Strenna_1998_it


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Strenna 1998
Commento di don Juan Edmundo Vecchi
Neila speranza siamo stati salvati:
riscopriamo con i giovani
la presenza del/o Spirito nella Chiesa
e nel mondo,
per vivere e operare con fiducia
nella prospettiva del regno
lstituto Fig/ie di Maria Ausiliatrice

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ISTITUTO FIGLIE Dl MARIA AUSILIATRICE
fondato da san Giovanni Bosco
N. 797
Carissime Sorelle,
mi e gradito offrire alla vostra attenta lettura e meditazione il com-
mento alla Strenna per il 1998 di cui - come tradizione - il Rettor
Maggiore ogni anno fa dono al nostro Istituto.
Il tema proposto per quest'anno: Neila speranza siamo stati salvati
[Rm 8,24]: riscopriamo con i giovani la presenza delio Spirito
nella chiesa e nel mondo per vivere e operare con -fi-ducia nella pro-
spettiva del Regno, e un chiaro invito ad impegnarci insieme con i
giovani per riscoprire e vivere la presenza delio Spirito, fonte della
nostra speranza e fondamento della fiducia nei confronti del compito
educativo che vuol perseguire anche oggi, nelle diverse nazioni in cui
viviamo, l'obiettivo di formare buoni cristiani e onesti cittadini.
Vi propongo di meditare il ricco e articolato testo che ci offre il Rettor
Maggiore. Potra opportunamente aiutarci a vivere con intensita la
presenza dello Spirito in ognuna di noi; a scoprirlo nella realta eccle-
siale e storica e ad immergerci con maggiore consapevolezza nel cam-
mino della Chiesa verso il Terzo Millennia. Ma soprattutto ci consen-
tira di rilevare quegli apporti che, sviluppati come itinerari educativi
concreti, dimostreranno tutta la loro fecondita ed efficacia in ordine
alla formazione completa della nuova creatura redenta da Cristo nello
Spirito.
Sollecitate anche dagli eventi di grazia che stiamo vivendo a renderci
piu coscienti dello Spirito che abita in noi e nella storia, vogliamo
coglieme tutte le implicanze per la nostra vita e la nostra missione.
La Strenna sottolinea che lo Spirito ricrea la struttura interiore della
persona, cioe da origine nell'uomo alla sua nuova coscienza di figlio
di Dio; genera nel credente una nuova intelligenza ch e gli permette di

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scoprire il senso del mondo, della storia e <legli awenimenti; suggeri-
sce un nuovo rapporto umano, al di la e al di sopra di tutte le discri-
minazioni, che valorizza la ricchezza delle differenze di ogni persona
e di ogni popolo; ci insegna un linguaggio nuovo sia per rivolgerci a
Dio con sentimenti filiali sia per l'annuncio.
Ricreati dalio Spirito, siamo chiamati a svilupparci secondo un pro-
getto di vita mediante il passaggio graduale da una situazione infanti-
le di immaturita alla vita adulta, che si esprime nell'attenzione a
lasciarci conformare a Cristo per raggiungere la sua piena statura e
nella capacita di ordinare tutto a Dio.
L'azione delio Spirito nel cuore dell'uomo e della storia e il fonda-
mento della nostra speranza e ci rende fiduciosi nel compito educati-
vo. Essa si manifesta con doni che attendono in ogni persona di esse-
re riconosciuti e sviluppati.
Questa certezza faceva trasalire di gioia don Bosco che impegnava
ogni sua energia per suscitare melodie insospettate anche nel cuore
dei giovani piu emarginati, consapevole che in ognuno di essi vi e un
punto accessibile al bene.
Vogliamo ancora una volta raccogliere l'appello del nostro Padre e
Fondatore, fiduciose nell'opera della grazia e nel mandato che come
FMA, insieme a tutta la Famiglia Salesiana, ci e stato confidato per
l'educazione dei/delle giovani.
Maria, che ha guidato don Bosco e madre Mazzarello, continua ad
esserci accanto come esperta della vita secondo lo Spirito e ispiratri-
ce della spiritualita salesiana.
Con le Sorelle del Consiglio, vi rinnovo gli auguri di un anno all'inse-
gna della novita dello Spirito.
Roma, 24 gennaio 1998
Aff.ma Madre

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Strenna 1998
Commento di don Juan Edmundo Vecchi
Neila speranza siamo stati salvati (Rm 8, 24):
riscopriamo con i giovani
la presenza delio Spirito nel/a Chiesa
e nef mondo,
per vivere e operare con fiducia
nef/a prospettiva del regno
/stituto Fig/ie di Maria Ausiliatrice - Roma

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Stampato in proprio - Roma, l stilulo FMA 1998
::::::!

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Nella speranza siamo stati salvati (Rm 8, 24):
riscopriamo con i giovani la presenza dello Spirito
nella Chiesa e nel mondo, per vivere e operare
con fiducia nella prospettiva del regno
La proposta di un itinerario comune verso il duemila ha pro-
vocato anche un fenomeno editoriale in campo cattolico. Nel
secondo anno di cammino, allettati dalla risposta che istituzioni
pastorali e gruppi ecclesiali hanno dato alla proposta del Santo
Padre, molti si sono messi a scrivere e a pubblicare. Cosi oggi
sullo Spirito Santo troviamo nelle vetrine, negli scaffali e persino
sui nostri tavoli, un materiale di ogni tipo e livello che forse non
riusciamo a leggere con calma.
E frequente la presentazione <legli accenni biblici allo Spirito
fino alla sua piena rivelazione in Gesu Cristo: ci si rifa sovente
alla percezione che ne ha l'uomo come di una forza misteriosa
senza spiegazione naturale, espressa nelle immagini del fuoco, del
vento, del respiro, dell'acqua. Spesso ci si riferisce ai doni come
vengono enunciati nel profeta Isaia: saggezza, intelletto, consiglio,
fortezza, scienza, pieta e timor di Dio.
Lo Spirito Santo non e state mai rappresentato, e forse non
lo si pub rappresentare, con tratti fisici di persona umana; ed in
questo risiede per noi anche la difficolta di riconoscerlo. Qualcuno
lo ha chiamato ''l'Ignoto" o "Anonimo della Trinita".
Lo si pub dunque dimenticare o ignorare. Cio e capitato in
alcune epoche dell'esperienza cristiana. Ma lo si pub pure rende-
re "generico", attribuendo a lui qualsiasi ispirazione religiosa ed
umana. Oggi non pochi movimenti e manifestazioni religiose si
appellano allo Spirito Santo o di Dio. Non mancano persone che
attribuiscono allo Spirito le idee o imprese a cui sono piu attac-
cati; percib Sant'Ignazio raccomandava il discernimento <legli spi-
riti.
Di fronte a questa quasi mancanza di confini tra l'autentico
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e l'inautentico, si raccomanda di scoprire lo Spirito e quindi di
imparare anche a conoscere le sue manifestazioni.
La nostra strenna approfitta di tutto il materiale che ci viene
offerto; ma ha dei punti caratterizzanti: il primo e il tocco cate-
chistico - pedagogico: riscopriamo con i giovani la presenza della
Spirito; il secondo e la prospettiva da cui e verso cui guardare per
scoprire lo Spirito: la speranza, tutta quella speranza contenuta
nella parała Regno; il terzo e l'orientamento attivo o apostolico:
per vivere e operare con fiducia.
1. La chiave per conoscere Io Spirito
La chiave per percepire e riscoprire lo Spirito e Gesu Cristo.
Gesu, come <lice Giovanni Paolo II, viene nello Spirito Santo, porta
lo Spirito Santo, rivela o insegna a percepire lo Spirito Santo, lo
invia insieme al Padre, ne fa il suo dano della Risurrezione; per-
cio lo Spirito Santo viene chiamato, dagli Apostoli, lo Spirito di
Gesu.
Prima di Lui se ne sentiva vagamente la forza, ma non se ne
conosceva la persona; cosi succede oggi all'infuori di Lui. Si puo
essere portati dal suo influsso, ma non si scorge il rapporto che
tale influsso ha con Dio; non lo si riesce a collegare con la spe-
ranza del mondo; non si comprende verso <love porta il suo lavo-
ro nell'interno della persona.
In Gesu e da Lui, come avevano annunziato i profeti, si da
l'effusione massima della Spirito. Questa non e teologia teorica,
ma chiave pratica. Nessuno conosce lo Spirito, se non conosce e
accetta Cristo. Il contrario e possibile, cioe conoscere e accettare
Cristo e non essere ancora consapevole della presenza e dell'ope-
ra della Spirito.
Capitava ai discepoli e capita sovente ai cristiani. Soltanto
negli ultimi giorni, nel Cenacolo, Gesu spiego ai discepoli che lo
Spirito veniva dal Padre e da Lui medesimo. Cerco di dire loro
come nello Spirito il Padre ed il Figlio sono uno, e spiego l'ope-
ra di salvezza che lo Spirito avrebbe compiuto nella comunita dei
discepoli e nel mondo. Cosi pure, nessuno progredisce nella cono-
scenza della Spirito, se non passa, volta per volta, da Gesu.
Cio porta ad una riflessione ulteriore. Quanta piu si conosce
Cristo, lo si cerca e lo si segue, tanto piu entra in noi lo Spirito
ed i nostri occhi diventano capaci di vederlo. Gesu e la via per
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conoscere lo Spirito: !'opera della Spirito giunge infatti al sua cul-
mine nella persona di Cristo.
Gli evangelisti, soprattutto Luca e Giovanni, presentano tutta
la vicenda di Gesu come un evento della Spirito che fa di Lui
l'uomo spirituale, secondo Dio, in contrapposizione all'uomo mor-
tale o camale, che e il risultato di una storia di separazione e
allontanamento da Dio.
Sano da rimeditare quattro momenti il cui significato viene
consegnato nei vangeli con una espressione rapida e densa, che
spesso ci sfugge.
Il primo e l'lncamazione e la nascita di Gesu. «Lo Spirito
del Signore scendera su di Te, su te stendera la sua ambra la
potenza dell'Altissimo».1 Lo Spirito interviene nel cuore e nella
mente di Maria; addirittura anche sulle sue potenze generative,
per formare il corpo e l'anima di Gesu nel memento medesimo
della sua concezione. :r.:umanita di Gesu dunque e costruita dallo
Spirito per fare di lui l'uomo spirituale totalmente aperto a Dio
e totalmente a servizio <legli uomini.
Per questa, prima della nascita e in preparazione ad essa, lo
Spirito riempie ed illumina i testimoni della Incarnazione. Quanta
piu questo avvenimento e nascosto al mondo, tanto piu lo Spirito
lo rivela a coloro che vi partecipano da vicino e ispira la loro con-
fessione: Elisabetta, Zaccaria, Maria, Simeone. Di tutti loro si
afferma che padano, cantano o annunciano ispirati o pieni della
Spirito.
Cosi anche oggi Io scorgere il mistera dell'Incarnazione, nelle
persone e negli eventi storici, e opera della Spirito. Tale grazia
pero la si puo avere soltanto se si conosce e si accoglie nella fede
quello che e avvenuto in Gesu.
Un secondo memento da meditare e il Battesimo. «Mentre
Gesu, ricevuto anche Lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo
si aprl e scese su di Lui lo Spirito Santo in apparenza corporea,
come di colomba, e vi fu una voce dal cielo: tu sei il mia Figlio
prediletto, in te mi sano compiaciuto».2
Lo Spirito fa affiorare la coscienza di Figlio di Dio nella natu-
'Le 1, 35.
' Le 3, 21-22,
7

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ra umana di Gesu e rende pubblico che Egli e figlio di Dio. Lo
stesso Spirito lo orienta subito verso il deserto, il luogo dell'e-
sperienza di Dio, dell'alleanza, della prova, della fede. Gesu supe-
ra la tentazione di impostare l'esistenza e la missione secondo cri-
teri naturali o mondani e le assume da figlio conforme alla volonta
del Padre.
Sono le tentazioni tipiche dell'uomo e del popolo di Dio: il
perdersi dietro ai bisogni immediati e impostare la vita indipen-
dentemente da Dio, il voler mettere Dio a proprio servizio, l'ado-
rare o rendersi dipendenti da desideri umani o poteri mondani.
Da questa sappiamo che le manifestazioni piu tipiche dello
Spirito bisogna cercarle la <love appaiono la consapevolezza di
essere figli di Dio e le opere che vi corrispondono.
Il terzo momento, legato al precedente, e la missione. Essa
comincia per impulso dello Spirito. «Lo Spirito del Signore e so-
pra di me. Per questa mi ha consacrato con l'unzione e mi ha
mandata per annunziare ai poveri un lieto messaggio».3 La svol-
gera secondo le ispirazioni dello Spirito e con la sua energia. Da
cio il suo orientamento deciso verso i "poveri", il suo annuncio
della grazia, della misericordia e della liberta; il suo distanziarsi
dai poteri di questo mondo.
Con la forza dello Spirito scaccia i demoni.4 Nello Spirito
nascono le sue parole e i suoi sentimenti: «In quello stesso istan-
te Gesu esulto nello Spirito Santo e disse: "Ti rendo lode Padre,
Signore del cielo e della terra, che hai nascosto queste cose ai
dotti e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli"».5
Attraverso gli stessi elementi, intenzioni, preferenze, finalita,
energie, noi potremo distinguere quali sono le imprese ispirate
dallo Spirito.
Il quarto momento e la passione, morte, risurrezione. E il
momento della rivelazione della Spirito e del dono dello Spirito
ai discepoli. E il momento dell'istituzione dell'Eucaristia, della
consegna del potere di perdonare i peccati, ma soprattutto del-
1'offerta totale di se da parte di Gesu.
' Le 4, 18.
• Cf Le 11, 20.
' Le IO, 21.
8

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Emisit Spiritum, consegno lo Spirito: nella morte e con la
morte Gesu da al mondo il dono dello Spirito, della nuova vita.
L'espressione viene avvicinata a quella con cui Dio creatore infon-
de lo Spirito nel primo uomo, divenuto in seguito mortale o car-
nale. Cosi Gesu infonde l'autentico Spirito di Dio con il suo gesto
supremo di amore filiale.
Giovanni Paolo II lo commenta con queste parole: «La dipar-
tita di Cristo mediante la Croce ha la potenza della Redenzione,
e cio significa una nuova presenza dello Spirito di Dio nella
Creazione: il nuovo inizio del comunicarsi di Dio all'uomo nello
Spirito Santo».6
Nello Spirito vivificante ha luogo la risurrezione ad una vita
nuova e gloriosa. «Egli viene costituito Figlio di Dio con poten-
za, secondo Io Spirito di santificazione, mediante la risurrezione
dai morti».7 Nel tempo della Risurrezione lo Spirito passa da Gesu
agli Apostoli ed a questi vengono dati in germe i suoi doni: la
parola, la missione, la pace, la comunione, la luce per interpre-
tare la storia della salvezza.
La chiave per riscoprire lo Spirito e leggere il Vangelo con
calma e gusto e attraverso di esso conoscere Gesu Cristo; in par-
ticolare, il Vangelo proposto per quest'anno: quello di Luca.
e 2. Chi e che cosa fa Io Spirito Santo
Quali sono i tratti e quali sono le opere dello Spirito nella
vita e secondo le parole di Gesu che ne e il Rivelatore, Io possie-
de totalmente e lo dona?
Emergono tre tratti che ci danno poi la bussola per entrare
e navigare anche nel mistera trinitario verso le profondita di Dio:
lo Spirito e Amore del Padre e del Figlio tra di loro e per il mondo;
lo Spirito e il dono dell'amore fatto all'uomo dal Padre e dal Figlio
in molteplici forme; lo Spirito e comunicazione di Dio che susci-
ta nell'uomo !'apertura a Dio, il desideria di Dio, l'orientamento
verso di Lui e la sua conoscenza.
Lo Spirito da il senso di Dio. Stabilisce una misteriosa comu-
nicazione tra Dio e l'uomo e tra questi e Dio. Tutto quello che nel
Dominum et vivificantem 14.
' Rm 1, 4.
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mondo orienta verso Dio, tutto quello che esplicitamente o impli-
citamente invoca la presenza o l'intervento di Dio, tutto quello
che spinge alla ricerca di Dio, halo Spirito come movente recon-
dito.
Ma si tratta del Dio di Gesu Cristo: quello che e Padre, non
altri dei o la divinita in generale. E lo Spirito del Padre e del
Figlio. E vero che egli fa percepire il divino, anche solo come
"mistero" che non si riesce a interpretare, e da a tutti una specie
di sintonia con la presenza e l'operare di Dio. Ma il suo specifi-
co e creare e far sentire il rapporto che abbiamo con Dio come
creature e come figli: «Coloro che sono guidati dallo Spirito di
Dio sono figli di Dio».8 Dunque la presenza dello Spirito e chia-
ra, la dove l'uomo si sente figlio di Dio, <love si risponde a Dio
con amore e gratitudine.
Chi percepisce il mondo senza Dio, non e guidato dallo
Spirito. Chi percepisce Dio senza il mondo, nemmeno lui e gui-
dato dalio Spirito. La fede percio confessa che Dio e creatore del
mondo. Lo Spirito e quella luce che illumina il rapporto che c'e
tra la persona, il mondo e Dio.
Nessuno sa come e Dio e come sono le cose in Lui. Cristo
pero ci ha rivelato che la sua natura piu profonda e l'Amore.
Questo amore non e in Dio un sentimento, una emozione, un desi-
derio, un progetto, una qualita, ma e sostanza personale: e tota-
lita senza incrinature, vita, possibilita completa di realizzazione,
potenza senza confini. E Colui che lo muove ad effondersi nella
creazione, a creare l'uomo a sua immagine. E quello che ispira
l'incarnazione e la redenzione.
Egli dunque rivela Dio Padre: «Ha par!ato per mezzo dei pro-
feti» ;9 «... per te conosciamo il Padre»;10 e la comunicazione attua-
le di Dio Padre e Figlio con noi, e l'amore che sorge in noi per
essi, il desiderio di unione con Loro.
' Rm 8, 14.
' Credo.
10 Cf Veni Creator.
10

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3. I luoghi dove riscoprire Io Spirito
Vista la chiave, cioe l'esistenza umana di Gesu, per distin-
guere lo Spirito Santo da altri spiriti, energie o movimenti, pos-
siamo domandarci quali sano gli spazi dove rivolgere lo sguardo
per riscoprire la sua presenza e la sua opera. Ve ne indico quat-
tro.
Il primo e certamente la Chiesa, la comunita dei discepoli
di Gesu. Ad essi e stato promesso ed inviato lo Spirito. E non in
forma individuale in primo luogo, ma come gruppo di seguaci e
quando erano insieme come tali nel cenacolo con Maria. In segui-
to essi vivono l'awentura comune della predicazione del vangelo
e la fondazione delle comunita cristiane, certi della presenza della
Spirito che li mantiene uniti tra di loro e con Gesu. Percepiscono
questa presenza anche in maniera immediata come certezza, ener-
gia interiore, capacita convincente. Lo Spirito li costituisce insie-
me testimoni efficaci e annunciatori coraggiosi.
Nella comunita e lo Spirito della Parola. Fa capire la buona
notizia di Gesu e ispira i discepoli perche ne parlino efficace-
mente. Ricarda loro quello che Gesu ha insegnato. Non e pero lo
Spirito della sola memoria letterale. Fa loro comprendere l'an-
nuncio di Gesu in forma nuova, alla luce dei nuovi eventi e delle
nuove situazioni. Li aiuta a estrarre da esso ricchezze e signifi-
cati nuovi. E cio affinche il Vangelo sia non un testo venerabile,
ma archeologico, bensi una luce per il presente.
Non e solo lo Spirito del ricordo e della nuova comprensio-
ne, ma anche lo Spirito dell'invenzione, prendendo sempre da
Cristo che e parała di Dio completa e definitiva: «Egli vi sugge-
rira quello che dovete dire».11
Lo Spirito della parała e pure lo Spirito della missione. Egli
fa uscire i discepoli dal cenacolo. Li spinge poi verso il mondo
pagano, anche precedendoli. Negli Atti degli Apostoli si racconta
il fatto del centurione Comelio, detto da molti la pentecoste dei
pagani. Lo Spirito Santo precede Pietra nella casa di questa soł­
data. Pietra dubita di andare da lui e mangiare i cibi proibiti ad
11 Cf Mt IO, 19.
11

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un giudeo. Ma dopo una visione e dopo aver vista lo Spirito diffon-
dersi su coloro che ascoltavano il suo discorso, deve arrendersi.
Per giustificarsi di fronte alla sua comunita giudea dice:
«Forse si puo proibire che siano battezzati con l'acqua coloro che
hanno ricevuto lo Spirito Santo al pari di noi?». 12
«Se dunque Dio ha dato loro lo stesso clono che a noi per
aver creduto nel Signore Gesu Cristo, chi ero io per porre impe-
dimenta a Dio?».u
Cosi la Chiesa "prudente", che indugiava nello staccarsi dal
giudaismo e temeva di aprirsi al mondo, e stata forzata a com-
piere il passo. Seguendo le uscite, le rotture, le novita missiona-
rie nella geografia o nella cultura, noi scopriamo la presenza delio
Spirito.
Egli e pure lo Spirito della comunione ricca di servizi. Ispira
i nuovi ministeri quando gli Apostoli da soli non riescono a sod-
disfare tutte le domande della comunita. Nascono cosl i diaconi
e i presbiteri.
Egli arricchisce con carismi nuovi le comunita. Le muove a
darsi i segni che distingueranno i discepoli di Gesu: la preghiera,
l'ascolto della parała, !'amore fratemo, la condivisione dei beni.
Soprattutto mantiene vivo il senso e l'efficacia della frazione
del pane che rende Gesu di nuovo presente nel mondo con la
potenza della sua morte e risurrezione. Noi oggi lo ripetiamo,
quando celebriamo l'Eucaristia, indicando il pane e il vino:
«Santifica questi doni con l'effusione del tuo Spirito, perche diven-
tino per noi il corpo e il sangue di Gesu Cristo nostro Signore». 14
E affermiamo che e lo Spirito Santo che ci riunisce in un solo
corpo per la comunione al corpo e al sangue di Cristo.15 Dove si
sente e cresce la comunione, dove questa si allarga, si arricchisce
e si approfondisce attingendo alla sua fonte, noi possiamo senti-
re la presenza della Spirito.
Lo Spirito da agli Apostoli il patere non soltanto giuridico,
ma profondamente trasformante di riconciliare l'uomo con Dio e
12 At 10, 47.
" At 11, 17.
" Preghiera Eucaristica Il.
" Cf Preghiera Eucaristica Il.
12

2.7 Page 17

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con gli altri: «Ricevete lo Spirito Santo, coloro ai quali perdone-
rete i peccati saranno perdonati».16
Cosl la Chiesa viene ad essere non una organizzazione reli-
giosa che custodisce riti e parole sacre, come ne esistevano e ne
esistono tante, ma la coscienza della storia della salvezza e una
nuova forza inviata a trasformare il mondo mediante l'amore.
Dove appare l'amore reciproco, il perdono, la riconciliazione e il
servizio generoso, li c'e lo Spirito.
Noi siamo testimoni che questa presenza opera oggi e pub
essere raccontata con fatti e personaggi attuali. La descrive sin-
teticamente la Costituzione Lumen Gentium: «Compiuta l'opera
che il Padre aveva affidato al Figlio sulla terra (cf Gv 17, 4), il
giorno di Pentecoste fu inviato lo Spirito Santo per santificare
continuamente la Chiesa, e i credenti avessero cosl accesso al
Padre in un solo Spirito (cf Ef 2, 18)... Lo Spirito dimora nella
chiesa e nei cuori dei fedeli come in un tempio (cf 1 Car 3, 16;
6, 19)... Egli guida la Chiesa verso tutta intera la verita (cf Gv 16,
13), la unifica nella comunione e nel servizio, la prowede di diver-
si doni gerarchici e carismatici, coi quali la dirige e la abbellisce
dei suoi frutti (cf Ef 4, 11-12; 1 Car 12, 4; Gal 5, 22). Con la forza
del Vangelo fa ringiovanire la Chiesa, continuamente la rinnova
e la conduce alla perfetta unione col suo Sposo. Poiche lo Spirito
e la Sposa dicono al Signore Gesu: Vieni! (cf Ap 22, 17). Cosi la
Chiesa universale si presenta come un "popolo adunato dall'unita
del Padre del Figlio e dello Spirito Santo" ».17
Parliamo dunque dello Spirito ai giovani, aiutandoli a per-
cepire i suoi doni nella Chiesa: la Parola, l'amore fraterno, la mis-
sione, la preghiera, i carismi, il servizio dell'autorita, la riconci-
liazione, la confessione di Gesu fino al martirio.
Il medesimo testo, letto precedentemente, ci indica un altro
luogo <love guardare: «Lo Spirito dimora nei cuori dei fedeli come
in un tempio»18 e in essi prega e rende testimonianza della ado-
zione filiale.19
Nella comunione ecclesiale lo Spirito viene dato a ciascuno
" Gv 20, 22-23.
"LG 4.
"Cf 1 Cor 3, 16; 6, 19.
" Cf Gal 4, 6; Rm 8, 15-16. 26.
13

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come un dono personale e lavora in ciascuno per formare un
"figlio" originale di Dio, conosciuto ed amato dal Padre nella sin-
golarita del suo essere.
Il tema della nuova esistenza, a cui lo Spirito da origine nella
persona, e quello che ha avuto piu sviluppo nella riflessione cri-
stiana. San Paolo lo spiega attraverso la inabitazione. «Voi non
siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento
che lo Spirito di Dio abita in voi».20
Si tratta di una autentica nuova personalita costruita, unifi-
cata e strutturata nel credente.
Lo Spirito da origine in lui ad una nuova coscienza: quel-
la di figlio di Dio, che si e manifestata in Gesu e che emerge
anche a livello psicologico. Gesu, nel momento di maggiore appa-
rente solitudine, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spi-
rito».21 Percio si e affermato che Cristo non ebbe mai il senti-
mento dell'orfano. Abbandonato da tutti, si sentl accolto dal
Padre. Cosi il credente che sviluppa questa coscienza, in qualsia-
si frangente sente ed esprime la fiducia filiale in Dio.
Lo Spirito Santo genera nel credente anche una nuova intel-
ligenza: e l'intelligenza della fede, che e capace di percepire il
mistera di Dio, scoprire il senso che hanno il mondo e gli awe-
nimenti della storia. Spesso la fede e stata considerata una sag-
gezza che viene dallo Spirito. Chi vede la propria vita e la storia
senza Dio non e animato dallo Spirito. Chi scorge Dio nella sto-
ria propria e dell'umanita e guidato dallo Spirito, perche Dio si e
manifestato nell'avvenimento principale della storia, quello di
Gesu.
Lo Spirito suggerisce un nuovo rapporto umano, al di sopra
della nazionalita, razza, cultura, religione, stato economico: e !'a-
more, partecipazione a quello di Dio, per cui non ci sono piu greci
e barbari, credenti e pagani, maschi e femmine; ma tutti sona
un'unica creatura.22 E il superamento delle discriminazioni, della
spirito di conquista, del senso di superiorita.
Lo Spirito ci insegna un linguaggio nuovo, che ci consente
di rivolgerci a Dio esprimendo i sentimenti filiali e ci ispira quel-
Io che dobbiamo dire. Egli ci da il vocabolario per l'annuncio e
" Rm 8, 9.
21 Le 23, 46.
22 Cf Gal 3, 28.
14

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ci apre alla sua comprensione. Per questo si parła tanto dello
Spirito nel contesto dell'evangelizzazione.23
In breve, lo Spirito ricrea la struttura interiore della per-
sona: le da il senso della sua identita, la possibilita di operare nel
mondo con Jo stile delle beatitudini, di aspettare la grande mani-
festazione per la quale tutta la creazione raggiungera la sua con-
dizione
pe
rfet
t
a
.
2
Ma non tutto e ancora detto. Chi e nato dallo Spirito e chia-
mato a svilupparsi secondo un progetto di vita. Non ha ricevuto
soltanto alcune qualita statiche, quasi fossero gioielli o regali di
anniversario. Possiede invece una specie di codice genetico,
conforme al quale egli va crescendo.
L'esistenza cristiana, come ogni vita, ha una legge interna:
quella dello sviluppo. Nel battesimo se ne accoglie il seme: alla
morte si ha il risultato finale. Quello che e compreso tra questi
termini e affidato alla nostra volonta e capacita di crescere, come
awiene con la nostra intelligenza e con la nostra personalita. In
tale sviluppo lo Spirito e ispirazione ed energia.
C'e uno stato germinale, e c'e una maturita da raggiungere:
«Io, fratelli, finora non ho potuto parlare a voi come a uomini
spirituali, ma ho dovuto farło come chi parła ad esseri carnali, a
neonati in Cristo. Vi ho dato a bere latte, non nutrimento solido,
perche non ne eravate capaci».25
San Paolo parła di bambini e di adulti, di imperfetti e per-
fetti, di ignoranti e sapienti, di carnali e spirituali.
Passiamo dall'immaturita allo stato adulto attraverso l'illu-
minazione progressiva e l'adesione alla verita. Esse ci aiutano a
vedere il senso della nostra vita e del mondo con sempre mag-
gior convinzione, alla luce dell'awenimento di Cristo.
C'e poi la purificazione da dipendenze e schiavitu, egoismi,
passioni distruttive, fino a raggiungere la liberta interiore.
Ancora ci porta alla maturita lo sforzo di conformare la
nostra vita a quella di Cristo, inserendoci nel suo mistero. Il
Direttorio Catechistico Generale, riferendosi al credente, <lice che
la finalita dell'iniziazione cristiana e «educare al pensiero di
"Cf EN 75.
" Cf Rm 8, 19-22.
"1 Car 3, 1-2.
15

2.10 Page 20

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Cristo, a vedere la storia come Lui, a scegliere e ad amare come
Lui, a sperare come insegna Lui, a vivere come Lui la comunio-
ne col Padre».26
E, in altre parole, quello che esprimeva San Paolo: «Non sono
io che vivo, ma e Cristo che vive in me».27
Il risultato e l'uomo spirituale, l'uomo secondo lo Spirito. Nel
linguaggio cristiano spirituale ha un significato peculiare. Non si
oppone a materia, come pensano i filosofi, ma a carne. Non vuol
dire dunque immateriale, ma pervaso da Dio e ordinato a Lui,
qualunque sia la sua natura fisica. Spirituale non e dunque colui
che rinnega, fugge o ignora la sua parte corporea, ma colui che
assume e ordina tutto nella carita. Difatti e la carita che si e dif-
fusa nei nostri cuori per lo Spirito Santo che ci e stato dato, inve-
stendo la totalita della persona, corpo e coscienza.28
E istruttivo ascoltare da San Paolo le manifestazioni della
fase infantile della nostra vita nello Spirito o del livello carnale
della nostra mentalita. Una e l'incapacita di accettare il Vangelo
nella totalita delle sue esigenze e nella sua originalita. San Paolo
chiama immaturi i Corinzi, perche si perdono dietro l'eloquenza
umana e le spiegazioni complicate e non colgono la sapienza sem-
plice ispirata da Dio, che c'e nell'evento di Cristo.29
E segno dello stato infantile l'essere trascinato da motivi
umani, come la gelosia, la voglia di eccellere nella comunita con
carismi vistosi. Cosl come lo e il pensare che la liberta consista
nel realizzare i propri comodi o il non essere capaci di superare
i conflitti anche con sacrificio da parte nostra. Soprattutto lo e
l'instabilita e la volubilita della fede non saldamente ancorata alla
parola di Dio, che si lascia trascinare o dalle mode secolari o dalle
fantasie religiose o dalle dottrine transitorie.
Ci sono anche pagine incomparabili sulla maturita della per-
sona nello Spirito, che e purificazione dal małe e superamento di
quello che e imperfetto; ma anche sviluppo massimo delle poten-
zialita che ci sono in noi.
Segni della maturita sono in primo luogo la sicurezza o l'e-
videnza dell'amore che Dio ha per noi e dunque la pace e la sere-
2• DCG 38.
21 Gal 2, 20.
"Cf Ef 3, 16-19.
29 Cf J Cor 2, lss.
16

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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nita interiore per cui sappiamo che «ne la morte, ne la vita, ne
angeli, ne alcun'altra creatura patra mai separarci dall'amore di
Cristo».30
C'e anche la generosita per cui non ci si limita a quello a cui
obbliga la legge, ma ci si dona con liberta e gioia. C'e l'impegno
radicale e totale col Vangelo. C'e !'amore ai fratelli, come regola
per operare in ogni circostanza al di sopra di calcoli e conven-
zioni, al di sopra dei nostri diritti e della stesso culto.
Quando questi dinamismi e atteggiamenti crescono, si rag-
giunge la statura di Cristo. Lo Spirito da unita ai pensieri, agli
affetti, ai desideri, alle azioni e si manifestano nella persona i suoi
frutti maturi: !'amore, la gioia, la pace, la pazienza, la benevo-
lenza, la banta, la fedelta, la mitezza, il dominia di se.31
Un terzo spazio <love, forti della comunione ecclesiale e del-
1'esperienza personale, siamo chiamati a riscoprire la presenza
della Spirito, e la storia umana, quella piccola di una citta o di
un quartiere; quella grande dei popali e dell'umanita.
Lo indica bene un testo della Redemptoris Missio: «La sua
presenza e azione sano universali, senza limiti ne di spazio ne di
tempo (...). Lo Spirito e all'origine stessa della domanda esisten-
ziale e religiosa dell'uomo, la quale nasce non soltanto da situa-
zioni contingenti, ma dalla struttura stessa del sua essere (...). Lo
Spirito Santo sta all'origine dei nabili ideali e delle iniziative di
bene dell'umanita in cammino».32
Lo sguardo del credente legge, dunque, come presenza della
Spirito la ricerca religiosa anche confusa, il desideria di dignita,
le iniziative generose e disinteressate in favore dell'uomo.
Cio si nota chiaramente nella storia del popala eletto, para-
digma della storia di tutti i popali. Dio si va rivelando personal-
mente: manifesta il sua nome, fa scorgere il sua rapporto con il
genere umano, va illuminando il sua progetto riguardo all'uomo.
Lo Spirito da all'intelligenza di pater cogliere la portata e il signi-
ficato delle parole e dei fatti con cui Dio si manifesta e suggeri-
sce, come risposta, quel rapporto con Dio che chiamiamo ricer-
ca, attenzione, affidamento.
" Rm 8, 38-39.
" Cf Gal 5, 22-23.
"RM 28.
17

3.2 Page 22

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Gesu, a coloro che erano capaci di ammirare il miracolo dei
pani, ma non ne scorgevano il significato, dice: «E lo Spirito che
da la vita, la carne non giova a nulla; le parole che vi ho dette
sano Spirito e vita».33 Chi rimane nella materialita dei fatti, tra-
gici o meravigliosi, che avvengono nel mondo, non e guidato dallo
Spirito; chi ne coglie il senso e ispirato da Lui. Chi vede il cam-
mino dei popoli come un puro intreccio di fatti provocati da cause
naturali, economiche, culturali, non e guidato dallo Spirito. Chi
ne scopre le strade che Dio va aprendo per manifestarsi e attrar-
re maggiormente questi gruppi a se, e ispirato dallo Spirito.
Come Israele, l'umanita e i popoli sperimentano Io Spirito
come energia che dall'interno trasforma gli uomini e li rende capa-
ci di gesti eccezionali per liberare il singolo e le societa o per con-
fermarle nella loro vocazione e dignita. Lo Spirito si manifesta
come ispirazione, potenza, fonte di vita, presenza libera da con-
dizionamenti, che opera in maniera imprevedibile. Il contrario
della Spirito non e la materia o il corpo, ma l'inerzia, l'ineffica-
cia storica, la sterilita, la morte, la schiavitu. Lo diciamo nel Credo:
«Credo nello Spirito... che e Signore e da la vita».
Ci sano tre linee di azione nelle quali opera Io Spirito, come
"energia o forza" che muove: la linea della salvezza, che spinge
alcune persone ad imprese di liberazione di coloro che sano
oppressi; possiamo pensare all'esodo, a Gedeone o a Sansone, dei
quali si dice che furono "presi dallo Spirito di Dio"; la linea della
parała illuminante ed educante: la rappresentano i profeti e i
saggi, che mantennero viva la speranza della gente e illuminaro-
no il senso dei fatti storici; la linea sacerdotale, che favori l'espe-
rienza religiosa, il culto, la preghiera, il servizio e la realta anche
materiale del tempio.
Da ultimo, c'e da scoprire Io Spirito nell'universo o cosmo.
Nell'ordine cronologico sembra primo. L'amore di Dio Io convertl
da caos in cosmo; da disordine e bruttezza in ordine, luce, bel-
lezza, utilita, provvidenza. Ci <lice la Scrittura che Io Spirito di
Dio aleggiava suJle acque primordiali.34 Il libro della Sapienza ci
presentera il pensiero e !'amore di Dio che si diffonde in tutte le
" Gv 6, 63.
" Gn 1, 2.
18

3.3 Page 23

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sue opere nelle quali ha lasciato i suoi segni.35 Chi, guardando il
mondo, si apre al ringraziamento, alla contemplazione, all'adora-
zione o anche soltanto all'interrogativo su Dio e mosso dallo
Spirito.
4. Riscoprire Io Spirito nella speranza
Il programma proposto da Giovanni Paolo II unisce la rifles-
sione sulla presenza della Spirito alla speranza: l'atteggiamento
interno di speranza e la sua traduzione pratica. Non a caso.
Il testo, dal quale e stata presa l'espressione riportata nella
strenna, e da impararsi a memoria, per rimeditarlo liberamente
e dovunque. E unica: coglie e stringe il fremito di speranza soli-
dale <legli sforzi che noi abbiamo considerato e addita lo Spirito
come fonte e garanzia che verra soddisfatto.
«Tutto l'universo aspetta con grande impazienza il momento in
cui Dio mostrera il vero volto dei suoi figli.
Il creato e stało condannato a non aver senso, non perche l'ab-
bia voluto, ma a causa di chi ve l'ha trascinato.
Vi e pero una speranza: anch'esso sara liberato dal patere della
corruzione per partecipare alla liberta e alla gloria dei figli di Dio.
Noi sappiamo che fino a ara tutto il creato soffre e geme come
una donna che partorisce.
E non soltanto il creato, ma anche noi che gia abbiamo le pri-
mizie della Spirito soffriamo in noi stessi perche aspettiamo che
Dio, liberandoci totalmente, manifesti che siamo suoi figli.
Perche e vero che siamo stali salvati, ma soltanto nella spe-
ranza. E se quel che si attende si vede, non c'e piu speranza, dal
momento che nessuno spera cio che gia vede. Se invece speriamo
in ció che non vediamo ancora, lo aspettiamo con pazienza.
Alla stesso modo lo Spirito viene in aiuto della nostra debo-
lezza, perche noi non sappiamo neppure come dobbiamo pregare,
mentre lo Spirito stesso prega Dio per noi con sospiri che non si
possano spiegare a parole. E Dio che conosce i nostri cuori cono-
sce anche le intenzioni della Spirito che prega per i credenti come
Dio vuole.
" Cf Sir 42, !Sss; Sap 13, 1-5.
19

3.4 Page 24

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Noi siamo sicuri di questa: Dio fa tendere ogni cosa al bene
di quelli che lo amano, perche li ha chiamati in base al suo pro-
getto di salvezza. Da sempre li ha conosciuti e amati, e da sempre
li ha destinati ad essere simili al Figlio suo, cosi che il Figlio sia
primogenito fra molti fratelli». 36
Lo Spirito alimenta e viene incontro ai fremiti della crea-
zione per un compimento che in questa momento e promessa
ancora non realizzata. Ałło stesso modo, Egli mantiene in coloro
che si sentono figli di Dio la speranza che un giorno questa loro
condizione si manifesti totalmente nella propria felicita, nella con-
vivenza umana, nella comunione definitiva con Dio.
La speranza sostiene la pazienza per continuare a lottare,
provare e soffrire perche «Dio fa tendere ogni cosa al bene di
quelli che lo amano».37
Si potrebbero qui enumerare i segni di una speranza vera
che non delude. Sano gli stessi che abbiamo indicato parlando
della Spirito nei diversi ambiti. Si potrebbero commentare anche
quei movimenti interni della persona che promettono felicita, ma
non portano verso realizzazioni soddisfacenti, all'altezza di quel-
le che indica il testo letto. Cio <lice che non sempre !'anima umana
si muove in direzione della Spirito.
Ci si potrebbe addentrare nei segni comunitari o sociali di
speranza e si potrebbero analizzare i messianismi veri o falsi. I
difetti della nostra speranza sona nella dimenticanza della pre-
senza operante di Dio, nella mancanza di visione, nella sfiducia
riguardo alle persone o alle potenzialita del bene, nell'andare die-
tro a illusioni personali o miraggi, nella debolezza di fronte alla
lotta per le grandi cause.
Lo Spirito sostiene la speranza dandoci la sicurezza del
trionfo del bene, la fiducia nella presenza di Dio, la visione con-
veniente <legli awenimenti, la fortezza per intervenire e perseve-
rare.
'• Rm 8, 19-29.
" Rm 8, 28.
20

3.5 Page 25

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S. Vivere ed operare con fiducia per il Regno
La riscoperta della Spirito ci porta a sperare che quello che
noi desideriamo profondamente verra realizzato e quello a cui il
mondo aspira verra compiuto.
Ne traggo una prima applicazione per noi e per quei giova-
ni e adulti che collaborano piu strettamente con noi: viviamo ed
operiamo con fiducia nell'educazione dei singoli e dei grup-
pi, dei giovani e degli adulti. Ogni persona redenta da Cristo e
chiamata ad essere figlia di Dio. La Spirito la attesta e se ne fa
garante. Puo dunque riscattarsi, crescere in misura che non pos-
siamo calcolare.
I doni dello Spirito costituiscono un programma educativo:
contenuti, itinerari, metodo. Mettiamoli a frutto come tratti del-
l'educatore e come potenzialita presenti nei giovani.
Mi serve come spunto l'espressione delle Costituzioni delle
FMA: «L'assistenza salesiana (...) si fa attenzione alla Spirito che
opera in ogni persona».38 L'assistenza, si sa, e tutta la metodolo-
gia del Sistema Preventivo: la stare accanto condividendo e l'ac-
compagnare nell'acquisire una visione delle case e della vita, nel-
l'aiutare ad affrontarle con fortezza e saggezza, nel progettare la
propria esistenza conforme ai grandi valori.
I doni dello Spirito, vissuti nel rapporto e nell'impegno edu-
cativo, coincidono con i riferimenti salesiani di ragione, religio-
ne, amorevolezza e li illuminano. Come questi, non possono esse-
re spiegati ne applicati separatamente l'uno dall'altro. Ripas-
siamoli comunque uno ad uno.
La sapienza ci fa percepire la banta e la bellezza; ci rende
capaci di gustarle e, attraverso di esse, risalire al donatore: il
Creatore. E la bellezza della verita, ma anche dei gesti, dei com-
portamenti e tipi di esistenza, delle imprese e opere d'arte. I tre
percorsi insieme costituiscono la sapienza: arrivare con la sguar-
do la <love le realta sprigionano il bene, imparare a radicarsi sem-
pre di piu in esso, fosse anche umile e quotidiano, risalire a Dio.
E proprio della sapienza dunque aiutare l'uomo a distingue-
re il bene dal małe. Fu la preghiera di Salomone: «Signore io sano
un ragazzo, non so come regolarmi: concedimi un cuore docile
" Cost FMA 67.
21

3.6 Page 26

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perche sappia distinguere il bene dal male».39 Cosl la saggezza ci
mette sulle strade del senso della vita e ci da la chiave della feli-
cita che cerchiamo. Illumina e orienta: e la bussola della vita.
Facciamone tesoro: sappiamo svelare e far apprezzare i rap-
porti ed i gesti che danno felicita; aiutiamo a scoprire la bellezza
delle cose, anche ordinarie e nascoste: Don Bosco parlava della
bellezza della virtu, della natura, della religione. La bellezza atti-
ra, entusiasma; non suscita tanto il sentimento dell'obbligo, quan-
to quello dell'amore.
Sappiamo far percorrere la strada che va dall'esperienza al
senso della vita e dal senso della vita, la <love si trova la sua fonte.
Sappiamo aiutare a distinguere il bene dal małe con la forma-
zione della coscienza, uno dei nodi difficili da risolvere quando
si separa moralita da felicita personale.
Sviluppiamo il dono dell'intelletto, I'intus legere, Ieggere in
profondita: e il dono che cerca, con la ragione e con la parola di
Dio, una conoscenza profonda e cosciente della realta e dei fatti.
«Lo Spirito conosce ogni cosa, anche i pensieri segreti di Dio».40
Viviamo in un mondo di valutazioni rapide e superficiali. I
giomali prendono uno scoop e Io diffondono senza preoccuparsi
di verificarlo: si cerca di apparire piu che di essere: "appaio, dun-
que sono"; c'e tutta una industria per migliorare l'aspetto ester-
no. I..:intus non e l'aspetto forte ne del costume, ne delle aspira-
zioni personali.
Il dono dell'intelletto ci insegna ad entrare nella verita di noi
stessi, delle proposte, delle cose: «quando verra Io Spirito di verita,
egli vi guidera alla verita tutta intera».41
E il dono che ci fa superare la superficialita nell'approccio
alla vita, alla realta, al mondo; quello che ci aiuta ad evitare il
"mordi e fuggi"; a non accontentarci ne di quello che si <lice, ne
dei risultati dei sondaggi, ne della notizia, ne del primo commento
che sentiamo, ne delle immagini che ci offre la televisione.
Ma tutto questo lo riflettiamo e discemiamo alla luce della
Parola. Tra le realta in cui ci porta ad entrare con profondita, la
principale e la persona di Gesu e la sua parola. Ci fa pensare dun-
" Cf I Re 3, 7-9.
' 0 1 Cor 2, JO.
"Gv 16, 13.
22

3.7 Page 27

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que al necessario approfondimento della fede, all'applicazione del-
l'intelligenza al mistera cristiano in rapporto alla vita.
Sviluppiamo in noi il dono del consiglio ed accompagniamo
i giovani con lo stesso dono. Consiglio vuol dire progetto di vita,
conforme alla ricchezza di possibilita che Dio ha messo nel cuore
e nella mente della persona umana in generale e nella nostra vita
in particolare. E capacita di discernimento e di scelta, di giusta
decisione e disponibilita a seguire quello che si e scelto.
Consiglio nella Scrittura significa disegno, progetto, piano giu-
sto e misericordioso. Viene riferito sovente a Dio che prevede, pre-
viene, decide ed opera.
Che bel dono contro l'immediatismo, l'indecisione perma-
nente che non permette di sviluppare la vita; dono importante per
conoscere cio che Dio vuole da ciascuno, per misurare le proprie
possibilita, per infilare la strada giusta, per seguire il cammino
che ci si addice!
Educhiamo con il dono della fortezza e al dono della fortez-
za. Significa coraggio, costanza, tenacia, forza interiore, capacita
di tenuta, resistenza allo sforzo, alla sofferenza, persistenza nei
propositi.
E il dono che piu e apparso il giorno della Pentecoste quan-
do gli Apostoli sono diventati franchi nel parlare e pronti nell'af-
frontare i rischi, schietti di fronte al popolo e all'autorita.
Per gli educatori questo dono richiama a non essere ne dub-
biosi, ne ambigui, ma chiari ed espliciti nelle valutazioni e nelle
proposte, anche se pieni di amorevolezza; ci <lice di non cedere
al conformismo dilagante, ma di educare anche alla giusta resi-
stenza; di insegnare che i risultati richiedono uno sforzo lungo,
che il "cambiamento" non e sempre la soluzione ai dubbi ed alle
prove, che la fedelta a lungo termine contiene in se gioie sempre
nuove e maggiori.
Oggi si deve aiutare a comprendere il significato stesso della
fedelta per infonderla, per educare ad essa. Da ogni parte si
lamenta la fragilita, l'incostanza, la concezione che tutto va acqui-
sito in forma facile o altrimenti si abbandona, che la persona si
sente padrona della propria liberta, fino a non sostenere gli impe-
gni presi. D'altra parte, abbiamo esempi mirabili che, per fedelta,
hanno portato all'offerta della vita nel quotidiano o nel martirio
serenamente accettato. Penso ai monad dell'Algeria, ai sacerdoti,
ai religiosi ed ai fedeli di aleune zone dell'Africa.
23

3.8 Page 28

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Educhiamo applicando il clono della scienza e educhiamo al-
la scienza. Tale clono viene detto anche conoscenza; si sa che nella
Bibbia "conoscere" significa comprendere attraverso l'esperienza
dell'amore. La scienza e quel clono che ci porta a conoscere per
amore, o quell'amore che ci fa comprendere, a volte senza poter
definire con concetti ordinati ed articolati, ma che comunque ci
consente di agire. E, insieme, esperienza ed intuizione.
La scienza e proprio l'amorevolezza, il rapporto di affettivita
inteso in senso totale con le persone e con le cose: il cuore che
comprende. Suggerisce che per capire una persona o un'opera, la
si deve amare. Naturalmente lo Spirito ci guida soprattutto a
conoscere Dio attraverso l'amore, come la via piu diretta e piu
perfetta.
E un invito ad andare oltre la conoscenza fredda, che si esau-
risce nella sola funzionalita; a superare quell'approccio alle per-
sone e alle cose ispirato dal desiderio del proprio successo o van-
taggio e anche quel rimanere chiuso nella sola razionalita, piut-
tosto che aprirsi a Dio.
Educhiamo con la pieta e alla pieta. La lista dei doni, presa
dal profeta Isaia, non l'annoverava. E stata una aggiunta della tra-
dizione ecclesiale. Si sa che la pietas e il rapporto, il sentimento
e l'attaccamento dei figli ai loro genitori.
E cosi sottolineato nel Nuovo Testamento che lo Spirito ci
da la coscienza di figli, ci mette sulle labbra le parole proprie del
figlio e ci fa sentire la paternita di Dio, che si e vista la necessita
di esprimere tutto cio attraverso uno speciale clono.
La pieta ci porta a credere che tutto cio che ci succede ubbi-
disce a una volonta di Dio, piena di amore per noi, ci fa rivolge-
re a Lui con la preghiera del Padre nostro. E il nocciolo di quel-
Io che Don Bosco chiamava religione. Una grande energia, dun-
que, anche per costruirsi come persone ed affrontare la vita.
E un invito a rinnovare, nella nostra educazione e nei nostri
ambienti, la vibrazione per Dio, a farlo sentire interiore e vicino,
legato a noi da un amore paterno e ad insegnare a rispondere con
espressioni filiali. Don Bosco disse: «Vedo nella Congregazione un
bisogno, quello di metterla al riparo dalla freddezza e dal deca-
dimento, col promuovere lo Spirito di pieta e di vita comune».42
"MB 14, SSI.
24

3.9 Page 29

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Educhiamo col timor cli Dio e al timor di Dio. E il senso
della grandezza e della santita di Dio. R.ientra per noi, di nuovo,
nel tema della religione.
Dio e padre e buono. Ma e anche potente, sovrano, creatore
e Signore. E trascendente. Elargisce i suoi doni, ma chiede respon-
sabilita. Perdona sempre, ma «non va preso in giro».43 E nostro
Padre, ma non un "jolly" per i momenti opportuni. Non puo diven-
tare uno strumento ne per i singoli, ne per i potenti, ne per le
organizzazioni di qualsiasi tipo. E all'origine di ogni essere, di
ogni dono, di ogni grazia. Quando si perdono le dimensioni di
Dio si perdono le dimensioni della vita e della dignita umana.
Oltre a rispetto e riconoscimento di quello che Dio e, il timor
di Dio ci ricorda che non siamo noi i padroni del bene e del małe;
dunque dobbiamo cercare in Lui il fondamento della Vita e dei
Valori. Bellissima la prima meditazione di Sant'Ignazio per gli
Esercizi: "principio e fondamento"! Col suo stile scamo e caldo
scolpisce quasi a martellate questo carattere "necessario" di Dio.
Anche se si fuggisse negli inferi o in fondo al mare, da Lui non
si puo fuggire.44
Il timore di Dio ci porta anche a parlare bene di Dio: con
amore, con rispetto, con conoscenza, con proprieta. Non sfigura-
re la sua immagine, non renderla distante o peggio ancora poco
amabile, non farne delle caricature o delle macchiette.
Ed e una importante indicazione per la nostra catechesi,
anche per accompagnare i giovani nel formarsi una bella imma-
gine di Dio, diversa da quella diun qualsiasi "amicone"; ma anche
da quella di un controllore, un tiranno, solo un giudice.
In una parola: i doni dello Spirito danno una visione "a
fuoco" della realta e della storia umana, una consapevolezza della
propria dignita e del proprio destino, la conoscenza ed il gusto di
Dio: quella che si puo chiamare un'educazione integrale, chiara-
mente orientata, fiduciosa nella verita e nel soggetto.
C'e una seconda linea di impegno da esplicitare: accompa-
gnare i giovani a sentire Io Spirito che abita in loro, ad assu-
mere una vita secondo Io Spirito, a percorrere un cammino
di spiritualita. Molti elementi la richiamano oggi.
" Cf Gal 6, 7.
" Cf Ps 139, 8-1 O.
25

3.10 Page 30

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C'e nella cultura attuale un recupero della dimensione spiri-
tuale della persona. E interessante sentire voci cosiddette "laiche",
che non intendono assumere il pensiero cristiano, affermare la
necessita di un oltre alla vita e al costume chiuso nel temporale.
In particolare nei paesi secolarizzati, insieme al diffondersi
dell'indifferenza, c'e un rivolgersi verso esperienze vagamente reli-
giose e tentativi di contatto con l'occulto, che denotano la ricer-
ca di una dimensione altemativa al solo possesso di beni mate-
riali, al godimento, alla vita chiusa nell'immediato. C'e molto di
soggettivo, conviviale e quasi consumistico in tutto cio; ma non
si puo ignorare cio che la gente cerca e desidera quando vi si
avvicina.
Contemporaneamente si da un risveglio delle spiritualita nella
comunita ecclesiale. Ne sano prova i diversi movimenti e le varie
forme di vita cristiana associata (anche non consacrata), sorti
negli ultimi trent'anni o che stanno ora sorgendo. Sona stati chia-
mati i nuovi protagonisti della vita ecclesiale. In essi si vuole vive-
re da discepoli di Cristo nel contesto moderno che mette i cre-
denti nell'urgenza di darsi e dare ragione della loro speranza.
Noi sentiamo la stessa domanda a livello di movimento e di
gruppi giovanili. Vediamo che si esaurisce nei gruppi la fase dello
"stare insieme" e quella di "fare qualcosa di utile e generoso".
Sopraggiunge il desiderio di entrare di piu nelle ragioni e nel
midollo del vivere cristiano; percio, sin dall'anno 1982, si e fatto
Io sforzo di presentare la spiritualita salesiana per i giovani.
Piu in generale, si vede che la vita spirituale e indispensabi-
le, affinche il cristiano sia consapevole della sua identita e la viva
con convinzione e gioia; percie c'e nei singoli, giovani ed adulti,
quasi un desideria, una necessita di spiritualita. E quello che piu
frequentemente chiedono i laici impegnati. La riprova sta nel mol-
tiplicarsi di luoghi di spiritualita per gruppi e per singoli: case di
ritiro, eremi, deserti, case di preghiera, valorizzazione sociale dei
monasteri.
Arrivati a questo punto, esprimo a voce alta una domanda
che sovente mi viene rivolta dai Salesiani: abbiamo noi una spi-
ritualita, per quanta possibile, chiaramente formulata?
I quadri di riferimento, che danno un'idea adeguata della
nostra spiritualita, sono non solo sufficienti, ma addirittura
abbondanti. I consacrati hanno nelle loro Costituzioni e relativi
commenti un progetto ed un cammino di santita ispirati dallo
26

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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Spirito ai fondatori e da loro vissuti sotto l'azione dello Spirito.
Si sono pure enunciati alcuni tratti e percorsi che formano il patri-
monio comune di tutta la Famiglia Salesiana.45
Per i giovani si sono formulati manifesti e proposte sin dagli
anni Ottanta. Il CG23 dei Salesiani ha dato autorevolezza di pro-
posta comunitaria condivisa a tali "manifesti". Piu recentemente
e stata offerta una presentazione curata dai responsabili dei due
dicasteri di Pastorale Giovanile FMA e SDB.
Ultimamente si e cercato di evidenziare quello che meglio e
piu ci porta a condividere con i laici la missione: l'amore prefe-
renziale, in forma di carita pastorale, per i giovani, specialmente
i piu poveri,46 la qualita dell'incontro educativo e lo spirito di fami-
glia,47 l'impegno per la Chiesa e per il mondo mosso dal da mihi
animas,48 il quotidiano fatto di dovere, rapporti, professionalita
vissuto alla presenza di Dio,49 la pratica educativa del Sistema Pre-
ventivo continuamente rinnovata.50
C'e dunque da riflettere, da vivere, da esplicitare e da svi-
luppare in espressioni nuove.
Ci sono certamente comunita e gruppi di lavoro che stanno
cercando di farlo. La prova e il movimento di volontari, anima-
tori, collaboratori, alcuni dei quali partecipano a momenti comu-
nitari o hanno lunghi periodi di formazione salesiana.
Qualcuno lamenta che l'espressione della nostra spiritualita
non sia cosl. immediata e coinvolgente come altre. I gesti piu
espressivi della spiritualita salesiana si colgono nell'impegno
pastorale, nei luoghi e nelle situazioni educative. Si richiede
tempo per penetrare nella interiorita di tale azione. Lo aveva spe-
rimentato anche Don Bosco che invitava, chi voleva capire la tota-
lita ed il funzionamento del suo sistema, a venire e a condivide-
re.
Bisogna dire ancora che la spiritualita educativa e caratte-
rizzata dalla integrazione armonica e dalia moderazione, per cui
" Cf la Carta di Comunione nella Famiglia Salesiana di Don Bosco; cf anche
ACC n. 334 e n. 354.
46 Cf CG 24 89-90.
1 Cf CG 24 91.
" Cf CG 24 94.
" Cf CG 24 97-98.
5° Cf CG 24 99.
27

4.2 Page 32

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non sempre emerge un tratto che colpisce in forma vistosa e biso-
gna darsi tempo per gustare il valore di tale armonia.
Detto questo, pero, bisogna pure riconoscere che, sovente,
adulti e giovani trovano una differenza tra le narrazioni su Don
Bosco e i suoi primi discepoli e il tono della nostra esistenza, che
non esprime forse la vitalita, la speranza, la fiducia, l'entusiasmo
per la vita, l'amicizia, la vicinanza e altre cose che della nostra
spiritualita sono gli aspetti piu incarnati.
Vi e un'altra domanda che ci provoca: se qualcuno, special-
mente giovane, intuisse la nostra spiritualita e ne volesse percor-
rere il cammino, gli educatori e le educatrici salesiani sono capa-
ci di orientarlo, di servirgli da guida, di indicame aspetti, passi e
tappe con la liberta, ma anche con l'efficacia e chiarezza che si
richiede?
Bisogna riconoscere che veniamo iniziati ad una spiritualita
mediante l'incontro con qualcuno che ne ha fatto l'esperienza e
la vive con gioia e convinzione, mediante la partecipazione in un
gruppo che coinvolge e comunica sotto la guida spirituale di chi
ne conosce i sentieri e le risorse.
Su questi punti: interiorizzazione, vissuto, comunita, comu-
nicazione, orientamento, dobbiamo mettere l'accento, dal momen-
to che della spiritualita abbiamo gia tentato formulazioni ed enun-
ciati.
La strenna ci richiama a dare attenzione a coloro nei quali
appaiono i segni di un desiderio di vita spirituale, a dedicarci ad
accompagnarli, a prepararci per fado con saggezza ed efficacia,
a convincerci che nulla, meglio di questo, possiamo dare ai gio-
vani: orientarli verso la santita.
Alla formazione integrale, all'insistenza sulla spiritualita
aggiungiamo un'altra linea: andare con i giovani verso un coin-
volgirnento fiducioso in iniziative missionarie, di evangelizza-
zione e di carita.
La strenna rilancia una spiritualita apostolica, il cui moven-
te e la carita pastorale, la cui espressione tipica non e il momen-
to di solitudine, ma il momento dell'incontro e dell'azione.
Operare, opera salesiana, donazione, attivita instancabile,
imparare nell'azione e dall'azione, senza esclusione di altre fonti
di apprendimento, procedere per esperienze e sulle esperienze,
sono tutti termini che ci dicono che un giovane si santifica con
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::::!

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Don Bosco quando mette la sua vita a servizio del prossimo in
una impresa del Regno.
Alcune attenzioni vanno pero sottolineate.
La prima e di dare il senso da cui puo sgorgare l'entusiasmo
e la tenuta dell'agire in favore <legli altri, specialmente i piu biso-
gnosi. Siamo strumenti di Dio. Egli opera attraverso di noi.
Quando compiamo qualche gesto o diciamo qualche parola, Dia
fa risuonare la sua voce dentro il cuore di chi ci vede o ascolta,
chiamandolo a se in maniera molto piu efficace di quello che pos-
sano esserlo il nostro gesto a la nostra parola. Per questa la stren-
na insiste nell'operare con fiducia. Ogni nostro lavoro o gesto e
fecondo nel movimento del mondo. Inoltre la gioia di aver eleva-
to, migliorato, reso felice, liberata una persona non ha paragone
con le altre gioie che si possono sperimentare. E veramente hello
dedicarsi alle persone con amore.
Bisogna poi insegnare ad agire per il Regno: non puro movi-
mento ma anche riflessione e contemplaziane integrati in un
unico "lavoro": la preghiera richiama l'azione e questa e inclusa
nel lavoro, anche se non si identifica formalmente con esso. Le
vie della spiritualita salesiana sona il lavoro e la preghiera.
Contemplazione vuol dire anche azione mirata secondo gli obiet-
tivi, gli strumenti e le caratteristiche del Regno: !'amore, la comu-
nione che diventa solidarieta nell'agire, la scommessa sull'annun-
cio di Cristo, la fiducia nei semi.
Oggi l'azione non si presenta facile. Il mondo e complesso e
respira liberta anche nel rispondere a stimoli disinteressati e di
evidente valore. Chi agisce, si vede appoggiato o corrisposto, ma
anche trattato con indifferenza, con diffidenza o subisce resi-
stenza. La realta poi si modifica lentamente. Non pochi ripiega-
no su una vita meno attiva e piu spirituale. I due termini non
vanno separati. Bisogna capire che l'azione ha cambiato regole.
Nella molteplicita di possibilita bisogna scegliere spazi, linee,
obiettivi e forme che siano significativi e parlanti: non solo spar-
gere semi, ma coltivarli.
Attraverso l'inserimenta nell'azione e la comprensione del suo
senso, e necessario portare i giavani ad una vocazione definitiva
di servizio al vangelo, ai poveri e a quei valori che sostengono la
vita dell'uomo.
E questo un passo che a volte non riusciamo a fare: dalle
prime esperienze significative, ma temporanee, all'impegno stabi-
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le che suppone un progetto di donazione. Per proporlo con con-
vinzione, a volte manca la fiducia nei giovani ed altre volte la
fiducia nella grazia che opera in noi.
In tutto cio: educazione, spiritualita, impegno, ci sostiene la
convinzione che il Regno e destinato a lievitare il mondo, e che
i nostri piccoli o grandi contributi influiscono in questa trasfor-
mazione secondo la visione che abbiamo appreso nel testo di San
Paolo.
Arricchiti dei doni dello Spirito e rafforzati nella speranza,
siamo resi capaci di trasrnettere ai giovani il lieto messaggio della
salvezza portata da Gesu Cristo, coinvolgendoli nella costruzione
della civilta dell'amore .
Roma, 31 dicembre 1997
Casa generalizia FMA
D. Juan E. Vecchi
Rettor Maggiore
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