Strenna_1994_it


Strenna_1994_it



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~TDCAIAI A1994
~ · · · - · · · · · · Commento del RettorMaggiore
don Egidio Vigano
«Rendere ragione della gioia
e degli impegni della speranza,
testimoniando le insondabili
ricchezze di Cristo»
...______ lstituto F-iglie di Maria AusUiatrice

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1994
don Egidio Vigano
«Rendere ragione della gioia
e degli impegni della speranza,
testimoniando le insondabili
ricchezze di Cristo»
lstituto Figlie di Maria Ausiliatrice

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Roma, Casa Genernlizia FMA, 31 dicembre 1993
Stampato in proprio - Roma, FMA 1994

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Cordiali auguri di buona Fine e di miglior Principia!
Auspichiamo che il '94 sia un anno straordinario per i consacra-
ti, vista che e marcato dal Sinodo di ottobre, appunto sulla Vita
consacrata.
E un tema centrale nella missione della Chiesa; su di esso
si impegneranno i Pastori. Speriamo che il Signore, in vista di
questa rilievo dato alla Vita consacrata, faccia del 1994 un anno
fecondo di vocazioni.
1. LA STRENNA '94
Siamo qui, come tutti gli anni, per commentare la
Strenna '94:
«RENDERE RAGIONE
DELLA GIOIA E DEGLI IMPEGNI DELLA SPERANZA
TESTIMONIANDO LE INSONDABILI RICCHEZZE Dl CRISTO»
L'espressione "rendere ragione della speranza" e della
prima Lettera di san Pietra, mentre "le insondabili ricchezze di
Cristo" e di san Paolo nella Lettera agli Efesini. Entrano quindi
nella Strenna parole autorevoli di Apostoli che ci stimolano.
Perche questa Strenna
Il successore di don Bosco vuole inviare, con essa, un
messaggio di risposta al contesto di pessimismo, di sgomento,
di pensiero debole, come si suol dire, di individualismo e di
imborghesimento che impera un po' nell'attuale clima culturale.
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La Strenna intende sottolineare un aspetto fondante
della spiritualita salesiana da trasmettere anche ai giovani.
Vogliamo approfondire un aspetto di tale spiritualita: quello
della "speranza", a sei anni dal 2000, ossia dalle grandi celebra-
zioni del secondo millennio dell'Incarnazione del Verbo.
La carenza di speranza e strettamente legata alla non
conoscenza e non attenzione alla fonte di luce, di energia e di
vita che e Cristo.
Vorremmo allora che in questo nuovo anno, 1994, tutta la
Famiglia Salesiana si dedicasse a penetrare piu a fondo e a
rilanciare con nuovo ardore la "spiritualita della speranza".
Prima di affrontare la spiegazione stessa dell'enunciazio-
ne del testo, e opportuno concentrare l'attenzione sui due poli
di luce a cui si fa riferimento in esso: "il mistero di Cristo" e
"la speranza cristiana ".
Quando sapremo quali sono "le infinite ricchezze di
Cristo" e in che cosa consiste "la speranza cristiana", diverra
facile commentare il rimanente, arricchirlo, tradurlo in pratica.
I due poli indicati, in definitiva, si sovrappongono l'uno al-
l'altro, per costituire un unica, intenso faro di luce.
Si potra cosi percepire la bellezza, la profondita e l'attua-
lita di una Strenna che, a prima vista, e apparsa a qualcuno
piuttosto complessa e non tanto incisiva negli sforzi del rinno-
vamento.
2. "LE INSONDABILI RICCHEZZE Dl CRISTO"
Nella Lettera agli Efesini l'Apostolo afferma di aver rice-
vuto dal Signore «la grazia di annunciare ai pagani le infinite
ricchezze di Cristo» (Ef 3, 8). Cristo, infatti, e il clono piu prezio-
so che raggiunge tutti, non solo gli ebrei, non solo il popolo elet-
to, ma tutti gli uomini.
A noi ora interessa sottolineare in forma sintetica alcuni
tratti di questa Mistero di Cristo, cosi ricco, che e al centro della
storia umana:
• la sua pienezza di luce su cio che e l'uomo
• l'indispensabilita della sua lotta contro il peccato
• l'instaurazione dell'escatologia nel divenire del tempo.
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* Innanzi tutto la verita piena circa l'uomo.
Il fatto dell'incarnazione del Figlio di Dio compenetra tutto cio
che e umano: lo illumina, lo manifesta, lo purifica, lo eleva.
Come <lice la Gaudium et spes, «solo Lui rivela all'uomo cio che
e l'uomo».
L'incarnazione non manipola la nostra natura, ma consiste pro-
prio nel contrario: nell'assumerla e valorizzarla!
A Natale, guardando il Bambino, noi dovremmo esclama-
re: Come e bello essere uomo! Dio si e fatto uomo! Che bello!
Che bella e la vita! Quanta importanza ha la vita umana! Tutto
in essa, escluso il peccato, acquista dimensione divina! Viva la
Vita! Persino il patire e il morire si trasformano in amore!
Non pensa cosi la mentalita mondana. La disperazione, il
senso di essere una passione inutile, la facilita ai suicidi, la cre-
scita della cultura della morte... Tanta gente e awolta nelle
tenebre.
Gesu, Verbo incarnato, e la «vera luce» (come <lice san
Giovanni) che ci fa capire chi siamo, verso <love camminiamo,
che cos'e la storia. E importante tenere sempre presente che in
Gesu troviamo il supremo punto di riferimento per conoscere
oggettivamente noi stessi.
In un'ora in cui le scienze antropologiche hanno fatto
preziosi progressi, e bene sottolineare che questo riferimento a
Cristo le puo illuminare, le puo arricchire, le puo prevenire da
deviazioni, le puo correggere da errori. «In realta - <lice la
Gaudium et spes -, solamente nel mistero del Verbo incarnato
trova vera luce il mistero dell' uomo. Con l'incarnazione il Figlio
di Dio si e unito in certo modo a ogni uomo. Per Cristo e in
Cristo riceve luce quell'enigma del dolore e della morte, che al
di fuori del suo Vangelo ci opprime» (GS 22).
E sufficiente questa breve indicazione per aprire un
immenso orizzonte alla speranza. Si potrebbero considerare le
discipline antropologiche, una per una, percepire l'importanza
che hanno e far vedere come, li dove hanno dimenticato la luce
di Cristo, si sono sviate. Per elaborare una buona antropologia,
veramente integrale, bisognera ricorrere sempre a questa luce
superiore che fa evitare le deviazioni.
* Il secondo aspetto, che dicevamo occorre tener presente, e la
lotta di Cristo contro il peccato.
Si trova qui la giustificazione dell'incarnazione del Verbo. Dio si
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e fatto uomo per sconfiggere il peccato. Cio spiega il suo genere
di vita e soprattutto la sua passione e la sua morte.
Questo aspetto acquista oggi uno speciale rilievo perche
la societa secolare ha soppresso il senso del peccato, proponen-
do cosi una interpretazione dell'uomo terribilmente falsa. Oggi
si parła di post-cristianesimo perche, senza peccato, non ci
sarebbe piu bisogno di un Redentore.
Un'ottica antropologica che escluda l'indispensabilita
della passione di Cristo porta a conclusioni false e senza futuro,
complicando negativamente la convivenza sociale.
L'Apostolo san Giovanni osserva acutamente, nella sua
prima Lettera: «Se diciamo: "Non abbiamo mai commesso pec-
cato", facciamo di Dio un bugiardo, e la sua parnia non e in
noi» (1 Gv 1, 10).
Per meditare la realta e la gravita del peccato e indispen-
sabile rivolgere lo sguardo alla passione e morte di Cristo. Un
doloroso evento cruento che non sarebbe esistito se non ci fosse
stato il peccato. Ma se si e dato, come possono venire a dirci
che non c'e peccato! Il Natale non sarebbe l'incarnazione di Dio
e Gesu sarebbe per noi oggi un profeta antico.
lnvece, se il Figlio di Dio ha dovuto farsi uomo per vince-
re il peccato, questo significa che la storia dell'uomo e, purtrop-
po, sotto il maligno; infatti si sono motiplicate sempre piu le
ingiustizie, le sperequazioni, gli odi, gli egoismi, ecc. C'e un
immenso lavoro da fare per restituire le persone e le societa al
loro giusto significato umano, lottando contro il peccato.
Dice la Gaudium et spes: «Tutta la vita umana, sia indivi-
duale che collettiva, presenta i caratteri di una lotta drammatica
tra il bene e il małe, tra la luce e le tenebre. Anzi, l'uomo si trova
incapace di superare efficacemente da se medesimo gli assalti
del małe, cosi che ognuno si sente come incatenato. Ma il Si-
gnore stesso e venuto a liberare l'uomo e a dargli forza» (GS 13).
Cosi la lotta di Cristo contro il peccato e una espressione
di realismo che comporta, negli uomini di buona volonta, impe-
gnarsi coraggiosamente nello stesso combattimento contro il
małe, imparando da Cristo a saperlo fare sino all'estrema testi-
monianza del martirio.
Dunque, anche le difficolta, il dolore e la morte acquista-
no un significato altamente positivo per chi sa riferire la pro-
pria esistenza al mistero di Cristo. Tutto cio che e umano, meno
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il peccato, puo essere elevato a espressione divina; anche in
situazioni dolorose che ci fanno pensare a quanto Gesu stesso
ha detto: «Passi da me questo calice».
* Il terzo aspetto, la dimensione escatologica, tocca l'apice
delle "insondabili ricchezze di Cristo".
Siamo sulla cuspide. E la meta ultima dell'incamazione.
La Pasqua fa di Cristo il Signore che trascende persino il tempo
e la storia, non per separarsi da essi, ma per fermentarli a favo-
re dell'uomo. Dall'evento pasquale si deduce piu chiaramente
che l'uomo Gesu Cristo e un "assoluto storico"; un individuo
umano a cui debbono rapportarsi tutti gli altri individui.
Ognuno di questi altri - noi -, e relativo, transitorio, sommer-
so nel flusso del tempo: passa. L'individuo Gesu Cristo, nostro
fratello, invece e «ieri, oggi e sempre» (Eb 13, 8): e l'Uomo
nuovo, il Secondo Adamo, l'Eskaton; e vissuto nel tempo, ma lo
ha trasceso e vi si inserisce con le energie della risurrezione.
Egli non e un semplice fondatore di una grande religione
tra le altre (adesso e di moda il dialogo interreligioso e bisogna
imparare a fado, pero dobbiamo sapere che il cristianesimo e
molto di piu di una religione: e la storia della salvezza).
Cristo e l'unico vero centro energetico di tutti i secoli, per
tutti i popoli, al di la di tutte le religioni.
Lo si chiama "Eskaton" perche e !'ultimo traguardo della storia
umana; in Lui si compie il progetto del Padre di «ricapitolare
tutte le cose in Cristo, quelle del cielo come quelle della terra»
(Ef 1, 10).
Lo ha detto il Papa Paolo VI in una frase che poi e stata citata
nella Gaudium et spes: Egli «e il fine della storia umana, il
punto focale dei desideri della storia e della civilta, il centro del
genere umano, la gioia d'ogni cuore, la pienezza delle loro aspi-
razioni» (cf GS 45). Nessun uomo potra mai andare piu in la di
Cristo; Egli e davvero !'ultima meta; non c'e nulla di piu grande
di essa. Cristo e l'Eskaton.
Pero dopo la Pasqua - anche se Lui e gia arrivato alla fine - la
storia e la Chiesa e noi continuiamo a camminare nel tempo,
secolo dopo secolo, fino alla Parusia. E il "tempo della Chiesa"
permeato dall'escatologia.
E allora ecco: c'e da scrutare attentamente questo tempo
che va dalla Pasqua di Cristo fino alla seconda venuta di Lui. E
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in questa tempo, lungo di secoli, che ha luogo la famosa dimen-
sione escatologica dell'esistenza cristiana. Che cosa \\UOl dire?
Ecco: dalia Pasqua alla Parusia, ossia durante tutto il pel-
legrinare della Chiesa, Cristo il Signore si inserisce oggettiva-
mente nel tempo - a favore di tutti gli uomini -, per dare una
dimensione nuova all'intera avventura umana. Il dinamismo
vitale della sua risurrezione - la escatologia - caratterizza
l'agire umano nel tempo.
Infatti il Cristianesimo e escatologia dalla Pasqua fino alla
Parusia; l'escatologia non e soltanto un'appendice finale. Tutto
il tempo della Chiesa e escatologia.
Cio significa che, mentre continua orizzontalmente il progredi-
re lineare nel divenire della storia - anno dopo anno... -c'e
alla stesso tempo un intervento perpendicolare di Cristo
dall'alto della sua risurrezione che penetra il tempo e irrobusti-
sce - con la grazia pasquale - coloro che vivono in Lui.
Si cammina cosi in avanti, come e evidente; pero c'e sem-
pre un' energia che scende dall'alto su questo cammino e aiuta a
percorrerlo piu in la di ogni cultura della morte. Ossia, Cristo
come Eskaton entra nel tempo e ne cambia la natura: non e piu
tempo che si misura solo con l'orologio.
Cosi c'e in ognuno di noi una energia superiore alle sole nostre
capacita naturali, che ci abilita e ci accompagna nei sentieri
della storia.
Prendere contatto con Cristo, per esempio, nei sacramen-
ti e soprattutto nell'Eucaristia, significa abbeverarsi alla sorgen-
te delle energie escatologiche che assicurano tante possibilita di
impegno in ogni situazione esistenziale. In definitiva vorra dire
che Cristo, il Secondo Adama, accompagna ognuno di noi che
portiamo dentro il Primo Adamo, perche incominciamo gia
da ora a vivere e a operare come "uomini nuovi", risuscitati:
" g1a... ...e non ancora,,.I
L'escatologia assicura ad ognuno un supplemento di luci
e di forze che lo portano con Cristo al di la dei limiti di cio che e
solo "secolare". Forse, tra le insondabili ricchezze del mistera di
Cristo, questa sua incisivHa escatologica e, globalmente, la piu
arricchente: quella che illumina, alimenta, irrobustisce la spe-
ranza, perche le da la certezza di "farcela", piu in la delle sole
proprie forze.
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3. "LA SPERANZA"
Il secondo polo di luce che ci interessa considerare e quel-
Io della "speranza". Si vedra subito che essa si sovrappone al
polo delle ricchezze di Cristo per formare insieme il grande faro
di luce che illumina tutta la Strenna e ci stimola a metterla in
pratica con generosa costanza.
Per progredire ordinatamente presenteremo le nostre
considerazioni in piccole tappe successive che serviranno a insi-
nuare ulteriori possibili riflessioni con cui ognuno potra arric-
chire la comprensione della Strenna.
Ecco le tappe da seguire:
- Attualita di un atteggiamento di speranza
- Una cultura di surrogati
- La speranza nella storia della salvezza
- La speranza cristiana
- Alcuni aspetti da coltivare in essa.
- Attualita di un atteggiamento di speranza
Il tema della speranza occupa un posto di rilievo nella
riflessione della gente, dei pensatori, nella cultura. Un atteggia-
mento di impegnata ricerca diun futuro migliore, di progredire
nel benessere, di superare situazioni di stallo e di emarginazio-
ne, di liberare di piu l'uomo, di credere al progresso <legli indivi-
dui e della specie, ecc.
La mentalita emergente oggi arna la dimensione storica,
piu rivolta pero verso progettazioni per l'avvenire che dedicata a
cognizioni del passato. Piu come creatori di storia che come
analisti dei secoli scorsi.
Dall'ottica di un atteggiamento di speranza si guarda al
futuro non solo delle persone, ma anche delle societa, dell'uma-
nita, dei popoli...
Questo atteggiamento di speranza comporta un impegno
per riformare la realta presente; esige una volonta dinamica di
progresso.
In questi ultimi decenni del pensiero umano, la speranza
e stata legata al concetto di "utopia" portato avanti da ideologie
e da regimi. Ricordate il "sol dell'avvenire", oppure il "credere,
obbedire, combattere"? Utopie, queste ed altre, che lanciano a
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mete di futuro nell'ordine temporale, con visioni purtroppo
distorte della persona, della societa e della patria.
Le utopie create al di fuori della storia della salvezza si
sano dimostrate, in definitiva, nemiche della vera speranza.
- Una cultura di surrogati
Con la caduta del muro di Berlino sano crollate potenti
utopie. Anzi, !'utopia e divenuta di per se qualcosa di non accet-
tabile; di non pienamente razionale. Il crollo ha provocato un
relativismo senza prospettive, una cultura dal pensiero debole e
senza eroi. Sono stati sparsi a piene mani dei surrogati della
speranza che l'hanno fatta ammalare gravemente.
Oggi viviamo in un mondo che realmente e triste perche
ha perso in gran parte la certezza del futuro. Se consideriamo
tanti aspetti dell'attuale vita individuale e sociale vediamo che
va crescendo l'impero del małe. Il peccato e stato capace di farsi
cancellare dalle ricerche critiche delle scienze e <legli studi
sociologici. Chi parła piu del peccato oggi?
Come non mai, c'e bisogno di reagire e seminare speranza.
Soprattutto urge farlo con i giovani.
La Nuova Evangelizzazione e chiamata a mostrare alla
gente i grandi orizzonti di i.ma vera speranza. Consideriamo,
per esempio, le famose otto frontiere di speciale attualita per la
Nuova Evangelizzazione, su cui ha richiamato l'attenzione il
Santo Padre. Esse sono:
• dignita della persona
• diritto alla vita
• liberta religiosa
• famiglia
solidarieta
• politica
• vita economico-sociale
cultura (cf CfL cap. 3°).
Allo splendore della verita proclamata da Cristo sull'uomo
corrispondono in ognuna di queste frontiere i surrogati di una
mentalita secolarista che va offrendo ideali mutilati e giustifica-
zioni legali che snaturano i veri valori contenuti in ogni frontie-
ra. Tali deviazioni portano a una "cultura della morte" che
emargina lentamente, ma in forma progressiva, la speranza.
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Ne gli abusi contro le persone (1 a frontiera), ne l'aborto e
gli omicidi (2a frontiera), ne i fondamentalismi religiosi (3a fron-
tiera), ne il divorzio (4a frontiera), ne gli egoismi di gruppo (Sa
frontiera), ne il disinteresse e la strumentalizzazione della poli-
tica (6a frontiera), ne gli squilibri economico-sociali (7a frontie-
ra), ne la cultura secolarista (8a frontiera), assicurano un futuro
migliore per l'uomo.
A poco a poco si sentira il peso drammatico del peccato
che si nasconde in queste ed altre deviazioni procedenti da una
proscrizione organizzata del mistera di Cristo. Sentiamoci chia-
mati a far brillare ai giovani i grandi valori della vera speranza
legata alle infinite ricchezze di Cristo, ossia alla chiara rivela-
zione che Lui ha fatto circa la realta piena dell'uomo, poi alla
sua lotta coraggiosa e dolorosa contro il peccato, e infine alla
sua vittoria escatologica che attraversa i secoli fino alla gloria.
Le urgenze della vera speranza ci fanno pensare alla sto-
ria della salvezza fermentata da un costante intervento del-
l'aiuto di Dio, che puo apparire come utopia, ma che rivela, di
fatto, un insieme di eventi oggettivi dell'avventura umana.
- La speranza nella storia della salvezza
La tendenza culturale alla speranza e tanti relativismi
nelle sue interpretazioni ci stimolano a pensare alla vera spe-
ranza professata dai credenti lungo la storia della salvezza.
Tutta questa storia ci narra la misericordiosa presenza di un
"Dio della promessa", che ha mosso il divenire umano verso un
futuro di salvezza, suscitando dinamismo di futuro di genera-
zione in generazione.
Iddio ha dimostrato la indiscussa sua fedelta soprattutto
attraverso il profetismo fino al Battista Precursore. Una speran-
za che ha attraversato la schiavitu, il deserto, l'esilio, le guerre e
le infedelta. Una speranza che e stata l'anima dell'ebraismo e
che ha fatto della figura del Messia l'aspettato delle genti per
vincere finalmente il małe e fruire della liberta: per sapere, con
gli antenati credenti, "sperare contro ogni speranza".
Cosi il popolo eletto ha camminato nei secoli trasforman-
do le realta di ogni presente in costanti impegni di costruzione
di un futuro migliore. Fino ad arrivare al Messia, che non fu un
potente re temporale. In Cristo e apparsa la grande meta del
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lungo tempo della "promessa"; ma il mistero della sua incarna-
zione capovolgera le aspettative temporaliste del suo ruolo di
Messia. In Lui, percio, acquistera un senso piu profondo e piu
impegnativo la speranza.
- La speranza cristiana
Dopo la Pasqua del Signore la speranza ci rapporta neces-
sariamente a Cristo quale Assoluto storico. Non si puo prescin-
dere da Lui per impegnarsi a vincere davvero il małe e a costrui-
re un miglior futuro. Possiamo anzi dire che il futuro della sto-
ria diverra il futuro di Cristo. Infatti l'escatologia consiste in
questo: che Cristo, durante il tempo della Chiesa, costruisca
quel suo Regno che nella Parusia sara consegnato al Padre
affinche tutto sia ormai Regno di Dio.
Cosi il futuro di Cristo ha un senso concreto nel futuro
storico, ma proseguira glorioso nel futuro assoluto. Con Lui
nasce una speranza che va oltre la morte; ma una vita eterna
che e compimento della vita mortale: non come evasione, non
come alienazione che fa attendere un'altra vita in contrapposi-
zione alla presente perche questa non servirebbe. No! E questa
vita che serve! In essa si e incarnato il Figlio di Dio! Ed e su
questa che bisogna costruire quella che chiamiamo la vita eter-
na. Quindi come compimento della vita mortale, e non di
un'altra vita verso cui fuggire; non produce - questo tipo di
speranza - un'alienazione dagli impegni presenti, ma piuttosto
li promuove giustamente. E tutta rapportata all'escatologia e si
alimenta di essa.
Nella recente caduta delle utopie, il credente scopre l'indi-
spensabilita di approfondire la dimensione escatologica della
fede cristiana e si accorge che il mistero di Cristo distrugge le
presunzioni delle utopie, stimolando meglio l'impegno di ognu-
no nella storia.
Riferirsi e partecipare alle infinite ricchezze di Cristo
aiuta a intervenire attivamente nella costruzione dell'uomo
nuovo e della terra nuova, in una forma che purifica e trascende
le utopie temporaliste; e allo ·stesso tempo nutre una speranza
che interpreta il senso ultimo della sua esistenza con il suo desi-
derio incontenibile di vivere senza fine.
La speranza cristiana appare, allora, come scelta fondamentale
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che illumina il senso globale dell'esistenza e stimola ad operare
in essa dinamicamente. Le numerose promesse dell'Antica
Alleanza si compiono in Cristo. Ma in Cristo non finisce la ten-
denza al futuro. La sua Pasqua, infatti, e l'inizio di un futuro
nuovo attraverso quell'escatologia che tende operativamente
verso la Parusia. L'escatologia cosi appare come un altro genere
di "promessa", in cammino verso !'ultima grande meta.
Nel tempo della Chiesa, la speranza cristiana e partecipa-
zione alle ricchezze di Cristo in un tipo di vita teandrica: la
esprimiamo con le tre "virtu teologali" - fede, speranza, carita.
Esse non sono tre realta distinte, a se stanti, ma tre aspetti di
una sola realta: esprimono simultaneamente la grazia della
risurrezione di Cristo, grazia nata in noi con il Battesimo.
Ora, la speranza e l'aspetto teologale che piu si addice ai
nostri tempi di accelerata trasformazione e di preoccupazione
per il futuro storico. Nella nostra vita teologale possiamo dire
che la fede ha la "priorita", e che la speranza ha il "primato",
perche la fede che non si traduce in speranza muore; e la fede
viva si lancia all'impegno, all'attivita perche e speranza. Fede e
speranza insieme sono vitalmente radicate nella carita: una fede
che si dinamizza nella speranza, e una fede-speranza che vivono
nella carita e la fanno vibrare nell'oggi del tempo con una pre-
senza attenta alle dimensioni del presente. San Pietro <lice che il
cristiano e «rigenerato per una speranza viva» (1 Pt 1, 3).
- Alcuni aspetti da coltivare
Nell'educare i giovani alla fede urge dare particolare rilie-
vo all'aspetto proprio della speranza. Essa, infatti, diviene una
categoria di interpretazione globale della vita cristiana: e pro-
prio la vera speranza che e portatrice di capacita critica verso i
falsi assoluti.
Nell'opera di formazione alla speranza ci sarebbero da
privilegiare alcuni aspetti concreti che influiscano sulla sua
vitalita, come sono i seguenti:
• la certezza
• l'intervento mariano
• la comunione solidaria
• la croce
• la vittoria.
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La certezza: la speranza s'appoggia sugli eventi pasquali
di Cristo, e non su fantasie utopiche; e animata continuamente
dalio Spirito Santo ed e nutrita costantemente dai sacramenti
della Chiesa, specialmente dall'Eucaristia. Coltivare la certezza
e un compito da privilegiare.
L'intervento mariano appartiene al realismo della sto-
ria della salvezza. Cosi come Cristo e divenuto il "Secondo
Adama", anche Maria sua Madre e divenuta la "Seconda Eva".
Risorta e Assunta al cielo con Cristo, Essa esercita una mater-
nita permanente divenendo "Ausiliatrice", ossia, offrendo spe-
ciali "aiuti" che promuovono appunto la speranza. Rivestire di
un aspetto mariano la speranza e una caratteristica della spiri-
tualita salesiana.
La comunione solidaria tra i credenti da alla speranza
quell'aspetto ecclesiale e quelle specificazioni caratteristiche
proprie delle singole Famiglie spirituali che ne irrobustiscono la
vitalita. Cosi, tanto la dimensione ecclesiale come quella cari-
smatica apportano numerosi vantaggi di solidarieta (nell'azio-
ne, nella formazione, nella missionarieta, ecc.) che fanno della
speranza un forte valore comunitario. Non si spera da soli, ma
"insieme": insieme nella Chiesa e insieme nel gruppo carismati-
co. La solidarieta nella speranza e un indispensabile ambiente
di crescita.
La croce ricorda la caratteristica di "speranza crocifis-
sa" propria del tempo della Chiesa, che ci fa accompagnare
Cristo verso il Calvario <love e risorto. La lotta contro il małe
comporta anche passione e morte; c'e bisogno pure, in ognuno,
di coraggiosa purificazione. E una speranza "paziente", ma
costante, che non si arresta neppure di fronte alle piu impensa-
te difficolta. Il cammino della croce, che non sopprime la gioia,
e inerente al tempo della Chiesa.
La vittoria e assicurata dalla Pasqua di Cristo. Egli,
Signore vittorioso e meta finale della storia, e gia presente e
attivo come tale nella meravigliosa dimensione escatologica.
Uniti a Lui, lungo i secoli, si va costruendo il Regno di Cristo
che Egli consegnera al Padre ·alla fine dei tempi, perche tutto
sia Regno di Dio per la liberta e felicita <legli uomini.
Dunque, anche per questa secondo polo della speranza
abbiamo riunito alcune riflessioni, per percepirne la natura e
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l'attualita e per sottolineare i mutui rapporti tra le ricchezze di
Cristo e i dinamismi della speranza, cosl da farne insieme un
solo grande faro di luce.
Dopo questi due momenti di riflessione sara piu semplice
spiegare gli altri termini del testo della Strenna.
4. "RENDERE RAGIONE DELLA GIOIA E DEGLI IMPEGNI"
La speranza produce nel credente un clima di gioia e un
bisogno di impegni. La Strenna sottolinea l'importanza vitale di
questi due elementi: gioia e impegni.
Piu che parlare della speranza in termini di riflessione
teologica, urge qui far percepire gli effetti che essa produce in
chi la possiede.
- Innanzi tutto un clima spirituale di "gioia", fondata
nella realta oggettiva delle ricchezze di Cristo. Ma bisogna ali-
mentare questa gioia guardando chi e davvero Cristo, con le sue
infinite ricchezze. E saper nutrire una visione globale di ottimi-
smo spirituale, nonostante i gravi pesi del peccato, della deca-
denza socioculturale, delle prepotenze e ingiustizie. E una gioia
che permane al di sopra delle sofferenze, dei dolori, delle croci-
fissioni: una gioia che mostra abitualmente la certezza della
speranza, soprattutto tra i giovani che sano lanciati, per la loro
stessa eta, verso il futuro. E, questa, un atteggiamento vitale
della "spiritualita della speranza". Don Bosco ce lo ha lasciato in
eredita proprio in vista di una appropriata pastorale giovanile.
Rileggiamo un articolo sul nostro spirito salesiano che mi
sembra riassuma bene questa eredita di don Bosco:
«Il salesiano non si lascia scoraggiare dalle difficolta, per-
che ha piena fiducia nel Padre (nel Cristo). lspirandosi all'uma-
nesimo di san Francesco di Sales, crede nelle risorse naturali e
soprannaturali dell'uomo, pur non ignorandone la debolezza.
Coglie i valori del mondo e rifiuta di gemere sul proprio tempo:
ritiene tutto cio che ebuono, specie se gradito ai giovani.
Poiche annuncia la Buona Novella, e sempre lieto. Diffonde
questa gioia e sa educare alla letizia della vita cristiana e al
senso della festa: 'Serviamo il Signore in santa allegria'» (Cost
SDB 17).
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Ecco un atteggiamento concreto della speranza, che spie-
ga perche noi siamo ottimisti nell'educazione e perche cerchia-
mo di sviluppare nella gioventu la gioia e l'allegria.
Si puo essere superficiali e far finta di essere esternamen-
te allegri. Ma perche ci sia autenticita cristiana, bisogna fonda-
re la gioia su una "spiritualita della speranza" che provoca,
mantiene, alimenta e sviluppa un costante senso di ottimismo e
di letizia.
- Gli "impegni" aggiungono alla gioia la responsabilita di
protagonismo nell'esistenza quotidiana. Non una gioia da fan-
nulloni, ma una gioia da collaboratori.
L'impegno e un atteggiamento attivo, nutrito di responsa-
bilita, di coraggio e di fortezza d'animo, che fa partecipare per-
sonalmente alla tensione della lotta contro il małe e alla crescita
della solidarieta fraterna, e alimenta la capacita di resistenza e
di testimonianza nelle sofferenze.
La speranza senza impegni concreti corre il rischio di
farci vivere come alienati dalle realta dell'esistenza, per assume-
re un aspetto di semplice aspettativa di un'altra vita dopo la
morte e dopo la storia: solo aspettare, non preparare (che diffe-
renza tra "aspettare" un pranzo e "prepararlo"!).
La "spiritualita della speranza", invece, si traduce in co-
raggiosa operosita. Anche questo atteggiamento ci e stato la-
sciato in eredita da don Bosco:
«Il salesiano e chiamato ad avere il senso del concreto ed e
attento ai segni dei tempi, convinto che il Signore si manifesta
anche attraverso le urgenze del momento e dei luoghi.
Di qui il suo spirito di iniziativa: "Nelle cose che tornano a van-
taggio della pericolante gioventu o servono a guadagnare anime
a Dio (diceva don Bosco), io corro avanti fino alla temerita".
La risposta tempestiva a queste necessita lo induce a seguire il
movimento della storia e ad assumerlo con la creativita e l'equi-
librio del Fondatore, verificando periodicamente la propria
azione» (Cost SDB 19).
Quindi la speranza e un'iniezione di energia pasquale per
risolvere i problemi dellą vita concreta.
Bisogna ricordare al riguardo che oggi tutta la Chiesa e
impegnata in una Nuova Evangelizzazione che mette in speciale
risalto la dimensione sociale delle virtu teologali con cui parte-
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2.9 Page 19

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c1piamo alle ricchezze di Cristo. E importante coltivare, al
riguardo, la solidarieta.
Allora si capisce perche la Strenna chiede di saper "rendere
ragione della gioia e <legli impegni della speranza". Cerchiamo
gli impegni nel vasto ambito della Nuova Evangelizzazione!
5. "TESTIMONIANDO"
Questa verbo suggerisce sia il modo di "rendere ragione
della speranza", sia quello di saperne comunicare "i contenuti"
agli altri, ai giovani.
Il gia detto circa la "gioia" e gli "impegni" ci avvia a capire
meglio l'importanza e la centralita della "testimonianza".
Essa ci fara percepire sempre meglio perche la dimensione
escatologica ecosi vitalmente centrale nel cristianesimo.
La Chiesa, lo sappiamo, e il "Corpo di Cristo" nella storia:
i sacramenti, particolarmente l'Eucaristia, ci incorporano a Lui.
Il Concilio Vaticano II ha insistito su questa aspetto, pre-
sentando il Popolo di Dio come il vero grande "Sacramento"
che rende presente Cristo nel mondo: "sacramento" indica un
segno efficace della presenza escatologica del Signore.
Cio significa che i credenti sano chiamati a dare "testimonian-
za" delle ricchezze di Cristo nel mondo.
Ma che cosa faun "sacramento"? Ossia, che cosa dovrem-
mo ottenere con la testimonianza? Rendere presente e attivo il
mistera di Cristo ora e qui.
Proprio cosi: la testimonianza con cui dobbiamo rendere ragio-
ne della speranza cristiana ha come supremo obiettivo, assai
bella ma anche esigente, di fare di Cristo, attraverso di noi, un
"contemporaneo" delle vicissitudini della nostra generazione.
Siamo chiamati a rendere "contemporaneo" Gesu Cristal Almeno
un pochino... Ognuno di noi mette qualche tratto e tutti insieme
disegniamo il volto di Cristo.
Le ricchezze del suo mistera, che sano i contenuti della
speranza, vengono testimoniate per farle conoscere e per distri-
buirle a tutti i popali.
Noi siamo inviati a fado soprattutto tra i giovani.
Dobbiamo convincerci che tutto il rinnovamento spirituale, in
vista diun "nuovo ardore" nell'evangelizzazione, richiede da noi
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2.10 Page 20

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questa tipo di testimonianza: essere segni e portatori dell'amore
di Cristo ai giovani!
Qui risiede veramente l'efficacia della speranza cristiana:
che noi rendiamo contemporaneo Cristo ai giovani e con essi
prepariamo la trasformazione del mondo nell'attesa della
Parusia.
6. LA SPIRITUALITA DELLA SPERANZA TRA I GIOVANI
Dalle riflessioni fatte, risulta chiaro che la Strenna si cen-
tra su un rilancio della "spiritualita della speranza", come un
aspetto da privilegiare nella spiritualita giovanile.
Negli impegni dell'educazione dei giovani alla fede siamo
convinti, proprio anche per l'esperienza di questi anni, del-
l'importanza straordinaria che ha, a tal fine, una concreta spiri-
tualita giovanile. Al di dentro della spiritualita giovanile deve
avere evidentemente un pasto di privilegio la "spiritualita della
speranza".
La Strenna viene appunto a sottolineare alcuni aspetti da
coltivare. Siamo a soli sei anni dal 2000, il grande giubileo
dell'incamazione del Figlio di Dio.
Vorremmo prepararne le celebrazioni anniversarie con un ap-
profondimento spirituale dell'ineffabile evento, facendolo capire
e vivere soprattutto ai giovani. Abilitarli, con la speranza, a ren-
dere "contemporaneo" Gesu Cristo tra i compagni e tra la gente,
dopo ben venti secoli dalla sua esistenza nel tempo.
E un obiettivo magnifico; vorremmo essere capaci di rea-
lizzarlo!"
Un giomalista, che ha letto il testo della Strenna e l'ha
trovato un tanto complesso, mi ha chiesto: «Se dovesse affidare
questa Strenna ai giovani attraverso uno slogan, quale sceglie-
rebbe?». Gli risposi immediatamente cosi: «Giovani, sentitevi i
prediletti di Cristal».
Si, il Papa sta dimostrando, anche in forma massiva, que-
sta predilezione del Signore per i giovani. In essi la presenza e
la crescita della speranza e aiutata anche dall'eta. Coltivando la
speranza cristiana essi diverranno protagonisti nella trasforma-
zione del mondo.
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3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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E poi, dopo aver aperto questo orizzonte, bisognera conversare
con loro sui contenuti della Strenna, sottolineando come la spe-
ranza cristiana fa germinare costantemente atteggiamenti di gioia
e di impegno.
I giovani non devono sentirsi mai soli; Gesu e Maria - i
due risuscitati - saranno i loro amici lungo tutto il percorso
del cammino.
E, per concludere, vi offro una esortazione della Lettera
agli Ebrei: «Conserviamo senza incertezze la speranza che
dichiariamo di avere, perche Dio mantiene le sue promesse»
(Eb 10, 23).
Meditatela!
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3.2 Page 22

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