Strenna_1992_it


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Strenna 1992
Commento del Rettor Maggiore don Egidio Vigano
La Dottrina Sociale della Chiesa
estrumento necessario
Istituto Fig lie di Maria Aus iliatrice

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Strenna 1992
Commento del Rettor Maggiore don Egidio Vigano
La
Dottrina
e\\
sStorcuimaleentdoellnaecCeshsiaersi.ao
di educazione alla fede
lstituto Figlie di Maria Ausiliatrice

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Roma, Cosa Generallzla FMA, 31 d lcembre 1991
Stampato in proprio - Roma, FMA 1992

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SALUTO E AUGURI
Cordiali auguri di buon anno! Congratulazioni per tutto il
bene che avete fatto in questi dodici mesi. Ringraziamo il
Signore, insieme con tutta la Famiglia Salesiana, la quale
anche ha tanto operato con gioia e sacrificio.
In visita per il mondo - non so se e anche impressione
della Madre - ci si accorge dell'immenso bene che fanno
i nostri confratelli, le nostre consorelle e i membri della
Famiglia in cosi diverse situazioni. Anche dove ci accorgia-
mo che le cose non sono proprio organizzate come si do-
vrebbe, si faun gran bene alla gente, ai poveri, ai giovani.
Stiamo per iniziare un anno nuovo, ed io sono qui per pre-
sentare e commentare la «Strenna 1992». E un bel regalo
per la Famiglia. Ci offre un orientamento simultaneamente
concreto e ampio, urgente e impegnativo.
L'ENCICLICA «CENTESIMUS ANNUS»
La formulazione della Strenna ci e stata suggerita dall'en-
ciclica Centesimus annus, uscita in occasione del centena-
rio della Rerum novarum. Una enciclica ricevuta assai po-
sitivamente nei vari ambienti. E stata considerata come un
«proclama profetico per l'inizio del terzo millennia della
fede».
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Nel testo stesso si afferma che la Dottrina sociaŹe deita
= Chiesa ( DS) e «strumento di evangelizzazione». Anche ul-
timamente, nella celebrazione del Sinodo dei Vescovi euro-
pei, si e rafforzata questa convinzione. Il Sinodo, certo, e
stato per il futuro dell'Europa, ma e risultato un evento con
proiezioni mondiali: illumina un po' tante attuali preoccu-
pazioni di «nuova evangelizzazione».
- Abbiamo considerato opportuno continuare il tema del-
la Strenna 1991 che - come ricordate - diceva: «La nuo-
va evangelizzazione impegna ad approfondire e a testimo-
niare la dimensione sociale della carita».
Si riferiva alla novita sociale del vasto tema della prassi
cristiana nell'amore. Adesso continuando la stessa preoccu-
pazione di fondo, si centra l'attenzione sulla DS in quanto
illumina e guida la novita di questa dimensione sociale. Cer-
tamente e uno <legli aspetti piu significativi e concreti per
una educazione alla fede oggi.
Da tempo sono sorte delle novita socioculturali che ci coin-
volgono e ci obbligano a cambiare di mentalita, e a ripen-
sare e ad aggiornare il ricco patrimonio spirituale e pedago-
gico del nostro Fondatore e della nostra tradizione di Fami-
glia. Io penso che tanto i SDB come le FMA e gli altri Grup-
pi di vita consacrata, e particolarmente i laici della nostra
Famiglia, hanno urgente bisogno di un tema cosi vitale.
Aiutiamoci dunque nel nuovo anno a formarci mutuamen-
te nell'approfondimento dei principi, dei criteri e <legli
orientamenti propri della DS.
UNA FEDE DA TESTIMONIARE NELLA VITA
La fede a cui intende educare la DS e chiamata a divenire,
di fatto, testimonianza di vita. Lo avevamo gia ricordato,
parlando della nuova evangelizzazione, a commento della
Strenna 1991. Dicevamo allora che la fede non esiste in se:
esiste nei credenti, ossia in coloro che la testimoniano.
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lnsistiamo di nuovo su questo concetto rinnovato di fecie a
cui deve condurre l'educazione cristiana nella nuova evan-
gelizzazione.
La fede non puo ridursi a semplice conoscenza intellettua-
le; bisogna tradurla in condotta, in vera prassi dell'esisten-
za quotidiana.
Gli straordinari eventi sopravvenuti in questi anni - come
Io ha sottolineato il recente Sinodo - hanno fatto emerge-
re l'estrema importanza di una fede che e testimonianza.
Soprattutto i Vescovi dell'Est Io hanno confermato con i
loro applauditi interventi. D'altra parte hanno anche sotto-
lineato che eventi cos1 impensabili non si possono spiegare
senza l'intervento del Signore e di Maria. E cio irrobusti-
sce ancora di piu questo tipo di fede che incide sulla storia:
non una scorciatoia per scappare via dal mondo e salvare
l'anima, ma un'energia inesauribile per precorrere il cam-
mino.
LA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA
La DS e oggi necessaria come «strumento» per educare alla
fede. Sappiamo che la DS e chiamata anche «insegnamento
sociale». Il Papa, poi, nell'enciclica Centesimus annus, ha
aggiunto un'altra espressione per indicarla, quella di «ma-
gistero sociale». Sono denominazioni complementari, ognu-
na con una sua speciale sottolineatura, ma che noi possia-
mo usare, in genere, come sinonimi.
L'espressione «insegnamento sociale» sottolinea piuttosto
l'evoluzione storica <legli orientamenti magisteriali. «Dot-
trina sociale della Chiesa» sottolinea piuttosto l'organicita
della presentazione di questi orientamenti, come una dot-
trina non chiusa; organica, s1, ma sempre aperta al divenire
sociale. «Magistero sociale» sottolinea, invece, la fonte e la
natura specifica di questa dottrina che e di tipo «pastora-
le», da parte del Papa e dei Vescovi.
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Ma siccome questo Papa ha voluto ridare validita soprat-
tutto all'uso dell'espressione «dottrina sociale della Chie-
sa», essa e stata scelta nella formulazione della Strenna.
Giovanni Paolo II ha approfondito, piu di una volta, la na-
tura della DS affermando che la sua caratteristica origina-
le e specifica e di livello «teologico». Non e una filosofia,
non sano direttive semplicemente sociologiche: e una rifles-
sione di fede con intenzionalita «pastorale», per applicare
la Parała di Dio alle situazioni e vicissitudini sociali del di-
venire umano.
Costituisce quindi - diceva la Sollicitudo rei socialis -
una categoria a se; non si identifica ne con una «ideologia»
ne con una «terza via» tra capitalismo e marxismo; non e
un «progetto storico», ma piuttosto un insieme di principi
e di criteri per elaborarne qualcuno. Illumina e guida, atten-
ta all'evoluzione sociale in corso. Si preoccupa di essere
sempre attuale secondo cio che appaia di necessario e utile
nei passi che sta <lando l'uomo. E legata all'evolversi della
storia. Comporta una lettura evangelica delle situazioni.
Anche il recente Sinodo ha invitato i credenti a meditare la
storia contemporanea, per affrontarla con mentalita di
fede.
La DS si serve di tutte le scienze e discipline attinenti, che
aiutano a illuminare la dimensione sociale dell'uomo. «Con
uno sguardo interdisciplinare» - come dice la Centesimus
annus (n. 59) - si preoccupa s1 di consultare le discipline
specifiche, ma poi le trascende. Non si ferma alla conclu-
sione di una scienza, per valida che sia, ma la prende in
conto in vista della propria visione pastorale. E in sincero
dialogo con le scienze, ma non si lascia «catturare» ne
«strumentalizzare» da nessuna di esse. Le apprezza e le usa
al servizio della carita.
Essa comporta una vera dimensione nuova nella riflessione
sulla carita. E questa e un'affermazione molto impegnativa.
Si riferisce a una novita che non soleva essere sviluppata
anteriormente. Una novita che allarga peculiarmente gli
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orizzonti della carita. Una novita da assumere pastoralmen-
te. Lo diceva la seconda delle due istruzioni sulla «Teologia
della liberazione», parlando dell'attuale trasformazione cul-
turale: c'e una sfida senza precedenti per chi vuol realizza-
re la civilta dell'amore, un compito che «richiede una nuo-
va riflessione su cio che costituisce il rapporto del coman-
damento supremo dell'amore con l'ordine sociale conside-
rato in tutta la sua complessita» (LC 81) .
Una riflessione pastorale sulla carita non puo fermarsi solo
all'approfondimento del mistero di Dio in se stesso, e nep-
pure solo vincolarlo con il mistero dell'uomo in astratto. Ci
saranno delle vocazioni che si concentrano su tali aspetti
vitali. Pero la missione generale del Popolo di Dio che pelle-
grina nel tempo, e in particolare quella dei Pastori, deve av-
venturarsi piu in la, vincolando l'approfondimento del mi-
stero di Dio e del mistero dell'uomo con le vicissitudini e
situazioni sociali dell'uomo contemporaneo. Ecco la novita!
Di qui la necessita di precisare il contesto storico-sociale
nelle sue evoluzioni sempre piu accelerate. Non si puo dor-
mire! La DS non ci lascia rimanere statici.
Le scienze dell'uomo che piu interessano alla DS sono quel-
le che si riferiscono alla «persona» e alla «societa». Appro-
fondendo la situazione dell'uomo come persona e come so-
cieta noi troviamo tanti valori nuovi positivi, ma anche non
poche deviazioni e pericoli di cui bisogna tenere conto nell'
educare alla fede, oggi.
Evidentemente, la DS non si presenta come una «ingegne-
ria» della persona o della societa. No. Rifrange su questi
temi la luce della Parola di Dio, nella convinzione che l'uo-
mo - come <lice l'enciclica - e «la via della Chiesa», non
«l'uomo astratto», ma «l'uomo reale, concreto e storico»
(CA n . 53).
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«STRUMENTO» NECESSARIO
La Strenna dice che la DS e «strumento» di evangelizzazio-
ne. Il termine «strumento» e usato dal Papa nel testo dell'
enciclica: «... la dottrina sociale ha di per se il valore di uno
strumento di evangelizzazione» (CA n. 54).
Sappiamo che cosa s'intende per «strumento»: un mezzo
atto per il raggiungimento di uno scopo, per arrivare ad
una finalita, per realizzarla. Lo scopo, in questo caso, e l'e-
vangelizzazione. Quindi la DS e un mezzo qualificato e ap-
propriato per realizzare la «nuova» educazione alla fede.
La Strenna precisa che questo strumento oggi e «necessa-
rio». In effetti, l'enciclica commemora la Rerum novarum
di Leone XIII (un documento magisteriale che e piu apprez-
zato oggi, dopo cento anni, di quando e stato lanciato; e
qualcuno osserva, con un po' d'umorismo, che la nuova en-
cielica conviene sia apprezzata subito... e non fra cento an-
ni). La Centesimus annus, oltre a ricordare quelle «rerum
novarum» di cento anni fa, si sofferma sulle «res novae» di
oggi (al punto che qualcuno avrebbe preferito che l'encicli-
ca stessa fosse intitolata Res novae!).
Le novita di cui parła mostrano l'emergenza di una nuova
cultura, che si va universalizzando. Non e solo di una citta
o diun continente; si presenta, di fatto, come l'inizio di una
epoca storica differente. Ecco perche si esige con urgenza
una nuova evangelizzazione. Cosi la DS diviene davvero uno
strumento «necessario».
Il crollo delle ideologie - almeno di alcune - lascia un
grande spazio vuoto, ma non rimarra per molto tempo sen-
za occupanti. Il peccato originale (checche ne dicano alcuni
pensatori) esiste e influisce. Percie:>, di fronte alle novita che
emergono, l'uomo e portato a non discernere sempre bene
l'ambivalenza dei segni dei tempi; anzi e mosso piu facil-
mente a interpretarle peggiorativamente secondo i suoi in-
teressi e le sue passioni. Basta che guardiamo i numerosi
disvalori con cui si assumono le novita.
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Dunque e necessario fare spazio ai criteri e alle luci della
DS. Non c'e tempo da perdere!
EDUCARE EVANGELIZZANDO
Questa urgenza sfida molto fortemente la nostra Famiglia,
perche la sua missione e di educazione. Noi siamo chiamati
per vocazione ad operare nell'area della cultura, nel sua
settore educativo, che e fondamento della cultura. E lo fac-
ciamo - o dobbiamo fado! - promuovendo la sintesi tra
la vita e la fede, tra i valori culturali e i principi evangelici.
Ritroviamo la nostra identita nello slogan: «educare evan-
gelizzando, evangelizzare educando».
L'enciclica insiste molto sull'impegno educativo: sottolinea
la dimensione pedagogica della nuova evangelizzazione. Af-
ferma, per esempio, che « ... il primo e piu importante lava-
ro si campie nel cuore dell'uomo, ed il modo in cui questi
si impegna a costruire il proprio futuro dipende dalla con-
cezione che ha di se stesso e del sua destino. E a questa
livello che si colloca il contributo specifica e decisivo della
Chiesa in favore della vera cultura» (CA n . 51).
Il fatto educativo emerge come decisivo in un cambio epo-
cale come il nostro. Infatti e preoccupazione di tutti - an-
che per dei non credenti - quella di sforzarsi nel formare
le nuove generazioni ai valori che emergono. Percie e asso-
lutamente indispensabile, per la Chiesa, confrontare questi
valori con la verita della Parała di Dio, per evitare l'avven-
to di una cultura pagana. La DS ci aiuta a percepire la veri-
ta sull'uomo: e convinta che il mistera di Cristo rivela all'
uomo cio che e l'uomo.
Cos1 la DS, quale servizio della Chiesa alla cultura, riveste
un'importanza straordinaria negli impegni educativi.
Noi abbiamo riflettuto in questi anni sugli sforzi che dob-
biamo fare in questa campo; per esempio con una circolare
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sulla «Nuova evangelizzazione» (cf ACG n. 331) e un'altra
sulla «Nuova educazione» (cf ACG n. 337). Non sano docu-
menti facili, ed e risultato arduo scriverli; ma ci siamo
sforzati di avere una riflessione salesiana sulle esigenze del-
le «res novae».
Nell'attuale ristrutturazione dell'ordine economico e pali-
tico bisogna assicurare il primato della cultura. Prima dell'
economia, prima della politica ci deve essere una cultura
che aiuta a capire l'uomo - persona e societa - nelle sue
proiezioni operative e strutturali.
L'impegno educativo e collocato in tale priorita. In partico-
lare deve saper privilegiare la concezione e la formazione
della liberta umana con le sue esigenze di verita integrale:
sia riguardo alla persona, sia in rapporto alla concezione e
all'organizzazione della societa. Sono le due colonne por-
tanti che cercheremo di illuminare un po' in questa nostro
commento.
ONESTO CITTADINO PERCH~ BUON CRISTIANO
Per approfondire la Strenna ci serviamo di un'espressione
cara a don Bosco; tutti la ripetono ancora oggi: quella di
educare il giovane ad essere «onesto cittadino e buon cri-
stiano».
Noi, dopo un secolo, possiamo anche dire: «onesto cittadi-
no perche buon cristiano». Lo aveva gia detto Io stesso don
Bosco varie volte; d'altra parte era proprio questa la sua
modalita pedagogica. E l'essere buon cristiano che porta il
giovane a vivere come onesto cittadino; la religione (o la
fede) sono !'anima di una buona educazione.
Tenendo presente quanta sia cambiata, di fatto, la figura
sociale del cittadino e anche quanta comporti di nuovo la
visione conciliare del buon cristiano, dobbiamo riconosce-
re che l'espressione, cosi come la formuliamo noi, costitui-
sce uno stimolo di riflessione per noi oggi.
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I nostri intenti di educare i giovani alla fede pretendono di
formare dei credenti che precisamente perche tali, per la
luce e la forza della loro fede, diventano agenti responsabili
di rinnovamento sociale. Vivono la fede come supporto di
un concetto nuovo di «cittadinanza».
Vediamo di riunire alcuni suggerimenti al riguardo. Innan-
zitutto circa «l'onesto cittadino», e poi circa il «buon cri-
stiano», convinti che i due termini, o i due poli, interagi-
scono in mutuo interscambio con una circolarita feconda,
secondo la sintesi vitale del nostro progetto educativo pa-
storale.
L'ONESTO CITTADINO
La formazione dell'onesto cittadino esige molti impegni di
«nuova educazione». Si apre qui un firmamento culturale
in qualche modo inedito. C'e un vero salto di qualita tra l'
educazione del secolo scorso e l'educazione attuale. Basta
pensare anche solo a due grandi segni dei tempi: la «seco-
larizzazione» e la «socializzazione».
L'argomento e assai vasto. Pensiamo, per esempio, ai se-
guenti «temi generatori»: la laicita dei valori temporali, il
fatto del pluralismo e della sua interpretazione, la nuova
dimensione antropologica della cultura, il progresso delle
scienze e delle tecniche, la promozione della donna, l'urba-
nizzazione, la sensibilita per la mondialita, per la pace, per
la giustizia, per i diritti umani, per la liberazione, per la so-
lidarieta, per l'ecologia, ecc. tutti valori che costituiscono
un firmamento nuovo nell'ambito dell'educazione.
Giustamente si parła di un cittadino di serie piu elaborata:
che sarebbe l'«uomo nuovo» della cultura emergente. E
un termine ambiguo, questo di «uomo nuovo», perche sem-
brerebbe sostituire il significato teologico dell'«uomo nuo-
vo» usato da san Paolo. Intanto, pero, lo si usa. Bisognera
avvertire che e «nuovo» solo in senso «culturale».
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Esso ci pub far prendere atto dell'attuale emergenza del
fatto educativo, come una delle priorita culturali da curare.
Ebbene: la DS offre, al riguardo, alcuni principi di saggez-
za e una criteriologia di valori permanenti.
Noi concentriamo l'attenzione solo su due aspetti: il citta-
dino come «persona» e il cittadino come «politico» (nel sen-
so di membro cosciente e responsabile della «polis»).
- Come «persona». Il cittadino nella sua dignita di per-
sona («perfectissimum in natura»!) riceve luci speciali di
verita dalla DS.
E apparso, nella cultura nuova, un firmamento di valori,
che qui solo enumeriamo in piccola parte. La dignita urna-
na di ogni cittadino, i suoi diritti e doveri, la sacralita della
vita, la centralita della famiglia, l'importanza della liberta
religiosa, la specificita e il ruolo della donna, ecc.
La realta del divenire storico, con gli impensabili eventi di
questi ultimi anni, ci parła di «catastrofe antropologica»
perche non si e rispettata la dignita della persona.
Al centro di questa dignita c'e la liberta: un valore da in-
terpretare rettamente, se non si vuole finire fuori strada.
La DS ricorda fortemente, riferendosi alla liberta, che essa
- in rapporto con i temi che abbiamo ricordato sopra -
non pub essere autentica se non e illuminata dalla verita.
Bisogna quindi assicurare il primato della verita a favore
della liberta: il respiro vitale della liberta e la verita; senza
di essa decade la dignita della persona.
La DS offre questa verita anche ai non credenti. Si riferi-
sce, infatti, a valori universali dell'uomo accessibili alla ra-
gione; la Chiesa li percepisce bene, con chiarezza, perche li
considera partendo dal mistera di Cristo; pero di per se
essi appartengono all'ordine temporale. Possano essere ca-
piti anche dai non credenti. La Chiesa cosi rende un servi-
zio prezioso e necessario alla stessa cultura umana in evo-
luzione.
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Di qui l'importanza di saper lasciarsi illuminare da essa
nei progetti della «nuova educazione», se si vuole promuo-
vere adeguatamente la liberta.
- Come «politico». Il cittadino, quale membro responsa-
bile della «polis», ha bisogno di venir illuminato dalla DS
nel rapporto «persona e societa».
Anche qui l'argomento e assai vasto. Per esempio: l'ambito
reale del «bene comune», l'importanza dell'economia e del
lavoro, l'indispensabilita della politica, la solidarieta e par-
tecipazione nelle attivita della societa, il principio di sussi-
diarieta, la concezione organica della vita cittadina, la vali-
dita delle strutture, il ruolo dello Stato e la sua distinzione
dalla societa civile, la funzione dei partiti e dei sindacati, la
proprieta privata e la destinazione universale dei beni, la
formazione al dialogo, il pericolo delle ideologie, ecc.
Il «bene comune», dice la Centesimus annus, «non e la sem-
plice somma degli interessi particolari, ma implica la loro
valutazione e composizione fatte in base ad una equilibrata
gerarchia di valori e, in ultima analisi, ad una esatta com-
prensione della dignita e dei diritti della persona» (CA
n . 47).
Uno sguardo attento sulla realta ci parła oggi di «urgente
bisogno di rinnovamento della societa». Se c'e una cosa evi-
dente - nell'Europa dell'Est e dell'Ovest e in tutti i conti-
nenti - e la necessita di rinnovare la convivenza politica.
Se in essa non si rispetta il vero significato del «bene comu-
ne», si cade facilmente in qualche totalitarismo (magari ca-
muffato), in espressioni pericolose di statalismo, in certe
oligarchie, nell'ingovernabilita...
Al centro dell'attuale preoccupazione di rinnovamento so-
ciale c'e la concezione organica della «democrazia». Ma pro-
prio qui emerge il bisogno della luce della verita, per non
cadere in perniciose deviazioni, razionalizzate partendo dal-
1'erroneo assoluto metodologico della maggioranza.
In certi ambienti, infatti, il metodo democratico vale di piu
della stessa verita: se la maggioranza dicesse che Dio non
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esiste, bisognerebbe adeguarsi; se i piu determinassero che
l'aborto e accettabile, diverrebbe legale, e quindi anche
morale.
La DS si erge al di sopra della maggioranza per proclamare
la verita, anche quando essa venisse contrariata da pregiu-
dizi ideologici.
La Centesimus annus propone una osservazione che ci deve
far riflettere parecchio: «Oggi si tende ad affermare che l'a-
gnosticismo e il relativismo scettico sono la filosofia e l'at-
teggiamento fondamentale rispondenti alle forme politiche
democratiche, e che quanti sono convinti di conoscere la
verita e aderiscono con fermezza a essa non sono affidabili
dal punto di vista democratico, perche non accettano che
la verita sia determinata dalla maggioranza o sia variabile
a seconda dei diversi equilibri politici. A questa proposito
bisogna osservare che, se non esiste nessuna verita ultima
la quale guida e orienta l'azione politica, allora le idee e le
convinzioni possono essere facilmente strumentalizzate per
fini di potere. Una democrazia senza valori si converte fa-
cilmente al totalitarismo aperto oppure subdolo, come di-
mostra la storia» (CA n. 46).
Dobbiamo, dunque, saper usare con competenza la DS per
educare oggi alla «cittadinanza». Essa e divenuta davvero
uno «strumento necessario».
Il «BUON CRISTIANO»
La formazione del «buon cristiano» esige impegnarsi a fon-
do nella «nuova evangelizzazione».
Dal Vaticano II in qua c'e un forte ripensamento di tutta la
pastorale della Chiesa; la sua missione e l'evangelizzazione,
ma bisogna realizzarla in «forma nuova». Lo disse Papa Gio-
vanni XXIII gia nel famoso discorso di apertura del Con-
cilio: «Bisognera attribuire molta importanza a questa for-
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ma e, se sara necessario, bisognera insistere con pazienza
nella sua elaborazione».
Sono passati trent'anni e... stiamo ancora elaborando... con
pazienza. Giustamente oggi si parła ormai universalmente
di «nuova evangelizzazione». Si vuole formare il cristiano
di oggi, quello della cultura emergente, quello che sara
«onesto cittadino» della «polis» attuale e futura, precisa-
mente fondandosi sulla autenticita e sulla luce della sua
fede.
La DS e tutta orientata a tradurre nella prassi la dimensio-
ne sociale della carita evangelica. Ma qui il livello dell'edu-
cazione cristiana si eleva al piano proprio del mistero di
Cristo, nell'ordine soprannaturale della fede. E. il livello
specifico della formazione del «credente», di colui che nel
Battesimo ha fatto l'opzione fondamentale per Cristo e si
nutre per la sua crescita con l'Eucaristia.
Qui ci si riferisce all'«uomo nuovo» non solo culturalmente,
ma anche ontologicamente, in quanto «nuova creatura» pa-
squale. Si vuol formare il «buon cristiano» stando in rap-
porto alle esigenze della cultura emergente perche divenga
«onesto cittadino» fondandosi precisamente sulla validita
e attualita della sua fede.
A tal fine bisognera saper far maturare due aspetti comple-
mentari della sua condizione di battezzato, ossia di «uomo
nuovo» sia nella sua tipologia culturale che nella sua novi-
ta ontologica di membro vivo del Cristo.
- Il primo aspetto da far crescere nel credente e quello di
considerare il mistero di Cristo in Lui stesso, come unico
Mediatore e come unico vero Liberatore. Quindi la neces-
sita di incorporarsi a Lui, di confidare in Lui, di vivere di
Lui, specialmente attraverso la pratica sacramentale e l'a-
scolto della sua Parola; Lui e la Verita, anzi, la Via la Veri-
ta e la Vita. Lo ha proclamato il recente Sinodo europeo:
vogliamo essere «testimoni di Cristo che ci ha liberati». Ec-
co il primo atteggiamento da far maturare nel credente.
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2.8 Page 18

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e - Il secondo aspetto quello di considerare che l;incarna-
zione del Verbo ha fatto di Cristo il Secondo Adamo, ossia
uno di noi, il nostro Capo, coinvolgendo ogni uomo nell'
immenso suo compito storico della salvezza. Siamo noi tut-
ti, insieme con Lui, protagonisti della vera liberazione. Egli
non e un nostro delegato, un nostro sostituto, ma il primo,
colui che e solidale, che guida e coinvolge i suoi fratelli,
perche la salvezza e, in Lui e con Lui, opera di tutti i cre-
denti.
Cosi il «buon cristiano» e chiamato a integrarsi - in nome
di Cristo - in tutti i compiti umani, ad essere «onesto cit-
tadino» sia come «persona» che come «politico». Perche
egli e di Cristo, e perche Cristo e venuto a rinnovare l'uomo,
quello stesso che Lui aveva creato arricchendolo dei valori
propri dell'ordine temporale.
Cosi la fede del credente e necessariamente chiamata a di-
venire «energia della storia», di quella di oggi, di quella
della cultura emergente, in risposta a tutte le sfide che ci
vengono dai segni dei tempi.
Il Verbo, incarnandosi, ha assunto l'uomo procreato da
Adamo; non ne ha inventato uno diverso; quello che e sta-
to progettato a «immagine di Dio», secondo il suo divenire
nei secoli. Percio, l'«uomo nuovo» del mistero di Cristo de-
ve saper assumere l'«uomo nuovo» dell'evoluzione culturale
di oggi.
Ma qui c' e bisogno di ricordarsi dell'altezza e della natura
del livello che cio comporta. Il nucleo vitale della «nuova
evangelizzazione» e il mistero stesso di Cristo: Lui e la su-
prema novita di tutti i tempi; il Risorto che si e posto al
centro della storia e ne e divenuto il Signore.
La recente «Dichiarazione» del Sinodo europeo precisa con
chiarezza che «non basta impegnarsi nell'educare ai cosid-
detti "valori evangelici", come la giustizia e la pace, ecc.
Solo si realizza una vera evangelizzazione cristiana se si
annuncia la persona di Gesu Cristo. I valori evangelici, in-
fatti, non si possono separare dallo stesso Cristo; Egli ne
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2.9 Page 19

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~ la sorgente e il fondamento; Egli e il centro di tutto l'an-
nuncio evangelico» (Declaratio, n. 3).
Il «buon cristiano», dunque, e un convinto discepolo del Si-
gnore e un membro vivo della sua Chiesa, capace di portare
la fede al centro delle attuali vicissitudini umane, testimo-
niando la verita del Vangelo e la forza della grazia della ri-
surrezione. Cosi vivra come cittadino, «onesto» in quanto
persona e «onesto» in quanto politico «perche» buon cri-
stiano.
Con questa energia di fede sapra promuovere la genuina
«laicita» dei valori temporali, testimoniare la verita su cui
si fonda la democrazia, dare la dovuta importanza al mondo
del lavoro, all'urgenza della solidarieta economica, ecc.
E. in questo senso che la DS si presenta oggi come «stru-
mento necessario» di educazione alla fede.
COME METTERE IN PRATICA QUESTA STRENNA NELLA
NOSTRA FAMIGLIA?
Vediamo di suggerire alcune iniziative pratiche. Si tratta
di continuare un lavoro in cui ci siamo gia impegnati, in
parte, con la Strenna dello scorso anno.
Le iniziative possono essere molte. Io accenno, a modo di
esempio, ad alcune per stimolare la creativita dei gruppi
e delle persone.
a. Nella Centesimus annus il Papa usa, riguardo alla DS,
anche l'espressione «magistero sociale», come abbiamo
detto.
Penso che, come primo impegno, siamo chiamati a irro-
bustire in noi un duplice significato che possiamo coglie-
re nella suddetta espressione:
• quello della «verita» (assicurata dai Maestri nella fe.
de) che ci illumina negli attuali problemi (tanto com-
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2.10 Page 20

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plessi) della «liberta» umana e della «democrazia» so-
ciale;
• quello della nostra adesione sincera e attenta al Magi-
stero della Chiesa che ci invogli a conoscerlo, a metter-
lo in pratica, a difenderlo e a comunicarlo. Non cre-
diate che sia una cosa da poco.
b. Un altro impegno pratico sara quello di studiare e assi-
milare i contenuti profetici della Centesimus annus: noi
nelle nostre comunita; noi con i laici della Famiglia; noi
con i giovani.
C'e una fioritura di buoni commenti al riguardo (anche
di alcuni nostri professori dell'Universita salesiana). Sa-
ra molto fruttifero saper organizzare giornate di rifles-
sione, non necessariamente a livello universitario, ma
con dei competenti, sia su questa enciclica, sia su tutta
la DS, tenendo presente che il Magistero rimane aperto
anche ad ulteriori interventi.
c. Formare e formarsi al vero significato del «politico» (in
senso del bene comune) e alla corresponsabilita di tutti
in esso. Tale tema non deve essere piu «tabu» per noi;
tuttavia e necessario non confondere la sua plurivalenza
e non lasciarsi irretire da mode che possono danneggia-
re gravemente l'identita della vocazione di ognuno.
Abbiamo <legli esempi dolorosi - pochissimi per grazia
di Dio! - che ci dicono che l'interpretazione politica nel
senso partitico e ideologico, di impegno diretto, snatura
la vocazione salesiana.
Pero la nostra vocazione senza attenzione alla responsa-
bilita e alla formazione politica non rispetta l'eredita ri-
cevuta da don Bosco: «onesto cittadino perche buon
cristiano»!
d. La Strenna invita anche a rivedere e perfezionare il Pro-
getto educativo-pastorale di ogni nostra opera affinche
in esso sia fortemente presente la DS.
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3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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I programmi di studio, di pastorale e, in particolare, di
catechesi devono includere adeguatamente la DS.
La revisione va applicata anche ai programmi di forma-
zione del nostro personale.
e. La DS ci invita a vincolare di piu le nostre presenze con
la realta e i problemi del territorio dove si trovano in-
serite.
In questa impegno si dovrebbero considerare meglio le
possibilita di collaborazione effettiva (magari program-
mata insieme) dei Gruppi della Famiglia Salesiana pre-
senti nella zona.
f. ~ importante pure coinvolgere i giovani in iniziative so-
ciali di servizio concreto. Il Papa Io ricorda spesso ai
giovani e benedice in particolare il volontariato.
La DS non sia solo una materia di insegnamento, ma an-
che un esercizio pratico del modo di essere «onesto cit-
tadino», solidale e intraprendente, precisamente per il
fatto di vivere da «buon cristiano», che testimonia con
coraggio e sacrificio l'immensa e sconosciuta (purtrop-
po!) ricchezza del mistera di Cristo.
g. Un impegno di conversione di mentalita sara quello di
partecipare vitalmente alla liturgia della Chiesa (ascolto
della Parola, Penitenza, Eucaristia), vincolandola di fat-
to con le esigenze concrete della DS.
Nella liturgia si convive con la presenza stessa di Cristo,
ci si arricchisce di forze spirituali, si assimila sempre
meglio la verita salvifica, si impara a donarsi, ad amare
i bisognosi e gli ultimi, ad apportare i propri sforzi al
rinnovamento delle persone e della societa. Bisognera
saperlo fare concretamente, non per abbassare la litur-
gia a una semplice preoccupazione sociale, ma per eleva-
re questa al livello del Vangelo della Carita.
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3.2 Page 22

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Don,Bosco, chiamato «santo sociale», ci stimola senza dub-
bio ad essere coraggiosi e competenti sulle frontiere della
«nuova educazione» e della «nuova evangelizzazione», che
sono richieste dai tempi.
Cerchiamo di imitarne l'adesione al Magistero e l'ardore
apostolico nella prassi.
Domani incomincia l'anno nuovo, l'ora di questa Strenna:
cordiali auguri!
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