Esercizi Spirituali Cg29 - Lo Spirito Santo e maria

LO SPIRITO SANTO E MARIA



1.- Introduzione


In questa ultima meditazione, vorrei invitarvi a contemplare Colui che ci permette di vivere in pienezza la mistica della nostra vita in tutte le sue dimensioni, perché è Lui che fa possibile la nostra divinizzazione come partecipazione della Vita Trinitaria attraverso la nostra configurazione personale con Gesù Cristo: lo Spirito Santo.


È una realtà fondamentale nella nostra vita umana, cristiana e religiosa; purtroppo, in particolare nella Chiesa occidentale, ancora rimane come “il grande Sconosciuto”. A questo riguardo, le Chiese di Oriente hanno molto da insegnarci, affinché possiamo respirare, come disse il Papa san Giovanni Paolo II, “con i due polmoni” della vita e della teologia cristiana. Proprio perché in esse si sottolinea molto di più la presenza e l’azione dello Spirito Santo, hanno anche sviluppato molto di più che in Occidente il paradigma della divinizzazione dell’essere umano, come culmine del progetto meraviglioso di Dio Trino.


Essendo un tema molto ampio, dovrei limitarmi soltanto alla presenza dello Spirito Santo nel Carisma Salesiano; ancora più concretamente: alla menzione dello Spirito Santo nelle Costituzioni.


2.- Lo Spirito Santo nelle Costituzioni


Anzitutto, conviene ricordare che non si tratta di testi soltanto giuridici (con l’importanza che questo significa), ma anche carismatici. Come afferma in maniera magnifica Vita Consecrata, “Quando la Chiesa riconosce una forma di vita consacrata o un Istituto, garantisce che nel suo Carisma spirituale e apostolico si trovano tutti i requisiti oggettivi per raggiungere la perfezione evangelica personale e comunitaria” (VC 93).


È chiaro che questo riconoscimento s’identifica, abitualmente, mediante l’approvazione delle Costituzioni della Congregazione. Abbiamo, dunque, la garanzia della Chiesa che ci assicura che il nostro Carisma è un cammino di perfezione evangelica nell’amore, chiamato ad essere assunto da ogni Confratello Salesiano in maniera personale.


Indubbiamente, sarebbe molto più arricchente presentare non soltanto nelle Costituzioni lo Spirito Santo, ma sarebbe molto più desiderabile una visione completa della “teologia trinitaria” che esse contengono: la maniera in cui vengono presentati il Padre, il Figlio Gesù Cristo e lo Spirito Santo. Per adesso, secondo il nostro tema, presentiamo soltanto la missione e l’azione dello Spirito; persino davanti alla ricchezza completa degli articoli, mostreremo soltanto questo aspetto specifico.


La presenza dello Spirito Santo nelle Costituzioni della Società di San Francesco di Sales è molto forte e significativa.

L'azione dello Spirito Santo si manifesta, soprattutto, nella vita del nostro santo Padre Don Bosco: «Lo Spirito Santo suscitò, con l'intervento materno di Maria, San Giovanni Bosco, formò in lui un cuore di padre e di maestro.” (C. 1); Lo colmò dei doni di natura e di grazia (C. 21). Dono dello Spirito Santo è il Sistema Preventivo (C. 20). Don Bosco, in risposta, visse sempre in un atteggiamento di docilità allo Spirito Santo (che si accentua a riguardo della preghiera: C. 86).


A somiglianza del nostro Padre, anche noi «da questa presenza attiva dello Spirito Santo attingiamo l'energia per la nostra fedeltà e il sostegno della nostra speranza» (C. 1); Per questo siamo invitati a essere attenti alla sua presenza in noi (C. 12).


+ La consacrazione che il Padre fa di noi si realizza “con il dono del suo Spirito”, per inviarci "ad essere apostoli dei giovani” (C. 3).

+ Ci rende partecipi della vita di Cristo nello Spirito” (C. 60), e continua in noi la sua opera di formazione, come con i discepoli (C. 96).


+ Come a Don Bosco, anche a noi lui ci concede doni personali (C. 22), ci guida essendo luce e forza: così lo proclamiamo e lo chiediamo nella preghiera della Professione religiosa (C. 24): luce per l'intelligenza, per conoscere ciò che Dio vuole da noi, e forza per la nostra volontà, per poter realizzare ciò che abbiamo scoperto attraverso il discernimento come disegno di Dio su di noi: in questo modo ci conduce «verso la pienezza della verità» (C. 96).


+ Lo Spirito Santo ci santifica, perché è “fonte permanente di grazia e sostegno nello sforzo quotidiano per crescere nell'amore perfetto di Dio e degli uomini”, affinché possiamo portare ai nostri destinatari il miglior dono possibile: la nostra stessa santità (C. 25).


Il nostro atteggiamento davanti allo Spirito Santo è caratterizzato da alcuni tratti specifici, che possiamo riassumere in tre parole, strettamente legate tra loro: ascolto – attenzione – docilità.


* Ascolto – attenzione: Lo Spirito Santo ci fa sentire la sua voce (C. 2), per realizzare il progetto apostolico di Don Bosco. Questo ascolto costituisce il fondamento della formazione come atteggiamento personale permanente: poiché, nel lavoro pastorale, il salesiano “si sforza di discernere negli eventi la voce dello Spirito, acquistando così la capacità di imparare dalla vita” (C. 119). L’articolo 64 parla di questa attenzione in un contesto molto interessante, quello dell’obbedienza: “Docile allo Spirito e attenti ai segni che Egli ci dà attraverso gli eventi…”


L'importanza di questo atteggiamento si accentua in situazioni particolari, la più rilevante delle quali è il Capitolo generale, attraverso il quale «l'intera Società, lasciandosi guidare dallo Spirito del Signore, cerca di conoscere in un determinato momento della storia, la Volontà di Dio, per un miglior servizio alla Chiesa» (C. 146).


* Intimamente unita a questi atteggiamenti è la docilità: siamo “una comunità di battezzati che, docili alla voce dello Spirito…” (Cost. 2) realizzano la nostra Missione. L'articolo 64 lo collega all'attenzione, e l'articolo 99 lo presenta come atteggiamento fondamentale della formazione: «Docile allo Spirito Santo, (il salesiano) sviluppa le sue attitudini e i doni della grazia in un sforzo costante di conversione e di rinnovamento».


Infine, come atteggiamento totalizzante, che costituisce un fattore determinante della “Grazia di unità” per il salesiano e la sua comunità, siamo invitati a fare della vita, preghiera, imparando a incontrare Dio attraverso quelli a cui siamo inviati. «Scoprendo i frutti dello Spirito nella vita degli uomini, soprattutto dei giovani» (C. 95), viviamo pienamente la nostra relazione con Dio.


Questa riflessione ci porta a concludere, con Vita Consecrata, che nel nostro carisma salesiano «il riferimento dei Consigli evangelici (e non solo di questi, ma di tutta la nostra vita) alla Trinità santa e santificante rivela il suo significato più profondo» (VC 21); e a confermare quanto afferma più avanti: «Quando la Chiesa riconosce una forma di vita consacrata o un Istituto, garantisce che nel suo Carisma spirituale e apostolico sono soddisfatti tutti i requisiti oggettivi per raggiungere la perfezione evangelica personale e comunitaria» (VC 93).


E non è indifferente che il Rettor Maggiore nella giustificazione del tema del CG 29 dica che esso fa “riferimento alla centralità di Dio (come Trinità)”, il che vuol dire che c’è bisogno di riscoprire il Dio Uno e Trino come fondamento dell’essere appassionati di Gesù Cristo.



4. - Maria, “Sposa dello Spirito Santo”


Al vertice di questa riflessione, anzi di tutte le riflessioni offerte su questa tematica, vorrei sottolineare alcuni aspetti in cui la Madonna è esempio e modello del nostro rapporto con lo Spirito Santo; in conseguenza, possiamo dire che è l’esempio più pieno della mistica della vita cristiana.


In primo luogo, troviamo nel Nuovo Testamento una “inclusione pneumatologica” molto interessante: la prima volta che viene menzionata Maria, e l’ultima volta, è sempre in rapporto pieno con lo Spirito Santo: l’Annunciazione e Pentecoste. “Lo Spirito Santo scenderà su di te, e su te stenderà la sua ombra la Potenza dell’Altissimo” (Lc 1, 35). “Tutti questi erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la Madre di Gesù” (Atti 1, 14), nell’attesa dello Spirito Santo.


Inoltre, troviamo in Maria l’esempio più bello di “relazione trinitaria” che, alla luce di ciò che è stato detto prima, non la allontana da noi, ma ci invita ad imitarla. Nelle preghiere alla Madonna si intuisce una relazione diversificata con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo; in maniera tale, che vengono attribuite a Lei le tre “relazioni” più profonde dell’essere umano: Figlia – Sposa – Madre. Senza ignorare che hanno un senso e una densità particolari in Lei, in maniera simile siamo invitati anche noi a vivere il nostro rapporto non tanto con “Dio” in astratto e al singolare, ma con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo: un rapporto di amore e di amicizia, che ci permetta di sperimentare la sua presenza in ogni momento della nostra vita.


A questo punto, vorrei tornare ancora ai tre atteggiamenti essenziali nel nostro rapporto con lo Spirito Santo e dei quali Maria è stata un esempio: ascolto – attenzione – docilità.


In particolare, vorrei sottolineare il suo atteggiamento di ascolto, manifestato nella capacità di vivere in profondità gli avvenimenti, per poter discernere ciò che lo Spirito vuole comunicarle, e così collaborare pienamente con Lui. “Maria serbava tutte queste cose, meditandole nel suo cuore” (Lc 2, 19, et passim). I due verbi che indicano l’atteggiamento di Maria sono: συνετερειδιετηρει. Tutt’e due hanno la stessa radice: τηρειν che viene tradotto come serbare, conservare, custodire, riflettere. Ma la cosa più importante sono i prefissi: συνδια. Il primo parla sempre di unione, insieme; mentre il secondo significa: attraverso di…


In questa maniera, se vogliamo sintetizzare l’atteggiamento di Maria, possiamo dire che è doppio: nel vivere questi fatti/parole, cerca di vederli nel suo insieme (non in maniera isolata, o separandoli), approfondendoli in se stessi, per comprendere il loro significato. Si tratta, indubbiamente, del discernimento nella sua espressione più breve e più piena. Ed è molto significativo che nei due casi si afferma che questo discernimento ha il suo centro nel suo cuore! (εν τη καρδια αυτης).


Finiamo chiedendo a Maria, Madre di Gesù e Madre nostra, che anche noi possiamo essere docili allo Spirito Santo, ascoltando la sua Voce e collaborando con Lui nella sua opera, che consiste nel portare alla pienezza della verità e dell’amore tutti quelli e quelle che “sono di Cristo”; più ancora, tutta l’umanità, in particolare le ragazze e i ragazzi che il Signore vuol affidarci.


Alla fine dei nostri Esercizi, chiediamo al nostro Padre, per l’intercessione materna di Maria, che possiamo lasciarci configurare ogni giorno a Gesù Cristo, mediante lo Spirito; e in questa maniera ogni momento e ogni azione della nostra vita quotidiana, vissuti nella mistica del nostro Carisma, diventino occasione di crescita nella fede, nella speranza e nell’amore, realizzando così nelle nostre esistenze il meraviglioso progetto di Dio Trino: farci partecipi, in pienezza, della sua Vita Divina.


Ecco un testo di San Giovanni Crisostomo sullo Spirito Santo1:


Se non ci fosse lo Spirito Santo, non potremmo esclamare ‘Signore Gesù’. «Nessuno, infatti, può dire ‘Signore Gesù’ se non nello Spirito Santo» (1Cor 12,3). Se non ci fosse lo Spirito Santo, non potremmo, noi credenti, invocare Dio (cf. Rom 8,15.26); noi diciamo: «Padre nostro, che sei nei cieli». Come non possiamo dire ‘Signore’, così nemmeno possiamo chiamare Dio ‘Padre’. Donde lo sappiamo? Dall’Apostolo, che asserisce: «Dal momento che siete figli, Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito dei suo Figlio, che grida: ‘Abba, Padre’» (Gal 4,6). Se tu chiami [Dio] ‘Padre’, pensa che fosti ritenuto degno di tale invocazione per impulso dello Spirito Santo. Se non ci fosse lo Spirito, la parola della sapienza e della scienza non sarebbe nella Chiesa; a uno, infatti, dallo Spirito è data la parola della sapienza, a un altro la parola della scienza (1Cor 12,8). Se non ci fosse lo Spirito Santo, non ci sarebbero pastori e dottori nella Chiesa; anch’essi sono [istituiti] dallo Spirito Santo, come precisa Paolo: «In essa lo Spirito Santo vi ha posti come pastori e vescovi» (At 20,28).


Appendice

La Forza dello SPIRITO SANTO


«Come l'evento pasquale viene reso 'nostro' oggi, compiuto una volta per tutte? Attraverso lo stesso che ne è l'artefice fin dall'inizio e nella pienezza dei tempi: lo Spirito Santo. Egli è personalmente la Novità in azione, nel mondo. Egli è la Presenza di Dio-con-noi, «unito al nostro spirito» (Rm 8,16). Senza di Lui, Dio è lontano; Cristo è nel passato; il Vangelo è lettera morta; la Chiesa, una semplice organizzazione; l'autorità, dispotismo; la missione, propaganda; il culto, un'evocazione; e la vita cristiana, una moralità di schiavi. Ma, nello Spirito Santo e in comunione permanente con Lui (in una sinergia indissociabile), il cosmo è elevato e geme nel parto del Regno; l'uomo rimane in lotta contro la carne; Cristo risorto è presente; il Vangelo è forza di vita; la Chiesa significa comunione trinitaria; l'autorità è un servizio liberante; la missione è una nuova Pentecoste; la liturgia è memoriale e anticipazione; e tutta la vita cristiana è divinizzata»2.


Senza lo Spirito Santo, Dio non solo è lontano, ma è infinita lontananza. Egli è l'Assoluto, eterno e inaccessibile, Creatore e Signore che tutto può e tutto domina, che ispira rispetto e perfino timore, che stupisce e trema con la sua infinità e che opprime e schiaccia con la sua grandezza. Non è questa l’immagine di Dio che tante volte ci è stata offerta? Ma, con lo Spirito Santo e grazie a Lui, Dio è infinita vicinanza, infinita tenerezza, Amore-Amicizia, Presenza viva, Misericordia tenera, Trinità-Famiglia, misterioso Focolare, il grande Amico dell'uomo, che vuole la sua piena realizzazione umana, come suo attivo collaboratore, e che rispetta tremante la sua libertà. Pertanto, il nostro atteggiamento fondamentale davanti a Lui è l'adorazione tremante, la fede incrollabile nel suo Amore, la fiducia illimitata, la docilità attiva, l'adesione incondizionata, la cooperazione responsabile e la lode grata. L'adorazione non è schiavitù ma «estasi d'amore».


Con lo Spirito Santo, Dio, per noi, è Abbà. E noi siamo, per lui, dei piccoli figli, teneramente amati. «Noi non siamo più stranieri né estranei, ma concittadini dei santi e familiari di Dio» (Ef 2,19). Apparteniamo veramente alla Famiglia di Dio, che è la Trinità. Siamo veramente figli del Padre; figli nel Figlio; figli del Padre nel Figlio per l'azione dello Spirito Santo. Scrive perciò san Paolo: «Infatti, tutti coloro che sono guidati dallo Spirito di Dio, sono figli di Dio. Voi, infatti, non avete ricevuto uno spirito di schiavi per ricadere nel timore, ma avete ricevuto uno spirito di figli adottivi che ci fa esclamare: Abbà, Padre! Lo Spirito stesso si unisce al nostro spirito per testimoniare che siamo figli di Dio» (Rm 8,14-16). «La prova che siete figli è che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del Figlio suo che grida: Abbà, Padre! Allora non sei più schiavo, ma figlio; e se figlio, anche erede, per volontà di Dio» (Gal 4,6-7).


Lo Spirito Santo, configurandoci veramente con Cristo, che è l'Unigenito del Padre e l'Unigenito della Vergine-Madre, ci rende veramente figli nel Figlio, attraverso una reale partecipazione alla sua Figliolanza; e, allo stesso tempo, si unisce al nostro stesso spirito per darci una viva consapevolezza della nostra filiazione divina e mariana.


Senza lo Spirito, Gesù è semplicemente un personaggio storico, vissuto nel passato – anche se recente – e che a quel passato appartiene irrimediabilmente; che certamente ci ha lasciato un magnifico esempio di vita e uno splendido messaggio dottrinale; ma niente di più. Con lo Spirito, invece, Gesù Cristo è infinitamente vivo e presente ed è la persona più attuale dell'universo, contemporanea a tutti gli uomini: più intima a noi di noi stessi.


Senza lo Spirito Santo, il Vangelo è un libro e, in definitiva, lettera morta. Con lo Spirito, il Vangelo è una Persona viva e vivificante, la cui parola è forza e potenza di vita, che tutto illumina, che dà senso a tutto e che è capace di trasformare dal di dentro l'uomo e l'intera società. Con lo Spirito il Vangelo è perennemente attuale.


Senza lo Spirito, la Chiesa non è altro che una semplice organizzazione, simile a tante altre organizzazioni e istituzioni umane esistenti nel mondo degli uomini. Un'istituzione con scopi culturali, umanitari e, soprattutto, religiosi. Ma nient'altro. Tuttavia, con lo Spirito Santo, la Chiesa è, con tutto il rigore della parola, mistero: realizzazione storica e sociale del disegno salvifico di Dio sull'umanità, sacramento di Cristo, presenza visibile del Cristo invisibile, nuova corporeità del Verbo Incarnato, strumento dello stesso Spirito nella salvezza degli uomini. Con lo Spirito, la Chiesa è una Comunione di vita con Dio in Gesù Cristo, che diventa comunione di vita con gli uomini. Con lo Spirito la Chiesa significa ed è comunione trinitaria: partecipazione familiare alla vita familiare di Dio-Trinità. E, in una vigorosa analogia, qualcosa di molto simile si dovrebbe dire di una Congregazione religiosa. In ogni caso, possiamo chiederci: cosa predomina in essa, la dimensione carismatica o la dimensione istituzionale? Perché, in verità, non si tratta di 'opporsi', ma piuttosto di 'integrare' dimensioni che sono essenziali, ma non hanno lo stesso valore e la stessa importanza.


Senza lo Spirito di Gesù l'autorità è potere e dominio. Non è stato inteso, tante volte, così nella Chiesa, in aperto contrasto con il Vangelo stesso? I giuristi non la definivano proprio potestà dominante? Il potere e il dominio sono un attentato alla persona umana, perché opprimono e schiavizzano, creando dipendenza e servilismo. Senza lo Spirito l’autorità diventa autoritarismo o permissivismo. Presso lo Spirito Santo, invece, l'autorità è diakonia, umile servizio di amore ai fratelli e, quindi, un autentico servizio di liberazione, che garantisce e promuove la vera libertà dei figli di Dio.


Senza lo Spirito, la missione resta semplice propaganda, pubblicità, anche se si tratta dell'annuncio di verità trascendentali per l'uomo. Senza lo Spirito, l''apostolato' è un'attività umana, caritativa o assistenziale - e, talvolta, mero attivismo -; ma cessa di essere un vero apostolato e, di conseguenza, un'azione veramente salvifica. Con lo Spirito Santo, invece, la missione è mistica, perché è un'azione dello stesso Spirito attraverso di noi, e diventa una nuova Pentecoste.


Senza lo Spirito Santo, il culto è una serie di riti e cerimonie e la liturgia è una rappresentazione vuota di contenuto e di vita, una semplice evocazione o memoria di eventi che appartengono al passato. Con lo Spirito il culto è vita e la liturgia è memoria viva e attualizzazione reale dell'intero mistero di Cristo: Incarnazione-vita-passione-morte-risurrezione. Grazie allo Spirito Santo, la liturgia è azione personale di Cristo, che ravviva e attualizza, con noi e per noi, tutto il suo mistero.


Senza lo Spirito, la vita “cristiana” cessa di essere veramente cristiana, perché non è più vita in Cristo e da Cristo; e cessa anche di essere veramente spirituale, perché non è una vita nello Spirito e dallo Spirito. E la morale diventa una “morale da schiavi”. Con lo Spirito Santo, invece, la vita è veramente cristiana e spirituale, assumendo questi aggettivi nel loro senso più rigoroso e profondo: Perché Cristo e lo Spirito sono veramente gli autentici protagonisti di questa vita, e l'uomo – la persona umana, maschio o femmina – si lascia guidare, 'vivere' e vivificare da Loro, raggiungendo così il vertice più alto dell'umanizzazione e della divinizzazione.


Questa breve analisi può servire un po’ come test, per sapere misurare, in qualche modo, fino a che punto siamo veramente cristiani e spirituali, nel senso forte di queste parole. E, soprattutto, come prospettiva, cioè come sguardo avanti: verso ciò che dobbiamo essere e verso ciò che dobbiamo vivere, indipendentemente dal fatto che, fino a questo punto, lo abbiamo vissuto oppure no (cfr. Fil 3, 14).


1 San Giovanni Crisostomo, De Sancta Pentecoste I, PG 50, 458.

In: Karl Christian Felmy, La Teologia Ortodossa Contemporanes, Ed. Quiriniana 1999, 169

2 La forza dello Spirito – dal Discorso alla III Assemblea mondiale delle Chiese, Uppsala, 1968 

Ignazio IV Hazim [Habib Hazim] (1921 – 2012), Metropolita greco-ortodosso di Latakia e Primate della Chiesa di Antiochia