Strenna_1987_it


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lnsieme verso 1'88
commento del rettor maggiore don E. Vigano
Roma, Casa Generalizia FMA - 31 dicembre 1986

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Scuola tipografica private FMA - ROMA 1987

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Roma, 31 dicembre 1986
(Da una registrazione riveduta)
Siamo qui, come tutti gli anni, per una lettura in profondita
della «Strenna» dell'87. Voi la conoscete gia.
«INSIEME VERSO L'88:
COME VASTO MOVIMENTO
DI 'MISSIONARI DEI GIOVANI'»
PERCHE QUESTA STRENNA
Il motivo della formulazione della Strenna penso sia eviden-
te. Il centenario della morte di don Bosco ha per noi un si-
gnificato di rilancio vocazionale: vogliamo che serva, per
noi e per gli altri, a dimostrare che dopo cent'anni dalla
sua morte don Bosco e vivo! E cresciuto in noi, nella nostra
Famiglia, e forte nell'entusiasmo della nostra vocazione, e
stimolo alla nostra santificazione, e forza incisiva nell'attua-
lita e nell'efficacia della nostra pastorale giovanile e popo-
lare.
Affinche queste non siano solo belle parole, si sona inseriti
nella Strenna alcuni propositi concreti di impegno. L'anno
centenario dovrebbe, propriamente, iniziare il prossimo
31 gennaio 1987. Pero, siccome il Capitolo generale ultimo
dei Salesiani, che era elettivo, si doveva svolgere nel 1984,
il Consiglio precedente non pote prendere allora delle deci-
sioni organizzative. Percio, per dar tempo sufficiente alla
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preparazione, si sono posticipate di un anno le commemo-
razioni celebrative.
L'87 e, dunque, }'ultimo anno di preparazione immediata.
Voi sapete che esiste una Commissione centrale a livello
mondiale, presieduta da don Gaetano Scrivo, Vicario genera-
le della Congregazione Salesiana; di essa fanno parte rap-
presentanti dei vari gruppi della Famiglia. Ogni ispettoria,
inoltre, ha - o dovrebbe avere... - una sua commissione.
Anche in Paesi con varie ispettorie ci sono commissioni in-
tergruppo di livello nazionale. Alla Commissione centrale
stanno arrivando notizie di molteplici e interessanti inizia-
tive che esprimono l'adesione, la programmazione e l'entu-
siasmo che si sono risvegliati in tutto il mondo. Si cammina.
Non mancheranno critiche e difficolta; ma speriamo davve-
ro, con il nostro tipo di preparazione, di p.resentare le cele-
brazioni centenarie come un vero rilancio di spiritualita
apostolica secondo la scuola di san Giovanni Bosco.
Il fatto, poi, che nel 1987 ricorra il 150° anniversario della
nascita di madre Mazzarello, sprona le FMA, e con loro tutti
i Gruppi della Famiglia, a conoscere ed apprezzare lo «spi-
rito di Mornese» che ha al suo centro una santa Confonda-
trice rivolta sempre a don Bosco come a fonte e guida di
tutto il carisma salesiano.
- Gli elementi che costituiscono la Strenna sono pratica-
mente quattro:
1. «Insieme»;
2. «1988»;
3. «Movimento»;
4. «Missionari dei giovani».
Rappresentano quattro aspetti di un unico e globale propo-
sito di volonta rinnovatrice: dovremo saperci interrogare a
fondo su ciascuno di essi per divenire segni piu genuini del
carisma di don Bosco nel popolo di Dio!
1. «lnsieme»
La Strenna e rivolta alla Famiglia salesiana nella sua totali-
ta, come comunione di Gruppi differenziati e complementa-
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ri. Nell'87 dovremo aumentare concretamente la nóstra rnu-
tua comunione.
a. «Insieme» nel conoscere e nel far conoscere don Bosco.
Leggerne attentamente la vita e alcuni degli scritti che
meglio ne approfondiscono la personalita. Piu passa il
tempo e piu ci si accorge che la sua figura storica e co-
me un diamante dalle molte sfaccettature, non tutte an-
cora ben conosciute. Siamo noi, innanzitutto, che dobbia-
mo coglierne i valori maggiormente significativi per poi
saperli comunicare agli altri.
b. «Insieme» nel viverne e testimoniarne lo spirito secondo
le modalita proprie a ogni Gruppo, in atteggiamento di
maggiore comunione reciproca. E un compito di genuina
fondamentazione della Famiglia e di arricchimento vi-
tale, il trovarci «insieme» nello studiare lo spirito di don
Bosco.
c. «Insieme» nel collaborare in iniziative comuni particolar-
mente significative per il centenario. Siccome, poi, ogni
Gruppo avra intraprendenze sue proprie, e conveniente
che la prospettiva dell'«insieme» sia presente nel pro-
grammarle e nel realizzarle.
d . «Insieme» nell'aumentare la qualita e la quantita dei Lai-
ci della Famiglia. Questo compito e assai importante. Ab-
biamo firmato con la Madre generale una convenzione
per procedere «insieme» soprattutto nel rilancio dell'As-
sociazione dei Cooperatori.
Questo e un campo in cui ci resta ancora molto da fare,
soprattutto se pensiamo anche agli altri Laici (Exallievi,
Exallieve, Amici, Collaboratori). L'anno '87 e segnato da
una simile preoccupazione anche nella Chiesa: si sta pre-
parando, infatti, il Sinodo dei Vescovi sulla vocazione e
missione dei Laici nel popolo di Dio.
Ogni Comunita e Gruppo dovra prendere conoscenza, in
particolare, del Regolamento di vita apostolica dei Coo-
peratori, recentemente approvato dalla Sede Apostolica.
Inoltre dovremo fare qualcosa di meglio «insieme» per
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gli Exallievi e le Exallieve, che hanno un campo specifi-
co e attualissimo nella promozione e difesa di tanti va-
lori culturali e pedagogici del carisma di don Bosco nell'
educazione della gioventu.
e. «Insieme» nel coordinare meglio i vari progetti di Pasto-
rale giovanile, sia quelli straordinari che saranno varati
per il centenario, sia tante iniziative locali di ieri e di do-
mani che si possono irrobustire e qualificare in una piu
intelligente comunione d'intenti. Il lavorare molto «in-
sieme» ci offrira l'occasione di apparire nella Chiesa co-
me un vero «Movimento di missionari dei giovani».
f. «Insieme» nel superare coraggiosamente e umilmente al-
cuni pregiudizi ed eventuali distanze che possono esistere
tra noi, sia per difetti di persone, sia per atteggiamenti
inadeguati, sia per un po' di cronaca da dimenticare, sia
per un senso troppo ristretto di Gruppo nella Famiglia,
sia per assenza di maggior comunicazione e fraternita a
favore dei nostri comuni destinatari.
2. «1988»
L'88 sara davvero un evento ecclesiale: un anno straordina-
rio per noi.
Incominciamo con il Breve che il Papa ha gia inviato al
Card. Ballestrero, arcivescovo di Torino, e a me, indicendo
uno speciale «Anno di grazia per i giovani». Sara comunica-
to ufficialmente, in una sua traduzione italiana, il 31 gen-
naio prossimo (1987) da S. Em. il Card. Anastasio Ballestre-
ro, nella Basilica di Maria Ausiliatrice a Valdocco, durante
la santa Messa. Seguira una conferenza-stampa con il Cardi-
nale e con il Rettor Maggiore: ad entrambi, infatti, e rivolto
il prezioso Documento. In esso viene espresso il significato
ecclesiale del centenario, l'importanza di uno speciale Anno
giubilare per i giovani e le condizioni per lucrare l'indulgen-
za plenaria.
E una concessione straordinaria del Santo Padre per la gio-
ą
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ventu. Bisognera capire e far sentire che e un fatto a favore
di tutti i giovani della Chiesa, e non solo di qualche settore.
Dovremo organizzarci e muoverci per coinvolgere il maggior
numera possibile di giovani, di parrocchie e diocesi, di as-
sociazioni.
I templi in cui l'indulgenza potra essere lucrata sono sette:
cinque nell'archidiocesi di Torino e due fuori. Nella Chiesa
particolare di Torino: il tempio di don Bosco ai Becchi, <lo-
ve egli e nato; la collegiata di Chieri, <love egli ha maturato
la sua vocazione; la cattedrale di Torino, centro e guida dell'
archidiocesi; la chiesa di S. Francesco d'Assisi, nella cui sa-
grestia don Bosco inizio il suo specifica apostolato con Bar-
tolomeo Garelli; e la Basilica di Maria Ausiliatrice a Valdoc-
co, <love si venera l'urna del Santo.
Fuori Torino: il tempio del «Sacro Cuore» a Roma, costrui-
to con tanti sacrifici da don Bosco; e poi una chiesa in Ame-
rica Latina, <love e cresciuta molto la devozione al nostro
Santo. La scelta e caduta sul tempio don Bosco a Panama,
<love c'e l'adesione popolare piu massiva e fervorosa per il
nostro Fondatore : la, il mese di gennaio e come un tempo
di speciale evangelizzazione per tutto il Paese, e la proces-
sione del giorno della festa vede una vera marea incontabi-
le di partecipanti.
Poi ci sara la visita del Papa ai luoghi delle origini del no-
stro carisma, con incontri di massa per i ragazzi e per i gio-
vani. Aspettiamo dalla Sede Apostolica la comunicazione
della data precisa per determinare i dettagli di una adegua-
ta programmazione.
Quanta avrebbe goduto don Bosco se avesse sognato che il
Papa sarebbe andato a casa sua, avrebbe percorso le sue
contrade, avrebbe dimostrato tanta predilezione per· la gio-
ventu e avrebbe riconfermato la sua scuola di santita. Infat-
ti e assai probabile che in quell'occasione a Torino vengano
proclamati dal Papa alcuni Beati della nostra Famiglia. Ce
ne sono in vista possibilmente due: don Filippo Rinaldi, ter-
zo successore di don Bosco, e la ragazza cilena Laura Vicu-
fia. Speriamo che i rispettivi miracoli dei due candidati pos-
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sano avere presto l'approvazione della corrispondente com-
missione vaticana.
Dunque, 1'88 non e per noi un anno qualunque, ma una gran-
de data, da inserire forse, come qualcuno ha insinuato, in
quella famosa bandiera del secondo angelo della basilica,
di cui padano le Memorie Biografiche (cf MB IX 583; MB
XV 182-187).
3. «Movimento»
L'espressione «vasto movimento» si trava nell'articolo 5 del-
le Costituzioni dei Salesiani; e il testo fondamentale che de-
scrive la Famiglia salesiana. Prima di indicare i Gruppi che
la compongono, il testo dice che don Bosco ha dato vita a un
«vasto movimento di persone»; cosi non si possano ridurre,
diciamo, l'ampiezza, i confini, le possibilita della Famiglia
ai soli Gruppi ivi elencati. Ci sano tante persone amiche,
simpatizzanti, benefattrici che non pensano di entrare a far
parte di nessuno dei Gruppi, che pero camminano insieme
con noi in tante case. Bene. Sia benedetto il Signore!
La Strenna riconosce, senz'altro, e incoraggia questa oriz-
zonte di vastita cosi cara al Fondatore. Noi qui, tuttavia, nel
parlare di «Movimento», intendiamo promuovere un aspet-
to del carisma di don Bosco che sia socialmente ed ecclesial-
mente piu incisivo.
Piu che condurci oltre i limiti stessi della Famiglia spin-
gendoci a muovere il maggior numera di persone (e pacifi-
co; piu lo facciamo meglio e), la Strenna vuole concentrare
la nostra attenzione su un significato piu interno e dinami-
co del termine «Movimento». E nostro praposito far si che
nell'87 si intensifichi in tal modo l'aspetto spirituale ed apo-
stolico della nostra Famiglia da farci connotare come «Mo-
vimento ecclesiale».
E che cosa e un «Movimento ecclesiale»? Nel dopo-Concilio
ne sano sorti vari come dimostrazione di una ara speciale
dello Spirito.
Anche noi abbiamo avuto, per quasi vent'anni, una seria de-
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2.1 Page 11

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dicazione alla nostra sintonia con lo Spirito. Percio pure
noi dobbiamo essere, e a ragione, dei veri «carismatici». Il
nostro carisma e di operosita, di equilibrio, di profondita
spirituale, di lavoro, di normalita (cosa importante!), di
buon senso, di coscienza del concreto, di metodologia prati-
ca, di quotidianita realista, di santita di popolo, di predile-
zione apostolica per la gioventu.
Dobbiamo saper esprimere questo! ma come testimonianza
spirituale, come frutto di vera interiorita, di una sintonia
speciale con lo Spirito Santo. E la docilita al Signore che
ci aiuta a vivere queste caratteristiche alla scuola di don
Bosco. Egli non si e entusiasmato per ideologie, per movi-
menti politici, per mode di superficie. Si dedicava alla ri-
flessione con piu concretezza di certi pensatori, amava la
Patria piu di certi fanatici che portavano la coccarda, non
si lasciava bruciare dai fuochi di paglia di certi andazzi, ma
aveva chiaro il senso della sua missione e, pur di non stac-
carsi dai suoi giovani, si e tenuto a distanza critica da tante
manifestazioni passeggere e da ideologismi, che non rap-
presentano l'opera dello Spirito nei cuori e non aiutano a
seguirne gli orientamenti per il futuro.
Diciamo, dunque, che dovremmo crescere come uno speci-
fico «Movimento ecclesiale».
Nel post-Concilio questa espressione ha acquistato un signi-
ficato abbastanza definitivo: la riunione libera e convinta
di parecchie persone intorno a qualche ideale vivo di Chiesa
da testimoniare nella societa. Cio comporta due elementi ag-
glutinanti: primo, uno «spirito comune» a tutti i membri
del Movimento; e, secondo, la percezione dinamica di alcune
«idee-forza».
Sono elementi che agiscono come fattori aggreganti e vita-
lizzanti per le persone del Movimento.
Pensate ai piu significativi Movimenti in circolazione: i loro
aderenti vanno formandosi a una stessa mentalita, curano
un medesimo spirito, hanno identici ideali e privilegiano
alcune idee-forza che danno loro consistenza di vita, corag-
gio per affrontare le difficolta e capacita di testimoniare
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nella Societa e nella Chiesa determinati valori particolar-
mente importanti e urgenti.
Ebbene, anche noi per agire come «Movimento» dobbiamo
saper esprimere meglio alcuni connotati «carismatici» della
nostra indole propria.
Il senso di appartenenza alla Famiglia in questo «Movimen-
to» verra misurato, piu che dagli Statuti propri di ogni sin-
goło Gruppo (pur tanto importanti), dalla vitalita del «co-
mune spirito» che ci affratella e dall'incisivita di alcune
«idee-forza» che ci m uovono. Tutti abbiamo, dentro ai grup-
pi, le nostre Costituzioni, i Regolamenti, gli Statuti; la loro
interiorizzazione e messa in pratica e certamente indispen-
sabile. Ma la natura stessa di tali documenti esige molto
di piu per cio che ci costituisce insieme come unica Fami-
glia. La nostra Famiglia e fatta per gli altri, totalmente de-
dita alla gioventu, animata internamente da un vivissimo
zelo apostolico. Dovra, quindi, saper esprimere, piu in la
delle peculiarita proprie dei vari Gruppi, qualcosa di agglu-
tinante e dinamico che manifesti visibilmente la comune
identita apostolica.
Elemento agglutinante dovra essere lo «spirito comune»,
quello lasciato in eredita dal Fondatore; ed elemento dina-
mizzatore saranno alcune «idee-forza» che hanno mosso e
muoveranno sempre i portatori del carisma di don Bosco.
Nelle singole persone e in ogni comunita, si esige la cura di
questo «spirito comune» e l'approfondimento e il rilancio
di queste «idee-forza», per poterne testimoniare insieme
l'attualita, la validita, la vitalita e la fecondita.
Le nostre case e opere non dovranno assomigliarsi mai a
rifugi di sola difesa, ma dovranno apparire sempre meglio
dei centri di irradiazione e di fermento per la salvezza della
gioventu.
3.1 Le due componenti
Vediamo, dunque, le due componenti della nostra Famiglia
come Movimento.
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A. LO SPIRITO COMUNE
Lo conosciamo bene. Una sintesi autorevole si trova nel ca-
pitolo 2° delle Costituzioni dei Salesiani: e lo spirito di Val-
docco e di Mornese insieme. Va sempre ulteriormente ap-
profondito alla luce degli orientamenti conciliari. Dobbia-
mo saperlo far conoscere ed apprezzare soprattutto ai Lai-
ci della Famiglia e farne un polo d'attrazione per tante al-
tre persone che vogliono fare del bene.
B. LE IDEE- FORZA
Su di esse vogliamo concentrare la nostra conversazione.
Penso che le piu dinamiche siano le seguenti:
a. Da mihi animas. - La prima «idea-forza» l'ha condensa-
ta don Bosco nel motto Da mihi animas, cetera talle. Si
tratta di una profondita spirituale che contempla Dio co-
me innamorato dell'uomo: Padre delle misericordie, Fi-
glio che s'incarna per salvare l'umanita, Spirito Santifica-
tore vivente tra noi per trasformare la storia.
Appena la preghiera e la contemplazione di un cuore sale-
siano si concentrano sul Mistera, muovono immediatamen-
te il cuore, dall'interno stesso della sua unione con Dio, a
re~dersi pienamente disponibile per l'attivita apostolica. Un
simile sguardo fisso sul volto di Dio suscita nell'orante una
sorgente incontenibile di carita pastorale.
E questa la grazia caratteristica della interiorita operativa
di don Bosco. Dentro di me, prima ancora di entrare in
azione, la mia adesione a questa Dio (che arna tanto il
mondo da morire per redimerlo e che ha donato alla Chie-
sa il nostro carisma per la salvezza della gioventu) fa s1
che quanta piu lo amo, tanto piu mi sento spingere fuori di
me con un'ineffabile spinta apostolica, rotta a tutti i sacri-
fici. Una preghiera salesiana che non gusta la grazia di que-
sta atteggiamento, rischia di non essere la preghiera genui-
na della nostra Famiglia. Un Salesiano, una Figlia di Maria
Ausiliatrice, un membro della Famiglia di don Bosco, quan-
to piu prega tanto piu si sente disponibile al lavoro aposto-
lico.
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Ebbene: siccome la superficialita spirituale e uno dei peri-
coli piu gravi che la nostra Famiglia puo correre nell'attuale
clima di forti cambiamenti culturali, questa «idea-forza» e
la prima e la piu urgente di tutte: interiorita, profondita
spirituale, preghiera, unione con Dio, secondo la collaudata
esperienza di don Bosco. Questa vale per i consacrati, e an-
che per gli altri membri della Famiglia, in modo particolare
per i Laici, che dovrebbero capire e assimilare sempre me-
glio l'originalita e la ricchezza di simile interiorita.
Ricordate che cosa diceva il nostro Padre ai Cooperatori?
Considerando che i Terz'Ordini di allora si distinguevano
per delle «pratiche di pieta», li esortava a caratterizzarsi in-
vece per le «pratiche di carita». Non perche non dovessero
pregare, ma perche la loro preghiera fosse intrinsecamente
apostolica.
Dunque dedicazione alla profondita spirituale, maggiore
sensibilita al Mistera e piu intensa cura della carita pasto-
rale.
b. Seconda «idea-forza»: predilezione per i giovani. - La Fa-
miglia salesiana e fatta per la gioventu, soprattutto per i
giovani del popala e i piu bisognosi. Si tratta di una con-
creta scelta di campo nella partecipazione alla missione del-
la Chiesa. Siccome i giovani sano quelli di oggi, non quelli
di ieri e neppure quelli di domani, occorre un'attenzione
grande alla loro reale e attuale condizione di vita, ai loro
problemi, alle loro ansie e preoccupazioni, ai loro bisogni,
ai valori e ai messaggi da offrire loro nei differenti territo-
ri, nei vari Paesi. Urge un costante aggiornamento della Pa-
storale giovanile. La Pastorale e oggi al centro della proble-
matica del rinnovamento della Chiesa; e per noi il proble-
ma piu incalzante che ci sfida continuamente e appunto la
Pastorale giovanile.
C'e bisogno non solo di buona volonta, ma anche di studio,
di progettazione, di revisione, di ricerca, di competenza in
non pochi settori, di collaborazione, di metodologia... al ca-
lore vivo di un cuore apostolico illuminato dal «criterio ora-
toriano».
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Qui tocchiamo il punto centrale del rilancio della nostra
missione: esso si deve tradurre in azioni pastorali adattate
alle diverse situazioni, con contenuti di spiritualita giovanile
ispirata a don Bosco e comune a tutti noi nelle molteplici
nostre iniziative.
A tal fine e oggi indispensabile aumentare seriamente le no-
stre competenze. La predilezione per i giovani esige non po-
ca preparazione sia nelle scienze dell'educazione come in
quelle della fede. Abbiamo bisogno anche di qualificati cen-
tri di studio che ci aiutino. Appunto per questa, alcuni gior-
ni fa, parlando con i docenti del'UPS dicevo che il nostro
Atenea romano si dovrebbe presentare come «l'Universita
di don Bosco per i giovani».
C'e, infatti, un mondo di aspetti complessi e delicati da ap-
profondire nella conoscenza della gioventu.
c. La terza «idea-forza»: banta e speranza. - La «banta»
vuol significare qui lo spirito di famiglia, la capacita di ami-
cizia e di dialogo, la semplicita, la convivenza, la tolleranza,
la ragionevolezza, l'affabilita, ossia quell'insieme di criteri
educativi che costituiscono il Sistema Preventivo di don
Bosco.
Lo stesso nostro qualificativo di Famiglia «Salesiana» ci
riporta al modello di S. Francesco di Sales, il grande dotto-
re dell'amore di Dio, che ci insegna a rivestirci di amorevo-
lezza.
- La «speranza» poi, e un'energia che suscita in noi quella
mentalita, quell'atteggiamento ottimista proprio del nostro
spirito. Comporta una costante fiducia nella vittoria di Cri-
sto, la consapevolezza del valore trasformante della sua Pa-
squa, la certezza che il bene e piu forte del małe, senza indu-
giarsi troppo a lamentare gli aspetti negativi e a raccogliere
i pessimismi che inondano il mondo. Siamo allegri perche
stiamo con il Signore e conviviamo con i giovani; guardia-
mo avanti pensando alle risorse naturali e soprannaturali
dell'uomo, mentre confidiamo quotidianamente nell'inter-
vento matemo dell'Ausiliatrice.
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d. L'ultima «idea-forza» che vi propongo: inventiva aposto-
lica con senso di Chiesa. - Si tratta del famoso spirito d'ini-
ziativa che caratterizzo i nostri fratelli e sorelle delle prime
ore. Don Bosco formava alla creativita apostolica. Quando
mando i suoi missionari in America non volle, ne penso mai
di dar loro delle formule prefabbricate, ma uno spirito col-
laudato e delle idee-forza che stimolassero la loro fantasia
pastorale. Li ha formati a un intelligente realismo, ad avere
coraggio, a confidare con audacia nella Provvidenza, ad es-
sere santamente furbi, a far crescere ovunque l'operosa ori-
ginalita oratoriana.
Oggi e piu che mai urgente questa visione creativa, con ini-
ziative proporzionate, con visione di futuro, ma senza illu-
sioni utopiche e senza inutili megalomanie.
Ci vuole il senso del concreto, l'acuta percezione dei segni
dei tempi, l'attenzione alle urgenze dei diversi momenti e
luoghi <love lavoriamo.
- Questa inventiva apostolica, poi, deve essere pensata e
progettata «con senso di Chiesa». Il sentire cum Ecclesia
e una forte caratteristica del nostro spirito. Anzitutto per-
che aderiamo con sincerita, con affetto, con attenta rifles-
sione al magistero del Papa e dei Pastori. Inoltre perche pri-
vilegiamo operativamente la comunione con le Chiese locali
in cui attuiamo, cercando anche di superare certe difficolta,
che piu d'una volta non mancano.
Come vedete, queste «idee-forza» non sono qualcosa di ar-
tificiale estraneo alla nostra tradizione; ne esprimono piut-
tosto l'autenticita ed esigono di concentrare veramente le
nostre energie su di esse.
Si tratta, in definitiva, di far che tutti noi, in quanto
membri della Famiglia salesiana, ciascuno secondo la carat-
teristica del suo Gruppo, vibriamo «insieme» con i valori
centrali della vocazione salesiana per incidere positivamen-
te ed evangelicamente sui giovani. Mostreremo cosl alla so-
cieta il volto genuino del carisma di don Bosco.
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4. Missionari dei giovani
La cultura emergente, ossia i cambiamenti culturali provo-
cati dai segni dei tempi, ci obbligano a ripensare la nostra
pastorale. Una nuova mentalita sta facendo esplodere le
culture; e quelle che non esplodono corrono il rischio di di-
ventare dei «musei» del passato piuttosto che fucine di fu-
turo.
Domandiamo ai Pastori che cosa esige la cultura emergente.
Essi padano di «nuova evangelizzazione», di «nuova educa-
zione», di «nuova santita». Non perche cambia il Vangelo,
non perche si inventa un'altra educazione cristiana, non per-
che muta la santita, ma perche cambia la maniera o la for-
ma di realizzare ognuno di questi importanti aspetti nella
situazione inedita in cui viviamo. E. in questa campo che si
muove la grande ricerca della Chiesa: in un certo senso, bi-
sogna incominciare da capo; urge impegnarsi per trovare
quelle <<nuove forme» invocate da Giovanni XXIII.
Abbiamo delle sicurezze: sano le verita fondamentali della
fede, il patrimonio della tradizione viva della Chiesa e l'i-
dentita del nostro carisma. Pero, chi puo avere sicurezze
sulle esigenze della cultura? Bisogna studiarle. Occorre af-
frontarle. E necessario capire e fare ricerche. In questa sen-
so la Strenna parła di «missionari dei giovani». E. il Papa
che ce l'ha detto: lo ha scritto ai Salesiani nel suo messag-
gio di apertura al CG22: «Incoraggio i figli di S. Giovanni
Bosco a prendere rinnovata coscienza del loro specifica ca-
risma ed a sentirsi sempre 'missionari dei giovani'» (dal Va-
ticano - 10.1.1984).
Che cosa eun «missionario»?
• La prima cosa che fa un missionario, essendo inviato dal-
la propria ad un'altra cultura, e impegnarsi ad ascoltare e
ad imparare. Certamente porta con se un tesoro di identita,
sia del Vangelo di Cristo, sia della spirito del suo Fondatore.
Pero, appoggiandosi su questa tesoro si trova lanciato in
una realta che deve cercare di conoscere e capire; e in ri-
cerca con gli altri, con la Chiesa locale. Si concentra su cio
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che per lui e nuovo, non perche la novita e la moda lo entu-
siasmano per se stesse, ma perche e in questa novita che
deve scoprire quali sono i valori emergenti, assumerli, evan-
gelizzarli e farli crescere.
Oggi tutta la Famiglia salesiana deve essere come il missio-
nario che entra in un'altra cultura e cerca di capirla per far
brillare in essa il Vangelo di Cristo e il carisma di don Bo-
sco a favore della gioventu.
• Inoltre il missionario incomincia la sua attivita partendo
dalle persone, dai bisogni concreti dei suoi destinatari. Piu
che identificarsi con un'opera preconcepita, rimane duttile
alle interpellanze dei tempi e dei luoghi e progetta e ripen-
sa le eventuali opere con novita di servizio. Che cosa fanno
i Salesiani, le Figlie di Maria Ausiliatrice e gli altri missio-
nari quando vanno in Africa? Cercano di adattarsi, di capi-
re e di vedere anzitutto come essi stessi si possono «africa-
nizzare»; poi a poco a poco darmo una struttura e una defi-
nizione operativa alle presenze stabilite. Pero non incomin-
ciano con un piano preelaborato a Roma o a Madrid... in
differente situazione sociale e in un'altra cultura.
Dovunque oggi dobbiamo guardare innanzitutto alle per-
sone dei giovani, come ha fatto don Bosco: li ha visitati nel-
le carceri, li ha cercati nelle piazze e sulle strade di Torino,
e poi, secondo le esigenze della loro promozione, ha prov-
veduto a delle strutture, animate sempre da un costante sen-
so d'adattamento.
• Il missionario, poi, e coraggioso, costante e sacrificato.
Unisce spontaneamente l'evangelizzazione alla promozione
umana e viceversa. Nelle missioni non si discute neppure su
questo tema; lo si vive! i:: una conseguenza evidente della
carita pastorale.
• La struttura piu semplice e piu duttile, che e alla base
della missione salesiana, si chiama «Oratorio», e il cosiddet-
to «cuore oratoriano» costituisce il fondametno della nostra
missionarieta e rimane il criterio permanente del rinnova-
mento della nostra presenza tra i giovani.
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Che cosa vuol dire «Oratorio»? Noi Salesiani abbiamo nelle
Costituzioni un bell'articolo (il 40) che ha appunto come ti-
tolo: «L'Oratorio di don Bosco criterio permanente» di di-
scernimento e rinnovamento di ogni attivita e opera.
Che cosa si fa in un oratorio? Si accolgono i giovani nel
tempo libero, quando non hanno obblighi e programmi de-
finiti. I responsabili di un oratorio hanno bisogno di fanta-
sia apostolica: devono creare, animare, riprogrammare con-
tinuamente. Ho visto in alcune cittadine l'oratorio non lega-
to a una parrocchia, ne a una scuola, ne ad altra istituzione;
e solo oratoria e funziona tutti i giorni. Una volta ho chie-
sto a uno di questi direttori: «Come fate? Perche vengono
i giovani? Quale messaggio offrite loro?». «Bisogna riunirsi
spesso - mi diceva -, saper cercare iniziative, fare pro-
grammi, coinvolgere gli stessi giovani (almeno alcuni, per-
che sanno aiutare assai bene), entusiasmarli con la banda,
con il teatro, con le gite educative, con programmi di attivi-
ta apostolica, con iniziative culturali, ecc.; insomma, biso-
gna essere un po' un cantiere di fantasia! ».
Vedete? L'oratorio di don Bosco si presenta come un getto
di attivita educativa e pastorale di varia tipo, con partecipa-
zione diretta <legli interessati. Il tempo libero deve tramu-
tarsi in spazio culturale, ludico, apostolico e sociale, cosl
che diventi un attraente tempo di evangelizzazione integra-
le; se no, corre il rischio di portare alla devianza perche, co-
me ripeteva don Bosco, «l'ozio e il padre dei vizi».
• La nostra Famiglia capisce certamente questa criterio di
fondo; accade pero - come diceva S. Paolo - che la brace
puo essersi coperta di cenere, un po' piu o un po' meno se-
condo i posti; in qualche parte, anche un po' troppo... Ci
vuole un soffio di Spirito Santo per far salire di nuovo le
fiamme.
Dobbiamo apparire nella Chiesa e nella societa, in ogni ter-
ritorio, come <legli operosi «missionari dei giovani», cultu-
ralmente e teologicamente competenti, radicati nella carita
pastorale.
Solo cosl rilanceremo la dimensione carismatica della no-
stra vocazione.
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CONCLUDO
Questa breve presentazione della Strenna risulta fortemen-
te stimolante. Se la viviamo, rallegreremo assai don Bosco
nell'88.
Essa non ci propone ne uno «spirito comune» arbitrario, ne
delle «idee-forza» che non siano dei valori gia conosciuti in
Famiglia. La grande novita sta nel ravvivarle insieme, nel
farle divenire motivo di maggior comunione tra noi, nell'
aprirci a una visione piu sociale dei giovani e ad orizzonti
ecclesiali piu vasti. Bisogna che il nostro «spirito comune»
e le corrispondenti «idee-forza» siano vissute davvero con
il dinamismo e il coraggio di un «carisma» di oggi.
«Movimento», l'abbiamo vista, e l'opposto di staticita: una
squadra di calcio senza movimento non arriva al goal.
Nella nostra Famiglia ci sono molte virtu, cospicue riserve
di generosita, di capacita apostolica, di sincerita spirituale;
forse pero non e stato sufficientemente sviluppato il senso
sociale ed ecclesiale che dobbiamo dare al tesoro ricevuto
in eredita. Lo teniamo un po' nascosto in casa. Il carisma
- ricordiamolo - e per la Chiesa, e per i giovani, e per
tutto il popolo di Dio.
«Non e umilta - ho scritto ai Capitolari del CG22 - il non
aver peso nazionale e internazionale nei problemi giova-
nili».
Qualche volta si e sentito criticare don Bosco perche usava
il tamburo per far percepire a tutti la vita e i problemi dei
giovani. Ma noi, invece di sentirci mortificati o sottovalu-
tati per questa e confonderci davanti al fantasma del trion-
falismo, dovremmo imitarne l'esempio sapendo mostrare le
esigenze di una pastorale intessuta di pedagogia e confron-
tando il cosiddetto trionfalismo con l'evangelico detto di
S. Matteo: « Un videant opera vestra bona et glorificent Pa-
trem vestrum qui in celis est»!
Noi vogliamo farci amare dai giovani facendo vedere che li
amiamo davvero. E per far vedere che li amiamo, sara op-
portuno anche far conoscere cio che poniamo volentieri a
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3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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loro disposizione: le nostre qualita, la nostra intelligenza, i
nostri studi, il nostro cuore, il nostro tempo, la nostra vita;
non per crederci chissa che cosa, ma per attirare questi gio-
vani alla sincerita dell'amore evangelico, per coinvolgerli
nella conoscenza di Gesu Cristo e nell'amore alla sua Chiesa.
Considero questa Strenna come una sveglia che ci richiama
dal sonno (almeno per quelli che stavano dormendo) per
iniziare 1'88 con lucidita, con vitalita, con responsabilita,
con volonta ferma di procedere oltre nel futuro.
La nostra autenticita di carisma per la Chiesa coinvolgera
facilmente numerose altre persone, amici e simpatizzanti,
piu in la dei confini della nostra Famiglia. Sara allora an-
che un Movimento «vasto».
Cosl 1'88 diverra per tutti noi una data assai significativa:
costituira come la piattaforma di lancio del carisma di don
Bosco verso il terzo millennio.
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