, è di
nuovo tra i suoi figli di Betlemme.
I1 19 marzo, gran festa. Canta la Messa solenne; e nel
pomeriggio riceve varie professioni, dà l'abito religioso ad
alcuni aspiranti, indirizza a tutti parole di edificazione, e
imparte la benedizione col SS. Sacramento.
Anche all'oratorio femminile è ansiosamente aspettato.
Si tratta della vestizione d'una suora di Betlemme stessa.
Non s'era mai fatta tal funzione: quindi incredibile è I'en-
tusiasmo delle alunne dell'oratorio e dei loro parenti. In
fine il Servo di Dio parla in italiano, e sebbene non lo com-
prendano guari, pure è ascoltato con raccoglimento univer-
Sale.
Era l'ultimo giorno che passava in Palestina, avendo de-
ciso di ripartire l'indomani per l'Europa; e spende fin gli
ultimi istanti nel dare awisi ed incoraggiamenti a tutti; e,
quando, alle sei e mezzo del mattino seguente, benedice
ancora una volta gli alunni e i confratelli, quasi tutti hanno
gli occhi pieni di lagrime. Chi gli sta vicino, chi lo vede spesso,
non ha un'idea ((delloschianto - dice Don Albera - che
sentono in cuore quei confratelli che dicono nel baciargli
la mano: - Forse è questa per me l'ultima volta! )>.
XI - In Terra Santa
6:
n soffre l'agitaziox
e, appena è sul b;
come potrà celebra:
rda assai più di quel
, nel dottore di bord
a ad offrirgli la sua cabin
e dei Santi, una vera ca]
Descamps, amico del ma
benefattore dell'orfanotrof
endo che soffriva molto ma
continue lozioni con àcqi
irà molto meglio al fine d
mette, se è fedele alla cura, che avrà ancl
ante elemosina.
anere a fianco del Servo di Dio, quest'egreg
eratore la mattina del 21 lasciò egli pure il battello e fe
strada ferrata il tragitto da Porto Said ad Alessandria,
nche a fargli prendere'un po' di pranzo ad Ismail:
Alessandria si recò al Cairo.
ione del Cairo l'attendeva il Superiore C
iti, p!esso i quali la mattina del 22 celebrò la Sar
uindt fece visita ad alcuni cooperatori, e fu condot
le Piramidi, il Museo Egiziano, l'Albero e la Ca
miglia, e I'Obelisco d'Eliopoli.
ra di nuovo presso i PP. G
per Marsiglia, a bordo del Sindh; e, essen
tavola, alla quale si trovano vicini cinque
Don Rua - nota Don Albera - con u
costanza che non tutti si senton d'imitare, dispone le cc
in modo, che un pasto serva da pranzo e l'altro da colaziox
e così continua il suo digiuno >); ma G talvolta deve conte
tarsi di alcune olive e d'una pera, essendo tutto preparz
di grasso... Infine, jl 29 marzo, il Sindh entrava nel porto
Don Bologna, Don Perrot ed altri gli andarono incont
e l'accompagnarono ali'Oratorio di S. Leone, dove tu
fecero le meraviglie nel vedere il Servo di Dio con tanto

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680
IV - Successore di Don Bosco. - Primo percodo
barba. Era suo costume, nel recarsi all'Estero, di adattarsi a
tutte le usanze locali, tranne una: quella di smetter la talare
e prender l'abito corto, quando andava in Inghilterra.
Nel tornare a Torino si fermò nuovamente in varie case
dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice. I1 10 aprile
era nel noviziato di Santa Margherita, per dar l'abito ad
altre aspiranti alla vita religiosa, alle quali raccomandò l'ac-
quisto di queste virtù : « Eguaglianza di carattere: qua-
lunque cosa accada, non turbarsi mai; esser sempre calme
esternamente, e, sopra tutto, internamente; - Umiltà: se
siamo umili, si fanno progressi nella virtù, si ricevono vo-
lentieri le correzioni, qualunque sia la maniera con cui ci
san fatte, e chiunque sia che ce le faccia;- Mutua tolleranza:
insieme coll'umiltà, anche la mutua tolleranza è necessaria,
e diventa facile >>.
In una conferenza alle Suore di un'altra casa disse:
<<Noidobbiamo far penitenza; in che modo? Scacciando il
demonio in tutte le occasioni; coll'astenerci dal mormorare,
e col rinnegare la nostra volontà in tutte le occasioni che ci
si presentano doverose >>.
I1 3 aprile era all'educandato delle Figlie di Maria Au-
siliatrice a Bordighera-Torrione; e rientrava felicemente a
Torino, per celebrare le sacre funzioni della Settimana Santa
e le solennissime feste di Pasqua nel Santuario di Maria
Ausiliatrice.
Di ritorno dalla Terra Santa sentì più vivo il desiderio di
cooperare nel miglior modo al trionfo della Chiesa cattolica
in quei paesi.
E, prossimo ad uno storico awenimento per la Società
Salesiana, pieno di riconoscenza alla Vergine Ausiliatrice,
raccomandava di celebrare fervorosamente il mese a Lei
consacrato, inculcando 6 di passarlo tutto in unione con Maria
Santissima, offrendole, ogni giorno, un mazzetta di fiori
spirituali di carità fraterna, di purità e di umiltà sincera));
e richiamava alla memoria dei direttori < l e sollecitudini
e le industrie che adoperava il nostro venerato Padre Don Bo-
sco per infondere nei giovani e nel personale della casa la
divozione della Vergine Santissima, specialmente in questo
X I - In Terra Santa
68 I
mese. Egli proponeva ogni sera un fioretto da praticarsi il
giorno seguente; promoveva la frequente Comunione, ragionava
di Maria Santissinta durante la ricreazione e faceva cantare
sue laudi passeggiando nel cortile e sotto i portici con centinaia
di giovani. Il nome di Maria risuonava in tutti i luoghi e ad
ogni ora, per modo che la mente rimaneva fissa in Maria,
non si pensava che a Maria SS., ed altro non si desiderava
che di onorarla e di amarla sempre più. In questo modo quanti
frutti spirituali il caro Don Bosco ricavava a vantaggio delle
anime! E quanto sarebbe desiderabile che i direttori e i
confratelli tutti continuassero a seguire l'esempio del nostro
venerato Padre! ».

38.4 Page 374

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682
- - I V Successore di Don Bosco. Primo periodo
XII
I L (I GRAN TRIONFO !
1895.
Il I Congresso Salesiano Internazionale a Bologna fu un avvenimento.
- Lettera del S. Padre: (I Chiunqne, col favore e coll'opera, asse-
c a d a le imprese e fatiche della Famiglia Salesiana, si rende in modo
- luminoso benemerito della Religione e della Civiltà)). Il Cardinale
- Svampa abbraccia e bacia Don Rua in pubblica adunanza. Elogi
del Card. Mauri, del Card. Ferrari, dell'Arcivescovo Riccardi, al-
-
- l'opera di Don Bosco. Studio del Congresso fu (<la salvezza so-
- ciale per mezzo della Religione e della Carità)). Relazione inviata
al S. Padre. - Parole e promessa del Servo di Dio. - <I La splendida
riuscita del Cong7esso ci renda più cara la Pia Società t>, vivendo
dello spirito di Don Bosco e rappresentandolo meglio che per noi
- si possa. Impressione edifiante lasciata dal Servo di Dio. - Morte
- - di Don Sala. La consacrazione di Mons. Costamagna. A Busto
- Arsixb. A Nézza per gli esercizi spirituali. - Ricordi vaui ai Sa-
- - lesiani. Il X I I I Congresso Cattolico Italiano. Adunata di
- decurionì e di direttori diocesani. - A Mondonio. Stima di Leo-
ne X I I I per il Servo di Dio ed attaccamento del Servo di Dio al
- Papa. - Un sospiro di Leone XIII! La partenza di 107 missionari.
- Tragka f c ~ edi Mons. Lasagna, del suo segretario e di quattro
- Figlie di Maria Ausiliatrice. - ~Vortedi Don Unia. Diminuzione
- - di soccorsi. - Come raccomandava l'economia! Rose e spine! (I&
tempo di mostrarci uomini ed addestrati alle varie vicende della
- vita religiosa)>. Rimaniamo fermi e ferventi nel divino servizio,
sforzandoci di n dare al nostro mnodo di pensare, di parlare, e di
operare una forma veramente salesiana>).
Dopo alcuni giorni, il Servo di Dio assistb a ad un si
sublime spettacolo di fede, di zelo e di carità e di simpatia verso
- X I I I l ugran trionfo!))
683
l'umile nostra Società s, che il suo cuore ne restò lungamente
commosso e ripiena tutta la mente. (iVoi mi avete compreso,,
- scriveva ai Cooperatori - intendo parlare del I Congresso
Salesiano. La mia penna non potrà giammai esprimere ciò
che io sento di gratitudine verso gli eminentissimi Cardinali e
i Arcivescovi e Vescovi, che onorarono di loro
nostre assemblee, verso la dotta Bologna che ci ac-
si generosa ospitalitù, verso i Congressisti tutti, che si
te ed unanimi presero parte alle nostre riunioni.
». tu di questo Congresso sarà scritta a caratteri d'oro
lla storia della nostra Pia Società
L'entusiastico awenimento si svdse dal 23 al 25 aprile.
ell'ampia e maestosa basilica di S. Domenico, che ospita
del grande Fondatore dei Domenicani, eb-
le funzioni religiose uficiafi; e nella chiesa della
Santa, accanto l'incorrotta salma della bolognese Cate-
rina de' Vigri, si tennero le adunanze, rese più imponenti
dalla presenza di quattro Cardinali Arcivescovi, Galeati di
Ravenna, Mauri di Ferrara, Svampa di Bologna, Ferrari
di Milano, e di ventinove Arcivescovi e Vescovi. La presi-
denza onoraria fu tenuta dal Cardinale di Bologna; l'effet-
tiva dal Servo di Dio, le cui parole e comparse in assemblea
furono salutate da entusiastici applausi.
I1 Card. Svampa parlò per il primo, e rievocò, con in-
tima commozione, il felice incontro che egli, trilustre appena,
aveva avuto con Don Bosco, quando, alunno del Seminario
Arcivescovile di Fermo, l'aveva veduto, ne aveva udito la
santa parola, ed aveva ricevuto dalle sue mani la SS. Eucari-
stia e il dono di una piccola medaglia, che portava ancora
i si lesse una Lettera del Santo Padre, che mani-
festava tutto il piacere provato nell'a~~rendercehe a Bologna
si sarebbe tenuto' il I Congresso ((diquei cattolici, che, ap-
pellati Cooperatori della Società Salesiana, ne hanno comune
lo spirito e ne promovono colla preghiera e coll'azione le opere )>.
« Una lunga esperienza- dichiarava il Pontefice- ha fatto
palese con quanta alacritk e con qzranta abbondanza di frutti
i confratelli salesiani attendano alla buona educazione della

38.5 Page 375

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684
IV - Successore di Don Bosco. - P ~ i mperiodo
gioventù, e a diffondere pur tra i popoli pagani la Civiltà e
la Fede cristiana: onde non è dubbio, CHE CHIUNQUE, COL FA-
VORE E COLL'OPERA, ASSECONDA LE IMPRESE E LE FATICHE
DELLA FAMIGLIA SALESIANASI, RENDE IN MODO LUMINOSO
BENEMERITO DELLA RELIGIONE E DELLA CIVILE SOCIETA)).
Immediatamente si rispose al Papa: ({Mentre l'eco della
parola sapiedte e amorosa di Vostra Beatitudine risuona an-
cora al nostro orecchio, noi tatti vogliamo pervenga al Vostro
Trono l'eco dei nostri cuori, che Vi amano come il più dolce dei
Padri, Vi riveriscono come Vicario di Gesù Cristo, Maestro
infallibile della Chiesa, Pastore dei Principz' e dei popoli, vera
stella di Giacobbe, in cui si confondono gli sple?zdori della sa-
pienza e della civiltà, le glorie dei passati secoli e i rosa alborì
di un pacz$co avvenire )>.
Poco dopo prende la parola il Servo di Dio. La voce gli
trema per la commozione, e lo sfavillio d'un conforto inef-
fabile rawiva i suoi scarni lineamenti. Si dichiara confuso
nel trovarsi fra tanti illustri personaggi, accorsi dall'Italia
e daIl'Estero per celebrare il I Congresso Salesiano; e a tutti,
alle Autorità locali, ai Vescovi, agli Arcivescovi, ai Cardinali,
in particolar modo all'Eminentissimo Card. Arcivescovo di
Bologna, presenta i più devoti ringraziamenti; e manifestando
d'aver ricevuto ripetute domande d'aprire una casa salesiana
a Bologna, soggiunge che sarà ben lieto se potrà far palese
l'affetto che lo lega all'illustre città ed all'insigne Pastore, cui,
come primo saggio, chiede di baciar umilmente la mano.
L'assemblea scatta in un applauso immenso, mentre il Servo
di Dio si reca a baciare la mano al Cardinale, che affettuosa-
mente lo abbraccia e bacia in viso fraternamente.
Le adunanze, che si tennero per tre giorni, mattina e
sera, si svolsero tutte con ordine, animazione ed entusiasmo
singolare; ed all'imponente spettacolo di tante care persone
raccoltesi a studiare i modi migliori per dilatare l'opera di
salvezza morale e materiale, intrapresa da Don Bosco nei
paesi civili e tra i popoli barbari, all'udire i preziosi con-
sigli e suggerimenti che venivano proposti, il cuore del Servo
di Dio si sentì più e più volte commosso, e andava rievo-
cando tra sè le parole che Don Bosco aveva dette al ter-
XII - Il (<grantrionfo! »
685
mine del racconto del sogno meraviglioso, avuto a S. Benigno
Canavese nel 1881, sullo spirito che deve informare la Società
Salesiana: - C i sono inzminenti molte spine, molte fatiche, cui
terranno dietro grandi consolazioni. Circa il 1890 gran timore;
CIRCA I L 1895 GRANDE TRIONFO!
Grande, invero, fu il trionfo dell'opera di Don Bosco
a1 Congresso di Bologna. 4 Non intendo -diceva I'Eminen-
tissimo Card. Egidio Mauri, Domenicano - fare l'elogio,
nè dell'Istituto Salesiano, nè del suo illustre e santo Fonda-
tore. A lodar degnamente I'uno e l'altro, a me pare che ba-
stino le opere loro. Si p a r d i il semplice programma del
nostro Congresso. Leggendolo, è impossibile non ammirare
l'ampiezza e la varietà del ministero di questi nuovi operai
evangelici, venuti gli ultimi nella vigna del Signore. I1 Sale-
siano con l'azione sua abbraccia direttamente religione e ci-
viltà, tutte le parti più rilevanti della religione e della civiltà.
Egli apostolo di genti barbare e selvagge, infermiere e conso-
latore di miseri Iebbrosi, angelo tutelare dei nostri poveri
emigranti. Egli predicatore dai pergami, direttore di coscienze
nel confessionale, catechista nelle chiese, negli Oratori, negli
Ospizi di carità. Egli nelle scuole e nei collegi maestro e isti-
tutore di ogni classe di persone, di ricchi e poveri, grandi e
piccoli, nobili e plebei. Mentre col magistero, con gli scritti,
con la diffusione della buona stampa, promove scienze, let-
tere ed arti, con zelo più amoroso ancora s'interessa dei più
umili mestieri; e rozzi abbandonati giovinetti trasforma in
artigiani buoni, capaci, operosi, degni di un popolo cristiano
e civile. E in tanta varietà di uffici, quanta opportunità!
Quanta corrispondenza con le condizioni e i bisogni dei luo-
ghi e dei tempi! Quante industrie, quante attrattive a fin
di rendere amabile e fruttuoso il suo ministero!... Con gran
sapienza pertanto al nosrro Congresso fu dato il titolo di
Congresso dei Cooperatori Salesiani... Ritraendo la bella e
cara figura di Don Bosco, esponendo le benemerenze di
lui e del suo Istituto nei ministeri di educazione, d'istruzione
e di apostolato, si viene a dire a tutti gli uomini di buona
volontà: - Cooperate a tante opere buone, e accrescendo il
numero, l'unione, la forza, l'attività dei Cooperatori Salesiani,

38.6 Page 376

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686
IV - Successore di Don Bosco. - Pr;mo periodo
rendete non solo possibile, ma pienamente eficace e fruttuosa
la missione dei prindpali operatori. Gran cosa... innanzi a Dio,
è questa cooperazione!...D.
Anche SEminentissimo Card. Ferrari illustrava la mis-
sione prowidenziale delllOpera di Don Bosco nei nuovi
tempi:
« E necessaria - diceva - una restaurazione sociale
dell'umanità, ed un buon preludio di quest'opera io la rav-
viso nell'attuale Congresso Salesiano. L'Opera di Don Bosco,
che qui s'intende di promovere, è veramente provvidenziale, e
Dio le riserva una parte importante nella restaurazione del-
l'umanità. L'apostolo astigiano, in questo secolo che si dice
dei lumi, mise veramente il dito nella piaga, additò la gio-
ventù, si volse alle masse lavoratrici: perchè l'una e le altre
sono la maggioranza dell'umanità e la maggioranza più cir-
cuita ed insidiata dai falsi fratelli. Don Bosco pensò all'ado-
lescente, pensò all'operaio, volle ricondurli a Dio, a quel Dio
che non può essere la vaga e nebulosa idealità platonica re-
centemente invocata, ma il Legislatore e Reggitore supremo
dell'umano consorzio. Don Bosco piglia il fanciullo dall'in-
fanzia e lo educa a quella religione che deve far intendere al
popolo la sua vera sovranità cristiana. Ed è bene che l'opera
di rigenerazione parta dall'Italia, perchè il mondo sappia
che, anche nel
e sociale, essa
secolo
tiene il
della sua
primato
maggior
fra tutte
laeppnarezniosnioi.n..e)).morale
Con profondo entusiasmo inneggiò all'opera del nuovo
Apostolo della gioventù anche Mons. Davide de' Conti Ric-
cardi, Arcivescovo di Torino. Nel discorso che tenne nella
Basilica di S. Domenica, illustrò l'ampiezza e il carattere
attraente della carità di Don Bosco: « Cent'anni fa si gridò Dio
e popolo, si gridò fratellanxa ed eguaglianza; ma questo amore
finì colla tirannia delle rivoluzioni. Cinquant'anni or sono si
tornò a gridare amore al popolo; lo si voleva far sovrano,
felice; ma questa felicità si è volta in miseria ed affanno. Don
Bosco intese qual fosse l'amore del popolo, perchè sapeva
che cosa sia l'amore di Dio. Egli volle sollevare il popolo;
e, più fortunato di Archimede, trovava il punto d'appoggio
per la leva, che doveva sollevare il mondo morale; questo
KII - Il ({grantrionfo! n
6$
punto d'appoggio è Gesù Cristo... Mirò ai fanciulli, e con
Gesù Cristo li strinse, li educò, li aiutò, li ebbe salvi; mirò
gli adulti e colla carità di Gesù Cristo li awinse e li protesse;
mirò ai derelitti e agli infermi, e li soccorse. Al suo cuore
non pose confini l'Italia, che, come patria diletta, ebbesi le
prime sue cure; fissò altre terre e dovunque dilatò le fiamme
del suo amore. Ecco perchè si parla al popolo delle opere di
Don Bosco! Ecco perchè il popolo deve ammirarle, aiutarle,
esaltarle! Le opere di Don Bosco e dei figli suoi sono frutti
dell'amor santo, che in Gesù Cristo egli ebbe pel popolot).
Anche in pubblica adunanza Mons. Riccardi, manife-
stando la sua gioia per l'ottima riuscita delle adunanze:
a Ho udito - diceva - gli splendidi discorsi... ho udito gli
applausi; e, mentre si gridava viva Don Bosco e viva Don Rua,
ho udito una voce che gridava viva Torino! viva Torino!
Fu a Torino che Don Bosco incominciò i suoi prodigi; e
quindi quale onore per Torino e per la mia diocesi questo
Congresso, che è un trionfo salesiano! Ma io non godo meno
appunto pensando alla gioia dei Salesiani. i% da lunghi anni
che li conosco. Da pochi anni sono a Torino, tuttaviapersonal-
mente riconosco il bene grande e immenso che fa la Congrega-
zione Salesiana, tantochè, se una Congregazione potesse es-
sere Vescovo ausiliare, farei mio Vescovo ausiliare la Con-
gregazione Salesiana )).
E non si pensi che il programma del Congresso fosse
un'esaltazione dell'opera di Don Bosco. Scuola Cattolica e
Scienza Italiana di Milano ne pubblicò un ampio resoconto
del sac. AIfonso Ferrandina, che, stampando10 in fascicolo
a parte, faceva questa dichiarazione:
<t Si diceva che quella riunione avesse avuto un fine
tutto suo proprio, cioè la maggior diffusione di una Congre-
gazione religiosa, che ha fatto tanto bene all'Italia ed al mondo;
eppure il Congresso Salesiano è proceduto come ogni altro
Congresso; il sz~oparticolare interesse, il suo $ne speciale
s ì può sintetizzare in queste parole: LA SALVEZZA SOCIALE PER
MEZZO DELLA RELIGIONE E DELLA CARITA.
)) Questo giudizio così sintetico di tutti i discorsi, di tutti
i lavori sezionali, di tutte le assemblee, non è gittato casi.

38.7 Page 377

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688
IV - successore di Don BOSCO. - Primo PeYiodo
Basta rileggere, dai giornali che ne hanno parlato, i punti
più salienti, i titoli di tutti i discorsi, da quelli dei Cardinali
Svampa, Ferrari, Mauri, a quello del Vescovo napoletano
Carlo Caputo, dai discorsi Olivi, Sassoli Tomba, AIessi, Car-
panelli, Barberis, Trione, Cerruti, Ambrosini, Crispolti, ecc.,
a quello in lingua slovena dello Smrechar, in lingua fran-
cese del Marchese di Villeneuve, per confessare come unico
abbietto del CongressoSalesiano, più di quello d'essere un inno
d'ammirazione per Don Bosco e per i suoi figli, fu un inno
per il Papa, per i Vescovi, per il Sacerdozio cattolico; più
che di parlare delle opere particolari dei Salesiani, si parlò
delle opere della Chiesa militante; più che di parlare delle
difficoltà e dei disagi delle Missioni Salesiane, si sfatarono
le calunnie dei nemici della Chiesa, si combatterono ad
oltranza le scuole del materialismo e del pessimismo contem-
poraneo, s'incoraggiarono gli animi per un santo risveglio
di fede, si conquisero i cuori per un maggior incremento alla
via&... A noi pare come un Congresso Salesiano, tenutosi a
Bologna e tenutosi in quel modo, con tanto splendore d'ap-
parato, con tanto concorso della migliore aristocrazia cit-
tadina, segni un gran momento storico per l'azione cattolica
in quella città)).
possiamo, nè dobbiamo tralasciare il più bel docu-
mento dello splendidissimo successo dell'adunata salesiana
di Bologna, che è il breve ragguaglio che YEminentissimo
Svampa, insieme con gli altri Porporati e Prelati, ne inviava
al Santo Padre nefl'ultima adunanza:
«Non si poteva dubitare dell'esito del primo Congresso
Internazionale dei Cooperatori Salesiani, auspice la Vostra Be-
nedizione, giacchè da cotesta Apostolica Sede deriva una sin-
golare e perenne virth, che mirdilmente alimenta e promove
tutto che sta unito ad essa. La qual cosa risplende in moltissimi
fatti ed uomini, ma specialmente in Colui che diè vita a l l ' o p m
Salesiana, il quale a niuno fu secondo nell'ossequio riverente
verso il Pontefice Massimo e questo l a s d ai suoi quasi supremo
ricordo, 11 voto nostro, pertanto, da gran tempo vagheggiato
di adunarci per conferire insieme dei comuni interessi, aEJine
fu dalla benignità divina esaudito. Per efletto di questo soami-
simo convegno abbiamo avuto agio di trattare e discutere in-
torno alle svariate opere della Pia Società Salesiana. Abbiamo
esposti i frutti Jfn qui, la Dio merce, raccolti, non già a pompa
di ostentazione, essendo noi servi inutili, ma a&nc& fossero
a noi di sprone, agli altri di soave attrattiva.
)) M a assai più abbondante si presenta al nostro sguardo
la messe da raccogliersi; e perciò con maggzbre alacrità abbiamo
rivolto a questa le nostre cure. L'educazione della gioventù,
il miglioramento della classe operaia, la necessità della buona
stampa furono i piecipui oggetti, intorno a cui colla più di-
ligente solerzia si agfirarono i nostri co+i, le dispute e le de-
liberazioni nostre. Da queste cose principalmente, come bene
intravide lo stesso Fo~zdatoredell'opera, potrà avere salvezza
la pericolatzte società.
E poichè la carità di puell'Umo, cui nessun confine arre-
stava, atterriva alcuna dz&coltà, volò eziandio ai miseri che
seggono nelle tenebre e nell'ombra di morte, per& colla massima
soLlecitudine ci occupammo dege Missioni presso i popoli infedeli.
)) Finalmente prendemmo a trattare della stessa Associazione
dei Cooperatori Salesiani, la cui solidità e Pm'dezza è, come
ognun vede, di somma importanza, imperocchè da questa opera,
in apparenza tenue, come da radice deriva tutta la vita della
Famiglia Sal~-f.ihn"a.
)> Ora ci allieta la speranza che non rimangano infruttuose
le fatiche sostenute per la gloria di Dio e la salvezza delle anime.
Del che ci a&da il patrocinio della Vergine, di S. Francesco
di Sales e dello stesso nostro Foudatore, la cui santità fu tanta
che, menwe assicura della sua potente intercessione in cielo, ci
fa confidare che anche in terra sarà solhvato tra non molto
all'oLYno.ur.elt.imdeaglaidaulntaarnizPa.fu particolarmente solenne anche per
la parola del Servo di Dio, il quale, riconoscendo, che quanto
si era fatto, era a Dbrzino factum et mirabile in ocu1i.t nostris,
con parole che andGrono al cuore di tutti ringraziò i
presenti, e li assicurò che a nella storia della Società Sale-
siana le date z3-z4-zjaprile 1895 sarebbero state segnate a
dcealraCttaerrdi .d'oSrvoa,meptara»e.sse avrebbe perpetuamente brillato il nome
- 44 Vice dei Seruo di Dio Michele Run. vol.I.

38.8 Page 378

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690
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
Questi dichiarava, che la sua soddisfazione era impalli-
dita da un sentimento di mestizia, perchè si era alla fine.
<C Mi duole altresì di dover dare l'addio ai miei carissimi Sa-
lesiani, e specialmente al mio carissimo Don Rua, l'anima di
questo Congresso; ma è per poco, giacchè egli lo ha detto,
e la parola di Don Rua non si è mai smentita, è come la jirma
in una cambiale con data memoranda. E noi li avremo i Sale-
siani, non come ospiti, li avremo nostri; non di passaggio, ma
stabilmente D.
I1 26 aprile si volle render grazie alla Vergine, con solenni
cerimonie al Santuario della Madonna di S. Luca; e mattina
e sera, non meno di cinquantamila devoti salirono al colle
benedetto.
Don Rua fece subito avere al Santo Padre anche una
privata relazione, a mezzo di un segretario particolare di
Sua Santità; ed il Sommo Pontefice, mentre faceva giungere
a lui, per lo stesso tramite, l'assicurazione della gioia che gli
aveva procurato, inviava un'altra lettera al Card. Svampa,
per dirgli tutta la letizia dell'aver appreso che il recente Con-
gresso aveva ottenuto quel felice esito che gli aveva augurato.
Il Servo di Dio pregò anche uno dei primi allievi deli'ora-
torio, Don Giacomo Bellia, che si recava a Roma, di andare
a farne, in nome suo, un racconto particolareggiato al Cardi-
nal Rampolla del Tindaro, Segretario di Stato e Protettore
della Societi Salesiana; e il buon condiscepolo, dopo aver
dato all'Eminentissimo un minuto resoconto del Congresso,
che egli diceva un vero prod2io: ((Aggiunsi - scriveva a
Don Rua il 30 aprile - che le risoluzioni prese non riguar-
dano solo la Società Salesiana, ma un risveglio generale di
buone opere a rimedio delle piaghe della società, e terminai
con fare l'elogio di Bologna ospitale, e delle autorità civili
e di pubblica sicurezza, e degli stessi giornali cattivi, che par-
larono anch'essi molto benevolmente dei Congresso e delle
cose salesiane. Sua Eminenza, in fine, prese la parola e disse
a un dipresso così: - Dica a Don Rua che lo ringrazio tanto
del pensiero gentile di mandarmi notizie speciali del Con-
gresso. Ne riferirò al Papa, il quale ne sarà molto contento.
Dica ai Salesiani tutti, che ringrazino molto il Signore di sì
XII - Il ((grantrionfo!))
691
felice esito, che gli sieno molto riconoscenti e da ciò prendano
motivo di lavorare con coraggio e nuova lena, e così corri-
spondano alla grazia del Signore ed alla benevolenza che loro
addimostra la Chiesa per mezzo dei suoi Pastori e dei fedeli D.
Questo pensiero era già profondo nella mente del Servo
di Dio il quale, dopo una breve fermata a Modena, - dove
il 27 aprile tenne conferenza nella chiesa di S. Carlo, presen-
tato da quell'Arcivescovo, e visitò i locali destinati per il
collegio salesiano, ed ebbe il piacere di salutare gli alunni
della Casa S. Giuseppe, i futuri alunni dei Salesiani, -
rientrato nell'Oratorio si affrettava a comunicare ai confra-
telli le care impressioni riportate a Bologna, venendo a questa
conclusione:
* L o splendido risultato del Congresso ci renda ognor più
cara la Pia Società, a cui Iddio per tratto di sua singolare mi-
sericordia n' ha chiamati. Se già per mille prove sapevamo che
Iddio benedice e protegge in modo speciale l'Istituto a cui ap-
parteniamo, questo Congresso valga a rendercene ognor più
persuasi, e ci sproni a sempre meglio meritare i celesti favori )).
E perchè il santo invito non rimanesse lettera morta,
scendeva a questi rilievi:
(C V i confesso, carissimi Figli in G. C., che fui coperto di
confmWZonel vedere quale alta stima si abbia ovunque dei po-
veri Salesiani. Essi furono rappresentati al Congresso quali mo-
delli di religiosi, come ardenti di santo zelo per la salvezza
delle anime, come valenti maestri nell'arte dzflcilksima di edu-
care la gwventù, nell'injmmarla alla pietà. Più vivo divenne
in molti Vescovi e Cooperatori il desiderio di veder sorgere
nelle loro città Istituti Salesiani, ripromettendosi da loro
veri miracoli per la rigenerazione della odierna società. Ma
voi mi scuserete, se in fondo al cuore io chiedeva a me stesso
se noi siamo realmente quali siamo creduti!... i\\/['assalì più
volte il dubbio sconfoitante che non avessero i nostri troppo
benevoli Cooperatori a ricredersi, se loro si
di esaminare da vicino la condotta di certi
pcoorngfersasteelilli.d..eAsthr!o
se coloro che sono rilassati nella pietà, poco osservanti della Santa
Regola, negligenti ne' loro doveri, fossero stati presenti al Con-
gresso, non ne dubito, avrebbero fatto il proposito di mutar vita.

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692
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
V e ne scongiwo, uniamoci tutti per sostenere I'onore della nostra
Pia Società, VIVIAMO DELLO SPIRITO DI DON BOSCO E RAPPRE-
SENTIAMOLO MEGLIO CHE PER NOI SI POSSA OWNQUE ABBIA A
... CONDURCI LA MANO DI DIO )).
Egli viveva davvero dello spirito di Don Bosco, vivendo
continuamente unito a Dio. Ecco le impressioni che lasciò
in chi lo vide, intimamente, anche durante il Congresso.
<< Ogni volta che egli venne a Bologna - attesta la marchesa
Prudenza Boschi vedova Ricci Curbastro - soleva visitare
la veneranda mia zia materna, Teodolinda Pilati vedova Do-
nini. E questa, sapendo di farmi cosa più che gradira, ci
chiamava a sè vicini per riverirlo e riceverne la benedizione.
Ma in verun altro incontro, come nell'aprile 1895, epoca
trionfale del I Congresso Internazionale Salesiano, mi fu
dato di osservare con tutto l'agio Don Michele Rua. In quei
giorni egli fu ospite della sullodata mia zia, e, per es-
sere le nostre case limitrofe e tra comunicanti, si assise
anche alla nostra mensa, dove presiedeva l'ottuagenario mio
padre, marchese Antonio Boschi.
Casi, avendolo di continuo sott'occhio, sia nella sede
del Congresso che fra le pareti domestiche, potei ammirarne
le virtù, congiunte a tanta soavità di tratto.
» Lo si vedeva assorto in Dio nelle azioni più sante come
nelle comuni; e questo pesò non gl'impediva di fare, con-
versando, argute e piacevoli osservazioni, come di accogliere
con l'usata serenità qualsiasi anche più umile visitatore. Tra-
scorrendo per le nostre stanze, lo udiva con le parole dei
salmi invocare su gli abitatori di quelle la pace e l'assistenza
dei Santi Angioli; e così per soddisfare la pietà del nostro
buon padre accondiscese, nel turbinio di quei giorni, di ce-
lebrare un mattino la Santa Messa nella privata Cappellina
di lui. Ricordo anche, che presa da un entusiasmo facile a
comprendersi in una madre di numerosa famiglia, importu-
navo l'ottima zia per ottenere l'assenso di assistere tutti,
padroni e domestici, nell'ora più tarda della sera all'ultima
benedizione di Don Rua, e come questi posasse la mani sul
capo innocente dell'ultima nostra fanciullina, levando al
cielo i poveri occhi arrossati e stanchi. I1 prof. D. G. B. Fran-
- XII Il ((grantrionfo!~
693
cesia, che gli era compagno, sa quali giornate faticose e piene
fossero quelle per il Servo di Dio, e quale virtù potea sup-
porsi nell'inalterabile serenità di Lui. Avrei baciato, potendo,
le orme de' suoi piedi, tanto mi sentiva certa ch'egli era un
Santo! Ecco Quanto posso dire come testimonio oculare di
- quei fortunati2imi
».
(( Il Sipnore diceva Don Rua - v a jrammischiando
per i suoi-servi le tribolasioni colle consolazionio, e le con-
solazioni con le tribolazioni.
I1 mese dopo, nell'Oratorio, cessava di vivere l'economo
generale della Società Salesiana, Don Antonio Sala, sotto la
cui direzione, oltre vari collegi aperti in Italia e all'Estero,
erano sorti il bel San Giovanni Evangelista in Torino, il
Sacro Cuore di Gesù in Roma, e il mausoleo sulla tomba di
Don Bosco in Valsalice, e s'erano compiuti i restauri e le
decorazioni di iMaria Ausiliatrice in Valdocco. Mite di carat-
tere e di una rettitudine e semplicità esemplare, il caro Don
Sala non risparmiò fatiche per compiere gli interessi. del-
l'istituto, anche con detrimento della sua sanità. Difatti da
oltre un anno, lo andava affliggendo una dolorosa, malattia
al cuore, e lavorò fino all'ultimo; e il 22 maggio veniva se-
polto nella cappella da lui eretta nel camposanto per i Sa-
lesiani.
I1 dì seguente si compì una solenne cerimonia in Maria
Ausiliatrice. Fin da11'8 febbraio del 1893 Leone XIII, per
mezzo della Sacra Congregazione degli Affari Ecclesiastici,
aveva emanato il decreto d'erezione del Vicariato di Mendez
e Gualaquiza per l'evangelizzazione dei selvaggi Jivaros del-
l'Equatore, affidandolo alla Società Salesiana nei faustissimi
giorni del suo Giubileo Episcopale; e pochi mesi dopo i
nostri missionari s'inoltravano in mezzo a quelle foreste, ed
impiantavano una residenza a Gualaquiza. E il 18 marzo
1895, nel Concistoro Segreto, lo stesso Sommo Pontefice
preconizzava il nuovo Vicario, Don Giacomo Costamagna,
vescovo tit. di Colonia nell'Armenia; e questi, il 23 maggio,
vigilia della solennità dell'Ascensione e vigilia della festa di
Maria Ausiliatrice, riceveva, nel Santuario di Valdocco, pre-
sente una gran folla di popolo, la consacrazione episcopale

38.10 Page 380

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694
- IV - Successore di Don Bosco. Primo periodo
dall'Arcivescovo di Torino, assistito da Mons. Leto e Mons.
Bertagna. Appena tornò in sagrestia, Don Rua tentò di ba-
ciargli la mano; e il nuovo Vescovo, gettategli le braccia al
collo, l'abbracciò e baciò devotamente, mentre le lacrime
scorrevano abbondanti dagli occhi dell'uno e deli'altro.
e La vera pietà, - ripeteva Don Rua - il vero amor
di Dio, non sa limitarsi a sè, m a è espansivo e cerca dzyoon-
ders2 negli altri )>.
I1 15 luglio s'inaugurò un nuovo Oratorio festivo a Busto
Arsizio, nella provincia di Milano, durante le feste dell'in-
coronazione della Madonna deii'Aiuto, che si protrassero
dal 13 al 17 luglio, promosse dal zelantissimo Mons. Tetta-
manti. Vi si recò anche il servo di Dio, che non potè fermarsi
sino al 15,ma prese parte alle solenni cerimonie mariane.
« I1 14 luglio 1895 mi trovava a Castellanza - scrive
Suor Teresa Spinolo - e venne incoronata nel vicino paese
di Busto Arsizio la Madonna dell'Aiuto. I1 Cardinale di
Milano compì la cerimonia,
ed anche del rev.mo signor
alla
Don
pRreusae.n..zaNdoii
sette vescovi,
ci recammo a
Busto. I1 venerato Padre ci accolse amorevolmente ed ebbe
per ciascuna di noi parole confortanti. I1 suo esterno rivelava
la santità dell'anima sua e da ogni parte si sentiva ripetere: -
E un Santo! - Svolgendosi la processione, il popolo, nell'am-
mirarlo in quel contegno così modesto, ripeteva: - Passa
un Santo! ecco un Santo! - Anche il Prevosto di Castel-
lanza, il quale trovavasi presente alle sacre funzioni, ebbe
in seguito a dire: - Fra tutti quei Mitrati, il signor Don Rua
f u quello che m i colpi più fortemente D.
Alla fin del mese si portava a Nizza Monferrato, dove
ricevette i santi voti di cinquantadue novizie, e tenne « u n ac-
calorato discorso, spirante amore al Signore, e zelo per com-
piere il proprio dovere di cristiane, religiose, e Figlie di Maria
Ausiliatrice P.
E vi tornò in agosto per importanti deliberazioni di siste-
mazione, durante gli esercizi per Ie signore, e verso la fine
dei mese.
Un giorno disse alle suore: «Pregate tanto il Signore che
vi mandi molte vocazioni, e voi coltivatele, afinchè si possa
- XII Il n gran trionfo! »
695
fare un gran bene in tutte le parti del mondo. Ma nello stesso
tempo non dimenticate voi stesse, ed usatevi quei riguardi
che sono indicati nelle Deliber~aioni,per conservare fa sa-
lute corporale, e soprattutto per ornare l'anima vostra di
virtù. E state attente a crescere ogni giorno nella perfezione,
senza mai soffermarvi; altrimenti correreste pericolo di an-
dar indietro s.
e A noi - ricorda una novizia - raccomandò di aver
molta confidenza in Maria Ausiliatrice, di avere molta carità
fra di-noi tutte, essendo questa il vincolo della perfezione;
di praticare bene l'obbedienza, facendo puntualmente ciò
che dispongono i nostri superiori, perchè colla pratica di
questa virtù e della santa umiltà ci faremo sante. Soggiunse
che molte di noi ci troveremo presto sul campo del lavoro,
dove non vi sarà più tanta abbondanza della divina parola
e dove la pietà non avrà più quel pascolo che si aveva nella
casa madre o nel noviziato >>.
Le sollecitudini di Don Riia per il profitto dei suoi figli
spirituali erano continue. Abbiamo gli appunti delle rac-
comandazioni che fece in quell'anno ai nuovi ascritti, chierici
e coadiutori:
«Tutti avete fatto buoni propositi; ora vi mettete in viaggio,
ciascuno per la sua carriera; verso dove? Verso la nostra etemita!
Che viaggio importante! Ci si presentano due vie; una che conduce
al paradiso, e l'altra all'inferno.
1) Tre ricordi saranno i mezzi per far bene il nostro viaggio.
1 10 UNA FIACCOLA: Lucerna pedious meis verbum tuum. Tenete
sempre con voi qualche buon libro di lettura spirituale: Nulla dies
sine linea. Leggete con calma; richiamate alla mente le verità medi-
tate, e conservate vivo in voi il fuoco dell'amor di Dio. Alle buone
letture la Chiesa deve un S. Ignazio, un S. Giovanni Colombini.
i)Quali libri dovrete leggere? Il Giovane Provveduto, La Pratica
di amar GesG Cristo, il De imtntione Christi, le iMassime eterne di
S. Alfonso, l'Apparecchio alla morte, le vite dei santi, il Santo Van-
gelo, le vite dei giovani dell'oratorio, ecc.
I) 20 UN CIBO. I1 profeta Elia ebbe da un angelo un pane che
I'aiutb a proseguire il suo cammino, quando già trovavasi stanco, e
s'era addormentato. I1 Signore ci prowide questo cibo nel SS. Sa-
cramento. Ego sum panis vivus,,pi de coclo descndi. Panis quem ego
dabo, caro mea est pro mundi vzta.

39 Pages 381-390

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39.1 Page 381

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696
N - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
» Modo di servircene. Orazioni del mattino e della sera: la Santa
Messa quotidiana; le sacre funzioni; la visita al SS. Sacramento.
» Cibiamoci di questo cibo dei forti, con quella frequenza voluta
dal nostro stato. Chi & chiamato a maggior perfezione, si cibi con
maggior frequenza, anche quotidiana, e gli altri secondo la loro pos-
sibilità.
30 UNA BUSSOLA. La devozione a Maria Santissima. La bussola
ci fa trovare la stella polare; la devozione a Maria Santissima ci fa
trovare la vera stella che ci guiderà al porto. I cristiani di Genisa-
lemme, per distinguersi dai Maomettani, portano lo scapolare; noi
distinguiamoci colla devozione alla Madonna. Preghiera. S. Rosario.
Abitino. Medaglie. In ogni caso: Respice stellanz, voca Mariam n.
Ai chierici di Valsalice, di Foglizzo e d'Ivrea, al princi-
pio del nuovo anno scolastico, faceva queste esortazioni:
(<Procnriamoci degli alleati, che ci aiutino a pwsevemre nel bene
ed a cornhattere i nostri nemici. Essi siano Don Bosco, S. Francesco
di Sales, l'Angelo Custode, i nostri Santi Protettori, Maria Santis-
(
sima, Gesù in Sacramento.
Procuriamoci la santa ambizione di piacere a Dio in tutte le nostre
azioni, studiandoci di farle in modo che piacciano a Lui.
1) Proponiamoci anche l'avarizia del tempo, impiegandolo come ci
vien prescritto dall'obbedienza: Fili, consevva tempus, et tempus con-
servabit te >).
Dal 9 al 13 settembre si tenne a Torino il XIII Congresso
Cattolico Italiano nella chiesa di S. Giovanni Evangelista e
nell'annesso istituto salesiano; e il Presidente Generale del-
I'Opera dei Congressi Cattolici, Comm. Giovanni Paga-
nuzzi, in una lettera a Don Rua, diceva che era << riuscito in
modo superiore a tutti gli altri dodici Congressi che I'ave-
vano preceduto >>e,che ciò si doveva, in tanta parte, a Don
Rua e alla Società Salesiana: Chè se noi trovammo e dove
accogliere splendidamente nella luce della massima pubblicilà
E'Episcopato numerosissiwlo e i numerosissdmi Congressisti per
le adunanze generali, e nel tempo stesso u n asilo riposato e
tranquillo per le panfiche e feconde discussioni delle nostre
Sezioni e p& nostri studi, ciò si deve alla Chiesa e alE'Istituto
Salesiano d i S. Ciovanni Evangelista >> (I). E nel desiderio di
- (1) Ia chiesa aveva assunto un apparato sem~liceed espressivo. Dalla volta
pendevano sopra il presbitero tre grandi stendardi con i motti: - Preghiera Azione
XII - Il ((grantrionfo! »
697
soddisfare 4 un preciso dovere n, assicurava il Servo di Dio
che pregava i1 Signore a compensare almeno in qualche
parte il debito contratto s, C col glorificare a1 più presto l'umile
suo servo Don Bosco 9.
Essendo di quei giorni convenuti a Torino anche molti
direttori diocesani, decurioni, e zelatori dei Cooperatori,
Don Rua li invitava a Valsalice la mattina del1'11. Circa
duecento furono quelli che vi accorsero; ed egli ricordò
loro la duplice missione dei Cooperatori Salesiani: sostenere
le Opere e missioni Salesiane, e ricopiare ed estendere in mezzo
alla società lo zelo e lo spirito d i Don Bosco, specialmente a
salvezza della gioventh.
Quindi si passò ad illustrare la parte che spetta ai diret-
tori diocesani, ai condirettori ed ai decurioni; lo scopo delle
conferenze prescritte per la festa di S. Francesco di Sales
e di Maria Ausiliatrice; e i temi che conviene svolgere in tali
circostanze, ad es. l'educazione cristiana della gioventù h
casa e fuori di casa, l'assistenza morale e materiale agli
orfani e abbandonati, la cura delle vocazioni ecclesiastiche
e religiose, le diffusione della buona stampa tra la gioventù
e il popolo; come si debbano aiutare e sostenere le Missioni
tra gli infedeli. I1 Congresso riuscì cordialissimo, animato dal
più soave entusiasmo; e tutti i presenti si raccolsero, insieme
con Don Rua, a pregare sulla tomba di Don Bosco, che, pur
nel silenzio che allora la circondava, diceva tante cose alla
mente e al cuore dei visitatori.
I1 7 ottobre, con gioia del Servo di Dio, si rendeva omag-
gio anche alla memoria dell'angelico alunno di Don Bosco,
Domenico Savio, in Mondonio, coll'inaugurazione di una
lapide sulla casa, dalla quale era volato al cielo. Vari Emi-
nentissimi Cardinali inviavano le più splendide a d e s i o ~ ,e
Giacomo Della Chiesa (il futuro Benedetto XV), che dal lab-
bro della mamma aveva ascoltato nella sua giovinezza la
- Sac~z)?ziiod; a ogni arco della navata minore altri orifiammi con i motti: - Unione
- - - Coraggio - Rettitudìee - Umiltà - Concordia Costatma Freschezza - Educazione
- - Abnegazione Corità fraterna - Tolleranza - Amoievolezza. I1 palco della presi-
denza era in fondo alla chiesa, di fronte all'altar maggiore, sul quale troneggiava
la statua della Madomia, fiancheggiata dalle statue della Fede e della Speranza.

39.2 Page 382

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698
- IV - Successore di Don Bosco. Primo periodo
lettura della vita che ne aveva scritto Don Bosco, comunicava
a nome del Card. Rampolla del Tindaro, che anche il Santo
Padre, di tutto cuore, inviava l'implorata benedizione, <( au-
gurando che la memoria del pio giovane Savio, tanto stimato
>>. da Don Bosco, valga u sempre più promovere m'giovani degli
Oratori Salesiani ramore alte virtù cristiane
Leone XIII aveva tanta stima per Don Rua, che non la-
sciava occasione per dimostrargliela. Quando Mons. Costa-
magna, consecrato vescovo, fu a rendergli omaggio e gli disse
che sarebbe tornato a Torino per il '24 giugno, per la festa
commemorativa di Don Bosco e per quella di Don Rua:
(i Ah! Don Rua! Don Rua! - esclamò il Santo Padre con
ineffabile compiacenza - si, la mia benedizione a lui, ed a
tutti bwma festa! a.
Anche Mons. Fagnano, tornato di quell'anno in Italia
in cerca di nuovo personale, ammesso il 25 settembre in
udienza dal S. Padre, lo senti esclamare:
- Che bene fa la vostra Congregazione! è adattata ai
tempi chc corriamo, Spera che il Superiore potrà darle per-
sonale?
- Santo Padre, sì; Don Rua è tanto impegnato in aiutare
questa missione, che me ne assegnerà trenta.
- In questo si vede proprio la benedizione di Dio, perchè
-anta sviluppo prende la Congregazione di Don Bosco -e
d'anno in anno si vede aumentare...
- Santo Padre, il mio Superiore, unito al Capitolo della
nostra Pia Società, m'incarica di umiliare ai piedi di Vostra
SanfitÙ i Suoi O S S ~ ~ SUP~EC, IALMENTE IN QUESTE CIRCOSTANZE
DOLOROSE.
- Conosco il vostro Superiore ed il suo attaccamento
alla S. Sede; accetto con piacere questi ossequi, che mi sol-
levano, e dò ben volentieri la benedizione.
I1 venticinquesimo della presa di Roma aveva dato luogo
ad insolite manifestazioni politiche con discorso dell'on. Crispi
sul Gianicolo, che suscitò unanimi proteste e generose testi-
monianze d'affetto al Sommo Pontefice, specie tra gli Italiani.
((Veramente - scriveva Papa Leone XIII - per quei
senso d'umanità insieme e di decenza, che alberga anche ne-
XII - Il «gran triafo! 8
699
gli animi presi dalla
sperare un riguardo
aplamsseinoone,allnaonnoCstirapacraenvaizise.o..veSrcihivoollloe
invece andar oltre ruvidamente; di guisa che siamo stati
condotti a questo, di dover essere quasi immediati testimoni
all'apoteosi della rivoluzione italiana e della conseguente
spogliazione della Santa Sede. Familiari, per divino favore,
alla sofferenza e a1 perdono, mettiamo da un canto l'af-
fronto recato alla persona; molto più che a lenire la presente
Nostra amarezza accorse spontanea la pietà delle genti cat-
>>. toliche; e segnalossi tra queste l'Italia per protestazioni ge-
nerose di affetto preziosissimo
E serenamente affermava: G Si tramutano le cose umane,
ma la virtù bene$ca del magistero :upremo della Chiesa viene
dalE'alto,"edè sempre la medesima; con questo dipiù, che essendo
esso ordinato a durare quanto i secoli, tiene dietro con amorosa
vigilanxa al cammino dell'unmità; nè r i m a , come sognano
i suoi detratto& di attemperarsi quanto è possibile ai ragionevoli
bisogni dei tempi. Se, porgendoci docile orecchio, attingessero
gl'ltaliani, dalle tradizioni avite e dalla coscienza de' loro
veri interessi,il coraggio di scuotere ilgiogo mmsonico, apriremmo
l'animo alle più liete speranze in ordine a questa caramente
diletta terra italiana s.
Ecco uno dei generosissimi voti che ripetutamente echeg-
giarono dal cuore dei Papi, prima dell'11 febbraio 1929!
I1 31 ottobre un'altra consolazione inondava il cuore apo-
stolico del Servo di Dio, nel dar l'addio a 107 missionari,
87 Salesiani e 20 Figlie di Maria Ausiliatrice, che partivano
alla volta del Messico, della Venezuela, dell'Eguatore, della
Bolivia, del Perù, del Chilì, dell'Argentina, dell'uruguay,
del Brasile, della Terra del Fuoco, dell'Algeria, della Tunisia,
e della Palestina. Era la spedizione pi3 numerosa che si com-
piva dacchè si erano iniziate le Missioni Salesiane.
Quella mattina volle celebrare per i partenti nella cap-
pella di Don Bosco, e faceva loro queste raccomandazioni:
- Ricordate sempre il DA MIHI ANIMAS; non cercate mai de-
naro; ovunque andiate, siate sempre i buoni figli di Don Bosco;
- e, in fine, regalava a ciascuno cento immagini di San
Giuseppe.

39.3 Page 383

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?O0
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
( ( Efu certamente gran conforto pel mio cuore - scriveva
il 10 gennaio 1896 - l'aver saputo un mese dopo che tutti
questi miei figli erano giunti alla loro destinazione. Che più?
Nel tempo stesso ci giungevano lettere che ci assicuravano
che nulla avevano sofferto i Salesiani d'America, durante la
rivoluzione scoppiata nel Peni, nella Colombia e nell'Equa-
tore.
sime
sMpianec..o.nn.questi jion
dovevano
essere intrecciate
pungentis-
Ed una spina pungentissima fu la catastrofe ferroviaria
avvenuta il 5 novembre presso Juiz de Fora nel Brasile.
Mons. Lasagna, dopo aver predicato una missione in Guara-
tinguetà, partiva col Segretario e Don Zanchetta ed altri
quattro salesiani ed otto suore, accompagnate da una buona
signora, in un carrozzone speciale, messo a sua disposizione
dal Governo, per andare a fondare una scuola agricola a Ca-
choeira do Campo, un collegio femminile ad Ouro Preto,
e un altro a Ponte Nova.
Giunti alla Barra do Piraky, scesero e pernottarono; e la
mattina seguente si rimisero in viaggio alla volta di Lafayette
ed Ouro Preto. Alle ore quindici giungevano a Juiz de Fora;
e tutti, salesiani e suore, stavano pregando, quando ad un
chilometro appena dalla città, ad uno svolto, ecco avanzarsi
sullo stesso binario,.a brevissima distanza, un treno merci.
Immediatamente i macchinisti danno l'allarme; quello del
treno
colpo
vlaiamggaicactohriin,aa...riNscohnioèdpelolsasivbiitlae,,
tenta
e un
di arrestar d'un
cozzo tremendo
sfascia e riduce in pezzi le macchine; e contemporaneamente
il vagone postale, che veniva subito dopo la macchina nel
treno viaggiatori, si sprofonda nel carrozzone dove si tro-
vavano i nostri e rompe e frantuma il primo scomparti-
mento, nel quale viaggiavano le suore, il secondo dov'era
gMlioanlstirginsoarleesciaonl is..e.gereMtaroion,siegns'oarrere, sitlasengerlettearrzioo,
dove
Don
stavano
Bernar-
dina Villaamil, quattro suore, ed un fuochista, restano sfra-
cellati! Benchè piovesse dirottamente, subito accorsero sul
luogo del disastro migliaia di persone; e ci vollero due ore
per estrarre e ricomporre i cadaveri.
Don Zanchetta telegrafò immediatamente a Don Rua:
- XII I2 (I gran trionfo! »
70'
< < M m g m rLasagna, Segretario, quattro suore, morirono di-
sastro ferroviario B.
-
I1 Servo di Dio
narra Don Luigi
s'era recato
Terrone -
a
la
Foglizzo. <<Siera fatta
vestizione di numerosi
novizi: la festa era stata solenne; e Don Rua aveva compiuto
la cerimonia con immenso giubilo del suo cuore, poichè
erano oltre 140 i novizi, che avevano indossato l'abito dei
figli di Don Bosco. All'indomani egli doveva partire per To-
rino. I novizi lo avevano atteso presso il portone e lungo la
scala che conduceva alla direzione. Quando il Padre venerato
apparve, scoppiò un fragoroso applauso. Don Rua sorride,
e contemplando con visibile compiacenza la grande schiera
di novelli figliuoli, batte anch'egli le mani. Poi, pregato dai
superiori, c'imparte la benedizione. Appena egli ebbe pro-
nunciata la forrnola, mentre scoppiava un altro uragano d'ap-
plausi, dal portone spalancato vedo entrare tutto frettoloso
Don Lazzero. Mi awicino a lui, salutandolo e cercando di
baciargli la mano; ma egli, con gesto risoluto si schermisce
e mi chiede: - Dov'è Don Rua? - Eccolo in capo alla
scala!
Egli si fa largo, e si avvia verso di lui, serio serio. Don
Rua lo aveva già visto, e dall'agitazione che lesse sul volto
prevedendo qualche cosa di sinistro, parve disporsi alla no-
tizia, così che l'abituale sorriso perdette della sua spontaneità.
E Don Lazzero gli consegnò un telegramma, dopo aver
detto al superiore qualche parola, atta a prepararne l'anima
alla dolorosa sorpresa.
Don Rua apre il telegramma, legge silenziosamente e
si fa serio: poi alza gli occhi al cielo, li chiude, incrocia le mani
e rimane pensieroso. Noi eravamo in perfetto silenzio e come
stretti da una terribile angoscia. E il buon Padre esclama a
voce alta:
- Dominus dedit, Dominus abstulit; sit nomen Domini
benedictzim!...
La sua voce era tremante, ma l'accento era di un'espres-
sione singolare, che tutto rivelava la sua rassegnazione e l'am-
mirabile spirito di fede, con cui era solito accogliere tutte
le disposizioni della Divina Prowidenza. Poi, rivoltosi a noi,

39.4 Page 384

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702
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
ci comunicò con estrema commozione il contenuto del tele-
gramma che annunziava il disastro ferroviario, in cui erano
periti Monsignor Lasagna con un altro sacerdote e quattro
Figlie di Maria Ausiliatrice, e ci invitò a recarci in cap-
pella per innalzare al cielo le prime preghiere di suffragio.
Dalla più grande allegria noi piombammo allora nel più pro-
fondo dolore: e solo dopo che pregammo alquanto e riudimmo
la parola di Don Rua che ci animava ad adorare i decreti
del Signore, ed esaltava la figura dell'intrepido apostolo e
martire, ci sentimmo più calmi e più confortati.
o I1 contegno di Don Rua all'annunzio di una così grande
sventura per la nostra Congregazione, parve a tutti quello di
un santo, giacchè l'uniformità al divino volere e l'umile som-
missione alle disposizioni della Divina Provvidenza è il cul-
mine di ogni perfezione. Io non ho mai più dimenticato
i particolari di quella scena e non tralasciai, all'occasione, di
raccontarli ai confratelli e specialmente ai giovani chierici,
parendomi, l'esempio del Padre santo, più efficace di qua-
lunque re dica >).
Un'altra spina dolorosa veniva a trafiggere il suo cuore
un mese dopo, appena compiuti i funerali di trigesima in
suffragio di Mons. Lasagna e compagni.
11 caro Don Unia, che con tanta carità si era dedicato
ail'assistenza dei lebbrosi di Agua de Dios in Colombia,
colto da grave deperimento organico, già nel 1893 era stato
costretto a tornar in Italia per rimettersi in salute; e, appena
si sentì meglio, s'affrettò a tornar tra quei poveretti, che lo
chiamavano l'amico dolcissimo, il padre amantissimo, il loro
angelo custode. Ma nel luglio del 1895 ricadde infermo per
intossicazione uremica, prodotta da nefrite interstiziale, che
lo ridusse agli estremi. Trasportato a Bogotà, sette medici
lo dichiaravano spedito: e per più giorni la temperatura del
suo corpo era discesa a 32 gradi. Eppure Maria Ausiliatrice
lo volle risollevato; e siccome il clima di Agua de Dios gli
avrebbe procurato una ricaduta fatale, fu invitato a tornar
in Italia, e tornò in discrete condizioni di salute; ma la gioia
di rivederlo si cangiò d'un tratto in acerbo dolore. Giunto a
Torino il 3 dicembre, assistè al funerale per le vittime del di-
!
- XII I1 ugran trimfo!t)
703
sastro brasiliano, che si protrasse dalle IO fin quasi alle 13;
ed alla vigilia dell'Immacolata non potè più celebrare, e il
9 dicembre, dopo aver ricevuto più visite di Don Rua, pas-
sava inaspettatamente all'eternità. Anche Leone XIII provò
dispiacere per la sua scomparsa, ed inviava al Servo di Dio
e a tutti i Salesiani, specialmente missionari, una particolare
benediione.
I lebbrosi di Agua de Dios, che avevan da lui ricevuto
tanti benefizi, tra cui un bell'ospedale assistito dalle Suore
della Carità, e perfino l'acqua potabile di cui prima difetta-
vano, lo piansero amaramente; e vollero anche murata una
lapide marmorea presso la sua salma, che venne tumulata
nelia cappella funeraria dei Salesiani nel camposanto di To-
rino, con l'iscrizione:
- Los Eeprosos de Agua de Dios, en'Colombia, a sn inol-
vidable Padre, Don Migzel Unia, Sacerdote Salesiano (I).
mancavano in quei giorni altre preoccupazioni al
Servo di Dio. Nella lettera che scriveva ai Cooperatori il
I O gennaio, diceva chiaro: e Poi'chè è ' tanta la vostra bontà
verso di noi da farvi com'derare come vostre le nostre pene,
h prendo coraggio per farvi conoscere ancora un'altra spina;
e questa si d una notevole diminuxione di soccorsi materiali.
Non è mio compito indagare qual ne sia la ragione, mi tengo
pago solamente di constatare il fatto doloroso assai, che,
durante l'anno 1895, diminuirono sensibilmente le limosine,
sicchh a grande stento si potè provvedere alle prime neces-
sità delle nostre opere, che non hanno altro appoggio che la
carità dei nostri benefattori. Dio volle che per tal mezzo pi&
viva divenisse ogni giorno la nostra fìduaa nella sua Provvi-
denza D.
(iNon è mio compito indagare >>d,iceva ai Cooperatori,
(I) Il Governo Colombiano, in data IO dicembre 1896, ad onorare la memoria
di Don Unia, decretava che venisse eseguito un suo ritratto ad olio nella sala delle
adunanze della Societh di San Lazzaro nella capitale, ed una statua di marmo da
collocarsi sulla piazza di Agua de Dios, ambedue con i'iscriziotie: A l rm. Dorr j'
me1 Unia, apostolo de los leprosos en Colom6ia, lagratitud nacional. I1 ritratte
eseguito, non ancora il monumento; ma il miglior monumento alla m-
generoso Figlio di Don Bosco & la gratitudine e la venerazione che *
avere perlui i lebbrosi di Apua de Dios e tuta la Colombia. ,,'

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704
IV - Successme di Don Bosco. - Primo periodo
la ragione di coteste diminuzioni di soccorsi finanziari;
ma vegliava, ed insisteva e continuamente raccomandava,
tanto ai Salesiani, quanto alle Figlie di Maria Ausiliatrice
che evitassero qualunque lusso, qualunque spreco, per non
demeritare i soccorsi della Divina Provvidenza.
Di quell'anno, una superiora delle Figlie di Maria Ausi-
liatrice, tenendo conferenza alle consorelle di Torino, rac-
contava che essendo andata a far visita a1Servo di Dio, questi
le aveva manifestato una gran pena che aveva in cuore. Le
persone addette ai più umili uffici nell'oratorio gli avevano
comunicato di aver più volte troyato dei discreti pezzi di
carne, tra gli avanzi e i'ossame di cucina che andavano a
prender dalle suore. Ciò per il sant9uomo era una mancanza
d'osservanza della povertà, e si vedeva che ne soffriva assai.
La superiora cercò di scusare le consorelle e di attenuar la
cosa, sembrandole proprio quasi impossibile. Allora i1 vene-
rato Superiore trasse fuori un piatto che teneva celato, in
cui, tra altri pezzi di carne, v'era anche una costoletta intera.
La superiora si permise di notare che doveva essere stata
lasciata sul piatto da qualche povera ammalata.
- Oh! in questo caso, - rispose il Servo di Dio - se
ne può dar di meno; ma che non sia sprecata così la grazia
di Dio! Vedete, uno di questi giorni un tale voleva mettere
alla banca trecento lire, che aveva messe insieme con tanti
sacrifizi; ma poi disse: - Li metterò alla banca di Don
Bosco, che mi frutteranno di più! - E cosi fece: e noi po-
tremo sprecare la roba con tanta facilità? Temo che, per
questo, Nostro Signore venga a farci mancare del necessario,
e chissà quanto Purgatorio un giorno dovremo fare!...
La buona superiora, nel raccontare questo fatto, era così
commossa che a stento tratteneva le lacrime.
Nè restarono prive di preziosissimi frutti, per il Servo
di Dio, nè per i suoi figli spirituali, le dolorose vicende cui
abbiamo accennato. « I1 1895 - scriveva egli stesso - fu
una continua alternativa di awenimenti or lieti or tristi per
la nostra Pia Società. Mai infatti non s'erano aperte tante
case; mai non s'era fatta così numerosa spedizione di mis-
sionari, mai non si era veduto sì splendido trionfo per le
di Don Bosco, quale s'ebbe a vedere nel Congresso
siano di Bologna; mai non avevano proceduto sì alacre-
mente i lavori per la Causa di Don Bosco. Venne poi a porre
il colmo alla nostra gioia la consacrazione del terzo Vescovo
Salesiano. Ma ohimè! Questi giorni cosi giocondi dovevano
essere alternati da altri ben tristi. La tragica morte di Don
Dalmazzo, la malattia e poi la morte di Don Antonio Sala,
i1 disastro del Brasile, che insieme col nostro carissimo Mon-
signor Lasagna, ci rapiva
di Don Unia quando noi
laoltrcirecdienvqaume oMfiusosirodniarpi,erliacopleor..d.itEa
tutto questo in un anno solo!...
»Nel darvi il funesto annunzio dello scontro in cui era
perito Mons. Lasagna, io vi scriveva esser necessario far
appello ai sentimenti di fede e di pietà per aver la forza di
pronunziare generosamente il Jiat della rassegnazione, e ciò
perchè io sentiva che quelle erano le sole sorgenti a cui io
stesso poteva attingere qualche conforto. Potei scorgere dalle
stre lettere che voi avete seguito il mio suggerimento. Quante
11e considerazioni non v'ha ispirate la vostra pietà! Fra le
re mi tornò oltremodo cara e consolante 'quella di coloro
che psservarono averci Iddio finora trattati quali fanciulli
ed allettati al bene colle carezze, disponendo che le cose no-
stre andassero a gonfie vele, ma che, fattasi omai adulta la
nostra Pia Società, il Signore volle provare la nostra virtù
permettendo che avessimo a passare, fra mezzo il fuoco delle
tribolazioni. Ora è tempo di mostrarci uominiprovetti ed adde-
strati alle varie vicende della vita religiasa. Comunque vol-
gano le nostre sorti, siano prospere ed awerse le cose nostre,
a noi tocca sottometterci in tutto alla divina volontà, inchi-
narci dinanzi agli imperscrutabili giudizi di Dio, rimaner
fermi e ferventi nel suo santo servizio, ripetendo la parola di
Giobbe: Sit nomen Domini benedictuz! D.
I1 miglior modo di mostrarsi zioomini provetti ed addestrati
alle varie vicende della vita religiosa, e rimrmer femzi ef m e n t i
nel servizio divino, era per Don Rua l'essere riconoscenti alla
vocazione salesiana, col vivere una vita veramente salesiana,
cercando di ricopiare nel miglior modo lo spirito del Fonda-
- 5 Viro del Servo di Dio Mirirela Ruo. Vol. I.

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706
- I V - Successore di Don Bosco. Primo periodo
«... Se noi abbiamo la bella sorte d'essere annoverati
tra i figli di .Don Bosco, non diamoci a credere che una gra-
zia segnalata ci sia stata concessa, senzakna lunga ed amo-
rosa preparazione della Prowidenza. Anzitutto è nello stesso
dolcissimo Cuore di Gesù che noi dobbiamo andare a rin-
tracciare l'origine della nostra vocazione religiosa. Poi, chi
potrebbe conoscere ed enumerare le pietose industrie della
divina carità, per condurci in seno alla nostra cara Congre-
gazione? Di qui ne viene per ciascun di noi lo stretto dovere di
possederne lo spirito e di vivere di vita Salesiana. E ciò consi-
ste nel lavorare, specie a prò della gioventù, collo spirito e
col sistema di Don Bosco, tutto improntato di dolcezza e di
bontà.
si? indizio di vita Salesiana il parlare soventi volte di
Don Bosco, raccontando tratti edificanti della sua vita si
bella, operosa e santa.
r) E vivere da Salesiano l'interessarsi di tutto quanto con-
cerne la nostra Pia Società, il leggere con affetto e direi quasi
con avidità le notizie che ne dà il Bollettino, e specialmente
ascoltare con attenzione la lettura delle circolari dei Superiori
colle spiegazioni e commenti che i direttori si devono dar
premura di farvi nelle conferenze che appositamente terranno.
I) E vivere di vita Salesiana il far conoscere e propagare
gli scritti ed i periodici che escono dalle nostre tipografie
e promuovere le Compagnie di San Luigi, di San Giuseppe,
del Santissimo Sacramento, del Piccolo Clero e particolar-
mente le Associazioni di Maria SS. Ausiliatrice e dei Coope-
ratori Salesiani, fondate dal nostro carissimo Don Bosco,
e destinate a sostenere la religione ed il buon costume, ed
inoltre a soccorrere le Opere nostre che unicamente si ap-
poggiano suila cristiana carità.
I) Rivolgiamo tutti i nostri sforzi ed i nostri studi a dare
al nostro modo di pensare, di parlare e di operare una forma
veramente Salesiana. Supplichiamo Maria Awz'Iiatrice e San
Francesco di Sales di ottenerci la grazia che chiunque visiti
le nostre Case, subito si avveda che in esse sirespiraun'atmosfera
prettamente Salesiana, e che, ovunque noi ci troviamo, subito
siamo riconosciuti quali &li d i Don Bosco r).
- X I I I Nuove meraviglie
NUOVE MERAVIGLIE
1896.
Benedetto da Dio! - Fatti prodigiosi: predizioni, guarigioni, mirabili
- effetti delle medaglie da lui benedette, e delle benedi~ioniimpartite
ai malati; una convasiune. Testimonianza di un ex-allievo da lui
- - non conosciuto. Come gli principi6 o si accentud il mal d'occhi.
Assiste alla posa di nuove chiese in onore di Maria Ausiliatrice a
- Chieri e a Nonara. (I Ricco di povertà, ricco di debiti)).- A Vi-
p a l e . - Adnnata regionale di Coopmatori Genovesi. - A d Intra. -
Alla vigilia della festa di Maria Ausiliatrice raccoma+tdaai Coope-
ratmi Torinesi la carità delle preghime e la carità delle elemosine.
- - A Milano, Verona, Vicmxa, Este. - A Roma. Assiste a Caserta
- - alla posa della prima pietra di una nuova chiesa e casa salesiana.
1 Vivo il Papa!)>. - <<InLui Don Bosco vive ogni momento!».
Ringraziamenti e raccomandazioni paterne. - Prove di vigilanza
eravigliosa. - Fervoroso discorso alle nuove Figlie di Maria Ausi-
ktrice. - Cari ricordi e pratiche esortaxioni ai Salesiani. - Come
- rea un nuovo direttore. Secondo Congresso da' direttori e decurioni
- - Cooperatori. EspnLsione dei Salesiani dall'Equatore. Partettza
- - nuovi Missionari. Pro-memoria per le spedizioni missionarie.
Cinquantenario dell'oratorio d i Valdocco. - Feste e commemora-
zioni solenni a Torino e a Chieri. - A B o l q n a si rinnova il prodigio.
a grazia del Signore era visibile in Don Rua, in modo
alla sua fedeltà nel divino servizio.

39.7 Page 387

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708
IV - Successore di Don Bosco. - Primo peuiodo
- Ho pregato gli Angeli Custodi, affinchè non permettano
che mai più i1 demonio vi faccia di simili scherzi, e spero che
mi esaudiranno. -Sino ad oggi [1931] l'orazione di Don Rua
ha ottenuto il suo intento, come lo possono provare i fedeli
abitatori di quel fiorente noviziato o.
L'eco dei segnalati favori concessi, ai tempi di Don Bosco,
da Maria Ausiliatrice invocata dagli alunni dell'oratorio,
era ancora egualmente risonante, ed ogni giorno nuove grazie
allietavano il cuore dei divoti.
<< Una grave sciagura - dichiarava il chierico Gaetano
Solaro di Desio - gettò me e la mia famiglia nella più grande
desolazione, e l'imminente morte di una persona sarebbe
stata la nostra rovina. Ricordandomi dell'efficacia delle pre-
ghiere dei figli di Don Bosco, diedi notizia al rev.mo sig. Don
Rua del mio triste caso, supplicandolo che facesse innalzare
preci dai suoi orfanelli a Maria Ausiliatrice, per impetrare
la guarigione di quella persona, ed a me e alla mia famiglia
pazienza e coraggio. Si cominciò adunque insieme una no-
vena alla Vergine il 23 luglio (1896), giorno in cui l'ammalato
era stato dichiarato da tutti agli estremi. E viva Maria! il
giorno seguente il medico lo giudicava fuori di pericolo ».
«Erano molti anni - scriveva Anna Barlò di Acireale
- dacchè pregava, ma invano. Un giorno (dello stesso anno
1896) desolata più che mai, mi rivolsi alla Madonna Ausilia-
trice, ed in pari tempo diressi una lettera al sig. Don Rua
per dar principio ad una novena. Oh! potenza di Maria!
Quello stesso giorno che nell'oratorio Salesiano si dava prin-
cipio alla novena, proprio in quel giorno la grazia mi venne
concessa. Ho dovuto, quindi, credere col fatto che ogni volta
che mi trovo afflitta e mi rivolgo a cotesto Oratorio per pre-
ghiere, quello stesso giorno che si dà principio a dette pre-
ghiere, mi veggo o completa la grazia, o almeno incominciata o.
Anche le medaglie che si chiedevano al Servo di Dio ave-
vano la stessa meravigliosa efficacia.
Sul principio del 1896 6 mia sorella Michelina - at-
testava Filippo Verdenelli di Cingoli - cadde gravemente
ammalata per tifo, bronchite e polmonite doppia; e il male,
non ostante l'assidua e diligente cura del medico, andava
XIII - Nuove meraviglie
709
di giorno in giorno terribilmente progredendo, tanto che
egli, temendone un esito infelice, mi consigliò a farle ammini-
strare i conforti di nostra Santa Religione; e così fu fatto.
Grave era il mio cordoglio, ed incontanente mi rivolsi alla
ste Ausiliatrice, pregandola a non voler permettere la
strofe; e a tal effetto pregai e feci pregare, ponendo al
ezzale della sorella una medaglia di Maria SS. Ausilia-
babbo, colto da terribile colica epatica, soffrire giorno e
notte in modo spaventoso, - gli si era orribilmente ingrossa-
sato il fegato, e lo colsero anche la febbre ed una terribile
emorragia, - e non sapendo in qual modo vederlo guarito,
scrisse al Servo di Dio, pregandolo a mandarle una medaglia
di Maria Ausiliatrice e a farle innalzare fervide preci, fidu-
tore salesiano, carico di numerosa famiglia. 11 Servo di Dic
prese subito a migliorare; ed anche Ia febbre, che
lati, quando n'era richiesto, e di operare le stesse me.
tonio Marchis di Torino, nell'estate del 1896, affett<
ibile nefrite, si sentiva in fin di vita. Valenti professori
ati al suo capezzale, gli prodigavano cure indefesse
orevoli: ma il male si ribellava alla scienza, e purtroppc
overo sofferente scorgeva già sul volto dei suoi cari i

39.8 Page 388

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7'0
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
I
1
- XIII Nuove meraviglze
7x1
letto; e Don Rua tornò a visitarlo e, vistolo in piedi, gli au-
gurava di poter presto recarsi a ringraziare Maria Ausiliatrice;
e al termine della seconda novena, il bravo signore scendeva
a Valdocco a render grazie alla Madonna, e saliva anche
a Valsalice a pregar sulla tomba di Don Bosco.
Da circa un anno il cav. Giuseppe Torrero era tormentato
da dolorosa malattia. I1 Servo di Dio andò a visitarlo, gli
I
i
I
role: i1 regno degli studi non è per te! pensai, nello sconforto
dell'animo mio, di chiedere analogo parere al Superiore
1
Don Rua, e lo interrogai a mezzo posta.
i
1
I1 medesimo, senza avere di me lontana idea di cono-
scema, ri~~ondevampoi co dopo così: - Dal tuo ca~attere
1
vedo che E'ingegno consentitoti dalla natura è suflciente apro-
diede la benedizione di Maria Ausiliatrice, gli promise che
avrebbe pregato e fatto pregare i Salesiani per la sua guari-
1
!
seguire con esito felice gli studi; sii valoroso soldato di Gestì,
endirei.o..ti assicuro, che nelle mdiche discipline ti arriderà E'avve-
gione; e guarì egli pure perfettamente.
Se giorno per giorno, o almeno anno per anno, si fosse te-
nuto conto di quanto accadeva di singolare attorno al Servo
I
Incredibilia, sed vera; appena uscito dal collegio (qa gin-
nasio), dopo pochi mesi conseguivo la licenza ginnasiale a
primo esame; di poi con corso accelerato particolare mi pre-
di Dio, dovremmo dedicare molte e molte pagine a narrare
di coteste meraviglie. Giovani e vecchi, nobili e popolani,
comunità e interi paesi, come vedremo, ricorrevano a lui,
invocando la sua benedizione, le sue preghiere, i suoi consi-
gli, ed erano consolati.
Una povera protestante, accasatasi a Premadio in Val-
tellina, affetta da tisi, nell'agosto 1896 era in fin di vita. I
buoni compaesani innalzavano preghiere, perchè fosse il-
luminata dalla grazia e domandasse di farsi cattolica; e ad
ottenere la sospirata conversione il Parroco inviò un'offerta
a Don Rua, perchè facesse pregare e celebrare una Messa
all'altare dellJAusiIiatricedei Cristiani; e la grazia non tardò.
L'inferma abiurò i suoi errori, ricevette con edificazione i
Ss. Sacramenti, ed appena ebbe fatto la prima Comunione,
proruppe in dirotto pianto per l'intima gioia; ed otto giorni
dopo, ricevuta anche l'Estrema Unzione, spirava santamente.
Chiudiamo la rapida rassegna col racconto di un ex-al-
lievo, che ci dice come il Servo di Dio leggesse anche nel-
l'avvenire. I1 fatto awenne nello stesso anno 1896.
a Giovinetto trilustre - narra il farmacista Biagio Tur-
risi da Giarre - irrequieto, poco amante degli studi, abi-
tuato ai rimproveri ed alle correzioni che mi s'infliggevano
nell'Istituto Salesiano S. Basilio in Randazzo (Sicilia), di-
retto da Don Pietro Guidazio, ritenendomi impossibilitato a
proseguire gli studi ginnasiali, liceali, ed universitari, anzi
invitato a ritirarmi dai miei medesimi professori con le pa-
I
I
1'
sento dopo 2 anni alla licenza liceale, riportandone licenza
in varie materie, non che la classifica di idoneità al 30 corso,
col quale titolo passo all'università di Napoli al ramo far-
malcaia.procofenssseieounee.n..done, in seg-uito, il diploma all'esercizio
I) Di quanto sopra ho detto, la mia sorpresa non è sol-
tanto che Don Rua abbia indovinato ch'io sarei riuscito ad
una professione, ma l'aver indovinato l'indirizzo che avrei
preso, giacchè la farmacia è u n ramo della medicina)).
Proseguiamo a rilevare la sua attività edificante.
Sul principio del 1896 tornava alla Casa Madre delle
iglie di Maria Ausiliatrice, a Nizza Monferrato. Leggiamo
efla cronaca dell'Istituto:
1 rev.mo sig. Don Rua viene a rallegrare di sua pre-
la Comunità; si fermò qui il giorno 9 e il IO; nel primo
iorno diede l'abito religioso a 18 postulanti, lasciò ad esse
d alle altre per ricordo: E'obbedienza e la carità; dimostrò
come in una casa religiosa, dove regnano queste due virtù,
vi è la felicità. Al dopo pranzo andò a visitare il Noviziato;
lla sera vi fu accademia in suo onore.
I1 IO tenne adunanza del Capitolo Superiore e del Ca-
o della casa; insistette perchè sia interamente divisa
inistrazione e la contabilità... Si trattenne poscia a lungo
Capitolo Superiore; raccomandò l'unione tra i suoi
i. Propose l'accettazione di un ospedale a Torino per
le 'malattie infettive; stabili che la Vicaria Generale visiti

39.9 Page 389

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7x2
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
in quest'anno le case d'Italia, e l'Assistente Scolastica le
case di Francia. Partì lasciando tutti i cuori ammirati e con-
solati; così faceva il Divin Salvatore, e Don Bosco...)).
I1 9 gennaio benedisse la nuova statua di S. Giuseppe,
rivolse un fervoroso discorso, nel quale tutte rianimò alla
devozione del Santo. Visitò i registri e diede ammaestra-
menti pratici riguardo alla tenuta dei medesimi».
Due suore ci comunicano interessanti particolari di questa
visita. Dichiara Suor Maria Bolla:
((Daotto giorni, per causa di grave malattia, era inchio-
data nel letto, immobile, senza poter prendere cibo di sorta,
con febbre continua a 40 gradi. Don Rua, dalla casa-madre
di Nizza Monferrato venne al noviziato per benedire la sta-
tua di S. Giuseppe, che doveva esser il patrono di questa
casa. I1 buon Padre volle che tutte le novizie, sane ed amma-
late, fossero presenti; e parecchie, ammalate leggermente,
s'alzarono. Ci mancava ancor io per completare il numero.
Don Rua chiamò se v'erano tutte. Madre Maestra, Suor Ot-
tavia Bussolino, disse che ne mancava una, perchè malata
gravemente. Don Rua rispose che neppur questa doveva
mancare. Subito vennero da me, a nome di Don Rua, due
novizie, dicendomi d'aver fede e d'alzarmi. Mi vestirono,
ed accompagnata da loro scesi giù sino al corridoio. Ristetti
un momento, e mi sentii svenire. I1 direttore Don Mareneo
comandò di accompagnarmi a letto. Pochi minuti dopo vidi
vicino al mio letto l'amato Padre Don Rua insieme con Ma-
dre Vicaria. Io, con un fil di voce, mi feci coraggio a chia-
margli il permesso di lasciarmi domandare a Dio la grazia
di morire.
- Oh! no, no! disse sorridendo l'amato Padre, voi non
dovete morire, ma guarire, per lavorare tanto nella Congre-
gazione; - e così dicendo m'impartì la benedizione.
>)All'istantela febbre cessò, e il miglioramento fu re-
enti no. Dopo un po' di giorni, con stupore e meraviglia
di tutte le superiore e le novizie ripresi le primiere mie forze.
Mi diedi subito al lavoro, e dopo d'allora non cessai più di
lavorare o. Suor Maria Bolla ci confermava la sua piena gua-
rigione nel 1930.
XIII - Nuove meraviglie
713
Una di quelle mattine il Servo di Dio celebrò anche
nella cappella del noviziato; e ((giunto il tempo della Santa
Comunione, - narra Suor Angiolina Boffa - io vi andai
delle prime, e, mentre inginocchiata attendeva il momento
per prendere posto alla balaustra, volgendo Io sguardo al
volto patito del nostro venerato Padre, vidi una mosca, che
con insistenza stava posata su uno dei suoi occhi, già alquanto
malati. Dissi pertanto a me stessa: - Don Rua ha uno
spirito di mortificazione non comune; dicono che sia un santo
ed io lo credo, e voglio perciò vedere fino a quando si lascerà
tormentare da quella mosca. - E fissa con lo sguardo nel
suo volto, seguiva tutti i movimenti di quell'insetto. Le suore
comunicande superavano il numero di 150, perchè erano
salite al colle di S. Giuseppe, oltre le reverende Superiore,
anche parecchie suore professe di Casa Madre. I1 venerato
Don Rua continuava a distribuire la S. Comunione, ed io fui
era sempre là, fissa su quel
a continuare la sua opera di lento sup-
non fece gesto, n&mosse ciglio, per
o d'irritazione dolorosa, ma
tempo stesso aumentava nell'anima la stima verso il no-
ie aveva saputo sopportare
ti quel prurito tormentoso.
azione di Don Rua era così
sua malferma salute ne risentì assai. L'infezione
dalla morsicatura della mosca gli fece gonfiare tal-
occhio, che lo ebbe ammalato per più mesi. Dopo la
ione, tornato un giorno in noviziato, il venerato Padre
che lo circondavamo con filiale ed affettuosa premura
randoci di vederlo guarito, ci disse che il suo male era
prodotto dalla morsicatura di una mosca; e tacque
Ma, in seguito, ebbe in realtà male agli occhi per tutta
ita. Brevi erano gli intervalli, in cui non soffriva; e ta-
, e gli occhi così scerpel-
i quell'anno si rimise alquanto: egli stesso, il 9 agosto,

39.10 Page 390

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7'4
I V - Successore di Don Bosco. - Piimo penodo
scriveva a Don Lazzero: ((Ti ringrazio dei sentimenti di
affetto che mi esprimi e delle preghiere che fai per la mia gua-
rigione dal mal d'occhi. Pare che le cose si awiino pel meglio,
e spero di liberarmene, se tu continui ad usarmi la carità
di tue orazioniD.
I1 15 marzo - erano i giorni in cui tante povere madri
trepidavano per la sorte dei figli, fatti prigionieri in Africa
- assistè alla benedizione della prima pietra della chiesa di
Maria Ausiliatrice in Chieri per quel fiorente Oratorio fem-
minile. Compì i1 sacro rito l'Arcivescovo Mons. Riccardi,
il quale, rilevando che il nuovo tempio avrebbe raccolto
tante future madri: La madre - diceva - ecco l'opera
più bella nell'ordine della natura; essa nel santuario della
famiglia coll'educazione dei figli prepara I'awenire della
società. Senza religione la donna non potrebbe compiere la
sua missione sublime: mancherebbe del necessario conforto.
Sono 7000 madri italiane che piangono in questi giorni i loro
figli; ma esse, come la madre del Calvario, nella fede trovano
Ia forza per sostenere il colpo della sventura; solo la Religione
le trattiene dal rivoltarsi contro chi li rapì loro dal fianco)).
- E ricordando il nome che avrebbe avuto la nuova chiesa:
e Maria! - esclamava - ecco il tipo delle madri cristiane!...>).
Don Rua tenne conferenza ne1 pomeriggio, ed entusiasmò
quanti l'ascoltarono.
Quattro giorni dopo, il giorno di S. Giuseppe, assisteva
alla posa della prima pietra di un'altra chiesa di illaria Ausi-
liatrice, a Novara, della quale, contemporaneamente a quelli
dell'annesso istituto, s'erano cominciati i lavori in agosto,
su disegno del prof. Clesio Borgnini. Una giornata indimenti-
cabile. Compì la cerimonia il vescovo Mons. Pulciano, alla
presenza di una folla immensa. A sera Don Rua tenne con-
ferenza nella chiesa del Carmine; ed un giornale cittadino,
il Bescapè, ne dava ragguaglio.
<(Sono le diciannove; il tempo piovigginoso da un curioso
aspetto alla piazzetta del Carmine, ove la gente arrivata con
qualche fretta, si stringe in capannelli e domanda: Don Rua?
Ma la pioggia e le tenebre, che scendono rapidamente, spin-
gono tutti nella bella e divota chiesa dei Filippini, la quale
XIII - Nuove meraviglie
7'5
certamente non avanza posto per l'eco deserto. I1 coro ed il
presbiterio sono occupati da numeroso clero: Mons. Vescovo
colla sua presenza ne dà il nobile esempio.
)) Dopo brevi minuti di lettura secondo le prescrizioni
del Regolamento, gli sguardi corrono avidi, intenti, là su,
al pulpito, donde si presenta Don Rua. Quella persona alta,
quei lineamenti scarni, quell'aria di fede e d'umiltà, che mira-
bilmente gli improntano ogni movenza, ogni gesto, ogni
sguardo; quel tutto, il più possibilmente spoglio di terreno
peso, pare librarsi gigante in un orizzonte mistico, soave,
dove lo spirito trova vie maestre a slanciarsi con volo potente
verso la Divinità. La fioca luce della lampada fa risaltare
il più gran figlio di Don Bosco su di un fondo cupo, inde-
finito e ci rimembi-a quelle visioni di quadri antichi che una
potenza indescrivibile di chiaroscuro ci fa vivi, parlanti,
quasi in atto di staccarsi e lasciar lungi la tela.
s Don Rua parla. La sua voce flebile s'incatena l'uditorio.
La sua parola non è ornata, nemmeno eloquente; ma il suo
accento come di padre penetra i cuori. Egli si dice contento
d'aver assistito alla benedizione solenne della pietra angolare
di una Chiesa Salesiana in Novara. Gode che l'Oratorio
festivo dia già buoni frutti; ma riconosce che questo sia poco
pei bisogni della nostra città. Vi ci vuole un Ospizio, vi ci
vuole una Chiesa; e sorgeranno e si riempiranno di giova-
netti; allora noi pure vedremo quanto sia benefica l'opera di
Don Bosco.
>> Don Bosco! Questo nome riscalda l'accento dell'oratore
e gli anima tutta la persona. Don Bosco chierico; poi povero
prete in cerca di giovinetti abbandonati; poi nelle strettezze
della più squallida miseria; poi sognatore di grandi ospizi;
poi pazzo, ma di amor di Dio; poi circondato dall'affetto
di più migliaia di figli; poi ammirato dal mondo: sono I'ar-
gomento interessantissimo di un discorso semplice, eletto,
commovente.
)) Commosse quando descrisse la primitiva Chiesa di
Don Bosco: larga, immensa, con un non mai interrotto tap-
peto di verdi prati, con colonne alte, esili, slanciatesi nella
loro libera vegetazione, per sostenere coll'intrecciato capitello

40 Pages 391-400

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40.1 Page 391

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716
- IV - Successore di Don Bosco. Primo periodo
dei loro rami l'azzurra volta del cielo. Commosse quando
disse del primo orfano, a cui Don Bosco volle essere padre;
e quando egli piccino si sentiva raccontare - Don Bosco es-
sere impazzito. - Oh santa pazzia d'anior di Dio! E commosse
soprattutto al fine, quando si dichiarò povero, o se pur lo vo-
gliamo ricco, ricco ma di povertà, ricco di debiti)).
Terminata la conferenza, lo stesso Servo di Dio, per
volere di Mons. Pulciano, diede la benedizione.
<<Riccodipovertù, ricco di debiti per dar vita a nuove opere
a salvezza della gioventù, non lasciava per altro di fare la
parte sua, ma coglieva ogni occasione per stendere la mano
e chiedere la carità. Anche in questo era ammirabile. Te-
neva nota delle anime più generose, e ad esse, di quei giorni,
inviava un piccolo omaggio, accompagnato da queste parole:
Godo poterle offrire un fac-simile della preziosa minia-
tura, L a Cron$ssione,che adorna il Messale del Card. Della
Rovere, vescovo di Torino, lavoro splendido del secolo XV,
esistente nel Museo di questa città. Noi ci impegnammo ve-
nisse riprodotto fedelmente ad ornamento della nostra nuova
edizione del Messale Romano, onde fosse manifesto il sin-
golar merito artistico d'un lavoro non abbastanza conosciuto,
ma che oggidì è uno dei più preziosi tesori d'arte antica.
Nutro fiducia che non abbia a riuscire discaro alla S. V.
questo piccolo ricordo, che manifesta altresì la premura con
cui noi ci adoperiamo perchè i nostri poveri artigianelli
s'ispirino a quanto àwi di bello e di prezioso nell'arte, in-
formata ai misteri di nostra S. Religione. Mi gode l'animo
sperare che questo possa essere un pegno eziandio della ri-
conoscenza che professo aila S. V. per la benevolenza sua
verso l'Opera del venerato nostro Padre Don Bosco, alla
cui continuazione fui chiamato dalla Divina Provvidenza, e
dalla quale la Religione e la Civiltà si promettono tanto bene.
»Accetti quest'umile omaggio, che parmi acconcio alla
ricorrenza della Settimana Santa e delle Feste Pasquali pel
soggetto divino di nostra Redenzione che viene da esso rap-
presentato, e gradisca i più sinceri auguri d'ogni benedizione,
cphloeroinsdiaelmceiecloo.n..
tutti
o.
i
miei
orfanelli
e
collaboratori
le
im-
XIII - Nuove meraviglie
I1 6 aprile, seconda festa di Pasqua, si recava a Vigr
Monferrato, dove da quattro anni s'era aperto un Oratc
festivo in locale offerto dal Conte Callori, per celebrs
la Santa Messa e distribuire la Comunione ai duecento gic
netti che lo frequentavano. Molti si accostarono per la pri
volta al Celeste Banchetto, ed il Servo di Dio, in un bel i
varino, li esortava tutti quanti a conservare la grazia chi
Signore aveva loro concesso in quel giorno, e dava loro
ricordo il proponimento di Domenica Savio: L a morte:
non peccati! Tenne anche una conferenza in parrocchia dc
la messa solenne; e rievocò la visita fatta da Don Bosci
Vignale nell'autunno del 1864con una larga schiera di alur
illustrò lo sviluppo che l'Opera sua da quell'anno, in cui
apriva la terza casa salesiana, aveva fatto in ogni parte d<
terra, ed additava e raccomandava a tutti specialmente l'al
stolato missionario.
La seconda domenica dopo Pasqua presiedeva la pri
adunanza regionale di Cooperatori della Liguria, che si ter
a Genova, nella sala Sivori, in omaggio ai voti del I Cc
gresso Internazionale. Ed egli pure, scriveva l'Eco dJIta,
« parlò a lungo con quell'unzione così edificante che
distingue e con quella chiarezza lucida che forma uno
suoi vanti, non piccoli, pochi. Egli seppe commov
e persuadere egregiamente; ed ebbe pure parole felicissi
di ringraziamento per tutti )>.
I1 IO maggio, insieme con Mons. Pulciano, Vescovo
Novara, si recò ad Intra per la festa patronale, e vi ter
una conferenza, della quale abbiamo nella Voce una bella
lazione.
<( V'era grande aspettativa per l'annunciata conferenza
Don Rua, alle funzioni vespertine, sicchè quando l'ascet
figura del venerando prete apparve sul pergamo, in tu1
il vasto tempio, gremito in quell'ora di circa tremila perso1
si fece un silenzio profondo ed ogni sguardo si fissò su q1
volto scarno, ma irradiato da un perenne sorriso e che di
insieme le austerità dell'anacoreta, la febbrile attività dell'ap
stolo instancabile, la bontà quasi infantile d'un cuor d'ai
il candore e la bellezza d'un'anima tutta di Dio.

40.2 Page 392

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1/18
- - f V Successore di Don Bosco. Primo puriodo
>)Con voce limpida e penetrante Don Rua incomincia a
parlare. Dice di dover compiere un sentito dovere verso gli
Intresi e lo fa con grande gioia, ringraziando autorità e po-
polazione della simpatia dimostrata ai Salesiani coll'invitarli
e col sollecitarli affettuosamente a venire fra di loro ad aprire
il collegio, e con essi si congratula perchè dimostrano così
di voler educati e cresciuti i loro figli nei sani principii della
Morale e della Religione Cristiana. Dopo l'esordio, sempre
ascoltatissimo, Don Rua dimosrra colla storia alla mano
quanto abbia sempre fatto la Chiesa Cattolica per la educa-
zione della gioventù, non esclusa quella abbandonata e po-
vera. Passa in rapida rivista i principali Ordini religiosi di
ambo i sessi, specialmente dedicati a questa santa missione
di educare ed istruire le crescenti generazioni ed in seno ai
quali si nutrirono e si svilupparono i più grandi Genii che
illustrarono ed illustrano ancor oggi la cristiana civiltà, nel
campo delle scienze e in quello delle arti.
>>Vienepoi a parlare di Don Bosco, e lo fa colle parole
che un tenero, affettuoso figlio userebbe parlando del padre
venerato, chè tale per lui fu l'immortale Don Bosco. Con frase
semplice, ma scultoria, lo dipinge povero fanciullo, solo
ricco d'ingegno e di zelo per la salute del prossimo suo, poi
quando, fatto prete, attraverso difficoltà innumere, rinunciato
agli impieghi più comodi e lusinghieri, apre in Torino un
primo Oratorio festivo; vi fabbrica una casetta, vi raccoglie
i primi fanciulli orfani o abbandonati, provvede loro ogni cosa,
li awia a mestiere, alle scuole pubbliche, e poi più tardi,
agli studi classici, ed ancora al sacerdozio, servendoli umil-
mente, privandosi di tutto, aiutato dalla santa sua mamma,
donna ben degna d'un tanto figlio, che vende per sostenere
le opere di lui persino i monili d'oro, ricordi dei suoi anni
giovanili e de' suoi vincoli di sposa. Poi apre scuole proprie,
ove educa insigni letterati, professori, artisti valenti, fra i
quali anche un intrese, il signor Rollini, oggi fra i più distinti
pittori torinesi; moltiplica gli Oratori festivi e fonda la Con-
gregazione Salesiana che in breve volger di tempo, da umile
... granello di senape, si fa albero gigante che spande i suoi
rami in tutte le parti del mondo
XIII - Nuoue meraviglie
)) Conchiude invitando gli intresi a dare in molti il loro
nome come Cooperatorisalesiani,sostenendosi le opere di Don
Bosco unicamente coi mezzi che ad essi fornisce, giorno per
giorno, quella Prowidenza che veste l'augello dell'aria e il
giglio del campo...>>.
Com'ebbe finito il Servo di Dio, prese la parola anche
Mons. Pulciano elogiando l'Opera Salesiana; e Don Rua la-
scia Intra, dicendo di aver trovato nella popolazione genti-
lezza, cordialità spontanea e grande generosità, che lo inco-
raggiano a sperare bene e gli dan motivo a rallegrarsi d'avere
preferito quella città per una nuova fondazione salesiana.
Tenne anche un'interessantissima conferenza ai Coopera-
tori di Torino, la vigilia di Maria SS. Ausiliatrice.
Esordì coll'invitare la moltitudine, che gremiva il San-
tuario, ad inneggiare all'Ausiliatrice dei Cristiani per le
opere meravigliose che si degna compiere per mezzo di
umili strumenti, quali sono i Salesiani ed i loro Cooperatori.
Tra queste additava, in primo luogo, la vasta Missione ini-
'ata dai figli di Don Bosco nelle vastissime pianure di San
rtin nella Colombia, in vicinanza a molte migliaia di
vaggi, giacenti ancor nelle tenebre e nell'ombra di morte,
i quali parecchie centinaia, senz'essere awertiti da alcuno,
rsero loro incontro, chiedendo la grazia del Santo Bat-
'ma e consegnando loro i propri figliuoli. Coll'aiuto di
ria Ausiliatrice i Salesiani erano già entrati anche nella
ivia e, proprio di quei giorni, giungevano al Paraguay,
epubblica dell'America Meridionale, che non avesse
i di Don Bosco.
Santissima, continuava Don Rua, fu l'aiuto del
continua ad essere l'aiuto dei "fi"gli)).E lo mostrava
in forma scultoria, addii~ndolo sviluppo di tutte le varie
Missioni Salesiane di America, e il modo singolare con cui
s'era iniziato un ospizio a Nazarct, dove Lin figlio di Don
Bosco aveva potuto comperare una casetta e raccogliervi una
diecina di fanciulli il giorno del Patrocinio di S. Giuseppe.
Disse anche che non v'& rosa senza spine, e strappb la-
crime di commozionc, quando parlò delle strettezzc in cui
si trovavano i missionari della Terra del Fuoco; delle dure
C

40.3 Page 393

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720
IV - Sz~ccessovedi Dmt Bosco. - Primo periodo
prove alle quali erano stati sottoposti i nuovi arrivati alla Bo-
livia, fatti bersaglio di gente malvagia, che aveva scaricato
vari moschetti contro l'oratorio festivo, ed allora si trova-
van privi di mezzi e malandati in salute. Anche i missionari
dell'Equatore eran messi a dura prova per la rivoluzione an-
tireligiosa, scoppiata l'anno innanzi, per la quale erano già
stati espulsi vari Ordini Religiosi. Ma i più travagliati sono
i missionari della Terra del Fuoco, circondati da centinaia
di selvaggi, ai quali devono provvedere ogni cosa, vitto, ve-
stiario, alloggio; mentre, stante le crisi economiche gene-
rali, si trovano senza mezzi.
E, colle lacrime agli occhi, chiedeva ai Cooperator:i una
duplice carità: la carità delle preghiere e la carità delle ele-
mosine.
La sua attività era prodigiosa.
I1 10 giugno era a Milano, e presiedeva un'adunanza ge-
nerale del Comitato Salesiano, in via Commenda, per sol-
lecitare la costruzione del nuovo istituto presso la vta Gal-
vani, dietro la stazione centrale. Vi accorse anche il Card. Fer-
rari, ed il Servo di Dio manifestò la sua riconoscenza per il
largo interessamento dimostrato per le opere salesiane, specie
a favore dell'iniziato edifizio.
L'entusiasmo che destava a Milano ogni visita del Servo
di Dio era suscitato soprattutto dalla santità che tutti vede-
vano irradiarsi dalla sua persona, ad ogni istante, specie
- nel luogo santo.
I1 suo contegno davanti all'altare ove vi era il SS. Sa-
cramento, era magnifico; tutta la sua esile ed austera persona
si animava e pareva vedesse Gesù, mentre egli gli parlava...
Nel 1896 - ricorda Don Ferdinando Maccono - venne a
Milano, e la sera nella sala del teatrino ci fu conferenza ai
Cooperatori, con l'intervento di S. Em. il Card. Ferrari.'
Dopo la conferenza si salì nella cappella per la benedizione
del SS. Sacramento. I1 Cardinale, entrato, s'inginocchiò sul
gradino dell'altare, pregando con fervore come sapeva far
lui. Don Rua s'inginocchiò dietro, in cornu epistolae, non sui
gradini, ma a terra nel presbitero, ed io quasi accanto a lui,
un tantino avanti, in modo da poterlo vedere in faccia; e
XIII - Nuove meraviglie
72f
m'inginocchiai cola per esser pronto a vestire Sua Eminenza,
appena avesse fatto l'adorazione. Osservai Don Rua e lo vidi
che pregava con tanto affetto e fede che io dissi al Signore:
- O Gesù, vi dico anch'io ciò che vi dice Don Rua, e vi do-
mando anch'io ciò che lui vi domanda ».
Il z, insieme col nuovo economo generale Don Luigi
Rocca, proseguì per Verona. Accolto con grande entusiasmo,
visitò minutamente l'istituto, e i1giorno dopo vide raccogliersi
attorno a sè vari benefattori, tra cui il fratello del Card. di
Canossa, vescovo della città, e il Comitato Salesiano gli of-
friva un sonetto stampato, nel quale, Don Grancelli, tolto
argomento dal fatto di Elia e di Eliseo, diceva come Don Rua,
che fu presente alla morte di Don Bosco, sebbene non ne
sembianze, ne avesse ereditato lo spirito. E il Servo
Dio, colto il destro dal passo scritturale posto in capo al
nava i tempi di Elia ai tempi nostri, e in
ilmente, non abbiamo uno scarso numero
ai giorni del profeta, ma molti e molti, che
e all'oratorio (I).
si era portato ad ossequiare il Card. di
omeriggio, presente Mons. Bacilieri, Ve-
parlò ai Cooperatori dei trionfi di Maria
e, specialnlente in rapporto all'opera di Don
ievocando la prodigiosa erezione del Santuario di
Veronesi, che avevan già manifestato tanta
( 1 ) AI M. R. Don iMichele Rua, Supenore ~ c n e r a l edella Pia Società Salesiuna,
il quote uisita per In prima colta I'lstituo Salesiano d i Veronn nel 3 giirsno 1896, il
Comitoto Snl&no plaudente.
... Elinr di.& ad Eliseum: postula a ma quod vis ut facium tibi, nnteqtram tollar a te.
Dixitque Eliseur; obseeo ut fiat i* me duples spiritirs tuirs. Qui respondit: S i vi-
de* me, quando tollar a te, erit tibi quod petiisci... Et ascmdit Elias per turbixem in
coelum, Eliseus arrtem uidebat (IV. Rcg. I l , 9, IO, i:, 12.).
Tu pure al fianco d'un secondo Elia - stavi nell'ora che sul coccbio ignito,
- poi che rispose all'amoroso invito, - fra le schiere dei Santi in Ciel salla.
Era molle il tuo ciglio; era in balia - d'acerbo duol lo spirito ferito; - ma
non tremava il cor, che del rapito - Padre tutta la possa ormai sentì*.
Cogliesti il manto del Profetz, audace - varcasti il fiume, a' trepidanti figli
- tornando come visior, di pace;
Onde, cheto il dolor, solo un giulivo - grido s'intese: 0 Non a Lui somigli,
- ma in Te Don Bosco uri'altra volta B vivo1 o.
- 6 Vite da1 Servo di Dio MjcheIe R w . Vol. I.

40.4 Page 394

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I
722
- IV - Successore di Don Bosco. Primo periodo
XIII - Nuove meraviglie
723
generosità a favore dell' Opera Salesiana. Accennando poi
alla necessità di affrontare altre spese, sebbene mancassero
i denari:
aE necessario - diceva - alzare un'altra ala di fabbricato
per accogliere nuovi alunni ed avviarli alle arti e mestieri, e
non aspetteremo ad innalzare la fabbrica quando avremo i
denari; no, la fabbrica s'inizierù, e la Madonna penserà a far
venire il denaro; e i buoni Veronesi proveranno che i denari
posti in mano a Maria Santissima Ausiliatrice son ben collo-
cati e fruttano un cospicuo interesse! n.
Nell'uscir di chiesa fu una ressa d'intorno a lui, volendo
tutti quanti dirgli una parola ed averne la benedizione.
I1 di seguente, solennità del Corpm Domini, regalò di
una visita e della sua parola l'istituto delle Penitenti a San
Silvestro.
La mattina del 5 partiva alla volta di Vicenza, e parlò
a quei Cooperatori nella chiesa di S. Gaetano, facendo una
rapida rassegna dello sviluppo delle Opere di Don Bosco,
specialmente in America. Disse dell'assistenza largamente
prestata agli emigrati, e delle prove recentemente incontrate
con Ia morte di Mons. Lasagna e compagni, con la morte
di Don Unia, con le strettezze della Missione della Patagonia
Meridionale e della Terra del Fuoco, e con l'inibizione fatta
a Mons. Costamagna d'entrare nel suo Vicariato di Mendez
e Gualaquiza; e terminò con l'invocare le preghiere e la
carità degli uditori.
Da Vicenza proseguì per Este, quindi passò in Romagna,
e di 1a si portò a Roma, ove benchè di passaggio, aveva fatto
chiedere un'udienza al Santo Padre, ma non potè avere questa
consolazione, aperchè - com'egli scriveva ai confratelli
- eravamo alla vigilia del Concistoro e non riceveva nessuno.
Ma - prosegue il Servo di Dio, - portatomi dal Cardinal
Rampolla, Segretario di Stato di Sua Santità, egli mi comu-
nicò, che avendo avuto il Papa una eredità da erogarsi in
opere di beneficenza, conosciuto che nella città dove viveva
il testatore vi era una casa salesiana, dispose che due terzi
di quella eredità fossero devoluti in nostro favore, lasciando
l'altro terzo ad altra istituzione necessitosa.
Io vi comunico questo - osservava Don Rua - per-
chè tutti conosciate quanto il Supremo Gerarca della Chiesa
ci ama e quanto pensa alla nostra umile Congregazione ed
anche affinchè tutti preghiate e facciate pregare i vostri gio-
vani pel Vicario di Gesù Cristo in terra, che ha tante opere
tra mano, indirizzate tutte a produrre bene immenso per la
gloria di Dio e la salute delle anime)).
d'una folla enorme
are dal Sindaco con
cò Mons. Vescovo, circondato
ario; e fecero da padrino il Commen-
na la signorina Leonetti. Compiuto
ro rito, tutta quella moltitudine di signori e di popolo
ersò in duomo, dove, presentato dal Vescovo; il Servo
della. nuova istituzione, suscitando
Tornato a Roma, il 17, insieme col Procuratore Generale
Don Cagliero e i 400 alunni dell'ospizio del Sacro Cuore,
andava a Genzano, dove, celebrata la S. Messa nella tluova
lero secolare e rego-
nuova casa, percor-
a1 terrazzo; e dopo poco, circondato
e e dal fior fiore della cittadinanza,
tutti colle sue parole sacerdotali e
ino fu accolto con la più viva manife-
seguito dalle annuali dimostrazioni
presero parte, con le rappresentanze
e della città e di quelle di San Be-
a, anche gli operai cattolici di
era Presidente onorario, ed alcuni

40.5 Page 395

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724
- IV - Successore di Don Bosco. Primo periodo
membri del Circolo Operaio Cattolico dlAlmagro di Buenos
Aires, che gli lessero affettuosissimi indirizzi.
La nota dominante di queste feste fu quella della vene-
razione e della gratitudine; ed il Servo di Dio colse l'occa-
sione per eccitare gli astanti all'affetto ed alla riconoscenza
verso il gran Padre comune, il Sommo Pontefice Leone XIII,
che tante cure si prendeva in quei giorni per la liberazione
dei poveri soldati d'Italia gementi sotto la dura schiavitù
dell'Abissino. Fragorosi applausi accolsero le sue parole ed
il grido di Viva il Papa! Viva Leone XIII! chiuse le due
serate.
Don Francesia, il 24, lesse una delle sue poesie, nella
quale illustrando tutti i Giovanni (...Don Lemoyne, Mons. Ca-
gliero, Don Marenco), che in quel giorno vedeva far corona
a Don Bosco Giovanni, cominciava ((daDon Rua - che non
contento pih d'esser Michele - egli si fa chiamar, già son mol-
t'anni, - col nome di Giovanni...; - e messa in mar l'ardita
prua, - ei ritratto fedele - f udi Don Bosco, e nella mente sua
- un disegno incarnò pien d'ardimento. - Così, chi si fu ac-
corto - che sia Don Bosco morto? - I n lui Don Bosco vive
ogni momento! - E sa fare si ben le parti sue, - che sembra
un sol sovente, eppur son due.
» Qui vedi camminar le opere sante, - ammiri qui la pace
e l'armonia...- l'amore tra fratelli - in tutti i nuovi ostelli...
- e la megera ria, - che suole scompZgliar popoli e genti,
- con rapid'ala egli spulezza via. - Vo' dire tutto il ver
fuori de' denti...- Don Bosco andava adagio e le sue piante -
moveva con fatica; - mentre Don Rna, per usanza antica,
- corre, sempre corre e a gir s'affretta - qual leggera saetta.
- M i si sussurra dalla gente pia: - Se i debiti lo spingon per
la via!... - Per essi anche Don Bosco andava in fretta! -
perciò la somigilanza k ancor perfetta o.
Una somiglianza perfetta tra Don Bosco e il suo Suc-
cessore la vedevano tutti nel medesimo ideale e nel mede-
simo tenor di vita, perchè anche Don Rua, come il Maestro,
a costo di qualsiasi sacrifizio, aveva solo di mira la gloria
di Dio e la salute delle anime.
Come Don Bosco, egli aveva pure e dimostrava a tutti
- XIII 'Nuove meraviglie
725
la riconoscenza più profonda e raccomandava senza tregua
l'attaccamento più esatto alle tradizioni dell'istituto.
Nella circolare mensile del 29 giugno, memore, forse, di
qualche inosservanza riscontrata nel recente viaggio in Ita-
lia contro quell'articolo delle Costituzioni, che prescrive ai
Salesiani di adattarsi negli abiti agli usi dei paesi dove dimo-
rano, notava come « i l venerato Padre Don Bosco sempre si
se ali'introduzione di dimie particolari nella nostra Pia
mi consolò molto.

40.6 Page 396

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77.6
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
l
i
In pari tempo comunicava il resoconto del VI1 Capitolo
Generale e le deliberazioni che si erano prese; l'erezione di
nuove ispettorie, imposte dallo sviluppo della Società, la
riconoscenza che dovevasi al Signore per il moltiplicarsi
delle case, dei noviziati e degli Oratori festivi e il loro quoti-
diano incremento, per la fiorente vitali& delle Missioni, e
l'apertura d'un altra, nei piani di S. Martin in Colombia, tra i
due principali affluenti del gran fiume Orenoco, con tanti
selvaggi da convertire... R E proprio edificante leggere le
sante industrie, l'ardente carità e lo zelo instancabile, con cui
i nostri missionari si sforzano di guadagnare anime a G. C. )).
E, conle doverosa conseguenza, tornava a raccomandare
che si cercasse di promovere maggiormente le vocazioni, \\
anche tra gli allievi artigiani e negli Oratorii festivi, quindi
si studiassero i mezzi per ottenere maggior perseveranza
nell'intervento dei giovani, ad esempio con l'aggregarli a
qualche circolo operaio cattolico, col fondare altre compagnie
e circoli nel medesimo Oratorio, col promovere e facilitare
l'aggregazione alla cassa di risparmio, e simili. 6 Ho nomi-
nato in particolare la cassa di risparmio, perchè pare una delle
istituzioni più utili a formare l'artigiano all'economia e per-
ciò alla temperanza, al buon costume e procurargli l'agiatezza
ed il benessere; e perchè è istituzione benevisa ai nostri
tempi e raccomandata dal S. Padre Leone XIII; e perchè
già da Don Bosco in qualche modo promossa nell'oratorio
primitivo unitamente alla società di mutuo soccorso, cosa
che recò allora gran bene e che spero continuerebbe a pro-
durre )).
Insisteva, in fine, che si continuasse a favorire lo studio
del canto gregoriano, la pronunzia del latino alla romana, e
la devozione a Maria Ausiliatrice.
t1 Io spero che la pronunzia del latino alla romana, in
breve potrà introdursi da per tutto, in modo che nelle nostre
case di tutte le parti del mondo, qualunque linguaggio parlino,
si arriverà presto a pronunziare il latino come lo pronunzia il
Papa e come lo desiderava Don Bosco.
D E consolante vedere come in molti luoghi s'aprono chiese
di Maria Ausiliatrice, si solennizza con grande pompa la
XIII - Nnove meraviglie
77.7
festa di questa nostra buona Mamma, e s'istituisce l'Arcicon-
fraternita di Maria Ausiliatrice. Continuate, o miei buoni
figliuoli, in questo slancio. L'indimenticabile nostro padre e
fondatore Don Bosco asseriva continuamente che la devozione
alla Madonna sarebbe stata la nostra maggior gloria in vita
e la nostra maggior consolazione in morte. - EMaria Vergzize
stessa, soggiungeva, che vuole essere venerata sotto questo bel
titolo di Aiuto dei Cristiani, ed ha promesso protezione speciale
a coloro che l'avessero con questo bel tltolo invocata. - Dif-
fondete adunque ovunque questa divozione ed in particolare
fondate da per tutto l'Arciconfraternita di Maria Ausilia-
Di quei giorni inviava alle case un'altra letterina, lito-
grafata, che era anch'essa una prova della meravigliosa vi-
gilanza, con la quale badava ad ogni cosa. In febbraio, per
più unico che raro, tra i soldati che trovavansi sul-
ore italiano u Lombardia )>, nel porto di Rio de Ja-
ppiava la febbre gialla, e tutto l'equipaggio, ad
i quattro o cinque persone, era attaccato dalla
bile epidemia; e la maggior parte, non ostante le più
ure, a cominciare dal Comandante Olivari, dovette
e. U n salesiano si recò subito al Lazzaretto d'Isola
ov'era stato confinato il vapore, per prestare agli
istenza religiosa destando l'ammirazione univer-
tizia del disastro si diffuse in ogni parte; ed un
macista prussiano inviava a molte case salesiane d'Ame-
a un anticolerico. E il Servo di Dio, il 27 luglio, scriveva
(1 Ho avuto lettera dall'illustre sig. Lageman, farmacista
ir. Erfut (Prussia), in cui mi annunziava che qualche tempo
ddietro ha spedito gratuitamente a quasi tutte le nostre case
'America un boccettino di liguido anticolm'co, e da nessuna
u n dovere di ringraziare il distinto farinacista del

40.7 Page 397

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728
- - I V Successme di Don Bosco. Primo periodo
Ed eccoci ai giorni più laboriosi e fruttuosi per il Servo
di Dio. Al termine di luglio era già a Nizza Monferrato,
dove trovò raccolte negli Esercizi Spirituali ben 225 nuove
aspiranti, e ricevette la professione religiosa di 58 nuove
Figlie di Maria Ausiliatrice, che diceva «uno spettacolo
bello agli occhi del mondo e degli angeli I).
«Èveramente consolante per noi vedere tante spose segnate colla
Croce. Io me ne congratulo; e credo che tutte quante siete qui pre-
senti sarete pur consolate, mirando cinquattotto figlie consacrate al
Signore in una sola volta. Questo spettacolo assai più bello sarà in
in paradiso, allorchh tutte sarete coronate da Gesù. Anzi, ve lo debbo
dire? Sì voglio dirlo; tutte cinquantotto, nessuna esclusa, sarete un
dì a far corona all'Agnello Immacolato. Fatevi coraggio, il Signore
vi ha chiamate per compensarvi eternamente. Avete il Crocifisso;
Esso vi rammenti che, avendo tribolazioni, infermità, umiliazioni,
non vi sgomentiate, non vi perdiate di coraggio, anzi, in unione di
Gesb, sopportiate tutto volentieri e fatichiate per la gloria e per l'amore
di quel Gesù che oggi vi ha incoronate.
1) I n questi santi Spirituali Esercizi avrete fatte buone risoluzioni.
Ma io voglio farvi ancora un'esodazione, che giovi a tutte, e special-
mente a voi che terminate gli esercizi questa mattina. È tratta dal
Vangelo di ieri; ed è un'esorta~ionefatta a S. Maria Maddalena:
- Mettimi, o figlia, come sigillo sul tuo braccio e sul tuo cuore!... -
Che VUOdI ire? I1 sigillo è l'impronta che si fa sulle lettere, sugli stru-
menti, ecc.; porta il nome e l'impronta, o la sigla, del Re; mostra
la ~rovenienzae il valore; senza di esso gli strumenti non valgono;
basti dire che presso il Re la persona che ha la prima dignità è il
Guardmgilli.
n Ebbene, Gesù, dicendo a S. Maria Maddalena: - Mettimi
come s&iZlo sul tuo braccio e sul tuo cuore, - vi invita a mettere la
sua impronta sul vostro cuore e sul vostro braccio. Il cuore è il ri-
cettacolo degli affetti, il braccio t5 il simbolo delle opere che fa una
persona; quindi vuole che i vostri affetti portino l'impronta di Gesù
e siano puri; che le vostre opere sieno rette e in tutto vi dimostriate
sue spose.
s Bella e cara esortazione! Sul vostro cuore portate il Crocifisso
materiale, ma il Crocifisso vi dev'essere scolpito dentro spiritual-
mente. Così sarà, quando nella retta vostra intenzione avrete di mira
di desiderare, di amare, di accontentare Gesù. E se mai sentiste na-
scere in voi affetti che dispiacciano a Gesù, liberatevene prontamente.
Dispiacciono a Gesù i sentimenti di sdegno, di dispetto, di qualche
avversione alle siiperiore che v'incoraggiano ad avanzarvi nella via
della perfezione; di freddezza, d'invidia, ecc.; non hanno l'impronta
- XIII Nuove mevaviglie
729
di Gesù, che è tutto umiltà e carità. Così pure i sentimenti contrari
all'ubhidienza, e le ripugnanze ad eseguire un comando; cibo di
Gesù Cristo era di fare la volontà del Padre suo; e voi, operando in
tal modo, mostrate di non avere l'impronta di Gesù. Impediteli; e,
se verranno improvvisamente, dite tosto: - Non hanno il sigillo del
mio Sposo! - e pregate che ve ne liberi. Mettete dunque il sigillo
di Gesù sul cuore, e fate che tutti gli affetti siano per lui.
I>
N2
vi
contentate
di
mettere
Gestì
nel
cuore,:
Oonetelo
&
anche
sul
vostro braccio.- Tutte le tue opere portino la mia figura e ti facciano
conoscere per mia sposa. - Coraggio; siano tutte improntate da Gesù
le vostre opere. Quindi mai parole contrarie alla professione religiosa,
alle esortazioni di Gesù; mai parole di mormorazione ed ingiurie,
ma parole di allegria e di edificazione. Le vostre opere sieno dirette
unicamente ad accontentare Gesù. Fin dal mattino, recitate giacu-
latorie, offrite le vostre azioni, sia!e pronte all'ubbidienza, la quale
vi deve essere di guida in tutte le azioni. Gesù v'invita a seguirlo
con carità ed allegrezza; fate adunque violenza a voi stesse, ma pro-
te di soddisfare ai suoi desideri. Quando vi sentirete svogliate,
uanto negligenti, o sentirete disgusto nell'ubbidire, chiedete:
li opere rivelano l'impronta di Gesù?
o1 tempo il sigillo sbiadisce, si riconosce poco, ma in voi sia
ben scolpito. Nell'obbedienza fatta volentieri e con allegria,
reghiere, in refettorio, in laboratorio, mostrate sempre l'im-
ronta di Gesù col volerle far bene; non per forza, con svogliatezza,
n distrazioni, con pensieri contro la castità o la carità. Lottate, ban-
dite ogni pensiero contro la carità e la castità, e conservate sempre
l'impronta di Gesù. Ascoltate l'esortazione di Gesù, ponetelo come
sigillo sul vostro cuore e sul vostro braccio )h.
Se si fossero raccolte tutte quante le parole che il Servo
di Dio rivolse nei vari corsi di Esercizi Spirituali nei lunghi
anni del suo Rettorato, le Figlie di Maria Ausiliatrice e i
Salesiani avrebbero più volumi di facili ed efficaci istmzioni,
di preziose direttive, e di pratici ricordi per avanzare nella
via della perfezione!
Una Figlia di Maria Ausiliatrice annotava nel suo tac-
cuino questa paginetta:
(I Nell'anno 1896 il venerato signor Don Rua ci lasciò questi ri-
cordi: 10 Gesù domanda il nostro cuore, e noi dobbiamo darglielo
non riserbando alcun affetto terreno; 20 Ci presenta anche un libro
e ci dice: - Prendi, màngialo, dizòralo, e rùminalo, e troverai la salute
eterna! - Questo libro t5 il libro delle Sante Regole; 30 Ci disse an-
cora Gesù: - Quando siete stanche e t~iholatev, enite a me, che vi con-

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730
- IlJ Successore di Don Bosco. - Primo peviodo
soled e v i aiuter0 nelle vostre tribolazioni. - Adunque corriamo a
Gesù; e in Lui mettiamo tutta la nostra confidenza; e Gesù ci guiderà
e ci aiuterll sino al termine del nostro esilio. 40 Rinnovare tutti i giorni,
dopo la Santa Comunione, le promesse degli Esercizi)).
I n foglietti volanti, scritti di sua mano, abbiamo anche
i cari pensieri, svolti nel 1896 al termine e durante vari corsi
d'esercizi dei Salesiani.
Ai direttori ed ai sacerdoti, per conservare il frutto rac-
colto nei giorni di ritiro, raccomandava, in primo luogo, Io
studio e la pratica delle Costituzioni e delle Deliberazioni
Capitolari, ed insieme di rileggere attentamente, a quando
a quando, i proponimenti particolari: c< Teneteli raccolti i n
qualche libro confidenziale. Come sono ed$canti i proponimenti
di S. Francesco di Sales! Sono un tesoro, ed entusiasmano an-
che ora i lettori... )). I n secondo luogo una santa indifferenza
in ogni cosa; e, per riuscirvi, compiere bene gli esercizi di
pietà; recitare convenientemente il breviario, celebrare divo-
tamente la Santa Messa, ed attendere con raccoglimento alla
meditazione quotidiana.
Ai direttori tenne una conferenza particolare. Don Al-
bera aveva ristampato, in un volume, le Lettere Circolari
di Don Bosco e di Don Rua ai Salesiani, e il Servo di Dio
diceva loro:
Vi do copia delle Lettere Circolari di Don Bosco e mie. Gli
antichi direttori troveranno modo di richiamar alla memoria ed i
nuovi direttori apprenderanno tanti ammonimenti del nostro buon
Padre, che forse non conoscevano ancora. Potranno servire per il
proprio governo e per la direzione degli altri. Potranno servire di
argomento per tante conferenze; e gioveranno tanto a sostegno della
vostra autorità. Questo è un mezzo molto efficace per godere auto-
rità, appoggiarsi sempre ai regolamenti, alle consuetudini approvate,
ed alle parole di Don Bosco o dei Superiori maggiori. Questi docu-
menti formano come il nostro codice.
Altro mezzo per sostener l'autoriti è il parlar sempre bene dei
Superiori maggiori, ed anche dei direttori delle altre case. Guarda-
tevi dal censurare, o lamentarvi delle disposizioni dei Siiperiori mag-
giori; anzi cercate ragioni per convincervi della convenienza ed op-
portunità e, molte volte, della necessità di tali disposizioni; ed in
seguito convincete gli altri.
XIII - Nuove meraviglie
73 1
I) Evitate la smania delle novità e delle riforme. Cotesta smania
urta ed indispone quelli che sono già abituati alle usanze vigenti;
fa cadere in discredito i superiori in generale, come qiielli che non
sono d'accordo tra loro. Era una raccomandazione di Don Bosco.
Un altro mezzo per governare bene e con faciliti la propria
casa è prendersi cura del personale. Le attribiizioni sono divise in
modo che la massima parte dell'amministrazione gravita sul perso-
nale; sul prefetto l'alta disciplina e l'amministrazione, sul catechista
la cura spirituale, sul consigliere scolastico lo studio e le scuole...
Vegliate che ciascuno faccia bene la propria parte; aiutate, indiriz-
zate; il che si fa per via ordinaria con le conferenze e i rendiconti,
ed in via straordinaria con gli avvisi]).
Ed insisteva che i direttori, oltre le conferenze prescritte
dai regolamenti a tutto il peisonale, a quando a quando adu-
nassero in conferenze particolari il consiglio direttivo della
casa, gli insegnanti, gli assistenti; voleva che il prefetto, seb-
bene responsabile della vigilanza sul vitto di tutta la comunità,
sedesse a tavola col direttore per viver la vita comune; e a
ai coadiutori, nelle conferenze
faceva questa raccomandazione:
ene spirituale individuale e di
tener c~nfere~nzsepeciali anche
oadiutori ed ai sacerdoti, durante i corsi d'Esercizi pre-
i aspiranti; e , n e l dar i ricordi, molte volte
nto dalla festa del giorno, con ammirabile
i Esercizi degli aspiranti, adunava
loro: - Siate i bravi soldati di
bonus miles Chvisti...
Miles. Doti del soldato ordinariamente sono la prontezza e
del tamburo e della tromba, tutto è
esercizi militari, la pulizia, la guar-
osi voi, pronti ed esatti. Pronti nel por-
arvi al laboratorio, nell'intraprendere i lavori: In omnibus operilnrs
uispeegsntoo..v.elox, et i?zjirmitasnon occurret tihi. Esattezza, costanza, ed
Bonus. San Paolo non dice solo sicut miles, ma bonus miZes,
dato che opera, non per timore, ma per coscienza, per amor a

40.9 Page 399

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732
- I V Successore di Don Bosco. - Primo periodo
superiori, alla Congregazione, agli allievi, a Dio; per l'interesse della
casa e l'onore della Società; desideroso di educar bene gli allievi, per
far piacere a Dio. Quae placita sunt Ei, diceva Gesù, facio semper.
Dunque, lavorate come buoni soldati; ,per amore, non per timore.
» Christi. Ancor una parola che significa che devesi lavorare come
cristiani, seguaci di Gesù Cristo, anzi fidi amici di Cristo che tendono
alla perfezione. E, come tali, unite al lavoro la preghiera e lo studio
della perfezione. I1 nostro vessillo è lavoro e preghiera! Non facciamo
come molti operai che, per svogliatezza, o trascuratezza, o troppo
attacco al lucro, lasciano la preghiera. Noi attendiamo a tutti i nostri
esercizi di pietà... Indirizziamo il nostro lavoro a Dio; interpoliamo
giaculatorie; e non dimentichiamo che il primo nostro studio dev'es-
sere quello della perfezione, perchè Gesù ci dice: Perjecti estote, sicut
et Pater vester coelestis perfectus est v .
Adunava anche i sacerdoti, e commentando le parole di
S. Paolo: I n omnibus teipsumpraebe exemplum bonorum operum,
in dottrina, in integritate, in gravitate (ad Tit.), tracciava
questo tenor di vita:
6 Bonovum operum: Adempimento dei propri doveri, osservanza
delle Regole. Prestarsi volentieri alle opere del Sacro Ministero. Messa
e breviario.
» I n doctkna: I popoli ricercano dalla bocca del sacerdote la legge,
la sapienza, la sana dottrina, nei catechismi, nelle prediche, nelle
conferenze, nelle conversazioni; bisogna possederla, perciò studiare...
» I n integvitate: L'integrità comprende specialmente tre cose:
costanza, giustizia, verità.
i) I n gravitate: Nel contegno esteriore, evitando l'intemperanza,
la
di
loquacità, il
camminare e
tdraitstaerdeerrsoi.z..zaem, peenrterieussceinrvzia,
carità: gravità nel modo
coltivarsi nell'interno... o.
I1corso terminava il giorno della festa del Purissimo Cuore
di Maria, che allora celebravasi la domenica dopo l'ottava
deli'Assunzione; ed egli, dopo aver applicate alla Vergine
le parole dei Proverbi: << Ego dilz'gentes me dikgo; et qui vz'gi-
lant ad me, invenient me; mecum sunt diuitiae, et gloria, opes
superbae, et justitia,... ut ditem diligentes me, et thesauros
eorum repleam )>, proseguiva affettuosamente:
<Ri ivolgiamoci dunque a Lei, non colle mani vuote, ma con un
mazzetto di fiori da rallegrare quel Cuore amabilissimo: viole, gigli,
e rose.
XIII - Nuove merawglie
733
>> Violette, simbolo dell'umiltk Recogitabo annos meos'in amari-
tudine animae meae; pentiamoci del passato, perciò viole di pazienza,
di mortificazione delle passioni, di abnegazione della nostra volontà...
» Gkli, simbolo di purità. Ricordate le immagini di Maria' che
pianta gigli di puri* fu essa che portò al sommo onore questa virtù.
Poco era conosciuta e stimata prima di Lei; ma dopo i suoi esempi,
oh! quanti bei gigli fiorirono nella Chiesa! Offriamole adunque i gigli
della puritl, nelle opere, parole ed affetti.
s Rose, simbolo dell'amore. Offriamole i più vivi affetti del nostro
cuore; amiamola con più intimo amore. Abbiamo una forte divo-
zione verso di Lei; forte, cioè che porti a far sacrifizi per amore di
- Lei. Feste, novene, mese; meditazione; giaculatorie fin dal mattino;
qui mane vkilant ad me, invenient me; Mecum sunt divitiae et
gloria... 1).
Agli ordinandi commentava le parole di S. Paolo: Sic
nos existimet homo ut ministros Christi et dispensatores myste-
<i Al sacetdote, s'appartiene implorare le divine benedizioni, im-
partire l'istruzione, riconciliare i peccatori con Dio, consacrare e
distribuire la S. Eucarestia, amministrare tutti i Sacramenti, e perciò:
>) 10 Attende tìbi et doctrinae; insta in illis; hoc enim faciens, te+-
sumsalvumfacies et eos qui te audiunt. - Attende tibi; studio continuo
della propria perfezione; sempre avanti! Avete finito la teologia, tut-
tavia continuate a studiare le scienze ecclesiastiche. Che non abbiate
a meritami il rimprovero: Quia tu scientiam repulisti, repellam te, ne
sacerdotio fungaris mihi.
z0 Praebe tezpsum exemplum bonorum operum. Sic lnceat lux vestra
m honzinibus, ut videaut opera vestra bona, et glor$cent Patrem
coelis est. Vite dei Santi, S. Francesco di Sales,il nostro
osco. Le nostre Regole.
Divozione a Maria Santissima. Era la consigliera e il con-
gli Apostoli; è l'aiuto dei Cristiani; specialmente lo sarà dei
i. L a insegniamo agli altri; pratichiamola noi. Divozione te-
Il giorno di San Michele riceveva la professione degli
ascritti d'Ivrea, e additando ad essi il suo glorioso Patrono,
al quale professava tenerissima divozione, diceva:
(I Ora andrete alla prova, scenderete in campo alla battaglia. Io
penso di munirvi tutti delle armi necessarie come S. Michele: elmo,
corazza, s ~ l d ol,ancia, dardi.

40.10 Page 400

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734
- I V Successore di Don Bosco. - Primo periodo
1) Elmo: obbedienza; datemi due dita di volontà... S. Michele tutta
la sua volontà aveva riposta nelle mani di Dio...
D Cormza, per riparare il petto, il cuore. La corazza di S. Michele
era i1 suo ardente amor di Dio. Accendete il vostro cuore di amor
di Dio, e non lasciatelo ferire dagli affetti terreni. Attenti all'amor
proprio, ali'amor sensibile...
I) Scudo: lo scudo sarà la pratica della povertà, come pure Ia fuga
delle occasioni, dell'ozio, delle letture, e delle compagnie pericolose...
... i)Spada: saranno i Sacramenti e le pratiche di pietà, la medita-
zione, la Messa
a Dardi: le giaculatorie; le preghiere del mattino e della sera...)).
La prima domenica di ottobre, solennità della Madonna
del Rosario, ricevendo altre professioni a Foglizzo, si con-
gratulava ((col nuovo drappello di combattenti, preparato
da Colei che è terribilis u t castrorum acies ordinata )); rilevava
il gran bisogno di operai evangelici, e scioglieva un inno af-
fettuosissimo alla Madonna, contemplando l'avvenire e lo
sviluppo dell'opera Salesiana.
cr La Madonna venne sempre in aiuto ai popolo cristiano... In
questi ultimi tempi suscitò vari istituti; fra gli altri anche la nostra
Pia Società. Essa è destinata a prendersi cura della povera gioventù
... operaia e studiosa... È destinata a sostenere la fede, la religione nei
nostri paesi e specialmente alla coltura delle vocazioni ecclesiastiche
e religiose per i paesi infinitamente lontani. Voi siate fedeli alla vostra
vocazione, e pregatela che vada ognor crescendo l'esercito salesiano
destinato a condurre ai piedi di Maria intere popolazioni. Maria
Santissima & proc!amata terribilis ut castrorum acies ordinata; ebbene,
con la divozione e confidenza in Lei, le schiere salesiane saranno ter-
rihili alle potenze infernali e riporteranno ovunque copiosi manipoli nella
salvezza delle anime i).
Di quell'anno abbiamo un altro foglietto, nel quale san
accennati i ricordi che dava ad un altro corso di esercizi
tenutosi a Valsalice. E intitolato il ragno! e vi si legge:
(iQuali sono i$li di cui si serve il ragno infernale?
o 10 Trascurare le pratiche di pietà: in meditatione mea exardescet
ignis. E3~aruitcor meum, quia oblitus sum comedere panem meum. Se
non si fa la meditazione e non si frequentano regolarmente i Sacra-
menti, si raffredda il cuore, s'illanguidisce la voloiità, restano tar-
pate le ali per volare nelle vie della perfezione, cessa il desiderio della
- XIII Nuove meraviglie
735
virtù: Si farà anche il dovere, ma senza spirito, e con fini diversi da
quelli voluti da Dio.
>> 20 Mormorazione. Quanto male fa la, mormorazione! Produce
scissare tra i confratelli, disubbidienza nei dipendenti, cambia qua-
lunque casa, che dovrebbe essere l'anticamera del paradiso, in anti-
camera dell'inferno.
D 3.0 Affetti disordinati. Sentimenti di odio, sospetti, male inter-
pretazioni delle paroleed azioni altrui, sdolcinature, strette di mano,
palpeggiamenti, affetti troppo teneri, particolari segni di affezione,
colloqui segreti e protratti in ore indebite, confidenze in camera, dove,
più che altrove, il ragno riesce a far cadere i poveri religiosi)).
Come si vede, l'ascetica del Servo di Dio, cresciuto alla
attraente; e soleva esporla in modo da farsi comprendere
tutti, mentre invitava a praticada.
dava questi particolari:

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736
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
sig. Don Rua, sicuro che avrebbe accettato le mie osserva-
zioni, e mi avrebbe esonerato da tale ufficio. Ebbi udienza,
e mi ricevette, come sempre, con la più amabile bontà; io
aveva preparato mille difficoltà, ed alcune erano veramente
serie. Quel sant'uomo ebbe la bontà e la pazienza di ascol-
tarmi per circa mezz'ora, non rispondendo altro che con
qualche accenno del capo; ed io ero ben convinto che le mie
osservazioni facevano breccia sul suo cuore, e che avrei
vinto la partita; quando, tutt'a un tratto, m'interrompe
con queste parole: - Bene, bene, Don VersigZia... e quando
parti? - Si pensi come io rimanessi! Avrei avuto moltissime
altre difficoltà da aggiungere; ma restai quasi interdetto e
non seppi rispondere altro che: - Ebbene, domani, signor
Don Rua, perchè oggi non vi è più treno. - Difatti egli mi
benedisse ed io, il giorno seguente, partii per Genzano,
certo non illudendomi sulle difficoltà dell'impresa, ma pure
andava tranquillo; la parola di Don Rua mi aveva rassicuratoO.
Dal 23 al 24 settembre, a Valsalice si tenne il secondo
I
Congresso dei Direttori diocesani dei Cooperatori. I1 Servo
di Dio, circondato dai membri del Consiglio Superiore della
Società, rilevò i vantaggi prodotti dal I Congresso, cioè una
migliore organizzazione dei Cooperatori in Italia e alSEstero,
Sistituzione dei zelatori e delle zelatrici, il buon esito di
varie adunanze regionali e soprattutto il buon esito del Con-
gresso Internazionale di Bologna; e, in fine, animando i
presenti a continuar ad amare e favorire le Opere di Don
Bosco, concedeva ad essi la facoltà d'impartire agli infermi
la benedizione di Maria SS. Ausiliatrice, e rinnovava loro
l'invito di erigere, nelle proprie citta e paesi, l'Associazione
dei Divoti di Maria Ausiliatrice, previa autorizzazione delle
Autorità locali, per aggregarla all'Arciconfraternita di Torino,
in conformità della concessione ottenuta con Breve Aposto-
lico in data 25 febbraio di quell'anno.
11 timore, intanto, manifestato alla conferenza tenuta la
vigilia di Maria Ausiliatrice, circa la sorte dei missionari del-
l'Equatore, era divenuto una cruda realtà.
La notte dal 23 al 24 agosto, circa le undici, una pat-
tuglia armata entrava nella casa di Q u i t ~ ,e perlustratala
XIII - Nuove meraviglie
in varie parti, conduceva tutti i sacerdoti al palazzo di Po-
lizia. Calunniati di favorire i nemici del partito rivoluzio-
nario dominante, protestarono la loro innocenza assoluta.
Invano. Otto sacerdoti e un chierico, scortati dai soldati,
furono banditi dalla Repubblica; e, per venticinque giorni
e venticinque notti, attraversando vergini foreste, sentieri
impraticabili, fiumi vorticosi e pantani profondi, soffrendo
ogni genere di patimenti, poterono giungere ai confini, ed
entrare in territorio peruano, e recarsi a Lima, dove poco
dopo li seguivano i salesiani di altre case equatoriane. Uno
di questi, Don Giovanni Milano, soccombeva ai disagi,
morendo nell'ospedale di Gnayaquil!
Le dolorose notizie giungevano a1 Servo di Dio insieme
con quella della morte di Don Francesco Agosta, perito
nelle acque del Neuquen in Patagonia, mentre le attraver-
sava per recarsi alla sua residenza.
Ed erano i giorni, in cui prowedeva alla spedizione di
altriLm'IIissoiottnoabrrie! partiva un drappello di Salesiani per la
Spagna e il Portogallo, dopo d'avgdato privatamente f'addio
ai confratelli e ai superiori, e ricevuto'paterni consigli nella
Cappella di Don Bosco. Da parecchi anni Lisbona desi-
derava i Salesiani.
L'ultimo del mese si svolse nel Santuario di Maria Au-
. 'atrice la funzione solenne per la partenza d'altri cinquanta
Riccardi, impartita la Be-
le preci dei pellegrinanti,
e un caldo addio ai partenti, a nome proprio e della cat-
nti a prender esempio dai
, e pensare seriamente alla
le anime altrui,
samento del Servo di Dio
e e disporre ogni cosa in
cedessero regolarmente;
tto, troviamo sommaria-
dava e le cure che -si

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738
- - IV Successore di Don Bosco. Primo periodo
«PERLA SPEDIZIONE DI MISSIONA-RI.10 Determinare chi si pub
spedire. -.z0 Assegnare la destinazione.- 30 Awisare chi di ragione,
consegnandogli Ia nota, di dare a tutti i candidati le necessarie istm-
zioni per la prowista dei documenti necessari, specie dei passaporti,
e dei permessi pei chierici e confratelli, che con tali mezzi sono sal-
vati dal servizio militare. - 40 Procurare i necessari ed appropriati
indumenti. - 50 I1 giorno della funzione per la benedizio- dei Mis-
sionari, radunarli tutti nella Cappella di Don Bosco, per dir loro
la Messa pro peregrinantihs, e far loro qualche raccomandazione. -
60 Invitarli a pranzo coi Superiori pel giorno della funzione. - 70 Al
pranzo, dare le norme del pomeriggio: - fotografia coi Crocifissi
- sito dove debbono collocarsi in chiesa - norme per ricevere dal
Prelato il Crocifisso benedetto, e dar l'abbraccio ai confratelli in
presbiterio - uscita dalla chiesa. - 80 Se non partono subito per
la ferrovia, disporre che vadano direttamente a Valsalice, dove aspet-
teranno il loro turno per la partenza. - 90 Colà abbiano possibil-
mente un capo che: a) faccia loro da direttore, provvedendo un re-
fettorio a parte, dove si faccia regolarmente la lettura; b) li assista
I
agli esercizi di pietà; C ) provveda occupazioni, specie scuola di lingue,
L
di cui avranno bisogno; d) veda se tutti hanno i necessari documenti
ed indumenti, facendo prowedere chi non li avesse ancora; e) sia
l
responsabile della loro condotta per dar permessi di uscita, anche
per andare a visitare i parenti, qualora ve ne sia bisogno, fissando
il tempo pel ritorno, e prendendo nota del loro indirizzo; f ) studi
di tenerli raccolti ed allegri. - 100 Stabilire, durante il dì, quelli
che devono andare a dare il fraterno abbraccio».
I1 nuovo drappello partiva per due fondazioni in Africa,
ad Alessandria d'Egitto per gli emigrati italiani e al Capo di
Buona Speranza; per una nuova casa di assistenza a favore
degli italiani a S. Francesco di California; per la nuova Mis-
sione dei selvaggi di S. Martin in Colombia, dove lavora-
vano, fin dal principio dell'amo, due dei nostri; e per la
Venezuela, l'uruguay, il Paraguay, l'Argentina e la Pata-
gonia.
Sul principio dell'anno scolastico, Don Bosco non solo
procurava agli alunni un triduo di predicazione, adatta a
stimolarli ad incominciarlo nel modo migliore, ma adunava
anche, allo stesso scopo, i confratelli in conferenza parti-
colare. E Don Rua nel 1896 diceva a questi:
«Siamo nella novena dei Santi. Questo pensiero deve stimolarci
a studiare di farci santi; tanto più che S. Paolo ci dice: Haec est sto-
- XIII Nuowe merawiglie
Iu~tasDei, sanctr3catio vcstra. Non dobbiamo sgomentarci. Iddio,
che lo vuole, ci viene in aiuto con tre mezzi specialmente:
I) 10 Con le ispirazioni, gli impulsi, e ì rimorsi che sono mezzi
diretti, di cui si serve il Signore per la nostra santificazione.
s z0 Con i mezzi che mette a nostra disposizione nella Pia S o c i e ~ ,
- con i Sacramenti; con le pratiche di pietà; - Messa, meditazione,
lettura spirituale; con gli awisi dei superiori, - con gli esempi
dei compagni. - Approfittiamocene, proprio, come di mezzi per
santificarci.
1) 3 O Con le occupazioni che ci procura. Gran ventura per noi
avere tutti occupazioni abbondanti. FacciamoIe con retta intenzione,
con diligenza, pensando che facciamo la volontà di Dio.
s Tocca a noi di cooperare, con l'esercizio della carità, - con
l'evitare le mormorazioni, le freddezze, i brontolamenti, - col fug-
gire le occasioni e i pericoli di peccato*.
I1 novembre ricorreva una data particolarmente cara
per l'Opera Salesiana e per tutti gli ammiratori e benefattori
di Don Bosco.
((Fuil 3 novembre del 1846 che il nostro indimenticabile
risanato da gravissima malattia, partiva
Becchi con la venerata Mamma Mar-
stabilirsi in Vzildocco, in umile casa
affitto, situata ove oggi sorge il fabbricato centrale dell'ora-
riou; ed il Servo di Dio ordinava che la data cinquante-
4 con particolare riconoscenza a Dio
aria Santissima >>.
Oratorio di Valdocco, riflettendo che non si poteva
re un mezzo migliore e più salutare di un festeggia-
15 al 17 novembre si celebrò nel San-
atrice un solennissimo triduo di Sacre
Quarant'Ore, e fu, in vero, l'inno più bello di sentita ri-
conoscenza al Divin Salvatore che, nella sua prowidenza
neffabile, appariva a Don Bosco ancor fanciullo, insieme
la Vergine sua Madre, additandogli la missione che l'at-
pioggia continua, in tutti i tre giorni
o di fedeli, e numerose le Comunioni
esù Sacramentato furon continue; Torin
ora la città del SS. Sacramento. I disco

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740
I V - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
furono tenuti da Mons. Agostino Richelmy, Vescovo d'Ivrea,
che con gradita eloquenza e dottrina parlò ogni giorno della
Santissima Eucaristia, raddoppiando negli uditori l'amore
a Gesù Sacramentato e il desiderio di riceverlo più frequen-
temente nella Santa Comunione. Alle funzioni dell'illtimo
giorno prese parte anche l'Arcivescovo.
I1 19 si volle celebrata la fausta ricorrenza con una com-
memorazione civile, tenuta dall'awocato Carlo Bianchetti:
c< Mezzo secolo, o signori, è trascorso da una memoranda e po-
vera giornata; mezzo secolo di Divina Provvidenza. li: basta pro-
nunciare questo nome per andarne gloriosamente alteri, e per su-
bito concludere che furono cinquant'anni di cristiani e mirabili
trionfi; i trionfi dell'amore, della fede, dell'umiltà, dell'apostolato.
i) O buona Margherita, dovevi pur essere spettacolo a vederti
in quella bmlla sera del 3 novembre 1846, quando, fra gli alberi de-
nudati, fra le prime brezze invernali e le nebbie della vicina Dora,
Tu, nelle tue misere lane contadinesche, erravi fra queste piaghe
in cerca d'asilo con quel tuo amor di figliuolo. Un figliuolo, di nome
Giovanni, gia sacerdote, che fresco appena di crudele malattia, tre-
mebondo piu per la madre sua, che per se stesso, sentiva tuttavia
accendersi i lumi al solo pensiero de' suoi cari birichini dell'ora-
torio. Ella, un canestro di biancheria; egli aveva un breviario; ma quel
canestro era per quella il simbolo della povertà, come quel breviario
era per lui la sintesi della filosofia cristiana. L'amore benedetto di
una madre venerata, associato alle gioie di un sacerdote umile e buono,
l'una e l'altro trepidanti in quel frangente, eppure sì l'uno che l'altra,
cosi tranquilli, così rassegnati, così pieni di confidenza e di speranza
in Dio, è un quadretto a cui non si può pensare senza commozione;
quadretto che, anche dopo mezzo secolo, serba quell'impronta di
freschezza e di santa semplicità, che vi sospinge a meditare sulle cose
straordinarie, e a chiedere se non può dirsi della Provvidenza: O
ignota ricchezza, o ben veuace!
)> Quelle due sante creature ebbero stanza in questo recinto...,
e su queste zolle già imporporate del sangue dei martiri, posero una
radice sì poderosa e resistente, che non vi è zappa o piccone che la
potrà svellere. I1 granello cresciuto sotto la mano di Dio, è ormai di-
venuto il grande sicomoro, che distende le sue braccia dall'uno al-
l'altro polo, braccia nelle quali ha corso e scorre un sangue generoso,
come nelle menti direttive albergarono ed albergano le più ferree
volontà. La preghiera di una madre e l'attività potente del suo~figliuolo
hanno bastato adunque a porre la base fondamentale di uno smisu-
rato edifizio, al quale veramente han posto mano e cielo e tema, opera
di poema degnissima e di storia.
X I I I - Nuove merauigle
741
I) Così è. La Provvidenza raggiunge spesso i suoi intenti mera-
vigliosi dove l'occhio umano nulla sospetta, o sospetterebbe a ro-
vescio. E ciò perchè Dnls Zudit in oube... Oh sentite: sono mille e mille
voci acclamanti; sono migliaia e migliaia di fanciulli benedicenti al
Signore; sono templi che fanno risplendere le loro cupole al sole e
campane che di giorno e di notte mandano al cielo i lor armoniosi
concerti; sono orchestre poderose; sono stildi profondi; industrie ru-
morose, arti perfezionate; sono stuoli partenti di migiiaia di vergini,
e martiri ardimentosi; sono figli e campioni della Chiesa votati al
sacrifizio; è tutto un popolo nuovo, che si muove, che s'agita, che
combatte, che percorre terre e mari, che sacrifica il sangue, la vita,
e passa di cimento in cimento, di trionfo in trionfo, al grido di: Viva
Gesù Cristo, e Viva Maria!
» Tutto ciò onde viene? Dai figli del popolo. Oscura essa stessa
quell'anima eccelsa di Don Bosco si è trasfusa, rinnovata, moltipli-
cata, centuplicata, nell'istituzione sua, coll'operosità, col consiglio,
colla virtù, col sacrifizio; fu egli che gittò in mezzo alla gioventù,
di lui entusiasmata, quella corrente di elettricità cristiana che non
sarà l'ultima fattrice della prossima aurora, della restaurazione so-
ciale del regno di Dio... Opera miracolosa in questi tempi, nei quali
il secolo beffardo respinge il miracolo; ma i miracoli della Prowi-
denza sono sempre all'ordine del giorno, e la Chiesa, divina amazone,
colla stella in fronte, registra sempre con gioia di cielo, come le bat-
lie, cosi le marziali corone)).
li evviva a Don Bosco e a Don Rua s'intrecciarono nu-
i durante il trattenimento insieme con il grazie cor-
diale e le unanimi invocazioni d'ogni benedizione ai bene-
fattori dell'opera Salesiana.
In fine disse brevi parole Don Rua. Ricordò con somma
commozione i primordi delllOratorio nel 1846, dei quali
era stato testimone, ed il suo meraviglioso sviluppo, prova
eloquente dell'assistenza divina; e pregava Mons. Correa
Nery, Vescovo dello Stato dello Spirito Santo nel Brasile,
ad invocare sui presenti e sulle opere e su tutti i figli, amici
e benefattori di Don Bosco, la continuazione delle più elette
benedizioni del Cielo.
La data cinquantenaria ebbe un'altra bella celebrazione
a Chieri, dove Don Bosco, umile alunno di ginnasio e chie-
rico in seminario, aveva esercitato un meraviglioso aposto-
lato. I1 7 novembre, il Servo di Dio impartiva la benedizione
rituale ed apriva al divin culto la bella chiesa &elllOratorio

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742
- - IV Successore di Don Bosco. Primo periodo
delle Figlie di Maria Ausiliatrice, della quale l'Arcivescovo
Mons. Riccardi aveva da pochi mesi collocata la prima pietra.
La data cinquantenaria, celebrata in ogni casa, irradiò
la figura del Fondatore di nuova luce ed accrebbe il numero
degli ammiratori e sostenitori all'opera sua.
A Bologna parve rinnovarsi il prodigio che, cinquant'anni
prima, s'era veduto a Valdocco. L'8 dicembre s'inaugurava
l'Oratorio Salesiano nella chiesa di S. Carlo. I1 14 dicembre
si radunava attorno il Card. Svampa il Comitato promotore,
e, tra le altre deliberazioni, si stabiliva che il giovane diret-
tore. dell'Oratorio aperto a Bologna, Don Carlo Viglietti,
avrebbe comunicato alla cittadinanza il modo col quale aveva
iniziata l'opera, per destare la carità cittadina.
E Don Viglietti tenne la conferenza nella monumental
chiesa dei PP. Domenicani, alla presenza del Card. Arci-
vescovo, di Mons. Zoccoli, e di un'imponente accolta di
persone di tutte le classi sociali. L'umile figlio di Don Bosco
non disse altro ((comeumili dawero fossero stati i principii
dell'Opera Salesiana in Bologna, giacchè quivi giunti, i Sa-
lesiani non avrebbero avuto luogo ove ricoverare, se non erano
caritatevoli cooperatori che li alloggiassero in casa loro. Tro-
vata stabile dimora in S. Carlino, in quattro camere che una
nobile signora prowide di suppellettili, furono in preda al-
l'abbandono più completo. La soli, non conoscendo nessuno,
non ~ o t e n d olavorare, ebbero talora per pascolo le sole
lacrime. Ma poi giunse la Prowidenza sotto forma di cari-
tatevoli persone che incominciarono a mandare cospicue of-
... ferte, colle quali si potè far fronte ai primi ed urgenti biso-
gni >>C.osì rilevava l'Avvenire d'Italia.
I dati precisi li abbiamo in questa lettera di Don Viglietti,
inviata a Don Rua, il 20 dicembre:
(iSe è vero che dall'umiltà degli inizii di un'opera se ne può ar-
guire la prosperità awenire, questa di Bologna la deve pur essere la
gran Casa, giacchè i suoi principu non potevano essere.,. direi, pih
disperati.
Giunti a Bologna i suoi figli, senza casa e senza tetto, furono
ospiti di buoni e zelanti Cooperatori. Dopo dieci giorni di ricerche,
finalmente si trovò ad appigionare un umile quartiere di 4 camere
X I E - Nuove ieneramgZie
743
al terzo piano, in via Maglio, nella casa incorporata alla Chiesa dei
Ss. Carlo ed Ambrogio. Ma le camerette erano vuote. Una nobile
e generosa matrona bolognese, che .A pei poveri figli di Don Bosco
una vera madre, pensò a provvederci di ogni cosa, e proprio nel dì
di S. Carlo pigliavamo possesso del nostro modesto quartiere.
I) Ma quassù, soli, non conoscendo quasi nessuno, a quasi tutti
ignoti,... con nessuna prospettiva di un prossimo lavoro, passavamo
i giorni, umiliati ed abbattuti. Qualche volta abbiamo anche pianto
ed io dovetti fare il viso bmtto al mio povero frate Ginepro, che mi
spendeva in una sola settimana 5 lire per mantenere tre uomini.
s Un giorno, era circa mezzodì, mi comparve in camera il povero
Ginepro, tutto umiliato a chiedermi
tola bolliva, ma non c'era nulla da
qualche soldo pel pranzo...
mettervi entro. Io frugo in
ltaaspcean..-.
- - cerco di qua e di ... niente! Faccio uscire il confratello...: - Adesso
vengo - gli dico e rivolto al Signore esclamo: Dacci oggi il
nostro pane quotidiano! - In quel mentre suona il campanello. Si
presenta un fanciullo, consegna una lettera e fugge ratto come un
- delinquente. Apro la lettera, nella quale non c'era che un biglietto
così concepito: Confitemini Domino, quoniam bonus, poniaia in
saeculum misericordia eius - e, unito a questo, un biglietto di 5 lire,
pib che sufficiente alle prime necessità. Oh come è buono davvero
fl Signore!
» Un altro giorno mi giungono da Lanzo e da Torino contempo-
raneamente varie casse di libri, oggetti di cancelleria, abiti, ecc., e
- una nota di ben 30 lire. Dove trovare 30 lire? Per me era un capitale.
- Abbiate pazienza1 dico a quegli uomini della ferrovia - tor-
- - nate un altro g p n o , e vi pagherò.
>> - Ma noi disse un d'essi - dobbiamo essere pagati subito:
A
non possiam mica aspettare.
1) - E come ho da fare? - replicai io; - dove ho da stampare
le trenta lire, se non le ho?
» Allora uno di quelli, mosso a compassione: - Ma sì, - disse
- povero prete, se non le ha, come ha da fare a darcele? pagherò
io, e passerò un altro giorno.
I> Mentre questi ancora parlavano, entra in casa una fantesca che
- mi consegna una lettera d'un nostro caro benefattore, nella quale
si diceva: Voleva procurarle qualche oggetto che le fosse di prima
necessità, ma non sapendo qual scegliere, mi tolgo d'imbarazzo ac-
cludendole queste 30 lire. - Le trenta lire volute, propri.0 quelle,
non un centesimo di più, non uno di meno, che snocciolai subito
l'una sull'altra ai miei uomini.
1) Ma intanto noi continuavamo nell'inazione. Nell'inazione sa-
lesiana, perchè già del lavoro non me ne mancava in confessioni e
predicazioni. Verso la fine dello scorso mese, ella, caro Padre, scri-
vendomi mi ricordava che nella prossima festa dell'Immacolata Con-
cezione ricorreva l'anniversario della fondazione dell'oratorio di To-

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744
- - IV Successore d i Don Bosco. Primo periodo
rino, dell'opera del nostro Padre indimenticabile. Mi esortava d'in-
cominciare bene la novena alla Madonna, e di veder modo d'iniziare
qualcosa pel giorno benedetto a Lei sacro. - Io mi vedeva precluse
imanzi tutte le vie, ma pure mi feci coraggio e dissi: - Maria SS.
!e aprirà. - Infatti tante difficoltà, che parevano insormontabili, si
dileguarono d'un tratto come nebbia al sole... I1 buon Don Codecà,
Rettore della Chiesa, m'offrì l'opera sua; un bravo lavandaio in pos-
sesso d'un prato attiguo alla chiesa, mentre prima pareva restio a
cederlo, me lo venne generosamente ad offrire, e Maria SS. pel
dell'immacolato suo conce~imentoci conduceva ncll'Oratorio circa
300 fanciulli.
I) Ma il provvedere almeno dell'indispensabile un Oratorio fe-
stivo. non è cosa indifferente. I ragazzi non uossono rimanersi in
cortile col becco in su a cercar le stel'2le... Ne occorreva un po' di gin-
nastica ed un teatrino. Lei sa del brutto abito contratto dai figli di
Don Bosco, dietro il suo esempio. Quello di far contratti e comperare
senza i denari. Mandai a chiamare l'ingegnere (un bravo ingegnere,
che fa il suo dovere in regola, perchè noi lo paghiamo con cambiali
che scadono solo in paradiso) e un impresario. A far le cose proprio
da galantuomo quest'ultimo non voleva meno di 500 lire. - I1 Si-
gnore le manderà - diss'io - e sottoscrissi il contratto. Quei bravi
signori uscendo di casa nostra s'imbatterono in un altro signore, che
veniva da me. Questi mi consegna un plico, lo apro e dentro c'era
una bella cartella verde della Banca di Risparmio di Bologna, proprio
!a cartella aspettata di 500 lire! Vede, caro Padre, se abbiam motivo
di ringraziare e lodare Iddio!
I> Intanto i Bolognesi si dànno attorno con uno zelo ammirabile
a prepararci i mezzi necessari per continuare questa primavera i la-
vori incominciati fuori di Porta Galliera. Son già a centinaia le do-
mande ch'io ho ricevute di ragazzi abbandonati o poveri che hanno
bisogno d'essere raccolti dalle vie e dalle piazze. È una vera compas-
sione e uno
piangendo i
strazio al cuore,
loro bambini, in
vedere
questa
certi madri che
cattiva stagione,
mmiacl ocnodpuecrotin..o.
e mi pregano ch'io dia loro ricovero... Mi ci vuol tutto a far loro
comprendere che la casa non c'è ancora. Ma verrà, bella, grande per
più centinaia di fanciulli... e ci sarà la chiesa, una gran chiesa, lunga
60 metri, dedicata al Sacro Cuore di Gesù. Oh, caro Padre, qual
slaerrgicaormdeies!s.e..
ci
».
presenta
,
il
Signore,
se
corrisponderemo
alle
sue
mi-
Chi legge questa pagina ed ha visto la bella casa sale-
siana di Bologna e lo splendido tempio del S. Cuore, che il
Card. Svampa volle che le sorgesse accanto, non può non
ammirare le vie della Provvidenza...!
X I V - Tutto a tutti!...
XIV
TUTTO A TUTTI !...
Carità grande. - Sempve al lavwo. - Una guarigione. - Nuove esortaxioni
ai Salesiani: si appella ai vantaggi dell'obbedienza, ed inculca d i
aiutare gli ispettori, di praticare l'economia, e di promovere nuove
- wocazioni. (iFormato alla scuola di Don Bosco I), non ritiene vero
zelo quello di un religioso o di u n sacerdote che, pur lavorando esem-
plarmente, non procura nuove vocaziond - Comunica il compimento
del Processo dell'Oidinario per la Causa di Don Bosco. - A Bologna
tiene conferenza ai Cooperatori, ed assiste alla posa della prima pietra
del nuovo Istituto. - I l Card. Svampa aflernza che Don Rua ha diritto
d'esser riconosciuto qual uno dei primi benefattori di Bologna. - Per
la d$fficsione della buona stampa. - Un'altra lettera di Leone X I I I .
- - Inaugurazione dell'Istituto di Milano. Una M-ssione i n jnmme. -
Morte dell'Arcivescovo Riccardi. - D i nuovo a Roma, nei giorni
in cui compiva sessant'anni. - (iM a t u sei un santo!>>-. Diffonde
- un'eliotipia di S. Erancesco del Reffo. Degno successore di Don
Bosco! - Come risponde a chi gli chiede due righe di sua mano. -
Avvicinandosi il X X V delle Figlie di M a ~ i aAusiliatrice, vorrebbe
ottenere dal Papa un documento che ddsse all'lstituto la sanzione
q canonica di cui era ancor privo. - Disposizioni per le feste giubilari.
- Risposta del Santo Padre. - Nuove esortazioni al termine degli
esercizi: alle Figlie di Maria Az~sz'lia&ice,agli aspiranti, ai nuovi
confratelli, ai confratelli, ai chierici, agli wdinandi, ai sacerdoti,
ai direttori. - Inculca chegli Esercizi rinnovi7to lo spirito ed assicurino
la perseveranza. - È a Novara per la benedizione della chiesa di
Maria Ausiliatrice. - Visita le case di formazione della Fvancia.
- Ai nuoui missionari. - Ai confratelli dell'Oratorio al principio

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746
- IV Successore di D a Bosco. - Primo periodo
- dell'anno scolastico. - V a nelle Romngne; a Legnago; a Milano.
Fallimento della Casa di Concepcih, e interessamento di Don Rua
- - per annullarlo. Carità a favme deì perseguitati. Moite di
Dun Belhami.
~ Come san belle e come san vere le parole che si leggono
al capo terzo dell'Imitazione di Cristo: << GRANDE DAWERO
COLUI, CHE POSSIEDE CARITÀ GRANDE! )).Sono il più bel com-
mento di quelle di San Paolo: (1 SE NON HO LA CARITÀ, SONO
NULLA! E >). grande, per non dire insuperabile, era la carità
di Don Rua.
I1 7 gennaio 1897 egli giungeva a Nizza tra le Figlie
di Maria Ausiliatrice. Si legge nella cronaca dell'Istituto :
«Arrivo del reverendissimo Superior Maggiore Don Rua.
Presiede la vestizione e ci lascia, per ricordi, i doni che i Re
Magi presentarono a Gesù Bambino: Oro, incenso e miwa.
o L'8 si reca al noviziato per assistere alla Santa Profes-
sione di 20 novizie. Alla sera ripartiva per Torino, lasciandoci
tutte ammirate e consolate o.
Nella cronaca del noviziato si legge anche, che, compiuta
la cerimonia della vestizione, prese la parola, e « nel sermone
che fece lasciò alcuni bellissimi pensieri, che disse aver letto
il giorno prima nel Breviario o, e nella Messa dell'Epifania:
« 10 Molti verranno tra i figli d'Israele, e ad essi si uni-
ranno le figlie, le quali parole si possono applicare ad un
sogno di Don Bosco.
20 Non tutti i figli d'Israele si potranno chiamare Israe-
liti. SarA casi nella nostra Congregazione?
>> 30 San Paolo dice: - Saranno veri figli d'Israele, e
quindi anche della Congregazione, i Figli della promessa.
A sera prima di partire lasciò la strenna del Capo d'anno
compendiata in queste parole: - G e d Sacramentalo sia cen-
tro dei nostri pensieri, dei nostri affetti, delle nostre azioni».
E tornava a Torino a lavorare!
Sino alla fin di gennaio, si può dire, quando si trovava
all'Oratorio, era assediato da tante persone che volevano per-
sonalmente consegnargli le loro offerte, e doveva pure ogni
giorno passar molte ore solo per rispondere di sua mano a
XIV - Tutto a tutti!...
747
quelli che glie l'avevano inviate per posta (perchè a coloro
che conosceva personalmente e a quanti altri gli inviavano
un'offerta graziosa, soleva mostrar così la sua riconoscenza),
che il lavoro gli diventava tanto grave ed assillante, che
ogni altra tempra non avrebbe potuto resistere. E ciò, nono-
stante le condizioni sempre dolorose dei suoi occhi.
Ma il Signore era con lui, e continuava ad assisterlo e
benedirlo in modo lampante.
Attesta Luisa Lanzerini: « I1 giovane Giovanni Scardo
di Lonigo Veneto fu chiamato alle armi in Torino nel mese
di gennaio (1897). I1 giorno 15 dello stesso mese, mentre
faceva gli esercizi cogli altri militari, gli cadde il fucile dalla
mano e svenne. Immediatamente lo portarono all'ospedale
militare, ed i medici, esaminatolo, constatarono inguaribile
la sua malattia, anzi gli diedero pochi giorni di vita, essendo
colpito da endocardite e reumatismo articolare; e gli fecero
amministrare i Ss. Sacramenti; ormai era in iin di vita.
I suoi genitori eran disperati, e mandarono a Torino una si-
gnora di loro conoscenza, certa Veronica Parisato, che si
portò subito al letto dell'infermo, e vedutolo in quello stato
disse: Qui ci vuole un miracolo di Maria SS. Ausiliatrice!
Piena di fiducia in Colei ch'è l'Aiuto dei Cristiani, gli pose
al collo una medaglia, e recatasi all'oratorio di Don Bosco,
fece fare una novena e celebrare una Messa; indi pregò il
rev.mo sig. Don Rua di mandare la benedizione a quel po-
vero infermo. Oh prodigio! il giorno stesso, alla vista di
tutti i medici che l'avevano spedito e della suora assistente,
il giovane cominciò a migliorare, ed in pochi giorni si alzò
da letto perfettamente guarito )).
I1 31 gennaio, IX anniversario della morte di Don Bosco,
fermo nel proposito di veder fiorire lo spirito del Fondatore,
nella certezza di ottenere uno sviluppo sempre maggiore
all'opera, tornava a rivolgere ai Salesiani importanti racco-
mandazioni; e, perchè il nuovo anno trascorresse << colmo
d'ogni bene e felicità D, si augurava e pregava i1 Signore che
venissero accolte generosamente, ricordando anzitutto i pre-
ziosi vantaggi dell'obbedienza.
<I I1 nostro dolcissimo Padre Don Bosco, dopo aver con-

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748
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
densato in poco men di tre paginette quanto di meglio i mae-
stri della vita spirituale insegnano sull'ubbidienza, soggiunge:
Se voi eseguirete l'obbidienza nel modo suindicato, vi posso
accertare in nome di Dio che passerete in Coqregazione una
vita tranquilla e felice.
e Questa assicurazione del nostro buon Padre ha tale una
forza di persuasione scpra dell'animo mio, che per l'affetto
che io porto alla nostra Pia Società, a cui ho consacrato ogni
respiro della mia vita, ogni palpito del mio cuore, vorrei
augurarle dal Signore che a niun'altra Congregazione ella
sia seconda nella pratica della vera e perfetta obbidienza,
nell'abnegazione della propria volontà e del proprio giudi-
zio. Sarei sicuro in tal maniera che dessa sarebbe sempre
fiorente ed animata davvero dallo spirito del suo venerato
Fondatore... s.
E queste erano le raccomandazioni:
<( Come a tutti è noto, non già per nostro merito, ma per
bontà e misericordia del Signore, l'umile nostra Società ogni
anno va prendendo più vaste proporzioni o: di qui la neces-
sità di creare nuove ispettorie. I superiori ((vorrebbero
venir sovente a visitarvi nelle rispettive case per assistervi,
consigliarvi, aiutarvi; più non potendo farlo per la moltiplicità
delle medesime, nominano degli ZFpettori a questo fine, che voi
abbiate pii1 dappresso che sia possibile un padre a cui ricorrere
con tutta fiducia ogni volta che ne sentite il bisogno, il quale
venga sovente a visitarvi e vi aiuti a fare quel progresso, che
Dio e la Congregazione aspettano da voi... v.
1Ma (1 se gl'Ispettori hanno una carica della massima im-
portanza, se grande è l'autorità che esercitano sulle loro case,
sono pur gravissimi i pesi che debbono sostenere, special-
mente nei paesi più lontani, ove à w i minor facilità di ricor-
rere al Capitolo Superiore. Ne deriva quindi qual legittima
conseguenza il dovere per tutti i confratelli, specialmente
pei direttori, non solo di fare in modo che con gaudio essi
abbiano a compiere l'ufficio loro e non sospirando, ma an-
cora di venir loro in aiuto nelle cose ... materiali )>.
Per riuscirvi più facilmente e per l'obbligo assunto con la
vita religiosa, insisteva che si curasse la pratica dell'economia.
XIV - Tutto a tutti!...
749
<< Se non si cura l'economia, e troppo si concede al nostro
corpo nel trattamento, nel vestiario, nei viaggi, nelle comodità,
come mai aver fervore nelle pratiche di pietà? Come esser dispo-
sti a quei sacrifizi che sono inerenti alla vita salesiana? E im-
possibile ogni vero progresso nella perfezione, impossibile Pesser
veri figli di Don Bosco...
n Debbo ancm aggiungere che l'economia ci è pure imposta
dall'intenzione con cui i nostri benefattmi vengono in aiuto alle
a loro carità verrebbe meno a nospo riguardo
'avvedessero che noi non facciamo retto uso delle
)) Se i limiti d'una lettera non me1 vietassero, potrei nar-
rarvi come bene spesso le oJ3erte che ci vengono da vari nostri
il frutto di vere privazioni. Questo pensiero,
richiamare alla mente senza sentirmi commosso,
circostanza della vita e ci ispiri ovunque una
onia nel mobilio, nel vitto, nel vestito, ne' viaggi
)> Forse con quella moneta che voi economizzate, ci verrà
il pane ad un povero giovane di più, che sarà
nospe case di beneficenza; facendo il sacrificio
qualche cosa non necessaria contribuirete a dar alla Chiesa
un ministro di più, alle nostre Missioni un buon operaio, un sal-
vatore a tante anime in pericolo di perdersi...)>.
E ricordava di non trascurare gli obblighi contratti colla
casa madre, oppressa dai debiti, specialmente per le proG----
viste inviate alle altre case.
Dichiarava, anche, che preposto al governo della Pia So-
cieth avrebbe mancato al dovere, se non avesse grandemente
a cuore lo sviluppo ed il progresso della medesima: <(Questo
è
e
il
Ze
motivo che ognora mi
mie sollecitudini alla
scpurroanadaellreivovlogcearzeiotunti.t.i.i
mieipensieri
E ben con-
solante per me il constatare che molti buoni confratelli
e zelanti direttori si mostrano ognor disposti a secondare i
miei sforzi per raggiungere questo scopo. I1 Signore ha be-'
nedetto le loro fatiche, ha dato'incremento alle pianticelle
da loro coltivate, sicchè poterono inviare un numero consi-
derevole di ascritti ai nostri noviziati. Ma non m'è dato di

41.8 Page 408

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750
- IV Successore di Don Bosco. - Primo periodo
affermare la medesima cosa di alcune nostre case, fortuna-
tamente ben poco numerose, le quali nell'anno testè spirato,
non diedero frutto alcuno per la Congregazione. Dio voglia
che quei confratelli si facciano premura di riparare tale de-
ficienza coltivando con maggior zelo le vocazioni in awenire.
Voi non farete le meraviglie, se io vi confesso, che, formato alla
scuola di Don Bosco, non so chiamare vero zelo quello di un
religioso o d'un sacerdote, il quale si tenesse pago d'istruire
ed educare i giovani del suo istituto o della sua scuola, e non
cercasse d'avviare verso il Santuario quelli in cui scorgonsi
segni di vocazione e che sogliono essere i migliori)).
Ed insisteva di promoverc vocazioni anche tra i coa-
diutori.
« Pel carattere... che è proprio della nostra Pia Società,
non solo è riserbata abbondantissima messe per gli ecclesia-
stici, ma i nostri carissimi confratelli coadiutori son essi pure
chiamati ad esercitare un vero apostolato in favore della
gioventù in tutte le nostre case e specialmente poi nelle nostre
scuole professionali; perciò fa d'uopo siano coltivate le voca-
zioni religiose anche frammezzo i nostri giovani artigiani e
coadiutori...
s Nell'insistere perchè sieno coltivate le vocazioni, nulla io
propongo di nuovo, nulla domando di straordinario; v i prego
solamente d'imitare gli esempi di Don Bosco e d'osservare
quelle leggi che noi stessi, nel desiderio di maggior bene, ci siamo
imposte nei nostri Capitoli Generali...)). E « s e è questo un
dovere che incombe ai direttori, tutti i Salesiani, sacerdoti,
chierici e coadiutori, possono ancor essi suscitare fra i loro
allievi, conservare, e consolidare delle vocazioni alla Pia Società
Salesiana, coi loro buoni consigli ed ancor più col loro buon
esempio )).
Terminava colla lieta notizia che s'era ultimato nella Curia
Arcivescovile di Torino {(il Processo Informativo intorno
alla vita e virtù del nostro buon Padre Don Bosco. Preghiamo
con maggior fervore affinchè la sua Causa possa continuare
a procedere con alacrità per le varie fasi, per cui deve ancora
passare. Tengo per certo che se saremo fedeli nella pratica del-
Pobbidienza, quale ci venne inculcata da Don Bosco, nell'os-
t
l
XIV - Tutto a tutti!...
75I
servanza delle nostre Regole e Deliberazioni, e se inoltre uni-
remo una preghiera umile, fervorosa e piena di confidenza in-
terponendo Pintercessione di Maria SS. Amiliatrice, non sarà
troppo lontano il giorno in cui... saranno soddisfatti i vivi nostrk
desideri di vedere il nostro buon Padre dichiarato VENERABILE )).
La sera del 20 febbraio giungeva a Bologna per assistere
alla posa della prima pietra del nuovo Istituto salesiano.
Accolto alla stazione dai membri del Comitato promotore
e da molti altri distintissimi personaggi del clero e del lai-
cato, venne accompagnato all'Arcivescovado, dove il Card.
Svampa lo volle ospite.
L'indomani tenne conferenza nella parrocchia della Tri-
nità, alla presenza del Cardinale e di Mons. Zoccoli e iMon-
signor Bonaiuti. Era domenica, e, prendendo Io spunto dal
Vangelo, ((la parabola del Seminatore o, diceva che il mi-
glior terreno, capace di produrre frutti buoni ed abbondanti,
era il cuore dei giovani, il cuore dei fancinlli, perchè si lascia
coltivare come si vuole; e, se è coltivato bene, produce fmtti
abbondanti di bontà e di virth, mentre, se è coltivato male,
non dà che triboli e spine. (iIo, quindi, o cari Bolognesi, debbo
indirizzare a voi i miei complimenti ed in pari tempo i miei
ringraziamenti, poichè vedo c\\ he a Bologna si sa stimare la
gioventù e si vuol gettare in questo terreno fertile il buon
seme. Non sono ancora trascorsi due anni, dacchè la gentile
Bologna diede ospitalità ai Salesiani in occasione del I Con-
operatori. In quella circostanza rimasi alta-
ente commosso nel vedere le simpatie di cui eravamo og-
tto, 'le premure spese per organizzare con tanta sapienza,
straigoancfioa...e
I
previdenza quel Congresso, che
n quella circostanza, commosso da
riuscì
tanta
un vero
bontà, io
presi l'impegno di venir presto a Bologna, per realizzare qual-
che cosa a beneficio di questa gioventù, presi l'impegno di
mandar presto i miei fratelli.
)> Ora sono passati due anni e gia si è aperto un Oratorio
festivo, ove si raccolgono i fanciulli in numero grande. L'ho
visitato stamane, e ne sono rimasto consolato, e ne ho rin-
Domani, poi, avrà luogo la posa della prima pietra del

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79
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
nuovo Istituto, e questo non sarà che il germe che dovrà
svilupparsi in seguito e fruttificare grandemente. La col-
letta che si farà alla fine di questa conferenza andrà tutta
devoluta a quest'opera; ed io confido che la vostra generosità
darà animo ai promotori a procedere in fretta alla novella
costruzione, in guisa da poter installami quanto prima una
bella e numerosa schiera di giovinetti ».
Poi, rilevando come nei tempi antichi I'ufiio dell'educa-
zione della gioventù era reputato gravoso, e quasi una dan-
nazione, mentre nella Chiesa Cattolica i grandi Santi furon
tutti grandi educatori della gioventù, rievocava S. Girolamo
Emiliani, S. Filippo Neri, S. Giuseppe Calasanzio, il Beato
La Salle, e Don Bosco, suscitato egli pure da Dio a così
grande apostolato. E passava a narrare alcuni tratti della
vita del grande Maestro, descriveva il sogno meraviglioso
che ebbe da fanciullo e che comprese solo più tardi; illu-
strava il sistema educativo con episodi interessanti, disse che
il segreto di Lui educatore (<era l'educazione del cuore,
congiunta al rinvigorimento delle forze del corpo mediante i
giuochi ginnastici n; e concluse constatando come l'Opera Sa-
lesiana continua a prosperare prodigiosamente, in guisa che
tutti debbon convenire che è voluta da Dio, il quale a chi
la sostiene largisce i suoi doni per mezzo di Maria Ausilia-
trice.
Il 22 ebbe luogo la cerimonia in una vasta area fuori
Porta Calliera, e riuscì un avvenimento; tanta fu l'affluenza
di popolo e di magistrati e nobili persone, che ammiravano
il bel disegno dell'erigendo istituto e dell'annessa chiesa, in
stile romanico bizantino, preparato dall'arch. Collamarini.
I1 Card. Svampa, vestiti gli abiti pontificali, volle prima
illustrare l'atto che stava per compiere. Disse che il fonda-
mento morale delI'Istituto salesiano di Bologna era stato
posto nell'aprile del 1895, al Congresso Internazionale dei
Cooperatori, e che avendo i Salesiani gia iniziata l'opera loro
a San Carlino a vantaggio d'oltre seicento fanciulli, bisognava
pensare al suo sviluppo. Ed ebbe splendidi rilievi:
R L'edifiZio, che noi vogliam qui costmito, è simbolo di
ristorazione morale della società, che deve esser rifatta dai
XIV - Tutto a tutti!...
753
suoi fondamenti, ossia nell'età giovanile, e deve tornare
onesta e virtuosa, basandosi .sulla pietra fondamentale di
ogni moralità e giustizia, che è Gesù Cristo.
Iiinchè Gesk Cristo non rientri nelle officine, nelle scuole,
nelle ktituzioni, nei costumi, negli animi, insomma in tutte le
jihe sociali, è follia sperare onestà di vita, fermezza di carat-
, osservanza dei doveri re-
on Bosco ben comprese questa verità
teorie astratte, mosso solo dalla carità e dallo
to, in questa carità e in questo spirito trovd
giovani alla vtYtk, e fu il primo educatore
, ma di tutto il mvndo cide. E i$gli di
i, che raccolsero la preziosa eredità de' suoi esempi, del suo
metodo educativo e delle sue dottrine, nell'erzgeendo Istituto Bo-
nese cuyeranno con zelo e con ambre la saggia educazione
lo e prepareranno a Bologna una gene-
o domanderh se, prima di gittare la pietra
amo assisi in consiglio, ed abbiamo
in pronto i mezzi necessari per la non fa-
i ne rivolgesse tale domanda, francamente
di assiderci a consiglio, ci siamo
io: Lo abbiamo pregato con tutta
cuore: abbiam confidato nella sua Prov-
videnza, in quella Provvidenza che è tanto più larga, quanto
più urge il bisogno e quanto è più .fiduciosa la speranza che
in Lei si ripone. A noi, dopo aver pregato, parve cesto che
Iddio fosse con noi, e che non ci avrebbe abbandonato a metà
dell'opera. Con questa fede ci accingemmo coraggiosamente
Firmato l'atto ed apposte le firme,il Cardinale lo racchiuse,
con medaglie di bronzo e d'argento di Pio IX e di Leone XIII
e varie monete d'argento d'Italia e di altre nazioni e degli
antichi Stati Pontifici, in una cassettina di metallo, che, si-
gillata ed impiombata, fu deposta nell'incavo della pietra; e,
questa, calata a livello delle fondamenta, fu pur messa a
posto dall'Eminentissimo.
Nel pomeriggio i1 Comitato adunò il fiore delle dame bo-
- 48 Viio del 8-0 di Dio Miche& R11a Vol. I.

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754
- IV Successore di Don Bosco. - Primo periodo
{
XIV - Tutto a tutti!...
755
i
lognesi per formar il Comitato femminile per l'erigendo Isti-
librario tale comunicazione. cc Certamente una delle opere
tuto; ed apertasi l'adunanza con una breve preghiera, per
che stavano più a cuore al nostro venerando Don Bosco, era la
il primo prese la parola Don Rua. Dopo aver accennato alla
buona stampa. Ogni salesiano, quindi, ne dovrebbe essere sem-
parte importantissima che ebbe la donna in ogni impresa,
pre caldo sostenitore, ed anzi zelante apostolo. Si è percw che
anche nelle opere di Don Bosco, dopo aver ringraziate le
io veggo con piacere lo sviluppo che, coll'aiuto di Dio, non pochi
signore bolognesi per quanto avevano fatto per Don Bosco
dei nostri soci dùnno a questo ube-rtoso campo.
quando era in vita, e, recentemente, per il I Congresso
D Quanti, adunque, in modo speciale debbono o possono
Salesiano, espresse i1 bisogno che si sentiva dell'opera loro
occuparsi direttamente di questo ramo di azione, s'investano
per condurre presto a buon punto l'iniziato Istituto.
dello spirito infraprendente e dell'operosìtù di cui ardeva Don
Mons. Carpanelli pregò le dame presenti, per amore di
Bosco in un'opera cotanto salesiana, e vi attendano con inces-
Gesù, per amore di Don Bosco, per amore della povera gioventù
sante studio e lavoro.
bolognese, ad accettare gli uffici che verrebbero loro commessi,
o Grazie a Dio, tanto in Italia quanto all'Estero, il nostro
in modo che Don Rua potesse partir tranquillo e dire a tutto
lavoro tipografico-librario è consolante assai. Ma deve cre-
il mondo da quanto spirito di cristiana carità abbia visto
scere e moltiplicarsi ancor più largamente, e questo è ap-
animate le signore bolognesi. Si assegnarono le cariche, e
punto il frutto che ora io m'attendo, e che domando con in-
la marchesa Zambeccari accettava la presidenza; e il Cardi-
sistenza per amore e ad esempio di Don Bosco )).
nale Svampa, contento, affidava loro lo studio e il modo di
E faceva tre raccomandazioni:
raccoglierela somma preventivata per l'erezione dell'istituto ed
u Si parli sempre con favore delle nostre edizioni.
esprimeva i sensi della più profonda riconoscenza a Don Rua:
- Don Rua ha acquistato il diritto di essere riconosciuto
Se vi sono osservazioni da fare in proposito, si comuni-
chino con prontezza ai superiori, e particolarmente al Con-
uno dei principali benefattori di Bologna, col mandare qui i
sigliere Scolastico della nostra Pia Società.
suoi figli e col prendere tanta cura dell'istituziBne salesiana tra
J) Adoperiamoci tutti con zelo, non solo per la diffusione
di noi. I
intera e
dniqBuoeslotognsao.n..sicuro
d'interpretare
l'animo
della
diocesi
generale delle nostrs edizioni, ma specialmente delle nostre
bblicazioni periodiche, quali le Letture Cattoliche, le Let-
E il Serio di Dio, commosso, dichiarava che ben più
Drammatiche, le Letture Amene ed Educative. Si è in
profonda riconoscenza ed ammirazione aveva e doveva aver
posito già osservato' più volte che basterebbero anche i
egli per quei Cooperatori.
nostri allievi a mantenere sempre molto alto il numero
Nel settembre dell'anno precedente (1896) si era svolta
li associati a tali pubblicazioni. Dando, invece, uno sguardo
a Valsalice 4 un'adunanza tipografico-libraria salesiana, la
numero degli associati delle nostre case, per es. anche
quale, per la copia e qualità degli argomenti che vi si trat-
ole Letture Cattoliche, ne veggo più d'una che non
tarono e per il numeroso intervento di superiori e di nostri
i'appoggia che pur potrebbe dare ».
capi-tipografi e capi-librai, rivestì un carattere di non lieve
uanto apparteneva al campo d'apostolato preferito da
importanza n. E siccome, dagli studi e dalle discussioni che
osco, era sempre in cima dei pensieri del Servo di
vi si tennero, erano risultate <(opportunissimedeliberazioni
otesta sollecitudine gli procacciava di quei giorni un
e raccomandazioni n, il Sewo di Dio, in data 10 febbraio 1897,
o. Aveva fatto umiliare al Santo Padre
le aveva comunicate alle tipografie e librerie salesiane perchè
dai Salesiani e delle scuole tipografiche
le ponessero in ~ratica,e ne inviava copia a tutte le case,
non parendogli inutile per il nostro movimento tipografico-

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42.1 Page 411

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756
I V - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
Diletto Figlio, salute ed Apostolica Benedizione. - Ca-
rissimo C i è tornato il dono dei l&ri, che C i hai inviati a nome
di tutta la Società cui presiedi. I n ciò abbiam ravvisato un pegno
di riverenza e di affetto, ed ammirato lo zelo, col quale tu e
i tuoi confratelli v i studiate per mezzo della stampa di prov-
vedere all'integrità della giovinezza, in quanto riguarda la
fede ed i costumi. Mentre v i ringraziamo dei volumi offerti,
v i diamo anche la meritata lode per così splendida sollecitn-
dine. E perchè Iddio, nella sua bontà, si degni favorire le vostre
intraprese, affettuosisamamente, anche in segno della nostra
particolare benevolenza, v'impartiamo I'Apostolica Benedizione.
Dato a Roma, presso S. Piet~oi,l 15 marzo dell'anno 1897, X X
del Nostro Pontz$cato.
LEONE XIII (I).
Aitra grande consolazione gli era riservata di quei giorni.
A Milano, grazie all'ammirabile attività di Don Pasquale
Morganti, il Comitato e il Sottocomitato Salesiano avevano,
in un anno e mezzo, innalzato un'ala del maestoso Istituto
per poterlo inaugurare nelle Feste Centenarie di S. Ambrogio
ed accogliervi subito duecento giovanetti. I1 ciclo più so-
lenne deile Feste Centenarie ebbe luogo dal rq al 17 maggio,
e l'inaugurazione dell'Istituto Salesiano, che si volle intito-
lato a S. Amblogio, si compì il 15.
I1 Card. Ferrari lo benedisse e celebrò la prima Messa
nella Cappella, rivolgendo parole di congratulazione e d'in-
coraggiamento ai membri del Comitato, accorsi quasi al
completo e a molte altre persone; e dava a tutti l'arrivederci
nel pomeriggio. In pari tempo benedisse il vessillo del Co-
( I ) Dilecte Fili, salutem et Apostoiicam Benedictionm. - Pergraturn habuimds
libronrm manur, puod Nobis universae, a i praees, Societatis nomine obtulisti. In p o
nim oficium observontiae ac dilectionis ogao&mus, tum studium p m i d i m a , puo tu
sodaleque fui, typographicae arti* subsidio, adulereentis oetotir ineolumitati,in iis p a e
adfidem inorespe pertiflent, dtligenter consulere de~ide~atiDs.um patias uobis de obla-
tis eioluminibus a g i m , meritam quoprre do egregia voI.rntate Iaudem impertimur. U t
vestris a u t m coeptis continenti Deus benignitote faveat, Aportolicam Benedictionem,
Nostra6 etiam d k t i o n i s tertem, amantissime in Domino elargimur. - Dntum Romae,
- apud S. Petrum, die XV iMartii, anno IWBCCC~XCVIIP, onttj'icatus Nostri anno
sigesimo. h o PP. XIII.
X I V - Tutto a tutti!...
757
mitato, dono della contessa Leopolda Giulini Del Carretto,
fungendo da madrina alla cerimonia S. A. la Principessa
Gertrude Gonzaga Del Carretto.
Alle 16 si festeggiò l'inaugurazione con un'adunata so-
lenne, alla quale, insieme con il Sindaco e quasi tutte le Au-
torità Cittadine, intervennero dodici Arcivescovi e Vescovi
e tre Eminentissimi Principi di S. Chiesa, il Card. Ferrari,
Arcivescovo di Milano, il Card. Svampa, Arcivescovo di
Bologna, e il Card. Sarto, Patriarca di Venezia.
Dopo Don Morganti e il direttore Don Saluzzo, sorse
a parlare Don Rua; e la sua parola ((senza frondi, esatta,
corretta e condensata, scende al cuore. Egli, ammirata la
bontà dei Milanesi verso i Salesiani, promette che questi
ne li ricambieranno colle preghiere e collo zelo nel curarne
la gioventù, e termina pregando che si continui a soccorrere
quest'opera tanto bisognosa )).
S'alza 1'Eminentissimo Svampa, e: ci Era un dovere dei
-
Salesiani e dei Milanesi - dice - la fondazione del nuovo
Istituto. I Salesiani hanno un grande mandato: migliorare
la gioventù in Italia e fuori; non includere in quest'opera
Milano, la capitale morale, la città dell'industria e del com-
mercio, bisognosa di chi infonda lo spirito cristiano agli
operai, sarebbe una colpa >>R.ammenta che 1'Em.mo Cardi-
nal Ferrari espresse nel Congresso Salesiano di Bologna il
voto di vedere più sviluppata nella sua Milano l'Opera Sa-
lesiana; e con felice pensiero, eccitando l'ilarità di tutta l'adu-
nanza, ricorda il fatto di Pietro e Giovanni, che vanno al
sepolcro per vedere Gesù, e nel secondo, che pur correva,
ma che entrò dopo Pietro nel sepolcro, raffigurò se stesso
che, pur precorrendo, si vede avanzato dal Cardinal di Mi-
lano,
si è
che inaugura oggi la Casa
ancora alle fondamenta...
Salesiana,
mentre
a
Bologna
I1 Card. Ferrari rammenta egli pure il voto espresso al
Congresso di Bologna, e confessa che era ben lontano dal-
l'immaginarsi che così presto ne avrebbe veduta la realiz-
zazione; ed attribuisce tutto a Dio ed ai cuori generosi che
hanno assecondato l'invito del Signore.
Il giorno dopo, domenica, celebrò nella nuova Cappella

42.2 Page 412

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758
IV - Successore di Don Bosco. - Primo pwiodo
1'Em.mo Svampa, ed il lunedi, in suffragio dei Cooperatori e
Benefattori defnnti, Don Rua, il quale poi s'intrattenne in
familiare conferenza con i membri del Comitato; e nel pome-
riggio, insieme con Don Rocca, Don Saluzzo e Don Mor-
ganti, si recava a pranzo in casa delle LL. AA. i Principi
Emanuele e Gertrude Gonzaga, edificando tutti con la sua
santa amabilità.
Anche il 1897 fu per il Servo di Dio un continuo succe-
dersi di consolazioni e di dolori.
I1 12 dicembre del 1896 un formidabile incendio, coa-
diuvato da un vento fortissimo, che non manca mai in quelle
parti, in meno di mezz'ora riduceva in cenere la chiesa della
Missione di N. S. della Candelara nell'Isola Dawson e le
vaste case annesse dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausi-
liatrice, producendo un danno d'oltre cento sessanta mila lire!
Con le poche lastre di zinco, che non vennero distrutte
dall'incendio, s'improwisarono in quella zona rigidissima due
misere capanne, chè, dei 165 indii che abitavano nella Mis-
sione, neppur uno volle allontanarsi... La notizia giunse a
Don Rua nei primi mesi del 1897, raddoppiando nel suo
cuore i palpiti della più accesa carità e lo slancio abituale
per la pratica della povertà religiosa.
La mattina del 20 maggio, quasi repentinamente, passava
all'eternità l'Arcivescovo di Torino, Mons. Davide dei Conti
Riccardi. Fu un gran lutto per l'Archidiocesi; ed anche il
cuore del Servo di Dio ne fu profondamente addolorato.
L'amava tanto, e n'era tanto riamato! e due giorni dopo,
antivigilia della festa di Maria Ausiliatrice, tenendo la confe-
renza ai Cooperatori, per circa un'ora con accento commosso
tessè l'elogio del Pastore defunto, rievocandone con molti
episodi l'alta benevolenza per le Opere di Don Bosco.
Anche nella corrispondenza di quei giorni si hanno tracce
della profonda impressione che ebbe da una tal perdita. In
una lettera al missionario Don Giuseppe Gamba scrive:
<( zo maggio '97. - Avendo tardato a chiudere questa lettera,
debbo parteciparti con dolore la morte del nostro veneratis-
simo Arcivescovo di Torino, Mons. Davide dei Conti Ric-
cardi, d'anni 64, nostro amico e grande promotore della Causa
XIV - Tutto a tutti!...
759
di Beatificazione e Canonizzazione del nostro caro Padre
Don Bosco. Preghiamo per l'anima sua, benchè già la cre-
diamo a godere il premio delle sue fatiche e delle sue virtù.
Un mal di costa violento lo tolse di vita nel breve spazio di
una settimana P.E il giorno dopo, scrivendo a Mons. Costa-
magna, gli diceva: <( Prega pel tuo Arcivescovo consacrante,
deceduto ieri tra il compianto universale)).
Sul principio di giugno, non sappiamo per qual motivo,
certo per qualche affare importante, fece una breve gita a
Roma, quasi nascostamente, accolto, come sempre, con fi-
liale esultanza al S. Cuore. Di quei giorni - il 9 - avrebbe
compiuto il 600 anno di età, e ricordando affettuosamente
quella data, gli alunni della scuola di canto eseguirono un
pezzo di musica; ed altri recitarono un dialogo, composto
da Don Emanuele Manassero per sollecitare l'apertura di
altri Oratori festivi in rioni popolari; ed il Procuratore
generale Don Cagliero sorse a perorare la domanda. I1 Servo
di Dio rispose che anche altrove gli era stato rivolto lo stesso
invito; alcuni ragazzi, declamando un dialoghetto, avevan
perorato la causa dell'apertura di un altro Oratorio, e questo,
in men d'un anno si era aperto. Don Cagliero replicò perchè
il venerato Superiore fissasse anche per Roma la data dell'a-
pertura di un secondo Oratorio; e Don Rua gentilmente si
schermi dal fissarne il tempo.
I1 pensiero era stato suggerito dallo zelo del Servo di Dio.
I1 16 gennaio, raccomandando a Don Cagliero una signora
torinese che andava a Roma, gli diceva: <{Eun'ottima to-
rinese, che è molto zelante delle opere tendenti alla gloria
di Dio ed al bene delle anime, specie della gioventù. Ella
desidera vivamente che si possa aprire altro Oratorio maschile
in qualche quartiere più bisognoso di cotesta città. Per mezzo
mio si raccomanda a volerla aiutare nell'impresa, partico-
l a n e n t e nell'esigenza di aiuto pecuniario per sostenere tale
Oratorio. Quanto a me, voi sapete quanto desidero tali opere,
e però sono contento che vi accingiate ad aiutarla guanto potete,
limitando la vostra domanda al puro necessario per le spese
occowenti, astrazione fatta dal mantenimento del personale,
se il sito a scegliersi permetta di venire al vostro Ospizio

42.3 Page 413

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760
- IV Successore di Don Bosco. - Primo periodo
per la refezione e i1 riposo. Spero che il Cuor di Gesù, che
ama tanto Za gioveatk, appianerà tutte le difficoltà che si po-
tessero incontrare. Il nostro buon Padre soriderà dal cielo, se
i1 santo progetto potrà effettuarsi )).
Nonostante il poco tempo che restò a Roma, si recò a
visitare anche le Figlie di Maria Ausiliatrice. ((Ricordo -
scrive Suor Beatrice Boggero - la visita del veneratissimo
Don Rua alla casa di Roma, in via Marghera, nell'anno
1897. A riceverlo conducemmo anche i bambini dell'asilo,
perchè potessero avere una sua benedizione. Uno di questi,
\\
d'intelligenza svegliata, chiamato Federico Granata, fissatolo
ben bene in volto esclamò: - Ma tu sei un santo! - Sorrise
il caro Padre, e lo benedisse. Questo bambino conservò
sempre nel suo cuore un grand'amore al venerato Superiore.
Ebbe lui per padrino nella Cresima; e cresciuto negli anni,
continuò a ricordarsi di buon Padre, e tenne seco lui cor-
rispondenza: e, anche militare, s'incoraggiava ai sacrifizi,
pensando che per lui avrebbe pregato il sig. Don Rua. Colto
da malattia, fu trasportato all'Ospedale di Lodi. I1 Cap-
pellano che lo assistette, disse che morì da santo; e che negli
ultimi momenti ricordava con piacere che egli era stato edu-
cato dalle Suore di Don Bosco, e che aveva avuto -per -padrino
Don Rua!)).
Tornato a Torino, nel desiderio di tener vivo nell'animo
di tutti il ricordo di Don Bosco e delle Opere sue, bisognose
quanto mai della caritk dei Cooperatori, inviava a molti un
piccolo omaggio per la festa del 24 giugno, L'anno prima
s'era inaugurato nel Santuario di Maria Ausiliatrice un quadro
di San Francesco di Sales, dipinto dal Reffo, ed essendo
stato riprodotto in eliotipia, ne inviava un esemplare ai prin-
cipali benefattori scrivendo:
<Di a molto tempo si desiderava un'effigie di S. Francesco di Sales
che fosse improntata da quella dolcezza ed amabilità caratteristica
del Santo, per la quale il nostro venerato Padre Don Bosco volle
sceglierlo a Protettore dell'umile nostra Società, e ce lo propose a
modello. Tale potè aversi mercè l'opera deli'egregio pittore torinese
sig. Enrico Reffo, che da valente artista, quale egli è, animato da sen-
timenti di fede e pietà, seppe darci una figura sublimemente ispirata
XIV - Tutto a tutti!...
761
e di una esecuzione inappuntabile. I1 Santo è figurato nell'atto di
comporre il suo meraviglioso Teotimo, ossia Trattato dell'amor di
Dio; il sembiante estatico, fisso nel Crocifisso, non potrebbe meglio
rivelare l'amoroso suo trasporto pel Signore. Questo quadro (che si
vede nel Santuario di Maria Ausiliatrice, nella cappella a sinistra
dedicata al Santo) noi lo volemmo riprodotto fedelmente in un for-
mato acconcio ad ornare qualunque sala o gabinetto, sicuri di far
cosa graditissima ai nostri cari Benefattori e Cooperatori.
Tale è appunto il presente che prègiomi inviare a V. S. Bene-
merita, come dono dello stesso amatissimo Padre, di v a . memoria, nel-
l'occasione del suo Onomastico, pregandola volerlo gradire come pegno
della sua e nostra viva riconoscenza per la caritatevole cooperazione
che Ella presta alle Opere di lui, mentre, augurandole dal glorioso
Santo il valevole suo patrocinio, godo raffermarmi ecc. u.
Cercava sempre di nascondersi per far meglio apparire
nella sua grandezza sovrana la figura di Don Bosco; ma quelli
che lo conoscevano da vicino non dubitavano di ripetere
che in lui continuava a vivere il Padre. Alla « X X V I I I di-
mostrazione JiEiale degli antichi allievi dell'oratorio Sale-
siano alla memoria del venerato Padre Don Bosco ed al suo
continuatore Don Michele Rua I),pronunziava il discorso, un
parroco, Don Giovanni Giuseppe Perino, che non esitava
ripetere:
(<Allamorte di Don Bosco, che il Signore vedendo già pieno di
meriti e maturo per la corona, trasportò in cielo, si operava un pro-
digio inesplicabile per chi non sa ammirare le opere di Dio. Preve-
dendo prossimo il fine della sua terrestre carriera, come il profeta
Elia, Don Bosco scelse un Eliseo, e gli trasmise la sua eredità col
mantello simbolico deli'autoriii dirigente, e coll'ottenergli uno spi-
rito doppio del suo. I1 novello Eliseo è Don Rua Michele, che ~ioi
arnmamo come nostro fratello maggiore e più degno, ed ora siamo fe-
lici ed orgogliosi di venevare ed ubhidive come nostro Maggior Rettore
e secondo Padre. Don Bosco lo attrasse a sè fin dai primi tempi del-
l'Oratorio, ed egli entrò giovanissimo a far parte della sua famiglia,
che più non seppe abbandonare. Come un Apoitolo egli può dire:
- Io fui col Maestro, dal giorno in cui cominciò a manifstarsi al Bat-
tesimo
di
contvaddizione.. >6%
a
nuello in
L
cui
ce
lo
tolse
il
Sianore, e
sono
testimonio delle sue opeve.
» Non t! detrarre alla gloria di Don Bosco il dire che Don Rua ha
sortito uno spirito doppio del suo. Questo ridonda anzi tutto a gloria
del Maesho, che lo scelse e lo formd con un'educazione di quarant'anni,
e coll'attivo tirocinio degli ultimi tempi, quando Don Bosco lo aveva

42.4 Page 414

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762
- - I B Successore di Don Bosco. Primo periodo
fatto suo Genera1 Vicario, gli a@dava tutto il peso dell'lstituaione, ed
anche nei casi più delicati gli rispondeva, se domandava comglio, col-
~'AGGI~STATITU; e Don Rua si mostrava degnissimo dell'alta .fiducia.
E poi Don Bosco, prevedendo le difficoltà di continuare, rassodare
e compiere l'Opera, gli ottenne egli stesso, colle preghiere valide,
come tutti sanno, la grazia dello stato. Questa grazia, insieme coll'espe-
rienza, fatta sotto una tal guida ed ispirazione, è per me il doppio
spirito che Don Rua ha sortito)) (I).
A cotesti annuali omaggi prendevan parte anche i lontani
con affettuosissime lettere. Un'americana, Figlia di Maria
Ausiliatrice, <r la piu povera figlia dell'ultimo umile angolo di
Buenos Aires »,gli manifestava l'unico desiderio che sentiva
in cuore in quell'istante, « vederlo personalmente D, e la diceva
<(una grazia cosi grande n, che se le fosse concessa, ne sarebbe
(( morta di contentezza )).
E per quanto gli era possibile, ed era cosa meravigliosa, il
Servo di Dio rispondeva di sua mano a quanti in questa e
in altre circostanze gli chiedevan due righe per conservarle
come cosa carissima.
Ad una Figlia di Maria Ausiliatrice diceva: t( Voi deside-
rate qualche parola scritta di mia mano; eccomi ad appagarvi.
Avete una carica molto importante, coltivare le tenere piante
per la Congregazione: l'uffizio è delicato ed anche dzfficile,
ma abbiate confidenza in Maria Aw'liatrice ed in Don Bosco.
Non avete cercato tale occupazione, ma vi fu affidata dai Su-
periori. Confidate, il Signore non vi abbandonerà. Tanti auguri
alle novizie e postulanti dal vostro afl. in Gesù e Maria, Sac. Mi-
chele Rua )>.
Ad un'altra: « Sappiate approfittare della ventura d'aver
avuto la visita di Mons. Cagliero e della Madre Generale, con-
servando impresse nel vostro cuore le belle cose che vi hanno
(I) iI1 vero è - commenta lo stesso Don Perino - che Dio ha mandato Don
Bosco a foedar L'Opera e Don Rua a continuarla, rassodarla e compierla, e che tutti
e due compiono mirabilmente la loro missione. Da molti anni, invece, si temeva che
l'Istituzione di Don Bosco, la quale sembrava tutta impersonata in lui, non gli sa-
rebbe sopravvissuta od ahneno avrebbe sofferto gravi incagli alla sua dipartita da
questo mondo. Ma nulla di questo avvenne. Si vede anzi che Don Bosco sembra
continui a tenere il timone della nave salesiana, e dal cielo dia la mano a Don Rua,
i l qmle da Valdocco la dirige e Ia @inge al vinggio fah'coso, ma pur veloce e trionfante
verso il porto di salute, ove deporrà tante e tante anime salvate dal naufragio S.
X I V - Tutto a tutti!...
763
dette. Questo è il ricordo che v i lascio scritto tutto di mia
mano a seconda della vostra dimanda. I n cambio pregate
per me )).
tralasciava ammonimenti salutari: <(Eccovi qua alcune
linee scritte di mia mano. I l Signore regni sempre nel vostro
cuore, e voi state attenta a non lasciarvi mai entrare il demonio
per via del peccato!... P.
I1 5 agosto 1897 compivano venticinque anni dacchè
Don Bosco aveva iniziato l'Istituto delle Figlie di Maria
Ausiliatrice e il Servo di Dio, con lettera del 16 luglio, in-
culcava alle singole case della seconda famiglia salesiana
la celebrazione della faustissima data con preghiere di rin-
graziamento a Dio, il quale, nella sua bontà, in cosi breve
tempo le aveva dato tanto sviluppo. Famiglie private, Ve-
scovi, Municipi, Ministri e Presidenti e Capi di Governo,
erano andati a gara nel richiedere le nuove Religiose e nel-
l'affidare ad esse asili d'infanzia, educatori, oratori festivi,
orfanotrofi, ospedali, convitti operai, nei quali raccoglievano
consolantissimi frutti, dedicandosi con evangelica carità e
secondo lo spirito di Don Bosco a vantaggio soprattutto della
classe operaia; mentre altri copiosi manipoli adunavano, a
fianco dei Salesiani, nelle lontane terre di Missione. Cotesta
vitalità, ailzichè sostare, accennava a divenir più intensa;
ed i1 Servo di Dio sentiva il dovere 'd'invitare tutto l'Istituto
a sciogliere a Dio l'inno del ringraziamento.
Perchè la ricorrenza fosse celebrata con solennità con-
degna, aveva pensato di chiedere al Santo Padre particolari
favori ed una speciale Benedizione Apostolica, ed aveva co-
municato questo desiderio al Procuratore Don Cagliero, e in
aprile gli aveva anche inviato un memoriale da presentare al

42.5 Page 415

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7. 64.
IV - Successore di Don Bosco. - Primo peuiodo
delle sue fondazioni, v'incluse anche l'unica casa che allora
aveva l'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice a Mornese.
E così si andò avanti fino al 1896 e per altri anni ancora,
sebbene non mancassero difficoltà da parte di qualche Or-
dinario per lasciarle alla diretta dipendenza dei Salesiani.
Don Rua, pensando gia di ottenere alle Figlie di Maria
Ausiliatrice una sistemazione regolare anche in modo straor-
dinario, fu lietissimo quando gli giunse 1'Augusto Autografo
Societati vestrae >>in,viatogli da Leone XIII nel settembre
1893, perchè vi trovò la frase (1 Samisque Vi~ginibusgusdem
Societatis));e lo diceva (1 preziosissimo documento, che po-
trà avere gran valore anche a vantaggio delle Figlie di Maria
Ausiliatrice, cui già qualifica come appartenenti alla stessa
Pia Società. Cosa da tenersi bene in conto, quando si avesse
a chiedere la loro approvazione, se pur non è questo docu-
mento un'approvazione per se stessa >>E.d ora avrebbe desi-
derato che il S. Padre, con un nuovo documento specificasse
il senso di quelle parole, in modo che potessero riguardarsi
come un'approvazione esplicita, quantunque indiretta, del
secondo Istituto religioso, fondato da Don Bosco. E preci-
samente a questo scopo, per poter ottenere quello che tanto
desiderava il Servo di Dio, il Procuratore Generale aveva
ritardato la presentazione ufficiale del pro-memoria:
Tengo ancora con me il memoriale per le Suore -
gli scriveva il 22 maggio. - Per il gran movimento che vi
ha da tempo in Vaticano, nessuno ha creduto parlarne al
S. Padre, per non danneggiare lo scopo che ci proponiamo... i>.
Erano giorni di gran lavoro per il Pontefice.
E Don Rua insisteva: (1 L'idea che principalmente desi-
dererei fosse inculcata, sarebbe, se si può, quella della loro
dipendenza dalla Società Salesiana, alla foggia di quella delle
Figlie della Carità dai Lazzaristi. Ma non saprei neppure
come formolare tale dimanda; perciò lascio anche pensare
a te, se sei ancora a tempo, e se lo credi conveniente D.
Don Cagliero non ~ o t èfar altro che inoiirare il memo-
riale, chè le difficoltà per ottenere quanto si dcsiderava eran
troppo gravi, se non insormontabili; ed avvicinandosi la
data giubilare, e non arrivando alcuna risposta da Roma,
XIV - Tutto a tutti!...
il Servo di Dio inviava alle case dell' Istituto l'accennata
circolare.
((Erano quindici - diceva - le fortunate presenti alla
funzione del 5 agosto 1872, e quelle quindici formavano
allora l'intera Congregazione; ora oh! come Iddio volle cre-
sciuto quel numero! Quante sono ora le Figlie di Maria Au-
siliatrice, se a quelle disseminate in Europa, in America,
in Asia, e in Africa, si uniscono quelle che già volarono in
cielo! Venticinque anni fa la Congregazione si raccoglieva
agevolmente nell'unica e non vasta casa di Mornese; ora sono
centinaia le case dell'Istituio, diverse per scopo ed indole,
ma tutte collo stesso spirito e sotto la medesima direzione...
Vi è dunque motivo di benedire e ringraziare il Signore!... t>.
E, riserbandosi di comunicare con altra lettera la Benedi-
zione ed i particolari favori che aveva chiesto al S. Padre,
volendo che la data si celebrasse con tutta la solennità che
localmente le circostanze avrebbero consigliato u a@%clzè un-
che in questo vi sia quell'unione di spirito e quella comunanza
d'intenti che rende più gradita e più accettevole a Gesù la pre-
glliwa >>c,ominciava ad esortarle di accostarsi il 5 agosto aila
S. Ccmunione con questi quattro fini:
a 10 Di ringraziare Iddio d'avere ispirato a Don Bosco
la fondazione dell'Istituto di Maria Ausiliatrice per la salute
delle anime;
» z0 di ringraziarlo ancora d'avervi nella sua bontà e
prowidenza chiamate all'Istituto stesso;
>> 3O d'impetrare le benedizioni di Dio sopra tutti i
Benefattori e sopra tutti coloro che lavorarono e lavorano
alla prosperità di esso e al vantaggio deile anime che lo
compongono;
)> 40di ottenere finalmente da Dio per mezzo di Maria SS.
la continuazione delle celesti benedizioni per l'Istituto in-
tero e per voi stesse la santa perseveranza...
I1 nostro buon Padre Don Bosco sarà lieto di vedervi
riunite in quel giorno in un pio e riconoscente pensiero in-
torno all'altare del SS. Sacramento e di Maria Ausiliatrice.
Egli certo unirà alle nostre le sue accettevoli preghiere, e i
nostri voti saranno esauditi >>.

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766
IV - Successore di Don Bosco. - Primo pt7iodo
Appenjnviata alle Figlie di Maria Ausiliatrice i'accen-
nata circolare giungeva al Servo di Dio una lettera del
Card. Rampolla, datata il 15 luglio, che gli comunicava come
il Sommo Pontefice, in relazione al pro-memoria inoltrato
(recante la data 27 aprile), affine di ragguagliarlo intorno
all'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice in occasione del
2s0 anno di fondazione, circa lo sviluppo interno e il bene
raccolto dal medesimo, aveva accolto con vera e paternale
soddisfazione tali notizie, ((che tornano di sempre maggior
elogio per il Fondatore, il degno Servo di Dio Don Bosco, vero
Apostolo di carità.
>> Il Santo Padre - continuava il Card. Rampolla -
nell'encomiare altamente I'opera del medesimo Istituto, cosi be-
nemerito dell'umanitù e che ha oramai già prese le stesse vaste
prqorzioni della Pia Societù Salesiuna, di gran more concede
la sua speciale benedizione a tutte le Suore, alle loro dunne,
e alle loro intraprese di Apostolato.
1) I n segno poi di particolare benevolenxa è degnato un-
cora concedere le implorate grazie, cioè: - IO Una speciale
indulgenza plenaria, nelle consuete forme della Chiesa, da h-
crarsi il giorno in cui celebreranno il 250 unniversario della
loro istituzione, a favore delle Suore e loro alunne in tutte
le loro case. - 20 Che nello stesso giorno si possa cantare la
Messa propria di Maria SS. sotto il titolo A d i u m Chri-
stianornm )>.
<<Arlicevere questa graziosa lettera - scriveva il Servo
di Dio in un'altra circolare, che diramò al principio del
nuovo anno-vi assicuro che nel mio cuore ho sentito tutta
la riconoscenza che può sentire un padre nel vedere così be-
nedette le sue Figlie dal Vicario di Gesù Cristo. M a vorrei
che altrettanta riconoscenza nutriste voi verso il S. Padre,
i1 quale non poteva certo, in modo più solenne e più paterno,
&morire le feste dell'umile nostro istituto. Vi invito quindi a
fare speciali preghiere per la sua incolumità e ad approfit-
tarvi della specialissima indulgenza che vi concede...
Quanto a me mi troverò con voi tutte in ispirito,... col fine
di pregarvi da? cielo ogni più eletta benedizione. Pregherò che
ciascuna di voi si rivesta dello spirito del comun Padre Don Bosco,
XIV - Tutto a tutti!...
767
ed ajìnchè l'Istituto, coll'aumentare in numero, concorra ad ac-
crescere la gloria di Dio e il vantaggio delle anime... s.
Il 22 agosto si recava egli stesso alla Casa Madre, e vi
arrivava circa le ore 17.. Ha poche ore libere per fermarsi,
- dice la cronaca; - e tutte le impiega a vantaggio della
Congregazione. Raduna il Capitolo Superiore, da comodità
alle reverende Madri di parlargli, tiene conferenza alle di-
rettrici. Parte i1 23, dopo aver assistito alla funzione della
professione perpetua di alcune suore, elette direttrici)).
Una suora annotò i ricordi che diede a1 termine di un
corso di Esercizi spirituali:
-
<i Ci disse di pensare alla radice che ci fa cadere in tanti difetti,
combatterla, reprimere i movimenti del cuore, e osservare esatta-
mente la Santa Regola. Inoltre ci lascib tre ricordi... [ed erano gli
stessi che diede poi anche ai Salesianzl.
(I IO UN LUCCHETTO alla bocca: - Pone, Domine, custodiam ori
meo; et ostìum circumtantiae labiis meis (Salmo r40,43); ossia fuggire
le mormorazioni.
>> 20 UN TESORO da custodire: osservanza del voto di povertà.
1) 30 UNO SVEGLIARINO: Esercizio mensile della buona morte e
meditazione quotidiana s.
Del 1897 non ci restano altre memorie e consigli, dati
alle Figlie di Maria Ausiliatrice; ma, in compenso, abbiamo
teressantissimi appunti, scritti di sua mano, delle
zioni che rivolse ai Salesiani.
nuovi aspiranti alla Società, tra i quali come si faceva
i tempi di Don Bosco (e si continua ancora), si sole-
ano ammettere agli esercizi molti dei compagni, che vi si
o unicamente per dare una buona sistemazione al
, con una confessione generale e seri proponimenti
perche il Signore li guidi e benedica nelle loro vie in mezzo
a1 mondo, il 14 agosto diceva cosi:

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768
- I V - Successore di Don Bosco. Prtmo periodo
k
.. XIV - ~ u t t oa tutti!.
769
parte. Fa quindi grande insistenza, perchè vi si vada: Caro mea vere
est cibus, et sanguh meus vere est potus. Qui manducat meam carnem
et bibit meum sanguinem, habet vitam aetemam et ego resuscitabo eum
in noa-issimo die. 1% manducaveritis carnem Filii hominis et biberitis
eius sanguinan, non habcbitis vitam in uobisn.
E rilevava la bontà del Signore nell'istituire E'Augustissimo
Sacramento, e la sua insistenza perchè andiamo a riceverlo.
Certo, le difficoltà non mancano...
«Chi dovrà tiovarsi i11 mezzo ai pericoli del mondo, chi dovrà
affrontare disagi, fatiche, pericoli, come i Missionari; chi assorbito
dagli studi o dalle! cure materiali sarà distratto...;n e noi ricordiamoci
che a i primi cristiani si davano l'appuntamento alla Sacra Mensa;
e frequentiamola secondo il nostro stato, e ricordiamo e pratichiamo
le disposizioni per riceveda convenientemente.
>> z0 AI PIEDI DI MARIA. - I membri di una famiglia sogliono ra-
dunarsi intorno alla madre finchè vive. Si fanno anche dei lunghi
viaggi, perfin dall'ilmerica, per aver la consolazione di far corona
alla madre. La nostra Celeste Madre non viene mai meno; radunia-
moci attorno a Lei; siamo sempre animati da amore e divozione verso
Maria Santissima. Raduiiiamoci nelle sue grandi solenni* radunia-
moci nel mese a Lei consacrato; raduniamoci tutti i giorni; non passi
giorno che » non ci raduniamo intorno a Lei; B anzi più volte al giorno.
Studiamoci sempre di darle consolazioni con diportarci da figli amanti.
I >)3*0 N PARADISO! - Don Bosco ci ha dato questo appuntamento.
Egli la ci aspetta. Quanto ha fatto per far arrivare i suoi figli cola!
Voleva che si sapesse che egli tutto faceva per le nostre anime. Suo
- stemma: Da mihi anima, coetera tolle. Una cosa sola è necessaria:
salvar l'anima. Parlando all'orecchio dei giovani, diceva talvolta:
Ho bisogno che mi aiuti i n una bella impresa. - Quale?- A salvar
l'anima tua! - Dovunque ci troviamo, ricordiamoci che abbiamo
un'anima da salvare. Avremo gravi occupazioni, saremo distratti da
tante cure, non dimentichiamo che abbiamo un'anima da salvare.
Perciò adoperian~oi mezzi; fuga del peccato ed uso dei mezzi per
salvarci. Così arriveremo a far corona a Maria Ausiliatrice, a sederci
alla Mensa Celeste ».
Ai confratelli, come s'è accennato, nel 1897 dava i mede-
simi ammonimenti, che diede alle Figlie di Maria Ausilia-
trice; ed eccoli, in forma più dettagliata.
l'ampiezza
amore di
Gdeeslùl'unbeblidiSeannztaisseimodetSearcmrianmateontod..i.
praticarla, l'immenso
la materna bontà di
Maria Santissima, ed avrere aumentata la vostra divozione e lo zelo
nel dzjfonderla...
I) Per ricordi: un lucchetto, u n tesoro, uno megliarino.
... circ»um10staUnntialeuc1cahbieYt.stom. e-is...PGonrea,nDmoamleine,
custodiam ori meo, et
la lingua, sorgente
ostium
di ma-
lumori, dissensioni, diffidenze. T r e cose dispiacciono allo Spirito
Santo: delle tre una & la mormorazione. Spada a tre tagli. Quindi
esuviptearrieoroi.g..niLm3 orromvionraazdioelnegecnoenrteroumi acnoonferbabteellioreigtiannetodaplliaù
contro i
mormo-
razione.
1) 20 Un tesoro. - Habebis thesaurum in coelo; anche in terra cen-
... tuplnm acnpietis et vitam at.ternam possidebitis. La povertà volontaria,
nel vitto, negli abiti, nei viaggi Pensare alle privazioni a cui si assog-
gettano i nostri benefattori... e noi farne spreco?... Non contentia-
moci di professare la povertà i n teoria; ma in pratica.
I) 30 Uno svegliarino. - Buone disposizioni che ordinariamente
si portano dagli esercizi e successivo rattiepidimento; c'è bisogno
di uno svegliarino: 1'Eserczzio della Buona Morte, fatto come si deve.
- Confessionee Comunione;meditazione, speciale esame di coscienza;
l'esempio di u n Santo Patrono del mese. Con questo mezzo si passa
bene l'anno... I).
A S. Benigno si congratulava con i nuovi professi, ricor-
dava come avessero bisogno di aiuti speciali, e ripeteva:
c< Io vengo a indicarveli e a darvi una guida, uno megliarino, un
amico.
1) 10 Una guida: la Santa Regola... i n essa le norme per la povertà,
per la castità, per l'obbedienza. Con l'osservanza non mancheremo
di fare gran progresso nella perfezione. Essa è la norma che il Signore
ci diede...
I) z0 Uno sveglianno. Avete tutti bisogno d i buona volontà, ma il
fervore potrà diminuirvi per la distrazione. Lo svegliarino sarà 1'Eser-
cizio della Buona ii4orte ben fatto;- una confessione e Comunione,
come se fossero le ultime della vita; - meditazioni; - prendervi
un Santo per patrono e modello ogni mese; - esame di coscienza
e confessione col metodo precedente; - vedere come si sono osser-
vati i proponimenti degli Esercizi spirituali.
)>,soUn amico, che sia vostro sostegno, vostro confidente, vostro
consigliere in ogni evento: Ged Sacramentato. Andate tutti da Lui.
che
a Quante belle cose
avrete ammirato la
avrete udito in
bellezza della
questi
purità
eErsiesroclitzoi!dSi ocnustpoedrisrulaa.s.o.,
Egli c'invita tutti: Venite ad me, omnes. Venite a Lui nella prima ora
della giornata, per la meditazione e la Santa Messa. Venite a lui nel
pomeriggio, per la visita al SS. Sacramento. Facciamo a Lui il nostro
- 49 Vita dal Smvo di Dia Miri,ele Ruo. Vol. I

42.8 Page 418

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770
I V - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
rendiconto, quando non possiamp farlo a nessun superiore. Volgia-
moci a Lui per consigli,
riceverlo sovente, anche
per aiuti... Ci invita
ogni di, ma con le
daorvicuetevedrilsop!oasnizdioianmi..o.
a
I).
Quando parlava di Gesù, della sua carith per noi e del-
l'amore che dobbiamo avere per Lui, la voce, il gesto, il
volto e tutta la persona del Servo di Dio prendevano una
espressione accesa, commovente. Nel 1897 cotesto fascino
impressionante si vide risplendere al termine degli Esercizi
degli ordinandi.
Esordì con le parole del Cantico dei Cantici: - Pone
me ut signaculum super cor tuum; ut signaculum super bra-
chium tuum; - ed accennata la varietà degli uditori, sacer-
doti, ordinandi e chierici, ma tutti aspiranti agli stessi ideali,
proseguiva:
(1 Stamane è Gesù che vi i ricordi. Egli vi dimanda un favore:
-tuuPmo..n.e-meCuht isiognsearcàulruimfiustuapresri,
cor tuum, ut signaculum super
mentre Egli fece tanto per
bvachium
noi?*.
E spiegato il valore del suggello, proseguiva:
«Tutti ci siamo consacrati a Lui; tutti dobbiamo portarne I'im-
pronta.
10 SUPERCOR TUUM. Il cuore è la sede degli affetti, dei desideri;
dal cuore nascono i pensieri, la volontà, le determinazioni e poi le
azioni conseguenti: mettiamo Gesù sul nostro cuore come Signore:
i nostri affetti abbiano l'impronta di Gesù, della sua purezza, della
sua umiltà, della sua carità.
Della sua purezza. - Affetti disordinati, pensieri impuri, allon-
tanarli prontamente. Affezioni alle persone, affezione agli oggetti,
affezioni ai piaceri, non hanno l'impronta di Gesù.
I> Della sua carità. - Discite a me quia mitis sum et h u d s corde.
Noi Salesiani dobbiamo specialmente coltivare questa virtù verso il
prossimo, verso i confratelli, verso i superiori.
s Bella sua umilt8. - Pensieri e desideri di gloria, vane compia-
cenze, invidia dei beni altrui, sono affetti contrari all'umiltà.
1) 20 SUPERBRACHIUM TUUM. Nelle parole. Le parole di Gesù erano
parole di vita eterna... S. Francesco di Sales, Don Bosco l'imitavano
in
di
Sqauleesst.o.DSi eDnotinvaBmooscioerqi uiandteotiiercaontoanetdoi5ecdainfitciaindtiisdciorSs.i!.F..raEnvcietasvcoa
i discorsi scurrili, le mormorazioni, le lodi agli autori ed alle persone
X I V - Tutto a tutti!...
771
indegne. Nella scuola, in chiesa, nelle conversazioni, le nostre parole
sieno improntate col sigillo di Gesù.
» Nelle opere. Siivi l'impronta di Gesù. Opere di pietà; opere di
obbedienza; opere di carità. Gesh passava le notti in orazione. Factus
est o1;ediens u s p e ad mwtem. La mente sempre occupata a sanare
infermità spiritiiali e corporali.
» Come porterà l'impronta di Gesù quel braccio, quella mano
che si stende a moine... a battere?...».
Ai direttori e ai sacerdoti rivolgeva parole adatte al ca-
rattere ricevuto con l'Ordine Sacro, per accendere in essi
lo zelo sacerdotale.
«Voi avrete la mente ripiena delle belle e sante cose che vi dissero
i nostri bravi predicatori. Voi avrete preso risoluzioni... Io pensavo
stamane: - Che ricordi potrb aucw dare ad essi? - Ecco che nella
Messa li trovai, quali ve li dà il Salvatore, e ve li ripeterebbe Don
Bosco. Io aggiunger6 solo un 3O.
a 10- Vos est& sal t m a e . Sal =sapore; ha del sale in testa. Come
vediamo, il sale significa il savio parlatore. Come sal tarae noi dob-
biamo con le nostre parole condurre le anime, edificare il nostro pros-
simo. Questo si deve fare in chiesa, nella scuola, nelle conversazioni
familiari. Procuriamo di non esser sale infatuato, con parole di mor-
morazione, con parole contrarie alla modestia, con sdolcinature, scur-
rilità, discorsi inutili, conversazioni troppo prolungate coll'altro sesso...
» 20 - Vos estis lux mundi. Luce & il buon esempio, l'esempio
delle opere da buon cristiano, da buon religioso; verba movent,
exempla trahunt; esempi di zelo sacerdotale, di divozione, di carità, di
pazienza, ecc. dànno tanta edificazione a tutti. Esempi di obbedienza,
di diligenza, di soda pietà, di reciproco compatimento, quanto bene
fanno alla comunità. Luceat lux vestra coram hominibus, ut uideant
opera vestra bona, et glovifcent Patrem vestrunz, qui in coelis est...
30 - Vos estis praecones Mariae Auxiliatricis Christianorum;
Cominciate a coltivar bene nei vostri cuori una tenera e forte divo-
zione a Maria Ausiliatrice. Tenera e forte. Poi adoperatevi per pro-
movere questa divozione fra i popoli, fra gli allievi, colla predicazione,
col sacramento della Penitenza, nella conversazione e nella corrispon-
... denza. Adoperatevi che in tutti i vostri collegi vi sia la Confraternita
di Maria Ausiliatrice. Don Bosco ne fu il caldo promotore Voi
sarete i degni suoi figli...)).
Ai chierici di Valsalice, Ivrea e Foglizzo, che fecero la
professione il 29 settembre, porgeva i suoi rallegramenti
e continuava:

42.9 Page 419

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772
- - IV Successore di Don Bosco. Perno periodo
(1 Oggi è la festa
Esercizi. Imitatores
dmieSi .esMtoitceh! eCleo.mSearàimeigtlaircloh?e...ci
darà
i
ricordi
degli
» 10 - Egli è dei sette arcangeli che furono visti da S. Giovanni,
stantes alzte thronum. Ogni giorno, noi pure dobbiamo tenerci al co-
spetto di Dio con gli esercizi di pietà. Quotidianamente; settimanal-
mente; mensilmente... Importanza della pietà; è doverosa verso Dio;
è aiuto potente per le anime nostre. Con l'offerta delle nostre azioni
e coll'uso delle giaculatorie facciamo in modo che la nostra vita sia
come un continuo ossequio, specie con la rettitudine d'intenzione.
» zo - Egli è sempre pronto ai cenni del Signore; Egli alla porta
del paradiso terrestre; Egli nella colonna di fuoco; Egli a difendere
la salma di Mos&; Egli presso l'altare degli incensi; Egli & proprio
sicut saplta in manu potentis, sempre pronta a volgersi dove vuole
il saettatore, in qualunque cosa, per quanto difficile... Imitiamo
S. Michele.
I) 30 - Constitui te principem super omnes animas suscipiendas.
S. Michele ha somma cura delle anime che gli sono affidate, perchè
gli sono affidate da Dio. A noi pure il Signore affida delle anime.
Ritenete che tutti i giovani che ci sono in qualche modo commessi,
ci sono affidati da Dio per la loro salvezza. Noi manchiamo al nostro
dovere, se non ci adoperiamo, secondo la nostra condizione, a sal-
vare le loro anime. Nell'assistenza, nell'insegnamento, nella ricrea-
zione, pensiamo a fare del bene alle loro anime)).
I1 3 ottobre, solennità del S. Rosario, chiudeva gli Eser-
cizi a Fogliizo ricordando le parole di S. Bernardo: Omnia
nos Dew habere voluit per Mariam >>, e ne dimostrava l'alto
significato, enumerando le grazie più insigni ricevute per
mezzo di Maria SS.: il Figlio di Dio divenuto nostro Re-
dentore, il primo miracolo da Lui operato a sua intercessione,
l'assistenza prestata agli Apostoli, le vittorie più cospicue
sugli eretici, l'istituzione dell'ordine dei Mercedari, le vit-
torie di Lepanto e di Vienna, e proseguiva:
((Anche noi possiamo dire: Omnia nos D m habere voluit per
Mariam; perchè la Madonna fu la prima ispiratrice di Don Bosco
fanciullo, e gli mandò il primo giovane nella festa della sua Immaco-
lata Concezione, e gli dava la consolazione di veder i suoi primi chie-
rici vestir l'abito ecclesiastico nella festa della sua Purificazione, e
di veder altri due chierici compiere la stessa cerimonia nella festa
del Santo Rosario, ed uno di questi far i santi voti [laprima profes-
sione religiosa] nella festa della Santissima Annunziata.
I) Anche oggi fa Madonna volle nella sua solenniti farci questo
regalo; la professione più numerosa.
I
XIV - Tutto a tutti!...
773
l
l
I) Voi e noi dobbiamo avere illimitata fiducia e confidenza in Maria.
l
Noi dobbiamo doviinque farci propagatori della divozione a Maria
1
Ausiliatrice, nei nostri collegi, negli Oratori, nelle chiese pubbliche,
nelle conversazioni, nella corrispondenza... n.
I
Dal suo labbro usciva sempre la parola paterna e sacer-
dotale, che spronava al bene nel modo più schietto ed ef-
i
ficace. Ai Salesiani, che in quell'anno fecero gli Esercizi a
Valsalice insieme con gli aspiranti, in particolare conferenza
1
rivolgeva forti e soavi incoraggiamenti al rinnovamento dello
i
spirito ed alla perseveranza.
Qui persevevaven't usgue in finem, hic salvw wit. E rievocava il
fervore del tempo in cui fecero il noviziato, come allora compis-
sero devotamente le pratiche di pietà, e la diligenza con la quale si
attendeva a tutti i doveri, fa carità che si aveva per tutti, il desiderio
ardente della propria perfezione;, poi, poco alla volta, immersi nelle
occupazioni, e nel continuo pericolo di altre distrazioni, ed anche
per non aver più tutti quegli eccitamenti che si avevano allora, e per
qualche contrarietà che s'incontra ..., il fervore vien meno... A ripa-
rare tali perdite, vengono ogni anno gli Esercizi spirituali. Ma, dopo
gli Esercizi,
disposizioni,
succede qualche cosa di
e nelle prime settimane
tsuotmtoigvlaiabnetne.e;S..i.
parte con buone
poi si comincia
a lasciar una volta la meditazione, un'altra volta la lettura spirituale,
ed ecco che risorge prima la pigrizia, poi la trascuratezza nei propri
doveri. e Noi siamo proprio come una barca in mezzo a1 fiume, tratti
dalla corrente! D. A perseverare, abbiam sempre bisogno di uno sti-
molo o di uno svegliarino. Grazie a Dio ne abbiamo parecchi: i Sa-
cramenti, la meditazione, la lettura spi~ituale;e ne abbiamo un altro
molto efficace: l'E&cizio della Buona fWwte, purchè si faccia con rac-
coglimento e secondo le norme indicateci....
E prese le Regole, leggeva e commentava le norme trac-
ciate da Don Bosco per compiere fmttuosamente il ritiro
mensile; spronava a riflettere sul progresso o sul regresso
individuale nelle vie della perfezione; e terminava raccoman-
dando di far bene ogni mese l'Esercizio della Buona Morte.
Da11'8 al IO ottobre, con solennissime feste, alle
presero parte Mons. Pulciano e Mons. Barone, vesco
Casale, s'inaugurava l'Istituto Salesiano d'
benedissero le campane, il 9 la chiesa; e nel
il Servo di Dio espose ai Cooperatori- cosi

42.10 Page 420

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774
- IV Successore di Don Bosco. - PiiPno periodo
vara - e un vero rendiconto dell'uso fatto delle beneficenze
ricevute. Disse appunto questo, che cosa egli ha fatto della
beneficenza della signora Pisani in Novara, e che cosa fa nelle
altre città delle beneficenze che altre pie persone affidano alle
sue mani. Don Rua, con quella voce, con quell'aspetto da
santo, rubò i cuori di tutti, e quando discese dal pulpito
fu una vera gara per awicinarlo, baciargli la mano e racco-
mandarsi alle sue preghiere )).
L'II fu il giorno solenne; fin dal mattino la nuova chiesa
era affollata di devoti; e nel pomeriggio si doveva compiere
una grandiosa processione; c( ma le autorità non permisero
che il simulacro di M k a passasse trionfalmente per la città,
che invocava questa dimostrazione di fede cittadina. Oh!
come ben disse il nostro Vescovo, quando, dopo il vespro,
salito il pulpito, colle lacrime agli occhi, colle mani tese
verso l'altare, esclamava: - Vedi, o Vwgine, vedi come quelha
libertà che è concessa sconfinata a1 vizio, è negata a Te, a Te,
Regina del Cielo! - Oh! in quel momento il cuore di tutti
lacrimava col cuore del Vescovo!... )).
Il 13 ottobre si recò in Francia, insieme con Don Pagliere,
più che tutto per visitare le case di formazione. E prima andò
a St-Pierre de Canon.
Vi giunse quasi improwisamente, verso sera, il 14 ot-
tobre. « F u ricevuto con molta semplicità - narra Don Ri-
vière - essendo mancato il tempo per fare i grandi prepa-
rativi. La vestizione, alla quale io pure presi parte, si effettuò
all'indomani, 15 ottobre, alle g del mattino. La messa della
comunith fu celebrata da Don Rua stesso, che volle esser
servito dal chierico Genyes Alberto, giunto da poco da Roma
e da un ascritto, soldato di riserva dell'anno in corso, che,
facendo un periodo di servizio, era venuto in licenza per 48 ore,
vestito della sua bella uniforme di sottufficiale dell'armata
francese. Questi, per desiderio espresso del signor Don Rua,
gli servi la Messa in divisa militare. E siccome aveva termi-
nato l'anno regolare del noviziato prima di assumere il ser-
vizio militare, venne ammesso alla professione perpetua,
dallo stesso Don Rua, sempre in divisa da soldato. La per-
dita e la distruzione di una parte dei miei quaderni, ov'erano
XIV - Tutto a tutti!...
775
raccolte tante memorie su Don Rua, mi tolgono dal narrare
più estesamente ciò che egli ci disse in quella circostanza.
Tale lacuna verrà certamente coperta da altri compagni di
vestizione, che pure trascrissero nel modo più esteso i di-
scorsi del nostro amato padre. Egli ci lasciò il sabato mattina
16 ottobre n.
Abbiamo solo un particolare. Si volle prendere un gruppo
fotografico, e si formò una gradinata con varie tavole. Tutti
erano fermi al proprio posto, quando una tavola si ruppe,
e vari caddero dall'alto, ed alcuni si buscarono un bel colpo.
I1 Servo di Dio, invece di scostarsi dai pericolo, all'udire lo
scroscio, si voltò subito verso i chierici, come per aiutare chi
ne avesse avuto bisogno, e tutti ammirarono la sua solleci-
tudine patema, che nessun timore poteva affievolire.
Da St-Pierre de Canon andò a Santa Margherita, al
noviziato delle Figlie di Maria Ausiliatrice. «Una grata sor-
presa - così la cronaca delI'Istituto - ci era riservata dalla
Divina Prowidenza. Nel corso di questo mese il nostro Di-
rettore generale [Don Marencoj, ci aveva fatto sperare il
... passaggio del signor Don Rua a iMarsiglia: ma noi ci domanda-
vamo se potevamo contar sopra un sì gran favore Il nostro
venerato Superior Maggiore è arrivato al noviziato alle 13,30,
accompagnato dal degno nostro ispettore e dal direttore d'una
delle nostre case in America.
)) Noi abbiamo potuto intanto preparare un coro ed espri-
mergli con una lettera quanto la sua venuta ci faceva felici.
Noi I'abbiamo pure pregato di non partire senza darci, con
un suo ricordo, la benedizione del SS. Sacramento, al che
il buon Padre si è compiaciuto di accondiscendere verso le

43 Pages 421-430

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43.1 Page 421

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776
I V - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
affinchè nelle sue mani diventi come un giglio splendente
di bianchezza )).
I1 17 ottobre, domenica, benedisse una macchina elettrica,
recentemente colIocata nelle scuole professionali dell'ora-
torio di S. Leone a Marsiglia.
Tornato a Valdocco, il 24 adunava i confratelli in confe-
renza, e, dato uno sguardo all'anno scolastico passato, li
invitava a pensare al nuovo, ed affinchè avesse a trascorrere
con frutti salutari, suggeriva tre mezzi: la preghiera, l'umiltà,
lo spirito di povertà:
(I 10 La preghiera impetra le grazie. Opwtet semper mare et nun-
q u a m deficme. Facciamo in modo che la nostra vita sia una continua
preghiera....
I) zo Umiltà.
Per
dare
efficacia
alla
preghiera
ci
vuole
l'umiltà...
Umiltà nell'operare, nel parlare, nel pensare, nel giudicare. Pensiamo
ai nostri difetti, agli sbagli sì comuni. Siamo nella novena dei Santi;
... tutti abbiamo intenzione
stino: Vuoi farti santa?
diLf'aurmciilstaàntdi; irlicporridmioampoaslseo.p..arVolueodi i
S. Ago-
cosh'urre
un alto edifizio? Pensa al fondamento; all'umiltà. %udiamoci di acqui-
stare queGa virtù.
a 30 Spirito e pratica di povertà. Per farci stimare questa virtù
venne il Figlio di Dio in terra: parenti poveri, vita povera. - Gli
uccelli dell'aria - diceva - hanno il nido, e il Figlio dell'uomo non
ha dove posare il capo. - Sia cara anche a noi la pratica di questa
virth nel vitto, nel vestiario, nel laboratorio, nei libri, nei viaggi...
Noi siamo nel vero bisogno di praticare questa virtù, stante le nostre
strettezze; ma facciamolo in modo più meritorio, cioé per vero spi-
rito di povertà. Amiamola questa virtù per imitare Gesù, nostro Di-
vin Salvatore! n.
Il 30 ottobre diede l'addio ad un drappello di missio-
nari, e prima di compiere la cerimonia nel Santuario, li
raccolse nelle camerette di Don Bosco, (( perchè - diceva
- non posso parlarvi in chiesa con quella familiarità che
desidero. Vi radunai qua, per parlarvi ccme un padre ai
suoi figli. Voi partite per diverse nazioni, forse mai più vi
ritroverete uniti, ed anch'io non so se potrò rivedervi; e
vi do tre appuntamenti.
>> 10 Ai piedi dei sacri altari: alla santa Comunione.
» 20 Ai piedi di Maria Amiliatrice, di cui dovete essere
i propagatori della divozione.
X I V - Tutto a tutti!...
777
a 30 Nel pensiero e nella nzmoria del nostro caro Padre,
dalla cui camera mortuaria voi partite.
» Con l'essere fedeli a questi tre appuntamenti, io spero
che ci ritroveremo poi tutti al grande appuntamento datoci
da Don Bosco, che negli ultimi istanti di sua vita ci disse
che ci aspetta tutti in paradiso! ».
Radunò anche le Figlie di Maria Ausiliatrice, che do-
vevan partire per le Missioni; e siccome alcune dovevano pro-
nunziare i Santi Voti, compì egli stesso la cerimonia, e diede
loro gli stessi ricordi che aveva dato ai missionari. <( Parti-
rete, ci disse, - ricorda una delle presenti - e senza dubbio
non potremo più riunirci tutti nello stesso luogo su questa
terra corporalmente; ma ci riuniremo collo spirito e col cuore,
mediante tre appuntamenti: ai piedi di Gesù Sacramentato;
nel Santuario di Maria Ausiliatrice; sulla tomba di Don Bosco.
)) Quindi ci fece posare la testa sul guanciale del letto
del nostro Padre Don Bosco, e ci diede a tutte, come ricordo,
una medaglia del Sacro Cuore e la Vergine del Buon Consiglio
che le partenti conservarono come reliquia.
>> Ma ci disse: - Propagate la divozione alla Madonna,
sotto il titolo di Maria Awiliatrice, perchè questa appunto
è la vostra missione, e non sotto altri titoli, che per questi
vi sono già altre congregazionin.
Ad m a predisse la vocazione del fratello. Nell'ottobre
dei 1897 - swra una Figlia di Maria Ausiliatrice- mi recai
dal signor Doil Rua per l'ultima sua benedizione, prima di
partire pel Brasile. Appena mi vide, ed intese il mio nome,
mi disse: - Adesso voi andate in America, e l'anno venturo
vostro fratello sarà accettato tra i Salesiani. - Stupita a tale
profezia, sapendo come mio fratello non avesse l'idea di
farsi salesiano, pensai che il signor Don Rua mi avesse preso
per un'altra suora. Ma quando al tempo predetto aweravasi
ofezia, fui costretta ad esclamare: - Il signor Don Rua
novembre si portò nelle Romagne, e visitava
a, Bologna, Faenza e Lugo. A Bologna restò
3 dicembre era a Faenza, e distinti ~ersonaggi
sero ad ossequiarlo. Ed egli fece visita al Vescovo

43.2 Page 422

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778
IV - Successore di Don Bosco. - Primo peuiodo
Mons. Cantagalli ed alla famiglia del Conte Cavina; si recò
anche al circolo cattolico, e, pregato di lasciare in ricordo
una sua fotografia con un motto scritto di sua mano volle
accontentare quei bravi giovani, apponendo sotto la fotografia
che gli venne presentata le parole di N. Signore: - Quaerite
primum regnunz Dei et justitiam eius, et haec omnia adjicientur
vobis. Cercate innanzi tutto il regno di Dio e la giustizia di
lui, e tutte le altre cose vi saranno sopraggiunte! - Ai giovani
dell'istituto parlò più volte, raccomandò la divozione a Ma-
ria Immacolata, inculcò di vincere il rispetto umano; e ri-
volse parole d'incoraggiamento anche ad un gruppo di ex-
allievi.
La mattina del 4 partì per Lugo, dove, assistito dai par-
roci della città, benedisse Ia nuova chiesa di quell'Oratorio
ed Istituto salesiano. Nel pomeriggio la chiesa ((si gremiva
di persone, ansiose - scriveva un cooperatore - di ascol-
tare dal labbro del Successore di Doli Bosco le meraviglie
della Prowidenza nelle Opere Salesiane; e di fatti il rev.mo
Don Rua le fece chiaramente conoscere, tessendo la storia
del come era nata in Lugo la casa salesianao.
Solennissime anche le funzioni della domenica seguente
e particolarmente cara la premiazione ai fanciulli dell'ora-
torio, soprattutto - diceva la relazione -- perchè u in essa
si potè godere la simpatica figura di Don Rua, e sentire da
lui la calda ed efficace parola, informata sempre alla vera
carità cristiana !>.
Dalle Romagne passò a Legnago. Atteso alla stazione dal
Clero e da moltissime persone di Legnago e Porto, venne
accompagnato all'oratorio, aperto di recente, gremito di po-
~ o l oc, he Io seguì in chiesa, dove tenne un discorso, ascol-
tato con religiosa attenzione.
G La sua parola - scriveva il Verona Fedele - è quella
di un santo; gli esce facile, persuasiva, penetrante, da quel
cuore tutto amore per la gioventù. Prese argomento dai
suoi viaggi a Parma, a Bologna, a Faenza, a Lugo, testè
compiuti, dove trovò meraviglie, mentre pochi anni od an-
che solo ~ o c h imesi fa c'era quasi niente, per inculcarci
la più viva fiducia.
XIV - Tutto a tutti!...
779
)> Le opere del Signore in generale e le Opere Salesiane
in ispecie hanno avuto sempre uinili principii, e quelle che
più furono contrastate, più fiorirono e maggiori frutti por-
tarono. Ma noi siamo le braccia, (continuava Don Rua),
voi quelli che ie sostengono; abbiamo bisogno del vostro
soccorso e del vostro aiuto. Le città, che or ora ho visitate,
mi hanno date splendide prove di carità, e mercè loro si
poterono compiere grandi cose...
a Lo so, aggiunse, che a Legnago vi furono esimie Coo-
peratrici, le quali spero che in cielo abbiano ottenuto il pre-
mio della loro cari&, so pure che vi sono anche altri generosi
Cooperatori; ma tutti dovete partecipare a quest'opera di be-
neficenza, e perciò vi invito tutti a farvi Cooperatori Sale-
siani.
)> Finì con un caldo appello, perchè tutti si inscrivessero
tra i Cooperatori.
D Fu una conferenza che commosse: ne vidi molti con le
lacrime e più d'uno che cercava la mano del venerando Don
Rua per depositarvi l'obolo della sua carità. Don Rua ci
apparve l'uomo che, senza arte, senza ricercatezza, ma con
una semplicità tutta sua, con eloquio caldo, sa trovare le
vie del cuore, l'uomo insomma di Dio)>.
Nel tornare a Torino, in compagnia di Don Rocca, eco-
nomo generale, fece una brevissima visita al nuovo Istituto
di Milano; ed ((è più facile immaginare che descrivere -
annotava il Don Bosco - la gioia dei nostri cari giovinetti
al vedere per la prima volta il loro amatissimo Padre, la cui
soave figura affascinò tosto santamente i loro cuori. Tutti
avrebbero desiderato parlargli ed avere da lui qualche pa-
rola e consiglio: ma il tempo era scarsissimo per appagare
queste sante ed impazienti voglie.
(t Ci raccogliemmo quindi in cappella, per meglio sentire
e ricevere i consigli del padre.
<( Manifestò subito il suo contento nel vedere l'istituto
già così fiorente di giovani e così bene awiate le scuole d'arti
e mestieri, si da parergli questa una casa aperta da qualche
anno, e non da pochi mesi soltanto. E ricordando con santo
compiacimento, come in quel giorno si compivano tre anni

43.3 Page 423

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780
- - I V Successore di D a Bosco. Primo pw;odo
dacchè i Salesiani, unicamente affidati alla Divina Prowidenza,
venivano a Milano per iniziami la loro missione, con parole
riboccanti d'affetto ci esortava tutti a ringraziare senza fine
il Signore, che tanto aveva benedetto in questa città l'umile
opera nostra in così breve spazio di tempo... )>. Con profonda
tenerezza e commozione, accennò al dovere « d i ben amare
il Signore col praticarne il santo timore. Questo è l'unico
fine, ci disse, pel quale Egli stesso vi aperse questo asilo di
pace e di virtù. Vi conforti a ben goderne la divozione a Ma- -
ria SS., di cui celebriamo domani 1'Immacolato Concepi-
mento,
che da
festa carissima per
tal festa riconosce
lteutgtraazlaieCpoinùgsreeggnazailoatnee...Salesiana,
I1 suo cuore avrebbe voluto diffondersi su questo caro
argomento: ma il tempo di partire per Torino stringeva;
onde, fattaci promessa di ritornare quanto prima a visitarci
e fermarsi con noi più lungo tempo, ci diede la sua benedi-
zione, che intese estendere a tutti i nostri benefattori; e,
tra
pel
le più vive
suo ritorno
atcrcalanmoaiz, iloansicidaivarinilgrnaozsitarmo einsttoituetod..i.an.ugurio
Tra tanti motivi di giubilo non gli mancavano altri do-
lori. Al principio dell'anno aveva raccomandato a tutte le
case la pratica dell'economia, ed era una sua continua rac-
comandazione ai direttori, ai prefetti, ed ai confratelli, e
proprio di quell'anno lo attendeva la brutta notizia che le
case del Chili eran gravate dai debiti e che una di esse si
awiava al fallimento. Come? e perchè? Chi era alla testa
era giunto a sì cattivo passo, per avere, pur con ottime in-
tenzioni, fabbricato oltre il bisogno ed oltre il permesso
dei superiori; per aver ricorso alle banche e presi dei pre-
stiti contro l'abitudine di Don Bosco e contro il divieto del
Semo di Dio; e per aver fatto dei mutui, anche con privati,
con interesse troppo grave.
La triste comunicazione gli fu data da Mons. Costama-
gna; ed egli in data 5 giugno gli rispondeva: c< Mi fa pena
quanto mi esponi dei vostri d~biti.Se potete impedire lo
smacco di ConcepciOn, sarà molto conveniente. Intanto se
... N. N. (il direttore) non è ancora pentito del suo fallo, pro\\
cura ridurlo a tale punto )).
X I V - Tutto a tutti!...
781
E in data 8 luglio: (I T i fò i miei complimenti per!a forte
riduzione di debiti che hai già potuto ottenere sulla casa di
~ r a t i t u dA. desso pensa subito di aiutare la casa di Concepeidn,
che come mi scriwi, si trova in così grave pericolo di soccombere
pei suoi debiti. Ricòrdati che sei superiore e padre di quei di
Coucepcidu, tanto quanto lo sei di quei di Santiago o.
Ma la mattina del 21 luglio le scuole professionali di
ConcepciOn chiudevan la porta. « L a scena che accompagnò
quell'atto - scriveva E1 Chileno - spezzava i! cuore. Tutti
quei fanciulli, la maggior parte orfani, se ne uscirono sulla
strada, e pochi trovavano una mamma che li attendeva...,
altri vennero raccolti da persone caritatevoli..., altri se ne
andavano vagando, incerti, confusi, piangenti, non avendo
alcuno che caritatevolmente s'interessasse di loro... r.
Don Rua ne fu addolorato s h o alle lacrime, e cercò subito
modo di accorrere in soccorso alla povera casa,
tembre scriveva a Mons. Costamagna: (I Spero che
di ConcepciOn prenda miglior piega. Fammi sapere
ente l'aggiustamento fatto coi creditori, la data dei
menti afarsi e la loro entità, riducendo in franchi le
da pagarsi in ciascuna data. Se sarh necessario, inviterò
e le case a concorrere. Continuate anche voi a cercare;
ero dal Governo qualche cosa potrete ottenere col ribadire
, ora presso il Presidente, ora presso i Ministri,
Deputati, ecc. Pulsate et aperietur vobis, almeno
ortunitatem. Spero .che i 25
agare in settembre, saranno
mila
stati
franchi,
pagati...
che si
Bravo!
studia anche tu il modo di far diminuire i debiti in tutte le case
tue, colla saggia economia e col cercare risorse in ogni modo )r.
E il 30 dicembre gli inviava una lettera per i Coopera-
tori del Chilì, con la quale invitava anch'essi a dar saggio
della loro carità.
« L e rose e le spine si sono sempre alternate nella vita
di Don Bosco; e, generalmente, quanto più olezzanti e con-
solanti erano !e rose, tanto più pungenti e dolorose si succe-
devano le spine. Pare che il Signore, nei suoi imperscrutabili
decreti, woglia lasciare questa continua altematiwa di gioie e
d o h i come in eredità alla Pia Società Salesiana, ed io ne

43.4 Page 424

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782
I V - Successore di Don Bosco. - Pkmo periodo
provo la realtà. Ecco che, pcr parlare solo del Chili, mentre
l'anima mia gioiva per aver potuto stabilire Mons. Costama-
gna a Sautiago in aiuto di Mons. Fagnano e degli altri nostri
confratelli, perchè si trovasse come sentinella vigile nel cen-
tro a guidare tutto il movimento salesiano sulle sponde del
Grande Oceano, una molto pericolosa crisi finanziaria ci
viene a sorprendere a Concezione.
J) Si, il nostro stato finanziario nel Chili è al tutto deplo-
revole, ed è succeduto costi ciò che finora in tanti anni non si è
verìjìcato in nessun altro luogo a nostro rkuardo... v.
Ed implorava l'aiuto della preghiera e della carità, e l'ap-
poggio morale presso ogni sorta di persone, col sostenere
l'onoratezza della Pia Societk e, ricordando un sogno di Don
Bosco, li assicurava che l'Opera Salesiana avrebbe trionfato
e che anche dal Chili sarebbero partiti un giorno numerosi drap-
pelli di missionari per andare a predicare il Vangelo agli ido-
latri.
Le sollecitudini del Servo di Dio per difendere in penose
circostanze e soccorrere i confratelli, erano anch'esse ammi-
rabili. In quegli anni ebbero a sostenere non gravi, ma noiose
difficoltà, anche i missionari della Patagonia, ed egli mentre
prese le loro difese in modo insuperabile, dichiarava aperta-
mente a Don Cagliero: (<Non par vero che siavi gente che osi
censurare i nostri poveri missionari di quella regione! Se vi
fosse motivo di lamentarsi, parnli sarebbe solo quello che
sono pochi. Ma a questa doglianza spero supplirà presto la
casa di Bernal, che manderà fuori ogni anno nelle varie parti
della Repubblica e della Patagonia drappelli di operai, bene
istruiti e zelanti, a fare un bene immenso, mentre tutte le
case corrisponderanno gareggiando a mandar cola buon nu-
mero di aspiranti, sia per la carriera ecclesiastica, sia per la
professionale r.
Anche Der i ~ o v e rei spulsi dall'Equatore lavorò assidua-
mente per'vede;li reinteirati nella Genezza dell'onore che
non avevano perduto: Sarebbe desiderabile ed equo -
scriveva al Procuratore Generale - che oltre le riparazioni
materiali potessimo avere una riparazione morale. I nostri
furono esiliati dietro accuse affatto insussistenti, e soggiac-
XIV - Tutto a tutti!...
783
ciono tuttora sottotali imputazioni. Converrebbe che il nuovo
.Governo, appurate spassionatamente le cose, dèsse ascolto
alle suppliche ed indirizzi, che gli vengono presentati da vari
ceti di persone, di richiamare i Salesiani alla direzione delle
case che erano ailidate alle loro cure, o quanto meno con
decreto permetter il loro ritorno. Che se non credesse più
di tenerli come suoi stipendiati, almeno lasciarli esercitare
a conto proprio Ia carica che prima occupavano. Casi sarebbe
risarcito il loro onore e riputazione)).
Di quei giorni, dal Seminario deile Missioni Estere di
Valsalice, volava al cielo un altro gran figlio di Don Bosco,
Don Andrea Beltrami.
Da sette anni gravemente ammalato e costretto a far
vita da solitario, fu ugualmente un lavoratore di prima forza,
che scrisse e pubblicò non pochi libri a vantaggio della gio-
ventù e del popolo, ed emulando le virtù di Luigi Gonzaga,
Stanislao Kostka e Giovanni Berchmans, rifulse in modo
ammirabile per pietà ed amore al SS. Sacramento, ed arna-
bilità, umiltà, povertà, penitenza e sacrihio, divenendo una
delle glorie più fulgide della Pia Società Salesiana. Sei mesi
prima di morire, in occasione della festa di S. Giovanni,
scriveva a Don Rua: a La mia salute è sempre uguale. Ebbi
avi sbocc& di sangue; ma ora, grazie a Maria Ausiliatrice,
... tel.Umente guarito; E FACCIO SEMPRE FESTA.
ARIRE, MA VIVERE PER SOFFRIRE; NEI PATIMENTI
... LA VERA CONTENTEZZA )) (I).
è davvero colui, che possiede carità grande! o.
arità - insegnava anche Don Rua con.le parole e coi
I - si presta a qualsiasi opera a favore del prossimo.
Chi ha vwa pietà, non manca di aver carità>>e; apropietà
della vera carità è di non stancarsi)).

43.5 Page 425

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784
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
E RIELETTO RETTOR MAGGIORE
1898.
Decmenwnai7o1d0eldlaovmeorortseamdienDteo.n-BAoscNo,izezdai.sp-osSicziroivnei
e proposte per
ai Salesiani:
comme-
<<Sento
che è ardente in me il desiderio di camminare sulle tracce di Don
Bosco...». - Annunzia il prossimo Capitolo Generale, e la contem-
poranea rielezione dei membri del Consiglio Superiore, compreso
il Rettor ~Waggiore.- e La santità dei figli sia prova della santità
del Padre*. - ulmitiamolo!)). - Care uisiie ad Iwrea, Roglizzo e
Fossano. - Celebrazione del decennio a Torino. - A i co7zfratelli che
partono per il seivizio militare. - A Bordighera. - Cure paterne
per l'Oratorio. - Conferenze ai confratelli, agli alunni di quarta
ginnasiale, agli ascritti alla Compagnia di S. Giuseppe. - Centenari
religiosi ed artistici del Piemonte. - Partec@azione dei Salesiani
- all'Esposiizone delle Missioni. - Durante l'astensione della S . Sin-
done. - ci Quest'umile sace~doteB un santo!...)). Sempre i1 buon
Padre!... - Alle feste di Nixza. - Gara di carità fratenta per soc-
correre la casa d i Concepcibn. - Altri motivi di conforto per il Servo
di Dio. - A Milano. - Alle Scuole Apostoliche al Martinetto. -
SAvieNniez zcao.nfe-ssAandVoa. l-saRliicceo.rd- i
ai Figli
L'VIII
di Maria
Capitolo
ed q E aspiranti. -
Generale. - Umile
dichiarazione e commossa rielezione del Servo di Dio a Rettor Mag-
giore. - Posa della prima pietra della chiesa di Valsalice. - Al
111 Congresso Mariano Nazionale. - Inaugurazione del Monumento
di Don Bosco a Castelnuovo. - V a ai Becchi. - A Foglizzo. - Bat-
tesimi di Coroados. - Partenza di centotrmta missionari. - È ri-
cmuto in udienza da Leone X I I I . - A Caserta, Guddo, L q o ,
Bologna. - Riconferma della S . Sede alla rielezione a Rettor M q -
giare. - Medaglia d'ioro e premio sociale all'Opera di Don Bosco. -
Sollecitudini per conservare lo spirito di Don Bosco in tutte le case.
- Santi propositi del S m o di Dio, d e t t o Rettou Maggiore.
f
l
X V - È rieletto Rettor Maggiore
1 1898 fu un anno memorando per l'Opera Salesiana e
colarmente caro a Don Rua per le manifestazioni di
ntusiastica ammirazione tributate alla soave e santa memoria
i Don Bosco. I1 31 gennaio compivano dieci anni, dacchè
venerato Padre e Maestro era stato chiamato alla gloria
na; ed egli, suo umile successore, fin dal primo giorno .
'anno sentì il dovere di ricordare ai Cooperatori ed ai
onfratelli quella data, perchè la celebrassero con speciali
reghiere edopportune commemorazioni del nuovo Apostolo
ella gioventù, a stimolo ed esempio salutare.
<( I1 31 gennaio - scriveva ai Salesiani - ricorre, come
en sapete, il 10 decennio della morte del nostro buon Padre
Bosco, di sempre cara e venerata memoria. E dessa
ricorrenza certamente dolorosa, come dolorosa è al cuor
dei figli la ricordanza della morte dell'amato padre. Pur tut-
tavia l'amarezza nostra è grandemente temperata dal conforto.
E conforto è per noi, conforto soave e sublime, i1 vedere, direi
anzi, il toccare con mano ogni di, come e quanto egli continui
ad amarci, a somggerci nelle dz@coltrà, a consolarci nelle ama-
rezze, a benedire ed avvalorare l'opera da lui iniziata e pro-
seguita per la gloria di Dio e per la salvezza del prossimo, in
ispecie della gioventù, che fu la pupilla de' suoi occhi. Sta bene
uindz', anzi è doveroso per noi, che commemoriamo in modo
articolare questo 10 decennio...
La Messa funebre il 31 stesso gennaio, possibilmente
cantata, per l'anima soavissima di Don Bosco, un'acca-
demia in ricordanza di lui, la conferenza salesiana, stabilita
per quel tempo, che s'indirizzi a farne rivivere la memoria
e le virtù nelle nostre menti e nei nostri cuori, e a consoli-
darne viemaggiormente e perpetuare l'opera salutare me-
diante la preghiera e l'elemosina, son tutte cose che giove-
rebbero ailo scopo. Coronerebbe poi santamente la mesta
solennità una buona Comunione generale in quel lunedì
stesso, o nella domenica precedente », opportunamente « ac-
compagnata dal pio Esercizio della Buona Morte o.
Annunziava anche, ai Salesiani ed ai Cooperatori, che gli
Atti del voluminoso Processo dell'Ordinario per l a Causa di
Beatzficazione e Canonizzazione di Don Bosco erano stati
sa - Vita del S w o di Dio M i r h d d R~ua Voi I

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786
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
XV - È rieletto Rettor Maggiore
787
recati a Roma fin dallo scorso aprile; invitava i Cooperatori
Suprema Apostolica Autorità. M a , intanto, dobbiamo come
<I a pregare pel buon esito di questa Causa a gloria di Dio e del
buoni figli ottemperare alla Madre, e pregare per gli estinti,
suo fede1 servitore));ed ai Salesiani diceva umilmente:
come vuole la Chiesa Q.
<I Noi continueremo a pregare per la felice sua riuscita e,
I n secondo luogo, a tenere << un discorso )>, su << i princtpali
soprattutto, perchè sempre ed in ogni cosa sia fatta la santa
punti della vita di Don Bosco e le sue alte benemerenze verso
volontà di Dio.
la Chiesa e la società civile )).
o Dio ci benedica e ci renda degni seguaci di S. Francesco
Terzo << si promuovessero oflerte per gli Istituti Salesiani,
di Sales e veri figli del nostro amatissimo Don Bosco n.
ove esistano, per le Missioni e le Opere Salesiane, alle quali
La data decennale non poteva passare, e non passò inos-
il sig. Don Michele Rua, Rettore Maggiore della Congrega-
servata, nemmeno fuori della Società Salesiana, nè a Torino,
zione, porrà mano nel '98 in omaggio alla memoria di Don
nè negli altri centri più attivi dei Cooperatori. Quel mede-
Bosco nel X anno dalla sua morte)).
simo giorno, a Torino l'aw. Stefano Scala, direttore dell'lta-
I1 Servo di Dio s'affrettò a rimettere all'avv. Scala l'ap-
Zia Reale-Corriere Nazionale, lanciava l'idea di commemo-
pello del Comitato Salesiano Veronese, che l'aveva <<vera-
rarla <icon qualche speciale atto di omaggio alle Opere Sa-
mente commosso... Ne sia benedetto il Signore, e siano pure
lesiane, che sono lustro e decoro e gloria specialissima di
itamente ringraziati quei buoni benefattori! Lo mando a
Torino, ov'esse sorsero, dove hanno la loro sede madre, il
, riconoscente se vorrà pubblicarlo.
centro donde si spandono i n tutto il mondo. E i Torinesi
Dal-canto mio, mentre ringrazio con la più viva gratitu-
non avranno consenzienti in tale omaggio, non solo i Pie-
montesi, ma tutti gli Italiani, anzi tutti gli altri popoli che
- e la S. V . dell'inkiativa, cosi nobile e pietosa, di commemo-
e il 10 decennio della morte di Don Bosco, accol~ocon non
risentono i benefizi dell'Opera di Don Bosco? Di ciò abbiamo
a'
minor riconoscenz(~/'idea che qntsta inizialiva si attiri r si
ragionato con parecchi amici, e si convenne nella costi-
I
conrbia ncll'erezione di una clriesa nel Se71rinuriodelle .lIissioni
tuzione di u n Comitato Internazionale che promuova un
di kalsalice presso la tomba dell'amatissimo Don Bosco, e ciò
tale omaggio all'Opera di Don Bosco, e lo faccia principal-
quando appunto sta per aprirsi la Esposizioue dell'operosità
mente consistere nell'erezione della Chiesa deE Seminario delle
cattolica nell'arte e nelle missioni.
Missioni Estere in Valsalice, ove l'attuale cappella, di antica
n Da quella tomba partono i poveri jìgli di Don Bosco,
costruzione, poco solida [in parte era di legno],è, non solo insuf-
per portare a lontane e spesso barbare regioni la luce della R e
ficiente, ma cadente addirittura, con permanente pericolo di
làgione e della civiltà e il nome stesso dell'ltalia. Sta bene
ruina o.
adunque che presso quella tomba s'innalxi un monumento, che
Contemporaneamente giungeva a Don Rua u n altro no-
dica nel suo muto ma eloquente linguaggio come dalla fede e
bilissimo appello, redatto dal Comitato dei Cooperatori di
dalla carità mistiana abbia attinto Don Bosco l'ispirazione
Verona il 28 dicembre, col quale, pur lasciando libero a
e la forza all'opera sua sublimemente cattolica ed umanitaria.
quanti avrebbero ad esso aderito di prendere le iniziative
)) PROWEDER DI PANE I POVERI GIOVANI, E PROWEDER DI
ritenute localmente più opportune, si esortava:
CHIESA QUEL DIO, DA CUI CI VIENE OGNI BENE, era il suo motto,
In primo luogo, a celebrare una funzione di suffragio il 31
il suo ideale. Ebbene, questo motto e quest'ideale intendono
gennaio, o i n altro giorno vicino. <( Tutti è vero - diceva
pure di far proprio i Salesiani e i Cooperatori di Don Bosco.
l'appello - sentiamo nell'animo una voce, la quale ci esorta
I l monumento, eretto con questi sentimenti, sarà certo il più
a guardare in alto, al Paradiso, ove Don Bosco già si circonda
rispondente a questo concetto e il più conforme allo spirito del-
l'aureola, che un di speriamo gli verrà pure riconosciuta dalla
l'amatissimo Padre n.

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788
IV - Successore di Don Bosco. - Primo paiodo
E siccome nell' appello dell'ltalia-Corriere s' era fatto
cenno ad uno speciale omaggio alle Opere Salesiane e al centro
dal quale si spandono in tutto il mondo, e in quello del Comitato
Veronese si proponeva di promuovere offerte per le Missioni
e le Opere Salesiane, alle quali Don Rua avrebbe posto mano
nel '98, il Servo di Dio aggiungeva umilmente:
« M i permetta ora, s2. Avvocato, di pregarla che tutto si
concentri nel commemorare il decennio dalla morte di Don Bosco,
non già il decennio di carica del suo successore. Noi non facciamo
che raccogliere quel che Don Bosco ha seminato con tanti su-
dori; sia dunque a luii,a lui solo, dopo Dio e Maria Ausiliatrice,
i1 merito e la glorz$ìcaziane o.
Compiute queste pratiche, si recò, com'era solito, a
Nizza Monferrato, a visitare le Figlie di Maria Ausiliatrice;
e troviamo nella cronaca dell'Istituto:
4 3 gennaio 1898. - A rallegrare la festa giunge il vene-
rato superiore Don Rua. Tutta la comunità, disposta in bel-
l'ordine nel cortile e nel corridoio della Chiesa, l'attende an-
siosa ed esultante e festante. Nel suo passaggio egli ha una
parola, un celestiale sorriso per tutte. Oh! non ci fa pizì ma-
raviglia il sentire che le persone m@liorasseroal solo avvicinare
i Santi1 Anche noi ci sentiamo da novello ardore animate a
renderci meno indegfee figlie di un si santo Padre! P.
L'indomani celebrò la messa della comunità, e presiedette
la solenne funzione delle vestizioni e professione religiosa.
4 Quantunque affaticato e stanco, rivolge parole d'incorag-
giamento e salutari awisi, awisi che solo un padre può dare
con tanta forza ed efficacia. Tema principale del suo dire è
la strenna che egli cordialmente dona a tutte per l'anno inco-
minciato: - Vero amore di G e d ; esattezza nelle pratiche di
pietà e ne& proprie occupazioni. - I1 suo dire facile, chiaro,
ordinato, è ben inteso da tutte, ed ogni sua parola apporterà
frutto abbondante di salute e santificazione nelle anime)).
Assistè anche alla premiazione delle allieve del collegio
e rivolse loro ammonimenti paterni, e il 5, accompagnato da
Don Marenco, ripartì per Torino, ((trale acclamazioni deUe
sue figlie riconoscenti e desiderose d'altra sua visiLa )>.
E, col pensiero sempre rivolto alla vita della Pia Società,
XV - l? rieletto Rettm Maggime
789
tornava a visitare in ispirito tutte le case, inviando ad esse
una nuova lettera, interessantissima.
(( Soventi volte il nostro Don Bosco di sempre cara e ve-
nerata memoria, specialmente ncgli ultimi anni della pre-
ziosa sua vita, fu sorpreso da quelli fra i superiori che più
l'avvicinavano tutt'assorto in gravissimi pensieri ed in pro-
fonde meditazioni. Interrogato con quella filiale confidenza
che sapeva ispirarci colla sua bontà, se mai fisicamente sof-
frisse, o se qualche morale affiizione opprimesse il tanto
tenero suo cuo~ee, gli, come se si fosse in quell'istante risve-
gliato dal sonno, con tutta semplicità rispondeva aver fatto
in ispirito una visita alle sue case anche più lontane, ed aver
conosciuto di ciascun confratello la buona volontà, lo zelo
ed i meriti, non meno che le pene ed i bisogni. E non è
da meravigliarne, poichè Don Bosco viveva della vita dei
suoi figli. Dopo Dio essi erano ad ogni momento l'oggetto
de' suoi pensieri e delle sue più vive sollecitudini. Ed io non
credo di andar errato nel pensare che in tali visite la mente
del nostro buon Padre fosse illuminata da superne illustra-
zioni.
n Abbassando ora lo sguardo su di me, suo indegno suc-
cessore, non ravvko in me stesso alcun lume e neppure alcuna
di quelle ra7.e doti che adornavano l'animo del nostro carissimo
Don Bosco: solo io sento che è ardente in me il desiderio di cam-
minare sulle sue traccie, e che vivo guanto mai è pure Fafletto
che io porto a tutti i miei cari Salesiani. E queste sono le due
ali colle quali sovente anch'io volo in ispiréto a visitarvi, ooun-
que la mano della Provvidenza v i abbia co~zdotti,rallegran-
domi del bene che andate facendo, e affliggendomi con voi se
mai qualche cosa v i ajfligga D.
E, prima di tutto, li ringraziava del ciJiliale rispetto))
e della ci veramente religiosa carità >>ch, e continuamente gli
dimostravano, ((soave conforto in mezzo alle pungenti spine
che io devo incontrare nel mio sentiero)); ed accennava ad
un'< altra fonte di consolazione e di gioia )), cioè agli sforzi
generosi, con cui, superando gravi difficoltà, vari ispettori
avevano aperto nuove (<palestredi ogni virtù religiosa, giar-
dini di elettksimiJ"ri, delizie dei SS. Cuoridi Gesù e di Maria )>,

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792
Il.' - Successore di Don Bosco. - Prim periodo
nostro amico, nostro benefattore e uostro padre, avrebbe dal
cielo continuato ad esereìtare la sua ardentissima carità verso
di no:. andarono fallite le nostre speranze; ad ogni momento
noi ci avvediamo che lo spirito di Don Bosco aleggia in mezzo
di noi, che prega per noi, che non cessa di sorreggere e guidare
la sua cara Società. Altrimenti noi non sapremmo spiegare lo
straordinario sviluppo delle opere nostre ed i progressi fatti
durante questi dieci anni. E questo il pensiero e la convinxione
non solo dei Salesiani ma pure di moltissimi nostri buoni Coo-
peratori, anzi dello stesso Santo Padre Leone X I I I , il quale
mi diceva in un'udienza che degnavasi accordarmi: Non v'ha
dubbio, Don Bosco continua a lavorare per la sua Congrega-
zione. Erompano quindi dai nostri cuori l'affetto e la ricono-
scenza che noi nutriamo verso il nostro dolcissimo Padre,
non solamente il 31 gennaio, ma durante tutto questo anno n.
E la prova migliore dell'affetto e della riconoscenza fi-
liale, a giudizio di Don Rua, doveva essere l'imitazione delle
virtù caratteristiche deli'amatissimo Padre:
(1 Noi non ci terremo paghi di contribuire col danaro ad
erigere un monumento al nostro Fondatore, ma stamperemo
a caratteri incancellabili nella nostra memoria il motto:
LA SANTITA DEI FIGLI SIA PROVA DELLA SANTITÀ DEL PADRE
(Circol. 8 febb. 1888). Sia pertanto nostra cura di imitare
le sue virtù, la sua attività, il m o zelo per gzadagnar aninae a
G. C., il suo fervore nel servizio del Signore, il suo spirito di
sacri@io; sicchè, chiunque ci veda, dal nostro operare più
che dal nostro nome ci riconosca quali Salesiani e quali figli
di Don Bosco. Imitiamolo soprattutto nel basso sentir di noi
stessi, ricordando che se egli è lodato ed ammirato da gente
d'ogni lingua, d'ogni ceto e condizione, questo è il premio
della sua profonda umiltà. Imitiamolo nella sua ammirabile
riservatezza e modestia, nella sua continua unione con Dio,
nel sto amore pei giovani, e nello zelo instancabile per la sal-
vezza delle loro anime )).
Nei dì seguenti si recava alle vicine case di formazione,
dove i suoi esempi e le sue parole suscitavano fervore in
tutti i cuori.
I1 22 gennaio era ad Ivrea, e parlò anche ai Cooperatori
XV - E rieletto Rettor Maggiore
793
nella chiesa di San Domenico. Alla pia riunione accorsero
tutte le notabili& cittadine, il seminario diocesano, e molte
persone, anche dai vicini paesi. Esordì col rilevare come il
Divin Salvatote pose tra le beatitudini anche quella della
mitezza: Beati i miti, perchè essi possederanno la terra; cioè
attireranno a sè e guadagneranno tutti i cuori. E passando
a rilevare come S. Francesco di Sales, dopo lunghi e perse-
veranti sforzi riuscì ad essere di quei beati, a a posseder i
cuori, e questo è il secreto per cui fece tanto bene: Don Bo-
sco, - diceva - vero imitatore di Gesù e di S. Francesco
di Sales, ebbe anch'egli l'arte mirabile di accaparrarsi i
cuori dei giovinetti, che accorrevano intorno a lui e sempre
lo circondavano; poi il cuore di quanti lo avvicinavano; poi
anche quello dei lontani, buoni e cattivi; ed anche i peccatori
alle parole di lui si convertivano. E, dettagliatamente, tra il
vivo interesse del pubblico, narrò I'episodio dell'apostata
Grignaschi, che era riuscito a pervertire tutto i1 paese di
Viarigi nel Monferrato: e come Don Bosco, invitato a pre-
dicare una sacra missione a quella popolazione, l'avesse ri-
chiamata sulla retta via, e, recatosi ad Ivrea, dove l'infelice
apostata era stato cacciato in carcere, avesse avuto la conso-
lazione di vederlo riconciliarsi con la Chiesa. E con l'Arci-
ovo di Aix in Provenza: <<Napoleoner,ipeteva, possedette
materiale per poco tempo, Don Bosco venne a possedere
e per sempre. Le conquiste di Napoleone si fermarono
in Europa, Don Bosco le estese ai due emisfe~>i >.
E concludeva:
ci Alcuni ammirano i Salesiani per l'estendersi prodi-
gioso e pel bene che fanno; ma che cosa potrebbero i poveri
Salesiani senza il concorso dei loro Cooperatori e Coopera-
trici? Essi danno bensì la loro persona; ma se non fossero 1e
offerte dei buoni, potrebbero ben poco. L a salute adunque
di tante anime, o miei buoni Cooperatori, o mie benemerite Coo-
peratrici, sta nelle vostre mani. Aiutateci sempre più generosa-
mente, e sempre più ampiamente si estenderà l'Opera Salesiana
a salvezza delle anime t).
Da Ivrea il 28 gennaio scese a Foglizzo, dove quei nu-
merosi chierici vollero commemorare il decennio della morte

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791
- IV - Successore di Don Bosco. Primo periodo
di Don Bosco; ed egli, al termine dell'accademia, esaltava
il gran cuore e la carità del Maestro:
(iDesidero qui far conoscere meglio una qualità di Don Bosco,
generalmente non awertita, e da voi non accennata nei vostri compo-
nimenti, affinchè possiamo animarci ad imitarlo anche in questo. Io
credo, che il movente principale delle opere di Don Bosco fu il suo
gran cuore ed il suo gran zelo. Ad ogni necessità che scorgeva nel
prossimo, il suo gran cuore restava commosso ed il suo gran zelo gli
faceva subito cercar mezzi, per quanto potesse, adatti a sopperirvi.
o Egli era poverissimo e da solo poteva nulla, ma vide molti gio-
vani abbandonati, per lo più non di Torino, gironzolare qua e là,
senza neppur sapere dove andare a dormire; anzi ne vedeva vari
venire di notte a rannicchiarsi sotto una tettoia presso l'Oratorio: e
subito pensò di fondar un ospizio per dar loro ricetto. Vide il male
immenso che minacciava Torino dall'invasione dei protestanti, che
nel 1848, fatti baldanzosi, mettevano in pericolo la fede di molti;
e il suo gran cuore non potè assistere a tante rovine senza commo-
versi; si pose a predicare, a scrivere foglietti, ad aprire Oratorii fe-
stivi, persino a far dialoghi e commediole che ne smascherassero gli
errori, e non cessò finchè non vide scongiurato il maggior pericolo.
I protestanti medesimi nel 1880 dovettero confessare di aver potuto
fare gran propaganda nelle principali città d'Italia, ma che in Torino
erano riusciti a fare molto poco.
» Vide Don Bosco la cattiva stampa a cominciare una battaglia
terribile contro ogni cosa onesta e religiosa; ed egli, sebbene privo
di mezzi, si pose a propagare la buona stampa, a scrivere egli stesso
libretti appositi, specialmente le Letture Cattoliche, che, non potendo
ctoolmtepoalrresodninog;ioprnooi ,apperirrcehètipgoiàgrtaafniteoeoclicburperaiteo.,..componeva nelle ore
i) Specialmente vide che era bistrattata la Storia d'Italia, in cui
si cercava generalmente di denigrare il Papato; ed egli si pose a scri-
verne una in senso affatto cattolico e diffonderla a migliaia e migliaia
di esemplari.
I) E così si può dire di tutti i bisogni che scorgeva: il suo gran
cuore non reggeva a vedere tanta colluvie di mali allagare il nostro
paese, ed il suo gran zelo non lo lasciava posare finchè non vi trovava
qualche rimedio.
1) La gran carità di Don Bosco e lo zelo della gloria di Dio gli fe-
cero operare quanto noi conosciamo. Sia vostra gloria di arricchirvi
di quelle virtù che vi meritino un giorno il nome di degni figli di
Don Bosco D.
I1 29, festa della Sacra Famiglia, tenne conferenza ai
pochi confratelli preposti alla direzione di quella casa.
- XV è rieletto Rettor Maggiore
795
(1 Che bella festa Za Sacra Famiglia! La Chiesa ci propone questa
festa per introdurci a contemplare questo modello, ed imparare a
confermare la nostra vita con quegli esemplari.
9 San Giuseppe! Pauper sum ego et in laboribus a juventute mea.
Povertà! Ho visto la casa della Madonna. Niente di lusso. Non mo-
bilia elegante, non abiti preziosi; non ornamenti inutili, tutto spira
semplicità e decenza, pulizia, tener da conto. Vitto sobrio ..., in misura
da soddisfare semplicemente al bisogno della vita; mai che alcuno
si lamentasse degli apprestamenti di tavola, e mai nulla fuor di pasto.
i) Operosità. I1 tempo ben distribuito; preghiera e lavoro.
u Obbedienza. Obbedienza della Madonna a S. Giuseppe nell'an-
dare in Egitto, nel ritornare. Conservabat omnnia vwba hacc, conferens
in corde suo.
-D Poi vedete un caro giovane sui 14 o 15 anni. Chi è desso?È Gesù,
il figliuolo
contegno?
fdoirsDeioc,oèmialnMdae?s..s.iaF, li'laiis,peotbtaetdoited-eplalreengteinbtui.s...peQruoaml nèiail;
suo
hoc
enim placitum est in Domino.
>> Una volta questo Figlio benedetto cagionò una gravissima pena
ai suoi
Madre:
parenti. S. Giuseppe non disse
Quid fecisti?... Patres, nolite ad
niente: bastava la voce
indignatimem provocare
della
filios
vestros. Io ammiro questa perla di padre; mai al giuoco, mai all'osteria;
sempre lo trovo in compagnia di sua consorte. Ammiro e venero
questo gioiello di
figlia di genitori
sposa
assai
cahgeiaèti.MAarmiam, direoll,aasmtirop, eaddioDroavqiudeesetodFi iAglrioon..u.e>, >.
I n quel giorno diede l'abito ecclesiastico a 6 aspiranti alle
sioni: un italiano, un polacco russo, un bavarese, due
schi delle ~rovincierenane, un prussiano. E nel pome-
gio, cedendo alle istanze dell'affezionato prevosto Don
ottino, tenne conferenza ai Cooperatori in parrocchia, ri-
cordando come Don Bosco avesse predicato più volte da quel
pulpito. Ricordb la festività del giorno, e venendo a par-
lare delle Opere Salesiane, rilevò come la Società Salesiana
avesse già dedicate varie case alla Sacra Famiglia ed a cia-
scun membro di essa; e senza elencare le case dedicate alla
Madonna, numerosissime, accennava a quelle dedicate a Gesù
Adolescente a Nazareth, ad Orano in Africa, e a Dinan in
Francia, e le varie dedicate a S. Giuseppe, il cui nome era
stato dato a due nuove fondazioni anche il mese prima,
nel giorno dell'Immacolata, una a Muri nella Svizzera, e
Saltra a Lons-le-Saunier in Francia, e ad una nuova cappella
a Lugo in Romagna.

43.10 Page 430

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796
- - IV Successore di Don Bosco. Primo periodo
11 29 era all'Oratorio, e il 31 assisteva al funerale, ponti-
ficato da Mons. Barone, vescovo di Casale, per il decennio
della morte di Don Bosco, con numerosissimo intervento
di Clero e di popolo.
Il 30 si svolse un pellegrinaggio di cinquecento operai
cattolici a Valsalice. Tutte le primarie associazioni cattoliche
del Piemonte erano rappresentate. Nel salire al Seminario
si cantò il Miserere. Mons. Filipello, eletto vescovo d'Ivrea,,
celebrò la Santa Messa, distribuì oltre duecento Comunioni,
e parlò dell'Apostolo dei nuovi tempi innanzi alla tomba
venerata, sulla quale fu deposta una corona a ricordo del-
l'omaggio compiuto. Quindi si rioidinò il corteo, e, pre-
ceduto da tutte le bandiere, sfilò, in forma solenne, sino
alla chiesa della Gran Madre, dove il parroco teol. Piano im-
parti la Benedizione Eucaristica.
11 3 febbraio segui un'adunanza commemorativa nella
sala Vincenzo Troya, presenti l'arcivescovo Mons. Richelmy
e Don Rua, che parlarono anch'essi, applauditissimi, dopo
il marchese Cris~olti.il can. Papa, i1 conte Cesare Balbo e
il can. Vallega.
I1 6 il Servo di Dio si recò a Fossano, all'oratorio-Col-
legio Don Bosco, per la festa di S. Francesco; e celebrò e
rivolse care parole ai giovinetti. La sera Mons. Manacorda
benedisse la nuova bandiera della sezione-giovani dell'ora-
torio, ed esortò questi ad esser buoni cittadini e coraggiosi
cristiani; e Don Rua raccomandò loro di esser fedeli agli or-
dini del loro generale Mons. Vescovo e stretti alla propria
bandiera, pronti in ogni istante, ad onorarla con le loro virtù
e a difenderla col coraggio. Anche altre case, vicine a To-
rino, ebbero in quei giorni il piacere di una visita del Servo
di Dio, felice di poter dire a tutti una buona parola e d'in-
culcare l'amore a Don Bosco e l'imitazione delle sue virtù.
E quanto lavoro gli si accumulava nelllOratorio per queste
assenze anche brevi! Eppure era sempre tutto a tutti! Da
qualche anno aveva preso a radunare anche i confratelli
che dovevano partir per il servizio militare, per dare ad essi
speciali consigli. Nel 1894 diceva loro: <(Ecce ego mitto vos
sicut agnos inter lupos! o. Nel 1898, il 5 marzo, diceva così:
- XV È rieletto Rettw iWaggiwe
797
<< Pugna sicnt bonus Christi Jesu! I l buon soldato si distingue per
la sua esattezza nell'eseguire gli ordini ed i regolamenti. Voi, come
buoni soldati, svoigete questo dovere.
I1 buon soldato è prudente nell'evitare i pericoli senza necessita.
Voi, come buoni soldati di Cristo, siate più prudenti nello schivare
i pericoli dell'anima, le compagnie, gli spettacoli, i siti pericolosi, le
letture, l'ozio.
» I1 buon soldato è coraggioso nelle occasioni inevitabili. Voi,
come buoni soldati salesiani, siate coraggiosi quando si tratta della
vostra fede religiosa e della morale. Non lasciatevi dominare dal ri-
spetto umano. Si sappia che siete chierici e religiosi, e tenete una
condotta conveniente... i).
I n quel mese si portò in Riviera. <( Un arrivo tanto
desiderato, quanto insperato, rallegrò la casa del Torrione
il 21 marzo. Giungeva all'istituto, col treno delle 14 circa,
il sospirato Rettor Maggiore, il sig. Don Rua, il quale, dopo
avere visitato i Salesiani, non tardò alle Suore il piacere di
riverirlo. Si trattenne con loro in familiari discorsi, presenti
, le educande, e ciò per circa una buona mezz'ora.
Dopo cena assistè con paterna compiacenza ad una pic-
cola accademia improwisata, e rivolse parole d'indulgente
encomio alle educande, che divertì in seguito con la narra-
zione di vari fatti della vita di Don Bosco.
)> I1 giorno 22, dopo aver celebrato la S. Nlessa per la
comunità, confessò alcune suore e parecchie educande; di
poi parlò a quelle che desideravano un'udienza particolare.
s Alle 16,15 rivolse nuovamente alle educande radunate
nel laboratorio la parola, e prese ad argomento di conferenza
la divozione alla Madonna, aiuto e modello di una figlia cri-
stiana; ed alle Suore pure, riunite ad aspettarlo, mostrò
con tutta l'efficacia quanto importi aver buono spirito reli-
gioso per esser alle educande specchio di umiltà, di pazienza,
e per trascinarle al ben fare coll'esempio più che con le parole.
n Una benedizione suggellò il suo dire, che lasciò in tutte
desiderio vivo di migliorare se stesse ».
Quell'anno fu piuttosto critico per l'Oratorio, mancando,
per la diversa maniera di vedere e di pensare di alcuni, il
pieno accordo indispensabile in un istituto salesiano, dove,
secondo lo spirito di Don Bosco, tutti debbono vivere in

44 Pages 431-440

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44.1 Page 431

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798
-IV Successore di Don Bosco. - P&o periodo
piena e gioconda intimità, propria di una famiglia patriar-
cale. Don Rua non tardò ad accorgersene, e prese a moltipli-
care le più sollecite e delicate attenzioni per togliere ogni
dissenso, con privati colloqui e con pubbliche conferenze.
L'8 marzo radunava il corpo insegnante; manifestava le
doglianze sentite, ne additava le origini e i rimedi, e pater-
namente raccomandava d'evitare ogni maligna interpreta-
zione, ogni mormorazione, e d'andar tutti d'accordo, assi-
stenti e insegnanti, come tanti fratelli.
I1 29 aprile radunava i sacerdoti, e spronava anch'essi
ad essere a tutti di buon esempio: - Voi siete le fiaccole.
Luceat lux vestra! nella carità reciproca. Amiamoci recipro-
camente, come fratelli; vosfratres estis. Evitiamo ciò che può
recarci dispiacere. Asteniamoci da ogni mormorazione degli
uni contro gli altri sacerdoti, ed anche riguardo ai superiori
ed ai regolamenti. Fra breve arriveranno qua vari confratelli,
direttori e inferiori, dalle altre case; vengono nella casa madre;
che non abbiano a restar
veder trionfare la carità; che
nmonalaebbimianproeassvieodneartei!ilpceonnstaranroio.d..i
E li spronava ali'osservanza esatta delle Regole, le quali
«sono la guida che ci diede la Divina Prowidenza per avan-
zarci nella perfezione. Facciamoci uno studio per osservarle
bene,, per amore di Gesù... E, nello zelo per il bene della casa,
cporensfteisasmanodcoi .v..olAenbtbieiarimao-laivl omrairgel:iocratienctbeirzezsasendpoe, rprfeadricaannddaor,
bene le cose, per le sacre funzioni, per la pulizia, per il refet-
torio, per evitare lo spreco di qualunque cosa. Awisiamo i
chierici, quando li vediamo mancare alla carità, alle regole;
awisiamo amorevolmente i coadiutori, i famigli, i giovani,
e noi stessi, reciprocamente. Conoscendo disordini, adoperia-
moci per impedirli, da noi, o per mezzo dei superiori...D.
Neli'Oratorio egli teneva regolari conferenze anche agli
alunni della quarta ginnasiale, cioè ai più grandicelli, chè
fin dai tempi di Don Bosco si era soppressa la quinta; e
spesso anche agli artigiani, ascritti alla Compagnia di San
Giuseppe. Lo scopo era di dir loro una buona parola per
animarli ad essere di buon esempio ai compagni, ed anche
per assisterli, consigliarli ed aiutarli nella scelta dello stato.
XV - È ridetto Rettm Maggiore
799
D'ordinario, nella prima conferenza che soleva tenere ad
essi al principio dell'anno scolastico, soleva dir chiaramente,
che i motivi per cui li adunava erano questi: << IO Per se-
guire l'esempio di Don Bosco; z0 Siete i più alti e i più os-
servati; 3O Perchè mi aiutiate a far procedere bene la categoria
degli studenti (e altrettanto diceva agii artigiani); 00 Per
aiutar& nella scelta dello stato)); e dava loro un ricordo
l'anno, ed esempio: ( ( L a scienza gonfia, la carità
al 1895 a Torino era sorta l'idea di celebrare, in
modo grandioso, varie date centenarie, ricorrenti nel 1898: il
XV Centenario dello stabilimento della gerarchia ecclesiastica
in Piemonte (awenuto nell'anno 398, quando in Torino si
tenne un Concilio di Vescovi, presieduto da S. Simpliciano,
successore di S. Ambrogio, e la città aveva il primo vescovo
in S. Massimo); il IV Centenario della riedificazione ed
inaugurazione del Tempio Metropolitano, mercè la munifica
pietà del Cardinale Domenica Della Rovere, sorretta dalla .
liberalità dei Principi di Casa Savoia; il 111 Centenario
dell'erezione delle Confraternite del S. Sudario e di S. Rocco,
e della proclamazione di S. Valerico Abate a compatrono
della città contro la pestilenza. La piccola Mostra d'Arte
Eucaristica, compiutasi con felice esito nel 1894 quando si
tenne 1'XI Congresso Eucaristico Nazionale, fece sorgere il
pensiero di festeggiare coteste date centenarie con un'Espo-
zione d'Arte Sacra e di Opere Cattoliche ed uno speciale
eparto delle Missioni Estere. Contemporaneamente, in altri
a di commemorare il Cinquantenario dello Statuto
del Regno d'Italia con un'Esposizione Generale Italiana.
E, da ambe le parti, si prese a lavorare alacremente. I1
Comitato esecutivo dei festeggiamenti per i Centenari Re-
ligiosi ed Artistici del Piemonte, presieduto dal Barone An-
tonio Manno, fin dal 1896 divulgava un bel programma per
allestire l'Esposizione delle Missioni Cattoliche; ed il Servo
di Dio disponeva che anche le Missioni Salesiane vi prendes-
sero parte, come avevano fatto a Genova, perchè - scriveva:
- ((Non sono una vana pompa queste Cattoliche Esposi-
zioni, ma un saggio di quello che fanno i generosi Missio-

44.2 Page 432

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800
IB - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
nari a prb dei fratelli sepolti nella barbarie e nell'ignoranza
ed un invito ai buoni a sostenerli nella pia impresa. Anche il
nostro indimenticabile Fondatore e Padre incoraggiava sì
fatte mostre, afinchè si potesse conoscere il frutto della
carità dei benemeriti Cooperatori. Omnia ad maiorem Dei
gloriam )).
L'8 maggio, accompagnati da Don Giovanni Balzola,
giungevano tre in Coroados dalle foreste vergini del Matto
Grosso, dalla Missione iniziata nel 1894 da1 compianto
Mons. Lasagna; tre giovani alti, tarchiati, dalla folta ed in-
colta capigliatura, Antonio di 18 anni, Federico di 16,e Fi-
lippo di 14, non ancor battezzati e pieni della natia disin-
voitura selvaggia.
Il 16 maggio, due di essi con Don Balzola e Don Carbajal
arrivato dalla Patagonia, assistevano ad un'adunama di si-
gnori, e particolarmente di signore, dell'aristocrazia torinese
e di Milano e di Bologna e di altre città, a favore dell'Omag-
gio Internazionale a Don Bosco in Valsalice e dell'Orfanotro-
JSo Cattolico della Sacra Famiglia in Betlename. Sul palco
della
sedevano l'Arcivescovo di Torino e i Ve-
scovi di Casale, Ivrea, e Nlondovi. Anche i due Missionari,
ad invito del Servo di Dio, presero la parola. Egli, poi, il-
lustrò lo scopo dell'adunanza, che diceva, anch'essa, una
commemorazione del decennio della morte di Don Bosco.
In questa commemorazione siete invitate in modo speciale ad
aiutare due opere: Betlemme e Valsalice.
Betlemme ha già grandi obbligazioni al Can. Vallega ed alle molte
signore che, dietro suo invito, concorsero in passato a sostenere e
sviluppare quell'Orfanotrofio. I1 can. Belloni, con le loro offeae'ha
potuto pagare una parte dei molti suoi debiti, e compiere l'acquisto
di uno stabilimento coerente all'Orfanouofio, che sarà un campo
laborioso per scuole ed oratorio festivo)).
(< Altra opera è la chiesa del Seminario delle M'issioni,in Valsalice.
Conoscete lo stato miserando dell'attuale. ed è là che si vanno fqr-
mando i nostri chierici al sacro ministero, alI2~ns~gnamen?tlole, ,Mis-
, sioni. Quale opeia stupenda quella delle Missioni!... E voi aiutate
Valsalice, perchè possa presto sorgere quella chiesa, da cui dovranno
pa&e a centinaia, a migliaia, gli operai evangelici! Concorrete voi,
cpeerncdaate...au.ltre persone, ciascuna si faccia zelatrice di quest'opera stu-
XV - È rieletto Rettor Maggitore
801
,esprimeva profonda riconoscenza alle benemerite si-
ed alla stampa cattolica, che si era fatta promotrice
tutta ridondava ad onore del suo particolar
ncesco di Sales, << essendo il primo tempio,
veniva a lui intitolato, come a Patrono della Stampa
La ricorrenza del I11 Centenario della Confraternita del
ita da Carlo Emanuele I in onore defla
, preziosa proprietà della Rea1 Casa di Savoia,
aveva suscitato il desiderio di veder esposta l'insigne reliquia
-
durante i festeggiamenti; e Re Umberto I, benevolmente
annuiva all'istama che gli venne inoltrata, ed accordava la
desiderata ostensione per i1 1898, tramandandola d'oltre un
be dovuto aver luogo nel 1896, per le
rincipe di Napoli, Vittorio Emanuele, con Elena
E il sospirato awenimento, che non si era più rinnovato
dall'anno 1868, si svolse dal z j maggio al 2 giugno, traendo
a Torino un numero stragrande di visitatori. L'Arcivescovo
Richelmy, rievocando la visita fatta da S. Carlo Borromeo alla
S. Sindone nel 1578, a render più solenne la nuova osten-
sione aveva invitato a parteciparvi i1 suo successore Card. An-
drea Carlo Ferrari; ma, in seguito. ai tumulti di lWilano,
il Cardinale, i Reali d'Italia, poterono esser presenti alla
solenne ostensione. Tuttavia nei nove giorni che la S. Sin-
done rimase esposta accorsero alla Metropolitana di Torino
non meno di 750.000 persone.
L'duenza dei pellegrini fu pure straordinaria al1'Espo-
sizione d'Arte Sacra e delle Missioni, e al panorama della
Passione, che opportunamente si volle composto in un angolo
romito, negli stessi locali deIl'Esposizione, e fu pure ogni di
straordinaria a tutte le chiese, particolarmente alla Consolata
.ed a Maria Ausiliatrice. Non meno di 1oo.000 fedeli in quei
nove giorni visitarono il Santuario e le camerette di Don
Bosco; e il Servo di Dio ebbe una buona parola per molti

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802
- IV - Successore di Don Bosco. Primo periodo
mio paese si recò a Torino, e si andò a visitare la chiesa di
Maria Ausiliatrice, e v'era anch'io con la mia mamma. Lo
stesso Don Rua ebbe la degnazione di farci visitare tutto lo
stabilimento, edificandoci tutti colla sua bontà, gentilezza,
ed angelico contegno. Tutti dicevano: - Come è santo que-
sto prete! - Anche l'arciprete e il vicecurato ripetevano:
- Quest'umile sacerdote è un santo; è più del cielo che di
questa terra! >).
<I Anch'io, - scrive Suor Anna Lamberti - con alcune
mie amiche e conoscenti, mi recai in quell'epoca a Torino
a visitare la preziosa reliquia. Nella giornata alcune persone
che erano con me, si recarono a Maria Ausiliatrice, quindi
nella sacrestia, per avere dal veneratissimo Don Rua, che
colà si trovava, una parola, un consiglio, una benedizione.
Io, allora, non conosceva ancora Don Rua, nè sapeva che
dirgli. Incoraggiata dalle parole e dall'esempio delle mie com-
pagne mi presentai anch'io e confidai al buon padre il desi-
derio, la vocazione che sentiva in cuore, di farmi religiosa.
Noto, come allora non conoscessi affatto le Figlie di Maria
Ausiliatrice, che anzi non sapeva neppure che esistesse que-
st'istituto. Manifestai all'amato superiore le mie difficoltà,
l'impossibilità, direi, d'effettuare la mia risoluzione, perchè
vedeva chiuse tutte le vie dinanzi a me. Finii col chiedergli
la benedizione. I1 buon Padre mi benedisse, e, posando la
sua sacra mano sul mio capo, pronunziò queste parole: -
State tranquilla, voi vi farete suora, Figlia di Maria Ausilia-
trice. - Non posso esprimere l'effetto che produssero in me
queste parole; solo dirò che mi lasciarono una pace, una
gioia profonda, in attesa che meglio si manifestasse la vo-
lontà di Dio sul mio awenire. Qualche anno dopo, ebbi occa-
sione di conoscere le Figlie di Maria Ausiliatrice ad Alassio
e venni accettata tra loro, e sono gia molti anni che, grazie
a Dio, mi trovo felicemente nel loro Istituto; e, posso dire,
con soddisfazione piena e reale: sono Figlia di Maria Ausilia-
trice D.
4 La caritù - diceva Don Rua - dev'essere in mi Sale-
siani e in voi, Figlie di Maria Azksz'liatrice, un distintivo. Le
nostre occnpaxioni devono esser tutte dirette dalla carità D. E
- XV È rieletto Rettor Maggiore
803
a carità era il distintivo d'ogni parola e d'ogni atto di Don
a, talora anche in modo soprannaturale.
Nell'anno 1898 - dichiara Suor Maria Bestetti - mi
nella casa di Torino, gravemente ammalata di tifo,
ssima febbre, altissima pure nella sesta settima, tanto
edico curante disperava affatto della mia guarigione.
or Alfonsa, che durante la notte aveva dormito nella
a attigua alla mia, una mattina mi disse che in giornata
dovuto recarsi dal sig. Don Rua, e che mi avrebbe
ndata a Lui. - Pregatelo a mandarmi una benedi-
zione ben forte - le dissi io che mi sentivo molto stanca,
a benedizione che mi ottenga di andarmene presto in
aradiso. - Di ritorno da Don Rua, Suor Alfonsa mi corre
ccanto giuliva dicendomi: - In risposta alla vostra commis-
sione Don Rua mi manda ad assicurarvi che guarirete presto
poter poi lavorare molto, molto! - .Infatti quel giorno
so la temperatura scesa dai 410 ai 390, e, dopo tre giorni,
omparsa completamente, potei incominciare ad alzarmi
letto, e in breve ritornai perfettamente guarita)).
I1 12giugno, mentre alla Spezia si poneva la I" pietra del
tuario di N. S. della Neve, Don Rua andava a Nizza Mon-
errato per assistere alla festa giubilare dell'Istituto delle Figlie
Maria Ausiliatrice, che si celebrò il 13. Egli disse la
essa della comunità, e il Vescovo dAcqui Mons. Balestra,
i Minori Conventuali, pontificò alla Messa solenne, pre-
nti molti parroci e sindaci dei comuni, dove avevano asili
scuole le Suore di Don Bosco. Il Vescovo esaltò in fine la
conda istituzione del Beato, con elevate parole:
(I Iddio in tutti i tempi manda alla sua Chiesa gli aiuti opportuni.
1 tempo delle persecuzioni mandb i martiri; contro le eresie suscitò
i dottori; contro alla barbarie che invadeva 1'Eu
me mandb i monaci, S. Benedetto, inviato
della dottrina e della scienza, non che a
rancesco d'Assisi, a rinnovare la carità nel mondo, che
... guidendo S. Domenica, a predicare la parola di Dio,
... letta S. Ignazio, a combattere il protest
alle istituzioni di uomini, ad ingent
ò cori di eroine, che facessero tra 1
cevano tra g.li uomini.

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804
- IV - Szaccessme di Don Bosco. Primo periodo
I) Ma ai tempi nostri il male si fece più grave e si direbbe che sono
compendiati nel nostro secolo tutti i mali dei secoli antecedenti. Io
chiamo il nostro secolo il secolo della rivoluzione. I1 demonio ha ado-
perato tutte le sue arti ed ha rivolto ogni cosa. Ma il Signore ha man-
dato Don Bosco come gigante a porre resistenza a questa colluvie di
mali: ed egli si circondb di uomini forti, che si dilatarono dovunque
e portarono per tutta la terra il suo spirito e si opposero alla rivolu-
zione.
minilEe...prMesetontrsei
avvide che doveva pensare anche alla
era perplesso su questo punto, va a
gioventù fem-
Roma e fu al-
lora che Pio IX gli dice: - E perchè non pensate di fare anche tra
le donne il bene che avete incominciato a fare tra gli uomini? - E
Don Bosco, arrivato a Torino, medita le parole del Sommo Ponte-
fice e getta le fondamenta delle Figlie di Maria Ausiliatrice.
i
n
Ed
io
odo
u
che
nella
mia
diocesi
abbia
avuto
l'orig"ine
auesta
istituzione. e benedico al mio antecessore che le accolse e le 'aiutò,
le coltivò in questo suo giardino. Ora necessita la perseveranza...
In venticinque anni dalla vostra fondazione vi siete estese per tutto:
volete che fra altri venticinque anni siano duplicate le lodi del vostro
Istituto? Modellatevi su Don Bosco... modellatcvi pure sulle prime
vostre Madri..., che tanto si distinsero per semplici&, per pietà, pey
povet-rà, per spirito di sacrifizio. Non allontanatevi dai loro esempi
e dai loro insegnamenti, e voi diverrete le vere Ausiliatrici, come vi
voleva Don Bosco, come vi vuole il Signore)).
Al trattenimento commen~orativoprese la parola anche
Don Rua per esprimere la sua gratitudine ai presenti, specie
a Mons. Vescovo e ad altri venerandi sacerdoti, che per Don
BOSCO avevano avuto la più alta deferenza fin dai primi tempi
dell'Istituto.
La celebrazione giubilare si svolse in modo grandioso
anche in altri luoghi. A Roma ebbero luogo funzioni solenni
nel temn2 i-o- de-l- S- . Cuore. celebrate da Vescovi e da Cardinali:
quindi un'accademia commemorativa, con prolusione del
Procuratore Generale Don Cagliero, discorso di Mons. Al-
danesi, Vescovo di Cagli e Pergola, e discorso fmale del Car-
dina1 Parocchi.
Dall'Estero giunsero al Servo di Dio lettere di parte-
cipazione entusiastica da eminenti Prelati. L'Arcivescovo di
Montevideo, Mons. Mariann Soler, gli esprimeva la pienezza
della sua benevolenza per l'Istituto delle Figlie di Maria
Ausiliatrice, che (1 sottoAladirezione saggia e santa del loro
- XV È rieletto Rettor Maggiore
805
SFuocncdeastsoorree,.e..
della non meno prudente
si sono estese in tutte le
pdaerllt'iimdmeledmiaotnodos,u..o.
e specialmente nell'America del Sud s, <( per il bene da loro
operato nell'esercizio della carità, specialmente nell'educazione
... delle fanciulle )).
I1 giorno di S. Giovanni Battista, in cui si rinnovò con
insuperabile affetto la dimostrazione di riconoscenza a Don
Bosco e al suo Successore, questi indirizzava un'altra let-
tera ai Salesiani, per ringraziarli della carità dimostrata alla
casa di Concezione nel Chilì. Vidi una gara tra voi per soc-
correre quella casa, che mi ha proprio consolato. Le case
dell'antico continente gareggiarono con quelle del nuovo,
che già prima si erano quotate per soccorrerla, e tra tutti si
~ o t èben vresto scongiurare il pericolo che andasse all'asta
hi.ihhlica., ;r.l -ora.> s-e.b.b.e~ ne~i-~d..~ e.-h~ i~ ~ t~i~ ~ n~~ o~ n siano ancora tutti
estinti e vi sia ancora bisogno di soccorso, i creditori si sono
accontentati pel momento di quanto si fece, e già si potè
riaprire il collegio, benchè con un numero di giovani molto
limitato, non permettendo ancora le finanze di tenerne un
numero maggiore... a.
E narrava episodi edificanti:
<I Un direttore che mandò una somma secondo le sue forze, uni-
tamente mi scriveva le seguenti parole, che, vi assicuro, mi inteneri-
rono proprio, e ve le riporto qui a comune edificazione: - I1 pro-
posito che abbiam fatto nell'Esercizio di Buona Morte del mese è
stato questo: Ad onore di Don Bosco e pey amore della Congregazione
. ' ossmeremo in special modo il santo voto di povertà, custodendo con
ogni possibil cura gli oggetti d'uso ed evitando non solo ogni spesa su-
perBua, ma anche limitaizdo le necessarie. Spero che la pratica di tale
proposito ci metterà in grado di poter mandare alla fine del mese
aualche altra sommetta.
» Un altro direttore d'una casa incipiente ed assai povera, man-
dando la sua piccola quota, mi scriveva: - Quanto a noi le dirò che
il Signore sembra dawero benedirci. Non siamo circondati da ricchi,
che altrimenti potremmo raccogliere molto più danaro pei bisogni
della Congregazione, ma siamo molto amati da tutti, e tutti mandano
qualche cosa. Ci raccomandiamo sempre a Don Bosco, e
in tanto riceviamo qualche offerta in ringraziamento di gra
nuta per intercessione del venerato nostro Fondatore. Al co
dell'anno eravamo sprovvisti di ogni cosa, e non sapevamo co
il

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806
- IV - Successore di Don Bosco. Primo periodo
per ripararci dai rigori del freddo: abbiamo pregato e si son subito
ricevute maglie, mutande, vesti, pastrani e persino una vacca con un
vitellino recentemente nato. Avevamo un debito abbastanza grave
per una casa incipiente, e avendo pensato di fare tutti i giorni una
preghiera a Maria Ausiliatrice affinchè, per intercessidne di Don
Bosco, ci aiutasse, questa buona Madre ci ha mandato il danaro per
pagare il nostro debito, et ultra. L'esperienza ci ha fatto toccare con
mano, che, quanto più siamo fervorosi nell'adempimento dei nostri
doveri e neli'osservanza delle Regole tanto pib viene pronto il soccorso
della Divina Prowidenza. Speriamo che essa ci manderà tanto da-
naro da poter fare presto un'altra bella offerta alla S. V. che ne ha
tanto bisogno; noi continueremo a pregare ed a far sempre tutta I'eco-
nomia possibile...I).
Oltre cotesta gara di devozione filiale, avevan rallegrato
il suo cuore altre cose: l'apertura di nuovi oratori festivi
e lo zelo che si spiegava in quelli già aperti, le nuove voca-
zioni suscitate in ogni parte, la cura per il decoro delle fun-
zioni religiose e per lo studio del canto gregoriano, le associa-
zioni degli ex-allievi istituite in varie case, e il miglioramento
delle condizioni dei Salesiani nelllEquatore.
a E bensì vero che i mali in quel disgraziato paese conti-
nuano, tuttavia andò scemando a poco a poco l'accanimento
contro gli ordini religiosi; già vari passi di rawicinamento
furono fatti: la missione di Gualaquiza non si ebbe a chiu-
dere, e di più, due delle case che si erano dovute chiudere
si poterono già riaprire... Solo più restano due da riaprirsi...
Come le preghiere ci attirarono il bene già ottenuto, così le
preghiere hanno da ottenere che venga il ristabilimento com-
pleto della pace in quella repubblica D, e ((cheMons. Costa-
magna possa presto entrare nel Vicariato dalla S. Sede colà
aadatogli... 8.
Altra cosa, che da una parte lo consolava e dall'altra gli
cagionava quasi confusione, era «il vedere la stima che in
generale si ha per la nostra Pia Società, il desiderio vivissimo
che da tanti distinti personaggi e da intere popolazioni si
nutre di possedere qualche istituto salesiano. Questo deve
stimolarci ad essere tutti realmente quali siamo creduti,
cioè buoni religiosi...;come pure deve animarci ad essere sin-
ceramente amanti del vero bene della gioventù e del popolo.
XV - & rieletto Rettor Maggiore
807
8 Facciamoci coraggio. Una illimitata confidenza nella
infinita bontà del Sacro Cuore di Gesù, una tenera divozione
alla Beata Vergine, la fiducia nella protezione speciale del
nostro venerato fondatore Don Giovanni Bosco, l'osservanza
lieta e costante delle nostre Regole e quell'amore, carità ed
2. unio e fraterna, che deve formare di noi un cuore solo ed
n anlma sola per santificare noi medesimi ed estendere il
gno di Gesù Cristo su questa terra, ci faranno superare
tte le difficoltà, ci faranno trionfare d'ogni pericolo, ci ren-
deranno degni figli di quel gran Padre che nelle difficoltà
si faceva più attivo, nei pericoli più accorto, nei disgusti
più coraggioso, nei maggiori bisogni più infaticabile o.
E notificava che il Santo Padre aveva designato, come
Ponente della Causa per la Beatificazione di Don Bosco,
il Card. Parocchi, Protettore della Società Salesiana; che
si era già stabilito di procedere alla raccolta di tutti gli scritti
del venerato Fondatore; e che la S. Congregazione dei Riti,
in data r r febbraio, aveva concesso ai Salesiani ed alle case
delle Figlie di Maria Ausiliatrice la Messa propria di San
Francesco di Sales.
I1 29 giugno si collocò la prima pietra d'un secondo Ora-
torio festivo a Milano. Padrino della funzione fu S. A. il
Principe Emanuele Gonzaga; Madrina la contessa Giusep-
pina Giulini. Il Card. Ferrari, compiuta la cerimonia, il-
lustrò la necessità di un Oratorio festivo in quel luogo; elogiò
la Società Salesiana, rappresentata alla cerimonia dal Servo
di Dio; e si augurò che anche quella santa iniziativa venisse
presto compiuta mercè la carità dei cittadini, i quali, in quei
giorni di dolore, meglio comprendevano il dovere di conser-
vare e custodire la preziosa eredità della Fede, che ha dato
a Milano il glorioso titolo di città di Sant'Ambrogio e di
San Carlo.
11 23 luglio si tenne alle Scuole Apostoliche del Marti-
netto un piccolo congresso eucaristico, benedetto anche dal
Papa, dove s'illustrarono, alla portata delie menti giovanili,
temi pratici: come la Santissima Eucaristia nell'lstituzione
Salesiana, o meglio nell'educazione salesiana; l'Eucarestia,
fonte di gaudio e di cristiana fortezza: I'Eucarestia e la gio-

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808
- - I V Successore di Don Bosco. Primo periodo
ventù studiosa ed operaia; la Madonna e l'Eucarestia, o la
divozione alla Vergine ed all'Eucarestia; e il Servo di Dio,
che prese parte all'adunanza pomeridiana, disse santa e no-
bile l'iniziativa dei giovani della Compagnia del SS. Sacra-
mento; e mostrò il dovere e i vantaggi di amare la SS. Euca-
restia e la Vergine.
La carità meravigliosa, che gli suggeriva sollecitudini squi-
sitamente paterne per ciascuno dei suoi figli spirituali, il fer-
vore della pietà, e l'ardente desiderio di combattere il pec-
cato ed allargare le conquiste del Regno di Dio, apparvero
nuovamente in modo luminoso in quei mesi d'estate, durante
gli Esercizi spirituali.
Non ostante il caldo talora soffocante, in quei giorni, egli
lavorava dal mattino alla sera, senza un minuto di riposo.
Oltre il disbrigo della corrispondenza, che non mancava mai
di compiere personalmente, oltre le lunghe-e quotidiane adu-
nanze col Consiglio Superiore per la distribuzione del per-
sonale, attendeva molte ore, al mattino e nel pomeriggio,
ad ascoltare le confessioni. E, già in quell'anno, un giorno,
mentre stava confessando al Martinetto i Figli di Maria,
svenne per la stanchezza. Lo sollevarono e trasportarono
in camera, ma poco dopo tornb in cappella e riprendeva a
confessare, perchè, diceva, ((questa è per me la vendemmia
più abbondante D.Poteva quindi, con efficacia particolare,
dare a quei giovinotti questi ricordi:
<r Verba movent, exempla trahunt: avete sentito tante belle parole;
per ricordo vi lascio tre modelli: - Gesù, Giuseppe, Maria.
b Gesz2. - Spirito di carità, di pazienza, mansuetudine, mortifi-
cazione, sacrifizio. Siamo cristiani: in hoc cognoscent omnes, quia di-
scipuli ma' estis, si dilexeritis ad invicem. I Salesiani poi debbono
avere questa virtù, come caratteristica. - Qui vult venire post me,
abneget semetipsum, tollat m c e m suam et sequatur me: rinneghiamo
la nostra volontà, le nostre comodità e pensiamo a servire Lui portando
la croce, il giogo dell'obbedienza. Ma stiamo di buon animo; jugum
meum suave est, et onus meum leve....
I) Maria. - Ci rammenti la pietà che ci è tanto necessaria. Questa
dev'essere la base della nostra vita. Bisogna che ne abbondiamo:
Non sumus sufticientes cogitare aliquid a nobis, puasi ex nobis, sud su@-
cientia nostra e2 Deo est. Sine me nihil potestzs faccve. Senza la pietà
- XV È rieletto Rettor Maggiore
8~9
si decade con tutta facilità... Facciamo bene i nostri esercizi di pietà,
e con vero spirito. Il demonio cerca specialmente di farci tralasciare
gli esercizi di pietà per poter più facilmente vincere.
u Gizueppe. - Operosità; impiegar bene il tempo: E l i , conserva
tempus, et tempzcs conscvvabit te... Fa molto chi fa poco, ma fa quel
che deve fare; fa poco chi fa molto, ma non fa quel che deve fare.
Con che intenzione? Come S. Giuseppe; per Gesù. Imitiamo Don
Bosco nell'occupar bene il tempo... n.
Agli aspiranti, in maggior parte dell'oratorio, tornava
ad-inculcare di restar uniti, anche se chiamati per altre vie.
<iCercheremo il modo di tenerci sempre uniti... Cosi pregava
Gesù per gli Apostoli, nell'atto in cui si dovevano disperdere. Io pure
prego il Signore a tenerci sempre uniti, finchè possiamo riunirci nei
Paradiso.
1) 10 Uniti nella preghiera. La prima insidia che tende il demonio
& di farci tralasciare la preghiera per vincere la nostra debolezza.
Cerchiamo l'aiuto con la preghiera quotidiana, con la Santa Messa,
con la lettura e la meditazione; con i Santi Sacramenti; nella divo-
zione a Maria Santissima, a S. Francesco di Sales; nell'amore al nostro
buon Padre Don Bosco; con pregare gli uni per gli altri.
o 20 Uniti nell'azione. Come mai si potrà avere questa unione in
tanta disparità di occupazioni? In qualunque sito ed occupazione la-
voyiamo pel Signore, per il bene del prossimo, sollevando così la
nostra intenzione. Di più facciamoci sostenitori delle opere buone,
... degli Oratori festivi, delle Società di S. Vincenzo, dei Comitati par-
rocchiali, dei Circoli cattolici; anzi Cooperatori Salesiani
» 3 O Uniti in paradiso! Questo è l'appuntamento che ci diede il
nostro buon Padre Don Bosco: ci attende tutti in paradiso. Teniamo
sempre rivolta colà la nostra mira; la nostra condotta sia in confor-
mità a tale scopo. 11peccato è il grave ostacolo; il male costante, l'irre-
Iigione; perciò evitiamo diligentemente le compagnie pericolose, le
letture cattive, gli spettacoli e divertimenti pericolosi. Se mai acca-
desse la disgrazia di qualche grave peccato, non lasciamolo dormire
e1 nostro cuore. Potrebbe venire la morte: Stimulns mortis peccatum
in dai primi giorni di agosto arrivavano all'oratorio
ns. Cagliero e Mons. Costamagna, con gli ispettori Don
spignani e Don Gamba; ed altri ispettori, direttori e con-
fratelli, li avevano preceduti ed altri li seguivano, per prender
parte all' VZIZ Capitolo Generale.
Tutti dovevano intrattenersi a lungo con il Servo di Dio,

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810
- IV Successore di Don Bosco. - Primo periodo
per dargli conto dello stato delle case e delle Missioni da loro
dipendenti, e chiedergli consigli ed aiuti di mezzi e di per-
sonale. Si pensi al lavoro di quelle settimane! Sino a quegli
anni, e per altri ancora, Don Rua era al corrente delle
singole case e delle singole ispettorie, come se fosse,il di-
rettore e l'ispettore di ogni casa.
Prima che s'iniziasse il corso d'Esercizi per i capitolari,
il 21 agosto si recò a Nizza. << Giunto da Torino ieri sera,
non ha che poche ore disponibili per fermarsi tra noi, e si
dispone di anticipare la sacra funzione della Professione)),
«la quale si compie al mattino dopo la S. Messa. I1 Superiore
lascia per principale ricordo di r e n d h tutte di Dfo... nei
pensieri, nelle parole, nelle opere, nel contegno, in modo che
coloro i quali a noi si avvicinano, possano sentir Dio e partirne
sempre migliorati >).
Abbiamo un cenno più dettagliato deli'ammirabile di-
scorso:
« A voi, o àfiime fortunate, s'addicono le parole di S. Paolo che
la Chiesa ripete nella Messa del Sabato Santo: - Si consurrexktis
cum Christo, quae sursum sunt quaerite, ubi Christus est in dextera D a
sedens; quae sursum sunt sapite, non quae supw terram. Se siete risu-
scitate con Cristo, cercate le cose di lassù, dove Cristo sta seduto
alla destra di Dio; aspirate alle cose di lassù, non alle cose terrene.
» Quae sursum szint quawite!... Ci dice l'Apostolo di cercare le
cose di
logia, o
lassù. Vorrà
l'astronomia
forse dire
che studia
che dobbiamo imparare
gli astri, i quali sono in
laaltmo?e..t.eoNroo-;
egli dice: uhi Chnitus est in dextwa Dei sedens; le cose di lassù, dove
Cristo sta seduto alla destra di Dio. Dunque cercate le cose del cielo,
le cose di Dio. Sursum corda! Sì, in alto tutti i nostri pensieri, i nostri
desideri, i nostri affetti!
I) Quae sursum sunt, sapite! Questo sàpite dei latini, non è quel
sstaop.Q..teNcohie,
è sinonimo di conoscere, ma si traduce gustare, aver gu-
adunque, dobbiamo gustare e saper gusto di cose di cielo.
E, anzitutto, dobbiamo gustare le cose di Dio; gustare la preghiera,
gustare di trattenerci con Gesù nel SS. Sacramento. Qualcuna mi
dirà: - Mi sforzo di pregar bene, ma son sempre fredda, tiepida
nella preghiera. - Se fate dal canto vostro tutto quel che potete per
pregar bene, ne avrete anche più merito. Se poi siete fredda perchè
non vi sforzate abbastanza, perchè lasciate andare gli occhi in giro,
in cerca di distrazioni, cercate di tenerli raccolti, ravvivate la fede
nella presenza di Dio, ed eccitatevi a sentimenti di fede e di amore
XV - È rieletto Rettor Maggiore
811
verso Lui. Ma oltre al gustare le cose di cielo, bisogna che sappiate
anche di cielo. Quando si dice che una cosa sa di fumo, di hotte,
di limone, ecc., s'intende che ha sapore di queste cose. Così voi do-
vete aver sapore di cielo... E Gesù sapeva bene di cielo, tanto che
chi parlava con lui ne restava rapito. I discepoli di Emmaus, dopo
aver riconosciuto Gesù, si dicevan tra loro: - Non ardeva a noi il
cuore in petto, mentre per istrada ci parlava e ci rivelava le Sacre
Scritture.
I) E così erano i Santi; così era il nostro caro Don Bosco, il quale,
pieno di amore di Dio e di zelo, non poteva non trasfonderlo in chi
lo circondava, tanto che più d'uno ebbe a dire che faceva più del
bene una conversazione fatta con Don Bosco, che un corso di Eser-
cizi. Noi che siamo suoi figli, imitiamolo; e i nostri discorsi abituali
sieno tali da edificare e far comprendere che non siamo più della
terra, ma del cielo.
o Quae sursum sunt sapite, non quae super terram. Delle cose di
lassù abbiate pensiero, non di quelle della terra, che sono gli onori,
le ricchezze, i piaceri. Gli onori, che il mondo cerca ed ambisce, voi
non li dovete cercar più. S'intende che un certo decoro bisogna averlo,
per farsi rispettare dal mondo, poichè il disonore di una religiosa
ricade sulla Religione; ma non dobbiamo mai cercare l'onore per
se stesso. Le ricchezze nemmeno non sono più per voi; dovrete forse
maneggiarle e cercarle, ma non per voi. Anche Don Bosco in tutta
Ia sua vita cercò denari, ma non per SA, per i suoi giovani. Anche ai
piaceri che avremmo potuto godere senz'offendere Iddio, noi ab-
biamo rinunziato; però quei divertimenti che sono necessari a dare
un po' di sollievo, quelli che servono per accrescere la pietà, ce li
possiamo prendere..
r Risorgiamo quindi a vita novella!... S'ursum corda!...)) ( I ) .
(I) Ecco gli appunti autografi del Servo di Dio:
a I,a prcfessione religiosa h una vera risurrezione, 8 un secondo battesimo; si
risuscita a vits nuova... Quale dev'essere questa vita? S. Paolo spiega:
n re Qzue surnrrn sunt puaeuite; non la scienza degli astri, ma ubi Clzristus est!
Cercare gli interessi di Dio, amarlo e cercare la sua gloria; farlo conoscere, farlo
amare, attirando le anime al suo servizio. Questo & il nostro negozio, l'affare di tutta
la nostra vita.
r 2" Quae sursurn sunt sapite! Doppia significazione del verbo sapere: ci08 gu-
... stare ed avere il sapore. Trattenetevi volentieri nelle occupazioni che riguardano
le cose celesti bisogna che sappiamo di celeste. Es. del Salvatore coi discepoli di
Emmaus. Es. di Don Bosco che aveva un modo di trattare e di conversare, che
aveva del celestiale.
... o 30 Non guae super terram. Omai non dovete più cercare le cose della terra;
onori, comodità, piaceri, ricchezze, non più. Verrà ancora il desiderio Cerchiamo
... di liberarcene; non sia volontario. Dovremo pensare alle cose materiali prowe-
dere il necessario; ebbene, pensiamoci, ma unicamente per gli interessi divini, a
differenza dei mondani 8 .

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812
- IV - Successore di Don Bosco. Primo periodo
Alle direttrici, alle sue rappresentanli, suggeriva i mezzi
l
XV - E rieletto Rettm Maggiore
813
perchè potessero rappresentarlo bene; e, in primo luogo, di-
ceva:
Padre, a mezzo del Card. Rampolla, aveva dichiarato di aver
preso con piacere che si sarebbe tenuta l'adunanza per
{(Siate madri per le vostre consorelle. Trattatele come vostre
figlie; abbiate riguardi speciali per la loro salute, e per la pace in casa.
Non tenete il broncio con nessuna. Non restate troppo tempo a ta-
vola, per non privarvi della ricreazione... s.
lezione del Rettor Maggiore e dei Membri del Consiglio
uperiore della Congregazione Salesiana di Don Bosco, e
poi il Capitolo Generale; e volendo dare alla Congregazione
stessa un attestato della sua benevolenza>, si era compia-
ciuto ((impartire a tutti i soci che avrebbero preso parte
Tornato da Nizza, si recò a Valsalice, ed attese egli pure
all'una e all'altra adunanza l'Apostolica Benedizione, pre-
agli Esercizi con i confratelli che dovevano prender parte al
gando Iddio che voglia diffondere sopra di essi copia di grazie,
Capitolo, non tralasciando nemmeno in quei giorni il fati-
onde tutto riesca a maggior gloria di Dio e vantaggio della
coso lavoro delle confessioni, e ricevendo anche in udienza
Chiesa)). Comunicava anche che, annuendo alla domanda
quei forestieri che osavano salire fin là a trovarlo.
presentatagli dal Card. Protettore, aveva concesso tutte le
q Ogni anno - attesta Suor Carolina Navone - recandomi
facoltà necessarie per procedere anche all'elezione regolare
a Torino per gli Esercizi spirituali, non ripartiva mai pel
del Rettor Maggiore.
campo del lavoro, senza aver ricevuto una parola ed una be-
E subito si passò alla nomina dei segretari per gli atti
nedizione del veneratissimo Don Rua.
I
delle adunanze.
>>Ne1l898, il caro ed amato Padre si trovava a Valsalice,
durante un corso di Esercizi spirituali per i Direttori Sale-
La mattina del ,7.0 si procedette alle elezioni. Recitate
le preghiere, il Servo di Dio fece leggere un foglietto, scritto
siani, ed andai a riverirlo.
di sua mano, col quale pregava gli elettori a metter da parte
>) Mentre io esponeva a lui le mie gioie e le mie pene,
la sua persona ed eleggere a -Rettor Maggiore un confratello
e ne riceveva conforto ed incoraggiamento, egli continuava
giovane, capace di compiere meglio il lavoro enorme che lo
a firmare delle immagini-reliquie del venemto Don Bosco,
sviluppo della Società importava a chi rivestiva una tal carica,
quando a un tratto mi domandò: - L'avete la reliquia di
promettendo di continuare a lavorare anche nel più umile
Don Bosco?- Alla mia negativa: - Prendete, mi disse, por-
osto, a gloria di Dio e alla salvezza delle anime. Quindi
tatela sempre con voi, massimamente nei viaggi, perchè se
milmente scese dal palco della presidenza, e si portò tra
i periti a... (e qui nominò il luogo dove avvenne la disgrazia
i elettori. U n senso di, commossa ammirazione invase i
a Mons. Lasagna) avessero avuto la reliquia di Don Bosco,
presenti; e si' procedette alla votazione.
non sarebbe accaduto ciò che accadde)).
Erano 217 gli elettori. Due, impressionati della dichia-
Chiusi gli Esercizi, la sera del 29 agosto, alle 17~30,in
razione che avevan,sentito, davano il voto a Don Giuseppe
Valsalice, presso la venerata tomba del Fondatore, si aperse
Bertello, che indubbiamente, dopo il Servo di Dio, brillava
l'VI11 Capitolo Generale. Presiedeva il Servo di Dio, as-
tra i primi per prestanza di carattere ed esemplari&; un
sistito da ISIons. Cagliero e Mons. Costamagna e da tutti i
umile coadiutore dell'estrema Patagonia, bramoso di mo-
membri del Consiglio Superiore, con il Procuratore Generale
strare tutto il suo affetto per il Fondatore, scriveva sulla
e il Maestro dei novizi; ed erano presenti, tranne due, tutti
scheda il nome di Don Giovanni Bosco; il Servo di Dio
gli ispettori, quasi tutti i direttori delle case dell'antico Con-
votava per Don Giovanni Marenco, il futuro Vescovo di
tinente ed altri dell'America.
Massa e Delegato Apostolico del Centro America; e tutti
Per prima cosa, il Servo di Dio comunicava che il Santo
gli altri, in numero di 213, eleggevano all'unanimità Don

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814
- IV - Successore di D a Bosco. Primo periodo
Ancor prima che s'iniziasse lo scmtinio, l'esito splen-
deva manifesto sul volto di tutti; ed un uragano d'applausi
scoppiò nella sala, quando, <( fattosi lo scrutinio dei voti,
riuscì - diceva Don Rua - rieletto il povero sottoscritto,
che dovette allora ripigliare la presidenza a.
Si passò ali'elezione degli altri membri del Capitolo Su-
periore, e furono ridetti i medesimi che erano prima in ca-
rica, ad eccezione di Don Lazzero, consigliere professionale,
che, per esser da lungo tribolato da infermità, fu sostituito
da Don Giuseppe BerteHo.
<( La carità - scriveva il Servo di Dio - la concordia,
il desiderio della gloria di Dio e del bene della Congregazione
diressero ogni mossa. Per parte mia io vi posso assicurare che
la quasi unanimità, con cui mi si volle rieleggere, malgrado la
mia pochezza, mi persuade sempre più della vostra venera-
zione pel nostro amatissimo Fondatore Don Bosco, che mi aveva
eletto suo Vicario negli ultimi anni di sua vita, come pure del
vostro pieno ossequio al Vicario di G. C., che si degnò subito
dopo la morte di lui designarmi a suo Successore. Questa vostra
Jiducia mi anima sempre più ad occuparmi con coraggio del bene
della Congregazione Q.
< Nel mattino del 31 seguente - così il Verbale delle
adunanze - si ripigliarono le conferenze del Capitolo Ge-
nerale, in principio o nel corso delle quali il signor Don Rua
dava preziosi ricordi od avvisi tendenti al maggior bene della
Società ed al miglioramento de' singoli soci.
s Il Capitolo Generale terminò alle ore 13 (I pom.) di
oggi 3 settembre, onorato nel suo finire dall'intervento di
S. Eminenza il Card. Achille Manara, Vescovo di Ancona
che benedisse ai Soci congregati, e di S. Ecc. Monsignor
Agostino Richelmy, Arcivescovo di Torino, che evocò con
affettuoso slancio la memòria di Don Bosco ed augurò che
i Salesiani camminino sempre sulle orme del loro santo Fon-
datore. Alle 18.30 (6.30) fu cantato solennemente il Te
Deum e si diede la benedizione col SS. Sacramento...)).
Poco piima erasi compiuta un'altra cara cerimonia.
A suggello, quasi, dell'VIII Capitolo Generale della
Pia Società, e preludio ai grandi festeggiamenti che si dove-
XV - È rieletto Rettor iWaggiore
815
lgere in Torino in onore di Maria Santissima per
ngresso Mariano Nazionale, si volle benedetta la
ma pietra della nuova chiesa in Valsalice.
Erano presenti tutti i Salesiani che avevan preso parte
Capitolo, illustri cooperatori, nobili cooperatrici, con il
ard. Manara, l'Arcivescovo Richelmy, e sette Vescovi.
L'avv. Scala disse il discorso:
<Presso una tomba, che è germoglio di vita e seminario
di apostoli, e fors'anche di martiri, viene oggi deposta e benedetta
la pietra di un nuovo tempio. E questo tempio si vuoi aprire
per celebrare il decennio da che quella tomba si è chiusa; perchè
venendo riaperta un giorno e diventando un altare, qual vici-
nanza più degna a S. Francesco di Sales che quella di Don Bosco,
che lo scelse a Patrono ed ispiratore delle sue Opere?
>)I n dieci anni Don Rua vide quadruplicarsi nelle sue mani
l'eredità di Don Bosco - ed è questo sviluppo prodigioso di
un'istituzione così santa ed internazionale, dz#ma oramai com'è
per tante nazioni civili e selvagge - è questa prodigioso svi-
luppo che inq5i.Ò la formazione di un Comitato per un Omaggio
internazionale a Don Bosco ed alle sue Opere; e fu giustizia che
ne prendesse Il;nizativa il giornalismo religioso, che ebbe sem-
pre in Don Bosco un atleta di verità ed un modello di carità;
come pure fu co~zvenientissimoche l'Omaggio consistesse in una
sa dedicata a S. Francesco di Sales, Patrono comune delle
re religiose di Don Bosco e del giornalismo religioso... >).
La benedizione rituale venne impartita dal Card. Manara,
e nella pietra benedetta, insieme con varie medaglie e monete,
fu deposto il verbale della cerimonia, firmato dagli ispettori
e dai direttori che avevan preso parte al Capitolo.
Dal 5 al 7 settembre si svolse il Terzo Congresso Mariano
Nazionale e l'aw. Rondolino in un'adunanza plenaria, pre-
senti due Cardinali e molti Vescovi, rievocava la figura di
Don Bosco, <iil figlio di Maria Ausiliatrice D, <(alla cui scuola,
ha tratto l'arte insuperabile, divinizzatrice, di educare il po-
polo, l'operaio, i1 pezzente, il derelitto, Jino a redimerlo in
faccia a Dio, agli uomini, a se stesso D .
Durante quei giorni il Servo di Dio convocò due volte
a San Giovanni Evangelista ed una a Valdocco centocin-

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816
- - IV Successore di Don Bosco. Pyimo periodo
quanta decurioni e direttori diocesani dei Cooperatori; pre-
siedette quelle adunanze, e volle che l'ultimo giorno si ce-
lebrasse un u&io per i membri defunti nel Santuario di
Maria Ausiliatrice, dove, dopo l'ultima adunanza, tornò per
il canto del Te Deum.
I1 I4 settembre dava i ricordi ai nuovi ascritti coadiutori,
prendendo lo spunto dalla festa del giorno, dalla novena del-
l'Addolorata, e dall'inaugurazione imminente del monumento
a Don Bosco.
«Come fanno bene - esordiva - alcuni giorni di ritiro spiri-
tuale! Riconosciamo questo grande benefizio. Corrispondiamo col
trarne profitto o.
E svolgeva questi pensieri:
e I O Esaltaxione della S. Croce. S. Eraclio... Tutti dobbiamo por-
tare la croce dietro a Gesù, specialmente noi religiosi, con la pratica
della povertA religiosa, con la mortificazione delle passioni, con la
costante abnegazione della volontà, con l'obbedienza.
2 O Novena dell'Addolorata. Si, Maria Santissima, è la nostta
Madre; è il nostro sostegno. M a d ~ enella pratica della pazienza e nella
fortezza nel sopportare le contraddizioni, le tribolazioni, e special-
mente nel tollerare gi'incomodi, inerenti alla nostra vita. Nostro so-
stegno:.... ricorriamo a Lei nelle necessità e nelle difficoltà.
I> 3O Figli di Don Bosco. I1 monumento a Don Bosco! Noi esul-
tiamb. Studiamoci di esser degni figli di Lui con la vita attiva e di-
vota. Sua operositk sua pietà. Siamo diligenti nei propri doveri; fug-
giamo l'ozio. Ricordiamoci poi che la nostra vita dev'essere basata sulla
pietà a.
Ed eccoci a Castelnuovo, all'inaugurazione del monu-
mento di Don Bosco, di Antonio Suardi. Per la circostanza
venne pubblicato un numero unico, interessante per le molte
adesioni di Cardinali, Vescovi e laici, grandi ammiratori di
Don Bosco. Quel monumento,- scriveva il Card. Parocchi,
- dica ai contemporanei, dica ai posteri: - Per la via della
Croce ha beneficati due mondi! ».
La cerimonia fu preceduta da un triduo in preparazione
alla solennità dell'Addolorata; e fin dalla vigilia giunsero a
Castelnuovo, insieme con Don Rua, l'Arcivescovo Richelmy,
- XV È rieletto Rettor Maggiore
817
corteo e si scende al monumento.
ilenzio, un silenzio pieno d'aspettativa, ed ecco che cala
tela, e il monumento campeggia. Un uragano d'applausi
e di Viva Don Bosco s'eleva altissimo da ogni parte; tutti
han lo sguardo al riuscitissimo gruppo, il sorriso in volto,
e, molti, le lacrime agli occhi.
E un bel lavoro, attraente, espressivo.
Don Bosco, ritto, col capo coperto, ha al fianco un gio-

45 Pages 441-450

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45.1 Page 441

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818
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
comitato si dichiara orgoglioso di consegnare al Comune il
monumento del suo più illustre cittadino, di cui ricorda
l'opera religiosa e civilizzatrice, mentre ringrazia l'autore
e quanti hanno cooperato ad innalzarlo.
I1 sindaco cav. Musso si dice lieto di ricevere in custodia
la bell'opera d'arte, eretta a perenne ricordo del Grande,
dinanzi alla quale verranno a rendere omaggio tanti ammi-
ratori.
Don Rua, con voce commossa, a nome della Famiglia
Salesiana esprime la gioia e i ringraziamenti più devoti
all'Arcivescovo, agli altri sacri Pastori, e a tutti i personaggi
che si erano degnati di rendere così imponente la cerimonia.
Elogia Castelnuovo, patria di Don Bosco e di Don Cafasso,
di Mons. Bertagna, di Mons. Cagliero, di Mons. Filipello;
illustra l'opera religiosa, educativa e civilizzatrice del Maestro;
e, iniine, porge il grazie più cordiale al Comitato, che con
tanta cura aveva condotto a termine il grandioso omaggio.
I1 prof. Fabre, a nome degli ex-allievi, offre una palma
di bronzo, che vien deposta sulla base del monumento.
In fine parla l'Arcivescovo di Torino, e dice Don Bosco
un eroe, che deve la sua grandezza alla sua dignità sacerdo-
tale, per cui potè compiere opere così meravigliose; e ne trae
un elogio al Clero, e propone un telegramma al Santo Padre,
invocando prosperità alla Chiesa Universale ed implorando una
particolare benedizione per la Società Salesiana ed il Pie-
monte cattolico.
Tra gli ewiva al Papa e a Don Bosco ha termine la ceri-
monia.
La mattina dopo vi fu un grande pellegrinaggio alla di-
roccata casetta, ov'ebbe i natali Don Bosco. All'aperto, con
assistenza di Mons. Richelmy e di altri quattro vescovi, si
cantb una messa solenne da Requiem; e terminato il sacro
rito, l'aw. Stefano Scala ricorda come pochi giorni prima
s'era celebrata sopra un altro colle un'altra solennità che ha
intime relazioni coll'odierna, la posa della prima pietra della
nuova chiesa di S. Francesco di Sales a Valsalice, presso la
tomba di Don Bosco; ed afferma che un'emozione più forte
e profonda egli sente presso quella casetta, ove Don Bosco
- XV È neletto Rettor Maggiore
819
la culla. In un contrasto così eloquente, fra l'umiltà
stupenda dell'opera si sente più
.a presenza del soprannaturale e la potenza deli'aiuto
Iddio ludit in orbe terrarum... Come l'antico Giuseppe,
Becchi, è detto sognatore,
awerate le sue visioni...
lla sua umile fionda, con I'Opwa
l'empietà, e canta egli pure i
ndo, con la protezione di Ma-
ce, la redenzione dei fanciulli abbandonati delle
ni civilizzate e dei selvaggi delle terre più lontane.
ermina con un'affettuosa rievocazione della mamma di
on Bosco, la pia « Mamma Margherita>).
Mons. Richelmy invita tutti a levare in alto gli occhi,
me Eliseo quando gli veniva.rapito l'amato suo Maestro,
profeta Elia; e come Elia promise ad Eliseo, che avrebbe
desse quand'era rapito in alto,
re in sè lo spirito di Don Bosco,
ed ispirarsi agli insegnamenti
può dire quali pensieri e sentimenti dominassero in
del Servo di Dio, abituato
e a specchiarsi in Lui, prima
are un passo, e di metter mano a qual-
re a Torino, volle recarsi a
i dell'oratorio, per deporre
ico Savio un -fiore di pe-
I1 29 settembre era a Fogliizo, e nuovamente additava
ei chierici il glorioso Patrono, qual modello di fervore
l
l
r Sella chiusa degli Esercizi in questa cisa dedicata a S. lIichele,
non saprei qual miglior ricordo lasciarvi che qiiello che ci lascia il
nostro Patrono S. lIichelc: - Quis ut Deris?
i>Dite anche voi: Quis ~ i tDeus? dandogli ogni giorno il tributo
I
di adorazione, di lode, di amore, di riconoscenz~,preferendolo ad
l
ogni cosa nelle tentazioni, facendo volentieri per Lui ogni sacrifizio.

45.2 Page 442

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820
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
i
D Tributo di adorazione, e di lode, di amore, di riconoscenza,
con l'osservanza delle pratiche di pietà; orazione, Messa, meditazione,
lettura spirituale, frequenza ai Ss. Sacramenti, offerta di tutte le
-occupazioni a Lui; sempre cercare la sua gloria, la sua santa volontà
in ormi casa.
o Preferir Dio ad ogni cosa. Verrà il demonio con le sue sugge-
stioni, come fece in cielo e nel paradiso terrestre; e voi risponderete:
QuzS ut Deus? Verrà il mondo colle sue lusinghe, onori, piaceri, ric-
chezze; e voi: Quis ut Deus? Le passioni si faranno sentire per sedurvi,
e voi: QuzS ut Deus?
i) E vi sia di stimolo al compimento dell'obbedienza. La grandezza,
sapienza, giustizia e bontà di Dio meritano tutta la nostra devozione
ed ossequio; e però, nei
si ribella, diciamo: Quis
umt oDmaen?ti...dni.fficili,
quando
la
nostra
volontà
I1 16 amministrò il Santo Battesimo ai tre Coroados, e
ad un ebreo e ad un protestante, nel Santuario di iMaria
Ausiliatrice: e nobili personaggi, tra cui il Barone Manna,
fecero da padrini ai nuovi figli della Chiesa.
I tre indii vi erano stati affettuosamente preparati dal caro
Don Balzola, nella loro lingua, i1 guarany. Non ostante il
lungo contatto con molte persone, non erano riusciti e non
riuscirono a parlare l'italiano; la loro indole li teneva quasi
appartati; e non mancavano ammiratori, che li avvicinassero,
interrogassero e facessero loro anche dei regali. Un giorno,
mentre tornavano dall'Esposizione a Valsalice, entrarono, o
furono invitati ad entrare, in un'osteria, dove bevettero bene.
Giunti al Seminario, comparvero furibondi nel refettorio dei
superiori, provocando uno spavento generale: avevano ri-
preso tutto il loro aspetto selvaggio, e, vociando frasi inintel-
ligibili, volavano con slancio naturale sopra le sedie e le ta-
vole. I commensali si mossero tutti dal loro posto, e in gran
parte uscirono di sala; gli altri, spaventati, se ne stavano
come sull'attenti, pronti a difendersi. Solo Don Rua non si
mosse; fermo, in piedi, avanti il suo posto, posò le mani sulla
tavola, e li fissava col suo sguardo penetrante. I tre indii,
vedutolo, ne restarono soggiogati, mansuefatti. Don Balzola
li avvicinò, e li allontanò senz'alcun inconveniente.
I1 zq ottobre si svolse la partenza di centotrenta missio-
nari, tra Salesiani e Figlie di Maria Ausiliatrice, degno epi-
XV - IS rieletto Rettor Maggiore
821
logo del 10 decennio del Successore di Don Bosco e delle
fèste del Piemonte cristiano.
Mons. Costamagna rivolse ai fedeli che gremivano il
tempio il saluto dell'addio. Evocò la memoria di Don Bosco,
« d i quel Grande a cui i due emisferi rendono omaggio>>.
Trasse lieti auspici dalla festa di S. Raffaele, protettore di
Tobia, di quel Tobia che commendava l'elemosina. Dimostrò
io suscitò il povere110 d'Assi& a riformare le sfrenate li-
on Bosco ai primi Missionari: - Cercate anime, ma non
partendo dalla Città della Consolata e di Maria
no un commento delle parole di Don Bosco: -
Don Bosco. a Nel 1898 - ricorda Suor Canta

45.3 Page 443

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822
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
jicili, di ricorrere a'Maria Amiliatrice. E siccome eravamo
le prime a partire per quelle parti, ci raccomandò di portare
la buona semente n.
Radunò pure i Salesiani, e li esortò ad esser forti contro
i pericoli ai quali andavano incontro. E ((come conservare
ed accrescere questa fortezza?».Con l'osservanza delle Re-
gole della Società, e, soprattutto, con l'adempimento delle pra-
tiche di pietà. Ed insisteva che non cercassero altro, come
Don Bosco, che la salvezza delle anime, e procurassero, an-
che nelle terre di Missione, di promuovere nuove vocazioni
per aumentar il numero degli evangelici operai.
I1 pensiero delle vocazioni era sempre neila sua mente e
nel suo cuore. Anche di quell'anno abbiamo tante esortazioni
stupende. A Don Vacchina, che fungeva da pro-vicario
nella Patagonia Settentrionale, scriveva paternamente: << Bi-
sogna che in tutte le case si studi di formare un nuovo per-
sonale. Cosi tu, che sei ora pro-vicario nella Patagonia, studia
non solo di guadagnare a te, e sovrattutto a Monsignore,il cuore
degli attuali confratelli, ma altresì a formare una buona pe-
piniera di altri operai. Non isgomentarti poi delle dzjìcoltà
che incontrerai, ma colla carità, pazienza, prudenza, e special-
mente colla preghiera, sii costante nel duplice oggetto di guada-
gnare il cuore di tutti gli attuali operai evangelici e formarne
dei nuovi >>.
A Don Vespignani, appena ritornato all'Argentina:
<t Ricordo con piacere quanto già avete fatto nella cultura
delle vocazioni salesiane, ecclesiastiche e laiche, e mi conso-
lano molto le buone disposizioni che mi manifesti per l'av-
venire, a tale proposito. Mi piace l'idea dei piccoli Figli di
Maria, spero dar&buoni frutti; non converrà però escludere
i Figli di Maria adulti; giacche, come ne avete riuniti parec-
chi in passato, confido ne riunirete ancor più in awenire.
T u vedrai, se potrete averne tanti da formare un collegio per
essi soli, che potessero riuscire come Don Botta, Don Ro-
driguez, ed altri di simil risma )).
L'immenso orizzonte del campo di lavoro, che la Divina
Provvidenza avrebbe aperto ai Salesiani, lo spronava a tali
esortazioni.
XV - È rieletto Rettor Maggiore
823
i quei giorni, scriveva a Don Conelli: Quanto alla
che vuoi? Pare si allontani sempre più. In questi mesi
ramo veduto missionari della Cina, chierici cinesi, ieri
Vescovo della Cina; ma non si vede ancora in nessun punto
arciarsi la nube, che ricopre ai Salesiani quella regione)).
Sbrigate le faccende più urgenti ed awiato il regolare
damento del nuovo anno scolastico, volle recarsi a Roma
r far atto d'omaggio al Santo Padre. I1 5 dicembre era a
sa e a Colle Salvetti, il 6 a Civitavecchia: il 13 aveva la
consolazione d'essere ricevuto da Leone XIII.
I1 venerando Pontefice lo accolse con somma benevolenza,
lo fece sedere presso di sè, si congratulò della sua rielezione;
con affettuoso interessamento volle essere informato dell'an-
damento della Società, chiese notizie degli alunni, dei Col-
legi, delle Missioni, dello sviluppo dell'unione dei Coope-
ratori Salesiani; mostrò gran desiderio che si coltivino con
ardore gli studi filo%oficie teologici; e.con espressioni le più
lusinghiere disse quanto gli stesse a cuore l'incremento del-
l'Opera di Don Bosco, la cui bontà è meritamente apprez-
zata, come lo dimostrano le tante suppliche di Vescovi e Go-
verni, che si rivolgono al Papa, per ottenere più facilmente i
Salesiani nelle loro giurisdizioni. Egli, però, aggiungeva, va
lento nel far pervenire al Successore di Don Bosco cotesti
nobili desideri con la sua approvazione, perchè non vuole
aggravare la Società Salesiana di troppe fondazioni, ma de-
sidera che siano ben stabilite e fornite di personale le già
esistenti. E parlò a lungo delle Missioni, e si compiacque
dello sviluppo che avevano preso in quegli ultimi tempi.
Don Rua rispose a tutto con semplicità filiale, e in fine
implorò l'Apostolica Benedizione per sè, per la Pia Società,
per le Figlie di Maria Ausiliatrice, e per i Cooperatori e gli
In fine - scriveva il segretario Don Giuseppe Rinetti
- ((chiese ed ottenne di presentare al Santo Padre quelli
he l'accompagnavano. Primo ad essere presentato fu il Pro-
uratore Generale.
)) - Santo Padre, disse il nostro Superiore, loconos~e,

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824
- - IV Successore di D m Bosco. Primo periodo
- Ed il Santo Padre: - Lo conosciamo, lo conosciamo
Cagliero, e ne siamo contenti.
u Poi venne la volta dell'abate Ceva del Cottolengo, che
prostratosi a baciare i piedi del Papa, abbracciò con tanto
affetto il destro che più no1 lasciava. Il Sommo Pontefice,
pensando d'avere innanzi a uno dei principali della Pic-
cola Casa, prese a rallegrarsi con lui del bene che vi si fa,
e senza più gli disse:
- Voi siete un santetto!
>> E l'abate: - Sono un povero peccatore, Santo Padre;
mi raccomando alle sue orazioni e chiedo la benedizione per
me, e per tutta la Pia Opera del Cottolengo, e la prego di
gradire queste immagini di San Giuseppe coll'orazione pre-
scritta da Vostra Santità, che io va' diffondendo in tutti gli
istituti, specialmente negli ospedali: - e cosi dicendo riem-
pie le mani del Santo Padre d'immagini di S. Giuseppe.
L'udienza fu affettuosissimamente paterna, e, uscitine,
i1 nostro Superiore diceva ali'abate: - Dunque lo possiamo
d'ora innanzi venerare sugli altari, perchè, vivo vocis oraculo,
è stato canonizzato santo dal Sommo Pontefice!
s Abbiamo passato momenti di paradiso in quella cara
udienza, come i fortunati discepoli sul Tabor r>.
All'indomani Don Rua si portò a Caserta pe? la benedi-
zione della chiesa dedicata al S. Cuore di Maria. La ceri-
monia venne compiuta da Mons. Vescovo, il 15 dicembre: e
nel pomeriggio il Servo di Dio parlò, ad un affollato uditorio,
delle Opere Salesiane, e particolarmente dello scopo di quella
fondazione, invocando la carità per coprirne le spese.
Nel far ritorno a Torino, passò per le linee ferroviarie di
Roma-Ancona-Bologna-Piacenza, per visitare varie case dei
Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice, cominciando
da quelle di Trevi e Gualdo Tadino.
Nell'arrivare a Gualdo Tadino - narra Don Rinetti -
«fu accolto da un nevischio con bufera che lo impediva nel
cammino e ci voleva l'aiuto del buon direttore Don Perino
per farlo entrare in vettura e salire alla casa del nostro ottimo
benefattore Mons. Roberto Calai, che non potè trovarsi alla
stazione per il cattivo tempo. Dopo festose accoglienze, si
- XV È rieletto Rettm Maggiore
825
I necessario ristoro e si visitò il nuovo collegio, piena-
ente rispondente alle moderne esigenze. Si passò lietamente
giornata col proposito di continuare il dì seguente il nostro
o. Nella notte cadde neve abbondante; e al mattino
si aggiunse un soffiare impetuoso di vento che impediva
l'andare. Mons. Roberto fu tosto dal signor Don Rua per dis-
suaderlo a mettersi in viaggio: ma egli lo pregò di trovargli
il modo di poter arrivare alla stazione per prendere il treno
stabilito, e non potendo i cavalli tirare la carrozza per la molta
neve caduta, vi furono attaccati buoi in quadriglia, e cosi si
arrivò felicemente alla stazione. I1 venerato Superiore sorri-
deva per la novità del fatto, e ringraziava il Signore della
bella trovata per proseguire il viaggiar.
Benchè il tempo stringesse, volendo essere aiI'Oratorio
per Natale, deviò anche a Lugo. <( Neli'anno 1898 - ncor-
da Suor Negro Paolina - io mi trovava a Lugo di Romagna,
ed il signor Don Rua, recatosi a far visita all'istituto delle
Figlie di Maria Ausiliatrice, nel passare tra le educande e
le orfanelle a tutte diceva una parola dolce, e ad una, invece,
diede uno sguardo così penetrante, che la costrinse a coprirsi
il volto e ripetere: - Mi ha conosciuta! - Era costei di con-
dotta veramente mediocre; e Don Rua non lo poteva sa-
La vigilia di Natale era a Bologna, e visitava l'istituto,
ammirandone i progressi. E subito ripartiva per Parma, dove
non solo volle parlare a tutti i suoi figli, ma anche alle Fi-
glie di Maria Ausiliatrice. Oh! il suo gran cuore di padre!
Scrive Suor Orsolina Monateri, che dopo averle salutate tutte
insieme, benchè avesse il tempo misurato, ((disse loro:
- Voglio vedervi e sentirvi tutte in privato!
Era già quasi mezzogiorno; il prefetto che l'accompa-
va: - Ma, signor Don Rua, disse: è tempo di pranzo, non
ire.- Ma egli, tutto calmo e sereno, rispondeva:
a tutto, c'è tempo a tutto! - E, con bontà più
na, ci ascoltò e parlò a tutte dieci.
i ricordo che allora aveva una grandissima pena: le
ore mi facevano capire che quasi era meglio che tor-
d io viveva in grandissima agitazione, non sa-

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826
I V - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
pendo come risolvermi. Manifestai la cosa al signor Don Rua,
per averne consiglio. Egli mi ascoltò con pazienza e quindi
con tutta affabilità mi disse: - Andate avanti tranquilla e
state sulla mia parola; voi rimarrete in Congregazione, ma
avrete da soffrire ancora maggiori prove; pregate il Signore,
che
ben
dvui raai.u..teMràa
a sostenerle. - La prova, infatti, venne, e
con la parola paterna e sicura di quel santo,
che sempre mi era presente, la sopportai tranquillamente.
Ed ancor oggi quella parola mi suona viva e mi è sempre
di grande sprone e conforto o.
E si rimetteva in viaggio... e giungeva a Torino per can-
tar la Messa di mezzanotte!
Prima di recarsi a Roma, il 18 novembre, a mezzo del
Procuratore Generale, aveva inviato alla S. Sede l'istanza
per l'approvazione della sua rielezione. Non so - diceva
a Don Cagliero - se i privilegi ci dispensino dal chiedere
la conferma al Papa. Per ogni buon fine, ed anche per la
premura converrà presentarla. Se potrai farmela aver presto,
andrà bene, dovendo io darne l'annunzio uffiiale a tutta
la nostra Pia Società, ciò che differii anche per aver campo
a studiare questo punto ».
La Sacra Congregazione dei Vescovi e Regolari, con
rescritto del 26 novembre, confermava la rielezione; e il
Servo di Dio, da Roma, il giorno dell'lmmacolata Conce-
zione, ne dava l'annunzio alle case, insieme con altre notizie.
Dopo aver detto del felice esito dell'VII1 Capitolo Gene-
rale, comunicava l'affettuosa udienza del S. Padre, le conso-
lazioni provate durante I'ostensione della S. Sindone e il
Congresso Mariano, la parte presa all'Esposizione d'Arte
sacra e delle Missioni Cattoliche e i premi assegnati alle
Opere Salesiane, tra cui il Diploma di medaglia d'oro del-
l'Esposizione Generale Italiana.
Ma quello che più ci consolò fu il premio unico toc-
catoci come istituzione di beneficenza... In occasione del-
l'Esposizione una pia persona con generosa elargizione sta-
bilì un premio di L. 5000 da destinarsi a puell'&tituzione
Italiana, che, ispirandosi alla Religione Cattolica ed alle ne-
cessità da' tempi moderni, meglio provvedesse ai bisogni morali
XV - È ridetto Rettor Maggiore
e materiali delle classi meno abbienti in Italia. Or bene questo
è il premio che la Giuria delllEsposizione credette giusto
assegnare anoi. E questo mi consola grandemente, non solo
per le L . 5000, che in queste circostanze deila partenza dei
Missionari ci tornarono di grandissimo aiuto, ma molto più
per vedere che l'Opera nostra è riconosciuta ed apprezzata.
Il che deve farci animo a perseverare nella via tracciataci
da Don Bosco e con l'opera nostra corrispondere ai bisogni
dei tempi, procurando rendere le nostre povere fatiche di
gradimento al Signore, a cui unicamente ora e sempre vo-
gliamo sia onore e gloria ».
Finiva con la raccomandazione, che non si dimenticasse
il $ne precipuo che ebbe Don Bosco nell'istituire gli Oratorz"
stivi, e quindi ad esso in primo luogo fossero rivolte le fa-
che di coloro che lavorano negli Oratori. Si cominciava qua
e l&a dar troppa importanza alla musica e alla drammatica, a
catechismi: e Don Rua dichiarava: ((11$ne prin-
ale, pnncipalissimo [che ebbe Don Bosco nell'istituire gli
tori festivi] è per far imparare il catechismo ai giovani,
loro santificare la festa e tenerli lontani in detti giorni dai
attivi compagni. La musica, il teatrino ed altri simili diverti-
menti sono mezzi e non altro; perciò specialmente nelle città
. ossono essere utili; nei paesi talvolta non sono neppure conve-
Dove sono utili si possono mettere in opera; ma sempre
arsimonia e
veranti
solo come mezzi per attirare
nel loro intervento... Perciò
i giovani e ren-
mi raccomando
i lasci mai di fare il catechismo e che non se ne ri-
tempo. Questo deve essere almeno di mezz'ora, senza
la recita od il canto del Pater prima e degli Atti di
opo. Anzi neppure l'esposizione dell'esempio, dove
evolmente si usa. non dovrebbe entrare nella mezz'ora

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828
IV - Successore di Don Bosco- - Primo periodo
Francia, nella Spagna, nell'Inghilterra, nell'argentina, nel-
l'Uruguay, nella Patagonia, nel Chili, nel Brasile, nell'Equa-
tore...,ma anche nell'Austria, nella Svizzera, nella Turchia,
nel Belgio, nel Portogallo, in Egitto, nel Messico, nella Co-
lombia, nella Venezuela, nella Bolivia, nel PerÙ, nel Paraguay,
nelle Antille, e negli Stati Uniti!
Quante anime! quante schiere giovanili dell'uno e del-
l'altro sesso affidate alle sue cure! e quante domande di
nuovi istituti, da Vescovi e da Governi, appoggiate talvolta
dall'autorith dello stesso Vicario di N. S. Gesù Cristo, es-
sendo tutti concordi nell'ammirare e constatare il bene prov-
videnziale, ovunque diffuso dalla Società Salesiana e dall'Isti-
tuto delle Figlie di Maria Ansiliatrice.
Come non ringraziarne Iddio?...
Ma Don Rua, più che un motivo di conforto, in cotesta
diffusione ed ammirazione universale dell' Opera Salesiana
vedeva un motivo d'umiliarsi maggiormente innanzi a Lui,
che sceglie gli umili per compiere le sue meraviglie. E, di
quell'anno, sur un pezzetto di carta, che portò poi sempre
con sino agli ultimi giorni, scriveva questi santi propositi:
<( 1898. - Rectorem te posuerunt?
)) IO Noli extolli: umiltà.
zo Esto in illis quasi unus ex z'pss: affabilità.
e 30 Curam illorum habe: sollecita carità per provvedere
i dipendenti del necessario nello spirituale e nel temporale.
)) 40 Et sic conside: con calma e prudenza tratta gli af-
fari della Congregazione nostra.
i> 50 Et omni cura tua explicita, recumbe: indùstriati con
tutto zelo a promovere la gloria di Dio e la salvezza delle
anime; e non darti posa finchè non hai proweduto a quanto
occorre all'uopo:
i) IO suscitar Compagnie dell'Immacolata fra i Confra-
telli;
z0 fissar un giorno ai Capitolari per parlarmi;
i) 30 affidare ai segretari, quanto posso, la corrispondenza;
XV - L? rieletto retto^ Maggiore
829
O cercar modo di tener vive le relazioni coi Coope-
bilità, dolcezza, sollecita carità, calma, prudenza, zelo
loria ddDio e la salvezza delle anime- come abbiam
n qui - erano già le virtù sue caratteristiche, ba-
sate S ~ ~ Y U M I L T Àpiù profonda; e le vedremo divenire ancor
più luminose e straordinarie, negli ultimi anni - i più labo-
riosi - della sua vita!
<(Eregola della Divina Provvidenza - diceva il Servo
Dio - di somministrare grazie proporzionate all'uflcio
he vuole afldare o; e noi vedremo, in modo particolareg-
giato, quali furono i doni che Egli ebbe d a Dio e quanto
ammirabile l'umile e generosa corrispondenza sua!

45.7 Page 447

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++
ASCOLTIAMO
I L SERVO DI DIO
n Imitiamo Don Bosco
quanto ci è possibile v.
((Non basta che ci fac-
ciamo santi, ma dobbia-
mo andare in paradiso
con una schiera di anime
da noi salvate D. M
>>. (I Nligliaia di poveri gio-
vani ci chiedono aiuto
n State sicuri, il loro cuore
non è terreno ingrato n.
<( Facciamo ogni giorno
qualche opera buona >>.
<ISacrifichiamoci volentie-
ri per Dio e per le anime D.
NDICE DEL VOLUME PRIMO
I. - Il primo incontro
1832.1846
- L'Apostolo della gioventh dei tempi nuovi. Una prova della
- divina assistenu su Don Bosco f u l'incontro di Michele Rua. La
- - famiglia Riih. Dalla collina di San Vito alla Crocetta. I1 padre
- - prende stanza alla R. Fucina delle Canne. Nascita di Michele.
- L'ambiente familiare e l'infanzia del Servo di Dio. È amato da tutti.
- Per un mazzo di fiori cade in un canale ed ammonito dalla mamma.
- - Prega e studia volentieri il catechinmo. È uno specchio di nettezza
- - e di candore. Riceve la Cresima nella chiesa dell'Arcivescovado.
- Perde il padre, e incontra Don Bosco, negli inizi dell'Oratorio. Con
- dolore sente dire che Don Bosco impazzito. L'Oratorio trova sede
stabile, e Michele s'accosta alla prima Comunione, nella chiesetta
della R. Fucina
. ..., D. Bosco son pronto a seguirla!>) 1846-1850
Ringrazia il Signore per la guarigione di Don Bosco da mortale
- malattia. Si accrive alla Compagnia di San Luigi, fondata nell'Ora-
- - rio. Vede avverarsi alcune predizioni di morte. Studia attenta-
- - ente Don Bosco. Anche Don Bosco ha fisso lo sguardo su lui.
enta la Scuola Elementare Complementare
i Fratelli delle Scuole Cristiane a Porta Palatina; e comincia a re-
- regolamente all'Oratorio. Sceglie Don Bosco a padre dell'anima
- Vorrebbe incontrarlo e parlargli ogni giorno. « Michelino,
... - prendi1 a. Attende agli esercizi spirituali in preparazione
Ilantemente la terza complementare; e Don
a cominciare il ginnasio per avviarlo al Sacerdozio
Pag. 1
o 12
hista nell'Oratorio
1850-1852
- studio del latino, e non si applica interamente. I Am-
da a dar il massimo rendimento. Prende parte a un

45.8 Page 448

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832
índice
corso di esercizi spirituali nel Seminario di Giaveno, e impara ad
apprezzare l'Esercizio della Buona Morte. - Per la festa del Rosario
va a Castelnuovo, e fa conoscenza con Giovanni Cagliero. - Compie
la prima ginnasiale. - Assiste alia vestizione dei primi chierici. del-
TOratorio. - Perde un fratello, e teme di seguirlo nella tomba. - Con-
tinua lo studio di Don Bosco. - É ammesso alia terza ginnasiale. - Un
brutto scherzo. - Frequenta le lezioni sulla geografía dei luoghi santi.
- Chiede di vestir l'abito ecclesiastico. - Comincia Tapostolato tra i
compagni. - Una testimonianza del Card. Cagliero. - Splendide di-
chiarazioni di Don Bosco
pa
IV. — Veste l'abito ecclesiastico
1852-1853
Don Bosco confida a Michele le sue visioni. - Sante industrie di
Don Bosco nell'educare. - « Di Michele Rúa giovinetto non si dirá
mai bene abbastanza! », - É promosso alia quarta ginnasiale; e con
Giuseppe Rocchietti si prepara a vestir Tabito ecclesiastico. - La « Terra
promessa ». - Difncoltá dei fratellastri per il suo ingresso neirOratorio.
- Entra neU'Oratorio, e veste l'abito ecclesiastico nella cappella dei
Becchi a Castelnuovo d'Asti. - « Don Bosco voleva dirti che con te
avrebbe fatto a meta!». - Impressioni della cerimonia. - Povero nel
vestito! - Compie in un anno la quarta e la quinta ginnasiale. - Perde
un altro fratello, e teme ancor piü di scender presto nella tomba. -
Vorrebbe vivere per lavorare con Don Bosco, e lo aiuta piü intensa-
mente. - É il suo amanuense. - Di fronte al soprannaturale. - Ottiene
il diploma di licenza ginnasiale. - Don Bosco gli aínda la ristampa
d'un opuscoletto per il 1903; ed egli rinnova il proposito di lavorare
sulle orme del Maestro
>
V. — II primo salesiano
1853-/855
Compie il corso filosófico e disimpegna altre mansioni. - Vigila
per l'osservanza delle norme tradizionali della disciplina neirOratorio.
- Vigila ancor piü su se stesso. - Don Bosco lo stima piü degli altri
chierici. - Sua attivitá in Valdocco e neirOratorio di S. Luigi a Porta
Nuova. - Sua mortificazione. - Fa scuola di aritmética agli alunni del
prof. Bonzanino. - Commenta una pagina del testo greco dei Ss. Van-
geli. - Dagli alunni interni é proclamato airunanimita.il migliore
deH'Oratorio. - Prende parte ad un'adunanza privata per lo stabili-
mento della Societá Salesiana. - Comincia ad attendere alia meditazione
quotidiana. - A Torino scoppia il colera e il Servo di Dio si presta
generosamente all'assistenza de* colerosi. - Corre grave pericolo. - É
testimonio della guarigione prodigiosa di Giovanni Cagliero. - Sue
cure per una squadra di orfanelli. - Per il primo fa i vóti religiosi in
mano di Don Bosco. - Continua lo studio del Maestro. - Come S. Gio-
vanni Berchmans!
»
VI. — Comincia il corso teológico
1855'1856
Intraprende lo studio della teología, e dell'ebraico. - « Eran tempi
belli!...». - Quanta nettezza in tanta povertá! - Singolare obbedienza
del Servo di Dio. - Sempre al lavoro! - É segretario della Conferenza
índice
di San Vincenzo de' Paoli, fondata neU'Oratorio di Valdocco; e ne
fonda una seconda neirOratorio di S. Luigi a Porta Nuova. - É pre-
sidente attivissimo della Compagnia deirimmacolata, sorta per ini-
ziativa di Domenico Savio. - Don Bosco lo conduce a S. Ignazio. -
Muore mamma Margherita, e la madre del Servo di Dio entra a farne
le veci neU'Oratorio. - Spirito di mortificazione del Servo di Dio
VIL — Prediche gíovanüi
1856-1857
Esemplaritá del Servo di Dio. - Ha la responsabilitá dell'Oratorio
di S. Luigi. - Alcune prediche di quel tempo. - Don Bosco dispese che
i chierici, entrando in teologia, cominciassero ad esercitarsi neil'esporre
la parola di Dio. - Pregi delle prime prediche del chierico Rúa. - La
prima é contro l'ozio. - « L'ozio é dannoso al corpo, agli interessi
temporali ed all'anima ». - Apostrofi finali alia Madonna. - Testimo-
nianza del Card. Cagliero. - «Tutti vanno airinferno per il cattivo
.esempio ». - « Fuggite quei compagni, che dánno esempi d'irreligione,
d'immodestia, e d'insubordinazione». - «Le battaglie piü gravi, che
ogni uomo deve combatiere, son quelle contro le cattive inclinazioni».
- « Guai a chi si accosta ai Santi Sacramenti per abitudine». - II chie-
rico Rúa, entrando nel primo corso di teologia, cominció ad accostarsi
alia S. Comunione ogni giorno. - II Servo di Dio Leonardo Murialdo
prende la direzione dell'Oratorio di San Luigi. - Una lettera al chie-
rico Rúa. - Aiuta-il teol. Murialdo sino al termine del 1857; quindi
passa all'Oratorio dell'Angelo Custode in Vanchiglia. - Continua a
presiedere la Compagnia dell'Immacolata. - Suo zelo per la frequenza
alia S. Comunione. - Fa scuola di Vangelo ai chierici
VIII. — Accompagna Don Bosco a Roma 1858
Motivi del viaggio. - Una memoria inédita. - Da Torino a Ge-
nova. - É Don Bosco che narra: il chierico Rúa é stanco di sbadigliare;
tremando per il freddo, lo attende all'oscuro sino all'una dopo la
mezzanotte; osserva tutti e nota tutto in silenzio; gli presta utili ser-
vizi. - Da Civitavecchia a Roma: « Tutto andava a tre a tre! ». - « Ecco
la cupola di S. Pietro!». - Memoranda udienza pontificia. - Bacia la
mano al Santo Padre, anche per i chierici deirOratorio. - « Super
socium tuum». - I Rosminiani sperano di vederlo entrare nell'Istituto
della Carita. - Aiuti che presta a Don Bosco. - Di nuovo ai piedi di
Pió IX. - L'Oratorio riprende l'aspetto di famiglia per opera di Don
Bosco e del chierico Rúa. - Nel lavoro piü intenso, con edificazione
di tutti. - La « Festa del Papa ». - Don Bosco l'anima a perseverare
nei santi propositi, perché « solo attraverso il Mar Rosso ed il deserto
si arriva alia Terra Promessa!»
IX. — Direttore spirituale della Societá 1858-1859
Come si viveva neU'Oratorio. - II Servo di Dio é incaricatp del-
l'assistenza degli artigiani e della direzione delle scuole. - Era giá
l'integratore di Don Bosco. - Come interloquiva ai sermoncini della
sera. - Fa scuola di grammatica francese a soldati francesi. - Lo studio
diligentissimo della teologia accresce in lui l'amor di Dio. - Comincia
53 — Vita del Servo di Dio Michele Rúa. Vol. I.

45.9 Page 449

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834
índice
a scrivere un Storia Sacra per le famiglie cristiane. - Belle riflessióni
su Tesposizione delle meraviglie e dei fenomeni del creato. - É pre-
sente all'annunzio della costituzione della Societá Salesiana. - Riceve
la Tonsura, i Minori e il Suddiaconato. - Fondazione della Societá
Salesiana ed elezione dei Superiori. - II suddiacono Rúa é nominato,
airunanimitá, direttore spirituale. - Testimonianza degli ex-allievi sul
virtuoso tenor di vita del Servo di Dio in prossimitá al sacerdozio pag. 111
X. — E ordinato Sacerdote
1860
Unánime ammirazione per la sua vita esemplare. - Prega e lavora.
- Come adempie Turncio di direttore spirituale. - Termina con splen-
didi esami lo studio della teología. - Riceve il diaconato. - Spine e rose.
- Firma la domanda a Mons. Fransoni per l'approvazione degli Statuti
della nuova Societá. - É ordinato sacerdote, a Caselle Torinese, da
Mons. Balma. - Celebra la prima messa nelPOratorio. - Solenne
dimostrazione di affetto e di esultanza per la sua elevazione al sacer-
dozio. - Domanda a Don Bosco un ricordo per Tordinazione; e Don
Bosco gli traccia un eroico programma di vita
» 123
II
PRIMO AIUTANTE DI DON BOSCO
I. — Direttore delle scuole
1860-1861
Come avanza nella perfezione. - S'esercita a predicare e si prepara
aH'esame di Confessione. - É presidente della commissione formatasi
per notare le cose' piü importanti della vita di Don Bosco. - Dá il
maggior contributo a Don Bosco e a Don Alasonatti nella direzione
deirOratorio, con umiltá singolare. - É il direttore delle scuole. - Este- ,
nórmente austero, é di una bontá e discrezione meravigliosa. - Riceve
la strenna della Beata Vergine
» 137
I I . — Direttore dell'Oratorio di Vanchiglia 1861-1863
Per Don Bosco. - É a capo del primo drappello che entra regular-
mente nella Societá Salesiana. - É, fin d'allora, assenziente Don Bosco,
tenuto in concetto di santo. - Suo lavoro nell'Oratorio dell'Angelo
Custode in Vanchiglia. - II quaderno deiresperienza. - Attivitá apo-
stólica. - La sua parola rivela la carita e la saggezza desanima sua. -
Un piccolo saggio della semplicitá, praticitá ed opportunitá delle sue
istruzioní sulla Storia Sacra. - Vita di abnegazione e di sacrificio. -
«Prega ancora un po', e ti daró la mia pietanza!». - « Cereja, cereja,
Don Rúa!». - Miglioramento deH'Oratorio
» 148
I I I . — Direttore a Mirabello Monferrato 1863-1865
Dá Tésame di professore di ginnasio. - É nominato direttore del
primo collegio salesiano di Mirabello Monferrato. - Riceve da Don
índice
835
Bosco importanti norme di direzione. - É voce di tutti: « Don Rúa,
£a Mirabello, é come Don Bosco all'Oratorio!». - É invitato ad accet-
tare una cattedra nel ginnasio di Susa. - Si senté inorgoglire per i lieti
successi e lo confida a Don Bosco. - Don Bosco gli ricorda le parole di
San Bernardo: « XJnde venís, quid agis, quo vadis? ». - Preziosi con-
sigli agli alunni. - Le « paroline airorecchio ». - Con sé stesso. - Mar-
tire del lavoro. - Spirito di mortificazione. - Conduce i collegiali a
Torino per la posa della prima pietra del Santuario di Maria Ausilia-
trice. - Interessamento per il bene spirituale della popolazione di
Mirabello. - Fermezza nelle difficoltá insorte per l'approvazione delle
scuole del collegio. - Delicatezze paterne con giovani discoli. - Eífetti
della lontananza da Don Bosco
pag. 167
IV. — Prefetto'deirOratorio e della Societá 1865
Dolori e conforti. - II Servo di Dio é richiamato all'Oratorio, per
sostituire Don Alasonatti. - « Tutto come prima!». - Cari ricordi ed
umiltá profonda. - Per il primó pronuncia i voti perpetui innanzi a
Don Bosco. - « Amali per me»... «Come un fratello maggiore!... ». -
Assidue cure per migliorare ramministrazione e la disciplina dell'Ora-
torio. - Conferenze settimanali. - Certi alunni. - Come e dove lavorava
il Servo di Dio. - II suo ufíicio era una scuola di povertá e di economía.
- Pazienza con certi aiutanti. - « Lavoriamo per Don Bosco!... Lavo-
riamo per il Paradiso!... ». - Durante la ricreazione. - Ed era stimato
e venerato da tutti. - La santitá di Don Rúa é paragonata a quella di
Don Bosco. - Cuore di" padre con i nuovi alunni. - Per gli artigiani. -
Fa predicar,-per loro, un corso speciale di esercizi spirituali. - Oh!
qual fervore in tutti i religiosi al principio della loro santa istituzione!... » 184
V. — £ il braccio destro di Don Bosco 1866-1868
« Fidelis servus et prudens». - Appunti d'una sua conferenza ai
Salesiani. - Don Bosco puó assentarsi frequentemente dall'Oratorio,
perché Don Rúa lo supplisce a perfezione. - Scopo fondamentale della
Societá Salesiana: la santificazione di coloro che la compongono. -
Delicato lavoro del Servo di Dio. - Scuola pratica di fede nella Divina
Prowidenza e di prudenza cristiana. - Una risposta del can. Eugenio
Galletti. - II Servo di Dio alia contessa Callori. - Al cav. Oreglia di
S. Stefano narra vari fatti prodigiosi di Don Bosco. - Sommi elogi
di Don Bosco alia virtü di Don Rúa. - É guarito di un dolore alia
mano. - Annota fatti e detti del Fondatore. - Suo lavoro per la con-
sacrazione del Santuario di Maria Ausiliatrice. - S'anímala grave-
mente di peritonite, e riceve il Santo Viatico. - Benedetto da Don
Bosco, contro il parere dei medici guarisce. - La missione riservata
al Servo di Dio in un sogno di Don Bosco. - Durante la convalescenza.
- Ordinamento della disciplina dell'Oratorio. - Per l'approvazione della
Societá Salesiana
» 197
VI. — Direttore dell'Oratorio
1869-1872
Approvazione della Societá Salesiana. - La Divina Prowidenza
continua a vegliar suH'Oratorio, e Don Bosco cura la formazione de*

45.10 Page 450

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836
índice
primi Salesiani. - « Unitá di spirito e unitá di amministrazione». -
L'ai uto prestato dal Servo di Dio. - Don Rúa é il primo maestro dei
novizi. - Come assolve il delicato ufficio. - Comincia a spiegare la
Storia Sacra nella chiesa di Maria Ausiliatrice. - Continua le lezioni
di Sacra Scrittura e di Vangelo. - Atiende quotidianamente al mini-
stero delle confessioni. - Al letto dei moribondi. - Vede Tanima di un
alunno volare al cielo in forma di colomba. - Nuova minaccia di perder
Don Bosco, ed olocausti generosi per la sua guarigione. - Cresce il
lavoro del Servo di Dio. - Sue cure paterne per alcuni poveri alunni
irriducibili. - L'Oratorio, per opera paziente di Don Rúa, riveste il
fascino irresistibile del buon esempio. - Altre attenzioni delicate. -
Le sollecitudini per l'esatta osservanza della disciplina non lo rendono
simpático ad alcuni. - Don Cagliero espone la dimcoltá a Don Bosco,
e Don Bosco toglie a Don Rúa rufficio di prefetto airOratorio, e lo
nomina vice-direttore. - Unánime ammirazione per la virtü del Servo di
Dio. - Alcuni pensieri che rivelano la carita deH'anima sua. - Dá Tésame
di professore di retorica
VII. — La «Regola vívente»
1872-1874
Gerrerositá del Servo di Dio. - É incaricato dalla distribuzione
del personale della Societá. - Come aiuta Don Bosco nella fondazione
dell'Opera dei Figli di Maria Ausiliatrice. - Come continua la vigi-
lanza sugli ascritti alia Societá e su tutti e su tutto. - Come prova il
carattere dei futuri Salesiani. - Anche dopo la mezzanotte e nelle prime
ore del mattino, pregando, vigila TOratorio. - Sua carita nel correg-
gere. - Sua cura per prevenire il male. - Economía in tutto ed osser-
vanza delle Rególe. - «Amiamo tanto il nostro Padre!». - Attivitá
di Don Bosco per affrettare l'approvazione definitiva delle Costitu-
zioni della Societá. - Sue raccomandazioni, personifícate nella per-
sona del Servo di Dio. - Don Rúa é il piü povero della Societá. - É la
« Regola vivente ». - Lo splendore della virtü angélica gli traspare da
tutta la persona. - In quanta stima era giá presso quanti lo conoscevano.
- É ascritto all'Accademia dell'Arcadia e all'Accademia di Storia Ec-
clesiastica del Piemonte. - Approvazione definitiva delle Costituzioni
salesiane. - Tempre d'eroi. - Altro splendido elogio di Don Bosco
alia virtü di Don Rúa!
V I I I . — Visitatore delle case salesiane 1874-1875
« Don Bosco»; nuova commissione per raccoglierne le memorie.
- Don Rúa nelle assenze di Don Bosco. - Gli viene ufficialmente affi-
dato l'incarico di visitatore delle case salesiane. - Un prezioso docu-
mento: norme che seguiva nelle visite. - II primo sguardo é alia casa
di Dio. - Poi alio stato religioso e morale deH'istituto, dei confratelli
e degli alunni. - Rilievi interessanti. - A un direttore quindici osser-
vazioni; e come sonó sagge, opportune e delicate! - Pubblica alcuni
classici italiani. - Sua prima visita all'istituto delle Figlie di Maria
Ausiliatrice a Mornese. - Sante impressioni che lascia nelle religiose. -
Supplisce Don Cagliero, dal novembre 1875 all'autunno del 1877,
come direttore spirituale della Societá e delle Figlie di Maria Ausi-
liatrice. - Quanto lavoro! - É Tammirazione di tutti. - Affettuoso
índice
plebiscito. - Come il Servo di Dio Don Luigí Guanella rende omaggio
alia santitá di Don Rúa
pag.
IX. — Nella vita intima della Societá 1875-1876
Conferenze ed adunanze generali per ottenere queirunitá di spi-
rito e d'azione, che inculcava Don Bosco. - Aiuto prestato dal Servo
di Dio. - Come raccomanda Teconomia e Tobbedienza. - Come espone
lo stato fiorente dell'Oratorio nel 1876. - Allocuzione memoranda di
Don Bosco: II presente e Tawenire della Societá Salesiana: « La Di-
vina Prowidenza non ci abbandonerá mai, finché si osserveranno le
Rególe ». - L'Unione dei Cooperatori Salesiani. - Don Rúa perde la
madre. - Attivitá del Servo di Dio. - Domanda soccorsi. - « Chi si
potrebbe chiamare martire del lavoro, é Don Rúa». - É esonerato
dairufficio di vice-direttore. - Un particolare interessante: tutti con-
tinuano a far capo al Servo di Dio. - Una testimonianza signifi-
cativa
»
X. — Sempre ammirabile!
1877-1879
« Faremo a meta ». - Una conferenza memoranda. - « Si puó diré,
che il Signore porti sulle braccia la Congregazione Salesiana». - «La
gloria della nóstra Societá é nella moralitá ». - Come Don Rúa fosse il
fido aiutante e l'integratore di Don Bosco nella direzione dell'Ora-
torio e della Societá. - I primi Capitoli Generali. - Alcune osservazioni
ad una circolare di Don Bosco. - Le prove del « soverchio zelo » e la
prudenza del Servo di Dio. - Va a Parigi per trattare di una fonda-
zione salesiana. - Tiene il discorso per la quarta spedizione di missio-
nari. - Dá la strenna agli alunni e ai Salesiani dell'Oratorio per l'anno
1878. - Lavoro nascosto del Servo di Dio. - Sue sollecitudini per tro-
vare i mezzi da vivere. - Abbandono di Don Bosco nella Divina Prov-
videnza e meravigliosa prudenza di Don Rúa. - Alcuni rilievi interes-
santi. - II quadró della Madonna di Foligno. - Due signore che desi-
derano parlare a Don Bosco durante la cena. - Letrera ad un prote-
stante. - « Vir obediens». - Predicazioni. - « Credo che hai indovinato...,
abbiamo un solo Don Rúa!». - Interessamento del Servo di Dio per le
Missioni della Patagonia. - Circolare alie case salesiane. - Sempre
ammirabile!
»
III
TUTTO DI DON BOSCO
I. — Per la sistemazione della Societá 1880-1882
II Servo di Dio fu Taraldo della sistemazione della Societá Sale-
siana. - Sue prime circolari alie case salesiane. - Istituite le prime
ispettoríe, mensilmente si tiene in corrispondenza con gli ispettori.
- Quanta opportunitá e sinceritá in quelle lettere! - Duplice aspetto del-

46 Pages 451-460

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46.1 Page 451

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%3%
índice
I'Oratorio, e contributo del Servo di Dio per il suo funzionamento
nórmale. - Va a Marsiglia a presiedere un corso d'esercizi spirituali.
- Un saggio delle frequenti illustrazioni meravigliose di Don Bosco.
- Don Rúa accompagna Don Bosco a Roma. - Come l'assiste nella
maggior tribolazione che ebbe a sostenere. - « Anche qui ci troviamo
alie prese con i protestanti ». - Un ricordo del Card. La Fontaine. -
Un « sogno memorando di Don Bosco descrive il carattere e raddop-
pia la vigilanza del Servo di Dio. - I necrologi della Societá, e solle-
citudini del Servo di Dio per redigerli. - Come narra la morte del
Conté Don Cario Cays
^ g 3^3
II — Accompagna Don Bosco a Parigi e a Froh-
sdorf
1883
Cura del Servo di Dio per far conoscere Don Bosco. - Invia alie
case salesiane relazioni delle meraviglie che accompagnano i viaggi di
Don Bosco in Francia. - La guarigione d'una sordo-muta dalla nascita.
- Raccomanda corone di Comunioni per il viaggio di Don Bosco a
Parigi. - Guarigioni strepitose a Nizza, a Marsiglia, ad Avignone, a
a Fourviére. - Entusiasmo destato da Don Bosco a Lione e a Parigi.
- II Servo di Dio é invitato a raggiungerlo alia capitale. - Deposizioni
di Don Rúa sui trionfi di Don Bosco a Parigi, Lilla, Amiens. - Du-
rante il ritorno. - « Quante grazie dobbiamo rendere al Signore!». -
Invia alie case il racconto di un altro « sogno » di Don Bosco. - L'ac-
compagna al Castello di Frohsdorf, al letto del Conté di Chambord.
- II racconto del Servo di Dio. - Sante impressioni lasciate. - Leonc X I I I
accenna alia convenienza, che Don Bosco si scelga un Vicario che lo
aiuti, e raccolga fedelmente lo spirito, impresso alia Societá Salesiana
del Fondatore
» 317
III. — Vicario Genérale
1884*1885
Don Bosco é omai esaurito, e va ugualmente in Francia per rac-
cogliere offerte, ed a Roma per ottenere alia Societá Salesiana la co-
municazione dei Privilegi dei Regolari. - Anche il Servo di Dio, benché
indisposto, si consuma nel lavoro. - Portava anche il cilicio? - Si reca
a Tolone per ritirare una generosa ofTerta del Conté Colle, e torna
disfatto all'Oratorio. - Una dichiarazione del dott. Albertotti sulla
salute di Don Bosco e di Don Rúa. - Eran giorni assai difficili per
rOratorio...; e Don Bosco rimpiange che non abbia piú l'aspetto fa-
miliare di un tempo! - Altra dichiarazione del dott. Combal sulla
salute di Don Bosco. - Nulla giova a sollevario, e cede il suo ufficio
di confessore regolare a Don Rúa. - Lepido racconto di Don Bosco
e umiltá del Servo di Dio. - Don Bosco peggiora, e Leone X I I I s'in-
teressar perché designi un Vicario, o un Successore. - Don Bosco
sceglie Don Rúa a suo Vicario Genérale; ed il Papa ordina che se ne
estenda il decreto. - Tuttavia la nomina non é ancora comunicata alie
Case. - Lavoro enorme del Servo di Dio. - I giornali diffondono la
notizia che Don Bosco... é morto in America! - II Servo di Dio visita le
Case del Lazio e della Sicilia. - Memorande accoglienze a Randázzo
e a Mascali
$ 332
índice
839
IV. — La nomina ufficiale
1885-1886
Don Bosco annunzia al Capitolo Superiore la nomina di Don Rúa
a Vicario Genérale. - L'8 dicembre 1885 la comunica con apposita
circolare alia Societá. - Immediato cambiamento esteriore del Servo
di Dio. - Echi deirintima gioia, destata dalla notizia nelTanima sale-
siana. - Dichiarazione del Cardinale Cagliero. - «Ándate da Don
Rúa!». - Da Parigi e da S. Paolo del Brasile. - «Oh come abbiamo
ringraziato la Madonna! ». - « M'inginocchio in ispirito a ricevere la sua
bendizione unitamente a quella di Don Bosco... ». - Gara di virtü:
Don Bosco vuol essere il « figlio delPobbedienza» al suo Vicario; e
Don Rúa s'immerge nel nascondimento. - Quante sollecitudini per Don
Bosco! - Don Cerruti dedica a Don Rúa due lettere su « Le idee di
Don Bosco sull'educazione e sulPinsegnamento e la missione atruale
della scuola». - II nuovo Vicario riscuote il piü schietto tributo di
devozione. - « QuelPangelo, cui Iddio confidó Passistenza del nostro
santo Vegliardo... ». - «Venga a portarci le benedizioni del nostro
veneratissimo Padre Don Bosco! »
pag. 344
V. — Sempre al suo
flanco
1886-1887
Accompagna Don Bosco a Barcellona. - Impara in pochi giorni
a parlar lo spagnuolo. - II racconto del viaggio nel Processo Infor-
mativo per la Beatificazione di Don Bosco. - Benedice, in nome di Don
Bosco, un bambino moribundo, e questi guarisce. - Durante il ritorno
dalla Spagna. - Per la prima fondazione delle Figlie di Maria Ausi-
liatrice nella Spagna. - Presiede il Capitolo Genérale a Nizza Mon-
ferrato. - Paterni ammonimenti ai Salesiani dopo il IV Capitolo Ge-
nérale. - « Ubbidienza, carita e povertá » erano le virtü che risplen-
devano nel Vicario di Don Bosco. - Modello di raccoglimento e di
devozione. - Don Bosco vuol intitolata la nuova casa di Foglizzo Ca-
navese a S. Michele, in omaggio al Servo di Dio. - Accompagna Don
Bosco nelFultimo viaggio a Roma. - Sviene per la stanchezza, mentre
si prepara a celebrare. - « Che cosa desiderate, brav'uomo? ». - « Oh!
continúate nell'opera incominciata: mantenete in voi lo spirito del
Fondatore!». - « In questo, chi ci ha dato cattivo esempio é Don
Bosco!». - Tornato a Torino, tiene conferenza ai Cooperatori la vi-
gilia di Maria Ausiliatrice.. - Purtroppo il giorno si awicina!
» 357
VI. — Ne raccoglie l'ultimo respiro
1887-1888
II pensiero dominante di Don Rúa. - Sua parola d'ordine agli
ex-allievi: « Ovunque saró, voglio che si veda in me un vero figlio
di Don Bosco!». - Saluta novecento pellegrini francesi. - Accompagna
Don Bosco a Foglizzo Canavese: « Un altr'anno io non verró piü:
ma verrá Don Rúa». - Tiene il discorso della vestizione chiericale
del Principe Augusto Czartoryski: «É presto detto abbandonare il
mondo, ma é cosa assai difficile a farsü». - « Meglio non avrebbe
parlato Don Bosco!». - Cresce sempre il suo lavoro. - Come sta al
flanco di Don Bosco, che si awia rápidamente alia tomba. - La festa
deirimmacolata all'Oratorio. - Con le lacrime agli occhi prowede
alie ultime disposizioni testamenta ríe del Padre. - Don Bosco vuole

46.2 Page 452

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840
índice
il S. Viatico. - « Raccomando ai Salesiani la divozione a María Ausi-
liatrice e la frequente Comunione ». - Ultimi intimi colloqui con Don
Bosco. - Ultime speranze svanite. - Incertezze per la successione. -
Alza la destra paralizzata del morente e invoca la benedizione di Maria
Ausiliatrice su tutti i Salesiani... - « Consoliamoci: se abbiamo perduto
un Padre sulla térra, abbiamo acquistato un protettore in cielo; e noi
dimostriamoci degni di Lui, seguendo i suoi santi ese.mpü». - « Chi
deve prendere le disposizioni per i funerali?!...»
pag. 372
VIL — Presso la salma benedetta
1888
Annunzia ai Salesiani, alie Figlie di Maria ed ai Cooperatori la gra-
vissiina perdita. - Incarica Don Eonetti di prender nota delle cose piü
importanti. - Promette di decorare il Santuario di Maria Ausiliatrice,
se ottiene di seppeílire Don Bosco in una Casa Salesiana. - Straordi-
naria afíiuenza attomo alia salma di Don Bosco. - « Devono essere
UeV nel vedere tanta moltitudine a venerarlo, come se fosse giá beati-
ficato ». - Nell'Oratorio si diflonde la voce, che Don Bosco é apparso
a Don Rúa. - Una suora riacquista la vista. - Dopo 57 ore dalla morte
la salma esala una certa fragranza. - Ai funerali, Don Rúa, a capo chino
e raccolto nel suo immenso dolore, segué immediatamente il féretro.
• Uno spettacolo indescrivibile. - Finita la mesta cerimonia, tutti si
aífollano attorno a Don Rúa per baciargli la mano, con la stessa vene-
razione come si faceva con Don Bosco. - II Servo di Dio si reca dal
Card. Alimonda. per avere consiglio sul dubbio della regolaritá della
sua successione. - Accompagna la salma di Don Bosco a Vaisalice, dove
la turnulazione ha luogo il 6 febbraio. - Parole del Servo di Dio. -
AíTettuosa protesta degli alunni del Seminario di Vaisalice. - Don
Rúa legge al Capitolo Superiore due decreti di Papa Urbano V I I I
sul modo di comportarsi riguardo agli uomini morti in fama di santitá.
- II Card. Parocchi consiglia il Servo di Dio a far pratiche presso
l'Arcivescovo di Torino per cominciare gli atti in preparazione al
Processo Informativo per la Causa di Beatificazione
» 383
IV
SUCCESSORE DI DON BOSCO
PRIMO PERIODO
I. II programma
1888
Invia ai Salesiani una lettera lasciata da Don Bosco. - Dá come
parola d'ordine: « La santitá dei figli sia prova della santitá del Padre! ».
- Espone a Leone X I I I il dubbio circa la sua successione,. e gli fa umile
istanza di scegliere un soggetto piü adatto. - II Capitolo della Societá
assicura il Card. Protettore che, se anche si venisse a un'elezione,
« Don Rúa sarebbe Teletto a pieni voti ». - A Roma si teme che manchi
tra i Salesiani l'uomo capace di raccogliere Tereditá di Don Bosco.
- Mons. Manacorda, vescovo di Fossano, dissipa cotesti timori. - II
índice
841
Papa conferiría la nomina straordinaria di Don Rúa a successore di Don
Bósco per dodici anni. - Egli si reca a far atto d'ossequio al Santo
Padre, e tratta delle pratiche necessarie per iniziare il Processo In-
formativo sulla vita, virtü e miracoli di Don Bosco. - Memoranda
udienza pontificia. - «Te Deum » in Maria Ausiliatrice. - Don Bo-
netti é incaricato del lavoro preparatorio per promuovere la Causa
di Don Bosco. - II Servo di Dio si rende contó del coro d'ammirazione
elevatosi in morte del Fondatore. - Anche Cesare Cantü lo dice degno
di succedere a Don Bosco. - Aífettuosa protesta della Superiora
Genérale delle Figlie di Maria Ausiliatrice. - Dichiarazioni del Servo
di Dio: agli ex-allievi: « Vorrei avere un cuore grande e tenero, come
il caro Don Bosco, per amarvi al par di lui!»; ai Salesiani: « Se, suc-
cedendo a Don Bosco non potei ereditare le grandi virtü del Fonda-
tore, l'amor suo pe* suoi figli spirituali, oh, quello si, sentó che il Si-
gnore me lo concesse!». - Alia trigésima di Don Bosco. - Prima let-
tera del Servo di Dio dopo la conferma a Rettor Maggiore: « Sostenere
e sviluppare le opere da Don Bosco iniziate, seguiré fedelmente i
metodi da lui insegnati, éd imitare il modello che il Signore ci ha
dato: questo sará il programma che io seguiró nella mia carica ». -
<' Ti ricordi di quel sogno di Don Bosco?... Prega per me, che tremo!...» pag. 397
IL — Anno di lutto
1888-1889
Lavoro e nascondimento. - Primo pensiero: nuove vocazioni. -
« In ogni collegio si metta grande impegno per lo studio del latino ». -
Per l'estinzione dei debiti lasciati da Don Bosco. - Un'intesa col Si-
gnore?... Sta il fatto che per tutto l'anno raccolse mille lire al giorno a
favore della chiesá del S. Cuore di Gesü in Roma. - Altro pensiero del
Servo di Dio é di mandare rinforzi di personaje alie case e residenze
missionarie. - Torna ad inviare ai Cooperatori Pultimo appello spedito
da Don Bosco a favore delle Missioni Salesiane. - Commovente spet-
tacolo alia festa di Maria Ausiliatrice. - II Comitato degli ex-allievi
determina di continuare la dimostrazione annuale in onore di Don
Bosco. - Come verme celebráta in quell'anno la festa di San Giovanni.
Esortazioni del Servo di Dio: « Tanto piü promuoveremo lo spirito sa-
lesiano fra i nostri confratelli e la pietá fra i nóstri giovani, quanto piü
manterremo viva tra loro la memoria di Don Bosco ». - Ai direttori. -
Per il giubileo sacerdotale di Leone^XIII. - II 29 setiembre a Vaisalice.
- Nuove partenze di missionari. - Commovente addio neU'intimitá delle
camerette del Fondatore: «Ricordatevi sempre che siete i figli di
Don Bosco ». - Egual cerimonia per le Figlie di Maria Ausiliatrice. -
Nuovo appello alia carita dei cooperatori per far fronte alie gravi spese
per le spedizioni missionarie. - La circolare del Servo di Dio provoca
una contestazione di un londinese. - Don Rúa, nel rispondergli esau-
ri en teniente, rievoca i 40 anni passati con Don Bosco, sotto il manto
della Madonna. - II protestante replica, e Don Rúa torna a rispondere
pregándolo a pensare alia salvezza dell'anima. - Omaggi ai benefattori » 418
III. — Ancora nel nascondimento
1889
A flanco del Servo di Dio, neirintimitá. - Promove la decorazione
del Santuario di Valdocco, qual «monumento al Sac. Giovanni Bosco,

46.3 Page 453

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842
índice
ad onore di María Ausiliatrice ». - «Abbiamo in cuore la vera carita
di N. S. Gesü Cristo». - Tre suggerimenti a chi vuol fare la carita.
- Come raccomanda ai Cooperatori di Torino Topera delle Missioni.
- Invia un devoto indirizzo a Leone XIII in protesta al monumento
di Giordano Bruno. - Inaugurazione della cappella funeraria, eretta
sulla tomba di Don Bosco a Valsalice. - Gara degli operai e degli
artisti per la sua costruzione. - II Servo di Dio vi celebra la prima
messa. - II primo pellegrinaggio. - Una lapide. - All'erede dello spi-
rito sacerdotale di Don Bosco. - « Dunque mi dovró chiamare Don
Giovanni II, capo dei birichini? » - Agli ex-allíevi: « Non potro amarvi
come vi amava Don Bosco; ma é mió vivo desiderio amarvi come
lui». - Le prime visite del Servo di Dio alie case salesiane. - A Nizza
Monferrato: « Oh! come il carissimo Don Rúa sa ritrarre Don Bosco!».
- Ad Alassio pareva a tutti di veder in lui, non il Successore, ma Don
Bosco medesimo! - A Borgo S. Martino: « Vieni, Padre desiderato!».
- Come il Servo di Dio salvó dalla morte una Figlia di Maria Ausilia-
trice. - « Questo é vero miracolo! con tanti mali e si gravi complica-
zioni, la guarigione era impossibile». - A Casalmonferrato: « L'ombra
sua torna, ch'era dipartita!». - A Faenza: un fervorino ai seminaristi;
come raccomanda la carita; suo incontro col Servo di Dio Don Paolo
Taroni. - Presiede il V Capitolo Genérale in Valsalice. - Per lo studio
delle scienze sacre. - Contro le letture pericolose. - Per la cultura
delle vocazioni. - Una lettera alie case salesiane sugli studi letterari. -
I classici latini pagani e cristiani. - Gli autori italiani. - Si vegli sui
libri di lettura! - Circa il método d'insegnamento. - Si eviti ogni
smania di no vita sui libri di testo. - « Regni sempre fra noi la carita
nelle opere, nelle parole e negli arfetti. » - Perde il fratello cav. Antonio.
- Saluta 2000 pellegrini operai francesi alia stazione di Porta Nuova. -
Nuova spedizione di Missionari. - Interessamento del Santo Padre per
l'andata dei Salesiani in Colombia. - Per l'assistenza degli emigrad pog. 440
IV. — Fiducia nei Cooperatori
1890
Memorando appello. - «Senza operai non si puó coltivare un
campo, né far la guerra senza soldatü». - «Non é mai troppo quello
che si fa per Dio!». - Giorni difficili. - « Mettete i vostri beni ad
interesse in una banca, che non chiude mai gli sportelli e vi rende il
centc per uno ». - « Fatevi degli amici che vi vadano incontro, quando
vi presenterete alia porta del cielo ». - Va a Roma, ed é amabilmente
ricevuto in udienza dal Santo Padre. - Parla ai Cooperatori come Don
Bosco. - Nuove fondazioni, e frutti consolanti e bisogrii delle Mis-
sioni. - « Se voi non aiutate tanti poveri giovani abbandonati, di qui
ad alcuni anni essi si presenteranno sulle vie e sulle piazze armati di
di bastoni e di picche, per far man bassa nei negozi e nelle case prívate ».
- DifTonde l'Opera del S. Cuore a favore deirOspizio in costruzione
a Roma. - Visita la Spezia. - Tiene conferenza ai Cooperatori di Ge-
nova. - Ai Cooperatori di Torino annunzia la ripresa di nuove fonda-
zioni, e comunica un attentato degli Alacalufes contro i missionari. -
« Piü le annate vanno male, piú si fa sentiré il bisogno di aprire nuovi
ospizi >>. - « Migliaia di giovani chiedono a voi Télemosina per mezzo
nostro »>. - Fa l'elogio di S. Francesco di Sales a S, Benigno
» 472
índice
843
V. — Primi viaggi all'estero
A Nizza Marittima: «Noi sentiamo che il nostro Padre non é
morto!». - Tiene conferenza a Notre-Dame: « lo intendo imitare Don
Bosco in turto e per tutto, quanto mi é possibile ». - « Ho visto un
miracolo: Don Bosco risuscitato!». - Alia Navarra: nei suo cuore
hanno il primo posto i ragazzi abbandonati. - A Tolone e a Carines:
« Fa davvero mirabilia!». - Entusiasmo a St-Cyr: guarisce un sordo
ed una cooperatrice malata da sei anni. - A Marsiglia: « Di Don Bosco
ce n'é uno solo!...». - A S . Margherita, Aubagne e Roquefort. - Va
nella Spagna, accompagnato da Don Barberis. - Festose accoglienze
a Barcellona e a Sarria. - Tutti riconoscono in lui un altro Don Bosco.
- A Madrid, Siviglia, Utrera. - Gli strappano i bottoni e gli tagliano
pezzetti degli abiti per conservarli come reliquie. - Commovente
addio! - Torna a Torino la martina della domenica delle Palme. -
Riparte per il Nord della Francia. - A Lione visita il Museo delle
Missioni e il Santuario di Fourviére. - A Parigi parla ai Coopera-
tori nella chiesa di S. Onorato. - Va a Londra, Guiñes, Lilla, Liegi,
Namur, Lovanío, Malines, Anversa, Lierre, Gand, Bruges, Courtrai,
Tournai, Le Rossignol, Amiens, e torna a Parigi. - Celebra a Paray-
le-Monial; sosta a Cluny; rientra a Torino. - Quattro mesi in viaggio! pag. 487
VI. — «E un altro Don Bosco!...»
1890
Parla ai Cooperatori di Torino dei viaggi compiuti all'estero. -
Va a Mathi per la benedizione della cartiera. - Annunzia ai Salesiani
l'inizio del Processo Informativo per la Causa di Beatificazione di
Don Bosco," e, per il buon esito, ordina preghiere quotidiane e racco-
manda rimitazione delle virtu paterne. - La festa del 23-24 giugno.
- « Si vollero presentar saggí di tutti i laboratori, e se ne dimenticó
uno!...». - Benedice la nuova chiesa deirOratorio femminile in Val-
docco. - Rivece un gruppo di Venezuelani. - « In Don Rúa sentiamo
qualche cosa di Don Bosco!». - «Se Don Bosco é volato al cielo, a
Don Rúa lasció Tamore, l'ingegno, il cuore!». - Diffbnde Toleografia
del ritratto di Don Bosco del Rollini. - Ricordi agli aJunni dell'Ora-
torio alia partenza per le vacanze. - Norme ed argomenti che desidera
inculcati ai Salesiani dai direttori e dai predicatori degli esercizi spi-
rituali. - Suoi ricordi ai Salesiani ed alie Figlie di María Ausiliatrice
al termine di vari corsi di esercizi. - Manifesta la gioia provata nei
viaggi, al vedere in qual fama di santitá sia per tutto tenuto Don Bosco.
- Tre difetti da evitare. - Saggio della vigilanza con la quale visita le
case. - Alcuni fatti straordinari: legge neU'awenire: ottiene la gua-
rigione d'una suora quasi morente
» 512
VII. — Gioie e dolori
1891
Invita i Cooperatori ad aiutarlo a compiere varíe opere. - Accom-
pagna un drappello di nuovi missionari a ricevere la benedizione
dal Card. Alimonda. - Ritoma a Nizza Marittima e a Carmes, e vi tiene
conferenze. - Visita le case del Cantón Ticino, del Trentino, del Ve-
neto e delle Romagne. - Gioie ed amarezze. - II cinquantenario della
Ia Messa di Don Bosco. • I primi Salesiani in Terra Santa, - II III

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844
índice
Centenario dalla morte di S. Luigi. - Come é amato e venerato il Servo
di Dio! - Tutti vedono in lui un altro Don Bosco. - Da l'addio ad un
altro drappello di Missionari. - Altri ricordi agli alunni in partenza
per le vacanze. - In qual contó tiene gli Esercizi spirituali. - Esortazioni
ai confratelü, agli ascritti, agli ordinandi, alie Figlie di Maria Ausilia-
trice. - Accoglie amabilmente sette pellegrinaggi di operai francesi.
- Un giorno di pioggia prega, e iJ cielo si rasserena suH'istante. - L'a-
gente delle imposte. - II Giubileo dell'Opera Salesiana, e il Monu-
mento a Don Bosco molto gradito. - Le feste cinquantenarie nell'Ora-
torio e l'inaugurazione dei restauri e delle decorazioni del Santuario
di Mana Ausiliatrice. - Propone al Santo Padre la nomina di Mons. Ric-
cardi ad Arcivescovo di Tormo. - É felice di daré a Don Unia il per-
messo di consacrarsi all'assistenza dei lebbrosi d'Agua de Dios in
Colombia. - Nuovi fatti prodigiosi: guarigioni, predizioni, conver-
sioni
pag. 536
VIII. — Sempre avanti
1892
Per il buon andamento delle case. - Si rimette in viaggio. - É rice-
vuto dal Papa. - Scende a Marsala. - « Oh! che brutto augurio questo
sant'uomo fa a questi figliuoli!... ». - La sua visita a Catania é una
pioggia benéfica. - Assiste alia solennissime feste di S. Ágata. - Parla
ai Coopera tori. - Guarisce la mamma del Nunzio Apostólico del Belgio
Mons. Francica Nava. - Grande entusiasmo. - A Caltanissetta assicura
due chierici che partivano per il servizio militare, che un solo di essi
avrebbe indossato la divisa. - Nelle Marche e in Romagna. - In Li-
guria e in Francia. - A Nizza ottiene da S. Giuseppe il terreno per la
fondazione dell'Oratorio festivo. - A Cannes, a Grasse, alia Navarra,
e a Marsiglia. - A St-Pierre de Canon e a St-Cyr. - Tra le Figlie di
Maria Ausiliatrice. - A Valsalice. - A Foglizzo per la festa dell'Appa-
rizione di S. Michele. - Predica TEsercizio della buona morte. - Come
inculca la devozione alia Madonna. - Guarisce il prof. De Magistris.
- In braccio alia Divina Prowidenza! - Al VI Capitolo Genérale dei
Salesiani, ed a quello delle Figlie di Maria Ausiliatrice. - Espansione
meravigliosa. - I Salesiani all'Esposizione delle Missioni Cattoliche
a Genova. - « Spero che la nostra Tesonera non verrá meno nella
riputazione acquistatasi; del resto sarei costretto a fuggire anch'io in
America!». - «Se non vengo io, procureró di mandarvi tra non molto
qualche bravo visitatore»
» 571
IX. — Da mihi animas!...
1893
«Anime!...». - I bisogni delle Missioni. - Per il compimento della
chiesa di Londra prende S. Giuseppe a mediatore. - La prima Lettera
edificante ai Salesiani. - Si awia a Roma. - Omaggio a Leone XIII
nel suo Giubileo Episcopale. - II Vicariato di Méndez e Gualaquiza, e
il secondo Vescovo salesiano. - Udienza Pontificia. - «Ricorrete a
Don Bosco!». - Nuova partenza di Missionari. - Morte del Servo di
Dio Don Augusto Czartoryski. - II XXV del Santuario di Maria
Ausiliatrice. - « Non ista, sed illa!)). - Una benedizione a un malato
lontano. - A Rivalta. - Elogio dell' « Eco d'Italia ». - Dettagliata espo-
sizione inoltrata al Santo Padre sullo stato deirOpera Salesiana. -
índice
845
Durante gli esercizi spirituali. - I Congresso dei direttori diocesani
e dei decurioni dei Cooperatori. - Preziosissimo Autógrafo del Santo
Padre. - Un testo único per Tinsegnamento del Catechismo nelle Case
Salesiane. - Va a Londra per la consacrazione della Chiesa del S. Cuore.
- Visita Anversa, Bruxelles, Namur, Liegi, Lilla, Parigi, Diñan, Giun-
gamp, St-Brieuc, Rennes. - Un altro saggio delle osservazioni che
faceva~ nelle visite alie case. - L'addio a 6o nuovi missionari. - Zelo
costante per le nuove vocazioni: le voleva coltivate in ogni istituto,
anche nelle terre di Missione, e voleva sapere il numero che annual-
mente ne dava ogni ispettoria, ogni casa. - Promuovere nuove voca-
zioni ecclesiastiche e religiose, era la raccomandazione che ripeteva
a tutti i confratelü, in mille modi e in ogni circostanza, perché la
riteneva Timpresa piü utile e santa che puó compiere il Salesiano pag. 599
X. — L'uomo di Dio.
1894
A Nizza Monferrato: « Gesü Sacramentato sia il centro della vostra
vita». - Vigila anche sulle piccole cose. - «Vocazioni!». - Nuovo
omaggio a Leone X I I I , alia chiusura del suo Giubileo Episcopale. -
« Filii tui de longe venient! ». - Bontá paterna. - Ampia ammirazione.
- L'offerta di una povera Cooperatrice. - Predice una vocazione reli-
giosa. - Come accetta la fondazione di Comacchio. - Guarisce un'in-
ferma. - II 24 giugno. - Elogio dell' « Unione » di Bologna. - All'Ora-
torio di S. Martino. - Entusiasmo attraverso la Svizzera, l'Alsazia, il
Belgio e TOlanda. - « Don Bosco é un santo, ma é pur santo il suo
Successore!». - Durante gli Esercizi spirituali. - Circolare agli ispet-
tori ed ai direttori di America. - Vuole che lo spirito di Don Bosco
fiorisca ovunque. - «Vocazioni, vocazioni!». - A i r X I Congresso
Eucaristico Nazionale. - II XXV delle annuali Dimostrazioni. - Trenta
nuove case. - Airinaugurazione della chiesa di San Michele a Fo-
glizzo. - II III Vescovo Salesiano. - Cure assidue per ogni casa. -
- Strenna per il 1895. - Sempre esemplare!
» 631
XI. In Terra Santa
1895
«Amare Gesü sempre piü e fuggire anche ogni piü piccolo pec-^
cato avvertito ». - Per il canto gregoriano. - « Non dimentichiamo che
Don Bosco ci promise la protezione del cielo, fino a tanto che sarebbe
stata in onore fra noi la povertá ». - A Milano. - In Liguria. - In Francia.
- S'imbarca sul Duentia, aña volta della Terra Santa. - A bordo. - II
Signore é sempre con lui!. - Ad Alessandria d'Egitto. - A GiafFa. -
Verso Gerusalemme. - Alia stazione di Deir Aban. - Festose acco-
glienze a Gerusalemme e a Betlemme. - Porta la pioggia. - Celebra
nella grotta della Nativitá. - « Ecce ascendimus Jerosolymam ». -
Visite ufficiali. - Celebra al S. Sepolcro. - Da Betlemme, la casa della
Fede, si porta a Ciemisan, la casa della Speranza. - A Beitgemal, la
casa della Carita. - Riceve la notizia della morte di Don Dalmazzo. -
Da GiafFa a Kaifa. - A Nazaret. - Al colle, dove sorse il Santuario di
Gesü Adolescente. - Sale al Carmelo. - Da Kaifa torna a GiafFa per vie
impraticabili. - «E che sonó queste miserie in paragone di ció che
sofFrono i nostri Missionari?». - II 19 marzo é a Nazaret. - Commosso
addio. - Nel ritorno. - Al Cairo. - Da Marsiglia a Torino
» 662

46.5 Page 455

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846
índice
XII. — II «gran trionfo!»
1895
II I Congresso Salesiano Internazionale a Bologna fu un avve-
nimento. - Lettera del S. Padre: « Chiunque, col favore e coiropera
asseconda le imprese e fatiche della Famiglia Salesiana, si rende in
modo luminoso benemérito della Religione e della Civilta ». - II Card.
Svampa abbraccia e bacia il Servo di Dio in pubblica adunanza. -
Elogi del Card. Mauri, del Card. Ferrari, deirArcivescovo Riccardi,
airOpera di Don Bosco. - Studio del Congresso fu «la salvezza so-
ciale per mezzo della Religione e della Carita». - Relazione inviata
al S. Padre. - Parole e promessa del Servo di Dio. - « La splendida
riuscita del Congresso ci renda piú cara la Pia Societá », vivendo dello
spirito di Don Bosco e rappresentandolo meglio che per noi si possa.
- Impressione edificante lasciata dal Servo di Dio. - Morte di Don
Sala. - La consacrazione di Mons. Costamagna. - A Busto Arsizio.
- A Nizza per gli Esercizi spirituali. - Ricordi vari ai Salesiani. - II
XIII Congresso Cattolico Italiano. - Adunata di decurioni e di diret-
tori diocesani. - A Mondonio. - Stima di Leone XIII per il Servo
di Dio ad attaccamento del Servo di Dio al Papa. - Un sospiro di
Leone X I I I ! - La partenza di 107 -missionari. - Trágica fine di
Mons. Lasagna, del suo segretario e di quattro Figlie di Maria Ausi-
liatrice. - Morte di Don Unia. - Diminuzione di soccorsi. - Come
raccomandava l'economia! - Rose e spine! - «É tempo di mostrarci
uomini ed addestrati alie varié vicende della vita religiosa». - Rima-
niamo fermi e ferventi nel divino servizio, sforzandoci di « daré al
nostro modo di pensare, di parlare, e di operare una forma veramente
salesiana »
XIII. — Nuove meraviglie
Benedetto da Dio! - Fatti prodigiosi: predizioni, guarigioni, mi-
rabili effetti delle medaglie da lui benedette, e delle benedizioni impar-
tite ai malati; una conversione. - Testimonianza di un ex-allievo da
lui non conosciuto. - Come gli principió o si accentuó il mal d'occhi.
- Assiste alia posa della prima pietra di nuove chiese in onore di Maria
Ausiliatrice a Chieri e a Novara. - « Ricco di povertá, ricco di debiti».
- A Vignale. - Adunata regionale di Cooperatori genovesi. - Ad Intra.
- Alia vigilia della festa di Maria Ausiliatrice raccomanda ai Coopera-
tori torinesi la carita delle preghiere e la carita delle elemosine. - A Mi- *
laño, Verona, Vicenza, Este. - A Roma. - Assiste a Casería alia posa
della prima pietra di una nuova chiesa e casa salesiana. - «Viva il
Papa! i>. - « In Lui Don Bosco vive ogni momento! ». - Ringraziamenti
e raccomandazioni paterne. - Pro ve di vigilanza meravigliosa. - Fer-
voroso discorso alie nuove Figlie di Maria Ausiliatrice. - Cari ricordi
e pratiche esortazioni ai Salesiani. - Come crea un nuovo direttore.
- Secondo Congresso di direttori e decurioni dei Cooperatori. -
Espulsione dei Salesiani daH'Equatore. - Partenza di nuovi missio-
nari. - Pro-memoria del Servo di Dio per le spedizioni missionarie.
- II Cinquantenario deH'Oratorio di Valdocco. - Feste e comme-
morazioni solenni a Torino e a Chieri. - A Bologna si rinnova il
prodigio
índice
847
XIV. — Tutto a tutti!...
1897
Carita grande. - Sempre al lavoro. - Una guarigione. - Nuove
esortazioni ai Salesiani: si appella ai vantaggi dell'obbedienza, ed
inculca di aiutare gli ispettori, di praticare l'economia, e di promuovere
nuove vocazioni. - « Formato alia scuola di Don Bosco », non ritiene
vero zelo quello di un religioso o di un sacerdote che, pur lavorando
esemplarmente, non procura nuove vocazioni! - Comunica il compi-
mento del Processo dell'Ordinario per la Causa di Don Bosco. - A
Bologna tiene conferenza ai Cooperatori, ed assiste alia posa della
prima pietra del nuovo Istituto. - II Card. Svampa afferma che Don
Rúa ha diritto d'esser riconosciuto qual uno dei primi benefattori
di Bologna. - Per la diffusione della buona stampa. - Un'altra lettera
di Leone XITT. - Inaugurazione deU'Istituto di Milano. - Una Mis-
sione in fiamme. - Morte delFArcivescovo Riccardi. - Di nuovo a
Roma, nei giorni in cui compiva sessant'anni. - « Ma tu sei un santo! ».
- DifTonde un'eliotipia di S. Francesco del RefTo. - Degno successore
di Don Bosco! - Come risponde a chi. gli chiede due righe di sua
mano. - Avvicinandosi il XXV delle Figlie di Maria Ausiliatrice, vor-
rebbe ottenere dal Papa un documento che désse all'istituto la san-
zione canónica di cui era privo. - Disposizioni per le feste giubilari.
- Risposta al Santo Padre. - Nuove esortazioni al termine, degli Eser-
cizi: alie Figlie di Maria Ausiliatrice, agli aspiranti, ai nuovi confra-
telli, ai confratelli, ai chierici, agli ordinandi, ai sacerdoti, ai direttori.
- Inculca che gli Esercizi rinnovino lo spirito ed assicurino la perse-
veranza. - É a Novara per la benedizione della chiesa di Maria Ausi-
liatrice. - Visita le case di formazione della Francia. - Ai nuovi mis-
sionari. - Ai confratelli deH'Oratorio al principio dell'anno scolastico.
- Va nelie Romagne; a Legnano; a Milano. - Fallimento della casa
di Concepción, e interessamento del Servo di Dio per annullarlo. -
Carita a favore dei perseguitati. - Morte di Don Beltrami
pag. 745
XV. — E rieletto Rettor Maggiore
1898
Decennio della morte di Don Bosco, e disposizioni e proposte per
commemorarlo decorosamente. - A Nizza. - Scrive ai Salesiani: « Sentó
che é ardente in me il desiderio di camminare sulle tracce di Don
Bosco... ». - Annunzia il prossimo Capitolo Genérale, e la contem-
poránea rielezione dei membri del Consiglio Superiore, compreso
il Rettor Maggiore. - « La santitá dei figli sia prova della santitá del
Padre». - « Imitiamolo!». - Care visite ad Ivrea, Foglizzo e Fossano.
- Celebrazione del decennio a Torino. - Ai confratelli che partono
per il servizio militare. - A Bordighera. - Cure paterne per 1'Oratorio. -
Conferenze ai confratelli, agli alunni di quarta ginnasiale, agli ascritti
alia Compagnia di S. Giuseppe. - Centenari religiosi ed artistici del
Piemonte. - Partecipazione dei Salesiani all'Esposizione delle Mis-
sioni. - Durante Tostensione della S. Sindone. - « Quest'umiie sacer-
dote é un santo!...». - Sempre il buon Padre!... - Alie feste di Nizza. -
Gara di carita fraterna per soccorrere la casa di Concepción. - Altri
motivi di conforto per il Servo di Dio. - A Milano. - Alie Scuole
Apostoliche al Martinetto. - Sviene confessando. - Ricordi ai Figli