Quadro_di_Riferimento_it


Quadro_di_Riferimento_it



1 Pages 1-10

▲back to top


1.1 Page 1

▲back to top


La
Pastorale
Giovanile
Salesiana
Quadro di
Riferimento
Dicastero per la
Pastorale Giovanile
Salesiana

1.2 Page 2

▲back to top


1.3 Page 3

▲back to top


1.4 Page 4

▲back to top


La
Pastorale
Giovanile
Salesiana
Quadro di
Riferimento
Dicastero per la
Pastorale Giovanile
Salesiana

1.5 Page 5

▲back to top


Hanno collaborato nel lavoro preparatorio:
Con Don Fabio Attard, SDB
Consigliere per la Pastorale Giovanile
Andrea Bozzolo - Antonino Romano - Antonio Jiménez - Centro Nacional Salesiano Pastoral
Juvenil (Spagna) - Centro Salesiano Pastorale Giovanile (Italia) - Chris Ford - David O’Malley
- Dominic Sequeira - Equipo del Teologado Don Bosco (Guatemala) - Gianantonio Bonato -
Istituto per la pastorale giovanile Don Bosco (Germania) - Joe Arimpoor - José Antonio Vega -
José Miguel Núñez - Joseph Gevaert - Marek Chrzan - Don Bosco Center (Filippine) - Osvaldo
Gorzegno - Pier Fausto Frisoli - Riccardo Tonelli - Ronaldo Zacharias - Rossano Sala - Savio
Hon Tai Fai - Thomas Menamparambil.
Hanno collaborato nella stesura del documento:
Alberto Martelli - Carlo Loots - Charles Maria Antonysamy - Chiara Bambozzi - Erino Leoni
- Fernando García - Francesca Ciolfi - Francisco Santos - Francesco Cereda - Gianni Filippin -
Giovanni Doff Sotta - Gregoire Kifuayi Nzilimpiem - Javier Valiente - José Francisco M. Zazo
- José Luis Aguirre - Jose Luis Plascencia - Koldo Gutiérrez - Marcello Baek - Mario Olmos
- Marta Cesteros - Miguel Angel Alvarez - Miguel Angel Garcia - Pier Fausto Frisoli - Rafael
Borges - Robert Simon David - Samuel Segura - Santiago Domínguez - Santiago G. Mourelo
- Sergio Castellini - Tarcizio Moráis.
Disegno grafico: Artia Comunicación
Illustrazioni: Javier Carabaño
Proprietà riservata al Dicastero per la Pastorale Giovanile, SDB
Terza edizione 2014
Edizione extra commerciale
Direzione Generale Opere Don Bosco
Via della Pisana, 1111
Casella Postale 18333
00163 Roma Aurelio
ipo ra a ra sur
--

1.6 Page 6

▲back to top


1.7 Page 7

▲back to top


Presentazione
Il Concilio Vaticano II è stato un evento di grande importanza nella vita della
Chiesa. Al suo interno ha dato inizio ad un lungo processo di riflessione
che s è ra i ato alle fonti delle randi ostitu ioni onciliari la hiesa
come comunità di credenti, trova nella Parola e nella vita sacramentale-
liturgica, specialmente nell’Eucaristia, la forza per essere segno di speranza
e gioia per il mondo. Il cammino sinodale, con le sue Esortazioni
Apostoliche, ha continuato a nutrire e sostenere quel processo. Le
Esortazioni Apostoliche Evangelii Nuntiandi e Catechesi Tradendae, insieme
all’Enciclica Redemptoris Missio e il Direttorio Catechistico Generale,
hanno dato ulteriore vigore alla missione evangelizzatrice della Chiesa.
Dall’immediato post Concilio, la Congregazione si è profondamente
impegnata a leggere i segni dei tempi e a rispondere con generosità e
creatività pastorale ai nuovi bisogni e alle nuove urgenze. Ripensando la
propria missione, la Congregazione ha offerto in questi decenni una
riflessione attualizzata sul Sistema Preventivo di Don Bosco. Ha
pure svolto una riflessione sulla Comunità salesiana, oggetto e soggetto
dell’evangelizzazione. Una speciale attenzione è stata data alla Comunità
Educativo-Pastorale, con una chiara visione del suo Progetto Educativo-
Pastorale Salesiano, un progetto che definisce l’identità evangelizzatrice
ed educativa di ogni tipo di presenza salesiana.
La Congregazione si è anche impegnata a dare risposte alla domanda
di senso e alla ricerca spirituale attraverso la proposta della Spiritualità
Giovanile Salesiana, vissuta da un vasto movimento di persone.
In questi decenni, il Dicastero per la Pastorale Giovanile, ha
accompagnato le Ispettorie con un’animazione sistematica e continua. Un
impegno che aveva come obiettivo quello di rafforzare la conoscenza e
l’applicazione del modello pastorale della Congregazione che trova le sue
radici nelle nostre Costituzioni (31-39).
In questo cammino di animazione, il Dicastero ha trovato un sostegno solido
e chiaro nel magistero dei Rettori Maggiori che in modo incessante e
8

1.8 Page 8

▲back to top


preciso hanno offerto la loro riflessione e guidato con saggezza questo
processo di evangelizzazione ed educazione.
Sulla frontiera pastorale, occorre rafforzare questo sforzo di assimilazione,
chiarimento e realizzazione, perché cresca ancora di più. Si nota un
profondo desiderio da parte di tutti i soggetti pastorali di rispondere con
le migliori forze alle domande della gioventù.
C’è da riconoscere che la presente edizione del «Quadro di Riferimento»
è in continuità con le precedenti edizioni. Si è cercato di arricchirlo con
la riflessione che la Chiesa ha maturato in questi ultimi anni. La presente
edizione è il frutto di un cammino che è partito dalle comunità ed è
maturato all’interno di ogni Ispettoria.
Qui abbiamo una ricca visione d’insieme del patrimonio pastorale salesiano
che viene illuminata dal magistero della Chiesa in risposta alle sfide odierne.
È una sintesi organica che tiene sempre presente una lettura empatica
della storia dei io ani che tro a in risto la sua fonte una sintesi che si
rende sempre più cosciente del suo patrimonio carismatico e della
sua identità pastorale. Un manuale che la CEP assume come dono e
responsabilità. Per questo lo traduce in un PEPS, che dà ad ogni ambiente
e ad ogni opera una chiara proposta di evangelizzazione ed educazione e
che segue linee progettuali comuni per una proposta salesiana oggi.
Il «Quadro di Riferimento» è uno strumento offerto dal Dicastero per
la Pastorale Giovanile per illuminare e orientare il cammino pastorale
di ogni CEP Ispettoriale e locale; per guidare l’azione pastorale di ogni
delegato ispettoriale e locale di Pastorale Giovanile e delle loro équipes;
per contribuire alla formazione di tutti coloro - salesiani, educatori ed
educatrici - che sono corresponsabili della missione salesiana.
Fabio Attard
Consigliere Generale per la Pastorale Giovanile
Roma, 8 dicembre 2013
9

1.9 Page 9

▲back to top


Premessa
alla terza edizione
Il Capitolo Generale 26 del Salesiani (2008) ha deliberato che il Rettor
Maggiore “curi, attraverso i Dicastero competenti, l’approfondimento del
rapporto tra evangelizzazione ed educazione, per attualizzare il Sistema
Preventivo e adeguare il quadro di riferimento della pastorale giovanile alle
mutate condizioni culturali” (CG26 n
Immediatamente dopo il CG26, il Dicastero per la Pastorale Giovanile ha
iniziato un processo di consultazione per arrivare a questa meta. Inizialmente,
sono stati interpellati tutti i Centri di Studio della Congregazione, i Centri
Nazionali di pastorale giovanile, i Centri di Formazione Permanente, oltre
a Salesiani esperti in materia. Il loro contributo è servito come base per
elaborare uno strumento al fine di sollecitare la riflessione di tutte le
comunità della Congregazione. Dopo questa ampia fase di condivisione,
il Dicastero ha ricevuto da ogni ispettoria una relazione sul processo
condotto. La diversità dei temi e delle sfumature di queste relazioni,
provenienti da ogni parte della Congregazione, è stato oggetto di studio
da parte di un’equipe che ha elaborato la presente edizione cercando
di facilitare l’unità organica dei diversi elementi costitutivi della Pastorale
Giovanile Salesiana.
Il testo, che per le sue finalità di guida e di strumento di formazione, si
colloca in continuità con quanto affermato nelle precedenti edizioni, cerca,
nello stesso tempo, di cogliere le nuove esigenze educativo-pastorali e le
sfide culturali ed ecclesiali odierne.
La pubblicazione di una nuova edizione è l’occasione per ribadire la centralità
dei giovani, particolarmente i più bisognosi, nel cuore della Pastorale Giovanile
Salesiana. Il testo, infatti, richiama nelle prime pagine (capitolo I) questa
scelta carismatica l’ottica che qui a iamo scelto è quella di edere come la
Congregazione Salesiana comprende o, meglio ancora, sente, dai tempi di
Don Bosco ad oggi, il suo impegno nei confronti dei giovani.
La struttura e i contenuti fondamentali della 2a edizione (2000) sono stati
arricchiti e sviluppati da una riflessione teologica, spirituale e carismatica
10

1.10 Page 10

▲back to top


più ampia (capitoli II e III). Inoltre, è stata data attenzione particolare alla
diversità dei contesti, divenuti da tempo pluriculturali e plurireligiosi, dove
è presente la Congregazione.
Nel capitolo III atten ione particolare è data a due aspetti particolari la
comprensione del rapporto evangelizzazione-educazione, da una parte;
e dall’altra, si è guardato al Sistema Preventivo come progetto formativo,
proposta di spiritualità e metodologia educativa.
La nuova edizione viene arricchita da una aggiornata presentazione
della Spiritualità Giovanile Salesiana e degli itinerari di educazione alla
fede, cercando una maggiore aderenza alla situazione giovanile odierna
(capitolo IV).
Il capitolo V presenta in maniera dettagliata la Comunità Educativo-
Pastorale (CEP) e con essa offre anche una nuova sezione che descrive “il
cuore dell’educatore salesiano”.
Il Progetto Educativo-Pastorale Salesiano (PEPS) è presentato nelle sue
dimensioni costitutive nel capitolo VI. Strettamente legato al PEPS, questa
edizione sottolinea alcuni orientamenti per una maggior attenzione alla
cultura vocazionale, all’animazione missionaria e al volontariato, e al
mondo della comunicazione sociale.
Il capitolo VII, offre le linee operative all’interno dell’attività e dell’opere di
astorale io anile alesiana ser i i e opere nei di ersi am ienti salesiani
che hanno una forte incidenza educativo e pastorale. È un capitolo che
è stato ristrutturato notevolmente, alla luce delle nuove realtà sociali,
culturali e salesiane.
Il capitolo VIII presenta una lettura dei vari strumenti pastorali e come essi
vanno compresi e applicati all’interno di una Pastorale Giovanile Salesiana
organica. La progettazione pastorale locale, ispettoriale e interispettoriale
è spiegata in modo che possa essere meglio attuata.
11

2 Pages 11-20

▲back to top


2.1 Page 11

▲back to top


Il disegno grafico intende facilitare la lettura, lo studio e la riflessione in
comune tra gli operatori pastorali. In più, è stata privilegiata la centralità
della arola di io insieme al riferimento delle fonti salesiane sono queste
il filo conduttore del testo, presentate nei ‘quadri di testi’ che arricchiscono
ogni capitolo. Tutte le citazioni del testo sono tratte dalla documentazione
che segue questa premessa. Particolare attenzione è stata data al
linguaggio proprio delle Costituzioni e Regolamenti, al patrimonio del
magistero della Chiesa e dei Rettori Maggiori.
Per una lettura più chiara e logica, il testo è diviso in tre parti, salvaguardando
sempre la struttura dei singoli capitoli. In vista di percorsi formativi, ogni
capitolo può essere letto separatamente o in un ordine diverso da quello
proposto.
Un vivo ringraziamento a tutti coloro che durante questi ultimi anni ci
hanno accompagnato con la loro preghiera, riflessione e suggerimenti. In
maniera speciale vorrei ringraziare Miguel Angel Garcia Morcuende, che
da vicino ha seguito il percorso e la formazione del testo, Rafael Borges,
Mario Olmos e Robert Simon che hanno partecipato con generosità alla
revisione del testo.
È doveroso esprimere una sentita riconoscenza a tutti coloro che con il
loro prezioso e nascosto lavoro di traduzione hanno assicurato che la
riflessione pastorale della Congregazione possa raggiungere tutte la parti
del mondo. Il loro generoso servizio è un vero e proprio ministero che è
sempre più apprezzato.
12

2.2 Page 12

▲back to top


Documentazione
Documenti della Chiesa
• Lumen Gentium. Costituzione dogmatica Concilio Vaticano II sulla
hiesa no em re
• Gravissimum Educationis. Dichiarazione del Concilio Vaticano II
sull’educazione cristiana (28 ottobre 1966).
• Gaudium et Spes. Costituzione pastorale del Concilio Vaticano II sulla
Chiesa nel mondo contemporaneo (7 dicembre 1966).
• Evangelii Nuntiandi. Esortazione apostolica di Paolo VI sull’impegno
di annun iare il an elo dicem re
• La scuola cattolica. Documento della Sacra Congregazione per
l’Educazione Cattolica (19 marzo 1977).
• Conferenza di Puebla. Documento della Conferenza Generale
dell’Episcopato Latinoamericano (28 gennaio 1979).
• Familiaris Consortio. Esortazione apostolica di Giovanni Paolo II circa i
compiti della famiglia cristiana nel mondo di oggi (22 novembre 1981).
• Codice di Diritto Canonico. romul ato da io anni aolo
gennaio 1983).
• Christifideles Laici. Esortazione apostolica di Giovanni Paolo II su vocazione
e missione dei laici nella Chiesa e nel mondo (30 dicembre 1988).
13

2.3 Page 13

▲back to top


• Juvenum Patris. Lettera di Giovanni Paolo II (31 gennaio 1988).
• Ex Corde Ecclesiae. Costituzione Apostolica di Giovani Paolo II sulle
ni ersit attoliche a osto
• Redemptoris Missio. Lettera enciclica di Giovanni Paolo II (7 dicembre
1990).
• Presenza della Chiesa nell’università e nella cultura universitaria.
Congregazione per l’educazione cattolica, Pontificio Consiglio per i
laici, Pontificio Consiglio per la Cultura (22 maggio 1994).
• Direttorio Generale per la Catechesi. Congregazione per il Clero
a osto
• Novo Millennio Ineunte. Lettera apostolica di Giovanni Paolo II (6
gennaio 2001).
• Deus Caritas Est. Lettera enciclica di Benedetto XVI sull’amore
cristiano dicem re
• Spe Salvi. Lettera enciclica di Benedetto XVI sulla speranza cristiana
(30 novembre 2007).
• Nota dottrinale su alcuni aspetti dell’evangelizzazione.
Congregazione per la Dottrina della Fede (3 dicembre 2007).
• Lettera di Sua Santità Benedetto XVI a Don Pascual Chávez Villanueva, Rettor
Maggiore S.D.B. in occasione del Capitolo Generale XXVI (1 marzo 2008).
• Caritas in Veritate. Lettera enciclica di Benedetto XVI sullo sviluppo
umano integrale nella carità e nella verità (29 giugno 2009).
• Verbum Domini. Esortazione Apostolica di Benedetto XVI sulla Parola
di Ddio nella vita e nella missione della Chiesa (11 novembre 2010).
• Porta Fidei. Lettera apostolica di Benedetto XVI (11 ottobre 2011).
• Messaggio al Popolo di Dio. XIII Assemblea Generale Ordinaria del
Sinodo dei Vescovi (7-28 ottobre 2012).
14

2.4 Page 14

▲back to top


Fonti salesiane
• Cronache dell’Oratorio di San Francesco di Sales di Domenico
uf no oma rchi io alesiano entrale quaderno
• Memorie dell’Oratorio di S. Francesco di Sales dal 1815 al 1855
di Giovanni Bosco. Saggio introduttivo e note storiche a cura di Aldo
Giraudo (Roma, LAS 2011).
• Vita del giovanetto Santo Domenico allievo dell’Oratorio di
san Francesco di Sales di Giovanni Bosco, in Giovanni Bosco, Vite
di giovani. Le biografie di Domenico Savio, Michele Magone e
Francesco Besucco. Saggio introduttivo e note storiche a cura di Aldo
Giraudo (Roma, LAS 2012).
• Introduzione al Piano di Regolamento per l’Oratorio maschile
di San Francesco di Sales (1854) di Giovanni Bosco, in Pietro Braido
(ed.), Don Bosco educatore scritti e testimonianze. Istituto Storico
Salesiano, Fonti, Serie prima, n. 9 (Roma, LAS 1997).
• Il giovane provveduto per la pratica de’ suoi doveri degli
esercizi di cristiana pietà di Giovanni Bosco (1847), in Pietro Braido
(ed.), Don Bosco educatore scritti e testimonianze. Istituto Storico
Salesiano, Fonti, Serie prima, n. 9 (Roma, LAS 1997).
• Il Sistema Preventivo nella Educazione della Gioventù (1877)
di Giovanni Bosco, in Braido P. (ed.), Don Bosco educatore scritti
e testimonianze. Istituto Storico Salesiano, Fonti, Serie prima, n. 9
(Roma, LAS 1997).
• Lettera da Roma di Giovanni Bosco (1884), in Pietro Braido (ed.),
Don Bosco educatore scritti e testimonianze. Istituto Storico
Salesiano, Fonti, Serie prima, n. 9 (Roma, LAS 1997).
• Lettera di Giovanni Bosco a Don Giacomo Costamagna (10
a osto
in raido ed Don Bosco educatore scritti e
testimonianze. Istituto Storico Salesiano, Fonti, Serie prima, n. 9
(Roma, LAS 1997).
15

2.5 Page 15

▲back to top


• Lettera Circolare sulla Diffusione di Buoni Libri di Giovanni Bosco
mar o
in eria pistolario di san io anni osco olume
lettera
• Memorie biografiche di don [del venerabile servo di Dio / del
beato / di San] Giovanni Bosco di Giovanni Battista Lemoyne -
Angelo Amadei - Eugenio Ceria, 19 voll.
Documenti della Congregazione
e della Famiglia Salesiana
• Atti del Consiglio Generale della Società Salesiana di
San Giovani Bosco. Organo ufficiale di animazione e di
comunicazione per la Congregazione Salesiana. Direzione
Generale Opere Don Bosco.
• Capitolo Generale Speciale della Società Salesiana (1971).
• Capitolo Generale 21 della Società Salesiana (1978).
• Capitolo Generale 22 della Società Salesiana (1984).
• Capitolo Generale 23 dei Salesiani di Don Bosco. «Educare i
giovani alla fede» (1990).
• Capitolo Generale 24 dei Salesiani di Don Bosco. «Salesiani e
laici: Comunione e condivisione nello Spirito e nella missione di
Don Bosco» (1996).
• Capitolo Generale 25 dei Salesiani di Don Bosco. «La comunità
salesiana oggi» (2002).
• Capitolo Generale 26 dei Salesiani di Don Bosco. «Da mihi
animas, cetera tolle» (2008).
16

2.6 Page 16

▲back to top


• Costituzioni e Regolamenti della Società di San Francesco di
Sales (1984).
• Sistema Salesiano di Comunicazione Sociale. Linee orientative
per la Congregazione Salesiana. Dicastero per la Comunicazione
Sociale (2011).
• Il volontariato nella missione salesiana. Manuale di Guida ed
Orientamenti. Dicasteri per la Pastorale Giovanile e per le Missioni
(2008).
• Carta d’identità carismatica della Famiglia Salesiana. D. Pascual
Chávez (2012).
• Identità delle Istituzioni Salesiane di Educazione Superiore.
Direzione Generale Opere Don Bosco (2003).
• Politiche per la presenza Salesiana nell’educazione superiore
2012-2016. Direzione Generale Opere Don Bosco (2012).
Sigle e abbreviazioni
ACG/ACS
Cost./Reg.
CG
IUS
PEPS
PEPSI
CEP
CFP
MGS
POI
Atti del Consiglio Generale/Superiore della Società
Salesiana di San Giovani Bosco.
Costituzioni e Regolamenti della Società di San
Francesco di Sales (1984).
Capitolo Generale dei Salesiani di Don Bosco.
Istituzioni Salesiane di Educazione Superiore
Progetto Educativo-Pastorale Salesiano
Progetto Educativo-Pastorale Salesiano Ispettoriale
Comunità Educativo-Pastorale
Centro di Formazione Professionale
Movimento Giovanile Salesiano
Progetto Organico Ispettoriale
17

2.7 Page 17

▲back to top


I II III

2.8 Page 18

▲back to top


PARTE
PRIMA
In questa prima parte si tracciano le linee di una Pastorale
Giovanile Salesiana rinnovata, a partire da un approccio teologico
ed antropologico. Si indicano alcune chiavi interpretative per la
comunicazione della Buona Notizia perché possa essere ricevuta dai
giovani, in sintonia con le loro attese.

2.9 Page 19

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
20

2.10 Page 20

▲back to top


ABITARE LA VITA E LA CULTURA
DEI GIOVANI DI OGGI
CAPITOLO
I
«Si commosse per loro…
e si mise a insegnare»
(Mc 6, 34)

3 Pages 21-30

▲back to top


3.1 Page 21

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
Il Signore ha indicato a Don Bosco i giovani,
specialmente i più poveri, come primi e principali
destinatari della sua missione. Chiamati alla
medesima missione, ne avvertiamo l’estrema
importanza: i giovani vivono un’età in cui fanno
scelte di vita fondamentali che preparano l’avvenire
della società e della Chiesa. Con Don Bosco
riaffermiamo la preferenza per la «gioventù povera,
abbandonata, pericolante», che ha maggior bisogno
di essere amata ed evangelizzata, e lavoriamo
specialmente nei luoghi di più grave povertà»
(Cost. 26)
Guarda, mi disse (...) Ecco il tuo campo, ecco
dove devi lavorare»
(Memorie dell’Oratorio, Introduzione)
22

3.2 Page 22

▲back to top


ABITARE LA VITA E LA CULTURA DEI GIOVANI DEI OGGI
Il primo capitolo ha carattere ispi-
ratore. Oltre a dare alla pastorale una prospettiva positiva
della realtà giovanile, la rende aperta a tutte le attese, anche
nascoste ed inconsapevoli, dei giovani. Solo abitando il loro
mondo se ne possono realmente apprezzare le potenzialità.
Abbandonando una pastorale ripiegata su se stessa, apriamo
lo sguardo con speranza, tenendo sempre presente chi è più
debole e chi è più a rischio. I nuovi paradigmi culturali e le
sfide dei vari contesti provocano attenzioni specifiche, e sfi-
dano il senso stesso della pastorale e dell’essere Chiesa. In
questo capitolo vorremmo mettere in luce la motivazione che
mosse Don Bosco e la Congregazione con lui e dopo di lui, nel
suo impegno nei confronti dei giovani.
23

3.3 Page 23

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
1 Ecco il tuo campo,
ecco dove devi lavorare
Giovanni Bosco, a casa, in famiglia e nell’ambiente dei Becchi in cui viveva,
parlava certamente il dialetto piemontese tipico delle sue terre contadine.
È utilizzando questo dialetto, crediamo, che Maria, la donna dal maestoso
aspetto del sogno dei nove anni, parlò in sogno a Giovannino. Ora, nel
dialetto del tempo, la frase che Maria disse per indicare a Giovanni il suo
futuro campo di azione, «ecco dove devi lavorare» non è ben tradotta
col il verbo “lavorare”, ma in modo più verosimile il verbo arare: «ecco il
campo che dovrai arare».
Siamo figli di un aratore e questo ci conferma come il carisma salesiano
abbia in sé una virtù del tutto particolare che sostiene la missione giovanile
che ci caratterizza: la virtù della speranza.
L’aratore non si guarda indietro, non misura la fatica con i frutti che
immediatamente raccoglie. Egli, secondo il clima del Piemonte, ha a che
fare col terreno sassoso e incolto, con la terra fredda dell’autunno o ancora
compatta all’inizio di primavera. Non ha la visione del seminatore, non la
gioia del mietitore, ha soltanto la speranza, la certezza del futuro che egli
vede già in fiore, anche se in quel momento è fatto di sudore e fatica.
Sono queste le virtù di chi vuol evangelizzare ed educare i giovani: non ci si
può permettere di perdere tempo, non si può perdere la strada e contemplare
il passato, guardandosi troppo indie-
tro, ma non si può nemmeno preten-
dere di vedere subito i frutti. Occorre
invece sperare, guardare in avanti e
saper, coltivare nel cuore la certezza
«Nelle cose che tornano a vantaggio
della pericolante gioventù o servono a
guadagnare anime a Dio, io corro avanti
che quello che si sta facendo porterà
molto frutto, frutti di santità, frutti di
buoni cristiani e onesti cittadini.
fino alla temerità»
(MEMORIE BIOGRAFICHE XIV, CAP. XXVIII)
Noi salesiani guardiamo ai giovani
come l’aratore guarda la terra
24

3.4 Page 24

▲back to top


ABITARE LA VITA E LA CULTURA DEI GIOVANI DEI OGGI
su cui sta lavorando, con la ferma testardaggine del contadino, con la
temerità che caratterizza il nostro fondatore quando intuisce che i suoi
progetti vengono da Dio; con gli occhi e la mente intenti nel presente
come luogo della speranza perché quello è il tempo dei giovani, perché,
anche se non sembra, quella terra su cui sta lavorando è già feconda di
santità, deve solo essere curata nel modo giusto.
2 Simpatia e volontà di
contatto con i giovani
L’arrivo di Don Bosco nella Torino
del 1841 corrisponde, per il giovane
prete di campagna, alla scoperta
di un mondo giovanile inaspettato
e nuovo rispetto a quello cui era
abituato fin da piccolo: da un lato
«Basta che siate giovani, perché io vi ami
assai»
(IL GIOVANE PROVVEDUTO, INTRODUZIONE “ALLA GIOVENTÙ”)
sono molti i ragazzi e giovani che
convergono sulla capitale dello Stato
sabaudo per cercare lavoro e sostentamento per il futuro, dall’altro lato, Don
Bosco scopre un volto della società più pericoloso, più crudele e più duro di
quello che aveva vissuto ai Becchi o anche nella cittadina di Chieri.
Don Bosco si trova catapultato in un mondo nuovo, dove non
mancano i problemi sociali, economici, politici e religiosi, dove sta crescendo
l’anticlericalismo e dove il normale sentire della gente “nobile”, compresa una
parte della Chiesa, è che i giovani non sono e non saranno mai adatti ad
una vita civile. Diversi di loro sono analfabeti, ignoranti, religiosamente non
praticanti, dediti al furto e ai crimini. Unico rimedio: «La Generala», il carcere
minorile.
Don Bosco, grazie anche alla guida spirituale e pastorale di don Cafasso,
guarda questa situazione con occhi diversi: vede nei carcerati possibili
futuri onesti cittadini, nei ragazzi di strada dei buoni cristiani, negli
spazzacamini e nei giovani lavoratori i futuri santi, pilastri della società e
della Chiesa del presente e del futuro.
25

3.5 Page 25

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
Questa è la grandezza della speranza, che è capace non solo di amare
(come la carità), ma di amare ciò che sarà domani, non solo di credere e
sapere (come la fede), ma credere e sapere il domani.
Lo sguardo di Don Bosco è segnato innanzitutto dalla simpatia. Egli
si cala nei panni dei suoi ragazzi. Ha maturato, durante la sua formazione
vocazionale, un modello di prete caratterizzato dalla vicinanza, dalla
capacità di empatia, di contatto immediato, di consentire con i giovani e la
gente. Il modello pastorale che Don Bosco intuisce, costruisce e sperimenta,
sotto la guida di Maria, è quello del prete simpatico, non del burlone o
dell’amicone, ma di colui che ti fa sentire subito a tuo agio perché ti fa
sentire subito amato per quello che sei e in quello che sei.
Il lavoro pastorale di Don Bosco, la scelta di partire dai più giovani, la sua
inventiva progettuale, non ha alla base la semplice indagine sociologica
sui vizi della società, o la sola constatazione psicologica della potenzialità
insita nella fase giovanile della vita, nemmeno il puro filantropismo di
chi viene mosso all’azione soltanto dal disagio che vede nelle persone
intorno a sé.
Muove Don Bosco lo stesso cuore del Buon Pastore che, vedendo
attorno a sé un gregge smarrito e vagabondo, colto da profonda
commozione, si mette a predicare loro la Parola e a fornire loro da mangiare
per il sostentamento del corpo e dello spirito, qui e per l’eternità: «Come
Gesù fu sbarcato, vide una gran folla e ne ebbe compassione, perché
erano come pecore che non hanno pastore; e si mise a insegnare loro
molte cose» (Mc 6, 34).
L’azione pastorale della Congregazione è, dunque, segnata da una pro-
fonda capacità di trovare occasioni di contatto, di vicinanza, di comunione
con i giovani. Va a cercare i propri destinatari là dove si trovano, dove è la
loro libertà e dove, anche fisicamente, sono i loro interessi (cfr. Cost. 38).
Come il Buon Pastore, il salesiano si lascia interpellare dallo smarrimento
dei propri destinatari, dai loro desideri, adattandosi a loro, chiedendo allo
Spirito Santo il dono della simpatia, modellata sulla mitezza del cuore di
Cristo (cfr. CG20, n. 100).
Per far questo, l’azione pastorale deve essere svolta in modo professio-
nalmente corretto, valorizzando ogni aiuto che provenga dalle scienze e
dalla sapienza umana, ma deve essere soprattutto orientata dalla con-
26

3.6 Page 26

▲back to top


ABITARE LA VITA E LA CULTURA DEI GIOVANI DEI OGGI
templazione della situazione
giovanile con lo stesso sguardo
di Dio, quello sguardo che Don
Bosco ebbe nella sua vita a partire
dal sogno dei nove anni fi no alla
fine di essa, con la preghiera, l’af-
fi damento a Maria, l’obbedienza
«I superiori amino ciò che piace ai
giovani e i giovani ameranno ciò che
piace ai superiori»
(MEMORIE BIOGRAFICHE XVII, CAP. III)
alla Chiesa, la consonanza dei pro-
pri desideri e sentimenti con quelli
di Cristo: «Abbiate in voi lo stesso
sentimento che è stato anche in Cristo Gesù» (Fil 2, 5).
3 Un discernimento di
educatori e di credenti
La contemplazione ci porta a vedere la realtà nella sua profondità. Sono
celebri i molti sogni in cui Don Bosco descrive la propria azione e gli
avvenimenti dell’Oratorio come una lotta, a volte anche cruenta, tra il
bene e il male, o meglio, tra il diavolo e Maria e Gesù.
Queste visioni non sono soltanto pedagogicamente studiate per essere
metafora formativa per i ragazzi che ascoltavano Don Bosco nelle buo-
nanotti di Valdocco, essi sono la visione della realtà con gli occhi di chi
contempla la vita con lo sguardo di Dio. È effettivamente in corso una
lotta tra Gesù e il potere del male: una lotta che è già sicuramente vinta
(questo fonda il nostro ottimismo e la nostra speranza) ma che non è
ancora finita.
La nostra pastorale si inserisce in questa lotta ancora cruenta per la
liberazione dei giovani da ciò che è la vera schiavitù e il vero
male: il peccato. Un peccato che si manifesta in molti modi: nel peccato
personale, nel peccato della Comunità ecclesiale, nelle strutture di peccato
della società; un peccato che opprime l’uomo e offusca l’orizzonte della
salvezza nella quale già progredisce e che lo attende in Paradiso.
27

3.7 Page 27

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
È in questa lotta che la nostra pastorale si inserisce, fronteggiando tutte le
implicazioni: spirituali, materiali, strutturali, politiche, sociali, economiche
e giuridiche, affi nchè ogni giovane possa conseguire pienamente quella
vita degna di Dio e della felicità che gli è riservata.
Il salesiano assume con responsabilità (cfr. Cost. 18) e con allegria e
speranza (cfr. Cost. 17) la fatica di ascoltare, osservare e discernere la
situazione di peccato di questo mondo e si sforza, con la sua azione
quotidiana personale e comunitaria, di disporre gli strumenti per attuare
la sua missione: una vita felice, ora e nell’eternità, per tutti i giovani, anche
i più lontani.
Per questo motivo, ad immagine del Buon Pastore che raduna le sue pecore
e le guida ai veri pascoli, la pastorale salesiana è evangelizzazione ed
educazione insieme. Essa è opera di trasformazione dell’intera vita del
giovane. Essa si sforza di ascoltare e conoscere in modo approfondito e
competente la realtà in cui viviamo per poterla trasformare secondo il
disegno divino (v. capitolo III).
Così la missione salesiana, secondo l’intuizione del Fondatore, è coesten-
siva a tutta la persona e a tutto il mondo. L’ansia pastorale missionaria di
don Bosco si prende cura di tutto il giovane, in tutte le sue componen-
ti, personali e sociali, e per tutti i giovani del mondo. Nasce da qui, fin
dall’inizio della Congregazione salesiana, la scelta di andare incontro ai
giovani nelle situazioni e nei luoghi in cui si trovano per comunicare loro
il Vangelo.
28

3.8 Page 28

▲back to top


ABITARE LA VITA E LA CULTURA DEI GIOVANI DEI OGGI
4 Comunione nell’amore
con gli altri
Nelle nostre opere formiamo la Comunità Educativo-Pastorale e in essa e
per mezzo di essa noi salesiani siamo segni e portatori dell’amore di
Dio ai giovani (cfr. Cost. 2, 47).
Questo duplice punto di riferimento illumina e dà il senso alla nostra
missione.
In primo luogo la nostra missione si svolge nell’ambito della stessa missione
di Cristo, che è venuto perché tutti gli uomini abbiano la vita e l’abbiano
in abbondanza (Gv 10,10): non una vita qualsiasi, ma la sua stessa vita,
essendo egli, appunto, la vita in persona, la verità che la illumina e la via
per raggiungerla (Gv 14,6).
La vita divina che Cristo incarna e manifesta sulla terra e testimonia fino alla
morte di croce è la stessa vita di Dio, la vita del Padre, del Figlio e dello Spirito
Santo, unico movimento di comunione e di amore.
Siamo dunque in primo luogo fermamente convinti che lo scopo ultimo della
nostra missione nella Chiesa e nel mondo è quello di offrire ai giovani,
specialmente ai più poveri, la stessa vita di Cristo, vita di relazione, di
amore, di comunione trinitaria col Padre, fine ultimo della nostra esistenza
e origine della nostra felicità nel
tempo e nell’eternità.
Soltanto nella comunione piena con
Dio, Trinità d’amore, nella stessa
forma del Figlio fatto uomo, i gio-
vani possono trovare il senso della
propria vita, ossia il compimento di
se stessi, nel concreto del quotidia-
no, la verità che Dio ha in serbo per
loro: pienezza di vita e di felicità.
«Comunione e missione sono
profondamente congiunte tra loro, al
punto che la comunione rappresenta la
sorgente e insieme il frutto della missione»
(CHRISTIFIDELES LAICI 32)
29

3.9 Page 29

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
Ma questo compimento personale non è solitario; si costruisce fi n
dal principio nella comunione trinitaria che ci caratterizza come fi gli di
Dio e come uomini. Creato nella forma del Figlio, l’uomo è creato per
la comunione. La promozione di questa spiritualità di comunione è il
principio educativo in tutti i luoghi dove si plasma l’uomo e il cristiano (cfr.
Novo Millennio Ineunte 43). Per questo motivo la nostra missione non si
esprime in primo luogo nella organizzazione di opere e di progetti, ma
nella vivificazione di Comunità Educativo-Pastorali che riflettano qui
in terra la stessa comunità trinitaria del cielo, ove siamo chiamati
a dimorare.
Siamo certi che l’amore di Dio da noi portato ai giovani si sviluppa nella
loro vita con l’allegria, l’ascesi e la vita sacramentale, che combattono
il peccato dell’individualismo, della solitudine e dell’autosufficienza.
Siamo chiamati alla comunione nell’amore, gli uni con gli altri.
Svolgiamo in comunità la nostra missione e ci sforziamo continuamente
di dar vita a comunità che vivano qui in terra come Dio ci ha pensati
nell’eternità.
5 La Pastorale Giovanile
Salesiana esprime la
missione salesiana
La missione salesiana, che dà a tutta la nostra esistenza il suo tono
concreto, specifica il compito che abbiamo nella Chiesa e determina il
posto che occupiamo tra le famiglie religiose (cfr. Cost. 3), si esprime
nel concreto della sua azione storica in quell’insieme di progetti, opere,
ambienti educativi, luoghi di formazione e attività di evangelizzazione,
con il nome complessivo di Pastorale Giovanile Salesiana.
La Pastorale Giovanile Salesiana non esaurisce la ricchezza della missione
della Congregazione. La missione, infatti, è una realtà teologale, stretta-
mente collegata alla vocazione stessa della Congregazione e di ogni sin-
30

3.10 Page 30

▲back to top


ABITARE LA VITA E LA CULTURA DEI GIOVANI DEI OGGI
golo confratello. Essa però non può non esprimersi in azioni concrete. La
pastorale giovanile è l’espressione prima e tipica della missione.
Essa è pastorale perché, in primo luogo, è l’espressione multiforme
di una comunità ecclesiale, nel cui nucleo animatore è presente
la comunità dei consacrati salesiani, assieme a laici collaboratori
(cfr. CG25), costituendo tutti insieme quella comunità ecclesiale sul
territorio, contrassegnata dal carisma salesiano, che esprime la sua
missione evangelizzatrice attraverso le opere educativo-pastorali che di
volta in volta mette in campo.
Essa è giovanile perché al centro della sua azione sta la persona dei
giovani, specialmente dei più bisognosi. Si tratta di cercare i giovani nella
loro realtà, con le loro risorse e difficoltà, e scoprire le sfide dei contesti
culturali, sociali e religiosi in cui vivono, dialogando con loro per proporre,
attraverso la pedagogia dell’accompagnamento, un cammino di incontro
vivo e comunitario con Gesù Cristo (cfr. CG20, n.360).
Infine essa è salesiana perché ha nel carisma di Don Bosco, secondo l’i-
spirazione della carità educativa del Buon Pastore, il proprio riferimento
principale, espressione della pedagogia preventiva, amabile, pronta al dia-
logo e alla fiducia, la misura della propria verità ed efficacia, il metro del
progettare e dell’agire.
Espressione della missione ecclesiale nello stile di don Bosco, la Pastorale
Giovanile Salesiana avverte l’evangelizzazione come l’urgenza principale
della sua azione, consapevole che suo compito fondamentale risulta
dunque quello di proporre a tutti i giovani di vivere l’esistenza umana come
l’ha vissuta Gesù perché si incontrino gradualmente con Cristo, vivano in
pienezza la loro umanità e diventino protagonisti e corresponsabili nella
costruzione del regno di Dio nel
mondo.
La pastorale salesiana non è altra
da quella ecclesiale, che è appunto
tutta evangelizzatrice. Si caratte-
rizza per uno stile di mediazione
educativa, ma anche è una pasto-
rale che passa attraverso la stessa
esperienza educativa.
«Noi dobbiamo avere per scopo primario
la cura della gioventù, e non è buona
ogni occupazione che da questa cura ci
distragga»
(MEMORIE BIOGRAFICHE XIV, CAP. XI)
31

4 Pages 31-40

▲back to top


4.1 Page 31

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
In primo luogo i nostri destinatari privilegiati sono i giovani, che don Bosco
definisce la parte più preziosa e delicata di tutta l’umanità e delizia del
Signore. La categoria “giovani”, pur designando inevitabilmente una spe-
cifica età evolutiva, non è utilizzata né in forma psicologica né sociologica.
L’età giovanile è quindi da intendersi non soltanto come età di passaggio
in vista del futuro «essere buoni cristiani e onesti cittadini», ma in duplice
ottica:
• da un lato essa non può essere pensata se non come parte del tutto
della vita della persona, incomprensibile se non nella correlazione con
le età che la precedono e che la seguono, parte di uno sviluppo di
crescita verso l’età adulta;
• dall’altro lato è necessario mettere a fuoco ciò che è unico di que-
sta età, necessariamente da assumere per passare a quella successiva
senza carenze.
Così le singole età non si succedono in maniera tale che la nuova età
decreti semplicemente la decadenza della precedente e l’età giovanile rap-
presenta una forma fondamentale dell’esistenza umana, un modo carat-
teristico della vita dell’uomo, del suo cammino dalla nascita alla morte; un
modo di sentire, di comportarsi nei confronti del mondo.
Così veniamo a scoprire che la giovinezza, insieme con l’adolescenza che
la precede, sono la parte più preziosa della umanità perché sono pro-
prio la parte della vita in cui si sperimenta se stessi, si riconosce l’emergere
della libertà come un compito, il
compito del volere la propria veri-
tà, segnata dalla vocazione divina
e dalla solidarietà con gli altri. È
«La gioventù de’ nostri giorni (è) la
porzione più delicata e la più preziosa
dell’umana Società, su cui si fondano le
speranze del presente e dell’avvenire»
(INTRODUZIONE AL PIANO DI REGOLAMENTO PER L’ORATORIO
l’età in cui comprendere e volere
la propria missione nella vita, affin-
ché, dopo un periodo di prova, in
cui il soggetto mima se stesso nelle
varie possibili identità future, possa
SAN FRANCESCO DI SALES)
compiere quel salto iniziatico che
fa passare dal provvisorio alla deci-
«Ricordatevi, o giovani, che voi siete la
delizia del Signore»
(MEMORIE BIOGRAFICHE III, CAP. LIII)
sione definitiva di sé. È l’età in cui
la fortezza diventa la virtù cardinale
per eccellenza, è la fase dell’ideale,
della sfida alla realtà in nome del-
32

4.2 Page 32

▲back to top


ABITARE LA VITA E LA CULTURA DEI GIOVANI DEI OGGI
la memoria dei padri e della forza
della scelta compiuta per il vero e il
bene. È il coraggio della missione,
di “gettare le reti” sulla promessa
di una parola autorevole.
«Nostro compito fondamentale risulta
dunque quello di proporre a tutti di vivere
La Pastorale Giovanile Salesiana
l’esistenza umana come l’ha vissuta Gesù»
(CG26, N.36)
persegue tutto questo non solo a
favore dei giovani, ma con uno stile
particolare: assieme ai giovani. Don Bosco è il primo santo che fonda una
Congregazione non solo a favore dei giovani, ma assieme ai giovani
stessi, valorizzandone in modo inaudito il protagonismo tipico di questa
età e coinvolgendoli in prima persona nell’avventura della loro crescita
religiosa e umana. Per questo la pastorale salesiana è giovanile: non solo
perché vede nei giovani i propri destinatari e la propria misura, ma perché
li assume come protagonisti.
Un protagonismo non cieco. Superando le separazioni generazionali e un
certo paternalismo pastorale, attiva, nello stile della famiglia, una respon-
sabilità educativa in un dialogo franco e aperto e valorizza la correspon-
sabilità del soggetto nella comunità, proporzionata alla sua maturità, ma
con la consapevolezza che chi non diventasse protagonista di sé e del
proprio dialogo con Dio non potrà mai essere coinvolto nell’avventura
della santità.
Infine, proprio perché la pastorale è giovanile, essa è sempre e contempo-
raneamente evangelizzazione ed educazione, o forse, potremmo dire, una
evangelizzazione che, proponendo ai giovani di vivere la propria vita sulla
base della forma con cui Cristo stesso l’ha vissuta, è anche sempre forma-
zione integrale della persona e, quindi, educazione.
La Pastorale Giovanile Salesiana dunque è azione organica di una Co-
munità Educativo-Pastorale che, mossa da una missione carismati-
ca, vuole abilitare i giovani a crescere fino alla propria maturitá, fino a
coglierne il richiamo religioso, e fino alla comunione nella Chiesa con
Gesù Cristo avvertito come colui che dà pienezza alla vita, essendone
il fondamento, e, ancora, fino a essere, grazie agli interventi educativi,
“onesti cittadini e buoni cristiani”.
33

4.3 Page 33

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
6
Moltiplicare e qualificare i
luoghi di incontro con i giovani
La Pastorale Giovanile Salesiana è per defi nizione attenta ai segni dei
tempi, perché i giovani non sono mai gli stessi e la loro età e condizione è
mutevole e cangiante per natura. Per questo motivo la pastorale salesiana
non teme di cambiare i propri paradigmi e di mettersi nella condizione di
una conversione pastorale.
I contesti in cui ci muoviamo sono caratterizzati da notevole complessità e
contraddizione. Questo è un dato di fatto che mai come ora siamo chia-
mati a mettere a tema in modo esplicito.
L’esperienza religiosa dei giovani si presenta variegata e anche con tratti
di contraddittorietà; a volte, un’esperienza accanto alle altre, nella quale
la fede non riesce a farsi perno di progettualità unitaria della vita. Per molti
giovani la proposta cristiana, accostata sporadicamente o con una certa
continuità nella catechesi, celebrazione o attraverso una qualsiasi altra
iniziativa ecclesiale, risulta poco significativa rispetto alla loro esperienza, poco
eloquente, poco capace di interpellare i concreti problemi della vita. Talvolta la
proposta suppone, se non un esplicito interesse per la fede, almeno una certa
apertura verso la dimensione religiosa della vita o una esplicita domanda sul
senso della vita. Molti giovani, invece, presi dalle difficoltà della quotidianità e
dalla ricerca d’interessi molto immediati, si trovano di fatto altrove, non tanto
e non solo fisicamente, ma soprattutto mentalmente. Si rileva allora una certa
indifferenza nei confronti della fede. Tale indifferenza, si noti, è in rapporto
alla proposta e non va intesa come chiusura assoluta nei confronti della fede,
della presenza di Dio, del bene che dà speranza e senso alla vita.
Tale complessità non riguarda solo il mondo dei giovani. La Congregazione
salesiana è ormai stabilmente di dimensioni mondiali. Essa vive la feconda,
ma innovativa tensione tra la fedeltà alla propria identità e la declinazione
di essa nelle molteplici e complesse realtà in cui vive e di cui vive.
È nella polivalenza di questi processi di globalizzazione e di cambiamento
strutturale, e non solo superfi ciale, che come Salesiani siamo chiamati e
34

4.4 Page 34

▲back to top


ABITARE LA VITA E LA CULTURA DEI GIOVANI DEI OGGI
riscoprire con forza le radici della nostra identità, a contemplare con fede
i nostri progetti pastorali e ad incarnare con maggiore verità la nostra
missione giovanile, così da essere proposta forte e creativa di nuove ed
attuali forme per l’annuncio della “bella notizia“ del Vangelo.
7 Duplice fedeltà
La simpatia per don Bosco si traduce oggi nella consapevolezza di
dover verificare la nostra azione pastorale affinché sia sempre guida-
ta da una duplice fedeltà: fedeltà al sentire dei giovani, ai loro de-
sideri profondi, al clima culturale che vivono e di cui vorremmo renderli
protagonisti e non solo destinatari o consumatori; e fedeltà
al sentire della Chiesa, alla sua missione evangelizzatrice,
nella capacità di vivere, grazie all’azione dello Spirito Santo,
la missione nel presente, non soltanto come applicazione
protocollare di un passato che sta alle spalle, ma come
una verità sempre feconda di storia e di novità, che
ci rinnova incessantemente e ci conduce alla unione
con lo Sposo (cfr. Lumen Gentium 4).
È necessario, cioè, abitare un terreno comune, in
sintonia, e vivere nel profondo quella assistenza e
convivenza con i giovani di cui ha scritto don Bosco
nella lettera da Roma del 1884: urgenza non solo
di presenza fisica, ma anche di vicinanza spirituale,
culturale, affettiva, propositiva; non paternalistica,
ma cosciente di ciò che il giovane vive; urgenza di
una vicinanza che nella relazione educativa scopra
la novità di Dio e la sua chiamata ad esprimere e
vivere la vocazione della Chiesa in modo sempre
nuovo.
Questa duplice fedeltà storica, al mondo giovanile
e alla missione ecclesiale, pone qui anzitutto la
necessità di moltiplicare e qualifi care i luoghi di

4.5 Page 35

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
incontro con i giovani del nostro tempo, di scoprire, sperimentare e proporre
nuove forme di ascolto, condivisione e proposte. Questa è la conversione
pastorale che viene oggi richiesta e qui la radice della creatività pastorale
(Cost. 19) che coltiviamo nelle nostre opere e progetti. Tale conversione
è un’operazione di verifica e di rilancio della pastorale a partire da
questa fedeltà al mondo e al Vangelo, non statica, ma eminentemente
innovatrice e missionaria.
Qui sta il cuore della Nuova Evangelizzazione, atto di rinnovata assunzione da
parte della Chiesa del mandato missionario del Signore Gesù Cristo che l’ha
voluta e l’ha inviata nel mondo, perché testimoni la salvezza ricevuta e annunci
il volto di Dio Padre, artefice primo dell’opera di salvezza. Essa non è solo rin-
novamento, cambio di paradigma o rinnovo di progetti, ma una vera e propria
conversione perché è cammino di santità, di lotta al peccato e di conformazio-
ne sempre più piena a Cristo Buon Pastore.
Per questo noi, salesiani e laici, essendo stati carismaticamente chiamati
come Comunità Educativo-Pastorale ad annunciare la Buona Novella, ci
sentiamo particolarmente interpellati dall’urgenza della Nuova Evangeliz-
zazione, come impegno per tutta la Chiesa oggi. Urgenza che ci spinge
a trovare, nella fedeltà rinnovata al carisma, una nuova spinta apostolica,
nuovo slancio di contatto con i giovani e soprattutto, a rivedere la nostra
azione pastorale perché sia sempre più efficace nell’annuncio del Vangelo,
nella collaborazione all’avvento del Regno di Dio, nella formazione di buoni
cristiani e onesti cittadini nel presente e nel futuro.
36

4.6 Page 36

▲back to top


ABITARE LA VITA E LA CULTURA DEI GIOVANI DEI OGGI
37

4.7 Page 37

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
38

4.8 Page 38

▲back to top


DAL CRISTO EVANGELIZZATORE
ALLA CHIESA EVANGELIZZATRICE
CAPITOLO
II
«…Per radunare
i figli di Dio
che erano dispersi…»
(Gv 11, 52)

4.9 Page 39

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
Noi, salesiani di Don Bosco (SDB), formiamo
una comunità di battezzati che, docili alla voce dello
Spirito, intendono realizzare in una specifica forma
di vita religiosa il progetto apostolico del Fondatore:
essere nella Chiesa segni e portatori dell’amore
di Dio ai giovani, specialmente ai più poveri. Nel
compiere questa missione, troviamo la via della
nostra santificazione»
(Cost. 2)
(…) per riunire insieme i figli di Dio che erano
dispersi” (Gv 11, 52). Le parole del santo Vangelo che
ci fanno conoscere il Divin Salvatore essere venuto dal
cielo in terra per radunare insieme tutti i figli di Dio,
dispersi nelle varie parti della terra, mi pare che si
possono letteralmente applicare alla gioventù dei nostri
giorni. Questa porzione la più delicata e la più preziosa
dell’umana società, su cui si fondano le speranze di un
felice avvenire (…) Questa fu la missione del Figlio di
Dio; questo può solamente fare la santa sua religione (…)
Quando mi sono dato a questa parte di sacro ministero
intesi di consacrare ogni mia fatica alla maggior gloria di
Dio e a vantaggio delle anime; intesi di adoperarmi per
fare buoni cittadini in questa terra, perché fossero poi un
giorno degni abitatori del cielo. Dio mi aiuti di poter così
continuare fino all’ultimo respiro di mia vita»
(Introduzione al Piano di Regolamento per l’Oratorio San Francesco di Sales)
40

4.10 Page 40

▲back to top


DAL CRISTO EVANGELIZZATORE ALLA CHIESA EVANGELIZZATRICE
Un’aggiornata impostazione della Pa-
storale Giovanile Salesiana richiede una riflessione non solo
di tipo carismatico ma di tipo teologico. La pastorale giovani-
le come azione della comunità ecclesiale ci spinge ad un ap-
profondimento teologico ed ecclesiologico. Questo secondo
capitolo espone tre convinzioni di fondo: Gesù Cristo, evange-
lizzatore ed annunciatore della comunione con Dio e della co-
munione tra gli uomini (amore fraterno), che è la rivelazione
piena di Dio Comunità-Amore; la Chiesa, «Mistero di comunio-
ne e di missione», animata e sostenuta dallo Spirito di Dio; la
Congregazione salesiana condivide con la Chiesa la missione
evangelizzatrice con la specifica scelta giovanile.
41

5 Pages 41-50

▲back to top


5.1 Page 41

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
1
Gesù Cristo, Buon Pastore,
manifestazione piena
dell’Amore di Dio
Il prezioso testo del nostro Santo Fondatore (v. sopra), oltre a indicare l’integralità
dell’educazione salesiana che, attraverso il Sistema Preventivo forma “onesti
cittadini e buoni cristiani”, ci dischiude chiaramente la profondità teologica
della missione affidatagli da Dio. Questa, nei contesti nuovi e molto
diversi da quelli in cui Don Bosco visse e lavorò, continua ad essere anche la
nostra missione. Siamo chiamati ad essere, nella Chiesa, “segni e portatori
dell’amore di Dio ai giovani, specialmente ai più poveri” (Cost. 2).
L’amore di Dio si è manifestato pienamente in Gesù Cristo, come dice la pri-
ma lettera di Giovanni: “Quello che era da principio, quello che noi abbiamo
udito, quello che contemplammo e che le nostre mani toccarono del Verbo
della Vita – la Vita infatti si manifestò, noi l’abbiamo veduta e di ciò diamo
testimonianza e vi annunciamo la Vita eterna, che era presso il Padre e che
si manifestò a noi –, quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo
anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi” (1 Gv 1, 1-3a).
In questo senso Gesù è il Profeta per eccellenza; a differenza dei profeti
dell’Antico Testamento, attraverso i quali in molti modi e tempi Dio ha parla-
to al suo Popolo (cfr. Eb 1), Egli è la Parola di Dio, nella quale Dio si comunica
con tutti gli uomini e con tutte le donne del mondo in maniera definitiva.
L’amore di Dio manifestato in Gesù Cristo è la Buona Notizia per eccellenza
data a tutti gli uomini, l’euanghèlion. Questo amore costituisce anche la
pienezza di ogni donna e uomo, nella loro realtà integrale. Gesù lo dona
attraverso la comunione con Dio, soprattutto nel perdono dei peccati, e
attraverso la comunione tra tutti gli uomini, nel “comandamento nuovo”:
“Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni
per gli altri” (Gv 13, 35).
Gesù comunica l’Amore di Dio che porta alla salvezza di tutti senza
escludere nessuno, ma con una predilezione speciale per quelli che sono
emarginati, socialmente o religiosamente, per diverse ragioni: i più poveri, i
42

5.2 Page 42

▲back to top


DAL CRISTO EVANGELIZZATORE ALLA CHIESA EVANGELIZZATRICE
malati – in particolare i lebbrosi e gli
affitti dallo spirito maligno –, persino
i più lontani da Dio, i peccatori
pubblici (pubblicani e prostitute:
cfr. Lc 7, 36-50; Lc 15, 1-3). Mostra
ugualmente una grande bontà e
tenerezza verso i bambini, dei quali
persino afferma: “Chi non riceve il
Regno di Dio come lo accoglie un
bambino, non entrerà in esso” (Mc
10, 15).
Questa manifestazione dell’Amore
di Dio verso tutti gli uomini e tutte le
donne non è soltanto una promessa
che si compirà nel futuro: Gesù
rivela l’Amore di Dio attraverso i
suoi segni salvifici: “passò facendo
del bene” (Atti 10, 37-38).
«La povertà allude direttamente alla loro
situazione socio-economica; l’abbandono
richiama la ‘qualifica teologica’ di
privazione di sostegno a causa della
mancanza di una mediazione adeguata
dell’Amore di Dio; il pericolo rimanda
ad una fase determinata della vita,
l’adolescenza-gioventù, che è il tempo
della decisione, dopo la quale molto
difficilmente si possono cambiare le
abitudini e gli atteggiamenti adottati»
(DON PASCUAL CHÁVEZ, ACG 384, «CONTEMPLARE GESÙ
CON LO SGUARDO DI DON BOSCO»)
D’altra parte, tutti quelli che hanno
fatto esperienza dell’Amore di Dio
attraverso la parola e l’azione di
Gesù Cristo, i più “bisognosi” nelle
diverse situazioni, diventano, essi
stessi, evangelizzatori: i malati, i più
poveri, la samaritana disprezzata,
persino chi era posseduto da una
legione di demoni (cfr. Mc 5).
«Gesù Cristo si fece piccolo coi piccoli e
portò le nostre infermità. Ecco il maestro
della famigliarità»
(LETTERA DA ROMA, 1884)
Gesù stesso ha voluto raffi gurare la sua missione con l’immagine del
Buon Pastore (cfr. Mt 18, 12-14; Lc 15, 4-7; Gv 10, 1-8), “che conquista
con la mitezza e il dono di sé” (Cost. 11).
Come Buon Pastore, Gesù ha sempre una preoccupazione missionaria:
“È necessario che io annunci la buona notizia del Regno di Dio anche
alle altre città; per questo sono stato mandato” (Lc 4, 43-44). “E ho altre
pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle le devo
guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un
solo pastore” (Gv 10, 16). Amando tutte le sue pecorelle, il Buon Pastore
43

5.3 Page 43

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
ha una predilezione persino sconcertante verso quella che è smarrita,
manifestando la sua amorevole premura col cercarla finché la trova, e la
sua amorevolezza “caricandola, pieno di gioia, sulle sue spalle” (Lc 15, 5).
Il senso più profondo dell’Incarnazione del Figlio di Dio, inviato dal Padre
“per opera dello Spirito Santo” e che trova la sua realizzazione più
piena nel Mistero Pasquale, morte e risurrezione di Gesù, è proprio
questo: rivelarci “fi no all’estremo” (Gv 13, 1ss.) l’Amore divino, per
radunare nell’unità di questo Amore tutti gli uomini e donne del mondo:
“Egli è la nostra Pace, Colui che di due ha fatto una cosa sola, abbattendo
il muro di separazione che li divideva (…) per mezzo di Lui possiamo
presentarci, gli uni e gli altri, al Padre in un solo Spirito” (Ef 2, 14.18).
2 Gesù ci rivela il Mistero di
Dio, Comunità di Amore
Ma Gesù non soltanto ci rivela l’amore di Dio per noi, ma il volto del vero
Dio, che è in se stesso Comunione di Amore: il Padre dona se stesso al
Figlio, generandolo, e insieme spirano lo Spirito Santo: questo è il cuore
della fede cristiana.
Questa Comunione di amore non solo viene manifestata agli uomini dal
Figlio, ma attraverso l’azione di Gesù e dello Spirito Santo è realmente
partecipata. Essa costituisce l’impegno fondamentale del cristiano: costruire
nel nostro mondo il Regno di Dio, che è un Regno “di giustizia, di amore e
di pace”. “Padre, ti prego perché tutti siano una sola cosa, come tu, Padre,
sei in me e io in Te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi
hai mandato” (Gv 17, 21).
44

5.4 Page 44

▲back to top


DAL CRISTO EVANGELIZZATORE ALLA CHIESA EVANGELIZZATRICE
3 La Chiesa, chiamata a
continuare la missione di Gesù
Questa è la ragione di essere e la missione fondamentale della Chiesa:
continuare la missione di Gesù Cristo, con la luce e la forza dello Spirito
Santo, per manifestare il Dio che è Amore, e costruire la comunione con Lui
e tra tutti gli uomini e donne, senza nessuna esclusione, ma privilegiando
“gli ultimi”, secondo le diverse situazione nello spazio e nel tempo della
storia. Questa continuità viene segnata nel Nuovo Testamento, nell’opera
giovannea, attraverso una costatazione citata due volte: “Dio, nessuno lo
ha mai visto” (Gv 1, 18; 1 Gv 4, 12); ma, se la prima volta sottolinea la
missione di Gesù: “Il Figlio unigenito, che è Dio, ed è nel seno del Padre, è
Lui che lo ha rivelato”, la seconda volta “trasferisce” questa missione alla
comunità dei credenti in Cristo: “Se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane
in noi e l’amore di Lui è perfetto in noi”.
La Chiesa è, nella sua essenza più profonda, “mistero di comunione e di
missione” (Christifideles Laici 32): continuazione della Missione di Gesù
Cristo, nell’annuncio dell’Amore di Dio per l’edificazione della comunione-
comunità dei fi gli e fi glie di Dio. L’esperienza di Chiesa è esperienza di
comunione con Dio e con gli uomini.
È una comunità sostenuta dallo Spirito, dove la fede
si vive in comunità (koinonia)
si riflette e diventa coerente testimonianza (martyria)
si celebra (liturgia)
si trasmette nel servizio e nella azione pastorale (diakonia)
si traduce in atteggiamenti di vita (spiritualità)
La sua comunitarietà si manifesta e si realizza a diversi livelli. Ha la propria
meta nel compimento escatologico della Comunione di amore con Dio, e
degli uomini tra di loro: la pienezza del Regno di Dio. Strumento privilegiato
e luogo di attuazione di tale amore, già qui sulla terra, è la Comunità
ecclesiale, comunione di amore che si costruisce ogni giorno e, al tempo
stesso, indispensabile servizio ministeriale per la realizzazione del Regno
45

5.5 Page 45

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
attraverso l’opera di evangelizzazione e di catechesi, la celebrazione dei
Sacramenti, l’esperienza dell’amore fraterno nelle comunità, il dialogo
ecumenico e interreligioso, la promozione umana che
porta al superamento di ogni discriminazione ed
emarginazione.
Perciò, la Chiesa è essenzialmente
missionaria, e porta l’annuncio di Cristo
ad ogni popolo e cultura come suo dovere
prioritario. La missione ecclesiale dà il tono
alla stessa identità della comunità cristiana:
il compito ricevuto da Cristo di evangelizzare
i popoli non è soltanto una “cosa da fare”, ma
fa parte della natura stessa della Chiesa e denota
la sua identità. Come dice un bel testo liturgico:
“Fare di tutte le nazioni un solo popolo
nuovo, che ha come fine il tuo regno, come
condizione la libertà dei tuoi figli, come
(MESSALE
statuto il precetto dell’amore”
ROMANO, PREFAZIO COMUNE VII)
4 La missione salesiana
Il carisma salesiano partecipa della missione universale della
Chiesa: è un’esperienza dello Spirito, un Dono di Dio dato alla Chiesa e
all’umanità attraverso Don Bosco, con proprietà distintive:
• i destinatari specifici: “radunare” i giovani;
• la predilezione per “i più poveri, abbandonati, in pericolo”:
“lontani” da Dio, emarginati dalla comunità umana, più
carenti dell’esperienza dell’amore di Dio;
46

5.6 Page 46

▲back to top


DAL CRISTO EVANGELIZZATORE ALLA CHIESA EVANGELIZZATRICE
• uno stile tipico che privilegia l’amorevolezza (amore
educativo che fa crescere e crea corrispondenza) e la
comunitarietà (spirito di famiglia), per superare la solitudine
e lo sfruttamento;
• la “mediazione privilegiata” dell’educazione e l’esperienza
della Comunità Educativo-Pastorale, “esperienza di Chiesa,
rivelatrice del disegno di Dio” (Cost. 47).
5 Maria, Madre e Maestra
“Tutti erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne
e con Maria, la Madre di Gesù” (At 1, 14). La presenza materna di Maria
nella prima comunità, al centro dei “fratelli e sorelle” di Gesù, continua
lungo i secoli. “Volto materno dell’Amore di Dio”, Ella ci porta verso Gesù,
perché tutti, uomini e donne del mondo, possiamo diventare figli e
figlie nel Figlio. E, come nelle nozze di Cana, la sua preoccupazione e
predilezione materna è per tutti quelli che “non hanno più vino” (Gv 2,
3): in particolare per i tanti giovani che non trovano il senso della loro
vita perché non si sentono amati da Dio, emarginati per causa della loro
condizione socio-economica, familiare, affettiva o professionale. Facendoci
noi compagni di strada soprattutto per questi giovani, “la Vergine Maria
è una presenza materna in questo cammino. La facciamo conoscere come
Colei che ha creduto, aiuta e infonde speranza” (Cost. 34).
47

5.7 Page 47

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
48

5.8 Page 48

▲back to top


EVANGELIZZARE ED EDUCARE:
LA NOSTRA IDENTITÀ APOSTOLICA
CAPITOLO
III
«Dammi dell’acqua
viva, perché
non abbia più sete»
(Gv 4, 15)

5.9 Page 49

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
La nostra missione partecipa a quella della
Chiesa che realizza il disegno salvifico di Dio,
l’avvento del suo Regno, portando agli uomini
il messaggio del Vangelo intimamente unito allo
sviluppo dell’ordine temporale. Educhiamo ed
evangelizziamo secondo un progetto di promozione
integrale dell’uomo, orientato a Cristo, uomo
perfetto. Fedeli alle intenzioni del nostro Fondatore,
miriamo a formare “onesti cittadini e buoni
cristiani”»
(Cost. 31)
Questo sistema si appoggia tutto sopra la
ragione, la religione, e sopra l’amorevolezza»
(Il Sistema Preventivo nella Educazione della Gioventù)
50

5.10 Page 50

▲back to top


EVANGELIZZARE ED EDUCARE: LA NOSTRA IDENTITÀ APOSTOLICA
La vita in pienezza e la felicità
degli esseri umani è il senso ultimo del piano di Dio. Il Vangelo
di Cristo ha una grande fiducia nell’umano. Occorre porre
attenzione alla realtà unica di ogni persona e la disponibilità ad
accoglierne la vocazione e il destino in Cristo, “uomo perfetto”.
Il Vangelo propone la bella notizia (la persona di Gesù),
che invita ognuno a partecipare della figliolanza in Cristo,
fondamento della libertà e della dignità di ogni persona. Don
Bosco educa ed evangelizza attuando un progetto di promozione
integrale: l’educazione come crescita della persona, come
insieme di mediazioni necessarie a servizio delle persone;
l’evangelizzazione ispira e illumina la pienezza della vita piena
offerta in Gesù, rispettando la condizione evolutiva del soggetto.
Infine, la scelta del campo apostolico: i giovani, soprattutto i più
poveri, e gli ambienti popolari, per i quali e nei quali si umanizza
e si evangelizza la cultura.
51

6 Pages 51-60

▲back to top


6.1 Page 51

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
1 La vita in pienezza e la
felicità dell’essere umano
Costruirsi come persona è il compito quotidiano, legato alla gioia e alla
fatica di esistere. A volte, un’impresa particolarmente impegnativa. Si ha
la sensazione di doversi inventare da sé (e da soli) un percorso inedito, che
non è mai lineare, ma segnato da alti e bassi, da momenti di soddisfazione e
momenti di frustrazione, di speranze e disillusioni: un costruirsi che spesso
rimane un intreccio di situazioni e esperienze senza grandi riferimenti
ideali o grandi preoccupazioni di coerenza e di unità.
In questo senso, il contesto odierno provoca il nuovo disagio, non tempo-
raneo ma permanente. Al cambiamento incessante che caratterizza la
società e la cultura, si unisce la debolezza delle istituzioni che accompa-
gnano i giovani in questa situazione. Diventa urgente e importante l’atteggia-
mento responsabile dell’educatore salesiano e la solidità della sua proposta.
La riflessione di Paolo VI, che indicava come la rottura tra fede e cultura
è un dramma del nostro tempo, non perde la sua attualità (cfr. Evangelii
Nuntiandi 20). La cultura attuale, non omogenea, infl uisce sui giovani
attraverso la sua complessità e la sua frammentazione; con i suoi vari
stimoli e le sue virtualità porta ad una comprensione consumistica anche
di quello che è affettivo e lascia i giovani nella giungla dei desideri, di
fronte alla dura realtà di una crisi economica ed esistenziale.
«Noi crediamo che Dio ci sta attendendo
nei giovani per offrirci la grazia
dell’incontro con Lui e per disporci a
servirlo in loro, riconoscendone la dignità
ed educandoli alla pienezza della vita»
(CG23, N.95)
Accanto a questa dura realtà, stan-
no nel cuore delle persone quel-
le capacità e possibilità incredi-
bilmente preziose che portano ad
imprese straordinariamente grandi;
ciascun uomo e ciascuna donna,
nella loro singolarità, se riflettono
su se stessi, se si interrogano sul
senso del vivere (da dove vengo,
dove vado, come ci voglio andare,
con chi voglio andarci), alla fine, o
52

6.2 Page 52

▲back to top


EVANGELIZZARE ED EDUCARE: LA NOSTRA IDENTITÀ APOSTOLICA
coscientemente o nei fatti, stabiliscono un orientamento preciso alla vita.
Nell’orizzonte ultimo dell’umano si trova la vita in pienezza, nel giovane e
nell’educatore, che li coinvolge entrambi.
Nell’interpretazione del vissuto delle persone contempliamo il bisogno
di essere amati, il senso della gratuità, il gusto di sentirsi valorizzati e
importanti per come si è e non a condizione di obiettivi o risultati raggiunti:
avvertiamo che l’indirizzo sbagliato del vivere quotidiano è un problema di
senso, un problema di progetto di vita. Per questo urge che come educatori
individuiamo ciò per cui vale spendere la propria esistenza e donare se stessi
a favore degli altri. Urge vedere nei giovani non dei contenitori da riempire,
ma delle persone da accompagnare. Li aiutiamo ad essere se stessi, a
scoprire la bellezza della propria vocazione.
In questa logica, come cristiani, leggiamo il progetto di vita sotto il segno
della vocazione, chiamata di Dio che suscita, sostiene e rafforza la libertà
del giovane, rendendola capace di corrispondere con libertà e con gioia
alla propria identità e missione.
La vita in pienezza del Vangelo non solo apre alla dignità dell’umano ma
anche libera e sostiene la sua capacità di risposta responsabile e matura
a Dio. La vita umana si colloca così sotto il segno della vocazione,
la quale chiede grande apertura di spirito, responsabilità nell’assunzione
di un impegno fedele: “responsabilità” significa letteralmente assumere la
bellezza del “rispondere”.
È in questa dinamica che il giovane viene coinvolto a misurarsi, a uscire
da sé, a lasciarsi interpellare da esperienze nuove, verso incontri che lo
spingono ad andare oltre, ove si riapproprierà più profondamente di sé. È
in questo spazio che si colloca anche la proposta della fede e la risposta del
progetto di vita. Il giovane oggetto della chiamata di Dio è protagonista
nell’ascoltarla e nel risponderle: ne è il “responsabile”.
Essere consapevole di una “vocazione” è il modo di intendere con verità la
propria vita e la propria libertà. Solo quando la libertà assume questo compito,
essa va oltre l’io particolare, entra nella sfera dell’amore, ed accetta di costruire
il bene anche per gli altri. In una parola: vocazione è amare, donarsi, fare di
se stessi un dono che con intelligenza amorosa testimoni una nuova cultura.
La vocazione è una risposta d’amore. Qualsiasi progetto di vita che nasce da
una vocazione è un dono da donare, che trascende il proprio io.
53

6.3 Page 53

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
2 Orientato a Cristo,
uomo perfetto
21
INTEGRARE L’AMORE PER LA VITA
E L’INCONTRO CON GESÙ CRISTO
La fede ci fa scoprire che il progetto di vita e la trascendenza della persona
richiamano a Cristo, nella sua condizione storica di unico vero «Uomo
nuovo». Noi salesiani siamo una comunità di battezzati e ci presentiamo
nella Chiesa e nel mondo con un compito, una vocazione e una ragione
d’essere particolare: proporre a tutti di vivere l’esistenza umana
come l’ha vissuta Gesù, e che la sequela di Cristo può riempire la vita.
Ci domandiamo: come proporre il Vangelo di Gesù in modo che es so
risulti provocatorio per la maturazione nella vita? In che modo i desideri
dell’uomo possono misurarsi con Gesù Cristo?
La persona di Gesù, esperto in umanità, interagisce con il suo messaggio con
tutti i desideri umani: mostra una grande fiducia nell’umano, ove ritrova i segni
del bene e della presenza di Dio. Gesù ha preso sul serio i bisogni dell’umano,
il desiderio di star bene con la propria corporeità, con la propria mente, nel
vasto mondo delle relazioni, nelle esperienze affettive. Sa che cosa c’è nel
cuore dell’uomo, il suo desiderio di sentirsi riconciliato con il proprio essere
profondo, spesso frantumato, senza che tutto questo sia frutto di un merito,
ma solo per bontà e tenerezza. E, in fondo, porta una radicale simpatia, nel
senso etimologico del termine, evocato dalla Gaudium et Spes:
“Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli
uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro
che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze
e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di
genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore”
(GAUDIUM ET SPES 1)
Gesù offre una proposta liberatrice carica di umanità, fatta di gesti e parole
di accoglienza, di reciprocità, di ascolto. Ciò implica, sul piano dell’antro-
pologia cristiana, la consapevolezza dell’intima correlazione tra la ricchez-
54

6.4 Page 54

▲back to top


EVANGELIZZARE ED EDUCARE: LA NOSTRA IDENTITÀ APOSTOLICA
za dell’ umanità di ogni persona e
l’esperienza umana di Gesù. Essa
si fonda sull’Incarnazione di Cristo:
la vita umana, anche sotto le appa-
renze più povere e meschine, è resa
degna di divenire, ad imitazione di
Cristo, il luogo dove Dio si fa pre-
«Senza Dio l’uomo non sa dove andare
e non riesce nemmeno a comprendere
chi egli sia»
(CARITAS IN VERITATE 78)
sente ed è chiamata a svilupparsi
fino alla comunione piena con Dio
attraverso il dono di sé. Per l’Incarnazione Gesù di Nazaret è l’unica stra-
da accessibile per conoscere il mistero di Dio e quello dell’uomo. Il
mondo di Dio e quello dell’uomo non sono lontani e incomunicabili. Dio e
l’uomo sono in dialogo pieno a partire da Gesù Cristo, l’interprete più pro-
fondo della verità dell’uomo.
La missione di Gesù si è manifestata in un contesto di incarnazione-
inculturazione. L’Incarnazione, come massima espressione di inculturazione,
non è un fatto secondario, ma la via scelta da Dio per auto-manifestarsi:
la rivelazione è stata trasmessa attraverso l’Incarnazione. La missione
della Chiesa, guidata e suscitata dalla missione dello Spirito Santo, si è
realizzata e si realizza sempre in categorie spazio-temporali, di profonda
inculturazione nella vita dei popoli. La Nuova Evangelizzazione si
compie nell’inculturazione della fede. Questo implica la scelta di tre
strategie: una evangelizzazione nuova attraverso la catechesi e la liturgia
(evangelizzare catechizzando); una evangelizzazione nuova attenta alla
promozione integrale del popolo, dai poveri, per i poveri, al servizio della
vita e della famiglia (evangelizzare promuovendo); una evangelizzazione
nuova impegnata a penetrare gli ambienti della cultura urbana e non urbana
(evangelizzare inculturando). Nell’epoca della Nuova Evangelizzazione,
la nuova pastorale (cfr. Don Pascual Chávez, ACG 407, «La Pastorale
Giovanile Salesiana») deve essere quella che simultaneamente catechizza,
promuove e incultura. Se la Nuova Evangelizzazione non si traducesse
nella promozione umana e nell’inculturazione, non risulterebbe autentica
e non farebbe maturare nella storia l’energia della fede.
Essendo il Mistero di Cristo, nella sua Incarnazione-Morte-Risurrezione, la rive-
lazione piena e compiuta dell’umanità, e dell’enorme grandezza di ogni per-
sona, la Chiesa può farsi interprete dell’umano, può mostrarsi esperta
in umanità, può giocarsi liberamente, senza paura, sul terreno dell’umano:
un’antropologia cristiana, dove la centralità della persona, non certo in con-
correnza col primato di Dio, si comprende nell’orizzonte della Sua iniziativa. La
55

6.5 Page 55

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
consapevolezza di vivere immersi nel dono di salvezza di Dio e di essere, in Gesù
Cristo, «creature nuove» (Rm 8) è un’esperienza che unifica l’esistenza.
La fiducia cristiana nella vita e nell’uomo, nella sua ragione e nella sua
capacità di amare, non è frutto di un ingenuo ottimismo, ma proviene da
quella “speranza affidabile” (Spe Salvi 1) che ci è donata con la figliolanza in
Cristo: essa dà fondamento alla dignità, alla libertà e alla capacità di amare
e di essere amati e consente alla persona di vivere in modo autenticamente
umano, conforme alla propria natura e alla propria chiamata. Cristo incrocia
lo spazio più intimo dell’umanità. Proprio rivelando il mistero del Padre e del
suo amore, «Cristo svela pienamente l’uomo all’uomo» (Gaudium et Spes
22) e gli rende nota la sua altissima vocazione.
La pastorale giovanile abilita i giovani a scoprire la profondità della propria
esperienza fi no a coglierne l’appello religioso, la piena comunione con
Gesù Cristo. Gradualmente Gesù Cristo diventa una persona centrale
in riferimento a cui si dispone la vita: atteggiamenti, scelte, azioni,
comportamenti. Oggi incontriamo anche modelli pedagogici differenti,
permeati da valori positivi, ma che prescindono nella loro antropologia da
ogni riferimento a Gesù Cristo e, quindi, da una visione integrale dell’uomo
che indirizza la vita verso la meta della salvezza, come vita nuova, per la
maturazione piena della persona.
L’azione salesiana, in qualsiasi ambiente si svolga, comprende sempre
nel suo intimo l’annuncio di Cristo e la sollecitudine per la salvezza dei
giovani: questa «predilezione per i giovani, dà significato a tutta la nostra
vita» (Cost. 14). In ogni iniziativa educativo-pastorale, questa sollecitudine
costituisce sempre l’intenzione e il desiderio principale. Il tutto va esplicitato
a mano a mano che i soggetti se ne rendono capaci. Questo è il “progetto
apostolico” di Don Bosco: “essere, con stile salesiano, i segni e portatori
dell’amore di Dio ai giovani, specialmente ai più poveri” (Cost. 2).
Desideriamo che sentano Dio Padre, che conoscano Gesù Cristo. Siamo
convinti che la proposta del Vangelo porti energie insospettate alla costruzione
della personalità e allo sviluppo integrale che ogni giovane merita. È un
processo pedagogico che tiene conto di tutti i dinamismi umani, e favorisce
nei ragazzi e nei giovani quelle condizioni che rendono ogni risposta un atto
di libertà. Il senso del realismo, la pazienza della gradualità sono atteggiamenti
che rispettano la situazione personale di ogni giovane, dal più fragile al più
forte, dal più lontano dalla fede e dall’esperienza ecclesiale al più vicino.
56

6.6 Page 56

▲back to top


EVANGELIZZARE ED EDUCARE: LA NOSTRA IDENTITÀ APOSTOLICA
22
L’ORIGINALITÀ E L’AUDACIA DELL’ARTE
EDUCATIVA DI DON BOSCO
La pedagogia di Don Bosco assume con esplicita insistenza l’autentica
finalità religiosa della vita in un processo educativo positivamente orientato
a Cristo e illuminato dal suo messaggio: l’integrazione di fede e vita,
nutrita dalla sua forza. È fondamentale riconoscere che la preoccupazione
pastorale di Don Bosco si situa all’interno del processo di umanizzazione
che promuove la crescita integrale della persona dei giovani: la scoperta
del progetto di vita e l’impegno di trasformazione del mondo secondo
il progetto di Dio su ognuno di essi. L’originalità e l’audacia della
proposta della «santità giovanile» è intrinseca all’arte educativa di
Don Bosco: una santità che non delude le profonde aspirazioni dell’animo
giovanile (bisogno di vita, di espansione, di gioia, di libertà, di futuro, ecc.);
una santità che gradualmente e realisticamente i giovani sperimentano
come «vita di grazia», di amicizia con Cristo, e come realizzazione dei
propri ideali più autentici: «Noi qui facciamo consistere la santità nello
stare sempre allegri» (San Domenico Savio).
3 Evangelizzare ed educare
secondo un progetto di
promozione integrale
31
L’ORIZZONTE DI COMPRENSIONE
DELLA EVANGELIZZAZIONE
L’evangelizzazione, in modo concreto, si rende veicolo, ed espressione
dell’annuncio chiaro e inequivocabile del Signore Gesù: comunica il
suo messaggio, la sua proposta di vita e la salvezza realizzata da Dio, per tutti,
con la potenza dello Spirito. La riflessione ecclesiale sull’evangelizzazione
persuade ogni credente all’impegno evangelizzatore che renda accessibile
la ricchezza, la profondità, l’organicità e la molteplice articolazione di quel
messaggio. In quest’ottica, l’evangelizzazione, nel senso più lato, è:
57

6.7 Page 57

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
l’impegno per l’estensione del
Regno e dei suoi valori tra tutti gli
uomini e l’azione a servizio dell’uomo
«Evangelizzare significa non soltanto
insegnare una dottrina bensì annunciare
il Signore Gesù con parole ed azioni,
cioè farsi strumento della sua presenza e
azione nel mondo»
per la giustizia sociale riguardante i
diritti umani, la riforma delle strutture
sociali ingiuste, la promozione socia-
le, la lotta contro la povertà e le strut-
ture che la provocano;
(NOTA DOTTRINALE SU ALCUNI ASPETTI
DELL’EVANGELIZZAZIONE 2)
il progressivo avvicinamento
dei popoli agli ideali e ai valori
evangelici: il rifi uto della violenza
e della guerra, il rispetto di ogni persona, il desiderio di libertà,
di giustizia e di fraternità, il superamento dei razzismi e dei
nazionalismi, l’affermazione della dignità e del valore della
donna;
l’intervento operativo negli areopaghi del mondo moderno e
nelle grandi aree o settori di sofferenza dell’umanità: i profughi,
i rifugiati, i migranti, le nuove generazioni, i popoli emergenti,
le minoranze, le aree di oppressione, di miseria e di catastrofi, la
promozione della donna e del bambino, la salvaguardia del creato,
i rapporti internazionali e il mondo della comunicazione sociale.
Evangelizzare implica una pluralità di aspetti: presenza, testimonianza,
predicazione (annunzio esplicito), appello alla conversione personale,
formazione della Chiesa, catechesi; ma anche, inculturazione, dialogo
interreligioso, educazione, opzione preferenziale dei poveri, trasformazione
della società. La sua complessità ed articolazione è stata rilevata in forma
autorevole dalla Evangelii Nuntiandi (n. 17) e molto ben presentata in
Redemptoris Missio (nn. 41-60):
“L’Evangelizzazione, abbiamo detto, è un processo
complesso e dagli elementi vari: rinnovamento dell’u-
manità, testimonianza, annuncio esplicito, adesione
del cuore, ingresso nella comunità, accoglimento dei
segni, iniziative di apostolato. Questi elementi possono
apparire contrastanti e persino esclusivi. Ma in realtà
sono complementari e si arricchiscono vicendevolmen-
(EVANGELII NUNTIANDI 24)
te”
58

6.8 Page 58

▲back to top


EVANGELIZZARE ED EDUCARE: LA NOSTRA IDENTITÀ APOSTOLICA
Questa visione ampia dell’evangelizzazione convalida il primo compito
della missione salesiana: la promozione integrale delle persone,
secondo le urgenze delle molteplici situazioni concrete (cfr. Cost.
31). Operare in questo campo, ispirati dall’amore di Cristo e sotto il
segno del suo Regno, è evangelizzazione. La comprensione salesiana
dell’evangelizzazione è animata da una preoccupazione d’integralità,
cui segue la preoccupazione educativa per la crescita della persona
nella sua totalità. L’educazione è il luogo umano dove presentiamo il
Vangelo e dove esso acquista una fisonomia tipica. Questa impostazione
antropologica ci porta a capire meglio come gli spazi d’azione
dell’educatore salesiano siano felicemente segnati dall’umanesimo
integrale e dalla sua dimensione trascendente.
32
IL RAPPORTO DELL’AZIONE EDUCATIVA CON L’AZIONE
EVANGELIZZATRICE
La meta proposta dalla Pastorale Giovanile Salesiana ad ogni giovane è
la costruzione della propria personalità, che ha Cristo come riferimento
fondamentale; riferimento che, facendosi progressivamente esplicito e
interiorizzato, lo aiuti a vedere la storia come Lui, a giudicare la vita come
Lui, a scegliere e ad amare come Lui, a sperare come insegna Lui, a vivere
in Lui la comunione con il Padre e lo Spirito Santo (cfr. CG23, nn.112-115).
Una vera e reale conversione missionaria richiede alla Pastorale Giovanile
Salesiana di scoprire e vivere il profondo e inscindibile rapporto
dell’azione educativa con l’azione evangelizzatrice.
A I risvolti educativi dell’ antropologia cristiana
Partire dall’educazione non signifi ca seguire la deriva antropologica,
come in una sorta di ‘secolarizzazione’ della missione evangelizzatrice;
non significa nemmeno muoversi lontano dagli orizzonti e dai fondamenti
teologali. Si può pensare la mediazione educativa nell’orizzonte della
storia della salvezza. La riflessione teologica post-conciliare ha considerato
nella fede l’approccio all’educazione: trattando, ad esempio, del primato
del Regno di Dio o del processo di salvezza nel contesto della Chiesa e
delle sue mediazioni pastorali; o riconoscendo come luoghi teologali le
situazioni di vita dell’uomo, e stimolando a leggerle quindi con lo sguardo
della fede.
59

6.9 Page 59

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
La centralità della persona nell’antropologia cristiana ha risvolti educativi.
L’educazione viene assunta nella sua accezione ampia e comprensiva: come
crescita della persona e come insieme di mediazioni che si mettono al suo
servizio per renderla consapevole della sua identità, aiutarla ad abbracciare
quanto di buono ha posto il Creatore in essa, e aprirla al senso e al mistero.
Mettere a fuoco la questione educativa è questione di tutti, non solo dei
cristiani. La scelta di pensare l’educazione nell’azione pastorale diventa
sempre più urgente, a conferma della centralità dell’educazione come
mediazione privilegiata a servizio delle persone.
L’educazione attiva tutte le potenzialità del giovane, dalle capacità intellet-
tuali, a quelle emotive fino alla libera volontà. Facendosi carico del giovane,
la proposta educativo-pastorale salesiana accompagna e educa in senso
largo le sue ragioni per vivere e, attraverso di esse, di tutta la sua crescita.
Il punto di partenza imprescindibile è l’incontro con i giovani nella condizio-
ne in cui sono, ascoltando attentamente le loro domande e le loro aspira-
zioni, per valorizzare il potenziale di crescita che ognuno di essi porta in sé.
Vista in questo modo, l’educazione dei giovani non è una manifestazione
opzionale della carità o un aspetto settoriale della missione: è la via che bi-
sogna percorrere. La preoccupazione educativa dell’azione pastorale
vuole lasciarsi raggiungere dalla storia di vita del giovane è riconoscere
che l’azione di Dio passa per la nostra mediazione.
Da tutto ciò segue che sono necessarie le mediazioni culturali e pedago-
giche a servizio delle persone: se l’educazione mette al centro la persona
curandone l’armonia delle diverse dimensioni, le strutture, o le istituzioni, ne
sono mediazioni, in risposta ai bisogni dei giovani ai quali siamo inviati
(cfr. Cost. 26). Si riconosce pertanto la funzione preziosa di tutti gli
interventi educativi nell’educazione della fede: essi hanno il compi-
to di attivare, sostenere e mediare il processo di salvezza.
Non tutti i modelli educativi offrono il servizio prezioso dell’e-
ducazione ai processi di evangelizzazione. In particolare scom-
mettiamo in un’educazione che si misura con la prassi del
Regno, che è restituire vita in abbondanza a tutti, dentro una
prospettiva di umanizzazione più piena. Ci riconosciamo in
una prassi educativa che non diventa mai assoluta, e non
assolutizza strategie, contenuti, strumenti; che gestisce il

6.10 Page 60

▲back to top


EVANGELIZZARE ED EDUCARE: LA NOSTRA IDENTITÀ APOSTOLICA
processo educativo in maniera aper-
ta, dall’esito imprevedibile, non ma-
nipolabile, perché ha a che fare con
il mistero della libertà delle persone e
dell’azione di Dio nella vita di ciascu-
no e anche in quella delle comunità
e delle istituzioni.
«Il loro (salesiani) carisma li pone
nella situazione privilegiata di poter
valorizzare l’apporto dell’educazione nel
campo dell’evangelizzazione dei giovani.
L’educazione alla maturità umana e
cristiana evoca più immediatamen-
te la prospettiva pedagogica: è un
aiuto per proporre il Vangelo con
realismo educativo e pedagogico.
Senza educazione, in effetti, non c’è
evangelizzazione duratura e profonda,
non c’è crescita e maturazione, non si
dà cambio di mentalità e di cultura. I
giovani nutrono desideri profondi di
vita piena, di amore autentico, di libertà
costruttiva; ma spesso purtroppo le loro
B Il Vangelo,
ispirazione radicale
attese sono tradite e non giungono a
realizzazione. È indispensabile aiutare
i giovani a valorizzare le risorse che
L’intenzionalità dell’«azione edu-
cativa» si distingue, in se stessa, da
quella dell’«azione evangelizzatrice»;
ognuna ha una finalità sua propria e
vie e contenuti peculiari. Dobbiamo
saperle distinguere; non, però, per
separarle, bensì per unirle armonica-
mente nella prassi. Operano entram-
be sull’unità della persona del giova-
portano dentro come dinamismo e
desiderio positivo; metterli a contatto con
proposte ricche di umanità e di valori
evangelici; spingerli ad inserirsi nella
società come parte attiva attraverso il
lavoro, la partecipazione e l’impegno per
il bene comune»
(LETTERA DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI A DON PASCUAL
CHÁVEZ VILLANUEVA, RETTOR MAGGIORE S.D.B. IN
OCCASIONE DEL CAPITOLO GENERALE XXVI)
ne: sono due modi complementari
della cura per i giovani, conflui-
scono nell’intento di «generare» l’uomo nuovo. Sono fatte per collabora-
re in pienezza nella crescita unitaria, integrale del giovane. La pastorale abita il
terreno dell’umano e, allo stesso tempo, il terreno della fede.
L’evangelizzazione dialoga con l’educativo
L’evangelizzazione si misura sul terreno umano che incontra, assume e rigenera
la vita quotidiana dei giovani e la loro esigenza di senso e pienezza a quanto
accade nel loro mondo. L’evangelizzazione, liberando tutte le potenzialità
educative del messaggio di Cristo, orienta alla maturazione in umanità, illumina,
propone, interpella la libertà. L’educazione, aiutando le persone a raggiungere
61

7 Pages 61-70

▲back to top


7.1 Page 61

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
la pienezza della loro vita, risulta fondamentale per la costruzione della persona;
interessa tutti coloro ai quali sta a cuore il bene dell’uomo. Il messaggio cristiano
si colloca così in ottica educativa, si offre nella logica di un progetto che favorisca
una crescita vera ed integrale. L’evangelizzazione sembra attraversata
dalle istanze dell’educazione, ove può risuonare il Vangelo di Gesù Cristo,
come condizione perché esso sia accolto nella sua verità.
L’attenzione educativa si esprime nello sforzo di offrire la proposta evangelica
in modo esistenzialmente significativo, cioè di calibrarla farla interagire
con le problematiche di vita del giovane e, più in generale, della ricerca
di senso. Poiché l’educazione è un processo ed è chiamata ad adeguarsi
continuamente al divenire sia del soggetto sia della cultura, essa deve far
percepire il senso della gradualità del cammino ed aiutare a programmarne
gli itinerari; deve saper svolgere anche una funzione critica positiva riguardo
a certe modalità di evangelizzazione che possono peccare di ingenuità e di
astrazione; saper stimolare, nella progettazione pastorale, una indispensabile
coscienza pedagogica per non prescindere mai dalla fondamentale positività
dei valori umani, anche se feriti dal peccato. La pastorale si lascia interpellare
dall’esperienza dei giovani. Il riconoscimento delle domande ultime che sono
nel loro cuore, consente alla fede ed all’annunzio evangelico di dialogare in
modo fecondo con loro.
Il Vangelo come ispirazione radicale
D’altra parte, il punto qualificante è il Vangelo, la sua funzione orientativa
e la sua ispirazione radicale: è un annuncio che interpreta la vita, più
in profondità di qualsiasi altro. L’evangelizzazione ha una forza che
provoca. Non giunge “dopo”. Il Vangelo entra nella logica formativa
dell’unità strutturale della personalità. I suoi criteri valutativi e operativi
si rifanno a Gesù Cristo. Un servizio educativo che con intelligenza
miri alla formazione integrale dei giovani non ha paura d’interrogarsi
continuamente sul significato e sulle ragioni dell’evangelizzazione.
L’azione educativa si radica in quella di Gesù; non solo la prende come modello,
ma la prolunga nel tempo. Trova il suo significato integrale e una ragione di
forza maggiore nel messaggio di Gesù Cristo. Anzi, trova nel Vangelo l’aiuto
per la maturazione della libertà e della responsabilità. Il Vangelo è guida nella
ricerca di identità e di senso, illuminante per la formazione della coscienza;
si presenta come modello sublime per l’autenticità dell’amore, ed offre
l’orizzonte più chiaro e impegnativo alla dimensione sociale della persona.
62

7.2 Page 62

▲back to top


EVANGELIZZARE ED EDUCARE: LA NOSTRA IDENTITÀ APOSTOLICA
Il Vangelo ispira i criteri di giudizio, guida le scelte fondamentali della vita,
illumina la condotta etica privata e pubblica, regola i rapporti interpersonali
e indica l’orientamento dell’operare e del vivere. La dignità della persona
viene elevata nell’interazione con la fede. Nell’incontro con la buona notizia
la persona umana giunge al vertice dell’«immagine di Dio», che rivela alla
vita il suo destino trascendente, mentre ne illumina di luce nuova tutti i diritti.
Ecco l’integralità della proposta: l’educazione che si arricchisce del suo
essere evangelicamente ispirata fin dall’inizio; l’evangelizzazione che già dal
primo momento riconosce la bellezza di essere opportunamente adattata
alla condizione evolutiva dei giovani. La mediazione educativa è ultimamente
orientata a favorire in ciascuno una personale esperienza dell’incontro con
Dio: orientare positivamente il processo educativo verso l’apertura a Dio e
verso la configurazione a Cristo, uomo perfetto. Questa prospettiva supera
il problema, sostanzialmente metodologico, di come e quando annunciare il
Vangelo e di come comporre nei concreti ambienti pastorali e negli itinerari
educativi tutte le dimensioni del Progetto Educativo-Pastorale.
C Buona notizia nella varietà delle culture e tradizioni religiose
Il Progetto Educativo-Pastorale salesiano si è rivelato di grande attualità
nei contesti più diversi. Ha già dimostrato la sua validità anche in ambienti
di altre tradizioni religiose, contesti pluriculturali e ambienti secolarizzati.
Oggi tuttavia, in società estremamente pluraliste, dal punto di vista culturale
e religioso, è evidente che i riferimenti cristiani del Sistema Preventivo non
possono essere sempre esibiti esplicitamente. Vanno interpretati ed adattati,
accentuandone quell’umanesimo integrale, base di ogni educazione, aperto
alla dimensione etica e religiosa che sa attribuire la dovuta importanza alla
conoscenza e alla stima delle culture e dei valori spirituali delle varie civiltà.
Quello che ci è richiesto oggi, è di conoscere bene lo strumento di cui
disponiamo, applicandolo in sintonia con la sensibilità moderna, nei diversi
contesti. L’urgenza educativa invita ad una educazione integrale, che miri
a formare tutto l’uomo e ogni uomo.
La libertà religiosa favorisce l’esercizio delle facoltà umane creando le
premesse necessarie per la realizzazione di uno sviluppo integrale, che
riguarda unitariamente la totalità della persona in ogni sua dimensione
(cfr. Caritas in Veritate 11).
63

7.3 Page 63

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
Le opere salesiane, in forza della loro vocazione missionaria all’universalità,
sono sollecitate dalla presenza di religioni e fedi diverse ad un miglior
dialogo con le altre tradizioni spirituali e religiose. Non si tratta di rinunciare
alla propria identità o al mandato missionario, meno ancora assumere
atteggiamenti fondamentalisti. Il pluralismo religioso costituisce un’occasione
per una migliore comprensione dell’identità cristiana. Anzi, in questo senso la
coscienza della propria identità è la premessa irrinunciabile di qualsiasi dialogo
serio. Sono da evitarsi tutte le forme di una lettura puramente secolarista, così
come lo stesso vale per tutte le forme di rigidità di fronte all’apertura verso
altre religioni. Sono due atteggiamenti che impediscono la vera testimonianza
dei credenti nella vita civile e politica.
4 La scelta di campo apostolica
41
I GIOVANI, SPECIALMENTE I PIÙ POVERI,
SONO LA NOSTRA SCELTA DETERMINANTE
A Un amore costante e forte verso i più poveri
Don Bosco orienta la sua opera decisamente verso la gioventù; sceglie
consapevolmente di rendersi disponibile ad accogliere i ragazzi e i giovani
“a rischio”: una scelta che diventa criterio di impostazione dell’evan-
gelizzazione per la loro liberazione integrale. La priorità verso “i gio-
vani, specialmente i più poveri” – le parole sono di Don Bosco – è anche la
nostra scelta determinante (Cost. 6, 26-29, 41; Reg. 1,3,11,14,15, 25,26;
CG20, nn.45-57).
Don Bosco sceglie la condizione evangelica di farsi povero con i poveri. Assume
su di sé la povertà, anche materiale, del Figlio di Dio per andare verso i lontani.
Fa della strada, delle piazze, dei posti di lavoro, del prato-cortile i luoghi di
incontro e di primo annuncio. Accoglie i giovani senza preclusioni e pregiudizi,
64

7.4 Page 64

▲back to top


EVANGELIZZARE ED EDUCARE: LA NOSTRA IDENTITÀ APOSTOLICA
riconoscendo e valorizzando quanto
essi portano in cuore (i loro sogni, le
loro difficoltà, le loro sfide). Cammina
insieme ad essi, adeguandosi al loro
passo. L’incontro con ogni ragazzo
è per lui occasione di dialogo e
dell’eventuale incontro con la
fede. È quello, semplicemente, il
terreno dove la proposta di fede si
svela nel suo essere risorsa di vita,
potenziale di pienezza di vita. I giovani
«Vedere turbe di giovanetti, sull’età dei 12
ai 18 anni; tutti sani, robusti, d’ingegno
svegliato; ma vederli là inoperosi,
rosicchiati dagli insetti, stentar di pane
spirituale e temporale, fu cosa che mi fece
inorridire»
(MEMORIE DELL’ORATORIO, SECONDA DECADE 1835-1845, N.11)
più poveri aspettavano di essere
accolti, di essere presi sul serio nelle
loro aspirazioni, di sentire che i loro desideri più grandi trovavano uno sbocco.
L’atteggiamento di Don Bosco è quello di chi accompagna: non sostituisce, non
invade, non ha pregiudizi, non finge una fiducia. Cammina davvero insieme a
loro, li sostiene, li anima.
Egli oppone alla loro povertà negativa, strumento di corruzione e causa
di abbruttimento, la povertà liberante del Figlio di Dio. Dedito alla sua
missione di cura delle anime, è pronto a pagarne il prezzo e a lasciare
tutto (Da mihi animas cetera tolle). Egli abbandona se stesso e le proprie
comodità per essere tutto dedito ai suoi, vicino ai suoi, povero con i poveri.
Per questo, costruisce il suo progetto in modo adeguato ai giovani,
soprattutto ai più deboli e in pericolo, per aiutarli a cogliere la ricchezza
della vita e i suoi valori, attrezzarli a vivere con dignità in questo mondo e
renderli più consapevoli del loro destino eterno (cfr. Cost. 26).
Don Bosco, sotto l’ispirazione dello Spirito Santo, ebbe un’acuta coscienza
di esser chiamato da Dio ad una missione singolare in favore dei giovani
poveri. Senza di essi Don Bosco sarebbe irriconoscibile: “Io per voi studio,
per voi lavoro, per voi sono disposto anche a dare la vita” (Cost. 14). Segni
dall’alto, attitudini naturali, consigli di persone prudenti, discernimento
personale, circostanze che si susseguivano provvidenzialmente, lo convin-
sero che Dio, arricchendolo con doni singolari, gli chiedeva una dedizione
totale ai giovani:
“Ho promesso a Dio che fin l’ultimo mio respiro sarebbe
(COST. 1)
stato per i miei poveri giovani”
65

7.5 Page 65

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
Nell’attuale urgenza di una Nuova Evangelizzazione è da raccomandare lo stesso
spirito missionario dell’azione pastorale di Don Bosco: uno spirito missionario
che spinga là dove i bisogni e le domande dei giovani non sono ancora curati.
B La povertà compromette le riserve educative
e la crescita dei giovani
Questa scelta di campo salesiana ci offre un modo di guardare la realtà e di
interpretarla: il punto di vista dei
giovani. Siamo dunque sensibili alle
condizioni che favoriscono la loro
educazione ed evangelizzazione,
come anche a quelle che le pongono
«I giovani ci stanno a cuore in modo tutto
particolare, perché loro, che sono parte
rilevante del presente dell’umanità e
della Chiesa, ne sono anche il futuro […]
Vogliamo sostenerli nella loro ricerca e
incoraggiamo le nostre comunità a entrare
senza riserve in una prospettiva di ascolto,
di dialogo e di proposta coraggiosa verso
la difficile condizione dei giovani. Per
riscattare, e non mortificare, la potenza
dei loro entusiasmi. E per sostenere in
loro favore la giusta battaglia contro i
luoghi comuni e le speculazioni interessate
delle potenze mondane, interessate a
dissiparne le energie e a consumarne
rischi. Siamo attenti agli aspetti posi-
tivi, ai nuovi valori e alle possibilità di
ripresa. Tutte le forme di povertà
bloccano o giungono a distrug-
gere le risorse educative della
persona e compromettono la cre-
scita dei giovani come figli di Dio.
Ciascun giovane porta dentro di sé i
segni dell’amore di Dio nel desiderio
di vita, nell’intelligenza e nel cuore. Ai
credenti è chiesto di avere cuore per
tutte queste espressioni, nuove e an-
tiche, di povertà e di inventare nuove
forme d’attenzione, di solidarietà e di
condivisione per risanarle.
gli slanci a proprio vantaggio, togliendo
loro ogni grata memoria del passato e
ogni serio progetto del futuro. La nuova
evangelizzazione ha nel mondo dei
giovani un campo impegnativo ma anche
particolarmente promettente […] Ai
giovani va riconosciuto un ruolo attivo
nell’opera di evangelizzazione soprattutto
verso il loro mondo»
(SINODO DEI VESCOVI, MESSAGGIO AL POPOLO DI DIO 9)
Evangelizzare ed educare in questi
contesti significa accogliere, rida-
re la parola, aiutare a ritrovare se
stessi, accompagnare con pazienza
lungo un cammino di recupero di
valori e di fiducia. Questa scelta de-
terminante è parte essenziale della
spiritualità salesiana, che professa
la forza redentrice della carità pa-
storale e proclama il desiderio e la
66

7.6 Page 66

▲back to top


EVANGELIZZARE ED EDUCARE: LA NOSTRA IDENTITÀ APOSTOLICA
determinazione di “salvare” coloro
che sono da tutti abbandonati. È
un amore che si esprime in risposte
agili ed immediate di fronte al di-
sagio giovanile, un amore che s’im-
pegna a dare vita e speranza. Que-
sto originario compito della Chiesa
«È l’ora di una nuova fantasia della
carità»
(NOVO MILLENNIO INEUNTE 50)
e della Congregazione è il nucleo
dell’annuncio di Cristo (cfr. Evangelii Nuntiandi 32).
L’annuncio della salvezza ai poveri, segno per eccellenza del Regno di Cristo,
è la componente più profonda della nostra missione educativo-pastorale. La
relazione con Gesù Cristo ed il suo Vangelo è un dono da offrire a tutti, una
fonte che soddisfa la sete e la ricerca del senso: se Cristo si dà ai più poveri e
bisognosi, non possiamo far loro ritardare il dono dell’incontro con Lui.
L’opzione preferenziale per i giovani, soprattutto per i più poveri, ci conduce
agli ambienti popolari, in cui essi vivono (cfr. Cost. 29). Negli ambienti
popolari siamo chiamati a portare uno spirito di famiglia e di comprensione
con il contatto quotidiano della nostra azione apostolica.
42
L’UMANIZZAZIONE E L’EVANGELIZZAZIONE
DELLA CULTURA
A Fedeltà al Vangelo e fedeltà alla cultura
Il fi ne proprio dell’educazione e di una vera attività culturale è quello
di liberare il giovane, di renderlo cosciente dei propri diritti e doveri,
partecipe consapevolmente delle vicende della propria epoca, capace di
autodeterminazione e collaborazione per una società più umana. Educare,
in questo modo, produce cultura, la apre e la arricchisce. Questo processo
diventa realtà, non solo immettendo nella società idee, nuovi impulsi e
nuova linfa, ma soprattutto preparando persone coraggiose, portatrici
di riflessione critica e di una sana condotta di vita.
L’evangelizzazione non è solo conformità ai valori del Vangelo, trasmessi dal
Fondatore: è anche incontro con la cultura. L’indispensabile impegno culturale
67

7.7 Page 67

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
«Per la Chiesa non si tratta soltanto di
predicare il Vangelo in fasce geografiche
sempre più vaste o a popolazioni sempre
più estese, ma anche di raggiungere e
quasi sconvolgere mediante la forza
del Vangelo i criteri di giudizio, i valori
determinanti, i punti di interesse, le
linee di pensiero, le fonti ispiratrici e i
modelli di vita dell’umanità, che sono
in contrasto con la Parola di Dio e col
disegno della salvezza»
(EVANGELII NUNTIANDI 19)
comporta l’incontro con le nuove do-
mande di vita che la cultura genera,
domande che mettono alla prova il
realismo della nostra proposta cristia-
na e confermano la nostra capacità
di dialogo. Occorre, perciò, una co-
noscenza adeguata della complessa
realtà culturale e socio-politica. È ne-
cessario l’esercizio di «discernimen-
to», riformulando l’esperienza cristia-
na in rapporto alle concrete situazioni
storiche in cui essa è chiamata a re-
alizzarsi. In verità, l’evangelizzazione
delle culture rappresenta la forma più
profonda e globale di evangelizzazio-
ne di una società.
Il mondo giovanile è il “luogo”
«Con il termine generico di “cultura”
vogliamo indicare «tutti quei mezzi
con i quali l’uomo affina e sviluppa le
molteplici capacità della sua anima e
del suo corpo; procura di ridurre in suo
potere il cosmo stesso con la conoscenza
e il lavoro; rende più umana la vita
sociale, sia nella famiglia che in tutta la
società civile, mediante il progresso del
costume e delle istituzioni; infine, con
l’andar del tempo, esprime, comunica
e conserva nelle sue opere le grandi
esperienze e aspirazioni spirituali,
affinché possano servire al progresso di
molti, anzi di tutto il genere umano»
(GAUDIUM ET SPES 53)
per eccellenza in cui si mani-
festano più immediatamente
i tratti culturali tipici della no-
stra società. Qui si richiedono un
attento discernimento e la capaci-
tà di cogliere in profondità i pro-
blemi posti dai mutamenti in cor-
so. Urge capire la loro realtà cul-
turale, con il suo insieme di valori
e di limiti, di esperienze, linguaggi
e simboli. Sono questi gli elementi
che formano la loro mentalità e la
loro sensibilità. Le sfide non sono
un ostacolo problematico, ma una
provocazione positiva che ci inter-
pella e sollecita ad un intervento
coraggioso. L’azione che la Con-
gregazione svolge nei confronti
della cultura, come è stato detto,
complessa e articolata, non può più essere compresa all’interno di un
universo culturale omogeneo, bensì in un orizzonte determinato da una
pluralità di situazioni. Numerosi fattori concorrono, infatti, a disegnare
68

7.8 Page 68

▲back to top


EVANGELIZZARE ED EDUCARE: LA NOSTRA IDENTITÀ APOSTOLICA
un panorama culturale sempre più frammentato e in continua e velocis-
sima evoluzione. Elenchiamo alcune di essi:
le diverse situazioni di povertà e di esclusione sociale: sempre
più frequentemente fragilità e marginalità sfociano in fenomeni
di dipendenza dalle droghe, di devianza, di violenza;
la situazione e la comprensione della famiglia, con le
problematiche umane ed etiche conseguenti;
le questioni riguardanti la vita e la sua capacità di trasmissione
dei valori;
la sfera affettiva ed emotiva, l’ambito dei sentimenti, come
quello della corporeità, sono fortemente interessati dalla
temperie culturale;
i sistemi educativi e la qualità e integrità della formazione che
offrono;
la cultura digitale che favorisce e, talvolta, provoca essa stessa
continui e rapidi cambiamenti di mentalità, di costume, di
comportamento;
uno degli orizzonti più complessi e affascinanti delle odierne
società: la identità multiculturale e multireligiosa dei popoli;
i presupposti antropologici che sottostanno alle interpretazioni
sociologiche ed educative;
le correnti di pensiero che insistono sulla negazione della
trascendenza, il misconoscimento della struttura relazionale
dell’uomo e della relazione fondata su Dio.
B Le sfide della cultura attraversano tutte le esperienze pastorali
L’attenzione prioritaria alla cultura attraversa tutte le esperienze
pastorali e, vi si rilevano sfide per tutti: per il credente e per il non
credente, per chi appartiene alla Chiesa, e per chi non vi appartiene,
per il giovane e per l’adulto. Sono le sfide scritte all’interno della vita
69

7.9 Page 69

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
stessa, nella sua povertà e nella sua ricchezza, nella sua dignità, nei
suoi doni e nei suoi appelli, che si impongono a tutti e sono una
promessa per tutti.
L’educatore salesiano si misura seriamente con questa cultura, coglie in essa
i segni della presenza di Dio e gli appelli al rinnovamento della pastorale,
del linguaggio e degli atteggiamenti. In quest’ottica l’evangelizzazione
si fa sensibile all’istanza del dialogo. Diventa prioritaria la sollecitudine
positiva per i valori e le istituzioni culturali, come anche per le
scienze antropologiche che
hanno un loro contributo
specifico da offrire. Il confronto è
arricchente, perché ha la capacità
«Abbiamo ricevuto un segno, che cioè
alla soglia del nuovo millennio – in
questi nuovi tempi, in queste nuove
condizioni di vita – torna ad essere
annunziato il Vangelo. È iniziata
una nuova evangelizzazione, quasi si
trattasse di un secondo annuncio, anche
se in realtà è sempre lo stesso»
(GIOVANNI PAOLO II, OMELIA TENUTA DURANTE LA S. MESSA
NEL SANTUARIO DI S. CROCE, MOGILA, 9 GIUGNO 1979)
di portare all’unità il contributo
qualifi cante di ogni disciplina. È
un vasto orizzonte che bisogna
conoscere, abitato da valori ricchi
e, in parte, da disvalori. Tutto, nel
suo insieme, incide profondamente
sul modo di pensare e di agire,
come anche sulle modalità di vita
delle persone, delle famiglie e delle
istituzioni sociali.
Come Don Bosco, manifestiamo
Attraverso la Chiesa, il Signore Gesù
ci chiama a realizzare una nuova
evangelizzazione: «nuova nel suo ardore,
nei suoi metodi e nelle sue espressioni»
(GIOVANNI PAOLO II, DISCORSO ALLA XIX ASSEMBLEA DEL
CELAM, 9 MARZO 1983)
particolare interesse al mondo del
lavoro (cfr. Cost. 27). Egli ha avuto
la lungimirante preoccupazione di
dotare le giovani generazioni anche
di una competenza professionale
e tecnica adeguata. Notevole poi
la sua preoccupazione di favorire
una sempre più incisiva educazione
alla responsabilità sociale, sulla base di una accresciuta dignità personale:
un’educazione al sociale cui la fede cristiana non solo dona legittimità,
ma conferisce energie di incalcolabile portata. Attraverso il lavoro e l’uso
corretto delle risorse “l’onesto cittadino” non solo si realizza come persona,
ma contribuisce al bene comune, dando un apporto sostanziale all’utilità
sociale: un progetto che ha le sue radici in quella visione evangelica dell’uomo
impegnato per il bene di tutti.
70

7.10 Page 70

▲back to top


EVANGELIZZARE ED EDUCARE: LA NOSTRA IDENTITÀ APOSTOLICA
I nostri ambienti educativi sono
chiamati ad essere centri di
irradiazione della cultura della vita
verso le famiglie, i vari gruppi, il
territorio e la società. La Nuova
Evangelizzazione esprimerà la sua
novità nel rinnovato ardore della
testimonianza della carità, nella
proposta di nuovi metodi di un
gioioso annuncio di Cristo, e nelle
convinte espressioni di dialogo
intelligente con la cultura rivolto ai
giovani e a tutti coloro che aspettano
in vari modi il buon annuncio –
euanghèlion (cfr. Cost. 30).
«In realtà, il richiamo alla nuova
evangelizzazione è prima di tutto un
richiamo alla conversione. Infatti,
attraverso la testimonianza di una
Chiesa sempre più fedele alla sua
identità e più viva in tutte le sue
manifestazioni, gli uomini e i popoli di
tutto il mondo, potranno continuare a
incontrare Gesù Cristo»
(GIOVANNI PAOLO II, DISCORSO ALLA IV ASSEMBLEA CELAM,
12 OTTOBRE 1992)
71

8 Pages 71-80

▲back to top


8.1 Page 71

▲back to top


IV V VI

8.2 Page 72

▲back to top


PARTE
SECONDA
I tre capitoli di questa seconda parte approfondiscono le scelte
della Pastorale Giovanile Salesiana, cioè, il modo proprio salesiano
di svolgere la missione evangelizzatrice. La fonte carismatica è il
Sistema Preventivo che ispira la Comunità Educativo-Pastorale e la
sua proposta operativa è il Progetto Educativo-Pastorale.

8.3 Page 73

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
74

8.4 Page 74

▲back to top


IL SISTEMA PREVENTIVO:
UNA ESPERIENZA
SPIRITUALE ED EDUCATIVA
CAPITOLO
IV
«Io sono venuto
perché abbiano vita,
e l‘abbiano in
abbondanza»
(Gv 10, 10)

8.5 Page 75

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
Guidato da Maria che gli fu Maestra, Don
Bosco visse nell’incontro con i giovani del primo
oratorio un’esperienza spirituale ed educativa
che chiamò “Sistema Preventivo”. Era per lui
un amore che si dona gratuitamente, attingendo
alla carità di Dio che previene ogni creatura con
la sua Provvidenza, l’accompagna con la sua
presenza e la salva donando la vita. Don Bosco ce
lo trasmette come modo di vivere e di lavorare per
comunicare il Vangelo e salvare i giovani con loro
e per mezzo di loro Esso permea le nostre relazioni
con Dio, i rapporti personali e la vita di comunità,
nell’esercizio di una carità che sa farsi amare»
(Cost. 20)
La pratica di questo sistema è tutta appoggiata
sopra le parole di s. Paolo che dice: La carità è
benigna e paziente; soffre tutto, ma spera tutto e
sostiene qualunque disturbo»
(Il Sistema Preventivo nella Educazione della Gioventù)
76

8.6 Page 76

▲back to top


IL SISTEMA PREVENTIVO: UNA ESPERIENZA SPIRITUALE ED EDUCATIVA
La chiamata,dapartediDio,diDonBoscoper
una missione di salvezza della gioventù, specialmente dei più
poveri, coinvolge molte persone e gruppi in una convergenza
spirituale ed in condivisione educativa e pastorale: il Sistema
Preventivo. Questa è la fonte e l’ispirazione di una forma
concreta e originale di vivere e attuare la missione salesiana
che chiamiamo la Pastorale Giovanile Salesiana. In questo
quarto capitolo prende gradualmente corpo la proposta
educativo-pastorale a partire dal suo principio ispiratore:
la carità pastorale. La sua centralità diventa una reale
prospettiva di rinnovamento per la pastorale dei giovani e
quindi criterio, perno della progettazione pastorale a tutti i
livelli. Il Sistema Preventivo, in quanto progetto educativo di
educazione integrale, si articola sostanzialmente secondo
due direzioni: come proposta di vita cristiana (Spiritualità
Giovanile Salesiana) e come metodologia pedagogica pratica.
77

8.7 Page 77

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
1 La missione salesiana è
illuminata dalla prassi di
Don Bosco
11
LO SPIRITO SALESIANO SI ISPIRA ALLO STILE DEL BUON
PASTORE
Don Bosco intravide la fi nalità originale della sua missione: rivelare ai
giovani poveri l’amore di Dio per loro (cfr. Cost. 2, 14). Intuì pure i principi
ispiratori di uno stile pastorale adeguato a questa finalità: quello
del Buon Pastore. L’evocazione biblica che apriva il capitolo I di questo
testo offriva un’icona eloquente dell’esperienza di Valdocco: la folla
affamata e smarrita e la commozione di Gesù.
Lo spirito salesiano, ispirato dallo stile del Buon Pastore, qualifica la nostra
spiritualità e la nostra azione educativo-pastorale. Questo spirito si trova
incarnato, in primo luogo, in Don Bosco. Egli e la missione che da lui è
derivata sono il nostro punto di riferimento storico-carismatico.
Don Bosco offrì tutta la sua vita per i giovani in un progetto di vita
fortemente unitario: la sua vita sacerdotale e la sua azione educativa, le
sue molteplici relazioni e la sua profonda interiorità, tutto era orientato al
servizio dei giovani. Un servizio che li ha aiutati a crescere, rendendoli essi
stessi protagonisti del loro progetto di vita:
“Non diede passo, non pronunciò parola, non mise mano
ad impresa alcuna che non avesse di mira la gioventù”
(COST. 21)
Dio non smette di chiamare molti altri per continuare questa missione
di Don Bosco per i giovani. Tra loro i salesiani religiosi (SDB) sono da
Lui consacrati, radunati e inviati ad essere nella Chiesa segni e portatori
dell’amore di Dio ai giovani, specialmente i più poveri. Insieme con
loro, condividono la missione di Don Bosco, altri gruppi della Famiglia
Salesiana, secondo le loro specifi che vocazioni e il loro stile di vita. È un
78

8.8 Page 78

▲back to top


IL SISTEMA PREVENTIVO: UNA ESPERIENZA SPIRITUALE ED EDUCATIVA
vasto movimento di persone e di gruppi, uomini e donne, appartenenti
alle più diverse condizioni di vita che costituiscono il Movimento Salesiano.
La missione salesiana, che in Don Bosco e nella sua esperienza a Valdocco,
trova il suo criterio permanente di discernimento (cfr. Cost. 40), è cresciuta
ulteriormente, convocando molte persone e gruppi ad una convergenza
spirituale e ad una condivisione nella missione educativa e pastorale per la
promozione integrale dei giovani, specialmente i più poveri.
12
L’INCARNAZIONE DELLO «SPIRITO SALESIANO»
È IL SISTEMA PREVENTIVO
A L’attuazione (l’attualità) pastorale-spirituale-pedagogica
di Don Bosco
La missione e il progetto di vita di Don Bosco si esprimono in uno stile di
vita e di azione: lo spirito salesiano.
L’incarnazione più caratteristica
ed espressiva dello «spirito sa-
lesiano» è il Sistema Preventivo.
Il Sistema Preventivo ci ricollega all’a-
nima, agli atteggiamenti e alle scelte
evangeliche di Don Bosco. La prassi
salesiana ha come quadro di riferi-
mento e come misura di auten-
ticità l’attuazione del progetto
pastorale-spirituale-pedagogico
di Don Bosco. La «genialità» del
suo spirito è legata alla attuazione
del Sistema Preventivo: un sistema
riuscito, che è modello e ispirazio-
ne per quanti oggi sono impegnati
nell’educazione nei vari continenti,
in contesti multi-culturali e pluri-re-
ligiosi, un modello che chiede a tutti
una continua riflessione per favorire
sempre di più la centralità dei gio-
vani come destinatari e protagonisti
«Di poi vorrei a tutti fare io stesso una
predica o meglio una conferenza sullo
spirito salesiano che deve animare e
guidare le nostre azioni ed ogni nostro
discorso. Il sistema preventivo sia proprio
di noi. Non mai castighi penali; non mai
parole umilianti, non rimproveri severi
in presenza altrui. Ma nelle classi suoni
la parola dolcezza, carità e pazienza.
Non mai parole mordaci, non mai uno
schiaffo grave o leggero. Si faccia uso dei
castighi negativi, e sempre in modo che
coloro che siano avvisati, diventino amici
nostri più di prima, e non partano mai
avviliti da noi»
(LETTERA DI GIOVANNI BOSCO A DON GIACOMO
COSTAMAGNA, 10 AGOSTO 1885)
79

8.9 Page 79

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
della missione salesiana (cfr. Don Pascual Chávez, ACG 407, «La Pastorale
Giovanile Salesiana»).
La parola «Sistema» suggerisce l’idea della completezza, cioè un’esperienza
organica: una proposta articolata verso un dinamismo pedagogico. Nel
Sistema Preventivo, infatti, si possono distinguere alcune articolazioni, che
sono profondamente legate tra loro: il principio ispiratore, che crea un
determinato atteggiamento spirituale nella persona: la carità pastorale.
Una triplice realtà dinamica:
una «spinta pastorale», cioè, ispira un progetto educativo di
promozione integrale (v. il presente capitolo IV, n.2);
una spiritualità per una proposta di vita cristiana - Spiritualità
Giovanile Salesiana – (v. il presente capitolo IV, n.3);
una metodologia pedagogico-pratica ispirata al “criterio
oratoriano”, che guida le modalità concrete delle scelte e degli
interventi operativi che vanno proposti (v. capitolo V, n.3).
B Il principio ispiratore è la carità pastorale
Per Don Bosco educare comporta uno speciale atteggiamento dell’educatore
ed un insieme di interventi, fondati su convinzioni di amore, ragione e di
fede. Al centro della sua visione sta la «carità pastorale». Si tratta di ricercare
in particolare il bene spirituale dei giovani, la salvezza dei giovani, il
loro bene integrale («Da mini animas»).
Il Sistema Preventivo trova la sua sorgente e il suo centro nell’esperienza
della carità di Dio che previene ogni creatura con la sua Provvidenza,
l’accompagna con la sua presenza e la salva donando la vita (cfr. Cost.
20). Don Bosco aveva una profonda fede nella benignità e nella paternità
misericordiosa di Dio. La scelta di san Francesco di Sales quale esempio
per i suoi collaboratori e quale protettore della sua Congregazione ne è
una conferma.
Quest’esperienza punta all’accoglienza di Dio nei giovani: in loro
Dio ci offre la grazia dell’incontro con Lui, ci chiama a servirlo in loro.
Un’esperienza che riconosce la loro dignità, rinnova la fi ducia nelle loro
risorse di bene, li educa alla pienezza della vita (cfr. CG23, n.95). In questa
dinamica educativa, l’attenzione ai giovani li educa ad essere protagonisti
dell’evangelizzazione.
80

8.10 Page 80

▲back to top


IL SISTEMA PREVENTIVO: UNA ESPERIENZA SPIRITUALE ED EDUCATIVA
Pastorale
(Progetto educativo
di promozione
integrale)
CARITÀ
PASTORALE
Spiritualità
(Proposta
di vita cristiana)
Pedagogia
(Metodo
pedagogico
pratico)
La carità pastorale salesiana ha un’altra qualificazione più precisa che la
definisce meglio: è una carità pedagogica. Dimostra passione educativa,
ma anche tatto, buon senso, misura, affetto e rispetto all’adolescente e al
giovane. Tale atteggiamento è frutto della convinzione che ogni vita, anche
la più povera, complessa e precaria, porta in sé, per la presenza misteriosa
dello Spirito, la forza del riscatto e il seme della felicità (cfr. CG23, n.92).
Un’espressione sintetica, il «primato della carità educativa», riflette
quell’ amore che sa creare un rapporto educativo: si esprime sulla misura
dell’adolescente, di quello povero che deve essere aiutato ad aprirsi, a scoprire
la ricchezza della vita, a crescere. Per questo, per l’adolescente povero, a volte
privo di coraggio, di educazione, di parole e di pensiero, la carità pedagogica
dell’educatore diventa comunicazione dell’amore di Dio: una carità che arriva
agli ultimi, ai più umili, a coloro che hanno maggiori difficoltà. E’ espressione
di una saggezza paterna che insegna ad affrontare la vita.
C Il Sistema Preventivo coinvolge l’educatore
e la comunità da cui fa parte
Intima è l’unità di un’esperienza che è insieme spirituale ed edu-
cativa, così da costituire il punto di riferimento ed il volto della Famiglia
Salesiana nella Chiesa. Lo si può definire come l’autentica spiritualità della
81

9 Pages 81-90

▲back to top


9.1 Page 81

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
nostra azione apostolica. Dissociare il metodo pedagogico di Don Bosco
dalla sua anima pastorale sarebbe distruggere entrambi.
Il Sistema Preventivo coinvolge tutta la persona dell’educatore e la comunità
di cui è parte, accanto e per i giovani, con una modalità propria di pensiero
e di sentimento, di vita e di attività, che ispira e caratterizza tutta l’esistenza.
Nell’impegno operativo del Sistema Preventivo, simultaneamente pedagogico
e spirituale, l’attività educante si apre con costante e competente intelligenza
al Vangelo di Cristo: è il «criterio metodologico» della missione salesiana per
l’accompagnamento dei giovani nel delicato processo di crescita della loro
umanità nella fede. A sua volta, la spiritualità salesiana respira e agisce nell’a-
rea educativa come proposta originale di vita cristiana, organizzata attorno ad
esperienze di fede, scelte di valori e atteggiamenti evangelici che costituisco-
no la Spiritualità Giovanile Salesiana.
Nella fedeltà a questo patrimonio pedagogico (il Sistema Preventivo) e
nella sua continua attualizzazione, i Salesiani trovano la loro identità. La
meta fondamentale del progetto è sintetizzata nella nota formula “onesti
cittadini e buoni cristiani”, secondo la quale don Bosco voleva “formare
costruttori della città e uomini credenti”. Due termini di un binomio che
si presentano come un tutt’uno inscindibile in Don Bosco: le due polarità
costituiscono un’unità indivisibile.
2 Il Sistema Preventivo come
spinta pastorale
2 1 UN PROGETTO EDUCATIVO INTEGRALE
Il Sistema Preventivo ispira un progetto educativo di promozione
integrale presente nella proposta di evangelizzazione per i giovani nei
diversi contesti. Mette in luce, allo stesso tempo, la ricchezza umanistica
e il cuore essenzialmente religioso del sistema, nel dinamismo di ragione,
82

9.2 Page 82

▲back to top


IL SISTEMA PREVENTIVO: UNA ESPERIENZA SPIRITUALE ED EDUCATIVA
religione, amorevolezza. Il Sistema Preventivo diventa metodo per l’azione,
caratterizzata dalla centralità della ragione, ragionevolezza delle richieste
e delle norme, fl essibilità e persuasione delle proposte; della centralità
della religione, intesa come sviluppo del senso di Dio insito in ogni
persona e sforzo di portarvi la bellezza della buona notizia; della centralità
dell’amorevolezza, amore educativo che fa crescere e crea corrispondenza.
2 2 LA DUPLICE VALENZA DELL’EDUCAZIONE PREVENTIVA
La prassi preventiva, pur con sfumature diverse, si compone di due
attività inseparabili: soddisfare i bisogni primari dei giovani (vitto,
vestito, alloggio, sicurezza, lavoro, sviluppo fisico e psichico, inserimento
sociale, un minimo di valori) e dare vita ad una azione educativa più
organica, alla formazione sociale, morale e religiosa della persona. Di
fatti, l’intenzionalità dell’ Oratorio di Don Bosco nasce come istituzione
assistenziale ed educativa.
Questa duplice istanza è attuale, essendo in atto una decisa valorizzazione
delle valenze assistenziali e sociali del progetto educativo salesiano,
come anche la promozione e la crescita della dimensione cognitiva,
affettiva, etica e spirituale.
A Il Sistema Preventivo nelle situazioni di disagio e recupero
La “preventività” nelle situazioni di disagio e di recupero ci riporta al Don
Bosco che visitava le carceri, che andava per le strade e nei luoghi di lavoro
a cercare i ragazzi, che anche dopo l’istituzionalizzazione dell’Oratorio
soccorreva i ragazzi appestati nelle case e nei vicoli di Torino, che mandava
i salesiani missionari presso i giovani che non avevano «luoghi» per la loro
buona crescita umana e sociale.
Oggi, in un’epoca di “emergenza” educativa, questo stile preventivo può
conseguire risultati più soddisfacenti. L’umanesimo pedagogico cristiano,
su cui si fonda il Sistema Preventivo costituisce una risposta assistenziale
e sociale insieme educativa e pastorale. La ”carità educativa” non può
non essere “carità sociale”. L’evangelizzazione si presenta sempre stret-
tamente integrata con la promozione umana e con la libertà della pro-
83

9.3 Page 83

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
«Dovremo quindi procedere nella
posta cristiana. Il comandamento
dell’amore è unico, pur avendo
due poli di riferimento, Dio e il
prossimo.
direzione di una riconferma aggiornata
della scelta socio-politica-educativa di
Don Bosco. Questo significa formare ad
una sensibilità sociale e politica che porta
a investire la propria vita come missione
per il bene della comunità sociale, con un
riferimento costante agli inalienati valori
umani e cristiani»
(DON PASCUAL CHÁVEZ, ACG 415, «COME DON BOSCO
EDUCATORE»)
Le profonde trasformazioni avve-
nute nella «società complessa»
mostrano una più articolata feno-
menologia della «condizione gio-
vanile» e in particolare di quella
che don Bosco chiamava: «povera,
abbandonata, pericolante». Una
gioventù fortemente problematica
sotto l’aspetto dell’educazione e
della rieducazione, quella dei gio-
vani colpiti dall’emarginazione e
dalla povertà economica, sociale,
culturale, affettiva, morale e spirituale. Sull’accumularsi di queste povertà,
frequente nei paesi in via di sviluppo, come anche nelle grandi città dei
paesi più sviluppati, si articola il panorama del disagio giovanile che invoca
urgentemente l’intervento educativo. Occorre prevenire il male con il
rimedio dell’educazione.
Di fronte alle gravi situazioni di ingiustizia e alle violazioni perpetrate contro
i diritti umani nelle nostre società, il carisma di don Bosco e il suo sistema
educativo ci sollecitano all’opera, sul piano personale e su quello collettivo.
Con uno slancio rinnovato, la preventività deve trasformare, mediante
l’educazione, le strutture della miseria e dell’emarginazione, in particolare
dei minori. Abbiamo la possibilità di offrire una preventività che promuove
il bene: interventi educativi che rafforzano l’integralità dei diritti
fondamentali civili, culturali, religiosi, economici, politici e sociali.
C’è anche bisogno di creare delle comunità capaci di riproporre i valori
fondamentali, forse assenti già nella prima età della vita. “L’educazione
liberatrice” del Sistema Preventivo mira ad accompagnare gli adolescenti
e i giovani, già segnati da condizionamenti negativi: situazioni che li
rendono poveri dal punto vista socio-culturale, economico, morale,
spirituale e religioso (cfr. CG20, n.61). La preventività salesiana si esprime
dunque in moltissime scelte pratiche: essa risponde all’urgenze che ogni
contesto indica. Questo pluralismo operativo per i giovani più bisognosi
84

9.4 Page 84

▲back to top


IL SISTEMA PREVENTIVO: UNA ESPERIENZA SPIRITUALE ED EDUCATIVA
è espressione della ricchezza dell’educazione salesiana, nella quale
l’affettività vissuta o recuperata riesce a unirsi in maniera feconda con la
ragione e la religione.
L’«esperienza preventiva» di Don Bosco tende a diventare
«sistema» di assistenza, educazione e socializzazione. Educare
significa «prevenire», in tutte le possibili accezioni. Educare si esprime
nell’«accogliere», «ridare la parola» e «comprendere». Educare vuol
dire aiutare i singoli a ritrovare se stessi, accompagnarli con pazienza
in un cammino di recupero di valori e di fiducia in sé; comporta la
ricostruzione delle ragioni per vivere scoprendo una nuova visione della
vita più positiva. Educare dice anche una rinnovata capacità di dialogo,
ma anche di proposta ricca di interessi e saldamente ancorata a quello
che è essenziale per una vita migliore; coinvolgere i giovani in esperienze
che li aiutino a cogliere il senso dello sforzo quotidiano; offrire strumenti
fondamentali per guadagnarsi da vivere, rendendoli capaci dì agire da
soggetti responsabili in ogni circostanza. L’educare richiede di conoscere
le problematiche sociali giovanili del nostro tempo (v. capitolo I).
B L’arte di educare in positivo
La «preventività» si esprime in un progetto formativo di educazione in
positivo:
«L’arte di educare in positivo, proponendo il bene
in esperienze adeguate e coinvolgenti (arte, teatro,
musica, media), capaci di attrarre per la loro nobiltà
e bellezza; l’arte di far crescere i giovani dall’interno,
facendo leva sulla libertà interiore, contrastando i
condizionamenti ed i formalismi esteriori; l’arte di
conquistare il cuore dei giovani per invogliarli con
gioia e con soddisfazione verso il bene, correggendo le
deviazioni e preparandoli al domani attraverso una
solida formazione del carattere»
(JUVENUM PATRIS 8)
La formula ragione, religione, amorevolezza, che sintetizza il sistema di don
Bosco, viene intesa come l’ispirazione fondamentale di un progetto
educativo di promozione integrale della persona che intende fornire
85

9.5 Page 85

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
una risposta piena alla domanda di evangelizzazione del mondo giovanile.
L’amore pedagogico, nel metodo di Don Bosco, si sviluppa in tre attitudini:
l’amore-cordialità, l’amore-ragionevolezza, l’amore-fede. Il Sistema Preventivo
diventa un progetto formativo e pedagogico: un insieme di elementi che
compongono la totalità nella triplice valenza affettiva, razionale e religiosa:
La forza
liberante
dell’amore
educativo
AMOREVOLEZZA
RAGIONE
Le diverse
forme della
ragionevolezza
nelle proposte
L’amore
pedagogico è
basato sulla
fede
RELIGIONE
La forza liberante dell’amore educativo
L’amore pedagogico è anzitutto un amore umano autentico: il principio
del metodo è l’amorevolezza, che si esprime come un amore educativo
che fa crescere e crea corrispondenza in relazioni cordiali. Qui abbiamo la
grande intuizione di Don Bosco: la forza liberante dell’amore educativo.
A contatto con educatori che nutrono profonda passione e amorevolezza
educativa, i giovani si sentono sollecitati a esprimere la loro parte migliore
e apprendono a far propria l’esperienza culturale e religiosa che li precede.
La carità pastorale, centro e anima dello spirito salesiano, richiama alcuni
atteggiamenti di fondo. Anzitutto i rapporti personali. Per Don Bosco,
l’amore pedagogico è nello stesso tempo spirituale e affettivo. È un amore
che scaturisce dalla volontà, che porta l’educatore a cercare unicamente
il bene dell’educando, dimenticando totalmente se stesso. In forza di
questo amore, l’educatore è fortemente portato all’azione e allo spirito di
sacrificio. Così, la realtà più spirituale dell’amore educativo è chiamata a
manifestarsi in cordialità e affetto. L’amore cordiale consiste anzitutto nel
voler veramente bene all’altro in quanto persona. L’amore maturo è nello
stesso tempo caratterizzato dalla volontà e dall’affetto.
Ci sembra che l’amore-cordialità sia stato illustrato da Don Bosco soprattutto
nella Lettera da Roma del 1884, in relazione ad una situazione di crisi che
86

9.6 Page 86

▲back to top


IL SISTEMA PREVENTIVO: UNA ESPERIENZA SPIRITUALE ED EDUCATIVA
si manifestava nei suoi istituti. Egli espone ciò che gli sembra essenziale nel
rapporto educativo. Rifacendosi alla propria esperienza, cerca di far capire
che l’amore di volontà con il totale impegno dell’educatore, è certamente
cosa apprezzabile e buona, ma insufficiente e senza risultati pedagogici,
se i giovani non «sentono» l’amore, o se esso non diventa linguaggio e
segno che sboccia in comunanza e in cordialità. L’educatore che si dona
interamente ai giovani, ma non riesce a far «sentire» che ciò che a lui
interessa è il bene del giovane, non avrà risultati pedagogici. La prima
cosa nell’amore non è l’azione, ma l’attenzione alla persona come tale. È
la forza dell’incontro gratuito, che ha significato e dà valore a tutti
gli altri valori.
Le diverse forme della ragionevolezza nelle proposte
L’amore pedagogico di Don Bosco è anche un amore-ragionevole. Su
questo Don Bosco pone l’attenzione: l’amore pedagogico deve
essere accompagnato dalla ragionevolezza, che si manifesta in molte
forme: la ragionevolezza delle richieste e delle norme, non la pressione
emotiva e sentimentale; la flessibilità e il buon senso nelle proposte; la
cura dello spazio di comprensione, di dialogo e di pazienza,
partendo dal mondo concreto dei giovani; il realismo e
lo spirito d’iniziativa, la naturalezza e la spontaneità;
la sensibilità per ciò che è concretamente fattibile;
l’appello alla convinzione personale.
Si tratta di quell’azione educativa che da
una parte stimola i giovani a sviluppare i
propri talenti e ad essere attivi ed
intraprendenti nel lavoro, dall’altro li
educa a non fare affidamento solo
su se stessi, ad evitare l’ambizione
e l’orgoglio intellettuale. La
ragionevolezza aiuta l’educatore
a offrire adeguatamente i valori
che nel presente concreto sono buoni
e permettono al giovane di essere
realmente persona. In una società che
si trasforma rapidamente e in cui la
capacità di giudizio e il senso critico sono
indispensabili, si presenta un terreno magnifico
87

9.7 Page 87

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
per l’educazione basata sulla ragionevolezza. Essa aiuta a valutare le
cose con senso critico e a scoprire il valore autentico delle realtà terrene,
rispettandone l’autonomia e la dignità secolare.
L’amore pedagogico è basato sulla fede
L’amore pedagogico è illuminato dalla fede, nello sviluppo del senso
di Dio insito in ogni persona e nello sforzo di evangelizzazione
cristiana. Per Don Bosco l’amore cordiale e ragionevole si alimenta da una
radice profonda. I giovani sono persone chiamate verso la reale pienezza
della vita, la comunione con Dio e con il prossimo. Don Bosco giudicava
che fuori di questa prospettiva la proposta educativa perde la sua forza e il
suo significato. L’amore educativo del salesiano è simbolo dell’amore di Dio
per i giovani. Il Don Bosco fondatore, padre degli orfani, maturo educatore,
sognatore e temerario imprenditore, intuitivo promotore di iniziative
pastorali ed educative viene compreso a partire da due nuclei dinamici della
sua vocazione: un naturale atteggiamento cordiale e affettuoso verso i
giovani e, d’altra parte, il dono incondizionato di sé a Dio in risposta ad una
missione ricevuta.
Nel sistema preventivo la religione è quella della «buona novella», del
Vangelo, delle beatitudini, di Gesù che ha considerato i suoi discepoli
amici e non servi, e chiama tutti a cercare il Regno di Dio e la sua giustizia,
ed è con noi ed opera con noi tutti i giorni fino alla fine del mondo. La
religione del Sistema Preventivo è popolare, semplice, e va all’essenziale:
«amore di Dio e amore del prossimo».
Più concretamente: è la religione dell’umanesimo devoto di san Francesco di
Sales, che da Dio ha imparato ad essere amorevole, buono, capace di pazienza
e di perdono; e nell’Incarnazione del Signore riconosce che tutti siamo chiamati
nel Figlio a condividere la santità: cioè a vivere secondo il Vangelo in ogni
condizioni di vita, in ogni momento, in ogni situazione, in ogni età.
Più profondamente: è la religione vissuta nello Spirito che aiuta a
discernere nel tempo i segni della Sua presenza e della volontà di Dio. È
Lui la fonte dell’ottimismo: non lascia che cadiamo nel pessimismo e che
ci abbattiamo nelle difficoltà.
Nei contesti secolarizzati, dove la cultura sembra muta, incapace di parlare
del Padre di Gesù Cristo, occorrerà educare le invocazioni di trascendenza
88

9.8 Page 88

▲back to top


IL SISTEMA PREVENTIVO: UNA ESPERIENZA SPIRITUALE ED EDUCATIVA
e le grandi domande di senso poste dalla vita e dalla morte, dal dolore e
dall’amore, senza nascondere il raggio di luce che a noi viene dalla nostra
fede (cfr. CG23, nn.76, 77, 83).
Nei contesti delle grandi religioni monoteistiche e di quelle tradizionali,
il primo dialogo educativo sarà coi laici più vicini per riconoscere insieme
a loro la grazia presente in esse, incoraggiare il desiderio di preghiera e
valorizzare i frammenti di Vangelo e di sapienza educativa presenti nella
cultura, nella vita, nella esperienza dei giovani (cfr. CG23, nn.72-74, 86).
3 Il Sistema Preventivo come
proposta di spiritualità
Il trinomio ragione, religione, amorevolezza, articolazione della carità pasto-
rale e anima del Sistema Preventivo, non solo dice il progetto educativo di
formazione integrale e nemmeno è soltanto il metodo pratico che l’educa-
tore deve utilizzare, ma rivela anche i tratti fondamentali di una spiritualità
da scoprire, vivere, e rinnovare continuamente (cfr. Don Egidio Viganò,
ACG 334, “Spiritualità salesiana per la nuova evangelizzazione”). La Pasto-
rale Giovanile Salesiana affonda quindi le sue radici in una spiritualità viva
che la nutre e la spinge a cercare Dio servendo i giovani.
La spiritualità è una rilettura del Vangelo, capace di unifi care i gesti e
gli atteggiamenti che caratterizzano l’esistenza cristiana. Frutto di questo,
alla radice della Pastorale Giovanile Salesiana, troviamo una
spiritualità per il nostro tempo. Signifi ca la possibilità dell’esperienza
di Dio nel contesto della propria vita: un cammino di santità, un progetto
specifico di vita nello Spirito.
C’è una spiritualità cristiana fondamentale che sgorga dal messaggio
del Vangelo, anche se esistono, poi, differenti tipi di spiritualità cristiana
secondo le sfumature storiche, e soprattutto carismatiche di rilievo, che
scopriamo nell’esperienza del Dio trinitario, a livello personale o comuni-
89

9.9 Page 89

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
tario. Alcuni valori evangelici sono stati fortemente rilevati nella tradizione
ecclesiale da diversi Fondatori, fedeli alla Parola di Dio, illuminati e guidati
dal suo Spirito.
Di conseguenza, possiamo parlare
di una spiritualità salesiana: una
spiritualità carismatica che arric-
chisce tutta la Chiesa con un mo-
La nostra azione educativa deve
«riproporre a tutti con convinzione
questa ‘misura alta’ della vita cristiana
ordinaria»
(NOVO MILLENNIO INEUNTE 31)
dello di vita cristiana caratterizzato
da un concreto cammino di san-
tità. Una spiritualità apostolica
perché, guidati dallo Spirito, siamo
inviati a collaborare alla missione
del Padre che dà effi cacia salvifi -
ca alla nostra azione educativa ed
evangelizzatrice tra i giovani e, al
contempo, unifica tutta la nostra esistenza nel suo centro ispiratore. Una
spiritualità che, infine, fa dei giovani gli evangelizzatori di altri giovani.
Pertanto, questa spiritualità non si riduce ad un insieme di pratiche
psicologiche o terapeutiche rivolte ad assicurare un benessere psicofisico
alla persona. In queste pratiche la ‘vita spirituale’ si costituisce come
l’adesione ad un sentimento, ad un dato soggettivo sentito interiormente,
come esperienza del tutto intimistica. In queste impostazioni si riconoscono
gli infl ussi di molte fi losofi e e ideologie che negano i contenuti rivelati
della fede cristiana e si pongono come un’alternativa a essa: negano la
trascendenza di Dio e il suo essere personale; non si confrontano con la
realtà del peccato né considerano la necessità della grazia e della salvezza
in Cristo. Ritengono che il benessere sia ottenuto dall’uomo con le sue
sole forze, e Gesù Cristo sia una fra le tante manifestazioni del divino che
si sono avvicendate nella storia umana sotto nomi diversi.
Al contrario, la Pastorale Giovanile Salesiana propone una spiritualità che
faciliti e favorisca una visione unitaria della vita, indicando lo stretto e
connaturale legame che abbraccia la gratuità di Dio, la gioia dell’incontro
con Cristo e la libertà della vita nello Spirito.
90

9.10 Page 90

▲back to top


IL SISTEMA PREVENTIVO: UNA ESPERIENZA SPIRITUALE ED EDUCATIVA
3 1 LA SPIRITUALITÀ È PRIMA DI TUTTO VITA NELLO SPIRITO
A Il primato della gratuità di Dio
La spiritualità è prima di tutto vita nello Spirito: a Lui soltanto appartiene
l’iniziativa. Egli ha il primato della gratuità, dell’iniziativa d’amore di Dio e
dell’incontro con Gesù Cristo.
La vita spirituale ha in Dio, Mistero d’Amore, la sua fonte, il suo
centro e la sua meta. Possiamo intendere la vita spirituale come un
gustare l’amore di Dio, vivere l’esperienza di amicizia e di intimità con Lui e
riconoscerci inviati da Lui nella missione per i giovani. Anche in essi opera
lo stesso dinamismo di scoperta dell’amore e di chiamata a testimoniarlo.
Dio è il centro unificatore della nostra vita, la sorgente della nostra comunione
fraterna, l’ispiratore della nostra azione. Vivere “alla presenza di Dio” significa
coltivare una profonda e continua relazione con Dio, ricolmati del suo Amore e
inviati ai giovani. Significa accogliere i segni della Sua misteriosa presenza nelle
richieste e attese di uomini e donne del tempo presente.
B L’incontro con Cristo
Centro della vita spirituale è l’esperienza della fede cristiana, l’incontro con
Gesù Cristo, Vangelo di Dio. Radicarsi in Cristo e conformarsi a Lui è un dono
e, al contempo, l’orizzonte della Pa-
storale Giovanile Salesiana. Nella vita
cristiana e nell’azione pastorale sono
importanti l’ascolto della Parola, la li-
turgia, la vita dei sacramenti e il dono
di sé nel servizio ai fratelli.
«All’inizio dell’essere cristiano non c’è
una decisione etica o una grande idea,
C La vita nello Spirito Santo
bensì l’incontro con un avvenimento, con
una Persona, che dà alla vita un nuovo
La vita spirituale consiste nell’ac-
cettare che la nostra esistenza
orizzonte e con ciò la direzione decisiva»
(DEUS CARITAS EST 1)
91

10 Pages 91-100

▲back to top


10.1 Page 91

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
sia plasmata dallo Spirito nell’azione della grazia. In questa relazione
di amore possiamo constatare il primato della grazia e, insieme, il
contributo libero e consapevole dell’uomo. L’essere umano collabora
ponendosi in ascolto e tenendosi disponibile e docile. Il suo desiderio è
di incontrarsi con il Signore. Nella preghiera chiede che questo incontro
avvenga, e contribuisca, nella sua vita, alla missione.
La vita spirituale è un dinamismo che si sviluppa in un processo temporale
che assume tutte le dimensioni dell’essere umano, con un proprio ritmo e
con i propri momenti di crescita e prova.
32
UNA PROPOSTA ORIGINALE DI VITA CRISTIANA:
SPIRITUALITÀ GIOVANILE SALESIANA
A La spiritualità salesiana, espressione concreta
della carità pastorale
La carità pastorale educativa è il cuore dello spirito salesiano che vive
nell’incontro e nella confessione di Gesù Cristo, il Signore. Il Sistema
Preventivo è veramente una proposta di spiritualità per tutti: salesiani,
laici coinvolti nello spirito e nella missione di Don Bosco, famiglie
e giovani. Don Bosco nella sua esperienza pedagogica e pastorale ha
indicato il cammino della santità giovanile e dimostrato nel metodo la
validità della sua alta finalità, con risultati ammirevoli.
Il segreto dell’esito di Don Bosco educatore è la sua intensa carità
pastorale, quell’energia interiore che ha unito inseparabilmente in lui
l’amore di Dio e l’amore del prossimo, rendendolo capace di comporre
in sintesi l’attività evangelizzatrice e l’attività educativa. La spiritualità
salesiana, espressione concreta della carità pastorale, costituisce, dunque,
un elemento fondamentale dell’azione pastorale: la spiritualità salesiana,
fonte di vitalità evangelica, anima della carità pastorale, ne rimane
il principio d’ispirazione e d’identità, il suo criterio di orientamento.
Dobbiamo esserne convinti e renderci aggiornati promotori di questa sua
saggezza pastorale. Una spiritualità vissuta è l’atteggiamento proprio dei
credenti impegnati. Non è uno spiritualismo di fuga, ma una spiritualità
di frontiera, di ricerca, di iniziativa, di coraggio, in una parola, di realismo.
92

10.2 Page 92

▲back to top


IL SISTEMA PREVENTIVO: UNA ESPERIENZA SPIRITUALE ED EDUCATIVA
In don Bosco tutto questo prende il nome di “cuore oratoriano”:
fervore, zelo apostolico, effusione di tutte le risorse personali,
ricerca di nuovi interventi, capacità di resistere nelle prove, volontà
di ricominciare dopo gli insuccessi, ottimismo coltivato e diffuso; è la
sollecitudine, piena di fede e di carità, che trova in Maria un esempio
luminoso di donazione di sé (cfr. Carta d’identità carismatica della
Famiglia Salesiana, n.29).
B Programma e cammino della Spiritualità Giovanile Salesiana
Una spiritualità adeguata ai giovani, vissuta con e per i giovani,
pensata e realizzata all’interno dell’esperienza del giovane, si
propone di generare un’immagine cristiana proponibile a chi, inserito nel
nostro tempo, ne vive la condizione odierna; si rivolge a tutti i giovani
commisurandosi ai «più poveri», capace allo stesso tempo di indicare mete
a quelli che progrediscono di più; intende rendere il giovane protagonista
di proposte per i coetanei e nell’ambiente di vita.
Questa spiritualità si ricollega al Sistema Preventivo; è lo sviluppo del
Progetto Educativo-Pastorale Salesiano offerto a tutti i soggetti della
Comunità Educativo-Pastorale, tradotto in itinerari di maggior impegno. I
seguenti elementi si compenetrano vicendevolmente; ciascuno rappresenta
un’accentuazione che richiama quanto è espresso negli altri: la vita, Cristo,
le beatitudini, la Chiesa, Maria, il servizio sono punti di riferimento per
riflettere e vivere in unità la totalità dell’esperienza cristiana.
La vita quotidiana come luogo dell’incontro con Dio
La spiritualità giovanile salesiana considera la vita quotidiana un luogo
di incontro con Dio (cfr. Cost. 18; CG23, nn.162-164; CG24, nn.97-98;
Carta d’identità carismatica della Famiglia salesiana, nn.27-28, 34). Alla
base di questa comprensione del quotidiano e della valutazione
positiva della vita c’è la fede e la continua comprensione dell’evento
dell’Incarnazione: una spiritualità che ci si lascia guidare dal mistero di Dio
che con la sua Incarnazione, Morte e Risurrezione, afferma la sua presenza
di salvezza, in tutta la realtà umana.
Il quotidiano del giovane è fatto di dovere, socialità, gioco, tensione
di crescita, vita di famiglia, sviluppo delle proprie capacità, prospettive
di futuro, richieste di intervento, aspirazioni. È questa realtà che va
93

10.3 Page 93

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
assunta, approfondita e vissuta alla luce di Dio. Secondo Don Bosco
per farsi santo occorre fare «bene» ciò che si deve fare: egli considera
la fedeltà al dovere nella sua quotidianità come criterio di verifica della
virtù e come segno di maturità spirituale. Un realismo pratico centrato
sul quotidiano, il senso religioso del dovere nei singoli momenti della
giornata.
Perché la vita quotidiana possa essere vissuta come spiritualità, è
necessaria la grazia di unità che aiuta ad armonizzare le diverse
dimensioni della vita attorno ad un cuore abitato dallo Spirito di Amore.
La grazia di unità che rende possibile la conversione, la purificazione e
la forza del sacramento della Riconciliazione, mezzo privilegiato; che fa
sì che attraverso “il lavoro e la contemplazione” il cuore si mantenga
libero, aperto a Dio e donato ai fratelli, specialmente ai giovani e ai
giovani poveri.
Don Bosco si ispirò a San Francesco di Sales, come al maestro di una
spiritualità semplice perché essenziale, popolare perché aperta a tutti,
simpatica perché carica di valori umani e perciò particolarmente disponibile
all’azione educativa.
Tra gli atteggiamenti ed le esperienze del quotidiano da viversi con
profondità nello Spirito possono essere:
la vita della propria famiglia;
l’amore al proprio lavoro/studio, la crescita culturale e
l’esperienza scolastica;
la coniugazione delle «esperienze forti» con i «cammini ordinari
della vita»;
la visione positiva e riflessiva di fronte alla propria epoca;
l’accoglienza responsabile della propria vita e il proprio cammino
spirituale di crescita nello sforzo di ogni giorno;
la capacità di orientare la propria vita secondo un progetto
vocazionale.
Una spiritualità pasquale della gioia e dell’ottimismo
La verità decisiva della fede cristiana è il Signore risorto. La gloria eterna
è la nostra meta ultima, ma anche già fi n d’ora perché si è fatta realtà
nel corpo di Gesù Cristo. La spiritualità giovanile salesiana è pasquale ed
escatologica.
94

10.4 Page 94

▲back to top


IL SISTEMA PREVENTIVO: UNA ESPERIENZA SPIRITUALE ED EDUCATIVA
Le tendenze più radicate nel cuore della persona sono il desiderio
e la ricerca della felicità. La gioia è l’espressione più nobile della felicità
e, insieme alla festa e alla speranza, è caratteristica della spiritualità
salesiana. La fede cristiana è per vocazione un annuncio di felicità radicale,
promessa e conferimento di «vita eterna», senza confi ni di spazio, di
tempo, di limiti nelle aspirazioni. La scoperta del Regno e l’incontro con
Cristo diventano beatitudine dell’uomo. Queste realtà, però, non sono
una conquista, bensì un dono: Dio è la fonte della vera allegria e della
speranza. Senza escludere il valore pedagogico dell’allegria, se ne afferma
anzitutto il valore teologico. Don Bosco vede in essa un’imprescindibile
manifestazione della vita di grazia.
Don Bosco ha inteso, e ha fatto capire ai suoi giovani, che impegno e gioia
vanno insieme, che santità e allegria sono un binomio inseparabile.
Don Bosco è il santo della gioia di vivere e i suoi giovani appresero bene la
sua lezione di vita, nel linguaggio tipicamente oratoriano, che la “santità
consiste nello stare sempre allegri” (cfr. CG23, n.165). La Pastorale
Giovanile Salesiana propone un cammino di santità semplice, allegra e
serena (cfr. Cost. 17; CG23, nn.165-166; Carta d’identità carismatica della
Famiglia salesiana, n.33).
La valorizzazione della gioia come atto dello Spirito, fonte d’impegno e
suo frutto, comporta che si favoriscano nei giovani alcuni atteggiamenti
ed esperienze:
l’esperienza gioiosa dell’affetto alle persone in un ambiente di
partecipazione e di relazioni sinceramente amichevoli e fraterne;
la libera espressione nelle feste giovanili e negli incontri di
gruppo;
l’ammirazione e il gusto per le gioie che il Creatore ha messo sul
nostro cammino: la natura, il silenzio, le realizzazioni compiute
assieme nel sacrificio e nella solidarietà;
la grazia di poter vivere la croce e la sofferenza sotto il segno e
la consolazione della Croce di Cristo.
Una spiritualità dell’amicizia e della relazione personale
con il Signore Gesù
La spiritualità giovanile salesiana porta il giovane all’incontro con Gesù
Cristo e rende fattibile una relazione di amicizia con Lui alimentata nella
fi ducia, in un vincolo vitale e in un’adesione fedele. Molti giovani
95

10.5 Page 95

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
nutrono un sincero desiderio
di conoscere Gesù e cercano
una risposta alle domande sul
senso della propria vita che solo
Dio può dare.
«Dobbiamo aiutare i giovani ad
acquistare confidenza e familiarità con
Amico, Maestro e Salvatore sono
i titoli che descrivono la centralità
della persona di Gesù Cristo nella
la sacra Scrittura, perché sia come una
bussola che indica la strada da seguire»
(VERBUM DOMINI 104)
vita spirituale dei giovani nel
metodo salesiano (cfr. Cost. 11; CG23, nn.167-168; CG24, n.61; Identità
carismatica della Famiglia salesiana, nn.24, 36). È interessante ricordare
che Gesù è presentato da Don Bosco come amico dei giovani – «I giovani
sono la delizia di Gesù», diceva - ; come maestro di vita e di sapienza;
come modello di ogni cristiano; come redentore che consegna tutta la
sua vita nell’amore e nella passione per la salvezza fino alla morte; come
presente nei piccoli e nei bisognosi. Ricorre spesso la citazione «Ogni volta
che avete fatto queste cose a uno dei più piccoli di questi miei fratelli,
l’avete fatto a me» (Mt 25 ,40).
Ecco, a modo di esempio, alcuni atteggiamenti ed esperienze da fa-
vorire e sviluppare per un cammino di progressiva conformità a Cristo:
la partecipazione di fede nella comunità che vive della memoria
e della presenza del Signore e lo celebra nei sacramenti
dell’iniziazione cristiana;
la pedagogia della santità che Don Bosco ha mostrato nella
riconciliazione con Dio e con i fratelli attraverso il sacramento
della Penitenza;
l’apprendimento della preghiera personale e comunitaria,
mediazioni privilegiate per crescere nell’amore e nella relazione
personale con Gesù Cristo. Quella salesiana è una preghiera
semplice e per tutti, affonda le proprie radici nella vita quotidiana;
l’approfondimento sistematico della fede, illuminata dalla
lettura e dalla meditazione della Parola di Dio.
Una spiritualità ecclesiale e mariana
L’esperienza e l’intelligenza adeguata della Chiesa sono distintivi
nella spiritualità cristiana. La Chiesa è comunione spirituale e comu-
nità che si fa visibile attraverso gesti e convergenze anche operative; è
96

10.6 Page 96

▲back to top


IL SISTEMA PREVENTIVO: UNA ESPERIENZA SPIRITUALE ED EDUCATIVA
servizio agli uomini dai quali non si stacca come una «setta» che consi-
dera buone soltanto le opere che portano il segno della propria apparte-
nenza; è il luogo scelto e offerto da Cristo, nel tempo e nello spazio della
nostra storia, per poterLo incontrare. Egli ha consegnato alla Chiesa la
Parola, il Battesimo, il Suo corpo e Suo sangue, la grazia del perdono dai
peccati e gli altri Sacramenti, l’esperienza di comunione e la forza dello
Spirito che muovono alla carità verso i fratelli. Ci vuole un senso sempre
più responsabile e coraggioso d’appartenenza alla Chiesa particolare e
universale. Di fatti, la Famiglia di Don Bosco ha tra i tesori di casa una
ricca tradizione di fedeltà filiale al Successore di Pietro, e di comunione
e collaborazione con le Chiese locali (cfr. Cost. 13; CG21, nn.96, 102;
CG23, nn.169-170; CG24, nn.62-64, 91-93; Carta dell’identità carisma-
tica della Famiglia Salesiana, n.26).
Gli atteggiamenti e l’esperienze da creare sono dunque:
l’ambiente concreto della casa salesiana come luogo in cui sì
sperimenta un’immagine di Chiesa fresca, simpatica, attiva,
capace di rispondere alle attese dei giovani;
i gruppi e, soprattutto, la Comunità Educativo-Pastorale, che
unisce giovani ed educatori in un ambiente di famiglia attorno
ad un progetto di educazione integrale dei giovani;
la partecipazione alla Chiesa locale che collegano tutti gli sforzi
di fedeltà dei cristiani in una comunione visibile e in un servizio
percettibile in un territorio concreto;
la stima e fiducia verso la Chiesa universale, vissuta nel rapporto
di amore verso il Papa; nell’informazione sulle situazioni in cui
il popolo di Dio è limitato nel suo desiderio di vivere la fede;
nella conoscenza dei santi e delle personalità signifi cative del
pensiero e delle realizzazioni cristiane nei diversi campi.
La Spiritualità Giovanile Salesiana è una spiritualità mariana.
Maria fu chiamata da Dio Padre ad essere, nella grazia dello Spirito,
madre del Verbo e a donarLo al mondo. La Chiesa guarda a Maria
come esempio di fede: Don Bosco ebbe questo sguardo e noi siamo
chiamati ad imitarlo in comunione con la Chiesa (cfr. Cost. 34, 92;
CG23, n.177; CG24, nn.68, 188; Carta dell’identità carismatica della
Famiglia Salesiana, nn.11, 37).
Siamo convinti che lo Spirito Santo suscitò, con l’intervento materno di
Maria, l’opera salesiana (cfr. Cost. 1): Ella indicò a don Bosco il suo campo
97

10.7 Page 97

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
di azione tra i giovani, lo guidò e lo sostenne costantemente ed è presente
tra noi e continua la Sua missione di Madre della Chiesa e Ausiliatrice dei
cristiani (cfr. Cost. 8). Nell’Oratorio di Valdocco Maria era una presenza
viva: l’ispiratrice, la guida, la maestra. Domenico Savio, Michele Magone
e tanti altri giovani non l’hanno contemplata come un ideale astratto o
un semplice oggetto di culto e devozione, ma come una persona viva
e operante, che riempie la casa e fa sentire e sperimentare la vicinanza
dell’amore di Dio. La spiritualità giovanile salesiana stimola un affidamento
semplice e confidente all’assistenza materna della Vergine Maria.
Essa è anche riconosciuta come Madre di Dio e nostra; come l’Immacolata,
piena di grazia, totalmente disponibile a Dio, santità, vita cristiana vissuta
con coerenza e totalità; come l’Ausiliatrice, aiuto dei cristiani nella grande
battaglia della fede e della costruzione del Regno di Dio, colei che protegge
e guida la Chiesa; sostegno e appoggio della fede, considerata da Don
Bosco «la Madonna dei tempi difficili».
In Maria Ausiliatrice abbiamo un modello e una guida per la nostra azione
educativa ed apostolica. Viene proposta con amore-ammirazione al culto
e all’imitazione, nella condivisione delle celebrazioni e nella memoria
dei suoi messaggi. Madre e maestra della nostra esperienza formativa,
noi la invochiamo in modo speciale nella preghiera (cfr. Cost. 84.87.92;
Carta d’identità carismatica della Famiglia Salesiana, n.37), meditando nel
Vangelo i suoi atti e le sue parole.
Una spiritualità del servizio responsabile
La vita assunta come incontro con Dio, il cammino d’identificazione con
Cristo, l’impegno per il Regno, la Chiesa percepita come comunione-
servizio dove ciascuno ha un posto e dove c’è bisogno dei doni di tutti,
fanno emergere e maturare una convinzione: la vita si porta dentro una
vocazione di servizio (cfr. Cost. 7, 19; CG23, nn.178-180; CG24, nn.94-
96; Carta d’identità carismatica della Famiglia Salesiana, n.35).
Ciò trova largo riscontro nell’esperienza di Don Bosco, giovane e
apostolo. Egli, a partire dal sogno dei nove anni, ha percepito e vissuto
la propria esistenza come vocazione. Ascolta e risponde con cuore
generoso a un invito: mettersi tra i giovani per salvarli. Don Bosco
invitava i suoi giovani ad un “esercizio pratico di amore al prossimo”.
La Spiritualità Giovanile Salesiana è apostolica: ha la convinzione che
98

10.8 Page 98

▲back to top


IL SISTEMA PREVENTIVO: UNA ESPERIENZA SPIRITUALE ED EDUCATIVA
siamo chiamati a collaborare con Dio nella Sua missione, con dedizione,
fedeltà, fiducia e disponibilità totale. Un impegno concreto al servizio
del bene secondo le proprie responsabilità sociali e i bisogni materiali
e spirituali degli altri.
Il servizio responsabile comporta alcuni atteggiamenti ed esperienze da
favorire. Essi possono enuclearsi attorno a quattro aree:
apertura alla realtà e al contatto umano: Don Bosco chiedeva
ai suoi giovani di diventare “bravi cristiani ed onesti cittadini”.
Essere onesto cittadino comporta oggi per un giovane che egli
promuova la dignità della persona e i suoi diritti, in tutti i conte-
sti; che viva con generosità nella famiglia e si prepari a formarla
sulla base della reciproca donazione; che favorisca la solidarietà,
specialmente con i più poveri; che sviluppi il proprio lavoro con
onestà e competenza professionale; che promuova la giustizia,
la pace e il bene comune nella politica; che rispetti la creazione
e favorisca la cultura (cfr. CG23, n.178);
impegno serio per individuare il proprio progetto di vita;
maturazione graduale e scelte progressive e coerenti, di servizio
alla Chiesa e agli uomini. Questo servizio responsabile si svilup-
pa nella testimonianza della vita e si concretizza in molti ambiti:
l’animazione educativo-pastorale e culturale, il volontariato e la
missionarietà;
prontezza nell’affrontare situazioni nuove e capacità di rinuncia-
re a cose secondarie per far propri i valori essenziali.
La Spiritualità Giovanile Salesiana vuole quindi aiutare ciascun giovane
nel cammino vocazionale, perché scopra il senso della propria vita, nella
verità, in dialogo con Dio.
C Progettare itinerari di educazione alla fede
La spiritualità, prima che formulazione sistematica, è «esperienza» di vita.
Occorre tradurre la sintesi teorica in itinerari pedagogici strutturati
in tappe graduali, secondo la condizione dei ragazzi e dei giovani
che li devono attuare (obiettivi, atteggiamenti, conoscenze, impegni
concreti e esperienze) con alcuni contenuti chiaramente defi ntii. La
Congregazione salesiana ha indicato quattro aree di maturazione umana
e cristiana: l’identità umana; l’incontro con Cristo; l’impegno per il Regno
e l’appartenenza ecclesiale (cfr. CG23, nn.120-157).
99

10.9 Page 99

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
Don Bosco, predisponendo il suo sistema educativo-pastorale, ha traccia-
to una via «facile» di santità per i giovani, creando un ambiente idoneo
per la loro crescita come uomini e come cristiani e riuscendo a persona-
lizzare i percorsi educativi concepiti sulla loro misura. Basta accostare le
tre biografie di Domenico Savio, Francesco Besucco e Michele Magone e
sarà chiaro come gli itinerari fossero fortemente unitari negli intenti edu-
cativi e sapientemente differenziati secondo la singolarità dei soggetti.
Cosa signifi ca in breve elaborare itinerari? Ecco alcuni criteri operativi
che orientino la dinamica dell’itinerario di fede:
la flessibilità che supera le rigidità strutturate ed il fissismo. L’itine-
rario deve adeguarsi ai ragazzi che vivono diverse situazioni per-
sonali e ambientali, anche se si misura sempre con la meta a cui
tendere. Si tratta perciò di pensare percorsi aperti, riproponendo
il messaggio integro nel modo e nelle forme adeguate alle varie
età e alle condizioni culturali e spirituali dei giovani concreti;
la continuità, contraria alla periodicità e all’improvvisazione, e
la gradualità che supera la logica del «tutto e subito» a favore
di una sapiente pazienza e attesa educativa. L’itinerario assume
così la caratteristica di un percorso iniziatico, capace di stimo-
lare e coinvolgere la libertà del giovane nel compiere quei pas-
si ed assumere quelle responsabilità che il cammino educativo
100

10.10 Page 100

▲back to top


IL SISTEMA PREVENTIVO: UNA ESPERIENZA SPIRITUALE ED EDUCATIVA
simbolicamente prospettate mediante la proposta di contenuti
progressivi e di modalità di interiorizzazione. Bisogna stabilire
gli uni e le altre, presentando in ogni tappa le mete essenziali e
fondamentali della crescita umana e cristiana;
l’orientamento ad un punto di approdo e al raggiungimento di
risultati formativi: camminare verso la meta del «buon cristiano
e dell’onesto cittadino», cercando di consolidare permanente-
mente valori, atteggiamenti e capacità fondamentali. Questo
significa concretezza, cioè, aderenza alla realtà per discernere
attraverso i risultati comprovabili, l’adeguatezza delle proposte
e degli interventi;
l’organicità in vista della promozione integrale della personalità di
ciascuno: armonizzare con criterio educativo l’espansione dell’e-
sperienza umana, la scoperta del significato cristiano, l’espressio-
ne della fede. L’itinerario unifica i tre fattori in circolarità, per cui
l’uno richiama, provoca e fa crescere gli altri, giungendo ad una
ricca unità personale cristiana. Educare il “buon cristiano e l’one-
sto cittadino” richiede quindi che l’intera proposta educativa e le
singole tappe di ogni itinerario abbiano come orizzonte di senso
e di azione tutte le dimensioni della persona del giovane.
L’impostazione pedagogica del metodo, in stretta connessione con quel-
la dei contenuti e della dinamica, è importante. L’attenzione agli stili re-
lazionali e di comunicazione, a tutti gli elementi che dicono la dinamica e
la qualità del processo è subordinata all’obiettivo e ai contenuti. Si devo-
no privilegiare le forme più adatte all’età giovanile, quelle maggiormente
flessibili che diano ampio spazio all’approfondimento sistematico e alla
creatività: alcuni «punti di non-ritorno», molto importanti, nascono dalla
realtà. Gli educatori salesiani non possono ignorare i tratti principali che
caratterizzano i giovani contemporanei e che incidono profondamente
nel vissuto, anche religioso, altrimenti rischiano l’inadeguatezza e l’inef-
ficacia delle proposte. La pastorale giovanile è autentica se è connotata
da flessibilità e creatività.
In questo senso, il metodo è anche messaggio. I giovani richiedono uno
stile di annuncio cristiano propositivo, capace di stabilire una comunica-
zione corretta e di dare spazio alla creatività e alle modulazioni linguistiche
di oggi. Per la realtà dei giovani e per la qualità degli obiettivi e dei con-
tenuti da comunicare, è necessario prendere in considerazione i seguenti
criteri di metodo:
101

11 Pages 101-110

▲back to top


11.1 Page 101

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
La concretezza
i giovani apprezzano e accolgono i passi concre-
ti, le azioni intraprese, l’efficacia di quanto vie-
ne proposto. Tutto quanto si fa, si deve vedere,
sottolineare, ringraziare, valutare e verificare nel
concreto del quotidiano;
Il simbolo
è necessario educare la capacità simbolica,
ossia la capacità di comunicare e di entrare in
comunione con ciò che non viene trasmesso
attraverso il solo concetto, ma ha bisogno della
cooperazione della sensibilità e della creatività.
Iniziare a comunicare esperienze e realtà con il
gesto e con esperienze antropologiche di carat-
tere rituale (il saluto, la festa, lo scambio della
pace…). La dimensione simbolica nasce dalla
necessità di entrare in comunione con il Mistero
di Dio già presente nella realtà di ogni giorno. In
questo senso, i linguaggi liturgico, catechistico
ed esperienziale, debbono essere utilizzati tutti
armonicamente;
La narrazione
più che il discorso di dimostrazione, giustifica-
zione o convincimento, i giovani preferiscono
il racconto, il suggerimento, il coinvolgimento
nelle narrazioni di storie di vita. Utilizzare i ge-
neri evangelici come la parabola è indispensa-
bile, è più credibile. Si deve essere in grado di
raccontare la propria storia e la fede in essa.
“Quanto abbiamo visto e udito” è ciò che dob-
biamo trasmettere;
L’interiorizzazione
perché l’itinerario di fede sia effettivo, è neces-
sario che l’esperienza e le attività siano vaglia-
te nell’interiorità della persona (testa, cuore e
mano), dando parola al vissuto, condividendolo,
comunicandolo, così che diventi scelta, percor-
so, cambiamento;
102

11.2 Page 102

▲back to top


IL SISTEMA PREVENTIVO: UNA ESPERIENZA SPIRITUALE ED EDUCATIVA
L’esperienza
partire dall’esperienza, suscitare esperienza,
tornare all’esperienza, leggere l’esperienza.
L’esperienza della propria vita è la risorsa
educativa principale, completata e stimolata
lungo il processo da altre nuove esperienze
ulteriori. Esperienza è anche il consolidare
o il contrastare ciò che si rileva e si scopre.
Essa deve essere accompagnata e letta, per-
ché diventi parte del tessuto personale e vita-
le, superando la tendenza al semplice accu-
mulo di dati;
Il protagonismo e
la partecipazione
i giovani hanno bisogno di essere protagonisti
del proprio essere, credendo nelle proprie ca-
pacità di crescita e di cambiamento. Vogliono
essere considerati e interpellati. Bisogna ri-
schiare, dando loro responsabilità, secondo
la loro situazione e le loro capacità. Non esi-
ste maturità senza responsabilità, nessuna
fiducia se non avvertono fiducia. Non sono
oggetto, ma soggetto del processo di vita;
La personalizza-
zione e
socializzazione
tenere conto della libertà effettiva cui è giunto
il giovane e del legittimo pluralismo educati-
vo che rispetti le diverse situazioni in cui i gio-
vani vivono. Bisogna essere flessibili, pensare
a ciascuno in maniera specifica, curare il suo
processo personale. La personalizzazione si
attua nel riferimento agli altri, avviene con gli
altri (gruppo) e attraverso gli altri. Tutti si ri-
conoscono in rapporto agli altri, con la storia
e con il mondo. Si cresce in relazione.
103

11.3 Page 103

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
104

11.4 Page 104

▲back to top


COMUNITÀ EDUCATIVO-PASTORALE:
FARE DELLA CASA UNA FAMIGLIA
PER I GIOVANI
CAPITOLO
V
«Gesù si avvicinò
e camminava
con loro»
(Lc 24, 15)

11.5 Page 105

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
Don Bosco voleva che nei suoi ambienti ciascuno
si sentisse “a casa sua”. La casa salesiana diventa
una famiglia quando l’affetto è ricambiato e tutti,
confratelli e giovani, si sentono accolti e responsabili
del bene comune. In clima di mutua confidenza e di
quotidiano perdono si prova il bisogno e la gioia di
condividere tutto e i rapporti vengono regolati non
tanto dal ricorso alle leggi, quanto dal movimento
del cuore e dalla fede. Tale testimonianza suscita
nei giovani il desiderio di conoscere e seguire la
vocazione salesiana»
(Cost. 16)
Senza familiarità non si dimostra l’amore
e senza questa dimostrazione non vi può essere
confidenza. Chi vuole essere amato bisogna che
faccia vedere che ama»
(Lettera da Roma, 1884)
106

11.6 Page 106

▲back to top


COMUNITÀ EDUCATIVO-PASTORALE: FARE DELLA CASA UNA FAMIGLIA PER I GIOVANI
La Pastorale Giovanile Salesiana richiede
la convergenza delle intenzioni e delle convinzioni da parte
di tutti quelli che sono coinvolti nella progettazione e nella
realizzazione della Comunità Educativo-Pastorale, dove
essa si svolge. In questo capitolo ne esporremo l’identità
comunitaria, i suoi dinamismi, il suo stile di corresponsabilità
e le modalità di animazione della sua crescita. La comunità
è chiamata a investire sulla figura dell’educatore salesiano.
Affrontando il discernimento e il rinnovamento di ogni
attività e opera, rivolgiamo lo sguardo allo stile salesiano,
al “criterio oratoriano” che ci collega con le intuizioni
pratiche del carisma (modalità di convivenza e di comunione)
diventate patrimonio comune, applicabili a tutti i contesti
dove operano i salesiani. Si dà importanza al modo di offrire
i segni del Vangelo nel quotidiano, con la cura di relazioni e
comunicazioni autentiche.
107

11.7 Page 107

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
1 Pastorale Giovanile
Salesiana: un’esperienza
comunitaria
11
L’ESPERIENZA COMUNITARIA NELLO
SPIRITO SALESIANO E NELLA MISSIONE
A Una comunione al servizio d’una stessa missione
L’evangelizzazione è sempre un’azione ecclesiale. Perciò il primo
elemento fondamentale per la realizzazione della Pastorale Giovanile Sa-
lesiana è la comunità che coinvolge, in clima di famiglia, giovani e adulti,
genitori ed educatori, fino a diventare esperienza di Chiesa (cfr. Cost. 44-
48; Reg. 5): una comunione che vive i diversi doni e servizi come realtà
complementari, in mutua reciprocità, al servizio d’una stessa missione
(cfr. CG24, nn.61-67). L’evangelizzazione è frutto di un percorso corale,
una missione tra consacrati e laici, che uniscono le loro forze in colla-
borazione nello scambio dei doni, pur nelle differenze di formazione,
di compiti, di carismi e gradi di partecipazione a questa missione. Una
comunità nella quale tutti, consacrati e laici, sono soggetti attivi, prota-
gonisti dell’evangelizzazione dei singoli e delle culture (cfr. Christifideles
Laici 55-56; CG24, n.96).
Questa comunità, soggetto e, al tempo stesso, oggetto e ambito
dell’azione educativo-pastorale è la “Comunità Educativo-Pastorale”
(CEP). È il nostro essere Chiesa, la nostra pastorale specifica inserita nella
pastorale ecclesiale. L’educazione e l’evangelizzazione sono frutto della
convergenza di persone, interventi, qualifiche, in un progetto condiviso
e attuato corresponsabilmente (cfr. Cost. 34; CG21, nn.63, 67; CG24,
n.99). La Pastorale Giovanile Salesiana da azione di singoli operatori di-
viene coordinamento dei diversi interventi, ricerca d’intesa e di comple-
mentarietà tra tutti, ricerca di collaborazioni, sforzo di organicità e
di progettazione.
108

11.8 Page 108

▲back to top


COMUNITÀ EDUCATIVO-PASTORALE: FARE DELLA CASA UNA FAMIGLIA PER I GIOVANI
B La forma salesiana di essere presenti tra i giovani
Fin dai primi tempi dell’Oratorio Don Bosco costituisce attorno a sé una
comunità-famiglia nella quale gli stessi giovani erano protagonisti:
un ambiente giovanile impregnato dei valori del Sistema Preventivo, con
caratteristiche spirituali e pastorali ben definite, con obiettivi chiari ed una
convergenza di ruoli pensati in funzione dei giovani. Da questa comunità
nacquero la Congregazione e la Famiglia Salesiana. Secondo lo stesso Don
Bosco, i Salesiani, con la loro vita in comune, sono centro di comunione
e di partecipazione per gli educatori che apportano il loro contributo al
progetto e ne diffondono il carisma (cfr. CG24, nn.71-72, 75).
Nella memoria degli inizi di Valdocco abbiamo incontrato non solo il cuore
pastorale di Don Bosco ma anche la sua capacità di coinvolgimento: chie-
sa, camere e cortili diventano realtà educative grazie all’apporto di eccle-
siastici e di laici. Il Sistema Preventivo è attento al rapporto personale, ma
è anche comunitario. La sua proposta è intensamente “comunionale”. La
CEP è la forma salesiana d’animazione di ogni realtà educativa intesa alla
realizzazione della missione di Don Bosco. Non è una nuova struttura che
si aggiunge agli altri organismi di gestione e di partecipazione esistenti
nelle diverse opere o ambienti pastorali e non è neanche soltanto un’or-
ganizzazione di lavoro o una tecnica di partecipazione.
La presenza salesiana è chiamata a farsi casa ac-
cogliente, abitabile, per i giovani. Con
la CEP vogliamo formare, in ogni
nostra presenza, una comu-
nità di persone, orienta-
ta all’educazione dei
giovani, che possa
divenire per loro un’e-
sperienza di Chiesa
e li apra all’incon-
tro personale con
Gesù Cristo. La
CEP (cfr. Cost.
47; CG24,
n.156) è dun-
que:
109

11.9 Page 109

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
comunità: perché coinvolge in un clima di famiglia giovani e adulti,
genitori ed educatori, dove l’elemento fondamentale di unità non
è il lavoro o l’efficacia, ma un insieme di valori vitali (educativi,
spirituali, salesiani...) che configurano un’identità condivisa e
cordialmente voluta;
educativa: perché colloca nel centro dei suoi progetti, relazioni
e organizzazioni, la preoccupazione per la promozione integrale
dei giovani, cioè la maturazione delle loro potenzialità in tutti
gli aspetti: fisico, psicologico, culturale, professionale, sociale,
trascendente;
pastorale: perché si apre all’evangelizzazione, cammina con i gio-
vani incontro a Cristo e realizza un’esperienza di Chiesa, dove con i
giovani si sperimentino i valori della comunione umana e cristiana
con Dio e con gli altri.
C La CEP coinvolge molte persone intorno
al Progetto Educativo-Pastorale Salesiano
La sfida della CEP richiede la ricostruzione di un maturo senso di
appartenenza ed anche di un rinnovamento di mentalità, quanto al
modo di pensare, di valutare e di agire, di porsi di fronte ai problemi e allo stile
delle relazioni (con i giovani, tra gli educatori e gli operatori della pastorale).
Si tratta di una comunità articolata in cerchi concentrici, nella quale i giovani,
punto di riferimento fondamentale, sono al centro (cfr. Cost. 5): la comunità
salesiana, garante dell’identità salesiana, nucleo di comunione e partecipazione;
le famiglie, primi e principali responsabili dell’educazione dei giovani; i laici
a vario titolo responsabili e collaboratori, tra i quali anzitutto i membri della
Famiglia Salesiana, che operano nell’ambito dell’opera, con l’apporto delle
caratteristiche e della ricchezza vocazionale del proprio gruppo di riferimento.
Le iniziative pastorali più significative si articolano come una rete:
tutti collaborano ai diversi livelli nell’elaborazione del PEPS, centro di
convergenza di ogni attività, cooperando nello stesso processo educativo,
arricchendosi vicendevolmente in un cammino comune di formazione (cfr.
CG24, n.157). L’esperienza formativa coinvolge la comunione di criteri
110

11.10 Page 110

▲back to top


COMUNITÀ EDUCATIVO-PASTORALE: FARE DELLA CASA UNA FAMIGLIA PER I GIOVANI
(mentalità), convergenza di intenti (obiettivi) e organicità d’interventi
(corresponsabilità, confronto, ricerca, verifi che). Il PEPS contribuisce ad
unificare in sintesi il Vangelo e la cultura, la fede e la vita (cfr. CG24, n.96).
D La CEP e la famiglia
Come è stato detto, la CEP è un centro di accoglienza e convocazione
del maggior numero possibile di persone interessate agli aspetti umani e
religiosi del territorio. Una sfida pastorale ben rilevata è quella di realizzare
una condivisione più piena con la famiglia, la prima e indispensabile
comunità educante. Riconosciamo che la famiglia è la cellula della
società e della Chiesa. Essa, pur con tutte le sue difficoltà, è stimata dai figli
stessi che ne ricevono l’indispensabile affetto. Per i genitori, l’educazione
è un dovere essenziale, connesso alla trasmissione della vita, originale e
primario rispetto al compito educativo di altri soggetti, insostituibile e
inalienabile, non delegabile né surrogabile (cfr. Familiaris Consortio 36).
È interessante e promettente la nascita di centri di ascolto a sostegno
dell’educazione, in soccorso delle problematiche familiari, gestiti sia da
laici che da consacrati. Interessanti anche i tentativi di accompagnamento
di gruppi di genitori che si coinvolgono nell’educazione alla fede dei loro
figli. Ogni CEP s’impegna a rendere coscienti i genitori della loro respon-
sabilità educativa, di fronte ai nuovi paradigmi emergenti, e ad accompa-
gnare con particolare attenzione le giovani coppie, coinvolgendole atti-
vamente nella CEP stessa. È necessario operare un attento discernimento
comunitario, SDB e laici, per riconoscere e rispondere alle problematiche
più urgenti della famiglia, cogliendone le molteplici risorse. È auspicabile
un coinvolgimento sempre più partecipativo della famiglia nel PEPS.
E La CEP, come esperienza significativa di Chiesa nel territorio
Per la sua capillare presenza nel territorio ogni opera salesiana
dispone di un potenziale educativo straordinario. La missione salesiana
non si identifica né si riduce alla comunità salesiana e all’opera salesiana;
questa tuttavia è necessaria come luogo di convocazione e di formazione
del vasto movimento che lavora per la gioventù, dentro e fuori delle strutture
salesiane, nella Chiesa e nelle istituzioni della società civile (CG24, n.4). La
CEP, così articolata, collabora e si apre a quanti lavorano per la promozione
e formazione dei giovani nel territorio, agli ex-allievi/e che si sentono solidali
con essa, ai giovani e agli adulti della zona, ai quali offre la sua proposta
111

12 Pages 111-120

▲back to top


12.1 Page 111

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
educativa. In quanto soggetto della pastorale essa vive e agisce nella Chiesa
e nel mondo (cfr. Cost. 47), come presenza significativa:
Si integra nella pastorale della Chiesa locale inserendo il
PEPS nel piano pastorale della Diocesi o regione; coordinando
il proprio lavoro con le altre forze cristiane che lavorano per
l’educazione dei giovani; esprimendo comunitariamente questa
appartenenza alla Chiesa attraverso gesti proporzionati al livello
di fede raggiunto dalla CEP.
Intervenendo nella comunità ecclesiale con il suo contributo
specifico, la CEP arricchisce la Chiesa locale con il dono della
Spiritualità Giovanile Salesiana, del Sistema Educativo di Don
Bosco, della vitalità della Famiglia Salesiana e del Movimento
Giovanile Salesiano, sia che partecipi attivamente al Consiglio
pastorale parrocchiale o zonale, sia che offra il proprio contributo
professionale di educatori dei giovani o presenti proposte e
iniziative al servizio della missione educativo-pastorale della
Chiesa a favore dei giovani.
Opera come punto di aggregazione delle forze sociali
esistenti sul territorio, e tende ad integrarsi nella realtà in
cui vive. Mantiene con queste forze un dialogo e un confronto
arricchente; partecipa alla formazione e promozione umana
e cristiana dei giovani, collaborando con gli organismi che
lavorano per le stesse fi nalità (cfr. CG21, nn.17, 132; CG23,
nn.229-230; CG24, n.115).
Essendo centro di comunione e partecipazione, la CEP si
costruisce come spirale il cui nucleo centrale irradia sensibilità
e corresponsabilità alle periferie, curando la significatività e la
comunicazione (cfr. CG24, nn.49, 114, 135). Rende significativa
la presenza salesiana che, con la propria identità educativa e
pastorale, diventa centro di accoglienza e di aggregazione, segno
di comunione e di partecipazione, e proposta di trasformazione
dell’ambiente (cfr. CG23, nn.225-229; CG24, nn.173-174).
Opera come agente di trasformazione dell’ambiente.
Essa è presente attraverso i suoi membri non solo nella vita
del territorio, ma partecipa “all’impegno della Chiesa per la
112

12.2 Page 112

▲back to top


COMUNITÀ EDUCATIVO-PASTORALE: FARE DELLA CASA UNA FAMIGLIA PER I GIOVANI
giustizia e per la pace” (Cost. 33) e favorisce la conversione
delle situazioni contrarie ai valori del Vangelo (cfr. Cost. 7).
La sua competenza educativa e pastorale potrà essere richie-
sta per rispondere a problematiche riguardanti i giovani (cfr.
CG24, n.235). Si rende presente nei contesti umani in cui essi
vivono, in particolare gli emarginati o gli esclusi, attenta agli
elementi che influiscono di più sulla loro educazione ed evan-
gelizzazione, discernendovi i segni della presenza salvifica di
Dio; partecipa decisamente al dibattito culturale e ai proces-
si educativi attraverso le diverse forme dell’associazionismo,
del volontariato e della cooperazione sociale, apportando una
proposta educativa originale per la creazione di una mentalità
e di una coscienza sociale e civile solidale e cristiana, e per
l’evangelizzazione della cultura.
Questo dinamismo porterà la comunità a valutare criticamente
quanto accade all’intorno e a incoraggiare i cristiani impegnati
nel territorio.
Opera come presenza della Chiesa in contesti pluri-
religiosi e pluri-culturali: La Pastorale Giovanile Salesiana si
realizza anche in contesti di pluralismo culturale e religioso, con
una notevole presenza di laici di diverse culture e credenze che
partecipano alla nostra missione. Per questo deve essere sempre
aperta al dialogo e alla collaborazione con le diverse tradizioni
religiose, promuovendo con loro lo sviluppo integrale della
persona e la sua apertura alla trascendenza. Questa prospettiva
dice l’esigenza di una profonda inculturazione della pastorale. Il
Sistema Preventivo è il criterio di base per questa collaborazione:
“con coloro che non accettano Dio possiamo fare un cammino
insieme basandoci sui valori umani e laicali presenti nel Sistema
Preventivo; con coloro che accettano Dio o il Trascendente
possiamo procedere oltre, fino a favorire l’accoglienza dei valori
religiosi; con quelli, infi ne, che condividono con noi la fede
in Cristo ma non nella Chiesa, possiamo camminare ancora
di più nella strada del Vangelo” (CG24, n.185). Per questo è
importante che nella CEP i cristiani vivano in fedeltà la loro
vocazione e la missione evangelizzatrice della Chiesa secondo il
carisma salesiano (cfr. CG24, nn.183-185).
113

12.3 Page 113

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
1 2 L’ANIMAZIONE DELLA CEP
La CEP più che una struttura o istituzione già fatta, è un organismo vivente che
esiste nella misura in cui cresce e si sviluppa. Per questo non si deve curare sol-
tanto la sua organizzazione ma, soprattutto, sviluppare la sua vita. In ogni CEP
si devono assicurare la promozione e la cura delle molteplici modalità di
animare, di accompagnare le persone. Per questo motivo possiamo parla-
re di un originale accompagnamento pastorale salesiano. Accompagniamo le
persone a diversi livelli, attraverso: l’ambiente generale della CEP, i gruppi e il
rapporto personale - accompagnamento personale.
A Accompagnamento di ambiente
In primo piano, si accompagna innanzitutto costruendo un ambiente educati-
vo. In esso, da una parte, i giovani si sentono a casa loro, dall’altra, in un clima
di sostegno, di circolazione d’idee e di affetti, ricevono proposte educative che
li stimolano a fare delle scelte e ad impegnarsi. L’ambiente che una CEP offre in
un’opera salesiana deve essere capito, in primo luogo, negli aspetti più esterni
ed operativi, cioè, nella sua organizzazione e nel suo coordinamento: la
qualità e l’adeguatezza dei processi informativi e comunicativi tanto all’interno
come all’esterno della CEP; il coinvolgimento degli sforzi di tutti nei processi
educativi; il rispetto di ruoli, funzioni e contributi specifici delle diverse voca-
zioni; la presenza reale di spazi per la partecipazione nell’elaborazione, realiz-
zazione e verifica insieme del PEPS; l’intenzionalità educativo-pastorale degli
obiettivi, dei contenuti offerti e delle realizzazioni delle diverse équipe.
Per maturare, il giovane ha bisogno di stabilire rapporti educativi e di
identificazione con diverse figure di adulti nella CEP. Ciascuna di que-
ste persone dà un proprio contributo e lascia il segno della propria perso-
nalità e della propria competenza. In ogni CEP occorre assicurare relazioni
aperte, con fi gure diversifi cate che promuovano rapporti personalizzati
tra il mondo degli adulti e quello dei giovani, rapporti che vanno oltre le
relazioni puramente funzionali e favoriscono relazioni fraterne, di rispetto
e d’interesse alle persone. È il principio dell’assistenza salesiana.
Per ultimo: l’ambiente deve favorire l’impegno costante di formazione
permanente di qualità a diversi livelli, spirituale, cristiana e salesiana,
114

12.4 Page 114

▲back to top


COMUNITÀ EDUCATIVO-PASTORALE: FARE DELLA CASA UNA FAMIGLIA PER I GIOVANI
poiché la CEP non è solo soggetto, ma anche oggetto della pastorale
giovanile. A tale scopo, si devono attivare percorsi di formazione per tutti:
la proposta educativo-pastorale va tracciata non solo per i giovani, ma
deve ispirare itinerari per gli adulti (laici e salesiani insieme) che, oltre a
consentire loro di vivere «per» i giovani, li aiutino a crescere «con» loro, a
ritmare i propri passi con quelli delle nuove generazioni.
B Accompagnamento di gruppo
Tutte le persone che formano parte di una CEP entrano in contatto con un’u-
nica proposta di vita e di spiritualità. In qualche modo camminano percor-
rendo un unico itinerario, al cui interno vengono privilegiati diversi luoghi
educativi e religiosi. Uno di questi sono i gruppi. Questi accompagnano le
persone precisamente curando la gradualità e la differenziazione, dentro un
unico cammino, per rispondere agli interessi diversi delle persone. Si armo-
nizzano a livello personale le diverse appartenenze in una forma di appren-
dimento attivo, in cui si fa ricorso allo sperimentare, al ricercare, all’essere
protagonisti, all’inventare e ri-esprimere iniziative. Sono un segno di vitalità,
permettendo ai giovani di elaborare i valori con le categorie culturali cui sono
più sensibili. I gruppi possono essere per i giovani il luogo in cui le loro attese
entrano in contatto con le proposte di valore e di fede e, venendo coinvolti in
forma leale nella scoperta dei valori, li assimilano vitalmente.
Aiutano i giovani a ritrovare più facilmente la propria identità e a
riconoscere ed accettare la diversità degli altri, passaggio quasi obbligato
per maturare un’esperienza di comunità e di Chiesa.
L’accompagnamento attraverso i gruppi aiuta a crescere nel senso
di appartenenza alla CEP. Ogni gruppo deve riconoscere il suo
coinvolgimento a un riferimento più grande: la CEP. I gruppi, diventando
propositivi, costituiscono una mediazione tra la grande massa, in cui si
rischia l’anonimato, e la solitudine esasperata chiusa in se stessa A mano a
mano che il gruppo si consolida internamente, interagisce positivamente
con la CEP scambiando in essa proposte, intuizioni e attese, e favorendo
la partecipazione affettiva ai suoi momenti e simboli.
C Accompagnamento personale
Un terzo compito si prospetta, accompagnare ciascuno dei membri
della CEP nella sua crescita umana e cristiana e nelle sue scelte più
115

12.5 Page 115

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
personali. Ciò comporta che la persona sia raggiunta nella sua individualità,
“a tu per tu”, anche quando essa è attivamente inserita in un ambiente
o in un gruppo. La prassi pedagogica di Don Bosco ha sempre unito allo
stare insieme in cortile la parola personale «all’orecchio», all’incontro tra
tutti in momenti suggestivi il dialogo personalizzato, il rapporto educativo
nella relazione. L’obiettivo del percorso di questa pedagogia dell’ “uno per
uno” è l’autenticità personale.
La vita dei membri della CEP non si esaurisce nell’ambiente o nel gruppo,
anche se in essi le esperienze sono decisive. L’incontro-colloquio ha un
valore e una funzione particolare. Il dialogo restituisce atteggiamenti
pastorali, come li vediamo nell’incontro del ragazzo Giovanni Bosco con
Don Calosso o quell’altro colloquio di Don Bosco prete con Bartolomeo
Garelli. L’azione salesiana vuole svegliare nel giovane una collaborazione
attiva e critica al cammino educativo, misurata sulle sue possibilità, scelte ed
esperienze personali: la ricerca di motivazioni di fondo per vivere; il bisogno
di chiarezza in un momento puntuale; il desiderio di dialogo e discernimento;
l’interiorizzazione delle esperienze quotidiane, per decifrarne i messaggi;
il confronto e l’istanza critica; la riconciliazione con se stessi e il recupero
della calma interiore; il consolidamento della maturità personale e cristiana.
I tempi di queste scelte e di queste esperienze non sono i medesimi in tutti
e neppure sono uguali le situazioni e le decisioni di fronte alle quali i giovani
si trovano. L’accompagnamento svolge un servizio educativo-pastorale nei
confronti dei singoli, valorizzandone il vissuto personale, e fa della vita il
tema centrale del dialogo educativo e spirituale.
La CEP offre molteplici possibilità di comunicazione personale. L’unico
obiettivo è raggiungibile in una gamma varia di modalità, di
circostanze e di interventi. I momenti spontanei e informali di
condivisione sono i più frequenti. Ma altri più sistematici sono indispensabili.
Tra questi, la direzione spirituale. Qui si consolida la fede come vita in
Cristo e come radicale senso dell’esistenza. Essa aiuta a discernere la
vocazione personale di ognuno nella Chiesa e nel mondo, e a crescere
costantemente nella vita spirituale fino alla santità.
Ogni giovane, sentendo il peso della molteplicità delle proposte che lo
raggiungono e la fatica interiore di doverle vagliare in vista della propria
crescita, desidera uno spazio – affettivamente carico ma rispettoso della
sua libertà – che gli permetta di “respirare”, di interrogarsi, di esercitare
la propria responsabilità; uno spazio dove trovare appoggio per potersi
116

12.6 Page 116

▲back to top


COMUNITÀ EDUCATIVO-PASTORALE: FARE DELLA CASA UNA FAMIGLIA PER I GIOVANI
pazientemente appropriare di se stesso. A rigore, si tratta di una
domanda di educatori, di guide, di figure educative capaci di operare
l’accompagnamento personale.
La CEP deve offrire occasioni e possibilità di dialogo “a tu per tu”: non può
essere sorda alla richiesta di questo spazio. Questo richiede che si garanti-
scano tempi e luoghi dove il comunicare personale non sia né impedito né
frettoloso. La cura per la dimensione personale garantisce ossigeno alla CEP,
creando occasioni perché ognuno verifichi il proprio vivere e si renda consa-
pevole del proprio orientamento. Si sente sempre più urgente il bisogno di
persone pronte all’ascolto ed a accogliere le confidenze con rispetto, senza
mai invadere l’intimità della coscienza. Occorrono persone che abbiano il
dono dell’ascolto e accettino la responsabilità educativa di assistere i giova-
ni, particolarmente nel loro sforzo di crescita. Camminare accanto ad ogni
giovane per aiutarlo a individuare la sua strada è un’esperienza umana e di
fede che lascia nella sua vita un’impronta permanente.
13
UN SERVIZIO SPECIFICO DI ANIMAZIONE:
IL NUCLEO ANIMATORE
L’animazione salesiana della CEP comporta alcuni interventi che assicuri-
no l’organizzazione, il coordinamento, l’accompagnamento pedagogico,
l’orientazione educativa con i suoi obiettivi e contenuti, la formazione dei
soggetti che interagiscono, e il rafforzamento della originalità salesiana
dell’opera. Sono tutti necessari e si richiamano a vicenda per un’a-
nimazione corporativa, nella quale la diversità dei compiti e dei ruoli e
la corresponsabilità di tutti facilitano il raggiungimento degli obiettivi (cfr.
CG24, nn.106-148).
A Un gruppo di persone in reciproco arricchimento
Tutti i componenti della CEP, SDB e laici, partecipano alla sua animazio-
ne, ma alcuni hanno il compito specifico di favorire il contributo di
tutti, promuovendo la responsabilità del più grande numero possibile dei
membri, curandone la qualità e il coordinamento e avendo particolare
cura dei livelli più determinanti per l’identità salesiana e la qualità edu-
cativa ed evangelizzatrice. Con la loro testimonianza carismatica, queste
persone costituiscono il “nucleo animatore” della CEP.
117

12.7 Page 117

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
Il cuore, nella persona, pur essendo un piccolo organo rispetto al resto del
corpo, è capace di far arrivare il sangue, e quindi la vita, a tutte le parti del
corpo, a patto però che tutte le “valvole” lavorino sinergicamente per questo.
Così, il nucleo animatore è un gruppo di persone composto da salesiani e laici
che si identifica con la missione, il sistema educativo e la spiritualità salesiana e
assume solidalmente il compito di convocare, motivare, coinvolgere tutti
coloro che si interessano all’opera, per formare con essi la comunità educativa
e realizzare il progetto di evangelizzazione ed educazione dei giovani.
Va sottolineato che la comunità religiosa salesiana (cfr. Cost. 38, 47; Reg.
5), il suo patrimonio spirituale, il suo stile pedagogico, i suoi rapporti
di fraternità e di corresponsabilità nella missione, rappresentano una
testimonianza di riferimento per l’identità pastorale del nucleo animatore:
“svolge il ruolo di riferimento carismatico a cui tutti s’ispirano” (CG25,
n.70). La comunità religiosa non costituisce da sola il nucleo animatore
ma ne è parte integrante. Ai laici che lavorano in un’opera salesiana senza
comunità religiosa si deve assicurare che, nei modi convenienti, sia aperta
una reale partecipazione e una vera responsabilità nell’organizzazione,
nella gestione e anche nelle funzioni proprie del nucleo animatore.
Il Consiglio della CEP è l’organismo che anima e coordina l’attuazione
del Progetto Educativo-Pastorale, è il luogo privilegiato della correspon-
sabilità dei salesiani, dei laici, dei genitori e dei giovani. Opera mediante la
riflessione, il dialogo, la programmazione e la revisione degli interventi previsti
(cfr. CG24, nn.160-161, 171). Essendo un organismo di coordinamento per il
servizio dell’unità di tutti nel Progetto locale, coopera con tutte le altre istanze
che agiscono nella CEP. Compete all’Ispettore con il suo Consiglio offrire i crite-
ri di composizione, le competenze e i livelli di responsabilità, in coordinamento
con le attribuzioni del Consiglio della comunità salesiana (cfr. CG24, n.171).
Questo tema è trattato in maniera ampia al capitolo VIII, n.2.1/d.
B Nuovi modelli organizzativi
II Capitolo Generale 26 (n. 120) riconosce che vi è attualmente in
Congregazione una pluralità di modelli di gestione delle opere:
opere gestite da una comunità salesiana che è nel nucleo animatore di una
più ampia Comunità Educativo-Pastorale; attività ed opere interamente
affidate dai Salesiani ai laici, o create dai laici, e riconosciute nel progetto
ispettoriale (secondo i criteri indicati dal CG24, nn.180-182); modalità di
118

12.8 Page 118

▲back to top


COMUNITÀ EDUCATIVO-PASTORALE: FARE DELLA CASA UNA FAMIGLIA PER I GIOVANI
gestione diversifi cate, non riconducibili ad un unico modello, nelle quali
permane il rapporto tra una comunità locale e l’opera, o più opere, o
ambienti pastorali gestiti dai laici. Tali situazioni richiedono, ovviamente,
nuovi modelli organizzativi: per l’animazione della CEP, ove manchi la
presenza della comunità salesiana, il nucleo animatore, costituito da laici,
si ispira ai tre criteri di identità, comunione e significatività dell’azione
salesiana ed è messa in atto sotto la responsabilità dell’Ispettore e del suo
Consiglio (v. capitolo VIII, n.2.2).
2 Il cuore
dell’educatore salesiano
Abbiamo individuato nella CEP i soggetti con i quali si costruisce questa
esperienza. Merita, ora, riflettere sulla persona dell’educatore, sul profilo
a cui debba ispirarsi e sugli atteggiamenti da coltivare. Accenniamo breve-
mente al cuore dell’educatore salesiano, di colui che, in qualsiasi ambito
di presenza e di impegno, è fedele al modello di educatore e di evangeliz-
zatore che Don Bosco ha lasciato in eredità.
2 1 L’INDISPENSABILE «INTERIORITÀ APOSTOLICA»
A Entrare più profondamente nel Vangelo
L’indispensabile «interiorità apostolica» porta ad una maggiore consape-
volezza del significato e delle esigenze dell’essere educatore-pasto-
re: si cresce in una più completa e profonda conoscenza di Cristo, Buon
Pastore, e in una autentica esperienza di fede nell’operosità quotidiana.
119

12.9 Page 119

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
Soltanto una “persona interiore” ha capacità di ascolto, può distinguere
l’apparente dall’autentico, può essere aperta alle necessità degli altri e
lasciarsene toccare. Questa interiorità raggiunge il suo culmine nell’uomo
“pieno di Dio”, l’uomo che vive e cammina “alla presenza di Dio”, che
ha scoperto Dio che si rivela nella storia quotidiana e, in modo speciale, si
rivela nella storia dei ragazzi e dei giovani di cui è al servizio.
Per incidere di più non basta essere più numerosi o disporre di mezzi più
potenti; è necessario, soprattutto, essere più discepoli di Cristo, entrare
più profondamente nel Vangelo. La forza di attrazione che vivifica
l’azione educativo-pastorale procede dalla carità pastorale, ossia da una
motivazione vocazionale di servizio al Vangelo. Questa scelta basilare
permea in tal modo la coscienza dell’educatore, che tutte le sue attività,
qualunque sia la loro natura propria, acquistano una intenzionalità
evangelica (cfr. Ez 34, 11.23, il vero pastore). Persone veramente
competenti, che unificano nella loro vita una interiorità evangelica
salesiana e ricca umanità, che vedono nel loro impegno educativo un
aspetto della loro missione. Senza una speciale cura dell’interiorità
apostolica nei consacrati, nei laici e nei giovani non avremo una vera
evangelizzazione. È la carità pastorale radicata nel cuore che risulta il
centro vivo dello spirito salesiano.
B La prima forma di evangelizzazione è la testimonianza
Mossi da questa interiorità apostolica, l’evangelizzatore è consapevole
che la buona notizia non solo risiede nella verità che si annuncia, ma,
soprattutto nella convinzione della testimonianza con cui la propone (cfr.
Evangelii Nuntiandi 42). L’educa-
tore salesiano testimonia non per
chiedere l’imitazione, ma per far
intravedere la possibilità di una vita
lievitata dal Vangelo e per aiutare
«L’uomo contemporaneo ascolta più
volentieri i testimoni che i maestri, -
dicevamo lo scorso anno a un gruppo di
laici - o se ascolta i maestri lo fa perché
sono dei testimoni»
(EVANGELII NUNTIANDI 41)
così la personale interpretazione
di ciascun giovane. Una testimo-
nianza nella logica del dialogo
e dell’annuncio, esige una forte
capacità di vivere manifestamente
la fede tra i giovani. La pastorale
giovanile necessita non solo di ma-
120

12.10 Page 120

▲back to top


COMUNITÀ EDUCATIVO-PASTORALE: FARE DELLA CASA UNA FAMIGLIA PER I GIOVANI
estri aperti al potere illuminante del Vangelo, ma anche testimoni che
parlano di Dio, essendo abituati a parlare con Dio.
Bisogna che ogni educatore fortifichi in modo consapevole le motivazioni
della fede. A volte qualche apporto educativo, che pure viene dato in
collaborazione con la comunità ecclesiale, non sgorga da esse. È importante
che il servizio nasca da un sincero desiderio di vita e di promozione della
vita. II cammino educativo tocca il cuore (nel senso biblico) della persona
e, in senso cristiano, è cammino di spiritualità, vita nello Spirito di Cristo,
alimentata dalla fede verso la sua pienezza.
2 2 LA IDENTITÀ CARISMATICA SALESIANA
L’identità carismatica illumina il progetto di vita. Facendo dell’educa-
zione una ragione e una scelta di vita, Don Bosco ha maturato gra-
dualmente la sua vocazione educativa e il suo modo specifi co di essere
cittadino, cristiano e sacerdote. Ieri come oggi, il Sistema Preventivo ha
bisogno di persone che facciano dell’educazione una scelta di vita; che
l’educazione divenga come il centro di unificazione della vita personale e
il punto ispiratore e dinamico della loro azione, funzioni e ruoli personali.
Don Bosco era solito affermare:
“Fate conto che quanto io sono, sono tutto per voi,
giorno e notte, mattino e sera, in qualunque momento.
Non ho altro di mira che di procurare il vostro vantaggio
morale, intellettuale e fisico. Io per voi studio, per voi
lavoro, per voi vivo e per voi sono disposto anche a dare
(CRONACHE DELL’ORATORIO DI SAN FRANCESCO DI SALES)
la vita”
Riproponendo e approfondendo continuamente il quadro di riferimento
teorico e pratico del Sistema Preventivo, l’eredità salesiana diventa com-
petenza educativa, morale e spirituale, fortemente radicata in disposizio-
ni interiori: il desiderio di rispondere all’appello di aiuto che proviene dal
giovane; la disponibilità a dedicare a favore dei giovani il proprio tempo,
le proprie energie, le proprie conoscenze e abilità; la capacità di conti-
nuare con sistematicità e perseveranza, nonostante difficoltà e disillusio-
121

13 Pages 121-130

▲back to top


13.1 Page 121

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
ni, nella ricerca del bene individuato. L’evangelizzazione oggi non può
essere vissuta in maniera diversa, ne può essere affidata a persone senza
coraggio, permanentemente insoddisfatte e pessimiste. La passione e la
vocazione educativa siano al primo posto.
23
NELLA VIA DELL’EDUCAZIONE PRIVILEGIA
LO STILE DELL’ANIMAZIONE
A Privilegiare nelle persone i processi
di personalizzazione e di crescita
L’educatore salesiano privilegia la pratica dell’animazione per condur-
re le persone all’ascolto e all’accoglienza di Gesù. Il modello è quello
del cammino di Emmaus: l’avvicinarsi missionario alla persona del giovane,
il venire incontro con atteggiamento di ascolto e di accoglienza, l’annun-
cio del Vangelo con una offerta di accompagnamento (cfr.CG20, nn.360-
365; CG23, nn.94-111). L’animazione privilegia nelle persone i processi
di personalizzazione e di crescita della coscienza, educa le motivazioni
che guidano le loro opzioni e la loro capacità critica, come anche attiva
il loro coinvolgimento per renderli responsabili e protagonisti dei propri
processi educativi e pastorali. Si punta a creare comunione attorno ai va-
lori, ai criteri, agli obiettivi e ai processi della Pastorale Giovanile Salesiana,
approfondendo l’identità vocazionale degli educatori, rafforzando la co-
municazione e la condivisione tra tutti, promuovendo la corresponsabilità.
S’impegna a favorire la collaborazione, la complementarità e il coordina-
mento di tutti attorno ad un progetto condiviso.
B La presenza attiva degli educatori tra i giovani
Ciò implica uno sforzo di essere dove i giovani vivono e s’incontrano,
istituendo con loro un rapporto personale, allo stesso tempo propositivo e
liberante. Si tratta di un impegno di condivisione da parte degli educatori
adulti, fatto di incontro, ascolto e testimonianza. Ciò richiede la presenza
fi sica dell’educatore nella forma che don Bosco chiamò “assistenza”,
intesa come accompagnamento, vicinanza animatrice, attenzione a tutto
ciò che avviene, possibilità di intervento tempestivo ed esempio. Una
scena molto eloquente nella vita di Don Bosco viene rappresentata negli
122

13.2 Page 122

▲back to top


COMUNITÀ EDUCATIVO-PASTORALE: FARE DELLA CASA UNA FAMIGLIA PER I GIOVANI
atteggiamenti contrastanti di alcuni personaggi, cortesi ma distaccati e
lontani, a paragone con l’atteggiamento paterno del sacerdote Don
Calosso:
“C’erano molti bravi preti che lavoravano per il bene
della gente, ma non riuscivo a diventare amico di
nessuno. Mi capitava sovente di incontrare per strada
il parroco e il viceparroco. Li salutavo da lontano,
mi avvicinavo con gentilezza, ma loro ricambiavano
soltanto il mio saluto, e continuavano la loro strada.
Più volte, amareggiato fino alle lacrime, dicevo: ‘Se
io fossi prete, non mi comporterei così. Cercherei di
avvicinarmi ai ragazzi, darei loro buoni consigli, direi
buone parole’”
(MEMORIE DELL’ORATORIO, PRIMA DECADE 1825-1835, N.4)
Questo originale stile educativo si fonda su alcune convinzioni fondamen-
tali che sono allo stesso tempo scelte operative precise: se i giovani, per
sviluppare le energie che si portano dentro, hanno bisogno del contatto
con educatori, questi ultimi devono nutrirsi di una profonda amorevolezza
educativa. Per loro è obbligo aprirsi a tutti i giovani e ad ogni giovane,
non minimizzando le attese educative, ma offrendo ad ognuno ciò di cui
ha bisogno “qui e ora”. Questa decisione attiva implica l’accoglienza del
giovane nel punto in cui si trovano la sua libertà e la sua maturazione, che
si risveglino gradualmente le sue potenzialità e che si apra la sua vita a
nuove prospettive, attraverso diversi percorsi educativi e religiosi.
Di qui, la matura e affettuosa paternità salesiana che rende inconfondibile
l’educatore salesiano, nei confronti del mondo contemporaneo, sempre
più “orfano” e solo. Secondo i testimoni della sua vita, Don Bosco ebbe
una bontà paterna espressa a modo di delicatezze innumerevoli: modi di
fare disinteressati, piccoli regali, lettere gentili, gesti di attenzione, parole
di conforto e vita, il cui solo ricordo rasserenava i cuori. La paternità, quella
di Dio e quella degli uomini, si definisce quando genera alla vita. E non si
genera se, in qualche modo, non si dona se stessi nel segno della gratuità.
Possiamo dire che generare alla vita comporta sempre un morire, che per
gli educatori non è mai perdersi, ma è sempre ritrovarsi in una vita più
grande. Oltre la forma della dedizione e della gratuità, non c’è paternità
senza un’affettività avvolgente protesa a raggiungere tutti. Quanto hanno
bisogno i giovani non solo di saperci, ma anche di sentirci guardati con
123

13.3 Page 123

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
bontà! Hanno bisogno, anzi, “diritto” di toccare la paternità di Dio
nello stile di vita dell’ educatore: il suo modo di pensare, di dire, di
sentire, di comportarsi, lascia trasparire la benevolenza di Dio.
24
INTELLIGENZA PASTORALE PER
DINAMIZZARE IL PEPS
A Leggere «educativamente» l’attuale condizione giovanile
Urge una qualità pastorale e culturale per dinamizzare il PEPS, è necessa-
rio attrezzarsi di una preparazione adeguata per il compimento in
pienezza della propria missione. La formazione mira ad una multipla
conversione del cuore, della mente e dell’azione pastorale. Ne conseguo-
no un ripensamento ed una ricomprensione della pastorale stessa.
La chiamata a leggere «educativamente» l’attuale condizione giovanile,
esige coltivare una coscienza acuta dell’urgenza educativa e pastorale
dei segni dei tempi, individuando i valori emergenti che attraggono i
giovani: la pace, la libertà, la giustizia, la comunione e la partecipazione,
la promozione della donna, la solidarietà, lo sviluppo, le urgenze ecolo-
giche, la pluralità delle culture, la convivenza pacifica tra etnie diverse,
l’impegno contro lo sfruttamento di qualunque tipo dei minori e contro
le nuove forme di schiavitù. Come servi dei giovani, siamo chiamati a
valutare gli eventi e le correnti di pensiero del nostro tempo che più
influiscono sull’uomo.
B L’impegno paziente di adattamento e di formazione
All’educatore, con la coscienza di essere un mediatore, è chiesto un im-
pegno paziente di adattamento e di ripensamento, per vari aspetti: nel
compito di progettare cammini di fede che sappiano valorizzare i lin-
guaggi oggi disponibili che fanno aggancio con la condizione dei giovani;
nell’incisività vitale e chiara della proposta evangelica ed educativa, punti
strategici per l’evangelizzazione delle culture. La vita diventa una lezione
continua: opportunità per riflettere sull’esperienza educativa, cammino
segnato dalla creatività, prontezza alla verifica, senza accontentarsi di ciò
che si è sempre fatto, riducendosi alla ripetizione.
124

13.4 Page 124

▲back to top


COMUNITÀ EDUCATIVO-PASTORALE: FARE DELLA CASA UNA FAMIGLIA PER I GIOVANI
La formazione è disponibilità della mente e del cuore a lasciarsi
educare dalla vita e lungo tutta la vita. La persona è intelligentemente
attiva e pronta a imparare. Tale disponibilità non s’improvvisa né nasce dal
nulla: sorge dalla nostra vocazione educativa.
Si è confermata l’insufficienza di cammini formativi unilateralmente cen-
trati sui contenuti o sull’acquisizione di competenze e tecniche profes-
sionalmente valide. Diventiamo sempre più convinti dell’importanza che
l’educatore sia coinvolto con tutta la sua persona nel compito educativo:
le abilità comunicative ed educative si devono radicare nella propria iden-
tità ed in un reale cammino personale. Possono essere possedute tutte le
informazioni, si possono padroneggiare metodologie e didattiche aggior-
nate ed esibire risorse e professionalità: ma il processo di formazione pro-
fessionale degli educatori salesiani passa, alla fine, per la messa in gioco
della propria identità e il dono della propria testimonianza, nel modello
d’identificazione e nella traiettoria della propria formazione personale. La
vocazione al servizio educativo richiede la capacità di interrogarsi o di la-
sciarsi interrogare sulle proprie convinzioni, le proprie motivazioni e aspet-
tative: il conoscersi toglie la paura e rafforza la propria identità.
Ogni volta che ci confrontiamo con la nostra missione e vocazione edu-
cativa, si riafferma in noi la consapevolezza di doverci rendere più idonei.
Ci sentiamo incoraggiati a compierla nell’insieme di nuove competenze
culturali, pedagogiche e pastorali, quali l’ecumenismo, il dialogo interreli-
gioso e con i non credenti, l’uso della comunicazione sociale, la partecipa-
zione al dibattito pubblico.
125

13.5 Page 125

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
3
Il Sistema Preventivo come
pedagogia pratica:
lo stile educativo salesiano
31
L’ORATORIO DI DON BOSCO,
CRITERIO DELLE NOSTRE ATTIVITÀ E OPERE
A Il “criterio oratoriano”, ispirazione e paradigma
per le nostre attività ed opere
«Quando pensiamo all’origine della
nostra Congregazione e Famiglia, da
dove è partita l’espansione salesiana,
troviamo soprattutto una comunità,
non soltanto visibile, ma addirittura
singolare, atipica, quasi come una lucerna
nella notte: Valdocco, casa di comunità
originale e spazio pastorale conosciuto,
esteso, aperto… In tale comunità si
elaborava una nuova cultura, non in
senso accademico, ma nella direzione
di nuovi rapporti interni tra giovani ed
educatori, tra laici e sacerdoti, tra artigiani
e studenti, un rapporto che rifluiva sul
contesto del quartiere e della città… Tutto
questo aveva come radice e motivazione
la fede e la carità pastorale, che cercava di
creare all’interno uno spirito di famiglia,
e orientava verso un affetto sentito al
Signore ed alla Madonna»
(DON JUAN VECCHI, ACG 373, «ECCO IL TEMPO FAVOREVOLE»)
L’Oratorio di Valdocco ci riporta
all’esperienza originaria della
missione salesiana. Don Bosco,
insieme ai suoi collaboratori e ai primi
salesiani, incarnò proprio nell’Oratorio
quella particolare esperienza dello
Spirito (il carisma), che suscitò nella
Chiesa la nostra originale forma
di missione apostolica tra i giovani
più poveri. Perciò, oggi, riferirci
all’Oratorio di Valdocco non è un
esercizio storico di quanto vi accadde
con don Bosco, quanto un cammino
di ritorno alle origini, alla fonte che
ispirò le nostre opere ed attività (cfr.
Cost. 41), per verificare la fedeltà della
nostra azione educativa – pastorale.
L’Oratorio di Don Bosco a Valdocco è
il paradigma, il criterio permanente di
tutta la nostra attività (cfr. Cost. 40):
Questo ritorno all’origine ha
come meta il «cuore oratoriano»,
che si caratterizza per la solleci-
126

13.6 Page 126

▲back to top


COMUNITÀ EDUCATIVO-PASTORALE: FARE DELLA CASA UNA FAMIGLIA PER I GIOVANI
tudine verso i giovani
più poveri e la clas-
se popolare. Tale zelo,
espressione della volontà
salvifica di Dio incarnata
nella figura del Buon Pa-
store, ha come primi de-
stinatari i giovani poveri,
nelle diverse forme di po-
vertà in cui si trovano.
È richiesto un cambiamen-
to nella prospettiva pasto-
rale: prima delle opere ci
sono i giovani! In funzione
di essi, mediazioni istitu-
zionali e attività devono
essere ripensate, riformu-
late e riordinate per essere
fedeli alla missione affida-
taci: «essere segni e por-
tatori dell’amore di Dio»
(Cost. 2).
«Fu in quelle occasioni che mi accorsi
come parecchi erano ricondotti in quel
sito perché abbandonati a se stessi. Chi
sa, diceva tra me, se questi giovanetti
avessero fuori un amico, che si prendesse
cura di loro, li assistesse e li istruisse nella
religione nei giorni festivi, chi sa che non
possano tenersi lontani dalla rovina o
almeno diminuire il numero di coloro, che
ritornano in carcere? Comunicai questo
pensiero a D. Cafasso, e col suo consiglio
e co’ suoi lumi mi sono messo a studiar
modo di effettuarlo abbandonandone il
frutto alla grazia del Signore senza cui
sono vani tutti gli sforzi degli uomini»
(MEMORIE DELL’ORATORIO, SECONDA DECADE 1835-1845, N.11)
In secondo luogo, in riferimento al «cuore oratoriano», pratichia-
mo un metodo pedagogico tipicamente salesiano di convi-
venza e comunione, che dà una specifica fisionomia alle nostre
opere. È il patrimonio della Famiglia salesiana che si configura
non solo come bagaglio di esperienze a Valdocco, ma come iden-
tità che sfocia in uno stile. La sua attuazione facilita il clima di
famiglia, stabilisce le mediazioni necessarie, perché ciascun gio-
vane cresca in un ambiente accogliente e familiare («casa») se-
gnato dall’allegria («cortile»), dove possa sviluppare tutte le sue
potenzialità, acquisendo nuove abilità («scuola») e un camminare
seguendo una chiara proposta di fede («parrocchia»).
Questo tratto caratterizza il nostro carisma ecclesiale, qualifica il
nostro lavoro educativo e rinnova le nostre attività pastorali, in
sintonia con le varie forme culturali e con le varie esperienze di
fede e di religione nelle quali vivono i giovani.
127

13.7 Page 127

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
B Indicatori generali per il discernimento e il rinnovamento
Il «cuore oratoriano» non solo rappresenta la meta e la forma dell’azione edu-
cativo–pastorale salesiana, ma diventa anche criterio fondamentale per il
discernimento e il rinnovamento delle attività e delle opere. Per dare
al nostro lavoro e alle nostre attività la connotazione impressa da don Bosco
al suo operato, dobbiamo confrontarci, innanzitutto, con i suoi criteri di base.
«Don Bosco visse una tipica esperienza
pastorale nel suo primo oratorio, che fu
per i giovani casa che accoglie, parrocchia
che evangelizza, scuola che avvia alla vita
e cortile per incontrarsi da amici e vivere
in allegria. Nel compiere oggi la nostra
missione, l’esperienza di Valdocco rimane
criterio permanente di discernimento e
rinnovamento di ogni attività e opera»
(COST. 40)
Per essere fedeli alla missione e ai
destinatari è fondamentale innanzi-
tutto la disposizione di ascolto e di
docilità all’azione dello Spirito. È Lui,
infatti, che sostiene ed accompagna
la nostra missione, la orienta e la rin-
nova. Sottomettendoci alla sua azio-
ne e ispirazione percorriamo la via di
don Bosco il quale, docile allo Spiri-
to, ha dato una risposta duratura e
corrispondente alla realtà dei giova-
ni. Per rinnovarci occorre coerente-
mente anche la capacità di leggere
e discernere: un ascolto attento e
profondo della realtà socio-culturale
dei giovani.
L’esperienza del discernimento è di fondamentale importanza. A partire
da questo la Pastorale Giovanile Salesiana deve cercare di formulare
una risposta adeguata alle sfi de odierne. Discernere implica saper porre
domande adeguate, esaminare con saggezza i segni dei tempi, valutare
con prudenza le diverse opzioni, e, docili allo Spirito Santo, mettere in atto
con un cuore intelligente e una volontà forte, quelle azioni che rendono
presente don Bosco oggi e fecondo il lavoro da lui iniziato.
32
MODALITÀ DI CONVIVENZA E COMUNIONE
DELLO “STILE SALESIANO”
Il Sistema Preventivo è talmente legato allo «stile salesiano»
che ne costituisce l’incarnazione più caratteristica ed espressiva.
128

13.8 Page 128

▲back to top


COMUNITÀ EDUCATIVO-PASTORALE: FARE DELLA CASA UNA FAMIGLIA PER I GIOVANI
Nella sua centralità, il Sistema Preventivo, quale pedagogia concreta,
non solo facilita l’azione educativo-pastorale, ma porta in sé i contenuti
della proposta. I suoi aspetti più significativi sono stati identificati con le
icone di «casa», «parrocchia», «scuola» e «cortile». Sono icone che non
individuano ambienti, spazi e luoghi determinati, ma piuttosto una serie
di esperienze da offrire e proporre.
La diversità delle esperienze di queste “icone”, modella un’unità insepa-
rabile ed indivisibile. Presuppone diverse forme di azione in funzione del
contesto giovanile, in modo che nessuna di esse rimanga disattesa.
A Casa che accoglie
(esperienza di “spirito di
famiglia”)
L’esperienza della «casa» gene-
ra un ambiente ricco di con-
fidenza e familiarità. Proprio
«Fa’ in modo che tutti quelli cui parli
diventino tuoi amici»
(MEMORIE BIOGRAFICHE XX, CAP. VIII)
come in famiglia, la cura per gli
altri da parte di ciascun membro
è essenziale. Nell’ambiente salesiano questa cura si concretizza in una
diversità di momenti nei quali ci si sente profondamente ascoltati e
capiti. È la proposta di una serie di esperienze e di valori trasmessi dalla
testimonianza degli educatori e dall’accompagnamento di chi ama ed
è amato. Forte è l’impatto dell’accoglienza incondizionata a chi arriva
per la prima volta e avverte che le sue necessità principali sono rispet-
tate e ad esse si offre la risposta opportuna.
Questa esperienza di «casa» nello spirito di famiglia costituisce un ele-
mento caratteristico della nostra pedagogia: l’assistenza salesiana,
fatta di atteggiamenti di empatia, attenta accoglienza, desiderio di far
arrivare i giovani all’incontro con Cristo e disponibilità ad accogliere le
loro inquietudini.
È soltanto dentro questa relazione affettuosa e signifi cativa che i giova-
ni avvertono, che poi sono possibili, sia pur lentamente, la crescita del
dialogo e la circolazione dei valori. In questo clima, si sviluppano tutte le
condizioni fondamentali perché il giovane possa maturare in tutti i suoi
aspetti e dimensioni.
129

13.9 Page 129

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
B Parrocchia che evangelizza
(il vissuto religioso e la pedagogia degli itinerari)
L’esperienza della «parrocchia» si costruisce su due grandi pilastri: la
convinzione che ciascun giovane porta scritto nel proprio cuore
il desiderio di Dio, il desiderio di una vita piena, nella prospettiva
unifi catrice della fede in primo luogo e, in secondo luogo, una serie di
proposte adatte ai destinatari, aventi come fi ne la scoperta e la buona
riuscita della loro vocazione.
Su queste fondamenta, l’azione evangelizzatrice si propone come am-
biente, dove la fede è vissuta in modo quotidiano, con spontaneità e nor-
malità, testimoniata anzitutto dalla CEP. È un ambiente dove si esplicitano
le dimensioni essenziali della Chiesa, secondo il carisma salesiano: la «Koi-
nonia», la cui massima espressione è la CEP, che vive i valori del Regno e
chiama altri a prendervi parte da protagonisti; la «Liturgia», celebrazione
cristiana degli eventi quotidiani, la cui espressione massima e piena si con-
cretizza nei Sacramenti, in speciale modo nell’Eucaristia e nella Riconcilia-
zione; la «Diakonia», disponibilità per il servizio educativo e promozionale
in modelli di riferimento, assai più estesi della sola assistenza; la «Marty-
ria», testimonianza dei valori del Regno davanti al mondo nelle azioni della
carità, con proposte formative che preparino i giovani e gli educatori a
dare ragione della speranza che è in loro (1 Pt 3, 15-16).
Tutto questo è sviluppato nella CEP con una proposta di itinerari graduali
di educazione alla fede che aiutino i giovani a scoprire la propria vocazione
e a seguirla secondo il progetto di Dio (v. capitolo IV, n.3.2).
C Scuola che avvia alla vita
(la crescita integrale attraverso l’educazione)
L’esperienza della «scuola» si qualifica nell’offerta delle risorse necessarie
affinché ciascun giovane sviluppi le capacità e le attitudini fonda-
mentali per la vita nella società.
In ogni spazio educativo, formale o informale, l’educatore deve cercare e
trovare il punto accessibile al bene di ciascun giovane affinché da questo
possa maturare integralmente.
130

13.10 Page 130

▲back to top


COMUNITÀ EDUCATIVO-PASTORALE: FARE DELLA CASA UNA FAMIGLIA PER I GIOVANI
Il giovane è il protagonista della propria crescita e maturità. L’educatore
ne accompagna il cammino presentando le proposte necessarie per lo
sviluppo armonioso della sua personalità, in una vita sociale fondata
sul rispetto e sul dialogo, per la formazione di una coscienza critica e
impegnata.
D Cortile per incontrarsi tra amici e vivere in allegria
(la pedagogia della gioia e della festa)
L’esperienza del «cortile» è propria di un ambiente spontaneo, nel quale si
creano e si stringono rapporti di amicizia e di fiducia. Nel «cortile», inteso
come pedagogia dell’allegria e
della festa, la proposta dei valori
e l’atteggiamento confidenziale
si realizzano in modo autentico
e prossimo. È il luogo adatto per
la cura di ciascun ragazzo/giovane,
per la parolina all’orecchio, dove
la relazione educatore–giovane
superi il formalismo legato ad altre
strutture, ambienti e ai ruoli.
«Ma sappi che noi qui facciamo consistere
la santità nello stare molto allegri.
Ci impegneremo soltanto di evitare il
peccato, come un gran nemico che ci
ruba la grazia di Dio e la pace del cuore,
In questo senso, l’ esperienza del
«cortile» è una chiamata a usci-
re dalle nostre strutture forma-
li, dalle mura in cui lavoriamo, per
fare di ciascun luogo dove si incon-
trano i giovani un ambiente ricco
di adempire esattamente i nostri doveri,
e frequentare le cose di pietà. Comincia
fin d’oggi a scriverti per ricordo: ‘servite
Domino in laetitia’, serviamo il Signore
in santa allegria»
(VITA DEL GIOVANETTO SAVIO DOMENICO ALLIEVO
DELL’ORATORIO DI S. FRANCESCO DI SALES, CAP. XVIII)
di proposte educative e pastorali.
Anche là dove si tentano nuove vie
pastorali, come la strada, il muret-
to, l’attenzione non è solo al rapporto personale ma anche al rilievo e alla
valorizzazione delle dinamiche dei gruppi informali.
Nell’ambito del tempo libero, i nuovi luoghi di incontro virtuali, le reti
sociali, sono in verità spazi che non devono esserci estranei e dei quali
dobbiamo saperci avvalere per giungere ad essere con il giovane lì dove
lo incontriamo.
131

14 Pages 131-140

▲back to top


14.1 Page 131

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
132

14.2 Page 132

▲back to top


PROGETTO EDUCATIVO-PASTORALE
SALESIANO:
STRUMENTO OPERATIVO
CAPITOLO
VI
«Rivestire l’uomo nuovo,
creato secondo Dio»
(Ef 4, 24)

14.3 Page 133

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
Per compiere il nostro servizio educativo e
pastorale, Don Bosco ci ha tramandato il Sistema
Preventivo. “Questo sistema si appoggia tutto sopra
la ragione, la religione e sopra l’amorevolezza”:
fa appello non alle costrizioni, ma alle risorse
dell’intelligenza, del cuore e del desiderio di Dio, che
ogni uomo porta nel profondo di se stesso. Associa in
un’unica esperienza di vita educatori e giovani in un
clima di famiglia, di fiducia e di dialogo. Imitando
la pazienza di Dio, incontriamo i giovani al punto
in cui si trova la loro libertà. Li accompagniamo
perché maturino solide convinzioni e siano
progressivamente responsabili nel delicato processo
di crescita della loro umanità nella fede»
(Cost. 38)
Stabilita così regolare dimora in Valdocco, mi
sono messo con tutto l’animo a promuovere le cose che
potevano contribuire a conservare l’unità di spirito, di
disciplina e di amministrazione (…) le basi organiche
dell’Oratorio»
(Memorie dell’Oratorio, terza decade 1846-1855, n.6)
134

14.4 Page 134

▲back to top


PROGETTO EDUCATIVO-PASTORALE SALESIANO: STRUMENTO OPERATIVO
Crediamo nell’educazione e ci spingiamo a pro-
gettarne la prassi; la pastorale giovanile si attua quando si
traduce concretamente in itinerari educativi. Lo sforzo di
progettazione, con il PEPS, rende viva la volontà di essere
propositivi con i giovani. Secondo le quattro dimensioni sia-
mo aiutati a sviluppare la personalità del giovane cristiano,
con una varietà organica di proposte e una comprensione
ampia della pastorale dei giovani, aperta a tutti. Alla termi-
ne, si presentano alcune scelte trasversali della pastorale
salesiana.
135

14.5 Page 135

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
1 Una mentalità progettuale
In un mondo in continuo cambiamento dove la società è maggiormen-
te complessa, la rifl essione teologica ed ecclesiologica prova ad accom-
pagnare i vari modelli educativi nella diversità dei contesti, le esperienze
pastorali diventano sempre più diversificate. La «carità pastorale» dentro
questa complessità non smette di spingere ed animare con una «intel-
ligenza pedagogica» la prassi quotidiana e la comunità cristiana cresce
nel suo desiderio di vivere con convinzione la responsabilità educativa dei
giovani. Il mondo giovanile chiede un rinnovato impegno vissuto nella
costanza, con continuità e coralità dei diversi agenti educativi. Occorre
che tutti si riconoscano in una linea di intervento, attorno ad una proposta
unitaria non individualistica e non frammentata. È necessario, per questo
un progetto capace di continuare la “tradizione” e, nello stesso tempo
di amalgamare il nuovo, in maniera che non si ricominci continuamente
da zero ad ogni avvicendamento di responsabili o ad ogni rinnovamento
delle équipe. Diventa essenziale capire il contributo della riflessione
e della pianificazione pastorale. Don Bosco stesso, a suo tempo, ha
sentito l’esigenza di dare ordine ed organicità agli interventi pedagogici.
Coloro che entrano in campo nella pastorale giovanile devono essere
consapevoli del cammino da intraprendere, della situazione da cui partire
e della meta da raggiungere. Devono acquistare familiarità con l’intero
processo educativo che concretamente si mette in atto. Progettare è
un atteggiamento della mente e del cuore, prima che un’opera
concreta. Progettare è un processo più che un risultato, progettare è un
aspetto della pastorale più che un suo atto passeggero, progettare è un
percorso di coinvolgimento e di unificazione delle forze.
Diversamente vi può essere il rischio di porre in atto interventi superficiali
ed ineffi caci. Delineare un progetto sembrerebbe “un di più” da fare,
un’attività teoretica preliminare da subire, un pedaggio da pagare agli
orientamenti vigenti.
Al contrario: il progetto ha il pregio di una “carta di navigazione” e di
riferimento, dove sono codificati i punti di partenza e di arrivo. Il progetto
non è una programmazione tecnica, né un vago insieme di idee. È una
136

14.6 Page 136

▲back to top


PROGETTO EDUCATIVO-PASTORALE SALESIANO: STRUMENTO OPERATIVO
mappa che orienta la passione educativa e il servizio ai più deboli. Sarà
importante tenerne conto nello sviluppo degli itinerari diversificati.
Costruire un progetto non signifi ca seppellire la creatività e nemmeno
avere la soluzione di tutti i problemi ma valorizzare tutte le risorse e aprirsi
a possibili soluzioni.
2 Il Progetto
Educativo-Pastorale
Salesiano
2 1 PEPS COME PROGETTO APOSTOLICO SALESIANO
A Il PEPS è la mediazione storica e lo strumento operativo
Il PEPS è la concretizzazione della mentalità progettuale, che deve guidare
lo svolgimento della missione nelle opere. Il PEPS è la mediazione storica e
lo strumento operativo che guida la realizzazione della Pastorale Giovanile
Salesiana (cfr. Reg. 4), e il fattore di inculturazione del carisma (cfr. CG24,
n.5). È la guida del processo di crescita della comunità ispettoriale e
delle differenti CEP poste sul territorio nel loro sforzo di incarnare
la missione salesiana in un contesto determinato. Il PEPS equivale
ad un direttorio pratico che dà orientamento e continuità alla pastorale e
assicura unità di obiettivi e di indirizzi alle opere.
Se la fi nalità primaria del PEPS è di condurre l’Ispettoria e le comunità
locali ad operare con mentalità condivisa e con chiarezza di obiettivi e
criteri, esso rende anche possibile la gestione corresponsabile dei processi
pastorali. Il progetto si codifica in un testo da conoscere e attuare.
137

14.7 Page 137

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
B Caratteristiche fondamentali
Essendo il PEPS espressione operativa della Pastorale Giovanile Salesiana,
deve rispondere alle sue caratteristiche fondamentali, che devono
qualifi care tutti gli aspetti ed elementi che lo compongono, come linee
trasversali che ne assicurano la salesianità.
Il centro del PEPS è la persona del giovane,
soprattutto il più povero
Il punto di attenzione principale di tutto il dinamismo della Pastorale
Giovanile Salesiana è il giovane nella totalità delle sue dimensioni
(corporeità, intelligenza, sentimenti, volontà), dei suoi rapporti
(con se stesso, con gli altri, col mondo e con Dio), nella duplice
prospettiva della persona e del suo protagonismo nella storia
(promozione collettiva, impegno per la trasformazione della società);
con uno sguardo all’unità del suo dinamismo esistenziale di crescita
umana fino all’incontro con la persona di Gesù Cristo (v. capitolo III).
Il PEPS orienta e guida un processo educativo nel quale i molteplici
interventi, le risorse e le azioni si intrecciano e si articolano al servizio dello
sviluppo graduale ed integrale della persona del giovane. Il PEPS attualizza
i valori e gli atteggiamenti sia della proposta cristiana della Spiritualità
Giovanile Salesiana, e i principi metodologici della pedagogia salesiana,
cioè del Sistema Preventivo: con attenzione prioritaria ai giovani più poveri
e in difficoltà.
Occorre tenere costantemente il contatto con la realtà giovanile, continua-
mente mutevole in una cultura cangiante, considerandola sempre non in
termini di pura destinazione, ma come luogo teologico. Questo è il “filo
rosso” che passa per tutte le dimensioni e gli aspetti dell’azione pastorale
e del PEPS.
La sua realtà comunitaria
Il PEPS, prima ancora che un testo, è un processo comunitario che ten-
de a generare nella CEP una confluenza operativa attorno a criteri,
obiettivi e linee di azione comuni. Essendo un processo della mente
e del cuore, evita la dispersione dell’azione e ne ricostruisce la sintesi e la
convergenza educativa, crea e rafforza nella CEP la coscienza della missio-
138

14.8 Page 138

▲back to top


PROGETTO EDUCATIVO-PASTORALE SALESIANO: STRUMENTO OPERATIVO
ne comune e approfondisce la vocazione educativo-pastorale da condivi-
dere e verificare ininterrottamente. Il PEPS, dunque, è un elemento iden-
tificante e progettuale della CEP, soggetto dell’azione educativo-pastorale
(cfr. Reg. 5).
Progettare non solo aiuta a orientare e verificare continuamente
l’azione pastorale, perché sia sempre più inculturata, e consapevole
delle sfide: progettare diventa anche processo di identificazione
comunitaria: impegno ancora più urgente essendo chiamati ad
educare alla fede in una situazione di Nuova Evangelizzazione. La CEP
è sollecitata a riflettere sulla propria identità e sul proprio progetto
operativo. Un nuovo scenario la impegna in un compito di particolare
sfida: proporre itinerari adeguati alle situazioni specifiche in cui i
giovani si trovano.
L’apertura al territorio dell’opera salesiana
e l’impatto su di esso
Oggi non si può pensare il PEPS solo in riferimento all’interno dell’opera
salesiana; tutte le istituzioni, soprattutto quelle educative, entrano in un
sistema più vasto di relazioni con il quale sono a confronto e dentro il
quale interagiscono. Si deve considerare il rifl esso che l’azione salesiana
ha fuori dall’opera, pensata come centro di aggregazione e agente di
trasformazione educativa.
L’efficacia dell’evangelizzazione sfida la CEP ad operare armonicamente,
secondo la logica dell’alleanza educativa, aperta agli apporti del
territorio. Puntare a questo servizio di coordinamento e di tessitura
implica un serio impegno per fare un passo avanti rispetto alla pura
gestione delle proprie opere e servizi: richiede di passare dal semplice
svolgimento accurato delle attività elaborate all’interno, alla capacità
comunicativa e coinvolgente sui valori tipici della missione e spiritualità
salesiana; di allargare il dialogo con le istituzioni educative, sociali e
religiose che operano nella stessa area; di aprirsi attraverso lo spazio
creato dalle tecniche moderne, capaci di costruire rapporti, e stabilire
un dialogo effettivo con i più diversi interlocutori che hanno incidenza
sulla vita dei ragazzi.
139

14.9 Page 139

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
2 2 IL PEPS COME PROCESSO DINAMICO ED INTEGRALE
A La comprensione articolata della Pastorale Giovanile Salesiana
Il punto focale verso cui convergono le linee dottrinali ed operative del Sistema
Preventivo è il PEPS. Il progetto apostolico salesiano in tutte le sue dimensioni
trova le sue radici e la sua descrizione accurata nelle Costituzioni della Società
di San Francesco di Sales, nn.31-39: “il nostro servizio educativo pastorale”.
L’azione educativo-pastorale salesiana è un processo dinamico che si
svolge in alcune dimensioni fondamentali, come aspetti integranti e
complementari. Un quadro di riferimento antropologico, pedagogico e
spirituale coerente per l’accompagnamento dei giovani nel delicato pro-
cesso di crescita della loro umanità nella fede.
Il PEPS, nella sua unità organica, integra questi differenti aspetti ed elementi
della Pastorale Salesiana in un processo unico orientato ad una meta ben
identificata. Questo processo si sfaccetta su quattro aspetti fondamen-
tali, mutuamente correlati e complementari, che chiamiamo “dimen-
sioni” (cfr. Cost. 32-37; Reg. 6-9). Esse sono il contenuto vitale e dinamico
della Pastorale Giovanile Salesiana e ne indicano la finalità. Ciascuna di esse
ha uno specifico obiettivo che la qualifica pur essendo intimamente con-
nesse. Non sono tappe organizzate rigorosamente in successione, ma si
integrano nel dinamismo unitario della crescita del giovane.
Sottostante a questa impostazione, c’è un preciso orizzonte antropologi-
co, educativo e teologico: la crescita implica un intreccio tra la maturità
umana e il senso cristiano della vita, nella logica di un cammino. Le dimen-
sioni si richiamano, in ogni intervento, opera e servizio. In questo
senso consideriamo “trasversale” la loro presenza nel PEPS.
B Il senso delle quattro dimensioni
Si possono comprendere le dimensioni come vasi comunicanti, che non
soltanto si richiamano idealmente, ma si alimentano vicendevol-
mente. Anche se nella descrizione sono successive, conviene avvertire che
formano tutte un’unità: ognuna apporta all’insieme la sua specificità, ma
140

14.10 Page 140

▲back to top


PROGETTO EDUCATIVO-PASTORALE SALESIANO: STRUMENTO OPERATIVO
anche riceve dalle altre un orientamento e alcune accentuazioni originali.
Sono inseparabili e si qualificano reciprocamente di modo che non si può
svilupparne una senza un riferimento esplicito alle altre. Sono presenti
secondo la logica di sistema, dove la dinamica di un elemento suscita as-
sestamenti in tutti gli altri.
Questa unità e correlazione deve esplicitarsi negli obiettivi e nelle strategie
dei PEPS di tutte le opere dell’Ispettoria, con l’assicurazione che i singoli
passi e interventi s’inseriscano in un processo di crescita umana e cristiana
unitario, rispondendo alla domanda: Quale tipo di giovane deve esse-
re promosso per poter divenire «adulto nella fede»? Tenendo presenti le
diversità culturali e territoriali che condizionano il modello cristiano ed esi-
gono importanti integrazioni, le dimensioni orientano a definire l’identità
cristiana del giovane nella Chiesa e nella società contemporanea.
L’articolazione delle dimensioni nasce da una concezione rispettosa della
complessità della crescita della persona e di un progetto che ha di mira
la sua salvezza globale, interessandosi delle dinamiche divine e di quelle
umane che interagiscono di fatto nella storia del mondo.
Questa sintesi organica espressa nelle dimensioni costituisce la caratteristica
della Pastorale Giovanile Salesiana:
la dimensione dell’educazione alla fede (cfr. Cost. 22, 33, 34, 36; Reg.
7, 13): implicitamente o esplicitamente, ogni progetto pastorale cura l’o-
rientamento dei giovani all’’incontro con Gesù Cristo e la trasformazione
della loro vita secondo il Vangelo;
la dimensione educativo–culturale (cfr. Cost. 31, 32; Reg. 4, 6): si incon-
trano i giovani nel punto in cui si trovano, stimolando lo sviluppo di tutte
le loro risorse umane e aprendoli al senso della vita;
la dimensione dell’esperienza associativa (cfr. Cost. 35; Reg. 8): si favo-
risce la maturazione dell’esperienza di gruppo fino a scoprire la Chiesa
come comunione di credenti in Cristo e a maturare un’intensa apparte-
nenza ecclesiale;
la dimensione vocazionale (cfr. Cost. 34, 35, 37; Reg. 9): si accompagna
la scoperta della vocazione e del proprio progetto di vita in vista di un
impegno di trasformazione del mondo secondo il progetto di Dio.
141

15 Pages 141-150

▲back to top


15.1 Page 141

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
L’insieme di queste quattro dimensioni costituisce la dinamica interna
della Pastorale Giovanile Salesiana: è un quadro di scelte qualificanti, che
può aiutarci ad elaborare con i giovani, nelle concrete situazioni, proposte
educative proporzionate.
Queste quattro dimensioni nella loro armonia ci consentono una varietà
organica di proposte e un’ampia comprensione della pastorale dei giovani,
aperta a tutti. Il cammino della pastorale degli adolescenti e dei giovani,
sviluppandosi pone in atto molteplici interventi (per la diversità delle
situazioni giovanili), integrali (rivolti alla totalità della persona). Quando
le condizioni sociali e culturali nei quali i giovani vivono sono fortemente
condizionanti e si opera all’interno di istituzioni educative aventi finalità
specifiche, bisogna elaborare itinerari che assumono le concrete situazioni
(giovani lavoratori, giovani studenti della scuola, giovani in particolare
situazione di emarginazione) sempre nella prospettiva della centralità del
giovane e della sua esperienza di vita.
Dopo aver definito il senso e la consistenza del PEPS, sarà possibile attendere
più ampiamente ai momenti della sua elaborazione (v. capitolo VIII).
23
SPECIFICITÀ DI OGNI DIMENSIONE
E LE SCELTE NECESSARIE
A Dimensione dell’educazione alla fede
La sua specificità
Evangelizzare i giovani è la prima e fondamentale fi nalità della nostra
missione (cfr. Reg. 7.13). Il nostro progetto è decisamente orientato alla
piena maturità dei giovani in Cristo (cfr. Cost. 31) e alla loro crescita nella
Chiesa, certi che l’educazione della dimensione religiosa è centrale
nello sviluppo della persona (cfr. CG23, n.160).
L’evangelizzazione porta la Buona Novella di Cristo in tutti gli strati
dell’umanità per rinnovarla dall’interno (cfr. Evangelii Nuntiandi, 18).
Sin dal primo annuncio della persona di Gesù vogliamo accompagnare i
giovani ad attraversare la porta della fede perché, nel corso della loro vita,
142

15.2 Page 142

▲back to top


PROGETTO EDUCATIVO-PASTORALE SALESIANO: STRUMENTO OPERATIVO
credendo “con una fede cosciente e vigorosa” (Porta Fidei 8) ne scoprano
l’intrinseca gioia.
Il cammino di maturazione alla fede richiede oggi spesso tempi più lunghi,
e un coinvolgimento comunitario che va oltre la proposta strettamente
catechistica. Per accompagnare l’adesione alla fede e il cammino cristiano,
si ragiona in termini di iniziazione.
Don Bosco ha trasmesso la passione per la salvezza dei giovani vissuta
nell’impegno costante di una catechesi semplice, essenziale, adat-
tata alla condizione, all’età e alla cultura dei giovani e congiunta alle
altre proposte educative e ricreative dell’Oratorio. La catechesi salesia-
na non si attua al termine di un percorso propedeutico, ma costituisce
il cuore, implicitamente, dei primi incontri e, esplicitamente, dell’intera
proposta formativa. Don Bosco non distingueva tra primo annuncio e
catechesi, ma, incontrato un ragazzo, subito lo invitava opportunamen-
te ad un cammino di vita cristiana. Se la catechesi non si integra nella
vita dei ragazzi, rimane estranea e incomprensibile, viene subìta e, nel
futuro, abbandonata.
Alcune scelte qualificanti
1 Promuovere lo sviluppo della dimensione religiosa della persona, sia
nei cristiani come in chi appartiene ad altre religioni, approfondendo-
la, purificandola e aprendola al desiderio di ulteriore cammino di fede.
Aiutiamo i giovani, attraverso varie proposte, a vivere gli atteggiamenti
tipici di un’esperienza religiosa: lo stupore, la contemplazione, l’apertura
al mistero, il senso della gratuità. La prima sfida è quella di suscitare la
ricerca religiosa e mostrare a poco a poco la sensatezza dell’atto di fede.
Il gioco, il dialogo, il confronto, l’incontro sono il terreno della vita, dei suoi
problemi, delle sue speranze, delle sue attese, il terreno dell’esperienza.
Qui occorre farsi compagni di viaggio dei giovani, condividendo
con loro il faticoso cammino della crescita e dell’approfondimento
dell’esperienza dell’esistenza. Per essi questo terreno è necessariamente
quello della loro crescita, dei compiti relativi in ordine alla costruzione
della loro identità. A questo essi non sono indifferenti.
2 Suscitare, accompagnare e approfondire l’esperienza della fede,
come adesione personale a Cristo, che conduce a vedere la vita con gli
143

15.3 Page 143

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
occhi di Gesù. È importante sviluppare un itinerario sistematico di
educazione alla fede. Chi conosce il processo di maturazione umana
dell’adolescente e del giovane si rende conto che l’integrazione fede-
vita esige una grande attenzione educativa.
Cerchiamo di accostarci all’esperienza giovanile attivando innanzitutto
un ripensamento dei contenuti dell’annuncio e della catechesi. La
catechesi esperienziale o antropologica, caratterizzata dall’assunzione
della problematica umana come contenuto e dimensione, si esprime
attraverso un duplice e complementare proposito:
proclamare la fede in modo significativo, in tutta la ricchezza
esperienziale del messaggio cristiano;
aiutare la maturazione della fede come atteggiamento capace di
ispirare e organizzare l’intero processo di maturazione umana,
rinforzando l’adesione al Signore attraverso l’incontro personale
con l’educatore e la direzione spirituale (cfr. CG23, nn.173-175).
3 Iniziare i giovani a partecipare in modo cosciente e attivo alla
liturgia e in modo particolare alla celebrazione dei sacramenti della
Riconciliazione e dell’Eucaristia,
favorendo la loro preparazione attraverso un ambiente acco-
gliente e d’amicizia che susciti l’apertura del cuore;
curando celebrazioni che conducano a una vera relazione per-
sonale con Cristo per la loro bellezza e per la profondità che
comunicano;
promuovendo un impegno personale per vivere nel quotidiano
ciò che si è celebrato;
4 In un mondo dominato dalla fretta, dalla ricerca del piacere immediato
e dall’effi cienza pragmatica, è urgente creare, per i giovani, ambienti
adeguati che favoriscano l’incontro con Dio attraverso percorsi di
interiorizzazione: la preghiera personale e comunitaria, l’apertura al
mistero, la contemplazione ed il silenzio, l’incontro ed il confronto con
la Parola vissuta e condivisa. Questo approccio alla Parola e gli sforzi
formativi e d’integrazione di quest’ultima nella preghiera quotidiana
144

15.4 Page 144

▲back to top


PROGETTO EDUCATIVO-PASTORALE SALESIANO: STRUMENTO OPERATIVO
della comunità sono estremamente importanti. I giovani sono sempre
più sensibili alla lettura orante della Parola di Dio nella forma della Lectio
divina quando il testo biblico viene loro spezzato con un linguaggio
appropriato e che va a inerire con la loro vita, narrando chi è Dio, per
poi rivelare a loro stessi chi sono.
5 Offrire ai giovani esperienze graduali di servizio e di impegno
apostolico, che li aiutino a realizzare personalmente l’integrazione
della loro fede con la vita, diventando essi stessi, secondo le possibilità di
ciascuno, testimoni ed evangelizzatori dei coetanei. Si tratta di una fede
che stimoli e approfondisca i processi di umanizzazione e promozione
delle persone e dei gruppi secondo il modello di Gesù Cristo.
La dimensione sociale della carità appartiene all’educazione della persona
socialmente e politicamente impegnata per la giustizia, per la costruzione
di una società più giusta e più umana, scoprendone un’ispirazione piena-
mente evangelica (cfr. Cost. 32; Reg. 22). Un’adesione di fede sempre più
matura si apre al servizio sincero all’uomo. La proposta e la testimonianza
della solidarietà danno credibilità all’annuncio evangelico, perché ne espri-
mono il potenziale di umanità; già sono annuncio della vita nuova in Cri-
sto, e manifestano che il Vangelo è per l’uomo, che la Chiesa ha una parola
decisiva da dire per la vita, la dignità, la speranza e il futuro dell’uomo. Don
Bosco ha educato i giovani alle virtù morali dell’onesto cittadino.
B Dimensione educativo-culturale
La sua specificità
La dimensione educativo-culturale è in intima relazione con la dimensione
dell’educazione alla fede. L’educazione è il luogo e la mediazione per
l’offerta della buona notizia del Vangelo, messaggio che s’incarna
nella cultura concreta e chiede processi graduali di assunzione in sintonia
con la capacità di maturazione di ogni giovane (cfr. Cost. 31). L’educazione
richiede che, partendo dalla situazione concreta dei giovani, elaboriamo
strategie che li guidino alla maturazione integrale.
Lo sguardo pastorale non è orientato esclusivamente dalla pro blematica
religiosa e del rapporto con la fede e con la Chiesa. È aperto a tutta l’espe-
rienza: intercetta tutte le speranze e le fa tiche della crescita, del costruirsi
145

15.5 Page 145

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
con gli altri, dell’inserimento nella società, del lavoro. La proposta di fede,
d’altra parte, s’intreccia con gli obiettivi della maturazione umana perché è lì
che ha senso il credere. Lo sguardo pastorale, pertanto, è colmo di attenzio-
ni educative, esercizio della sapienza educativa orientata dalla fede.
Alcune scelte qualificanti
La cura della dimensione educativo-culturale nell’azione pastorale privile-
gia alcuni contenuti operativi precisi:
1 Aiutare i giovani a costruirsi un’identità forte. In un mondo
frammentato e piegato sull’immediato, segnato dal relativismo e dalla
mancanza di principi, noi salesiani crediamo che il Progetto Educativo-
Pastorale possa aiutare a formare nei giovani personalità forti (cfr. Mt
7, 24-27). Aiutiamoli a superare le diffi coltà. Pertanto, occorre curare
la convergenza di tutti gli interventi educativi per la formazione di
una personalità unitaria: una scelta operativa dove tutti gli apporti si
integrano fortifi candosi a vicenda, in armonia con le aspirazioni e le
dimensioni educative, ben gerarchizzate.
Guardando ai giovani con gli occhi di Gesù, li aiutiamo a:
formare la coscienza morale e la capacità di discernimento etico
per un giudizio motivato e responsabile;
crescere nell’autonomia per affrontare la vita con coerenza e
responsabilità;
acquisire un ricco patrimonio di valori/virtù, conformi al Vangelo
(cfr. Cost. 32).
confrontarsi con modelli di riferimento credibili riconosciuti in
educatori che hanno Gesù, Buon Pastore, e Don Bosco come
referente primo (Cost. 11, 21). La qualità del vissuto di questi
modelli incide fortemente sul cammino di adesione a Cristo.
2 Accompagnare i giovani nello sviluppo e nella maturazione del loro
mondo affettivo ed emotivo. È un mondo che alle volte fa fatica a
esprimersi, sebbene abbia un ruolo fondamentale. Gli affetti e i sen-
timenti sono criterio-guida del cammino relazionale e anche della va-
146

15.6 Page 146

▲back to top


PROGETTO EDUCATIVO-PASTORALE SALESIANO: STRUMENTO OPERATIVO
lutazione etica, ma procedono spesso per un percorso parallelo alla
razionalità. Certo è che l’ambito affettivo e sessuale risulta sempre più
rilevante in rapporto alla formazione della personalità. È necessario che
aiutiamo, soprattutto gli adolescenti, a gestire le emozioni, i sentimen-
ti, le pulsioni sessuali e a vivere l’innamoramento come esperienza di
crescita. L’educazione integrale della persona porterà i giovani ad ap-
prezzare i valori autentici della affettività (il rispetto di sé e degli altri, la
dignità della persona, la trasparenza delle relazioni, la fedeltà all’altro/a)
e la sessualità come valore determinante per il cammino di maturità.
Curiamo questo aspetto:
creando ambienti ricchi di scambi comunicativo-affettivi.
I giovani cercano relazioni autentiche, in famiglia, con gli
insegnanti, con gli amici, con i colleghi nell’ambiente lavorativo:
relazioni che aiutino a trovarsi bene e a procedere con serenità
nella realizzazione del proprio percorso;
aiutando le famiglie nelle situazioni eterogenee in cui si trovano,
apportandovi i caratteri propri del nostro carisma: la familiarità,
la disponibilità costante al dialogo e la vicinanza;
accogliendo i desideri dei giovani con un’accettazione serena
del limite, evitando inopportuni riguardi alla diffusa cultura
dell’eccesso;
accompagnando i giovani nelle diverse tappe della loro vita,
favorendo atteggiamenti legati al servizio e alla gratuità.
3 Promuovere una cultura che si ispiri all’umanesimo cristiano. Da
questo ricco patrimonio umanistico si può assumere una diversa visione
del mondo e dell’uomo. Suscitiamo lo sviluppo positivo della realtà
culturale nell’unità della fede e della vita:
valorizzando quanto c’è di buono nella cultura attuale, attenti
a non cadere in una valutazione semplicistica e eccessivamente
critica della condizione giovanile (cfr. Cost. 17);
promuovendo la cultura della vita, opponendosi alle tendenze
distruttive del relativismo, dell’edonismo e del pragmatismo;
147

15.7 Page 147

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
creando una cultura della solidarietà e dell’impegno, che porti a su-
perare le situazioni difficili lottando contro ogni forma di ingiustizia;
facendo dei diversi programmi di comunicazione sociale una pro-
posta educativa orientata a far maturare una mentalità evangelica.
4 Lavorare per la promozione umana e la competenza umanistica e
professionale, affinché i giovani possano inserirsi nel mondo del la-
voro come cittadini qualificati. La professionalità deve condurre a far sì
che il lavoro sia svolto con crescente competenza e con reale soddisfa-
zione, consapevoli dei limiti e rispettoso dei compiti degli altri, coscienti
del proprio contributo per la crescita sociale.
Occorre, inoltre, formare atteggiamenti e strutture stabili nella persona-
lità dei giovani (autostima, socializzazione, partecipazione, autonomia,
solidarietà, responsabilità, volontà), che permettano loro di agire da
persone libere e le orientino alla comprensione critica della realtà e alla
comunione solidale con le persone.
5 Aiutare a rifl ettere sulla ragionevolezza della propria fede e sul
contributo del cristianesimo alla costruzione delle società in cui viviamo,
coltivando una lettura intelligente del messaggio cristiano:
un’educazione degli atteggiamenti che sono alla base dell’apertura
a Dio (saper rientrare in sé; conoscersi sempre più e meglio nei propri
limiti e nelle proprie possibilità; saper stupirsi e meravigliarsi, apprez-
zando quanto di bene, di grande, di bello c’è in sé e attorno a sé);
una formazione religiosa critica e adeguata che illumini la mente
e irrobustisca il cuore;
un atteggiamento di apertura, di rispetto e di dialogo tra le
diverse confessioni cristiane e la pluralità di espressioni religiose;
148

15.8 Page 148

▲back to top


PROGETTO EDUCATIVO-PASTORALE SALESIANO: STRUMENTO OPERATIVO
C Dimensione dell’esperienza associativa
La sua specificità
La Pastorale Giovanile Salesiana ha nell’esperienza associativa una
delle sue intuizioni pedagogiche più importanti. Don Bosco ha valoriz-
zato il gruppo come presenza educativa capace di moltiplicare gli interventi
formativi. Da giovane, egli stesso crebbe nella Società dell’Allegria nel perio-
do della frequenza al Collegio di Chieri, facendo esperienza di gruppo. Le
compagnie, le società, le conferenze, ognuna a suo modo e con gli interessi
e gli obiettivi propri assunti dagli associati, sono nate all’inizio dell’Oratorio
e, negli anni 1860-1870 sono entrate negli internati e nei collegi.
Questa dimensione è una caratteristica fondamentale dell’educazione-
evangelizzazione salesiana (v. capitolo V, n.1.3 / b).
Il Sistema Preventivo richiede un intenso e luminoso ambiente di partecipazio-
ne e di relazioni amichevoli, vivificato dalla presenza animatrice degli educato-
ri e favorisce tutte le forme costruttive di attività e di vita associativa, concreta
iniziazione all’impegno comunitario, civile ed ecclesiale (cfr. Cost. 35; Reg. 8).
Alcune scelte qualificanti
Lo sviluppo di questa dimensione nella situazione descritta richiede alcune
scelte:
1 Costruire un ambiente di famiglia, attraverso interventi appropriati
e strategicamente pianifi cati, dove vive la pedagogia della vicinanza,
delle relazioni e dell’affetto dimostrato: un ambiente di confidenza in
cui le proposte educative ed evangelizzatrici siano credibili e assimilabili
per l’intensità delle relazioni personali e il clima di gioia condivisa.
2 Optare per il gruppo come l’ambiente privilegiato in cui si sviluppa
la proposta associativa salesiana: una varietà di gruppi, aperti a tutti i
giovani, i veri protagonisti, e che esprimono la diversità degli itinerari
pedagogici nei quali si diversifica la nostra proposta pastorale. Questo
criterio implica ulteriori attenzioni:
creare pluralità di proposte e ambienti di ampia accoglienza se-
condo i diversi interessi e cammini dei giovani, partendo dalla
149

15.9 Page 149

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
situazione in cui essi si trovano, rispettando il ritmo di sviluppo
che è loro possibile;
curare in modo particolare i gruppi di formazione e d’impegno
cristiano, coronamento dell’esperienza associativa;
qualificare e formare continuamente gli educatori e gli animatori;
offrire tempi intensi di convivenza/condivisione di vita (ritiri,
campeggi, giornate) come momenti di conferma e di rilancio
della decisione associativa e cristiana dei gruppi;
fare oggetto di riflessione e di revisione nella CEP il funzio-
namento, l’efficacia educativa e gli interventi formativi dei
gruppi giovanili.
3 Educare con il cuore e con lo stile dell’animazione. Lo stile dell’ani-
mazione comporta:
un modo di pensare la persona umana che la riconosca capace
per le sue risorse interiori di essere impegnata e responsabile dei
processi che la riguardano;
un metodo che guarda il positivo, le ricchezze e le potenzialità che
ogni giovane si porta dentro, offrendo un’ azione di promozione;
uno stile di cammino coi giovani, che suggerisce, motiva, aiuta
a crescere nel quotidiano, attraverso una relazione di tipo libe-
rante e autorevole;
l’obiettivo ultimo e globale di restituire ad ogni persona la gioia
di vivere pienamente e il coraggio di sperare.
L’animazione ha il volto concreto di una persona: l’animatore. Egli
ha un ruolo preciso e indispensabile. Sebbene questo ruolo vari nelle
situazioni particolari a seconda del tipo di gruppo, possiamo espri-
merlo così:
incoraggia la formazione di gruppi e il progredire delle ricerche,
riflessioni, attività e ideali;
150

15.10 Page 150

▲back to top


PROGETTO EDUCATIVO-PASTORALE SALESIANO: STRUMENTO OPERATIVO
aiuta, mediante la sua competenza e la sua esperienza, a superare
le crisi del gruppo e a intessere rapporti personali fra i componenti;
presenta ai giovani elementi di critica e di approfondimento, affinché
sappiano indicare le loro proposte, i loro desideri e le loro ricerche;
favorisce la comunicazione ed il collegamento fra i gruppi nella
CEP locale;
accompagna i singoli componenti nel loro processo di crescita
umana e cristiana.
4 Il gruppo giovanile deve tendere al suo inserimento sociale ed eccle-
siale secondo la propria opzione vocazionale. In quest’ottica l’esperien-
za associativa salesiana deve promuovere:
una preparazione ed un accompagnamento che rendano il gio-
vane capace di partecipare alla vita della società, assumendo le
proprie responsabilità morali, professionali e sociali, e cooperan-
do con quanti si adoperano a costruirla più degna dell’uomo;
un inserimento attivo nel civile, attraverso la promozione di di-
verse associazioni al servizio del bene comune nella società;
un inserimento nella comunità ecclesiale, aiutando i giovani ad
un sincero amore per essa, quale comunione di tutti i credenti
in Cristo e sacramento universale di salvezza.
I gruppi locali si ritrovano nel Movimento Giovanile Salesiano (MGS): i
singoli, i gruppi e le associazioni giovanili che, mantenendo la propria
autonomia, si riconoscono nella spiritualità e nella pedagogia salesia-
na, formano in modo implicito o esplicito il MGS (v. capitolo VI, n.2.5).
5 Creare comunità di giovani-adulti che permettano la cura della loro vita
cristiana e la sua condivisione. Sono luoghi in cui si condivide la vita, si discer-
ne la volontà di Dio nell’ascolto della Parola, si celebra, si prega e si assumono
impegni pastorali per i vari contesti ecclesiali in cui i membri sono inseriti.
Le comunità giovanili sono un luogo privilegiato per il discernimento
vocazionale e offrono ai giovani-adulti un aiuto prezioso per l’appro-
151

16 Pages 151-160

▲back to top


16.1 Page 151

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
fondimento, giorno dopo giorno, della fede professata, celebrata, vis-
suta e pregata (cfr. Porta Fidei 9).
D Dimensione vocazionale
La sua specificità
La proposta vocazionale deve essere presente durante l’intero processo di
educazione e di evangelizzazione Le tre prime dimensioni convergono
in quella vocazionale, orizzonte ultimo della nostra pastorale.
L’obiettivo è di accompagnare ogni giovane nella ricerca concreta della
propria vocazione, luogo della sua risposta al progetto di amore gratuito e
incondizionato che Dio ha per lui/lei. La dimensione vocazionale configura
l’obiettivo primo ed ultimo della Pastorale Giovanile Salesiana.
Alcune scelte qualificanti
1 Generare atteggiamenti di disponibilità e generosità, che preparino i
giovani ad ascoltare la voce di Dio, e accompagnarli a formulare un pro-
prio progetto di vita. La cura vocazionale comporta un vero e proprio
cammino di accompagnamento alle scelte fondamentali della loro vita,
aiutandoli ad affrontare la propria storia come un dono e ad accogliere
la prospettiva vocazionale della vita.
2 Costituire comunità di credenti, dove sia visibile e credibile la
esperienza di fede: comunità affabili, vicine, profonde, impegnate e
aperte a tutti quei giovani che cercano il loro destino nella vita. Il cam-
mino della vita cristiana richiede un contesto comunitario (ecclesiale)
vivace, coinvolgente, capace di sostenere la scelta di fede e di aiutare
a interpretarla in rapporto alla vita quotidiana: un ambiente educativo,
dunque, di testimoni significativi che vivano la vita come vocazione.
3 Optare per l’accompagnamento personale che permetta di maturare le
opzioni vocazionali dei giovani in modo personalizzato, e cerca di arrivare
al singolo in maniera diversificata, aderente alla sua esperienza interiore,
alla situazione che vive e alle giuste esigenze della comunità. Perciò, è es-
senziale, nella CEP e nel PEPS, la proposta concreta di spazi e tempi per
l’accompagnamento, per l’incontro e il dialogo personale con i gruppi e le
famiglie, per l’interiorizzazione e la personalizzazione (ritiri, esercizi, ecc.) e
152

16.2 Page 152

▲back to top


PROGETTO EDUCATIVO-PASTORALE SALESIANO: STRUMENTO OPERATIVO
per la direzione spirituale sistema-
tica (v. capitolo V, n. 1.3/c).
4 Si richiede con forza, da ultimo,
che la proposta vocazionale sia
inserita nell’itinerario di edu-
cazione alla fede, come punto
di convergenza di tutti gli sforzi
educativi ed evangelizzatori. La
pastorale, nella misura in cui ren-
de esplicita la sua dimensione vo-
cazionale, ritrova le grandi moti-
vazioni per la sua rivitalizzazione:
fa riscoprire la vita come dono,
come “essere per”, in una pro-
spettiva liberante ed affascinante
perché posta di fronte al piano
sorprendente e magnifico di Dio.
Questo itinerario suppone:
un discernimento voca-
zionale offerto a tutti i
giovani, secondo l’età e le
diverse situazioni, che aiu-
ti ogni giovane a scoprire
il dono di Dio, le proprie
risorse e a far fruttificare i
doni ricevuti impiegandoli
nella risposta generosa a
questa chiamata;
«Tutta la pastorale, e in particolare quella
giovanile, è radicalmente vocazionale:
la dimensione vocazionale costituisce il
suo principio ispiratore e il suo sbocco
naturale. Bisogna, dunque, abbandonare
la concezione riduttiva della pastorale
vocazionale, che si preoccupa soltanto
della ricerca di candidati per la vita
religiosa o sacerdotale. Al contrario, come
detto sopra, la pastorale vocazionale deve
creare le condizioni adeguate perché ogni
giovane possa scoprire, assumere e seguire
responsabilmente la propria vocazione. La
prima condizione consiste, sull’esempio di
Don Bosco, nella creazione di un ambiente
nel quale si viva e si trasmetta una vera
“cultura vocazionale”, cioè un modo di
concepire e di affrontare la vita come un
dono ricevuto gratuitamente; un dono da
condividere al servizio della pienezza della
vita per tutti, superando una mentalità
individualista, consumista, relativista e la
cultura della autorealizzazione»
(DON PASCUAL CHÁVEZ, ACG 409, «VENITE E VEDRETE»)
l’approfondimento, nelle diverse tappe dell’itinerario di educa-
zione alla fede, del tema vocazionale, soprattutto nell’adole-
scenza e nella giovinezza e l’offerta, al tempo stesso, di espe-
rienze di servizio gratuito ai più bisognosi;
una proposta chiara ed esplicita, mediante incontri, testimo-
nianze, esperienze, informazioni sulle diverse vocazioni nei vari
ambiti della vita (il fi danzamento, il matrimonio, il sacerdozio
ministeriale, la vita consacrata);
153

16.3 Page 153

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
una formazione spirituale profonda attraverso l’iniziazione alla
preghiera, all’ascolto della parola di Dio, alla partecipazione ai
sacramenti e alla liturgia e alla devozione mariana; la partecipa-
zione attiva alla vita della comunità ecclesiale attraverso i grup-
pi e movimenti apostolici, considerati come luoghi privilegiati di
maturazione cristiana e vocazionale; la possibilità di un contatto
diretto con qualche comunità religiosa e l’esperienza di esplicito
discernimento vocazionale.
l’invito personale a seguire una vocazione, assicurando un di-
scernimento accurato e graduale; curando in modo particolare
le vocazioni nel carisma salesiano nelle sue molteplici forme,
mediante il discernimento e la cura dei semi di vocazione sale-
siana, sia consacrata che laicale, presenti nei giovani.
Riassumiamo schematicamente le quattro dimensioni della Pastorale
Giovanile Salesiana:
l’educazione alla fede (1) non è possibile se essa non diventa un per-
corso educativo e culturale (2) che coinvolga la dimensione relazionale
e associativa della persona (3) la quale solo in questo momento potrà
scoprire ed orientare la propria vita al suo compimento (4);
il percorso educativo (2) resta senza maturazione, ossia senza verità
antropologica di riferimento, se esso non si ispira all’idea di uomo che
l’evangelizzazione illumina (1); inoltre non consegue il proprio obiettivo
se non coinvolge la persona tenendo conto di tutte le sue relazioni (3)
e dell’obiettivo di compiere la propria vita secondo un preciso progetto
orientativo dell’esistenza (4);
le relazioni personali e associative in cui viviamo (3), sono mere vici-
nanze fisiche se non sono in qualche modo incorporate in una matura-
zione personale e culturale piena (2), se non sono coinvolte nel proprio
progetto di vita come indispensabili alla realizzazione di sé (4) e non tro-
vano nell’evangelizzazione la propria definizione di relazioni d’amore (1);
la dimensione vocazionale che orienta tutto il nostro cammino (4) è in-
comprensibile senza il riferimento a Cristo (1), se non incide sulle rela-
zioni che ognuno ha nella propria vita (3) e se non diventa il senso e il fine
della propria formazione culturale ed educativa (2).
154

16.4 Page 154

▲back to top


PROGETTO EDUCATIVO-PASTORALE SALESIANO: STRUMENTO OPERATIVO
24
SCELTE TRASVERSALI DELLA PASTORALE
GIOVANILE SALESIANA
Il PEPS promuove la crescita di una fede operativa con impegni educativi e
pastorali trasversali, radicati nel nostro carisma:
A L’animazione delle vocazioni apostoliche
In continuità con gli elementi indicati nella dimensione vocazionale,
l’animazione vocazionale trova il suo momento irrinunciabile d’intervento
nell’accompagnamento della scelta vocazionale apostolica.
L’orientamento educativo aiuta la ricerca d’identità, e facilita il
processo decisionale in un progetto di vita basato e costruito sui
valori evangelici.
Abitare in una cultura vocazionale
La continuità del processo di animazione vocazionale apostolica si realizza in
uno specifico itinerario vocazionale. In esso si cura con attenzione l’ascolto,
il discernimento, la verifica espe-
rienziale sul campo della idoneità
personale ad una possibile chiama-
ta di speciale consacrazione.
La diversificazione delle proposte
nell’orientamento vocazionale
deve essere fatta in funzione di
quei segni vocazionali che sem-
brano manifestarsi nel cammi-
no di crescita. L’identificazione
da parte del giovane della propria
vocazione personale non deve es-
sere intesa come il punto di arrivo,
ma come il punto di partenza per
una crescita continua nella scel-
ta vocazionale. È il valore di una
cultura vocazionale che intende la
«I contenuti di una cultura vocazionale
riguardano tre aree: quella antropologica,
quella educativa e quella pastorale. La
prima si riferisce al modo di concepire
e presentare la persona umana come
vocazione; la seconda mira a favorire
una proposta di valori congeniale alla
vocazione; la terza fa attenzione al
rapporto tra vocazione e cultura obiettiva
e ne ricava conclusioni per il lavoro
vocazionale»
(DON PASCUAL CHÁVEZ, ACG 409, «VENITE E VEDRETE»)
155

16.5 Page 155

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
vocazione, in senso ampio, come chiamata alla vita, ad un lavoro di-
gnitoso, a diversi impegni e servizi: una cultura che conduce alcuni a
riflettere sulla possibilità di optare per lo stato di vita sacerdotale o con-
sacrata.
Chiamati alla vita e alla fede
La “vocazione” ha inizio con la chiamata alla vita, procede nella chiamata
alla fede, e giunge, con diverse risposte, alla chiamata alla vita consacrata.
In questo senso, si accompagnano coloro che, in un buon processo di cre-
scita e maturazione nella dimensione vocazionale della propria persona,
considerano la possibilità che Dio li chiami ad una vita di speciale consa-
crazione. Si dà particolare attenzione alla natura della chiamata: un cam-
mino spirituale configurato come progressiva pressa di coscienza
delle esigenze di una vocazione che richiede conversione e conse-
gna di sé per una vita di amorosa dedizione a Dio.
La CEP, accompagnando tutti i giovani nel loro cammino di crescita
umana, cristiana e salesiana, offre anche momenti e forme adeguate
di seria riflessione sulla possibilità di donare totalmente la loro vita al
servizio di Dio.
La guida spirituale, necessaria in ogni processo vocazionale, aiuta in modo
particolare le vocazioni apostoliche a vivere nel discernimento delle moti-
vazioni vocazionali e dei requisiti necessari. Questo processo permette al
giovane di prendere una decisione serena e personale, libera e moti-
vata, mentre compie esperienze in una comunità ove si forma secondo il
carisma a cui è chiamato approfondendone la conoscenza e la graduale
conformazione.
L’animazione vocazionale nel cuore del PEPS
Il PEPS deve proporre con decisione una azione pastorale capace di
suscitare e individuare le vocazioni apostoliche di speciale consacrazione.
Ogni PEPS deve rispondere adeguatamente ai giovani che si
interrogano seriamente sulla possibilità di vivere una vocazione
apostolica salesiana.
Nelle proposte di discernimento, l’animazione delle vocazioni apostoliche
è attenta alla gradualità degli obiettivi e dei metodi.
156

16.6 Page 156

▲back to top


PROGETTO EDUCATIVO-PASTORALE SALESIANO: STRUMENTO OPERATIVO
Le fasi della preadolescenza e
dell’adolescenza preparano il pro-
cesso decisionale dei giovani. Sono
fasi che costruiscono l’identità
umana e cristiana e dispongono
alla ricerca e all’adesione alla pro-
pria vocazione. È un periodo fa-
vorevole dei ragazzi scoprendosi
protagonisti, con una vocazione
specifi ca nella Chiesa, nella Con-
gregazione e nel mondo: una sco-
perta che può essere proposta
in modo esplicito.
«La promozione delle vocazioni consacrate
richiede alcune scelte di fondo: la preghiera
costante, l’annuncio esplicito, la proposta
audace, il discernimento diligente,
l’accompagnamento personalizzato. La
preghiera deve essere impegno quotidiano
delle comunità e deve coinvolgere
giovani, famiglie, laici, gruppi della
Famiglia Salesiana. L’annuncio chiede
di valorizzare le molteplici occasioni
Questa gradualità permette di arri-
vare ad assumere la vita come vo-
cazione e a tradurla in un progetto
personale di vita. Riprendendo in-
tuizioni ed aspirazioni vocazionali
nascoste in epoche precedenti, si
passa da una disponibilità generica
alla disponibilità specifica del dono
di se stessi.
vocazionali che si verificano durante
tutto l’anno liturgico. La proposta
e il discernimento richiedono quella
vicinanza cordiale che suscita fiducia
e permette di intuire i segnali della
chiamata che un giovane può manifestare.
L’accompagnamento richiede di aiutare i
giovani ad intensificare la vita spirituale,
a sperimentare forme appropriate di
apostolato, a vivere l’esperienza della
In questi vari processi – maturazione
di decisioni di vita, cammino spirituale
guidato, discernimento vocazionale –
si deve garantire la libertà interiore
comunità, a conoscere la Congregazione,
a verificare le motivazioni e ad attivare le
dinamiche che portano ad una decisione»
(CG26, N.54)
che aiuti la piena maturazione della
decisione vocazionale. Attenzione
va data alla liberazione da possibili condizionamenti culturali, affettivi, sociali o
emotive affinché l’autenticità generi l’assunzione responsabile di un impegno
radicale di vita.
B L’animazione missionaria e del volontariato
nelle sue diverse forme
La dimensione dell’educazione alla fede trova nell’animazione missiona-
ria e nelle diverse forme di volontariato, una continuità che deve essere
157

16.7 Page 157

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
«Nell’Oratorio di Don Bosco i
collaboratori giovani ed adulti hanno
vissuto l’esperienza di vivere e lavorare
con lui per l’educazione e la salvezza
mantenuta e sviluppata. L’aper-
tura alla vocazione missionaria
e l’impegno sociale della carità
nel volontariato, sono espres-
sioni mature dell’educazione
alla fede e dell’evangelizzazio-
ne dei giovani.
dei giovani. Questa “vita carismatica”
e comunitaria, nucleo della Spiritualità
Salesiana, illumina il progetto del
volontariato salesiano»
(IL VOLONTARIATO NELLA MISSIONE SALESIANA, N.33)
L’animazione missionaria non nasce
come un fatto isolato, ma in conti-
nuità con l’identità di ogni cristiano
e di ogni comunità, come la loro na-
turale «fioritura». D’altra parte, essa
si presenta come un’espressione
radicale e chiara di quell’identità ca-
pace di motivare le comunità verso un dinamismo apostolico. Caratteristica
comune ed evento significativo sono i due versanti che bisogna mettere in ri-
salto: un’animazione missionaria che rafforza la fede, e una fede che condu-
ca all’impegno missionario verso tutti, specialmente verso i più bisognosi. Per
questo, bisogna considerare l’animazione missionaria come un elemento che
feconda le diverse dimensioni del PEPS: della crescita umana della persona,
della sua maturazione nella fede, del suo processo di decisione vocazionale.
Il cuore missionario di Don Bosco
Don Bosco intuì l’enorme tensione spirituale e la straordinaria forza apo-
stolica che l’ideale missionario avrebbe suscitato nei suoi ragazzi. Le intuì e
le utilizzò con zelo e con intelligenza. Ai ragazzi parlava delle missioni e dei
missionari, li teneva informati delle loro attività, dei loro bisogni, li faceva
pregare, li incoraggiava a partecipare al sogno missionario.
L’animazione missionaria e il volontariato oggi conducono il missionario a
condividere e il volontario ad assumere una visione vocazionale della vita:
un dono ricevuto gratuitamente, da condividere nel servizio di vita per tutti.
La cultura missionaria si fa realtà vissuta quando si acquisiscono atteggia-
menti e valori fondamentali del carisma salesiano. Sono quei valori che
Don Bosco inculcò nei suoi ragazzi e nei suoi salesiani: l’amore prefe-
renziale per i giovani più poveri, il desiderio di collaborare nella missione
redentrice di Cristo e il rinnovamento del mondo.
158

16.8 Page 158

▲back to top


PROGETTO EDUCATIVO-PASTORALE SALESIANO: STRUMENTO OPERATIVO
La nostra Congregazione è missionaria
L’enciclica «Redemptoris Missio» presenta in generale tre differenti forme
dell’attività evangelizzatrice: l’«attività missionaria specifi ca» tra le genti
che non conoscono Cristo; la «cura pastorale»» tra le comunità cristiane
impegnate; e la «riproposta del Vangelo» nei paesi di antica tradizione
cristiana ormai secolarizzati.
I confi ni tra le tre modalità non sono tracciabili in modo chiaramente
defi nito; certamente queste attività non si identifi cano una con l’altra,
né si escludono mutuamente come se si potesse isolare ciascuna di loro,
indipendentemente dalle altre. Al contrario, esse sono intercomunicanti;
inoltre, l’attività specifi camente missionaria (ad gentes) significa anche
per le altre l’espressione prima e qualifi cante di tutta l’evangelizzazione:
«Senza di essa la Chiesa sarebbe priva del suo significato fondamentale e
della sua attrazione esemplare» (Redemptoris Missio, nn.33-34).
L’impegno missionario ad gentes è parte integrante del carisma sa-
lesiano. Nella Congregazione sono state coltivate fin dagli inizi le voca-
zioni missionarie, come le espressioni più vive e generose della vocazione
salesiana. Oggi, inoltre, l’animazione missionaria e il volontariato missio-
nario salesiano, sono espressioni della missionarietà e della spiritualità del-
la Congregazione salesiana.
Il missionario e il volontario salesiano s’impegnano per un progetto di vita
basato sui valori del Vangelo, nel servizio delle persone in difficoltà: pro-
muovono l’annuncio del Vangelo, i diritti umani, la solidarietà, la giustizia
e la pace.
I valori che l’animazione missionaria ed il volontariato difendono
e promuovono sono quelli propri dello spirito salesiano: il servizio
disinteressato; lo spirito di comunità e lo stile oratoriano; l’interculturalità;
la solidarietà, come un’opzione chiara e preferenziale per gli ultimi, in
particolare per i poveri e gli emarginati; l’inserimento critico e responsabile
nella realtà sociale per la costruzione del Regno.
L’ardore per le missioni proviene dal mistero di Dio
Per la missione e il volontariato è indispensabile coltivare una vita interiore
spiritualmente solida. Essa permette di scoprire in se stessi e negli altri la pre-
159

16.9 Page 159

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
senza e l’azione di Dio, e di annunciarlo: una vita spirituale che fortifichi la con-
sapevolezza della responsabilità evangelizzatrice, e il coinvolgimento nell’azione
per il bene degli altri. La vita spirituale genera atteggiamenti di servizio e di gra-
tuità, e dona il coraggio di sognare e desiderare fortemente il bene degli altri.
La dimensione missionaria della Chiesa è radicata nella vita trinitaria di
Dio: il Verbo inviato dal Padre, nel suo mistero di Morte e Risurrezione, ci
consegna la pienezza della vita nel dono dello Spirito Santo. Condividere
questo messaggio di pienezza, questa buona notizia, questo euanghèlion,
con tutti i popoli è la missione della Chiesa.
L’animazione missionaria e il volontariato offrono alle persone la possibilità
di impegno e di lavoro per l’avvento del Regno di Dio nei diversi
contesti della missione salesiana.
L’attività missionaria non è fondata primariamente sulle capacità umane, anche
se il loro ruolo è importante. Il soggetto protagonista della missione della Chiesa
è lo Spirito Santo: Egli chiama, illumina, guida, dà valore ed efficacia. Il missiona-
rio ed il volontario vivono la loro vocazione docili alla azione dello Spirito.
Il volontariato e l’attività missionaria
Il volontariato missionario salesiano propone i valori del Vangelo
con la testimonianza del servizio disinteressato e solidale nell’educa-
zione e nell’impegno socio-politico, che raggiunge le realtà della famiglia,
del lavoro, della cultura.
Il volontariato, nelle sue varie forme, più che un atto di generosità spon-
tanea e passeggera, è una mentalità che assume il significato di una te-
stimonianza di altissimo valore morale e sociale. Si qualifi ca per alcuni
elementi determinanti: l’interiorità apostolica, caratterizzata dallo spirito
del «da mihi animas»; la centralità di Cristo, Buon Pastore, che richiede
al volontario missionario un atteggiamento pedagogico pastorale nel rap-
porto con i destinatari; l’impegno educativo, nota caratteristica del nostro
carisma salesiano; l’appartenenza ecclesiale; il lavoro fatto con gioia; la
dimensione mariana, che pone l’azione missionaria e il volontariato come
partecipazione alla maternità ecclesiale di Maria Ausiliatrice.
Infine, é importante riconoscere la molteplicità delle iniziative e la di-
versità delle esperienze che si identificano o fanno riferimento alla mis-
160

16.10 Page 160

▲back to top


PROGETTO EDUCATIVO-PASTORALE SALESIANO: STRUMENTO OPERATIVO
sionarietà della Famiglia Salesiana: l’incontro e il collegamento diretto con
i missionari; l’informazione sulle innumerevoli attività missionarie (notizie,
pubblicazioni, audiovisivi, proposte di finanziamento per piccoli obiettivi);
materiali di animazione missionaria, con senso pedagogico e criteri didattici;
l’esistenza dei gruppi missionari; temi di formazione per diversi gruppi e co-
munità cristiane; la conoscenza e lo studio dei documenti della Chiesa relati-
vi alle missioni; la partecipazione alle varie giornate missionarie della Chiesa.
C La Comunicazione Sociale
La Comunicazione Sociale investe tutte le presenze salesiane
La comunicazione sociale riempie il mondo e determina la forma della
convivenza umana. Interessa quindi da vicino la vocazione dell’educatore
salesiano che opera sui fronti della promozione e dell’evangelizzazione.
È dunque una dimensione specifica del carisma salesiano (cfr. Cost.
43). Fu essenziale in Don Bosco; è appello per ogni educatore, è
irrinunciabile nella Chiesa e nel mondo di oggi.
Don Bosco fece della sua instancabile attività nella comunicazione sociale
un elemento costitutivo del suo essere educatore e apostolo dei giovani
e di tutto il popolo. Dalla tradizione salesiana abbiamo imparato che la
comunicazione sociale non è semplicemente un insieme di strumenti
o mezzi materiali da adoperare; essa invece investe tutta la presenza
salesiana, impegnata nell’educare ed evangelizzare sia in opere specifiche,
sia attraverso diverse forme di azione che influiscono sulla cultura popolare
e sulla promozione di forme sociali adeguate. E richiamando Don Bosco:
“Vi prego e vi scongiuro dunque di non trascurare
questa parte importantissima della nostra missione”
(LETTERA CIRCOLARE SULLA DIFFUSIONE DI BUONI LIBRI, 19 MARZO 1885)
161

17 Pages 161-170

▲back to top


17.1 Page 161

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
Comunicatori per vocazione e missione
Come educatori salesiani oggi dovremo, in tutta la nostra poliedrica
attività apostolica ed educativa, esprimere la nostra ferma volontà di essere
autentici comunicatori. Comunicatori, dunque, per intima vocazione e per
missione educativa.
La nostra qualità di educatori ed evangelizzatori richiede che sia-
mo comunicatori qualificati. La comunicazione promuove la comunio-
ne carismatica e la mobilitazione della missione. Ci interessa soprattutto
la comunicazione interpersonale tra adulto e giovane, tra laici e religiosi,
tra quanti sono ricchi di esperienza e quanti muovono i primi passi nella
vita, tra tutti coloro che hanno dei doni da condividere. Il Sistema Preven-
tivo affi da l’effi cacia educativa principalmente all’incontro diretto, faccia
a faccia: incontro di fiducia, di amicizia, di ascolto attento ed interessato.
Occorre, dunque, coltivare la capacità di gestire le dinamiche relazionali:
la qualità delle interazioni possono condizionare in modo costruttivo o in
modo negativo la formazione della personalità; gli atteggiamenti e gli stili
educativi si riflettono sugli stati emozionali, determinandone molto spesso
il comportamento.
La rifl essione della Congregazione rivela il consolidarsi delle convinzioni
sulla comunicazione intesa in senso ampio e apre ad una nuova pratica
più sistemica nel campo della comunicazione sociale (cfr. Sistema
Salesiano di Comunicazione Sociale). Di questa visione ampia della
comunicazione, si coglie lo scopo primario: la comunione e il progresso
della società umana (cfr. Don Egidio Viganò, ACG 302, «La Comunicazione
Sociale ci interpella»).
Siamo in una fase di passaggio, attraversiamo un periodo di profonda rivo-
luzione tecnologica e culturale, le informazioni e il nostro modo di fruirle si
stanno digitalizzando. Tutto sta avvenendo in rete e le giovani generazioni
(i “nativi digitali”, “cyberkids”, “click generation”) hanno acquisito un’alta
capacità di accesso alla tecnologia e alle competenze d’uso.
La tecnologia è uno strumento liberatorio e di empowerment per i giovani;
ma pone una questione educativa: l’approccio alla tecnologia è un passo
importante nel percorso di crescita e di affermazione della propria identità.
I media infl uiscono sulla maturazione della personalità dei giovani, sulla
loro scelta dei valori di fondo, sul loro atteggiarsi verso Dio e l’uomo. Ci
162

17.2 Page 162

▲back to top


PROGETTO EDUCATIVO-PASTORALE SALESIANO: STRUMENTO OPERATIVO
invitano a riflettere su ciò che sia esteticamente e moralmente eccellente
nella formazione dei giovani e sulla loro incidenza nell’educazione.
La Comunicazione Sociale nel PEPS e al servizio dell’evangelizzazione
La promozione della comunicazione avviene anche operando con
progetti orientati a creare processi comunicativi, inseriti nel PEPS. Si evita
l’attenzione alle sole attività e opere isolate. Nei progetti educativi pastorali
e nei piani di comunicazione devono essere presenti alcune linee operative
di intervento in questo settore:
la formazione all’uso critico ed educativo dei mezzi della
Comunicazione Sociale (cfr. CG24, n.129) e delle nuove tec-
nologie. Educatori e giovani comprendano i cambiamenti che
sono in atto, il funzionamento dei mezzi di comunicazione e le
industrie culturali. Senso critico, spirito strategico, capacità di
autoregolazione, uso sicuro ed efficace, senso del limite e del
rispetto, senso civico, autonomia e capacità di problem solving
non necessariamente fanno parte della dotazione di un adole-
scente o di un giovane solo per il fatto che è nato e cresciuto
tra monitor e tastiere e per il fatto di averne fatto uso. Ci vuole
seria competenza per l’utilizzazione dei mezzi di comunicazione
nel “continente digitale”: chiarezza degli obiettivi da proporsi,
per una valorizzazione della creatività; acquisizione di una atti-
tudine emancipata e critica verso i loro messaggi, per una presa
di coscienza della loro influenza, per potersi esprimere con essi
dominandone i linguaggi e le tecnologie. Il significato della co-
municazione mediatica rimanda direttamente a ciò che i mezzi
esprimono attraverso parole e immagini, al “perché” li utilizzia-
mo e agli scopi di emittenti e riceventi coinvolti nel processo co-
municativo. Esiste la necessità, quindi, di un’elaborazione critica
degli elementi concettuali dei segni che i mezzi stessi utilizzano;
il coinvolgimento nella produzione di messaggi e contenuti
destinati specificamente ai giovani, utilizzando tutti i mezzi a
nostra disposizione. Far comunicazione sociale è sempre più una
presenza educativa, plasmatrice di mentalità e creatrice di cultura.
La sfida per il futuro sarà quella di educare ai nuovi media, ma
anche svolgere un’azione educativo-pastorale attraverso i nuovi
media soprattutto nei confronti delle nuove generazioni. La sua
163

17.3 Page 163

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
efficacia incisiva e la sua presenza sempre più massiccia fanno
della comunicazione sociale una vera e autentica scuola alternati-
va per larghissimi strati della popolazione mondiale, specialmente
giovanili e popolari (cfr. CG21, n.148). Il rapporto tra comunica-
zione sociale ed evangelizzazione o, se si vuole più in concreto,
tra l’utilizzazione dei linguaggi e dei “media” della comunicazio-
ne sociale per il Vangelo e il nostro stile apostolico di “evangeliz-
zare educando”, incide profondamente sull’attività salesiana. Si
tratta non solo di educare ai “media”, cioè alla lettura critica dei
loro messaggi, ma anche di evangelizzare con i “media”. Cosi si
apre un vasto campo di iniziative per le nostre attività didattiche,
educative e culturali, per l’animazione cristiana dei gruppi giova-
nili, per la catechesi, per la preghiera;
la valorizzazione della comunicazione sociale come nuovo spa-
zio di aggregazione dei giovani (cfr. CG25, n.47). Le tecno-
logie della comunicazione cambiano il senso di appartenenza e
il modo di aggregazione, in quanto creano più comunità, nelle
quali sono inseriti gli utenti, con dispositivi sempre più collegati
alla vita dei giovani. Le azioni offerte e richieste sono ascoltare,
riconoscere, rispondere, stare con e fare con, in una realtà che
punta alla possibilità di esperienze (magari nuove o diverse) che
offrono la fi ducia reciproca come antidoto all’estemporaneità
del consumo. Questi nuovi spazi, come i social network favo-
riscono l’attenzione alle storie di vita dei ragazzi presentandole
nei racconti di sé e nelle rielaborazioni dei vissuti, con la possibi-
lità di aiutarli ad orientarsi e scegliere;
la promozione e l’apprezzamento di tutte le forme e
espressioni di comunicazione (cfr. CG24, n.129), quali la mu-
sica, il teatro, il cinema, la televisione, la fotografia, il fumetto,
i multimedia ed altre espressioni d’arte, con un chiaro scopo
educativo e di evangelizzazione. Occorre animare queste realtà
comunicative in modo che non solo offrano spazi sempre più
ampi alla libera espressione e alla creatività, ma anche stimo-
lino il gusto del bello in tutte le espressioni (arti visive, musica,
poesia, letteratura, ballo, teatro). Educare alla bellezza significa
coinvolgere tutta la sfera della sensibilità e dell’emotività, l’im-
maginazione e la creatività, la capacità di esprimere sensazioni
e sentimenti propri e di comprendere l’espressione degli altri:
164

17.4 Page 164

▲back to top


PROGETTO EDUCATIVO-PASTORALE SALESIANO: STRUMENTO OPERATIVO
si attiva un progressivo arricchimento del proprio patrimonio
espressivo e dell’area dell’affettività. L’educazione alla bellezza
comporta anche la formazione alla comprensione e all’uso dei
diversi linguaggi iconico, musicale e poetico.
2 5 IL MOVIMENTO GIOVANILE SALESIANO
I Movimenti sono costituiti da coloro che, nel grande e unico “movi-
mento” della Chiesa, vivono la loro esperienza cristiana, ecclesiale, mis-
sionaria... partecipando a un carisma particolare. I giovani del MGS vivono
la loro vocazione-missione ecclesiale secondo il carisma di Don Bosco. In-
fatti, dal 2004, il MGS è parte del Repertorio delle Associazioni Internazio-
nali di fedeli (Pontificio Consiglio per i Laici).
Il MGS non è una associazione, ma è costituito dai giovani che
appartengono a varie associazioni o gruppi, animati dalla Pastorale
Giovanile Salesiana. Non essendo una associazione, apre le porte a tutti,
poiché il suo servizio è rivolto alla Chiesa e a tutti i giovani. Questo, infatti,
non ci impedisce di testimoniare Cristo, di condividerne il Mistero con altri
giovani accomunati dalla medesima fede e di annunciarlo con gioia a chi
ancora non lo ha accolto. Il MGS partecipa del carisma salesiano, ne è
l’espressione nell’ambito laicale giovanile.
La pratica associativa, la vita dei gruppi, l’azione comunitaria delle
“Compagnie” è stata un’esperienza quasi spontanea nella vita di Don Bosco,
portatovi naturalmente dalla sua indole alla socialità e all’amicizia.
Don Bosco, guidato dal suo intuito dell’anima giovanile, scopre la grande
opportunità offerta dai gruppi e dalle associazioni: adattandosi alle diverse e
molteplici esigenze dei suoi ragazzi, creò per loro forme associative molteplici.
L’associazionismo giovanile è indispensabile nel progetto preventivo e
popolare di Don Bosco. Luogo educativo e pastorale di assoluta importanza
per il protagonismo dei giovani. I gruppi e le associazioni di vario tipo sono
allora “opera dei giovani”, pur promossi dagli educatori i quali stimolano
con la loro azione il reale protagonismo dei giovani che ne fanno parte e
che ne assumono a modo proprio la responsabilità della conduzione.
165

17.5 Page 165

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
Attraverso una pluralità di gruppi e di associazioni giovanili vogliamo
assicurare una presenza educativa di qualità nei nuovi spazi di
socializzazione dei giovani e animarli ad una signifi cativa esperienza di
vita ecclesiale.
A Identità e natura del MGS
Sono due gli elementi d‘identità che caratterizzano il MGS: da una parte,
il riferimento alla Spiritualità Giovanile Salesiana e alla pedagogia
salesiana; dall’altra, il collegamento tra i gruppi e associazioni per
cooperare vicendevolmente nel proprio impegno di formazione secondo
la proposta educativo-pastorale salesiana:
Il MGS unisce in comunione i giovani dei differenti gruppi, as-
sociazioni e settori animati dalla Spiritualità Giovanile Salesiana,
secondo la proposta educativo-evangelizzatrice di Don Bosco: è
movimento giovanile ispirato a Don Bosco, concepito non solo
come “organizzazione”, ma come dinamismo spirituale avente un
nucleo comune di valori evangelici che suscita iniziativa apostolica
ed entusiasmo di vita. Dunque l’identità del MGS è la Spiritualità
Giovanile Salesiana (v. capitolo IV), proposta di santità nella vita
ordinaria quotidiana. È la santità raggiunta da Domenico Savio,
Laura Vicuña e tanti altri della Famiglia Salesiana.
I gruppi sono i soggetti primi del MGS, in cui i giovani si incon-
trano e si aiutano nel loro cammino di crescita. È necessario
collegare in una rete ispettoriale i gruppi esistenti e quelli che
vanno sorgendo. L’attenzione prima non è allora al tipo di grup-
po. Il MGS li valorizza tutti: da quelli sportivi a quelli dediti ad
attività espressive; da quelli che curano il semplice stare insieme
a quelli che privilegiano attività pratiche; da quelli occupati in
attività di servizio a quelli rivolti alla preghiera e al confronto
esplicito col messaggio cristiano ed ecclesiale; da quelli centrati
su interessi sentiti importanti dagli adolescenti a quelli disponi-
bili a misurarsi con le esigenze della fede; da quelli al confine tra
comunità cristiana e territorio a quelli in cui il senso di apparte-
nenza ecclesiale è più forte. Essendo tra loro comunicanti, costi-
tuiscono come una rete, dove tutti sono connotati dalla valenza
educativa. Questo legame tra i gruppi si attua nella condivisio-
166

17.6 Page 166

▲back to top


PROGETTO EDUCATIVO-PASTORALE SALESIANO: STRUMENTO OPERATIVO
ne dei valori salesiani e nel coordinamento di iniziative comuni,
occasioni signifi cative di dialogo, di confronto, di formazione
cristiana e di espressione giovanile (cfr. CG23, nn.275-277). Si
tratta, pertanto, di un Movimento di riferimento, dove ciascun
gruppo mantiene la propria specificità, unito ad altri da molte-
plici elementi comuni.
Il MGS è un movimento giovanile, educativo e mondiale:
Giovanile, perché i giovani sono i veri protagonisti dello sviluppo educa-
tivo del movimento, accompagnati dai propri educatori, nella respon-
sabilità che è loro propria e all’interno dell’unico progetto pastorale del
territorio;
Educativo perché offerto a tutti i giovani per farli soggetti e protagonisti
della loro crescita umana e cristiana, con slancio missionario, aperto ai
lontani, con una volontà di incidenza nel territorio e nella società civile e
d’inserimento e apporto alla Chiesa locale;
Mondiale perché, andando oltre le singole realtà, è esteso a tutto il
mondo nei differenti contesti culturali.
L’orizzonte, dunque, del MGS è rappresentato da tutti i giovani che si
muovono o vivono nei differenti ambienti e settori d’animazione pastorale
delle opere salesiane, con diversi livelli e ritmi di coinvolgimento e di
impegno. Il “cuore” del movimento è indubbiamente costituito dai giovani
animatori, i leaders giovanili, che hanno assunto con chiarezza e decisione
la proposta educativa-evangelizzatrice salesiana e fanno della loro vita
una testimonianza per gli altri giovani. Il compito dell’animazione è stato
presentato in questo capitolo (punto 2.3. “dimensione dell’esperienza
associativa”). I giovani animatori del MGS sono oggetto di speciale
attenzione da parte dei SDB, delle FMA, dei SSCC e degli altri membri
adulti della Famiglia Salesiana che li guidano e li accompagnano.
B Campi di azione privilegiati del MGS
Il MGS ordina tutta la sua attività in funzione della persona dei giovani e
prediligendo i seguenti campi di azione:
167

17.7 Page 167

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
l’educazione e l’evangelizzazione, accompagnando il giovane
verso la pienezza della vita cristiana mediante ambienti positivi
di sostegno (concreti modelli alternativi di vita cristiana), dove si
respirano familiarità e confidenza;
l’associazionismo e la vita ecclesiale, stimolando i giovani ad im-
pegnarsi nella vita della Chiesa, con attiva collaborazione;
l’impegno apostolico, personale e comunitario, al servizio gratu-
ito degli altri e con una “lettura salesiana” della realtà quotidia-
na secondo il Vangelo;
l’impegno socio-politico, specialmente in quelle istituzioni civili
che promuovono iniziative per i giovani;
i processi di comunicazione e di condivisione (informazioni, no-
tizie, esperienze) e anche gli incontri comuni ai diversi livelli,
secondo le possibilità.
C Funzionamento e visibilità del MGS
Anche se le realtà sono molto diverse, sono fondamentali nell’a-
nimazione i seguenti aspetti:
il MGS si rende visibile attraverso le differenti equipes di coordina-
mento locale, ispettoriale, nazionale e dei vari continenti (qualunque
sia il grado di sviluppo e costituzione); attraverso la partecipazione
comunitaria alle differenti convocazioni ecclesiali di ordine diocesa-
no, nazionale o mondiale, come può essere la Giornata Mondiale
della Gioventù; attraverso una significativa rappresentanza presso
le istituzioni civili che elaborano politiche a favore dei giovani. È im-
portante, per questo, creare una rete di informazione e di collega-
mento tra i diversi gruppi e associazioni del MGS e anche tra essi e
gli altri gruppi e associazioni nella Chiesa e nel territorio;
accanto alle riunioni e alle singole attività di ciascun gruppo del
MGS, si riconoscono come momenti forti di esperienza comu-
nitaria di Movimento gli incontri giovanili ispettoriali, nazionali,
internazionali e mondiali, le celebrazioni liturgiche e le feste sa-
168

17.8 Page 168

▲back to top


PROGETTO EDUCATIVO-PASTORALE SALESIANO: STRUMENTO OPERATIVO
lesiane, la formazione degli animatori. Gli incontri giovanili sono
fra gli elementi caratterizzanti il MGS, come occasioni significa-
tive di comunicazione tra i gruppi e di circolazione dei messaggi
e dei valori della Spiritualità Giovanile Salesiana.
sebbene a differenti livelli e ciascuno secondo la sua specificità, i
membri del MGS si identificano in modo particolare con le figu-
re di Don Bosco e Madre Mazzarello. Occorre perciò progettare
una proposta formativa salesiana da offrire ai diversi gruppi ed
associazioni come punto di riferimento per il loro piano di for-
mazione, nella prospettiva della Famiglia salesiana;
l’Ispettoria, in coordinamento con le altre forme di presenza del-
la Famiglia Salesiana organizzata nel territorio, ha cura che il
Movimento sia considerato nel contesto del PEPS, nel quale il
delegato della pastorale giovanile con la sua équipe è ricono-
sciuto promotore della totalità del MGS quale espressione gio-
vanile dell’azione pastorale dell’Ispettoria stessa.
169

17.9 Page 169

▲back to top


VII VIII

17.10 Page 170

▲back to top


PARTE
TERZA
La realizzazione della Pastorale Giovanile Salesiana ha bisogno di
una grande varietà di elementi: persone, strutture, attività, risorse
materiali e programmi che devono orientarsi adeguatamente
secondo gli obiettivi, i contenuti e le strategie del Progetto Educativo-
Pastorale. Si tratta, al termine del presente documento, di provare
a mettere a fuoco la forma concreta di strutturare e di organizzare i
diversi elementi di una pratica educativa e pastorale, per assicurarne
l’identità, la coerenza rispetto agli obiettivi del progetto e l’organicità.
Questa terza parte è il “modello operativo”.

18 Pages 171-180

▲back to top


18.1 Page 171

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
172

18.2 Page 172

▲back to top


ATTIVITÀ E OPERE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
ATTIVITÀ E OPERE DELLA PASTORALE
GIOVANILE SALESIANA
CAPITOLO
VII
«Io ho scelto voi...
perché portiate frutto»
(Gv 15, 16)

18.3 Page 173

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
Realizziamo la nostra missione principalmente
attraverso attività e opere in cui ci è possibile
promuovere l’educazione umana e cristiana dei giovani,
come l’oratorio e il centro giovanile, la scuola e i centri
professionali, i convitti e le case per giovani in difficoltà.
Nelle parrocchie e residenze missionarie contribuiamo
alla diffusione del Vangelo e alla promozione del
popolo, collaborando alla pastorale della Chiesa
particolare con le ricchezze di una vocazione specifica.
Offriamo il nostro servizio pedagogico e catechistico
in campo giovanile attraverso centri specializzati.
Nelle case per esercizi spirituali curiamo la formazione
cristiana di gruppi, specialmente giovanili. Ci
dedichiamo inoltre ad ogni altra opera che abbia di
mira la salvezza della gioventù»
(Cost. 42)
In sulla sera di quel giorno rimirai la
moltitudine di fanciulli, che si trastullavano;
e considerava la copiosa messe, che si andava
preparando pel sacro ministero, per cui era solo di
operai, sfinito di forze, di sanità male andata senza
sapere dove avrei in avvenire potuto radunare i miei
ragazzi. Mi sentii vivamente commosso. Ritiratomi
pertanto in disparte, mi posi a passeggiare da solo
e forse per la prima volta mi sentii commosso fino
alle lacrime. Passeggiando e alzando gli occhi al
Cielo, mio Dio, esclamai, perché non mi fate palese il
luogo in cui volete che io raccolga questi fanciulli? O
fatemelo conoscere o ditemi quello che debbo fare?»
(Memorie dell’Oratorio, seconda decade 1835-1845, n.23)
174

18.4 Page 174

▲back to top


ATTIVITÀ E OPERE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
Si propongono alcune riflessioni sulle
caratteristiche più importanti delle opere e dei servizi nei
quali si realizza la Pastorale Giovanile Salesiana espressa
nel Progetto Educativo-Pastorale. Anzitutto si presentano
le opere e le strutture più organizzate e tradizionali: l’Ora-
torio-Centro Giovanile, la Scuola e il Centro di Formazione
Professionale, la presenza Salesiana nell’Educazione Su-
periore, la parrocchia e santuario affidati ai salesiani, e le
opere ed i servizi sociali per giovani a rischio. In seguito,
altre opere e servizi con i quali si tenta di andare incontro
ai giovani e rispondere alle nuove sfide che ci presentano.
Molte di queste nuove presenze educative e pastorali tra i
giovani possono essere realizzate anche nelle opere tradi-
zionali e costituiscono un segno del loro sforzo di rinnova-
mento e di qualificazione pastorale.
175

18.5 Page 175

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
1 Una pastorale organica:
unità nella diversità
Nella pastorale giovanile le diverse attività e i diversi interventi sono attuati
con un’unica ed identica finalità: la promozione integrale dei giovani e del
loro mondo, superando una pastorale settoriale e frammentata. Questo
obiettivo si raggiunge con la comunione operativa attorno alle grandi
finalità, ai criteri di azione ed alle scelte preferenziali dei fattori che
intervengono nell’azione pastorale, per creare tra loro collegamento
ed interrelazione.
Tale convergenza è richiesta: dal soggetto, il giovane, al quale si dirigono le
diverse proposte; dalla Comunità Educativo-Pastorale che deve condividere
le fi nalità e le linee operative; e dalla necessità di complementarità fra i
diversi interventi, esperienze e modelli pastorali.
Questa organicità della Pastorale Giovanile Salesiana si realizza attraverso:
il Progetto Educativo-Pastorale Salesiano, che a diversi livel-
li definisce i criteri, gli obiettivi e i processi che orientano e pro-
muovono, nella Comunità Educativo-Pastorale, la convergenza
e la comunione operativa, delle molteplici attività, interventi e
persone;
un’organizzazione dell’animazione e del governo pastorale
dell’Ispettoria e delle opere che garantisca la comunicazione
e il coordinamento di tutti gli aspetti della vita salesiana attorno
agli obiettivi di educazione e di evangelizzazione dei giovani (cfr.
CG 23, nn.240-242).
176

18.6 Page 176

▲back to top


ATTIVITÀ E OPERE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
2 I diversi ambienti ed attività
Utilizziamo il termine ambienti per indicare le strutture educative e pastorali in
cui si svolge la missione salesiana secondo una specifica proposta educativo-
pastorale (cfr. Glossario). Ognuno di essi crea un’atmosfera e attua uno stile
propri di rapporti all’interno della Comunità Educativo-Pastorale. Un’opera
salesiana può comprendere più ambienti che si completano a vicenda per
meglio esprimere la missione salesiana.
2 1 L’ORATORIO-CENTRO GIOVANILE
2 1 1 L’originalità dell’Oratorio salesiano
L’Oratorio di San Francesco di Sales a Valdocco fu la prima opera stabile,
quella che diede inizio a tutte le altre. L’ambiente educativo costruito
nell’Oratorio fu la risposta pastorale di Don Bosco alle necessità degli adolescenti
e dei giovani più bisognosi della città di Torino. Alla maggior parte di essi,
assieme al catechismo, offriva un sano divertimento, l’istruzione elementare
e competenze di lavoro per la vita. Don Bosco seppe garantire formazione e
impegno cristiano ai giovani che gli presentavano sfide educative più urgenti.
L’impronta personale di Don Bosco diede forma all’Oratorio e la sua prassi
divenne il criterio preventivo applicato negli anni:
da un’iniziale lezione di catechismo alla presenza-partecipazione
nella vita del giovane, con la cura delle sue necessità, dei suoi
problemi e delle sue opportunità;
da un oratorio festivo a «tempo limitato» a una casa a «tempo
pieno» che si prolunga nel corso della settimana con contatti
personali e attività complementari;
da un insegnamento di contenuti catechistici ad un programma
educativo-pastorale integrale, il Sistema Preventivo;
177

18.7 Page 177

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
da alcuni servizi pensati per i giovani a una presenza familiare
degli educatori in mezzo ai giovani, nelle attività ludiche e nelle
proposte religiose;
da un’istituzione referenziale agli adulti ad una comunità di vita con
i giovani, di partecipazione giovanile, di convivenza aperta a tutti;
dal primato del programma al primato della persona e delle
relazioni interpersonali;
da una parrocchia, incentrata attorno al culto e alla devozione,
all’impulso missionario di una comunità giovanile che si apre ai
giovani che non la conoscono né trovano in quella parrocchia
alcun riferimento.
Questo dinamismo proprio del Sistema Preventivo suscitava nei giovani
il desiderio di crescere e maturare, passando dalle immediate esigenze
di divertimento o di istruzione, ad impegni più sistematici e profondi di
formazione umana e cristiana; e, coinvolti nelle attività, imparavano ad
essere protagonisti di attività, i giovani apprendevano ad essere animatori di
un ambiente educativo al servizio degli altri compagni.
L’Oratorio di Don Bosco è all’origine di tutta l’opera salesiana e ne
costituisce il prototipo. Con quest’ispirazione si sviluppano tutti i diversi
progetti e servizi evangelizzatori della missione salesiana (cfr. Cost. 40).
Lo sviluppo storico e l’estensione dell’opera di Don Bosco non hanno
modifi cato i principi ispiratori né le caratteristiche proprie dell’Oratorio
salesiano. Però, le nuove situazioni socio-educative ed i fenomeni
che hanno segnato la condizione giovanile, ne richiedono la
riattualizzazione. È nata una nuova concezione del tempo libero, una
realtà sempre più valorizzata nelle nostre società come spazio aperto
ad ogni tipo di esperienza sociale, culturale, sportiva, dove sviluppare
le relazioni sociali e le capacità personali. Sono nati nuovi ambienti ed
agenzie educative aperte al protagonismo giovanile.
In una situazione in cui il tempo libero dei ragazzi è saturato da tante attività
gestite sempre più spesso anche dalle istituzioni civili con risorse ingenti,
l’Oratorio accoglie le richieste di attività con attenzione al cuore oratoriano,
allo stile, alla qualità, convinto che nel tempo e con la collaborazione delle
178

18.8 Page 178

▲back to top


ATTIVITÀ E OPERE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
famiglie, le nostre proposte educative siano vincenti. Gli Oratori salesiani
hanno saputo adattarsi alle nuove situazioni, con modalità diverse, assu-
mendo anche nomi diversi. In alcuni contesti, per “Oratorio” si intende un
programma, festivo o quotidiano, destinato specialmente ai ragazzi (fan-
ciulli e preadolescenti), aperto a un pubblico ampio, con metodi di approc-
cio che favoriscono nel loro ambiente varie forme di tempo libero e di in-
contro religioso. Per “Centro Giovanile” si intende una struttura, destinata
soprattutto agli adolescenti e ai giovani, aperta a tutti, con varie proposte
di maturazione integrale, con prevalenza della metodologia di gruppo per
un impegno umano e cristiano. Con “Oratorio-Centro Giovanile” si com-
prende insieme sia la realtà oratoriana aperta come anche l’impegno per i
giovani più maturi (cfr. Cost. 28; Reg. 5, 7, 11-12, 24; CG21, n.122).
Molte opere della Congregazione sono attualmente Oratori-Centri Giovanili
che portano avanti vari progetti educativi con un’ampia fascia di destinatari,
capaci di interessare e coinvolgere i giovani. Essi assumono molteplici forme
e caratteristiche, in funzione delle diverse aree geografiche, religiose e
culturali. Esistono, per esempio oratori notturni, presenze itineranti per giovani
a rischio, oratori di zona o di quartiere collegati in rete tra loro, oratori che
offrono ai giovani disoccupati ed al margine del sistema scolastico la possibilità
di acquisire una formazione di base o di prepararsi per qualche lavoro; alcuni
cercano anche di recuperare i giovani in situazioni di grave rischio sociale.
2 1 2 La Comunità Educativo–Pastorale dell’Oratorio–Centro Giovanile
A L’importanza della CEP dell’Oratorio-Centro Giovanile
In ogni posto, l’Oratorio-Centro Giovanile è organizzato come una CEP
composta da giovani, animatori, famiglie, collaboratori e comunità
salesiana. Tutti si sentono chiamati ad una partecipazione attiva e
corresponsabile, secondo le funzioni proprie di ciascuno. Come Don
Bosco con i suoi giovani e con i suoi collaboratori a Valdocco, si vuole
fare di ogni Oratorio-Centro Giovanile una vera e propria casa con spazi
concreti e ben definiti in ambiente di famiglia, con un PEPS condiviso ed
un adeguato accompagnamento dei gruppi e delle persone.
L’Oratorio-Centro Giovanile è un ambiente di ampia accoglienza, aperto
ad una grande varietà di bambini, adolescenti e giovani, soprattutto, ai più
179

18.9 Page 179

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
bisognosi e con influenza in un’ampia zona sociale. Allo stesso tempo, si
tratta d’uno spazio educativo-pastorale specialmente adatto all’accoglienza
e all’attenzione personale, al di là delle relazioni meramente funzionali.
L’educatore salesiano, già dai primi incontri, sa intraprendere il dialogo con
i ragazzi per motivarli e coinvolgerli sempre più, corresponsabilizzandoli
gradualmente nelle attività e nei processi di gruppo a cui partecipano. Dai
tempi di Don Bosco il protagonismo giovanile è caratteristico nella CEP
dell’Oratorio-Centro Giovanile salesiano.
La CEP negli Oratori-Centri Giovanili vive la realtà dei giovani, fa sue le
loro inquietudini, i loro problemi e le aspettative, e apre spazi per vivere e
impegnarsi nel loro mondo. Con la sua gestione flessibile e creativa è in
grado di adattarsi alla diversità e alla spontaneità tipiche di un’educazione
oratoriana. È certamente una presenza educativa e pastorale di riferimento
significativo nel mondo dei giovani.
B I soggetti della CEP dell’Oratorio-Centro Giovanile
I giovani costituiscono il centro della vita della CEP dell’Oratorio-
Centro Giovanile Salesiano, delle sue scelte e proposte. Questo comporta
che i giovani si riconoscano capaci di giudicare e decidere sulle questioni
che li riguardano e vi riescano; che siano coscienti delle opportunità che si
offrono loro con questa finalità ed abbiano accesso ai mezzi necessari; che
si coinvolgano nell’organizzazione dell’Oratorio-Centro Giovanile, d’accordo
con il progetto educativo dello stesso e rispettando i livelli di decisione dei
diversi organi.
La CEP dell’Oratorio-Centro Giovanile Salesiano è in costante costruzione
e necessita di persone che animino il suo progetto, nella convergenza
delle iniziative educative. Gli animatori giovani, identifi cati nello stile
e nel carisma salesiano, assumono la proposta educativa dell’Oratorio-
Centro Giovanile e ne animano attivamente la realizzazione.
L’animatore è un educatore che cammina con i giovani, che scopre
con loro, che si lascia interrogare da loro e sa proporre con entusiasmo
e fermezza nuove mete di maturazione personale: ha fatto esperienza
del processo educativo che anima, rispondendo a una vocazione e a un
progetto di vita che lo fa crescere come persona. È cosciente di essere, sia
dentro che fuori dall’Oratorio-Centro Giovanile, un animatore e, pertanto,
180

18.10 Page 180

▲back to top


ATTIVITÀ E OPERE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
un educatore che vive i valori che propone. Gli animatori sono coscienti
che la vita dell’Oratorio-Centro Giovanile dipende in gran parte da loro:
per la loro funzione direttiva ed organizzatrice e per il fatto che sono
chiamati ad essere i dinamizzatori della vita dello stesso oratorio. Perciò
devono essere oggetto di speciale attenzione, accompagnamento e cura
da parte dei responsabili dell’Oratorio-Centro Giovanile.
Il servizio di animazione si sviluppa nello stile del volontariato e della
gratuità; secondo le circostanze della zona o delle diverse strutture, può
anche verific arsi la professionalizzazione dei ruoli per il buon funzionamento
dell’Oratorio-Centro Giovanile e per una miglior attenzione ai giovani.
L’Oratorio-Centro Giovanile ed il suo progetto hanno come destinatari
non solo i giovani, ma anche i salesiani: agenti protagonisti e, al tempo
stesso, destinatari dell’offerta pastorale. Per questo, tutti i salesiani della
casa, e non solo gli incaricati, hanno una funzione specifica di animazione
dell’Oratorio-Centro Giovanile. Questo mette i salesiani nella condizione di
stabilire con i giovani la stessa relazione di Don Bosco, con la testimonianza
della comunione fraterna e dell’apertura cordiale. La comunità religiosa
offre, inoltre, esperienze di fede e di preghiera condivise con loro; iniziative
per vivere insieme processi di formazione permanente, la partecipazione
attiva nell’elaborazione, nello sviluppo e nella verifica periodica del PEPS
locale. Alle presenze ed alle opere oratoriane gestite interamente da laici,
sia sempre garantito il riferimento al PEPS ispettoriale.
Tipici della pastorale oratoriana sono i processi di orientamento della
corresponsabilità degli adulti, che condividono con i giovani l’ambiente
di amicizia, la proposta educativa di vita e l’esperienza di famiglia e di
comunità. La loro presenza costante è un elemento di stabilità e di maturità
importante nella vita variabile dell’Oratorio-Centro Giovanile. Tra gli adulti,
spiccano quelli con funzioni specifiche di animazione, quali possono essere
i genitori ed i referenti familiari o i membri della Famiglia Salesiana.
2 1 3 La proposta educativo–pastorale dell’Oratorio-Centro Giovanile
La proposta dell’Oratorio-Centro Giovanile si fa realtà attraverso itinerari, in
funzione degli interessi dei giovani. Ogni giovane, scegliendo tra le diverse
possibilità di partecipazione che gli si offrono, può porsi nel cammino più
adeguato alla propria condizione ed al proprio livello di maturazione.
181

19 Pages 181-190

▲back to top


19.1 Page 181

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
Va data attenzione al rischio, sempre più presente, di incentrare la dinamica
dell’Oratorio-Centro Giovanile quasi esclusivamente sulle attività ludico-
ricreative-culturali proprie della pastorale educativa salesiana. Si richiede
riflessione per ripensare l’identità dell’Oratorio-Centro Giovanile e
ricrearne l’originale metodologia educativo-pastorale.
A Un processo di evangelizzazione
La proposta dell’Oratorio-Centro Giovanile è finalizzata alla
persona del giovane, con una visione cristiana della vita a cui
tende. La nostra è una proposta cristiana di educazione, il cui nucleo
attivo è la Spiritualità Giovanile Salesiana.
La nostra fede in Gesù Cristo ci apre ad una visione cristiana della vita, ci
racconta la forma di vita che deve animare l’Oratorio-Centro Giovanile.
In questo ambiente, i giovani potranno scoprire gradualmente un spazio
ricco di valori evangelici che li guida all’esperienza della fede nella vita
pratica di tutti i giorni. Si offrono itinerari diversi a seconda dell’età del
destinatario, percorsi graduale di educazione e personalizzazione della
fede, celebrazioni festose della fede e dei sacramenti, l’educazione
all’impegno cristiano nel proprio ambiente secondo la propria
vocazione, e la maturazione del proprio progetto di vita nella Chiesa e
nella società.
L’Oratorio-Centro Giovanile è un’opera di mediazione, di “frontiera”
tra Chiesa, società urbana e fasce popolari giovanili, che assicura la
ricerca e il contatto con i giovani. Come un lavoro di confine tra il campo
religioso e quello civile, tra il mondo secolare e quello ecclesiastico, offre
risposte educative ed evangeliche alle sfide ed alle emergenze più sentite,
in particolare a quelle che si riferiscono agli ultimi. È un ambiente salesiano
di aggregazione giovanile con identità cristiana, in cui gli spazi sono aperti
a tutti coloro che vogliono entrarvi.
L’Oratorio-Centro Giovanile è un luogo privilegiato per gli
animatori. In esso vivono la fede personalmente e comunitariamente,
con atteggiamenti di apertura al servizio dei più bisognosi. Anche ai
bambini e ai giovani è data la stessa opportunità: con il loro esempio e
con la loro testimonianza interpellano le famiglie e giovani lontani dalla
vita della Chiesa.
182

19.2 Page 182

▲back to top


ATTIVITÀ E OPERE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
B Un’educazione in stile salesiano
Nell’azione educativa degli Oratori-Centri Giovanili Salesiani il riferimento
costante all’Oratorio di Valdocco ci richiama alla profonda unità della
nostra proposta, al tempo stesso educativa ed evangelizzatrice e ci
spinge a vivere gli atteggiamenti fondanti che le danno vita: la sensibilità
educativa e l’intenzionalità evangelizzatrice.
Il criterio preventivo promuove esperienze positive, dà motivazione e cerca
di rispondere alle aspirazioni e agli interessi più profondi dei giovani. Si
sottolineano perciò i seguenti elementi:
l’apertura dell’Oratorio-Centro Giovanile a tutti i giovani,
specialmente ai più poveri ed ai giovani a rischio, che non sempre
riescono ad integrarsi in altre strutture e in altre proposte educative;
l’accompagnamento delle forze più profonde e personali di
ognuno: la ragione, l’affetto e la ricerca di Dio;
il clima di allegria e di festa, che favorisce l’ottimismo e la visione
positiva della vita;
l’animazione come opzione educativa, che si concretizza nella
presenza attiva degli educatori tra i giovani, nell’apertura a tutti
e ad ogni giovane in particolare, nella forza liberatrice dell’amore
educativo, nella fiducia nella persona e nelle forze positive e di
bene che rinchiude in se stessa;
la creatività e lo spirito di innovazione, che rifuggono la routine,
l’indifferenza o il conformismo;
il senso del dovere e di responsabilità nelle forme concrete
dell’impegno personale e del servizio agli altri. L’Oratorio-
Centro Giovanile cerca nuovi metodi pastorali per rispondere
alle necessità più immediate della gran massa di giovani, senza
dimenticare le proposte più impegnative ed esigenti ai giovani
disponibili per un percorso formativo di maggiore profondità.
Nell’ambito educativo dell’organizzazione associativa si è consolidata
l’esperienza singolare della pedagogia pastorale di Don Bosco. Essa offre
183

19.3 Page 183

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
dunque un’ampia e articolata proposta di gruppi e di associazioni in
funzione degli interessi giovanili attorno ai quali si organizzano: gruppi
spontanei, in cui prevalgono i leader naturali e gli interessi immediati; gruppi
proposti, con itinerari formativi specifici a seconda dei vari ambienti sportivi,
culturali, socio-politici, ecologici, di comunicazione sociale, di approfondimento
religioso, di sensibilizzazione missionaria, di animazione interna, di volontariato.
C Un’educazione che s’inserisce nella società per trasformarla
La CEP dell’Oratorio-Centro Giovanile è inserita e aperta alla Chiesa locale
e al territorio: è una cellula viva della società e della Chiesa, una comunità
di fede e di vita. Attraverso il nostro continuo lavoro educativo e il
coinvolgimento dei giovani in questi processi, collaboriamo principalmente
al rinnovamento della società, dai contesti più vicini, agli ambienti più
estesi e alle strutture.
Pertanto, nell’azione educativa curiamo:
la sensibilità per tutto quello che ci circonda e il superamento
della passività conformista e dell’indifferenza;
la capacità di analizzare la realtà e risvegliare atteggiamenti di
servizio e di solidarietà, mettendo in atto iniziative che aiutino a
conoscere gli ambienti di malessere giovanile nella zona;
la valorizzazione della famiglia e il contributo che i giovani
possono offrirle;
i momenti di «porte aperte» e disponibilità dei locali per le
attività del territorio, in sintonia con la finalità del Centro;
la partecipazione in contesti ogni volta più ampli - il quartiere,
la città o il Paese - a partire da un impegno attivo e critico delle
situazioni sociali che viviamo. Nella sua relazione con il territorio,
la comunità oratoriana sa dialogare anche con le istituzioni per
un lavoro in rete.
Essendo gli Oratori-Centri Giovanili una presenza della Chiesa, si
richiede che siano inseriti corresponsabilmente nelle diverse strutture
184

19.4 Page 184

▲back to top


ATTIVITÀ E OPERE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
di partecipazione (consiglio pastorale della parrocchia e/o della zona) e
qualifichino il PEPS in convergenza e dialogo con le linee della pastorale
diocesana. Poiché l’Oratorio-Centro Giovanile Salesiano è una presenza
pastorale nel mondo giovanile, i suoi programmi educativo pastorali sono
particolarmente significativi: avvicinano la Chiesa ai giovani e promuovono
la loro evangelizzazione in una pastorale d’insieme (v. il presente capitolo
VII, n.2.4.4/b).
D Un’esperienza per la maturazione vocazionale
Nella meravigliosa impresa di formazione della persona entrano in gioco
alcuni dinamismi che la pedagogia dell’accompagnamento educativo
nell’Oratorio-Centro Giovanile deve favorire. Il PEP locale dell’Oratorio-
Centro Giovanile prevede il servizio di accompagnamento per tutti
i giovani. Con la direzione spirituale, la pratica accurata di preghiera,
la pedagogia del progetto personale di vita, matura gradualmente il
discernimento per scelte responsabili: impegni stabili a favore di altri, la
missione di genitori, l’esercizio cosciente della professione, altri ministeri
e servizi apostolici della Chiesa. È importante, sotto questo aspetto,
l’accompagnamento degli ex-oratoriani per il loro inserimento responsabile
nella vita sociale ed ecclesiale.
Nell’Oratorio-Centro Giovanile si promuove la cultura vocazionale in tutte
le esperienze di volontariato sociale: piani di vacanze, campi di missione,
attività didattiche per bambini e adolescenti, sostegno solidale alla
comunità del quartiere, iniziative per la cura ecologica, ed altro.
2 1 4 L’animazione pastorale organica dell’Oratorio–Centro Giovanile
A Principali interventi della proposta
1 L’Oratorio-Centro Giovanile salesiano è una casa aperta agli adolescenti
e ai giovani del quartiere e della zona: un luogo fisico di riferimento.
L’ambiente educativo è il risultato di una serie di incontri significati-
vi, di storie e nomi propri, di qualità di rapporti umani. “L’ambiente
oratoriano” quindi non è creato solo perché tenga le porte aperte e i
giovani abbiano tutto a disposizione. Il valore della proposta educativa
185

19.5 Page 185

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
dell’Oratorio-Centro Giovanile Salesiano è l’accompagnamento della
persona, soggetto dei processi di crescita e oggetto delle azioni educa-
tivo-pastorali.
2 L’assistenza salesiana è la vicinanza reale, affettiva ed effettiva degli
educatori ai giovani, anche al di fuori dell’ambito fisico dell’Oratorio-
Centro Giovanile, nei loro spazi vitali: è stile salesiano di incoraggiamen-
to e di intervento pedagogico nei processi della missione. La presenza
attiva e animatrice dei salesiani e degli educatori laici tra i giovani è
un’eccellente forma della comunicazione educativa ed evangelizzatrice
(CG24, n.131).
3 La pluralità di proposte, attività ed esperienze che caratterizzano
la pastorale oratoriana salesiana richiede un’animazione coordinata e
convergente, della quale alcuni criteri fondamentali sono finalizzati alla
promozione di diversi gruppi di attività e di formazione secondo l’età e
gli interessi, e all’associazionismo giovanile, come parte del Movimento
Giovanile Salesiano.
La proposta oratoriana è molteplice e varia (sportiva, ricreativa, culturale,
sociale, ecologica) in riferimento agli aspetti più significativi della vitalità
e del processo di sviluppo dei giovani. Tra le attività più specifiche
dell’Oratorio-Centro Giovanile ci sono il gioco e lo sport, sia spontaneo
che organizzato, tutto ciò che concerne la cultura, la musica, il teatro
e la comunicazione sociale, nelle sue diverse espressioni; le passeggiate
e il turismo giovanile, i campi, le gite, le attività solidali e missionarie.
È importante coinvolgere la partecipazione dei giovani nella
pianifi cazione, realizzazione e revisione delle attività, attraverso i vari
gruppi e i comitati. È bene che tutte le attività siano ben articolate e
coordinate, cosi che possano sviluppare con i giovani le loro intrinseche
possibilità educative. Quanto si propone deve corrispondere agli
obiettivi formativi previsti nel PEPS dell’Oratorio-Centro Giovanile.
È necessario coordinare i tempi, i mezzi e le modalità educative
dell’Oratorio-Centro Giovanile con quelli degli altri ambienti della casa-
presenza salesiana.
4 La qualità della formazione sistematica richiede di dedicare uno sfor-
zo continuo di qualificazione educativa, cristiana e salesiana delle perso-
186

19.6 Page 186

▲back to top


ATTIVITÀ E OPERE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
ne e delle risorse. Solo a queste condizioni i giovani animatori saranno in
grado di assumere responsabilità. I programmi della scuola-animatori, dei
campi, dei corsi, dei ritiri, degli incontri e delle altre attività di formazione
su temi educativi, culturali o salesiani significativi devono valorizzare le
esperienze della vita quotidiana stessa.
B Le strutture di partecipazione e di responsabilità
Tutti sono corresponsabili nell’animazione, ma alcune funzioni specifiche
sono da evidenziare.
L’animazione locale
Il coordinatore dell’Oratorio-Centro Giovanile locale non dovrà
minimizzare la partecipazione e la corresponsabilità degli altri membri
del Centro, ma piuttosto incentivarle, aprendo canali di sviluppo delle
stesse. È un salesiano o un laico con la vocazione di lavorare tra i giovani,
con simpatia e competenza; con spirito apostolico, capacità di rapporti
diretti e profondi con i collaboratori, di presenza stimolante tra i giovani;
con creatività e determinazione per rinnovare proposte e comunicare
entusiasmo; con la cura per l’unità operativa dell’équipe e della sua
crescita nella fede.
In sintonia con la comunità salesiana promuove il PEPS, elaborato,
realizzato e valutato con la CEP; coordina gli educatori che lavorano
nell’Oratorio-Centro Giovanile e i vari gruppi e commissioni; promuove
il suo collegamento e la sua collaborazione con le altre forze operanti
sul territorio e nella Chiesa locale per il mondo giovanile; e garantisce
l’inserimento dell’Oratorio-Centro Giovanile nella comunità cristiana
parrocchiale.
La funzione del gruppo animatori, parte integrante della CEP, è quella di
riferimento per i giovani accanto alla loro vita. Gli educatori dell’Oratorio-
Centro Giovanile sono gli animatori di gruppo, gli allenatori sportivi,
gli educatori dei laboratori artistici. Lavorano insieme e seguono un
continuato processo di formazione come educatori.
Le funzioni di animazione si coordinano anche attraverso altri organismi.
Tra questi, è importante il Consiglio dell’Oratorio-Centro Giovanile o
187

19.7 Page 187

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
Consiglio della CEP dell’Oratorio-Centro Giovanile (cfr. CG24, n.161).
La sua composizione ed il suo funzionamento obbediscono a schemi e
criteri dinamici, ma anche di continuità, in linea con gli orientamenti
dell’Ispettore con il suo Consiglio (CG24, n.171).
Le sue principali responsabilità sono valutare e promuovere la programmazione
pastorale annuale in base alle principali richieste della condizione giovanile ed
alle linee guida del PEPS locale; coordinare le varie proposte educative delle
associazioni e dei gruppi, e curare l’armonizzazione e l’integrazione tra i diversi
interventi pastorali; favorire l’associazionismo salesiano, la condivisione di
informazioni e il coordinamento tra i vari gruppi e associazioni; mantenere un
rapporto stretto con il territorio e con tutti coloro che lavorano per l’educazione
dei giovani, favorendo interventi e proposte adeguate per situazioni di
emarginazione e di pericolo. Dentro il Consiglio e sotto il suo controllo, si
possono costituire commissioni con incarichi specifici per i settori di attività.
Il Progetto dell’Oratorio-Centro Giovanile deve favorire strutture di
partecipazione per le famiglie. Pertanto, secondo le istanze locali
di coordinamento, nel Progetto dell’Oratorio-Centro Giovanile, anche
le famiglie degli oratoriani sono corresponsabili, garantendo sempre il
protagonismo dei giovani.
Accanto al PEPS, elemento dell’organizzazione locale sono gli statuti e/o
norme/regolamenti di funzionamento concreto. In essi si specifichi: da
chi dipende l’ente e la personalità giuridica del Centro; la persona responsabile
nominata dal suddetto ente; gli organi di partecipazione e le competenze
personali e collegiali; la relazione con gli organi di partecipazione e animazione
dell’opera salesiana, con le famiglie e con gli organismi civili ed ecclesiali.
L’animazione ispettoriale/nazionale
La Commissione ispettoriale per l’accompagnamento degli Oratori-
Centri Giovanili partecipa all’animazione della Pastorale Giovanile
nell’Ispettoria. Il Coordinatore ed i membri di questa Commissione
garantiscono l’elaborazione, l’attuazione e la valutazione del Progetto
Educativo Pastorale Ispettoriale degli Oratori-Centri Giovanili, in conformità
con il PEPS ispettoriale.
Per un’animazione organica e coordinata in rete, è necessaria la sinergia
tra le commissioni ispettoriali di Oratori-Centri Giovanili, Scuole,
188

19.8 Page 188

▲back to top


ATTIVITÀ E OPERE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
Parrocchie, MGS, Animazione vocazionale, Animazione missionaria
e Volontariato, Comunicazione Sociale. La Commissione Ispettoriale
di Formazione garantisce l’accompagnamento formativo dei giovani
salesiani che per la loro azione apostolica sono assegnati alla gestione e
all’animazione dell’Oratorio-Centro Giovanile.
Per l’animazione e il coordinamento di questo ambiente della missione
salesiana ispettoriale è particolarmente importante l’Ufficio Ispettoriale di
Pianificazione e Sviluppo, al fine di assicurare la sostenibilità del progetto,
in accordo operativo con la Delegazione ispettoriale per la Pastorale
Giovanile.
Nell’ambito nazionale, dove ci sono due o più commissioni ispettoriali di
Oratori-Centri Giovanili, queste devono coordinarsi e operare secondo un
progetto condiviso e partecipare alle reti più estese. L’azione degli Oratori
e Centri Giovanili non termina nei quartieri delle città. Il lavoro in rete
richiede coordinamento ampio per essere presenti nei “forum” di opinione,
nel mondo del lavoro giovanile, nelle organizzazioni per l’infanzia e per
i giovani, che hanno influenza sulle decisioni che riguardano le politiche
giovanili (prevenzione educativa, azione sociale, formazione e promozione
del volontariato, animazione socio-culturale, promozione del tempo libero
educativo).
22
LA SCUOLA E IL CENTRO DI FORMAZIONE
PROFESSIONALE SALESIANI
2 2 1 L’originalità della scuola e del Centro di Formazione
Professionale salesiani
La formazione professionale e la scuola salesiana nascono in Valdocco
per rispondere alle necessità concrete della gioventù e s’inseriscono in un
progetto globale di educazione e di evangelizzazione dei giovani,
soprattutto i più bisognosi. Animato dal desiderio di garantire dignità
e futuro ai suoi giovani, Don Bosco diede vita ai laboratori di arti e
mestieri, aiutando nello stesso tempo i giovani nella ricerca di lavoro, e
procurando loro contratti, per impedirne lo sfruttamento. Questo servizio
e preparazione sarà arricchito con la vocazione e con la presenza del
Salesiano Coadiutore.
189

19.9 Page 189

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
«Fu Don Bosco a mandare i suoi
alle Università statali affidando loro
in seguito l’ insegnamento anche di
materie profane. Don Bosco aveva idee
molto chiare sull’ unità dell’ uomo e
conseguentemente sulle necessità di un’
azione educativa integrale. Sapeva infatti
che un’ azione pastorale forma allo
stesso tempo degli onesti cittadini e dei
buoni cristiani. In questo senso vedeva
nella scuola un momento formativo
provvidenziale»
(CG20, N.234)
È questa la matrice degli attuali Centri
di Formazione Professionali (CFP)
che si preoccupano di promuovere
la formazione umana, cristiana
e professionale dei giovani. Tale
proposta risponde a predisposizioni,
abilità e prospettive di molti di loro
che, al termine della formazione
di base, aspirano ad inserirsi nel
mondo del lavoro. La formazione
professionale risulta uno strumento
efficace per la maturazione umana
integrale e la prevenzione del disagio
giovanile, oltre che per l’animazione
cristiana delle realtà sociali e lo
sviluppo del mondo imprenditoriale.
Sempre attento ai bisogni giovanili
Don Bosco allargò il suo impegno promuovendo la nascita delle scuole
salesiane. Intuiva che la scuola è strumento indispensabile per
l’educazione, luogo d’incontro tra cultura e fede. Consideriamo la scuola
come una mediazione culturale privilegiata di educazione; un’istituzione
determinante nella formazione della personalità, perché trasmette una
concezione del mondo, dell’uomo e della storia (cfr. La scuola cattolica, n.8).
L’ambiente scuola si è sviluppato molto nella Congregazione in risposta alle
esigenze degli stessi giovani, della società e della Chiesa. È diventato un
movimento di educatori saldamente attestati sul fronte scolastico.
Esistono anche Centri di formazione Pre-professionali con una
particolare formulazione e attuazione di proposte diversificate: percorsi di
orientamento, istruzione e formazione, aggiornamento, riqualifi cazione,
inserimento e reinserimento socio-lavorativo, promozione dell’impresa
sociale. Contribuiscono alla riuscita personale di ciascuno e si rivolgono
ad un’ampia tipologia di destinatari: giovani in obbligo formativo;
giovani e adulti in cerca di occupazione; giovani in situazioni di disagio
o in situazione di abbandono scolastico; migranti o apprendisti. Questi
percorsi prevedono una proposta fortemente individualizzata per rientrare
nel sistema scolastico e formativo oppure per essere avviati nel mondo del
lavoro. Infatti, questa formazione pre-professionale comprende una serie
di interventi atti a rendere consapevole il soggetto dell’attuale contesto
190

19.10 Page 190

▲back to top


ATTIVITÀ E OPERE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
lavorativo e prepararlo ad affrontare al meglio le fasi di accesso alla
professione.
Alcune ispettorie offrono un servizio di convitto per ragazzi che
frequentano le scuole/CFP. I convitti sono dotati di una struttura
residenziale che consente la permanenza dell’alunno durante l’intero
arco della giornata, incluso il periodo notturno. È un ambiente adatto
allo studio in un clima di serena convivenza. I ragazzi sono accompagnati
costantemente da un’équipe di educatori. Grande importanza assume nei
convitti la figura dell’educatore: assiste e consiglia gli allievi durante le ore
di studio e di ricreazione; siede a mensa insieme a loro e li accompagna
durante la giornata. In alcuni casi, viene curata la loro formazione umana
e culturale che fornisce un sostegno allo studio giornaliero. La giornata
del convittore si articola tra il tempo-scuola, il tempo-studio e il tempo
ricreativo, sportivo e spirituale.
2 2 2 La Comunità Educativo-Pastorale della scuola/CFP salesiani
A L’importanza della CEP della scuola/CFP salesiani
Nei decenni a cavallo tra la fine del XX secolo e l’inizio del XXI si è cercato
di passare da un modello educativo istituzionale a un modello educativo
comunitario, da un atteggiamento di delega educativa ad alcune persone
specialmente consacrate ad esso (religiosi, professori) ad un impegno di
partecipazione attiva di tutti quelli che sono coinvolti nel fatto educativo.
La CEP è il nuovo soggetto della responsabilità educativa e
dell’ambiente educativo. Nelle scuole e nei CFP salesiani la convergenza
delle intenzioni e delle convinzioni da parte di tutti i membri della CEP
trova il suo riscontro nella realizzazione del PEPS.
Riconosciamo il valore fondamentale della formazione professionale e
della scuola come ambiti dove il Vangelo illumina la cultura e da essa
si lascia interrogare; si crea così un’efficace integrazione tra il processo
educativo e il processo di evangelizzazione. Questa integrazione costituisce
un’alternativa educativa importante nell’attuale pluralismo culturale,
etico e religioso della società. L’attuale realtà socio-politica e culturale, i
nuovi orientamenti di rinnovamento scolastico nei diversi Stati e la stessa
realtà interna delle scuole, presentano nuove sfide e complesse difficoltà.
191

20 Pages 191-200

▲back to top


20.1 Page 191

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
Occorre concretizzare criteri e strategie che, affrontando questa
complessità, orientino la realizzazione del PEPS.
B I soggetti della CEP della scuola/CFP salesiani
Gli allievi sono i protagonisti primari del cammino formativo:
partecipano in modo creativo all’elaborazione e attuazione di esso, nelle
sue varie fasi; crescono nella capacità relazionale attraverso l’esercizio della
partecipazione scolastica e formativa. Rispondendo alla domanda esplicita
dei giovani di ricevere una seria preparazione culturale e professionale, la
scuola/CFP salesiani sollecitano in loro la domanda implicita sul senso della
vita. La scuola/CFP avviano cammini, attività ed iniziative che rispondono
essenzialmente a tale preoccupazione.
Secondo l’espressione di Don Bosco, gli educatori, creano con i giovani
una “famiglia”, una comunità giovanile dove gli interessi e le esperienze
dei giovani sono posti a fondamento di tutto l’arco educativo. Gli
educatori non solo insegnano, ma “assistono”, lavorano, studiano e
pregano insieme con gli alunni. Sono persone disponibili a stare con i
giovani, capaci di farsi carico dei loro problemi: “Maestri in cattedra e
fratelli in cortile” (Don Bosco).
Tra gli educatori, segnaliamo il personale docente/ formatore, salesiani e
laici, inseriti a pieno titolo nell’impegno educativo pastorale, secondo il
progetto salesiano e secondo la loro competenza professionale:
la scelta dei laici è espressione di una decisione attenta
e ponderata, che esige equilibrio, serietà e tenore di vita
coerenti: laici che assumono con gioia l’impegno educativo,
aperti agli interessi pedagogici propri della scuola o dei CFP
salesiani. Hanno competenza professionale, disponibilità
all’aggiornamento sistematico e partecipano attivamente agli
incontri di programmazione e di verifica. La loro professionalità
educativa valorizza la relazione interpersonale e si connota per
una fondamentale dimensione etica, intesa come testimonianza
personale, che favorisce l’interiorizzazione dei valori da
parte degli allievi. I docenti/formatori laici portano la loro
esperienza di vita cristiana laicale, la esprimono culturalmente
e professionalmente in scelte di vita, conoscenze e attività
192

20.2 Page 192

▲back to top


ATTIVITÀ E OPERE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
operative, anche nelle varie iniziative para ed extra scolastiche/
formative;
a loro volta, i docenti/formatori religiosi testimoniano la loro
esperienza di persone consacrate, stimolando la ricerca di modi
nuovi di fare cultura e formazione secondo una visione cristiana
della vita, dell’uomo e della storia.
Il personale ausiliario/amministrativo contribuisce all’azione educativa
in particolare attraverso la cura dell’ambiente, lo stile relazionale e il buon
funzionamento logistico e organizzativo.
Ai genitori, quali diretti responsabili della crescita dei figli, in particolare
compete dialogare con gli educatori/formatori; essi partecipano
personalmente, tramite gli organi collegiali, alla vita della scuola/CFP nei
loro momenti di programmazione, di revisione educativa e di impegno
nelle attività di tempo libero.
Il Sistema Preventivo di Don Bosco si ispira alla famiglia e si pratica in
relazioni familiari. Fa parte delle nostre scuole e dei nostri centri di
formazione professionale, proponendosi ai genitori come modello di
relazione e di crescita nel dialogo educativo con i figli.
2 2 3 La proposta educativo-pastorale della scuola/CFP salesiani
Le Scuole e i CFP salesiani sono due strutture di formazione sistematica
con caratteristiche proprie, ma sempre in profondo rapporto. Non c’è
vera scuola salesiana che non avvia al lavoro, né c’è vero CFP salesiano che
non tenga conto dell’elaborazione sistematica della cultura. L’educatore
ha il compito e l’arte di pensare al contenuto del suo insegnamento dal
punto di vista dello sviluppo educativo integrale dei giovani, al servizio
della loro crescita personale.
È opportuno ricordare sinteticamente alcuni tratti essenziali della prassi
educativo-pastorale che fa della scuola/CFP salesiani un mezzo privilegiato
di formazione, un elemento valido di promozione popolare e un ambiente
di evangelizzazione di particolare efficacia:
193

20.3 Page 193

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
A L’ispirazione ai valori evangelici e la proposta fede
Si sottolinea l’urgenza attuale dell’impegno evangelizzatore nelle nostre
istituzioni educative. Ci inseriamo nel panorama dei CFP e delle scuole
cattoliche con il patrimonio pedagogico ereditato da San Giovanni Bosco
e accresciuto dalla tradizione successiva (cfr. CG21, n.130).
Occorre che ogni istituzione educativa offra una proposta educativa
pastorale, rimanendo aperta ai valori condivisi nei contesti, che promuova
l’apertura e l’approfondimento dell’esperienza religiosa e trascendente,
e ripensa il “messaggio evangelico”, accettando il confronto vitale con il
mondo dei linguaggi e con gli interrogativi della cultura. Perciò:
imposta l’intera attività alla luce della concezione cristiana della
realtà, di cui Cristo è il centro (cfr. La scuola cattolica, n.33);
orienta i contenuti culturali e la metodologia educativa secondo
una visione di umanità, di mondo, di storia ispirati al Vangelo (cfr.
La scuola cattolica, n.34);
promuove la condivisione dei valori educativo pastorali espressi
soprattutto nel PEPS (cfr. La scuola cattolica, n.66);
favorisce l’identità cattolica attraverso la testimonianza degli edu-
catori e la costituzione di una comunità di credenti animatrice del
processo di evangelizzazione (cfr. La scuola cattolica, n.53).
B L’educazione efficiente e qualificata
Tra i tanti modi attraverso cui si può realizzare l’evangelizzazione,
noi salesiani privilegiamo quelli in cui è più rispettata la
preoccupazione educativa e sono meglio assicurate le esigenze di
un corretto processo educativo. In senso molto generale l’educazione è
un intervento “progettato” (con scopi precisi, ruoli defi niti, esperienze
adeguate) e in sinergia di sforzi (CEP). In quest’ottica, le scuole/CFP
salesiani offrono una proposta educativa-culturale di qualità, in cui:
le dinamiche di insegnamento/apprendimento sono innestate
su una solida base educativa;
194

20.4 Page 194

▲back to top


ATTIVITÀ E OPERE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
viene coltivata un’attenzione continua e critica ai fenomeni della
cultura, del mondo del lavoro e della comunicazione sociale;
si offre un’impostazione pedagogico-metodologica processuale or-
dinata, che favorisca nei giovani la scoperta del loro progetto di vita;
si matura una visione umana ed evangelica del lavoro, non inteso
unicamente come compito da svolgere nell’organizzazione
sociale, ma come modalità privilegiata di comunicazione, di
espressione di sé, di autorealizzazione, di relazioni interpersonali
e sociali sempre nuove, di contributo della persona al
miglioramento del mondo in cui vive e opera;
si garantisce l’aggiornamento continuo della qualificazione
professionale e dell’identità salesiana di tutti i membri della CEP
con processi sistematici di formazione permanente;
si favorisce una adeguata pedagogia e progettazione dell’azione
educativa curando lo stretto rapporto degli obiettivi educativi,
didattici, e pastorali.
È d’obbligo assicurare la formazione alla professionalità, dove il giovane
è coinvolto in un processo di educazione complessiva in cui, oltre alle
competenze relative al lavoro, apprende i diritti e i doveri di cittadinanza
attiva; sperimenta comportamenti sociali improntati alla collaborazione,
alla responsabilità individuale e alla solidarietà; accresce le proprie
conoscenze culturali; struttura la propria identità in modo adeguato per
integrarsi nel tessuto sociale e civile.
195

20.5 Page 195

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
C La pedagogia salesiana
La scuola e i CFP salesiani raggiungono le loro finalità con il metodo e
lo stile educativo di Don Bosco (CG21, n.131). Il vissuto dei seguenti
aspetti offre il tratto tipico dei nostri centri educativi:
animare, orientare e coordinare in modo oratoriano, facendo
dell’istituzione una famiglia ove i giovani hanno la “loro casa”
(Cost. 40);
sottolineare la personalizzazione dei rapporti educativi, fondati
sulla fi ducia, sul dialogo e sulla presenza-assistenza degli
educatori tra i giovani;
assumere l’integralità della vita dei giovani, rendendo gli
educatori partecipi degli interessi giovanili, e promuovendo le
attività del tempo libero come il teatro, lo sport, la musica, l’arte;
preparare ad affrontare responsabilmente una cittadinanza
attiva nella vita familiare, nella società civile e nella comunità
ecclesiale.
D La funzione sociale e l’attenzione ai più bisognosi
I percorsi scolastici sono aperti ad una pluralità di esperienze e possono
essere coordinati dalla scuola/CFP con sbocchi anche fuori di essa. Gli
educatori accompagnano l’inserimento dei giovani nella realtà, in
collaborazione con enti e agenzie educativo/formative. L’inserimento
pieno dei giovani nella vita locale e l’assunzione da parte loro di
responsabilità rappresentano una meta del cammino di educazione
integrale nella scuola e nel CFP salesiani. Le nostre scuole e CFP si
propongono di contribuire alla costruzione di una società più giusta e
degna dell’uomo. Per questo:
cercano di ubicarsi nelle zone più popolari e danno preferenza
ai giovani più bisognosi;
denunciano ogni condizione discriminatoria o realtà di
esclusione;
196

20.6 Page 196

▲back to top


ATTIVITÀ E OPERE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
privilegiano il criterio
dell’accompagnamento
di tutti su quello della
selezione dei migliori;
«La scuola salesiana sia popolare per
promuovono una siste-
matica formazione socia-
le dei loro membri;
la sua collocazione, per la cultura e gli
indirizzi che privilegia e per i giovani
che accoglie. Organizzi servizi alla
popolazione della zona, come corsi di
privilegiano l’inserimento
equo dei giovani nel
mondo del lavoro e il
loro accompagnamento
qualificazione professionale e culturale,
di alfabetizzazione e di ricupero, fondi per
borse di studio e altre iniziative»
(REG. 14)
educativo, mantenendo
un sistematico contatto con il mondo delle imprese;
diventano centri di animazione e di servizi culturali ed educativi
per il miglioramento dell’ambiente, privilegiando quei curricoli,
specializzazioni e programmi che rispondono alle necessità dei
giovani della zona (cfr. CG21, nn.129, 131);
praticano la vicinanza e la solidarietà, con la disponibilità delle
persone e dei locali, l’offerta di servizi di promozione aperti a
tutti, la collaborazione con altre istituzioni educative e sociali;
promuovono una presenza significativa nel mondo degli ex-
allievi perché si inseriscano in modo attivo e propositivo nel
dialogo culturale, educativo e professionale in atto nel territorio
e nella Chiesa locale.
2 2 4 La animazione pastorale organica della scuola/CFP salesiani
A Principali interventi della proposta
1 Nella tradizione salesiana le persone, il tempo, lo spazio, i rapporti,
l’insegnamento, lo studio, il lavoro e ogni altra attività sono organica-
mente inter-agenti in un ambiente di serenità, di gioia e di impegno: è
l’ambiente educativo.
197

20.7 Page 197

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
Occorre qualificare i rapporti educativi fondati sulla ragionevolezza
delle esigenze, sulla valorizzazione della vita quotidiana e
sull’accompagnamento educativo. Oltre all’attenzione ai doveri di
studio, di ricerca e di lavoro, è importante educativamente ottenere
il rispetto e la cura degli strumenti, delle attrezzature e dei locali in
cui si svolge la vita scolastico/professionale, come espressione di
appartenenza.
Spazio e modalità ineludibile nell’esperienza della scuola/CFP salesiani
è il cortile. Esso non è solo luogo geografico, in cui trovano sede
attività ed iniziative, ma si configura come tempo di costruzione
delle relazioni personali a partire dall’animazione, dal gioco,
dallo sport. Ogni scuola/CFP salesiani sono chiamati a salvaguardare i
tempi e gli spazi destinati all’incontro degli allievi. La CEP si fa garante
dell’assistenza dei giovani secondo lo spirito di Don Bosco.
2 I contenuti sistematici delle diverse discipline vengono offerti
come conoscenze da acquisire, verità da scoprire, tecniche da domina-
re, risposte agli interrogativi, valori da assimilare. A ciò contribuisce la
chiarezza dei saperi, l’impostazione pedagogica, e soprattutto la fonda-
mentale concezione culturale che si presenta.
Questo comporta che, da una parte, si dia rilievo alla forma di esperienza
umana sottostante alle diverse discipline, aiutando i giovani a cogliere,
apprezzare e assimilare i valori insiti nei fatti presentati e approfonditi;
e, dall’altra, che l’interesse sia aperto alla cultura universale, in contatto
con le espressioni dei diversi popoli e con il patrimonio di valori condivisi
dall’umanità.
Bisogna assolutamente scongiurare il rischio che una deriva scientifico-
tecnologica ponga in secondo piano, o addirittura emargini, il
riferimento ai valori fondamentali che stanno alla base dei “saperi”.
L’educazione ai valori, agli ideali e alla ricerca sono alcuni fra gli aspetti
educativi che formano l’ossatura di un’azione di educazione integrale.
Il problema centrale della scuola è la sua impostazione culturale: la
sua rifl esione integrale sull’uomo. Nella vita quotidiana dell’aula
o del laboratorio si offre una visione antropologica integrale ispirata
all’umanesimo cristiano.
198

20.8 Page 198

▲back to top


ATTIVITÀ E OPERE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
Nelle diverse aree disciplinari, i docenti introducono gli allievi
all’incontro vivo e vitale con il patrimonio culturale e professionale
in dialogo con l’umanesimo cristiano. In tale prospettiva, particolare
attenzione sia data alla scelta dei libri di testo e degli altri materiali
didattici.
Nella scuola/CFP salesiani gli educatori attivano cammini formativi
ricchi del contributo dell’umanesimo cristiano e salesiano a temi
centrali del cammino di crescita integrale dei giovani: la formazione
della coscienza, l’educazione dell’affettività e l’educazione socio-
politica e, specificamente, la formazione religiosa. Riteniamo che
la dimensione religiosa debba essere presente nel quadro dei
“saperi” che costituiscono la base della formazione dei ragazzi e
dei giovani.
Di fatto, l’insegnamento della Religione Cattolica, considerato come
un elemento fondamentale dell’azione educativa, entra nei programmi
scolastici di molte nazioni. Con la consapevolezza delle problematiche
inerenti alla formazione cristiana dei giovani, si attivano processi periodici
di progettazione e di verifica per qualificare l’insegnamento della
religione, importante momento di formazione culturale. L’insegnamento
scolastico della religione deve proporre come oggetto di studio ciò che
per i credenti è oggetto di fede. La sua finalità è di formare una abituale
capacità di intelligenza della religione, cioè, sui fatti che scandiscono la
vicenda religiosa dell’uomo. Come di tutti i fatti culturali, anche dei fatti
religiosi la scuola propone una conoscenza sistematica e critica nelle forme
del discorso educativo, con la finalità di educare a conoscere la vicenda
religiosa dell’umanità. È un insegnamento che aiuta i giovani a scoprire
la dimensione religiosa della realtà umana e a cercare il senso ultimo
della vita; offre un orientamento verso una scelta cosciente e libera di un
vissuto impegnativo e coerente; propone una visione positiva e aperta
della dottrina cristiana che dispone all’annuncio esplicito; promuove un
dialogo critico e positivo con le altre aree della conoscenza e con le altre
religioni; risveglia il desiderio di una progressiva educazione alla fede
nella comunità cristiana.
3 Scegliamo come metodo didattico-educativo la personalizzazio-
ne delle proposte e la collaborazione vicendevole. Quindi: una
didattica attiva, che sviluppi negli allievi la capacità di scoperta e faccia
maturare abiti di creatività e di crescita culturale autonoma; l’interdisci-
199

20.9 Page 199

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
plinarità, quale le diverse scienze offrono apporti complementari; la va-
lutazione del processo di sviluppo degli allievi, nella capacità d’imparare
e di ricerca, non solo i risultati finali.
4 L’educazione integrale richiede di completare il programma scolastico-pro-
fessionale con altre attività complementari, integrative, di sostegno e
proposte libere. La scuola/CFP salesiani danno un ampio spazio alle attività
del tempo libero e di svago (artistiche, ricreative, sportive, culturali), tenden-
do a diventare scuola a tempo pieno.
La scuola/CFP salesiani danno spazio, favoriscono e accompagnano i
diversi gruppi (di studio-ricerca, culturali, ricreativi, artistici, di servizio
comunitario, di volontariato, di crescita cristiana, di orientamento
vocazionale, di impegno cristiano), riconoscendo in essi una mediazione
privilegiata di educazione ed evangelizzazione. In alcune scuole/CFP
sono messi a disposizione dei ragazzi spazi di accoglienza informale,
salette, sale musica, ecc. Nella programmazione annuale vanno previsti
i tempi specifici di partecipazione a queste attività.
In quanto proprio della tradizione salesiana, va curato l’incontro con
i giovani che hanno frequentato la nostra scuola/CFP, gli exallievi,
trovando le modalità più opportune per il loro coinvolgimento personale
e associativo.
Uno dei pilastri che reggono l’identità della scuola/CFP salesiana è
la chiara e organica articolazione d’interventi esplicitamente
evangelizzatori. La proposta educativo-pastorale viene tradotta in
esperienze ed attività care alla tradizione salesiana:
brevi incontri giornalieri predisposti per l’insieme o per i
gruppi (“Buongiorno”, parola di accoglienza) ispirati alla
“Buonanotte” praticata da Don Bosco nella sua esperienza
di vita con i ragazzi a Valdocco. Il “Buongiorno” si qualifica
come un tempo di preghiera e di lettura sapienziale della vita
in vista di un’assunzione progressiva di un giudizio cristiano
degli eventi;
nel corso dell’anno scolastico/formativo è offerta la possibilità agli
allievi e ai docenti della scuola/CFP salesiani di vivere esperienze
di carattere formativo-spirituale. Svolti preferibilmente nei
200

20.10 Page 200

▲back to top


ATTIVITÀ E OPERE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
tempi forti dell’anno liturgico, essi sono tempo favorevole per
la crescita nella fede e la verifica della propria vita alla luce del
messaggio cristiano;
fedeli a quanto don Bosco visse con i ragazzi ospitati a Valdocco,
ogni scuola/CEP proponga momenti espliciti di preghiera e di
celebrazione. Anche gli alunni appartenenti ad altre confessioni
cristiane o ad altre religioni possono partecipare a tali momenti
come occasioni d’integrazione culturale e di conoscenza della
tradizione religiosa della nazione in cui vivono. L’Eucaristia e le
celebrazioni di memorie, di tempi liturgici o devozioni locali,
sono parte integrante della proposta educativo pastorale.
Vanno particolarmente curati i momenti di celebrazione della
Riconciliazione secondo un’opportuna calendarizzazione,
prevista in sede di programmazione delle attività formative
annuali;
vanno previsti tempi di aggregazione e di festa come occasioni
di riconoscenza e di educazione alla corresponsabilità e
all’appartenenza. Nell’organizzazione e nello svolgimento
di alcune di queste iniziative vanno attivamente coinvolte le
famiglie e le diverse componenti della CEP. Particolare rilievo va
dato alla celebrazione delle feste salesiane, momenti di crescita
dello spirito di famiglia e della riconoscenza.
5 I giovani che frequentano la scuola/CFP salesiani sono spesso attratti dall’am-
biente familiare che incontrano. È importante, nell’animazione delle CEP, che
gli educatori siano sempre più disposti all’incontro personale con gli al-
lievi. Tenuto conto delle diverse fasi dell’età evolutiva degli alunni, in ogni
settore, gli educatori offrano spazi e tempi adatti per l’incontro personale
con gli allievi, per un confronto sul cammino compiuto da ciascuno e sulle
proposte da indicare.
Tutti gli educatori siano disponibili per il colloquio personale; ma vi siano
alcuni che si dedichino a questo servizio con particolare cura. Il servizio di
psico-orientamento svolge un ruolo importante.
6 La formazione e l’aggiornamento degli insegnanti sono gran-
di opportunità per ogni istituzione educativa e per coloro che in essa
operano. Occorrono una formazione e un aggiornamento dei nostri
201

21 Pages 201-210

▲back to top


21.1 Page 201

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
docenti, dei nostri docenti - non solo nell’aspetto metodologico e di-
sciplinare - che ne qualifi chi la professionalità nella scuola salesiana,
secondo un progetto formativo che coniuga fede, scienza e vita. Perciò,
il percorso formativo dei docenti dovrebbe curare: una professionalità
pedagogicamente effi cace; uno stile educativo salesiano qualificato;
una spiritualità cristianamente vissuta; una personalità umanamente
ricca e accogliente. Nella formazione si auspica maggiore attenzione
alla pastorale educativa nelle dinamiche specifiche della scuola.
Vengano periodicamente programmate iniziative locali o ispettoriali che
rispondono ad un piano ispettoriale di formazione dei docenti/forma-
tori, con una particolare cura alla formazione dei nuovi docenti assunti.
I corsi, le giornate di rifl essione e formazione, cui i docenti/formatori
della scuola/CFP salesiani sono tenuti a partecipare, li coinvolgeranno
in un percorso che prevede la conoscenza di Don Bosco e del Sistema
Preventivo. Vanno anche condivisi aspetti inerenti alla metodologia e
alla didattica praticate nella tradizione salesiana.
7 Tutti gli elementi e gli interventi indicati che configurano il PEPS della
scuola/CFP devono essere inseriti nel più ampio e compressivo Proget-
to Educativo, secondo le disposizioni legislative emanate dai Governi.
La pianificazione pastorale del PEPS esprime e definisce l’identità
della scuola, esplicitando i valori evangelici a cui essa si ispira, tra-
ducendoli in precisi termini operativi. Il PEPS è il criterio ispiratore e
unificatore di tutte le scelte e di tutti gli interventi (programmazione
scolastica, scelta degli insegnanti e dei libri di testo, piani didattici, cri-
teri e metodi di valutazione). Distingue l’intenzionalità pastorale che
anima tutta la CEP, decisiva in tutti gli elementi e le articolazioni della
scuola/CFP.
Come istituzioni educative, i nostri centri salesiani s’inseriscono in un
contesto storico e normativo preciso, definito dalle leggi nazionali che
ne disegnano il sistema organizzativo e didattico, riconoscendo e ap-
provando ordinariamente la nostra proposta di scuola/CFP, i nostri prin-
cipi e i valori che li caratterizzano. Il PEPS è la nostra “carta d’identità”.
Qui vengono presentati il carisma che ispira la nostra offerta educativa
(le motivazioni originarie devono continuare ad illuminare oggi la no-
stra opera); il concetto di educazione integrale; il modello di comunità
educativa, la CEP; i valori di riferimento; il metodo educativo e le scelte
preferenziali del momento.
202

21.2 Page 202

▲back to top


ATTIVITÀ E OPERE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
L’identità della “nostra scuola salesiana” scritta nel PEPS locale costitu-
irà, dunque, una proposta formativa comune per tutti gli alunni della
scuola e delle singole classi. Il PEPS, che nella pianificazione pastorale
defi nisce interventi esplicitamente evangelizzatori, è pienamente coe-
rente con la cultura del curricolo didattico (scelte educative e didattiche
generali); con quello più ampio, che presenta anche proposte extracur-
ricolari e organizzative e con quello gestionale (percorsi formativi, attivi-
tà, iniziative educative, organizzazione e gestione di strutture, persone
e risorse della scuola). L’azione pastorale, non isolata, permea l’intera
opera educativa.
B Le strutture di partecipazione e di responsabilità
Animazione locale
Le strutture di partecipazione e corresponsabilità mirano a creare le
condizioni ideali per una sempre maggiore comunione, condivisione e
collaborazione tra le diverse componenti della CEP. Il fine è l’attuazione del
Progetto Educativo-Pastorale e la crescita della collaborazione fra docenti/
formatori, alunni e genitori. Queste strutture variano secondo i Paesi e le
diverse legislazioni scolastiche. Per questo, ogni Ispettoria deve definire le
modalità opportune e concrete di organizzazione, funzionamento interno
e responsabilità delle scuole/CFP, tenendo conto dei seguenti elementi:
in primo luogo, il Consiglio della CEP della Scuola/CFP,
secondo le disposizioni di ogni Ispettoria, è l’organo che anima
ed orienta tutta l’azione salesiana con la riflessione, il dialogo,
la programmazione e la revisione dell’azione educativo-pastorale
(CG24, n. 160-161, 171);
in secondo luogo, al Collegio dei docenti/assemblea dei
formatori compete la programmazione degli orientamenti
educativi e didattico/formativi nei momenti di proposta,
discussione, decisione e verifica in coerenza con il Progetto
Educativo-Pastorale. Ogni scuola/CFP assicura pure la
strutturazione del collegio docenti/assemblea dei formatori in
commissioni (o équipes o gruppi di lavoro) e dipartimenti (o
aree disciplinari) in vista della progettazione, programmazione, e
attuazione delle iniziative educative;
203

21.3 Page 203

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
infine, l’équipe di Pastorale, diretta dal coordinatore pastorale,
anima l’azione evangelizzatrice curando la sua profonda
integrazione nel processo didattico ed educativo. I criteri di
composizione di tale équipe vengono definiti localmente. Ne
facciano parte alcuni allievi.
Animazione ispettoriale/nazionale
Le strutture organizzative previste per le scuole/CFP salesiani sono di livello
ispettoriale, nazionale e internazionale. Possono essere enti con personalità
giuridica civilmente riconosciute. Questa rete di collaborazione a diversi
livelli costituisce una presenza attiva nel sistema scolastico e della formazione
professionale, interagendo con il sistema produttivo, con gli enti pubblici e
privati per la ricerca e lo sviluppo della formazione professionale, con le
forze sociali e sindacali, nonché con altri organismi nazionali e internazionali
interessati ai processi formativi e alle politiche attive del lavoro.
23
LA PRESENZA SALESIANA NELL’EDUCAZIONE
SUPERIORE
2 3 1 L’originalità della presenza dei salesiani
nell’Educazione Superiore
Questa presenza è recente nella storia della Congregazione Salesiana.
Sebbene la prima istituzione in quest’ambito risalga all’anno 1934 (St.
Anthony’s College, Shillong, India), la consapevolezza dell’importanza di
questo livello educativo e lo sviluppo della presenza Salesiana in esso si
producono soltanto negli ultimi decenni del secolo scorso, con il processo
mondiale di accesso massivo delle classi medie e popolari all’educazione
superiore.
La presenza Salesiana nell’Educazione Superiore è cresciuta quantitativamente
e qualitativamente, a partire dal processo di riflessione e di lavoro in rete
sulle istituzioni universitarie, avviato nell’anno 1997 per iniziativa del Rettore
Maggiore, Don Juan Edmundo Vecchi, come servizio della Direzione Generale
alle Ispettorie e alle stesse Istituzioni (cfr. Don Juan Vecchi, ACG 362,
«Documenti e notizie: Un servizio per le istituzioni universitarie salesiane»). Tale
servizio, svolto attraverso la Coordinazione Generale delle IUS, ha rappresentato
204

21.4 Page 204

▲back to top


ATTIVITÀ E OPERE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
la volontà della Congregazione Salesiana di orientare e qualificare lo sviluppo
di questo nuovo tipo di presenza tra i giovani. Quale risultato del processo
realizzato, la Congregazione Salesiana, attraverso una modifica all’articolo 13
dei Regolamenti Generali, ha voluto riconoscere che la presenza nell’ambito
dell’educazione superiore è parte della sua missione:
“La scuola, i centri di formazione professionale e le
istituzioni d’educazione superiore promuovono lo
sviluppo integrale del giovane attraverso l’assimilazione
e la rielaborazione critica della cultura e l’educazione alla
fede in vista della trasformazione cristiana della società”
(REG. 13; CFR. CG26, N.122)
La presenza Salesiana in quest’ambito è oggi una realtà molto estesa e
diversificata. Operiamo attraverso la direzione e la promozione di centri
accademici - sotto la diretta responsabilità della Congregazione Salesiana o
in corresponsabilità con altre istituzioni ecclesiali -, la gestione e animazione
di collegi e residenze per giovani universitari, e la presenza di numerosi
salesiani con responsabilità di direzione, insegnamento, ricerca o animazione
della pastorale universitaria, in istituzioni di istruzione superiore salesiane,
ecclesiali o pubbliche.
La riflessione e gli orientamenti della Congregazione Salesiana per la
presenza nell’educazione superiore toccano in maniera particolare le
istituzioni di istruzione superiore, i collegi e le residenze universitarie soggette
alla sua responsabilità, in quanto strutture che permettono di sviluppare
una proposta educativa-pastorale più organica e animata specificamente
dal carisma salesiano.
2 3 2 Le istituzioni Salesiane di Educazione Superiore
Sotto il nome di Istituzioni Salesiane di Educazione Superiore (IUS) si
raggruppa un insieme di centri di studio di livello superiore e terziario,
dei quali la Congregazione Salesiana è titolare o responsabile, direttamente
o indirettamente. Le differenze nelle condizioni sociali e nei sistemi educativi
dei paesi dove sono presenti, fanno sì che i centri presentino una grande
diversità non solo nel modo di gestione, ma anche dal punto di vista dei gradi
accademici conferiti e del tipo di corsi offerti: Università, centri universitari,
politecnici, colleges, facoltà, istituti, scuole superiori o specializzate.
205

21.5 Page 205

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
Alle origini delle IUS stanno diverse motivazioni: la preoccupazione di
offrire e garantire ai salesiani religiosi una formazione a livello superiore;
un passaggio all’insegnamento superiore in quanto risultato naturale
della crescita ed evoluzione delle scuole medie e superiori, note per la
loro eccellenza accademica ed educativa; il bisogno di continuare ad
accompagnare i giovani nel periodo della loro vita quando prendono
decisioni fondamentali per il loro futuro ed offrire un’opportunità di accesso
all’università a coloro che provengono dagli ambienti popolari e dal mondo
del lavoro (cfr. Identità delle Istituzioni Salesiane di Educazione Superiore,
nn.3.19). Nel loro insieme riflettono la convinzione che, attraverso i nostri
centri di formazione superiore, siamo capaci di offrire alla società una
proposta culturale di qualità, arricchendola con persone umane, professionali
competenti e cittadini attivi.
La natura e la finalità di questo tipo di presenza salesiana sono state
definite dalle stesse istituzioni attraverso il processo di riflessione e di
lavoro in rete già segnalato. Questo ha reso possibile l’elaborazione e poi
l’approvazione, da parte del Rettore Maggiore e del suo Consiglio, di una
serie di documenti che oggi costituiscono il quadro di riferimento delle IUS:
Identità delle Istituzioni Salesiane di Educazione Superiore (Roma, 2003) e
Politiche per la presenza Salesiana nell’educazione superiore 2012-2016
(Roma, 2012). Mentre il primo definisce l’identità e la natura di questo
tipo di presenza, il secondo rende concreti gli orientamenti operativi per lo
sviluppo delle istituzioni in un periodo determinato.
Le IUS sono defi ntie come “Istituzioni di studi superiori che hanno
un’ispirazione cristiana, carattere cattolico e un’indole salesiana
(Identità delle Istituzioni Salesiane di Educazione Superiore, n.14).
Assumendo la tradizione scientifi ca e accademica propria della struttura
universitaria, offrono a questo livello educativo i valori e lo spirito propri del
patrimonio educativo e carismatico salesiano, confi gurandosi così come
istituzioni di educazione superiore con un’identità specifica, sia all’interno
della Chiesa che della società.
Come parte della Chiesa, le IUS vogliono essere “una presenza cristiana nel
mondo universitario di fronte ai grandi problemi della società e della cultura”
(Ex Corde Ecclesiae 13); in quanto presenza della Congregazione Salesiana
“si caratterizzano per l’opzione a favore dei giovani delle classe popolari, per
le comunità accademiche con una chiara identità salesiana, per il Progetto
Istituzionale cristianamente e salesianamente orientato e per l’intenzionalità
206

21.6 Page 206

▲back to top


ATTIVITÀ E OPERE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
educativo - pastorale” (Identità delle
Istituzioni Salesiane di Educazione
Superiore, n.18).
Le IUS – come ogni opera salesiana
– si trovano sotto la responsabilità
dell’Ispettoria, che le promuove,
le sostiene e attribuisce loro una
funzione specifica all’interno del
suo POI. Ogni IUS costituisce una
presenza qualificata dell’ Ispettoria
al servizio della missione e degli altri
tipi di presenza salesiana nel suo
territorio.
A La Comunità accademica
delle Istituzioni Salesiane di
Educazione Superiore
«Ogni IUS, in quanto istituzione di
educazione superiore, è una comunità
accademica, formata da docenti,
studenti e personale di gestione, che
in modo rigoroso, critico e propositivo
promuove lo sviluppo della persona
umana e del patrimonio culturale della
società, mediante la ricerca, la docenza,
la formazione superiore e continua, e i
diversi servizi offerti alle comunità locali,
nazionali e internazionali»
(IDENTITÀ DELLE ISTITUZIONI SALESIANE DI EDUCAZIONE
SUPERIORE, N.15)
Importanza della Comunità accademica
In quanto tale, dispone di una propria autonomia istituzionale, accademica
e di governo, nel rispetto della missione e della fi nalità affidatale dalla
Chiesa e dalla Congregazione Salesiana (cfr. Ex Corde Ecclesiae 12; Identità
delle Istituzioni Salesiane di Educazione Superiore, n.21), così come dello
specifico orientamento segnalato dall’ispettoria e plasmato nei propri atti
statutari e normativi.
La comunità accademica delle IUS è il soggetto della missione, come la CEP
in altri ambienti e opere salesiane. I suoi membri s’impegnano in maniera
corresponsabile nell’elaborazione di una proposta educativa integrale per i
giovani e agiscono con responsabilità di fronte ai bisogni e alle attese della
società nella quale si trovano inseriti.
La comunità si configura in sintonia con i valori dell’umanesimo cristiano e
del carisma salesiano, indicati nel Progetto Istituzionale. Come notato dalla
“Ex Corde Ecclesiae”, “la fonte della sua unità scaturisce della comune
consacrazione alla verità, dalla medesima visione della dignità umana e, in
ultima analisi, dalla persona e dal messaggio di Cristo” (n. 21).
207

21.7 Page 207

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
I soggetti della Comunità accademica
Come indicano i documenti di riferimento, la comunità accademica è
costituita da diversi membri, salesiani e laici, i quali cooperano in forma
corresponsabile al raggiungimento degli obiettivi istituzionali. Per la sua
finalità, la comunità accademica richiede da ognuno dei suoi membri:
l’identificazione con il carisma e il metodo educativo salesiano,
indicato soprattutto nel Sistema Preventivo di Don Bosco;
l’attenzione alla realtà della condizione giovanile e una capacità di
rapporto con i giovani universitari;
l’identificazione e l’impegno per il Progetto Istituzionale: il che
suppone ed esige da ogni membro della comunità accademica la
coerenza etica e professionale, teorica e pratica, con i valori e i prin-
cipi in esso contenuti;
le competenze necessarie per lo svolgimento delle funzioni uni-
versitarie;
il rispetto delle rispettive funzioni e dei ruoli affidati a ogni mem-
bro della comunità (studenti, docenti, direttivi, personale ammini-
strativo e di servizio);
la cura e la promozione di un ambiente in cui la persona umana
sia centrale, e nel quale il dialogo e la collaborazione sono la base
del metodo educativo.
Gli educatori e ogni membro della comunità accademica impegnano le
proprie qualità personali e competenze in vista dell’unica finalità educativo-
pastorale (cfr. Identità delle Istituzioni Salesiane di Educazione Superiore,
n.31): ognuno lo fa però secondo le proprie competenze nello specifico
compito che gli è assegnato all’interno della comunità accademica, la cui
conformazione richiede dunque:
docenti, forniti delle rispettive competenze professionali,
pedagogiche, e relazionali, capaci di impostare tutta la loro attività
accademica, sia di ricerca come di insegnamento, in coerenza di
vita con i valori del Vangelo;
208

21.8 Page 208

▲back to top


ATTIVITÀ E OPERE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
studenti, orientati alla propria formazione umana e professionale,
che partecipano corresponsabilmente nell’impegno culturale,
scientifico e sociale promosso dal Progetto Istituzionale;
personale amministrativo e di servizio, che assume il proprio
lavoro come supporto imprescindibile all’attività accademica e
come contributo alla formazione dei giovani universitari;
dirigenti, salesiani e laici, capaci di articolare le sfide e le responsabilità
proprie dell’istituzione universitaria e del guidare la comunità
nell’elaborazione e nello svolgimento del Progetto Istituzionale.
Per realizzare efficacemente la sua missione e giungere ad un risultato di
qualità, secondo la finalità e gli obiettivi della propria identità universitaria,
cattolica e salesiana, ogni IUS deve garantire la gestione e lo
sviluppo del suo personale, soprattutto docente e direttivo. Ciò implica
un’accurata selezione, formazione e accompagnamento, per garantire
l’identifi cazione e l’impegno nel Progetto Istituzionale (cfr. Identità delle
Istituzioni Salesiane di Educazione Superiore, n.29).
B Il Progetto Istituzionale
In quanto istituzione di educazione superiore, ogni IUS deve realizzare la
ricerca, coordinare l’insegnamento, diffondere il sapere e la cultura.
Ognuna però lo fa “in un apposito
Progetto Istituzionale – a carattere
culturale e scientifico, pedagogico-
educativo e pastorale, organizzativo
e normativo – che, rispondendo alle
esigenze delle realtà locale e dell’uni-
versità, plasma ed applica complessi-
vamente in termini operativi l’identità
sopra descritta” (Identità delle Istitu-
zioni Salesiane di Educazione Supe-
riore, n.26).
«Gli Ordini religiosi e le Congregazioni
assicurano una presenza specifica nelle
Università e contribuiscono, con la
ricchezza e la diversità dei loro carismi – in
particolare con il loro carisma educativo –
alla formazione cristiana degli insegnanti
Il Progetto Istituzionale specifica il
modo in cui l’istituzione contestua-
lizza il carisma salesiano in risposta
e degli studenti»
(PRESENZA DELLA CHIESA NELL’UNIVERSITÀ E NELLA
CULTURA UNIVERSITARIA, II, N.1)
209

21.9 Page 209

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
alle esigenze del sistema di educazione superiore nazionale e alle condizioni
del territorio dove è situata. Missione e contesto locale danno ad ogni IUS il
loro proprio carattere particolare, nell’insieme delle istituzioni di educazione
superiore presenti nello stesso territorio.
Oltre a defini re con chiarezza la natura, la missione e gli obiettivi istituzionali,
il Progetto precisa le opzioni e i criteri della ricerca, seleziona le aree
scientifi che e professionali dell’insegnamento e i metodi di trasmissione
della conoscenza e della cultura. In coerenza con il Progetto Organico
Ispettoriale (POI), valuta le scelte da privilegiare nel territorio, i settori e
le aree sociali da favorire, in consonanza con la missione salesiana e i
bisogni della Chiesa locale, della quale costituisce una presenza qualificata
nel campo universitario. Il Progetto Istituzionale è una vera carta
costituzionale che orienta integralmente la vita dell’istituzione.
Lo svolgimento e l’applicazione concreta del Progetto Istituzionale si
realizzano progressivamente con l’adozione di una serie di strumenti e
procedure che ne assicurano l’orientamento, la direzione, la gestione e il
funzionamento in accordo con l’identità specifica dell’istituzione (Identità
delle Istituzioni Salesiane di Educazione Superiore, n.28): in primo luogo,
il Piano strategico e il Piano operativo per la progressiva realizzazione del
Progetto Istituzionale, con la definizione degli obiettivi strategici, mete,
linee di azione e l’identificazione delle risorse; la valutazione istituzionale e
l’accreditamento, quali procedure ordinate ad assicurare il miglioramento
costante dell’istituzione e l’effettivo raggiungimento degli obiettivi e della
finalità educativo-pastorali indicati. Infine, il Progetto Istituzionale determina
la struttura organizzativa e il corpus normativo (statuti, regolamenti) che
caratterizzano la vita universitaria e la cultura istituzionale.
C La proposta educativo-pastorale
Come già è stato indicato, “il Progetto Istituzionale di ogni IUS
è guidato da una chiara finalità educativo-pastorale secondo le
caratteristiche della pedagogia e della spiritualità salesiana” (Identità
delle Istituzioni Salesiane di Educazione Superiore, 24). Questa finalità si
traduce in una proposta educativa – pastorale indirizzata a tutti i membri
della comunità accademica, in particolare agli studenti, e nella volontà di
avere un’incidenza educativa e culturale nella società e nella Chiesa (cfr.
Identità delle Istituzioni Salesiane di Educazione Superiore, nn.24.31).
210

21.10 Page 210

▲back to top


ATTIVITÀ E OPERE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
La proposta educativo-pastorale è contenuta nel Progetto Istituzionale ed
è sviluppata attraverso i diversi processi e azioni con i quali l’istituzione
realizza le sue funzioni di ricerca, insegnamento e servizio alla società.
Essa si fonda sulla concezione cristiana della persona e si orienta secondo
i valori dello spirito e della pedagogia salesiana (cfr. Ex Corde Ecclesiae
49; Identità delle Istituzioni Salesiane di Educazione Superiore, n.22).
D’accordo con questi principi, la proposta educativo-pastorale promuove:
una concezione della persona umana ispirata al Vangelo, che la
colloca al centro della vita e ne promuove la dignità;
una costante indagine della verità mediante una ricerca alla luce
del Vangelo, che mette la conoscenza al servizio della persona e
dello sviluppo della società;
una visione formativa che prepara persone capaci di giudizio
critico, con una comprensione organica della realtà, risultato
dell’interdisciplinarietà e dell’integrazione del sapere;
una concezione della vita professionale orientata alla coscienza
etica e aperta alla responsabilità e al servizio nella società;
un dialogo tra cultura, scienza, e fede capace di illuminare
cristianamente la vita e di favorire l’inculturazione del Vangelo.
La fi nailtà educativo–pastorale si manifesta anche nella volontà di
incidenza educativa e culturale, nella società e nella Chiesa. Si
realizza mediante l’impegno di conoscenza della realtà sociale e della sua
trasformazione, soprattutto in quegli aspetti che toccano la condizione dei
giovani (cfr. Politiche per la presenza Salesiana nell’educazione superiore
2012-2016, n. 41). Il contesto sociale è un riferimento costante per la vita
e l’attività dell’istituzione, costituisce il campo di prova delle sue proposte
educative e una provocazione costante alla sua significatività.
Tale servizio è sviluppato attraverso la ricerca scientifi ca, lo studio dei
problemi umani e sociali contemporanei, l’analisi critica della cultura, la
promozione del bene comune e della giustizia sociale secondo i principi
dell’insegnamento sociale della Chiesa, e la formazione di uomini e donne
capaci di assumere un impegno responsabile di servizio nella chiesa e nella
società.
211

22 Pages 211-220

▲back to top


22.1 Page 211

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
D L’animazione pastorale organica delle Istituzioni Salesiane
di Educazione Superiore
La proposta educativo–pastorale si esplicita e si attua nelle diverse
dimensioni di vita e di attività dell’istituzione, in particolare nell’ambiente
educativo, nella proposta di formazione integrale degli studenti,
nell’attenzione e nella cura pastorale dei membri della comunità.
1 Elemento chiave della pedagogia salesiana, l’ambiente educativo è
concepito come quello spazio ricco di stimoli e di rapporti di qualità tra
le persone che fa circolare un insieme di valori che rendono possibile
l’azione educativa e pastorale. Questo, nella prassi educativa salesiana,
comporta:
un ambiente di famiglia caratterizzato dall’accoglienza e dalla
disponibilità per l’incontro personale;
il rapporto umano, nel quale sono evidenti il rispetto, la cordialità,
e la disposizione al dialogo;
il rifl esso della pratica dei valori proposti (solidarietà, giustizia,
libertà, uguaglianza, ecc.) nella vita delle persone e nell’organiz-
zazione dell’istituzione;
un ambiente ricco di proposte educative e di esperienze in grado
di favorire la crescita delle persone;
la promozione e l’accompagnamento dell’associazionismo e la
partecipazione attraverso diversi organismi di rappresentanza;
Il mettere a disposizione e distribuire spazi e strutture fisiche che
favoriscano l’incontro, la comunicazione e il rapporto tra le persone.
2 La proposta di formazione integrale si esplicita nell’attività accademi-
ca e nelle iniziative complementari che configurano la vita universitaria.
Nella misura in cui la ricerca, l’insegnamento e la pratica professionale
si realizzano unitariamente, contribuiscono alla creazione della struttura
del pensiero e allo sviluppo di criteri, atteggiamenti e competenze che
garantiscono negli studenti la loro formazione integrale. Con la sua com-
pletezza e integralità tale proposta offre agli studenti la maturazione per-
212

22.2 Page 212

▲back to top


ATTIVITÀ E OPERE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
sonale e la preparazione culturale, scientifica e professionale necessaria
per garantire la pienezza della persona e il suo inserimento nella società.
L’integralità offerta nel Progetto Istituzionale richiede pertanto
un’attenzione particolare alle seguenti componenti:
l’elaborazione di un modello educativo che integri i valori e i
principi della visione umanistica cristiana e salesiana, le teorie e i
metodi di apprendimento, le metodologie e le risorse didattiche
necessarie;
il disegno di un modello curriculare che offra lo sviluppo di criteri
e atteggiamenti umani di base, conoscenze e abilità legate allo
sviluppo professionale e una serie di competenze che preparano
la persona alla vita, al lavoro professionale e al suo inserimento
nella società;
l’impostazione scientifica e rigorosa della ricerca, degli itinerari
curricolari e dei contenuti della docenza, aperti ad una visione
trascendente della persona umana e della vita;
il dialogo interdisciplinare tra le diverse materie accademiche
comprese quelle a carattere etico, religioso e teologico, per
aiutare gli studenti ad acquisire una visione organica della realtà;
l’offerta di materie curricolari specifiche a carattere etico e
religioso di livello scientifico e pedagogico e di valore accademico
pari a quelle delle altre
discipline dell’itinerario
curricolare.
3 Lo sviluppo umano integrale of-
ferto nella proposta formativa
richiede attenzione pastora-
le e l’accompagnamento di
ogni persona.
L’integralità implica l’integrazio-
ne delle diverse dimensioni della
persona con quella trascenden-
«L’azione pastorale nell’università offre ai
membri della comunità stessa l’occasione
di coordinare lo studio accademico e le
attività para-accademiche con i principi
religiosi e morali, integrando così la vita
con la fede»
(EX CORDE ECCLESIAE 38)
213

22.3 Page 213

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
te e con la sua apertura a Dio. Questo suppone lo sviluppo di un mo-
dello di formazione e di pastorale che:
garantisca l’orientamento e l’accompagnamento della persona
nell’integrazione delle diverse dimensioni del suo sviluppo umano,
cristiano, professionale e sociale;
annunci esplicitamente Gesù Cristo e il suo Vangelo, accom-
pagnando quelli che liberamente desiderano percorrere un
cammino di crescita e di maturazione cristiana, con itinerari di
educazione nella fede, celebrazioni liturgiche e sacramentali,
l’inserimento e l’esperienza in una comunità di fede;
crei la possibilità del dialogo e della direzione spirituale come
mezzi di accompagnamento per ogni membro della comunità
nel suo cammino di fede e di approfondimento della propria
vocazione cristiana;
proponga momenti di riflessione sulla realtà sociale, interculturale
e interreligiosa e sulla condizione dei giovani;
offra proposte formative, servizi e strumenti di attenzione ai
giovani in risposta alle situazioni e alle sfide poste dalla loro
condizione di studenti universitari;
favorisca la realizzazione di esperienze di impegno cristiano e
solidale, attraverso il servizio sociale o il volontariato a favore dei
poveri e dei bisognosi;
metta a disposizione spazi e strutture che favoriscano l’incontro e
la crescita cristiana: luoghi aperti a tutti, accoglienti, di fraternità,
di riflessione e di preghiera.
Nelle Istituzioni Salesiane di Educazione Superiore la pastorale attraversa,
orientandoli e rafforzandoli, tutti i processi e tutte le aree di attività
dell’istituzione. La sua animazione richiede un’adeguata organizzazione
con la nomina dei responsabili, l’elaborazione dei piani d’intervento e
l’effi ciente gestione dei servizi e delle strutture di accompagnamento
pastorale alle persone.
214

22.4 Page 214

▲back to top


ATTIVITÀ E OPERE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
2 3 3 Strutture di accoglienza per studenti universitari
L’espansione del sistema d’istruzione superiore nei diversi paesi, considerato
necessario per lo sviluppo economico e sociale, nonché per il consolidamento
della democrazia, ha implicato l’accesso massivo dei giovani delle classi
medie e popolari all’istruzione superiore. Questo ha comportato una
crescita non solo del numero e tipo di istituzioni d’istruzione superiore, ma
anche delle strutture di servizio e di accoglienza, indispensabili per
garantirvi l’accesso ai giovani che abitano lontano dai centri di studi.
La crescente necessità di assicurare a questi giovani un servizio di ospitalità,
e, soprattutto, un’esperienza positiva di crescita umana, cristiana e
professionale, ha incoraggiato le comunità salesiane alla creazione di
varie strutture di accoglienza per giovani studenti universitari fuori sede.
In conformità con i sistemi d’istruzione superiore e con le condizioni
socioeconomiche di ogni paese o regione, si sono sviluppati collegi o
residenze universitarie, sia come strutture separate, vicine ai centri di
studi, sia come strutture integrate all’interno del campus delle Istituzioni
Salesiane di educazione superiore o di istituzioni appartenenti ad altri.
I collegi universitari, a differenza dei tradizionali convitti con funzione pre-
valentemente abitativa, sono centri esterni alla struttura universitaria che
offrono agli studenti uno spazio
d’accoglienza e un progetto di
formazione. Molti collegi sono il
risultato di una ristrutturazione
dell’opera salesiana e dell’apertura
ai nuovi bisogni dei giovani, parti-
colarmente nelle città sedi di grandi
e tradizionali strutture universitarie.
In questi casi si è passato general-
mente da un’iniziale offerta di vitto
ed alloggio, resa possibile dalla ri-
strutturazione di edifici già esisten-
ti, allo sviluppo di veri ambienti, con
proposte di formazione umana, cri-
stiana, accademica e professionale.
«Mancano spesso le strutture
d’accoglienza, d’accompagnamento
e di vita comunitaria, per cui molti
di loro, trapiantati lontano dalla
loro famiglia in una città non ben
conosciuta, soffrono di solitudine.
Inoltre, in numerosi casi, le relazioni
con i professori sono ridotte e gli
studenti vengono colti alla sprovvista
da problemi d’orientamento cui non
sanno far fronte»
I collegi universitari, in quanto
strutture separate dal campus
(PRESENZA DELLA CHIESA NELL’UNIVERSITÀ E NELLA
CULTURA UNIVERSITARIA, I, N.1)
215

22.5 Page 215

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
universitario, generalmente si trovano associati a un’opera salesiana, nella
quale sono presenti altri ambienti (Oratorio-Centro Giovanile, Scuola,
Parrocchia, ecc.) e nella cui struttura s’inseriscono e si integrano. In tale
condizione, si trovano sotto la tutela e la promozione della comunità
salesiana responsabile dell’opera. La sua gestione operativa è affi data
generalmente ad un responsabile salesiano o laico, accompagnato da altri
tutori e dal personale di servizio.
Le residenze universitarie sono strutture appartenenti alla stessa
istituzione di educazione superiore, destinate all’accoglienza degli
studenti. Generalmente si trovano all’interno del campus e, oltre ad
offrire spazio di alloggio e ambienti di supporto per la vita e per lo studio,
permettono agli studenti di svolgere esperienza nel campus, usufruendo
nel modo migliore della totalità dei servizi accademici (biblioteca, aree
di studio e consultazione) e formativi (attività e programmi a carattere
culturale, sportivo, religioso e sociale) messi a disposizione dalla stessa
istituzione.
Oltre le attività extracurriculari, svolte all’interno della struttura universitaria,
le residenze offrono agli studenti un proprio programma di formazione
e di crescita personale, spirituale, sociale e culturale, integrando, con i
servizi già offerti nel campus, il valore dell’esperienza della vita in comune
e della condivisione di un progetto.
A La Comunità Educativo-Pastorale delle strutture
d’accoglienza di studenti universitari
L’importanza della CEP delle strutture d’accoglienza
di studenti universitari
In quanto opere educative salesiane, i collegi e le residenze universitarie
sono chiamati a promuovere delle comunità in cui si elabori un progetto
di formazione e si offra un’esperienza di accompagnamento educativo e
pastorale.
In questo tipo di presenza la CEP è composta da tutti i responsabili,
salesiani e laici, incaricati della gestione della struttura d’accoglienza, e dai
giovani universitari che, a diverso livello, sono coinvolti nell’animazione
della vita della comunità e nel raggiungimento dei suoi obiettivi.
216

22.6 Page 216

▲back to top


ATTIVITÀ E OPERE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
I soggetti della CEP delle strutture d’accoglienza di studenti universitari
L’organizzazione dei diversi servizi d’accoglienza e lo svolgimento della sua
funzione formativa richiedono il coinvolgimento e la corresponsabilità dei
diversi membri:
il Direttore e la comunità salesiana, responsabili della
direzione e dell’animazione di tutta l’opera o dell’istituzione
universitaria come anche della struttura d’accoglienza degli
studenti universitari;
il responsabile diretto, salesiano o laico, che in nome della
comunità assicura l’orientamento e la gestione del collegio o
residenza e lo svolgimento della proposta formativa;
i tutori o gli educatori, che a diverso titolo si inseriscono
e accompagnano l’esperienza della comunità del collegio o
residenza (orientatori, psicologi, amministrativi, cappellani, ecc.);
gli studenti, i quali sono chiamati a essere veri protagonisti della
loro crescita e formazione, assumendo specifici ruoli e compiti
nella vita del collegio o residenza, ognuno secondo la loro
specifica capacità e possibilità.
L’edificazione della comunità richiede dai suoi membri la cura di adeguati
luoghi e tempi di comunicazione e di formazione. Soprattutto è necessario
promuovere il coinvolgimento degli studenti nella vita e nell’animazione
del collegio o residenza attraverso i gruppi, la consulta o le assemblee.
La comunità salesiana, in modo particolare, è chiamata a garantire una
presenza costante negli ambienti e nei tempi di vita del collegio o residenza,
offrendo ai giovani la sua testimonianza e l’opportunità di vivere quello
spirito di famiglia che Don Bosco desiderava nelle sue case.
B La proposta educativo-pastorale nei collegi e nelle residenze
universitarie
Collegi e residenze non solo offrono agli studenti universitari uno spazio di
accoglienza per vivere e studiare, ma soprattutto una proposta formativa
217

22.7 Page 217

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
«Per rispondere alle esigenze suscitate
dalla cultura universitaria, numerose
Chiese locali hanno preso diverse
iniziative appropriate: la ricerca d’una
che permetta loro di crescere
come persone, professionisti e
cittadini. Queste strutture hanno
per orientamento il PEPS, nel quale
sono defi ntii la loro fi nailtà, le
figure di riferimento, i contenuti, il
metodo e i tempi.
pastorale universitaria che non si limiti
ad una pastorale di giovani, generale ed
indifferenziata, ma che prenda per punto
di partenza il fatto che molti giovani sono
profondamente influenzati dall’ambiente
universitario. Qui si gioca in larga
misura il loro incontro con Cristo e la
loro testimonianza di cristiani. Questa
pastorale si propone, conseguentemente,
d’educare e accompagnare i giovani
nell’affrontare la realtà concreta degli
ambienti e delle attività che devono
Il PEPS è lo strumento che raccoglie
i diversi elementi dell’esperienza di
vita, di convivenza e di formazione
che i collegi e le residenze univer-
sitarie salesiane offrono ai giovani
universitari. In quanto tale, integra
in una proposta unitaria, le risposte
ai bisogni dei giovani, le esigenze
derivate dell’esperienza di studio
all’università, e i valori della spiri-
tualità e della pedagogia salesiana.
frequentare»
(PRESENZA DELLA CHIESA NELL’UNIVERSITÀ E NELLA
CULTURA UNIVERSITARIA, II, N.3)
La sua elaborazione comporta una
profonda conoscenza della condi-
zione dei giovani e delle peculiari
dinamiche che caratterizzano le
esperienze di studio all’università e d’inserimento nell’esperienza lavorati-
va e professionale. Tra queste richiedono particolare attenzione: il passag-
gio dalla vita familiare e scolastica all’ambiente universitario, il bisogno di
sviluppare nuovi rapporti interpersonali e di imparare a convivere con altre
persone, l’adattamento alle esigenze e al metodo di studio universitario,
il bisogno di integrare la formazione scientifica e professionale con le pro-
prie convinzioni di vita e di fede.
La proposta educativo-pastorale contenuta nel progetto, offre un percorso
di crescita orientato a una piena maturazione umana, alla formazione di
una visione cristiana della vita e a una professionalità aperta alla solidarietà.
Per questo unisce diverse dimensioni necessarie a garantire ai giovani
un’esperienza di formazione integrale; e tra esse:
La crescita umana orientata alla piena maturazione, che implica la
capacità di gestire la propria vita con autonomia e responsabilità;
218

22.8 Page 218

▲back to top


ATTIVITÀ E OPERE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
la valorizzazione delle relazioni interpersonali, della convivenza e
del servizio agli altri;
lo sviluppo della responsabilità per lo studio e per la propria
formazione;
la crescita della propria capacità di riflessione, di discussione e
d’impegno nella ricerca della verità;
lo sviluppo di una concezione della professionalità aperta alla
solidarietà e al servizio dei più bisognosi;
la crescita spirituale attraverso una progressiva conoscenza e
un’esperienza di fede vissuta personalmente e comunitariamente;
la scoperta della propria vocazione e la costruzione di un progetto
di vita al servizio di Dio nella Chiesa e nell’impegno sociale vissuto
secondo i valori del Vangelo.
C L’animazione pastorale organica nei collegi e nelle residenze
universitarie
L’attenzione a queste dimensioni richiede che siano offerti agli studenti
momenti ed esperienze che assicurino la piena realizzazione della proposta
educativo–pastorale. Tra questi hanno particolare rilevanza:
1 un ambiente di vita in un clima di accoglienza e di famiglia che favorisca
l’impegno serio nello studio nella prospettiva della formazione integrale
della persona. A questo scopo molti collegi e residenze, oltre all’alloggio,
offrono diversi ambienti di supporto all’esperienza di studio e di crescita
personale: cappella, sale di studio e di informatica, sale TV e di ricreazione,
sale di incontri, mensa, campi di gioco o di pratica dello sport, ecc.;
2 luoghi e tempi di incontro e convivenza con altri, nei quali imparare
a vivere insieme e a condividere un’esperienza di comunità;
3 un’esperienza di accompagnamento e orientamento personale
(vocazionale, professionale, lavorativo) che aiuti il giovane, durante gli
anni di studio, a vivere e integrare le diverse esperienze formative;
219

22.9 Page 219

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
4 un programma di formazione condivisa per l’anno di studio, che fa-
vorisca lo sviluppo personale, sociale e culturale. Si offrono esperienze
di approfondimento culturale e di contatto con la realtà sociale per la
formazione di una coscienza etica, responsabile e solidale, soprattutto
verso i più bisognosi della società. Tali esperienze guidano al volontaria-
to, come a scelta di vita e di crescita umana e cristiana;
5 un cammino di formazione nella fede, secondo i valori della Spiritualità Gio-
vanile Salesiana, attraverso la direzione spirituale e i momenti di pre-
ghiera, di riflessione sulla parola di Dio e di celebrazione dei Sacramenti.
Dove sia possibile, la proposta di animazione educativa e pastorale del
collegio o residenza universitaria si armonizzi con le iniziative degli uffici e
organismi della pastorale universitaria della Chiesa locale.
2 4 LA PARROCCHIA E IL SANTUARIO AFFIDATI AI SALESIANI
2 4 1 L’originalità della parrocchia e dei santuari salesiani
Lo zelo apostolico di Don Bosco per i giovani più poveri di Torino lo spinse
a creare una parrocchia per i giovani senza parrocchia. Don Bosco
stesso a suo tempo accettò sette parrocchie. Nell’anno 1887 scrisse
un regolamento sul corretto funzionamento della parrocchia. Toccò le
tematiche che più lo preoccupavano: l’attenzione prioritaria ai giovani,
soprattutto i più poveri e l’identità del religioso salesiano parroco che vi
presta servizio in comunione con il Vescovo e il clero diocesano:
“I malati, i poveri e i ragazzi siano oggetto di speciale
sollecitudine (dei parroci)”
(DELIBERAZIONI DEL QUARTO CAPITOLO GENERALE DEL 1886)
Dopo un lungo corso di anni, il CG 19 ha affermato che la parrocchia è
luogo per “una cura esemplare della comunità giovanile” (CG19, IX, 3),
e il CG 20 afferma che “noi troviamo nel ministero parrocchiale vaste
possibilità e favorevoli condizioni per adempiere alle finalità proprie della
nostra missione e, in particolare, per l’ educazione dei giovani di estrazione
popolare o povera” (CG20, 401). Il CG 21 considera la parrocchia come
un’opera che ci permette di collocarci tra i giovani per evangelizzarli e in
220

22.10 Page 220

▲back to top


ATTIVITÀ E OPERE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
essa possiamo evangelizzare secondo lo stile del PEPS (cfr. CG21, 135).
Il Capitolo conferma la priorità della pastorale giovanile e definisce le
caratteristiche della parrocchia salesiana (cf. CG21, nn. 136-141).
Nel 1984, con l’approvazione definitiva delle Costituzioni e Regolamenti della
Società di San Francesco di Sales rinnovati, la parrocchia è esplicitamente
riconosciuta come uno degli ambienti nei quali realizziamo la nostra missione:
“Realizziamo la nostra missione anche nelle parrocchie, rispondendo alle
necessità pastorali delle Chiese particolari in quelle zone che offrono un adeguato
campo di servizio alla gioventù e ai ceti popolari” (cfr. Cost. 42; Reg. 25)
L’opzione per i giovani nella parrocchia affidata ai salesiani non
è esclusiva o discriminatoria, ma preferenziale. Questa opzione
preferenziale è un dono prezioso per la missione in tutta la comunità ecclesiale.
2 4 2 La CEP delle parrocchie e
dei santuari salesiani
A L’importanza della CEP della
parrocchia e del santuario
affidati ai salesiani
La parrocchia è la prima istanza
comunitaria nella quale la Chiesa
svolge la missione affidatale da Gesù
in un contesto socioculturale ben
definito. Essa costituisce una grande
comunità di credenti battezzati,
“porzione” della Chiesa universale,
nel dinamismo della pastorale
diocesana. La comunità cristiana
è il luogo storico in cui si vive la
comunione: in essa il credente trova
la sua casa.
Essendo comunità di comunità,
la parrocchia crea un tessuto ampio
dei rapporti umani che favorisce la
«La parrocchia è, senza dubbio, il luogo
più significativo, in cui si forma e si
manifesta la comunità cristiana. Essa è
chiamata a essere una casa di famiglia,
fraterna e accogliente, dove i cristiani
diventano consapevoli di essere popolo
di Dio. Nella parrocchia, infatti, si
fondono insieme tutte le differenze
umane che vi si trovano e si innestano
nell’universalità della Chiesa. Essa è,
d’altra parte, l’ambito ordinario dove si
nasce e si cresce nella fede. Costituisce,
perciò, uno spazio comunitario
molto adeguato affinché il ministero
della Parola realizzato in essa sia —
contemporaneamente — insegnamento,
educazione ed esperienza vitale»
(DIRETTORIO GENERALE PER LA CATECHESI 257)
221

23 Pages 221-230

▲back to top


23.1 Page 221

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
comunione e la fraternità – una “spiritualità di comunione” (Novo Millennio
Ineunte 43-45).
B I soggetti della CEP della parrocchia e del santuario affidati
ai salesiani
La CEP della parrocchia affidata ai salesiani assume una missione comune che
coinvolge nella corresponsabilità (cfr. CG24, 18) attorno ad un progetto pa-
storale il maggior numero possibile di persone. Si tratta di una comunità cre-
dente che, promuovendo l’appartenenza in un ambiente di famiglia, accoglie
la partecipazione consapevole, chiara e corresponsabile delle varie vocazioni,
carismi e ministeri, vicendevolmente complementari nella diversità.
La parrocchia è affidata alla comunità religiosa salesiana. Questa assume
gli orientamenti pastorali della diocesi, con la ricchezza del proprio carisma pa-
storale; crea attorno al parroco un’équipe di animatori per la pastorale par-
rocchiale; promuove lo sviluppo e la realizzazione del PEPS nella parrocchia; è
responsabile, in collaborazione con il parroco e la sua équipe, della formazione
e dell’animazione spirituale dei fedeli;
guida i membri della Famiglia Salesia-
na ad essere i primi collaboratori nello
sviluppo del progetto.
«Quando i Salesiani sono chiamati dal
Vescovo alla cura pastorale di una zona, o
di un settore del popolo di Dio, assumono,
di fronte alla Chiesa, l’ esaltante impegno
di costruire - in piena corresponsabilità
con i laici - una comunità di fratelli, riuniti
nella carità, per l’ ascolto della Parola, la
celebrazione della Cena del Signore e per l’
annuncio del messaggio di salvezza»
(CG20, N.416)
«La parrocchia salesiana ha la comunità
religiosa come responsabile e animatrice»
(CG21, N.138)
La comunità religiosa (cfr. CG21, 138;
Reg. 26) fa parte del nucleo animato-
re della parrocchia salesiana e vi as-
sume un ruolo distintivo (cfr. CG24,
n.159): è testimone del primato di
Dio, manifesta visibilmente la sua vita
fraterna e la pratica dei consigli evan-
gelici con i propri momenti di pre-
ghiera, d’incontro, di distensione; e
condivide questa testimonianza con
i laici della comunità parrocchiale. È
una unità nel progetto che riconosce
le diverse competenze dei fratelli.
Partecipa alla vita della parrocchia,
interessandosi della storia delle per-
sone, soprattutto dei giovani.
222

23.2 Page 222

▲back to top


ATTIVITÀ E OPERE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
Il direttore della comunità sale-
siana ha una responsabilità specia-
le nella parrocchia, in quanto guida
spirituale della comunità religiosa
e primo responsabile delle attività
apostoliche della comunità. Cura
l’unità e l’identità salesiana di tutta
l’opera e incoraggia i confratelli nel-
la realizzazione del progetto pasto-
rale della parrocchia (cfr. Reg. 29). È
membro del Consiglio Pastorale del-
la parrocchia.
«Il Progetto Educativo-Pastorale è una
ricca sintesi di contenuto e metodi; di
processi e di promozione umana e, allo
stesso tempo, di annuncio evangelico e
approfondimento della vita cristiana»
(CG21, N.80)
Il parroco, pastore della comunità, è il responsabile immediato della mis-
sione parrocchiale affidata dal Vescovo alla Congregazione Salesiana. Per
la comunità cristiana rappresenta il Vescovo, ma anche la Congregazione
Salesiana. Fedele alla missione educativa e pastorale, ha come modello
Don Bosco nella evangelizzazione dei giovani e del popolo di Dio.
È chiamato ad accogliere, ascoltare, accompagnare e formare la comunità
parrocchiale. La presiede, assumendo la responsabilità di attuare il proget-
to pastorale, in comunione con il direttore, con la comunità salesiana e
con il Consiglio Pastorale.
La comunità parrocchiale promuove e accompagna la diversità delle voca-
zioni, incoraggiando anche un laicato che assuma il suo ruolo significa-
tivo nella missione evangelizzatrice; allo stesso tempo, si rafforza nelle as-
semblee, nei gruppi, nelle piccole comunità e nei movimenti che vivono un
impegno maggiore a favore di tutti. La parrocchia salesiana anima i gruppi
ecclesiali, con speciale attenzione alle proposte della Famiglia Salesiana e
del Movimento Giovanile Salesiano.
Considera i giovani come membri, a pieno diritto, della CEP. Questa
presenza carismatica assicura l’attenzione al mondo degli adolescenti e
dei giovani, positiva e interessata al loro mondo, alle loro preoccupazioni,
esperienze e aspettative. La preferenza ai giovani caratterizza la forma
della pastorale parrocchiale, dinamica, entusiasta e propositiva di ideali
evangelici.
223

23.3 Page 223

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
2 4 3 La proposta educativo–pastorale della parrocchia affidata
alla comunità salesiana
La parrocchia è immersa in un mondo soggetto a profonde e rapide
trasformazioni. La sua missione è una realtà unitaria e complessa e richiede
un Progetto Educativo-Pastorale (CG21, n.140).
A Un centro di evangelizzazione ed educazione alla fede
Gli Atti degli apostoli costituiscono un libro del Nuovo Testamento che,
più di altri, ci aiuta a capire la vita non certo facile delle prime comunità
cristiane. In esse prendeva piede e si consolidava la condivisione e diffusione
della verità di Gesù Cristo. Al capitolo 2, versetti 42-46 si legge un brano
che può davvero accompagnare la vita di ogni comunità parrocchiale:
“Essi ascoltavano con assiduità
l’insegnamento degli Apostoli
Vivevano insieme fraternamente
Ogni giorno erano assidui nel
frequentare il tempio,
E nelle case spezzavano il pane”.
Evangelizzazione e
catechesi
Testimonianza della carità
Preghiera
Liturgia
La parrocchia affidata alla comunità salesiana offre a tutti una proposta
sistematica di evangelizzazione e di educazione alla fede (cfr. CG23, nn.116-
157). Promuove il primo annuncio per coloro che sono lontani, e offre percorsi
continui e graduali di educazione alla fede, soprattutto per le famiglie. La
parrocchia è una comunità dove si possono sperimentare i valori più caratteristici
della spiritualità salesiana: la gioia della vita cristiana quotidiana, la speranza che
scorge il positivo nelle persone e nelle situazioni e promuove la comunione.
La comunità parrocchiale coltiva le relazioni umane, curando che le
persone e i gruppi si sentono riconosciuti, accettati, compresi. Le nostre
comunità ecclesiali rappresentano il luogo opportuno dell’esperienza
cristiana quotidiana.
224

23.4 Page 224

▲back to top


ATTIVITÀ E OPERE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
La comunità si impegna, dunque, con tutti e, in particolare, per la
maturazione umana e religiosa dei deboli e dei bisognosi: non solo
accoglie tutti coloro che cercano il significato religioso della loro vita,
ma offre compassione e accompagnamento a coloro che sono tentati di
allontanarsene. Consapevole di questo, la parrocchia si ritiene interpellata
da quanti si considerano indifferenti o non credenti.
È una comunità missionaria ed evangelizzatrice, la Parola di Dio e la liturgia
sostengono la vita di fede dei suoi membri, e promuove la comunicazione
dell’esperienza cristiana. La comunità parrocchiale mette al centro della
vita comunitaria l’Eucaristia, e celebra in maniera significativa i sacramenti
della vita cristiana, in particolare il sacramento della Riconciliazione.
La parrocchia affidata ai salesiani alimenta la devozione a Maria Ausiliatrice.
La Vergine di Don Bosco è da considerarsi come una presenza veramente
attiva che ci rende migliori al seguito di Gesù, “fate quello che Egli vi
dirà”: è l’invito della Madre. Inoltre, la devozione a Maria Ausiliatrice ci
unisce nella comunità universale della Chiesa.
B Una presenza della Chiesa aperta e inserita nel territorio
La parrocchia è il volto della Chiesa. È, nel territorio, il punto di riferimento
che rende visibile la Chiesa e socialmente inserita nella vita quotidiana.
In essa i cristiani vivono la fede, la speranza e la carità, alimentati dalla Parola
di Dio e dalla celebrazione dei sacramenti. La parrocchia è “la Chiesa che vive
tra le case dei suoi figli e figlie” (Christifideles Laici 26).
La comunità parrocchiale è centro
signifi cativo delle varie comunità
ecclesiali e gruppi che vi esistono.
È una comunità aperta, che
collabora con le altre parrocchie
e comunità, e con le altre agenzie
sociali e educative presenti nel
territorio per lo sviluppo umano e
religioso dei cittadini.
Impegnata nel dialogo con i vari
ambienti culturali, la parrocchia
«Nelle parrocchie contribuiamo
alla diffusione del Vangelo e alla
promozione del popolo, collaborando
alla pastorale della Chiesa particolare
con le ricchezze di una vocazione
specifica»
(COST. 42)
225

23.5 Page 225

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
aiuta tutti a sviluppare valori, criteri di giudizio e modelli di vita secondo
il Vangelo, attraverso una presenza fondata sulla fiducia (data e ricevuta).
La parrocchia svolge la propria missione in comunione con la Chiesa locale
e il Vescovo, con le altre parrocchie e le organizzazioni pastorali diocesane.
C Una comunità dallo sguardo missionario
Nella fedeltà a Gesù, la parrocchia crede che il Regno di Dio ha come suoi
destinatari e soggetti privilegiati i poveri. Pertanto, nella sua pastorale deve
risplendere l’opzione preferenziale evangelica per i più bisognosi.
Ciò implica, in primo luogo, l’apprezzamento della fede e della saggezza
dei poveri e il loro accompagnamento.
La parrocchia affi data ai Salesiani assume come criterio e scelta
fondamentale l’unità esistenziale di evangelizzazione, promozione
umana e cultura cristiana. Annunciamo il Vangelo e la persona di
Gesù in relazione intima con la storia delle persone, con i loro problemi e
con le loro possibilità. Nel desiderio di sanare le situazioni meno umane
ci lasciamo guidare dal valore di pienezza umana che la persona ha in
Dio. Lo sviluppo dell’evangelizzazione parrocchiale comporta insieme la
diffusione del Vangelo e la promozione del popolo (cfr. Cost. 42). Tale
proposta, considerando l’intera azione pastorale come irradiazione del
Vangelo, non si esaurisce nella sola amministrazione dei sacramenti.
La parrocchia è incoraggiata a essere spazio di accoglienza e di speranza
per tutti, specialmente per chi è stanco, diseredato, emarginato, malato
e sofferente. Così, in stretto dialogo e collaborazione con le istituzioni
stabilite nel territorio, promuove fortemente la tutela e la promozione dei
diritti umani; condivide le loro preoccupazioni e aspirazioni.
D Un’opzione chiara per i giovani e per le classi popolari
Nella parrocchia la pastorale giovanile dovrebbe essere considerata come la
dimensione che ne caratterizza la vita. È questo il particolare contributo che i
Salesiani offrono come arricchimento alla missione di una Chiesa particolare
(cfr. Cost. 48; Reg. 26). La particolare attenzione ai giovani è quindi una
scelta preferenziale di dinamismo giovanile nell’evangelizzazione.
226

23.6 Page 226

▲back to top


ATTIVITÀ E OPERE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
L’attenzione preferenziale per i
giovani, specialmente i più poveri,
immette in tutta la pastorale della
parrocchia una particolare forma
di azione e una disposizione
educativa specifica. Si favoriscono
esperienze che rendono i giovani
evangelizzatori di altri giovani. La
priorità giovanile implica anche il
dovere di sensibilizzare la comunità
diocesana circa i problemi e le
esigenze della pastorale giovanile.
La parrocchia affidata ai salesiani
«La parrocchia affidata ai Salesiani deve
attualizzare nell’oggi questa esperienza
carismatica di Valdocco ed arricchire con
essa la pastorale della Chiesa locale. Per
questo si caratterizza per alcune scelte
carismatiche che pone alla base della
propria vita e missione»
(DON ANTONIO DOMENECH, ACG 396, «ORIENTAMENTI E
DIRETTIVE: L’IDENTITÀ DELLA PARROCCHIA AFFIDATA AI
SALESIANI»)
può contribuire a offrire proposte
educative pastorali esemplari per i
rapporti delle parrocchie con il mondo dei giovani.
La parrocchia è una comunità che accompagna la scelta vocazionale dei
fedeli, specialmente dei giovani. L’accompagnamento dei giovani richiede
uno sforzo notevole. Questo servizio aiuta a personalizzare la fede:
nell’ascolto di Dio si rafforza il senso vocazionale della vita cristiana. La
parrocchia orienta e accompagna le diverse vocazioni nella Chiesa. Offre ai
giovani una proposta vocazionale specifica alla vita religiosa, al sacerdozio
o al laicato impegnato. Promuove nella comunità parrocchiale e nei vari
gruppi e movimenti una costante preghiera per le vocazioni.
La parrocchia salesiana ha un carattere popolare di ampia accoglienza.
L’evangelizzazione della cultura popolare richiede una costante attenzione
alle varie forme in cui essa si manifesta. L’evangelizzazione si contestualizza
e integra nella vita del popolo, con la considerazione della sua storia,
tradizione e cultura, dei costumi e delle sue radici.
2 4 4 L’animazione pastorale organica nella parrocchia
A Principali interventi della proposta
La parrocchia è una comunità evangelizzatrice: porta il primo annuncio
a coloro che sono lontani e li catechizza, incontrandoli nel punto in cui si
227

23.7 Page 227

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
trovano. Sembra opportuno, recuperare alcuni principi che si ispirano
al catecumenato cristiano come elementi pedagogici e base per una
educazione alla fede. Il catecumenato cerca di evangelizzare nelle quattro
principali aree di crescita nella fede, presenti nell’esperienza della Chiesa
(cfr. Direttorio Generale per la Catechesi 147): la dimensione personale,
la dimensione comunitaria, la dimensione celebrativo-liturgica, e
la dimensione dell’impegno di evangelizzazione. Queste quattro
dimensioni possono aiutare la programmazione corretta degli interventi
con i giovani, assicurando la completezza e l’integrità dell’esperienza
cristiana.
1 La parrocchia crea e propone itinerari graduali e diversificati di
educazione alla fede, in particolare dei giovani e delle famiglie, senza
però ridurre la catechesi solo a preparazione ai Sacramenti (cfr. CG23,
nn.116-157). Questi processi iniziano le famiglie all’educazione della
fede dei loro figli, istituiscono la catechesi battesimale, offrono cammini
di educazione alla fede per i fidanzati che potrebbero successivamente
dar vita a gruppi di famiglie.
In tutte le sue forme, la catechesi deve trasmettere una sintesi adeguata e
aggiornata del messaggio cristiano e, soprattutto, integrare l’esperienza
personale nel processo di maturazione e crescita. Cerca di incoraggiare
e accompagnare il progressivo impegno per la vita cristiana.
L’iniziazione cristiana si basa sull’esperienza, sui rapporti con la
comunità e sulla testimonianza della vita. Pertanto, la parrocchia
affidata ai salesiani offre molteplici processi pastorali e iniziative che,
con freschezza e creatività, permettono un incontro personale con
Gesù Cristo. È urgente avviare nelle comunità cristiane esperienze
significative che accompagnino chi è in ricerca della fede nei suoi
vari momenti: la comprensione e l’ascolto della Parola di Dio (corsi
di introduzione alla Sacra Scrittura, predicazione, Lectio Divina);
l’esperienza della preghiera personale e condivisa (scuole di
preghiera); la partecipazione nella celebrazione liturgica dell’Eucaristia
e dei sacramenti; l’approfondimento della fede; l’apprezzamento
delle ricchezze della pietà popolare; l’esperienza di pastorale
giovanile missionaria nelle zone rurali e urbane. Il tutto deve essere
accompagnato con la riflessione, la comunicazione profonda, il
silenzio e la contemplazione.
228

23.8 Page 228

▲back to top


ATTIVITÀ E OPERE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
2 Un’altra azione della parrocchia è quello di incoraggiare l’appartenenza
ecclesiale nei gruppi. A tal fi ne, favorisce i movimenti, le comunità
giovanili, i gruppi della Famiglia Salesiana, tra gli altri. Si richiede
inoltre il coordinamento di questi gruppi con il MGS e la proposta della
Spiritualità Giovanile Salesiana. L’esperienza del gruppo dovrebbe esse-
re in grado di condurre a comunità cristiane aperte e integrate.
3 La parrocchia è una comunità che vive la liturgia e i Sacramenti:
prepara a celebrarli con gusto e bellezza. Cura che la liturgia sia più
vicina alla vita, cercando di usare un linguaggio comprensibile e acces-
sibile, espresso in modo semplice attraverso canti, gesti, storie, testimo-
nianze, simboli. Perché la celebrazione sia viva, è importante ravvivare
la partecipazione attiva di tutti nella sua preparazione e attuazione.
4 Promuovendo la crescita di una fede attiva, la parrocchia educa alla di-
mensione sociale della carità per costruire una cultura della solidarie-
tà. Così, riconosce e incoraggia l’impegno dei membri della comunità
parrocchiale coinvolti nell’azione sociale e nella carità, nella vita civile e
politica. Sostiene la promozione, la formazione e l’accompagnamento
del volontariato solidale e missionario.
In una comunità ecclesiale che collabora con altre forze dal territorio
a favore dei poveri, deve essere visibile in gesti concreti una condotta
di vita sobria e aperta alla generosità e alla solidarietà, in azioni che
manifestano i valori del Regno. Si privilegino gesti di solidarietà che si
traducano in attività durature.
5 La comunità parrocchiale diventi un centro di formazione per laici, di-
namici e impegnati, e, soprattutto, per animatori pastorali dei giovani.
Una priorità per il futuro della comunità ecclesiale è lo sviluppo di
percorsi di formazione adeguati per tutti gli agenti, in particolare
quelli con responsabilità educative: catechisti, adulti (o giovani maturi),
credenti, preparati ad animare i gruppi. La metodologia creativa e dina-
mica non può essere veramente feconda se non è praticata da catechi-
sti preparati.
Tutto questo chiede alla comunità parrocchiale, salesiani e laici, spazio e
tempo di analisi e di riflessione sull’azione pastorale a favore dei giovani
e degl’adolescenti.
229

23.9 Page 229

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
B Le strutture di partecipazione e di responsabilità
Animazione della comunità parrocchiale locale
L’assemblea parrocchiale e i gruppi sono strumenti di comunione
e di partecipazione dei laici alla vita della comunità, e momenti di
corresponsabilità. Rafforzano la loro identità mediante la preparazione e la
realizzazione del Progetto Educativo-Pastorale Salesiano della parrocchia.
La pastorale parrocchiale si confi gura inoltre in un Progetto Educativo-
Pastorale unitario e articolato. Con esso la parrocchia propone una
effettiva corresponsabilità nella missione pastorale di insegnare, santificare
e guidare tutti. Le strutture della parrocchia rafforzano la comunione tra
tutti e la convergenza e complementarietà delle persone, degli interventi
e delle strutture intorno al Progetto Educativo-Pastorale.
Il consiglio parrocchiale è un’équipe pastorale di carattere consultivo e
operativo (cfr. Codice di Diritto Canonico, can. 536); è rappresentativo dei
vari gruppi e settori della parrocchia. In conformità con i compiti previsti
dal Codice di Diritto Canonico e le linee guida della Chiesa locale, ricopre
il ruolo che il CG24 assegna al Consiglio della CEP e dell’opera (cfr. CG24,
nn.160.171). Si tratta di un’équipe necessaria per l’animazione pastorale
della parrocchia. Presieduta dal parroco, animata e accompagnata da lui
stesso insieme con gli altri salesiani della comunità, l’équipe è composta
dai presbiteri assegnati alla parrocchia, dai rappresentanti dei vari settori
della vita parrocchiale e dagli altri membri che il parroco può liberamente
nominare.
Le sue funzioni sono definite nello Statuto e sono principalmente queste:
analizzare la realtà della parrocchia e quella dei destinatari, per una
risposta evangelica alle sfide che ne provengono; proporre all’assemblea
il PEPS della parrocchia, attuarlo e valutarlo periodicamente; studiare e
approvare il bilancio ordinario della parrocchia; assicurare la formazione
degli agenti pastorali parrocchiali.
Le commissioni e i gruppi di lavoro sono équipes che, in conformità
con il PEPS, animano le diverse aree di attività. Tra queste è particolarmente
importante la commissione o équipe animatrice della pastorale giovanile,
coordinata dal vicario parrocchiale, o da un salesiano / laico responsabile
dell’Oratorio-Centro Giovanile (cfr. CG20, n.432).
230

23.10 Page 230

▲back to top


ATTIVITÀ E OPERE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
È prescritta la commissione economica della parrocchia. La sua composizione
risponde a criteri di competenza ed efficienza amministrativa. I suoi membri
devono essere esperti in campo economico e di retta condotta. Il suo ruolo
giuridico è puramente consultivo: consiglia il parroco nell’amministrazione
dei beni della parrocchia. Presidente di diritto della commissione economica
è il Parroco, in quanto “pastore proprio” (cfr. Codice di Diritto Canonico, can.
515.519) di una determinata comunità di fedeli; il parroco ne è responsabile
non solo sotto il profilo sacramentale, liturgico, catechetico e caritativo, ma
anche sotto il profilo amministrativo: ne è infatti il legale rappresentante (cfr.
Codice di Diritto Canonico, can. 532) e amministratore unico (cfr. Codice di
Diritto Canonico, can. 1279) nell’ordinamento canonico.
Ha i suoi statuti che ne definiscono la natura, le caratteristiche, gli obiettivi,
la composizione, i compiti, le funzioni dei membri, i modelli di lavoro, il
rapporto con il Consiglio parrocchiale e la durata degli incarichi.
Quando la parrocchia è presente nella zona insieme con altri ambienti dell’opera
salesiana (Oratorio-Centro Giovanile, Scuola, Opera Sociale, Internato,
Residenza), promuove con essi, in dialogo, una speciale collaborazione per
una pastorale unitaria all’interno dell’unica missione. In rapporto col
Oratorio-Centro Giovanile è un richiamo ad un progetto pastorale convergente
sul territorio e nella Chiesa locale, a partire dalle diverse responsabilità dei due
ambienti dell’opera. I reciproci rapporti dicono di fatto l’unitarietà dell’azione
pastorale, la distinzione dei progetti ci permette di rispondere meglio alle non
poche situazioni particolari della Congregazione: Oratorio-Centro Giovanile in
una parrocchia salesiana; Oratorio-Centro Giovanile in parrocchie diocesane;
Oratorio-Centro Giovanile in opere molto articolate.
Il consiglio Oratorio-Centro Giovanile, nella sua totalità o attraverso una
rappresentanza qualifi cata, è presente all’interno del consiglio pastorale
parrocchiale a garanzia dell’unitarietà dell’azione evangelizzatrice. In
diverse ispettorie è stato codifi cato che l’incaricato dell’Oratorio-Centro
Giovanile sia il vice-parroco per la pastorale giovanile.
Animazione ispettoriale/nazionale
Il parroco è nominato dall’Ispettore e presentato all’Ordinario del luogo per
lavorare al servizio della Chiesa locale, in comunione con il Vescovo, il presbiterio
e le altre parrocchie. Cerca il coordinamento con le altre parrocchie dell’Ispettoria
e la delegazione ispettoriale della pastorale giovanile. Gli orientamenti del
231

24 Pages 231-240

▲back to top


24.1 Page 231

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
Capitolo Generale 19 ed il Capitolo Generale Speciale (CG20, n. 441) richiedono
che si promuova in tutte le Ispettorie il coordinamento delle parrocchie.
Le parrocchie dipendono dalle Diocesi nelle quali sono localizzate, ma
sono affidate alla Congregazione Salesiana per una risposta alle esigenze
pastorali delle Chiese particolari (Reg. 25). Per la sua appartenenza alla
Chiesa locale la parrocchia salesiana incorpora nel suo PEPS gli orientamenti
pastorali della diocesi e quelli del PEPS ispettoriale.
Una Commissione ispettoriale, presieduta da un coordinatore, garantirà
l’azione ispettoriale di accompagnamento e di sostegno alle comunità
parrocchiali nell’attuazione del PEPS parrocchiale. Sia il coordinatore
che la Commissione stessa fanno parte degli organi di animazione della
pastorale giovanile ispettoriale.
Il Coordinatore e i membri della Commissione hanno queste funzioni:
sensibilizzare le comunità salesiane perché prestino maggiore
attenzione alle realtà parrocchiali là dove si trovano;
promuovere la riflessione e l’approfondimento dell’identità
salesiana della parrocchia in relazione alla situazione ecclesiale e
sociale del territorio;
rispondere alle sfide pastorali della Chiesa nelle chiese pubbliche
e santuari presenti nelle opere dell’Ispettoria;
garantire l’elaborazione, l’esecuzione e la valutazione del PEPS
delle parrocchie e dei santuari, offrendo alle comunità parrocchiali
linee e orientamenti che guidino a vivere l’identità salesiana;
favorire la comunicazione e la collaborazione tra le diverse
parrocchie dell’Ispettoria;
sostenere la formazione permanente dei salesiani e dei laici
corresponsabili nella pastorale parrocchiale, con incontri e corsi
programmati;
convocare periodicamente giornate o incontro di parroci, consigli
pastorali, catechisti, équipes di diaconia, di apostolato della
salute, di pastorale giovanile.
232

24.2 Page 232

▲back to top


ATTIVITÀ E OPERE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
Si richiede la sinergia con le altre commissioni ispettoriali: Oratorio-
Centro Giovanile, MGS, Animazione vocazionale, Animazione missionaria,
Comunicazione Sociale. La Commissione Ispettoriale di Formazione
garantisce l’accompagnamento formativo per gli studenti di teologia,
soprattutto i diaconi, nell’esercizio del loro ministero. Che vengano inseriti
nella gestione effettiva del ministero parrocchiale.
Il dinamismo e il lavoro di coordinamento ispettoriale è sostenuto dal lavoro
di animazione e di coordinamento nazionale, secondo le circostanze e i
contesti. La sua funzione è in primo luogo quella di promuovere la riflessione
e l’approfondimento dell’identità salesiana della parrocchia, attraverso lo
sviluppo e l’aggiornamento della proposta educativo-pastorale. Cercherà
quindi di facilitare la comunicazione tra le ispettorie per la condivisione
delle esperienze e delle sfide. Una pratica comune in diverse realtà della
Congregazione è quella di promuovere, attraverso l’organizzazione
nazionale, l’aggiornamento e la formazione dei parroci (formazione, esercizi
spirituali, corsi di specializzazione). Inoltre, in questa piattaforma, è possibile
convocare riunioni per una riflessione nazionale, nella consapevolezza
della varietà dei gruppi che partecipano delle nostre parrocchie (catechisti,
consigli pastorali, animatori giovanili, comitati, gruppi).
2 5 LE OPERE – SERVIZI SOCIALI PER GIOVANI A RISCHIO
2 5 1 L’originalità delle opere e dei servizi per i giovani a rischio
Don Bosco, per le strade di Torino, vide le necessità dei giovani in pericolo e
rispose alla loro povertà aprendo nuovi fronti di servizio pastorale. Appena
entrato nel Convitto, don Cafasso gli aveva affidato il compito di visitare
le carceri, nelle quali, per la prima volta, constatò la condizione allarmante
e sfortunata di molti giovani detenuti. L’impatto con i giovani in carcere lo
commuove e lo turba, ma suscita anche una riflessione operativa.
Si considerò mandato da Dio a rispondere al grido dei giovani poveri
e intuì che, se era importante dare risposte immediate al loro malessere,
lo era ancor di più prevenirne le cause con una proposta educativa
integrale. Per questo volle, in primo luogo, accogliere presso di sé i giovani,
orfani e abbandonati, che arrivavano nella città di Torino in cerca di lavoro,
non potendo o non volendo i loro genitori prendersi cura di loro.
233

24.3 Page 233

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
Con lo zelo missionario di Don Bosco,
incontriamo i bambini, gli adolescenti
e i giovani che vivono in condizioni di
«Con Don Bosco confermiamo la nostra
preferenza per la gioventù povera,
abbandonata ed in pericolo; quella
che ha più bisogno di essere amata ed
evangelizzata, e lavoriamo, soprattutto,
nei luoghi più poveri»
(COST. 26)
esclusione sociale. Questo termine va
assunto oltre il mero significato eco-
nomico, cui fa riferimento il concetto
tradizionale di povertà poiché implica
anche la limitazione nell’accesso all’i-
struzione, alla cultura, all’abitazione,
al lavoro, il mancato riconoscimento
e raggiungimento della dignità uma-
na e l’interdizione dell’esercizio della
vera cittadinanza. Noi crediamo che
la forma più efficace di risposta a questa difficoltà, sia l’azione preventiva, nelle
su molteplici forme.
L’opzione per i giovani poveri, abbandonati e in pericolo è sempre stata presente
nel cuore e nella vita della Famiglia Salesiana, da Don Bosco fino ad oggi: da
qui una grande varietà di progetti, servizi e strutture per la gioventù più
povera, con la scelta dell’educazione, ispirata al criterio preventivo salesiano.
Spinti dalla constatazione della crescente esclusione sociale, riconosciamo la
necessità di garantire la pratica del sistema educativo di Don Bosco, perché
i giovani superino il disagio e l’emarginazione, assimilino le prospettive di
un’educazione etica e di promozione della persona, nell’impegno socio-
politico e nella cittadinanza attiva, curino l’educazione e la difesa dei diritti
dei minori, la lotta contro l’ingiustizia e la costruzione della pace.
La povertà e l’esclusione crescono ogni giorno fino ad assumere
una dimensione tragica: è una povertà che ferisce individui e comunità,
specialmente i giovani, fino a diventare realtà strutturale e globale di vita. Il
nostro modello è il Buon Samaritano, “cuore che vede” e che salva.
Le situazioni di povertà e di esclusione hanno un forte impatto sociale e,
purtroppo, tendono a persistere. Noi non possiamo rimanere indifferenti
di fronte a tutto questo: la realtà ci spinge e ci impegna a mettere in atto
risposte immediate, a breve e medio termine (cfr. CG21, n.158; CG22, nn.6,
72; CG23, nn.203-214), tali che, vincendo ingiustizie e disuguaglianze
sociali, diano ai giovani nuove opportunità per costruire la vita in modo
positivo ed inserirsi responsabilmente nella società.
234

24.4 Page 234

▲back to top


ATTIVITÀ E OPERE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
Molte di queste opere e servizi presentano un modello pedagogico e
salesiano nuovo e richiedono, pertanto, competenza professionale,
programmi specializzati e collaborazione con le istituzioni civili e religiose.
Una visione d’insieme viene offerta nel seguente elenco:
opere per ragazzi di strada: scuole-casa, centri diurni, o case-
famiglia. Insieme a questi, risorse residenziali per i giovani
senzatetto, ci sono strutture abilitate per profughi e rifugiati, per
ragazzi erranti che vivono per le strade ai margini delle città, per
ragazzi “nessuno”, abbandonati o rimasti orfani;
servizio ai giovani con necessità speciali: minori con misure di
protezione e responsabilità penale; detenuti; bambini-soldato;
bambini sfruttati dal turismo sessuale e da maltrattamenti; giovani
con necessità educative speciali fisiche e mentali;
attenzione agli immigrati: alfabetizzazione; sostegno psicope-
dagogico e scolastico; consulenza giuridica per la regolarizza-
zione della loro situazione; contributi per le competenze sociali
e professionali; partecipazione ed integrazione nel contesto;
accoglienza e accompagnamento per il recupero, e la riabilitazione:
tossicodipendenti, minori con problemi comportamentali, malati
di AIDS-HIV;
servizi educativi alternativi per far fronte al problema dell’insuccesso
scolastico: progetti socio-educativi; laboratori professionali e di pre-
assunzione; classi di sostegno e di rinforzo scolastico; laboratori
socio-professionali; corsi di formazione per disoccupati; programmi
di compensazione educativa;
presenze di inserimento in ambienti popolari e di attività culturali
in quartieri marginali; azioni per accogliere e accompagnare coloro
che sono vittime di violenza, della guerra e dei fanatismi religiosi;
centri di attenzione e di sostegno alla famiglia nella sua funzione
educativa; servizi che si rivolgono a quei giovani che soffrono
poiché provengono da famiglie disfunzionali, famiglie senza casa
o con un alloggio non dignitoso;
235

24.5 Page 235

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
servizi specifici di promozione della donna: alfabetizzazione,
maternità responsabile, educazione alla salute e all’igiene.
L’assunzione dell’opzione preferenziale carismatica a favore dei più poveri
e bisognosi è trasversale nell’animazione organica della Famiglia
Salesiana. Nel PEPS ispettoriale garantiamo quest’impegno in tutte le nostre
opere e in tutte le nostre presenze. Prevenire e affrontare possibili situazioni e
necessità dei giovani in ogni ambiente, in qualsiasi contesto e, in particolare,
nelle opere e nei servizi specifici di attenzione alla povertà e all’esclusione
sociale, è un tratto tipico di tutta la Pastorale Giovanile Salesiana.
2 5 2 La Comunità Educativo-Pastorale dell’opera sociale
A L’importanza della CEP dell’opera sociale
Don Bosco, attraverso l’Oratorio, offrì ai giovani abbandonati una vera
famiglia dove potessero crescere e prepararsi alla vita; perciò considerò
importante l’esperienza comunitaria.
La CEP nelle opere e nei servizi che rispondono al malessere giovanile ha
caratteristiche proprie di configurazione e di crescita. L’esperienza della
Congregazione negli ultimi anni ha acquisito alcuni criteri che sono da tenere
in considerazione per il consolidamento di quest’impegno istituzionale.
Questo servizio educativo integrale è una vera opzione missionaria di
accoglienza e di presenza familiare tra i giovani che vivono situazioni
a rischio; attento alla persona del giovane, lo accompagna nel suo
inserimento comunitario come soggetto di diritti, impegnato per la giustizia
e per il rinnovamento della società: promuovendo la cultura della solidarietà,
secondo valori che si ispirano alla Dottrina Sociale della Chiesa (cfr. Cost. 33).
B I soggetti della CEP dell’opera sociale
Gli educatori vivono con i giovani un rapporto di vicinanza e amicizia,
nella familiarità e nell’amabilità della presenza salesiana (amorevolezza). Per
i giovani poveri non solo si lavora, ma lo si fa in solidarietà e comunione con
loro: si tratta di un’esperienza di interrelazione stretta e flessibile, basata su
un patto educativo di accordi sulla base del consenso reciproco.
236

24.6 Page 236

▲back to top


ATTIVITÀ E OPERE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
L’équipe degli educatori è il principale responsabile dell’elaborazione,
attuazione e valutazione del PEPS locale. La corresponsabilità degli
educatori e dei giovani nel progetto è un elemento caratteristico della
pedagogia salesiana. Questa esperienza comunitaria si costituisce così
come scuola esperienziale per gli stessi giovani. Essi riconoscono
se stessi come educatori di altri compagni, con i quali condividono lo
stesso processo di maturazione integrale, che li prepara gradualmente
ai futuri ruoli di servizio educativo nella stessa opera, nelle loro famiglie
e nella società.
Per effettuare un’azione educativo-pastorale di qualità, non sono sufficienti
le intuizioni, l’esperienza personale e la buona volontà personali. Sono
richiesti negli educatori le seguenti disponibilità:
garantire nel PEPS le strategie e gli interventi che approfondiscano
continuamente le motivazioni e i valori che guidano le scelte
istituzionali e di ogni educatore;
avere la preparazione necessaria per realizzare il progetto con
competenza professionale e qualità di fronte alla complessità delle
situazioni;
assicurare la professionalità sul fondamento vocazionale, tanto
più da parte di educatori nella comunità dedita a questo servizio,
esperti in educazione e umanità;
coltivare una profonda conoscenza della realtà giovanile e dei
processi culturali che si generano nel mondo dell’esclusione e
dell’emarginazione sociale;
approfondire lo studio del Sistema Preventivo per aggiornarlo nelle
situazioni di vita quotidiana con una formazione continua nella
dimensione sociale della carità;
assumere il punto di vista della Dottrina Sociale della Chiesa e dei
Diritti Umani;
gestire in modo efficace i lunghi processi educativi e di recupero,
garantendo nel contempo la capacità di organizzazione e di
gestione, così come la ricerca e la gestione delle risorse.
237

24.7 Page 237

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
L’intervento proattivo degli educatori e dei giovani nella quotidianità richiede
la cooperazione di specialisti professionali: sociologi, psicologi, medici,
avvocati, pedagogisti, educatori sociali. In queste opere si stanno sviluppando
le migliori forme di volontariato. Il collegamento e l’interrelazione sistematica
con i referenti familiari e con le altre istituzioni della zona o associazioni
che lavorano nello stesso campo sono altrettanto indispensabili.
La convivenza con i giovani in situazioni esistenziali precarie e fragili interpella
i salesiani e i laici, per una conversione personale ed istituzionale. Le
situazioni di bisogno e i molti volti di sofferenza, di fragilità, di disagio e
di sfruttamento interrogano la vita dell’educatore salesiano, le sue attività
ordinarie, il senso profondo di gesti spesso dati per scontati. Questi volti e
storie esortano alla concretezza e immediatezza, competenza e passione,
progettualità e gratuità, spiritualità e speranza.
Da una parte, i salesiani offrono la testimonianza austera di una presenza solidale
ed educativa tra i giovani: li accompagnano sostenuti dalla profonda fede in
Dio Padre che vuole che tutti “abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza” (Gv
10, 10), mentre acquisiscono una conoscenza sempre più profonda della realtà
sociale circostante e dei i suoi meccanismi. Gli educatori laici, d’altro canto,
rappresentano per i giovani un modello prossimo di vita intorno al nucleo
familiare, condotta responsabilmente, impegnati con qualità professionale nei
loro interventi educativi, e testimoni della vita ispirata al Vangelo di Cristo.
2 5 3 La proposta educativo-pastorale dell’opera sociale
Il Progetto Educativo-Pastorale specifico per queste opere e servizi sociali a
favore dei giovani a rischio delinea l’identità della proposta e orienta
il servizio degli educatori in funzione delle esigenze della qualità
professionale e della coscienza vocazionale previste nel modello pedagogico
salesiano.
A L’ispirazione evangelizzatrice
Il nostro impegno educativo è tutto ispirato al Vangelo ed è orientato ad
aprire i giovani a Cristo, colui che “trascorse la sua vita facendo il bene”
(At 10, 38). In queste opere e servizi, a volte, gli interventi rispondono,
senza indugi, a necessità primarie di sopravvivenza (cibo, acqua, cure
238

24.8 Page 238

▲back to top


ATTIVITÀ E OPERE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
mediche, rifugio in un ambiente familiare) perché i giovani possano crescere
in autonomia e superino condizionamenti di dipendenza. Raggiunto primo
traguardo si tende ad assicurare loro tutte le altre risorse di cui hanno
bisogno per vivere in maniera degna e sicura. La formula “onesti cittadini e
buoni cristiani” di Don Bosco vuol dire rispondere a tutti i bisogni dei giovani
“abbandonati” in prospettiva umanizzante.
La testimonianza degli educatori e della CEP, l’ambiente di accoglienza e di
famiglia, la difesa e la promozione della dignità personale e dei suoi valori,
sono una prima forma di annuncio ed una prima realizzazione della
salvezza di Cristo: che è liberazione e pienezza di vita.
Si tratta di un’azione educativa che condivide con i giovani una proposta
di crescita interiore, con speciale attenzione alla dimensione religiosa della
persona, fattore fondamentale di umanizzazione e prevenzione, sostegno
solido di speranza per i giovani che patiscono gravemente le conseguenze
drammatiche della povertà e dell’esclusione sociale.
L’evangelizzare per noi comporta vicinanza e condivisione,
umanizzazione e proposta. È un processo, ed anche quando esso non
arriva alla proposta cristiana per tutti con la stessa intensità, è tuttavia una
prima, autentica forma di evangelizzazione perché, come Gesù, si immerge
nella realtà per umanizzarla e chiamare tutti alla sua sequela.
Pertanto, nel PEPS ogni comunità educativa deve proporre ai giovani
esperienze e percorsi che risveglino
in loro la dimensione della vita
spirituale e li aiutino a scoprire
Gesù Cristo come il loro Salvatore
(cfr. CG26, nn.105-106). Questa
proposta di evangelizzazione
deve inserirsi pienamente nel
processo educativo con itinerari
pedagogici semplici, personalizzati,
strettamente legati alla vita
quotidiana e graduali.
«Attraverso le vie misteriose dello
Spirito, che opera nel cuore di tutte le
persone, e in maniera speciale dei più
poveri e bisognosi, crediamo che in
questa relazione personale con Dio si
nascondono energie insospettabili per la
costruzione della personalità e per la sua
Bisogna proteggere e sviluppare il
risveglio religioso con pazienza e
perseveranza, facendo emergere il
formazione integrale»
(DON JUAN VECCHI, ACG 359, «NUOVE POVERTÀ, MISSIONE
SALESIANA E SIGNIFICATIVITÀ»)
239

24.9 Page 239

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
positivo che è nei giovani, la coscienza della loro dignità, la loro volontà di rifarsi.
Le forme specifiche di sostegno e di azione, che realizziamo con i giovani, sono
le seguenti: facilitare l’affiorare di domande sul senso della vita (che senso ha la
mia vita? Che tipo di persona voglio essere?); essere presenti nelle celebrazioni
e negli eventi importanti della loro vita familiare, sociale e religiosa; offrire
valori che orientino la ricerca religiosa e favoriscano la disponibilità alla fede;
presentare l’umanesimo cristiano del Vangelo di Gesù come Buona Notizia;
invitare a sentirsi accolti dalla comunità cristiana e membri di essa; proporre
esperienze religiose semplici e di qualità, e l’assunzione di impegni progressivi.
B Una proposta educativa integrale ed organica
È importante aiutare, con processi di “identificazione”, a ricostruire
e unificare il mondo interiore. In un’epoca di frammentazione si può
arrivare all’unità interiore solo attraverso il contatto vitale con persone
e istituzioni di forte identità, rispettose della diversità e liberatrici.
Pertanto, educhiamo attraverso la convinzione e la motivazione, in relazioni
personalizzate che esprimano accoglienza e dialogo, rispetto e accettazione
incondizionata. Ogni educatore è un modello positivo di identificazione e
un punto di riferimento nel processo di crescita personale dei giovani. In
breve, la presenza “tra” i giovani crea interrogativi e suscita attrazione.
«La povertà e l’emarginazione non
sono fenomeni puramente economici,
ma sono espressione di una realtà che
tocca la coscienza delle persone e sfida
la mentalità della società. L’educazione
è quindi un elemento fondamentale
per la sua prevenzione e superamento,
ed è anche il contributo più specifico e
originale che siamo in grado di dare come
Salesiani»
(DON JUAN VECCHI, ACG 359, «NUOVE POVERTÀ, MISSIONE
SALESIANA E SIGNIFICATIVITÀ»)
Questo ambiente ha bisogno
di un’animazione comunitaria
familiare. Nel suo nucleo i salesiani
e gli educatori laici svolgono un
ruolo irrinunciabile. I giovani in
situazioni a rischio, la maggior parte
dei quali con esperienze in ambienti
familiari inadeguati, hanno bisogno
di un ambiente familiare, dove
trovare le condizioni favorevoli
per ristrutturare e riorientare
adeguatamente la propria vita.
Inoltre l’offerta di un ambiente
familiare, con la possibilità di
vivere relazioni con referenti adulti
positivi, rompe la barriera di sfiducia
e risveglia il desiderio educativo.
240

24.10 Page 240

▲back to top


ATTIVITÀ E OPERE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
Elemento essenziale è lo sviluppo della coscienza critica verso se stessi e
verso il proprio ambiente, con rinnovati criteri di analisi. Le competenze
tecnico-culturali e, soprattutto, l’acquisizione di abitudini di lavoro sono un
cammino importante per l’incorporazione dei giovani nella vita familiare,
lavorativa e sociale
Questa formazione completa, che si estende a tutte le esperienze di vita dei
giovani e a tutte le dimensioni della loro persona, valorizzerà le loro risorse
in modo continuo e sistematico affinché si rendano sempre più responsabili
della propria vita. La nostra proposta educativa ha come termine ogni
giovane, chiamato a svilupparsi in tutte le dimensioni della vita: personale,
familiare, socio-culturale, ambientale, socio-politica ed etico-religiosa.
C La scelta del criterio preventivo
La prevenzione è un metodo educativo che si propone di risanare il disagio
prevenendone gli effetti negativi; è anche un’azione sistematica
sociale che non si riduce
all’assistenza momentanea, ma
rimedia all’emarginazione nelle sue
cause. Si tratta di una azione non
solo educativa diretta alle persone,
bensì anche di maturazione di una
nuova mentalità sociale a livello
culturale e a livello politico, per il
bene comune e i diritti umani.
«La forza educativa del Sistema
Preventivo si mostra anche nella
capacità di recupero dei giovani persi che
conservano punti accessibili al bene»
La nostra proposta educativa, in
(CG22, N.72)
molte occasioni d’emergenza, in-
clude l’assistenza e la protezione
sociale. Il criterio preventivo garantisce le condizioni pedagogiche per la ri-
costruzione di una vita dignitosa, evitando il peggioramento. È fondamenta-
le l’accompagnamento pedagogico che si offre ai giovani durante il loro
processo di crescita, finalizzato a renderli persone autonome, capaci di gestire
responsabilmente la propria vita.
A volte la condizione personale dei giovani richiede opere e servizi abilitati
al recupero e alla rieducazione. Don Bosco presenta un sistema fra i più
adeguati per la rieducazione dei giovani caduti nella delinquenza o
241

25 Pages 241-250

▲back to top


25.1 Page 241

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
gravemente emarginati. La pedagogia contemporanea valuta la “resilienza”
come la capacità di una persona o di un gruppo di progredire verso un
futuro, a partire da eventi destabilizzanti o da condizioni difficili di vita, con
traumi gravi.
Il progetto salesiano offre la pedagogia del gruppo come esperienza per
apprendere a vivere in relazione e in dialogo spontaneo nell’autonomia e
nell’interdipendenza. Per questi giovani che tendono ad essere “gregari” e
a lasciarsi trascinare dal gruppo e a trovarvi rifugio, il gruppo è un fattore
molto determinante per tutto il processo educativo e per la ricostruzione
della propria personalità.
D La prospettiva sociale e politica
La risposta salesiana all’emarginazione e all’esclusione giovanile ha
necessariamente anche una prospettiva sociale e politica. Le sue opere e
i suoi servizi promuovono la cultura dell’altro, della sobrietà, della pace,
della giustizia, intesa come attenzione al diritto di tutti a vivere in maniera
dignitosa.
«Aiutare a creare una nuova mentalità
e una nuova cultura «che susciti cambi
di criteri e visioni attraverso gesti ed
azioni… Si tratta di promuovere una
cultura dell’altro, della sobrietà... della
disponibilità a condividere gratuitamente,
della giustizia, intesa come attenzione
al diritto di tutti alla dignità della vita,
e più direttamente, si tratta di implicare
persone ed istituzioni in un’opera di
ampia prevenzione, di accoglienza e di
appoggio a chi ne ha bisogno»
(DON JUAN VECCHI, ACG 359, «NUOVE POVERTÀ, MISSIONE
SALESIANA E SIGNIFICATIVITÀ»)
L’azione educativa in queste opere
e servizi prepara e aiuta i giovani
ad impegnarsi nel territorio. Allo
stesso tempo, promuove il cam-
biamento di mentalità collabo-
rando alla trasformazione della
realtà sociale. È necessario af-
frontare la lotta contro la povertà e
l’esclusione sociale come una sfida
strutturale. La costante rifl essione
sulla povertà e sull’emarginazio-
ne, sulla loro influenza nel mondo
giovanile, specialmente nella fa-
miglia, implica una collaborazione
sistematica tra le diverse istituzio-
ni educative presenti nella zona.
Il nostro carisma ci chiede di per-
cepire attentamente le categorie
culturali della gioventù, dei poveri,
242

25.2 Page 242

▲back to top


ATTIVITÀ E OPERE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
delle minoranze, per contribuire a ricostruire una nuova umanità anche
dai margini della storia.
Si richiede una continua analisi nell’ambiente sociale locale che segnali
sempre più puntualmente le sfide al PEPS e proponga conseguenti processi
pertinenti e interventi specifici. Cresce la coscienza di collaborazione in
rete con altre istituzioni nell’elaborazione di politiche educative, familiari,
giovanili, urbanistiche ed altre, capaci di prevenire e superare le cause
strutturali del disagio. E’ necessario rafforzare la presenza delle ispettorie
presso gli organismi civili competenti per seguire l’evoluzione delle
politiche sociali-giovanili e intervenire nella riflessione e nelle decisioni
legislative.
Ogni CEP è inserita nella Chiesa e nell’ambiente sociale dove svolge il suo
progetto. Aspiriamo alla promozione di una cultura della solidarietà
secondo il Vangelo di Gesù. Il progetto di attenzione pastorale all’infanzia,
all’adolescenza e alla gioventù a rischio rende concreti la partecipazione e
l’impegno liberatore per la giustizia e la pace (cfr. Cost. 33) e, coinvolgendo
tutti i responsabili, si fa voce profetica per l’edificazione di una società
degna dell’uomo.
2 5 4 La animazione pastorale organica nell’opera sociale
A Principali interventi della proposta
1 La risposta alle nuove povertà giovanili si deve dare in tutte le opere e servizi
dell’Ispettoria. La collaborazione e la complementarietà delle diverse
opere salesiane presenti sul territorio e il servizio di un progetto unitario
di promozione ed educazione giovanile, moltiplicano le forze e rendono più
efficaci le azioni di ognuna. Si presti attenzione, nei progetti ispettoriali e
locali, alle situazioni di crisi giovanile e alle diverse manifestazioni di povertà
ed esclusione sociale e si definiscano gli obiettivi e le proposte educative più
adeguate per la loro prevenzione e superamento. È molto opportuna la crea-
zione di una rete d’informazione su progetti, presenze, programmi e attività.
2 Il PEPS di un’opera dedicata esplicitamente al servizio sociale per i giovani a
rischio pianifica politiche e strategie in funzione di fasi graduali di attenzio-
ne e accompagnamento:
243

25.3 Page 243

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
••aavvivciicninaarsris,ii,nitnetreersessasrasrisei ceonconsocesrceerlae slaitusaitzuioanzeiodnei gdieoivgainoiv, acnoin,-
dcivoinddeinvdidoeinldooroi ilnotreorienstseirnesesl ilonreol mloorondmooendnoeielonreoislopraozisvpitaazlii,vaitcaclio,-
galicecnodgolilei nindcoolni idnizcioonndaitzaiomneantatemdeanltl’eindizailol’;inizio;
••rreeaalliizzzzaarree interventi pertinenti ppeerrlalarirsitsrturutttuturarazizoionnee/r/erecucuppeeroro
ppeerrssoonnaaleleddeeiiggiioovvaannii,, aiutandoli a rriiccoonnoosscceerrssii ppeerrppooiiooffrfririerelolororo
lalappoosssibibililtiàtàddi riirpiapraarraeree ericroicnodnudrurerrienimn omdodpoopsiotsiviotivlao plaropprroiaprviiata
(cvoitlativ(caonldtiovagnlidaodgelgi uaadtei gauttaetgi gaitatmegegniatimdei nutniadsi aunnaa rsealanzaiorneelaczoionnese
scteosnssi ee sctoenssgilieaclotrni);gli altri);
••ccoonnoosscceerereilillolroorommonodnodorerliegliiogsioos, op,epreorfforifrferireespeesrpieernizeenzcehechseti-
mstoilminoolinfion fidnaldl’ainlli’zinioizlioa lcarecrsecsitcaitdaedlelallalolrooroddimimeennssioionneessppiriritiutuaalelee
liealiiuatiiuntoinaodaadssaismsiimlairlearpeeprseorsnoanlmalemnetentveavloarlioreideudcuactiavtii,vri,erliegliiogsioi seid
eevdanegvealnicgie; lici;
ptepleoararqanitsuuieaoutiranotdnaraiaplrDlileediair,oiaspsDnoacsienzooclaiploenlarpeneip,rrtleeilrprao,eaepfipzredriaeiouanaspcvptrieisoieta,pasrfiei,ovmdcirteiruaemecc,naieoctonanrnsedrtfioeaaodrneelleeadncoclzopaoilnraeneplsdecdre;ieoeznsninozedznaniizaizaiplaoemen;ariomupreenovrrcoeuolvenloloecleqopulea-io-
lavorare su piccoli impegni per arrivare alle maggiori responsa-
blialivtào.raLraesstuespsiaccpoalri tiemcpipeagznioi npeerdeairrgiivoavraenai lnleegmli aagttgiioerni erellsepcoenlesa--
bbilriatàz.ioLnai csitveilsisdaelptaerrtreictoipraioz,iocnoen desepi egrioievnaznei dnieggrliuaptptoi ee nsoellildeaclie,llei-
bcroanzidounciecgivrialiddueallmteernritteoraido,imcopnegensippeirùiesntzaebidlii. gruppo e solidali, li
conduce gradualmente ad impegni più stabili.
3 La prevenzione, come abbiamo visto, non è solo un metodo per sanare
il disagio e prevenirne gli effetti, ma anche creazione di condizioni ade-
guate affinché ogni giovane sviluppi tutte le sue potenzialità. È importan-
te promuovere ambienti aperti, che offrano un’ampia gamma di
possibilità ed iniziative, specialmente attività di socializzazione note ai
linguaggi giovanili quali la musica, il teatro, lo sport, l’arte, le gite natura-
listiche, le nuove TIC (Tecnologie dell’informazione e della comunicazio-
ne), dove ognuno è valorizzato nelle sue qualità. Sono mezzi significativi
di recupero e di azione preventiva che, in un progetto globale, favorisco-
no l’accompagnamento educativo personale di ogni giovane.
4 La lotta contro l’esclusione sociale deve pianificarsi in “strategie
sinergiche”, capaci di far convergere nella stessa direzione gli apporti
dei diversi attori sociali: il quartiere o territorio circostante; le istituzioni,
entità o gruppi; le interrelazioni umane dove i fenomeni di esclusione
e le situazioni di crisi si verificano. Si tratta di far maturare nella società
una mentalità nuova e una cultura della solidarietà e di intervenire, in
244

25.4 Page 244

▲back to top


ATTIVITÀ E OPERE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
collaborazione con altri agenti, sulle politiche educative, familiari, gio-
vanili, che gravano sulla vita e sulla condizione dei giovani.
B Le strutture di partecipazione e di responsabilità
Animazione locale
Fronteggiando la velocità con la quale nelle nostre società si producono i
cambiamenti fondamentali, tutta la CEP deve impegnarsi a cercare risposte
efficaci alle situazioni di povertà giovanili dei nostri ambienti e del nostro
contesto territoriale, con intraprendenza, per attuare rapidi processi di
coordinamento nella realizzazione di progetti specifici.
L’attenzione ai giovani in difficoltà deve svilupparsi in ogni comunità e opera
dell’Ispettoria, con una verifica della cultura e della mentalità promosse nel
proprio PEPS. L’elaborazione del PEPS locale dovrà includere indicatori
relativi a questa sensibilità: l’apertura dell’opera all’ambiente e al mondo
dei giovani; il rafforzamento di una mentalità progettuale organica secondo i
criteri e le richieste del lavoro educativo pastorale per i più poveri; l’attenzione
alla dinamica e metodologia propria dell’opera, in modo tale da evitare
qualsiasi tipo d’esclusione; la presenza, la partecipazione e il coinvolgimento
dei giovani in difficoltà nelle attività e nei gruppi; la qualità dei processi
educativi e dei programmi, così come richiesti dalle condizioni dei beneficiari.
Le opere specifiche destinate all’attenzione pastorale dei giovani a rischio
hanno acquisito un gran numero di criteri e d’interventi che ne identificano
la gestione. Come in ogni opera salesiana, si richiede una presenza educativa
pastorale con una corretta gestione e amministrazione delle relative risorse
economiche.
Si deve curare la sostenibilità del progetto stesso, in termini di
risorse umane, amministrative, pedagogiche e finanziarie. È importante
la consulenza legale, in tutti i settori, con gli strumenti più appropriati.
Quest’ultimo aspetto sia approfondito in collaborazione con le opere e i
servizi dell’Ispettoria e con le Istituzioni presenti sul territorio.
Nelle strutture e negli organismi di animazione sono presenti i giovani come
soggetti attivi della propria formazione, in vista del loro inserimento socio-
familiare.
245

25.5 Page 245

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
Animazione ispettoriale/nazionale
Nelle Ispettorie crescono la sensibilità e la preoccupazione, la riflessione e
l’impegno per il mondo dell’emarginazione giovanile. Questa realtà non
costituisce più una parte isolata, identificata con qualche opera particolare,
o animata soltanto da iniziative personali. L’attenzione agli ultimi
sta diventando una “sensibilità istituzionale” espressa nel PEPS
Ispettoriale, con il quale si promuove in ogni CEP un’attenzione particolare
ai fattori di povertà e di esclusione e si orientano servizi specifici a favore
dei giovani a rischio. Il PEPS, coerentemente con le sue scelte, politiche e
strategie a favore dei più poveri, orienta un’animazione organica e in rete,
con una collaborazione a tutti i livelli, con la Famiglia Salesiana e con altri
organismi ecclesiali e civili.
I principali criteri che guidano gli interventi dell’animazione ispettoriale
privilegiano gli aspetti della formazione e dell’animazione pastorale organica:
la formazione sociale e politica degli educatori salesiani, religiosi
e laici, e della CEP, in modo che comprendano la complessa
realtà della povertà e dell’esclusione, in cui si trovano i giovani,
per disegnare itinerari adeguati ai destinatari e agli educatori
(consacrate/i e laici, referenti affettivi/familiari);
solo con la riflessione e la verifica sistematica si può consolidare il
lavoro che si svolge; la pianificazione dei processi, la loro valutazione
e la nuova proiezione diventeranno sempre più strumenti di
migliore qualità.
Il Coordinatore ispettoriale delle opere e dei servizi per i giovani
a rischio fa parte dell’équipe ispettoriale della
Pastorale Giovanile Salesiana. In alcune Ispettorie/
nazioni esiste una commissione Ispettoriale/
246

25.6 Page 246

▲back to top


ATTIVITÀ E OPERE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
nazionale che accompagna l’Ispettoria nello sviluppo di quest’azione
salesiana: scelta carismatica preferenziale per l’intera missione. In alcune
realtà nazionali, questo coordinamento è stato assunto da una struttura
civile salesiana (associazione, Federazione o altro) che progetta e attua
gli interventi a favore dei minori e dei giovani, in particolare a favore
di coloro che si trovano in condizione di emarginazione, disagio ed
esclusione sociale.
Nell’animazione e nel coordinamento di questo ambiente è
particolarmente importante l’Ufficio Ispettoriale di Pianificazione e
Sviluppo. Questo ufficio aiuta l’Ispettoria a pianificare strategicamente
i suoi interventi per lo sviluppo e a cercare fonti di finanziamento per
i progetti. È molto importante il lavoro congiunto di questi uffici con
la Delegazione Ispettoriale per la Pastorale Giovanile, per garantire
l’inserimento dei progetti nel PEPS Ispettoriale e promuovere, allo stesso
tempo, una pianificazione sistematica e una verifica esigente degli
obiettivi del PEPS locale.
2 6 ALTRI OPERE E SERVIZI NEI DIVERSI AMBIENTI
Nel mondo salesiano si sono sviluppate nuove realtà e aggregazioni
giovanili. Sono attività educative, servizi o opere che rispondono alle
nuove urgenze giovanili e offrono risposte adeguate alle domande di
educazione e di educazione alla fede. Tra loro ci sono i programmi di
animazione vocazionale (progetti di Aspirantato; Comunità Proposta,
centri d’accoglienza vocazionale); i servizi specializzati di formazione
cristiana e di animazione spirituale (case di spiritualità e di ritiri; centri di
formazione pastorale e catechistica); le associazioni e servizi di animazione
nel campo del tempo libero, come scuole di Tempo Libero ed Animazione
Socioculturale, lo sport, il turismo, la musica e il teatro; altre forme di
azione nei mezzi di comunicazione sociale con le quali la proposta salesiana
si fa presente nel tessuto sociale, insieme con quella dell’animazione
missionaria, animate dai rispettivi Dicasteri per la Comunicazione Sociale
e per le Missioni.
Queste presenze nuove sono progetti più che strutture, rispondono e
si adattano alle mutevoli necessità e urgenze con libertà d’azione e di
247

25.7 Page 247

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
iniziativa. Esse utilizzano la comunicazione con l’ambiente naturale dei
giovani, indipendentemente dalla stabilità di un ambiente fisico. In esse è
relativamente più facile coinvolgere gli stessi giovani nella consapevolezza
che il cammino da compiere insieme è nelle loro mani. Sono, dunque,
espressione di una forma nuova di presenza nel mondo giovanile
e strumenti efficaci risposta alle nuove urgenze educative ed
evangelizzatrici. Questi progetti offrono la opportunità di un’opera
pastorale in sinergia con gli altri gruppi della Famiglia Salesiana.
Questi nuovi spazi e forme educative sono però esposti a pericoli
che possono ridurre la loro effi cacia educativa ed evangelizzatrice:
l’individualismo nella gestione, un’identità debole e poco defi nita, una
provvisorietà di realizzazioni e una precarietà di progetto che rendono
diffi cile la continuità dei processi educativi. Conviene dunque prendere
in considerazione alcune condizioni e criteri di orientamento che
le armonizzino con le tradizionali presenze all’interno del progetto
dell’Ispettoria. Eccone alcuni:
apertura al criterio imprescindibile di discernimento e rinno-
vamento: ogni attività e opera è “per i giovani casa che accoglie,
parrocchia che evangelizza, scuola che avvia alla vita e cortile per
incontrarsi da amici e vivere in allegria” (Cost. 40);
chiarezza della finalità educativa e pastorale (cfr. Cost. 41);
realizzazione comunitaria; la CEP è sempre il soggetto della mis-
sione (cfr. Cost. 44);
integrazione nel progetto ispettoriale con una permanente inte-
razione e collaborazione tra le diverse opere e servizi educativo-
pastorali dell’Ispettoria (cfr. Cost. 58).
A Esperienze o servizi di animazione ed orientamento
vocazionale
Nello sforzo di ricerca di nuove vie per l’animazione vocazionale sono nate
e si sono consolidate esperienze o servizi di animazione ed orientamento
vocazionale (comunità di accoglienza, Comunità Proposta, centri di
248

25.8 Page 248

▲back to top


ATTIVITÀ E OPERE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
orientamento vocazionale). Essi offrono ai giovani l’opportunità di
un’esperienza concreta della vita e della missione salesiana e di condividerla
per periodi determinati, approfondendo sistematicamente la vocazione con
un accompagnamento curato e immediato.
È importante che queste attività assicurino:
la presenza di una comunità salesiana aperta ed accogliente, che
offra una testimonianza vocazionale significativa per i giovani;
una esperienza di vita fraterna e di missione salesiana;
un accompagnamento sistematico del processo di maturazione
vocazionale di ognuno;
una stretta relazione e collaborazione con le altre comunità
dell’Ispettoria nella responsabilità dell’animazione vocazionale
secondo il piano ispettoriale;
la collaborazione con i centri di Pastorale Vocazionale della Chiesa
locale e degli altri Istituti religiosi.
B Servizi specializzati di formazione cristiana e di animazione
spirituale
Negli ultimi decenni sono sorte nella Congregazione diverse iniziative e
servizi di formazione cristiana e di educazione alla spiritualità: esperienze
di ritiro, scuole di preghiera, case di spiritualità, centri di formazione
pastorale e catechistica. Questi servizi costituiscono una nuova forma di
presenza salesiana tra i giovani, sempre più necessaria ed urgente.
Conviene che le case di spiritualità e di ritiri, come pure i centri di formazione
pastorale e catechistica si configurino secondo le seguenti dimensioni:
assicurare la presenza di una équipe di SDB e altri membri della
Famiglia Salesiana; organizzare queste case non semplicemente
come luogo di ospitalità, ma come comunità o équipe di persone
che accoglie, accompagna e condivide con i giovani una stessa
esperienza spirituale;
249

25.9 Page 249

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
con un programma preciso di approfondimento e di pedagogia
spirituale, con diverse proposte e livelli secondo i bisogni dei diversi
gruppi dei destinatari; superando la semplice offerta di iniziative
isolate, per presentare un cammino preciso di iniziazione e di
approfondimento spirituale;
dare speciale importanza alla pedagogia della preghiera e dell’ascolto
della Parola di Dio; offrire esperienze di partecipazione ai Sacramenti
secondo i valori della Spiritualità Giovanile Salesiana; curare
soprattutto l’aspetto dell’iniziazione e dell’accompagnamento,
per aiutare i giovani a fare una vera esperienza, vissuta in forma
personale;
offrire a tutti i giovani la possibilità di un dialogo personale
con qualche Salesiano o animatore durante l’incontro, o di
accompagnamento sistematico;
sviluppare sempre il tema vocazionale, aiutando i giovani a situare
la propria vita davanti al Signore e al suo progetto di salvezza.
Esistono altri servizi pastorali che si propongono al di fuori della presenza
salesiana, sia nella Chiesa locale (come ad esempio l’impegno di SDB nella
pastorale vocazionale diocesana, o in movimenti giovanili non salesiani),
sia anche in luoghi non salesiani (come ad esempio la formazione degli
educatori della zona). Questi servizi pastorali siano assunti in accordo con
l’Ispettore e in coerenza con il PEPS ispettoriale.
C Servizi di animazione del Tempo Libero
Le attività del tempo libero, sport, turismo, cultura, musica, danza
e teatro sono realtà di aggregazione per molti giovani che cercano in
esse di soddisfare ai propri tipici interessi. Sono presenti in tutte le nostre
opere. Questo intervento educativo è oggi considerato di grande valenza
sociale e di rilevanza preventiva. È un modo nuovo di ricreare l’ambiente
oratoriano suscitato da Don Bosco a Valdocco, dove il cortile fu per lui il
luogo prediletto dell’azione educativa pastorale.
Esiste nel mondo salesiano una grande varietà di gruppi e associazioni
con iniziative che svolgono la proposta educativo-pastorale salesiana in
250

25.10 Page 250

▲back to top


ATTIVITÀ E OPERE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
questi ambiti con pluralità di modi
di azione, forme organizzative, e
numero di partecipanti.
In tutti possiamo individuare degli
elementi comuni che ne caratteriz-
zano l’identità: il gruppo e l’espe-
rienza associativa come scelta edu-
cativa privilegiata ed essenziale per
una maturazione umana integrale;
la presenza attiva nel territorio con
un’offerta educativa libera dai con-
dizionamenti consumistici; l’anima-
zione; la partecipazione e il protago-
nismo degli stessi giovani.
«La Chiesa valorizza e tende a penetrare
del suo spirito e a elevare gli altri mezzi,
che appartengono al patrimonio comune
degli uomini e che sono particolarmente
adatti al perfezionamento morale
e alla formazione umana, quali gli
strumenti della comunicazione sociale,
le molteplici società a carattere culturale
e sportivo, le associazioni giovanili e in
primo luogo le scuole»
(GRAVISSIMUM EDUCATIONIS 4; CFR. GAUDIUM ET SPES 61)
Lo sport educativo salesiano
La promozione di attività sportive nelle Opere salesiane è una realtà viva e
si realizza sotto diverse forme di regolazione e di organizzazione. Lo sport
è riconosciuto come un valore nel sistema educativo salesiano,
attività per tutte le età ed i contesti.
Una lettura attenta dello sport educativo salesiano permette di individuarne
alcune componenti che, in misura diversa e secondo realizzazioni molteplici,
si rivelano costanti e caratterizzanti:
uno sport popolare, lontano dall’elitarismo, al quale ognuno ha
diritto e possibilità di accesso;
uno sport umanizzante, che aumenta il potenziale di crescita dei
giovani; che privilegia, con la promozione del “gioco pulito”,
il rapporto interpersonale ed il rispetto reciproco; che favorisce
l’incontro tra il giovane e l’adulto, più spontaneo rispetto ad altri
momenti educativi, come l’aula o il laboratorio;
uno sport preventivo, ossia che promuove la creazione di stili di vita
sani e accoglie preferibilmente quei bambini e giovani che sono
a rischio: per l’età, per la zona in cui vivono, per la situazione
familiare, per il basso rendimento scolastico;
251

26 Pages 251-260

▲back to top


26.1 Page 251

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
uno sport con dimensione ludica: senza disprezzare la
competitività nella sua giusta misura, si promuove lo spirito
sportivo nelle situazioni di successo o di fallimento ed accoglie
e convoca per stessi obiettivi tutti i membri del gruppo, anche i
meno dotati;
uno sport integrato in un ampio Progetto Educativo-Pastorale,
che coinvolge un’équipe di persone che mirano a obiettivi
comuni; perché questo sia possibile sono essenziali la formazione
e l’accompagnamento degli animatori sportivi;
uno sport strutturato e organizzato, considerato nel Progetto
Educativo-Pastorale con i membri dell’ambiente educativo gio-
vanile: animatori sportivi, collaboratori, genitori.
Le molteplici forme dell’arte (musica, canto, danza, teatro)
Fin dall’inizio l’oratorio salesiano, nelle sue fi nailtà e caratteristiche
proprie, ha accolto la musica e il teatro, come valori postulati dalle
esigenze di espressione dei giovani. Come Don Bosco, anche oggi le
opere salesiane svolgono questa attività, proponendo il teatro e la musica
come arti accessibili ai giovani e come mezzi di comunicazione di messaggi
positivi.
Riconoscendone la forte valenza educativa, le opere salesiane li
promuovono, prendendo in considerazione questi aspetti:
hanno una possibilità propria e unica di avvicinarsi alla realtà,
e di interpretarla utilizzando linguaggi e simboli estetici; rive-
lano idee, sentimenti ed emozioni, ed evidenziano aspetti fon-
damentali dell’esperienza umana che difficilmente potrebbero
comprendersi attraverso altre forme;
sono un contributo unico allo sviluppo delle abilità intellettive,
creative ed espressive, abilitando i giovani alla concentrazione,
alla disciplina e alla costanza;
offrono uno spazio privilegiato per le relazioni interpersonali:
attraverso le loro varie manifestazioni generano spazi di socialità
e di collaborazione: e…sono divertenti;
252

26.2 Page 252

▲back to top


ATTIVITÀ E OPERE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
sono un mezzo privilegiato per l’evangelizzazione, l’annuncio e
l’espressione della Buona Novella; musica e arte favoriscono la
cura dello spazio celebrativo e la sua festosità;
hanno un valore estetico ed etico: portano lo spettatore alla
contemplazione, all’ammirazione, alla capacità critica e alla
flessibilità di giudizio. Per questo la pedagogia salesiana è sempre
stata attenta a queste iniziative, essendo ben consapevoli che in
molti ambienti si giunge solo attraverso attività “non-formali”.
253

26.3 Page 253

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
254

26.4 Page 254

▲back to top


ATTIVITÀ E OPERE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
STRUTTURE E PROCESSI
D’ANIMAZIONE DELLA PASTORALE
GIOVANILE SALESIANA
CAPITOLO
VIII
«In mezzo a voi come
colui che serve»
(Lc 22, 27)

26.5 Page 255

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
Il mandato apostolico, che la Chiesa ci affida,
viene assunto e attuato in primo luogo dalle
comunità ispettoriali e locali i cui membri hanno
funzioni complementari con compiti tutti importanti.
Essi ne prendono coscienza: la coesione e la
corresponsabilità fraterna permettono di raggiungere
gli obiettivi pastorali. L’ispettore e il direttore,
come animatori del dialogo e della partecipazione,
guidano il discernimento pastorale della comunità,
affinché essa proceda unita e fedele nell’attuazione
del progetto apostolico»
(Cost. 44)
Il vantaggio di questo piccolo regolamento fu assai
notabile: ognuno sapeva quello che aveva da fare, e
siccome io soleva lasciare ciascuno responsabile del suo
uffizio, così ognuno si dava sollecitudine per conoscere e
compiere la parte sua»
(Memorie dell’Oratorio, terza decade, n.6)
256

26.6 Page 256

▲back to top


STRUTTURE E PROCESSI D’ANIMAZIONE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
L’animazione e il coordinamento della pa-
storale vengono ordinati a diversi livelli: locale, ispettoriale,
interispettoriale e mondiale. Per elaborare il progetto pasto-
rale sul quale misura il suo impegno, la CEP deve sceglie-
re gli strumenti adeguati e definire i passi concreti per non
procedere sventatamente. Proponiamo un tracciato concreto
per l’elaborazione del PEPS.
257

26.7 Page 257

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
1 Una pastorale giovanile
organica e articolata
L’azione pastorale è ecclesiale ed è vissuta e attuata in comunione: “il mandato
apostolico, che la Chiesa ci affida, viene assunto e realizzato in primo luogo
dalle comunità ispettoriali e locali” (Cost. 44). L’Ispettoria è la prima struttura
territoriale in cui la Congregazione organizza e anima in un dato territorio la
vita di comunione e la realizzazione della missione. La comunità ispettoriale
è mediatrice di unione delle comunità locali tra loro, con le altre
Ispettorie, con la comunità mondiale e con la Chiesa.
L’azione pastorale di ogni comunità locale ha inizio da questa mediazione
e articolandosi con la vita e il progetto apostolico dell’Ispettoria (cfr.
Cost. 157). L’azione pastorale della comunità locale trova i suoi punti di
riferimento in una triplice realtà: la vita e l’azione della Chiesa locale, la
situazione e le opzioni dell’Ispettoria e la condizione dei giovani e delle
persone del territorio in cui si trova.
Gli orientamenti e le scelte pastorali derivanti da una attenta valutazione
delle situazioni, sono strumenti per rispondere con ardente carità e
intelligenza pastorale alle sfide e alle attese dei giovani.
11
PROGETTAZIONE E ATTUAZIONE DELLA PASTORALE
GIOVANILE
A A livello delle strutture di governo e di animazione ispettoriale
Salvo quanto indicato dalle Costituzioni della Società di San Francesco di
Sales circa gli ordinamenti delle Ispettorie e le funzioni assegnate all’Ispettore
e al suo consiglio (cfr. Cost. 161-169), ogni Ispettoria si istituisce in modo
proprio per la missione in un determinato territorio.
La crescente complessità delle situazioni in cui vivono le persone e la
pluralità di ambiti in cui ci è chiesto di intervenire ci fanno coscienti del
258

26.8 Page 258

▲back to top


STRUTTURE E PROCESSI D’ANIMAZIONE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
bisogno di essere più attenti alla chiamata specifica di Dio nella diversità
dei contesti. La comunità ispettoriale, insieme alle comunità e ai singoli
confratelli e laici sono chiamati a confrontarsi con le situazioni dei giovani
ai quali Dio ci invia. Nell’accompagnarli pastoralmente ed educativamente,
la rifl essione e il discernimento ci portano ad individuare alcune sfi de
nodali; ci obbligano a puntare su alcune opzioni fondamentali; e a favorire
la progettazione della nostra azione pastorale.
Come vedremo più avanti, le scelte e gli orientamenti relativi alla
situazione e allo sviluppo dell’Ispettoria sono defi niti e indicati, in primo
luogo, nel Progetto Organico Ispettoriale (POI), punto di riferimento
costante per il governo e l’animazione dell’Ispettoria. Altri strumenti
riguardanti, ad esempio, la vita e l’azione delle persone implicate
nell’azione pastorale sono quelli circa formazione dei salesiani o dei laici
che collaborano nella missione. Le comunità locali devono tener presente
il POI nell’organizzazione della loro vita e dello svolgimento della missione.
Per l’attuazione della pastorale è fondamentale il riferimento alle opzioni
dell’Ispettoria, che si articolano nel Progetto Educativo-Pastorale
salesiano ispettoriale (PEPSI o PEPS ispettoriale). Esso segnala le
grandi scelte e indica gli orientamenti per lo svolgimento della pastorale
giovanile in tutte le opere dell’Ispettoria, indipendentemente del tipo di
ambiente e settore d’animazione pastorale (cfr. Glossario).
L’Ispettore con il suo Consiglio è il primo responsabile dell’animazione e
del governo pastorale dell’Ispettoria (cfr. Cost. 161). Compete a lui e al
suo Consiglio la funzione fondamentale di governare la vita e l’azione
pastorale dell’Ispettoria definita nel PEPS: orientare e indicare, secondo la
situazione, le finalità che si vogliono raggiungere, le priorità da privilegiare,
le strategie da adoperare e le risorse disponibili. Il Consiglio ispettoriale è,
pertanto, un organo di riflessione e decisione pastorale: al suo interno una
funzione più diretta viene affi data al Delegato di pastorale giovanile, in
quanto diretto animatore e promotore delle decisioni e degli orientamenti
ispettoriali.
Le scelte e gli orientamenti dell’Ispettoria sono ordinati allo sviluppo e
all’organizzazione di una serie di strutture di animazione e di servizio
che sostengono e accompagnano l’azione delle comunità locali. Tali
strutture di animazione e servizio costituiscono un riferimento e un punto
di supporto all’azione pastorale ordinaria delle comunità e delle opere
259

26.9 Page 259

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
locali, così come al suo continuo rinnovamento. È necessaria la riflessione
pastorale costante in ogni ambiente e settore d’animazione pastorale.
B A livello di comunità e opere salesiane locali
A livello locale le comunità e le opere devono rispondere a due grandi
sfi de: in primo luogo, la crescente pluralità di fronti e bisogni cui sono
chiamate a rivolgersi; in secondo luogo, la complessità dei processi che
implicano una più accurata e necessaria attenzione educativa e pastorale
alle persone. Entrambi le situazioni possono provocare nelle comunità e
nelle opere una tendenza al settorialismo e alla mancanza di organicità.
Davanti a questi pericoli, si richiede alle comunità salesiane e ai membri
della CEP locali un cambiamento di mentalità e di metodologia
nell’azione pastorale.
Come la comunità ispettoriale, così la comunità locale è chiamata a
vivere ed agire con chiara mentalità di progetto: una mentalità che
porta a individuare i campi prioritari di attenzione e a compiere le scelte
fondamentali che devono guidare la vita delle persone e lo svolgimento
dell’azione nei diversi settori dell’opera.
L’attuazione della pastorale trova il suo principale punto di riferimento
nel PEPS locale. Il PEPS indica le linee per lo svolgimento della pastorale
giovanile in tutti i settori e ambiti dell’opera. Il PEPS cura l’integralità e
l’articolazione delle quattro dimensioni che confi gurano la proposta
educativa pastorale salesiana (v. capitolo VI). Il direttore e il suo Consiglio
sono i primi responsabili del governo e dell’animazione pastorale
dell’opera. Compete loro la responsabilità fondamentale di coordinamento
e di organizzazione della pastorale giovanile. Essi favoriscono i processi di
coinvolgimento delle persone, individuano le priorità, assegnano le risorse
e attivano la riflessione.
È compito primario del direttore e del suo consiglio programmare la
riflessione e la pratica pastorale. Il coordinamento della pastorale giovanile
trova nel coordinatore locale il primo e diretto animatore, che ne promuove
l’organicità e l’articolazione con le strutture e l’organizzazione locale.
260

26.10 Page 260

▲back to top


STRUTTURE E PROCESSI D’ANIMAZIONE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
12
UNA PARTICOLARE MODALITÀ DI SVOLGIMENTO
DELL’AZIONE APOSTOLICA: L’ANIMAZIONE PASTORALE
Una caratteristica della Pastorale Giovanile Salesiana è l’animazione,
nel senso profondo del termine: “dare anima”. L’animazione salesiana,
pertanto, non è soltanto un’azione tecnica e funzionale: è spirituale,
apostolica, pedagogica e ha la sua fonte nella carità pastorale. Animare
è molto più che governare, gestire e organizzare opere e ambienti. Le
capacità e le competenze umane necessarie per il compito funzionale non
sono trascurate, anzi sono presupposte. Ma è importante che sull’efficienza
delle strutture abbia il primato la sensibilità pastorale.
L’animazione è la forma del contemplare, del pensare, del sentire e
dell’agire che caratterizza chi ha assunto una particolare responsabilità
di governo e chi, senza quel ruolo, si coinvolge nell’azione pastorale per
i giovani.
A Caratteristiche dell’animazione salesiana
Questo particolare modo di attuare la pastorale è stata trasmesso a noi
da Don Bosco: è uno stile particolare di presenza nell’accompagnamento
261

27 Pages 261-270

▲back to top


27.1 Page 261

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
dei giovani e dei collaboratori che egli ha praticato vivendo la missione
affidatagli da Dio. Questo particolare stile si svolge e si arricchisce con la
sua applicazione nei diversi contesti e ambiti.
L’animazione, nella Pastorale Giovanile Salesiana, implica prima di tutto
il coinvolgimento delle persone, delle relazioni e dei processi. Per
questo suppone:
il coinvolgimento del maggior numero di persone, dei salesiani
in primo luogo, ma anche di tutti quelli che partecipano dell’azione
educativa e pastorale;
la motivazione e l’approfondimento dell’identificazione su valori,
criteri e obiettivi della proposta pastorale salesiana;
l’accompagnamento continuo, per realizzare ininterrottamente
l’unità e l’organicità del processo pastorale salesiano;
la promozione e l’attuazione di processi che influiscano nella vita
e nella crescita dei giovani;
l’unità e la comunione in un progetto condiviso;
l’attenzione a favorire l’informazione e la comunicazione, la pro-
mozione della collaborazione, della creatività e dell’appartenenza;
l’urgenza della riflessione costante sulla situazione dei giovani e
sulla pr assi pastorale e perché corrisponda alle loro attese.
B Principi e criteri per l’animazione dei processi e delle strutture
Articolazione con gli organismi di governo e di coordinamento
ispettoriali
Per la promozione di una stretta collaborazione tra le diverse opere e
servizi in funzione dell’unità, bisogna:
assicurare nel POI la convergenza e l’articolazione delle scelte di
animazione e governo nella Ispettoria;
262

27.2 Page 262

▲back to top


STRUTTURE E PROCESSI D’ANIMAZIONE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
mantenere chiara la coscienza della globalità dell’azione pastorale
salesiana nel PEPS, nelle sue quattro dimensioni articolate nei diversi
ambienti dell’opera, mutuamente integrati e complementari;
assicurare il coordinamento e la collaborazione tra i diversi settori
dell’animazione ispettoriale (Formazione, Famiglia Salesiana,
Economia, gli ambienti della Pastorale Giovanile e Comunicazione
Sociale), per garantire l’unità d’azione pastorale secondo gli
obiettivi del PEPS.
attuare una sistematica riflessione e un confronto tra la realtà e
gli obiettivi fissati: processo continuo di studio, riflessione, scelta,
programmazione e verifica;
sostenere l’azione delle comunità religiose salesiane e delle
CEP, più che organizzare direttamente, per favorire un’ampia
partecipazione e corresponsabilità (senso di comunità, lavoro in
équipe, informazione adeguata e sufficiente).
Coinvolgimento delle comunità, dei confratelli e delle CEP
Scopo dell’animazione è suscitare e mantenere attiva costantemente la
corresponsabilità. Tutti i confratelli, insieme con i laici, nelle CEP sono
coinvolti nello studio e nell’elaborazione dei criteri e delle decisioni
pastorali, come anche nella loro esecuzione. Per questo, più che
alla realizzazione di un gran numero di attività, si deve dare priorità agli
orientamenti, alle indicazioni e all’informazione che accompagnano le
comunità e realizzare la sua responsabilità. Fattori strategici diventano:
assicurare la consistenza quantitativa e qualitativa delle comunità
locali (cfr. CG24, nn.173-174);
accompagnare da vicino e sistematicamente le comunità e i
responsabili dei diversi settori pastorali, soprattutto quelli che si
trovano maggiormente in difficoltà nella loro missione di animazione;
curare la comunicazione e lo scambio tra comunità e operatori;
promuovere l’appartenenza, l’assimilazione dei criteri e degli
obiettivi comuni, la collaborazione e il mutuo arricchimento;
263

27.3 Page 263

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
seguire con particolare cura i momenti di speciale incidenza
nell’animazione pastorale, come il processo di elaborazione e
verifica dei PEPS locali, la determinazione dei ruoli pastorali e delle
responsabilità nelle équipe d’animazione educativa e pastorale, la
programmazione della formazione degli operatori pastorali, ecc.
Formazione per la missione
La risposta alla chiamata di Dio per il servizio dei giovani, comporta l’adesione
a processi di formazione, per rafforzare la mentalità e l’atteggiamento
pastorale alla luce del carisma salesiano. La formazione pastorale richiede
l’accompagnamento dei salesiani e dei laici per l’approfondimento
della loro vocazione educativa e l’aggiornamento della loro capacità
operativa. Per questo, accanto allo studio del modello della Pastorale
Giovanile Salesiana, presentato nel «Quadro di Riferimento» della Pastorale
Giovanile Salesiana, bisogna offrire processi di riflessione pastorale e
mentoring pastorale.
La storia complessa dei nostri giorni impegna, in percorsi formativi
comuni: salesiani, laici, giovani collaboratori e membri della
Famiglia Salesiana (cfr. CG24, nn.138-146). Ecco alcuni spazi importanti:
va sostenuta una proposta formativa sistematica e consistente
nelle fasi iniziali della formazione dei Salesiani, mediante lo studio
sistematico e graduale del modello della Pastorale Giovanile Salesiana
e le pratiche pastorali guidate che aiutino i giovani confratelli
ad assumere la mentalità della pastorale unitaria ed uno stile di
animazione e di metodologia progettuale. Occorre garantire una
graduale iniziazione alla Pastorale Giovanile Salesiana “sul campo”,
con buone prassi e con un solido accompagnamento. La formazione
deve aiutare a unire la riflessione all’azione pastorale per superare
l’improvvisazione, la superficialità, la settorialità e il genericismo;
sia offerta una formazione specifica agli insegnanti, animatori,
allenatori, assistenti sociali e catechisti per la loro qualificazione
di educatori e pastori; si preveda la preparazione specifica del
personale per i vari ambienti della Pastorale Giovanile Salesiana
(piano ispettoriale di formazione del personale previsto nel POI); si
curi specialmente l’area delle scienze pastorali e educative, con la
specializzazione teorica, pratica ed esperienziale;
264

27.4 Page 264

▲back to top


STRUTTURE E PROCESSI D’ANIMAZIONE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
si dia attenzione alla domanda sempre più viva dei giovani:
l’accompagnamento spirituale. Questa esigenza, ci chiede
di garantire percorsi formativi che preparino salesiani e i
laici collaboratori ad essere pastori ed educatori capaci di
discernimento e di guida;
si rafforzino i processi della formazione permanente, potenziando
la qualità culturale e pastorale dei salesiani e dei laici in un rinnovato
impegno di cultura, di studio e di professionalità; approfondendo la
Spiritualità Giovanile Salesiana per viverla, proporla e condividerla
(CG24, nn. 239-241, 257); qualificando i momenti della vita
comunitaria, che nel quotidiano percorre la via ordinaria della sua
formazione permanente.
2 L’animazione e il
coordinamento locale
21
UNA COMUNITÀ SALESIANA ANIMATRICE D’UNA OPERA
SALESIANA
Il ruolo effettivo dei salesiani è differente secondo il numero dei confratelli
e le loro funzioni. Compete all’Ispettore con il suo Consiglio determinare
i modelli concreti di attuazione della CEP (cfr. CG24, n.169). Ecco alcuni
compiti essenziali dell’animazione:
A La comunità SDB
La comunità religiosa (SDB) che vive, custodisce, approfondisce e
costantemente sviluppa il carisma di Don Bosco, svolge un’azione
animatrice specifica nei confronti della CEP. Il patrimonio spirituale della
265

27.5 Page 265

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
comunità religiosa, la sua pratica pedagogica, i suoi rapporti di fratellanza e
di corresponsabilità nella missione rappresentano in ogni caso il modello di
riferimento per l’identità pastorale del nucleo animatore (cfr. Cost. 47; Reg.
5). La comunità salesiana è chiamata dunque a:
testimoniare la vita religiosa, manifestando: il primato di Dio nella
vita; la dedizione totale alla missione educativa ed evangelizzatrice;
una gioiosa testimonianza della propria vita e la cura per lo sviluppo
della vocazione salesiana nei giovani e collaboratori. Il contributo
apostolico di tanti giovani salesiani, “più vicini alle nuove generazioni,
capaci di animazione ed entusiasmo, disponibili per soluzioni nuove”
(Cost. 46). La vita di chi è giunto ad un’età anziana, per la forza della
fedeltà amorosa di Dio diventa dono e rivelazione degli elementi
più maturi della vocazione. Il salesiano anziano o malato è sempre
più consapevole di avere ancora un futuro di azione, non essendo
ancora esaurito il suo compito missionario. Continua a testimoniare
che fuori di Cristo non c’è valore, né gioia nella vita personale e in
quella con gli altri;
garantire l’identità carismatica salesiana con la presenza vicina e
significativa tra i giovani e la disponibilità al contatto personale;
la cura dell’integrità del PEPS in ogni attività; la visione d’insieme
della la presenza salesiana, promuovendo l’interrelazione e la
collaborazione tra le diverse opere che la compongono;
«La modalità di riferimento sulla quale
si punta, che si deve tendere a realizzare
nei piani ispettoriali di ricollocazione
e ridimensionamento, è quella in cui
la comunità salesiana è presente,
in numero e qualità sufficienti, per
animare, insieme ad alcuni laici, un
progetto e una comunità educativa»
(DON JUAN VECCHI, ACG 363, «ESPERTI, TESTIMONI E
ARTEFICI DI COMUNIONE»)
essere centro di comunione e di
partecipazione, che convoca i laici a
partecipare allo spirito e alla missione
di Don Bosco, e collabora lealmente
con i diversi organi di partecipazione
esistenti;
essere prima responsabile del-
la formazione spirituale, salesiana
e vocazionale (cfr. CG24, n.159),
partecipando attivamente nei pro-
cessi di formazione.
L’assunzione di questo compito di
animazione richiede che la comunità
266

27.6 Page 266

▲back to top


STRUTTURE E PROCESSI D’ANIMAZIONE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
salesiana ricomprenda la propria realtà e la propria funzione di comunità
religiosa all’interno della CEP e del processo educativo-pastorale. Nel
passato la comunità salesiana ha assunto quasi esclusivamente la responsabilità
dell’ambiente e dell’opera educativa, aiutata dai laici secondo le necessità; oggi
è chiamata a convocare i laici condividendo la sua responsabilità, assumendo il
suo compito specifico all’interno della CEP.
La cultura delle persone (laici, giovani), le loro sensibilità, i modi di pensare
e di affrontare la vita, contengono potenzialità e chiavi di lettura vitali per
una nuova interpretazione del Vangelo.
La comunità salesiana, sempre più consapevole di questo nuovo modello
operativo, assume la propria specifi ac responsabilità, come parte
significativa del nucleo animatore della CEP.
B Il Direttore SDB
L’animazione pastorale delle opere e attività attraverso le quali si realizza la
missione salesiana in un luogo determinato è responsabilità innanzi tutto
della comunità salesiana locale e, primariamente, del Direttore con il
Consiglio locale.
Il Direttore SDB, come primo responsabile della CEP, anima gli animatori
ed è al servizio dell’unità globale dell’opera:
cura l’identità carismatica del PEPS, in dialogo con l’Ispettore e
in sintonia con il progetto ispettoriale;
promuove i processi formativi;
cura che in ogni attività
e opera si realizzi l’inte-
grità e l’unità della Pa-
storale Salesiana.
attua i criteri di convo-
cazione e di formazione
dei laici, coinvolge corre-
sponsabilmente soprat-
«Il laico cristiano è dunque un membro
della Chiesa nel cuore del mondo e un
membro del mondo nel cuore della Chiesa»
(CONFERENZA DI PUEBLA 103)
267

27.7 Page 267

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
tutto il Consiglio della CEP e/o dell’opera; mantiene il collega-
mento tra la comunità salesiana e la CEP (cfr. CG24, n.172).
C Il Consiglio della comunità
Il Consiglio della comunità assiste e collabora con il Direttore
SDB nelle sue funzioni di primo responsabile della CEP. Nel precisare il
necessario collegamento tra il Consiglio della comunità e gli altri organismi
di partecipazione della CEP, conviene seguire alcuni particolari criteri,
oltre a quelli offerti dalle Costituzioni e Regolamenti della Società di San
Francesco di Sales:
prendervi parte in qualità di membri del consiglio della CEP,
collaborando direttamente e attivamente ai processi di rifles sione
e di decisione;
assumere le decisioni su ciò che tocca direttamente l’identità
salesiana, la formazione e la convocazione dei laici;
favorire sempre un adeguato scambio di informazioni tra
comunità e organismi della CEP, il dialogo e il rispetto delle
responsabilità dei membri.
D Il consiglio della CEP e/o dell’opera
Il consiglio della CEP e/o dell’opera è l’organismo che anima e
coordina l’opera salesiana attraverso la riflessione, il dialogo, la
programmazione e la revisione dell’azione educativo-pastorale (cfr.
CG24, nn.160-161, 171). La sua funzione è favorire il coordinamento
al servizio dell’unità del progetto salesiano nel territorio dove sorge
l’opera salesiana, o dove operano le CEP dei diversi ambienti nelle opere
complesse. Se esiste una sola CEP, allora esiste un solo consiglio della
CEP che coincide con il Consiglio dell’opera. Se invece esistono tante
CEP quanti gli ambienti dell’opera, ognuno di essi ha il proprio consiglio
ed esiste il consiglio dell’opera costituito dai rappresentanti dei consigli
delle CEP. Il consiglio della CEP non si sostituisce e non si sovrappone
ai diversi organismi della CEP, con decisioni non competenti, piuttosto
deve aiutarli a:
268

27.8 Page 268

▲back to top


STRUTTURE E PROCESSI D’ANIMAZIONE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
guardare all’integrità del progetto come l’orizzonte concreto
delle programmazioni e delle attività dei diversi settori;
sentirsi corresponsabili della sua elaborazione, realizzazione e verifica;
avere volontà chiara di comunione e di servizio ai bisogni comuni;
essere attenti alle necessità ed esigenze di insieme del contesto
dei giovani;
favorire il mutuo collegamento e la mutua collaborazione,
soprattutto nei servizi più globali, come la formazione degli
educatori;
mantenersi in comunione e collaborare con i diversi gruppi della
Famiglia Salesiana che lavorano nel territorio.
Compete all’Ispettore con il suo Consiglio determinare i criteri di composizione
e stabilirne le competenze, i livelli di responsabilità e collegamento con il
Consiglio locale della comunità salesiana (cfr. CG24, n.171).
E Il coordinatore locale della Pastorale Giovanile con un’équipe
Per l’animazione pastorale locale, accanto ai singoli incaricati dei vari ambienti
e settori d’animazione pastorale di cui l’opera è composta, è possibile, nel
caso se ne veda la necessità, la presenza di un coordinatore della Pastorale
Giovanile Salesiana con una propria équipe. Inoltre, ci sia la possibilità, ove
la complessità dell’opera lo richieda, di avere un coordinatore pastorale per
ogni ambienti e settore d’animazione pastorale dell’opera.
Il coordinatore locale, con l’équipe, programma, organizza e coordina
l’azione pastorale dell’opera, secondo gli obiettivi proposti nel PEPS locale
e gli orientamenti e criteri del Consiglio della CEP e/o dell’opera, sempre in
stretto contatto con il Direttore. Questo ruolo esige capacità di relazione e
coordinamento. In concreto, svolge le seguenti funzioni:
collabora con il consiglio della CEP a rendere presenti nel
processo di elaborazione, realizzazione e verifica del PEPS locale,
gli elementi fondamentali della Pastorale Giovanile Salesiana;
269

27.9 Page 269

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
coordina l’attuazione del PEPS locale attraverso programmazioni
concrete per i diversi settori dell’azione pastorale dell’opera, dei
quali è responsabile;
cura il coordinamento e l’integrazione delle diverse attività
educativo-pastorali, assicurando la loro complementarità e il
loro orientamento verso l’educazione alla fede;
promuove le iniziative di formazione degli agenti di pastorale
secondo gli orientamenti della programmazione ispettoriale;
assicura la relazione e la collaborazione della opera salesiana con
la pastorale della Chiesa locale e con le altre istituzioni educative
del territorio.
É competenza dell’Ispettore o del Direttore, secondo la prassi delle
Ispettorie, la nomina del coordinatore locale, salesiano o laico e, nel
secondo caso, determinare i suoi rapporti con la comunità salesiana.
F Altri organismi e funzioni di animazione e governo nella CEP
La partecipazione e corresponsabilità richiedono di articolare nella CEP
diversi organismi di animazione, di governo e di coordinamento: équipes
che si costituiscono opportunamente in conformità al PEPS e alle
proprie risorse. Nella definizione del loro profilo è necessario che siano
garantiti, da parte dei salesiani e dei laici:
la complementarità dei diversi ruoli e delle funzioni nella CEP;
il loro riferimento al PEPS, del quale devono condividere e assumere
gli orizzonti antropologici e religiosi, lo sguardo educativo sulla
realtà, lo stile della presenza tra i giovani, gli obiettivi e il metodo e
le strategie per conseguirli; le indicazioni per la loro crescita come
educatori salesiani (maturità umana, competenza educativa, identità
salesiana, testimonianza che si ispira ai valori cristiani) attraverso un
processo permanente di formazione personale e comunitaria;
la presenza attiva tra i giovani per aiutarli a divenire gruppo,
accompagnarli nel processo di crescita umana e cristiana
270

27.10 Page 270

▲back to top


STRUTTURE E PROCESSI D’ANIMAZIONE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
e favorire l’apertura nell’ambiente educativo culturale ed
ecclesiale.
In ogni opera, d’accordo con l’Ispettore e il suo Consiglio, si specifichino
i campi di responsabilità affi dati ai laici, il loro ambito di decisione, la
relazione dei diversi organi e le forme di corresponsabilità con la comunità
salesiana e con l’Ispettoria (CG24, nn.125; 169).
22
ALTRI MODELLI D’ANIMAZIONE DELLA CEP NELLE
OPERE SALESIANE
A Opere salesiane gestite da laici con una presenza comunitaria
In quelle opere dove le principali responsabilità sono gestite da laici, la
comunità salesiana, quando sia molto ridotta, ne garantisce l’identità
salesiana e il coordinamento con l’Ispettoria, con l’aiuto dell’Ispettoria stessa
(CG26, n.120); coinvolge il salesiano in compiti di animazione pastorale, di
formazione e di accompagnamento degli educatori; cura la convocazione e
formazione dei laici collaboratori secondo i criteri proposti dal CG24, n.164,
coinvolgendo il più possibile membri della Famiglia Salesiana.
B Opere gestite da laici all’interno del progetto ispettoriale
salesiano
Affinché un’attività o un’opera, gestita dai laici, possa essere considerata
appartenente al progetto di una Ispettoria, deve assicurare due condizioni
indispensabili: realizzare i criteri di identità, comunione e signifi catività
dell’azione salesiana e deve essere accompagnata dall’Ispettore e del suo
Consiglio (CG24, n.180; CG26, n.120).
L’Ispettoria dunque, nella sua responsabilità, offre, per queste opere e per
le loro CEP, interventi di animazione e governo, in analogia le CEP che
hanno la presenza della comunità salesiana:
la visita ispettoriale;
la verifica del progetto locale (PEPS);
271

28 Pages 271-280

▲back to top


28.1 Page 271

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
il collegamento del direttore laico dell’opera con l’Ispettore;
la partecipazione periodica di un delegato dell’Ispettore al
Consiglio della CEP;
la costituzione del Consiglio della CEP;
l’organizzazione, insieme ai laici, d’un serio itinerario di forma-
zione all’identità salesiana;
la cura dei laici che hanno ruoli di animazione e di responsabilità
nella CEP;
il collegamento stabile con una comunità salesiana vicina o con
il centro di animazione ispettoriale, specialmente per il servizio
carismatico e pastorale (cfr. CG24, n.181).
3 L’animazione e il
coordinamento ispettoriale
3 1 L’ISPETTORE E IL SUO CONSIGLIO
Si definiscono tre livelli di responsabilità nei servizi ispettoriali di animazione
pastorale, distinti, ma inseparabili:
il livello di governo: l’Ispettore con il suo Consiglio prende le
decisioni fondamentali quale primo responsabile dell’animazione
e del governo pastorale dell’Ispettoria (cfr. Cost. 161);
272

28.2 Page 272

▲back to top


STRUTTURE E PROCESSI D’ANIMAZIONE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
il livello dell’unità e dell’orientamento pastorale: il Delegato
ispettoriale con la sua équipe cura l’unità organica dell’azione
pastorale nell’Ispettoria e il suo orientamento secondo il PEPS
ispettoriale (cfr. CG23, n.244);
il livello del coordinamento operativo: le Commissioni, gli Uffici
ispettoriali e le Consulte curano il coordinamento delle attività
pastorali nei diversi ambienti e settori d’animazione pastorale, in
ordine alle diverse dimensioni del PEPS (cfr. CG26, n.113).
Questi tre livelli interagiscono e si completano reciprocamente, assicurando
in modo speciale nel secondo livello l’identità salesiana dell’azione
pastorale decisa e coordinata negli altri due.
32
IL DELEGATO DI PASTORALE GIOVANILE ISPETTORIALE
E LA SUA ÉQUIPE
A Il Delegato di Pastorale Giovanile
L’Ispettore “nominerà un suo Delegato per la Pastorale Giovanile, il
quale coordinerà un’équipe che assicuri la convergenza di ogni iniziativa
sull’obiettivo dell’educazione alla fede e renda possibile la comunicazione
operativa tra le Ispettorie” (CG23, n.244).
E’ il delegato dell’Ispettore e opera d’accordo con lui e con il
Consiglio ispettoriale. I suoi primi destinatari sono i confratelli, le
comunità salesiane e la CEP. Non ha l’incarico delle iniziative o soltanto
di un settore, ma è colui che assicura la pastorale organica nell’Ispettoria,
attento a tutte le dimensioni. Normalmente, si dedica all’animazione
pastorale dell’Ispettoria a tempo pieno. Conviene che egli sia membro del
Consiglio ispettoriale, dove fa presente abitualmente la prospettiva e le
preoccupazioni pastorali. Le sue funzioni prevedono che:
assista l’Ispettore e il suo Consiglio nell’elaborazione del PEPS e
delle direttive e orientamenti pastorali comuni;
273

28.3 Page 273

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
coordini il funzionamento collegiale dell’équipe ispettoriale di
Pastorale Giovanile e assista ogni membro nella realizzazione
del suo incarico;
accompagni le comunità locali nella loro programmazione, rea-
lizzazione e verifica pastorale, curando lo sviluppo delle quattro
dimensioni del PEPS nei diversi ambienti;
comunichi con gli operatori allo scopo di orientare i loro inter-
venti secondo l’unità del PEPS;
diriga le iniziative intercomunitarie proposte nel PEPS;
curi la realizzazione di un piano organico di formazione educativo-
pastorale per i confratelli, i collaboratori laici e i giovani animatori;
mantenga un assiduo rapporto con i membri della Famiglia Salesiana
che lavorano nell’Ispettoria, con la Chiesa locale e con il Dicastero
per la Pastorale Giovanile.
B L’équipe ispettoriale di Pastorale Giovanile
L’équipe ispettoriale di Pastorale Giovanile collabora direttamente con il
Delegato nella realizzazione delle sue funzioni. É importante che nell’équipe
siano presenti gli incaricati ispettoriali degli ambienti e, eventualmente,
dei settori d’animazione pastorale dell’Ispettoria, in modo che insieme
garantiscano l’attuazione armonica e unitaria dei diversi programmi e processi
pastorali animati dall’Ispettoria e dalle comunità. È importante che vi partecipino
l’incaricato per l’animazione vocazionale e i delegati per l’animazione missionaria
e la comunicazione sociale. Ha tra i suoi compiti:
Il collaborare col Delegato nelle sue funzioni;
Il promuovere la presenza e l’interrelazione delle dimensioni
del PEPS nelle opere, ambienti e settori d’animazione pastorale
dell’Ispettoria;
l’orientare le comunità verso una visione interdisciplinare delle
sfide pastorali e verso un’azione congiunta per rispondervi.
274

28.4 Page 274

▲back to top


STRUTTURE E PROCESSI D’ANIMAZIONE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
Ciò richiede per i membri dell’équipe: preparazione specifica teorica e pratica;
tempo di riflessione e confronto; capacità di contatto, di coordinamento, di
motivazione; un programma concreto di lavoro basato sul PEPS, secondo le
linee prioritarie segnate dall’Ispettore e dal suo Consiglio.
C Gli incaricati ispettoriali di ambienti e settori d’animazione
pastorale e le loro équipes
Per l’accompagnamento e l’animazione negli ambienti e settori
d’animazione della pastorale giovanile dell’Ispettoria, l’Ispettore nomina
un Incaricato aiutato normalmente da un’équipe.
Funzione degli Incaricati di settore è quella di:
aiutare le CEP di questi ambienti e settori d’animazione pasto-
rale a concretizzare gli orientamenti ispettoriali della Pastorale
Giovanile, secondo il PEPS e il piano di lavoro del Delegato di
Pastorale Giovanile e della sua équipe;
studiare e riflettere sulla loro finalità educativo-pastorale, realtà,
problematiche e proiezione;
È importante che i diversi incaricati di ambienti e settori d’animazione
pastorale dell’Ispettoria siano coordinati sistematicamente tra di loro con
l’animazione del Delegato ispettoriale per la pastorale giovanile; che siano
membri della sua equipe per una visione condivisa e un’applicazione
coordinata del PEPS e della programmazione Ispettoriale; che assicurino
l’unità organica della pastorale giovanile in tutta l’Ispettoria.
275

28.5 Page 275

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
4 L’animazione e il coordinamento
interispettoriali
Al servizio della progettazione e dell’animazione pastorale di un gruppo
di Ispettorie sorgono organismi d’interrelazione e di coordinamento:
équipes interispettoriali di pastorale giovanile, Delegazioni nazionali o
regionali di pastorale giovanile, Centri Nazionali di Pastorale Giovanile.
Questi organismi o équipes sono promossi e orientati dagli Ispettori di
un gruppo di Ispettorie, o di una Regione e collaborano da vicino con il
Dicastero per la Pastorale Giovanile.
Le realtà sono diverse, ma si possono definire criteri comuni:
offrire a questo livello un coordinamento che risponda alla pro-
blematica di una situazione giovanile sempre più globale e com-
plessa;
sviluppare nelle Ispettorie una mentalità più aperta e universale, pro-
muovendo la solidarietà e l’interscambio di doni nell’ambito della
PG, facilitando la circolazione di esperienze e modelli pastorali;
essendo un servizio di supporto, animazione e coordinamento
sussidiario, non deve assumere compiti che gli altri soggetti di
progettazione possono e debbono assumere;
la priorità dell’educazione alla fede affermata per i programmi e
per gli interventi educativi, si afferma anche per l’organizzazio-
ne delle strutture di animazione (cfr. CG23, n.245);
tutti gli organismi di coordinamento si devono ordinare in ma-
niera convergente, integrata e organica, evitando sia il settoria-
lismo sia la burocratizzazione centralizzata.
I Delegati Ispettoriali di Pastorale Giovanile delle diverse Ispettorie
di una regione o gruppo di Ispettorie (Delegazione Nazionale o
276

28.6 Page 276

▲back to top


STRUTTURE E PROCESSI D’ANIMAZIONE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
Regionale, équipe interispettoriale di Pastorale Giovanile) s’incontrano
sistematicamente per:
rifl ettere insieme sulla realtà giovanile e sulle sfi de che essa
presenta nell’ambito delle proprie Ispettorie, in vista di un’ela-
borazione di criteri ed orientamenti d’insieme per l’animazione
pastorale nella nazione o zona;
coordinare una collaborazione mutua tra le Ispettorie per alcuni
obiettivi comuni, come la formazione degli educatori ed animatori;
promuovere la condivisione di esperienze, sussidi, iniziative e
proposte;
orientare una forma di presenza e azione convergente ed unita-
ria nella Chiesa e nel territorio nazionale o della Regione.
Accanto alla Delegazione Nazionale o regionale, o alle équipes
interispettoriali di Pastorale Giovanile, possono crearsi Centri
Nazionali o Regionali di Pastorale Giovanile, organismi di
riflessione e di animazione istituiti da una Conferenza ispettoriale o
gruppo di Ispettorie, al servizio della pastorale giovanile della Regione
o della nazione per:
promuovere e sviluppare studi e ricerche sui problemi attuali
della Pastoral Giovanile Salesiana;
raccogliere e confrontare le esperienze salesiane ed ecclesiali più
significative sulla Pastoral Giovanile Salesiana;
proporre e divulgare queste riflessioni ed esperienze,
mettersi al servizio delle Ispettorie e delle Chiese locali per ani-
mare l’azione di progettazione e programmazione, soprattutto
nella formazione degli operatori di pastorale giovanile;
agire in conformità con le priorità della Congregazione e del Di-
castero per la Pastorale Giovanile, della Conferenza degli Ispet-
tori e dei Delegati ispettoriali.
277

28.7 Page 277

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
5 L’animazione e il coordinamento
a livello mondiale
I servizi, le attività, le iniziative e le opere che si prefiggono come obiettivi
l’educazione e l’evangelizzazione dei giovani, troveranno un riferimento
unificante nel Dicastero per la Pastorale Giovanile, formato dal
Consigliere Generale per la Pastorale Giovanile e dalla sua équipe.
La sua funzione secondo le Costituzioni della Società di San Francesco
di Sales, al n.136, è quella di animare e orientare l’azione educativa ed
assistere le Ispettorie. In concreto:
offre aiuti per progredire, motiva, fa presente la globalità dell’a-
zione, cura l’approfondimento culturale e spirituale, promuove l’o-
rientamento educativo dei progetti negli obiettivi e nei contenuti
e l’accompagnamento metodologico, promuove la riflessione sui
criteri e sulle urgenze, e l’interscambio di esperienze;
favorisce l’inserimento della Pastorale Giovanile Salesiana nella
Chiesa con l’assunzione delle sue indicazioni e dei suoi indirizzi e
l’offerta del nostro contributo specifico;
in seno al Consiglio Generale, offre l’apporto dell’ottica pastorale
e giovanile nella concretizzazione delle linee della programma-
zione generale del Rettor Maggiore e del suo Consiglio; mantiene
relazioni di reciprocità e di complementarità con gli altri Dicasteri
come la Formazione, le Missioni, la Comunicazione Sociale e la
Famiglia Salesiana;
collabora con i Regionali per unificare e organizzare gli interventi
nelle diverse Ispettorie secondo le situazioni e i bisogni.
278

28.8 Page 278

▲back to top


STRUTTURE E PROCESSI D’ANIMAZIONE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
I destinatari prioritari della sua funzione
animatrice sono:
gli Ispettori e il loro Con-
siglio;
i Delegati Ispettoriali
per la Pastorale Gio-
vanile, le loro équi-
pes e gli incaricati di
settore;
gli altri organismi di
animazione a livello re-
gionale.
6 Pianificazione pastorale
61
I DIVERSI LIVELLI DI PROGETTAZIONE ISPETTORIALE E
LOCALE
La progettazione pastorale comporta diversi livelli di concretizzazione,
con diversi processi e documenti. La nostra vuole essere una proposta
metodologica, con la presentazione di alcuni strumenti per la
progettazione della pastorale giovanile. Sono delle mediazioni
risultanti da scelte motivate.
279

28.9 Page 279

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
CONTESTI
«Quadro di Riferimento»
per la Pastorale Giovanile
Salesiana
Altri orientamenti e
urgenze della
Congregazione e della
Chiesa
Progetto Organico
Ispettoriale (POI)
[a lungo o medio termine]
Altri progetti, piani,
itinerari ispettoriali
(formazione, laici,
vocazioni ed altri)
Programmazione di
animazione ispettoriale
[annuale]
Progetto Educativo-Pastorale
Salesiano ispettoriale (PEPSI)
[a lungo o medio termine]
Altri progetti,
piani, itinerari
locali
Programmazione
generale dell’opera
[annuale]
Progetto Educativo-Pastorale
Salesiano (PEPS)
in ogni opera o ambiente locale [a
lungo o medio termine]
280

28.10 Page 280

▲back to top


STRUTTURE E PROCESSI D’ANIMAZIONE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
I diversi documenti presentano delle differenze concettuali ed
applicative, anche se sono utilizzabili in sovrapposizione. Non si
affiancano semplicemente, ma si influenzano e si sostengono a vicenda,
in circolarità dinamica.
Il «Quadro di Riferimento» per la Pastorale Giovanile Salesiana,
con altri documenti della Congregazione e della Chiesa, definisce l’insieme
delle direttive, degli orientamenti e delle linee di fondo a vasto raggio
secondo le quali si muove l’azione pastorale salesiana ed ecclesiale.
Sono i testi che ispirano tutta la Congregazione, punti di riferimento proposti
per un arco d’intervento pastorale piuttosto esteso nel tempo e nei contesti.
I progetti ispettoriali, come il Progetto Organico Ispettoriale e il Progetto
Educativo-Pastorale Salesiano Ispettoriale, e i progetti locali, come il Progetto
Educativo-Pastorale Salesiano locale, hanno un carattere più operativo e
contestualizzato, sebbene si muovano ancora su linee generali. Questi
documenti specific ano gli orientamenti della Congregazione e della Chiesa,
dando loro un aspetto più concreto. È compito della Programmazione
elaborare una dettagliata e particolareggiata concretizzazione.
Sembra opportuno richiamare l’attenzione alla semplicità dei progetti e
delle programmazioni: testi agili, chiari nella loro articolazione e pratici
nell’applicazione. È auspicabile che siano di poche pagine perché
abbiano un carattere di concretezza e rispondano alle priorità concrete.
È necessario fare attenzione affi nché questi documenti non diventino
un “contenitore” all’interno del quale s’inseriscono ampie rifl essioni,
oppure, abbondanti testi di riferimento. La chiarezza espositiva consente
l’immediata comprensione della struttura del documento.
La progettualità non risponde a esigenze di carattere solo organizzativo
e di pianificazione. La progettualità esprime discernimento, ed è la
testimonianza di chi ascolta, osserva e scruta i segni dei tempi con lo sguardo
di Dio. Siamo infatti convinti che la progettazione pastorale non è pensata
a tavolino, ma si nutre di un profondo e serio discernimento nello Spirito
che è l’anima e la fonte ispiratrice di ogni missione nella Chiesa. Occorre,
dunque, tenere presenti entrambi i momenti: il discernere e il progettare.
Vi sono metodologie di discernimento, personali e comunitarie («vedere,
giudicare, agire», «chiamata di Dio, situazione e linee di azione», «revisione
281

29 Pages 281-290

▲back to top


29.1 Page 281

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
di vita»), che richiedono condizioni e atteggiamenti molto curati. Sono
metodologie che aiutano a leggere e a interpretare la realtà pastorale alla
luce della Parola di Dio. Occorre valutarne l’utilizzo secondo le circostanze
e i contesti.
62
INDICAZIONE PER DEFINIRE I TIPI DI DOCUMENTI DA
GESTIRE
A Il «Quadro di Riferimento» per la Pastorale Giovanile Salesiana
È la una sintesi organica della Pastorale Giovanile Salesiana:
strumento guida per la rifl essione, la progettazione, la programmazione
e la valutazione della Pastorale Giovanile Salesiana. Presenta l’insieme
di caratteristiche che identifi cano l’azione pastorale salesiana della
Congregazione. Segnala la direzione da seguire camminare nella
realizzazione della missione salesiana. Risponde alle domande: Chi siamo?
Che cosa vogliamo? Dove vogliamo arrivare? Cosa proponiamo?
Il «Quadro di Riferimento» definisce davanti alla Chiesa e alla società
gli elementi costitutivi dell’azione pastorale della Congregazione.
Conosciuto e condiviso nella CEP, è il riferimento fondamentale che
stabilisce l’appartenenza, determina l’impegno comune, suscita le migliori
risorse delle persone con la loro adeguata formazione, promuove un
ambiente di collaborazione e corresponsabilità.
B Il Progetto Organico Ispettoriale
È un piano strategico di animazione e di governo che regola lo
sviluppo e la continuità delle decisioni dell’Ispettoria (cfr. CG25, n.82).
È uno strumento pratico che ha lo scopo di coordinare ad un fine le risorse
educative e pastorali presenti nell’Ispettoria. Non si propone come schema
rigido. Il POI considera gli aspetti fondamentali: l’osservazione attenta della
situazione in cui si è chiamati ad agire; le opzioni centrali che devono guidare
lo sviluppo dell’Ispettoria; i campi di azione prioritari negli anni prossimi; i
criteri operativi che devono guidare i diversi progetti; le linee generali per la
preparazione delle persone e lo sviluppo economico e strutturale.
282

29.2 Page 282

▲back to top


STRUTTURE E PROCESSI D’ANIMAZIONE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
Il CG25 ha indicato il soggetto del POI: “La Comunità Ispettoriale attraverso
i suoi organismi studi, elabori o verifichi, nei prossimi tre anni, il Progetto
Organico Ispettoriale” (CG25, n.82). L’ispettore con il suo Consiglio,
coadiuvato da un’équipe operativa (CG25, n.84), guida e orienta il
processo di studio, di elaborazione e di verifi ca del POI, interessando le
comunità e in modo speciale i Direttori. Alla luce di Cost. 1, 2 , 171, e di
Reg. 3, 167, è conveniente che gli indirizzi e le scelte fondamentali del POI
siano studiati ed approvati dal Capitolo Ispettoriale.
Questi elementi istituzionali (a lungo o media scadenza) devono
concretizzarsi nei diversi piani o progetti operativi, secondo i settori
importanti della vita dell’Ispettoria: il progetto di formazione; il progetto
laici; il bilancio preventivo e consuntivo annuale; i progetti comunitari locali.
Tra questi progetti, quello maggiormente da sviluppare dal punto
di vista della missione è il PEPS, in riferimento al settore dell’azione
educativo-pastorale. I progetti citati non coordinano processi aggiunti al
PEPS, ma ne qualificano e svolgono aspetti importanti.
Le funzioni del POI e del PEPS ispettoriale sono distinte per la loro fisonomia
da ogni altro documento, in particolare, dal Direttorio Ispettoriale: testo
normativo affidato al Capitolo Ispettoriale (cfr. Cost. 171). Questo regolamento
contiene norme particolari in materie demandate a livello ispettoriale. Il POI
e il PEPS ispettoriale hanno natura, finalità e contenuti distinti dal Direttorio
Ispettoriale. Essi hanno un carattere progettuale, programmatico: sono
documenti a sé e non fanno parte del Direttorio Ispettoriale.
Progetto Organico Ispettoriale: piano strategico di animazione e di governo che regola lo
sviluppo e la continuità delle decisioni dell’Ispettoria
analisi della
realtà
opzioni
centrali
campi di
azione
prioritari
i criteri
operativi
linee
generali in
due distinte
aree:
tenendo conto
del contesto
socio-
culturale ed
educativo
per guidare
lo sviluppo
dell’Ispettoria
a lungo
o medio
termine
per guidare i
diversi piani e
progetti
la
preparazione
delle persone
e lo sviluppo
economico e
strutturale
283

29.3 Page 283

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
C Il Progetto Educativo-Pastorale Salesiano
È il piano generale di intervento che guida la realizzazione del cammino
educativo-pastorale in un contesto determinato ispettoriale e locale e
orienta ogni iniziativa e risorsa verso l’evangelizzazione (cfr. Reg. 4; cfr. CG26,
n.39). Risponde alla domanda: Cosa fare e come, per arrivare alla meta prevista?
Un PEPS, essendo più concreto del «Quadro di Riferimento», ha valore per
una durata “a lungo o medio termine”, in riferimento alla situazione in cui
è presente l’Ispettoria o l’opera salesiana. Le mete o finalità che propone,
le aree d’intervento che segna, le linee operative che sceglie, indicano il
processo operativo da percorrere.
Le Costituzioni della Società di San Francesco di Sales fanno riferimento
a questo progetto apostolico in senso globale (Cost. 31; 44), a cui
corrispondono anche diversi articoli dei Regolamenti (Reg. 4-10; 184).
Quindi, esiste una correlazione tra il PEPS ispettoriale e il PEPS di un’opera:
il PEPS ispettoriale definisce il processo dell’Ispettoria, per 3–5 anni.
Indica gli obiettivi, le strategie e le linee d’azione educativo-pastorale
comuni che orientano l’azione pastorale di tutte le comunità e ope-
re. Serve come punto di riferimento per la loro programmazione e
come verifica educativo-pastorale durante questo periodo. È il riferi-
mento per la elaborazione del PEPS di ogni opera, o ambiente locale;
il PEPS di ogni opera o ambiente locale applica alla realtà locale le
linee del PEPS ispettoriale. È il progetto direttamente operativo in
ogni opera (con un solo ambiente) e di ogni ambiente (in un’opera
complessa). In quest’ultimo caso, il PEPS dell’opere salesiane che
si presentano con due o più ambienti diventa uno strumento
importante per la convergenza e unità negli obiettivi e nelle linee di
azione comuni dell’opera. Risponde a due aspetti fondamentali:
- il coordinamento di tutti gli ambienti e, eventualmente, i settori
d’animazione pastorale dell’opera, con la serie conseguente di
criteri, opzioni metodologiche, orientamenti organizzativi e strut-
turali;
- la convocazione, la costituzione, la formazione e il funziona-
mento delle CEP dei diversi ambienti.
284

29.4 Page 284

▲back to top


STRUTTURE E PROCESSI D’ANIMAZIONE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
Tutti gli elementi strutturali (spazi, offerte educative e pastorali, tempi,
orari, calendari) e personali (organismi personali e collegiali) sono
ordinati al raggiungimento dell’obiettivo, nell’arco di circa tre anni. La
corresponsabilità del compito è assunta da tutti i membri di ogni CEP (cfr.
CG23, n.243), ma è particolarmente seguito dal suo Consiglio.
Il CG23 ha proposto che ogni Ispettoria, nella revisione del PEPS
ispettoriale, tra altri aspetti, traduca il cammino di fede in itinerari
concreti e adeguati ai propri destinatari e ai contesti in cui opera
(cfr. CG23, n.230): itinerari di fede, percorsi educativi vocazionali e
iniziazione cristiana dei giovani. L’itinerario è una successione ordinata
di tappe o momenti educativi (con modi e tempi di realizzazione, mezzi
e protagonisti propri) attraverso i quali si raggiungono gli obiettivi
stabiliti nel PEPS. L’itinerario aiuta a rendere operativo il progetto, lo
svolge nel tempo e lo adatta ai diversi destinatari; nell’itinerario, gli
obiettivi divengono movimenti progressivi; il metodo si concretizza in
un insieme d’interventi ed esperienze ordinate in serie successiva (v.
capitolo IV, n.3.2).
D I diversi livelli di concretezza del PEPS
Siamo chiamati a tradurre e a sviluppare il PEPS in itinerari, piani e
programmazioni. Tra questi, segnaliamo: la Programmazione di animazione
ispettoriale, e la Programmazione generale dell’opera Alcune ispettorie
adoperano questi nomi o altri per indicare la stessa cosa.
La Programmazione di animazione ispettoriale è l’applicazione an-
nuale del POI e del PEPS ispettoriali, secondo il seguente schema (ap-
prossimativamente):
obiettivo generale dell’anno, quale cornice di riferimento, oriz-
zonte dentro cui si sviluppa il programma di animazione del
Consiglio ispettoriale;
obiettivi specifi ci, per ogni ambiente pastorale e settore d’ani-
mazione ispettoriale: rappresentano la declinazione dell’obietti-
vo generale e si connotano come mete, traguardi da raggiunge-
re, punti di arrivo su cui focalizzare tutti gli sforzi durante l’anno;
285

29.5 Page 285

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
processi ed interventi per l’animazione e il coordinamento degli
ambienti pastorali e dei settori d’animazione ispettoriale, con la
precisazione dei soggetti coinvolti, degli specifi ci compiti e dei
tempi:
- Comunità e Formazione,
- Missione Educativo-Pastorale,
- Famiglia Salesiana,
- Comunicazione Sociale,
- Economia,
- Altri;
modalità di valutazione per una effettiva verifica del reale rag-
giungimento dei risultati prefissati;
organigramma dell’Ispettoria, cioè, la rappresentazione grafica
della struttura organizzativa generale dell’Ispettoria;
calendario ispettoriale con tutti gli appuntamenti Ispettoriali
dell’anno.
Attraverso questi piani annuali si delinea un cammino graduale che rende
operativo il PEPS ispettoriale, con la verifi ca sistematica realizzata dalla
CEP di ogni opera. La programmazione si fa ogni anno. Viene utilizzato
Programmazione di animazione ispettoriale:
l’applicazione annuale del POI e del PEPS ispettoriali
obiettivo
generale
dell’anno
obiettivi
specifici
processi ed
interventi –
modalità di
valutazione
organigramma
generale
dell’Ispettoria
Calendario
ispettoriale
secondo il
programma
di animazione
del Consiglio
ispettoriale
con speciale
attenzione
durante
l’anno
con la
precisazione
del personale,
degli specifici
compiti e dei
tempi
la
rappresentazione
grafica della
struttura
organizzativa
generale
tutti gli
appuntamenti
ispettoriali
dell’anno
286

29.6 Page 286

▲back to top


STRUTTURE E PROCESSI D’ANIMAZIONE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
in tutte le opere dell’Ispettoria come riferimento per l’elaborazione della
Programmazione Generale di ogni opera.
La Programmazione generale dell’opera è l’applicazione annuale
del PEPS della opera (o eventualmente, i singoli PEPS dei diversi
ambienti e settori d’animazione pastorale dell’opera). Segue questo
schema approssimativo:
obiettivo generale dell’anno, quale cornice di riferimento, orizzon-
te dentro cui si sviluppa il programma di animazione dell’Ispettoria;
obiettivi specifici per ogni ambiente e, eventualmente, settori d’ani-
mazione pastorale dell’opera: rappresentano la declinazione dell’o-
biettivo generale e si connotano come mete, traguardi da raggiun-
gere, punti di arrivo su cui focalizzare tutti gli sforzi durante l’anno;
processi ed gli interventi della CEP dei diversi ambienti e, even-
tualmente, settori d’animazione pastorale, secondo le dimen-
sioni del PEPS, con la precisazione dei soggetti coinvolti, degli
specifici compiti e dei tempi;
modalità di valutazione per una effettiva verifica del reale rag-
giungimento dei risultati prefissati;
organigramma dell’opera, cioè, la rappresentazione grafica de-
gli organi d’animazione e di governo, con indicazioni sui servizi,
orari e funzionamento:
- comuni a tutta l’opera,
- specifici per ogni ambiente e, eventualmente, settori d’ani-
mazione pastorale;
calendario con tutti gli appuntamenti dell’anno.
287

29.7 Page 287

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
Programmazione generale dell’opera: l’applicazione annuale del PEPS locale
(con i PEPS degli diversi ambienti dell’opera)
obiettivo
generale
dell’anno
obiettivi
specifici
per ogni
ambiente
dell’opera
processi ed
interventi –
modalità di
valutazione
organigramma
dell’opera
salesiana
Calendario
secondo il
programma
di animazione
dell’Ispettoria
e del PEPS
locale
con speciale
attenzione
durante
l’anno
con la
precisazione
del personale,
dei compiti e
dei tempi
con la
precisazione
del personale,
dei compiti e
dei tempi
tutti gli
appuntamenti
dell’anno
63
LINEE METODOLOGICHE PER L’ELABORAZIONE E LA
VERIFICA DEL PEPS
A Le fasi dell’elaborazione di un PEPS: una proposta dinamica
È un progetto che vuole essere realistico ed effi cace, per un processo
continuo. Partendo da una situazione iniziale, procede verso le finalità
fi ssate attraverso obiettivi da realizzare. Deve essere elaborato in modo
progressivo. Il PEPS traccia un itinerario in tre momenti che vanno
successivamente ripresi, sviluppati, approfonditi. Lascia spazio per
l’adeguamento dei piani educativi alla realtà mutevole in cui si opera.
In questo processo di elaborazione la CEP deve confrontarsi continuamente
con il «Quadro di Riferimento», tanto per una illuminata analisi della
situazione e per il discernimento delle sfide principali, quanto, e soprattutto,
per l’individuazione degli obiettivi che devono orientare l’azione pastorale
verso le mete segnalate nello stesso «Quadro di riferimento».
Momento dell’analisi della situazione
1 Osservazione attenta e conoscenza della situazione del nostro territorio e
della «tipicità» dei giovani che lo abitano: persone, situazioni, risorse, pro-
288

29.8 Page 288

▲back to top


STRUTTURE E PROCESSI D’ANIMAZIONE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
blemi, tendenze, possibilità. Questo procedimento non è attuato una volta
per tutte. Quest’operazione richiede la capacità di connettere dati prece-
denti con nuove acquisizioni. Occorre attivare la comunicazione, esperien-
ze di partecipazione, reti educative, e il senso di corresponsabilità.
2 Interpretazione educativo-pastorale della situazione: cercando di capire più
profondamente la realtà, “smuovere le acque”, con il desiderio di rinno-
varla, procedendo in tutti i modi di migliorarla. Occorre cogliere obiettiva-
mente la realtà, evitando di formulare affrettate valutazioni in positivo o,
più spesso, in negativo. L’interpretazione si compie alla luce degli elementi
fondamentali della missione salesiana e del Sistema Preventivo.
3 Determinare una visione di futuro con opzioni precise (quattro o cinque
al massimo); nel caso del PEPS ispettoriale, le opzioni sono per tutte le
presenze e per tutti i loro ambienti; nel caso del PEPS locale, per gli am-
bienti della realtà locale. In ogni caso, è importante che queste precise
opzioni scaturiscano dall’analisi della realtà e delle sue urgenze educati-
vo-pastorali.
Momento della progettazione operativa
1 Tradurre le opzioni precise in obiettivi generali che si considerano più
importanti, urgenti e possibili. Questi obiettivi mirano a proposte chiare,
tenendo conto delle persone della CEP e del dinamismo proprio delle
quattro dimensioni della pastorale giovanile.
2 Proporre alcuni processi attraverso i quali si traducono in pratica e si ren-
dono operativi gli obiettivi generali.
3 Concretizzare effettività operative, cioè, interventi precisi, progressivi e verifi-
cabili. In questi interventi si precisano: il gruppo di persone destinatarie (per
chi?); le responsabilità delle diverse persone o équipes (da chi?); il dispiega-
mento delle risorse reali e la programmazione dei tempi (come e quando?).
Momento della verifica del progetto e riprogettazione
La verifica del progetto consente di misurare obiettivamente il suo impatto
del progetto nella realtà. Valuta i risultati alla luce degli obiettivi proposti.
Scopre le nuove possibilità o urgenze apparse, e discerne i nuovi passi da
compiere.
289

29.9 Page 289

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
Per una verifica globale del PEPS, ecco alcuni elementi da non dimenticare:
coinvolgere le diverse persone, gruppi ed équipes interessati. I
soggetti della verifica del PEPS ispettoriale sono il Capitolo Ispet-
toriale, l’Ispettore con il suo Consiglio e l’Équipe Ispettoriale di
Pastorale Giovanile;
generare un vero processo educativo-pastorale. Non ci si deve
limitare a esaminare i prodotti e i risultati. Bisogna invece ravvi-
vare i processi di maturazione individuali e comunitari, incorag-
giare al miglioramento e motivare per migliori risultati;
utilizzare indicatori precisi e misurabili, alla luce dei quali si pos-
sano verifi care i risultati ottenuti e conoscere come sono stati
raggiunti. La prova e l’errore fanno parte del processo: un errore
valutato è fonte di apprendimento; un errore non verificato por-
ta allo scoraggiamento e alla stagnazione;
prestare attenzione all’analisi delle cause – personali, strutturali,
organizzative – che hanno favorito o meno il processo e ade-
guare gli obiettivi alle nuove situazioni e possibilità.
B Criteri fondamentali per l’elaborazione o rielaborazione del PEPS
Come già abbiamo indicato, la finalità della progettazione di un PEPS non è
l’elaborazione di un testo nuovo da mettere in mano agli operatori perché lo
conoscano e lo attuino, ma di aiutare la CEP ad operare con mentalità condivisa
e chiarezza di obiettivi e criteri: una mentalità progettuale di corresponsabilità.
Il PEPS, più che un testo, è un processo mentale e comunitario di
coinvolgimento, chiarificazione ed identificazione: tende a generare nella
CEP la confluenza operativa, prevenendo così la dispersione dell’azione.
Sono di fondamentale importanza il cammino compiuto insieme e la sua
metodologia. Occorre segnalare tre criteri:
a) Un costante discernimento con una acuta e coraggiosa ca-
pacità profetica. La pianifi cazione pastorale non è una pura
impresa tecnica, né un semplice atto spirituale, ma mediazione.
290

29.10 Page 290

▲back to top


STRUTTURE E PROCESSI D’ANIMAZIONE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
Analisi della situazione
Osservazione attenta e conoscenza
del contesto/giovani
Interpretazione
educativo-pastorale
Determinazione
delle opzioni preferenti
Progettazione operativa
Obiettivi generali tenendo conto delle persone della CEP
e delle quattro dimensioni, valide per ogni ambiente e,
eventualmente, i settori d’animazione pastorale
Processi ed interventi: indicando persone
destinatarie, responsabilità dei compiti, risorse reali e
programmazione dei tempi
Verifica del progetto e riprogettazione
291

30 Pages 291-300

▲back to top


30.1 Page 291

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
Chi elabora, realizza e valuta un PEPS, deve maturare un conti-
nuo discernimento in ascolto del piano di Dio. È il Signore che
indica il cammino da compiere e ci offre i punti di riferimento:
l’aderenza alla realtà concreta del tempo e della storia (evitando
proposte astratte ed estranee alla situazione); la centralità della
persona del giovane; l’attenzione alla globalità della proposta
educativo-pastorale salesiana (intesa organicamente secondo
le quattro dimensioni); gli elementi costanti della nostra prassi
educativo-pastorale – il Sistema Preventivo e la Spiritualità Gio-
vanile Salesiana.
Perciò, di fronte alla sfida educativo-pastorale è necessario che
si evitino due atteggiamenti che ostacolano la missione sale-
siana: primo, l’arroccarsi in uno schema progettuale statico, ri-
gido e anonimo; secondo, l’equiparare il progetto di pastorale
giovanile ad altri di natura commerciale, economica e politica,
tradendo l’anima educativo-pastorale del PEPS, la sua natura
evangelica di offerta di salvezza al giovane in Cristo.
b) La collegialità: la partecipazione congiunta di tutti i membri
della CEP coinvolti nel progetto. Con chiarezza si presentino la
motivazione, gli obiettivi e il cammino. Va promosso un dialogo
sereno e progressivo nello studio dei problemi e delle situazioni.
Si valutino sempre gli apporti di tutti. Si crei una vera équipe di
lavoro, capace di animare processi lunghi e complessi.
Ogni vero Progetto Educativo-Pastorale è opera comunitaria e di
collaborazione. Il PEPS ispettoriale coinvolge tutte le comunità
ed opere dell’Ispettoria, il PEPS locale impegna la CEP come sog-
getto della sua elaborazione, attuazione e verifica.
Occorre interessare in modo speciale i membri della Famiglia Sa-
lesiana che lavorano nello stesso territorio (cfr. CG24, n.125): a
livello ispettoriale, mediante l’incontro degli organismi ispettoriali
(équipe ispettoriale di Pastorale Giovanile e /o Consiglio ispettoria-
le) con i rappresentanti dei diversi gruppi della Famiglia Salesiana
presenti nell’Ispettoria; a livello locale, attraverso il dialogo tra la
consulta locale della FS, la comunità SDB e il Consiglio della CEP.
292

30.2 Page 292

▲back to top


STRUTTURE E PROCESSI D’ANIMAZIONE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
Per interessare ed impegnare tutta la CEP in questo processo è
utile la creazione di un gruppo animatore che provochi e motivi,
aiutando a superare gli ostacoli; indichi le linee metodologiche
che favoriscano la partecipazione di tutti i gruppi e organismi
della CEP secondo le loro responsabilità e possibilità; offra gli
elementi e sussidi per la riflessione e lo studio; riassuma e for-
muli le conclusioni per riproporle al gruppo. Questo gruppo, a
livello ispettoriale, può essere l’équipe ispettoriale di Pastorale
Giovanile allargata ad altre persone competenti e qualificate; a
livello locale, il Consiglio della CEP o l’équipe di pastorale;
c) La comunicazione: mediante la condivisione delle linee proget-
tuali da parte di coloro che sono soggetti e agenti nel progetto.
Insieme a questo atteggiamento aperto, urge, fin dall’inizio, la
chiarezza circa i diversi livelli di partecipazione (discussione, de-
cisione, esecuzione) e i loro responsabili. In questo processo,
salesiani e laici fanno esperienza di comunione e di condivisione
nello spirito di Don Bosco nella sua missione. Tutti i componenti
della CEP percorrono un cammino di discernimento, partecipan-
do attivamente alla ricerca degli obiettivi e linee d’azione del
PEPS (CG24, nn.119-120).
La complessità dell’organizzazione non deve mettere in ombra lo spirito
educativo e pastorale che la sottende. Ogni attività è la parte che deve rendere
palese e evidente il tutto: l’educazione dei giovani alla vita e all’incontro con il
Dio della vita.
Mettere mano alla progettazione, attuarla ed essere capaci di revisione e di
cambiamento non è né superficialità né complicazione. È piuttosto il segno
della maturità educativa, di un servizio specializzato che si pone in continua
conversione per la promozione della vita in una società continuamente
mutevole. È capacità di realismo, di amore e rispetto per i giovani. È coerenza
con le decisioni educative che essi attendono e meritano. È la realizzazione
di una sinfonia educativa, frutto di un cammino pedagogico, a lungo
andare il più fruttuoso fra tutte le opere dell’umanità.
293

30.3 Page 293

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
294

30.4 Page 294

▲back to top


ATTIVITÀ E OPERE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
EPILOGO

30.5 Page 295

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
Lo spirito salesiano trova il suo modello e la
sua sorgente nel cuore stesso di Cristo, apostolo
del Padre. Nella lettura del Vangelo siamo più
sensibili a certi lineamenti della figura del Signore:
la gratitudine al Padre per il dono della vocazione
divina a tutti gli uomini; la predilezione per i
piccoli e i poveri; la sollecitudine nel predicare,
guarire, salvare sotto l’urgenza del Regno che viene;
l’atteggiamento del Buon Pastore che conquista con
la mitezza e il dono di sé; il desiderio di radunare i
discepoli nell’unità della comunione fraterna»
(Costituzioni della Società di San Francesco di Sales 11)
296

30.6 Page 296

▲back to top


EPILOGO
PREGHIERA A DON BOSCO
Padre e Maestro della gioventù,
San Giovanni Bosco,
docile ai doni dello Spirito e aperto alle realtà del tuo tempo
sei stato per i giovani, soprattutto per i piccoli e i poveri,
segno dell’amore e della predilezione di Dio.
Sii nostra guida nel cammino di amicizia con il Signore Gesù,
in modo che scopriamo in Lui e nel suo Vangelo
il senso della nostra vita
e la fonte della vera felicità.
Aiutaci a rispondere con generosità
alla vocazione che abbiamo ricevuta da Dio,
per essere nella vita quotidiana
costruttori di comunione,
e collaborare con entusiasmo,
in comunione con tutta la Chiesa,
all’edificazione della civiltà dell’amore.
Ottienici la grazia della perseveranza
nel vivere una misura alta di vita cristiana,
secondo lo spirito delle beatitudini;
e fa’ che, guidati da Maria Ausiliatrice,
possiamo trovarci un giorno con te
nella grande famiglia del cielo. Amen
297

30.7 Page 297

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
COMMENTO DELLE ILLUSTRAZIONI
ICONA 1
Alla scena di Gesù con gli apostoli, subentra la scena di Gesù con
le folle: la vita è fatta di incontri. Il Signore si pone davanti a noi
come un pastore. Qui, un giovane, in una missione salesiana.
Questa pecora ha trovato qualcuno che non la disprezza. Un
invito: stare con Gesù, per attingere da lui l’amore di Dio,
la sua compassione. Bella questa parola, come un miracolo,
come filo conduttore. Ciò che offre alla gente è per prima cosa
la compassione. Il suo sguardo va a cogliere la stanchezza, gli
smarrimenti, la fatica dei suoi (il gregge sotto). La sua vita donata per
il bene del gregge, le sue parole pronunciate per accompagnare. Per lui
prima di tutto c’è la persona, la salute profonda del cuore. La prima cosa
che i discepoli imparano da Gesù è quella di commuoversi semplicemente,
divinamente. La commozione profonda del cuore: un sentimento divino e
profondamente salesiano! È la commozione la risposta giusta, non passa
mai, come le quattro stagioni (quattro alberi sotto). Abitiamo la vita e la
cultura dei giovani per non privare loro della nostra compassione.
ICONA 2
Gesù pregò per i suoi discepoli e per tutti coloro che avrebbero
creduto in lui, in ogni tempo e in ogni luogo (cielo stellato).
Egli pregò allora anche per le persone del nostro tempo,
anche per i nostri giovani. Gente stanca nel deserto, che ha
camminato sotto il sole, senza orientamento, con la faccia
bruciata dalla fatica, dal dolore, dalla stanchezza... Gente che
lo cerca perché desidera ascoltarlo. Giovani in cerca del riposo
vero, che hanno bisogno di parole di salvezza, parole eterne,
parole che rimangono.. camminano verso il Signore (il calice, tra la terra
e il cielo). Le mani di Dio si allargano per radunare e accarezzare i fi gli
dispersi. Spetta a noi sostenerne la speranza, facendo in modo che essi
possano fare esperienza della provvidenziale azione di Dio. Egli è un vento
di comunione che ci sospinge gli uni verso gli altri.
298

30.8 Page 298

▲back to top


EPILOGO
ICONA 3
Gesù attraversa il paese dei samaritani, forestiero in mezzo
a gente d’altra tradizione e religione. In questo suo andare
libero fa nascere la sete e lui stesso offre la caraffa d’acqua.
Gesù raggiunge la sete profonda di quella donna offrendo
un «di più» di bellezza, di bontà, di vita, di primavera: «Ti
darò un’acqua che diventa sorgente che zampilla». In realtà,
Dio è Fonte inesauribile della vita fresca dall’inizio dei tempi, da
quando sono stati creati le specie terrestri (cervo), il mare (pesce)
e l’aria (uccello). Gesù dona alla samaritana di ricongiungersi alla sua
sorgente e di diventare lei stessa sorgente. Un’immagine bellissima. La
donna di Samaria di occhi chiari, lieti, sereni e pieni di bontà. Non placherà
la sua sete bevendo a sazietà, ma placando la sete d’altri; si illuminerà
illuminando altri, riceverà gioia donando gioia. Diventare sorgente,
bellissimo progetto di vita per ogni evangelizzatore: far sgorgare e
diffondere speranza, accoglienza, amore.
ICONA 4
Nessuna parola come il termine «vita» riesce in ogni lingua a
riassumere in maniera pregnante ciò a cui l’essere umano
massimamente aspira. «Vita» indica la somma dei beni
desiderati ed al tempo stesso ciò che li rende possibili, acquisibili,
duraturi. La storia dei giovani non è forse segnata dalla ricerca
di qualcosa o qualcuno che sia in grado di assicurargli la vita?
Ma, quale vita? La vita “in abbondanza” di Dio, che sorpassa
tutte le aspirazioni che possono nascere nel cuore umano, come
il tramonto illumina i campi. La vita è un posto fra le mani di Dio, come i
passeri che hanno il nido tra i rami fioriti dell’albero. La vita nuova si irradia
ad ogni ambito dell’esperienza umana dei giovani: in famiglia, a scuola,
nel lavoro, nelle attività di ogni giorno e nel tempo libero. Essa comincia
a fiorire qui, ora. Segno della sua presenza e della sua crescita è la carità
pastorale. Una schiera numerosa di educatori salesiani, nella quotidianità
della vita, si spendono con generosità, con creatività e con competenza a
favore della vita delle nuove generazioni.
299

30.9 Page 299

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
ICONA 5
Gesù si affi anca ai due discepoli sconsolati di Emmaus lungo
il cammino. Riconosce i suoi fi gli in ogni angolo del mondo.
Li accompagna, “cammina al loro fi anco”… Il Signore ci
raggiunge nella nostra vicenda quotidiana di viandanti.
E cambia il cuore, gli occhi e il cammino di ciascuno. Sullo
fondo, Don Bosco: quanti gustarono la ricchezza di un
incontro capace di sconvolgere la vita! Il Signore chiede anche
a noi educatori salesiani il coraggio di metterci in cammino, farci
compagni di viaggio, non solo del viaggio esteriore (seduti nel cammino),
ma anche del viaggio interiore (ascolto). Ogni presenza salesiana incrocia
la strada dei giovani del mondo, sogna di fare della casa salesiana una
famiglia per loro. Perciò ci vuole una Comunità Educativo-Pastorale che
chiama ciascuno per nome, che si misura dalla qualità dei rapporti umani
che si sono instaurati.
ICONA 6
Cristo ha indossato i nostri vestiti: il dolore e la gioia dell’essere
uomo, la fame, la sete, la stanchezza, le speranze e le delusioni,
tutte le nostre angustie fi no alla morte. E ha dato a noi i
suoi “vestiti”, il dono del nuovo essere: “Rivestire l’uomo
nuovo, creato secondo Dio”. Prima di essere una decisione,
la realizzazione dell’uomo nuovo è opera di Dio. Ma ci vuole
un impegno progettuale per la trasmissione di una fede viva.
Il Progetto Educativo-Pastorale è solo uno strumento pastorale e
risponde ai due grandi obiettivi (umanizzare ed educare i giovani alla
fede) mediante le quattro dimensioni che integrano e arricchiscono tutta
la persona, che la fanno rinascere dal di dentro, come la corolla con i
petali forma un unico fi ore. Ogni giovane (di ogni età e condizione) ha
dentro di sé un tesoro di luce, un sole interiore, che è la nostra immagine
e somiglianza con Dio. La Pastorale Giovanile Salesiana altro non è che la
gioia (bello il sorriso dei ragazzi !) di liberare tutta la luce del Risorto.
300

30.10 Page 300

▲back to top


EPILOGO
ICONA 7
«Io ho scelto voi». E questa chiamata è precisamente ciò che
garantisce la nostra effi cacia apostolica, la fecondità del
nostro servizio. Siamo dei contadini pazienti e fi duciosi, ma
dobbiamo esaminare dove e come portiamo frutto. Dio si
prende cura come nessun altro di questo campo seminato,
di questo piccolo orto che sono le nostre opere: lavora, pota,
sentiamo le sue mani su di noi ogni giorno. Lo sguardo è sulla
fecondità, non dare vita è già morire. L’albero delle nostre opere
apostoliche si rinnova, moltiplica la vita. Il seme va dove soffi a il vento,
lontano dal clamore e dal rumore, si pianta nei solchi della storia e dei
popoli. Nascono nuove presenze educative e pastorali perché la missione
salesiana contiene molte più energie di quanto sembri, molta più luce e
germi divini. Tutto un vulcano di vita: la gemma si muta in fiore, il fiore in
frutto, il frutto in seme.
ICONA 8
«Come colui che serve». Servire: verbo dolce ed impegnativo
insieme. In questi versetti troviamo l’immagine autentica, reale
e concreta dell’animazione e il coordinamento dell’azione
pastorale. La corresponsabilità dà forma concreta alla
comunione, comporta allenare il discernimento spirituale,
l’ascolto reciproco, la condivisione, la mutua testimonianza,
fi no a maturare, secondo la responsabilità di ciascuno, una
proposta coordinata e organica. L’azione educativo-pastorale non
è fatta di interventi sconnessi, ma il tutto rientra in un piano condiviso, in
scelte e percorsi formativi adeguati. La Pastorale Giovanile Salesiana mette
in campo tutte le energie, accompagna con i suoi dinamismi le modalità
di animazione.
301

31 Pages 301-310

▲back to top


31.1 Page 301

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
GLOSSARIO
AMBIENTE PASTORALE o SETTORE DI ATTIVITÀ: si riferisce alle
strutture educative e pastorali in cui si svolge la missione salesiana secondo
una specifica proposta educativo-pastorale. Ognuno di essi, a modo proprio,
crea un’atmosfera e attua uno stile di rapporti all’interno della Comunità
Educativo-Pastorale. Sono: l’Oratorio-Centro Giovanile; la scuola e il Centro
di Formazione Professionale (eventualmente il Centro di formazione Pre-
professionali ed il convitto scolastico); le istituzioni d’educazione superiore
(eventualmente i centri accademici, i collegi e le residenze per giovani
universitari); la parrocchia e il santuario affidati ai salesiani (eventualmente
le chiese pubbliche); le opere – servizi sociali per giovani a rischio. Un’opera
salesiana può comprendere più ambienti che si completano a vicenda per
meglio esprimere la missione salesiana.
SETTORE D’ANIMAZIONE PASTORALE: si riferisce alle molteplici attività
o ambiti educativo-pastorali, presenti trasversalmente nelle opere e negli
ambienti tradizionali segnalati sopra. In sintesi, possiamo segnalare: l’animazione
delle vocazioni apostoliche; l’animazione missionaria e del volontariato nelle
sue diverse forme; le proposte di pastorale giovanile rilevanti che riguardano
la comunicazione sociale. Inoltre, la missione salesiana si svolge anche entro
alcune altre realtà significative come il Movimento Giovanile Salesiano e i diversi
campi d’azione specializzati a livello locale o ispettoriale come viene espresso
nel capitolo VI: i servizi di formazione cristiana e di animazione spirituale o le
associazioni e servizi di animazione nel campo del tempo libero.
SETTORE D’ANIMAZIONE ISPETTORIALE: è il campo o area dell’azione
di una ispettoria e opera. Quelli fondamentali nell’ispettorie sono: Pastorale,
Formazione, Famiglia Salesiana, Economia, Comunicazione Sociale. A questi
si aggiungono le diverse aree in cui ciascuno di essi si esprime.
COMUNITÀ EDUCATIVO-PASTORALE (CEP) (cfr. Cost. 47; CG24,
nn.149-179): è la forma salesiana d’animazione di ogni realtà educativa intesa
alla realizzazione della missione di Don Bosco. Non è una nuova struttura che
si aggiunge agli altri organismi di gestione e di partecipazione esistenti nelle
diverse opere o ambienti pastorali e non è neanche soltanto un’organizzazione
di lavoro o una tecnica di partecipazione. È l’insieme di persone (giovani e
adulti, genitori ed educatori, religiosi e laici, rappresentanti di altre istituzioni
ecclesiali e civili e appartenenti anche ad altre religioni, uomini e donne di
302

31.2 Page 302

▲back to top


EPILOGO
buona volontà) che operano insieme per l’educazione e l’evangelizzazione dei
giovani, specialmente i più poveri secondo lo stile di Don Bosco. Tale insieme
è a cerchi concentrici, in base al grado di condivisione delle responsabilità dei
singoli nella missione.
CONSIGLIO DELL’OPERA: raduna la comunità religiosa (o almeno la sua
espressione di governo: direttore e consiglio locale) e i principali corresponsabili
degli ambienti o settori di attività. Animati dallo stesso carisma e partecipi
dell’unica missione si fanno carico di rendere presente in un territorio il dono e
il servizio del carisma salesiano nella sua significatività; condividono in solido le
varie responsabilità che derivano dalla gestione di tutti gli ambienti di un’opera;
si ritrovano non soltanto per organizzare, decidere, governare, ma anche per
formarsi e per costruire cammini di riflessione.
CONSIGLIO DELLA CEP (cfr. CG24, nn.160-161; 171-172) è l’organismo che
anima e coordina l’attuazione del Progetto Educativo-Pastorale. La sua funzione
è favorire il coordinamento e la corresponsabilità di tutti al servizio dell’unità del
progetto pastorale dell’opera salesiana, o delle CEP dei diversi ambienti nelle
opere complesse. Se esiste una sola CEP, allora esiste un solo consiglio della CEP
che coincide con il Consiglio dell’opera. Se invece esistono tante CEP quanti
gli ambienti dell’opera, ognuno di essi ha il proprio consiglio, mentre esiste il
consiglio dell’opera è costituito dai rappresentanti dei consigli delle diverse CEP.
CONSIGLIO DELLA COMUNITÀ o CONSIGLIO LOCALE o CONSIGLIO
DELLA CASA (cfr. Cost. 178): composto da confratelli della comunità con
il compito di collaborare nell’animazione e nel governo con il direttore che lo
convoca e lo presiede. Spetta all’Ispettore con il consenso del suo Consiglio,
udito il parere della comunità locale, determinare quali settori delle attività
della comunità devono essere rappresentati nel Consiglio.
DIRETTORIO ISPETTORIALE (cfr. Cost. 171): testo normativo affidato
nella sua formazione e revisione al Capitolo Ispettoriale. Scopo prioritario di
questo regolamento, attraverso le sue norme particolari, è quello di promuovere
e garantire il carisma e la salesianità di ogni singola opera all’interno della
comunità ispettoriale.
DICASTERO (cfr. Cost. 133; Reg. 107): I Dicasteri sono dei raggruppamenti di
servizi di animazione di ciascuno dei settori in cui è suddivisa l’amministrazione
della Direzione Generale Opere Don Bosco. Ogni Dicastero è sotto la
responsabilità di un Consigliere che funge da capo Dicastero.
303

31.3 Page 303

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
MOVIMENTO GIOVANILE SALESIANO (MGS): è costituito da gruppi e
associazioni che si riconoscono nella spiritualità e nella pedagogia salesiana,
alla scuola di don Bosco e di madre Mazzarello. Mantenendo la propria
organizzazione operativa, assicurano nella pluralità una presenza educativa di
qualità, specialmente nei nuovi spazi di socializzazione dei giovani. Movimento
“di giovani per i giovani”, definito dal riferimento alla comune spiritualità e
dalla comunicazione tra i gruppi che assicura la circolazione di messaggi e
valori, l’MGS unisce giovani molto diversi tra loro, da quelli più lontani per i quali
la spiritualità è un richiamo appena in germe, a quelli che in modo esplicito e
consapevole fanno propria la proposta e l’impegno apostolico salesiani.
NUCLEO ANIMATORE: È un gruppo di persone che si identifica con la
missione, il sistema educativo e la spiritualità salesiana e assume solidalmente
il compito di convocare, motivare, coinvolgere tutti coloro che si interessano
di una opera, per formare con essi la comunità educativa e realizzare un
progetto di evangelizzazione ed educazione dei giovani. La comunità religiosa,
punto di riferimento carismatico (cfr. CG25, nn.78-81), non esaurisce il nucleo
animatore ma è una delle parti integranti; in fatti, questo deve essere capace
di allargarsi verso l’esterno, coinvolgendo in forme e modi diversi tutti quelli
che desiderano impegnarsi nell’opera salesiana. Tale nucleo animatore, non
essendo una “struttura di governo”, è unico per l’intera opera, ma può
coincidere con il Consiglio dell’Opera o/e il Consiglio della CEP, a seconda
della complessità dell’opera e dei diversi ambienti.
PROGETTO EDUCATIVO-PASTORALE SALESIANO (PEPS) (cfr.
CG24, nn. 5.42): È il piano generale di intervento che guida la realizzazione del
cammino educativo-pastorale in un contesto ispettoriale e locale determinato
e orienta ogni iniziativa e risorsa verso la realizzazione propria della missione
salesiana. Ha una durata “a lungo o medio termine”(per 3–5 anni), in
riferimento alla situazione in cui è presente l’Ispettoria o l’opera salesiana.
Obiettivo del PEPS, quindi, non è soltanto la definizione dei contenuti
riguardanti i vari ambienti pastorali a livello ispettoriale e locale, ma anche
la definizione delle dimensioni con cui i vari PEPS degli ambienti vengono
costruiti. La formulazione del PEPS, e di conseguenza dei PEPS degli ambienti,
ha in primo luogo l’obiettivo di essere sostegno alla programmazione della
missione della intera CEP ispettoriale o locale.
PROGETTO EDUCATIVO-PASTORALE SALESIANO ISPETTORIALE
(PEPS Ispettoriale): definisce il processo dell’Ispettoria ed indica gli
obiettivi, le strategie e le linee d’azione educativo-pastorale comuni che
304

31.4 Page 304

▲back to top


EPILOGO
orientano l’azione pastorale di tutte le opere, ambienti e settori d’animazione
pastorale. Serve come punto di riferimento per la loro programmazione e
come verifica educativo-pastorale durante questo periodo.
PROGETTO EDUCATIVO-PASTORALE SALESIANO di OGNI
OPERA o AMBIENTE LOCALE: applica alla realtà locale le linee del PEPS
ispettoriale. È il progetto direttamente operativo in ogni opera (con un solo
ambiente) e di ogni ambiente (in un’opera complessa). In quest’ultimo caso,
il PEPS delle opere salesiane che si presentano con due o più ambienti diventa
uno strumento importante per la convergenza e unità negli obiettivi e nelle
linee di azione comuni dell’opera. Risponde a due aspetti fondamentali: il
coordinamento di tutti gli ambienti e settori d’animazione pastorale dell’opera,
con la serie conseguente di criteri, opzioni metodologiche, orientamenti
organizzativi e strutturali; la convocazione, la costituzione, la formazione e il
funzionamento delle CEP dell’opera e degli ambienti.
PROGRAMMAZIONE DI ANIMAZIONE ISPETTORIALE: l’applicazione
annuale del PEPS ispettoriale, elaborato annualmente dal Consiglio
Ispettoriale, con la collaborazione delle opere. Serve di riferimento ispettoriale
per la elaborazione della programmazione annuale generale dell’opere.
PROGRAMMAZIONE GENERALE DELL’OPERA: l’applicazione annuale
del PEPS della opera (o eventualmente, dei singoli PEPS dei diversi ambienti e
dei settori d’animazione pastorale dell’opera). Lo elabora il Consiglio dell’Opera,
con la collaborazione dei consigli delle CEP dei vari ambienti pastorali.
PROGETTO ORGANICO ISPETTORIALE (POI): è un piano strategico di
animazione e di governo che regola lo sviluppo e la continuità delle decisioni
dell’Ispettoria (cfr. CG25, nn.82-84). È uno strumento pratico che ha lo scopo
di coordinare ad un fine le risorse educative e pastorali presenti nell’Ispettoria.
Inoltre, é punto di riferimento per tutti i progetti e programmazioni delle
comunità ed opere.
“QUADRO DI RIFERIMENTO” PER LA PASTORALE GIOVANILE
SALESIANA: è uno strumento (con le ispirazioni di fondo e gli orientamenti
di azione) offerto dal Dicastero per la Pastorale Giovanile per illuminare e
orientare il cammino pastorale di ogni CEP Ispettoriale e locale; per guidare
l’azione pastorale di ogni delegato ispettoriale e locale di Pastorale Giovanile
e delle loro équipes; per contribuire alla formazione di tutti coloro - salesiani,
educatori ed educatrici - che sono corresponsabili della missione salesiana.
305

31.5 Page 305

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
INDICE
Presentazione.................................................................................................................. 8
Premessa alla terza edizione .................................................................................... 10
Documentazione.......................................................................................................... 13
PARTE PRIMA
Capitolo I
ABITARE LA VITA E LA CULTURA DEI GIOVANI DI OGGI
1. «Ecco il tuo campo, ecco dove devi lavorare» ......................................... 24
2. Simpatia e volontà di contatto con i giovani ............................................ 25
3. Un discernimento di educatori e di credenti ............................................ 27
4. Comunione nell’amore con gli altri ............................................................. 29
5. La Pastorale Giovanile Salesiana esprime la missione salesiana.......... 30
6. Moltiplicare e qualificare i luoghi di incontro con i giovani ................. 34
7. Duplice fedeltà ................................................................................................... 35
Capitolo II
DAL CRISTO EVANGELIZZATORE ALLA CHIESA EVANGELIZZATRICE
1. Gesù Cristo, Buon Pastore, manifestazione piena dell’Amore di Dio..... 42
2. Gesù ci rivela il Mistero di Dio, Comunità di Amore................................... 44
3. La Chiesa, chiamata a continuare la missione di Gesù .............................. 45
4. La missione salesiana ......................................................................................... 46
5. Maria, Madre e Maestra ................................................................................... 47
Capitolo III
EVANGELIZZARE ED EDUCARE: LA NOSTRA IDENTITÀ APOSTOLICA
1. La vita in pienezza e la felicità dell’essere umano ..................................... 52
2. Orientato a Cristo, uomo perfetto..................................................................... 54
2.1. Integrare l’amore per la vita e l’incontro con Gesù Cristo ........... 54
2.2. L’originalità e l’audacia dell’arte educativa di Don Bosco ............ 57
3. Evangelizzare ed educare secondo un progetto
di promozione integrale.............................................................................................. 57
3.1. L’orizzonte di comprensione della evangelizzazione ...................... 57
306

31.6 Page 306

▲back to top


INDICE
3.2. Il rapporto dell’azione educativa con l’azione evangelizzatrice ....... 59
a) I risvolti educativi dell’ antropologia cristiana
b) Il Vangelo, ispirazione radicale
c) Buona notizia nella varietà delle culture e tradizioni religiose
4. La scelta di campo apostolica ............................................................................. 64
4.1. I giovani, specialmente i più poveri, sono la nostra scelta
determinante .............................................................................................................. 64
a) Un amore costante e forte verso i più poveri
b) La povertà compromette le riserve educative e la crescita dei giovani
4.2. L’umanizzazione e l’evangelizzazione della cultura ........................ 67
a) Fedeltà al Vangelo e fedeltà alla cultura
b) Le sfide della cultura attraversano tutte le esperienze pastorali
PARTE SECONDA
Capitolo IV
IL SISTEMA PREVENTIVO: UNA ESPERIENZA SPIRITUALE ED EDUCATIVA
1. La missione salesiana è illuminata dalla prassi di Don Bosco ............... 78
1.1. Lo spirito salesiano si ispira allo stile del Buon Pastore.................. 78
1.2. L’incarnazione dello «spirito salesiano» è il Sistema Preventivo ...... 79
a) L’attuazione (l’attualità) pastorale-spirituale-pedagogica di Don Bosco
b) Il principio ispiratore è la carità pastorale
c) Il Sistema Preventivo coinvolge l’educatore
e la comunità da cui fa parte
2. Il Sistema Preventivo come spinta pastorale................................................. 82
2.1. Un progetto educativo integrale............................................................... 82
2.2. La duplice valenza dell’educazione preventiva.................................. 83
a) Il Sistema Preventivo nelle situazioni di disagio e recupero
b) L’arte di educare in positivo
3. Il Sistema Preventivo come proposta si spiritualità.................................... 89
3.1. La spiritualità è prima di tutto vita nello Spirito ................................ 91
a) Il primato della gratuità di Dio
b) L’incontro con Cristo
c) La vita nello Spirito Santo
307

31.7 Page 307

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
3.2. Una proposta originale di vita cristiana:
Spiritualità Giovanile Salesiana ......................................................................... 92
a) La spiritualità salesiana, espressione concreta della carità pastorale
b) Programma e cammino della Spiritualità Giovanile Salesiana
c) Progettare itinerari di educazione alla fede
Capitolo V
COMUNITÀ EDUCATIVO-PASTORALE: FARE DELLA CASA
UNA FAMIGLIA PER I GIOVANI
1. Pastorale Giovanile Salesiana: un’esperienza comunitaria .................. 108
1.1. L’esperienza comunitaria nello spirito salesiano e nella missione . 108
a) Una comunione al servizio d’una stessa missione
b) La forma salesiana di essere presenti tra i giovani
c) La CEP coinvolge molte persone intorno al
Progetto Educativo-Pastorale Salesiano
d) La CEP e la famiglia
e) La CEP, come esperienza significativa di Chiesa nel territorio
1.2. L’animazione della CEP............................................................................... 114
a) Accompagnamento di ambiente
b) Accompagnamento di gruppo
c) Accompagnamento personale
1.3. Un servizio specifico di animazione: il nucleo animatore........... 117
a) Un gruppo di persone in reciproco arricchimento
b) Nuovi modelli organizzativi
2. Il cuore dell’educatore salesiano ...................................................................... 119
2.1. L’indispensabile «interiorità apostolica»............................................. 119
a) Entrare più profondamente nel Vangelo
b) La prima forma di evangelizzazione è la testimonianza
2.2. La identità carismatica salesiana ............................................................ 121
2.3. Nella via dell’educazione privilegia lo stile dell’animazione ...... 122
a) Privilegiare nelle persone i processi di personalizzazione e di crescita
b) La presenza attiva degli educatori tra i giovani
308

31.8 Page 308

▲back to top


INDICE
2.4. Intelligenza pastorale per dinamizzare il PEPS ................................. 124
a) Leggere «educativamente» l’attuale condizione giovanile
b) L’impegno paziente di adattamento e di formazione
3. Il Sistema Preventivo come pedagogia pratica:
lo stile educativo salesiano....................................................................................... 126
3.1. L’Oratorio di Don Bosco, criterio delle nostre attività e opere.. 126
a) Il “criterio oratoriano”, ispirazione e paradigma per le nostre
attività ed opere
b) Indicatori generali per il discernimento e il rinnovamento
3.2. Modalità di convivenza e comunione dello “stile salesiano” ... 128
a) Casa che accoglie (esperienza di “spirito di famiglia”)
b) Parrocchia che evangelizza (il vissuto religioso e la pedagogia
degli itinerari)
c) Scuola che avvia alla vita (la crescita integrale attraverso
l’educazione)
d) Cortile per incontrarsi tra amici e vivere in allegria (la pedagogia
della gioia e della festa)
Capitolo VI
PROGETTO EDUCATIVO-PASTORALE SALESIANO:
STRUMENTO OPERATIVO
1. Una mentalità progettuale ................................................................................. 136
2. Il Progetto Educativo-Pastorale Salesiano .................................................... 137
2.1. PEPS come progetto apostolico salesiano ........................................ 137
a) Il PEPS è la mediazione storica e lo strumento operativo
b) Caratteristiche fondamentali
2.2. PEPS come processo dinamico ed integrale ..................................... 140
a) La comprensione articolata della Pastorale Giovanile Salesiana
b) Il senso delle quattro dimensioni
2.3. Specificità di ogni dimensione e le scelte necessarie.................... 142
a) Dimensione dell’educazione alla fede
b) Dimensione educativo-culturale
c) Dimensione dell’esperienza associativa
d) Dimensione vocazionale
309

31.9 Page 309

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
2.4. Scelte trasversali della Pastorale Giovanile Salesiana.................... 155
a) L’animazione delle vocazioni apostoliche
b) L’animazione missionaria e del volontariato nelle sue diverse forme
c) La Comunicazione Sociale
2.5. Il Movimento Giovanile Salesiano ......................................................... 165
a) Identità e natura del MGS
b) Campi di azione privilegiati del MGS
c) Funzionamento e visibilità del MGS
PARTE TERZA
Capitolo VII
ATTIVITÀ E OPERE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
1. Una pastorale organica: unità nella diversità............................................. 176
2. I diversi ambienti ed attività ............................................................................... 177
2.1. L’Oratorio-Centro Giovanile ..................................................................... 177
2.1.1. L’originalità dell’Oratorio salesiano
2.1.2. La Comunità Educativo–Pastorale dell’Oratorio–Centro Giovanile
a) L’importanza della CEP dell’Oratorio-Centro Giovanile
b) I soggetti della CEP dell’Oratorio-Centro Giovanile
2.1.3. La proposta educativo–pastorale dell’Oratorio-Centro Giovanile
a) Un processo di evangelizzazione
b) Un’educazione in stile salesiano
c) Un’educazione che s’inserisce nella società per trasformarla
d) Un’esperienza per la maturazione vocazionale
2.1.4. L’animazione pastorale organica dell’Oratorio–Centro Giovanile
a) Principali interventi della proposta
b) Le strutture di partecipazione e di responsabilità
2.2. La scuola e il Centro di Formazione Professionale salesiani ...... 189
2.2.1. L’originalità della scuola e del Centro di Formazione
Professionale salesiani
2.2.2. La Comunità Educativo-Pastorale della scuola/CFP salesiani
a) L’importanza della CEP della scuola/CFP salesiani
b) I soggetti della CEP della scuola/CFP salesiani
2.2.3. La proposta educativo-pastorale della scuola/CFP salesiani
a) L’ispirazione ai valori evangelici e la proposta fede
b) L’educazione efficiente e qualificata
310

31.10 Page 310

▲back to top


INDICE
c) La pedagogia salesiana
d) La funzione sociale e l’attenzione ai più bisognosi
2.2.4. La animazione pastorale organica della scuola/CFP salesiani
a) Principali interventi della proposta
b) Le strutture di partecipazione e di responsabilità
2.3. La presenza Salesiana nell’Educazione Superiore .......................... 204
2.3.1. L’originalità della presenza dei salesiani
nell’Educazione Superiore
2.3.2. Le istituzioni Salesiane di Educazione Superiore
a) La Comunità accademica delle Istituzioni Salesiane di
Educazione Superiore
b) Il Progetto Istituzionale
c) La proposta educativo-pastorale
d) L’animazione pastorale organica delle Istituzioni Salesiane di
Educazione Superiore
2.3.3. Strutture di accoglienza per studenti universitari
a) La Comunità Educativo-Pastorale delle strutture d’accoglienza
di studenti universitari
b) La proposta educativo-pastorale nei collegi e nelle residenze
universitarie
c) L’animazione pastorale organica nei collegi e nelle residenze
universitarie
2.4. La parrocchia e il santuario affidati ai salesiani .............................. 220
2.4.1. L’originalità della parrocchia e santuario affidati ai salesiani
2.4.2. La Comunità Educativo-Pastorale della parrocchia e del
santuario affidati ai salesiani
a) L’importanza della CEP della parrocchia e santuario affidati ai
salesiani
b) I soggetti della CEP della parrocchia e del santuario affidati ai
salesiani
2.4.3. La proposta educativo–pastorale della parrocchia e del
santuario affidati ai salesiani
a) Un centro di evangelizzazione ed educazione alla fede
b) Una presenza della Chiesa aperta e inserita nel territorio
c) Una comunità dallo sguardo missionario
d) Un’opzione chiara per i giovani e per le classi popolari
2.4.4. L’animazione pastorale organica della parrocchia e del
santuario affidati ai salesiani
311

32 Pages 311-320

▲back to top


32.1 Page 311

▲back to top


LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
a) Principali interventi della proposta
b) Le strutture di partecipazione e di responsabilità
2.5. Le opere – servizi sociali per giovani a rischio.................................. 233
2.5.1. L’originalità delle opere e dei servizi per i giovani a rischio
2.5.2. La Comunità Educativo-Pastorale dell’opera sociale
a) L’importanza della CEP dell’opera sociale
b) I soggetti della CEP dell’opera sociale
2.5.3. La proposta educativo-pastorale dell’opera sociale
a) L’ispirazione evangelizzatrice
b) Una proposta educativa integrale ed organica
c) La scelta del criterio preventivo
d) La prospettiva sociale e politica
2.5.4. La animazione pastorale organica nell’opera sociale
a) Principali interventi della proposta
b) Le strutture di partecipazione e di responsabilità
2.6. Altri opere e servizi nei diversi ambienti ............................................. 247
a) Esperienze o servizi di animazione ed orientamento vocazionale
b) Servizi specializzati di formazione cristiana e di animazione
spirituale
c) Servizi di animazione del Tempo Libero
Capitolo VIII
STRUTTURE E PROCESSI D’ANIMAZIONE DELLA PASTORALE
GIOVANILE SALESIANA
1. Una pastorale giovanile organica e articolata ........................................... 258
1.1. Progettazione e attuazione della pastorale giovanile................... 258
a) A livello delle strutture di governo e di animazione ispettoriale
b) A livello di comunità e opere salesiane locali
1.2. Una particolare modalità di svolgimento dell’azione apostolica:
l’animazione pastorale ......................................................................................... 261
a) Caratteristiche dell’animazione salesiana
b) Principi e criteri per l’animazione dei processi e delle strutture
2. L’animazione e il coordinamento locale ....................................................... 265
2.1. Una comunità salesiana animatrice d’una opera salesiana ....... 265
a) La comunità SDB
312

32.2 Page 312

▲back to top


INDICE
b) Il Direttore SDB
c) Il Consiglio della comunità
d) Il consiglio della CEP e/o dell’opera
e) Il coordinatore locale della Pastorale Giovanile con un’équipe
f) Altri organismi e funzioni di animazione e governo nella CEP
2.2. Altri modelli d’animazione della CEP nelle opere salesiane ...... 271
a) Opere salesiane gestite da laici con una presenza comunitaria
b) Opere gestite da laici all’interno del progetto ispettoriale salesiano
3. L’animazione e il coordinamento ispettoriale ............................................ 272
3.1. L’Ispettore e il suo Consiglio .................................................................... 272
3.2. Il Delegato di Pastorale Giovanile ispettoriale e la sua équipe ....... 273
a) Il Delegato di Pastorale Giovanile
b) L’équipe ispettoriale di Pastorale Giovanile
c) Gli incaricati ispettoriali di ambienti e settori d’animazione
pastorale e le loro équipes
4. L’animazione e il coordinamento interispettoriali .................................... 276
5. L’animazione e il coordinamento a livello mondiale............................... 278
6. Pianificazione pastorale ....................................................................................... 279
6.1. I diversi livelli di progettazione ispettoriale e locale....................... 279
6.2. Indicazione per definire i tipi di documenti da gestire................. 282
a) Il «Quadro di Riferimento» per la Pastorale Giovanile Salesiana
b) Il Progetto Organico Ispettoriale
c) Il Progetto Educativo-Pastorale Salesiano
d) I diversi livelli di concretezza del PEPS
6.3. Linee metodologiche per l’elaborazione e la verifica del PEPS....... 288
a) Le fasi dell’elaborazione di un PEPS: una proposta dinamica
b) Criteri fondamentali per l’elaborazione o rielaborazione del PEPS
Epilogo .................................................................................................................................. 297
Commento delle illustrazioni ................................................................................. 298
Glossario .............................................................................................................................. 302
313